Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.129 del 21/11/06 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

Scarica PDF completo

Argomento:


PICHETTO FRATIN GILBERTO



(Alle ore 15.35 il Vicepresidente Pichetto Fratin comunica che la seduta avrà inizio alle ore 16.00)



(La seduta ha inizio alle ore 16.00)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Buquicchio, Laus e Spinosa.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alle proteste del Consigliere Casoni in relazione al ritardato avvio dei lavori consiliari pomeridiani, alla richiesta della Consigliera Cotto di porre in votazione l'ordine del giorno n. 499, alla presentazione della mozione n. 503 da parte del Consigliere Vignale


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Presidente, intervengo solo per porre una domanda: quando vengono convocate le sedute di Consiglio, noi, come minoranza, dobbiamo intendere che iniziano un'ora dopo? In tal caso, anche noi potremmo fermarci comodamente al ristorante, sbrigare alcuni impegni - senza arrivare in Aula tre quarti d'ora prima - e senza far alzare i commensali dal tavolo perch alle 15 avrebbe dovuto iniziare il Consiglio.
Lei ci comunichi solo la modalità, così, dalla prossima volta, ci sapremo regolare: se il Consiglio è convocato per le ore 15 e s'inizia alle ore 16, sarebbe bene...



PRESIDENTE

Consigliere Casoni, il Consiglio era stato convocato per le ore 15.30.
Alle ore 15.30, in assenza del numero legale, il Vicepresidente Pichetto Fratin ha provveduto gentilmente a prorogarlo di mezz'ora.



CASONI William

L'ha prorogato di mezz'ora. Basta saperlo, così anche noi ci regoliamo di conseguenza. Fosse stato convocato per le ore 13.30 o 14 avrei potuto capire, ma dal momento che era stato convocato per le ore 15.30, ritengo per quell'ora tutti avrebbero potuto abbondantemente sbrigare le proprie mansioni.



PRESIDENTE

Convengo con lei, collega Casoni, ma purtroppo l'ingresso dei Consiglieri in aula non è, in alcun modo, sanzionabile e coercibile, anche se sarebbe opportuno che lo fosse.
Ha chiesto la parola la Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Intervengo sull'ordine dei lavori, Presidente.
Proprio perché l'ingresso dei Consiglieri - ma anche l'uscita - non è programmabile, anche in nome del Vicepresidente della Consulta delle Elette, le chiederei di porre in votazione, senza aprire un dibattito l'ordine del giorno dedicato alla giornata contro la violenza sulle donne che, come sapete, è prevista per sabato 25 novembre.
Questa mattina lo abbiamo iscritto all'o.d.g.; ne chiediamo la votazione prima di iniziare i lavori pomeridiani.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente. Intervengo con riferimento all'intervento del Presidente Casoni, che condivido pienamente.
Il Presidente Casoni ha ragione: prima di tutto, la maggioranza deve garantire il numero legale. Noi, purtroppo, non siamo riusciti a rompere un'abitudine di questo Consiglio regionale. Ma, in questo caso, è una continuità tra la precedente e l'attuale legislatura. Continuiamo ad iniziare i lavori assembleari in ritardo, così come facevamo in passato.
Credo, quindi, che il richiamo del Presidente Casoni sia condivisibile.
Da parte nostra dovremmo sforzarci di rompere quest'abitudine, ma è una responsabilità solo della maggioranza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori.
Credo che la Giunta regionale se ne sia dimenticata, ma ritengo che non debba fare altrettanto il Consiglio: mi riferisco a ciò che accadrà da giovedì mattina rispetto all'Ordine Mauriziano. Credo sia ormai noto a tutti che mercoledì scade il decreto votato dal precedente Governo, poi trasformato in legge, del 22 novembre 2004, che garantiva alla Fondazione Mauriziano che per due anni non potevano esserci azioni ingiuntive da poter avanzare nei confronti della Fondazione stessa, e neanche nei confronti del patrimonio della Fondazione, quindi dell'Umberto I e del Centro di Candiolo, per essere chiari.
Mercoledì, a mezzanotte, i 24 mesi previsti dal decreto scadranno. Non è noto se nella seduta convocata per giovedì - quindi, comunque successivamente alla scadenza dei termini d'impedimento d'azioni ingiuntive il Consiglio dei Ministri voterà nel merito. Rilevo soltanto - lo dico anche ai colleghi - che ad oggi questo Consiglio regionale, e soprattutto la Giunta della Regione Piemonte, neppure nella Commissione sanità di venerdì scorso ha inteso fornire una benché minima indicazione rispetto a questo tema.
Al termine del mio intervento presenteremo un ordine del giorno relativamente alla questione del Mauriziano. Chiediamo che venga iscritto e riteniamo sia opportuno discuterne prima della pure importante legge che questa mattina abbiamo iniziato ad esaminare. L'Assessore Migliasso, che incidentalmente ha anche le deleghe all'assistenza, può avere scarso interesse. Da un punto di vista pratico e formale, visto che centinaia di imprese hanno già in mano gli atti ingiuntivi dei diversi Tribunali della Repubblica del nostro Stato, da un punto di vista non teorico, ma assolutamente pratico, giovedì mattina, financo i muri dell'Umberto I potrebbero essere pignorati, per esempio, dall'Unicredit, che vanta 130 milioni di euro, o da molti altri soggetti creditori. Starà, poi, alla volontà del Consiglio comprendere se è interesse che, in qualche modo anche quest'Assemblea, considerato che lo ha già fatto la Provincia e il Comune di Torino, ne discuta o meno nel merito.



PRESIDENTE

Collega Vignale, se presenterà un ordine del giorno in tal senso penso non vi sarà alcuna difficoltà a considerarlo iscritto all'o.d.g.
così come quello attinente la Consulta delle Elette.


Argomento:

Iscrizione nuovi punti all'o.d.g

Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Ordine del giorno n. 499, inerente a "Condanna di ogni forma di violenza nei confronti delle donne e dei minori", presentato dalle Consigliere Cotto, Pozzi, Valloggia, Barassi, Ferrero, Motta e Spinosa (Iscrizione all'o.d.g)

Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Ordine del giorno n. 503, inerente a "Un futuro per gli ospedali già dell'Ordine Mauriziano e per i creditori della Fondazione", presentato dai Consiglieri Vignale, Casoni, Botta, Boniperti e Ghiglia (Iscrizione all'o.d.g)


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. gli ordini del giorno n. 499 e 503.
Se non vi sono obiezioni, possiamo darli per iscritti entrambi.



(L'Assemblea, all'unanimità acconsente all'iscrizione)


Argomento:

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta del Consigliere Giovine di una comunicazione dell'Assessore Bairati sulla situazione della Fondazione post-olimpica


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Il signor Presidente sa già in merito a cosa ho chiesto di intervenire.



PRESIDENTE

Infatti, le ho già risposto.
Così evitiamo di ripeterci.



GIOVINE Michele

Visto che l'Assessore Bairati ha ribadito poc'anzi che è ampiamente disponibile a fornire una comunicazione, sia pure breve, sulla questione post-olimpica, in particolare con riferimento alla Fondazione post olimpica, in alternativa le chiederei di concordare con l'Assessore Bairati una comunicazione durante la prossima seduta consiliare.
Quando altri Gruppi consiliari sollecitano delle comunicazioni da parte degli Assessori, peraltro presenti in aula, vengono solitamente ascoltate tali sollecitazioni, peraltro su questioni abbastanza importanti e dirimenti.
Nella fattispecie, non mi pare di chiedere la luna: chiedo, almeno, una datazione.



PRESIDENTE

Senz'altro. Ho già fornito una risposta in merito.
Procediamo con i nostri lavori, cercando di utilizzare al meglio la seduta di oggi e integrando tutte le richieste pervenute. Ovviamente rileviamo la disponibilità dell'Assessore.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Proseguimento esame disegno di legge n. 224 inerente a "Autorizzazione all'accreditamento dei soggetti operanti nel mercato del lavoro regionale"


PRESIDENTE

L'esame del disegno di legge n. 224, di cui al punto 4) all'o.d.g.
prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
Eravamo giunti all'articolo 6.
ARTICOLO 6 Ha chiesto la parola il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Intervengo per una questione di procedura.
In riferimento all'ordine del giorno che lei ha chiesto di presentare noi chiederemmo, vista l'urgenza e visto che scade dopodomani...



PRESIDENTE

Sto facendo preparare le fotocopie. Dopodiché, chiudiamo questo punto e poi ne discutiamo.



CASONI William

Non volevo che fosse discusso adesso. Vorrei che lei s'impegnasse prima della chiusura di questa seduta, a farlo votare. Altrimenti, è inefficace e lo ritireremmo immediatamente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Intervengo oggi, perché non faccio parte della Commissione, sulle funzioni delle Province per quanto riguarda la materia del lavoro.
Intervengo perché tante volte le Province, ma capita anche alla Regione sono prevaricate dal Governo centrale. Succedeva in passato e succede ancora di più oggi. Faccio riferimento, ad esempio, al reinserimento lavorativo dei detenuti, specialmente agli ex detenuti scarcerati a seguito dell'indulto.
In questi mesi, abbiamo visto i Ministeri seguire strade diverse. Il Ministro del Lavoro ha affidato all'Agenzia Italia Lavoro tutta la problematica dei tirocini e dei reinserimenti, senza delegare le Regioni e senza coinvolgere le Province. Il Ministro della giustizia, con la Cassa delle ammende - non si capisce bene - ha erogato contributi al Lazio e alla Provincia di Lecce; nulla alla Regione Piemonte, ma neanche una risposta alla Presidente Bresso, al Presidente della Provincia, Saitta e al Sindaco Chiamparino.
Tuttavia, la cosa più grave, ed è per questo che intervengo, è il bando del Ministro Ferrero, attualmente in corso, sempre per gli ex detenuti scarcerati a seguito dell'indulto con decreto del Ministero della Solidarietà del 2 ottobre 2006, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 13 novembre. Un bando a cui possono concorrere le Regioni con meno di un milione di abitanti, i Comuni con più di cinquecentomila abitanti e le Province. Tempo concesso: venti giorni.
Quindi, lo Stato ha quaranta giorni di tempo per pubblicare il decreto sulla Gazzetta Ufficiale. Le Province hanno venti giorni di tempo, ma il progetto deve già arrivare a Roma entro i venti giorni. Questo significa che, probabilmente, tutte le Province piemontesi - a meno che qualcuno avesse già un progetto pronto - non riusciranno a fare questi progetti.
Parliamo di reinserimenti di ex detenuti, quindi vi rendete conto della particolarità del problema.
Allora, perché intervengo adesso proprio parlando di funzioni delle Province? Forse perché dobbiamo fare di corsa una riunione con queste Province, aiutarle nella progettazione per concorrere a questi bandi alzare la voce con il Governo centrale, che non risponde nemmeno alle lettere.
Ci sono parecchi milioni da impegnare per quanto riguarda la Cassa delle ammende. Ho visto la risposta del Ministro ad un'interpellanza del nostro ex collega Mellano. Vorrei veramente richiamare l'attenzione dell'Assessore, del Presidente del Consiglio, ma anche dei colleghi che appartengono allo stesso partito del Ministro Ferrero su quest'ultimo bando.
Non può il Ministro avere quaranta giorni di tempo per far pubblicare un decreto e dare alle Province venti giorni per presentare i progetti. Mi auguro che quest'appello non cada nel vuoto, proprio perché parliamo dei soggetti più deboli, che sono stati scarcerati a seguito dell'indulto (tossicodipendenti, alcoldipendenti o portatori di malattie droga-alcool correlate).



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 6, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Apriamo la discussione generale sull'articolo 7.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente.
Credo che quest'articolo debba essere assolutamente rivisto, così come l'articolo 8. Non si capisce la necessità di creare una serie di organismi che, di fatto, hanno tutti le stesse competenze. A cominciare dall'Agenzia Italia Lavoro che, in base all'articolo 7, dovrebbe svolgere le funzioni di cui all'articolo 9 ecc., con particolare riferimento al monitoraggio di soggetti autorizzati o accreditati.
L'Agenzia Italia Lavoro si occupa del monitoraggio di soggetti autorizzati o accreditati. Sempre all'articolo 7, comma 2 la Giunta regionale va ad istituire un apposito organismo, che per adesso non ha ancora un nome, costituito da funzionari esperti della Regione, funzionari esperti delle Province ed esperti indicati dalle parti sociali. Tutte queste persone si devono trovare ed hanno un compito: fornire indicazioni e proposte per il miglioramento del sistema di accreditamento.
Abbiamo già una duplicazione. Questo compito ce l'ha già l'Agenzia Italia Lavoro, ma, di fatto, lo stesso compito, in forma un po' minore, ce l'ha questo organismo che non ha un nome, ma sarebbe bene sapere che cosa realmente è. All'articolo 8 - e non capisco perché - ci sono altri due organismi che hanno lo stesso compito: la Commissione regionale di concertazione, che deve dare proposte e pareri per il miglioramento del funzionamento del sistema di accreditamento dei servizi al lavoro - quindi esattamente lo stesso compito e funzione dell'organismo costituito dalla Giunta - e il Comitato al lavoro e la formazione professionale che - anche questo - deve fare la stessa cosa, cioè fornire proposte e pareri per il miglioramento del funzionamento del sistema di accreditamento dei servizi al lavoro.
Quindi, abbiamo tre organismi: uno di esperti; uno che si chiama Commissione regionale di concertazione; uno che si chiama Comitato al lavoro e formazione professionale, che hanno il compito di fornire proposte e pareri per il miglioramento e il funzionamento del sistema di accreditamento del servizio al lavoro. Inoltre, c'è l'Agenzia Piemonte Lavoro, che fa sempre quello. Quindi abbiamo quattro organismi che fanno esattamente la stessa cosa, tre addirittura con lo stesso testo; ripeto: esattamente la stessa cosa.
Sempre all'articolo 8, si dice che Commissione e Comitato, quindi gli altri due organismi, si riuniscono in seduta comune.
Vorrei capire come sia possibile che, per fare una cosa abbastanza semplice, ci siano tanti problemi. Ne abbiamo parlato prima: si tratta di creare un elenco di soggetti che prestano questi servizi al lavoro. Tra l'altro, l'Assessore diceva che era quasi inutile dire "sentita la Commissione", in quanto la Giunta si muoveva su preciso incarico e con i paletti e i limiti posti dal Consiglio, per cui era addirittura superfluo intervenire con la Commissione.
Alla fine, si è detto "comunque, informiamo la Commissione", pur ritenendolo superfluo. Se è addirittura superfluo sentire la Commissione come mai, per fare una cosa di questo tipo, utilizziamo l'Agenzia Piemonte Lavoro, ma poi istituiamo ben tre organismi differenti, che hanno esattamente lo stesso compito, ma che è un compito pleonastico? Infatti dire che questi tre organismi devono dare indicazioni e proposte non significa affidargli un compito effettivo: significa dare indicazioni e proposte, quasi come se fossero organismi consuntivi.
Sinceramente, Assessore, non riesco a capire perché, se esistono già organismi come la Giunta, come i funzionari, come l'Agenzia Piemonte Lavoro, si debbano istituire addirittura tre organismi (due già esistenti e uno di nuova formulazione, di nuova invenzione) che vanno a svolgere esattamente gli stessi compiti: hanno esattamente le stesse funzioni.
In particolare, quello che a me non piace per niente è questo "apposito organismo" senza nome, composto da una serie di funzionari che non si capisce se operano in forma gratuita, come volontariato o in qualità di dipendenti pubblici; se viene loro corrisposto un gettone o un semplice rimborso spese; quanti sono questi membri, perché si dice "funzionari della Regione, delle Province, esperti indicate dalle parti sociali".
Letto così, voi capite che la Regione, otto Province, le associazioni di categoria, le associazioni dei lavoratori: facciamo un calderone con 30 40-20 (non si sa quanti) membri che, bene o male, da qualche parte dovranno lavorare; bene o male dei compensi e rimborsi spese dovranno anche averli! Sinceramente Assessore, la invito a rivedere l'articolo 7 e l'articolo 8, e a trovare un organismo unico che sia di consulenza alla Giunta su tale questione. Ma che oltre alla Giunta, al Consiglio e alla Commissione impieghiamo altri quattro organismi a fare un lavoro che mi pare alquanto semplice, non così difficile, non è assolutamente all'uopo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

In effetti, quanto testé illustrato dal Consigliere Rossi non è privo di fondamento. L'articolo 7 e l'articolo 8, inizialmente, assegnavano funzioni regolamentari a organismi che già preesistevano, l'uno in base alla legge n. 41 del 1998 e l'altro invece, sempre in base alla stessa legge ma in un altro articolo, che è appunto l'Agenzia Piemonte Lavoro.
Effettivamente, ci sono delle cose un po' strane, quale ad esempio la ripetizione tout court di parte del comma 2 dell'articolo 7 nel comma 1 dell'articolo 8: in entrambi i casi, come ha già ampiamente detto il Consigliere Rossi, si ripete esattamente la stessa dizione. Il comma in cui si parla di "monitoraggio, indicazioni e proposte del miglioramento del sistema di accreditamento" viene successivamente ripreso quando si parla "di monitoraggio per il miglioramento e funzionamento del sistema di accreditamento del servizio al lavoro".
Chiedo un momento di riflessione all'Assessore per riscrivere e delineare diversamente le funzioni dell'Agenzia Piemonte Lavoro e di queste altre due Commissioni regionali di concertazione, Comitato al lavoro e alla formazione professionale.
Peraltro, proprio perché credo che ci sia bisogno di un ente di consulenza e anche di concertazione che vada a smussare e a risolvere le questioni di tipo pratico-organizzativo, chiedo all'Assessore una maggiore delucidazione sul motivo per cui esistono questi due articoli separati e quali sono le funzioni diverse che si intendono regolamentare con l'articolo 7 e l'articolo 8.
Rispetto ai miei due emendamenti, che attualmente vivono, sul comma 1 e il comma 2 e che illustrerò, chiedo attenzione e anche un'approvazione almeno su uno dei due. Uno riguarda una maggiore attenzione da parte della Commissione, così come del Consiglio. Io ho indicato la parola "sentita" ma possiamo anche utilizzare la formulazione usata precedentemente per un emendamento approvato, ovvero "informata".
Il secondo emendamento riguarda il comma 2 e, di fatto, si riformula lo stesso concetto senza prevedere ulteriori organismi, le cui funzioni e la cui organizzazione interna a noi appare, tutto sommato, non chiarissima. Ma approfondiremo meglio la questione quando entreremo nel merito del comma 2.
Grazie, Presidente. Grazie, Assessore, per la risposta.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi, passiamo agli emendamenti.
Emendamento rubricato n. 28 presentato dal Consigliere Giovine: Art. 7, comma 1.
Dopo il primo capoverso si propone l'aggiunta del seguente: "attenendosi ai principi stabiliti dalla Giunta regionale sentita la Commissione consiliare competente per materia".
Emendamento rubricato n. 7 presentato dai Consiglieri Rossi e Giovine: Art. 7. Il comma 2 è soppresso.
La parola all'Assessore Migliasso.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al lavoro

Consigliere Giovine, respingo l'emendamento rubricato n. 28, in quanto non necessario perché accolgo la formulazione soppressiva contenuta nell'emendamento n. 7, laddove si dice "il comma 2 è soppresso". Quindi essendo soppresso il comma 2, che recita "La Giunta regionale istituisce apposito organismo..." - quello contro cui così appassionatamente si è diretto l'intervento del Consigliere Rossi - evidentemente, l'emendamento n. 28 non è più necessario, in quanto emenderebbe un testo che non ci sarebbe più.
Di fatto, viene accolta sia la proposta del Consigliere Rossi sia la sua, di soppressione, a norma dell'emendamento n. 7, che recita: "Il comma 2 è soppresso". Quindi, l'articolo 7 rimane composto di un solo comma, che esplicita le funzioni dell'Agenzia Piemonte Lavoro, che opera in questo senso, con particolare riferimento al monitoraggio dei soggetti autorizzati o accreditati.
Prego di notare che l'articolo 6 esplicita le funzioni delle Province l'articolo 7 esplicita le funzioni dell'Agenzia Piemonte Lavoro, che è un'agenzia che c'è e che svolge quelle funzioni.
Per quanta riguarda l'articolo 8, non abbiamo inventato nulla; quindi quanto contenuto nell'emendamento n. 8, che emenda l'articolo 8...



(Commenti in aula)



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al lavoro

No, assolutamente no, non ha ragione e, in ogni caso, non lo accetto.
All'articolo 8 si esplicitano i compiti degli organismi di concertazione previsti dalla legge regionale 41/98, che non sono organismi inventati appositamente per questa legge, ma sono organismi di concertazione previsti da tale legge.
In questo senso, le funzioni loro attribuite sono proposte e pareri per il miglioramento del funzionamento del sistema di accreditamento dei servizi al lavoro. Con questo articolo, quindi, si amplia la funzione finora attribuita agli organismi di concertazione, dando anche a loro il compito di esprimere proposte e pareri per il miglioramento del funzionamento del sistema. Il secondo comma dice semplicemente che la Commissione e il Comitato si riuniscono in seduta comune.
Chiederei al Presidente di aiutarmi emendamento per emendamento.



PRESIDENTE

Abbiamo tre emendamenti che però non sono ancora stati illustrati perché siamo ancora in fase di discussione generale sull'articolo 7.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Ritiro i miei due emendamenti, anche perché mi ritengo soddisfatto della risposta dell'Assessore. In effetti, con la soluzione adottata dall'Assessore si risolvono entrambe le questioni sollevate dai proponenti.
Comunico all'Ufficio di Presidenza che sottoscrivo l'emendamento n. 7 presentato dal collega Rossi.



PRESIDENTE

Ricapitolando: gli emendamenti rubricati n. 28 e 29 vengono ritirati l'emendamento rubricato n. 7, presentato dal Consigliere Rossi, viene accolto dalla Giunta regionale e sottoscritto dal collega Giovine.
Procediamo con le votazioni.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 7.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 39 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 7, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Sull'articolo 8 sono stati presentati due emendamenti dal Consigliere Rossi, che ha chiesto di intervenire; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente.
Intervengo in discussione generale sull'articolo, in quanto ritiro gli emendamenti. Spiego il motivo. Di fatto, sono superflui perché, come stavo cercando di dire all'Assessore ma non ci siamo sentiti, avrei ritirato sia l'emendamento n. 8 che l'emendamento n. 9 all'articolo 8, perché la soppressione dell'articolo 8 era conseguente, come richiesta, all'eventuale intenzione della Giunta di mantenere il Comitato di esperti.
Per questo motivo, ritenendo assolutamente inutile tutta questa serie di strutture che si occupano dello stesso argomento, si chiedeva, in alternativa, di eliminare quelle previste all'articolo 8. Avendo eliminato quelle previste all'articolo 7, giustamente devono sopravvivere quelle previste all'articolo 8.
Analogamente, l'emendamento n. 9 all'articolo 8 prevedeva, proprio per una migliore gestione dei tempi, nel caso in cui la Giunta avesse voluto mantenere sia le strutture previste all'articolo 7 sia quelle previste all'articolo 8, che almeno si riunissero tutte in seduta comune, non solo la Commissione e il Comitato, ma anche quello di esperti.
Ovviamente, non essendoci più quello di esperti, all'articolo 8 è già previsto che Commissione e Comitato si riuniscono in seduta comune pertanto è un emendamento da ritirare.



PRESIDENTE

Pertanto, gli emendamenti rubricati n. 8 e 9 vengono ritirati dal proponente e conservati agli atti.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 8.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 1presentato dai Consiglieri Pichetto Fratin Vignale, Ghiglia: Dopo l'art. 8 è aggiunto il seguente: "Art. 8 bis (Misure di incentivazione del raccordo pubblico e privato) 1. La Giunta regionale ai fini dell'incentivazione del raccordo pubblico e privato, sentite le organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative a livello regionale, al fine di garantire l'inserimento e il reinserimento nel mercato del lavoro dei soggetti svantaggiati e di individuare forme di progressiva stabilizzazione dell'occupazione attraverso politiche attive e di workfare disciplina i rapporti tra le Agenzie autorizzate alla somministrazione e gli altri soggetti pubblici indicati nell'articolo 13 del d.lgs. 276/2003 sulla base dei seguenti criteri direttivi: a) le convenzioni di cui all'articolo 13, comma 6, del d.lgs. 276/2003 prevedono i piani individuali di inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro dei soggetti svantaggiati tenendo conto delle caratteristiche professionali dei lavoratori nel rispetto del principio di congruità b) i piani individuali prevedono idonei interventi formativi ove necessari ed il coinvolgimento di un tutore con adeguate competenze e professionalità anche con riferimento alle disposizioni della legge regionale 14 giugno 1993, n. 28 (Misure straordinarie per incentivare l'occupazione mediante la promozione e il sostegno di nuove iniziative imprenditoriali e per l'inserimento in nuovi posti di lavoro rivolti a soggetti svantaggiati) e successive modifiche e integrazioni.
2. Ai fini dell'applicazione delle disposizioni di cui al presente articolo, la Giunta regionale può prevedere il rispetto di criteri di priorità fra i soggetti svantaggiati in coerenza con le politiche regionali per l'occupazione".
La parola al Vicepresidente Pichetto Fratin, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione dell'emendamento.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Uno dei problemi più seri del nostro mercato del lavoro è di inserire i soggetti svantaggiati, intendendo, come svantaggiati, una modalità molto vasta di soggetti. Peraltro, i criteri dell'Unione europea che definiscono i soggetti svantaggiati fanno sì che, in una realtà come il Piemonte, quasi l'80% di coloro che sono in cerca di lavoro possono essere considerati soggetti svantaggiati. In particolare, la nostra realtà sta vivendo un momento di cambiamento molto accentuato: pensiamo a Torino con la sua cintura metropolitana, fortemente industrializzata, soggetta ad una riconversione industriale verso un'industria più moderna e, quindi, con l'espulsione, dai cicli produttivi di modello fordista, di molti soggetti lavoratori che si trovano nella condizione di mobilità e costretti a cercare nuove collocazioni professionali o a riqualificarsi in nuove attività.
La norma sull'accreditamento che stiamo discutendo è il veicolo più opportuno, per il Governo regionale, per dare una soluzione ed un'opportunità a tutti questi lavoratori. L'opportunità è data dall'applicazione dell'articolo 13 del decreto legislativo 276, riguardante i lavoratori svantaggiati e, quindi, la possibilità di operare con meccanismi di convenzione che permettano, per un certo periodo di tempo l'inserimento di soggetti, essenzialmente in mobilità, nell'ambito di cicli produttivi con un'integrazione, da parte dell'impresa, solo di parte della remunerazione, quindi con un'agevolazione. Dovendo stabilire la convenzione tipo, il meccanismo potrebbe prevedere vincoli anche molto più onerosi e quindi determinare il fatto che questi soggetti non possono essere licenziati per due anni. L'impresa beneficerebbe per i primi dodici mesi certamente della quota di mobilità, ma poi dovrebbe, comunque, gravarsi di tutto l'onere per il loro mantenimento.
Naturalmente tutto questo dovrebbe essere fatto con l'accompagnamento di un tutore in applicazione dell'articolo 13 del decreto legislativo n.
276. Questo sarebbe il meccanismo per creare una serie di nuove opportunità d'inserimento lavorativo, che il territorio non ha colto con un disegno organico regionale, ma, peggio ancora, che potrebbe cogliere parte dei territori della nostra regione con scelte autonome, senza uno schema quadro regionale. L'assenza della convenzione quadro regionale - l'Assessore lo sa bene - fa sì che un qualsiasi Comune, accordandosi con l'impresa, possa attivare convenzioni con l'utilizzo dell'articolo 13. Certamente è complicato perché è posta una serie di barriere, ma la norma base permetterebbe ciò.
Senza voler correre il rischio di avere un Piemonte a macchia di leopardo, quindi con alcune realtà che hanno convenzioni e altre che non le hanno, ritengo che lo strumento più opportuno possa essere veramente l'emendamento che abbiamo presentato, firmato anche dal Consigliere Vignale e altri, che peraltro dà mandato alla Giunta. Non va a regolamentare a livello di Consiglio regionale, ma dà alla Giunta il potere di determinare la convenzione tipo. È la Giunta, sentite le organizzazioni datoriali dei lavoratori, a trovare il meccanismo d'inserimento più opportuno per la realtà piemontese.
Ciò significa dare, al sistema piemontese, uno strumento in più su una realtà che ha decine di migliaia di soggetti in mobilità. Uno strumento in più può essere efficace magari per poche unità, ma può essere utile al sistema.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Mi collego alle parole del Consigliere Pichetto e mi chiedo se, con quest'emendamento, può anche essere inserita...
L'Assessore all'agricoltura è presente, ma è come se non ci fosse perché è intento a studiare la legge sulla pesca, quella da esaminare successivamente. Mi spiace che su una legge così importante non ci sia la dovuta attenzione da parte degli Assessori.
Perché ho richiamato l'attenzione dell'Assessore all'agricoltura? Perché l'Assessore conosce bene, come tanti colleghi, le battaglie che abbiamo fatto per la sperimentazione dei cosiddetti "buoni vendemmia". Mi chiedo se, con questa legge, dando la possibilità alla Giunta di fare convenzioni, possiamo dare una possibilità, una flessibilità, un'occasione in più per i disoccupati, per i lavoratori precari, per gli studenti nello svolgere quei lavori di cui l'agricoltura ha bisogno.
Stiamo discutendo di un'importante legge sul lavoro. I nostri Sindaci i nostri Enti locali, i nostri cittadini c'interrogano e, a volte, se perdiamo dei treni, puntualmente ce lo fanno notare. Non vorrei perdere questo treno.
Per questo chiedo l'intervento dei Consiglieri, sia di quelli che fanno parte della Commissione, perché non tutto si riesce a vedere in Commissione, sia di quelli come me che non ne fanno parte, magari sono distratti e pensano che questa legge non possa dare una risposta al territorio. Abbiamo delle assicurazioni di massima, delle attenzioni richieste al Governo, ma qualcosa possiamo farlo noi, secondo le nostre competenze, magari inserendo l'articolo giusto che dà alla Giunta la possibilità di fare il resto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Per manifestare la nostra contrarietà nei confronti dell'emendamento presentato dal Pichetto.
Ricordo che il Consigliere Pichetto, in quanto Assessore al lavoro nella passata legislatura, ha presentato e stralciato questo medesimo emendamento (stralciato con un voto di maggioranza della quale lui faceva autorevolmente parte). Questo per dire che si tratta di una questione che ci portiamo dietro da parecchio tempo. Ragion per cui credo, e non è un modo per sfuggire alle questioni che pone il Collega Pichetto, che non sia questa la sede in cui affrontare il problema dell'applicazione degli articoli 13 e 14 della "legge Biagi". Ritengo improprio lo strumento che vorremmo utilizzare.
Credo, invece, che una questione come questa, terribilmente seria e con una serie d'implicazioni, vada più utilmente affrontata nella legge quadro sul lavoro. Quella è la sede in cui possiamo affrontare la questione.
Vorrei infine ricordare al Consigliere Pichetto altre due ragioni che depongono a favore del fatto che non sia questa la sede per affrontare l'emendamento.
La prima. Come ha ricordato l'Assessore Migliasso in Commissione, è bene che su una materia così delicata si apra, cosa che sta avvenendo, una fase di discussione e di concertazione con le parti sociali.
La seconda. Vorrei ricordare che sulla materia, in particolare su questa materia, è aperto un dibattito in sede nazionale. È ragionevole ritenere che proprio su tali questioni questi sono i punti sui quali probabilmente andremo ad una modifica del decreto legislativo n. 276.
Per queste ragioni, non condividiamo la proposta di presentare in questa sede l'emendamento in oggetto e voteremo contro l'emendamento presentato dal Vicepresidente Pichetto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Clement; ne ha facoltà.



CLEMENT Gian Piero

Sono assolutamente d'accordo con il Consigliere Ronzani dal punto di vista del metodo. Non è in occasione di questa legge che si devono porre questioni come queste. Tuttavia, a differenza del Consigliere Ronzani, non è assolutamente utile riprenderle nemmeno nella discussione sulla legge quadro a livello regionale.
Ricordo che l'articolo 13 del decreto legislativo n. 276 precarizza ulteriormente delle situazioni che, invece, almeno nel programma dell'attuale Governo, andrebbero sanate o assunte in maniera sostanzialmente diversa.
Si parte da un assunto: lavoratore svantaggiato. Lo diceva anche il Vicepresidente Pichetto, se ho capito bene, che si rifaceva ad un'indicazione dell'Unione Europea. Ma per lavoratore svantaggiato non si capisce bene che cosa s'intenda. Se è "svantaggiato" solo per il fatto di essere disoccupato, a quel punto tutti diventano lavoratori svantaggiati.
Il lavoratore con questo tipo d'impostazione, anche se in quel momento sta godendo di un sussidio di mobilità, di disoccupazione ecc. è praticamente obbligato ad accettare qualsiasi proposta che gli arriva, se è entro i 50 chilometri, o gli 80 minuti di trasporto pubblico, e se non accetta questo tipo di proposta è facoltà dell'agenzia interinale segnalarlo all'INPS per la perdita immediata del sussidio.
Si fa un grande favore alle imprese, perché praticamente avrebbero, a quel punto, il diritto di godersi interamente il sussidio o l'indennità di mobilità che il lavoratore avrebbe dovuto percepire, e pagherebbero solo più la differenza.
Ma anche in quel caso, non c'é alcuna certezza. Anzi, chi ha analizzato in maniera approfondita la legge, sostiene, addirittura, che l'agenzia interinale definisce il quantum da corrispondere al lavoratore, che pu anche essere inferiore alla paga sindacale stabilita per il settore nel quale andrà a lavorare. Non solo.
Se poniamo l'esempio del lavoratore che oggi si trova in mobilità e che riceve un'offerta di lavoro, magari anche temporanea, lo stesso viene depennato dalle liste di mobilità e dalla relativa indennità e percepisce il salario per quei due, tre o quattro mesi previsti dal rapporto di lavoro; quando ha terminato quel rapporto di lavoro, rientra nelle liste di mobilità e ricomincia a percepire l'indennità rimanente.
Insomma, questo emendamento credo che vada a precarizzare ulteriormente una situazione già di estrema difficoltà. Sostanzialmente, è un provvedimento che, nell'intenzione della legge n. 30, riduce i diritti e le tutele per i lavoratori, soprattutto per quelli più deboli. Pertanto, credo che sia un emendamento da respingere.
Per onestà intellettuale, devo dare atto di quanto diceva poc'anzi il collega Pichetto: nelle pieghe, gli enti locali (o altri enti) potrebbero mettere in piedi delle convenzioni con le agenzie interinali o con particolari datori di lavoro per poter utilizzare questa normativa della "legge Biagi".
Mi risulta che finora non sia stata assolutamente utilizzata (o è stata utilizzata in maniera molto, molto limitata), non solo in Piemonte, ma anche su tutto il territorio nazionale.
Noi saremo favorevoli all'abrogazione in toto della "legge Biagi". Ci rendiamo conto, però, nonostante si dica che la coalizione è condizionata fortemente a sinistra, che Prodi è diventato un ultrà comunista o cose di questo genere (che, nei fatti, non è proprio quello che sta succedendo) che presumibilmente la legge n. 30 non verrà abrogata. Ci auguriamo quantomeno, che gli articoli più pesanti della suddetta legge e del conseguente decreto legislativo (come gli articoli 13 e 14), vengano modificati e rivisti in maniera significativa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente.
Il mio intervento si riferisce anche all'emendamento successivo, quello aggiuntivo dell'articolo 8 ter.
Come Gruppo della Lega Nord, ci asterremo su entrambi gli emendamenti.
Non voteremo a favore.
Li condividiamo in toto, perché quanto propongono tali emendamenti è assolutamente in linea con quanto pensiamo, ma, purtroppo, non siamo d'accordo sul fatto che le Organizzazione Sindacale dei datori di lavoro da sentire siano solo quelle più rappresentative a livello regionale, per quanto riguarda l'articolo 8 bis, o più rappresentative a livello nazionale, per quanto concerne l'articolo 8 ter.
Su questo, ovviamente, non possiamo essere d'accordo, perch continuiamo a ritenere che tutte le forze rappresentative dei lavoratori e dei datori di lavoro debbano essere almeno sentite.
Il fatto che questi due emendamenti aggiuntivi le escludano, ci impedisce di poterli votare in modo favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
In realtà, da questo dibattito ne esco un attimino confuso - non lo nego - perché mi pare che sia da una parte, che dall'altra, si voglia andare a difendere questi lavoratori, ma, di fatto, si legge in modo diametralmente opposto questo tipo di provvedimento.
Non so se ha ragione il Consigliere Clement oppure se ha ragione il collega Pichetto; personalmente, per dovere di coalizione, sosterrò e voterò l'articolo aggiuntivo 8 bis e l'articolo 8 ter così come proposto dal Consigliere Pichetto, che ovviamente verrà bocciato.
Mi chiedo, però, se vi sarà spazio - non oggi, perché evidentemente la tempistica non lo consente - prossimamente per presentare un ordine del giorno unitario, di Consiglio regionale, che vada almeno ad ipotizzare una forma di mobilità per chi ormai riveste queste tipologie di lavoro, che ormai più passa il tempo e più diventano di fatto predominanti.
Capisco perfettamente la posizione di chi rifiuta totalmente la "legge Biagi". Ma la "legge Biagi" tuttora esiste, e dobbiamo farcene carico.
Tutto sommato, fra il prevedere la non assoluta mobilità - quindi nessun tipo di sostegno economico - per il lavoratore che, dall'oggi al domani, smette di lavorare, rispetto ad una forma di sostegno coperta al 20% dall'azienda, che poi, nel secondo anno, sia coperta totalmente dall'azienda, secondo me era meritevole di maggiore attenzione.
Raccolgo parte dell'intervento del Consigliere Ronzani, se ho ben inteso il suo pensiero, di rivedere successivamente questa problematica studiandone, evidentemente, dei dispositivi o delle iniziative ad hoc perché il problema del lavoro precario (e non flessibile) esiste e riguarda tantissimi giovani del Piemonte. Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori interventi, procediamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Pichetto Fratin, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Preso atto della versione della maggioranza ad accogliere l'emendamento, è chiaro che la dichiarazione di voto ha, per conclusione il fatto di sostenerlo ulteriormente, dando per scontato il risultato.
Il mio intervento mi permette, però, di svolgere due considerazioni. La prima è proprio sulle motivazioni illustrate dal collega Ronzani. Questo provvedimento era stato presentato al termine della precedente legislatura e conteneva l'accreditamento - è quello che approviamo oggi - oltre all'applicazione degli articoli 13 e 14 della legge n. 276. Con una mediazione si ottenne di far passare in Aula solo l'accreditamento, ma il tempo purtroppo è tiranno, finì la legislatura e questo fu uno dei provvedimenti che non venne approvato.
Vorrei ricordare che la nuova legislatura è iniziata da ormai diciotto mesi. E dopo diciotto mesi siamo in Aula ad approvare lo stesso testo che doveva essere votato diciotto o venti mesi or sono, ovvero alla scadenza della passata legislatura. Per questo motivo, nell'affrontare la questione dobbiamo tener conto un attimo del fattore tempo, perché in due anni cambia il mondo! Quindi l'emendamento, di fatto, istituisce un articolo che dà il potere alla Giunta. Noi ci rendiamo ben conto che non possiamo regolamentare in questa sede e ci rendiamo ben conto che dovrebbe essere la Giunta, sentite naturalmente le parti sociali, a trovare una forma di equilibrio. Ma se oggi non cogliamo l'occasione per dare alla Giunta questi poteri, perdiamo davvero uno dei pregi e, forse, passerà in quest'Aula fra venti mesi.
Naturalmente, nulla ho da dire nei confronti dell'intervento del collega Clement, perché ha una visione completamente opposta alla mia.
Ritengo che il numero dei posti di lavoro, in questo paese, non sia chiuso.
Cioè non c'è un numero definito di posti di lavoro, ma ogni giorno si creano nuove opportunità di lavoro. Penso che l'opportunità del lavoro flessibile sia un'opportunità per aggiungere e poi consolidare con il lavoro a tempo indeterminato.
Il collega Clement ha una visione in prospettiva dell'abrogazione della "legge Biagi", ma questo lo deve solo fare, anche se c'è stata una mitigazione. Infatti, ho visto una forte moderazione della posizione del collega Clement e ne prendo atto. Ma, in attesa dell'abrogazione della "legge Biagi", essendo legge dello Stato, fino ad allora andrebbe applicata.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1, sul quale l'Assessore Migliasso, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 2 presentato dai Consiglieri Pichetto Fratin Vignale, Ghiglia: Dopo l'art. 8 è aggiunto il seguente: "Art. 8 ter (Cooperative sociali e inserimento lavorativo dei lavoratori svantaggiati) 1. La Regione, attraverso la struttura competente in materia di politiche del lavoro, sentita la Commissione regionale di concertazione prevista dall'articolo 7 della l.r. 41/1998, valida le convenzioni quadro su base territoriale stipulate tra i servizi di cui all'articolo 6, coma 1 della legge 12 marzo 1999, n. 68 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili) e le associazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative a livello nazionale nonché con le associazioni di rappresentanza e tutela delle cooperative di cui all'articolo 1, comma 1 lettera b) della legge 8 novembre 1991, n. 381 (Disciplina delle cooperative sociali) e con i consorzi di cui all'articolo 8 della medesima legge.
2. Le convenzioni hanno ad oggetto il conferimento di commesse di lavoro alle cooperative sociali da parte delle imprese associate od aderenti e devono disciplinare gli aspetti previsti all'articolo 14, comma 2 del d.lgs. 276/2003.
3. La Giunta regionale definisce i requisiti e le procedure di validazione delle convenzioni. Tra tali requisiti può essere previsto il rispetto di criteri di priorità fra i soggetti svantaggiati in coerenza con le politiche regionali per l'occupazione".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Vicepresidente Pichetto Fratin, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Sulla scia della proposta precedente, in questo caso l'articolo 8 ter prevede l'applicazione dell'articolo 14, che dà ancora maggior spazio alla Giunta e, peraltro, favorisce l'inserimento di particolari categorie di lavoratori svantaggiati, dando alla Giunta regionale il potere di fare la graduatoria dei lavoratori svantaggiati e di permettere percorsi d'inserimento nelle cooperative sociali. Peraltro, assegnando alle cooperative sociali, anche con meccanismi particolari, la possibilità di ottenere in convenzione attività di servizio per i soggetti pubblici.
Si tratta di un sistema molto discusso a livello nazionale. È un sistema che permette di legare il sistema delle cooperative sociali e dei loro Consorzi alle imprese e alla pubblica amministrazione e, quindi, di agevolare le condizioni di occupabilità di un gran numero di persone che vivono condizioni di svantaggio ben superiori a quelle che abbiamo visto precedentemente. Questo perché permette di stabilire dei meccanismi di misurazione del deficit lavorativo, rispetto agli standard ordinari di produzione.
Anche su quest'aspetto, con la proposta di emendamento diamo il potere alla Giunta di stabilire le modalità, le congruità e anche i meccanismi per le quote di riserva. Con quest'emendamento si prevede l'applicazione completa anche della devoluzione dei fondi della legge n. 68.
Mi rivolgo in particolare ai colleghi della sinistra, che sono sensibili all'inserimento, e lo sollevano frequentemente, delle fasce protette, quindi delle assunzioni d'obbligo nelle imprese, previsto dalla legge n. 68. Attualmente, versano la quota al fondo della legge e non assumono i disabili.
La situazione è di disagio: un disagio lavorativo e, in tanti casi, è un disagio sociale. Con il meccanismo di affiancamento del sistema delle cooperative sociali, tutto ciò potrebbe anche trovare un tentativo di soluzione. Non c'è nulla che risolve tutto, nessun articolo. Sarebbe bello risolvere con un solo articolo tutta questa gran problematica. Sarebbe comunque, un contributo - in questo caso, sarebbe la Giunta regionale a doverlo dare - per raggiungere una soluzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Clement; ne ha facoltà.



CLEMENT Gian Piero

Cerco di essere un po' più radicale, altrimenti mi danno di nuovo del moderato, allora faccio un piccolo comizio e così chiudiamo la questione.
Su questa partita, come per l'altro emendamento, siamo radicalmente contrari a questo tipo di emendamento. Perché, sostanzialmente, questo tipo di emendamento prevede che un'azienda sia autorizzata a non assumere i disabili che le competono, in base alle assunzione protette e alle garanzie che hanno questi lavoratori, a condizione che dia lavoro a delle cooperative sociali che, poi, assumono i disabili.
Siamo contrari a questo tipo di logica, in primis perché riteniamo anche dal punto di vista di principio, un assurdo delegare, rispetto alle norme di civiltà che sono presenti nel nostro paese; alla logica di dire "l'importante è che paghi e, poi, non assumi più, ma qualcun altro si farà carico di questa situazione". Che, poi, in pratica - lo dico di nuovo per onestà intellettuale - è quello che già oggi succede in molte realtà.
L'abbiamo visto anche in Commissione: le multe per le nuove assunzioni e il non rispetto delle categorie protette hanno avuto un incremento, in questi anni, esponenziale.
Direi in più che si potrebbe ragionare, e non ho paura di passare per moderato, con la logica di dire l'azienda "madre" assume e, poi, questi lavoratori svolgono il loro lavoro con la gestione, magari, all'interno di una cooperativa. Questo metterebbe sullo stesso piano tutti i lavoratori che sono dipendenti di quest'azienda.
Queste procedure, sostanzialmente, peggiorano di nuovo le condizioni di questi lavoratori. Perché sappiamo tutti che le condizioni sia di salario sia di diritto dei lavoratori delle cooperative sociali sono inferiori, di norma, a quelle di cui godono lavoratori che si trovano in altre condizioni.
Ribadiamo, dal punto di vista più generale, le impostazioni che ho già cercato di esprimere rispetto all'emendamento che verteva sull'articolo 13.



PRESIDENTE

Chiudiamo la discussione generale sull'articolo con l'intervento dell'Assessore Migliasso.
La parola all'Assessore Migliasso.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al lavoro

Come dicevo prima sull'articolo aggiuntivo 8 bis, "Misure di incentivazione del raccordo pubblico e privato", le contrarietà a quello e a questo non derivano da ragioni di carattere ideologico che, peraltro credo che non animino neanche le parole del Consigliere Clement, che ha ritenuto di dover fare l'estremista o il moderato, ma sono di natura molto pratica.
La prima è che il disegno di legge n. 24 ha come titolo "Autorizzazione e accreditamento dei soggetti operanti nel mercato del lavoro regionale" quindi, con la legittima proposta di questi due emendamenti aggiuntivi sotto forma di articolo 8 bis e 8 ter, noi andiamo in qualche modo a normare altra materia, che è ultronea rispetto all'oggetto. Tant'è vero che non l'ho detto io, ma glielo ha ricordato il Consigliere Ronzani - anche lei, nel corso della scorsa legislatura, attenendosi ad un criterio che ritengo di intelligenza politica, aveva cercato di conseguire l'obiettivo di approvare almeno l'autorizzazione e l'accreditamento, rendendosi conto che c'erano le condizioni per fare una cosa e non c'erano le condizioni per fare l'altra.
Quindi, per la ragione che dicevo prima e per quest'ultima che dico adesso (che in questo senso ci accomuna), ho fatto coscientemente - l'ho detto anche in Commissione - la scelta di limitarmi a normare l'articolo 6 e 7 del decreto attuativo.
La seconda ragione è molto pratica, l'ha già detto forse il Consigliere Ronzani. Noi crediamo (abbiamo notizie) che nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, anche a partire dal mese di gennaio, si apriranno dei tavoli a livello nazionale, ciascuno dei quali tratterà partitamente delle questioni. Una di queste sarà il sistema delle garanzie e della sicurezza per la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, compresa (per raggiungere questo fine) l'abolizione di quelle forme di più estrema flessibilità che in questi anni, tra l'altro, hanno portato ad una precarietà di lunga durata, senza peraltro, dal punto di vista numerico essere molto utilizzate.
Quindi, da un lato, noi siamo en attendant, perché la nostra legislazione dipende in parte dalla legislazione nazionale; in secondo luogo, stiamo lavorando - come si diceva - alla predisposizione di un testo di legge, la cui prima formulazione, come ho già detto, è pronta, per cui dopo un'ulteriore riflessione da parte mia, potrà essere posta all'attenzione delle parti sociali e dei Gruppi consiliari. Quindi questo Testo Unico sul lavoro conterrà delle misure in questa direzione.
Mi auguro - come in quest'Aula si augura chiunque ci tenga a far bene il proprio lavoro come Consigliere regionale o come Assessore - che ci sia la più ampia condivisione ed anche uno sforzo da parte di chi, forse più di altri, lo deve fare, cioè da parte, della Giunta, per accogliere, come mi sembra abbiamo fatto, in quest'interessante giornata di lavoro, alcuni emendamenti, laddove era possibile accoglierli.
Infine, sulla questione dei soggetti svantaggiati, sono proprio d'accordo - non per ragioni ideologiche, ma per ragioni anche molto pratiche - con il Consigliere Clement e con tutti coloro che l'hanno sostenuto. Noi dobbiamo smetterla di pensare che i soggetti svantaggiati, i soggetti portatori o portatrici di handicap, in quanto tali, siano soggetti deboli e quindi, pur di avviarli al lavoro, va bene qualsiasi negazione o attenuazione dei loro diritti.
Molti di queste sono persone fragili e deboli, che hanno bisogno di servizi di accompagnamento al lavoro che già le nostre Province, attraverso i Centri per l'impiego, erogano sia in termini di avviamento al lavoro, che di processi di ricollocazione, di formazione e quant'altro. Tuttavia spesso, ci troviamo di fronte anche a soggetti assolutamente competenti e forti.
Faccio l'esempio classico di una persona in carrozzina, che non ha deficit cognitivo, che è perfettamente in grado, qualora il posto di lavoro sia perfettamente adattato, di svolgere al meglio tutta una serie di funzioni, alla pari degli altri lavoratori e delle altre lavoratrici. In questo caso, non si capisce bene perché debba avere un deficit di garanzia rispetto alle altre lavoratrici e agli altri lavoratori.
Quindi, non è una questione ideologica, è davvero una questione molto semplice, a mio avviso, da comprendere e molto pratica, che assume il problema dello svantaggio derivante da handicap o da diversa abilità (come si dice adesso) come una questione da superare con un più, invece che con un meno.
per queste ragioni, assolutamente pratiche e poco ideologiche, ma molto ideali - se mi è consentito usare questa parola, soprattutto per le questioni dell'handicap - che ritengo di dover esprimere parere negativo all'accoglimento dell'articolo aggiuntivo 8 ter.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Vicepresidente Pichetto Fratin, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Svolgo una breve dichiarazione di voto. Prendo atto delle considerazioni svolte dal Consigliere Clement e dall'Assessore Migliasso.
Personalmente, ho una fiducia del mondo cooperativo superiore a quella che avete voi. Quando io parlo di inserimento in cooperative sociali, parlo di cooperative sociali serie, non di serie B; altrimenti avrei previsto un comma aggiuntivo all'emendamento per il divieto dell'esercizio di attività delle cooperative sociali in questa Regione.
Questo è un meccanismo pensato al momento di stesura della "legge Biagi", non come soluzione di serie B, ma come un percorso che superasse uno stato di empasse fra i grandi pensieri ideali di collocazione del mondo del lavoro di chi ha disagio e la dura realtà, considerato che neanche gli enti pubblici, neanche le ASL, neanche i soggetti pubblici, in Regioni come il Piemonte, attuano quella norma.
Dobbiamo dunque capirci. Se vogliamo cullarci nel fare le esercitazioni ideali, teniamo la situazione tel quel. Tutto rimane così: avremo di che discutere, di vedere graduatorie e di vedere crescere il fondo della Legge n. 68. Però, a questo punto, affrontiamo la questione delle cooperative perché abbiamo visioni diverse anche in proposito.
La mia visione è di fiducia in un mondo, quello del volontariato e delle cooperative sociali, che è molto serio.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2, sul quale l'Assessore Migliasso, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
ARTICOLO 9 Non essendoci richieste di intervento, procediamo con la votazione.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 9.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 10.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 11 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 11.
Il Consiglio approva.
Procediamo con le dichiarazioni di voto sull'intero testo.
La parola al Vicepresidente Pichetto Fratin, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Assessore, questo provvedimento arriva con due anni di ritardo rispetto ai tempi in cui era possibile applicarlo. Mi rendo conto di quali possono essere state le difficoltà e la necessità, da parte della nuova amministrazione, di trattare il tema. In ogni caso, il provvedimento va ad inserirsi in un grande cambiamento che dovrebbe interessare il mercato del lavoro sul territorio della nostra Regione, così come mi auguro su tutto il territorio nazionale. Esso si affianca all'azione della borsa-lavoro on line e concorre alla creazione di un mercato del lavoro dinamico, molto trasparente e che permetta a tutti, in ogni angolo di questa Regione, di essere a conoscenza dei percorsi occupazionali. È stato concepito dal punto di vista della domanda, per permettere a tutte le imprese e ai soggetti che offrono lavoro, di raccogliere e accogliere coloro che meglio hanno le attitudini a ricoprire certe mansioni.
D'altra parte, un mercato del lavoro aperto significa, immediatamente creare una serie di opportunità nuove, che hanno bisogno di strumenti nuovi. Quando parlo di strumenti nuovi mi riferisco ad una serie di strumenti, quali quelli citati anche dalla collega Cotto in suo intervento circa un'ora fa.
Si tratta dell'applicazione di contrattualistiche nuove e del sistema di flessibilità che prevedono, ma considerato che ho preso atto, anche in questa sede, che la legge n. 30 non verrà più abrogata, a livello nazionale potranno esserci delle modifiche, ma il cambiamento dei nostri tempi fa sì che deve esserci una capacità di essere dinamici, anche come legislatore rispetto al mutamento sociale.
In altre parole, occorre prendere atto del fatto che la sola flessibilità non basta e che si rende quanto mai necessario attuare la seconda parte della riforma del lavoro, del libro bianco del Governo di centrodestra di allora. Ricordo che la seconda parte era quella degli ammortizzatori e delle garanzie sociali.
Abbiamo un mercato del lavoro che negli ultimi anni ha creato quasi due milioni di posti di lavoro in più. Gran parte di questi sono quelli che possiamo anche chiamare precariato, ma sono aggiuntivi rispetto alla condizione di tempo indeterminato e sono opportunità che, in una Regione come il Piemonte, si trasformano in occupazione a tempo indeterminato per il 75% nei successivi due o tre anni. C'è un restante 25% da affrontare che in un'analisi economica e sociale possiamo dire che fa parte dello sfrido di mercato, ma è un 25% che va tutelato con la stessa tutela con cui vanno affrontate, sull'altro fronte, le espulsioni, in particolare di soggetti più disagiati.
su questo aspetto che si deve puntare, sia a livello nazionale sia a livello locale. Possono essere fatte correzioni ai meccanismi contrattualistici sulla flessibilità, anche rivisitando le posizioni ideologiche e ideali, ma ritengo che sia fondamentale ed importante aggiungere tutta la parte di garanzia. Forse i meccanismi che proponevamo con i due emendamenti aggiuntivi, testé bocciati dal Consiglio, erano meccanismi che stavano a metà tra le opportunità contrattuali di inserimento e un sistema di pseudogaranzia.
Certo, la vera garanzia deve essere fissata a livello nazionale, quindi sarà un problema che riguarderà il Parlamento, il Governo nazionale e non certamente questo Consiglio, ma sicuramente la ritengo fondamentale, in una realtà come il Piemonte, che ha 350 mila avviamenti al lavoro all'anno.
Vorrei ricordare che la nostra Regione ha mille persone al giorno in movimento sul mercato del lavoro: alcuni cambiano, altri si inseriscono; in alcuni casi sono intergruppo, interinali, o a tempo determinato. Pertanto aggiungere opportunità diventa fondamentale.
Si poteva fare meglio. Sul punto, dichiaro l'astensione del Gruppo di Forza Italia.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Farò una valutazione che riprende alcune considerazioni espresse nella discussione generale.
Sotto certi punti di vista, è un provvedimento importante per le maggiori opportunità che possono essere date all'incontro dell'offerta con la domanda, ma anche alle maggiori concorrenzialità dei servizi all'interno della nostra Regione, inserendo servizi privati, pubblici e pubblici scolastici.
Di per sé, quindi, è un provvedimento che possiamo accogliere, nello spirito, come un provvedimento positivo. Ciò che altri colleghi, ed il sottoscritto, ricordavano nella discussione generale, è che si tratta di un provvedimento che, se si vuole dare una lettura che serva anche a fare una riflessione generale sulle situazioni occupazionali e sul mercato del lavoro presenti nella nostra Provincia, dovrà essere seguito tanto da un provvedimento quadro, che attendiamo o dai Gruppi di maggioranza o dalla Giunta regionale, sul mercato del lavoro (tante sono state le anticipazioni all'interno di questo dibattito), quanto da interventi, da un punto di vista economico, cioè di poste di bilancio, che attenderemo nella prossima finanziaria, finalizzate ad un mercato del lavoro che, come altri Consiglieri hanno detto, è un tema che ci vede certamente interessati.
L'intento è di mettere capo ad un mercato del lavoro flessibile per dare possibilità a tutti di un inserimento lavorativo più semplice rispetto al passato, ma che nel contempo possa anche avere attenzione rispetto ad un sistema di ammortizzatori sociali, che renda meno precario il mondo del lavoro.
Su questo, ovviamente, ci auguriamo che tutta la discussione avviata all'interno della legge, in qualche modo, venga anche rispettata negli atti che il Consiglio farà. Ovviamente, alcuni passaggi che noi ritenevamo migliorativi rispetto alla legge, in particolare modo gli emendamenti all'articolo 8 (respinti dal Consiglio), secondo noi sono occasioni perdute in una visione del mondo del lavoro che deve avere certamente attenzione per le fasce sociali più deboli, ma anche certamente attenzione che lo stesso mercato del lavoro o l'incontro fra domanda ed offerta, sia quanto più incentivante possibili soprattutto per le fasce sociali più disagiate.
Pur apprezzando e vedendo di buon grado il fatto che si arrivi a questo provvedimento che può dare maggiori possibilità e mettere in campo un maggior numero di soggetti - anche per la loro attenzione ad alcune segnalazioni, ad alcuni emendamenti, ad alcune valutazioni che il nostro Gruppo consiliare, unitamente ad altri, hanno fatto - il nostro voto sarà di astensione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Un intervento brevissimo, perché sono già intervenuto abbastanza sul provvedimento.
Il Gruppo della Lega Nord si asterrà per due motivi. Primo, perché è un provvedimento che non condividiamo in pieno. Secondo perché, come ho già detto, non siamo assolutamente d'accordo sul fatto di non ascoltare le associazioni meno rappresentative sul territorio regionale, sia per quanto riguarda i datori di lavori sia per quanto riguarda i lavoratori. Riteniamo che queste associazioni, anche se non presenti su tutto il territorio regionale o con un numero di iscritti non elevato come invece hanno i sindacati tradizionali (CGIL, CISL, UIL), siano in ogni modo degne di attenzione ed abbiano quindi il diritto di essere ascoltate da chi si occupa di mercato del lavoro.
Non votiamo contro il provvedimento perché riteniamo che la Giunta abbia recepito. Abbiamo presentato un numero di emendamenti limitato, in ogni caso di merito, e due di questi sono stati recepiti dalla Giunta. Un emendamento riguardava un passaggio informativo in Commissione (che noi ritenevamo fondamentale e importante), un altro riguardava l'eliminazione di un organismo assolutamente superfluo.
Non daremo voto contrario, ma neanche favorevole, quindi di astensione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Il nostro voto sarà di astensione. Ma un'astensione positiva e favorevole all'operato dell'Assessorato, in particolare dopo l'accoglimento di alcuni emendamenti che abbiamo giudicato importanti e di merito sull'articolato in oggetto.
Sono particolarmente soddisfatto di aver inserito gli "enti bilaterali", che sono organismi che ancora funzionano poco, ma è giusto regolamentarli e inserirli nelle varie leggi che riguardano il lavoro. Dove funzionano si vedono i risultati anche nella pratica.
Sono altrettanto soddisfatto, come ha testé ricordato il Consigliere Rossi, della soppressione del comma 2, in particolare di quest'ulteriore organismo un po' farraginoso, la cui funzionalità e finalità non si capiva bene.
Sottolineo il fatto che il voto è di astensione, non contrario motivato dal fatto che non ci sono grandi novità, non c'è quello slancio che magari ci si poteva aspettare, oltre a quello presentato dalla precedente maggioranza, ed è quello che poi, di fatto, è un recepimento, a livello regionale, di quanto normato dalla famosa ""legge Biagi"".



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 Consiglieri votanti 45 Consiglieri hanno votato SÌ 32 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 218, inerente a "Riparto delle risorse finanziarie per gli interventi a favore di progetti di emergenza di solidarietà"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 218, licenziata all'unanimità in data odierna dai membri del Comitato di Solidarietà ed iscritta al punto 8) bis all'o.d.g. Si tratta di una deliberazione che deve essere approvata in data odierna.
Non ci sono richieste di intervento.
Indìco la votazione palese su tale proposta di deliberazione, il cui testo verrà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento internazionale extra-comunitario

Esame ordine del giorno n. 469, inerente a "Direttive triennali per la definizione del Programma regionale di sicurezza alimentare e lotta alla povertà in Africa Occidentale, di cui agli articolo 9 e 10 della l.r. 67/1995"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'ordine del giorno n. 469, inerente a "Direttive triennali per la definizione del Programma regionale di sicurezza alimentare e lotta alla povertà in Africa Occidentale, di cui agli articolo 9 e 10 della l.r.
67/1995", presentato dai Consiglieri Gariglio, Cotto, Pozzi, Bizjak, Botta Dalmasso, Turigliatto e Ricca, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Se non vi sono osservazioni in merito, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 469, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale viste le Direttive triennali per la definizione del Programma regionale di sicurezza alimentare e di lotta alla povertà in Africa Occidentale di cui agli articoli 9 e 10 della legge regionale del 17 agosto 1995, n. 67 (Interventi regionali per la promozione di una cultura ed educazione di pace per la cooperazione e la solidarietà internazionale) atteso che l'obiettivo generale del Programma è il miglioramento delle condizioni di sicurezza alimentare e la riduzione delle cause di povertà delle popolazioni negli 8 paesi dell'Africa Occidentale individuati: Benin Burkina Faso, Capo Verde, Costa D'Avorio, Mali, Mauritania, Niger, Senegal nonché lo sviluppo di attività per l'estensione a quelle realtà del Corno d'Africa che hanno visto la presenza storica dell'Italia rilevato che il Comitato regionale di solidarietà, riunitosi il 21 novembre 2006, ha approvato le sopra citate Direttive manifestando al contempo l'esigenza che, in caso di estensione al Corno d'Africa degli interventi vi sia un'adeguata dotazione di risorse finanziarie da destinare a suddetta area senza che ciò si risolva quindi in una riduzione dei fondi destinati ai Paesi attualmente interessati da tale tipologia di intervento impegna la Giunta regionale all'estensione degli interventi di sicurezza alimentare e lotta alla povertà ai Paesi del Corno d'Africa, previo corrispondente e congruo aumento di risorse finanziarie da destinare a tali aree per evitare che ci si risolva in una riduzione dei fondi per i Paesi attualmente interessati dall'intervento".
Il Consiglio approva all'unanimità.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 499, inerente a "Condanna di ogni forma di violenza nei confronti delle donne e dei minori"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'ordine del giorno n. 499, inerente a "Condanna di ogni forma di violenza nei confronti delle donne e dei minori", presentato dai Consiglieri Cotto, Pozzi, Valloggia, Barassi, Ferrero, Motta e Spinosa.
Se non vi sono osservazioni in merito, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 499, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che: le notizie in merito a stupri e violenze nei confronti delle donne e dei bambini che si susseguono ormai da tempo sulle pagine di cronaca dei giornali locali e nazionali costituiscono un vero allarme sociale, sintomo di una situazione di malessere e povertà culturale a cui occorre porre rimedio attraverso una vera e propria mobilitazione istituzionale si assiste alla recrudescenza di un fenomeno non nuovo perché i casi di violenza che spesso sfociano in atti estremi non sono purtroppo solo di oggi circa il 95% delle violenze e dei maltrattamenti subiti sia da donne che da minori si consuma tra le mura domestiche o gli atti sono posti in essere da persone che la stessa vittima conosce secondo uno studio basato su 50 ricerche svolte in tutto il mondo almeno una donna su tre nel corso della sua vita è stata picchiata costretta a forza a rapporti sessuali o ha subito altri tipi di abuso tenuto conto che: la Costituzione della Repubblica Italiana recita all'articolo 3 che "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali" la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata nel 1948 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, afferma che "tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti" (articolo 1) e che "ad ogni individuo spettano tutti i diritti e le libertà enunciate nella presente dichiarazione senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione" (articolo 2) la Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne (1994) afferma che "gli Stati dovrebbero condannare la violenza contro le donne e non dovrebbero appellarsi ad alcuna consuetudine, tradizione o considerazione religiosa al fine di non ottemperare alle loro obbligazioni quanto alla sua eliminazione. Gli stati dovrebbero perseguire con tutti i mezzi appropriati e senza indugio una politica di eliminazione della violenza contro le donne" (articolo 4) la Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea sancisce che "è vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni pubbliche o di qualsiasi altra natura l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o l'orientamento sessuale" (articolo 21); inoltre "la parità tra uomini e donne deve essere assicurata in tutti i campi, compreso in materia di occupazione, di lavoro e di retribuzione" la legge 5 aprile 2001 n. 154 (Misure contro la violenza nelle relazioni familiari) prevede l'allontanamento immediato dalla casa di famiglia del coniuge accusato di violenza e consente altresì alle persone conviventi che, per effetto dell'allontanamento rimangono senza mezzi economici, di ottenere dal giudice il riconoscimento di un assegno periodico vista la campagna "Mai più violenza sulle donne" promossa da Amnesty International, movimento internazionale per la difesa e la promozione dei diritti umani, che si propone di: portare solidarietà e aiuto alle donne e alle bambine vittime di violenza e alle numerose donne e uomini che in ogni parte del mondo le difendono, nonostante le minacce, il dileggio e le intimidazioni occuparsi di concreti casi di violazione dei diritti umani delle donne, attraverso differenti modalità d'azione diretta per ogni singolo caso promuovere un programma di educazione e formazione ai diritti umani per tutti gli ordini di scuole fare pressione affinché l'Italia eserciti un ruolo importante per l'attuazione del diritto internazionale e per la piena conformità agli standard previsti dalla Convenzione contro la discriminazione nei confronti delle donne (CEDAW) e dal relativo protocollo opzionale, oltre che dalla Dichiarazione contro la violenza nei confronti delle donne collaborare con le associazioni e le organizzazioni impegnate contro la violenza sulle donne e che credono nei diritti umani sollecitare gli enti locali affinché sostengano la Campagna tramite accordi di cooperazione per l'attuazione di azioni in favore di donne e bambine, per una piena e reale parità, senza discriminazioni di genere lanciare giorno dopo giorno iniziative pubbliche di sensibilizzazione, e raccogliere migliaia di firme a sostegno dei diritti delle donne e delle bambine considerato pertanto che: i diritti umani sono diritti universali e conseguentemente la violenza perpetrata nei confronti delle donne e dei minori è un abuso dei diritti umani su scala universale la violenza sulle donne è la forma di violazione dei diritti umani più diffusa ed occulta nel mondo, che colpisce donne di paesi e di continenti diversi, di religioni, culture e contesti sociali differenti istruite o analfabete, ricche o povere, sia che vivano in tempo di guerra o in tempo di pace ritenuto altresì che le Amministrazioni locali possono e devono svolgere un ruolo importante nella promozione delle politiche, delle iniziative e dei servizi al fine di prevenire ed eliminare la discriminazione in ogni sua forma e la violenza nei confronti sia delle donne che dei minori nel condannare ogni forma di discriminazione e di violazione dei diritti umani nei confronti delle donne e dei minori impegna la Consulta delle Elette del Piemonte ad invitare le Amministrazioni comunali del Piemonte ad approvare ordini del giorno a sostegno di iniziative di sensibilizzazione contro la violenza ed ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne e dei minori a sostenere le campagne promosse dalle Amministrazioni comunali del Piemonte contro la violenza sulle donne e sui minori ed ogni altra forma di discriminazione a promuovere una raccolta di firme e ordini del giorno adottati dagli enti locali piemontesi per un impegno concreto contro ogni forma di violenza verso le donne e i bambini a presentare al Presidente della Repubblica ed al Governo le proposte operative volte a promuovere e a diffondere la cultura dei diritti umani e della non discriminazione di genere per il raggiungimento di una reale parità".
Il Consiglio approva all'unanimità.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 500, inerente a "Alstom Ferroviaria di Savigliano"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'ordine del giorno n. 500, inerente a "Alstom ferroviaria di Savigliano", di cui al punto 8) bis all'o.d.g.
Se non vi sono osservazioni in merito, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 500, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che: la situazione venutasi a creare nel Gruppo Alstom Italia e nella fattispecie all'Alstom Ferroviaria di Savigliano è fonte di grande preoccupazione per le istituzioni, il sindacato ed i lavoratori il sito di Savigliano, che occupa oltre 1.400 dipendenti, si trova oggi costretto a misurarsi con un portafoglio ordini dimezzato rispetto ai piani produttivi preventivati, su questo versante pesa sicuramente la grave situazione finanziaria di Trenitalia SpA e F.S. SpA che allo stato attuale non sono in grado di confermare o incrementare le commesse; pesa inoltre la decisione della multinazionale Alstom, la quale negli incontri sindacali ha confermato lo spostamento della produzione dei carrelli in altri siti del Gruppo ed ha limitato a 3 milioni di euro il volume degli investimenti a Savigliano, mentre altrove sono previsti investimenti di gran lunga superiori: nel timore che: l'intreccio tra l'esaurirsi delle attuali commesse in lavorazione, il venir meno delle nuove commesse, il basso volume degli investimenti preventivati, l'assenza di nuova "mission" definita e concordata tra le parti, rischi di mettere in discussione l'assetto produttivo ed occupazionale di Savigliano se non interverranno novità, nella primavera del 2007 oltre 200 lavoratori interinali vengono lasciati a casa ed a fine del 2007 oltre 400 lavoratori dipendenti rischieranno la cassa integrazione senza prospettive certe.
Tutto ciò premesso chiede una verifica degli impegni industriali di Alstom Italia così come previsto nell'accordo realizzato il 13 gennaio 2005 presso l'allora Ministero delle Attività Produttive, con particolare riferimento alle commesse espletate nonché a quelle da realizzarsi di misurare le reali volontà di mantenimento e sviluppo degli investimenti e delle attività industriali progettuali e produttive, con riferimento in particolare alle commesse in corso ed a quelle che potranno essere acquisite di conoscere con certezza i piani di Trenitalia relativamente alle commesse annunciate con particolare riferimento agli impegni assunti dalle parti nonché ad un adeguato assolvimento degli stessi l'apertura di un tavolo di confronto nazionale con la partecipazione della Regione Piemonte, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero del Lavoro, del Ministero dei Trasporti, di Trenitalia SpA, di RFI SpA e di Alstom Italia SpA".
Il Consiglio approva.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame mozione n. 503, inerente a "Un futuro per gli ospedali già dell'Ordine Mauriziano e per i creditori della Fondazione"


PRESIDENTE

Esaminiamo la mozione n. 503, inerente a "Un futuro per gli ospedali già dell'Ordine Mauriziano e per i creditori della Fondazione", presentata dai Consiglieri Vignale, Casoni, Botta, Boniperti e Ghiglia.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Intervengo per illustrare brevemente la mozione, posto che gran parte delle dichiarazioni le ho espresse nella richiesta di iscrizione all'o.d.g.
della stessa.
La questione credo sia nota a molti Consiglieri: mercoledì scadrà l'impossibilità di far valere azioni aggiuntive nei confronti degli ospedali che già facevano parte dell'Ordine Mauriziano, in particolar modo l'Umberto I e Candiolo che, a differenza di Valenza e di Lanzo, non sono stati trasferiti, come proprietà, alla Regione Piemonte, ma sono rimasti di proprietà della Fondazione.
Venendo meno l'impedimento ad eseguire i decreti ingiuntivi, in teoria ma in pratica - da giovedì mattina tutte le imprese - sono, ahimè centinaia - che hanno decreti ingiuntivi dei Tribunali della Repubblica di Torino e non solo potranno dar corso ai pignoramenti rispetto agli elenchi che gli Ufficiali Giudiziari hanno già preso.
Questo è il dato, se vogliamo, più emblematico, considerando il fatto che, ad oggi, il Consiglio dei Ministri non ha approvato un nuovo decreto.
Pare vi sia una convocazione del Consiglio dei Ministri per giovedì comunque questo non scongiura la possibilità che qualche decreto ingiuntivo venga analizzato, ma soprattutto a noi interessa cogliere l'aspetto nella sua interezza.
Cioè, da una parte, la garanzia del servizio che l'Umberto I e il Centro per la ricerca e cura dei tumori di Candiolo svolgono, quindi la garanzia nei confronti degli utenti; dall'altra, il problema relativo ai dipendenti; terzo, ma non ultimo, quello relativo alle imprese. Lo voglio sottolineare: è verosimile che giovedì pomeriggio il Governo approvi una proroga del decreto o dei due anni richiesti attualmente alla Fondazione o dando ancora un anno di proroga.
Se quest'eventuale proroga darà tranquillità e garanzia rispetto all'erogazione dei servizi sanitari, rischierà di essere causa del fallimento o dell'impossibilità di accedere al credito per tutte le imprese che vantano 350 milioni di euro: levati i quasi 150 milioni delle banche sono 200 i milioni di euro che le imprese vantano nei confronti del Mauriziano.
Per dare una dimensione di ciò di cui stiamo parlando, l'Assessore Peveraro stamattina ricordava che le pendenze della Regione Piemonte nei confronti delle imprese, rispetto a mandati già presenti in Tesoreria ammontano a 382 milioni di euro. Quindi, le pendenze che la Fondazione Mauriziano ha nei confronti delle imprese, soprattutto piemontesi, sono quasi pari ai due terzi del debito che oggi ha la Regione Piemonte. Si tratta di una mole assolutamente rilevante.
A differenza di quanto è accaduto per la Regione Piemonte, queste imprese non potranno beneficiare dei 500 milioni di euro di maggiore indebitamento, che andrà a coprire i crediti che le imprese che hanno lavorato per la sanità vantano nei confronti della nostra istituzione.
Sappiamo che la Fondazione non ha dato, ad oggi, grandi garanzie: basta leggere il carteggio intercorso fra la Fondazione e i soggetti creditori per comprendere che si tratta di una situazione di estrema gravità.
Ciò che assolutamente sorprende - lo dico al Presidente del Consiglio ai colleghi e alla Giunta, ahimè quasi assente, soprattutto nei soggetti che in campagna elettorale perorarono questa causa e che oggi sono assolutamente assenti - è che, ad oggi, non c'è stata alcuna comunicazione da parte della Giunta regionale, neppure della Commissione sanità di venerdì rispetto a questa situazione.
L'Assessore Valpreda non ha ritenuto opportuno fare alcuna richiesta la Presidente Bresso non crediamo abbia perorato la causa relativa a un nuovo decreto che deve essere emanato dal Governo, o non ne abbiamo avuto comunicazione.
Rilevo che, se non avessimo presentato questo ordine del giorno, questa sarebbe stata l'unica Assemblea elettiva del Piemonte, almeno quelle più rappresentative cioè la Provincia di Torino, il Comune di Torino e il Consiglio regionale, perché i due presidi sono della Provincia di Torino che non si è espressa nel merito.
So, e lo dico al Presidente, che è stato richiesto un interessamento da suoi colleghi di altri enti, ma verosimilmente il Presidente non ha ritenuto opportuno coinvolgere l'Assemblea in merito ad un tema come questo. Pertanto il dato politico che rileviamo è che, se il nostro Gruppo consiliare non avesse presentato oggi quest'ordine del giorno, di Mauriziano e, soprattutto, della scadenza dei termini di mercoledì non avrebbe parlato nessuno.
Poi, magari, in sedi separate, in sedi non istituzionali, nei corridoi o per telefono qualcuno si sarà mosso e avrà fatto i passi necessari, noi questo ce lo auguriamo. Rileviamo come, dal punto di vista istituzionale ci sia stato nel merito il silenzio assoluto da parte dell'Assessore alla sanità, della Presidente Bresso, delle Istituzioni regionali, così come anche della Commissione competente. Perché, anche su questo, nonostante avere audito, molti mesi fa, gli ex amministratori del C.d.A. dell'Ordine e l'attuale Commissario, essendo ben a conoscenza della situazione nulla questo Consiglio ha inteso fare per trovare una soluzione che non riguarda soltanto i dipendenti che lavorano presso Candiolo o presso l'Umberto I non riguarda soltanto gli utenti, ma, ahimè, riguarda anche le tantissime imprese che attendono centinaia di milioni di euro dalla Fondazione Mauriziano e che, ad oggi, non hanno avuto risposta.
Vorremmo anche sapere, per esempio, se l'acquisto non certo strategico dei terreni, di proprietà della Fondazione, per ottanta milioni di euro potrà andare a sanare i crediti di molte imprese piemontesi, o non sia piuttosto utile a fare ridurre in modo drastico i crediti di alcuni grandi istituti bancari che vantano più di cento milioni di credito nei confronti della Fondazione.
L'interesse nei confronti di un eventuale decreto della sanità e dell'impresa a noi sta molto a cuore. Continuiamo a sottolineare per comprendere l'efficienza di un governo che, secondo noi, a livello nazionale, ma anche locale, forse si sta più litigando su quelle che saranno le nomine per la futura Fondazione che non nel dare una risposta concreta ai problemi che attengono tanto alla Fondazione quanto ai presidi sanitari che la sanità piemontese gestisce.
Rileviamo come sia proceduralmente possibile che giovedì mattina qualcuno possa andare a pignorare, poi è ovvio che si tratta di una valutazione estrema, ma è giuridicamente possibile, i muri dell'Umberto I piuttosto che i muri dell'Istituto di Candiolo senza che, tanto il Governo nazionale quanto la Giunta regionale e neppure, fino ad oggi, il Consiglio abbia inteso dire qualcosa nel merito.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Quando abbiamo letto quest'ordine del giorno, devo dire la verità, ci siamo un po' sorpresi. Non perché non sapessimo che il Consigliere Vignale sia attento alle legittime aspettative dei creditori, perché lo siamo anche noi. Ogni settimana discutiamo, ahimè, di creditori che bussano alla porta della Regione.
Fortunatamente, abbiamo un Assessore e Vicepresidente che sta risolvendo questioni che abbiamo ereditato. So che è una vecchia litania però credo non sia inutile, soprattutto, a seguito dell'insistenza con cui rappresentate le istanze dei creditori, ricordare che i creditori vantano crediti maturati non in questa amministrazione.
Voglio anche dire, in riferimento alla mozione del collega Vignale, che esiste un ordine del giorno, che sicuramente lui ricorda perché ne abbiamo discusso solo pochi mesi fa, esattamente sui temi che riguardano oggi la nostra discussione. Quest'ordine del giorno dice delle cose molto precise.
Ne ricordo una in particolare: dice che dobbiamo fare di tutto per fare in modo che la Commissaria, che tanto poco ha fatto per risanare l'ordine Mauriziano, che peraltro, non è inutile ricordare, è stato mandato a fondo grazie alla Giunta Ghigo, lasci il suo incarico la Commissaria che così poco ha fatto per risanare l'Ordine Mauriziano. Anche sul piano del mandato che doveva avere la Fondazione Mauriziana, cioè alienare gli immobili e i mobili di cui dispone, è evidente che il bilancio di questa Commissaria anche in questa fase, è assolutamente negativo, quindi è bene che lasci il suo incarico. Ci stiamo movendo e siamo convinti che molto presto - abbiamo avuto rassicurazioni - il Governo procederà finalmente con la nomina di un nuovo Consiglio d'Amministrazione.
L'ordine del giorno, approvato in Consiglio ad aprile, ricorda che occorre impegnare lo Stato e la Regione a completare il processo di risanamento, proprio con la decisione, in assestamento, di destinare risorse significative all'acquisto di beni immobili storici del Mauriziano.
Noi stiamo procedendo esattamente nella direzione dell'ordine del giorno e soprattutto, stiamo procedendo nella direzione di riconoscere risorse significative, molto più di quelle che sono state finora ottenute in due anni di commissariamento, per rispondere alle istanze dei creditori.
Abbiamo impegnato la nostra Amministrazione a rilanciare l'Umberto I.
Consigliere Vignale: la nostra Amministrazione, non il Governo nazionale! Se non leggo male, nell'impegnativa è scritto che noi dobbiamo "intervenire nei confronti del Governo nazionale affinché vengano salvati i servizi che le strutture ospedaliere di proprietà della Fondazione erogano". Ma i servizi li eroga l'Azienda sanitaria, sotto la programmazione del Governo regionale, quindi l'impegnativa è fuori luogo da questo punto di vista.
Ricordo inoltre che ci sono impegni anche sul piano del rinnovamento strutturale; proprio nello stesso assestamento noi abbiamo inserito risorse significative per l'acquisto di attrezzature che riguardano l'Umberto I che consentiranno finalmente un rilancio anche sul piano della dotazione strutturale.
Infine, il Vicepresidente lo dirà e anche l'Assessore Deorsola, che è stato impegnato dalla Presidente in proposito, l'Amministrazione regionale si è impegnata per sollecitare il Governo a prorogare il decreto, sapendo che, ad oggi, la Fondazione non è in grado di procedere nel pagamento dei creditori cui tutti, non meno del Consigliere Vignale, teniamo.
evidente che, ad oggi, non ci sono le condizioni economiche per poter rispondere alle aspettative dei creditori. Quindi, anche noi concordiamo sul fatto che occorre la proroga, ma non ci piace questo continuo corteggiamento nei confronti dei creditori, anche se obiettivamente dobbiamo ritenere e concordare nel fatto che da troppo tempo - ahimè attendono.
Finalmente, come ha ricordato oggi il Vicepresidente, stiamo risolvendo l'annosa questione dei creditori nei confronti delle Aziende sanitarie locali ospedaliere. Sono convinto che presto, con il nuovo Consiglio di Amministrazione, accelerando il processo di valorizzazione, in modo particolare del patrimonio immobiliare storico, saremo finalmente in grado di rispondere ai creditori.
chiaro che in questo momento non ci sono altre soluzioni che richiedere al Governo la proroga del decreto.
In conclusione, per quanto possiamo pensare come Gruppo La Margherita riteniamo che questa mozione non sia condivisibile, per le ragioni che ho detto, quindi il nostro voto sarà negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chieppa; ne ha facoltà.



CHIEPPA Vincenzo

L'intervento è brevissimo, più che altro a integrazione di ciò che diceva il Consigliere Lepri, che mi trova completamente d'accordo.
Ho sempre qualche imbarazzo e qualche difficoltà quando il Gruppo di Alleanza Nazionale - non è la prima volta che lo fa - pone la questione del Mauriziano, dell'Ordine, della Fondazione. Noi abbiamo denunciato in quest'Aula, in Commissione, ma anche pubblicamente, le gravissime responsabilità. Le ricordo - a latere - che dieci anni di governo del sistema sanitario regionale e, in particolare, della vicenda mauriziana...
Io, veramente, la invidio - Consigliere Vignale - per la faccia tosta con cui presenta documenti di questo genere, visto che proprio la sua forza politica ha in qualche modo, condotto allo smembramento dell'Ordine Mauriziano, al progressivo svuotamento di uno degli ospedali di eccellenza di questa Regione, anzi, sul piano nazionale.
Parlo dell'ospedale Mauriziano Umberto I di Torino, che peraltro conosco anche bene per questioni professionali: abbiamo vissuto il progressivo affondamento di quella realtà. Mi sia consentita quest'affermazione, non sul piano politico, ma se non altro sul piano professionale, visto che ho vissuto con sofferenza quel declino progressivo, quando non arrivavano più i fondi dalla Regione; quando la Regione tagliò i DRG; quando, quando... quando insieme al Governo nazionale decisero il commissariamento.
Oggi, da più parti, mi si dice che non bisogna più guardare indietro non bisogna dirgli che hanno governato male, altrimenti si offendono, e io non ve lo dico. Era un'osservazione esclusivamente dal punto di vista professionale, per quella che è la mia esperienza, che ho vissuto e in futuro spero di proseguire, all'interno di quell'ente, di quell'ospedale.
Anch'io, come il Consigliere Lepri, credo che ci sia della strumentalità evidente nell'ordine del giorno; credo che il governo sia in ritardo rispetto alla reiterazione del decreto. È in ritardo: è un dato oggettivo.
Non dovremmo arrivare a ridosso della scadenza. Ci sono preoccupazioni ma trovo la strumentalità particolarmente intollerabile - devo dirlo al Consigliere Vignale - perché mette insieme due piani che oggi sono scissi: quello che è il necessario rilancio delle attività sanitarie, non solo dell'ospedale Mauriziano di Torino, ma anche del presidio di Lanzo (quindi un doveroso rilancio di quelle attività), con il destino della Fondazione.
Lei sa meglio di me, Consigliere, che i destini di queste due realtà sono stati scissi da un provvedimento legislativo del Governo nazionale che ha spostato tutti i debiti sulla Fondazione e, con successivo provvedimento della precedente Giunta, ha ricondotto quegli ospedali e quei presidi sanitari nell'ambito del Servizio sanitario regionale. Dunque parliamo di due cose diverse: seppure vi siano dei diritti da parte dei fornitori a rientrare del debito accumulato, il Governo li ha posti in capo alla Fondazione.
Lei, e il suo Gruppo, invece, ponete impropriamente la questione della tenuta, del rilancio, della difesa dei servizi sanitari accanto ai problemi di quelle lavoratrici e di quei lavoratori. Fate un'operazione che ha le gambe corte, anzi, cortissime, da questo punto di vista. Per rilanciare una situazione quale quella del Mauriziano servirebbero - in parte ci sono, lo ricordava il Presidente Lepri - ingenti investimenti economici, poiché c'è stata la fuga delle professionalità, poiché c'è una vetustà delle apparecchiature tecnologiche, poiché c'è quella situazione data. Tuttavia ci sono dei segnali in controtendenza.
Vorrei discutere - e questo è l'elemento di contestazione che porto forte, a questa modalità, a questa stesura dell'ordine del giorno - di cosa vorremmo fare, oltre a tenere conto di questi segnali positivi che già ci sono; di cosa abbiamo in mente, insieme, di fare di quel presidio sanitario. Di quel presidio ospedaliero che era davvero un elemento di eccellenza, e ancora in alcune parti lo è, poiché era riconosciuto tale addirittura sul piano nazionale.
Da questo punto di vista, appurate - almeno, lo ripeto, da un punto di vista professionale - le responsabilità per l'attuale situazione. Credo che interpretando anche quello che diceva il Presidente Lepri, la maggioranza dovrebbe votare contro questo ordine del giorno, poiché è strumentale quando pone allo stesso livello quei due piani, che, invece, sono separati e quando, dopo il "rilevato", attacca la Giunta regionale e la Commissione competente. Ritengo siano attacchi ingenerosi, poiché le sollecitazioni al Governo nazionale sono arrivate. Lo ripeto: il Governo nazionale è in grave ritardo su questa vicenda, sono il primo a dirlo, senza alcuna remora e senza alcuna preoccupazione.
Invece, il Consigliere Vignale e il Gruppo di Alleanza Nazionale potrebbero aiutarci a progettare, dopo lo sfascio del passato, un vero rilancio tecnologico, professionale, anche occupazionale, perché grandi sono anche i vuoti di organico dell'attuale Ospedale Mauriziano Umberto I per una volta, lavorare insieme per ridare un elemento di eccellenza al sistema sanitario regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deambrogio.



DEAMBROGIO Alberto

Signor Presidente, mi soffermo su qualche valutazione di ordine politico, condividendo complessivamente tutte le argomentazioni che finora sono state raccolte e condividendo pienamente gli interventi del Presidente Lepri e del collega Chieppa, sia per i loro rilievi nel merito della mozione che stiamo discutendo, sia per le incongruenze che anche chi mi ha preceduto ha rilevato nel dispositivo nella parte che inizia con "impegna".
Abbiamo detto molte volte - io sostengo pienamente questa affermazione che questa maggioranza, questa Giunta e l'Assessore alla sanità complessivamente, devono affrontare in avanti i problemi che, in qualche modo, abbiamo ereditato. Ritengo giusto non richiamare costantemente il passato, che ha avuto una sua rilevanza, ma è compito di questa Giunta e dell'Assessore alla sanità risolvere questi grandi problemi.
giusto discutere di cosa vogliamo fare noi, l'ho detto e lo ribadisco, però, alcuni passaggi, quali quelli che affrontiamo in questo momento con la discussione di questa mozione, in qualche modo, si riferiscono a responsabilità che non sono nostre e che ci vengono attribuite con una pervicacia che davvero non ha eguali.
Mi rivolgo ai colleghi che l'hanno presentata: è necessario un po' più di pudore nel momento in cui si presenta una tale mozione e si chiedono anche degli impegni. Intanto, per quanto riguarda gli impegni - se lo ritiene, interverrà dopo il Vicepresidente - posso tranquillizzare il collega Vignale: sicuramente, i servizi non verranno chiusi, anzi, si lavorerà per migliorarli; anche la partita delle imprese creditrici sarà affrontata, ma non è questo il punto.
Il punto è che, davvero, collega Vignale, ci vorrebbe un pochino più di pudore. Com'è possibile arrivare con una mozione come questa senza davvero ricordare il passato, un passato che pesa, che è un macigno rispetto alla struttura del passato e quella presente del Mauriziano, è un macigno! Non è possibile non ricordare quello che noi abbiamo ascoltato in Commissione.
Non è possibile non ricordare anche le vicende personali dei rappresentanti del Consiglio d'Amministrazione, che si sono visti pignorare i beni, che hanno vissuto vicende personali e professionali inenarrabili.
Credo che, oggi, tutta quella situazione, poco alla volta, sia stata e verrà sempre più "smontata", che tutte le responsabilità, in qualche modo verranno alla luce. In base a tutte queste vicende, fatta di vicissitudini anche personali - ci tengo a dire anche questo - credo che davvero oggi sia difficile presentare un documento come questo senza avere il pudore di richiamare una vicenda passata, che pesa davvero tanto sul presente.
In parte, mi dispiace svolgere questo intervento, perché credo sia davvero giusto guardare in avanti, ma, se gli atti sono questi, credo sia impossibile non fare considerazioni come quelle che ho fatto. Davvero sarebbe stato necessario più pudore. Vedo in questa mozione un altissimo livello di strumentalità.
Anche il nostro Gruppo voterà contro questa mozione non perché non ci sia un impegno, che certamente c'è e ci sarà, sugli elementi richiamati in una parte del dispositivo, ma esattamente per le motivazioni che ho cercato di illustrare prima e fino ad ora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Signor Presidente, già una volta in questo Consiglio regionale abbiamo discusso delle questioni che, in questi anni, hanno riguardato l'Ordine Mauriziano e il suo destino, quello dell'Ordine e quello dei suoi amministratori. Sinceramente, credevo non ci saremmo tornati, almeno non con un ordine del giorno presentato dall'opposizione, soprattutto da Alleanza Nazionale, partito che esprimeva allora l'Assessore che noi riteniamo responsabile per quanto verificatosi rispetto all'Ordine stesso.
davvero curioso che, oggi, il centrodestra si preoccupi del destino del Mauriziano e dei suoi creditori.
indispensabile ricordare per un momento, anche se i ricordi non ci appassionano, a causa delle questioni umane che la vicenda ha determinato la relazione della Corte dei Conti rispetto alle questioni del Mauriziano sono sicuro che sia stata letta con cura e attenzione dai Consiglieri di opposizione.
Nella relazione della Corte dei Conti c'è scritto che l'Ordine Mauriziano ha realizzato un reparto di cardiochirurgia, il Centro tumori di Candiolo, ha preso in affitto i locali per realizzare un reparto di fisioterapia, su indicazione della Regione Piemonte. Si tratta di strutture sorte perché la Regione Piemonte, l'Assessorato alla sanità e il suo Presidente hanno chiesto all'Ordine Mauriziano di realizzarle, su indicazione della Regione, la quale, poi, non ha pagato le prestazioni.
Questo dice la Corte dei Conti: un ospedale pubblico, così come nella costituzione dell'Ordine Mauriziano, trattato come una struttura convenzionata, che la Regione ha fatto annegare nei debiti, definendone poi, il fallimento. Il fallimento ha portato alla nomina del Commissario D'Ascenzo - lo ha detto il Presidente Lepri e non voglio ripeterlo - che ha utilizzato i tre anni a sua disposizione per distribuire a se stessa e ai componenti del suo Consiglio lauti emolumenti, che lavorava in Piemonte due giorni al mese. Fatico a capire come un Commissario possa con due giorni al mese portare a termine il gravoso compito assegnatole, che consisteva nel pagare, con la vendita del patrimonio del Mauriziano, i creditori dell'azienda stessa. Il Commissario D'Ascenzo ha utilizzato le risorse del Mauriziano per pagare i suoi emolumenti e non riusciamo a capire quale sia stato il risultato del suo lavoro.
vero che questo è un Paese nel quale nessuno è tenuto a dare conto di quanto fa, soprattutto per quanto riguarda i vertici nazionali. Lo vediamo oggi relativamente alla questione delle ferrovie: sembra che i responsabili del fallimento delle ferrovie non siano i suoi dirigenti, ma i governi di centrodestra o di centrosinistra, sembra che i responsabili del servizio siano i politici e non quelli che, invece, avevano responsabilità amministrative nella gestione dei servizi.
Il blocco dei creditori non lo abbiamo definito noi, lo ha detto il collega Lepri, è una cosa che abbiamo ereditato, anche se, oggi, esiste sono sicuro che, poi, lo dirà il Vicepresidente della Giunta - un'oggettiva difficoltà a pagare i debiti.
Noi siamo convinti che la Regione sia intervenuta per evitare il pignoramento, che sarebbe davvero una brutta figura per l'ospedale Umberto I, che non se le merita, e sarebbe una brutta figura per la nostra Regione.
Credo che sarebbe anche una brutta figura per il Governo regionale di centrodestra, responsabile dell'operazione riguardante il Mauriziano. Noi speriamo che in tempi rapidi si possa procedere alla nomina del Consiglio di Amministrazione della Fondazione, che riesca a fare quanto il Commissario D'Ascenzo non è riuscito a fare, cioè pagare i creditori con una parte della vendita del patrimonio.
Noi abbiamo riguardo - ed ha ragione il collega Lepri - per i creditori, che non sono responsabili di quanto è successo, ma che devono alla Giunta di centrodestra il fatto di non essere stati pagati fino a questo momento.
L'Assessorato Valpreda ha definito un accordo con l'Umberto I, non ancora ratificato ma che ha già fatto la sua comparsa sui giornali, che prevede, in seguito al piano di riordino e di riorganizzazione che l'Azienda ha presentato, l'assunzione di personale e il potenziamento delle tecnologie. Ci sono reparti del Mauriziano che hanno un'occupazione dei letti del 120%. Questo vuol dire che il Governo regionale precedente quando ha tagliato i servizi del Mauriziano, aveva torto, perché ci sono reparti con pazienti sparsi in tutto il reparto. Non è così che si può dare una risposta al bisogno di salute che viene dalla popolazione piemontese.
Quello che ci interessa è che l'Umberto I riprenda ad offrire servizi sanitari al nostro territorio. Crediamo che, in questo momento, questa sia la missione del Governo regionale.
Naturalmente voteremo contro l'ordine del giorno presentato dal centrodestra perché lo consideriamo gravemente - ed utilizzo questo termine anche per la simpatia che nutro nei confronti del Consigliere Vignale strumentale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente.
Forse di Mauriziano in quest'Aula, in questa legislatura, si è parlato poco. Credo sia il caso di parlarne di più, visto il numero di persone tirate in ballo, visti i servizi alla cittadinanza che comunque vengono dati e visto il numero di presidi, perché oltre a quello di Lanzo all'Umberto I e a Candiolo c'è anche l'ospedale Mauriziano di Valenza, in Provincia di Alessandria.
Credo sia bene parlarne di più perché le cifre portate a debito da questa serie di strutture, ed in particolare dalla Fondazione del Mauriziano, sono assolutamente considerevoli e veramente pesanti per qualunque amministrazione, non solo quella regionale, ma probabilmente anche quella nazionale.
L'errore di averne parlato poco, cari colleghi, non è certo del centrodestra perché, fino a prova contraria, è ormai un anno e mezzo che amministrate questa Regione, quindi non capisco come mai il collega Boeti dica che addirittura l'Assessore Valpreda abbia fatto un piano di riordino del Mauriziano, già apparso sui giornali, ma che il signor Assessore non ha portato né in Commissione né in Aula, senza averne mai relazionato con chi avrebbe dovuto invece relazionarne, cioè il Consiglio regionale.
Ricordo al Consigliere Boeti e agli altri Consiglieri, che sono intervenuti criticando, come sempre, una gestione vecchia di anni e scelte vecchie sul Mauriziano (fatte comunque a larga maggioranza, in questo Consiglio regionale) che non tanti giorni fa, esattamente venerdì 10 novembre scorso, in Commissione sanità ho chiesto chiarimenti all'Assessore Valpreda sul Mauriziano, sollevando anche dubbi e perplessità sulla vecchia gestione e sull'attuale situazione. L'Assessore non si è neanche degnato di dare un cenno di risposta. Questo è grave, perché se è vero che aveva già pronto addirittura un piano di riordino del Mauriziano, non capisco perch non ne abbia minimamente accennato a seguito delle mie domande fatte nella sede competente, cioè la Commissione sanità. Tutto questo è successo venerdì 10 novembre scorso.
Dopodiché, sono d'accordo con il Consigliere Lepri, con il Consigliere Deambrogio e con il Consigliere Chieppa: sicuramente la vecchia amministrazione regionale, la Giunta Ghigo, con i suoi Assessori alla sanità, ha commesso degli errori. L'errore più grosso è stato quello di mantenere due, su tre direttori generali, schierati a centrosinistra, ed una pletora enorme di amministratori di Aziende sanitarie comunque targati centrosinistra. Sicuramente è stato un grave errore, però non si può dire che sia stato un errore intervenire per salvare il Mauriziano, altrimenti quelle strutture avrebbero chiuso perché i creditori avrebbero fatto valere, giustamente da parte loro, i loro sacrosanti diritti e avrebbero presentato mandati ed ingiunzioni di pagamento, pignoramento dei beni. Se fosse accaduto tutto ciò, oggi le strutture del Mauriziano non ci sarebbero più. Ma non solo.
L'Amministrazione regionale uscente ha fatto anche un atto di coraggio perché si è caricata sulle spalle l'onere di pagare lo stipendio a tutti quei dipendenti dell'Ordine Mauriziano e degli ospedali del Mauriziano, che altrimenti, se il Mauriziano fosse fallito, sarebbero andati a casa e nella migliore delle ipotesi, sarebbero finiti in cassa integrazione.
Invece sono stati salvati e ancora oggi - ovviamente chi non è andato in pensione - sono dipendenti di struttura pubblica.
Dirò di più. Ricordiamoci che l'Ordine Mauriziano, per gestire gli ospedali, ha provveduto ad assunzione - l'hanno detto tutti e nessuno lo nega - di almeno un 30-40% di personale in più di quello che avrebbe dovuto servire. Ricordatevi bene che i dipendenti del Mauriziano prendevano rispetto ai pari grado dell'ente pubblico, circa il 30% in più di stipendio. Questa è la realtà, perché basta andare a vedere le buste paga e gli accordi stipulati con i sindacati che difendevano, giustamente, i lavoratori del Mauriziano, e si può tranquillamente provare e documentare che all'incirca i lavoratori del Mauriziano prendevano il 30% in più, in busta paga, rispetto ai pari grado della pubblica amministrazione.
Ma dove voglio arrivare? Voglio arrivare al fatto che la gestione del Mauriziano non ce l'aveva il Giunta che ha amministrato la Regione Piemonte, come centrodestra, fino ad un anno e mezzo fa, ma ce l'aveva...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Per cortesia, prego di lasciar parlare il Consigliere Rossi.



ROSSI Oreste

Prima della Commissaria D'Ascenzo c'era un'amministrazione completamente gestita dalla sinistra democristiana. Perché? Bergoglio era stata messa come esponente dell'area Scalfaro; Zanetta, che era il direttore, è un ben noto appartenente ad una certa area politica. Quindi colleghi, non potete venire a dire che la responsabilità della fine del Mauriziano e degli oltre 700-800 miliardi delle vecchie lire di debito sono da accreditare alla passata gestione regionale di centrodestra, perch siete voi in malafede e sapete che direste il falso. Sapete che il buco è stato fatto da una gestione di centrosinistra che ha nomi e cognomi. Per carità, probabilmente non hanno fatto niente di rilevante dal punto di vista penale o di illecito, ma sicuramente non hanno amministrato con capacità o come dovrebbe amministrare il cosiddetto "buon padre di famiglia".
Se sono riusciti a realizzare una sovrassunzione di personale; se sono riusciti a pagare il personale il 30% in più di quello che prendeva il pari grado nella struttura pubblica; se sono riusciti a portare a casa un buco di 700-800 miliardi delle vecchie lire, non sono stati buoni amministratori. Non erano - lo ripeto - amministratori di centrodestra tant'è che c'è la prova, se dovesse servire, caro Presidente: oggi, il Direttore del Mauriziano Zanetta è tre volte commissario, perché è commissario di ben tre Aziende sanitarie in provincia di Alessandria.
Dirò di più. Pensate che, da agosto, in provincia di Alessandria non vengono più pagati neanche i fornitori di protesi alle Aziende sanitarie tant'è che un gruppo di fornitori di protesi sta facendo causa ed ingiunzione di pagamento alle Aziende sanitarie - che, guardate caso, sono gestite, come commissario, tutte e tre dalla stessa persona, Zanetta perché non ricevono il pagamento del dovuto.
Noi abbiamo questi problemi. Adesso faremo ingiunzione di pagamento alle Aziende sanitarie della provincia di Alessandria. Ma non c'entra niente, la colpa chiaramente non è mai la vostra.
un anno e mezzo che state amministrando la Regione Piemonte e avete il coraggio di dire che l'ordine del giorno, neanche presentato da Consiglieri della Lega Nord, ma da Alleanza Nazionale, è strumentale.
Vorrei capire come fate a dire che è strumentale un ordine del giorno che chiede di evitare che i servizi che oggi il Mauriziano dà possano saltare o non essere più erogati.
strumentale dire che cerchiamo di mantenere questi servizi? Non lo so.
Dire di aiutare le imprese creditrici che da anni aspettano soldi e non li possono esigere perché non ci sono, dire di aiutarli a pagare almeno una parte dei crediti che loro hanno, è strumentale? Non lo so. Dopodich chiedere che i fondi che la Regione ha pagato per acquisire terreni non siano utilizzati solo a favore di istituti bancari, ma siano utilizzati anche per aiutare i fornitori che aspettano i soldi, vi sembra strumentale? Secondo me non c'è nulla di strumentale.
Non ho firmato l'ordine del giorno, lo ha fatto il Gruppo di Alleanza Nazionale, però dire che questi tre punti hanno qualcosa di strumentale, è assolutamente fuori luogo e immeritato.
Chiudo quest'intervento esprimendo il voto favorevole del Gruppo della Lega Nord. Riteniamo fondamentale salvare le competenze, salvare quei posti di lavoro, salvare i servizi che offrono gli Ospedali Mauriziani. Siamo terrorizzati dall'idea che possano essere pignorati, posti all'asta comunque, venduti. Siamo terrorizzati dall'idea che centinaia e centinaia di piccole e medie imprese, creditrici nei confronti di queste strutture non vedano arrivare neanche una parte dei loro soldi. Siamo preoccupati che coloro che hanno mal gestito i beni del Mauriziano che, ripeto, risalgono a prima del commissariamento, siano oggi gestori di aziende sanitarie della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Ascoltando alcuni interventi per un attimo ho rimpianto di essermi iscritto a parlare. Cosa che faccio malvolentieri. Ma credo che l'argomento lo richieda. Malvolentieri per le modalità attorno alle quali si è svolto il dibattito, quindi esprimerò, spero sobriamente, alcuni concetti che attorno a questo tema, irrisolto, andrebbero ripetuti.
Intanto il merito della mozione va condiviso o meno, Consigliere Chieppa (oggi scelgo il Consigliere Chieppa come interlocutore perché il Consigliere Robotti mi ha fatto la grazia di essere assente, quindi non me ne vorrà il Consigliere Chieppa se utilizzo lui come principale riferimento) indipendentemente da quelli che sono i firmatari e, a maggior ragione, per ciò che ha detto prima il Consigliere Lepri e successivamente il Consigliere Boeti. Se questi debiti sono della Regione, perché questa è la contestazione nel merito, ci arriverò dopo (a meno che il Consigliere Lepri, in dissidio con il suo Vicepresidente, non voglia distinguere tra fornitori di serie A e di serie B) e poi complimentandoci tutti per l'enorme liquidità di cui il Vicepresidente vi ha parlato, tanto i debiti come ho detto stamattina, li pagheranno...
I debiti e i capitali non li paga nessuno? Ce li hanno regalati Vicepresidente?



(Commenti del Vicepresidente della Giunta regionale Peveraro)



BURZI Angelo

Gratis? Io parlavo dei BOR. I BOR non li rendiamo?



(Commenti del Vicepresidente della Giunta regionale Peveraro)



BURZI Angelo

Li renderemo, fra trent'anni. Poi ne parliamo, non abbiamo fretta.
Parliamo solo degli interessi di oggi, del momento. Se i debiti sono tali devono essere pagati, qualunque sia la motivazione e qualunque sia Giunta che li ha generati. Sin qui credo che facilmente potremmo...
Distinguiamo chi ha fatto i debiti, Consigliere Chieppa?



(Commenti del Consigliere Chieppa)



BURZI Angelo

Adesso c'è anche dolo? Ma questo v'invita a nozze. Qualora ci fosse dolo, rimaniamo sul convenire che se ci sono dei debiti, e se ci sono dei creditori, questi devono essere pagati. Punto a capo.
Qualora nella maturazione del debito, o del credito secondo le parti che uno presidia, qualcuno evidenzia dei comportamenti scorretti, ricordo a tutti noi, non escluso nessuno dei presenti che hanno parlato, che io mi considero, certamente come quei signori là seduti sui banchi della Giunta un pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni. Penso che anche i Consiglieri regionali, anche se non è definita la materia, siano pubblici ufficiali, e che quindi a fronte di presunti doli...
Caro Chieppa, è troppo comodo, San Damiano è in Provincia di Asti quindi invocherei la Consigliera Cotto, ma mi pare che qualcuno stia interpretando molto velocemente.
Questo per il merito. Quanto alle strumentalizzazioni, buon Dio, non credo che il Consigliere Chieppa si senta particolarmente responsabile perché non lo è. Né dei Khmer rossi, né del periodo delle guardie rosse, e di altri piccoli percorsi oggi oggetto persino all'interno del movimento comunista di qualche forma di critica. Autocritica? Non vorrei usare il termine revisionismo perché subito arriva De Felice e con il revisionismo apriamo un capitolo tuttora interessante...



(Commenti del Consigliere Chieppa)



BURZI Angelo

Ma tanto non lo perdo il filo. E non chiedo neanche che tu venga espulso perché la tua presenza in aula a noi è utilissima. A me non fa perdere il filo, non mi disturba, non chiedo che tu venga espulso. Spero che tu rimanga in aula e parli molto perché, secondo me, sei di grosso aiuto. Infatti, non a caso, oggi ti utilizzo sistematicamente.
Abbiamo stabilito che se ci sono dei debiti devono essere pagati.
Suggerisco caldamente a tutti gli Assessori, essendo pubblici ufficiali...
Ne vedo quattro presenti, che ringrazio per la loro presenza inusitatamente ampia per essere la Giunta di questa Regione e per essere già le 18.36. Non ho mai visto quattro Assessori presenti su 14, è una buona media. Un tempo eravamo più presenti, ma si sa, avevamo una maggioranza diversa e una minoranza che di più chiedeva. Ma impariamo in fretta.
Passiamo alla parte politica. L'unico intervento chiaro e perfetto lo ha fatto il Consigliere Lepri, e consciamente, perché ho molta stima del Consigliere. Ha attuato un esempio di negazionismo applicato e sistemico.
Vedete, noi potremmo fare un gioco, che se volete facciamo: nomino una quindicina di amministratori e sono sicuro che tutti qui dentro non sbagliano sulla posizione, sulla corrente e su dove giocano. Se volete lo facciamo. Non deve sfuggire a nessuno che, nella storia tragica che - me ne dispiace moltissimo - ha investito una componente fondamentale del patrimonio di questa Regione, non di una parte, che è l'Ordine di San Maurizio e Lazzaro, si sia sviluppato questo simpatico esempio di strumentalizzazione invocata da alcuni, e di negazionismo da altri.
La Regione si è giocata una componente fondamentale del suo patrimonio che è l'Ordine di San Maurizio e Lazzaro, che i piemontesi di un tempo hanno messo alcuni secoli a costruire e che una serie di generazioni ripeto, una serie di generazioni, ha difeso e conservato. Perché se qualcuno non ha letto vada a leggere, e io non consento a dei Consiglieri di non sapere la storia della nostra Regione e di chi l'ha amministrata! Tu sbuffi, Luca Robotti, ma quando l'Ordine di San Maurizio e Lazzaro ha iniziato ad avere una forte importanza politica per la Regione, forse tu giocavi ancora a biglie ad Alessandria. Nel frattempo qui governavano persone, appartenenze, sindacati che hanno tutti nomi e cognomi specifici e che nessuno si perita di accusare - io me ne guardo bene - ma neanche di assolvere.
Guardate, se vogliamo discutere delle carenze in vigilando dell'Assessore D'Ambrosio sono disponibile a farlo domani mattina in IV Commissione rubando cinque minuti. Andate a leggere i documenti, non parlate perché leggete i giornali, andate a leggere. Un tempo i comunisti erano famosi perché s'informavano, non perché s'inventavano le cose. Andate a leggere i documenti! Sono convinto che la Giunta di cui ho fatto parte qualche errorino di vigilanza l'abbia fatto. Ne sono convinto.
Ci arriviamo, Consigliere Lepri, sulla programmazione, non abbia fretta, tanto il discorso non finisce qui. Sono convinto che noi avremmo dovuto, come Giunta, quando in Giunta si discuteva di falsi in bilancio perché di questo si discuteva, a torto o a ragione - avrebbe dovuto a provvedere. Per 'n' ragioni, che in questo momento e in questa sede è inutile ricordare, non si volle provvedere.
E questo lo imputo ad un errore politico - sia ben chiaro, niente di più - di alcune parti politiche (in questo caso di AN, ma credo che legittimamente in ciò abbia agito) che, in una dialettica interna, poteva essere oggetto, così com'è stato, di un punto di vista diverso, per esempio, dal mio.
Ma francamente, il fatto che il centrosinistra di oggi si chiami fuori da una storia che è connotata (nessuna parte del centrosinistra è esclusa) lo considero o ignoranza - ma personalmente nutro molta stima per i colleghi - o insabbiatura, e in questo apprezzo moltissimo l'intervento di grande competenza di Stefano (fa bene al farlo, e al posto suo non avrei saputo far di meno).
Ma sentire dei comunisti difendere il meglio della componente scalfariana e del Gruppo Silvio Lega a Torino, francamente lo trovo un tantino eccessivo.
Capisco che si possa cambiare squadra, capisco il "mandar giù". Ma buon Dio! Santo Dio! Gesù santo! - possibile che io debba vedere dei comunisti difendere, in questa sede, il meglio della DC storica piemontese e cercare di raccontare a me che cosa è successo al Mauriziano? Ma ragazzi! Strumentalizza quello che fa il collega Vignale? Non avete neanche l'idea! Dovreste, da comunisti, vergognarvi!



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Sinceramente, dopo un intervento così pregnante, rimango quasi basito.
C'è un aspetto dell'intervento del Consigliere Lepri, saggiamente ripreso dal collega Burzi, che mi ha incuriosito, e riguarda la parte dei debiti.
I debiti ci sono e sono riconosciuti: mi pare che in questo senso la Corte dei Conti ci abbia un pochino "messo il naso"; ci sono addirittura due relazioni, una che smentisce l'altra.
Se un debito lo contrae un ente - a maggiore ragione se lo fa una Regione, che è un organismo parlamentare - oppure delle società, e tali società non falliscono, i debiti sono riconosciuti e bisogna assolverli possibilmente in tempi umani (ho letto in questo ordine del giorno di cifre assolutamente iperboliche!).
Mi chiedo per quale motivo non si debba prontamente cercare una soluzione per queste aziende creditrici, che hanno tutto il diritto di vedere assolte le proprie spettanze.
Peraltro, mi pare che questa maggioranza, in questo momento, sia un po' strabica, perché, da una parte, vogliamo essere poco attenti verso i debiti di una precedente Amministrazione (della quale ancora non facevo parte).
Riconosco che c'é stata una scarsa vigilanza da parte della scorsa Giunta ma i debiti vanno riconosciuti.
Mi interrogo - ne saranno sicuramente testimoni colleghi come Cavallera, Leo e Cotto, che sicuramente ci saranno anche nelle prossime legislature, mentre io non lo so (solo Dio saprà se sarò ancora qui presente!) - a proposito dei debiti che oggi l'Assessore Peveraro fa sottoscrivere con i BOR: noi stiamo aumentando il debito pubblico.
Siamo tutti contenti, andiamo sui giornali sorridenti (vedremo, poi cosa riusciremo a fare con questi soldi, col debito pubblico).
Abbiamo aumentato il debito pubblico: benissimo, ne prendiamo atto.
Però le prossime Amministrazioni regionali dovranno rispondere di questi debiti che oggi, tanto carinamente, l'Assessore Peveraro ci ha voluto regalare.
Mi chiedo, a questo punto, se è corretta l'interpretazione che mi è parso di capire provenire da parte della maggioranza, se si intende fare sul problema del Mauriziano. Se si vorrà applicare, allora saremo anche noi legittimati a farlo in futuro su altre questioni: quando qualcuno verrà a chiederci di rientrare dei soldi che ci vengono anticipati con questi mitici BOR (Buoni Ordinari Regionali), potremo benissimo dire a quel punto: "Noi non c'eravamo. C'é un'altra maggioranza. Andate a chiedere al signor Peveraro", che magari, nel frattempo, sarà Sindaco di Torino o sarà stato giustamente chiamato a rivestire compiti di altissimo livello istituzionale.
Sinceramente, non trovo così scandaloso questo ordine del giorno, per cui penso che voterò a favore, a meno che non vi sia una diversa gestione da parte dei proponenti.



PRESIDENTE

Non essendovi più iscritti ad intervenire in sede di discussione generale, darei la parola alla Giunta regionale.
Ha chiesto la parola l'Assessore Deorsola; ne ha facoltà.



DEORSOLA Sergio, Assessore al legale e contenzioso

Grazie, Presidente.
Non intendo entrare nelle ricostruzioni storiche che sono state fatte perché non mi competono, in questa sede, valutazioni rispetto a quanto è stato detto finora.
Desidero solo confermare che in una riunione a cui ho partecipato a Roma, presso Palazzo Chighi, su incarico della Presidente Bresso, è stata data assicurazione che ci sarebbe stato un decreto legge che prorogava il termine in scadenza. Questo permetterà, sia pure nel breve periodo dei 60 giorni, di affrontare l'argomento e di portarlo a positiva soluzione.
Per quanto riguarda il commissariamento o quant'altro, non intendo, in questa sede, esprimere valutazioni, se non rilevare che, purtroppo, il commissariamento finora non ha potuto portare alla soluzione del problema Mauriziano. Perciò, tuttora, esistono delle esposizioni significative che possono portare in difficoltà le imprese creditrici.
Mi auguro che nel breve periodo di validità del decreto legge possano essere affrontati e portati a soluzione questi annosi problemi.



PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 91, comma 5, del Regolamento, la parola al Consigliere Vignale per una replica.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Lo dico per battuta, però un corso facilita! Perché che io debba aprire un Regolamento per avere la parola quando mi tocca...
Suggerirei, quindi, tanto al Presidente quanto a chi lo coadiuva, di avere a mano il Regolamento, visto che è lo strumento con cui lavoriamo.
Detto ciò, mi accingo a fare una replica come da comma 5, articolo 91 del Regolamento.
Se ci vogliamo raccontare la favola o mantenere la versione secondo la quale il centrodestra ha affossato l'Ordine Mauriziano...



(Commenti in aula)



VIGNALE Gian Luca

Vi è una questione che pongo in modo formale: visto che in quest'Aula non possono stare gli assistenti dei Gruppi, gli assistenti dei Gruppi che ci stanno, almeno in modo non proprio, che non esprimano consenso o dissenso rispetto a quanto i Consiglieri dicono.
Detto ciò, se ci vogliamo raccontare la fola che il centrodestra è stato motivo...



(Commenti in aula)



VIGNALE Gian Luca

Sì, ce l'avevo con lei.
Dicevo, se ci vogliamo raccontare la fola che il centrodestra ha creato il buco e tutto ciò che è ascrivibile al Mauriziano, e non si vuole leggere come una cosa molto più complessa in cui possano aver compartecipato scelte sbagliate dell'Ordine e magari anche scelte sbagliate della precedente Giunta...



(Commenti in aula)



VIGNALE Gian Luca

Però, non possiamo ragionare con gli schematismi. Questo può essere un dato, perché alle audizioni abbiamo partecipato tutti, ma non è questo l'ordine del giorno.
Il nostro documento, che tutto voleva essere fuorché strumentale voleva indicare un'urgenza, che peraltro hanno fatto propria sia il Consiglio provinciale sia il Consiglio Comunale. Cioè, qualunque cosa sia accaduta, sulla quale la Magistratura ordinaria e contabile, nonché la Commissione consiliare hanno avuto modo di esprimersi, il normare sarà modalità d'espressione del Piano Socio Sanitario, che intenderà rafforzare o meno le strutture dell'Umberto I. Sul passato ci ragioneremo, ma non è questo il punto.
Quest'ordine del giorno indica, semplicemente, un aspetto: che il decreto, pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale il 22 novembre, per due anni evita azioni giudiziarie d'ingiunzione nei confronti dei beni di patrimonio dell'Ordine.
Ricordo al collega Chieppa che, mentre Lanza e Valenza sono di proprietà della Regione, quindi non sono soggetti che possono andare incontro ad un'azione ingiuntiva, l'Umberto I e l'ospedale di Candiolo, con tutte le strutture al loro interno (beni mobili e immobili) sono in capo alla Fondazione; pertanto, con lo scadere del decreto, possono essere pignorati, compresi i muri. Questo dice la legge.
Ci sono centinaia di decreti ingiuntivi che i Tribunali hanno emesso a favore delle imprese e che dalle ore 0.01 di giovedì potranno essere applicati. La nostra volontà era questa: chiedere che si garantissero i servizi. È comprensibile da tutti che, se c'è un'azione di un Tribunale, i servizi non possono più essere garantiti.
verosimile che vi sarà un decreto, ma con certezza il decreto sarà successivo, o almeno la sua pubblicazione sarà successiva al momento in cui sono impedite le azioni. Quindi, per essere chiari, giovedì e venerdì le azioni ingiuntive il Tribunale, se deciderà di farle, le potrà fare e le imprese avranno diritto a richiedere azioni ingiuntive nella giornata di giovedì, venerdì, sabato, domenica e fintanto che il decreto, se verrà fatto, non verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Abbiamo posto questo problema, che è prioritario.
Il secondo problema che poniamo è questo: quand'anche il decreto venga approvato, teniamo conto che saniamo una parte, cioè quella di carattere sanitario, quella dell'erogazione dei servizi, quella della tutela del posto di lavoro dei dipendenti, ma non rispondiamo o non diamo risposta all'altra parte, che è quella relativa ai creditori.
Personalmente, non mi sento di definire i dipendenti o gli utenti come soggetti che devono essere tutelati dal centrosinistra, mentre i creditori devono essere tutelati dal centrodestra. Si dà il caso che le decine e decine di dipendenti di alcune di queste imprese, che hanno e magari attendono 900 mila, 40 mila, 50 mila o 60 mila euro da un anno e mezzo in giù dall'Ordine, attualmente dalla Fondazione Mauriziano, hanno un titolo pari, nel lavoro che svolgono, almeno a quello dei dipendenti dell'Ordine Mauriziano.
Proprio perché abbiamo una cultura interclassista, cerchiamo di occuparci di tutti i soggetti che da questo sono svantaggiati. Quindi nell'ultimo punto diciamo: "Attenzione, se il decreto verrà fatto ricordiamoci che ci sono soggetti creditori. Facciamo attenzione con le valutazioni anche personali relativamente alle persone".
Se il Commissario D'Ascenzo era soggetto che ha malversato l'Ordine, mi dovete spiegare perché questo Governo lo nomina Prefetto dei Vigili del Fuoco. Così come mi dovete spiegare perché, se le Ferrovie dello Stato sono state disastrate, chi era il Presidente oggi fa l'Amministratore delegato.



(Commenti in aula)



VIGNALE Gian Luca

Anche noi ce lo possiamo domandare, però adesso governate voi, per cui sarebbe facile fare la battuta. Fortunatamente, capiterà che tornerete a fare l'opposizione o in Regione o al Parlamento o in tutti e due i luoghi.
Se, invece di brandire la spada della discontinuità - tutto quello che appartiene al passato è stato malgoverno e il presente è necessariamente buongoverno - proviamo a ragionare sulle questioni attualmente più importanti per il Piemonte, forse è più importante.
Concludo con una domanda: vi sembra possibile che l'Assessore alla sanità o la Presidente della Giunta, a due giorni dalla scadenza del decreto, da aprile in poi, non abbia detto una parola nella Commissione competente, in Aula o in sede di Conferenza dei Capigruppo? Guardate che è accaduto solo qua. In Comune e in Provincia non è accaduto questo.
Pertanto, questo è ciò che vogliamo segnalare nell'ordine del giorno.
Dopodiché le valutazioni strumentali - queste sì, che attengono al passato e ne abbiamo fatto menzione all'interno dell'ordine del giorno - sono un'altra questione. Noi viviamo nel presente, proviamo a dare risposte relativamente al presente.



PRESIDENTE

Se non ci sono altre richieste di intervento, procediamo alla votazione.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 503, il cui testo recita: Il Consiglio regionale premesso che: il Decreto legge del 19 Novembre 2004, n° 277 che ha istituito la Fondazione "Mauriziana" prevedeva, fra le altre cose, che "per un periodo massimo di ventiquattro mesi [...] non possono essere intraprese o proseguite azioni esecutive nei confronti della Fondazione per debiti dell'Ordine Mauriziano, insoluti alla data del decreto" giovedì prossimo (23 novembre 2006) venendo meno l'impedimento a eseguire i decreti ingiuntivi nei confronti della Fondazione "Mauriziana", centinaia di imprese potranno far valere i loro decreti ingiuntivi già emessi dai tribunali competenti ad oggi bloccati dalla norma citata rilevato che: a ridosso della scadenza del blocco della possibilità di pignorare persino i muri dell'Umberto I e del Centro di Candiolo, la Giunta regionale e la Commissione competente nulla avrebbe comunicato, né fatto in merito oltre alle iniziative per garantire il servizio sanitario e il lavoro a centinaia di dipendenti, non possono essere dimenticate le centinaia di imprese che da anni attendono di essere pagate per i lavori svolti fino al gennaio 2005, molte delle quali vivono una situazione di indebitamento dovuto proprio alla mancanza dei pagamenti da parte della Fondazione considerato che la convocazione del Consiglio dei Ministri di giovedì 23 novembre 2006 anche qualora vi fosse all'ordine del giorno la proroga dell'impossibilità di intraprendere azioni esecutive, le azioni ingiuntive potrebbero essere eseguite fino a quando l'eventuale decreto non sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale fondata la possibilità che una situazione tanto delicata possa essere demandata nuovamente ad un decreto "salva-ospedali" che, votato il giorno prima della scadenza dei due anni di proroga, potrà forse salvare gli ospedali, ma rischierebbe di affossare definitivamente migliaia di creditori che da anni attendono anche solo un pagamento parziale dei lavori svolti fino al gennaio del 2005 e che non hanno visto ancora un soldo dalla Fondazione verificato inoltre che le tante imprese che attendono di essere pagate dalla Fondazione "Mauriziana" non potranno neppure beneficiare dell'indebitamento per almeno 500 milioni di euro che la Regione ha perfezionato per dare risposte alle migliaia di imprese creditrici del comparto della sanità, in quanto il soggetto verso il quale vantano il credito è la Fondazione e non la Regione Piemonte ritenuto che nell'ultimo assestamento di Bilancio la Regione ha impegnato ben 80 milioni di euro per acquistare terreni appartenenti alla Fondazione Mauriziano impegna la Presidente Bresso e l'Assessore alla sanità ad intervenire nei confronti del Governo nazionale, affinché vengano salvati i servizi che le strutture ospedaliere di proprietà della Fondazione "Mauriziana" erogano, nonché la professionalità dei dipendenti ad assumere azioni tali da prevenire ed impedire la chiusura delle tante imprese creditrici e dare soluzione ai pagamenti ad attivarsi al fine che buona parte dei fondi incassati dalla Fondazione dalla vendita dei terreni di cui sopra servano a sanare i più di 300 milioni di euro di debiti che la stessa ha nei confronti dei suoi fornitori e che non vadano a ripianare esclusivamente il debito con le banche.
Il Consiglio non approva.
Collega Vignale, prendiamo atto dei suggerimenti e inviti ad approfondire la conoscenza del Regolamento consiliare e li facciamo nostri.
Fermo restando che ci rimettiamo alla gentile disponibilità dei colleghi Consiglieri per avere suggerimenti, indicazioni e correzioni durante il cammino.


Argomento: Pesca

Esame testo unificato delle proposte di legge n. 47, 58, 165, inerenti a "Norme per la gestione della fauna acquatica, degli elementi acquatici e regolamentazione della pesca"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del testo unificato delle proposte di legge n. 47 58, 165, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Il collega Bellion ed io siamo già iscritti a intervenire nel dibattito generale della prossima seduta. Tuttavia, se dobbiamo svolgere la relazione, lo facciamo. Vedete voi.



PRESIDENTE

esattamente quello che stavo cercando di ottenere.
La parola al relatore, Consigliere Bellion.



BELLION Marco, relatore

Se i colleghi permettono, prima di iniziare questa relazione, vorrei ringraziare tutti i Gruppi che hanno collaborato alla realizzazione di questo testo, atteso da molti anni dalla nostra Regione. Un testo che ha visto al lavoro, insieme con i Gruppi, anche l'Assessore e i suoi Uffici.
Questo ringraziamento naturalmente si estende a tutti quanti.
un testo che ha l'ambizione di voler coniugare, in un unico quadro di riferimento, la disciplina dell'attività alieutica (ovvero l'esercizio della pesca) con la valorizzazione e la tutela del patrimonio naturale acquatico della nostra Regione.
La disciplina in materia di pesca può diventare un importante strumento di tutela dei nostri, alquanto martoriati - io dico e aggiungo - corpi idrici, anche attraverso il coinvolgimento - questa è un'altra ambizione e la responsabilizzazione dei pescatori e delle loro forme associative.
A tal proposito, si rileva la consistente e costante diminuzione del numero di pescatori piemontesi, che in dieci anni (1994-2004) sono passati da circa 82 mila a poco più di 50 mila. Questo è un fenomeno che abbiamo voluto analizzare anche nella Commissione e che riteniamo dipenda in gran parte dai mutati modi di fruizione del patrimonio naturale da parte dei cittadini; il fenomeno è sicuramente correlato alla preoccupante riduzione del livello di pescosità dei nostri fiumi, dei nostri torrenti e dei nostri laghi, a causa dell'oggettiva riduzione degli ambienti acquatici favorevoli alla permanenza e alla riproduzione di specie ittiche e della fauna acquatica in generale.
Gli ecosistemi acquatici hanno, infatti, subito un forte impatto a causa dei lavori in alveo per la realizzazione delle opere di difesa idraulica, conseguenti ai disastri che in questi anni si sono verificati (alluvioni e tutto quanto è connesso a questi eventi). Si tratta di interventi che a nostro parere, con modesti accorgimenti progettuali avrebbero potuto assolvere egregiamente alle esigenze trofiche e riproduttive della fauna ittica, nel rispetto degli obiettivi di prevenzione di eventi catastrofici.
Troppo spesso ci si è dimenticati che i fiumi non sono elementi esclusivamente paesaggistici, ma che al loro interno esiste, vive e cerca di sopravvivere la fauna ittica.
Un'altra grave minaccia è data dall'introduzione, purtroppo anche questa molto frequente nei nostri corsi d'acqua, di specie alloctone sicuramente più competitive delle nostre autoctone, che in pochi anni hanno causato e stanno causando gravissimi problemi: hanno quasi portato all'estinzione di alcune specie autoctone presenti da sempre nei nostri fiumi e nei nostri corsi d'acqua.
L'ultimo punto sul quale vogliamo soffermarci, ma non ultimo per importanza, riguarda la tutela della biodiversità e degli endemismi. Su questo fronte, la sfida è particolarmente delicata, necessita e necessiterà di studi specialistici, di analisi genetiche delle popolazioni e di centri ittiogenici specializzati.
In questo quadro, che è poi anche quello della legge regionale 18 febbraio 1981 n. 7, la riforma diventa urgente, allo scopo di attivare specifiche politiche di gestione del patrimonio naturale acquatico regionale; adeguare le norme regionali in materia di ambienti acquatici alle oramai consolidate politiche comunitarie e nazionali di tutela ambientale; attivare nuove significative iniziative di sussidiarietà orizzontale, che prevedano il coinvolgimento dei cittadini in primo luogo delle loro forme associative e anche degli enti locali presenti e operanti sul territorio, in primis le Province, in linea con quanto previsto dallo Statuto regionale e in particolare dal Titolo V della Costituzione introdurre il metodo della pianificazione quinquennale degli interventi, su due livelli (quello regionale e quello provinciale, come ricordavo poc'anzi); garantire adeguate e certe risorse finanziarie per l'esercizio delle funzioni di tutela, valorizzazione e fruizione degli ambienti acquatici, destinando all'attuazione della legge il 100% delle entrate regionali derivanti dalle tasse e sopratasse versate dai pescatori.
Questa è una richiesta che è pervenuta in tutti questi anni ai diversi livelli istituzionali, che trova finalmente una risposta in questo testo: migliorare la conoscenza del patrimonio naturale e la fruibilità dei corsi d'acqua, da parte di tutti i cittadini - noi aggiungiamo - in particolare da quelli più giovani; implementare l'attività di divulgazione e didattica sugli ecosistemi acquatici e l'attività della pesca.
Procedendo alla descrizione dell'articolato, si evidenziano diversi aspetti che il collega Cavallera, cui cedo la parola, v'illustrerà.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo, corelatore

Il collega Bellion ha tratteggiato i presupposti su cui è stata impostata la normativa, che è il risultato del confronto di varie proposte più articolate che hanno trovato la loro sintesi.
Direi che posso passare oltre all'articolo n. 1, che è quello delle definizioni, dove trovano sintesi le impostazioni di cui si parlava prima.
Naturalmente, vorrei sottolineare quello che - a mio avviso - è il passo in avanti che viene realizzato. Non si parla più solo di patrimonio ittico, ma si parla di patrimonio naturale; non si parla di fauna ittica ma di fauna acquatica. Quindi, con una concezione molto più integrata con tutte le altre norme di tutela; anzi, direi che, sotto questo profilo, la legge compie anche uno sforzo di sintesi.
Si tende anche a far diventare maggiormente protagonisti i pescatori ed anche gli Enti locali.
L'articolo 3, in modo particolare, precisa le competenze della Regione.
Ovviamente, la legge è stata impostata, così come lo sono le varie leggi che articolano le competenze tra la Regione e gli enti locali, con un articolo - appunto l'articolo 3 - che definisce le competenze regionali che ovviamente sono competenze legislative, regolamentari, di indirizzo, di programmazione e di pianificazione di area vasta, cioè di area regionale che poi trova attuazione a livello provinciale.
Le funzioni amministrative, come prevede l'articolo 4, sostanzialmente sono ricondotte in capo alla Provincia, perché questa legge, ovviamente, è articolata anche sul principio di sussidiarietà verticale, oltre a quello di sussidiarietà orizzontale, al quale prima facevo riferimento.
Naturalmente, l'articolo 4, che prevede le competenze locali, introduce la possibilità, a livello locale, di poter adeguare la normativa alle dimensioni delle varie Province. Noi abbiamo Province di maggiori e minori dimensioni, allora, ad esempio, per quanto riguarda il riconoscimento delle Associazioni piscatorie, è stato previsto un valore medio di 150 iscritti autorizzati all'attività ittica e la possibilità di spaziare, a livello provinciale, con decisione della Provincia, da un minimo di 25 ad un massimo di 500.
L'articolo 5 attiva la possibilità di costituire i comitati di bacino.
Relativamente a questo profilo, la discussione è stata interessante ed intensa, perché vi erano due punti di vista, che, a mio avviso, hanno trovato una giusta sintesi tra chi voleva impostarlo esclusivamente con un principio di sussidiarietà, dando spazio alle associazioni locali, e chi invece, voleva esclusivamente porlo in capo agli Enti locali. La sintesi è stata individuata nell'ottica che compete alla pianificazione regionale individuare i bacini. La Provincia, ovviamente, potrà individuare i soggetti in capo ai quali esiste la possibilità di organizzare i comitati di bacino, fermo restando il principio che per ogni bacino vi è un unico Comitato.
Naturalmente, ci sono gli articoli 6, 7 e 8 che prevedono la composizione, la durata e le funzioni di questi comitati.
L'articolo 9, ovviamente, regola le competenze della Giunta regionale in materia di norme di dettaglio, che, ovviamente, sono adottate dalla Giunta, sentita la Commissione competente e anche i vari comitati consultivi, seguendo le procedure delle decisioni e anche di rapporto con gli Enti locali.
Gli articoli successivi sono contenuti nel Capo II, che regola la pianificazione. Ovviamente, il principio è di avere un rinnovo della pianificazione ogni 5 anni, cioè in rapporto al rinnovo dell'Assemblea regionale. La pianificazione generale viene approvata dal Consiglio regionale; poi, vi sarà una pianificazione a livello provinciale, che è quella di dettaglio, che è maggiormente operativa.
Successivamente, al Capo III, all'articolo 16, abbiamo le varie definizioni per quanto riguarda l'esercizio della pesca, il rilascio delle autorizzazioni, precise norme contro l'introduzione della fauna alloctona e, naturalmente, normative riguardanti il ripopolamento e i centri ittiogenici.
Il Capo IV concerne le autorizzazioni per l'esercizio della pesca.
Naturalmente, contiene tutta una serie di norme procedurali, che abbiamo cercato di rendere il più possibile snelle e gestibili. Ovviamente, ci sono i divieti di pesca e, complessivamente, in questi articoli, ci sono le indicazioni per consentire una partecipazione più pregnante nelle autorizzazioni che prevedono opere in alveo.
Successivamente, vi è il Capo V, che riguarda la vigilanza e sanzioni amministrative. A questo proposito, a mio avviso, è stato individuato un equilibrio, soprattutto istituendo la guardia ittica volontaria autorizzata dalla Provincia. Per quanto riguarda le violazioni, sono state previste sanzioni equilibrate, a mio avviso, soprattutto pesanti, per chi introduce un ripopolamento con specie alloctone.
Vi sono poi adeguati articoli che trattano delle tasse e soprattasse.
Naturalmente, tutti questi proventi, che, nel corso del tempo, saranno adeguati secondo i criteri ISTAT, sono stati indirizzati nell'utilizzo verso il settore.
L'articolo 30 introduce la notifica di alcune azioni che sono configurabili come aiuti di Stato nei confronti di chi esercita la pesca professionale. Quindi, la Regione si salvaguarda prevedendo un rapporto preventivo con la Comunità europea.
L'articolo 32 prevede l'introito delle somme che sono dovute all'applicazione delle tasse e soprattasse, che, come ho già detto, sono finalizzate a finanziare interventi in materia di pesca.
Poi, vi è l'enumerazione delle fonti di finanziamento della legge, che ovviamente, sono costituite dai fondi comunitari, dalle risorse nazionali e dalle risorse regionali provenienti dal settore. Naturalmente, è prevista anche la possibilità di attivare progetti speciali a regia regionale, che a mio avviso, dovrebbero essere quelli maggiormente tendenti al riequilibrio, laddove vi sono maggiori criticità per quanto riguarda gli equilibri ittici e anche un dissesto, che, magari, in questi anni si è consolidato dopo i grandi eventi alluvionali e dopo la realizzazione di opere che hanno inciso molto sugli alvei.
Quale commento personale finale, la discussione è stata molto serrata si sono svolti confronti molto accesi tra le varie componenti della Commissione, abbiamo fatto ricorso ad esperti esterni, vi è stato anche l'apporto dei tecnici dell'Assessorato regionale e della Commissione che hanno giocato un ruolo importante.
Pur essendo una legge di nicchia, nel senso che, probabilmente, non attira l'attenzione di tutti i colleghi in via ordinaria, credo che, quando svolgeremo la discussione, senz'altro, ci sarà l'occasione di valutare gli equilibri individuati, che io mi auguro ci portino all'approvazione finale del testo, così come è stato varato dalla Commissione.



PRESIDENTE

Ringrazio i colleghi Cavallera e Bellion che hanno svolto la relazione introduttiva relativamente al testo unificato su "Norme per la gestione della fauna acquatica, degli ambienti acquatici e regolamentazione della pesca".
Questo era l'ultimo atto della seduta odierna.
Informo che la riunione dei Capigruppo è convocata per domani mercoledì 22 novembre 2006, alle ore 14, in Sala Morando.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.18)



< torna indietro