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Dettaglio seduta n.126 del 14/11/06 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(Alle ore 10.05 il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(La seduta ha inizio alle ore 10.28)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Barassi, Bellion, Cavallaro, Cotto e Spinosa.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

c) Questione di legittimità costituzionale dell'articolo 22 della l.r. 2/2003 (Finanziaria 2003)


PRESIDENTE

Comunico inoltre che, con ordinanza n. 344, depositata il 27 ottobre la Corte costituzionale ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso proposto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, per l'incostituzionalità dell'articolo n. 22 della Legge regionale n. 2/2003 in merito al contributo per gli impianti del recupero dei rifiuti improcedibilità motivata da ragioni processuali. essendo stato depositato tardivamente il ricorso avversario. Copia dell'ordinanza è peraltro disponibile, per coloro che ne fossero interessati, presso la segreteria del Consiglio regionale.


Argomento:

d) Distribuzione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono infine stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali del 27 giugno, 4, 11, 18 e 25 luglio 2006, che verranno posti in approvazione nella prossima seduta consiliare.


Argomento: Questioni internazionali - Varie

e) Comunicazione del Presidente del Consiglio regionale sul terzo anniversario della strage di Nassiriya


PRESIDENTE

Comunico che, poiché il 12 novembre scorso è ricorso il terzo anniversario della strage di Nassiriya, ho inviato al Ministro della difesa, l'onorevole professor Arturo Parisi, con cui avevo già avuto modo di esprimere gli stessi sentimenti verbalmente nel corso della sua visita all'Istituto di studi e di applicazione militare di Torino, nonché i vertici militari della Regione, un messaggio in ricordo di questo avvenimento.
In particolare, ho rimarcato, in occasione del terzo anniversario della tragica strage di Nassiriya, che diciannove italiani, diciassette militari e due civili, donarono il bene supremo della vita con la speranza di contribuire a costruire la pace, mirando a sostenere la rinascita e il progresso civile dello Stato iracheno. In questo particolare e triste momento desidero ricordare quei caduti ed esprimo alle famiglie la vicinanza del Consiglio regionale del Piemonte. Il 12 novembre 2003 anche i piemontesi, insieme con tutto il popolo italiano, testimoniarono la profonda partecipazione al dolore delle famiglie, affrante dalla perdita dei loro cari, con un forte coinvolgimento emotivo, confermando ancora una volta l'affetto e la fiducia che il Paese nutre per i suoi giovani in uniforme, chiamati a garantire i valori fondamentali sanciti dalla Costituzione repubblicana anche lontano dai confini nazionali.
Questa è una parte della lettera inviata ai vertici militari, con la quale spero di aver interpretato il sentimento unanime dei colleghi Consiglieri.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta della Consigliera Ferrero in merito a un'audizione di ANCI Piemonte ai Presidenti della I e II Commissione, alla richiesta del Consigliere Cavallera di chiarimenti sui Piani di riorganizzazione di rientro finanziario, alla richiesta del Consigliere Vignale di chiarimenti su alcuni atti di governo della Giunta regionale


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Ferrero sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



FERRERO Caterina

Vorrei solo segnalare una richiesta di audizione fatta con urgenza in questi giorni, per conoscenza a lei, Presidente, ma in particolare al Presidente della I e II Commissione dell'ANCI Piemonte, in ordine al problema molto impellente che sussiste relativamente allo stato dei pagamenti delle imprese che hanno ricevuto risorse per opere pubbliche e che hanno ormai dei ritardi assolutamente ingestibili e impraticabili nell'ambito dei pagamenti da parte della Regione.
un problema che abbiamo già avuto modo di ragionare in altri momenti.
Noi chiediamo a lei, Presidente, di farsi parte attiva nei confronti dei Presidenti delle due Commissioni perché quest'audizione possa essere convocata urgentemente, stante il problema importante che viene posto.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Ferrero. La questione era già all'attenzione dell'Ufficio di Presidenza, provvederemo in ogni modo in tal senso.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Volevo cogliere l'occasione per ipotizzare un'eventuale comunicazione della Giunta, ma soprattutto per richiamarmi al punto di partenza del mio intervento, che è stato ampiamente esposto da parte nostra nella Commissione sanità.
Noi ci riferiamo ai famosi PRR (Piani di riorganizzazione di rientro finanziario), che sono stati consegnati ed elaborati dai vari Commissari.
Abbiamo avuto modo di esaminare alcuni di questi piani, ma non sono solo documenti di gestione. Come tali, esauriscono il loro iter nella dialettica tra la Giunta e i Commissari, ma laddove ci sono gli accorpamenti provinciali, addirittura, comportano vere e proprie riorganizzazioni, cioè un'anticipazione di piano.
Noi avevamo concordato e ipotizzato con l'Assessore Valpreda di parlarne. Infatti, ci ha consegnato la documentazione non solo per leggerla, ma per poterne discutere. Quindi, attendiamo che venga messa all'ordine del giorno della IV Commissione la trattazione di quest'argomento, che è già una via intermedia. Essendo questo un documento extra ordinem, non stiamo a discutere se deve essere approvato in Consiglio o in Commissione, però se si vuole un rapporto costruttivo, visto che avevano fatto quest'ipotesi e ci avevano dato la documentazione, ci attendevamo un confronto per un eventuale parere in Commissione e poi la delibera di Giunta.
Invece, Presidente, abbiamo visto che la Giunta ha già approvato e preso atto di questi PRR, dando mandato ai dirigenti regionali di adottare le determine e di riconoscerle. Allora, è inutile che un domani si vada a discutere del Piano socio-sanitario.



PRESIDENTE

Scusi, collega Cavallera, la richiamerei solo all'intervento sulla procedura. Non è il momento di fare un discorso di merito.



CAVALLERA Ugo

Sto solo difendendo il ruolo del Consiglio e credo di essere in tema.
L'ho già detto in Commissione. Forse a lei, Presidente, non è arrivata la notizia. Però, voglio ribadirla in Aula. Altrimenti, saremo costretti ad utilizzare tutte le possibilità che ci sono date per poi portare l'attenzione del Consiglio su questi argomenti.
La via preferibile sarebbe quella che in Commissione ci fosse la discussione di questi PRR, che peraltro ci sono stati consegnati su CD. Li abbiamo letti in linea generale, alcuni in molte parti hanno un valore di anticipazione del Piano. A questo punto, dovrebbero seguire una procedura simile a quella del Piano.
Avevamo ipotizzato il confronto in Commissione, ma non c'è stato concesso. Anzi, abbiamo visto una delibera della Giunta, che manda avanti i PRR demandando con non chalance...



PRESIDENTE

Collega Cavallera, per cortesia, è una mozione d'ordine, non è un intervento. Registriamo la sua richiesta.



CAVALLERA Ugo

Chiedo una comunicazione della Giunta oppure di mettere all'ordine del giorno della Commissione quest'argomento. Altrimenti presenteremo atti consiliari per richiamare l'attenzione di questo Consiglio sull'argomento.



PRESIDENTE

Prendiamo nota della sua richiesta, che è stata recepita anche dagli uffici. Quindi, avremo modo, nella prossima Conferenza dei Capigruppo, di ragionare in merito alla sua richiesta.
Faccio presente però che, per quanto riguarda i temi da calendarizzare all'interno delle Commissioni, non è necessario ricorrere a questa procedura straordinaria in Consiglio, perché basta eccepirlo in sede di Conferenza dei Capigruppo e si è sempre provveduto affinché le richieste inoltrate in Conferenza dei Capigruppo avessero corso all'interno delle Commissioni.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Sempre rispetto all'eccezionalità, intervengo per trenta secondi.
Volevo solo fare presente alla Presidenza del Consiglio, e certamente verrà fatto in sede di Conferenza dei Capigruppo anche con maggiore documentazione, che sono stati fatti alcuni atti da parte della Giunta regionale in tema d'assistenza, di turismo e di sanità che vanno in qualche modo a modificare leggi vigenti.
Saremo poi puntuali in merito a quanto è stato modificato senza tenere conto del dato legislativo. Facciamo solo un richiamo all'attenzione del Presidente e dell'Ufficio di Presidenza affinché l'attività legislativa del Consiglio non sia in qualche modo prevaricata da atti di Giunta.



PRESIDENTE

Di prassi, gli Uffici del Consiglio fanno sempre una verifica, però ben vengano le osservazioni. Chiaramente, ci attiviamo prontamente per fare le verifiche. Pregherei solo di comunicarci eventuali informazioni ulteriori.


Argomento: Comunita' montane: Piani di Sviluppo

Interrogazione n. 1039 della Consigliera Ferrero, inerente a "Situazione AGESS (Agenzia di sviluppo sostenibile della Val Pellice)"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 2) all'o.d.g., inerente a "Svolgimento interrogazioni ed interpellanze".
La Presidente Bresso risponde all'interrogazione n. 1039 della Consigliera Ferrero.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

La vicenda dell'AGESS è già stata oggetto di una precedente interrogazione consiliare e di una relativa risposta da parte mia.
Per quanto riguarda le affermazioni contenute in premessa sull'ammontare dei debiti risultanti dalla situazione fallimentare della società, non sono in grado di confermare o rettificare l'importo, in quanto la Regione, non rivestendo la qualifica di socio azionista, non ha titolo per richiedere, in via formale, tali informazioni alla curatrice fallimentare.
Non sono neppure in grado di riferire sulle ripercussioni, di tipo economico-finanziario, che sono ricadute sugli enti pubblici territoriali Provincia di Torino e Comunità Montana, proprietari a maggioranza di AGESS.
Sono tuttavia stata informata, proprio dai suddetti soci pubblici delle difficoltà presenti in capo alla società di avviare un processo di risanamento finanziario e di rilancio della propria attività nella valle.
Difficoltà che hanno provocato, in un primo tempo e su sollecitazione degli stessi enti pubblici, una manifestazione di interesse da parte della Regione per l'acquisizione in proprietà dell'immobile "La Crumiere" manifestazione d'interesse che si è tradotta nella DGR del 14 ottobre 2005.
La deliberazione aveva preceduto la sentenza di fallimento pronunciata l'8 novembre 2005 che proponeva misure di contenimento degli effetti negativi per l'economia della valle e per gli stessi lavoratori, di una liquidazione coatta o di un fallimento, coinvolgendo direttamente gli enti locali nella gestione integrata dell'attività di ricezione turistica e del museo annesso all'immobile, in considerazione principalmente dei vincoli di destinazione gravanti sull'immobile "La Crumiere", che ne impediscono fino al 2012 usi alternativi.
L'importo di 2.725.000 euro, accantonato con lo stesso provvedimento corrispondeva al valore d'ipoteca gravante sull'immobile a seguito della contrazione da parte di AGESS di un mutuo per 1.545.000 euro, assunto a cofinanziamento dei fondi DOCUP 2000-2006, con riserva di far periziare il valore dell'immobile, nel caso di buon fine dell'operazione, da parte dei competenti uffici regionali.
La pronuncia di fallimento ha cambiato completamente lo scenario in quanto, con lo scioglimento degli organi statutari della società, l'unico titolare e referente della gestione è la curatrice fallimentare nominata dal Giudice di Pinerolo.
I rapporti fin qui intercorsi con la curatrice hanno principalmente riguardato la definizione di alcune partite finanziarie sospese tra Regione ed AGESS, relative ai progetti DOCUP e INTERREG avviati nel periodo che ha preceduto l'insediamento della nostra Giunta.
Grazie alla buona collaborazione che si è instaurata, tutte le partite sono state definite, evitando così le sanzioni comunitarie previste per il mancato rispetto dei tempi di realizzazione e, cosa ancora più grave visto che in tutti i casi gli interventi sono stati concretamente realizzati, la restituzione di risorse finanziarie alla Commissione europea.
Le indagini che hanno preso l'avvio da parte della Procura di Pinerolo sono note alla Regione in quanto, proprio per stessa iniziativa nostra sono state segnalate agli organi giudiziari irregolarità riscontrate nella gestione dei fondi DOCUP erogati. Ovviamente su questa partita resta d'obbligo il più assoluto riserbo. Posso solo riferire che la Regione ha avanzato richiesta di insinuazione nel passivo fallimentare, in via cautelativa, per recuperare le risorse oggetto di violazione ai regolamenti europei da dover eventualmente restituire alla Commissione europea.
L'immobile "La Crumiere", insieme con gli altri beni mobili della società presenti nella massa attiva del fallimento, sarà alienato con le procedure previste dal diritto fallimentare al fine di poter pagare tutti i creditori di AGESS, a cominciare dai dipendenti e dalla banca che ha erogato il mutuo.
La Regione sta ora valutando l'opportunità di concorrere alla procedura di aggiudicazione dell'immobile per l'eventuale suo inserimento tra i beni della Fondazione post-olimpica, in quanto è funzionale all'utilizzo e all'esercizio degli impianti realizzati nella zona e rappresenta una delle poche strutture ricettive disponibili in zona.
Sono in corso le procedure da parte degli uffici regionali per periziare il valore di mercato in ragione di quanto già fatto periziare come base d'asta da parte del giudice fallimentare.
L'esito dei riscontri di carattere tecnico amministrativo, nonch legale, consentirà di assumere le decisioni più adeguate alla tutela del patrimonio pubblico e delle relative risorse finanziarie già impiegate.
In conclusione, con quella deliberazione noi avevamo accantonato le risorse necessarie, che sono probabilmente ridondanti rispetto alle attuali valutazioni da parte del curatore fallimentare, e che, come dicevo, stiamo facendo a nostra volta periziare.
Finanziariamente, le risorse da parte per l'acquisto dell'immobile nell'asta fallimentare le abbiamo. Naturalmente dipenderà dall'andamento dell'asta stessa, ma siamo in grado di partecipare e siamo intenzionati a farlo proprio perché abbiamo chiarito con il curatore che una modifica della destinazione d'uso comporterebbe la restituzione dei fondi all'Unione europea.
Quindi, siamo particolarmente interessati ad intervenire anche per evitare una situazione che comporterebbe ulteriori problemi nella gestione di tutta questa complicata partita.
Questo è lo stato dell'arte. Man mano che le procedure andranno avanti vi terrò informati.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Ferrero per la replica.



FERRERO Caterina

Grazie, Presidente.
Chiedo copia scritta dell'interrogazione.
Si tratta di un'interrogazione importante e simbolica rispetto ad una pratica che si sta verificando in più occasioni da parte della Regione Piemonte e che per certi versi ci allarma un po'. Nel momento in cui si verificano situazioni di difficoltà, la Regione si presta, spesso, a risolvere i problemi, o a venire incontro ai problemi, sostanzialmente acquisendo terreni, immobili e proprietà. Ci allarma - non adesso che la pratica di fallimento è in corso, quindi le pratiche valutative dell'immobile sono in corso, rispetto a procedure ovviamente corrette - la modalità assunta in precedenza, nella quale la Regione, come la Presidente ha accennato nella sua risposta, si è trovata disponibile ad acquisire una proprietà senza una valutazione sostanzialmente a monte. La Presidente diceva che la cifra inserita - e che adesso pare si stia dimostrando decisamente maggiore rispetto al valore - nella delibera, è in funzione successivamente, di una valutazione.
Presidente, al di là del fatto che siamo insoddisfatti rispetto al metodo adottato, abbiamo ritenuto di richiedere urgentemente una risposta all'interrogazione come ulteriore campanello d'allarme rispetto ad una pratica che riteniamo sbagliata da parte della Regione, cioè quella di soccorrere gestioni assolutamente fallimentari che si sono verificate sul territorio. Questo è solo un esempio, ma tanti altri sono stati raccontati e commentati in questi mesi di attività regionale. Abbiamo visto tutta la partita del post-olimpico che, in quest'ultimo assestamento di bilancio, ha ancora avuto diverse risorse messe a disposizione. Abbiamo visto cosa è avvenuto sui terreni FIAT. Abbiamo raccontato, nelle scorse settimane, quel che è avvenuto su tutta la partita del Mauriziano.
Siamo allarmati da quest'impostazione. Riteniamo che la Regione debba in questo senso, avere un ruolo più programmatorio e meno di soccorrimento rispetto a gestioni fallimentari che si sono verificate sul territorio in questi anni. L'AGESS è un esempio lampante.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazione n. 573 del Consigliere Ricca, inerente a "Presenza di atrazina e altri prodotti fitosanitari nelle falde acquifere regionali"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 573, sulla quale risponde l'Assessore De Ruggiero.



PRESIDENTE

DE RUGGIERO Nicola, Assessore alle risorse idriche



PRESIDENTE

La risposta è molto articolata, Consigliere Ricca, quindi le darò, come anche ai Consiglieri che lo desiderano, copia scritta dell'interrogazione.
Da quando sono iniziate sia le regolamentazioni legislative, sia i controlli possiamo esprimere qualche soddisfazione sul fatto che c'è certamente un andamento naturale di decontaminazione delle falde legate alla presenza molto diffusa di atrazina. Siamo davvero preoccupati del fatto che non vi è alcun dubbio che alcuni dati non sono tutti coerenti tra le vendite e i rilievi ambientali che abbiamo. Non si è rivolta particolare attenzione anche in termini di riscontri, quindi di analisi.
Ritengo che, soprattutto nelle zone più interessate che noi tutti riconosciamo, l'impatto ambientale dell'uso della chimica, in agricoltura genericamente, dell'atrazina in particolare, possa essere, per le zone più implicate in questa vicenda, un obiettivo prioritario. Certamente in quelle zone stringeremo i controlli e la sorveglianza ambientale. Mi auguro che nell'ambito della programmazione, anche insieme ad ARPA, delle singole realtà provinciali questa sia definita, a tutti gli effetti, come una priorità importante.
Rimando ad un'analisi molto dettagliata dei nostri uffici. Nel vedere il bicchiere mezzo pieno, potrei vedere la questione un po' più positivamente rispetto alla realtà, che tutti conosciamo, di quindici o vent'anni fa, ma certamente non si può esprimere la massima soddisfazione.
Quindi, massima attenzione alla questione.
La risposta è a disposizione di tutti i Consiglieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ricca.



RICCA Luigi Sergio

Grazie, Presidente.
Dichiarandomi soddisfatto, ringrazio l'Assessore De Ruggiero per la risposta. Sono soddisfatto soprattutto per il fatto che, dalle parole dell'Assessore, emerge una constatazione di una realtà di decontaminazione rispetto alla presenza dell'atrazina sul territorio piemontese. Tuttavia vi sono alcune realtà nelle quali - lo stesso Assessore lo ha evidenziato i dati non sono così coerenti e permangono, da quanto mi risulta, tracce di presenza della sostanza in modo rilevante e non giustificabile, dopo più di sedici anni di divieto del suo utilizzo.
Raccolgo anche con soddisfazione le indicazioni dell'Assessore di una volontà di continuare un monitoraggio e un controllo costante del territorio da parte del nostro Ente. Azioni assolutamente necessarie in relazione ad una vigilanza corretta circa l'applicazione di disposizioni che devono vietare l'utilizzo di queste sostanze in agricoltura.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 688 del Consigliere Ricca, inerente a "Eliminazione dei cassonetti dei rifiuti davanti all'edificio scolastico" (Viene concordata risposta scritta)


PRESIDENTE

Comunico che verrà data risposta scritta all'interrogazione n. 688 del Consigliere Ricca.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti - Interventi di promozione della domanda

Interrogazione n. 586 della Consigliera Ferrero, inerente a "Coinvolgimento delle aziende di Caselle al progetto 'Piemonte, yes please'"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 586, sulla quale risponde l'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente.
L'interrogazione in oggetto, relativamente a Piemonte, yes please a Caselle, chiede di conoscere le motivazioni per cui nel progetto non sono state coinvolte le aziende di Caselle e degli altri comuni limitrofi.
Sempre l'interrogazione chiede di conoscere in base a quali criteri sono state individuate e scelte le aziende che hanno partecipato all'iniziativa e se non si sia valutato l'opportunità di coinvolgere anche le aziende di Caselle e dei territori limitrofi.
L'iniziativa di Caselle Piemonte yes please è nata con l'idea di sperimentare un percorso di punti vendita che, in qualche misura valorizzassero e portassero al centro dell'attenzione le migliori qualità dei prodotti piemontesi, messa in atto, soprattutto, nel periodo dell'evento olimpico.
Le aziende sono state sostanzialmente scelte con una metodologia che non prevedeva l'individuazione o il contatto diretto con le stesse, che potevano essere disponibili per valutarne la disponibilità di entrare nella partita, ma praticamente sono stati coinvolti tutti i soggetti che sono soci di IMA. In qualche misura, rappresentano tutto l'insieme delle Camere di Commercio e delle organizzazioni di categoria.
A tal proposito, è stata fatta una divulgazione dell'opportunità di partecipare a quest'iniziativa attraverso comunicazioni fatte a tutte le Camere di Commercio e al sistema dell'associazione di categoria agricole artigianali e commerciali che, a loro volta, hanno contattato soci e fatto pervenire segnalazioni di interesse.
Su queste segnalazioni è stata avviata un'individuazione dei soggetti attraverso un gruppo tecnico che è stato gestito e messo su proprio da IMA anche in accordo con SAGAT, che era il soggetto che avrebbe gestito l'attività commerciale.
I criteri che sono stati utilizzati per questo tipo di scelta sono stati criteri di qualità, di referenza e di capacità di fornire il prodotto. Tutta una serie di criteri individuati all'uopo. La convenzione che fu fatta in quel momento scade il 31/12/2010.
Quello che possiamo fare in questo momento è valutare l'introduzione di criteri, modificativi o più restrittivi, nel momento in cui sarà fatta la nuova convenzione con SAGAT per la gestione del punto vendita, in quanto l'attività che è stata messa in campo in questo momento è frutto del vecchio accordo.
Ovviamente, a questo punto, non è più modificabile, in quanto SAGAT ha preso la gestione dentro un quadro di regole, che è quello originario, che non prevedeva valutazioni soggettive o sulle singole aziende, ma un meccanismo di cernita di un comitato tecnico, secondo una serie di criteri tra i soggetti che venivano a essere sollecitati e sottoposti a valutazione da parte dei soggetti che fanno parte di IMA (Camere di Commercio e organizzazioni di categoria). Abbiamo annotato le considerazioni che sono state fatte nell'osservazione e le terremo presente.
Purtroppo, siamo alla fine del 2006 e fino al 2010 non potremo intervenire a modificare il quadro di regole. La cosa che si può fare, se ci sono aziende interessate con delle referenze che possono essere interessanti, è sottoporle al comitato di valutazione tra IMA e SAGAT, che esprimeranno un giudizio insindacabile sulla possibilità o meno di accedere a questo tipo di discorso, che è stato incentivato dalla Regione ma gestito autonomamente da IMA, che opera con criteri commerciali con i soggetti con i quali collabora.



PRESIDENTE

La parola, per replica, alla Consigliera Ferrero.



FERRERO Caterina

Grazie, Presidente e grazie Assessore per la risposta ad un'interrogazione che non ricordo bene a quale periodo si riferisce, ma sicuramente a diversi mesi fa.
Anche il tema è, come dire, passato nel tempo, oltre che nelle motivazioni che lei indicava. Vale a dire, il fatto che esiste una convenzione sulla base della quale è evidentemente possibile fare delle modifiche, ma è passato molto tempo, quindi un intervento rispetto a una segnalazione puntuale che gli Enti locali avevano fatto, ormai, è difficile da praticare.
Devo dire che sono parzialmente soddisfatta rispetto alla risposta di quest'interrogazione. La parte di soddisfazione è legata all'apprezzabile disponibilità dell'Assessore, rispetto ad un impegno che mi pare, oggi abbia assunto a verificare. Quindi, direi che, più di fare a noi una segnalazione, potrebbe avere maggiormente senso, Assessore, che il suo Assessorato potesse farsi carico di sentire direttamente gli Enti locali sul territorio, in particolare il Comune di Caselle, per verificare se esistono particolari esigenze.
Voglio anche ringraziarla per l'impegno che lei ha assunto nell'ambito della prossima eventuale convenzione, magari assumendo qualche decisione in più, che permetta anche alla Regione (visto che ne è parte finanziatrice) di avere anche un ruolo maggiore nell'ambito delle scelte che vengono fatte, sempre tenendo conto che, ovviamente, i nostri interlocutori hanno esigenze anche economiche, giustamente corrette e comprensibili. Si tratta quindi di valutare l'intervento in senso economico vantaggioso anche per loro e per il territorio.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi del Liceo Scientifico di Borgosesia


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti del Liceo Scientifico di Borgo Sesia in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Tossicodipendenza

Interpellanza n. 723 dei Consiglieri Botta, Casoni, Boniperti, Ghiglia e Vignale, inerente a "La Regione impugna la legge Fini-Giovanardi sulle tossicodipendenze"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza n. 723, cui risponde l'Assessore Valpreda.



VALPREDA Mario, Assessore alla tutela della salute e sanità

Devo dire che la risposta a quest'interpellanza è stata concordata per riferimenti tecnici indispensabili con l'Avvocatura della Regione.
Il primo quesito si riferisce a quanto ammonta per le finanze della Regione Piemonte l'iter d'impugnazione della predetta legge Bossi-Fini quali e quante sono le professionalità impegnate a redigere l'atto impugnativo.
L'attività di impugnazione davanti alla Corte Costituzionale rientra nelle competenze istituzionali della Direzione Avvocatura, che adempie mediante l'utilizzo dei propri legali interni con l'ausilio di un legale con studio a Roma e con il supporto del personale di segreteria.
L'udienza e la discussione del ricorso è fissata il 19 giugno 2007. Ad oggi risulta pertanto impossibile quantificare con esattezza a quanto ammonterà il compenso dovuto al legale esterno per le attività di domiciliazione, stimabili tuttavia in circa 2.000,00 euro.
L'altro quesito era se non si ritenga penalizzante e pregiudizievole il fatto che l'Amministrazione regionale - soggetto istituzionale - si mobiliti a tal punto da corrispondere denaro pubblico per perorare e sostenere posizioni spiccatamente partitiche.
La motivazione che ha spinto l'Amministrazione regionale a procedere all'impugnazione della legge in oggetto nasce da un confronto già avviato con le altre Regioni a seguito dell'avvenuta approvazione del decreto legge 30 dicembre 2005. Dal confronto è emersa la necessità di procedere, così come l'Emilia Romagna, la Liguria, la Toscana e il Lazio, nel proporre una questione di legittimità davanti alla Corte Costituzionale degli articoli sotto riportati e contenuti nella Legge 21 febbraio 2006, n. 49, in quanto introduce alcune disposizioni gravemente lesive della potestà legislativa regionale costituzionalmente riconosciuta. Questo riguarda soprattutto gli articoli: 4 undecies (Modificazioni all'articolo 94 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990), modifica l'articolo 94 (affidamento in prova di casi particolari) del Testo unico sugli stupefacenti; oltre a prevedere una equiparazione, ai fini certificatori delle tossicodipendenze, fra le strutture sanitarie pubbliche e quelle private accreditate, nel nuovo comma 1 dell'articolo 94 le disposizioni comportano rilevanti lesioni sotto il profilo dei risvolti finanziari 4 quaterdecies (Modifica dell'articolo 113 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990). L'articolo 113 del testo unico sugli stupefacenti è sostituito e la nuova rubrica reca "Competenze delle Regioni e delle Province Autonome"; il nuovo articolo 113 risulta lesivo delle competenze costituzionali della Regione 4 quinquiesdecies (Modifica dell'articolo 116 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990). L'articolo 116 del D.P.R. 9/10/1990, n. 309 (Testo unico sugli stupefacenti) è sostituito e la nuova rubrica reca "Livelli essenziali relativi alla libertà di scelta dell'utente e ai requisiti per l'autorizzazione delle strutture private". I possibili profili di lesione delle competenze regionali si intravedono, in particolare, nel rapporto tra la libera scelta e la garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni previsti ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera m) della Costituzione, nonché rispetto alle parti in cui il nuovo articolo 116 si occupa dei requisiti organizzativi delle strutture e non di specifiche prestazioni rientranti nei suddetti livelli. Infine rispetto all'ultimo comma, parte dell'articolo 116 citato incide sull'autonomia organizzativa regionale.
In definitiva, le disposizioni sopra citate ledono le competenze attribuite alle Regioni dall'articolo 117, commi 3 e 4, dall'articolo 118 e dall'articolo 119 della Costituzione e, inoltre, violano il principio di leale collaborazione. Inoltre, l'intero blocco di norme che ricomprende gli articoli da 4 bis a 4 vicies è stato inserito nel disegno di legge di conversione in legge del Decreto Legge 30 dicembre 2005 n. 272, violando in tal modo, e contemporaneamente, sia le norme costituzionali che regolano il procedimento parlamentare delle leggi, sia il principio costituzionale di leale collaborazione, particolarmente nelle norme di determinazione dei livelli essenziali di assistenza, in quanto espressione dell'articolo 117 secondo comma, lettera m) della Costituzione, che richiederebbero, dal punto di vista procedurale, addirittura l'intesa con le Regioni.
Si è trattato, quindi, di un atto unilaterale dell'Amministrazione centrale, lesivo dell'autonomia decisionale delle Regioni.
Per questo motivo, la Regione Piemonte ha deciso di contestare questo provvedimento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Mi dichiaro insoddisfatto della risposta, sotto tutti i punti toccati dall'Assessore.
impossibile pensare che un'Amministrazione non presuma a quanto possa ammontare la spesa legale dell'impugnazione di questa legge. Duemila euro per la domiciliazione è poca cosa, rispetto ad una procedura che, a mio avviso, comporterà spese ben maggiori. Inoltre, non mi è stato risposto sulle professionalità impegnate a redigere gli atti necessari per seguire questa procedura.
Il fatto ancora più grave è che la Regione non ritenga di soprassedere perché, com'è noto, oggi la legge potrebbe essere cambiata, essendoci una diversa maggioranza parlamentare. C'è da chiedersi - e lo chiedo a questa maggioranza e a questo Governo - come mai il nuovo Governo nazionale aspetti a mutare questa legge, mentre invece procede soltanto sulle parti legate alla decretazione amministrativa e non a quella politica. È di ieri il raddoppio della quantità ammessa per uso personale.
simpatico vedere come ieri la Ministra Turco abbia detto: "Niente carcere per uno spinello", mentre oggi su La Stampa, giornale non vicino alla Casa delle Libertà, c'è scritto: "Niente carcere per pochi spinelli".
Quindi da "uno" passiamo a "pochi". Dobbiamo poi metterci d'accordo su cosa vuol dire "pochi".
francamente ridicolo pensare che ieri la Ministra Turco sostenesse che con questo raddoppio vengono evitate migliaia di carcerazioni a giovani. Non ci risulta, a parte gli indulti che fate e con cui liberate chiunque, che a quasi un anno di vigenza della legge Fini-Giovanardi ci siano, davanti alle carceri, code di giovani che hanno fumato spinelli.
Quindi, tanta demagogia come, a nostro avviso, soltanto demagogica e politica è stata la presa di posizione della Regione Piemonte in compagnia di tante Regioni, tutte di centrosinistra. Evidentemente il Governo nazionale, neanche dietro pressioni della Regione, sa assumere una concreta iniziativa politica per cambiare questa legge. Probabilmente perché la maggioranza non è tale neanche su questo provvedimento.
Vedremo solo dopo il 17 maggio, quando ci sarà la prima udienza e il procedimento sarà portato a suo compimento, a quanto ammonterà questa presa di posizione politica per le casse regionali.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interpellanza n. 990 dei Consiglieri Casoni, Botta, Boniperti, Ghiglia e Vignale, inerente a "Decesso per infarto davanti all'Ospedale Mauriziano"

Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione n. 1002 dei Consiglieri Scanderebech, Nicotra e Guida inerente a "La vita umana è sacra"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 1002, sulla quale risponde l'Assessore Valpreda.



VALPREDA Mario, Assessore alla tutela della salute e sanità

La risposta a questa interrogazione si rifà all'episodio successo di fronte all'ospedale Mauriziano.
In riferimento all'interrogazione in oggetto si precisa che contrariamente a quanto scritto dall'interpellante, secondo il quale "L'uomo colpito da infarto è morto in attesa di autoambulanza", la Centrale Operativa del 118 ha ricevuto la chiamata alle ore 13.35, in seguito alla quale è stata inviata l'ambulanza medicalizzata della postazione di soccorso avanzato più vicina. Il mezzo è giunto sul luogo in sette minuti e il medico ha immediatamente iniziato le operazioni di rianimazione, durate 50 minuti, prima di constatare il decesso.
I risultati dell'indagine interna al Mauriziano, richiesta da questo Assessorato, hanno evidenziato come il mancato intervento del personale del Pronto soccorso del Mauriziano sia attribuibile a tre ordini di motivi.
Alla prima richiesta di soccorso l'operatore della portineria in servizio ha immediatamente attivato, come da procedura, la centrale operativa 118. I pazienti in quel momento presenti all'interno del pronto soccorso erano 55 in tutto, di cui due codici gialli ed una persona in rianimazione.
La prassi diffusa presso gli operatori di tutti gli ospedali italiani suffragata da precisi protocolli, nasce dai doveri contrattuali nei confronti dell'azienda di non intervenire durante il servizio al di fuori del perimetro dell'ospedale. Certamente, quest'ultimo motivo può apparire in contraddizione con il costante impegno dell'Assessorato e delle Direzioni ASL e ASO per l'umanizzazione di ogni luogo di cura.
Occorre distinguere i casi che talvolta si presentano, sapendo discernere quando un fatto meramente burocratico lede la centralità del paziente da quando, invece, una procedura corretta tutela le persone. Nel caso specifico si ritiene che, nonostante l'esito drammatico del caso l'immediato sopraggiungere dell'autoambulanza attrezzata del 118 abbia garantito il paziente maggiormente che non l'uscita di un medico non attrezzato dal pronto soccorso, oppure di un trasporto difficoltoso in barella dal marciapiede prospiciente l'ospedale.
Va ricordato che è fondamentale garantire sempre i pazienti con prestazioni adeguate. In certi momenti non solo la tempestività, ma soprattutto l'appropriatezza delle prime cure possono fare la differenza per salvare una vita. In ogni caso, successivamente alla vicenda in questione, tutti i Commissari delle Aziende sanitarie sono stati invitati a richiamare, in modo costante, tutti gli operatori ad un attento adempimento dei loro doveri, non solo professionali, ma anche di solidarietà sociale.
Comprendiamo lo sconcerto della famiglia a fronte di un fatto così drammatico e improvviso, ma le relazioni del Mauriziano, compresa quella relativa a come è stato condotto l'esame cardiaco invasivo (scintigrafia miocardia) cui si era sottoposta la persona di mattino, hanno chiarito come si sia trattato di una tragica fatalità e non di un caso di omissione di soccorso da parte degli operatori.
Va ancora, infine, aggiunto che, occasionalmente, nel ristorante dove si è verificato l'episodio, era presente un medico cardiochirurgo del Mauriziano, che pranzava vicino al paziente e che ha portato i primi soccorsi, per quanto, ahimè, non risolutivi.



PRESIDENTE

La risposta intende assorbire sia l'interrogazione n. 990, presentata dal Consigliere Casoni, ma anche la n. 1002, quella relativa all'Ospedale Mauriziano, perché ovviamente faceva riferimento allo stesso dato di fatto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Guida; ne ha facoltà.



GUIDA Franco

Ci consideriamo soddisfatti della risposta dell'Assessore. L'Assessore sa che abbiamo più volte parlato, in questi mesi, di migliorare ed integrare l'aspetto del soccorso e dell'emergenza nell'ambito del Piano sanitario. È una questione aperta sulla quale, ovviamente, siamo disponibili a portare il nostro contributo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 743 dei Consiglieri Barassi, Bossuto, Dalmasso, Moriconi Robotti e Valloggia, inerente a "Precarietà del lavoro: quali realtà e prospettive di vita"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 743, sulla quale risponde l'Assessore Migliasso.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
La Giunta regionale, nella sua totalità, condivide le preoccupazioni che sono contenute nell'interrogazione n. 743, in riferimento al fatto che nell'ambito del mercato del lavoro piemontese, come peraltro in tutto il resto del nostro Paese, si rileva un ricorso all'utilizzo di contratti di lavoro che non favoriscono la stabilità dell'occupazione, soprattutto giovanile.
In particolare, questo induce ad una riflessione e, poi, alla predisposizione di strumenti adeguati che, da un lato, non contrastino la buona flessibilità che è necessaria non solo alle imprese, ma è necessaria anche, per periodi più o meno lunghi, ai progetti di vita delle lavoratrici e dei lavoratori. Tuttavia, certe forme di precarizzazione, cioè di contratti di lavoro che si prolungano nel tempo, come dirò, creano danni non solo alle persone, ma anche al sistema delle imprese, mettendo in discussione i livelli delle competitività delle imprese stesse, perch l'economia globalizzata di oggi a livello mondiale si gioca, anche e soprattutto, sulla qualità. Questa precarizzazione mette fortemente in discussione la qualità delle nostre imprese, che solo attraverso il ricorso alla qualità possono realmente competere e vincere in un mercato globalizzato.
Con l'obiettivo di contrastare questo fenomeno, che non contribuisce a creare adeguati livelli di sicurezza sociale, la sottoscritta ha ritenuto di introdurre nel disegno di legge, che è in via di elaborazione da parte degli uffici - c'è una prima bozza di larga massima, sulla quale si sta ulteriormente affinando il lavoro, che poi conoscerà tutta l'opportuna concertazione con le parti sociali, con il Consiglio regionale e con tutto il sistema delle imprese, oltre che dei livelli istituzionali - cioè nel testo di legge in via di elaborazione sulla tutela, sicurezza e dignità del lavoro (il cosiddetto Testo Unico regionale del lavoro, peraltro previsto nel programma di governo della Presidente Bresso), misure che vadano a premiare, anche mediante un sistema di incentivi, attività di sviluppo di impresa, che prevedono, oltre alla scelta di contratti di lavoro a tempo indeterminato fin dall'inizio del rapporto di lavoro, anche la trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato e che, nello stesso tempo, scoraggino il ricorso a forme di utilizzo di personale di tipo saltuario. Com'è noto, sono quelle tipologie lavorative che generano soprattutto precarizzazione dell'occupazione e non favoriscono, certamente, il fenomeno, ormai richiesto a gran voce da tutti della fidelizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici alla propria attività professionale in azienda. Fatto quest'ultimo che, come dicevo prima, secondo tutti gli indicatori pare costituire elemento di grande efficacia per il sostegno della competitività.
Attualmente, il fenomeno della precarietà dell'impiego in Piemonte è monitorato con attenzione dall'Osservatorio del mercato del lavoro della Direzione regionale n. 15, Formazione professionale e Lavoro, ricorrendo sia alle stime ISTAT della rilevazione delle forze di lavoro, che forniscono un quadro detto di stock sul ricorso al lavoro a termine dipendente, sia ai dati sulle procedure di assunzione registrate dai centri per l'impiego.
Un'analisi sintetica in merito è stata condotta nei lavori preparatori alla stesura dell'analisi di contesto del programma operativo regionale del Fondo sociale europeo per il periodo 2007-2013. Quest'analisi è incentrata prevalentemente sul fenomeno della precarietà giovanile, che adesso vi illustro molto rapidamente.
La questione della precarietà giovanile ha acquisito una rilevanza sempre maggiore ed è percepita dall'opinione pubblica, quindi non solo dai diretti interessati o dalle loro famiglie, come uno dei principali problemi sociali. Se andate a vedere nelle varie indagini, la questione del lavoro e, all'interno della questione lavoro, la precarietà di certi lavori è diventata la preoccupazione più grande delle famiglie e, più in generale della collettività. Tale preoccupazione è manifesta non solo presso i soggetti direttamente interessati, come dicevo, ma anche presso una platea più ampia.
La destrutturazione delle modalità tipiche d'impiego si può dire ormai consumata e l'idea del posto fisso è un residuo dei tempi passati, anche se l'aspirazione ad una certa sicurezza occupazionale resta molto forte.
Si è evidenziato come i livelli di precarietà in Piemonte siano relativamente bassi in una logica di comparazione sia nazionale sia internazionale, e come il lavoro a termine si concentri nelle classi giovanili, con una maggiore accentuazione fra le ragazze. Un raffronto più ravvicinato con i dati italiani, limitati ai soggetti da 15 a 34 anni e suddivisi per ripartizioni territoriali, segnala, in effetti, un preoccupante picco per le donne in Piemonte, che non è una delle Regioni più interessate dal punto di vista numerico al fenomeno, ma che all'interno del fenomeno presenta questo dato preoccupante della precarizzazione del lavoro femminile.
Possiamo osservare, infatti, come il divario di genere sia più accentuato in Piemonte, dove le donne con meno di 25 anni raggiungono in assoluto il livello massimo, superando, sia pur di poco, la quota del 50%.
Nel Mezzogiorno il livello di precarietà resta elevato anche dopo i 24 anni e mantiene questa caratteristica tra la popolazione adulta, ad indicare una differente strutturazione del mercato del lavoro fra le due Regioni. Nel Mezzogiorno in genere è la forma permanente d'occupazione; nel Piemonte è una fase di passaggio più o meno lunga, ma con questo dato preoccupante che riguarda la precarizzazione del lavoro femminile.
Infatti, passati i 25 anni, nel Centro-Nord e in Piemonte in particolare, l'incidenza diminuisce sensibilmente, e si riduce ancora nelle classi successive.
Va detto che in Piemonte per le lavoratrici in giovane età la quota d'occupazione temporanea è aumentata di ben nove punti percentuali nell'ultimo anno, perché nel 2004 era in linea con i valori del Centro Nord, una dinamica concentrata prevalentemente in Provincia di Torino e probabilmente riconducibile alla spinta verso l'impiego flessibile impressa dall'evento olimpico, con un aumento della precarietà femminile più marcato nei servizi commerciali e alle imprese e nel ramo delle comunicazioni, ma presente in parte anche nelle attività industriali.
Bisognerà vedere ora come la fine del trascinamento dell'effetto olimpico che, anche per ragioni comprensibili, ha generato più posti di lavoro di tipo precario e a tempo determinato, esaurirà i suoi effetti nei prossimi mesi.
Il fenomeno è ancora più appariscente se si analizzano i dati di flusso, relativi alle procedure di assunzione registrate dai Centri per l'Impiego. In Piemonte, nel 2004 l'87,4% degli avviamenti al lavoro giovanili rientra nel novero dei contratti a termine, cioè 109.000 assunzioni su un totale di 125.000, con tipologie differenziate: 31.000 missioni di lavoro interinale, 31.000 contratti a causa mista, in massima parte di apprendistato, 47.000 rapporti a tempo determinato di tipo ordinario, secondo le specifiche contenute nei vari CCNL.
E parliamo solo di lavoro dipendente, senza considerare il lavoro parasubordinato, e in particolare le collaborazioni continuative o a progetto, una fattispecie ormai molto diffusa e che, secondo le stime ISTAT, ha coinvolto nel 2005 circa 25.000 persone nella nostra Regione, con una prevalenza di persone giovani e soprattutto tra i 25 e i 44 anni.
I dati di flusso tendono però a sovrastimare la portata del fenomeno includendo in essi rapporti di lavoro spesso di breve o brevissima durata che possono interessare lo stesso soggetto più volte nel corso dell'anno e che accrescono il volume dei movimenti, ma danno un contributo del tutto marginale alla fotografia di stock, nella quale le lavoratrici e i lavoratori precari hanno una probabilità di comparire direttamente proporzionale alla durata dell'impiego da loro posseduto.
un po' difficile da spiegare, ma è un sistema di rilevazione delle forze di lavoro che prevede questo sistema, per cui si può essere registrati più volte nel corso dell'anno perché più volte si hanno rapporti di lavoro, ma si è sempre la stessa persona.
In ogni caso, l'allarme lanciato in merito ad un'eccessiva frammentazione delle esperienze lavorative dei giovani appare fondato. Non è un dato ideologico o visto con le lenti dell'ideologia, ma è un dato di realtà sul quale si esercitano ormai con più o meno preoccupazione analisti di ogni parte, compresi coloro che analizzano questi fenomeni dal punto di vista dell'impresa, e sollecita degli interventi che non siano solo di carattere locale, ma soprattutto di carattere nazionale, a correzione di politiche di reclutamento che rischiano di compromettere le prospettive di vita delle generazioni che si affacciano sul mondo del lavoro.
Il ventaglio di opzioni contrattuali disponibili si è ormai ampliato a dismisura, anche se va detto che le tipologie innovative introdotte dalla Legge 30/2003 hanno avuto scarso successo (sono solo poche centinaia le assunzioni effettuate con contratto di inserimento o di lavoro intermittente, le due opzioni fra quelle introdotte ex novo più praticate): la riforma ha al più contribuito a creare un clima favorevole all'aumento dei margini di flessibilità con il ricorso a fattispecie contrattuali già in essere, come l'interinale o il lavoro parasubordinato.
Il tutto, comunque, si inquadra in un contesto in cui la precarietà come si è visto, tende a rientrare nell'età matura, per effetto sia di un processo di stabilizzazione dell'impiego, sia di un'onda di riflusso nelle cosiddette non forze di lavoro che coinvolge in prevalenza donne a bassa qualifica.
Credo che non potrebbe essere diversamente, perché, come prima ho tentato di argomentare, il sistema consente una larga esposizione dei giovani a patto di consolidate garanzie occupazionali per gli adulti, che li sostengono materialmente, oltre che nella ricerca di lavoro.
Quello che è opportuno politicamente dire è che come la Regione Piemonte, nell'ambito delle sue competenze istituzionali e nell'ambito delle varie audizioni e degli incontri che si sono tenuti a livello nazionale, ha richiesto al passato Governo di dare corso ad una nuova stagione di legislazione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori non cancellando il lavoro flessibile. Quando esso è presente nella stagionalità, è utile alle lavoratrici e ai lavoratori ed è anche utile alle imprese, purché sia una buona flessibilità, che si accompagni cioè all'esplicitazione di diritti fondamentali, quali sono la tutela della salute, la maternità, il diritto a vedersi ricoperti periodi di inoccupazione, la possibilità di disporre di un sistema previdenziale e di forme previdenziali per un periodo più o meno lungo di tempo, hanno questo tipo di occupazione.
Così noi questo impegno lo chiediamo addirittura con maggiore forza al Governo attuale, dal quale ci aspettiamo, insieme alla predisposizione di tutta una serie di strumenti di governo del mercato del lavoro, anche la riforma del lavoro, oltre che l'estensione dei diritti a queste lavoratrici e lavoratori.
Questo ragionamento bene si accompagna alle cose che si dicevano prima ad una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali in un tempo ragionevole che consenta, ad esempio, l'introduzione, anche nel nostro Paese, di forme di tutela dei periodi di non occupazione analoghe a quelle che ci sono in altri Paesi europei e che consentono al sistema, in qualche modo, di autogovernarsi senza che le persone che perdono il lavoro per un periodo di tempo più o meno lungo debbano essere poi considerate soggetti da assistere e quindi impropriamente messi a carico di servizi che con il lavoro c'entrano assolutamente poco.
Questo consentirebbe una modernizzazione del Paese, che andrebbe a beneficio delle lavoratrici e dei lavoratori, soprattutto dei giovani che oggi vivono con gran preoccupazione la precarietà, ed insieme sarebbe uno strumento potente, oltre che di maggiore estensione dei diritti, di maggiori garanzie sotto il profilo della qualità del lavoro, di cui le nostre imprese necessitano. Alle imprese noi proponiamo incentivi che metteremo sul tappeto, e naturalmente discuteremo all'interno del nostro progetto di legge ed anche una loro disponibilità a mettersi in gioco per favorire lo sviluppo del Paese e per evitare il ricorso a quelle forme di lavoro precario che, in certe situazioni, hanno, come unico scopo, non di rendere flessibile la prestazione utile a quel momento produttivo dell'impresa, ma di abbassare il costo del lavoro.
inaccettabile far competere le imprese non sulla qualità, ma a scapito del reddito delle lavoratrici e dei lavoratori e, quindi, a discapito di tutta la collettività, compreso il sistema dei consumi nella nostra Regione e nel nostro Paese. Perché, a fronte di incertezze generate da redditi troppo bassi, non si mette su famiglia, non si pagano gli affitti, si permane in famiglia fino a 30-35 anni, si consuma in modo distorto; soprattutto, non si consumano quei prodotti ad alto valore aggiunto e che potrebbero consentire, ad esempio, uno sviluppo maggiore del nostro Paese in certi settori quali quello dell'accesso alla casa e quant'altro.
Mi rendo conto di essermi dilungata, e me ne scuso. Avremo modo nelle sedi opportune (Commissioni e sedi di concertazione) di discutere più a lungo e credo con la passione politica che tutti metteremo di questi temi che non sono temi di parte, ma sono temi della nostra società, del nostro presente e del nostro futuro.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore, della compita e lunga risposta.
La parola per replica al Consigliere Bossuto.



BOSSUTO Iuri

Credo che la risposta che ha dato l'Assessore sia una risposta che dà dignità alla nostra domanda e all'importanza del problema.
Tempo addietro, abbiamo posto l'interrogazione sulla precarietà proprio per portare in Aula un argomento sul quale, solitamente, purtroppo noi glissiamo un po'. Una realtà di cui la nostra società, che troviamo al di fuori del portone del Palazzo Lascaris, è pervasa. La precarietà ormai è un dato all'ordine del giorno, costante, quotidiano. È l'elemento che caratterizza molte famiglie, soprattutto quelle giovani, e anche molte non famiglie, perché la precarietà è una delle motivazioni, se non la causa principale, per cui a 30-40 anni i figli stanno a casa e non tirano su una convivenza e una propria famiglia.
Quindi, quando si parla di famiglia, a volte in termini anche un po' demagogici, forse ci si dimentica che spesso e volentieri la famiglia è un dato che manca, proprio per le condizioni di vita sociale a cui molti sono sottoposti.
Ci interessava portare all'interno di quest'Aula, che a volte è un po' distratta su questi argomenti, il tema precarietà. Ringraziamo l'assessore per il tempo che ha dedicato alla risposta che, ripeto, credo che abbia dato la valenza giusta a questo argomento, ed è un argomento che spicca ancora per la sua drammaticità quando, leggendo i dati dell'Osservatorio provinciale, ci accorgiamo che il 20% dei contratti precari - invito i Consiglieri ad ascoltare - sono contratti di un giorno. Di un giorno solamente, che moltiplicato per quaranta volte dà vita a quaranta contratti. Ma, attenzione, non sono quaranta lavoratori, è sempre la stessa persona assunta per quaranta volte e per quaranta giorni in un anno! Di fronte a un dato di questo tipo, il 20% non è cosa da poco. A fronte di cifre che parlano di 109.000 contratti a termine all'anno, ci rendiamo conto che probabilmente le difficoltà non sono poche, al di là di quel portone di Palazzo Lascaris. Vi sono difficoltà che hanno a che fare la vita di tutti i giorni e con il sostentamento.
Purtroppo le imprese usano molto questi contratti e li usano anche a scapito della professionalità, perché non c'è il tempo di formare un lavoratore se questo se ne va via perché scade il contratto. Ma di fronte al risparmio, di fronte all'aumento dei profitti, anche questo dato viene meno. Quindi cade la professionalità, e quindi l'esperienza per il lavoratore si incrina e lui non ha la possibilità di formarsi come vorrebbe.
Abbiamo anche un mondo di mutui da cui i giovani sono afflitti, perch non c'è un altro modo per trovare una casa. I mutui a tasso variabile sono aumentati di 150 euro in un anno e mezzo e anche questo è un dato interessante che i Consiglieri dovrebbero ascoltare, legato allo stipendio di un precario che, quando tutto va bene, si aggira sui 500-600 euro al mese. È un quadro che dovrebbe inquietare non poco quest'Aula e anche altre Aule istituzionali.
Noi crediamo che il settore pubblico troppo spesso faccia riferimento a realtà, aziende e, anche, a volte, a cooperative che del precariato fanno la loro bandiera, il loro vanto. Noi crediamo che il settore pubblico quando fa eccessivo ricorso a esternalizzazioni di questo tipo, sbagli perché va ad aiutare e a incrementare un esercito di disperati che affolla ogni giorno le nostre strade e le piazze attorno a questo Palazzo.
Noi ringraziamo l'Assessore per l'esaustiva risposta che ci ha dato.
Chiediamo all'Assessore Migliasso se può darci una copia scritta del suo intervento. Riteniamo che vanno bene gli incentivi, per far sì che il mondo dell'impresa sia sostenuto nella sua sana azione nel mondo della flessibilità utile - utile a tutti, non solo all'imprenditore ma anche al lavoratore - ma che siano indispensabili i deterrenti per evitare che si possa speculare sul tema della qualità della vita del lavoratore.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi per replica, passiamo al punto successivo all'ordine del giorno.


Argomento: Varie

Iscrizione ordine del giorno n. 493, inerente a "Ricordo di Mario Soldati" presentato dai Consiglieri Ricca, Cattaneo, Leo, Muliere, Dalmasso e Robotti


PRESIDENTE

stata richiesta l'iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n.
493, avente per oggetto "Ricordo di Mario Soldati".
Se non ci sono osservazioni, lo darei per iscritto.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente)


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 217 relativa a: "Convalida dell'elezione del Consigliere regionale Massimo Pace (articoli 17 della legge 108/1968 36 comma 2 dello Statuto, e 15 e 16 del Regolamento interno del Consiglio regionale)"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 3) all'o.d.g., inerente alla proposta di deliberazione n. 217. Si tratta della convalida di Massimo Pace in quanto Consigliere regionale.
Chiedo al Consigliere Dutto, in qualità di Presidente della Giunta per le Elezioni, di svolgere la relazione in merito.
La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio, relatore

Ai sensi dell'articolo 36, comma 2 dello Statuto e degli articoli 15 e 16 del Regolamento interno, la Giunta per le Elezioni ha proceduto all'esame della condizione del Consigliere regionale Massimo Pace proclamato in data 12 settembre 2006.
Sulla scorta della dichiarazione fornita dal Consigliere Pace, la Giunta per le Elezioni, nel corso della riunione del 6 novembre 2006, ha accertato la non sussistenza di cause di ineleggibilità e incompatibilità e all'unanimità ha votato la proposta al Consiglio regionale di convalidare il Consigliere Massimo Pace.
Pertanto, proponiamo al Consiglio di procedere alla convalida.



PRESIDENTE

Propongo al Consiglio regionale di procedere, conformemente alla proposta e con votazione a scrutinio segreto, alla convalida dell'elezione del Consigliere Massimo Pace.
Si proceda alla distribuzione delle schede.
Nomino scrutatori i Consiglieri Turigliatto e Cirio.
Prego un Consigliere Segretario di procedere all'appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Chieppa effettua l'appello nominale)



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

La votazione è chiusa.
Si proceda allo spoglio delle schede.
Ringrazio i Consiglieri Chieppa, Turigliatto e Cirio per il lavoro svolto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 48 Consiglieri votanti 48 Consiglieri hanno risposto Sì Consiglieri.
In base all'esito della votazione effettuata, proclamo convalidata l'elezione del Consigliere Massimo Pace.


Argomento: Resistenza

Esame proposta di deliberazione n. 214, inerente a "Revoca dell'adesione del Consiglio regionale del Piemonte all'Istituto Alcide Cervi"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 214, di cui al punto 4) all'o.d.g., sulla quale interviene il Vicepresidente Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
In varie occasioni ho parlato con alcuni colleghi dell'accordo che dieci anni fu realizzato, in assenza di accordi e di Case della Resistenza nella nostra Regione, con l'Istituto in oggetto per collaborare in alcune iniziative riguardanti il tema della Resistenza. Negli anni si sono create tre convenzioni con altrettante Case della Resistenza (quella di Fondo Toce, del Colle del Lys e della Benedicta), due delle quali con appositi disegni di legge che istituivano interventi particolari.
Nel frattempo, abbiamo ricevuto e stiamo ricevendo notevoli richieste di collaborazioni, ma anche di nuove convenzioni senza che, in questi dieci anni, ci siano state collaborazioni effettive con l'Istituto in oggetto.
Per questo motivo, ritengo che non si debba più in automatico, come è avvenuto, mantenere questo accordo, ma rimandare alle Case della Resistenza presenti nella nostra Regione, e ad altre associazioni interessate ad eventuali collaborazioni e contributi su iniziative specifiche, che si valuteranno di volta in volta. Questo è, brevemente, quanto è previsto nella proposta di deliberazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Mi rivolgo al Presidente e al Vicepresidente. Non posso fare altro che esprimere il mio parere fortemente contrario a questa deliberazione. La memoria antifascista e l'impegno perché questa memoria sia viva soprattutto, tra le nuove generazioni non ha confini regionali e fa parte dello spirito nazionale e dell'anima del popolo italiano.
L'unità politica del nostro Paese e la volontà di andare avanti, di guardare al progresso con gran certezza dei valori democratici antifascisti, costituzionali e repubblicani non può vedere la nostra Regione fare un passo indietro, rispetto agli impegni presi, nel sostegno a tutte quelle associazioni, quelle aggregazioni, quei movimenti, quei gruppi che si muovono per tenere viva nel paese la memoria e l'impegno antifascista.
Il mio voto e quello del Gruppo sarà di contrarietà a questo tipo di deliberazione.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio agli studenti universitari della Facoltà di Agraria di Torino e ai docenti e agli allievi del Liceo scientifico di Borgosesia


PRESIDENTE

Saluto gli studenti universitari della Facoltà di Agraria di Torino ed anche i docenti e gli allievi del Liceo scientifico di Borgosesia in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale) - Resistenza

Esame proposta di deliberazione n. 214, inerente a "Revoca dell'adesione del Consiglio regionale del Piemonte all'Istituto Alcide Cervi" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 214.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

L'anno scorso, sono stato a Casa Cervi a tenere l'orazione ufficiale della manifestazione, che il 25 luglio di ogni anno viene celebrata con una grande spaghettata sull'aia, ricordando la festa che la famiglia Cervi organizzò il 25 luglio 1943 alla caduta del fascismo, offrendo la pasta a tutto il paese.
Ho visto l'impegno e le testimonianze di come l'Associazione Cervi sta portando avanti i valori che derivano dalla resistenza e che sono fondanti della nostra democrazia e della nostra Costituzione. Credo, però, che proponendo quest'iniziativa la Presidenza del Consiglio non intende certamente, venire meno a quei valori, non vuole metterli in discussione e non li dimentica, ma credo voglia sottolineare come, nel tempo, i legami della nostra Regione con la Regione Emilia Romagna e, in particolare, con l'Associazione che svolge quell'attività si siano forse un po' allentati.
Devo dire che ho colto un legame che ancora vive, ed è forte, tra l'Associazione Fratelli Cervi e altre associazioni piemontesi, per esempio il Comitato per il Colle del Lys. La signora Maria Cervi era presente quest'anno alla cerimonia al Colle del Lys. C'è un collegamento che ancora continua con l'ANCI regionale del Piemonte e con altri Comuni, quindi colgo lo spirito di chi ha proposto l'iniziativa e credo sia opportuno ragionare se davvero da tanto tempo sono interrotti i rapporti, se non sia possibile in qualche modo, ravvivarli anche attraverso il Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza regionale, oppure se davvero si debba lasciar cadere la collaborazione che si era consolidata in passato e che oggi invece non ha più alcun legame.
Lascio questa riflessione, ragioniamoci un po' sopra; capisco lo spirito con il quale è stata proposta e anche le perplessità sollevate rispetto a questo argomento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

una vicenda che non ci sembra di straordinaria importanza, nel senso che questa razionalizzazione proposta dalla Presidenza non è che mette in discussione l'antifascismo. Non mi sembra una vicenda così emblematica, di importanza tale da mettere in discussione l'antifascismo.
Lo dico con serenità anche perché quando, nella passata legislatura sono diventato Assessore alla cultura, la prima cosa che ho fatto è stata di raddoppiare i fondi per gli studi della Resistenza e divulgare il bellissimo libro del Presidente Sanlorenzo sulla lotta contro il terrorismo rosso e l'eversione.
Quindi, parlo avendo sempre sostenuto le battaglie di libertà, avendo sostenuto il grande lavoro di studi sulla Resistenza, avendo come Assessorato alla cultura implemento, coordinato e promosso tantissime iniziative.
Mi pare però di notare ancora una volta che ci siano due interpretazioni del modo di essere sinistra, due valutazioni: chi cerca di attualizzare e razionalizzare e chi è legato a posizioni che, in questo caso, ci è difficile valutare. Ne parlavo con il collega Vignale e con il collega Cavallera e ci sentiamo un po' estranei a questo. Quindi, forse le perplessità del Consigliere Ricca sono le più comprensibili.
Certo è che possiamo notare, dalla votazione in Commissione sui temi etici con la Margherita, al discorso della famiglia o come scrive oggi Vattimo su la Repubblica - che non assumo a nume tutelare del mondo - come ci siano ormai due sinistre, che fanno fatica anche a parlarsi tra di loro e a comprendere quali siano i valori fondamentali.
Noi non vogliamo strumentalizzare questa vicenda, e lo dico ai Capigruppo della maggioranza e al collega Muliere che sta per intervenire.
Noi, come minoranza, contavamo di non mettere il dito nella piaga e di non prendere particolare posizione su questo, considerando che l'unità del lavoro culturale e della Resistenza non venga messa in discussione in alcun modo.
Tra l'altro, ne approfitto per dire al Presidente del Consiglio che apprezziamo come, sui temi dei diritti civili e delle libertà, la Presidenza del Consiglio si sta coerentemente muovendo. Abbiamo fiducia nell'Ufficio di Presidenza per le iniziative, ma sulla vicenda specifica siamo ansiosi di ascoltare gli interventi dei Consiglieri Chieppa e Dalmasso ed altri in questo dibattito importante nella sinistra che ascoltiamo con attenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dalmasso.



DALMASSO Sergio

Deluderò molto, e mi spiace, il Consigliere Leo, ma non è tanto un dibattito nella sinistra e non darei a questo tema un peso troppo grande.
Sappiamo che ci sono posizioni diverse - questo è noto - su molti temi ma non è certo questa la cartina di tornasole su cui si gioca il futuro del Governo a livello nazionale o della maggioranza a livello locale.
Abbiamo parlato con il Vicepresidente Placido di questa questione quindi credo che sarebbe scorretto avere due atteggiamenti diversi, uno nei dialoghi personali ed uno in Aula.
Quando il collega Placido mi ha parlato di questa proposta, siccome faccio parte del Comitato per la Difesa dei Valori costituzionali e resistenziali, gli ho espresso le mie perplessità in merito. Il collega Placido mi ha risposto che noi da dieci anni diamo soldi all' istituto Cervi e non abbiamo avuto alcun rapporto in questo lasso di tempo, tranne il fatto che ogni anno eroghiamo un finanziamento La valutazione era semplicemente questa: cerchiamo di stabilire un rapporto con loro, pensiamo anche eventualmente ad un viaggio del Consiglio con studenti delle scuole alla Casa Cervi, che è un luogo importante per quello che rappresenta. Credo che tutti abbiano letto il dialogo tra Einaudi e Cervi sulla cultura contadina. Abbiamo letto una serie di opere sui Fratelli Cervi, su quello che rappresentano anche nel contesto di quella terra e di quella regione così importante.
Valorizziamo anche maggiormente gli istituti locali, cioè quello di Fondo Toce; il Consiglio ha votato pochi mesi (primo proponente il Gruppo DS) la Benedicta. Ci sono sicuramente mille iniziative di questo genere da incrementare.
Se c'è una serie di perplessità di questo tipo che vengono da maggioranza e minoranza, la cosa migliore sarebbe quella di sospendere questa deliberazione per pochi giorni, discuterla eventualmente anche nel Comitato che si riunisce giovedì pomeriggio ed avere un secondo passaggio in Consiglio che consenta una decisione che non crei polemiche, fratture e ci consenta una scelta più serena.
Ribadisco che l'importanza della Fondazione Cervi va al di là del nostro contributo, perché sarebbe fondamentale ed importante stabilire relazioni anche nei convegni ed avere scambi e studi reciproci che in dieci anni non vi sono mai stati in alcun modo e alcuna forma, neanche a distanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chieppa.



CHIEPPA Vincenzo

In parte i Consiglieri che mi hanno preceduto hanno posto delle questioni. A me pare che bisognerebbe riportare la questione nei suoi giusti termini. Intanto, a me pare che il contributo che noi diamo come Regione - partirei da questa considerazione - all'Istituto Alcide Cervi è un contributo simbolico o poco più che simbolico. Parliamo di pochissime migliaia di euro all'anno (5 mila per la precisione). Lo dico perché non vorrei che questo passasse come un elemento di razionalizzazione della spesa.
Credo - e lo dico con grande amicizia e rispetto verso il primo firmatario della deliberazione - che il contributo che la Regione Piemonte dà, in questo caso il Comitato che lei presiede, abbia un valore simbolico che va al di là delle pur comprensibili motivazioni che stanno all'origine di questo provvedimento.
Credo che pure in assenza di elementi di collaborazione attiva, così come ci veniva segnalato, il nostro contributo, poco più che simbolico in termini quantitativi, quindi in termini economici, abbia un valore che va al di là della mera collaborazione, seppure importante e da sviluppare, tra la Regione Piemonte e l'Istituto Alcide Cervi. Ha un valore che va al di là per i temi dell'antifascismo, come diceva Robotti, e ha un valore anche per la conservazione della memoria storica di questo paese e di particolari momenti della memoria storica.
Noi abbiamo avuto un ex Presidente del Consiglio che ad un certo momento disse che sarebbe andato a fare visita a Papà Cervi. Questo è il livello della cultura del nostro Paese e in ogni modo c'è un elemento di preoccupazione da questo punto di vista.
Quindi, mantenere il contributo di 5 mila euro, prendendo l'impegno magari di valorizzare quella nostra presenza, seppur simbolica, in quella realtà e con il nostro contributo è una cosa importante, dal nostro punto di vista, perché mantiene, se pur simbolicamente, un rapporto con un fenomeno storicamente angolare del nostro Paese, e perché mantiene vivo un passaggio della storia del nostro Paese che deve essere ricordato.
Queste considerazioni non sono elementi di sterile contrapposizione non è nel nostro costume - ma occasione e stimolo alla riflessione.
Se il Comitato che lei presiede decidesse comunque di utilizzare quella somma, che è poco più che simbolica, per altre iniziative, noi dovremmo rispettare quella decisione, ma quel contributo dovrà passare in capo all'Ufficio di Presidenza nel suo complesso. Non mi pare che i 5 mila euro costituiscano un problema, perché mi pare di parlare di una cifra davvero irrisoria, ma sicuramente sarebbe simbolicamente sbagliato dare soprattutto in questo periodo storico, con la grande campagna di revisionismo, di riscrittura da destra della storia del nostro Paese nonché della storia della Resistenza e della storia della dittatura fascista, segnali che possono essere letti anche in maniera strumentale.
Presidente, il contributo è simbolico. Noi le chiediamo di rivedere questa proposta, tenendo fermo il fatto che quel tipo di simbolico rapporto con quella storia - la storia della famiglia Cervi - va mantenuto da parte della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Credo che il testo della delibera sia molto chiaro e l'intervento del vicepresidente Placido lo è stato ancora di più. Se soltanto immaginassi lontanamente che una decisione di questo tipo possa andare a intaccare le convinzioni della Regione Piemonte nel suo complesso, perché poc'anzi il collega Leo, ricordava il lavoro che ha sempre fatto il Comitato per la Difesa dei Valori della Costituzione e della Resistenza; se soltanto immaginassi che tutto ciò intaccasse questi principi e queste convinzioni direi: "Vicepresidente, riporti questa delibera in discussione".
Tuttavia, le motivazioni addotte dal Vicepresidente Placido in merito alla deliberazione sono chiare. Noi abbiamo degli impegni, in Piemonte, per sostenere l'attività dell'Associazione Memoria della Benedicta, del Parco della Memoria, del Fondo Toce e di altri istituti. È chiaro che in un momento come questo l'utilizzo delle risorse va razionalizzato. La motivazione era soltanto questa.
chiaro che queste decisioni, anche per il valore simbolico che hanno richiedono il consenso di tutti, perché dobbiamo evitare che qualcuno possa, anche lontanamente, strumentalizzare una decisione di questo tipo.
Pensare che domani qualcuno dica sui giornali che il Consiglio regionale ha eliminato i finanziamenti alla Fondazione Cervi, senza motivare e senza spiegare, mi dispiacerebbe e dispiacerebbe, credo, a noi tutti, che siamo legati a principi e valori fondamentali per la nostra attività ed impostazione politica.
Se la motivazione e se l'intento di tale scelta è appunto quello dato dal Vicepresidente e dalla delibera, credo che questa impostazione vada mantenuta e spiegata con chiarezza.
Se però è necessario ridiscutere non l'intento, che è chiaro, ma ridiscutere perché ci sia un consenso unanime da parte del Consiglio credo che queste siano delibere che richiedono davvero il consenso unanime del Consiglio per evitare altre strumentalizzazioni che possono venire anche all'esterno del Consiglio e non all'interno - facciamolo.
Per queste ragioni, credo che ci sia bisogno, dopo aver sentito gli interventi di altri colleghi, di fermarci un attimo e ridiscutere la questione, anche se da parte nostra - lo dico al Vicepresidente e al Presidente - c'era e c'è il consenso, perché l'intenzione della delibera era molto chiara: indirizzare le risorse nei confronti degli impegni e degli accordi che il Comitato e, quindi il Consiglio regionale, hanno assunto nel corso di questi anni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

La proposta del Vicepresidente Placido non deve e non può, come spesso avviene, essere utilizzata in modo "strumentale" da qualcuno che vuol vedere le contraddizioni nell'ambito della coalizione.
Io dico in questa occasione, come ho già detto in altre, che è assolutamente inutile, amico simpaticissimo e collega Leo, voler fare emergere queste contraddizioni.
Le contraddizioni, in una coalizione siffatta - ma non riguardano solo questa coalizione - esistono e quindi invito tutti i gli oratori a non parlare di sinistra in senso lato, né a parlare di due sinistre, perch questa coalizione - la nostra coalizione, la coalizione vincente, alla quale il mio partito appartiene - è una coalizione di centrosinistra quindi è ovvio che la sinistra può non avere nulla a che spartire con il centro su determinati argomenti. Quindi non c'è da meravigliarsi se puntualmente emergono delle contraddizioni.
La capacità di stare insieme e di governare è una capacità che va ricercata e non è assolutamente un elemento aprioristico, ma è un elemento di conquista, che purtroppo le leggi elettorali e la tendenza bipolarista con la compressione delle parti, ha imposto, ed è il motivo per cui la mia forza politica e il sottoscritto auspicano diverse leggi elettorali per diverse composizioni e per favorire aggregazioni di aree omogenee, nelle quali comunque e sempre, sarà da ricercare l'accordo programmatico con gli alleati, scelti magari al secondo turno, per governare.
Detto questo riguardo le osservazioni di Leo. Mi sento di rispettare il pensiero del collega Robotti e di altri.
Rivolgo una proposta al Vicepresidente Placido, se vuole ascoltarmi.
Qui, da parte di alcuni, si chiede di mantenere il livello e il significato simbolico. Benissimo, siccome qui non parliamo di grandi cifre, ma di una cifra che può tranquillamente essere ridotta senza che il significato simbolico venga stravolto, possiamo mantenere il livello simbolico salvando "capra e cavoli", e nessuno più potrà obiettare nulla, e dirottare quei pochi euro a condivisibili iniziative.
Ritengo che questo possa essere un possibile compromesso. Non ha nulla a che vedere (mi rivolgo all'amico Robotti e agli altri) con un'interpretazione di volontà in senso revisionistico su questo tema: assolutamente no.
Facendo così, come io mi permetto di suggerirle, Vicepresidente, lei accontenta tutti salvando l'aspetto simbolico e potendo utilizzare i fondi residui per l'iniziativa da lei proposta. La prego di considerarla solo un'ipotesi possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, ovviamente concordo con quanto detto dal collega Leo, pertanto intervengo solo per svolgere una considerazione integrativa partendo dal presupposto che il Vicepresidente Placido non si aspettava certamente di essere assimilato ai tanti revisionisti che preoccupano alcuni nostri colleghi della sinistra e che sembrano pullulare nel panorama politico nazionale.
Al di là delle battute, credo che il collega Placido, tutto sommato abbia fatto un ragionamento di questo tipo: interveniamo, a fronte di iniziative, piuttosto che dare adesioni di carattere generale, alle quali non corrisponde un programma specifico di coinvolgimento dell'Ente Regione.
un ragionamento che dovrebbe essere caratteristico di ciascun amministratore, al di là della trattazione di temi che riguardano la storia o i valori fondanti della nostra Repubblica, della nostra Regione, della nostra società civile o altri argomenti sempre importanti per la vita dei cittadini.
Comunque, questo, ne prendiamo atto, provoca condanne o timori nel percorrere strade che portino a rivedere una pagina di storia, che nessuno ha interesse a mettere in discussione, se non per conoscere la verità.
Non sono d'accordo con alcuni colleghi intervenuti prima, soprattutto con il collega Chieppa quando ha fatto riferimento alla destra che vuole mettere in discussione. Premetto che non appartengo alla destra.
Ovviamente, sono cresciuto al centro, con un'ottica chiaramente alternativa al fascismo o, comunque, che non si richiamava a questa eredità storica.
Non vedo assolutamente cosa ci sia di male nella ricerca della verità. La verità, cari colleghi, non è né di destra, né di sinistra, è la verità.
Noi siamo cresciuti in un certo clima e continuiamo ad accapigliarci in un determinato modo, forse superato, che senz'altro farà sorridere chi ci osserva dall'esterno. Però, dobbiamo trasferire alle nuove generazioni la storia, i documenti, anche i libri che sono stati scritti, sotto vari punti di vista, per spiegare quanto verificatosi in un determinato periodo storico.
Suggerisco all'Ufficio di Presidenza di trasformare il controvalore di cui si parla in un acquisto di libri, naturalmente, prestando attenzione sia a coloro che hanno dato della resistenza un'interpretazione chiaramente filocomunista, nella quale, sostanzialmente, si metteva in risalto il ruolo di quella formazione politica, che era senz'altro organizzata e che ha avuto la sua importanza, e sia a coloro che, invece, in qualche modo, hanno dato un'interpretazione più laica o, comunque, più corrispondente, forse al vero. Cito, ad esempio, i libri di Gianpaolo Pansa, che sto rileggendo in questo periodo, che, a mio avviso, completano veramente l'approfondimento che ciascuno dovrebbe avere per avere contezza e coscienza di quanto avvenuto.
Pertanto, forniamo alle biblioteche scolastiche e locali tutti questi volumi, anziché spendere soldi in adesioni di carattere generale, alle quali, magari, non corrispondono iniziative, che è giusto che ci siano.
Come amministratore locale e regionale ho sempre sostenuto le iniziative della Benedicta piuttosto che altre relative ad episodi della lotta antifascista, ma, attenzione, a mio avviso, è necessario non dividersi nella ricerca della verità, nel dare cittadinanza a tutti coloro che sono intervenuti su questa materia, magari, con angolature che ciascuno di noi può anche non condividere.
L'Ufficio di Presidenza è un organismo unitario, al quale appartengono forze che rappresentano complessivamente il Consiglio. Mi auguro che venga accolta la proposta di distribuire questi volumi alle biblioteche locali e scolastiche, anche per integrare quanto non è dettagliatamente descritto nei libri di storia adottati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta.



BOTTA Marco

Certamente, il dibattito al quale stiamo assistendo è particolare, se arrivasse un marziano o anche solo un amico di qualche paese europeo vicino, che conosce la politica italiana attraverso gli schematismi dei grandi giornali, o un nostro concittadino italiano, che segue il dibattito politico generale distrattamente, si chiederebbe dove è capitato e cosa sta succedendo.
Il fatto che oggi si discuta dell'adesione all'Istituto Alcide Cervi che venne fatta nel 1997 da una Giunta di centrodestra, su richiesta dell'allora minoranza, e che oggi, 14 novembre 2006, un governo di centrosinistra, attraverso uno dei suoi più autorevoli rappresentanti, il Vicepresidente del Consiglio regionale, l'amico diessino Roberto Placido chieda di revocare tale adesione, motivandola in termini meramente economici, getta un po' nello sconcerto tutti colori che ritenevano e ritengono che sulla materia i principi del centrosinistra siano univoci.
Sicuramente qualcosa di strano sta succedendo e noi comprendiamo le motivazioni di chi si oppone alla delibera.
Certamente 5 mila euro possono giustificare l'apertura di un difficile dibattito su un tema molto profondo e molto sentito. È un dibattito che riguarda una di quelle costruzioni, proprio il mito resistenziale, che è il cemento sostanziale del centrosinistra.
Mi chiedo, però, se è giusto occupare tempo importante del Consiglio regionale su un tema come questo. È giusto, che mentre il Piemonte aspetta le nostre risposte sulla sanità, sul terzo valico, sul precariato e su tanti altri problemi concreti, noi ci interroghiamo su un'adesione pari a euro cinquemila ad un Istituto come l'Alcide Cervi? In questa maniera facciamo un buon servizio al nostro Piemonte? Il dibattito sul revisionismo storico, che molto spesso viene evocato è importante. Revisionare la storia è un dovere degli storici. Se noi vivessimo per una storia già data e finita, dove nulla può essere cambiato probabilmente vivremmo in un regime. Si fanno ricerche storiche sull'Impero romano, sulla civiltà egizia; come si può impedire di fare ricerche sulla nostra storia più recente? Questo tipo di ricerca va sicuramente aiutata ed è stimolante la proposta del Consigliere Cavallera: utilizzare questi fondi per diffondere nelle nostre scuole, alcuni volumi, non scritti da storici etichettabili politicamente, ma da storici liberi che in questi ultimi mesi e in questi ultimi anni danno un resoconto di cose già conosciute, ma che è giusto che molti altri conoscano. Sarebbe bello se questo Consiglio regionale, oltre a aderire, come ha fatto, all'Istituto Alcide Cervi, aderisse ad altri Istituti che ricordano la memoria, ad esempio dei Fratelli Govoni: cinque fratelli trucidati nel 1945, ricordati dallo scrittore Pansa nel suo libro "1945".
Sarebbe un esempio di civiltà che sicuramente non saremo in grado di dare, ma che meriterebbe di essere pensato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Guida; ne ha facoltà.



GUIDA Franco

Grazie, Presidente.
Vicepresidente Placido, ma chi gliel'ha fatto fare! Una delibera così semplice e così chiara, che non faceva altro che garantire una serie di iniziative piemontesi nell'ambito del Comitato che lei presiede che, tra l'altro, non diceva no all'Istituto Cervi perché dice: "Quando capiteranno cose che riterremo importanti e positive, comunque vi parteciperemo". Chi gliel'ha fatto fare ad iniziare questo discorso che ci porta così lontano? Giustamente, il Consigliere Buquiccchio mette in evidenza che nel centrosinistra lui è al centro. Cosa dovrei dire quando Bertinotti parla delle "destre"? Io non sono mai stato di destra, mi considero un buon democristiano, quindi qual è il problema, poiché la delibera che l'Ufficio di Presidenza ci ha invitato a votare è di una semplicità estrema? Cercare delle dietrologie, cercare dietro questa delibera cose che non ci sono, è un po' fazioso.
Da parte mia, quindi, se la manterrà, la voterò molto volentieri. Tra l'altro, poiché mi è sembrato di capire che qualcuno ha messo in dubbio che in futuro lei rimanga o no Presidente del Comitato per i valori della resistenza, le dico che, pur essendo di partiti diversi, mi sta bene che lo faccia lei. Mi fido del lavoro che sta facendo.
Credo che anche da parte dell'UDC non ci possa che essere un voto favorevole.
Se poi vogliamo parlare di Resistenza, di antifascismo, di destra e di sinistra, facciamo un grande dibattito, magari un giorno che non ci sono altri argomenti più importanti per il Piemonte.
Votare questa delibera non significa minimizzare la resistenza l'antifascismo, la storia del Paese e, soprattutto, del Piemonte. Quindi la mantenga, non la ritiri, perché noi la votiamo volentieri.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Novero; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente.
Non penso che questa proposta sia nata con intenti di revisionismo perché l'intenzione è ben chiara, come non credo che il problema siano quei 2 o 3 mila euro che eventualmente potremmo raccattare riducendo l'importo.
O restiamo o usciamo.
Personalmente non vedo la possibilità di ridurre restando, perch allora sì che si potrebbe pensare sul serio che la proposta sia stata fatta solo per uscire da qualcosa che non ci piace. Sarei per mantenere la proposta così com'è, però capisco l'intervento del Consigliere Muliere che mi trova pienamente d'accordo - che ha usato argomenti analoghi a quelli che le settimane scorse ho usato per la legge sulla tutela delle minoranze linguistiche.
Sono perfettamente d'accordo con il collega. A volte, al di là delle nostre intenzioni, può esserci l'articolo di stampa che taglia, può esserci il fraintendimento voluto delle nostre intenzioni, però, come ne prendo atto io, inviterei i colleghi Consiglieri (chi vuole capire lo capisce) a usare lo stesso metro. Quando abbiamo queste preoccupazioni, preoccupiamoci insieme di far uscire dei dispositivi che siano ben chiari ed indubitabili.
Al limite, se il problema è questo, non so se si può essere più chiari. Per me è chiaro, se qualcuno ritiene che sia travisabile, al limite migliori il testo, lasciando lo spirito della proposta, secondo me condivisibile, che è una razionalizzazione degli interventi in questo settore.
In ogni caso, credo che almeno un emendamento vada fatto, nel senso che nel quinto comma c'è un errore: è scritto l'Associazione Memoria della "Benedica". Ricordiamoci di correggere con "Benedicta", altrimenti facciamo una figuraccia.
Probabilmente è un errore di battitura, non è una battuta. Se ci sono delle migliorie, anche lessicali, per me va bene.
Voterò sicuramente a favore di questo provvedimento, perché ne condivido lo spirito. Al limite, possiamo migliorare qualche elemento, ma nel complesso va bene.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
I colleghi intervenuti hanno già illustrato l'atteggiamento che il Gruppo, nel merito, intende tenere sull'argomento. Lo condivido, certamente non sospetto di inutili simpatie per il proponente, che è l'unico motivo che francamente mi ha indotto a riflettere molto prima di intervenire perché timeo Danaos e, soprattutto, et dona ferentes. In questo caso non sono doni, ma tesi che ci sembrano largamente condisivibili.
Mi preoccupa molto - lo dico con estrema franchezza - l'intervento del collega Muliere, perché mentre io credo che avere opinioni diverse sia un arricchimento di una qualunque struttura, anche della vostra. Per esempio il tema dell'importanza dei simboli, che è stato sollecitato, è un tema che ci vede interessati, purché i simboli siano simboli di tutti.
Credo che al momento dell'elaborazione dello Statuto della Regione Piemonte, su cui la scorsa legislatura convenne - non me ne vogliano i precedenti legislatori, c'ero anch'io - si poteva, certamente, essere più ambiziosi. È uno Statuto de minimis. Sto parlando di uno Statuto proposto principalmente dalle forze, attualmente, di opposizione. Nulla obbliga nulla previene che l'attuale formazione del Consiglio regionale, qualora il merito lo richieda, voglia tornare su temi statutari non più per obbligo o per scelta.
Per esempio, attorno alla logica dei simboli, che ha contraddistinto una parte degli interventi di alcuni Gruppi di sinistra, credo che ci sia da fare qualche riflessione. Noi votiamo a favore di questa delibera perché ne abbiamo letto il contenuto e lo condividiamo. Non gli attribuiamo nessun altra valenza, se non quella della delibera, cioè per quanto vi è scritto. Comprendiamo l'aspetto dei simboli, ma ci sembra essere un tema non ancora completamente sceverato.
Collega Muliere, le tensioni interne alla maggioranza mi sembra che siano già emerse a sufficienza, anche su temi che noi riteniamo decisamente più rilevanti, senza il bisogno che questo si presti a inutili strumentalizzazioni da parte nostra. Aggiungo, però, un elemento: non vorrei che ci fosse un'altra preoccupazione, che è stata citata con chiarezza dal collega Muliere, su che cosa la stampa - in senso lato, non mi riferisco al noto quotidiano torinese - scriverà.
importante quello che la stampa e la comunicazione dicono, ma non pu essere sostitutivo delle attività del governo e di una maggioranza che ogni tanto, deve anche prendere decisioni che sa a priori non essere facilmente popolari. Noi siamo stati accusati per anni, talora giustamente di seguire solo i sondaggi, ma non vorrei che voi addirittura li anticipaste, non decidendo neanche cose su cui non è ben chiaro che cosa pensano i cittadini piemontesi.
Anche perché la stampa, molto recentemente - non me ne voglia la stampa, che vedo ampiamente rappresentata - su una vicenda regionale, ha sostenuto tesi erronee. Non mi riferisco all'ambito della critica che esprimeva - ci mancherebbe, la critica è legittima - ma quando si scrive sui giornali che i nani sono sei e che il capo dei nani si chiama in un modo qualunque, non Biancaneve, questa è semplicemente una notizia erronea.
Quindi, farvi arrivare legittimi diritti di critica da notizie erronee credo, sia appunto un errore che le maggioranze dovrebbero censurare nell'interesse della libera comunicazione, del libero esercizio della critica, ma anche di coloro che operano sotto i riflettori di tutti.
Inviterei la maggioranza a votare questa delibera. Non credo che i nostri voti siano determinanti: "Soccorso azzurro" - come diceva l'amico Luca Robotti - è disponibile nel merito sui temi che abbiamo citato prima.
Se volete, ve li elenco: siamo disponibili sulla TAV; siamo disponibili sul federalismo perché fa parte del nostro programma e se, a Dio piacendo, la vostra maggioranza su questi temi intende proporre, ci troverete; siamo disponibili a consentire che alcune nostre leggi siano diventate vostre perché le avete votate (l'Assessore Bairati, non inconsuetamente assente ha fatto una legge sulla ricerca, che è fondamentalmente nostra).
Siamo disponibili sui nostri temi, non differenziandoci per mero spirito di parte. Le fragilità della maggioranza sono comprensibili, anche se non le vedo con particolare entusiasmo, ma ricordo le fragilità della nostra, quindi non vorrei fare delle gare a perdere. Se, però, non votiamo nonostante li abbia proposti il Vicepresidente Placido e nonostante siano condivisibili - neanche su temi chiari, su quali temi riusciremo a discutere e a votare? Guardate che ci sono questioni più impegnative, che il Consiglio regionale, credo, attende - non me ne voglia l'aspetto simbolico di questa delibera - più rilevanti dal punto di vista economico e dove probabilmente, le differenze sono molto più marcate. Se non discutiamo e non sintetizziamo neanche su questi aspetti, su che cosa potremo convenire mai?



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Turigliatto; ne ha facoltà.



TURIGLIATTO Mariano

Grazie, Presidente.
Ritengo che attribuire valenze diverse a questa proposta di delibera sia uno degli elementi che rendono più complicata la discussione. Se l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, in particolare il Vicepresidente, sta operando una razionalizzazione delle spese - come mi era parso dalla presentazione di questo provvedimento - eliminando progressivamente tutte quelle spese, che sono diventate delle spese fisse alle quali non corrisponde un ritorno di alcun tipo, personalmente, sono assolutamente d'accordo. Mi era sembrato che a tale provvedimento, portato alla Conferenza dei Capigruppo, fosse stata data questa chiave di lettura.
Inoltre, dobbiamo stare attenti ad occuparci di cose troppo specifiche per provare a ragionare sulla base di criteri generali. Diversamente, se analizzassimo i casi uno per uno - atteggiamento sul quale, ahimè, siamo caduti - il rischio concreto è di fare dei danni, non alla maggioranza o all'opposizione, ma in generale al sistema, perché non si capirebbe più il senso delle cose che facciamo.
Torno a ripetere che, per quanto riguarda un'opera meritoria - perché è sempre meritorio razionalizzare e fare in modo che, amministrando soldi pubblici, ai soldi che decidiamo di spendere corrispondano degli impegni ci stia una delibera di questo tipo. Diverso è se, invece, noi riconduciamo la proposta di deliberazione di oggi al tema antifascismo sì, antifascismo no. Abbiate pazienza, molti di voi lo sanno, io me le sono anche prese, in passato, su questa questione.
L'antifascismo ha, certamente, bisogno di simboli e questo è un simbolo. Difatti, stiamo andando a toccare non un simbolo, ma un rapporto che la Regione strutturalmente ha instaurato in tempi lontani con un simbolo. Quindi, va trattato con la delicatezza e il garbo del caso.
Inoltre, occorre ricondurre il tema dell'antifascismo ai soli simboli.
Credo che noi - la sinistra, la destra e il centro - abbiamo un grande bisogno di ragionare su che cosa significhi oggi l'antifascismo. Ho l'impressione che, al di là delle collaborazioni economiche, nel nostro Paese ci sia in realtà - non lo dico solo io, ma anche altri che, ahimè hanno ben più autorevolezza dello scrivente e che hanno fatto qualcosa di antifascista nella loro giovinezza - molto fascismo strisciante. Questo fascismo, ahimè, non attraversa una sola parte politica chiaramente individuabile che, semmai, vanta qualche volta più nostalgie di altri o più contiguità dal punto di vista storico.
Quindi, dobbiamo lavorare per costruire una politica dell'antifascismo è bruttissima l'espressione, ma credo che sia questo - per portare alle giovani generazioni e a tutti quelli che vivono questa come storia remota e quindi da dimenticare; dobbiamo lavorare per portare un messaggio di grande attualizzazione come peraltro fanno già molte associazioni da questo punto di vista.
Il Col del Lys mi pare un esempio importantissimo da questo punto di vista, anche con stanziamenti superiori ai 5 mila euro di cui stiamo discutendo.
Quando si è discusso di questa questione, proprio io feci una domanda: "Abbiamo provato a parlare con costoro per capire se possiamo accendere forme di progettualità? Prima di buttare via una cosa, forse conviene cercare di...". Mi è stato risposto, se non ricordo male - e non voglio mettere in bocca alle persone parole che magari non hanno detto - che tentativi in questo senso erano stati fatti con scarso risultato.
Se è così, ridefiniamo questa nostra partecipazione, ridimensionandola o immaginiamo che si trasformi in una collaborazione su un evento che si tiene una volta l'anno oppure ogni due anni. Peraltro, credo che sia giusto che noi, come Consiglio regionale, ci rimettiamo in discussione attraverso deliberazioni come questa, per ridefinire rapporti che altrimenti rischiano di non essere più percepiti come rapporti buoni, importanti e forti proprio dal punto di vista degli ideali dell'antifascismo, ma quasi ridotti ad una sorta di tassa che si paga e che si discute se ridurre o no. Il problema non sono i 5 mila euro, ma è tutto quello che ho tentato confusamente di dire.
Quindi, credo che la proposta che avevano fatto il Consigliere Dalmasso e il Consigliere Muliere di soprassedere un momento e fare questa verifica con i diretti interessati e con il Comitato di cui il nostro Vicepresidente è valente Presidente, fosse la soluzione migliore per permetterci, al di là delle fratture, di arrivare la prossima volta con qualcosa di più chiaro.
Una collaborazione fattiva è giusto che trovi una corrispondenza anche economica; una non collaborazione può anche dare luogo ad una deliberazione di questo tipo, che in quel contesto mi sentirei di appoggiare indipendentemente da quello che pensano i giornali, perché dovremmo avere anche un po' il coraggio delle nostre decisioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rostagno; ne ha facoltà.



ROSTAGNO Elio

Probabilmente il titolo "Revoca dell'adesione del Consiglio regionale del Piemonte all'Istituto Alcide Cervi" non poteva non attivare - ma comunque sarebbe avvenuta - una discussione che con la deliberazione in oggetto, di carattere prettamente amministrativo, ha poco a che fare dal punto di vista pratico, ma a che fare con il punto di vista ideale e con il punto di vista politico.
Era evidente ed è evidente che su un tema sensibile come quello dei valori della Resistenza possano esserci delle differenziazioni. Per l'argomento trattato non si rivolgeva al concetto generale, peraltro ribadito dalla Costituzione del nostro Paese, di legame con la Resistenza quanto a delle collaborazioni che vengono realizzate attraverso protocolli d'intesa con alcune istituzioni del Piemonte e all'opportunità di non avere un rapporto continuativo e predeterminato di anno in anno con l'istituzione legata alla memoria dei Fratelli Cervi. Ci si chiede se è maggiormente opportuno decidere di volta in volta adesioni ed iniziative attivate dalla Fondazione Cervi senza porre limiti.
Il problema non è se un nome come quello dei Fratelli Cervi merita maggiormente o meno rispetto in funzione delle cifre che si vanno ad accantonare. Se la Fondazione Cervi proponesse alla Regione Piemonte una collaborazione importante che richieda dieci volte tanto i 5 mila euro dell'attuale adesione, ma che abbia valore e sappia veramente diffondere magari non solo a livello territoriale legato alla Regione Emilia e alla Regione Piemonte, ma a livello nazionale i valori che nella memoria dei Fratelli Cervi sono ben presenti, credo che questa deliberazione ne darebbe completamente la possibilità.
Nel fatto di ritenere maggiormente opportuno decidere, secondo le iniziative di volta in volta, e viceversa revocare tout court la presenza del Consiglio regionale in qualità di socio all'Istituto Alcide Cervi, si è fatta una proposta non di scelta definitiva, perché possono esserci le singole iniziative finanziate, non legata ai valori portati avanti dalla Fondazione Cervi, bensì un'iniziativa di carattere amministrativo circa l'allocazione di risorse complessivamente destinate ai temi della Resistenza ed ai valori ad essa connessi.
C'è stata forse un po' di tensione e c'è stato qualche fraintendimento è possibile, però ritengo che, per quanto proposto dalla deliberazione, il Gruppo de La Margherita potrebbe votarlo anche adesso. Però, data la sensibilità del tema, è forse maggiormente opportuno un approfondimento e un chiarimento che permetta, magari con la ridefinizione di qualche parte del testo che renda il tutto agibile per l'intero consesso, di arrivare ad una soluzione che permetta un voto unanime su un tema che può essere delicato e che, pertanto, va affrontato con la dovuta cautela.
Quindi, se rimane fermo il fatto che come Margherita condividiamo la proposta nella sua esposizione attuale, per maggiore chiarezza potrebbe essere utile un approfondimento che con qualche modifica permetta a tutti i Gruppi consiliari di votarla.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Grazie, Presidente.
Intanto mi preme l'obbligo di dire che conosco il Vicepresidente Placido da tanti anni e mi è sempre sembrato uno dei più validi sostenitori dei valori della Resistenza, anche talvolta in antitesi con altre posizioni che venivano espresse.
In sede di Capigruppo, abbiamo parlato di un provvedimento che tende a razionalizzare la spesa e lascia poi piena potestà di utilizzare queste risorse come e dove possono essere spese in Piemonte e sul territorio.
Tuttavia, mi è parso che qualcuno ha affermato che, se ci sono iniziative nazionali che meriteranno la nostra adesione, nulla vieta alla Regione Piemonte, di volta in volta, di aderirvi o di dare contributi diretti purché siano iniziative specifiche che effettivamente abbiano una valenza nazionale, che rappresentino dei valori e che non siano - come qualcuno ha detto - solo una tassa che la Regione Piemonte paga alla Regione Emilia Romagna.
Stamattina tutti sono intervenuti, abbiamo discusso due ore di questo tema; la maggioranza ha in merito diverse interpretazioni. Ora se voi, come mi è parso di sentire, ritirate questa proposta, è una vostra sconfitta.
Qui si tratta anche di fare in modo, come intelligentemente qualcuno ha detto, di non fare sulla questione una strumentalizzazione politica, ma di dire che ci sono 5 mila euro che tornano nel patrimonio della Regione Piemonte, che deciderà magari di assegnare al Comitato piemontese dei Valori della Resistenza. Tutto è possibile, però è insensato spaccarsi su una proposta che viene dal Vicepresidente del Consiglio. Nella Conferenza dei Capigruppo qualcuno poteva alzare la mano e dire che il suo partito non era d'accordo, e questo non è avvenuto.
Quindi, è inutile che noi portiamo alla Conferenza dei Capigruppo degli argomenti e poi in Aula ognuno si muove contro o si muove autonomamente.
Perché dobbiamo perdere in questo modo metà giornata dei lavori del Consiglio regionale? Se questa proposta sarà ritirata, ci verrà facile fare la polemica che viceversa, non faremo se questa proposta avrà il suo corso naturale, così come deciso dai Capigruppo.
Ragionate voi se può essere più intelligente bloccarla, magari favorendo a quel punto ogni tipo d'interpretazione, di polemica e di strumentalizzazione, oppure come se fosse passata questa mattina, con due interventi. Nessuno di noi aveva assolutamente in mente di fare nessun tipo di polemica, così come quando l'abbiamo firmata non abbiamo aggiunto un aggettivo a quello che abbiamo firmato e i Capigruppo hanno detto tutti di essere d'accordo a portare in Aula il provvedimento e a votarlo.
Adesso sta a voi decidere cosa fare. Il centrosinistra, nella sua autonomia, lo può fare, però state facendo tutto da soli. Abbiamo perso due ore su quest'argomento, oppure le abbiamo guadagnate? Facciamo in modo di non dover dire che questa è stata una mattinata che ha visto una spaccatura nel centrosinistra su un tema che non voleva essere politico, e che ha fatto perdere mezza giornata di lavoro al Consiglio regionale, che invece avrebbe provvedimenti molto più importanti da portare avanti.



CHIEPPA VINCENZO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Condivido, in particolare, alcune parti del discorso del collega Turigliatto, nel senso che, se quest'iniziativa va nel senso della razionalizzazione degli interventi della Regione, non si può che condividere.
Per quanto mi riguarda, sono stato interpellato nel momento in cui s'ipotizzava questa delibera, e avevo dato il mio assenso.
Devo ricordare che, nella passata legislatura, si era discusso molto sulle parole "Resistenza" e "Liberazione", in quanto nel nuovo Statuto della Regione Piemonte avremmo voluto fare entrare il termine "Resistenza".
Invece, è poi entrato il termine "Liberazione" e alcuni di noi vedevano in questo una diversa posizione ideale.
vero che la Resistenza è un fatto generale e non solo regionale. Si è parlato prima di simboli. Credo che i simboli siano importanti e vanno mantenuti vivi. Però ho sempre pensato che tenere vivi i simboli significa non solo ricordare quello che è passato, ma significa, a mio modo di vedere, anche storicizzare e attualizzare il significato della Resistenza per quello che è stata.
Voglio, in questa sede, ricordare un tema a me molto caro, nel senso che vedo, nella lotta della Resistenza, anche una lotta contro l'ingiustizia.
Credo che ai giovani d'oggi dobbiamo cercare di comunicare il fatto che, negli anni Quaranta e forse anche prima, si lottava contro un'ingiustizia. Credo che oggi la lotta contro l'ingiustizia sia una lotta contro un sistema di globalizzazione che sta rendendo i popoli sempre più disuguali, che sta creando una profonda ingiustizia, sia tra i paesi più poveri e i paesi più ricchi, ma anche all'interno degli stessi paesi che vengono definiti ricchi.
In quest'occasione, in cui si spendono tante parole su questa delibera un richiamo a quello che è oggi il senso dell'ingiustizia lo ritengo interessante e importante.
Per quanto riguarda la posizione sulla delibera specifica, non penso di cambiare la posizione che avevo sostenuto nel corso dell'incontro con i Capigruppo.
Se tutti insieme si decide di riportare la delibera in Commissione per ridiscuterla, naturalmente sono favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Da come si sta articolando il dibattito, viene spontanea e più che legittima la domanda: "In Ufficio di Presidenza cosa si votato? È passato a maggioranza o all'unanimità questo provvedimento?" Noi non sappiamo l'esito.



PRESIDENTE

Il provvedimento è a firma del Vicepresidente Placido. Non è un provvedimento dell'Ufficio di Presidenza.



PEDRALE Luca

Non è stato precedentemente votato o approvato all'interno dell'Ufficio di Presidenza. Questo è un punto che desideravamo capire e conoscere.
Quindi, parlando del provvedimento presentato dal Vicepresidente Placido mi sembra un provvedimento più che ben impostato, più che giusto. Nel senso che si cerca, anche nelle piccole cose, di razionalizzare la spesa e di dare il giusto significato alle iniziative.
Il provvedimento, nella parte finale, chiarisce che questo non esclude un rapporto di collaborazione, di volta in volta, in futuro con l'Istituto Cervi, ma cerca, nel limite del possibile, di privilegiare i rapporti di collaborazione con gli istituti che valorizzano la Resistenza in Piemonte.
Mi sembra un'impostazione più che ragionevole quella che è stata portata avanti dal Vicepresidente Placido, come anche le argomentazioni enunciate dal Presidente del Gruppo DS Muliere vanno in questa direzione.
Quello che è sorprendente è che ci si trovi questa mattina in una situazione dove è emersa una divaricazione molto netta e molto preoccupante su questo provvedimento, che ha un valore anche ideologico e politico all'interno della stessa maggioranza di sinistra. Lo diciamo senza alcun intento provocatorio e in maniera anche un po' sommessa. Ma prima di presentare provvedimenti che hanno una valenza ideologica e politica di questo tipo, sarebbe bene che prima vi riuniste fra di voi per chiarire le rispettive posizioni all'interno del centrosinistra. Mi sembra che abbiate le idee molto confuse, non solo su questo provvedimento, ma anche su altri.
Oggi ne abbiamo avuta un'ennesima dimostrazione.
Il ritiro di questo provvedimento è, indubbiamente, una sconfitta per l'ala riformista all'interno del centrosinistra. Riformista perché nel piccolo cercava di riformare un provvedimento interno all'amministrazione regionale in maniera, devo dire, sicuramente ragionevole e sensata.
La vita del Consiglio regionale è già complicata. Se ce la complicate ulteriormente in questa maniera, non chiarendovi prima le idee fra di voi veramente non so quale produttività, potrà caratterizzare questo Consiglio nei prossimi mesi.
Vorrei rivolgere questa domanda all'amico Assessore Deorsola, che tiene i rapporti con il Consiglio regionale. Lui ha semplificato il rapporto non venendo in Aula, quindi ha risolto già di per sé il problema.
Lo dico da ex democristiano all'amico Deorsola. Dovrebbe essere presente a mediare e ricomporre queste situazioni quando vengono fuori, non assentarsi dai lavori del Consiglio. Questa è indubbiamente una divaricazione, una frattura non di poco conto all'interno della maggioranza di centrosinistra.
Palese ed evidente è anche una sfiducia politica che una parte della maggioranza di centrosinistra esprime nei confronti dell'Ufficio di Presidenza. Senza anche voler drammatizzare eccessivamente la situazione però è evidente e palpabile che qualcosa all'interno di questa maggioranza non va bene da qualche tempo. A partire dalle prossime volte, riunitevi prima fra di voi, chiaritevi bene le idee e poi presentate i provvedimenti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola al Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Signor Presidente, mi attengo all'illustrazione svolta del Vicepresidente, senza dare una valutazione di carattere storico-politico rispetto alla scelta compiuta. Il collega Botta ha già detto dell'importanza, in alcuni casi, dei simboli. Ripeto: noi ci atteniamo all'illustrazione e al contenuto della deliberazione, cioè alla volontà di razionalizzazione dell'Ufficio di Presidenza e del Consiglio regionale, che sarebbe anche utile venisse fatta in seno alla Giunta regionale.
Mi permetto, però, di svolgere qualche valutazione di metodo e non relativamente al merito. Fateci la cortesia di consegnare alla Presidente lo stenografico, o almeno una sua parte, così, la prossima volta, prima di accusare l'opposizione di bloccare i lavori del Consiglio, ce n'è un po' per tutti, non ce n'è soltanto per l'opposizione! Al di là delle battute che non sono tali, vi è anche un altro aspetto da prendere in esame relativamente alle proposte di legge, che seguono il percorso istituzionalmente corretto, cioè vengono approvate dall'Ufficio di Presidenza, vengono presentate alla Conferenza dei Capigruppo, approdano in Aula e vengono poste in votazione, dopodiché, una serie di soggetti Gruppi consiliari esclusivamente di maggioranza - ne richiedono il ritiro.
Ricordiamo, ovviamente, che la maggioranza di questo Consiglio regionale come è logico che sia, esprime la maggioranza all'interno dell'Ufficio di Presidenza, altrimenti, nei confronti dell'Assemblea si creerebbero dei principi che non sono corretti. Nel senso che, in qualche modo, si dà l'opportunità alla maggioranza di richiedere e, magari, ottenere - noi speriamo di no - il ritiro di una proposta di deliberazione, o comunque di un atto posto al voto del Consiglio, mentre, ovviamente, la minoranza non ha i numeri per una tale richiesta, ma, in alcuni casi, avrebbe la potestà così come avanzato da alcuni partiti, di richiedere il ritiro di una proposta di deliberazione.
Chiedo che si ponga attenzione a quelli che sono gli atti consiliari perché, diversamente, alla maggioranza, qualora oggi non ponessimo in votazione - come invece noi ci auguriamo - questa proposta di deliberazione, attribuiremmo la potestà non statutariamente indicata di votare a favore, votare contro e astenersi rispetto ad un provvedimento o qualora si trovi in difficoltà, anche di richiedere il ritiro. Questa potestà, ovviamente, non può essere data alla minoranza, nel senso che non avrebbe la stessa facoltà di domandare ad un Assessore o all'Ufficio di Presidenza il ritiro di una proposta presentata al voto dell'Aula.
Noi riteniamo corretto procedere alla votazione, poiché la proposta di deliberazione ha seguito tutto il percorso previsto dallo Statuto e dal Regolamento del Consiglio. Dopodiché, è logico e corretto che le differenti posizioni, anche all'interno del voto di una deliberazione piuttosto che di un ordine del giorno, si manifestino con il voto e non soltanto con le dichiarazioni consiliari, che, poi, in qualche modo, vengono demandate ad una sospensiva per riflettere.
Ci permettiamo di darvi un unico consiglio - bonario - anche se siamo certi che questo è stato fatto: magari, nelle riunioni di maggioranza discutete anche degli atti che vanno in aula. Questo sarebbe estremamente importante, soprattutto, per evitare di perdere due ore e mezza per la discussione di un documento che sembra condiviso da tutti, ma, poi scopriamo che, invece, sembra solo essere condiviso o quanto meno crea grandi perplessità ad una larga parte del Consiglio.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
La parola al Vicepresidente del Consiglio regionale, Placido, che interviene per replica.



PLACIDO Roberto

Signor Presidente e colleghi, sono abituato a vedere l'aspetto positivo in tutto e anche in quest'occasione voglio vedere l'aspetto positivo che ci ha permesso...



PRESIDENTE

Colleghi, vi pregherei di accomodarvi nei banchi o fuori dall'aula.



PLACIDO Roberto

...cosa che non è mai avvenuta, almeno nella scorsa legislatura, di avere un lungo e articolato dibattito su alcuni aspetti dell'antifascismo e della Resistenza.
Questo è l'aspetto positivo, non secondario, considerando che una discussione su questi valori, al di là di chi vorrebbe anche allargarli ad altre situazioni, credo trovi unanime il Consiglio regionale.
Ne approfitto per fornire alcune informazioni, che nella confusione dell'illustrazione iniziale si sono perse o sono state poco chiare, circa le modalità con le quali siamo arrivati a questa proposta di deliberazione.
Dopo l'informativa in Ufficio di Presidenza, come da prassi consolidata, è seguito un passaggio nella riunione dei Capigruppo, come alcuni colleghi Presidenti di Gruppo hanno voluto ricordare - in particolare, ringrazio chi con onestà intellettuale ha confermato quanto concordato anche in termini informali - relativamente a tale provvedimento. Così come per altri provvedimenti, è consuetudine che, al di là del passaggio ufficiale, vi sia anche un passaggio informale, con l'impegno a condividere con entusiasmo, o con perplessità, o con qualche preoccupazione, o all'unanimità da parte dei Presidenti di Gruppo della maggioranza, a far sì che...



(Commenti fuori microfono)



PLACIDO Roberto

Ho parlato chiaramente di condivisione con perplessità, con qualche resistenza...



(Commenti fuori microfono)



PLACIDO Roberto

Ne parleremo in un'altra occasione; vorrei terminare, caro Consigliere Robotti, se mi permette.
...prima di portare il provvedimento in Aula...
Vorrei ricordare che il provvedimento deriva - come mi hanno detto, io non c'ero a suo tempo - da un'insistente richiesta da parte dell'allora Vicepresidente, affinché vi fosse questa adesione - che non è un contributo; come tutte le quote associative non è modificabile: la quota associativa la si paga o non la si paga - in un momento in cui il nostro Consiglio regionale non aveva alcuna convenzione con organizzazioni regionali che si occupassero di valori legati alla Resistenza e alla Costituzione.
Nel frattempo, il Consiglio regionale e il Comitato regionale per la difesa dei valori della Resistenza e la Costituzione hanno attivato tre convenzioni con il Colle del Lys, Fondo Toce e la Benedicta; abbiamo oggi altre richieste di convenzioni e contributi.
Nel frattempo questa adesione è proseguita senza che ci fossero richieste di iniziative e collaborazioni.
Guardate, colleghi, domenica mattina sono stato a Forno di Coazze domenica prossima andrò a Corio Canavese e mercoledì prossimo a Fondo Toce.
Questi sono solo gli ultimi fatti che mi vedono impegnato su temi nei quali credo profondamente. Non accetto lezioni sulla Resistenza e sui valori dell'antifascismo, per la mia storia personale e per l'impegno che dedico condivisibile o meno. Però, siccome non può esistere un antifascismo di maniera o di facciata, mi chiedo quale utilità comporti mantenere in automatico un'adesione senza un rapporto di collaborazione, essendo profondamente cambiata la realtà attraverso le situazioni che vi ho illustrato prima. Voglio segnalare inoltre la difficoltà a trovare colleghi che vadano alle iniziative. L'ho detto pubblicamente e quindi lo posso ripetere anche qui: non siamo stati in grado di mandare una nostra delegazione alla manifestazione per i martiri di Marzabotto.
Colleghi, la Resistenza è fatta di simboli a cui tutti diamo importanza, ma è fatta anche di partecipazione, anche quando è scomodo parteciparvi, perché non salviamo la nostra coscienza di antifascisti mantenendo una quota d'adesione ad una realtà a cui comunque do la massima importanza. È un pezzo della storia della Resistenza del nostro paese, come di tanti altri.



PLACIDO Roberto

ROBOTTI Luca (fuori microfono)



PLACIDO Roberto

Ma è uno dei simboli del martirio antifascista!



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi.



PLACIDO Roberto

Sono assolutamente d'accordo, ma non lo manteniamo con un'adesione automatica per la quale, fra l'altro, ci è stato chiesto, come mi hanno segnalato gli uffici, un incremento del 24% senza alcuna motivazione.
Questo non esclude, cosa che ha detto anche, se mi permettete, "Mamma Cervi", incontrata al Col del Lys, dove ho avuto l'onore di svolgere un'orazione ufficiale, la necessità di instaurare una collaborazione a progetti veri, com'è riportato nella proposta di deliberazione, perch nulla osta a collaborare su progetti veri e non attraverso adesioni in automatico.
Queste sono alcune informazioni sul percorso che voglio ribadire perché non ci siano dubbi, equivoci o fraintendimenti. Non c'è stato alcun voto, perché in questi casi non è previsto un passaggio ufficiale. Nella Conferenza dei Capigruppo si acconsentì al fatto che non si passasse in Commissione, ma si venisse al voto in aula. Voglio ancora ringraziare i colleghi che, con onestà intellettuale, l'hanno voluto ricordare, e anche i colleghi che hanno voluto ripetere quanto concordato nella solita consolidata prassi informale di informazioni su molti provvedimenti.
La mia proposta non è di non collaborare o di non realizzare progetti anche importanti, con una storica e importante casa come l'Istituto Alcide Cervi, ci mancherebbe altro. Rispetto ad alcune richieste dei colleghi, che condivido, su un importante tema come questo, dovremmo trovare l'occasione (anche su altri temi, come la Costituzione ma non solo) di utilizzare qualche ora delle nostre sedute per approfondimenti che male non fanno.
questo un tema, come la Costituzione, l'Europa o i temi trattati dalle altre Consulte, che ritengo non possa essere utilizzato per un certo tipo di lotta politica. Ma, per l'importanza che hanno, è utile a tutti discutere, anche quando si aderisce o si chiede di sospendere un automatismo. È evidente che seimila euro non spostano più di tanto il bilancio del Consiglio regionale e del Comitato, ma sono profondamente contrario alle cose date per scontate e consolidate senza discussione perché così sono sempre state e così si devono mantenere anche quando non ci sono azioni sostanziali che le giustificano.
Per queste motivazioni, anche perché ritengo che così non si possano fare affermazioni del tipo "c'ero", "non c'ero", "l'avevo detto", "non mi ricordo", lo voglio affermare per quanto mi riguarda, ma anche nei riguardi dei colleghi amici dell'Ufficio di Presidenza, ritengo utile avere un voto dalla Commissione competente che ufficializzi le posizioni, tutte legittime (dato che non questo non è il primo caso e voglio intenderlo pertanto come fraintendimento o conseguenza della confusione fra una riunione e l'altra).
Qualsiasi procedimento deve passare nella Commissione competente, perch ognuno possa, in tale sede, esprimere la propria intenzione di voto - fermo restando che nella seduta di Consiglio si può sempre cambiare posizione perché così almeno rimanga traccia di cosa si è detto e delle intenzioni espresse.
Per questo motivo, e perché sono convinto che un provvedimento del genere - e ringrazio i colleghi - non basta, mi sento di affermare che ci sarebbe una grande maggioranza a sostegno di una scelta del genere, perch altrimenti non facciamo un buon servizio ai valori della Resistenza.
Ritengo che questa proposta meriti un passaggio ufficiale non solo perch rimangano a verbale le varie posizioni, ma anche con l'augurio, la convinzione e la speranza che su di essa non ci sia solo una larghissima maggioranza, ma l'unanimità. Ciò è auspicabile se si vuole valutare la vicenda per quello che è e non è per quello che qualcuno vorrebbe farla diventare, in particolare se si strumentalizzano occasioni come queste penso a occasioni recenti, che sono di tutt'altra natura - che con la Resistenza e con questo provvedimento non hanno niente a che spartire.
Grazie.



PRESIDENTE

Colleghi, interpretando le parole del proponente, a seguito di una lunga e partecipata discussione avvenuta in aula, si chiede il rinvio della proposta di deliberazione nella Commissione competente per un approfondimento.
Si procede in tal senso se vi è un'unanimità, altrimenti procediamo da Regolamento.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Casoni per mozione d'ordine ne ha facoltà.



CASONI William

Presidente, la informo che non parteciperemo al voto e che usciremo dall'aula, perché oggi abbiamo perso una mattinata a discutere di un argomento concordato ad un'unanimità alla riunione dei Capigruppo. Quindi non veniteci più a fare lezione - mi rivolgo soprattutto alla cosiddetta sinistra riformista e riformatore: Democratici di Sinistra e La Margherita su quanto si decide alla riunione dei Capigruppo. Avete deciso di sconfessare una cosa decisa ai Capigruppo. È legittimo, ma avendo perso una mattinata a discutere, non siamo più disponibili a partecipare al voto per sostenere, anche solo moralmente, la perdita di una mattinata su un argomento discusso, concordato e portato in aula.
La prossima volta fatevi le vostre riunioni di maggioranza e portate in aula solo i provvedimenti che condividete. Noi non ci stiamo più.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Anche noi non parteciperemo, perché riteniamo che sia una lesione grave e formale, non nel merito ma nel metodo. L'Aula è sovrana e ha dibattuto con una certa serenità. Non riuscire a votare un argomento del genere, che non merita alcun approfondimento (essendo stato molto approfondito qui aula, dove io stesso, pur essendo "anzianotto", ho capito tutto), vuol dire che non si vuole dare a quest'Aula la dignità del voto.
Noi a questo, con molto rispetto, non partecipiamo.



(I Gruppi Alleanza nazionale, Forza Italia, UDC, Lega Nord Piemont-Padania e il Consigliere Monteggia non partecipano al voto e abbandonano l'aula)



PRESIDENTE

Esimi colleghi, dal proponente è stata avanzata la richiesta di approfondimento in Commissione. Se lo si ritiene, mettiamo in votazione la richiesta di rinvio in Commissione, altrimenti la consideriamo...



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Allora, la mettiamo in votazione. Signori, non si vuole forzare la mano di nessuno.
Indìco la votazione palese sulla proposta di rinvio della proposta di deliberazione n. 214 alla Commissione competente.
Il Consiglio approva.
La proposta di deliberazione n. 214 è rinviata alla Commissione competente.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.39)



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