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Dettaglio seduta n.121 del 31/10/06 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



(Alle ore 10.05 il Vicepresidente Placido comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(Alle ore 10.30 il Vicepresidente Placido comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.00)



(Alle ore 11.00 il Vicepresidente Placido comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.30)



(La seduta ha inizio alle ore 11.47)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Pizzale e Valloggia.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

Comunico, inoltre, che la seduta di Consiglio del 2 novembre non avrà luogo. Il Consiglio regionale si terrà, invece, nelle giornate di lunedì 6 novembre e martedì 7 novembre.
La Conferenza dei Capigruppo è convocata per giovedì 2 novembre, alle ore 10.30. Seguiranno le formali convocazioni.
Comunico che nella giornata di giovedì 2 novembre, non essendo più convocata la seduta consiliare, si riunirà la VII Commissione, alle ore 14.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla questione sollevata dal Consigliere Ghiglia, del progetto della cosiddetta "Risalita di Rivoli": audizioni nelle Commissioni


PRESIDENTE

Prima di passare al punto 3) all'o.d.g., ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia per mozione d'ordine.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente.
Vorrei sottoporre alla sua attenzione un'esigenza sollevata da più parti, che, purtroppo, non ha ricevuto ancora risposta da parte del Presidente della Commissione Cultura (neanche da parte del Presidente della Commissione urbanistica, in seduta congiunta), in merito alla cosiddetta "risalita di Rivoli".
A Rivoli, un referendum popolare ha sancito il "no" ad un progetto finanziato anche dalla Regione Piemonte, credo con fondi CIPE.
Non vorremmo entrare nel merito della questione (che è anche regionale ma soprattutto rivolese), però avevamo chiesto, prima di addivenire a qualsiasi sviluppo, visto che da oltre due mesi la procedura risulta bloccata, di convocare, in sede di Commissione competente, un'audizione dei Comitati del "sì" e del "no", trattandosi di Comitati assolutamente trasversali - visto che audiamo tutti - prima di procedere ad ulteriori decisioni.
Volevo sottoporre a lei la questione, perché non stiamo ottenendo alcuna risposta, né da parte dell'Assessorato competente, né da parte dei Presidenti delle Commissioni. Vorrei che queste Commissioni convocassero un'audizione prima di procedere a qualsiasi sviluppo di questa situazione.



PRESIDENTE

Consigliere Ghiglia, resta inteso che approfondirò la questione con i Presidenti delle Commissioni competenti, cercando di ragionare con loro in merito alle modalità con cui dar corso a tale istanza.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento

Dibattito su attuazione articolo 116, comma 3, della Costituzione "Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia" ed esame ordini del giorno n. 478, inerenti a: "Attuazione dell'articolo 116, comma 3 della Costituzione"; n. 479 "Federalismo differenziato - attuazione articolo 116 comma 3, della Costituzione" e n. 480 "Attuazione articolo 116 della Costituzione" collegati


PRESIDENTE

Procediamo i nostri lavori con il dibattito in merito all'attuazione dell'articolo 116, comma 3, della Costituzione, "Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia", di cui al punto 3) all'o.d.g.
Rammento ai colleghi Consiglieri che, in base all'articolo 116, comma 3, della Costituzione, ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell'articolo 117 e le materie indicate al secondo comma del medesimo articolo alle lettere l) n) ed s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli Enti locali nel rispetto dei principi di cui all'articolo 119 della Costituzione (in materia di federalismo fiscale).
La legge in questione è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata.
Questo, in sintesi, è il tenore dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione. Si tratta, peraltro, di una procedura che, come sapete essendo estremamente giovane la norma, allo stato attuale dei fatti non è ancora stata esperita.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Presidi socio-assistenziali pubblici e privati

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta della Consigliera Cotto di una comunicazione dell'Assessore Valpreda sulla vicenda dei 47 lavoratori licenziati dalla Casa di Cura San Secondo di Asti


PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Grazie, Presidente.
Mi scuso per aver interrotto un importante argomento, ma sar estremamente breve.
Volevo chiedere se, al termine della discussione sul federalismo l'Assessore Valpreda volesse intervenire e dirci qualcosa in merito alla drammatica vicenda dei 47 lavoratori licenziati dalla Casa di Cura San Secondo di Asti.
Attendo una risposta al termine della discussione sul federalismo.



PRESIDENTE

Al termine della discussione sul federalismo, l'Assessore Valpreda deciderà se e come intervenire.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento

Dibattito su attuazione articolo 116, comma 3, della Costituzione "Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia" ed esame ordini del giorno n. 478, inerenti a: "Attuazione dell'articolo 116, comma 3 della Costituzione"; n. 479 "Federalismo differenziato - attuazione articolo 116 comma 3, della Costituzione" e n. 480 "Attuazione articolo 116 della Costituzione" collegati (seguito)


PRESIDENTE

La parola alla Presidente della Giunta regionale, Mercedes Bresso, per la comunicazione della Giunta regionale in merito all'attuazione dell'articolo 116, comma 3, della Costituzione, "Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia".



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Come ha ricordato, questo dibattito s'incardina sulla Costituzione vigente - così com'è risultata anche dalle decisioni referendarie - che all'articolo 116, prevede che ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell'articolo 117 ma anche le materie indicate al secondo comma del medesimo articolo (con alcune limitazioni), possano essere attribuite ad altre Regioni (oltre alle Regioni a Statuto speciale), con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli Enti locali, e nel rispetto dei principi di cui all'articolo 119 (quindi nel rispetto, innanzitutto, del principio del federalismo fiscale e del decentramento amministrativo).
La legge - lo ricordo - è stata approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di un'intesa tra lo Stato e la Regione interessata.
Iniziamo a precisare, innanzitutto, da cosa si parte, quale può essere l'iter e su quali materie, eventualmente, possiamo chiedere queste ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia.
Intanto si parte dal principio secondo il quale esistono già delle Regioni a Statuto speciale, le cui ragioni di autonomia derivavano da situazioni storiche particolari, di norma per la presenza di minoranze linguistiche, o di condizioni speciali, come l'insularità (quindi condizioni particolari di sviluppo storico).
Tuttavia, queste ragioni, in base al dettato del nuovo articolo costituzionale, possono anche estendersi ad altre Regioni, che ritengano per determinate condizioni del proprio territorio o per caratteristiche particolari, di essere meritevoli di speciali condizioni di autonomia.
Quest'articolo, sostanzialmente, dà risposta ad un problema che ci siamo posti in tutto il Paese, pertanto sfaterei la leggenda per cui la questione del federalismo riguarda solo il Nord Italia. Non ritengo infatti, che si configuri come un problema del "Nord" o del "Sud".
Come dicevo, ci siamo sempre posti la questione sul perché dovesse essere irrigidita per sempre la questione del federalismo e delle autonomie a quelle Regioni che, in un preciso momento storico, cioè l'immediato dopoguerra, avevano ragioni specifiche di autonomia, molto cambiate nel tempo. Per quanto riguarda le minoranze linguistiche, ad esempio, ne sono state riconosciute sui nostri territori numerose e consistenti. Abbiamo visto un'evoluzione del principio del bilinguismo in Regioni vicine a noi come la Valle d'Aosta, dove oramai la lingua italiana è assolutamente la lingua dominante.
Da una parte, quindi, abbiamo visto riconoscere ad alcune Regioni specialità e, per quanto riguarda i nostri territori, evolvere anche sentimenti di specialità. Abbiamo visto anche affievolirsi le ragioni originali delle differenziazioni, che pur tuttavia esistono e che, come sapete, creano problemi ai nostri territori, tant'è vero che c'è stato un referendum e vari Comuni delle Regioni che confinano con quelle a Statuto Speciale hanno espresso la volontà di passare dall'altra parte, nella convinzione di poter fruire di quelle particolari condizioni di autonomia che sono anche condizioni di maggiore autonomia fiscale, Questo lo dico perché credo che si debba partire dalla riflessione se il Piemonte ritiene di avere le caratteristiche per richiedere particolari condizioni di autonomia su alcune materie.
Per la sua lunga esperienza storica, per essere stato parte, anzi perno, di uno Stato da molti secoli, il Piemonte può ritenere di avere una capacità di governo, una struttura e un atteggiamento istituzionale tale per cui si giustifichino condizioni di particolare autonomia. Inoltre, è una regione di frontiera; confina con una regione a statuto speciale e ampi territori, che furono parte dello Stato Sardo, oggi hanno condizioni di particolare autonomia, ad eccezione del Piemonte e di una parte della Liguria.
In questo senso, certamente una riflessione si può fare: ci sono ragioni storiche di capacità di autogoverno ed esperienze della nostra Regione che possono certamente renderla degna e capace di ottenere forme maggiori di autonomia.
La seconda riflessione è che questo processo non può che avvenire all'interno del quadro costituzionale vigente, nonché delle ragioni profonde del nostro stare insieme in questo Paese, quindi all'interno di un quadro di unità del Paese, di tendenza del sistema costituzionale ad un'unità basata sul federalismo. Si tratta di un nuovo impianto federale dello Stato, sulla base di un accordo, espresso nella nuova Costituzione secondo cui qualunque forma di maggiore autonomia deve, però, rispettare il principio della leale collaborazione fra le istituzioni, come quelli dell'unità nazionale, della solidarietà interregionale e del rispetto dei principi di sussidiarietà.
In altre parole, in quella fase dell'iter che prevede la consultazione degli enti locali deve stare anche il patto federale per cui le maggiori competenze non si fermano a livello della Regione, ma ricadono, in base al principio di sussidiarietà, sul sistema degli enti locali e della Regione a cui, per quanto riguarda le nostre competenze attuali, stiamo cercando di dare applicazione, con una serie di norme già approvate o giacenti in Consiglio o in corso di predisposizione da parte della Giunta.
Terzo punto. Qualunque attribuzione di maggiori funzioni non può che collegarsi ad una preventiva o contestuale chiara definizione dei principi del federalismo fiscale. Oggi - e lo si vede anche nel dibattito sulla Finanziaria, non solo nell'attuale, ma anche in quelli passati - secondo quanto previsto nella Costituzione all'articolo 119, in maniera molto chiara e precisa (vorrei che ce lo ricordassimo, perché spesso non si ricorda lo Stato) si parla di autonomia finanziaria di entrate e di spesa.
Tale articolo recita: "I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano" - quindi anche applicano, non solo stabiliscono - "tributi ed entrate proprie, in armonia con la Costituzione e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibili al loro territorio".
Fermo restando il paragrafo successivo ("La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante"), quindi il principio della solidarietà nazionale, anche a livello della fiscalità e delle risorse, stiamo parlando di tributi ed entrate proprie, che vengono stabiliti ed applicati.
Applicare vuol dire in questo contesto esazione; vuol dire l'azione sull'evasione; non vuol dire solo decidere l'imposta, ma poterla decidere in base alle proprie funzioni. Nell'ambito di uno spettro concordato di norme, vuol dire deciderne l'istituzione, l'entità e poterla modificare nel tempo a seconda degli andamenti e dei gettiti. Vuol dire poter incassare direttamente ciò che ne deriva, sul piano delle entrate tributarie, e vuol dire poter gestire tutta la partita dell'esazione, cioè anche quella del recupero dell'evasione e dell'elusione.
Preciso questo aspetto perché mi pare preliminare, anche in un documento che in una fase successiva il Consiglio potrà predisporre mettere bene in evidenza che questa è la prima questione, senza la quale non ha senso discutere di ulteriori funzioni, perché oggi non siamo nella condizione del federalismo fiscale. Oggi noi, anche per quanto riguarda le imposte che abbiamo proprie, non abbiamo la possibilità di determinarle in modo chiaro, perché è sempre lo Stato che le decide e che ce le attribuisce. Non abbiamo la possibilità di modificarne l'entità in autonomia, sia pure dentro un quadro concordato e, soprattutto, non ne abbiamo l'esazione e non possiamo intervenire sull'evasione e sull'elusione. Non abbiamo, quindi, l'entrata di cassa che, come sapete rappresenta il nostro principale problema.
Analogamente, non siamo in grado di trasferire sul sistema degli enti locali, che a loro volta avrebbero lo stesso diritto, analoghe situazioni di corrispondenza fra entrate e funzioni.
Credo che la trattativa da instaurare eventualmente con lo Stato deve proprio partire da un'assoluta chiarezza relativa alla questione del federalismo fiscale. Naturalmente questo fa parte del lavoro che, come Regioni e come Conferenza dei Presidenti, stiamo facendo, per consentirci di chiarire, anche eventualmente in modo differenziato. Non è detto che nell'applicazione generale del federalismo fiscale, le imposte attribuite alle Regioni debbano essere tutte le stesse: possono differenziarsi anche relativamente alla capacità di gettito di un'imposta in quel territorio e devono differenziarsi sulla base delle eventuali maggiori funzioni che vengono conferite.
E' la prima questione da chiarire ed è assolutamente preliminare, in quanto l'ordinato funzionamento della fiscalità - in un quadro di principi di finanza pubblica condivisi e di condivisione, anche in termini di responsabilità, del patto di stabilità cui siamo vincolati, stante la nostra all'adesione all'Unione Europea - è ancora tutto da definire: non può essere cambiato ogni anno e non può essere definito d'imperio da parte dello Stato, perché così non dice la Costituzione.
Per quanto riguarda le possibili materie d'interesse regionale, credo siano di particolare rilievo per le caratteristiche del nostro territorio.
Il Piemonte è regione di frontiera, in competizione con le altre regioni italiane e con le grandi regioni europee, in particolare con quelle francesi confinanti. Queste ultime, ad esempio, dispongono di consistenti risorse fiscali proprie relativamente alle politiche di sviluppo economico del loro territorio; ne hanno meno da altri punti di vista, non hanno competenze legislative, ma in termini di competenze sulle politiche di sviluppo economico e di risorse fiscali proprie hanno invece notevoli poteri e possibilità.
Ritengo che i profili relativi allo sviluppo economico e sociale e alla possibilità di programmare le politiche di governo del territorio siano un importante elemento su cui completare l'attuale - un po' confuso - sistema di trasferimento delle competenze.
Ho fatto predisporre una serie di proposte, e ho voluto premettere quella dello sviluppo economico perché non si tratta di aggiungere, ma di completare la realtà del trasferimento, in quanto le competenze in materia di politica industriale, artigianato e commercio ci sono, ma sono sempre confuse nell'architettura legislativa. Il processo di trasferimento andrebbe chiarito meglio anche rispetto alla modifica della legislazione ordinaria, che oggi, di fatto, continua a spartire le competenze fra Stato e Regioni.
Dicevo, ho fatto predisporre un documento che individua una serie di possibilità anche più ampie di quelle su cui penso poi decideremo di andare avanti, ma che permette una riflessione al Consiglio su quali direzioni ritenga meglio orientare la propria azione.
La prima partita è quella relativa ai beni culturali. Credo che in questo caso la possibile ragione della specialità parta da due considerazioni generali. In primo luogo, la notevole esperienza che la nostra Regione ha assunto in questi anni nella gestione di importanti interventi sui beni culturali. Non dimentichiamo che non solo gli interventi alla Venaria Reale, ma moltissimi altri (pensate a Rivoli, agli interventi già finanziati su Stupinigi, su Villa della Regina) rappresentano indubbiamente una notevole esperienza di valorizzazione del patrimonio culturale della nostra regione e testimoniano una buona capacità di gestione.
In secondo luogo, in termini di proprietà, il patrimonio culturale oggi è in parte di competenza, dello Stato, in parte della Regione o degli enti locali, in parte ancora di fondazioni come l'Ordine Mauriziano. È un patrimonio che faceva parte dello Stato originario da cui è nata non solo questa Regione, ma questo Paese. In qualche modo, vi è un elemento interessante di identificazione di questa Regione col proprio patrimonio che appartiene così fortemente alla sua storia.
Secondo me, le ipotesi possono essere due. La prima è più importante: la Costituzione e la legislazione attuale separano nettamente la tutela del patrimonio culturale, che viene mantenuta in capo allo Stato come competenza esclusiva - ma anche come competenza che, nell'ambito di quelle aggiuntive, può essere trasferita alle Regioni - e la valorizzazione, che è invece materia concorrente.
A mio avviso, la valorizzazione è per noi l'aspetto più importante ed interessante, perché è anche quello su cui abbiamo verificato la maggiore difficoltà di gestione del rapporto con il livello statale. Pensate all'intervento sulla Venaria Reale, che è stato il più grande intervento sul patrimonio culturale finanziato dall'Unione Europea. Vi è stata un'indubbia capacità della Regione e del sistema locale di intervenire, ma non si è ancora concluso l'iter di costituzione della Fondazione con lo Stato. È una situazione molto anomala, perché c'è un patrimonio straordinario restaurato e sul versante della sua valorizzazione, ad oggi non saremmo in grado di partire perché non abbiamo lo strumento; strumento già ipotizzato sette-otto anni fa e mai andato avanti.
Ci sono certamente le ragioni di una specialità, capacità particolari una storia alle spalle e anche una necessità pratica per il nostro territorio. Credo quindi che sarebbe possibile chiedere l'attribuzione piena della competenza alla valorizzazione del patrimonio culturale, con le relative risorse e con l'attribuzione della gestione - non necessariamente della proprietà, ma almeno in comodato - anche del patrimonio di proprietà dello Stato. Perché è chiaro che la valorizzazione non può che avvenire su quel patrimonio sottoposto alla competenza dello Stato. D'altronde l'Italia non è mai stata una federazione di Stati, altrimenti il nostro patrimonio sarebbe diventato piemontese, transitando dal Regno di Sardegna alla Regione Piemonte.
Questo mi pare l'aspetto più interessante e consistente, che consentirebbe allo Stato, attraverso la tutela, di garantire la gestione secondo i principi di conservazione e di garanzia per l'interesse nazionale, ma alla Regione di valorizzare in modo finalizzato al proprio sviluppo economico. In particolare, oggi la crescita del turismo è molto basata sulla valorizzazione del patrimonio culturale attraverso opportune politiche e uso di risorse, come il Piemonte ha fatto in questi anni e come potrebbe fare con molto maggiore dinamismo e capacità operativa.
L'ottica che ha guidato tutta la mia riflessione e che, secondo me, ci deve guidare nelle scelte è quella di non spezzare le competenze, perché è da qui che deriva la tipica inefficienza del nostro Paese, non delle Regioni o dei Comuni o delle Province, ma dello Stato italiano. Occorre perciò ricomporre le competenze in capo a un soggetto unico con chiara individuazione di responsabilità. In tal senso, questa suddivisione potrebbe funzionare.
Naturalmente è anche possibile - ma è una partita un po' più complessa valutare la possibilità che anche la funzione di tutela possa essere trasferita, fermo restando l'indirizzo legislativo. Questo comporterebbe la gestione diretta di tipo amministrativo delle funzioni di tutela nell'ambito però di una legislazione che, a mio parere, dovrebbe restare nazionale.
Io sarei più propensa a puntare sulla distinzione fra tutela e valorizzazione, con chiara distinzione di competenze. Poi, è ovvio collaborazione, come, peraltro, è sempre avvenuto.
Voi sapete che la tutela del paesaggio, disciplinata dalla Legge Galasso, è materia delegata alla Regione, che la gestisce bene da oltre vent'anni, senza nessun conflitto con lo Stato delegante, però le autorizzazioni rilasciate dalla Regione o dai soggetti da lei delegati prevedono 60 giorni di arresto per eventualmente consentire allo Stato un'impugnazione.
Poiché questa funzione è stata gestita senza alcun conflitto e la materia principale è di competenza regionale (l'urbanistica, la pianificazione del territorio e anche la pianificazione paesaggistica sono materie di competenza della Regione), credo che questi 60 giorni potrebbero essere aboliti, quantomeno dal momento in cui il piano paesaggistico regionale sia stato approvato e verificata, da parte dello Stato, la coerenza con i principi generali di tutela, perché a quel punto si tratta di pura gestione amministrativa.
Questa è una piccola cosa, ma avrebbe il gran vantaggio di andare nella direzione fondamentale di semplificazione e accelerazione dei tempi, che è quanto continuamente richiede tutto il nostro sistema, non solo produttivo come anche i cittadini che vedono lentezze ingiustificate. Sostanzialmente queste decisioni non sono mai state impugnate; forse, alcune volte sono stati chiesti chiarimenti. Questo va sempre nella direzione della chiarezza, semplicità e gestibilità delle norme, delle regole e delle competenze.
Il secondo punto riguarda l'istruzione, materia delicata sulla quale sarebbe necessario qualche chiarimento e dovrebbe essere realizzato un completamento. Come voi sapete, ad oggi, la Costituzione vigente assegna alle Regioni - oltre alla formazione professionale, come previsto già in precedenza nella Costituzione - la competenza in materia di istruzione professionale, programmazione dell'offerta formativa integrata programmazione della rete scolastica, suddivisione del territorio regionale in ambiti funzionali al miglioramento dell'offerta formativa, calendario scolastico e una serie di altre attività minori.
Se si accoppiano queste due cose, appare evidente che da una parte c'è una competenza generale della Regione sull'istruzione, che sostanzialmente configura totalmente il passaggio dei vecchi provveditorati alle competenze regionali, ancora non realizzato perché noi non abbiamo provveduto alla norma di autoattribuzione delle funzioni costituzionali, ma che è da realizzare. Contemporaneamente, deve essere definito un confine molto delicato fra istruzione professionale e, ad esempio, istruzione tecnica, la cui differenza è nell'ambito delle competenze.
Quindi, questa è una materia sulla quale credo si potrebbe trattare proponendo che la programmazione dell'offerta complessiva dell'istruzione e della formazione, in relazione alle esigenze economiche produttive del territorio, sia attribuita alla Regione, così come la gestione del personale, fermi restando i compiti e le funzioni statali relative alla definizione delle norme generali sull'istruzione, ivi compresi i profili di istruzione e tutte le norme generali previste.
In merito, ritengo necessario un lavoro non solo di fino, ma di trattativa. Un sistema violentemente diviso tra istruzione, oltre che formazione professionale, e tutto il resto non facilita i giovani e le famiglie nella scelta, la rende sempre meno permeabile.
Qui c'è un problema sul quale, a mio avviso, una trattativa può essere fatta, anche se non è semplice. Però, non dimentichiamo ciò che ormai c'è stato attribuito e che, di nuovo, è in quel limbo di competenze che possono essere molto conflittuali, sulle quali, invece, credo possiamo essere in grado di dare ampie rassicurazioni sulla capacità di gestione del sistema.
Collegati al tema dell'istruzione ci sono quelli dell'università e della ricerca scientifica. Anche in questo caso, ricordo che oggi le università godono di ampia autonomia, maggiore delle istituzioni scolastiche. Quindi, la maggior parte delle decisioni relative al funzionamento delle università è oggi incardinata sull'autonomia universitaria, cosa che credo tutto il Consiglio condivida e ritengo non debba in nessun modo essere messa in discussione. Stiamo parlando di funzioni aggiuntive rispetto a quanto è attribuito alle autonomie universitarie.
Si tratta di un'ipotesi di applicazione ulteriore dell'articolo 116 perché nella sostanza sono le Regioni a programmare l'offerta formativa del sistema universitario: direttamente o indirettamente, attraverso accordi con le università del Piemonte e attraverso finanziamenti per una serie di attività, dalla ricerca al diritto allo studio, alle sedi, ci troviamo già nei fatti, a coprogrammare con le istituzioni accademiche esistenti lo sviluppo del sistema universitario.
Pertanto, questo potrebbe far parte delle competenze da richiedere, che riguarderebbe il trasferimento alle Regioni delle risorse statali per il funzionamento ordinario delle università e la programmazione territoriale delle sedi universitarie; vorrebbe dire il riparto tra le università sul territorio delle risorse e la programmazione delle sedi universitarie.
Anche in questo caso, sarebbe necessario un approfondimento, anche se credo che vada nella direzione di trasformare in competenza effettiva una funzione che, di fatto, già si svolge in modo sussidiario e su richiesta delle istituzioni accademiche, che naturalmente dovrebbero poi discuterne al proprio interno, poiché sono interessate ad una prospettiva di questo tipo.
Lo stesso discorso può valere per la ricerca scientifica. Di nuovo, la linea di demarcazione potrebbe essere la ricerca fondamentale di base, che è di interesse nazionale, e la ricerca applicata di competenza regionale escludendo le grandi istituzioni nazionali. Per fare un esempio, non credo si debba spezzare il CNR. Credo, invece, che la gestione delle politiche per la ricerca scientifica sul proprio territorio, che di fatto vengono già gestite, essendo materia concorrente, possa essere più precisamente individuata, per evitare anche forme di concorrenza che si stanno creando comportando inefficienze e problemi.
Per quanto riguarda la questione delle infrastrutture, penso conosciate da sempre la mia convinzione. Il sistema delle strade statali non è più di interesse statale. Le vere strade statali sono le autostrade, quelle che consentono la circolazione nell'intero Paese e sono regolate dallo Stato attraverso il sistema della realizzazione propria o, di norma, con le concessioni. Secondo me, nel caso del Piemonte, 500 o 600 chilometri residui di strade statali non si giustificano assolutamente più. Quindi ferma restando la possibilità per lo Stato di definire i parametri tecnici delle strade, cioè come deve essere una strada classificata statale, il trasferimento, in termini di demanio, di risorse e di programmazione degli interventi su quelle strade, credo possa avvenire a favore delle Regioni secondo il principio che la Regione Piemonte ha in parte applicato - e in parte sta applicando, con le proposte che vi stiamo facendo - ossia con il passaggio di tutte le funzioni amministrative alle Province, che sono i soggetti con le maggiori capacità, sui quali abbiamo già incardinato l'intero sistema della viabilità trasferita dallo Stato.
Anche qui si semplificherebbe la gestione attuale dell'ANAS. Chiunque sia stato amministratore locale sa che con questo soggetto è praticamente impossibile parlare: ogni volta cambia l'interlocutore e per decidere un intervento fondamentale, da una circonvallazione ad una rotonda, passano mesi e anni, senza che cambi nulla rispetto al fatto che un intervento incardinato sul territorio è di esclusivo interesse territoriale, perch non ha più nessuna valenza statale.
Per quanto riguarda il trasporto pubblico locale, credo sia importante completare i trasferimenti. Il principio è lo stesso: se noi dobbiamo gestire un sistema ferroviario regionale attraverso l'attribuzione delle risorse, la programmazione degli orari...



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola media "Addis Abeba" di Biella in visita a Palazzo Lascaris


PRESIDENTE

Saluto Scusate, colleghi, c'è troppo brusìo. Approfitto per salutare i docenti e gli studenti della scuola media "Addis Abeba" di Biella in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento

Dibattito su attuazione articolo 116, comma 3, della Costituzione "Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia" ed esame ordini del giorno n. 478, inerenti a: "Attuazione dell'articolo 116, comma 3 della Costituzione"; n. 479 "Federalismo differenziato - attuazione articolo 116 comma 3, della Costituzione" e n. 480 "Attuazione articolo 116 della Costituzione" collegati (seguito)


PRESIDENTE

Prego, Presidente Bresso, proceda pure nel suo intervento.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Dicevo che le attuali competenze in materia di trasporto ferroviario in particolare locale, non prevedono la possibilità di intervento sui binari, che in qualche caso sono i binari unici su cui viaggiano treni internazionali, nazionali e locali. Nei casi in cui si tratta di binari su cui viaggiano soltanto più i treni locali cosa avviene? Che per RFI quei binari non esistono più, cioè non ci saranno mai più interventi o saranno pochissimi, perché è chiaro che per loro sono una cosa marginale.
Credo che completare la competenza con il trasferimento di tutta la rete dei binari locali, quindi non utilizzati dalle Ferrovie nazionali, ci permetterebbe di costruire un sistema ferroviario regionale di grande interesse per il nostro territorio; fermo restando il diritto di chiunque di passare perché, come sapete, questa è regola dell'Unione Europea.
Quindi, se un giorno alle Ferrovie dello Stato, oppure alle Ferrovie della Svizzera o della Germania, serve passare da lì, hanno pieno titolo ad acquistare gli slot e a passare.
Si tratta, pertanto, di completare l'intervento sull'area metropolitana e l'ossatura regionale su cui si è più volte ragionato, ma la permeabilità alla discussione di RFI è quasi nulla.
Ci sono anche altre partite inattuale, ad esempio quella del trasferimento della gestione governativa dei laghi, che non è ancora avvenuta.
Da ultimo, c'è la materia ambientale, che è stata oggetto in questi anni di un tira e molla che rende sempre più complicato capire qualcosa e capire chi fa cosa.
Sapete che l'ultimo decreto delegato ha riportato all'interno delle competenze statali molte materie che erano regionali, e a questo punto la situazione è molto confusa. Quindi, su tutta la materia vi lascio il tempo per leggere la disamina degli uffici. Credo che ci siano alcune questioni sulle quali un completamento delle competenze trasferite permetterebbe di lavorare meglio e di rendere chiaro chi fa cosa e la responsabilità, perch i tempi nella gestione delle politiche ambientali sono fondamentali.
Gestire bene non può voler dire avere tempi infiniti e questo è ciò su cui siamo maggiormente sotto accusa, anche da parte dell'Unione Europea, sia nell'applicazione sia nella gestione della normativa.
C'è sicuramente il tema degli interventi di bonifica detti di "interesse nazionale"; le bonifiche sono tutte puntuali, era solo un modo per dare risorse. Non ha nessuno senso, perché gli interventi di bonifica più o meno rilevanti, sono di fatto tutti gestiti da noi e se a gestirli è lo Stato, lo fa attraverso un commissario che poi deve operare qui, senza avere più competenze di quante ne abbia la Regione Piemonte, che opera con l'aiuto del sistema degli Enti locali, dotati peraltro di grandi capacità operative in questo campo.
C'è tutta la materia delle valutazioni di impatto ambientale da semplificare e da rendere più chiara; c'è, soprattutto, la questione dei rifiuti, su cui anche in questo caso occorrerebbe una semplificazione ed evitare che il Parlamento smantelli le competenze attribuite per via costituzionale. Comunque, su questa materia vi chiederei di leggere le riflessioni e, su quella base, di dare un mandato alla chiarificazione semplificazione ed attribuzione chiara delle competenze.
Nessuno vuole fare troppo, ma bisogna che ciò che si fa meglio a livello locale non sia continuamente oggetto di tira e molla a livello di normativa nazionale, perché si rischia la confusione più totale e il blocco delle politiche di tutela. Le politiche ambientali non sono leggi e regolamenti, devono essere politiche di gestione delle norme, e se nessuno sa a chi tocca farlo, alla fine il rischio è che l'ambiente non sia tutelato per nulla, se non in modo cartaceo, cosa che troppo spesso sembra essere l'obiettivo del legislatore.
Sarebbe opportuno che, sulla base della discussione di oggi, che farà emergere anche le preferenze rispetto ad alcune delle piste che ho indicato, si possa fare un lavoro di Commissione per predisporre eventualmente una bozza di deliberazione che possa essere oggetto del confronto con il sistema degli Enti locali e con l'intero territorio piemontese nelle sue espressioni, non solo istituzionali, ma anche economiche, sociali e culturali. E a quel punto, il tutto si potrà tradurre in un mandato a trattare con il Governo e poi in legge da votare a maggioranza assoluta. Ciò richiede, almeno da parte nostra, un accordo che consenta di dare un segnale anche alle Camere, che dovranno prendere la decisione. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Manolino; ne ha facoltà.



MANOLINO Giuliano

Grazie, Presidente.
Credo di non dover esprimere altro che il mio pieno accordo a questo tipo d'iniziativa e vorrei ribadire che già i Moderati per il Piemonte nell'edizione di Notizie della Regione Piemonte del mese di settembre avevano già segnalato con un articolo - quindi non dico in tempi non sospetti, ma certamente molto prima di quanto possano essere i dibattiti di questi giorni - la necessità che ci fosse questa rivendicazione, questa forma di risveglio istituzionale da parte del Piemonte.
Credo che troppo spesso le Regioni e il Piemonte in particolare siano condizionate dall'efficienza o della non efficienza dello Stato, dalla funzionalità o dalla disfunzione della burocrazia italiana. Quindi, credo che si debba risolvere questo problema dotandoci anche noi di un'autonomia e di una facoltà di valorizzare le reali potenzialità.
Lo dico perché, come ha detto giustamente la Presidente, il Piemonte ha delle origini storiche, ha un'esperienza e una capacità di autogoverno già dimostrata in tempi non sospetti. Non solo: confina sia con la Valle d'Aosta, che è Regione a Statuto autonomo, sia con la Francia, nazione diversa e quindi importante come barriera sulle tradizioni e sulla piemontesità. Per queste ragioni, credo che il Piemonte debba comportarsi e debba essere allineato alla Valle d'Aosta o al Trentino, altra Regione di frontiera, soprattutto perché il Piemonte ha delle peculiarità e delle caratteristiche territoriali tali da non essere paragonabile a molte altre Regioni d'Italia.
Non voglio entrare nelle materie sulle quali la Presidente ha giustamente disquisito, intanto perché le condividiamo appieno, e poi perché saranno prossimamente oggetto di discussione e dibattito nell'ambito di una Commissione specifica (oppure in VII Commissione), nella quale si dibatteranno i problemi ed eventuali proposte o ordini del giorno.
importante rilevare un fatto. Qualcuno ha parlato di fuga in avanti della Presidente, ma non credo sia da considerare tale. In questo caso credo sia una vera volontà non partitica, non politica, e assolutamente non scissionistica, di dare al Piemonte la possibilità di essere veramente governato.
Apprezzo lo slancio della Presidente quando pronuncia un discorso del tipo: "Vogliamo applicare il federalismo e vogliamo avere una forma di autonomia. Vogliamo assumerci le nostre responsabilità e vogliamo dire che siamo stati capaci di fare quello che veramente abbiamo voluto fare". Non come oggi, quando non possiamo fare, ma ci dobbiamo trincerare dietro a difficoltà, a burocrazie e a complicazioni che continuano ad arrivare dallo Stato centrale in tutti quei settori che la Presidente ha elencato e che non dipendono dalla facoltà e dalla volontà del Piemonte.
necessario - lo abbiamo detto e lo ha ripetuto anche la Presidente poc'anzi - ascoltare il Piemonte, quindi ascoltare le autonomie locali in primis, ascoltare gli Enti locali, ascoltare i cittadini e poi affrontare un dibattito incentrato su ciò che noi dobbiamo prioritariamente chiedere.
Effettivamente questa sarà una trattativa, e dobbiamo giustificare quello che il Piemonte dovrà fare.
Dopo aver ascoltato le varie necessità e il territorio, invito fin d'ora tutti i Gruppi politici, ma l'invito davvero va al di là delle partecipazioni partitiche, a valutare l'utilità per il Piemonte di disporre di questa forma di federalismo e di attuare il principio di sussidiarietà che non può che far bene al Piemonte, non può che far bene agli amministratori regionali, anche delle Province del Piemonte, che saranno ovviamente messi di fronte alle proprie responsabilità e avranno il diritto dovere di decidere. A quel punto gli amministratori dovranno dire: "Abbiamo voluto fare, abbiamo voluto attuare", oppure: "Abbiamo prodotto solo parole, ci siamo sempre nascosti dietro un dito".
La responsabilità diretta di ciò che si vuole attuare non è altro che, in realtà, quello che tutti i Sindaci dei Comuni, non solo del Piemonte, ma dell'Italia, hanno sempre rivendicato e richiesto, e cioè la voglia e la possibilità di gestire il proprio territorio non limitandosi soltanto all'ordinaria amministrazione, come in alcuni settori siamo obbligati a fare, perché dallo Stato centrale non ci viene data la risposta necessaria ma esercitando un effettivo governo del territorio.
Per governare bisogna avere l'autonomia di poterlo fare non in dibattito non in concorrenza con lo Stato, ma in piena collaborazione con lo Stato e non sulle peculiarità territoriali e sulle materie nelle quali lo Stato non c'è di aiuto.
Da questo punto di vista, il Gruppo dei Moderati è fin d'ora favorevole al dibattito in Commissione, all'ascolto del territorio e ad una propositività che sia la più ampia possibile. Solo così, pensiamo che il Piemonte possa non solo dal punto di vista fiscale, ma anche dal punto di vista dell'attuazione delle reti e dei servizi, dare una vera risposta ai cittadini nei prossimi anni.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Chiedo di parlare dopo aver sentito alcuni esponenti della maggioranza.



PRESIDENTE

La sua richiesta la interpreto non come una rinuncia all'intervento, ma come un impedimento momentaneo ad intervenire.
Il Consigliere Scanderebech ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Chiedo, da parte di tutti un po' di attenzione, dal momento che stiamo discutendo su una proposta della Presidente, che pertanto dovrebbe rappresentare il pensiero e la posizione politica di tutta la maggioranza.
In seguito, anche come minoranza ci esprimeremo, così come abbiamo fatto in tutte le circostanze.



PRESIDENTE

evidente che è abitudine l'alternanza degli interventi. In particolare, quando gli interventi sono richiesti, c'è un'alternanza naturale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

L'atteggiamento un po' di melina nell'intervenire lascia quasi il sospetto se si vuole affrontare la discussione più guardando al futuro del Piemonte o guardando alle eventuali possibili contraddizioni dell'attuale maggioranza della Regione Piemonte. Noi continuiamo a preferire il futuro del Piemonte.
Diciamo anzitutto, con molta chiarezza, che condividiamo e apprezziamo il percorso che la Presidente Bresso ha delineato questa mattina in aula.
Condividiamo e apprezziamo che questa importante discussione parte dall'aula consiliare, parte da un confronto nel quale, con molta libertà ciascun Gruppo consiliare e ciascuna forza politica è in grado di esprimere non scelte definitive, ma certamente orientamenti importanti sui cui lavorare. Quegli orientamenti che la Presidente Bresso ha voluto rappresentare nel suo intervento.
Alcune riflessioni al riguardo, oltre ad aver espresso l'apprezzamento e la condivisione per le posizioni assunte. La prima. L'applicazione dell'ultimo comma dell'articolo 116 della Costituzione, che è quello che consente l'applicazione di modelli di federalismo flessibile nella nostra realtà e all'interno della garanzia dello Stato nazionale, appartiene alla riforma del Titolo V della Costituzione voluta da una maggioranza di centrosinistra qualche anno fa. Quindi si colloca in quel tipo di riferimento.
La seconda riflessione. Vogliamo applicare, sostanzialmente, e tentare di applicare o di rendere applicabile alla realtà del Piemonte, l'ultimo comma dell'articolo 116 partendo da un presupposto. Non si tratta di affrontare un rapporto tra parti del Paese con il Governo centrale. Non si tratta di costruire una piattaforma dell'Italia settentrionale nei confronti del Governo centrale. Il rapporto e le procedure dell'ultimo comma dell'articolo 116 presuppongono un rapporto assolutamente autonomo individuale e, oserei dire, diverso da Regione a Regione nei confronti del Parlamento e dello Stato centrale, per le ragioni che la Presidente Bresso ha esplicitato nel suo intervento.
L'applicazione dell'ultimo comma dell'articolo 116 non può essere vissuto e concepito come una semplice e indifferenziata richiesta di ulteriori trasferimenti di competenze, ma l'individuazione di quelle competenze fondamentali e funzionali alle problematiche di ciascuna Regione e alle logiche di sviluppo autonomo che ogni Regione intende esercitare, in relazione alle sue specificità e peculiarità.
Anche se ci possono essere, in un percorso che in questo momento vede partire la riflessione in diverse assemblee regionali e in diversi governi regionali, momenti comuni su alcuni temi, è chiaro che il rapporto e il processo che si apre da questa mattina in aula è un rapporto individuale tra Regione e Parlamento, tra Regione e Governo centrale, non è una piattaforma dell'Italia settentrionale nei confronti di altri parti del Paese.
A questo riguardo, voglio anche ricordare che fino ad oggi c'è una Regione che, all'interno del nostro Paese, ha avviato un percorso di applicazione dell'articolo 116. Mi riferisco alla Regione Toscana, che ha avviato, nel 2004-2005, due iniziative, una legata all'autonomia speciale della Regione Toscana nel settore della tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, l'altra legata all'autonomia speciale nel settore dei beni culturali e paesaggistici, perché in quel contesto quella Regione ha ritenuto importante ed essenziale l'attivazione di un trasferimento di maggior competenza su queste tematiche.
Un'ultima considerazione. Noi prendiamo il documento nell'esemplificazione o nella concretizzazione del percorso che la Presidente Bresso ha rappresentato questa mattina al Consiglio regionale come un punto di partenza di un lavoro che deve vedere coinvolta la Commissione consiliare, ma soprattutto prevedere il rapporto con la comunità piemontese nel suo complesso.
Noi non vogliamo, in questo momento e in questa fase, cercare di individuare una scala di priorità fra i possibili ambiti indicati all'interno di questo documento. Certamente vogliamo fissare due principi sostanziali. Dal nostro punto di vista, è criterio principale, all'interno di questo percorso, fare riferimento a quelle tematiche nelle quali è indispensabile una riunificazione delle competenze. Le ragioni sono quelle che appartengono all'intervento della Presidente.
Oggi, se vogliamo recuperare efficienza ed efficacia occorre che non ci siano livelli sovrapposti che intervengano sugli stessi ambiti. Il secondo gran criterio che noi immaginiamo è quello di un'apertura di un confronto con il Parlamento e con il Governo centrale che guardi soprattutto all'attribuzione di quelle competenze che appartengono alla specificità della nostra Regione, dal sistema dei beni culturali, allo sviluppo economico e alle grandi scelte sul tema della ricerca e dell'innovazione che questa Regione ha voluto fare.
Auspichiamo che, nell'avvio e nel prosieguo di questo percorso e di questo lavoro, si trovino anche i grandi momenti di consenso nel lavoro di Consiglio regionale ma, soprattutto, nel lavoro e nel rapporto con la comunità piemontese più avanzata. Non si tratta di far prevalere una scelta temporalmente delineata, ma si tratta di aprire una riflessione che guardi alle strategie future della nostra comunità piemontese.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Oggi è una giornata un po' particolare, perché i bambini usano dire "dolcetto scherzetto". Mi auguro che non sia questo il caso.
Non vorrei mai che la Presidente Bresso, per una questione di visibilità, o nel tentativo di distrarre l'opinione pubblica dai problemi legati alla finanziaria che sta per varare il Governo Prodi, si sia un pochino creata quest'immagine di persona contro il suo stesso Governo per cercare una via d'uscita e per cercare di distogliere l'attenzione dei piemontesi, magari prendendo grossi spazi sui mezzi d'informazione. Non voglio crederlo! Mi auguro che non ci sia nessuno scherzetto e mi auguro che la Presidente Bresso abbia veramente intenzione di cercare di dare ai cittadini piemontesi più autonomia, più diritti e più risorse.
Ho apprezzato molto quello che ha dichiarato la Presidente Bresso. Non si deve parlare solo di federalismo, non si deve parlare solo di attribuzioni di competenze ancorché esclusive, ma si deve parlare di risorse economiche; si deve parlare di federalismo fiscale; si deve parlare (come diceva la Presidente Bresso) di bocciare un referendum perch allontanava di tre anni l'applicazione del federalismo fiscale, perché noi ma anche, ripeto, come diceva la Presidente, vorremmo da subito le competenze e i fondi, affinché queste competenze possano essere attivate e utilizzate, di fatto, dai piemontesi.
Su questo siamo assolutamente in linea, Presidente Bresso. Noi, su un argomento come questo, siamo disponibili seguirla e a fare tutte le battaglie che il Consiglio e l'attuale maggioranza decideranno di fare per ottenere quello che, secondo noi, è un diritto non solo dei piemontesi, ma è un diritto di tutti i cittadini che vivono nelle loro Regioni e che sentono lo Stato e l'Europa, e parleremo anche di questo, troppo lontani.
Le porto un esempio, Presidente. Nel 1955 l'Italia fu uno dei sei paesi che andò a scrivere quella prima parte di Europa, oggi l'Europa è a 25 e a breve diventerà a 27. Ma è un'Europa che i cittadini sentono troppo lontana, perché è un'Europa che ha cercato non di dettare i grandi interventi, di dettare le grandi regole a cui tutti ci saremmo adeguati in modo logico, ma ha cercato di andare a normare, fin nell'intimità di una famiglia, quello che un cittadino europeo dovrebbe fare, addirittura arrivando a normare (non lo dico per ridere, ma è così) come deve essere fatto un formaggio o come deve essere fatto un vino con il truciolo o senza truciolo.
Quello non è compito dell'Europa, cari colleghi. L'Europa è una gran cosa, dovrebbe essere una gran realtà, dovrebbe essere una vera federazione di stati e occuparsi di pace, di commercio, di mondo, occuparsi di quello che serve. L'Europa sarebbe probabilmente, se fosse veramente un'unione 27 Stati, il più grande e importante mercato mondiale, che potrebbe dire la sua su tutto, dai grandi temi internazionali, alla guerra, alla pace, fino alla fame nel mondo e all'economia. Questo è quello a cui deve servire l'Europa.
Ad un'Europa che ci viene a dettare le regole in casa non crede nessuno, tant'è che il tentativo di questa Costituzione europea costituzione in realtà non era, ma in realtà era un "trattatone" - è stata bocciata dal popolo francese e dal popolo olandese e lì ci si è fermati perché il cittadino non sente vicina questo tipo di Europa, che deve essere diversa.
Lo stesso vale per lo Stato centrale quando pretende di normare cose che non sono, in realtà di sua competenza. Anche in questo caso, lei Presidente Bresso, sui giornali ha attaccato sulla questione del turismo (la tassa sul turismo) lo Stato centrale, perché quella non è una competenza dello Stato, come anche tante altre: le competenze sulla scuola le competenze sulle grandi vie di comunicazione che interessano, in primis la Regione, come sulle strade statali, per girarle al territorio e alle Province.
Tante cose, che sono fondamentali, devono giustamente essere gestite dal territorio. Per esempio, la caccia: non potrà mai essere l'Europa o l'Italia che deciderà quando deve aprirsi e quando deve chiudersi. È giusto che tocchi a noi, sul nostro territorio, scegliere quando.
L'Europa, o l'Italia, è giusto che intervengano quando succede l'evento disastroso (l'aviaria, ad esempio) e allora devono essere dettate delle regole sanitarie che non è sufficiente che siano valide in Italia, ma addirittura a livello europeo o mondiale. In quel caso è utile che intervenga lo Stato centrale o l'Europa. Non di certo su altre questioni che sono di competenza nostra, perché è giusto che a casa nostra scegliamo come stare, ovviamente, nel rispetto di regole che sono dettate per una parte dallo Stato, per una parte - mi auguro - dettate da un'Europa che saprà e dovrà diventare un organismo vero.
Tanto per dirne una, è assurdo che l'Europa debba decidere all'unanimità dei suoi membri. Non si deciderà, di fatto, quasi mai nulla.
Vi porto ancora un esempio, che può essere per noi italiani assurdo.
L'America, di fatto è come se fosse un grande Stato, ma così non è. Noi sappiamo che è un'insieme di Stati. Addirittura, se uno di questi Stati volesse uscire dall'America, sarebbe condannato e attaccato per secessione.
Vi sono Stati dove addirittura si arriva ad accettare la pena di morte altri dove la pena di morte non c'è. Quindi, vi sono differenze enormi. Non mi si venga a dire che c'è più differenza o meno differenza tra l'Alaska e la Florida o tra la Sicilia e il Piemonte. Io credo che ci sia molta più differenza tra l'Alaska e la Florida di quanta non ce ne sia tra Sicilia e Piemonte, però loro hanno un sistema di questo tipo. Può essere applicato a livello europeo, può essere applicato a livello locale.
Voglio portare ancora un esempio che a noi fa sorridere. In una contea tra l'altro molto nota, di uno Stato americano, dove sono tipiche le aragoste, non viene servito il vino bianco nei locali. È una regola che hanno loro. Se, trovandosi in un ristorante di quella Contea, si chiede del vino bianco per aver consumato del pesce, viene risposto che non è possibile che sia servito perché è vietato. Se si vede ad un tavolo vicino un gruppo di persone, chiaramente americane, con un bella bottiglia di vino bianco e si domanda loro come mai il vino bianco ce l'hanno, rispondono che se lo sono portati da casa. È un assurdo, per noi italiani; ma questo concetto dovrebbe farci capire che il federalismo applicato da un Paese così nazionalista come l'America per noi sarebbe addirittura esagerato (vedasi, ad esempio, la questione sulla pena di morte o la bottiglia di vino bianco).
Pertanto, ciò che noi andiamo a chiedere oggi - principio su cui la maggioranza di questo Consiglio mi pare assolutamente allineata - è semplicemente la vera disposizione o possibilità di lavorare meglio e con più cognizione di causa sugli argomenti e sui temi che noi riteniamo fondamentali per la nostra Regione.
Tuttavia, non vorremmo assolutamente che tale scelta potesse danneggiare altre Regioni: siamo dell'idea che tutte le Regioni dovrebbero percorrere questa strada. Sono certo che se i sardi, che hanno già una forte autonomia - così come i siciliani - avessero potuto, negli anni passati, fare delle scelte, probabilmente non avrebbero mai costruito una centrale a carbone in uno dei più bei posti turistici del mondo.
Semplicemente, gliel'hanno imposta ed è stata costruita.
Grazie ad una Costituzione modificata nel 2001 agli articoli 116, 117 e 119 (ma soprattutto il 116), abbiamo la possibilità di chiedere competenze anche esclusive, su determinati argomenti; argomenti che lei ha affrontato e citato.
Noi, su questo, siamo assolutamente d'accordo. Questa battaglia si potrà probabilmente combattere assieme, con buona parte della maggioranza e buona parte dell'opposizione. Potremmo anche portare a casa un risultato che non sarà quello di Mercedes Bresso, Presidente della Giunta regionale o di Davide Gariglio, Presidente del Consiglio regionale, o del Gruppo della Lega Nord. Ma sarà il risultato di coloro che, chiamati ad amministrare questa Regione, decidono nell'interesse dei cittadini. Perch per prima cosa, noi siamo stati eletti dai cittadini per governare ed amministrare una Regione con determinati compiti.
Se sapremo portare a termine tale scelta (che, forse, oggi cominceremo a fare, mi auguro con un ordine del giorno votato da un buon numero di Consiglieri, se non dalla totalità), non faremo un servizio a noi. O meglio, lo faremo partendo dal presupposto che siamo anche noi cittadini.
Ma il servizio che renderemo sarà proprio rivolto ai piemontesi.
Se lei, Presidente, in questa linea e su questi temi, manterrà ciò che aveva dichiarato e che oggi ha ribadito, sicuramente ci vedrà allineati su questa scelta, per proseguire il prima possibile. Siamo pronti a qualunque intervento, sia a livello locale che a livello nazionale, per cercare di raggiungere questo obiettivo, che per noi - a questo punto, parlo come uomo e rappresentante della Lega Nord - è fondamentale e lo perseguiamo da anni di fatto, da quando il movimento della Lega Nord è stato fondato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Turigliatto; ne ha facoltà.



TURIGLIATTO Mariano

Grazie, Presidente.
Credo che qualunque percorso di autonomia - e, ancora di più, di federalismo - abbia, alla propria base, il tema della fiscalità, come la stessa Presidente ricordava. Ho l'impressione, quindi, che il percorso che oggi prenderà il via, sarà improntato su questo argomento.
Senza disporre dell'autonomia impositiva e della facoltà di riscossione e di gestione diretta di parte delle imposte e delle tasse, non vi è alcun federalismo che tenga. E credo che questo sia un nodo che potremmo utilmente praticare sfruttando proprio la possibilità del terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione.
Il secondo aspetto che mi preme sottolineare riguarda la dichiarazione di volontà, che condivido completamente, di avviare un processo che coinvolga, quanto più possibile, tutte le realtà locali della nostra Regione. Tale apertura, però, deve anche permetterci di diffondere, come Consiglio regionale, un'idea di sussidiarietà, ovvero di federalismo basato sulla sussidiarietà. Non possiamo pensare di sostituire la Regione allo Stato (così com'è accaduto in qualche occasione), le prerogative e le modalità di rapporto fra lo Stato e gli enti sottoposti, perché il senso non è questo.
Il senso di un processo, diciamo così, di cambiamento e di innovazione nella gestione della cosa pubblica si determina nel fatto che le decisioni si prendano al livello più basso possibile, in tutte le materie ove questo è possibile. Raccogliere suggerimenti, suggestioni e consigli che fortifichino una proposta e la rendano, in qualche modo, la "proposta del Piemonte", ben oltre al successo o all'insuccesso di questa iniziativa significa sostenere, tutti insieme, questo aspetto e questo principio.
Vi è una terza ed ultima questione che mi premeva segnalare, più che sottolineare. Uno degli aspetti che rendono sovente il cittadino "nemico dello Stato" è il vivere la burocrazia come una forma di oppressione finalizzata, talvolta, quasi a determinare nel cittadino la sensazione di essere un suddito; quella burocrazia borbonica che ancora affligge, in larga parte, il nostro Paese.
Non so se il percorso di rinegoziazione, diciamo così, delle prerogative della Regione con lo Stato centrale possa permetterci di raggiungere l'obiettivo (o, quantomeno, di avvicinarsi ad esso) di una burocrazia più "amica", capace di tutelare i diritti del cittadino sorvegliando attentamente affinché i suoi doveri vengano mantenuti e rispettati. Credo che anche questo sia un obiettivo importante a cui dare il giusto rilievo, perché, diversamente, non credo si renderebbe un buon servizio.
Credo, perciò, che dipenda in larga parte da noi, nel momento in cui partirà questa iniziativa - sulla quale esprimo il più totale accordo fare in modo che il processo di ridiscussione e di revisione politica della struttura del nostro Stato (ma io spero anche della nostra Regione, nel modo in cui si pone nei confronti delle realtà territoriali che ne fanno parte) sia un percorso di crescita, che permetta, alla maggioranza e all'opposizione, ma anche a coloro che, pur con posizioni diverse, vi concorreranno, di ritrovarsi un po' più consapevoli sul ruolo fondamentale delle istituzioni, a partire dalle garanzie reciproche (anche quelle regolamentari), che, apparentemente, col federalismo contano poco, ma che rientrano in un sistema in cui tutti devono fare la loro parte, funzionando al meglio, per produrre quel famoso "bene comune" a cui tutti tendiamo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie, Presidente.
Vorrei fare, innanzitutto, fare una semplice riflessione.
Viviamo un momento in cui tutto è basato sulla comunicazione: tutto ci che fa tendenza, fa moda e di conseguenza fa comunicazione..
Faccio un esempio, dopo Mondiali, si è diffuso il famoso "tormentone" (po po po po po po po) che sicuramente tutti ricorderete. Allora andava di moda il tormentone, mentre adesso va di moda il solitone.
Non so se avete letto la Repubblica di sabato, dove c'era scritto che l'alternativa al tormentone era il solitone, onda anomala.
A mio parere, questo federalismo può essere equiparato ad un'onda anomala.; perché dico questo? Nel titolo della relazione che ci ha consegnato la Presidente Bresso c'è scritto: "Individuazione di ulteriori forme e di condizioni particolari di autonomia"; e in seguito "ai sensi dell'articolo 116".
Cosa significa, questo?, nel 2001, è stata fatta la riforma del Titolo V, al cui interno è previsto il federalismo fiscale, uno dei principali cardini. Basterebbe, quindi, solo applicarlo per arrivare al federalismo fiscale. Ma di quale federalismo fiscale stiamo parlando? Quello implorato in questi ultimi mesi, come tendenza al turboregionalismo dei Presidenti del Nord, quindi Bresso e Formigoni, o quel turboregionalismo enunciato dal cosiddetto "patto a Stresa" tra Chiamparino, Formigoni e il Sindaco di Genova? Qual è questa forma di federalismo fiscale di cui si fa menzione nel testo? Caro collega Rossi, lei che appartiene al Gruppo della Lega, dove il federalismo è stata la battaglia delle battaglie, forse può spiegarmi cosa s'intende per federalismo fiscale. Se non facciamo una premessa sul significato del federalismo fiscale, non si riuscirà a fare un dibattito concreto e coerente, cari colleghi, perché se parliamo di federalismo generale, applicato dalla Comunità europea, l'Italia ne fa già parte.
Giustamente, come diceva lei, collega Rossi, non dobbiamo pensare che la Comunità europea possa imporci, a destra e a sinistra, su come devono essere le uova o su come devono essere le ali ( bianche, rosse e verdi) delle galline.
Tuttavia, quella forma di federalismo è già stata applicata nella Comunità europea, dove la sovranità, per quanto riguarda la moneta unica, è europea. Quindi si applica già una forma di federalismo. Il federalismo che noi chiediamo è in contrapposizione a quella della Comunità europea.
Quindi, dovete spiegarmi qual è la forma di federalismo che si vuole applicare.
Per federalismo fiscale si intende il potere, concesso agli enti locali, di applicare delle tasse da cui percepire risorse per le proprie spese, e questo, ripeto, è già previsto dalla riforma del Titolo V.
Oggi vorrei capire qual è la forma di federalismo che vuole applicare questa Giunta e personalmente, presenterò in merito un ordine del giorno.
Se per federalismo s'intende costituire una lobby del Nord Scanderebech dice no! Se per federalismo s'intende costituire il cosiddetto turboregionalismo, Scanderebech dice no! se il federalismo è costituire un patto del Nord tra Chiamparino e Formigoni, Scanderebech continua a dire no! Dobbiamo capire di che cosa stiamo parlando, dopodiché per primo cercherò di adeguarmi o meno, perché dire solo dire no o sì mi pare troppo semplicistico, quindi vorrei capire bene prima di esprimere il mio voto.
Se, nel suo intento, con l'applicazione del federalismo si intende minare l'unità nazionale o la sovranità popolare, Presidente Bresso Scanderebech dice No. Se il federalismo che si intende applicare viola anche solo in parte il principio di solidarietà e di sussidiarietà Scanderebech dice No, perché contrario ai principi enunciati dallo Statuto approvato negli anni passati, secondo il quale, agli articoli 2 e 3 occorre svolgere un'azione di politica economica e sociale nell'interesse collettivo regionale e nazionale.
Se non sono applicati questi principi con trasparenza e volontà d'intento, se non si fa un chiaro distinguo su cos'è il federalismo a livello generale, su cos'è il federalismo inteso a livello nazionale, su cos'è il federalismo fiscale, su cos'è la devolution, noi continuiamo a dire no. Io ho detto no; ho avuto il coraggio, in quest'aula, di dire no alla devolution. La devolution dava pieni poteri alle Regioni con delle deleghe, oltre che con delle risorse, ma tale a proposta è già stato detto di No. La devolution è già stata rigettata, dal popolo, al mittente qualunque esso sia.
Presidente Bresso, vorrei approfondire di più quest'argomento, vorrei essere propositivo, perché oltre all'interesse personale e politico c'è anche in gioco l'interesse della collettività. A me sembra - e questo non vale solo per lei, Presidente Bresso, ma per tutta la politica in generale che in questi periodi la politica non riesca ad assumersi le proprie responsabilità e non riesca a decidere laddove gli interessi comuni generali si sovrappongono agli interessi di partito. È successo per l'Alta Velocità e per altri temi importanti. Adesso, poiché fa tendenza, vogliamo portare avanti un processo di federalismo o di democratizzazione, ma soprattutto dare maggiori poteri alle Regioni, perché così facendo illudiamo i cittadini che succederà qualcosa nei prossimi mesi.
Questa, ripeto, è una conseguenza che, come politico, non accetterò ma vorrei essere costruttivo in questo percorso, perché se vengono applicati i principi di sussidiarietà e di solidarietà facendo intervenire gli enti locali laddove i cittadini non possono intervenire, e se viene applicato quel principio di solidarietà fra le Regioni, fra cui oggi c'è disparità economica e sociale, allora il Gruppo UDC, ma in modo particolare Scanderebech, affiancherà ogni proposta e ogni percorso istituzionale di questa Regione.
Tengo a precisare, comunque, che abbiamo già avuto un dibattito acceso per anni ed anni sullo Statuto della Regione Piemonte, fiore all'occhiello della Giunta Ghigo, pensando che questa fosse la risoluzione totale dei mali dei nostri cittadini.
Davanti a questo bluff e a questa bandiera immaginaria, che inganna solo i cittadini, non ci sto e sono pronto ad ogni confronto. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dalmasso; ne ha facoltà.



DALMASSO Sergio

Abbiamo seguito con molto interesse e con attenzione la relazione della Presidente Bresso. Ci permettiamo di offrire alcune osservazioni. Ogni Regione, applicando il terzo comma dell'articolo 116 della nostra Costituzione, può decidere autonomamente quali competenze legislative siano necessarie per la propria crescita, sviluppo ed altro, cioè ogni Regione può cercare forme di autonomia peculiari, rispetto ad ogni altra Regione e indipendenti dalle altre.
Questo fatto adeguerebbe, per alcuni aspetti, la nostra Regione ad altre Regioni che hanno Statuto autonomo e che sono quelle che la Presidente diceva essersi formate, nel 1945, in condizioni storiche differenti. Rispetto ad oggi l'autonomia alla Valle d'Aosta fu concessa perché voleva finire con la Francia; il Friuli divenne autonomo molto dopo perché si trovava in un'area caratterizzata, per lungo tempo, da problemi di frontiera e da difficili rapporti fra etnie differenti.
Lo Stato dovrebbe, quindi, esercitare la sua sovranità in alcune materie di sua esclusiva competenza, ma dovrebbe nascere una forma di regionalismo differenziato su alcuni settori chiave (istruzione professionale, ricerca scientifica, innovazione e salute, beni culturali infrastrutture e impatto ambientale).
Tutti sanno che la nostra formazione politica, quasi unica, non vot nell'anno 2001, la legge 3, che sostanzialmente modificava il Titolo V. In quel fatto vedemmo un possibile pericolo.
Nella campagna elettorale tenutasi in giugno e che fortunatamente, ha visto cassare l'altra riforma, quella che la destra propose ulteriormente della nostra Costituzione, da varie parti abbiamo sentito dire che quella legge dell'anno 2001, presentata così in fretta a fine legislatura e passata per pochissimi voti (tre o quattro), fu sostanzialmente uno sbaglio, perché creò un precedente pericoloso, sia per i problemi di metodo sia per gli stessi contenuti.
In un difficile rapporto tra lo Stato centrale e le autonomie locali ricordo che la sinistra, in tutta la sua storia, ha fortemente premuto, dal 1945 in poi, per dare maggiore spazio e forma alle autonomie locali stesse.
Sono tanto vecchio da ricordarmi quando, negli anni '60, chiedevamo che l'ente regionale nascesse come ente di fortissimo decentramento rispetto allo Stato. Ci vollero 22 anni perché l'ente regionale potesse nascere e si votasse, nel giugno del 1970, per la sua costituzione.
Le nostre preoccupazioni sono date da alcune norme costituzionali.
Il famoso articolo 3 sulla nascita del Parlamento - abbiamo visitato ieri, con altri Consiglieri e alcuni Assessori, la mostra, oltretutto bellissima - parla di diritti sociali che sono riconosciuti nei singoli articoli della Parte I della nostra Costituzione come mezzo attraverso cui questa nostra Repubblica, con l'organizzazione dei poteri e degli enti territoriali prevista nella Parte II, consente a tutti i cittadini di godere in misura eguale di alcuni diritti fondamentali. Lelio Basso diceva che la nostra Costituzione si potrebbe sintetizzare nell'articolo 3 sostanzialmente: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Tutti sanno che la sinistra, nella sua lunga e difficile storia in Italia - di cui non facciamo parte solo noi, i monopoli non ci sono mai e sono estremamente pericolosi, non mi arrogo diritto alcuno - ha sempre chiesto che la nostra Costituzione venisse attuata profondamente e integralmente, ritenendo che in questa ci fossero elementi sociali tali e talmente importanti da poter consentire un salto rispetto alla società esistente.
Ma se alle Regioni viene data una potestà legislativa quasi esclusiva su assistenza, scuola, parte di programmi scolastici, ecc., se il riparto delle competenze fra Regioni e Stato previsto nell'articolo 117 risulta sostanzialmente squilibrato su un lato, il nostro timore profondo è che l'unitarietà di cittadinanza, che si deve nutrire dell'universalità dei diritti fondamentali e dell'equità nella distribuzione dei beni, possa essere messa in discussione.
Di fronte alla perdita, da parte dello Stato, di alcuni elementi riguardanti questi temi e del potere-dovere di intervenire sui settori fondamentali e centrali non c'è un rischio profondo che si crei una differenziazione ulteriore rispetto a quella che già la storia italiana ha profondamente creato nel corso degli anni, dall'unificazione - quella sì fortemente centralista perché fortemente piemontesizzante (leggi, norme misure, denari, ecc.) rispetto ad economie, a strutture e a storie che erano state differenti.
Noi siamo convinti che la politica dovrebbe ovviare alle grandi differenze di ceto, di classe, economiche, geografiche, ecc. Siamo quindi preoccupati da quanto alcune scelte potrebbero comportare da questo punto di vista.
Faccio un esempio abbastanza banale. La Regione Veneto sta proponendo in questo periodo, una leggina di un articolo solo, di diventare Regione a Statuto speciale, superando quindi anche il federalismo a geometrie variabili. Vede questo come risoluzione di qualunque difficoltà, per sovrastare anche la forma di conflitto con lo Stato centrale, che sappiamo esistere per motivi particolari: il tipo di economia che s'è creata, la convinzione che lo Stato non renda quanto prende, difficoltà che ci sono confronto anche con altre Regioni europee che hanno condizioni di sviluppo e di crescita (Baviera e non solo) infinitamente maggiori.
Questo non può creare un ulteriore precedente non solo di un neocentralismo regionale che possa nascere, ma anche di una logica di piccolo territorio. Non è la cosa che è stata detta nella relazione, che ho seguito parola per parola; non c'è neanche una virgola di tutto questo. Una logica di tipo culturale, di tipo economico e anche, conseguentemente capace di generare politiche economiche specifiche e particolari, che possano tendere a privatizzazioni, a riduzioni anche di forme di Stato sociale che, bene o male, in questo paese si sono costruite.
Noi siamo convinti di due cose. La prima è che occorrerebbero nuove competenze delegate ai Comuni e agli Enti locali di base da parte delle Regioni e dello Stato. Ci vorrebbe anche - malgrado oggi sia molto difficile, ce ne rendiamo conto, davanti alla sconfitta che la politica ha subito, davanti alle forme di partecipazione che sono calate profondamente una modalità di partecipazione che le comunità dovrebbero riuscire a creare sulle grande scelte fondamentali (scuola, sanità, assistenza, i grandi nodi della fiscalità, risorse, infrastrutture, come devono essere scelte, come devono essere combinate), legate anche alle competenze per la modalità della spesa.
La seconda è quella, appunto, di una forma di partecipazione che non ci pare si possa ridurre semplicemente a una serie di enti e di associazioni che nascono. Il Consiglio sa, abbiamo votato per il CAL, voteremo per il CREL, ecc., ma continuiamo a credere, forse perché siamo illusi, forse perché siamo nati politicamente - almeno, alcuni di noi - in altri anni e ne portiamo ancora diversi segni, che certuni possono ritenere vecchi superati, centralismi, ottocenteschi e conservatori - me ne rendo conto che solo con una forte crescita di partecipazione reale e di base si possa ovviare a un distacco sempre maggiore e sempre più grave che vediamo nascere, crescere e moltiplicarsi fra una politica quale quella che anche noi cerchiamo di fare nelle istituzioni e il modo in cui le persone sostanzialmente ragionano, pensano, agiscono, con dei rischi, credo anche gravi, che si potrebbero manifestare nei prossimi tempi.
Le osservazioni erano queste; volevano essere osservazioni di dialogo e di discussione. Se si andrà a discussioni ulteriori, cercheremo di esplicitarle meglio con un altro intervento del nostro Gruppo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Inizio da una premessa, perché bisogna capire se la volontà è di partire con un obiettivo alto per non raccogliere nulla o se, piuttosto s'intende partire con un obiettivo più ragionato e più minimale per raccogliere qualcosa.
Mi spiego meglio. In questo momento non mi pare che a Roma ci sia l'attenzione massima nei confronti delle istituzioni locali; in ogni caso credo sia difficile andare a modificare la legislazione vigente su questa materia. Dai segnali che vengono in questa direzione, parlando semplicemente di finanziaria, non sembra che al Nord venga dato quell'interesse che giustamente richiedono anche le economie produttive e molti dei soggetti che qui sono citati o che ha citato prima la Presidente Bresso.
Innanzitutto, partiamo da un'altra considerazione. Mi sembra che i rapporti con l'Unione Europea, da un lato, e con lo Stato nazionale dall'altro, siano perlomeno confusi, nel senso che, com'è stato detto, su molte materie non c'è chiarezza. Molto era già stato scritto nella riforma del Titolo V della Costituzione, però permangono interpretazioni che secondo il soggetto che le verifica, sono o di competenza nazionale o di competenza statale o, meglio, sono attribuite come competenza magari alla Regione, ma lo Stato esprime l'ultima parola, può porre il veto e viceversa, sorgono dei conflitti su proposte nazionali che devono poi essere applicate nelle Regioni o negli enti discendenti.
Prendiamo, ad esempio - la Presidente Bresso ha citato alcune materie che mi sono anche molto familiari - il sistema del trasporto pubblico locale e delle infrastrutture: se quello che si vuol raggiungere è decidere che la rotonda della cittadina piemontese non venga stabilita solo con l'approvazione di Roma, noi siamo perfettamente d'accordo, questo non deve succedere. È la Regione che deve decidere, o addirittura la Provincia garantendo l'iter autorizzativo dal primo all'ultimo punto. Se si tratta di decidere in merito ad una circonvallazione di una città è giusto che la competenza sia esclusivamente regionale. Oppure, meglio ancora, se si realizza un'autostrada interamente regionale è giusto che la concessione sia data dalla Regione. Questo, però, non vuol dire che la Regione si assume anche la competenza di tutte le infrastrutture, così come sembrerebbe qui, perché è logico che i grandi passaggi della Torino-Lione sono di competenza e d'interesse nazionale.
Parto sempre dalla premessa fatta dal mio partito nell'approvazione di tutte le procedure che riguardavano il Titolo V. Noi parliamo sempre nell'ottica dell'unità nazionale e di rafforzamento dell'unità nazionale di rafforzamento della solidarietà regionale, ma siamo anche disponibili ad una valutazione - vedremo se questa materia sarà delegata alla Commissione e a vedere quali sono quelle materie. Anch'io, in un certo senso, credo ci debba essere maggiore chiarezza sulle risorse, su cosa s'intende effettivamente per federalismo fiscale e quali sono le competenze che possono essere attribuite alle Regione. Anche qui, se facciamo chiarezza se sappiamo che un tributo viene chiaramente riscosso dalla Regione potremo determinare il suo ammontare e la copertura per le competenze che nel frattempo, la Regione si assume. Allo stesso modo, credo che la Regione farebbe bene ad interessarsi con più forza dei rapporti con l'Unione Europea, non solo nel processo discendente, ma anche in quello ascendente vale a dire fare sentire la propria voce all'Unione Europea.
Qui non c'è bisogno di fare qualche legge, si tratta solo di costruire una struttura che sia in grado di dialogare con l'Europa e, nell'ambito delle direttive europee, di segnalare delle eccezioni. Ad esempio, com'è stato citato, non credo che debba essere Bruxelles a decidere le modalità di produzione del Castelmagno. La Regione, nei rapporti con l'Unione Europea, deve poter influire anche nel processo ascendente e non solo in quello discendente, per fare inserire le eccezioni.
Tornando alle materie, è bene chiarire che sicuramente la valorizzazione dei beni culturali è un aspetto turistico. Quindi, ben venga la piena responsabilità della Regione nella valorizzazione, però, ad esempio, non sono d'accordo per quanto riguarda i beni culturali al comodato, in quanto è una sorta di presa in gestione autonoma di un bene che, invece, è d'interesse nazionale. Piuttosto, insistiamo sulla piena valorizzazione dei beni culturali, su tutte le iniziative turistiche e quant'altro che possano portare. Qui credo che la piena autonomia della Regione sia auspicabile. Anche per il tema dell'autonomia universitaria del rafforzamento del ruolo dell'autonomia universitaria e delle materie collegate noi siamo d'accordo, però, è altrettanto importante la politica culturale nazionale. Anche qui ci devono essere competenze e divisioni chiare. Tornando al sistema di prima, potremmo dire di sì ad una regionalizzazione del trasporto pubblico locale relativamente alle ferrovie, però, gli slot per le linee internazionali devono avere la giusta accessibilità e il giusto passaggio, perché non possiamo chiudere la regione in se stessa, solo per valorizzare le nostre infrastrutture e i nostri beni contro le altre regioni e la nazione.
Presidente, in sua assenza, stavo dicendo che punterei ad un risultato anche minimale. In questo momento, non mi sembra molto favorevole l'attenzione da parte del Governo nazionale verso le giuste richieste che anche le Regioni...



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Casoni.
Colleghi, per cortesia, non è assolutamente questa la modalità per assistere ad un intervento su un tema così importante. Se ci sono cose da fare, vi prego di utilizzare gli ampi spazi vicino all'aula. Vi ringrazio.



CASONI William

In questa fase, non solo mi sembra non vi sia un'attenzione eccezionale verso la Regione, ma anche verso le Province e i Comuni. Allora, per lo meno, si deve puntare al chiarimento di alcuni aspetti.
La Presidente, giustamente, ha detto che c'è confusione: magari, nei casi di competenza regionale lo Stato interviene sovrapponendosi e quant'altro.
Allora, nell'ambito di quanto già esattamente disciplinato, cerchiamo di chiarire le competenze controverse, cioè dove opera la Regione e dove deve operare lo Stato, senza che nessuno possa precludere all'altro di operare come meglio ritiene. È necessario chiarire la competenza di queste materie, che non possono essere importanti o basilari, come dicevo prima per l'interesse nazionale. Quindi, si devono sempre compendiare queste due fasi. Anche a Roma, sicuramente, ci sarà una maggioranza di parlamentari qui non mi riferisco a parti politiche, è trasversale - molto attenta all'interesse nazionale.
Va benissimo chiedere che, relativamente al trasporto pubblico regionale, sia solo la Regione ad avere la competenza, così come per le infrastrutture regionali o le autostrade regionali, però, mi sembra che il processo che ha trasformato l'ANAS in una S.p.A. confligga con le aspettative del Governo, che avrà garantito all'ANAS un percorso economico perché ha la gestione di determinate competenze. La materia è molto complicata e andrà trattata in Commissione.
In conclusione, come Alleanza Nazionale ha già dichiarato, noi siamo attenti e parteciperemo volentieri ad un percorso che definisca, senza porsi obiettivi lungimiranti che mai raggiungeremo - obiettivi chiarificatori nello spirito dei dettami delle leggi vigenti. C'è però la richiesta forte, che potrebbe essere appoggiata anche a Roma da un processo trasversale del Parlamento, che, su alcune materie, è assolutamente necessario fare maggiore chiarezza, a vantaggio dei legislatori, del governo regionale, del Consiglio regionale, delle Province e dei Comuni, ma anche per dare quelle risposte che i cittadini attendono dalla Pubblica Amministrazione.
Infatti, troppe volte domande che possono avere la risposta dal territorio ancora oggi sono delegate a Roma, che molto spesso non conosce il territorio al quale deve dare una risposta.
Su questi processi, il nostro partito sarà disponibile ed auspichiamo che si raggiunga anche in quest'aula una maggioranza che abbia un obiettivo più basso di quello, che può apparire roboante, di un asse del Nord o di un'intesa tra varie Regioni, che sia solo quello di cercare di governare meglio il nostro territorio, di dare più risposte ai cittadini del nostro territorio, non mettendo a rischio quel bene che abbiamo, che è l'unità nazionale, quello spirito di solidarietà che comunque tra Regioni ci deve essere.
Cerchiamo di rendere più semplice e più chiara la burocrazia che ogni cittadino ogni giorno affronta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Deambrogio; ne ha facoltà.



DEAMBROGIO Alberto

Credo che le linee guida che la Presidente Bresso ci ha illustrato stamattina si debbano in ogni caso inquadrare in un contesto, anche senza creare collegamenti artificiosi.
Ricordo, ad esempio, che il 15 settembre vi è stato un documento di indirizzo della Giunta regionale della Lombardia, che avviava la richiesta dei cosiddetti poteri speciali rispetto alle altre Regioni a Statuto ordinario in vari settori, non gli stessi settori che sono stati citati stamattina, ma settori molto importanti quali l'ambiente, l'energia, la ricerca, il commercio con l'estero, le grandi infrastrutture, gli aeroporti, la sanità, le norme generali sull'istruzione, ecc.
Credo che siamo di fronte a progetti, quello illustrato per sommi capi dalla Presidente Bresso e quello che citavo prima, il cui esito, atteso sul piano politico e sociale, è chiaramente descrivibile e, dal mio punto di vista, irto di difficoltà e irto di dubbi.
Per questo, pur essendo vero che si tratta di una possibilità consentita dal Titolo V della Costituzione, così come modificata nel 2001 a fine legislatura, non è detto affatto che il Governo debba automaticamente uniformarsi ai desideri di questa o di quella Regione.
Non a caso, il legislatore costituzionale, nel prevedere lo strumento della legge ordinaria per l'attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni a Statuto ordinario, prescrive una procedura rafforzata che impone di sentire gli Enti locali, come già è stato ricordato, e di rispettare i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario stabiliti dallo Stato, nonché quelli di perequazione delle risorse tra le Regioni.
A tutto ciò, dal mio punto di vista occorre aggiungere l'obbligo che la legge sia approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti sulla base di un'intesa fra lo Stato e la Regione interessata.
Bisogna però osservare che la manovra che è in atto, non solo in Piemonte ma in Lombardia, ha lo scopo di costruire un consistente schieramento politico, favorevole a quella che appare una vera e propria devolution a Costituzione invariata, in modo da aggirare ogni vincolo e mettere il Parlamento di fronte al fatto compiuto.
Ai tanti che potrebbero obiettare che nulla c'è di male, in fondo, a perseguire un disegno politico capace di assicurare maggiori opportunità di sviluppo al Piemonte, è doveroso rilevare che l'ampiezza e la qualità delle materie in discussione - che, ricordo, sono i beni culturali, i beni ambientali, l'istruzione, la ricerca scientifica, le infrastrutture, il trasporto pubblico locale ecc. - chiamano in causa direttamente la fisionomia della nostra democrazia parlamentare, come ricordava molto bene il Presidente Dalmasso, il modello redistributivo, i caratteri dello sviluppo e le misure per affrontare la crisi. Non essendo scontata, tra l'altro, la medesima efficacia di inclusione e di coesione sociale, se questi problemi si affrontano indifferentemente sul piano nazionale o regionale.
Del resto, colleghi, contrariamente alla vulgata corrente, che vede nel principio di legislazione concorrente tra Stato-Regioni solo un intralcio da semplificare, occorre osservare anche qui, oggi, in quest'aula, che il potere posto in capo allo Stato di dettare le norme fondamentali di indirizzo è una garanzia di uniformità e non un vincolo inutile frapposto all'autonomia regionale.
D'altronde, come non vedere che un disinvolto approccio su questo terreno somiglia maledettamente all'uso che la destra ha fatto nella passata legislatura dei poteri di revisione costituzionale previsti dall'articolo 138, quando si è provato a stravolgere l'intera struttura della nostra democrazia parlamentare, scongiurata, per fortuna, dall'esito del referendum del giugno scorso - che voglio ribadire anche in quest'aula ancora una volta. Stiamo attenti a quello che è successo e a come si sono pronunciati gli elettori in quell'occasione.
Ma anche sul piano politico-sociale, mi chiedo - e lo chiedo a tutti alla Presidente compresa - dove sono quelle precondizioni che indicano per il Piemonte oggi una realtà matura per sperimentare ulteriori forme di autonomia? Credo che noi, intanto, abbiamo preso un impegno con i nostri elettori che hanno fatto vincere questa maggioranza e quest'impegno deve essere mantenuto. Abbiamo molte cose da fare e molte cose sono state fatte, molte cose hanno bisogno di essere messe in cantiere e di essere applicate.
Intanto facciamo quello.
Credo che si possa aggiungere che bisogna stare molto attenti a quello che stiamo facendo, che forse occorre un momento di riflessione più approfondito, un momento di riflessione critica cui vogliamo sicuramente partecipare.
Lo diceva già prima il Presidente Dalmasso: siamo interessati a fare fino in fondo questa discussione. La vogliamo fare, perché non vogliamo essere tacciati di neocentralismo, non è questo il tema.
Credo che in questi anni noi abbiamo affrontato il tema della decostruzione della socializzazione del potere a fondo, fino ad arrivare al punto - abbiamo detto - che persino in un nuovo protagonismo municipalista vediamo una possibilità di realizzazione di questa socializzazione del potere. Siamo arrivati anche a dire questo, semplicemente perché abbiamo visto che è possibile farlo e sperimentarlo.
Cosa diversa invece è avviare un percorso che, in qualche modo - lo sottolineo con molta forza - è un processo che tenga anche conto, ancora una volta, di quest'idea di competizione tra territori.
Eravamo ieri alla bellissima cerimonia di chiusura di Terra Madre, in cui abbiamo sentito parole, dal mio punto di vista, definitive; le parole di una donna fragile e allo stesso tempo forte come Vandana Shiva, le parole di Carlo Petrini, che ci hanno detto che è possibile una socializzazione verso il basso del potere, la possibilità di far contare le comunità, comunità contadine in quel caso, le nostre comunità comunali nel nostro caso, per esempio, di farle contare davvero.
Penso che non sia possibile riconoscere quel livello di elaborazione come un livello di elaborazione interessante anche per noi. Ho apprezzato molto la presenza della Presidente Bresso ieri - il riconoscimento cioè di un'elaborazione che punta molto sulla cooperazione, sul protagonismo diretto degli Enti locali e delle comunità. Penso che non sia possibile affermare che quello è un punto di riferimento e non tenerne conto anche quando si avvia un dibattito come questo che rischia, davvero, di essere inficiato dall'idea della competizione che, se anche non è totalmente esplicitata, è il filo rosso, una sorta di infrastruttura invisibile che guida azioni come queste.
C'è tempo, ci sarà tempo per parlarne ancora. Siamo sicuramente interessati a condurre fino in fondo questo ragionamento, a partire anche dalle considerazioni emerse questa mattina in aula.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Grazie, Presidente.
Il Gruppo dello SDI esprime apprezzamento per l'iniziativa e per la relazione della Presidente Bresso, che condivide e ritiene opportuna.
convinto che quest'iniziativa non sia assolutamente strumentale, ma coerente con la crescente valorizzazione del ruolo politico delle Regioni e, conseguentemente, della necessità di disporre, da parte di queste, di strumenti normativi per incidere nel modo migliore sul tessuto sociale ed economico dei propri territori.
L'iniziativa s'inserisce in un quadro della Costituzione modificata nel 2001 con l'approvazione della legge n. 3 di riforma costituzionale, in un quadro di federalismo non completo e non soddisfacente - e su cui conveniamo da qualche tempo, anche come maggioranza di centrosinistra, di aver commesso qualche errore - ma che consente di introdurre un principio di regionalismo differenziato. È consentito dall'ordinamento un grado di autonomia differente per le varie Regioni nei loro rapporti con lo Stato centrale secondo il grado di sviluppo istituzionale raggiunto dalle singole Regioni, che non era possibile prima, in quanto a tutte le Regioni a Statuto ordinario erano attribuite le stesse competenze.
Riteniamo importante puntualizzare gli scopi del federalismo, che sintetizziamo in tre punti: la semplificazione del processo legislativo; la possibilità di avvicinare il cittadino alle istituzioni; la possibilità di portare più efficienza e meno statalismo nell'azione di sviluppo dei propri territori.
Bisogna rilevare come federalismo, per noi, significa un autogoverno responsabile e reale e non soltanto una sottrazione di competenze allo Stato per gestirle in modo arbitrario ed esclusivo da parte delle Regioni.
Non dobbiamo pensare ad una sostituzione del centralismo statale con un centralismo regionale. Da questo punto di vista, il richiamo alla sussidiarietà della Presidente Bresso nella sua relazione ci convince.
La nostra iniziativa s'inquadra, quindi, in una cornice volta a rafforzare il nostro ruolo, per rafforzare, in un quadro cooperativo condiviso, l'intero sistema degli Enti locali regionali. No, quindi, ad un nuovo burocratismo, a nuovi ingorghi e a nuovi contenziosi tra Regione e Stato o tra Regione e Enti locali.
Condivido e rilevo il richiamo alla necessità che un provvedimento di questa portata sia supportato da una maggioranza molto ampia a livello regionale, dalla necessità di un'approvazione, da parte del Parlamento nazionale, a maggioranza assoluta.
Da un punto di vista politico, è necessario rilevare differenze di approccio rispetto al tema, che pur vedono convergere posizioni politiche diverse tra maggioranza ed opposizione. Ricordo che federalismo, per noi consiste in una cultura che ha animato i federalisti del nostro Paese, che è stata lo spirito di chi respinge i pregiudizi nazionali e razziali di chi non vuol sentire parlare dei popoli padani, di chi ama la libertà di discussione fondata sul rispetto di opinioni, che respinge la demagogia e il falso populismo.
Riteniamo fondamentale rilevare i principi ispiratori della riforma del Titolo V della Costituzione, che si basa su due principi fondamentali.
Il rispetto dei diritti fondamentali del cittadino, quindi la necessità di garantire l'erogazione dei livelli essenziali dei servizi.
La necessità di una perequazione effettuata dallo Stato per i territori con minore capacità fiscale per abitante. Cioè un federalismo che sia una risposta, in termini di efficienza ed economicità, rispetto alla gestione dei territori, inserito in una cornice di solidarietà nazionale complessiva.
Diciamo no a chi affronta il tema del federalismo soltanto come un approccio che intende distruggere uno Stato centralista e allestire, nello stesso tempo, un vertiginoso aumento di spesa pubblica a livello locale.
Non è questa la nostra intenzione, non è questo l'approccio della relazione della Presidente Bresso, ma ritenevo opportuno fare chiarezza, anche sul piano politico, rispetto a queste questioni.
Non vorrei un federalismo che veda soltanto una competizione tra Regioni per allocare risorse e, quindi, preveda la cancellazione della sovranità dello Stato in una serie di materie che possono essere, invece governate soltanto attraverso un riferimento nazionale. In tema di salute in tema di sicurezza, in tema di norme generali per l'istruzione, non si può pensare di ledere un diritto costituzionalmente garantito affinché i cittadini abbiano le stesse prestazioni pubbliche per la tutela dei loro beni e delle loro esigenze.
Faccio un'altra considerazione, che ha un forte richiamo nella relazione della Presidente, cioè quello del federalismo fiscale. Vi è la necessità che il percorso che assegna nuove competenze alle Regioni in materia legislativa sia accompagnato da un percorso che assegna anche responsabilità alle Regioni, al cospetto dei cittadini, sia sul fronte delle entrate sia sul fronte della spesa. Quindi un federalismo fiscale che dia risposte in termini di efficienza ed economicità in quel quadro di solidarietà più generale che ho richiamato prima.
Rimane la sensazione che la vera partita dall'autonomia, ancora oggi in una realtà di governance multilivello, e l'intreccio di funzioni tra i diversi livelli territoriali, non possano ragionevolmente giocarsi soltanto sul piano legislativo, ma sul piano amministrativo e finanziario, ovvero mettendo le Regioni in condizioni di dare reale attuazione, anche sul piano finanziario, alle politiche di sviluppo locale. Riteniamo che il profilo più urgente da affrontare oggi sia certamente quello delle competenze legislative, ma dobbiamo porre altrettanta attenzione al profilo di autonomia vero, che è quello finanziario e tributario.
Veniamo al discorso delle materie che la Presidente ha richiamato nella sua relazione, che non sia necessario distinguere con chiarezza tra materie statali e materie regionali, quindi come dipanare il nodo delle materie concorrenti che oggi, a volte, ha un confine indefinito e che ha portato anche all'apertura di contenziosi non indifferenti tra le Regioni e lo Stato. Certamente si può pensare anche ad un criterio che distingua la competenza legislativa sulla base del livello degli interessi coinvolti: se sono nazionali la competenza appartiene al Parlamento nazionale, se sono regionali e locali, la competenza appartiene ai Consigli regionali. Credo che quest'aspetto dovrebbe trovare un passaggio anche in sede di conferenza unificata, nella quale siano declinati, in una sorta di carta dei principi fondamentali, i criteri, gli ambiti, i limiti della legislazione statale e regionale. Un passaggio assolutamente possibile oggi a Costituzione invariata.
Condivido molti dei riferimenti alle materie che la Presidente ha fatto nella sua relazione. Ritengo necessario demandare ad un secondo momento l'approfondimento sulle medesime. Su alcune, credo sia necessario aprire un ampio confronto con il territorio, quindi approvo anche il percorso che è stato individuato, cioè quello di approvare, oggi, un documento che dia mandato, alla Giunta e al Presidente del Consiglio, di predisporre un documento di riferimento per le consultazioni sul territorio, per approvare, in seguito, un atto che dia mandato al nostro esecutivo di trattare su alcune materie con il Governo.
Ritengo assolutamente importante che, sulla questione delle materie non si compia l'errore di compilare un lungo elenco onnicomprensivo, ma che s'individuino alcuni obiettivi da selezionare come prioritari, rispetto alla necessità di portare a casa un risultato che sarebbe assolutamente importante per la nostra Regione.
Chiudo con un ultima considerazione relativa al fatto che c'è stata dopo il 2001, una seconda riforma della Costituzione bocciata da un referendum popolare, e che questo no del referendum abbia aperto la strada ad una speranza credibile di buona riforma complessiva del nostro sistema.
Mi auguro altresì che il Parlamento nazionale possa affrontare la questione con uno spirito diverso da quello che ha contrassegnato le contrapposizioni degli anni scorsi, e che possa porre le basi per una riforma federalista del nostro stato, dando le risposte necessarie alle esigenze delle Regioni e dei territori regionali.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Novero; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Ho ascoltato con attenzione i vari interventi e ho riscontrato che l'intervento che mi è piaciuto di più è stato quello fatto dal mio Capogruppo, il Consigliere Rossi. Gli interventi sono tutti interessanti ma quelli che mi hanno stimolato di più sono l'intervento della Presidente Bresso, l'intervento del collega Reschigna e l'intervento del collega Scanderebech.
I primi due mi hanno stimolato in maniera positiva; per l'ultimo intervento, mi dispiace, ma devo dare un giudizio negativo.
Per quanto riguarda le idee del collega Scanderebech, gli direi solo questo: "Tranquillo, collega, spero che noi...



(Commenti del Consigliere Scanderebech)



NOVERO Gianfranco

La maggior parte delle volte, dici delle cose che non condivido e non ti interrompo mai. Adesso lasciami proseguire, magari ti do anche ragione.
Non mi è piaciuto il tuo intervento. Io spero che noi siamo tutti (tu compreso) d'accordo nel cercare la strada per produrre sempre di più, per avere un'economia sempre più forte e sana, per avere una maggiore sussidiarietà e - vado anche oltre - solidarietà. Spero che il collega Casoni, usando la parola solidarietà, l'abbia fatto con coscienza.
Sono d'accordo a che il Piemonte abbia più possibilità di poter dare sussidiarietà e solidarietà. Ma lo spero anche per tutte le Regioni italiane e, perché no, anche per il mondo intero.
Se siamo d'accordo su questo principio, posso dire che gli interventi della Presidente Bresso e del collega Reschigna sono quelli che mi hanno stimolato di più.
Il collega Reschigna, con molto fair play, ipotizzava che ci potesse essere un interesse partitico o particolare su certe bandiere da sventolare, che potrebbe anche andare contro l'interesse generale. Non solo non mi ha offeso, ma mi è piaciuto che l'abbia evidenziato - se questo era il suo pensiero - perché così deve essere. Però, chiedo solo una cosa: reciprocità da parte dei colleghi. Cogliendo lo stimolo, chiedo reciprocità.
Non mi piace che qualcuno dei colleghi dichiari che la Presidente Bresso non deve compiacere i leghisti, ma se per caso c'è qualcosa che piace a Rifondazione Comunista io l'appoggio. Se c'è qualcosa che piace a qualunque delle componenti di questo consesso e che faccia l'interesse della nostra popolazione, io l'appoggio.
Sfrondiamo un attimo questa situazione. In passato, mi sono trovato, a volte, a fare complimenti ad un Assessore provinciale perché mi rendevo conto che, poveretto, lui ne aveva un danno perché diceva: "Lo approva persino la Lega Nord". Non si può. Allora cerchiamo di sfrondare gli argomenti dall'appartenenza di chi parla e su questi argomenti.
Ragazzi, se la Lombardia vuole mangiare vivo il Piemonte, io mi ribello. Magari mi alleo - chi lo sa - con la Toscana, se è il caso, o con qualunque altra Regione. Noi siamo (a volte ci dimentichiamo di questo particolare) il Consiglio Regionale del Piemonte e dobbiamo portare avanti gli interessi di chi abita (non solo i piemontesi) e risiede nel Piemonte! chiaro che a volte l'interesse nazionale può essere quello che, se leso, danneggia anche il Piemonte. Dobbiamo fare qualcosa. L'interesse nazionale è come il corpo, se uno si taglia una mano è tutto il corpo che poi sta male. Quindi nell'ottica dell'interesse nazionale, dobbiamo portare avanti al massimo l'interesse della Regione, ma fare questo senza dividerci sulle rispettive bandiere.
A questo punto, posso dire che l'intervento della Presidente Bresso mi è piaciuto. La Presidente mi conosce già da parecchio tempo, quindi sa come ragiono. Nel 1999, nel mio primo intervento fatto in Provincia, ho chiesto il favore ai colleghi di non chiamarmi membro dell'opposizione, perché non mi piaceva tanto, ma di chiamarmi membro della minoranza. Penso che lei Presidente, questo se lo ricordi. Io non sono l'opposizione, io sono la minoranza.
La mia Presidente è Mercedes Bresso e io devo cercare di collaborare con lei per portare avanti gli interessi dei piemontesi. Se lei fa degli interventi che reputo dannosi, mi farò anche oppositore e oppositore duro ma se fa un qualcosa che è nell'interesse dei nostri concittadini, non vedo perché non devo collaborare.
Stamattina c'era qualcuno dei colleghi che ironizzava su una nostra dichiarazione uscita su La Stampa. Ma siamo alla follia! Adesso, siccome la Giunta fa qualcosa di buono, io devo cercare di bloccarla. Ma siamo pazzi? Detto questo, sono perfettamente d'accordo sul discorso fiscale, perch se no non ci siamo. La premessa è un qualcosa che condivido al 100%.
Condivido, pur con un'analisi molto affrettata, i punti esaminati. L'unica cosa che non mi piace sono quelle che io interpreto come omissioni. Quello che non c'è. Nel senso che la proposta che abbiamo fatto, che sicuramente la Presidente avrà letto, e che i colleghi avranno letto, riguarda la giustizia limitata al discorso giudici di pace. Come possiamo non essere d'accordo sul fatto di potenziare i giudici di pace? Capisco che la parola giustizia fa pensare a vicende politiche nazionali, ma noi chiedevamo che i giudici di pace fossero regolati. Se poi non è possibile, pazienza; ma almeno, analizziamo la questione.
Per quanto concerne la sanità, l'Assessore Valpreda è attivissimo: vogliamo tarpargli le ali? Vogliamo riportare la sanità allo Stato nazionale? Si parla, ancora, di energia, di aeroporti. Voglio vedere chi mi accusa di essere per un asse del Nord tout court: quando si parla di aeroporti penso proprio a Malpensa e a Caselle. Ma non è un asse del Nord che cerco.
Al limite, cerco di migliorare Caselle e non Malpensa, che come piemontesi ci danneggia.
Perché i piemontesi non devono essere in grado di difendersi quando i nostri "vicini" fanno qualcosa che li danneggia? In merito al territorio montano, Presidente, dalle nostre parti c'è ancora una ferita aperta. Ai miei amici montanari, quando la nomino, viene l'orticaria, dovuta ad una vecchissima frase che magari lei non ricorderà nemmeno più. Anni fa, era stata pronunciata una frase sui territori montani, intesi come "territori residuali", nel contesto di un discorso globale. Questa frase era rimasta nel nostro immaginario collettivo, anche se cerco sempre di fomentare quest'aspetto. Se troverò quella citazione magari le porterò l'articolo di giornale che la riportava.
Per carità, sono cose che succedono, e non vuole essere certo un'accusa. Però vorrei fare leva proprio su quest'episodio per recuperare con i territori montani, che hanno una peculiarità che non ha nessun altro territorio. Pertanto, anche a costo di essere accusato di "collusione col nemico", vorrei invitare la Presidente a superare questa cattiva fama: cerchiamo, quindi, di superare quest'aspetto e fare qualcosa per i territori montani.
Il discorso mi pare che sia stato aperto e credo che la cosa migliore da fare sia muoversi, con le più ampie vedute da parte di tutti, nella direzione di un approfondimento. Cerchiamo di fare quel che si pu nell'interesse dei nostri concittadini.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Grazie, Presidente.
Sarò molto breve, perché condivido, in larga misura, gli interventi dei colleghi Dalmasso e Deambrogio, che hanno evidenziato aspetti che noi riteniamo centrali nel dibattito politico del Paese, e che riguardano il modo di approcciarsi delle singole Regioni su un tema così delicato come quello dell'autonomia e del federalismo.
Noi non siamo nelle condizioni di quelle Regioni europee che, da sempre, si battono per l'autonomia e per l'indipendenza: non siamo la Catalogna, la Galizia o i Paesi Baschi. Al massimo, potremmo essere paragonati alla Castiglia, ovvero a quelli che hanno conquistato e assoggettato le altre Regioni. Questo, però, è un altro discorso. Pertanto gradirei che non ci fossero quei richiami e quei paragoni con la storia sabauda e con l'incapacità - da sempre, mio giudizio - del regno sabaudo di rendere questo Paese unito nell'eguaglianza e nella vera sussidiarietà.
Perché non possiamo dimenticare che, da quando si è unificato questo Paese è aperta una questione meridionale pesantissima, che ha reso forte una parte del Nord, avanzata ed agganciata alle economie europee, e ha dimenticato, sostanzialmente, una larga fetta del Paese, abbandonandola ad uno stato di arretratezza e di gravissima mancanza di prospettive.
Dobbiamo discutere di questo tema in modo laico, senza evocare o richiamare o evidenziare aspetti del passato che non riguardano il dibattito politico odierno. Oggi discutiamo di come questa Regione possa essere più autonoma rispetto allo Stato centrale e di come possa esercitare maggiormente un ruolo di controllo rispetto alcuni settori, quelli che la stessa Presidente evidenziava, che, però, non possono che essere agganciati ad un tessuto più generale, di carattere nazionale, che ne indichi i contorni e, soprattutto, ne controlli lo sviluppo.
Siamo d'accordo sul fatto che si debbano prevedere maggiori investimenti rispetto alla ricerca, ma tali investimenti non possono essere sganciati dagli investimenti privati: deve esserci, cioè, una forte sinergia tra investimenti pubblici e investimenti privati, perché non servirebbe a nulla poter controllare le risorse pubbliche, il sistema scolastico primario, secondario e universitario senza che vi sia, da parte dell'ente pubblico, il richiamo ad un maggior senso di responsabilità e di impegno dei capitali privati, per aumentare la capacità di competizione e di internazionalizzazione della nostra Regione.
Non può esserci, quindi, un federalismo a senso unico, che responsabilizzi e carichi di impegni e di ruoli gli Enti locali sganciandoli rispetto ad un tessuto nazionale più complessivo e generale senza un contestuale impegno diretto e un richiamo al senso di responsabilità e di impegno anche di molti capitali privati, che guardano questa nuova possibilità concessa dalla modifica del Titolo V come la risoluzione di molti loro problemi.
Il federalismo non può diventare il nuovo strumento per sostenere processi di privatizzazione, di allargamento del ruolo e di funzione dei privati. Lo dico perché nella Regione Lombardia, ad esempio, dove si è già "più avanti" rispetto a questa discussione, su temi come la sanità o i servizi pubblici il privato sta svolgendo un ruolo primario nella gestione e nel controllo.



(Commenti della Presidente Bresso)



ROBOTTI Luca

Certo, Presidente. Però io non l'ho interrotta; non lo faccia neanche lei. Se vorrà, potrà replicare successivamente.
Credo che i processi che vogliamo attuare vadano concordati in una visione e in un carattere di tipo nazionale. Non ci possono essere delle fughe in avanti, che portano alcune Regioni lontane dal resto del tessuto nazionale, e, soprattutto spezzano un principio che è caro, da sempre, alla sinistra, secondo il quale non può esserci federalismo e autonomia senza un principio reale di solidarietà e di sussidiarietà, ovvero di sostegno a quelle Regioni e a quei territori che sono rimasti più indietro. Questo è nel nostro DNA. Io non accetto che questa discussione venga anticipata sui giornali e venga forzata in una seduta di Consiglio. Ribadisco formalmente anche oggi che questo confronto deve ripartire da zero, con un lavoro meticoloso in Commissione, con un dibattito trasversale fra tutte le forze che compongono quest'Assemblea legislativa e, soprattutto, come lei ha già annunciato - concordo con lei - con un pieno e totale coinvolgimento dei territori.
Noi non facciamo gli interessi del Piemonte se andiamo avanti, corriamo e ci sganciamo rispetto a quelle che sono le dinamiche del Paese.
Rischiamo, semmai, di fare esattamente il contrario. Questa è una Regione che ha anticipato i grandi processi di unificazione, non solo politica o geografica del Paese. Ha anticipato i grandi processi di democratizzazione i grandi processi di salvaguardia e di conquista dei diritti dei lavoratori. Dobbiamo partire da quest'esempio; dall'esempio che il Piemonte ha sempre portato per un miglioramento complessivo delle condizioni reali e materiali della gente che lavora.
Quest'idea - anticipata peraltro già dal Consigliere Deambrogio - per cui tutto si riduca e si semplifichi al concetto di "competizione territoriale", anche all'interno degli stessi territori, non ci convince, e non ci convincerà mai. Noi riteniamo che debba esserci, invece, il massimo coinvolgimento orizzontale dei soggetti, a partire dagli Enti locali: vogliamo delle comunità che collaborano, e non delle comunità che competono; delle Regioni che collaborano, e non delle Regioni che competono. La competizione non porta a nulla, senza un legame profondo con tutto il tessuto nazionale e con i grandi interessi economici, politici e sociali del Paese. Allora, Presidente, facciamo questa discussione, ma facciamola senza anteporre scelte che, in qualche modo, sembrano già delineate.
Le scelte non sono ancora state prese. Dobbiamo iniziare adesso la discussione che ci può portare a prendere una scelta, che sia, per condivisa da tutti, e non solo da qualcuno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente. Sono fortunato perché intervengo sempre nel momento a me più propizio.
Intanto cercherei di mettere un po' d'ordine ai lavori di quest'Aula ringraziando chi, ed è il Capogruppo della Lega, ha suscitato, sia pur tardivamente ma utilmente, questo dibattito. Non vedo in aula la Presidente Bresso, ma non porrò alcun elemento pregiudiziale, perché lei è ospite su questo tema e non viceversa, come dimostrerò tra un attimo.
Il dibattito di oggi non è stato certamente esaustivo sul tema, ma di nuovo un qualche grazie deve essere detto e, per comodità, scelgo gli amici della Lega, non come gli unici, ma tra i principali attori che hanno fatto sì che ci sia stato un dibattito, pur con toni, temi e modalità molto diversi, che a metà degli anni '80 (parlo solo per il Piemonte) era un dibattito tra pochi. Era un dibattito per quelli che io definisco, per comodità, coloro che costruirono il percorso della Lega, almeno in Piemonte. Era un dibattito che coinvolgeva anche alcune associazioni culturali, come la Fondazione Rosselli e il Movimento Federalista Europeo a Torino, a cui all'epoca erano iscritti il sottoscritto e l'attuale amministratore del San Paolo, Iozzo. Membri della Fondazione Rosselli furono - e forse lo sono ancora - l'attuale Ministro degli Interni Giuliano Amato, e l'ex Ministro della Funzione Pubblica, Giuliano Urbani.
Noi allora venivamo chiamati "nipotini", un po' utopistici, del simpatico dottor Cattaneo, che fu, credo a giudizio di tutti, il "papà" del federalismo italiano. Sul federalismo, quindi, mi muovo, non come a casa mia nel senso di proprietà, ma come su un tema che condivido da tempi sospettissimi, quando non se ne occupava nessuno. Oggi parliamo di un tema che è casa nostra. Molti di voi avranno apprezzato come il collega dell'attuale maggioranza, Manolino, che non casualmente è stato il primo ad intervenire abilmente con competenza nel merito, abbia toccato un tema che nell'ambito del centrodestra, è merito, non casuale, almeno dal 1994.
Oggi ci occupiamo di un tema che per noi è casa nostra e siamo contenti di ospitare, sul tema, la Presidente Bresso. È un'ospitalità aperta e priva, Consigliere Reschigna, di facili strumentalizzazioni o di meline.
Proprio in questi giorni, anche nella sua Commissione, vi sono stati esempi chiari di come, volendo, si potrebbero strumentalizzare differenze che al momento non sono state strumentalizzate, quindi non tenderei a spingere oltre l'acceleratore, su un'area che non ci provoca dubbi.
Certo, siamo scettici, l'abbiamo anche detto.
Come un fulmine colpì San Paolo, che era Saulo fino ad un attimo prima (meno male per tutti coloro che, come me, sono sinceramente cattolici laici ma cattolici, che c'è stato quel fulmine) auspico che dei fulmini utilmente colpiscano, in senso politico - che sia bene chiaro - anche la Presidente di questa Regione. Chi, come noi, crede che il federalismo sia una risposta efficace ai problemi del Piemonte di oggi e, soprattutto, a quello di domani e di dopodomani, non può che esserne lieto.
In tal senso, finito il dibattito, credo che come minoranza, se ne avremo la capacità, proporremo a questa Assemblea un ordine del giorno che produca atti e non parole.
Le azioni di governo della Giunta e del Consiglio sono fatte certamente di momenti di annunci e di dibattiti, ma ci è parso che in molte occasioni troppi sono stati gli annunci, troppi i dibattiti, ma pochissimi i fatti sia di governo sia ancor più di legge. A tutto, però, si può porre rimedio.
Per questo motivo è che noi, senza inutili ritrosie, ci muoviamo in questa direzione, consapevoli che, secondo noi, era ed è la strada giusta.
L'applicazione del Titolo V, frettolosamente e a maggioranza approvata alla fine del Governo Amato, ha lasciato un'area che personalmente definisco di confusione, perlomeno nelle materie di legislazione concorrente. Chiunque abbia fatto l'amministratore sa che la legislazione concorrente pare inventata apposta per cercare arbitraggi terzi per dirimere le questioni e mai, come in allora, la Corte Costituzionale ha visto se stessa investita da un numero enorme di quesiti.
Anche sul punto non rilevo, perché non mi sembra quando il tema è molto importante, le evidenti differenze di opinione. Certo, gli interventi del collega Dalmasso e Deambrogio, come anche l'intervento appassionato del collega Robotti, sono stati ascoltati da tutti noi. Tra l'altro, li ringrazio perché sono, tuttora, tra i pochi portatori di un momento ideologico.
Spesso sento affermare che non è più tempo della politica delle idee.
Personalmente credo che non sia più tempo della politica delle idee perch pochi hanno studiato e quindi pochi capiscono la differenza delle idee.
Credo, invece, che la politica debba tornare ad essere confronto delle idee e dei modelli. Certo, questo prevede che dalla scuola dell'obbligo, e magari da quella successiva, si esca conoscendo almeno le basi delle idee altrimenti, se non si conoscono le basi, le confusioni diventano certe. Se si conoscono le basi, invece, si vedono poi con chiarezza le differenze.
L'intervento del collega Robotti è l'esatto opposto di quello in cui io credo. Per me, la competizione e il mercato sono imprescindibili.
importante che ci siano tesi diverse ed è importante che da un dibattito e da un confronto (poi magari alla fine votiamo, così capiamo chi governa e chi invece deve aspettare che arrivi il proprio turno) escano soluzioni.
Nessun dubbio sull'unità nazionale. L'etimo del federalismo è foedus che vuol dire patto. Con questo tolgo ogni residuo dubbio a chi ne ha ancora, strumentalmente o meno. Molta è stata la strumentalizzazione attorno a questi temi da entrambi le parti: ho visto ipotesi scissioniste o altro.
Riteniamo che il percorso qui abbozzato come annuncio - nient'altro che un annuncio - sia condivisibile. Ci fa piacere ospitare la Presidente Bresso, meglio tardi che mai, su temi che erano e rimangono nostri nonostante al momento non siamo noi a governare: per noi è importante fare le cose, non chi le fa.
In questa legislatura è già successo che noi abbiamo votato documenti proposti dalla maggioranza. Ricordo agli attuali colleghi della maggioranza che, perlomeno nell'ultima legislatura, mai - sottolineo mai - una componente dell'allora minoranza ha votato un documento della maggioranza.
Questo credo sia anche un elemento di differenza e, se qualcuno vorrà, ci rifletterà.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bizjak; ne ha facoltà.



BIZJAK Alessandro

Grazie, Presidente. Noi pensiamo che il senso del dibattito di oggi sia quello dell'apertura di un percorso molto importante per la nostra Regione.
Molti colleghi ne hanno già sottolineato il significato.
Esprimiamo subito condivisione all'impostazione del ragionamento svolto questa mattina dalla Presidente Bresso, ma esprimiamo condivisione per una ragione al tempo stesso banale, ma molto importante: le cose dette dalla Presidente Bresso questa mattina sono nient'altro che la conseguenza di quello che c'è scritto nel programma del centrosinistra che si è presentato alle elezioni regionali nell'aprile del 2005. Quindi, per questa ragione noi esprimiamo una condivisione in termini di principio.
Questa mattina molti colleghi hanno parlato del percorso e del punto di approdo. Penso che sia importante, per delineare e per fare chiarezza su quali potrebbero essere i punti di approdo, ovviamente dopo gli approfondimenti necessari, capire da dove si parte.
Non è ininfluente sapere da dove si parte. Siccome parliamo di materia costituzionale e anche perché, con un po' di orgoglio, rivendichiamo una storia che parte da Sturzo, passa attraverso De Gasperi, Dossetti, La Pira e arriva fino a Moro, trattare la materia costituzionale, secondo noi, va fatto con delicatezza, con prudenza, con circospezione e, come dicevo prima, anche con rispetto.
Esiste una prima parte di questa Carta fondamentale che, pur avendo 60 anni, per noi rappresenta un'estrema attualità e soprattutto per noi conserva ancora i valori della sua immodificabilità, almeno nei principi fondamentali. Semmai, il problema della prima parte della Costituzione non è quello delle sue modifiche, ma è quello di dare la piena applicazione a quanto in quella parte della Carta costituzionale è stato definito. A noi pare che questa sia la premessa fondamentale per approcciare a questi temi.
Seconda questione. Noi pensiamo che questa sia una discussione sulle regole, rispetto alla quale tutti debbono essere pienamente partecipi allo stesso modo. Le regole si scrivono insieme: le modifiche che discuteremo riguardano non solo i rapporti di forza tra maggioranza e opposizione, tra forze politiche di diverso orientamento dentro la Regione, ma riguardano i rapporti fra Regione e Governo, fra Regione e Amministratori locali e fra Regione e territorio, visto che la competitività oggi non si misura più sui confini amministrativi, ma fra i sistemi territoriali.
Allora è molto importante fissare il principio che le regole si scrivono insieme e che bisogna fare tutti uno sforzo, partendo da orientamenti diversi, per costruire regole condivise. Dicendo questo, dico che nel 2001 il centrosinistra ha fatto bene a proporre la modifica - non a caso - della seconda parte della Costituzione (Titolo V).
Il problema non è che non ci fosse necessità di arrivare a quelle modifiche, visto che in larga misura anche i cosiddetti Governatori di allora, in primo luogo l'ex Presidente della Regione Piemonte, invocavano a gran voce la modifica del Titolo V della Costituzione, il problema non era la necessità di andare a definire quelle modifiche; probabilmente il problema è stato sul piano del metodo, nel senso che non ho difficoltà ad ammettere che presumibilmente è stato commesso un errore alla fine della legislatura ad approvare quel testo con una maggioranza politica e non con una maggioranza più ampia.
Tuttavia, quel testo ha avuto due validazioni di natura popolare: la prima, il referendum confermativo su quel testo; la seconda, la bocciatura delle modifiche a quel Titolo (e non solo a quello) da parte della proposta fatta dal centrodestra con un secondo referendum, sempre costituzionale questa volta di natura abrogativa, nella scorsa primavera. Quindi dopo queste due validazioni di natura popolare noi dobbiamo concentrare la nostra attenzione su questo Titolo V ed esprimere un orientamento di fondo.
Secondo noi, il tema del federalismo è il tema dell'adeguatezza e della sussidiarietà; questo è scritto anche nello Statuto della Regione Piemonte.
Quindi, per noi il federalismo è sinonimo di autonomia, sì, ma anche di adeguatezza e di sussidiarietà, perché noi siamo qui per cercare di rispondere meglio alle esigenze dei cittadini, dei Comuni e delle Province.
Guai a mettere in campo un percorso la cui spesa naturalmente aumenta rispetto alle dimensioni di oggi, ma che non consente di dare risposte più efficaci e in tempi più immediati rispetto a quelli che la politica dà oggi ai cittadini. Questo deve essere il terzo obiettivo rispetto al quale ci approcciamo a questi temi. Soprattutto guai a mettere in campo un meccanismo che aumenti le disuguaglianze sociali e che non preveda fenomeni di perequazione fra le Regioni.
Credo che la Presidente Bresso abbia fatto bene a sottolineare quest'aspetto, perché per noi è fondamentale. Noi saremmo e siamo contrari anche questo l'abbiamo detto - ad un meccanismo che tende a far passare surrettiziamente progetti di devoluzione: il federalismo è cosa diversa dalla devoluzione.
Non siamo nemmeno d'accordo a costruire un federalismo à la carte, che mette insieme pezzi del nostro territorio. Quindi non ci va bene, per esempio, il progetto che è in atto, come ricordava prima il Consigliere Dalmasso, in Veneto piuttosto che quello di Formigoni in Lombardia. C'è un modello piemontese che noi dobbiamo mettere in atto e che parte dalle tre questioni che indicavo come premessa di fondo.
Siamo d'accordo con la Presidente Bresso quando dice che inevitabilmente, bisogna partire dal dato del federalismo fiscale e che poi bisogna entrare nel merito delle singole materie. Lei ne ha citate alcune a me pare molto importante il tema della ricerca scientifica e dei beni culturali e quindi penso che siano questi gli elementi su cui poi procedere ad un approfondimento.
Credo che oggi si siano poste le basi per aprire questo percorso. Noi riteniamo si debba andare avanti; riteniamo che oggi, come conclusione del dibattito, bisognerebbe dare mandato sia alla Giunta che alla competente Commissione consiliare ad approfondire questi temi, per arrivare in breve tempo ad una proposta di deliberazione di tutto il Consiglio regionale.
Su queste materie, come dicevo all'inizio, ci teniamo a discutere nel merito, ma soprattutto a tenere salda un'indicazione di principi che per noi sono fondamentali.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Mi spiace che in aula non ci sia il collega Scanderebech, perché volevo perlomeno precisare in merito ad una sua affermazione.
Preciso ugualmente. Secondo Scanderebech oggi il federalismo fiscale esiste già. Bene, la mia osservazione è che oggi il federalismo fiscale esiste a livello di poche briciole rispetto alla quantità di imposte che i cittadini pagano.
Oggi esiste un falso federalismo fiscale: alla Regione, infatti, è concesso di applicare delle addizionali, i bolli delle auto e qualche altro piccolo balzello, mentre il grosso del bilancio della Regione, per quanto riguarda le entrate, è comunque ancora rappresentato da trasferimenti dallo Stato. Ma in che misura? Andiamo a vedere una statistica. Ogni piemontese mediamente versa allo Stato 4.761 euro l'anno di imposte; di questi 4.761 euro che ogni piemontese versa allo Stato, ne tornano alla Regione Piemonte appena 881 quindi meno del 20%. Tutto il resto rimane a Roma, potrebbe essere un'affermazione un po' leghista, ma diciamo che non torna da noi.
Il vero federalismo secondo il principio di sussidiarietà si attuerebbe se i cittadini piemontesi versassero tutte le imposte alla Regione, la quale, dopodiché, potrebbe decidere quanto versare allo Stato centrale in cambio dei servizi da questo offerti (difesa, ordine pubblico).
Capisco che fra questa situazione, che possiamo definire teorica, e quella attuale ci sia di mezzo un mare. Comunque, potrebbe esserci una posizione intermedia, che, a mio avviso, è quella perseguibile, ovvero una suddivisione vera e propria di imposte. Un'impostazione di questo tipo potrebbe prevedere delle imposte statali, il cui gettito finisca interamente nelle casse dello Stato per i servizi concessi dallo stesso, e delle imposte regionali il cui gettito sia interamente e immediatamente incassato, senza fare giri strani, dalla Regione, con il quale, però, la Regione dovrebbe finanziarsi completamente, avendo la possibilità di decidere autonomamente le aliquote e il tipo di imposizione, gli aumenti e le diminuzioni, le politiche sociali e tutto quanto è connesso con il sistema di imposizione fiscale.
Lo stesso discorso vale per le Province e per i Comuni. Dovremmo avere chiaramente un'imposta a favore del Comune, una a favore delle Provincia una a favore della Regione e una a favore dello Stato, in modo da capire esattamente cosa paghiamo in cambio dei servizi che otteniamo rispettivamente dal Comune, dalla Provincia, dalla Regione e dallo Stato.
Questo potrebbe essere un sistema intermedio di federalismo fiscale perché il vero federalismo fiscale sarebbe esattamente rovesciato rispetto a quello di oggi: dovremmo addirittura versare tutto al Comune, che è il nostro ente di riferimento, poi, il Comune verserebbe alla Provincia, la Provincia alla Regione e la Regione allo Stato.
Capisco che, allo stato attuale, questo sistema sia un po' un'utopia ma l'obiettivo da raggiungere è quella situazione intermedia che ho precedentemente illustrato.
Passiamo adesso ad un altro settore nel quale il federalismo potrebbe aiutare a fare dei passi sostanziali in avanti: il settore dei trasporti.
Io sono di Cuneo e ho sotto gli occhi i cantieri dell'autostrada Asti Cuneo, che stanno procedendo con una lentezza esasperante. Per la precisione, l'autostrada Asti-Cuneo era stata suddivisa in quindici lotti sette dei quali sono stati avviati: due soli sono stati terminati e oggi sono in funzione (precisamente, da Sant'Albano Stura a Massimini di Carrù) gli altri cinque sono in fase di costruzione (alcuni di questi sono in fase di avanzata costruzione e se ne prevede l'apertura per la prossima primavera). I lavori dei rimanenti otto lotti devono ancora essere iniziati, ma qui c'è un problema che non è di natura finanziaria. Sulla base degli appalti attuati dal precedente Governo, questi otto lotti dovevano essere completati con le risorse finanziarie totalmente a carico della società appaltatrice. In altre parole, la società che prendeva in appalto l'autostrada si impegnava a completarla con finanziamenti e risorse proprie, poi, a gestirla e con quanto ricavato dalla gestione a rientrare dai mutui che, ovviamente, avrebbe dovuto accendere.
Pertanto, per i bilanci pubblici, da ora in avanti, l'autostrada Asti Cuneo è a costo zero. Invece, c'è una questione burocratica che blocca completamente la costruzione: l'ANAS è contemporaneamente appaltatore e appaltante. Praticamente, l'ANAS concede la concessione ad una società autostradale nella quale la stessa ANAS è di nuovo socia. Per questo motivo è tutto bloccato.
Faccio solo una battuta, ma non mi allontano dalla realtà: se fosse stata la Regione Piemonte ad essere competente per la realizzazione di questa autostrada, oggi, la stessa sarebbe terminata o per lo meno avremmo tutti i quindici lotti in fase di avanzata costruzione; non saremmo bloccati come in questo momento.
Condivido pienamente le osservazioni svolte dalla Presidente Bresso non ha più senso mantenere in Piemonte l'ANAS quando a capo le sono rimasti pochi chilometri (mi sembra 600) di strade, che potrebbero benissimo essere inserite nel patrimonio della Regione e gestite dalle Province, così come accadde per tutte le altre strade. Abbiamo dimostrato che Regione e Province possono amministrare le strade statali e farle funzionare con costi decisamente inferiori a quelli precedenti dell'ANAS. Quindi, oggi più che mai, ritengo l'ANAS un ente inutile, da sciogliere al più presto possibile. Non solo penso sia inutile, ma, addirittura, lo ritengo dannoso pensando ad alcune opere che ha realizzato. Ad esempio - rimango vicino a casa mia - sulla variante Roccavione-Robilante, che è poco più di una provinciale, una normalissima strada a due corsie, è stato realizzato uno svincolo, lo svincolo di Robilante, che è un tipico svincolo autostradale che non ha alcun senso su una strada di quel genere; era più che sufficiente una rotonda, che, forse, costava un decimo.
Vediamo che, da una parte, non si fanno i lavori e le opere che tutti richiedono e, dall'altra, si costruiscono opere faraoniche dove non ve n'è bisogno.
Passiamo dalle strade alle ferrovie. Anche qui si presenta un problema analogo. Resto sempre a casa mia: la linea Torino-Cuneo nel tratto Fossano Cuneo è ancora a binario unico, così com'è stata costruita nel 1855.
Esattamente, sono passati 151 anni e ancora siamo a binario unico: i treni passeggeri che ogni giorno transitano sono una cinquantina, ai quali si aggiungono i treni merci, i treni di servizio e altre cose.
Proprio a causa di questo si è già verificato un gravissimo incidente nel punto in cui finisce il binario unico e inizia il doppio binario, sullo scambio che era in deviata un treno è arrivato troppo veloce ed è deragliato, provocando due morti e numerosi feriti.
Anche qui - scusate la battuta - se la Regione avesse competenze sulla rete ferroviaria regionale, sono sicuro che la tratta Cuneo-Fossano sarebbe già stata raddoppiata da molto tempo. Magari, avremmo anche elettrificato la tratta Cuneo-Nizza, che è in condizioni peggiori, perché, oltre ad essere a binario unico, non è elettrificata.
Quindi, ritengo indispensabile portare avanti i discorsi fatti finora per avere a disposizione una rete regionale con competenze della Regione dove la Regione possa intervenire. Ovviamente, il federalismo fiscale ci deve permettere di avere risorse adeguate, ma la Regione deve poter intervenire per apportare tutti quei miglioramenti che sono necessari.
Dopodiché, parlando di ferrovie, c'è ancora un'altra questione.
Normalmente, in tema di ferrovie, ce la prendiamo ancora globalmente con le Ferrovie dello Stato, ma, oggi, sono divise in due società: RFI, che è la proprietaria di binari e stazioni, e Trenitalia, che è la proprietaria dei treni. Per RFI ho indicato prima la soluzione: dividerla e, per lo meno prendere in carico con una società regionale tutti i rami di carattere locale e regionale. Invece, Trenitalia è una società che deve competere con tutte le altre società del settore e questo è possibile da oggi, con la legislazione odierna.
Invito la Giunta a predisporre degli appalti, dividendo la rete ferroviaria piemontese in appositi ambiti, ai quali possano partecipare anche società estere e società private. È l'unico modo per vedere migliorare il servizio ferroviario.



PRESIDENTE

In tema di federalismo, cognome più nobile non poteva esserci.
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Paolo

Vorrei fare qualche breve considerazione, ricordando che nel giugno scorso il popolo italiano è stato chiamato ad esprimersi mediante un referendum, che ha dato come risultato il 61,7% di no allo stravolgimento della Costituzione, ma un sì ad aggiornarla e non certamente a demolirla un sì al federalismo fiscale ed un no a quella devolution che comporta una confusione di ruoli e competenze tra Stato e Regioni, al fine di evitare un conflitto di attribuzioni tra istituzioni locali e centrali.
Vorrei ringraziare la Presidente Bresso per il modo con cui si è accostata a questa tematica. Il titolo della relazione del documento infatti, è "Prime riflessioni per l'avvio di procedimento di individuazione e di autonomia"; si parla di prime riflessioni, quindi, senza alcuna imposizione. Se qualcuno ha creduto di scorgere nelle dichiarazioni e nell'intervista della Presidente Bresso una volontà di diktat, penso che ciò sia profondamente sbagliato. Anzi io ho ravvisato da una parte, un certo coraggio nel porre il tema e, dall'altra, una giusta prudenza, un buon senso, un invito - sempre nelle sue parole - alla collaborazione tra Stato e Regione e fra i vari Enti locali.
E' evidente che occorre un lavoro impegnativo di studio e di approfondimento, per individuare bene quali siano i confini, i compiti, le attribuzioni e le competenze e tutto questo, naturalmente, va fatto nella massima chiarezza. Il percorso, a mio avviso, dovrà procedere con i più ampi consensi e le più ampie adesioni all'interno del Consiglio Regionale.
La Costituzione non è una legge qualsiasi chiamata a dare risposte contingenti a problemi contingenti e che , quindi, possa essere pensata e manipolata con lo sguardo limitato ad oggi. Il suo ruolo, al contrario, è quello di fissare e garantire ciò che è destinato a restare stabile proprio per consentire che cambiamenti, evoluzioni ed alternarsi di indirizzi avvengano salvaguardando i valori di fondo della vita collettiva.
Fare della Costituzione un prodotto di maggioranza, o disponibile da parte della maggioranza, sarebbe tradire l'idea stessa di Costituzione.
Perché dico questo? Perché purtroppo è già avvenuto. Sia nel centrosinistra, pur con motivazioni più valide, sia nel centrodestra ed io mi auguro che ciò non avvenga oggi, mentre iniziamo questo percorso sul federalismo.
Da ultimo vorrei insistere su un punto: quello della sussidarietà. E' già stato trattato anche dalla Presidente nella sua relazione. E' ormai chiaro che occorre un approfondimento sulle materie e sulle competenze da attribuire ai vari Enti; al riguardo ricordo che quando, qualche anno fa ho ricoperto la carica di Presidente della Provincia, in un periodo in cui la Presidente Bresso era mia collega, vi erano parecchie spinte per ottenere nuove competenze e nuovi ruoli.
Su questo argomento mi sono sempre posto una domanda, che mi pongo anche oggi: "quale ente, quale istituzione riesce a dare al cittadino perché è il cittadino il soggetto principale - le migliori garanzie di serietà amministrativa, di risposte veloci, di minor burocrazia, di minori sprechi?" Questo è stato sempre il mio modo di pensare.
Per esempio, sul tema della viabilità siamo sempre stati tutti d'accordo che l'ente che avrebbe dovuto gestire questo settore era la Provincia, perché questo ente dispone di esperienza, professionalità e strutture adeguate.
Quindi non servono lotte tra enti, ma una ricerca chiara con la più ampia condivisione possibile, affinché siano date al cittadino le risposte più giuste.
Il collega Rossi ha accennato al fatto che l'Europa è troppo lontana io dico che forse questo è vero; tuttavia noi dovremmo interrogarci su cosa fare per renderla più vicina, in modo da sentirci tutti cittadini europei.
Permettetemi una domanda: se l'Europa è lontana, le Regioni sono vicine al cittadino? Quante volte ci viene detto da amministratori e da sindaci di ogni colore politico che l'ente Regione è troppo distante? E' stato citato, come si diceva prima , Carlo Cattaneo, e io so che la Presidente vede in Carlo Cattaneo e nel suo pensiero un chiaro punto di riferimento. Io, modestamente ne porto solo il cognome, ma non gli sono neanche parente. Nel mio piccolo ho cercato di dare un semplice contributo indicando, a mio avviso, che la via da percorrere, sulla scorta di quello che ci riserverà il futuro, dovrà essere una via improntata alla chiarezza con un dialogo e con un confronto approfondito e costante.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Nicotra; ne ha facoltà



NICOTRA Riccardo

Grazie, Presidente.
La comunità globale ha necessità di riorganizzarsi per potersi sviluppare e per evitare conflitti, dall'ONU all'Europa, dal nostro paese alla nostra Regione.
Bene ha fatto la Presidente Bresso a prendere l'iniziativa; il suo è stato un intervento ampio, ma molto ragionevole, che va nell'interesse della Regione Piemonte, che tiene conto della solidarietà nazionale e fra le Regioni.
Lo Stato dovrebbe ringraziare quelle Regioni che si assumono questo diritto-dovere.
Presidente, lei accennava al Regno di Sardegna, alla scomposizione del quale la Sardegna e la Valle d'Aosta acquisivano lo Statuto speciale, ma c'è un fatto precedente. Precedente il Regno di Sardegna il Piemonte era con la Sicilia, anche la Sicilia è a Statuto speciale. Qui voglio aggiungere una nota un po' scherzosa, a differenza del collega Robotti, che invece è molto documentato sulle Regioni spagnole.
"Quando il Piemonte si è accorto che forse la scelta di lasciare la Sicilia ed acquisire la Sardegna non era stata una scelta particolarmente felice, ha dovuto spedire giù Garibaldi e per prendersi la Sicilia ha dovuto prendere tutto il paese." Concludo dicendo che bene ha fatto la Presidente Presso a prendere l'iniziativa; il gruppo del Partito Socialista Nuovo PSI, non solo è d'accordo, ma non le farà mancare il suo appoggio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Anch'io ringrazio la Presidente Bresso per avere affrontato quest'argomento.
Credo che si sappia che i Verdi, a livello nazionale, sono sempre stati favorevoli al federalismo e d'altra parte, come richiama la stessa Presidente Bresso nella sua relazione, è chiaro che abbiamo un obiettivo che è l'articolo 116 della Costituzione.
Credo che su queste linee di indirizzo sia comunque necessario iniziare un percorso per la discussione su questi temi, anche perché richiamarsi al federalismo e pensare di procedere su condizioni particolari di autonomia significa inevitabilmente discutere non solo sui temi che la Presidente ha riferito nella sua relazione, ma anche, ad esempio, sulle stesse strutture di Governo, nel senso che la costruzione di una struttura federalista inevitabilmente richiama anche quello che avviene a livello nazionale.
Ricordo, ad esempio e a titolo di pura curiosità, che lo stesso termine devolution, cioè devoluzione, era nato negli Stati Uniti esattamente per uno scopo diverso, e poi utilizzato in Italia. Negli Stati Uniti veniva usato per richiedere una maggiore delega, un trasferimento di poteri dagli Stati nazionali alla Confederazione, in Italia viene usato in senso opposto. È solo un esempio che dimostra come questi argomenti siano in ogni modo delicati.
D'altra parte, com'è già stato ricordato, abbiamo avuto un referendum che ha dato un esito ben chiaro rispetto ad una riforma prodotta dal precedente Governo nazionale. Noi Verdi e ambientalisti individuiamo negli indirizzi sottolineati la sovrapposizione di decisioni e di potere decisionale sia da parte delle Regioni sia da parte dello Stato. È ovvio che occorrerà discutere le ripartizioni per quanto riguarda i temi dell'istruzione, delle infrastrutture, dell'università, dell'ambiente ecc., ragion per cui pensiamo sia un percorso che inizia oggi e, per quanto mi riguarda, non abbia un fine prestabilito. È un percorso che dovremo costruire assieme. In questo senso, sono anch'io preoccupato se il percorso del federalismo si pone la finalità di costruire un sistema che punti alla competizione. Non credo che tutto si possa risolvere con la competizione anche perché nella competizione non è già scritto quale sarà il soggetto vincente.
Nella competizione individuo una difficoltà in più nel superare quello che credo, invece, sia un obiettivo condiviso da questa maggioranza: combattere la disuguaglianza. Lo scopo della nostra coalizione è di combattere la disuguaglianza non solo all'interno della nostra regione, ma anche le disuguaglianze tra le regioni.
Nell'ottica di un percorso che s'inizia, vorrei fare due osservazioni specifiche sui temi affrontati, a cominciare dal tema dello sviluppo economico.
Soprattutto in questi giorni, dove notizie indipendenti e non ascrivibili a posizioni preconcette ci avvisano di un peggioramento della situazione ambientale, sarebbe opportuno che, assieme al concetto di sviluppo economico (per quanto mi riguarda preferirei che lo sostituisse) si affiancasse anche il concetto non di sviluppo sostenibile, ma di economia sostenibile. Condivido l'affermazione di quanti definiscono un ossimoro l'espressione sviluppo sostenibile. Ricorrere al concetto di economia sostenibile sarebbe un bell'esempio per costruire qualcosa di utile per la nostra regione e che potrebbe valere anche come esempio per la nazione intera. Sempre sul tema, vorrei fare una riflessione sul fatto che l'ambiente non è solo una questione di ripartizione delle competenze legislative tra lo Stato e la Regione, ma, per come la vediamo, l'ambiente è anche un qualcosa che va al di là di una ripartizione legislativa e che si collega direttamente ai rapporti tra i diversi settori. L'ambiente lo si tutela anche con le scelte urbanistiche, con le scelte del turismo e anche con le scelte industriali che si operano.
Oggi iniziamo un percorso e avremo modo di confrontarci su questi temi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

ormai da molti anni che si parla di federalismo. Si parla di federalismo in tantissime forme: federalismo in senso politico, federalismo amministrativo, federalismo fiscale. La decentralizzazione dei poteri legislativi - dal centro alle periferie - è il sogno che più di vent'anni fa la Lega Nord ha iniziato ad inseguire. Di questo voglio pubblicamente ringraziare i Consiglieri, in questo caso anche compagni di coalizione (preciso, compagni di coalizione) della Lega Nord, perché hanno portato al centro del dibattito politico nazionale un tema che era fondamentale per l'ammodernamento della macchina dello Stato.
Diciamo la verità, senza la Lega Nord non avremmo mai parlato di federalismo e non saremmo qui a parlare di federalismo, probabilmente il quadro politico sarebbe completamente diverso. Non so se questo sia un bene o un male, tuttavia credo sia stato un arricchimento del dibattito politico culturale e sociale del nostro Paese. Arricchimento al punto che, nelle due ultime legislature, il decentramento è diventato una realtà. Una realtà che ho sempre caldeggiato.
Purtroppo, il sogno di un federalismo totale si è infranto con il colpo di spugna dell'ultimo referendum, che ha abrogato il progetto di ammodernamento dell'intero Paese, ma non per questo il federalismo è morto.
Anzi, il caso della Regione Lombardia - che molto intelligentemente la Presidente Bresso ha ripreso anche per il Piemonte e di ciò, come piemontese e legislatore, la ringrazio - ne è un esempio. Si tratta della possibilità di sfruttare quello che già l'ultima modifica costituzionale (parliamo dell'attuazione dell'articolo 116, comma 3 della Costituzione) permette alle Regioni.
bene che le Regioni, a maggior ragione una delle più importanti come quella in cui viviamo, si adoperino affinché l'opportunità di decentramento sia sfruttata nel migliore dei modi. È il momento di abbandonare sterili dialettiche improntate all'ideologismo e ai punti fermi della valutazione politica fine a se stessa.
Anche oggi, in Consiglio regionale, mi è parso di vedere delle venature permeate di ideologismo che sul federalismo forse possono essere assolutamente superate (voglio ricordare che perfino l'Unione Sovietica aveva un'impronta federalista).
Il Piemonte - i fatti di questi giorni mi danno piena ragione - ha bisogno di una sua reale autonomia, soprattutto quando viene trattato alla stregua del "parente povero". Le mie parole penso che ai più faranno ricordare la magra figura che abbiamo fatto come città, come istituzione come Regione di fronte al Governo di Roma, al Presidente del Consiglio sulla vicenda, finita in modo penoso, riguardante l'Esposizione Universale assegnata poi a Milano.
Tra l'altro, mi permetto di rilevare che la lettera di "consolazione" del Sottosegretario Letta è ulteriormente penosa, ridicola e offensiva per i piemontesi (quando ci dicono che "abbiamo diritto ad un premio di consolazione, perché abbiamo una parte importante in questa esposizione").
Se l'Esposizione è stata assegnata alla città di Milano perché aveva più titoli e più meriti di noi, ben venga, ma se è stata assegnata per altre ragioni politiche, non organizzative, credo sia stato commesso un errore da parte del Governo nazionale.
Non è più sostenibile il vizio di essere federalisti secondo le stagioni. Quando il Governo centrale deve tagliare, dove taglia? Nei capitolati di spesa, a favore degli Enti locali. Quando le cose vanno meglio, di decentramento non si parla più. Meglio amministrare tutto centralmente in quel caso.
Ebbene, mai, come in questi giorni, è stato chiaro che il federalismo è il vero unico modo per far sì che questa Regione possa percorrere la via dello sviluppo economico e dello sviluppo sociale.
Non possiamo più fare riferimento ai politicanti, che addossano alle Regioni oneri di finanziarie da brividi e tengono, invece, onori per sé.
L'attuazione del federalismo non è e non può solo essere un processo politico o una questione di ingegneria normativa. Io, qui, rappresento i consumatori e lo dichiaro nell'ordine del giorno che sarà presentato dall'intera Casa della Libertà. Chiedo anche che alcune materie specifiche in materia di difesa dei consumatori siano delegate totalmente alle Regioni, in particolare, nel nostro caso, alla Regione Piemonte, perch siamo sicuramente in grado, con i nostri Uffici, di poterle gestire meglio e più completamente di quanto avviene a livello centrale romano.
Questi sono i temi con i quali dobbiamo confrontarci: sanità, scuola anziani, occupazione, sviluppo.
L'articolo di oggi riferiva che la Presidente Bresso, fra le varie materie di cui chiede la delega, comprendeva le infrastrutture regionali l'università, la ricerca e l'istruzione.
Sono pienamente d'accordo su questa richiesta, con l'unica obiezione sulla ricerca.
Negli anni '90, già parecchie università americane avevano bilanci ben più ricchi e floridi di parecchie nostre Regioni italiane. Ricordo vagamente una cifra sui tremila miliardi per Harvard e oltre 3.500 miliardi per il MIT. Credo che la ricerca debba essere seguita e fatta a livello nazionale o addirittura sopranazionale ed europeo. Ma se si parla di ricerca regionale, ci trova perfettamente in linea e concordi. Purtroppo l'articolo non spiegava di più e confesso di non aver seguito totalmente il suo intervento, Signora Presidente.
Un governo della Regione che sia più flessibile darà più attenzione al cittadino proprio perché il decentramento serve a responsabilizzare, nella realtà dei fatti, chi è stato incaricato di governare. Inutile attendere il deus ex machina romano (in questo caso, romano di nome e di fatto).
Concedetemelo. La parola d'ordine dello Stato centrale adesso è tagliare.
Tagliare e poi tagliare, indifferentemente da quali sono i risultati conseguiti sul territorio. A me sembra incredibile che solo perché qui abbiamo avuto le Olimpiadi dobbiamo essere più penalizzati rispetto ad altri territori, perché ci dicono: "In passato abbiamo investito di più e quindi dobbiamo darvi di meno adesso". Però qui abbiamo messo a frutto questi investimenti. Mi pare che le Olimpiadi siano state un successo di immagine per il Piemonte, ma anche per il Paese intero.
Non abbiamo tempo per aspettare un ciclo economico favorevole al punto tale da invertire questa tendenza. Sono troppe le sfide che il Piemonte deve affrontare. È tempo che tutti noi iniziamo a vedere il Piemonte come un competitore lanciato nella grande arena del mercato globale.
A me sinceramente il mercato globale non mi fa impazzire, però c'è. Non possiamo farci niente. Qualcuno lo osteggia, io sono molto scettico qualcuno lo caldeggia, ma visto che è una realtà che è ormai ineludibile e che sarà sempre più importante per le politiche future, dobbiamo attrezzarci per affrontare le sfide che il mercato globale ci porrà.
Non possiamo più permetterci di pensare solo alla concorrenza delle sinergie identificabili con Lombardia e Liguria, perché se è vero che l'arena è il mondo, è anche vero che il federalismo ci darà la vera opportunità di raccogliere le sfide di quel mondo, liberi da vincoli ormai anacronistici.
Non sto dicendo, naturalmente, che siamo soli, che il Governo centrale ci ha abbandonato, anzi, colgo l'occasione per ringraziare il Governo Berlusconi, per averci permesso di svolgere delle fantastiche Olimpiadi. Se dobbiamo costruire un futuro per il Piemonte, dobbiamo comportarci come se così fosse. Stiamo per assistere al più imponente profondo processo di riorganizzazione della macchina regionale, il che comporta lo spostamento di processi decisionali e gestionali dal centro al territorio. Possono anzi devono derivare grandi benefici in termini di efficienza, di economicità di gestione e di trasparenza amministrativa. Quindi, è nella riorganizzazione e innovazione del settore pubblico centrale e locale che risiede la chiave per garantire, non solo la sostenibilità economica dell'attuazione del federalismo, ma anche l'opportunità di migliorare drasticamente efficienza e qualità della macchina amministrativa. Ce lo impongono il buon senso e il vincolo che abbiamo con tutti i nostri elettori.
Presidente, noi siamo felici di questa sfida e la aiuteremo a portare a termine questo progetto. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere per l'ultimo intervento.



MULIERE Rocco

Intervengo soltanto un paio di minuti per sottolineare alcune questioni, anche perché i colleghi della maggioranza, come Reschigna Bizjak e altri, hanno sottolineato l'importanza del dibattito di oggi.
Anch'io voglio sottolineare il fatto che la Presidente Bresso ha posto una questione vera, che va affrontata. Devo dire che lo ha fatto anche con coraggio in una situazione particolare dal punto di vista politico a livello generale. Porre le questioni che lei ha posto in un dibattito sul federalismo, in questo momento, credo che sia stato opportuno e anche coraggioso.
Ritengo che il fatto che questa maggioranza e che le forze del centrosinistra abbiano contribuito, insieme con milioni di cittadini, a respingere quel tentativo di riforma costituzionale che tendeva a dividere il Paese, ormai appartiene alla storia di questo nostro Paese. In questo momento bisogna lavorare invece per unire il nostro Paese, pur sapendo che ci sono realtà territoriali diverse. Non possiamo, come dire, nasconderci questa realtà. Tenere conto di questo elemento, del fatto che ci sono Regioni che hanno alcune esigenze differenti da altre, che vogliono gestire servizi, dare opportunità ai cittadini di quella Regione, in modo diverse da altre, credo che sia un fatto legittimo.
Quello che noi dobbiamo garantire ai cittadini è che i servizi essenziali, importanti per l'unità del nostro Paese, vengano garantiti a tutti i cittadini della Sicilia o di una Regione del Nord. Da questo punto di vista, questo è sottinteso. Ma le questioni poste nella relazione della Presidente Mercedes Bresso seguono un'altra ottica, ed è quella che appunto una Regione, come la Regione Piemonte, vuole gestire in modo diverso servizi, perché i servizi possono essere gestiti in modo diverso da Regione a Regione.
Naturalmente, tutto ciò passa dalla capacità di un'autonomia fiscale che oggi in pratica non c'è, ma quest'autonomia fiscale non significa spendere tutti i soldi dei cittadini piemontesi nella nostra Regione.
Significa che parte dei soldi dei cittadini piemontesi debbono essere gestiti e spesi come decidiamo qui nella nostra Regione.
A proposito, vorrei anche ricordare - ne abbiamo discusso anche in quest'aula, ce lo ricordava il Vicepresidente Peveraro - che i cittadini piemontesi hanno pagato tasse che sono andate allo Stato nazionale, ma quei fondi dovevano ritornare alla Regione Piemonte e non sono ancora ritornati.
Questo è avvenuto in una fase in cui governava il centrodestra. Questo è o non è un problema aperto per la nostra Regione? Parliamo di tre miliardi e seicento milioni di euro di credito che abbiamo nei confronti dello Stato.
Qualcuno potrà dire: "Bene, adesso lo faccia il Governo di centrosinistra" ma sarebbe troppo facile, tenendo conto dell'attuale situazione generale in cui viviamo.
Penso - e ho terminato, Presidente - che il percorso che abbiamo deciso (che è stato indicato dalla stessa Presidente Bresso) e che oggi dovremmo definire (perché, sul merito, se ne dovrà ulteriormente discutere), sia davvero importante, soprattutto se sarà condiviso da tutti; tale percorso prevede il passaggio in Commissione per iniziare la discussione, il confronto e l'analisi nel merito delle proposte avanzata della Presidente.
Se ne scaturirà un documento condiviso, come io mi auguro (ma si dovrà lavorare per raggiungere tale obiettivo), si aprirà la discussione. Anzi la discussione col territorio si aprirà prima della conclusione di questo dibattito, che avverrà in Consiglio.
Raffrontarci in Commissione e arrivare, poi, sul territorio, per un confronto con le forze sociali ed economiche di questa Regione, sarà un fatto politicamente molto importante. Se oggi opteremo per questo percorso avremo fatto un passo in avanti, nell'interesse di questa nostra Regione e dei cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Presidente Bresso, per una breve replica.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Vorrei intanto ringraziare i Consiglieri che sono intervenuti in un dibattito che ritenevo importante ed urgente, dal momento che la Costituzione non solo è stata approvata da parecchio tempo, ma si è anche concluso il dibattito, con il voto referendario, sulla sua eventuale modifica. Mentre prima il discorso era ancora in sospeso, in attesa di capire su quale Costituzione ci si poteva o meno basare, oggi credo che la situazione sia, invece, chiara e necessiti di una discussione.
Vorrei precisare, innanzitutto, in merito ad una serie di questioni di carattere generale che sono state sollevate, che il federalismo in Italia è nato in modo anomalo. Chi ritiene che sia arrivata tardivamente al federalismo, probabilmente non conosce la mia storia. Io nasco repubblicana cattaneiana, e, nel valutare a posteriori la storia del nostro Paese, ho sempre pensato che quella federalista sarebbe stata per l'Italia la soluzione migliore, proprio per le caratteristiche del Paese: le forti differenze, l'avere tante Regioni, tante città e tanti territori che sono stati "Stato" e che tali si sentono ancora nell'assumere e nel chiedere rispetto e autonomia per le proprie specificità e peculiarità.
Se andate a Parma - per citare, come esempio, un luogo al centro del Paese, che è assolutamente unitario - troverete ancora questo senso di s della propria storia, dell'essere confluiti in una storia nazionale ma con la propria realtà e con il proprio passato. Pensate, ancora, a Venezia alla Sicilia, al Napoletano, all'intera Campania. Non solo quindi al Nord: le differenze che sono sfociate nel primo dibattito costituzionale sulle Regioni a Statuto speciale sono profonde e derivano da una storia complessa e diversificata, che, per alcune Regioni, affonda in un lontanissimo passato e in ruoli importanti svolti in passato.
Purtroppo, essendosi scelto e realizzato - perché poi la storia non va mai avanti con le opzioni, ma prosegue nella realtà dei fatti - un percorso unitario e non federale nel momento in cui l'Italia si mise insieme (non dimentichiamoci che furono chiamate "annessioni", ma erano referendum) quello sarebbe stato, probabilmente, il momento migliore per costruire un percorse federale nel nostro Paese, così com'è avvenuto in tanti altri Stati che hanno seguito percorsi di questo tipo.
Perché il federalismo è per definizione solidale e unitario, in quanto è cessione di sovranità, che si configura sempre verso l'alto. Molti di voi sanno che sono Presidente dell'Unione Europea dei Federalisti e da sempre il Movimento Federalista Italiano - una delle Associazioni fondanti dell'Unione Europea dei Federalisti - è federalista anche a livello italiano, perché ha sempre pensato che il modello federale andrebbe applicato ovunque. Si tratta di un modello di forte autonomia nella gestione delle proprie responsabilità e di grande solidarietà, invece nella gestione delle questioni unitarie, che rendono significativa l'appartenenza a quello Stato, a quell'Unione sopranazionale, ad un ipotetico e possibile sistema federale a livello mondiale. Ritengo che questo sia un tema su cui discutere. Le ragioni della pace a livello mondiale devono passare attraverso una riorganizzazione del sistema delle Nazioni Unite, che preveda maggiori cessioni di sovranità verso alcuni livelli (elementi molto semplici e lineari) di governo mondiale. Questo è "essere federalisti".
In Italia, il dibattito sul federalismo è stato in qualche modo danneggiato e svilito dal fatto che avviene, invece, secondo un modello di decentramento. In questo senso, ho sempre criticato l'uso da parte della Lega Nord del termine devolution, perché è stato usato in Gran Bretagna proprio secondo un particolare modello di federalismo. In Gran Bretagna il federalismo è stato inteso come cessione di alcune competenze ai Parlamenti scozzesi e gallesi neocostituiti, con la possibilità, in ogni momento, da parte del Parlamento di Westminster, di cancellare la legge emanata da quei parlamenti, secondo un modello assolutamente centralista, e non di ordinata ripartizione delle funzioni. In sostanza "ti lascio fare alcune cose, ma se non sono d'accordo te le boccio e te le cancello. Mi riservo, cioè, il potere di annullare il tuo provvedimento".
A me non piace quel modello, perché va dall'alto verso il basso e non è rispettoso di quanto è stato concesso. Per questo motivo, sono sempre stata contraria anche al solo uso di quella parola, perché richiama un modello che non condivido.
ovvio, quindi, che nel nostro Paese la situazione sia un po' complessa e si giustificano anche alcune preoccupazioni secondo le quali il federalismo possa nascere da una volontà di divisione.
Il problema è che tali preoccupazioni, nel dibattito che portò alla modifica della Costituzione almeno per quanto riguarda il centrosinistra sono state fugate da una chiara definizione di cosa si intendeva per "federalismo", un modello che poi non fu totalmente completato, perch sappiamo tutti che manca, nell'impianto federale del nostro Paese (ma questo non è compito nostro, semmai è compito politico di sollecitazione alle Camere), una definizione corretta della seconda Camera, ovvero della Camera delle Regioni, che in tutti i sistemi federali è la Camera dove si compensano i possibili problemi e dove si costruisce l'unità degli Stati federati nella più forte unità del Paese. In genere, sono Camere in cui vi è una rappresentanza diretta degli Stati, e si formano diversi tipi di maggioranze, proprio perché i modelli elettorali sono differenti rispetto alle Camere degli Stati (se sono elette, altrimenti sono Camere di secondo grado con la presenza diretta delle Regioni). Sono modelli diversi in cui comunque, deve essere assicurato un sistema completamente diverso di rappresentanza, che tenga conto anche gli interessi federali, da sussumere in un'unità nazionale.
Questo è il vero problema da affrontare, che non può essere dimenticato, almeno da tutti coloro che condivisero quella riforma costituzionale: il decentramento riguarda le funzioni amministrative, il federalismo le funzioni legislative.
La scelta fu nel segno di un modello federalista con una serie di funzioni, secondo me ancora da completare, perché non sono state definite bene. Questo è uno dei segmenti che, a mio avviso, dobbiamo porre all'attenzione del Governo e del Parlamento, anche nell'interesse di tutte le altre Regioni, perché il problema del completamento delle materie di competenza delle Regioni è un problema di efficienza nel funzionamento dello Stato, così come si è ormai configurato.
Proprio partendo da quella realtà costitutiva del nostro Paese caratterizzata da profonde diversità storiche, geografiche, culturali, e anche di modo di stare insieme, si è detto che ogni Regione può chiedere soggettivamente, se lo ritiene, se si sente in grado di farlo e se trova un accordo di larga maggioranza nazionale, competenze aggiuntive, basate sulle proprie caratteristiche, cioè motivando questa ragione di differenziazione e, quindi, di maggiore autonomia.
Ho proposto questi due punti fondamentali della discussione. Il primo quello che secondo me fa parte di un dibattito che tutte le Regioni stanno facendo, comporta la richiesta di una semplificazione nel sistema delle attribuzioni, in modo che sia un po' più chiaro chi fa e cosa fa e soprattutto, sia più semplice per tutti agire.
Nella nostra azione, probabilmente saremo seguiti da altre Regioni e comunque, riterrei opportuno che, avviata una chiarificazione, questo sia un contributo anche ad una redistribuzione su tutte le Regioni. La materia ambientale, ad esempio, necessita di una chiarificazione, perché altrimenti la complicazione rende difficile il perseguimento dell'obiettivo, che in questo caso è la tutela.
Vale per alcune altre materie. Se si chiarisce la questione delle strade ANAS, credo che possa valere per certi aspetti, perché non è una specialità, ma una considerazione di non funzionalità dell'assetto attuale.
Questo fa parte delle proposte che possono anche rappresentare un contributo che diamo ad un riassetto costituzionale che valga per tutte le Regioni.
Ci sono poi altre questioni che invece dovrebbero, per essere in qualche modo coerenti con il dettato costituzionale, essere attinenti a delle specialità.
Vorrei sgombrare il campo da alcune questioni che mi sono posta.
evidente, ad esempio, che noi, tra le specialità geografiche, abbiamo la montagna. Il punto è che la montagna non è una materia, e come tale non la si può rivendicare come competenza; al massimo si potrebbe rivendicare la competenza totale all'istituzione o meno delle Comunità montane, mentre oggi sono istituite con legge nazionale, anche se poi sono le Regioni a delimitarle.
Non è quindi materia che possa, costituzionalmente, essere separata individuata ed attribuita, perché l'agricoltura - quindi anche l'economia montana nel senso di forestale - è già materia di competenza esclusiva delle Regioni ed è tutta in capo a loro. Se invece parliamo di attenzione di specificità, sempre più perseguita con legge regionale, nessuno lo impedisce, però sono pronta a capire se nel dibattito c'è qualche elemento di novità. Se non c'è non c'è neppure materia per una trattativa.
Dal mio punto di vista, invece, alcune questioni che hanno una profonda attinenza con la nostra storia e con le nostre odierne capacità, possono essere oggetto di attribuzione e, quindi, di richiesta di competenze differenziate. Non le ripeto, ma come unico esempio faccio quello dei beni culturali: c'è un'esperienza, una capacità operativa, anche una storia di provenienza di questi beni, ma soprattutto una nostra vocazione ad intervenire ed una dimostrata capacità a farlo, anche nel pieno rispetto degli obiettivi di tutela nazionale, che credo giustificherebbero del tutto la richiesta e la decisione positiva possibile da parte delle Camere.
Questo è il tema che vorrei porre all'attenzione della Commissione: da una parte, una serie di considerazioni valide per tutti - non vedo perch dovrebbero valere solo per noi - fermo restando che quasi certamente verrebbero attribuite a tutte le Regioni; dall'altra parte alcune questioni che, come hanno fatto la Toscana, la Lombardia e altre Regioni, sono più proprie e più appartenenti alla nostra tradizione, alla nostra cultura e alla nostra capacità di fare.
Non solo credo che questo non infici minimamente il principio dell'unità nazionale (guai se dal Piemonte venisse messo in discussione) ma credo che possa rappresentare un percorso che può arrivare a un buon esito. Sono d'accordo con il Consigliere Casoni, in questo momento non bisogna esagerare, ma, come hanno detto molti altri, si tratta di individuare alcune questioni e puntare su quelle, perché le riteniamo di particolare utilità ed interesse per il nostro territorio. Fermo restando il principio che il federalismo fiscale è fondamentale, ma deve essere di tipo solidale, cioè non può essere una corsa a chi si tiene tutti i soldi perché comunque non ci verrebbe consentito.
Al massimo, ciò può avvenire per piccole Regioni, non certo per quelle grandi e, men che meno, per le grandi Regioni del Centro-Nord, ma neanche più per quelle del Centro-Sud, perché lo stesso problema si verifica al Sud: se anche la Campania e la Puglia si tenessero le proprie risorse, ce la farebbero anche loro, il problema è che non si sa più chi finanzia le funzioni dello Stato.
La questione del federalismo fiscale è solo quella di identificare con precisione i costi di ciò che viene o è già stato conferito, al fine di definire fondi propri, sui quali dobbiamo avere la responsabilità non solo di aumentare, ma di valutare se dobbiamo aumentare o diminuire il carico fiscale, se riusciamo a ridurre l'evasione e il carico per ogni cittadino.
il caso, ad esempio, della gestione piena del bollo di cui parlavo con il Vicepresidente. L'anno scorso abbiamo tentato un'operazione di articolazione del bollo che oggi non è consentita, ma che potrebbe esserlo in base al reddito, alla tipologia dell'auto utilizzata, all'impatto ambientale di quell'auto, che oggi non potremmo fare, ma che potremmo tentare avendo piena disponibilità della legislazione e dell'introito sul bollo.
Anche in questo senso, la trattativa deve andare avanti, non per illuderci di avere più fondi di quanti corrispondono alla gestione delle risorse, ma per avere delle risorse che ci consentano di governare bene il sistema e di poter prendere le decisioni che qualunque responsabilità fiscale comporta: l'aumento, la diminuzione, la distribuzione del carico in base alle potenzialità fiscali del contribuente.
Queste sono aspetti necessari per gestire bene una complessa quantità di competenze e di materie quali già oggi abbiamo e quali avremo sempre di più; peraltro, sono scritte integralmente nella Costituzione, il problema è solo che non sono state applicate. Naturalmente, più funzioni vorrebbe dire individuare anche risorse differenziate, non aggiuntive, ma corrispondenti a quel di più che viene attribuito come competenza.
Questo perché, almeno personalmente, non accetterei mai che venisse dal Piemonte una posizione separatista. Non è la caratteristica della nostra Regione, non lo è mai stata né con il Governo di centrosinistra né con il Governo di centrodestra, e non credo che nessuno in realtà - né della maggioranza né dell'opposizione - sarebbe disponibile ad andare in questa direzione.
Tuttavia, dentro questi paletti - che sono paletti di solidarietà e di unità sostanziale del Paese - credo che ci sia ampio spazio per un'applicazione coerente a quello che siamo e che siamo in grado di fare in base all'articolo 116 della Costituzione.
Vorrei inoltre chiarire che non penso che quella prima individuazione possa essere totalitaria, cioè che possano essere tutte quelle funzioni: dobbiamo fare alcune scelte chiave ed eventualmente elencare alcune possibili questioni aggiuntive. In ogni caso, bisogna avere chiaro su cosa vogliamo puntare precisamente.
Naturalmente, ci sono possono essere questioni che nel dibattito in Commissione emergono come aggiuntive o sostitute di alcune delle cose che io ho indicato; altre, nel dibattito, sono state sollecitate, come ad esempio la questione della giustizia di pace. Al riguardo, non affermo che la funzione della giustizia di pace non sia appropriata a una Regione, ma mi pare che oggi, per le caratteristiche che ha, non sia molto significativa e non la metterei fra le priorità.
Oggi le funzioni attribuite ai giudici di pace sono un piccolo segmento del sistema della giustizia in generale e, in base a quel principio di unitarietà delle funzioni, a me sembra più logico che restino tutte insieme.
Vi ho sentiti, ho sentito anche le argomentazioni portate, ad esempio dal Presidente Formigoni al riguardo, ma non mi convincono. A mio avviso, è bene che ognuno abbia delle funzioni, chiaramente il più possibile delineate, nell'ambito del fatto che c'è sempre un sistema di governance che vede implicati tutti, perché siamo uno Stato e ormai la governance non riguarda solo l'Italia, ma l'Italia e l'Unione Europea, in quanto su quasi tutto abbiamo un inquadramento generale dell'Unione Europea.
Per quanto riguarda l'Unione Europea, devo dire che - anche se sono raramente d'accordo con il Consigliere Rossi - sul fatto che anche a livello europeo sarebbe bene attribuire all'Unione le vere funzioni federali da grande sistema federale di Stato e rimpatriare, cioè riportare al principio di sussidiarietà, alcune questioni che per sedimentazione si sono attribuite a livello dell'Unione e che, invece, più appropriatamente dovrebbero essere gestite a livello di Stato o addirittura a livello di Regioni, credo sia vero che anche a livello dell'Unione Europea questa chiarificazione e ricomposizione del sistema dell'attribuzione della cessione di sovranità debba essere fatta. Sarebbe una buona occasione per ragionarci, ma naturalmente riguarda gli Stati, anche se noi, essendo pienamente inseriti nel processo, abbiamo assolutamente titolo a esprimerci in merito.
Al Consigliere Scanderebech volevo dire che, secondo me, non esiste in questo momento nessuna onda federalista nel nostro Paese (si è fatto un referendum) e neppure delle mode. Esiste una riflessione dovuta, a chiusura del secondo referendum costituzionale, sull'assetto dei poteri. Questo è un punto fondamentale, perché oggi non mi sembra essere sufficientemente funzionale, efficiente e anche corrispondente all'impianto che ci si è dato.
Un altro punto è stato sollevato da parecchi colleghi. È evidente che la Costituzione va applicata totalmente. Noi abbiamo iniziato, per quanto riguarda le funzioni oggi di competenza della Regione, a completare un trasferimento, che in Piemonte è già avvenuto, di funzioni amministrative a Province, Comuni e Comunità montane. Dico che è già avvenuto, nel senso che la nostra è comunque una delle Regioni in cui c'è stata più applicazione dei principi della Bassanini, perché quella è stata sostanzialmente l'unica vera riforma, ad oggi, con trasferimento a Province e Comuni.
Ci sono dei completamenti doverosi da fare e noi abbiamo iniziato a predisporre le leggi e i provvedimenti affinché venga completato questo trasferimento. È altrettanto ovvio che l'attribuzione eventuale di maggiori competenze, nell'una o nell'altra delle due accezioni che indicavo generalizzate per tutte le Regioni o specifiche, non può che andare e non potrà che andare di pari passo con il passaggio delle funzioni amministrative a quelle competenze collegate alle Province o ai Comuni secondo l'appropriatezza che deriva dalla funzione. Porto, ad esempio, la questione delle strade. Sapete che stiamo proponendo i provvedimenti per completare il passaggio non solo della gestione, ma anche del demanio delle strade alle Province (delle strade già trasferite dallo Stato) ed ovviamente, se il completamento avvenisse, cosa che ritengo utile e addirittura doverosa, è evidente che la stessa cosa si farebbe per le nuove strade trasferite. Ma questo vale anche per tutte le altre materie.
Naturalmente, dato che questa è un'assemblea legislativa, il compito non è solo della Giunta, ma anche del Consiglio: ogni volta che si legifera, va verificata la congruenza fra l'impianto che si propone e il principio della sussidiarietà, che oggi è un principio fondante della nostra Costituzione, quindi non derogabile.
Su molte altre delle questioni che sono state sollevate, credo che il luogo appropriato sia comunque la Commissione, perché in molti casi non si tratta tanto di chiedere ulteriori competenze, quanto piuttosto di legiferare. Ricordo che abbiamo comunque un dovere, che è quello di realizzare le leggi di recepimento della Costituzione, che praticamente, se non in rare occasioni, non sono mai state fatte. È, per esempio, il caso della materia istruzione.
Ritengo utile avviare l'iter di trasferimento nel nostro ordinamento dei nuovi principi costituzionali, anche per capire meglio dove ci sono dei problemi, perché è solo nel momento in cui si realizza il recepimento che ci si accorge dell'esistenza di spezzoni, di complicazioni, di necessità di chiarimenti e di approfondimenti. Soprattutto, è importante che nel patto costituzionale che proporremo, se arriveremo alla fine di questo iter, alle Camere vada richiesto anche l'inserimento di vincoli costituzionali alla legislazione ordinaria. Non è possibile che lo Stato con legge ordinaria si riprenda competenze che la Costituzione attribuisce ad altro soggetto altrimenti si rischia che la confusione regni sovrana. Anche in questo caso è avvenuto ad opera di governi di centrodestra, prima, per ragioni storiche, e di governi di centrosinistra successivamente, almeno in alcuni casi; non sappiamo come finirà la finanziaria.
Quindi, anche qui la prima regola da porre è che la norma costituzionale contenga un vincolo di verifica obbligatoria - non è opportuno richiedere sempre la verifica della Corte Costituzionale - della congruità costituzionale delle norme. Questo, ad oggi, apparentemente non avviene, tant'è vero che si assiste ad un continuo rimpatrio di competenze da parte dello Stato su materie già trasferite, non oggetto del presente dibattito.
Per il resto, credo sia opportuno questo approfondimento in Commissione, in quanto ha senso andare avanti solo se si trova un minimo comune denominatore, che consenta di andare con una posizione di forza al confronto, prima con i governi e poi con le Camere, soprattutto se si trova una condivisione del sistema istituzionale e delle forze economiche e sociali del nostro territorio. Anche in questo caso, la prima verifica della congruità delle richieste che potremo fare avverrà con il confronto con gli altri soggetti, che sono meno direttamente di noi interessati al sistema dei poteri, ma sono altrettanto, e a volte più di noi, interessati all'efficienza del funzionamento del sistema istituzionale regionale e nazionale. Questo sarà anche il momento interessante e di verifica della congruità delle proposte che dalla Commissione emergeranno.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO


Argomento: Varie

Saluto agli alunni e insegnanti della Scuola media "Des Ambrois" di Oulx in visita a Palazzo Lascaris


PRESIDENTE

Prima di procedere, colgo l'occasione per salutare a nome di tutto il Consiglio regionale i docenti e gli allievi della scuola media "Des Ambrois" di Oulx, che sono venuti in visita: benvenuti. Ci auguriamo che portiate a casa un buon ricordo del Consiglio regionale.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento

Dibattito su attuazione articolo 116, comma 3, della Costituzione "Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia" ed esame ordini del giorno n. 478, inerenti a: "Attuazione dell'articolo 116, comma 3 della Costituzione"; n. 479 "Federalismo differenziato - attuazione articolo 116 comma 3, della Costituzione" e n. 480 "Attuazione articolo 116 della Costituzione" collegati (seguito)


PRESIDENTE

In merito al dibattito sull'attuazione dell'articolo 116 della Costituzione, sono stati presentati tre ordini del giorno: n. 478 "Attuazione dell'articolo 116, comma 3 della Costituzione" presentato dal Consigliere Scanderebech n. 479 "Federalismo differenziato - attuazione articolo 116, comma 3, della Costituzione" presentato dai Consiglieri Burzi, Rossi, Nicotra, Giovine Botta, Casoni n. 480 "Attuazione articolo 116 della Costituzione" presentato dai Consiglieri primi firmatari Muliere e Biziak, altri firmatari Dalmasso Robotti, Lepri, Manolino, Ricca, Moriconi, Travaglini, Pozzi, Auddino Boeti.
Se non vi sono controindicazioni, procederei con la votazione, ferme restando le dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Burzi per mozione d'ordine.



BURZI Angelo

Intervengo sull'ordine dei lavori, perché, come ha correttamente ricordato, sono stati presentati tre ordini del giorno.
Noi riteniamo che non sarebbe inutile se la Presidente, relativamente ai tre ordini del giorno - ove abbia già avuto modo di leggerli, altrimenti potremo dapprima presentarli, qualora servisse - ci dicesse se ha una qualche opinione in materia, in modo da poter, se del caso, emendare il nostro, evidentemente allo scopo di recepire il suo e quello dei colleghi della maggioranza che in questa direzione volessero procedere; come preferisce la Presidente.



PRESIDENTE

La Presidente Bresso ha ascoltato la richiesta.
La parola alla Presidente Bresso.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

stata chiesta la mia opinione sugli ordini del giorno. Per quanto riguarda quello a sola firma del Consigliere Scanderebech, non ritengo di ricalcare nulla, quindi non mi riconosco nella sua definizione. Per il resto nessuno di noi può modificare la disparità economica tra le singole Regioni italiane. Sostanzialmente, lo inviterei a proporre un emendamento agli altri, in modo che sul nucleo fondamentale si garantiscano i principi di solidarietà e sussidiarietà, che sono richiamati anche nell'ordine del giorno proposto dalla maggioranza.
Per quanto riguarda quello della minoranza, non voglio sbagliarmi rispetto alla giusta definizione del Consigliere Novero, che ha ragione...



(Commenti fuori microfono)



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Tu preferisci "opposizione", lui preferisce "minoranza"; insomma minoranza o opposizione.
Se c'è una disponibilità da parte della maggioranza, chiederei all'opposizione - o minoranza - di non fare un elenco di questo tipo perché è chiaro che con un elenco non avrebbe senso discutere in Commissione.
Suggerirei di tentare di individuare un accordo su un documento che rinvii in Commissione la scelta delle materie. Credo sia stato sottolineato anche da firmatari di questo documento, ad esempio, dal Consigliere Casoni che nessuno di noi pensa sia possibile andare con questa lista di materie comunque, va argomentato all'interno di ogni materia che cosa effettivamente chiediamo.
Oggi, non mi sentirei di votare un elenco di questo tipo. Naturalmente la maggioranza fa quello che vuole.
Suggerirei alcuni minuti di pausa per una verifica. Quello del Consigliere Scanderebech, secondo me, rientrerebbe benissimo nel documento della maggioranza, che garantisce questi elementi. Credo sia possibile trovare un accordo anche su una posizione comune che rinvii alla Commissione la scelta specifica delle materie, che, peraltro, sono elencate non tutte - nel documento che vi ho proposto.
Suggerirei di non dividerci, lo ribadisco. Non sarebbe neanche utile arrivare a una conclusione nella quale la maggioranza ha una posizione e l'opposizione ne ha un'altra, perché, in questo modo, sarebbe impossibile trattare con il Governo, credo vorrebbe dire essere deboli. Sarebbe meglio tenere aperta la formula in modo da consentire un vero dibattito e, se possibile, una convergenza in Commissione.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

stata avanzata una proposta da parte della Presidente. Pregherei prima di passare alle dichiarazioni di voto, di esaminare la proposta.
Consigliere Muliere, chiedo se vuole intervenire su questo. Esaminerei la mozione d'ordine, poi passerei alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Dico semplicemente questo: noi oggi iniziamo un percorso, che è quello proposto dalla Presidente Bresso, sul quale ci siamo dichiarati d'accordo.
Sarebbe sbagliato arrivare già oggi ad una conclusione del nostro lavoro perché affronteremo in Commissione una lunga discussione, dove ci auguriamo si possa addivenire ad un accordo tra tutte le forze politiche, in quanto stiamo parlando di una questione estremamente seria e importante per il futuro della nostra Regione. Credo sia sbagliato anticipare adesso situazioni nelle quali si creerebbe un problema e una discussione sul merito.
Quindi, per quanto ci riguarda, per una maggiore correttezza, vorremmo andare ad una distinzione degli ordini del giorno. Del resto, la Presidente Bresso ha anche anticipato che, in questa situazione, fare un elenco sarebbe un passo in avanti eccessivo. Per quanto ci riguarda, siamo per una distinzione in questa fase. Pertanto, ci asterremo sugli ordini del giorno presentati dalla minoranza.



PRESIDENTE

Mi pare di capire che, da parte del Consigliere Muliere, non so se a nome di tutta la maggioranza, ci sia la richiesta di procedere votando gli attuali ordini del giorno.
La parola al Consigliere Scanderebech, per mozione d'ordine.



SCANDEREBECH Deodato

Ringrazio la Presidente Bresso dell'attenzione prestata all'ordine del giorno che ho presentato. La ringrazierei ancora di più se marcassimo tutto quello che è stato detto sul federalismo, perché finora - ripeto - abbiamo acquisito - non qui in aula, ma dai giornali - solo nozioni sul regionalismo (la devolution già l'abbiamo accantonata), lobby del Nord e patto tra i tre Sindaci principali.
Dobbiamo fare una differenziazione tra quello che abbiamo letto e quello che vogliamo fare. Se su quello che vogliamo fare c'è la volontà da parte di tutta l'Aula, indipendentemente dai distinguo che vedremo durante il confronto in Commissione, naturalmente, sono disposto anche a ritirare l'ordine del giorno e vedere come votare di conseguenza, leggendomi attentamente gli altri ordini del giorno...



PRESIDENTE

Scusi, collega Scanderebech, siamo in sede di mozione d'ordine, la prego di esporre la sua proposta.



SCANDEREBECH Deodato

importante fare un distinguo e, soprattutto, una netta separazione da tutto quello che è stato detto fino ad oggi sui giornali, ossia no al turbofederalismo, no alla lobby del Nord e, soprattutto, no ad una forma di devolution...



PRESIDENTE

Mi pare di capire che stia entrando nel merito.



SCANDEREBECH Deodato

No a una forma devolution di questa Giunta. Sono ben chiare queste precisazioni.



PRESIDENTE

Consigliere Burzi, lei è già intervenuto per mozione d'ordine.
La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Rispondo alla proposta della Presidente.
Mi è parso che la Presidente - forse, ho frainteso - abbia fatto una controproposta rispetto all'ordine del giorno che, praticamente, porta le firme di tutti i colleghi della minoranza, o opposizione.
Noi, se ben colgo, siamo disponibili a togliere l'elencazione delle materie, che, peraltro, in buonissima parte era desunto dal documento che la Presidente stessa ci ha voluto fornire in esordio di dibattito.
Evidentemente manterremmo non solo l'ordine del giorno, ma anche l'impegno a riferire in Commissione e in Consiglio regionale entro un tempo certo.
Ove così non fosse lo riterremmo - e me ne scuseranno i colleghi di maggioranza - un simpatico esercizio d'acqua tiepida, quindi una visita veloce nell'ambito delle aule del federalismo. Abbiamo dato una passata e poi torniamo ad occuparci di cose più serie.
Quindi, l'elencazione completa delle materie che noi mettevamo era allo scopo di aiutare, perché nel documento che la Presidente ha presentato c'è un elenco di materie, non tutte, ma esiste un elenco di materie che pu valere da suggerimento. Ma se questo viene posto come limite, noi emendiamo l'ordine del giorno, rimanendo l'impegno per la parte che riguarda la Giunta a svolgere il suo lavoro nelle sedi competenti di Conferenza Stato Regioni e a volere riferire, prima in Commissione e poi in Aula, entro un tempo certo, perché se non si mettono i temi e non si mettono le date non si è messo nulla.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Abbiamo ascoltato con attenzione le osservazioni dei colleghi di minoranza e credo di interpretare l'opinione di tutta la maggioranza nel riaffermare quello che ha già detto il collega Muliere, cioè che noi siamo sinceramente aperti ad un confronto ed intendiamo che questo confronto avvenga con celerità, senza che venga contenuto in una mozione o in un ordine del giorno.
Assicuriamo la nostra disponibilità e il nostro impegno affinché questi temi vengano trattati nella Commissione competente con l'attenzione, ma anche con la tempestività che quest'argomento richiede e merita.
D'altra parte, anche in forza degli errori che in questi anni sono stati fatti in riferimento all'approvazione di temi così delicati, come a quelli che hanno riguardato la modifica del Titolo V della Costituzione, e poi alla legge costituzionale bocciata con referendum dello scorso giugno riteniamo che in questo momento un'articolazione delle posizioni che vede la maggioranza dare un segnale d'attenzione nei confronti della mozione della minoranza, esprimendo un voto d'astensione, e - se lo riterrete reciprocamente un voto d'astensione sulla nostra mozione, possa rappresentare quell'attenzione reciproca che un argomento come questo merita.
Quindi, riconfermiamo da parte nostra che voteremo la mozione sostenuta dalle forze di maggioranza e ci asterremmo su quella che presenterete.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Non vorrei che quest'Aula diventi una sottolineatura di temi politici e di differenziazioni politiche. Ieri ho risposto ad una telefonata di un giornalista de La Stampa, dando la mia disponibilità, anche se contro gli interessi politici del mio partito, a trovare delle intese bipartisan per dei risultati concreti.
Ora, se qui qualcuno vuole marcare delle differenze, le marchi. Volevo chiedere alla Presidente - perché poi si tratta di un discorso franco e serio - se vogliamo costruire. Lei ha chiesto di togliere le materie e sono d'accordo con lei perché, come ho detto nel mio intervento, le materie vanno a volte plasmate internamente. Ci sono delle cose non chiare oggi su molte competenze, quindi anch'io non sono d'accordo sul massimizzare materie secche piuttosto che andare a vedere cosa deve essere modificato.
Però togliendo queste materie, rimandando tutto al lavoro della Commissione, dando un termine alla Commissione di tre mesi, che è quello efficace affinché la sua azione politica possa avere degli effetti a Roma chiederei il suo parere su quest'ordine del giorno così modificato. Perch anche noi a quel punto, se la collaborazione viene solo sottolineata e si vuole fare passare un ordine del giorno solo perché è firmato dalla Margherita o dai DS o da qualcuno e non riconoscere, saremmo disponibili a dire che passino i due ordini del giorno e che abbiano uguale dignità, per poi lavorare bene in Commissione.
Se invece già qui s'inizia su questo metro, noi ci adegueremo al metro e capiamo anche, io per primo, che le volontà di fare del lavoro comune o di andare avanti su certe strade sono inutili e torniamo a fare il lavoro che siamo forse anche più bravi a fare, che sarà quello di marcare anche noi politicamente ogni differenza, ogni sottolineatura, ogni virgola, a partire dall'assestamento, che ci troveremo in Consiglio lunedì, così iniziamo a capirci fra maggioranza e opposizione su quelli che sono i metodi che abbiamo auspicato più volte, ma che non vediamo poi tradotti a parole nelle varie situazioni.
Quindi, chiedo alla Presidente che si esprima sul nostro ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Intervengo sull'ordine dei lavori. Vorrei ricordare a lei e alla Presidente Bresso che questa mattina, nella riunione dei Capigruppo, c'era stata un'intesa, con un impegno in particolare della Presidente Bresso, che ha risposto in modo affermativo alla mia richiesta di concludere i lavori con un ordine del giorno che prevedesse un tempo preciso (non ho detto un mese, due o tre) entro cui la Commissione avrebbe dovuto relazionare per lo meno al Consiglio o, comunque, riportare il provvedimento o la proposta di provvedimento e di delibera al Consiglio. Credo che lei mi dia atto che questo è vero. Se sono cambiate le cose da questa mattina ad oggi, ci farebbe piacere saperlo, perché come ho accettato, come sottoscrittore - e l'hanno appena detto sia il collega Burzi sia il collega Casoni - noi da quell'ordine del giorno togliamo tutto quello che non si era detto stamattina.
Non c'è l'elenco, non c'è nulla, c'è solo un tempo di tre mesi, che pu essere anche di quattro, di cinque o di sei. Ditelo e lo scriviamo, per quell'ordine del giorno, così come modificato e come accettato dai firmatari, è esattamente quello che stamattina la Presidente Bresso si era impegnata a recepire.
Capisco che lei non può obbligare i colleghi della maggioranza a votarlo, ma almeno lei dia dimostrazione di essere in linea con quanto dichiarato e lo voti lei. Sarei già soddisfatto così, perché in questo momento - e anche nel mio precedente intervento - mi sono rivolto a lei come Presidente e alla luce delle dichiarazioni di impegni che ha preso.
Mi auguro mantenga quello che ha detto. Quello che lei ha detto era anche un impegno temporale, recepisca lei quest'impegno, non gliene faremo certo una colpa se i colleghi della maggioranza decideranno di non votarlo ma che almeno lei - è questo che le chiedo - scelga di votarlo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà



GIOVINE Michele

Intervengo semplicemente perché anch'io ho firmato l'ordine del giorno presentato dall'opposizione o minoranza, a seconda di come si voglia definire.
Per me era importante mettere un elenco di materie anche per dare un po' di corpo in più al dibattito. In particolare, tengo a sottolineare il fatto che trovo veramente fondamentale inserire la valorizzazione e promozione dei beni e del patrimonio culturale, come la Presidente stessa ha ricordato, la tutela paesaggistica e le politiche ambientali di degrado e, ovviamente, le politiche a difesa e a tutela dei consumatori.
Chiedo ai colleghi: se non c'è la volontà della maggioranza di votare il nostro ordine del giorno e se neanche la Presidente ci vota l'ordine del giorno, a questo punto noi non togliamo l'elenco. Non capisco perch dobbiamo emendarlo senza ottenere nulla in cambio.
Quindi, anch'io mi unisco alla richiesta del Presidente Rossi e degli altri Capigruppo di minoranza. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Mi sembra di percepire, da parte della minoranza, un uso un po' eccessivo del loro ordine del giorno.
Vorrei sottolineare che in merito all'attuazione dell'articolo 116 esiste una comune convinzione della necessità di quel percorso.
Quello che rende non accettabile l'ordine del giorno proposto dalla minoranza è invece stabilire un limite temporale.
Su un argomento di tale importanza, i tempi della discussione saranno stabiliti dagli organi del Consiglio. Nel senso che la Commissione si riunirà senza nessuna volontà dilatoria. Non possiamo stabilire oggi il termine di questo percorso, i tempi fisiologici di una discussione con le inevitabili consultazioni e con un approfondimento che dovrà essere obbligatorio su un argomento così delicato.
Stabilire i termini, così com'è stato fatto in questo ordine del giorno, è un uso strumentale dell'ordine del giorno. Non ci sono problemi a non votare l'ordine del giorno e non ci sono neanche problemi nel dire che non vogliamo affrontare realisticamente la discussione.



PRESIDENTE

Mi pare che non ci siano le condizioni per arrivare ad una soluzione unitaria. Procederei, quindi, nella votazione dei vari ordini del giorno atteso che su questi ciascuno può fare le proprie dichiarazioni di voto.
Prima di passare alle dichiarazioni di voto, chiudiamo la discussione con l'intervento della Presidente Bresso.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Non chiudiamo la discussione, esprimo la mia opinione.
Non è ancora chiaro su cosa si vota. Avevo invitato la maggioranza e l'opposizione a cercare un accordo su un documento. Se non si trova, è ovvio che voterò il documento presentato dalla maggioranza. Vorrei ricordare, inoltre, che ciò che è avvenuto in Regione Lombardia, dove tutta o una parte dell'opposizione ha votato il documento proposto dalla maggioranza, è stata una convergenza dell'opposizione sulla maggioranza. In alcuni casi, ricordate la volta scorsa, anch'io ho votato un documento della minoranza. L'impianto attuale del documento non mi convince soprattutto differenziarmi dalla mia maggioranza sulla scadenza, che non dipende da me, non mi sembra francamente significativo.
Per quanto mi riguarda, posso affermare che sono pronta a lavorare nei ritmi che deciderà il Consiglio, che mi auguro siano veloci. Questa è una discussione che va tenuta compatta, altrimenti non si arriva a nulla.
Inoltre, vi invito ad evitare delle divisioni immediate, perché questo dibattito può avere una conclusione produttiva, anche a livello nazionale solo se ci sono delle condizioni di larghe maggioranze a livello nazionale.
Naturalmente, le larghe maggioranze si possono determinare anche in altro modo, magari votando contestualmente la proposta a maggioranza della Regione Piemonte e la proposta a maggioranza della Regione Lombardia.
Secondo me, meglio il contrario, cioè se fosse un percorso che in ogni Regione trova un accordo di larga maggioranza nel merito di quella proposta della Regione, senza trattative che sarebbero sbagliate, che creerebbero quella specie di saldatura che nessuno vuole, né maggioranza n opposizione, fra Regioni (non è questo lo spirito della norma costituzionale).
Avrei preferito un documento unitario. I documenti proposti dalla maggioranza e quello proposto dall'opposizione sono divergenti tra loro.
Diverso era la volta scorsa, in cui c'era convergenza nel contenuto, quindi ho votato un documento che convergeva nel contenuto e non mi pareva ci fossero ragioni per non farlo. In questo caso, non è proprio la stessa cosa, quindi è ovvio che voterò il documento presentato dalla maggioranza ma questo non significa che non apprezzo lo sforzo di dire "togliamo i tempi". Tuttavia, se in questo momento non si raggiunge un accordo sui tempi, mi assumo l'impegno di rispettarli, ma mi pare che la maggioranza abbia detto la stessa cosa.
Non ne farei, quindi, una ragione di particolare conflitto. Per quanto mi riguarda, mi asterrò sul documento proposto da una parte della minoranza.



PRESIDENTE

Passiamo alla fase delle dichiarazioni di voto. Abbiamo discusso fino adesso sul dibattito generale, sono stati presentati tre ordini del giorno procederei con le votazioni di voto atteso anche che, da più parti, mi è stata manifestata la volontà di non protrarre troppo i lavori della sessione pomeridiana.
Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Essendo tre ordini del giorno, farò tre dichiarazioni di voto differenti.
Il primo intervento lo spendo per chiedere un ulteriore sforzo. Se noi eliminiamo il riferimento temporale, ammesso che ci sia il placet degli altri Capigruppo di minoranza, cioè se eliminiamo i tre mesi (oppure ci dica la Presidente quanti mesi o anni sono necessari), siamo anche disposti a ragionarci sopra. Votare due documenti separati, dopo questa giornata arricchente, ci sembra abbastanza inutile.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Mi vorrà correggere la Presidente se, nella mia interpretazione, dir delle cose imprecise: in questo caso, mi fermo immediatamente.
Verifico, dall'ultimo intervento della Presidente, che anche su eventuali emendamenti da noi suggeriti sul nostro ordine del giorno, la Presidente si sarebbe astenuta.
Ovviamente, votiamo a favore del nostro documento, ci asterremo sul documento presentato dalla maggioranza e ci asterremo su quello presentato dal Consigliere Scanderebech.
Faccio alcune considerazioni. Una di forma. Più volte siamo stati richiamati ad una certa non rispondenza dell'ordine dei lavori che la Conferenza dei Capigruppo stabilisce. È successo da più parti, soprattutto dall'attuale maggioranza, che sia stato detto che nella Conferenza dei Capigruppo si stabiliscono delle cose e poi l'Aula ne fa altre. Oggi mi pare un esempio eccellente di ciò che - non certo per responsabilità delle minoranze o opposizione - è avvenuto. Non me ne disturbo, l'Aula è sovrana ma ricordate che le partite si giocano una volta in trasferta e una volta in casa, quindi eviterei, per le prossime volte, di fare prediche inutili.
Ricordo le parole dalla Presidente. Qui sono sinceramente dispiaciuto ma non per la Presidente, ma per il federalismo e il Piemonte. È stata la Presidente a chiederci, se non ho capito male, nell'ambito della Conferenza dei Capigruppo, a suggerire un veloce testo su cui la Commissione dovesse confrontarsi. Non vano bene tre mesi? Dica la Presidente quant'è un tempo utile. Mi sembra uno strano modo di tradurre l'aggettivo veloce per chi fa la Presidente della Giunta di questa Regione, e dovrebbe mantenere una qualche serietà oltre agli annunci e alle politiche sottese a tutto ciò che sin qui abbiamo discusso. Noi, lo rileviamo con non sorpresa perché, come ripeto, il tema del federalismo è tema che ci vede presenti, non solo da oggi, su queste scene.
Per quanto riguarda il secondo punto, nel documento, ancorché non datato e non targato, che c'è stato dato dalla Presidenza a supporto del suo primo intervento (che abbiamo ascoltato con attenzione), esisteva un elenco di materie che noi abbiamo ampliato, nel tentativo di rendere più forte la posizione della Presidente della Giunta nelle trattative e nelle discussioni Stato-Regioni, che, come lei stessa ha detto, si dovrebbero svolgere nelle varie sedi. Ci è parso intendere, ad un certo punto, che l'elenco fosse di limite al suo voto, al nostro documento e anche questo non è stato sufficiente.
Mi viene ricordato - questo è un esempio, Presidente Bresso, negativo perché il fatto che in Lombardia sia successo il contrario, credo possa anche dipendere (vorrà scusare la mia ignoranza) dal fatto che in Lombardia c'è una maggioranza che da tempo è sinceramente federalista nei fatti e probabilmente più aperta alle esigenze della minoranza più di quanto non lo sia l'attuale maggioranza della Regione Piemonte. Anche soltanto dalle esternazioni di oggi, la maggioranza non sembra essere così solidamente federalista come probabilmente lo sono i nostri colleghi lombardi.
Quindi noi ci votiamo il nostro ordine del giorno che, le assicuro esprime l'abbiccì del federalismo, e lei lo sa bene, perché ci ha detto di frequentare il federalismo fin da tempi non sospetti.
Comunque, prendiamo atto del suo non voto, che è un sintomo delle difficoltà che esistono purtroppo non soltanto su questo tema.
Ci asteniamo sull'acqua calda propostaci dalla maggioranza augurandoci che in tempi celeri, quanto prima, la Commissione del Consiglio regionale preposta a questi temi verrà di nuovo chiamata a rispondere.
Certamente, perché sono sinceramente federalista, non credo che oggi abbiate fatto un millimetro avanti nei riguardi delle politiche di governo sul tema. Forse si è fatta un po' di cultura, non certo governo!



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Sull'ordine del giorno presentato dal collega Scanderebech, devo fare alcune osservazioni.
Per la prima osservazione, parto dalla fine dell'ordine del giorno, che è un ordine del giorno che insegue, direi, delle utopie o comunque dei principi condivisibili, ma che sicuramente non possono essere attuati dalla nostra Giunta e nemmeno dal nostro Consiglio. Quello che mi ha sorpreso è l'attacco che contiene a quella che lui chiama lobby del Nord e della devolution.
Ricordo, infatti, al collega Scanderebech che appartiene a un partito (UDC) che per cinque anni di governo ha collaborato positivamente con la Lega e le altre forze della Casa della Libertà: pur partendo da posizioni abbastanza diverse, si era riusciti comunque ad arrivare ad una modifica della Costituzione che accontentava tutte le forze della CDL che avevano concorso a farla. Fra queste forze c'era anche l'UDC, partito a cui appartiene il collega Scanderebech, che in questo modo mi sembra andare in rotta con quanto realizzato dal suo partito.
Pertanto, inviterei il collega a ritirare quest'ordine del giorno.
Chiaramente, se non verrà ritirato, il nostro voto sarà contrario, sarà fermamente contrario, ma, ripeto, chiedo ancora al collega di ripensarci e di ritirarlo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Vedi, collega Dutto, il sottoscritto, se tu non te lo ricordi, ha votato già in quest'aula e pubblicato sui giornali che era già contrario alla devolution. Quindi mi sono distinto già allora da quelle che erano le indicazioni nazionali. Perché? Dal momento in cui ognuno di noi è scelto ed è qui in rappresentanza della volontà popolare, se ritiene giusto, per l'interesse della collettività, votare in un certo modo e andare in una certa direzione, da quel momento in poi non c'è partito che tenga, ossia non c'è azione partitica che possa prevalere e prevaricare sugli interessi di tutti i cittadini.
Quindi, quando c'è di mezzo l'interesse dei cittadini, il sottoscritto fa quello che può fare compatibilmente con quelle che sono le proprie possibilità. Ma io mi chiedo, e questo lo chiedo a tutti in quest'aula, nel momento in cui il Paese tutto è in crisi, nel momento in cui dobbiamo fare delle riforme fondamentali per lo sviluppo e per l'occupazione dei nostri figli (riforma pensionistica, la riforma del lavoro, la riforma della competitività), perché dobbiamo perdere tanto tempo per fare una riforma delle riforme già esistenti. Mi sembra veramente un bluff, tutto questo, mi sembra veramente illudere ancora una volta di più i nostri cittadini quindi è per questo che dico che, secondo me, questa vicenda assomiglia come l'ho definita questa mattina, non al "tormentone", ma al "solitone".
Dal momento in cui personalmente - come Deodato Scanderebech - non credo in una riforma federalista, dal momento in cui abbiamo già tutti gli strumenti legislativi e costituzionali per fare, mi chiedo, siccome la politica in generale oggi non riesce a dare risposte concrete, perché noi a tutti i costi dobbiamo vendere un prodotto, dobbiamo vendere qualcosa ai nostri cittadini.
Mi chiedo, Presidente Bresso, visto che lei è una Presidente capace e coraggiosa, non basta fare programmi sui giornali, non basta dividere l'unità nazionale, non basta togliere la sovranità nazionale pensando che questo sia sufficiente ad accontentare i cittadini piemontesi. Dobbiamo costruire degli strumenti legislativi e amministrativi che vadano nella direzione delle risposte.
Quindi, qual è il problema oggi? È quello di non riuscire a dare risposte alla gente, non possiamo continuare a perdere tempo in Commissione o demandare poi al Governo. Piace a tutti il metodo della concertazione, ma prima che questa legge sia concertata e votata, passeranno anni e anni. Ai nostri cittadini cosa diremo? Cari colleghi, facciamo pure un ordine del giorno, votatevi pure il vostro, io mi voto il mio e all'amico Casoni e all'amico Burzi dico che dopo quello che ho ascoltato, mi differenzio ancora di più perché sono convinto che tutto quello che stiamo facendo oggi non serve a niente, è solo pubblicità. Pubblicità che va contro gli interessi dei cittadini piemontesi.
Possiamo applicare la Costituzione, possiamo applicare la riforma dell'articolo quinto, possiamo applicare la devolution come la intende la Lega, possiamo applicare il federalismo fiscale, possiamo applicare il federalismo in generale, come già applicato in Europa, ma ditemi a che cosa vogliamo arrivare e che cosa vogliamo vendere ai nostri cittadini. Io questo ancora non l'ho capito, perché non ho un atto chiaro che mi giustifichi cosa devo andare a dire ai cittadini e, soprattutto che cosa uscendo di qua, devo andare a dire alle persone che mi chiedono dove volete arrivare e che cosa volete fare.
Nel documento che lei oggi ha presentato, lei ha dato un'interpretazione della devolution. Posso presentarla anch'io, non perch sono un costituzionalista ma perché leggo, mi informo, mi documento. Sono un povero ingegnere, sono un povero laureando in architettura. Ho tre diplomi, però devo leggere, cari colleghi, penso che lo fate anche voi. La devolution (così è scritto) è il processo di riduzione delle competenze dello Stato e la loro contemporanea attribuzione alle Regione e agli Enti locali.
Credo che questo sia ciò che lei sta cercando di chiedere. Quindi, anche se lei mi parla della Svezia o della Danimarca, siamo in Italia, per cui dobbiamo applicare quello che è il federalismo. Poi, se vuole, le fornir tutte le indicazioni su che cosa si intende, in generale, per "federalismo", cosa significa "federalismo fiscale", cosa si intende in Italia con il termine "federalismo", in cosa consiste la riforma...



PRESIDENTE

Collega Scanderebech, la invito a concludere l'intervento.



SCANDEREBECH Deodato

Con tutto questo, veramente, non riesco più a capire.
Per concludere, io mi identifico col discorso fatto dal collega Robotti. Pertanto, lo prendo come esempio e, soprattutto, spero che si prosegua in quella direzione. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Presidente, sarò brevissimo. Impiegherò soltanto un minuto, perch credo che la discussione si sia ormai dilungata e ritengo che le posizioni siano più che mai chiare.
Volevo soltanto ribadire un concetto molto semplice. Prima ho sostenuto che mi differenziavo, sulla forma e sui contenuti, dal Consigliere Scanderebech.
Credo, però, di poter condividere il pensiero dello stesso collega non nei contenuti, perché continuo a non approvare il suo testo - nel voler "targare" un provvedimento esclusivamente col centrosinistra, perch evidentemente, interessa solo che venga approvato un ordine del giorno targato centrosinistra.
A tal riguardo, rispondiamo alla Presidente Bresso che è giusto. La maggioranza faccia la maggioranza; vedremo, andando avanti, come porterà a casa questa riforma.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Presidente, alla fine "predicare bene e razzolare male" è proprio una sua abitudine.
Questa mattina, all'inizio del mio intervento, che credo sia stato assolutamente costruttivo, avevo fatto una battuta. Ma la battuta di questa mattina, ahimè, oggi diventa triste realtà. Perché, alla fine, cara Presidente, lei non ha rispettato gli impegni presi questa mattina.
Non mi può venire a dire, in merito all'ordine del giorno presentato dalla minoranza, con piena disponibilità, da parte della stessa, a modificarlo come lei avrebbe richiesto - in effetti, aveva chiesto di eliminare l'elenco e il Capogruppo Burzi le ha risposto: "L'elenco lo togliamo"; aveva sostenuto che il tempo era troppo breve, e le è stato risposto: "Siamo disponibili ad allungarlo" - che comunque non lo vota.
Addirittura si è fatto girare un testo, che sarebbe stato presentato dal Presidente del Consiglio, Davide Gariglio (che era presente alla riunione di questa mattina), in cui c'era scritto di sottoporre al Consiglio, entro tre mesi, una proposta di deliberazione concernente i contenuti dell'intesa tra lo Stato e la Regione.
Non riesco a capire, Presidente Gariglio e Presidente Bresso, come da questa mattina, davanti ai Capigruppo, nelle dichiarazioni e con un documento scritto, sia possibile, solo per andare contro la minoranza oppure solo perché posti sotto ricatto dall'estrema sinistra (che fa parte della vostra maggioranza), cambiare completamente - e, lo ripeto, a distanza di poche ore - una posizione concordata.
Secondo voi è un comportamento da adulti, da rappresentanti dei piemontesi eletti dal popolo? È un comportamento accettabile, da parte dei proponenti di un Consiglio regionale, che è un piccolo Parlamento - è un Parlamento regionale, è organo legislativo - prendersi in giro, concordare un argomento e cambiarlo dopo poche ore, senza che niente di grave sia successo? Potrei capire un cambiamento repentino se l'avessimo insultata ed offesa, ma mi pare che da questi banchi, eccetto forse una voce diversa una! - tutti abbiano espresso pieno appoggio a quanto lei ha dichiarato, a quanto è stato concordato durante la Conferenza dei Capigruppo di questa mattina, a quanto è stato messo per iscritto - non presentato, ma messo per iscritto - dal Presidente del Consiglio regionale.
Vorrei riportarvi, un attimino, su quella che è stata l'utilità eccetto il chiacchierare o fare dotti interventi - della giornata odierna.
Di fatto, abbiamo dimostrato ai piemontesi, una volta di più, che siamo divisi su tutto, anche su quegli argomenti sui quali eravamo d'accordo. A distanza di poche ore, ci dividiamo su un argomento sul quale concordavamo o per fare un brutto scherzo alla minoranza, vista la giornata, cari Presidenti di Consiglio e di Giunta - prima ipotesi - oppure - seconda ipotesi, senz'altro peggiore dal punto di vista istituzionale - perch avete dovuto cedere al ricatto di una parte della vostra maggioranza. Non ci sono terze vie. Non ci possono essere terze vie, perché sul documento che abbiamo presentato c'è meno (un minor impegno) rispetto a quello che il Presidente del Consiglio regionale, Davide Gariglio, ha scritto nell'ordine del giorno che lui proponeva. C'è meno. Neanche più quello si può accettare questa sera? Bene, Presidente: non c'è dubbio che abbiamo passato una bella giornata a chiacchierare; abbiamo speso un po' di soldi dei contribuenti piemontesi siamo riusciti a dividerci su un argomento sul quale eravamo d'accordo fino a stamattina, in una riunione dei Capigruppo. Facciamo una bella "brutta figura" davanti ai piemontesi, ma la volete voi.
Continuiamo a scontrarci. Non c'è possibilità di dialogo? E allora non c'è possibilità di dialogo. Lo capiamo, però sia chiaro - e mi auguro che i giornalisti lo riportino - che da parte nostra non vi è stata alcuna scorrettezza, né nei confronti della Giunta né della maggioranza del Consiglio, a differenza di chi, dopo aver assunto un impegno di fronte a fior di testimoni - funzionari, Consiglieri e Capigruppo - cambia completamente versione, senza alcuna motivazione, nel modo più assoluto.
Questa mattina abbiamo parlato di assestamento, di federalismo, di un ordine del giorno conclusivo: gli unici che in questo momento hanno rimangiato gli impegni siete stati voi rappresentanti della maggioranza.
Tenetene conto, perché non si gioca in questo modo. Non si prendono in giro i Consiglieri in questa maniera. Se volevate cambiare versione, ci avvisavate prima; al limite, si evitava di fare questo dibattito.
C'era un impegno e voi non l'avete rispettato!



PRESIDENTE

Presidente Rossi, ci tengo, solo per chiarezza, a specificare che non c'è mai stato un ordine del giorno a firma del Presidente del Consiglio regionale, perché sarebbe stato improprio. Ho semplicemente cercato di recepire le risultanze del dibattito che si era svolto durante la Conferenza dei Capigruppo, che mi pareva comunque permeare questo Consiglio regionale, diffondendo informalmente un documento che speravo potesse essere ampiamente unitario. Nel momento in cui ho preso atto che su tale documento non si registrava un consenso unitario, chiaramente ho receduto dal presentarlo per l'impossibilità di procedere in una logica istituzionale, ma, a quel punto, soltanto in una logica veramente politica.
Per cui, ogni Capogruppo avrebbe orientato - come poi è accaduto - il proprio Gruppo.
Mi spiace che non si sia arrivati ad una sintesi comune, la auspicavo.
Mi pare di capire, dalle sue parole, che la auspicasse anche la Presidente della Giunta regionale. Mi auguro, però, che vi siano tutte le condizioni perché il lavoro della Commissione possa partorire una piattaforma utile per il progresso di questa procedura travagliata e faticosa, che dovremo aprire con un ulteriore passaggio in Consiglio regionale.
Vi sono altre richieste di intervento, per dichiarazione di voto? Ha chiesto la parola il Consigliere Novero.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Consigliere Novero, ma il suo Gruppo ha già fatto una dichiarazione di voto.



NOVERO Gianfranco

Volevo rendere una dichiarazione perché era difforme. Avevo chiesto la parola per difformità, nel senso che intendevo abbandonare l'aula.



PRESIDENTE

Se differisce dal suo Gruppo, ha diritto ad intervenire.



NOVERO Gianfranco

Era solo per precisare che avevo chiesto la parola, ma adesso, visto che tutti abbandonano l'aula, non ho più niente da dire. Pertanto, rinuncio alla richiesta di intervento.



(Commenti del Consigliere Rossi)



NOVERO Gianfranco

Era una richiesta per difformità.



(Commenti del Consigliere Rossi)



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi!



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Per cortesia! Per cortesia! Prego tutti i colleghi...



(Commenti del Consigliere Rossi)



PRESIDENTE

Per cortesia, collega Rossi! Colleghi, per cortesia, consentite all'Aula di procedere.
Non essendovi ulteriore richieste di intervento, dobbiamo procedere con le votazioni.
Indicò la votazione palese sull'ordine del giorno n. 478, presentato dal Consigliere Scanderebech, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale visto l'articolo 116 della Costituzione, secondo il quale il comma terzo prevede la possibilità di attribuzione alle Regioni di ulteriori forme e condizioni di autonomia in specifici ambiti, con legge statale, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei principi di cui all'art. 119, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata visti gli articoli 117 e 119 della Costituzione visti gli articoli 2 e 3 dello Statuto della Regione Piemonte;considerato gli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana impegna la Giunta regionale: a non ricalcare il progetto della "lobby del Nord e della Devolution", così come proposto dal turboregionalismo che mina fortemente l'unità e la sovranità nazionale ad attenersi ai principi fondamentali di solidarietà e sussidiarietà, come unico percorso possibile per l'applicazione dell'art. 116 della Costituzione a non incrementare ulteriormente la disparità economica fra le singole Regioni italiane ma a farsi promotrice della solidarietà sociale fra le Regioni, in piena collaborazione con lo Stato".
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 479, presentato dai Consiglieri Burzi, Rossi, Nicotra, Giovine, Botta e Casoni, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale visto l'articolo 116 della Costituzione che, nel rispetto dei principi di unità nazionale e solidarietà regionale, al terzo comma prevede la possibilità di attribuzione alle Regioni di ulteriori forme e condizioni di autonomia in determinate materie, con legge statale, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei principi di cui all'articolo 119 della Costituzione visti altresì gli articoli 117 e 119 della Costituzione visti gli articoli 26, 28 e 51 e 56 nonché l'articolo 64 dello Statuto della Regione Piemonte valutata l'opportunità di avviare tempestivamente un confronto finalizzato a individuare ambiti prioritari di interesse e di intervento che meglio potrebbero essere gestiti a livello regionale, in applicazione dei principi di sussidiarietà e leale collaborazione, per la formalizzazione di una proposta di intesa diretta ad acquisire ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia ai sensi dell'art. 116, 3 comma, della Costituzione e nel quadro degli artt. 117 e 119 Cost.
sentite le dichiarazioni della Presidente Bresso circa la volontà di iniziare il percorso di attuazione dell'articolo 116, comma 3 della Costituzione impegna la Giunta regionale ad avviare nelle sedi opportune, nel più breve tempo possibile, il confronto sul contenuto dell'intesa fra lo Stato e la Regione Piemonte in attuazione dell'articolo 116, comma 3, della Costituzione al fine di conseguire la competenza esclusiva nelle seguenti materie: formazione professionale, programmazione offerta formativa e scolastica giurisdizione dei giudici di pace università (risorse e programmazione territoriale delle sedi, fatta salva l'autonomia delle istituzioni universitarie) ricerca applicata di interesse regionale sviluppo economico (industria, artigianato, commercio interno ed estero turismo) infrastrutture viarie, ferroviarie, aeroportuali di interesse regionale valorizzazione e promozione beni e patrimonio culturale tutela paesaggistica politiche ambientali integrate politiche a tutela e difesa dei consumatori.
A sottoporre al Consiglio regionale, entro tre mesi, una proposta di deliberazione concernente i contenuti dell'intesa tra Stato e Regione".
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 480, presentato dai Consiglieri Muliere, Bizjak, Dalmasso, Robotti, Lepri, Manolino, Ricca Moriconi, Pozzi, Travaglini, Auddino e Boeti, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale sentita la relazione della Presidente della Giunta regionale, Bresso, sulla possibilità di dare attuazione all'articolo 116, comma 3 della Costituzione, relativo alla possibilità di attribuire alle Regioni ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, nel quadro di una riaffermazione del valore dell'unità nazionale e nel rispetto dei principi della semplificazione amministrativa e della sussidiarietà preso atto della ricca discussione svoltosi in Consiglio rinvia alla Commissione consiliare competente il proseguio della discussione per definire, attraverso un ampio ed unitario confronto, le linee di una possibile proposta di riforma, promovendo attorno ad essa una vasta concertazione della società piemontese".
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 16.45)



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