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Dettaglio seduta n.119 del 24/10/06 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PLACIDO ROBERTO



(Alle ore 10.00 il comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(La seduta ha inizio alle ore 10.39)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellion, Botta, Clement, Gariglio Monteggia, Rabino, Ricca e Toselli.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito il punto 1) all'o.d.g. comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 3, 12, 19, 26 aprile; 9, 16, 31 maggio; 6 13, 20 giugno 2006, i quali verranno posti in votazione nella prossima seduta.


Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali - Comunita' montane

Interrogazione n. 699 dei Consiglieri Vignale, Casoni, Botta, Boniperti e Ghiglia, inerente a "Chiusura ufficio postale frazione Rosone di Locana"

Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali - Comunita' montane

Interpellanza n. 770 della Consigliera Ferrero, inerente a "Riduzione attività degli uffici postali nelle Valli di Lanzo"

Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali - Comunita' montane

Interrogazione n. 833 del Consigliere Toselli, inerente a "Interruzione servizio postale nel Cuneese"

Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali - Comunita' montane

Interrogazione n. 898 del Consigliere Toselli, inerente a "Efficienza dei servizi postali"

Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali - Comunita' montane

Interrogazione n. 899 dei Consiglieri Bossuto, Deambrogio, Clement Barassi, Dalmasso, Robotti e Moriconi, inerente a "Situazione degli uffici postali nelle aree montane"

Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali - Comunita' montane

Interpellanza n. 912 dei Consiglieri Vignale, Casoni, Botta, Boniperti e Ghiglia, inerente a "Chiusura ufficio postale di Rivalba (TO)"

Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali - Comunita' montane

Interpellanza n. 926 dei Consiglieri Reschigna e Travaglino, inerente a "Riorganizzazione degli uffici postali del Verbano-Cusio-Ossola"

Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali - Comunita' montane

Interrogazione n. 931 del Consigliere Rabino, inerente a "Introduzione nuovo orario uffici di Poste Italiane"

Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali - Comunita' montane

Interpellanza n. 933 dei Consiglieri Chieppa e Robotti, inerente a "Riduzione servizio degli uffici postali nei piccoli centri delle comunità montane del Piemonte"

Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali - Comunita' montane

Interpellanza n. 960 dei Consiglieri Botta, Casoni, Boniperti, Ghiglia e Vignale, inerente a "Rischio di chiusura per 186 uffici postali in Piemonte"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Svolgimento interrogazioni e interpellanze", esaminiamo le interrogazioni e interpellanze in merito agli uffici postali in Piemonte.
Comunico che per i non presenti sarà data risposta scritta.
Risponde l'Assessore Sibille.



SIBILLE Bruna, Assessore allo sviluppo della montagna e foreste

Buongiorno.
Nell'intervenire sulla questione relativa ai servizi del sistema postale comunico che per ciascuna interrogazione, poiché ci sono questioni specifiche, è stata predisposta una risposta scritta, che consegnerò.
Viceversa, il mio intervento sarà di carattere generale sullo stato della questione per quanto riguarda il rapporto tra Regione Piemonte e Poste S.p.A.
In data 14 giugno 2006, abbiamo sottoscritto tra Regione Piemonte e Poste italiane S.p.A. un protocollo d'intesa che, tra l'altro, tiene conto dello stato attuale dei servizi postali, ma anche della disponibilità da parte di Poste e da parte di Regione di migliorare la qualità dei servizi anche con soluzioni organizzative adeguate, in modo tale da garantire un determinato livello per quelli che noi riteniamo servizi essenziali.
Contestualmente alla firma del documento, la Giunta regionale, in ogni modo, ha ritenuto di prendere contatto con le strutture centrali, perché il tema del servizio postale sia affrontato e dibattuto nelle debite sedi, con un adeguato grado di rilevanza che tale problematica riveste non solo a livello regionale, ma su tutto il territorio nazionale.
Da questo punto di vista, faccio presente che spesso ci sono difficoltà oggettive nel mettere insieme problematiche regionali, perché il contratto è nazionale, gli accordi sindacali vengono statuiti a livello nazionale. La situazione del Piemonte e della Lombardia, che ha una presenza di piccolissimi Comuni, è diversa rispetto alle situazioni che si possono presentare in Emilia Romagna o in Lazio. Quindi, queste problematiche a livello nazionale vengono affrontate con un taglio specifico di tipo diverso.
Nel periodo successivo alla firma del protocollo si è avuto un primo incontro con l'Amministratore delegato di Poste S.p.A., con la Presidente Bresso e l'Assessore Deorsola, nel quale sono state evidenziate le necessità del territorio piemontese in merito al servizio e alle aspettative del nostro territorio.
Nei mesi di giugno e luglio del corrente anno la Giunta ha inoltre ricevuto la delegazione delle organizzazioni sindacali confederali e di categoria afferenti i lavoratori di Poste, con la quale si è dato vita ad un costruttivo dialogo in merito alle problematiche e ai possibili sviluppi del comparto rappresentato.
Inoltre, è prossima la costituzione di un tavolo di concertazione interistituzionale a livello regionale che sia aperto alle organizzazioni sindacali, alle Province e alle Comunità montane e Unioni collinari.
Allo stato attuale, è stata richiesta da parte di Poste S.p.A. una riorganizzazione in 186 uffici postali. Si tratta di quegli uffici postali nei quali era attivo l'operatore unico. Per una scelta che discende dalla normativa europea e per una scelta aziendale, è stato deciso da parte di Poste di procedere ad una riorganizzazione - i Consiglieri sapranno che l'operatore unico svolgeva nella stessa giornata la funzione di distribuzione di posta e di ufficio postale - istituendo un servizio di distribuzione posta garantito su sei giorni e formulando una proposta di rimodulazione del servizio di ufficio, che, inizialmente, si basava su tre giorni la settimana. Rispetto a questa proposta, la Regione Piemonte l'UNCEM, i piccoli Comuni e le Province hanno espresso la loro contrarietà.
Attualmente, la proposta sta proseguendo soltanto nei Comuni che hanno condiviso questa esperienza. Nel frattempo, Poste sta svolgendo un'indagine Comune per Comune per procedere ad una rimodulazione e prevedere un'apertura che tenga conto di una diversa organizzazione.
Sempre in virtù della particolare attenzione che abbiamo dato a questo problema, lo scorso mese si è svolto un incontro con il ministro Gentiloni al quale sono state presentate tutte le lagnanze e le difficoltà relative alla riorganizzazione sul nostro territorio. In questo senso, ci risulta che il Ministro sia intervenuto presso l'Amministratore delegato di Poste per chiedere una proroga rispetto ad una decisione di riorganizzazione, che doveva partire subito dopo le ferie, e una rimodulazione concertata.
Allo stato attuale, abbiamo chiesto, laddove i Comuni hanno aderito e ritengono l'esperienza positiva, di proseguire seguendo l'impostazione dell'apertura tre giorni la settimana per sei ore; altresì, abbiamo chiesto una rimodulazione dell'orario che preveda un'apertura su tutti i giorni laddove territorialmente vi sia questa richiesta.
Da questo punto di vista il tavolo tecnico sta lavorando.
Contestualmente, abbiamo anche ipotizzato la possibilità di disporre di fondi dedicati per servizi essenziali da destinare a nuovi servizi che Poste possa fornire a Regione Piemonte, ma un accordo in questo senso verrà concordato solo successivamente alla definizione della rimodulazione che vada incontro alle esigenze dei territori.
Abbiamo ben chiaro che la questione del servizio postale è assolutamente essenziale, ma teniamo conto anche del fatto che riteniamo che un'apertura di sei ore per sei giorni, in una serie di situazioni probabilmente determinerebbe anche uno spreco di personale. Da questo punto di vista, credo che dall'apertura di tre giorni alterni all'apertura di sei ore per sei giorni ci siano di mezzo molte rimodulazioni possibili, sulle quali ovviamente abbiamo chiesto alle Poste di darci delle risposte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Ovviamente intervengo sulla problematica generale, perché - come ha anche avuto modo di dire l'Assessore - è difficile dichiararsi soddisfatti o meno rispetto a singole interpellanze: lo potremo dire dopo aver letto le risposte. Di conseguenza, invitiamo l'Ufficio di Presidenza - visto che come interroganti, siamo in molti - a farne avere copia scritta a coloro i quali hanno posto questo problema.
Credo che sia la prima volta in assoluto che su un singolo tema vi siano così tante interrogazioni e interpellanze presentate. Questo, in qualche modo, sta a significare il problema che stiamo vivendo: la riduzione del servizio degli uffici postali. In alcuni casi, alla chiusura nel periodo estivo non è seguita neanche la sostituzione indicata dall'Assessore (3 ore) e le varie soluzioni (come quella del camper itinerante) non hanno portato alcun beneficio agli utenti, che di colpo si sono visti non una rimodulazione dell'orario, ma in alcuni casi la chiusura degli uffici e in altri casi una riduzione del servizio assolutamente consistente e mal comunicata.
Può essere vero - anche se abbiamo qualche perplessità - che in alcune località l'articolazione dell'orario di sei giorni la settimana per sei ore può non essere uno spreco, ma una razionalizzazione può comunque non compromettere il servizio che Poste offre.
Teniamo conto che in moltissime realtà rurali - che l'Assessore ben conosce, avendo la delega alle montagne - l'ufficio postale è rimasto l'ultimo ridotto (non possiamo più dire dello Stato, anche se, in realtà c'è sempre qualche finanziaria che va a sanarne il passivo), l'ultimo ufficio dentro il quale il cittadino, unitamente al municipio (e non possiamo più dire la stessa cosa della scuola) trova ancora uno sportello.
Quindi l'utilità sociale della presenza delle Poste è assoluta, in particolar modo in alcune aree geografiche - mi riferisco a quelle montane ma non solo - di enorme ampiezza.
Faccio un esempio, perché ricorre anche all'interno di un'interrogazione. Se a Locana chiude l'ufficio postale di Erosone, si pu dire: "Locana ha 500 abitanti, non potete pensare che abbia due uffici".
Peccato che quello di Locana sia il più grande comune d'Europa per estensione geografica, secondo solo a quello di Torino, e in alcuni casi è un vero problema dover percorrere anche più di 10 chilometri per raggiungere l'ufficio postale, in assenza di mezzi pubblici di collegamento.
Laddove vi sono stati dei casi di chiusura - perché vi sono stati - e non di semplice riduzione dell'orario, inviterei l'Assessore a prevedere almeno servizi minimi "x" ore la settimana, ma che diano garanzia alla cittadinanza nel merito.
Inoltre, credo che la Regione abbia fatto un errore alla firma del protocollo: è troppo breve la durata annuale perché, alla fine della discussione sul protocollo, ci si ritrova a doverne concertare un'altra.
Quindi ci permettiamo di dare un suggerimento: siglarne un'altra, che sia a carattere pluriennale e che abbia anche qualche soldo. D'altronde, se si vuole garantire la presenza di servizi nelle terre alte, come spesso le definisce l'Assessore, così come nei piccoli comuni pianeggianti o collinari, pari a quelli della città o delle aree medio-grandi, dobbiamo capire che, così come accade per le scuole e altri servizi, questo è un costo di cui si deve in qualche modo caricare la collettività, dallo Stato nazionale fino alle Comunità montane, che credo siano disponibili, pro quota e per anche bilanci, a fare uno sforzo da questo punto di vista.
In fondo, come ricordava l'Assessore, in alcuni casi gli uffici postali possono anche rappresentare un'opportunità in più, prevedendo al loro interno l'inserimento di altri utili servizi, la cui assenza oggi costringe i cittadini ad allontanarsi di alcuni chilometri dalla loro abitazione (mi riferisco soprattutto alla popolazione anziana). Comprendiamo tutti come potrebbe esserci un beneficio a non chiudere i servizi postali.
Quindi ci aspettiamo che la Regione faccia questo e prenda anche in mano le proposte. Poste dice: "Non più sei ore per sei giorni, ma tre giorni"; noi diciamo: "Troppo poco, una via di mezzo". Allora cerchiamo noi di indicare delle differenze con delle peculiarità differenti rispetto al territorio piemontese, perché oggettivamente in alcuni comuni tre giorni possono essere sufficienti, ma in altri, per popolazione, per morfologia per tutto quello che chi vive i territori conosce bene, invece possono non essere sufficienti. Ma sia la Regione a farsi almeno co-attore e non attenda la proposta di Poste Italiane.Un occhio anche ai tempi, che occorre restringere: questa vertenza, nonostante la Giunta abbia in qualche modo bacchettato Poste, sta andando avanti da luglio e le tempistiche sono ormai un po' troppo dilatate.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Travaglini; ne ha facoltà.



TRAVAGLINI Marco

Intanto, credo che si debba apprezzare la risposta, seppur stringata che mi sembra abbia colto gli elementi di merito che, almeno noi come interroganti, avevamo posto; poi vedremo anche la risposta scritta che l'Assessore ha preparato per ogni interrogazione.
Voglio ringraziare l'Assessore perché fa il punto su una situazione estremamente delicata che, anche per la quantità di interrogazioni, come giustamente richiamava il collega Vignale, denota un disagio profondo diffuso, diverso anche realtà per realtà. Infatti, non tutte le realtà sono uguali e si sono verificati episodi francamente stucchevoli - non trovo un termine diverso - come quello della Val Canobina, dove per il pagamento delle pensioni i cittadini si sono trovati un furgone pronto davanti all'ufficio; tutto lasciava presupporre il pagamento normale delle pensioni, ma l'assenza dell'operatore e la chiusura, di fatto, dell'ufficio postale sono un paradosso.
Sono segnalati moltissimi episodi di questo genere, per cui è bene che ci sia un intervento sicuramente legato al rispetto della convenzione stipulata e il condizionamento delle risorse vincolate a una serie di servizi da erogare per allargare la gamma dei servizi offerti da Poste Italiane, che secondo noi è essenziale. Pensiamo anche a possibili convenzioni con le Province o le Comunità montane, com'è avvenuto nel caso della Val Sesia, dove vengono consegnati - ed è un'esperienza positiva - i medicinali e i referti medici direttamente a casa tramite il sistema postale, però occorre che questa rimodulazione del servizio venga concertata sul piano locale. Vi sono realtà che stanno definendo soluzioni molto simili a quelle ipotizzate da Poste Italiane; penso ad esempio alla realtà dei comuni della mia provincia, i quali hanno concordato una modulazione più flessibile, e ad altre realtà dove invece è imprescindibile la presenza di un servizio burocratico che sia nella stessa dimensione temporale del servizio di consegna della posta. È utile anche mantenere questo livello di confronto nazionale, perché il caso piemontese è del tutto unico: siamo la realtà con il maggior numero di comuni, fra le regioni italiane; siamo anche una realtà che ha moltissimi - più della metà piccoli comuni in territorio montano.
Per questo l'impegno del Ministro Gentiloni, che noi apprezziamo, deve essere teso ad una rimodulazione, possibilmente in scala nazionale, degli accordi con Poste Italiane, non solo demandandoli su scala regionale.
necessario che questo servizio, che in molti casi rappresenta un pilastro di socialità, nonché la possibilità, per una comunità, di poter svolgere la sua funzione e di vivere mantenendo alcuni servizi essenziali, sia modulato, concertato e non imposto. Tra l'altro, Poste Italiane è un soggetto abbondantemente finanziato dallo Stato, per cui abbiamo tutte le ragioni per chiedere che un servizio venga mantenuto, garantendo una risposta ai cittadini nella misura di quanto necessita loro.
Per questo chiediamo all'Assessore di continuare in questa politica di monitoraggio sull'applicazione della convenzione e, se è possibile (sul punto concordiamo anche noi), sull'estensione temporale, e non avere uno strumento rinnovato anno per anno.
Faccio notare, però, che c'è un notevole salto di qualità rispetto a quanto è già stato stabilito in passato. Questo credo sia un elemento di novità che va sottolineato e apprezzato. Grazie.



PRESIDENTE

Faccio presente che ci saranno le risposte scritte a tutte le interpellanze. Prima, nell'elenco ho dimenticato la n. 899. Ringrazio l'Assessore Sibille.
Prima di procedere con le altre interrogazioni, do la parola all'Assessore Sibille per una comunicazione.



SIBILLE Bruna, Assessore allo sviluppo della montagna e foreste

Le sollecitazioni giunte dai Consiglieri sono assolutamente chiare.
Voglio solo precisare che nel periodo di discussione del Protocollo d'intesa, cioè l'anno scorso, e durante questo anno, nessuno ufficio è stato chiuso. L'ufficio di Rosone è stato chiuso nel 2001. So che c'è una richiesta e una sollecitazione, lì come nelle Valli di Lanzo, di riaprire il servizio per qualche ora. La chiusura dell'ufficio di Rosone, però, è avvenuta nel 2001. Viceversa - avevo dimenticato di dirlo prima e lo lascio come comunicazione - ho chiesto a Poste che ci comunichi settimanalmente lo stato della situazione, per evitare i disservizi da voi segnalati.
Poiché le questioni legate a permessi e a mutue sono difficoltà oggettive che possono avere delle ricadute, voglio che siano immediatamente monitorate e quindi, attraverso i miei uffici, potete avere tutte le puntuali informazioni sulle situazioni di disservizio.


Argomento: Provvidenze per la costituzione di aree industriali ed artigiane attrezzate

Interrogazione n. 425 dei Consiglieri Bizjak, Comella, inerente a "Parco Logistico area Leri-Cavour" (Viene concordata risposta scritta)


PRESIDENTE

Comunico che verrà data risposta scritta all'interrogazione n. 425 del Consigliere Comella.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 835 dei Consiglieri Burzi, Ferrero, Cirio, Cotto inerente a "Nuovo contratto di locazione per la sede regionale di Roma"

Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 828 dei Consiglieri Rossi, Dutto, Monteggia, Novero inerente a "Spese ufficio di Roma della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Procediamo con le interrogazioni n. 835 e 828, sulle quali risponde congiuntamente il Vicepresidente Peveraro.



PEVERARO Paolo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Rispondo congiuntamente alle interrogazioni n. 835 e 828, in quanto l'argomento è lo stesso. Le interrogazioni riguardano l'immobile in locazione dall'Ordine Mauriziano e, sostanzialmente, l'immobile di Roma.
La Regione Piemonte ha assunto in locazione dall'Ordine Mauriziano fin dal lontano 1972, parte dell'immobile sito in Roma, via Vicenza 7, da utilizzare quale sede degli uffici regionali.
L'immobile ha presentato negli ultimi anni problematiche importanti soprattutto riguardo alla sicurezza ed a poco sono valse le insistenze dell'Amministrazione regionale nei confronti dello stesso Ordine Mauriziano, affinché fossero effettuati adeguamenti degli impianti elettrici, di sistemazione edilizia, insomma, degli interventi di normale manutenzione di un immobile.
Per queste ragioni, e anche in relazione al fatto che la precedente Amministrazione utilizzò in maniera assai sporadica la struttura romana per organizzare incontri interregionali, nonostante il Presidente in allora presiedesse la Conferenza dei Presidenti (e forse proprio per questo preferendo la sede del Cinsedo), anche in relazione alla nota situazione finanziaria dell'Ordine Mauriziano, la Direzione competente, ovvero la Direzione Patrimonio, è stata costretta ad intervenire in più occasioni direttamente sull'immobile affinché potesse essere regolarmente utilizzato.
Addirittura su alcuni pagamenti di utenze generali, a carico del padrone di casa, l'Amministrazione regionale è dovuta intervenire.
La nuova Amministrazione ha cercato di acquisire una sede definitiva per gli uffici regionali anche nell'ottica di mettere a disposizione di tutti gli amministratori piemontesi parlamentari e sindaci, un punto di appoggio e di riferimento del Piemonte nella città di Roma. In questa logica si è provveduto a pubblicare per ben due volte su quotidiani nazionali un avviso di ricerca di locali da acquistare, senza ottenere dal mercato risposte concrete.
A questo punto sono state esaminate, dagli uffici regionali competenti alcune vari soluzioni, tra cui la locazione corrispondente alle esigenze dell'Amministrazione regionale, collocate in via 4 Fontane.
Nel frattempo, la Direzione Patrimonio ha proceduto, ai sensi dell'articolo 9 del controllo allora in essere, con una comunicazione del 24 febbraio, a dare disdetta del contratto di via Vicenza 7, a far data dal 31 agosto, rispettando i sei mesi di preavviso concordato.
In data 5 luglio, il Settore Tecnico Regionale ha proceduto alla riconsegna della proprietà dei locali di via Vicenza 7 e, pertanto, solo fino a tale data si è pagato il canone di locazione e gli oneri accessori.
Il canone annuo di locazione - ovviamente rispondo alle puntuali domande previste nelle due interpellanze - della sede di via Vicenza 7 ammontava a 76 mila e 188 euro; il servizio di pulizia a 16 mila 250 euro mentre per l'anno 2005 è stata corrisposta la somma di 3 mila 157 euro relativa al consumo di gas, acqua ed energia elettrica. La superficie complessiva dell'immobile di Via Vicenza è di 400 metri quadrati circa.
Per il locale di via 4 Fontane n. 116, la Regione corrisponde al locatore (Società RAF s.r.l.) la somma di 264 mila euro annui, con decorrenza dal 1° marzo 2006, in virtù del contratto stipulato il 6 marzo 2006 (repertorio 11.020). La superficie complessiva di questo nuovo immobile è di 700 metri quadri circa. Le spese condominiali relative ai suddetti locali ammontano ad euro 3.420,00 quale acconto per il periodo dall'1/03/2006 al 28/02/207 e euro 28.041,72 per il servizio di pulizia.
I lavori con le relative specifiche tecniche, richieste alla proprietà con oneri a carico della Regione Piemonte sono: Fornitura e montaggio di n.3 gruppi prese da prevedere all'interno del locale denominato "Centro Stella" e relative a: Gruppo prese A Gruppo prese B Gruppo prese C. tutte le prese elettriche sottese all'alimentazione privilegiata. Installazione di un quadro elettrico UPS nel locale Centro Stella con linee; fornitura e montaggio di n. 24 gruppi di prese elettriche (postazioni di lavoro dislocate come da Lay-out allegato al contratto di locazione); il gruppo prese è composto dalla parte elettrica, dal cestello e dalla placca.
Fornitura ed installazione di canalina di dorsale a 3 scomparti in PVC bianca + accessori, con lo scomparto da utilizzare per i cavi UTP con dimensioni minime di mm 110x60, dimensione totale mm 225x60 -ml 100.
Fornitura ed installazione di cornice per postazioni in PVC bianca con 3 scomparti, dimensione totale mm 65x25 - ml 70. fornitura e posa in opera di n. 6 lampade di emergenza con indicatore d'uscita 1x8 watt 1h SA compreso di 2 circuiti di protezione. Fornitura e posa in opera di un gruppo di continuità 10 kVA monofase 10 minuti d'autonomia. Fornitura ed installazione di n. 34 applique a parete del tipo club 2100 con alogena da 150 watt in tutti i locali. Montaggio di tutti gli applique. Demolizione parete divisoria (h 5,20 m. per totale mq 23,00). Smantellamento pavimento esistente nel locale deposito (mq 6,50). Chiusura di uno dei due vani porta esistenti. Posa del nuovo pavimento, con ricostituzione del massetto di sottofondo, in continuità con quello della stanza adiacente. Smantellamento del rivestimento esistente nel locale deposito. Rifacimento dell'intonaco preparazione alla tinteggiatura e tinteggiatura con tinta lavabile bianca dell'intero nuovo ambiente. Preparazione alla tinteggiatura e tinteggiatura dell'intero soffitto.
Gli interventi che sono stati fatti con oneri a carico della Regione sono dettagliati nella documentazione che lascerò all'Ufficio di Presidenza.
Come già è stato dichiarato l'Ufficio di Roma sarà destinato non solo ad ospitare gli uffici amministrativi, ma diventerà una vetrina promozionale, aperta al pubblico in determinate circostanze, e rappresenterà anche un momento di presentazione della terra piemontese nelle sue accezioni storiche, artistiche e gastronomiche. Altri spazi saranno utilizzati per mostre d'arte contemporanea. Attualmente - come è noto - è aperta la mostra di Romano Gazzera, pittore piemontese, in occasione del centenario della nascita dell'artista.
Per quanto riguarda la Direzione e Personale, comunico che le persone che sono dislocate presso l'Ufficio di Roma sono sei: due impiegati di categoria D, tre di categoria C, e un impiegato di categoria B.
Risulta inoltre distaccato dal settore rapporto Stato-Regioni una dipendente di categoria C. Al momento, non ci sono intenzioni di assegnare ulteriore personale all'Ufficio distaccato di Roma.



PRESIDENTE

Se non ci sono interventi da parte degli interroganti che erano presenti all'inizio dell'intervento dell'Assessore Peveraro, devo dare gli stessi soddisfatti della risposta. Sarà data risposta scritta.
Passiamo alle interrogazioni dell'Assessore Taricco.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 806 del Consigliere Ferrero e Cavallera, inerente a "Emergenza microinquinanti in Val Di Susa" (Viene concordata risposta scritta)

Argomento: Interventi per calamita' naturali

Interrogazione n. 894 dei Consiglieri Botta, Casoni, Boniperti, Ghiglia e Vignale inerente a "Ancora danni causati dalle cavallette" (Viene concordata risposta scritta)


PRESIDENTE

Comunico che verrà data risposta scritta alle interrogazioni n. 806 dei Consiglieri Ferrero e Cavallera; n. 894 dei Consiglieri Botta, Casoni Boniperti, Ghiglia e Vignale e n. 907 della Consigliera Cotto.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Interpellanza n. 955 del Consigliere Burzi, inerente a "Rinnovo comando del dottor Franco Ferraresi"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 955, sulla quale risponde l'Assessore Peveraro.



PEVERARO Paolo, Assessore al personale e sua organizzazione

In data 9 novembre 2005, l'Amministrazione ha sottoscritto un accordo con le Organizzazioni Sindacali che consente l'attivazione di provvedimenti di mobilità "in entrata" di dirigenti in numero pari a quello dei dirigenti regionali collocati in aspettativa. Il provvedimento di comando del dottor Ferraresi è stato disposto nell'ambito di questo contingente.
La legge finanziaria statale vigente, come è noto, ha vincolato la possibilità di assumere al mancato raggiungimento degli obiettivi di risparmio che, comunque, devono essere autocertificati. Le acquisizioni di personale, ivi compreso quello dirigenziale, tramite mobilità non rientrano nel calcolo previsto dalla finanziaria.
Vi è, inoltre, da osservare che, ai sensi dell'accordo sottoscritto da Amministrazione ed Organizzazioni Sindacali in data 22 giugno di quest'anno ai dirigenti vincitori di concorsi pubblici può essere conferito un incarico dirigenziale previo periodo di tirocinio formativo della durata di un anno.
Per quanto attiene, infine, la spesa, si ritiene che questa non sia modificata. Infatti anche considerando il fatto che si tratti di un dipendente regionale già appartenente alla categoria D, tener conto del solo differenziale di spesa, si giustificherebbe soltanto se si rendesse indisponibile un posto di categoria D. Cosa che non accade.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Lo stato di salute del Vicepresidente, nonché Assessore competente, è tale per cui un animo, ancorché poco orientato alla bontà come il mio, non può non tenerne conto, quindi cercherò di essere il più gentile possibile.
Già prima che l'Assessore ci raggiungesse in aula l'argomento di cui ci ha relazionato in merito alla nostra interrogazione - tra l'altro apprezzo la ragionevole rapidità della risposta che è una delle componenti che dovrebbe contraddistinguere un normale colloquio opposizione/Governo - era già stato toccato. Questa è semplicemente la puntata n. 2.
Essendo stato attento agli appunti che gli Uffici hanno fornito all'Assessore nulla da eccepire sulla parte formale e, dopo che avr riletto il testo, qualora anche sulla parte formale ci fossero delle eccezioni, non dubiti che tornerò sull'argomento, magari con la puntata n.
3.
Tuttavia dalla lettura delle note che l'Assessore ha letto, mi sembra che sia stata elusa ed evasa la sostanza del problema, ragion per cui cercherò di richiamarla.
Nessuno contesta, ci mancherebbe, che un amministratore non possa o non debba, ove vi fosse necessità, utilizzare esperienze nate in altre amministrazioni pubbliche che possano integrare la più ampia esperienza della Regione Piemonte, qualora, al proprio interno, non si abbiano competenze specifiche. Qui si sta parlando di turismo. Il tema di cui stiamo parlando, nel caso specifico, è turismo e promozione dello stesso.
In linea di principio, ho qualche modesto dubbio - avere dei dubbi non significa che abbia, invece, delle certezze - che esista in Regione, non nell'ambito della Regione, competenze di altre amministrazioni pubbliche così ampie, come la Regione Piemonte, nell'arco, perlomeno, degli ultimi undici anni abbia potuto esprimere. Potrei fare una qualche eccezione per la competenza del Comune di Torino, che so che lei conosce molto meglio di me, dove, se non altro, credo che una simile esperienza abbia fatto maturare, nell'ultima legislatura, un qualche loro interesse nell'ambito del TOROC e della procedura complessa riguardo alle Olimpiadi.
Mi sembra che la persona di cui parliamo, se la memoria non mi sfugge provenga da un Ente locale della nostra terra. Se non ricordo male, è Settimo, ma può darsi che mi sbagli. Lei potrà controllare, dove non ho notizia di particolari esperienze, oltre la ricollocazione della siderurgica Ferrero che abbiano (quella che oggi occupa uno spazio interessante nella Val di Susa) interessato la pubblica amministrazione, il che non esclude, tra l'altro, che la persona in oggetto possa avere maturato (anche per interessi propri) significativissime esperienze nell'ambito della promozione del turismo.
Questo avveniva ieri, all'epoca del primo intervento, che parte esattamente poco dopo che l'Assessore Manica ha preso possesso delle sue attuali deleghe.
Oggi (lei è l'Assessore competente al personale) siamo in attesa che possa esaurire uno degli impegni che lei stesso ha preso nei riguardi della Commissione competente, conseguentemente dell'Aula, quindi, un progetto complessivo di riordino della materia. Non è certamente nella mia logica di ragioniere, che non sono, con il massimo rispetto per la ragioneria, che le ricordo che gli impegni da lei presi scadevano il 10 ottobre, ma non è la data di oggi che, se non sbaglio, è il 24, non sufficientemente lontana dal 10 per ritenerla ancora non rispettosa degli impegni da lei liberamente presi. Comunque, sta già accumulando un po' di ritardo.
nell'ambito di un quadro di riordino della materia e nell'ambito di un riordino delle posizioni anche dirigenziali, perché il tema dei dirigenti a progetto scaduti è stato un tema che ci ha occupati anche in quest'aula, oltre che nella Commissione competente, cha va riletto un incarico che, a mio avviso, è quantomeno poco opportuno, visto che, nel frattempo, i concorsi da dirigente, se non ricordo male, sono stati tutti esauriti.
Se non ricordo male, l'amministrazione che lei rappresenta, in più sedi e anche in quest'Aula, ci ha ricordato della vostra intenzione, quando i vincoli di legge finanziaria e quando le risorse economiche lo rendessero possibile, come è ovvio che sia, di procedere all'assunzione degli stessi visto che questo è il primo concorso di dirigenti che la Regione ha svolto credo negli ultimi 12 o 13 anni, bandito da noi e concluso poi dall'amministrazione di centrosinistra. Quindi, sulla forma ho poco da eccepire.
Assessore, leggerò con attenzione la risposta scritta. La mia non era una domanda formale. La pregherei, nel dichiararmi nella sostanza insoddisfatto ma ringraziandola per la celerità, di voler porre, una volta ogni tanto, un po' di attenzione anche all'aspetto sostanziale sotteso all'interrogazione e che mi sono permesso di ricordare nel ricordarlo a lei. Perché il riordino del personale non è tema che debba interessare solamente un Gruppo, né tanto meno un Gruppo di opposizione.
Auguri per la sua salute, Assessore.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione n. 590 dei Consiglieri Pedrale, Cotto, Ferrero e Cavallera inerente a "Assistenza mancata all'ospedale Sant'Anna"


PRESIDENTE

Come già sollecitato, l'Assessore Valpreda si è reso disponibile per la risposta dell'interrogazione 590.
La parola all'Assessore Valpreda.



VALPREDA Mario, Assessore alla tutela della salute e della sanità

Per verificare e per approfondire questo caso, che ha portato all'interrogazione, è stata richiesta all'Azienda Sanitaria Sant'Anna un'apposita relazione. Va precisato che l'articolo comparso su La Stampa di martedì 14 febbraio si riferisce ad un episodio avvenuto presso l'ospedale la domenica precedente. L'indagine interna dell'ospedale si è risolta, si è espletata anche attraverso un concorso con la coppia coinvolta e la relazione del personale interessato (medici, ostetriche e OSS).
Erano in servizio due dirigenti medici, i quali hanno inviato alla Direzione Sanitaria una relazione dalla quale risultano i seguenti elementi.
La paziente, già ricoverata in altre occasioni presso la Divisione A per minaccia di aborto in presenza di angioma placentare e polidramnios, è stata ricoverata in data 12 febbraio 2006 alle ore 7 circa, per dei dolori addominali alla ventiduesima settimana di gestazione.
stata trattata nelle prime ore di ricovero, con intento conservativo con due farmaci incluso un antispastico, per bloccare il travaglio abortivo: era infatti in attesa di effettuare un intervento di alcolizzazione sulla placenta, per contenere la crescita del corioangioma.
Il controllo ecografico effettuato nella stessa mattinata, ha evidenziato un ulteriore peggioramento del quadro clinico, con un aumento delle dimensioni del corioangioma con un massimo polidramnios ed iniziale scompenso cardiaco fetale. Alla vista si constatava la presenza di appianamento e dilatazione del collo dell'utero, con sacco gestionale che sporgeva in vagina. Dato lo scarso controllo della dinamica uterina con i farmaci impiegati e del dolore, anche con l'utilizzo di oppiacei per via sistemica, si è provveduto all'inserimento di un catetere peridurale per l'analgesia, sospendendo la terapia con atosiban.
Alle 17.10 del 12 febbraio 2006, la paziente ha rotto le membrane amniotiche ed espulso il feto nel bagno della camera di degenza.
In considerazione dell'età gestionale, non è stata prestata alcuna assistenza rianimatoria al feto. La paziente e i familiari erano stati ripetutamente informati sull'assenza di possibilità di sopravvivenza fetale a tale epoca di gravidanza, che era esattamente la ventiduesima settimana.
Dopo l'intervento, ha continuato la terapia ossitocica, stante il rischio di sanguinamento legato alla sovradistensione dell'utero e al corioangioma. Inoltre alla paziente sono state somministrati antibiotici e farmaci per il blocco della montata lattea.
La dimissione è avvenuta il giorno 13 febbraio 2006.
Si precisa che non si è trattato di un parto, ma di un aborto spontaneo non terapeutico, come erroneamente riportato nell'articolo de La Stampa.
Dalle relazioni predisposte dal servizio infermieristico, dalle ostetriche e dagli operatori sociosanitari presenti in turno, emerge che il personale in turno domenica pomeriggio, 12 febbraio, nel reparto di ostetricia A e C (totale 50 posti letto), era costituito da quattro ostetriche e due operatori sociosanitari, come di norma per i turni pomeridiani festivi.
Alle ore 15 circa, un'ostetrica accompagnava la paziente in barella in sala parto per fare posizionare da un medico anestesista il cateterino perdurale per alleviare il dolore . Eseguita la procedura, la paziente veniva riaccompagnata dall'ostetrica in barella al reparto (camera 12) con la raccomandazione di non alzarsi dal letto e di suonare il campanello in caso di bisogno.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 710 del Consigliere Cavallera, inerente a "Assegnazione delle risorse necessarie a finanziare l'accordo di programma triennale per la lotta alle zanzare"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 710, sulla quale risponde l'Assessore Valpreda.



VALPREDA Mario, Assessore alla tutela della salute e sanità

La Regione Piemonte ha approvato la legge 24 ottobre 1995, n. 75 relativa a "Contributi agli Enti Locali per il finanziamento di interventi di lotta alle zanzare", al fine di contribuire alla tutela della salute dei cittadini e al miglioramento della qualità della vita nelle zone del territorio regionale infestate da Culicidi.
Nel corso degli anni, l'applicazione di questa legge ha permesso di tipizzare i territori regionali oggetto degli interventi di disinfestazione in due tipologie fondamentali: aree con prevalenti focolai in ambiente risicolo ed aree con prevalenti focolai in habitat non risicolo.
Mentre nelle aree non risicole le attività programmate hanno fornito discreti risultati in termini di efficacia complessiva, nei territori risicoli l'impegno risulta tecnicamente assai complesso, prevede infatti il trattamento di ampie superfici per costituire una fascia di protezione intorno ai principali centri abitati.
Il problema - il Consigliere Cavallera lo conosce benissimo - è che questi trattamenti non vengono effettuati dappertutto e che le zanzare hanno dei tassi di migrazione di oltre 30 chilometri. Infatti, nella vicina Lombardia questi trattamenti non vengono effettuati.
Al fine di migliorare l'efficienza e di ottimizzare ulteriormente le risorse disponibili, si è reso necessario avviare un processo di stabilizzazione nel tempo del personale e fornire gli strumenti per una programmazione nel medio periodo da parte delle aziende incaricate dei trattamenti, anche attraverso la realizzazione di un piano finanziario pluriennale.
Per queste motivazioni l'Amministrazione regionale aveva sottoscritto due accordi di programma. L'accordo con il Comune di Casale Monferrato (Programma triennale 2004-2006) è stato sottoscritto in data 8 aprile 2004.
La percentuale di contribuzione regionale era del 90,7% per un costo annuo a carico regionale, di quattro milioni 535 mila euro.
L'altro è un accordo triennale con la Provincia di Alessandria sottoscritto in date 4 giugno 2004. La percentuale di contribuzione regionale era del 90% per un costo annuo, a carico regionale, di 224 mila 509 euro.
A seguito della conferma del finanziamento dell'accordo di programma con il Comune di Casale Monferrato, approvato il 27 aprile 2006 l'Assessore all'agricoltura con note protocollo 697 e 698 del 05/05/2006 ha comunicato agli enti richiedenti il contributo previsto, la disponibilità delle somme necessarie al finanziamento della citata legge per un importo di due milioni 159 mila 411 euro, con una quota a carico dell'amministrazione regionale nella misura del 50%, a condizione che le attività di lotta avessero inizio entro il 10 maggio 2006.
Tutti i Comuni richiedenti il finanziamento hanno trasmesso la dichiarazione di inizio attività.
Il piano di sorveglianza regionale mirato al rinvenimento precoce di Aedes albopictus, condotto con la collaborazione dei SISP, delle ASL e con i Comuni ed i tecnici incaricati nell'ambito della legge regionale 75/95 ha dimostrato che nel corso degli anni si é stati in grado di svolgere un ruolo positivo nel contenimento della diffusione della specie. Si é inoltre definito un quadro sufficientemente dettagliato e completo dei siti a rischio di infestazione da questo tipo di zanzara.
L'impegno dei servizi di igiene pubblica è aumentato nel corso degli anni, interessando un numero crescente di siti a rischio di infestazione e quindi sottoposti a monitoraggio.
Vi è però un rischio crescente di comparsa di nuovi focolai in aree abitate, non ancora sottoposte a sorveglianza e che potrebbero quindi sfuggire ad un rilevamento precoce. Ciò inciderebbe negativamente sui livelli di vita dei cittadini e richiederebbe notevoli esborsi da parte delle amministrazioni pubbliche per le operazioni di lotta su vasta scala.
L'obiettivo è quindi di contenere la diffusione della zanzara tigre nel territorio regionale coinvolgendo un sempre maggiore numero di Comuni.
Anche per l'anno 2006 l'amministrazione regionale ha comunicato ai SISP delle ASL piemontesi di proseguire con l'attività di sorveglianza e monitoraggio della zanzara tigre.
Fin dal suo insediamento la nuova Giunta si è posta il problema di un'efficace lotta integrata alle zanzare a partire da un'attenta disamina del rapporto costi-benefici delle sperimentazioni in atto.
emerso un giudizio negativo su questo rapporto costi-benefici e in questi mesi si sono cercate soluzioni alternative ed efficaci. Il problema zanzare, così come non si risolve efficacemente in Piemonte, non si risolve in altre Regioni d'Europa a partire dalla Camargue. La rottura di delicati equilibri ambientali nell'ambito del rapporto uomo-natura e lo sfruttamento di quest'ultima sono la vera causa della crescita esponenziale di questo fenomeno.
La Giunta si è interrogata anche su eventuali ipotesi di lotta alle zanzare, adottando procedimenti più drastici ed efficaci, ma ogni ipotesi esaminata si è scontrata giustamente con le necessità di salvaguardare una cultura, quella risicola, che rappresenta una forte peculiarità economica per la Regione e per il paese.
A tale valutazione si è poi aggiunta l'ulteriore riduzione di efficacia degli interventi, determinata, come detto, dal divieto, a partire dal 2006 dell'uso del temephos. Pertanto, ancora una volta la Giunta si è interrogata sull'eticità di interventi costosi, ma che, di fatto rappresentano una risposta inadeguata al problema.
In ogni caso, in attesa di indicazioni strategiche risolutive anche da parte dei ricercatori - da anni è in corso un rapporto con l'istituto emiliano - si è deciso di rifinanziare gli interventi per il 2006 con nuove risorse, anche se si ha netta la consapevolezza di quelli che sono i limiti dell'intervento e si resta in attesa di soluzione almeno parziale del problema.
Quindi, la lotta deve essere ripensata in tutti i suoi aspetti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente. Ovviamente ne parliamo qualche mese dopo, quindi l'interpellanza era di attualità all'epoca, ma il problema resta.
Devo precisare che, come gli Assessori sanno, che si è svolto un importante convegno presso l'Università del Piemonte orientale, dove erano presenti molti esperti, anche francesi e tedeschi, facenti capo ad un'associazione scientifica che si occupa proprio di lotta contro le zanzare. Abbiamo avuto modo di constatare come, da un punto di vista tecnico-scientifico, tutto ciò che si è messo a punto qui da noi è perfettamente in linea con ciò che fanno in Europa.
La differenza è proprio quella che diceva l'Assessore: ci sono le zone non risicole e ci sono le zone risicole. Nelle zone non risicole si sono raggiunti risultati soddisfacenti, mentre nelle zone risicole i problemi permangono.
Qui siamo ad un bivio; stiamo discutendo l'assestamento di bilancio sappiamo che per intervenire nell'anno 2007 bisogna decidere adesso qualcosa entro la fine dell'anno. Pertanto, se facciamo riferimento al bilancio 2007, probabilmente arriveremo troppo tardi, come è successo quest'anno.
Naturalmente l'obiettivo è di intervenire sia in Piemonte sia in Lombardia. Erano già stati avviati dei contatti, quindi chiederei proprio che la Giunta regionale e anche la Presidente della Giunta si facesse carico di una lotta comune, perché ormai l'infestazione delle zanzare nelle zone risicole si è dilatata al punto tale che raggiunge Milano e Torino.
L'infestazione copre una larga fascia, perché le zanzare hanno una capacità di movimento di diverse decine di chilometri. Quindi, è un mal comune che non è mezzo gaudio, ma è veramente un attacco alla qualità della vita.
Si è ipotizzato, visto che la risicoltura deve continuare, di intervenire coinvolgendo gli agricoltori. Si è parlato proprio ieri con l'Assessore Taricco di prevedere una misura nel piano di sviluppo rurale per cui l'irrorazione di questo prodotto che ha funzioni larvicida avvenga nel momento in cui gli agricoltori sommergono il territorio. Ora si fa con l'elicottero e bisogna correre a macchia di leopardo man mano che le varie camere di risaia vengono allagate, ma quando le piantine crescono diventa più difficile raggiungere il pelo dell'acqua su cui vengono depositate le uova.
Credo che si possa affermare che, nel momento in cui la procedura si dovesse estendere a tutta la zona del riso - e ricordo che tra Piemonte e Lombardia produciamo il 95% del riso nazionale, il 70% del riso europeo e sono 220 mila ettari, quindi è una produzione colossale, il 55% in Piemonte, mentre il resto in Lombardia - e se si dovesse coprire tutta quest'area, senz'altro le zanzare scenderebbero sotto un limite di sopportabilità.
chiaro che l'accordo di programma precedente era sperimentale e si era coinvolta anche la Provincia di Alessandria e l'allora Assessore propendeva più verso il temephos; oggi è stato risolto in Italia, per siamo sempre i primi a bloccare le cose, perché pare che in Francia e in Germania lo possono usare ancora per qualche anno. La questione non è tanto questa, ma è proprio decidere la volontà di intervenire su tutta l'area del riso e prendere accordi con la Regione Lombardia.
Può sembrare un problema che può far sorridere, ma non è così; è una cosa veramente insopportabile, tale da far chiudere le persone in casa e sotto robuste zanzariere ed è un problema che colpisce sia il Piemonte orientale sia la Lombardia fino a Milano.
L'interrogazione aveva proprio lo scopo di continuare a tenere desta l'attenzione e io faccio appello alla Giunta, ai due Assessori e alla Presidente perché la questione venga esaminata e si trovi una soluzione.
Considerate che, visto il livello di spesa storica che già abbiamo raggiunto, si potrebbero trasferire queste risorse nelle misure del TSR e avere una sinergia anche in termini finanziari, perché, quando parliamo di cinque milioni di euro, magari non sono sufficienti, ma potrebbero integrare altre risorse delle misure agro-ambientali e trovare quindi una conseguente soluzione.
Attendo gli sviluppi della situazione, perché purtroppo questo è un fenomeno che, ciclicamente, ogni anno ci darà fastidio e ci darà dei problemi.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione n. 540 dei Consiglieri Botta, Casoni, Boniperti, Ghiglia e Vignale, inerente a "Mancata apertura dell'ospedale Borsalino di Alessandria" (Viene concordata risposta scritta)

Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione n. 311 del Consigliere Rutallo, inerente a "Ristrutturazione Presidio Ospedaliero Teresio Borsalino di Alessandria - Presidio ospedaliero" (Viene concordata risposta scritta)


PRESIDENTE

Comunico che sarà data risposta scritta all'interrogazione n. 540 dei Consiglieri Botta, Casoni, Boniperti, Ghiglia e Vignale, e all'interrogazione n. 311 del Consigliere Rutallo, inerenti entrambi allo stesso tema.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Comunicazione della Giunta regionale, inerente a "Sospensione sperimentazione pillola abortiva RU 486" ed esame ordini del giorno n. 436 472 e 471 collegati. Interpellanza n. 974 assorbita dal dibattito


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g., "Comunicazione della Giunta regionale", passiamo alla comunicazione dell'Assessore Valpreda relativamente a "Sospensione sperimentazione pillola abortiva RU 486".
A tale argomento sono collegati - in attesa di verificare se vengono mantenuti o meno - i seguenti ordini del giorno: ordine del giorno n. 436 "RU 486, adozione modello Regione Toscana" presentato dai Consiglieri Chieppa, Robotti, Valloggia, Dalmasso, Barassi ordine del giorno n. 472 "Pillola abortiva RU 486" presentato dai Consiglieri Nicotra, Burzi ordine del giorno n. 471 "Protocollo si sperimentazione della pillola abortiva RU 486" presentato dai Consiglieri Vignale, Ghiglia, Boniperti.
Dopo la comunicazione, chiuderemo i lavori per passare alla Conferenza dei Capigruppo, al fine di regolare i lavori delle Commissioni durante la settimana in corso.
Questo ci permetterà di valutare - lo verificheremo nella Conferenza dei Capigruppo in sala A - se confermare o meno la riunione dei Capigruppo quella canonica di domani mercoledì.
Naturalmente è confermata la seduta pomeridiana, che è seduta straordinaria di Consiglio, come richiesto a norma di regolamento, sulla TAV e sull'Alta Velocità.
La parola all'Assessore Valpreda.



VALPREDA Mario, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
L'effettiva sperimentazione del protocollo clinico relativo all'interruzione volontaria della gravidanza con Mifepristone (è il termine tecnico dell'antiprogestinico, che ha il nome di fantasia di RU486) e Misoprostol, ha preso avvio nel mese di settembre dell'anno 2005 presso l'Azienda Ospedaliera Regina Margherita Sant'Anna di Torino.
Il protocollo di questa sperimentazione, titolato "Interruzione volontaria della gravidanza con Mifepristone e Misoprostol", era stato presentato dall'Azienda sin dal mese di settembre dell'anno 2002, ma solamente nel mese di gennaio dell'anno 2005 venne autorizzato dall'Azienda Sanitaria Ospedaliera, con deliberazione del Direttore generale del 13 gennaio 2005.
L'autorizzazione aziendale, di cui all'articolo 9 del decreto legislativo n. 211 del 2003, venne assunta dopo che il Comitato etico regionale, ricevute le integrazioni richieste al protocollo e gli emendamenti nel frattempo apportati allo stesso, aveva espresso definitivamente parere favorevole alla sperimentazione e dopo che erano pervenute (note della Direzione generale dei farmaci del 9 luglio 2004) le indicazioni conseguenti ad una prima ispezione della Direzione generale dei farmaci del Ministero della Salute, disposta nel mese di dicembre del 2002.
Nel mese di settembre dell'anno 2005, nei giorni 13-15, è stata disposta una seconda ispezione. Il gruppo ispettivo era diretto dal dottor Filibeck, Direttore dell'Ufficio Ispettivo Buona Pratica Clinica dell'Agenzia Italiana del Farmaco.
Nei medesimi giorni, l'Azienda Ospedaliera Ospedale Infantile Regina Margherita Sant'Anna trasmetteva al Comitato etico regionale il protocollo di sperimentazione con le modifiche apportate per tener conto proprio delle prescrizioni ministeriali, in particolare all'esecuzione della sperimentazione in ambito ospedaliero conseguente la prima visita ispettiva.
Quasi contestualmente a seguito degli esiti della seconda ispezione, il Ministero della Salute emetteva, in data 21/09/2005, ordinanza di sospensione della sperimentazione, subordinandone la ripresa al rispetto di determinate condizioni, in particolare il ricovero ospedaliero sin dalla somministrazione del primo farmaco e il miglioramento delle informazioni date alle pazienti e al personale.
Successivamente all'emissione di quest'ordinanza, l'Azienda Ospedaliera adeguava il protocollo di sperimentazione alle nuove prescrizioni ministeriali, in modo che la sperimentazione potesse riprendere.
Il Comitato etico, nella seduta del 26 settembre 2005, esprimeva parere favorevole agli emendamenti apportati al protocollo di sperimentazione e l'Azienda, in data 13 dicembre, forniva assicurazioni anche all'Agenzia Italiana del Farmaco dell'avvenuto adeguamento alle prescrizioni impartite.
Adeguato il protocollo alle prescrizioni ministeriali, l'Azienda proponeva comunque ricorso al TAR Lazio contro l'ordinanza ministeriale contestandone, tra l'altro, difetti di istruttoria e di motivazione e la mancanza di proporzionalità, convenienza, opportunità ed equità del provvedimento adottato.
La Regione Piemonte si associava nel ricorso ad adiuvandum.
L'udienza di merito ha avuto luogo in data 26/04/2006, ma l'esito della sentenza non è tuttora noto.
La sperimentazione è oggetto di periodici interventi di monitoraggio da parte di tutte le Amministrazioni pubbliche coinvolte (ASL, Assessorato regionale, Ministero della salute).
In primo luogo, l'andamento della sperimentazione è direttamente controllato dall'Azienda sede della sperimentazione, anche attraverso appositi accertamenti e visite di monitoraggio effettuate dalla Direzione sanitaria.
Nel mese di marzo corrente anno, il Comitato etico regionale nell'ambito della propria attività di monitoraggio, ha richiesto all'Azienda una relazione sulla conduzione e sullo stato di avanzamento della sperimentazione, cui è stata fornita risposta con note 27/06 e 03/07.
Il Comitato etico ha anche disposto due audizioni dei responsabili della sperimentazione, Professori Massobrio e Campogrande, del Direttore sanitario dell'ASO, dottoressa Rabacchi, e del monitore della sperimentazione, dottor Guareschi, la prima in data 03/07, la seconda in data 24/07.
Proprio in seguito a quest'ultima audizione, il Comitato etico regionale, presieduto dall'Assessore, ha ritenuto necessario acquisire ulteriori specifici elementi di valutazione. In particolare, è stato richiesto all'Azienda di precisare il numero di pazienti che hanno richiesto e ottenuto il permesso d'uscita a fronte del consenso sottoscritto, che, coerentemente con l'ordinanza ministeriale, indica, in modo esplicito, la necessità di restare in ospedale sin dall'assunzione del primo farmaco e la durata dei permessi stessi.
Sulla base dei dati delle visite di monitoraggio della Direzione sanitaria aziendale, alla data del 28/06 risultavano arruolate 329 pazienti: di queste, 328 risultavano aver abortito a seguito della somministrazione del farmaco, mentre per una paziente si è ricorso, dopo il farmaco, a curettage chirurgico. Altre 17 pazienti risultano aver necessitato di revisione chirurgica dopo l'aborto farmacologico. Il totale delle revisioni chirurgiche è pari al 5,5% circa del totale.
I primi 26 casi sono stati effettuati in regime di day hospital terapeutico, mentre nel corso dell'audizione del Comitato etico si è appreso che 269 pazienti avevano ottenuto il permesso d'uscita senza che il medico sperimentatore le avesse messe in guardia che la dimissione temporanea comportava la violazione formale del protocollo.
Il mancato rispetto dell'iter procedurale, pur non avendo messo a rischio...



VALPREDA Mario, Assessore alla tutela della salute e sanità

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



VALPREDA Mario, Assessore alla tutela della salute e sanità

Mi scusi, Presidente, non sono proprio riuscito a sentire quest'ultimo periodo.



VALPREDA Mario, Assessore alla tutela della salute e sanità

Ripeto quest'ultimo periodo.
I primi 26 casi sono stati effettuati in regime di day hospital terapeutico, mentre nel corso dell'audizione del Comitato etico si è appreso che 269 pazienti avevano ottenuto il permesso d'uscita senza che il medico sperimentatore le avesse messe in guardia che la dimissione temporanea comportava la violazione formale del protocollo.
Il mancato rispetto dell'iter procedurale, pur non avendo messo a rischio la salute delle pazienti, per le quali era, peraltro, disponibile un sistema di pronto intervento attivo 24 ore, potrebbe comportare, da parte del Comitato etico, un'indicazione di sospensione della sperimentazione, anche perché l'uscita dall'ospedale e il conseguente mancato controllo diretto potrebbe compromettere la validità scientifica dello studio.
Nella seduta dell'11 settembre 2006 il Comitato etico ha preso atto degli elementi forniti dal monitore e dagli sperimentatori dell'ASO Sant'Anna.
In risposta alla richiesta di relazione, il Comitato etico evidenzia un'insufficiente aderenza al protocollo a suo tempo sottoscritto per quanto concerne le procedure di ricovero ospedaliero dei soggetti coinvolti procedure che devono considerarsi collegate alla corretta informazione delle pazienti sulle modalità di acquisizione del consenso informato.
Pertanto, la non rigorosa conduzione della sperimentazione è tale da poter infirmare la validità dei risultati scientifici della stessa ed è nota la sottovalutazione delle particolari valenze etiche, oltre che cliniche dello studio.
La conclusione della sperimentazione non esime questo Comitato etico dalla necessità - sto leggendo la comunicazione formale - di informare di quanto sopra il Commissario dell'ASO OIRM Sant'Anna, in qualità di autorità competente, ai fini dell'adozione degli eventuali provvedimenti conseguenti alle evidenziate modalità di conduzione della sperimentazione, a salvaguardia del rispetto della normativa del settore, con riferimento sia al piano etico che a quello scientifico.
Ricevuta questa lettera, il Commissario ha sospeso la sperimentazione.


Argomento: Varie

Saluti agli alunni e insegnanti della Scuola elementare Villa di Borgosesia e dell'istituto Athenaeum di Torino


PRESIDENTE

Informo i colleghi Consiglieri e i presenti in aula che sono in visita a Palazzo Lascaris gli alunni della Scuola elementare Villa di Borgosesia e dell'istituto Athenaeum di Torino. Porgo a loro e agli insegnanti un saluto. Stiamo discutendo un tema che riguarda la sanità piemontese.
intervenuto nella comunicazione l'Assessore alla sanità, Mario Valpreda adesso si svolgeranno gli interventi dei Consiglieri che ne faranno richiesta.
Vi saluto e vi auguro buona visita a Palazzo Lascaris.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Comunicazione della Giunta regionale, inerente a "Sospensione sperimentazione pillola abortiva RSU 486" - Esame ordini del giorno n. 436 472 e 471 collegati. Interpellanza n. 974 assorbita dal dibattito (seguito)


PRESIDENTE

Apriamo ora il dibattito sulle comunicazioni dell'Assessore Valpreda.
La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Oreste

Signor Presidente, innanzitutto, sono dispiaciuto del fatto che non sia presente la Presidente Bresso ad ascoltare. Come Gruppo della Lega Nord ho più volte chiamato in causa l'Assessore Valpreda e la Presidente Bresso su quella che ritenevamo, come Lega Nord, un'operazione scorretta legata alla sperimentazione della pillola RU486, detta pillola abortiva, in quanto si sapeva perfettamente, visto che lo dichiarava ai giornali senza remora alcuna il dottor Viale, che al Sant'Anna non veniva seguito il protocollo della sperimentazione.
Come Lega Nord, Assessore, non può dire che non è vero, lo abbiamo più volte detto. Più volte abbiamo chiesto il suo intervento e quello della Presidente Bresso per fermare quella sperimentazione e mettere in regola il dottor Viale e coloro che comunque gli permettevano di operare in quel modo, non perché ricevessimo informazioni segrete per qualche strano motivo, ma perché lo stesso dottor Viale lo dichiarava ai giornali. Ora lei, Assessore, era già Presidente del Comitato etico. Perché lei e la Presidente Bresso non siete intervenuti? Questo dovevate riferirci in quest'Aula.
Lei a settembre dichiarava che la sperimentazione aveva tutti i requisiti di correttezza procedurale e scientifica previsti dalle norme vigenti - parliamo del 2005, attenzione. È singolare che il Ministero avesse deciso di sospendere l'iniziativa. Ricordo che era intervenuto il Ministro Storace con una prima sospensione, poi, voi l'avevate riattivata e, infine, erano stati inviati anche gli ispettori.
Il fatto che lei dica "Nella migliore delle ipotesi si tratterà di un'azione inutile" suona come un gratuito sospetto sulla serietà e correttezza dei ricercatori impegnati.
La Presidente Bresso - parliamo sempre del 2005: 14 settembre 2005 - ha in allora dichiarato: "Questa sperimentazione rientra perfettamente all'interno della legge n. 194... Il processo, dunque, andrà avanti, noi la utilizzeremo".
Anche qui, 22 settembre 2005, su la Repubblica, che non è un giornale né cattolico né di centrodestra, Mario Valpreda, Assessore regionale alla sanità, ha dichiarato: "Siamo sconcertati di fronte alla decisione che ha il sapore di un intervento strumentale, ampiamente annunciato, volto solo a interrompere la sperimentazione ricorrendo a cavilli procedurali, in mancanza di elementi sostanziati da eccepire".
La Presidente Bresso dichiara - sempre tra virgolette - su la Repubblica: "È un fatto inaudito e un abuso".
Storace - ricordo che allora era Ministro della sanità ed era intervenuto bloccando momentaneamente la sperimentazione: "Dovrebbe vergognarsi della sua decisione. Politicamente ritengo l'accaduto una scorrettezza inaudita che non mi sarei aspettato".
Dopodiché, scopriamo che il Comitato etico decide di bloccare la sperimentazione. Il documento è stato firmato dal Presidente del Comitato etico, Assessore regionale Mario Valpreda, che ribadisce - a questo punto parliamo di un anno dopo, settembre 2006 - che è stato violato il protocollo, ipotizzando la possibilità che siano invalidate tutte le cartelle cliniche. Tra virgolette, Marinella D'Innocenzo - è bene ricordare che è una Commissaria nominata dalla Giunta di centrosinistra; non parliamo di centrodestra, parliamo di una Commissaria nominata dalla Giunta regionale di centrosinistra - afferma su la Repubblica del 28 settembre: "Potrebbe essere pregiudicata la validazione del risultato. Questo ci costringe a continuare l'attuale sospensione".
L'Assessore ci dice oggi che il Comitato etico è venuto a conoscenza solo con l'audizione dei responsabili della sperimentazione del fatto che ben 269 donne su poco più di 300 che hanno partecipato alla sperimentazione, quindi a stragrande maggioranza, non hanno rispettato il protocollo, ma l'Assessore aggiunge un fatto molto più grave: perché non informate dal medico - non informate dal medico! Come Lega Nord in quest'aula ci siamo sentiti dire di essere degli opportunisti, ci siamo sentiti insultare dalla Presidente Bresso che ci ha detto che noi chiedevamo il blocco della sperimentazione per motivi politici, in quanto sostenevamo che fosse svolta in modo non regolare questo non tanto tempo fa, ma un anno fa. Adesso, non chissà chi, ma addirittura una struttura interamente nominata dal centrosinistra, dalla Commissaria per arrivare al Comitato etico, presieduto dall'Assessore alla sanità Valpreda, che non è certo di centrodestra, dice le stesse cose che la Lega diceva quando le stesse persone, in primis Mercedes Bresso insultavano la Lega per averle dette! Quindi, Assessore, come minimo, da lei mi aspettavo un atto dovuto: "Chiedo scusa alla Lega Nord, avevate ragione, adesso interveniamo, è tardi, ma interveniamo".
Questi signori che ci hanno menato per il naso facendo cose scorrette dovrebbero cambiare lavoro! Queste persone che ci hanno menato per il naso non rispettando i protocolli, causando danni di immagine e, probabilmente economici ai cittadini piemontesi, perché la Regione Piemonte essendo proprietaria delle Aziende sanitarie paga lo stipendio a queste persone come minimo, devono cambiare lavoro e venire sospesi. Si apra un procedimento nei confronti di questi signori, perché non è accettabile che dipendenti della Regione, perché questi sono dipendenti della Regione, per quanto siano bravi, noti, conosciuti o politici, possano fare quello che vogliono con i soldi dei piemontesi. Questo vale per i signori che sperimentavano la RU 486, così come anche per i signori della "stanza del buco" che ai convegni dichiarano cose non regolari e non in linea, non autorizzate dalla Regione, però, pagati dalla Regione.
Assessore, le ho già parlato di questa questione, ma chiedo che lei intervenga in modo preciso, perché è inaccettabile la pessima figura che sta facendo la Regione Piemonte e la sanità piemontese di fronte a tutta l'Italia: siamo finiti sui giornali di tutta Italia, con questa questione.
inaccettabile che non abbiate l'umiltà di dire: "Avevate ragione a chiedere la sospensione di quella sperimentazione: era fatta in modo non corretto. Adesso interveniamo, sospendiamo questi signori, sospendiamo la sperimentazione". Poi potete decidere di riprenderla, di rifarla, è una competenza vostra; ci scontreremo su motivi etici, ma è un'altra cosa.
Da parte vostra, è legittimo portare avanti determinate linee, portare avanti sperimentazioni, fare delle scelte etiche e sanitarie. Noi abbiamo il diritto di opporci, ci mancherebbe altro! Ritengo che voi legittimamente possiate anche tentare una nuova sperimentazione, ma sulla questione sperimentazione RU 486 al Sant'Anna la Lega Nord aveva ragione a chiedervi un intervento serio. Avete rifiutato di farlo all'epoca, lo dovete fare adesso. Siete obbligati a farlo, in quanto vi è stato addirittura confermato dai dati che quella sperimentazione non era regolare.
Oggi in Aula l'Assessore Valpreda - innanzitutto la Presidente Bresso visto che stamattina c'era, girava e poteva anche stare seduta al banco della Presidenza, adesso è scappata - doveva fare un intervento chiarificatore, dicendo chiaramente quello che era e quello che è, dicendo chiaramente che le accuse rivolte alla Lega e al Ministro Storace, che all'epoca era anche intervenuto, erano accuse purtroppo da parte vostra sbagliate e che invece si aveva ragione: occorreva intervenire prima.
Questo è quello che ci aspettavamo da lei, Assessore Valpreda: un atto di umiltà, perché voi avete sbagliato. Voi avete permesso a persone di portare avanti una sperimentazione in modo irregolare; a persone che, come già avevano dichiarato i giornali, stavano facendo una sperimentazione illegale, ma non avete voluto intervenire.
Voi, probabilmente, avete utilizzato metodi politici; noi avevamo chiesto il rispetto della salute delle donne che si sottopongono a una procedura sicuramente non simpatica e non gradita. Senza contare che alcune persone, stipendiate dai cittadini piemontesi perché dipendenti di Aziende sanitarie, si permettevano di andare sui giornali dicendo che loro potevano fare quello che stavano facendo, in barba al protocollo d'intesa.
Questo non dovevate permetterlo. Almeno oggi, Assessore, lei doveva dire: "Avevate ragione, scusate. Adesso, anche se in ritardo interveniamo". Non l'avete fatto: avete perso un'occasione per poter avere un migliore rapporto con chi oggi siede sui banchi dell'opposizione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Intervengo anche per illustrare l'ordine del giorno che abbiamo presentato con oggetto simile, ovviamente con proponimento diverso, al n.
436 dei colleghi del Gruppo Comunisti Italiani. Se potesse essere distribuito, sarebbe cosa utile, perché i colleghi potrebbero vederlo.
Svolgo alcune considerazioni di carattere generale, perché altri colleghi del Gruppo interverranno prima dell'illustrazione dell'ordine del giorno.
Credo che alcuni passaggi siano già stati ricordati in modo corretto dal Presidente della Lega. Ricordo che il nostro Gruppo consiliare per primo sottolineò un po' la precarietà o la scarsa scientificità con cui si stava eseguendo l'utilizzo della RU486 e soprattutto il non rispetto del protocollo d'intesa.
Il Ministro Storace, dopo una visita di Commissari ministeriali a Torino, che misero in evidenza quanto oggi dice il Comitato Etico Regionale e legge l'Assessore Valpreda, rilevò esattamente le stesse situazioni e in particolar modo una: che un numero assolutamente rilevante di pazienti (269 persone, come il Comitato Etico ricorda) fecero l'interruzione di gravidanza uscendo dall'ospedale senza essere avvisate del rischio cui andavano incontro.
Il tempo, come al solito, è galantuomo e, in qualche modo, ha dato ragione alla nostra posizione, che non aveva nulla di etico, mi permetto di dire. Potrei anche dire che ho posizioni personali di contrarietà rispetto alle politiche abortiste, ma non è questa la questione: qui stiamo parlando della salute delle donne che utilizzavano questa pratica e di un medico scriteriato che pensava più alla propaganda personale che non alla salute delle pazienti, purtroppo, con una struttura regionale che gli ha consentito di fare tutto ciò.
Bene, oggi siamo arrivati al dato reale e il tempo è stato galantuomo con le posizioni che Alleanza Nazionale ha posto e che istituzionalmente il Ministro Storace ha posto. Allora mi rivolgo alla Presidente Bresso - il mio è un invito virtuale - perché siamo lieti che per due Consigli consecutivi l'abbiamo vista in carne ed ossa transitare per l'Aula, questa è già una novità: se la Presidente capisse che, oltre a presiedere la Giunta, il compito del capo di un'istituzione è quello di essere presente nell'Aula assembleare, credo che farebbe un importante passo avanti verso una buona regola, non dico di democrazia, ma di buona educazione istituzionale. Però, come io ho avuto modo di dire alla Presidente in più occasioni, o si impara da piccoli o non si impara più.
La Presidente Bresso dovrebbe chiedere scusa al Ministro Storace per quello che disse in quell'occasione, accusandolo di oscurantismo; un Ministro che nelle sue funzioni, dopo aver letto la relazione dei Commissari ministeriali, correttamente - e meno male! - ha interrotto la sperimentazione. Sarebbe, in qualche modo, riconoscere un errore che è stato compiuto.
Noi sappiamo qual è il vezzo di alcuni esponenti di questa Giunta, che dicono, anche nei casi più evidenti: "Non c'è stata alcuna retromarcia, non c'è stato alcun errore, ci si è comportati nel modo giusto".
Noi presentiamo un ordine del giorno che è assolutamente semplice.
Considerato che il Comitato Etico Regionale oggi ha fatto una valutazione ma potrebbe mutare e non è in qualche modo risolutiva - noi vogliamo che su questa questione ci sia assoluta chiarezza.
Considerato com'è stato avviato il protocollo di sperimentazione considerate le tante perplessità e violazioni sottolineate dal Comitato Etico Regionale, noi chiediamo che il Consiglio regionale si impegni a far sì che l'utilizzo della RU 486 sia non consentito all'interno delle strutture ospedaliere piemontesi. Questo è un punto che, in qualche modo, è anche corroborato da quanto detto dall'Assessore Valpreda. È ovvio che è altra cosa se una posizione simile l'assume il Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

L'obbligo di una sperimentazione in medicina è quello di verificare più o meno, l'efficacia di un farmaco. L'obiettivo della sperimentazione rispetto alla RU 486 era quello di verificare l'efficacia di questo farmaco in relazione alla possibilità di interrompere la gravidanza. Io aggiungo anche la verifica dell'efficienza e dell'efficacia rispetto al metodo tradizionale. Sotto questo profilo, la sperimentazione ha avuto un esito positivo: il farmaco si è rivelato efficace per interrompere la gravidanza.
Per il mestiere che faccio fuori da qui, quello del medico, credo che l'obiettivo di interrompere la gravidanza nel rispetto di una legge dello Stato (la 194) debba essere perseguito con lo strumento più semplice e più sicuro per la donna, che vive già un trauma importante legato alla decisione che ha voluto prendere e che in qualche caso è stata costretta a prendere. E tra l'intervento chirurgico e l'assunzione di una compressa, la differenza, per quanto riguarda il rispetto della salute della donna, è rilevante. Altro discorso è il mancato rispetto del protocollo, tant'è che a causa del mancato rispetto del protocollo la sperimentazione è stata interrotta.
Penso che si debba andare avanti su questa strada; credo che si debba consentire alle donne di questa Regione, e dell'Italia in generale, di utilizzare questo strumento per rispettare la legge n.194.
Oggi, la Toscana e l'Emilia Romagna comprano direttamente il farmaco quando ritengono di doverlo utilizzare. Mi auguro che un gruppo di Regioni chieda al Ministero competente che il farmaco venga commercializzato nel nostro Paese.
Potrebbe essere utile un'audizione del Commissario del Regina Margherita, la dottoressa D'Innocenzo, e del dottor Campogrande, che hanno seguito direttamente, soprattutto quest'ultimo, il procedimento.
Concludo augurandomi che un gruppo di Regioni - mi auguro anche la nostra - si faccia promotore, nei confronti del Ministero, di questa scelta che, ripeto, è una scelta di civiltà rispetto a questo grande dramma che vivono le donne di questo Paese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Ghiglia, in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente.
Veniamo prima al fatto. Lo dico e l'ho già detto: noi abbiamo presentato un esposto alla Procura della Repubblica su questa vicenda sulle omissioni e sulla copertura politica.
Gradirei, però, che l'Assessore mi ascoltasse: capisco che tra Assessori e aspiranti tali ci possa essere un dialogo, però vorrei che l'Assessore mi ascoltasse, trattandosi di una questione delicata.
Abbiamo presentato un esposto alla Procura della Repubblica denunciando le omissioni e le coperture politiche che questa sperimentazione, di cui era stata ampiamente denunciata la violazione, ha potuto godere. Queste coperture politiche - mi spiace che non ci sia il collega Rossi - partono da molto in alto.
Si parte dal Ministro Livia Turco, che è venuta in Piemonte ad assicurare, a mezzo stampa, che tutto procedeva regolarmente e che la sperimentazione veniva svolta in maniera regolare; per arrivare fino ai più bassi livelli dell'amministrazione, che hanno difeso e coperto ideologicamente e vergognosamente, questa vicenda.
Lo dico, colleghi, perché oltre a tutta l'ampia rassegna stampa in cui per mesi si è detto, a fronte di quattro o cinque (non ricordo più) interrogazioni presentate da Alleanza Nazionale, che tutto procedeva in maniera regolare, l'ultima risposta dell'Assessore Valpreda, del 1° agosto 2006, è stata pesante come una pietra.
Punto quattro. Quante donne siano state dimesse prima dei tre giorni.
Si è registrato un solo caso di una paziente che ha rinunciato al trattamento ed è stata dimessa il terzo giorno.
Quesito numero quattro: "Quante donne abbiano goduto di permessi o siano potute uscire volontariamente, e se tali possibilità siano previste dalla legge". Risposta dell'Assessore Valpreda (anzi, risposta di VD/GL che non so chi sia, ma l'Assessore Valpreda l'ha firmata, quindi la responsabilità è sua): "Altre pazienti, 269, hanno richiesto il permesso di uscita temporaneo. Questo è stato concesso ed è stato seguito dal rientro per la prosecuzione del trattamento. La facoltà di usufruire di permessi ordinariamente previsti in regime di ricovero, compatibilmente con le condizioni di salute dell'assistito, è corollario del principio di volontarietà." Bla, bla bla.
In questa risposta, del 1° agosto, non viene detto che questa uscita guarda caso non viene detto, Assessore Valpreda - rappresentava una violazione del Protocollo.
Lei oggi ritorna su questo punto e, non a caso, mi sono fatto ripetere la frase, perché sono rimasto incredulo di fronte al fatto che per mesi lei e la Presidente - addirittura un Ministro si è scomodato - abbiate detto che tutto andava bene e il 1° agosto vi siate dimenticati di dirci che quest'uscita, che si basava su un generale principio di volontarietà rappresentava una violazione della sperimentazione. Quindi, a nostro avviso, anche una violazione della legge è una violazione della legge che norma l'interruzione di gravidanza, che prevede i tre giorni di ricovero.
Questo non lo avete detto.
Vede, Assessore Valpreda, se io non avessi una stima personale nei suoi confronti, direi che lei ha detto delle bugie, preferi...
No, Presidente, se lei ha qualcosa da dire lo dica, ma "smettila" lo va a dire ai suoi funzionari, ai suoi amici al bar o dove crede. A me, chiede la parola al Presidente e parla a verbale e non si permetta. Non si permetta.
Presidente del Consiglio, io chiedo di essere tutelato, qui non è il bar dello sport, neanche per la Presidente Bresso. "Ma smettila" lo va a dire al suo cagnolino o a chi crede lei, e se lo deve dire a me me lo pu dire, ma me lo dice a microfono. Quindi la pregherei di consentirmi di...



PRESIDENTE

Mi scuso con il collega Ghiglia, non ho visto il gesto della Presidente e non penso che, se l'ha fatto, volesse intendere quello, perché la ritengo assolutamente in grado, se lo ritenesse, di farlo dal microfono.
La tutela del collega Ghiglia e di tutti i Consiglieri è garantita sempre da quest'Ufficio di Presidenza.
Prego, continui, Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Visto che la Presidente Bresso è con l'Assessore Valpreda, allora chiamiamo in causa anche lei, perché è oggetto del nostro esposto. Pi volte è intervenuta dicendo che il Protocollo era regolare, invece oggi scopriamo che 269 donne sono state dimesse, in violazione del Protocollo e della legge. La Presidente deve rispondere sulle informazioni, perché o anche la Presidente ha detto delle cose sbagliate volontariamente, e quindi ha mentito, con l'Assessore Valpreda, oppure qualche funzionario ha dato alla Presidente e all'Assessore Valpreda informazioni sbagliate, che hanno fatto sì che si rispondesse in questo modo, nei mesi passati, alle interrogazioni che ripetutamente abbiamo presentato, e non nel modo che è stato detto oggi in Aula.
Questo è un fatto di una gravità assoluta, caro Presidente. Assoluta.
la responsabilità politica va presa e va assunta. Non si scappa da qui. Non si scappa perché, non a caso, ci siamo fatti scrivere le parole, perch abbiamo visto subito come veniva condotta, politicamente, la sperimentazione. Non ci dovevano essere dubbi: la sperimentazione doveva andare bene perché è progressista; perché è opportuna; perché è giusta secondo un certo tipo di mentalità (lasciamo stare le considerazioni etiche). Chi, nei mesi passati, ha detto che tutto è stato regolare e soprattutto - aggiungo un altro pezzo - chi, il 1° agosto 2006 (cioè Valpreda), ha detto che la sperimentazione, oggetto di periodici interventi di controllo da parte di tutte le amministrazioni pubbliche - ASO Assessorato e Ministero della Salute - per accertarne la conformità al Protocollo, ha mentito, o non è stato informato. Ma chi diavolo ha mai sorvegliato? Chi ha mai fatto un'ispezione, se oggi, 24 ottobre 2006, dopo mesi di negazionismo totale, ci venite a dire che 269 donne sono state mandate fuori, in violazione del Protocollo? Con che coraggio avete scritto questo cose? Allora, visto che tanto siete omertosi - l'avete fatto prima e continuate a non rispondere - ci auguriamo che qualche Magistrato, che non faccia parte di quelli che vi danno sempre ragione (che sono troppi), anche su queste cose indaghi e accerti anche le vostre responsabilità personali e penali. Voi avete detto e scritto che era tutto regolare, ma così non era.
Dove eravate mentre Silvio Viale faceva quello che voleva del protocollo e se ne infischiava delle regole e dimetteva le pazienti senza avvertirle che violavano il protocollo stesso? Dove eravate? È un anno e mezzo che vi pungoliamo e vi diciamo: Controllate! Controllate! Controllate! Controllate! Avete soltanto fatto propaganda, avete coperto in maniera indecente.
Pretendiamo un chiarimento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Chieppa, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



CHIEPPA Vincenzo

Sono già intervenuto più volte sul tema in queste settimane, quindi faccio un intervento brevissimo. Un intervento non dovuto, ma sentito.
Le accuse, anche gravissime, che sono mosse in quest'aula - ormai pare che si possa dire di tutto, senza mai rispondere di nulla - devono trovare una risposta ferma. Calmissima dal punto di vista politico. Un conto è fare una battaglia politica, un altro è l'insulto utilizzato in aula e fuori dell'aula. Questa mattina ho assistito alla manifestazione della Lega Nord in cui sono fioccati insulti di ogni tipo. Da ladro, ad amico/amica degli islamici, insulti personali, ad altro. Dare del ladro è un po' pesante.
Dare del ladro ad una persona pubblicamente mi sembra un'idea di manifestazione che tende ad attaccare personalmente, che tende a annegare il ruolo stesso di una manifestazione che è quello di porre in maniera democratica, seppure forte, alcune questioni. Tuttavia, chi si comporta in quel modo, si qualifica da solo.
Nel merito. Abbiamo presentato, depositato e distribuito una proposta di ordine del giorno che ha la volontà di andare oltre la fase di polemica e di prefigurare, di dare un'indicazione alla Giunta, non di vincolarla rispetto ad una volontà che dovremmo verificare. Una volontà specularmente opposta a quella che è legittimamente espressa dall'ordine del giorno presentato dal Gruppo di Alleanza Nazionale che sostiene: "Non si consente l'utilizzo della RU 486 sul nostro territorio". Il nostro ordine del giorno sostiene esattamente l'opposto: "Si ricerchino gli strumenti a tutti i livelli per permettere l'utilizzo di quel metodo farmacologico".
A noi pare un elemento di civiltà che non ha nulla a che vedere con temi politici, temi che dovrebbero dividere il Consiglio. Parliamo di un tema, per quello che mi riguarda, esclusivamente sanitario.
Oggi l'interruzione volontaria di gravidanza è garantita dalla legge nel nostro Paese è attuata, a differenza di ciò che avviene in altri Paesi europei più avanzati del nostro, con una metodologia chirurgica. Non comprendo per quale motivo, nel momento in cui la scienza, non la politica e la ricerca mettono a disposizione, ormai da molti anni negli altri Paesi europei, un metodo farmacologico che in gran parte permetterebbe il superamento dell'intervento chirurgico (evitando sofferenze ulteriori alle donne, alle coppie che molte volte sono costrette, ma alle donne in particolare, ad interrompere volontariamente la gravidanza in corso), per quale motivo debbano nascere contrapposizioni, contrasti, divisioni su una vicenda che a me pare assolutamente limpida. Una vicenda che attiene alla volontà di eliminare sofferenze fisiche a donne che devono, loro malgrado e si sottopongono, loro malgrado, all'interruzione volontaria di gravidanza.
Non comprendo dove stiano gli elementi di divisione su un tema di questo genere. O forse è lo stesso elemento di divisione che sussisteva credo che il Governo se ne stia occupando, per utilizzare derivanti degli oppiacei per non far soffrire i malati terminali? Ma dove sta la differenza politica che dovrebbe dividerci su un tema di questo genere? Siamo o non siamo tutti concordi nell'evitare inutili sofferenze fisiche ad altri essere umani? A me pare che chi, per esempio a differenza mia, si rifà, o meglio professa apertamente un proprio credo anche religioso, dovrebbe darmi lezione, da questo punto di vista. Tuttavia credo che oggi dovremmo trovare, mantenendo circoscritta la vicenda, le ragioni non politiche, le ragioni da un punto di vista trasversale di volontà vera, di rendere incruento un passaggio che è già sufficientemente drammatico per le donne trovare una concordia che vada al di là degli schieramenti politici e delle sensibilità varie. Si deve partire dal presupposto che l'interruzione volontaria di gravidanza è garantita da una legge nazionale e, da questo punto di vista, non è nostra volontà, aprire una discussione tra favorevoli o contrari all'interruzione volontaria di gravidanza.
Personalmente - lo dico qui, ma anche in manifestazioni pubbliche sono contrario all'interruzione volontaria di gravidanza, ma per le donne che loro malgrado decidono di fare quella scelta, deve essere garantita dalla legge. Oggi c'è una possibilità vera anzi, da molti anni, c'è una possibilità vera a livello europeo di andare al superamento quasi totale non totale, dell'interruzione volontaria di gravidanza chirurgica che crea problemi e sofferenze inutili. Non vorrei, Presidente del Consiglio...



PRESIDENTE

Scusate, Consiglieri, ma ho perso il conto di quante volte vi ho invitato a prestare attenzione. Chi non è interessato all'intervento del Consigliere Chieppa, ma anche di altri, è pregato di uscire dall'aula e di parlare fuori. Un invito particolare a chi non è Consigliere: parlare solo se è strettamente necessario.



CHIEPPA Vincenzo

Il nostro ordine del giorno dà due indicazioni - sottolineo indicazioni alla Giunta. Quello di verificare la percorribilità - e lì c'è una banalizzazione, nel senso che è semplicemente un'indicazione - del modello Toscana, cioè l'importazione diretta di quel farmaco, e/o agire presso il Ministero della Salute per chiarire una questione: per quale motivo - mi veniva ricordato dalla Consigliera Valloggia - in Italia quelle multinazionali che vendono lo stesso farmaco in moltissimi Paesi europei non chiedono e non hanno chiesto la licenza di importazione. Con una richiesta di licenza di importazione nel nostro Paese il problema non sussiste, poiché parliamo, lo ricordo, di un farmaco che è ampiamente utilizzato. È stato ampiamente studiato e sperimentato in altri Paesi europei ed è, come dire, tra i farmaci nell'elenco della Organizzazione Mondiale della Sanità. Non è che stiamo facendo gli stregoni in Piemonte o che stiamo sperimentando chissà quale novità. È un farmaco che in altri Paesi si utilizza oramai da anni, come in Francia, a pochi chilometri da noi.
Credo che il Consiglio dovrebbe, oggi, esprimere all'unanimità, ma escludo i Consiglieri di Alleanza Nazionale che hanno presentato un altro ordine del giorno, un'indicazione alla Giunta per procedere, anche per tentativi, per trovare una soluzione a questo problema e permettere, a chi lo vorrà, con una scelta libera e consapevole, di poter scegliere quale tipo di interruzione di gravidanza voglia, in qualche modo, richiedere.
Stiamo parlando di un momento che nessun soggetto affronta a cuor leggero. Credo che dovremo fare uno sforzo, capire che parliamo di un momento drammatico, di vite personali e per quello che possiamo fare - e lo possiamo fare perché noi oggi abbiamo una grande responsabilità - da un punto di vista etico e da un punto di vista morale, per evitare a quelle donne sofferenze inutili.
Per questo motivo e non per un motivo ideologico, né per un motivo di schieramento politico, chiedo il voto favorevole alla maggioranza del Consiglio, non alla maggioranza politica, ma alla maggioranza dei Consiglieri tutti. Mi rivolgo a tutti quei Consiglieri che hanno una sensibilità, che hanno un'etica e che vogliono evitare inutili sofferenze.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Guida; ne ha facoltà.



GUIDA Franco

Ho ascoltato con attenzione gli interventi, anche l'ultimo del collega Chieppa. Provengo da un'esperienza politica e culturale che è diversa dalla sua e posso condividere alcuni passaggi che ha fatto. Quando c'era la DC noi abbiamo fatto una certa scelta, abbiamo perso, ma i ministri democristiani della sanità hanno fatto tutti applicare la legge. La legge è legge il Parlamento è sovrano. Si possono avere posizioni etiche culturali, e anche tecnicamente diverse, ma il rispetto della legge è un qualcosa che fa sì che il politico sia comunque garante delle istituzioni.
Noi, peraltro, non possiamo votare il suo ordine del giorno, perch contiene indicazioni contrarie a quello che noi pensiamo su questa materia anche se la libera scelta delle persone, in modo particolare delle donne va rispettata, compresa e capita per questo momento così difficile. Ci si dovrebbe trovare in questa situazione per poter esprimere un giudizio complessivo sulla vicenda umana che riguarda la scelta dell'aborto.
Questo, se volete, è un discorso a carattere politico e morale, che ci porterebbe forse lontano. Sapete benissimo quali sono le posizioni di ciascuno. Esistono degli schieramenti e posizioni differenti che si rifanno più a scelte personali che non a scelte politiche.
Da quello che prima l'Assessore ci ha detto, emerge un quadro desolante. La condivisione di una scelta politica e di un certo metodo, da parte di chi applica quelle scelte e quei metodi, è stata esasperata, nel senso che qualcuno ha voluto difendere chi trafficava su quel tipo di sperimentazione perché stava da una parte politica. Io sono fra quelli che ritiene che il medico Viale sia un cattivo maestro e non un bravo sperimentatore. I cattivi maestri sono quelli che sui giornali, sulle televisioni e attraverso i mezzi di comunicazioni assumono una sorta di rappresentanza non dovuta per ciò che riguarda quel tipo di iniziativa.
La sperimentazione, proprio perché è sperimentazione che riguarda la pratica abortiva, doveva essere applicata seguendo l'iter, i regolamenti e il protocollo che, proprio per l'importanza che aveva la cosa in s assumono quasi valore di legge.
Quindi, ci sono dei responsabili. Se in altri settori fosse avvenuta la stessa cosa, sarebbero state prese delle iniziative, sarebbero state assunte delle decisioni, anche di carattere personale. A me sembra che mai come in questo caso, il Piemonte abbia fatto brutta figura. In sintesi, si è voluto, in qualche modo, condividere.
Userei la parola "coprire", ma forse è meglio usare l'espressione "siete cascati". La maggioranza e, soprattutto, la Giunta, sono "cascate" in un infortunio di carattere politico: hanno difeso qualcuno, che ha fatto e detto certe cose, soltanto perché è della loro parte. Questo è il peggior modo per amministrare. Anzi, molte volte, i difetti, l'errore e la fallacità di un certo provvedimento stanno proprio dalla parte che noi non vorremmo, e cioè dalla nostra.
Ecco perché sarebbe stato il caso di ascoltare gli interventi dei Consiglieri di minoranza.
Molti non hanno fatto interrogazioni. Noi, per esempio, abbiamo fatto un documento, proprio quest'estate, in cui abbiamo chiesto l'intervento di Valpreda, e mi sembra che poi l'intervento ci sia stato, ma con un certo ritardo. Considero quello che è accaduto come un grave infortunio per la sanità piemontese, che è stato commesso da qualcuno che deve innanzitutto rispondere al Commissario di quell'ospedale e al primario responsabile. C'è una catena gerarchica che in qualche modo doveva controllare. Poi la politica, probabilmente, ha commesso l'errore di condividere l'errore.
Credo che dovremo stare attenti. La condivisione politica, se applicata solo per un gioco delle parti, è un errore e, in qualche modo, indebolisce chi ha la responsabilità amministrativa e istituzionale del settore di cui stiamo parlando.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rostagno; ne ha facoltà.



ROSTAGNO Elio

L'anno scorso, quando una pratica avviata ai tempi dell'Assessore D'Ambrosio, di Alleanza Nazionale, è arrivata a compimento, si era già insediata l'attuale nostra amministrazione. Noi, che riteniamo doveroso applicare il criterio della continuità amministrativa, non avevamo assolutamente nulla da osservare sul fatto che si avviasse una sperimentazione che era già stata autorizzata e che veniva svolta secondo criteri attinenti...



PRESIDENTE

Scusi, collega Rostagno.
Colleghi, ci può essere necessità di dialogare per trovare concordi le condivisioni. Vi prego solamente di non farlo in Consiglio per dare la possibilità, a chi interviene, di farlo tranquillamente, e a chi è interessato di ascoltare.



ROSTAGNO Elio

Dicevo che la Giunta Ghigo, con in carica l'Assessore D'Ambrosio, aveva avviato la pratica per una procedura ritenuta scientificamente valida.
Questa pratica è arrivata a completamento con l'autorizzazione ministeriale quando era già cambiata la maggioranza. C'è la continuità amministrativa quindi era ovvio che il tutto si avviasse e che portasse poi a delle valutazioni di carattere scientifico, visto che quello era lo scopo.
La sceneggiata che ne è seguita, il modo in cui hanno operato alcuni protagonisti della vicenda, che hanno trasformato, in molti casi, dei drammi umani in momenti di drammatizzazione pubblica, ci ha dato enorme fastidio.
Abbiamo avuto modo di intervenire in quest'aula, spiegando che noi siamo rispettosi della legge 194. Siamo favorevoli a che la 194 sia applicata nella sua completezza, che non sia soltanto utilizzata come legge dell'aborto, ma come legge che è a sostegno della donna e a sostegno della maternità e della paternità, legge che può portare alla soluzione sempre drammatica della scelta dell'aborto, ma che non deve necessariamente essere solo strumento per questo.
Riteniamo che, con qualunque forma, l'aborto è innanzitutto un gravissimo trauma di carattere psicologico per la donna, che è obbligata molte volte, per condizioni economiche, lavorative e sociali ad adottare questa scelta che, magari, non avrebbe adottato se la società nella quale vive avesse dato maggiori opportunità, sicurezze e possibilità.
Non è casuale che un paese laico come la Francia oggi vanti un numero di maternità, rapportato alla popolazione, molto superiore al nostro. In Francia, si fanno delle politiche finalizzate ad agevolare la scelta della maternità e non viceversa.
Abbiamo seguito con fastidio la drammatizzazione fatta da una parte e con altrettanto fastidio alcune prese di posizione della minoranza.
Comunque, abbiamo cercato di attendere che questa sperimentazione finisse per capire quale ne era stata l'utilità e quale ne era il prosieguo.
Il Comitato etico regionale, presieduto dall'Assessore Valpreda, ad un certo punto ha ritenuto che ci fossero gli elementi, dopo un'audizione, per sospendere la sperimentazione. La sperimentazione è stata sospesa e conclusa. I risultati sono stati inviati al Ministero, che dovrà decidere.
Riteniamo che ci siano le condizioni perché il Ministero approfondisca in modo serio e completo l'argomento. Pensiamo che oggi, contrariamente al momento in cui il Ministro Storace doveva cercare il modo per bloccare una sperimentazione, ci sia la volontà da parte del Ministro Livia Turco, della quale abbiamo piena fiducia, di approfondire in modo serio e completo l'argomento.
Pensiamo che, qualora il Ministero ritenesse possibile e utile che anche in Italia, venga importata la RU 486, nelle forme di tutti gli altri farmaci e non con delle eccezioni specifiche, possa essere utilizzata come avviene in paesi vicini a noi da molti anni. Riteniamo però che le forzature in un senso o nell'altro, che oggi ci vengono proposte con degli ordini del giorno, non siano adeguate.
Noi non voteremo l'ordine del giorno che tende a spingere la Regione Piemonte, adeguandosi a quanto già fa la Regione Toscana, a un'importazione diretta perché riteniamo che, avendo un rapporto come quello che ha questa amministrazione con il Governo, sia maggiormente auspicabile che, anzich fughe in avanti, si lavori perché il Governo porti a compimento le attività necessarie perché chi ne ha competenza, cioè il Ministero della salute decida.
Naturalmente, non voteremo neanche l'altro ordine del giorno che è pleonastico. Come si fa a proibire qualcosa che già non è permessa. In sostanza, non è permesso l'uso della RU 486 e noi dovremmo votare un ordine del giorno che dice di proibire di utilizzarla.
Quindi, noi siamo contrari ad entrambi gli ordini del giorno. Ci auguriamo che, a livello nazionale, venga presto assunta una posizione seria, che non sia legata alle divaricazioni di carattere ideologico, ma che sia veramente finalizzata all'interesse della donna, della madre, della famiglia e del nostro paese. Vi sono problemi anche più seri da affrontare ed è bene cominciare a tenerne conto. In particolare, è bene pensare alla sensibilità delle vere protagoniste, che sono le donne.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Il mio intervento potrebbe essere molto veloce, perché condivido in maniera integrale quanto appena detto nella sostanza, dalla prima all'ultima parola, dal Consigliere Rostagno. Potrei fermarmi qui, se non fosse che - non so neanche se continuare - nel motivare quanto ha detto, ha usato una serie di esempi che, invece, non posso condividere.
Se dovessi rileggere l'intervento del Consigliere che, ripeto condivido dalla prima all'ultima parola, toglierei i riferimenti iniziali ad alcune sceneggiate, non perché ha torto sul fatto che possano aver dato fastidio, ma perché è stato generoso, ne ha viste solo alcune. L'elenco delle sceneggiate, purtroppo, comincia, come sempre, indietro nel tempo.
Ne cito una, semplicemente, nel tentativo di porre un equilibrio: rimasi molto sorpreso quando, all'epoca del rinnovo del primo Governo Ghigo siamo nella primavera del 2000, il Presidente Ghigo e l'assessore D'Ambrosio erano candidati contro l'attuale Ministro della Sanità l'onorevole Livia Turco - proprio al Sant'Anna passò anche l'onorevole Livia Turco che, tra l'altro, era Ministro anche all'epoca, se non sbaglio...



(Commenti in aula)



BURZI Angelo

Non alla sanità, per fortuna della sanità, ma questa è un'opinione personale. Tra l'altro, il suo addetto stampa all'epoca era l'attuale Presidente del CORECOM, la giornalista Vera Schiavazzi. All'epoca era responsabile della campagna stampa e di comunicazione dell'allora candidata Presidente, Ministro Turco.
C'era l'inaugurazione di un importante reparto del Sant'Anna, quello di oncologia infantile chirurgica del professor Madon. Queste parole suscitano, credo in tutti, una certa ritrosia, in quanto il tema dell'oncologia è già un tema deterrente, ma se lo uniamo alla chirurgia e all'aggettivo infantile, francamente è il peggio che possa avvenire a ciascuno di noi di esaminare.
Vidi il team dell'allora Ministro Turco, entrare con grande determinazione come bisogna avere in campagna elettorale - anche in quel reparto esattamente come se si trattasse di una qualunque altra sede, di una qualunque altra iniziativa elettorale. Dire che non ho apprezzato quell'atteggiamento è molto riduttivo rispetto a quello che all'epoca provai.
Poi c'è stato il riferimento alla Francia come paese laico. Su questo farei un dibattito successivo perché, secondo me, meriterebbe. Ciò detto il seguito dell'intervento del Consigliere Rostagno è personalmente, non come Capogruppo, ma come Angelo Burzi, non da ora, totalmente condiviso.
Ho anche firmato un ordine del giorno con il collega Nicotra, ma solo per non essere totalmente assente dal dibattito su un tema importante che troppo spesso, ci vede separati. Credo che il richiamo a una maggiore serietà e ad una maggiore attenzione, nel rispetto di coloro che, con grande fatica, portarono la 194, pur da opposte barricate, sia oggi, ancor più di allora, importante.



PRESIDENTE

Informo i colleghi che sono arrivati, fin'ora, tre ordini del giorno che saranno trattati alla fine degli interventi.
Ha chiesto di intervenie il Consigliere Nicotra; ne ha facoltà.



NICOTRA Riccardo

Grazie, Presidente.
Chiedo l'iscrizione dell'ordine del giorno che ho presentato, firmato dal sottoscritto e dal Consigliere Burzi. Faccio un'illustrazione velocissima. Personalmente, sono d'accordo all'utilizzo della pillola RU 486, ma sono altrettanto d'accordo al rispetto rigorosissimo di tutte le procedure previste dal comparto sanitario.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Barassi; ne ha facoltà.



BARASSI Paola

Grazie, Presidente.
Intervengo nel dibattito, innanzitutto, per ringraziare l'Assessore Valpreda per la risposta e la comunicazione che ci ha dato, che mi sono sembrate molto esaurienti e puntuali, così come le comunicazioni date precedentemente.
Rispetto alla sperimentazione, mi sembra che l'Assessore abbia esaurito le richieste presentate e che abbia esposto il quadro complessivo della situazione attuale, che è stata e che è, all'interno dell'ospedale Sant'Anna, così come delle procedure che sono in atto e sono state inviate al Ministero, dopo il blocco di questa sperimentazione, che a certo punto ha dato problemi da un punto di vista procedurale, non sicuramente rispetto ai problemi legati alla tutela della salute della donna.
Quello che volevo fare era però un intervento un po' più generale rispetto all'uso della pillola RU 486. Sappiamo benissimo che nel nostro paese è vietata la distribuzione della RU 486, sostanzialmente anche perch non c'è nessuna ditta distributrice che ha deciso di inserirla nel prontuario. Se questo percorso venisse fatto, non ci sarebbe bisogno di nessuna sperimentazione per introdurla all'interno delle strutture ospedaliere e verrebbe distribuita e venduta in tutti i presidi ospedalieri, così come avviene in tutta una serie di altri stati europei e negli Stati Uniti.
Detto questo, sottoscrivo i contenuti dell'ordine del giorno presentato dal Consigliere Chieppa, perché dice alcune cose molto importanti, nel senso che riafferma il principio dell'autodeterminazione della donna rispetto alle scelte di maternità. Questa è una riaffermazione dei principi dettati dalla legge n. 194, che, dopo grandi battaglie e grandi movimenti grazie anche e soprattutto al movimento delle donne che si è impegnato in prima persona, siamo riusciti ad ottenere.
Se pensiamo a quello che succedeva prima dell'entrata in vigore della legge n. 194, alle donne morte per aborto, non possiamo che plaudire a questa scelta di civiltà che è stata introdotta, anche se tardivamente, nel nostro paese.
Questa scelta non deve essere messa in discussione e non si possono usare strumenti diversi e strumentalizzare sperimentazioni o cose di questo tipo per avere, sempre e comunque, un attacco alla legge n. 194 e ai diritti delle donne.
Questo deve essere un fatto molto chiaro e sancito.
Rispetto al resto, penso che davvero la Regione Piemonte, insieme con le altre Regioni e, soprattutto, insieme con il Ministro della Salute debba lavorare affinché la RU486 venga introdotta e abbia un canale privilegiato di distribuzione nelle strutture sanitarie pubbliche del nostro paese.
Questa è una scelta di civiltà, è una scelta che può permettere alle donne di scegliere in modo consapevole e determinato - e sicuramente rispetto a questo ci vuole anche un'informazione corretta - con quale metodo poter interrompere una gravidanza.
Questa è una scelta importante per le donne, che vivono comunque, da un punto di vista soprattutto psicologico, un momento traumatico e difficile in certe situazioni, anche perché non sempre la scelta è una scelta decisa ma è una scelta indotta da una serie di situazioni sociali, economiche e anche emotive legate a rapporti interpersonali. Questi sono alcuni dei diversi elementi che mettono la donna in una condizione difficile.
Se diamo alla donna la possibilità di scegliere un metodo magari meno invasivo e che traumatizzi meno da un punto di vista fisico in questi momenti, penso che sia un'ulteriore scelta di civiltà.
Auspico che la Regione vada in questa direzione, che lavori con il Ministero della Sanità per introdurre in Italia la RU 486, per non dare solo alle donne che usano una struttura ospedaliera piuttosto che un'altra la possibilità di potere usufruire di questa possibilità.
ovvio che ognuno, per la sua parte, cerca di provare a forzare alcuni elementi; la Regione Toscana ha introdotto una normativa che permette un'importazione diretta di questa pillola. Potrebbe essere che anche la Regione Piemonte vada in questa direzione, può essere un elemento in più o una forzatura in più per fare in modo che la RU 486 venga diffusa su tutto il territorio nazionale, che secondo me è l'obiettivo principale che in questo momento dobbiamo porci.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Pozzi; ne ha facoltà.



POZZI Paola

Grazie, Presidente.
Intervengo in questa discussione dopo aver ascoltato attentamente gli interventi dei colleghi e delle colleghe che mi hanno preceduto, e lo faccio come donna, oltre che come Consigliera regionale. Come donna e come madre di donne, quindi come persona che conosce la maternità ed immagina quale debba essere il dramma che una donna subisce nel momento in cui sceglie in quel momento, per alcune condizioni particolari, di non essere madre.
Il dibattito che si è svolto stamattina è un dibattito che mi sembra vada in una direzione che è quella di approfondire e di confrontarci serenamente e di non utilizzare una questione drammatica come quella dell'aborto per contarci e per dividerci. Direi che non si utilizza il corpo e la sensibilità delle donne per dividerci e per contarci.
Mi pare che lo stesso Consigliere Chieppa nel suo intervento abbia dato quest'impronta: a noi interessa discutere di questa questione. E non discutiamo se l'aborto sia più accettabile se provocato con dolore; non è il dolore fisico quello che spaventa le donne, perché se fosse stato così non avremmo avuto tante donne con l'utero perforato da ferri da calza sui tavolacci delle cucine, prima che ci fosse la legge n. 194.
Non è il dolore fisico quello che spaventa le donne e non è che un aborto provocato senza dolore fisico sia un aborto più facile.
Quindi, discutiamo su come nel nostro paese, e non soltanto nella nostra Regione, pensiamo che possa essere utilizzato uno strumento meno doloroso, purché nelle struttura pubbliche e purché sotto il controllo e nei limiti della legge n. 194 - su questo credo che siamo tutti d'accordo per affrontare in modo più maturo la questione della pillola cosiddetta abortiva.
La Toscana ha fatto una sperimentazione, forse ci sarà utile conoscere come questa sperimentazione procede; è stato detto che abbiamo ora un impegno da parte di altre Regioni e da parte del Ministero. Noi non vogliamo avere una nazione a macchia di leopardo, una nazione in cui, se una donna risiede in Piemonte, ha condizioni diverse rispetto a quelle che può avere se risiede in Campania o in Sicilia. Noi vogliamo un paese in cui le donne sia tutte uguali e tutte cittadine con gli stessi diritti e gli stessi doveri.
Allora chiederei ai firmatari di questi ordini del giorno di riflettere e di valutare se non sia il caso che un tema come questo venga discusso in Commissione, per poi vedere se da una discussione in Commissione pu emergere un impegno che ci possa coinvolgere tutti o che almeno possa coinvolgere la maggioranza di noi - e non parlo di maggioranza politica ma di maggioranza di persone, parlo di maggioranza di sensibilità e di maggioranza di impegno civile.
Chiederei ai firmatari se è possibile questo: non è un intento dilatorio, è una volontà di approfondimento e di serietà complessiva. Se questo sarà fatto, forse faremo tutti un passo avanti, molto meglio e molto di più se adesso stessimo ancora a contarci tra buoni e cattivi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Nicotra; ne ha facoltà.



NICOTRA Riccardo

Io sono d'accordo con la proposta fatta adesso dalla collega Pozzi.



PRESIDENTE

Prima di entrare nel merito degli ordini del giorno, l'Assessore Valpreda, a seguito dell'interessante dibattito, voleva fornire alcuni informazioni.
Dopo l'intervento, vedremo come proseguire i lavori.
La parola all'Assessore Valpreda.



VALPREDA Mario, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Non sarò così rapido come il collega Nicotra - che è stato, più che rapido, fulmineo - ma vorrei fare, comunque, alcune considerazioni, anche in relazione a tutti gli interventi svolti, fra i quali ho particolarmente apprezzato quelli delle Consigliere Barassi e Pozzi, che mi sembrano racchiudere una felice sintesi.
Ci sono diversi aspetti, in questo tema. Il primo è un aspetto di merito etico, chiamiamolo così. Fin dall'inizio, la discussione su questa sperimentazione - che aveva la connotazione non di una sperimentazione, ma di uno studio applicativo - ha preso una piega impropria su "aborto sì" e "aborto no". Si è trattato, dunque, di una distorsione, in quanto si trattava unicamente di una possibilità, in pieno adempimento della legge n.
194, di consentire un'alternativa al metodo invasivo dell'aborto chirurgico.
Vi sono, poi, gli aspetti tecnico-scientifici, ma come hanno già precisato alcuni colleghi medici - come Nino Boeti - sono del tutto trascurabili.
chiaro che la sperimentazione aveva lo scopo di fornire un'ulteriore prova per permettere, a chi avesse voluto, di registrare il farmaco.
Pertanto, il tema della violazione formale dell'aborto è - e arrivo al terzo aspetto - ininfluente, se non nei riguardi degli aspetti scientifici.
Era stato fissato un determinato protocollo con l'intento, espresso in maniera molto palese, di inasprire i percorsi procedurali.
Lo sperimentatore, molto incautamente, per usare un eufemismo, non solo non l'ha rispettato, ma si è addirittura vantato pubblicamente e noi abbiamo appreso quanto scritto sui giornali (dico "noi" in riferimento al Comitato etico, di cui l'Assessore è Presidente con funzione notarile). Ha immediatamente approfondito l'indagine, mentre prima si era accontentato di rassicurazioni riguardanti gli aspetti sanitari; aspetti sanitari che non hanno, allo stato attuale, evidenziato nessun attentato alla salute delle donne.
Questo è quanto interessa, in particolare, all'Assessore alla sanità.
Vi sono, poi, gli aspetti penali, in merito ai quali è in corso un'inchiesta giudiziaria, della quale attendiamo gli esiti.
Se emergeranno delle responsabilità a qualsiasi livello della catena dal basso all'alto (intendendo, peraltro, il livello ministeriale, passando attraverso il sottolivello regionale e il livello aziendale), la Magistratura accerterà che tipo di violazione c'é stata.
L'ultimo aspetto è quello di prospettiva: cosa fare? Anch'io non posso che accettare la proposta avanzata dalla collega Pozzi.
Le possibilità sono diverse; una, in particolare, "taglierebbe la testa al toro", esimendo tutti dall'entrare in polemiche, perché prevedrebbe che qualche ditta chiedesse la registrazione basandosi sui protocolli sperimentali che hanno consentito la registrazione in molti Stati europei (anche negli Stati Uniti d'America) e finirebbe il tutto.
L'alternativa consisterebbe nella possibilità di un import finalizzato così come ha fatto la Regione Toscana.
Data l'importanza dell'argomento, ritengo che si possa fare un dibattito ad hoc sulle prospettive.
Per quanto riguarda i comportamenti incoerenti della Regione, si precisa che non sono stati affatto ritenuti tali: noi ci siamo sempre basati sulle informazioni che ci venivano fornite; informazioni che riguardavano - e ci schieravano su una particolare attenzione - gli aspetti di merito e gli aspetti sanitari.
La legge n. 194 non è certo una legge straordinariamente permissiva, ma consente l'interruzione volontaria di gravidanza in determinati casi: il fatto che l'alternativa sia medica o chirurgica, è ininfluente. Anzi sicuramente per la donna è molto meglio utilizzare un sistema medico.
Infine, per quanto riguarda l'intervento del Presidente Rossi, vorrei ricordare che non solo la Commissaria del Sant'Anna, ma tutti i Commissari attuali sono stati nominati dal centrosinistra.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valpreda.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chieppa; ne ha facoltà.



CHIEPPA Vincenzo

Volevo rispondere all'intervento della Consigliera Pozzi, che peraltro condivido, anche dopo aver ascoltato le considerazioni dell'Assessore Valpreda su questo tema.
Intanto mi pare - lo faccio fuor di propaganda - di dover rivendicare insieme agli altri firmatari dell'ordine del giorno che si sono aggiunti il merito di aver portato all'attenzione del Consiglio questo tema; tema che - voglio assumere un impegno formale in tal senso - non farò cadere nel dimenticatoio.
Non condivido neppure una virgola delle cose dette dal Gruppo de La Margherita. Tuttavia, mi rendo conto che gruppi di Talebani non ci sono solo in Afghanistan, ma albergano dappertutto. L'oscurantismo può albergare ovunque.
Pertanto, così come ad altri è consesso dire, fare e comportarsi nella maniera che più credono, rivendico a me stesso il diritto di dire e di potermi comportare, nell'ambito delle prerogative consiliari, come meglio ritengo. Contesto, quindi, punto per punto, ciò che è stato detto.
Nel merito della questione, riterrei utile approfondire questa discussione. Pertanto, la proposta del Gruppo dei Democratici di Sinistra è, da parte mia, accolta. Mi pare che emerga la necessità di discuterne: ovviamente, è un passaggio di approfondimento che non fermerà la vicenda perché a breve, il Consiglio sarà chiamato a prendere una posizione sull'argomento.
un tema etico, di civiltà, sul quale non intendo fare alcun tipo di passo indietro.
Volevo solo puntualizzare questo passaggio. Grazie.



PRESIDENTE

Ringrazio il collega Chieppa per la comunicazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Noi chiediamo, in qualità di presentatori di uno dei tre ordini del giorno, che tale provvedimento venga posto in votazione. Dopodich riteniamo che sia certamente una questione importante, da discuterne in sede di Commissione competente. Però mi sembra assolutamente ovvio che lo spostamento in Commissione, se per alcuni può essere stato richiesto per un maggiore approfondimento, per altri - o diciamo per l'interezza della maggioranza - è necessario per trovare una posizione che non solo non è condivisa, ma è assolutamente distinta e distante fra i Partiti che rappresentano la maggioranza.
Noi crediamo che queste situazioni, in cui si continua a dare tempo alla maggioranza per trovare una posizione condivisa, passando anche attraverso la Commissione, per poi verosimilmente non affrontare nuovamente il tema, non siano, come abbiamo già avuto modo di dire non più tardi della scorsa settimana in sede di IV Commissione, accettabili. Riteniamo corretto, invece, che i Gruppi consiliari si esprimano relativamente agli ordini del giorno che hanno presentato.
Dopodiché, se c'è chi pratica l'autocensura è affare loro, non nostro.



PRESIDENTE

Se ho interpretato bene le comunicazioni testé rese, erano stati presentati tre ordini del giorno: il n. 472 "Pillola abortiva RU 486" presentato dai Consiglieri Nicotra, Burzi, e il n. 436 "RU 486, adozione modello Regione Toscana" presentato dai Consiglieri Chieppa, Robotti Valloggia, Dalmasso, Barassi, i quali, in base all'articolo 93 del Regolamento, vengono rinviati alla Commissione competente per un approfondimento e seguiranno l'iter previsto dal Regolamento rispetto ad un eventuale ulteriore ritorno in aula.
L'ordine del giorno a vostre mani, contraddistinto dal numero...
La parola al Consigliere Ghiglia sull'ordine dei lavori.



GHIGLIA Agostino

Chiedo scusa, intervengo per una nota tecnica perché non ricordo cosa prevede il Regolamento. Relativamente al rinvio in Commissione è sufficiente la richiesta dei presentatori o si vota?



PRESIDENTE

L'articolo 93, comma 1 recita: "Il Presidente del Consiglio, con il consenso dei proponenti, può assegnare la discussione di mozioni di cui all'articolo 91 e di ordini del giorno di cui all'articolo 92 del Regolamento alla Commissione permanente competente per materia".
Siccome i proponenti hanno fatto richiesta, il Presidente demanda alla Commissione competente i due ordini del giorno, così come previsto dall'articolo 93 del nostro Regolamento.
Come stavo dicendo, dei tre ordini del giorno uno solo viene confermato, il n. 471 "Protocollo si sperimentazione della pillola abortiva RU 486" presentato dai Consiglieri Vignale, Ghiglia, Boniperti, diventando così l'unico ordine del giorno posto in votazione.
Il numero legale è 28.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 471, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che il Protocollo di sperimentazione per l'utilizzo della RU486 non è stato rispettato in quanto non è stata raggiunta la casistica di 400 interruzioni di gravidanza considerato che tale Protocollo è stato violato in quanto 269 pazienti non hanno interrotto la loro gravidanza in ospedale, bensì all'esterno senza essere state avvisate dei rischi cui andavano in corso rilevato che il Comitato etico regionale ha espresso fortissime perplessità in merito al rispetto del Protocollo sopraccitato impegna la Presidente e l'Assessore competente a non consentire l'utilizzo della RU486 in alcuni ospedali piemontesi".
Il Consiglio non approva.
Dichiaro altresì assorbita dal dibattito l'interpellanza n. 974 "Sperimentazione pillola RU 486" presentata dai Consiglieri Cotto, Leo e Burzi.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione sindacale n. 1 "Applicazione della normativa tutela lavoratrici madri", presentata dalla Federazione italiana autonoma lavoratori sanità - (Conclusione ai sensi dell'articolo 106 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


PRESIDENTE

Ancora un attimo di attenzione per ottemperare ad un adempimento che ci trasciniamo da molto tempo. È la prima volta che nel Consiglio regionale si svolge un'interrogazione sindacale, prevista al punto 5) all'o.d.g., intesa come interrogazione presentata da un'organizzazione sindacale relativa ad un problema sanitario.
un problema regolato dall'articolo 106 del Regolamento. Noi dovremmo prendere atto della risposta che gli Assessori Valpreda e Migliasso hanno reso al quesito posto e dare l'autorizzazione affinché queste due risposte vengano trasmesse agli interroganti. Questo non è neanche previsto, ne prenderei atto.
C'è sempre una prima volta, la questione è regolata da uno degli ultimi articoli del nostro Regolamento, il n. 106.
Se l'Aula acconsente, diamo mandato agli uffici di trasmettere agli interroganti, l'organizzazione sindacale FIALS (Federazione Italiana Autonoma Lavoratori Sanità), la risposta data dai due Assessori.



(L'Assemblea, unanime, prende atto e acconsente alla trasmissione all'interrogante)



PRESIDENTE

Ancora due informazioni. È evidente che ora non teniamo la riunione dei Capigruppo, che convoco per le ore 15, in sala A.
Il Consiglio è riconvocato per le ore 15.30 in sessione straordinaria ai sensi dell'articolo 40 dello Statuto, relativamente alla questione TAV.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.25)



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