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Dettaglio seduta n.114 del 03/10/06 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PLACIDO ROBERTO



(Alle ore 10.04 il Vicepresidente Placido comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.00)



(La seduta ha inizio alle ore 11.18)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Spinosa e Valloggia


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Gruppi consiliari

c) Costituzione nuovo Gruppo consiliare denominato "Democrazia-Cristiana Indipendenti M.p.A" e variazione composizione Gruppo consiliare Misto


PRESIDENTE

Comunico che l'Ufficio di Presidenza, in data 2 agosto 2006, ha preso atto della richiesta avanzata dal Consigliere Maurizio Lupi di costituire un Gruppo consiliare a far data dal 1° ottobre 2006, con la denominazione "Democrazia-Cristiana-Indipendenti M.p.A".
Il Gruppo si è collegato con l'analogo Gruppo costituito presso il Senato della Repubblica.
Il Gruppo "Per l'Italia" cessa la propria attività e il Consigliere Michele Giovine viene quindi assegnato al Gruppo Misto.


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Interpellanza n. 876 dei Consiglieri Spinosa e Leo inerente a "Congresso 'Effetti collaterali positivi' a Verbania - Patrocinio della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Svolgimento interrogazioni ed interpellanze", esaminiamo l'interpellanza n. 876, presentata dai Consiglieri Spinosa e Leo.
Risponde la Presidente della Giunta regionale, Mercedes Bresso.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

L'interpellanza in oggetto si riferisce al patrocinio concesso dalla Regione Piemonte al Congresso "Effetti collaterali positivi", tenutosi a Verbania dall'8 all'11 giugno 2006.
Nel documento si sottolinea che all'iniziativa ha partecipato attivamente il Lama Gangchen, personalità che - in opposizione al Dalai Lama - sarebbe sostenuto dal regime comunista cinese. Gli interpellanti pertanto, chiedono sulla base di quali valutazioni sia stato concesso il patrocinio della Regione Piemonte.
Innanzitutto, vorrei ricordare che il patrocinio era stato concesso con nota 23 marzo 2006, non ad un'associazione, bensì al Comune di Verbania, che lo aveva richiesto con lettera del 2 marzo scorso, firmata dall'Assessore alla pubblica istruzione.
Come ben sanno gli interpellanti, i patrocini richiesti dagli Enti locali seguono, in genere, una "corsia preferenziale", sulla base del ruolo di sostegno che, salvo casi particolarissimi, la Regione svolge nei confronti di Comuni, Province e Comunità Montane.
A mia memoria, un patrocinio ad un Ente locale non è mai stato negato: sarebbe stato ben strano farlo in questa occasione.
Il patrocinio per questa iniziativa, inoltre, era stato concesso anche negli anni precedenti.
Gli interpellanti osservano che il patrocinio della Regione Piemonte è posto in evidenza nel sito internet della manifestazione di quest'anno.
Hanno tuttavia trascurato di rilevare che sul medesimo sito lo stesso patrocinio è riportato per le manifestazioni del 2003, del 2004 e del 2005.
Quello del 2006, infatti, è il IV Congresso, e ha per titolo "Effetti collaterali positivi"; nel 2003 era denominato "Educazione alla pace"; nel 2004 "Medicine tradizionali integrate"; nel 2005 "Ambiente di pace per la tua salute".
Tutti gli incontri si sono svolti a Verbania e sono stati tutti organizzati dal Comune di Verbania in collaborazione con la stessa "Lama Gangchen Word Peace Foundation", stigmatizzata dagli interpellanti.
Vorrei in particolare osservare che per il Congresso del 2004 "Medicine tradizionali integrate", gli uffici hanno segnalato che il patrocinio venne concesso al Comune di Verbania dall'allora Presidente della Regione, Enzo Ghigo, con lettera del 24 marzo 2004. Ma non solo: poiché il patrocinio venne chiesto anche all'Assessore alla cultura, è agli atti della Regione il parere favorevole dell'allora Assessore Leo, parere trasmesso al Settore Relazioni esterne con nota del 26 febbraio 2004.
Parere dello stesso tenore - favorevole - venne espresso dall'Assessorato alla sanità.
Premesso ciò - si evidenzia, quindi, una prassi nella concessione del patrocinio al Comune per la stessa manifestazione - rilevo che, se, come ipotizza il Consigliere Leo con gli altri interpellanti (avendo evidentemente, cambiato opinione), esiste contraddizione fra i patrocini in questione e il sostegno che insieme diamo all'Associazione di Regioni Province e Comuni per il Tibet, si tratta allora di una contraddizione di antica data.
In ogni caso, verificheremo naturalmente anche la richiesta di patrocinio che dovesse pervenire per l'edizione 2007.
Non credo, però, che la concessione di patrocinio ad un Comune per una manifestazione che ha obiettivi del tutto condivisibili possa essere negato sulla base della partecipazione di una persona, anche se questa potesse essere sgradita a qualcuno degli interpellanti. Si tratta di una manifestazione, ufficialmente organizzata da un Comune della nostra Regione, su temi che sono, di per sé, del tutto condivisibili.
I partecipanti rientrano nella responsabilità di chi organizza la manifestazione e la valutazione sull'adeguatezza di tali persone al titolo e all'impegno della manifestazione tocca, evidentemente, al Comune organizzante.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Bresso.
In assenza degli interroganti, non si può procedere con una replica.


Argomento: Gruppi consiliari

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alle proteste del Consigliere Burzi in merito alla distribuzione ai Consiglieri di un invito ad un'iniziativa inerente alla costituzione del Partito Democratico


PRESIDENTE

Consigliere Burzi, a che titolo richiede la parola?



BURZI Angelo

Sull'ordine dei lavori, Presidente.



PRESIDENTE

Collega, dobbiamo procedere con le interrogazioni e le interpellanze.



BURZI Angelo

Lo so, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Ciò che deve fare il Consiglio, lo so bene, perché era stato organizzato; è quello che non deve fare che non risulta abbastanza chiaro.
Pertanto, con calma, Presidente - lei mi conosce e sa che non amo né la sostanza né i toni - le chiederei, con cortese urgenza, una risposta in merito alla distribuzione di questo invito, che nel merito giudico interessante, per cui se avrò tempo vi parteciperò.
Nel metodo, vorrei che la Presidenza del Consiglio spiegasse a che titolo un simile documento - politicamente molto interessante - venga distribuito dalla struttura del Consiglio. A mia memoria, non esistono precedenti di analoga modalità, per cui vorrei che urgentemente la Presidenza del Consiglio spiegasse - al sottoscritto e a chi eventualmente, convenisse - l'origine della distribuzione, da parte di strutture del Consiglio, di un documento che, come ripeto, nel merito trovo interessante - se potrò parteciperò all'incontro, perché mi interessa molto la strada del Partito Democratico, anche personalmente - ma che non capisco che rilievo abbia con i lavori del Consiglio.
Rimango in cortese attesa che qualcuno me lo spieghi.



PRESIDENTE

Le rispondo immediatamente, collega Burzi.
Lei ha senz'altro ragione, perché tale documento non ha alcuna valenza e non attiene ai lavori del Consiglio; pertanto, la sua distribuzione non era opportuna. Ciò è stato fatto per un palese errore. Non ne ero a conoscenza e mi scuso con i colleghi Consiglieri.
L'intendimento di raggiungere i Consiglieri poteva essere opportunamente fatto ricorrendo alla posta del Consiglio, ovvero tramite i canali istituzionali.
Vi chiedo scusa, non so come mai sia stato distribuito in Consiglio.
Comunque, mi faccio carico dell'errore.
Vi porgo ancora le mie scuse.



PRESIDENTE

BURZI Angelo (fuori microfono)



PRESIDENTE

Lo apprezzo molto.



PRESIDENTE

COTTO Mariangela (fuori microfono)



PRESIDENTE

Ne sospenda, però, la distribuzione!



PRESIDENTE

Certo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

La ringrazio per la cortesia della risposta, per la velocità e soprattutto per essersene assunto la responsabilità. È qualità di poche persone saper dire "ho sbagliato". Apprezzo molto.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Burzi.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Enti di sviluppo e organismi fondiari

Interpellanza n. 748 dei Consiglieri Botta, Casoni, Boniperti, Ghiglia e Vignale inerente a "Situazione della frutticoltura in Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 748.
Risponde l'Assessore Taricco, che ha pertanto facoltà di intervenire.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

L'interpellanza in oggetto chiede, alla luce della situazione di crisi che sta attraversando il settore frutticolo e del fatto che detta situazione rischia di pregiudicare il futuro del settore, di sapere se ci sia l'obbligo dei commercianti di stabilire un prezzo minimo per tutte le tipologie di prodotto; chiede se non sia opportuno istituire una Commissione prezzi vincolante per i commercianti, così come - è citato nell'interpellanza - avviene per l'uva.
Chiede inoltre se non sia necessario istituire un contratto che vada a regolarizzare gli scambi commerciali e se non sia opportuno attivarsi verso istituti bancari per permettere la possibilità di mutui e di agevolazioni per almeno dieci anni; se non sia opportuno rivalutare la possibilità di riattivare i finanziamenti ex lege 185; se non sia opportuno, nel programma di sviluppo rurale, prevedere misure realmente utili - così dicono gli estensori dell'interpellanza - al mondo agricolo, soprattutto in considerazione del fatto che la misura attivata dalla Regione non sembra adeguata ad affrontare le necessità del mondo frutticolo anche sul piano dell'assistenza tecnica.
Voglio esprimere alcune considerazioni. I primi tre punti, che sono relativi a modalità di regolazione dei rapporti commerciali, devono sostanzialmente fare i conti con due questioni: la prima è che alla luce delle normative sulla concorrenza di mercato, proprie non soltanto dell'Unione Europea, ma anche della legislazione nazionale, non è possibile fissare dei prezzi. Peraltro, anche per il settore vitivinicolo questo non avviene, perché non può avvenire, nel senso che è possibile agevolare l'incontro tra domanda e offerta per addivenire ad una formulazione di prezzi e soprattutto alla luce della modifica della legge n. 88, che è stata superata dalla legge 102 del d.lgs. 102/2005, ma la Regione non pu più avere titolarità a convocare le parti per fare contratti.
Sovente, in quest'ultima stagione, la Regione si è attivata per creare i presupposti affinché le parti si incontrassero ed addivenissero a dei contratti, ma la Regione in quanto tale non ha nessuna possibilità di avere un ruolo attivo che debba o possa essere riconosciuto.
Per quanto riguarda gli interventi a sostegno del settore, la Regione si è attivata con una serie di misure, non ultima quella che stiamo predisponendo e che era inserita nel bilancio finanziario 2006 della Regione Piemonte con ISMEA per favorire le agevolazioni di credito ai produttori agricoli in generale, e quindi sicuramente anche a quelli ortofrutticoli, proprio per andare incontro alle necessità del settore agricolo, compatibilmente con le normative sugli aiuti di Stato.
Per quanto concerne la possibilità di avvalersi della legge 185/1992 come tutti sanno, alla luce della legge n. 102 non è più possibile fare alcun tipo di intervento in quei settori per i quali sono previste agevolazioni, ai sensi di legge, all'assicurazione.
Per quanto concerne, invece, l'ultima annotazione del piano che oggi si chiama Programma di sviluppo rurale, e le osservazioni fatte relativamente alla misura Y, ricordo soltanto che, non per scelta della Regione Piemonte l'Unione Europea ha emanato delle normative di accompagnamento, che regolamentano le modalità e le priorità di accesso ai finanziamenti soprattutto a quelli della misura Y e dell'assistenza tecnica con misure di accompagnamento, che prevedono priorità che privilegiano alcuni settori rispetto ad altri. Purtroppo, il settore frutticolo non è tra i primi riferimenti in detto campo di priorità.
Pertanto, noi abbiamo fatto una normativa in base alla quale la sperimentazione fatta nel 2006 si avvale ancora di risorse limitate, che verranno ampliate nel 2007 insieme alla platea dei possibili soggetti di riferimento.
Noi pensiamo che, compatibilmente con i vincoli normativi e comunitari, nel 2007 sicuramente il mondo frutticolo potrà utilizzare queste risorse per l'accompagnamento necessario in termini di assistenza tecnica al settore.
Grazie.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Interrogazione n. 798 dei Consiglieri Moriconi, Barassi, Dalmasso, Spinosa e Travaglini inerente a "CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) nella Provincia del VCO"

Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Interrogazione n. 829 dei Consiglieri Botta, Casoni, Boniperti, Ghiglia e Vignale inerente a "CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) nella Provincia del VCO"

Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Interrogazione n. 845 dei Consiglierie Dutto e Rossi inerente a "CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) nella Provincia del VCO"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente le interrogazioni n. 798, n. 829 e n.
845, inerenti al Centro Recupero Animali Selvatici nella Provincia del VCO.
Risponde l'Assessore Taricco, che ha pertanto facoltà di intervenire.



TARICCO Giacomino, Assessore alla tutela della fauna e della flora

Le interrogazioni mirano a conoscere il numero degli animali che ad oggi siano stati reintrodotti, dopo che sono stati salvati, quanti siano deceduti e quanti siano stati ritrovati nel territorio del VCO. Mirano a sapere se i veterinari che finora hanno offerto la loro opera per interventi di primo soccorso ed assistenza agli animali avessero i requisiti necessari per fare queste operazioni, se i medesimi veterinari avessero partecipato a convegni riguardanti le patologie oggetto di intervento. Mirano altresì a sapere se, a parere dell'Assessorato, il parco di Villa Pallavicino possa essere il luogo adatto per svolgere questo tipo di attività e se non sia utile emanare delle linee guida per realizzare la gestione dei CRAS, così come peraltro avviene in altre Regioni.
In riferimento a queste interpellanze la Regione ha provveduto a richiedere all'amministrazione provinciale indicazioni relativamente alla situazione in oggetto del CRAS nella Provincia del VCO.
Per poter valutare questa situazione, è stato fatto un sopralluogo al quale hanno partecipato il settore della sanità animale, con il dott.
Barbarino e la dottoressa Vaschetti; il Presidio Multizonale di Novara, con il dottor Minola; il Servizio Veterinario dell'ASL 13 di Novara; il servizio veterinario di Omegna e il responsabile di Villa Pallavicino, che hanno potuto rilevare la situazione in atto in quel momento.
Diciamo che la situazione in atto in questo momento è in fase di avviamento, nel senso che sono stati appena avviati gli interventi. Sono in atto e sono necessari alcuni interventi migliorativi, soprattutto dal punto di vista strutturale. La struttura, comunque, risulta essere idonea a garantire le condizioni minime di funzionamento. Si è comunque valutato di introdurre una serie migliorie necessarie per poter arrivare al riconoscimento di detto Centro, che dovranno essere portate avanti e introdotte nel prossimo periodo.
Adesso do lettura della relazione.
Al momento del sopralluogo erano presenti nove esemplari di fauna selvatica, dei quali 8 uccelli (1 gufo reale, 1 aquila reale, 3 poiane, 1 gheppio, 2 cigni reali) e 1 mammifero (1 lepre variabile). Gli animali vengono ospitati in gabbie modulari di recente acquisizione.
Per quanto attiene all'alimentazione dei rapaci, questa è costituita da carni avicole appositamente acquistate in supermercati.
Il Centro è inserito nel parco proprio per essere distinto nettamente da quello che è il giardino zoologico, quindi in modo da non creare commistione, sostanzialmente. Il Centro dispone di un locale per l'isolamento dei soggetti da sottoporre a cure. Tutti gli animali presenti sono risultati in buone condizioni sanitarie.
In riferimento alle condizioni strutturali, si reputa indispensabile adottare alcuni interventi migliorativi, soprattutto per garantire, in caso di degenze prolungate degli animali ospitati, idonee condizioni sanitarie e di benessere dei soggetti in recupero. In particolare, si è rilevata la necessità di rivestire la parte interna delle voliere con reti più adeguate.
A seguito di precedenti sopralluoghi che aveva già svolto il Servizio veterinario, erano già state applicate alle gabbie delle reti oscuranti sia per ombreggiare gli animali sia per limitare il disturbo loro recato dagli operatori addetti al Centro, nonché altre migliorie suggerite dai veterinari che avevano effettuato i sopralluoghi. Attualmente il Centro è provvisto un'autorizzazione rilasciata dall'Amministrazione provinciale del Verbano-Cusio-Ossola, ai sensi dell'articolo 33 della legge regionale n.
70/96. La stessa Provincia ha anche stipulato apposita convenzione, attiva a far data dal 31/03/2006.
Dalla documentazione acquisita risulta, peraltro, che negli ultimi 6 mesi, solo alcuni animali necessitavano di cure specialistiche. Al momento del sopralluogo, come detto in precedenza, erano presenti nove animali in recupero.
La gestione del Centro è garantita da personale operante dipendente dal giardino zoologico, che garantisce la copertura dell'orario.
Gli animali deceduti vengono sottoposti a controlli, così come previsto dall'Istituto Zooprofilattico di Torino.
Il Centro risultava dotato di registro di carico e scarico, così come previsto dalla norma.
Concludendo il discorso, sicuramente ci sono ulteriori passi in avanti da fare per rendere perfettamente funzionante il Centro. Il rilevamento fatto, tuttavia, ha evidenziato una buona proiezione del lavoro, nel senso che la qualità riscontrata era comunque sufficiente al rispetto delle normative e in via di miglioramento per gli investimenti in programma.
Sicuramente sarà da seguire attentamente per il rilascio delle concessioni definitive.



PRESIDENTE

Gli interroganti intendono replicare? Ricordo che l'interrogazione n. 798 era stata presentata dai Consiglieri Dalmasso e Spinosa.



PRESIDENTE

BARASSI Paola (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, l'interrogazione è a firma di Consiglieri Moriconi, Barassi e Travaglini.



PRESIDENTE

Vi prego solo di consentirmi di verificare.
Nel frattempo, chiede di intervenire il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Evidentemente la risposta è, in realtà, anche un'ammissione del fatto che progressi e miglioramenti rispetto a questa struttura bisogna farli.
Poi prendiamo atto che nel frattempo qualcosa - non dico per merito di queste interrogazioni - è stato fatto, ma sicuramente l'attenzione della Regione e degli organi deputati al controllo ha aiutato a fare qualche passo avanti.
A nostro avviso, rimane un po' il problema, oltre che di alcune strutture interne a questo luogo che dovranno ancor di più subire processi di miglioramento, della continuità con cui si seguono questi animali perché è evidente che vi è necessità di aumentare proprio il tempo fisico di coloro che si occupano degli animali e se ne prendono cura: evidentemente, non basta l'orario d'ufficio cui molto spesso si attengono.
Un altro punto che, a mio parere, va sottolineato è la preparazione, il miglioramento, l'aggiornamento del personale che si occupa delle specie che vengono lì ricoverate. Altro punto su cui mi pare che la Regione possa creare quelle condizioni per cui gli operatori siano messi nella possibilità di essere sempre meglio preparati.
Nella risposta dell'Assessore non ho sentito parlare delle linee guida che la Regione potrebbe anche fornire. Non perché noi si sia amanti della programmazione a tutti i costi o magari dell'ingessamento delle pratiche che a volte funzionano anche senza avere i dieci comandamenti cui riferirsi, però, trattandosi di una questione di una certa delicatezza, che riguarda appunto il recupero di animali feriti, malati e comunque rari sarebbe interessante capire come poi la Regione, coi tempi che si riterranno opportuni, potrà mettere mano anche a questo discorso delle linee guida.



PRESIDENTE

Allora, l'interrogazione n. 798 correttamente non è imputabile ai Consiglieri Dalmasso e Spinosa, com'era stato scritto, ma in realtà ha come primo firmatario il Consigliere Moriconi e poi Barassi ed altri. Vi chiedo scusa: vi è stato un errore nella trascrizione.
Per la replica, la parola alla Consigliera Barassi.



BARASSI Paola

Ringrazio l'Assessore per la risposta che ci ha dato rispetto all'interrogazione che avevamo presentato.
Mi sembra importante sottolineare anche il lavoro che è stato svolto dall'Assessorato con un sopralluogo in loco, con una verifica proprio visiva di tutti gli operatori che si sono recati a Villa Pallavicino per prendere atto della problematica.
Tra l'altro, penso che al di là della risposta che l'Assessore ha dato si siano messi in moto altri meccanismi, perché qualche giorno fa mi dicevano che è stato definito un progetto - non so se è ancora in valutazione o meno da parte della Regione - proprio per la messa a punto del CRAS del VCO. Questo mi sembra un elemento importante. Ovviamente andremo a verificare anche che questo progetto sia corrispondente al benessere degli animali. Quindi, ringrazio l'Assessore anche per questo passaggio.
Volevo sottolineare, come ha già sottolineato il Consigliere Botta precedentemente, che nella nostra interrogazione c'era proprio la richiesta di un parere da parte della Regione, rispetto alla possibilità di emanare linee guida per la realizzazione dei CAF nelle varie Province. Volevo capire se è interessato e che intenzioni ha, anche perché penso che questo possa essere di supporto a tutti gli enti provinciali nel momento in cui realizzano i centri di recupero per gli animali selvatici. Può essere un aiuto che la Regione dà agli enti stessi.



PRESIDENTE

Per replica, la parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Volevo semplicemente chiedere la risposta scritta su tutto ciò che è stato letto dall'Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore alla tutela della fauna e della flora

Volevo solo precisare che abbiamo raccolto la sollecitazione, per cui ci impegniamo a emanare a breve delle linee guida che facciano da riferimento alla creazione di questi CAF nelle Province che riterranno di farlo.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Interpellanza n. 849 dei Consiglieri Botta, Casoni, Boniperti e Ghiglia inerente a "Difficoltà finanziarie all'enoteca del Piemonte con sede a Vignale Monferrato"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 849.
Risponde l'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente.
L'interrogazione in oggetto sviluppa tutta una serie di considerazioni legate alle difficoltà finanziarie dell'Enoteca di Vignale Monferrato, per arrivare a chiedere alla Giunta regionale quale iniziativa intenda assumere per salvare questo importante ente e con quali modalità la Regione intende tutelare i produttori che, allo stato attuale, sono creditori della stessa enoteca di conferimenti di prodotti per le attività di promozione fatte nel 2005.
Le difficoltà dell'Enoteca di Vignale sono sostanzialmente riconducibili alla riqualificazione in atto presso la sede di Palazzo Callori, e ai costi notevolissimi che questa ristrutturazione ha comportato.
C'è tutta una cronistoria, nel senso che la Regione Piemonte era ed è impegnata in questo percorso. L'impegno è rilevantissimo nel senso che un primo intervento, relativo al rifacimento della copertura-restauro della facciata (lavori conclusi nel 2005), ha comportato una prima spesa di 575.000 euro.
Sul secondo intervento (Lavori di riqualificazione e adeguamento normative di sicurezza per 4.600.000 euro) si sta provvedendo. È in progettazione e ritengo che nel 2007 possano cominciare i lavori.
Ovviamente questo cantiere, costantemente aperto, ha comportato un ridimensionamento dell'attività dell'Enoteca e naturalmente ha impattato negativamente sull'attività dello stesso.
Un altro problema non marginale in tutta questa vicenda è legato al fatto che l'Enoteca di Vignale Monferrato è l'unica tra le undici enoteche attualmente riconosciute che funziona giuridicamente come consorzio intercomunale. Questo, ovviamente, con la situazione legata alle limitazioni che vengono date agli enti pubblici dai patti di stabilità e da altre questioni, non ha semplificato, come dire, la vita dell'ente.
Noi sappiamo che i 22 comuni, più gli altri enti che sono coinvolti stanno valutando, alla stregua dell'esperienza delle altre enoteche, di modificare il proprio assetto, perché diversamente rimane difficile, anche con il gioco degli anticipi e dei pagamenti previsti dalle normative regionali, riuscire ad avere una gestione finanziariamente adeguata.
Tenendo presente che in questo momento, anche per le oggettive difficoltà di finanza regionale, tutto il sistema delle enoteche, che dipende in modo significativo dalle risorse regionali, ha delle oggettive difficoltà in questa fase.
Ciononostante, il sostegno che la Regione Piemonte ha affidato a questo ente è un sostegno molto significativo, nel senso che nel 2005 l'Enoteca di Vignale Monferrato ha goduto, ai sensi della legge 37, di un contributo alle spese di funzionamento di 87.000 euro e di un contributo ulteriore per attività promozionali di 12.000 euro. Nel 2006 ha avuto 69.000 euro di contributi sempre in base alla legge regionale in termini di funzionamento e altri 12.000 euro di attività promozionale. È previsto altresì un ulteriore contributo per altre attività promozionali di 18.000 euro.
Quindi, stiamo parlando di un sostegno pesante, da parte della Regione, nei confronti dell'attività che questa è chiamata a portare avanti.
Noi, tra l'altro, abbiamo provveduto ancora l'anno scorso con una modifica proprio in virtù della difficoltà di gestione dell'enoteca, della delibera che governa l'insieme dei contributi al sistema delle enoteche.
una modificazione dell'articolato che prevede oggi la possibilità di interventi fino a 90% di fondo perduto per attività che abbiano ricaduta generale su tutto il sistema delle enoteche. In queste settimane gli uffici stanno predisponendo un programma che va incontro al superamento delle grosse difficoltà finanziarie che tutti gli enti hanno e che, a maggior ragione, questa enoteca, purtroppo legata alla situazione di travaglio strutturale e alle difficoltà degli assetti societari, si trova a dovere affrontare.
Penso che le ipotesi messe in campo dai Comuni di modificazioni dell'assetto e la modifica della normativa regionale per permetterci di dare una maggiore quantità di contributi, possano venire incontro alle necessità dell'enoteca e metterla in condizione di affrontare meglio le difficoltà che sta gestendo.



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi, vi prego di consentire lo svolgimento delle interrogazioni.
La parola per replica all'interrogante, Consigliere Botta.



BOTTA Marco

Grazie, Assessore.
Prendo atto dei dati che lei ci ha citato. Conoscevamo già, anche dalla legislatura precedente, l'attenzione riservata all'Enoteca di Vignale.
Certo che, a fronte di questa attenzione, stonano le notizie giornalistiche che ci sottopongono la richiesta dei vertici dell'Enoteca di congelare i debiti con i produttori e di chiedere ai produttori una parziale compensazione dei debiti con quote di partecipazione dell'Enoteca. Per chi ha fatto prodotto, ha fatto bottiglie, risulta evidentemente difficile da comprendere. Perché se io do un prodotto a lei e per questo prodotto devo essere in qualche maniera pagato, e se poi invece del pagamento..



PRESIDENTE

Per cortesia, date la possibilità di ascoltare ai Consiglieri e agli Assessori.



BOTTA Marco

Se poi invece del pagamento ricevo delle quote, magari meravigliose di uno stupendo palazzo, non lo accetta.... Ecco, lei lo sa che uno lavora per avere sostanzialmente del denaro, non per altro.
La situazione che ci incuriosiva e che ci preoccupava rispetto al grande sforzo, che la Regione sta mettendo in campo, per quanto riguarda questa struttura, era la difficoltà di dire: affiniamo i pagamenti, li riconvertiamo, faremo la società consortile ma per fare questo abbiamo bisogno anche di quest'ulteriore sforzo dei produttori.
Con quest'interrogazione volevamo sottolineare quest'aspetto. Devo dire che avremmo preferito che ci fosse un'elaborazione chiara di cosa succederà ai produttori, i quali, ripeto, hanno dato e quindi si aspettano di ricevere, quest'anno o il prossimo anno, se questa dilazione è vera soltanto dei pagamenti, oppure se si dovrà andare a questa riconversione un po' forzosa.
Questo, glielo dico con molta cortesia, manca nella sua risposta.
Pertanto, se riuscissimo ad avere, anche in modo informale, un supplemento di risposta sul tema, sarebbe cosa gradita. Grazie.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Veterinaria

Interrogazione n. 821 del Consigliere Ricca inerente a "Massiccia presenza di piccioni nei Comuni"

Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Veterinaria

Interrogazione n. 880 dei Consiglieri Botta, Casoni, Boniperti e Ghiglia inerente a "Interventi per il contenimento delle colonie di piccioni"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare le interrogazioni n. 821 e 880, sulle quali risponde l'Assessore Valpreda.



VALPREDA Mario, Assessore alla tutela della salute e sanità

Il piccione ha manifestato un sorprendente adattamento alla nicchia ecologica urbana, che ha provocato uno sviluppo di queste popolazioni animali che crea numerosi problemi di ordine sanitario e ambientale.
Inizialmente - succedeva anche in alcune città - la presenza del piccione può essere un gradevole complemento all'arredamento urbano, ma ci sono delle conseguenze negative che da sempre hanno destato l'interesse delle amministrazioni pubbliche, sollecitate dalla cittadinanza ad intraprendere provvedimenti per migliorare la convivenza con questi uccelli sinantropi. A tal fine, la Direzione Sanità Pubblica - Settore Sanità Animale - ha elaborato il documento "Linee guida per la gestione del colombo di città", aggiornando le conoscenze in campo gestionale e normativo. Questo documento si propone, quali obiettivi, di analizzare le motivazioni di un possibile intervento di contenimento delle popolazioni di colombi e di individuare i metodi più efficaci di controllo, anche identificando le persone giuridiche da coinvolgere.
Questo nel solco di un'analisi e di una serie di studi che già da tempo il Settore della Veterinaria Pubblica sta conducendo.
In particolare, è opportuno precisare che, a seguito della recente evoluzione nel campo della giurisprudenza, il colombo di città risulta essere classificato quale "fauna selvatica", per cui rientra a pieno titolo nelle competenze della Legge n. 157 dell'11 febbraio 1992, "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio".
Pertanto, è possibile sfruttare la possibilità di attuare programmi di contenimento, in base all'articolo 19 della legge 157/92, stabiliti dalle Amministrazioni provinciali, così come già attuato per i piani di contenimento dei corvidi, purché condotti nel rispetto dei principi di salvaguardia del benessere animale.
Ogni proposta ha dei pro e dei contro. La Regione ha fatto una disamina accurata dell'uno e dell'altro, lasciando alla discrezionalità dei singoli amministratori la scelta dell'intervento, in modo tale da possedere un indispensabile elemento tecnico per attuare qualsiasi strategia di intervento, che deve essere depurata da ogni componente emotiva.
Il documento regionale contiene un elenco di tutti i metodi di controllo applicabili per il contenimento della popolazione di colombi analizzandone anche la fattibilità ed il rapporto costo-beneficio. In ogni caso, qualsiasi programma di gestione del colombo dovrebbe considerare che soltanto intervenendo sulle cause e non direttamente sugli effetti (cioè la sovrappopolazione) è possibile ottenere dei risultati duraturi. Se si riduce solo il numero senza intervenire sulle cause, gli interventi dovrebbero riprendersi.
La riduzione delle risorse alimentari e dei luoghi di nidificazione rappresentano, dunque, gli strumenti più affidabili per il contenimento delle popolazioni urbane di colombo.
Per quanto attiene gli aspetti sanitari, sebbene in bibliografia esistano molti dati riferiti all'isolamento dal colombo di agenti eziologici di varie patologie, alcune delle quali di carattere zoonosico (cioè trasmissibili all'uomo), sono scarsi i lavori tesi a chiarire quale sia l'effettivo ruolo epidemiologico del colombo nella presenza e nella diffusione di infezioni che colpiscono l'uomo.
In conclusione, emerge che i colombi possono spesso albergare soprattutto nelle colonie indebolite dal sovrannumero, germi patogeni. Il loro ruolo è, tuttavia, normalmente secondario nel favorire la trasmissione all'uomo, perché per la prevenzione sono usualmente sufficienti le comuni norme di igiene. In particolare, per quanto riguarda la clamidiosi, l'uomo rappresenta un ospite occasionale di Chlamydia psittaci e subisce infezioni per esposizione a escreti di animali infetti. Le forme cliniche più gravi sono quelle che derivano dai pappagalli (non a caso la malattia si chiama psittacosi), mentre, quando la malattia è sostenuta da altri volatili (ornitosi), la sintomatologia è differente e meno imponente. Nell'ambito di questa infezione, il ruolo del colombo risulta secondario. Infatti, sebbene la presenza di Chlamydia sia ampiamente documentata tra i colombi urbanizzati (fin dal 1984 sono stati vari gli autori), anche con prevalenza elevate (28% - 47%), non sono segnalate evidenze di ripercussioni sulla salute umana.
L'Assessorato Agricoltura, Tutela della fauna e della flora sottolinea che, per quanto riguarda il risarcimento dei danni causati dai colombi vale quanto è contenuto dall'articolo 55 della Legge Regionale n. 70/96 ed in particolare i commi 2 e 5 che recitano: comma 2: "La Giunta regionale ripartisce il fondo di cui al comma 1 come segue: alle Province per il risarcimento dei danni provocati dalla fauna selvatica nei terreni utilizzati per oasi di protezione, zone di ripopolamento e cattura, centri pubblici di riproduzione della fauna selvatica agli ATC (Ambiente Territoriale di Caccia) e CA (Comprensorio Alpino) per il risarcimento dei danni a gestione programmata della caccia".
comma 5: "Il risarcimento dei danni provocati dalla fauna selvatica e dall'attività venatoria nei terreni utilizzati per centri privati di produzione di fauna selvatica, aziende faunistico-venatorie, aziende agri turistiche-venatorie, zone per addestramento cani e gare cinofile, è a carico dei soggetti che ne hanno la gestione. I danni devono essere risarciti entro novanta giorni dall'accertamento". Quindi, pur essendo omologata la fauna selvatica, sulla scorta di quanto prevede la legge regionale, è difficile poter utilizzare questi strumenti normativi per risarcire i danni.
Il documento sulle linee guida per la gestione del colombo di città testo molto completo e richiesto da tutte le Regione d'Italia - inquadra precisamente l'argomento e può costituire un utilissimo strumento culturale per chi vuole affrontare, con conoscenze approfondite, questo tema che ripeto, inerisce soprattutto, oltre che alla tutela della salute, anche alla tutela dell'ecologia e dell'ambiente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Il problema, che di per sé appare banale, esiste ed è affrontato a macchia di leopardo da tanti Comuni, anche con tante polemiche. È ormai da anni che diversi Comuni predispongono piani di abbattimento suscitando le alzate di scudi di persone, associazioni e così via, ma ormai il problema si sta incancrenendo.
Riteniamo che - al di là del contributo culturale e scientifico dato dalle linee guida che sicuramente saranno importanti e se sono un esempio per le altre Regioni dobbiamo esserne orgogliosi - la Regione, rispetto ai Comuni o alle Province (enti più vicini a noi, ma che possono girare la questione ai singoli comuni), dovrebbe intervenire in maniera più concreta.
vero che dal punto di vista sanitario forse non esistono - per fortuna, speriamo non esistano mai - casi eclatanti di malattia trasmessa però sono a conoscenza, ad esempio, che presso edifici storici dove c'è una vicinanza di abitazioni private, queste diventano ricettacolo non solo di colombi, ma di tutti i parassiti che da questi derivano (zecche, pulci, e così via) creando veramente problemi di tipo sanitario. Con tutto l'amore che ognuno di noi ha per i piccioni di Venezia, bisognerebbe iniziare un'opera di monitoraggio, di censimento serio ma, oltre a quello, capire cosa dobbiamo fare. Altrimenti è un problema che si estende all'infinito e che, oggettivamente, crea e creerà tanti problemi a tante città soprattutto a quelle d'arte, che hanno tanti luoghi che, per la loro configurazione, formazione e costruzione diventano la casa abituale di centinaia, se non migliaia, di volatili.
Capisco che di fronte ai tanti problemi della sanità generale questo sia un piccolo problema, ma proprio l'attualità di questi giorni e i problemi che hanno i comuni che intendono affrontare, dovrebbero far pensare che, un intervento regionale, oltre al momento culturale che vada oltre al momento scientifico ma anche entri nella praticità, potrebbe essere opportuno e doveroso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Ripeterò alcune considerazioni che il Consigliere Botta ha appena evidenziato. È difficile avere un orientamento diverso rispetto alla questione, perché tocca diversi aspetti che riguardano da una parte il rischio sanitario, la necessità di proteggere beni e edifici di pregio ambientale, storico e architettonico di rilievo e, dall'altra, il settore dell'agricoltura con danni notevoli arrecati alle culture da parte di questa specie animale. Specie che è contestata, dal punto di vista della definizione, da chi affronta la materia, per il fatto che può essere considerata fauna selvatica. C'è una legislazione di carattere generale nazionale che dovrebbe essere ripensata.
Chiedo alla Giunta o all'Assessore - non so se sia di sua competenza o se sia un'iniziativa che deve partire dal Consiglio - di capire se, a livello di legislazione nazionale, sia possibile riclassificare il colombo da città non come fauna selvatica, ma come fauna stanziale. In tal modo forse, sarebbe possibile assumere iniziative per il contenimento della presenza, in modo diverso dalle procedure e dai programmi di abbattimento o contenimento selettivo che riguardano le altre specie della fauna.
Richiamerei l'attenzione sulla questione che può sembrare banale, come è stato detto, ma non lo è. Ho ricevuto dai Sindaci di molti Comuni della nostra provincia e della regione sollecitazioni importanti e significative sul problema. Va bene il monitoraggio, l'eventuale censimento, mi domando se non sia possibile, data la complessità, di mettere in moto meccanismi che riducano nel tempo le cause che producono l'aumento considerevole della presenza di questi animali, anche iniziative per il contenimento del numero. È possibile pensare a piani di sterilizzazione programmata nelle realtà di maggior addensamento di questa tipologia di animali? Sono questioni che sollevo richiamando anche un'attenzione particolare alle questioni dell'agricoltura rispetto alle quali, lo stesso Assessore Valpreda, nella risposta, evidenzia le difficoltà da parte degli interessati di accedere alle procedure per il ristoro dei danni.
Chiederei, quindi, di non minimizzare questo aspetto che non è certamente dei più rilevanti, ma ha un suo impatto importante sia sull'ambiente stesso che noi vogliamo proteggere e promuovere, anche dal punto di vista turistico, storico ambientale sia, tralasciando l'aspetto del rischio sanitario, nel settore dell'agricoltura.



VALPREDA Mario, Assessore alla tutela della salute e sanità

Volevo chiarire al Consigliere Ricca che il problema della sovrappopolazione dei piccioni di città, con tutte le conseguenze soprattutto ambientali, è un problema che travaglia tutte le città del mondo. Il contributo culturale dato in questi anni, oltre ad un'analisi legislativa che descrive l'evoluzione normativa avvenuta, considerava il piccione come un animale non domestico e la città come un'enorme voliera senza sbarre, finché, alla fine, con sentenze contraddittorie dei vari tribunali, è stato considerato come animale selvatico. Tutti gli strumenti anche corredati dalle esperienze concrete di gestione, sono responsabilità dei sindaci. La Città di Torino aveva avanzato un'ipotesi di intervento su tutta la città con antifecondativi, progestinici, ma i costi erano esorbitanti già anni fa (si parlava di due miliardi di lire già nel 1985).
Si può capire come alcuni, magari esasperati, ricorrono a sistemi di caccia anche in città.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli alunni del liceo "V. Gioberti" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti del liceo "V. Gioberti" in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione n. 935 del Consigliere Ricca inerente a "Funzionamento della TAC all'ospedale di Chivasso"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 935, sulla quale risponde l'Assessore Valpreda.



VALPREDA Mario, Assessore alla tutela della salute e sanità

Per quanto si riferisce all'interrogazione sul funzionamento della TAC nell'ospedale di Chivasso, episodio che si è verificato in occasione del ricovero di quella cittadina, che aveva comportato un errore di valutazione da parte del medico del 118.
La causa che ha portato al blocco di tale apparecchiatura è imputabile ad un malfunzionamento del sistema di raffreddamento (condizionatore d'aria specifico per la TAC). In tale occasione l'accertamento diagnostico era iniziato e venne sospeso nel momento in cui fu rilevato il non funzionamento del condizionatore.
Si coglie l'occasione per precisare che la persona sottoposta all'esame è stata trasferita in altro ospedale, non solo per completare la TAC, ma soprattutto per ottenere quelle cure specialistiche la cui urgente necessità era già emersa a Chivasso. Si trattava unicamente di un approfondimento diagnostico.
Si chiedeva, nell'interrogazione, se corrisponde al vero che in passato si erano già verificati episodi di malfunzionamento.
A tal riguardo, si precisa che corrisponde al vero: in passato si sono verificati altri episodi di malfunzionamento, ma si fa presente che tutti gli apparecchi TAC hanno saltuarie interruzioni di attività per meccanismi di autoprotezione, come in questo caso, oltre che per guasti veri e propri.
Si chiedeva, inoltre, quali rimedi si intendono porre in atto nell'immediato, affinché non si ripetano episodi di tal genere.
Come rimedio immediato, il climatizzatore della sala monitor che ha causato questo inconveniente è stato sottoposto a revisione da parte del servizio tecnico.
Nell'ultimo punto si richiedeva se il funzionamento dell'apparecchiatura poteva essere, in qualche modo, collegato alle passate azioni di "razionalizzazione" della spesa sanitaria, influendo sulla qualità degli interventi di manutenzione dell'apparecchiatura.
A tal proposito, si rileva che nessuna azione di "razionalizzazione" della spesa sanitaria è stata attuata in merito alla manutenzione dell'apparecchiatura. Infatti, è in corso un contratto di manutenzione con la ditta Siemens "Full Risk" per 39.000 euro per il periodo 01/06/2006 31/12/2006. Sono stati fatti interventi di verifica in data 12/06, 17/07 e 23/08. Quindi periodicamente - una volta al mese - questa ditta verifica tali apparecchiature.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ricca per una replica; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Grazie, Presidente. Mi dichiaro soddisfatto della risposta fornita dall'Assessore.
Per quanto riguarda le cadenze manutentive, prendo atto che le stesse non abbiano subito rallentamenti, soprattutto negli ultimi mesi (non ho notizie sullo stato dell'arte negli anni passati).
Mi ritengo soddisfatto soprattutto per le notizie comparse sui mezzi di informazione circa la prospettiva di una rapida sostituzione dell'apparecchiatura (esistono già i fondi stanziati da parte dell'ASL 7) affinché si possa avere, entro qualche mese, una dotazione idonea a rispondere alle esigenze e alle emergenze riscontrate sul territorio.
Addirittura, mi pare che vi sia, in previsione, l'ipotesi di un ulteriore apparecchio, che consentirebbe gli interventi in caso di emergenza.
Mi dichiaro quindi soddisfatto per la risposta, soprattutto in virt delle previsioni che il Commissario e il Direttore dell'ASL hanno prospettato a breve termine.



PRESIDENTE

Consideriamo concluso l'esame delle interrogazioni e delle interpellanze, di cui al punto 2) all'o.d.g.


Argomento: Caccia

Iscrizione all'o.d.g. degli ordini del giorno n. 437 inerente a "La regione risarcisca le aziende faunistico-venatorie e le aziende agri-turistico venatorie", presentato dai Consiglieri Vignale, Casoni, Botta, Boniperti e Ghiglia n. 440 inerente a "Attività venatoria in Piemonte", presentato dai Consiglieri Cavallera, Cotto, Burzi, Cirio, Nastri, Ferrero, Guida e Novero


PRESIDENTE

n. 445 "Tutela del mondo venatorio" presentato dai Consiglieri Boniperti Vignale, Casoni. Botta, Ghiglia



PRESIDENTE

Sono pervenuti tre ordini del giorno, di cui si chiede l'iscrizione all'o.d.g.: il n. 437, avente ad oggetto "La Regione risarcisca le aziende faunistico venatorie e le aziende agri-turistico venatorie", il cui primo firmatario è il collega Vignale; il n. 440, avente ad oggetto "Attività venatoria in Piemonte", il cui primo firmatario è il collega Cavallera e il n. 445 "Tutela del mondo venatorio", il cui primo firmatario è il Consigliere Boniperti Se non vi sono controindicazioni, li consideriamo iscritti, come da prassi.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente)


Argomento: Caccia

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta del Consigliere Cavallera in merito al ricevimento della delegazione Federcaccia e alla discussione degli ordini del giorno appena iscritti, con la conseguente richiesta dell'inversione dei punti iscritti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera, per mozione d'ordine; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Intervengo sull'ordine dei lavori, in riferimento all'opportuna decisione da lei assunta di ascoltare la delegazione rappresentativa della Federcaccia e dell'Ente produttore di selvaggina.
A mio giudizio, sarebbe opportuno, oltre che saggio, anche discutere tali ordini del giorno, al fine di ottenere un pronunciamento del Consiglio in tempo reale rispetto alle vicende che stanno maturando (talvolta si discute quando gli eventi sono già avvenuti, impedendo al Consiglio di svolgere quel ruolo di indirizzo che gli compete).
Pertanto, chiedo formalmente un'inversione dei punti all'o.d.g. per affrontare questo argomento, che potremmo trattare in maniera sobria, come numero di interventi, dando ovviamente spazio a tutti coloro che giustamente, intendono esprimersi.



PRESIDENTE

stata avanzata una richiesta di inversione punti all'o.d.g., ai sensi del Regolamento.
Se vi sono intendimenti in senso contrario vi pregherei di comunicarlo viceversa, consideriamo accolta tale richiesta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Dalmasso.



DALMASSO Sergio

Il mio intervento vale esclusivamente per il nostro Gruppo e non ha alcun potere di bloccare scelte che altri intendono compiere. Noi riteniamo che non sia opportuna questa scelta, per i motivi che andrò ad esporvi.
L'incontro di oggi è stato positivo. A mio giudizio, sarebbe preferibile che tali colloqui avvenissero in orari differenti, ma il tema era così importante - c'era peraltro molta gente - che non intendiamo aprire polemiche in tal senso su un argomento di cui si è discusso molto.
Il tema è serio e forse si possono esprimere valutazioni diverse all'interno degli stessi Gruppi. Credo, infatti, che vi siano sensibilità che non appartengono semplicemente ad una o all'altra forza politica, come può accadere per altre questioni.
Ricordiamo, però, che è in atto una moratoria.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Consigliere Dalmasso, ma siccome stiamo discutendo in merito ad una richiesta di inversione punti all'o.d.g., la inviterei a motivare la sua richiesta di intervento. È contrario a tale richiesta?



DALMASSO Sergio

Come Gruppo siamo contrari a tale richiesta, perché è in atto una moratoria, stiamo ancora aspettando una sentenza e mi pare che le Commissioni consiliari stiano ancora discutendo di questi temi.
Non ci pare pertanto opportuno discuterne oggi.



PRESIDENTE

Chiedo scusa per l'interruzione, Presidente Dalmasso, ma la mia preoccupazione era finalizzata a verificare la disponibilità ad accogliere la richiesta del Consigliere Cavallera.
Mi pare che non vi sia l'unanimità, pertanto, ai sensi di Regolamento la pongo in votazione.



PRESIDENTE

BURZI Angelo (fuori microfono)



PRESIDENTE

Chiediamo la votazione per appello nominale.



PRESIDENTE

Dobbiamo porre in votazione la proposta avanzata dal Consigliere Cavallera di inversione all'o.d.g., quindi, di anticipazione al primo punto utile all'o.d.g. degli atti di indirizzo presentati in materia di caccia.
Indìco la votazione nominale sulla richiesta di inversione all'o.d.g.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 48 Consiglieri votanti 47 Consiglieri hanno votato Sì 41 Consiglieri hanno votato NO 5 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Norme generali sui trasporti - Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta del Consigliere Burzi in merito al ritiro o alla sospensione della deliberazione "Antismog" della Giunta regionale 66-3859 del 18 settembre 2006


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi per mozione d'ordine.



BURZI Angelo

Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Mi dispiace un po' parlare ad un unico banco della Giunta, ma oggi non ne faccio motivo di specifica critica. Non me ne voglia l'Assessore Taricco, non è certo una questione di qualità, ma i banchi sono un po' più deserti del necessario su questo tema, magari, ci torneremo.
Colgo l'occasione, evidentemente, lo avrei fatto più volentieri in presenza - in alcuni momenti sono stati presenti - della Presidente Bresso e dell'Assessore competente De Ruggiero, per informare il Presidente e soprattutto, i colleghi della maggioranza che, secondo le procedure vigenti, scrivendo e interpellando, noi abbiamo chiesto, e l'aula mi pare la sede più utile per ricordarcelo, un veloce ritiro della deliberazione denominata "antismog", assunta dalla Giunta dopo il 18 settembre, quando la stessa, rispetto alla formulazione iniziale, aveva già trovato amplissime modifiche e deroghe, credo in funzione delle fortissime resistenze che l'iniziativa della Giunta ha incontrato su tutto il territorio regionale.
Noi auspichiamo un veloce ritiro o sospensione di tale deliberazione.
Peraltro, la Presidente Bresso, nell'incontro precedente con i cacciatori ha alluso la possibilità - grazie, Assessore De Ruggiero, così posso parlare direttamente all'interlocutore delegato - di fare una riunione di Giunta straordinaria - mi pare giovedì - dopo che, eventualmente, il TAR si fosse espresso.
Noi auspichiamo che in questa sede la Giunta voglia porre rimedio ad un atto che consideriamo nocivissimo, pur nelle modifiche già prese per il territorio.
Mi permetto anche un commento tecnico: secondo me, quell'atto è giuridicamente debolissimo, ma voglia la Giunta giudicare dei propri atti e della debolezza giuridica degli stessi. Noi consideriamo il ritiro di questo atto un episodio fondamentale e utile per la politica regionale.
Voglia considerare il Presidente del Consiglio - e comunicarlo quindi a tutti gli organismi competenti - che in genere, quando definiamo una posizione pregiudiziale, pur con un tono della voce moderato, sappiamo con chiarezza che cosa stiamo dicendo.
Consideriamo l'atto molto nocivo; riteniamo che ci siano tutti gli elementi giuridicamente, sostanzialmente, per porvi rimedio, ritirandola o sospendendola. Ove ciò non avvenisse, noi porremo, nelle dovute sedi, con la dovuta forza, la posizione politica che credo questo gruppo, ma immagino che altri gruppi della minoranza condividono. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

La sua lettera, che mi è pervenuta questa mattina, sarà oggetto anche di un'informativa che renderò domani nella consueta Conferenza dei Presidente dei Gruppi consiliari, distinguendo tra problemi di metodo e problemi di merito afferenti a tale questione.
Ha chiesto di parlare, sempre per mozione d'ordine, il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie, Presidente.
Io, come membro del mio Gruppo e come firmatario di interrogazioni e di ordini del giorno, avevo manifestato le stesse perplessità e svolto le attuali valutazioni del Capogruppo Angelo Burzi in quest'aula. Mi sembra che l'Aula sia stata sorda a queste richieste; mi sembra che abbiamo fatto un confronto abbastanza democratico, serrato, ma ognuno ha mantenuto poi le sue posizioni.
Sulla questione giuridica, mi sembra che manchi qualcosa anche nell'applicazione; io capisco che il collega Burzi abbia i muscoli più grossi di me, però - ripeto - quando c'è qualcosa di così grave, delicato ed imponente sotto l'aspetto amministrativo e legislativo, forse occorre una valutazione con più calma. È vero che sono stati sentiti i Responsabili degli Enti locali, però non si sono avute da questi delle valutazioni o delle memorie. Mi sembra che l'Assessore non ne abbia tenuto conto, ha solo presentato il Piano e poi è andato avanti sulla sua strada.
Ripeto, questo Piano antismog va rivisto. Anche secondo me va ritirato come ha detto giustamente il collega Burzi.



PRESIDENTE

Consigliere Scanderebech, però la pregherei solo, visto che ha chiesto la parola per mozione d'ordine... Il Consigliere Burzi ha comunicato una missiva che mi ha inviato, che sosteneva vizi di metodo e una critica nel merito delle scelte. Ha chiesto di dargliene atto e io me ne sono fatto carico nei confronti del collega.



(Commenti del Consigliere Scanderebech)



PRESIDENTE

Scusi se mi permetto di interromperla. Non vorrei troncare qui la discussione, ma non è la sede per discutere nel merito di tale questione, a meno che i Consiglieri non lo richiedano.
stata sollevata una questione di forma dell'atto adottato. Sarà oggetto di una comunicazione ai Capigruppo e i Gruppi che lo vorranno potranno anche utilizzare tutte le armi a disposizione per far valere le loro posizioni (armi in senso metaforico s'intende, per carità!). Pregherei di formalizzare la sua proposta sul metodo e sull'andamento dei lavori.



SCANDEREBECH Deodato

Va bene. Comunque, dopo la lettera del Capogruppo di Forza Italia Burzi, vediamo di trovare la forma e il metodo per entrare nel merito di tale questione.



PRESIDENTE

Domani sarà oggetto di informativa e di riflessione con tutti i Presidente dei Gruppi.


Argomento: Caccia

Esame ordine del giorno n. 445 inerente a "Tutela del mondo venatorio" presentato dai Consiglieri Boniperti, Vignale, Casoni, Botta e Ghiglia (ritirato)

Argomento: Caccia

Esame ordine del giorno n. 446 inerente a "Attività venatoria in Piemonte" presentato dai Consiglieri primi firmatari Bellion, Buquicchio, Casoni Cavallera, Manolino, Motta, Ricca, Robotti, Rossi e Scanderebech; altri firmatari: Lepri, Cattaneo, Vignale, Ferraris, Botta, Rutallo, Bizjak Guida, Muliere e Boniperti (assorbite interrogazioni n. 797, 810, 1016 e 1019, e ritirati gli ordini del giorno n. 437 e n. 440)


PRESIDENTE

A questo punto, procediamo con la discussione degli ordini del giorno n. 445 e n. 446, relativi alla tutela e all'attività del mondo venatorio.
Nel frattempo, è pervenuto un terzo ordine del giorno, a prima firma del Consigliere Boniperti. Prego procedere con la distribuzione degli ordini del giorno.
Ricordo che il tempo concesso per ogni singolo intervento è di cinque minuti.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente. Intervengo per illustrare, anche se è chiaramente comprensibile sia nella parte delle premesse che nella parte più dispositiva, il contenuto dell'ordine del giorno di cui sono primo firmatario, che, mi auguro, possa raccogliere, anche in forme più concertate, ampi consensi.
Credo che in queste ultime settimane e in questi ultimi mesi, nella nostra Regione siano avvenuti dei fatti veramente deprecabili. Se ci trovassimo in una realtà nella quale la caccia non è adeguatamente gestita non è adeguatamente regolamentata, non vi è un dialogo tra le varie componenti che fanno riferimento all'ambiente e alla fauna, allora magari qualche ragione vi poteva essere.
Dico questo, perché sono convinto che ci troviamo in una Regione nella quale vi è una normativa, che è il frutto di anni di discussione in questo Consiglio, a mio avviso adeguata, magari da aggiornare (ne parlerò dopo).
Ci troviamo anche di fronte a delle forme di gestione che, a mio avviso hanno fatto rilevare veramente un impegno notevole da parte di tutte le componenti, in modo particolare di quella venatoria e di quella agricola che in questi anni hanno fatto sì che da un punto di vista faunistico vi fosse una crescita quantitativa e qualitativa ed anche una generale accettazione, com'è avvenuto a livello normativo, di una sostanziale riduzione del carniere individuale, sia giornaliero che stagionale seguendo metodi di prelievo selettivo.
chiaro, uno può dire "sono contrario alla caccia da un punto di vista di principio" e la discussione finisce lì, nel senso che entriamo nell'opinione dei singoli. Ma nel momento in cui osservo atteggiamenti e comportamenti di altri che la pensano diversamente da me, devo, soprattutto in un sistema democratico, controllare che tutto si svolga secondo le norme di legge e secondo una corretta applicazione da un punto di vista tecnico scientifico ed anche della sostenibilità ambientale.
Poiché abito in un paese, vedo direttamente lo svolgimento dell'attività venatoria; nella mia realtà locale ci sono sia aziende faunistiche sia zone di protezione, ed anche parchi e zone adibite alla caccia ordinaria.
Credo che i toni apocalittici o la sollecitazione della pubblica opinione con delle strumentalizzazioni come quelle avvenute in queste ultime settimane siano veramente fuori posto.
E allora, il significato della manifestazione, il significato anche dell'ordine del giorno, che ovviamente ha un'ottica di tipo complessivo, è proprio questo: rimettiamo le cose a posto. Chi ha responsabilità di governo continui e adotti le deliberazioni che sono necessarie naturalmente, noi forniamo, in questa sede, l'indirizzo e anche il sostegno alle decisioni, quando vengono prese nella direzione giusta.
Una critica però la devo fare, perché ritengo che l'aver, nell'ultimo anno, dato a volte l'impressione di incertezza... Mi riferisco, per esempio, allo scorso anno, quando si è intervenuti non autorizzando l'anticipo alla migratoria, alle polemiche sul fatto che erano rimaste cacciabili solo le cornacchie grigie e le cornacchie nere, ecc. Quello è stato un primo segnale che qualcuno ha colto, dicendo: "Vuoi vedere che la Regione Piemonte cambia orientamento?".
Anche quest'anno, l'aver ridotto i giorni e aver spostato, rispetto alla consuetudine, l'avvio della caccia alla migratoria, ha creato una serie di problemi. E quindi si sono forse rafforzati tutti quegli orientamenti che, in barba alla legge regionale vigente, volevano che la Giunta regionale, in modo presumibilmente illegittimo, bloccasse questo piuttosto che quell'altro.
Esaminati gli atti, visto che la Consulta regionale della caccia si è pronunciata e l'Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, probabilmente quando non era sollecitato da campagne mediatiche, aveva dato i soliti pareri, ovviamente molto importanti dal punto di vista delle indicazioni tecniche, siamo arrivati ai provvedimenti.
Qual è la critica? A fronte della sospensione del TAR (sospensione sui generis), la Giunta doveva rideliberare; doveva circoscrivere la questione contesa dei caprioli e naturalmente autorizzare tutto il resto. Di fatto abbiamo causato un danno non indifferente alle aziende faunistico-venatorie e agro-turistiche venatorie e adesso non so come potremo rimediare.
L'ordine del giorno che ha come primo firmatario il sottoscritto l'altro ordine del giorno di più ampia convergenza, a mio avviso, così come anche l'ordine del giorno di Alleanza Nazionale, in qualche modo affrontano tutti i problemi. Se si riesce a convergere su un unico documento, credo che sia la soluzione migliore.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Novero; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Svolgo solo qualche breve considerazione che avrei fatto stamattina nella riunione in Sala Viglione, ma il Regolamento impediva di farle in quella sede.
Personalmente non ho mai cacciato. Non solo, ma l'idea di sparare a un animale proprio non mi sfiora assolutamente e non lo farei mai. Qualche volta ammazzo i miei conigli per mangiarli, perché mi piace allevarli, mi piace guardarli e poi mi piace anche mangiarli. Nella mia vita ho pescato qualche volta di frodo quando avevo 16-17 anni, perché da ragazzini andavamo nello Stura a prendere del pesce perché avevamo fame e dunque questa pratica serviva a sfamarci. Dopodiché, quando non ho più avuto questa esigenza, non l'ho più fatto.
Mi piacciono gli animali e voglio difenderli a tutti i costi. Nel luogo in cui abito, i caprioli mi entrano anche in casa e non mi danno nessun fastidio. Nelle nostre valli (siamo a 1.400 metri di altezza), i caprioli non disturbano: non abbiamo viti e quindi non ci mangiano i germogli.
Detto tutto questo, sono convinto - convintissimo, perché conosco bene sia il territorio della pianura e della campagna che il territorio montano che la maggior funzione in difesa degli animali (dei pesci, dei volatili ecc.) finora sia stata fatta dai pescatori e dai cacciatori. E allora secondo me, aveva ragione quel loro rappresentante stamattina quando chiedeva che non fossero più demonizzati, perché in realtà il cacciatore e il pescatore dovrebbero essere - e lo sono nella sostanza - i migliori alleati dei veri ambientalisti, cioè di coloro che amano l'ambiente.
Ormai l'umanità è cresciuta di numero, non possiamo più pensare che sulla terra ci siano zone dove l'uomo non esiste, specialmente in Europa e in Italia. Questo fatto ha provocato un insieme di cose per cui la vecchia e tanto amata - da qualcuno - competizione tra animali non può più esistere.
Ricordo che casa mia una volta era piena di cardellini ed altri piccoli uccelli. Ebbene, non ci sono più. Sapete perché? Non per i cacciatori, ma perché i corvi predano i loro nidi.
A me dispiace che un cardellino non possa più sopravvivere. Nemmeno i merli, che sono più grossi, sopravvivono. Per carità, sarà colpa dell'uomo ma l'uomo non può nemmeno pensare di non procreare più perché altrimenti turba l'equilibrio mondiale. Allora l'uomo, che ha un'intelligenza dovrebbe usarla e dovrebbe fare delle scelte che escano dai pregiudizi.
Ripeto, io non amo la caccia, anzi mi disturba persino mentalmente, ma secondo me è da tenere presente anche la funzione dei cacciatori e dei pescatori. Questi ultimi, ad esempio, sono gli unici che ancora difendono i pesci nei nostri torrenti; se non esistessero i pescatori, i pesci sarebbero scomparsi ormai da decenni.
Allora, per favore, cerchiamo di prendere delle posizioni non pregiudiziali, quindi che non consentano una caccia e una pesca indiscriminata, ma che la regolamentino in modo intelligente e a favore di tutto: dell'ambiente in primis, ma anche dell'attività legittima che queste persone vogliono svolgere.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Lupi; ne ha facoltà.



LUPI Maurizio

Ho già avuto modo di sottolineare la mia personale posizione su questi specifici problemi nel corso della Commissione che ha affrontato la vicenda "caprioli".
In questa sede consiliare, non posso che ribadire quella che è la mia convinzione su questi temi.
Penso che la politica sconti ancora oggi un ritardo di fortissima sensibilità culturale rispetto al tema della caccia; un ritardo di sensibilità culturale sempre più grave, col passare degli anni.
Nello stesso tempo, ritengo che vi sia anche un ritardo di sensibilità elettorale, perché - com'è stato ben sottolineato in un lavoro della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Padova pubblicato lo scorso anno - è stato evidenziato come il peso della lobby dei cacciatori tende verso il nulla assoluto: i cacciatori sono sempre meno, sono sempre più vecchi anche dal punto di vista anagrafico, la sensibilità (soprattutto delle nuove generazioni) è quella di sottolineare il "no" assoluto alla caccia, non il "no" ad un certo tipo di caccia.
La specie umana viene da decine di milioni di anni di evoluzione in cui l'uomo è stato anche cacciatore e raccoglitore, ma ovviamente fa pare del nostro passato. Oggi la pratica della caccia non è più giustificabile sotto nessun punto di vista. Questo è un principio.
Faccio un esempio molto pratico. Se provate a chiedere a uno qualunque degli studenti che vengono in gruppo a visitare il Consiglio regionale: "Cosa pensi di un cacciatore?", vi risponderà semplicemente: "Secondo me, è un coglione". Ciò per riassumere con una sola parola quello che le nuove generazioni pensano.



PRESIDENTE

Scusi, collega Lupi, la invito a utilizzare parole più consone alla dignità dell'Aula consiliare.



LUPI Maurizio

Era per riassumere con un solo termine quello che non solo le nuove generazioni, fortunatamente, pensano di chi svolge l'attività della caccia.
Questo va a sottolineare ciò di cui parlavo all'inizio, cioè un ritardo di sensibilità sia culturale sia elettorale.
C'è ancora chi pensa che la lobby dei cacciatori sia in grado di spostare chissà quali masse di voti, c'è ancora chi pensa di raccogliere chissà quante preferenze tra i cacciatori. Al riguardo, ci sono degli studi molto accurati che dimostrano che questa lobby non ha più alcuna valenza.
Ciò, sommato alla generale condanna dell'opinione pubblica nei riguardi della pratica della caccia, dovrebbe far sì che anche la politica evitasse per raccattare quattro voti, quando in ballo ci sono questioni di principio che vanno sottolineate con molta chiarezza e molta decisione. Semplicemente bisogna dire: no alla caccia senza tanti "se" e senza tanti "ma".



PRESIDENTE

Ci sono altri colleghi che desiderano intervenire? La parola al Consigliere Ricca.



RICCA Luigi Sergio

Questa mattina abbiamo avuto un incontro con la delegazione delle associazioni venatorie, che ha posto in evidenza come l'atteggiamento e i provvedimenti assunti dalla Giunta regionale siano stati atteggiamenti corretti e che i problemi invece siano nati da un pronunciamento del TAR alquanto singolare e discutibile, sulla questione specifica dei caprioli.
Il ricorso era stato sollevato sull'onda di una emotività e di una strumentalizzazione mediatica assolutamente andata al di là di ogni aspettativa e di ogni merito rispetto alla valenza della questione.
Credo che dovremmo affrontare questa questione senza strumentalizzazioni da parte dei Gruppi consiliari, prendendo atto di quanto l'Assessore Taricco e la Presidente Bresso hanno detto questa mattina nel corso dell'incontro e dell'audizione, quindi cercando, partendo da atti di governo coerenti e basati sulle rispettive competenze, di affrontare davvero in modo coerente questo problema senza volerne fare occasione di una speculazione e di una strumentalizzazione di carattere politico.
Questa mattina è emersa una questione di grande rilievo, quella dell'inadempienza del nostro Paese rispetto a una direttiva comunitaria che risale oramai al 1979. Sull'ipotesi di una iniziativa del Consiglio regionale in materia, per coprire anche questo vuoto, quella che ci ha prospettato la Presidente potrebbe essere un'occasione importante per affrontare in modo organico, non sull'onda dell'emotività, la questione dell'eventuale revisione della legge regionale sulla caccia.
Mi auguro, naturalmente, che domani il pronunciamento del TAR sia favorevole alla deliberazione dell'atto assunto dalla Giunta regionale e che si possa (nonostante ci sia stato un ritardo che può aver causato dei problemi ad aziende faunistico-venatorie) riportare questa discussione su un binario che consenta di trovare una posizione ampiamente condivisa dal Consiglio e, eventualmente, procedere alla revisione della legge regionale vigente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Boniperti; ne ha facoltà.



BONIPERTI Roberto

Il Gruppo di Alleanza Nazionale aveva presentato due ordini del giorno che ritirerà per accordi presi con la minoranza e la maggioranza, al fine della presentazione di un documento comune. Abbiamo fatto questo per dimostrare che è un argomento che non può e non deve essere politicizzato.
Bisogna addivenire ad una nuova normativa, come la Presidente e l'Assessore hanno peraltro proposto all'interno della discussione che si è svolta con le associazioni.
Vorrei comunque stigmatizzare le parole usate da qualche collega Consigliere, che già in Commissione e oggi in Consiglio ha usato termini non educati e non consoni al titolo di Consigliere regionale. Penso che per questo si debbano prendere dei provvedimenti. Diversamente, mi vedrei costretto a richiedere gli interventi e a consegnarli a chi di dovere per fare richiesta di risarcimento danni.
Vorrei far presente ancora due piccole cose molto importanti. Attorno a questo mondo venatorio, che può piacere o non piacere, vivono tante famiglie, ci sono tanti bambini come quelli che sono venuti qua stamattina che mangiano e vanno a scuola perché i loro genitori lavorano e vivono grazie al mondo venatorio. Non si possono continuamente criminalizzare le persone che comunque vivono nell'ambiente. Lavorano perché questo ambiente sia usufruibile, decente e piacevole, tramandando di generazione in generazione quello che è il patrimonio (in questo caso di fauna selvatica) che di fatto viene controllato.
Vorrei ricordare agli amici che vedo fra i banchi e che su questo argomento non la pensano come me, alcuni episodi che hanno fatto sì che scomparissero determinate specie o comunque venissero debellate in maniera impressionante.
Il colera aviario, che arrivò nel Parco Lame del Sesia, fece morire oltre centomila germani. La limitazione d'orario della caccia favorì questo fenomeno. Era stato stabilito un orario di chiusura della caccia (alle ore 17), i germani uscivano in pastura (come si suol dire a pascolare) dopo questo orario, quindi, per più di un anno non si è potuto abbattere nemmeno un capo. Conseguenza di ciò fu una proliferazione così abbondante da determinarne il colera aviario.
Il colera aviario ha provocato nell'arco di chilometri e chilometri ingenti danni, non solo ai cacciatori, ma anche a tutti quei piccoli allevamenti e a tutti gli agricoltori che vivevano dell'allevamento di polli, di tacchini e di anitre. Vedo la Consigliera Valloggia che sorride.
Vorrei mettere loro nei panni di chi doveva mangiare con questi allevamenti e che di colpo si è ritrovato a non poter più vendere nessun capo e con un mutuo da pagare. Sono situazioni che non sono piacevoli e penso che questo non si debba mai augurare a nessuno.
Questa è una delle motivazioni, ma potrei citarne altre. Fuori, prima parlavo con un anziano signore di Biella, che diceva che fino a quando è stata aperta la caccia alle marmotte a Biella c'erano marmotte, ma da quando è stata chiusa, di marmotte a Biella non ce n'è più. Magari è un caso, però vorrei che anche i colleghi che non praticano o comunque non vedono di buon occhio quest'attività, ci ripensassero.
Mi rivolgo in ultimo all'Assessore Taricco, anche se devo dire che su quest'argomento si è reso disponibile sin dal primo momento, nonostante le pressioni che ha avuto all'interno della sua maggioranza. Questo è un grosso problema. Dobbiamo arrivare tutti, indipendentemente dalle posizioni politiche, ad una soluzione che ci permetta di tutelare l'ambiente, la caccia e l'agricoltura.
Con questo auspicio, mi auguro che questa maggioranza possa addivenire ad una revisione della legge n. 70 che tuteli tutti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Turigliatto; ne ha facoltà.



TURIGLIATTO Mariano

Anch'io pensavo che sarebbe stato più opportuno svolgere questo dibattito martedì prossimo, anche perché forse era più chiaro in che direzione si voleva andare dal punto di vista dell'operatività della Regione. Credo che questa discussione e questo dibattito debbano, in buona sostanza (lo dice uno che davvero la caccia non la sopporta tanto), avere come obiettivo finale quello di compenetrare, quanto più possibile interessi certamente divergenti, ma non sempre completamente opposti.
Bisogna stare attenti nel fare questo, nel non assumere eventi che nel corso di questi mesi hanno in qualche modo segnato questa questione. Noi dovendo tutelare l'interesse pubblico e decidere al meglio, dobbiamo stare attenti a non farli diventare randelli con cui picchiarci reciprocamente e non dire "io sono a favore, tu sei contro" e via dicendo, come se il tema fosse solo quello che ciascuno di noi si esprimesse sulla caccia, a maglia larga o a maglia stretta, a seconda delle sensibilità, della militanza politica e di quel che si vuole.
Il fatto che nella nostra democrazia si è offerto a ciascuno la possibilità di poter ricorrere contro provvedimenti amministrativi è una ricchezza per tutti, anche quando associazioni ambientaliste vedono una sentenza che non è favorevole ma che in qualche modo interrompe, perch questo garantirà domani, a fronte di un provvedimento altrettanto contestato, un'analoga possibilità di ottenere "giustizia".
In questo senso, potrebbe anche essere che questa questione, che domani arriverà a soluzione, possa offrire alla Giunta - a noi certamente un'occasione per discutere, dibattere e maturare posizioni, magari nuove e interessanti - qualche elemento in più per ragionare, discutere e, forse assumere qualche provvedimento più condiviso di quelli finora trattati.
Ci sono comunque due temi che vorrei affrontare, nell'ambito del dibattito odierno, che stanno anche alla base della mia dichiarazione di voto. Dico già subito che non voterò alcuna delle mozioni presentate e mi asterrò su quella collettiva.
Si tratta di due considerazioni che sarebbe bene mantenere centrali anche per il futuro, perché con questi argomenti non è che possiamo giocare più di tanto.
La prima considerazione, che potrebbe anche sembrare una banalità, è che la flora e la fauna, in particolare quella selvatica, sono patrimonio collettivo e quindi, come tali, andrebbero trattate, non necessariamente per preservarle, tout court, così come sono, ma tentare di valorizzarle potenziarle, incrementarle e coltivarle adeguatamente, come si fa con il patrimonio a cui tutti noi teniamo. Non mi pare che quando si discute di caccia si vada esattamente in quella direzione.
Credo che tutti noi - destra, centro e sinistra - dobbiamo tener presente questo principio, che è poi il principio che fa sì che in altri paesi europei, dove la caccia è ben più onerosa per chi la pratica problematiche di questo tipo siano assai meno sentite, diffuse e vissute con l'emotività e l'intensità che contraddistingue il dibattito in Italia.
Il secondo ordine di questioni è che noi, quando ragioniamo di caccia dobbiamo (credo che sia un bell'obiettivo che potremmo darci e forse in questo saremmo davvero dei precursori) avere dati certi, ovviamente per quanto è possibile. Occorre cominciare a ragionare su rilievi che davvero ci permettano di dire, con ragionevole approssimazione, qual è lo stato del patrimonio faunistico della nostra Regione.
Questo punto di partenza servirebbe a tutti noi - favorevoli o contrari alla caccia - per ragionare davvero bene e per maturare posizioni ovviamente non assolute in un senso o nell'altro. Allo stesso modo respingiamo la pretesa di fare del nostro Stato uno Stato confessionale dove c'è una religione che detta legge.
In altre parole, su tematiche come queste, dove c'è una netta separazione tra i favorevoli e i contrari, bisogna che nell'interesse pubblico si trovi una sintesi quanto più vicina alla realizzazione, secondo me, dei due obiettivi di cui ho detto poc'anzi.
Così facendo si ricondurrebbe alla ragione un dibattito costantemente sopra le righe e dove spesso l'emotività, invece che fare del bene all'una o all'altra ipotesi, ha finito per trasformarle entrambe, qualche volta, in barzellette.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Conosco le leggi nazionali e regionali, quindi so che la caccia è un'attività permessa e lecita sul territorio nazionale, però devo anche dire che, fino a prova contraria, è possibile, nel corpo della società italiana, avere posizioni ideali, morali ed etiche, individuali o collettive, che non giudicano eticamente accettabile - come ho scritto sul mio sito - l'uccisione di animali per sport. Questa è una posizione che individualmente, può essere sostenuta.
In quest'ottica, ritengo che la discussione sull'ordine del giorno non rispetti gli atti fondamentali della nostra Regione. Forse molti dei miei colleghi Consiglieri regionali non hanno ben presente il nostro Statuto quando recita: "La Regione Piemonte tutela i diritti degli animali".
Tutelare i diritti degli animali non credo significhi poterli uccidere per divertimento. Questa fa parte di quelle affermazioni contenute in documenti ufficiali che poi, purtroppo, non hanno ricadute concrete.
Per quanto riguarda, in particolare, la stesura dell'ordine del giorno vorrei sottolineare alcuni punti. Innanzitutto, laddove si dice che la fauna piemontese gode di ottima salute, credo sia un'affermazione in un'ottica da cacciatore. Penso che tutti i cittadini piemontesi si siano resi conto che la fauna piemontese, ma non solo quella piemontese ed italiana, è in grave crisi ed è considerevolmente diminuito il numero delle diverse specie che popolavano la nostra Regione e il nostro Stato.
Il problema non è di avere, come viene detto - e noi lo contestiamo la prova numerica che alcune specie (sovente vengono citati i cinghiali) sono in aumento. Il problema è che, per quanto riguarda la biodiversità questo è un discorso puramente e semplicemente ambientalista - ogni volta che manca qualche anello nella catena ambientale, c'è uno sconvolgimento per cui anche la diminuzione del numero di certe specie inferiori, che noi neanche consideriamo, mette a rischio l'esistenza dell'intera catena.
Inoltre, bisogna ricordare - e troppe volte ce ne dimentichiamo - che la fauna non diminuisce solo per le attività venatorie, ma perché diminuiscono gli ambienti naturali, rifugi che permettono alla fauna di riprodursi.
L'urbanizzazione e l'antropizzazione di parti crescenti del territorio determinano questa situazione.
Questo è già un punto che non mi sembra condivisibile.
Il contenuto generale dell'ordine del giorno paventa un attacco all'attività venatoria. Anche in questo caso dimentichiamo quello che purtroppo è avvenuto ed avviene regolarmente: molto spesso i TAR intervengono e bloccano atti amministrativi, ma molto spesso le Regioni concedono deroghe che vanno nell'interesse dei cacciatori, non già contro l'interesse dei cacciatori.
Vorrei ricordare che quando si parla di fauna selvatica, ci sono almeno tre interessi da considerare: i cacciatori, l'interesse dei cittadini per una salvaguardia generale della natura e poi vi è l'interesse di coloro che difendono i diritti degli animali.
Volevo ricordare a tutti, anche se spesso sono parole inascoltate, che recentemente un'indagine condotta in Italia ha dimostrato che, almeno il 50% della popolazione, crede che gli animali abbiano un'anima. Come dico sempre, non è il problema dell'anima che può toccare o no certe persone, ma credo sia facile capire come dietro l'attribuzione dell'anima agli animali passi anche una visione degli animali che è un po' diversa da quelli che vedono gli animali solo come un essere che deve essere ucciso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente Penso anch'io che bisognerebbe uscire un po' dalla logica di chi è a favore e chi è contro la caccia. Questa logica è fuorviante e rischia di non far discutere veramente dei problemi che ci sono e che abbiamo di fronte. Se ci fermiamo continuamente ad una discussione tra chi pensa che la caccia sia da abrogare e chi, invece, la vuole difendere rispettando le leggi attuali, è una discussione che possiamo continuare in eterno, fin quando non ci sarà un altro evento legislativo che ci farà decidere un'altra cosa. Rischiamo di non discutere nel merito. Ecco perché abbiamo bisogno di più tempo, abbiamo bisogno di approfondire la questione in Commissione nei dovuti modi. Questo ci può aiutare a capire, a discutere e ad affrontare, come diceva il Consigliere Turigliatto, i problemi.
un po' paradossale quello che abbiamo vissuto nella giornata di oggi.
Le associazioni venatorie, non tutte, hanno protestato contro una decisione che ha creato danni, in particolar modo, alle aziende che si occupano di quest'attività - le riserve - creando anche danni economici. Bisogna rilevare, almeno in questa sede, che ciò è emerso dopo che una sentenza del TAR ha sospeso la delibera della Giunta regionale. La Giunta regionale ha deliberato la caccia di selezione, c'è stato un esposto contro l'abbattimento dei caprioli e il TAR ha sospeso l'intera delibera.
Sospendendo l'intera delibera, ha creato questa situazione.
Questa mattina abbiamo vissuto una situazione paradossale; anche noi avremmo dovuto protestare contro una sentenza che ci ha danneggiato. La delibera della Giunta regionale era chiara da questo punto di vista e l'esposto riguardava solo una questione, cioè l'abbattimento dei caprioli.
Ho condiviso le affermazioni dell'Assessore e della Presidente di questa mattina. Vedremo quale sarà la sentenza del TAR, mi auguro positiva ma se ciò non fosse la Giunta regionale ha assunto una posizione molto chiara.
Non credo, Consigliere Cavallera, che siano emerse delle incertezze in questo anno. L'azione della Giunta è stata molto chiara rispetto al fatto che abbiamo una legge regionale in base alla quale bisogna agire. Ripeto da questo punto di vista, la Giunta regionale ha agito con coerenza.
Considero, e mi auguro che siano in tanti a considerarla in questo modo, la fauna della nostra regione, la fauna in generale, come una grande risorsa che deve essere salvaguardata. So che farò sorridere chi è contrario alla caccia, ma pur non essendo un cacciatore sono convinto che la caccia, se operata in un certo modo, nel rispetto delle leggi attuali può considerare la fauna come una risorsa e come tale da salvaguardare.
L'altro nostro grande obiettivo deve essere quello di governare il territorio. Cosa accadrebbe se domani la caccia fosse abrogata? Lo chiedo a chi è contrario alla caccia. Bisogna dare una risposta alla domanda.
Chiedo all'Assessore di non fare come ha fatto la precedente Giunta. In Piemonte abbiamo una legge che prevede il Piano regionale faunistico venatorio, bisognava predisporre questo Piano entro un anno dall'approvazione della legge, sono passati nove anni, per cui chiedo all'Assessore di lavorare per portare in Consiglio, nel più breve tempo possibile, il Piano regionale faunistico venatorio. Anche il Piano regionale può contribuire ad evitare problemi che abbiamo oggi sul territorio.
Sulla revisione della legge ne discuteremo - anche per rispondere ad affermazioni avanzate questa mattina - ma c'era tutta la possibilità. La maggioranza precedente aveva i numeri per rivedere la legge, anche perch una parte della minoranza era d'accordo. Non è stato fatto, si è perso tempo utile. Tutta la nostra disponibilità a ragionare anche con la minoranza per rivedere la legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Parto da dove ha finito il Consigliere Muliere. Non so se prendere la disponibilità della Presidente Bresso alla revisione della legge n. 70 come un fatto positivo o come una minaccia. Conoscendo, seppure in maniera superficiale, la maggioranza non vorrei che con una riforma della legge 70 si arrivasse alla sostanziale cancellazione della caccia in Piemonte.
Consigliere Muliere, conosciamo molto bene, perché li abbiamo sperimentati per cinque anni, certi fondamentalismi che ci sono nella sua maggioranza (non tanto il Consigliere Muliere, ma qualche altro amico del suo Gruppo).
Non è vero che mancò la volontà di portare alla fine la riforma della legge sulla caccia, mancò soltanto la fortuna o la possibilità di farlo. Se voi pensate che lottammo due anni in Commissione per votarla e ogni volta che si affacciava all'aula consiliare venivano poste in essere una serie di filo spinati, di barriere, di impossibilità che portavano al blocco dei lavori, sarebbe ingiusto dire che ci fu negligenza da parte della passata Giunta. Ma tant'è, di barzellette ne sentiamo tutti i giorni, per cui va bene anche quella sulla riforma delle caccia.
Riconosco all'Assessore la buona fede e la volontà di lavorare.
Sicuramente, se fosse stato nella sua disponibilità personale il problema non sarebbe emerso, non sarebbe stato trattato, tuttavia ciò non basta. La responsabilità politica si estende anche agli atti compiuti. Non possiamo non dire che la delibera impugnata dal TAR conteneva degli elementi che avrebbero dovuto far pensare ad una possibile impugnativa.
Non possiamo non dire che quella delibera è stata "costruita" in maniera tale da prestare il fianco alle impugnative poste dal TAR.
Non possiamo non dire che mancava, a supporto di quella delibera, una documentazione tale per cui il TAR potesse persuadersi diversamente rispetto alla convinzione che l'ha portato a bloccare la delibera.
Dobbiamo anche ammettere, Assessore, che c'è del malcontento rispetto alla gestione dell'Ufficio Caccia della Regione Piemonte: vogliamo nascondere questo aspetto? Qui non ci sono né cacciatore né folle plaudenti o dissenzienti: queste sono le informazioni che abbiamo e, come Consiglieri regionali, glielo diciamo in maniera aperta e chiara.
Lei è sicuramente un uomo "del fare", che non ha preconcetti nei confronti della caccia: iniziamo a fare un esame di coscienza anche rispetto a chi materialmente gestisce - non lei, evidentemente, ma le strutture e le persone che in esse lavorano - questo comparto molto delicato.
Assumiamoci, da una parte, la responsabilità per quanto riguarda la stesura di una deliberazione (e il suo successivo iter, compresi i documenti accompagnatori) che, a nostro avviso, ci ha portato a questa situazione. Dall'altra, interveniamo - sempre che vi sia la volontà politica di farlo - per rimuovere gli ostacoli interni alla struttura, che rendono difficile il dialogo con tutto il mondo venatorio e creano malumore in generale.
Al di là della sentenza di domani, che auspichiamo possa essere positiva, un impegno reale in questo senso, fatto di fatti, a mio avviso sgombrerebbe il campo da tante dietrologie, da tanti malintesi e da tanti gossip a cui non vogliamo che la nostra Regione venga sottoposta, e soprattutto metterebbe più in luce l'opera dell'Assessore.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente.
Per una volta mi trovo d'accordo con il collega Muliere.
La caccia è sicuramente un argomento spinoso, perché divide solitamente le persone tra coloro che sono a favore in maniera incondizionata, coloro che sono contro e coloro che sono, chiamiamoli così, tolleranti. Io stesso mi potrei definire tollerante nei confronti della caccia, perché, pur non essendo cacciatore, non me la sento di criminalizzare chi si dedica ad un'attività sportiva comunque riconosciuta dalla legge.
Ciò che in questa sede vorrei criticare, invece, è il comportamento del Gruppo dei Verdi, ad esempio, che si trova in una coalizione dove comunque si difende e si porta avanti la caccia, pur essendo fondamentalmente contro la pratica venatoria.
Se si trovano in una situazione di totale contrasto con la maggioranza di cui fanno parte, si comportino in modo corretto ed escano da quella maggioranza.
Dai banchi di quest'aula ho anche criticato il comportamento ambiguo della Regione, che, da una parte, autorizza l'abbattimento selettivo dei caprioli e, contemporaneamente, nella stessa Provincia dove si abbattono 600 capi di caprioli, pubblicizza i suoi corsi di formazione professionale utilizzando proprio l'immagine di un capriolo.
Non potete pensare che si possa prendere in giro così la gente, specie i giovani! Utilizzare l'immagine di un capriolo per pubblicizza i corsi di formazione regionale, e, nello stesso tempo - addirittura il giorno prima autorizzare l'abbattimento di 600 caprioli, non dico di ritenerlo ridicolo ma assolutamente inopportuno.
Bisogna essere seri. Per questo motivo, l'appello del collega Muliere lo ritengo un ottimo invito: sediamoci attorno ad un tavolo e rivediamo la legge sulla caccia. Non capisco il motivo, infatti, per cui si possa abbattere il capriolo, perché crea dei danni, ma non lo storno, che è un animale assolutamente dannoso, che si muove in gruppi a volte di decine di migliaia, e quando si abbatte su un campo seminato o sulle piante da frutta cagiona enormi danni.
Però lo storno non si abbatte.
Fra le specie cacciabili, invece, si vogliono inserire, ad esempio piccolissimi uccelli, dal peso di 20 o 30 grammi, che non possono essere considerati utili per la nutrizione umana, ma rappresentano semplicemente il desiderio di abbattere un qualcosa che non fa male a nessuno, poche unità che non creano problemi.
Sediamoci, allora, attorno ad un tavolo: decidiamo quali sono le specie che vanno cacciate, dal capriolo, al cinghiale, al fagiano - che è d'allevamento - alle lepri, ai conigli selvatici e così via. Allo stesso tempo, però, puliamo questo elenco da tutte quelle specie che è perfettamente inutile cacciare, perché rappresenta una barbarie.
Dico questo perché molte di quelle specie che vengono considerate in eccesso, sono allevate a quel fine: pensiamo, ad esempio, ai caprioli che sono stati liberati e che poi si sono moltiplicati. Pensiamo ancora - lo precisa lo stesso ente produttore di selvaggina - alle lepri, ai germani o addirittura ai fagiani. Come ripeto, non lo dico io, ma l'ente produttore di selvaggina. Si precisa: "La decisione del TAR, estendendo il blocco all'abbattimento anche alle specie di incentivazione (fagiano, lepre germano, eccetera), potrebbe causare anche problemi di ordine sanitario, in quanto gli animali allevati nelle gabbie, praticamente in batteria, che erano pronti per essere lanciati...". Come si evince dal testo, quindi sono animali allevati in batteria, pronti per essere lanciati.
Mi dite, allora, qual è la differenza fra l'abbattimento di questi animali permettendo ai cacciatori di andare nelle aree loro dedicate quindi a norma di legge - rispetto alla macellazione rituale di un bovino o di un cavallo? Ad un certo punto, non cambia nulla, perché da una parte con una norma di legge, autorizziamo ad ammazzare con sofferenza degli animali; dall'altra parte, si vuole evitare che, con un fucile, si ammazzino animali allevati, diciamo pure ugualmente con sofferenza, perch se l'animale rimane ferito e muore in un secondo tempo oppure ci mette alcuni minuti a morire chiaramente soffre.
Dal mio punto di vista, non c'è una grande differenza. Allora trattiamo i cacciatori come vanno trattati. Ci sono delle norme di legge che permettono loro di andare a caccia? Sia consentito loro di andare a caccia in base alla legge, specie per quanto riguarda queste riserve queste zone di caccia. Perché queste persone hanno pagato delle tasse di concessione e delle autorizzazioni per poter fare un qualcosa che la legge consente loro di fare. La sospensione di questa loro autorizzazione costa dei soldi, per qualcuno addirittura implica la messa "in liquidazione" comporta un accumulo di animali allevati all'uopo di essere cacciati che possono andare fuori mercato, il cui mantenimento rappresenta senz'altro un costo.
Dobbiamo fare il possibile, come legislatori, affinché a coloro che ne hanno diritto sia riconosciuto tale diritto. Resta chiaramente un impegno per la Regione sanare gli eventuali danni subiti ingiustamente da queste persone. Ovviamente, rientra anche nelle competenze della Regione, nei paletti messi sia dalla legge comunitaria - che addirittura la Presidente diceva di voler recepire - sia dalle leggi nazionali, legiferare in merito.
Ma una volta che si è legiferato, ci sono delle regole: tali regole devono essere rispettate.
Il nostro voto all'ordine del giorno che abbiamo sottoscritto è certamente favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Motta; ne ha facoltà.



MOTTA Angela

Intervengo molto brevemente solo per esprimere la posizione del Gruppo consiliare de La Margherita, soprattutto per rispondere alla domanda che questa mattina è stata sollevata più volte dai delegati delle associazioni venatorie, che ci hanno chiesto di respingere la criminalizzazione dei loro associati e delle loro associazioni. Noi questo vogliamo confermarlo perch pensiamo che questo atteggiamento non porti a nessuna soluzione.
Nei mesi scorsi abbiamo già vissuto tutta la vicenda dei caprioli, che ha tenuto banco tutta l'estate. Nell'altro intervento, quando abbiamo affrontato il problema dei caprioli, abbiamo già avuto modo di ribadire che il contenimento degli ungulati è stato affrontato emotivamente in modo sbagliato.
In più occasioni abbiamo sottolineato che il soprannumero di questi animali in Piemonte è un fenomeno certamente indiscutibile, così come sono indiscutibili i costi che la Regione ogni anno affronta a causa degli incidenti e dei danni provocati all'agricoltura.
Quindi, l'abbattimento di questi animali in esubero è un'operazione assolutamente necessaria per tutelare l'ambiente, le colture e la sicurezza degli automobilisti. Lo ribadiamo perché riteniamo utile per la discussione considerare i fatti reali e non le posizioni ideologiche.
Come Gruppo, riconosciamo ai cacciatori un ruolo positivo per la tutela dell'ecosistema, quindi, ci stupiamo di quanto è accaduto in questi ultimi mesi e di quanto è continuato ad accadere, soprattutto, negli ultimi giorni.
Siamo consapevoli del malessere delle associazioni sia per l'ordinanza del TAR sia per quanto è successo; riteniamo che queste aziende abbiano il diritto di essere considerate come le altre aziende in crisi in questo momento. Ci sono aziende piemontesi del settore venatorio che, a causa della decisione del TAR che ha bloccato il piano selettivo di caccia, hanno subito dei danni e sono incorse in seri problemi. Quindi, dobbiamo affrontare questo blocco che ha causato seri problemi alle aziende come una situazione di crisi, così come procediamo per le altre aziende.
Auspichiamo una soluzione in tempi rapidi, speriamo già domani con la decisione del TAR, affinché la stagione della caccia possa riprendere.
Speriamo altresì che i danni non siano così ingenti come sono stati prospettati oggi.
Saremo lieti che si avviasse la discussione sulla revisione della legge regionale sulla caccia, che, a questo punto, riteniamo urgente.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
La parola all'Assessore Taricco per l'espressione della Giunta.



TARICCO Giacomino, Assessore alla tutela della fauna e della flora

Signor Presidente, vorrei ricreare le condizioni di oggettività con le quali affrontare le questioni poste dall'ordine del giorno - mi pare sia un unico ordine del giorno.
Non siamo in presenza, come più o meno velatamente o esplicitamente è stato introdotto da qualcuno, di una decisione della Giunta regionale che danneggia le imprese. Siamo in presenza di una decisione della Giunta regionale, peraltro assolutamente in linea con gli adempimenti previsti dalle norme e che gestisce correttamente la presenza della fauna, intesa effettivamente come patrimonio pubblico sul territorio, che è stata impugnata dal TAR, il quale ne ha decretato la sospensione fino alla giornata di domani, data in cui dovrà esserci un pronunciamento.
Anche qui voglio esprimere con chiarezza un altro aspetto: è vero che in linea teorica, di fronte all'impugnativa e alla sospensione di una deliberazione della Giunta regionale da parte del TAR, la Giunta regionale avrebbe anche potuto ritirare tale deliberazione e approvarne immediatamente un'altra. In questo modo, teoricamente, si sarebbe evitato il danno in discussione oggi, però, quando affrontiamo determinate discussioni, vorrei che si leggesse il dispositivo della sentenza del TAR in quanto non si tratta solo della sospensione della deliberazione. Il dispositivo della sentenza del TAR contiene la sospensione delle deliberazioni con preciso riferimento ai piani di abbattimento, alla variazione del carniere, del periodo di prelievo e dell'organizzazione delle modalità di prelievo, per quanto riguarda la deliberazione n. 104 all'elenco delle specie cacciabili e alle modifiche dei periodi di prelievo, per quanto riguarda la deliberazione n. 105.
Ora, posso anche pensare, così come hanno fatto in molti, che il TAR abbia ecceduto sulle scelte compiute oppure, come molti mi hanno detto, che il TAR si sia sbagliato: i pensieri sulle interpretazioni sono tutti legittimi.
Detto questo, di fronte ad una sentenza del TAR che mi elenca motivazioni del genere, non posso procedere con un'altra deliberazione perché il TAR si è sbagliato e non voleva scrivere quello. Ritengo che questo approccio, quanto meno da un punto di vista giuridico, sarebbe assolutamente discutibile.
Quindi, questo tipo di ragionamento alle associazioni venatorie l'ho fatto, non è che non abbiamo preso in considerazione l'idea di fare un'ulteriore deliberazione che risolvesse il problema. Il fatto è che l'Avvocatura regionale ci ha detto che, in queste condizioni, sarebbe stata una brutale forzatura del quadro giuridico che avevamo di fronte.
Questo lo voglio dire con molta chiarezza, perché, diversamente alimentiamo leggende metropolitane, che non aiutano a costruire quel quadro di sereno confronto al quale molti negli interventi hanno fatto riferimento; come non aiuta ad affrontare serenamente il quadro che abbiamo di fronte sobillare sensazioni circa il fatto che noi avremmo potuto o dovuto dare documenti al TAR, che così non avrebbe proceduto con la sospensiva. Al TAR sono stati consegnati integralmente tutti i documenti.
Il TAR, semplicemente, ha manifestato la necessità - discutibile, ma è una decisione che il TAR ha assunto - di prendersi un mese di tempo per analizzare le carte.
Posso anche pensare che un mese di tempo sia un'esagerazione folle posso essere convinto, come lo sono, che, nel momento dell'apertura della caccia, un mese di sospensiva sia devastante a prescindere dal merito del giudizio che verrà dopo.
Tutti noi quando svolgiamo ragionamenti generali diciamo che rispettiamo le decisioni della Magistratura e questo è uno di quei casi in cui si rispettano le decisioni delle Magistratura, in quanto tutte le altre scelte sarebbero state una palese forzatura del quadro che avevamo di fronte. Questo aspetto dobbiamo tenerlo presente. Capisco che, poi, il giusto gioco delle parti della politica alimenti il ragionamento che riteniamo possa portarci ad avere un maggiore o minore consenso nelle varie situazioni. Noi abbiamo la legittima possibilità di fare questo, ma, se vogliamo che queste vicende escano dall'agone dell'emotività, da una parte e dalla tendenza agli estremismi, dall'altra, è necessario lavorare affinché all'interno di tutte le giuste sensibilità - è legittimo che ognuno di noi abbia una propria sensibilità riguardo a questi temi emergano le posizioni più ragionevoli e capaci di trovare un punto di equilibrio su questi temi, perché, altrimenti, trasformiamo una situazione che deve essere gestita nel rispetto del quadro normativo vigente e degli orientamenti che questo quadro normativo ci fa intravedere.
La legge nazionale n. 157 e la legge regionale n. 70 contengono la tutela e la valorizzazione di un patrimonio collettivo, ed è giusto che sia così. Però, affinché questo si possa tradurre in fatti concreti e in percorsi sui quali sia possibile ragionare serenamente nel merito, è necessario svelenire il clima dalla contrapposizione frontale tra chi dice che è tutto sbagliato e chi dice che, invece, è tutto lecito, in quanto le situazioni come quelle che abbiamo vissuto in questi mesi, purtroppo, fanno prevalere le logiche di chi dice che il mondo venatorio è lecito a prescindere.
Sono convinto che è importante garantire lo spazio dell'attività venatoria, ma nel rispetto delle leggi, delle regole e delle finalità enunciate nelle leggi, che portano nel campo della sensibilità di tipo più ambientalista a far prevalere le logiche del "vietato tutto perché così non si discute su niente".
Ritengo esista una strada ragionevole intermedia nella quale è possibile costruire una gestione ragionevole e intelligente del territorio che porti alla valorizzazione del patrimonio affidatoci, che dovremo gestire per le generazioni future, ma in un quadro di equilibrio di gestione complessiva.
A questo punto, non voglio analizzare nel dettaglio tutto quello che è stato detto. I cacciatori oggi hanno espresso con chiarezza la necessità di non essere percepiti come dei criminali all'interno del territorio - è sacrosanto questo tipo di sensazione. Inoltre, ritengo che le scelte fatte in questo anno non vadano assolutamente in questa direzione. In questi mesi abbiamo operato chiedendo collaborazione anche al mondo venatorio per costruire un quadro di regole più chiaro e trasparente, maggiormente improntato al rispetto del rapporto con il territorio, che non vuol dire n criminalizzare né giudicare né demonizzare nessuno.
Vuol dire chiedere di rendere più percepibile come corretto un comportamento che è assolutamente entro i limiti e le normative di legge.
Credo che nessuno, e in nessun caso, debba fare processi alle intenzioni e che dobbiamo lavorare per migliorare il quadro.
Non è vero che mancava la documentazione a supporto delle delibere che sono state fatte; semmai, quest'anno è stato fatto un lavoro ancora più rigoroso. È altrettanto vero che gli uffici legislativi regionali operano dentro un quadro di rispetto delle regole, ma anche di consuetudini, che probabilmente, proprio alla luce di quello che è successo quest'anno dovranno trovare una modificazione sia di tecnica normativa, per come estendere le deliberazioni, sia di organizzazione delle regole, per rendere inattaccabile il processo che abbiamo di fronte.
chiaro che abbiamo un quadro complesso. L'Istituto Nazionale di Fauna Selvatica ha assunto quest'anno - e non voglio giudicare le motivazioni comportamenti assolutamente difformi da quelli gestiti negli ultimi anni, e non soltanto in Piemonte.
altrettanto vero che quando si ha a che fare con un soggetto giuridico come il TAR, che assume decisioni... A volte le nostre sono forzate, ma voglio solo ricordare che in Emilia Romagna si è arrivati a bloccare una legge.
Quindi, è chiaro che c'è un quadro complessivo che desta qualche perplessità necessaria di gestione. Siamo dentro a questa vicenda, anche perché l'Italia purtroppo è in procedura di infrazione per l'applicazione di una direttiva comunitaria che è ferma da vent'anni.
Esiste una serie di questioni che, purtroppo, stanno arrivando al dunque e ci hanno scaricato addosso una marea di problemi.
Penso che - e chiudo qui il mio intervento - che non tutto il male venga sempre per nuocere; quindi anche le riflessioni che, stimolati da una serie di fatti esterni, quest'Aula è stata chiamata a fare, possono essere positive, nel senso di orientare la necessità di compiere alcuni fatti normativi importanti che, per pudore o difficoltà, era difficile immaginare potessero essere oggetto di trattazione allargata in quest'aula.
Penso quindi che le sollecitazioni che pervengono anche dall'ordine del giorno possano essere importanti in questo senso.
Faccio ancora due annotazioni. La prima è relativa al secondo punto degli impegni della Giunta. La Giunta regionale ha già approvato le delibere relative alla tipica fauna alpina e le ha approvate con certa una logica, tenendo conto delle osservazioni pervenute dall'Istituto Nazionale di Fauna Selvatica, nonché delle osservazioni pervenute dall'Osservatorio regionale e, in un'ottica di prudenziale conservazione della specie proprio alla luce degli orientamenti espressi dall'Istituto Nazionale di Fauna Selvatica e dall'Osservatorio regionale.
So che sono pendenti degli ordini del giorno sulla moratoria. Ritengo che sulla tipica fauna alpina la moratoria non sia una soluzione al problema, ma ritengo anche che sia importante aprire una discussione sulla gestione di questa particolare tipologia di fauna in contesti e in modalità di presenza sul territorio più delicate di altre specie.
Per quel che riguarda il discorso dei risarcimenti citati nell'ordine del giorno, mi permetto solo di fare due osservazioni. Così com'è formulato, l'ordine del giorno può andare bene, nel senso che dice "di verificare la possibilità di prevedere...", e comunque dovremo tenere conto delle normative sugli aiuti di Stato, e questa sarà una riflessione che dovremo fare.
Secondo: dovremmo verificare l'effettivo danno che si evidenzierà alla fine del percorso.
Auspico che questa stagione venatoria non sia pregiudicata.
Vorrei altresì fare un'ultimissima annotazione: in un intervento è stato fatto riferimento a delle specie oggetto di allevamento in pollai e che poi diventano - qualcuno l'ha ricordato - oggetto di caccia.
Penso che dobbiamo avere sempre ben chiaro - anche perché in molti interventi non è stato così chiaro e trasparente - che siamo in presenza di almeno tre tipologie di rapporto con la vicenda venatoria.
Ci sono degli interventi di riduzione del danno da parte di animali che sono dannosi sull'ambiente, coordinati dalle Province; si tratta di interventi di prelievo guidato dalle Province, che sono normate da un loro quadro legislativo.
In molti casi, come nella fattispecie del capriolo - l'ho già detto altre volte, ma penso sia utile ripeterlo, perché non è mai sufficientemente chiaro - non siamo in presenza di operazioni di controllo della specie, bensì di interventi di caccia di selezione, il che vuol dire che quello è un intervento di caccia, ma con una differenza, cioè che viene stabilito un numero massimo di animali cacciabili, in virtù di una valutazione della loro presenza sul territorio.
Inoltre, siamo in presenza di una tipologia di caccia, quale quella che può interessare i germani reali, i fagiani ed altre specie, che nella legge italiana è previsto che siano oggetto di moltiplicazione e riproduzione dentro aziende che si chiamano agro-faunistico venatorie, nelle quali poi si va a caccia di questo tipo di animali.
evidente che il quadro normativo di queste tre tipologie è assolutamente diverso e non è assolutamente confondibile, perché se misceliamo queste cose vengono fuori delle letture dei fatti assolutamente distorte. Penso che questo sia importante.
Come ho detto prima, per quel che riguarda la tipica fauna alpina la Giunta ha già deliberato l'apertura per l'8 ottobre, con tutta una serie di criteri e di numeri sulla base delle osservazioni dell'Osservatorio e dell'Istituto Nazionale.
Per quel che riguarda gli interventi sui danni economici - se il Consiglio deciderà di approvare l'ordine del giorno - noi faremo le valutazioni che verranno date in indirizzo alla Giunta, sulla base del vigente quadro normativo di riferimento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Barassi per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



BARASSI Paola

Grazie, Presidente.
Svolgo una dichiarazione di voto. Come ha visto, abbiamo deciso di non intervenire nel dibattito, anche in conseguenza al voto che il nostro Gruppo ha espresso rispetto alla possibilità o meno di invertire l'o.d.g.
Per noi non era opportuno arrivare in questo momento alla discussione di questi documenti. Sia in Consiglio sia in Commissione erano state fatte diverse discussioni. Siamo in una fase particolare, in cui è in scadenza l'ordinanza emessa dal TAR; domani conosceremo le decisioni del TAR rispetto all'attuazione o meno della deliberazione assunta dalla Giunta regionale.
Questa mattina abbiamo avuto un'audizione, in cui lo stesso Assessore e la Presidente Bresso hanno assunto degli impegni di fronte a tutte le associazioni presenti.
Proprio prima dell'estate, abbiamo fatto una riunione congiunta della III e V Commissione, in cui abbiamo deciso di costituire una Commissione di indagine conoscitiva per approfondire la problematica e definire un protocollo di interventi rispetto alle questioni che andavano approfondite e studiate, anche per dare un supporto e un'indicazione precisa da parte del Consiglio alla Giunta e, nello specifico, all'Assessore Taricco.
Non ci sembrava fondamentale andare a discutere in questo momento questi ordini del giorno, anche perché da un punto di vista procedurale non ci sembrava corretto, nel momento in cui c'è un'audizione e una protesta davanti al Consiglio, andare subito a discutere questo ordine del giorno.
Ci sembrava anche un po' strumentale, perché in altre situazioni questo non succede e bisognerebbe usare sempre gli stessi metodi e le stesse procedure in ogni occasione.
Sulla base di tutti i ragionamenti che abbiamo fatto, senza entrare nel merito dei diversi ordini del giorno, la nostra posizione è chiara, come la mia in particolare, sia rispetto ai tre documenti presentati dalla destra sia rispetto all'ordine del giorno congiunto, che può avere qualche elemento apprezzabile in più, ma che comunque non ci soddisfa.
Tuttavia, senza entrare nel contenuto degli ordini del giorno, dichiaro che il nostro Gruppo non parteciperà alla votazione su questi provvedimenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lupi.



LUPI Maurizio

Grazie, Presidente.
La mia dichiarazione di voto è, ovviamente, per evidenziare ancora una volta uno stupore per alcuni aspetti emersi nel dibattito odierno, in particolar modo laddove si sottolinea e si condanna quella che viene definita "l'onda dell'emotività della pubblica opinione". Io direi: meno male che ancora esiste qualcuno che si emoziona; meno male che c'è ancora qualche cittadino che dice "no" rispetto a certe posizioni; meno male che ci sono parecchie migliaia di cittadini, in questo caso piemontesi, che dicono un "no" chiaro a qualsiasi forma di pratica venatoria.
Non vedo questa positività nell'esaltazione acritica della pura razionalità su questi temi. A mio parere, se i giornali e se i media hanno dato tanto spazio a questa vicenda, ciò non è stato un caso: evidentemente gli organi di informazione vanno a cogliere quella che è una sensibilità diffusa nell'opinione pubblica, altrimenti non ci sarebbe stato tutto questo spazio. E non a caso, ormai da vent'anni, le rilevazioni sul pensiero in materia dei cittadini italiani che si sono succeduti hanno sempre visto una percentuale oscillante tra il 75% e il 90 % di cittadini italiani contrari in maniera totale alla caccia. Questo è un dato incontrovertibile, che va a sottolineare come esista una tendenza generale dell'opinione pubblica contro la caccia. Certo, noi possiamo fare anche la scelta di dire: "Non rilevo la tendenza generale dell'opinione pubblica corro solo dietro alle quattro preferenze dei cacciatori, perché mi interessano più le quattro preferenze dei cacciatori rispetto alla sensibilità generale dell'opinione pubblica".
Ma certo non è questo un modo di fare politica particolarmente elevato dal punto di vista morale, perché credo che il nostro impegno dovrebbe essere quello di andare incontro a quelle che sono le esigenze della società civile, a quelle che sono le sensibilità diffuse nella società civile, che dice in maniera chiara "no alla caccia".
Semplicemente non ha più senso, nel 2006, al termine di un'evoluzione della specie umana, andare a sparare agli animali per divertimento! Non è un concetto particolarmente complesso da capire: anche un minus habens come me, della popolazione umana riesce ad arrivarci; come ci arrivo io penso che potrebbero arrivarci tutti gli altri esponenti della specie umana. Né vale addurre giustificazioni del tipo: "I cacciatori pagano una tassa". In base a quello, allora, io potrei pagare una tassa e poi fare il giro dei musei a distruggere le opere d'arte, perché ho pagato e sono autorizzato a farlo. Anche il patrimonio faunistico è patrimonio della collettività e, in quanto tale, deve essere rispettato.
Ci sono poi tutte le altre questioni di chi dice: "Se venisse abolita la caccia, cosa succederebbe?". È chiaro che ci sono delle leggi biologiche ben precise che spiegano come le popolazioni animali, al di fuori di interventi antropici, tendono all'equilibrio omeostatico in base alle disponibilità alimentari dell'ambiente, per cui l'equilibrio delle specie animali si determina naturalmente in base alla situazione delle disponibilità alimentari.
Rispetto a tali questioni, credo che ci siano alcuni temi che anche in politica possono essere discussi da posizioni opposte; ce ne sono altri invece, che non permettono di avere posizioni diverse. Ad esempio, se noi discutessimo sul suffragio universale: in proposito, non è possibile prendere a volte una posizione e a volte un'altra; sulla pena di morte: non si può essere un po' "sì" e un po' "no". Un essere umano normale può avere una sola posizione. Lo stesso discorso vale sulla caccia: sparare per sport agli animali non è moralmente accettabile! Semplicemente questo: è tanto semplice! Però lo stupore di certe posizioni, di certe mediazioni, di certe stanche rincorse a queste preferenze veramente ridicole deprime davvero il dibattito! Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guida per dichiarazione di voto.



GUIDA Franco

Noi voteremo in modo favorevole alla mozione unitaria (avevamo già firmato il documento di Forza Italia).
Personalmente credo che bisogna rimanere ai fatti. Capisco che alcuni Consiglieri abbiano posizioni più chiare e più nette sul discorso della caccia; io non sono un cacciatore, ma capisco alcune ragioni che questa mattina le associazioni ci hanno presentato. Ad esempio, il discorso di chi ha delle aziende faunistiche, di chi ha fatto investimenti nell'ambito di un quadro normativo che fino a qualche mese fa poteva essere considerato più chiaro. Se la caccia esiste ed è ammessa, è chiaro che ci debbono essere dei regolamenti e delle norme chiare anche a livello regionale che diano a queste persone, a questi imprenditori determinate garanzie.
Tra l'altro, è bene distinguere tra la caccia tout court e la caccia che viene invece praticata all'interno di una riserva, che secondo me è notevolmente diversa.
Vorrei soltanto dire che è bene che il Consiglio regionale abbia dato oggi una risposta, non soltanto dopo una manifestazione imponente; tra l'altro, credo la manifestazione più imponente da quando questo Consiglio regionale è stato eletto, in un anno, probabilmente la manifestazione più partecipata. Evidentemente c'è un'organizzazione, c'è la consapevolezza di rappresentare migliaia di iscritti Tuttavia, voglio dire questo, Assessore: lei qualche impegno se l'è preso ed è bene che questi impegni vengano poi in qualche modo mantenuti.
Non si preoccupi degli eventuali aiuti di Stato: chieda consiglio al suo collega di Giunta, Bairati, che in questo è stato molto bravo, perché ha fatto passare acquisti di immobili e altri tipi di iniziative come questioni di carattere aziendale, mentre di fatto un po' aiuti di Stato lo erano, tant'è vero che gli stessi uffici regionali avevano messo in evidenza questo fatto negli allegati della discussione.
Quindi la Regione un impegno se l'è preso; lo può mantenere all'interno di un quadro normativo abbastanza chiaro. Siamo disponibili a contribuire ad una nuova legge regionale sulla caccia ed è bene che oggi il Consiglio regionale dia una risposta la più unitaria possibile, comprendendo anche le ragioni di chi alla caccia è da sempre, per vocazione, per scelta politica contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Novero.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente. Non pensavo di prendere la parola, ma l'intervento del collega Lupi mi ha preoccupato.
Personalmente appartengo a una specie in via di estinzione. Infatti, i bipedi autoctoni che abitano oltre i 1.000 metri sono quattro gatti.
Qualcuno mi critica per questo motivo e sinceramente non vorrei che, in ossequio a quel principio secondo il quale la maggioranza decide, mi spedisse a valle.
Detto questo, vorrei ricordare che il referendum sulla caccia in Italia è stato fatto. Gli italiani si sono pronunciati, ovviamente quelli che hanno votato, mentre gli altri non sono andati a votare. E allora, a questo punto, voterò a favore degli ordini del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Intervengo per dichiarare il voto favorevole di Alleanza Nazionale per le motivazioni che già i colleghi Botta e Boniperti hanno addotto.
Riprendo una delle definizioni che il collega Lupi ha dato: nell'ultimo intervento, si è definito minus habens. Penso che abbia certamente ragione.
Rilevo solo e faccio presente al Presidente - ma vorrei che mi ascoltasse che bisogna fare attenzione, visto che ci ha mandato una lettera, a quelli che sono i toni degli interventi in Consiglio. Mi spiego. Personalmente ritengo molto più offensivi gli interventi svolti dal collega Lupi che vedere il Consigliere Pedrale steso al centro dell'emiciclo (a parte che lo consideravo molto più divertente e credo che, se si utilizzasse il principio della maggioranza, non ci sarebbe paragone; se ci fosse l'auditel consiliare, avrebbe vinto 90 a 10 il Consigliere Pedrale).
Ma, al di là di tutto ciò, questa è una cosa molto più seria. Credo ci sia un limite all'offesa. Non si possono definire "coglioni" tutti i cacciatori che stanno all'esterno di questo palazzo, anche se si è profondamente contrari alla caccia. Persino un minus sapiens capisce che bisogna essere contrari alla caccia. Se una persona non lo capisce è inferiore ad un minus sapiens.
Facciamo attenzione alla dignità che il Consiglio ha, indipendentemente da chi fa uso di queste parole. Sappiamo con chi abbiamo a che fare, ma rimane pur sempre un'Aula.



PRESIDENTE

Se non ci sono osservazioni, indìco la votazione nominale dell'ordine del giorno n.446, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale richiamate le recenti vicende collegate ai prelievi selettivi sia degli ungulati negli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) e nei Comprensori Alpini (CA), sia della fauna cacciabile all'interno delle Aziende Agri-Turistiche Venatorie (AATV) sulla base dei piani di prelievo esaminate le connesse Deliberazioni della Giunta Regionale (DGR) ed i preventivi pareri espressi dal Comitato consultivo regionale per la disciplina della caccia e dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica (INFS) e le successive vicende in sede di Tribunale Amministrativo Regionale (TAR): ritenuto opportuno che nella nostra Regione l'attività venatoria possa continuare sulla base della vigente normativa regionale che, pur richiedendo aggiornamenti, risulta idonea a tutelare gli equilibri faunistici ed a disciplinare efficacemente la caccia in tutti i contesti territoriali ed ambientali del Piemonte, come peraltro riconosciuto anche al di fuori dei nostri confini regionali tenuto conto della proliferazione di alcune specie nei vari ambiti territoriali della nostra Regione che va fronteggiata con le iniziative e gli strumenti previsti dalle vigenti leggi regionali e con il pieno coinvolgimento delle parti interessate venatorie, agricole protezionistiche che siedono all'interno dei Comitati consultivi degli Organi di gestione auspica che vengano superati gli sterili contrasti e la strumentalizzazione di specifiche situazioni condotte sull'onda dell'emotività della pubblica opinione, preferendo invece il fattivo impegno per il miglioramento ambientale ed il consolidamento degli equilibri faunistici impegna la Giunta regionale a compiere atti di governo coerenti e chiari basati sui dati relativi alla consistenza della fauna, rilevati tramite i consueti censimenti e le competenti stime, per elaborare i piani di prelievo che, nella nostra Regione, sono convalidati da esperti tecnici faunistici ad approvare i piani di prelievo della tipica fauna alpina sulla base delle proposte pervenute dai CA e convalidati dai tecnici faunistici regionali in conformità agli indirizzi rilasciati dall'INFS a verificare la possibilità di prevedere un risarcimento per le Aziende Faunistico Venatorie (AFV) e AATV, fatta salva la verifica degli effettivi danni economici eventualmente subiti dalle stesse a causa del blocco dell'attività venatoria ad assumere tutte le deliberazioni necessarie per articolare gli atti sottoposti all'esame del TAR affinché, superate le eventuali censure su singoli punti delle precedenti deliberazioni, possa riprendere l'attività venatoria nella nostra Regione sia negli ATC e nei CA sia nelle AATV e AFV in conformità a quanto previsto dalla vigente legge regionale impegna altresì la competente Commissione consiliare ad espletare la già prevista indagine conoscitiva, anche al fine di individuare quelle parti della normativa che richiedono urgenti interventi legislativi per adeguarsi all'evoluzione del quadro di riferimento nazionale e comunitario e arrivare all'approvazione del Piano Faunistico Venatorio Regionale".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno risposto Sì 31 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Dichiaro assorbiti dall'approvazione dell'ordine del giorno n. 446, i seguenti atti di sindacato ispettivo: interrogazione n. 797, presentata dai Consiglieri Cavallera e Cotto inerente a "Calendario venatorio 2006-2007" interrogazione n. 810, presentata dai Consiglieri Botta, Casoni, Boniperti Ghiglia e Vignale inerente a "Prossimo calendario venatorio" interrogazione n. 1016, presentata dai Consiglieri Ghiglia, Casoni Boniperti, Botta e Vignale inerente a "Risarcimenti per le aziende faunistico venatorie e le aziende agri-turistico venatorie" interrogazione n. 1019, presentata dai Consiglieri Toselli, Cavallera Burzi e Pedrale inerente a "Attività venatoria".
Dichiaro ritirati i seguenti atti di indirizzo a seguito dell'approvazione dell'ordine del giorno n. 446: ordine del giorno n. 437, presentato dai Consiglieri Vignale, Casoni Botta, Boniperti e Ghiglia inerente a "La regione risarcisca le aziende faunistico venatorie e le aziende agri-turistico venatorie" ordine del giorno n. 440, presentato dai Consiglieri Cavallera, Cotto Burzi, Cirio, Nastri, Ferrero, Guida e Novero inerente a "Attività venatoria in Piemonte" ordine del giorno n. 445, presentato dai Consiglieri Boniperti, Vignale Casoni, Botta e Ghiglia inerente a "Tutela del mondo venatorio".
Ricordo che la Conferenza dei Capigruppo è convocata per domani 4 ottobre alle ore 14 e ricordo a tutti coloro che ne siano interessati che la IV Commissione di oggi, originariamente prevista per le ore 14.30 è stata spostata alle ore 15.15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14.13)



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