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Dettaglio seduta n.107 del 25/07/06 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(La seduta ha inizio alle ore 15.36)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Boniperti, Bresso e Laus.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Nomine - Sport - Tempo libero: argomenti non sopra specificati

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 178 inerente a "Nomina componenti Comitato di gestione del fondo speciale presso le regioni ai sensi della legge regionale 29 agosto 1994, n. 38 (Valorizzazione e promozione del volontariato) - Individuazione associazioni pi rappresentative ai sensi dell'articolo 5 della legge regionale 23 marzo 1995, n. 39 (Criteri e disciplina delle nomine ed incarichi pubblici di competenza regionale e dei rapporti tra la Regione ed i soggetti nominati)" (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale 83-25188 del 25 luglio 2006)


PRESIDENTE

Terminata la discussione generale, l'esame della deliberazione n. 178 di cui al punto 4) all'o.d.g. procede con l'esame degli emendamenti presentati.
Emendamento rubricato n. 2 presentato dai Consiglieri Cotto, Leo Cavallera, Ferrero, Botta e Vignale: "...di individuare ai sensi dell'articolo 5 della l.r. 39/1995...
l'Associazione Banco Alimentare anziché l'AUSER Piemonte".
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Grazie, Presidente.
Avevo già illustrato, nel corso della discussione, questi emendamenti.
Siamo anche disponibili a ritirarli, se la maggioranza approva l'emendamento n. 5 a prima firma del Consigliere Leo. Nell'emendamento si chiede di tenere conto della necessità di garantire una pari rappresentanza di genere nelle nomine. Discorso caro alla Presidente Bresso, tant'è che la Giunta regionale ha preparato una delibera in tale direzione.
La Giunta regionale ha invitato il Consiglio a tener conto della rappresentanza equa tra uomini e donne. Quindi, intenderemmo sottolineare questa nostra volontà. La maggioranza ci dia un segnale: possiamo ritirare i tre emendamenti relativi alle associazioni per veder approvato l'emendamento n. 5, relativo alla parità di genere. Aspetto un segnale dalla maggioranza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Anche in altre occasioni, la rappresentanza di genere è stato un punto sul quale si sono condotte tutte le forze. Anche se i risultati ottenuti non sono stati dei migliori, credo che dare l'indicazione della rappresentanza di genere nella delibera sia un fatto positivo.
Per quanto ci riguarda, come maggioranza, saremmo intenzionati ad accogliere l'emendamento presentato dalla Consigliera Cotto.



PRESIDENTE

Prendiamo atto delle dichiarazioni rese dalla Consigliera Cotto in nome della minoranza e dell'assenso espresso dal Consigliere Muliere, immagino a nome di tutti i Gruppi di maggioranza.
Abbiamo bisogno di una sospensione per un coordinamento tecnico sulla riformulazione dell'emendamento.



(La seduta, sospesa alle ore 15.46 riprende alle ore 15.54)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Sulla riformulazione dell'emendamento n. 5, penso di poter rappresentare le varie voci emerse nel dibattito, inserendo in calce alla delibera il seguente inciso: "perseguendo una pari rappresentanza di genere".
Possiamo considerare l'emendamento n. 5 accolto all'unanimità.
Gli altri emendamenti sono ritirati dai proponenti e conservati agli atti.
Abbiamo ancora l'emendamento n. 1 che, dopo le parole "ai fini della nomina", prevede che sia aggiunto l'inciso "per il biennio 2006-2008".
Quindi, si circoscrive la nomina che andiamo a fare al biennio 2006-2008.
Mi pare che sia possibile considerare anche quest'emendamento accolto all'unanimità.
Indìco la votazione palese su tale proposta di deliberazione, come emendata, il cui testo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Statuto - Regolamento - Elezioni - Ineleggibilita' - Incompatibilita'

Iscrizione nuovo punto all'o.d.g., inerente a "Testo unico delle proposte di legge n. 67, 81, 95 e 128 'Istituzione del Consiglio delle Autonomie locali'" (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Come convenuto nella Conferenza dei Capigruppo, avevamo prenotato il provvedimento 'Testo unico delle proposte di legge n. 67, 81, 95 e 128 "Istituzione del Consiglio delle Autonomie locali'".
Se non ci sono osservazioni in senso contrario, lo consideriamo iscritto all'o.d.g., fermo restando che vi è l'accordo di tutti i Gruppi consiliari di rinviarlo alla Commissione per un approfondimento, dando alla stessa il termine di esprimersi ai sensi dell'articolo 81 del Regolamento in tempo utile per la prossima seduta di Consiglio



(L'Assemblea, unanime acconsente all'iscrizione)


Argomento: Zootecnia - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame disegno di legge n. 199 inerente all'abrogazione della legge regionale 14 luglio 1988, n. 35 (Istituzione del certificato di garanzie di produzione delle carni bovine); alla modifica della legge regionale 25 maggio 2001, n. 11 (Costituzione del consorzio obbligatorio per lo smaltimento o il recupero dei rifiuti di origine animale provenienti da allevamenti ed industrie alimentari;) e alla modifica della legge regionale 8 luglio 1999, n. 17 (Riordino dell'esercizio delle funzioni amministrative in materia di agricoltura, alimentazione, sviluppo rurale, caccia e pesca)


PRESIDENTE

Non possiamo procedere all'esame del disegno di legge n. 199, di cui al punto 5) all'o.d.g. in assenza dell'Assessore competente.
Possiamo procedere alla votazione al punto 8) all'o.d.g., a meno che i colleghi non mi diano cenni, nel senso che preferiscono procedere sugli ordini del giorno.
Per mozione d'ordine ha chiesto la parola il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Nell'attesa che arrivi l'Assessore per discutere questo punto, vorrei precisare che sarebbe opportuno che gli Assessori competenti fossero presenti anche durante l'esame degli ordini del giorno, perché bene o male ogni singolo documento riguarda una materia che è di competenza di un Assessore.
Rimarco (e lo dico per l'ultima volta) che continua ad esserci una grande disattenzione da parte della Giunta regionale.
Noi siamo qui in cinquanta persone e non c'è l'Assessore competente. Il banco della Giunta è desolatamente vuoto, tranne la postazione dell'Assessore Borioli che è arrivato in questo istante e che peraltro oggi non ha nessun argomento iscritto all'o.d.g.
Denunciamo il fatto (che avevamo già denunciato ad inizio legislatura) che gli Assessori esterni prefigurano un'assenza totale della Giunta dall'Aula. Oggi, ad un anno di distanza, ne prendiamo atto e purtroppo non può essere attribuita a noi la volontà di non andare avanti sui lavori bensì alla Giunta regionale.



PRESIDENTE

Procediamo, a questo punto, facendo un'inversione all'o.d.g. Se i colleghi concordano, possiamo anticipare la discussione del punto 9) relativo agli ordini del giorno in materia di liberalizzazione delle licenze taxi. Chiedo indicazioni ai colleghi per sapere se sono d'accordo.
Ha chiesto di parlare, per mozione d'ordine, il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Per quanto riguarda il punto 9), purtroppo, non c'è l'Assessore competente in materia di artigianato, commercio ecc. In questo istante è arrivato l'Assessore all'agricoltura: ben arrivato, Assessore! L'Assessore all'agricoltura, la settimana scorsa, sul problema della siccità aveva detto che avrebbe preso impegni, che si sarebbe impegnato ad avanzare il monitoraggio, ecc.
E' notizia di queste ultime ore che la Coldiretti, una delle principali Associazioni di categoria rappresentante il mondo agricolo, ha chiesto lo stato di calamità naturale. Quindi, Assessore, cerchiamo di dare delle risposte concrete e attiviamoci. Le diamo tutto il tempo affinché lei esamini i documenti e quant'altro, perché su questo tema c'è bisogno di una risposta. Ripeto, è di queste ultime ore la notizia che la Coldiretti ha chiesto lo stato di calamità naturale a causa della siccità, perché oltre a devastare tutto ciò che già sappiamo e che l'Assessore conosce, c'è anche il problema delle cavallette (dovuto alla siccità), che stanno facendo tabula rasa dell'intera fioritura della nostra agricoltura.
Pertanto, mi aspetto da parte dell'Assessore Taricco una risposta concreta.



PRESIDENTE

Consigliere Scanderebech, la questione della siccità è stata già affrontata in sede di esame dell'interrogazione. Il Consigliere Rossi rappresentando un'ampia fetta di Consiglieri, ha espresso un'istanza e io mi sono già fatto tramite, in modo formale, verso i Presidenti di Commissione ambiente e agricoltura, della necessità di affrontare tale questione e di ricalendarizzare l'ordine del giorno.
La presenza dell'Assessore Taricco ci consente di proseguire i nostri lavori.
Procediamo quindi con il punto 5), che prevede l'esame del disegno di legge n. 199 "Abrogazione della legge 35/88 in materia di istituzione certificato di garanzia di produzione delle carni bovine".
La parola al relatore, Consigliere Marco Bellion.



BELLION Marco, relatore

In realtà, questo disegno di legge regionale racchiude in sé, oltre all'abrogazione di una legge regionale, la n. 35, anche due modifiche di altre due leggi regionali di argomenti diversi. Quindi, sostanzialmente affronta tre problematiche.
Per quanto riguarda la prima, nel 1988, con la legge regionale n. 35, è stato introdotto in Piemonte il "Certificato di garanzia di produzione delle carni bovine" (tanto per intenderci con i Consiglieri, era quel marchio che presso le macellerie poteva essere riconosciuto dalla presenza di un logo che raffigurava una margherita).
Tale legge prevedeva di documentare, tramite un certificato di garanzia, le modalità di allevamento e di produzione di ogni singolo capo che in quella macelleria veniva commercializzato, al fine di tutelare la qualificazione sanitaria della stessa carne bovina, favorendo - questo era l'obiettivo della legge - la salute dei cittadini e l'espansione dei consumi, assicurando contemporaneamente un più incisivo controllo sulla salubrità delle produzioni.
Dopo l'entrata in vigore di questa legge regionale, sono state introdotte via via nuove norme, che hanno - se vogliamo così dire - mutato il panorama di riferimento e hanno, di fatto, ad oggi, decretato il superamento della legge stessa. Infatti, la certificazione prevista si pu ritenere superata dall'etichettatura prevista dal nuovo regolamento CE, n.
1760/2000.
Si tratta dell'etichettatura obbligatoria, in vigore in Italia dal primo gennaio 2002, che prevede che per tutta la carne bovina messa in vendita siano indicati alcuni elementi: un codice identificativo che evidenzi il nesso tra la carne posta in vendita e l'animale o il gruppo di animali di provenienza; il numero di approvazione del macello presso il quale è stato macellato l'animale stesso; il numero di approvazione e lo stato sede del laboratorio di sezionamento presso il quale è stata sezionata la carcassa; lo stato membro o il Paese terzo luogo di nascita dell'animale; gli stati membri o i Paesi terzi in cui ha avuto luogo l'allevamento, l'ingrasso per un periodo minimo di almeno trenta giorni.
Inoltre, un ulteriore regolamento ha previsto l'etichettatura volontaria, che consente di fornire al consumatore altre informazioni circa la provenienza delle carni acquistate.
Per poterlo fare, ciascuna organizzazione ha l'obbligo di presentare al Ministero delle Politiche agricole e forestali un disciplinare di etichettatura facoltativa (non più obbligatoria, ma volontaria), al fine di ottenerne la prescritta approvazione. Sempre lo stesso regolamento, al titolo II, prevede l'etichettatura delle carni bovine e dei prodotti a base di carne bovina. Tale normativa affronta efficacemente l'instabilità del mercato delle carni e dei prodotti a base di carne bovina causata dalla BSE. Alla luce di tali esigenze, è apparso opportuno introdurre una migliore trasparenza in merito alle condizioni di produzione e commercializzazione di tali prodotti. Venne quindi sviluppato un sistema nel cui ambito si dovevano fornire informazioni al consumatore mediante un'etichettatura chiara e adeguata del prodotto, ritenendo indispensabile istituire, da un lato, un metodo altrettanto chiaro ed efficace di identificazione e di registrazione dei bovini e, dall'altro, un sistema unitario di etichettatura nel settore delle carni bovine fondato su criteri oggettivi nella fase della commercializzazione, che potesse ottenere il riconoscimento comunitario.
La normativa comunitaria è stata in seguito attuata e, alla luce del suddetto intervento, appare oggi necessario provvedere all'abrogazione della legge regionale n. 35, prendendo atto che essa è di fatto superata dalla normativa comunitaria e dalle sue successive modificazioni.
Da ultimo, si precisa che, a seguito dell'entrata in vigore nel 1988 della legge n. 35, si è creata una rete di macellerie collegate (quelle che citavo nella mia premessa e che sono circa 260 nell'ultimo anno), che espongono il logo con riferimento scritto alla suddetta legge. Nel 2005 gli allevamenti aderenti all'iniziativa sono stati circa 900.
Nel presente disegno di legge vengono inoltre previsti due adeguamenti della legge regionale 25 maggio 2001, n. 11, "Costituzione del consorzio obbligatorio per lo smaltimento o il recupero dei rifiuti provenienti da allevamenti ed industrie alimentari", così come modificata dalla legge regionale n. 11/2003.
Da un lato, si disciplina, con l'introduzione dell'articolo 7 bis, la possibilità per il consorzio di instaurare il rapporto di lavoro del direttore, qualora previsto dallo statuto del medesimo, con dipendenti di enti pubblici allo scopo di avvalersi di professionalità già esperte in materia.
Dall'altro lato, si prevede, con l'introduzione dell'articolo 7 ter l'esonero dell'obbligo di adesione al consorzio degli allevamenti di piccole dimensioni, la cui entità sarà in seguito stabilita dalla Giunta regionale. Si tratta di un emendamento introdotto in sede di Commissione.
L'ulteriore emendamento inserito nel corso della discussione avvenuta nella Commissione consiliare competente concerne la distinzione del ruolo di Province e Regione in materia di applicazione del regime delle quote latte - questo per sanare una situazione venutasi a creare in questi anni che rischiava di portare un contenzioso tra le due istituzioni, quindi bene ha fatto l'Assessorato a proporre questa modifica. Alla Regione compete l'intimazione e l'eventuale successiva riscossione coattiva delle somme dovute a titolo di prelievo supplementare, mentre alle Province è attribuita la fase istruttoria con l'individuazione dei soggetti debitori e delle relative somme dovute.
Considerata l'urgenza del provvedimento, sancita anche dall'articolo 3 (dichiarazione d'urgenza), se ne raccomanda - lo raccomando anch'io personalmente - una rapida approvazione da parte dell'Aula consiliare.



PRESIDENTE

Proseguiamo con la discussione generale.
La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Volevo domandare all'Assessore la motivazione reale e concreta per cui vi è l'urgenza di abrogare questa parte di legge. Inoltre, cosa ne facciamo di questa realtà, dal momento in cui ci sono decine e decine di macellerie che espongono i marchi che noi conosciamo e che, in qualche modo rappresentano anche la storia? Ci terrei veramente ad un chiarimento relativamente a questo punto, in quanto questi marchi rappresentano l'immagine e la qualità della carne piemontese.
Spero che l'Assessore proceda ad una rivalutazione e, soprattutto prenda in esame quanto è stato fatto fino ad oggi, diversamente, la situazione sarebbe difficile. Non vorrei che con un "colpo di spugna" si dimenticasse tutto quello fatto finora, anche perché, per quanto riguarda l'etichettatura, siamo stati sempre i primi ad avere applicato i disciplinari, per cui il Piemonte se ne deve vantare. Come per i vini a D.O.C.G. e a D.O.C. e come per la qualità del latte, anche sulla qualità della carne e sui marchi, che conosciamo e vediamo ancora esposti in giro per il Piemonte, abbiamo da dire molto e, soprattutto, abbiamo molto da comunicare. Vorrei sapere se c'è un progetto di comunicazione anche per questi marchi.
Tanto per fare un esempio, non si deve lasciare solo la Coalvi a fare la sua parte, è importante che tutte le qualità vengano riconosciute indipendentemente dal fatto che qualcuno, commercialmente, riesce ad incidere maggiormente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, rispondo molto volentieri a queste domande in quanto mi permettono di chiarire bene le motivazioni che ci hanno spinti a chiedere una veloce approvazione in Aula di questa norma.
La motivazione va esattamente nella direzione indicata dal Consigliere Scanderebech. La Regione, anticipando i tempi, aveva istituito questa norma, con la quale, in sostanza, attraverso i propri servizi veterinari controllava l'applicazione di un disciplinare produttivo e garantiva mediante una certificazione, la qualità del prodotto che veniva venduto.
Successivamente a questa norma, è stata approvata una direttiva comunitaria che vieta la possibilità per i soggetti pubblici di essere proprietari di marchi o garanzia di qualità di marchi. Secondo la normativa comunitaria, i soggetti pubblici, essendo coloro che certificano la corretta applicazione di tutti i marchi, non possono essere titolari di un marchio particolare.
Questo, di fatto, ha reso illegale la situazione presente in Piemonte, che pertanto, doveva essere sanata. L'anno scorso abbiamo avviato un percorso relativamente al marchio che garantiva la filiera produttiva da parte della Regione Piemonte - filiera portata avanti dalle due maggiori associazioni di produttori, Asprocarne e Agripiemonte Carne - nel quale è stato concordato con le stesse associazioni che loro stesse, formalmente avrebbero trasformato questo marchio dato dalla Regione a garanzia di un prodotto certificato dalla Regione stessa in un marchio a garanzia di un processo di autocertificazione del prodotto, secondo un disciplinare concordato.
In pratica, oggi come oggi, il marchio della margherita sul bovino certifica un processo di produzione secondo un disciplinare che non è più della Regione Piemonte, ma è il disciplinare che attuano queste associazioni, che viene certificato da un soggetto terzo che lo controlla.
Attualmente, essendo ancora in vigore la norma, le macellerie che precedentemente utilizzavano il marchio, in realtà, non si sono sentite nella necessità di togliere i marchi apposti all'esterno. Quindi sostanzialmente, c'è chi sta continuando a certificare ai sensi del nuovo processo certificativo, che espone il marchio, e chi, non potendo più certificare con il vecchio processo, perché, giuridicamente, non esiste più dal primo gennaio di questo anno, di fatto, espone ancora il marchio così perché nessuno gli ha detto di toglierlo.
Sostanzialmente, abbiamo la necessità di fare due cose. In primo luogo dobbiamo abrogare la norma, in modo da poter comunicare che il marchio, ai sensi della legge n. 35, non esiste più e che chi certifica deve seguire il disciplinare produttivo attualmente in vigore, per evitare dubbi al consumatore.
L'anno scorso, attraverso le risorse della promozione che abbiamo deliberato con il bilancio, abbiamo già finanziato un'operazione aggiuntiva a quella ordinaria di promozione di oltre 100 mila euro, che è stata oggetto di una campagna di informazione relativamente al nuovo marchio.
Quest'anno ci sarà una nuova campagna promozionale, in quanto condivido il fatto che quel patrimonio di qualità e di certezza produttiva basata su un disciplinare sia assolutamente da salvaguardare.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Barassi.



BARASSI Paola

Signor Presidente, intervengo per rivolgere una domanda all'Assessore Taricco relativamente all'articolo 2 di questo disegno di legge: con l'introduzione dell'articolo 7 ter (Allevamenti di piccole dimensioni) si propone di esonerare dall'obbligo di adesione ai consorzi obbligatori gli allevamenti di piccole dimensioni.
Capisco la motivazione di questa proposta di norma. Semplicemente, mi chiedevo cosa avviene rispetto agli allevamenti di piccole dimensioni e cosa è stato proposto per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti organici, che sappiamo creano parecchi problemi dal punto di vista dell'inquinamento dei terreni e delle falde.
Inoltre, viene detto che la Giunta dovrà definire le dimensioni di questi piccoli allevamenti, vorrei sapere se ci sono già delle indicazioni di questo genere o se, magari, è anche in via di definizione un regolamento tipo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta.



BOTTA Marco

Signor Presidente e colleghi, mi sembra che questa norma si collochi nel discorso più ampio e sicuramente importante della tutela della sicurezza alimentare, tutela che è uno dei temi più sentiti, in particolare in Italia, ma un po' in tutto l'occidente, dopo alcuni casi negativi accorsi negli ultimi anni.
Proprio in materia di bovini - e dei relativi allevamenti - la situazione normativa piemontese è già delineata da parecchi anni, e ha dato la possibilità, a questa Regione e ai suoi consumatori, di veder garantita e riconosciuta da un marchio, quello significativo della Regione Piemonte la qualità dei prodotti messi in vendita.
Chiunque abbia acquistato la carne in macelleria, o direttamente presso gli allevamenti adibiti alla commercializzazione, ha potuto sicuramente riscontrare la targa "Qualità garantita dalla Regione Piemonte, ex legge n.
35/88", che faceva bella mostra di sé in tanti esercizi.
Avendo appurato che tale situazione funzionava - anzi, ormai era entrata nella consuetudine e nella normalità dei consumatori - verrebbe da chiedersi perché mutarla.
Comprendo benissimo il fatto che vi sia una normativa superiore della Comunità che ci obbliga in tal senso, ma, dal momento che tutti amiamo filosofeggiare, argomentare o parlare di sussidiarietà, ci piacerebbe discettare sul fatto che, laddove esistano norme già individuate e precise che hanno portato a dei risultati positivi, varrebbe la pena non modificarle. A mio avviso, ci troviamo proprio nel caso di specie.
La nostra cautela rispetto a questo tipo di intervento - dovuto pertanto dovrà essere attuato - è proprio quella di riuscire a trasmettere tanto agli interessati (quindi agli allevatori) quanto ai commercializzatori, lo stesso patrimonio di tranquillità, di sicurezza e di riconoscibilità che, tutto sommato, un Ente importante come la Regione Piemonte poteva garantire ponendo il suo marchio (il labello della Regione Piemonte su quella targa).
Oggi, invece, deleghiamo questa funzione a dell'associazionismo sostanzialmente privato: va benissimo, ma, a mio avviso, ha una forza e un'autorevolezza minore rispetto a quella di un Ente come la Regione.
Naturalmente, la Regione manterrà la sua rete di controllo attraverso i veterinari. Tutto ciò sta alla base del riconoscimento o meno della qualità degli allevamenti, perché oltre al lavoro che i consorzi di garanzia svolgeranno nel far rispettare il disciplinare di produzione agli allevatori, è bene sottolineare che vi sarà un costante lavoro di verifica e di segnalazione di un Ente terzo e pubblico come la Regione attraverso la sua rete veterinaria. Questo aspetto, a mio avviso, offrirà veramente quella garanzia e quella salvaguardia cui tutti auspichiamo.
Mettiamo, dunque, in soffitta un sistema che ha ben funzionato e che ci ha permesso di rimanere sostanzialmente immuni dalla terribile malattia che ha colpito i bovini (nessun caso si è verificato in Piemonte). Il Piemonte forte di questa legge e forte della sua rete veterinaria, è diventato un momento esemplare di riferimento per tutta l'Italia e per l'Europa in generale proprio nella lotta contro tale malattia.
Assessore, massima cautela, quindi, nel sostituire un tipo di normativa sicuramente vincente con un qualcosa di nuovo, imposto dall'Unione Europea che va ancora molto pubblicizzato e soprattutto va reso autorevole così come lo era il sistema di controllo previsto dal legge n. 35.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICHETTO FRATIN



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori richieste di intervento sul dibattito generale darei la parola all'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente.
Vorrei fare due precisazioni. Per quanto concerne la questione sollevata dalla Consigliera Barassi in merito al Consorzio obbligatorio di smaltimento delle carcasse animali, si rileva, nella fattispecie, che tale Consorzio per lo smaltimento delle carcasse animali è obbligatorio.
La situazione odierna è la seguente: potenzialmente, in base ai dati di cui dispone la Regione, dovrebbero essere circa 25.000 gli allevamenti tenuti ad iscriversi a tale Consorzio. Allo stato attuale, però, oltre 10.000 di questi non si sono ancora iscritti. Secondo una verifica effettuata, tra i 4.000 e i 5.000 hanno numeri assolutamente marginali (si parla di 3 o 4 animali bovini e 10 animali caprini). È altresì emerso che molti di questi allevatori si chiedono che senso abbia l'iscrizione obbligatoria ad una struttura per lo smaltimento di carcasse animali organizzata in funzione di situazione di drammaticità, e non di ordinaria gestione.
Pertanto, così come recita testualmente la norma, l'ipotesi di "esonerare dall'obbligo di adesione" - che significa che se vogliono non si iscrivono - creerebbe una situazione per la quale chi è iscritto avrà lo smaltimento automatico attraverso il consorzio, chi non lo è, qualora si verificasse la morte di un animale, è obbligato a smaltirlo attraverso i canali ordinari di legge previsti dalla sanità (ovvero deve conferire l'animale ad uno dei soggetti autorizzati allo smaltimento).
Questa situazione era nata in previsione di morie di moltissimi animali: in questi casi, infatti, i canali ordinari rischiavano di essere intasati e pertanto i prezzi lievitavano sensibilmente. Questa struttura permetterebbe di governare questo processo. Se però possiedo soltanto tre animali, ad esempio, qualora dovesse capitare che ne muoia uno, lo si smaltisce attraverso le vie ordinarie.
Da un punto di vista ambientale, quindi, non si crea alcun problema.
Per quanto concerne la questione posta dal Consigliere Botta, già nell'applicazione della precedente norma, quandunque la Regione Piemonte avesse emanato una norma che, in linea teorica, poteva essere oggetto di fruizione da parte di chiunque l'avesse richiesto, per struttura organizzativa dell'applicazione della norma, di fatto erano solo due i consorzi che l'avevano applicata: Agripiemonte Carne e Asprocarne. Questi erano gli unici consorzi attraverso i quali, di fatto, era applicata la norma, che riguardava circa 600 allevatori che conferivano prodotti a circa 120 o 127 macellerie.
Relativamente all'impostazione che è venuta a configurarsi, fino a 15 giorni fa avevano aderito alla nuova conformazione 60 macellerie; molte altre si stanno revisionando, perché richiede una tecnologia applicativa più evoluta.
La nuova norma che viene a configurarsi in linea teorica non riduce i margini di garanzia: semplicemente il soggetto gestore della filiera deve predisporre un disciplinare (che è stato ulteriormente rafforzato in termini migliorativi, visto che c'eravamo, rispetto al precedente), deve scegliersi un soggetto certificatore, che dovrà controllare che il disciplinare, così come dichiarato, venga applicato, e la Regione opererà sia sugli allevamenti e sulle macellerie, attraverso la sanità in via ordinaria, sia attraverso la norma che prevede le certificazioni di filiera, controllando i soggetti controllori. Direi, quindi, che da un punto di vista di linearità, non è assolutamente ridotta la platea dei soggetti potenzialmente interessati.
Sul piano della sicurezza non dovremmo avere diminuzione di sicurezza sulla qualità del nostro prodotto certificato.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
ARTICOLO 1 Dichiaro aperta la discussione generale.
Dato che nessun Consigliere ha chiesto di intervenire, procediamo con la votazione.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 4.
Il Consiglio approva.
Dichiaro aperta la dichiarazione di voto sull'intero testo di legge.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Toselli; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Utilizzo la dichiarazione di voto per riprendere la questione sollevata in precedenza, relativamente all'obbligatorietà del consorzio per lo smaltimento della carcasse.
Mi ricordo che nella passata legislatura, quando il sottoscritto e il Vicepresidente Riba proponemmo al Consiglio regionale l'approvazione del consorzio obbligatorio, a più riprese inviammo alla Comunità europea lo statuto del consorzio. Al di là della volontà dei due Consiglieri, fu la Comunità europea a darci delle indicazioni che divennero, di fatto sostanziali. La questione, per il consorzio, dell'obbligatorietà per lo smaltimento della carcasse venne vista, dal momento che riguarda il mondo dell'allevamento, come un problema sanitario. La Comunità europea, quindi ci indicò, per dare il via libera, l'obbligatorietà di adesione.
Mi chiedo se oggi è venuta meno questa posizione della Comunità europea, dando, di fatto, la libertà di aderire singolarmente senza quell'obbligatorietà.
Inoltre, ad un allevatore che chiede perché è obbligato a aderire al consorzio, le consiglierei di rispondere di farsi due conti in tasca. Se un allevatore si fa due conti in tasca con la polizza e la forma assicurativa che il consorzio prevedeva, mi sembra che l'allevatore viene largamente risarcito già quando insorge il primo problema, quando muore un animale.
In secondo luogo, mi risulta che coloro i quali si sono già iscritti al consorzio, benché abbiano già documentato la morte di animali in allevamento, non siano ancora riusciti a ricevere nulla, dal punto di vista economico, nonostante quanto previsto dallo statuto.
Chiedo se questo sia veritiero o se siano notizie che mi pervengono dal territorio e che poi, effettivamente, non trovano conferma presso il suo Assessorato. Grazie.



PRESIDENTE

Consigliere Toselli, non abbiamo capito se vota a favore o contro.



TOSELLI Pietro Francesco

Voto di astensione.



PRESIDENTE

Le faccio presente che l'Assessore non può più rispondere probabilmente risponderà in altra seduta o in altro modo.
Altri Consiglieri desiderano intervenire per dichiarazione di voto? Non essendoci altre richieste, procediamo con la votazione dell'intero testo di legge.
Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 Consiglieri hanno votato SÌ 45 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Interventi per calamita' naturali - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame del testo unificato delle proposte di legge n. 120 e n. 127, inerente a "Norme in materia di disciplina bio-naturali del benessere" - relatori i Consiglieri Buquicchio e Moriconi (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 6) all'o.d.g., che prevede l'esame del testo unificato delle proposte di legge n. 120 e n. 127: "Norme in materia di disciplina bio naturali del benessere", relatori i Consiglieri Buquicchio e Moriconi.
La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Se il Consiglio è d'accordo, sarebbe prudente, in considerazione della mancata acquisizione, ad oggi, del parere ministeriale, lasciare il testo licenziato in Commissione in via prioritaria nei vari o.d.g. delle prossime sedute, per evitare spiacevoli impugnazioni da parte della Corte Costituzionale, in attesa che questo parere, come ci auguriamo, possa giungere al più presto.
Propongo, quindi, un rinvio del provvedimento con mantenimento in posizione prioritaria nel prossimo o.d.g.. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Buquicchio. Effettivamente gli Uffici stanno verificando con gli uffici ministeriali, proprio per verificare che non vi siano motivi di contrasto.
Penso che sia unanime il parere per il rinvio del provvedimento.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Esame del testo di legge n. 263, inerente a "Disposizione in materia di coesistenza tra le forme di agricoltura transgenica, convenzionale e biologica", relatrice la Consigliera Motta


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare il punto 7) all'o.d.g.: esame del testo di legge n. 263: "Disposizione in materia di coesistenza tra le forme di agricoltura transgenica, convenzionale e biologica", relatrice la Consigliera Motta.
La parola alla Consigliera Motta per l'illustrazione.



MOTTA Angela, relatrice

Grazie, Presidente.
Colleghi, ritengo che il disegno di legge n. 263, relativo alle disposizioni a salvaguardia delle risorse genetiche, sia un passo molto importante. Bene ha fatto la Regione a stabilire queste disposizioni che tutti aspettavamo.
L'utilizzo degli organismi geneticamente modificati nel settore agroalimentare, la loro emissione nell'ambiente e la loro immissione sul mercato sono regolamentati da norme comunitarie e nazionali.
In particolare, la direttiva 2001/18/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 marzo 2001 norma l'emissione deliberata nell'ambiente di organismi geneticamente modificati.
A livello nazionale tale direttiva è stata recepita con il decreto legislativo 8 luglio 2003 n. 224 (Attuazione della direttiva 2001/18/CE concernente l'emissione deliberata nell'ambiente di organismi geneticamente modificati), rimandando a successivi atti specifiche disposizioni in materia di coesistenza. A tale disposto è stata data attuazione con il decreto legge 22 novembre 2004, n. 279, convertito, con modificazioni dalla legge 28 gennaio 2005, n. 5 (Disposizioni urgenti per assicurare la coesistenza tra le forme di agricoltura transgenica, convenzionale e biologica).
Detta legge prevedeva (agli articoli 3, 4 e7) che le Regioni e le Province autonome adottassero, con proprio provvedimento, un piano regionale di coesistenza da redigere sulla base di linee guida nazionali (che il Ministero delle Politiche agricole e forestali non ha ancora provveduto ad adottare con decreto), alla cui predisposizione ha provveduto un apposito Comitato (in senso al quale era stato nominato un funzionare della Regione Piemonte). Inoltre l'articolo 8 (norme transitorie), nelle more della predisposizione degli specifici provvedimenti regionali, non consentiva la coltivazione di colture transgeniche. Infine, agli articoli 5 e 7 erano previste "responsabilità" e "sanzioni".
La Regione Marche, con ricorso depositato il 30 marzo 2005, ha inteso impugnare la legge n. 5/2005 e la Corte Costituzionale, con sentenza n.
116/2006 del 17 marzo 2006, ha accolto le motivazioni del ricorso ed ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della legge n. 5/2005, fatti salvi gli articoli 1 e 2 ("Finalità" e "Salvaguardia del principio di coesistenza").
Ciò ha creato un preoccupante vuoto normativo per quelle Regioni e Province autonome che, come la Regione Piemonte, non avevano finora adottato specifiche leggi per normare le coltivazioni transgeniche, in attesa dell'emanazione delle linee guida nazionali.
Va ribadito che, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale viene meno anche la norma transitoria di divieto di coltivazione per il transgenico, con il conseguente rischio della messa in coltura di varietà geneticamente modificate, al di fuori di ogni prescrizione e controllo.
Per evitare quest'ultima eventualità si rende necessario adottare con urgenza una legge regionale che vieti in Piemonte la coltivazione di piante geneticamente modificate fino alla predisposizione di uno specifico piano regionale.
Nel corso dell'esame in sede di Commissione, al presente provvedimento sono state apportate rilevanti modifiche con l'intento di porre maggiormente l'accento sui principi di precauzione a difesa della biodiversità e delle produzioni tradizionali e di pregio presenti in regione.
Partendo dai presupposti delle linee politiche regionali nonché dalle risultanze della discussione in sede di Commissione pur restando all'interno delle linee europee che prevedono l'attuazione di forme di coesistenza, sono state apportate modifiche volte a sottolineare l'attenzione data alle colture convenzionali, integrate, biologiche, alla difesa della biodiversità e delle colture tradizionali e di pregio presenti in regione, anche al fine di salvaguardare l'immagine produttiva nei confronti dei consumatori. Di seguito si riporta una breve descrizione dell'articolato.
All'articolo 1 sono previste le finalità che si intendono perseguire con l'intento di valorizzare le risorse genetiche e la specificità delle produzioni agricole ed agroalimentari del territorio, definendo il quadro normativo attraverso la predisposizione di uno specifico piano regionale di salvaguardia delle coltivazioni.
L'articolo 2 descrive gli obiettivi che la Regione intende perseguire per la salvaguardia delle coltivazioni, con particolare riferimento alle forme di agricoltura convenzionale, integrata e biologica, nel rispetto del principio di precauzione, al fine di evitare inquinamenti da parte di piante geneticamente modificate.
All'articolo 3 si indica come la Regione Piemonte intenda, con successivi atti, definire il piano regionale di salvaguardia delle coltivazioni, che individua le regole tecniche riguardanti le buone pratiche agricole, le condizioni e le modalità atte a tutelare le produzioni agricole regionali e ad assicurare il rispetto delle norme di coesistenza.
In sede di Commissione, l'approvazione del Piano è stata attribuita al Consiglio regionale su proposta della Giunta, che lo deve presentare entro un anno dall'entrata in vigore del presente provvedimento.
All'articolo 4 è stata inserita una norma transitoria che vieta nella Regione Piemonte la coltivazione degli OGM fino all'approvazione del Piano di salvaguardia e comunque non oltre il 31 dicembre 2008.
Con l'articolo 5, inserito in sede di esame da parte della Commissione si prevedono le sanzioni per l'inosservanza del divieto temporaneo di coltivazione degli OGM.
L'articolo 6 subordina l'attuazione del presente provvedimento alla decisione di approvazione dell'Unione Europea.
Considerata la rilevanza delle tematiche contenute nella presente proposta di legge, e tenuto conto sia dell'approfondito esame svolto in sede di Commissione, sia del licenziamento all'unanimità, se ne raccomanda una rapida approvazione da parte dell'Aula consiliare.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Intervengo per esprimere una valutazione favorevole in merito al disegno di legge anche perché in sede di Commissione, in qualche modo, si è ridata centralità all'organo consiliare, inserendo all'articolo 3 la potestà del Consiglio di approvare il Piano.
Mi domandavo soltanto se non valga la pena dire, visto che l'articolo 3 individua il Piano regionale di salvaguardia delle coltivazioni (e lo indica in questo articolo tant'è che all'articolo 2 comma 3 si dice: "adottando il Piano di cui all'articolo 3), che lo approva con propria deliberazione, in modo tale che non soltanto sia chiaro, ma sia richiamato all'interno del testo normativo il titolo dell'articolo 3.
Siamo soddisfatti per aver prorogato fino al 31 dicembre 2008 il divieto di coltivazione di piante geneticamente modificate, in modo tale che non si rischi quanto è avvenuto con la proroga sulla legge per il commercio, quindi che si forzi i tempi del Consiglio. Nel merito ci auguriamo che la Giunta presenti, in sede di Commissione e ai soggetti indicati nel disegno di legge, il Piano con un buon anticipo in modo tale che si possa discutere e non si chieda al Consiglio, come è stato fatto con alcuni provvedimenti precedentemente, una sorta di ratifica urgente del Piano regionale di salvaguardia.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Alcune brevissime considerazioni di carattere generale su un provvedimento che apprezziamo e rispetto al quale condividiamo le finalità con la quale la Giunta prevede il blocco, fino al 31/12/2008, delle coltivazioni geneticamente modificate in attesa della definizione di un Piano regionale di salvaguardia delle coltivazioni e delle indicazioni delle regole tecniche riguardanti le buone pratiche agricole per l'eventuale coesistenza di coltivazioni OGM.
Il nostro Gruppo ha forti perplessità sull'utilizzo di prodotti alimentari derivanti da coltivazioni agricole che impiegano sementi modificate geneticamente. Sono ancora molte le perplessità sulla non nocività dell'utilizzo di DNA geneticamente modificato sia per quanto riguarda i rischi per la salute umana, non ancora chiaramente fugati, sia per i danni economici per la perdita della specificità di certe coltivazioni.
Pensiamo, per fare un esempio banale, alla menta di Pancalieri: se fosse contaminata da trasporto di polline modificato, verrebbe a perdere la sua specificità e ci sarebbero quindi anche ricadute economiche negative sul territorio.
Siamo favorevoli a quanto prevede, anche come indicazione, la legge cioè la possibilità di coltivazioni sperimentali in terreni di coltura che siano ben separati sia da correnti ventose, sia da possibili inseminazioni incrociate attraverso il trasporto di polline geneticamente modificato.
Questi saranno i contenuti che faranno parte del Piano che la Giunta dovrà preparare e che verrà sottoposto all'attenzione del Consiglio.
Volevo anticipare queste considerazioni per evidenziare l'attenzione che il Gruppo dello SDI porrà ai contenuti del Piano e alla sua pronta predisposizione da parte della Giunta e alla discussione in Aula. Vorrei ricordare, a memoria anche per chi lavorerà sulla materia, che il Gruppo SDI ritiene basilare dover sollecitare l'obbligo di etichettatura del tutto particolare e ben visibile per i prodotti che contengono al loro interno principi attivi derivanti da coltivazioni OGM, in modo che siano ben chiari agli eventuali consumatori e che consentano, nella libertà di scelta che ognuno può avere, la certezza dell'utilizzo di un prodotto e della sua tracciabilità.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Grazie, Presidente.
Volevo solo sottolineare la sensibilità che l'allora Assessore all'agricoltura Cavallera e la Giunta Ghigo hanno avuto su un argomento così importante e alle scelte dolorose, che tutti ricordiamo, come la distruzione di campi di mais. Presidente, lei era con me in Giunta e bene sa quello che voglio dire.
Noi abbiamo voluto e vogliamo garantire sempre la libertà di scelta.
Scelta, da parte dei consumatori, di decidere se vogliono acquistare cibi geneticamente modificati. Scelta, da parte dei produttori, nella consapevolezza di non voler essere contaminati. Penso che ci sia veramente bisogno di fare chiarezza e dare la responsabilità ad ognuno, sia consumatore, sia produttore.
Credo sia molto importante l'esame approfondito del piano che la Giunta regionale, in base a questa legge, dovrà presentare al Consiglio regionale che lo approverà con proprie deliberazioni. Bisogna dare atto all'Assessore di aver accettato la modifica, in Commissione. In un primo tempo il disegno di legge attribuiva questa facoltà alla Giunta, per cui il Consiglio regionale non avrebbe più esaminato nulla. Avrebbe solo approvato il Regolamento per le sanzioni.
Abbiamo chiesto all'Assessore di poter continuare l'esame in Consiglio.
L'Assessore ha accettato, quindi dovremo prestare molta attenzione se il piano della Giunta farà la chiarezza che noi auspichiamo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie, Presidente.
Mi scuso con tutti i miei colleghi, se in Commissione non sono riuscito a seguire questo provvedimento, ma poiché mi pare sia stato presentato dalla Giunta, non mi devo scusare di nulla.
Personalmente, sono un po' dubbioso riguardo a ciò che è stato detto sugli OGM. Se votiamo un provvedimento che è contro i principi della precauzione, nel quale sono citate parole come aboliamo, evitiamo e proteggiamo, mi domando sulla base di che cosa lo facciamo? Chi è l'ente preposto alle analisi e alla verifica degli OGM in campo? Chi di voi è capace a riconoscere se in una coltura vi è la presenza di OGM? Chi mi sa dare una risposta precisa e chiara per cui, l'allora Presidente Ghigo, fece razzia totale di decine e decine di ettari di mais? Sulla base di cosa? Nessuno me l'ha mai spiegato. Non c'è mai stata una risposta su questo punto. Qualcuno mi dovrebbe dire perché, già allora vennero distrutti decine e decine di ettari di mais.
Perché nessuno mi ha mai dato una risposta? Semplicemente, perché non c'è un metodo per andare a vedere, capire, decifrare e individuare l'incidenza degli OGM su una coltura. Se c'è qualcuno che riesce a spiegarmelo, se l'Assessore conosce un disciplinare o un metodo per individuare gli OGM in campo, sono il primo che si inchina al suo sapere.
Personalmente, questo metodo non lo conosco.
Non possiamo fare fantapolitica su un problema reale e concreto di competitività. Ricordiamoci che si tratta di un problema con il quale dobbiamo convivere. Prima di essere limitativi, dobbiamo conoscere quali sono i limiti entro i quali ci possiamo spingere. Se esiste un principio di precauzione, perché non lo adoperiamo, come fa tutto il mondo? Perché noi italiani, come al solito, vogliamo essere innovativi, vogliamo essere i primi della classe. Peccato, però, che non abbiamo gli strumenti per poterlo fare.
Se l'Istituto zooprofilattico, l'ARPA o qualsiasi ente pubblico riesce a certificare la quantità di OGM presente in pianta, sono il primo a convertirmi e ad ammettere che gli OGM fanno male e che ammazzano la gente.
Io penso esattamente il contrario.
Credo che la presenza di OGM in una pianta non faccia altro che mantenerla in pieno equilibrio, eliminando gli insetti che la infestano e rendendola resistente ai parassiti e alle malattie nocive. Quindi, non capisco il motivo per cui bisogna essere a tutti i costi moralisti. Su che cosa? Qualcuno me lo deve spiegare. Mi dovrebbe dimostrare perché gli OGM fanno male e dovrebbe anche spiegarmi qual è il metodo utilizzato per la ricerca del quantitativo di OGM in pianta. In questo caso, sarei il primo a convincermi che gli OGM fanno male, che ammazzano la gente e che fanno diventare mongoloidi i bambini. Tutto questo nessuno l'ha ancora dimostrato.
In una Regione così innovativa come il Piemonte, che vive sulla qualità dei propri prodotti, ma anche sulla quantità e sulla concorrenzialità, se tutto ciò venisse a mancare come possiamo trasformare l'economia piemontese in un'economia competitiva? Non possiamo farlo. Perché con l'utilizzo dei prodotti di nicchia, l'abbiamo visto, facciamo solo fantapolitica. Così facendo, non si riesce ad essere concorrenziali. In un mondo in cui tutto avviene tramite internet, tutto è ormai globalizzato, tutto è competitività non possiamo competere solo con i prodotti di nicchia. Però, se qualcuno mi convince, dimostrandomi che gli OGM fanno diventare mongoloidi i bambini sarò il primo a dire che gli OGM non vanno bene.
Perciò mi aspetto delle risposte dall'Assessore su questo. Il nostro futuro e, soprattutto, il futuro dell'agricoltura piemontese si basa molto su questo punto. Non possiamo rendere competitivi i nostri prodotti a livello internazionale, se non riusciamo ad avere un fatturato necessario e sufficiente per ammortizzare almeno le spese di commercializzazione. Se non riusciamo a fare questo, non possiamo parlare di competitività, di internazionalizzazione e soprattutto di economia di mercato che riguarda la nostra agricoltura.
Quindi, non ci possiamo sottrarre a un tema così importante. Anzi invito l'Assessore a programmare un convegno, al quale potrebbero partecipare scienziati e ricercatori per confrontarci ma, soprattutto, per arrivare a capire qual è la realtà e la verità. La verità sugli OGM non la conosce Scanderebech, ma nemmeno i colleghi presenti in Aula.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Nicotra; ne ha facoltà.



NICOTRA Riccardo

Grazie, Presidente.
Preannuncio il voto contrario del Gruppo socialista. Penso che la nostra Regione non debba essere privata di nessuna opportunità. L'ho già riferito all'Assessore competente. Ritengo che si debbano accelerare i lavori per arrivare a conoscere la cosiddetta verità, come in parte ha spiegato il Consigliere che mi ha preceduto. Pur non sostenendo ciò che sostiene Veronesi, che ne sa sicuramente più di me e anche di qualcun altro in quest'Aula, quando dice è più pericoloso il mais naturale che quello OGM, però ritengo che bloccare il tutto fino al 2008 sia sicuramente una decisione sbagliata.
Io ho preannunciato all'Assessore che, come Gruppo, ci faremo carico di un convegno, quest'autunno, a cui parteciperanno l'Assessore e lo stesso Veronesi. Ciò però non toglie che quella di bloccare il Piemonte fino al 2008 sia una decisione che blocca delle opportunità per la nostra Regione.
Pertanto, voterò contro questo disegno di legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Deambrogio; ne ha facoltà.



DEAMBROGIO Alberto

Per quanto riguarda il Gruppo di Rifondazione Comunista la valutazione di questo provvedimento è sicuramente positiva.
Colgo l'occasione di questa discussione di carattere generale, per dire che la Regione Piemonte in questo caso fa la parte che le compete.
Tuttavia, credo che facendo ciò, lavora anche ad un progetto, che condivido molto, più generale, che è anche un progetto culturale. Da una parte bisogna tenere conto che in questo provvedimento viene sicuramente applicato il principio di precauzione (è stato detto da molti); lo ricordo perché quello di precauzione è un principio molto semplice, di cui a volte non si considera la valenza e la pregnanza profonda.
In questo, come in altri casi, in cui il principio di precauzione viene applicato, il medesimo si applica esattamente perché, per studiare le possibili rilevanze sanitarie dell'utilizzo di OGM, non basta avere un periodo di tempo molto limitato per capire cosa succede. Bisogna invece avere un periodo di tempo lungo, in cui gli eventuali elementi negativi possono essere analizzati e tenuti in conto e, qualora non ci fossero eventi negativi, iniziare una produzione su larga scala.
inutile fare interventi - come si dice - "quando i buoi sono scappati dalla stalla": il principio di precauzione allude esattamente a questo tipo di possibilità.
Per quanto riguarda il secondo elemento, la Regione Piemonte aiuta anche a fare un discorso culturale, perché non si tratta semplicemente di difendere le nostre coltivazioni, le coltivazioni di pregio, le coltivazioni autoctone, la biodiversità, l'agricoltura biologica, ma adottare un provvedimento del genere significa anche mettere un piccolo sassolino nella costruzione di un mondo che lavora per essere un mondo più giusto e più equo. L'agricoltura OGM è parte di un progetto più complessivo che tende ad omogeneizzare l'agricoltura e l'agro-business a livello mondiale e che cerca di imporre, anche ai paesi più poveri, un certo tipo di produzione. In qualche modo, la produzione "capestro" che obbligherà sempre di più questi paesi a diventare schiavi di questo tipo di produzione, eliminando appunto la biodiversità.
Quindi, doppio plauso alla Regione Piemonte, perché mette a valore il principio di precauzione e perché fa il suo lavoro anche per la costruzione di un'idea di mondo diverso. Pertanto, la mia è una valutazione assolutamente positiva.
Se posso concludere, invece, con una valutazione che tiene conto anche della normativa, noi, in sede europea ci siamo espressi contro la normativa di convivenza, perché la giudichiamo pericolosa. Crediamo che, in un mondo come l'agricoltura, in cui è facile la contaminazione, non si possa scherzare.
In quella sede - ribadisco - ci siamo schierati contro questo tipo di possibile convivenza. La normativa europea esiste; noi pensiamo però che nonostante tutto, quel principio possa essere applicato. Il Consiglio sarà sovrano e ne discuteremo anche in Commissione. Noi pensiamo che quel principio, che riteniamo sbagliato, possa avere però dei livelli tecnici di applicazione che, da un certo punto di vista, lo rendono innocuo e che quindi la nostra agricoltura possa essere salvaguardata.
Con la speranza di un buon lavoro, dichiariamo, fin d'ora, un voto positivo al provvedimento.



PRESIDENTE

Si è iscritto a parlare il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Innanzitutto, mi associo anch'io al plauso del Consigliere Deambrogio nei confronti dell'Assessore. Avendo sentito il Consigliere Scanderebech, a suo tempo Assessore in questa Regione, sono molto contento che egli non sia più Assessore all'agricoltura in questa Regione, per i contenuti espressi su un tema così delicato.
Nel mio intervento, proverò inoltre a dare qualche risposta al Consigliere Scanderebech. Innanzitutto non è vero che in Regione non si faccia nulla per la verifica sugli OGM, perché continua un piano di monitoraggio per evidenziare se vi sono delle coltivazioni contenenti OGM e i controlli effettuati dimostrano che i problemi rispetto a quegli anni (lo ricordiamo tutti), in cui la Regione aveva dovuto prendere dei provvedimenti molto drastici, con la distruzione delle coltivazioni sembrano assolutamente limitati a livello di una contaminazione non voluta e sicuramente non diffusa.
Noi siamo perfettamente convinti che il termine del 2008 può servire per ulteriori valutazioni, perché quando si parla del principio di precauzione (come ha detto il Consigliere Scanderebech), bisogna rendersi conto di cosa intendiamo per precauzione. Sappiamo che il mais, che non ha altre piante della stessa famiglia, può dare ibridazione tra colture OGM e colture tradizionali. Ad esempio, e lo vediamo anche in questi giorni basta un temporale preceduto da forti raffiche di vento, in un momento di fluorescenza del mais. Noi non possiamo stabilire a priori a quale distanza la nostra coltivazione transgenica andrà ad ibridare una coltivazione tradizionale, con la conseguenza che il contadino tradizionale si potrebbe trovare a vendere un mais che lui crede non OGM e che invece è rimasto ibridato.
Non parliamo poi delle piante come la colza e la soia, che sono le altre due piante più oggetto di sperimentazione e di utilizzo in campo di modifiche OGM, avendo delle "parenti" della stessa famiglia che vengono inserite tra le cosiddette infestanti. Per queste coltivazioni il pericolo è ancora più grande ed è quello di creare delle piante infestanti resistenti agli erbicidi e agli insetticidi.
Non sono preoccupazioni campate in aria; non si tratta di preoccupazioni non sono fondate su osservazioni tecniche e scientifiche.
Sono ormai disponibili molti studi che ci dimostrano che tutte le preoccupazioni che si erano manifestate a livello teorico sull'ibridazione e sulla creazione di piante infestanti resistenti ai parassiti, si stanno dimostrando vere.
In Inghilterra sono già stati fatti due o tre studi ufficiali per verificare la fondatezza di questi dubbi e - sempre! - gli studi scientifici hanno dimostrato che questi dubbi, prima avanzati a livello teorico, si sono dimostrati effettivamente reali e presenti sul territorio.
Il Consigliere Deambrogio citava i problemi che potremmo definire "sociali" dell'uso degli OGM. Tali problemi sociali non sono solo riferiti al problema dei contadini e dei coltivatori del sud del mondo, ma li vivono anche i paesi ricchi dove le coltivazioni sono state introdotte.
Il Professor Benbrook, uno studioso noto in tutto il mondo (tra l'altro noto anche all'ex Presidente Ghigo, che ha citato a suo tempo un intervento fatto proprio dal professore Benbrook), ha dimostrato in maniera realistica quanto negli Stati Uniti l'introduzione degli OGM abbia, di fatto, favorito la diffusione dei grandi latifondisti a discapito dei piccoli coltivatori.
Nonostante quanto si dice, l'OGM provoca un aumento del costo della produzione, che non viene ricompensato dall'aumento del prezzo del prodotto, per cui i piccoli agricoltori sono sempre più in difficoltà e negli Stati Uniti, dove sono stati introdotti gli OGM, i piccoli coltivatori hanno dovuto cedere le proprie aziende ai grandi latifondisti.
Queste sono preoccupazioni che noi conosciamo bene. Credo che, in tutte le occasioni pubbliche, la Coldiretti, relativamente a questo punto, abbia sempre manifestato le proprie perplessità e presentato ben chiaramente le proprie posizioni.
In conclusione, la Francia ha dichiarato tempo fa - non ho notizie recenti - di non voler recepire la direttiva dell'Unione Europea e l'Austria, a suo tempo, non l'ha recepita. Poi, si vedrà come proseguiranno le vicende, è questione di ricorsi e di diatribe giudiziarie tra gli Stati membri e la stessa Unione Europea.
In ogni caso, una moratoria di due anni ci permette di verificare e di valutare con maggiore attenzione tutta la vicenda, pertanto, non posso che essere favorevole a questo progetto di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta.



BOTTA Marco

Signor Presidente, intervengo molto brevemente.
Sicuramente, anche noi siamo favorevoli alla proroga di questo provvedimento. Per giustizia storica, ricordiamo che questo provvedimento è frutto del lavoro della precedente Giunta e di un atteggiamento molto deciso che la Giunta Ghigo, in piena e totale affinità e collaborazione con l'ex Ministro dell'agricoltura, Gianni Alemanno, aveva assunto proprio sul problema degli OGM.
Questo è un fatto...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Scanderebech)



BOTTA Marco

Spero che ci abbiano premiati per quello, magari, non siamo stati premiati per altre cose.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Scanderebech)



BOTTA Marco

Quasi tutti. Anche perché su questi discorsi della qualità e della sicurezza alimentare, che sono quelli che stiamo affrontando oggi, non si scherza e non può sicuramente scherzare una Regione come il Piemonte che fa proprio della qualità dei suoi prodotti agricoli una delle poche armi con cui vincere la concorrenza nazionale e internazionale.
Ripeto: con l'attività non solo parolaia, ma con l'attività normativa concreta, precisa e fattuale, con l'assunzione di responsabilità molto pesanti, anche in parziale difformità con le opinioni di una parte della categoria agricola, tanto il Presidente Ghigo quanto l'ex Ministro Alemanno hanno dato una legislazione all'Italia che ci consente, per lo meno sul tema degli OGM, di agire con grande cautela, utilizzando il principio di precauzione, quindi, di rendere il nostro Paese un esempio, almeno in Occidente, di attenzione verso queste tematiche.
A mio avviso, questo fatto va sempre sottolineato. Ci troviamo di fronte a due posizioni che, nonostante siano state assunte nel passato portano ancora positive prospettive e ricadute nel futuro. Il Piemonte proprio per la sua tradizione agricola, per i suoi investimenti sulla qualità, sull'identità e sull'enogastronomia di qualità, non poteva assolutamente assumere posizioni diverse e non potrà abbandonare questa strada, continuando con la difesa delle proprie tradizioni agricole e alimentari.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, esprimo alcune precisazioni relativamente a taluni interventi svolti.
La norma è chiaramente ispirata al principio di precauzione, tant'é che l'articolo 2, comma 1, recita testualmente: "La Regione Piemonte persegue la salvaguardia delle coltivazioni, con particolare rispetto alle forme di agricoltura convenzionale, integrata e biologica, nel rispetto del principio di precauzione, al fine di evitare inquinamenti da parte di piante geneticamente modificate". L'obiettivo che la norma si prefigge è quello di non creare i presupposti di contaminazione.
In altri passaggi della norma è prevista la possibilità per i consumatori di conoscere con chiarezza il contenuto dei prodotti che acquistano.
Le altre riflessioni applicative, cioè le metodologie attraverso le quali si persegue questo obiettivo, saranno demandate alla predisposizione del piano che quest'Aula, su proposta della Giunta, sarà poi chiamata a discutere ed approvare. In quella sede si valuteranno tutte le condizioni e le modalità.
Visto che è stato introdotto il tema dei controlli, svolgo una riflessione. La Regione, attraverso gli uffici di controllo della sanità mediante un piano di monitoraggio, sta perseguendo il controllo della situazione relativamente agli organismi geneticamente modificati in questo momento in Piemonte. All'inizio di quest'anno, il Ministero dell'agricoltura aveva già avviato la creazione di un corpo di controllori sugli organismi geneticamente modificati con lo svolgimento di un corso di formazione per coloro che faranno parte del gruppo che concretamente effettuerà il controllo. La Regione Piemonte ha già avviato un proprio dirigente e quattro funzionari. È per questo che all'articolo 5, comma 4, è previsto che la Giunta regionale con successivo atto individui le strutture deputate alla vigilanza, perché, allo stato, non siamo ancora in condizione di conoscere i soggetti deputati e la loro denominazione. In questo momento, è in costituzione, a livello nazionale, un corpo che specificamente in questo campo avrà l'incarico di effettuare i controlli per garantire la certezza della situazione.
Approfitto dell'occasione per comunicare che la Giunta ha presentato un emendamento che, nella sostanza, ha il compito di chiarire quella riflessione che è stata fatta in Commissione relativamente al fatto di rendere immediatamente efficace la norma e, poi, di inviarla a Bruxelles.
Dopo una serie di valutazioni congiunte tra la struttura dell'Assessorato e i consulenti del Consiglio, si è pervenuti alla convinzione che fosse più opportuno, sia per quanto concerne il piano e sia per quanto concerne la norma, procedere con l'approvazione e l'immediata esecutività, per poi comunicare alla Commissione europea detta documentazione, affinché la stessa possa vagliarne la coerenza con gli indirizzi a livello europeo. Per cui, l'emendamento ha il solo scopo di sciogliere quel nodo. Le strade erano due: si poteva procedere subito con l'approvazione ed esaminare successivamente le eventuali procedure di infrazione oppure si poteva effettuare una procedura di verifica comunitaria prima dell'approvazione.
La Giunta e il Consiglio hanno scelto congiuntamente di approvare la norma dichiarandola urgente, e di dare in seguito comunicazione alla Commissione europea per la valutazione di merito.



PRESIDENTE

Ricordo che la Giunta regionale ha depositato emendamenti relativamente agli articoli 3 e 6.
ARTICOLO 1 Non essendoci interventi, indico la votazione palese sull'articolo 1 ricordando che il numero legale è 31.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 2, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Emendamento rubricato n. 3.1 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Taricco: all'articolo 3 in fine è aggiunto il seguente comma: Articolo 3 (Piano regionale di salvaguardia delle coltivazioni) "4. Il piano è comunicato alla Commissione europea nell'ambito della procedura prevista dalla direttiva 98734/CE del Consiglio, del 22 giugno 1998, articolo 8, punto 1, primo paragrafo".
La parola all'Assessore Taricco, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Si tratta di un emendamento tecnico che chiarisce che quando sarà approvato il Piano, questo sarà inviato, tramite una comunicazione all'Unione Europea affinché ne possa verificare la coerenza con gli indirizzi normativi comunitari.
Lo stesso ragionamento vale per l'articolo 6, dove si precisa, dopo la dichiarazione d'urgenza, che il provvedimento verrà inviato, tramite comunicazione, alla Commissione Europea.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Non so se è ancora possibile, in questa fase, porre una domanda all'Assessore; o, meglio, non so se lo stesso mi può rispondere e interloquire.
Qualora non approvassimo tale emendamento - il Piano, quindi, è comunicato alla Commissione Europea nell'ambito della procedura prevista dalla Direttiva 98/34/CE del Consiglio del 22 giugno 1998, articolo 8 punto 1), primo paragrafo - vorrei capire se sarebbe impugnabile.
Rettifico: la Giunta redige il Piano, ma non lo comunica perché la legge non lo prevede; in questo caso, la Commissione Europea potrebbe impugnarlo?



GIOVINE Michele

TARICCO Giacomino (fuori microfono)



GIOVINE Michele

Sì.



GIOVINE Michele

Mi pongo un ulteriore dubbio: è il caso di inserire una Direttiva così specifica, che risale a quasi dieci anni fa, che fra due anni potrebbe magari cambiare ed essere stravolta nuovamente? Aggiungerei, perlomeno, la dicitura "e successive modificazioni". Perché altrimenti si rischia di inserire una norma pleonastica, inutile o addirittura dannosa.
Io eviterei di inserirla, a meno che l'Assessore non mi spieghi il motivo per cui sia opportuno farlo. Credo che comunque la Giunta debba, in ogni caso, comunicarlo alla Commissione Europea, fatte salve tutte le penalità del caso.
Viceversa, se l'Assessore mi convince del contrario, spiegandomene le ragioni, chiederei, quantomeno, di inserire "e successive modificazioni" (non so quale sia la formula giuridica più corretta).
Finché si richiama una legge, uno Statuto o la Costituzione va bene. Ho dei problemi, però, a votare un provvedimento in cui si cita una Direttiva così secca, con addirittura il riferimento all'articolo 8, punto 1), primo paragrafo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Giovine.
Ha chiesto la parola l'Assessore Taricco per una breve replica.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Intervengo brevemente per precisare che questo punto, che è stato oggetto di un emendamento presentato oggi, ha richiesto un grande lavoro di affinamento tra il Legislativo del Consiglio e della Giunta, trattandosi di materia molto delicata.
Personalmente, penso che possa andar bene qualsiasi formulazione, ma questa è la dicitura messa a punto dal Legislativo della Giunta e del Consiglio, dopo alcune giornate di riflessione e di confronto.
Il riferimento specifico alla normativa è dovuto al fatto che la necessità di farne formale comunicazione discende da una specifica Direttiva comunitaria. Qualora dovessero essere modificate le normative avremmo comunque ciclicamente la necessità di adeguare la normativa regionale agli indirizzi di normativa comunitaria. Pertanto, ritengo che scatterebbe automaticamente questo tipo di indicazione.
Chiederei al Consiglio, che comunque rimane sovrano, di approvarlo con questa formulazione, proprio perché è scaturita da un grosso lavorio tecnico a cui ha contribuito il Legislativo del Consiglio e della Giunta.
In Commissione avevamo licenziato il provvedimento con l'indicazione che i Legislativi mettessero a punto la formulazione più idonea. Non avendo la cognizione di andare a spiegare perché si è scelta proprio quella, e visto che, come ripeto, ci hanno lavorato il Legislativo della Giunta e del Consiglio, penso che valga la pena approvare il provvedimento con questa formulazione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Ad integrazione e a supporto delle considerazioni dell'Assessore vorrei ricordare al collega Giovine che la discussione se riportare o meno integralmente il richiamo alla Direttiva europea è stata fatta più volte anche negli anni scorsi in Commissione.
Si era optato per una determinata tecnica logistica, ma nulla vieta che vengano studiate formule diverse. Ciò che importa, come Consiglio regionale, è che si possa mantenere lo stesso timbro o lo stesso meccanismo da applicarsi su tutti i testi di legge per tutta la legislatura, al di là della materia specifica di intervento.
Certamente, valutazioni che potrebbero portare, eventualmente, a formulazioni diverse - questa è una formulazione standard che viene riportata su tutte le norme - si possono fare.
Una considerazione aggiuntiva relativamente al perché della notifica all'Unione Europea.
Tale notifica è imposta da una Direttiva, ed è una comunicazione, non un'approvazione (ecco perché è stato presentato l'emendamento); le conseguenze possono essere l'annullamento o la nullità di alcuni atti anche con sanzioni di tipo economico - qualora vi siano delle ripercussioni economiche - a carico della Regione, con la conseguente revoca, per nullità, nei confronti dei soggetti privati beneficiari.
Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine, per dichiarazione di voto.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Intervengo nello spazio previsto dalle dichiarazioni di voto, anche se come avrà capito, non intendevo replicare ma avanzare una controproposta ringraziandola per l'ottima esposizione, che mi ha chiarito parecchi aspetti delicati e importanti che, obiettivamente, ignoravo del tutto.
Mi chiedo se la formulazione che adesso andrò a presentare - ovvero "Il Piano è comunicato alla Commissione europea nell'ambito della procedura prevista dalle Direttive europee in materia" - può avere la stessa valenza giuridica: se così fosse, potrebbe essere più utile, per noi, approvare questa formulazione - se volete posso formalizzarla presentando un sub emendamento - perché ci impedirà di mettere mano, in futuro, a questa legge qualora tale Direttiva dovesse essere privata di funzionalità.
Ringrazio ancora il Presidente Pichetto per aver condiviso la sua esperienza di legislatore e di autorevole membro di Giunta nelle passate legislature. È vero che bisogna seguire un iter e mantenere una determinata riproposizione degli atti - bisogna dare un certo "vestito" - però mi permetto di far notare che una formulazione più semplice, così come ha proposto il sottoscritto - "...prevista dalle Direttive europee in materia" sarebbe omnicomprensiva, perché prevederebbe comunque l'obbligo della comunicazione - che sarebbe comunque prevista anche se non ci fosse questo emendamento, come il Presidente Pichetto ha ricordato - e renderebbe più estemporanea, e più duratura, questa legge, perché non dovremmo poi andarci a mettere mano. È vero, Assessore, che ciclicamente dobbiamo rivederla e valutarla, però lei sa meglio di me quando sia difficile, per cose come questa, che hanno un ampio consenso, sia pure variegato, da parte dell'opposizione, anche solo un passaggio minimo in Commissione e in Consiglio, perché comunque comportano un iter e a volte dei costi.
A questo punto chiedo al Presidente se devo formalizzare il subemendamento. Se c'è una volontà di prenderlo in considerazione, ovvero prevista dagli iter europei senza andare nello specifico, mi permetto di presentare questa proposta. Credo e spero nei lavori del Consiglio futuro più che in quello presente. Grazie.



PRESIDENTE

Consigliere Giovine, siamo in sede di voto, quindi chi vuole pu presentare emendamenti, seguendo le modalità previste dal Regolamento.
Naturalmente, la Giunta può presentare anche modifiche.
Vorrei far presente che si tratta di una norma ed è una formulazione presente da qualche anno in tutte le leggi. Ho detto prima che nessuno vieta delle novità, anche se parliamo di una legge che, in realtà, si addice al divieto di novità. A parere di chi presiede, comunque, non sembra questo il caso di introdurre, in sede di Aula, delle novità su una formulazione che è un richiamo specifico di norma dell'Unione europea.
Sulle tecniche legistiche, se è il caso ed è opportuno, siano il Consiglio regionale e le Commissione a valutare meccanismi, laddove ci siano formulazioni standard, da inserire nelle varie leggi.
Naturalmente, collega, lei è libero, seguendo le modalità del Regolamento, di presentare emendamenti; presenta, dunque, un subemendamento all'emendamento della Giunta a nostre mani? Il Consigliere si è convinto a desistere a presentare l'emendamento.
Procediamo quindi alla votazione dell'emendamento presentato dalla Giunta.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3.1.
Il Consiglio approva.
Proseguiamo con la votazione degli articoli.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 5.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Emendamento rubricato n. 6.1 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Taricco: l'articolo 6 è sostituito dal seguente articolo: "Articolo 6.
(Dichiarazione d'urgenza) 1. La legge è dichiarata urgente ai sensi dell'articolo 47 dello Statuto ed entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte.
2. La legge è comunicata alla Commissione europea nell'ambito della procedura prevista dalla direttiva 98/34/CE del Consiglio, del 22 giugno 1998, art. 8, punto 1, secondo paragrafo" Indìco la votazione palese sull'emendamente rubricato n. 6.1.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 6, come emendato.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 Consiglieri votanti 41 Consiglieri hanno votato SÌ 37 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento al sollecito sulla convocazione a breve termine del Comitato di Solidarietà


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cotto sull'ordine dei lavori ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Grazie, Presidente.
Intervengo sull'ordine dei lavori, non per quanto riguarda la seduta di oggi, ma per i prossimi dieci giorni.
Inviterei il Presidente del Consiglio - e chiedo l'attenzione di tutta la maggioranza - a convocare il Comitato di solidarietà. È dall'anno scorso che non si convoca, perché - così pare - la Giunta non è mai disponibile.
Trovo vergognosa questa situazione, e lo dico qui in Consiglio, sperando che la mia richiesta sia supportata anche da voi. Tante volte ne abbiamo parlato insieme. Penso che sia grave e non vorrei interpretarlo come un segnale. Per il Regolamento si trova tempo; per il Comitato di solidarietà no. Spero di non dover fare come il Consigliere Lupi e chiedere inversioni dell'o.d.g. per arrivare alla convocazione del Comitato di solidarietà.
Penso che sia grave, proprio perché è il Presidente del Consiglio che lo deve convocare.



PRESIDENTE

Tengo a specificare, Consigliera Cotto, che il Comitato di solidarietà era già stato preventivato. Purtroppo ci sono continue sovrapposizioni di necessità delle Commissioni, o comunque impegni istituzionali di altro tipo, che ci rendono difficile convocarlo. A questa Presidenza sono giunte molte richieste in tal senso. La convocazione ultima era prevista per lunedì 31 luglio, ma siamo stati costretti a sconvocarla. Faremo tutto ci che è possibile affinché, prima della sospensione dei nostri lavori estivi cioè tra il 2, 3 e 4 agosto, anche a costo di ridurre i tempi del Consiglio, sia prevista una sessione del Comitato di solidarietà.
Ovviamente, il fatto che abbiamo adottato, per prassi, che non si possano tenere nello stesso momento più sedute di Commissione e di organismi consiliari, fa sì che queste iniziative non si possano sovrapporre.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Deambrogio; ne ha facoltà.



DEAMBROGIO Alberto

Grazie, Presidente.
Mi associo, al di là dell'aggettivazione utilizzata dalla Consigliera Cotto, alla richiesta della medesima. Lo faccio semplicemente sapendo che dietro a questa richiesta ci sono ingorghi istituzionali, per cui diventa difficile far quadrare tutta l'attività consiliare e a latere del Consiglio. Il richiamo della Consigliera Cotto, però, va preso a partire dal merito che supporta la richiesta. Ci sono progetti che da tempo aspettano di essere vagliati: progetti che hanno a che fare anche con la cooperazione e con la possibilità di istituire una linea di rapporto con Comunità e Paesi che sono fuori dall'Europa e che hanno anche molto bisogno del nostro aiuto. È proprio a partire da questo che rinnovo la richiesta affinché sia possibile trovare, prima della pausa estiva, una data per convocare il Comitato di solidarietà.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie Presidente.
Anch'io condivido la necessità di convocare al più presto il Comitato di solidarietà. Poiché penso sia utile convocarlo prima della sospensione dei lavori della pausa estiva, domani, in Conferenza dei Capigruppo potremmo concordare una data per la convocazione del Comitato di Solidarietà. Magari martedì prossimo ad una certa ora potremmo sospendere il Consiglio e convocare il Comitato, predisporre una riunione che prenda il tempo necessario per affrontare tutti i progetti presentati al Comitato di solidarietà.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Mi associo alla richiesta della Consigliera Cotto e sottolineo un aspetto: nel caso in cui non sia possibile avere presente ai lavori della Commissione la Presidente della Giunta, sarebbe opportuno che la stessa affidi l'incarico ad un Assessore.
So che la tempistica potrebbe essere vincolata, uso il condizionale alla possibilità di avere la Presidente in Commissione, tuttavia credo sia stato dato alla Presidente Bresso tutto il tempo per calendarizzare questa presenza. Nel caso in cui questo non le sia possibile, chiediamo alla Presidente di affidare l'incarico al Vicepresidente o ad un altro Assessore che, in sua vece, partecipi ai lavori della nostra Commissione.
Quindi, così come chiedeva il Consigliere Muliere, si convochi il Comitato di Solidarietà prima della pausa estiva.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Non posso che unirmi alle richieste dei colleghi. Il Presidente del Consiglio ricorderà certamente che più volte, in maniera verbale, ho cercato di sollecitare la riunione del Comitato di Solidarietà che purtroppo non si convoca da alcuni mesi. Sono d'accordo che la convocazione avvenga prima della pausa estiva, penso non sia mai successo, almeno nella legislatura precedente, che per un semestre intero e più non si sia convocata una riunione del Comitato di Solidarietà.
Visto che abbiamo atteso tanto, non facciamo le cose in fretta, non inseriamo il Comitato di Solidarietà in un interstizio tra due Commissioni o nel "buco" della pausa del Consiglio regionale, il Presidente ci garantisca, per dare un minimo di dignità anche al lavoro del Comitato (che fa tante cose positive per far conoscere il Piemonte nel mondo e per portare un po' di sollievo a tante situazioni di criticità che ci sono nel mondo), che l'incontro abbia la stessa dignità di una riunione di Commissione.
Piuttosto ci si accordi con un Presidente di Commissione (ormai siamo alla fine dei lavori) affinché, negli ultimi due o tre giorni della prossima settimane, lasci lo spazio di una Commissione ordinaria al Comitato di Solidarietà almeno da avere qualche ora per potere mettere sul piatto tutti i progetti, i metodi e i criteri per poterli affrontare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Motta; ne ha facoltà.



MOTTA Angela

Anche noi condividiamo la richiesta avanzata dalla Consigliera Cotto e da tutti i Consiglieri intervenuti. È importante il messaggio che la Regione deve rispondere a tutti i progetti presentati e non può non adempiere ad un dovere fondamentale. Si tratta di solidarietà e non possiamo esimerci.
La proposta che avanzava il Consigliere Robotti è importante che venga valutata nella Conferenza dei Capigruppo. Se la Presidente Bresso non riesce ad essere presente per via dei suoi impegni, affidi la delega o al Vicepresidente o all'Assessore di competenza in modo da potere riunire la Commissione a breve e soprattutto dare il tempo necessario affinché la Commissione possa analizzare tutti i progetti depositati.



PRESIDENTE

Registro tutto quanto emerso nel dibattito e provvederemo a calendarizzare un incontro con il Comitato di Solidarietà prima della pausa estiva.
Ovviamente sarà nostra cura convocarlo avendo la Presidente della Giunta regionale come massimo esponente dell'esecutivo regionale, nel caso ciò fosse impossibile, pregheremo la Giunta di fornirci una rappresentanza adeguata alle necessità del Comitato. Ovviamente la Presidente ha espresso fermamente, fortemente e convintamente intenzione di essere presente quindi cercheremo per quanto possibile di realizzare questa intenzione.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Discussione congiunta seguenti ordini del giorno (collegati i seguenti atti ispettivi: interpellanza n. 823, interrogazione n. 830): esame ordine del giorno n. 382 inerente a "Liberalizzazione licenze taxi" presentato dai Consiglieri Rutallo, Rabino, Bizjak, (ritirato) esame ordine del giorno n. 383 inerente a"Attuazione delle disposizioni relative alle licenze taxi previste dal decreto Bersani". presentato dai Consiglieri Ghiglia, Casoni, Botta, Boniperti e Vignale esame ordine del giorno n. 396 inerente a "Mantenimento del principio 'Una testa una licenza' nel servizio taxi", presentato dai Consiglieri Vignale Casoni, Boniperti, Botta e Ghiglia esame ordine del giorno n. 405 "Vertenza tassisti", presentato dai Consiglieri Rutallo, Rabino e Lepri


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare il punto 9) all'odg che prevede la discussione congiunta degli ordini del giorno n. 382 " Liberalizzazione licenze taxi" presentato dai Consiglieri Rutallo, Rabino, Bizjak, n. 383 "Attuazione delle disposizioni relative alle licenze taxi previste dal decreto Bersani", presentato dai Consiglieri Ghiglia, Casoni, Botta, Boniperti e Vignale n. 396 "Mantenimento del principio 'Una testa una licenza' nel servizio taxi" presentato dai Consiglieri Vignale, Casoni, Boniperti, Botta e Ghiglia Questa mattina è stato consegnato un nuovo ordine del giorno in materia a prima firma il Consigliere Rutallo.
L'ordine del giorno in questione sostituisce l'ordine del giorno n. 382 che viene ritirato.
Vivono gli ordini del giorno n. 383 e 396.
La parola al Consigliere Rutallo.



RUTALLO Bruno

Abbiamo ritirato l'ordine del giorno n. 383 perché superato e lo abbiamo sostituito con quello in oggetto, n. 405.
"A seguito dell'intesa raggiunta tra il Ministero dello Sviluppo Economico e i sindacati che rappresentano la categoria dei tassisti sul decreto legge recante 'Nuove norme sulla concorrenza e i diritti dei consumatori', il Governo ha deciso di presentare un emendamento al testo prevedendo tra l'altro: rimozione del cumulo delle licenze possibilità di ampliare i turni giornalieri dei tassisti - i taxi potranno circolare anche per tre turni avvalendosi di dipendenti e familiari possibilità per i Comuni di bandire concorsi straordinari per le nuove licenze nei casi in cui la programmazione numerica sia insufficiente o non idonea e non garantisca un buon livello di servizio previsione di servizi a chiamata per le strutture ricettive (hotel e scuole); viste le problematiche legate alla mobilità cittadina e la carenza di taxi in tutto il territorio nazionale con la conseguente necessità di allargare tale servizio constatato che le misura sopra esposte comporteranno verosimilmente benefici per gli utenti, che potranno avere più auto a disposizione considerata inoltre l'opportunità di dare concretezza all'intesa raggiunta impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale a mettere a disposizione dei Comuni che vorranno bandire concorsi straordinari per assegnare nuove licenze, adeguati strumenti informativi e tecnici, per favorire l'incontro tra domanda ed offerta a chiedere ai Comuni concrete assicurazioni circa un attento controllo della sufficienza ed idoneità della programmazione numerica esistente e della qualità del servizio in modo tale che eventuali nuove licenze concesse non determinino un eccesso di offerta e, all'opposto, il diniego non comporti un eccesso di domanda."



PRESIDENTE

Ci sono richieste di intervento? Ci sono due atti all'o.d.g., li ricordo, il n. 383 a prima firma del Consigliere Ghiglia e il n. 396 a prima firma del Consigliere Vignale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
La discussione, al di là delle illustrazioni è unificata, immagino sugli ordini del giorno, è corretto? Bene, inizieremo con l'illustrare i due ordini del giorno.
L'ordine del giorno n. 383 è stato presentato nei giorni in cui c'era una forma di irrigidimento fra il Governo nazionale e la categoria, ma anche le amministrazioni comunali, soprattutto quella torinese che non intendeva dialogare con i sindacati dei tassisti. Poi, abbiamo visto che tanto a livello locale, quanto a livello nazionale c'è stato un confronto con il governo che, di fatto, è arrivato a mutare quella che noi consideriamo e indichiamo nell'ordine del giorno n. 396 come il principio che va mantenuto nel concetto del servizio taxi, cioè per ogni tassista una singola licenza.
Spiegheremo le motivazioni. La contrarietà che il nostro Gruppo consiliare, ma in generale il nostro partito ha mosso all'articolo 6 del decreto Bersani, cioè quello sulla liberalizzazione dei servizi del taxi riguarda non tanto il servizio erogato. Riguarda, innanzitutto, cose non corrette che sono state dette e una tutela del lavoro e del servizio. Le cose non corrette sono le determinazioni delle tariffe, cioè con l'operazione del decreto Bersani la prima cosa che è stata detta ai consumatori, e in molti casi le associazioni dei consumatori l'hanno ripresa, è che con le liberalizzazioni caleranno i costi delle corse.
bene sapere, tra l'altro l'ha determinato una legge della Regione Piemonte la n. 24/95, che le tariffe delle singole utenze le definiscono le amministrazioni provinciali e non il Governo nazionale. Cioè, se anche si rilasciassero 500 nuove licenze a Torino, se il Consiglio provinciale non cambia la delibera relativa alle tariffe non muto alcunché.
Queste sono alcune motivazioni che tendevano a mascherare la vera natura del decreto, che è il principio contro il quale ci siamo maggiormente dichiarati contrari, che è quello del cumulo delle licenze.
Noi abbiamo un concetto di società, questo vale per i taxi oggi, come per le libere professioni, per le farmacie o per i panificatori, che non è solo legato al costo, ma al costo e al servizio che viene erogato. Noi abbiamo di fronte due possibilità - dico noi perché è la Regione Piemonte che legifera in merito - nell'erogazione dei servizi alla persona. Il ribasso al costo minore possibile, che sono sistemi già adottati come quello statunitense, oppure quella relativamente a un costo che, ci si augura vada sempre a ridursi o perlomeno a non aumentare, ma con un servizio adeguato.
Mi spiego, nel momento in cui si inserisce il cumulo delle licenze, non ha alcuna importanza che vengano rilasciate nuove licenze, il grosso timore cosa che sarebbe, naturalmente, accaduta - è che alcune grandi società o cooperative andassero sul mercato ad acquistare delle licenze dai tassisti.
In che modo? Pagandole di più o dicendo all'artigiano al quale compravano la licenza di recedere dalla sua licenza e diventa un mio dipendente per ics euro al mese. Questo, ovviamente, comporta un servizio peggiore per un motivo, perché il decreto dice che entro 24 ore si può mettere in macchina una persona che eroga questo servizio. Ciò significa che, mentre oggi un tassista non solo deve avere la patente B, ma deve avere il CAP e deve dare un esame alla C.C.I.A.A. e risponde personalmente di ciò che fa (cioè a un numero di licenza corrisponde un nome e un cognome), nel momento in cui la licenza diventa di proprietà non di Gianluca Vignale, ma della società X Y o della cooperativa X Y c'è un rapporto tra il tassista e l'utente che è assolutamente diverso, ma vi è anche una conoscenza dell'operatore che è assolutamente diversa. Cioè si sarebbe andato ad operare con un navigatore perché se salgo su una macchina 24 ore dopo l'essere assunto non posso fare altro che seguire un navigatore e un certo tipo di tutela e di servizio sia rispetto all'economicità del servizio stesso, sia rispetto al sapere che salgo in una macchina ed ho un conducente che è noto venivano meno. E soprattutto, questa era l'unica finalità che il decreto aveva che era quella del creare nuove oligopoliche, parimenti alla grande distribuzione nel commercio o alla grande distribuzione cinematografica che tendeva a creare nuovi oligopoli che avrebbero ucciso gli artigiani che continuavano singolarmente a fare i tassisti. Infatti, in questo lavoro il 50% del fatturato non è dato dalla corsa semplice, ma è dato dalla convenzione che le centrali cooperative hanno con le ferrovie dello stato e gli enti pubblici.
Quindi, l'ordine del giorno richiede lo stralcio dell'articolo 6 e modifiche ordinarie alla legge che salvaguardi un lavoro autonomo secondo il principio una testa, una licenza. Noi faremo un emendamento all'ordine del giorno perché è mutato il corso degli eventi da quando l'abbiamo presentato ad oggi e chiederemo nell'impegno, poi lo formuleremo al Presidente del Consiglio, che le modifiche legislative che verranno fatte salvaguardino il lavoro autonomo secondo il principio una testa, una licenza. Ciò, ovviamente, vale anche per altri settori, ma non entriamo nel merito.
Invece, in merito all'ordine del giorno presentato dal primo firmatario Consigliere Rutallo e firmato da alcuni colleghi del centrosinistra vogliamo solo rilevare che gli impegni che il Consiglio regionale intende dare nei confronti della Presidente, che riguardano i Comuni, cioè mette a disposizione dei Comuni adeguati strumenti informativi e tecnici per favorire l'incontro tra domanda e offerta e chiedere ai Comuni assicurazioni circa il controllo della sufficiente idoneità della programmazione numerica esistente, in realtà sono due aspetti che la legge regionale di delega alle Province ha già trattato e non sono i Comuni bensì le Province ad avere questa competenza, sia quella del punto b), cioè quella della programmazione numerica, che le province fanno e a cui i Comuni devono attenersi, sia quella degli strumenti informativi per l'incontro della domanda e dell'offerta. Le Province, in sostanza, fanno una sorta di algoritmo che tiene conto di numero di abitanti, valenza turistica e numero di macchine e questo algoritmo dà un quoziente che si moltiplica per il numero di abitanti e fa sì che Alessandria piuttosto che Torino, piuttosto che un medio o un piccolo Comune debbano avere un numero tot di licenze.
L'ordine del giorno che viene presentato dal collega Rutallo sottolineo che può essere approvato, ma qualora venga approvato dovremmo modificare la legge regionale e rilevo che è corretto che la competenza relativamente al trasporto pubblico da piazza, cioè i taxi, sia provinciale e non comunale perché deve essere un trasporto omogeneo. Voi pensate quali differenze potrebbero esserci nei capoluoghi di provincia con i primi Comuni limitrofi, facciamo l'esempio di Torino, se questo fosse approvato vi potrebbe essere un calcolo numerico sulle licenze da rilasciare o strumenti per incontro fra domanda e offerta che a Torino danno una valutazione e che a Collegno, Rivoli, Grugliasco o Alpignano ne danno una totalmente differente, considerando che alcune realtà, come quella torinese, hanno un'area metropolitana per cui prendere un taxi a Torino e andare fino ad Alpignano si paga la stessa tariffa: è come prenderlo dal Comune di Torino e spostarsi sempre all'interno dello stesso Comune.
Quindi, ci sembra che l'ordine del giorno che è stato presentato, in qualche modo, comporterebbe una modifica della legge regionale, secondo noi in senso peggiorativo, perché ci pare corretto, come la legge n. 24/1995 prevede, che la programmazione in merito alla materia dei trasporti - non è solo il caso dei taxi - sia competenza provinciale e non comunale.
Presenteremo al Presidente l'emendamento rispetto all'ordine del giorno n. 396, che sostanzialmente manterrà l'impegno nel salvaguardare il lavoro autonomo, secondo il principio "una testa, una licenza".



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Non voterò nessun ordine del giorno né quello presentato dalle minoranze né quello presentato dal collega Rutallo, perché ritengo che il decreto Bersani sia una delle poche vere novità e uno dei pochi veri tentativi di innovazione attuato in questo Paese negli ultimi vent'anni.
Io trovo che non sia giusto che un giovane che vuole lavorare debba pagare una licenza di taxi 200.000 euro. Trovo che non sia giusto che un giovane laureato, che fa il concorso d'avvocato, debba subire la vessazione di uno studio legale associato per tre, quattro o cinque anni a 300-400 euro al mese. Trovo che non sia giusto che ci siano delle tariffe minime che impongono salassi continui alle persone che devono, per legge ricorrere ai notai o ad altre categorie protette dagli ordini professionali, che colpiscono sistematicamente le persone normali, perch sono quelle che alimentano i fatturati degli avvocati e dei notai.
Credo che sia giusto andare nella direzione indicata dal Ministro Bersani. Credo che sia inutile cercare di attivare una polemica rispetto al processo di liberalizzazione, perché quando si liberalizzano le professioni, si tolgono lacci e laccioli di un modello borbonico su cui è stato costruito questo Paese, si rendono le persone più libere e più eguali. Questo è il vero punto su cui ci si deve basare, ovvero si devono spezzare i meccanismi per cui si sono create delle corporazioni chiuse, che si perpetuano, si salvaguardano e si difendono. Noi dobbiamo permettere a tutti, soprattutto alle nuove generazioni, di potersi affacciare al mondo delle professioni senza più i vincoli e i baronati che sono esistiti e continuano ad esistere in questo Paese.
Comprendo la polemica strumentale orchestrata ed attuata da una parte del mondo politico di questo Paese, perché fa parte del gioco di essere minoranza e di dare battaglia contro chi governa. Ma chi oggi consapevolmente e responsabilmente, si è assunto l'onere di innovare la burocrazia e il rapporto anche nel mondo delle professioni con la burocrazia di questo paese, questo apporto, questa volontà, questa strada è quella giusta, che noi sosteniamo con fermezza e che, proprio per questa ragione, ci spinge a respingere gli emendamenti che puntano ad indebolire o a rendere meno efficace l'attuazione di questo provvedimento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Auddino; ne ha facoltà.



AUDDINO Angelo

Credo che un intervento come quello del Consigliere Robotti avrebbe dovuto essere fatto, magari, da un esponente dei cosiddetti "liberisti", da chi vuole liberalizzare. Invece, siamo costretti ad ascoltare certi interventi da chi dovrebbe...



(Commenti del Consigliere Robotti)



AUDDINO Angelo

E' vero! In questo Paese, sembra che essere liberista e poi effettuare delle riforme nel senso di liberalizzare sia una dannazione.
Qui, colleghi, si è scatenato un putiferio sui tassisti, ma quella dei tassisti è semplicemente una delle categorie interessate, una delle tante su cui il cosiddetto decreto Bersani vuole attuare le liberalizzazioni.
Quando parliamo di innovazione, noi non teniamo mai conto di quello che il consumatore o il cittadino vuole o vorrebbe dai politici. Invece, ci trinceriamo sempre dietro al fatto di difendere qualche interesse di categoria o di bottega.
Il problema è molto più vasto. I tassisti sicuramente sono una categoria molto organizzata. Quando decidono di fare una manifestazione, la fanno e riescono a farsi notare a tutti i livelli.
Per carità, la libertà di scioperare o di manifestare è un diritto sacrosanto, ma vorrei capire come alcuni esponenti, il giorno stesso di queste manifestazioni, hanno strumentalizzato in maniera vergognosa.
Esponenti della destra, secondo il mio modo di vedere la politica dovrebbero invece essere contenti quando si fanno delle innovazioni che vanno nel senso delle liberalizzazioni.
Quindi, come dicevano in interventi precedenti alcuni Consiglieri soprattutto il collega Robotti, si tratta di andare a svecchiare alcune nicchie di privilegio che esistono in questo Paese. Tra l'altro, io faccio il libero professionista, ho sempre fatto il libero professionista e mi rendo conto che è molto difficile per chi, per anni e per decenni è stato abituato in una certa maniera e ad avere certi privilegi, accettare l'innovazione.
Oggi abbiamo visto gli avvocati, i farmacisti, le assicurazioni, le banche e i tassisti. Si tratta di capire se si vuole veramente dare un'inversione ad alcune situazioni esistenti nel Paese, che non funzionano e che sono sotto gli occhi di tutti.
Ho visto gli ordini del giorno; non ho capito se quello di AN presentato circa 15 giorni fa, è ancora mantenuto o viene ritirato, perch mi sembra che quell'ordine del giorno fosse più indirizzato al Sindaco di Torino che non ad un'amministrazione regionale. Tale documento chiedeva all'amministrazione regionale di intervenire presso il Sindaco di... Mi sembra che a volte si sbagli anche Aula. Capisco che alcuni hanno il doppio ruolo e quindi facilmente possono confondere le Aule.
Io credo che noi dobbiamo essere contenti che ci sia la volontà, da parte del Governo, di cominciare a mettere un po' di ordine in certe situazioni che non vanno.
Noi non abbiamo presentato un ordine del giorno vero e proprio; abbiamo visto anche il Consigliere Rutallo presentare all'ultimo momento questo documento. Sul primo ordine del giorno presentato dal Consigliere Rutallo avevamo previsto degli emendamenti che, a questo punto, ovviamente, non possiamo più presentare; però, ci sembra che discutere di questa situazione in Consiglio regionale non sia propriamente di competenza regionale.
A livello di principio, vi dico che il decreto per le liberalizzazioni va fatto. È chiaro che bisogna tenere conto anche dello stato dell'arte.
Non credo che si voglia, da parte di nessuno, prendere tutte le categorie (tassisti, farmacisti, ecc.) e rovinarle. Bisogna cercare di capire le loro ragioni, ma soprattutto bisogna capire i consumatori.
Credo che a tutti noi non faccia piacere acquistare medicine per cui non è necessario avere la ricetta e tre volte di più di quanto le pagano in Francia o in Germania. Lo stesso discorso vale quando prendiamo un taxi (come succede al sottoscritto) per andare da Nichelino all'aeroporto pagando 60 euro, quando invece il biglietto aereo costa 50 euro, perché ci sono le promozioni. Credo che così non vada bene, per cui bisogna intervenire. Il grande merito è quello di intervenire in un settore che è definito tabù.
Noi daremo indicazione di votare l'ordine del giorno a firma del Consigliere Rutallo, anche se, secondo noi, occorrerebbe intervenire per dare più forza al Governo nel proseguire quest'opera. Però, in mancanza di tempo, non possiamo fare molto oltre che votarlo, anche alla luce degli accordi che il Ministro ha concluso in questi giorni con la categoria dei tassisti e agli aspetti fondamentali contenuti nella premessa.
Se, prima della votazione, riusciremo a cogliere qualche emendamento lo proporremo, in modo tale che tale documento possa essere votato più convintamente da tutto il nostro Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Signor Presidente, concordo con buona parte di quello che è stato il perno dell'intervento del collega Robotti. È vero, è ingiusto che, per entrare nel mondo del lavoro, un giovane debba aspettare anni facendo la gavetta, magari, facendo fotocopie per un avvocato o in uno studio notarile, sottopagato o per nulla pagato, come è anche ingiusto pagare 150 200 mila euro una licenza per entrare nel mondo del lavoro. E' anche vero che si devono distinguere le professioni dai mestieri. Insomma, nonostante tutta la stima che il sottoscritto ha testimoniato verso la categoria dei tassisti, tale esercizio lo si può definire un mestiere e non sicuramente una professione, per tutta una serie di motivazioni che ai più penso siano chiare.
Si pone un problema: cosa diciamo a chi, magari un mese fa, accendendo un mutuo, ha comprato una licenza a 150 o, magari, 200 mila euro, a seconda delle piazze, a Roma costa anche qualcosina in più? Non è giusto che per poter lavorare si debba comprare una licenza a quelle cifre, ma a coloro che, ormai, lo hanno fatto cosa diciamo? Queste sono persone che, bene o male, hanno investito del denaro per poter lavorare.
Lo stesso si verificherebbe nei confronti di chi ha acquistato un negozio e il suo avviamento, se, ad un certo punto, intervenisse una legge dello Stato ad azzerare, mediante un qualche meccanismo artificioso, il valore della licenza e dell'avviamento.
Questo era uno degli effetti, non so se voluto o meno, del decreto Bersani, perché, di fatto, azzerava il valore di quella licenza. La cifra di 150-200 mila euro è, per un altro tipo di lavoratore, quella che viene considerata, quando la licenza viene venduta, una liquidazione. In questo caso, noi, di fatto, azzeravamo la liquidazione di questi lavoratori.
Ho avuto la fortuna di essere a Roma in quei giorni, in modo assolutamente casuale, e ho avuto anche il piacere di manifestare con loro di ascoltare e capire le loro ragioni. Devo dire, Consigliere Auddino, che non ho capito qual era il vantaggio per i consumatori. Non ho capito qual era questo grande vantaggio. Dov'era il meccanismo per cui, alla fine, il consumatore doveva guadagnare chissà che cosa? I consumatori ci guadagnano quando, ad esempio, a Roma, salgono su taxi abusivi, su quelli che viaggiano senza licenzia e senza pagare un euro totalmente in dispregio delle normative comunali, regionali e nazionali.
Non credo sia questa la strada da intraprendere. Una soluzione poteva essere che lo Stato, o il Comune, rilevasse, acquistandole a prezzo di mercato, le licenze dei tassisti, essendo comunque un bene fruibile allora, si sarebbe anche potuto partire con questo tipo di provvedimento.
Attenzione, non vorrei che liberalizzando, con la scusa di dare maggiore spazio e possibilità ai giovani di lavorare, in realtà, si creasse una situazione come quella di New York, in cui sappiamo benissimo che, in realtà, i tassisti vengono totalmente sfruttati: le grandi società assumono dei poveracci che vengono sottopagati e sfruttati. Il rischio di questo provvedimento era che si arrivasse ad adottare una soluzione di questo tipo. Come esperimento, magari, sarebbe anche stato interessante, ma sono molto felice del compromesso individuato, intelligentemente, da parte del Ministro e del Governo.
Ho ritenuto anche abbastanza di cattivo gusto, per non dire di peggio tutte le polemiche conseguenti espresse da parte di alcune associazioni dei consumatori o sedicenti tali. Vorrei capire come a cuor leggero si possa dire di denunciare chi viola la legge quando colui che la sta violando, in quel momento, sta lottando per il posto di lavoro. In Italia, questo si verifica per tutte le categorie, che, a volte, sono guidate dalla forza della disperazione. Io sono stato a Roma e non mi sembra siano state violate tutte queste normative di legge. Tutto sommato, forse, tranne qualche "sganassone" a qualche giornalista - per carità, è successo - credo non si sia verificato tutto questo pandemonio e tutto questo disastro denunciato da molte associazioni dei consumatori. Poi, effettivamente, si devono verificare le situazioni, che non siano, in realtà, una sorta di braccio allungato di certi studi di avvocati per creare loro clientela.
Svolgo questo intervento ben conscio della lista in cui sono stato eletto. Avrei preferito, invece, un intervento sulle tariffe. Quello, sì sarebbe stato intelligente e i tassisti hanno anche dato ampia disponibilità a trattare sulle tariffe.
Mi rivolgo al collega Auddino: perché i tassisti pagano l'IVA relativamente al mezzo che usano per lavorare? Se vogliamo agire sulle tariffe, perché non diamo la possibilità ai tassisti di usare, ad esempio il gasolio agricolo, invece di pagare la benzina, comprese tutte le accise le contraccise, l'IVA e quant'altro, come i normali automobilisti? Perch non si fa un'azione politica relativamente agli strumenti principali che vengono utilizzati per lavorare? Perché non ci sono proposte in questo senso? Solo il CODACONS, a livello nazionale, ha presentato proposte in tal senso, e lo ringrazio, non ho visto altre proposte in questa direzione.
Mi dispiace aver letto che da parte di qualche movimento sia stata manifestata un'eccessiva polemica e un eccessivo rancore verso una categorie di persone che, in realtà, lottava per il proprio posto di lavoro.
Sono felice della soluzione adottata. Credo che con un po' di buon senso, magari con un maggior dialogo fra le associazioni e fra i sindacati di base di questi lavoratori, si sarebbe potuta individuare una soluzione in minor tempo e con minori prove di forza muscolare, che, poi, alla fine non giovano granché se non alla pubblicità di qualche politico che, in quel momento, ha bisogno di essere alla ribalta.
Per quanto riguarda l'espressione di voto sugli ordini del giorno, mi riservo di intervenire in dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
La prima considerazione che faccio, partecipando a questo dibattito, è che con dispiacere rilevo che nessuno abbia fatto riferimento al metodo.
Gran parte delle proteste che si sono sollevate, in particolare quelle dei tassisti ma anche delle altre categorie interessate, riguardano il metodo con cui sono state proposte queste cosiddette liberalizzazioni.
Come ritengo che ci fosse della verità e della giustezza nella posizione espressa da chi sosteneva, alcuni anni fa, che la modifica all'articolo 18 non poteva essere accettata perché non era stata concertata con le organizzazioni sindacali, mi chiedo perché qualcuno debba poter avallare una cosiddetta pseudoliberalizzazione mediante decreto legge.
Bisognerebbe avere almeno un minimo di coerenza: se avevano ragione le associazioni sindacali ad arrabbiarsi e a fare una dura lotta per riaffermare il loro diritto di essere ricevuti e ascoltati preventivamente dal Governo nel 2002 rispetto all'articolo 18, mi chiedo perché questo Governo - che dovrebbe essere il Governo della concertazione dell'attenzione, della collaborazione, del dialogo, dell'atteggiamento aperto nei confronti di tutti - emana un decreto legge senza sentire alcuna categoria, intervenendo a gamba tesa in questo modo.
Perché, cari amici, se parliamo di liberalizzazioni interveniamo su avvocati, farmacisti, tassisti e panificatori, ma poco facciamo su banche e assicurazioni, e niente sull' energia, sulle aziende multiservizio, ovvero sui grandi monopoli di questo Paese? Quei monopoli che interessano tutti i cittadini che voi ritenete soltanto consumatori, quei monopoli che detengono i più importanti servizi: acqua, gas, elettricità e rifiuti.
Queste categorie non si trovano nel cosiddetto "decreto liberalizzazioni" del Ministro Bersani. Si attaccano alcune categorie chissà come mai del ceto medio produttivo italiano, chissà come mai normalmente non attribuite, come idea politica, al centrosinistra.
Dietro a questo decreto, è chiaro che vi è un atteggiamento punitivo in parte già saltato, perché checché ne dica il Ministro Bersani, il confronto fra Governo e tassisti è finito 3 a 0 per i tassisti. Noi speriamo che la stessa cosa succeda anche per i farmacisti, che domani indiranno un'altra giornata di sciopero. Siamo riusciti a far scioperare persino i farmacisti! Gli avvocati, che hanno organizzato una gran manifestazione nazionale lo scorso venerdì, non sono stati neanche ricevuti a Palazzo Chigi, bench una loro delegazione ne avesse fatto richiesta.
Sulla possibilità che queste norme portino una maggior uguaglianza nutro qualche dubbio. Oppure pensiamo che l'uguaglianza debba essere intesa verso il basso, quell'uguaglianza che tende a proletarizzare il nostro lavoro autonomo e i nostri ceti medi.
Certo è un brutto esordio; e non perché di liberalizzazioni questo Paese non ne abbia bisogno - ne ha bisogno, eccome! - ma perché siamo partiti dalla coda, infierendo su categorie soltanto per colpire alcuni gruppi sociali che non fanno politicamente riferimento al centrosinistra.
Per quanto concerne il discorso sulle tariffe dei taxista, com'è già stato ribadito, vi ricordo che vengono fissate dalla Giunta e dal Consiglio provinciale. Se avete, dunque, dei problemi a pagare 60 euro da Nichelino all'aeroporto, telefonate ai vostri amici in Provincia, al vostro amico ai Trasporti in Provincia di Torino e ditegli di intervenire per diminuire le tariffe dei tassisti.
Noi non siamo d'accordo, ma dal momento che voi ritenete che queste tariffe siano troppo alte, adoperatevi affinché vengano diminuite.
Esprimendo ancora solidarietà nei confronti dei farmacisti, che sciopereranno domani, degli avvocati che continueranno le loro forme di lotta, dei panificatori... Anche qui, per il pane, cerchiamo di distruggere uno dei mestieri più antichi, una delle forme di artigianato più significative di questa terra. Prima approviamo una legge per difendere il "pane DOC" del Piemonte, per la sicurezza alimentare, e poi vorremmo che il pane venisse fatto in forma industriale in Spagna per poi portarlo in Italia e scaldarlo semplicemente al momento della vendita. Queste sono le vostre cosiddette liberalizzazioni! Mi spiace, ma su queste liberalizzazioni non si costruisce una nuova Italia. E, soprattutto, queste non sono le liberalizzazioni che il Paese si aspettava.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Direi quasi che intervengo per fatto personale, perché quando il collega Auddino ha detto: "Dove sono finiti i liberali-liberisti?", si è dimenticato di dire: "libertario". Mi sono guardato attorno, e non siamo così in tanti a poterci riconoscere, come io faccio volentieri, in questa definizione.
Su un tema che, francamente, mi affascina poco nel merito, ma molto nel metodo, mi permetto di dare anch'io un piccolissimo contributo, anche perché l'intervento precedente del collega Robotti credo meriti, a mio avviso, un ulteriore elemento di riflessione.
Intanto penso che se il buon Dio rinascesse oggi - ce ne sarebbe tanto bisogno! - si rifacesse uomo e di nuovo trovasse una Maddalena qualunque vessata al momento di essere lapidata, e si rivolgesse agli astanti dicendo: "Chi è senza peccato, scagli la prima pietra", credo che verrebbe lapidata istantaneamente, perché le dosi di ipocrisia che avverto assolutamente in maniera trasversale sono amplissime, e quindi ben mi guardo dal fare prediche.
Ma proprio per questi modesti accenti anticlericali che ogni tanto mi ritornano, quasi di necessità quando le prediche le sento, mi verrebbe da dire, collega, che andrei cauto, seduto da quella parte, a muovere critiche sulle strumentalizzazioni. Perché la storia è lunga, oltre che molto recente.
Andrei anche cauto sull'elemento di competenza, perché quest'Aula, non più tardi della settimana scorsa, non certo su sollecitazione della minoranza (che peraltro ha partecipato attivamente al tema), ha dibattuto credo utilmente dal punto di vista culturale, ma certamente poco dal punto di vista della competenza - su un tema che, ahimè, oggigiorno è sui nostri quotidiani: il disastro nel Medio Oriente.
Le liberalizzazioni sono difficili da attuare. Personalmente, ho molta stima nei confronti del Ministro Bersani, ne avevo anche quando era Presidente della Regione Emilia Romagna.
Però le liberalizzazioni sono necessarie. È indubbio che ciò che dice il collega Botta, senza essere una prova, è un forte sospetto, vista la metodologia del decreto, l'assenza della concertazione - inusuale, tra l'altro, in una parte che la sostiene e la pratica - e l'esito.
Chi, dalla vostra parte, in un esito non significativamente positivo per il Ministro Bersani stesso - c'é stato anche un simpatico battibecco con la Presidente della nostra Giunta, sempre i che i giornali riportino la verità, cosa di cui francamente non vorrei dovermi esprimere - ritiene sinceramente che questo Paese abbia un enorme bisogno di liberalizzazioni e di atteggiamenti liberali, non lo può vedere con positività.
Quando è uscita la conferenza stampa del Ministro Bersani, io sono fra coloro - temo non moltissimi, dalla mia parte - che sono rimasti in dubbio su che cosa avremmo dovuto dire, fare e votare. Nelle dichiarazioni, il Ministro Bersani ha detto cose che a noi sarebbe piaciuto sentire dire durante il nostro Governo e che non sempre sono state dette e fatte.
Per fortuna, i dubbi sono stati velocemente fugati, perché le fasi successive - legga, chi vuole, l'interessante intervista di Tremonti in materia, pubblicata domenica, in pagina centrale, nell'unico quotidiano regionale (anche su questo sarebbe interessante riflettere, a proposito di libertà e di diffusione di informazione) - ci hanno aiutato a comprendere che forse Bersani - persona troppo intelligente per essere strumentalizzata con facilità - si era prestato, suggerito, era stato attore, in un momento di apparente liberalizzazione. Purtroppo, non solo per il Governo cui appartiene ma anche per chi crede che alcune cose sarebbero necessarie, le liberalizzazioni non stanno andando nella direzione giusta.
Tralascio tutti gli altri temi utilmente elencati dal Consigliere Botta e da chi mi ha preceduto.
Chi vuole occuparsi di liberalizzazione sa che deve mettere in conto una perdita di consenso da qualunque struttura organizzata, sia essa una corporazione, come ad alcuni piace chiamare i tassisti o i farmacisti.
Credo che molti dipendenti pubblici, pur non essendo uniti da un unico fil rouge, abbiano forti istinti corporativi. Provate ad andare nel mondo della Magistratura a parlare di separazione di carriere. Adesso, dopo un po' di indulto, un po' di Mastella e un po' di Di Pietro, forse alcuni temi possono essere discussi senza correre il rischio di essere immediatamente lapidati. Forse sarà di nuovo possibile. Provate ad andare a parlare di meritocrazia o di competizione nel mondo della scuola: vi guarderebbero come credo venissero guardati i genitori del Consigliere Botta nel Politecnico e a Palazzo Nuovo nel 1967-68.
In Piemonte c'è poca competenza sull'argomento. Il fatto di averlo delegato a Chiamparino e a tutti i sindaci temo... di Chiamparino ce ne occuperemo in altra sede, perché adesso, avendo ricevuto questa grande delega, praticamente plebiscitaria, ci si aspetta da lui che cammini sulle acque, cosa che nemmeno il Sindaco di Torino, nei suoi giorni migliori, è in grado di fare, ma questo ci aiuterà in altra sede.
Ci sono altri temi, caro Auddino, che però qui si possono affrontare.
Il collega Robotti - poi sarà accusato di eresia nel suo partito, cosa che francamente mi riguarda pochissimo - oggi ha richiamato alcune questioni, ma una in particolare, quella riportata sui giornali costituisce un problema. È un problema su cui anche una buona parte di voi conviene, non nelle sedi della politica ma nelle sedi esterne, su cui la Presidente Bresso si è espressa in Commissione e su cui l'Assessore Bairati ha addirittura preso degli impegni. Il CSI è assolutamente una competenza della Regione. Paghiamo noi e, come ho detto in un simpatico comunicato che nessuno pubblicherà, è una corazzata pubblica regionale messa nel lago di Avigliana.
Le liberalizzazioni di competenza regionale fatele. Noi siamo qui. Il comunicato si conclude dicendo che se la maggioranza vorrà confrontarsi su questo tema, così come stamattina abbiamo dato una modestissima mano all'Ufficio di Presidenza, non faremo certamente mancare il nostro contributo, perché ci sono cose che sono giuste e le cose giuste si fanno.
Poi ci sono le cose che sono opportune: quando si avvicinerà la campagna elettorale vedrete che anche noi sapremo, avendo imparato qualcosa spiegarvi perché Chiamparino ha sempre torto, anche quando aiuta una vecchietta ad attraversare la strada. Poi dopo troviamo un motivo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Grazie, Presidente.
L'intervento del Consigliere Burzi è quanto mai opportuno, perché noi non mettiamo in dubbio il processo di liberalizzazione. Porto l'esempio di più facile comprensione. I farmacisti affermano: "Va bene vendere i generi di prima necessità nei grandi magazzini, ma perché non estendete tale facoltà anche agli autogrill e alle stazioni di servizio?". Il Ministro dice loro di no. Mi chiedo il perché.
Questa è liberalizzazione. Probabilmente a qualcuno interessa fare andare le persone alle Coop, che controllano la grande distribuzione. Se facciamo la liberalizzazione, facciamola in tutti sensi. I farmacisti rilanciano dicendo: non solo la grande distribuzione, ma anche gli altri centri di vendita. Il Governo dice no. Se questa è una proposta di concertazione che proviene da una categoria, e se veramente c'è la volontà di liberalizzare quella categoria, perché il Governo non rilancia dicendo: "Benissimo, oltre questi anche quelli"? Qui sta il gioco che veniva richiamato prima: probabilmente ci sono interessi precisi, non solo a colpire delle categorie, ma a favorire dei centri economici di potere. Vedi la proposta di legge presentata sulla liberalizzazione dei farmaci nei supermercati: guarda caso, un anno fa le firme venivano raccolte nei supermercati Coop. Hanno tentato di raccogliere le firme e, guarda caso, immediatamente viene emanato un decreto che va in quella direzione. Quando si rilancia dicendo: ampliamo ancora di più la liberalizzazione, si dice di no.
A questo punto è chiara la volontà di colpire solo alcuni settori.
chiara la volontà politica. È chiaro il riferimento del collega Burzi - su cui sono personalmente d'accordo - sul CSI.
Dico di più: vi sono altri centri che in questa Regione sono dei monopoli, ai quali siamo obbligati a delegare funzioni regionali. Si pu parlare di CSI; si può parlare benissimo anche di Finpiemonte; si pu parlare di finanziarie collegate o controllate dalla Regione che ricevono quasi esclusivamente dei mandati dal governo regionale. Perché non facciamo un discorso sulle privatizzazioni regionali? Sulle possibilità di apertura al mercato dei centri ai quali deleghiamo l'informatica, la gestione di settori dell'agricoltura, la gestione della riscossione del bollo auto e tante altre funzioni prettamente di competenza regionale? Visto che siamo il Consiglio regionale del Piemonte, ben vengano avanti proposte di legge dagli Assessori competenti - altrimenti lo faremo noi come partiti - che vadano nel senso di dimostrare che siamo aperti alla liberalizzazione, ma deve essere totale e in tutti settori, andando a toccare tutti gli interessi economici, sia quelli considerati - tra virgolette - di categorie del centrodestra, ma anche, se è il caso, quelli considerati di categorie vicine alla sinistra.
Questa sarebbe una proposta. Nessuno avrebbe avuto niente di dire se nel decreto Bersani si fosse partiti dalla liberalizzazione di settori come l'energia, le acque, i trasporti pubblici, che però, guarda caso, se si toccano, insorgano i sindacati. Giustamente qua ci sarebbe la grande concertazione. Si parla tanto di concertazione, ma i sindacati dei farmacisti e dei tassisti non sono forse sindacati come quegli degli altri lavoratori? Perché non sono stati ascoltati? Perché non si è concordato prima? Perché non sono stati informati prima dei provvedimenti che si dovevano prendere? Perché la discussione non è nemmeno stata portata in Parlamento? Addirittura si è trovato lo strumento del decreto legge perch si aveva paura, non solo della concertazione con i tassisti, con i farmacisti e con gli altri soggetti interessati, ma che quel decreto, una volta arrivato in aula, non sarebbe mai passato. Questa è la forzatura che si è tentato di fare, ma giustamente le categorie si stanno ribellando a questo sistema.
Probabilmente il decreto Bersani, dagli intenti punitivi che aveva diventerà un provvedimento punitivo nei confronti di queste forme di decreto legge così come sono attuate e si ritorcerà contro lo stesso Ministro Bersani, che pensava di fare una cosa e invece si troverà costretto a negoziare. Adesso fa la concertazione; adesso convoca i vari settori; adesso si rende conto che non può passare un provvedimento che penalizza solo "i pesci piccoli" e lascia quelli grandi liberi di fare quello che vogliono. Anzi, alcuni pesci molto grossi mangiano i piccoli guadagnando e speculando su queste finte liberalizzazioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Consigliere Casoni, non me ne voglia, ma farei torto alla sua intelligenza se pensassi che lei considera il provvedimento adottato dal Ministro Bersani come un provvedimento che vuole soltanto punire alcune categorie e favorire una parte della grande distribuzione. Francamente credo che la discussione dovrebbe essere di altro tipo e di altro livello.
Possiamo essere d'accordo o non d'accordo con quel provvedimento, ma ridurlo ad un'iniziativa del genere fa torto alla nostra intelligenza.
Vedremo se questo governo di centrosinistra sarà capace di portare avanti la sfida sulle liberalizzazioni. Lo vedremo. È un fatto che né io n lei potremmo decidere questa sera. Lo vedremo.
Consigliere Casoni, un governo di centrosinistra inaugura la propria attività di governo assumendo un provvedimento che va in quella direzione: può essere discusso, contestato, ma è il primo provvedimento che va in quella direzione. Posso invece constatare, senza tema di smentita, che il Governo di centrodestra in cinque anni di attività governativa, non ha toccato un solo provvedimento che avesse il segno delle liberalizzazioni: questo è il vero problema. Questo Paese è rimasto, per tutta una serie di ragioni che non voglio in questo momento criticare o sollevare, ingessato per cinque anni nonostante il Governo di centrodestra avesse, a sua tempo annunciato come essenziale una politica che andasse in quella direzione: ma questo non è assolutamente avvenuto.
Qualcuno potrebbe dire: "Vorremmo che il Governo svolgesse anche altre liberalizzazioni", ma questa è una sfida aperta. Sono convinto che il Governo andrà in quella direzione, ma questa non è una ragione sufficiente per negare il valore di quella politica e di quelle scelte che rappresentano, rispetto ad una situazione, un elemento di discontinuità, di rottura e di liberalizzazione di un sistema che in molti casi era ingessato. Non contesto il fatto che quando si adottano certi provvedimenti questa o quella categoria si consideri toccata nei propri interessi, penso che sia anche un dato legittimo il fatto di considerarsi come categoria contestata negli interessi. Ma la domanda che pongo è un'altra: un Governo che in questo momento ha a cuore l'interesse generale del Paese e si pone il problema di favorire opportunità di crescita e di sviluppo, è un Governo che deve imboccarla quella strada? Penso francamente di sì. La sfida badate, riguarda anche la politica regionale, e noi siamo pronti ad affrontare questa sfida.
Per quanto riguarda, per esempio, la politica del CSI la I Commissione ha svolto un'interessante audizione con l'Assessore Bairati in cui alcuni elementi di questa politica e di questa sfida sono emersi. Da questo punto di vista sono d'accordo che la discussione è aperta sia per quanto riguarda il Governo nazionale sia per quanto riguarda il Governo regionale.
Veniamo alla questione in oggetto dell'ordine del giorno. Davvero possiamo negare, guardiamoci negli occhi, Consigliere Casoni, il problema che esiste nelle grandi città l'esigenza di aumentare l'offerta di taxi nel quadro di una politica di sviluppo del trasporto pubblico? Lei ha ricoperto l'incarico di Assessore ai Trasporti, per cui dovrebbe convenire come me sul fatto che dobbiamo immaginare una politica di sviluppo del trasporto pubblico locale, del trasporto ferroviario metropolitano, anche per un segmento della mobilità nelle grandi, medie e piccole città, uno sviluppo dell'offerta di taxi. È un dato ineludibile che qualsiasi Governo locale si pone. Da questo punto di vista non c'è dubbio che quel tipo di intervento e di provvedimento va nella direzione di aumentare l'offerta del numero di taxi. Consigliere Vignale, il costo, ahimè, di per sé non dice assolutamente nulla. Non è sempre vero che il costo è sinonimo di qualità.
Si applica un certo tipo di prezzo, allora abbiamo la garanzia che il servizio si svolge in maniera accettabile sul piano qualitativo: ma non è così. Abbiamo tanti esempi di servizi pubblici che hanno prezzi relativamente elevati e che non offrono il servizio che noi vorremmo fosse.
Penso che lì vi fosse un'esigenza ineludibile: mettere i Comuni - non c'é nessuno atteggiamento centralista -, cioè coloro che devono governare i processi di mobilità, nella condizione di aumentare, se lo ritengono, alle condizioni che il decreto stabilisce, l'offerta di trasporto pubblico locale che realizzo attraverso il servizio di taxi. E' un'esigenza che una destra come la vostra non dovrebbe contestare per ragioni pregiudiziali assumendo un atteggiamento conservatore e corporativo. Mi faccio carico dell'esigenza, e il Governo da questo punto di vista ha saputo dare una risposta a questo tipo di problema, di governare questa discussione che si apre, ma nel quadro di una linea che vuole rafforzare la scelta di andare verso un'offerta del servizio di taxi. Questo, badate, riguarda anche altri settori che sono toccati da una politica di liberalizzazione. Quella che oggi il Governo ha messo in campo non è sufficiente, ma apre, rispetto ad una situazione che abbiamo considerato tutti da superare, una fase nuova.
Questo è un Paese, ha ragione il Consigliere Robotti, nel quale, così dicono le statistiche, i farmaci costano più di tutti gli altri Paesi europei. Io difendo anche il cittadino. Difendo il cittadino taxista che in farmacia paga i farmaci ad un prezzo elevato, ma difendo anche il farmacista quando non trova un taxi alla Stazione Termini: penso ad una politica del genere. Se il prezzo del taxi è troppo alto o se non c'è il servizio, mi pongo il problema della politica con la quale favorire il potenziamento di questo servizio. Se il prezzo del farmaco è alto, ed è anche alto perché c'è un bassissimo consumo di farmaci generici, mi pongo il problema, come Governo, se assumo il punto di vista del cittadino consumatore, di come favorire uno sviluppo del farmaco generico e lo faccio attraverso un intervento che vuole liberalizzare una parte del settore.
Concludendo vorrei fare un'ultima considerazione politica. Ha ragione il Consigliere Burzi: una politica di liberalizzazione, non è una politica indolore, pone enorme problemi di consenso. Possiamo rivendicare un merito almeno? Quello di essere un Governo che affronta con coraggio alcune scelte, sfidando, se necessario, il problema del consenso. Un Governo pu fare scelte sbagliate, ma certo voi non potete rimproverare, a questo Governo, di aver adottato una politica di liberalizzazione che pone un problema, che apre un conflitto con alcune categorie, ma il punto di vista per chi governa è affermare, in questa politica, il valore dell'interesse generale.
Riteniamo che l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Rutallo ponga un problema reale: fornire ai Comuni una serie di informazioni che possono essere utili nella fase che si apre, quella nella quale i comuni titolari di questa potestà, saranno chiamati a mettere sul mercato nuove licenze. Sollevo una perplessità personale: sono meno convinto del fatto che la Regione debba chiedere ai Comuni di assicurare un attento controllo dell'attività. Questa è una potestà che il decreto stabilisce in capo ai Comuni, la Regione non deve chiedere niente ai Comuni medesimi. Mi sembra più giusto immaginare che la Regione, che ha uffici preposti con competenze in materia di trasporti, possa svolgere, se necessario e qualora venisse richiesto, un'attività di supplenza nei confronti dei Comuni che saranno chiamati, nei prossimi mesi, ad applicare il Decreto Bersani.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Chieppa, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



CHIEPPA Vincenzo

Sarò brevissimo a latere delle cose interessanti che sono state dette.
Anch'io penso che il decreto sia stato pensato, per la parte riguardante i tassisti, per dare una risposta vera che emerge in gran parte nelle aree metropolitane del nostro Paese. Sul piano locale abbiamo commentato questa cosa.
In realtà, così come peraltro l'Amministrazione comunale di Torino ha già annunciato, non parrebbero esserci problemi, dal punto di vista numerico, di presenza di auto del servizio pubblico, quindi di taxi, sul territorio di Torino, dell'area metropolitana.
Credo che un elemento di questa discussione potrebbe essere colto per ridiscutere il ruolo. L'abbiamo fatto in Consiglio provinciale, forse, il Consigliere Vignale se lo ricorda, negli anni scorsi e devo dire che, in quel periodo, la discussione è stata bloccata, anche quella volta, da un atteggiamento da parte di Alleanza Nazionale che - mi si permetta - era tutto teso a salvaguardare e ad affermare una visione di parte.
Arrivo a uno dei punti che volevo, rapidamente, sottolineare con il mio intervento, bisognerebbe ridefinire la mission anche di quel pezzo di servizio che, ricordiamo, dovrebbe essere servizio pubblico.
Oggi, rispetto alla mission di quel segmento, viene svolto quel tipo di servizio? Credo che dovremmo e potremmo sollecitare l'amministrazione provinciale a riavviare una discussione con le organizzazioni di categoria dei tassisti per ridiscutere i livelli tariffari che vengono applicati.
L'area metropolitana torinese è una delle aree metropolitane dove i costi sono maggiori. Questo è un ostacolo, oggettivamente, all'utilizzo dell'auto pubblica, quindi dei taxi, per le fasce più deboli della popolazione.
Presidente, io sono abituato a parlare anche con i megafoni in piazza mi hanno allevato così. Però, vorrei poterlo fare tranquillamente, almeno in questa sede. Posso proseguire? Grazie.
Con questo decreto parliamo di liberalizzazioni e, ovviamente, da destra si è raccolto questo termine e gli si è dato una valutazione estensiva, volendo, credo con scarsi risultati, far emergere differenze all'interno della coalizione. Il decreto è molto chiaro, interviene sulla vicenda dei taxi - alcuni colleghi, prima di me, lo hanno illustrato molto meglio - e sui farmaci, ma interviene sui farmaci da banco.
Guardate, io sarei stato contrario e sono contrario alla possibilità di vendere farmaci, che necessariamente devono essere prescritti dal medico in qualsiasi luogo. Stile Stati Uniti, per capirci. Parliamo dei prodotti da banco, che i cittadini o le cittadine del territorio nazionale potevano acquistare, come in un qualunque supermercato, questi che sono farmaci nell'accezione molto ampia del termine. Quindi, è stato mirato come intervento.
Vi sono altri aspetti del decreto, che dovrebbero trovare il sostegno di tutti. Penso alla riduzione dei costi sulla chiusura e apertura dei conti correnti per i cittadini normali, per le lavoratrici e per i lavoratori. Penso a un tentativo di intervento anche sulle assicurazioni che tenda a calmierare i prezzi. Queste non sono le liberalizzazioni che qualcuno auspicava a destra (dell'energia, dell'acqua, dei trasporti) non sono le liberalizzazioni di settori strategici per la crescita del paese.
Perché proporre questo, è proporre una soluzione irresponsabile, che vede la mia e, credo, di tutta la sinistra, fermissima, opposizione.
Abbiamo già visto paesi che privatizzano o liberalizzano il servizio di distribuzione dell'acqua, che privatizzano o liberalizzano selvaggiamente il sistema di trasporto, lo ricordavo prima a qualche Consigliere a latere del Consiglio.
I processi di liberalizzazione e privatizzazione del trasporto pubblico, come è accaduto, per esempio, in Inghilterra la patria, il fanalino, la punta avanzata di questi progetti, segnano oggi un bilancio disastroso con un Governo che dice di tornare indietro, rispetto a questo tipo di politiche.
Un conto è - non so se liberalizzare, a me la parola non piace intervenire, così come ha fatto il Governo, su questi temi in maniera molto attenta e selettiva. Perché ve ne sono altre di nicchie e di privilegi, ma non sono stati colpiti esclusivamente alcuni privilegi o idee sui tassisti.
Il fatto che oggi sia possibile, da quando il decreto è entrato in vigore abolire il tariffario minimo per i liberi professionisti oppure il fatto che non possano più essere pagati in contanti, ma debba restare una traccia di questo pagamento, a me paiono misure, volete chiamarle di liberalizzazione, usate il termine che volete, ma non parliamo di liberalizzazione di servizi strategici per lo sviluppo del paese, non parliamo di acqua, di energia, di trasporti, non parliamo di quelle cose.
Stiamo parlando di ben selezionati interventi che vanno a favore credo, di quelli che alcuni chiamano clienti, io continuo a ritenere diritti di tutti i cittadini di poter vedere abbattuti alcuni ostacoli e anche ridotti alcuni costi.
Intendevo intervenire perché mi è parso che, da parte di qualcuno, si intendesse strumentalizzare, con scarso risultato, anche le parole che da sinistra sono state dette su questo tema.



(Commenti fuori microfono)



CHIEPPA Vincenzo

No, mi riferisco al Consigliere Burzi.
Quindi, da questo punto di vista, ci tenevo a rassicurare e puntualizzare la mia posizione, che è ampiamente condivisa nello schieramento democratico e progressista, all'interno di questo Consiglio.



PRESIDENTE

Non risultano iscritti a parlare. Procediamo alla votazione dei singoli ordini del giorno, seguendo l'ordine temporale.
L'ordine del giorno n. 383 è stato ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 396, come emendato dal proponente, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale preso atto delle difficoltà determinate, in merito al trasporto pubblico da piazza (taxi), dall'approvazione del cosiddetto Decreto Bersani che all'articolo 6 dello stesso prevede la "Deroga al divieto del cumulo di licenze per il servizio di taxi" considerato che tale decreto, a differenza di quanto asserito più volte da esponenti del Governo nazionale, non apporta alcuna riduzione del costo delle corse essendo esse determinate unicamente dai Consigli provinciali che, anzi, il provvedimento legislativo sopraccitato rischia di portare ad un peggioramento del servizio in quanto autorizza lavoratori subordinati a condurre un taxi senza alcuna preparazione specifica sottolineato che se la volontà del Decreto è quella di poter avere più auto, soprattutto in alcune città in cui si ritiene vi sia penuria di taxi ciò è possibile da realizzare senza dover variare la legislazione vigente essendo nella potestà dei sindaci il rilascio di un maggior numero di licenze rilevato che per le valutazioni sopra esposte appare che la volontà del decreto non sia quella di avere maggiori licenze, quanto dare la possibilità a gruppi di acquisire licenze anche già esistenti, facendo venir meno il divieto di cumulo ribadisce la necessità che provvedimenti a forte impatto sociale sulle categorie vengano concertati al fine di evitare il conflitto sociale riconosce in particolare l'interesse a preservare il valore del lavoro individuale e artigiano, quale garanzia contro i processi di dequalificazione e precarizzazione del lavoro e le conseguenti ricadute negative sui servizi offerti ai cittadini impegna la Presidente della Regione e l'Assessore competente ad attivarsi presso il Governo nazionale per una modifica del cosiddetto decreto Bersani attraverso la salvaguardia del principi "una testa, una licenza".
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno sostitutivo del n. 405 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che a seguito dell'intesa raggiunta tra il Ministro dello sviluppo economico e i sindacati che rappresentano la categoria dei tassisti sul decreto-legge 4 luglio 2006 recante 'Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale', il Governo ha deciso di presentare un emendamento al testo, prevedendo tra l'altro: rimozione del cumulo delle licenze possibilità di ampliare i turni giornalieri dei tassisti - i taxi potranno circolare anche per tre turni avvalendosi di dipendenti e familiari possibilità per i Comuni di bandire concorsi straordinari per le nuove licenze nei casi in cui la programmazione numerica sia insufficiente o non idonea e non garantisca un buon livello di servizio previsione di servizi a chiamata per le strutture ricettive (hotel e scuole) viste le problematiche legate alla mobilità cittadina e la carenza di taxi tutto il territorio nazionale con la conseguente necessità di allargare tale servizio constatato che le misure sopra esposte comporteranno verosimilmente benefici per gli utenti, che potranno avere più auto pubbliche a disposizione considerata inoltre l'opportunità di dare concretezza all'intesa raggiunta impegna la Presidente della Regione e la Giunta regionale a mettere a disposizione dei Comuni, che vorranno bandire concorsi straordinari per assegnare nuove licenza, adeguati strumenti informativi e tecnici, per favorire l'incontro tra domanda ed offerta a chiedere ai Comuni concrete assicurazioni circa un attento controllo della sufficienza ed idoneità della programmazione numerica esistente e della qualità del servizio in modo tale che eventuali nuove licenza on esse non determinino un eccesso di offerta e, all'opposto, il diniego non comporti un eccesso di domanda".
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.13)



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