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Dettaglio seduta n.10 del 05/07/05 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(Alle ore10.03 il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(La seduta ha inizio alle ore 10.50)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
giunta alla Presidenza la richiesta di alcune iscrizioni all'ordine del giorno, però, se i colleghi concordano, seguirei la prassi del Consiglio precedente, trattando prima la fase degli atti di sindacato ispettivo.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Allasia, Moriconi e Valloggia.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

b) Modifica di assegnazione delle funzioni ai componenti della Giunta regionale Sergio Conti (politiche territoriali, urbanistica, pianificazione territoriale, edilizia residenziale, beni ambientali, concertazione con l'Assessore al welfare in merito alle politiche sociali per la casa) e Teresa Angela Migliasso (welfare, lavoro, immigrazione, emigrazione cooperazione sociale, programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore alle politiche territoriali, in merito alle politiche sociali per la casa)


PRESIDENTE

Comunico che con decreto 67, del 29 giugno, la Presidente della Giunta regionale ha precisato le funzioni attribuite agli Assessori Sergio Conti e Teresa Angela Migliasso, così come segue.
CONTI Sergio: politiche territoriali, urbanistica, pianificazione territoriale, edilizia residenziale, beni ambientali, concertazione con l'Assessore al welfare in merito alle politiche sociali per la casa



PRESIDENTE

MIGLIASSO Teresa Angela: welfare, lavoro, immigrazione, emigrazione cooperazione sociale, programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore alle politiche territoriali, in merito alle politiche sociali per la casa.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 14 dei Consiglieri Motta e Chieppa inerente a "Nuovo impianto per la produzione di bitume" (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 14, presentata dai Consiglieri Motta e Chieppa.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Motta; ne ha facoltà.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente.
Chiederei se fosse possibile posticipare la risposta a quest'interpellanza, in attesa dell'arrivo del Consigliere Chieppa, quale primo firmatario.



PRESIDENTE

D'accordo, allora procediamo con le altre interpellanze e interrogazioni.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interrogazione n. 10 dei Consiglieri Vignale, Casoni, Botta, Boniperti e Ghiglia, inerente a "La Provincia di Torino penalizza le imprese agrarie per troppa burocrazia e inefficienza?"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 10, sulla quale risponde l'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Relativamente all'interrogazione n. 10, "La Provincia di Torino penalizza le imprese agrarie per troppa burocrazia e inefficienza?", do lettura della risposta che abbiamo predisposto e poi farò alcuni commenti di merito.
La Regione Piemonte, con legge regionale n. 17 dell'8 luglio 1999, ha provveduto ad individuare le funzioni da conferire agli enti locali in materia di agricoltura, alimentazione, sviluppo rurale, caccia e pesca.
Tra le funzioni trasferite alle Province da tale legge, ai sensi dell'articolo 2, comma a), vi sono quelle relative agli "interventi relativi al miglioramento dell'efficienza delle strutture agrarie e alla creazione di nuove aziende, ivi comprese il finanziamento dei piani di sviluppo aziendali e interaziendali, per la fase della produzione nonch della trasformazione aziendale".
Successivamente, la Giunta regionale del Piemonte, con deliberazione n.
118-704 del 31 luglio 2000, ha approvato il Piano di Sviluppo Rurale 2000 2006 del Piemonte (ai sensi del Regolamento CE 1257/1999, poi modificato dal Regolamento CE 1783/2003 del Consiglio sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo di orientamento e garanzia); lo stesso Piano è quindi stato approvato dalla Commissione Europea con la Decisione n. C (2000) 2507 del def. 7 settembre 2000.
Per quando concerne l'applicazione della Misura A del citato Piano di Sviluppo Rurale (che finanza le aziende agricole per la realizzazione degli investimenti di miglioramento aziendale), la Giunta regionale ha adottato le relative istruzioni applicative con la deliberazione n. 10-29657 del 1 marzo 2000 (modificata ed integrata con D.G.R. n. 47-1159 del 23 ottobre 2000, con D..R. n. 13-3656 del 3 agosto 2001 e con D.G.R. n. 7-9582 del 9 giugno 2003). Con tale deliberazione è stata inoltre disposta la prima apertura della presentazione delle domande di aiuto agli investimenti ed all'insediamento, con un unico bando a livello regionale.
Per quanto riguarda le risorse stanziate dal citato Piano di Sviluppo Rurale, si precisa che le risorse stesse (coerentemente con le regole di funzionamento del FEOGA-Garanzia) hanno la natura di "limiti di spesa in un bilancio di cassa", per cui i fondi non vengono impegnati in bilancio a favore delle aziende agricole al momento della approvazione della domanda ma gli interventi realizzati vengono liquidati e iscritti in un elenco di pagamento al momento dell'accertamento della conclusione lavori. Per cui indipendentemente dall'ordine di presentazione delle domande e dall'ordine di effettuazione delle istruttorie e della emissione delle approvazioni, le pratiche vengono messe in pagamento nell'ordine in cui le aziende concludono la realizzazione dei lavori, minimizzando il rischio di spreco delle risorse.
A seguito dell'apertura delle domande disposte nel 2000 con il bando regionale, il numero di richieste di finanziamento è stato integrato in tutto il Piemonte, determinando in tutte le Province una situazione di saturazione degli uffici istruttori, con conseguente inevitabile allungamento dei tempi di istruttoria e definizione delle pratiche.
Successivamente alla prima apertura delle domande effettuata con la citata DGR 10-29657 del 1 marzo 2000, con Deliberazione della Giunta regionale n. 83-5619 del 19 marzo 2002, sono state approvate le "indicazioni programmatiche ed indicazioni procedurali per l'emanazione, da parte delle Province, di nuovi bandi di apertura domande". A seguito di tale deliberazione, le Province hanno provveduto, negli anni 2002-2004, ad emanare propri bandi di presentazione domande.
In sintesi, tali "indicazioni programmatiche" prevedono che le Province provvedano ricorrentemente ad effettuare delle analisi finanziarie sull'andamento della gestione (il numero di domande ancora in carico ed onere presunto per il loro completo soddisfacimento, risorse ancora disponibili, risorse rinvenenti da economie dovute al decadimento od al ridimensionamento di pratiche già definitive) e conseguentemente ad emanare nuovi bandi di presentazione domande detta analisi indica che vi sono spazi di copertura finanziaria che permettono di prendere in carico nuove domande.
Per quanto riguarda, in particolare, le aperture delle domande effettuate dalla Provincia di Torino, tale Provincia, nel 2003, emanò un bando che prevedeva la presentazione delle domande dal 25 febbraio al 18 dicembre. Tale bando fu sospeso in via cautelativa in data 21 ottobre, per consentire una migliore analisi finanziaria riguardo alle domande pervenute. L'apertura delle domande disposta dalla Provincia stessa dall'11 al 25 maggio 2004 costituisce quindi una riapertura dei termini del bando sospeso il 21 ottobre 2003, per consentire la presentazione delle domande che non era stato possibile presentare, a causa della sospensione, per verificare i termini di copertura finanziaria.
All'inizio del 2005, essendo stato raggiunto a livello nazionale l'accordo Stato-Regioni per utilizzare nel 2006 risorse aggiuntive resesi disponibili a seguito di minori spese effettuate a livello europeo nella gestione dei Piani di Sviluppo Rurali dei vari Stati membri (il cosiddetto overbooking, cioè le risorse che si rendono disponibili perché non tutti hanno speso quanto avrebbero potuto spendere), con due programmi straordinari approvati con Deliberazioni della Giunta regionale, la Regione ha autorizzato le Province ad emanare, qualora lo avessero ritenuto opportuno, nuovi bandi per presentazione di domande, riferiti rispettivamente a insediamento giovani agricoltori e a investimenti nelle aziende agricole finalizzati all'adeguamento alle norme in materia di utilizzo agronomico degli effluenti zootecnici (gestione dei reflui).
Successivamente all'approvazione di questi due programmi straordinari la Provincia di Torino ha provveduto ad emanare un bando per la presentazione di nuove domande riferite al programma straordinario (quelli finalizzati all'adeguamento per i reflui zootecnici), in considerazione dell'alto valore ambientale di tale intervento, mentre (con una scelta analoga a quella operata da altre Province) non ha ritenuto opportuno emanare un nuovo bando per la presentazione di domande riferite al programma straordinario di insediamento giovani, a causa dell'alto numero di richieste già in carico, al fine di evitare aspettative che, da un punto di vista finanziario, avrebbero potuto non essere soddisfatte.
Complessivamente, la situazione statistica delle domande presentate istruite ed avviate al finanziamento dall'inizio della gestione ad oggi in tutta la Regione è quella riportata nella tabella di cui vi darò alcuni dati.
Abbiamo fatto fare un'analisi dettagliata della situazione gestionale di tutte le Province comparate. Da questa tabella risulta che la Provincia di Torino è assolutamente in linea con tutte le altre Province. Dalla stessa risulta evidente che le Province di Torino, Cuneo e Alessandria, con il maggior numero di imprese agricole e di domande presentate, hanno una maggiore lentezza di analisi delle domanda, ma, ripeto, la Provincia di Torino è assolutamente in linea con le altre Province. E' evidente che laddove c'è stato un maggior numero di domande presentate i tempi per istruire le pratiche sono stati più lunghi a causa delle verifiche svolte.
Ad esempio, per la Provincia di Torino abbiamo una situazione nella quale sul totale delle domande presentate, è stato istruito il 61% delle pratiche; è un dato superiore, ad esempio, alla Provincia di Alessandria ed è simile a quello della Provincia di Cuneo. Sul totale delle pratiche pagate a saldo, la Provincia di Torino ha pagato il 72%, la Provincia di Cuneo il 64%, la Provincia di Alessandria il 67%. Per quanto riguarda le Province più piccole, Asti, che aveva meno pratiche, il 93% e Biella il 75%. Per cui su tutte le questioni, anche sul collaudato, la Provincia di Torino ha il 68% del collaudato sull'approvato, la Provincia di Alessandria il 63%, la Provincia di Cuneo il 55%, poi, andiamo all'85% per le Province di Asti, Biella e le altre.
Se volete la tabella la facciamo distribuire a tutti coloro che sono interessati, ma, dall'analisi della situazione, risulta evidente la scelta autonoma della Provincia di Torino ad indirizzare le domande su alcune tipologie di investimenti, che è discutibile ed opinabile, ma è una scelta consapevole della Provincia di Torino.
Per quanto riguarda la velocità e l'efficienza di trattamento delle pratiche risulta che la Provincia di Torino è assolutamente in linea con la media delle altre Province piemontesi.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Intanto ringrazio l'Assessore per i dati forniti. Siamo soddisfatti rispetto alle domande presentate non perché abbia risposto a tutte, ma perché, verosimilmente, saremo in grado di verificare se questo è accaduto.
Ho ben presente, avendo svolto per alcuni anni il mandato di Consigliere provinciale, il principio di sussidiarietà: credo sia assolutamente corretto che una Provincia scelga se intervenire in un settore piuttosto che in un altro, ma rimanendo tale la legge che prevede il coordinamento da parte della Regione, tocca anche a quest'ultima un compito di controllo all'interno di questi bandi, e mi permetto di dire anche di programmazione, di concerto con le Province.
L'Assessore comprenderà bene, vista l'apertura del bando da febbraio fino a dicembre, poi sospeso a ottobre e riaperto solo dieci giorni a maggio, riferendosi sempre all'anno precedente. L'imprenditore agricolo fa il suo lavoro ed è corretto che si debba tenere informato rispetto alla tempistica e tipologia dei bandi.
In una logica coerente con il Piano di Sviluppo Rurale sarebbe più corretto svolgere programmazioni triennali di concerto tra Regione e Province, con le competenze che tanto l'Istituzione Regione quanto le singole Province hanno, in modo tale che si possa dare un'informativa certa e tempi certi, quali il periodo di apertura dei bandi e le figure individuate.
Altrimenti, anche rispetto ai bandi di sostegno all'imprenditoria giovanile, si evince l'assoluta autonomia della Amministrazione provinciale. L'imprenditore agricolo giovane che nel 2003 ha aperto un'impresa ha potuto avere un contributo non indifferente, anzi assolutamente significativo, che va dal 50 al 40% a fondo perduto. Invece colui che ha dato vita ad un'azienda nell'anno 2004 ha seguito il principio che in agricoltura, come l'Assessore sa bene, esiste fino ad un certo punto, cioè la possibilità di rimanere in piedi solo con il lavoro che si produce - questo è il sistema che da decenni funziona, è materia di discussione di questi giorni, ma questo è - e risulta penalizzato rispetto agli imprenditori che hanno aperto aziende negli anni precedenti.
Sarebbe utile un criterio di programmazione, ma non solo relativamente alla Provincia di Torino, verosimilmente avverrà qualcosa di simile nelle altre Province; io l'ho presentata riferendomi alla Provincia di Torino perché, essendo torinese, ho informazioni su quanto accade all'interno di questa Provincia.
In conclusione, sarebbe utile svolgere una riflessione - il Presidente Bellion su questo è sensibile, perché ne abbiamo discusso molte volte quando rivestiva la carica di Assessore - anche in merito ai trasferimenti economici che possono permettere l'assunzione di personale. E' ovvio che se la Provincia di Asti risponde, ad esempio, al 98%, o all'80%, rispetto ad una Provincia che risponde al 50%, vi è la necessità di poter pensare un intervento il più immediato possibile. Porto l'esempio della siccità dell'anno 2003: è ovvio che chi ha patito una perdita di raccolto del 30 40%, così come si verifica per l'impresa metalmeccanica, se ottiene i finanziamenti due anni dopo, rimane in piedi solo se ha una certa capacità finanziaria, con la certezza che ha fatto un debito bancario che gli costa "x" in percentuale rispetto al proprio incasso.
Credo che, affrontando il Piano di Sviluppo Rurale e nel confronto con le Province, avremo modo di affrontare questi temi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Taricco per una brevissima integrazione alla sua risposta.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Volevo solo integrare con un elemento che può aiutarci a cogliere meglio il quadro della situazione. In realtà, una delle questioni che, sia nei piani di sviluppo aziendale sia nei piani di insediamento giovani, ha fortemente complicato il quadro in questa vicenda è che il numero delle richieste a suo tempo pervenute nella prima presentazione delle domande è stato altissimo e ha di fatto bloccato tutte le risorse disponibili all'interno del piano. Di conseguenza, convengo sulla necessità di dover andare incontro a chi presenta la domanda nel 2003 e anche a chi la presenta nel 2004.
Il problema è che lo stanziamento che c'era nella prima uscita è stato completamente bruciato, per cui questo ci porrà la necessità, anche quando discuteremo del piano di sviluppo rurale, di ragionare sui numeri che servono per sostenere lo sviluppo dell'agricoltura piemontese, ma sarà un ragionamento che faremo in Commissione quando parleremo dei contenuti del piano di sviluppo rurale.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione n. 44 presentata dal Consigliere Cavallera, inerente a "Incendio magazzino deposito pneumatici periferia di Ovada"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 44 del Consigliere Cavallera.
La parola all'Assessore De Ruggiero per la risposta.



PRESIDENTE

DE RUGGIERO Nicola, Assessore all'ambiente



PRESIDENTE

L'interrogazione del Consigliere Cavallera fa riferimento ad un incendio ad Ovada. Parto subito con la parte ambientale. Per pura coincidenza, a cento metri dall'incendio era posizionato un mezzo mobile dell'ARPA, lì collocato per il rilevamento della qualità dell'aria, in grado di determinare le concentrazioni degli inquinanti: biossido di azoto biossido di zolfo, ossido di carbonio, polveri, benzene, toluene.
I grafici delle rilevazioni - ovviamente non posso raffigurarli a parole, ma il Consigliere Cavallera o chi lo desidera può vederli - ci dicono che i valori riscontrati durante l'evento non presentano variazioni significative rispetto a quelli registrati nei giorni precedenti e successivi. In particolare, per il parametro delle polveri PM10 si allega anche un confronto con i valori registrati nelle ulteriori stazioni delle provincia di Alessandria.
Il nostro Assessorato e l'ARPA hanno ricevuto la comunicazione dell'incendio che si stava sviluppando dai Vigili del Fuoco; il personale del Dipartimento ARPA di Alessandria ha provveduto ad effettuare ulteriori accertamenti. Sono stati effettuati ulteriori prelievi d'aria nei diversi punti delle aree urbane potenzialmente interessate dall'evento (le zone limitrofe, ma anche a seconda della direzione del vento) e i campioni rilevati non hanno evidenziato presenza di sostanze e/o composti organici.
Sono stati anche effettuati, come prassi in queste situazioni campionamenti relativi alla situazione dei corsi d'acqua che abbiano ricevuto le acque utilizzate per spegnere l'incendio - il Consigliere Cavallera è più esperto di me relativamente alla logistica dell'evento quindi sia del torrente a monte (Stura) che del torrente a valle (Orba). I campioni effettuati, sia il giorno 5 che il giorno 6 giugno, risultano conformi alle tabelle di legge.
Dl verbale redatto a cura del Servizio di Vigilanza Ambientale della Provincia di Alessandria risulta che questo incendio si è sviluppato in un capannone in cui il giorno 5 giugno erano stoccate notevoli quantità di pneumatici di proprietà di un'altra ditta (non la proprietaria del capannone); oltre a questi pneumatici, erano anche presenti pannelli di legno e di segatura.
Il secondo sopralluogo, sempre del Servizio di Vigilanza Ambientale della Provincia di Alessandria, effettuato in data 8 giugno alla presenza del proprietario dei materiali depositati, ha permesso di accertare l'eventuale o il parziale coinvolgimento nell'incendio di pneumatici usurati, quindi classificabili come rifiuti, stoccati all'interno del capannone in un container. Tale stoccaggio viene reputato in regola perch a tutti gli effetti un deposito temporaneo e quindi non ha un regime autorizzativo particolare; le registrazioni di carico e scarico, dovute anche nella tipologia del deposito temporaneo, sono risultate regolari.
L'ultimo smaltimento risale al 28/7/2004, quindi meno di un anno fa, ed è conforme a quanto previsto dal decreto Ronchi, vale a dire: non più di un anno di stoccaggio temporaneo e non oltre venti metri cubi di materiale.
Le informazioni sulla collocazione di questo capannone le abbiamo invece acquisite dal Comune di Ovada. Il capannone è collocato in zona artigianale all'interno di un antico insediamento industriale, oggi lottizzato e occupato da diversa tipologia di attività manifatturiere.
Ultima nota. L'ARPA Piemonte, in data 21 giugno 2005, mi ha informato che ha provveduto a richiedere al Sindaco di Ovada l'adozione di un provvedimento nei confronti dei proprietari del capannone affinch provvedano alla messa in sicurezza del sito ai sensi del D.M. 471/99.
Questo è quanto dovuto; nello specifico dei dati, posso fornire la documentazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Dico subito che apprezzo la risposta e l'impegno dell'Assessore per fornire tempestivamente tutti gli elementi e quindi, da un punto di vista formale, mi dichiaro soddisfatto, però non posso non svolgere qualche considerazione, soprattutto perché ci troviamo in un insediamento ubicato proprio a fianco di un fiume, in una zona che si difende dalle alluvioni con una muraglia che è stata realizzata dopo i precedenti eventi alluvionali. Personalmente avrei ritenuto di vedere un maggiore impegno sia da parte degli interessati, ma soprattutto da parte dell'autorità comunale per ipotizzare un'eventuale rilocalizzazione.
Sappiamo che dopo gli eventi del 1994 e anche del 2000 sono state approntate delle risorse ed emanati dei provvedimenti che consentivano proprio queste rilocalizzazioni; rilocalizzazioni che ovviamente possono essere anche accelerate o sollecitate con provvedimenti delle autorità comunali nell'ambito della gestione urbanistica.
Se poi consideriamo che in quella zona ci sono insediamenti artigianali caratteristici della zona di Ovada - storicamente è una zona che ha un forte artigianato, anche dal punto di vista della produzione mobiliera però quando lottizzi poi si infilano in mezzo attività che non sono certo desiderate o desiderabili nel contesto urbano - è chiaro che un'eventuale rilocalizzazione in zona industriale verosimilmente esterna creerebbe anche un allentamento sotto il profilo del rischio, perché indubbiamente il rischio c'è.
D'accordo, formalmente ci troviamo di fronte a un cosiddetto stoccaggio temporaneo o deposito temporaneo, però bisogna che le autorità comunali e provinciali in qualche modo siano molto attente nel delimitare quelli che sono i confini del permanente e del temporaneo.
Sulla della mia esperienza personale, non ho nulla da osservare da un punto di vista della forma, ma io guardo la sostanza e ritengo che quella mattina a Ovada, dove peraltro si celebrava lo "Sport day" e c'erano anche delle delegazioni estere, non si sia fatta una bella figura.
Ritengo occorra parlare di questa vicenda in Aula; non avevo dubbi che l'ARPA o l'Assessorato fossero attenti alle implicazioni ambientali, ma volevo richiamare l'attenzione - e l'Assessore De Ruggiero ne sa qualcosa anche per i suoi precedenti impegni come Sindaco - sul fatto che storicamente ci sono delle localizzazioni, a fianco dei fiumi o in zone non idonee, dove occorre trovare tutte le soluzioni che le normative o le politiche di localizzazione o di rilocalizzazione consentono alle Amministrazioni.
Il mio auspicio è che queste attività vengano localizzate in modo più corretto e idoneo in quella zona, destinando le aree circostanti ai fiumi a verde pubblico, o secondo le esigenze della città. Grazie.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 14 presentata dai Consiglieri Motta, Robotti e Chieppa inerente a: "Nuovo impianto per la produzione di bitume"


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 14, dei Consiglieri Motta, Robotti e Chieppa.
La parola all'Assessore De Ruggiero, per la risposta.



PRESIDENTE

DE RUGGIERO Nicola, Assessore all'ambiente



PRESIDENTE

Grazie, Presidente. L'interpellanza fa riferimento alla proposta di realizzazione di un nuovo impianto per la produzione di bitume, da parte della Società CPS Cave Pietrisco Strade, in Comune di Portacomaro (AT).
La prima osservazione da fare è che l'impianto in oggetto non ricade tra i progetti che necessitano di verifica della procedura di valutazione di impatto ambientale, cioè non è all'interno della legge regionale n.
40/1998. Questo vuol dire che tutte le informazioni utili alla risposta all'interrogazione sono venute dalla collaborazione e dall'aver sentito il Comune di Portacomaro e la Provincia di Asti, perché il nostro Assessorato non aveva nulla agli atti.
In data 15 aprile 2005, l'impianto ha ottenuto dalla Provincia di Asti l'autorizzazione, in via generale, per le emissioni in atmosfera, ai sensi del DPR n. 203/1988.
In base al Piano regolatore vigente, approvato il 6 agosto 2001, l'area in cui è stato proposto l'impianto era classificata come Area Produttiva P4.
L'impianto rientra in un Piano Esecutivo Convenzionato di Libera Iniziativa ed è proposto al CPS. Il Piano Esecutivo Convenzionato di Libera Iniziativa è stato approvato dal Consiglio regionale il 29 agosto 2003, con convenzione successiva in data 22 dicembre 2003.
Il PECLI non prevede la presenza di alcun impianto di bitumaggio e di relative aree di stoccaggio degli inerti e di aree di manovre relative pertanto, il 26 maggio 2005, la Commissione edilizia ha espresso un parere contrario, in quanto la tipologia dell'attività si configurava estranea alla tipologia del PECLI.
Tale parere è stato comunicato il 30 maggio allo Sportello Unico, che aveva la responsabilità del procedimento autorizzativo e, per motivi urbanistici, è stato portato a conoscenza della ditta proponente l'8 giugno 2005.
L'8 giugno 2005, dunque, in tempi relativamente rapidi, si è conclusa questa vicenda di cui - ripeto - in Regione non abbiamo nulla di particolare agli atti; le informazioni sono pervenute dai Comuni e dalla Provincia di Asti. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Motta.



MOTTA Angela

Grazie, Assessore. Naturalmente ci dichiariamo soddisfatti delle notizie che lei ci ha dato, però vogliamo ricordare che è importante vigilare su quanto succede nei Comuni, soprattutto quelli del nostro territorio, che hanno un'alta valenza agricola, in particolare dopo il Piano di valorizzazione del paesaggio che è stato previsto dall'articolo 1 della legge regionale n. 20/1989.
E' importante che la Regione sia presente nella difesa del paesaggio e dell'ambiente e tuteli la valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici. Mi chiedo, però, se dopo aver chiuso in modo positivo l'iter di questa vicenda, ci potranno essere eventuali conseguenze per il Comune che inizialmente ha autorizzato il proprietario dell'impianto a iniziare i lavori, perché sappiamo che il proprietario ha già pagato gli oneri di urbanizzazione al Comune e ha già iniziato i lavori sul terreno che gli era stato concesso. Chiedo, pertanto, se il Comune interessato potrà avere conseguenze negative, da questo punto di vista, e se la Regione potrà farsi parte attiva con lo stesso, eventualmente anche con il Comune di Asti, che è limitrofo, per trovare una sistemazione adeguata che non abbia conseguenze di impatto ambientale, ricollocando l'impianto in una zona industriale. Grazie.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Interrogazione n. 21, dei Consiglieri Ghiglia, Casoni, Boniperti, Vignale e Botta, inerente a: "Confusione generata da assonanza dei nomi tra farmaci generici e farmaci 'griffati'"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 21, del Consigliere Ghiglia e altri.
La parola all'Assessore Valpreda, per la risposta.



VALPREDA Mario, Assessore alla tutela della salute e sanità

Voglio fare una precisazione iniziale: le Regioni non hanno alcun potere normativo, in quanto l'autorizzazione all'emissione in commercio è ministeriale e il confezionamento dell'industria è approvato dal Ministero a cui, eventualmente, compete la vigilanza, per evitare confusioni e sovrapposizioni.
In ogni caso, ricordo che ai sensi della legge n. 425/1996, i farmaci generici sono quelli con protezione brevettuale scaduta, denominazione comune internazionale, oppure denominazione scientifica, seguita dal nome del produttore e soprattutto biequivalenza rispetto a una specialità autorizzata con uguale composizione in termini di principi attivi, forma farmaceutica e indicazioni terapeutiche.
Il farmaco generico deve superare gli stessi controlli di qualsiasi altro medicinale prima di ottenere l'autorizzazione alla commercializzazione da parte del Ministero della Salute, che assicura che non esistono differenze di qualità, efficacia e sicurezza tra la specialità e il farmaco generico.
I farmaci generici non possono avere nomi di fantasia, ma prendono il nome dalla denominazione comune internazionale del principio attivo seguito dal nome dell'azienda che li produce e ne garantisce i requisiti di qualità.
La confezione dei farmaci generici è stabilita, quindi, dall'industria produttrice che deve comunque attenersi a quanto stabilito dalla normativa vigente (la legge n. 112/2002), e cioè portare sulla confezione, sulle istruzioni e sulle forme consentite di pubblicità, dopo l'indicazione del marchio, la classificazione ATC, che è la classificazione anatomica terapeutica e chimica, seguita dal corrispondente nome chimico del prodotto.
Sarà cura di questo Assessorato segnalare la problematica in questione al Ministero della Salute, che è competente in materia, e segnalare i problemi che sono stati segnalati in questa interrogazione. Noi gireremo la richiesta al Ministero che è competente, in quanto la Regione non ha alcuna competenza specifica.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente.
Grazie, Assessore per la risposta. Mi rendo conto che non ci sia una competenza o un potere della Regione di fare modificare le confezioni dei medicinali alle industrie farmaceutiche.
Credo però che il fatto che si siano verificati - perché questa è stata la denuncia che è uscita sui media - che sia possibile la confusione tra medicinali assolutamente diversi per una questione proprio di confezionamento e che ci siano stati degli errori in un ospedale importante e organizzato come le Molinette, credo che sia un fatto grave.
Credo che comunque oltre - e la ringrazio per questo - la disponibilità dell'Assessore di segnalare al Ministero anche solo queste possibilità di errore affinché si intervenga sulle case farmaceutiche per una maggior evidenziazione del farmacia, e quindi per una sua maggior riconoscibilità rispetto agli altri farmaci, sia anche importante richiamare le aziende ospedaliere ad una miglior organizzazione delle farmacie interne.
Perché il problema non è sbagliare la scatola, il problema è sbagliare principio attivo. Ora probabilmente - non so come sia organizzata la farmacia di un'azienda ospedaliera - se principi simili fossero tutti in una stessa vetrinetta - banalizzo - e principi diversi in un'altra evidenziando bene le differenze, si eviterebbero degli errori che possono essere potenzialmente gravi.
Io ho segnalato quanto avevo appreso da alcuni organi di stampa e cioè come un medicinale contro l'insufficienza coronaria, quindi un medicinale salvavita, possa essere, perché la confezione è simile, scambiato - ed è avvenuto - con un antidepressivo, è evidente che questo fatto va aldilà della competenza stretta, che capisco non ci sia. Ma la competenza a richiamare o a vedere se quanto è avvenuto all'ospedale Molinette è accaduto o può accadere anche in altre strutture ospedaliere, credo sia molto importante a livello preventivo per la salute di tutti.
Quindi, la ringrazio per la disponibilità e se si potesse fare questo passo ulteriore, credo sarebbe importante.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione n. 100 dei Consiglieri Ghiglia, Casoni, Boniperti, Botta e Vignale inerente a "Aborto in ospedale Sant'Anna di Torino"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 100, cui risponde l'Assessore Valpreda che ha pertanto facoltà di intervenire.



VALPREDA Mario, Assessore alla tutela della salute e sanità

In riferimento all'interrogazione che riprende le segnalazioni avvenute sugli organi di stampa da parte di Don Pietro Gallo circa la possibile evenienza che, in seguito ad un aborto terapeutico, nascano dei feti pure immaturi, ma che potrebbero essere eventualmente sottoposti ad interventi di rianimazione.
Intanto noi abbiamo iniziato una verifica presso gli ospedali torinesi ove in tutte le Divisioni Ostetriche e Ginecologiche viene applicata la legge n. 194, che agli articoli 6 e 7 afferma che "l'interruzione volontaria della gravidanza dopo i primi 90 giorni può essere praticata solo quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna oppure quando siano accertati processi patologici fra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro che determinano un grave pericolo per la salute fisico-psichica della donna. I processi patologici che configurino questi casi devono essere accertati da un medico del Servizio Ostetrico e Ginecologico dell'ospedale in cui deve praticarsi l'intervento, che ne certifica l'esistenza. Il medico pu avvalersi anche della collaborazione di specialisti ed è tenuto a fornire la documentazione sul caso e comunicare la sua certificazione al Direttore sanitario dell'ospedale per l'intervento da praticarsi immediatamente.
Qualora l'interruzione della gravidanza si renda necessaria per l'imminente pericolo per la vita della donna, l'intervento può essere praticato anche senza lo svolgimento delle procedure previste dal comma precedente. In questi casi il medico è tenuto a farne comunicazione alla ASL, e qualora sussista la possibilità di vita autonoma del feto, l'interruzione della gravidanza può essere praticata solo in caso della lettera a) dell'articolo 6, cioè quando sia in pericolo la vita della donna".
Secondo le procedure in atto al presidio ospedaliero Sant'Anna abbiamo visto che viene adottata una speciale modulistica che prevede la richiesta della donna, la certificazione del medico ginecologo alla Direzione sanitaria e la motivazione dei processi patologici che determinano un grave rischio per la salute fisica o psichica della donna stessa.
Se il medico ritiene di avvalersi della collaborazione di specialisti può rivolgersi o al Servizio di Psichiatria dell'ASL 1 con cui è stata stipulata una convenzione oppure al Servizio di Psicologia Clinica interna alla stessa ASO oppure a consulenti, genetisti, pediatri, chirurghi pediatri, cardiochirurghi pediatri, centro down.
La documentazione sul caso (ecografie e consulenze specialistiche) fa parte integrante della cartella clinica e, con particolare riferimento alle consulenze specialistiche psicologiche e psichiatriche, risultano colloqui approfonditi e circostanziati tra lo specialista e la donna con l'offerta di riscontri anche dopo la dismissione.
All'interno del Sant'Anna l'interruzione volontaria di gravidanza dopo i primi 90 giorni viene praticata fino ad età gestazionale inferiore a 24 settimane. Infatti in riferimento alla possibilità di vita autonoma del feto, i dati di letteratura e l'esperienza orientano a questa definizione temporale.
Si possono verificare condizioni particolari riferibili alle diverse patologie fetali, che possono ridurre ulteriormente la possibilità di vita autonoma del feto. Quante interruzioni volontarie di gravidanza dopo i primi 90 giorni sono state fatte? Era una richiesta.
Nel 1999 sono state 153, nel 2000 123, nel 2001 141, nel 2002 171 e nel 2003 206; la motivazione "grave pericolo per la saluta psichica della donna" era legata a 193 casi, di cui 143 relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro.
Le consulenze psichiatriche e psicologiche per accertare l'idoneità della richiedente e il suo stato psichico sono state 152, cioè il 73% del totale.
Nel 2004 gli interventi eseguiti sono stati 201, di cui 189 con motivazione di grave pericolo per la salute psichica della donna. Di questi 144 casi riferiti a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro. Le consulenze psichiatriche sono state 158 (78.6% del totale).
Fino al 30 aprile del 2005 sono stati eseguiti 64 interventi.
Fino al 30 giugno il numero totale è di 106.
Le motivazioni (i dati risalgono, però, al 30 aprile) sono le seguenti: 61 casi per grave pericolo per la salute psichica della donna, di cui 46 relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro. Anche in questo caso, le consulenza psichiatriche/psicologiche hanno raggiunto la percentuale del 75%.
Al momento dell'espulsione del prodotto abortivo è possibile che alcuni feti abbiano attività cardiaca presente. Si tratta, comunque, di feti per i quali, secondo quanto riferito dai medici, non vi è alcuna possibilità o prospettiva di vita autonoma.
Non risulta, al momento, nessuna legge regionale. Ribadisco, però, che grazie allo stimolo dell'interpellanza è intenzione della Regione Piemonte seguire con attenzione il dibattito scientifico sull'argomento: qualora emergeranno nuove valutazioni da parte della Comunità Scientifica, la Regione Piemonte adeguerà le proprie indicazioni regionali. Al momento però, non risultano leggi regionali a tal riguardo (l'ultima consultazione risale a questa mattina).
Nella maggior parte degli aborti dopo i primi novanta giorni si ricorre all'uso di candelette di prostaglandine: sono farmaci che lisano il corpo luteo e danno inizio al meccanismo abortivo.
Si sottolinea che l'uso del farmaco è previsto per l'induzione del travaglio abortivo nel I e II trimestre.
L'altro quesito si riferisce al cloruro di potassio utilizzato come iniezione intracardiaca a scopo eutanasico.
Il cloruro di potassio viene utilizzato nei casi di richiesta di embrioriduzione, per lo più entro i primi novanta giorni, nei casi di gravidanze plurime o di anomalie embriofetali con placente distinte, in cui si riscontra la necessità di eliminare, previa indicazione medica, il feto malformato.
Questa metodica è raccomandata da diverse società scientifiche e risulta applicata anche nella vicina Regione Lombardia.
La struttura complessa di Neonatologia dell'Ospedale Sant'Anna ha inviato una circolare interna - è stato appunto richiesto se c'era questa circolare interna - dove si prevede un intervento del neonatologo nei parti pretermine a partire dalla ventiquattresima settimana. I risultati di sopravvivenza gestazionale inferiore alle 24 settimane sono nel complesso negative. Va sottolineato che i successi ottenuti nell'assistenza intensiva neonatale si riferiscono a parti naturali prematuri, in quanto l'aborto indotto per definizione viene effettuato solo nei casi in cui si è valutata e documentata - come ho detto prima - l'impossibilità di sopravvivenza del feto.
Per quanto concerne l'ultimo quesito dell'interrogazione, si ritiene opportuno ricordare che da tempo è in atto un dibattito tra professionisti (ostetrici, neonatologi, medici legali) anche nell'ambito di società scientifiche e con la partecipazione di componenti del Comitato Nazionale di Bioetica, per trovare un consenso relativo a raccomandazioni sulle cure da prestare in gravidanza ed a neonati di età gestazionale compresa tra le 22 e le 25 settimane, tenendo conto dei profondi cambiamenti assistenziali intervenuti nel corso degli ultimi anni, che hanno portato alla sopravvivenza di neonati di bassissima età gestazionale. Noi seguiamo con molta attenzione questo dibattito, distinguendo, come ripeto, i parti prematuri e l'interruzione volontaria di gravidanza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia, per una breve replica; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore Valpreda per aver tenuto questa interrogazione nei parametri che intendeva avere, perché ovviamente non vuole entrare nel dibattito favorevoli-contrari all'aborto.
Certo è che la denuncia fatta da un autorevole esponente della chiesa torinese - Don Pietro Gallo - va a configurare delle ipotesi che non sono di aborto terapeutico, perché lo stesso sacerdote, due giorni dopo, sempre agli stessi quotidiani a cui si era rivolto, si stupisce addirittura che questo atteggiamento, che sembrerebbe essere adottato da alcuni sanitari non sia di dominio comune.
Qui si dice - perlomeno così è stato dichiarato - che alcuni medici o paramedici dell'Ospedale Sant'Anna, rispetto ai feti, avrebbero detto: "Li mettiamo sul lettino e aspettiamo che il cuore cessi di battere. Andiamo via per un po' e quando torniamo non batte più. Per indurre il parto usiamo le prostaglandine".
Assessore, questa è una denuncia pesantissima, e ha fatto bene a promuovere un'indagine. Da parte mia, promuoverò un esposto alla Procura della Repubblica, perché qui andiamo decisamente oltre lo spirito della legge!.
La legge fissa dei termini entro i quali l'aborto è consentito. Ma la stessa legge non consente, rispetto ad un nato con un cuore pulsante, di mollarlo sul lettino, aspettando che il cuore smetta di battere "per non fermare il servizio".
Si tratta di un'accusa di gravità enorme, che ritengo debba essere chiarita senza possibilità di equivoco alcuno.
Vi è, poi, un'altra affermazione che trovo grave e pesante. Mi riferisco alle dichiarazioni di un ginecologo che non menziono, perché è solito fare provocazioni per farsi un po' di pubblicità: ricordo che è stato più volte candidato in vari partiti, peraltro da alcuni anni meritatamente senza alcuna fortuna, perché sui temi della vita la si pu pensare in maniera diversa, ma non si scherza! Questo ginecologo, rispetto all'uso delle iniezioni di cloruro di potassio, quelle che vengono usate normalmente per l'embrioriduzione, dice: "In molti Paesi queste iniezioni si praticano al feto attraverso il ventre della donna, che ne ferma il battito cardiaco - del feto, naturalmente prima di indurre l'espulsione. In qualche caso lo facciamo anche qui. Lo stesso preparato viene utilizzato anche per l'embrioriduzione".
Cosa significa, posto che questo dottore ogni tanto parla magari senza collegare il cervello alla lingua? Significa che l'iniezione di cloruro di potassio, stando alle sue parole, non verrebbe attuata soltanto per l'embrioriduzione, ma anche per far cessare il battito cardiaco.
Assessore, che lo facciano anche in Lombardia non mi interessa per nulla; potrebbero pure farlo in Alsazia! Non guardo alla Lombardia come esempio in nessun campo; sono fieramente piemontese.
L'iniezione di cloruro di potassio (non per l'embrioriduzione) è consentita dalla legge? Se non è consentita dalla legge, ci troviamo di fronte alla dichiarazione di un medico che afferma che qualche volta è praticata, ma non per l'obiettivo previsto. Quindi, in maniera illegale.
Non posso definirlo omicida, non voglio spingermi a tanto, ma resta il fatto che non è prevista dalla legge. Una legge che, fra l'altro (l'Assessore e i colleghi Consiglieri lo sanno benissimo), disciplina una "materia" fondamentale: la tutela al diritto alla vita.
Per quanto riguarda la rianimazione - su questo, Assessore, sono molto franco - in quei pochi casi in cui è necessaria, visto che il primo dovere è soprattutto salvaguardare e tutelare la vita umana, deve essere praticata con la presenza di un medico rianimatore.
Non poniamo limiti (per chi ci crede) alla divina provvidenza nel caso in cui dovesse accadere una cosa del genere. Se il "prodotto" o meglio conosciuto "feto", viene espulso e si riscontrano possibilità di recupero bisogna recuperare. Questo dipende anche da noi. Si può chiamarli semplicemente reparti di neonatologia e, nel caso in cui nasca col battito cardiaco (al di là delle statistiche che affermano che raramente sopravvive), cerchiamo di farlo sopravvivere. Credo che questo sarebbe un passo avanti molto importante, che può sembrare residuale ma è importante per la salvaguardia della vita umana.
Concludo segnalando alla luce dei dati che lei, Assessore, mi ha fornito, l'accesso frequente a questo tipo di pratica. La maggior parte di queste interruzioni avviene oltretutto per possibili gravi problemi psichici o psichiatrici della donna, che spesso non sono legati a gravi problemi di malformazione del feto. Questo lo voglio segnalare perché è un passaggio delicato. Un conto è il grave potenziale problema psichico nel momento in cui si accerta la malformazione del feto, un altro è vedere il gran numero di aborti praticati quasi in maniera terapeutica, su donne con gravi problemi psichici o psichiatrici, laddove, invece, il feto non presenta nessuna grave malformazione. Inviterei soprattutto la Regione Piemonte a vigilare non molto, ma moltissimo. Non vorrei diventasse un metodo consigliato per portare a termine l'interruzione della gravidanza dopo i termini stabiliti dalla legge.



PRESIDENTE

La parola all'assessore Valpreda per un breve chiarimento.



VALPREDA Mario, Assessore alla tutela della salute e sanità

Vorrei chiarire due punti. L'invito alla vigilanza, richiesta dal Consigliere Segretario Ghiglia, si inserisce in un solco che noi abbiamo già avviato e non soltanto per questa "materia" che ha rilevanti implicazioni etico-filosofiche, e lo dimostra l'acceso dibattito in corso in quest'Aula.
Per quanto riguarda l'equipe di rianimazione, ci hanno assicurato che se si dovesse presentare il sospetto che il feto non sia malformato, è immediatamente mobilitata, e che, nell'istruttoria preliminare dell'interruzione di gravidanza, vengono consultati e allertati anche i neonatologi. Il dibattito attualmente in corso è già stato segnalato alla Regione Lombardia. Concordo con il Consigliere Ghiglia, ma vorrei sottolineare che esiste già nella comunità scientifica, nazionale e internazionale, una prassi consolidata.
Sulle dichiarazioni rilasciate dal ginecologo, di cui non si conosce l'identità, dico che ognuno è responsabile delle proprie affermazioni. Noi abbiamo avviato da tempo, non solo in questo settore, ma soprattutto all'ospedale S. Anna, una sorveglianza particolare in quanto sono state riscontrate, all'interno della struttura, numerose contraddizioni di tipo organizzativo, che sicuramente esamineremo a fondo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghigo, che interviene sull'ordine dei lavori



GHIGO Enzo

Vorrei dire, come Presidente del Gruppo di Forza Italia, all'Assessore ed eventualmente anche alla Segreteria del Consiglio, che sullo stesso argomento abbiamo presentato un'interpellanza il 28 giugno 2005.
Probabilmente non è ancora pervenuta all'Assessorato, ragion per cui siamo ancora in attesa di una risposta.



PRESIDENTE

L'interpellanza, presentata con prima firma del Presidente Ghigo risulta consegnata il 28 giugno 2005, quindi è ancora in transito presso gli uffici della Giunta. C'è stato un problema temporale. Sicuramente la Giunta avrebbe risposto, se fosse pervenuta congiuntamente all'elenco relativo agli atti di sindacato ispettivo. Visto che comunque l'interpellanza del Presidente Ghigo risulta presentata, e sono dispiaciuto di non averla potuta abbinare in sede di risposta, se ha desiderio di intervenire sul punto, la consideriamo assorbita nella risposta. Se invece intende mantenerla come percorso autonomo, verrà data una risposta ai quesiti che non necessariamente saranno gli stessi rispetto all'interrogazione posta dal Gruppo di Alleanza Nazionale. Non l' ho ancora letta. Immagino che l'argomento sia lo stesso, ma che i modi di presentazione della domanda possono essere anche difformi.



PRESIDENTE

GHIGO



PRESIDENTE

Sono d'accordo.



PRESIDENTE

Con il consenso del Presidente Ghigo, attueremo questa soluzione.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g con particolare riferimento a:

Argomento: Commercio al dettaglio

Disegno di legge n. 52 "Disposizioni urgenti in materia di procedimenti ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114 (Riforma della disciplina relativa al settore commercio, a norma dell'articolo 4, comma 4 della legge 15 marzo 1997, n. 59" - relatore Clement (iscrizione all'o.d.g.)

Argomento: Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Ordine del giorno n. 39 "Torino calcio. Iscrizione Campionato Serie A stagione 2005-2006" presentato dai Consiglieri Gariglio, Boeti, Ghiglia Spinosa, Chieppa, Buquicchio, Placido, Laus, Lepri, Ferrero, Clement Ricca, Turigliatto, Bossuto, Muliere, Ronzani, Travaglini, Cirio, Burzi Rabino e Vignale (iscrizione all'o.d.g.)

Argomento: Rapporti Regione - Parlamento

Ordine del giorno n. 35 "Contro il disegno di legge n. 2244 (Riconoscimento qualifica di militari belligeranti a quanti prestarono servizio militare dal 1943 al 1945 nell'esercito della Repubblica Sociale Italiana)" presentato dai Consiglieri Pozzi, Muliere, Travaglini, Dalmasso, Bellion Boeti, Comella, Lepri, Larizza, Reschigna, Motta, Bizjak, Cattaneo Auddino, Rostagno, Ronzani, Robotti, Ferraris, Rutallo, Valloggia Cavallaro e Chieppa (iscrizione all'o.d.g.)

Argomento: Ristrutturazione industriale - Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno n. 41 "Crisi industriale dell'Astigiano" presentato dai Consiglieri Motta, Cotto e Robotti (iscrizione all'o.d.g.)

Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno n. 40 "Cessata attività stabilimento Olivetti di Agliè" presentato dai Consiglieri Clement, Deambrogio, Barassi, Valloggia Ferrero, Larizza, Comella, Dalmasso, Rossi, Leo, Scanderebech, Robotti Auddino, Lepri, Cattaneo, Bizjak, Turigliatto, Bossuto, Placido, Spinosa Vignale e Ricca (iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Conformemente all'intesa che avevamo raggiunto in sede di Conferenza dei Capigruppo, passerei alla rimanente parte dell'ordine del giorno.
Conformemente a quanto deciso e a quanto riportato nell'ordine del giorno dove era già contemplato l'esame del disegno di legge n. 52, "Disposizioni urgenti in materia di procedimenti ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 114 del '98 "(la moratoria sul commercio), la Commissione questa mattina ha comunicato il termine dell'esame in sede referente.
Quindi, come da intese, si propone l'iscrizione del disegno di legge all'ordine del giorno prima dell'esame delle mozioni.
Se non ci sono indicazioni in senso contrario (mi pareva fosse già oggetto di un accordo raggiunto in Conferenza dei Capigruppo), con il consenso unanime dell'Aula il provvedimento del disegno di legge n. 52 viene scritto all'o.d.g. al punto 3 bis).
stata preannunciata la richiesta di iscrizione all'o.d.g. di due distinti ordini del giorno.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Intervengo per chiedere l'iscrizione dell'ordine del giorno avente per oggetto: "Torino Calcio. Iscrizione campionato Serie A stagione 2005-2006" sottoscritto da diversi Consiglieri anche di estrazione calcistica diversa.
Non entro nel merito della questione, ma il Torino Calcio rappresenta per la città e per il Piemonte un'importante realtà sportiva e storica che non può essere dimenticata. Chiedo l'iscrizione dell'ordine del giorno che impegna la Giunta ad una serie di azioni contenute nel testo.



PRESIDENTE

Se non ci sono richieste di intervento in senso contrario propongo l'iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 39.



(L'Aula, unanime, acconsente)



PRESIDENTE

Il Consigliere Muliere aveva già comunicato in forma scritta e a nome del suo Gruppo la richiesta di iscrizione all'o.d.g. della seduta odierna di un ordine del giorno (il n. 35), avente come oggetto: "Contro il disegno di legge n. 2244: 'riconoscimento, qualifica di militari belligeranti e quanti prestarono servizio nell'RSI'".



PRESIDENTE

Poiché gli ordini del giorno li avevamo definiti in Conferenza dei Capigruppo, si è ritenuto più opportuno non provvedere d'ufficio, ma portare l'esame della richiesta all'attenzione dell'aula.
Se non ci sono richieste di intervento in senso contrario, propongo l'iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 35.



(L'Aula, unanime, acconsente)



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliere Motta; ne ha facoltà.



MOTTA Angela

Insieme alla Consigliera Cotto e al Consigliere Robotti abbiamo presentato una proposta di ordine del giorno (il n. 41) sulla crisi industriale dell'Astigiano che riteniamo essere molto urgente. Nella nostra provincia la crisi industriale sta assumendo livelli veramente preoccupanti.
Chiediamo l'iscrizione dell'ordine del giorno nella seduta di Consiglio odierna e chiediamo di discutere la questione alla presenza degli Assessori Susta e Migliasso.



PRESIDENTE

Se non ci sono richieste di intervento in senso contrario, propongo l'iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 41 "Crisi industriale nell'Astigiano"



(L'aula, unanime, acconsente)



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Clement; ne ha facoltà.



CLEMENT Gian Piero

Questa mattina ho presentato un ordine del giorno sulla questione dell'Olivetti di Agliè firmato da quasi tutti i Gruppi presenti in Aula.
Sappiamo che gli Assessori Migliasso e Susta si sono già interessati della problematica, ma per caratteristiche di urgenza e di preoccupazione e per rafforzare la posizione della Regione con un ordine esplicito del Consiglio regionale, crediamo sia importante che il documento venga posto in votazione oggi.



PRESIDENTE

Se non ci sono interventi in senso contrario, propongo l'iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 40.



(L'aula, unanime, acconsente)


Argomento:

Riassunzione progetti di legge, ex articolo 77 del Regolamento: adempimenti


PRESIDENTE

Passiamo al punto 3) all'o.d.g., inerente a "Riassunzione progetti di legge, ex articolo 77 del Regolamento: adempimenti".


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali - Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Riassunzione progetto di legge: "Valorizzazione sociale e turistica delle stazioni ferroviarie dismesse" (già proposta di legge n. 255) (esaminato ma non licenziato dalla Commissione competente)


PRESIDENTE

In data 14 giugno 2005 è pervenuta nota n. 17895 dei Consiglieri Chieppa e Robotti relativa alla proposta di legge regionale di cui all'oggetto, esaminata nella precedente legislatura. I Consiglieri chiedono che il testo sia riassunto ex articolo 77. Il progetto di legge di cui all'oggetto è già stato riassunto dal Consiglio in data 14 giugno 2005 su richiesta dei Consiglieri Dutto e Muliere, pertanto la richiesta pervenuta viene considerata come un'aggiunta di sottoscrizione alla proposta di legge già riassunta.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale)

Riassunzione proposta di legge: "Istituzione del centro di documentazione nell'area della Benedicta nel Parco delle Capanne di Marcarolo", richiesta dai Consiglieri Chieppa Robotti (già proposta di legge n. 495) (esaminata ma non licenziata dalla Commissione competente)


PRESIDENTE

La proposta di legge in oggetto è stata esaminata, ma non licenziata dalla Commissione competente nella precedente legislatura e viene chiesta la riassunzione ex articolo 77. Il progetto di legge di cui all'oggetto è già stato riassunto dal Consiglio in data 21 giugno dal Consigliere Muliere pertanto la richiesta pervenuta viene considerata come un'aggiunta di sottoscrizione.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Riassunzione del disegno di legge: "Conservazione, recupero e salvaguardia del patrimonio e dell'assetto ambientale. Abrogazione della legge regionale 2 novembre 1982, n. 32" (già ddl 429) richiesta dal consigliere Cavallera (esaminato, ma non esaurita fase referente)


PRESIDENTE

Per tale provvedimento, che nella precedente legislatura non si era conclusa l'esame in sede referente, viene disposto il rinvio in Commissione ex articolo 77 del Regolamento.



(L'Aula, unanime, acconsente)


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Riassunzione proposta di legge: "Conservazione del patrimonio naturale e ripristino della funzionalità degli ecosistemi, nella prospettiva di uno sviluppo sostenibile" (già proposta di legge n. 393) richiesta dai Consigliere Chieppa e Robotti (esaminata, ma non esaurita fase referente)


PRESIDENTE

Per tale provvedimento, che nella precedente legislatura non si era concluso l'esame in sede referente, viene disposto il rinvio in Commissione ex articolo 77.



(L'Aula, unanime, acconsente)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Riassunzione della proposta di legge: "Tutela della persona che lavora da violenze morali e persecuzioni psicologiche nell'ambito di attività lavorative" (già proposta di legge n. 20), richiesta dai Consiglieri Chieppa e Robotti (esaminata, ma non esaurita fase referente)


PRESIDENTE

Per tale provvedimento viene richiesto il rinvio in Commissione ex articolo 77.



(L'Aula, unanime, acconsente)


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento

Riassunzione proposta di legge al Parlamento: "Gestione in sicurezza degli esiti del nucleare" (già proposta di legge n. 360) richiesta dai Consiglieri Chieppa e Robotti (esaminata, ma non esaurita fase referente


PRESIDENTE

Per tale provvedimento, che nella precedente legislatura non si era concluso l'esame in sede referente, viene disposto il rinvio in Commissione ex articolo 77.



(L'Aula, unanime, acconsente)


Argomento: Informazione - Formazione professionale

Riassunzione proposta di legge: "Iniziativa per la diffusione della cultura e delle capacità operative per il migliore utilizzo delle reti di telecomunicazioni e dei connessi servizi" (già proposta di legge n. 230) richiesta dai Consiglieri Chieppa e Robotti (esaminata, ma non esaurita fase referente)


PRESIDENTE

Per tale provvedimento viene disposto il rinvio in Commissione ex articolo 77.



(L'Aula, unanime, acconsente)


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento

Riassunzione proposta di legge al Parlamento: "Estensione del diritto di elettorato attivo e passivo ai cittadini stranieri non provenienti da stati dell'Unione Europea oppure apolidi" (già proposta di legge n. 591) richiesta dai Consiglieri Chieppa e Robotti (esaminata, ma non esaurita fase referente)


PRESIDENTE

Per tale provvedimento viene disposto il rinvio in Commissione ex articolo 77.



(L'Aula, unanime, acconsente)


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Riassunzione della proposta di legge: "Norme tecniche ed interventi finanziari per favorire l'autonomia e la vita di relazione delle persone disabiliti attraverso l'accessibilità ambientale" (già proposta di legge n. 208) richiesta dai Consiglieri Chieppa e Robotti (esaminata, ma non esaurita fase referente)


PRESIDENTE

Per tale provvedimento viene disposto il rinvio in Commissione ex articolo 77.



(L'Aula, unanime, acconsente)


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Riassunzione della proposta di legge: "Formazione alla democrazia e alla legalità. Provvedimenti a favore delle Scuole e delle Università piemontesi per contribuire allo sviluppo di una coscienza civile e democratica nella lotta contro la criminalità mafiosa" (già proposta di legge n. 12) richiesta dai Consiglieri Chieppa e Robotti (esaminata, ma non esaurita fase referente)


PRESIDENTE

Per tale provvedimento viene disposto il rinvio in Commissione ex articolo 77.



(L'Aula, unanime, acconsente)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Riassunzione proposta di legge: "Istituzione della valutazione di impatto occupazionale V.I.O." (già proposta di legge n. 1) richiesto dai Consiglieri Chieppa e Robotti


PRESIDENTE

Per tale provvedimento viene disposto il rinvio in Commissione ex articolo 77.



(L'Aula, unanime, acconsente)


Argomento: Veterinaria

Riassunzione del disegno di legge: "Modalità gestionale, organizzative e di funzionamento dell'Istituto Zooprofilattico sperimentale del Piemonte della Liguria e della Valle d'Aosta" (gia progetto di legge n n. 295) richiesta dal Consigliere Ghigo unificata dal pdl 317 (esaurita la fase referente)


PRESIDENTE

Per tale provvedimento, che ha esaurito la fase referente nella precedente legislatura, viene disposto la riassunzione ex articolo 77 del Regolamento la sua immediata iscrizione all'o.d.g. e il contestuale rinvio in Commissione per approfondimenti ai sensi dell'articolo 81 del Regolamento.



(L'Aula, unanime, acconsente)


Argomento: Commercio al dettaglio

Esame disegno di legge n. 52 "Disposizioni urgenti in materia di procedimenti ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114" (Riforma della disciplina relativa al settore commercio, a norma dell'articolo 4, comma 4, della legge 15 marzo 1997, n. 59)


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare il disegno di legge n. 52, inerente a "Disposizioni urgenti in materia di procedimenti ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114 (Riforma della disciplina relativa al settore commercio, a norma dell'articolo 4, comma 4, della legge 15 marzo 1997, n. 59)", di cui al punto 3 bis) all'o.dg.
La parola al relatore, Consigliere Clement.



CLEMENT Gian Piero, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, con deliberazione del Consiglio regionale n. 563-13414 del 29 ottobre 1999 e con successiva deliberazione consiliare di modifica n. 347-42514 del 23 dicembre 2003 sono stati approvati gli indirizzi generali ed i criteri di programmazione urbanistica per l'insediamento del commercio al dettaglio in sede fissa in attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114.
Con tale atto deliberativo si sono definite, in sintonia con i principi e gli obiettivi a livello comunitario e nazionale e secondo i contenuti della legge regionale 12 novembre 1999, n. 28 ("Disciplina, sviluppo ed incentivazione del commercio in Piemonte", in attuazione del decreto legislativo 114/1998), le linee di programmazione per lo sviluppo della rete distributiva, con particolare riferimento all'impatto del commercio sull'organizzazione territoriale, all'equilibrio fra le tipologie distributive, al servizio al consumatore, al pluralismo delle tipologie e delle forme di impresa, al corretto dispiegarsi della dinamica concorrenziale.
A tale fine la programmazione regionale definisce l'assetto territoriale della rete, individuando le caratteristiche dei luoghi di possibile realizzazione delle nuove iniziative e delle trasformazioni delle preesistenze ed il quadro delle compatibilità, relativo alle tipologie distributive ed all'opportunità o meno della loro realizzazione nei luoghi individuati dallo schema di assetto territoriale.
Un'attenta politica di pianificazione deve peraltro preoccuparsi costantemente dell'impatto delle varie tipologie distributive a seconda delle caratteristiche della porzione territoriale di riferimento, sia per quanto attiene alla salvaguardia del territorio sia in riferimento alla migliore efficienza del sistema sia in relazione alle interrelazioni fra le diverse tipologie di vendita ed alle abitudini ed istanze del consumatore al fine di un ottimale contemperamento degli interessi coinvolti.
A distanza di più di un quinquennio dall'entrata in vigore della deliberazione 563/1999, tenuto anche conto delle significative modifiche intervenute, specie sotto il profilo della tutela della concorrenza, a seguito della deliberazione consiliare n. 347/2003, si rende necessario procedere senza indugio ad un'azione di verifica degli effetti indotti dalla programmazione del comparto sulla rete, al fine di verificare il permanere della validità delle scelte operate ad oggi, senza escludere l'opportunità di una rivisitazione dei contenuti.
A tale fine si rende necessario poter disporre di una pausa di monitoraggio ed approfondimento, nella quale il flusso delle domande relative alle grandi strutture di vendita sia momentaneamente sospeso, per consentire le opportune valutazioni sulle scelte di programmazione.
per tale ragione che si propone in questa sede l'adozione di una disposizione di legge che sospenda, fino alla data del 31 marzo del 2006 (data entro la quale sarà verosimilmente conclusa la prevista fase di approfondimento), la presentazione delle domande per l'autorizzazione all'apertura, trasferimento di sede, variazione di superficie e di tipologia distributiva degli esercizi di vendita di cui all'articolo 9 del decreto legislativo 31 marzo 1998 n. 114.
Il presente disegno di legge non è stato sottoposto al vaglio della Conferenza permanente Regione - Autonomie locali, nella considerazione principale che lo stesso non innova alcunché circa il riparto e l'attribuzione delle competenze degli enti locali, né circa la disciplina dell'esercizio di funzioni.
Inoltre, la validità temporale limitata delle disposizioni in esso contenute e le accennate ragioni di urgenza hanno indotto a non attendere la ricostituzione della Conferenza permanente Regione - Autonomie operante, nella materia dei rapporti Regione-Enti locali, fino all'attivazione del Consiglio delle Autonomie locali, previsto dall'art. 88 dello Statuto regionale.
In sede di Commissione si è tuttavia deciso di indire apposite consultazioni con gli enti e i soggetti interessati dalla materia, tra cui sono state inserite anche le associazioni di rappresentanza degli enti locali.
In Commissione si è altresì operata una serie di modificazioni volte essenzialmente a motivare il provvedimento ed a chiarire che fanno deroga alle previsioni le autorizzazioni dovute così come definite dalla deliberazione prima descritta relativa agli indirizzi generali di pianificazione.
Considerata l'urgenza del provvedimento, se ne raccomanda una rapida approvazione da parte dell'Aula consiliare.
Infine, ringrazio tutti i Consiglieri della Commissione per aver accettato questa modalità di urgenza per portare avanti il provvedimento.
La discussione in Commissione è stata particolarmente approfondita.
Credo che il testo licenziato - senza togliere spazio al dibattito abbia accolto o, almeno, abbia tentato di raccogliere tutta una serie di problematiche sollecitate in Commissione.
Un limite rilevato, durante la discussione in Commissione, è che, su problematiche di questo tipo, l'effetto annuncio rischia, non dico di stravolgere gli effetti della legge, ma di limitarne la portata.



PRESIDENTE

Ringrazio il relatore, anche nella sua funzione di Presidente di Commissione, per lo sforzo fatto per consentire il licenziamento del provvedimento in tempo utile per i lavori del Consiglio regionale di oggi.
Dichiaro aperta la discussione generale sul provvedimento.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Il collega Clement, in qualità di relatore del disegno di legge, ha ben spiegato il provvedimento oggi in esame. Credo, però, che occorrano ancora due considerazioni sostanziali: una, in merito all'utilità del provvedimento e alla modalità con cui la Giunta ha inteso muoversi l'altra, rispetto al lavoro svolto all'interno della Commissione.
Innanzitutto, mi permetto di fare un richiamo molto sommesso al Presidente del Consiglio. Sarebbe buona cosa invitare gli Assessori alla presenza in Aula. Come sempre accade, l'Assessore di riferimento è presente. Non stiamo trattando atti ispettivi, occasione in cui è corretto che vi sia l'interrogante e l'Assessore di riferimento, ma stiamo affrontando attività legislativa. Ora, considerato che si è assunta la scelta di fare in modo che chi gestisce la Giunta regionale non voti le leggi varate da questo Consiglio, che almeno vi sia qualche altro Assessore, per una condivisione nei confronti di atti che non ricadono solo sull'Assessorato al Commercio dove, ovviamente, l'Assessore competente è una figura preminente.
In caso contrario, il confronto sarebbe di sessanta ad uno e non mi sembra corretto nei confronti né del Consiglio né dell'Assessore presente.
Detto ciò, le valutazioni da fare nel merito sono due. La prima generale rispetto al provvedimento.
Di per sé, il provvedimento sarebbe, o poteva essere, utile. In molti casi, il Gruppo di Alleanza Nazionale, sia in campagna elettorale sia nel primo scorcio del mandato, ha sollecitato una riflessione sulla situazione della grande distribuzione e sullo stato di attuazione della legge n. 28.
Sono primo firmatario di un ordine del giorno che, al di là della sottolineatura della necessità di intervenire sul problema dell'ipermercato di Caselle (ordine del giorno ormai superato) pone, come conclusione quella di arrivare ad un ripensamento, comunque ad una nuova valutazione sulla legge n. 28. Quindi, di per sé, il provvedimento sarebbe condivisibile, alla fine sull'enunciazione lo è. Solitamente, il legislatore si prefigge degli obiettivi e individua uno strumento, in questo caso il disegno di legge n. 52, per raggiungere gli obiettivi che si è prefissato. L'obiettivo del legislatore con questo disegno di legge, che faceva anche parte del programma del centrosinistra, era limitare la grande distribuzione o, comunque, dare armi pari alla grande distribuzione e al piccolo commercio.
Il problema è che chi fa le norme e conosce la realtà quale quella del commercio, in particolar modo della grande distribuzione, dovrebbe ben sapere che non ci troviamo di fronte a soggetti poco informati e che non hanno gli strumenti per intervenire nel caso di una modifica o, come in questo caso, di una sospensione.
Allora, mai come in questo caso, il silenzio sarebbe stato d'oro.
Trasmetto i dati che ci sono stati comunicati in Commissione questa mattina: dal giorno in cui è stato votato in Giunta il provvedimento sono state presentate sessanta nuove domande, ma, soprattutto, dal giorno dell'annuncio sui giornali abbiamo circa settanta nuove domande, per un totale, ad oggi, di novantadue domande presentate presso gli uffici della Regione.
Ricordo, e lo ricorderà meglio di me il collega Pichetto, avendo seguito questa materia per molti anni, che negli ultimi dieci anni la Regione Piemonte ha autorizzato poco più di cento centri commerciali.
Quindi, la finalità che il provvedimento in qualche modo si poneva sarà del tutto superata.
In realtà, questa Amministrazione, con i molti annunci, ha fatto in modo che vi fosse un esubero di grande distribuzione piuttosto che una limitazione della stessa.
Questo è un primo punto che non può essere addebitato alla Commissione la quale, con grande senso di responsabilità dei suoi membri di maggioranza e opposizione, non solo credo abbia migliorato la legge con l'emendamento che l'Assessore Caracciolo ci ha presentato questa mattina in Sala Morando ma ha avuto ben presente che il tempo costituiva il discrimine affinch questa legge funzionasse; tant'è che, nell'arco di una settimana, il Presidente Clement ha riunito subito le parti sociali e, a tappe forzate questa mattina abbiamo concluso l'iter in sede di Commissione.
Oggi, siamo disponibili alla votazione. Sono passati quindici giorni.
Non credo vi siano molte leggi emanate da questo Consiglio che sono state presentate in Commissione e votate quindici giorni dopo. Al di là delle valutazioni dei singoli Gruppi consiliari, far slittare il voto del provvedimento era assolutamente semplice: senza neppure la presentazione di emendamenti, se si fosse articolata maggiormente la discussione in sede di Commissione questa mattina non si sarebbe arrivati alla chiusura.
C'è stato un grande senso di responsabilità della Commissione consiliare, non voglio dire dell'opposizione, ma anche dell'opposizione perché ne fa parte. Credo vi sia stato un senso di responsabilità, o di opportunità, inferiore da parte della Giunta, anche nella figura della Presidente, la quale in troppi casi utilizza lo strumento della comunicazione, che certamente è strumento utile per finire sulle pagine dei giornali, ma, in casi come questo, poco utile. Nel momento stesso in cui è stata rilasciata la dichiarazione in campagna elettorale - cosa che non ha fatto il Presidente Ghigo: lo ha fatto nell'incontro con le categorie, ma non sulle pagine di tutti i giornali - coloro i quali stavano predisponendo le pratiche da presentare alla Regione hanno velocizzato quanto più possibile la raccolta di tutta la documentazione necessaria, i Comuni hanno proceduto alle variazioni ai piani regolatori nei tempi più repentini possibili e, oggi, ci troviamo nella condizione in cui, a partire dalla dichiarazione, cioè nell'arco di due mesi, è stato presentato un numero di pratiche pari a quello degli ultimi quattro o cinque anni.
La situazione che fotografiamo è questa, al di là dell'espressione che daremo sul provvedimento.
Concludo, anche per una questione di tempo: credo che il legislatore soprattutto l'Istituzione, debba avere ben presente che non c'è solo un obiettivo da perseguire, in quanto si deve avere anche un riscontro reale nel momento in cui il disegno di legge viene presentato.
Noi diciamo con molta chiarezza - il Presidente Casoni lo dirà dopo di me, poi vi sarà la dichiarazione di voto e la discussione nel merito - che nonostante una valutazione positiva del provvedimento, lo riteniamo ormai inutile, perché certamente non persegue i fini che ci si era dati nel Programma di Governo.
Mi permetto di dire che questo dovrebbe essere un esempio anche per la Giunta: su alcuni temi è meglio fare il proclama dopo che la legge è stata votata piuttosto che due mesi prima.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Signor Presidente, il tema trattato da questo disegno di legge è particolarmente delicato, così come messo in parte in luce dal precedente intervento del Consigliere Vignale. Nonostante l'impegno di tutta la Commissione - colgo anche l'occasione per ringraziare pubblicamente la disponibilità del Presidente Clement, che è riuscito a governare in modo rapido la partita - oggi dobbiamo svolgere alcuni riflessioni, anche se sinteticamente, che devono rimanere a verbale.
L'applicazione in Piemonte del decreto legislativo n. 114 sulla riorganizzazione della distribuzione commerciale ha portato quest'Aula nella Legislatura 1995-2000, a partorire la legge n. 28 e le relative indicazioni programmatiche. Con questa norma si è passati da una situazione di valutazione a contingenti, quindi a numero chiuso, degli insediamenti di grande distribuzione, ad un meccanismo regolato e programmato con valutazioni di tipo urbanistico, quindi con uno stretto legame con la normativa urbanistica piemontese, con la legge n. 56 in questo caso, che è l'attuale legge di riferimento, peraltro anche intervenendo in alcuni casi con la stessa legge n. 28 di modifica alla legge n. 56.
Con l'intervento effettuato si è impostata una programmazione che è stata di concorrenza tra i luoghi, nel senso di evitare le situazioni che avevano creato un grande disagio nei centri urbani, di contrasto e di concorrenza nei confronti degli esercizi di vicinato, che ha portato negli ultimi trent'anni in Piemonte, fino all'anno 2000, alla diminuzione, tutti gli anni, del numero degli esercizi di vicinato, dei piccoli negozi.
Quindi, nell'arco dell'ultimo trentennio, in Piemonte, il numero degli esercizi di vicinato è diminuito.
Con la legge n. 28/1999, che è stata l'applicazione del decreto legislativo n. 114, si è ridisegnato uno scenario diverso. Sono stati previsti interventi anche sugli esercizi di vicinato, ma si è creata una situazione dove la concorrenza tra i luoghi si è rivelata tale da tentare almeno di dare un equilibrio. Dico tentare perché quando votammo la legge 28 - maggioranza e opposizione tutti assieme, la legge 28 è stata un lavoro a più mani, è stata un impegno per il Piemonte da parte di tutto il Consiglio regionale, non solo un risultato della maggioranza, così come la modifica del 2003 - fu prevista espressamente la norma di monitoraggio continuo proprio con la coscienza di una perfettibilità del modello, con la coscienza della necessità di adeguare ogni biennio, ogni triennio quelli che potevano essere i riferimenti normativi e quindi il modello di insediamento delle strutture; anche con la coscienza che, se il secolo scorso è stato il secolo della grande produzione nel mondo, il secolo che abbiamo cominciato è il secolo della distribuzione: produrre è diventato molto facile, la partita dello sviluppo si gioca sulla distribuzione, sia quella capillare, di cui ci occupiamo oggi a livello territoriale e regionale, sia quella mondiale (basta leggere i giornali in questi giorni è l'impegno dei G8 su queste questioni).
Naturalmente tutto questo ha determinato e determina un cambiamento della struttura commerciale a livello piemontese. Per la prima volta, dopo 32 anni, c'è stato un aumento degli esercizi di vicinato e c'è stato un notevole aumento dell'occupazione, dovuto a una nuova immissione di grande distribuzione. Peraltro, la grande distribuzione - le statistiche le ha pubblicate tre mesi fa proprio l'Assessorato al commercio - ha avuto un incremento di circa il 2-2,5% all'anno, quindi non un'esplosione di insediamenti, ma con una distribuzione che possiamo ritenere quasi omogenea; quel quasi naturalmente significa che una serie di interventi possono essere svolti, perché è cambiato anche il modello di distribuzione.
Ricordiamo solo una cosa: cinquant'anni fa le più grandi azienda al mondo erano General Motors e Ford, perché erano i grandi produttori; oggi la più grande azienda al mondo è la Wall Market, con 1 milione e 600 mila dipendenti. Questo significa che sta cambiando il modello economico.
Sarebbe bene che noi, vivendo in una città strettamente legata alla produzione fordista per eccellenza, ogni tanto andassimo a vedere alcuni riferimenti e alcuni dati.
Quindi, con la legge 28/99 e le delibere programmatiche di attuazione si è creato lo strumento di legge per governare tutta la partita del commercio. Questo ha portato, nel 2003, alla modifica dell'integrazione programmatica del 1999, modifica condivisa praticamente da tutto il Consiglio (non ricordo più se il voto fu unanime o ci furono delle astensioni, ma sicuramente voti contrari non ve ne furono). Con questa modifica inserimmo una serie di ulteriori strumenti di programmazione, fra cui il presupposto che i grandi insediamenti commerciali devono avere il vincolo del voto obbligatorio delle Province, nel senso che devono essere d'accordo, in base alle attuali indicazioni programmatiche, Comune, Regione e Provincia. Mi pare che ciò diventi un vincolo abbastanza forte: vale sugli L3, vale sugli L2 oltre gli 80 mila metri quadrati.
Qui una prima considerazione, Assessore Caracciolo. Non siamo in un tempo dove è possibile fermarsi per pensare e poi ripartire. C'era la possibilità di pensare mentre le cose viaggiavano. Voleva intervenire con un blocco, una restrizione? Ebbene, bastava portare da 80 mila a zero l'obbligo del voto anche delle Province e automaticamente passavano solo quegli interventi che avevano il voto a favore di Comune, Provincia e Regione. Significava creare una situazione forse molto pericolosa, perch significava dare un eccessivo potere programmatorio non agli strumenti tecnici, ma alla politica. Però, se si interveniva subito, non si doveva intervenire con l'annuncio giornalistico del blocco, che ha creato la corsa per quelli che lo sapevano prima un po' meno, per quelli che l'hanno saputo dai giornali un po' di più - a presentare le domande; probabilmente arrivando a presentarle su tutti quelli che possono essere i siti possibili, rischiando di creare oggi un vero disastro sul sistema della distribuzione piemontese.
Oggi, con questa corsa ad accaparrarsi le domande, si avvantaggia la grande distribuzione che già esiste e quindi si va contro il principio della concorrenza; sicuramente rappresenta un affare per gli agenti immobiliari, ma si rischia di bloccare alcune realtà occupazionali.
Devo dire che apprezzo il fatto che siano stati accolti alcuni inviti relativi a piccole modifiche degli insediamenti esistenti; tuttavia, per far presente, ad esempio, che non è possibile il passaggio da una tipologia distributiva all'altra. Sapete cosa significa? Che uno che ha un'autorizzazione da 900 metri o due autorizzazioni da 900 metri non pu scendere dai 900 metri. Cioè noi stiamo votando un qualcosa che, con questo timore di lasciar fare, blocca davvero anche quella che dovrebbe essere l'intenzione originaria.
Ho riletto adesso brevemente il comma 8 dell'articolo 15 e personalmente non so quale sia la soluzione. Le soluzioni le proponga l'Esecutivo, io dico solo che si è creata una situazione di difficile gestione per la Giunta regionale e per l'Assessorato al commercio, a causa delle conseguenze che rischia di provocare sul territorio (naturalmente, da piemontese, non me lo auguro).
Peraltro - l'ho già detto al collega Vignale - questa mattina in Commissione abbiamo chiesto all'Assessore qual era lo stato delle domande presentate. Nei dieci anni precedenti sono state autorizzate circa 127-130 domande. Quando dico autorizzate 130 domande, parlo di autorizzate oltre i 1.500 metri nei Comuni fino a 10.000 abitanti; fino ad oggi, per dichiarazione dell'Assessore in Commissione questa mattina, ne sono state presentate 92.
A questo punto, come opposizione, abbiamo presentato un emendamento in cui - lo dico come premessa - chiediamo che il blocco arrivi almeno fino al 30 giugno 2007, sperando che una nuova normativa, con la relativa regolamentazione, giunga anche prima da parte della Giunta regionale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSTA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente. Intanto vorrei iniziare dicendo che questo non è un provvedimento contro la grande distribuzione. No. Non è neanche a favore, e cercherò di spiegare perché non è contro e non è neanche a favore.
Le finalità di questo provvedimento, per quanto mi riguarda, sono chiare, nel senso che si vuole fermare la situazione, cercare di bloccarla.
Poi arrivo anche all'osservazione che è stata fatta in Commissione e anche in Aula circa la corsa alla presentazione delle domande in queste ultime due settimane. Non è contro e non è a favore, perché si vuole analizzare la situazione del commercio in Piemonte e cercare, se ne saremo capaci, di adeguare la legge n. 28 a quella realtà.
Non è cosa semplice - è giusto dirlo - modificare la legge cercando di adeguarla, o almeno cercare di programmare il futuro commerciale sul territorio regionale. È un impegno non da poco, però la volontà della Giunta e della maggioranza di dialogare con le parti sociali, con gli Enti locali piemontesi, per cercare di adottare un provvedimento adeguato alla nuova situazione, credo sia un intento e una volontà condivisibile.
Come è stato assunto il provvedimento da parte della Giunta? È stato presentato un disegno di legge. Si poteva fare in altro modo? Non credo.
Un'altra strada prospettata poteva essere davvero rischiosa e poteva portarci ad una situazione peggiore dell'attuale.
In quindici giorni è stato presentato, discusso in Commissione e portato in Aula un disegno di legge. Questo non è solo un risultato di una parte del Consiglio, ma di tutto il Consiglio regionale, perché sia la maggioranza sia l'opposizione hanno condiviso l'urgenza del provvedimento è stata convocata una consultazione e, a distanza di una settimana dalla consultazione, il provvedimento è giunto in Aula.
Ripeto: è un risultato di tutto il Consiglio regionale, perché sia la maggioranza sia l'opposizione ne hanno compreso l'urgenza.
Colgo, poi, l'occasione per rispondere all'osservazione avanzata dai colleghi Vignale e Pichetto (quest'ultimo ha vissuto direttamente l'altra esperienza come Assessore). Voglio ricordare al Consiglio regionale che nella scorsa legislatura, eravamo già arrivati alla modifica della legge n.
28, volendo raggiungere, anche in quel caso, una limitazione dell'espansione della grande distribuzione.
Questo era l'obiettivo, però voglio ricordare come siamo arrivati alla revisione della legge n. 28. Nel 2001 è stato presentato un ordine del giorno da parte del sottoscritto, il quale chiedeva la revisione di tale legge. In Aula, la Giunta si era impegnata a presentare una proposta di revisione della legge entro il marzo 2002; siamo arrivati alla modifica di quella legge il 23 dicembre 2003.
Dall'annuncio fatto in Consiglio regionale di voler modificare la legge n. 28, sono passati due anni e qualche mese. Cosa è successo in quel periodo? Sono state presentate tante domande, così come è successo in questa situazione.
molto difficile governare questo settore. In ogni caso, se non ci fosse stato alcun annuncio, ed anche questo provvedimento, e se la Giunta avesse iniziato un lavoro di revisione della legge n. 28, sappiamo benissimo che dopo dieci minuti la questione sarebbe stata patrimonio pubblico.
Pertanto, nel momento in cui la Giunta assume un provvedimento, quel provvedimento è pubblico e poiché questo è un argomento di grande interesse, ci sarebbe stata sicuramente la corsa alla presentazione delle domande.
Le domande, in ogni caso, dovranno essere esaminate; non so se molte di queste saranno ammissibili, ma questo è un lavoro che svolgeranno l'Assessorato e la Conferenza dei Servizi.
In ogni caso, siamo di fronte a un impegno assunto dalla Giunta e ad un lavoro svolto dalla Commissione (attualmente dall'Aula); un lavoro brevissimo, dal punto di vista temporale: quindici giorni. Era il minimo tempo necessario per affrontare questo argomento, però la questione centrale è un'altra: è il fatto che oggi siamo chiamati ad un lavoro di analisi, di confronto, su come è cambiato il commercio nel territorio regionale.
Molte affermazioni del collega Pichetto sono vere: c'è stato uno sviluppo esponenziale della grande distribuzione. Noi non siamo contro la grande distribuzione, ma questo è un settore che va governato, per evitare che ci sia un'espansione incontrollata della grande distribuzione, come in molti casi è successo. In alcune province piemontesi c'è stata un'esplosione dei centri commerciali, mentre in altre un po' meno.
Occorreva un equilibrio diverso nella presenza della grande distribuzione; questo non è stato possibile, forse perché non c'è stata la volontà politica della Regione, e non solo.
chiaro che i provvedimenti di legge non sempre riescono a raggiungere gli obiettivi che si erano prefissati; il commercio è cambiato, è cambiato l'approccio culturale dei cittadini, è cambiato il modo di consumare.
Dovremmo riflettere sul fatto che oggi, in tutta Italia, è calato il consumo dei generi alimentari; purtroppo sappiamo che il consumo dei generi alimentari è calato per le difficoltà economiche che vivono le famiglie italiane.
Dovremmo interrogarci, e dovrebbe interrogarsi non soltanto la grande distribuzione, ma l'organizzazione del commercio, in Piemonte e in tutta Italia, sulle reali esigenze dei consumatori. Su questo dovremmo riflettere.
Abbiamo questo lasso di tempo - che partirà dal momento in cui il provvedimento sarà esecutivo, sino al 31 marzo 2006 - per rivedere la legge n. 28, per aprire una discussione seria all'interno della Commissione competente, con le parti sociali, con le organizzazioni del commercio, con le forze sindacali, con la grande distribuzione.
Adesso, anche nella grande distribuzione c'è concorrenza; ormai la concorrenza non è tra la grande distribuzione e il piccolo commercio, ma tra le grandi catene che si occupano della grande distribuzione. E anche lì c'è bisogno di rivedere i meccanismi.
Non è più il grande che mangia il piccolo, ma il più grande che mangia il grande, e così via, perché anche nella grande distribuzione c'è una trasformazione, una corsa all'innovazione.
Penso che davvero l'invito è quello di utilizzare questi mesi per fare una discussione molto seria sul problema del commercio, su come è cambiato su quali obiettivi vogliamo raggiungere e su come governare un settore così difficile ed impegnativo, ma molto importante per l'economia della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Grazie, Presidente.
Mi fa piacere che sia presente anche la Presidente Bresso e il Vicepresidente. Presidente, la salutavo perché vediamo spesso i banchi della Giunta vuoti. Faccio una proposta: era nostro costume quando governavamo questa Regione che, in assenza del Presidente, il Vicepresidente fosse presente sempre in aula.
Invece in questa legislatura abbiamo fatto alcune sedute in cui era presente solo l'Assessore di riferimento, cosa mai successa nei cinque anni precedenti. E questo lo possono testimoniare i suoi Consiglieri che erano già qui nella scorsa legislatura; non c'è mai stato un caso di questo genere. Non voleva essere una polemica, ma un richiamo ad una correttezza istituzionale nei rapporti tra Giunta e Consiglio.
Non ci sembra di avere avuto un atteggiamento duro o non collaborativo in questa fase. Certo è che, se tutte le volte che poniamo un problema, ci viene risposto con i "ma" anche quando sono questioni che condividiamo con i vostri Consiglieri di maggioranza, allora anche i nostri atteggiamenti in futuro potrebbero essere diversi, perché se si mira ad arrivare a degli scontri, scontri potranno anche attivarsi.
Non è questo il caso del disegno di legge di cui stiamo parlando; noi volevamo riportare all'Aula, affinché ne siano a conoscenza i Consiglieri che non fanno parte della Commissione, alcuni contenuti che sono stati dibattuti, pur in questi brevissimi periodi di ragionamento in Commissione perché noi stessi abbiamo sempre detto che il provvedimento era urgente e che andava portato velocemente in Aula.
Quali erano questi ragionamenti? Se condividiamo, perché dal primo momento abbiamo condiviso l'idea di creare una fase di moratoria prima di autorizzare nuovi centri di grande o di media distribuzione, bisogna pensare a quelli che sono i provvedimenti che si mettono in campo. Quindi ad una delle domande è stato risposto, in maniera forse anche giusta, che una deliberazione di Giunta poteva essere facilmente impugnabile. Ma perch non è stata seguita la strada di presentare la deliberazione di Giunta e contemporaneamente, di approvare il disegno di legge? Con la deliberazione di Giunta sarebbero state bloccate tutte le presentazioni da quel giorno.
Visto che approviamo in quindici giorni il disegno di legge, noi avremmo zero domande e la legge approvata quest'oggi.
Perché questa strada non è stata seguita? Questo è un problema che pongo all'Aula, perché se effettivamente la volontà doveva essere quella di bloccare le domande, vero è che la deliberazione di Giunta poteva essere soggetta ad un ricorso al TAR, ma intanto bloccava la presentazione delle domande.
Per quanto riguarda l'iter, avevamo già detto che era condiviso, quindi come è stato condiviso in 15 giorni, passiamo dalla Giunta alla Commissione, alle audizioni ad una Commissione ancora questa mattina ed oggi all'Aula, ed effettivamente è stato un percorso di 15 giorni.
Quindi, la volontà è quella di bloccare queste domande o no? Visto che siamo arrivati a questo punto e visto che è stato presentato un emendamento in questo senso da parte nostra e di altri gruppi della minoranza, se la volontà è quella di bloccare queste domande, proroghiamo il termine di moratoria. Abbiamo già 92 domande presentate, quindi sufficienti per i prossimi dieci anni. Non vedo perché fra sei mesi dobbiamo riaprire il ragionamento su questa materia.
Se volevamo bloccare, avremmo potuto seguire l'altra strada e oggi non avremmo avuto le 92 domande. Se invece, visto che abbiamo seguito questa strada e questa mattina l'Assessore e il Dirigente dell'Assessorato ci dicono che ad oggi sono già presentate 92 domande, noi approvando la legge possiamo fissare un termine che posticipi (noi abbiamo proposto due anni) ma se ci fossero emendamenti migliorativi, saremmo disponibili a discuterli.
Facciamo una legge che abbia conseguenze serie, non facciamo una legge perché la dobbiamo approvare, perché ormai è successo che, nel contempo abbiamo generato 92 nuove domande. Mi auguro che questo Consiglio¸ nel prosieguo della discussione, vorrà prendere in considerazione l'unica strada per porre rimedio a questo errore procedurale, dovuto forse all'inesperienza legislativa di alcuni Assessori.
giusto dire che la deliberazione di Giunta sarebbe stata facilmente impugnata da qualcuno, ma intanto bloccavamo la presentazione delle domande e, nel frattempo, la stessa Giunta avrebbe approvato il disegno di legge e avremmo avuto tutti più interesse a velocizzare ancora di più, se fosse stato possibile, l'approvazione di questa legge, perché sappiamo che, se qualcuno fa decadere questo provvedimento, si riaprono i termine della presentazione delle domande.
Discuteremo dopo sugli emendamenti quando arriveremo all'articolato, ma intanto ritengo che, alla fine, il rimedio che si vuole porre è peggiore della causa. Se non avessimo fatto nulla, oggi non avremmo 92 domande presentate.
Questa è una considerazione amara che faccio, ma di certo - e mi pu essere testimone il collega Pichetto e anche i Dirigenti dell'Assessorato il flusso medio di domande presentate non si è mai impennato in maniera così vorticosa. C'erano due domande o al massimo cinque, secondo lo score storico delle presentazioni. Oggi ci troviamo ad approvare questo provvedimento di legge con 92 domande già presentate, alle quali dovrà essere data - se ne avranno le caratteristiche - l'autorizzazione.
Pertanto, propongo - ed è un invito rivolto a tutto il Consiglio - di fare in modo di bloccare questi effetti, visto che il serbatoio della grande distribuzione è già sufficientemente pieno; facciamo in modo di non riaprire la questione fra sei mesi, ma poniamo una moratoria che sia veramente una dilazione che faccia capire al Piemonte che abbiamo autorizzato 120 centri negli anni precedenti, che ci sono 92 domande presentate non ancora approvate, ma che noi poniamo un blocco consistente a queste nuove richieste.
Giustamente prima il Consigliere Muliere diceva che non è una legge facilmente modificabile, avrà bisogno dei suoi tempi; quindi, facciamo in modo di avere una moratoria che ci garantisca il percorso di modifica della nuova legge, che potrà effettivamente sancire termini più precisi.
Il mio invito al Consiglio è di fare in modo di trovare una medicina efficace a questo malato che è il settore commerciale, non la pacca sulla spalla, e nemmeno l'iniezione con un farmaco che non solo non ha alcun effetto, ma che provoca, magari più velocemente, quei disagi che la malattia stessa potrebbe cagionare.
Oggi, come ripeto, non avremmo quelle 92 domande presentate, alle quali saremo probabilmente obbligati, qualora avranno i requisiti, a rilasciare le relative autorizzazioni, passando quindi, in pochi mesi, da 120 Centri Commerciali a 210.
Per il futuro, prevediamo almeno una moratoria più lunga.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Presidente e colleghi, vorrei innanzitutto ricordare a tutti noi che in questa Regione, fino al 1995, erano state rilasciate 264 autorizzazioni per la grande distribuzione. È un dato che si può evincere consultando i documenti che l'Assessorato ci fornisce.
Esaminando sempre quei documenti, risulta, altresì, che negli ultimi dieci anni sono state rilasciate 173 nuove autorizzazioni: una crescita esponenziale molto forte! L'ultimo decennio, da questo punto di vista, è stato caratterizzato da un incremento fortissimo delle autorizzazioni inerenti la grande distribuzione. Non possiamo ragionare, quindi prescindendo da questo contesto, perché è da questi dati che dobbiamo partire se vogliamo comprendere la ratio di questo provvedimento, che non è punitivo verso qualcuno, ma tenta semplicemente di riordinare una materia in particolare la delibera applicativa e attuativa della legge n. 28: si vuole verificare se ne esistono le conduzioni e, qualora esistano stabilire in che modo riformare quella delibera. Questo è il punto sul quale dobbiamo confrontarci.
Secondo il Consigliere Pichetto, questa sarà l'era della grande distribuzione. In parte è così, e spero - vuole essere una battuta - che continui anche ad essere l'era della produzione! Perché se questo Piemonte diventerà soltanto una Regione in cui opera la grande distribuzione (è un fatto positivo, per l'amor del cielo), si ridurrà il peso specifico della produzione, e non ci sarà destino neppure per la grande, per la piccola o per la media distribuzione. Sono bei ragionamenti, ma lasciano un po' il tempo che trovano.
Immaginiamo, invece, un Piemonte in cui le politiche della Regione possano favorire uno sviluppo equilibrato della grande, piccola e media distribuzione e, insieme, uno sviluppo delle attività produttive, che sono la condizione perché abbia una prospettiva e uno sviluppo anche il settore distributivo.
Di fronte all'esigenza di verificare lo stato della situazione, qual era il problema? Evitare, nella misura del possibile, il rischio che l'eventuale riforma della delibera di cui stiamo parlando fosse del tutto inefficace, perché nel periodo che intercorre tra quando si presenta una proposta di riforma della delibera e quando la si approva vengono presentate così tante domande da rendere poi inefficace la riforma che noi ci ripromettiamo di realizzare, determinando, peraltro, una situazione che qui si è già verificata. Forse il collega Pichetto non lo ricordava, ma io glielo rammento: nella precedente legislatura, nei nove mesi intercorsi tra quando la Giunta regionale e l'Assessore Pichetto avevano presentato la riforma della delibera attuativa della legge n. 28 e quando l'abbiamo approvata, abbiamo avuto, in quel caso sì, la presentazione di così tante domande da rendere inefficace il provvedimento, perché una parte consistente di quelle domande vengono esaminate sulla base della vecchia normativa.
Il provvedimento adottato risolve questo problema, ma è del tutto evidente che lo chiarisce soltanto in parte, e non poteva che essere così giacché era difficile pensare ad un provvedimento che scongiurasse completamente questa possibilità.
Vorrei ricordare che senza la moratoria - sulla quale state discutendo avanzando queste obiezioni e queste critiche - ne avremmo avute non novanta, ma centoventi o centotrenta, perché è del tutto evidente che la fase di interregno sarebbe stata ancora più lunga, con il conseguente pericolo, che giustamente segnalate, di moltiplicarlo per due, per tre, per quattro o per cinque. Questo mi pare difficilmente contestabile. Io ho posto un argine ad un fenomeno che si verificava.
Chi, come me e il collega Muliere, ha seguito la vicenda nella precedente legislatura non può ignorare che gran parte di quelle domande non avranno esito positivo, perché prive della documentazione necessaria.
Sulle affermazioni del collega Vignale, secondo il quale in questi quindici giorni i Comuni hanno predisposto le varianti, non c'é commento da fare: tutti sanno - anche le pietre! - quanto sia difficile, in questa Regione e in questo Paese, approvare una variante in quindici giorni. Almeno su questo siamo d'accordo? Dunque, è un fatto acclarato ed accertato che quelle novanta domande verranno ridotte di molto per una ragione oggettiva e chiara.
Quelle domande - questo è il punto - comporteranno un carico maggiore per i nostri uffici, perché le istruttorie verranno comunque avviate.
Questo è il vero problema: quelle domande, ancorché non accoglibili comporteranno l'avvio dell'istruttoria di rito, che dovrà concludersi con un parere.
C'erano altri strumenti più efficaci di questo da adottare? Questa è l'obiezione che ha mosso il Consigliere Casoni. È stata indicata un'alternativa: la deliberazione di Giunta con poteri del Consiglio. Ma credete che sia così? Nutro un forte dubbio su questo, perché mentre oggi approvo una legge e adotto una moratoria con un provvedimento che ha efficacia di legge - può essere impugnato, ma lo impugno di fronte all'Alta Corte - una delibera, invece, può essere impugnata di fronte al TAR, e sapete meglio di me che può essere annullata o quantomeno sospesa. Allora mi domando: se il TAR avesse adottato, come capita in molti casi, la sospensiva, cosa sarebbe successo? Che ne avremmo avute non trenta, bensì quaranta, cinquanta o settanta di domande, a dimostrazione che la linea adottata dalla Giunta nelle condizioni date ci ha consentito di ridurre questo rischio nella misura possibile.
Per quanto riguarda il merito, noi sospendiamo la possibilità di presentare richieste di autorizzazione fatta salva la possibilità di realizzare quelle modifiche che la normativa in vigore consente perch considerate fisiologiche. Non mettiamo questo in discussione, quindi nessuno può lamentarsi, perché non tocchiamo diritti consolidati.



(Commenti del Consigliere Cavallera fuori microfono)



RONZANI Wilmer

Collega, le do atto di avere sollevato la questione.
La discussione non era tra chi non voleva che questo avvenisse, ma tra chi diceva che la norma presentata in Commissione garantiva questa possibilità. E proprio perché vogliamo garantire tale possibilità abbiamo considerato le vostre proposte, perché era giusto affrontare meglio un problema che pensavamo fosse risolto dalla normativa che era stata presentata. Ma qui sfondate una porta aperta: nessuno mette in discussione questa possibilità.
Si apportano tutte quelle modifiche che oggi la normativa consente.
Altre, però, non si fanno: questo è un punto di dissenso con il collega Pichetto. È legittimo che un imprenditore chieda delle modifiche che oggi non sono previste. Ma se andiamo oltre quanto disposto da quella norma, che stabilisce ciò che è fisiologico, è difficile contestare il fatto che quella nuova richiesta non si configuri come una nuova autorizzazione. Se è così, allora è chiaro che deve scattare il meccanismo della sospensione anche se a richiedere la modifica è una grande squadra di calcio (non il Torino, in questo caso).
Se è così, deve rientrare nel meccanismo che abbiamo stabilito. Noi non neghiamo a nessuno la possibilità di ottenere ciò che oggi prevede la normativa (che voi avete già approvato) purché rientri in quell'ambito e sia considerato fisiologico.
Faccio soltanto un'ultima considerazione che riguarda i tempi. Se è così, credo che il Consigliere William Casoni sia in contraddizione. Da una parte sollecita, critica per ragioni comprensibili: "Bisogna gestire il problema delle tante domande che sono state presentate". Ma la questione non si risolve posticipando la data della moratoria. Il fenomeno delle domande presentate in questi giorni non si contiene spostando tutto alla data del 2007. Questo è un altro problema. Ritengo invece che una moratoria troppo lunga congeli per troppo tempo la situazione. Il problema del mio Gruppo, di questa maggioranza e di questa Giunta, non è quello di congelare per troppo tempo la situazione è esattamente contraria: congelarla per il tempo sufficiente e strettamente necessario per apportare alcune modifiche.
La sfida (e mi rivolgo all'Assessore Caracciolo, con cui mi trovavo d'accordo nel dibattito in Commissione) è esattamente un'altra: rispettare i tempi che ci siamo prefissi e arrivare alla data del 31 marzo in maniera che esista veramente un rapporto di causa-effetto tra la moratoria e le modifiche. Si tratta di modifiche che non possono non essere approvate attraverso un confronto in Aula e in Commissione, attraverso una soluzione bipartisan, com'è avvenuto per molte questioni in Commissione e in quest'Aula esattamente sulle politiche del commercio.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Ferrero.



FERRERO Caterina

Nel mio brevissimo intervento vorrei riprendere una considerazione che ha fatto il collega Muliere nella parte finale del suo intervento ed esattamente quando dice: siamo assolutamente consapevoli che la grande distribuzione, in questo contesto storico dell'attuazione della legge regionale e della delibera attuativa, non è più in una situazione di concorrenza con la piccola distribuzione.
un ragionamento che condivido assolutamente. Peccato che sia stato questo il motivo, in primis sui giornali, poi in Commissione e infine nel dibattito politico che ultimamente si è aperto su questo tema, a causa del quale si è detto: "Facciamo la moratoria e modifichiamo la delibera".
Questo sta a dimostrare, dal mio punto di vista, quanto questa delibera non c'entri assolutamente nulla con un ipotetico spirito iniziale d'intervento a favore della piccola distribuzione e del mondo del commercio in genere.
Questa è una delibera che - dal nostro punto di vista - favorisce la grande distribuzione. Favorisce una grande distribuzione "conosciuta" e "attenta" ai percorsi e alle dinamiche delle scelte regionali e alle modalità con cui si compiono, e la scelta compiuta lo dimostra. Quindi, non una delibera - seppur debole - che avrebbe comunque dimostrato la volontà della Giunta di fermare la situazione, successivamente (come diceva il collega Casoni) aiutata da un percorso legislativo veloce (come noi abbiamo garantito a livello regionale), ma un percorso legislativo che ha permesso con tutta la tranquillità del caso, di incrementare il numero di domande (lo abbiamo visto dai dati) che in questi anni ha dimostrato un percorso di crescita tutto sommato limitato.
La legge n. 28 (attuazione della legge Bersani) ha permesso al mercato una dinamica di sviluppo libera. Non sono assolutamente convinta che nei prossimi mesi o nei prossimi anni ci sarà la corsa alla grande distribuzione. O mi dite che gli imprenditori che fanno grande distribuzione sono dei matti che aprono degli esercizi commerciali per essere in eccessiva concorrenza e, quindi, operare in perdita; oppure, i dati che noi abbiamo di questo mercato ci dicono, innanzitutto, che la concorrenza tra grande e piccola distribuzione non è più così significativa da allarmare un intervento mosso da questo scopo (come diceva il collega Muliere).
Inoltre, non sono convinta che la grande distribuzione operi in un contesto di proliferazione di domande e di autorizzazioni sul territorio quando il mercato non è in grado di rispondere positivamente a questa nuova offerta commerciale.
stato semplicemente un meccanismo per chiudere un discorso limitato ad alcuni soggetti che hanno presentato domanda.
Sarebbe anche interessante che l'Assessore, quanto prima, ci fornisse l'elenco di tutte le domande che sono state presentate. Dico questo perch nella discussione che si è fatta in Commissione si è eccepito, ma almeno quel 20% di normalità e di modifica che la legge già prevedeva non rientrasse nelle modifiche significative, lo pregiudicate. Non è vero che si considerava già inserita. Si è cercato di dare questa giustificazione ma lo stesso Assessore disse: il blocco è a un punto programmatico vogliamo bloccare tutto a prescindere, poi si vedrà.
Questo è esattamente il senso dell'atteggiamento della Giunta che, con questi annunci inconsistenti - nella realtà sono andati nel senso opposto rispetto a quello che si erano prefigurati nell'annuncio - si comporta, dal punto di vista del contenuto, in modo molto presuntuoso. Il testo iniziale diceva che, massimo in due o tre mesi, si faceva la legge. Il Consiglio (come lo Statuto decide) è un organismo autonomo rispetto alla Giunta, ha i suoi tempi e ha dimostrato di prevedere percorsi accelerati, ma è il Consiglio.
Penso che la previsione (ricordo che stamattina l'Assessore Caracciolo ha operato una modifica nel senso di aumentare il tempo che è necessario prendere per ragionare su questa modifica della legge 28) e quello che noi proponiamo vada nell'ottica di tenere conto del fatto che i tempi che noi auspichiamo siano brevi, ma non è sempre così semplice ottenerli. Dal mio punto di vista, questo è il secondo atteggiamento squisitamente demagogico che questa Giunta assume nei confronti del piccolo commercio, ma che si è dimostrato assolutamente inutile e inconsistente. Qualche settimana fa lo abbiamo visto con i ticket.
Abbiamo fatto una scelta di abrogazione di ticket sulla parte più inconsistente di tutta la spesa complessiva. Mi sembra che forse servirebbe un atteggiamento un po' più serio, un po' meno presuntuoso e un po' più costruttivo nei confronti dei veri problemi che il nostro territorio vive.
Probabilmente avete vinto le elezioni perché queste cose le avete dette con grande fermezza in campagna elettorale, ma ritengo che sarebbe utile cominciare a realizzarle veramente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Turigliatto; ne ha facoltà.



TURIGLIATTO Mariano

Molto rapidamente perché credo sia già stato detto tutto e il contrario di tutto. Volevo semplicemente ritornare sul tema della grande quantità di domande pervenute nell'intervallo di tempo compreso tra l'annuncio e l'effettiva adozione della legge in questione (supposto che oggi venga votata).
La moltitudine di domande pervenute può essere interpretata come manifestazione di interesse a realizzare insediamenti commerciali di varie dimensioni, tutti collegati alle grandi reti distributive, dunque come una declaratoria e uno strumento conoscitivo che, dal nostro punto di vista, ha più efficacia di uno studio di settore, magari eseguito con tutti i sacri crismi.
Mi sembrava importante e interessante l'osservazione della Consigliera Ferrero. Sarà interessante che, alle domande pervenute in questo periodo venga data ampia pubblicità e venga fornita una ricostruzione, ove possibile, un po' precisa dell'iter che localmente ne ha accompagnato la formulazione (almeno per quelle che sono decentemente istruibili). Mi riferisco a quelle domande corredate davvero da una variante agli strumenti urbanistici, o da strumenti urbanistici in grado di ospitare quel tipo di insediamento.
Non credo fosse questa l'intenzione, ma quello che è accaduto in questi 15 giorni deve essere trattato come deve essere trattato tutto ciò che è pubblico. Se trattato con trasparenza e con chiarezza, può essere uno strumento ulteriore per discutere e ragionare intorno alla riforma della legge sul commercio per gli aspetti che vorremmo successivamente modificare. Tuttavia credo che una garanzia, come peraltro mi pare sia stata ampiamente fornita, vada ancora oggi ribadita relativamente al fatto che, mentre adottiamo la moratoria e alla luce di quello che è accaduto e di quello che accadrà, la Commissione, ma anche più in generale la pubblica opinione, possa essere adeguatamente edotta intorno a ciò che potrebbe davvero accadere nella nostra regione per quanto riguarda la grande distruzione qualora, appuratane la fondatezza e l'ammissibilità, si dispiegassero i disegni che la grande distribuzione ha inteso mettere in atto.
Questo va al di là del problema della tutela della piccola distribuzione, ma è un ragionamento che impone, soprattutto a noi Consiglieri regionali, la necessità di riflettere intorno alle caratteristiche della grande distribuzione, ma soprattutto alla nostra capacità di intrecciare le politiche di salvaguardia, tutela, sviluppo e potenziamento delle risorse del territorio con il commercio e lo sviluppo urbanistico e residenziale. Questa misura, che peraltro corrisponde ad un impegno assunto in sede di campagna elettorale, deve essere risolutamente adottata fin da subito. Contestualmente a questa adozione, si deve dare un segno di definizione di un metodo preciso relativamente al modo con cui pubblicamente, si affronteranno le tematiche connesse con la riforma della legge sul commercio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Voglio anzitutto sottolineare come da tutti gli interventi che ho ascoltato emerga una sostanziale condivisione degli obiettivi che il disegno di legge si prefigge. Tale provvedimento offre l'opportunità di un blocco della presentazione di nuove domande per la grande distribuzione finalizzato ad una riflessione sulle attuali regole della programmazione di insediamenti per la grande distribuzione che, negli ultimi cinque anni, ha visto il raddoppio delle superfici di vendita in Piemonte, soprattutto ubicate vicino ai centri abitati. Ci sono grandi differenze e sottolineature sull'opportunità di un percorso piuttosto che l'altro per arrivare all'obiettivo, ma colgo una sostanziale condivisione dell'obiettivo del disegno di legge, per quanto ci sia qualche leggera sfumatura che differenzia le posizioni in aula.
Credo che questo sia anche l'elemento che ha portato ad un confronto in Commissione, quanto mai da apprezzare, avvenuto molto rapidamente per arrivare al più presto alla discussione in aula del provvedimento.
Voglio esprimere anch'io apprezzamento per il lavoro che la Commissione ha svolto e per come è stato condotto. Un lavoro che ha consentito, seppur in tempi rapidi, anche una consultazione ampia dei soggetti interessati al provvedimento.
La condivisione dell'obiettivo ha portato ad un ragionamento che, con l'accordo di maggioranza e opposizione, ha consentito di migliorare l'articolato. L'articolato, rispetto alla sua stesura iniziale, oggi meglio collega ed esplicita le finalità del monitoraggio e della verifica dei contenuti della programmazione, dando quindi maggiore efficacia al provvedimento di sospensione. La proroga al 31 marzo consente un margine di tempo più concretamente aderente alle esigenze di verifica, studio e analisi per l'eventuale modifica della legge n. 28 e, in qualche modo, è anche più rispettosa della necessità di analisi, confronto e dibattito all'interno del Consiglio regionale per arrivare all'eventuale provvedimento di modifica della legge n. 28 o al varo di una nuova legge.
Rispetto all'effetto annuncio, che sicuramente in parte c'è stato (non riprendo le affermazioni di chi mi ha preceduto per contraddirle), affermo che quand'anche non si fosse assunto nessun provvedimento e fossimo andati ad una fase di verifica in itinere con la normativa attuale, il risultato sarebbe stato lo stesso. In campagna elettorale tutti, sia l'attuale maggioranza sia quella uscente - oggi opposizione - hanno assunto, proprio per la condivisione dell'obiettivo di cui parlavo prima, un impegno che prevedeva l'adozione del provvedimento quale quello di cui oggi discutiamo.
Oggettivamente si è generata un'aspettativa in vista dell'assunzione di un provvedimento che avrebbe portato alla presentazione cautelativa delle domande. Condivido l'osservazione di chi sostiene che questo ci offre una fotografia aggiornata delle aspettative che emergono sul territorio e un elemento per ragionare disponendo di maggiori dati conoscitivi.
Non entro nel merito del provvedimento - ci sarà tempo per farlo - ma dico soltanto che bisogna approvarlo cercando di rispettare davvero il termine che ci prefiggiamo, che è quello del 31 marzo prossimo. Proprio perché i tempi del dibattito saranno serrati, credo sia necessario avere qualche elemento di conoscenza, ragion per cui chiedo all'Assessore di fornire quella documentazione che ci consenta di avviare, fin da subito una riflessione sulla materia, al di là del quadro puntuale che già c'è stato offerto in Commissione. Sarebbe interessante conoscere la distribuzione geografica e territoriale della grande distribuzione e come questa verrebbe a modificarsi a fronte delle domande presentate in questo periodo, qualora accettate. Sono anch'io d'accordo con chi sostiene che molte di quella sessantina di domande cadranno da sole per incompletezza di documentazione e sono anche d'accordo con chi sostiene che questo provvedimento non è contro l'uno o a favore di altri, ma corrisponde alla volontà di fare una riflessione e di mettere ordine su una questione controversa. Sono tra coloro che sostengono che il ruolo della grande distribuzione è stato positivo, soprattutto negli anni della sua comparsa e della sua diffusione sul territorio: ha comportato un notevole impulso per l'evoluzione del comparto commercio, con indubbi vantaggi per i consumatori. È anche vero, però, che in alcune realtà si sono raggiunte concentrazioni tali di offerta di vendita senza nessuno ulteriore beneficio per i consumatori. Casomai, simili concentrazioni hanno impoverito l'offerta di vendita della piccola distribuzione che garantisce, in molti casi, specializzazione, qualità diffusa sul territorio e una presenza di vicinato molto rilevante e capillare.
Quando parliamo di distorsione della grande distribuzione, non dobbiamo dimenticarci della necessità che anche il settore della piccola distribuzione metta in atto - cosa che non è sempre avvenuta - capacità di innovazione e di specializzazione per garantire la sopravvivenza della sua presenza sul territorio.
Certo, effetti distorsivi ci sono stati. Un recente studio ha messo in evidenza come in Francia la diffusione della grande distribuzione abbia veramente impoverito la presenza di una rete commerciale in aree territoriali più periferiche, generando grandissimi disagi nella cittadinanza e costringendola a percorrenze lunghissime per arrivare al primo centro di distribuzione accessibile.
Dovremmo ragionare su queste questioni e sui criteri che oggi hanno ispirato la legge attuale, che lascia molta discrezionalità ai Comuni rispetto alla localizzazione, piuttosto che tentare di governare, anche a livello territoriale, la distribuzione dei grandi centri di vendita.
Non è sicuramente un esercizio semplice. Non entro nel merito di queste questioni perché non è opportuno, ma credo che sia importante che la discussione porti tempestivamente all'individuazione di nuovi criteri da condividere con gli operatori del settore e le loro associazioni (così come con quelle dei consumatori) per arrivare ad un provvedimento che non premi l'uno o l'altro, ma che tenda a garantire il riequilibrio dell'offerta commerciale tra piccola, media e grande distribuzione sul territorio ovviamente tenendo fermo, come criterio ispiratore, la difesa delle esigenze dei cittadini.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Barassi; ne ha facoltà.



BARASSI Paola

Grazie, Presidente.
Il nostro Gruppo è favorevole all'approvazione di questo disegno di legge. Ci sembra importante perché davvero tutta la partita relativa alla densità e al funzionamento della distribuzione commerciale deve essere complessivamente rivista. Quest'operazione va effettuata alla luce della grande crisi economica e sociale che il Paese sta vivendo.
Dobbiamo rivedere come deve essere diffusa la rete commerciale e quali incentivi servono per potenziare o modificare questa rete commerciale.
Forse non basta un ragionamento sulla programmazione della rete commerciale; occorre una riflessione culturale più avanzata rispetto alle tipologie dei consumi, per capire se è vero che i consumi devono essere rilanciati per risolvere i problemi dell'economia, o se occorre andare in una direzione diversa. Secondo noi, questo è una parte del ragionamento che deve essere fatto in questo periodo di moratoria per andare, in tempi brevi il 31 marzo 2006 ci sembra una scadenza accettabile e non penso che questo termine debba essere ulteriormente dilazionato - non solo a fare un'analisi dell'esistente e dei bisogni, ma per rivedere la legge 28 e prospettare una nuova normativa rispetto al commercio.
Pensiamo che all'interno di questa normativa, oltre ad una pianificazione territoriale, debbano comparire altri elementi importanti da tenere in considerazione. Mi riferisco alla necessità di introdurre incentivi per la distribuzione e la valorizzazione di alcune tipologie commerciali, come quella del commercio equo e solidale, considerati i presupposti etici e politici che stanno dietro a queste iniziative. Mi riferisco al settore che si occupa della distribuzione dei prodotti biologici, soprattutto nella nostra Regione. E' una partita importante per le sue ricadute in campo agricolo e non possiamo pensare di ragionare sempre e soltanto per compartimenti stagni.
Un'altra questione da prendere in considerazione, sempre in tema di agricoltura, è la distribuzione dei prodotti locali sul territorio.
Altro fattore che secondo noi deve essere tenuto in considerazione è un'attenzione, oltre all'assetto territoriale della distribuzione all'impatto che la grande o piccola distribuzione commerciale hanno rispetto alla qualità della vita e dell'ambiente. Parlare di impatto ambientale vuol dire ragionare sul discorso dei rifiuti, quindi sulla minor produzione dei rifiuti e sugli imballaggi. Parlare di impatto ambientale vuol dire ragionare anche su piccole reti distributive, in modo che il carico ambientale, dovuto all'inquinamento e al trasporto delle merci, sia il più disperso possibile.
Secondo noi questi sono punti fermi e presupposti della riforma della legge che regola il comparto commerciale. Non sono elementi che possono essere sempre affrontati separatamente. Se non iniziamo a pensare che tutta una serie di questioni sul tappeto sono comunque interconnesse, daremo sempre e soltanto risposte parziali; magari riusciremo a soddisfare un bisogno particolare, ma non riusciremmo mai ad andare nella direzione di un'emancipazione e di uno sviluppo complessivo di tutto il territorio.
Teniamo presente che lo sviluppo non è sempre e soltanto circolazione di denaro e di capitali; sviluppo vuole dire anche aumentare e potenziare la qualità della vita complessiva dei cittadini.
Rispetto al disegno di legge oggi presentato, visto che c'è stata un'ampia discussione rispetto ai tempi e al numero di licenze presentate dal momento dell'annuncio ad oggi, penso che tutti i problemi sollevati abbiano un fondamento di verità. Non esiste una verità univoca, nel senso che ci sono elementi reali che forse prima potevano essere tenuti diversamente in considerazione, ma ormai siamo a questo punto ed è importante che il disegno di legge venga varato oggi e che sia immediatamente esecutivo, nel senso che sortisca subito i suoi effetti.
Infine, presterei attenzione a quanto detto dal Presidente Clement rispetto all'effetto annuncio. Forse varrebbe la pena aspettare, prima di annunciare all'esterno i disegni di leggi presentati, proprio per valutare attentamente l'impatto che l'effetto annuncio più avere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Casoni sull'ordine dei lavori ne ha facoltà.



CASONI William

Grazie, Presidente.
Mi appello sempre al rispetto dell'Aula su un provvedimento di questo genere. Oggi era stato deciso di non interrompere il Consiglio. Il Consiglio non è stato interrotto, però mi sembra che il Consiglio non abbia il numero legale per continuare i suoi lavori. Non accettiamo più che non si lavori seriamente. Lasciamo perdere la Giunta, ma è inaccettabile che in Aula non ci siano i numeri per andare avanti. Chiedo, quindi, la verifica del numero legale.



PRESIDENTE

Consigliere Casoni, non siamo in fase di votazione, quando si pu procedere alla verifica del numero legale. Stando al numero dei Consiglieri che hanno firmato, il numero legale risulta garantito. Probabilmente, gli assenti sono al bar o nei paraggi dell'Aula.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi sull'ordine dei lavori ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Probabilmente il Consigliere Casoni non si è spiegato bene o non è stato ben compreso. Non si fa - evidentemente - una discussione di natura procedurale; avendo per circa dieci anni subito il discorso, si fa una constatazione. Basta guardarsi e prendere spunto anche dall'ultimo intervento della collega che ci ha preceduto nel merito, la quale mi pare abbia detto: "La cosa importante è che oggi il disegno di legge diventi tale".
Mi sembra facile considerare che non ci sia, da parte del Consiglio nel suo complesso, tutta quell'attenzione che nelle parole di alcuni sembrerebbe esservi. Tutto qui. Poi, quando voteremo, se voteremo, faremo ciò che la procedura consente.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Burzi; prendo atto delle sue considerazioni.
La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Devo dire che mi è raramente capitato di dover affrontare un provvedimento che abbia ottenuto in maniera così eclatante un effetto paradosso. In sostanza, siete riusciti a suonare la grancassa mediatica addirittura prima che il provvedimento venisse presentato e ciò ha causato appunto l'effetto paradosso, ovvero quello che hanno già detto alcuni colleghi prima: c'è stata la presentazione di un numero di domande assolutamente senza precedenti.
Sono certo della buona fede dell'Assessore Caracciolo - ovviamente la buona fede è un fattore soggettivo, non coinvolge la Giunta, ma è riferito al singolo - perché altrimenti mi verrebbe quasi in mente che c'è qualcuno che ha voluto fare una sorta di - scusate l'uso improprio della definizione insider trading in salsa Bresso, cioè a dire: guardate, veloci, veloci a presentare le domande per la grande distribuzione (alla faccia del commercio piccolo, del dettaglio, di quello medio ecc.), perché la normativa che stiamo per presentare sarà meno favorevole, almeno temporaneamente, o rischia di essere meno favorevole o rischia di stoppare gli interessi della grande distribuzione.
Com'è possibile questo, Assessore Caracciolo? È possibile che su un provvedimento che viene presentato con l'obiettivo preciso e puntuale vorrei dire quasi da target missilistico - di salvaguardare riregolamentando o sospendendo la concessione di nuovi diritti per la grande distribuzione, si ottenga, prima dell'approvazione dello stesso l'effetto opposto? vero che a pensare male si fa peccato - sono un cattolico e questo esempio della frase andreottiana è abusato - ma mi sembra che ci troviamo di fronte a un caso da scuola per quanto riguarda le teorie del sospetto.
Perché non è possibile che in due settimane siano piovute su questa Regione 98 domande, altrimenti ci facciamo noi complici di questo effetto paradosso e di questo insider trading in salsa Bresso.
Assessore Caracciolo, guardi che la legge di Murphy in questo caso ha colpito veramente senza pietà. Se una cosa può andar male, sicuramente va male o può andare peggio: voi siete la dimostrazione.
Non annunciate più nulla, vi supplichiamo, anzi, vi supplicano i piccoli esercenti, vi supplica il commercio medio, vi supplicano persino i cittadini. Non annunciate più nulla. Altrimenti, se l'obiettivo era quello di ammazzare e di dare un ulteriore momento di difficoltà e di causare ulteriori guai al commercio al dettaglio, alla piccola e media distribuzione, il vostro provvedimento lo ha sicuramente ottenuto.
Assessore Caracciolo, non lo se, come in maniera eccessivamente filosofica per il sottoscritto ha detto prima il collega Pichetto questa sia l'era o anche solo l'epoca della grande distribuzione. Io non lo so perché non lo so. Io so che in tanti paesi europei il commercio al dettaglio, fiorente e florido, si accompagna ad una diffusione razionale ed equilibrata della grande distribuzione.
Non occupandomi delle tematiche della filosofia del millennio, ma occupandomi degli interessi immediati che un provvedimento può avere rispetto a coloro che subiscono il provvedimento, che lo usano o sarebbe meglio dire coloro che lo sfruttano, perché sono stati avvertiti per tempo in maniera palese peraltro (nessuno ha fatto delle telefonate, non era il caso di telefonare, visto che c'erano i giornali e le agenzie piene), mi chiedo: perché preoccuparsi dell'eventuale impugnazione di fronte al TAR di una delibera che blocchi subito e blocchi ad una data certa prima di presentare il provvedimento, anziché preoccuparsi degli effetti perversi a cascata che il semplice annuncio del provvedimento avrebbe avuto? Perché vi preoccupate così tanto che il TAR vi dia potenzialmente torto, anziché preoccuparvi del fatto che in due settimane c'è stata una vera e propria cascata di domande, che ottengono - lo ripeto ancora una volta - l'effetto opposto rispetto a quello che voi avevate previsto e probabilmente (a questo punto, il probabilmente è d'obbligo) voluto? Io non mi sarei preoccupato troppo del dopo, io avrei fatto.
Visto che annuncio, prima di annunciare, presento una delibera in cui dico che, alla data 5 aprile ore 15, sono sospese bla, bla, bla. Perché è vero che c'è il TAR, ma poi c'è il Consiglio di Stato, i ricorsi e i non ricorsi; comunque, non sempre il TAR dà la sospensiva rispetto ai provvedimenti e non era neanche certo che la desse. Ci sono tante leggi dello Stato che fissano una data, per esempio quella sui condoni (qualcuno ne ha discusso in questa sede). È vero che il condono è parzialmente diverso, ma era sempre una legge che doveva essere ancora approvata, quindi perché vi occupate dei potenziali effetti tecnico-giuridici, anzich preoccuparvi degli effetti concreti e devastanti di un provvedimento che annunciate? La cultura del sospetto non mi appartiene, ma, come diceva Sherlock Holmes (di filosofi ne conosco pochi), tre sospetti fanno una prova. E il terzo sospetto, che non costruisce la prova, ma che comunque è il terzo sospetto, è il fatto che addirittura vi opponete a un prolungamento della moratoria a due anni. Perché? Veramente, perché? Non prendiamoci in giro sul fatto che poi si lascerebbe nell'indeterminatezza per ulteriore tempo il provvedimento, anzi il prolungamento della moratoria punterebbe proprio a disincentivare quelli che hanno fatto la mossa, quelli che magari mentre stiamo parlando presentano domande, perché finché non viene pubblicata sul Bollettino Ufficiale questa non sarà una legge; magari la pubblicate domani o magari dopodomani o fra una settimana, quindi servirebbe quantomeno a dire: bloccateli, perché tanto rischia di diventare inutile.
Perché vi opponete o qualcuno - mi sembra sempre il collega Ronzani si preoccupava di lasciare nell'indeterminatezza la prescrizione eventuale che seguirebbe l'approvazione di questo emendamento, anziché preoccuparsi di bloccare veramente questo enorme e sospetto afflusso di domande? E allora siamo a tre sospetti, Assessore Caracciolo.
In conclusione, è chiaro che la buona fede soggettiva gliela riconosco senz'altro. È evidente che il provvedimento ha ottenuto un effetto paradosso, pertanto chiediamo di dimostrare la buona fede, non dell'Assessore - della sua sono certo - ma della Giunta, e quindi anche della Presidente Bresso, di fugare tutti i nostri dubbi, di non farci credere che c'è stata una sorta di insider trading immediato, accogliendo l'emendamento proposto dalla minoranza, che chiede di prolungare i termini della moratoria.
Dateci anche una prova di buona fede, perché la fretta e l'adesione della minoranza, che ha consentito in tempi brevissimi di licenziare il provvedimento, fino adesso ha causato, a fronte di benefici potenziali, dei guai oggettivi e soprattutto incombenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bizjak.



BIZJAK Alessandro

Grazie, Presidente. Esprimo un ringraziamento al Presidente della Commissione, perché credo che nella fase istruttoria, in Commissione, si sia fatto un buon lavoro. Ritengo che il ringraziamento vada esteso all'Assessore, ma anche all'atteggiamento non ostruzionistico, ma costruttivo, dei Gruppi di minoranza che hanno consentito che il provvedimento approdasse oggi in Aula.
Occorre dire in modo chiaro che esiste una ragione politica di fondo rispetto all'atteggiamento che tutti abbiamo tenuto per far approdare rapidamente questo provvedimento in Aula, ed è la condivisione della necessità che questo settore e, in particolare, la delibera di Consiglio regionale del 2003, vadano rivisti.
In campagna elettorale, tutte le forze politiche, trasversalmente seppure con accenti diversi, hanno posto tale questione e credo che questa sia, senza infingimenti, la ragione politica per la quale oggi siamo qui a discutere il provvedimento.
un provvedimento rispetto al quale, sul merito, sono state espresse opinioni le più diversificate, e su questo vorrei sviluppare un paio di considerazioni per esprimere anche la posizione del nostro Gruppo.
Non c'è la controprova, ma ritengo, qualunque fosse il metodo utilizzato in questa fase - la delibera di Giunta oppure un provvedimento di legge - che fosse "inevitabile" un accumulo di nuove domande, magari presentate con tempistiche diverse e in modo diverso.
Rispetto al tipo delle domande presentate, occorrerà entrare nel merito e valutare quale sarà il numero definitivo da passare al vaglio tecnico, ma questo lo considero, indipendentemente dal metodo utilizzato, un passaggio inevitabile.
Il Consigliere Ghiglia ha fatto riferimento a un annuncio di normativa più restrittiva, che avrebbe incentivato la presentazione di domande in tempi ristretti; io penso, a prescindere dal metodo utilizzato, che non si potesse immaginare, nel momento in cui diventava pubblico, che qualsiasi altro provvedimento avrebbe favorito la grande distribuzione o consentito norme più restrittive rispetto a quelle che abbiamo oggi.
Da questo punto di vista, essendo un nuovo Consigliere non conosco i dati storici - consentitemi l'approssimazione sul fenomeno della grande distribuzione in Piemonte - però ho potuto seguire le interessanti consultazioni avvenute in Commissione, richieste dai Gruppi di minoranza, e per mia documentazione mi sono fatto consegnare il resoconto delle memorie che i soggetti consultati hanno portato.
Cito un passaggio significativo del documento della Confcommercio dove, ad un certo punto, si esprime soddisfazione per il tipo di provvedimento che oggi ci apprestiamo ad adottare. Si esprime questa soddisfazione - e leggo - dicendo: "Soprattutto se collegata all'avvio di una piena riflessione sulle regole della programmazione, che, come è noto a livello regionale hanno prodotto, dal 2000 ad oggi, il raddoppio della superficie di vendita dei grandi insediamenti commerciali, per lo più ubicati all'esterno dei centri commerciali".
Stamattina sono state fornite cifre di tipo diverso; mi piacerebbe che qualcuno confutasse l'affermazione che ho appena tratto dai documenti della Confcommercio, perché evidenziano molto bene la situazione.
Nonostante questa situazione di aumento dell'offerta, in questi ultimi anni, parallelamente, abbiamo assistito, come alcuni colleghi hanno indicato, ad un crollo dei consumi alimentari. Sono questi i dati sui quali dobbiamo riflettere e ritengo che gli otto-nove mesi siano sufficienti per discutere e giungere a una normativa.
Certamente, occorre agire per governare l'offerta, ma oggi, se si vuole rilanciare complessivamente il comparto del commercio, occorre agire altrettanto fortemente sul versante della domanda, in particolare attraverso misure che incentivino la domanda finale. Pensiamo cosa sono diventate in questi anni le periferie delle medie e grandi città, come si sono trasformati i centri storici di queste e com'è aumentato il numero dei piccoli e piccolissimi Comuni, dove non esiste più un esercizio commerciale.
Occorre intervenire in questo ambito e ritengo che il passaggio di oggi sia delicato e difficile, rispetto a una materia complessa; è un passaggio non penalizzante per alcuni né, tanto meno, per la grande distribuzione, ma è un passaggio che ci consentirà, se manterremo questo spirito costruttivo che ci ha contraddistinti in Commissione, di migliorare le normative cercando soprattutto di adattarle e di fornire risposte alla trasformazione che il settore del commercio ha avuto in questi anni.
Occorre fornire delle risposte non solo al settore del commercio, ma anche e soprattutto ai cittadini e ai consumatori. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Non so, caro Presidente, dove andremo a finire nei prossimi mesi perché con questi provvedimenti, con questa comunicazione devastante prodotta dalla nuova Giunta, ho paura che disorienteremo sempre più l'elettorato, da ambo le parti.
Se questo provvedimento doveva servire come risposta elettorale ritengo sia stato fatto un autogol dall'attuale governo e dalla stessa maggioranza.
Quello che mi preoccupa non è tanto l'autogol che ha ricevuto la maggioranza, con la presentazione delle 98 domande, se sono tali, più le precedenti, che sono in fase di istruttoria; il numero esatto non lo conosciamo, ce lo deve comunicare l'Assessore Caracciolo, che giustamente svolgendo un ruolo ben preciso. Avendo delle deleghe ben precise, mi sembra che all'amico Caracciolo, che conosco da parecchi anni, oggi, sui banchi di una nuova maggioranza, sia stata data una pistola scarica con qualcuno che invece, mette la pallottola e la tira con il cordino attaccato al grilletto. E l'amico - di cui ho tanta stima - è costretto a subire le conseguenze del risultato della pallottola. Ma non è questo il problema.
Il problema è che cosa succede oggi sul territorio, cosa sta accadendo sul territorio per ciò che riguarda la grande distribuzione. Abbiamo visto che c'è stato un correre continuo di presentazione di domande e le stesse domande hanno destato molta preoccupazione al piccolo commercio e alle associazioni di categoria coinvolte in questo processo.
Mi chiedo quindi se era il caso di affrettare la presentazione di un documento in breve tempo e non invece monitorare, prima della presentazione del documento, qual era la logistica e qual è lo stato di fatto sul territorio, in modo tale anche da aprire una discussione sia in Commissione sia in Consiglio.
Invece, come al solito, ha prevalso il metodo dell'arroganza; a me sembra che questo metodo non ci porti avanti e da nessuna parte, ma creerà un disorientamento totale sul territorio. Se oggi molti cittadini si rivolgevano alla grande distribuzione per fare la spesa a rate, mi chiedo cosa faranno nei prossimi giorni. E mi pare che questi centri rilascino anche una specie di mutuo provvisorio ai cittadini che desiderano aprire il conto e fare la cosiddetta tessera di fidelizzazione.
Quindi, oggi la grande distribuzione si sta sostituendo al mancato potere d'acquisto dei nostri cittadini e, soprattutto, alle nostre banche.
un'immagine brutta quella che stiamo dando per ciò che riguarda la grande distribuzione, ma soprattutto è un'immagine brutta che stiamo dando delle istituzioni. Dal momento in cui ci sono 98 domande giacenti presso l'Assessorato, mi chiedo cosa pensano i piccoli artigiani e i piccoli commercianti di una situazione del genere.
Sarebbe stato veramente opportuno aspettare e monitorare il territorio per arrivare con una proposta seria, in modo tale da poter dare anche il nostro contributo. D'altra parte, il contributo lo stiamo dando allungando la tempistica della sospensione.
Quindi, abbiate coraggio, cari colleghi Presidenti e caro collega Muliere, che giustamente ha evidenziato che oggi la guerra non è più tra la grande distribuzione e il piccolo commerciante, ma è una guerra delle multinazionali (Danone, Nestlè) ed è difficile anche per le nostre imprese riuscire a competere con queste multinazionali. Per questo andava fatto un discorso molto più serio, perché abbiamo una ricaduta sul territorio che ci penalizzerà soprattutto sotto l'aspetto dell'investimento delle piccole e medie imprese. Oggi, con questo provvedimento e con quello che è stato pubblicato sui giornali, non facciamo altro che fare una forma di terrorismo mediatico.
Quindi, chiedo un passo indietro proprio ai colleghi della maggioranza ai colleghi che hanno vissuto con noi le altre legislature. Noi non abbiamo mai azzardato una simile forma di arroganza, ci siamo sempre confrontati abbiamo fatto le nostre scelte, belle o brutte che siano, condivise o meno però abbiamo dato sempre il tempo e l'opportunità all'opposizione di poter essere collaborativa su ogni provvedimento. Su questo non potete accusarci.
Caro collega Muliere, visto che lei rappresenta il gruppo più importante della maggioranza, sarebbe opportuno che lei firmassi il nostro emendamento in modo tale che quest'Aula, che questo confronto e che i cittadini piemontesi possano ritornare ad avere un po' di fiducia nelle istituzioni, sapendo che lo stesso emendamento è condiviso da più Consiglieri e da più forze politiche.
Diversamente, il nostro territorio, i commercianti e i piccoli imprenditori non capiranno niente di quello che è successo fino ad oggi.
Non è questo l'indirizzo, non è questo il compito che deve avere questa Giunta; questa Giunta deve comunicare, facendo delle scelte coraggiose delle scelte valide, delle scelte condivise, ma deve comunicare quanto c'è di giusto. Inoltre, visto che all'inizio di questa legislatura vi siete presentati dicendo che avreste fatto della comunicazione un punto di forza questa comunicazione, fino ad oggi, non ha aiutato certo lo sviluppo e l'occupazione del nostro territorio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente.
Ne approfitto del tempo concesso per comunicare all'Aula che al collega Stefano Allasia, Vicepresidente del Gruppo regionale Lega Nord, questa mattina non è stato consentito di accedere alla sede del Parlamento Europeo nella parte riservata al pubblico.
Chiediamo alla Presidenza se è possibile attivarsi, tramite gli uffici per capire cosa sia successo nei confronti del nostro collega Stefano Allasia, facendo una richiesta alla Presidenza del Parlamento Europeo.
Questo era un atto dovuto, in quanto il collega Allasia si è recato a Bruxelles per conto del Gruppo della Lega Nord; è pur vero che sono state sollevate alcune questioni all'interno del Parlamento, ma non credo che si possa impedire di accedere a una persona solo perché aveva un distintivo della Lega. Quindi, chiediamo di capire cosa sia successo e perché stato fermato all'ingresso del Parlamento Europeo.
Per quanto riguarda l'argomento all'ordine del giorno, devo dire che noi siamo d'accordo con questo provvedimento, perché come Gruppo della Lega Nord abbiamo più volte chiesto, negli anni passati, un intervento forte per limitare, anzi bloccare il prolificare sia di domande sia di autorizzazioni precedentemente concesse a grandi centri commerciali e alla grande distribuzioni.
Noi riteniamo che un eccesso di centri commerciali e di grande distribuzione portino il disastro sul territorio, comportando chiusure delle attività tradizionali del nostro Piemonte, di attività artigianali e commerciali.
Tra l'altro i grandi centri commerciali hanno sempre la possibilità avendo un notevole numero di dipendenti, di stare aperti più ore, di stare aperti la domenica, cosa che, anche se concesso, al normale negozio di gestione familiare con uno o due dipendenti, diventa assolutamente difficile, addirittura improponibile. Abbiamo assistito alla chiusura di moltissimi negozi tradizionali nelle nostre città e io ricordo che ogni volta che una serranda si abbassa, muore un pezzetto della nostra tradizione e della nostra cultura.
Le nostre città, che man mano diventano sempre più vuote di negozi diventano poi preda di phone center - basti pensare a Torino o anche alla piccola Alessandria, dove ormai ci sono ormai circa venti phone center presenti - che comportano delle realtà strane e tutte da capire. Tant'è che lo stesso Comune di Torino è intervenuto con una deliberazione di Giunta per andare a limitare gli orari di apertura dei phone center e per andare a controllare il proliferare degli stessi.
Cercare di mantenere i negozi sul territorio è invece per noi prioritario. Per questo abbiamo aderito alla proposta di un emendamento presentato da altri colleghi del gruppo Forza Italia e Alleanza Nazionale che chiedono che questa moratoria duri almeno due anni.
Noi siamo favorevolissimi qualunque sia la durata, anzi più lunga è meglio è, perché riteniamo veramente pericoloso per il nostro commercio continuare a permettere e a concedere licenze per nuovi grandi centri commerciali. Vi sono 92 domande presentate ferme, che potrebbero diventare altri 92 nuovi centri. Sono già presenti 170 centri, che sono veramente troppi per il Piemonte.
Sono d'accordo con il collega Casoni sul fatto che bisogna intervenire pesantemente; sono meno d'accordo con il collega Ronzani quando dice che non è il caso di fare una moratoria troppa lunga. Noi riteniamo assolutamente che la moratoria vada allungata almeno di due anni, e voteremo a favore dell'emendamento che abbiamo sottoscritto per portarla a due anni. Comunque sia, voteremo a favore anche del provvedimento perché è meglio che niente e comunque cominciamo a fermare questo diffondersi di centri commerciali che danneggiano i nostri negozi sul territorio piemontese.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Grazie, Presidente, sarò velocissimo.
Intervengo soltanto per ribadire che il nostro sarà un voto a favore della legge.
Riteniamo importante, in questa fase, fissare un principio politico: questo Consiglio regionale vuole ragionare sul tema della grande e della piccola distribuzione; non credo che le due questioni si possano disgiungere. Sappiamo quanto sia necessario, oggi, rendere più omogenea la distribuzione commerciale sul territorio regionale e dare delle risposte soprattutto alle aree montane e di campagna.
Doppiamo dare delle risposte a tutti quelli che oggi vivono grazie alla piccola e alla media distribuzione, che si sentono in pericolo, perch schiacciati dalla grande distribuzione, che distrugge interi comparti e ne diventa la monomandataria.
Oggi questo bisogno non è avvertito solo dalla politica o dai settori datoriali o di categoria, ma dalla popolazione, che ha bisogno di certezze rispetto alla vitalità dei propri territori, rispetto alla principalità con cui la distribuzione esiste sui territori piemontesi e soprattutto rispetto all'esigenza che la distribuzione sia accessibile a tutti.
Probabilmente era necessaria una riflessione più attenta e una minor pubblicizzazione di questa scelta, onde evitare il cancan mass-mediale delle televisioni. Forse, questo avrebbe evitato la presentazione di così tante domande in questa fase di transizione.
Sappiamo, comunque, che non è il numero di domande che oggi ci interessa. Ciò che veramente importa è l'approvazione di questa legge e che le Commissioni competenti e il Consiglio sappiano affrontare una discussione e un confronto politico e dialettico anche con le minoranze per produrre una nuova - ma buona - legge rispetto alla grande distribuzione, che, nel rispetto della normativa vigente (anche nel rispetto della normativa Bersani), inizi ad impostare quegli strumenti di regolamentazione e di giudizio rispetto a questa partita, con due grandi obiettivi: non umiliare nessun settore commerciale e nessun soggetto che partecipa a questo confronto e, al tempo stesso, garantire diritti e accessibilità degli stessi a tutti i cittadini della nostra Regione.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Botta Marco; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Mi sembra che il dibattito ormai abbia assunto la sua fisionomia.
Rispetto ad un provvedimento che potrebbe godere di un'ampia condivisione, rilevo alcune considerazioni o riflessioni negative sugli effetti che, in realtà, sta andando a creare. Questo è il punto che forse ci divide, Assessore: non si discute sulla giusta ed opportuna necessità di una riconsiderazione e di un approfondimento della nostra situazione commerciale sull'intero Piemonte, ma sul fatto che questa volontà comunicata in questo modo, espressa con questi strumenti e con i tempi limitati, che comunque hanno dato la possibilità di intervenire a chi voleva farlo, ha creato questo assurdo proliferare di richieste di insediamento. Queste 60 richieste depositate dal 14 giugno sino a ieri (qualcuna potrà pervenire ancora tra oggi e domani), con punte di 33 richieste nuove a Torino, 14 a Novara, 9 ad Asti, 16 a Cuneo e 19 ad Alessandria - chi conosce quest'ultima Provincia sa cosa vorrebbe dire evidenziano che questo provvedimento, in realtà, è già fallito prima di partire.
giusto dire che bisogna salvare la buona volontà di chi l'ha proposto, perché altrimenti ci sarebbe da pensare che, invece di essere un provvedimento che nelle intenzioni voleva salvaguardare il piccolo commercio, in realtà offriva la possibilità alla grande distribuzione commerciale di iniziare, in maniera anticipata, un percorso di apertura di innumerevoli centri commerciali.
A questo punto, forse, ha ragione chi sostiene che se l'approfondimento fosse stato fatto in silenzio dagli uffici - e quindi il trend di apertura di richieste fosse stato quello normale, tra i venti e trenta grandi esercizi commerciali all'anno - avremmo raggiunto queste cifre di domande in tre o quattro anni. È questo il nodo vero della questione.
Certo non deve prevalere in noi la cultura del sospetto, ma sarebbe interessante andare a vedere, all'interno di queste 92 domande, chi sono i grandi Gruppi che hanno presentato la richiesta in tempi così rapidi avendo già una procedura avviata. Tutti sanno che la procedura per l'apertura di un centro commerciale impiega dai tre ai quattro anni di lavoro prima di arrivare alla presentazione della domanda in Regione.
Sarebbe interessante - lo faremo, perché i dati ci verranno sicuramente forniti - vedere quali sono i grandi Gruppi che sono riusciti a "bruciare le tappe", per capire qualcosa in più in questo senso.
Sicuramente questo provvedimento un merito per la Giunta ce l'ha perché mette in luce, sul mondo della grande distribuzione commerciale, che su questo settore c'è una linea di comando diversa rispetto a ieri.
Questo provvedimento fa capire che, a due mesi dalla messa in opera della nuova Giunta regionale, ci sono nuovi comandanti sulla questione commerciale: il comando è passato di mano. Fa capire, a chi deve capire che in punti di riferimento devono mutare, perché si è in grado di portare a termine dei provvedimenti come questo, che limitano ma allo stesso tempo amplificano le possibilità per la grande distribuzione commerciale.
Ci pare, dunque, che l'emendamento presentato dalla minoranza di centrodestra sia quasi dovuto, proprio in virtù dell'enormità di domande che sono state presentate: tale emendamento non fa altro che riportare ad una dimensione normale un fenomeno che questo provvedimento ha portato ad una dimensione di anormalità. Prolungare fino al giugno 2007 la sospensione della presentazione delle domande non darà neanche agli uffici la possibilità di esaminare tutte le domande che verranno presentate fino a domani. D'altra parte, consentirebbe al Consiglio di fare una revisione della legge senza fretta e senza la necessità di chiudere troppo rapidamente i tempi. Questo è un grande settore di interesse, sul quale soprattutto le amministrazioni comunali aspettano risposte chiare, non solo e non tanto sulla questione dei centri commerciali, ma soprattutto questione complementare - sul ruolo dei centri commerciali naturali e sulle risorse che la Regione potrà e dovrà, a mio avviso, aumentare per il rilancio dei centri commerciali naturali.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ghigo; ne ha facoltà.



GHIGO Enzo

Con l'imbarazzo di dovermi ripetere, anch'io non posso non constatare che, questo provvedimento è stato fortemente imposto dalla Presidente della Giunta al Consiglio - ricordo la discussione che avvenne in Commissione addirittura per la volontà di iscrivere il provvedimento ancora prima che fosse discusso e valutato in Commissione.
A prescindere da queste posizioni e da quest'arroganza, come ben ha delineato il Consigliere Scanderebech, noto, senza nulla togliere ai due Assessori presenti, quello di merito e l'Assessore Taricco, che manca una rappresentanza politica vera. Non dimentichiamoci che gli Assessori sono Assessori e non Consiglieri e che, di conseguenza, hanno un mandato che fa strettamente riferimento al Presidente della Giunta. Si discute di un provvedimento di una certa rilevanza politica, giustamente il Presidente della Giunta ha veicolato attraverso gli organi d'informazione una volontà sovrastando quella sovrana del Consiglio, dicendo che questo provvedimento dovrà essere approvato entro un termine e che solo l'Aula è sovrana nel definire, ma il risultato è che, in occasione della discussione di questo provvedimento, il Presidente della Giunta non è presente.
Questo lo voglio sottolineare perché rappresenta un atteggiamento irriguardoso nei confronti di tutto il Consiglio. Lo dico anche ai colleghi della maggioranza. Riprendo quest'aspetto: non voglio entrare nel merito del provvedimento, ma potrei dire tante cose sull'equilibrio della grande distribuzione e sulla distribuzione del vicinato e del piccolo commercio nell'ambito dei centri urbani. Sono argomenti sui quali già la legislazione vigente pone degli elementi di riequilibrio. Nel momento in cui rivisiteremo la legge sul commercio - al di là di quest'assunzione del provvedimento di moratoria - credo che dovremo puntare in modo specifico a definire un possibile equilibrio tra lo sviluppo della grande distribuzione (cosa che ritengo assolutamente necessaria) e al mantenimento dei piccoli centri commerciali, che sono l'elemento fondamentale per tenere vivi i centri urbani.
Mi rifaccio alla famosa battuta di Sherlock Holmes ripresa dal Consigliere Ghiglia: "Tre indizi fanno un sospetto". Il Consigliere Ghiglia si chiedeva perché, invece di assumere una delibera di Giunta, si è assunto un provvedimento da veicolare in Consiglio regionale. Credo che sia abbastanza identificabile il motivo per cui questo è stato fatto: una delibera di Giunta avrebbe comportato tutti i benefici che sono già stati sottolineati e avrebbe evitato quel periodo di interregno nel quale sono state presentate tutte queste domande. Ma una delibera di Giunta, a differenza di una legge varata dal Consiglio, può, qualora fosse impugnata identificare responsabilità di tipo personale nell'ambito dei componenti della Giunta che l'hanno assunta. Questa differenza è il motivo per cui si è scelta la strada del Consiglio. Una legge è una legge, di conseguenza non permette la possibilità, anche se impugnata, di identificare responsabilità individuali di qualche componente della Giunta.
Questa è la ragione per cui si è scelto questo tipo di percorso. A prescindere da questa analisi - che naturalmente identifico in questi termini, può darsi che qualcuno la spieghi o la rappresenti in un modo diverso - sono rimasto colpito dall'intervento del Consigliere Ronzani non presente in questo momento - il quale si è elevato a difensore di non so chi. Forse anche lui è ancora vittima di un lapsus come quelli che ho io. Dovrebbe rendersi conto anche lui di essere ormai in maggioranza e di non essere più all'opposizione, perché gli interventi come quelli che ha fatto oggi erano interventi che noi, con grande interesse e soddisfazione eravamo abituati ad ascoltare dai banchi della maggioranza. Oggi però il Consigliere Ronzani si trova in un luogo diverso. Secondo il mio parere deve contribuire a suggerire all'attuale Governo della Regione - come d'altro canto ha fatto in senso molto positivo nei cinque anni in cui è stato all'opposizione - percorsi non lesivi dell'autonomia del Consiglio come nel caso di questo provvedimento. Voglio sottolinearlo perché, al di là delle promesse elettorali e del motivo per cui sosteniamo questa moratoria (lo abbiamo fatto anche noi e non ci tiriamo indietro), chiediamo che la moratoria venga estesa per i motivi che sono già stati ampiamente discussi, ma che verranno ripresi dal Consigliere Cavallera nell'ambito della dichiarazione di voto.
Voglio stigmatizzare questi comportamenti. Devo dire che dalle enunciazioni e dagli atteggiamenti assunti su tanti argomenti in questi primi due mesi di Governo dell'attuale Giunta, noi non possiamo che evincere una politica degli annunci e siccome le cose sono state annunciate, il Consiglio le deve fare.
Questo credo sia il metodo che voglio stigmatizzare e sottolineare con forza. Su casi come questo noi, alla fine, diamo la nostra disponibilità.
Non abbiamo fatto ostruzionismo, non abbiamo presentato emendamenti abbiamo dibattuto e lo stesso Ronzani ha dovuto ammettere che il testo è stato migliorato grazie ad un nostro contributo, che perlomeno ha colto qualcosa che c'era già nella maggioranza, ma che aveva qualche difficoltà ad essere espletato. Siamo stati così bravi da fare da catalizzatori e dare alla maggioranza la possibilità di cogliere anche un aspetto di miglioramento del testo del disegno di legge.
Concludo il mio intervento. Voglio riprendere un'altra cosa che ha detto Ronzani perché non sono sicuro che sia esatta. È vero che ci sono 92 domande, è vero che non tutte queste 92 domande andranno a buon fine, per a memoria, non mi permetto di fare un'affermazione categorica, mi sembra di ricordare che una variante urbanistica può anche avvenire nel periodo in cui viene istruita la domanda. Se un Comune ha fatto una domanda e non ha ancora la variante urbanistica non vuol dire che quella domanda non viene recepita. È probabile che, nel tempo in cui quella domanda viene istruita (se poi per impiantare un centro commerciale bisogna fare un accordo di programma, sapete benissimo che in alcuni casi ci sono voluti anche tre anni) il Comune possa anche fare una variante urbanistica.
Volevo fare queste considerazioni per dire che noi diamo il nostro contributo nel votare questa moratoria. Chiediamo il prolungamento della moratoria e naturalmente ci rendiamo da subito disponibili con un metodo diverso. È stato detto che non vogliamo essere vessatori nei confronti di nessuno, poi invece Ronzani, come al solito, ha avuto uno slittamento della frizione e ha fatto nomi e cognomi. È assolutamente importante che, nel prosieguo della discussione della legge sul commercio, la maggioranza sia più disponibile a raccogliere le istanze dell'opposizione.



PRESIDENTE

Si chiude con questo intervento la discussione generale.
La parola all'Assessore Caracciolo per la replica.



CARACCIOLO Giovanni, Assessore al commercio e fiere

Cerco di dare qualche risposta dopo aver ascoltato con attenzione il dibattito costruttivo che si è svolto sia in Aula che in Commissione.
Ringrazio i Consiglieri per il tono civile e il modo con cui si è svolta la discussione, durante la quale, certamente, ognuno ha espresso i propri convincimenti e le proprie convinzioni. Mi è sembrato che, nel merito tutti abbiano convenuto sulla necessità che, comunque, la rete commerciale così com'è oggi, va riequilibrata. Nel merito del ddl che abbiamo presentato, non mi sembra che siano emerse contrarietà.
Siamo partiti dalla considerazione che, negli ultimi cinque anni, si è passati da 800 mila a 1 milione e 600 mila metri quadrati di superficie commerciale: mi sembra ci sia stato un incremento smisurato e disordinato (tutto ciò senza imputare niente a nessuna forza politica). Probabilmente ed è questo che ci ha fatto pensare, c'è qualcosa da rivedere nelle regole quindi bisognava verificare cosa avesse consentito questo squilibrio.
Qualcuno ha fatto notare che, contestualmente, c'è stato anche un aumento dei piccoli esercizi (gli esercizi di vicinato, i piccoli negozi). È vero ma sono quasi tutti esercizi ubicati nei centri commerciali: va da sé che aumentando il numero dei centri commerciali, aumenta il numero degli esercizi situati al loro interno. Tutto ciò non avvantaggia i centri di vicinato ubicati nel contesto urbano.
Un'altra polemica è emersa in ordine alle domande di autorizzazione pervenute. Ricordo che fino al 14 giugno c'erano 32 domande istruite, o in via di completamento. Dal 14 giugno - data in cui si è saputo della nostra iniziativa - sono pervenute altre 60 domande (per un totale di 92 domande).
In passato, in occasione di passaggi analoghi, abbiamo assistito ad aumento di domande altrettanto cospicuo. Per esempio nel 2003 - relativamente alla delibera n. 237 - sono pervenute 70 domande in più, quindi è un fatto non voglio dire fisiologico, ma è abbastanza prevedibile che multinazionali o imprenditori, in un clima di incertezza, presentino domande, tutte da istruire e da sottoporre a verifica dal punto di vista della documentazione. Riteniamo, quindi, che un buono numero di queste domande non raggiungano l'obiettivo dei presentatori.
Non siamo stati certamente noi a rendere pubblica la notizia e a chiamare i giornalisti - non ne avremmo avuto nemmeno l'interesse - ma avremmo avuto l'interesse che l'iter della legge procedesse più celermente possibile per raggiungere gli effetti che auspicavamo. In passato è successa la stessa cosa.
Noi abbiamo scelto il metodo della legge. Probabilmente era un nostro dubbio, ma la delibera aveva un problema di legittimità. La delibera di Giunta pone dubbi di legittimità per incompetenza. Infatti se è vero che la legge regionale n. 28/99 dà alla Giunta il potere di disciplinare i procedimenti, una norma che li blocca va ben al di là della disposizione amministrativa regolamentare, operando preventivamente sui presupposti per attivare i procedimenti stessi. Quindi la competenza della Giunta viene meno.
Le stesse considerazioni valgono anche nel il caso in cui la delibera fosse stata assunta con i poteri del Consiglio: anche quello sarebbe stato un atto di natura amministrativa. In più, nessuna norma della legge n.28/99 dà al Consiglio poteri amministrativi in materia di procedimento. Questo era il dubbio emerso sul problema di legittimità di una delibera.
Sotto il profilo dell'opportunità, è del tutto evidente che un atto avente forza e valore di legge può essere annullato solo dalla Corte Costituzionale per contrasto con la Costituzione. In più, non tutti hanno la possibilità di far ricorso alla Corte Costituzionale, ma nel nostro caso solo il Governo. C'è inoltre la possibilità di un ricorso incidentale nel corso di una causa. Non è nemmeno il caso di commentare la forza dell'atto amministrativo che può essere impugnato, per via diretta o indiretta, da chiunque vi abbia interesse, con conseguente possibilità di annullamento sospensione e risarcimento danni da parte dei vari Giudici competenti, come è stato fatto notare dal Consigliere Ghigo. È sicuramente vero, sul piano teorico, che la delibera avrebbe avuto effetto immediato, tuttavia la sua fragilità intrinseca avrebbe comportato, con altrettanta certezza, una sua quasi immediata sospensione, se non annullamento. Quelle esposte sono le certezze emerse, che mi sembrano abbastanza convincenti.
Per quanto riguarda la richiesta della Consigliera Ferrero di conoscere l'elenco dei nominativi di chi ha presentato domanda, penso che la Consigliera si debba assumere le responsabilità che comporterebbe un'eventuale violazione delle norme sulla privacy. Quando si avvia un procedimento, ovvero con l'indizione della prima Conferenza dei Servizi l'elenco dei nominativi viene reso pubblico, quindi esso è consultabile sul sito internet della Giunta. Ma in questa fase, non è possibile avere questa informazione perché è un po' come violare la privacy.
Ringrazio per il contributo dato. L'auspicio è che questa pausa ci consenta, attraverso il monitoraggio e le verifiche che si faranno, una rivisitazione efficace della norma vigente. Noi contiamo di portare a termine questo lavoro nella data prevista del 31 marzo 2006. L'allungamento dei termini, come è stato richiesto con l'emendamento, potrebbe essere interpretato come un accanimento contro la grande distribuzione. Non è assolutamente così: noi vogliamo che ci sia un riequilibrio. Nel prossimo futuro, la Regione dovrà giocare un ruolo importante per proseguire nelle politiche di ammodernamento del settore commercio.
Occorre promuovere, attraverso un'attenta azione di programmazione, un diffuso riequilibrio dell'offerta commerciale tra le diverse tipologie (grande e media distribuzione, piccolo commercio e commercio su aree pubbliche) in un'ottica di armonia del territorio. L'equilibrio tra le diverse forme distributive trova, nella concorrenzialità tra i luoghi del commercio, uno degli aspetti determinanti. Per raggiungere l'obiettivo è necessario intervenire contemporaneamente su tre componenti. Primo, la regolazione del mercato degli investitori della grande distribuzione tenendo presente che ci si trova quasi di fronte alla saturazione del mercato, compreso quello delle aree disponibili ad accogliere altra grande distribuzione. Secondo, prevenire la desertificazione dei territori marginali, incrementando gli esercizi di vicinato e favorendo gli operatori commerciali (anche quelli su aree pubbliche) a radicarsi nei territori svantaggiati o a frequentare gli stessi su aree mercatali idonee. Terzo promuovere politiche che mettono in risalto i luoghi del commercio, sia quando la proposta proviene dalle amministrazioni comunali sia quando attraverso momenti di promozione, l'azione è avviata dagli operatori stessi. La qualificazione urbana si è dimostrata, in questo contesto, uno strumento di sicura efficacia. È opportuno, quindi, potenziare gli strumenti normativi, adeguando le risorse finanziarie, per proseguire su questa strada. Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
ARTICOLO 1 Ci sono interventi sull'articolo 1? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Sull'articolo 1 ci asterremo, come immagino anche le altre forze politiche dell'opposizione, sperando che sia di stimolo ai colleghi della maggioranza per votare favorevolmente il nostro emendamento. Un atteggiamento del genere dimostrerebbe che quello che è stato detto finora va nella direzione giusta. L'Assessore Caracciolo mi ha spaventato quando ha detto che, nei cinque anni precedenti, la grande distribuzione è passata da 800 milioni di metri quadri di superficie a 1 milione e 600 mila metri quadri. Si è raddoppiata. E poi dice che è fisiologico il fatto che in pochi giorni siano pervenute sessanta nuove domande.
O uno o l'altro. Ancora una volta c'è una netta contraddizione con quanto detto. Vogliamo portare avanti un discorso costruttivo? Vogliamo capire perché da 800 milioni di metri quadri siamo arrivati a 1 milione e 600 mila metri quadri? Quando è nata la grande distribuzione? Perché è nata? La questione delle domande esula dall'aumento dei metri quadri della grande distribuzione negli ultimi cinque anni. Se analizziamo il concetto di grande distribuzione e ci chiediamo perché è nata, il raddoppio dell'area della grande distribuzione in questi ultimi dieci anni è fin troppo giustificato. Se poi paragoniamo la situazione piemontese rispetto ad altre Regioni - Emilia Romagna e Lombardia in particolare - notiamo che la differenza è ancora superiore. Non è un problema logistico e strutturale della Regione Piemonte; è un problema nazionale ed europeo. È un problema mondiale. Dal momento in cui i mercati si sono allargati e la competitività e la concorrenzialità sono diventate spietate, si è fatta largo la grande distribuzione.
Oggi ci dobbiamo attrezzare ed è quindi giusto allungare i tempi per ragionarci sopra, per vedere quale sia il modello migliore per limitare la crisi del piccolo commercio, in modo che la piccola distribuzione possa avere il suo spazio. Non sarà facile; ci vorrà uno studio di fattibilità ci vorranno soluzioni alternative alla grande distribuzione, che per andavano presentate e analizzate prima di presentare un disegno di legge indipendentemente dalla giustificazione che lei ha dato dicendo che non si poteva fare una delibera. Dal momento in cui avete vinto le elezioni e avete assunto impegni su questo punto ben specifico, il vostro compito e il vostro dovere sono quelli di fare una delibera. Una nuova Giunta, che ha vinto e ha promesso in campagna elettorale di raggiungere un determinato obiettivo, ha il compito e il dovere di assumersene le rispettive conseguenze.
troppo facile venire oggi a dire che la delibera sarebbe stata illegittima. Se veramente l'intento era di bloccare la grande distribuzione e le domande, andava fatto un provvedimento immediato: una delibera di Giunta regionale.
Detto questo, sfido ancora i miei ex colleghi della maggioranza ad avere un atteggiamento coerente nella costruzione di un percorso che ci porta al riequilibrio del territorio, oggi troppo squilibrato nei confronti della grande distribuzione, ma troppo in sintonia con la concorrenzialità e con la globalizzazione. Dato che i prodotti di consumo oggi sono diventati componenti indispensabili della vita quotidiana di ogni famiglia, dobbiamo ragionare anche in relazione ai redditi e all'attuale potere di acquisto della singola famiglia.
Questo è uno dei motivi per cui lasceremo che voi portiate avanti il provvedimento. Non vi ostacoleremo, ma ci aspettiamo una vostra collaborazione al nostro emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Se questo fosse un film e io fossi un regista, lo intitolerei "Ma cosa si vuole". Ritengo che questa maggioranza, ma direi tutto il Consiglio, per quello che è emerso nei lavori della Commissione e, a monte, la Giunta abbia voluto, almeno nelle dichiarazioni e nelle espressioni di volontà determinare un blocco per normare una situazione di disequilibrio fra la grande e la piccola distribuzione, la cosiddetta distribuzione di vicinato.
Dall'interessante discussione di tutta la giornata di Consiglio, questo non è stato messo in discussione. Si è discusso, viceversa sull'opportunità del metodo adottato.
Devo dire, per onestà intellettuale, che gli uffici hanno indicato un percorso che si è rivelato debole sotto il profilo dell'immediatezza del risultato e quindi del blocco, perché non possiamo nasconderci dietro un dito: una delibera di Giunta avrebbe ottenuto l'esecutività immediata di quel provvedimento. Ma c'erano dei dubbi sulla legittimità. Nulla avrebbe vietato di proseguire in contemporanea, come altri hanno detto, con il disegno di legge. Sicuramente, per portare in Aula lo stesso disegno di legge, ci sarebbero voluti i tempi che sono risultati necessari per lo smaltimento in Commissione e quindi oggi, anche in presenza di un rischio di una sospensiva da parte delle autorità giudiziarie amministrative avremmo potuto fare quello che stiamo facendo.
Tutto sommato, si è trattato di una polemica sul metodo. In qualsiasi modo lo si voglia valutare, comunque quello che è stato fatto è stato fatto e dunque oggi noi dobbiamo decidere se siamo tutti d'accordo sulla votazione di questo disegno di legge, e quindi anche sull'articolo 1, per determinare da subito, appena possibile, il blocco. Su questo ritengo che maggioranza e opposizione non possano essere in disaccordo.
L'opposizione, a questo punto, presenta un emendamento e si dichiara disponibile a votare il disegno di legge, purché si dimostri, da parte della maggioranza, una buona volontà - così è stato detto - nei termini della data ultima della moratoria e quindi spostando i tempi di circa un anno o forse più.
L'opposizione ha la sua logica e ha, se vogliamo, le sue ragioni nell'avanzare questa richiesta. Quello che voglio dire è che questo punto giusto o sbagliato che sia, non è rilevante oggi di fronte alla necessità di rendere il provvedimento operativo il prima possibile, con tutte le recriminazioni possibili sul metodo. Vogliamo tutti insieme assumerci questa responsabilità? Non lo so. E allora, a questo punto, mi chiedo: cosa vogliamo realmente fare di fronte alla problematica della grande distribuzione? La grande distribuzione è qualcosa che noi condividiamo, in quanto prendiamo in considerazione gli elementi positivi della grande distribuzione. Quali sono gli elementi positivi? Nessuno può nascondere che, in termini di qualità/prezzo e quindi di concreto vantaggio per il cittadino, per l'utente, la grande distribuzione offre delle opportunità così come offre delle opportunità in termini occupazionali. Non sono elementi che possiamo dimenticare e non li dobbiamo dimenticare. Noi dell'Italia dei Valori non vogliamo dimenticare il pericolo che c'è dietro la grande distribuzione di lobby economiche e delle relative pressioni. Ma dobbiamo sicuramente ristabilire un equilibrio tra grande distribuzione e distribuzione di vicinato. Questo lo potremo fare con la legge che ci apprestiamo a preparare e non potremo trascurare le legittime esigenze del commercio della piccola distribuzione in termini di agevolazioni alleggerimento fiscale e quant'altro.
Detto questo, l'invito che mi permetto di rivolgere ai colleghi dell'opposizione è che, a prescindere dall'accettazione o meno di quell'emendamento, si facciano carico anche loro dell'approvazione di questo disegno di legge, che comunque, al di là di tutte le recriminazioni è utile e vantaggioso per poter avviare, con quelle disfunzioni che purtroppo oggi si sono create ma che non possiamo assolutamente in nessun modo cancellare, quella necessaria normativa di regolamentazione sulla grande distribuzione.



PRESIDENTE

Comunico che è stato presentato il seguente emendamento: Emendamento rubricato n. 1 presentato dai Consiglieri Ghigo, Vignale Botta, Ferrero, Scanderebech, Casoni, Lupi, Pichetto Fratin, Dutto, Rossi Cavallera, Ghiglia e Giovine: al comma 1, dell'articolo 1, del DDL n. 52/2005, le parole "31 marzo 2006" sono sostituite dalle seguenti "30 giugno 2007".
La parola al Consigliere Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Intervengo brevemente per illustrare l'emendamento, a parte che l'illustrazione è manifesta dalla serie di interventi sia di opposizione che di maggioranza che abbiamo sentito in quest'aula. Vi è una serie di valutazioni aggiuntive, a cominciare dagli stessi tempi tecnici del Consiglio.
stata chiesta al Consiglio celerità e, in questo caso, c'è stata. In otto giorni la Commissione ha fatto le valutazioni e siamo arrivati in Aula, ma i tempi anche solo tecnici dell'autunno sono tali che, caro Assessore, se gli uffici hanno 90 domande da esaminare - all'infuori che si commissionino valutazioni esterne, le valutazioni sono importanti, ma la conoscenza che la struttura ha della situazione piemontese è tale da essa non si può prescindere - temo che non vi siano le condizioni proprio di tempistica per una nuova riforma del commercio, salvo piccoli aggiustamenti sulla struttura di delibera. Ma qui cadiamo nel ragionamento di prima fatto anche da molti colleghi della maggioranza. Allora si trattava di intervenire fin da subito sulla delibera con alcuni piccoli accorgimenti e in tal caso, la Giunta poteva utilizzare i poteri del Consiglio e automaticamente non si creava il disastro che si è creato in questi 15 giorni.
Il numero di domande - al di là delle valutazioni statistiche di quanto complete, quanto incomplete, non lo so, questa è una valutazione che dovranno fare gli uffici - è tale da rappresentare più del 50% di tutto ci che è stato licenziato negli ultimi dieci anni. Pertanto, occorre valutare di avere un tempo di moratoria che permetta non solo di fare l'istruttoria ma anche di fare una vera analisi territoriale, se la Giunta non è in grado di svolgere un'analisi strada facendo come invece la nostra società richiederebbe, vista la velocità del cambiamento che stiamo vivendo, per evitare i disastri di un impatto disordinato sul territorio di tutte queste domande.
Ho visto l'elenco che circolava: ci sono province come Novara che ne hanno 12, 13, 14, quindi un numero abnorme, probabilmente, con concentrazioni di 2, 3 in certi Comuni. Allora ecco l'opportunità che l'emendamento venga accolto e quindi la moratoria abbia un congruo tempo: a questo punto, è davvero il vero interesse del commercio piemontese e del sistema dei 60 mila esercizi di vicinato.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Anch'io intervengo per sostenere ed evidenziare la necessità di accettare l'emendamento proposto dalle minoranze, in modo da aumentare il tempo di questa moratoria; aumentarlo innanzitutto per dare il tempo alla Giunta, ma anche a tutto il Consiglio, di discutere con tranquillità e di poter approfondire tutta la situazione della grande distribuzione nel Piemonte, in modo da modificare la legge esistente, migliorandola, e soprattutto in modo che questa legge resti valida per un futuro, se non lungo, perlomeno adeguato, onde evitare di ritoccare e modificare una legge quando, come in questo caso, i buoi sono già scappati.
questo il problema su cui puntiamo il dito: 60 domande in 15 giorni sono un'esagerazione, una cosa senza senso; confrontiamole con le 130 autorizzazioni concesse dal governo Ghigo, in dieci anni! D'accordo, non tutte verranno accolte, ma temo che la maggioranza dovrà essere accolta perché la maggior parte di queste domande presenterà sicuramente i requisiti richiesti dalla legge odierna, perché non penso che chi ha presentato la domanda l'abbia scritta completamente a casaccio, sapendo di non avere i requisiti richiesti. Inoltre, una domanda rappresenta un costo per cui temo che di queste 60 domande, la maggior parte saranno accolte e ci sarà un impatto gravissimo e pesantissimo sul commercio in Piemonte sulle strutture esistenti, sia i piccoli negozi di vicinato sia i centri commerciali già esistenti.
Invito, dunque, la Giunta ad accettare il nostro emendamento prolungando il termine della moratoria, in modo da avere un periodo di respiro per valutare seriamente la nuova legge che gestirà le future concessioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente. Ritengo che, quando si chiede un atto di responsabilità a tutto il Consiglio, quindi anche ai Gruppi di opposizione occorra una disponibilità maggiore a venire incontro alle richieste, posto che le richieste vadano incontro agli obiettivi che la Giunta si era prefissata.
Proporre un emendamento che sospende la possibilità di presentazione delle domande fino al giugno 2007, venuti a conoscenza che, ad oggi, sono pervenute 92 domande presso gli uffici regionali, significa non soltanto avere la volontà - come si dice all'articolo 2 - di monitorare l'attuazione, ma anche dare un senso politico nell'andare a bloccare un numero di autorizzazioni che verranno concesse. Può darsi che non siano 92 ma certamente sono un numero che si avvicina, creando situazioni di sovrappopolamento della grande distribuzione in alcune province (le 9 nella provincia di Asti a fronte di nessuna, le 14 nella provincia di Novara, le 19 in quella di Alessandria, le 33 nella provincia di Torino).
Questo è il senso politico dell'emendamento, al di là del fatto che pone anche una valutazione sulla quale i Gruppi di minoranza dovranno riflettere, perché è la seconda volta che ci troviamo di fronte a un provvedimento (quello sui CORECO e questo) che presentava due nostre proposte, entrambe respinte.
Occorre, allora, comprendere fino a che punto i Gruppi di opposizione devono dotarsi di quel senso di responsabilità che in molti casi i Gruppi del centrosinistra, quando erano all'opposizione, non avevano, o meglio avevano attuandolo per parte propria e non per il bene della collettività.
O meglio ancora, dicendo: "Se non viene approvata la legge di sospensione della possibilità di presentare domande, è responsabilità della maggioranza e della Giunta e non certo dell'opposizione".
Questa è una riflessione che inevitabilmente si porrà, perché è ovvio che non si può essere responsabili, ma anche poco considerati; se ogni volta che si avanzano delle proposte, queste, anche se hanno un senso, non vengono recepite, non ci si sforzerà più di approvare una legge in tempi celeri e quant'altro, ma si farà quello che è più facile fare quando si sta all'opposizione, cioè bloccare il lavoro della maggioranza e dell'esecutivo.
una considerazione di non poco conto nei rapporti che si devono avere, perché siamo lieti che alcuni colleghi dicano che c'è stata grande responsabilità anche da parte dei Gruppi di opposizione, ma se la responsabilità dell'opposizione non ha peso politico nella proposizione di alcune proposte, poco ci interessa di ricevere, non dico i complimenti, ma delle valutazioni positive da parte dei colleghi di maggioranza o da parte dell'Assessore.
La seconda valutazione conclusiva si rifà ad alcuni interventi svolti dal sottoscritto o da altri colleghi: in votazione del provvedimento e soprattutto rispetto agli obiettivi che il provvedimento si era dato e ha raggiunto, siamo certi che la sua finalità fosse quella di bloccare realmente la proposta di nuove aperture, o piuttosto non fosse quella del sospetto - che sinceramente maturiamo - di pagare e rispettare un programma elettorale, in realtà non rispettandolo? Perché, come è stato detto da più di un collega, se non avessimo fatto assolutamente nulla, quindi senza i pronunciamenti, queste domande le avremmo ricevute in tre o quattro anni.
Siamo andati incontro a un effetto boomerang. Occorre capire quanta responsabilità soggettiva ci sia in tutto questo - e certamente c'è rispetto alla comunicazione che si deve dare o non dare su alcuni provvedimenti, e se non ci sia anche una responsabilità oggettiva nel non aver voluto bloccare le nuove distribuzioni.
Non so se ho compreso bene che i Consiglieri non possono avere documentazione in merito alle domande presentate; noi, ovviamente, ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica, in base al quale tutto ciò che è protocollato è pubblico, anche gli atti a protocollo riservato chiederemo informazioni su tutti coloro i quali hanno presentato domanda.
Non vorrei - lo dico come battuta - che all'interno delle 92 autorizzazioni non vi fosse un numero sostanziale, in tutte le province, di Ipercoop che hanno presentato la domanda, altrimenti le valutazioni potrebbero essere differenti. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie, Presidente. Spero di interpretare meglio i numeri, rispetto all'ultimo mio intervento, cercando di evidenziare cosa è successo sotto l'aspetto matematico, augurandomi che tutti i colleghi possano convenire nel votare favorevolmente il nostro emendamento, che sposta la moratoria al giugno 2007.
Assessore Caracciolo, lei ha detto che 800 mila metri quadri di superficie edificabile a grande distribuzione sono diventati 1.600.000, in cinque anni. Questo vuol dire che, facendo la media delle 130 domande ricevute e concesse, da quando siamo passati da 800 mila a 1.600.000, sono pervenute 65 domande. Adesso, in un anno vogliamo portare a termine, come giustamente diceva l'ex Assessore Pichetto, esattamente 92 domande? Una volta e mezzo in più di quante ne sono state concesse nell'ultimo quinquennio, con la differenza, che spero di riuscire a trasmettere, che negli anni passati la grande distribuzione è stata favorita dalla globalizzazione, dall'efficienza, dal mancato potere d'acquisto delle famiglie e di tutti noi cittadini, ma oggi, dovendo essere riequilibrato il sistema commerciale e poiché dobbiamo reinventare un modello urbanistico logistico della grande distribuzione, mi chiedo come si possa portare a termine l'istruttoria di 92 domande in circa sei-sette mesi, secondo quanto da voi proposto.
Ritengo sia una questione matematica quella che ci porta ad allungare almeno di un anno la moratoria, per ciò che riguarda il provvedimento in esame. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Monteggia; ne ha facoltà.



MONTEGGIA Stefano

Farò un breve intervento perché il tema dei centri commerciali è stato dibattuto piuttosto ampiamente, ma se dovessi dare un mio giudizio, direi che bisognerebbe bloccare i centri commerciali almeno per una decina di anni, per non lasciare più che si autorizzino tutte le metrature come è stato fatto negli ultimi 15-20 anni.
Tante sono state le sofferenze da parte dei commercianti che oggi si sentono anche abbastanza vessati dal fatto che ci siano tutte queste strutture che nascono e che penalizzano il commercio, perché, come tutti sanno, ogni pianta fa ombra. Infatti ogni struttura che nasce fa ombra a quelle già esistenti.
Le persone sono sempre quelle che vanno ad incidere su un territorio quelli che costruiscono i centri commerciali fanno vedere come un certo numero di persone possa insistere su quel dato bacino, ma poi alla fine vi è sempre una piccola parte che non riesce ad incidere commercialmente sulla zona.
Il centro storico di una città è il vero centro commerciale che dovrebbe organizzarsi, ma negli anni purtroppo anche all'interno della città sono state date molte licenze di piccoli centri commerciali, che hanno portato via i piccoli negozi. Oggi si va ancora più sul grande e quindi succederà, come fatto naturale, che anche questi piccoli centri commerciali soffriranno ed andranno ad escludersi come è stato un tempo per i piccoli negozi.
Spero che ci sia una controtendenza, che faccia sì che anche le fasce più deboli che stanno all'interno di una città possano usufruire di quei negozi che non possono raggiungere andando invece nei centri commerciali parlo delle persone anziane, di disabili e di altre persone che vengono penalizzate dal fatto che non ci siano più i negozi di quartiere.
Poi c'è il discorso dei piccoli negozi che si trovano nei piccoli paesi, che non riescono più a tenere gli incassi che permettano di stare al passo con il discorso del consumo. Quindi, lì bisognerebbe intervenire anche perché i piccoli negozi nei piccoli paesi dovrebbero essere aiutati.
Non ho ancora potuto vedere bene il discorso completo del commercio all'interno della Regione, ma forse bisognerebbe dare dei contributi a questi negozi affinché rimangano aperti e possano servire anche i piccoli paesi.
Un altro fatto che vorrei denunciare: è inutile che si faccia questa moratoria e che poi sorgano più avanti, quando questa moratoria sarà non più attiva. Qui bisogna stare sotto i 1500 metri quadrati, ma se si costruiscono 80 cupolotti da 1500 metri quadrati, i metri quadrati diventano 120 mila e si apre quello che si vuole. Anche perché, se andiamo a vedere nelle zone del Piemonte, ultimamente ci sono quelli che si chiamano outlet, che sono delle costruzioni che vengono fatte a pezzi di 1500 metri, ma poi ne costruiscono 80 e quindi diventano 120 mila metri e alla fine diventa un centro commerciale più grande di quelli che sono i centri commerciali, che hanno un'area commerciale e hanno un'area di negozi che poco centrano con il discorso del centro commerciale rivolto non solo ai prodotti alimentari.
Concludo dicendo che andare a vedere quello che è un aiuto per i piccoli negozi farebbe assolutamente bene e non lascerebbe sorgere sul territorio altre metrature enormi che possono produrre dei danni ai piccoli negozi.
Ricordiamoci che gli unici che ci guadagnano, e anche fortemente, su questo sono quelli che costruiscono i centri commerciali e che poi li affittano.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente. Soltanto un minuto per affermare questo: l'emendamento presentato dall'opposizione naturalmente è oggetto di considerazione da parte nostra. Però l'obiettivo di questo disegno di legge è avere una moratoria per permettere al Consiglio regionale di monitorare come è stato detto nella relazione - e arrivare a modificare la legge in tempi necessari per fare un lavoro utile al commercio e all'economia del Piemonte.
Il Consigliere Scanderebech ha affermato una cosa non vera. A noi serve una moratoria che vada fino al giugno del 2007 perché bisogna avere il tempo di istruire tutte le domande presentate. Non è nostro compito, ci sono gli uffici ed esamineranno le domande sulla base della legge attuale.
Noi abbiamo bisogno di una moratoria, come è stato detto in tantissimi intereventi, bloccare la situazione con tutti i problemi che abbiamo fatto emergere nel dibattito consiliare e arrivare, nel giro dei prossimi nove mesi, a cambiare e rivedere la legge n. 28 e i suoi allegati. Credo che questo sia il tempo utile per raggiungere l'obiettivo che ci siamo preposti con questo disegno di legge: consentire le opportune valutazioni sulle scelte di programmazione.
Questo è il nostro obiettivo e credo che il tempo indicato dal disegno di legge sia più che necessario e non possiamo pensare di governare questo difficile settore, prolungando la moratoria fino al giugno 2007. Non è questo il nostro obiettivo; il nostro obiettivo è quello di governare ricreando un equilibrio difficile.
Naturalmente, come è stato detto, dovremo lavorare, ed è un lavoro che dovrà coinvolgere maggioranza e opposizione, ma questo è il nostro obiettivo. Pensare di prolungare la moratoria fino al 2007, credo che vada oltre l'obiettivo che ci siamo prefissati con questo disegno di legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Grazie, sono anch'io contrario a dilatare il tempo previsto per la moratoria, e credo che questo non significhi - e cerco di rispondere al collega Vignale - poca considerazione da parte della maggioranza nei confronti di un'opposizione che ha comunque offerto un percorso collaborativo per arrivare in tempi rapidi alla discussione del provvedimento in Aula. Anche perché un atteggiamento di questo genere sarebbe riduttivo per lo stesso senso di responsabilità che l'opposizione ha dimostrato. E credo che abbia tenuto questo atteggiamento non per compiacenza nei confronti della maggioranza, ma perché responsabilmente coerente con un obiettivo che essa stessa si era data in campagna elettorale e che aveva presentato ai cittadini come obiettivo da perseguire.
Da questo punto di vista, non possiamo prendere in considerazione un emendamento che non condividiamo, perché riteniamo che dilatare i tempi della moratoria possa voler dire pensare ad un blocco non finalizzato all'operazione che ci proponiamo, che è quella del monitoraggio e dell'elaborazione di nuovi criteri per il rilascio di successive autorizzazioni. Non intendiamo congelare per un periodo troppo lungo, ma soltanto per il tempo necessario al raggiungimento dell'obiettivo. Credo che non vi sia un collegamento fra il tempo della moratoria e i tempi necessari per l'istruttoria delle pratiche, che seguono un iter differente.
Lo stesso Consigliere Ghigo ha ricordato come i tempi di istruttoria in alcuni casi, possono impiegare anche due o tre anni per l'esame e la definizione della pratica. Non vi è, dunque, alcun collegamento con il tempo della moratoria e credo che il termine indicato nel 31 marzo consenta di riflettere, senza sembrare, però, congelando troppo a lungo il rilascio di autorizzazioni, un atteggiamento punitivo nei confronti della grande distribuzione piuttosto che



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Casoni.



CASONI William

Grazie Presidente, sarò brevissimo.
Ho ascoltato gli interventi dei Consiglieri Muliere e Ricca e farei torto alle loro intelligenze, data la loro esperienza legislativa in Consiglio regionale, se dicessi che ad ogni nuova legge emanata basta inserire una frase con cui si abroga la legge che approviamo oggi: automaticamente, presentando la legge in tre mesi, decade la legge attuale che prevede il termine dei due anni.
Ma allora diciamocelo chiaramente: voi non volete la moratoria di due anni, perché siete convinti di presentare una nuova legge prima.
Se siete convinti di questo, la legge, che presumo non sarà più di due articoli, avrà un articolo che reciterà: "Con la presente legge viene modificata la legge enumerata con l'approvazione di oggi. Pertanto, da oggi entrerà in vigore questa nuova legge, quindi chi vuole presentare le domande lo può fare". Ma è lì che ci confronteremo nel merito.
Oggi, sostanzialmente, a parole, diciamo tutti di volere questo blocco.
Ma noi precisiamo che lo vogliamo fino a quando non presenterete questa legge. E siccome non crediamo che la possiate presentare nei sei mesi poniamo un blocco a due anni.
Poi, se la presenterete fra sei mesi e sarà approvata, le domande verranno automaticamente presentate. Allora, dite chiaramente che non volete la rogatoria a due anni perché fra sei mesi vorrete far sì che, alle 92 domande presentate, se ne aggiungano altre 60 o 70 per arrivare a 150, a 160 o a 170.
Parlate chiaramente e noi, che voteremo comunque questa legge, diremo che intanto 92 ci sono già, e non è stato accolto il nostro emendamento che, perlomeno, chiedeva di bloccarlo fino all'approvazione della nuova legge. Intanto, prudentemente, veniva posto un termine di due anni. Voi invece, avete insistito per fissarlo in sei mesi, entro i quali presenterete la legge.
Con la nuova legge si modificherà la precedente. Tutte le leggi hanno dei riferimenti a quelle precedenti, perché vanno a toccare degli aspetti legislativi; non è questa, dunque, la scusa che si può accampare, nel senso di dire che, siccome voi la presentate prima, non potete prevedere la moratoria a due anni. Se veramente lo volete e ne siete sicuri, dite: "Lo accettiamo, tanto siamo sicuri che tra sei mesi lo modifichiamo".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Caracciolo; ne ha facoltà.



CARACCIOLO Giovanni, Assessore al commercio e fiere

Grazie, Presidente.
Ho chiesto la parola per precisare che non intendo accogliere l'emendamento.
Volevo altresì specificare che una legge, in genere, non si fa contro nessuno, semmai si fa per ottenere un qualcosa: noi stiamo facendo questa legge per rivisitare la normativa vigente - che ha permesso ciò di cui stiamo parlando oggi - naturalmente dopo un monitoraggio e una verifica di quanto ci può servire; in questo modo potremo rivisitare questa legge con cognizione di causa.
Come ripeto, ho ricevuto assicurazioni, da parte degli uffici che fanno riferimento al mio Assessorato (sono quelli che dovranno materialmente svolgere il lavoro tecnico), che il termine del 31 marzo è congruo. Siccome riteniamo che siano in grado di portare a termine questo incarico, nulla ci induce a contrastare tale scelta.
Per noi il termine del 31 marzo è congruo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (come richiesto dai Consiglieri Casoni Cavallera, Ghigo e Scanderebech) sull'emendamento rubricato n. 1.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 49 Consiglieri votanti 46 Consiglieri hanno votato SÌ 16 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Colleghi, non funziona il monitor alle vostre spalle, ma i risultati della votazione sono stati stampati e chi volesse averne copia pu richiederla immediatamente alla Presidenza.



(Commenti in Aula fuori microfono)



PRESIDENTE

Mi pare che ci siano sufficienti margini di certezza per poter considerare la votazione nella piena regolarità.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ghigo.



GHIGO Enzo

Signor Presidente, volevo chiederle di sospendere la seduta per qualche minuto, per consentire all'opposizione una breve riunione.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi in senso contrario, sentito altresì l'Ufficio di Presidenza, accordo tale richiesta.
Il Consiglio riprenderà alle ore 15.45.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.35 riprende alle ore 15.51)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera, per dichiarazione di voto sull'articolo 1.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Ovviamente, in questa sede, teniamo conto di quanto abbiamo vissuto nel dibattito in Commissione e in Aula.
Siamo abbastanza delusi dell'atteggiamento tenuto dalla maggioranza sull'unico emendamento che avevamo presentato, perché non ci siamo atteggiati, come può succedere in altre occasioni, con una presentazione di emendamenti articolati.
Devo dire che gli interventi che ci sono stati - non solo da parte della minoranza - hanno messo in risalto (e non sono state convincenti le ragioni dell'Assessore Caracciolo) che potevano anche esserci altre strade di tipo amministrativo, ma che queste non sono state perseguite. Non sono state esplorate fino in fondo e il Consigliere Ghigo ne ha dato anche una chiave di lettura. Il collega Pichetto, addirittura, aveva fatto l'ipotesi di potere intervenire solamente modulando il ruolo e la partecipazione dei vari livelli di governo locale.
Credo che - da un punto di vista di impostazione - non sia in ogni caso accettabile un ragionamento tipo: "Fermiamo tutto poi decidiamo e poi semmai riprendiamo il cammino". In questo caso si può soltanto ipotizzare.
In generale non è questa certamente la strada che deve essere perseguita.
Ad ogni modo un record, Assessore Caracciolo, lei lo ha raggiunto. Prima ha richiamato l'epoca della gestione Pichetto dicendo: "Quando è stato fatto quel cambiamento, in un anno sono state presentate 60-70 domande". Lei in 15 giorni ne ha totalizzate 60 e credo che sia veramente un record difficilmente battibile. Facevo prima un esempio con il Consigliere Ghigo richiamando alla mente i provvedimenti che si adottano per combattere la siccità. È come se un'amministrazione che adotta provvedimenti per contenere il consumo di acqua, alla fine scopre che il consumo aumenta anziché diminuire.
Questo è un provvedimento (scusate la banalità dell'esempio) che ha raggiunto gli obiettivi esattamente opposti rispetto a quelli che erano i presupposti.
Ecco perché è stato giusto da parte nostra, tastare il polso alla Giunta e alla maggioranza, e vedere quelli che erano effettivamente gli intendimenti. Ne abbiamo avuto la dimostrazione. Non c'è stata la condivisione di questa previsione cautelativa.
Noi volevamo addirittura chiedere tre anni, poi, a seguito di una discussione interna, si è ponderato sui due anni. In quel caso, ci sarebbe stata la credibilità. Si vuole sospendere, dopodiché si discute, si preparano tutti i provvedimenti legislativi e amministrativi del caso e giustamente, come diceva il collega Casoni, nel momento in cui vanno in onda e vanno in vigore i nuovi provvedimenti, cessano le moratorie o i provvedimenti precedenti.
Direi che la cartina tornasole è stata messa in atto e ha dato la dimostrazione che noi non ci attendevamo. A fronte di un atteggiamento di tale chiusura ma che, in ogni modo, richiama tutti quei pensieri in libertà cui qualche collega di minoranza ha fatto riferimento, noi non ci vediamo chiaro in un'impostazione di questo tipo. Quindi questo provvedimento, che ha già determinato gli effetti perversi che tutti conosciamo con le 60 e più domande, in qualche modo poteva essere corretto solo se veniva rafforzato il periodo di moratoria. Solo così riacquistava credibilità.
Che fare, allora, da parte nostra? Da parte nostra non c'è che prendere atto di questa non corresponsione di un atteggiamento responsabile da parte della minoranza, di altrettanto atteggiamento di dialogo e di convergenza da parte della maggioranza e atteggiarsi di conseguenza.
L'unica possibilità, per non essere fraintesi all'esterno di quest'Aula, è quella di non partecipare alla votazione. Avete adottato un provvedimento che è andato contro gli obiettivi che vi eravate prefissi e che sta provocando dei guasti. Noi volevamo correggere il provvedimento e renderlo più credibile agli occhi di tutta la comunità regionale. Se non volete andare in questa direzione, votatevi da soli questo provvedimento e prendetevi tutte le responsabilità.
Sia ben chiaro che noi invieremo a tutti coloro che sono interessati l'esito della votazione per appello nominale che in precedenza si è svolta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Casoni.



CASONI William

Ha detto bene il Consigliere Cavallera. Noi abbiamo tenuto un comportamento (è stato ripetuto più volte sia in Commissione, stamattina in Aula e con la Presidente Bresso) di leale collaborazione sulle finalità del provvedimento. Abbiamo presentato un emendamento e conosciuto questa mattina, (su nostra richiesta) l'esito delle domande pervenute che ci ha portato a modificare la richiesta di moratoria. A quel punto il Presidente Muliere ha detto: "Noi vogliamo mantenere quest'emendamento perché entro i sei mesi saremo in grado di modificare la legge". Ho replicato che se è in grado di modificare la legge entro sei mesi, con l'approvazione della legge, automaticamente decade la moratoria. Quindi si capirà effettivamente che era un incentivo a farla prima. Anche quest'emendamento è stato respinto. Da parte nostra, cessa la condivisione sul merito di questo provvedimento non sulla finalità, proprio perché noi avevamo dimostrato col nostro emendamento di volerlo rafforzare in base all'esito che ancora non conoscevamo delle domande pervenute.
Essendo arrivate le 92 domande (ci sono 92 domande giacenti che se non presentano errori formali, hanno tutti i diritti per essere autorizzate) di fronte ad una nostra richiesta di moratoria, se questo era lo spirito che ha animato la Presidente Bresso, la Giunta, la maggioranza, di dare una moratoria effettiva, per lo meno fino all'entrata in vigore della nuova legge, potete accettare il nostro emendamento. Non appena avrete pronta la vostra legge - poniamo tra un mese - se volete la potete modificare.
Quindi, avete dimostrato di essere stati in grado di fare velocemente bene una legge di modifica. Nemmeno quest'argomento è servito e allora vi comunichiamo che cessiamo la collaborazione istituzionale su questo disegno di legge. Ve lo approvate voi e ve ne prendete la responsabilità.
I gruppi della minoranza usciranno dall'Aula al momento del voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Vorrei confermare quanto già detto dal collega Cavallera e dall'amico William Casoni. Purtroppo non possiamo essere responsabili di una votazione che, invece di migliorare il provvedimento, lo peggiora, indipendentemente dai numeri che sono stati detti prima in quest'Aula. Non sono stato io collega Muliere, a dire che nei cinque anni precedenti si è passati da 800 mila metri quadrati di copertura della grande distribuzione a un 1.600 mila, lo ha detto l'Assessore. Tutto questo entra in contraddizione con lo spirito con cui voi volete votare oggi questa legge.
Noi vi siamo venuti incontro. Abbiamo detto invece di pochi mesi prendiamo una moratoria un po' più lunga. Si era parlato prima di tre anni e lo abbiamo accorciato a due anni, per darvi la possibilità di votare anche voi questo emendamento, ma per andare nello stesso obiettivo e nello stesso spirito con cui voi avete concepito tutto quello che è stato fatto fino ad oggi. Purtroppo qui in aula questa vostra attenzione nei nostri riguardi non è stata minimamente rispettata. Non c'è stato nessun metodo e nessun discorso che abbia potuto convincervi ad andare avanti nella direzione dell'allungare i tempi della moratoria, e allora noi non possiamo che lasciare l'aula, consapevoli, (come diceva prima il collega Cavallera) che adopereremo tutti i nostri mezzi privati e pubblici, e dei media che ci sono in circolazione, per far sapere quello che è successo oggi qui in quest'Aula. Noi non ce la sentiamo nemmeno di essere presenti in Quest'Aula, mentre voi vi voterete da soli questa vostra legge. Sappiate che negli ultimi dieci anni non è mai successo che un provvedimento sia stato votato in Aula senza un membro dell'opposizione.



DUTTO Claudio

Anche noi ci uniamo alla decisione unanime di tutta la minoranza: non parteciperemo al voto soprattutto dopo aver preso atto della bocciatura dell'emendamento con cui chiedevamo un prolungamento dei tempi della moratoria. Prolungamento dovuto vista la situazione che di fatto si è creata, alla luce delle 60 domande pervenute nell'arco di 15 giorni e vista la situazione complessiva che potrebbe crearsi in un futuro molto prossimo.
Il Gruppo della Lega è sempre stato difensore della piccola distribuzione ed estremamente critico verso l'espansione della grande distribuzione. Purtroppo, al di là delle dichiarazioni dell'Ufficio di Presidenza e della Giunta, il provvedimento che andrete a votare, al momento, ha raggiunto lo scopo opposto di quello che si prefiggeva. Ha ottenuto lo scopo di far presentare, di corsa, 60 nuove domande.
Non so a cosa possa servire una moratoria con tempi così brevi. Tutte le domande che potevano essere presentate in un futuro anche lontano, sono già state presentate: il futuro della grande distribuzione in Piemonte si giocherà su questo. Pertanto abbandoneremo anche noi l'Aula insieme al resto della minoranza.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione sulla dichiarazione di voto.
Passiamo alla votazione degli articoli.



(I Consiglieri dei Gruppi di minoranza abbandonano l'Aula)



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo n. 1, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 2, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato SÌ 32 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Durante la Conferenza dei Capigruppo avevamo concordato di terminare i lavori del Consiglio alle ore 16.00. Ci sono ancora alcune mozioni e ordini del giorno in sede di discussione. È chiaro che non riusciremo a trattarli tutti, ma alcuni provvedimenti rivestono un carattere di maggior urgenza non per l'importanza in sé, ma per le scadenze temporali che comportano.
Se nessuno ha controindicazioni, potremmo fare un'inversione dell'o.d.g. Naturalmente, se qualche Consigliere si oppone, non si procede.
particolarmente urgente l'approvazione dell'ordine del giorno sul "Torino calcio", perché è questione che si decide entro le prossime 24 ore. Mi rendo conto che ci sono altri ordini del giorno di estrema importanza, ma se qualcuno dei presentatori si oppone, non procedo all'inversione.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Motta; ne ha facoltà.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente. Non sono contraria all'inversione, alla discussione e alla votazione dell'ordine del giorno sul "Torino calcio", ma chiedo soltanto un impegno. Poiché l'ordine del giorno sulla flavescenza dorata è stato firmato da tutti i Gruppi consiliari presenti proprio per il carattere di urgenza e di attenzione ad un problema che sta colpendo i viticoltori del Piemonte e che sta mettendo a rischio il futuro delle loro attività e aziende, chiedo l'impegno dell'Assessore Taricco e del Presidente della Commissione competente a portarlo in discussione nella prossima seduta di Commissione. Mi sembra un argomento di estrema importanza per il nostro territorio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Da parte mia, vi è tutta la disponibilità a trattare dell'argomento in Commissione. Tuttavia penso spetti a Presidente della Commissione convocare la stessa.



PRESIDENTE

Su questo tema procederei ad un'assegnazione formale in Commissione dell'ordine del giorno ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento del Consiglio.



(L'Aula unanime approva)



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ghigo; ne ha facoltà.



GHIGO Enzo

Nel gesto dell'abbandono del voto su un provvedimento che, comunque, è stato approvato dall'Aula anche con la nostra collaborazione, avevamo inteso - e questo credo debba essere considerato nel dovuto modo - che la seduta del Consiglio terminasse, così come si era stabilito in Conferenza dei Capigruppo, alle ore 16. Non abbiamo fatto ostruzionismo sul provvedimento (che poteva essere fatto). La circostanza che, uscita la minoranza dall'aula, voi continuiate a prendere in esame gli ordini del giorno, mi è sembrata non corretta e rispettoso nei confronti dell'opposizione.



PRESIDENTE

Consigliere Ghigo, non voleva assolutamente essere un atto irriguardoso verso i Gruppi consiliari, in particolare verso i Gruppi che hanno abbandonato l'Aula. Semplicemente ho coinvolto il Consiglio per sapere se erano ancora presenti, fisicamente, i rappresentanti dell'opposizione e se tutti acconsentivano ad un'inversione dell'o.d.g. per poter esaminare una mozione che è particolarmente urgente a ragione degli eventi. Se c'è un cenno di dissenso rimane inteso che il Consiglio termina alle ore 16.00 così come deciso in Conferenza dei Capigruppo. Se non c'è un'intesa che coinvolge tutti, conformemente a quanto deciso in Conferenza dei Capigruppo, il Consiglio è sciolto.
Ha chiesto di intervenire, per mozione d'ordine, il Consigliere Casoni ne ha facoltà.



CASONI William

Propongo di procedere all'approvazione dell'ordine del giorno sul "Torino calcio" senza interventi. Quando nella Conferenza dei Capigruppo si stabilisce che non si andrà oltre le ore 16, il Presidente sa che io voglio siano rispettate le regole. Se non ci sono regole, ognuno fa quello che vuole, noi ci sentiamo liberi di entrare e uscire dall'Aula quando vogliamo.
Non abbiamo partecipato al voto per un motivo politico, e lo abbiamo anche spiegato; avevano concordato di chiudere i lavori del Consiglio entro le ore 16.00. Sono le 16.12: se in tre minuti approviamo il documento, va bene, altrimenti non siamo disponibili - e lo contesteremo a termini di Regolamento - ad approvare altri ordini del giorno oltre le ore 16.00.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per mozione d'ordine, il Consigliere Clement; ne ha facoltà.



CLEMENT Gian Piero

Credo possa andar bene la proposta del Consigliere Casoni di approvare l'ordine del giorno sul "Torino calcio". Sarei in difficoltà se la stessa modalità non venisse utilizzata per l'ordine del giorno sui lavoratori dell'Olivetti di Aglié. Se approviamo entrambi gli ordini del giorno senza discussione, chiudiamo. Altrimenti che il "Torino calcio" debba essere...



PRESIDENTE

Scusate, Consiglieri, non vorrei aver innescato, seppure in buona fede un problema procedurale.
Mi pare che siamo di fronte ad una scelta: o procediamo unicamente alla votazione dell'ordine del giorno sul "Torino calcio" - su cui mi pare ci sia un consenso pressoché diffuso e la disponibilità di tutti i Gruppi oppure mi trovo costretto a seguire le richieste avanzate dai Capigruppo della minoranza di rispettare gli accordi stipulati in Conferenza dei Capigruppo.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Condivido quanto detto dal Consigliere Clement. Apprezzo l'intervento della Consigliera Angela Motta di rinviare in Commissione la discussione sulla flavescenza dorata, vista la mancanza di disponibilità del Consiglio di discuterne oggi.
Mi creda, Presidente, sarebbe veramente difficile per noi rientrare ad Asti e dire che il Consiglio regionale non ha avuto tempo per affrontare questi argomenti.
Esprimo...



(Commenti in Aula fuori microfono)



COTTO Mariangela

Non mi dovete intimidire, scusate. Sono d'accordo a rimanere qui se i Capigruppo programmano i lavori per tutta la giornata, come in genere si faceva: mattina e pomeriggio. Siamo anche ben pagati, quindi possiamo stare qui tutto il giorno.
Lo voglio proprio dire perché mi dispiace. Speravo di discutere anche la mozione sul volontariato, ma chiaramente la legge sul commercio ha avuto la precedenza. Esprimo, quindi, tutto il mio disagio e il mio disaccordo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dalmasso; ne ha facoltà.



DALMASSO Sergio

Tutti i temi sono importanti: il volontariato, i lavoratori Olivetti e il Torino Calcio in serie A (anche se il mondo del calcio, al di là del tifo, presenta qualche problema di corruzione su cui sarebbe opportuno ragionare).
Nella prossima Conferenza dei Capigruppo dovremmo prefigurare che i futuri Consigli non terminino alle ore "x", ma durino finché tutti gli argomenti di maggiore importanza siano stati affrontati. Non ha senso iniziare un Consiglio alle ore 11 - programmato per le ore 10.00 - e procedere fino alle 16.00 in questo modo, su un solo argomento. Sarebbe opportuno una breve pausa a pranzo - evitando di fare continue soste al bar e poi procedere anche fino alle ore 20.00. È opportuno, però, che ogni Gruppo cerchi di contenere gli interventi, evitando ripetizioni.
Credo che domani, alla Conferenza dei Capigruppo, potremmo discuterne meglio.



PRESIDENTE

Sicuramente, Consigliere Dalmasso, domani in Conferenza dei Capigruppo avremo modo di ragionare sulla regolamentazione dei lavori che ci siamo dati.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Vorrei stigmatizzare l'intervento del Consigliere Ghigo che, tifoso della Juventus, è assolutamente e vergognosamente di parte.
Credo opportuno approvare soltanto l'ordine del giorno che riguarda il Torino, che rappresenta anche la storia di questa Regione. Approvare tale documento non è contro né gli operai né i lavoratori né qualche altro argomento. Visto che siamo tutti d'accordo sulla non necessità di discuterlo, chiedo che venga messo ai voti.



PRESIDENTE

Non volevo assolutamente introdurre un giudizio di valore circa gli atti di indirizzo politico presentati dai Consiglieri. Ravvisavo soltanto un discorso di necessità e di urgenza derivante dal fatto che alcune scadenze - come avrete letto sui giornali - coincidono con la giornata di domani e quindi non abbiamo altro tempo utile.
Se i colleghi sono concordi, senza che questo comporti giudizi di valore sugli atti di indirizzo presentati, procederei all'inversione dell'ordine del giorno, ponendo immediatamente in votazione l'ordine del giorno relativo al Torino Calcio. Chiedo anticipatamente scusa ai colleghi che avevano avanzato richieste difformi, in particolare al Consigliere Clement.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Vorremmo almeno leggere il testo dell'ordine del giorno sul Torino Calcio, visto che non è stato distribuito.



PRESIDENTE

stato distribuito a tutti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bellion; ne ha facoltà.



BELLION Marco

Vista l'urgenza del problema della flavescenza, credo che la collega Cotto abbia pienamente ragione. Chiedo, quindi, di prolungare i lavori del Consiglio fino all'approvazione dei due ordini del giorno.



PRESIDENTE

Consigliere Bellion, non mi è consentito farlo, essendosi convenuto, in sede di Conferenza dei Capigruppo, di terminare i lavori odierni alle ore 16.00.
A questo punto vi chiedo di procedere all'inversione dell'ordine del giorno e pongo in votazione l'ordine del giorno sul Torino Calcio, a meno che non ci siano interventi in senso contrario.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



BOSSUTO Iuri

una dichiarazione di voto da parte del Gruppo di Rifondazione Comunista. Anche se alcuni di noi hanno apposto la propria firma all'ordine del giorno, a questo punto, proprio per i motivi espressi dai Consiglieri Dalmasso e Clement, ci asterremo.
I problemi all'ordine del giorno sono tanti, gravi e pesanti. Alcuni riguardano anche lavoratori, mai dimenticati ma spesso accantonata. Pur condividendo l'importanza dell'iscrizione del Torino Calcio al Campionato di Serie A, crediamo che si debba anche fare i conti con un mondo che non sempre è limpido come a volte si vuole far credere.
Per questi motivi, il mio Gruppo si asterrà.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Consigliere, stiamo per votare l'inversione dell'ordine del giorno. Siamo d'accordo sull'inversione? Se c'è la disponibilità procediamo, ponendo in votazione l'ordine del giorno. In caso contrario visto che mi è stato ricordato di rispettare gli accordi presi in Conferenza dei Capigruppo, aggiornerei il Consiglio.



(Commenti in aula fuori microfono)



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 16.21)



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