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Dettaglio seduta n.125 del 30/06/77 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Approvazione verbale precedente seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Il verbale della precedente seduta del 23 giugno è a mani dei Consiglieri. Se non vi sono osservazioni si intende approvata.
Oltre agli argomenti dell'ordine del giorno, vi è un ulteriore punto da iscrivere riguardante i parchi naturali; lo tratteremo, se l'economia dei nostri lavori ce lo consentirà.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Soldano, Paganelli e Martini "Gravi difficoltà della categoria dei coltivatori diretti per usufruire dei servizi specialistici diretti presso gli ospedali della provincia di Cuneo"


PRESIDENTE

Passiamo alle interpellanze ed interrogazioni: "Interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Soldano, Paganelli e Martini 'Gravi difficoltà della categoria dei coltivatori diretti per usufruire dei servizi specialistici diretti presso gli ospedali della provincia di Cuneo' ".
Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio

Assessore alla sanità. In relazione all'interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Soldano, Paganelli e Martini concernente il rifiuto degli Enti ospedalieri ad eseguire prestazioni specialistiche ai coltivatori diretti in quanto la relativa Cassa Mutua non paga le prestazioni per le solite difficoltà finanziarie, si rileva quanto segue: è illusorio sperare in una regolarizzazione della situazione in quanto le Casse Mutue dei coltivatori diretti hanno bilanci in deficit la Regione Piemonte finanzia già la farmaceutica per gli autonomi si è in fase di pre-riforma la Regione, attraverso il fondo ospedaliero, già finanzia in pratica le prestazioni eseguite presso gli Enti ospedalieri ih favore di Enti mutualistici che adottano tariffari di rimborso ultradecennali, non compensativi nemmeno delle spese è stata inviata una lettera agli Enti ospedalieri in cui si esprime invito ad eseguire le prestazioni ai cittadini solo in base alle reali possibilità funzionali dell'ospedale e in base alla realtà clinica, e non in base alla validità finanziaria della convenzione sono state invitate le Casse Mutue Provinciali dei coltivatori diretti ad utilizzare a pieno le proprie strutture specialistiche si instaurerà un confronto con le Casse Mutue dei coltivatori diretti delle province piemontesi al fine di stabilire le reali possibilità di finanziamento della specialistica.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Ringrazio l'Assessore per la risposta che affronta in modo globale il problema. Sarebbe opportuno sapere se la lettera è già stata inviata e se sono state effettuate le richieste agli Enti ospedalieri e alle Casse Mutue.
Si tratta di un problema urgente e grave che pone in difficoltà la categoria dei coltivatori diretti della Provincia; è quindi necessario, e invito l'Assessore in tal senso, provvedere affinché le Amministrazioni ospedaliere vengano sollecitamente interessate.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

Confermo che nella giornata di domani procederemo agli adempimenti a cui ho accennato nella risposta.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.
Passiamo all'interrogazione del Consigliere Chiabrando "Determinazioni assunte dalla Giunta in merito all'operatività delle leggi regionali n. 45 e n. 51 del 1975". La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Desidero soltanto dire che l'interrogazione è superata perché le determinazioni sono state nel frattempo assunte.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Interrogazione dei Consiglieri Paganelli, Picco, Petrini, Lombardi Alberton, Franzi e Martini "Numero dei funzionari che beneficiano del decreto di autorizzazione per le cinquanta ore di straordinario come previsto dall'art. 9 della legge n. 22/ 1974"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Paganelli, Picco, Petrini Lombardi, Alberton, Franzi e Martini "Numero dei funzionari che beneficiano del decreto di autorizzazione per le cinquanta ore di straordinario come previsto dall'art. 9 della legge n. 22/1974".
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, gli interroganti chiedono quale sia il numero dei dipendenti abilitati a svolgere servizi straordinari e se essi sono assegnati al servizio della Presidenza. Ho già dato agli interroganti la relazione, vorrei soltanto precisare alcuni aspetti.
L'art. 9 al quale specificamente si fa riferimento (si fa riferimento anche all'art. 11, ma questo prevede alcune normative in merito ai segretari) dice che il Presidente della Giunta regionale può determinare questo provvedimento con proprio decreto al personale operante nell'ambito dei servizi della Presidenza. Tutto il personale a cui è stata attribuita la possibilità di svolgere lavoro straordinario fino a 50 ore (disponiamo già del numero di quanti svolgono normalmente le 50 ore e di quanti non svolgono tutte le 50 ore), riteniamo sia corretto da un punto di vista legittimo e da un punto di vista di merito e che possa quindi essere indenne da qualsiasi critica.
Perché tutto questo? Perché nell'ambito dei servizi assegnati alla Presidenza della Giunta oggi, con l'istituzione comprensoriale, arriviamo quasi a 250 dipendenti, dei quali poco più di 30 hanno la possibilità di essere chiamati a svolgere lavoro straordinario.
Abbiamo l'elenco di questo personale e siamo disponibili a discutere laddove ci fosse la necessità di discutere. I servizi assegnati alla Presidenza partono dallo Statuto, da normative di legge, da deliberazioni della Giunta, da decreti del Presidente stesso.
Riteniamo di aver fornito tutti gli elementi che sono stati richiesti dagli interroganti.



PRESIDENTE

Risponde l'interrogante, Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Sotto il profilo formale dò atto al Presidente della Giunta di avere cortesemente trasmesso l'elenco in discussione alcuni giorni prima della risposta di questa mattina e di aver dato anche ampie spiegazioni circa il numero dei dipendenti ai quali è stata riconosciuta con decreto la possibilità di usufruire delle 50 ore straordinarie. Contrariamente a quanto succedeva in precedenza, allorquando si stendevano delle cortine fumogene sul personale, questa volta le cortine fumogene non sono state stese e quindi si può penetrare nell'argomento. Dall'elenco risultano che sono 44 i dipendenti che possono usufruire di questo beneficio.
Nel merito della questione il nostro atteggiamento è critico e spiego perché. La legge regionale sul personale è molto precisa, per quanto riguarda lo straordinario. Vi è una parte che riguarda l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale nell'ambito del quale sono tre le persone che hanno tale possibilità, invece per quanto riguarda la Presidenza della Giunta la legge consente, in via normale, questo beneficio a 13 dipendenti, il Capo Gabinetto del Presidente e 12 segretari di 12 Assessori. In via eccezionale l'art. 9 dice che il Presidente della Giunta regionale può determinare questo beneficio con proprio decreto al personale operante nell'ambito dei servizi della Presidenza, al quale spetta il compenso di cui al sesto comma del successivo art. 12.
In sostanza, nel momento in cui si è votata la legge, stabilito un numero di persone beneficiarie (13 per l'esattezza) si è voluto lasciare al Presidente della Giunta, non potendo predeterminare tutto nei minimi particolari, la facoltà di attribuire questo beneficio con decreto anche ad altre persone operanti nell'ambito dei servizi della Presidenza, e correttamente allora si intendeva che il beneficio potesse riguardare altre quattro o cinque persone.
Apprendiamo invece che, a fronte di una situazione normale prevista esplicitamente dalla legge che riguarda 13 persone, in via eccezionale lo straordinario è concesso a 44 dipendenti o i servizi della Presidenza sono giganteschi e bisognerà intenderci su che cosa si intende per tali servizi, oppure vi è qualcosa non sufficientemente chiaro nell'applicazione dell'articolo della legge.
Non riteniamo che l'art. 9 debba avere un'interpretazione così ampia.
Se vi è personale che fa dello straordinario è giusto che sia pagato; se non può essere retribuito a sensi della legge, si modifichi la legge, ma non la si aggiri. E' evidente che il Gruppo della D.C. non ha presentato l'interrogazione esclusivamente per conoscere il numero di questi dipendenti (ora lo sappiamo con esattezza; dalle nostre ricerche era risultato un numero maggiore, ma probabilmente si tratta di decreti revocati: non abbiamo nessun motivo di dubitare) bensì l'ha presentata con il preciso scopo di far cessare questa situazione perché si ritorni alla normale interpretazione della legge.
Pertanto non possiamo dire di essere soddisfatti o insoddisfatti. La nostra interrogazione aveva uno scopo conoscitivo e a questo punto dell'interrogazione il Presidente ha puntualmente risposto. Ci appelliamo però alla sensibilità politica e alla sensibilità giuridica del Presidente.
Capisco che il Presidente della Giunta ha un'infinità di cose cui attendere e può anche non essersi sufficientemente soffermato su di un'interpretazione legislativa. Noi lo richiamiamo. E' evidente che se la situazione non dovesse essere ulteriormente chiarita o modificata ritorneremo sull'argomento con una mozione e non soltanto con questa.
Compito di un'opposizione è quello di aiutare in chiave critica una maggioranza. Con questa interrogazione abbiamo fatto un richiamo in un settore, altri ne faremo in altri settori. Ci auguriamo di non rimanere inascoltati.



PRESIDENTE

Chiede nuovamente la parola il Presidente della Giunta. Ha facoltà di parlare.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Vorrei sotto questo aspetto essere molto chiaro. In questo momento specie negli ultimi dodici mesi, vi sono delle situazioni emergenti all'interno della Regione che comportano trasferimenti di competenze, di personale, di attività, un intreccio così complesso che spesso ci si trova di fronte a due esigenze, quella che ci viene costantemente rappresentata di cambiare legge e quella di aumentare il numero dei dipendenti. Non c'è ufficio che non chieda costantemente aumento di personale, cosa a cui mi oppongo costantemente. La vecchia Giunta e la nuova Giunta su questo hanno concordato. Il numero del personale è di 1523 unità, salvo i trasferimenti che sono stati operati; finché non si modifica la normativa, intendiamo mantenerlo fermo.
Oggi sono in servizio circa 60 dipendenti in meno, quindi siamo nell'ordine di 1470 dipendenti. Riesce difficile dire all'ufficio di Roma che lavora con i Ministeri che l'orario nostro non corrisponde a quello ministeriale; riesce difficile dire questo all'Ufficio stampa che lavora da mattino a sera. Nel momento in cui sono sorti i Comprensori, dove non vi era nemmeno un funzionario regionale per verbalizzare, riusciva difficile non usare 4/5 segretari dei CORECO che, oltre al loro lavoro, erano attribuiti al servizio della Presidenza. Cosa questa che ovviamente andrà a cessare.
Vorrei soprattutto dare assicurazione che l'attribuzione delle 50 ore non è fissa: consente, qualora sia richiesto, di effettuarne fino al numero di 50. Non tutti le fanno, alcuni dipendenti ne fanno dieci, come è consentito per tutto il personale, altri ne fanno fino a 50.
Dobbiamo metterci su una strada precisa. Sono disposto a discutere in questa materia così come sono disposto a discutere su ogni cosa del governo regionale. O imbocchiamo la strada di allargare il numero del personale regionale, per me pericolosa che non ho mai seguita e non intendo seguire oppure consentiamo, in casi determinati, il lavoro straordinario, non come beneficio, ma come ulteriore carico sul dipendente. Sono disposto a discutere in Commissione o in Consiglio la linea che dovrà emergere nel disegno di legge che la Giunta ha già predisposto e che sarà trasmesso quanto prima al Consiglio; andremo al confronto nei prossimi giorni con le forze sindacali e in quella sede siamo disponibili a esaminare anche questo. Anch'io, quando ero Presidente del Consiglio e si stava votando questa legge, non ero d'accordo; quando mi sono trovato invece ad applicarla, mi sono accorto che quelle difficoltà che ritenevo essere minori, invece sono cresciute. La Regione diventa punto di riferimento di tutto, e questa situazione richiede un numero di forze tali per cui le previsioni fatte vanno modificate. La Regione è cresciuta e siamo anche preoccupati della crescita che avrà nei prossimi mesi: tutta la riforma sanitaria, 74 Enti, 4.000 dipendenti nelle sedi più strane si riverseranno su di noi. Intendiamo coinvolgere tutto il Consiglio a fondo perch altrimenti non usciremo da questa situazione: sarà una situazione che finirà di travolgerci.



PRESIDENTE

La parola ancora al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Credo che il Presidente della Giunta nella sua replica abbia esattamente compreso il significato della nostra interrogazione e cioè che questi problemi vanno risolti con una discussione, con un approfondimento e non con un aggiramento della legge e con decreti che, uno dietro l'altro sono arrivati ad un numero rilevante. Il problema va risolto parlando trattando, discutendo.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Artigianato

Interrogazione dei Consiglieri Colombino, Cerchio e Petrini: "Esigenza di procedere al rifinanziamento della legge regionale del settore artigiano"


PRESIDENTE

Passiamo all'ultima interrogazione, presentata dai Consiglieri Colombino, Cerchio e Petrini "Esigenza di procedere al rifinanziamento della legge regionale del settore artigiano". Risponde l'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore all'artigianato

Signor Presidente, signori Consiglieri, come evidenzia l'interrogazione presentata dai colleghi Colombino, Cerchio e Petrini, nel corso dei primi sei mesi del corrente anno sono stati esauriti i fondi stanziati nel bilancio del 1977, per la concessione del contributo e della garanzia sussidiaria regionale sui finanziamenti concessi alle imprese artigiane piemontesi ai sensi della legge regionale 9 aprile 19/74 n. 10 e successive modificazioni e integrazioni.
Le richieste ammesse al contributo regionale, in questi primi sei mesi del 1977, sono state 644 per un importo di finanziamenti di oltre dieci miliardi e mezzo. Giacciono inoltre negli uffici regionali ulteriori 334 richieste per complessivi cinque miliardi e mezzo circa di finanziamenti.
Allo stato attuale le uniche risorse disponibili sono rappresentate da quelle economie di bilancio che possono essere riutilizzate a causa del venir meno di alcuni presupposti fondamentali, quali la disponibilità degli Istituti di credito a concedere i finanziamenti, oppure la volontà dei richiedenti a proseguire le operazioni già impostate ed ammesse al contributo.
Si tratta di risorse che nel loro complesso (quelle già liberate e quelle che si libereranno nei prossimi mesi) possono soddisfare circa la metà delle richieste giacenti in Regione.
In una tale situazione pertanto, essendo impossibile soddisfare tutte le richieste già pervenute, o che potrebbero pervenire nel corso del corrente anno, la Giunta regionale ha ritenuto opportuno innanzitutto previa verifica in sede di Consulta regionale per i problemi dell'artigianato, riunitasi appositamente il 6 giugno scorso e in sede di IV Commissione - gestire le economie disponibili secondo il più rigido rispetto dei criteri prioritari stabiliti dal Consiglio, regionale per il 1977. In questo senso, tenuto conto dei risultati cui si è pervenuti con la gestione dello stanziamento di bilancio dell'anno in corso e dell'analisi delle richieste giacenti in Regione, la decisione adottata si traduce in pratica nel: blocco delle richieste presentate dalle imprese artigiane aventi sede in Comprensori che hanno già superato le quote massime per essi stabilite dal Consiglio regionale. Si tratta in particolare dei Comprensori di Torino, Vercelli, Biella, Borgosesia, Verbania, Saluzzo-Savigliano-Fossano e Casale Monferrato. Devo infatti rilevare che, pur avendo realizzato un certo riequilibrio significativo rispetto all'anno scorso, gli scarti dai plafond previsti sono ancora sensibili: per il Comprensorio di Torino lo scarto in più è di 388 milioni; per il Comprensorio di Vercelli 28 milioni per il Comprensorio di Biella 13 milioni; per il Comprensorio di Borgosesia 16 milioni; per il Comprensorio di Verbania 313 milioni; per il Comprensorio di Casale 124 milioni; per il Comprensorio di Saluzzo Savigliano-Fossano 101 milioni. Potranno essere ammesse parziali deroghe qualora le quote eccedenti si riportassero, per effetto delle economie che via via si liberano, al di sotto delle quote massime consentite blocco di tutte le richieste provenienti dal settore dei servizi, ad esclusione di quelle attività connesse con la produzione come ad esempio l'autotrasporto merci e l'impiantistica blocco di tutte le richieste destinate alla formazione di scorte di materie prime e di prodotti finiti.
Contestualmente, la Giunta regionale si è mossa nei confronti degli Istituti di credito convenzionati. C'é una lettera del 23.6.1977 del Presidente della Giunta con la quale si sollecita la massima attivazione di tutti i vari canali finanziari alternativi disponibili per il settore artigiano, tra cui fondamentale quello costituito dalla Cassa per il credito alle imprese artigiane.
Per quanto concerne quest'ultimo Istituto, infatti, con i prossimi mesi verranno effettuate ulteriori assegnazioni la cui entità, com'é noto, viene in primo luogo determinata, proprio sulla base delle richieste che risultano presentate nelle singole Regioni d'Italia. Anche in questo caso la Giunta regionale è intervenuta nei confronti del Consiglio generale dell'Artigiancassa; anche in questo caso c'é una lettera del Presidente della Giunta che prospetta la situazione contingente venutasi a determinare in Piemonte, ribadendo la necessità di adeguare ogni eventuale ulteriore ripartizione di fondi ad una stima realistica del volume aggiuntivo di richieste di finanziamenti che potrebbero venire inoltrate per il tramite della Cassa per il credito alle imprese artigiane.
Tutte le scelte adottate non hanno certamente la pretesa di risolvere il problema di fondo rappresentato dall'improvviso venir meno degli interventi previsti dall'art. 2 della legge regionale n. 10/1974.
L'atteggiamento assunto, tuttavia, consente a nostro avviso di riuscire a stimolare concreti apporti positivi al problema del sostegno degli investimenti realizzati dalle imprese artigiane piemontesi.
Non abbiamo altresì mancato di valutare ogni possibilità di procedere ad un puro e semplice rifinanziamento della legge regionale n. 10/1974. A tale riguardo, tuttavia, senza voler considerare le oggettive difficoltà di reperire risorse dal bilancio regionale in misura tale da non riproporre l'esaurimento di fondi a distanza di due o tre mesi, abbiamo ritenuto prioritario cominciare ad affrontare complessivamente tutta la problematica legata alla ormai prossima scadenza della legge regionale n. 10 che, come sapete, con il corrente anno vede concludersi il quadriennio per il quale era stata originariamente predisposta.
A questo proposito contiamo di poter sottoporre le proposte della Giunta a partire dal prossimo autunno, all'esame del Consiglio regionale faremo, s'intende, un serio lavoro di consultazione con la categoria che porteremo in sede di Consulta fra alcune settimane.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore. In effetti alcune comunicazioni su questa problematica erano già state date in sede di Commissione competente. In realtà l'interrogazione ha soprattutto il compito di sollecitare, di pungolare una problematica che vede gli operatori artigiani, in un momento non facile e delicato, privi di determinati strumenti. Riteniamo inoltre che debbano essere accelerati i tempi, come l'Assessore d'altra parte ha indicato.



PRESIDENTE

Abbiamo esaurito le interrogazioni.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Risposta scritta all'interrogazione del Consigliere Colombino sulla "disabilitazione di alcune stazioni ferroviarie dal servizio merci"


PRESIDENTE

Il Vice Presidente della Giunta, Bajardi, mi comunica che ha dato risposta scritta all'interrogazione del Consigliere Colombino concernente la "disabilitazione di alcune stazioni ferroviarie dal servizio merci" comunicandola nel contempo alla Presidenza del Consiglio.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti - Interventi per calamita' naturali - Calamità naturali

Interrogazioni urgenti del Consigliere Menozzi sui "danni causati nella provincia di Asti dalle grandinate di sabato 18 c.m." e "sugli atteggiamenti della Giunta per tutelare la posizione dei Consorzi di difesa delle produzioni intensive di cui agli artt. 14 e seguenti della legge 25/5/1970 nei confronti del Ministero dell'agricoltura e foreste"


PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Menozzi, ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao

Esprimo il mio disappunto per non aver ricevuto risposta a due interrogazioni urgenti, inviate con lettera espresso in data 21.6.1977, per le quali, proprio in quanto urgenti, era logico attendersi questa mattina la risposta.



PRESIDENTE

Chiediamone il motivo all' Assessore Ferraris, perché suppongo che si tratti di argomenti inerenti all'agricoltura



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

Posso rispondere senz'altro. Il Consigliere Menozzi chiede qual' l'atteggiamento della Giunta in relazione ad una vecchia questione che riguarda l'applicazione della legge 364. Da parecchio tempo il Ministero insiste con circolari perché nel riconoscimento dei danni per calamità atmosferiche non vengano dati i contributi previsti dall'art. 5 della legge 364 in conto capitale o in conto interessi, a coloro che sono soci di Consorzi. La Regione ha sempre ritenuto che in questo caso non ci sia cumulo di interventi, tant'é vero che per fugare ogni dubbio l'anno scorso l'Assessorato ha inviato una lettera circolare ai vari uffici, affinch applicassero le provvidenze previste dalla legge 364 anche a favore di coloro che sono associati. La lettera è stata inviata anche al Ministero il quale ha risposto con una circolare in cui ribadisce che esiste cumulo per cui gli uffici non devono applicare le provvidenze in questione.
Se ne è discusso in sede di Commissione e si è convenuto di comunicare per lettera agli interessati le direttive del Ministero. Sono senz'altro disponibile, come lo è la Giunta, ad assumere una presa di posizione per modificare l'atteggiamento del Ministero.
Mi pare che il collega Menozzi proponga di intervenire a Roma con una delegazione, per intervenire nei confronti del Governo e del Parlamento, al fine di sollecitare la modifica e il miglioramento della legge, per quanto possibile, e il trasferimento delle competenze alla Regione (competenze non del tutto trasferite nelle bozze della 382). Personalmente ritengo assai difficile dimostrare l'esistenza del cumulo, anche se è vero che l'interessato beneficia di due interventi in cui c'è pure una briciola di intervento statale.
Per quanto riguarda i danneggiati dalle calamità atmosferiche soprattutto quelli che rientrano nella legge 364, il collega Menozzi sa che, se riusciamo, oggi stesso approviamo una legge che consente finalmente alla Regione di anticipare le provvidenze previste da questa legge.
Per quanto riguarda la richiesta di interventi a favore dei Comuni questione contenuta nell'altra interrogazione, non riguarda me.
Bisognerebbe sentire l'Assessore competente. In merito alle famiglie danneggiate, non credo che il collega Menozzi mi chieda oggi quanto in altre occasioni abbiamo fatto, ricevendo da lui giuste critiche, e cioè di utilizzare gli interventi dell'E.C.A.: proprio per non tornare ad utilizzare quegli interventi vorremmo poter anticipare le provvidenze per mezzo della legge che oggi approveremo.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Ringrazio l'Assessore per avere consentito la discussione delle due interrogazioni. In relazione agli aiuti che la Regione intenderebbe elargire a favore dei Comuni e di alcune famiglie disagiate, preciso subito che con le interrogazioni in questione non intendevo assolutamente riproporre oggi ciò che avevo condannato ieri. Ho tanti difetti che non esiste calcolatore elettronico capace di enumerarli, ma penso di avere il pregio della coerenza.
Bisogna tenere presente, però, che vi sono casi veramente drammatici anziché polverizzare i contributi, distribuendo a centinaia di danneggiati le 5 o le 10 mila lire, cosa oltre che dispersiva anche ridicola, sarebbe opportuno far tesoro delle poche somme che la Regione mette a disposizione per devolverle a quelle poche famiglie, sicuramente esistenti in ogni singolo Comune, affinché l'intervento sia più cospicuo e più significativo e possa così distoglierle dalle condizioni precarie nelle quali l'evento calamitoso le ha gettate.
Per quanto attiene agli interventi nei confronti dei Consorzi debbo ricordare che i burocrati ministeriali, dal 1971, vanno larvatamente portando avanti il discorso sull'incompatibilità della concessione dei benefici di cui all'art. 5 della legge 364 a favore di coloro che hanno aderito a detti Enti per la difesa delle colture dalle avversità atmosferiche.
Conservo copia di una lettera di un Ispettore agrario che sin dal 1972 mentre altri suoi colleghi continuavano a rimanere zitti, poneva scopertamente il problema al Ministero dell'agricoltura, ed ecco che ora ci si trova di fronte ad una più decisa presa di posizione con la quale si parla di diniego delle menzionate provvidenze a decorrere dal 1976. Tale diniego ci sorprende perché sia nello spirito sia nella lettera della legge 364 non si fa menzione alcuna di incompatibilità così come non è fatta nella circolare applicativa della legge medesima del 15.10.1971, n. 11.
Le provvidenze di cui all'art. 5 vengono elargite per la ricostituzione dei capitali di conduzione andati distrutti in conseguenza dell'evento calamitoso; questo intervento non va confuso con quelli di cui all'art. 14 inerente alla costituzione dei Consorzi, perché il legislatore ha inteso stimolare lo sviluppo e il potenziamento dell'azione associazionistica e cooperativistica anche nel campo delle avversità atmosferiche e in tal senso il legislatore ha giustificato quel parziale intervento dello Stato nel concorso per il pagamento dei premi a favore degli assicurati. Prendo atto della dichiarata disponibilità dell'Assessore a voler assumere una posizione di resistenza nei confronti del Ministero, perché soltanto in quella sede si potrà risolvere il problema e non certamente con la legge che ci accingiamo a discutere oggi, se è vero, com'é vero, che la competenza della gestione del Fondo Nazionale di Solidarietà continuerà a rimanere di competenza statale.



PRESIDENTE

Abbiamo esaminato, a questo punto, tutte le interrogazioni giacenti.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Passiamo alle comunicazioni del Presidente.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Comunico che ha chiesto congedo il Consigliere Calsolaro.


Argomento:

b) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

E' mancata l'apposizione del visto da parte del Commissario del Governo alla legge regionale 19.5.1977 "Tutela e valorizzazione del patrimonio linguistico e culturale del Piemonte"; ed alla legge regionale 19.5.1977 "Modificazioni ed integrazioni della legge regionale 13.8.1973 n. 21 recante 'Norme per l'esercizio della caccia nella Regione Piemonte' ". Una di queste due questioni è all'ordine del giorno della seduta odierna.


Argomento: Esercizio delle funzioni amministrative trasferite o delegate dallo Stato alle Regioni

c) Incontro dei Presidenti delle Giunte e dei Consigli con il Presidente della Commissione parlamentare per le questioni regionali sulla legge n. 382


PRESIDENTE

Desidero informare i Consiglieri regionali dell'incontro dei Presidenti delle Giunte e dei Consigli con il Presidente della Commissione parlamentare per le questioni regionali sulla legge 382.
Lunedì 27 giugno, a Roma, i Presidenti delle Giunte e dei Consigli regionali si sono incontrati con il Presidente della Commissione parlamentare per le questioni regionali, on. Fanti, il quale ha consegnato loro i pareri elaborati dalla Commissione sugli schemi di decreti approvati dal Consiglio dei Ministri relativi al trasferimento di funzioni alle Regioni e alla soppressione di uffici statali e all'istituzione di un ruolo unico per impiegati ed operai presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri in conseguenza alle modifiche strutturali subite dall'Amministrazione. Il testo dei due pareri è in corso di ciclostilatura e verrà distribuito in giornata ai Consiglieri. Si tratta di norme previste dalla legge 382 che tendono a coordinare e rendere omogenee da un lato le competenze regionali e dall'altro ad eliminare dalle strutture centrali dell'amministrazione statale uffici, direzioni generali ed enti i cui compiti sono stati o saranno passati alle Regioni. I pareri, frutto di un lavoro unitario svolto dai Gruppi politici, troveranno specifico riferimento nell'accordo per un programma di governo. Devo raccomandare in questo caso la lettura di un giornale di partito che ha pubblicato questa mattina il testo integrale dell'accordo unitario di governo. Le notizie che apparivano sui giornali lasciavano intendere che il testo fosse ridotto a poche pagine, si tratta, invece, di un testo molto ampio.
Devo anche dire che in quella riunione si è dato un positivo apprezzamento dei lavori compiuti dalla Commissione parlamentare e delle conclusioni cui è giunta la Commissione. In questo caso si è giunti all'accordo con la partecipazione diretta non solo delle Regioni, ma anche dei Comuni e delle autonomie locali. Questo è forse uno dei punti dell'accordo programmatico sul quale vi sono state meno osservazioni e meno riserve. Il testo integrale dell'intesa su questo capitolo permetterà a tutti i Consiglieri di rendersi conto della portata e della rilevanza delle questioni contenute nella relazione della Commissione parlamentare e accolte dai partiti che sostengono il Governo.
I punti essenziali dei pareri predisposti sono: la gradualità del trasferimento delle competenze: tale gradualità è stata collegata all'approvazione da parte del Parlamento di una serie di leggi di riforma (assistenza, sanità, ordinamento delle acque amministrazione dei lavori pubblici, riforma universitaria, riforma della disciplina delle attività musicali e di prosa, dell'ordinamento delle Camere di commercio, della tutela dei beni culturali). L'emanazione di tali leggi quadro è stata ancorata a date fisse ed in ogni caso, in carenza di una loro approvazione, opererà automaticamente il trasferimento delle competenze proprie delle Regioni nelle materie indicate a partire dal gennaio 1979 la richiesta della riforma della finanza locale e dell'approvazione di una legge sulle autonomie la richiesta altresì della riforma dell'Amministrazione centrale dello Stato: la Commissione ha infatti individuato venti direzioni generali da sopprimere contro le nove indicate nello schema governativo l'attribuzione diretta di funzioni ai Comuni e agli altri Enti locali l'esigenza di un coordinamento tra i Piani regionali di sviluppo e la programmazione nazionale, di cui strumento necessario è il coordinamento dei bilanci poliennali dello Stato, delle Regioni e dei Comuni.
Il testo letterale dell'intesa recita alcune altre questioni che avevamo sollevato e sancito nel documento conclusivo del dibattito svoltosi in Consiglio regionale. Ci sono delle intere frasi che sembrano quelle che avevamo scritto noi. Ricordo che per quanto concerne il nuovo ordinamento delle autonomie locali le forze politiche riconoscono che la struttura fondamentale delle autonomie deve rimanere il Comune rinnovato nelle forme organizzative, potenziato nelle sue autonomie e più saldamente ancorato ai problemi delle comunità locali e che, fra il Comune e la Regione, deve essere prevista una sola struttura intermedia. C'é ancora in atto una discussione circa la struttura intermedia: come dovrà essere eletta, quali funzioni avrà, se avrà cioè funzioni meramente amministrative, di gestione oppure se avrà compiti di programmazione. Su questi argomenti la discussione è ancora in corso. C'è un'intesa politica di enorme portata, di conseguenza, per quanto riguarda l'intero sistema delle autonomie locali si è fatto un grande passo avanti verso l'attuazione della riforma dello Stato quale quella che le Regioni hanno sempre auspicato e per la quale si sono sempre battute.
Mi permetto soltanto di ravvisare l'opportunità di rivolgermi al Governo perché l'intesa raggiunta dalla Commissione parlamentare e dai partiti politici si traduca letterariamente il 25 luglio, e che nel breve lasso di tempo che ci separa da quella data non avvengano variazioni letterarie nella stesura autentica dei decreti di Governo che in qualche misura possano mettere in discussione le intese della Regione, della Commissione parlamentare, dei partiti. Sono casi già successi, sarà opportuno far rilevare l'inopportunità che succedano ancora.


Argomento: Occupazione giovanile - Apprendistato

d) Pubblicazione di un opuscolo in merito alla legge sull'occupazione giovanile


PRESIDENTE

Comunico inoltre che la recente entrata in vigore della legge che reca provvedimenti per l'occupazione giovanile e la necessità che le provvidenze previste da tale legge siano conosciute da tutti i giovani interessati ha suggerito all'Ufficio di Presidenza l'opportunità di far stampare un volumetto contenente il testo della legge ed una breve sintesi esplicativa delle provvidenze in essa previste, nonché delle procedure per usufruirne.
Tale volume stampato in ventimila copie sarà distribuito ai giovani attraverso le organizzazioni giovanili e i Sindacati. Sarà disponibile a partire dalla metà della prossima settimana.
Quasi contestualmente la Giunta ha fatto pervenire la richiesta di una riunione dei Capigruppo per esaminare in prima istanza le proposte che la Giunta stessa intende avanzare rispetto a questo tema. La stessa Giunta produrrà un altro opuscolo sulla materia, in modo da completare le misure che in questo campo si devono prendere per applicare positivamente la legge.


Argomento: Protezione civile

e) Partenza per il Friuli del primo gruppo di giovani volontari


PRESIDENTE

Desidero infine comunicare che lunedì 4 luglio alle ore 22,24, i giovani volontari partiranno per il Friuli. Tale partenza è conseguente all'applicazione ed attuazione della nuova forma di solidarietà più qualificata e più specialistica che è stata realizzata dal Comitato unitario di solidarietà con le popolazioni del Friuli, di concerto con la Comunità di Colloredo di Mont'Albano e con la Regione.
Con questo ho ultimato le comunicazioni del Presidente.


Argomento: Esercizio delle funzioni amministrative trasferite o delegate dallo Stato alle Regioni

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale sull'applicazione della legge 382


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta per le sue comunicazioni.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, l'on. Fanti, Presidente della Commissione parlamentare per le questioni regionali, ha riunito i Presidenti delle Giunte e dei Consigli regionali per comunicare ufficialmente il testo che la Commissione parlamentare aveva elaborato per la ben nota questione della legge 382.
Il testo sarà quanto prima in distribuzione ai Consiglieri; è un testo di ben altra dimensione rispetto a quello consegnatoci qualche mese fa.
I Presidenti delle Giunte unanimemente hanno espresso all'on. Fanti e per esso alla Commissione Parlamentare la soddisfazione per i positivi risultati a cui la Commissione è giunta. Il trasferimento delle funzioni o le deleghe è assai ampio e possiamo dire che raccoglie quasi tutte le istanze che i Consigli regionali hanno avanzato nel momento in cui venivano chiamati ad esprimere il proprio parere al Governo ed alla Commissione parlamentare.
Come voi sapete, sono 74 gli Enti o le Associazioni che vengono trasferiti con personale, beni e competenze alla Regione. Lo schema prevede poi ulteriori trasferimenti negli anni 1978/1979, tali da assorbire tutto l'arco dell'esistente all'interno dello Stato ed all'interno delle Regioni.
Con il disegno di legge attualmente all'esame del Senato vi è un ventaglio di situazioni, maturate in vari decenni nel Paese e che ora vengono ad essere inglobate nell'attività regionale. Tutto questo comporterà molto lavoro per cui ritengo opportuno chiedere al Consiglio di discutere sulle linee che possono essere portate avanti. Il numero del personale nel complesso potrà avvicinarsi ai 4 mila dipendenti con un'ampia serie di competenze che erano proprie delle attività statali ripartite nei vari Ministeri e ai vari livelli di istituzione statale; inoltre vi è un enorme complesso di beni. Tra il personale degli Enti che saranno trasferiti vi è molta inquietudine per la mancanza di una linea chiara che ancora le Regioni non hanno potuto darsi e per le continue notizie che appaiono sui giornali, di schemi di disegni di legge, di trasferimenti, ecc.
Raccordandomi al discorso introdotto stamani dal Consigliere Paganelli voglio fare questa dichiarazione: tutto sarà trattato attraverso le rappresentanze sindacali dei singoli settori o dell'intero settore ed i responsabili delle Amministrazioni dei singoli istituti, delle associazioni, degli uffici che verranno trasferiti, non accettando in nessun caso la politica del "carciofo".
A nome della Giunta ho ritenuto opportuno dare questa comunicazione anche perché da questo complesso problema non usciremo che attraverso il coinvolgimento di tutti che valga a dare un assetto di grandissimo livello assetto che potrebbe però essere anche dequalificato qualora andassimo a coglierlo caso per caso, ipotesi per ipotesi.
I Partiti e la Sottocommissione hanno esaminato ed affrontato il problema dei vari livelli istituzionali. La dizione esatta contenuta nel documento che sarà inserito nell'ipotesi di accordo di Governo è quella della Sottocommissione, e cioè che tra Comune e Regione deve essere prevista una e una sola struttura.
Il Presidente del Consiglio ha sfumato un po' la dichiarazione. Ma è bene essere chiari. Vi sono delle profonde revisioni rispetto alle ipotesi formulate fino a ieri. E' meglio dirlo. Più che di soppressione si parla di trasformazione, l'ipotesi che veniva formulata di una soppressione tout court di Enti intermedi, intesa quasi come eliminazione, ha trovato una profonda resistenza. Il Presidente del Consiglio ha inteso sfumare questo aspetto, io intenderei invece sfumare meno. Quindi il documento è ancora aperto all'ulteriore discussione.
Perché gli estensori hanno inteso precisare questo? Perché non si pu ipotizzare la legge 382 senza che venga definito il quadro del livello intermedio.
Qualche doloroso taglio in sede parlamentare l'abbiamo subito; elenco solo alcune delle materie più importanti: la media e la piccola industria non è prevista ed è difficile pensare come la Regione Piemonte possa programmare senza porre qualche ipotesi per la media e la piccola industria il collocamento, specie oggi nell'ipotesi del lavoro giovanile il Corpo forestale dello Stato. Forse questo è uno dei tagli più dolorosi. I dipendenti sono circa 300, alcuni sono praticamente a capo di nostri uffici, sottoscrivono lettere, documenti, dichiarazioni; purtroppo continueranno a trovarsi in una situazione non chiara la sperimentazione agraria, altro punto che non è stato possibile risolvere: è difficile pensare all'agricoltura senza includervi la sperimentazione agraria i Canali demaniali Cavour che rappresentavano un sistema molto importante per l'agricoltura.
Per ora queste sono le ipotesi; non si può prevedere come sarà lo schema che il 25 luglio uscirà dal Governo. E' certo che i lavori finora condotti sono stati positivi. Le Regioni hanno avuto un momento di soddisfazione e speriamo che l'iter possa concludersi felicemente.
A nome della Giunta abbiamo espresso approvazione e consenso a questo risultato.


Argomento: Esercizio delle funzioni amministrative trasferite o delegate dallo Stato alle Regioni - Rapporti Regione - Parlamento

Sulle comunicazioni dei Presidenti del Consiglio e della Giunta regionale


PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, desidero soltanto dire che guardiamo con attenzione e soddisfazione a quest'ultima fase di elaborazione del decreto di attuazione della legge n. 382, perché avvertiamo, nel momento in cui affrontiamo con impegno e fatica l'elaborazione della legislazione regionale, l'assoluta urgenza di un quadro delle competenze, delle facoltà e dei riferimenti alla legislazione nazionale, chiaro e definito, per evitare contraddittorietà e per imprimere un cammino spedito alla Regione nata in un periodo di crisi, fatto forse che definisco provvidenziale perché ha consentito di affrontare molti problemi della comunità nazionale secondo un taglio nuovo e diverso che ha coinvolto l'impegno di tutti.
Questo deve però tradursi in termini di chiarezza politica.
Se fossi collocato al posto del Presidente del Consiglio in ordine alle considerazioni che ha fatto il Presidente della Giunta, non sarei così preoccupato che al Governo venisse riservata soltanto una libertà di definizione in materia letteraria, fermo il richiamo all'interpretazione reale delle conclusioni cui sono pervenuti i protagonisti del Parlamento e delle Regioni: possiamo auspicare che il Governo, nell'esercizio delle sue responsabilità, possa ulteriormente apportare qualche miglioramento tecnico, letterario se si vuole, ed anche giuridico-politico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Intendo porre due domande: la prima, qual è la ragione per cui la legge sull'insegnamento della lingua, del dialetto, della letteratura piemontese non è stata approvata, e la seconda, qual è la situazione delle domande di lavoro avanzate in merito alla legge per l'occupazione giovanile promossa dal Governo. E' vero che poche decine di giovani disoccupati, in cerca di lavoro, si sono presentati agli uffici di collocamento per chiedere l'avvio al lavoro? Un migliaio per tutto il Piemonte è poco. Non è una curiosità statistica. Ho avuto occasione di dire che alle statistiche credo poco perché spesso sono manipolate: ma in questo caso si tratta di dati obiettivi che possono portare alla valutazione del problema assai complesso della disoccupazione giovanile, di cui si parla moltissimo nel memento attuale in cui esiste una prospettiva, uno sbocco, almeno potenziale sempre che vi sia da parte del giovane la manifestazione della volontà di avviarsi al lavoro e, possono dare una risposta che potrebbe motivare perplessità e turbamenti da parte di coloro che si occupano, come ci occupiamo noi, dei problemi sociali e socio-economici della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

In merito alle dichiarazioni del Presidente della Giunta circa il passaggio del personale delle mutue alla Regione, cosa che sulla carta avverrà in questi giorni, ma che avrà uno sviluppo piuttosto lungo, chiedo al Presidente della Giunta se è possibile prendere immediatamente provvedimenti per quanto riguarda l'unificazione di orari e di comportamento nei confronti dei nostri dipendenti regionali. In molte mutue c'é una situazione preoccupante e credo che in proposito ci sia molto da discutere: situazioni di assurdi straordinari, di orari di lavoro non compatibili con la funzionalità degli uffici ecc. Chiedo al Presidente della Giunta se c'è possibilità di affrontare l'argomento e che sia subito chiarito quale sarà l'assetto che avranno questi nuovi dipendenti.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo

Presidente della Giunta regionale. Prendendo lo spunto da quanto ha detto il Consigliere Cardinali, vorrei formulare una proposta. Il momento del trasferimento, così importante, segna un assetto istituzionale nuovo non è un'attività meramente di governo e di amministrazione dell'esecutivo.
Si tratterà di verificare l'assetto istituzionale nel suo complesso verifica che non sarà di spettanza del solo esecutivo ed occorrerà trovare il modo, come abbiamo fatto in altra occasione, di predisporre una serie di strumenti partecipativi di tutte le forze presenti all'interno del Consiglio regionale per andare: ad un'indagine conoscitiva che probabilmente non esiste nemmeno a livello statale. Si tratta di trasferire beni e personale e bisognerà andare a verificare che cosa esiste effettivamente all'individuazione delle linee che immediatamente o a più lungo termine possono essere predisposte.
Se non facessimo questo, ci troveremmo a brancolare nel buio, a non conoscere la situazione di ciascun ufficio, la loro collocazione, il loro lavoro, il loro inserimento, per lungo tempo. Potremmo ipotizzare tutto questo attraverso una proposta del Consiglio regionale o della Giunta per stabilire l'organicità dell'intervento generale da parte delle forze politiche presenti nel Consiglio stesso. Soltanto attraverso questo metodo potremo dare un'effettiva realtà al nuovo assetto istituzionale e potremo renderci garanti di un processo corretto rispetto ai beni, ai servizi e alle competenze che verranno ad operare nell'ambito regionale.
Vogliamo rendere questa dichiarazione cogliendo anche quanto i Consiglieri Cardinali e Paganelli hanno ipotizzato.



PRESIDENTE

Mi pare che il dibattito sulle comunicazioni si possa ritenere Concluso.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame progetti di legge n. 104 e n. 154 relativi alla riorganizzazione dei servizi sanitari e socio-assistenziali


PRESIDENTE

Possiamo passare all'esame del punto quarto all'ordine del giorno: "Esame progetti di legge n. 104 e n. 154, relativi alla riorganizzazione dei servizi sanitari e socio-assistenziali". Relatore è il Presidente della V Commissione, Ferrero.



FERRERO Giovanni, relatore

Credo di dover spiegare al Consiglio la ragione di una relazione orale per un testo di legge di tale ampiezza e importanza, contrariamente a quanto la prassi vorrebbe. La ragione deriva dal fatto che la Commissione ha avuto in realtà assai poco tempo per valutare e discutere alcune modificazioni di atteggiamento e di orientamento politico, le quali, per altro, qui in aula non si sono ancora espresse e non è dato sapere in quale misura si esprimeranno sui rapporti tra questa legge, la normativa nazionale e eventuali altre questioni.
Questa situazione rendeva difficile nella riunione di ieri mattina concludere una relazione che collocasse in modo definitivo l'atteggiamento del relatore in questo dibattito. Le considerazioni avanzate nella riunione della Commissione di ieri mattina, per la verità nuove rispetto allo svolgimento dei lavori, non toccavano la sostanza del lavoro condotto, e quindi la stesura del testo; credo comunque di poter fare cosa utile per il Consiglio nell'illustrare la sostanza, le motivazioni e quindi le proposte concrete che questa legge contiene.
Intanto, la legge parte da un complesso di esigenze, di atti che maturati negli anni passati nell'interno della comunità regionale, trovano oggi in Consiglio un primo, temporaneo punto conclusivo nella materia legislativa.
Voglio riferirmi al dibattito sulle unità locali sanitarie e al complesso di iniziative che hanno visto nella nostra Regione, negli anni passati, anche nell'altra legislatura, momenti particolarmente alti e proposte che in qualche misura, nella logica e nell'impostazione, sono anticipatrici del testo che ci troviamo anni dopo a discutere. La legge n.
41 del 1976 concernente la zonizzazione, in realtà già definiva le unità locali dei servizi come complesso integrato di quelle attività che concorrono ad erogare ai cittadini i servizi di cui abbisognano, quindi, in quanto tale, oltre a fissare un punto di orientamento, ha positivamente smosso la stessa comunità regionale, gli stessi Consigli comunali ad un dibattito ed alla formulazione di proposte.
Altre Regioni, già nella passata legislatura, avevano formulato, con le differenze del caso, leggi di riordino nella materia socio-sanitaria e comunque il meccanismo di delega e di riorganizzazione su base territoriale delle competenze separate, in qualche misura pregiudiziale, è punto di ispirazione e di principio per una riorganizzazione della normativa legislativa e della conseguente attività amministrativa, propria della Regione.
Gli elementi positivi che ho brevemente richiamato, nella situazione degli ultimi mesi, si sono caricati di elementi di maggiore preoccupazione perciò qualunque dibattito si apra con slancio e con interesse e non trovi una soluzione nell'organismo competente, rischia da una parte di afflosciarsi su se stesso, dall'altra di proporre e di incentivare un moltiplicarsi di soluzioni scoordinate, inefficienti e, anche dal punto di vista tecnico, tali da esporre negativamente gli Enti che in quel senso si muovono, su indicazione unitaria di tutte le forze politiche. La Giunta potrebbe illustrare le decine di iniziative consortili che sono in corso e tutti i problemi amministrativi e politici che questa situazione in sempre più rapido movimento sta ponendo. Quindi gli elementi positivi possono determinare una situazione di difficoltà e di incertezza per cui qualunque provvedimento legislativo, date le caratteristiche peculiari della Regione e la mancanza di carattere impositivo, rischierebbe di squalificare l'organo regionale che non essendo intervenuto per orientare dovrebbe intervenire poi per recuperare e modificare; peraltro non toccherebbe la volontà autonoma dei bilanci comunali e di altri atti degli Enti che essendosi già orientati in un senso, si troverebbero in qualche modo in contraddizione con la Regione.
Da queste motivazioni è nata l'ispirazione fondamentale del testo legislativo, in sostanza un processo di riordino che permetta l'avvio sperimentale di un meccanismo di controllo della spesa. Più volte è stato dichiarato nelle consultazioni che con questa legge non ci poniamo il compito di riorganizzare e riordinare nelle procedure attuative, negli aspetti tecnici il complesso delle materie, perché sappiamo che le funzioni vanno da quelle del Medico provinciale ad infinite altre, che qui non cito e richiederanno una normativa specifica che gradualmente uniformi l'attuale modo di operare.
Vogliamo essere nelle condizioni di avere un quadro di certezza all'interno del quale poterci muovere affrontando le discussioni politiche che potranno di volta in volta sorgere. Le competenze della Regione sono già oggi molto rilevanti in questa materia e, da quanto mi risulta, dalla legge n. 382 sono ampliate rispetto alla linea che avevamo ipotizzato nella stesura del testo.
Data l'importanza della materia, l'iter in Commissione è stato adeguato, sufficientemente pacato, meditato per permettere riflessioni e approfondimenti, ben sapendo che, trattandosi di una normativa che coesiste, ad esempio, con la legge comunale e provinciale del '34 e con molte altre normative, il dosaggio delle soluzioni tecniche non poteva essere risolto soltanto con una motivazione politica, ma doveva anche tecnicamente confortarci dell'esperienza di altri e del contributo dei Commissari.
Cito soltanto alcune date per spiegare, nella mia qualità di Presidente di Commissione, l'attività della Commissione e di molti Commissari. La Giunta ha presentato il disegno di legge n. 104 il 18 giugno 1976; il testo era stato presentato allora perché si voleva che il Consiglio finisse la discussione sulla legge n. 41 del 1976, evitando una sovrapposizione disordinata di atti legislativi. Vi è stato un lungo periodo di pausa e di sedimentazione. Il 10.12.1976 è stata presentata la proposta del Gruppo democristiano che, in realtà, aveva avuto la possibilità di avvalersi di riflessioni e di considerazioni ulteriori rispetto a quello della Giunta. I due testi presentano alcune differenze, ma non credo sia il caso di rimarcarle (altri lo possono forse fare), perché molte non esistono più nel testo unificato. Le differenze si evidenziavano, nell'impianto generale nella struttura istituzionale, quindi la consultazione è avvenuta sia sulle questioni differenziate sia sugli arricchimenti che entrambi i testi potevano ancora non contenere.
La consultazione quindi è stata condotta con spirito unitario, con impegno non indifferente da parte dei Consiglieri e si è articolata in due fasi: la consultazione degli organismi e delle associazioni rappresentative delle categorie e delle forze sociali, ordini professionali, medici farmacisti, veterinari, organizzazioni degli industriali, la Coldiretti e molte altre organizzazioni ed associazioni; la seconda fase è consistita nella consultazione degli Enti locali territoriali, coinvolgendo attivamente i Comitati comprensoriali. Questo fatto ha un carattere innovativo rispetto alla vecchia procedura e non rappresenta solo un fatto formale di democrazia, ma intende coinvolgere fino dalla fase della discussione quegli organi che, approvata la legge, si sarebbero trovati impegnati nell'attività promozionale, di coordinamento e di programmazione.
La consultazione ha dato esito positivo; si è svolta in 15 Comprensori articolata in un certo numero di riunioni, quasi a livello di unità locali dei servizi. Dai contributi che ne sono venuti è stato possibile mettere a fuoco alcuni problemi nuovi che entrambi i disegni avevano sottovalutato e riproporre alcune possibili formulazioni. Vorrei riassumere brevemente il contenuto delle consultazioni perché, avendo avuto un forte rilievo, mi pare giusto che il Consiglio regionale conosca le posizioni espresse.
Le consultazioni hanno denotato la richiesta esplicita, da parte degli organi professionali, delle organizzazioni industriali e di altri settori economici e produttivi importanti, dell'urgente approvazione della legge motivando l'urgenza con la mancanza di un quadro di certezza regionale anche se provvisorio, e con le conseguenti normative di organizzazione del lavoro e con alcune conseguenze politiche istituzionali di non secondario impegno. Hanno poi posto delle questioni specifiche che però non sto a riportare.
La Commissione, dopo le consultazioni, ha articolato i lavori in 9 sedute dedicate alla discussione della legge, e in 5 sedute dedicate alle comunicazioni, all'ulteriore dibattito e all' approfondimento. Alla fine di tutto questo lavoro è nato il testo unificato nell'impostazione di impianto generale che, nel tempo che mi rimane, vorrei illustrare sia pure molto rapidamente. Permettetemi quindi di non illustrare articolo per articolo ma di cogliere invece i principi ed i ragionamenti fondamentali. Il meccanismo fondamentale della legge è di estrema semplicità: in sostanza si tratta di delegare ai Comuni le funzioni oggi assolte in via amministrativa dalla Regione, perché esercitino le funzioni coordinandole con le proprie in maniera unitaria, in maniera cioè che permetta l'integrazione dei servizi che oggi vengono erogati.
L'ulteriore articolazione della legge deriva sostanzialmente dal fatto che gli ambiti territoriali oggi di giurisdizione dei singoli Comuni non permettono una gestione dei servizi tecnicamente efficiente su scala territoriale comunale, quindi richiedono la messa a punto di alcune procedure e di alcune impostazioni che pur complicando leggermente questa concezione estremamente semplice, ne permettono la pratica attuabilità.
Il meccanismo si collega a quello della legge n. 41 e definisce come idonei gli ambiti su un'unità locale dei servizi, ben sapendo che su questo si potrebbe discutere e tornare ancora, poiché una parte delle competenze non possono essere esercitate avendo un bacino di utenza che corrisponde con l'unità locale dei servizi e quindi l'Ente di gestione dovrà comunque collegarsi ed integrarsi con le funzioni regionali e con le funzioni delle altre unità locali dei servizi. Preme affermare però l'unicità dell'organismo di governo e l'unificazione nell' ambito dei Consigli comunali delle funzioni oggi amministrate da Enti settoriali o da Enti che comunque non rispondono direttamente alla collettività.
Il processo richiede un supporto programmatorio particolare, dato il carattere non vincolistico, ma fortemente promozionale di questo processo anche secondo le indicazioni dello Statuto regionale che in questo settore si deve mettere in moto; infatti, non a caso, nella legge, il Presidente della Giunta, la Giunta, il Consiglio, gli organismi regionali, quali i Comitati comprensoriali gli stessi Comuni e gli altri Enti, trovano una loro collocazione per muoversi verso la realizzazione degli obiettivi.
Il processo di gestione ha alcune caratterizzazioni particolari, che data la delicatezza della materia, vengono in questa legge rimarcate non solo come princìpi generali, ma anche concretizzate in norme specifiche come la possibilità per i cittadini di esercitare un controllo democratico sulla situazione della salute, sulla situazione di salute della comunità e comporta anche un rapporto con quei soggetti che non sono riconducibili alla legislazione regionale. In sostanza, un coordinamento con le province con i distretti scolastici e un meccanismo di convenzionamento con le legislazioni pubbliche e private di assistenza e sanitarie. Ci siamo trovati pressati dall'urgenza e da una situazione che diventava difficile da sostenere, perché la mobilitazione della comunità regionale non pu produrre l'attesa del nulla. E' un problema che va al di là della volontà delle forze politiche e che, non poteva essere accettato; esistono alcune normative nazionali che potranno cambiare in tempi più o meno brevi. Il passaggio da una normativa nazionale non necessariamente implica la sua entrata in vigore in fase di piena operatività, quindi qualunque legislazione nazionale, specie perché nazionale, deve adottare criteri di prudenza e di gradualità che non intendiamo adottare a livello regionale non solo, abbiamo ritenuto che l'impianto generale della legge, la sua struttura, permettesse, comunque, l'avvio di alcune iniziative sulle quali fosse possibile meglio riflettere per mettere a punto una procedura generalizzata; inoltre, che la struttura semplificata della legge, che punta molto sui soggetti istituzionali che devono decidere sulle funzioni e sul principio del riordino della spesa, ma che non definisce nel dettaglio le procedure rinviandole ad apposita legge, fosse anche più trasparente rispetto alle normative nazionali e permettesse una non meccanica corrispondenza fra questo testo e il testo unico del 1934 che regolamenta in un certo modo i Consorzi dei Comuni, che probabilmente la normativa di tipo nazionale tenderà a superare.
Il meccanismo che ne risulta vede nei Consorzi dei Comuni l'Ente di gestione, vede coordinate con questo livello di gestione le altre funzioni esterne, pubbliche e private, vede nel Comprensorio le funzioni di promozione e di programmazione, vede nella Regione le forme di programmazione.
L'art. 1 specifica i principi generali a cui la legge si ispira, l'art.
2, invece, sulla base delle considerazioni che facevo prima, indica i criteri di democrazia, di partecipazione e di coerenza a un'impostazione generale. L'art. 3 contiene un'indicazione sintetica delle materie soggette al riordino, cioè il complesso di materie su cui si intende esercitare la volontà politica programmatoria della Regione. All'interno di queste materie, indicate volutamente in termini sintetici per dare maggiore agilità e compattezza e anche compatibilità con i futuri sviluppi della legge, voglio solo ricordare che esiste la dizione sintetica, e non più estensiva, di "igiene mentale", che include l'assistenza psichiatrica all'art. 4 si fa riferimento esplicito alle Province che hanno questa competenza, ed è una delle più rilevanti: anche gli stessi articoli votati a livello nazionale esplicitamente propongono l' abolizione dell'assistenza psichiatrica in quanto tale, e la sua riconduzione alle funzioni territoriali ed ospedaliere di tipo ordinario (ultimo comma dell'art. 2) quindi non è un'omissione, ma è una valutazione che in altri luoghi di questa legge è già contenuta in modo corretto.
Un'altra considerazione molto breve riguarda la formazione degli operatori socio-sanitari. Ci siamo resi conto che la formazione, nella sua interezza, ha dei livelli di utilizzazione e di organizzazione che non possono essere ricondotti tutti nel bacino di utenza dell'Unità locale dei servizi. Sappiamo però che un processo di formazione, in questo settore più che in altri, è legato alla finalizzazione specifica, agli obiettivi che ci si pone nella riorganizzazione dei servizi e quindi riteniamo che una normativa dettagliata, secondo le norme previste dalla legge, pu trattenere alla Regione o ad altri livelli i compiti di funzioni direttive ove questo si ritenga opportuno di fare in via transitoria; quindi il termine "Formazione" nello spirito generale della legge non vuol essere n sostitutivo delle scuole di Stato, né sostitutivo di meccanismi più ampi e generali. La Giunta su questo penso potrà intervenire più dettagliatamente.
E' una posizione interregionale discussa e concordata a livello delle Regioni italiane con un ragionamento generale.
La formazione è legata a un'altra funzione, quella dell'informazione nelle materie della legge, nelle procedure della legge: tutti sappiamo che uno dei problemi è la difficoltà di accesso dei cittadini all'attuale sistema, è la macchinosità e la frammentarietà che si nascondono, a volte sotto un'informazione troppo scarsa sugli obiettivi, le finalità, le priorità, la situazione finanziaria e quindi anche sui servizi concreti nella loro localizzazione e metodologia di erogazione.
Era rimasto aperto - e su questo non mi soffermo - un punto sul quale non si era raggiunto il completo accordo, cioè la questione dell'assistenza scolastica. La posizione dei due testi era all'inizio notevolmente divergente. L'attuale formulazione indica una strada comune che non è giunta però ad una soluzione, anche perché non si tratta soltanto di materia legislativa, ma anche di impegno che le forze politiche, ciascuna per suo conto, intendono assumersi su questa tematica. Dico questo perch la normativa, così com'è prevista nell'attuale legge, ad avviso della maggioranza, non ha immediata esecutività con il prossimo anno scolastico.
Valutare quale sviluppo si intende dare in prospettiva a questo tema, non è più problema di Commissione e di dibattito settoriale, ma è problema politico e generale.
L'art. 4 regolamenta le deleghe che la Regione affida, le funzioni di coordinamento e stabilisce alcuni criteri generali in cui il coordinamento e la delega avvengono. Va rilevato che per garantire una certa flessibilità di questa materia legislativa il comma d) dell'art. 4 mantiene alla Regione la funzione di definire criteri di gestione che rendono possibile valutare se certi servizi possono o non possono, nella fase transitoria ed attuale essere integrati con una gestione a livello di Unità locale dei servizi.
Questo perché la complessità delle materie è tale che non era possibile in una legge quadro contenere una regolamentazione di questa portata e pareva invece più opportuno lasciare alla Giunta, al Consiglio, alle forze politiche, la possibilità, in sede di attuazione, di concretizzare, in base anche all'evoluzione della legislazione nazionale e regionale, la materia.
Sono state incluse le comunità montane come soggetti di delega, come partecipanti al processo di gestione.
L'art. 5 definisce i due canali che si aprono, cioè il Comune di Torino attraverso il decentramento e i consorzi come strumenti di gestione dei servizi.
L'art. 6 specifica norme e criteri per la costituzione del consorzio.
L'art. 7 dà quel rilievo che si riteneva opportuno dovesse essere dato alle forme di partecipazione da parte dei Comuni, oltre a quelle elettive. Si definisce un organo di partecipazione specifico, regolamentato opportunamente, all'interno del quale devono fare parte obbligatoriamente le organizzazioni sindacali e le rappresentanze delle forze sociali, aperte alla partecipazione diretta dei cittadini e della comunità. Come maggioranza abbiamo ritenuto accettabile questa formulazione perché non precostituiva in un testo quadro le modalità di partecipazione dei cittadini singoli, fissava un minimo indispensabile per l'esistenza dei Comitati di partecipazione e lasciava aperta alla singola Comunità montana o zona montana, o zona con alta densità di abitanti, la definizione del problema.
All'art. 8 vi sono le funzioni normative generali, trattenute dalla Regione, funzioni che riguardano i contratti collettivi di lavoro; tutto quanto cioè non può essere spezzettato, pena una situazione diversificata inaccettabile da parte degli operatori e degli stessi cittadini nell' erogazione del servizio.
All'art. 9 si individuano le possibilità dei Comuni di far confluire nella gestione consortile anche altre funzioni per definire una struttura plurima di gestione. L'art. 10 accenna alle funzioni di inadempienza e di revoca. L'art. 11 contiene il rinvio alla programmazione; gli ultimi articoli hanno una normativa molto schematica che presuppone il rinvio a normative più generali e contengono la materia finanziaria nei suoi principi ispiratori ed una norma transitoria.
Questi ultimi articoli presuppongono un meccanismo che permetta almeno ad alcune Unità locali dei servizi di avviare una fase concreta di operatività ed ai vari organismi della Regione la flessibilità nelle procedure da adottare che si addice ad una materia in cui gli stessi organi di gestione non sono ancora costituiti ed essendo portatori di proprie volontà non possono essere regolamentati a priori. Peraltro il rinvio alla legge della programmazione era sembrato alla Commissione esaustivo della normativa più dettagliata in questa materia.
Gli articoli 13 e 14 rivestono una importanza politica, fissando per la prima volta i finanziamenti e la loro utilizzazione a scopo perequativo.
Vengono infatti individuati due canali di erogazione: uno riguarda gli Enti delegati, l'altro le strutture consortili. I finanziamenti assegnati agli Enti delegati devono essere disposti in modo tale da garantire, nella misura del possibile, una contribuzione al consorzio da parte dei diversi Comuni, in modo da permettere una piena e attiva partecipazione di tutti i Comuni, a pari titolo, alla gestione consortile; l'altro canale permette un processo graduale di adattamento delle disparità (che in questo settore sono molto alte tra le varie Unità locali dei servizi) e dovrebbe tendere al riequilibrio nella gestione dei servizi. Questo secondo criterio è riferito in via principale al numero degli abitanti a cui si rivolge il servizio e, in via subordinata, dato anche il carattere orografico della Regione, impone di tenere conto della vastità o meno del bacino di utenza che influisce sui costi di gestione in modo notevole, soprattutto nelle zone montane o a scarsa densità di popolazione.
La norma transitoria, così com'è formulata, permette la gestione delle leggi attualmente operanti per evitare che nel processo di costruzione delle nuove strutture di gestione vi siano delle carenze o comunque dei vuoti nell'erogazione dei servizi.
Ho cercato di contenere l'esposizione orale nei limiti di massima stringatezza. Vorrei concludere con una considerazione strettamente personale che sottopongo al Consiglio. Ritengo che, mentre si discute e si esamina questo progetto legislativo, si debba avere presente che, in generale, normative quali quelle che si intravedono dalla legge n. 382 o da leggi nazionali che si concretizzano in ambiti più ristretti nella Regione comportano fasi assai complesse di conquista culturale e politica degli operatori e delle stesse forze politiche e amministrative che gestiscono gli Enti, richiedendo un impegno, tecnico e attuativo, di portata non indifferente. Quinto l'approvazione di questo testo, a differenza di altre leggi in materia socio-sanitaria, sviluppando il ragionamento della legge n. 41 che riguardava la zonizzazione, definisce norme di gestione che possono essere fin da ora applicabili a quella parte del territorio che su questi temi ha maggiormente riflettuto; inoltre possono essere estese a tutto il territorio regionale nei tempi più brevi possibili, impegnano in un approfondimento il Consiglio, la Commissione, la Giunta ed anche il resto della comunità regionale, aprono quindi la strada alla revisione, se così si può chiamare, delle procedure gestionali e delle stesse norme legislative attuali della Regione. Questo spiega e rafforza la valutazione che davo prima: il testo è stato costruito con il massimo sforzo nella trasparenza della legislazione nazionale. Sappiamo che una parte consistente delle normative finanziarie procedurali nella loro forma concreta potrà trovare, non soltanto nella legge delle procedure, ma nel riordino dei singoli testi legislativi, un posto sufficientemente limitato da permettere l'operatività, e sufficientemente generale da permettere al Consiglio regionale di fare un passo avanti. In Commissione sono rimasti sospesi alcuni punti di differenza, per la precisione circa l'uso della parola "integrazione" o "unitarietà"; altro punto rimasto in sospeso riguardava il comitato di partecipazione, sul quale ho già riferito; altro punto riguardava la presenza obbligatoria o meno dei Consiglieri comunali all'interno dell'organo di gestione. A questo proposito, dato il carattere fortemente comunale dell'impostazione, riteniamo che lo sgravio di impegno e di tempo che un processo di consorziamento di questo genere comporta per i Consiglieri comunali, ripaga ampiamente la maggiore garanzia che la collettività ottiene dall'avere direttamente un politico e non un suo delegato nell'affrontare scelte così delicate e vitali per la popolazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la dottoressa Vietti. Ne ha facoltà.



VIETTI Anna Maria

Signor Presidente, Signori Consiglieri, ritengo che la discussione del testo unificato del disegno di legge n. 104 e della proposta di legge n.
154, da noi presentata, concernente la "Riorganizzazione e gestione dei servizi sanitari e socio-assistenziali", venga effettuata in un momento non opportuno, perché l'imminente approvazione da parte del Parlamento della legge 202, concernente lo scioglimento delle mutue, la prossima emanazione del Decreto del Presidente della Repubblica per l'ulteriore trasferimento di competenze alle Regioni, in attuazione della delega legislativa, di cui all'art. 1 della legge 22.7.1975, n. 385, e soprattutto l'auspicata prossima approvazione della "riforma sanitaria" ci fa ritenere che il testo di legge in discussione, prima di divenire operante, richiederà modificazioni sostanziali perché contrastante con la normativa nazionale.
Tuttavia, di fronte alla rilevanza sociale del problema, alle connessioni che esso ha con l'attuazione di un sistema di servizi "a misura d'uomo" che risponda alle esigenze dei cittadini in rapporto alle concrete realtà locali, ci sentiamo vivamente sollecitati a partecipare al dibattito, così come nel passato siamo stati sollecitati a presentare una nostra proposta di legge che recepisse quelli che, a parer nostro, sono i punti qualificanti di una riorganizzazione dei servizi socio-sanitari.
Da anni si è sviluppato nel nostro Paese un ricco dibattito culturale sociale e politico che ha evidenziato l'esigenza di una radicale riforma dei servizi sanitari e sociali attualmente caratterizzati da un'organizzazione verticistica e burocratica ed inadeguati sia a garantire efficacia e razionalità all'impiego di un'elevata quota di reddito nazionale, sia a rispondere ai bisogni primari dei cittadini. In particolare la mancata approvazione della legge quadro e di riforma nel settore assistenziale ha determinato il permanere della frammentarietà delle prestazioni, della discrezionalità degli interventi, della sovrapposizione delle competenze e della loro differenziazione in rapporto alle categorie degli assistiti, elementi negativi connessi all'organizzazione del sistema, che si è venuto configurando per apporti storicamente successivi, senza un organico disegno socio-economico.
La realizzazione di un compiuto sistema di sicurezza sociale richiede quindi, oltre ad un rilevante impegno civile delle forze sociali, culturali e politiche del nostro Paese, un radicale rinnovamento nel settore dei servizi sanitari e socio-assistenziali attuabile soltanto con l'approvazione da parte del Parlamento della riforma sanitaria e dell'assistenza.
La Democrazia Cristiana ed altre forze politiche, sia nella trascorsa legislatura che nell'attuale legislatura, hanno presentato proposte di legge per la riforma dell'assistenza di cui si auspica la sollecita approvazione; anche l'ulteriore trasferimento di competenze in attuazione della legge n. 382 permetterà di conseguire rilevanti risultati.
Nel settore sanitario si ritiene non lontana l'approvazione del disegno di legge del Governo concernente l'istituzione del servizio sanitario nazionale.
Il testo in discussione, recependo la normativa prevista sia dal disegno di legge n. 104 che dalla proposta di legge n. 154, tende ad anticipare l'attuazione di tali riforme nell'ambito delle attuali competenze delle Regioni e tende ad integrare ed armonizzare gli interventi di competenza dei Comuni e delle Province con quelli regionali, di cui si prevede la delega ai Comuni ed alle Comunità montane che le devono esercitare in forma consortile o decentrata, secondo la zonizzazione prevista dalla legge regionale 9.7.1976 n. 41.
La gestione dei servizi sanitari e socio-assistenziali, affidata ai Comuni, ai Consorzi di Comuni ed alle Comunità montane, in base ad aggregazioni ed a suddivisioni adeguate, realizza un'organizzazione razionale dei servizi e favorisce la reale partecipazione dei cittadini e delle formazioni sociali presenti nel territorio alla loro gestione.
E' con un'organizzazione territoriale adeguata che si possono prevenire le cause di un ricovero ospedaliero, le cause di disadattamento e di emarginazione nonché garantire la continuità dell'intervento preventivo con quello terapeutico, che riduca la durata e le conseguenze dei fatti morbosi o del disadattamento e con quello riabilitativo che permetta il reinserimento dell'assistito, per quanto possibile, nel proprio ambiente sociale e di lavoro.
E' inoltre nell'ambito comunale e consortile che meglio si possono individuare e quindi prevenire gli effetti patologici dell'inquinamento e degli ambienti malsani nonché le malattie conseguenti all'organizzazione del lavoro.
Un primo contrasto di fondo tra il disegno di legge 104 e la proposta di legge 154 che, in parte, rimane nel testo unificato, è determinato dalle modalità di realizzare un sistema integrato dei servizi sanitari e socio assistenziali che la nostra proposta di legge prevede siano anche integrati ed armonizzati con gli interventi per il lavoro, la casa e l'assetto del territorio, per la realizzazione di un adeguato sistema di sicurezza sociale, recepito poi nel testo unificato. Non ci sfugge come l'evoluzione della scienza medica metta sempre più in evidenza le cause e le implicazioni sociali nella perdita dell'integrità psicofisica. La stretta connessione tra problemi sanitari e sociali è anche evidenziata dalla constatazione del facile ricorso al ricovero ospedaliero per la risoluzione di problemi che potrebbero essere affrontati con strutture o servizi sociali, problema che determina appesantimento dell'assistenza sanitaria fornita dagli ospedali con rilevanti sprechi di risorse economiche, senza un'adeguata risposta alle esigenze dei cittadini.
Tuttavia riteniamo che l'integrazione dei servizi socio-sanitari non debba richiedere l'unitarietà della gestione delle funzioni, come ancora previsto nel testo unificato, perché in tal modo si compromette la specificità degli interventi, si pregiudica l'esigenza di una pluralità di competenze sul territorio, conseguente alle caratteristiche della moderna società ricca ed articolata.
In quest'ottica la nostra proposta di legge prevede l'affidamento di compiti agli istituendi Consigli di distretto scolastico nelle materie più strettamente connesse con i problemi didattici, quali i contributi per l'acquisto di materiale didattico, le attività integrative scolastiche l'orientamento scolastico e l'assistenza sociale e psico-pedagogica, in attuazione dell'art. 12 del la legge statale 30.7.1973 n. 477 che prevede che la Regione possa affidare agli istituendi distretti compiti di assistenza scolastica, norma che resterà inoperante se non recepita dalla legislazione regionale.
I distretti scolastici, a parer nostro, dovranno adempiere a tali compiti attraverso i Consigli di Circolo e d'Istituto, esaltando la partecipazione alla vita della scuola delle sue componenti più significative, ossia dei genitori, degli insegnanti e dei giovani stessi.
E questa nostra posizione non è certo conseguente ad una visione di una scuola chiusa in se stessa perché nel distretto scolastico si realizza la contemporanea presenza delle componenti scolastiche, dei rappresentanti degli Enti locali e dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali sia dei lavoratori dipendenti che dei lavoratori autonomi e perché ogni programma nel settore dell'assistenza scolastica dovrà essere assunto dopo un confronto tra gli Enti locali e gli organismi scolastici attribuendo però la responsabilità gestionale all'organo che ne ha naturale competenza.
Come ha già detto il Presidente Ferrero, sul disegno di legge n. 104 e sulla proposta di legge n. 154, è stata attuata una larga consultazione di forze sociali ed economiche, di associazioni operanti nel settore, di ordini professionali, nonché, tramite i Comprensori, consultazioni di base nella città di Torino ed in quasi tutti i capoluoghi delle altre 53 Unità locali dei servizi. Riteniamo di poter affermare con certezza che i punti qualificanti della nostra proposta di legge hanno registrato notevoli consensi.
Dal ricco dibattito in Commissione è conseguito il recepimento nel testo unificato di alcune nostre posizioni peculiari. E' nostra profonda convinzione che sia la gestione dei servizi sanitari e socio-assistenziali sia gli interventi per la formazione e l'aggiornamento degli operatori debbano essere attuati dagli Enti locali territoriali direttamente o attraverso istituzioni ed Enti, sia pubblici che privati, che abbiano idonei requisiti, al fine di utilizzare risorse esistenti ed esperienze maturate in tanti anni di attività, sia per garantire il pluralismo delle iniziative.
Il tema del pluralismo é, a ragione, al centro del dibattito culturale del nostro Paese perché ad esso è strettamente connesso il modello di una società, il suo grado di sviluppo, il livello di effettiva democrazia.
Pluralismo significa coesistenza di diversi valori, di diverse ideologie e della loro possibilità di tradursi in autonome esperienze concrete.
Pluralismo dunque nelle e delle istituzioni, ossia garanzia alle persone ed ai gruppi, nel rapporto persona-comunità, di determinare decisioni di portata sociale, in un confronto dialettico con altre persone ed altri gruppi e, nello stesso tempo, garanzia di esistenza e di attività di una pluralità di istituzioni, che si ispirano a filoni culturali ed ideologici diversi che permettono quindi al cittadino la libera scelta tra vari tipi di servizio.
Il testo unificato recepisce questa nostra posizione, prevedendo il coordinamento e l'integrazione, anche a mezzo di convenzioni, dei servizi dei Comuni e dei Consorzi di Comuni con i servizi gestiti da altri Enti pubblici e da istituzioni pubbliche o da istituzioni private che ne facciano richiesta, dei quali siano riconosciute la validità e l'utilità.
Questa previsione non può sottrarci da un breve riferimento alle circa 1500 IPAB esistenti nella nostra Regione; le IPAB, Enti con natura giuridica pubblica, traggono la loro origine da Enti privati pubblicizzati con la legge Crispi del 1890 o sono state erette successivamente in seguito a lasciti di privati. I loro scopi istituzionali sono stabiliti negli statuti, così come lo statuto prevede la composizione del Consiglio d'Amministrazione che comprende in genere la presenza di rappresentanti di Enti pubblici e di privati.
Sono tutti Enti inutili le IPAB? Certamente no. Basti pensare che il 70% delle scuole materne della nostra Regione non statali o comunali sono IPAB che svolgono una benemerita funzione di socializzazione della prima infanzia. Vi sono anche IPAB i cui compiti istituzionali sono superati dai tempi e per queste è urgente l'approvazione della legge quadro per permettere la loro trasformazione, fusione, riforma degli statuti ed eventualmente l'estinzione. Ma è errato porsi nei loro confronti in atteggiamento preconcetto e talvolta punitivo perché ciò provoca la loro chiusura in se stesse, mentre invece devono aprirsi alla collaborazione con gli utenti le loro famiglie ed alla collaborazione con l'Ente locale territoriale.
Registriamo quindi per ora con soddisfazione che il testo unificato prevede il riconoscimento dell'utilità delle istituzioni pubbliche e private di assistenza che abbiano requisiti validi. Il nostro giudizio definitivo sul problema è ancora aperto: valuteremo, alla prova dei fatti se la maggioranza intenda utilizzare i servizi validi, presenti nel territorio, solo in funzione di "supplenza", oppure se è con noi concorde nel garantire un autentico sistema pluralistico nel settore dei servizi sociali valorizzando il volontariato, assicurando l'autonoma realizzazione del progetto originale delle istituzioni nonché la loro autonomia gestionale ed educativa, pur nel dovuto controllo dei risultati conseguiti.
Così come, pur concordando sull'esigenza di privilegiare i servizi aperti gli interventi realizzati attraverso il nucleo familiare riteniamo velleitario considerare tali interventi alternativa assoluta all'accoglimento dei minori e degli anziani in ambienti comunitari.
Altro punto qualificante della nostra proposta di legge recepito nel testo unificato è il considerare soggetti di delega non solo i Comuni, come previsto dal disegno di legge 104, ma anche le Comunità montane che per l'esperienza acquisita possono sostituire i Consorzi di Comuni nei territori montani. A nostra richiesta è stata soppressa tra le materie da riorganizzare "l'assistenza educativa" che, a parer nostro, non è di competenza della Regione bensì della famiglia e della scuola, così come è stata sostituita con la dizione "assistenza sociale, sanitaria e psicologica al singolo, alla coppia e alla famiglia" la primitiva dizione: "educazione demografica ed igiene sessuale" che certo non interpretava correttamente lo spirito né della legge nazionale, né della legge regionale sull'istituzione dei servizi consultoriali.
E' pure stata annullata la previsione della costituzione di un comitato promotore per il coordinamento delle iniziative affidando tale compito ai Comitati comprensoriali così come sono stati soppressi gli interventi burocratici della Giunta regionale per esaltare l'autonomia degli Enti locali territoriali cui è stato attribuita come da noi richiesto, la competenza di stabilire la composizione e le modalità di funzionamento del Comitato di partecipazione.
Permangono tuttavia altri forti contrasti sul testo presentato. Già abbiamo rilevato come la nostra proposta di legge affida compiti ai Distretti scolastici. Il testo unificato, in gran parte, ha rinviato ad un successivo confronto il problema dell'assistenza scolastica i cui interventi continueranno ad essere disciplinati dalla legge 2.9.74 n. 27 si prevede però che la delega ai Comuni, per i trasporti e mensa, pure da noi prevista, sia anche estesa alla scuola materna mentre noi riteniamo che tale intervento debba essere di competenza degli organismi scolastici perché la mensa per tale tipo di scuola rappresenta un momento del processo educativo così come per noi devono essere di competenza del Distretto gli interventi psicopedagogici per il loro stretto legame ai problemi educativi, di cui ha competenza la scuola.
Rileviamo inoltre la grave carenza nel non prevedere alcuna norma circa la competenza sugli Enti e presidi sia sanitari che sociali, il cui ambito di utenza sia più ampio dell'unità locale dei servizi, in aperto contrasto con il disegno di legge governativo sulla riforma sanitaria che prevede all'art. 9 che il "servizio sanitario sia articolato in unità sanitarie locali e in presidi e servizi di secondo livello".
Gravi riserve esprimiamo poi sull'attribuzione alle unità locali dei servizi di compiti di programmazione, anziché di pura gestione in quanto riteniamo che la programmazione debba essere riferita esclusivamente all'ambito regionale e comprensoriale.
Siamo nettamente contrari al fatto che l'assemblea consortile sia costituita esclusivamente da Consiglieri comunali perché ciò limita l'autonoma scelta dei Consigli comunali ed esclude l'apporto di valide esperienze.
Constatiamo che si è cercato di dare in qualche modo risposta a quanto da noi chiesto durante la consultazione circa la distribuzione dei fondi in base a criteri oggettivi, ma non in modo soddisfacente. La nostra richiesta è che una parte del finanziamento, ad esempio l'80% venga assegnata prima dell'elaborazione del programma di intervento ad ogni unità locale in base ad esempio, alla consistenza demografica, all'ampiezza del territorio ed alla situazione socio-economica perché i Consorzi di Comuni abbiano un punto di riferimento preciso per l'elaborazione del programma ed il rimanente 20% venga assegnato contestualmente all'approvazione dei programmi d'intervento per superare sperequazioni esistenti nell'organizzazione dei servizi.
Queste le nostre osservazioni. Ribadiamo ancora di essere preoccupati convinti dell'inopportunità del provvedimento in questo particolare momento, tuttavia siamo consci dell'importanza e dell'esigenza di una reale riorganizzazione dei servizi socio-sanitari, i cui interventi devono avere come punto di riferimento la persona umana, alla quale deve essere assicurato lo sviluppo nel rispetto della sua libertà e dignità.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bellomo, ne ha facoltà.



BELLOMO Emilio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la discussione aperta sui due progetti di legge presentati dalla Giunta e dal Gruppo democristiano successivamente unificati in Commissione, assume indiscutibilmente un notevole valore, per le ragioni che sinteticamente il Presidente della V Commissione e la collega Vietti hanno illustrato. Se non temessi di cadere nell'eccesso, cosa che non voglio fare, potrei azzardare l'uso dell'aggettivo "storico", sia pure virgolettato, non tanto per il modo con cui viene portata in aula la proposta di legge unificata, quanto semplicemente per il suo oggetto.
I contenuti, da un'attenta e responsabile riflessione, sono molti e anche molto significativi. In primo luogo mi sembra di dover sottolineare il fatto che maggioranza e opposizione si sono presentate alla comunità regionale con dei progetti di legge che, pur tra loro diversi sostanzialmente convergevano e convergono nel testo unificato verso un'unica soluzione, verso una realizzazione ed un fine unico. Questo ha un indubbio valore di natura politica che è opportuno rimarcare, che mi piace rimarcare. Accennando all'aggettivo "storico" tra virgolette, intendevo sottolineare che il fine delle due proposte perseguiva, da un lato l'obiettivo di un concreto e sostanziale passo avanti verso il perfezionamento del disegno generale delle autonomie locali, ben definito nella nostra Costituzione, e dall'altro lato l'obiettivo di dare pratica attuazione ai principi espressi nello Statuto regionale, laddove accanto al principio della partecipazione, si postula, con chiarezza, la restituzione all'Ente Comune del carattere di centralità e della funzione di gestione programmata dei servizi sul territorio. Non per nulla, sebbene in modo improprio, queste proposte vengono chiamate legge sulle deleghe, dovendosi identificare nella delega il mezzo attraverso cui viene restituito al Comune, quale organo istituzionale, democraticamente eletto, di maggiore periferizzazione e quindi legittimo interprete di tutti i problemi della collettività, il potere di esercizio e di quelle funzioni amministrative che concorrono al soddisfacimento corretto e programmato dei bisogni emergenti da e nel territorio. I Comuni, i Consorzi dei Comuni, secondo ambiti territoriali già definiti con apposita legge regionale, potranno attuare la riforma o la riorganizzazione dei servizi secondo criteri di assoluta unitarietà, di bene intesa globalità, in un ampio contesto di scelte programmatiche, scelte, discusse e partecipate. Il valore politico essenziale che emerge dalla proposta di legge si riscontra nella specifica volontà di valorizzare i Comuni o i Consorzi dei Comuni, quali unici gestori dei servizi di pubblica utilità, in un unico rapporto stretto con le esigenze reali del territorio, attuando in tal modo un concreto riassetto dei poteri locali e attuando conseguentemente un decentramento amministrativo ragionato e politicamente valido.
Questa razionalizzazione dei poteri e delle responsabilità a livello regionale e subregionale non deve essere considerato un mero fatto tecnocratico; esso rappresenta, invece, un aspetto politico importantissimo di decentralizzazione, un modo nuovo, diverso e proficuo di fare politica un autentico coinvolgimento delle masse popolari alle scelte e alle decisioni. Si tratta di scegliere il modo di difendere la salute pubblica bene patrimoniale che forma con altri beni la ricchezza di uno Stato, di una collettività, di una società.
Con questa legge si intende anche rintuzzare, da parte della Regione ogni e qualsiasi eventuale tentazione centralistica o centralizzatrice.
Questa impostazione politica è in linea con quella del Partito socialista, e anticipa necessariamente leggi statali di ulteriore decentramento alle Regioni. Questa legge viene in discussione prima della promulgazione dei decreti delegati della legge n. 382 e rappresenta, nella materia, uno strumento legislativo di grande valore nella cronica assenza della riforma sanitaria che doveva essere varata entro il 30 giugno 1977 (non mi pare di avere letto questa mattina sui giornali tale notizia).
Questo fatto conferisce una connotazione di decisa volontà politica della Regione Piemonte nell'avvio del decentramento amministrativo e della riorganizzazione dei servizi sul territorio. La Regione, quindi, non attende la legge dello Stato, sempre lento e neghittoso nella sua azione di modifica ma, se possibile (secondo me è sempre possibile qualora soccorra la volontà politica), prevenirla anzi avvicinarla, mediante l'indicazione precisa nei Comuni e nei Consorzi di Comuni quali naturali destinatari della gestione delle funzioni, individuando per logica consequenzialità le funzioni che, già proprie delle Regioni, vengono delegate e accorpate a quelle già proprie dei Comuni in un inarrestabile processo riorganizzativo che si muove nella metodologia e nella logica della programmazione. Sotto questo profilo o un ulteriore rimando o un'ulteriore remora di qualsiasi tipo o natura, non potrebbero che significare un ingiustificabile e politicamente inaccettabile affievolimento di una concezione che vede nella gente e nelle masse gli interpreti primari del buon governo della cosa pubblica.
Alle molte convergenze che si sono registrate, echeggiate tra i sostenitori dei primitivi progetti di legge, ed emerse nel corso dell'ampia consultazione dei Comprensori, non sono mancate, e non mancheranno nel prosieguo del dibattito, altre divergenze e differenziazioni tra le varie forze politiche del Consiglio.
Per i socialisti il progetto della Giunta, oltre ad assolvere ai principi di decentramento, partecipazione e valorizzazione delle autonomie locali, tende a risolvere in modo coerente la gestione dei servizi sanitari e socio-assistenziali caratterizzata dall'unitarietà e globalità degli interventi, dalla loro integrazione secondo un metodo programmatorio politicamente denso di contenuti e di significati, attento al variare della realtà oggettiva, equilibratore, al limite, di scompensi e di eventuali sfasature. A noi socialisti, che su questo come sugli altri terreni che trovano protagoniste le masse popolari, veniamo da lontano e siamo portatori, sin dalla nostra nascita, dei fondamentali diritti umani e sociali (valga per tutti l'obiettivo turatiano, cardine, già dal lontano 1892, di tutti i programmi socialisti, secondo cui il cittadino ha diritto all'assistenza dalla culla alla tomba; e quindi lo Stato ha il dovere di tutelare la salute del cittadino), fa piacere constatare che i nostri annosi obiettivi politici e sociali si stanno, sia pure lentamente, ad uno ad uno, non senza battaglie e non senza contrasti, realizzando in una superiore visione di società illuminata, fondata sull'uguaglianza e sulla giustizia sociale. Riteniamo che gli interventi per la difesa della salute debbono essere unitari e globali, appunto perché non vogliamo la dispersione delle competenze, bensì il loro riconoscimento ed assolvimento in un unico Ente politicamente rappresentativo quale è il Comune e il Consorzio dei Comuni. Appunto per questo, come socialisti, non possiamo accettare, non senza attenta ed adeguata valutazione, che altre istituzioni, quale, per esempio, il distretto scolastico, provvedano ad esercitare le funzioni di assistenza nell'ambito scolastico. Diciamo che non si può volere una cosa e rifiutare le logiche e naturali conseguenze che essa comporta. L' unitarietà, la globalità dell'intervento è incompatibile con la cosiddetta pluralità che questa volta sarebbe in negativo e rovesciata.
In questa proiezione concettuale, diventa chiara la nostra avversione verso ipotesi di utilizzazione piena e acritica da parte di Enti delegati per l'esercizio di funzioni amministrative proprie e delegate di istituzioni pubbliche e private. Riteniamo che il tentativo di salvare alcune istituzioni, offrendo loro una lunga sopravvivenza attraverso il conferimento di una patente di pubblica utilità sociale, che avranno avuto magari in altre epoche, ma che ora la logica dei tempi frantuma e sorpassa rappresenta una strada molto pericolosa in quanto ha, come sbocchi, la stagnazione della crescita dei servizi direttamente gestiti dall'Ente delegato; avrebbe una vita piuttosto asfittica e una permanente concorrenzialità fra istituzioni pubbliche e private, male inseribili e male governabili, risultanti talora da spinte corporative e molto spesso tratte al mero profitto economico.
Da qui nasce il nostro dissenso ad un inserimento, senza condizioni (con le condizioni magari ci sarebbe il consenso), di Enti privati e pubblici nel processo formativo ed esecutivo dei progetti di piano a livello zonale e comprensoriale.
Abbiamo avuto la possibilità di sentire, nel corso delle discussioni in Commissione e delle consultazioni, alcuni rilievi secondo i quali questa legge non ha finanziamenti e quindi non sarebbe realizzabile. Riteniamo che questa legge sia uno strumento per la realizzazione di un principio politico secondo la corretta interpretazione costituzionale. Certamente non è una legge che si chiuda con l'articolo che indica l'entità del finanziamento e il relativo capitolo di bilancio, né potrebbe essere così congegnata in quanto è norma regolarizzatrice e in quanto sostanzialmente rimanda alla formulazione del piano zonale la definizione degli impegni finanziari. Non va inoltre dimenticato che accorpando opportunamente funzioni proprie e funzioni delegate, ponendo in essere forme integrate di servizi, si dovrebbe ottenere un alleggerimento dei costi a parità di qualità dei servizi.
Appare ancora utile suggerire che il criterio della consistenza demografica non può essere i solo criterio utilizzabile per la commisurazione degli interventi finanziari ai Consorzi dei Comuni, per la realizzazione dei piani zonali; se non si attivano altri criteri, che bisogna naturalmente scoprire, si profila il rischio potenziale di creare squilibri nella crescita delle varie zone.
Come rappresentante del Partito socialista mi è parso opportuno porre l'accento su alcuni punti che, secondo le linee politiche ed ideologiche del mio Partito meritavano questa sottolineatura (anche se avviene nella più grande indifferenza dei Consiglieri, ma questo è un fatto scontato del quale più nessuno si preoccupa).
La contrapposizione o la divergenza su alcuni punti della proposta di legge deve fare muovere alla ricerca di soluzioni che non siano frutto di patteggiamenti e neanche frutto di mezze misure o di compromessi incongruenti, ma siano il risultato di questo incontro dialettico, di questa verifica.



SOLDANO Albertina

Voi in Commissione non ci siete mai. In Commissione c'é sempre soltanto la D.C. ed il P.C.I.



BELLOMO Emilio

Non sono della Commissione, altrimenti mi farei carico di questo dovere di Consigliere. Comunque di questo dovreste sentirvi orgogliosi.
Intendo dire che vogliamo la chiarezza ed il raggiungimento di un obiettivo ragionato, meditato, verificato, sia pure in contrapposizione dialettica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere, Signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Desidero riassumere brevemente la posizione del Partito repubblicano italiano riguardo alla legge che dovremmo votare. Mi riferisco al momento in cui votammo la legge sulla zonizzazione, che non ebbe il voto favorevole del PRI perché era stata ritenuta irrazionale e non corrispondente alle indicazioni che sarebbero venute poi dall' eventuale riforma sanitaria.
Dopo la presentazione dei progetti di legge n. 104 e n. 154, il Gruppo repubblicano si assunse subito la responsabilità di dichiarare che non riteneva opportuna la discussione di tale legge, che sarebbe stata anticipatrice di quanto eventualmente avrebbe potuto essere contenuto nella riforma sanitaria, e saremmo stati ben lieti che fosse anticipatrice del contenuto della riforma sanitaria, ma eravamo preoccupati piuttosto di eventuali norme contrastanti che avrebbero poi costretto il Consiglio a correggere una legge appena emanata, il che avrebbe creato una certa confusione all'interno della comunità regionale.
Tale punto di vista non ha ragione di mutare oggi. Mi voglio richiamare alla nostra posizione nazionale apertamente dichiarata in un documento discusso in questi giorni unitamente a quelli degli altri partiti, nel quale si dice appunto che riteniamo necessaria una discussione fra i partiti sulla riforma sanitaria, ormai indilazionabile, con assunzione di precisi impegni, in modo da evitare, in seguito, ogni ulteriore dilatazione delle spese. Ma il PRI aggiunge nel suo documento: "appare impossibile che il reale perseguimento di obiettivi assegnati al servizio sanitario nazionale ed il rispetto dei limiti oggettivi di bilancio avvenga senza uno strumento di programmazione nazionale, approvato dal Parlamento, il piano sanitario nazionale che specifichi nel tempo questi obiettivi, definisca parametri generali per i moduli organizzativi dei servizi singoli, per la determinazione degli organici, per le norme di erogazione delle singole prestazioni sanitarie e identifichi le esigenze prioritarie del servizio sanitario nazionale in ordine alla ricerca biomedica e alla formazione e all'aggiornamento del personale sanitario e non".
Ho voluto essere precisa nella lettura perché alcuni aspetti contenuti in questo programma nazionale sono anche contenuti in questa legge.
D'altra parte, quanto il Gruppo repubblicano va dicendo oggi è coerente con la sua azione nei confronti della formazione professionale. E' noto al Consiglio che il Gruppo repubblicano ha presentato una proposta di legge regionale sulla formazione professionale.
Alle obiezioni che venivano fatte dalla Giunta, cioè di una certa impossibilità a discutere della formazione professionale laddove manca una legge quadro nazionale, noi, per coerenza con la nostra posizione nei confronti della legge che oggi ci viene presentata, non abbiamo chiesto che il nostro progetto di legge venisse discusso in Commissione. Ma proprio questo ci rende oggi più forti (se le indiscrezioni che ci vengono dai giornali e ancor più dai nostri stessi partiti su una presa di posizione a livello governativo con emanazione di eventuali decreti in merito alla riforma sanitaria, oltre all'emanazione dei decreti delegati della legge n.
382, sono vere) e ci rende ancora più fermi nella nostra posizione iniziale.
Non abbiamo alcun pregiudizio a che oggi venga discussa questa legge perché riteniamo un diritto-dovere della maggioranza di governare, per cui se la maggioranza ritiene opportuno mandare avanti questa legge, sarà sua responsabilità farlo. Da parte nostra non riteniamo opportuno, in questo momento, la votazione della legge, proprio perché non vogliamo, creare confusioni di rifacimento di leggi a breve distanza e quindi sconcerto all'interno della comunità regionale.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il testo unificato è frutto di una lunga, attiva e, a quanto mi risulta, partecipata consultazione svolta nei mesi passati con la comunità piemontese. Ancora ieri, in sede di I Commissione, in occasione dell'esame del Piano di sviluppo, è emersa la necessità di porre con chiarezza le basi per la riorganizzazione delle strutture socio-sanitarie e assistenziali.
Pensiamo all'entità dell'erogazione di spesa nella realtà piemontese: oltre mille miliardi per quanto riguarda il servizio sanitario; nel campo dell'assistenza invece esiste un punto interrogativo, proprio per la mancanza di conoscenza ancora ieri manifestata. Nel momento del trasferimento delle IPAB alla Regione è arrivato agli Assessorati un elenco di 700 Enti, ma si è accertato che sono 1400. Questa situazione non può che portare alla domanda prioritaria di riorganizzazione, che d'altra parte si pone nella logica delle scelte.
Il testo unitario indubbiamente rappresenta un passo in avanti, perch ha recepito e ha saputo cogliere i punti necessari per poter capire che se si vuole realmente riorganizzare e avviare una fase nuova di riforma (parola che, purtroppo, molte volte pronunciandola incominciamo a provare una certa vergogna, forse perché pensiamo che solo le persone si riformano nel senso che invecchiano, mentre i contenuti delle riforme non avanzano) che abbia punti di riferimento, che sia culla ma non tomba, con tutto rispetto per la citazione del collega Bellomo, che aveva ben altro significato, ad ogni modo, un servizio sanitario che sappia essere di sussidio allo sforzo che il Paese compie nel momento produttivo e nel momento della medicina preventiva. Ricordo che la Regione Piemonte è stata sensibile di fronte ai fatti drammatici dell'IPCA. Oggi abbiamo la necessità di andare a qualche cosa di più serio, anche perché se non ci muoviamo in questo campo, se non incominciamo ad andare a vedere perché in certi posti di lavoro le condizioni di salute hanno conseguenze drammatiche che deteriorano lentamente le condizioni dei lavoratori , le condizioni generali ambientali; se lasciamo questo allo spontaneismo non risolviamo nulla. Oggi di questi problemi se ne occupano i Sindaci, se ne devono occupare i medici provinciali, se ne occupano gli Ufficiali sanitari. Qual è il punto di riferimento dei momenti democratici, qual è il punto di aggregazione? Qual è il momento di collocazione? Lasciamo che questo sia soltanto momento di lotta. La lotta deve esistere per portare avanti idee di progresso, però le istituzioni sappiano dare un significato al termine di lotta e sappiano trovare il momento unitario. Il riferimento alle norme alle chiare disposizioni in merito era già scritto nella Carta costituzionale, se lasciamo il cittadino in una situazione così disorganizzata di totale non conoscenza, in una realtà di interventi frammentari e settoriali, non risolviamo il problema.
Il numero degli emendamenti presentati da parte di chi ha vissuto maggiormente il momento del confronto e della costruzione del testo unificato, dimostra che esistono ancora dei nodi politici. L'articolo 7 ha un significato più politico e merita un approfondimento ulteriore, là dove si chiede la partecipazione dei Consiglieri comunali.
Ci sono elementi che dimostrano che è necessario rendersi conto che siamo arrivati ai limiti estremi, ognuno nel momento della votazione pu farsi carico delle sue responsabilità. In ogni caso, come rappresentante della maggioranza e come rappresentante del Consiglio regionale, non posso fare a meno di esprimere riconoscenza e gratitudine verso i colleghi della V Commissione che con tanta fatica hanno saputo camminare sulla falsariga che la Regione percorre da oltre sette anni, hanno fatto passi precisi, di contemperamento, di efficienza, di utilizzo delle disponibilità sempre molto limitate, nell'ottica della programmazione.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Cardinali, ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ogni volta che esaminiamo documenti e disegni di legge sui quali vi è un certo tipo di scontro cerco di rifarmi alla coerenza che il nostro Gruppo ha tenuto nella sua vita regionale, nella prima come nella seconda legislatura.
Non posso dimenticare di essere stato, per conto dell'allora IV Commissione, relatore di maggioranza nella prima legislatura di un documento che affrontava il problema sollevato dalla proposta di legge del Comune di Settimo e altre comunità con le quali si cercava di spingere la Regione a diventare l'Ente coordinatore di una serie di iniziative che portassero sostanzialmente all'unificazione dei servizi socio-sanitari e assistenziali.
Quella relazione, che venne approvata all' unanimità dal Consiglio regionale, pur non arrivando a conclusioni immediate, terminava prospettando in termini concreti e ravvicinati di attuazione la realizzazione di quegli organismi che questo disegno di legge intende portare avanti.
Anche allora si diceva che la riforma sanitaria era alle porte: gli anni intercorsi non sono stati certamente guadagnati. E' certamente un atto concreto se ciò che si attua è proposto, addirittura è sanzionato da accordi di tipo governativo con i Partiti dell'astensione per quanto concerne la legge n. 382. Non c'è dubbio che le proposte avanzate dalle Regioni hanno trovato una larga base comune; il legislatore nazionale non dico che abbia gettato la spugna, perché credo non la getterà mai, ma certamente ha riconosciuto il ruolo delle Regioni. A livello parlamentare il riconoscimento ha finito con conquistare un poco tutti i Gruppi, mentre (è la tesi che ho sempre sostenuto) tutti i Gruppi indistintamente erano per istinto antiregionalisti.
Questi riconoscimenti, queste prospettive che si aprono nella direzione da noi indicata, non ci fanno ritenere di dover abbandonare il campo in attesa che si perfezioni nella sua interezza un disegno riformatore sanitario, che oltre tutto non potrà scivolare dalle strade indicate dall'esperienza di base delle Regioni.
Mi trovo quindi nella circostanza di dover esaminare il disegno di legge unificato, che rappresenta lo sforzo congiunto della Giunta e del Gruppo della Democrazia Cristiana, in termini assolutamente sereni ed obiettivi, per quello che vale, per quello che ritengo possa rappresentare come utilità immediata, per quello che avvia come processo di razionalizzazione di meccanismi che di razionale oggi hanno poco; il settore socio-sanitario è forse uno dei pochi in cui il pluralismo finisce con essere negativo e mi pare che qualcuno lo abbia già detto. D'altra parte il disegno di legge unificato non propone termini essenzialmente rigidi o non pone delle gabbie vere e proprie nella gestione dei servizi bensì apre l'indicazione a quelle forme associative che da anni le nostre Amministrazioni comunali e tutti gli enti pretendono. Da questo punto di vista, porre oggi il problema in termini di differimento perché siamo alle porte della riforma sanitaria, che magari presenterà ancora qualche tempo lungo, significa sfuggire alla realtà. Onestamente non comprendo per quale ragione, allora, di fronte ad un disegno di legge presentato dalla maggioranza, la Democrazia Cristiana abbia presentato una propria proposta di legge; al limite, se avessimo in quella circostanza ritirato immediatamente il disegno di legge della Giunta e portato in discussione la proposta del Gruppo della D.C., credo saremmo passati al suo esame e l'avremmo certamente votata.
E' stato presentato un nutrito fascicolo di emendamenti (il nostro Gruppo non ne ha presentati e questo lascia supporre quale sarà il nostro comportamento) i quali richiedono o presuppongono la richiesta di un perfezionamento del testo di legge.
Se venisse avanzata la richiesta di protrarre di 10/15 giorni la seduta per mettere a fuoco alcuni elementi non sufficientemente chiari (si sono già riscontrati augusti precedenti in questo senso) non si susciterebbe alcun scandalo. Mentre lo susciterebbe la richiesta di protrarre sine die l'avvio di una normativa che è una normativa che avvia nuove iniziative: ad esempio la costituzione di consorzi di Comuni per gestire i servizi sanitari, che costituisce l'ipotesi minima ipotizzabile per gestire questo tipo di servizio; non votando o procrastinando per queste ragioni, ci toglieremmo anche quella possibilità di intervento razionalizzatore. Mi spiace che non ci sia il Presidente della Giunta che ama i ricorsi tra lo storico e il militare: siamo un poco come all'epoca dell'esercito del Generale Von Sachs: cento mila uomini destinati a diventare il grande esercito. Era meglio se non nascevano, i cento mila uomini di quella circostanza, ma il fenomeno era uguale. Sul piano organizzativo si costituiva in embrione l'insieme degli organismi destinati, come oggi, a far gemmare, in tutte le direzioni, che ci auguriamo la riforma precisi al più presto, la possibilità operativa e gli interventi che rendono funzionante una volta per tutte l'organismo. Mi rifaccio alla richiesta di sollecitazione fatta dal Presidente della Giunta per quanto riguarda l'aggancio del personale delle mutue, la razionalizzazione degli Enti: se non risolviamo tale problema, non usciremo da questa situazione. Il procrastinare i limiti ci toglie la possibilità di calarci nell'immediato e nella realtà. Con l'intervento odierno non sovvertiamo nulla, non distruggiamo o soffochiamo nessuna iniziativa di carattere spontaneo, ma diamo agli Enti più qualificati per operare nel settore il mezzo, lo strumento per addivenire realmente alla costruzione di quell'embrione di organismi di gestione che sono indispensabili e non procrastinabili.



PRESIDENTE

Mi pare di avere inteso il Consigliere Cardinali prospettare una richiesta di sospensione di 10-15 giorni, al fine di esaminare gli emendamenti presentati e di raccordare le cose sinora dette. Prima di procedere alla discussione di carattere generale, vorrei sentire il parere dei Gruppi.
La parola al Presidente della Giunta che si esprime su questo argomento.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, se ho bene inteso si tratterebbe, attraverso una riunione dei Presidenti dei Gruppi, di concordare l'opportunità di un breve rinvio dell'ulteriore discussione e quindi della votazione della legge in questione, al fine di esaminare in modo più approfondito tutte le istanze oggi rappresentate. Dico istanze per dire eventuali modificazioni suggerimenti, emendamenti alla legge. La Giunta regionale intende dichiarare che è d'accordo, che ha sempre favorito, in ogni momento, il dialogo all'interno del Consiglio. Questa è l'occasione di un confronto, di una meditazione, di un approfondimento dei temi e quindi dichiara di essere d'accordo, se questo si realizza nel breve rinvio; se si trattasse, invece di una richiesta di rinvio sine die non avrebbe senso la richiesta perch potrebbe significare un abbandono della legge e non certamente un approfondimento sulla medesima.
Concordo con il Presidente del Consiglio sulla necessità di una riunione dei Presidenti dei Gruppi.



PRESIDENTE

Il Consigliere Marchini desidera aggiungere qualcosa su questo argomento? Ha facoltà di parlare.



MARCHINI Sergio

In definitiva il mio intervento vuole essere solo su questa questione.
Bene o male tutti gli interventi sono stati fatti un po' con il morto, con il fantasma su che cosa si voleva concludere. Non è stato molto corretto però, da parte di qualche forza politica, non essersi espressa. Intervengo sul problema procedurale per dire che, indipendentemente dall'intervento del collega Cardinali, la legge va affrontata e portata avanti nel dibattito consiliare, oggi o un'altra settimana. La pregiudiziale sulla mancanza di una legge quadro, a mio avviso, non impedisce che l'attività politico, legislativa e culturale, svolta in Commissione, non debba avere la sua naturale maturazione in Consiglio regionale con i risultati che dovranno venir fuori secondo la logica dei numeri e delle idee; se poi questo per qualche misura non sia attuale, nella misura in cui non trova ancora riferimento in una legge quadro generale, potrà essere motivazione di un certo mio orientamento; mi pare però che troncare a questo punto sia illogico. Concludo quindi l'intervento generale proponendo di andare avanti nella discussione, valutare le diverse posizioni, arrivare comunque ad una decisione su questo argomento per chiudere un'attività svolta in Commissione e in Consiglio regionale: sarà comunque un risultato con un suo contenuto, con una sua proposta, e non è detto addirittura che non sia una componente di un dibattito di livello nazionale. La logica delle Regioni significa anche un mutuo scambio di esperienze tra Regioni e Stato, perch non possiamo continuare a considerare anche in termini cronologici queste due realtà esterne l'una all'altra, quindi l'elaborazione culturale a livello regionale può essere un contributo al dibattito a livello nazionale. In questi termini, dando magari per scontato un mancato visto del Commissario del Governo o un'inoperatività, rischi possibili, nulla ci impedisce di continuare sino alla sua logica conclusione questo tipo di esperienza su un argomento così importante.
Molto puntualmente il collega Cardinali, con la caratteristica che lo distingue, ha saputo cogliere con molto realismo la situazione nella misura in cui tutto si riduce all'esame di una serie di emendamenti che, anche se stringati nella loro formulazione, in definitiva possono proporre dei problemi abbastanza delicati; rinviamo pure a "udienza fissa", come diciamo noi avvocati, questo argomento e continuiamo senza impegno alcuno sulla valutazione che daremo su queste proposte.



PRESIDENTE

Riassumendo, il Consigliere Cardinali ha avanzato una proposta, la Giunta si è dichiarata disponibile e credo di capire che anche il Consigliere Marchini ha detto che, a data fissa e certa, si potrà riprendere l'esame dopo che gli emendamenti siano stati valutati. Rispetto a questa sospensiva preciso che ora dovrebbe prendere la parola chi eventualmente non fosse d'accordo sulla procedura, oppure chi volesse motivarla in forme differenti.
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, il mio Gruppo ha presentato una proposta di legge ha seguito con grande impegno in Commissione l'elaborazione della materia ha incominciato ad intervenire in aula nella discussione entrando sul merito e quindi non si dispone a proporre delle pregiudiziali che stronchino la fase di elaborazione e di conclusione del lavoro importante che il Consiglio ha svolto. Le preannunciate nostre riserve riguardavano non tanto un rapporto con la maggioranza, in questo caso, ma un momento di riflessione e di valutazione che coinvolge allo stesso livello tutti i Gruppi in questa fase. Non sviluppo ora le argomentazioni che potranno avvenire al momento della conclusione del dibattito. Sono sopravvenuti elementi che possono indurci a completare e a concludere questa fase di iter elaborativo e a predisporci a integrarlo con le decisioni che si attendono e le precisazioni che in questi giorni stanno maturando anche a livello nazionale per fare un'opera non velleitaria e completare degnamente un importante lavoro di confronto e di elaborazione politica. Pertanto tralasciando le motivazioni sul merito di questa proposta, riteniamo che la discussione generale, nella quale si precisano le posizioni e le acquisizioni dei Gruppi, debba andare in ogni caso alla sua conclusione.
Non vogliamo forzare l'assemblea e gli altri Gruppi per giungere a tale conclusione; riteniamo intanto che si debba andare alla conclusione della discussione generale: nel confronto e nella valutazione delle posizioni dell' Assemblea e degli altri elementi a noi esterni, potranno essere assunte le decisioni del Gruppo per altro già preannunciate in merito alle motivazioni che possono suffragare la richiesta di un rinvio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ritengo di dover esprimere molto esplicitamente il parere del nostro Gruppo, del tutto consequenziale all'impostazione data nel merito dalla relazione del collega Ferrero e poi dalla Giunta nel breve intervento del Presidente. Riteniamo che su questo provvedimento, su questa legge il lavoro compiuto in Commissione sia stato indubbiamente molto buono, molto proficuo ed abbia portato in realtà a risultati soddisfacenti. Mi rendo conto che sussistono elementi di differenziazione, evidenziati dagli emendamenti e riteniamo che esistano le condizioni, oggi, per arrivare alla votazione, quindi al termine dell'iter del provvedimento legislativo. Colgo in tutte le sue implicazioni e in tutta la sua importanza la proposta del collega Cardinali, vale a dire: dato che tutti riconosciamo un carattere di grande importanza a questo disegno di legge, dato che il confronto è stato molto approfondito e che in ogni caso sul piano del metodo qualsiasi ulteriore occasione per approfondire e andare meglio al confronto sugli emendamenti, va accolta certo nell'ipotesi, se concordata, di un rinvio di 7 o 15 giorni, noi non siamo certamente contrari all'ipotesi. Il fatto invece che si ritenga di andare avanti oggi ci trova pure del tutto preparati. Ritengo che si debba definire la disciplina in materia, frutto di un lungo lavoro: anche per le spinte che ci vengono dalle Amministrazioni locali, ritengo che questo sia l'interesse prevalente rispetto a quello, pur legittimo, del raccordo con la riforma, che peraltro resta ancora incerta nei tempi.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste di parola sulla questione sollevata? Non ve ne sono.
Sospendo per cinque Minuti la seduta per tenere una riunione dei Capigruppo al fine di valutare le sfumature differenti. Mi pare che genericamente quasi tutti si sono dichiarati disponibili alla determinazione di una data fissa, per approfondire, esaminare, discutere e votare: c'é però una differenza che ho colto nell'intervento del Consigliere Bianchi.



(La seduta, sospesa alle ore 13, riprende alle ore 13,30)



PRESIDENTE

Il risultato della riunione dei Capigruppo è di riprendere la seduta del Consiglio oggi pomeriggio. Si continuerà la discussione generale l'esame della legge con tutte le sue particolarità; con gli emendamenti, al fine di terminare la votazione entro la giornata di oggi, ragion per cui aggiorniamo i nostri lavori alle ore 15,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,35)



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