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Dettaglio seduta n.90 del 14/07/20 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

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Argomento:


GAVAZZA GIANLUCA



(I lavori iniziano alle ore 9.41 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi. Sono Gianluca Gavazza, Consigliere Segretario regionale dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio e, per delega del Presidente Stefano Allasia, dichiaro aperti i lavori inerenti alle interrogazioni e interpellanze.
In merito allo svolgimento delle interrogazioni e interpellanze, come recita l'articolo 100 del Regolamento, iniziamo con l'elenco delle interrogazioni pervenute. Oggi si provvederà a rispondere alle interrogazioni come segue: interpellanza n. 233 presentata dal Consigliere Silvio Magliano, cui risponderà l'Assessore Maurizio Marrone interrogazione indifferibile e urgente n. 251 presentata dalla Consigliera Francesca Frediani, cui risponderà l'Assessore Maurizio Marrone interrogazione indifferibile e urgente n. 300 presentata dal Consigliere Daniele Valle, cui risponderà l'Assessore Maurizio Marrone.
Prego i Consiglieri e gli Assessori di attenersi rigorosamente ai tempi.
Chiedo se volete che gli Assessori continuino a mandare le mail con le risposte alle interrogazioni. Poiché siete favorevoli, continuiamo come facevamo prima. Pertanto, è espressa richiesta della Presidenza l'invio delle risposte tramite posta elettronica agli interroganti.


Argomento: Privacy - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 233 presentata da Magliano, inerente a "Diritto-dovere di informazione e diffusione dei dati sanitari: fragili equilibri da salvaguardare durante la pandemia"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interpellanza n. 233.
Ricordo che per l'illustrazione dell'interpellanza, come recita l'articolo 69, comma 3 e comma 101 del Regolamento, è prevista l'illustrazione dell'interpellante per cinque minuti, la risposta della Giunta regionale per cinque minuti ed è prevista, a facoltà dell'interpellante, la replica per cinque minuti.
Illustra l'interpellanza il Consigliere Magliano, per cinque minuti.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
L'oggetto dell'interpellanza recita: "Diritto-dovere di informazione e diffusione dei dati sanitari: fragili equilibri da salvaguardare durante la pandemia".
Nella premessa, faccio riferimento al fatto che nella pagina iniziale del sito istituzionale della Regione Piemonte è facilmente individuabile e consultabile una sezione dedicata alla mappa dei contagi da COVID-19. Tale mappa, quotidianamente aggiornata in base ai dati forniti dall'Unità di crisi COVID della Regione Piemonte, consiste in una visuale cartografica del territorio regionale da cui, ponendo il cursore in corrispondenza del territorio relativo a ciascun Comune, si ha immediata notizia sia in merito i cittadini contagiati sia in merito a quelli posti in quarantena.
A tale proposito, sono recentemente emerse (mi scuso con l'Assessore Marrone, ma è evidente che si tratta di un'interpellanza scritta nel periodo dell'emergenza COVID e del lockdown, quindi sono aspetti che riguardavano quel periodo) da parte di molti amministratori del Chierese lamentele anche aspre e puntute circa tale modalità di diffusione dei dati relativi ai contagiati da COVID-19 residenti nei loro territori.
Come ho descritto, tra l'altro questi dati venivano divulgati liberamente senza alcun tipo di check da parte di soggetti della comunicazione della collina, pertanto attraverso i giornali mediamente più letti all'interno del Chierese. Nello stesso tempo, in una nota del 23 marzo diffusa dal Vicesindaco della Città metropolitana, dottor Marocco, venivano comunicate ai Sindaci dei Comuni e della Città metropolitana di Torino le nuove modalità per la trasmissione dei dati sensibili sui casi di contagio. Come specificamente indicato, si trattava di una scelta dettata dall'attenzione a ridurre al minimo i rischi di violazione dei contenuti e per assicurare una più alta protezione dei dati.
Fondamentalmente, nel "rilevato" pongo che, a evidente conferma dell'inopportunità di lasciare libera consultazione dei dati circa lo stato del contagio della popolazione di ciascun Comune del territorio piemontese e del conseguente disagio cui vengono sottoposti i cittadini amministratori, peraltro in una fase storica in cui essi sono già vessati sotto molteplici profili dalla quotidianità (stiamo parlando della crisi sanitaria), l'ASL TO5 ha recentemente comunicato di mettere a disposizione di tutti gli amministratori, e dunque dei cittadini, una squadra di psicologi al fine di affrontare le fragilità così tanto provate dalle questioni sopra riferite.
È di assoluta evidenza la diversità di trattamento che ricevono i dati sanitari da parte delle differenti istituzioni: la Città metropolitana di Torino si è preoccupata di.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Magliano. Chiedo, gentilmente, silenzio in aula. Grazie.
Prosegua.



MAGLIANO Silvio

La Città metropolitana di Torino si è preoccupata di tutelare e garantire la sicurezza della trasmissione e della diffusione, cioè i dati che venivano comunicati dai Sindaci a Città metropolitana, mentre la Regione pubblica quotidianamente, a semplice portata di click, i dati dei contagiati per ciascun Comune del territorio, con poco riguardo per quei centri più piccoli per i quali la diffusione dei dati sanitari, talvolta nemmeno verificati, può comportare panico generalizzato nella popolazione.
Se, da un lato, si può ritenere utile la diffusione dei dati aggregati circa la popolazione piemontese contagiata e posta in isolamento domiciliare, dall'altro si ritiene di voler richiamare una tutela rafforzata dei dati sanitari tanto più quando essi comportano comunicazione dei dati di enti di piccole dimensioni in cui la comunicazione pu esacerbare la sensibilità della popolazione e suscitare una sensazione di disagio diffuso.
Interpello - e concludo, Presidente - la Giunta per sapere se vi sia l'intenzione di riconsiderare la modalità di comunicazione dei dati dei cittadini piemontesi contagiati dal COVID-19 e di quelli posti in isolamento domiciliare, e se sia intenzione dell'Amministrazione di comunicare i dati aggregandoli su base provinciale come avviene in altre Regioni, ad esempio Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Marche, Toscana e Puglia.
Il concetto qual è, e concludo veramente? Il problema, Assessore, è che erano segnalati i contagiati che magari avevano residenza in un Comune, ma non vivevano più in quel Comune da tempo, quindi i Sindaci, senza sapere nulla, si trovavano una serie di contagiati e una serie di soggetti che avrebbero dovuto stare in quarantena, ma non è detto che la quarantena la stessero facendo in quel Comune e non è detto che fossero ancora residenti lì. È iniziato, pertanto, a esserci un problema di comunicazione rilevante perché i Sindaci, soprattutto (almeno, nelle segnalazioni che ho avuto io) del Chierese, vedevano il numero dei contagiati, il numero delle persone in quarantena, di cittadini di cui, però, non avevano nessun tipo di comunicazione e informazione.
Da qui, la mia richiesta, e questa - lo dico all'Assessore - magari la pongo come un'interrogazione anche per quello che potrebbe (mi auguro di no) capitare in futuro: chiedo che ci sia la stessa modalità di gestione di quei dati, perché ad esempio la Città metropolitana chiedeva ai Sindaci un doppio livello di check di privacy, proprio perché si tratta di dati assolutamente riservati e ipersensibili. Di conseguenza, avevamo la totale trasparenza con dati incontrollati da parte della Regione, che diceva tutto, mentre la Città metropolitana applicava uno stretto protocollo con gli amministratori. Da qui, queste mie due domande.
Grazie, Presidente, ho finito, le chiedo scusa se ho usato troppo tempo.
Poiché lei l'ha ricordato all'inizio, sto ancora aspettando alcune risposte scritte alle interpellanze delle scorse settimane.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Magliano per l'illustrazione.
Ricordo a tutti gli interroganti e agli Assessori che dovranno rispondere che, essendo ritornati in Aula, dobbiamo riprendere quei vecchi usi e costumi di intervenire in piedi. Grazie.
Per conto della Giunta, si è reso disponibile alla risposta l'Assessore Maurizio Marrone.
Prego, Assessore, ne ha la facoltà per cinque minuti.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Ho ricevuto, in risposta all'interrogazione del Consigliere Magliano dall'Assessore Icardi questa nota, che vado a leggere.
Con riferimento all'interrogazione in oggetto, si precisa che la vigente disciplina nazionale vieta la diffusione dei dati relativi alla salute.
Tale divieto non è stato derogato dalla normativa d'urgenza sull'emergenza epidemiologica da COVID-19.
In particolare, le Aziende Sanitarie, le Prefetture, i Comuni e qualsiasi altro soggetto pubblico e privato non possono diffondere, attraverso siti web o altri canali, i nominativi dei casi accertati di COVID-19 o dei soggetti sottoposti alla misura d'isolamento per finalità di contenimento della diffusione dell'epidemia o per il contrasto di fake news.
Infatti, la pubblicazione dei casi resi a disposizione dall'Unità di crisi sul portale regionale, essendo anonima e tenuto conto che, sulla base d'informazioni disponibili, non ha registrato casi di riconduzione allo specifico soggetto, anche per i Comuni di piccole dimensioni non viola la privacy. Tuttavia, tenuto conto della segnalazione pervenuta, si precisa che è intenzione regionale chiedere una nuova valutazione al Dipartimento Interaziendale Funzionale a valenza regionale, "Malattie ed emergenze infettive", incardinato nell'organigramma dell'ASL Città di Torino, che dal 1° luglio 2020 si occupa anche delle attività svolte fino ad oggi dall'Unità di crisi.
È certamente obiettivo comune quello di evitare che i dati sanitari, specie nei piccoli Comuni, possano essere ricondotti a specifiche persone, anche se pubblicati in forma anonima e aggregata.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Marrone per la risposta.
Ha facoltà di replica per cinque minuti il Consigliere Magliano.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Ringrazio, altresì, l'Assessore, cui chiedo, a questo punto, se posso avere già la copia della sua risposta senza attendere la mail.
Come l'Assessore immagina, se dovesse pervenire il dato secondo cui ci sono due contagiati, più sono piccoli Comuni e più si creerebbe, oggettivamente molta più tensione e molta più paura rispetto a una grossa città. Nei piccoli Comuni, infatti, quando si è diffusa la notizia di tre soggetti contagiati, è partita una sorta di "caccia al contagiato", per capire chi fossero tali soggetti. Per assurdo, in alcuni casi - ad esempio, quello che ho citato poc'anzi - le due persone contagiate erano sì residenti in quel Comune, ma avevano vissuto gli ultimi 15 anni altrove. Si crea, dunque questo problema.
Prendo quindi atto della risposta dell'Assessore: peraltro, non ho mai detto che avremmo pubblicato nome e cognome sui siti, ci mancherebbe! Le poche reminiscenze di diritto che ho mi fanno pensare che sarebbe oltremodo non adeguato! Però, da questo punto di vista, prendo anche atto della disponibilità a cercare di contenere il più possibile il fenomeno. Perch finché si parla di numeri in grandi città è un conto; il discorso cambia invece, quando sono interessati i Comuni sotto i 500 o 600 abitanti, dove diventa molto più facile cercare di capire chi è il soggetto "contagiato".
Da questo punto di vista, quindi.



PRESIDENTE

Scusi se la interrompo, Consigliere Magliano.
Abbiate pietà e pazienza, ma prendete posto senza fare troppo rumore.
Grazie.
Prego Consigliere, continui pure.



MAGLIANO Silvio

La ringrazio, Presidente. Mi avvio alla conclusione.
Prendo atto, comunque, che è stato colto lo spirito costruttivo della mia interpellanza, affinché, nel caso in cui possa ricapitare un fatto del genere (ci auguriamo tutti di no!), si faccia molta attenzione a comunicare questi dati, soprattutto nei piccoli Comuni, perché potrebbero in qualche modo ingenerare problemi di gestione del territorio e della comunità locale, che ricadrebbero tutti sui nostri Sindaci. Ho concluso.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Magliano, per la replica.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 251 presentata da Frediani, inerente a "Violazione dell'articolo 8 del Decreto Legge 9 marzo 2020 n. 14"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 251.
Ricordo che per le interrogazioni indifferibili e urgenti è prevista l'illustrazione da parte dell'interrogante per due minuti e la risposta dell'Assessore per tre minuti. Non è prevista replica.
Illustra l'interrogazione la Consigliera Francesca Frediani; ne ha facoltà per due minuti.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente; buongiorno, Assessore.
La mia interrogazione, che potremmo ormai considerare superata, può essere comunque utile per fornire qualche elemento che potrà essere utilizzato durante gli approfondimenti che faremo in IV Commissione. Parliamo dell'articolo 8 del decreto legge 9 marzo 2020, n. 14. Precisiamo innanzitutto, di che cosa si tratta, cioè in cosa consista quest'articolo 8.
L'articolo 8 si riferisce alle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA), e prevede, in particolare, che le Regioni istituiscono entro dieci giorni dall'entrata in vigore del presente decreto, presso una sede di continuità assistenziale già esistente, una Unità Speciale ogni 50.000 abitanti per la gestione domiciliare dei pazienti affetti da COVID-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero.
L'Unità Speciale - parliamo, quindi, di USCA - è costituita da un numero di medici pari a quelli già presenti nella sede di continuità assistenziale prescelta.
Possono far parte dell'Unità Speciale i medici titolari o supplenti di continuità assistenziale, i medici che frequentano il corso di formazione specifica in medicina generale e, in via residuale, i laureati in medicina e chirurgia abilitati iscritti all'Ordine di competenza.
L'Unità Speciale è attiva sette giorni su sette, dalle ore 8.00 alle ore 20.00, e ai medici per le attività svolte nell'ambito della stessa è riconosciuto un compenso lordo di 40 euro l'ora.
Perché parliamo di violazione? Perché secondo quanto denunciato da alcuni cittadini direttamente all'attenzione del gruppo.



PRESIDENTE

Mi scusi solo un attimo, Consigliera Frediani.
Chiedo per l'ennesima volta all'Aula di fare silenzio.
Prego, Consigliera. Prosegua.



FREDIANI Francesca

Dicevo, secondo quanto denunciato dai cittadini e secondo anche quanto riportato da alcuni quotidiani nel mese di aprile e inizio maggio, pare che le USCA non fossero state implementate utilizzando adeguato personale o meglio, un numero adeguato di personale. Pertanto, abbiamo riscontrato una violazione di quest'articolo, proprio perché abbiamo ritenuto che probabilmente non si sia dato seguito a quanto previsto dal decreto.
La domanda che poniamo - come ripeto, a oggi suona un po' superata, però ci interessa comunque sapere come sia andata - è in che modo la Regione Piemonte intenda porre rimedio alla violazione dall'articolo 8. Vogliamo dunque capire come si sia poi posto rimedio a quest'insufficienza di personale e si siano potenziate le USCA.
Grazie.



PRESIDENTE

Scusandomi con la Consigliera Frediani per la rumorosità dell'Aula, la ringrazio per l'illustrazione.
Per conto della Giunta, si è reso disponibile alla risposta l'Assessore Maurizio Marrone.
Prego, Assessore, ne ha facoltà per tre minuti.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Con riferimento all'interrogazione in oggetto, si evidenzia che il percorso seguito a livello regionale, aziendale e distrettuale per la realizzazione della rete USCA è stato coerente con le disposizioni previste dal citato articolo 8 del decreto legge n. 14 del 9 marzo 2020, come richiamate dalla legge n. 27 del 24 aprile 2020.
Tale percorso si è sviluppato a seguito dell'entrata in vigore del suddetto decreto, con la promozione, l'indirizzo e il monitoraggio circa l'attuazione, da parte delle ASL, di quest'importante strumento di supporto alla risposta territoriale nel periodo di emergenza, secondo gli standard e le modalità previste dalla normativa nazionale.
Alla data del 5 giugno 2020, a seguito dell'ultimo monitoraggio circa l'articolazione territoriale delle USCA, il loro numero ammonta a 90. Si tratta, pertanto, di una rete ampiamente superiore, a livello complessivo regionale, rispetto allo standard previsto dalla normativa nazionale (un'USCA ogni 50.000 abitanti), coerente con il fabbisogno relativo all'ambito territoriale di ogni ASL del Piemonte, come le stesse hanno debitamente certificato fornendo periodicamente l'aggiornamento dei relativi dati.
Ripercorrendo il percorso seguito per la realizzazione di tale rete, si evidenziano i seguenti passaggi.
Nota della Direzione Sanità del 17 marzo 2020, indirizzata alle ASL, avente a oggetto "Emergenza COVID-19. Attivazione delle USCA", contenente le indicazioni operative regionali per dar corso alle procedure per il reclutamento dei medici e per il conferimento degli incarichi.
DGR n. 2 del 31/03/2021 (Allegato A), con la quale sono state recepite e applicate sul territorio le linee d'indirizzo contenute nella circolare del Ministero della Salute (protocollo n. 7865, del 25 marzo 2020), avente a oggetto "Aggiornamento delle linee d'indirizzo organizzative dei servizi ospedalieri e territoriali in corso di emergenza COVID-19".
Nota dell'Unità di crisi regionale (protocollo n. 19538, del 20 aprile 2020), contenente ulteriori indicazioni per le attività delle USCA, ovvero sulle competenze delle ASL, dei distretti, dei medici di medicina generale e dei medici USCA, per fornire la risposta più appropriata alle esigenze di assistenza a favore dei pazienti affetti da COVID o sintomatici a domicilio e/o in RSA.
Nota della Direzione Sanità alle ASL (protocollo n. 15038, del 7 maggio 2020), che si allega alla presente, contenente ulteriori indirizzi per la pianificazione della rete territoriale USCA, in attuazione dei parametri previsti dalla normativa nazionale.
Accordo integrativo regionale con i medici di medicina generale, firmato con le relative organizzazioni sindacali in data 13 maggio 2020 e recepito con la DGR n. 30 del 15 maggio 2020, nel quale viene definito il modello strategico per la presa in carico del paziente COVID o sospetto tale da parte della rete delle cure primarie, con la funzione complementare integrativa svolta dalla rete USCA dislocata capillarmente sul territorio distrettuale.
Riguardo agli adempimenti attuativi della rete USCA posti in essere dalle ASL, è tuttora in corso il monitoraggio regionale finora articolato nelle seguenti rilevazioni: 14 aprile 2020, primo monitoraggio su Unità attivate; competenze assegnate e modalità d'interazione a livello distrettuale con gli altri soggetti competenti a garantire il percorso assistenziale del paziente COVID sintomatico e/o a rischio. Totale rilevato: 34 USCA attivate, con 352 medici e 33 operatori di supporto (infermieri, OSS e altre figure professionali dell'area sanitaria e socio-sanitaria).
5 maggio 2020, secondo monitoraggio su Unità attivate; personale assegnato e relative ore settimanali. Totale rilevato: 37 USCA attivate con 382 medici (totale ore settimanali 7.973) e 145 operatori di supporto.
Totale ore settimanali 2.028.
20 maggio 2020, terzo monitoraggio su Unità attivate a seguito della suddetta nota regionale (protocollo 15038, del 7 maggio 2020). Totale rilevato: 85 USCA attivate fra sedi centrali e periferiche, con 431 medici.
Totale ore settimanali: 9.033 e 134 operatori di supporto. Totale ore: 1.477.
5 giugno 2020 quarto monitoraggio su USCA attivate, dotazioni di personale e funzioni assegnate (c'è una tabella allegata che potrò fornire alla Consigliera interpellante). Totale rilevato: 90 USCA attivate fra sedi centrali e periferiche con 439 medici. Totale ore settimanale: 9.675 e 162 operatori di supporto, per un totale di ore di 1.614.
Si allega inoltre la tabella b) con la rilevazione dei dati relativi ai casi presi in carico, eseguiti in forma coordinata con la rete dei medici di medicina generale e con gli altri servizi aziendali competenti contenente anche l'elenco dei protocolli operativi e le procedure adottate per l'ottimale espletamento delle attività delle USCA.
Allo stato attuale si ritiene, pertanto, che il Sistema Sanitario Regionale abbia pienamente dato attuazione alla normativa nazionale riguardo all'articolazione della rete USCA e all'espletamento delle funzioni di competenza nell'ambito di un modello di riorganizzazione della medicina di territorio che mira, per tutta la durata delle fasi emergenziali all'articolazione di reti di monitoraggio in grado sia di assistere i pazienti che non necessitano di ricovero ospedaliero, sia di identificare precocemente i casi sospetti e/o a rischio di contagio.
Per quanto attiene al rilievo circa il sistema informativo adottato, si evidenzia che la piattaforma COVID-19 è entrata in vigore il 30 marzo 2020 proprio per affrontare con maggiore efficacia e omogeneità, anche sul piano informatico, la gestione dell'emergenza attraverso l'interazione fra tutti gli attori coinvolti e con l'obiettivo di seguire e tracciare il percorso di cura di ogni persona che viene presa in carico dal Sistema Sanitario Regionale utilizzando in automatico i dati presenti nell'anagrafe "assistiti regionale", dalla richiesta di tamponi al loro esito, dal ricovero fino al trasferimento verso reparto o struttura o alla dimissione in isolamento domiciliare.
Il sistema tiene traccia di tutte le attività che riguardano i pazienti affetti da COVID-19 monitorando nel percorso dell'Azienda sanitaria verso laboratori autorizzati la registrazione del risultato. Inoltre, consente di gestire la disponibilità dei posti letto nelle varie strutture, monitorare quelli disponibili in tempo reale nelle aree critiche (terapia intensiva semintensiva, media intensità ecc.) e mettere a disposizione una panoramica di tutti i posti letto liberi e occupati in ogni ospedale.
È da ritenersi, pertanto, necessario che tutti i soggetti nel Servizio Sanitario Regionale coinvolti nella risposta all'emergenza COVID in tutte le fasi in cui si sta articolando, utilizzino il medesimo strumento informatico per consentire la possibilità di condividere, in tempo reale informazioni cliniche ed epidemiologiche indispensabili per analizzare programmare e gestire in tempi rapidi in un contesto in continua e rapida evoluzione.



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore Marrone.
Ringrazio fin d'ora tutte le colleghe e i colleghi che sono in aula con la giacca, ma ringrazio in particolar modo tutti colleghi che, oltre alla giacca, hanno anche la cravatta.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 300 presentata da Valle, inerente a "Sospensione del servizio educativo presso il reparto di neuropsichiatria infantile del Presidio Ospedaliero Regina Margherita"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 300.
Ricordo che per le interrogazioni indifferibili e urgenti è prevista l'illustrazione da parte dell'interrogante per due minuti e la risposta dell'Assessore per tre minuti. È prevista replica.
La parola al Consigliere Valle per l'illustrazione.
Mi scusi, Consigliere Valle, la invito a indossare la giacca.



VALLE Daniele

Formalmente non è aperto il Consiglio, Presidente.



PRESIDENTE

Siamo in streaming, la prego di indossarla.



VALLE Daniele

Presso l'Ospedale Regina Margherita, in particolare presso il reparto di neuropsichiatria, era previsto un servizio, ed è tuttora previsto, di accompagnamento affidato a educatori professionali che affiancano professionisti sanitari.
Si tratta di un servizio che ormai andava avanti da diversi anni e che prevedeva la presenza di otto educatori forniti da una cooperativa.
L'ultimo affidamento risale al 2015 ed era stato prorogato nel 2018 fino al 31 luglio del corrente anno.
L'oggetto di quest'interrogazione riguarda il mancato nuovo affido o nuova proroga del servizio, perché sarebbe intenzione della Direzione sanitaria assumere direttamente due collaboratori come educatori professionali a tempo determinato per svolgere l'attività che portavano avanti in precedenza, tramite affidamento. La preoccupazione nasce dal fatto che c'è un'importante riduzione del numero dei collaboratori (si passa da otto a due).
Ci interessava conoscere quali sono gli intendimenti e le ragioni dell'ASL e i motivi di questa scelta.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Valle per l'illustrazione.
Per conto della Giunta, si è reso disponibile alla risposta l'Assessore Maurizio Marrone.
Prego, Assessore, ne ha facoltà per tre minuti.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
In riferimento all'interrogazione regionale n. 300 relativa al servizio educativo presso l'Ospedale Infantile Regina Margherita dell'Azienda ospedaliera Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino, si comunica quanto segue.
La Struttura Complessa Neuropsichiatra Infantile Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino, ha la funzione di garantire l'assistenza nelle situazioni che, per complessità o gravità, non possono essere gestite in ambito territoriale. Opera in stretta sinergia con altre discipline dell'ospedale.



PRESIDENTE

Mi scusi, Assessore.
Prego i Consiglieri di prendere posto e di mantenere il distanziamento.
Grazie.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore regionale

Opera in stretta sinergia con altre discipline dell'ospedale per la gestione di patologie complesse come, ad esempio, malformazioni del cranio e dell'encefalo, epilessie resistenti al trattamento, disturbi del neurosviluppo su base metabolica, lesioni cerebrali acquisite e tumori cerebrali.
L'équipe assistenziale della neuropsichiatra infantile è composta da personale medico, infermieristico, psicologi dell'età evolutiva, educatori e operatori socio-sanitari. Sono state analizzate le attività dei profili professionali per la completa presa in carico dei pazienti che, di seguito sono riassunte.
Neuropsichiatria infantile, attività di valutazione neuropsichiatrica (diagnosi e progetto terapeutico con presa incarico specialistica) prescrizione di esami clinico strumentali e di terapia farmacologica con monitoraggio della stessa .
Psicologo: psicodiagnosi, psicoterapia intensiva, sostegno alle funzioni genitoriali, psicoterapia intensiva familiare .
Infermiere pediatrico: accoglienza, osservazione del comportamento del paziente e delle sue funzioni, gestione del passo assistito e dell'alimentazione enterale, partecipazione alla gestione del paziente con psicopatologia acuta, agitazione e comportamenti autolesivi, monitoraggio dei parametri vitali, somministrazione dei farmaci e sorveglianza sulla loro assunzione, osservazione e possibile eventi avversi.
Operatore socio-sanitario: coadiuva l'infermiere in alcune attività come la gestione del passo assistito, la gestione dei comportamenti violenti e delle crisi di agitazione, il monitoraggio dei parametri vitali, il supporto alla socializzazione e la partecipazione alle attività.
Educatore: attività ludico-terapeutica coerente con il progetto di cure individuali e di gruppo, ascolto attivo del paziente e contenimento delle eventuali emozioni emergenti, supporto al funzionamento relazionale del paziente nel reparto, contenimento dell'aggressività.
In relazione al servizio educativo per il reparto di neuropsichiatria infantile, è stato richiesto dal Direttore e dal coordinatore della Struttura Complessa, dal Direttore di Dipartimento e dal Dirigente della Struttura Complessa - Direzioni professioni sanitarie - con nota protocollata 27409 del 12 marzo 2020 che, alla scadenza prevista per il 31 luglio 2020, il contratto non fosse rinnovato, ma che fossero assunti due educatori.
La Direzione del Dipartimento di patologia e cura del bambino Regina Margherita ha valutato, infatti, che il ruolo dell'educatore sia fondamentale nella gestione delle patologie neuropsichiatriche. Pertanto la Direzione aziendale ha deciso di inserire nell'équipe multiprofessionale anche tale professionalità. Si è dato corso all'inserimento di tali figure mediante assunzione e, nei prossimi mesi, verrà attentamente monitorata l'efficacia e il mantenimento dei risultati nel tempo.
L'attività ospedaliera si caratterizza per la cura della fase acuta e di stabilizzazione della malattia. pertanto, l'attività educativa, al di fuori del contesto ospedaliero di reinserimento sociale, è prerogativa della presa in carico territoriale dell'adolescente.
Rimango a disposizione per eventuali chiarimenti.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Marrone, per la risposta.
Ringrazio tutti e tutte e, nel ringraziare il Presidente Allasia per la delega, dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 10.11 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta inizia alle ore 10.14)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Prima di aprire la seduta, richiamo l'attenzione a tutti i presenti sulle misure di sicurezza disposte con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 105 del 10 luglio, a protezione dei componenti del Consiglio regionale dei dipendenti e collaboratori.
Riassumo qui, di seguito, alcune indicazioni indispensabili alla corretta permanenza in aula e allo svolgimento della seduta.
Non sarà possibile partecipare alla seduta in videoconferenza; saranno considerati presenti alla seduta e potranno partecipare alla votazione solo i Consiglieri in aula. La presenza sarà rilevata mediante appello nominale e risposta verbale. Ai fini del calcolo della decurtazione, prevista all'articolo 1.3, comma 2, della legge regionale 13 ottobre 1972 n. 10 "Determinazione delle indennità spettanti ai membri del Consiglio e della Giunta regionale", si considerano presenti alle votazioni i Consiglieri che prenderanno parte ad almeno il 50% delle votazioni.
Per assicurare il ricambio dell'aria, ogni tre ore sarà necessario procedere a una sospensione della seduta, su indicazione della Presidenza e tutti saranno tenuti a uscire dal piano seminterrato per il tempo stabilito. La seduta, pertanto, si concluderà intorno alle 12.30, in modo tale da non fare una pausa adesso e riprendere poi fino all'una.
Comunico che sono in congedo, ai soli fini della verifica del numero legale, i Consiglieri Carosso, Chiorino, Cirio, Graglia, Icardi, Lanzo Poggio, Protopapa, Ricca e Tronzano.
Il numero legale, pertanto, è 21.
Procedo all'appello nominale per la verifica delle presenze.



(Il Presidente Allasia procede all'appello nominale )



PRESIDENTE

e constata la presenza del numero legale)


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Cinquantesimo anniversario dell'istituzione della Regione Piemonte e quindicesimo anniversario della promulgazione dello Statuto regionale


PRESIDENTE

Consiglieri, quella di ieri è stata una data importante per la vita della nostra comunità regionale. Cinquant'anni fa, nel pomeriggio del 13 luglio 1970, si riuniva per la prima volta il Consiglio regionale del Piemonte nell'aula del Consiglio provinciale di Torino a Palazzo delle Segreterie.
Erano da poco trascorse le 17 quando l'Avvocato Gianni Oberto, in qualità di Consigliere più anziano di età e dopo aver assunto la Presidenza provvisoria del Consiglio regionale, dichiarò che, da quel momento, la Regione Piemonte, costituita in Ente autonomo, esercitava i propri poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione.
Si apriva una pagina nuova per la vita democratica del Piemonte e della Nazione, concludendo un percorso difficile e sofferto lungo due decenni.
Rispettando ciò che prevedeva la Costituzione, si avviava, così, la prima legislatura regionale, che impegnò l'Assemblea nella fase costituente dedicata all'elaborazione dello Statuto e alla gestione delle competenze trasferite dallo Stato alle Regioni. Era la prova di un forte e concreto impegno al servizio della comunità piemontese, che affondava le sue radici nella storia di una Regione tra le più importanti d'Italia, protagonista nel cammino risorgimentale che portò all'unità nazionale nel 1861, con Torino prima capitale del Regno e del "secondo Risorgimento" italiano, che attraverso l'antifascismo portò alla Repubblica e alla Costituzione.
Il nostro contributo all'evoluzione del concetto di regionalismo, adeguando e innovando l'articolazione istituzionale dello Stato, risulta essere stato tra i più importanti e significativi nel corso di questi decenni. In mezzo secolo è stato compiuto un lungo cammino da parte della nostra comunità regionale e l'Istituzione che mi onoro di rappresentare è stata protagonista di questo percorso che ha rafforzato i legami tra i piemontesi e la Regione. Basterebbe uno sguardo ai provvedimenti più importanti che sono stati varati in cinquant'anni per renderci conto del lavoro svolto nel corso delle undici legislature, da una classe dirigente di amministratori e legislatori appartenenti alle diverse forze politiche alternandosi al governo della Regione.
Voglio ricordare che quest'anno noi celebriamo un'altra ricorrenza: accanto al cinquantesimo anniversario della nascita dell'Ente, ricordiamo i 15 anni dall'approvazione del nuovo Statuto. Nel 2005, infatti, durante la VII legislatura, venne ridefinito il profilo istituzionale della Regione nell'ottica dell'autonomia, della partecipazione, della devoluzione dei poteri e della sussidiarietà, innovando lo storico testo approvato nel tardo autunno del 1970.
Una doppia ricorrenza, che si accompagna all'auspicio che, quanto prima, si possa portare a compimento l'attuazione dell'autonomia regionale, come previsto dalla stessa Costituzione, ampliandone l'orizzonte di autodeterminazione, portando effettivamente le decisioni al livello di governo più efficace, nell'interesse del sistema istituzionale e dei cittadini.
Vi ringrazio dell'attenzione e viva il Piemonte.



(Applausi)



PRESIDENTE

Adesso sarà trasmesso un video.



(Proiezione video commemorativo in aula)



PRESIDENTE

Vi ringrazio per l'attenzione.
Sicuramente, avremo altri momenti per ricordare i cinquant'anni della Regione. Ringrazio tutti i partecipanti del passato e quelli attuali.
Sarebbe anche piacevole avere dei confronti fra il 1970 e il 2020 con i partecipanti alle varie campagne elettorali che negli anni si sono susseguite.
Oggi è presente, seduto fra noi, uno dei candidati di allora che attualmente è un Consigliere regionale dell'attuale legislatura. Forse, la sua fortuna è stata di non essere stato eletto nel 1970. Mi riferisco al dottor Salizzoni e mi onoro della sua presenza in aula e della sua amicizia se mi permette.
Indubbiamente, non essendo stato eletto quell'anno, ha potuto dare un apporto totalmente diverso e, possiamo anche dire, migliorando la vita e salvando tante vite umane nella nostra regione e nel nostro Paese, essendo all'avanguardia nei trattamenti specifici che ha trovato ed esportato sul nostro territorio.
Complimenti per il suo grandissimo lavoro svolto sul nostro territorio.
Successivamente, avremo modo di avere ulteriori momenti come questi, per cercare di vedere i risvolti e i cambiamenti delle politiche.
La dottoressa Jannelli mi faceva notare che nel 1970 tutto era trascritto a mano, mentre oggi è tutto computerizzato. Era tutto firmato a mano e le leggi erano scritte con la macchina da scrivere; se si sbagliava una frase si doveva riscrivere il foglio - però quello oramai fa parte della storia.
Torniamo ai nostri lavori d'aula.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Ho anticipato ieri, a mezzo posta elettronica, la richiesta d'inserimento di un nuovo punto nell'ordine dei lavori di oggi. Si tratta della mozione avente a oggetto "Interventi normativi e amministrativi a sostegno degli imprenditori vittime di richieste estorsive".
Questa mozione è stata firmata dai Consiglieri di tutte le forze politiche presenti in questo emiciclo, ma chi non l'avesse ancora sottoscritta chiaramente, lo può ancora fare. È stata condivisa da tutti i componenti della Commissione legalità, dopo la seduta del 9 luglio ultimo scorso nella quale abbiamo audito l'Associazione Legalità Organizzata. È stata preceduta, Presidente, da una mia lettera in qualità di Presidente della Commissione legalità, che chiede che, a sua volta, lei invii una lettera al Governo, al fine di riuscire a risolvere questa situazione.
Trattandosi di un atto condiviso da tutto il Consiglio regionale, penso si possa arrivare a una rapida approvazione.



PRESIDENTE

Grazie.
Se non vi sono altre richieste d'intervento in merito, la darei per inserita all'o.d.g. odierno.
La parola al Consigliere Magliano.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Intervengo per chiedere l'inserimento all'ordine dei lavori di oggi dell'ordine del giorno n. 376, inerente a "Urgente riapertura dei servizi psichiatrici di diagnosi e cura presso l'Ospedale Mauriziano di Torino".



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Valle.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Anch'io per chiedere l'inserimento all'o.d.g. dell'ordine del giorno n.
361, inerente a "Crisi Ventures (Ex Embraco): confronto con associazioni di categoria e mondo produttivo locale, sostegno ai processi di reindustrializzazione, sostegno all'azione della Procura della Repubblica".



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Nelle sue comunicazioni abbiamo sentito delle informative da parte della Giunta e colgo l'occasione, perché non l'ho fatto prima, per non farvi perdere altro tempo, per esprimere il rammarico per il fatto che sia presente soltanto metà della Giunta, visto che avete chiesto il ritorno in presenza.
Purtroppo, vedo pochissimi esponenti della Giunta in Aula e questo non ci fa piacere.
Dicevo che mi pare che è almeno da quattro sedute che i Capigruppo di opposizione hanno chiesto tantissime informative sulla cosiddetta Fase 2 (ormai iniziata da oltre due mesi), sulla riapertura tanto dei centri estivi, quanto delle scuole a settembre. Abbiamo chiesto informative all'Assessora Chiorino, per esempio, su alcune crisi industriali; oggi giustamente, il collega Valle, con un ordine del giorno, ci ricorda una delle più clamorose.
Ecco, le sto per fare una richiesta d'informativa, però vorremmo che cambiasse l'atteggiamento: ci siamo sentiti dire, durante le scorse settimane, che le informative non erano date perché c'era l'ostruzionismo in corso.
Ricordo a tutti che non è stata certo una scelta delle opposizioni quella di stare settimane a parlare di caccia, piuttosto che di slot machine mentre la crisi mordeva tutto il nostro sistema economico.
Pertanto, le chiedo, se possibile, un'informativa sui dati, secondo me allarmanti, degli Atenei piemontesi (è la prima volta in così tanti anni che c'è una retrocessione nel ranking), ma soprattutto sulle vere difficoltà nelle iscrizioni, legate anche al posizionamento della nostra regione, così come dicono le statistiche. Lo chiedo all'Assessora Chiorino e a chi è competente in materia, perché non c'è solo la parte del diritto allo studio, ma c'è anche il rapporto con gli Atenei (se ricordo bene, una delega dell'Assessore Marnati).
Pertanto, un'informativa su questo: se c'è stato un confronto con i Rettori e se la Giunta vuole, in tal senso, dirci qual è stato l'esito dell'ultimo CORECO, cioè il Comitato Regionale di Coordinamento delle Università, ma in generale, le chiedo di prendere la parola, Presidente, per dirci se la Giunta ha dato disponibilità ad alcune informative, perché queste continuano a trascinarsi da mesi, finché qualcuno prenderà prima o poi la parola, qua o in Commissione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Per quanto riguarda le mie comunicazioni, come sapete, le enuncer successivamente all'approvazione dell'o.d.g. Inoltre, è presente la Giunta con gli Assessori Marrone e Caucino.
Se non vi sono altre richieste d'inserimento o modifica dell'o.d.g, le darei per iscritte.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Ai sensi del Regolamento, lei di solito fa valere l'iscrizione di un ulteriore punto all'o.d.g. allo stesso modo di una richiesta d'informativa.
Io avrei chiesto volentieri, ovviamente, la discussione di un ordine del giorno relativo all'esaurimento delle graduatorie del voucher scuola e spese obbligatorie. Non lo farò, perché ho appena chiesto un'informativa.
Vorremmo, però, che la Giunta ci dicesse se interverrà durante la giornata anche perché per i membri dell'opposizione chiedere un'informativa equivale a rinunciare alla possibilità di discutere un proprio ordine del giorno.
Vorremmo almeno che ci rispondesse anche rispetto a istanze pregresse.
Penso che la collega Frediani le abbia chiesto quasi due mesi fa un'informativa sui centri estivi, ma siamo ancora qui ad aspettare.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
La mia facoltà è di chiedere alla Giunta; se la Giunta non ha nulla da esporre, proseguirei ulteriormente.
Pertanto, se non ci sono altre richieste, darei per inseriti scritti all'o.d.g. gli ordini del giorno e le richieste presentate dai Consiglieri Bertola, Magliano e Valle.
L'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento, hanno chiesto congedo Carosso Chiorino, Cirio, Graglia, Icardi, Lanzo, Poggio, Protopapa, Ricca e Tronzano.


Argomento:

b) Approvazione deliberazione legislativa


PRESIDENTE

In data 8 luglio 2020, la I Commissione consiliare, riunita in sede legislativa, ha approvato all'unanimità la deliberazione legislativa avente a oggetto "Conferimento dell'onorificenza della Presidenza del Consiglio regionale per meriti civili. Modifiche alla legge regionale 31 maggio 2004 n. 15 (Disciplina dello stemma, del gonfalone, della bandiera, del sigillo della fascia della Regione Piemonte". Abrogazione delle leggi regionali 16 gennaio 1984, n. 4, 24 novembre 1995, n. 83, 17 giugno 1997, n. 36".


Argomento:

c) Non impugnatività leggi regionali


PRESIDENTE

Il Consiglio dei Ministri ha esaminato, in data 6 luglio 2020, le seguenti leggi regionali e ha deliberato la non impugnatività: la legge del 15 maggio 2020, n. 11, "Modifiche alla legge regionale dell'8 giugno 1981"; la legge n. 20, "Assegnazione del personale dei Gruppi consiliari"; la legge del 15 maggio 2020, n. 12, "Primi interventi di sostegno per contrastare l'emergenza COVID-19".


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di legge n. 4, inerente a "Disposizioni concernenti l'istituzione dell'elenco regionale degli operatori socio-sanitari e degli enti accreditati per la formazione"


PRESIDENTE

Come concordato nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari u.s.
diamo avvio alla trattazione della proposta di legge n. 4, "Disposizioni concernenti l'istituzione dell'elenco regionale degli operatori socio sanitari e degli enti accreditati per la formazione", a prima firma del Consigliere Bertola, di cui al punto 2) all'o.d.g.
Ricordo che il provvedimento è stato richiamato in Aula ai sensi dell'articolo 37, comma 4, del Regolamento interno, in quanto non ancora licenziato dalla Commissione. Pertanto, il provvedimento non ha relatori.
Do la parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione, per non più di 15 minuti.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Oltre alla disponibilità a illustrare la mia proposta di legge, chiedo a lei e all'Aula, e offro chiaramente la disponibilità anche a scapito momentaneamente della discussione della mia proposta di legge, di votare la mozione n. 380 di cui ho chiesto l'inserimento all'o.d.g.
Poiché non è un atto divisivo e può tranquillamente essere approvato anche senza discussione, penso possa essere un buon risultato, anche ai fini della missiva che lei invierà al Governo nazionale, il sostegno da parte dell'unanimità del Consiglio regionale a questa richiesta.
Me ne faccio semplicemente latore e mi rimetto alla decisione dell'Aula.



PRESIDENTE

Ci sono interventi contrari? Prego, Consigliere Bongioanni.



BONGIOANNI Paolo

Grazie, Presidente.
Vista l'uniformità di pensiero sulle due proposte del collega Bertola direi di andare nella direzione che il Consigliere Bertola ha suggerito adesso.



PRESIDENTE

Va bene.
Pertanto, sospendo la discussione della proposta di legge n. 4.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame mozione n. 380 presentata da Bertola, Nicotra, Biletta, Valle Frediani, Magliano, Preioni, Riva Vercellotti, Martinetti, Sacco, Gavazza Gagliasso, Ravetti, Sarno, Rossi, Perugini, Marello e Marin, inerente a "Interventi normativi e amministrativi a sostegno degli imprenditori vittime di richieste estorsive"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della mozione n. 380, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
La illustro brevemente.
Come già menzionato prima, il 9 luglio la Commissione Legalità ha audito l'Associazione Legalità Organizzata, che ha sottoposto una questione che avevamo già seguito come Commissione nella scorsa legislatura: una situazione un po' paradossale venutasi a creare per i testimoni di giustizia, con leggi che forse vanno riviste e con tempi lunghi per tutta una serie di operazioni.
Il 23 aprile 2020, quindi recentemente, è stato approvato dalla Camera un ordine del giorno che pone l'attenzione sull'articolo 3 della legge 44/99 nella parte in cui prevede la concessione di un'elargizione agli esercenti di un'attività imprenditoriale che subiscano un evento lesivo in conseguenza di delitti commessi allo scopo di costringerli ad aderire a richieste estorsive o per ritorsione alla mancata adesione a tali richieste, ovvero in conseguenza di situazioni d'intimidazione anche ambientale.
Peraltro, una delle persone che abbiamo audito, il Vicepresidente dell'Associazione Legalità Organizzata, è proprio un caso di scuola, tra l'altro piemontese. Abbiamo seguito la sua storia nella passata legislatura: ero personalmente presente con la collega Frediani addirittura quando è stata emessa la sentenza riguardante il caso che lo vedeva come parte lesa.
Il medesimo ordine del giorno evidenzia, in particolare, che, sulla base dell'ultimo controllo effettuato dalla Corte dei Conti sulla gestione del fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, di richieste estorsive e di usura, risulta che, per quanto concerne i procedimenti per l'accesso al fondo, la durata media è di 677 giorni (molto lunga, purtroppo), con picchi fino a oltre 2.000 giorni mentre la legge 44/99 prevede una durata complessiva del procedimento non superiore a 90 giorni.
Si capisce che, in situazioni come questa, le aziende si trovano in grandissime difficoltà, perché devono pagare queste elargizioni in ritardo si trovano a pagare ovviamente anche le tasse e i contributi, per cui ci sono aziende a forte rischio di fallimento.
Il fatto che un imprenditore decida di ribellarsi alla criminalità organizzata, non pagando o non chinando il capo ma diventando testimone di giustizia, trovandosi poi costretto ad attraversare un simile calvario, che può portarlo alla morte della sua azienda e alla fine della sua attività imprenditoriale, con danni per sé, per la sua famiglia e anche per le famiglie dei suoi dipendenti e collaboratori, è un paradosso! Ma c'è un'altra questione importante, un'ulteriore problematica emersa in corso di audizione: la necessità di un maggiore coordinamento con l'Agenzia delle Entrate, affinché vengano posti in essere gli opportuni correttivi che, attraverso una gestione maggiormente accurata del sistema delle informazioni creditizie, consentano agli imprenditori vittime del racket di ottenere dalle banche prestiti talvolta indispensabile. È il solito problema per cui le Istituzioni tra di loro non si parlano, o fanno fatica a dialogare.
Con questa mozione, impegniamo la Giunta regionale a farsi carico di sollecitare il Governo a porre in essere le opportune modifiche normative da inserire nel primo provvedimento utile (peraltro, c'era già un emendamento al cosiddetto "Decreto rilancio", che purtroppo non è stato approvato), al fine di prevedere che le riscossioni delle tasse e delle imposte da parte dei soggetti vittime di estorsioni avvengono solo contestualmente alla corresponsione del risarcimento previsto dalla legge senza il pagamento d'interessi e sanzioni, e con possibilità di rateizzazione; a promuovere la costituzione di un tavolo di lavoro con l'Agenzia delle Entrate, per ricercare le migliori forme di coordinamento dell'attività amministrativa, affinché nel quadro normativo vigente siano ottimizzate le modalità di riscossione tributaria e di gestione dei sistemi delle informazioni creditizie, in modo da offrire alle vittime del racket le soluzioni necessarie al proseguimento delle proprie attività imprenditoriali.
Com'è evidente, si tratta di competenze nazionali e non regionali.
Tuttavia, come Commissione Legalità e oggi come Consiglio regionale abbiamo deciso di metterci dalla parte della soluzione, di metterci dalla parte di chi vuole trovare una soluzione.
Grazie.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste d'intervento? Ha chiesto la parola il Consigliere Sarno; ne ha facoltà.



SARNO Diego

Grazie, Presidente e buongiorno a tutte e a tutti.
Non entro, ovviamente, nel merito dell'atto d'indirizzo, perché il Presidente della Commissione legalità Bertola lo ha fatto in maniera puntuale e precisa.
Ci tengo però a condividere, a sostegno ovviamente di questa mozione una breve riflessione, affinché possa essere di aiuto nel proseguimento di questa battaglia - perché la chiamerei così - e a sostegno di quelle persone che, come diceva il Presidente Bertola, hanno deciso di stare dalla parte della giustizia - della giustizia sociale - in questo Paese.
Lo dico perché come Regione Piemonte, insieme con tanti Comuni partecipiamo a molte manifestazioni in memoria delle vittime della criminalità organizzata e delle mafie. Ne ricordo una in particolare, il 21 marzo, primo giorno di primavera, che è la giornata che la nostra Repubblica italiana ha deciso di dedicare in memoria di tutte le vittime innocenti delle mafie (legge ormai dello Stato).
Talvolta, però, il nostro Stato e la nostra Repubblica si dimenticano invece dei vivi, cui dovrebbero dedicare il vero e concreto sostegno, la vera azione, oltre che la memoria e la loro attenzione. Quest'aspetto ce lo ricorda costantemente un altro straordinario testimone di giustizia del nostro Paese, Pino Masciari, che ha vissuto un'esperienza molto simile a chi abbiamo audito in Commissione legalità; si tratta di un'altra storia drammatica di "non sostegno" da parte delle nostre istituzioni repubblicane.
Stare al fianco dei vivi vuol dire garantire sostegno a persone come Mauro Esposito o Pino Masciari, che hanno deciso di denunciare la criminalità, di fare la propria parte. Loro sostengono di aver fatto ci che hanno reputato "normale". Ma quella "normalità" di denunciare quando si viene messi sotto minaccia, credo che debba essere la normalità che dobbiamo avere la coscienza di promuovere tra gli imprenditori, soprattutto in un momento come questo, dopo la crisi economica e sanitaria che abbiamo vissuto (speriamo superata).
Riteniamo che gli imprenditori che denunciano la criminalità devono essere d'esempio. Ma sempre sulla scia di Pino Masciari e di Mauro Esposito ricordo di averlo letto in un articolo di giornale - molti imprenditori che avevano subito un'aggressione mafiosa avevano detto: "Non voglio finire come Pino Masciari e Mauro Esposito".
Termino, Presidente, sperando che la nostra mozione e la lettera del Presidente Bertola al Governo, ovviamente in rappresentanza di tutta la Commissione, possano avere un seguito. Come abbiamo ribadito più volte quest'Aula dev'essere compatta, deve stare dalla stessa parte in questa battaglia.
In chiusura d'intervento, vorrei ancora ricordare un altro testimone di giustizia, Domenico Noviello, un imprenditore campano cui, a un certo punto, lo Stato ha deciso di togliere la scorta. Lui aveva denunciato la camorra, aveva mandato i suoi rappresentanti in galera; peccato che dopo molti anni gli avevano detto: "Va beh, ormai sono passati tanti anni e quindi la scorta te la togliamo". Pochi mesi dopo che la scorta gli è stata tolta, Domenico Noviello è stato ucciso.
Quest'episodio lo ricordo a me stesso, prima di tutto, perché da uomo delle istituzioni devo avere sempre molto chiare in testa queste storie perché - e termino davvero, Presidente - dobbiamo stare innanzitutto dalla parte dei vivi.
Questi racconti di risarcimenti che non arrivano in tempo, di richieste da parte dell'Agenzia delle Entrate di cose dovute, devono fare il paio con quello che lo Stato deve a questi testimoni: quell'emendamento modificato in quell'ordine del giorno alla Camera dei Deputati ma non rispettato è un delitto! E noi, su questo, dobbiamo essere molto chiari: dobbiamo dire al Parlamento di fare la propria parte.
Su questo tema, indipendentemente dalla parte politica che rappresentiamo, dobbiamo raffigurare la parte sana di questo Paese, in onore di Domenico Noviello e nel rispetto della scelta di testimoni di giustizia come Mauro Esposito e Pino Masciari.
Sono molto contento e ringrazio il Presidente Bertola per la celerità con cui si è presa una posizione dopo le audizioni e si è iscritta la mozione all'o.d.g. Quell'audizione è stata utile, ma, com'è stato ribadito questo non sarà l'ultimo atto che faremo. Continueremo a lavorare insieme su questo tema.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marin; ne ha facoltà.



MARIN Valter

Grazie, Presidente.
Come Consigliere e come Gruppo della Lega ci associamo alle considerazioni su quest'atto d'indirizzo. Ritengo che una giornata come questa, dove il Consiglio approverà all'unanimità questa mozione, sia un segnale di altissima democrazia.
Va tuttavia sottolineato un aspetto, perché sono mesi che se ne parla: mi ha fatto venire i brividi ascoltare in Commissione chi ha avuto il coraggio di denunciare e poi si è trovato uno Stato assente, uno Stato che da una parte ti dice "ti tutelo" e poi, dall'altra, se ne dimentica; una realtà dove il braccio destro non sa cosa fa il braccio sinistro.
Pertanto, ad alta voce, l'intero Consiglio deve assolutamente dire ai burocrati che in questi momenti di difficoltà questa è un'emergenza, forse ancora più grande di quanto possa esserlo l'emergenza sanitaria che abbiamo vissuto, perché se non ci rendiamo conto che dobbiamo tenere sempre la massima attenzione su questi temi, non servono dichiarazioni di facciata da parte del Governo. Il Governo si prenda la sua responsabilità e, in tempi brevissimi, porti avanti l'approvazione di un decreto che cancelli quest'incongruenza tra quanto dice la Procura, quanto dice una legge e quanto, di fatto, lo Stato non realizza.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Magliano; ne ha facoltà.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Per sostenere con forza e ringraziare il collega per quest'atto e per aver chiesto subito di poterlo votare. L'audizione che abbiamo fatto è stata oggettivamente toccante, ma non solo ed esclusivamente per la storia che ci è stata raccontata. È una storia che alcuni di noi conoscevano e conosciamo personalmente colui che ce l'ha raccontata, ma perché ci dimostra come in questo Paese, chi decide con forza e coraggio mettendo a rischio la propria famiglia - è quello che emerge dai testimoni di giustizia - quel coraggio spesso e volentieri, ha ripercussioni importanti sui familiari.
Chi fa questa scelta poi trova uno Stato che non è in grado di mettere insieme le decisioni della procedura civile e dei processi civili con la procedura penale e le decisioni dei processi penali. Questa è una delle cose che è stata testimoniata. Per assurdo, c'è qualcuno che denuncia, ma il procedimento civile rischia di fallire a causa di coloro che, però, sono stati condannati all'interno del processo penale. E poi c'è l'Agenzia delle entrate, un soggetto che chiede una tassazione a una persona che non è nelle disponibilità di pagare proprio perché è estorto da questo tipo di crimine organizzato.
Mai come oggi io mi auguro che si possa addivenire, oltre che a un voto favorevole, anche a una presa di coscienza di questo Governo e dei Governi che vi saranno in seguito. Una presa di coscienza che dica che la retorica su quanto sono persone eccezionali questi imprenditori o coloro che decidono di denunciare e di essere testimoni di giustizia, poi non può non trovare applicazione concreta dal punto di vista ordinamentale applicazione concreta dal punto di vista delle risorse che devono essere messe loro disposizione.
È paradossale che lo Stato chieda loro di dare le tasse non pagate, quando il primo è lo Stato a non aver sostenuto queste persone con il fondo dedicato alle persone che si sono rese onorevolmente testimoni di giustizia. La farraginosità di uno Stato che non è in grado di capire cosa fa la destra e cosa fa la sinistra, mette queste persone nelle condizioni di scrivere libri e raccontare la loro storia, ma quando raccontano che cosa stanno vivendo di sicuro non aiutano altri a fare lo stesso passo. Se poi pensi di dover fare la vita che fanno i collaboratori di giustizia come Pino Masciari o tanti altri, allora capisci che sei da solo.
Noi oggi vogliamo affermare un altro principio, cioè dire a queste persone che non sono da sole e che, unitariamente, faremo di tutto affinché il Governo riconosca loro quello che è necessario dal punto di vista della protezione ma, soprattutto, che non li faccia fallire come aziende, come imprenditori e come uomini. Sarebbe assurdo e, come il solito, sarebbe molto italico questo modo di parlare di persone eccellenti quando non ci sono più perché ci siamo dimenticati di loro o perché ci siamo dimenticati del fatto che prima dovevamo tutelarli e poi chiedere di onorare i loro debiti. Debiti che sono nati proprio perché frutto di un'estorsione.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Sarò velocissimo per dire che ringraziamo ovviamente il Consigliere Bertola per aver subito inoltrato una lettera alle autorità e per aver predisposto per tutti noi quest'atto d'indirizzo. Lo ricordo perché, come hanno detto i colleghi, è la situazione paradossale di aziende messe in ginocchio dalla mafia i cui titolari si sono esposti, come dicevamo, testimoniando, ragion per cui hanno diritto a quei risarcimenti, ma si trovano davanti a uno dei tanti paradossi italiani, cioè di dover godere di contributi che, in questo caso, potrebbero arrivare fino a un milione e mezzo di euro.
Ricordo, come ci siamo detti nell'audizione, che il Tribunale ha riconosciuto danni a questa società per più di 5,8 milioni di euro, una cosa che in qualsivoglia mondo normale avrebbe fatto già "cappottare" l'azienda stessa. È già un miracolo che siamo ancora qua a parlare di questa storia. Come ricordava anche l'avvocato Roberto Catani che è venuto in audizione, si arriva fino a duemila giorni di ritardo quando bisognerebbe farlo entro 90 giorni e che la media è più di 600 giorni.
La cosa paradossale è che non si riesce neanche a fare i "saldi", come diceva prima il Consigliere Magliano, cioè che, a fronte dello Stato che potrebbe versare più di un milione e mezzo di euro, ci si ferma a quei 900 mila euro di tasse non versate nel frattempo dall'azienda stessa.
Credo che si possa fare di più di quest'ordine del giorno. Intanto chiediamo alla Giunta anche di adoperarsi a livello territoriale, se è possibile, con un confronto, come dicevamo nella seduta, anche con l'Agenzia delle entrate e capire se ci sono altre modalità, anche attraverso l'istituzione di fondi nostri e magari anche attraverso l'interlocuzione con Finpiemonte, per attivare un fondo straordinario magari anche a livello locale, per anticipare queste risorse in accordo ovviamente con lo Stato. Di certo, come dicevamo al Consigliere Bertola bisogna attivare anche i nostri Parlamentari. Noi l'abbiamo fatto chiedendo al Capogruppo alla Camera Fornaro di adoperarsi per quest'emendamento o questo decreto che potrebbe essere predisposto in fretta dal Governo.
Abbiamo anche autorevoli esponenti del Governo che risiedono in questo territorio.
Chiedo a tutti, in qualche modo, di attivare tutti i parlamentari e ovviamente, chi rappresenta il Governo ed è di questo territorio, ad attivarsi il prima possibile, a dare seguito a un ordine del giorno anche perché la Camera l'ha approvato. Tuttavia non vorrei che, come ci dicevamo in questo post COVID, vicende come queste rischino di sembrare irrilevanti per l'agenda politica nazionale, quando ne va della dignità del nostro Paese, della sicurezza delle persone. È un segnale per tutti quegli imprenditori che vorranno, invece, fare come Mario Esposito o come Pino Masciari, cioè continuare a credere nella legalità e nel loro diritto e dovere a essere cittadini onesti e quindi continuare a fare il loro lavoro senza che qualcuno li affondi come le mafie hanno provato a fare.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Riva Vercellotti; ne ha facoltà.



RIVA VERCELLOTTI Carlo

Grazie, Presidente.
Solo per confermare anche la nostra adesione come Gruppo alla proposta che è stata formulata in Commissione Legalità e che, già in quell'occasione, ha visto da subito la nostra adesione.
Per me è stata un'occasione molto utile e molto interessante per conoscere un mondo che non conoscevo e che ho sempre visto in modo distante. D'altra parte, è stata una spiacevole conferma di un'ipocrisia tutta italiana per cui siamo bravi a parlare, siamo bravi a enunciare principi condivisi ma poi, quando si tratta di fare in modo concreto, ci blocchiamo e ci fermiamo perché, da un lato, la burocrazia e, dall'altro, magari delle disattenzioni politiche fanno sì che questi percorsi s'interrompano.
Siamo rimasti bloccati tra quest'ordine del giorno condiviso in Parlamento e il realizzare compiutamente un qualcosa d'interesse per tutte queste persone che vanno tutelate in ogni modo.
Nell'esprimere la nostra forte convinzione nel votare questa proposta e nel ringraziare il Consigliere Bertola per averla presentata anche con celerità in Consiglio regionale, l'invito che rivolgo anch'io, unendomi a quello che diceva il Consigliere Grimaldi, è di sollecitare, ognuno per il tramite dei propri parlamentari, un interesse del Parlamento nel dare seguito a quest'ordine del giorno e, per chi è di maggioranza, ovviamente anche gli esponenti di Governo. Inoltre, E, dall'altro, il nostro ruolo, come Consiglio regionale e Commissione legalità, è monitorare questa situazione.
Noi oggi approveremo questa proposta. Va benissimo, ma penso che dobbiamo fare qualcosa in più, cioè all'interno dalla Commissione legalità monitorare quello che accadrà a livello nazionale e, se del caso nuovamente spingere e indirizzare il Governo a intervenire in una direzione che ci vede - ed è questo un fatto decisamente positivo - tutti concordi in modo unanime, rispetto a un'iniziativa che va nella direzione della tutela di chi ha avuto il coraggio e la forza di combattere contro la mafia e contro la criminalità.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Nicco; ne ha facoltà.



NICCO Davide

Grazie, Presidente.
Anch'io annuncio il voto favorevole del nostro Gruppo. Non sto a ripetere le motivazioni, perché sono state sufficientemente e brillantemente esposte da chi mi ha preceduto.
Volevo però cogliere l'occasione per ricordare che, ormai tre mesi fa, è stato approvato proprio da questo Consiglio un ordine del giorno contro la crisi da sovraindebitamento, in particolare per invitare la Giunta a costituire un organismo di composizione della crisi da sovraindebitamento.
È chiaro che il sovraindebitamento è propedeutico, almeno in molti casi alla successiva crisi derivante da usura.
Pertanto, volevo ricordare quell'ordine del giorno e ricordarlo soprattutto alla Giunta, che sicuramente starà facendo gli approfondimenti e mettendo a punto le procedure necessarie per istituire quest'OCC, convinto che questo sia qualcosa - e mi riferisco all'OCC - di concreto che la Giunta regionale e la Regione Piemonte possono fare in proprio a favore di queste situazioni di crisi, oltre ovviamente a chiedere l'intervento governativo, per quanto di loro competenza, come fa quest'ordine del giorno sul quale, ripeto voteremo a favore.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Perugini; ne ha facoltà.



PERUGINI Federico

Grazie, Presidente.
Dirò solo due parole molto semplici. È già stato detto dal collega Marin che sicuramente non è stata difficile, anzi è stata assolutamente istintiva, per un Gruppo come quello della Lega, la sottoscrizione da parte di molti colleghi della mozione che il Presidente Bertola ha inteso portare all'attenzione di quest'Aula e che poi dovrà essere l'importante messaggio che lei farà arrivare al Governo di questo Paese.
Però, sentiti gli interventi e a integrazione di quanto è stato detto vorrei aggiungere un particolare. Proprio noi componenti di questa Commissione del nostro Gruppo abbiamo da subito attivato i parlamentari della nostra parte politica affinché depositassero degli atti a seguito delle segnalazioni dell'associazione, per cui questo è un momento rafforzativo, sul quale speriamo che vi sia convergenza. Questo è un fatto di cui ho informato ieri anche il Presidente Bertola, quindi il momento di oggi non può che essere importante per sancire e andare a colmare quell'ingiustizia che evidentemente il legislatore centrale non è ancora riuscito a neutralizzare.
È anche l'occasione per dire che non ci sono solo le vittime di mafia e non sono vittime solo i soggetti che, ahinoi, subiscono il malaffare e vengono travolti in diverse parti del Paese, ma lo sono anche - ed è stato ribadito più volte - quei soggetti che con coraggio si rivoltano e chiedono che sia lo Stato a governare il Paese e non un parastato che, evidentemente, da troppi anni nessuno di noi può accettare e non può permettere che esista o che permei il sistema istituzionale. Per questo è fondamentale dire che esistono ulteriori vittime e dal punto di vista concettuale oggi, secondo me, lo stiamo rimarcando tutti: sono quei soggetti che devono ottenere un giusto equilibrio di risposta dal punto di vista economico, quando sono produttivi e devono dei contributi allo Stato e quest'ultimo non riesce a tenere conto delle tempistiche e della correlazione rispetto a quanto deve loro.
Pertanto, questa è l'occasione per dire, ripeto, dal punto di vista concettuale, soprattutto considerato il momento storico che ha travolto tutto il Paese per la crisi sanitaria, che gli effetti economici devono vedere uno Stato protagonista. L'occasione di questo fatto, che è una palese ingiustizia e che lo è soprattutto per i valori che devono invece permeare il sistema Paese e il sistema produttivo e la comunità, così come si è aggregata e riconosce nella Carta costituzionale il suo sistema di funzionamento - deve farci porre l'attenzione sul fatto che noi che abbiamo la responsabilità di legiferare qui ma, insieme a chi ha la responsabilità di legiferare a livello centrale, dobbiamo sostenere tutti quanti i nostri cittadini e i nostri imprenditori.
Il sistema mafioso trova terreno fertile quando c'è debolezza economica per cui se lo Stato deve qualcosa a degli imprenditori, più solerte sarà nei pagamenti e meno debole renderà il sistema produttivo e più forza darà.
Anche questo è un modo per combattere sicuramente quella cosa spregevole che ha preso vita e corpo nel nostro Paese, che dobbiamo tutti quanti combattere e andare a neutralizzare: la mafia.
Per questo ringrazio il collega Bertola per essere stato, nella sua qualità di Presidente di Commissione, il promotore, ma ringrazio anche coloro i quali hanno sottoscritto la mozione in modo compatto. Dall'esemplificazione e dalla segnalazione dell'associazione che è stata audita sono emersi concetti che ci devono spingere a legiferare nel miglior modo possibile e a dare sostegno economico a tutto il nostro Piemonte e, di conseguenza - per la sua segnalazione, Presidente, che dovrà essere forte - anche al Paese.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore agli affari legali e contenzioso

Grazie, Presidente.
Ci tenevo a esprimere anche il punto di vista della Giunta su quest'atto d'indirizzo, che è assolutamente condivisibile, tanto nelle premesse quanto nelle impegnative, come hanno correttamente evidenziato i colleghi Consiglieri della maggioranza.
Ci tengo però a fare un passaggio. Di queste impegnative, la seconda è di sicuro di competenza diretta della Giunta regionale e ritengo anche che un po' per gli affari legali, ma soprattutto per la semplificazione possa essere anche di mia diretta pertinenza. Di conseguenza, volentieri, una volta che sarà approvato, prendo l'incarico di dare attuazione a questo utile spunto. Sperando, aggiungo, che l'Agenzia delle entrate dimostri forse maggiore disponibilità al dialogo rispetto ad altre Agenzie nazionali con le loro sedi regionali qui dove, invece, si stanno dimostrando un po' ostiche nell'applicazione stessa delle norme regionali approvate in quest'Assemblea.
In particolare sulla prima parte, cioè nel sollecito nei confronti del Governo, chiedo un grande sforzo di onestà intellettuale, perché noi ci ritroviamo ormai da mesi a fronteggiare il meccanismo del decreto del Consiglio dei Ministri notturno, in cui tutti contemporaneamente, nei nostri vari livelli istituzionali fino al comune privato cittadino apprendiamo da Facebook, da dirette social o dagli organi d'informazione quelle che sono le nuove norme, magari di massimo impatto a livello amministrativo, che poi vanno a regolare tutti i nostri aspetti di vita anche quotidiana. D'altro canto, c'è poi un meccanismo - perché così prevede il nostro ordinamento costituzionale - di conversione in sede legislativa.
Mi permetto di dire che abbiamo visto su tanti temi (cito il DURC per dirne uno) un continuo balletto che ha cambiato le cose - e, mi sento di dire forse continuerà ancora a cambiarle - per colpa di questo meccanismo di blitz dell'esecutivo, perfettamente lecito, però, permettetemi, un po' abusato negli ultimi tempi, che poi deve passare dal Parlamento, in cui la variegata maggioranza del Governo nazionale spesso va a incidere pesantemente nell'apportare grandi modifiche, ogni tanto anche contraddittorie. Nella fase di conversione che andrà in Aula, credo che la prima occasione utile sia il decreto legge semplificazione, perché questa è oggettivamente una misura di semplificazione.
Però concludo, ricordando che ci ritroviamo al momento un testo di decreto legge licenziato dal Consiglio dei Ministri che non è nemmeno definitivo perché è salvo intese, e continuiamo a non capire quando diventerà definitivo.
Pertanto, senza voler polemizzare, però facendo presenti le difficoltà nelle quali tutti noi ci troviamo a operare, l'appello rivolto ai Gruppi di minoranza che sono, a loro volta, espressione delle forze di maggioranza e di governo a livello nazionale, è di cercare di fare davvero un po' lobby di territorio per far passare almeno nel passaggio di conversione, visto che nessuno di noi - e lo dico senza polemica - e penso neanche di voi possa influire nella fase originaria di decreto del Governo.
Cerchiamo, almeno, di mettere tutti la buona volontà su temi condivisi, per cercare di far arrivare, ciascuno dalla sua forza politica parlamentare, le proposte di modifica in sede di conversione, altrimenti rischiano di essere delle buone intenzioni destinate a rimanere sulla carta. Preferirei invece, che non fosse il solito quadro della lettera dell'Assessore che viene mandata e si perde in qualche corridoio ministeriale senza avere alcun esito pratico.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Assessore.
Prima di passare alla votazione, procedo all'illustrazione di alcune istruzioni sulle modalità di voto, essendo oggi la prima giornata in presenza dopo il periodo da remoto.
La votazione si svolgerà utilizzando la funzione "sondaggio" della piattaforma per le videoconferenze nella sezione della chat. Potranno votare solo i Consiglieri presenti in aula. Il link è strettamente personale e non può essere comunicato a terzi, onde evitare collegamenti impropri che potrebbero interferire con le procedure di votazioni.
Eventuali accessi di soggetti diversi da componenti il Consiglio saranno immediatamente inibiti.
Non saranno considerati validi i voti espressi da account generici e non riconducibili alle generalità dei singoli Consiglieri. Non sono, altresì validi i voti espressi dai Consiglieri non presenti in aula al momento della votazione. Sugli esiti delle votazioni rilasciate dalla procedura non si rilevano i dati espressi in percentuale, che potranno essere non significativi in caso di risultati collegati a soggetti che non partecipano alle votazioni, essendoci collegati anche alcuni dipendenti del Consiglio all'interno della piattaforma.
Prima dell'avvio della votazione, dispongo una breve sospensione della seduta, al fine di effettuare una prova tecnica per verificare che tutti siano in condizione di poter esprimere il voto.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.17 riprende alle ore 11.37)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Se non vi sono richieste d'intervento, indìco la votazione sulla mozione n.
380, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di legge n. 4, inerente a "Disposizioni concernenti l'istituzione dell'elenco regionale degli operatori socio-sanitari e degli enti accreditati per la formazione" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di legge n. 4, di cui al punto 2) all'o.d.g.
Eravamo all'illustrazione del Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.
Prego, ha 15 minuti.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Prima di illustrare questa proposta di legge, che farò velocemente perché è una proposta di legge semplice e breve, voglio rivolgere un ringraziamento non l'ho fatto prima, perché non volevo togliere importanza alla mozione che ho presentato non tanto in qualità di singolo Consigliere, ma, in modo istituzionale, in qualità di Presidente di una Commissione.
Essendo oggi il giorno del nostro ritorno in Aula, per me è stato chiaramente un onore essere il primo a presentare un atto in Aula con la mozione precedente, così come, a maggior ragione, è un onore essere il primo a illustrare, nel ritorno in Aula, una proposta di legge, un atto normativo del Consiglio regionale del Piemonte.
Nel salutare lei, Presidente, con il quale abbiamo continuato a vederci fisicamente in questi mesi, ma soprattutto i colleghi Consiglieri, che non ho avuto modo di vedere o che ho visto solo virtualmente, dietro una telecamera, poiché in questo periodo ne abbiamo sentite e lette tante anche sul Consiglio regionale, mentre lo stesso, sebbene in altra modalità, non si è mai fermato un giorno, voglio ringraziare sinceramente le persone che hanno permesso a questo Consiglio regionale di continuare, in questi mesi l'attività legislativa in Aula e nelle Commissioni.
Pertanto, ringrazio gli Uffici del Consiglio regionale, che hanno fatto il possibile per approntare al meglio tutte le modalità con le quali abbiamo svolto le sedute di Consiglio e di Commissione in modo che quelle sedute fossero legali, quindi che ci fossero delle determinazioni e delle votazioni pienamente legali, ma che, allo stesso tempo, pur nella difficoltà, perché era una modalità difficile, ci fosse la possibilità per il Consiglio di mantenere una forma democratica nella quale tutti potessero esprimere le proprie opinioni. Così come, nelle persone dei Direttori del Consiglio regionale, ringrazio chi, allo stesso modo, ha approntato nel migliore dei modi le modalità di ritorno in Aula per far sì che questo si svolgesse nella piena sicurezza dei Consiglieri regionali, ma soprattutto dei dipendenti del Consiglio.
La consideravo una cosa doverosa da dire a microfono, pertanto mi scuso per questo fuori programma. Non l'ho voluto fare prima, perché preferisco togliere importanza a un mio atto che a un atto firmato da tutti.



GAVAZZA GIANLUCA



PRESIDENTE

Proceda, Consigliere Bertola; il suo pensiero è il mio.



BERTOLA Giorgio

Grazie.
La proposta di legge n. 4, che ho inteso richiamare in Aula sebbene non avesse finito il suo iter in Commissione, anche perché avevo colto un parere favorevole diffuso all'interno del Consiglio regionale, istituisce in forma telematica l'elenco regionale degli operatori socio-sanitari degli enti accreditati per la formazione. Essa ha l'obiettivo di valorizzare le competenze degli operatori socio-sanitari con le quali soddisfare le esigenze socio-sanitarie e assistenziali provenienti dai cittadini e la maggiore visibilità dell'offerta formativa da parte degli organismi di formazione accreditati che operano sul territorio regionale.
In sostanza, si tratta di dare riconoscimento e importanza a un'attività professionale che è sempre più importante nella nostra regione, che aveva acquisito grandissima importanza già prima dell'emergenza sanitaria giacché la nostra è una regione che, come tutto il Paese, invecchia, quindi l'aspetto dell'assistenza socio-sanitaria è sempre più importante e difficile da gestire, ma allo stesso modo, dare anche una forma di garanzia ai cittadini utenti e fruitori del servizio di assistenza.
Questo elenco consta di due sezioni. Nella prima sezione, sono elencati i nominativi di coloro che hanno conseguito l'attestato di qualifica professionale di operatore socio-sanitario; nella seconda sezione, invece ci sono gli enti di formazione accreditati dalla Regione Piemonte e gli istituti professionali a indirizzo "servizi socio-sanitari" e "servizi per la sanità e l'assistenza sociale", compresi i corsi attivi sul territorio riconosciuti secondo gli indirizzi operativi regionali.
Nella sezione A dell'elenco, si viene iscritti su presentazione d'istanze da parte dei soggetti che hanno acquisito il titolo in Piemonte o che lavorano in Piemonte o che sono residenti in Piemonte, mentre la Regione inserisce nella sezione B gli enti accreditati per la formazione, secondo le modalità individuate dal Regolamento adottato dalla Giunta regionale giacché la legge dà una delega alla Giunta regionale per approntare un Regolamento in questo senso.
È una proposta che non comporta nuovi oneri per il bilancio regionale.
Chiaramente, da quando è stata presentata e depositata, ma da quando poi è stata discussa in Commissione, sono successe parecchie cose, ma non è cambiato il senso e l'importanza, anzi forse è ancora più importante poiché tutti ci stiamo interrogando su come migliorare la sanità nella nostra regione.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Bertola.
Chiedo un attimo di silenzio in aula.
Proceda, Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente, per la tutela del silenzio in aula.
Dicevo, tutti ci stiamo interrogando sull'importanza e sulla necessità di rivedere un po' la sanità nella nostra regione, migliorarla, rinforzarla e trovarci meno vulnerabili nel caso in cui dovesse arrivare un'altra emergenza.
È chiaro che questo non è l'unico intervento, non è un intervento risolutivo, poiché oggi coincide anche con il ritorno in Aula del Consiglio, con il ritorno del Consiglio in presenza.
Può essere un buon inizio per cominciare a occuparci nuovamente della nostra sanità, non solo dal punto di vista della gestione dell'emergenza nessuno, per fortuna, ha smesso di occuparsene - ma anche, in prospettiva guardando al futuro, cercando di migliorarne tutti i suoi aspetti.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola, per l'illustrazione del provvedimento.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
In questa giornata, che ricorda anche i cinquant'anni della Regione, è bello ritrovarsi finalmente in Aula e riportare i lavori il più vicino possibile alla normalità.
Per quanto riguarda la proposta di legge del collega Bertola, il Gruppo della Lega approva con piacere questo provvedimento. Peraltro, questa è l'intenzione e il modo di lavorare che intende promuovere questa maggioranza e il mio Gruppo: quando ci sono proposte che riteniamo di buonsenso e che crediamo possano essere importanti per il Piemonte, non guardiamo chi le ha proposte, non guardiamo la mera spartizione partitica né facciamo il gioco delle parti.
Non abbiamo problemi, perciò, ad approvare un provvedimento che, tra virgolette, avrà come primo firmatario un componente del Movimento 5 Stelle. Come ho detto, questa è un'impostazione che vogliamo mantenere in questa legislatura. Naturalmente, come ho sempre ribadito, la maggioranza ha delle volontà politiche e amministrative forti. Tuttavia, quando ci sono iniziative di legge che vanno incontro alla nostra visione politica, non facciamo questioni su chi è il primo firmatario dell'atto - ci mancherebbe! e molto convintamente esprimeremo i 23 voti della Lega a favore di quest'importante riforma normativa.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Preioni.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Intervengo anch'io a nome del Partito Democratico sulla proposta di legge del collega Bertola per una sottolineatura, posto che ne avevamo anche discusso in Commissione e c'era stato un iniziale parere della Giunta non proprio positivo.
In realtà, il lockdown e quanto è accaduto a seguito del Coronavirus confermano, dal mio punto di vista, la bontà di un elenco di questo tipo. E proverò a spiegarne velocemente il perché, Presidente.
A un certo punto, nel momento in cui diversi operatori sanitari e socio sanitari si sono ammalati, siamo andati in crisi dal punto di vista del reperimento delle figure professionali. Le RSA, in particolare, si sono trovate particolarmente in difficoltà, perché magari avevano il personale in quarantena ammalato e non riuscivano a reperire sul territorio del personale supplente adeguato. A un certo punto, è stato anche siglato un protocollo tra Regione, Province e RSA che aveva, tra gli altri obiettivi quello di aiutare a reperire le figure necessarie.
In quel frangente, per l'appunto, un elenco regionale con tutte le persone qualificate residenti in Piemonte avrebbe certamente facilitato anche il lavoro che, con questa legge, noi andiamo a proporre.
Ci auguriamo che al più presto, dopo l'approvazione della legge, la Giunta proceda con gli atti di sua competenza, e che si possa velocemente arrivare alla costituzione di questo elenco.
Noi sappiamo che dal punto di vista degli operatori della formazione professionale, degli istituti formativi professionali e di Stato quell'elenco esiste già; invece l'elenco degli operatori qualificati andrebbe ricostruito e, comunque, non sarebbe pubblico: al massimo, solo gli uffici dispongono di un elenco di tutte le persone qualificate.
Un elenco pubblico, invece, una sorta di "registro", in un caso come quello che abbiamo vissuto durante l'epidemia, potrebbe essere utile.
Mi auguro - e chiudo, Presidente - che questa proposta di legge, che, da quello che ho capito dopo l'intervento del collega Preioni, oggi sarà approvata, possa essere anche di stimolo per riprendere tutto un ragionamento che avevamo anticipato in Commissione (e che, a questo punto dovremmo rifare, perché era precedente alla fase di lockdown) sul fabbisogno di operatori socio-sanitari nella nostra Regione. Perché se prima del lockdown i numeri dei corsi che finanziava la Regione erano sufficienti, forse oggi questo ragionamento dovrebbe essere rimesso in discussione, perché probabilmente il fabbisogno è aumentato.
Mi auguro che questa legge sia anche l'occasione per riaprire il dibattito su questo tema.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rossi, per il suo intervento.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, dichiaro chiusa la discussione generale.
Invito i colleghi Consiglieri a mantenere la postazione assegnata, a salvaguardia del distanziamento sociale. Grazie.
Ha chiesto la parola l'Assessore Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore agli affari legali e contenzioso

Chiederei una sospensione di un quarto d'ora o venti minuti per verificare alcune piccole proposte di emendamento da parte della Giunta.



PRESIDENTE

Se nessuno si esprime in senso contrario, sospendiamo la seduta per 15 minuti.
Grazie.



(La seduta, sospesa alle ore 11.53, riprende alle ore 12.21)



PRESIDENTE

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA ALLASIA STEFANO



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Chiedo a tutti i Consiglieri di sedersi al proprio posto, di mantenere la distanza e tenere la mascherina addosso al proprio volto coprendo naso e bocca, anche nel periodo di sospensione della seduta.
Ha chiesto di intervenire l'Assessore Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore agli affari legali e contenzioso

Era solo per spiegare gli emendamenti di Giunta che abbiamo provveduto a presentare dopo un breve e corretto confronto con il presentatore della proposta di legge, il Consigliere Bertola, per raccogliere quello che è assolutamente lo stimolo positivo che condividiamo contenuto nella proposta e renderlo compatibile con dei passaggi che l'Assessore Chiorino, per quello che riguarda la formazione, soprattutto dei profili professionali socio-sanitari, m'indicava.
C'è un piccolo emendamento all'articolo 1 che riguarda solo il recepimento degli elenchi già presenti presso gli enti di formazione accreditati della Regione, quindi è un passaggio più di forma che di sostanza.
Il passaggio di sostanza è all'articolo 4, che disciplina l'obbligo della Giunta di adottare un regolamento poi conforme, e viene emendato con la richiesta di tener conto, in questa fase di stesura del regolamento, del percorso in Conferenza Stato-Regioni che l'Assessorato alla formazione professionale, con gli Assessorati delle altre Regioni, sta portando avanti in sede di revisione di un accordo Stato-Regioni del 2001 per uniformare i provvedimenti normativi di tutte le varie Regioni d'Italia, anche a garanzia di chi esercita questa professione per avere una certezza del diritto ed evitare discipline a macchia di leopardo. Sono contento - poi magari lo dirà lo stesso presentatore - che ci sia, comunque, condivisione anche di questo passaggio.
Con questi emendamenti di Giunta, il parere della Giunta diventa non solo parzialmente, ma completamente favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Ho parlato prima con l'Assessore Marrone ed esprimo parere favorevole rispetto alle proposte di emendamento se, chiaramente, questa era l'esigenza della Giunta ed erano le modalità con le quali la Giunta pensava di rendere il provvedimento più facilmente armonizzabile con modifiche e variazioni legislativa a livello nazionale, peraltro ancora da avvenire quindi rendere questa legge adatta anche a eventuali modifiche della normativa nazionale.
Del resto, l'articolo 4 forniva e fornisce una delega alla Giunta regionale nel regolamentare la questione e, con le modifiche proposte, la Giunta regionale s'impegna a usare questa delega regolamentare in conformità con eventuali normative che dovessero sopravvenire a livello nazionale.
Ripeto, esprimo assolutamente parere favorevole alle proposte di emendamento.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi in discussione generale, passiamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Emendamento rubricato n. 1) presentato dalla Giunta regionale.
(Testo inserito nell'allegato al resoconto integrale dell'adunanza in corso) Non essendovi richieste d'intervento, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione sull'emendamento rubricato n. 1).
Il Consiglio approva.



(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Vicepresidente Salizzoni in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



SALIZZONI Mauro

Per ragioni tecniche non ho potuto votare.



PRESIDENTE

Se esprime il suo voto, lo registriamo.



SALIZZONI Mauro

Favorevole.



PRESIDENTE

Sia riportato a verbale che il Vicepresidente Salizzoni ha votato favorevolmente.
Non essendovi richieste d'intervento, pongo in votazione l'articolo 1.
Indìco la votazione sull'articolo 1, così come emendato.
I Consiglieri Riva Vercellotti e Salizzoni non hanno votato.
Consigliere Riva Vercellotti, vuole dichiarare il suo voto?



RIVA VERCELLOTTI Carlo

Favorevole.



PRESIDENTE

Anche il Consigliere Salizzoni ha dichiarato di votare a favore.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) ARTICOLO 2 Indìco la votazione sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) ARTICOLO 3 Indìco la votazione sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) ARTICOLO 4 Emendamento rubricato n. 2) presentato dalla Giunta regionale.



(Testo inserito nell'allegato al resoconto integrale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

Non essendovi richieste d'intervento, lo pongo in votazione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione sull'emendamento rubricato n. 2).
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 3) presentato dalla Giunta regionale.



(Testo inserito nell'allegato al resoconto integrale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

Non essendovi richieste d'intervento, lo pongo in votazione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione sull'emendamento rubricato n. 3).
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

Non essendovi richieste d'intervento, pongo in votazione l'articolo 4.



PRESIDENTE

Indìco la votazione sull'articolo 4, così come emendato.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

ARTICOLO 5



PRESIDENTE

Indìco la votazione sull'articolo 5.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Non essendovi richieste d'intervento, passiamo alla votazione dell'intero testo di legge.



PRESIDENTE

Indìco la votazione sull'intero testo di legge.
Il Consiglio approva.



(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La Consigliera Disabato ha comunicato per il verbale di voler votare a favore.
Alle ore 14 è prevista la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata e, successivamente, sarà ripresa la seduta con l'esame dei punti all'o.d.g.
È stata anticipata l'ora per la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata, perché poi dobbiamo fare una breve pausa di ripristino delle condizioni sanitarie con la sanificazione della sala, perciò ci sarà un breve periodo di sospensione con la fuoriuscita di tutti i Consiglieri e addetti ai lavori.
Potete lasciare i computer all'interno dell'aula.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 12.37)



GAVAZZA GIANLUCA



(I lavori iniziano alle ore 14.03 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)



PRESIDENTE

Buon pomeriggio, colleghi.
Oggi si provvederà a rispondere all'interrogazione n. 336 presentata dal Consigliere Domenico Rossi, cui risponderà l'Assessore Matteo Marnati all'interrogazione n. 342 presentata dal Consigliere Ivano Martinetti, cui risponderà l'Assessore Matteo Marnati; all'interrogazione n. 333 presentata dal Consigliere Carlo Riva Vercellotti, cui risponderà l'Assessore Luigi Icardi; all'interrogazione n. 334 presentata dal Consigliere Alessandro Stecco, cui risponderà l'Assessore Luigi Icardi; all'interrogazione n. 335 presentata dal Consigliere Maurizio Marello, cui chiedo fin d'ora all'Assessore che risponderà di inviarla via e-mail; all'interrogazione n.
337 presentata dal Consigliere Silvio Magliano, cui risponderà l'Assessore Caucino Chiara; all'interrogazione n. 338 presentata dal Consigliere Sean Sacco, cui risponderà l'Assessore Luigi Icardi; all'interrogazione n. 339 presentata dal Consigliere Raffaele Gallo, cui risponderà l'Assessore Luigi Icardi; all'interrogazione n. 340 presentata dalla Consigliera Sarah Disabato, cui risponderà l'Assessore Fabio Carosso; all'interrogazione n.
341 presentata dal Consigliere Marco Grimaldi, cui risponderà l'Assessore Luigi Icardi.
Ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento sulle interrogazioni a risposta immediata ricordo che l'interrogante ha tre minuti per l'illustrazione mentre il componente della Giunta ha a disposizione cinque minuti per la risposta e non sono previste repliche.
Prego i Consiglieri e gli Assessori di attenersi rigorosamente ai tempi ed è espressa richiesta, com'era da remoto, dell'Ufficio di Presidenza l'invio delle risposte tramite e-mail da parte degli Assessori agli interroganti.
Invito gli Assessori a inviare l'e-mail urgentemente, anche quelle già risposte.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione a risposta immediata n. 242 presentata da Martinetti inerente a "Blocco circolazione delle auto storiche e deroghe specifiche"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 242.
La parola al Consigliere Martinetti per l'illustrazione.



MARTINETTI Ivano

Grazie Presidente; grazie, Assessore.
L'interrogazione n. 242 nasce a seguito delle dichiarazioni che abbiamo letto a mezzo stampa del Consigliere comunale di Torino Antonio Fornari che, in un articolo di tre giorni fa, rilasciava delle dichiarazioni piuttosto critiche sulla situazione, a suo dire insostenibile, per i veicoli storici e da collezione.
Mi risulta che ci sia stato un confronto anche con l'Assessore Marnati, che è al corrente delle richieste dei Consiglieri comunali torinesi, così come credo sia al corrente delle lamentele inoltrate dall'Associazione ASI sulla difformità tra le normative tra le Regioni. I Consiglieri chiedono che quelle normative vengano modificate e armonizzate con quelle delle altre Regioni.
Noi crediamo che la Regione stia per apprestarsi, in linea con quanto fatto l'anno scorso, a rinnovare la DGR contenente le linee guida e le misure di contenimento dell'inquinamento del bacino padano. Ci è sembrata l'occasione giusta per affrontare questo problema.
Vengo subito al punto. In questo periodo, quello che lamenta l'ASI, da quanto risulta anche dalle dichiarazioni dei Consiglieri torinesi, è che anche solo per fare una semplice riparazione o per andare a una manifestazione fuori regione è necessario caricare l'auto su un carrello o comunque, su un mezzo autorizzato. Questo crea un conseguente aggravio di costi per i collezionisti, che spesso rinunciano a questa passione a causa delle limitazioni imposte.
Volevo ricordare due dati. Le auto storiche iscritte negli appositi registri sono circa 400 mila su un totale di circa 52 milioni di veicoli immatricolati in Italia. Anche noi abbiamo una matrice ambientalista piuttosto importante, tuttavia ci rendiamo conto che l'impatto effettivo sull'inquinamento, anche in considerazione dei pochissimi chilometri percorsi e dei pochissimi mezzi immatricolati, è irrisorio, se non completamente assente.
Ci pare anche chiaro da un confronto con i vari collezionisti e con le associazioni che, a regime normale, queste auto non vengono utilizzate per gli spostamenti giornalieri, ma solo per motivi strettamente legati alle manifestazioni o, in qualche caso, alla necessità di raggiungere l'officina meccanica per fare delle riparazioni o per trattenere le macchine.
Questa normativa sta creando qualche problema e interroghiamo l'Assessore per sapere quali sono le azioni che intende intraprendere per risolvere questo vulnus sulle normative delle auto storiche e da collezionismo cercando di rendere uniforme la normativa della Regione Piemonte con quella delle altre Regioni del bacino padano. Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Martinetti per l'illustrazione.
Ricordo a tutti gli illustranti colleghi che sia per illustrare sia per rispondere alle interrogazioni, poiché siamo tornati in Aula dopo tre mesi a casa magari seduti sul divano, occorre rimanere in piedi. Grazie.
Per conto della Giunta, si è reso disponibile alla risposta l'Assessore Marnati.
Prego, Assessore, ne ha facoltà per cinque minuti.



MARNATI Matteo, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Premetto che, attualmente, le limitazioni alla circolazione sono vigenti nei 34 Comuni riportati nell'allegato 2 della deliberazione di Giunta regionale n. 8199 del 9 agosto 2019 e non sono su tutto il territorio regionale.
Inoltre, nei suddetti Comuni, non tutte le strade sono oggetto di limitazione alla circolazione veicolare. A proposito della possibilità di condurre le auto storiche presso officine per la manutenzione al fine com'è sempre consentito, di poter partecipare in sicurezza alle manifestazioni organizzate, si fa presente che tale possibilità è già attualmente garantita in virtù e per esclusione prevista al punto 4 e al punto 11 dello schema di ordinanza adottato con deliberazione di Giunta regionale n. 8199 del 9 agosto 2019, senza alcun utilizzo di carrello o mezzo autorizzato.
La Regione Piemonte, per il contenimento delle emissioni inquinanti in atmosfera, si muove nell'ambito dell'accordo del bacino padano, che vede coinvolte le Regioni Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte. In questo contesto, si inserisce il tema delle auto storiche e l'azione intrapresa da Regione Piemonte relativamente al Progetto Move-in già autorizzato dalla Regione Lombardia l'anno scorso e la cui adozione prevista per il mese di ottobre 2020, renderebbe maggiormente uniformi le modalità e le regole di circolazione anche delle auto storiche fra regioni del bacino padano, risolvendo il tema delle deroghe per i veicoli registrati, sia che siano auto d'epoca sia auto d'interesse storico.
Bisogna fare questa importante differenza, sono due categorie differenti e nella seconda, rientrano tutte le vetture con più di quarant'anni di anzianità e ottengono anche un certificato specifico.
Relativamente all'oggetto dell'interrogazione, nel corso degli ultimi mesi si sono, inoltre, tenuti alcuni incontri con i rappresentanti ASI Automotoclub Storico Italiano. Dalle valutazioni tecniche condotte risulta che l'adozione del progetto Move-in in uso in Regione Lombardia rappresenti la strada fattibile per concedere alle tipologie di veicoli registrati ASI sia auto storiche sia quelle d'interesse storico, una percorrenza chilometrica annuale nelle aree oggetto di limitazione del traffico.
Tale progetto, infatti, consente la corretta stima delle immissioni di tali veicoli mediante il monitoraggio delle percorrenze reali effettuate dagli stessi, attraverso l'installazione di dispositivi telematici già presenti sul mercato e utilizzati per finalità specifiche, ad esempio le black box.
In funzione alla classe emissiva dei veicoli, con un supporto tecnico scientifico dell'ARPA Piemonte, viene calcolato il numero dei chilometri percorribili sulle porzioni di territorio regionale oggetto di limitazione e viene attribuita, per ciascuna classe dei veicoli, una corrispondente soglia annua di percorrenza chilometrica.
A tutti i proprietari dei veicoli nelle aree oggetto di limitazione viene aperta la possibilità di installare, su base volontaria, sui propri veicoli una scatola nera che consente di rilevare le informazioni necessarie attraverso il collegamento satellitare, a un'infrastruttura tecnologica dedicata e abilitata a gestire le limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti. Tale progetto offre eque condizioni di mobilità ai cittadini, applicando le limitazioni a circolazione dei veicoli più inquinanti, graduandole in base all'uso effettivo dei veicoli e al loro contributo all'inquinamento atmosferico.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Marnati, per la risposta.


Argomento: Trasporti aerei

Interrogazione a risposta immediata n. 336 presentata da Rossi, inerente a "Osservazioni masterplan 2020-2035 Malpensa"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
336.
La parola al Consigliere Rossi per l'illustrazione.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
L'interrogazione nasce dall'annuncio, da parte del Gruppo SEA, gestore degli aeroporti di Milano Linate e Milano Malpensa, della predisposizione di un nuovo progetto di ampliamento dell'aeroporto di Malpensa. Secondo questo progetto, si prevede un traffico annuale di 40,9 milioni di passeggeri entro il 2035, traffico pari a quanto si è registrato durante il 2019 quando, a causa dei lavori e della chiusura dell'aeroporto di Linate il traffico è stato spostato sull'aeroporto di Malpensa, quindi c'è stato un aumento dei passeggeri e dei voli.
Questo progetto prevede la procedura di valutazione d'impatto ambientale da parte del Ministero dell'Ambiente, che ha concesso 60 giorni - direi: solo 60 giorni, quindi tempo fino al 5 settembre - per la presentazione delle osservazioni da parte di soggetti pubblici e privati rispetto al piano proposto.
Noi sappiamo, Presidente, che l'attività dell'aeroporto di Malpensa, pur essendo un aeroporto milanese (lombardo, chiedo scusa) ha degli effetti soprattutto di natura ambientale, nel territorio piemontese di confine, in particolare con la Provincia di Novara. In particolare, i Comuni più coinvolti sono quelli di Varallo Pombia e di Pombia.
Il problema è che i 60 giorni concessi oggi per le osservazioni ricadono anche a cavallo del periodo estivo, in un momento in cui, anche a causa del COVID, il personale della Pubblica Amministrazione non è tutto al lavoro presso gli uffici. Questi 60 giorni rischiano di essere davvero brevi. In più, dal punto di vista ambientale, nonostante l'aeroporto sia lombardo, le ricadute ambientali sul territorio sono importantissime per la regione Piemonte.
Resta un nodo da sciogliere - e vado alla conclusione, Presidente - che è quello della Commissione aeroportuale, dove si definiscono le strategie dello scalo, ma dove i Comuni piemontesi, purtroppo, sono ammessi solo come uditori e senza diritto di voto, cosa invece diversa dai Comuni lombardi.
L'interrogazione serve per chiedere alla Giunta se e come intenda avanzare proposte e le proprie osservazioni al masterplan 2020-2035, sottoposto da SEA al Ministero.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Domenico Rossi per l'illustrazione.
Per conto della Giunta, si è reso disponibile alla risposta l'Assessore Matteo Marnati.
Prego, Assessore, ne ha facoltà per cinque minuti.



MARNATI Matteo, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Premesso che il procedimento amministrativo di procedure di VIA del progetto aeroporto di Milano Malpensa, masterplan 2020-2035 ENAC (Ente Nazionale per l'Aviazione Civile), è di competenza esclusiva dello Stato alla data odierna non risulta pervenuta, al Settore Valutazioni Ambientali e Procedure Integrate, alcuna nota di comunicazione di avvio del procedimento di valutazione d'impatto ambientale, ai sensi dell'articolo 23, comma 4, del decreto legislativo 152 del 2006, da parte del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che prevede l'individuazione dei soggetti che l'autorità competente ritiene di dover consultare, in quanto potenzialmente interessati a esprimersi sulla realizzazione del progetto.
In data 13 luglio 2020 è stato verificato, sul sito istituzionale del Ministero dell'Ambiente, la data di avvio del procedimento, nella quale è stata indicata la scadenza del termine per la presentazione delle osservazioni entro il 4 settembre 2020, 60 giorni dall'avvio del procedimento, partito il 7 luglio scorso.
A tal proposito, nonostante non sia pervenuta la nota ufficiale di avvio del procedimento, la Regione Piemonte, ai sensi del citato articolo 23 comma 4, del decreto legislativo 152/2006, al fine di assicurare le proprie osservazioni e il parere al Ministero dell'Ambiente potrà, se ritenuto necessario, partecipare alla consultazione pubblica, attivando l'organo tecnico regionale che si esprime con delibera della Giunta entro la data stabilita del 4 settembre 2020.
Si segnala che, nella situazione attuale, l'area aeroportuale, definita dalla Commissione di cui l'articolo 5 del decreto del Ministero dell'Ambiente del 31 ottobre 1997, non comprende alcun Comune del Piemonte.
In aggiunta, a breve arriverà uno studio di ARPA sul rumore, per capire le differenze che ci sono state nel periodo del lockdown, o precedente rispetto agli anni scorsi.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Matteo Marnati per la risposta.



ROSSI Domenico

Presidente, posso solo chiedere copia della risposta? Grazie.



PRESIDENTE

L'abbiamo detto in apertura: com'era prima, verranno inviate. Ho sollecitato proprio che le e-mail arrivassero in breve tempo.



ROSSI Domenico

Grazie, ma se posso averne copia cartacea, grazie mille.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 333 presentata da Riva Vercellotti inerente a "Quali azioni per le lunghe code di attesa ai CUP di Vercelli"

Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 334 presentata da Stecco, inerente a "Gravi disfunzioni del servizio CUP e SOVRACUP nella provincia di Vercelli: quali sono le azioni che la Regione sta intraprendendo?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
333.
La parola al Consigliere Riva Vercellotti per l'illustrazione.



RIVA VERCELLOTTI Carlo

Grazie, Presidente.
Il Centro Unico di Prenotazione di Corso Abbiate a Vercelli è stato oggetto, in questi ultimi sette/dieci giorni, di una delle situazioni più buie e imbarazzanti della storia del Sant'Andrea, l'ospedale di Vercelli.
Le code al CUP ci sono sempre state, per carità, ma le persone erano sedute e trovavano un luogo, se non accogliente, almeno dignitoso.
In questo luglio 2020, questo non è accaduto, perché la coda si allungava per lo stretto marciapiede di Corso Abbiate, tra auto e tubi di scappamento, con le persone a poche decine di centimetri l'una dall'altra e una coda che ancora oggi rimane senza sedute e sotto il sole cocente di luglio e un domani, magari, sotto i temporali o sotto la pioggia.
Sappiamo che una coda di questo tipo porta tensioni, porta esasperazione.
Pare, poi, che i cartelli che indicavano gli orari di apertura non fossero gli stessi di quelli poi effettivamente previsti; pare che qualche persona anziana abbia anche chiamato le Forze dell'ordine e pare che qualcuno sia stato anche male. Ecco, un teatro indecoroso che si è tenuto in un CUP della nostra Regione, in particolare all'ASL, per la disorganizzazione dimostrata dalla stessa e, aggiungo, per la pessima considerazione che la stessa ASL ha riservato alle fasce deboli, soprattutto per gli anziani.
Con quest'interrogazione vorrei capire, non solo o tanto le motivazioni di questo indegno caos, che credo siano legate alla scarsa capacità organizzativa dalla direzione generale, insieme a una programmazione avvenuta nella legislatura passata sbagliata, che evidentemente dovrà essere riformulata, ma vorrei comprendere cosa intende fare l'Assessorato e lei, Assessore, di cui conosco e apprezzo la sensibilità e la sua decisione, per risolvere il problema delle code presso il CUP di Vercelli che rappresenta non solo un disservizio o un danno all'immagine della sanità piemontese, ma anche uno schiaffo alla fiducia di tanti anziani che chiedono una sanità vicina, una sanità attenta, una sanità che si prenda cura dei bisogni delle persone più fragili, a partire dalle piccole cose quelle anche plastiche, evidenti e quotidiane come quella che oggi qui in Aula ho rappresentato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Riva Vercellotti.
Poiché l'interrogazione a risposta immediata n. 334 "Gravi disfunzioni del servizio CUP e SOVRACUP nella provincia di Vercelli: quali sono le azioni che la Regione sta intraprendendo?" è relativa allo stesso argomento della precedente, chiedo dal Consigliere Stecco di illustrarla, così l'Assessore darà una risposta unica.
La parola al Consigliere Stecco per l'illustrazione.



STECCO Alessandro

Grazie, Presidente.
Anzitutto, il problema del CUP di Vercelli è precedente al COVID ed era già stato attenzionato anche dal sottoscritto, come anche dal collega Consigliere regionale Riva Vercellotti e da altri.
Già l'estate scorsa, si erano dimostrate gravissime problematiche logistiche, legate a un'organizzazione locale del servizio dello sportello del front office all'utenza che non era corrispondente alle necessità dei cittadini e questo comportava, soprattutto con il grande caldo, file lunghe all'esterno della struttura che aveva una capienza limitata.
Da allora a oggi non è stato fatto niente o poco e ci siamo trovati, anche successivamente alla pandemia legata al COVID, il problema del ritorno di tutti i pazienti a cercare di prenotare o prenotare determinati esami con le stesse caratteristiche e situazioni logistiche di prima, tutto ci acuito dalle norme di distanziamento sociale, che rendono questo ancora più difficile, come avviene ovunque, ma in un contesto che era già problematico, com'era già stato definito e descritto la volta scorsa.
Nel frattempo, è partito a Vercelli, recentemente, il CUP regionale e quindi, l'applicazione e il numero di telefono e quello che serve per prenotare, ma ci sono disservizi anche nel Vercellese nell'accesso a questo sistema, per cui il cittadino non riesce a prenotare o a farsi rispondere al telefono.
Entrambi questi elementi insieme sono diventati esplosivi: i cittadini e gli anziani patiscono molto, naturalmente, sia la difficoltà delle code sotto il sole o sotto la pioggia, sia la difficoltà ad accedere a un sistema tecnologico che, nella nostra zona è appena partito e si è visto che ha delle difficoltà. Inoltre, si aggiunga anche la necessità di rivisitare il software, probabilmente, anche nelle farmacie stesse, dove prima erano fatte le prenotazioni.
Pertanto, si chiede all'Assessore quali azioni intenda intraprendere la Regione per superare le gravi disfunzioni a livello dell'ASL per il servizio CUP e per l'applicativo e la funzionalità del SOVRACUP di Vercelli e del CUP regionale per quanto riguarda la zona di Vercelli.



PRESIDENTE

Ringrazio entrambi i Consiglieri per le illustrazioni delle rispettive interrogazioni.
La parola all'Assessore Icardi per la risposta.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Ho ben presente la problematica di Vercelli: una situazione forse tra le più critiche della Regione Piemonte.
L'ASL di Vercelli è entrata nella funzionalità del CUP regionale il 22 giugno, come da programma. L'emergenza COVID, probabilmente, ha anche un po' rallentato, mentre altre ASL magari hanno potuto farlo prima, la traslazione delle vecchie agende sul nuovo sistema.
In questo momento, abbiamo spronato affinché questo importante lavoro di riprogrammazione delle attività, dovuto anche alla necessità di rispettare le regole di distanziamento, andasse avanti in modo molto più rapido e molto più significativo.
Tutte le agende delle prime visite (le U, le D, le P e le differibili) sono state poste a cura del CUP e, contrariamente ad altre Aziende, hanno ancora la riserva dell'agenda di tipo P e D. Abbiamo chiesto che fosse acquisita anche la funzionalità della nuova app regionale CUP-Piemonte, che permette a qualunque cittadino iscritto all'anagrafe regionale di gestire in proprio una prenotazione e di ottenerla, senza doversi recare e fare le code al CUP.
Da quando sono state riaperte le agende e pubblicizzata la riapertura graduale dei servizi, è chiaro che si sono verificati quotidianamente importanti afflussi, perché purtroppo non sono stati utilizzati a sufficienza quei canali telematici messi a disposizione. A questo proposito, sono riferiti elevatissimi tempi d'attesa da parte degli utenti.
La funzionalità di monitoraggio, previsto dal CUP, è stata attivata con ritardo per mancanza delle credenziali di accesso.
Inoltre, c'è il tema che riguarda la sede del CUP, che è certamente poco confortevole e, soprattutto, limitata negli spazi. Una valutazione che era da tempo nota alla Direzione Generale e si era consigliata la ricerca di nuovi spazi più idonei per la gestione degli sportelli. La ricerca si è interrotta nel periodo del lockdown, ma adesso è drammaticamente urgente.
Dal 1° luglio, è stata individuata una nuova sede seppur provvisoria, per gli sportelli di scelta, revoca ed esenzioni, messe a disposizione dal Comune di Vercelli. Ciò ha consentito di ridurre considerevolmente il numero di passaggi agli sportelli centrali, sui quali gravano oltre 250 passaggi al giorno, un numero molto significativo.
È in corso di acquisizione ulteriore personale amministrativo, tramite Agenzia dell'impiego. Il personale integrativo non può essere attinto estemporaneamente da altri uffici, ovviamente, perché dev'essere formato per avere quelle competenze specifiche per poi essere impiegato al CUP.
Sappiamo che non può essere sostituito da personale generico che non abbia avuto un'idonea formazione.
Si è inoltre reso necessario un importante lavoro di back office, che abbiamo implementato, che assorbe l'attività del personale che, in tempi ordinari, sarebbe presente allo sportello, ma le nuove assunzioni dovrebbero colmare questo gap.
Abbiamo sollecitato la ricerca di nuovi spazi da dedicare in modo permanente al CUP di Vercelli; sono stati stimati almeno 600 metri quadri di fabbisogno, in una sede vicina all'ospedale, oppure molto centrale della città. A breve, partirà l'avviso per il bando di ricerca.
Il personale dell'URP ha preso in carico il supporto all'utenza, per cercare di dare un minimo di conforto, che si occupa di offrire, per quanto possibile, generi di conforto e di gestire le pratiche, rinviando al domicilio quanti possono ricevere un servizio telefonico diretto, di cui pure si fanno carico, oppure di operare in back office per completare pratiche sommariamente evase al mattino.
L'ASL di Vercelli segnala che ha stipulato convenzioni con le farmacie del territorio, anche sulla scia, tracciata dalla Regione, della Farmacia dei servizi, per l'uso degli applicativi di prenotazione che, in tempi ordinari, danno un buon contributo di snellimento e di prossimità di servizio. A seguito dell'implementazione del nuovo CUP è necessaria, anche in questo caso, la formazione specifica per il personale addetto tuttora in corso.
Sono in corso di studio ulteriori funzionalità di prossimità, che implicano la collaborazione da parte delle associazioni del territorio. L'Assessorato si è mosso sulla Direzione generale, sollecitando tutta questa serie d'interventi che vi ho descritto, e monitorerà e controllerà in modo molto stretto l'applicazione degli stessi, al fine di arrivare a eliminare questo pesante disservizio sull'ASL di Vercelli.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Luigi Icardi, per la risposta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 335 presentata da Marello, inerente a "Miroglio Textile - chiusura della Stamperia di Govone (Alba)" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Relativamente all'interrogazione a risposta immediata n. 335, viene fornita risposta scritta su richiesta dell'interrogante, Consigliere Marello.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione a risposta immediata n. 337 presentata da Magliano, inerente a "Case ATC di Corso Racconigi 25 - urgono misure per la tutela dei proprietari privati di unità abitative"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
337.
La parola al Consigliere Magliano per l'illustrazione per tre minuti.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Questo è un caso molto particolare, perché il complesso di case ATC di Corso Racconigi 25 è stato interessato da una serie di controlli che avevano fatto emergere la sua totale instabilità. È un complesso che ha 350 appartamenti, per cui stiamo parlando di un insediamento importante in una zona molto popolosa della città.
Nel 2018 c'è stato un problema e hanno scoperto che alcuni lavori fatti negli anni Settanta alle solette di tutte queste abitazioni, a causa dell'inserimento degli ascensori, avevano reso completamente instabile la struttura. Questo ha fatto sì che si creassero una serie di problematiche.
La prima innanzitutto è che bisognava sgomberare quanto prima e dare casa a chi era all'interno, ma il vero problema è che chi viveva in Corso Racconigi si trovava in tre diverse posizioni. La prima è quella di una persona che affittava da ATC, sicché la struttura delle case popolari e quindi facilmente ATC poteva ragionare per riposizionare queste persone altrove, in altre case. Altri invece, che sono i soggetti di cui chiedo conto all'Amministrazione regionale, sono proprietari, cioè persone che nel tempo o hanno riscattato da ATC, oppure addirittura hanno comprato da terzi che, a loro volta, avevano comprato da ATC.
Stiamo parlando di 50 proprietari che avevano avuto nell'anno scorso un'interlocuzione con ATC, ma da dicembre in poi non si sa più nulla.
Abbiamo il tema del COVID, che in qualche modo ha raffreddato il tutto, ma soprattutto l'interlocuzione tra gli avvocati di ATC e questi 50 proprietari che hanno la casa di proprietà e che vorrebbero, come si era ipotizzato, avere un cambio di casa di equivalente valore. Gli abboccamenti sono stati per una dozzina circa di questi proprietari, non per la totalità.
Interrogo per sapere, dal momento che i colloqui risultano attualmente interrotti, a che punto siano le trattative con i proprietari privati delle unità immobiliari (circa una cinquantina), affinché sia garantita un'alternativa abitativa equivalente agli investimenti fatti dai proprietari.
Poiché si andava in quella direzione con la passata governance della Regione Piemonte, volevamo capire, essendo che da dicembre a oggi non si è mosso più nulla, che cosa intende fare ATC con questi 50 proprietari, che chiedono soltanto una cosa: di poter continuare il dialogo per trovare una soluzione.
Al di là del rifacimento di quella struttura, che ha un costo elevatissimo (circa 35 milioni di euro), come ha affermato il Politecnico con perizia asseverata sia della non tenuta strutturale di quelle case sia del probabile investimento da fare, abbiamo 50 persone che hanno una casa di proprietà con delle falle, di cui loro non erano a conoscenza, che fino a dicembre avevano avuto interlocuzioni con ATC.
Adesso il lockdown è finito, per cui mi auguro che su questo ci sia una risposta pronta dell'Amministrazione e dell'Assessora per riprendere questi colloqui, perché sono 50 famiglie disperate che non sanno dove andare a vivere e quale strumento giuridico utilizzare ma, soprattutto, se ATC sarà capace di un'interlocuzione con loro per trovare una soluzione.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Magliano per l'illustrazione.
Per conto della Giunta, si è resa disponibile alla risposta l'Assessore Caucino, che ha pertanto facoltà di intervenire per cinque minuti.



CAUCINO Chiara, Assessore alle politiche della famiglia, dei bambini e della casa

Grazie, Presidente.
La situazione delle unità abitative di proprietà privata negli stabili di Corso Racconigi 25 a Torino è seguita con estrema attenzione dall'ATC Piemonte centrale, che ha informato la struttura regionale che ho il piacere di supervisionare a livello di welfare. Il Settore regionale mi ha dato una serie d'informazioni, che sono state conferite da ATC nord, che sono un po' difformi da quanto da lei sostenuto nell'interrogazione, perch non parrebbe che queste interlocuzioni siano terminate a dicembre, ma solo nella fase strettamente legata al COVID.
I contatti con i proprietari privati degli alloggi sono stati unicamente sospesi nella fase legata agli eventi epidemiologici derivanti dal COVID-19 e a buon conto sono già stati in qualche modo ripresi. In particolare, già la scorsa settimana i proprietari sono stati attenzionati, sono stati chiamati e si sono svolti degli incontri con gli avvocati incaricati di rappresentare parte dei proprietari interessati. Stiamo parlando di circa 30 persone, quindi non della totalità dei 50 soggetti cui faceva riferimento il Consigliere, ma solo 30 soggetti.
Mi viene riferito che nei prossimi giorni sono calendarizzati altri incontri e, comunque, nel breve periodo si completeranno i confronti con tutte le proprietà interessate, per cui, oltre ai 30 già attenzionati anche con gli altri 20. Al termine di questi confronti, l'ufficio legale di ATC Piemonte centrale formulerà un complessivo quadro della situazione, a beneficio della valutazione del Consiglio di Amministrazione di ATC, per le assunzioni delle determinazioni conseguenti.
Evidentemente la struttura regionale è a favore affinché questa situazione complessa, che va a riflettersi negativamente rispetto al vissuto di queste famiglie, si risolva. Noi ci rendiamo conto della gravità della situazione e sappiamo che la situazione esiste, la stiamo monitorando e siamo costantemente in contatto con Bolla, quindi con il Presidente di ATC e con tutta la struttura di ATC, proprio per cercare di addivenire a una conclusione favorevole rispetto a questo tema.
In ogni caso, Consigliere, avrò modo personalmente di tenerla aggiornata prossimamente rispetto agli esiti di questi ulteriori incontri.


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 338 presentata da Sacco, inerente a "Azioni della Regione Piemonte in merito all'utilizzo e programmazione di risorse pubbliche dell'ASL VCO e ricadute sulle scelte di investimento"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
338.
La parola al Consigliere Sacco per l'illustrazione per tre minuti.



SACCO Sean

Grazie, Presidente.
Ho voluto presentare quest'interrogazione alla luce di alcuni articoli che sono usciti sui giornali rispetto alla realizzazione del nuovo Ospedale nella Provincia del Verbano Cusio Ossola.
Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 24/12/2018 recante "Interventi urgenti di elevata utilità sociale nel campo dell'edilizia sanitaria anche con riferimento alle sinergie fra i servizi sanitari regionali e l'INAIL" ai sensi dell'articolo 1, comma 602 e 603 della legge n. 232 dell'11/12/2016, presenta due interventi a capo della Regione Piemonte. Uno di questi due è la costruzione di un nuovo ospedale nell'ASL VCO per un importo di 155 milioni di euro.
Il decreto legge del 30/12/2019, convertito con modificazioni dalla legge n. 8 del 28/02/2020, all'articolo 1, comma 1, stabilisce che l'INAIL, allo scopo di definire le occorrenti risorse finanziarie, tiene anche conto dello stato di attuazione degli investimenti già attivati nel campo sanitario per effetto del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che ho appena citato, quello del 24/12/2018.
Allo scopo di consentire la prosecuzione e il concreto sviluppo delle iniziative d'investimento in strutture sanitarie da parte dell'INAIL, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 24/12/2018, il termine per la rimodulazione dei relativi interventi è prorogato con decreto del Ministero della Salute su proposta delle singole Regioni al 31/5/2020, fermo restando la somma totale delle risorse previste dal predetto decreto per la Regione. Questo termine è scaduto.
La deliberazione n. 239 del 25/03 2020 dell'Azienda Sanitaria Locale del Verbano Cusio Ossola a oggetto "Programmazione e investimenti in conto capitale in edilizia e attrezzature sanitarie" - ma la maggior parte delle risorse vanno in edilizia - "e validazione elenco degli interventi proposti per l'anno 2020 e il triennio 2020-2022", comporta un ammontare superiore ai 20 milioni di euro, che dovrebbero essere in buona parte superati dalla programmazione regionale di edilizia sanitaria che predispone la presenza sul territorio, di un nuovo ospedale unico. Anche questo passaggio è per dire che non è molto chiaro ciò che sarà realizzato sul territorio.
Comunque, si continua una spesa in innovazione dell'edilizia sanitaria che potrebbe essere superata dalla realizzazione di questo nuovo polo ospedaliero.
Giacché ho terminato il tempo a disposizione, vado alla domanda: interrogo per sapere quali saranno le scelte d'investimento in materia di edilizia sanitaria che farà la Regione Piemonte nell'area di competenza dell'ASL VCO, al fine di rendere coerenti le valutazioni d'investimento dell'ASL stessa.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Sean Sacco per l'illustrazione e, per conto della Giunta, si è reso disponibile alla risposta l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore all'edilizia sanitaria

Grazie, Presidente.
La prima parte di risposta lei l'ha già illustrata nell'interrogazione: la scelta di finanziamento dell'ospedale del VCO è certamente la scelta INAIL che abbiamo già più volte ribadito.
La deliberazione dell'ASL del VCO che lei citava, oltre ad alcuni interventi legati all'acquisto di attrezzature e alla ristrutturazione del poliambulatorio di Stresa e della sede distrettuale di Verbania, approva un programma d'investimenti, suddiviso in più anni.
Il programma prevede alcuni interventi di ristrutturazione del presidio ospedaliero di Verbania, un intervento di manutenzione straordinaria e un ampliamento del presidio ospedaliero di Domodossola.
Uno degli interventi di ristrutturazione dell'ospedale di Verbania (per un importo complessivo pari a 16,6 milioni di euro) è finalizzato all'umanizzazione alla messa a norma dell'edificio, mentre l'ampliamento del presidio di Domodossola è finalizzato a concentrare in un unico edificio tutte le attuali degenze.
Nella stessa delibera l'ASL precisa che richiederà alla Regione i finanziamenti relativi agli interventi previsti. Gli interventi contenuti in questo programma saranno valutati con attenzione alla luce innanzitutto della programmata realizzazione del nuovo ospedale del VCO e della necessità di garantire, in ogni caso, le opere indifferibili legate alla sicurezza degli edifici esistenti, fino alla messa in funzione del nuovo ospedale previsto. È una questione di tempi, di messa a norma di questi edifici, perché il nuovo ospedale del VCO, per quanto ci auguriamo possa arrivare presto, certamente non è immediato; nel frattempo, gli altri ospedali devono funzionare e devono funzionare in sicurezza.
Grazie, Presidente.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 339 inerente a "Bonus COVID per il personale del Servizio sanitario regionale"


PRESIDENTE

Continuiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 339 "Bonus COVID per il personale del Servizio sanitario regionale".
Illustra l'interrogazione il Consigliere Gallo; prego, ne ha la facoltà per tre minuti.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione l'ho pensata ed è stata redatta per fare un po' di chiarezza su quello che è successo in merito al "bonus sanitari", erogato con una legge giusta, che abbiamo discusso in quest'aula virtuale, che è la legge 12 del 2020, qualche settimana fa, direi, a fine maggio. In quell'occasione, abbiamo approvato una legge regionale che prevedeva uno stanziamento pari a 55 milioni di euro per il personale sanitario; mi risulta, ci risulta che siano state poi avviate le varie declinazioni operative nelle diverse Aziende sanitarie.
Questa è una legge - tengo a ricordarlo, perché ce lo ha detto oggi il Presidente Allasia a inizio seduta - che non è stata impugnata dal Governo centrale; quindi, la legge 12 del 2020, che ha al suo interno, all'articolo 5, se non ricordo male, la norma relativa al bonus dei sanitari non è stata impugnata dal Governo centrale, ed è stata ufficializzata oggi.
È altrettanto vero, però, che questa norma regionale si appoggia su una norma nazionale, che è il decreto "Cura Italia" convertito, che prevedeva in un articolo di questa norma molto ampia, la destinazione di alcune risorse alle singole Regioni in base a una tabella (nel caso del Piemonte erano assegnate, tra le altre, 18 milioni di euro di risorse per il personale sanitario) e, al secondo comma, sempre in quest'articolo, si citava: "Tali importi possono essere incrementati fino al doppio degli stessi dalle Regioni e dalle Province autonome con proprie risorse disponibili a legislazione vigente, fermo restando l'equilibrio economico del Sistema sanitario per la remunerazione delle prestazioni di cui al comma 1", quindi per il personale sanitario. È dunque abbastanza chiaro che possono essere incrementati fino al doppio degli stessi.
È evidente - lo abbiamo letto sulla rassegna stampa e su tutte le notizie giornalistiche - che, rispetto a quest'articolo di legge regionale, la Ragioneria dello Stato ha sollevato delle criticità dal punto di vista tecnico-operativo, perché la Ragioneria dello Stato non entra nel merito della norma legislativa. Ha quindi - non conosco il termine tecnico scritto una nota in cui si manifestava il non corretto utilizzo delle risorse da parte di Regione Piemonte.
Nel corso del dibattito - e vado verso la conclusione - di questa norma in Consiglio regionale, mi ricordo che anche l'Assessore aveva annunciato che la disposizione relativa ai 55 milioni, essendo superiore al doppio (18 più 18, quindi superiore al doppio previsto dalla norma nazionale) doveva essere in qualche modo autorizzata in deroga dal Governo centrale, ai sensi della legge vigente.
Pertanto, l'interrogazione è per capire meglio in che modo è stata chiesta questa deroga rispetto all'utilizzo delle risorse, per fare un po' di chiarezza rispetto a questo spiacevole intoppo di una legge che - ripeto era giusta. Su quell'articolo eravamo concordi tutti, e, infatti, anche il Partito Democratico aveva depositato una propria proposta di legge in quella direzione, poi accantonata per essere approvata all'interno della legge "Bonus Piemonte". Lo dico a favore di chi ci ascolta, per ricordare i passaggi delle varie leggi che abbiamo approvato a maggio.
L'importante oggi è fare chiarezza e capire in che modo è stata chiesta la deroga, in che modo poter recuperare eventualmente questo disguido (chiamiamolo così) tecnico in favore del personale sanitario, cui ancora oggi va il nostro ringraziamento per l'attività che ha svolto nel periodo del COVID e che svolge quotidianamente.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Raffaele Gallo per l'illustrazione.
Per conto della Giunta, si è reso disponibile alla risposta l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Partirò subito dall'elenco delle cose che abbiamo fatto per poi arrivare alla conclusione.
Abbiamo ricevuto la nota della Ragioneria dello Stato, che fa parte del MEF insomma, dipende dal Ministero dall'economia e delle finanze - che contesta al Piemonte, ma contesta a tutta Italia, perché tutte le Regioni hanno agito nella medesima maniera, la quota da noi stanziata, diversa dalla somma "non superiore al doppio della quota di finanziamento statale attribuito a ciascuna Regione e Provincia autonoma".
Nel caso di specie - nostro - l'importo stanziabile a livello regionale non potrebbe superare la quota di 18 milioni e 400 mila euro. Noi abbiamo stanziato 36 milioni, oltre i 18 milioni dello Stato.
La Ragioneria ci dice: "Ne potevate stanziare solo 18". Non solo: "Li dovete mettere - scambia poi il termine "prioritariamente" con "prevalentemente" - in alcuni fondi" (quello del disagio, eccetera). Ma queste sono questioni tecniche, proprio dettagliate, su cui non voglio entrare nel merito. Però, ci costringe a metterli in un certo modo.
Che cosa è successo quando abbiamo ricevuto questa nota, che è datata 20 maggio ed è pervenuta il 6 luglio alla Regione Piemonte? Il 7 luglio abbiamo informato le rappresentanze sindacali, perché abbiamo siglato un accordo con le rappresentanze sindacali e anche con il comparto, per la distribuzione di 18 più 36, cioè di 55 milioni.
Li abbiamo informati che quest'accordo, alla luce del pronunciamento della Ragioneria dello Stato, non era più applicabile e loro hanno condiviso questa scelta, perché la Direzione, le Direzioni aziendali e anche le Direzioni delle altre Regioni (parlo del Veneto, della Toscana e dell'Emilia) tutte concordemente sono dell'idea che, con questa nota, siamo tutti bloccati, in tutta Italia. Non è una questione piemontese, questo bisogna spiegarlo.
L'8 luglio ci siamo riuniti con tutti i sindacati confederali e i sindacati nazionali (CGIL, CISL e UIL) hanno scritto a livello nazionale una nota che, se volete, vi consegno - ai Ministri Boccia e Speranza, proprio per superare l'impasse.
Sempre l'8 luglio l'argomento è stato portato dal sottoscritto in sede di Commissione Salute e tutti gli Assessori alla sanità d'Italia hanno concordato sulla necessità di chiedere un chiarimento al Ministero, tant'è che il 9 luglio, dopo la riunione tecnica tra i responsabili dei servizi del personale, il Presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, ha inviato una nota ai Ministri Gualtieri, Speranza e Boccia proprio per chiarire la questione.
Dirimente è la parte della nota di Bonaccini che spiega che l'articolo 2 comma 6, del decreto n. 34, nel modificare l'articolo 1 del DL n. 18/2020 ha modificato il testo. Quando le dicevo che noi potevamo stanziare soltanto 18 milioni, cioè lo stesso importo che ha stanziato lo Stato, era prima di quest'emendamento. Poi le Regioni hanno presentato un emendamento successivamente approvato dal Parlamento, in cui si chiedeva di aumentare questa quota.
Quest'emendamento è stato approvato, per cui la quota stanziabile dalla Regione è il doppio di quella stanziata dallo Stato. E la Regione correttamente ha fatto 36, per arrivare ai 54-55 che abbiamo stanziato.
Pertanto, era corretto quello che le dicevo prima e ancor più corretto quello che abbiamo fatto dopo.
Il Presidente Bonaccini ricorda ai Ministeri, e leggo testualmente: "Giova ricordare che tale modifica normativa era stata richiesta da tutte le Regioni e faceva parte della manovra emendativa presentata dalla Conferenza delle Regioni già in sede di conversione dei decreti legge n. 14 e n. 18 del 2020. Le Regioni, i cui tecnici avevano redatto le proposte emendative hanno correttamente interpretato la predetta disposizione, nel senso di un'autorizzazione a incrementare i fondi contrattuali oltre che, della somma indicata nella citata tabella A, di un'ulteriore somma pari al doppio della prima". Come dicevo, 18 milioni sono stanziati dallo Stato per il Piemonte e 36 la quota messa dalla Regione.
Bonaccini fa anche l'esempio: "Ad esempio, se a una Regione la somma assegnata è di 20 milioni, si è ritenuto che l'ulteriore importo stanziabile con risorse regionali potesse arrivare fino a 40". Questo è scritto nella legge e questa interpretazione deriva da un emendamento proprio richiesto dalla Conferenza delle Regioni.
Ora, l'interpretazione della Ragioneria ci riporta al testo prima dell'emendamento, cioè che le Regioni stanziano pari cifra dello Stato, che è sbagliato, non è corretto ed è contro il dettato legislativo. Questo lo ha detto il Presidente Bonaccini, l'hanno detto tutti i sindacati nazionali e lo ripetiamo anche noi. Il Piemonte si è trovato in mezzo, ma la questione riguarda tutte le Regioni che hanno stanziato dei fondi, anche quelle che già li hanno pagati e che rischiano di doverli chiedere indietro ai dipendenti.
Abbiamo già detto nei giorni scorsi che è surreale che una Regione con le proprie risorse e con i soldi dei propri cittadini non possa decidere di assegnare un riconoscimento economico a chi, per mesi, è stato in trincea per salvare la vita di migliaia di persone, mettendo ogni giorno a rischio la propria vita. Infatti, andremo personalmente dal Ministro e so che oggi il Ministro Boccia ha detto che non impugneranno la norma. Oggi il Ministro Boccia ha detto che non verrà impugnata la norma del Piemonte e mi fa piacere, perché domani scade il termine d'impugnativa. E questa non è una grande concessione, perché non è vero che è solo il Governo a impugnare la norma; sulla base di questa interpretazione della Ragioneria dello Stato la Corte dei Conti potrebbe tranquillamente addebitare un danno erariale ma non solo al Piemonte, anche alle altre Regioni. E questo ha portato a una posizione di stallo tutte le Regioni che volevano dare un contributo e un riconoscimento ai sanitari. Questa nota dev'essere ritirata o ci dev'essere un'interpretazione autentica della norma, per fare in modo che il vero significato, quello corretto, della norma venga ripristinato e noi possiamo pagare.
Come dicevo, i rilievi della Ragioneria dello Stato hanno portata nazionale, non solo piemontese, e dimezzano la disponibilità, facendo così cadere gli accordi siglati, quindi al momento non possiamo pagare questo premio. La beffa per tutti i lavoratori della sanità italiana e per le Regioni è davvero reale, questa non è una questione piemontese. Se non vi sarà l'intervento tecnico-politico chiesto il 9 luglio con la lettera del Presidente Bonaccini, molte Regioni non potranno pagare e, ripeto, alcuni forse dovranno chiedere soldi indietro.
Non è la questione di impugnare o non impugnare il provvedimento, per carità, è la questione che l'interpretazione data da un ente autorevole come la Ragioneria dello Stato dev'essere corretta. Chiediamo quindi l'interpretazione autentica, perché noi vogliamo dare i 18 più 36, quindi i 55 milioni di premio ai nostri dipendenti, così come lo vogliono fare le altre Regioni.
Spero di essere stato chiaro nell'esposizione, ma è una questione tecnica e soprattutto politica che il Governo è chiamato a risolvere, come richiesto dalle Regioni.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Icardi per la risposta.
Faccio una breve comunicazione. Capisco quanto sia difficile parlare e leggere con gli occhiali, perché sono presente e vi dico che provo tutte le difficoltà che provate anche voi. Però questo è il Regolamento voluto da questa Presidenza. Perciò, colleghi e colleghe, attenetevi a quanto previsto, altrimenti faremo una riunione e vediamo come poter continuare le sedute in aula.


Argomento: Boschi e foreste

Interrogazione a risposta immediata n. 340 presentata da Disabato, inerente a "Tagli boschivi fuori stagione compromettono le aree di nidificazione"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
340.
La parola alla Consigliera Disabato per l'illustrazione per tre minuti.



DISABATO Sarah

Grazie, presidente.
Partirei da alcune note tecniche di diritto. Conosciamo quelle che sono le leggi e le norme che disciplinano il rapporto della persona con l'ambiente e con gli esseri viventi che ospita. Conosciamo anche l'articolo 3 della l.r. n. 4/2009, che è la legge di riferimento sulle foreste, e sappiamo che cosa è un bosco. Sappiamo l'importanza che riveste per la protezione del suolo e delle acque e il suo importante ruolo per la conservazione della biodiversità.
Per tutelare questi spazi naturali e gli esseri viventi che sono ospiti di questi spazi, esistono norme ben precise e delle regole da rispettare. La cosiddetta "direttiva uccelli", ad esempio, vieta di disturbare o danneggiare l'habitat di ripopolazione e di nidificazione di alcune specie.
Ovviamente i periodi di taglio consentiti nei boschi cedui e a governo misto sono disciplinati proprio da una legge regionale, che è la n. 4/2009.
Siamo anche a conoscenza della determinazione n. 143, che è quella oggetto dell'interrogazione, del 14 aprile 2020, che proroga il periodo di taglio di questi tipi di bosco. Usciamo da un periodo difficile e particolare, lo sappiamo e ne prendiamo atto. Tuttavia, riteniamo che si debbano approfondire determinati aspetti per provvedere ovviamente a fare i ricalcoli o, comunque, ricalibrare queste normative e queste leggi al periodo che stiamo vivendo.
Mi aspetto una risposta all'interrogazione che tiri in ballo anche l'esbosco. Noi stiamo parlando, in realtà, di tagli ex novo, però l'esbosco è l'insieme delle operazioni con cui i tronchi abbattuti vengono rimossi dopo i tagli. Capisco che ci sia quell'esigenza, ma noi, in particolare stiamo parlando dei tagli ex novo, quindi quelli che sono stati fatti a seguito della chiusura dei regolari periodi, che sarebbero quelli consentiti dalla legge, quelli che poi sono stati prorogati.
Quel che vorrei sapere non ha tanto a che fare con la pratica di rimozione del legname o, comunque, dei tronchi già tagliati e gli alberi già abbattuti, ma riguarda questi nuovi tagli. Ci sono arrivate molte segnalazioni e foto di nidi abbattuti, quindi, in realtà, il disturbo antropico dovuto alla deroga a questa legge regionale pare essere piuttosto evidente.
Vorrei conoscere nel merito, oltre i motivi che possono essere dettati dall'emergenza, come mai si sia permesso di tagliare alberi all'interno dei boschi che ospitano popolazioni di specie selvatiche e le loro aree di nidificazione, quindi specie che, in questo momento o nel momento poco antecedente, hanno effettivamente nidificato e che quindi sono state fortemente danneggiate da questo tipo di attività e che sono tutelate da specifiche direttive europee, ma anche normative nazionali e regionali.
Il periodo di nidificazione di queste specie è perlopiù aprile e luglio quindi è chiaro che se date una proroga, ripeto, bene per le pratiche magari di esbosco, ma non tanto per quello che invece è l'inizio del taglio.
Vorrei capire qual è la ragione per cui si sia deciso di prorogare il periodo di taglio dei boschi, pur sapendo che quest'attività nel periodo aprile-luglio è vietata dal punto di vista normativo ma, soprattutto, va a infierire con quello che effettivamente è il periodo di nidificazione di molte specie.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Disabato per l'illustrazione e per conto della Giunta si è reso disponibile alla risposta l'Assessore Fabio Carosso.



CAROSSO Fabio, Assessore alle foreste

Grazie, Presidente.
La risposta è un po' lunga, probabilmente farò una sintesi, ma lascerò alla Consigliera tutto il materiale cartaceo.
La legge regionale n. 4 del 10 febbraio 2009 "Gestione e promozione economica delle foreste" in particolar modo all'articolo 13, comma 1 lettera a) prevede che il Regolamento forestale stabilisca le norme per l'esecuzione degli interventi selvicolturali secondo i principi della selvicoltura naturalistica.
Il Regolamento forestale all'articolo 18 prevede che i tagli nei boschi cedui robinieti e nei castagneti siano consentiti nei seguenti periodi: dal 1° ottobre al 15 aprile per quote fino a 600 metri sul livello del mare dal 15 settembre al 30 aprile per quote tra i 600 e i 1000 metri e dal 1 settembre al 31 maggio per quote superiori ai 1000 metri.
I tagli di matricine e riserve possono essere eseguiti solo contemporaneamente al taglio del ceduo. Sinteticamente, al comma 4 la competente struttura regionale può anticipare le date di apertura e posticipare le date di chiusura nei tagli di cui il comma 1 fino a un massimo di 15 giorni, eventualmente solo per determinate categorie forestali o aree geografiche.
Sono, invece, consentiti tutto l'anno interventi in fustaia, tagli intercalari di tutti i boschi, tagli di avviamento a fustaia, interventi di ripristino dei boschi danneggiati o distrutti di cui all'articolo 41 (tipo incendi) e ripulitura e sfogli, abbattimento e sgombro di piante morte o schiantate da eventi atmosferici.
Al di fuori delle aree protette della Rete Natura 2000 per l'ordinanza di gestione forestale, il Regolamento forestale non pone vincoli collegati al periodo riproduttivo nell'avifauna, fatto salvo per gli interventi nelle aree di pertinenza dei corpi idrici (articolo 37). La ratio nei periodi di tagli di cui all'articolo 18, comma 1 del Regolamento forestale è orientata alla tutela del ciclo vegetativo delle piante, consentendo gli interventi nei cedui e nella componente a ceduo nel governo misto solo durante il periodo di riposo vegetativo, al fine di non compromettere il ricaccio delle ceppaie.
Lo stesso articolo 18, infatti, consente tutto l'anno interventi nelle fustaie, oltre a consentire i diversi tipi d'intervento differenti nella ceduazione indicati al comma 5.
A seguito dell'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 20 marzo 2020, con cui sono state adottate le ulteriori misure urgenti di contenimento del contagio Coronavirus che, in particolare sospendevano su tutto il territorio nazionale le attività di selvicoltura (codice ATECO 02), sono pervenute le richieste da parte di Confartigianato Piemonte, Coldiretti Piemonte, Associazione delle imprese forestali del Piemonte e dall'Ordine dei dottori Agronomi e Forestali del Piemonte di posticipare le date di chiusura dei tagli di cui all'articolo 18, comma 1 del Regolamento forestale, in modo da consentire la chiusura dei cantieri forestali che sono stati interrotti a causa delle disposizioni contenute nel DPCM suddetto.
In data 9 aprile 2020 è stata convocata una seduta di Comitato tecnico Regionale per le Foreste e il Legno - organo consultivo e di supporto tecnico-scientifico della Regione in materia di programmazione forestale previsto dall'articolo 33 della legge 4/2009 - nella quale sono state prese in esame le richieste di posticipare le date di chiusura dei tagli ed è stata avanzata la proposta di concedere una proroga di 15 giorni alla stagione di taglio su tutto il territorio regionale per le categorie forestali dei castagneti e dei robinieti.
Il decreto del Presidente Consiglio dei Ministri del 10 aprile 2020 ha rinnovato le misure urgenti di contenimento del contagio del Coronavirus da adottare sul territorio nazionale ma, diversamente da quanto previsto dal DPCM del 20 marzo, ha inserito, tra le attività produttive che potevano essere realizzate, anche quelle selvicolturale (codici ATECO 0.2).
L'ordinanza della Regione Piemonte n. 43 del 13 aprile 2020 ha prorogato fino al 3 maggio le misure per il contenimento del Coronavirus, ma i chiarimenti a essa connessi hanno definito che le attività di cui i codici ATECO 0.2 sono consentite ai sensi del DPCM 10 aprile 2020.
Alla luce delle considerazioni sopra riportate, è ritenuto possibile accogliere le richieste pervenute posticipando di 15 giorni le date di chiusura dei tagli di cui all'articolo 18, comma 1 del Regolamento forestale, su tutto il territorio regionale per le categorie forestali dei castagneti e robinieti come da seguente tabella: altitudine fino a 600 metri intervento 30 aprile, da 600 metri ai 1.000 metri fino al 15 maggio oltre i 1.000 metri fino al 15 giugno.
La proroga delle date di chiusura dei tagli dei castagneti e dei robinieti è stata disposta con determina del Settore Foreste n. 143 del 14 aprile 2020. In merito agli interventi all'interno dei siti di Rete Natura 2000 del Piemonte, le misure di conservazione per la tutela della Rete 2000 del Piemonte prevedono i periodi di sospensione degli interventi selvicolturali volti alla tutela del periodo riproduttivo dell'avifauna.
Nella succitata determina, sono state rammentate le disposizioni vigenti in materia, ovvero relative alle Zone di Protezione Speciale (ZPS articolo 8 comma 2, lettera A) bis) e disposto di sospendere qualsiasi intervento selvicolturale, incluso il concentramento del disbosco nei periodi di nidificazione dell'avifauna dal 1° aprile al 15 giugno fino a 1.000 metri di quota e dal 1° maggio al 15 luglio per le quote superiori. Nel caso delle garzaie, la sospensione è anticipata al 1° febbraio. Periodi diversi potranno essere individuati nelle misure di sito specifiche e nei piani di gestione.
Relativamente ai Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e delle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) all'articolo 13, comma 3, lettera F) bis sono disposti i medesimi periodi di taglio, ma è prevista la possibilità di deroga a tali periodi, previo l'espletamento della procedura di valutazione d'incidenza. Di fatto, all'interno delle ZSC, la succitata determina non ha fatto altro che rammentare la possibilità di deroga ai periodi di taglio già previste nelle misure di conservazione.
In merito alle ZPS, è stata prevista la possibilità di concludere interventi sospesi a causa di provvedimenti nazionali e regionali collegati all'emergenza sanitaria, limitatamente a quelli già comunicati e autorizzati ai sensi del Regolamento forestale e previo assenso del soggetto gestore del sito.
La concessione di tale e limitate possibilità, oltre che per quanto fin d'ora citato, è stato ritenuto possibile per i seguenti motivi: il soggetto gestore che deve fornire l'assenso alla conclusione degli interventi verifica che non vi siano segnalazioni relative alla presenza di specie tutelate nell'allegato 1 della Direttiva del 2009 n. 147 dell'Unione Europea e oggetto di particolare interesse conservativo. Il periodo temporale risulta assai limitato, così come le categorie forestali per la quale è concessa tale proroga.
Dall'analisi delle istanze di taglio alla previsione circa le possibili richieste di proroga all'interno dei siti di Natura 2000 risulta assai limitato come, di fatto, a oggi è stato. Tutta la corposa normativa europea e nazionale riguardante la gestione della Rete Natura 2000, nonché i diversi manuali tematici d'interpretazione, in primis quelli legati alla gestione forestale, indicano sempre la necessità di contemplare anche l'esigenza di natura economica e sociale, in particolar modo se di carattere emergenziale come nel caso in oggetto.
In assenza di proroghe, si sarebbero potute creare situazioni per cui il legname tagliato sarebbe stato lasciato in bosco per tutto il periodo primaverile ed estivo. Tale pratica può costituire una fonte di pressione negativa per alcuni gruppi faunistici che utilizzano il legno nelle diverse fasi riproduttive (esempi i coleotteri) costituendo, di fatto, una trappola biologica per specie tutelate dalla Direttiva 92-43 CEE Habitat.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Vicepresidente Fabio Carosso per la risposta.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 341 presentata da Grimaldi, inerente a "Questioni problematiche riguardo i servizi sanitari al cittadino"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
341.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
L'Assessore conosce bene la discussione che abbiamo avviato ieri.
Come sa, l'emergenza legata alla pandemia ha prodotto, oltre che problemi sanitari diretti e collegati alla gestione del virus, anche una vera e propria paralisi di molti punti del sistema. Prima i colleghi hanno presentato un question time molto simile a un'interpellanza urgente e indifferibile su quello che succede nei SOVRACUP, in particolare quello che è successo a Vercelli.
Tra le segnalazioni che quotidianamente riceviamo, la criticità più rilevante è quella delle liste di attesa e dei molti disservizi legati alle prenotazioni delle prestazioni perché, come l'Assessore sa, anche se diceva di non avere dati certi, il lockdown ha visto la posticipazione almeno del 50% delle prestazioni. Basta vedere un dato, per esempio, quello degli screening oncologici: sono circa 20.000 le diagnosi in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e circa il 64% degli interventi chirurgici sono stati rimandati, mentre sono più o meno, secondo i dati dei sindacati 300 mila le prestazioni ospedaliere e/o ambulatoriali congelate nel lockdown.
In tutto questo, però, mentre la sanità pubblica ha dovuto gestire una pandemia senza precedenti, pagando doppiamente questi esiti nefasti, perch ha dovuto scegliere tra salvare le vite e gestire l'ordinaria amministrazione, ci dispiace annotare all'Assessore che i privati in questo hanno - e credo stiano - approfittando della buona fede dei cittadini in tante occasioni. Ne abbiamo dette alcune in questo question time e spero che l'Assessore farà attente valutazioni, come gli ho chiesto ieri.
Per intenderci, non so se ha letto un noto quotidiano piemontese che ha denunciato un famoso laboratorio per le analisi di Torino che, per gli esami ematologici ad accesso diretto, accetterebbe gratuitamente solo i primi sette pazienti, diventati poi cinque nei giorni successivi, siano essi esenti totali o con l'impegnativa del medico, che si presentano al mattino. Dal quinto in poi, la cifra da pagare sarebbe quella di 35 euro.
Gliene dico un'altra, così trattiamo situazioni diverse: una grande struttura storica torinese, recentemente venduta a dei privati, sembrerebbe offrire un pacchetto nel quale è inserito il test sierologico per il virus COVID-19, insieme al tampone e alla visita, a un prezzo molto maggiorato rispetto ad altre strutture.
Tra queste vicende ce ne sono almeno altre tre che racconto; è pieno il sistema misto che abbiamo in Piemonte.
Le chiedo se, in particolare in questa gestione della Fase 3, ci sarà più attenzione nel vedere alcune di quelle cose che le dicevo ieri: parlo della lotta ormai fra intramoenia e privato totale, la conquista dei cosiddetti solventi, perché il vero rischio è che, in questa crisi, chi pu accaparrarsi, chi può sostenere le spese lo farà, lo farà a ogni costo, e ovviamente approfitterà del fatto che alcuni possono evitare le liste d'attesa pagando.
Alcune delle cose che ha letto possano essere almeno monitorate dal nostro Assessorato e, se è possibile, dove sono in convenzione, addirittura svolgendo al posto del pubblico un servizio essenziale, magari fermarle.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.
Per conto della Giunta si è reso disponibile alla risposta l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore, ne ha la facoltà per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
L'interrogazione ripercorre un po' quello che ci siamo detti ieri. Siccome è una risposta molto articolata, non avrei il tempo di leggerla tutta. Per quanto riguarda la parte delle liste d'attesa e delle problematiche CUP, su cui ci sarà una specifica audizione in Commissione la prossima settimana non starei qui a leggerla, le darei poi lo scritto.
È chiaro che condividiamo certamente la premessa che, a seguito dell'emergenza COVID, molte attività sono state ridotte. Abbiamo dovuto scegliere o, comunque, il Governo ci ha dato indicazioni di sospendere gli interventi in elezioni e le visite programmate, mantenendo le urgenze tutti gli interventi per le patologie tempo dipendenti e mantenendo tutto quanto è indifferibile.
È chiaro che tre mesi di blocco hanno comportato un accumulo sia di visite sia d'interventi in elezioni che adesso, con una serie di provvedimenti che ieri ho sommariamente illustrato, stiamo cercando di smaltire. Tra le iniziative - le voglio citare sommariamente - visto che le situazioni sono variegate sul territorio piemontese, ogni Azienda ha prodotto un proprio piano che, coerentemente agli indirizzi regionali, è stato valutato e approvato; un piano organizzativo aziendale sia relativo alle prestazioni ambulatoriali sia relativo alle attività di ricovero.
Ripeto: c'è un piano per ogni singola Azienda, un piano organizzativo relativo sia alle prestazioni ambulatoriali sia alle attività di ricovero ci sono misure di prevenzione e contenimento; programmazione degli interventi e tutta una serie d'iniziative. C'è stato un importante intervento, cui ne seguiranno altri della stessa tematica, sulla telemedicina, sulla televisiva, che potrebbe contribuire, anzi, che certamente contribuirà alla riduzione delle liste d'attesa.
Abbiamo in corso una serie d'iniziative, ma, ripeto, i tempi sono troppo stretti per elencare, in modo compiuto, tutto quanto si sta facendo e quanto è stato fatto.
Una parola sugli screening oncologici e sulle prestazioni di prevenzione non erogate durante la Fase 1 e la Fase 2, di massima diffusione dell'epidemia. Queste verranno recuperate secondo un cronoprogramma che stanno definendo le Aziende e, soprattutto, il Dipartimento e la rete oncologica piemontese.
Lei ha accennato ai privati.
Nell'ambito dei rapporti con gli erogatori privati convenzionati, è allo studio l'acquisto di prestazioni finalizzate al recupero dei tempi d'attesa, soprattutto con riguardo alle prestazioni di ricovero per interventi chirurgici, con invio diretto, da parte delle direzioni sanitarie ospedaliere e delle strutture private convenzionate, di pazienti inseriti nelle liste d'attesa dei presidi pubblici, laddove i diretti interessati ovviamente acconsentano a essere sottoposti a intervento chirurgico in tali strutture.
In tali fattispecie, si prevede anche la possibilità che l'équipe operatoria presso l'erogatore privato possa essere costituita anche da personale dell'ASL inviante.
Passerei alle segnalazioni che, forse, sono quelle più pregnanti rispetto all'interrogazione, tre in particolare.
Rispetto alla notizia, di cui non sapevo nulla, comparsa nei giorni scorsi in ordine al fatto che - cito testualmente - "un famoso laboratorio per le analisi di Torino, per gli esami ematologici ad accesso diretto accetterebbe gratuitamente solo i primi pazienti, diventati nei giorni successivi cinque, siano essi esenti totali o con l'impegnativa del medico che si presentano al mattino, dal quinto in poi, la cifra da pagare per l'accesso sarebbe di 35 euro", ho chiesto informazioni e, al momento, per le prestazioni di laboratorio analisi nel sistema pubblico, non si rilevano criticità in ordine ai tempi e neanche in ordine ai modi di erogazione ripeto, in ambito pubblico. Pertanto, il ricorso al privato convenzionato è un'alternativa possibile, ma in questo momento certamente non è indispensabile, poiché non abbiamo grosse criticità e attese su queste prestazioni. Insomma, non è indispensabile: è possibile, ma non indispensabile per l'utente che abbia necessità di tali prestazioni.
Già in passato si erano lamentate situazioni analoghe a quella descritta e queste situazioni, però, non costituiscono una criticità del sistema, posto che ogni erogatore può essere pagato per l'attività svolta nei limiti del budget assegnato all'inizio dell'anno e da contratto, ovviamente.
Pertanto, le prestazioni devono realizzarsi sull'intera annualità, con la distribuzione coerente con l'ordinato fisiologico andamento della domanda.
Rientra, dunque, nella facoltà dell'erogatore definire un accesso contingentato alle attività svolte in regime di convenzione compatibilmente con il budget assegnato e in modo da garantire continuità alle stesse nell'arco della validità della convenzione che prevede. E cioè: il monte ore, il budget e la cifra che noi daremo all'erogatore è sempre la stesso, che si può ridistribuire nel corso dall'anno e in questo caso hanno fatto cinque e sette, ma gli Uffici mi dicono che, dal punto di vista tecnico, non è una criticità; certamente, non è una prassi che noi incoraggiamo e vigileremo su questi erogatori, per evitare fraintendimenti.
La seconda segnalazione rispetto agli spostamenti da parte dell'ASL TO3 dei Servizi CUP e al Punto prelievi all'interno del Comune di Venaria, gli spostamenti che avrebbero creato molti disagi ai cittadini, verranno verificati con la Direzione generale dell'Azienda in vista di eventuali misure volte a migliorare le condizioni di accesso a questi servizi da parte dei cittadini. Per questo motivo, con la Direzione, abbiamo già chiesto di farlo, proprio per dare una risposta più efficace al nostro servizio.
Rispetto all'ultima segnalazione, e cioè che una grande struttura storica torinese, recentemente venduta ai privati, sembra offrire un pacchetto nel quale è inserito il test sierologico del virus COVID-19, insieme al tampone e alla visita a un prezzo maggiorato di molto (circa il doppio) rispetto alle altre strutture, mi pregio d'informare che, al momento, nessun laboratorio analisi può erogare, legittimamente, in base alle vigenti disposizioni regionali, prestazione del tipo indicato neanche a cittadini privati paganti. Tali prestazioni oggi possono essere erogate solo a richiesta di un medico di un'organizzazione (per esempio, medico competente dell'industria, medico di struttura socio-sanitaria, eccetera), che ne sostiene l'onere.
A ogni buon conto, si evidenza che ogni violazione della norma sopra menzionata (regola di cui è giunta notizia agli Uffici regionali) è stata a sua volta, segnalata alla Commissione di vigilanza dell'ASL che ha competenza territoriale, per ogni successiva verifica ed eventuale sanzione.
Da ultimo, si vuole sottolineare che tutte le attività di sorveglianza sanitaria disposte dalla Regione non determinano costi aggiuntivi a carico dell'utenza.
Comunque, la ringrazio per le segnalazioni, che le trasmetto alla Commissione di Vigilanza per la corretta applicazione delle norme.



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore Icardi per la risposta.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.
Il Presidente Allasia aprirà la seduta del Consiglio regionale alle ore 16.
Invito tutti i presenti a uscire dall'aula e dal seminterrato, per consentire il ricambio dell'aria.



(Alle ore 15.27 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta riprende alle ore 16.05)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.) - Caccia

Esame proposta di legge n. 41, inerente a "Modifiche alla legge regionale 2 novembre 1982, n. 32 'Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale'"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della proposta di legge n. 41, inerente a "Modifiche alla legge regionale 2 novembre 1982, n. 32 'Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale", di cui al punto 3) all'o.d.g.
Comunico che il provvedimento è stato licenziato dalla V Commissione il 20 febbraio u.s.
Il relatore di maggioranza è il Consigliere Ruzzola, mentre i relatori di minoranza sono i Consiglieri Bertola e Sarno.
Ha chiesto la parola la Consigliera Disabato; ne ha facoltà.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Volevo soltanto comunicare che ho provveduto a collegare un ordine del giorno alla proposta di legge n. 41, quindi volevo la conferma dell'acquisizione da parte degli Uffici.



PRESIDENTE

Gli ordini del giorno li esaminiamo successivamente.
La parola al Consigliere Ruzzola, relatore del provvedimento.



RUZZOLA Paolo, relatore

Grazie, Presidente.
La proposta di legge che portiamo oggi in Aula mira a intervenire in modo puntuale su una situazione che sta assumendo sempre più caratteri patologici, legati all'aumento incontrollato dei cinghiali, da cui discendono situazioni di pericolo per l'incolumità pubblica, in modo particolare per la sicurezza nella circolazione stradale, e ai danni ingenti alle attività agricole.
Il combinato disposto dell'articolo 19 della legge n. 157/92 "Norme per la protezione della fauna selvatica, omeoterma e per il prelievo venatorio" e dell'articolo 20 della legge regionale n. 5/2018 "Tutela della fauna e gestione faunistico-venatoria", individuano, quali soggetti attuatori dei piani di controllo in esubero, le guardie venatorie dipendenti delle Amministrazioni provinciali, le quali - cito sempre testualmente - "possono avvalersi dei proprietari o conduttori dei fondi sui quali si attuano i piani medesimi, purché muniti della licenza per l'esercizio venatorio".
La Regione Piemonte, in considerazione dei rilevanti incidenti stradali e dei gravi danni prodotti alle coltivazioni, ai terreni privati da pascolo e foraggio e alle infrastrutture agricole da parte dei cinghiali, al fine di dare maggiore incisività a dette azioni di controllo, con la legge n.
9/2000 aveva ampliato la platea dei soggetti attuatori, includendo tra i possibili incaricati agli abbattimenti anche i cacciatori appositamente formati e/o specializzati in forma di prelievo. Sono quelli che noi conoscevamo come selecontrollori, quindi persone preparate a svolgere tale funzione.
Detta possibilità, che per anni ha consentito alle Amministrazioni provinciali di adottare e, conseguentemente, di attuare piani di controllo sui popolamenti dei cinghiali, in grado di gestire e garantire un accettabile livello di compatibilità tra la presenza della specie e l'attività agricola, è venuta meno stanti le recenti determinazioni giurisprudenziali adottate dalla Corte Costituzionale condivise dal TAR Piemonte, circa la possibilità che la Regione aveva di derogare, seppure con motivazioni eccezionali, ai disposti dell'articolo 19 della legge n.
157/1992.
Depotenziato questo strumento di controllo ed essendo insufficiente l'operatività delle guardie provinciali, stante da una parte l'inconsistenza attuale degli organici venutosi a creare dopo anni d'indeterminatezza sul futuro dell'ente di appartenenza, e il conseguente blocco del turnover del personale, il principale strumento per contenere il cinghiale entro consistenze compatibili con le attività antropiche soggette a interazioni con la specie - quelle che ho citato, cioè attività agricola e attività della circolazione stradale - è il prelievo venatorio che viene annualmente esercitato. Anche rispetto a quest'attività, però, si deve registrare una fisiologica e forte riduzione dei praticanti, quantificabile in misura del 50% nel corso dell'ultimo decennio e del significativo innalzamento della loro età media. Pertanto, abbiamo una riduzione al 50 del numero dei cacciatori e un'età media molto elevata, che quindi riduce notevolmente la capacità di questi a intervenire nel periodo venatorio.
Il censimento di questi animali è molto difficile, ma i dati, per quanto incompleti e spesso sottostimati, suggeriscono che la popolazione dei cinghiali in Italia sia nell'ordine delle centinaia di migliaia di capi. Ho voluto riportare questo elemento per dire che sicuramente non è una specie in via di estinzione. In ragione di ciò e considerate le eccezionali condizioni favorevoli venutesi a creare con l'abbandono del territorio pedemontano e montano, al pari di quello collinare, è possibile prevedere un ulteriore aumento della popolazione dei cinghiali, situazione che non farà che acuire la generalizzata recrudescenza dell'impatto di questi animali verso le colture cerealicole e dei pascoli, come denunciato più volte in modo molto forte dalle organizzazioni professionali di categoria al pari di possibili sinistri stradali. Ricordo che in un dato, seppur sicuramente sottostimato, si parla di 1.200 incidenti all'anno sul territorio piemontese. Purtroppo, come abbiamo potuto vedere dalle cronache anche riportate dei giornali, molte volte anche con feriti gravi e, in alcuni casi, con dei morti.
Vanno anche evidenziate le difficoltà nell'azione di contrasto messe in atto con il prelievo venatorio, considerato che, in orario diurno, detti animali vivono prevalentemente nelle zone boscate, difficilmente raggiungibili con la viabilità ordinaria.
In ragione di quanto fin qui rappresentato, si ritiene di dover estendere all'azione svolta con l'esercizio venatorio su questa specie faunistica quanto già previsto dalla legge regionale n. 32/82 per le attività di prelievo della fauna in esubero, espletato in applicazione dei combinati disposti della legge n. 157/92 e della legge regionale n. 5/2018. Ne deriva che, per potenziare i risultati dell'intervento venatorio sul cinghiale debbano valere le medesime deroghe sull'accesso e percorrenza delle strade già in vigore per l'effettuazione del controllo faunistico in generale.
Pertanto, con la presente proposta, all'articolo 1 si propone un intervento puntuale della modifica della lettera b), comma 4, dell'articolo 11 dalla l.r. n. 32/82, nel senso testé descritto, ovvero "di permettere l'accesso con mezzi motorizzati alle strade chiuse, ai sensi della l.r. 32/82, per i soggetti autorizzati al prelievo venatorio del cinghiale".
Concludo dicendo che siamo pienamente consapevoli che questa modifica da sola non ci permetterà di risolvere il problema, ma può essere un buon contributo.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha ora la parola quale relatore di minoranza, in qualità di Consigliere, il Consigliere Segretario Bertola.



BERTOLA Giorgio, relatore

Grazie, Presidente.
Arriva in Aula questa proposta di legge, che abbiamo avuto modo di discutere nei mesi scorsi, che aveva terminato, a differenza di altri provvedimenti che sono stati richiamati, il suo iter in Commissione.
Ribadiremo in Aula, così come abbiamo già fatto durante la discussione in Commissione, la nostra forte contrarietà su questo provvedimento. È un provvedimento inutile e dannoso. Si va a modificare un articolo della legge regionale n. 32 del 1982 ed è un articolo che, negli anni, è stato soggetto un po' a "un tira e molla". Secondo chi va al governo della Regione quest'articolo permette ai cacciatori di passare sulle strade o non lo permette più.
Proprio per questo, nella passata legislatura un emendamento del nostro Gruppo, che portava la mia prima firma, aveva ripristinato la famosa lettera b) del comma 4 dell'articolo 11 della legge regionale n. 32/82 così com'è adesso, che invece questa proposta di legge vorrebbe modificare. In pratica, aveva cancellato quella che era la vecchia lettera c), che consentiva il passaggio sulle strade di competenza delle Amministrazioni provinciali e dei Comuni dei veicoli guidati dai cacciatori nelle giornate di prelievo venatorio.
Infatti, il comma 4 dell'articolo 11 così com'è adesso recita: "Le Amministrazioni provinciali e i Comuni possono interdire - così come possono anche non farlo - previo parere vincolante della Regione, il transito ai mezzi motorizzati su strade di loro competenza qualora sia ritenuto opportuno ai fini di tutela ambientale e sicurezza stradale".
Quest'aspetto è importante: la ratio del legislatore è la tutela dell'ambiente, la tutela della sicurezza stradale e, conseguentemente, la tutela delle persone, giacché la sicurezza stradale riguarda non tanto la tutela di parafanghi delle auto ma delle persone.
Chiaramente, il legislatore ha stabilito delle deroghe.
Lo stesso comma, infatti, prosegue: "Da tale interdizione sono esclusi: a) i residenti" - giustamente - "conduttori di aziende agricole" - ci mancherebbe ancora - "proprietari o gestori di fondi agricoli e forestali non accessibili da strade aperte al pubblico".
Se ho un terreno, devo poter passare col trattore, così come accade in alcune strade che frequento: la famiglia di mia moglie, ad esempio, vive in montagna; io possiedo una seconda casa in montagna e devo poter passare col trattore su quelle strade, giacché non si riuscirebbe ad accedere al proprio fondo.
Ma è importante la lettera b) del medesimo comma, che recita: "I mezzi motorizzati dei soggetti autorizzati ai sensi dell'articolo 19 della legge regionale 4 settembre 1996, n. 70 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio) dalle Amministrazioni provinciali alle operazioni di controllo della fauna". Questo recita la legge adesso.
Dunque, secondo le Amministrazioni provinciali, le persone che svolgono il controllo della fauna possono già passare su quelle strade! Quindi sia che il Comune decida di interdire il passaggio su quelle strade, sia che decida di non farlo - ripeto, è una facoltà dei Comuni e delle Amministrazioni provinciali, secondo chi ha la competenza dalla strada, non è una legge a prevedere che quelle strade sono chiuse - per chi fa quell'operazione di controllo della fauna il passaggio non è interdetto.
Ma che tipo di attività è quel "controllo della fauna"? Signori, quel tipo di controllo è un'attività di tipo pub-bli-ci-sti-co, pubblicistico. È stato richiamato anche nella relazione del presidente Ruzzola, così come lo dice la 152: è di tipo pubblicistico.
Pertanto, il voler modificare quella lettera b), così come si propone di fare la proposta di legge n. 41, aggiungendo "i mezzi motorizzati dei soggetti autorizzati al prelievo venatorio del cinghiale (Sus Scrofa) limitatamente ai giorni e alle ore durante i quali si esercitano tali attività", riguarda solo i cacciatori, perché gli altri potevano già passare.
E siccome - lo ripeto - il contenimento della fauna (in quel caso del cinghiale) è un'attività di tipo pubblicistico, questa proposta di legge non è finalizzata a favorire il contenimento del cinghiale. Semmai, è l'ennesimo regalo, omaggio, strizzata d'occhio, premio, gratifica chiamiamolo come vogliamo - al mondo venatorio, al mondo della caccia perché per il resto questa legge è completamente inutile.
Tra l'altro, essendo il contenimento un'attività di tipo pubblicistico sarebbe bene, visto che le guardie provinciali sono sempre meno, che si stanziassero magari delle risorse adeguate a tale scopo. Rammento ancora peraltro, me lo ricorderò per un po' - che in occasione dell'ultimo assestamento dello scorso anno presentai un atto d'indirizzo che chiedeva di stanziare delle risorse in tal senso, sempre per essere anche noi parte della soluzione rispetto alle specie che interferiscono con le attività umane, come il cinghiale. E dico "per essere parte della soluzione" giacché noi conosciamo il problema e vogliamo essere parte della soluzione non parte del problema (ma ci arrivo dopo).
Come dicevo, presentammo quest'ordine del giorno. A qualcuno sembrerà strano, ma sono in Consiglio regionale da ormai sei anni e le ho già viste queste cose, e non solo in questa legislatura. In quell'occasione l'Assessore competente mi disse: "Eh sì, effettivamente darei parere favorevole". Invece, l'Assessore che ha il borsellino in tasca, cioè l'Assessore al bilancio, rispose: "No, non possiamo. Non si fa".
Se non s'interviene in quel frangente, diventa poi facile pensare di risolvere la situazione andando a modificare quella legge, tra l'altro in modo non risolutivo.
Riguardo al recupero dei capi abbattuti, l'articolo 16 della legge regionale attualmente vigente che disciplina l'attività venatoria (legge n.
5/2018) recita: "Fermo restando quanto previsto dalla legge regionale 2 novembre 1982, n. 32, per il recupero dei capi abbattuti nell'ambito della caccia di selezione, i Comuni, con apposito provvedimento, possono autorizzare idonei mezzi motorizzati al transito su strade e piste agrosilvopastorali nel territorio di competenza, dandone comunicazione all'attività di vigilanza". Anche l'articolo 16 dalla legge regionale n.
5/2018 lo prevede.
Risulta quindi evidente come quell'aggiuntina alla legge n. 32/1982 sia perfettamente inutile e riguardi solo ed esclusivamente il mondo venatorio.
Fra l'altro, introducendo una discriminazione.



(Commenti fuori microfono)



BERTOLA Giorgio

Non me li porto a spalle. Li guardo se passano, a volte li fotografo.
Molte delle persone che praticano la caccia, peraltro attività lecita perché permessa dalle leggi nazionali, pensano che chi è contro la caccia non conosca la.
Potrei fare un elenco degli insulti che ricevo quando scrivo qualche post contro la caccia. Se volete, un giorno vi farò l'elenco. Le frasi più carine sono: "Non capisci niente della natura". Infatti, secondo qualcuno conosci la natura e gli animali solo se vai in giro per i boschi con un fucile per sparargli, altrimenti la natura non la conosci! Ancora, "sei un ignorante", "vivi nella bambagia", perché non vado in giro per i boschi con un fucile! Eh sì, vivo nella bambagia! GRIMALDI Marco (fuori microfono) E non ti procacci da solo il cibo!



(Commenti dell'Assessore Marrone)



BERTOLA Giorgio

Oppure "sarai il primo a morire", perché se mai ci sarà un'altra epidemia gli altri si procacceranno il cibo, tu invece, non potendo entrare nel centro commerciale, o sarai il primo a soccombere o sarai cibo per gli altri, come ricorda l'Assessore Marrone, che già ha fatto qualche considerazione su quello.
Invece, contrariamente a quanto si possa pensare, cammino in montagna cerco di andare a piedi, cammino dei boschi, sono contento quando vedo qualche animale, e penso che si possa tranquillamente andare per i boschi anche senza fucile. Peraltro, mi piacerebbe poterlo fare tranquillamente in certi giorni, magari anche la domenica, visto che nemmeno più la domenica si può fare! Questo è.
Tuttavia, chi ha una visione legittimamente diversa della mia potrebbe magari dire: ma perché su quelle strade può passarci il cacciatore e non posso farlo io, che raccolgo le foglie secche d'autunno, perché mi piacciono e le colleziono, o che vado a guardare gli scoiattoli, o che raccolgo le lumache, o che raccolgo i funghi, o che semplicemente raccolgo i sassi o qualsiasi altra cosa? Insomma, perché il cacciatore sì e io no? S'introduce, quindi, una discriminazione, per un'attività che - lo ripeto non è di pubblica utilità. È questo il fulcro della legge ed è il motivo principale della nostra contrarietà.
E poi, signori, questo lo ripetiamo tutte le volte, però facciamocela questa domanda. È la domanda che faccio sempre: come mai ci sono così tanti cinghiali? Perché ci sono così tanti cinghiali? Di chi è la colpa? Dei cambiamenti climatici? È colpa della Sindaca Appendino? Della Sindaca Raggi? Del Movimento 5 Stelle? È colpa del COVID? Non lo sappiamo. Di chi è la colpa? Degli animalisti? Di chi è la colpa? Perché? A chi dobbiamo dire grazie se ci sono così tanti cinghiali? Alle scrofe di cinghiale che sono di facili costumi? No! Se ci sono così tanti cinghiali è perché qualcuno signori - il segreto di Pulcinella - li ha immessi. E chi è che ha immesso i cinghiali? Chi vuole sparare ai cinghiali. E chi vuole sparare ai cinghiali? I cacciatori. Eccoli, i salvatori della Patria! Per quanto riguarda il problema degli animali che interferiscono con le attività umane, quindi il capriolo, il cinghiale eccetera, il peggiore nemico dell'agricoltore è il cacciatore. È il peggior nemico dell'agricoltore, perché ha causato il problema e oggi si presenta come il salvatore della Patria, quello che ti risolve il problema. Mentre è palese ed è evidente che l'interesse del cacciatore, non condivisibile da parte mia, è legittimo. Possiamo definirlo un interesse legittimo? Sì, possiamo definirlo un interesse legittimo, perché la caccia è consentita a livello nazionale. L'interesse del cacciatore è quello non di andare a risolvere il problema, ma di far sì che rimanga, di far sì che ci siano i cinghiali altrimenti a chi spara? Qualcuno si diverte anche a sparare alle allodole che pesano meno del piombo che serve per ucciderle. Questa è un'altra questione di cui abbiamo già parlato e ne riparleremo.
Ma se i cinghiali non ci sono più, a cosa sparano? A cosa spara il cacciatore di cinghiale? Va a mangiarlo al ristorante. Tra l'altro, è stato dimostrato come determinate tipologie di caccia al cinghiale, tipo la braccata, spesse volte peggiorino e aumentino il problema e non lo risolvano, perché abbattere certi tipi di capi aumenta la consistenza di questi capi, perché aumenta il proliferare della specie, aumenta la riproduzione. Quindi, non è neanche così risolutivo.
Mi avvio al termine dei 15 minuti che avevo a disposizione e voglio attenermi scrupolosamente al Regolamento del Consiglio. Ripeto e ribadisco la nostra totale contrarietà a questa proposta di legge, inutile, dannosa e non risolutiva di un problema che esiste, ma che va affrontato diversamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sarno, secondo relatore di minoranza.



SARNO Diego, relatore

Grazie, Presidente.
Prima premessa: non sarò così effervescente come il Presidente Bertola che però, ha ben rappresentato, in parte, alcune motivazioni del perché il Gruppo del Partito Democratico, come in Commissione, si è espresso da un lato con degli interrogativi che, purtroppo - lo dichiariamo in premessa sono interrogativi anche di sostanza e di merito, che però la maggioranza non ha voluto neanche ascoltare come suggerimento. Di conseguenza, ci troviamo qui per ribadire anche noi la nostra contrarietà.
Nel mio intervento, per il tempo che ho a disposizione cercherò di raccontare nuovamente, come abbiamo fatto in Commissione, il perché della nostra contrarietà. Alcune cose evidentemente le ripeterò, rispetto a quello che ha detto il Presidente Bertola. Partiamo dal titolo della norma e quindi dell'articolato, cioè "Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale".
Diciamolo chiaramente ai piemontesi ed evidentemente, forse, non ai cacciatori: questa vostra proposta di legge non tutela il patrimonio naturale e l'assetto ambientale. Non lo tutela per diverse ragioni, ma cerca di risolvere, e non lo fa, un problema che abbiamo dichiarato in Commissione.
Certo che il problema esiste! Qui nessuno del Gruppo del Partito Democratico, e credo anche degli altri Gruppi, nega il tema e il problema ma evidentemente abbiamo visioni, com'è ovvio, differenti e abbiamo proposto in Commissione, e la proporremo nuovamente a voi, maggioranza, una visione differente per cercare di risolvere il problema, sapendo - l'ha anche detto il Presidente Ruzzola nella sua relazione - che questa proposta di legge non risolve il problema.
Noi dobbiamo andare - e siamo legislatori per questo - a individuare delle norme che, quando vanno a intervenire, cerchino di risolvere il problema tout-court e nella sua totalità, e non nella sua parzialità. Perché se andiamo a risolvere parzialmente, forse - e per noi non è questo il caso se stiamo negli obiettivi della relazione del collega Ruzzola, se anche cerchiamo di risolvere parzialmente il problema, stiamo svolgendo un ruolo parziale e quindi non risolutivo della questione.
Abbiamo provato in Commissione a mitigare questa proposta di legge, abbiamo provato a raccontarvi la ratio della vecchia norma, che dava quel controllo a soggetti che, tra l'altro, conoscono il territorio e che hanno un senso principale della propria azione, un senso pubblico, un servizio pubblico.
Questa norma non dà il senso della centralità di questo servizio pubblico per risolvere il problema del controllo dei cinghiali.
Abbiamo provato a entrare nel merito e lo rifaremo oggi con gli emendamenti che abbiamo ripresentato, e su questo ci tengo, Presidente, a dire che sono esclusivamente emendamenti di merito, non ostruzionistici. Infatti, abbiamo voluto dimostrarvi nuovamente, come già successo in quest'anno di legislatura, quando non ci obbligate a farlo, che quando ci sono delle considerazioni di merito, noi ci entriamo, proviamo a capire il senso delle vostre proposte e proviamo a darvi delle risposte e dei suggerimenti che stanno nel merito della proposta stessa. Suggerimenti che, ripeto, in Commissione non sono stati ascoltati, neanche in termini di mediazione per trovare insieme una possibile, ripeto, parziale risoluzione del problema.
Abbiamo provato a condividere possibili altre soluzioni perché, come diceva il Consigliere Ruzzola, dobbiamo costruire soluzioni di sistema. Per quanto riguarda il personale qualificato, cioè le guardie forestali adibite al controllo, chiediamo al Governo e alla maggioranza di questa Regione se reputano, com'è stato detto qui, una priorità cercare di risolvere questo problema, mettendo maggiori risorse.
C'è un tema. Bisogna avere più controllo? Bisogna avere più persone che in senso pubblico, con quel senso pubblico del servizio di controllo agiscano per risolvere questa questione? Bene, aumentiamo le risorse umane e aumentiamo le risorse economiche a disposizione di quei soggetti - le guardie forestali, ad esempio, ma non solo - che possano darci una mano non solo nel limitare, ma soprattutto nel capire dove sono i cinghiali, che vita fanno e quindi avere un controllo di quel territorio capace di limitare. Infatti, lo ripetiamo: il problema lo consideriamo tale anche noi, non lo neghiamo.
Avere maggiori risorse e maggiori soggetti adibiti al controllo era la soluzione. Certo, forse è una soluzione che richiedeva un po' più di tempo però quest'assise deve, ripeto, avere la capacità di trovare una soluzione strutturale e non parziale. Ecco perché, Consigliere Ruzzola, non va bene.
Lei stesso ha detto che questa non è la soluzione definitiva e allora andiamo avanti a tentoni, andiamo avanti provando a costruire delle soluzioni parziali. Questo non va bene e non funziona.
Perché dico questo? Anche in Commissione e nelle audizioni, seppure online, abbiamo avuto il parere di Legambiente Piemonte, della Valle d'Aosta, del Circolo biellese che vogliamo ringraziare perché, da molti anni, da più di quarant'anni, svolgono con competenza e passione il loro lavoro di controllo. Insieme a Legambiente abbiamo contattato molte associazioni ambientaliste e animaliste, che vi hanno posto delle questioni e delle domande. Sono tutti estremisti? Sono tutti soggetti che non vogliono rispondere alla norma, cioè alla conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale? Evidentemente no.
Tuttavia, le loro interlocuzioni anche su questo sono state totalmente inascoltata. Allora ci dimostriamo fermamente contrari a questa modifica e proviamo ancora a suggerirvi dei correttivi per cercare di limitare i danni che bene ha rappresentato il Consigliere Bertola. Perché, come lui diceva autorizzare il passaggio di mezzi autorizzati a quella categoria va contro la tutela del patrimonio naturale. I mezzi che passano su quelle strade motorizzate mettono in discussione l'assetto ambientale di quei luoghi.
Allora cercheremo nuovamente di proporvi anche una mediazione, se vogliamo chiamarla così, cioè di provare a lasciare all'Unione dei Comuni la possibilità di gestire gli accessi a quelle strade. L'Unione dei Comuni quindi, non il singolo Comune, ma l'Unione dei Comuni di quelle zone che hanno quel territorio sotto il proprio controllo, chiamiamolo così, possono valutare dove, quando, come e chi autorizzare.
Anche rispetto ai diversi momenti nei quali si dovrà operare per il controllo dei cinghiali, cercheremo di dirvi di limitare anche, ad esempio alle giornate festive. Un altro tema che non è compreso nella vostra proposta. C'è anche una differenza di giorni di vita di quei luoghi da parte del cittadino comune e non solo dei cacciatori.
Cercheremo di dirvi, se volete autorizzare i mezzi motorizzati, di concepire un'altra mediazione che non è, ripeto, la nostra soluzione, ma è una mediazione per farvi notare che stiamo entrando nel merito e cerchiamo di mitigare la vostra proposta dei mezzi che abbiano quantomeno, non totalmente perché è impossibile, ma almeno una compatibilità ambientale con quei luoghi, quindi dei mezzi che hanno una compatibilità e un'alimentazione compatibile per, ripeto, la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale Per queste ragioni, siamo convinti che questa proposta sia sbagliata.
Sbagliata perché, forse, e vado verso le conclusioni, come avete dimostrato in altre circostanze, è legittimo rispondere a promesse elettorali, ma non è legittimo rispondere solo alle promesse elettorali. C'è una differenza.
Non è concepibile portare in una discussione una proposta di legge che forse, risponde a qualche lobby, come abbiamo visto nel recente passato quando non eravamo ancora in aula, e poi vi siete accorti che, forse, era sbagliata (sto parlando del gioco d'azzardo).
C'è un modo di operare di questa maggioranza che ci convince poco, cioè quello, ripeto, di rispondere esclusivamente agli interessi particolari legittimo da un punto di vista politico, ma non è legittimo da un punto di vista di senso comune e d'interesse comune. Se è vero che c'è un problema bisogna trovare la soluzione al problema rispettando e dando risposte a tutti quegli stakeholder che su quel problema incidono.
Questa proposta, Presidente, non va nell'interesse comune di quei luoghi della vivibilità di quei luoghi, del rispetto dell'ambiente e del patrimonio naturale. Con i nostri pochi emendamenti - sono cinque emendamenti che presenteremo tutti sull'articolo 1, il primo sarà soppressivo - cercheremo di entrare nel merito, cercando, di nuovo, di condividere con voi una mediazione che per noi è una mediazione al ribasso non è l'optimum di quello che desideravamo, e cioè la non presentazione di questa proposta di legge (ecco perché il primo emendamento è soppressivo dell'articolo 1).
Subito dopo, cercheremo di chiedervi di riflettere, nuovamente, prima di approvare questa proposta di legge, proprio per le ragioni che ho cercato di descrivere in questi minuti, cercando di farvi capire che abbiamo bisogno di condividere le scelte. Voi avete la forza dei numeri, su quello nessuno lo mette in dubbio, ma quando le opposizioni cercano di darvi dei consigli, credo che sia opportuno, da un punto di vista istituzionale e politico, cercare di ascoltare quei consigli e provare a costruire una mediazione per l'interesse comune sul tema, non parziale.
Ecco perché, Presidente, la nostra azione in questa discussione sarà cercare di convincervi, attraverso gli emendamenti e con gli interventi dei colleghi e di tutte le opposizioni, a farvi fare un passo indietro e magari ad approvare qualche emendamento che va verso l'interesse comune e non verso l'interesse particolare.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sarno.
È aperta la discussione generale. Ci sono interventi? Ha chiesto di intervenire la Consigliere Disabato; ne ha facoltà.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
In realtà, non utilizzerò tutto tempo a mia disposizione, perché gran parte dell'argomento è stato efficacemente esposto dal Consigliere Bertola.
Cercherò di dare alcuni spunti alla maggioranza per cercare di far capire quanto si stia sbagliando sul tema del controllo della fauna selvatica.
Questo non è il primo provvedimento che affrontiamo sul tema della caccia della tutela dalla fauna selvatica e quant'altro. L'abbiamo già visto durante il collegato alla legge di stabilità e questo, francamente, mi spaventa un po'. Mi spaventa perché noi non sappiamo, con quello che faremo oggi, quali saranno le ripercussioni nel futuro prossimo per quanto riguarda questo tema.
In particolar modo, vorrei parlare proprio della questione del cinghiale.
Vedo la maggioranza, ma anche la Giunta, molto confusa. Io non riesco a capire una cosa: con questi provvedimenti cosa si vuole fare? Si vuole dare un contentino al cacciatore per continuare a fare quello che continua a fare, cioè divertirsi e arrecare danni alla biodiversità perché non si tratta di altro. Il problema cinghiale è sfuggito dalle mani di chiunque.
Chi è che ce lo dice? Ce lo dicono ogni anno i danni che paghiamo all'agricoltura e gli incidenti stradali.
Questo ci fa capire quanto questo problema sia sfuggito di mano e quanto la politica non sia riuscita a mettere mano negli anni precedenti. Se si ritiene che la caccia possa essere la soluzione, posso darvi alcuni suggerimenti per i quali farvi desistere da questa questione. È anche giusto conoscere bene chi si ha davanti per prendere delle decisioni e noi stiamo parlando di una specie profondamente invasiva, con un tasso di riproduttività particolarmente alto e che s'ibrida molto facilmente per colpa, diceva bene il Consigliere Bertola, dell'uomo.
Questa specie è stata utilizzata negli anni per far divertire una categoria, che è quella dei cacciatori. Peccato che tra immissioni ibridazioni e quant'altro abbiamo fatto perdere completamente il controllo della situazione. Che cosa succede quando la caccia interviene sul controllo di una specie selvatica che non conosce bene? Possono succedere determinate cose, perché ovviamente l'interesse primo del cacciatore non è tutelare l'habitat, come diceva prima il Consigliere Bertola.
Mi metto anch'io nella categoria di quelli che non capiscono niente e di quelli che non vogliono tutelare l'ambiente perché, non essendo cacciatore automaticamente, a detta di quella categoria, me ne frego dell'ambiente non capisco nulla e voglio soltanto rovinare l'habitat e non curarmene.
Invece no, non è così, a quanto pare, visto quello che sta succedendo.
Se non sbaglio, proprio in assestamento di bilancio abbiamo dovuto aumentare le risorse per i danni all'agricoltura, non ricordo se di quattro o di cinque milioni, per cui, se continuiamo di questo passo, se non c'è il COVID ci sono i cinghiali che rovinano il bilancio regionale. Attenzione quindi, quando andiamo ad avallare questi provvedimenti, che si basano sul contenimento della specie a mezzo caccia, a quello che potrebbe succedere.
Quando un cacciatore va a cacciare non sa bene cosa prende o, se lo sa, non sa di arrecare un danno. A differenza del lupo, che è un predatore naturale, che va quindi a prendere le prede più deboli, che di per sé sono i piccoli, il cacciatore non fa questo: il cacciatore va a prendere gli adulti. Se prende un maschio adulto e ci sono delle femmine nel branco, gli altri maschi ci vanno a nozze; quindi non vorrei rompere la tesi del collega Bertola che parlava di.
Diciamo che vanno a ibridarsi facilmente. Se non c'è un maschio dominante gli altri maschi si accoppiano con le femmine e quindi, anziché avere 15 o 20 cuccioli, ne ho molti di più.
Stessa cosa per la femmina dominante: se uccido la femmina dominante, ci saranno le altre femmine che andranno a nozze con gli altri maschi del gruppo. Le gerarchie si vanno a disfare e quindi, anziché avere tot cuccioli nella cucciolata, ne avrò molti di più.
Questo succede quando un cacciatore va a intervenire in modo artificiale, o comunque antropico, sulla popolazione di un animale che ha un alto tasso di riproduzione, e questo succede soltanto con l'utilizzo delle doppiette o dei fucili.
V'invito a fare attenzione perché, laddove il numero dovesse veramente aumentare come si sta verificando, veramente non avremo bisogno di dieci o 15 milioni per andare a ripagare gli agricoltori dai danni che hanno subito o per gli incidenti stradali. Ho depositato un ordine del giorno che va in tal senso perché, come dicevo prima, non ho ben capito qual è l'obiettivo: se vogliamo dare il contentino al cacciatore, allora non posso fare niente voi siete maggioranza e decidete, come avete deciso di inserire sette specie cacciabili all'interno della legge sulla caccia senza alcun criterio, perché poi non siete nemmeno andati a vedere le linee guida o quello che sta succedendo a livello internazionale, per esempio sulla pernice bianca, che in Svizzera sta per essere protetta, ma invece da noi magicamente, verrà cacciata. Per questo, senza alcun criterio, avete inserito delle specie così "a muzzo" (per usare un termine abbastanza adeguato) all'interno della legge sulla caccia.
Se volete dare un contentino ai cacciatori fate pure, tanto non vi posso fermare. Dall'altra parte, se volete ridurre i danni all'agricoltura o gli incidenti stradali, v'invito a riflettere e di fare quello che abbiamo fatto con i commissari della V Commissione venerdì: insieme al Presidente Dago e al Consigliere Gagliasso siamo andati ad audire i tecnici del Progetto Life Wolfalps, i quali ci hanno spiegato cosa succederebbe se si andassero ad abbattere i lupi. È la stessa cosa: vai a incidere o a squilibrare degli equilibri che invece esistono per natura, creando un danno.
Il lupo è l'unico che in questo momento è in grado di controllare la popolazione del cinghiale in modo efficace senza divertirsi, perché lui fa quello che deve fare: deve sopravvivere, dove garantire la riproduzione non va lì per divertimento a uccidere, come non va lì ad abbattere decine e decine di pecore. Perché il lupo fa questo? Il lupo è spinto a fare quello perché deve controllare una specie, la riproduzione di una specie e quindi essendo un controllore (noi chiamiamo "selecontrollori" quei cacciatori che vanno per selezionare) fa quello che è il suo istinto naturale, cioè controllare un'altra specie che per lui è inutile, perché la pecora, di per sé, è inerme, non si può difendere, è un essere debole e quindi, per il lupo, non ha ragione di esistere. Così ragiona un grande predatore o un superpredatore, com'è definito il lupo.
Siamo andati ad audire tecnici e scienziati che da anni fanno ricerche sul tema, quindi non sono politici improvvisati, come anche noi facciamo perché a volte noi legiferiamo per accontentare una categoria, ma, in realtà, stiamo combinando un vero e proprio "casino" sul tema, per cui v'invito a riflettere.
Su questo vi consiglierei di fare lo stesso percorso. I tecnici del Progetto Life Wolfalps ci hanno dato i numeri precisi di quello che succederebbe abbattendo determinati capi di lupo, ad esempio (cosa che succede in Francia, perché poi viene sempre tirato fuori l'esempio della Francia) i costi dei risarcimenti. Danni alla mano, gli abbattimenti risultano inutili e inefficaci. Questo è quello che loro ci dicono con i loro studi.
Noi abbiamo verificato gli studi? Stiamo vedendo quello che succede nelle altre Regioni applicando dei metodi di dissuasione piuttosto che l'utilizzo del fucile? Stiamo vedendo quello che succede negli altri Paesi? Secondo me no, forse perché siamo troppo presuntuosi, pretendiamo di sapere, oppure ci lanciamo in annunci reboanti per andare a cercare il consenso; quel consenso che, alla fine, fomenta quell'elettorato che, a volte, si esalta perché, quando arriva un politico o un Capogruppo di una forza politica che dice "bene, abbattiamo tale specie", a loro volta dicono: "Finalmente è arrivata la Lega, possiamo finalmente abbattere i lupi". Poi arriva quello che dice: "No, scusate, attenzione, forse combiniamo un danno, lo dicono anche i tecnici, lo dicono i dati della Francia, lo dice quello e lo dice quello". Arriva quel politico che cerca di ragionare o di porre l'attenzione sulla diritta via, rischia pure una minaccia (che venga sparato al lupo, ma che venga sparato anche al suo ginocchio).
Questo è quello che succede, quindi comprendo anche quello e capisco il Consigliere Bertola, che riceve determinate minacce in tal senso.
Perciò, prima di far muovere la pancia o di andare ad aizzare determinate categorie, forse si deve riflettere e fermarsi sui numeri e sulla forza degli argomenti. Quello che vi posso dire, perché poi ovviamente ci sono gli emendamenti che cercano di migliorare o di ridurre il danno, è fermarvi e riflettere o, perlomeno, guardare quelle che sono le esperienze anche in altre Regioni. Anziché utilizzare solo il fucile, quindi andare a incidere su equilibri naturali, su cui, purtroppo, non possiamo incidere più di tanto, perché si tratta di una specie di cui ormai non si conoscono neppure più i numeri, cerchiamo altre soluzioni.
Se per le altre specie si conoscono i numeri della presenza sul territorio del cinghiale nessuno saprà dire quanti ce ne sono, perché sono troppi, è impossibile contarli. Allora pensiamo a quello che è fondamentale: ridurre i danni, cioè aiutare gli agricoltori a fare il proprio lavoro. E questo come lo possiamo fare? I dati ci dicono che il fucile non funziona, allora andiamo a cercare di limitare i danni. Per esempio, quello che si potrebbe fare è sperimentare dei metodi innovativi, perché c'è l'innovazione anche in quel campo.
Proviamo a sperimentare ultrasuoni, infrarossi e tecniche al rumore, ma ci sono anche progetti europei, progetti finanziati dall'Europa, che vanno proprio in questa direzione. Cerchiamo di sperimentare nuove tecniche che possano veramente funzionare, che non diano un contentino al cacciatore che deve andarsi a divertire, ma che possano realmente aiutare l'agricoltore a fare il proprio lavoro, senza subire in continuazione danni da questa specie fortemente invasiva.
Avrei concluso. Non voglio entrare troppo nel merito dell'argomento, perch tutto è già stato detto, quindi consentire il transito su queste strade per andare a effettuare quello che è la pratica della caccia al cinghiale noi lo riteniamo effettivamente dannoso, anche per quello che è il transito su queste strade, quindi arrecare danni alla biodiversità, e non è neanche un privilegio che mi sentirei di dare a una categoria piuttosto che a un'altra.
Riflettiamo veramente sul tema, su quello che vogliamo e cerchiamo di consultare quanto più possibile i tecnici che ci possono dire come risolvere questo problema, altrimenti possiamo salutare il bilancio perch oltre al COVID, come dicevo prima, ci sarà anche il cinghiale che ci prosciugherà per bene.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
Invece io penso che questa sia una buona proposta di legge che va a tutelare tanti agricoltori. L'agricoltura è un settore fondamentale in Piemonte. L'abbiamo detto: ci sono milioni e milioni di danni da cinghiale da animali selvatici, in particolare cinghiali, perché è uno tra quelli più irruenti sui campi.
Io non vedo tante alternative alla doppietta, perché il contenimento della specie cinghiale con ultrasuoni e tante altre cose penso siano molto meno efficaci rispetto a un contenimento di una caccia, una caccia fatta nelle regole. Oltretutto, senza aprire un dibattito su quello che è successo nel passato, probabilmente qualche cacciatore - pochi - disonesto ha commesso dei reati in passato e ha immesso la specie cinghiale nel nostro territorio. È innegabile.
Oggi la normativa è totalmente cambiata; anche chi pensa di fare il furbo deve sapere che commette reati penali pesantissimi e non penso che convenga, per qualche cinghiale in più, rischiare multe pecuniarie altissime e delle condanne penali davvero notevoli.
Oggi la sensibilità, anche grazie alla severità di queste norme, è notevolmente cambiata. Ci sono alcuni, pochi cacciatori che pensano di poter sparare e di poter fare quello che voglio e ci sono molti cacciatori preparati che affrontano dei corsi, che hanno realmente una concezione nobile di questa passione, una concezione alta.
Naturalmente, è un tema ampiamente divisivo e lo vediamo tutte le volte: sappiamo che è un tema esclusivamente divisivo. D'altro canto, mi riallaccio un po' agli insulti, di cui si diceva, però non vi dico quali insulti si ricevono da un certo estremismo ambientale e da un certo animalismo estremo, perché se dovessimo aprire le bacheche, le mail e leggere gli insulti che si è ricevuti in merito ad alcune normative sulla caccia, vi assicuro che sono di un certo tono, per cui non possono essere ripetuti in quest'Aula per una questione di decoro e di decenza. Estremisti ce ne sono da una parte, ma tanti estremisti ce ne sono dall'altra.
Il tema è sicuramente delicato e complesso. L'obiettivo è di ridurre sensibilmente e in maniera significativa i danni ai nostri agricoltori perché ne va delle casse di Regione Piemonte, ma ne va soprattutto del lavoro dei nostri agricoltori, perché è vero che rimborsiamo un danno, ma abbiamo agricoltori che devono rifare il campo, che devono ripiantumare che devono lavorare di nuovo sul campo.
Conoscendo anche il tema della faunistica e il mondo della caccia non vedo alternativa, seppure pochi cacciatori in passato abbiano sbagliato, ma la specie cinghiale, che è una di quelle più invasive, può essere solo tenuta sotto controllo e contenuta grazie all'apporto dei cacciatori. Lo si è ribadito prima: giustamente, è una specie che può "razziare" due volte l'anno, una specie molto prolifera,una specie che ha raggiunto numeri notevolissimi. Tenete presente che abbiamo un territorio che ha sempre più un avanzamento del bosco e questo agevola sicuramente la presenza degli animali selvatici.
Pertanto, ci sembra che la proposta del collega Bertola sia di buon senso addirittura, noi come Lega avremmo voluto che queste strade agrosilvopastorali.



(Commenti fuori microfono)



PREIONI Alberto

Sì, scusate, Ruzzola. Perché oggi abbiamo approvato la mozione del collega Bertola. Mi scuso con Bertola, perché essendo animalista convinto era un po' difficile che la proponesse lui.
Dicevo, pensiamo sia una proposta intelligente, perché non vediamo alternativa al contenimento di questa specie. Addirittura, come Lega pensavamo che queste strade agrosilvopastorali, in particolare le strade di vicinato, per noi dovrebbero essere percorse da chiunque abbia in tasca un qualsiasi tesserino regionale, come il cercatore di funghi. Per noi quello poteva essere il titolo per accedere a tutte queste strade.
Abbiamo capito che su questo c'era una divisione più ampia e abbiamo evitato di presentare un emendamento. Certo che la discussione sulle strade agrosilvopastorali, sul modello anche di altre Regioni, vuole essere rifatta in quest'Aula, perché sono strade in buona parte non collaudabili e non utilizzabili, ma sono anche fonte di turismo e fonte di ricchezza per il nostro territorio.
Secondo noi, sarebbe da rivedere quell'aspetto che solo i proprietari dei fondi possono accedere a queste strade, anche perché, in molti casi, i proprietari dei fondi non sono altro che titolari di diritti di uso gratuito, di una piccola porzione per aggirare la questione dell'utilizzo di queste strade, quindi - a segnalazioni - le complicanze di questa normativa restringente sono ampie.
Secondo noi, dovrebbero essere i Comuni, nel loro territorio, a definire se serve un consorzio, se serve una sbarra, se serve una limitazione di posti se serve una limitazione dei parcheggi, per avere una definizione più ampia di questo tipo di strade.
Infine, sul lupo. Il lupo è un predatore importante delle Alpi, che è tornato in questi anni sul nostro territorio; è una problematica molto importante. Da una parte Regione Piemonte dovrà avere un sistema di rimborsi più veloce e più semplice, dall'altra, come Gruppo della Lega, ci preme la tutela dei piccoli allevatori di montagna, dei piccoli agricoltori che hanno la possibilità di subire perdite ingenti delle loro greggi perché in alternativa i pascoli sono abbandonati e queste persone si scoraggiano. Invece, dobbiamo essere vicini a queste persone, perché sulle Alpi piemontesi queste persone tengono vivi paesaggi magnifici, ma hanno delle difficoltà e hanno un lavoro veramente difficile.
Naturalmente, bisogna capire, con i tecnici e con gli scienziati, qual è il modo migliore: è innegabile che sarà un problema che si ripresenterà perché - è il concetto di prima - con l'aumento del bosco, con l'aumento degli animali selvatici, la presenza del lupo sarà sempre più costante sul nostro territorio.
Sicuramente, c'è il sistema delle reti, sicuramente c'è il sistema dei cani che possono tutelare l'azione di questi pastori. Ci sono anche modalità sicuramente più efficaci: gli spari a salve, i sistemi di allontanamento.
Essendo il lupo un animale molto intelligente, intervenendo sul capobranco o sul branco, si può allontanare dai centri abitati.
Quello sarà un tema su cui sicuramente la Regione Piemonte dovrà mettere mano e, in primis, dovrà avviare un sistema di rimborsi veloce ed efficiente, però tenendo presente che va tutelata la biodiversità.
Siamo una Regione splendida, ma va tutelata anche l'economia e vanno tutelate anche le genti che stanno in montagna, che hanno diritto di vivere in montagna, perché in montagna si vive con più fatica, si guadagna meno, e non dobbiamo far passare la voglia a quelle poche persone che danno l'opportunità di andare in posti magnifici.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Avrei voluto prendere subito la parola, ma il Capogruppo Preioni mi stimola sempre nelle riflessioni.



(Commenti del Consigliere Preioni)



GRIMALDI Marco

Sei stato molto moderato ma, come ogni tanto ti succede, non leggi quello che stai per approvare, perché non autorizziamo o autorizziamo quasi niente sul tema della caccia e sul prelievo degli ungulati. Di fatto, questa è una piccola - dobbiamo dirlo - legge che insiste su un non detto.
Il collega Ruzzola fa bene a mettere avanti tutto il sapiente metodo anche di una piccola riforma nel dire perché dovremmo consentire, di fatto, a delle persone che già lavorano per noi (questo è il pensiero di fondo) di dover con sofferenza e fatica portare via quegli ungulati fuori dal terreno di caccia. Di fatto, anche se non lo dice, è un po' questa la tesi.
Beh, sa qual è il punto? Dovrebbe chiedersi il motivo per cui, nella gran parte dei territori italiani, viene vietato l'utilizzo di mezzi motorizzati per quel tipo di abbattimento che è autorizzato, tra l'altro, per chi fa gli abbattimenti selettivi, ma non per i cacciatori.
Le racconto una breve storia triste, così si fa un'idea; è una storia di qualche mese fa. Due cacciatori in regola anche con le nostre leggi venatorie, durante una battuta di caccia al - indovinate - cinghiale in alta Val Susa, invece che a un cinghiale, sparano volutamente a una cerva e al suo cucciolo nato a maggio. Vi ricordate la storia di Bambi della Walt Disney? Una sorta di Bambi al contrario, perché che cosa succede? Che, di fatto, la femmina ferita a fucilate scappa e la cucciola - chiamiamola Bambi - muore, a qualche metro dal Parco.
Questa è una storia di bracconaggio, che fa ovviamente disonore - vogliamo dirlo da ambientalisti ed ecologisti - a quella gran parte dei cacciatori che si comporta correttamente e nel rispetto delle regole. Per fortuna, i guardiaparco dell'Area Protetta delle Alpi Cozie, in servizio di vigilanza sui confini del Gran Bosco di Salbertrand, riprendono il tutto e che cosa fanno? Intervengono prima che qualcuno occulti quello che è appena successo.
Interrogati, ovviamente i cacciatori dicono: "L'abbiamo vista che sgattaiolava dietro un cespuglio, abbiamo sentito un rumore, eravamo spaventati". Peccato che i guardiaparco li avessero visti e non erano dietro dei cespugli, erano proprio lì davanti. Il territorio era sconfinato e non c'era niente in mezzo fra la carabina e quei due esemplari.
Per questo, come se fossimo in un'aula di tribunale, chiedo al Consigliere Ruzzola, guardando il Presidente, perché ovviamente non si può fare diversamente: che cosa sarebbe successo se fosse stato possibile avere già nelle mani quest'emendamento? Quei mezzi sarebbero stati a pochi metri dai cacciatori, perché a questo punto stavano facendo una battuta di caccia al cinghiale e potevano portarsi il mezzo fino a dove stavano facendo quell'attività? Mi pare di sì. E cosa sarebbe successo, Consigliere Ruzzola, se quei due guardiaparco non fossero stati presenti? I due avrebbero preso Bambi e magari avrebbero seguito anche la mamma, li avrebbero messi su quel mezzo e ovviamente, fosse stato provato l'errore o no, fosse stato, come poi è successo, dichiarato l'obiettivo di prendere due specie che non erano in quel momento cacciabili, avrebbero occultato il corpo del reato.
Consigliere Ruzzola, lei è in buona fede, lei non c'entra niente con questa vicenda e la tiro in mezzo solo perché la sua norma potrebbe esattamente fare quello che nella gran parte del Paese non si fa, perché se lei scrive su Google "bracconaggio e auto", vanno sempre di pari passo, perché un bracconiere non se lo porta sulle spalle. Con un cinghiale lo puoi fare perché se ti fermano mica ti dicono "non potevi sparargli". No, ti fanno andare, hai il patentino e hai fatto quello che dovevi fare. Bene, grazie e arrivederci.
Ma se prendi della cacciagione che non andrebbe cacciata e quelle specie selvatiche che noi vogliamo proteggere e che la legge, per fortuna protegge, magari proprio quella madre e quel piccolo di cerbiatto, quando hai un mezzo a disposizione, ci provi! Tanto in tre minuti sei fuori da quella tenuta, da quell'appezzamento e magari sei anche vicino a casa. Qual è il rischio? È un rischio molto più basso.
Io ve lo dico: non facciamo ostruzionismo per niente. Non lo facciamo per dirvi chissà cosa, lo facciamo proprio per evitare di ritornare a una pratica che a noi non piace e che non deve essere favorita, soprattutto perché non abbiamo i mezzi per controllarla. Non abbiamo le persone che possono andare lì a dire: "Scusi, auto del cacciatore, cosa trasporta?".
Non funziona così, lo sapete benissimo.
Dove vado io in campagna, in quegli appezzamenti non passa mai nessuno, se non chi vuole raccogliere qualche fungo, qualche castagna o qualche pietra come diceva il collega Bertola e magari, purtroppo, nei giorni in cui si può fare - e mi avete preso anche un'altra domenica - va a caccia. Secondo voi, se ricominciano ad andare con i mezzi privati, quanto sarà il prelievo di quelle specie che non si potrebbero cacciare? Ma non sarà più facile metterle sui mezzi? E conoscete benissimo come sono fatti i mezzi di chi fa il bracconiere.
Sono tanti i casi: guardate le infrazioni dello scorso anno e sono solo quelle che abbiamo potuto registrare. Sapete benissimo come funziona: ci sono i cassoni, ci sono i sottocassoni e ci sono tutte le modalità per occultare quelle cose. Vogliamo rendere più facile questo meccanismo? Vogliamo davvero farlo? Noi, per quanto potremo - siamo in pochi a fare ostruzionismo su questo vi faremo passare qualche ora qui con noi in Consiglio, anche solo per farvi cambiare idea e anche solo per leggervi altre storie come quella che vi ho appena raccontato.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Ostruzionismo od opposizione? Chissà qual è la pratica più incisiva. Io mi oppongo all'idea di discutere di qualcosa che non ha nulla a che vedere con il senso di questa legge. Innanzitutto mi rifiuto di discutere, ma sono obbligato a farlo, della domanda se la caccia è uno sport nobile o una pratica violenta, perché non stiamo parlando di questo in questa legge.
Peraltro, la Lega nell'intervento precedente ha ricordato alcuni estremismi. Penso che su questa vicenda, in un Piemonte dove chi vive in aree a media e bassa densità abitativa, il tema degli equilibri dell'estremismo della moderazione, qualcuno direbbe - dell'estremismo dell'equilibrio (la dico meglio per non scimmiottare politicamente nessuno) in quest'ambito sia decisivo e importante.
C'è sempre da tenere in considerazione tante esigenze molte volte, non dico vitali (per alcuni sì), che devono essere misurate dalle istituzioni per trovare i giusti equilibri. Questo può essere uno dei casi, ma non ha nulla a che vedere con il contenuto di questa norma. Perché - lo dico al proponente - qui non si sta discutendo di un problema reale. Se si vuole discutere di un problema reale, cercando la soluzione in questo modo, è una soluzione sbagliata, cioè il problema reale è che gli ungulati sono troppi e che il problema degli ungulati in Piemonte è un problema di sicurezza pubblica, che il problema degli ungulati in Piemonte (ma non solo in Piemonte) riguarda i danni all'agricoltura. Però questa norma non c'entra niente con il contenimento degli ungulati, ma proprio niente.
Se si vuole raccontare che questa è una norma che ha come obiettivo la sicurezza pubblica, lo si può fare. Spesso siamo abituati nella comunicazione politica a enfatizzare a tal punto da condizionare il giudizio su una scelta e su un'azione di governo, a prescindere dalla vera entità della ragione stessa, per cui mi rifiuto di pensare che questa proposta c'entri qualcosa con il contenimento degli ungulati. Mi rifiuto perché oggettivamente non lo è.
Infatti, se si volesse discutere del contenimento degli ungulati - e per chi abita in quelle zone a media e bassa densità abitativa è un argomento assolutamente interessante - innanzitutto non dovremmo parlare della gestione degli effetti, ma dell'analisi e delle soluzioni delle cause.
Pertanto, vorrei in un'altra sessione, a partire da altre Commissioni provare a ragionare con voi del tema del ripopolamento, per esempio, o del foraggiamento degli ungulati. Vorrei partire da quello.
Il Capogruppo della Lega ci ha ricordato prima altre soluzioni. Io, in parte, sono anche disponibile a discuterne, cioè il tema delle aree delle recinzioni elettrificate. Perché no? Sono soluzioni di buonsenso.
Bisognerebbe capire anche con quali disponibilità economiche: magari con i fondi europei (non parlo di MES, per carità del cielo!) facilmente utilizzabili e non oggetto di discussioni nazionali.
Oggi, però, si discuta di quello che è contenuto in questo testo, che non è nemmeno un omaggio ai cacciatori, ma è una deresponsabilizzazione dei protagonisti del territorio. Perché noi pensiamo che i protagonisti veri del territorio, cioè le Amministrazioni comunali, possano essere messe nelle condizioni migliori per decidere cos'è opportuno e cosa non lo è nell'accesso di alcuni spazi del territorio che loro amministrano. Invece non è la strada che abbiamo indicato in questa discussione, che poi è un po' il senso di quello che vorremmo fare in quest'ambito, che, per carità del cielo, può essere assolutamente migliorato, come tutte le norme. Per non capita. È capitato altro.
Vi prego soltanto, al termine di questa discussione, se sarà possibile sempre per amor del vero, di evitare la comunicazione vittoriosa della lotta agli ungulati, semplicemente perché non è di questo che stiamo parlando.
Durante la presentazione degli emendamenti, offriremo anche alcune soluzioni migliorative: lo abbiamo già fatto durante il dibattito in Commissione e lo faremo anche in Aula. Lo faremo con un numero limitato di emendamenti, perché vogliamo offrire il nostro punto di vista sul merito.
In ogni caso, abbiamo compreso che per la maggioranza la caccia pare essere uno dei temi che segna il profilo di quest'azione di governo del primo anno. Ci pare, però, che sugli equilibri ci si sposti sempre da una parte e mai nell'interesse generale, che deve tenere in considerazione altre sensibilità che non sono soltanto culturali, ma che riguardano, diciamo così, una concezione del territorio che è diversa da quella contenuta in questa norma.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Leone; ne ha facoltà.



LEONE Claudio

Grazie, Presidente.
Intervengo intanto per fare un po' di chiarezza, perché ho sentito parecchi interventi che, a mio avviso, hanno centrato in parte quella che è la discussione e la presentazione della proposta di legge n. 41 a prima firma del Consigliere Ruzzola.
A mio avviso, il mio Capogruppo ha focalizzato l'obiettivo in tutto, nel senso che ha parlato di una gestione del contenimento vicino al mondo agricolo. Perché questa - per una volta, concordo, anche solo in modo parziale, con il Consigliere Grimaldi e con il Consigliere Ravetti - non è la gestione del contenimento, ma è dare la possibilità a chi pratica l'attività venatoria di raggiungere quei luoghi che oggi non si potevano raggiungere, per facilitare l'abbattimento della specie cinghiale - perch di abbattimento si deve parlare - proprio in virtù del suo contenimento e conseguentemente, del contenimento dei relativi danni.
Sicuramente, il fatto di andare in assembramento vicino alle strade non aiuta lo sfoltimento di un numero importante di animali.
Tra l'altro, non condivido considerazioni del tipo: "I cinghiali sono stati immessi dai cacciatori". Se l'immissione della selvaggina (basti pensare al fagiano, alla lepre, alla starna, eccetera) fosse proporzionale al numero degli animali - è una questione matematica, Consigliere Bertola - avremmo un numero spropositato di selvaggina sul territorio. Così non è, basta vedere i dati: il numero della selvaggina stanziale è, ahimè, calato.
Se l'immissione fosse proporzionata al numero di animali che si vanno a censire.
È qui che volevo arrivare, è questo il punto determinante che, secondo il mio pensiero, va a smontare la tesi che ho sentito dire in Aula. Negli ultimi cinque o dieci anni ne vedo comunque pochissimi di verbali redatti per un'immissione chiamiamola clandestina, perché vietata. Pertanto qualora siano fatte queste immissioni, sono comunque un numero veramente risicato. In ogni caso, la crescita dei cinghiali di anno in anno è veramente sproporzionata, così com'è sproporzionato l'incremento dei danni.
Siccome tutti noi quando incontriamo le categorie agricole, diciamo che dobbiamo intervenire, che dobbiamo mettere mano al problema, che dobbiamo rimborsare i danni. Anche perché il danno all'agricoltore, ahimè, non viene mai risarcito al 100%, né in termini di danno economico, né tantomeno in termini di lavoro dell'agricoltore stesso.
Per non parlare, poi, dei lupi. Se parlassimo non con chi vive in città, ma con chi vive in montagna, con chi vive nel nostro mondo rurale, il lupo sta creando un'immensità di danni. Però questo è un capitolo a parte, perch oggi non stiamo parlando di lupi. Mi riallaccio, comunque, a ciò che stavo dicendo prima al Consigliere Grimaldi: si dà la possibilità di accedere a strade poderali e interpoderali - le classiche strade bianche - per potere agevolare le persone non più giovani di età a luoghi altrimenti inaccessibili, proprio per facilitare il numero degli abbattimenti dei cinghiali.
Ora faccio un'altra analisi, perché a me piacciono i numeri: se la legge n.
5/2018 e tutte le gestioni che si sono susseguite finora erano così valide e così belle, perché oggi ci troviamo con una crescita spropositata di danni causati dai cinghiali? Perché, probabilmente, qualcosa non ha funzionato. E noi siamo qui per mettere mano a quel "qualcosa che non ha funzionato", ovviamente a nostro modo di vedere. Ecco perché siamo intervenuti pesantemente su delle leggi che ritenevamo sbagliate: perché la matematica e i dati ci hanno fatto capire che la strada era sbagliata.
Penso che nessuno abbia la verità in tasca, né noi né voi. Constato, per che i danni sono sotto gli occhi di tutti. Basterebbe chiedere all'Assessore Protopapa quanto la Regione spende per coprire i danni da fauna selvatica! Pertanto, ritengo che sia fondamentale aiutare chi non può accedere a certi siti.
Per quanto riguarda gli insulti, vorrei ricordare che tutti i cacciatori sono titolari di porto d'armi e una sola denuncia farebbe sì che il porto d'armi fosse un ricordo.
Io ho ricevuto tantissime mail. Non mi vergogno a dirlo, ma vado a caccia da sempre, non l'ho mai nascosto, anzi ne vado assolutamente fiero, e vi posso assicurare che gli insulti e le minacce che ricevete voi li riceve anche il mondo venatorio. Io penso che gli imbecilli e gli idioti ci siano da entrambe le parti.
Inoltre, nella favoletta che ha raccontato il collega Grimaldi bisognerebbe fare un distinguo: non confondiamo il bracconaggio con la caccia leale.
Sarebbe come paragonare un cittadino a un ladro o a un delinquente. In tutte le categorie ci sono persone perbene, persone meno perbene e persone che compiono degli atti illegali.
Sicuramente le persone che ha citato il collega Grimaldi nella sua filastrocca - e mi avvio alla conclusione - non sono sicuramente da considerare cacciatori, ma da parte dei cacciatori sono da considerare bracconieri. A chi spara volutamente a un cervo, scambiandolo per un cinghiale o per qualsiasi altra specie, ritengo sia doveroso e giusto stracciare la licenza venatoria per sempre.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Sono intervenuto come relatore, quindi ho ancora la facoltà di farlo come intervento in discussione generale. Innanzitutto ringrazio tutti i Consiglieri intervenuti, ma ovviamente anche quelli che non la pensano come me, perché stiamo facendo un dibattito, con toni consoni a un'Aula legislativa e nel confronto di opinioni tra loro differenti.
In alcuni casi, secondo me, si devia un po', perché s'inizia a parlare della caccia in generale, del lupo. Si è stati poco sul provvedimento, che voglio, invece, isolare almeno nella discussione generale, perché poi noi stessi divagheremo un po' nell'illustrare gli emendamenti, giacché, essendo questa una proposta di legge che riguarda esclusivamente il mondo venatorio, anche gli emendamenti vanno a parare nel mondo venatorio. Magari qualche divagazione in più ci sarà in quell'occasione. Però, almeno da parte mia, nell'illustrare la proposta di legge sono stato sul merito e ho esposto le ragioni per cui, secondo il nostro parere, non è una proposta di legge unica.
Nessuno ha paragonato i cacciatori ai bracconieri; o almeno, non l'ho fatto io, ma non l'ha fatto nemmeno il collega Grimaldi, per quello che ho avuto modo di capire rispetto al suo intervento piuttosto chiaro. Sono convinto che la stragrande maggioranza dei cacciatori lo faccia in modo onesto. Mi spiace, ma non riesco a definirla un'attività nobile, non ce la faccio però è permessa dalla legge e la stragrande maggioranza di loro la fanno rispettando le regole. Poi c'è chi non le rispetta.
Semplicemente il Consigliere Grimaldi, se ho interpretato bene il suo pensiero, ha sottolineato come questa misura potrebbe, in qualche modo aiutare i bracconieri, non perché i cacciatori sono bracconieri, ma perch i bracconieri ci sono e potrebbero giovarsi di una norma che permette loro di avvicinarsi con l'auto. A me pare un fatto oggettivo.
Perché ci sono tanti cinghiali? Io non mi arrabbio quando sento parlare di qualcosa rispetto alla quale sono contrario e non mi arrabbio se si esprime un'opinione diversa dalla mia. Mi arrabbio quando persone intelligenti invece, esprimono un'opinione che non è confortata dai fatti o è smentibile dai fatti. Lo dico perché ho sentito paragonare il cinghiale al fagiano e alla starna.
Alla fine, come dicono i nostri amici assidui commentatori, quelli contrari alla caccia non capiscono nulla di animali, però ho sentito paragonare il cinghiale alla starna o al fagiano, perché il fagiano o la starna non aumentano e diminuiscono, invece il cinghiale aumenta. Penso siano specie un po' diverse, subiscono magari in modo diverso il carico antropico, si adattano di meno a determinate condizioni, e pare che su questo siamo tutti d'accordo unanimemente: il cinghiale si adatta benissimo a tutte le situazioni e potrebbe vivere anche in mezzo a noi, in città e nelle nostre vie, come fosse un cagnolino.
Io abito alla periferia di Torino, vicino a piazza Bengasi, e più di dieci anni fa ne è arrivato uno sotto casa mia. Il cinghiale si adatta a tutto altre specie animali magari un po' meno, sentono un po' di più il carico antropico, l'inquinamento e tutta una serie di questioni, così com'è stato evidenziato, purtroppo, anche per la pernice bianca, che è ancora un'altra specie.
È stato già detto, e non l'ho detto io, ma il Consigliere Ruzzola, che il numero dei cacciatori diminuisce. Quella dei cacciatori è una popolazione che diminuisce, che aumenta in età media, lo dico così per non dire che invecchia, perché sembra brutto, però tutti s'invecchia. Insomma, i cacciatori sono sempre meno, per cui è un mondo diverso da quello di 20 o trent'anni fa, è cambiato. Quelli che però sono rimasti, purtroppo, sono i danni, ma non i danni dei cinghiali: i danni fatti in un momento in cui la caccia era un fenomeno più consistente, quando c'erano più praticanti.
Quelli sono i danni e il danno è sempre lì.
Ripeto, se ci sono così tanti cinghiali è perché magari negli ultimi tre anni non ne sono stati più immessi, è illegale tutto, ma è perché negli anni si è caricato parecchio. Io ho cinquant'anni, trent'anni fa ne avevo 20, posso dire che ero già un ambientalista convinto e seguivo sicuramente meno le questioni relative alla caccia e all'attività venatoria, ma persone che, invece, o sono un po' più vecchie di me o che trent'anni fa seguivano e s'impegnavano già in prima persona sulla tutela dell'ambiente, mi dicono che il numero di cinghiali era totalmente differente. Ce n'erano molti meno, quindi qualcosa è successo. Che cosa è successo? È successo in quegli anni, quando c'è stato magari un po' più di boom dell'attività venatoria.
Facciamo ancora riferimento all'agricoltura. L'agricoltura è un'attività fondamentale per il nostro territorio, perché produce cibo; quindi, proprio per un motivo banalissimo è fondamentale per la sopravvivenza di persone che ci lavorano ed è un'attività economica a tutti gli effetti. Purtroppo queste persone che fanno attività economica (gli agricoltori) subiscono questi danni da specie che interferiscono con le loro attività, perch negli anni c'è subentrata un'altra attività, anche questa legittima e permessa a livello nazionale. Anche quest'attività è un business, giacché è un'attività ludico-ricreativa e tutte le attività ludico-ricreative poi diventano un business perché creano lavoro per qualcuno. Però questo business contrasta con il loro, è diverso, interferisce, perché ha degli interessi diversi, legittimi ma diversi.
Questo è un business, perché, ripeto, il proliferare di determinate specie è legato al divertimento di qualcuno e al guadagno di qualcun altro chiaramente, perché poi qualcuno ci ha guadagnato avendone fatta un'attività economica, in quel momento legittima, e l'ha fatta. Purtroppo cari agricoltori, quest'attività oggi si vede che è in contrasto con la vostra e con gli obiettivi che avete voi.
È questo il motivo per cui dico che, al di là delle buone volontà di tutti e, lo dico anch'io, dell'assoluta buona fede del Consigliere Ruzzola nel presentare questa proposta di legge, se oggi parliamo dei danni degli ungulati e di quegli animali, purtroppo il nemico dell'agricoltore è il cacciatore. Questo dico, poi rispetto anche il fatto che voi vogliate fare parte della soluzione, però i dati sono quelli ed è difficile confutarli.
Inoltre, sull'attività venatoria sappiamo che ci sono posizioni diverse qualcuno le chiama contrapposizioni ideologiche, ma è un diverso, seppur legittimo, modo di concepire il proprio rapporto con ciò che ci circonda.
Però, ripeto, proprio il dettato specifico di questo provvedimento, al di là del giudizio sull'attività venatoria, ci vede totalmente contrari.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gallo; ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato il Consigliere Sarno, che ha seguito da vicino la norma in tutti i lavori della Commissione. Ho ascoltato il Consigliere Ravetti e gli altri Consiglieri che più da vicino seguono il tema della caccia, perché di questo stiamo parlando. In Commissione abbiamo più volte denunciato il fatto che si utilizzasse una norma, peraltro, iscritta in V Commissione del per modificare un articolato che intaccava una norma così importante nel mondo della caccia e dell'attività venatoria.
Abbiamo discusso per giornate intere di attività venatoria in un'Aula virtuale perché in modalità virtuale. Saranno almeno 18 sedute di Consiglio regionale che discutiamo di attività venatoria, di attività estrattiva, di mettere o non mettere un emendamento sul gioco d'azzardo. Abbiamo fatto un dibattito sull'omnibus, su come s'interpreta il Regolamento e su cosa deve fare il Presidente del Consiglio e anche oggi discutiamo di questo.
Va bene, l'o.d.g. lo definisce la maggioranza in Conferenza dei Capigruppo e quindi, dopo la proposta di legge n.4 del Consigliere Bertola, abbiamo iscritto giustamente questa proposta di legge, che ha fatto tutto il suo percorso in Commissione, in modo ordinario, il che non vuol dire che non abbia subito l'ostruzionismo delle varie forze politiche e di opposizione ma legittimo. Oggi approda in aula e ripartiamo con questa discussione.
Il mio intervento vuole essere molto semplice: sono un po' preoccupato.
Oggi e probabilmente martedì prossimo - non credo riuscirete ad approvarla oggi - discuteremo di questa proposta di legge, poi nell'ordine dei lavori è già stata iscritta la proposta di legge sul VCO, un tema locale ma importante, che dobbiamo affrontare. Il Partito Democratico proprio in queste ore ha depositato una proposta di legge su quel tema, per discuterne nel merito. Noi crediamo che su questi temi si debba fare una discussione nel merito delle proposte che, ahimè, ci vedono lontani proprio nel merito delle varie proposte.
Sono preoccupato perché da troppo tempo, e non vedo all'orizzonte discussioni di questo tipo, manca in quest'Aula la discussione sui fatti principali della nostra quotidianità, che sono quelli della crisi, sono quelli della difficoltà economica che stiamo vivendo e sono quelli che anche quotidianamente i giornali e le varie categorie ci richiamano a discutere in Consiglio.
Noi abbiamo un enorme problema legato al settore automotive, abbiamo un problema enorme legato al settore del commercio. Non l'abbiamo affrontato perché, su nostra richiesta, abbiamo soltanto udito le associazioni datoriali Confcommercio e Confservizi giovedì scorso in Commissione, le quali ci hanno rappresentato una situazione drammatica con numeri, fatti e proposte su cui lavorare e discutere insieme .
Leggiamo sui giornali le proposte, legittime, di alcuni esponenti della Giunta regionale, per esempio di istituire un fondo per intervento nel capitale sociale delle imprese. Ne vorremmo capire di più, perché misure di questo tipo, al di là del fatto che alcune parti sociali hanno già dichiarato la loro contrarietà, richiedono una discussione di merito. Si tratta di destinare risorse regionali per entrare nel capitale sociale di alcune imprese ma, a quanto sappiamo, fondi di quel tipo intervengono ed entrano nel capitale sociale d'imprese ad alta capacità di valore aggiunto quindi ad alto potenziale di crescita, non in aziende che sono in crisi, se abbiamo capito il modello sul quale la Giunta sta lavorando.
Temi che sono l'attualità di oggi. All'orizzonte della discussione del Consiglio regionale vediamo la programmazione dei lavori dell'Aula da qui a fine luglio, alla pausa estiva, impegnata su temi legittimi, ci mancherebbe, ma di nuovo sul tema dell'attività venatoria e poi sul tema dei canoni idrici del VCO. Temi che non ci portano a trattare le cose più importanti per le quali siamo stati eletti tutti insieme in Consiglio regionale.
Il mio intervento non vuole essere dilatorio o ostruzionistico, ma vuole occupare alcuni minuti di questo dibattito sulla proposta di legge n. 41 per richiamare la maggioranza - e auspico la presenza del Presidente Cirio che non si vede da troppo tempo sui banchi della Giunta, quindi speriamo possa partecipare ai lavori del Consiglio nelle prossime sedute - a discutere di questi temi. A discutere su come volete rivedere la legge n.
28 del commercio.
Guardo il Consigliere Leone che, insieme con me, ha seguito quell'audizione che tutti auspicano, ma di cui dobbiamo discutere nel merito, per capire tutti insieme a che punto siamo anche sul tema dei fondi europei e dove andiamo, perché da troppo tempo non discutiamo di temi più specifici legati al lavoro, all'occupazione e allo sviluppo economico.
Ne abbiamo discusso nel "Bonus Piemonte", ne abbiamo discusso all'interno di quel disegno di legge con un intervento emergenziale sul quale molti di noi avevano posizioni diverse; l'abbiamo attuato (abbiamo speso 150 milioni di euro dei fondi regionali) e ora dovremmo capire quali risorse rimangono a disposizione della Regione Piemonte per fare interventi di natura più strategica di medio termine. Vorremmo discutere anche di questo, anche in previsione dell'assestamento di bilancio, ma vorremmo discutere, se ce ne sono ancora, di come destinare quelle risorse.
Termino e, come dire, ci avviamo ad affrontare l'articolato e i vari emendamenti.
Il Gruppo del Partito Democratico ha depositato cinque emendamenti e auspichiamo che in questa settimana, da adesso fino a martedì prossimo, la maggioranza e il primo firmatario, Consigliere Ruzzola, li possano esaminare nel miglior modo, perché sono di merito. Gli emendamenti sono già stati illustrati sostanzialmente dal Consigliere Sarno e dal Consigliere Ravetti. Vi chiediamo un confronto di merito e una risposta precisa, non solo un accoglimento o una bocciatura di quegli emendamenti, una risposta del perché fate alcune scelte.
Sul resto dell'attività venatoria, pensiamo che questo Consiglio regionale ne abbia discusso abbastanza, quindi speriamo che questa proposta di legge sia l'ultima rispetto a questo tema. Per carità, è importantissimo, ma ci stiamo battendo politicamente da mesi, quindi credo possa essere accantonato e si possa entrare nel merito delle questioni che più ci chiedono i cittadini.
Lo sviluppo economico, il sostegno alle attività e alla protezione sociale: su questi temi non abbiamo ancora discusso di nulla in Consiglio regionale.
Noi depositeremo le nostre proposte sul tema della protezione sociale e tutti insieme, vi porteremo a discutere anche di questo tema.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Faccio un po' fatica a parlare, quindi spero di riuscire ad arrivare alla fine dell'intervento perché ho qualche difficoltà respiratoria con questa mascherina.
Solo per commentare, anche se in realtà di commenti se ne sono già fatti abbastanza in quest'Aula. Temo sempre un po' a fare degli interventi su questo tema, perché mi porta a qualche estremismo che, sinceramente preferirei evitare, perché per me un cacciatore buono non esiste. Riesco benissimo a comprendere la distinzione tra un bracconiere e un cacciatore dal punto di vista legale, ma non riesco a comprendere quale divertimento o quale piacere si possa provare nell'imbracciare un'arma e sparare a un animale indifeso. La mia posizione è sicuramente più estrema rispetto a quella di molti colleghi, ma non è questo l'oggetto del provvedimento che iniziamo ad affrontare in Aula e affronteremo almeno nella prossima seduta.
Il tema è un altro, ed è quello che poneva anche il Consigliere Grimaldi che è stato anche un po' deriso dal Consigliere Leone nel definire la storia che ha raccontato una filastrocca. Nessuna filastrocca, ha portato l'esempio di un fatto di cronaca, proprio per dimostrare quali potrebbero essere i rischi conseguenti all'approvazione di questo provvedimento.
Anziché trattare questa narrazione come se fosse una favoletta raccontata in Aula per distrarre, dovranno invece porci delle domande e capire se veramente, la nostra - la vostra - approvazione di questo provvedimento potrebbe avere delle conseguenze negative come quelle descritte, cioè agevolare quanti desiderano esercitare l'attività di bracconaggio.
Il confronto in Aula serve proprio a questo, cioè cercare di esaminare i provvedimenti da più punti di vista e far tesoro di tutti i punti di vista non considerando gli interventi, in questo caso delle opposizioni, come interventi meramente ostruzionistici o da prendere sottogamba come se fossero dichiarazioni folcloristiche. Ci si dovrebbe interrogare se realmente quello che esce da quest'Aula può portare a conseguenze negative.
Proprio a questo serve il confronto e anche l'attività dell'opposizione: evidenziare degli effetti.
Su quest'aspetto vorrei sentire - spero intervenga - il primo firmatario Consigliere Ruzzola, per capire se ha valutato questa ipotesi d'impatto negativo e se ha acquisito oggi, durante il confronto e il dibattito qualche elemento in più e magari possa pensare di migliorare, limare o chissà, addirittura ritirare il testo. Sicuramente avrà qualche giorno per riflettere e magari anche per confrontarci.
È vero che qui ci sono persone che hanno competenze più o meno alte rispetto al tema; ci sono persone, come il mio collega Bertola, che per anni hanno seguito questa tematica, quindi sicuramente il loro contributo al dibattito è prezioso e andrebbe approfondito.
Pertanto, nel momento in cui viene dato un parere o sottolineato un aspetto relativo a una proposta di legge, varrebbe forse la pena di approfondirlo ulteriormente. Anziché rigettarlo in toto - e vale anche per l'esempio portato dal Consigliere Grimaldi - va approfondito e occorre approfittare del tempo che viene concesso durante il dibattito - in questo caso parliamo di almeno una settimana - per confrontarsi ulteriormente con esperti che potrebbero anche non essere seduti in aula, ma che potrebbero dare un ulteriore punto di vista per arricchire il dibattito e ritrovarci la settimana prossima con dei pareri tecnici aggiuntivi.
Questo è il percorso che immagino un po' per tutte le proposte che abbiamo affrontato e che affronteremo da qui fino al termine della legislatura.
Spero, come diceva anche il Consigliere Gallo, di non continuare ad affrontare sempre solo questi temi, perché di parlare continuamente di caccia, cave o di chissà cos'altro, siamo tutti un po' stanchi, quando vediamo che, in realtà, le priorità dei piemontesi sono ben altre e credo che ben altro si aspettino da noi.
Tra l'altro, anche gli agricoltori credo si aspettino ben altro da noi e non di sentire sempre solo parlare dell'impatto dei cinghiali; anche le persone che vivono in montagna si aspettano ben altro da noi, perché i problemi che hanno chi ha deciso di vivere nelle aree montane del nostro Paese, della nostra Regione in particolare, non si limitano soltanto alla convivenza con gli animali selvatici: ce ne sono ben altre di questioni e alcune le affronteremo al tavolo di lavoro con l'Assessore Tronzano.
Spero si trovi spazio per confrontarci su altri aspetti e trovare soluzioni che abbiano un impatto maggiore sulla vita dei piemontesi, possibilmente senza contribuire ad ammazzare altri esseri viventi, perché mi sembra che abbiamo già fatto un discreto lavoro fino a oggi. Tra l'altro, la Giunta latita, questo lo vediamo, è più o meno da inizio legislatura che la Giunta lascia i banchi quasi vuoti, senza sminuire la presenza dell'Assessore Tronzano e dell'Assessore Marrone, che da quando ha ricevuto la delega ai rapporti con il Consiglio si è trovato a sostituire tutta la Giunta.
Praticamente fa tutto lui, tutta la Giunta racchiusa dentro l'Assessore Marrone, che ha sicuramente il physique du rôle, però non può trovarsi ad affrontare tutti i temi e sostituire tutti quanti.
Mi piacerebbe per una volta - almeno una - vedere la faccia del Presidente Cirio. Dico vedere la faccia per dire che mi piacerebbe che ci mettesse la faccia, perché una persona che in campagna elettorale ha più volte rimarcato il suo essere animalista, ha incontrato il tavolo dei rappresentanti delle associazioni animaliste e ha promesso certe cose, sia durante la discussione del collegato sia oggi con la discussione della famosa proposta di legge "cinghiali" di Ruzzola, non ci ha messo una volta la faccia.
Pertanto, venga in Aula e ci dica chiaramente, al di fuori della campagna elettorale, che aveva scherzato in campagna elettorale, che in realtà, in fondo, non gliene importa così tanto delle condizioni di vita e di morte delle specie animali nella sua regione (sua tra virgolette, ovviamente). Lo invito, visto che avremo ancora qualche giorno di tempo, a liberarsi per martedì prossimo e venire in Aula a raccontarci come le vede, come la pensa, se è d'accordo o se per qualche motivo ci sono animali che meritano rispetto e tutela e altri che, invece, sono brutti e cattivi e quindi vanno abbattuti in tutti i modi e senza pietà. Solo perché così le cose siano finalmente chiare e nessun animalista s'illuda di aver trovato sui banchi della Giunta un alleato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sacco; ne ha facoltà.



SACCO Sean

Grazie, Presidente.
Anch' io voglio fare qualche riflessione, alla luce di quanto ascoltato dai colleghi perché, alla fine, quest'Aula dovrebbe essere luogo di confronto e di scambio di opinioni.
Ho seguito la proposta di legge del collega Ruzzola già dalla V Commissione, nonostante non vi sia scritto, ma proprio per il suo contenuto ho voluto essere presente insieme ai miei colleghi durante la discussione una discussione lunga e approfondita all'interno della Commissione.
È una legge che ha seguito l'iter classico, iter che dovrebbe seguire ogni legge all'interno di questo Consiglio, a differenza, com'è già stato anticipato velatamente, ma neanche troppo, da qualche collega dell'omnibus, che invece ci siamo trovati a votare in quest'aula senza una normale discussione in Commissione, con un contenuto eccessivo rispetto a quello che avrebbe dovuto avere un omnibus e senza un minimo di confronto con le opposizioni. Alla fine, il confronto abbiamo dovuto ottenerlo con le cattive.
Detto questo, vorrei collegarmi a quanto detto da alcuni colleghi. Spesso si cerca di trovare soluzioni semplici a problemi complessi, come se potessimo risolvere la questione dei danni che arrecano i cinghiali consentendo di ucciderli più facilmente.
Mi sembra che quanto emerso dall'Aula, ma anche quanto si evince rispetto a diversi testi legati alla letteratura sul tema, non sia proprio la soluzione più appropriata. Come diceva la collega Disabato nel suo intervento, nel momento in cui si abbattono alcuni esemplari all'interno di un branco, questo incentiva una riproduzione incontrollata dello stesso branco.
Ebbene, questo dovrebbe indurci a riflettere, perché bisogna essere in grado di selezionare quali sono i capi che potrebbero essere abbattuti, per evitare danni da parte degli ungulati nella stagione successiva, anzich una limitazione dei danni, perché quel branco si andrà a riprodurre in maniera incontrollata; quindi, penso sarebbe il caso di stare attenti a chi autorizzare e, soprattutto, concedere in via molto più semplificata la possibilità d'intervenire in questa direzione, con degli abbattimenti non particolarmente controllati e, anzi, incentivanti, come se fossero la soluzione del problema.
Inoltre, in questo caso c'è almeno una differenza di vedute e di pensiero chiamiamolo "pensiero", su questo tipo di attività perché, come giustamente ricordavano i colleghi, per altre specie che quest'anno sono state coinvolte, dal momento che purtroppo è stato approvato l'omnibus, non c'è nemmeno una diversità di divisione, lì c'è proprio una miopia totale, nella volontà di andare a sparare a degli animaletti che non fanno male a nessuno, per il puro semplice divertimento di qualcuno. Ho voluto inserire una parentesi, visto che andiamo a discutere su questa legge, che rimane sul tema della caccia.
Ho ascoltando l'intervento del collega Gallo, che mi ha anticipato rispetto al contenuto che volevo dare al mio intervento. Non posso aggiungere molto altro, anzi direi nulla, rispetto ad alcuni interventi dei miei colleghi di livello decisamente più alto sulla materia che ho ascoltato e di cui condivido il contenuto, conoscendo anche la loro preparazione sul tema.
Vorrei ricordare che, di nuovo, ci siamo attrezzati per tornare in Aula così velocemente, per affrontare gran parte delle difficoltà che vivono i piemontesi. Infatti, questa mattina siamo riusciti miracolosamente a parlare di sanità e dell'elenco regionale degli OSS (prima legge del collega Bertola) e, almeno in quel caso, siamo usciti a parlare di qualcosa di utile per i piemontesi, qualcosa che possa agevolare sia, da una parte l'utenza sia, dall'altra parte, i lavoratori. Tuttavia, nel pomeriggio ci ritroveremo, di nuovo, a parlare di caccia, ulteriormente di caccia.
Adesso, passatemi il termine, però: possiamo collegarci tranquillamente come se fosse un piccolo annesso all'omnibus, del quale abbiamo discusso per decine di giorni, che ha bloccato quest'Assemblea legislativa per troppo tempo, quando, invece, dovremmo discutere su come sostenere l'economia della nostra Regione, ma non solo l'economia, dovremmo iniziare a ragionare e, magari dedicare un po' più di tempo, insieme ai colleghi Consiglieri, insieme alla Giunta e anche insieme al Governo, su quali potrebbero essere le nostre proposte, in vista dell'arrivo dei fondi legati al Recovery Fund, che ci consentirà d'investire in maniera importante direi "finalmente" - finalmente - all'interno del comparto sanitario.
Ebbene, questo dovrebbe essere un tema di discussione di quest'Aula e non per l'ennesima volta, su modifiche a leggi che consentano l'abbattimento di animali, anche laddove quest'abbattimento, invece che risolvere un problema andrebbe, per ovvie ragioni, che sono state giustamente spiegate dei colleghi, ad aggravarlo.
Cerchiamo, vi prego, chiusa anche questa legge, di tornare sui temi importanti per i piemontesi. Torniamo a parlare di sanità: l'argomento principale che dovrebbe occupare il tempo e le energie di quest'Aula consiliare, perché riguarda l'80% del bilancio regionale, riguarda la risposta che dobbiamo dare ai piemontesi, una delle risposte più urgenti e principali.
Ricordate che - molto probabilmente e non sono certo io a dirlo, ma mi permetto di ricordarlo - con il ritorno della stagione autunnale si aggraveranno i problemi legati alla diffusione del COVID e, forse, sarebbe il caso d'iniziare a capire insieme se siamo pronti ad ammortizzare una possibile, ma molto probabile, ondata di contagi, oppure se non lo siamo.
Questa potrebbe essere una delle discussioni a breve termine, mentre per quanto riguarda sul lungo termine, come ho anticipato prima, bisogna cercare di capire insieme come rimettere in piedi la nostra sanità regionale e investire nella maniera più efficiente possibile i fondi che dovremo gestire nei prossimi mesi o il prossimo anno, riguardanti le nuove risorse che verranno messe a disposizione, alla fine della lunga trattativa che sta avvenendo in questi giorni con l'Unione Europea.



PRESIDENTE

Grazie.
Non vi sono altre richieste d'intervento.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Fino a quando io sono il Presidente del Consiglio regionale, se mi permettete, decido quando aprire e chiudere l'Assemblea.
Il Consigliere Martinetti ha chiesto d'intervenire, ma essendo superate le ore 18, l'ora sulla quale si era d'accordo di chiudere la sessione odierna anche per motivi tecnici, chiudiamo i lavori. Continueremo la discussione generale nella prossima seduta.
La Conferenza dei Capigruppo si svolgerà nella giornata di domani e riceverete le comunicazioni nel merito.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 18.02)



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