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Dettaglio seduta n.9 del 10/09/19 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GRAGLIA



(I lavori iniziano alle ore 14.38 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Asili nido

Interrogazione a risposta immediata n. 20 presentata da Valle, inerente a "Quale futuro per il micronido aziendale dell'ASL di Asti"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 20.
La parola al Consigliere Valle per l'illustrazione.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Sarò rapidissimo. Dopo diversi anni di attività l'Azienda Sanitaria Locale di Asti ha chiuso il micronido attivo all'interno dell'Ospedale Cardinal Massaia e gestito dall'azienda "Arcobaleno". Il micronido era ovviamente un servizio importante e apprezzato da parte dei dipendenti, in particolare da coloro che, in ambito ospedaliero, facendo i turnisti, dovevano iniziare a lavorare a degli orari per cui è difficile trovare servizi di carattere alternativo, oltre ad aver avuto delle ricadute occupazionali importanti perché, comunque, occupava quattro dipendenti.
È nostro interesse sapere se l'amministrazione regionale può o intende intervenire nella vicenda e come.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Icardi per la risposta.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Ho chiesto informazioni al Direttore generale dell'ASL di Asti, Messori Ioli, che mi ha riferito tutti i dettagli della vicenda. C'è una cooperativa che si chiamava "Arcobaleno" cui l'ASL aveva affidato la gestione del micronido con 24 posti per bambini e che ha fatto presente la volontà di recedere dal contratto il 31 luglio 2019. Apro una parentesi: è molto difficile che un asilo nido produca reddito, sono attività notoriamente in perdita.
Immediatamente l'ASL ha fatto un bando e ha cercato una nuova azienda, ma il bando è andato deserto e non è stato trovato nessuno.
Il welfare aziendale, come lei ha sottolineato, è molto importante e si è riusciti a collocare una serie di bambini: 12, dei 23 presenti, avevano raggiunto il limite di età per cui sono passati alla scuola materna; gli altri 11, in collaborazione con il Comune, hanno avuto una loro collocazione presso gli asili nido comunali e si sta trattando anche per i dipendenti della cooperativa.
Il 19 ci sarà un incontro per vedere se possono essere assorbiti da AMOS e creare una società in house providing. Premetto che la creazione di una società in house providing che espleti questo tipo di attività è forse la soluzione migliore, perché è un'attività in perdita e chi la realizza lo sa e si fa l'house providing appositamente per poter ripianare.
Ripeto, tutti i figli dei dipendenti sono stati piazzati; solo due bambini non figli di dipendenti, non sono stati inseriti da nessuna parte. In generale, si sta lavorando proprio per far ripartire sotto un'altra forma un sistema di welfare aziendale che io condivido pienamente. Chi lavora e ha bambini piccoli deve anche avere un'assistenza. Ci stanno lavorando, il 19 settembre ci sarà un nuovo incontro, ma momentaneamente i bambini sono tutti sistemati.


Argomento: Fondi sanitari - Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 22 presentata da Grimaldi, inerente a "Quali somme per l'entrata in servizio di nuovi medici"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 22.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
La discussione iniziata ieri in Commissione e oggi nel question time ci porterà via tantissime ore e discussioni anche nei prossimi anni. Il senso è abbastanza semplice. Lo scorso agosto è scaduto un bando pubblico dell'ASL TO4, che ha aperto ai medici senza specializzazione e ai medici in pensione la possibilità di lavorare nel pronto soccorso e nei reparti di ortopedia e pediatria. Secondo quanto abbiamo appreso dai giornali e dalla stampa odierna, tale piano sarebbe parte integrante di una delibera che la Giunta dovrebbe approvare nelle prossime settimane.
Secondo quanto stimato dall'Assessorato alla sanità, nelle ambulanze e nei pronto soccorso della regione potranno trovare posto circa 100-150 laureati, accolti al termine di un corso di sei mesi (quattro teorici e due pratici). Secondo i dati che ci ha fornito l'Assessore in Commissione, di fatto, nel 2018 il ricorso ai medici atipici da parte delle Aziende sanitarie piemontesi è stato molto elevato, sommando a 440 le ore di full time cui il pubblico ha fatto ricorso attraverso medici esterni.
Già a partire dal mese di agosto, successivamente all'annuncio del bando il sindacato dei medici ANAAO-Assomed ha inviato una diffida in merito alle soluzioni emergenziali perseguite, in quanto l'ipotesi low cost, dopo anni di tagli e di allarmi, sminuisce la professionalità dei medici in ruolo.
Inoltre, l'ANAAO-Assomed dice che dare incarichi ai neolaureati senza che possano, lavorando, acquistare la specialità, significa condannarli a un'inevitabile precariato.
Tali soluzioni, se da un lato possono essere giudicate positive in quanto pensate per aumentare la platea di medici a disposizione delle nostre strutture pubbliche, in realtà hanno anche come prima effetto entrare dentro una spirale negativa. Come l'Assessore sa, c'è un doppio effetto: da una parte il blocco del turnover, dall'altra l'imbuto formativo. Come l'Assessore sa, non più del 40% dei laureati ha la possibilità di accedere alle borse di specializzazione, che è parte integrante di questa domanda cioè quante risorse riusciremo a mettere soprattutto in quell'ambito.
D'altra parte, anche aumentando adesso considerevolmente le borse, c'è il rischio che gli effetti si vedano nei prossimi tre-quattro anni.
Il senso è intanto chiederle se ci sono altri rimedi che possiamo mettere in campo per far sì che alla cronica mancanza di personale sanitario di medici non si persegua solo la soluzione che, in realtà, rischia di creare un'ulteriore platea di ragazzi che, non entrando nei percorsi di specializzazione, rischiano di essere solo i gettonisti del futuro, preda anche del privato che ovviamente proverà a dare delle soluzioni alternative a quello che il pubblico non riesce a dare.
Siamo così sicuri che ai primi bandi che sono andati deserti non c'è nessuna strategia di attrazione di tutti quei ragazzi che negli scorsi anni si sono allontanati dal nostro sistema sanitario perché, in assenza di bandi e in assenza di possibilità, hanno iniziato a lavorare all'estero? A lei questa grande domanda, che credo continuerà a essere presente nel dibattito pubblico nei prossimi anni, intanto con la priorità a evitare che succeda ciò in futuro e che le borse di specializzazione siano aumentate sia a livello regionale sia a livello nazionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Icardi per la risposta.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Ci sono vari spunti. Quello di cui abbiamo parlato ieri, cioè del personale atipico presente nelle Aziende sanitarie, in realtà è del tutto fisiologico. Su una spesa sanità di personale che supera i tre milioni quei 130 milioni rappresentano il 4% che è una misura fisiologica.
All'interno c'è un po' di tutto: progetti, compensazioni per la carenza di personale, ma non è preoccupante questo tipo di percentuale sulla globalità del personale.
Per quanto riguarda il tema delle borse di studio, devo anche ringraziare il Presidente Cirio, perché quest'anno la situazione è decisamente cambiata. L'anno scorso la Regione aveva bandito dieci borse di studio quest'anno ne ha bandite 15. In più, grazie al Presidente Cirio, che è riuscito a reperire tanti fondi dalle Fondazioni bancarie, contiamo di portarle a 50 complessivamente, quindi ulteriori 35 (una più una meno).
Comunque ci allineiamo a livelli di borse di studio della Lombardia dell'Emilia Romagna e del Veneto.
Lei ha perfettamente ragione nel dire che gli effetti di questi provvedimenti si vedranno tra qualche anno, così come tra un anno, tra qualche mese spero, vedremo gli effetti del decreto Calabria, cioè l'inserimento in ospedale di quelle persone che sono al quarto e quinto anno delle scuole di specialità.
Ho personalmente portato all'ordine del giorno della Commissione Salute a Roma, di cui sono coordinatore, proprio la richiesta e lo studio per il Ministero delle linee guida per l'applicazione del decreto Calabria proprio su questo tema. Tuttavia, prima che vengano elaborate le linee guida, prima che il Ministero le abbia valutate e corrette.
Insomma, sono procedure che, ahimè, comportano mesi di lavoro. Pertanto anche gli effetti del decreto Calabria arriveranno, ma arriveranno più avanti. Quindi avremo borse di studio, decreto Calabria e il bando che lei citava dell'ASL TO4 riferito a una DGR di prossima approvazione (prima però, ci confronteremo con i sindacati e con l'Ordine dei Medici per farla condividere e correggere eventualmente nelle parti che non sono state gradite).
Vengo alla diffida del sindacato ANAAO e alla loro proposta (poi mi soffermo sul testo della delibera): in pratica, ci accusano che sia una soluzione low cost, per cui non può essere accettata. Sicuramente quello che ci hanno proposto, cioè di pagare i medici 150 euro l'ora, è una soluzione high cost, che non possiamo accettare perché non ha una base normativa: la norma, infatti, ci impone 80 euro di massimale (o 75 euro non ricordo bene). L'ipotesi di 150 euro, che porterebbe un turno a 1.500 euro, mi sembra veramente high cost, per cui è sostanzialmente irricevibile.
Quali sono, invece, i contenuti della DGR? Forse non è chiaro a tutti, ma negli ultimi vent'anni abbiamo formato dei medici appena laureati (dopo l'esame di Stato) che hanno frequentato un corso di 400 ore.
Peraltro, si tratta di un corso articolato, complesso e particolarmente lungo rispetto alle altre Regioni (dove è di 300 ore) per la formazione dei cosiddetti medici "centodiciottisti", cioè coloro che vanno sulle ambulanze e intervengono su casi che ovviamente possono essere di ogni tipo (intervengono anche su casi che possono poi diventare in pronto soccorso dei codici rossi). Quegli stessi medici, con la stessa formazione, anzi con una formazione ancora più articolata e pagata per la parte di esperienza sul campo (quindi abbiamo investito soldi e abbiamo ulteriormente incrementato la formazione), potranno, secondo questo nuovo provvedimento lavorare in pronto soccorso per la valutazione dei codici bianchi e verdi.
In pratica, poiché hanno già una formazione che storicamente è stata ritenuta idonea per quel tipo di attività, potrebbero sgravare le attività del pronto soccorso.
Vorrei anche precisare che oggi registriamo una criticità enorme sulla stragrande maggioranza dei pronto soccorso della nostra Regione. In alcuni casi ho ricevuto richieste dai Direttori generali per la chiusura di pronto soccorso periferici. Siamo dunque di fronte a una scelta alternativa: o inseriamo del personale medico nella misura da 120 a 150 unità o saremo costretti a chiudere dei pronto soccorso. Di fronte a questa scelta, credo sia molto utile poter utilizzare questi centodiciottisti anche per sgravare i pronto soccorso perennemente intasati.
Come ultimo dato, ci tengo a precisare che in termini di accesso ad alcuni pronto soccorso piemontesi la somma dei codici bianchi e dei codici verdi raggiunge la percentuale dell'84%. Saranno comunque seguiti da specialisti presenti, per cui credo che rappresenterà un grosso vantaggio.
Dal punto di vista contrattuale, faremo contratti a tempo determinato di un anno, che daranno loro la possibilità ovviamente l'anno successivo (qualora non avessero fatto l'esame per entrare in specialità) di entrare in specialità.
Concludo con un'ulteriore precisazione: secondo gli organi di stampa la causa di questa crisi che stiamo vivendo sull'assenza di medici è dovuta a sbagliate politiche sanitarie. Non è vero, è un dato errato. È dovuta a sciagurate politiche della formazione, e lascio a voi identificare chi ha potuto.
Negli ultimi dieci anni i sindacati, i medici e le ASL hanno sempre lamentato il fatto che non si può andare avanti in quel modo: soltanto il 40% dei medici che escono dall'università può accedere alle scuole di specialità. Conseguentemente, il 60% dei medici stanno fuori. Noi vogliamo quindi agire su questo 60% e parzialmente portarlo al pronto soccorso.
Tra l'altro, sulle borse di studio ho dimenticato di precisare che quest'anno, lavorando anche col Ministero, abbiamo ottenuto 129 borse di studio in più. Pertanto, quelle pagate dal Ministero, quindi quelle statali sostanzialmente, ammontano a 511 (oltre alle 50 di cui ho parlato prima).
Credo di aver detto tutto.
Un ulteriore accrescimento di questo numero è dato dalle 150-170 unità di persone che porteremo alla specializzazione in medicina generale. Quindi si è registrato un importante incremento del numero. Per quanto concerne il provvedimento che intendo portare in Giunta in questo mese, dopo il confronto con i sindacati e con l'Ordine dei Medici, ci vorranno sei mesi per arrivare ad avere personale formato da immettere al pronto soccorso nella speranza (lo dico perché è un progetto sperimentale) di registrare delle adesioni importanti, nell'ordine di 120 o 130 unità.
Grazie.
GRIMALDI Marco (fuori microfono) E per quanto riguarda i ragazzi andati all'estero?



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Per quanto riguarda il problema dell'estero, premetto che noi siamo molto bravi a formare medici, soprattutto medici specializzati: questo alto livello di formazione ci è riconosciuto all'estero così tanto che vengono incentivati in modo importante sulle retribuzioni. In Germania, infatti guadagnano circa il 50% o 60% in più di quello che si paga in Italia. Lo stesso discorso vale per l'Inghilterra.
È molto facile, quindi, che i nostri studenti prendano la via dell'estero perché c'è una possibilità di carriera e di formazione professionale superiore rispetto a quella che possiamo offrire noi. Tentare di farli tornare indietro è certamente un nostro obiettivo, ma la ritengo veramente un'azione molto difficile.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica - Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 21 presentata da Martinetti inerente a "Servizio di trasporto pubblico per gli studenti che vogliono viaggiare verso gli istituti di Fossano e Bra"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
21, presentata dal Consigliere Martinetti, alla quale risponderà l'Assessore Gabusi.
La parola al Consigliere Martinetti per l'illustrazione.



MARTINETTI Ivano

Grazie, Presidente.
Abbiamo ricevuto alcune segnalazioni relative all'impossibilità, per certe zone del Roero, di usufruire del servizio di trasporto pubblico per raggiungere i plessi scolastici di Fossano e di Bra. Queste segnalazioni sono pervenute in particolare da alcuni cittadini del Comune di Montà e del Comune di Pralormo, dove una ventina di studenti circa ha difficoltà a raggiungere con i mezzi pubblici i plessi scolastici di Bra e di Fossato mi riferisco all'istituto dei Salesiani e all'ITIS - per cui sono costretti a utilizzare i mezzi propri per raggiungere almeno il Comune di Canale, e procedere quindi con l'autobus verso Fossano e Bra.
È una condizione che scoraggia molti studenti e le loro famiglie nello scegliere la scuola che meglio si addice alle loro inclinazioni e alle loro prospettive.
Questa condizione è difficilmente sostenibile, sia dal punto di vista economico sia sociale, perché, di fatto, si obbligano questi studenti a scegliere istituti che sono più vicini o più facilmente raggiungibili.
È previsto un servizio automobilistico nell'area effettuato da tre società (Bus Company, SAC e GTT), ma persiste un problema di coincidenze: cioè, in breve, c'è sempre qualche pullman in ritardo, per cui non si riesce a raggiungerli in tempo.
Come ho detto, queste segnalazioni riguardano all'incirca una ventina di persone. In più occasioni è stato segnalato che gli studenti sono stati scoraggiati da questa condizione.
Siamo tutti d'accordo sul fatto che il diritto allo studio sia fondamentale, per cui dev'essere riconosciuto a tutti, indistintamente.
Vanno quindi create le condizioni perché questo sia possibile. I tempi di viaggio elevati e i maggiori costi che le famiglie si trovano a dover affrontare scoraggiano sicuramente e influiscono negativamente sulla scelta delle scuole.
La domanda è molto semplice: chiediamo all'Assessore quali azioni ha intenzione di intraprendere per risolvere al meglio questa situazione.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gabusi per la risposta.



GABUSI Marco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Cerco di inquadrare il problema con alcuni dati tecnici, che evidentemente non conosco a memoria, per fare una chiosa un po' più argomentata e riflessiva.
Il servizio scolastico del Roero non ha subito sostanziali variazioni. Nel caso specifico dei Comuni di Pralormo e Montà, questi sono serviti principalmente dalla linea 14 Alba-Torino che, con circa 30 coppie di corse per direzione nei giorni scolastici, garantisce i collegamenti con gli istituti di Alba, Poirino e del Torinese. Questa linea, inoltre, collega direttamente Pralormo e Montà con il nodo di Canale, da dove vi sono servizi in coincidenza con gli istituti di Asti (da Montà senza cambio autobus). Da Pralormo, inoltre, la linea scolastica 241 permette di raggiungere gli Istituti scolastici di Carmagnola.
La linea 183 Canale-Fossano ITIS, effettuata da Bus company, SAC e GTT specificatamente richiamata nell'interrogazione, offre quattro corse in partenza da Canale tra le 6.25 e le 6.45, che raggiungono Bra e Fossano raccogliendo utenza lungo l'intero percorso (mediamente, 227 saliti nel mese di maggio).
Da Montà, con la linea 14 Alba-Torino GTT è possibile raggiungere Canale in tempo utile per usufruire delle coincidenze con la linea 183; tuttavia l'orario di partenza (6.25 del mattino) e i tempi complessivi di percorrenza non ne rendono appetibile l'utilizzo. Montà dista circa sei chilometri da Canale e mantiene un bacino di riferimento a cavallo delle province di Cuneo, Torino e Asti. In questo caso, si potrebbero "promuovere" coincidenze esistenti in modo da permettere alle famiglie interessate di meglio conoscere l'opportunità offerta dall'attuale servizio.
Pralormo, invece, si trova già nella provincia di Torino, a circa 12 chilometri da Canale e come bacino di mobilità non fa riferimento al Fossanese o al Braidese, che dista circa 60 chilometri da Fossano.
L'attuale servizio, pertanto, non prevede coincidenza da Pralormo verso Fossano e Bra.
Avendo inquadrato il problema, semplicemente, il tema è il seguente: il diritto allo studio è importante, così come il diritto alla mobilità. È chiaro che questi bacini hanno delle ricadute di riferimento su altri bacini - come abbiamo visto - che sono Alba, Bra e Carmagnola; più difficilmente Fossano, perché dista 50 chilometri.
È un obiettivo quanto ci proponiamo: modificare il servizio e andare, con i territori e con i due bacini che sono a cavallo di questi servizi, a integrare o modificare l'orario, perché il Consigliere parlava di ritardi che a volte fanno perdere la coincidenza.
Certamente, non potremo garantire urbi et orbi il diritto allo studio ovunque, cioè gli studenti hanno un bacino di riferimento per cui è garantito il diritto allo studio e il diritto alla mobilità. Certamente Fossano, mentre per Pralormo una parte, un confine provinciale, ma soprattutto perché prima di arrivare a Fossano ci sono almeno tre bacini scolastici di riferimento, se non quattro con Asti, ma direi almeno tre che sono Carmagnola, Alba e Bra, che evidentemente dovrebbero soddisfare (ma questo è un altro aspetto di dimensionamento scolastico) l'offerta formativa.
Per arrivare al dunque, in maniera molto onesta, evidentemente non possiamo garantire il diritto a tutti di raggiungere qualsiasi scuola. Certamente possiamo, nel caso specifico, visto che oggi ci viene rappresentato nella misura di 20 famiglie - 20 studenti - che hanno la difficoltà, capire più puntualmente di cosa stiamo parlando: se di disservizi e quindi ritardi che fanno perdere la coincidenza o se di mancanza di servizio.
Su questo, dobbiamo coinvolgere e coinvolgeremo l'Agenzia per la mobilità perché nei due bacini di riferimento, uno che calza con la provincia di Cuneo e l'altro con la Città metropolitana di Torino, occorre capire come risolvere questo piccolo problema sia in termini numerici, che creano per disagi, sia in termini di modifiche di orario o di perfezionamento degli allineamenti sulle cadenze.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Gabusi.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.02 il Vicepresidente Graglia dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(Alle ore 15.03 il Presidente Allasia comunica che la seduta inizierà alle ore 15.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta inizia alle ore 15.30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Ordine pubblico e sicurezza

Relazione annuale del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale (ai sensi dell'articolo 6 della l.r. 28/2009)


PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori proseguendo l'esame della Relazione annuale del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Nella seduta antimeridiana odierna l'Onorevole Mellano ha svolto la sua relazione al Consiglio. È iniziato il dibattito generale con gli interventi dei Consiglieri Preioni, Grimaldi, Frediani, Marrone, Zambaia e Marello.
Sono ancora iscritti a intervenire i Consiglieri Martinetti, Stecco, Lanzo Perugini e Rossi.
La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Ivano

Grazie, Presidente.
Chiedo scusa, ma stavo firmando e non ho sentito. Intervengo per ringraziare l'Onorevole Mellano che ho incontrato nel periodo in cui erano successi i fatti al carcere "Montalto" di Alba. Sentire la discussione in Aula mi ha riportato indietro di qualche anno, quando ero Consigliere comunale ad Alba e si voleva istituire la figura del Garante comunale.
Anche allora ci fu qualche discussione, meno accesa e forse meno ideologica, ma qualcuno aveva sollevato anche all'epoca questa contrapposizione tra la tutela dei detenuti e il personale di polizia penitenziaria.
Ho visitato il carcere prima che succedessero gli episodi di epidemia di legionella ed eravamo andati insieme all'allora deputata Dadone (oggi Ministro) a fare una visita, proprio sollecitati da un sindacato - credo fosse il SAPPE - perché lamentavano qualche problematica, che in parte condivido, relativamente alle problematiche delle persone che ci lavorano.
Il contesto è molto complicato.
Quando nella relazione l'Onorevole Mellano scrive che i suicidi sono 19 volte superiori alla media, e questo per quello che riguarda le persone detenute, ma che c'è una percentuale molto alta anche tra gli addetti ai lavori, capiamo che ci stiamo muovendo in un contesto veramente complicato.
In questo contesto complicato si muovono anche i volontari. Esprimo in questa sede anche la mia stima e i miei ringraziamenti al Garante comunale di Alba, Alessandro Prandi.
Vorrei riassumere i fatti accaduti: tra Natale e Capodanno del 2015-2016 per un'epidemia di legionellosi diverse persone vennero ricoverate d'urgenza. A seguito di questo si decise l'evacuazione di un carcere.
Signori, si parlava di 144 detenuti e più di 130 persone addette ai lavori quindi non è stato uno scherzo. Questo, secondo me, ci dà la dimensione e il senso dell'ambito in cui ci si muove, quali sono le problematiche che non devono essere, a mio giudizio, ideologizzate. Qui non si tratta né di buoni né di cattivi, né di Caino né di Abele, si tratta di persone. C'è un sistema che va migliorato e del problema delle carceri sento parlare praticamente da quando ero un ragazzino e ora sono piuttosto cresciutello.
Detto questo, condivido le parole della Presidente Frediani. Non voglio dilungarmi, anche perché è già stato detto praticamente tutto e condivido anche buona parte dell'intervento del collega Marello, che ha vissuto questa vicenda in prima persona. Faccio solo due incisi.
Il primo: è vero che il carcere "Montalto" è stato citato come caso emblematico, però voglio citarlo come caso emblematico per un'altra cosa.
Sta ripartendo pian pianino, con mille difficoltà, ma di recente ho di nuovo visto che i detenuti stanno lavorando e quest'anno credo produrranno nuovamente quel vino che è etichettato come "Ne vale la pena".
Anche questo, per rispondere a qualche polemica che ho sentito provenire dai banchi della Lega, significa che qualcosa si sta muovendo nell'ottica di quella che dovrebbe essere veramente la pena detentiva, cioè la rieducazione. Sembra che non si faccia niente, mentre mi sembra che a Saluzzo, ad esempio, si siano specializzati nella produzione del pane.
Quindi, ci si sta muovendo nella direzione giusta e se la direzione è questa, ci sarà assolutamente il nostro appoggio.
Il secondo inciso che faccio è sui REMS. L'Onorevole Mellano mi vede d'accordo sulla sua analisi; c'erano stati dei problemi a Bra che sembravano essere risolti, anzi credo che dovremmo attivarci, perch mancano ancora due posti per raggiungere il numero minimo, perché non possono superare le 20 persone. A Bra ce ne sono solo 18 e se una soluzione è positiva ed è riconosciuta positiva da chi ci lavora e da chi li frequenta, credo che valga veramente la pena - in questo caso torna la frase del vino - per proseguire su questa strada.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Stecco.



STECCO Alessandro

Presidente, gentili Consigliere e colleghi Consiglieri, la relazione del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale nella Regione Piemonte ha confermato un aspetto che mi preme precisare, che dev'essere oggetto dell'azione politica di tutti in Regione cioè una sanità penitenziaria che non funziona, che è allo sfascio, che progressivamente è sempre peggio. Lo dimostrano le tantissime proteste anche recenti, da parte di sindacati degli infermieri, che hanno segnalato come su una popolazione carceraria di 370 detenuti vi sia un solo infermiere a disposizione e non ci sia nemmeno quel coordinamento previsto per legge che permette il raccordo con tutto il resto dell'aspetto organizzativo. Questo sicuramente va contro quello che era stato voluto, in particolare il punto cardine espresso nel documento - che viene giustamente ripetuto - ovvero che è necessaria un'omogeneità delle prestazioni, della prevenzione, della diagnosi, della cura e della riabilitazione, che è impossibile da raggiungere in queste modalità.
Sicuramente oggi il detenuto-paziente non riesce a raggiungere e ad avere quelle cure di cui necessita e, in particolare, anche gli operatori ASL e della sicurezza, quindi della loro gestione e della loro custodia, devono gestire situazioni che riguardano malati senza dimora, stranieri, con difficoltà ovviamente ad accedere a tutto il servizio sanitario. Questo determina delle situazioni di crisi e il fatto che ogni carcere diventa quasi una polveriera. Bisogna pertanto parlare sia dell'aspetto dei detenuti sia dell'aspetto degli operatori che insistono in questo scenario: gli operatori dell'ASL, le guardie carcerarie, quindi la polizia penitenziaria.
È comunque un insieme unico e non si può dividere una parte dall'altra perché il malfunzionamento di una cosa si riflette poi sull'efficacia dell'altra.
Sotto questo profilo, secondo il mio parere personale, anche da medico e da persona che è in contatto con tantissime persone che lavorano all'ambito carcerario (educatori professionali, infermieri), la situazione è sempre più esplosiva, sempre meno gestita e si nota una progressiva fatica dei professionisti che da decenni svolgono quel lavoro, ma che ultimamente dicono che non ce la fanno più. Questo si riflette sul detenuto, che ha diritto a una serie di prestazioni, ma che non riesce ad averle, come in parallelo sta succedendo - purtroppo, progressivamente - anche al cittadino che non è detenuto, ma che negli ultimi anni ha avuto (un tema ben noto) difficoltà di accesso a determinati servizi.
Sull'insufficienza della sanità penitenziaria credo sia opportuno, anche come IV Commissione, potersi ritrovare e cercare di vedere i correttivi.
Nella relazione non ho trovato indicazioni del Garante su come fare, perch non è suo compito dare soluzioni, ma sicuramente dobbiamo individuare dove operare per migliorare il sistema. Questa è una cosa che va fatta con una certa urgenza, perché è una parte dimenticata della sanità.
L'altro aspetto che mi preme ricordare, che ritengo sia la criticità principale, com'è stato correttamente segnalato (un'esperienza che chiunque lavora nel carcere o in un ospedale ha quasi quotidianamente), è rappresentato dalla difficoltà di dialogo tra amministrazione penitenziaria e amministrazione sanitaria, soprattutto su dove, come e quando eseguire delle procedure, delle diagnosi, delle visite e in che modalità.
Certamente, in nuce (secondo me, merita di essere assolutamente espansa ed elaborata da tutti, spero in modo trasversale in Commissione), in qualche riga della relazione viene citata la questione di sfruttare le nuove tecnologie per poter ovviare alle difficoltà di muovere fuori dalla struttura, evitando così una serie di aggravi sul personale delle guardie penitenziarie, che sono in numero insufficiente: accompagnare in ospedale un detenuto, con sei otto, nove o dieci persone su un blindato è sempre un grosso problema, oltre ai costi incredibili.
Sfruttare le nuove tecnologie significa espandere l'esperienza già avviata l'anno scorso dalla Regione su Torino, per esempio, sulle prestazioni diagnostiche a domicilio. La proposta è di espandere questa esperienza sul "domicilio" (tra virgolette) del paziente detenuto. Questi soldi che il Ministero ha messo a disposizione (40.000 euro, se non sbaglio, su questo progetto) sono pochi e bisognerà cercare di fare di più, perché sulla sanità penitenziaria si può veramente fare la differenza. Chieder personalmente insieme ai miei colleghi di maggioranza di poter inserire quest'argomento nelle prossime riunioni della Commissione e anche parlarne con l'Assessore.
Infine, il tema delle REMS, che sono strutture sanitarie di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e che succedono, per legge a quelli che erano gli ospedali psichiatrici giudiziari e alle case di cura e custodia.
Le REMS in Piemonte sono soltanto due, com'è stato enunciato nella relazione. Queste due REMS esaudiscono la richiesta esattamente del 45 delle richieste di inserire il detenuto con problemi psichiatrici in queste strutture; le richieste sono un numero più del doppio rispetto all'offerta.
Il sistema delle REMS è insufficiente e anche questo è un punto importante: se le persone ospitate sono, mi pare, 22 (vado a memoria), attualmente altre 29 in Piemonte aspettano di poter essere ospitate in queste strutture. La ricaduta è che le persone con problemi psichiatrici gravi e con problemi giudiziari legati ai problemi psichiatrici non hanno una sede dove stare; ciò causa un aumento, per esempio, della percentuale di quanti di questi stanno in un istituto penitenziario, cioè 17% in Piemonte rispetto al 10% in Italia. Questo significa che il sistema Piemonte necessita di un numero di REMS maggiore rispetto a quelle attuali, che tra l'altro non sono definitive.
Anche su questo punto bisognerà lavorare, perché la parte della sanità penitenziaria e la parte della psichiatria che riguarda l'aspetto penitenziario sono due punti che sono in sofferenza.
Ho sempre rispetto per le figure istituzionali e per il loro lavoro, ma mi sarei aspettato qualche indicazione in più, nella parte conclusiva, su quale strada intraprendere, al di là di quanto è stato fatto finora, quindi chiederò di audire il Garante anche in IV Commissione, per approfondire questi temi, come faremo sicuramente per quanto riguarda il Difensore Civico, audito precedentemente.



PRESIDENTE

Grazie, collega Stecco.
La parola al Consigliere Lanzo.



LANZO Riccardo

Grazie, Presidente.
Da avvocato iscritto alle Camere penali conosco gran parte dei temi rappresentati nella relazione del Garante e le tante battaglie che si accomunano sul tema principale del sovraffollamento delle carceri, del problema riguardante la soluzione da trovare per quanto concerne l'espiazione di pene in maniera alternativa.
Al di là del contenuto specifico che porta dati incontrovertibili, ossia la necessità di costruzione di nuove carceri, da una parte e, dall'altra, un percorso obbligato per cercare di trovare soluzioni e una maggiore dignità a coloro che sono detenuti, e al di là del fatto che, forse per la storia anche personale del Garante, ci sono alcuni aspetti fin troppo radicali che personalmente non condivido, però anche certi tipi di esasperazione possono servire a inquadrare il problema.
Quando se ne parla e anche con concetti piuttosto forti - penso, ad esempio, al concetto di una possibile rieducazione degli ergastolani soprattutto in regime di 41 bis - beh, ci sarebbe tanto da discutere, ma tant'è. Ovviamente, da professionista che è garante anche di chi è considerato Caino, non posso altro che condividere certi tipi di battaglie.
A monte ci dev'essere una riforma globale della giustizia; forse, sono stato uno tra i primi a lamentare il fatto che sia un male la sospensione della prescrizione in primo grado siffatta tout court. Mi riferisco a quella che era stata una decisione del Governo precedente, perché se non ci sono riforme organiche della giustizia, tutte quelle che possono essere delle riforme a spot portano a nulla. Staremo a vedere quello che il nuovo Governo "franco-tedesco" farà per questo Paese, soprattutto in tema di giustizia.
Inoltre, sul piano dell'esecuzione penale, un grande aspetto che va sostenuto per quelle che sono le competenze regionali, perché alcune sono competenze di carattere nazionale, come costruire carceri e la programmazione di questo punto, è il fondamentale aspetto del reinserimento lavorativo.
Io sono novarese, Novara è una città modello per quanto riguarda il reinserimento dei detenuti e per quanto riguarda i lavori socialmente utili. Fino al 2 agosto sono stato Presidente di Assa S.p.A., società che gestisce la raccolta rifiuti a Novara, che ha una convenzione ormai da anni con il carcere e con il Comune di Novara per, attraverso la legge Smuraglia, inserire persone che stanno scontando la pena, oppure che l'hanno scontata per reati ovviamente non gravi e che sono compatibili con il tipo di attività che svolgono.
Questo sistema deve diventare virtuoso. Il modello Novara può essere esportato anche in tutte le altre province, perché è necessario e giusto trovare delle azioni continue che portino, effettivamente, a un percorso definitivo e non soltanto a un intervento spot che in quel momento pu servire al detenuto per espiare completamente la pena, senza per reintegrarlo successivamente nel mondo una volta libero. Oltre a tutta l'attività dei cantieri lavoro, che sono un aspetto sul quale la Regione deve comunque continuare a investire e deve mettere quattrini, proprio perché questo tipo di interventi vanno assolutamente continuati.
Possiamo avere differenze ideologiche, ma è chiaro che quando ci riferiamo al corpo penitenziario, la preoccupazione è proprio sulla vivibilità complessiva dell'ambiente carcerario. Non sono un penalista puro, però mi capita spesso di andare a trovare clienti in carcere e capisco bene quali sono le difficoltà che si possono trovare e che, tramite un'istituzione come quella del Garante, occorre necessariamente trovare delle soluzioni.
Concludo sul fatto che i dati statistici riportati sono incontrovertibili: sovraffollamento, situazioni purtroppo di degrado o, comunque, veramente di disagio su cui, per quelle che sono le nostre competenze e le nostre azioni, possiamo intervenire in maniera efficace.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Oggi avrei voluto intervenire solo per ringraziare l'Onorevole Mellano per il lavoro che ha svolto non solo quest'anno, ma durante l'intera legislatura. La discussione che abbiamo ascoltato in Aula, soprattutto nella prima fase, mi spinge a fare qualche altra considerazione di carattere generale, magari riportando anche alcune riflessioni che, in altra occasione, abbiamo già fatto commentando la relazione del Garante, ma che oggi credo sia necessario riproporre, soprattutto dopo aver sentito alcune cose.
Partiamo dai ringraziamenti al Garante, che non voglio fare per piaggeria.
Vorrei sottolineare che, per quanto mi riguarda, ha svolto questo ruolo con generosità e con autonomia. Generosità perché è un ruolo che richiede tanta energia e un forte investimento, a fronte di scarse risorse. In altri anni siamo entrati anche forse più nel merito della discussione.
Autonomia perché il Garante non deve dire sempre sì a tutti, ma deve sapere dire qualche no, che spesso è anche fastidioso da dire, ma serve a tutela delle persone che il Garante è tenuto a tutelare. Questo nell'Onorevole Mellano l'ho visto in questi anni e mi sembrava corretto riconoscerglielo pubblicamente.
Il lavoro del Garante, di tutti i Garanti, è un lavoro prezioso. È un lavoro che rende palese ciò che per sua natura è nascosto, nel caso delle persone private della libertà in maniera particolare. Quanti di noi si occupano di questo tema dei detenuti o delle persone private della libertà se non in queste occasioni? È un lavoro importante quello dei Garanti perché ci fa arrivare delle voci che, normalmente, sono troppo basse, non arriverebbero e non ascolteremo. Ecco perché l'ordinamento italiano si è dotato di queste figure che sono a garanzia dei più fragili. Ricorderete tutti, la conoscete tutti - vi chiedo scusa se la cito nuovamente - la frase di Voltaire quando dice: "Non fatemi vedere i vostri palazzi, ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una Nazione". Non da quello che è in bella vista, in spolvero, ma proprio da come noi trattiamo i più fragili, i più deboli e le persone che normalmente non vediamo.
La relazione, come il solito, è puntuale, non entrerò nel merito, l'hanno già fatto altri colleghi. Ringrazio in maniera particolare il Consigliere Marello, che ha approfondito molto bene questi aspetti. Tanti sono ancora i problemi, chiaramente non li abbiamo superati tutti, ma vi assicuro che non possiamo neanche nascondere la soddisfazione per alcuni piccoli passi avanti fatti.
Faccio solo due esempi: la questione delle REMS. Per anni è stata al centro della relazione come uno dei problemi in Piemonte da risolvere, ma oggi noi abbiamo ascoltato dal Garante e affermare con chiarezza che non solo in Piemonte esistono le REMS, ma funzionano. Questo qualche anno fa non era così. Quindi questo è un elemento, ma ce ne sono tanti.
Penso anche, e chiudo con gli esempi, alla questione dello sportello unico sul lavoro. Altro esempio di come in questi anni qualche piccolo passo in avanti è stato fatto. Di questo sicuramente va dato atto anche agli stimoli che sono arrivati dalla politica, anche grazie a quello che è emerso dalle discussioni delle relazioni che abbiamo affrontato in Aula. È per quello che la lettura delle relazioni è fondamentale, soprattutto per l'attività di programmazione successiva.
Devo sottolineare che anche a me spiace, come ha già detto il mio Capogruppo, che la Giunta sia stata poco presente oggi in questa discussione. Non lo voglio dire con polemica, ma è chiaro che questa discussione non serve a noi per dire chi ha delle cose più belle di altri da dire sulla questione dei detenuti, ma serve se dalle criticità che vengono enucleate riusciamo a fare un'attività di programmazione politica che serve a superarle. Credo che la presenza della Giunta forse sarebbe stato un segnale importante.
Vado verso la conclusione, Presidente, perché, come ho detto, avrei fatto solo due considerazioni di carattere generale. Già altri colleghi prima di me hanno citato chiaramente uno dei cardini costituzionali della discussione, l'articolo 27 della Costituzione, che ci ricorda come le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Abbiamo due elementi quando discutiamo di pena: l'umanità del trattamento e l'efficacia che si misura in termini di rieducazione, non in termini di crudeltà. La pena funziona se la persona viene reinserita e non ci si ferma all'azione negativa che lo ha portato a essere condannato. Questo è il metro di valutazione e ce lo dice la Costituzione.
Sugli aspetti materiali, si tratta soprattutto d'investimenti. Lo dico senza far polemica, però mi sembra corretto dirlo, ma non si pu rimproverare il Garante del fatto che non abbia parlato del corpo di polizia penitenziaria. Non lo ha fatto perché non deve farlo, non è suo compito. C'è una legge regionale che istituisce la figura del Garante, la n. 28 del 2009, che all'articolo 1 recita: "È istituito, presso il Consiglio regionale, il Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale nell'ambito del territorio della regione, di seguito denominato Garante, al fine di contribuire a garantire in conformità ai principi fondamentali della Costituzione e nell'ambito delle materie di competenza regionale, i diritti di tale persone". Qualora il Garante venisse in Aula a parlarci delle condizioni del corpo di polizia penitenziaria, farebbe un gesto di solidarietà istituzionale e politico che esula dai suoi compiti istituzionali. Il Garante è qui a occuparsi delle persone prive della libertà personale nell'ambito della nostra regione.
Se vogliamo fare una discussione sul sistema penitenziario lo dobbiamo fare a tutto tondo. Allora ci intestiamo altre categorie, oltre a dare la solidarietà al corpo di polizia penitenziaria, cui mi associo, perché fanno un lavoro difficilissimo in condizioni spesso difficili, ma nessuno ha parlato degli educatori (forse lo hanno fatto il Consigliere Stecco e il Consigliere Marello). Gli educatori a Novara sono due, mi sembra, su centinaia, ma non è questo il luogo in cui dobbiamo discutere. Qui, semmai possiamo fare degli atti di indirizzo condivisi, se volete, in cui chiediamo al Governo di aumentare gli investimenti in questo ambito, per assumere più poliziotti o per assumere più educatori. Questo sì che possiamo farlo, ma non si può rimproverare il Garante. Perché il Garante non deve occuparsi di questo in maniera specifica, se non per sottolineare che alcune carenze ricadono sui detenuti. Perché il suo compito, quello che gli viene assegnato dalla legge, è un altro.
Concludo con una riflessione, Presidente, che riguarda una tematica che abbiamo già portato in quest'Aula: mi riferisco alla questione del doppio costo della mancanza di rieducazione. Quando noi non rieduchiamo - da quanto abbiamo ascoltato oggi in Aula sappiamo che il nostro sistema purtroppo, ha un alto tasso di recidiva - paghiamo due volte, ovvero c'è un doppio costo del sistema: in pratica, paghiamo il mantenimento del sistema carcerario e poi paghiamo il fatto che l'individuo, nel momento in cui non è rieducato, quando esce delinque di nuovo, quindi paghiamo nuovamente dal punto di vista sociale il costo di questa mancanza di efficacia.
Qui non si tratta di dire che dobbiamo far funzionare il carcere perch siamo buoni. Certo c'è il livello morale, cioè quale visione di società e di giustizia noi abbiamo, e un'Aula come questa deve porsi tale questione.
Ma, soprattutto, dobbiamo porci il termine del costo di questo sistema.
Il sistema costa meno se funziona, perché una volta che ho mantenuto una persona e l'ho rieducata, quando esce questa persona non delinque più. Se questa persona delinque nuovamente, tutta la collettività paga un prezzo doppio. È per quello che dobbiamo impegnarci tutti affinché ci sia un sistema efficace. "Efficace" vuol dire che rieduca.
Chiudo con una citazione, Presidente - spero che me lo permetterà - di Zygmunt Baumann: "La portata di un ponte si misura dalla forza del suo pilone più debole. La qualità umana di una società dovrebbe misurarsi sulla qualità della vita dei suoi membri più deboli. E poiché l'essenza della morale è la responsabilità che ci si assume per l'umanità degli altri quello è anche il metro del livello etico di una società".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Perugini; ne ha facoltà.



PERUGINI Federico

Grazie, Presidente.
Mi sono sentito costretto a intervenire innanzitutto per una piccola provocazione che è arrivata dalle minoranze. Cioè quando il collega Grimaldi è intervenuto a seguito della prima battuta del collega Ravetti che ci aveva invitato a intervenire sul tema, il collega Grimaldi ha rilevato che avrebbe preferito che questo invito non fosse mai arrivato, e cioè che il nostro Capogruppo stesse zitto.
Mi sarei aspettato dalla Presidenza un richiamo, non tanto per i contenuti di quanto ha detto, ma per il fatto che se c'è una cosa che qui dentro è garantita, è il diritto di parola. E da chi ci ha dato lezioni fin dal primo giorno in termini di Regolamento e in termini di bon ton, diventa molto difficile accettarlo, e, di conseguenza, è obbligatorio prendere un evidenziatore e sottolinearlo.
Nello specifico del tema, grazie all'Onorevole Mellano per la relazione puntuale e di dettaglio che ha portato. Ho avuto modo di conoscerlo prima di oggi nel mio ruolo di Assessore a Novara e confermo quanto il collega Lanzo ha detto, perché la virtuosità e la progettualità della tutela delle attività di chi ha la possibilità di poter essere reinserito nella società a Novara esiste e viene alimentata in un dialogo direi in perfetto equilibrio tra le varie istituzioni.
Ci siamo conosciuti in quell'occasione, quindi le rinnovo l'apprezzamento per il lavoro che ha svolto, per come lo ha svolto e anche per la figura condivisa che è stata delegata sul territorio: ci tengo a sottolineare in questa sede che don Dino Campiotti a Novara svolge e ha svolto un ottimo lavoro. Ritengo anche obbligatorio, rappresentando un territorio, mettere in evidenza quelle persone e quegli individui che, con abnegazione e gratuità, rendono alla nostra comunità quello che merita, anche alla comunità carceraria.
Rispetto alla comunità piemontese, credo che non abbiamo bisogno di lezioni da parte di nessuno e di nessuna parte del Paese, proprio perché, per come sono gestite le case circondariali in Piemonte, al di là di focolai episodici, che sono fisiologici nella vita di una comunità carceraria, in realtà la comunità piemontese non ha bisogno di insegnamenti da parte di nessuno. E proprio il modello di Novara che è stato citato poco fa è uno degli esempi virtuosi.
Tuttavia, mentre al Garante in quanto persona che ha svolto questo ruolo si deve riconoscere l'impegno e una certa neutralità nella sua relazione scritta, purtroppo - e lo dico al collega Rossi, che è l'ultimo intervenuto non c'è stata questa neutralità nella relazione, e forse non c'è stata la neutralità di ciò che rappresenta nemmeno in momenti della sua vita e della sua esperienza in quanto garante.
Questa considerazione nasce soprattutto come sollecitazione da quanto poco fa ha detto il collega Rossi: "Se ci dovessimo occupare di tutto lo scibile relativo alla vita carceraria, alla riorganizzazione del sistema della detenzione, eccetera eccetera, staremo qui tutta la vita". Ma, forse quando dalla nostra parte abbiamo messo in evidenza il tema che in quella comunità vivono anche le guardie carcerarie, cioè la polizia penitenziaria è proprio perché sono parte integrante di quella comunità. E chi conosce e parla non solo con i detenuti, ma anche con la polizia penitenziaria, in questo si riconosce; si riconosce non solo con abnegazione, ma anche per il ruolo sociale, oltre che per il servizio allo Stato che rendono.
Torno un po' a quello che stavo dicendo in riferimento all'Onorevole Mellano.
Vede, Presidente, l'Onorevole Mellano ha detto qui che, a seguito dell'introduzione del decreto sicurezza, i minori investimenti riferiti al Centro di permanenza per il rimpatrio di Torino ci dicono che la situazione può, di fatto, tendere al collasso e che aumentano le criticità rispetto alle situazioni di permanenza (se non ricordo male, ha citato 42 giorni).
Il Garante ha portato qui quattro assi come argomenti di cui si deve occupare (tra gli altri), e questo fa un po' il paio col tema del sovraffollamento.
Allora, due numeri ci danno la risposta. Il primo: il decreto sicurezza ha evidentemente introdotto lo strumento della riduzione delle economie rispetto a una serie di fatti legati all'immigrazione, perché il Governo precedente ha ritenuto che ridurre quel tipo di economie avrebbe ridotto l'attrattività nel nostro Paese, che, evidentemente, non ha bisogno di migranti economici (perché la gran parte sono migranti economici, quando addirittura taluni sono delle persone che possono rappresentare un importante rischio per la società). Badate che non l'ho detto io, ma l'ha detto il Garante (poi vi dirò quando lo ha detto). Potenziale rischio: noi ne siamo abbastanza convinti, ma ne siamo convinti perché è scritto nei numeri. Perché quando la popolazione carceraria è di 60.000 unità e 20.000 sono stranieri (e di questi stranieri la gran parte sono extracomunitari) evidentemente c'è un dato oggettivo che è imprescindibile dalla posizione e dall'opinione di ciascuno di noi. Ed è sulla base di quel dato oggettivo che fino a un mese fa abbiamo cercato di governare il Paese per dare risposte ai nostri concittadini.
Come stavo dicendo, perché questo dato, oltre a essere oggettivo (perch sta nei numeri), è un qualcosa che ha fatto esulare il signor Garante dal suo ruolo? Perché ha declinato, caro collega Rossi, un argomento di carattere politico. E lo ha declinato anche in una recente intervista proprio durante la visita di ferragosto, quando un giornalista chiedeva al Garante: "Gli stranieri significano anche rischio di radicalizzazione e proselitismo per i terroristi?", "Ormai non se ne parla quasi più, come se il pericolo fosse scomparso, ma esiste". Era il 15 agosto 2019. "Le carenze strutturali di organico possono incidere anche su questo aspetto della sicurezza: non si sottovaluta il problema?", il Garante ha risposto: "Certamente. Oltre ad avere carenze negli organici della polizia penitenziaria, mancano mediatori e interpreti", ed è coerente con quello che ha detto, ma è una declinazione di carattere politico non neutra dal mio punto di vista. "Senza personale che conosca le lingue, non capiamo cosa si dicono, cosa succede e cosa può succedere".
Allora, per quanto il Garante abbia esulato fuori da quest'Aula nel suo ruolo di neutralità che avrebbe dovuto tenere, e in realtà anche in un piccolo passaggio, per chi se lo andrà a riascoltare, della sua relazione quando ha parlato di minori investimenti legati al decreto sicurezza, in realtà non ha fatto altro che confermare il nostro punto di vista, la nostra visione e la declinazione di quello che risulterà necessario, se mai fosse necessaria anche una revisione non tanto di quanto discende dalla legge e del ruolo del garante, e quindi di tutela delle persone che vivono all'interno della comunità carceraria, che a essi venga riconosciuta dignità e reinserimento secondo un percorso, ma per il fatto che i sovraffollamenti sono il dato numerico: 129%, se non erro, al massimo del dato, come valore assoluto, e 112% in Piemonte. Sono oggettivamente gli elementi su cui anche i nostri Gruppi qui, in Aula, e la nostra maggioranza devono ragionare per arrivare a dare una risposta adeguata.
Pertanto, chiederemo al Governo di questa Regione (ma è presente l'Assessore Rosso) di tenere una ferma posizione nei confronti del neonato Governo, innanzitutto per non toccare il decreto sicurezza e quindi mantenere quella linea che ha una visione ben chiara: non essere attrattivi in termini economici, ma, semmai, occuparci, per chi ha bisogno, nei propri paesi di origine.
Non andiamo oltre, perché evidentemente esula davvero anche da quest'Aula.
In secondo luogo, pur mantenendo ferma la posizione del Garante per quello che è il suo valore nel senso più alto del termine (rispetto della persona dell'individuo), la verifica. Perché quest'organismo non dovrebbe, nel rispetto della legge, garantire che questa verifica possa avvenire senza troppi preavvisi, come normalmente avviene? Se potremo davvero dare il nostro contributo e tendere a contenere e - perché no? - magari investire il Garante di quel quid in più di ascolto per poi riportare in quest'Aula e declinare dal punto di vista legislativo quanto risulterà necessario allora noi avremo fatto il nostro dovere.
Il senso conclusivo, al netto della relazione e nella sua oggettività del documento, in un paio di passaggi - ripeto - mi spiace dirlo, sia qui sia fuori da quest'Aula, in particolar modo durante un'intervista, il nostro punto di vista è e non può che rimanere invariato, cioè il problema va risolto e non deve essere sovvenzionato.
Pertanto, la declinazione che tutti insieme riusciremo a dare (ne sono convinto) è di trovare una soluzione attuabile, nel rispetto della figura e del ruolo del Garante, che possa migliorarne e arricchirne le proprie funzioni, in rappresentanza della comunità piemontese e quindi di quelle comunità carcerarie che hanno sede nella nostra regione.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie a lei per essere rimasto quasi nei tempi.
Non essendoci altri interventi, ringrazio l'Onorevole Mellano per la sua relazione.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Caucino, Protopapa e Tronzano.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Relazione annuale della Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza (ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera s) e dell'articolo 11 della l.r. 31/2009) (seguito)


PRESIDENTE

Procediamo con la relazione del Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Scusi, Presidente, abbiamo trascorso i primi mesi di questo nuovo mandato di questa legislatura caratterizzandoci in un dibattito interno ed esterno con l'Assessora Caucino sulle questioni che interessano la relazione che ascolteremo.
Io trovo, ancora una volta (mi sia concesso, faccio il mio mestiere, che è quello del Capogruppo di uno dei Gruppi di opposizione), questa fotografia un po' vuota; non ne abbia l'Assessore Rosso, che rappresenta la Giunta.



(Commenti dell'Assessore Rosso)



RAVETTI Domenico

Sì, lei lo riempie. Le segnalo, però, l'insufficienza di questa fotografia.
È davvero insufficiente!



PRESIDENTE

Grazie della precisazione e sollecitazione. Verificheremo, in merito alla presenza in aula. È presente l'Assessore Rosso, che ha la delega ai rapporti con il Consiglio, perciò a livello regolamentare è prescritto.
Inoltre, anche per rispetto della dottoressa Rita Turino, non considero opportuno procrastinare la relazione al prossimo Consiglio, perché sarebbe sgradevole per la dottoressa stessa, che è presente in aula da questa mattina.
Proseguirei, pertanto, con i lavori in sessione non ordinaria per consentire alla dottoressa Turino di svolgere la sua relazione.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 16.15)



(I lavori proseguono con lo svolgimento della Relazione annuale del Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza)



PRESIDENTE

Invito la dottoressa Rita Turino a illustrare la sua relazione al Consiglio regionale.



TURINO Rita, Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza

Desidero io ringraziare lei, signor Presidente, le signore Consigliere e i signori Consiglieri per l'opportunità che ci viene offerta di presentare le attività realizzate per quanto mi riguarda, in quanto Garante per l'infanzia e l'adolescenza, nominata per la prima volta dal Consiglio regionale il 25 ottobre 2016, a metà della passata legislatura, ovvero in questi due anni e mezzo rispetto ai cinque previsti dalla legge regionale istitutiva della figura, la legge n. 31/2009.
Vi proporrò una descrizione complessiva delle questioni e delle attività più importanti che ho svolto in questi anni di lavoro e delle modalità utilizzate per realizzarle, senza pretesa alcuna di esaustività, e per questo mi scuso, rimandandovi però alla relazione scritta che è già per tutti a vostre mani.
L'iniziale consapevolezza della totale assenza di budget e delle limitate risorse umane assegnate all'ufficio non mi hanno fortunatamente impedito di vedere le grandissime risorse che questa Regione esprime. Mi sono, quindi concentrata più su ciò che potevo trovare rispetto a ciò che mancava.
In sintesi, direi che ho sempre cercato di interpretare il ruolo e la funzione di Garante per l'infanzia e l'adolescenza in autonomia di pensiero, indipendenza e terzietà, così come vuole la legge istitutiva ponendomi come promotrice e costruttrice di relazioni, di sinapsi, di collegamenti, di scambi d'informazioni e di conoscenza reciproca con le tante realtà che via via ho avuto l'opportunità di conoscere.
La prima parte del mio discorso si concentrerà, quindi, su queste relazioni, mentre la seconda su alcune questioni affrontate e sulle attività più importanti e concretamente realizzate.
Importanti e straordinarie collaborazioni sono state costruite dentro l'Amministrazione regionale e anche fuori. Innanzitutto, la collaborazione costante con la Direzione Coesione Sociale, in particolare con i Settori Programmazione socio-assistenziale, della famiglia, dell'istruzione dell'immigrazione, delle pari opportunità ed anche con il Dipartimento materno infantile della sanità, che hanno permesso, da un lato, la conoscenza della realtà regionale nel suo complesso e, dall'altro, di sviscerare in un sereno, approfondito, continuativo e costruttivo confronto tematiche di particolare rilievo e interesse.
Il coinvolgimento nei percorsi di revisione di alcuni atti particolarmente importanti mi ha permesso gli approfondimenti indispensabili, ma anche di portare il mio punto di vista diverso, in quanto meno immerso nella quotidianità e nelle problematiche dell'organizzazione delle singole strutture, in un ruolo anche di portavoce di istanze provenienti qualche volta anche da singoli.
Il rapporto con l'Università degli Studi di Torino ha caratterizzato sin dai primi tempi l'attività dell'ufficio. Questo, per il grande interesse che la nomina del Garante per l'infanzia e l'adolescenza ha suscitato in particolare nei Dipartimenti di Giurisprudenza, Culture, Politica e Società e Psicologia. Si è così andata consolidando una collaborazione che ha permesso di affrontare con scientificità questioni fondamentali che vanno ben oltre l'attività di formazione per la tutela volontaria dei minori stranieri non accompagnati, voluta dall'articolo 11 della legge 47/2017 un'attività intensa e molto significativa.
Ora, questo andare oltre ha permesso di affrontare tematiche come l'affidamento familiare, la conflittualità genitoriale, la bigenitorialità il bullismo e le questioni legate all'ascolto del minore. La collaborazione si è poi presto estesa anche all'Università del Piemonte orientale. Si è potuto contare fin da subito anche sull'interesse e la collaborazione di ANCI Piemonte che ha, soprattutto all'avvio del mandato, favorito l'interlocuzione con i Comuni, ma anche con gli Enti gestori dei servizi sociali, della Regione e del suo coordinamento e ha sostenuto anche finanziariamente alcune iniziative.
Il Comune di Torino mi ha coinvolto più volte in audizioni consiliari e ha manifestato interesse per l'attività del Garante. Il rapporto con Città metropolitana si è rivelato straordinariamente importante, soprattutto per quanto riguarda la tematica, di cui si dirà più avanti, legata alle separazioni genitoriali conflittuali. L'Ordine degli assistenti sociali della Regione, con cui si è prodotto il primo Protocollo d'intesa da parte dell'ufficio, ha consentito l'organizzazione di alcune significative attività di formazione, oltre che di un produttivo confronto.
Il coinvolgimento dell'Ufficio Scolastico Regionale è stato ed è estremamente utile; la collaborazione è stata formalizzata, anche in questo caso, con un Protocollo d'intesa, che sta permettendo di affrontare questioni specifiche segnalate all'ufficio del Garante, che giungono all'ufficio e che permettono, in questa collaborazione, con un clima di grande serenità, di affrontarle nell'esclusivo interesse del minore, ma permette anche di affrontare in modo continuativo tematiche più generali quali il bullismo e il cyberbullismo, ma anche la questione del sostegno alle famiglie fragili e vulnerabili.
Anche nell'ambito del privato sociale del terzo settore le collaborazioni sono state numerose e significative. Ricordo innanzitutto il rapporto con le Fondazioni bancarie (Cassa di Risparmio di Cuneo, Cassa di Risparmio di Torino e San Paolo) in attività di contrasto alla povertà educativa, ma anche per quanto concerne la tutela volontaria dei minori stranieri non accompagnati, di cui queste Fondazioni sono stati i primi finanziatori permettendo così l'avvio di un'attività estremamente impegnativa, che ha poi anche coinvolto formalmente la Regione nostra vicina di casa, cioè la Valle d'Aosta.
Sono davvero molte le associazioni con cui si è avuto modo di collaborare in modo più o meno intenso e in modo più o meno continuativo. Con l'UNICEF si è deciso molto recentemente di formalizzare la collaborazione con un atto formale, forti della vocazione che ci accomuna e che è sostanzialmente la diffusione della Convenzione per i Diritti del fanciullo.
È stata importante anche la possibilità di operare congiuntamente, su alcune specifiche e importanti iniziative, per esempio con l'Associazione Italiana Magistrati Minorili e della Famiglia, con l'Avvocatura, non solo torinese, con il Coordinamento Italiano dei Servizi per il maltrattamento e l'abuso infantile, con l'Associazione Nazionale delle Famiglie Affidatarie e Adottive, con Save the Children e associazioni che fanno della mediazione dei conflitti in ambito scolastico la loro mission principale. Ne cito alcune: Essere Umani, Resolutia, Relazioni &Conflitti, UnderRadio, ma anche l'Associazione Kiwanis Club di Torino che, nel maggio 2018, a sorpresa, ha voluto riconoscere al Garante piemontese un premio.
Venendo ora a concentrarmi sulle questioni aperte e sulle attività realizzate grazie alla collaborazione di tutte queste agenzie ed Enti che ho citato, ne indicherò alcune con riferimento all'obiettivo fondamentale che è assegnato dalla legge al Garante per l'infanzia e l'adolescenza, che ricordo ancora una volta: la promozione dei diritti e degli interessi delle persone di minore età e anche del loro monitoraggio nel loro sviluppo. Tra i molti diritti riconosciuti dalla Convenzione per i Diritti del fanciullo di cui a breve ricorrerà il trentesimo anniversario della sua approvazione da parte delle Nazioni Unite, spicca quello che prevede che "ogni bambino e ragazzo viva, cresca e sia educato dai propri genitori".
Essere genitori oggi è sicuramente un compito impegnativo, complicato, se non complesso. È anche complicato per molti genitori vivere, a volte anche sopravvivere. È sempre troppo alto il numero dei bambini che versano in stati di povertà e quello di famiglie non sufficientemente attente e capaci di rispondere ai bisogni dei bambini e quelli di genitori separati, che non trovano pace e non riescono, anche per anni, ad anteporre gli interessi e i diritti dei loro ragazzi alle proprie rivendicazioni, bisogni e desideri ma anche dei genitori di culture e Paesi diversi e lontani, che richiedono ai loro figli di non venire a contatto e fare proprie le modalità di vita dei propri coetanei, imponendo regole per loro, ragazzi nati e cresciuti in Occidente, ormai incomprensibili, utilizzando per questo, spesso, modalità inaccettabili. E poi ancora i genitori malati che, proprio in ragione del loro malessere psichico, non possono essere genitori adeguati alle necessità di crescita dei loro figli, ma anche di genitori violenti direttamente con il proprio figlio o indirettamente, ma che tanto male fanno loro comunque.
E qui accolgo la sollecitazione emersa nella mattinata, quando si faceva cenno agli orfani di femminicidio. Vengono definiti "orfani speciali" bambini e ragazzi che di speciale non hanno nulla, se non quello di perdere in un solo momento papà e mamma, mamma in genere uccisa per mano del padre o del compagno. Ecco, questi bambini, questi ragazzi e le famiglie che si occupano di loro, spesso parenti, hanno bisogno di servizi e d'interventi straordinari protratti probabilmente per tantissimi anni, nell'immediatezza del fatto. Su questo c'è ancora molto da fare.
L'aiuto reale e concreto alle famiglie in difficoltà è oggi il problema centrale per chi si occupa di persone di minore età, dei loro diritti e dei loro interessi. La risposta ai bisogni di sviluppo di bambini e ragazzi è imprescindibile dalla risposta di aiuto alle loro famiglie, cui innanzitutto bisogna offrire servizi di qualità, integrati da forme di supporto, cui le famiglie possano accedere, migliorando il livello d'inclusione sociale e la possibilità di esercitare attivamente la propria cittadinanza.
Per questa ragione, le linee d'indirizzo nazionali per l'intervento con i bambini e le famiglie in situazioni di vulnerabilità e fragilità approvate dalla Conferenza Stato-Regioni fin nel dicembre 2017 assumono un'importanza straordinaria, direi strategica, perché confermano che la prevenzione si realizza in modo efficace quando si concretizza attraverso strategie integrate, che abbiano come obiettivo principale la prevenzione dell'allontanamento dei minori dalle loro famiglie. Fortemente convinta di questa opportunità e, direi, di questa necessità, mi sono impegnata e mi sto impegnando perché queste linee guida siano realmente attuate.
Si tratta di costruire un progetto che metta sempre al centro il bambino un modello che invita i genitori, con la famiglia allargata e gli operatori, a ricercare i punti di forza e gli aspetti positivi che esistono (quasi sempre qualcuno c'è), e non a porre solo l'attenzione sui fattori negativi e di rischio. Un modello che chiede una metodologia professionale nuova e innovativa e che, quindi, esige un percorso di formazione articolato e specifico, oltre a un'organizzazione generale dei servizi e anche servizi adeguati alle necessità da svolgere al domicilio di queste famiglie.
A oggi, non si sono ancora trovate le indispensabili risorse finanziarie per dare avvio a questa che è un'attività di formazione imprescindibile oltre che necessaria, che coinvolga tutti coloro che vengono a contatto con questi bisogni; innanzitutto gli insegnanti di qualunque ordine e grado gli assistenti sociali, gli educatori, gli psicologi, i neuropsichiatri infantili, i pediatri, tutti coloro che hanno delle responsabilità nella programmazione e nell'attuazione di politiche di sostegno alle famiglie con dei figli.
Oggi questi servizi sono in difficoltà: scontano una carenza di organico provocata anche dalla mancanza della sostituzione del turnover, che porta con sé un rischio gravissimo, che è quello del depauperamento delle competenze acquisite nei quarant'anni di vita di questi servizi. Si conferma, quindi, l'indiscutibile necessità di potenziare tutte le attività a sostegno delle famiglie e della bigenitorialità realmente realizzata questo anche nelle separazioni fortemente e a lungo conflittuali.
Tra i numerosi compiti assegnati dalla legge al Garante per l'infanzia e l'adolescenza come l'accoglimento, l'analisi e l'attivazione in risposta alle segnalazioni che possono pervenire da parte di chiunque (famiglie scuole, associazioni, enti, financo i minori stessi) che concernono casi di violazione o di rischio di violazione di diritti e di interessi dei minori le segnalazioni costituiscono un impegno importante da parte dell'Ufficio del Garante e forniscono contestualmente all'Ufficio informazioni utili a confermare cambiamenti sociali già acclarati, oppure a evidenziare eventi sentinella o percezioni di un cambiamento che è agli esordi.
Queste segnalazioni, infatti, offrono una visione anche delle risposte e delle proposte che i servizi e le istituzioni forniscono, e spesso evidenziano punti di criticità, che sono meritevoli di approfondimento e d'indagini finalizzate a migliorare e a superare queste criticità.
Una parte consistente di queste segnalazioni, pari al 39% di tutte le segnalazioni pervenute nel corso dell'intero mandato (due anni e mezzo circa), si classifica per l'asserita difficoltà, da parte dei segnalanti genitori sempre più frequentemente, però anche nonni o parenti entro il quarto grado, di esercitare la responsabilità genitoriale. Si tratta di difficoltà o impossibilità che mettono in evidenza separazioni frequentemente irrisolte che non hanno trovato possibilità o volontà di mediazione.
Questi conflitti oscurano i desideri e i sentimenti dei figli e prospettano problematiche multiple e molteplici, chiamando in causa i servizi sociali quelli sanitari, le istituzioni scolastiche, ma anche le disposizioni dell'autorità giudiziaria competente. Di questo problema, che coinvolge un numero sempre maggiore, ahimè, di bambini e di ragazzi, che produce su di loro degli effetti anche devastanti, sono stata consapevole sin dai primi momenti della mia nomina, investita da segnalazioni aventi per oggetto l'incapacità evidente, da parte dei genitori, di separarsi con livelli di conflittualità accettabili.
Nella consapevolezza che sia necessario attivare più proposte di natura innanzitutto direi culturale, però poi anche di natura ripartiva, oltre che promozionale, mi sono impegnata per dare vita e potenziare ogni intervento utile, iniziando dal diffondere la pratica dei gruppi di parola per i figli delle coppie divise, della mediazione dei conflitti genitoriali e della divulgazione della Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori, che è stata recentemente emanata dall'Autorità garante nazionale che l'ha elaborata attraverso l'attività concreta di una ventina di ragazzi, che costituiscono la Consulta dei ragazzi presso l'Autorità garante nazionale, che hanno analizzato questi temi, se ne sono immersi con l'aiuto di specialisti e hanno elaborato queste regole. Si tratta di dieci punti fondamentali, che hanno lo scopo di rendere consapevoli gli adulti della necessità di mantenere inalterata la centralità dei figli nella costruzione comune di un nuovo assetto familiare.
Con la collaborazione di Città metropolitana, che gestisce l'Ufficio di mediazione sviluppo risorse familiari e attraverso il loro servizio CESEDI abbiamo elaborato una proposta formativa per gli insegnanti. Abbiamo scelto loro, perché sono tra le figure adulte quelle che rivestono un ruolo di primo piano, in particolare nei confronti dei bambini provati dall'esperienza della separazione conflittuale dei loro genitori. Alla proposta hanno aderito un numero veramente elevato d'insegnanti, a conferma di quanto il problema sia diffuso e da loro sentito.
Il malessere che talvolta, purtroppo non infrequentemente, colpisce i nostri ragazzi si manifesta anche con forme di aggressività tra pari che si caratterizzano come atti di bullismo. Questo è un fenomeno certo non nuovo ma che l'uso distorto delle nuove tecnologie amplifica a dismisura esitando nel fenomeno gravissimo e più recente che abbiamo imparato a conoscere come cyberbullismo. Intorno a questa tematica si sta coagulando un buon livello d'interesse che è sostenuto anche da una legge nazionale e dalla nostra legge regionale.
La consapevolezza della grande difficoltà di circoscrivere il fenomeno e di saperlo leggere nelle sue molte sfumature evidenzia la necessità di concentrare le energie per prevenire i conflitti quelli esasperati - di per sé, il conflitto è arricchente anche in età molto giovanile, ma non quelli esasperato - le violenze e i bullismi.
Per questa ragione, mi sono impegnata con convinzione nel valorizzare le proposte di associazioni che praticano la mediazione dei conflitti in ambito scolastico e sportivo, forte anche delle positive esperienze prodotte in alcune scuole. Ne cito due a livello esemplificativo: ITIS Avogadro, ma anche la Scuola Tommaseo, quindi un Istituto Tecnico Superiore con ragazzi grandi e un'altra proprio di una scuola di piccini, che ormai da diversi anni propongono questa attività didattica che sta dando ottimi risultati.
Non posso non fare riferimento, seppure brevemente, all'impegno richiesto all'Ufficio dall'applicazione dell'articolo 11 della legge che ho già citato (n. 47 del 2017) a favore della tutela volontaria per i minori stranieri non accompagnati. Un impegno che è dovuto principalmente alle ricadute che questa iniziativa ha prodotto con quasi 750 domande provenienti dalla nostra Regione e dalla Regione Valle d'Aosta, in risposta a un bando pubblico per poter diventare tutori volontari.
È obbligatorio un percorso di formazione; a oggi ne abbiamo svolti cinque in collaborazione con l'Università degli Studi di Torino e del Piemonte Orientale, che hanno coinvolto a oggi più di 530 persone e che hanno permesso di consegnare nelle mani dei Giudici minorili, con competenza di Giudice tutelare, più di 300 nominativi. Oggi, sono 200 i tutori che sono stati nominati; alcuni di loro per più minori e altri già per più volte.
Contestualmente, abbiamo anche avviato delle attività di sostegno ai tutori già nominati e di aggiornamento per i tutori in attesa di nomina e per i numerosi operatori impegnati in diversi servizi regionali.
Questa è un'attività - ci tengo molto a richiamare la vostra attenzione su questo - che conferma la vocazione solidaristica di una parte importante della società civile piemontese, che si mette al servizio di altri offrendo quanto nella propria disponibilità con modi e con tempi diversi e una grande variegata originalità d'offerta. È proprio questa ricchezza che spesso integra e sostiene i servizi pubblici, interpretando appieno il principio di sussidiarietà, peraltro. Servizi che però spesso oggi sono in difficoltà, per carenze di organico, ma non solo, e che devono essere guidati in percorsi nuovi di avvicinamento a nuovi bisogni e a nuove esigenze delle famiglie, soprattutto quelle che versano in difficoltà.
Le iniziative che caratterizzano questo mio breve mandato necessitano di essere sedimentate e molte dovranno ancora essere avviate. Ed è anche per questa ragione che ho deciso di riproporre al Consiglio regionale la mia candidatura perché si valuti un mio eventuale rinnovo del mandato.
Termino questa mia presentazione ringraziando tutti coloro che hanno collaborato con me permettendomi di realizzare un'esperienza che, lo devo dire, per me è stata straordinaria e avvincente. Innanzitutto il personale assegnato all'Ufficio: Emanuela Zoccali, vivacissima e propositiva, prima collaboratrice assegnata; la dottoressa Sabrina Scaduto, un'esperta giurista amministrativa; Ilaria Gritti che, seppur non a tempo pieno, si occupa dell'analisi e della realizzazione dei dati e della parte statistica.
Un grazie speciale alle due collaboratrici volontarie: Laura Marzin, che è una grande esperta nel campo dell'immigrazione minorile, e la dottoressa Antonietta Gaeta, la cui competenza e professionalità nel settore dei minori e dell'organizzazione dei servizi e della vigilanza nelle strutture sono state straordinariamente alla funzionalità dell'Ufficio.
Un grazie particolare alla Segreteria Generale e alla Dirigenza del Settore, che non hanno mai fatto mancare l'indispensabile appoggio e sostegno. Un grazie veramente speciale a tutti quelli che, a diverso titolo, nella regione e in questi brevi anni hanno collaborato con me credendo nell'attività e nella funzione del Garante per l'infanzia e l'adolescenza.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SALIZZONI



PRESIDENTE

Ringrazio la dottoressa Rita Turino per la sua approfondita relazione.
Riprendiamo i lavori in sessione ordinaria.



(La seduta riprende alle ore 16.43)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Dichiaro aperto dibattito sulla relazione del Garante. Qualcuno chiede di intervenire? Ha chiesto di intervenire la Consigliera Canalis; ne ha facoltà.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Vorrei innanzitutto ringraziare la dottoressa Rita Turino. Credo che tutti dobbiamo alla Garante una profonda gratitudine, perché sebbene l'organismo che lei ha presieduto in questi ultimi tre anni fosse stato istituito nel 2009, è soltanto nel 2016 che l'organismo è effettivamente partito. Il merito di aver presidiato con professionalità un tema delicato come la tutela e la difesa dei minori e degli adolescenti nella nostra regione va tutto a chi ha fatto da pioniere e apripista, quindi alla dottoressa Turino.
Il secondo grazie che dobbiamo è anche legato alla modalità con cui ha svolto il suo incarico. Una profonda indipendenza, terzietà e anche la capacità di coinvolgere non soltanto risorse professionali, ma anche risorse volontarie, altrettanto dotate di professionalità.
Sicuramente anche con la sua personalità specifica ha saputo catalizzare delle risorse umane che, in maniera totalmente gratuita, hanno deciso di aiutare lei e aiutando lei hanno aiutato la Regione Piemonte tutta.
Infine, credo che vada apprezzato il modo in cui ha declinato il suo lavoro, perché lo ha fatto con grande capacità di coordinare, di costruire sinergie, di costruire sinapsi, per mutuare una parola da lei usata, tra una molteplicità di soggetti e attori.
Perché questo è particolarmente importante parlando di minori? Perché, come in ogni ambito delle politiche sociali, le politiche non vengono fatte da un unico attore che agisce in modo isolato, ma vengono fatte da una molteplicità di attori. Ce lo ricordava anche un semplice e noto, ma molto vero proverbio africano: per crescere un bambino ci vuole un villaggio. Un bambino ha bisogno sicuramente della sua famiglia di origine, ma poi ha bisogno dei suoi insegnanti, ha bisogno di tutte le altre figure di riferimento educative che incontra sulla sua strada. Il fatto che la Garante in questi anni sia riuscita a costruire una grande collaborazione con gli enti del terzo settore, gli enti del privato sociale, ma non solo anche con tutti i servizi pubblici, quelli sanitari scolastici, giudiziari con l'Università e con le Fondazioni bancarie dà un'idea di una vera opera collettiva. Un'opera cui hanno contribuito davvero moltissimi soggetti.
Spiace che la relazione non sia stata ascoltata in particolare dal Presidente Cirio, chiaramente, ma anche da due Assessori. Innanzitutto dall'Assessora Caucino, che si fregia del titolo di unico Assessore in Italia ai bambini, che quindi è particolarmente toccata dai temi che oggi sono stati trattati e che contengono anche molti suggerimenti sul prosieguo del lavoro da attuare, ma direi che siamo colpiti anche dall'assenza dell'Assessore Ricca, che recentemente ha avuto modo di occuparsi del tema dei minori in maniera piuttosto vistosa e scenografica sulla facciata del palazzo della Regione, quindi sarebbe stato interessante dimostrare altrettanta attenzione anche quando poi si entra nel merito.
Questa relazione, secondo me, ci ha fatto capire che in Piemonte da anni si lavora sui minori. Si lavora sui minori creando un contesto che complessivamente, è positivo. La Garante stessa ci dice che, com'è normale che sia, ci sono delle zone d'ombra con cui è importante e urgente intervenire, ma sono delle eccezioni rispetto al contesto generale e sono diffuse a macchia di leopardo in modo sparso. Non stiamo parlando della regola, ma di un'eccezione.
Nel corso della sua relazione, la Garante pone l'attenzione su alcuni temi e, soprattutto, ci fornisce alcuni dati che ho trovato illuminanti. Il primo dato è quello sul numero dei minori presenti nella nostra regione e che, secondo me, richiama la nostra attenzione su un tema che interessa tutte le forze politiche, il tema della natalità. A pagina 12 della sua relazione viene specificato come il Piemonte sia ancora più arretrato rispetto alle altre regioni del Nord-Ovest Italia per quanto riguarda il numero di figli per coppia. Infatti, se nel Nord-Ovest, nel suo complesso il 52,3% delle coppie ha un unico figlio, in Piemonte questa percentuale è più alta, addirittura è del 57,1% delle coppie.
Questo è un dato, non è un'opinione, non è una dissertazione di parte, ma è un dato che, secondo me, ci impone, nelle politiche che vorremmo attuare nei prossimi anni anche con il contributo delle minoranze, una fortissima attenzione e un fortissimo intervento di sostegno alla famiglia, che non è un intervento soltanto di carattere sociale, ma anche economico. Se diminuiscono i nati, diminuisce la presenza di bambini e, di fatto, si ferma anche l'economia, si ferma lo sviluppo intellettuale umano, si ferma il progresso della nostra regione, che è stata la prima in Italia a vedere diminuire il numero di figli per donna all'inizio del Novecento. Noi abbiamo, purtroppo, una tradizione ben radicata rispetto al calo demografico. Non c'è più tempo, bisogna intervenire velocemente su quest'aspetto, perché ne va proprio della sopravvivenza della nostra popolazione, oltre che di un investimento sul futuro.
Un altro aspetto su cui mi permetto di richiamare l'attenzione è quello del numero di minori che sono presi in carico dai servizi sociali piemontesi.
Da questi numeri mi sembra che si possa facilmente dimostrare che alcuni slogan, che anche recentemente sono stati proposti in pubblico, vengono smontati del tutto. Se in totale il numero di minori presi in carico dai servizi sociali in Piemonte è 62.299, di questi quelli che sono allontanati dalla famiglia di origine e/o accolti in servizi residenziali oppure affidati a singole famiglie o parenti, quasi sempre peraltro per motivi giudiziali, sono 2.400. Quindi 2.400 sono seguiti dai nostri servizi sociali in situazioni alternative alla famiglia d'origine naturale, mentre tutti gli altri, per arrivare al totale di 62.299, sono seguiti nella loro famiglia. Sono numeri anche questi e non sono opinioni. Si tratta di persone seguite e su cui anche c'è un investimento economico da parte delle istituzioni. Tra l'altro, per quanto riguarda quelli che sono affidati alle singole famiglie o parenti, 505 su 1.397 hanno tra i 15 e i 17 anni.
Non stiamo parlando di minori nella fascia di età zero-sei, ma di minori quasi maggiorenni, in una fascia di età abbastanza vicina alla maggiore età.
L'altro tema che mi sembra interessante è l'enorme lavoro che la Garante ha fatto, di concerto con l'Università e con altri organismi, per formare i tutori volontari di minori romeni non accompagnati. Pensate che sono state coinvolte 650 persone - molte di loro avevano già i loro figli - che si sono proposte volontarie per seguire questi bambini che arrivano in Italia senza i propri genitori. Se tutti, come abbiamo dimostrato, abbiamo una sensibilità per i bambini che non sono più con la famiglia d'origine, penso che il ragionamento vada applicato di pari passo anche per questi minori stranieri.
Si è fatto un enorme lavoro per formare, accompagnare e talvolta consigliare questi 650 tutori volontari.
Un'altra tipologia di lavoro molto forte ha riguardato la conflittualità genitoriale. Sono stati attivati "gruppi di parola" per i figli di genitori separati e si è dato sostegno ai Centri per le famiglie, attivando inoltre lo Sportello di mediazione familiare presso il Tribunale ordinario di Torino, in collaborazione con la Città metropolitana di Torino. Si è avviato un percorso di formazione per ben 90 insegnanti, sempre nella Città metropolitana di Torino, per supportare i minori che vivono la sofferenza della separazione dei loro genitori.
Un altro tema fondamentale è quello del lavoro a sostegno dei minori che subiscono violenza. Un dato di nuovo oggettivo che viene riportato nella relazione è che il reato che miete il maggior numero di vittime tra i minori oggi è il maltrattamento in famiglia: dunque, il fatto di verificare anche quello che succede nelle famiglie d'origine, con l'aiuto degli insegnanti e di tutti gli altri educatori che vengono a contatto con i minori, è fondamentale per evitare la recrudescenza e l'aumento di questo tipo di reati. Tra l'altro, è stata anche rivista la DGR n. 42 del 2000 quindi le linee guida per la segnalazione e la presa in carico di casi di abuso e maltrattamento a danno dei minori. Però c'è un grandissimo problema: il Garante non può sopperire alla carenza di organico sia nell'ambito dei servizi sociali, sia nell'ambito dei servizi sanitari soprattutto in materia di psicologia e di neuropsichiatria infantile. E su questo può eventualmente intervenire la Regione.
Ricordiamo anche l'altro aspetto, che è ancora un po' da completare: mi riferisco al sostegno alle famiglie vulnerabili. Si è ben ricordata l'adozione nel dicembre 2017 delle linee d'indirizzo a sostegno di queste famiglie, ma purtroppo manca ancora una dotazione di fondi reale e incisiva. È molto grave, perché il 12% dei minori italiani oggi vive in condizioni di povertà assoluta, quindi anche questo rappresenta per tutti noi una priorità assoluta.
Insomma, credo che in tre anni si sia fatto molto, ma la figura del Garante, che è una figura nuova, abbia ancora bisogno di tempo per consolidare il proprio operato e far conoscere ulteriormente la propria attività sul territorio regionale, perché sempre più persone vi ricorrano e possano fare segnalazioni, proposte e mettersi a disposizione.
Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori: considerata l'importanza della discussione, chiedo cortesemente la verifica del numero legale.



PRESIDENTE

In Aula sono presenti 30 Consiglieri e il numero legale è 25.
È presente anche l'opposizione, ma non c'è nulla da votare.
Prego, collega Ravetti.



RAVETTI Domenico

Sia chiaro, Presidente, che garantiamo noi, con la nostra presenza, la possibilità di discutere su questo argomento. Perché la maggioranza, da sola, non sarebbe nelle condizioni di affrontarlo.



PRESIDENTE

La ringrazio come sempre per la precisazione, ma non essendoci votazioni in corso, non c'è la necessità.
RAVETTI Domenico (fuori microfono) Chiederemo conto di quello che l'Assessora Caucino sta facendo.



PRESIDENTE

Non c'è il numero legale, comunque.
Grazie dalla concessione.
Per deliberare c'è la necessità del numero legale, che è 25.
Proseguiamo con l'ordine dei lavori.
Ha chiesto la parola la Consigliera Zambaia; ne ha facoltà.



ZAMBAIA Sara

Grazie, Presidente.
Innanzitutto ringrazio la dottoressa Turino per la relazione e per agli anni del suo mandato. Ci tengo però anche a tranquillizzare immediatamente i colleghi della minoranza, Consigliere e Consiglieri, nel senso che la Giunta è assolutamente rappresentata, perché come diceva prima il Presidente, l'Assessore con delega ai rapporti consiliari è presente.
Ci tengo inoltre a precisare che l'Assessora Caucino, oltre al fatto che fa benissimo a vantarsi della sua delega ai bambini, non è assente perché non aveva voglia di dedicare il suo tempo a noi Consiglieri, ma unicamente perché è fisicamente presente in una struttura minorile di Nizza Monferrato, dove ci sono state delle segnalazioni urgenti. Capirete anche voi, quindi, che è sempre e solo una questione di priorità. Nel senso che se ci sono urgenze di questo tipo, io per prima, da donna, auspico che il mio Assessore regionale sia fisicamente presente a controllare la situazione.
Quello dovrebbe essere un po' il ruolo di tutti.



(Commenti del Consigliere Ravetti)



ZAMBAIA Sara

Intanto lei non interrompa e alzi la mano per interrompere i suoi colleghi Consiglieri!



(Commenti del Consigliere Ravetti)



ZAMBAIA Sara

Ha tutto il diritto di interrogare l'Assessora Caucino nelle vie formali.



PRESIDENTE

La prego di continuare, Consigliera Zambaia.



ZAMBAIA Sara

Inviterei i colleghi della minoranza a portare rispetto e, soprattutto, a rispettare quelle che sono le vie istituzionali per intervenire.
Detto questo, l'Assessora Caucino, come dicevo prima, sta giustamente svolgendo il suo ruolo di Assessore, senza dare priorità a quelle che possono essere le istanze di noi Consiglieri.
Volevo ricollegarmi proprio a quelle che sono le segnalazioni urgenti di cui parlavo prima, nel senso che l'auspicio che voglio fare in questa sede è quello che il ruolo del futuro garante - chiunque sarà, quindi la dottoressa Turino o chi per lei - sia anche un po' quello di andare a vigilare su quelle che sono le strutture e su quelle che sono le realtà presenti nella nostra Regione affinché casi come quelli di Pinerolo - mi duole ricordarlo - non accadano più. Lo dico nel totale rispetto dei ruoli visto e considerato che l'articolo 2 della legge che ha istituito la figura del Garante indica anche, tra le sue mansioni, quella di affiancare gli operatori ovviamente preposti nella vigilanza di quello che è lo status dei minori e di quelle che sono anche le condizioni delle suddette strutture.
Noi ci siamo insediati da due mesi, ma su casi come quelli di Pinerolo, in cui se non fosse stato per l'intervento dell'Assessora Caucino ci domandiamo tutti dove e come questi cinque minori sarebbero finiti, mi auguro che ci sia un occhio di riguardo, o comunque ci sia un orecchio veramente teso. E l'orecchio dev'essere veramente teso, perché il ruolo del Garante - e lo dico, ripeto, nel totale rispetto di quello che è stato il ruolo della dottoressa - non deve essere solamente quello di farsi garante delle condizioni dei bambini, ma dev'essere un ruolo anche un minimo operativo su quelle che poi, sostanzialmente, sono le esigenze dei bambini stessi. Perché casi come quelli di Pinerolo, o come quelli di Hansel e Gretel, francamente non li vogliamo più sentire.
Allora, visto e considerato che c'è un Garante, visto e considerato che è una figura assolutamente sacrosanta, dev'essere veramente una figura che faccia la differenza, che veramente si ponga a fianco di tutti gli operatori che sono realmente implicati e realmente autorizzati a fare questi controlli, e il cui ruolo non sia semplicemente un ruolo permettetemi - di propaganda di quelli che devono essere i diritti dei bambini. Perché i diritti dei bambini li conosciamo tutti. Io sono assolutamente orgogliosa - lo dico veramente con vanto - che, come Consiglieri regionali piemontesi, abbiamo un Assessore che finalmente si occuperà nello specifico dei bambini, perché occorre agire con azioni programmatiche, ma anche di vigilanza. Su questo, l'Assessora Caucino si è impegnata sin dai primi giorni del suo mandato per capire quali sono le problematiche presenti.
Considerando che la problematica di Pinerolo era conosciuta da ben otto mesi dalla struttura regionale, nonostante non ci sia alcun tipo di responsabilità da parte della Garante (ci mancherebbe altro), vorrei che ci fosse una maggiore comunicazione, nei prossimi anni, da questo punto di vista: probabilmente, con una maggiore vigilanza le situazioni di questo tipo potrebbero essere controllate maggiormente.
Mi ha fatto molto piacere che la Garante abbia affrontato il problema delle vittime dei femminicidi anche nella precedente legislatura. Noi presenteremo un disegno di legge al riguardo, poiché si tratta di un tema su cui porremo l'accento, proponendo di istituire un fondo a sostegno delle vittime dei femminicidi. Infatti, i dati sono assolutamente allarmanti.



(Commenti del Consigliere Ravetti)



ZAMBAIA Sara

Sì, ovviamente è una proposta di modifica. Consigliere Ravetti, io non soffro di Alzheimer: non c'è bisogno che mi ricordi né quello che ho fatto né quello che faremo nei prossimi anni.
Detto questo, più del 40% dei figli, purtroppo (giusto per dare qualche dato allarmante), assiste all'omicidio della mamma o, comunque, del parente. Più del 50% di questi non riceve un sostegno psicologico, più del 33% non riceve un sostegno economico; a tutto ciò si aggiunge il fatto che l'80% di queste vittime purtroppo è minore e che nel 50% dei casi i padri si suicidano.
Sono dati allarmanti, che fanno presagire nel modo più assoluto che questa maggioranza non può che andare nella direzione di normare questa situazione. L'istituzione di un fondo dedicato alle vittime del femminicidio sarà una priorità, perché la politica e le Amministrazioni tutte devono impegnarsi al 100% nel seguire le esigenze e le problematiche in quest'ambito.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Zambaia.
Ricordo a tutti i Consiglieri di non interrompere i colleghi che intervengono e chiedo di rivolgersi alla Presidenza, sia chi interviene sia, eventualmente, chi ha necessità di dissentire.
La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Ringrazio la dottoressa Turino per la sua relazione, come sempre molto dettagliata. La ringrazio soprattutto per l'attività che ha portato avanti in questi anni.
Voglio anche fare un plauso a tutte le persone che si stanno impegnando per il contrasto al cyberbullismo: mi riferisco alle persone fisiche, ma anche alle istituzioni, perché tutti stanno facendo il proprio dovere. La politica ha fatto il suo dovere a livello nazionale, con la legge dedicata alla figura di Carolina Picchio, vittima di un episodio accaduto in Piemonte, che tutti ricordiamo con dolore e che ha rappresentato lo stimolo e la spinta finale per approvare una legge così importante.
La Regione Piemonte - questo Consiglio - ha approvato una legge, in base alla quale tutti si stanno impegnando: le istituzioni, le forze dell'ordine, la scuola ed anche, a maggior ragione, il Garante regionale.
Mi piace ricordare l'impegno del Consiglio regionale nel contrasto al cyberbullismo, attraverso una legge e l'impegno costante e quotidiano da parte del CORECOM e (mi piace ricordarlo) dell'Ufficio di Presidenza, di cui facevo parte nella passata legislatura e di cui faccio nuovamente parte. Attraverso la Consulta Giovani sono stati approvati progetti che vanno nell'ottica di creare una cultura nei giovani che possa, un domani farci pensare al cyberbullismo come a un brutto ricordo. Sono sicuro che l'interesse del nuovo Ufficio di Presidenza sarà altrettanto alto sul tema.
Anch'io voglio fare un commento riguardo all'assenza dell'Assessore competente rispetto al tema di cui stiamo parlando. Non lo faccio in modo strumentale, perché anche nella passata legislatura ero seduto tra i banchi dell'opposizione, così come la collega Frediani, e ho visto molto spesso l'assenza dell'allora maggioranza e della Giunta regionale. Noi c'eravamo un po' abituati. Non ricordo (magari, a volte, si hanno ricordi un po' imprecisi) tutta questa voglia, tutto questo entusiasmo da parte della maggioranza di intervenire quando erano svolte le relazioni dei Garanti e del Difensore Civico. Magari ricordo male io, Consigliere Ravetti, ma ricordo che c'era la voglia di andare oltre.
In modo non strumentale, anch'io voglio stigmatizzare l'assenza dell'Assessore competente, perché il fatto che il Difensore Civico e i Garanti vengano in Aula a svolgere la relazione è legato a un obbligo che abbiamo inserito nella legge e anche perché li abbiamo nominati noi.
Qualcuno dirà di aver ricevuto la relazione via e-mail, quindi di averla letta (questo spero l'abbiano fatto tutti: maggioranza, opposizione, Giunta regionale, soprattutto), ma non si tratta solo di verificare che, avendoli nominati, vengano una volta l'anno a raccontare quello che stanno facendo per giustificare il proprio lavoro. No, non è solo questo. Se vengono qua è perché quello che dicono, quello che deriva dal loro lavoro, la loro relazione può contenere spunti utili al Consiglio regionale, alla Giunta regionale per intervenire. Può accadere che le segnalazioni del Difensore Civico o della Garante dell'infanzia, dei detenuti o degli animali - che non abbiamo sentito oggi, ma che sentiremo - possano far intervenire con delle modifiche legislative e ci portino alla risoluzione del problema. E chi ha la potestà legislativa? Noi, il Consiglio regionale, ma anche la Giunta regionale.
Solitamente, fare bella figura costa poco e oggi costava poco all'Assessora Caucino fare bella figura: tanto valeva essere presente. Magari lei conosce a memoria la relazione del Garante dell'infanzia, magari sa già benissimo tutto quello che dovrà fare in questi cinque anni, non lo metto in dubbio però - ripeto - fare bella figura oggi costava poco e si poteva fare.



PRESIDENTE

Ci sono altri interventi? Per quale motivo, Consigliera Zambaia? Prego.



ZAMBAIA Sara

Consigliere Bertola, forse non mi sono spiegata bene: l'Assessora sta facendo un sopralluogo in una struttura per minori a Nizza Monferrato perché vi erano state delle segnalazioni urgenti. Se non ci fossero state quelle segnalazioni, sarebbe stata presente, anche solo per rispetto nei confronti della Garante.
Se c'è un'emergenza di quel tipo, è meglio dedicarsi all'urgenza considerando che ha già avuto modo di conoscere la Garante e di capire qual è stato il lavoro svolto negli anni del suo mandato. È stata solo una questione di priorità.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Canalis.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Ero d'accordo con il Presidente della IV Commissione, Stecco, che avrei mandato alcune proposte di estensione dell'o.d.g. della Commissione di lunedì per affrontare, insieme all'Assessora Caucino, le linee d'indirizzo del suo mandato.
Propongo, se possibile, di audire in quella sede la Garante, senza ripetere la relazione odierna, ma magari facendola interagire con l'Assessora. Si potrebbe programmare anche per il lunedì successivo, poiché penso sia un'interazione abbastanza corposa.
Pertanto, come abbiamo chiesto prima l'audizione in Commissione del Garante per le persone soggette a restrizione della libertà, propongo di audire in Commissione anche il Garante in presenza dell'Assessore Caucino, così ovviamo a questo impiccio di oggi.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie della richiesta. Penso non ci siano problemi da parte del Presidente Stecco di audire e proseguire l'intervento puntuale anche su quest'argomento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Riva Vercellotti; ne ha facoltà.



RIVA VERCELLOTTI Carlo

Ringrazio la Garante per la sua esposizione, da cui emerge passione e anche esperienza maturata in anni d'impegno e di lavoro sui temi del sociale.
La ringrazio anche per la sua capacità di animare e di coinvolgere il territorio regionale.
Sono contento della sua relazione orale perché sono emersi alcuni spunti che credo il Consiglio regionale potrà utilizzare nel prossimo futuro spunti che invece non avevo trovato nella relazione inviata al Consiglio.
Ho sentito alcune frasi e ho letto alcuni dati che devono portarci a riflettere per il prossimo futuro: in primis, non ho avvertito una grande sinergia e collaborazione con l'Assessorato. E quando ho sentito le parole della Garante che dice "ho lavorato in totale assenza di budget e ho lavorato con ridotte figure umane", ho capito che non vi è stata una grande collaborazione tra l'Assessorato e la figura del Garante, che credo invece, sia fondamentale. Sarà fondamentale per il futuro lavorare con una diversa e migliore collaborazione.
Un altro elemento che tenevo a evidenziare è che vanno benissimo tutte le collaborazioni sul territorio (l'Università, le associazioni, i Comuni, la Città metropolitana), però si vede quanto la mancanza di un livello istituzionale di area vasta sul territorio piemontese abbia creato una situazione per cui su Torino e provincia la collaborazione con la Città metropolitana è stata molto stretta e importante, mentre sul resto del Piemonte, dove le Province erano assenti, si andava alla ricerca di collaborazioni.
Questo situazione deve portarci a meditare per il futuro, affinché il Garante e l'Assessorato abbiano dei riferimenti istituzionali chiari, che non possono essere, di volta in volta, il Comune capoluogo, l'Università l'associazione o altro.
Da ultimo, è importante che l'attività del Garante promuova un'opera di sensibilizzazione sul territorio che porti ad arrivare, per esempio per quello che riguarda le varie "segnalazioni", a coinvolgere tutto il territorio regionale; non posso pensare che il 75% delle segnalazioni pervenute riguardino la Città metropolitana di Torino, mentre in tre anni le province di Asti, di Novara, di Vercelli, di Biella e di Verbania abbiano raccolto solo sette casi segnalati: un milione di abitanti con sette casi in tre anni. C'è qualcosa che evidentemente non va e su questi temi credo sarà importante che il Garante, da un lato, ma anche l'Assessorato promuovano una diversa attenzione per il prossimo futuro.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Stecco; ne ha facoltà.



STECCO Alessandro

Grazie, Presidente.
Un brevissimo intervento. Sicuramente a questo punto direi che tutte e tre le relazioni hanno indotto una richiesta di proseguire la discussione nella Commissione competente. Faccio riferimento ad alcuni dati sui quali bisognerà poi confrontarsi, naturalmente tra quelli emersi, tra quelli portati dalla Consigliera Canalis e tra quelli presenti su un asse portante sul tema, che è il Quaderno 42 del Ministero delle Politiche Sociali, che è uno degli ultimi che ha fatto una seria analisi su tutta l'Italia e sulla Regione Piemonte. L'analisi riporta un tasso di affidi che, rispetto alla media italiana, è maggiore di 2,1 per mille, mentre quello dell'Italia è dell'1,6.
Questi dati, opportunamente portati in Commissione, confrontandosi con i dati espressi dalla relazione del Garante, sicuramente potranno indurre a una discussione su cosa succede effettivamente in Piemonte, ovvero se siamo in linea o se ci sono dei tassi diversi dalla restante media italiana e perché; ci sono sicuramente possibili cause diverse.
Volevo fare solo questa precisazione e sono a disposizione riguardo a tutte e tre le tematiche per portarle progressivamente in una scaletta che concorderemo con l'Ufficio di Presidenza e con i Vicepresidenti Rossi e Cane.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Se non ci sono altri interventi, possiamo ritenere concluso il punto all'o.d.g.
Ringrazio i Garanti e il Difensore Civico della loro pazienza, per indubbiamente la giornata è servita per fare una verifica puntuale sullo stato dell'essere. Abbiamo già visto nel calendario delle Commissioni competenti una serie di eventi per migliorare anche il sistema di garanzie e di difesa dei cittadini.
Concludiamo la giornata, che è stata sicuramente proficua. Ringrazio tutti i Consiglieri e possiamo terminare la sessione consiliare.
Ricordo che domani alle ore 14 è convocata la Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 17.17)



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