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Dettaglio seduta n.8 del 10/09/19 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(I lavori iniziano alle ore 9.32 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 3 presentata da Frediani, inerente a "Salvaguardia dei lavoratori dell'azienda Manitalidea S.p.A."


PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi.
Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione indifferibile e urgente n. 3.
Ricordo che per le interrogazioni indifferibili e urgenti è prevista l'illustrazione di due minuti da parte dell'interrogante e tre minuti per la risposta della Giunta regionale. Non è prevista la replica dell'interrogante.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente; buongiorno, Assessora.
L'interrogazione in oggetto ovviamente è stata depositata prima della pausa estiva, quindi non è perfettamente aggiornata, ed è anche il motivo per cui chiediamo oggi qualche informazione aggiuntiva all'Assessora.
Parliamo dell'azienda Manitalidea. Un'azienda di servizi alle imprese che ha sede a Ivrea e che lavora con appalti pubblici e privati su tutto il territorio nazionale, in particolare nel settore delle pulizie, e che coinvolge circa 5.000 lavoratori su tutto il territorio.
Gli appalti nella provincia di Torino sono principalmente relativi ad aziende come Telecom, Iveco, INPS, INAIL, Guardia di Finanza e molti altri.
Ricordiamo l'ultimo evento anche mediatico un po' più eclatante: il presidio di 150 persone davanti alla Prefettura di Torino, che si è svolto martedì 11 giugno 2019. Tale presidio era stato indetto in seguito alla denuncia di un ritardo di due mesi nei pagamenti degli stipendi.
Ricordiamo, tra l'altro, che il personale impiegato è formato principalmente da donne e, molto spesso, lo stipendio relativo a questo impiego rappresenta l'unica fonte di sostegno economico in famiglia. Si tratta di uno stipendio che, tra l'altro, si aggira su cifre intorno ai 400 700 euro, quindi possiamo anche comprendere la situazione di disagio che queste famiglie vivono. Ovviamente la situazione riguarda anche altre regioni come Liguria e Valle d'Aosta.
Rileviamo anche la presa di posizione molto dura dell'Assessora, che è stata riportata da alcuni media nel mese di luglio, proprio relativa a questa vertenza, quando l'Assessora aveva dichiarato che la Regione avrebbe bloccato tutti i pagamenti all'azienda e avrebbe pagato direttamente i lavoratori che da aprile non ricevono lo stipendio.
Rispetto a questa situazione ci saranno, immagino, degli sviluppi e, se non ci sono, ne prenderemo ovviamente atto oggi. Nell'interrogazione chiediamo inoltre, se la Giunta sia al corrente di quanti siano gli appalti sul territorio piemontese assegnati a Manitalidea; quanti siano i lavoratori coinvolti sul territorio piemontese; se ci sia un'interlocuzione con il Governo, ovviamente tenendo conto del fatto che il Ministero ha appena sostituito il Ministro e quindi si dovranno ancora allacciare i rapporti.
Con la terza domanda chiediamo quali siano gli altri provvedimenti che s'intendono adottare per sostenere anche economicamente i lavoratori che si trovano in situazione d'incertezza economica.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Chiorino per la risposta.



CHIORINO Elena, Assessora al lavoro

Buongiorno. Relativamente alla risposta a quest'interrogazione dico che innanzitutto, in Piemonte abbiamo all'incirca mille lavoratori coinvolti tra committenti pubblici e privati, con un totale di circa 30 committenti di cui 12 sono enti pubblici.
La Consigliera Frediani ricordava il presidio dell'11 giugno, ma l'11 luglio c'è stato uno sciopero davanti alla sede di Manitalidea. In quell'occasione, ho chiesto di incontrare, nella stessa data e nello stesso momento, il presidente dell'azienda. Non fu così nell'immediato, nel senso che mi presentai, ma ad accogliermi e ad accogliere anche i tecnici e i funzionari della Regione trovammo due dipendenti di Manitalidea, che evidentemente nulla potevano della situazione, ma anzi erano vittime, come gli altri lavoratori, fuori a protestare.
Rettifico leggermente la presa di posizione all'uscita da quel mancato incontro. All'epoca un giornale riportò che la Regione avrebbe imposto, ma in realtà la Regione non ha il potere di imporre ad altri enti pubblici una tipologia di pagamento piuttosto che un'altra. Abbiamo fatto un'altra cosa: abbiamo verificato se la Regione avesse degli appalti diretti con Manitalidea, perché, in quel caso, ovviamente, la Regione avrebbe attuato immediatamente di suo la modalità del pagamento in surroga. Dopodich abbiamo ricercato tutti gli Enti pubblici piemontesi coinvolti e in data 29 luglio abbiamo scritto a tutti: INPS (Direzione regionale del Piemonte)



INAIL Piemonte, Agenzia delle entrate di Torino, Tribunale di Asti

Tribunale di Biella, Tribunale di Vercelli, Motorizzazione Civile di Biella, Comune di Biella, Comune di Collegno, ITC di Torino, Turismo Torino e Provincia. A questi enti abbiamo scritto chiedendo di attuare il pagamento in surroga, allegando la normativa che prevede questa modalità. A oggi abbiamo notizia del Comune di Biella, che ha attivato le procedure scrivendo a Manitalidea e chiedendo all'azienda di avere gli IBAN dei dipendenti, per attuare il pagamento in surroga.
Indicativamente, medesima azione è stata attuata da parte di INPS, che per poi, dopo una serie d'incontri, con una missiva ha dato quindici giorni di tempo a Manitalidea, precisando che se entro tale termine i dipendenti non fossero stati pagati, sarebbero state attuata la surroga. Pare che man mano Manitalidea abbia pagato, quindi una vera e propria surroga da parte di INPS non è stata attivata.
Dopo l'ultimo incontro del 30 luglio al Ministero, la CGIL, dopo quello che ho chiesto con la lettera del 29 luglio inviata anche al Ministero dello Sviluppo Economico e al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali scrive testualmente: "Il problema fondamentale è il credito che Manitalidea dice di vantare con tutta la Pubblica Amministrazione, a partire dal MIUR ma che vede una miriade di enti pubblici con tanti Ministeri compresi".
Io scrissi al MISE chiedendo al medesimo di intervenire immediatamente anche presso gli altri Ministeri perché, in totale, i Ministeri devono a Manitalidea indicativamente 17 milioni di euro. Se poi fosse libertà del MISE pagare direttamente Manitalidea o, meglio ancora, da parte dei Ministeri pagare in surroga i dipendenti, gran parte della delicatissima questione sarebbe stata già risolta. Dal MISE non abbiamo avuto risposta in questi termini e nemmeno sollecitazioni, di conseguenza non ci è stato detto se sono stati sollecitati tutti i Ministeri. Risolleciterò il MISE perché su questa partita ritengo che, a oggi, la Regione Piemonte abbia fatto una prima azione importante.
È assolutamente inaccettabile che i lavoratori vengano trattati come delle banche: se ci sono dei problemi di flussi di cassa, questi non possono poi essere addebitati alle tasche dei lavoratori, ma vanno risolti diversamente. Gli enti pubblici, Ministeri compresi, hanno il dovere anche morale di intervenire per primi, prima ancora di convocare un tavolo di crisi. Questi pagamenti, da parte dei Ministeri, devono essere sbloccati e sbloccati velocemente. Su questo continuerò a insistere e a denunciare perché i Ministeri devono 17 milioni di euro che ai lavoratori. Questa è la verità vera: tutti quanti stanno consentendo che i lavoratori vengano utilizzati come delle banche, ma per la Regione Piemonte è inaccettabile.
Su questo l'Assessorato, nella figura della sottoscritta, continuerà a insistere.
Dopodiché, se strada facendo ci saranno altri interventi da mettere in campo, sicuramente la posizione della Regione Piemonte sarà quella di essere assolutamente al fianco dei lavoratori, come già abbiamo dimostrato in diverse azioni.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 19 presentata da Valle, inerente a "La Regione intervenga a favore del progetto della stazione di Porta Canavese - Monferrato" (risposta scritta)


PRESIDENTE

In assenza dell'interrogante, Consigliere Valle, all'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 19, inerente a "La Regione intervenga a favore del progetto della stazione Porta Canavese - Monferrato", verrà fornita risposta scritta.
Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 9.42 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



(La seduta inizia alle ore 10.03)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come ci stava dicendo informalmente, nelle ultime ore sono state aggiunte alcune riassunzioni. Non vedo una nostra richiesta di riassunzione e poich lei ha detto poc'anzi che basta comunicarle affinché venissero attratte chiedo se è possibile aggiungere alle riassunzioni un provvedimento sulla riduzione dell'orario di lavoro. Glielo rimando, poiché non lo vedo nella documentazione relativa alle riassunzioni che ci avete appena inviato.



PRESIDENTE

A memoria, ricordo che era presente. La proposta di legge n. 315 è nell'elenco, perché ricordo il titolo. Sono in ordine di numero, comunque verifichiamo. Nell'elenco della Presidenza è presente.



GRIMALDI Marco

Ci può dire quali sono state aggiunte ieri?



PRESIDENTE

Quando esamineremo il punto all'o.d.g. relativo alle riassunzioni sicuramente. Non è un problema.
L'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo Tronzano.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 30 luglio 2019 e dell'1 ottobre 2019.


Argomento:

d) Ricevimento delegazione Fridays for Future


PRESIDENTE

Informo, inoltre, che oggi, alle ore 13 presso la sala Viglione (primo piano), sarà ricevuta una delegazione, di rappresentanti del Fridays for Future, il movimento giovanile fondato da Greta Thunberg, per la lotta contro i cambiamenti climatici.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i processi verbali del 9 luglio 2019.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

Informo che, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge regionale 14 ottobre 2014, n. 15, "Disposizioni in materia di nuove composizioni dei Collegi sindacali delle Aziende Sanitarie Regionali. Modifiche alla legge regionale 24 gennaio 1995 n. 10 (Ordinamento, organizzazione e funzionamento delle Aziende Sanitarie Regionali)", il Consiglio regionale deve procedere all'individuazione di un componente, con funzioni di Presidente, del Collegio Sindacale dell'Azienda Sanitaria Locale di Biella ai fini della successiva designazione da parte della Giunta.
L'elenco dei candidati idonei alla designazione a componente del Collegio sindacale di Azienda Sanitaria avente validità triennale è stato approvato dalla Commissione consultiva per le nomine e pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte n. 44, supplemento 1, del 31 ottobre 2018 e messo a disposizione dei Consiglieri tramite pubblicazione sul supporto alla seduta d'aula.
Ai sensi dell'articolo 74, comma 2, dello Statuto occorre procedere alla votazione a scrutinio segreto, previo appello nominale.
Nomino, pertanto, scrutatori i Consiglieri Bertola e Gavazza.
Prego tutti i Consiglieri di indicare sulla scheda di votazione sia il nome sia il cognome, per evitare malintesi in caso di omonimie.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Presidente, chiedo se ci sono indicazioni da parte della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Preioni.



PREIONI Alberto

Presidente, questa non è una votazione che prevede indicazioni precise da parte della maggioranza o della minoranza. C'è un elenco e noi abbiamo una nostra preferenza; non è il segreto di Pulcinella, però non è un'indicazione da parte della maggioranza.



PRESIDENTE

Grazie.
Nomino scrutatori i Consiglieri Mosca e Gavazza.
Prego il Consigliere Segretario Bertola di procedere all'appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Bertola effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione è terminata.
Sono stati effettuati due appelli nominali.
Si proceda allo spoglio delle schede.
Comunico che provvederò alla proclamazione degli eletti nel corso della seduta, non appena concluse le operazioni di spoglio.


Argomento:

Riassunzione progetti di legge (ai sensi dell'articolo 92 del Regolamento)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto 4) all'o.d.g., inerente a "Riassunzione progetti di legge (ai sensi dell'articolo 92 del Regolamento)".
Come già richiesto dal Consigliere Grimaldi, le proposte di legge in proposta di riassunzione sono le seguenti: . proposta di legge n. 201 di Gancia e Benvenuto, inerente a "Misure a sostegno della libertà di impresa, del lavoro ed incentivi per la competitività" depositata il 14 marzo 2016 . proposta n. 246 di Gancia e Benvenuto, inerente a "Modifiche della l.r. n. 4 del 24/2/2016 'Interventi di prevenzione e contrasto della violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza e alle loro figlie", presentata il 19 aprile 2017 . proposta n. 277 di Benvenuto, inerente a "Modifiche alla l.r. n. 3 del 17/2/2010 e norme in materia di edilizia sociale" presentata il 5 ottobre 2017 . proposta n. 28 di Marrone, inerente a "Norme e criteri per la programmazione, gestione e controllo dei servizi consultoriali" presentata il 25 luglio 2014 . proposta n. 29 di Marrone e altri, inerente a "Riconoscimento e promozione delle comunità giovanili" presentata il 25 luglio 2014.
Se non vi sono richieste di interventi, passiamo alla votazione.
Comunico che il numero legale è 26.
La parola alla Consigliera Biletta.



BILETTA Alessandra Hilda Francesca

Grazie, Presidente.
Volevo sapere come procediamo nella votazione: se facciamo un blocco unico o se ne votiamo una per volta.
Grazie.



PRESIDENTE

La norma prevede che votiamo la prima e, se tutti sono d'accordo, si dà la stessa votazione per tutte le altre, altrimenti si votano singolarmente.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Anche solo per beneficio della stampa, le riassunzioni non sono atti di per sé politici e, quindi, come minoranza, nella scorsa Conferenza di Capigruppo abbiamo espresso la volontà di riassumere tutti i testi. D'altra parte, più di venti sono nostri e quindi non c'è nessuna necessità, per quanto ci riguarda, di discuterne una per una, anche perché riteniamo un dovere d'ufficio questa votazione. Pertanto, chiediamo di votarle tutte insieme anche per non dare strani intendimenti, visto che non c'è un giudizio positivo o negativo a seconda dei file.
Il qui pro quo di prima è legato al fatto che stamattina non c'erano i testi del centrodestra; per noi è anche un bene che, finalmente, ci siano atti anche di questa maggioranza, visto che in questi tre mesi non ne avevamo visto nessuno.



PRESIDENTE

Grazie, collega Grimaldi.
La parola al Consigliere Preioni.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
Più che sulla modalità di voto vorrei esprimere, a nome del Gruppo della Lega, la piena disponibilità di votare compatti tutte le riassunzioni perché è un atto tecnico, per eliminare anche la burocrazia, perché volendo la legge può essere ripresentata il giorno dopo, quindi ci sembra stupido negare questa possibilità.
Noi abbiamo fatto una cernita delle nostre più calzanti e meno politiche com'è naturale al nostro ruolo, che in passato era d'opposizione e quindi c'erano alcune modifiche che magari erano più politiche. Oggi, che abbiamo un ruolo di maggioranza, abbiamo scelto quelle più calzanti, quelle realizzabili, eliminando quelle che erano più vecchie, quelle che sono state superate dagli eventi e, quindi, non possiamo che essere favorevoli a questo esercizio di semplificazione normativa.



PRESIDENTE

Grazie, collega Preioni.
Indìco la votazione palese sulla riassunzione della proposta di legge n.
28.
Il Consiglio approva.
Vista l'intesa, si possono considerare riassunte le proposte di legge n.
29, 38, 43, 45, 46, 47, 73, 74, 93, 94, 96, 98, 127, 154, 201, 204, 223 224, 231, 246, 277, 281, 284, 291, 295, 312, 315, 322, 350, 359, 364 e 367.
Le riassunzioni sono state tutte approvate.


Argomento: Difensore civico

Relazione annuale del Difensore Civico (ai sensi dell'articolo 8 della l.r. 50/1981)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della Relazione annuale del Difensore Civico, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Invito l'avvocato Augusto Fierro a entrare in aula. Un attimo di pazienza.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.31, riprende alle ore 10.34)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Interrompiamo formalmente i lavori per dare spazio alla relazione del Difensore Civico della Regione Piemonte. La seduta sarà riaperta per il relativo dibattito.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 10.34)



(I lavori proseguono con lo svolgimento della Relazione annuale del Difensore Civico)



PRESIDENTE

La parola all'avvocato Fierro.



FIERRO Augusto, Difensore Civico

Buongiorno a tutti. Un saluto sia ai Consiglieri che conosco già sia a quelli nuovi. Mi è stato chiesto di contenere l'intervento in venti minuti e, per questa ragione, segnalo che con riferimento alla maggior parte dei temi trattati nella relazione annuale sono obbligato a fare rinvio ai contenuti del testo che vi è già stato trasmesso e che, se volete, potrete comunque richiedermi nella versione stampata (chi come me non riesce a leggere per tanto tempo a video, forse preferisce leggere il cartaceo). Nel caso, è a disposizione.
Per l'esposizione di oggi ho scelto di concentrare l'attenzione su due argomenti che mi sembrano di particolare rilevanza. Il primo argomento riguarda il tema delle criticità nella presa in carico degli anziani non autosufficienti rispetto alla normativa regolamentare regionale e delle raccomandazioni per l'adeguamento della normativa regionale alle disposizioni contenute nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del gennaio 2017, cioè il decreto che ha aggiornato i livelli essenziali di assistenza.
Per quale ragione questo è il primo argomento che mi avvio a trattare, sia pure in estrema sintesi, in continuità, peraltro, con la scelta che avevo già fatto l'anno scorso? Perché richiamare la vostra attenzione su questo tema e non su altri di non minore importanza che sono trattati nella Relazione annuale? Non soltanto perché vi sono motivi legati al costante e progressivo aumento delle segnalazioni e dei reclami pervenuti all'ufficio del Difensore Civico sul tema, non solo perché occorre doverosamente riferire in ordine alle attività che questo Difensore Civico già svolgeva ma che, ancora di più, ha svolto in adempimento ai nuovi compiti o ai compiti rinnovati - forse è meglio esprimersi così - che gli sono stati affidati con la legge regionale 17 dicembre 2018 (la legge c.d. omnibus) che ha riconosciuto al Difensore Civico regionale il compito di garante della salute, in adempimento alla previsione della legge Gelli che, a livello nazionale, prevedeva che per le Regioni fosse consentito affidare questo compito. (la legge nazionale sulla materia non poteva imporre che venisse affidato dalle Regioni al Difensore Civico il compito di garante della salute e, per questa ragione, si è limitata a facoltizzarle).
Quindi non solo perché questo è un nuovo compito e occorre sottolinearlo e neppure per una sensibilità personale. Forse penserete che, avendo il Difensore Civico i capelli grigi, possa essere particolarmente attento alle questioni degli anziani, ma non sono queste le ragioni.
La ragione fondamentale è che occorre sollecitare, e credo sia doveroso da parte mia, la vostra attenzione su quella che è stata definita con efficacia, in un articolo uscito su Il Sole 24 Ore qualche giorno fa a firma del giornalista Alberto Orioli, l'emergenza ignorata. Già oggi scrive Orioli, in Italia sono quattro milioni le famiglie con un parente a carico non autonomo e, come sapete, il Piemonte, nelle statistiche percentuali, è tra le più alte per quanto riguarda l'invecchiamento della popolazione. Quella degli anziani non autosufficienti è un'emergenza destinata a crescere, anche perché, purtroppo, la medicina fa conquiste straordinarie, ma sul mostro dell'Alzheimer non è ancora riuscita a trovare una risposta che sia in grado di debellarlo.
Il tema dell'invecchiamento della popolazione delinea enormi problemi nella spesa pubblica e credo comporti una necessità di riesame della politica economica, delle scelte di politica economica che voi siete chiamati ad affrontare. Uno dei temi di competenza del Consiglio regionale, anzi il principale, è, come ben sapete, il tema della sanità. Non trascurando peraltro, anche problemi che riguardano la dimensione etica, che derivano da quale possa essere l'individuazione delle modalità assistenziali più idonee per risolvere o, almeno, fronteggiare questa emergenza. Mi riferisco soprattutto al problema del progressivo sviluppo della residenzialità.
Siete a conoscenza di quante siano le nuove RSA che stanno aprendo in Piemonte a scapito dell'assistenza domiciliare, che è un'alternativa di estrema importanza per il benessere, fin quando è possibile, delle persone anziane. La recessione demografica, così la definisce l'ISTAT, se non è affrontata con riforme strutturali, rischia - io ne sono testimone per quello che è il lavoro dell'ufficio del Difensore Civico in questi anni di avere impatti destabilizzanti sul nostro sistema pubblico. Questa è la ragione per cui mi permetto di sottolinearne l'importanza.
Quali sono, quindi, i rilievi formulati dal Difensore Civico in tema di criticità nella presa in carico degli anziani non autosufficienti che sono esposti nella relazione e che qui sono costretto soltanto a sintetizzare pregandovi di leggere poi con calma tutto il contenuto della relazione? Innanzitutto il tema della discrasia, innegabile, fra le previsioni della normativa nazionale, le previsioni dei LEA, e quanto, invece, prevede il susseguirsi, il giustapporsi della normativa regionale sul tema.
Stiamo parlando di condizioni d'inabilità o disabilità conseguenti a patologie cronico-degenerative che necessitano quindi di prestazioni socio sanitarie a elevata integrazione sanitaria, così si esprime il decreto legislativo del 1992; prestazioni che "sono caratterizzate da particolare rilevanza terapeutica e intensità della componente sanitaria" e che "sono assicurate dalle aziende sanitarie comprese nei livelli essenziali di assistenza".
I livelli essenziali di assistenza, come riformulati da ultimo nel gennaio 2017, prevedono la garanzia da parte del Servizio Sanitario Nazionale della presa in carico della persona ed una valutazione multidimensionale dei bisogni di quella persona sotto il profilo clinico, funzionale e sociale.
L'articolo 30 dei nuovi LEA - sul punto cercherò di essere più sintetico possibile, perché mi rendo conto che, nell'ambito di un'esposizione orale l'eccesso di riferimenti normativi può distrarre l'ascoltatore - distingue fra "trattamenti estensivi di cura e recupero funzionale a persone non autosufficienti" e "trattamenti di lungoassistenza, recupero e mantenimento funzionale".
Per i primi - poi vi dirò di una recentissima sentenza del Consiglio di Stato che interviene sul punto - è prevista quella regola per cui di norma il trattamento estensivo non supera i 60 giorni. Infatti, il trattamento estensivo nasce nell'idea del legislatore come una risposta alle acuzie.
Invece il trattamento di lungoassistenza è quello somministrato, per intenderci, nelle RSA.
Nella normativa nazionale non è prevista una cesura tra il trattamento estensivo e quello di lungoassistenza. Nel sistema delineato negli anni dalla Regione Piemonte invece questa cesura si è radicata, spezzando quel principio di continuità assistenziale che la legge nazionale impone.
Nella nostra Regione era stato disciplinato, con una delibera del 2004, un percorso di continuità per anziani ultrasessantacinquenni che prevedeva, al termine di un periodo di ricovero di 60 giorni, ove necessario, un percorso che si articolava in cure domiciliari, in semiresidenzialità o in residenzialità: un primo approccio alla "long term care", così viene definita oggi, cioè alla cura della cronicità.
A contraddire quell'approccio - lo ricordo perché è particolarmente rilevante - fu per la prima volta una delibera di Giunta regionale del 2012, formulata allo scopo di disegnare un nuovo modello di assistenza residenziale e semiresidenziale, perché nel frattempo si era verificato il fenomeno del "ritardo nella presa in carico e delle liste d'attesa" per l'ingresso nella residenzialità.
Questa delibera fu oggetto di censure avanti il giudice amministrativo e il TAR Piemonte emanò un'ordinanza in sede cautelare che la sospendeva.
Con successiva delibera del 2013, tuttora vigente, intitolata "Modalità di presa in carico della persona anziana non autosufficiente da parte della Rete regionale dei servizi sociosanitari", si prescrivevano alle ASL indicazione di carattere organizzativo volte a migliorare le modalità di presa in carico. Questa delibera precisava: "Si prevede una griglia temporale per l'accesso appropriato alle prestazioni di assistenza residenziale".
Definizione, questa della griglia temporale, che realizzava un vero e proprio artificio lessicale: non è così, è esattamente il contrario. Si è prevista infatti la coartazione di un diritto soggettivo pieno disciplinato dalla legge nazionale, trasformandolo in un qualcosa di elastico e di rinviabile.
Quella delibera, infatti, intervenne prevedendo criteri di differibilità ed è stata, negli anni oggetto delle censure più svariate. Ne ricordo una in particolare, che segnalo per la sua importanza, perché quando le censure provengono da sentenze della magistratura, rivestono anche un peso economico per gli enti pubblici che vengono condannati (in questo caso una ASL). E siccome il Difensore Civico si deve preoccupare del buon andamento della Pubblica Amministrazione anche sotto il profilo dell'economicità, si allarma doverosamente per i contenuti di una decisione, come quella citata e si domanda se non sia doveroso prevenirne altre dello stesso tenore.
In quella sentenza si dice che la normativa regionale risulta congegnata in modo tale da svilire oltremodo la rilevanza della componente sanitaria a favore di quella sociale (questo per quanto riguarda il tema dell'accesso alle liste di attesa per entrare nelle RSA), perché non consente mai al paziente che non gode di un molto basso punteggio sociale di fruire della prestazione che dovrebbe essere universalmente a spese delle ASL nella misura del 50%. In questo modo, il sistema finisce per alimentare un vero e proprio circolo vizioso, perché non si garantisce il ricovero agli anziani che non versano in una situazione di criticità sociale, per cui costoro sono indotti a provvedere in toto privatamente ai propri bisogni rinunciando al diritto previsto nella normativa nazionale che stabilisce sia posto a carico del servizio sanitario il 50% di quella prestazione di residenzialità.
Nonostante queste evidenti carenze, fino a oggi la delibera del 2013 non è stata modificata. Quali sono le conseguenze negative che questo Difensore Civico ha evidenziato non solo in questa relazione, ma anche in quelle precedenti? Innanzitutto, un'ingravescente e permanente conflittualità tra le famiglie degli anziani rispetto ai quali viene posticipato l'ingresso in RSA, che si esprime nelle opposizioni alle dimissioni dalle strutture in cui sono ricoverati, le quali realizzano un vero e proprio ricorso gerarchico nei confronti delle ASL; tali opposizioni testimoniano di una sempre più rilevante difficoltà economica delle famiglie nel fronteggiare, anche dal punto di vista economico, le patologie croniche dei propri cari. E rinviare di mesi, se non di anni, la presa in carico degli anziani affetti da patologie croniche e non auto sufficienti non è evidentemente una soluzione al problema, è solo un pesante aggravio per la collettività.
Colgo l'occasione derivante dalla presenza del professor Salizzoni, che è seduto di fianco a me, per ribadire che se la nostra sanità è eccellente si tratta di communis opinio - per quanto riguarda la cura delle acuzie (con punte di eccellenza assoluta come quella realizzata dal professor Salizzoni nel corso della sua vita professionale), vi è invece un ritardo per quanto riguarda il trattamento della cronicità. Per la verità, non succede soltanto da noi, ma in tutta Europa. Ma questa non può essere una consolazione.
Non possiamo comunque far finta che il problema non esista e mettere la testa sotto la sabbia; soprattutto non lo potete fare voi, che siete chiamati ad una responsabilità politica e, soprattutto, di politica economica nel momento in cui siete chiamati ad amministrare la sanità pubblica;il mio invito è a non lasciare da sole le persone affette da gravi patologie croniche ed i loro familiari.
Dunque la prima criticità: che vi sottopongo è quella che si coglie nella numerosità di queste opposizioni, che esprimono una lesione ai valori della coesione sociale, una lesione che andrebbe invece evitata.
La seconda criticità deriva dalla permanente inadempienza da parte dei Direttori generali delle ASL, sui quali incomberebbe, ai sensi del decreto legislativo 502/92, il dovere (non la facoltà) di pronunziarsi in ordine all'opposizione alle dimissioni, nel termine di 15 giorni dal ricevimento dell'opposizione, sentito il Direttore sanitario (così dice la legge).
Una tale pronuncia, viene costantemente omessa, molto probabilmente in conseguenza della complessità delle molteplici patologie croniche che affliggono gli anziani non autosufficienti. Nella maggior parte dei casi tale natura complessa suggerisce infatti, o quantomeno non esclude l'opportunità di un ricovero anche quando le criticità del paziente risultino più dal punto di vista assistenziale che sanitario.
Conoscete tutti le dimensioni rilevanti del fenomeno della medicina difensiva (il discorso sarebbe lunghissimo): ed è probabilmente in esso che possono rintracciarsi le ragioni delle omesse pronunce: non posso però non sottolineare come tali omissioni realizzino uno strappo rilevante al principio di legalità.



PRESIDENTE

Le chiedo se può avviarsi alla conclusione.
Grazie.



FIERRO Augusto, Difensore Civico

Certo; evidentemente ho fatto male i conti sulla durata della esposizione e chiedo scusa.
Su questo punto, m'interessa citare, perché è importante, una recentissima sentenza del Consiglio di Stato (del marzo) che dice proprio questo: quando la legge parla di 60 giorni per il trattamento estensivo specifica che "di norma" si tratta di 60 giorni", con ciò lasciando spazio alle opportune rivalutazioni. Allora, si parva licet componere magnis, mi permetto di riferire che questo è lo stesso ragionamento che il Difensore Civico ha fatto e ripetuto costantemente ai Direttori delle ASL, indicando che, in presenza di opposizione alle dimissioni ciascuna posizione va rivalutata.
Ogni paziente è infatti un caso a sé e quando vi è opposizione alle dimissioni vanno rivalutate le condizioni del paziente dal punto di vista sanitario.
Il terzo profilo negativo (e mi avvio alla conclusione) è che, dal punto di vista dell'economicità dell'investimento per la sanità pubblica, vi è una risposta mal formulata, nel senso che gli anziani il cui ingresso nelle RSA si è ritardato, finiscono per riempire i dipartimenti di urgenza degli ospedali, che dovrebbero, invece, essere destinati ad altro scopo. Poich un trattamento in ospedale costa tre volte, se non quattro, la spesa della RSA, anche sotto il profilo della economicità la scelta operata nel 2013 e mai più modificata non può che essere censurata.
Sul punto, e concludo, con la legge che ha affidato a questo Difensore Civico i compiti di garante della salute, è stato previsto un controllo da parte del Difensore Civico (il Consiglio regionale l'ha varata nel dicembre 2018) sull'efficienza/qualità del servizio sanitario piemontese, quindi non un controllo formale, ma sostanziale. Quello che chiedo, alla ripartenza della nuova Assemblea, e non tanto per ragioni di cortesia istituzionale, è che quando il Difensore Civico - che ben può sbagliare, anzi sicuramente spesso sbaglia nelle sue valutazioni, perché non è infallibile, espone una problematica e formula una raccomandazione, gli si risponda. Se non gli si risponde, si rende infatti del tutto irrilevante la sua funzione, la si delegittima (così avrebbe detto una volta il buon Caselli, con riferimento all'attività della Magistratura). Si parva licet componere magnis, lo ribadisco.
Invoco il buon senso e osservo che se il Consiglio regionale investe dei soldi per mantenere un ufficio di garanzia come è quello del Difensore Civico, occorre che con questo ufficio ci sia un confronto effettivo, che si dimostri di averlo ascoltato. Quando non si possono accogliere le raccomandazioni del Difensore Civico perché sono sbagliate oppure perch quello che propone il Difensore Civico, per ragioni economiche, non si pu fare, ritengo sia comunque doveroso rispondergli, motivando, e dunque indicando le ragioni per cui si respingono le sue proposte.
Mi fermo qui e auguro a tutti voi buon lavoro per la legislatura.



PRESIDENTE

La ringrazio.
Riprendiamo i lavori in sessione ordinaria.



(La seduta riprende alle ore 11.01)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Se non ci sono interventi, procediamo con la successiva relazione, fino al compimento delle tre relazioni e del dibattito, se si vuole intervenire.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Presidente, intervengo sul metodo: credo sia corretto da parte sua consentire una relazione alla volta e quindi aprire il dibattito a partire dalla prima. Ovviamente, noi siamo disponibili a intervenire dopo l'intervento della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Preioni.



PREIONI Alberto

Presidente, si tratta di relazioni che noi ascoltiamo e che riguardano anche una passata legislatura. Noi saremo attenti ad ascoltare le ulteriori relazioni e poi daremo il nostro apporto, però abbiamo ben poco da eccepire dal punto di vista politico. Sono tematiche di buonsenso, affrontate dal Difensore Civico, dalla Garante dell'infanzia e dal Garante dei detenuti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Presidente, come componente di quest'Aula sono mortificato. È una mortificazione istituzionale rispetto a una relazione appena svolta dal Difensore Civico della Regione Piemonte. La maggioranza ne prende atto? Ma si discute di una relazione! E cosa fa, prende atto anche della relazione della Garante dell'infanzia e del Garante dei detenuti? Dove sono gli Assessori? Stiamo parlando di argomenti che riguardano i piemontesi! Non si prende atto né da un punto di vista istituzionale né da un punto di vista politico. Lo dico ai piemontesi attraverso i signori e le signore giornaliste qui presenti: siamo di fronte a un passaggio istituzionale inedito per questa Regione, perché non esiste che non si discute su una relazione significativa di 25 minuti di contenuti.
A nome del mio Gruppo e, se posso permettermi, della coalizione di centrosinistra, voglio fare i complimenti per la relazione e per gli argomenti trattati. Noi siamo anche pronti a entrare nel merito e faccio rilevare che siamo noi a prendere atto del comportamento della maggioranza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marin; ne ha facoltà.



MARIN Valter

Ho ascoltato la relazione dell'avvocato Augusto Fierro e mi pare che sia una relazione che costati una situazione di rapporti tra il Difensore Civico e l'Amministrazione regionale. Credo che sia una relazione che ha evidenziato, lo ricordo bene, disattenzione da parte della Regione, perch ha fatto un passaggio, dicendo "la Regione si deve interrogare, siccome costa molto l'ufficio del Difensore Civico", e ha evidenziato che si sente inascoltato. Credo che sia una relazione riguardante una serie di anni di lavoro e presumo che non possa essere rivolto a questo Consiglio regionale che praticamente si insedia adesso.
Innanzitutto, la sua analisi riguarda il problema delle persone anziane distinguendo che la Regione Piemonte non è in sintonia con la legge nazionale, cui chiede di fatto una continuità assistenziale su problematiche di Alzheimer e altre malattie di demenza. Questo Consiglio regionale deve porre, in primis, un'attenzione dal punto di vista del proprio bilancio, per vedere, alla luce di quanto lui ha confermato, se le risorse si ritengano sufficienti, perché mi pare di aver capito che effettivamente non si è nella condizione di dare questa continuità.
Credo sia significativo il fatto, come lui ha evidenziato, che, all'interno dei pronto soccorso degli ospedali ci sono molti anziani che ricorrono all'ospedale perché non si trovano a poter accedere alle RSA. Questa è una problematica che dobbiamo porci tutti noi Consiglieri. Pertanto, credo che effettivamente, con quanto lui ha evidenziato, abbia "tirato le orecchie" a quanto avvenuto finora, e che chieda l'attenzione di questo Consiglio nel correggere qualche questione.
Inoltre, ha fatto un passaggio che riguarda il fatto di essere veramente ascoltato da questo Consiglio. La IV Commissione in questo senso farà sicuramente tesoro della sua relazione. Nell'arco di 60-90 giorni, una volta presa coscienza, non solo in termini di quanto lei ci ha relazionato ma anche in termini di dati effettivi e di consistenza, credo che sia doveroso ascoltarla in Commissione, quindi con un pochino più di attenzione rispetto a un po' di disattenzione che c'è stata, dal momento che alcuni la stavano ascoltando e altri no. Credo che con il suo aiuto e con la buona volontà della maggioranza, ma credo dell'intero Consiglio, si possano apportare quei correttivi che migliorino il rapporto tra il Difensore Civico e il Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Intanto dico al Consigliere Ravetti di non essere così severo nei confronti della maggioranza. D'altra parte, il loro leader è inciampato nella sua tracotanza e quindi è giusto che il Gruppo di maggioranza relativa, che aveva già pochissime idee, taccia un po' e mediti sulle cose che ha detto.
Anche perché se poi le azioni sono quelle di copiare e incollare le cose sbagliate dal Veneto o dal Friuli, è meglio tacere.
Credo che abbia ragione il Consigliere Ravetti su un punto, cioè sul fatto che il Garante non è che fa una fotografia della legislatura; fa una fotografia del presente e, come fanno in tutta Europa gli ombudsman - che sono una figura che, purtroppo, in Italia esiste poco in termini anche culturali - prova a fare quello che dovrebbero fare le istituzioni con una rete diversa di ascolto verso quelli che sono dei piccoli e grandi soprusi e che spesso utilizzano l'intermediazione della politica per risolverli, ma che in tutta Europa giustamente sono fatti da soggetti terzi.
Oggi il professor Fierro, secondo me com'è già successo nelle relazioni precedenti, ha messo al centro un tema che, tra l'altro, è anche una proposta di lavoro di legislatura, cioè la vicenda delle non autosufficienze, che più volte ci ha visto anche scontrarci proprio sul tema di che cos'è inguaribile e che cos'è incurabile. Proprio da questi banchi abbiamo spesso contestato alcune maglie rigide, anche dei patti della salute e anche nella discussione dei nuovi LEA, e il fatto che inguaribile non vuol dire incurabile. E la gran parte della discussione che abbiamo avuto in questi anni e che continua a essere sotto traccia - quella che la gran parte del lavoro di assistenza è spesso scaricato sulle donne e su famiglie che si impoveriscono - diventa quel non detto della sanità pubblica, che spesso diventa sociale, che spesso diventa la necessità dei Comuni di trovare cofinanziamento. Credo che sarà una delle frontiere del futuro.
Se ci pensate, negli 11 anni della crisi, quello che è successo davvero dal 2008 a oggi, è che il Sistema Sanitario Nazionale ha comunque retto. Si possono guardare le statistiche e anche il lavoro molto importante che il professor Costa ci ha fatto vedere relativamente allo studio di questi anni, la progressione del sistema sanitario e l'impoverimento della popolazione. Dicevo che il sistema sanitario ha retto e due sono i grandi luoghi dove, di fatto, le disuguaglianze sono aumentate: uno è il tema delle cure dentarie, le cui spese da sempre sono considerate fuori dal Sistema Sanitario Nazionale; l'altro è il tema degli anziani non autosufficienti, perché davanti a una popolazione che invecchia, quella vicenda spesso è scaricata addosso solo alle famiglie che se lo possono permettere, che spesso devono scegliere se mantenere un'eredità o no, se mantenere una proprietà o no.
Credo, e lo dico al Presidente, che se mettiamo da parte per un momento il ricorso alla polemica, l'oggetto è chiaro. Quando vi chiediamo di avere presenti almeno gli Assessori alla sanità e alle politiche sociali è perch questo è un elemento di confronto col Governo e con l'Europa stessa. Noi dobbiamo capire se quelle spese sono sanitarie. Noi lo pensiamo e l'abbiamo detto una volta usciti dal Tavolo Massicci.
Una volta usciti dal piano di rientro abbiamo detto: rientriamo in questa discussione per mettere nelle spese sanitarie quello che è un pezzo di assistenza agli anziani in termini di assegni di cura. Ve lo ricordo e lo dico al collega Preioni, è un ultimo atto che abbiamo votato e, tra l'altro, in un bilancio per la prima volta gli assegni di cura sono anche fuori dal sistema torinese. Per la gran parte della discussione in questi anni, anche in questo Consiglio regionale, i Consiglieri che venivano da fuori Torino dicevano di smontare il sistema torinese, perché gli assegni di cura erano un atto che andava contro il tema delle residenzialità dell'istituzionalizzazione di alcuni percorsi. Finalmente siamo riusciti a ribaltare questa discussione, cioè gli assegni di cura possono diventare un oggetto vero anche per gli altri territori del Piemonte.
Se voi accetterete questa sfida, che c'è già nel bilancio pluriennale, nel quale ci sono dei primi consistenti posizionamenti di risorse su quello che è stato valutato fino all'anno prima (un extra LEA), cioè tutto quello che sono le non autosufficienze, da questa parte dei banchi delle minoranze avrete il voto positivo a ogni emendamento che rafforzerà quegli assegni di cura. Ma soprattutto avrete tutto il nostro impegno se, come ci chiedeva il Garante, avrete voglia, con il Governo nazionale e con l'Europa, di ripensare a questo tema gigantesco, che è il tema dell'autonomia degli anziani, che entra dentro al tema delle non autosufficienze in tanti risvolti che, come vedrete, incontreremo in questa legislatura.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Prima di tutto, ringrazio il Difensore Civico per la sua relazione e rilevo quanto sia difficile relazionare in un'aula che, anche forse per la conformazione fisica, diventa un territorio un po' ostile nel momento in cui si vogliono approfondire temi che richiederebbero diversi spazi e anche diversi tempi, sicuramente, perché nella relazione si sono affrontati a malapena i primi due punti, ma sappiamo che ce ne sono molti altri che rappresentano un lavoro svolto con grande dedizione in questo anno e un lavoro che dev'essere sicuramente utile a tutti noi in vista di quella che sarà la nostra attività dei prossimi cinque anni e poi, ovviamente, per chi verrà dopo, anche dei successivi.
Al di fuori della polemica, mi unisco a quanti abbiano sottolineato l'assenza degli Assessori, perché credo che sia proprio in questi momenti che si debba mantenere alta l'attenzione e garantire una presenza che innanzitutto, possa rappresentare la volontà di ascolto e di correzione dell'attività politica; nel momento in cui il Difensore Civico individua una precisa delibera, ad esempio, e indica che nel 2013 s'è fatta una delibera che rappresenta a tutt'oggi un problema e chiede quindi una correzione di questo atto, io credo che l'Assessore dovrebbe perlomeno recepire questa indicazione e ascoltare quali siano le conseguenze dell'applicazione di questa norma.
Ci sono ovviamente altri temi che non si è avuto modo di trattare.
Chiaramente, il tema della salute, che è una delle funzioni assegnate al Difensore Civico, ma un tema predominante, tra l'altro, è il tema degli anziani: un tema trattato più volte nelle scorse legislature e a tutt'oggi non si è ancora riusciti a fronteggiarlo con la dovuta efficacia.
Tuttavia, non dimentichiamo che i temi affrontati dal Difensore Civico sono molti e molti incidono pesantemente sulla vita dei cittadini piemontesi.
Cito soltanto, perché riportato nella lunghissima relazione (più di 200 pagine), che ovviamente non poteva essere trattata tutta in questi venti minuti, il tema della trasparenza, della partecipazione, perché i cittadini si rivolgono al Difensore Civico nel momento in cui hanno difficoltà a interagire con le pubbliche amministrazioni, quindi anche il Consiglio regionale dovrebbe analizzare a fondo quali siano le problematiche che i cittadini incontrano nell'interagire con l'ente regionale.
Richiamo ancora il tema importantissimo delle pari opportunità, delle discriminazioni e quindi del contrasto alle discriminazioni ma soprattutto, il tema della parità di genere, che mi sembra sia una questione che interessa direttamente questo Consiglio e che abbiamo rilevato fin dal primo insediamento: la carenza di presenza femminile in quest'Assemblea. Insomma, sono tutte questioni che dovrebbero essere affrontate con maggiore attenzione.
Io non dico che il fatto di essere o no presenti in Aula oggi, in questo momento, sia direttamente proporzionale all'attenzione sia questa nuova Giunta andrà a mettere nell'affrontare questi temi, però sicuramente sarebbe stato un primo e importante segnale essere perlomeno presenti alla prima relazione del Difensore Civico, così come dei Garanti che parleranno poi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola al Consigliere Magliano.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Mi unisco ai ringraziamenti per il lavoro svolto e per la relazione fatta dal Difensore Civico. Certo è che, mi pare, quello che abbiamo sentito in quest'Aula dovrebbe non solo essere oggetto di una presa d'atto, e lo dico alla maggioranza, ma vi propongo da subito di dare la possibilità al Difensore Civico di venire in IV Commissione, ad esempio, a raccontare nel merito e non solo per venti minuti di che cosa oggettivamente questa Regione ha bisogno nel rapporto con i cittadini.
Ho ascoltato con attenzione le parole del Consigliere Marin e se è vero che c'è questo problema del rapporto tra cittadini e Regione e la fotografia che fa il Difensore Civico è quel tipo di fotografia, noi dobbiamo ripartire da lì, dobbiamo ripartire indipendentemente da maggioranza e opposizione da un rapporto diverso con i cittadini, anche perché (questo lo riprendo rispetto a ciò che dissi il giorno dell'insediamento) noi possiamo occuparci di territorio, di cultura, di promozione del turismo, possiamo occuparci del presente, ma il dato demografico che ci aspetta nel 2030 è un dato che trattiamo oggi, o affrontiamo oggi: o proviamo oggi a trovare delle soluzioni, anche alla luce di quello che abbiamo sentito, oppure tra 15 anni non sarà più possibile intervenire e cercare di compensare la differenza che c'è tra una famiglia che tiene una persona anziana o con disabilità a casa e una famiglia che invece la mette in RSA.
Pertanto, più che prendere atto, invece, chiederei la cortesia istituzionale al nostro Difensore Civico di venire in Commissione a patto che in Commissione ci sanno almeno i due Assessori che abbiano voglia di ascoltare, che magari leggeranno con attenzione, oggi pomeriggio, la relazione del Difensore Civico, per capire esattamente come un lavoro come questo possa rendere più forti i vostri cinque anni di governo, perch questo è il vero dato: capire cosa non ha funzionato, se qualcosa non ha funzionato e fare in modo che questo non accada più sui temi che richiamava anche la Consigliera Frediani, ma a mio giudizio i grandi temi come quello della salute, delle politiche socio-assistenziali, di come sosteniamo la fatica e il disagio.
Grimaldi ha ragione: oggi, non guariamo più le persone dalle malattie, ma le curiamo per anni. Persone che qualche decennio fa avrebbero avuto un'aspettativa di vita molto più breve, oggi ce l'hanno molto più lunga fortunatamente, ma rappresentano un costo, da una parte, ma soprattutto a mio giudizio, invece, una nuova modalità con la quale guardiamo questo tipo di disabilità, perché oggi grazie allo sviluppo della tecnologie e della medicina, fortunatamente - lo dico come paradosso - abbiamo più persone che, invecchiando, diventano persone con disabilità.
Che contesto mettiamo attorno a loro? Lasciamo sole le famiglie? Sosteniamo le famiglie? Facciamo delle misure d'intervento affinché le persone possano non sentirsi diverse in base al ceto, in base al reddito? Questo lo dico anche da amministratore locale, perché ultimamente anche i Comuni iniziano a prendere in considerazione misure importanti: dammi l'eredità, dammi la casa che hai in proprietà e riesco a garantirti un certo tipo di permanenza dentro a una RSA.
Concludendo, chiedo alla maggioranza e al Presidente della IV Commissione di chiedere la possibilità di un'audizione del Difensore Civico, affinch questa relazione diventi uno degli assi strategici con il quale andiamo a ripensare. Dobbiamo ripensare sulla carta o in modo accademico un sistema importante, che è la sfida del futuro, a come gestire la disabilità e a come gestire la sanità non solo della nostra Regione, ma anche del nostro Paese, ma dobbiamo farlo partendo dai dati di realtà.
Mi pare che lavoro svolto possa essere non solo un lavoro di cui prendiamo atto, ma un grande contributo a far sì che la distanza tra Regione e cittadini si accorci invece che allungarsi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Magliano.
La parola al Consigliere Preioni.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
Sicuramente, questa maggioranza - lo dico da azionista di maggioranza di questa nuova maggioranza - sarà al fianco del Difensore Civico. Abbiamo sentito che probabilmente nella precedente legislatura non è stato così ascoltato. Da parte nostra, massima disponibilità di riceverlo, di averlo e di avere le sue relazioni in Commissione.
Faccio presente che però oggi sono presenti l'Assessore Protopapa l'Assessore Marnati, l'Assessore Ricca e l'Assessora Caucino, quindi una buona componente della Giunta è presente ad ascoltare; faccio presente che il Gruppo della Lega è unito e compatto, ci parliamo, ci relazioniamo facciamo le riunioni di Gruppo.
Naturalmente e banalmente, cari colleghi, dovreste sapere che gli Assessori sono oberati d'impegni, d'incontri e d'iniziative, quindi non possono essere presenti a ogni Consiglio regionale. Per l'amor di Dio, cercano di fare il meglio possibile, però c'è una buona elemento della Giunta che, al di là delle singole deleghe, mi sembra essere rappresentata in maniera dignitosa ed essere qui ad ascoltare in maniera costruttiva.
Abbiamo parlato di sanità. La nuova maggioranza, con la Lega, non ha nessun problema di dire a quest'Aula cosa pensa della nuova sanità, cosa pensa di queste tematiche, perché noi le idee le abbiamo ben chiare. Sicuramente sappiamo benissimo che andiamo incontro a un invecchiamento della popolazione e, quindi, abbiamo una popolazione che ha delle cronicità nelle malattie. Sicuramente sarà fondamentale sviluppare il tema della telemedicina, ma abbiamo la fortuna di avere le nuove tecnologie che emergono e che ci possono aiutare.
Per quanto riguarda i malati cronici e il fatto che la sanità vada sempre meno verso la presenza in ospedale e sempre più verso la cura nelle proprie abitazioni, anche per venire incontro a ragioni di natura emotiva soprattutto in popolazioni anziane, sicuramente l'implementazione verso la telemedicina (sistemi di monitoraggio, azioni da casa) anche con l'aiuto del CSI e degli enti che abbiamo a disposizione è sicuramente fondamentale.
L'altro tema che non nascondo e che, come rimarcano alcuni di voi, avrà forte criticità, ma noi ci crediamo e l'Assessore alla sanità l'ha ripetuto più volte, è l'implementazione del convenzionato pubblico-privato in Piemonte. Il sistema piemontese conta il 3% per il privato, il sistema lombardo è al 30% e il sistema Veneto è al 12%. Probabilmente il sistema lombardo è andato anche oltre, ma dobbiamo cercare di implementare questa percentuale di convenzionato pubblico-privato per avere il controllo pubblico, perché la sanità pubblica è universale ed è un bene in cui noi crediamo, ma serve anche l'efficienza pubblica. Sappiamo benissimo che nel bilancio regionale, e di questa Regione in particolare, la sanità pesa tantissimo. Qui parliamo di otto-nove miliardi e mezzo di spesa solo di sanità. Ricordo che una sanità efficiente libera anche risorse per tutto il resto. Sarà una nostra azione che ha già manifestato l'Assessore Icardi che avrà sicuramente la Lega al suo fianco.
Tra le norme e le proposte di legge della precedente legislatura abbiamo ripresentato quelle che vanno a implementare la creazione di un fondo per quei ragazzi sfortunati che restano orfani a causa di femminicidi e quindi di delitti efferati. Pensiamo che questo fondo vada implementato per le spese di natura psicologica e psichiatrica perché, naturalmente, questi ragazzi soffrono di disturbi gravi avendo vissuto in prima persona situazioni tragiche. Questa è un'altra azione che con la legge che ripresentiamo vogliamo implementare, quindi con un aiuto a quelle famiglie che si fanno carico di ragazzi orfani a seguito di femminicidi, una piaga di questo Paese.
Sulle case popolari sapete benissimo qual è la linea della Lega e qual è la linea che perseguiremo, copiando anche una buona legge di una Regione che non governiamo noi, la Regione Toscana. Dal nostro punto di vista, andremo a rivedere la normativa e andremo a premiare la residenzialità. È essenziale che, prima di altri, abbia diritto alla casa popolare chi è residente per più anni sul territorio, perché vuol dire che ha dato di più a quel territorio, vuol dire che ha pagato più tasse, vuol dire che i suoi avi hanno lavorato per quel territorio. Noi lavoreremo per avere sempre meno immigrati e sempre più italiani nelle case popolari. Ci sembra un sistema di equità sociale, perché pensiamo che chi ha contribuito, con i suoi avi, a rendere grande questo Paese, se ha un momento di difficoltà dal nostro punto di vista di buonsenso, abbia diritto più di altri ad accedere a servizi e alle case popolari.
Naturalmente dovremmo trovare il sistema normativo per cui chi possiede altre proprietà non deve inserirsi nel sistema delle case popolari, per cui chi ha la possibilità di risiedere altrove risiederà altrove e chi ha la possibilità di vendere altrove, deve vendere altrove. È naturale che il sistema delle case popolari è fatto per chi la casa non ce l'ha e non per chi la casa ce l'ha in un altro Paese o per chi affitta. Il sistema delle case popolari è per chi la casa non ce l'ha e noi riteniamo che in primis vengano i cittadini italiani.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Avetta; ne ha facoltà.



AVETTA Alberto

Grazie, Presidente.
Grazie all'avvocato Fierro per il lavoro che ha svolto e per aver sviluppato una relazione molto articolata, come si è sentito anche dagli interventi che mi hanno preceduto, che fornisce un quadro completo dell'articolazione e anche della complessità di una macchina regionale che svolge ogni giorno il proprio lavoro al servizio dei piemontesi.
La relazione, per ovvie ragioni, si è molto concentrata su argomenti che sono molto incidenti sulla vita quotidiana dei piemontesi, in particolare sui temi sanitari e socio-assistenziali, com'è stato ampiamente riconosciuto anche da parte dei colleghi. È evidente che ci sono degli indicatori che non vanno sottovalutati, quindi prendiamo la parte positiva di questa relazione. Questa relazione ci mette a disposizione degli indicatori e sarebbe sciocco, da parte nostra, sottovalutarli. Tra questi indicatori, è stato più volte detto, certamente l'indicatore dell'invecchiamento della popolazione riguarda, in particolare, il Piemonte, ma non solo. Eurostat ci fornisce un dato su cui, forse, qualche riflessione in più la dovremmo iniziare a fare. Oggi il 20% dei cittadini europei è over 65, supera i 65 anni. Eurostat prevede, e con un'approssimazione che vedremo e auguro a tutti noi di essere presenti per confermare quel dato, che nel 2080 gli over 80 saranno il doppio di quelli di oggi, arriveremo al 13% della popolazione europea.
Credo sia utile utilizzare questi dati e queste previsioni, che dobbiamo tenere bene a mente anche quando adottiamo degli atti normativi che incidono sul tema dalla sanità e sul tema del socio-assistenziale. La sfida che attende il Governo regionale e questa Regione è evidente: come mettere in equilibrio la tenuta dei conti e la tenuta della spesa con esigenze che vanno via via aumentando e implementandosi per i nostri cittadini.
La relazione ha toccato tanti argomenti, io mi soffermerò brevemente sulla parte che la relazione ha dedicato agli Enti locali. C'è un segnale in questa relazione, anche condivisibile, un accento su un principio molto interessante, anche dal punto di vista tecnico e istituzionale, che è quello della leale collaborazione. Questo principio è stato descritto dal Difensore Civico come quella dinamica relazionale che informa tutto il nostro sistema dei rapporti, in particolare dei rapporti tra le istituzioni ai vari livelli. Ed è evidente che questo principio è stato utilizzato al Difensore Civico per colmare delle lacune legislative e istituzionali con le quali in questi anni noi ci siamo confrontati; mi riferisco in particolare a tutti coloro che hanno svolto, e che svolgono, ruoli di amministrazioni locali.
Le leggi del 2009 e del 2014, come tutti gli amministratori locali sanno hanno impoverito questo sistema di tutela, nel senso che hanno rimosso la rete territoriale di difensori civici locali, quindi è in qualche modo confortante leggere in questa relazione che il Difensore Civico regionale con tutti i limiti del suo ruolo, è riuscito, attraverso il principio di leale collaborazione, a sopperire un po' a questa lacuna.
Teniamo conto - anche qui vale lo stesso discorso che ho fatto prima per le questioni assistenziali e per le questioni sanitarie - che se andiamo a individuare tutti gli esempi contenuti in questa relazione e che riguardano l'universo delle autonomie locali, sono esempi che i cittadini e le associazioni dei cittadini portano all'attenzione del Difensore Civico e che riguardano le loro esigenze di vita quotidiana in rapporto con la pubblica amministrazione. È evidente che anche in questo caso, in qualche modo prevedibile, molte questioni sollevate e portate all'attenzione del Difensore Civico riguardano la viabilità, riguardano tematiche che coinvolgono direttamente i cittadini. Ci dobbiamo chiedere, ed è un ulteriore indicatore che ci impone un'attenzione, quali azioni possiamo mettere in campo, di qui ai prossimi cinque anni, per ridurre quel gap che il Difensore Civico evidenzia nella sua relazione.
È evidente che nell'ultimo quinquennio abbiamo assistito a una disarticolazione del sistema istituzionale, che certamente ha contribuito ad aumentare quella domanda dei cittadini. Banalmente, la riforma delle Province e le rivisitazioni istituzionali che, dal punto di vista amministrativo, abbiamo in qualche modo subito in questi anni, insieme all'affaticamento dei conti pubblici della rete degli amministratori locali, ci hanno certamente messo nelle condizioni di rispondere in modo meno efficace alle esigenze e alle istanze legittime dei nostri cittadini.
C'è un ulteriore tema molto caro agli amministratori locali: molto spesso quelle lacune anche di carattere amministrativo e legislativo sono state sopperite dalla funzione dei segretari comunali, altra funzione che per le amministrazioni pubbliche, in particolare per i Comuni piccoli e medi e per i Comuni molto piccoli, magari localizzati in zone montane disagiate, sta venendo meno, perché i numeri della disponibilità dei segretari comunali sono decisamente ridotti, altra funzione alla quale, in qualche modo, la difesa civica ha tentato e tenta di sopperire. Mi avvio alla conclusione.
Siamo all'inizio di una legislatura regionale, per cui nel dibattito politico tiene banco un tema centrale, che immagino caratterizzerà, per come è stato impostato da questa maggioranza, i cinque anni di governo. Mi riferisco, evidentemente, alle opportunità che offre il terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione. Chi è parte delle autonomie locali non può che salutare con favore l'attenzione rispetto al rafforzamento di un'autonomia dei poteri regionali. Ma credo sia necessario ribadire - e fra le righe di questa relazione questo accento e questa intuizione la rileviamo - il principio per cui il rafforzamento dell'autonomia regionale non può equivalere all'instaurazione di una forma di neocentralismo regionale più grave e accentuata, che andrebbe a detrimento proprio di quell'autonomia locale che invece tutti noi ci proponiamo di implementare di difendere e di tutelare.
E allora va salvaguardata l'applicazione rigorosa del principio di sussidiarietà, sia nei confronti dei poteri locali, sia nei confronti delle espressioni civiche della sussidiarietà orizzontale. In altre parole, noi pensiamo a un'autonomia che sia rivolta alla semplificazione del rapporto con la comunità amministrata e con i suoi principali attori di rappresentanza, che sono i sindaci e gli amministratori locali. Quando ragioniamo di questo, facciamo molta attenzione - ci abbiamo già ragionato e ci ragioneremo ancora in I Commissione e nelle altre costituende Commissioni - al rischio di confusione percepita da parte dei nostri amministratori locali, che sono i primi interlocutori di quell'argomento confusione che poi si riverbera nei servizi e nell'efficacia dall'azione amministrativa nei confronti dei nostri cittadini, che quindi si rivolgono al Difensore Civico per veder tutelati i propri diritti.
Dobbiamo tenere conto di questa situazione e cercare di interrompere un circolo che, a maggior ragione se interveniamo sul modello istituzionale può ulteriormente aggravare la già difficile situazione dal punto di vista della confusione percepita.
I vantaggi che vogliamo ottenere attraverso quella riforma istituzionale devono poter essere, a mio avviso, misurati sia in termini di semplificazione amministrativa (molto spesso ci riempiamo la bocca con il termine "semplificazione", poi dobbiamo declinarla nel rapporto con i cittadini, in particolare con le loro espressioni, soprattutto con le imprese), sia nella tutela della protezione dei beni comuni e dei servizi della rete pubblica locale.
Credo che le considerazioni, i suggerimenti e l'opportunità che ci offre questa articolata e approfondita relazione siano tantissimi. Sarebbe intelligente da parte nostra tenere conto di questi indicatori, e tenerli bene a mente quando affrontiamo il tema della riforma istituzionale complessiva dei rapporti tra la Regione e i propri cittadini e il territorio, o dei rapporti tra la Regione e lo Stato, come nelle azioni concrete e quotidiane.
Credo che il suggerimento avanzato da alcuni colleghi di affrontare tema per tema anche in Commissione le singole questioni sia corretto e possa davvero partire anche da un sempre maggior coinvolgimento delle istituzioni e degli uffici come quello del Difensore Civico, che rappresentano delle "antenne" sul territorio. Sarebbe un peccato - peraltro, sarebbe anche non intelligente, da parte nostra, sia in maggioranza sia in opposizione - non tenere conto della rendicontazione che queste antenne sul territorio svolgono quotidianamente.



PRESIDENTE

In nome di tutto l'Ufficio di Presidenza ringrazio il Difensore Civico dottor Fierro, e mi scuso per le ristrettezze delle tempistiche della sua relazione.
Penso che ci siano le condizioni, viste anche le considerazioni e le valutazioni che sono state espresse fino adesso da tutti i Consiglieri, per proseguire la relazione ed entrare nello specifico nella Commissione consiliare competente (IV Commissione) dopo le previe valutazioni della Commissione stessa, presieduta dal Presidente Stecco.
La ringrazio da parte di tutti.
Dichiaro quindi esaurito il punto all'o.d.g.


Argomento: Nomine

Nomine - Proclamazione degli eletti


PRESIDENTE

Relativamente al punto 3) all'o.d.g., che reca "Nomine", in base allo scrutinio effettuato, possiamo procedere alla proclamazione degli eletti delle seguenti nomine: Proposta di deliberazione n. 9 "Azienda Sanitaria Locale di Biella (articolo 1, comma 2, l.r. 15/2014) - Collegio Sindacale - Individuazione di 1 componente con funzione di Presidente" Proclamo designato, quale componente, con funzioni di Presidente, del Collegio sindacale dell'Azienda Sanitaria Locale di Biella, il signor Mello Rella Gabriele.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Ordine pubblico e sicurezza

Relazione annuale del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale (ai sensi dell'articolo 6 della l.r. 28/2009)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della Relazione annuale del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, ai sensi dell'articolo 6 della legge regionale 28/2009, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Invito il dottor Bruno Mellano a entrare in aula.
Interrompiamo formalmente i lavori per dare spazio alla relazione del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Piemonte.
La seduta sarà riaperta per il relativo dibattito.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 11.42)



(I lavori proseguono con lo svolgimento della Relazione annuale del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale)



PRESIDENTE

La parola al dottor Mellano.



MELLANO Bruno, Garante regionale delle persone sottoposte a misure

restrittive della libertà personale Grazie Presidente; grazie, colleghi e cortesi Assessori.
Questa è la quinta relazione che mi accingo a proporre al Consiglio regionale.
La legge istitutiva del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione è la n. 28 del 2 dicembre 2009, che ha avuto però la sua prima attuazione con la mia designazione a Garante in questo Consiglio regionale il 16 aprile 2014, con nomina ancora in capo al Presidente Cota il 12 maggio 2014. Ci tengo a precisarlo, perch era la fase finale di una lunga e dibattuta fase proprio nella valutazione sulla necessità e l'opportunità per questo Consiglio di dotarsi del "Garante delle persone detenute", così come, in sintesi, anch'io finisco per chiamare l'Ufficio del Garante.
Come ha detto bene il Presidente Allasia e come ho voluto richiamare nella precisione, si tratta di una competenza molto più ampia e con argomenti molto più vari.
Il quadro istituzionale in cui ho potuto lavorare in questi anni ha visto diffondersi a livello territoriale e nazionale la figura del Garante dei detenuti. Come non perdo occasione di dire, la Regione Piemonte è l'unica Regione in Italia che, per ogni città sede di carcere (sono dodici le città sedi di carcere per le 13 carceri del Piemonte), ha provveduto a istituire e a nominare un proprio Garante comunale, permettendo in modo davvero preziosissimo un'attività dell'Ufficio del Garante regionale in rete con i Garanti comunali, per poter essere presente e attivo su ogni sede e su ogni territorio.
Nel frattempo, nel 2016 è stata data attuazione a una norma nazionale che introduceva, a seguito di una serie di accordi internazionali sia in campo ONU, sia in campo di Consiglio d'Europa, l'organismo nazionale del Garante.
Questa è la rete di azione in cui ho potuto lavorare, in stretta sinergia con i Garanti comunali e in stretta sinergia con il Garante nazionale.
Non per piaggeria, ma davvero per dovere di correttezza e riconoscimento del ruolo, voglio qui elencare i Garanti comunali che quotidianamente permettono all'ufficio del Garante regionale di essere il più adeguato possibile alle tante istanze che arrivano dal territorio e dalle istituzioni: Don Dino Campiotti, Garante di Novara; Sonia Caronni, Garante di Biella; Bruna Chiotti, Garante di Saluzzo; Rosanna De Giovanni, Garante di Fossano; Paola Ferlauto, Garante di Asti; Roswhita Flaibani, Garante di Vercelli; Monica Cristina Gallo, Garante di Torino; Silvia Magistrini Garante di Verbania; Paola Perinetto, Garante di Ivrea; Alessandro Prandi Garante di Alba; Marco Revelli, Garante di Alessandria; Mario Tretola Garante di Cuneo.
Sono essenzialmente dei volontari, che intervengono grazie a una norma introdotta nell'ordinamento penitenziale, che permette ai Garanti comunque denominati di entrare in carcere senza autorizzazione e senza preventiva comunicazione, per effettuare visite ispettive e colloqui riservati e personali con i detenuti.
In questo quadro, ho potuto lavorare su un campo di attività che sottolineo ancora - non riguardano solamente le questioni del carcere.
Nelle 13 carceri piemontesi abbiamo, a oggi (dati di oggi), oltre 4.700 detenuti; un numero consistente, che sta risalendo negli ultimi dieci anni a un termine di allarme e preoccupazione. Nel 2010, quando si è raggiunta la punta massima, erano 5.000 nelle carceri piemontesi, ma l'esecuzione penale, per fortuna (lo voglio segnalare e rilevare con molta forza), in questi anni si è molto spostata anche fuori dal carcere.
L'esecuzione penale in carcere è una parte dell'esecuzione penale: varie norme già esistenti nell'ordinamento e implementate negli ultimi anni permettono, per reati meno gravi o per valutazioni d'individuale non pericolosità sociale nell'ambito di un range di pene possibili: l'esecuzione penale esterna, con l'affidamento ai servizi, la messa alla prova, gli arresti domiciliari, che, in questo quadro, sono diventati addirittura una pena più pesante rispetto all'esecuzione penale interna al carcere, perché in molti casi c'è una difficoltà anche familiare, oltre che sociale, nel gestire la problematica dell'esecuzione penale domiciliare.
Questo per segnalare che, a fronte dei 4.700 detenuti oggi presenti nelle 13 carceri del Piemonte, abbiamo 8.850 persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale: persone in esecuzione penale monitorate e seguite, per come è possibile (lo dico davvero in modo chiaro e netto) dall'Ufficio Esecuzione Penale Esterna; un Ufficio che è stato in parte implementato e in parte ristrutturato, che fa sempre riferimento al Ministero di Grazia e Giustizia, ma che per funzionare e per poter operare ha bisogno di una rete territoriale e sociale molto forte, che permetta la presa in carico e lo sviluppo di percorsi individuali di recupero e reinserimento.
Pertanto, la prima area è l'esecuzione penale. La seconda area di cui la legge e il combinato disposto delle norme chiede al Garante di occuparsi è l'area della sicurezza, quindi l'area legata alle celle di sicurezza, a quegli spazi dove, in termini temporali brevi, le persone vengono portate in attesa di un fermo per un arresto o per l'identificazione per motivi di sicurezza.
Su questo, come Garante, sono riuscito semplicemente a compiere delle visite, concordate con il Ministero dell'Interno e con la Polizia, per vedere i locali di svolgimento del fermo e della contenzione temporale breve, prevista nelle celle di sicurezza.
Il terzo punto, che ha un campo d'azione molto ampio e molto profondo e che ha sicuramente molto interessato anche i Consiglieri regionali, è quello del controllo delle immigrazioni.
Il Piemonte ha sul territorio di Torino il più importante centro di permanenza per il rimpatrio; quello che era il CIE (Centro Identificazione ed Espulsione), quello che prima era il CPT (il Centro Permanente Territoriale), corso Brunelleschi, situazione di cui i giornali, i Consiglieri e i Deputati si sono occupati molto in questa fase anche a causa delle gravi situazioni di violenza e rivolta, di condizioni di permanenza veramente molto difficile, anche per chi (lo dico sempre per quanto riguarda gli agenti di polizia penitenziaria, ma lo dico anche in questo caso) nel CPR è chiamato a lavorare e deve lavorare.
Il quarto punto, come area d'interesse, è l'area sanitaria. Ovviamente, c'è un ruolo importante per quanto riguarda la sanità penitenziaria, ma non solo questo, in un rapporto che dobbiamo costruire e ampliare con il Difensore Civico regionale, cioè tutta la questione, che lui ha affrontato con grande maestria e capacità, del TSO (il trattamento sanitario obbligatorio). Su questo, c'è un progetto nazionale con il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, con il quale abbiamo già avuto un incontro in questa sede insieme all'avvocato Fierro per capire come poter intervenire e tutelare anche in quella fase le persone sottoposte a misure restrittive.
In prevalenza, le attività messe in campo in quest' anno hanno riguardato il carcere, ovviamente, ma anche, come dicevo, l'esecuzione penale esterna il CPR in modo crescente e problematico e, infine, le REMS, le strutture nate nel processo di abolizione degli ospedali psichiatrici giudiziari che hanno creato strutture sanitarie per il contenimento, la cura e il percorso di riabilitazione di persone che hanno compiuto un reato, ma riconosciute non procedibili, perché riconosciute non capaci di intendere e volere.
Al momento, parlando di carcere, i dati nazionali segnalano che nelle 189 carceri italiane abbiamo superato 60.800 persone detenute, con una capienza regolamentare (secondo le statistiche ufficiali del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria) di 50.500 detenuti. Lo segnalo, perch i dati ufficiali del DAP (del Ministero) non sono sempre facilmente leggibili, anzi a volte pongono problemi di errore e di non corretta interpretazione: nelle statistiche ufficiali non sono segnalate le chiusure temporanee di parti d'istituti (forse in qualche nota non facilmente ritrovabile sui siti e sulle tabelle ufficiali). Questo fa sì che noi a quei 50.500 posti dobbiamo toglierne altri 3.700, portando quindi una capacità di accoglienza nelle carceri di 47.000 posti per 66.800 detenuti.
Una media di sovraffollamento del 129%.
La stessa dinamica si ripropone sulle carceri piemontesi (lo dicevo prima): 4.700 detenuti per una capienza regolamentare di 3.971 posti, cui bisogna togliere alcune strutture come il carcere di Alba, assolutamente emblematico in questo, poiché è chiuso ormai da tre anni nel suo corpo principale dove è aperta solo una piccola parte (una palazzina). Nei dati ufficiali, però, la capienza viene indicata come capienza piena.
La stessa cosa si ripete nel carcere di Cuneo, dove un intero padiglione è chiuso da dieci anni in attesa o in procinto di un restauro, che non è avviato e non è operativo. Abbiamo, anche lì, 140 posti di differenza fra la capienza regolamentare delle statistiche ufficiali e la vera capacità di accoglienza del carcere.
La stessa situazione si sta verificando nel carcere di Vercelli, dove finalmente, a seguito anche di una serie d'interventi e segnalazioni, è intervenuta l'ASL per chiedere un immediato intervento di restauro del corpo principale del carcere, adeguandosi a un percorso di restauro progressivo delle sezioni, che sono chiuse a scaglioni successivi, per permettere di fare delle manutenzioni straordinarie a carcere aperto, direi quasi a cuore aperto, per procedere in un restauro assolutamente necessario.
La criticità logistica e strutturale delle carceri piemontesi è la maggiore criticità; l'abbiamo sempre segnalato, l'ho sempre segnalato e l'abbiamo fatto anche con un dossier pubblico presentato al Dipartimento, al Ministero e al Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria proprio anche in una chiave di sollecito, di spinta e di richiesta anche di opinione pubblica per intervenire e per permettere, ripeto, condizioni di vivibilità, ma anche di operatività per i funzionari, per le direzioni e per gli agenti. Manutenzione straordinaria che in questo caso stiamo seguendo direttamente e ho voluto riportare nella relazione come caso emblematico quello di Alba.
È molto lunga la vicenda di Alba e non ho tempo di raccontarla qui, ma è davvero significativa, perché è una delle ultime carceri costruite nel Piemonte e che ha avuto un intervento di chiusura, a mio giudizio assolutamente necessario, quando a un certo punto sono finiti in ospedale non solo detenuti, ma anche agenti, a seguito di una epidemia di legionellosi, che era insidiata nelle tubature marce dell'istituto. Con l'unico problema che le tubature sono infognate nel cemento, quindi non è stato facile né agevole persino fare un progetto di recupero e di ripristino.
Il caso è emblematico, perché il Garante comunale e anche - e lo voglio dire non solo perché è presente in questa sala adesso come Consigliere l'ex Sindaco di Alba erano stati molto attivi, così come l'ex parlamentare europeo di Alba (adesso Presidente della Regione) per incidere su una situazione che diventava tragica, se non fosse poco, perché si trattava di un balletto di cifre su quanti soldi dovevano servire, quando doveva partire il progetto, chi lo doveva fare, se Roma o Torino. Siamo in una fase in cui il progetto è stato approvato, i soldi sono stati stanziati, ma se si tarda ancora - e su questo chiedo davvero l'attenzione anche dei Consiglieri del territorio - si rischia che quel budget (peraltro significativo) di quattro milioni e mezzo di euro per ripristinare la parte progettuale messa in campo non siano del tutto sufficienti per salvare una struttura che, nel frattempo, è chiusa da cinque anni, quindi c'è il rischio di una peggiore degenerazione della sistemazione.
Il ruolo che ho voluto giocare in questi anni - quest' anno in particolare e davvero questo anno è stato un momento anche di raccolta di una serie di proposte, di spinte e di suggerimenti che avevo messo in campo - è un approccio collaborativo sia con le istituzioni dell'amministrazione penitenziaria sia in modo specifico, come previsto dalla legge, con gli organismi della Regione Piemonte, i vari Assessorati con cui ho collaborato, in particolare sulla sanità penitenziaria, sulla formazione sul lavoro, sull'istruzione e sull'inclusione sociale.
Voglio ricordare, perché è un compito molto delicato e problematico ma dal mio punto di vista anche molto importante, che la Regione Piemonte con l'Assessorato alla sanità ha istituito, sulla base di una previsione della legge nazionale di riforma della sanità penitenziaria, un tavolo interistituzionale per monitorare la sanità penitenziaria. Nel 2016 è stata fatta la delibera regionale n. 26, che ha dato il quadro normativo e il quadro organizzativo della sanità penitenziaria e ha chiesto alle ASL di competenza di adeguarsi sui criteri, sui requisiti e sui servizi da fornire. Sono stato chiamato, come Garante dei detenuti, a coordinare proprio il Tavolo di monitoraggio che abbiamo iniziato con dei questionari semestrali sull'andamento dell'implementazione della delibera regionale che è molto ampia e che presuppone che le ASL, a fronte di riconoscimenti specifici di contributi in denaro, adeguino il servizio offerto nelle carceri del Piemonte.
Stessa cosa è successa all'inizio di quest' anno quando, a seguito di un lungo percorso nazionale e regionale di messa in campo di nuovi strumenti più adeguati e più efficaci di prevenzione del rischio suicidiario e autolesionistico in carcere - che è uno dei problemi, forse anche il più eclatante, ma uno dei problemi dell'amministrazione penitenziaria e della comunità penitenziaria - è stato chiesto a me come Garante di presiedere e di coordinare questo organismo di monitoraggio dell'implementazione delle previsioni che sono state messe nero su bianco, con due delibere della Regione Piemonte, nella fase finale della scorsa legislatura, sia sulla comunità penitenziaria per adulti sia sulla comunità penitenziaria per minori.
Una storica presenza è quella della Regione Piemonte sul campo della formazione. E su questo non ho potuto fare altro che tentare di agevolare e magari di suggerire interventi innovativi e di nuovi canali di formazione specifica, ma la Regione Piemonte è da sempre una delle Regioni virtuose su questo terreno. È un lavoro molto importante e sono contento di poterlo sottolineare, perché il Consiglio regionale e la Giunta ne sono gli artefici, mentre io ho solo collaborato e magari, in qualche caso, spinto o suggerito che occorreva giungere a una conclusione dei percorsi.
Il tema è quello sul lavoro in carcere, sul lavoro come elemento trattamentale, ma anche come elemento di dinamiche positive di vita dentro alle strutture penitenziarie.
Con l'inizio di ottobre, andrà sicuramente a regime la delibera che ha istituito uno sportello lavoro dentro ciascun carcere del Piemonte. È un progetto unico in Italia, c'erano solo delle esperienze a Milano città e a Bologna città. La Regione ha deciso di puntare su un progetto uniforme su tutta la Regione nelle 13 carceri con uno sportello di politiche attive del lavoro e di presa in carico anche nel monitoraggio delle competenze e dei percorsi individuali di inserimento, che può essere in modo sperimentale ma davvero in modo significativo perché omogeneo in tutta la regione, uno strumento nuovo che può far cambiare, in parte, la vita delle carceri e soprattutto incidere su quel bubbone caratteristico dell'esecuzione penale nel nostro Paese, che è quello della recidiva, dell'altissimo tasso della recidiva.
In questo quadro s'inseriscono anche altri provvedimenti, quello storico dei cantieri di lavoro, quello dei buoni servizio lavoro, quello dei tavoli territoriali per il lavoro, che dovranno a livello territoriale fare sintesi e sinergia fra questi strumenti e altri interventi, come quello previsto in modo innovativo dalla Cassa delle ammende. È uno strumento dell'epoca fascista, ma rimasto nel nostro ordinamento e significativamente mirato alla popolazione detenuta e ai familiari, che ha avuto una nuova riorganizzazione e che ha avuto una significativa indicazione e impulso nell'utilizzare, a fini di recupero e reinserimento, i soldi che in quel caso, per fortuna, ci sono, perché sono i soldi delle ammende, delle sanzioni pecuniarie che finiscono in questo fondo dedicato alla popolazione detenuta.
Infine, i lavori di pubblica utilità come lavori gratuiti, volontari e in contatto diretto con i territori e con i Comuni per poter inserire elementi di prova, di sperimentazione di lavoro all'interno di un percorso individuale.
Sono passati già venti minuti e devo assolutamente andare a una breve sintesi finale.
Volevo segnalare, e credo che sia d'interesse generale, come l'esecuzione penale necessariamente si suddivide in vari circuiti penitenziari, alcuni formalizzati, altri meno. Abbiamo una popolazione detenuta nel Piemonte che si sta caratterizzando in modo specifico con una forte presenza di detenuti in alta sicurezza: sono detenuti AS3, che vuol dire persone che hanno avuto un passato di affiliazione camorrista, 'ndranghetista o mafiosa che sono usciti da quel percorso, magari uscendo già da un percorso di carcere ancora più duro, e sono comunque attenzionati in un regime speciale. Questa popolazione per molti motivi sta crescendo e sta crescendo in particolare nelle carceri piemontesi, dove peraltro abbiamo anche due significative realtà, quella di Cuneo e quella di Novara, dove è presente il 41 bis, il carcere duro per definizione.
Voglio segnalare che in Piemonte abbiamo due strutture penitenziarie che accolgono le donne, Torino e Vercelli, per una capienza complessiva di 170 donne detenute. La popolazione femminile detenuta è storicamente attorno al 4% della popolazione detenuta complessiva, pari a 2.700 a livello nazionale e 170 a livello territoriale. A oggi, nel carcere di Torino vi sono 134 donne e a Vercelli sono una trentina.
Abbiamo una presenza significativa su Torino del carcere minorile, uno dei 12 carceri minorili d'Italia, per una popolazione di 450 detenuti in tutta Italia. Una quarantina sono quelli del Ferrante Aporti.
Sul carcere vado a chiudere e poi farò due battute finali.
A Torino è presente - su questo credo ci possa essere un intervento innovativo e anche significativo - un ICAM (Istituto Custodia Attenuata Madri), un istituto a custodia attenuata per mamme con bambini. La dinamica, uscita anche alla cronaca dei giornali, delle mamme con bambino al seguito in esecuzione penale è una dinamica molto delicata, anche di grande sensibilità. Ricordiamo che è una scelta della mamma essere in carcere con il bambino. In molti casi sono scelte obbligate e l'alternativa all'essere in carcere con il bambino è sicuramente peggiore. A Torino è stata istituita ormai da tre anni l'ICAM, con oggi 11 mamme e 13 bambini ed è una situazione assolutamente adeguata e innovativa a livello nazionale.
Dicevo dell'esecuzione penale esterna: i numeri sono molto significativi a livello nazionale, 100.000 persone sottoposte all'esecuzione penale esterna a fronte di 60.000 detenuti. Ricordavo che in Piemonte sono 8.660, a oggi le persone in esecuzione penale esterna seguite dall'UEPE a fronte di 4.700 detenuti reclusi.
Due battute, se il Presidente mi consente, su due temi specifici.
Il CPR (Centro di Permanenza per i Rifugiati) di cui necessariamente mi sono dovuto, con discrezione, per evitare di incentivare pensioni o allarme sociale, quotidianamente occupare, soprattutto negli ultimi sei mesi soprattutto - lo diciamo chiaramente, l'ho scritto, l'ho segnalato direttamente al Prefetto di Torino in un incontro il 17 gennaio scorso quando sono stati tagliati in modo drastico i fondi con cui l'ente gestore che ha vinto la gara d'appalto, era chiamato a mettere in campo servizi di assistenza, di aiuto e di accoglienza delle persone. Un taglio drastico, in molti casi del 100% e in alcuni casi del 70 e dell'80% su attività che non sempre servono, ma potevano essere di abbassamento della tensione e di gestione più ordinata del Centro di Torino, che da sempre, per la sua posizione e per la sua localizzazione, è stato preso di mira anche per manifestazioni esterne, che certo non hanno aiutato il clima interno. Il complesso della gestione del CPR di Torino, che è all'attenzione (lo so per certo) in questi giorni della Prefettura e del Ministero dell'Interno credo che debba portare anche gli Enti locali e la Regione a una riflessione e a un ruolo magari forte d'interlocuzione.
Ricordiamo il dato generale: nei CPR italiani attivi, che al momento sono sette, nel 2018 sono passate 4.092 persone, di cui 1.768 sono state effettivamente rimpatriate, il 43%. Torino ha una media più alta: su 1.147 persone trattenute nel CPR di Torino, effettivamente rimpatriate sono state 632, il 55% dei casi, con una permanenza media di 42 giorni; permanenza media, perché può essere una permanenza anche abbastanza breve, fino a permanenze lunghe, adesso fino ai 18 mesi, il che certo non aiuta nell'abbassamento dell'attenzione.
Ultima battuta sulle REMS, per due aspetti, perché credo sia una progettazione e un intervento della Regione Piemonte che ha funzionato; mi assumo questa responsabilità nel dirlo in modo franco e netto, anche se alcune associazioni e alcuni osservatori non sono così tranchant, ma io credo che la clinica San Michele di Bra e la clinica Anton Martin Fatebenefratelli di San Maurizio Canavese abbiano, con grande capacità e con grande passione, preso in carico quella popolazione ristretta in quanto autore di reato, ma riconosciuta incapace di intendere e di volere in una progettazione che ha visto a Bra 18 posti e a San Maurizio 20 posti, con un buon turnover, cioè quindi con una presa in carico che ha permesso poi di avviare le persone lì ristrette a progetti con minore intensità detentiva diciamo non certo liberi a tutti gli effetti, ma con minori intensità detentiva, in una progettazione che ha visto la Regione poter investire in modo significativo una serie di denari, che erano stati indicati per la costruzione fisica di un edificio di REMS a progetti individuali di presa in carico a sostegno e a vantaggio dei Centri di salute mentale del territorio che, sicuramente già oberati dal normale lavoro e dalla normale popolazione, hanno visto in questa possibilità d'intervento della Regione un sollievo o, comunque, una più facile presa in carico.
Problematiche ci sono, anche gravi: investono direttamente l'interpretazione di chi deve andare in REMS e chi deve andare in strutture detentive. Noi in questo momento abbiamo qualche elemento di contraddizione, per cui abbiamo in carcere malati certificati che dovrebbero stare in REMS e abbiamo in REMS delle persone che dovrebbero stare in carcere.
Questo non aiuta ed è però un problema che dev'essere visto dagli organismi regionali dell'Assessorato, dai soggetti attuatori delle due cliniche, in uno stretto rapporto di dialogo con la Magistratura di sorveglianza e con la Magistratura inviante che non sempre è facilissimo.
Chiudo dicendo che il quadro in cui sono stato chiamato a lavorare - come vedete e come forse capite, lo faccio con estrema passione - ha visto in questi anni e in quest'ultimo anno una definizione del quadro legislativo e organizzativo internazionale, nazionale e regionale. Con le interlocuzioni con i vari amministratori di vari colori del territorio siamo riusciti a mettere in piedi un intervento di cui, secondo me, la Regione Piemonte pu essere orgogliosa.



PRESIDENTE

Grazie, dottor Mellano.



(La seduta riprende alle ore 12.12)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ringrazio l'onorevole Mellano per la relazione.
Dichiaro aperto il dibattito.
La parola al Consigliere Preioni.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
Mi auguro e spero che il Garante si possa occupare anche delle guardie penitenziarie.
Noi come Gruppo e come Lega siamo al fianco di questi ragazzi, che fanno un lavoro difficilissimo. Sappiamo benissimo che c'è un dato preoccupante per il numero di suicidi in questa categoria di lavoratori. Personalmente conosco alcuni amici che fanno questa professione e, vi dico la verità, me ne hanno raccontate di tutti i colori. È un ambiente di lavoro veramente difficile. Sarebbe interessante pensare all'introduzione e alla sperimentazione del taser anche nelle loro attività.
Quando si parla di carceri sovraffollate, quando si parla di avere una migliore vivibilità per gli altri detenuti, siamo d'accordo, ma la nostra visione è che queste carceri o vengono aumentate, perché banalmente, se ci sono pochi posti devono essere aumentati e devono essere costruite nuove carceri, se no abbiamo un problema vecchio nel nostro Paese di cittadini extracomunitari (ecco, non ho sentito questo dato: quanti extracomunitari abbiamo nelle nostre carceri, penso che siano molti) che dovrebbero scontare in una visione logica la pena nel loro Paese, ma questo in molti casi è difficilissimo per gli accordi internazionali. Purtroppo, con l'avvento del nuovo Governo delle poltrone, che ha spostato il baricentro nettamente sulla sinistra, non ho molte speranze che nel breve periodo questo si possa risolvere, però questo era anche un altro tema.
Noi, naturalmente, come Gruppo politico siamo dalla parte delle vittime, in primis vengono le vittime: noi non siamo dalla parte di Caino, ma siamo dalla parte di Abele, quindi ben venga un carcere più ordinato e più vivibile, che possa veramente redimere il detenuto e riportarlo nella società.
Progetti interessanti sono quelli di lavoro, perché il lavoro nobilita e dà la possibilità alla persona di redimersi. Vi è la possibilità che, con l'utilizzo delle nuove tecnologie come il braccialetto elettronico, molti detenuti, quelli nella fascia socialmente meno pericolosa, possano ritornare in società con dei lavori socialmente utili, e ce n'è tanto bisogno. Chi ha fatto il Sindaco sa benissimo del bisogno che c'è sia nei piccoli Comuni sia nei grandi Comuni di sistemazione del verde pubblico delle aiuole e delle strade. Quello sarebbe sicuramente un progetto interessante che molti Paesi hanno già fatto partire e funziona bene. In Italia è partito più che altro con spot e in poche iniziative. Quelli sono progetti che a noi piacciono molto e ci vedono convinti che possa essere il metodo per riportare veramente nella società persone che hanno commesso dei reati.
Questa è la posizione della Lega, che era scontata e nota ai più, la linea guida che guiderà il nuovo esecutivo nella visione del Garante dei detenuti.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Abbiano invitato il Consigliere Preioni a intervenire, ma forse era meglio se stavamo zitti.
Di per sé lei, collega Preioni, ha una grande occasione, come abbiamo avuto noi nella scorsa legislatura, cioè di girare con piena autonomia tutto il sistema carcerario, e di sicuro troverà una grave carenza, come diceva lei anche del personale e dell'organico.
Vorrei partire dal dato del sovraffollamento di cui accennava ma soprattutto, già a pagina 9 della relazione, si vede il dato sempre più drammatico. Credo che quel 10% di persone che stanno fuori dai confini del cosiddetto tasso di sovraffollamento, cioè quelli che, in qualche modo escono dalla capienza regolamentare, rappresentino tutti i limiti dell'esperienza che abbiamo visto in questi anni.
Che cosa intendo? Il sovraffollamento italiano ha scaricato tutte le tensioni su tutto il sistema carcerario piemontese, soprattutto nei luoghi più piccoli, dove è anche più difficile fare progettualità. Per intenderci quando il sovraffollamento di Genova o di Milano si scarica su piccole comunità come quella piemontese - penso sia a Ivrea sia a Biella - spesso entrano in corto circuito situazioni già difficili di gestione di percorsi d'inserimento. Queste persone spesso vengono allontanate dalle poche relazioni familiari che hanno, perché spesso non c'è il tempo, in così pochi mesi, di inserirli in un percorso né di istruzione né di lavoro.
Il dato del sovraffollamento, ovviamente, rende più difficile quella che è anche la cosiddetta sorveglianza dinamica, quindi ha portato negli ultimi anni di nuovo all'inserimento di misure che, ovviamente, alzano il conflitto, come quello della chiusura in alcune case circondariali dei battenti notturni, cioè di quelle porte che erano ritornate aperte e che avevano permesso anche una gestione meno conflittuale delle relazioni fra detenuti.
Mi rivolgo al Consigliere Preioni: noi abbiamo una grandissima responsabilità, come Regione, nei confronti del sistema penitenziario, ma se vogliamo sollevare dalle tensioni la polizia penitenziaria intanto dobbiamo fare sì che il sistema sanitario funzioni al meglio. Lo dico perché ci sono situazioni come quelle di Ivrea - tra l'altro riscoppiata a luglio con una maxirissa, come avrete letto benissimo sui giornali - che sono fuori controllo dal punto di vista anche sanitario. Quando l'80 e il 90% dei detenuti fa uso, se non abuso, di psicofarmaci è perché non funziona, da una parte, il sistema di possibilità d'inserimento lavorativo ed educativo, ma vuol dire che c'è qualcosa che non funziona anche dal punto di vista sanitario.
Mi rivolgo all'Assessore Icardi: spesso è un di più del lavoro delle ASL ma se, in qualche modo, viene gestito correttamente può anche non scaricare sulle spalle dei pochi medici e del poco personale psichiatrico che lavora lì costantemente tutte le responsabilità di alcune scelte terapeutiche. La riduzione è stata, in questi anni, impattante. Penso a vicende diverse da quelle carcerarie, come quelle dei CPR. dove sono aumentate ancora di più le tensioni. A luglio siamo andati nel CPR di Torino - parlava anche di questo il Garante - uno dei pochi rimasti al Nord, a monitorare le condizioni dei detenuti. Noi così li definiamo, perché non sono certo ospiti anzi, le condizioni dei CPR spesso sono peggiori di quelle che abbiamo incontrato nelle carceri piemontesi. Non sono della convinzione che quei luoghi debbano essere superati, su questo do un dispiacere. Io spero Consigliere Preioni, che ci siano misure alternative anche ai CPR, e una sono proprio le carceri. Non si capisce perché la parte d'identificazione ed espulsione di persone che hanno commesso dei reati non venga fatta proprio dentro il sistema carcerario, che almeno ha più attenzione verso una terzietà e ha comunque una diversa gestione dei rapporti interni a quei luoghi.
Purtroppo si parla tanto di sicurezza e del rafforzamento del personale ma do un dispiacere al Consigliere Preioni - il decreto sicurezza ha peggiorato la situazione, paragonando i CPR a strutture di accoglienza quando non lo sono.
Vi fornisco solo dei dati: i mediatori di assistenza sociale, psicologica e legale sono stati ridotti di più della metà; l'ambulatorio medico, che fino al 31 dicembre era aperto 24 ore al giorno, oggi ne garantisce sei; gli infermieri da nove per 180 detenuti sono diventati quattro per 210; le ore di assistenza legale sono passate da 72 a 16.
Hanno ragione i Consiglieri del centrodestra a preoccuparsi anche dei lavoratori, ma non è un lavoro del Garante, ma nostro. Quando si millantano misure più repressive, magari il raddoppio delle carceri e dei CPR, poi bisogna anche ricordare che ci sono i lavoratori che subiscono queste tensioni e la vicenda del CPR di Torino è ancora più clamorosa. Guardate che quando non si fanno investimenti su luoghi come quelli e quando, per esempio, per settimane, un impianto di riscaldamento o di raffrescamento com'è successo a luglio, è spento e quando addirittura non ci sono neanche più i pulsanti affinché una persona che si sente male possa avvertire l'esterno del suo malore (come sapete, i detenuti del CPR chiamano il 118 con il telefonino, ma gli è negata la possibilità) perché in quel momento non possono avere un accesso diretto tramite il percorso sanitario; quando in condizioni come quelle non ci sono neanche le misure tecnologiche per dare il segnale all'esterno e tutto viene scaricato su quel poco personale che è ridotto o addirittura ridotto a un terzo rispetto all'anno precedente, diamoci tutti insieme una risposta per capire se quei luoghi possono continuare a esistere.
Dico un'ultima cosa sulle nostre carceri. C'è un'alternativa alla detenzione, per cui credo che faccia bene il Garante a citare la legge Smuraglia e anche i tentativi virtuosissimi dei nostri Direttori di provare a trovare degli accordi con le aziende locali. L'AMIAT è stata una delle prime in Piemonte a farlo, ma ci sono tanti Comuni che provano a reinserire i detenuti già all'interno del normale percorso di detenzione, perché è una prima misura di reinserimento che dà non solo dignità, ma anche un profilo vero a quello che dev'essere il lavoro del sistema giudiziario italiano.
Soprattutto, s'inizia a percepire quei luoghi come delle realtà permeabili.
Grazie al lavoro di tantissimi volontari e di tantissime cooperative quei luoghi sono diventati più permeabili, e anche per questo in molti luoghi si sono abbassate le tensioni.
Se la gran parte dei detenuti piemontesi avesse un'alternativa di lavoro e di formazione già durante i primi mesi di inserimento, anche le tante risse che vedete o le tante tensioni che continuano a esistere, di fatto si ridurrebbero a pochissimi casi.
A questo punto, anche un plauso alla vicenda torinese, che è la più complessa, perché è una vera città. Come sapete, infatti, le Vallette sono una vera grande città. Il problema è che gli investimenti culturali e di lavoro che hanno messo in atto in questi anni i vari Direttori spesso confliggono con la fatiscenza delle strutture. Poiché, tra l'altro, il Governo è appena cambiato, come dite voi, per cui spetterà a questo Governo fare delle nuove politiche, credo che il tema degli investimenti esista soprattutto sui luoghi già esistenti. Nel reparto di Osservazione psichiatrica "Il Sestante", che è un luogo dove si unisce la psichiatria con la difficoltà di reinserimento di persone che già risentono di gravi problemi psicologici e psichiatrici, l'idea che ci siano ancora delle strutture con il bagno a vista, perché non c'è un'alternativa, dove la muffa e quell'odore insalubre permea tutta l'attività del personale, è insopportabile.
Credo che ci siano delle emergenze che non possono più essere dimenticate dal nostro sistema. Mi auguro che la Regione Piemonte continuerà quel lavoro giusto e sacrosanto di attenzione e d'indagine su queste vicende.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Presidente Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Ringrazio innanzitutto l'onorevole Mellano, che è qui alle nostre spalle in posizione poco comoda per l'interlocuzione.
Lo ringrazio non solo per la relazione odierna, ma anche per l'attività svolta in questi cinque anni, perché ho potuto toccare con mano la sua passione, il suo impegno e la sua sensibilità. E queste doti le ha sicuramente utilizzate nella sua attività, con i limiti che tutti i garanti si trovano ad affrontare dovendosi confrontare con la carenza di risorse e di personale.
Sicuramente la sua attività ha dato un contributo positivo al Consiglio regionale, perché ha consentito di affrontare in quest'Aula (e non solo) diverse tematiche. Io più volte mi sono rivolta al Garante e ho sempre trovato da parte sua massima disponibilità e risposta a tutte le questioni che ho posto e attenzione verso le sollecitazioni che ho portato alla sua attenzione.
Per il resto, ogni anno ci troviamo purtroppo ad ascoltare più o meno le stesse problematiche, che sono quelle relative alle strutture, alla mancanza di personale e alle difficoltà con cui gli operatori si trovano a dover creare e mettere insieme dei percorsi di recupero e reinserimento.
Spero che la reazione che c'è stata da parte della maggioranza, o perlomeno del Capogruppo della Lega, non sia il sintomo della predisposizione con cui vogliamo affrontare questo tema, perché pensare a uno strumento repressivo come il taser come prima risposta a quanto illustrato nella relazione lascia presagire che l'atteggiamento non sia esattamente quello che vorrei vedere da parte di una maggioranza della mia Regione.
Ho visitato diverse volte il carcere di Torino, ma anche quello di Ivrea nel momento in cui si erano verificati dei disordini. Due o tre anni fa (non ricordo esattamente la data) vi fu una rissa scatenata dalla mancanza di televisori, o perlomeno questo era stato l'alibi che si era trovato per questa colluttazione all'interno della struttura.
In realtà i problemi sono molto più profondi e invito chiunque non abbia mai visitato una struttura carceraria a farlo. Come diceva prima anche il collega Grimaldi, se non sbaglio noi abbiamo questa possibilità e questa facoltà: vi assicuro che nel momento in cui si mette piede in una struttura carceraria cambia completamente il modo in cui la si interpreta, perché si entra in contatto con una realtà che non si ha modo di conoscere in altro modo se non entrando direttamente nella struttura e verificando la situazione in cui i carcerati, e anche ovviamente il personale, vivono ogni giorno. Si ha anche modo, però, di conoscere i progetti, di vedere ad esempio l'orto che all'interno del carcere Lorusso e Cutugno i detenuti curano ogni giorno grazie al lavoro delle cooperative; si ha modo di parlare coi detenuti che sono ammessi al lavoro esterno, di conoscere i progetti e capire quindi che l'unico percorso pensabile è quello di un recupero e di un reinserimento nella società.
La pena ovviamente deve essere scontata: nel momento in cui viene riconosciuto l'errore e quindi viene comminata una pena è giusto che questa venga espiata, però il percorso deve essere orientato al reinserimento nella società. Solo in questo modo potremo avere anche un vantaggio non solo per la persona che viene reinserita, ma anche per la collettività.
Perché riuscire a reinserire una persona dandogli dignità, speranza e un futuro, alla fine non potrà che essere un beneficio per tutti noi.
Spero quindi che questo tema si affronti con meno superficialità e con meno banalità, senza utilizzare slogan, e che si trovi la giusta sensibilità per far sì che il Consiglio regionale e la Regione facciano la loro parte cercando di migliorare quotidianamente le condizioni delle nostre carceri sul territorio piemontese.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SALIZZONI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Presidente Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio Raffaello

Ci tenevo anch'io a intervenire per unire il mio ringraziamento a quelli che mi hanno preceduto all'Onorevole Mellano per il lavoro e l'impegno che è stato prestato in questi anni alla Regione Piemonte nel ruolo delicato di Garante dei detenuti.
È vero che ci possono essere sensibilità diverse sul tema della pena e sul tema del reato, penso però che tutti possano concordare sul fatto che il mondo del carcere sia estremamente complesso e che la stessa politica non ha poi le idee così chiare, non tanto sulla funzione di riabilitazione, di prevenzione e di reinserimento, ma sul come raggiungere questi obiettivi.
Il carcere rappresenta ancora una sorta di "mondo a parte" - la cronaca nera e la cronaca giudiziaria continuano a offrirci degli esempi purtroppo molto frequenti - tutto sommato relativamente poco sottoposto al controllo dello Stato, che vive di regole proprie e che vive in una sorta di limbo psicologicamente se non politicamente voluto, di disattenzione politica.
Credo che tutte queste considerazioni portino, senza nulla togliere a chi riveste il ruolo di garante su altre tematiche, a tributare un ringraziamento particolare a chi invece ha deciso di raccogliere una sfida così impegnativa.
Al netto di questo, volevo intervenire anche solo per esprimere qualche considerazione su un paio di temi che sono stati toccati nel dibattito. In particolare, volevo intervenire sul tema del CPR. Perché il tema della trattazione fisica (perché "detenzione" non la si può definire "ospitalità" è il termine formalmente adottato da tutti i Governi, ma sinceramente è poco attinente alla realtà) delle persone che vivono nel limbo della clandestinità e che quindi sono in attesa di identificazione e di espulsione credo che sia un tema su cui davvero siamo chiamati a esprimere un nostro parere. È vero che è di pertinenza e di competenza ministeriale, quindi governativo, però con ricadute pesanti anche sul territorio.
Ricordo che quando il centrosinistra (mi sembra di ricordare il Ministro Turco) ha istituito per la prima volta i centri di identificazione o comunque, i centri dove sono tenute le persone clandestine in attesa di espulsione, il dibattito sul capoluogo torinese (per il Piemonte, parliamo di corso Brunelleschi, a Torino) era stato piuttosto vivace e la nostra parte politica aveva espresso tutte le perplessità riguardo al fatto di ospitare all'interno del tessuto metropolitano una struttura di quel tipo che purtroppo (non so se anche il Garante Mellano concorda con me) in questi anni ha prestato il fianco a un'opera costante di sobillazione di rivolte interne da parte di frange antagoniste.
Il collega Grimaldi, che in questo momento non è presente in aula, ma magari mi sta ascoltando dall'interfono, pone tutti gli episodi di rivolta interna (molto frequenti peraltro) solo alle condizioni d'invivibilità della struttura, quando sappiamo benissimo che esiste un'azione politica portata avanti dai movimenti anarco-insurrezionalisti, peraltro in modo rivendicato e non anonimo, d'istigazione dei clandestini contro la struttura del CPR in particolare e contro lo Stato italiano in generale.
Per evidente mancanza di manovalanza italiana, anche nel caso dell'antagonismo gli immigrati tornano utili per svolgere i lavori che gli italiani non hanno più voglia di fare, e quindi, evidentemente, anche la cosiddetta rivoluzione antagonista. E allora assistiamo alle palline da tennis lanciate all'interno della struttura, con dentro accendini, lamette o telefonini per comunicare e coordinarsi rispetto alle rivolte con le realtà antagoniste, troviamo i sit-in in certi casi anche violenti e mai autorizzati, organizzati fuori della struttura del CPR. Una situazione che non può essere semplicemente ignorata, perché è una dinamica che ha il suo peso e che purtroppo in tante altre regioni ha portato alla progressiva distruzione e quindi all'abbandono e chiusura di queste strutture. Anche questa dinamica ha delle conseguenze per Torino e per il Piemonte, perch nel Nord siamo rimasti quasi l'unico punto di riferimento per canalizzare l'ospitalità o detenzione, che dir si voglia, dei clandestini.
La vera domanda che io mi permetto di consegnare a quest'Aula è: ma chi è invece, contrario - a differenza nostra - non tanto alla collocazione quanto al fatto che il CPR esista (sinceramente accolgo con un po' di stupore la notizia che da sinistra, in particolare da LeU, ci sia l'idea di contestarne il funzionamento ma non l'esistenza), i clandestini in attesa di espulsione dove pensa di metterli? Se non ho frainteso l'intervento, la notizia di oggi è che LeU è favorevole a metterli in carcere. Questa forse è la notizia di oggi, perché evidentemente ci sorprende, però rimane.



(Commenti fuori microfono)



MARRONE Maurizio Raffaello

Sì, ma proprio a livello di permanenza.
La domanda è semplicemente cosa si pensa di fare, perché ora queste forze politiche sono al Governo, hanno Ministeri e quindi avranno un'interlocuzione con la Regione per le competenze di nostro interesse territoriale con una posizione di forza che è quella governativa.
Pertanto, la vera domanda sul CPR è: il Governo Conte bis cosa vuole farne se vuole cambiare l'attuale situazione, dopo che le forze che lo sostengono (comunque alcune di esse) hanno precedentemente molto criticato questa esperienza? Lo diciamo anche per una necessità di sostegno da manifestare alle forze dell'ordine impegnate, perché è vero che la figura del Garante dei detenuti si deve occupare dei detenuti, ma è altrettanto vero, e diversi colleghi l'hanno ricordato prima di me, che le condizioni di vita in queste strutture influiscono pesantemente sulle condizioni di lavoro della polizia penitenziaria, così come delle forze dell'ordine comuni impegnate nella gestione e nella tutela del CPR.
Aggiungo ancora un elemento riguardante un tema che non mi sembra sia stato toccato fino adesso: il tema della radicalizzazione islamica in carcere. È un tema che ritengo debba preoccuparci, perché anche un recente episodio di cronaca ha confermato Torino come crocevia non di esecuzione di atti terroristici, ma di finanziamento di attività terroristica, di raccolta di finanziamento e, in casi un po' più risalenti, anche di proselitismo.
Ricordo, in seguito a interessanti relazioni proprio del nostro Garante dei detenuti, che ha riportato notizie che diversamente non avremmo mai visto e di cui non saremmo mai venuti a conoscenza, di detenuti radicalizzati che al momento sono custoditi nelle strutture piemontesi proprio per reati di quel tipo (ed è positivo che la politica ne sia edotta), ma, dall'altra parte, anche di un protocollo di intervento che - lo voglio sottolineare che non suoni come una critica diretta - era un intervento deciso dal Viminale (ai tempi era Alfano il Ministro dell'Interno coinvolto), però con un coinvolgimento anche della Regione Piemonte: l'invio e l'accreditamento di imam e quindi di guide religiose islamiche all'interno dei carceri, per l'assistenza religiosa.
Per carità, le cose non sono mai del tutto positive o negative, dipende spesso da come le si imposta e le si organizza. Io penso che la scelta fatta dal Governo Renzi con il Ministro Alfano, portata avanti dai successori di quelle figure istituzionali, di inserire e di delegare, di stringere un patto, una convenzione tra tutte le figure potenzialmente individuabili come interlocutori proprio nell'UCOII, una realtà profondamente legata ai Fratelli Musulmani, che è una compagine radicale e integralista del mondo arabo, sia davvero una scelta ai limiti dell'assurdo. È come se, per migliorare le condizioni di sicurezza del pollaio, si decidesse di mettere a guardia del pollaio qualche volpe, così magari si riesce ad affrontare meglio la situazione! Trovo sia davvero un'assurdità derivante non tanto da malafede o dolo (lo voglio sperare, ma ne sono pressoché sicuro) quanto da ignoranza di quei fenomeni, perché spesso su media un po' compiacenti leggiamo che in realtà l'UCOII si è modernizzata, che le nuove generazioni (che meraviglia!) amano la Costituzione, ma non si va a scavare (solo alcuni media lo fanno) nel verificare che gli imam che poi il nostro Stato e le nostre istituzioni inviano accreditati all'interno dei carceri a svolgere il proprio ministero con i detenuti di fede islamica, vengono formati in scuole come quella di Verona o di Milano, dove gli insegnanti sono di formazione salafita o wahabita, sono spesso di nazionalità yemenita nonostante l'immigrazione yemenita in Italia sia quasi assente.
Questo dovrebbe farci squillare qualche campanello d'allarme riguardo al rischio (lo voglio dire) che, nel prendere sottogamba il fenomeno, invece di contrastare la radicalizzazione islamica in carcere, magari si vada addirittura a radicalizzare qualche delinquente comune, magari non di fede ma di origini, di radici islamiche che poi, come spesso abbiamo visto accadere con personaggi che hanno imboccato la strada del terrorismo e si sono negativamente distinti in attentati, trovino proprio in carcere questa via estrema alla jihad.
E allora, come contributo al dibattito, l'auspicio che rivolgo alla futura figura che ricoprirà il ruolo di Garante dei detenuti in Piemonte è di non prendere sottogamba decisioni di questo tipo, perché spesso nella decisione degli interlocutori si va anche inconsapevolmente a indirizzare in modo molto negativo certe azioni che, invece, dovevano essere poste a tutela della sicurezza comune.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Marrone.
La parola alla Consigliera Zambaia, per quello che penso sarà l'ultimo intervento della mattinata.



ZAMBAIA Sara

Grazie, Presidente.
Anch'io ringrazio il dottor Mellano, non solo per l'esposizione, ma anche per il lavoro svolto in questi anni.
Mi duole, però, costatare che in più di venti minuti di esposizione, come giustamente affermava il nostro Presidente, Alberto Preioni, non è stato detto nulla sullo stato in cui lavorano gli agenti penitenziari.
Chiaramente, la funzione del Garante dei detenuti è quella di tutelare i diritti dei detenuti e lo stato in cui vivono all'interno delle carceri però - come è stato detto a più riprese dai vari colleghi negli interventi intercorsi - lo stato fatiscente in cui vertono le carceri non può essere mai visto come una giustificazione degli attacchi che ci sono stati, in particolar modo negli ultimi tempi.
In tutti i carceri delle province succedono fatti assolutamente inauditi.
Mi sento di citare, per menzionare i più attuali, il recentissimo attacco alle Vallette, dove un agente è stato picchiato a sangue unicamente perch non aveva dato un analgesico al detenuto, e subito dopo analoga cosa è successa ad altri tre agenti che erano giunti in suo soccorso. Per menzionarne altri, a marzo otto agenti sono stati feriti in meno di 24 ore tra Cuneo e Alessandria, mentre a luglio a Vercelli ci sono state delle aggressioni.
Questo mi fa riflettere sul fatto che sulla funzione rieducativa che, in qualche modo, deve essere quella principale del detenuto, non ci siano evidentemente delle azioni programmatiche da parte del Garante, anzi la mia domanda è proprio quella: se ci sono mai state delle azioni programmatiche volte al recupero e a programmi di questo genere proprio per evitare che si possano sostanziare altri fenomeni di questa natura.
L'auspicio è anche quello che il prossimo Garante su questo metta necessariamente un accento, perché le condizioni sono veramente disumane non solo perché vengono denunciate dai vari sindacati, ma proprio perch ripeto, non è normale che un normalissimo agente si trovi alla mattina a svegliarsi, andare a lavorare ed avere il timore che succedano azioni di questo genere. Su questo, nel modo più assoluto, bisogna mettere l'accento affinché fenomeni di questo tipo non si verifichino più.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marello; ne ha facoltà.



MARELLO Maurizio

Grazie, Presidente; buongiorno a tutti i colleghi.
Intanto mi unisco anch'io a un ringraziamento all'Onorevole Mellano, ma anche al Difensore Civico e, in via anticipata, anche alla Garante dell'infanzia che relazionerà questo pomeriggio.
Per quanto attiene al lavoro fatto dal Garante e dall'Ufficio del Garante regionale e, più in generale, dal sistema territoriale dei Garanti anche per averne avuto conoscenza diretta, mi sento di dire (e non sono soltanto io a dirlo) che, dal punto di vista dei risultati, il Piemonte può vantare uno degli uffici migliori in Italia, se non il migliore in assoluto.
Rassicuro anche i banchi della maggioranza, perché anche se parliamo del Garante delle persone che sono costrette dal punto di vista della libertà personale, se leggete bene la relazione - e non è la prima volta che nella relazione del Garante è scritto - quando si parla delle condizioni delle carceri, si fa riferimento espresso alla carenza di personale, compresa la polizia penitenziaria e alla necessità che personale specializzato possa lavorare all'interno delle case di reclusione, proprio per migliorare le condizioni di vita di tutti coloro che operano all'interno di queste case ovviamente a partire dalle persone che vivono questa esperienza di reclusione.
Partirei da alcune sollecitazioni che sono state fatte dal Garante e da due citazioni, le uniche due che si trovano nella relazione, ma che mi sono parse estremamente pertinenti.
La prima è l'articolo 27 della Costituzione che, lo ricordo a tutti recita: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato".
La seconda è una citazione dell'onorevole Aldo Moro: "La pena non è la vendetta passionale e smodata di privati, ma è la risposta calibrata dello Stato, cioè dell'ordinamento giuridico". Ecco, la risposta calibrata dello Stato, quindi la risposta, quindi l'effettività della pena. Deve esserci una risposta e questo è un tema cui i cittadini sono giustamente sensibili.
Quante volte abbiamo sentito dire: "Questo ha commesso un reato, ha commesso un furto, l'hanno preso ed è già fuori". È vero, è avvilente per le forze dell'ordine ed è avvilente per i cittadini, anche se questo attiene a un profilo di legislazione. Effettiva vuol dire anche che è una sentenza di condanna trovi effettivamente la sua esecuzione; quindi, una pena giusta, effettiva e giusta.
Quali sono le caratteristiche della pena giusta? È una pena ovviamente proporzionata, una pena che deve riguardare i casi in cui è strettamente necessario applicare l'ordinamento penale. Il tema della depenalizzazione anche ai fini di decongestionare le carceri, è un tema che non si è esaurito con le leggi degli ultimi anni, ma deve continuare, quindi occorre cercare di limitare il più possibile il procedimento penale e i reati attraverso la sostituzione, con sanzioni di natura amministrativa. Ma la pena è giusta quando le modalità di espiazione sono corrette. E allora torniamo alla Costituzione.
Certo, c'è l'aspetto afflittivo, c'è l'aspetto punitivo, che è giusto perché se uno ha commesso un reato, deve pagare il giusto prezzo alla comunità per avere violato le norme. Ma c'è l'aspetto rieducativo, che è una conquista anche abbastanza recente, dell'Ottocento - come ricorda Cesare Beccaria in "Dei delitti e delle pene" - a cui deve essere orientato il carcere. E su questo i dati non sono molto confortanti. L'aspetto rieducativo riguarda coloro che le pene le scontano all'interno degli istituti e coloro che, come ci ha ricordato l'onorevole Mellano - e questo è un tema molto interessante - le scontano all'esterno. Ovviamente per chi le sconta all'interno, l'aspetto rieducativo è legato alle condizioni materiali in cui vive, quindi alle condizioni dei locali, al tema del sovraffollamento, al tema di poter comunque trascorre il tempo in condizioni che siano dignitose. È legato al tema del personale, che deve essere preparato e in numero adeguato. È anche legato alla possibilità di lavorare e di studiare all'interno delle carceri. In questo senso, passi in avanti ne sono stati fatti in maniera notevole. È legato anche alla presenza del volontariato e su quest'aspetto dei passi in avanti ne possono essere fatti in maniera ulteriore, al fine di valorizzare la presenza del volontariato nelle carceri.
Poi c'è tutto il tema delle esecuzioni esterne, le misure alternative alla pena: c'è chi viene affidato ai servizi sociali, chi è in semidetenzione chi in semilibertà; vi sono le sanzioni sostitutive, le sanzioni di sicurezza. Le sanzioni sono molto importanti, credo che su di esse si stia facendo un buon lavoro. Mi riferisco alle cosiddette sanzioni di comunità ai lavori di pubblica utilità. Sentivo prima qualcuno che diceva che bisogna migliorare. Credo che siano stati fatti dei passi avanti per coloro che scontano pene in materia di tossicodipendenza o di Codice della Strada.
Pensate a quante persone, che devono scontare una pena per guida in stato di ebbrezza, abbiamo accolto nei nostri municipi, affidando loro lavori importanti, per noi ma anche per loro.
Però c'è un dato cui accennavo prima. La relazione ci dice che il 68% di coloro che eseguono la pena all'interno di un carcere è recidivo, cioè il 68%, quando esce, torna a delinquere. Per chi sconta le pene all'esterno con gli strumenti che abbiamo visto, questa soglia si riduce tra il dieci e il 20%. Questo ci deve fare riflettere, non soltanto perché significa che la funzione rieducativa del carcere è ancora lontano dall'essere raggiunta ma perché evidentemente ci sono delle sanzioni alternative - ovviamente stiamo parlando di reati meno gravi - che non hanno soltanto la funzione di fare espiare un errore, ma hanno la funzione di rimettere in circolo e nella società queste persone e di "farle tornare" cittadini che rispettano le leggi. Credo che questo debba essere il primo obiettivo per un Paese che vuole essere veramente sicuro, nel momento in cui si accosta al regime carcerario.
Da questo punto di vista, ho già citato alcune criticità presenti nella nostra regione che il Garante ha messo in evidenza, ad esempio la manutenzione delle carceri. Il tema di due carceri, quello di Cuneo, in particolare, e quello di Alba, è stato citato come esempio. Avrei preferito che non fosse stato citato, ma è giusto citarlo, perché credo sia emblematico di come non funzionano le cose.
La legionella si manifesta, come sapete bene, negli ospedali, negli alberghi e in quei luoghi dove il riscaldamento dell'acqua avviene in grandi vasche per essere distribuita. Se l'acqua non viene sufficientemente riscaldata, può sprigionarsi questo batterio con conseguenze anche molto gravi.
Voi avete già sentito di un ospedale o di un albergo che, a seguito dalla legionella, sia stato chiuso per quattro anni, senza che siano stati fatti i lavori? Non stiamo parlando di un danno strutturale, di un terremoto che ha raso al suolo il carcere di Alba, ma stiamo parlando di un caso che nonostante tutti gli interventi istituzionali da tutte le parti - cose incredibili - e tutto il lavoro fatto, attende ancora di essere appaltato.
Se questi sono i tempi e se questi sono i modi, credo che, per quanto riguarda i problemi strutturali delle case di reclusione, non possiamo ben sperare per il futuro.
Per quanto riguarda il personale e la carenza del personale, ricordo il tema del volontariato e poi il tema del lavoro all'esterno, e non mi riferisco al lavoro all'esterno dei carcerati, ma all'elenco presente nella relazione, che riguarda il lavoro svolto dall'Ufficio del Garante anche attraverso i Garanti comunali: ebbene, emerge un lavoro straordinario, che dev'essere diffuso e conosciuto. Il fatto che i reclusi possano lavorare produrre il vino o il miele e che possano venderlo nei mercati non soltanto dedicati a loro, ma anche nei mercati più generali, come nelle fiere di paese, penso sia un modo per collegare la comunità carceraria alla comunità più generale, perché questo attiene al Garante. L'Ufficio del Garante ha senso non soltanto per riconoscere i diritti e per riconoscere l'espiazione della pena giusta, come dicevo all'inizio, ma ha senso in un'ottica di vera integrazione. Quindi credo sia importante proseguire su questa strada.
Chiudo con un dato, che credo sia una sorta di cartina di tornasole e sul quale voglio riflettere personalmente, ma invito anche voi a farlo. Penso che se un'opera funziona, produce fatti positivi; se funziona meno bene può produrre fatti negativi, come la recidiva da parte di chi esce dal carcere e non viene rieducato, ma se questa situazione produce suicidi allora dobbiamo porci seri interrogativi. I suicidi nelle carceri negli ultimi dieci anni, come si evince nella relazione, sono aumentati in maniera significativa. Nel 2018 in Italia ci sono stati 64 casi di suicidi che sono il 45% delle cause di morte in carcere, quindi quasi la metà delle cause dei decessi in carcere è il suicidio. Inoltre, vi sono stati 1.197 tentati suicidi.
Penso che un'istituzione come la nostra deve partire da questo dato per capire che di strada ne dobbiamo ancora fare tanta, che ciascuno di noi debba fare la sua parte e che l'intuizione del sistema dei garanti diede anche adito, a livello nazionale, a un serio dibattito politico. Infatti ricordo che anche nel mio Comune, quando abbiamo istituito il Garante comunale, questo nuovo Ufficio veniva visto con un certo sospetto anche dall'Amministrazione penitenziaria, oppure veniva visto come se comportasse una sorta di maggiore attenzione per i carcerati rispetto al personale che ci lavora.
No: questa attività è un tassello importante di un sistema che deve aiutare l'insieme del sistema carcerario italiano a essere degno di quell'articolo 27 della Costituzione che ci ricorda che la pena deve avere non soltanto un contenuto afflittivo, ma anche rieducativo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Marello.
Ricordo che ci sono ancora cinque iscritti che ovviamente parleranno nella seduta pomeridiana: Martinetti, Stecco, Lanzo, Perugini e Rossi.
Prima di chiudere la seduta, voglio ricordare anche che alle ore 13, presso la Sala Viglione, al primo piano sarà ricevuta una delegazione dei rappresentanti di Fridays For Future, il movimento giovanile fondato da Greta Thunberg per la lotta contro i cambiamenti climatici.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 13.00)



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