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Dettaglio seduta n.55 del 21/01/20 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

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Argomento:


GAVAZZA GIANLUCA



(I lavori iniziano alle ore 14.34 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione a risposta immediata n. 160 presentata da Canalis, inerente a "Estendere all'accesso all'ERP (Edilizia Residenziale Pubblica) le recenti disposizioni ministeriali sulla certificazione di proprietà immobiliari estere per l'accesso al Reddito di Cittadinanza"


PRESIDENTE

Buongiorno a tutti.
Iniziamo i lavori con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale.
Ricordo che l'interrogante ha tre minuti a disposizione per l'illustrazione, mentre il componente della Giunta ne ha cinque per la risposta.
Per una questione di programmazione dei lavori, procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 160, presentata dalla Consigliera Canalis, che la illustra; ne ha facoltà.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente; grazie, Assessore.
Quest'interrogazione verte sull'accesso all'Edilizia Residenziale Pubblica (ERP) e sulle disposizioni nella nostra Regione per quanto riguarda le persone straniere che potrebbero possedere immobili in uno Stato estero extraeuropeo.
Nell'interrogazione facciamo anzitutto riferimento all'articolo 106 della legge n. 19/2018, in cui si afferma che chi fa domanda di alloggi in Edilizia Residenziale Pubblica non può possedere un immobile in qualsiasi Comune ubicato sia sul territorio nazionale, sia all'estero.
Fa seguito una comunicazione del 21 ottobre 2019 del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali - comunicazione emanata di concerto con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale - in cui si stila l'elenco dei Paesi esteri per i quali è richiesta la certificazione del possesso di immobili, ai fini dell'accoglimento della domanda di reddito di cittadinanza.
Non leggo qui l'elenco di questi Stati, ma è un elenco molto ridotto, molto corto: si tratta, per lo più, di Stati con i quali l'Italia non ha degli accordi (pensiamo al Bhutan, alle Isole Figi, Hong Kong, Kosovo). Di fatto per via residuale, si redige l'elenco degli Stati per i quali è richiesta la certificazione di proprietà di immobili, dando per scontato, invece, che su tutti gli altri questa certificazione non debba essere prodotta per richiedere il reddito di cittadinanza, ben sapendo - questa è un po' la ratio del decreto del 21 ottobre del Ministero del Lavoro - che molto spesso gli Stati extraeuropei hanno delle forti carenze amministrative che rendono o lunga o difficoltosa la produzione del certificato di proprietà di immobili.
Il 14/11/2019 l'Assessore Caucino ha indirizzato ai Sindaci dei Comuni piemontesi e ai Presidenti delle ATC una nota in cui si dispone che in sede di presentazione della domanda per l'ERP, i cittadini di Stati extraeuropei debbano produrre un'apposita certificazione di non possesso di immobili e si precisa anche che non è sufficiente la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà.
Con quest'interrogazione, anche tenendo conto del fatto che il 9 gennaio 2020 il Governo ha impugnato la legge regionale dell'Abruzzo, che impone ai cittadini extracomunitari di produrre una documentazione ulteriore rispetto ai cittadini italiani per presentare domanda di ERP, e considerando che se per i cittadini italiani è ammessa la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, a questo punto bisognerebbe estendere tale disposizione anche ai cittadini di origine extraeuropea, chiediamo all'Assessore come intende comportarsi rispetto alle norme di accesso all'ERP, quindi se intenda estendere le disposizioni ministeriali applicate all'accesso al reddito di cittadinanza anche all'accesso all'Edilizia Residenziale Pubblica.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Canalis.
La parola all'Assessore Caucino per la risposta.



CAUCINO Chiara, Assessore alle politiche della famiglia, dei bambini e della casa

Grazie, Presidente.
Con nota del 14 novembre 2019 sono state fornite indicazioni circa la documentazione da produrre ai fini della verifica del possesso di proprietà immobiliari all'estero da parte dei cittadini di Paesi non aderenti all'Unione Europea.
Essa costituisce un richiamo alla necessità di agire in conformità a quanto disposto dal DPR n. 445/2000 in materia di dichiarazioni sostitutive di documenti e di atti di notorietà. In questo senso non ha alcuna portata innovativa, né interpretativa. Piuttosto, riconduce nell'alveo della regolarità amministrativa un precedente indirizzo fornito con circolare n.
3 del 18 marzo 2019, adottato per consentire un'immediata operatività di una disposizione modificativa in senso restrittivo della precedente normativa regionale in materia, ma nei fatti non rispondente al dettato normativo nazionale in materia di documentazione amministrativa.
Proprio per evitare ostacoli di natura burocratica, peraltro, non è indispensabile che nel Paese estero sia presente un sistema analogo al catasto. La certificazione, infatti, può provenire da qualsiasi autorità competente e con le modalità proprie di ogni ordinamento. È la successiva legalizzazione del documento emesso dall'autorità estera da parte dell'Autorità diplomatica consolare italiana o della Prefettura (se il certificato è rilasciato dalla rappresentanza diplomatica consolare estera in Italia) a garantirne la validità.
Il decreto interministeriale 21 ottobre 2019 del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, di concerto con il Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, d'individuazione dei Paesi nei quali non è possibile acquisire le certificazioni sulle dichiarazioni ISEE ai fini del reddito di cittadinanza, affronta un problema diverso, cioè quello del valore del patrimonio immobiliare posseduto all'estero.
Insomma, si ritiene non sia possibile alcuna applicazione estensiva, tanto più da parte dell'Amministrazione regionale, non competente a consentire deroghe o applicazioni analogiche di disposizioni statali.
Consegue invece dal sistema giuridico internazionale la tutela di particolari soggetti, quali i soggetti che hanno un permesso di soggiorno per asilo politico. Per tale fattispecie - i soggetti in possesso dello status di rifugiato - è già in fase di predisposizione una nota d'indirizzo agli enti interessati, con la quale varrà specificata la presa d'atto dell'impossibilità di presentare dichiarazioni relative al possesso delle proprietà immobiliari.
Per quanto concerne, infine, l'impugnazione da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri della legge regionale dell'Abruzzo, la n. 34 del 31 ottobre 2019, si resta in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale, stante la complessità dell'impugnativa, che riguarda più aspetti della citata legge regionale.
Per quanto sopra esposto, la Giunta regionale non intende estendere alle procedure di accesso all'edilizia sociale le disposizioni inerenti al reddito di cittadinanza.


Argomento: Acque minerali e termali - Viabilità

Interrogazione a risposta immediata n. 159 presentata da Bongioanni inerente a "Chiusura strada provinciale 239 di Cuneo: tronco Sant'Anna di Valdieri (dalla località Tetti Gaina a Terme di Valdieri)"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
159.
La parola al Consigliere Bongioanni per l'illustrazione.



BONGIOANNI Paolo

Grazie, Presidente.
La presente interrogazione fa riferimento a una delle offerte turistiche più significative del Piemonte, quella termale, e relativa alla problematica di accesso della strada che lei ha citato.
Premesso che la Regione Piemonte promuove il sistema termale individuato come una delle eccellenze turistiche del territorio, attraverso due strumenti legislativi (la legge n. 42/94 e la legge n. 14/2016), in questo caso ci troviamo di fronte a uno stabilimento termale, quello delle Terme Reali di Valdieri, inserite in un contesto naturalistico particolarmente significativo, che è quello del Parco delle Alpi Marittime - fra l'altro.
già candidato a Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco - in un edificio nel tardo Ottocento, ma con una situazione viaria che da anni le penalizza in modo eccessivo.
Il 14 novembre 2019, con un'ordinanza della Provincia di Cuneo a firma del Dirigente del Settore Viabilità, il tratto è stato chiuso a data da determinare. Si tratta del tratto di strada provinciale 239, nel tronco Sant'Anna di Valdieri, dalla località Tetti Gaina a Terme di Valdieri. Al momento non vi sono certezze sull'accessibilità alle terme, pertanto tale incertezza grava su una serie di ricadute positive sul territorio.
La Provincia aveva parlato della messa in opera di tre paravalanghe, che avrebbe risolto la situazione, ma al momento nulla è stato fatto e questa situazione continua a produrre danni economici e occupazionali, limitando di fatto, lo sviluppo di un'offerta turistica che riverbererebbe delle cadute importanti soprattutto sulla clientela straniera, così attenta a questo tipo di offerta inserita, tra l'altro - ripeto - in un contesto naturalistico montano particolarmente interessante. Oltre a questo, i danni aumentano, perché erano in previsione una serie d'interventi dall'imbottigliamento dell'acqua minerale al laboratorio di cosmesi allo sviluppo del settore energetico.
Risolvendo il problema della SP 239, la struttura acquisirebbe un'apertura di sette mesi nel periodo estivo e di due mesi nel periodo invernale facendo salire il numero degli occupati a 80. Oggi le Terme possono contare su un'apertura limitata da metà giugno a metà settembre, con meno di 100 giorni l'anno, che garantiscono solo 30 posti di lavoro. Inoltre quest'apertura comporterebbe una ricaduta economica sull'intera Valle Gesso, che non è così ricca, ma anche sugli abitati di Borgo San Dalmazzo e sul capoluogo Cuneo. In quest'area sorgono, tra l'altro, due hotel e cinque rifugi che non hanno l'accesso invernale proprio per le problematiche sopra menzionate. Detto che non sono stati inseriti nel calendario dei lavori della Provincia la realizzazione dei tre paravalanghe, vale ancora ricordare che il Comune di Valdieri è inserito nella lista dei 30 Comuni termali italiani e questa struttura rientra nel progetto europeo "Nearly Zero Energy Hotels", quindi praticamente a zero emissioni, ed è la seconda più alta d'Europa dopo una struttura svizzera.
L'interrogazione chiede al competente Assessore di verificare la disponibilità della Regione Piemonte a intervenire presso la Provincia di Cuneo, che è l'ente competente per la gestione della strada anche economicamente, al fine di permettere l'accesso e lo sviluppo dello stabilimento termale più rilevante della provincia di Cuneo e di parte del sud Piemonte.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bongioanni.
Risponde l'Assessore Gabusi, che ha pertanto facoltà di intervenire.



GABUSI Marco, Assessore alle infrastrutture

Grazie, Presidente e Consigliere.
Il tema della valorizzazione delle Terme di Valdieri è un tema che non riguarda evidentemente solo l'Assessorato alle Infrastrutture e alla Difesa del suolo, ma riguarda più ambiti, ma ne parlo io perché il problema oggi è relativo alla viabilità, naturalmente rimandando a una valorizzazione di quel complesso in termini più ampi. La strada, com'è stato ben detto, è di proprietà della Provincia di Cuneo e sarebbe facile scaricare la colpa sull'ente gestore, mentre mi sembra corretto ricordare da ex Presidente di Provincia, ma soprattutto da amante della verità, che le Province in questi anni hanno vissuto e stanno continuando a vivere una fase drammatica, dopo la riforma Delrio, ma soprattutto dopo i tagli contestuali dei finanziamenti e dei trasferimenti dello Stato.
La problematica di questa località è una problematica che si ripete da decine di anni e che sostanzialmente vede la Provincia di Cuneo chiudere la strada per motivi di sicurezza nel periodo invernale, quest'anno più o meno intorno al 14 novembre. È una cosa che si ripete negli anni, soprattutto nei territori in cui si rende necessario a causa di fenomeni di valanghe.
Ne è successo uno poche settimane fa, di cui sono a conoscenza e sono informati - perché poi devono intervenire - il Parco delle Alpi Marittime la Provincia e il Comune. Lo dico per contestualizzare la realtà, in quanto non è un eccesso di zelo o di cautela, ma è un problema reale, tant'è che è stato ipotizzato uno studio con tre paravalanghe. La Regione interagisce con la Provincia grazie ai fondi di sviluppo e coesione passati per intervenire sulla parte bassa di quella strada e di quel versante che viene prima di quella delle Terme di Valdieri, ma soprattutto che è a riparo di centri abitati e quindi di nuclei con famiglie che vi abitano e che hanno certamente la precedenza.
Pertanto, una volta inquadrato il fenomeno, di comune accordo con le Province e con la Città metropolitana, abbiamo richiesto nel mese di dicembre un elenco di opere che hanno dei criteri, elenco che ci verrà prodotto entro il mese di marzo da tutti gli enti, per provare a individuare quali sono le priorità dei nostri territori. In queste opere i criteri che abbiamo indicato come i più importanti, per non lasciare da sole le Province in questa scelta, sono i livelli di traffico, la sicurezza stradale, la sicurezza strutturale, l'accessibilità alle infrastrutture l'avanzamento progettuale o procedurale, la presenza dei limiti e di ordinanze e il rischio idrogeologico.
Sarebbe facile dire, visto che la Provincia di Cuneo avrà la possibilità di inserire cinque opere, le potrà inserire e noi, di conseguenza, ci muoveremo. Tuttavia, a onor del vero e per trasparenza, credo di dover dire che l'importo stimato, che supera i dieci milioni di euro, sia un importo importante, sia un importo che probabilmente le Province, oggi, vanno a investire e non hanno la possibilità di guardare troppo lontano allo sviluppo del territorio ma devono, come sempre, agire in emergenza e quindi non hanno la capacità e la possibilità di pianificare.
Credo che questo percorso ci porterà a individuare una serie d'interventi importanti, ma non so se l'intervento delle Terme di Valdieri sarà inserito. Credo anche che, da questo punto di vista, ci siano degli strumenti, come ad esempio il ReNDiS, che è uno strumento del Ministero dell'Ambiente che finanzia progetti importanti per cui la Regione Piemonte si è distinta attingendo per circa 38 milioni di euro nel 2019. Anche qui per trasparenza, devo dire con un limite rispetto alle Terme di Valdieri perché uno dei criteri premianti è il numero di abitanti e il numero di persone a rischio che, più ancora dell'importo del progetto, danno punteggio rispetto alla possibilità di essere finanziati.
Credo che vada fatto un approfondimento insieme alla Provincia, perché non siamo i proprietari della strada, ma siamo interessati allo sviluppo del territorio. Credo che - avendo anche sentito la Provincia non solo in quest'occasione, ma dai contatti settimanali che abbiamo rispetto alle urgenze - non essendovi un rischio d'incolumità presente e avendo, nel corso delle decine di anni passati, sempre gestito in questa maniera, per qualche periodo sarà ancora la soluzione da immaginare.
Certo è che la Regione si pone come interlocutore serio e affidabile nel momento in cui, da un lato, si è segnalata negli interventi prioritari e dall'altro, ci possono essere ragionamenti che, se non ci fanno compiere il percorso di sicurezza totale, magari rendono possibili interventi mitigatori che possono consentire di allungare il periodo di apertura o per contro, di diminuire il periodo di chiusura.
Noi siamo assolutamente a disposizione come facciamo con tutti.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione a risposta immediata n. 156 presentata da Rossi, inerente a "Rappresentanza territoriale delle varie aree protette amministrate dall'Ente Parco del Ticino e del lago Maggiore"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
156.
La parola al Consigliere Rossi per l'illustrazione.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione nasce perché nell'Ente Parco del Ticino del Lago Maggiore, durante l'ultima elezione che si è svolta pochi mesi fa, l'esito della votazione ha generato una questione di rappresentanza. Nel senso che il territorio, con la rappresentanza più alta da un punto di vista territoriale dentro l'Ente Parco, non ha, invece, trovato rappresentanza dentro la comunità dei Sindaci. Questo crea un problema anche a livello di gestione all'interno del Parco.
Ripercorrendo velocemente le tappe noi sappiamo che c'è una legge quadro nazionale che si occupa delle aree protette. Legge dalla quale la Regione Piemonte ha emanato, nel 2009, una sua legge generale sulla tutela delle aree protette. Una legge ancora in vigore, modificata nel 2015, durante la precedente legislatura con una riforma che, di fatto, ha previsto un accorpamento dei diversi parchi in enti che hanno raggruppato per zone più o meno omogenee le differenti aree parco.
Le modalità di nomina dei Consiglieri sono disciplinate dall'articolo 15 comma 2 della legge regionale n. 19 del 2009, e le varie comunità dei parchi hanno provveduto a specificare le modalità di voto all'interno di statuti e regolamenti.
Purtroppo, per quanto riguarda la Comunità del Parco del Ticino e del Lago Maggiore, le disposizioni, così come sono state recepite, non hanno garantito una piena rappresentanza anche delle aree più rappresentative. Da questo punto di vista, è scaturita la situazione che oggi sono qui a rappresentare con quest'interrogazione.
L'esito, come dicevo prima, della votazione svoltasi nell'assemblea della comunità del Parco il 9 dicembre 2019, non ha assicurato rappresentanza territoriale. L'esito prevede che il 65,99% della superficie delle aree protette in gestione dell'ente non abbia un proprio rappresentante in seno al Consiglio direttivo. Infatti, risultano escluse: Piano Rosa, Palude di Casalbeltrame, Parco del Ticino che è l'area più importante dal punto di vista dell'estensione, Parco dei Lagoni di Mercurago, Canneti di Dormelletto, Bosco Solivo, Monte Mesma e Colle di Buccione. Inoltre, rimane senza un proprio rappresentante il Parco del Ticino, che da solo rappresenta il 45% dell'intero Ente Parco.
Quest'interrogazione l'avevo già preparata tra fine dicembre e inizio gennaio perché, chiaramente, queste nomine vanno ratificate dalla Giunta.
Purtroppo arriva due giorni dopo la ratifica, perché ho letto sul notiziario della regione Piemonte che venerdì la Giunta ha deciso di ratificare queste nomine.
L'unico eletto di tutta la Provincia di Novara è di un Comune che per appartiene al Parco delle Lame del Sesia, quindi anche tutta la Provincia di Novara non è rappresentata nel Consiglio.
Interrogo la Giunta per capire quali azioni intende mettere in campo, al fine di assicurare piena rappresentanza a tutti i territori delle aree protette.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rossi.
Ricordo a tutti coloro che sono in aula, se non fossero interessati alle interrogazioni, che possono uscire.
La parola all'Assessore Carosso per la risposta.



CAROSSO Fabio, Assessore ai parchi

Grazie, Presidente.
Effettivamente ci siamo confrontati con il Consigliere Rossi su quest'argomento e devo dire che ha ragione quando dice che il territorio deve essere sempre ampiamente rappresentato.
Do una lettura tecnica di quello che mi è stato dato dagli Uffici perch essendo una legge regionale, c'è un gruppo di Sindaci e tutto il Consiglio dell'Ente, quindi devo leggere anch'io nello specifico i dettagli tecnici.
La legge regionale del 29 giugno 2009, n. 19, in materia di rinnovo degli organi degli Enti di gestione delle aree naturali protette dispone all'articolo 14, comma 1, che il Presidente è nominato con decreto del Presidente della Giunta regionale tra candidati con comprovata competenza e rappresentatività territoriale, d'intesa con le Comunità delle Aree protette, intesa che deve essere espressa nel termine di 30 giorni dalla richiesta formulata dalla Regione.
Il successivo articolo 15 disciplina la composizione e le competenze del Consiglio, nonché la modalità di nomina dei consiglieri. Ai sensi del comma 1, il Consiglio dell'Ente di gestione risulta composto, oltre che dal Presidente, da quattro membri per gli enti di gestione le cui Aree protette comprendono meno di dieci Comuni; sei membri quando comprendono tra dieci e 30 Comuni; otto membri quando comprendono più di 30 Comuni.
Il comma 2 del medesimo articolo dispone che tutti i componenti del Consiglio appena elencati, a eccezione del Presidente, sono nominati su designazione della Comunità delle Aree protette, con voto limitato e in modo che sia garantita la rappresentanza delle associazioni ambientaliste individuate ai sensi dell'articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349, e delle associazioni agricole nazionali più rappresentative.
Ai fini delle designazioni di cui sopra, l'unica eccezione è costituita dai Comuni il cui territorio rappresenta più del 25% della superficie complessiva delle Aree protette in gestione all'Ente, per i quali è previsto, ex lege, il diritto alla designazione diretta di un componente del Consiglio.
Per dare avvio alle procedure di rinnovo degli organi, l'Amministrazione regionale ha provveduto a pubblicare sul supplemento n. 2 del BUR n. 31 del 1° agosto 2019 u.s. il comunicato del Presidente della Giunta regionale finalizzato ad acquisire le candidature alla nomina a Presidente degli Enti di gestione.
Con successiva nota n. 23094 del 13/09/2019 ha provveduto a segnalare alle Comunità delle Aree protette degli Enti le procedure di loro competenza finalizzate alle designazione dei nominativi dei consiglieri, onde consentire la costituzione degli organi. In particolare, nella nota de quo si rammenta, in ossequio alla previsione di legge, che tutte le designazioni dei consiglieri spettano alle Comunità delle Aree protette che devono procedervi con il sistema del voto limitato. A tal proposito, si evidenzia che il sistema di voto sopra citato, che assegna a ciascun elettore un numero di voti inferiore rispetto al numero di consiglieri da esprimere, è stato previsto dal legislatore regionale allo scopo specifico di tutelare eventuali minoranze che dovessero crearsi in seno all'organismo elettore.
In riferimento ai territori interessati, occorre rammentare che la Regione ai sensi dell'articolo 12 della legge regionale 19/2009, ha affidato all'Ente di gestione delle Aree protette del Ticino e del Lago Maggiore le seguenti Aree: Riserva naturale della Bessa; Riserva naturale delle Baragge; Riserva naturale del Parco Burcina Felice Piacenza; Parco naturale delle Lame del Sesia; Riserva naturale della Garzaia di Villarboit; Riserva naturale della Garzaia di Carisio; Riserva naturale della Palude di Casalbeltrame; Parco naturale del Ticino; Parco naturale dei Lagoni di Mercurago; Riserva naturale dei Canneti di Dormelletto, Riserva naturale di Fondo Toce; Riserva naturale di Bosco Solivo; Riserva naturale del Monte Mesma; Riserva naturale del Colle di Buccione.
In merito agli esiti delle designazioni effettuate dalla Comunità delle Aree protette del Ticino e del Lago Maggiore, occorre precisare che essendo la Comunità delle aree protette organo dell'Ente di gestione, essa è dotata di propria e autonoma potestà di regolamentazione delle sedute e dei meccanismi di voto delle stesse, sempre nel rispetto delle indicazioni contenute nella legge.
In tal caso, la disposizione dell'articolo 15, comma 2 della legge 19/2009 richiede esclusivamente l'applicazione del criterio del voto limitato nella scelta dei nominativi da designare, lasciando libera ogni singola assemblea nella scelta di come declinare la percentuale di preferenze da far esprimere a ciascun componente.
Nel caso di specie, la Comunità delle Aree protette del Ticino e del Lago Maggiore, nell'individuare i criteri del voto ha deciso, con deliberazione n. 1 del 7 ottobre 2019, di fissare nel tetto dei due terzi il numero massimo di preferenze per ciascun elettore, con ciò rispettando il meccanismo del voto limitato che, si ripete, implica che le preferenze debbano essere in numero inferiore rispetto al totale dei candidati da eleggere.
Va da sé che tale meccanismo di tutela per assicurare il rispetto delle minoranze presuppone la partecipazione alla seduta di tutti gli aventi diritto al voto; risulta invece dagli atti acquisiti che, in occasione della seduta per l'espressione del voto per la designazione dei nominativi dei Consiglieri, tenutasi in data 9 dicembre 2019, è stata registrata la significativa assenza di alcuni componenti della Comunità tra quelli rappresentativi dei Comuni facenti parte del Parco naturale del Ticino e delle Riserve naturali limitrofe.
L'interrogazione presentata evidenzia la mancanza della designazione di un rappresentante proprio dei territori facenti parte del Parco naturale del Ticino e delle Riserve naturali limitrofe.
Giova altresì sottolineare che, anche in occasione della seduta della Comunità delle Aree protette, nella quale sono stati discussi i criteri relativi alle modalità di voto, come risulta dalla deliberazione della Comunità n. 1 del 7 ottobre 2019, è stata registrata l'assenza di parte dei rappresentanti dell'area territoriale in argomento.
Ciò premesso, appare del tutto evidente come i provvedimenti adottati dalla Comunità delle Aree protette del Ticino e del Lago Maggiore risultino pienamente legittimi sotto il profilo amministrativo in merito all'applicazione dell'istituto giuridico del voto limitato come declinato ex legge regionale 19/2009.
Inoltre, si rammenta che, in riferimento alla rappresentanza dei territori delle Aree protette, oltre alla già citata fattispecie di cui all'articolo 15, comma 2 della l.r. 19/2009 ("Diritto alla designazione diretta di un componente del Consiglio per i Comuni il cui territorio rappresenta più del 25% della superficie complessiva delle Aree protette in gestione all'ente"), la legge in parola contempla la possibilità di prevedere nello statuto dell'ente la costituzione di più di una comunità delle Aree protette ove necessario, in ragione delle caratteristiche e della collocazione territoriale delle Aree gestite (articolo 18, comma l).
Si ritiene quindi che la normativa vigente già contempli tutti gli strumenti per assicurare la piena rappresentanza dei territori delle Aree naturali protette, fatta salva la partecipazione attiva dei loro rappresentanti nell'ambito delle sedi istituzionali previste (Comunità delle Aree protette).



PRESIDENTE

Ringrazio il Vicepresidente Carosso, al quale ricordo per le risposte ci sono cinque minuti.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 157 presentata da Magliano, inerente a "Inaccessibilità ai pubblici uffici dell'ASL TO di via Cavezzale 6 Torino"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.157.
La parola al Consigliere Magliano per l'illustrazione.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Questa è un'interrogazione che, peraltro, avevo posto sotto forma d'interpellanza, però visti i tempi per l'esame delle interpellanze, a seguito dell'uscita giornalistica che poneva il tema posto come problematico relativo all'ASL di via Cavezzale, mi sono permesso di presentare un question time.
Molto semplicemente, l'Ufficio di protesica ASL TO, che dapprima era situato presso locali facilmente accessibili a tutti, in via Montanaro 60 oggi è locato presso la sede di via Cavezzale 6.
Come ben si può vedere, la struttura è dotata di un elevatore, ma è un elevatore che può funzionare e supportare solamente carrozzine non elettriche, cioè tutte quelle carrozzine che non superano i 150 chilogrammi. È evidente che c'è tutta una componente di coloro che purtroppo vivono una disabilità e hanno bisogno di una tipologia di carrozzine più attrezzate, che permettano loro di muoversi, cioè le carrozzine elettriche, che però non vengono supportate. In questo modo, non potendo andare di persona per una visita protesica o dover fare tutto quello di cui necessita un intervento da parte dell'ASL, rischiamo di non permettere a queste persone di accedere a quest'ASL.
Poiché l'ASL fa riferimento al nostro Assessorato, vorrei capire come la Regione pensa di intervenire e farlo in fretta, perché abbiamo spostato la struttura da una zona accessibile a una zona non completamente accessibile.
Oggi, la tecnologia permette alle persone che hanno una disabilità grave di muoversi nella nostra città attraverso l'utilizzo di carrozzine di ultima generazione. Mi sembra alquanto inopportuno che una Regione che si vanta di essere una delle prime in merito all'affrontare la disabilità e la sua gestione, il superamento delle barriere architettoniche e non solo, si trovi in questa condizione.
Presidente, ho concluso. Vorrei capire i tempi e chiedo come la Giunta intenda procedere per ovviare al problema d'inaccessibilità ai pubblici uffici, di cui in oggetto. Chiedo che questo sia fatto in tempi brevi perché non c'è niente di peggio che non permettere a una persona che ha una disabilità, per di più su una carrozzina, oggettivamente ingombrante quindi con la fatica di doversi muovere in quel modo, di accedere a un ufficio dell'ASL. Nel 2020, mi sembra veramente paradossale.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Magliano.
La parola all'Assessore Icardi per la risposta.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente, e grazie anche al Consigliere Magliano per aver posto l'attenzione su questo tema.
In Piemonte, abbiamo la legge n. 13 sul superamento delle barriere architettoniche, che è una delle migliori leggi che sia mai stata scritta e che ci hanno copiato altre Regioni; se, poi, non la facciamo rispettare noi, è davvero un paradosso.
Dopo la presentazione della sua interrogazione, ho eseguito degli accertamenti, che le leggo e poi valutiamo.
L'edificio di via Cavezzale è adibito a poliambulatorio e all'interno, al piano rialzato, è collocata - come diceva lei - l'attività di protesica cui affluiscono tutti gli utenti della zona nord di Torino.
L'area poliambulatoriale è collocata sui primi due livelli di un edificio di civile abitazione, con il quale condivide parti comuni condominiali.
L'accesso all'area avviene tramite una rampa di scale in marmo molto ampia larga quattro metri e divisa da un mancorrente doppio in acciaio composto da sette alzate che coprono un dislivello di circa un metro e 40 centimetri. I gradini sono di tipo normale, tutti dotati di banda antiscivolo.
Una delle due porzioni delle scale è attrezzata con un impianto montascale funzionante e omologato, per l'accesso di tutti gli utenti diversamente abili. Allo stato attuale, risulta accessibile. Tuttavia, in considerazione del fatto che le nuove carrozzine elettriche hanno un peso superiore chiederò all'Azienda di adeguarlo immediatamente almeno oltre i 150 chilogrammi, in modo che possa reggere.
A seguito della ristrutturazione di una parte dell'edificio, proprio per ammodernare l'ingresso, è in corso anche l'esecuzione di lavori d'installazione di un ascensore (però questo ha da venire), che permetterà di superare il dislivello di un metro e 40 cm e sostituirà il montascale.
Quindi, nelle more un potenziamento c'è.
Tale opera è risultata piuttosto lunga (quasi mi vergogno a dire le motivazioni) ai fini dell'installazione, a causa del diniego di un condomino che aveva la cantina sotto la tromba dell'ascensore. Insomma, c'è stata una problematica legale per poterlo installare.
Pertanto, sono in corso i lavori per l'installazione dell'ascensore.
Contemporaneamente, è stato definito anche con il Comune di Torino un percorso per eliminare il dislivello attraverso la costruzione di un marciapiede (una rampa), ossia un accesso separato, anche per togliere il primo gradino per l'ingresso al poliambulatorio. Quindi, abbiamo due strade.
Attualmente, il progetto per l'ascensore è stato verificato ed eseguito e l'accordo con il Comune è stato definito.
La previsione del Direttore dell'ASL è che entro metà del mese di febbraio le opere verranno cantierate per la realizzazione dell'ascensore e, salvo imprevisti strutturali, potranno essere in uso all'utenza nel mese di maggio, collaudati e funzionanti. Questo, per l'ascensore.
Nelle more, chiederò il potenziamento del montascala.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Icardi.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Fondi sanitari

Interrogazione a risposta immediata n. 158 presentata da Ravetti, inerente a "Emanazione del bando sulla ricerca"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 158.
La parola al Consigliere Ravetti per l'illustrazione.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Com'è noto, perché è stato detto anche pubblicamente, in quest'interrogazione presto la voce al collega Salizzoni.
L'interrogazione ha una premessa: i fondi stanziati dal CIPE con delibera n. 18 del 2018 per i poli tecnologici del Nord. Tra questi, il Parco della Salute di Torino, con uno stanziamento di 90 milioni.
Nel febbraio 2019, la Giunta precedente ha individuato sei piattaforme come ricorda - ci ricorda - il collega Salizzoni: una per l'oncologia, una per le neuroscienze, una per i trapianti, la quarta per la chirurgia robotica, la quinta per la digitalizzazione, la sesta per la ricerca clinica.
Sempre la Giunta precedente, aveva suddiviso le risorse in tre progetti che cito velocemente: 30 milioni per il lotto 2 del Centro di ricerca di biotecnologie e 58,3 milioni per ricerca e sviluppo, da definire con il partenariato pubblico-privato, in particolare per progetti di ricerca, e 1,7 milioni per l'assistenza per la gestione dei bandi, monitoraggio certificazione e rendicontazione.
Sempre nelle premesse dell'interrogazione, abbiamo specificato che parrebbe che alcuni dipartimenti universitari potrebbero incontrare difficoltà per creare tempestivamente i partenariati con le imprese private, dal momento che sono impegnati in condizioni di emergenza anche nella gestione delle strutture deputate alla cura della Città della Salute, per le note carenze strutturali dell'ospedale, che si riflettono anche in disfunzioni organizzative.
Tale criticità potrebbe essere superata, dal momento che il Fondo di sviluppo e coesione permetterebbe di usare finanziamenti a favore degli Atenei senza l'obbligo di coinvolgere le imprese private.
In questo senso, interroghiamo la Giunta regionale, in particolare l'Assessore competente, per sapere come intenda procedere nell'emanazione del bando sulla ricerca, viste le criticità che ho appena descritto e i tempi stretti a disposizione, poiché le risorse devono essere assegnate entro il 2021.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ravetti.
Risponde l'Assessore Marnati.



MARNATI Matteo, Assessore alla ricerca e connessi rapporti con Atenei e Centri di Ricerca pubblici e privati

Grazie.
Ovviamente mi unisco anch'io agli auguri di pronta guarigione, perch proprio ieri il Vicepresidente Salizzoni mi ha chiamato avvisandomi che avrebbe fatto poi lei l'interrogazione.
Per quanto riguarda l'interrogazione in oggetto, va innanzitutto ricostruita la sequenza degli atti da un punto di vista contenutistico, al fine di chiarire il quadro di riferimento entro quale il bando dovrà muoversi.
La delibera CIPE del 2018 assegna le risorse e prevede che le stesse siano utilizzate per la realizzazione di ruoli tecnologici in grado di creare sinergie tra università, ricerca, innovazione e imprese.
Il 22 febbraio 2019 la Giunta approva il Programma attuativo di ricerca sviluppo e innovazione del Parco della Salute, della Ricerca e dell'Innovazione della Città di Torino e descrive le modalità di attuazione dell'intervento, articolandolo nei tre progetti richiamati nell'interrogazione stessa.
In particolare, durante la scorsa legislatura sono state individuate: 1) Le tematiche specifiche delle piattaforme da finanziare (oncologia neuroscienze, trapianti e medicina rigenerativa, cardiovascolare ed endocrino-metabolico, chirurgia robotica e mini-invasiva, digitalizzazione della struttura ospedaliera per assistenza e ricerca clinica).
2) La suddivisione finanziaria dei tre progetti da supportare: 30 milioni al lotto 2 del Centro di ricerca di biotecnologie di via Nizza 40, su cui non ci sono criticità di attuazione e a breve dovrebbe essere anche inaugurato; 58,3 milioni di euro per progetti di ricerca e sviluppo che dovranno prevedere la creazione di partenariati tra il sistema della ricerca pubblica e le imprese private e 1,7 milioni di euro per assistenza per la gestione dei bandi, monitoraggio, sorveglianza, certificazione per la rendicontazione, nonché informazione e potenziali beneficiari.
3) Le modalità previste di partnership pubblico-privato che s'intende muovere per avviare i partenariati dei progetti.
Il programma prevede, per il Polo della ricerca connesso al Parco della Salute, che gli investimenti riguardino in particolare attività di ricerca e sviluppo, con una forte attenzione a generare ricadute industriali (attirando anche l'interesse da parte di soggetti non ancora presenti sul territorio regionale), ma prevede, altresì, la necessità di dotare i progetti di ricerca e sviluppo selezionati di infrastrutture di ricerca quali attrezzature e laboratori idonei al perseguimento degli obiettivi da conseguirsi. Nello specifico, il finanziamento riguardante le infrastrutture di ricerca connesse e funzionali al raggiungimento degli obiettivi di progetto saranno invece esclusivamente destinati a partner pubblici e dovranno risultare comunque aperti e accessibili alla domanda espressa dalle imprese a prezzi di mercato.
Per quanto riguarda le considerazioni sollevate dall'interrogazione e, in particolare, le difficoltà che i dipartimenti universitari possono incontrare per creare i partenariati con le imprese private, va sottolineato che l'obiettivo principale e generale sotteso alla creazione dello stesso programma di ricerca, sviluppo e innovazione per il Parco della Salute di Torino è costituito proprio dalla creazione di sinergie tra università, ricerca, innovazione e imprese, così come sopra esposto e già definito nella proposta originaria al CIPE, con nota del 27 febbraio 2018.
Quanto inoltre sollevato, rispetto alle criticità riscontrate da parte di alcuni dipartimenti universitari, mi lascia perplesso peri il fatto che, da un lato, si chieda l'accelerazione dell'uscita del bando e, dall'altra, si richiedano modifiche all'impianto originario che già prevedeva la necessità di partenariati (definendo, altresì, in quali ambiti scientifici sarebbe poi stato possibile presentare candidature) e la possibilità d'investimenti in infrastrutture connesse al progetto.
Da una prima interlocuzione, avente a oggetto proprio questo tema, che è stato promosso dall'Assessorato alla ricerca e innovazione insieme con i tre Rettori degli Atenei piemontesi, avvenuta il 17 gennaio 2020 nel mio Assessorato, non è emersa, da parte loro, nessuna specifica criticità.
In altri termini, le risorse per le infrastrutture sono già previste nel disegno originario, che però le lega a progetti di ricerca, venendo meno i quali si rischia di vanificare l'obiettivo di qualificare la ricerca e sviluppo sui temi della salute, incrementandone investimenti industriali, e di ridurre, conseguentemente, l'effetto leva che in tal senso queste risorse erano tese a generare sul territorio regionale.
Infine, per quanto riguarda l'emanazione del bando, si conferma l'impegno di tale Giunta ad analizzare e approfondire l'impianto complessivo e a procedere nei tempi più rapidi possibili, in coerenza con gli obiettivi e le strategie generali, rilanciando la competitività della Regione Piemonte nonché nel rispetto dei vincoli e tempi stabiliti dalle regole del Fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020.
Aggiungo che vanno spesi entro il 2025, non entro il 2020.
Grazie.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 161 presentata da Frediani, inerente a "Salvaguardia dei lavoratori dell'azienda Auchan"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
161.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente, e buon pomeriggio, Assessore.
Parliamo della situazione Auchan, una situazione che interessa un po' tutto il territorio nazionale, perché quest'azienda possiede ben 51 ipermercati in 11 Regioni e ha deciso di vendere alcuni punti vendita a Conad. Questo tra l'altro, ha anche provocato l'intervento dell'Antitrust, che ha sollevato dei dubbi rispetto alla concentrazione dell'attività sotto questo marchio e ha avviato un'istruttoria, che se non sbaglio ha dato esito proprio in questi giorni, anche se forse ha avuto un prolungamento per alcuni approfondimenti.
Ieri c'è stato un incontro tra i sindacati e la nuova proprietà Conad. Non ne conosco ancora gli esiti (probabilmente l'Assessore è più informata di me, anzi, penso sicuramente), ma rimangono dei nodi da sciogliere rispetto a questo passaggio. In particolare, mi riferisco al punto vendita di Rivoli, che è solo uno dei punti vendita che si trovano nella provincia di Torino: ne abbiamo uno su Torino in corso Romania, uno a Venaria e poi uno a Cuneo. Tra l'altro, il punto vendita di Cuneo fu già oggetto di alcune interrogazioni qualche tempo fa, perché l'azienda Auchan, tra il 2014 e il 2015, trovandosi ad affrontare una crisi, lo fece talvolta con dei metodi non proprio ortodossi, e in quell'occasione, ad esempio, trasferì alcune lavoratrici dalla sede di Rivoli alla sede di Cuneo, con degli orari anche piuttosto improponibili. Quello, comunque, è un altro capitolo.
Adesso ci troviamo in questa delicata fase di passaggio: nel punto vendita di Rivoli sono assunti 177 dipendenti e pare che ci siano 60 esuberi (almeno questo è ciò che ha valutato l'azienda). Si pensa - questo dicono i sindacati - d'intervenire con alcuni accompagnamenti verso la pensione e con alcuni trasferimenti in punti vendita vicini (tra l'altro, ne è stato aperto uno recentemente proprio ad Avigliana). Rimane il fatto che per i lavoratori del punto vendita di Rivoli c'è ancora molta incertezza.
Io sono passata diverse volte negli scorsi giorni e devo rilevare che aleggiava un clima piuttosto desolante, in parte perché si stava svuotando completamente il punto vendita, quindi l'impatto era piuttosto triste rispetto a quanto si è abituati a vedere quando si entra in un centro commerciale di tali dimensioni, in parte perché i lavoratori vagavano un po' sperduti, per cui quando si chiedevano loro delle informazioni, non sapevano bene come rispondere.
L'interrogazione arriva il giorno successivo all'incontro tra sindacati e azienda: vorremmo capire, quindi, se anche la Regione interverrà in qualche modo, se sia stata coinvolta in qualche politica di accompagnamento o in qualche altra misura.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Frediani.
La parola all'Assessore Chiorino per la risposta.



CHIORINO Elena, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
L'acquisizione del Gruppo Auchan da parte di Conad passa attraverso Margherita Distribuzione S.p.A., che è una società interamente partecipata soggetta a direzione e controllo di BDC Italia S.p.A., che, a sua volta, è una società costituita di Conad (lo anticipo, il motivo sarà più chiaro tra un attimo).
Margherita Distribuzione S.p.A. dal mese di ottobre 2019 ha acquisito tutte le attività che in Italia facevano capo ad Auchan. Gli obiettivi dichiarati fin dall'inizio sono stati quelli di mettere in sicurezza l'azienda e d'intervenire su una realtà aziendale, quella di Auchan, che era profondamente in crisi, attraverso interventi sia di risanamento, sia di ristrutturazione, con la razionalizzazione dei costi e il rilancio delle varie attività commerciali.
Ciò doveva avvenire secondo le linee guida di un piano industriale che, in parte nel breve periodo per alcuni aspetti, in parte nel medio-lungo termine su altri, prevedeva la razionalizzazione e il contenimento dei costi di struttura e di gestione (ivi incluso il costo del lavoro), il recupero di marginalità e profittabilità delle attività del business, e l'adozione - questo è il nodo centrale - del modello operativo Conad soprattutto sul piano commerciale. Questo perché? Perché Conad è una società di cooperatori - quindi abbiamo una sorta di federazione di imprenditori che operano in autonomia sulle diverse zone d'Italia - e vi sono, proprio per questo motivo, sei cooperative che costituiscono il gruppo Conad, sostanzialmente. È un modello molto diverso da quello di Auchan, che prevedeva un'unica società centrale, che operava, appunto attraverso aziende nazionali e filiali territoriali.
In quest'ottica, dal 4 settembre 2019 è stata avviata, ai sensi dell'articolo 47 della legge n. 428/90, la procedura sindacale di trasferimento dei rami d'azienda, per un complesso di 109 punti vendita tra cui quelli piemontesi.
A oggi risulta che siano stati trasferiti in Conad quattro punti vendita siti a Torino e a Pinerolo, e che sia in corso la trattativa per il punto vendita di Rivoli. Questi trasferimenti avvengono in capo alla Nordovest Insieme S.r.l., che è una società territoriale di riferimento per Conad.
Il programma di ristrutturazione delle sedi ex Auchan è in capo a Margherita Distribuzione e prevede di valutare il perimetro delle sedi anche in funzione di ciò che l'autorità Antitrust, una volta terminata la fase istruttoria, pronuncerà con un provvedimento che è atteso proprio nei prossimi giorni (le tempistiche dovrebbero essere entro fine gennaio).
Da questo provvedimento dipenderà, di conseguenza, la sorte delle sedi più grandi, perché bisognerà capire la distribuzione di queste aperture che definirà l'Antitrust.
Le sedi più grandi in Piemonte sono quelle di Torino, Venaria e Cuneo.
Inoltre, c'è la questione legata alla perimetrazione delle possibili acquisizioni da parte di Conad, quindi dobbiamo attendere anche quel quadro lì per riuscire ad avere una visione d'insieme un po' più precisa.
Margherita Distribuzione, che era presente al Tavolo del MISE il 17 dicembre (Tavolo nazionale in cui la Regione era presente), ha confermato in quella sede che il 60% della rete Auchan è transitato o transiterà in Conad, con l'acquisizione di 112 punti vendita, mentre il restante 40% sarà affidato a operatori terzi, fermo restando l'impegno di Conad ad aprire trattative con questi ultimi al fine di negoziare al meglio le clausole per la tutela dei livelli occupazionali.
In quella sede, le organizzazioni sindacali hanno obiettato una mancanza d'informazioni e di chiarezza sul procedimento avviato e hanno chiesto che le operazioni di cessione e di ristrutturazione siano preventivamente condivise in trasparenza con le medesime organizzazioni sindacali, e che Conad si faccia carico della ricollocazione nella propria struttura organizzativa degli eventuali esuberi, in parte derivanti sia dalle sedi amministrative Auchan (perché c'è anche quel tema, in aggiunta), sia delle riduzioni delle superfici di vendita, e di condividere il Piano di rilancio dei punti vendita.
L'Assessorato al lavoro si è attivato, di conseguenza, per mediare e agevolare il negoziato tra le parti, ed evitare, ovviamente, i licenziamenti: su questo c'è la massima attenzione, come sempre, da parte dell'Assessorato.
Stiamo seguendo con particolare attenzione, rispetto ai continui dialoghi sia con la proprietà, sia con i sindacati, anche il trasferimento del punto vendita di Rivoli, perché coinvolge 177 lavoratori. Siamo quindi in contatto con le parti coinvolte - e termino - e seguiamo la vicenda sia a livello regionale, che a livello nazionale.
Siamo in attesa, per definire ulteriormente le varie politiche da poter attuare, del pronunciamento dell'Antitrust, perché questo definirà il perimetro su cui dovremo operare ed eventualmente continuare a trattare con la parte di Conad.


Argomento: Nomine - Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione a risposta immediata n. 162 presentata da Sacco, inerente a "Inconferibilità delle nomine della Giunta regionale in ATC Nord e ATC Sud"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
162.
La parola al Consigliere Sacco per l'illustrazione.



SACCO Sean

Grazie, Presidente.
Volevo portare alla luce del Consiglio, dal nostro punto di vista un'inconferibilità sulle nomine della Giunta regionale in ATC Nord e Sud.
Negli ultimi mesi del 2019 è stato nominato in Consiglio regionale il nuovo C.d.A. dell'Agenzia Territoriale per la Casa, ATC Piemonte Nord, dove risulta come primo nominato dalla maggioranza in Consiglio l'Avvocato Marco Marchioni con 31 voti, poi insediato come Consigliere all'interno del C.d.A. Il 9 gennaio 2020, invece, si è insediato il nuovo C.d.A. dell'ATC Piemonte Sud nominato dal Consiglio regionale, fra cui risulta come Consigliere il geometra Mario Canova.
Considerato che le nomine precedentemente menzionate, da una prima verifica, risultano inconferibili, ai sensi dell'articolo 7 della legge n.
39/2013 "Inconferibilità di incarichi a componenti di organo politico di livello regionale e locale", per la quale non possono essere affidati incarichi di amministratore di ente pubblico di livello regionale a coloro che nell'anno precedente siano stati componenti della Giunta o del Consiglio di una Provincia o di un Comune con popolazione superiore a 15.000 abitanti della medesima Regione o di una forma associativa fra Comuni avente la medesima popolazione della medesima regione, ricordo che i membri del Consiglio di Amministrazione sono a tutti gli effetti degli amministratori. Infatti, in qualsiasi manuale economico i membri del Consiglio di Amministrazione sono denominati "amministratori" e gli statuti di ATC, inoltre - ad esempio gli statuti di ATC Piemonte Nord e Sud all'articolo 7 "Incompatibilità e decadenza" riportano: "Fermo restando quanto previsto dalla normativa vigente in materia di incandidabilità, di inconferibilità e di incompatibilità, le cariche di Presidente, di Vicepresidente e di Consigliere di Amministrazione sono incompatibili con quelli di membro del Parlamento europeo e nazionale, di Assessore regionale e comunale, di componenti del Consiglio regionale, provinciale e comunale della Città Metropolitana".
L'avvocato Marco Marchioni, nominato nel C.d.A. di ATC Piemonte Nord responsabile del partito della Lega verbanese, risulta essere nel 2019 Presidente del Consiglio dell'Unione montana Cusio e Mottarone, motivo per il quale non rispetterebbe i disposti della legge n. 39/2013. Il geometra Mario Canova, nominato nel C.d.A. di ATC Piemonte Sud, risulta invece essere stato Consigliere comunale di Alba fino a maggio 2019, per cui la sua nomina risulta inconferibile, in quanto, secondo i disposti della legge n. 39/2013 - che sono abbastanza chiari, perché parla dell'impossibilità di ricoprire il ruolo di amministratore all'interno di un Ente regionale doveva passare un anno per essere nominato in questo ente, mentre non è ancora decorso il termine previsto dalla legge.
Per questo motivo, chiedo all'Assessore come intenda agire al fine di risolvere al più presto le situazioni d'inconferibilità nei Consigli di Amministrazione di ATC Nord e Sud dei nominati dalla Giunta regionale rispettivamente Marco Marchioni e Mario Canova.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sacco.
Risponde l'Assessore Caucino, che ha pertanto facoltà di intervenire.



CAUCINO Chiara, Assessore alle politiche della famiglia, dei bambini e della casa

Sarò brevissima.
Tra i soggetti nominati dal Consiglio regionale in qualità di Consiglieri di Amministrazione delle ATC, ve ne sono due facenti parte dei C.d.A.
dell'ATC Nord e dell'ATC Sud, precisamente il signor Marchioni e il signor Canova, per i quali la nomina è stata condizionata alla non assunzione di deleghe gestionali dirette all'interno dell'ente fino alla scadenza del periodo previsto dall'articolo 7, comma 1, del decreto legislativo n.
39/2013, come risulta dalle deliberazioni n. 2624728 e n. 2824730 del 19 novembre 2019.
I suddetti Consiglieri di Amministrazione non sono stati però scelti dalla Giunta regionale, in occasione delle recenti deliberazioni di nomina dei Presidenti e dei Vicepresidenti delle ATC, in quanto sono stati nominati rispettivamente i signori Luigi Songa e Leo Spataro per ATC Nord e i signori Paolo Caviglia e Marco Buttieri per ATC Sud con DGR n. 2883 e n.
3884 del 30/12/2019.
Pertanto, i soggetti nominati dalla Giunta regionale non versano in condizioni d'inconferibilità, come peraltro esplicitamente evidenziato nelle premesse delle deliberazioni medesime.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 163 presentata da Grimaldi, inerente a "Evitare gli esuberi tra i lavoratori della Martor di Brandizzo"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
163.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente Gavazza.
Intanto sono felice che ci sia lei a presiedere, anche perché, come l'Assessora sa, con il Consigliere siamo stati davanti ai cancelli della Martor proprio durante le festività, credo le più dure della loro vita. La Martor è una società leader nella realizzazione di componenti, di sistemi e sottosistemi dell'automotive, è una delle tante storie di eccellenza del nostro territorio. È radicata nella provincia torinese, per precisione a Brandizzo, da più di quarant'anni. Come molti sanno, purtroppo dal 2012 la strategia dell'azienda è stata anche quella di aprire tre stabilimenti in Polonia, il secondo nel 2012 e il terzo nel 2014 e uno in India qualche anno prima. Non ci sarebbe nulla di male, se non ci fossero però delle conseguenze.
Da quanto abbiamo riassunto, appare evidente che la strategia della società è stata quella di far fronte - si dice così - alla crisi, in particolare del settore automotive che, in effetti, ha avuto delle contrazioni enormi soprattutto nel bacino piemontese. Ma come ha fatto fronte a questa crisi? Con la progressiva delocalizzazione della produzione fuori dall'Italia.
Questa decisione ha avuto degli effetti nefasti sull'occupazione delle lavoratrici e dei lavoratori della filiera e, come l'Assessore sa, questo si evince anche dall'utilizzo massiccio delle procedure di ammortizzatori sociali in tutto l'indotto automotive.
Come lei sa, Assessore, la Martor ha comunicato nel dicembre scorso di aver depositato presso il Tribunale di Ivrea la domanda di concordato in continuità con l'intenzione di cessare l'attività.
In seguito, ha comunicato ai sindacati l'intenzione di avviare, in tempi brevi, la procedura di licenziamento collettivo per tutti i dipendenti, con la possibilità di trovare una soluzione per 45 di loro. In seguito a questo, come stavo raccontando, dal 20 dicembre i lavoratori della Martor hanno cominciato un presidio che è andato lungo, ben oltre Natale e Capodanno. Tra l'altro, il 23 dicembre, mentre molti si apprestavano a festeggiare, la RSU FIOM-CGIL ha dichiarato ulteriore otto ore di sciopero con i presidi.
L'11 gennaio, come l'Assessore sa, si è tenuta, invece, l'assemblea dei lavoratori presso il presidio Martor per illustrare quanto emerso durante l'incontro del giorno precedente all'Unione Industriale. Incontro al quale ha partecipato anche la direzione della T.Erre di Modena, azienda del gruppo Borghi, interessata all'affitto di un ramo d'azienda.
In quella sede sono state affrontate le problematiche relative alle disastrose condizioni economiche e industriali della Martor, ed è stata confermata la richiesta di ammissione al concordato preventivo in continuità depositata presso il Tribunale di Ivrea.
In quell'occasione la T.Erre avrebbe confermato l'intenzione di investire sul sito di Brandizzo e di lavorare per incrementare il numero di lavoratori da trasferire unitamente al ramo d'azienda, oltre ai previsti 45 dipendenti citati. La Martor ha dato la disponibilità di ricollocare all'interno di altre sue società otto lavoratori.
Dall'incontro di questa mattina ci risulta che i lavoratori che rileverebbe la T.Erre aumenterebbero da 45 a 47 e, nel caso della Martor, probabilmente da otto si passerebbe a dieci, ma sono voci che non state ancora confermate, perché l'incontro è appena finito.
Come l'Assessore avrà capito, oggi c'è stato un incontro, tra l'altro avvenuto dopo che i lavoratori hanno evitato l'incombente fallimento ritornando ai loro posti di lavoro. Una decisione per nulla scontata, molti di loro rischiano di rimanere a casa, di non avere scivoli verso la pensione, di essere parte di una lotteria: dentro o fuori, rilevati o no.
Hanno fatto anche un'azione che è legata al destino del loro lavoro, ma anche di quest'azienda cui avevano dato e, a un certo punto, si sono visti togliere tutto.
Chiediamo all'Assessora - credo non siamo i soli a chiederlo - quali siano gli strumenti messi in campo dalla Regione Piemonte al fine di evitare gli esuberi della crisi Martor con particolare riguardo, da una parte, alla necessità di maggiori assunzioni della T.Erre di Modena e, dall'altro all'impegno dell'azienda di Brandizzo a ricollocare, almeno nelle altre sue aziende del gruppo, più lavoratori possibili, affinché Brandizzo, i suoi lavoratori e le sue famiglie non paghino ancora così duramente questa crisi.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
La parola all'Assessore Chiorino per la risposta.



CHIORINO Elena, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Consigliere Grimaldi, anche l'Assessorato possiede, in via informale, gli stessi suoi dati rispetto all'incontro di oggi. Attenderei una pronuncia ufficiale rispetto a un eventuale incontro, quantomeno un giro di telefonate, seppure informali, fatte con un po' di calma in più rispetto alla contingenza del momento che, ovviamente, non ci consente di essere pienamente aggiornati proprio perché l'incontro era ancora in corso mentre noi eravamo in Aula.
Noi sappiamo, perché in continuo contatto, che azienda e organizzazioni sindacali si stanno incontrando assiduamente per trovare una soluzione che possa essere quanto più possibile condivisa. Inizialmente, la T.Erre del gruppo Borghi, che ha sede nel Modenese, si era data disponibile all'affitto di un ramo d'azienda garantendo la prosecuzione per 45 lavoratori. Ci sono stati una serie d'incontri e si arriva all'incontro di oggi, dove si dice che starebbero cercando di fare in modo, per quanto possibile, di incrementare il numero dei lavoratori. Nella giornata di oggi, verificheremo ulteriormente il dato che io e lei abbiamo per capire se è quello definitivo, o se è un primo passaggio. Vorrei che questo mi fosse chiarito meglio prima di dare dei numeri più precisi.
Anche gli azionisti della Martor, a loro volta, hanno manifestato l'intenzione di ricollocare all'interno di altre società alcuni lavoratori.
Il numero che avevamo noi era di otto lavoratori, quindi verificheremo anche questo dopo l'incontro di oggi.
Sulla base di tutto questo, come diceva anche il Consigliere, c'è stato un attimo di distensione da parte dei lavoratori che, con un atto di grande responsabilità e di grande sostegno, hanno sospeso le agitazioni e consentito all'azienda di riprendere l'attività.
Al momento, per dare il quadro complessivo, ai nostri Uffici non risulta comunque, essere pervenuta alcuna procedura di licenziamento collettivo.
L'Assessorato al lavoro sta seguendo con particolare attenzione la vicenda sia quella della Martor nello specifico sia, come sapete, anche di tutto il settore, che è quello dell'automotive dove - ahimè, lo abbiamo detto anche nel Consiglio del 7 gennaio - la situazione è decisamente critica. Si tratta di un settore che per il Piemonte è sempre stato un fiore all'occhiello, che è sempre stato di fondamentale importanza, ma che è in forte ed evidente crisi.
Ripeto, l'Assessorato segue con particolare attenzione la vicenda e cerca di intervenire con gli strumenti che ha disposizione, inclusa anche la valutazione di percorsi ad hoc volti a favorire la ricollocazione dei lavoratori. L'Assessorato sta lavorando per cercare di potenziare le capacità e la velocità di profilazione degli Uffici regionali e dei lavoratori proprio per procedere più speditamente e in modo più preciso.
Ci sono degli strumenti a disposizione ma, per attivare alcuni di essi, ad esempio quelli legati all'assegno di ricollocazione, abbiamo bisogno di un accordo tra azienda e sindacati. Questo è il presupposto per l'attivazione di uno strumento come quello dell'assegno di ricollocazione.
Certo è che tutte le politiche che potranno essere messe in campo dalla Regione, più altre, come quelle cui abbiamo accennato il 7 gennaio e alle quali l'Assessorato sta lavorando, o l'incremento delle potenzialità di profilazione dei lavoratori delle aziende in crisi, proprio per studiare percorsi ad hoc e per essere più veloci nella profilazione, saranno messe in campo anche sicuramente per i lavoratori della Martor, ripeto, anche in un'ottica molto più ampia, che riguarda l'ambito dell'automotive.
Ritengo che dobbiamo essere consapevoli e convinti del fatto che è una singola crisi aziendale, ma è altrettanto vero che per risolvere il problema, in modo anche strutturale, perché ormai di questo stiamo parlando, bisogna cercare di guardarlo a 360 gradi, per comprendere esattamente come evolverà tutto il settore dell'automotive e cercare di andare in quella direzione, anche con l'eventuale ricollocazione dei lavoratori, piuttosto che con una formazione adeguata in questi termini.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Chiorino.


Argomento: Nomine

Interrogazione a risposta immediata n. 164 presentata da Disabato, inerente a "Applicazione del requisito normativo della comprovata competenza per la nomina dei Presidenti degli Enti di gestione delle aree protette"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 164.
La parola alla Consigliera Disabato per l'illustrazione.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Non starò a ripetere l'intera normativa, perché abbiamo già affrontato una simile trattazione precedentemente, però vorremmo soffermarci sul principio della comprovata competenza, prevista dalla legge n. 19 del 29 giugno 2009 in merito alle nomine dei Presidenti degli Enti parco.
Il Testo Unico sulla tutela delle Aree naturali e della biodiversità dispone che il Presidente dell'Ente Parco è nominato con decreto del Presidente della Giunta regionale tra candidati con comprovata competenza e rappresentatività territoriale, d'intesa con le Comunità delle Aree protette. In caso di mancata intesa, entro 30 giorni dalla richiesta formulata dalla Regione, il Presidente è nominato con decreto motivato del Presidente della Giunta regionale. In applicazione del medesimo articolo il n. 14 della legge regionale 19/2009, il Presidente della Giunta regionale ha indetto pubblico avviso allo scopo di acquisire disponibilità alla nomina dei Presidenti dei Consigli dei Parchi, che erano nove. Alcuni stanno per essere ratificati, altri sono già stati ratificati, quindi si sta procedendo alla conclusione di questo iter di nomina dei Presidenti delle Aree protette. Il bando, infatti, è stato chiuso l'11 settembre 2019 e, a oggi, pare che i decreti di nomina siano in fase conclusiva.
Secondo la ratio del legislatore, il primo requisito come priorità nella scelta del candidato a Presidente di un'Area protetta è la comprovata competenza, cioè questa persona dev'essere in possesso di un titolo di studio adeguato al ruolo, in materia ambientale o gestionale, ed esperienza lavorativa maturata in un contesto affine. L'esempio è chiaro: se dovessi farmi difendere in tribunale, penso che chiamerei un avvocato e non un medico e magari il medico lo chiamerei dopo, ma dipende dalla sentenza inoltre, non mi farei operare da un avvocato. Diciamo che il principio è molto semplice.
Ci sono state diverse polemiche, sui giornali, sulla comprovata competenza di alcuni candidati. Premetto, non entro nel merito, non do nessun giudizio al riguardo, ma sto riportando una polemica che ho letto sui giornali e su vari social. Poi, sono state prese delle posizioni in merito alle designazioni dei rappresentanti delle associazioni ambientaliste, ma questo è un altro discorso, dovuto magari alla rappresentatività; noi, comunque ci stavamo soffermando su quel concetto.
In particolar modo, sono state sollevate questioni su alcuni parchi come per esempio, quello delle Alpi Marittime. Noi abbiamo semplicemente interrogato, perché in quanto Consiglieri regionali dobbiamo verificare che i requisiti previsti dalla legge siano rispettati; dobbiamo essere anche controllori.
Vorremmo sapere se e come il Presidente Cirio intenda far rispettare il requisito normativo di comprovata competenza per la nomina dei Presidenti degli Enti di gestione delle Aree protette. Abbiamo interrogato il Presidente, perché era lui che doveva firmare i decreti.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Carosso per la risposta.



CAROSSO Fabio, Assessore ai parchi

Grazie, Presidente.
In merito all'interrogazione, la legge regionale del 29 giugno 2009, n. 19 "Testo Unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità", in materia di rinnovo degli organi degli Enti di gestione delle Aree naturali protette dispone, all'articolo 14, comma 1, che il Presidente è nominato con decreto del Presidente della Giunta regionale tra i candidati con comprovata competenza e rappresentatività territoriale, d'intesa con le Comunità delle Aree protette.
Per dare avvio alle procedure di rinnovo degli organi, l'Amministrazione regionale ha provveduto a pubblicare sul supplemento n. 2 del BUR n. 31 del 1° agosto 2019 il comunicato del Presidente della Giunta regionale finalizzato ad acquisire le candidature della nomina del Presidente degli Enti di gestione.
Relativamente alla declinazione del concetto di "comprovata competenza" questo non può essere, ovviamente, ristretto al possesso di particolari titoli di studio o di esperienze lavorative in enti deputati alla gestione di materie del tutto analoghe a quelle trattate nell'ambito delle Aree naturali protette.
Giova rammentare che la complessità del territorio, dell'ordinamento giuridico, delle problematiche e dei contesti amministrativi caratterizzanti l'ambito di azione di un ente di gestione delle aree naturali protette richiedono il possesso di esperienze e competenze plurime difficilmente rinvenibili in un unico candidato alla carica di Presidente.
Ne consegue che il requisito della "comprovata competenza" non può che ritrovarsi in una o più caratteristiche proprie del candidato individuato ai fini della carica di Presidente: in via del tutto esemplificativa risultano rilevanti esperienze imprenditoriali e gestionali in aziende con finalità pubbliche e private, rapporti di dipendenza in ambito pubblico titoli di studio di natura professionale e non sia in campo tecnico che amministrativo-giuridico, esperienza di amministratore pubblico con particolare riferimento agli Enti locali, eccetera.
Ciò premesso, si osserva inoltre che, ferma restando la legale rappresentanza dell'ente in capo al Presidente nominato, la conduzione operativa della struttura è affidata al dirigente in organico con funzioni di direttore che, in ossequio al principio della separazione dei poteri svolge l'attività amministrativa-gestionale nell'ambito dei criteri e indirizzi dettati dall'organo politico e che è chiamato a supportare la figura del Presidente e del Consiglio, integrando con la propria competenza professionale l'agire degli organi politici citati.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Carosso.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.49 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta inizia alle ore 15.53)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bongioanni.



BONGIOANNI Paolo

Grazie, Presidente; sull'ordine dei lavori.
Ritiro l'ordine del giorno n. 172, "Fondi GESCAL (Gestione Case dei Lavoratori)", riferito al programma decennale, con l'obiettivo di realizzare delle case per i lavoratori.
Avevo appreso che sono giacenti a Roma, presso la Cassa Depositi e Prestiti, cifre importanti, destinate soprattutto ad alcune Regioni. Una di queste è la Regione Piemonte. Questa mattina, in un confronto con l'Assessore Caucino, sono venuto a conoscenza che, proprio nel momento in cui ho presentato l'ordine del giorno, lei stessa aveva già avviato le procedure in questa direzione, pertanto l'ordine del giorno è superato raggiungendo comunque il suo obiettivo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bongioanni.
La parola all'Assessore Caucino.



CAUCINO Chiara, Assessore alle politiche della famiglia, dei bambini e della casa

Voglio ringraziare il Consigliere Bongioanni, per la disponibilità dopo il confronto.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ravetti.
Ricordo a tutti che gli interventi si svolgono in piedi.
Prego.



RAVETTI Domenico

Non sono molto alto, ma le assicuro che non sono seduto!



PRESIDENTE

No, ma si è tagliato i capelli, perciò mi sembrava seduto!



RAVETTI Domenico

Per una discussione ordinata, poiché gli ordini del giorno al punto 4) e 5), nella sostanza, sono tra di loro collegati - mi creda, non lo dico per facilitare la maggioranza, ma lo dico per ordinare la discussione - lei ritiene opportuno, se lo ritengono anche i colleghi, svolgere interventi che tengano insieme tutti gli ordini del giorno, oppure li tratta uno alla volta e tutti i Consiglieri intervengono? Mi creda, per le opposizioni è meglio impegnare più tempo, ma lo dico per ordinare meglio la discussione.



PRESIDENTE

Indubbiamente, farei intervenire tutti sugli ordini del giorno e poi farei una discussione generale unica. Se tutti sono concordi.
La parola al Consigliere Gagliasso.



GAGLIASSO Matteo

Grazie, Presidente.
Voglio solo affermare che nella votazione dell'ordine del giorno n. 176 ho avuto dei problemi: avevo indicato "favorevole" e invece è rimasta solo la presenza.
Volevo solo esprimere la votazione favorevole all'ordine del giorno n. 176 a prima firma Valle.
Grazie.



PRESIDENTE

La Presidenza aveva visto questa difformità di voto verso il suo Gruppo faremo rettificare il verbale.
La parola al Consigliere Demarchi.



DEMARCHI Paolo

Grazie, Presidente.
Anche a me, come al Consigliere Gagliasso, non è stata presa la votazione.
Voto favorevole all'ordine del giorno sulla Mahle.
Grazie.



PRESIDENTE

Ci sono altri Consiglieri di Cuneo che non hanno votato o hanno votato in difformità al proprio Gruppo? Consigliere Martinetti, lei ha votato? Bene, almeno lei mi dà soddisfazione; almeno oggi!



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Io ho chiesto! Perché due su due.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Chiorino, Cirio e Graglia.


Argomento:

Programmazione dei lavori (seguito)


PRESIDENTE

Procederei con l'esame degli atti ispettivi: . ordine del giorno n. 150, "Stato di emergenza climatica e ambientale: politiche concrete di competenza regionale", presentato dal Consigliere Marrone Sono collegati . ordine del giorno n. 152, "Dichiarazione dello stato di emergenza climatica e ambientale", presentato da Grimaldi, Canalis, Avetta, Valle e Sarno . ordine del giorno n. 171, "Green Deal, le specificità e le criticità del bacino padano vengano riconosciute con adeguati investimenti" presentato dalla Consigliera Biletta . ordine del giorno n. 173, "Riconoscimento del Piemonte quale area svantaggiata per lo smaltimento degli inquinanti", presentato dal Consigliere Preioni e altri . ordine del giorno n. 167, "Dichiarazione dello stato di emergenza climatica e ambientale in regione Piemonte: impegni per contrastare il cambiamento climatico", presentato da Disabato e altri . ordine del giorno n. 168, "Stato di emergenza climatica e ambientale Interruzione della NLTL Opera con un bilancio ambientale disastroso" presentato dai Consiglieri Frediani, Disabato, Martinetti, Sacco e Bertola.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Per non perdere tempo: bene l'indicazione del Capogruppo del PD di affrontare tutti gli ordini del giorno assieme e - ripeto - non vedo l'ora di illustrare il nostro ordine del giorno, ma le chiedo solo di riprogrammare le comunicazioni dell'Assessore Icardi all'inizio o alla fine di questa seduta, ma che avvengano in questa seduta, poiché non le ha svolte apposta in Commissione per farlo oggi, in Aula. Non vorrei che finisse il tempo, quindi decidiamo a che ora l'Assessore Icardi svolgerà le comunicazioni. Tra l'altro, per non far perdere tempo, ricordo anche cosa ci siamo detti questa mattina.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Magliano.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Avevamo detto che nel primo pomeriggio l'Assessore Icardi avrebbe svolto le comunicazioni sul tema di questa mattina: le esenzioni. Se ha già la possibilità, le uniamo alle comunicazioni chieste dal collega Grimaldi.



PRESIDENTE

Va bene. Penso siano tutti d'accordo.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazioni dell'Assessore Icardi inerenti a "Gestione privatistica dei Pronto soccorso"


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Icardi per svolgere le comunicazioni inerenti a "Gestione privatistica dei Pronto soccorso".



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Ho accettato volentieri di venire a dare comunicazioni su un tema come l'ambito privatistico, quindi gestione di reparti e Pronto soccorso, non tanto perché avessi ulteriori e importanti informazioni da dare a quest'assise, quanto perché ho letto sui giornali e sui social che, di fronte a un articolo di giornale, si sono moltiplicate tutta una serie di reazioni al punto da costringermi a rilasciare un comunicato stampa per fare un minimo di chiarezza.
Sul tema, sono state dette sciocchezza in quantità industriale.



(Commenti del Consigliere Grimaldi)



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

In generale.
Gliene dico una: per esempio, abbiamo letto "I Pronto soccorso ai privati: preparatevi ad andare al Pronto soccorso con la carta di credito". Ho letto questo.



(Commenti del Consigliere Grimaldi)



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Glielo dico io, glielo porto anche a vedere, se non ci crede, Consigliere Grimaldi.
Ho letto che i costi aumenteranno a dismisura, con l'eventuale gestione privatistica. In realtà, il tariffario nazionale e quello regionale sono esattamente speculari sia per la parte pubblica sia per quella privata quindi anche questa è un'inesattezza.
Ho letto di una svendita della sanità pubblica a favore dei privati insomma, potrei andare avanti, però preferisco portare una rassicurazione più che un'informazione, che tra l'altro non ho, a quest'Assemblea, che non è in corso nulla di questo.
In realtà, quello che è successo è che la più grande associazione di gestori privati mi ha contattato e mi ha chiesto se ero disponibile a trattare sul tema dei Pronto soccorso privati.
Io ho dato la mia disponibilità dicendo: "Certamente, non c'è nessun pregiudizio di tipo ideologico, ne parliamo". Come spesso ho detto, il privato per noi deve essere un sostegno, una costola, una risorsa, non un nemico. Specie in un periodo come questo, in cui c'è carenza di personale medico, avviare delle procedure strutturate, piuttosto che ricorrere al privato soltanto in momenti di emergenza, è sicuramente una cosa da fare.
Ora sono in attesa di una proposta scritta, perché ho detto loro: "Fatemi una proposta, vediamo quello che volete fare e poi lo analizziamo al tavolo".
Abbiamo istituito un tavolo di confronto con i privati a tre gambe: la prima, con una riunione già svolta, riguarda il tavolo con il privato no profit, principalmente il privato cattolico (Cottolengo e altri); la seconda si riferisce al privato della cooperazione (più orientato sulla parte socio-assistenziale, sulle RSA e sui presidi non squisitamente di cura sanitaria); il terzo ai privati puri, dove troviamo le tre principali associazioni di categoria.
Ho detto loro che aspettavo una proposta strutturata per valutare l'opzione. Mi è parso di capire che volessero parlare di Pronto soccorso legati alla propria azienda, quindi non stiamo parlando di privatizzare Pronto soccorso pubblici, ma di attivare dei Pronto soccorso legati a strutture a gestione privata già esistenti.
L'esempio classico è il Gradenigo: oggi esiste in Piemonte un Pronto soccorso a gestione privata - il Gradenigo - che registra circa 70.000 passaggi l'anno. In realtà ce n'è anche un altro, il Coq di Omegna, un PPI gestito dal privato, ma dal punto di vista dell'utente non fa nessuna differenza. Se voi - mi auguro di no - doveste capitarci, entrereste con le stesse garanzie del Pronto soccorso gestito dal sistema pubblico. Ripeto sono in attesa delle loro richieste e comunicazioni.
Voglio anche precisare a proposito del Pronto soccorso privato sul modello "Lombardia".
La Lombardia, per parlarci chiaro, ha un sacco di Pronto soccorso privati ma quasi per imposizione a soggetti privati. Quando la Regione Lombardia dà un'autorizzazione per l'ortopedia, la cardiologia o quant'altro, impone anche il Pronto soccorso, ma è notorio che il Pronto soccorso è meno remunerativo rispetto a reparti come cardiologia od ortopedia, dove invece il privato ha superiori margini di guadagno.
I lombardi dicono: "Ti accredito una serie di reparti e di strutture, per mi garantisci anche il Pronto soccorso".
Visto al contrario, non siamo noi Regione che stiamo dando un'eventuale occasione di guadagno, ma loro, come privati, che chiedono un servizio a fronte di autorizzazione di reparti più remunerativi. Questo solo per informazione. Detto questo, resto in attesa di questa comunicazione.
Ripeto, non ho pregiudizi in materia, ma sicuramente una delle idee più appropriate di cui ho letto sui giornali ("appropriate" è il termine giusto) è, per quanto riguarda il pubblico, la capacità di valutare l'appropriatezza delle prestazioni. È quello il punto, non è che il privato costi di più: le tariffe sono le stesse e addirittura a fine anno c'è anche la regressione, per cui alcune vengono tagliate, ma se si supera il budget di spesa le prestazioni in più non sono pagate, per cui non c'è il pericolo di sfondare i costi.
Tra l'altro, credo che, nella situazione in cui siamo, non ce ne siamo proprio bisogno, quindi l'attenzione ai conti è massima.
Ripeto, vedremo quale sarà la proposta dell'associazione dei privati.
Convocheremo il tavolo e faremo tutte le valutazioni necessarie per addivenire a un eventuale affiancamento di Pronto soccorso privati in più.
Ecco, tengo a sottolineare che sarebbero in più rispetto a quelli già attualmente gestiti dal pubblico.
Questi sono i termini che ho inteso dalla telefonata che ho ricevuto.
Certamente voglio vedere la proposta nero su bianco.
Tanto per completezza: una cosa un po' diversa è quando abbiamo reparti in ospedali pubblici con criticità (purtroppo ne abbiamo parecchie) tali da non garantire il servizio in modo adeguato.
Noi abbiamo i LEA (livelli essenziali di assistenza), cui dobbiamo dare riscontro. Dobbiamo garantire i livelli essenziali di assistenza, in primis, perché ce lo dice la Costituzione, e lo dobbiamo fare con il sistema pubblico, eventualmente anche affiancato, in modo strutturale, da un sistema privato.
Perché dico questo? Perché, ad esempio, ed è forse il caso più noto, ma non il solo, si è verificato il disservizio dell'ortopedia di Novi, con relative proteste. Ho affidato l'ortopedia di Novi ai privati.



(Commenti fuori microfono)



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

No, guardate che qui la scelta alternativa non è se farlo fare dal pubblico o dal privato. Qui la scelta è se tenerlo aperto o chiuderlo.
Voglio ricordare la storia di questo reparto, anche per completezza d'informazione. Ci siamo trovati quest'estate senza ortopedici. Era rimasto solo il primario. La prima cosa da fare, in emergenza, è attivare i cosiddetti "gettonisti", cioè liberi professionisti che vengono, dietro una retribuzione piuttosto cara, a svolgere il servizio. Questi signori prendono, per turno, circa 700 euro più IVA, quindi ci avviciniamo ai mille euro per turno.
Parlo degli ortopedici, ma vale anche per i pediatri, con grosse cooperative nazionali che fanno lo stesso mestiere.
Voi sapete che oggi, per coprire un turno, sono necessari da cinque a sei unità (normalmente la media è 5,4, ma può variare), per cui, per coprire un turno di 24 ore ce ne vogliono cinque e ci avviciniamo ai 5.000 euro al giorno.
Abbiamo pensato che fosse un costo insostenibile, tant'è che è stato bandito un concorso per cinque ortopedici, concorso pubblico bandito dalla struttura pubblica. Il concorso è andato deserto. Per questo dico che non siamo in grado di sostenere il servizio, quindi siamo passati a un ragionamento volto a strutturare in modo meno costoso, più efficiente e anche più completo, il servizio. Pertanto, uscirà a breve una gara proprio sull'Ortopedia di Novi Ligure, che prevede tutta una serie di garanzie anche di appropriatezza (sui dettagli ne potremo discutere), per mantenere aperto l'Ortopedia di Novi.
Perché dico che è importante mantenere aperto il reparto? Perch l'ortopedia è uno di quei reparti essenziali previsti dalla norma per mantenere aperto il Pronto soccorso. Se chiudiamo l'ortopedia, dopo un minuto chiudiamo il Pronto soccorso. E, allora, non manteniamo fede a quegli obblighi di garanzia dei LEA che abbiamo.
Vi ho fatto il caso di Novi, ma ve ne potrei citare altri dieci sparsi per il Piemonte, dove stiamo declassando dei DEA a Pronto soccorso o a punti di primo intervento. Il tema fondamentale è dunque la mancanza del personale che oggi affligge tutto il Sistema Sanitario Nazionale, comprese le fughe: solo a Torino la scorsa settimana abbiamo avuto notizia di otto oculisti che si trasferiranno altrove. Qui si presenta nuovamente il problema: l'oculistica è un altro reparto importante per il DEA.
Il tema fondamentale, più che il dibattito più o meno ideologico che possiamo fare tra pubblico e privato, è questo: manteniamo il servizio o lo chiudiamo? Su questi argomenti sono disposto a ragionare. Lo faccio anche con il privato, come dicevo nei tavoli che abbiamo attivato, ma in forma strutturale e assicurando al sistema pubblico - ricordo che è sempre il sistema pubblico che detta le regole al privato, non viceversa - la garanzia dei LEA e l'assistenza ai piemontesi.
Queste considerazioni costituiscono solo una premessa.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Icardi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

È uno strano caso, Presidente, quello di un Assessore che, invece di spiegare la sua apertura, inizia le comunicazioni con quello che avrebbero detto alcune forze di opposizione (per fortuna, questa volta non mi cita del resto, quando lo fa, lo fa impropriamente). Non sono mie, per fortuna le cose che ha detto.
Tra l'altro, Assessore, avevo già letto le sue repliche il 15 gennaio.
Quando le chiediamo le comunicazioni, non è per ripetere i comunicati stampa, un po' zoppi, che lei scrive.
Glielo dico sinceramente: vorrei che stessimo, come dice lei, al merito di questa vicenda. Tra l'altro, nella scorsa legislatura sono stato fra i pochi a oppormi alla parificazione fra profit e no profit: certo, lì con una pistola fumante addosso, nel senso che un ente no profit che era nato dal mondo cattolico stava per chiudere. Pertanto, davanti alla scelta di chiudere o no un Pronto soccorso, la politica s'interroga (anche chi, come me, era ovviamente contrario alla parificazione fra l'ex Gradenigo e Humanitas, che, come sapete, è una S.p.A., che ha il diritto di fare profitti, ma che svolge, a mio avviso, una funzione diversa).
Le spiego perché per me il profit e il no profit continuano a essere due oggetti diversi: perché, banalmente, non credo che una S.p.A. possa gestire un presidio pubblico. A mio avviso - lo ripeto - svolge quella funzione legittimamente per accaparrarsi nuovi clienti. Per loro giustamente - sono clienti, tant'è vero che una delle strategie di questi soggetti legittimi (non so se ha letto le loro posizioni pubbliche) è volta ad aumentare il numero dei cosiddetti "solventi".
Chi sono i "solventi"? Sono persone che, proprio per i ritardi nostri per i blocchi dei turnover, per i piani di rientro, per quelle che sono le enormi liste d'attesa (persone come i Consiglieri regionali, per intenderci, cioè chi se lo può permettere), a un certo punto, per non aspettare due o tre settimane, magari mettono mano al proprio portafoglio e ottengono una visita specialistica entro 24 o 48 ore. È legittimo che il privato voglia questo? Sì. È altrettanto legittimo, però, che chi ha in mano le redini pubbliche della governance s'interroghi su tre fatti: fatti che lei non ha neanche citato! Io non dico che lei debba avere la mia stessa posizione. Il fatto, però, che lei non s'interroghi, in una comunicazione come questa, almeno sulle tre grandi questioni che toccano la sanità, è quantomeno anomalo.
La prima: lei continua a lamentarsi sullo sbilancio che abbiamo nei confronti dei privati e continua ossessivamente a parlare del modello lombardo. Lo fa ogni volta. Capisco che la Lega piemontese sia baricentrata nella continua rincorsa a quel modello, è legittimo, ma non è la mia visione.
Dopodiché, chi ha in testa quel dumping che ogni anno subiamo, non solo dovrebbe capire che cosa fare davvero a Novara, a Vercelli, nel VCO o nell'Alessandrino, ma dovrebbe anche capire che quel privato, giustamente e legittimamente, da anni sta curando il proprio interesse: quello, per esempio, di far gravitare nelle case madri parte di quelle visite specialistiche, di quelle operazioni, e anche di quell'abbattimento delle condizioni economiche che c'è stato negli scorsi anni.
La seconda: c'è una questione di appropriatezza di quelle che sono le visite successive? Che le piaccia o no il tema di chi paga - perché poi qualcuno dovrà pagare! - noi non le abbiamo mosso quest'obiezione perch non ci immaginiamo neppure che in un ospedale privato o in un Pronto soccorso privato qualcuno dica: "No, questa patologia non la prendiamo" "No, la sua frattura è multipla e non può passare da qua". Perlomeno non lo credo.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità (fuori microfono)

Sarebbe contro la legge!



GRIMALDI Marco

Sì, sarebbe contro la legge. Ma è lei che non parla delle altre leggi di riferimento.
La prima: scusi, Assessore, ma stiamo chiudendo tutti gli ospedali monospecialistici con i Pronto soccorso monospecialistici e lei mi parla di strutture private che non hanno niente a che fare con i nostri hub e con i nostri spoke e lei pensa che possano assolvere le funzioni di Pronto soccorso? La prima obiezione è: nessun privato in Piemonte può fare questo.
Perché? Perché non stiamo parlando, come stava dicendo implicitamente dell'esternalizzazione, per fortuna, di un Pronto soccorso esistente.
Giusto? Quindi, la prima cosa che avrebbe dovuto dire ai privati è: "Scusate, non avete i muscoli, il cervello e la struttura per fare una cosa del genere". Difatti, non ci sono i privati che possono fare questa cosa.
Non ci sono, non ci sono in termini di misure, di grandezza, di appropriatezza: non sono spoke, non sono hub, quindi non possono farlo.
Secondo: facciamo finta che possano farlo. A lei questo interessa, perch giustamente è l'Assessore alla sanità, ma questo dubbio non se l'è fatto venire in testa. Scusate, capiamoci bene: uno entra in un Pronto soccorso privato e tutte le altre visite successive fino all'operazione, che magari dev'essere fatta, le decide un privato, quindi c'è l'omologazione completa del fatto che da lì l'appropriatezza o meno di quei tipi d'interventi la fa un privato, come la potrebbe fare il pubblico. Quindi, c'è una quarta vicenda di cui lei non ci parla: del fatto che bisogna cambiare.



(Commenti dell'Assessore Icardi)



GRIMALDI Marco

Non è un suo parere, apriamo una discussione, c'è una legge regionale importante e c'è anche una discussione pubblica da fare con quelle che sono le reti territoriali che passano, tra l'altro, da un'altra delibera.
A lei sembreranno tutte cose poco interessanti, tant'è vero che cita cose che, tra l'altro, nessuno ha detto. È interessante fare la replica ad accuse che nessuno di noi le ha fatto. L'unica cosa che, invece, le diciamo è che, per evitare la lievitazione dei costi e per iniziare a pensare che sarebbe bene non far fare i profitti solo ai privati e noi assorbire tutte le altre perdite, certamente dovremmo regolamentare la presenza dei privati, ma dovremmo anche capire che tipo di dumping fanno ogni giorno dentro il nostro territorio. Perché non sarà mica normale che ormai la gran parte di questi soggetti decidono se strappare o no l'impegnativa fatta da un medico pubblico: a un certo punto conviene, glielo ripeto, passare dal privato privato, anche per loro, così aumentano il giro di fatturato.
Per intenderci, perché sono interessati a prendersi i Pronto soccorso? Questo forse è l'unico punto su cui siamo d'accordo. Mica si ricavano tanti utili dai Pronto soccorso. Già, ma il 95-97% delle persone passano da lì e come la vicenda Gradenigo Humanitas dimostra, non è che serviva per aumentare considerevolmente gli utili in quel posto, ma è una porta d'ingresso, la più grande porta d'ingresso verso la sanità. E lei lo sa bene.
Credo che, più che un'ipocrisia, lei voglia ammazzare proprio il paziente pubblico, le strutture pubbliche, perché credo che queste cinque cose banalmente gliele abbiano dette tutti i sindacati, tutte le sigle e anche i dirigenti pubblici. Le hanno detto: "Guardi, prima di fare un'apertura del genere, consideri queste cose". Poi ci sono le altre, cioè se parliamo di appropriatezza e lei vuole davvero parificare - quindi stiamo dicendo che questi privati assumeranno, come nel caso del Gradenigo, tramite gli stessi percorsi di selezione pubblica - è questo che lei vuole chiedere ai privati? Allora si troverà la stessa contraddizione cui faceva riferimento cioè se i privati devono assumere come il pubblico, avranno gli stessi problemi che ha il pubblico nel fare i bandi. È questa la sua sesta incongruenza.
Sa perché il privato ha avuto più possibilità? Perché banalmente ha assunto persone che non hanno finito le scuole di specializzazione, e lei lo sa bene. Tutti quelli che sono usciti dai percorsi dell'alta formazione, che cosa potevano fare? Ce lo siamo detti due sedute fa: andare all'estero o entrare nei percorsi privati. Peccato, glielo ripeto, che se non sciogliamo le incongruenze del pubblico, ma vogliamo parificare il privato, quelle stesse incongruenze se le troveranno anche loro.
Presidente, faccia quello che vuole, ma per me la discussione può anche chiudersi qui, perché da quanto ho capito non c'è nessuna riforma, nessun emendamento o testo di legge che porterà a questa apertura. Dopodiché lei ha giustamente dato una risposta positiva a quei privati, i quali legittimamente faranno le loro proposte. Io continuo ad aspettare quando prima o poi, arriverà una sua proposta, non di commento a quello che succede ogni giorno, ma di riorganizzazione del nostro sistema pubblico.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gallo; ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Sono contento che un pezzo alla volta, prima sull'edilizia sanitaria, oggi sul tema dei privati, riusciamo a cominciare a discutere di quella che è un po' la visione della nuova Giunta sul tema della sanità. Spiace, perch discutendone a pezzi e discutendone su considerazioni fatte sui giornali non si riesce a inquadrare completamente il disegno. Per questo chiedo nuovamente all'Assessore e alla Giunta di presentarci quanto prima un Piano Socio Sanitario secondo le vostre linee guida, diverso dal DEF che abbiamo discusso ieri in Commissione e che arriverà in Aula, perché quel DEF è figlio della programmazione sanitaria nostra. Quindi, immagino che nel 2020, alla luce di tutti questi annunci e di queste discussioni, ci sarà un piano complessivo che andrà a impattare sulla sanità.
Tant'è che riusciamo a fare delle discussioni a comparti stagni, ma oggi ci troviamo a discutere di un annuncio, un'indicazione, una traccia di lavoro che è apparsa sui giornali, che è quella della..



(Commenti dell'Assessore Icardi)



GALLO Raffaele

Sì, un comunicato, una proposta che è arrivata sul tavolo dell'Assessore rispetto all'apertura di Pronto soccorso privati in Piemonte. Pertanto, per fare chiarezza a me stesso, provo a dire che il Pronto soccorso per sua natura è generalista e non specialista, è complesso e deve poter affrontare nella sua totalità l'emergenza che gli arriva in quel momento. Già su questo credo che la proposta che è stata fatta, sulla quale dirò qualcosa dopo, parla di Pronto soccorso specialistici e credo che non sia il termine giusto. Infatti, il Pronto soccorso è il caposaldo del sistema sanitario come lo conosciamo oggi, ed è il primo tassello di un percorso sanitario che non finisce con l'ingresso del paziente al Pronto soccorso, ma si sviluppa successivamente.
Essendo il caposaldo del Servizio Sanitario Nazionale pubblico, è complesso e generalista per definizione. Proprio per questo, noi siamo andati nella direzione, contro tantissimi cittadini che ci hanno detto che sbagliavamo di chiudere il Pronto soccorso oftalmico, che era specialista, e iniziare un percorso per inserirlo all'interno di due strutture ospedaliere hub, che sono Città della Salute e San Giovanni Bosco. Strutture dove un paziente che ha un problema oculare a seguito di un incidente stradale riceve una risposta integrata nello stesso ospedale, quindi si va nella direzione che dicevo prima.
Questo serve per fare chiarezza nella mia testa e lo condivido con tutti.
Credo che il tema di dove e come coinvolgere i privati sia un tema di cui dobbiamo discutere. Il percorso sanitario inizia nel Pronto soccorso ma come dicevo prima, si conclude con le dimissioni, con interventi nella struttura ospedaliera, oppure con il trasferimento del paziente in letti post acuzie o in lungodegenza. Un percorso diverso secondo i casi.
La domanda che rivolgiamo è: a quale punto del percorso della risposta sanitaria complessiva coinvolgiamo il privato accreditato? Io non sono pregiudizialmente contro il privato. Anzi, negli scorsi anni abbiamo fatto delle aperture in quella direzione. Secondo noi, il dibattito tra le due diverse visioni è dove collocare la risposta del privato accreditato in questo percorso.
Credo che noi dovremmo potenziare la possibilità delle dimissioni dall'ospedale, delle lungodegenze e delle post acuzie, che permettono agli ospedali di sgonfiare i Pronto soccorso. Con le dimissioni dal Pronto soccorso, il paziente lo si colloca in una struttura di diverso tipo che ne permette allo stesso tempo la cura, la riabilitazione e la possibilità di essere seguito in un secondo momento, fuori dalla situazione di emergenza urgenza. In questo modo, grazie all'innovazione e alla robotica, aumenta la rotazione dei posti letto delle acuzie. Ma se non si liberano quei posti letto - il paziente non può essere dimesso se non è guarito - è chiaro che si crea un ingolfamento nei Pronto soccorso. In quel caso, la risposta è il coinvolgimento del privato, che credo sia importante da strutturare e da potenziare, così come anche in determinate reti dove già oggi il privato accreditato opera. È un'eccellenza che può essere valorizzata.
Io non sono contro il pubblico privato, non sono contro il privato accreditato, come non lo è il Partito Democratico, ma in questo meccanismo e in questo scenario sì.
È chiaro che il sistema sanitario pubblico si regge sulla capacità delle persone che hanno la responsabilità amministrativa - in questo caso voi, la Giunta Cirio - di mantenere il sistema sanitario pubblico sempre all'avanguardia, con gli investimenti giusti nelle tecnologie e nella medicina, con le assunzioni che sono necessarie, con gli interventi di edilizia sanitaria che sono necessari e che permettano al pubblico di rimanere all'avanguardia come modello di riferimento. È evidente che se il modello pubblico, man mano, va deprimendosi, non assolve il suo compito.
Qui entra in gioco la capacità di amministrare da parte di chi siede in quei banchi oggi, ed è per quello che - lo ripeto qui e l'ho detto anche pubblicamente in alcuni comunicati - non basta dire ai direttori generali che devono rispondere, perché la politica deve muovere le leve che ha in mano per permettere al sistema sanitario pubblico di stare in piedi, di continuare a innovarsi e, insieme al privato accreditato, di creare un modello e una rete organizzativa che dia una risposta sempre maggiore alla richiesta di salute del cittadino.
La sfida è tutta qua. A questo punto, credo che la sfida sia tra i due modelli. Il nostro modello è questo. Se il vostro modello è un altro cerchiamo di capirlo nel dettaglio, ma non credo sia quello di aprire i Pronto soccorso ai privati nella struttura piemontese.
Il nostro modello è quello di continuare a investire e completare un percorso che noi abbiamo lasciato a metà, ed è per questo motivo che anche oggi i Pronto soccorso, in molti casi, s'ingolfano, come dicevo prima.
Continuiamo a investire lì, coinvolgendo anche il privato accreditato e portando avanti quel modello di sanità.
In caso contrario, credo che non si possa parlare di Pronto soccorso privato specialistico per le ragioni di cui ho detto all'inizio. Credo che si debba, con molta prudenza, affrontare quest'ambito e questo tema cercando di capire quali sono veramente le proposte che arrivano da quel mondo e cercando di mettere sempre al centro la risposta che noi vogliamo dare al servizio sanitario e la nostra capacità di mantenere nel servizio sanitario pubblico quella grande ricchezza, così come l'abbiamo conosciuta fino ad oggi, che ha continuamente bisogno d'investimenti e di capacità di decisione. Fattori che oggi, devo dire, non vedo all'interno della vostra Giunta.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Tutte le volte che parliamo di sanità in Aula mi rendo conto che abbiamo un Assessore sul pezzo, preparato e moderato, che analizza i temi, che rappresenta bene il suo Assessorato nell'enorme complessità delle sue competenze.
Sono competenze che assorbono - lo sappiamo benissimo - otto miliardi e mezzo del bilancio regionale, che ha dei conti che stanno andando fuori controllo, perché sono due anni che siamo usciti dal piano di rientro. Il primo anno, con la precedente Amministrazione, sull'onda dell'euforia si sono lasciati andare un po' i conti. Lasciare andare i conti in sanità vuol dire "botte" da 200 milioni di euro che si ripercuoteranno anche quest'anno.
Sappiamo, da quanto sentiamo raccontare e da quello che vediamo sui territori, che non è più possibile lavorare con i gettonisti, con un personale che ci costa mille euro a notte. Bisogna trovare delle strategie e delle modalità per eliminare anomalie come queste, che penalizzano il sistema sanitario. Non offriamo un servizio d'eccellenza ai nostri cittadini con i gettonisti e con chi arriva da altre regioni per fare il turno di notte, magari prendendo l'aereo: costa un sacco di soldi al nostro sistema sanitario! Abbiamo sempre sostenuto il privato. Non abbiamo nulla contro il privato.
Naturalmente, come ha detto l'Assessore, deve essere il pubblico che controlla il privato, ed è così. Quando si parla di privato, si parla di convenzioni.
Ci sono tanti esempi di proprietà a maggioranza pubblica, con la presenza di un privato. Naturalmente, il privato non fa tutto, ma abbiamo detto mille volte: in Lombardia sono al 30%. È vero che si sono macchiati di crimini, finendo anche in galera: chi ha fatto il maiale sulla pelle della gente, con tangenti sulla sanità stante la mole di denaro che gira attorno alla sanità, però è innegabile che il modello lombardo è quello con la sanità migliore d'Europa; non d'Italia, ma d'Europa.
Loro sono arrivati al 30%, il Veneto è arrivato al 13% e noi siamo al 3%.
In Veneto, le sale operatorie sono aperte di notte, anche per le operazioni che sono programmabili, quindi ci sono tante cose che si possono fare e che si possono efficientare, perché efficientare in sanità vuol dire avere a disposizione un livello tale di risorse da poter destinare anche ad altro oggi probabilmente servono per mettere in sicurezza i nuovi conti.
L'Assessore ha già dato mandato ai Direttori generali delle ASL di mantenere il pareggio di bilancio, altrimenti il rischio è di tornare, per l'ennesima volta, in piano di rientro e penso che tutta quest'Aula non voglia ritornarci, perché sappiamo benissimo che cosa significhi essere in piano di rientro in termini di una sorta di commissariamento da Roma, in termini di mancanza di risorse: dobbiamo assolutamente evitarlo.
È innegabile, non stiamo a nascondercelo, l'efficienza e la gestione del privato. Il pubblico non c'è l'ha, se vogliamo essere sinceri e se vogliamo guardare come funzionano veramente le Aziende: banalmente, già solo quello crea delle compensazioni.
Il privato gestisce delle specialità, però ci sono tanti casi in giro per l'Italia dove il privato gestisce anche l'emergenza: deve avere sì la specialità, con un livello di guadagno maggiore, ma bisogna fargli fare anche quello che al pubblico costa, che al pubblico richiede energie e risorse.
Auspichiamo, pertanto, che in quest'Aula siano portati provvedimenti del genere, perché saremo ben lieti di votarli, perché pensiamo che sia una delle soluzioni da mettere in campo per avere una sanità di qualità, una sanità migliore e un miglioramento dei servizi per i cittadini.
Nessuno ha detto che bisogna andare al Pronto soccorso con la carta di credito, però anche noi, come l'Assessore, l'abbiamo letto sui giornali queste dichiarazioni, assurde e farlocche, le rimandiamo al mittente perché queste sì che sono fake news, che vogliono spaventare la gente facendo credere che la Regione voglia privatizzare, per dare in mano al cattivo privato che farà pagare ai cittadini qualcosa che oggi è gratuito e che deve rimanere tale.
Dobbiamo fare delle riflessioni su tanti punti. Così come nei territori lontani, di periferia, dobbiamo ragionare, secondo me e secondo il nostro Gruppo, seriamente sulle case della salute, perché queste permettono di sgravare il Pronto soccorso, però dobbiamo dare delle prime cure, dobbiamo avere della diagnostica. Dobbiamo rivedere fortemente le case della salute della precedente Amministrazione, perché in tanti territori le case della salute sono state aperte, ma erano dei locali imbiancati, con un tavolo e una sedia, dove c'è un medico che visita, con un ricettario e finiva lì. Le case della salute, invece, soprattutto nelle località di periferia devono essere un posto dove c'è della diagnostica, dove il medico può fornire i primi soccorsi; allora sì che andiamo a sgravare il Pronto soccorso dei codici bianchi, o dei codici meno difficoltosi, con patologie meno importanti.
Così come c'è necessità in questi territori di più ambulanze medicalizzate fortunatamente, in questi anni sulla piazzola dell'elicottero s'è fatto quindi bisogna andare in questa direzione, sul volo notturno, ma questo va fatto, secondo noi, con un percorso che vede il coinvolgimento del mondo privato, perché può darci una mano e può essere un'opportunità per il nostro Piemonte.
Inoltre, vogliamo trovare una soluzione alla mancanza dei medici, dovuta al numero chiuso delle Facoltà di Medicina (un tema nazionale). Nel nostro territorio viviamo un fenomeno di esportazione: noi formiamo medici e infermieri che si trasferiscono in Svizzera, perché nel Sistema Sanitario Nazionale l'infermiere guadagna uno stipendio di 1.000/1.500 euro, ma in Svizzera, al primo impiego, ne guadagna subito più di 3.000. Il nostro territorio purtroppo ha una formazione che viene pagata con risorse dello Stato italiano e della Regione Piemonte, ma poi vanno all'estero. Così come succede per i medici, che se ne vanno in Germania, a Londra o in altri Paesi europei, dove hanno un trattamento economico notevolmente diverso.
Appunto, è un tema nazionale che prima o poi dovrà essere affrontato perché nel pubblico primari, medici e infermieri hanno un trattamento economico che non li incentiva a rimanere, anzi li incentiva a fare prestazioni di tipo privato, rispetto al mantenimento di una posizione esclusiva nel pubblico.
Sono aspetti che dovremo affrontare; possiamo parlare di tutto, possiamo parlare di qualsiasi riduzione, ma sappiamo che su 12 miliardi di bilancio regionale, otto miliardi e mezzo sono di sanità.
Se tutto andava bene, se tutto era a posto, se la gestione era tutta regolare non saremmo incorsi in un piano di rientro e non rischieremmo oggi di rientrarci. E non avremmo la problematica di sopperire a tanti reparti con i gettonisti, una pratica che dev'essere superata. Abbiamo tanti reparti, abbiamo tanti settori che sono sotto organico e che rischiano di diventare pericolosi e, quindi, sulla carta forniamo la specializzazione ma nella realtà si traduce che non diamo il meglio per fornire un servizio ai nostri cittadini.
Ben venga una riforma sanitaria, ben venga una revisione del sistema sanitario piemontese e ben vengano, in partecipazione minoritaria e con la guida del pubblico, anche i privati.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Sì, ben venga la riforma sanitaria, tant'è che noi siamo in attesa del Piano Socio Sanitario che ancora non si vede all'orizzonte. Ci troviamo a dover affrontare questi annunci o come vogliamo chiamarli? Frasi dette e non dette, riportate dai giornali e noi, ovviamente, poi commentiamo: è il nostro lavoro e commentiamo a volte anche con il nostro stile.
L'Assessore ha il suo stile (qualche volta l'abbiamo non dico apprezzato ma testato anche sulla nostra pelle) e noi abbiamo il nostro, che magari a volte utilizza immagini che possono colpire il cittadino, come la porta del Pronto soccorso con la carta di credito esposta. Occorre, però, andare un pochino oltre l'immagine: è chiaro che noi utilizziamo un'immagine che colpisce, tipica di uno stile comunicativo che ci appartiene, però non stiamo distorcendo troppo la realtà. È vero che probabilmente il cittadino non andrà direttamente in Pronto soccorso con la carta di credito, però è anche vero che, se dovessimo mai pensare di privatizzare i Pronto soccorso qualcuno dovrebbe pagare.



(Commenti fuori microfono)



FREDIANI Francesca

No, perché noi i soldi li stampiamo! Se si coinvolge il privato, immagino che debbano essere destinate più risorse ai privati, perché i privati tendenzialmente hanno come scopo il profitto. Ovviamente, non voglio demonizzare il privato (lungi da me farlo), però non bisogna dirsi delle bugie. È chiaro che il servizio pubblico ha una certa finalità e il privato ne persegue un'altra. Magari lo fa con onestà, con correttezza, con grande competenza, ma non possiamo negare che le due finalità sono distinte. Sia il pubblico sia il privato magari tendono all'eccellenza, però è chiaro che se andiamo a sottrarre risorse al pubblico per darle al privato, non facciamo un gran servizio ai cittadini.
Pertanto, il senso della nostra immagine era quello: più fondi diamo al privato, più fondi togliamo al pubblico.



(Commenti fuori microfono)



FREDIANI Francesca

Vedremo se questa idea si concretizzerà, in quale modo si pensa di alimentare questo sistema, se veramente non ci sarà nessun sovraccarico sul pubblico per dare nuove competenze al privato accreditato. Sono curiosa di vedere come si farà.
Tra l'altro, lungi da me difendere il centrosinistra, però io, nella legislatura dal 2010 al 2014, non ero seduta tra questi banchi, ma ero seduta in quella barcaccia e ho un vago ricordo dell'Assessore Monferino che andava al Tavolo Massicci. Quindi, questo piano di rientro mi risulta abbia un'origine un pochino più antica rispetto a quella che diceva il Consigliere Preioni.



(Commenti fuori microfono)



FREDIANI Francesca

Ancora prima, però il piano di rientro è stato attuato non nella scorsa legislatura, ma in quella precedente, quando, al posto del Presidente Cirio, sedeva il Presidente Cota.
Diciamo che è ancora tutta da dimostrare sia un'idea di sanità che avete in mente sia un'idea di sanità migliore o peggiore di quella che abbiamo visto in questi anni. Io spero che si arrivi, poi, a un confronto reale sui dati ma soprattutto sulle proposte che avete al di fuori dei comunicati o dei titoli che leggiamo sui giornali e che si arrivi finalmente ad affrontare il tema del Piano Socio Sanitario. Quindi, capire quale tipo di gestione avete in mente.
Rispetto alla possibilità di privatizzare il Pronto soccorso, noi abbiamo ovviamente un atteggiamento contrario (direi che l'abbiamo abbondantemente esplicitato nei nostri comunicati stampa). I motivi sono quelli che, bene o male, hanno anche riproposto i colleghi che mi hanno preceduto e, in particolare, quelli legati ai costi e relativi alla capacità di queste strutture di far fronte a situazioni di emergenza che sono molto complesse quindi difficili da gestire.
Io credo che, prima di "arrendersi" all'intervento privato in quest'ambito si dovrebbero fare molti altri interventi. Occorrerebbe una riorganizzazione dei Pronto soccorso, che in parte è già in atto, ma mentre in alcuni Pronto soccorso si vedono già alcuni risultati, in altri la situazione rimane ancora disastrosa.
Il Consigliere Preioni citava le case della salute. Io ne ho visitata una ad Avigliana, vicino a casa mia: è una struttura bellissima, nuova; offre diversi servizi, ma i cittadini la conoscono poco. Tra l'altro, quando sento dire che la casa della salute può svolgere la funzione di Pronto soccorso storco un po' il naso, perché non è quella l'idea di casa della salute che mi è stata presentata nemmeno dagli operatori stessi. Anzi, non confondiamo le case della salute con i Pronto soccorso.
Certamente, le case della salute possono svolgere attività che consentono di impattare meno sui Pronto soccorso, quindi permettono di ridurre l'accesso dei codici bianchi e verdi. Pertanto, prima di pensare a soluzioni estreme come l'ingresso dei privati nei Pronto soccorso bisognerebbe rivedere la rete territoriale, potenziare le case della salute, farle conoscere anche ai cittadini e cercare di coinvolgere questi ultimi, soprattutto gli anziani o le persone affette da patologie croniche in percorsi che possono essere tranquillamente seguiti dalle case della salute, soprattutto quando sono attivi i medici di base, che dovrebbero rimanere il primo interlocutore dei cittadini e dei pazienti.
In sintesi, la nostra posizione è ovviamente contraria, ma ci aspettiamo che l'Assessore ne parli con noi anche perché, se ha in mente questo tipo di modello, come ricordava il Consigliere Grimaldi bisogna intervenire su una legge. Il confronto sarà necessario e doveroso, però ci piacerebbe che questo confronto avvenisse con dei dati e magari anche con qualche proposta alternativa rispetto alla quale si possa discutere e qualche idea che ci consenta di evitare di arrivare a soluzioni drastiche. Occorre potenziare il pubblico, che mi risulta essere un'eccellenza in molti ambiti nonostante nelle classifiche, nelle percentuali citate dal Consigliere Preioni figuriamo come gli ultimi della classe.
Io credo che la nostra sanità, con adeguate risorse e adeguate organizzazioni, potrebbe tranquillamente essere ai primi posti di quelle classifiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Mi permetta di cominciare con una battuta. Uno spettro si aggira per il Piemonte almeno dal giugno 2019: il rapporto con il privato in sanità.
Da quando si è insediata questa Giunta, questo tema ricorre. Forse, ho addirittura sbagliato a dire giugno, perché già in campagna elettorale il Presidente Cirio aveva annunciato una revisione delle percentuali. E questo è stato rimesso in campo nei primi mesi della legislatura. Erano addirittura stati dati dei numeri, dicendo: "Vogliamo fare come il Veneto passare dal 3,5% al 7%". Poi, in altre occasioni è venuto nuovamente fuori questo discorso e nelle ultime settimane è emersa la questione dei Pronto soccorso.
Ogni volta, però, abbiamo assistito a dichiarazioni apparse sui giornali che, poi, non si sono concretizzate nell'attività di questo Consiglio regionale.
Da questo punto di vista mi lasci dire, Assessore, che se questa Giunta e questa maggioranza hanno un piano e una visione che vogliono portare avanti, è legittimo. Lo facciano, lo presentino, ma accettino il confronto fuori e dentro le istituzioni e mettano in campo gli atti necessari.
Forse dobbiamo smettere di discutere di questo tema se poi, ogni volta alle dichiarazioni non seguono atti istituzionali.
Da questo punto di vista l'invito - seguo quanto detto anche da altri miei colleghi - è di procedere con la messa in campo del vostro piano e dalla vostra visione, sapendo benissimo, Assessore, che c'è una difficoltà. Lei si trova a gestire un settore molto complesso, dove le emergenze quotidiane sono tali per cui è difficile mettere in campo un atto di media-lunga durata - questo glielo riconosco - e probabilmente mancano anche le risorse, ma questo lo sapeva: lei lavorava già nell'ambito della sanità quindi erano dati noti.
Sarebbe importante avere qualcosa su cui confrontarsi, che non sia solo il titolo di un giornale o un'intervista. Dovremmo entrare nel merito per confrontarci, ad esempio nella comparazione che già abbiamo in Piemonte tra alcune complesse attività delegate al privato, come ad esempio interventi chirurgici di complessità. Non è che in Piemonte non esistono, ma qualora dovessimo affrontare questo discorso nel merito, per esempio valutando quali sono i casi in cui in questo momento il privato non accetta di operare e in cui invece il pubblico opera, compariamo chi si accolla il rischio di alcune situazioni più fragili e quanto costa questo.
Questo solo per fare un esempio.
Mi lasci dire una cosa al Consigliere Preioni, Presidente.
Una cosa gliel'ha già ricordata la collega Frediani: probabilmente il Consigliere si è confuso nel dire che nella scorsa legislatura non si è fatta attenzione ai conti. Le devo ricordare, Consigliere Preioni, che nella scorsa legislatura siamo usciti da un piano di rientro nel quale eravamo entrati nella legislatura ancora precedente. Ne siamo usciti grazie alle azioni messe in campo nella precedente legislatura, ma forse le era sfuggito.
Altra cosa che voglio dire al Consigliere Preioni è che dobbiamo sfatare il mito secondo cui quella lombarda è la sanità migliore, non solo in Italia ma addirittura in Europa, secondo il Consigliere Preioni.
Ci sono delle classifiche, che non stilo io ma il Ministero, al di là del colore politico. Una di queste, Consigliere Preioni, è stata stesa mentre al Governo c'era anche la Lega, le famose "griglie LEA".
Nelle griglie LEA del 2017 il Piemonte era il primo classificato in Italia mentre la Lombardia era quarta o quinta, comunque molto lontana dal podio.
Nella classifica del 2018, purtroppo il Piemonte esce dal podio, perch vince il Veneto. Il Piemonte è al quarto posto e la Lombardia al quinto.
Anche nella classifica di quest'ultimo anno abbiamo Veneto, Toscana e Emilia-Romagna (o Emilia-Romagna e Toscana, non ricordo).
Non sto dicendo, Consigliere Preioni, che in Lombardia ci sia una cattiva sanità. Assolutamente no, in Lombardia c'è sicuramente una delle migliori sanità d'Italia, ma secondo alcune classifiche (che non fa il sottoscritto e, mi permetta di dire, non fa neanche lei), la sua affermazione, per cui la sanità lombarda è la migliore d'Europa, è esagerata.
La sanità piemontese non ha nulla da invidiare alla sanità lombarda.
Probabilmente la sanità lombarda ha delle punte di eccellenza in alcuni ambiti ma, nel complesso della sanità del Nord, il Piemonte non ha nulla da invidiare e negli ultimi anni risulta al primo posto nelle classifiche, non soltanto del Ministero, ma anche di altri enti che si occupano di fare queste valutazioni.
Nel merito della questione della crisi dei Pronto soccorso, è evidente che c'è una crisi in Piemonte e l'Assessore lo sa bene, perché se ne dovrà occupare tutti i giorni. Dubito che la soluzione immediata, più veloce, più funzionale e più efficiente sia quella di una privatizzazione dei Pronto soccorso. Innanzitutto, bisognerebbe passare, come hanno detto prima di me da una revisione legislativa. Inoltre, come diceva anche il Consigliere Grimaldi, in Piemonte in questo momento dovrebbero addirittura sostituire dei pronto soccorsi pubblici. Ora, prima di arrivare a quell'ipotesi di soluzione, abbiamo fatto tutto quello che è in nostro potere? Faccio delle domande a titolo esemplificativo. Lascio stare il livello nazionale, su cui purtroppo quest'Aula può poco, anche se l'Assessore ricopre un ruolo importante. Il finanziamento globale sulla sanità è aumentato, ma l'aumento che c'è stato è stato inferiore all'inflazione. Di fatto, gli aumenti in termini assoluti non hanno coperto il fabbisogno.
Pertanto, aumentare il finanziamento nazionale per arrivare al 7% sul PIL (addirittura al 7,5 come in Francia), ci metterebbe le Regioni, quindi anche il Piemonte, nelle condizioni di avere più risorse a disposizione.
La prima battaglia dovrebbe essere questa e dovremmo farla tutti insieme.
Ma occupiamoci del livello regionale.
Si è parlato molto dei gettonisti. Sappiamo che li paghiamo tantissimo molto più di quanto paghiamo i volontari interni al sistema ospedaliero che accettano di fare dei turni in più, magari volontari, per coprire i punti di Pronto soccorso.
Perché non si può valutare di incentivare maggiormente il personale interno, disponendo che queste persone vengano pagate un po' di più? Non dico di pagarli fino ad arrivare a quanto paghiamo i gettonisti, comunque avremmo personale preparato interno al nostro sistema. Sicuramente possiamo alzare questo livello di retribuzione straordinaria, per rendere più attrattivo il lavoro volontario in Pronto soccorso, che già di per sé è un lavoro difficile e stressante, ma che in momenti di penuria di personale lo diventa ancora di più.
Questo era per fare un esempio: pagare e incentivare di più il personale interno.
Mancano i medici. Questo è un problema nazionale e l'Assessore lo sa meglio di noi, per cui, mentre cerchiamo di risolvere il problema aumentando le borse di studio, sia nazionali sia regionali, intanto facciamo due conti: quanto ci costa pagare i gettonisti? Quante borse di studio pagheremmo in questo modo? Siamo sicuri che l'organizzazione che negli scorsi anni abbiamo messo in campo sia l'unica possibile? Da quello che risulta a me, i medici - anche i medici ospedalieri - si lamentano molto di dover affrontare moltissimi compiti amministrativi, per esempio di compilazioni burocratiche (questioni al computer, carte e privacy). È possibile immaginare un modello organizzativo dove i medici, che sono pochi, siano sgravati da alcuni compiti e ai vari reparti vengano affiancate figure amministrative, così che i pochi medici possano lavorare di più in ambito medico e svolgere meno incarichi di natura amministrativa. In alcuni ambiti possiamo rivedere, per esempio, la figura dell'infermiere, cosicché possa affiancare e lasciare anche qui più spazio di azione (dal punto vista medico) ai medici dirigenti. Questo era soltanto per fare alcuni esempi.
Chiudo con la questione del territorio: non c'è nessun problema, da parte nostra - anzi, siamo d'accordo - a rivedere la questione delle case della salute, perché è chiaro che c'è stato un impulso a creare un qualcosa che prima non esisteva, ed è evidente che nei primi anni occorrerà anche creare una "cultura" della casa della salute. Andiamo avanti e potenziamo il territorio, perché come ci siamo detti anche noi nella scorsa legislatura, quando avevamo la responsabilità del governo, parlare di revisione della rete ospedaliera senza potenziare il territorio è come una persona che cammina con una gamba sola.
Noi abbiamo bisogno di rafforzare il territorio. Rafforzare il territorio significa anche alleggerire il Pronto soccorso, dove la percentuale di accessi impropri, come sappiamo, è molto elevata. Questo lo si potrà fare andando a dare una risposta diversa ai cittadini sul territorio.
La discussione sul rapporto col privato, evidentemente, è molto complessa e riguarda, chiaramente, la visione complessiva della sanità in questa Regione. Quando la maggioranza sarà pronta con una proposta o con un piano organico, noi saremo pronti a discuterne.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rossi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marello; ne ha facoltà.



MARELLO Maurizio

Grazie, Presidente.
Un breve intervento a corollario di quanto hanno già detto i colleghi del Gruppo, Gallo e Rossi.
Vorrei ringraziare il Capogruppo della Lega, Alberto Preioni - lo dico ovviamente con rispetto - più che l'Assessore Icardi, da cui non mi aspettavo una presa di posizione netta. Perché l'Assessore, come ha ricordato bene il Consigliere Rossi, da quando si è insediato ha talvolta strizzato l'occhio ai privati, ma poi ha fatto dichiarazioni rassicuranti.
Invece il Capogruppo Preioni, secondo me con grande onestà intellettuale, ha tracciato una visione e un modo di vedere il servizio sanitario. Ovviamente - dobbiamo dircelo con franchezza - è un modo di vedere diverso dal nostro. Al di là del fatto che mi piacciono i colori contrastanti, penso che le posizioni diverse siano un fatto di chiarezza nei confronti dei cittadini.
Il collega Preioni ha citato una frase a effetto: "L'efficienza del privato non ce l'ha il pubblico". Spero che non sia il titolo del Piano sanitario regionale che verrà a presentarci! Questa è un'affermazione cui potrebbe rispondere molto più autorevolmente di me il collega Mauro Salizzoni, con la sua vita di professore sempre spesa nel pubblico. In ogni caso, dà l'idea di una visione diversa.
Credo anche che non si debba avere paura, quando parliamo di sanità e di scuola - elementi essenziali per un Paese - di usare termini come "valori" o "ideali". Io mi permetto di usare anche la parola "ideologia".
Per quanto mi riguarda - ma credo che la posizione possa essere condivisa anche dai colleghi - la nostra visione, che è profondamente diversa da quella che ha rappresentato legittimamente il collega Preioni ha due fari: uno è l'articolo 32 della Costituzione, che sancisce che la sanità dev'essere disponibile a tutti, anche agli indigenti. Guardate che questa frase, in un periodo di vacche magre, di crisi economica, di aziende che chiudono, è quantomai attuale! Forse lo era di meno negli anni Ottanta o Novanta. La prima prospettiva da cui dobbiamo porci, come Amministratori è quella della persona, del cittadino che deve accedere ai servizi ospedalieri, del cittadino che non è un avvocato né notaio, che non è un Consigliere o un Assessore regionale, ma è un cittadino che ha perso il lavoro o che lo sta perdendo, o che non lo trova, un pensionato che non ce la fa ad arrivare alla fine del mese.
Se questa è la prospettiva, viva la Costituzione che lo ha sancito! E viva anche il Servizio Sanitario Nazionale, perché è il nostro secondo faro introdotto in questo Paese dal 1978! Non possiamo prescindere da questi due aspetti.
Dopodiché, la presenza del privato - lo ha detto bene il collega Gallo in alcuni settori è sicuramente benvenuta, perché può integrare il sistema pubblico. Ora, per mutuare un esempio dal linguaggio giuridico l'elemento fondamentale è la sanità pubblica; il privato è e deve rimanere un elemento accessorio, un elemento accidentale, un elemento che, in regime di convenzione, rafforza un sistema; sistema che dev'essere di per sé forte dal punto di vista pubblico.
Aggiungo un'ultima considerazione: mi preoccupo molto quando sento dire da lei (e lo sento dire spesso) che la sanità, in taluni casi, si trova in difficoltà. Io sono convinto che nel nostro Piemonte e nel nostro Paese ci siano delle eccellenze straordinarie dal punto di vista dell'assistenza ospedaliera e sanitaria pubblica. Però, a fronte delle criticità, pensare che il "privato" costituisca la via più veloce o la risposta più adeguata è il primo passo per distruggere il pubblico: lo abbiamo già sperimentato in altri comparti del nostro Paese.
Lo abbiamo sperimentato, ad esempio, nel comparto delle infrastrutture quando decenni fa si scelse di affidare ai concessionari privati la gestione delle principali arterie autostradali di questo Paese: guardate oggi in che condizioni siamo! Abbiamo una rete autostradale pericolosa per i cittadini, ma non abbiamo la capacità e le risorse all'interno del pubblico, né la forza, per gestire tali situazioni.
Ebbene, dire che oggi siamo costretti a rivolgerci al privato anche per funzioni che non sono accessorie (badate che il Pronto soccorso non è una funzione accessoria, ma è una funzione fondamentale), significa aprire la strada alla distruzione del pubblico; significa non risolvere i problemi del pubblico. Certo si risolvono, si privatizzano! Io sono stato fra coloro che hanno dichiarato ai giornali che il diritto della salute viene minato: in lontananza, c'è il modello statunitense, quello delle assicurazioni, quello delle carte di credito.
Non lo dico per esercitare una sorta di minaccia nei confronti dei cittadini, ma perché dobbiamo essere molto attenti quando ci accostiamo a questi argomenti.
Concludo, non tanto per le dichiarazioni che lei ha fatto, ma perché forse per la prima volta in maniera chiara si sono delineate in quest'Aula due linee di pensiero, legittime: la linea della maggioranza che pensa che la sanità piemontese debba andare in una direzione, quella lombardo-veneta anche questa legittima. ma che è una direzione fortemente privatistica, e la linea di chi pensa che, invece, il Piemonte debba migliorare il proprio sistema ospedaliero e sanitario, mantenendolo fortemente ancorato ai principi di sanità pubblica che la nostra Costituzione e il nostro servizio sanitario hanno consentito ai cittadini fino a oggi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Condivido tutte le parole che ho ascoltato negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, cioè dei Consiglieri Gallo, Rossi e Marello.
Ovviamente ho ascoltato anche l'intervento del collega Grimaldi, che ha espresso pensieri che condivido.
Mi si lasci dire, Presidente Allasia e Assessore, che c'è un una novità nel dibattito di oggi: abbiamo un Assessore "moderato" e Silvio Magliano non lo sa. Questo è il passaggio più significativo dell'intervento del collega Preioni, al quale con molta serietà, invece, voglio dire che si sbaglia.
Noi abbiamo un punto di vista completamente differente dal suo: lei rappresenta il Gruppo della Lega e per noi rappresenta la Lega in quest'Aula. Glielo dico con apprezzamento, nel senso che ritengo che il Presidente di un Gruppo consiliare sia stato scelto per rappresentare quel pensiero, per rappresentare quel popolo che ha votato quel partito e che ha permesso a quel partito di governare e di assumersi delle responsabilità nei confronti del Piemonte e dei piemontesi e ha permesso al Presidente Cirio di diventare il nuovo Presidente della Giunta regionale del Piemonte.
Guardi, lei ha detto qualcosa di chiaro, lei ha ritenuto di farci sapere oggi che l'efficienza del privato in sanità non ce l'ha il pubblico. Lei ha detto questa frase. E proprio per quello che le ho appena detto e per ci che lei rappresenta, noi diciamo ai tantissimi operatori del comparto sanitario pubblico piemontese che noi non condividiamo il suo e il vostro punto di vista. Noi riteniamo che l'efficienza, l'efficacia e i risultati straordinari che, su un fronte complicatissimo, quegli operatori medici e infermieri dimostrano quotidianamente sono da valorizzare, sono da tenere in considerazione, sono da giudicare diversamente da come lei e il suo Gruppo oggi avete giudicato.
Noi non permettiamo che, al termine di questa discussione, passi il messaggio che l'efficienza è riscontrabile soltanto nelle strutture private. Non è vero! Voi state da una parte e avete deciso di sostenere posizioni che sono lontane dalle nostre posizioni, state da una parte che non è la nostra parte. Oppure può fare un'altra cosa, collega Preioni: sempre a nome del suo Gruppo, può rettificare quello che ha appena detto.
Oppure può fare altro: può smettere di fare il "Nicolò Carosio", il "Nando Martellini", il "Bruno Pizzul" della sanità piemontese. Basta commentarla! Vogliamo essere ancora più moderni? "Fabio Caressa". Basta commentare! Dovete scendere in campo per usare altri verbi utilizzati nel passato non troppo recente da altri leader del centrodestra. Dovete scendere in campo e finalmente assumervi delle responsabilità, scegliere e decidere. Basta con i commenti! E basta con le frasi che in quest'Aula servono a riempire il tempo, ma poi usciti da questo consesso, rispetto all'efficacia - uso ancora una volta questo termine - nelle strutture ospedaliere sul territorio non si hanno riscontri, non si capisce.
Voglio invece dire all'Assessore Icardi, anzi lo voglio ripetere: noi non condividiamo gli stessi valori, gli stessi principi e gli stessi obiettivi.
Siamo su due sponde politiche completamente diverse. Però lei ci rassicura rispetto a onestà intellettuale, a fermezza e a prudenza nei confronti della gestione della sanità pubblica. Però la invitiamo a decidere, anche lei è invitato ad assumere delle posizioni. Non so se è chiaro: noi stiamo facendo commenti ai suoi commenti da dieci mesi a questa parte. Non se ne può più, perché se manca una visione complessiva, lei deve dire che non è vero nei fatti. Noi possiamo permetterci di dirle in Commissione e ribadire qui in Aula che lei non sta dicendo qual è il percorso, qual è l'orizzonte qual è il porto finale per la sanità piemontese. Noi possiamo permetterci di dirlo, perché non lo vediamo, perché lungo questo percorso non abbiamo alcun punto di riferimento. Lei ci dica esattamente cosa vuole fare.
Mi permetta, davvero con molto rispetto: se avete fatto una campagna elettorale dicendo che quello che è stato fatto nel passato e nell'ultima legislatura non andava bene e adesso ci dite "non possiamo modificare nulla di quello che c'è, perché abbiamo bisogno di altre normative nazionali", ci state dicendo che durante la campagna elettorale avete dimenticato di dire un pezzo e che probabilmente con un po' meno propaganda avreste potuto dirci che, nelle condizioni date, meglio di così non si poteva fare.
Guardi, Assessore, non deve aspettare le modifiche della legge Balduzzi, il rapporto posti letto-abitanti: il Piano Socio Sanitario lo può avviare subito, senza indugi. Può chiedere ai Presidenti delle Assemblee dei Sindaci di attivare i confronti sul territorio, può chiedere alle professioni di mandare delle osservazioni a un piano che non ha nemmeno iniziato a scrivere, perché lei non ha ancora nemmeno iniziato a e mettere in bozza un Piano Socio Sanitario per il prossimo triennio. Non ce l'ha! Questo ci spaventa rispetto all'oggetto delle comunicazioni. Lo hanno detto i colleghi: i privati sono un pezzo della sanità complessiva.
Volete aumentare la percentuale del budget perché ritenete così, in alcuni settori specifici, di poter efficientare il sistema? Ma chi dice no? Ci sediamo attorno al tavolo di sala Morando e capiamo esattamente quali sono i settori specifici nella cornice complessiva, come ho detto anche l'altro giorno in Commissione, di un'idea, di una visione e di quello che chiamiamo Piano Socio Sanitario triennale: condiviso con i territori, con le professioni, con i sindacati, con gli Enti gestori delle politiche sociali e quant'altro.
Lì dentro ci deve dire qual è il ruolo dei privati. Non può essere che tutte le volte che c'è un problema si richiamano i problemi nazionali, si mette in allarme il Piemonte dicendo: "attenzione, perché ritorniamo nelle secche del piano di rientro, non ci sono abbastanza soldi e quindi quella cosa che non funziona chiediamo ai privati di farla funzionare". Questo ci preoccupa, non altro.
Possiamo dire di essere all'inizio del mandato, a inizio legislatura, ma a noi non interessa fare l'attacco generale all'Assessore, ci interessa provare a dare una mano. Questa è una fase in cui le opposizioni non hanno nulla di meglio che provare a offrire un punto di vista, dopo aver analizzato la prospettiva della maggioranza. Tuttavia, non riusciamo a costruire un punto di vista perché a voi manca la prospettiva, non ce la scrivete. Iniziamo il confronto su questo settore, su questo piano e su questa visione.
Anche rispetto al territorio, all'integrazione tra politiche sociali e politiche sanitarie, Consigliere Preioni, glielo dico sempre con molto rispetto: 13 anni fa io ero Sindaco di Castellazzo Bormida e grazie ai miei Assessori, non grazie a me, siamo stati il Comune che ha realizzato e inaugurato la prima casa della salute del Piemonte. Ogni tanto capita che per l'esperienza che abbiamo maturato, alcuni piccoli e medi Comuni contattino i miei Assessori per raccontare l'esperienza della casa della salute.
L'ho detto anche in Commissione: toglietevi dalla testa di codificare la casa della salute. Casa della salute non è codificabile, è un abito che il territorio indossa in maniera sartoriale, come avrebbe detto l'ex collega Barazzotto di Biella. L'abito va cucito addosso al territorio, per cui la casa della salute serve nella misura in cui risponde a esigenze specifiche e territoriali.
Se si mette, come ha fatto il Consigliere Preioni - credo in maniera molto più sfumata rispetto alla dichiarazione sull'efficienza del privato che non ha il pubblico - sulla casa della salute l'alone di una critica complessiva perché il sistema non funziona, si commette un grave errore. Si dimostra che, rispetto a questo tema, la Lega in particolare, se è rappresentata com'è rappresentata dal Capogruppo, deve attivare una fase di ulteriore approfondimento su questa vicenda e inserirla in un contesto molto più complessivo, che è quello del Piano Socio Sanitario.
Assessore, non dia l'impressione che, nonostante la sua buona volontà, qui si naviga nel caos e al buio senza fari. Voi siete il Governo di questa Regione e là fuori, per forza di cose, è inevitabile, le persone vi hanno come riferimento e hanno affidato a voi un sacco di speranze.
Attenzione perché, passo dopo passo e così facendo, al buio, rischiate di deluderle.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Martinetti; ne ha facoltà.



MARTINETTI Ivano

Grazie, Presidente.
Vorrei partire dal presupposto che la sanità, così come la scuola e anche la gestione dell'acqua, devono rimanere sempre pubblici per l'importanza e il valore che hanno. Rappresentano il futuro della nostra gente. Lo sviluppo e il benessere passano attraverso questi capisaldi.
Assessore, venerdì ci siamo visti in un confronto in cui si parlava dell'ospedale di Verduno. In quell'occasione, parlando delle case della salute, le devo dire la verità, non ho capito niente. Non ho capito dove le volete fare (gliel'ho anche detto). Non c'era solo lei a quell'incontro, ma anche il direttore generale. Non ho capito bene né dove le vogliamo fare n come le vogliamo fare e, soprattutto, quello che mi preoccupa, è che io sono convinto che veramente quell'ospedale lo apriremo a breve, ma non ho capito quando apriremo le case della salute.
È chiaro che condivido buona parte dei ragionamenti che sono stati fatti da questa parte dell'emiciclo, tuttavia non sono convinto che il privato sia meglio del pubblico. Anche se, devo dire la verità, è un alleato prezioso.
Negli ultimi cinque anni ho avuto due interventi piuttosto importanti e li ho fatti in una struttura convenzionata, mi sono rivolto laddove per primo mi potesse risolvere il problema. Quando si parla di eccellenza, uno verifica veramente quelli che secondo lui sono i requisiti per essere chiamata tale. Quando si dice che tutto quello che è stato fatto prima è sbagliato e si vuole fare in maniera diversa, torno di nuovo all'esempio di casa nostra. Abbiamo realizzato un ospedale con un sistema di finanziamento che, nonostante si dica che se si dividono i metri per il costo, è una spesa piuttosto incongrua che ha dato dei seri problemi e noi continuiamo anche su Novara, a utilizzare lo stesso sistema, anche se il mio collega Sacco, in mille maniere, abbia provato a spiegare che si potrebbe fare diversamente.
So benissimo che lei è chiamato a svolgere uno dei ruoli più difficili: penso che il suo sia l'Assessorato più complicato di tutti, ancora più del bilancio. La invito comunque a fare dei ragionamenti insieme con noi perché abbiamo bisogno di chiarezza, abbiamo bisogno di capire dove si vuole andare e credo che lei deve tenere a mente quello che ho detto all'inizio: questi tre capisaldi (sanità, istruzione, gestione dell'acqua) devono rimanere sempre e saldamente in mano al pubblico.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Icardi, per la replica.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Per rispondere puntualmente a tutto quello che è stato detto dovrei tenervi qui fino a mezzanotte, ma brevemente, credo che vada fatta un po' di chiarezza.
Qualcuno ha chiesto chi paga, chi non paga. Allora - e lo dico per l'ennesima volta - il Servizio Sanitario Nazionale, pubblico, universale e generalista è e sarà gratuito, anche quando la gestione di servizi, reparti o quello che volete voi, sia affidata a privati accreditati e convenzionati. Questo diciamolo, altrimenti priviamo i piemontesi di un'informazione corretta.
Consigliera Frediani, lei dice che dobbiamo sottrarre soldi al pubblico per finanziare il privato, ma questo non è vero: proprio quest'anno, in sede di redazione del Patto, è stato alzato il limite di spesa nazionale dei finanziamenti ai privati e, Consigliere Grimaldi, potrà stupirla, ma chi ha insistito per togliere questo limite di spesa, al tavolo, è stato il Ministro Speranza, che credo militi nel suo stesso partito e che voleva addirittura togliere il tetto.



(Commenti del Consigliere Grimaldi)



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Non sto dicendo quello. Io e lei, probabilmente, parliamo due lingue diverse e non ci capiamo: io dico una cosa e lei mi mette in bocca altre cose. Non è così.



(Commenti del Consigliere Grimaldi)



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

No. Ho detto.



PRESIDENTE

Scusate, non è un dibattito, ma è un intervento.



(Commenti del Consigliere Grimaldi)



PRESIDENTE

Ho capito, ma lei non può intervenire.
Assessore, continui il suo intervento.



(Commenti del Consigliere Grimaldi)



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Ho detto che il limite di tetto di spesa ai privati è stato alzato (DL n.
95) e, in quella sede, al tavolo col MEF, che ha tenuto il limite più basso, proprio il Ministro Speranza, giustamente, citando l'articolo 32, ha detto che dovrebbe essere tolto; tuttavia, è stato alzato, con un aumento del budget. Questo non ha nulla a che vedere con il Pronto soccorso, perch il limite di spesa riguarda le attività private.
Detto questo.



(Commenti della Consigliera Frediani)



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Non so se ho reso l'idea, Consigliera Frediani: è un limite diverso.
Su questo è stata prevista tutta una serie di normative, per cui finalmente, dopo 13 anni, siamo riusciti a rinnovare il contratto della sanità privata, allineandola a quella del pubblico, cosa giusta e ragionevole, come richiesto dai Sindacati.
Ripeto, Consigliere Grimaldi, lei ha riferito un sacco di cose, che io non ho detto: non posso reagire su cose che non ho detto. In premessa, ho affermato che la mia apertura è nei confronti dei privati, che mi hanno fatto una telefonata e vogliono trattare questo tema; i tavoli di confronto li abbiamo avviati sia a livello regionale sia a livello nazionale.
Ovviamente, ne parleremo e vedremo successivamente quello che ci sarà da fare.
È chiaro che ci sarà un percorso che prevederà il coinvolgimento della Giunta, del Consiglio, della rete ospedaliera, di ASL, perché se si tocca la rete ospedaliera entrano in gioco anche le ASL, quindi ci sarà un percorso articolato.
Sulla rete ospedaliera, il decreto Balduzzi, così come la DGR 1-600, ha già fatto un grande lavoro di riduzione, di armonizzazione e di efficientamento, anche doloroso e io me ne rendo conto, anche perché nella precedente legislatura sono stati chiusi alcuni ospedali. Tuttavia concordo con quello che è stato detto in primis dal Consigliere Sacco e poi, più o meno da tutti, sul fatto che sia necessario rivedere il Piano Socio Sanitario, soprattutto nella parte della continuità assistenziale e della domiciliarità; concordo pienamente.
Tuttavia, il vulnus riguarda l'applicazione del DM 70: con la ristrutturazione della rete ospedaliera si è fatto un grave errore, nel senso che prima si sarebbe dovuta costruire quella continuità assistenziale, tale da sgravare gli ospedali, ma non è stato fatto nonostante fosse scritto nel decreto, così come non è stata fatta la revisione biennale del DM 70 e noi, oggi, abbiamo avviato, in sede di IV Commissione, proprio questa revisione. Abbiamo avviato un tavolo per la ridefinizione dei perimetri delle professioni sanitarie: definendo cosa fa l'infermiere (che un tempo aveva la terza media e oggi ha una laurea) nel confronto con i medici. Ovviamente, se si spostano dalle competenze, si aprono degli spazi anche di riforma diversa.
Abbiamo fatto una serie di cose. Per esempio, il precedente Governo giallo verde ha messo un sacco di soldi in più per finanziare le borse di studio e a noi ne abbiamo avute 129 in più, cosa che in passato non era stato fatto.
Come Regione, ne abbiamo aggiunte cinque, ma soprattutto ne abbiamo una cinquantina che ci arrivano dai privati, perché il privato non è sempre Belzebù: alcuni privati, attraverso le fondazioni, ci hanno offerto 50 borse di studio per gli specializzandi e forse anche di più.
Alcuni privati, come ricordava Martinetti, per l'ospedale di Verduno hanno raccolto 25 milioni e in più, ultimamente, hanno dato sei borse di studio.
Insomma, c'è un privato no profit che va anche bene. Aprire un dialogo con i privati sotto ogni profilo la vedo sempre come una cosa corretta.
Per parlare di Piano Socio sanitario, visto che è il leitmotiv dei vostri interventi, è chiaro che sarà orientato sul tema della continuità assistenziale, che è quella che manca. È chiaro che dev'essere orientato sulla territorialità. Non è possibile che i Pronto soccorso, ogni due anni e mezzo, abbiano un numero di accessi pari all'intera popolazione dell'Azienda Sanitaria di riferimento, perché questo è il dato.
Non è possibile che l'80% degli accessi siano codici bianchi e verdi, cioè sostanzialmente accessi impropri. Questo, perché non c'è una risposta dal territorio: case della salute, domiciliarità, RSA, RSA aperte e tutte le strutture che conosciamo.
Su questo, sarà incentrato il Piano Socio Sanitario. Vi dirò di più: il decreto Balduzzi prevedeva già tutto questo: si sarebbe dovuto fare e non è stato fatto. È stato un grave errore, che ci ha portati, oggi, in questa situazione.
Poi, a chi afferma di non fare assolutamente ricorso ai privati, rispondo dicendo: "Portatemi gli ortopedici, portatemi gli anestesisti". Non ho alcun problema, ma non ci sono! Non li possiamo creare con la creta! Quindi, siamo obtorto collo costretti a fare ricorso a un privato, che vorrei prevedere, però, in modo più organizzato, più strutturale e non in situazioni d'emergenza com'è successo fino a ieri.
Qualcuno ha citato anche le leve politiche: sì, le leve politiche le abbiamo, ma per muovere le leve politiche dobbiamo avere anche le risorse.
Bene ha fatto il precedente Governo a stanziare due miliardi in più sul Fondo Sanitario Nazionale, di cui beneficerà anche il Piemonte; benissimo gli ulteriori due miliardi sull'edilizia sanitaria; benissimo quello che ha fatto il Ministro Speranza, cioè togliere i superticket con una parte di questi fondi, perché diventavano barriere all'accesso. Quando, per dobbiamo costruire un piano regionale, dobbiamo prima renderci conto che c'è tutta una normativa nazionale in cui questo s'inserisce.
Negli ultimi mesi, Consigliere Ravetti, più che stare in Piemonte a scrivere questo piano, siamo stati a Roma a scrivere il Patto della salute: il Piano nazionale che per i prossimi tre anni disciplinerà tutte le Regioni d'Italia e, sulla base di questo, s'incardineranno i nostri Piani Socio Sanitari.
In merito alla carenza di medici, guardate che non abbiamo dormito! La scorsa settimana, abbiamo presentato due emendamenti al "milleproroghe", in cui si prevede la presenza di medici fino a settant'anni, con qualunque anzianità, contrattualizzati nel Servizio Sanitario Nazionale. Si prevede d'inserire (cosa osteggiata anche dai sindacati e da tante forze politiche) gli specializzandi già dal terzo anno, contrattualizzati nel Servizio Sanitario Nazionale. C'è tutta una serie di provvedimenti che abbiamo promosso per far fronte all'emergenza.
Non voglio entrare nel merito di tutte le piccole bagarre, perché la materia è troppo complessa. Certo è che - per concludere - se la richiesta da parte di un privato, di svolgere un'attività che può essere complementare o d'aiuto al Servizio Sanitario Nazionale, che - lo ripeto mantiene sempre le redini, mantiene il controllo, perché siamo al 3,5 (96,5% di pubblico e 3,5% di privato) e il pubblico è in crisi per i motivi che ci siamo detti, allora io quella proposta la voglio vedere, la voglio discutere ai tavoli tecnici, in Assessorato ed eventualmente, dopo, la voglio portare in quel percorso normativo legislativo anche regionale per darle concreta applicazione.
Oggi, sono venuto volentieri a render conto, ma render conto di che cosa? Di un'idea che è stata proposta, ancora tutta da valutare.
Non c'è nulla sul piatto, né di svendita né di costi. Non c'è nulla. C'è soltanto una proposta che valuteremo e che, poi, eventualmente, porteremo in questa sede.
Pertanto, grazie Consigliere Ravetti per la fiducia che le infondo dal punto di vista personale.
RAVETTI Domenico (fuori microfono) Dal punto di vista politico, non ci siamo.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

D'accordo, però grazie comunque per la fiducia personale; cercherò di esserne all'altezza.
Ribadisco che questo mio intervento aveva, più che lo scopo di informarvi di questioni che non sono ancora decise e dibattute, quello di rassicurarvi sul fatto che nessuno sta pensando di svendere o distruggere la sanità pubblica.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Icardi.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazioni dell'Assessore Icardi inerenti a "Esenzione ticket per persone con gravi disabilità e malati oncologici"


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Magliano.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Chiedo se, terminata questa discussione, l'Assessore Icardi può intervenire sul tema delle esenzioni ticket dal punto di vista del sistema informativo.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Icardi.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Consigliere Magliano, per la possibilità di parlare del tema, anche delicato, del sistema di prenotazioni che abbiamo avviato.
Si tratta di un sistema che ci permetterà, con ogni probabilità, di ridurre in modo sensibile le liste d'attesa e che, tuttavia, come tutti i sistemi all'inizio, arruolando alcune Aziende Sanitarie nell'attesa di arruolare tutte quelle piemontesi, incontra qualche difficoltà tecnica applicativa.
In particolare, vi è anche il rispetto della norma, perché l'articolo 4 del DM 329 del 1999 c'impone di fare una verifica sull'esenzione del ticket. I problemi nati relativamente al sistema di prenotazioni sono proprio quelli di un matching, di un controllo sull'esenzione del ticket.
In ottemperanza a questa norma, con la delibera dirigenziale n. 871 del 12 dicembre 2019, ferme restando tutte le responsabilità del medico prescrittore rispetto alle vigenti normative, sono state prenotate ed erogate prestazione al fine di agevolare l'attività di verifica delle ASL.
È stato inserito, proprio nel sistema informativo, il controllo del diritto all'esenzione del cittadino in sede di prescrizione della ricetta dematerializzata, attraverso un preliminare controllo dell'AURA. L'AURA è l'Archivio Unico Regionale degli Assistiti.
Pertanto, nel momento in cui il medico prescrittore compila la ricetta dematerializzata, quando inserisce il codice di esenzione avviene, online una verifica affinché sia coerente. Questa è una procedura che abbiamo mantenuto.
In caso di mancato riscontro (disallineamenti tra l'anagrafe della persona assistita e l'esenzione ticket), il medico prescrittore ha sempre la possibilità di prescrivere la ricetta rossa, cartacea, quindi tuttora il servizio è attivo. Se, per qualsiasi motivo, non dovesse riuscire a fare la prescrizione online, la fa con il ricettario, garantendo l'esenzione (quindi il codice di esenzione). Questa è una via d'uscita.
Ci sono state delle problematiche sull'applicazione che adesso vado a elencare. Ovviamente su questa partita stanno lavorando l'Assessorato e il CSI, con riferimento anche alla parte nazionale, per cui c'è tutto un movimento di tecnici che sta cercando di mettere a punto il sistema.
A volte è successo che l'attestato di esenzione fosse scaduto. Con l'attestato scaduto, il matching non funzionava. A volte c'era l'assenza dell'attestato di esenzione rilasciato dall'ASL, con presenza o meno della certificazione specifica di una determinata condizione che il tal signore non aveva registrato; oppure l'attestato in esenzione per invalidità civile registrato nell'AURA con codici diversi rispetto a quelli che, in realtà erano del cittadino.
Dopo dieci o 12 giorni di sperimentazione, alle prime segnalazioni di malfunzionamento si è provveduto a sbloccare alcune patologie di esenzione: lo 048, ad esempio, patologie neoplastiche (per cui per tutta la parte oncologica questo sblocco è stato tolto, sbloccato). Questo a partire dal 10 gennaio.
Per quanto riguarda il codice 013 (diabete), è stato rilevato un ritardo organizzativo tra il rilascio dell'attestato di esenzione da parte della rete diabetologica e la registrazione in AURA. Anche questo è stato sbloccato.
Per quanto riguarda l'oncologico, è stato rilevato un ritardo organizzativo tra l'attestato di esenzione da parte del CAS e la registrazione. Varie persone hanno in mano un attestato, ma non è registrato nella banca dati per cui l'abbiamo sbloccato. Questo dal 12 gennaio.
L'F01, per i detenuti, è stato sbloccato, perché ovviamente non hanno la possibilità di andare a registrare la propria esenzione.
Per le restanti casistiche di blocco, a oggi non abbiamo informazioni di segnalazione di malfunzionamento che facciano pensare a una non corretta applicazione.
Queste tre macrocategorie sono state sbloccate, per cui è possibile fare la ricetta dematerializzata senza il controllo.
Un approfondimento relativo alla migrazione in AURA dell'esenzione d'invalidità civile è un problema, nel senso che il CSI ci riferisce che la migrazione delle esenzioni di validità, all'interno della banca dati AURA intervenuta nel 2009, non avvenne attraverso l'utilizzo di procedure informatiche, quindi con un controllo, ma fu fatta manualmente attraverso una trasmissione, ex novo, da parte di ciascun'ASL piemontese, delle esenzioni, essendo l'unico detentore di questa banca dati.
È chiaro che, con una trasmissione di questo tipo, oggi gli errori sono emersi sull'invalidità e anche su questo ci stanno lavorando per.
MAGLIANO Silvio (fuori microfono) Come la risolveremo?



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

La risolveremo nel senso che, probabilmente, arriveremo a uno sblocco per procedere, gradatamente, a un allineamento tra la banca dati dell'invalidità civile e l'AURA, che è la banca dati regionale.
Queste sono, principalmente, le caratteristiche delle problematiche che si sono verificate.
Anche sulle visite ci sono alcune problematiche rispetto alla definizione più precisa: tipo la vista neurologica di cui si accennava prima, che ha delle sottocategorie che devono essere specificate, quindi con gli accordi.
Insomma, è un sistema la cui gran parte sta funzionando, ma ci sono alcune criticità che stiamo cercando di risolvere con il CSI e i tecnici dell'Assessorato.
Credo che oggi, eliminate queste criticità, il resto possa funzionare realisticamente bene.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Magliano; ne ha facoltà.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Volevo chiedere all'Assessore se si poteva avere la nota che ha letto perché ha fatto una serie di passaggi tecnici, quindi vorrei evitare di riportare dati non esatti.
Avevo un'unica preoccupazione, Assessore. C'è stato un problema soprattutto dal 2009 in poi, ma fortunatamente è stato risolto.
Secondo aspetto, Assessore: voglio essere tranquillo sul fatto che non siano i cittadini a farne le spese, cioè che non siano i cittadini a doversi recare nuovamente per farsi nuovamente riconosce un'esenzione. Lei è stato molto preciso sul tema delle neoplasie, per cui lo sblocco l'abbiamo fatto noi e dopo le prime due o tre volte in cui venivano mandati indietro, li abbiamo sbloccati.
Sul diabete l'abbiamo sbloccato; il tema dei carcerati l'abbiamo risolto e sul tema dell'invalidità civile si sta lavorando. Tuttavia, vorrei una garanzia da parte sua, ed è per questo che le ho chiesto una comunicazione su questa non possibilità di migrare in modo perfetto dal 2009 al 2019.
La migrazione manuale rischia di avere degli errori, perché questo nuovo sistema informatico ci permetterà di far sì che chi non ha l'esenzione sia fermato.
L'obiettivo è che l'esenzione, che non esiste o è emessa in modo erroneo da parte del medico, possa essere bloccata, di modo che il soggetto possa pagare il ticket nella sua interezza. Questa qualità di doppio controllo però, non deve inficiare al cittadino la possibilità di ricevere l'esenzione se ne ha diritto.
Non ho capito solo questo: chiederemo a dei cittadini che hanno altre esenzioni, al di là di quelle che lei ha ricordato, di dover fare un'altra trafila perché venga loro riconosciuta, o saremo noi che, tra CSI e ASL alla fine risolveremo questo problema? Mi auguro che sia la prima, cioè che saremo noi a trovarci nelle condizioni di togliere il cittadino dall'impaccio di doversi presentare nuovamente per essere nuovamente riconosciuto come esente.
Pertanto, se mi rassicura su questo, per me la comunicazione è più che conclusa.



PRESIDENTE

Prego, Assessore, per la replica.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Noi non chiederemo certamente nuove visite e riconoscimenti.
Invece, che cosa è successo in molti casi? È successo che il cittadino, che avrebbe dovuto già in passato far registrare, attraverso i distretti e l'ASL, il proprio certificato d'invalidità (che, è meglio chiarire, viene rilasciato da un ente terzo), se non ce lo dice non abbiamo informazione del fatto che ha sostenuto una vista d'invalidità civile.
Se ce lo dice, il che significa andare all'interno di un distretto o di ufficio dall'ASL e dire "guardate che io sono invalido civile, registratemi con questi codici", automaticamente ha diritto a una serie di esenzioni.
Molto spesso questo non è stato fatto: il medico leggeva il certificato e segnava il codice, lasciando la banca dati non aggiornata sulla patologia.
Ci sarà, quindi, la necessità che alcuni cittadini facciano quello che avrebbero già dovuto fare. Per i casi di non funzionamento, di disallineamenti (magari hanno codici diversi), a volte il medico segna un codice, ma in realtà il paziente ne ha un altro. Il che significa aver diritto a certe prestazioni e non ad altre; aver diritto alla specialistica e non alla farmaceutica, o viceversa, o a tutte e due. Dai codici derivano i diritti, dal punto di vista informativo.
Le lascio la nota tecnica, ma sappia che c'è una grossa task force che sta lavorando su questo.



MOSCA MICHELE



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Icardi.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Non risultano altri iscritti a intervenire, per cui possiamo passare all'esame dell'ordine del giorno n. 150, inerente a "Stato di emergenza climatica e ambientale: politiche concrete di competenza regionale", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Chiedo al Consigliere Marrone se intende intervenire per l'illustrazione.



MARRONE Maurizio Raffaello

Presidente, quest'atto d'indirizzo doveva essere trattato a inizio seduta.
Poi, giustamente, per esigenza di calendario e di vicinanza al Giorno della Memoria, si è opportunamente data la precedenza alla proposta di deliberazione relativa al "Conferimento del Sigillo della Regione Piemonte per l'anno 2020 ai sensi dell'articolo 5 della legge regionale 31 maggio 2004, n. 15".
Mancano 11 minuti alla fine della seduta e ignoro quanti atti d'indirizzo collegati ci siano: forse sei o sette! Non so, si parla tanto di emergenza climatica, però vedo un certo relax in Aula. Forse, verso il mese di agosto, quando si avvicinerà la prossima visita di Greta Thunberg, tutti riscopriranno l'emergenza climatica! Per me va bene anche iniziare la trattazione degli ordini del giorno in oggetto, ma non ci illudiamo di votarli entro oggi! Dite voi. Come proponente del primo atto d'indirizzo è indifferente; si esprimano anche gli altri presentatori.



PRESIDENTE

Qualcuno desidera fornire indicazioni in merito? Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

So che l'ambiente aspetta con ansia l'atto d'indirizzo del Consigliere Marrone per trovare una soluzione a tutti i suoi problemi. Però credo che avendo bruciato una prima occasione di dichiarare lo stato d'emergenza climatica qualche mese fa, si possa ancora aspettare una settimana. Anche perché gli atti d'indirizzo collegati meritano una discussione piuttosto approfondita.



PRESIDENTE

Se non si trova un accordo o una sintesi immediata, si rinvia il tutto alla Conferenza dei Capigruppo, che è sovrana, e aggiorniamo i nostri lavori alla prossima seduta.
Direi che possiamo concludere i nostri lavori.
Grazie e buonasera a tutti.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 17.48)



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