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Dettaglio seduta n.44 del 17/12/19 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

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Argomento:


BERTOLA GIORGIO



(Alle ore 10.01 il Consigliere Segretario Bertola constatata la mancanza del numero legale comunica che la seduta inizierà alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
È noto a tutti l'esito del COP25 tenutosi a Madrid dal 2 al 13 dicembre.
Gli esiti nefasti del mancato accordo nella Conferenza ONU sul cambiamento climatico hanno fatto sì che il nostro Gruppo, insieme a diversi colleghi delle minoranze, ripresentasse un testo ancora più stringente, come hanno detto la gran parte dei Paesi europei, che hanno visto sfumare il possibile accordo.
Tra l'altro, dopo il rilancio del cosiddetto green new deal della nuova Commissione europea, crediamo sia opportuno ritornare su questo tema con l'ordine del giorno avente per oggetto "Dichiarazione dello stato di emergenza climatica e ambientale". Chiedo pertanto che venga messo all'ordine dei lavori, ovviamente quando si potrà discutere.
Grazie.



PRESIDENTE

Non essendoci interventi, l'Aula acconsente.



(L'Assemblea, tacitamente acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio Raffaello

Se c'è questo inserimento, chiedo un'attrazione per argomento anche del nostro ordine del giorno a tema analogo.



PRESIDENTE

L'Aula acconsente.



(L'Assemblea, tacitamente acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

L'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Chiorino, Graglia, Icardi, Perugini e Zambaia.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

Colleghi, possiamo passare all'esame del punto 3) all'o.d.g., inerente a "Nomine".
Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Se possibile, chiederei una sospensione per consentire una riunione delle minoranze.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Noi avremmo chiesto il rinvio delle nomine.



(Commenti del Consigliere Ravetti)



GRIMALDI Marco

Sono ancora un Capogruppo, Consigliere Ravetti, si fermi e si sieda.
Ripeto, avrei chiesto il rinvio del punto all'o.d.g., ma accogliamo la richiesta della Consigliera Frediani.



PRESIDENTE

Sospendiamo la seduta del Consiglio per un incontro dei Gruppi di minoranza. Solo per il prosieguo dei lavori, ipoteticamente quanto vi pu servire? FREDIANI Francesca (fuori microfono) Non più di un quarto d'ora.



PRESIDENTE

Sospendiamo i lavori per venti minuti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.39 riprende alle ore 11.28)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Procediamo con l'esame del punto n. 3) all'o.d.g., "Nomine".
Informo che è necessario procedere alle seguenti designazioni, elezioni e nomine dei componenti:


Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 50 "Comitato misto paritetico Regione-Autorità militari sulla nuova regolamentazione delle servitù militari" Designazione di 7 membri effettivi e 7 membri supplenti.

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 49 "Comitato consultivo del Centro 'Gianni Oberto'" -. Nomina di 4 membri con voto limitato a 2.

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 48 "Commissione regionale per la realizzazione delle pari opportunità fra uomo e donna" - Nomina di 15 membri.

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 47 "Consiglio regionale di sanità ed assistenza (CORESA) - Elezione di 26 esperti.

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 46 "Istituto di Ricerche Economiche e Sociali (IRES)"- Consiglio di Amministrazione - Designazione di 5 membri, con voto limitato a 3.

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 45 "Istituto di Ricerca Economiche e Sociali (IRES)" - Collegio dei Revisori dei Conti - Designazione di 3 membri effettivi di cui 1 con funzioni di Presidente e 2 supplenti.

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 44 "Ente per il Diritto allo Studio Universitario (EDISU)" - Consiglio di Amministrazione - Nomina di 3 membri di cui uno con funzioni di Presidente.

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 43 "Ente per il Diritto allo Studio Universitario (EDISU)" - Collegio dei Revisori dei Conti - Nomina di 5 membri, di cui 3 effettivi e 2 supplenti.


PRESIDENTE

Invito, pertanto, le minoranze - se lo ritengono - a esprimere le indicazioni per le nomine a esse riservate per gli effettivi, di cui all'articolo 79, comma 3, del Regolamento.
Gli elenchi delle candidature pervenute a seguito di avviso pubblico, sui quali la Commissione consultiva per le nomine ha espresso parere favorevole ai sensi dell'articolo 6 e 9, comma 6 della legge 23 marzo 1995, n. 39 "Criteri e disciplina delle nomine ed incarichi pubblici di competenza regionale e dei rapporti tra la Regione e i soggetti nominati", sono stati messi a disposizione dei Consiglieri tramite pubblicazione su "Supporto Sedute d'Aula" e, ai sensi dell'articolo 74, comma 2, dello Statuto occorre procedere alla votazione a scrutinio segreto previo appello nominale.
Prego i Consiglieri di indicare sulla scheda, oltre il cognome, anche il nome del candidato che s'intende votare, per evitare confusione nei casi di omonimia.



PRESIDENTE

Si proceda alla distribuzione delle schede.
Nomino scrutatori i Consiglieri Gavazza e Mosca.
Prego il Consigliere Segretario Bertola di procedere all'appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Bertola effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione è terminata.
Sono stati effettuati due appelli nominali.
Si proceda allo spoglio delle schede.


Argomento: Bilanci preventivi

Proposta di deliberazione n. 42, inerente a "Bilancio di previsione finanziario del Consiglio regionale del Piemonte per il triennio 2020-2021 2022" (rinvio)


PRESIDENTE

Come concordato, l'esame della proposta di deliberazione n. 42, di cui al punto 4) all'o.d.g., è rinviato.


Argomento: Ordinamento regionale

Esame proposta di deliberazione n. 35, inerente a "Attuazione dell'art. 116, terzo comma, della Costituzione per il riconoscimento di un'autonomia differenziata della Regione Piemonte. Modifiche ed integrazioni alla DGR n. 2-7227 del 20 luglio 2018"


PRESIDENTE

Passiamo a esaminare la proposta di deliberazione n. 35, con preavviso scritto ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Nella seduta pomeridiana di ieri la I Commissione ha licenziato la proposta di deliberazione in oggetto.
Mi comunicano che sta arrivando il Presidente Cirio, cui darò la parola non appena entrerà in aula.
Prego, Presidente Cirio, ha facoltà di intervenire.



CIRIO Alberto, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente, e buongiorno a tutti.
Colgo l'occasione per salutare e per ringraziare tutti i Consiglieri e gli Assessori che si sono gentilmente prestati questa mattina per la donazione del sangue: abbiamo ritenuto fosse un bel gesto e, soprattutto, un buon esempio da dare in occasione del Natale.
Detto questo, oggi è una giornata in cui i lavori del Consiglio assumono per noi - non mi riferisco solo alla maggioranza, ma credo, in generale, a tutto il Consiglio regionale - un significato estremamente importante perché ci troviamo di fronte alla messa in discussione e relativa proposta di approvazione di una delibera che riteniamo decisamente significativa.
Peraltro, è un elemento fondante anche del nostro programma elettorale e amministrativo, ed è anche l'adempimento di un impegno che, come Governo regionale, ci siamo assunti nei confronti dei cittadini piemontesi.
Per questa ragione, crediamo che la tematica che andiamo ad affrontare oggi e che proseguiremo nei prossimi giorni di convocazione del Consiglio regionale possa essere un momento estremamente qualificante, dal momento che stiamo parlando di regole. E quando si parla di regole, evidentemente si fa riferimento a un tema che non è soltanto finalizzato all'oggi, alla nostra attività, al nostro mandato o al nostro impegno, ma che riguarderà la vita della nostra Regione, i rapporti tra la nostra Regione e lo Stato italiano nei prossimi anni e nel prossimo futuro.
Partirei dai ringraziamenti, che non sono solo di forma, ma vogliono essere di sostanza. Ringrazio tutti i Consiglieri e tutti i Gruppi che hanno lavorato in questa direzione.
Evidentemente, la nostra maggioranza ha come punto programmatico qualificante quello dell'autonomia, ma devo dire di aver trovato da parte di tutti i Gruppi consiliari, anche dell'opposizione, grande disponibilità a entrare nel merito, a valutare le tematiche, anche su posizioni non sempre uguali, ma mai posizioni di pregiudizio, che noi abbiamo evidentemente riscontrato. Tant'è che arriviamo ad approvare potenzialmente la delibera nel corso di questa settimana, grazie a una volontà condivisa all'interno del Consiglio regionale di voler dare al Piemonte uno strumento che sarà uno strumento figlio della sensibilità di chi oggi governa la nostra Regione, ma che le stesse forze di maggioranza hanno voluto, in qualche modo, comunque mettere a disposizione, perché quando facciamo le regole, parliamo di qualcosa che sopravvive ai colori politici del momento per guardare anche al futuro.
Pertanto, grazie a tutti, grazie all'idea di creare un gruppo di lavoro che si è dimostrato uno strumento efficace. Grazie a chi ha fatto parte del gruppo di lavoro, nessuno escluso, per come ha con determinazione, impegno pragmaticità e anche rapidità affrontato le tematiche. Grazie a tutto il mondo piemontese, che si è rapportato con il Consiglio regionale e con il gruppo di lavoro, facendo pervenire le proprie osservazioni. Tutte le osservazioni sono state lette, ragionate e studiate nel merito e sono state oggetto di dibattito e approfondimento in alcune occasioni in cui il gruppo di lavoro si è riunito anche alla presenza mia e degli Assessori che vi hanno partecipato. Grazie alle organizzazioni sindacali che, invece, hanno richiesto un incontro di persona per ulteriormente approfondire de visu le tematiche. È un incontro che abbiamo riconosciuto loro, ritenendola una richiesta opportuna e anche utile ai fini di riuscire ad arrivare il più possibile a una proposta condivisa.
L'articolo 116 e l'articolo 117 della Costituzione parlano del rapporto tra lo Stato italiano e le sue Regioni e danno (da qui vorrei partire) la possibilità alle Regioni italiane di definire in modo differenziato perché questo è il termine di autonomia, ovvero differenziata - il proprio rapporto con lo Stato. Insomma, ci viene data dalla Costituzione italiana la possibilità di ricontrattare chi fa e che cosa, a quale prezzo e con quale costo per la collettività. Questa è la previsione della Costituzione italiana ed è il punto di partenza in base al quale noi rivendichiamo, come Regione Piemonte, la possibilità di chiedere l'attuazione di quest'articolo costituzionale.
Viviamo in un Paese in cui spesso, purtroppo, la Costituzione viene letta a capitoli alterni, nel senso che ognuno cerca di prendere della Costituzione quello che in quel momento maggiormente gli serve a sostenere la sua tesi.
La Costituzione va letta tutta e nel "tutta" c'è anche questa possibilità questo diritto costituzionalmente garantito per le Regioni italiane, che si chiama autonomia differenziata proprio perché non vuole essere un'imposizione. Non vuole essere un'imposizione né nell'an né nel quantum cioè né nel se fare o non fare l'autonomia, per cui rimane una facoltà delle Regioni chiederlo, ma anche nel quantum, cioè richiedere forme di autonomia che, evidentemente, sono differenziate a seconda di come le Regioni si sentono preparate.
Noi, al momento del nostro insediamento (il 6 giugno scorso), abbiamo ereditato una posizione che la Regione Piemonte aveva assunto all'interno di questo Consiglio regionale con una delibera sull'autonomia. Abbiamo pensato, proprio per dare un atteggiamento e un approccio più pragmatico possibile, che fosse opportuno partire di lì, che non fosse opportuno buttare via quello che, di fatto, già c'era, che era il lavoro già svolto ma partire da quel documento condiviso per implementarlo di ciò che il nuovo governo regionale e la nuova maggioranza regionale riteneva essere necessario per dotare il Piemonte di una vera autonomia.
L'abbiamo definito - non per essere critici, ma per dare una considerazione di merito - un approccio più timido, se vogliamo, rispetto a quello che noi vorremmo essere un approccio più spavaldo, cioè un approccio più pronto a cogliere l'opportunità dell'autonomia, che per noi è responsabilità ed efficienza.
Sono queste le due parole che coniughiamo con il termine dell'autonomia: responsabilità, perché viviamo in un Paese in cui è doveroso che gli enti periferici, vivaddio, si assumano finalmente la responsabilità delle proprie scelte, senza immaginare, com'è avvenuto per decenni all'interno del nostro Paese, che ci sia la mamma o il papà Stato che arriva a rimborsare a piè di lista. Se oggi abbiamo uno dei debiti pubblici maggiori del mondo è perché il controllo sugli Enti locali e periferici del nostro Paese non c'è mai stato. Efficienza, perché siamo consapevoli e convinti che ciò che si gestisce da vicino, si gestisce meglio, che l'Italia non è tutta uguale. Noi dell'Italia siamo innamorati, il Tricolore lo abbiamo nel cuore, ma con la stessa obiettività sappiamo che l'Italia ha esigenze diverse, secondo gli ambienti e delle Regioni, secondo i contesti geografici e socioeconomici, quindi non c'è nulla di più sbagliato che immaginare di prescrivere la stessa ricetta per curare problematiche diverse. Sarebbe sbagliato, ed è la causa di una delle inefficienze che maggiormente registriamo nel nostro sistema Paese.
Per questa ragione, abbiamo messo al primo punto l'autonomia. Autonomia semplificazione, un nuovo rapporto con Bruxelles, un nuovo rapporto con Roma; semplificazione e un nuovo rapporto con l'Europa. Queste sono le tre parole d'ordine su cui il nostro Governo regionale sta cercando di agire. È quindi con soddisfazione che in soli sei mesi approdiamo a questa delibera ringraziando davvero tutti quelli che lo hanno permesso, perché comunque è un atteggiamento corale, ma anche ringraziando la determinazione di chi vede davvero nell'autonomia differenziata la possibilità che il bilancio della nostra Regione possa trovare, in futuro, situazioni più rosee delle attuali.
Viviamo in una Regione che paga circa 500 milioni di euro all'anno di debiti. La rata annuale del debito della nostra Regione fluttua tra i 450 e i 500 milioni di euro. Questo è il punto di partenza. Ogni anno lo Stato riduce quelli che sono i trasferimenti alle Regioni, così come fa ai Comuni, e se non si cambia questo meccanismo di approccio e di rapporto con lo Stato nella determinazione delle funzioni, delle competenze e delle risorse economiche assegnate alle competenze, crediamo che il sistema non possa più reggere. Credo, inoltre, che il sistema Paese possa, invece reggere se ogni Regione potrà legittimamente, sulla base delle proprie sensibilità e anche della propria preparazione, fare un pezzo di quello che oggi fa lo Stato, che, purtroppo, costa tanto ed è inefficiente.
Noi usiamo l'esempio della scuola per dare l'idea concreta di cosa significa l'autonomia. Tra le materie che abbiamo implementato rispetto alla posizione originaria c'è, infatti, quella dell'istruzione. La usiamo come esempio concreto, perché sono ormai decenni che iniziamo l'anno scolastico a settembre con qualche migliaia di cattedre vuote. Quest'anno abbiamo iniziato con circa 6.000 cattedre vuote nel nostro Piemonte, il che vuol dire 6.000 classi senza un insegnante. Ma questo è accaduto anche l'anno prima, l'anno prima ancora, cinque anni prima, dieci anni prima e vent'anni prima.
Se pensate che noi oggi abbiamo 60.000 insegnanti in Piemonte e che iniziamo l'anno, costantemente, con più del 10% di insegnanti non assegnati, ci rendiamo conto che non è un problema di natura politica o della sensibilità di chi sta governando in quel momento il nostro Paese perché è trent'anni che accade. È un problema strutturale, è un problema organizzativo, è un problema di assetto organizzativo del nostro Paese che non funziona. Non dare la possibilità ai nostri ragazzi di avere un insegnante non solo lede un diritto costituzionalmente garantito, ma mina quella che si chiama continuità scolastica, cioè quello su cui tutti convengono in modo trasversalmente condiviso: avere un insegnante che rimane tale nel corso dell'anno, è una garanzia per quanto riguarda l'apprendimento dello studente.
Parlando di scuola, non dimentichiamoci che poi questo sistema così inefficiente e molto spesso improvvisato fa sì che, su 60.000 insegnanti che abbiamo in Piemonte, 15.000 sono insegnanti di sostegno, di cui 7.500 effettivi e 7.500 in deroga. Vuol dire che questa situazione di emergenza che ogni anno viene gestita fa sì che noi mettiamo o, meglio, lo Stato mette 7.500 insegnanti che non sono di sostegno - e che quindi non hanno studiato per quella delicatissima e importantissima funzione - ma che, in deroga alle normative, svolgono attività di sostegno.
Mi chiedo se questo sia un sistema efficiente e un sistema che funziona.
Ragion per cui noi chiediamo allo Stato, nel rispetto dello status dell'insegnante e dei meccanismi di reclutamento delle regole nazionali che l'organizzazione di questo specifico pezzo dell'istruzione così fondamentale possa essere attribuita alle Regioni. Rivendichiamo la possibilità di farlo noi. Siamo certi di farlo meglio, ripeto, siamo certi di farlo meglio perché avere per tanti anni una situazione così inefficiente è un qualcosa che non possiamo accettare.
Quando parliamo della possibilità di curvare il curriculum dei nostri ragazzi insegnando loro quello che il mondo delle imprese piemontesi ci chiede, stiamo di nuovo facendo un piacere ai nostri ragazzi. La scuola ha l'obiettivo e il dovere di immettere nel mondo del lavoro potenzialmente ragazzi, giovani, studenti e studentesse che siano competitivi con gli altri studenti del mondo. Oggi noi non possiamo farlo o, meglio, possiamo farlo, ma in misura molto limitata.
Se il Piemonte guarda all'auto e guarda all'elettrico, noi dovremmo, come Regione, intensificare e incentivare il fatto che, nelle nostre scuole e negli istituti professionali statali, si studino quelle materie. Sotto questo profilo, siamo limitati, non ci viene concesso. Stiamo facendo un dispiacere e creando un danno ai nostri figli se non insegniamo loro ci che poi li renderà competitivi per farsi assumere dal mondo dell'industria piemontese. Questo è il ragionamento di base.
Sono esempi pratici e concreti che potremo declinare, visto la pioggia di oggi, per l'alluvione, per le calamità naturali e per gli eventi atmosferici. Il 9 luglio abbiamo avuto delle gravissime grandinate nel Vercellese e nel Monferrato e abbiamo chiesto lo stato di calamità naturale, ma sapete quando è stato fatto il sopralluogo? A inizio settembre. Se lo Stato manda un funzionario da Roma a verificare se c'è stata una calamità naturale due mesi dopo l'evento stesso, è difficile che sia riconosciuta come tale, visto che parliamo di temi che vanno visti nell'attualità e nell'immediatezza. Quando parliamo di danni agricoli e di una grandinata, non devono passare due mesi per la verifica del danno.
Noi piemontesi, se subiamo un danno, prima di aspettare a braccia conserte l'intervento dello Stato come farebbero in altre parti del nostro Paese non lo dico con tono polemico, ma con tono obiettivo - ce lo ripariamo da soli. Si crea una situazione per cui un funzionario, che arriva da Roma deve dirci se noi abbiamo subito una calamità naturale. Un funzionario chiuso in un palazzo di Roma deve venirci a dire se la tromba d'aria che ha scoperchiato i tetti di Chieri o di Mappano era effettivamente uno stato di emergenza o meno.
Questo non funziona e non sta funzionando, così come non sta funzionando l'autonomia nella gestione del territorio e nella tutela del territorio che, peraltro, era già contenuta nella delibera che noi abbiamo ereditato dal Governo precedente e che abbiamo voluto implementare e intensificare.
Tuttavia, la responsabilità di un governo del territorio la può avere solo chi quel territorio lo vive e lo conosce da vicino.
Chi è detrattore dell'autonomia dice che questa rivendicazione di autonomia crea il divario tra ricchi e poveri. Qualcuno mi dovrebbe spiegare dove stanno i ricchi e dove stanno i poveri. Qualcuno, analizzando i dati di disoccupazione giovanile del Piemonte, in particolare della città e della provincia in cui noi ci troviamo, dovrebbe venirmi a dire dove stanno i ricchi e dove stanno i poveri.
Il mondo è cambiato, l'Italia è cambiata. La solidarietà che noi abbiamo nel cuore da piemontesi ce l'abbiamo e non ce la toccherà nessuno. Non è una delibera sull'autonomia che farà venir meno il senso di solidarietà nazionale tra Regioni d'Italia, non è neanche il senso di attaccamento al nostro Paese: l'Italia l'abbiamo fatta noi. Ricordo che il primo Parlamento d'Italia si è riunito in piazza Castello. Cavour, che sarebbe meglio studiare in modo più approfondito nelle scuole italiane, è stato un grande piemontese che ha fatto l'Italia, il grande piemontese ha fatto l'Italia.
Non è che questa delibera vuole, in qualche modo, minare o sminuire il senso di affetto o di attaccamento che noi abbiamo della nostra storia e del nostro Paese. Anzi, vuole rimarcarlo.
Noi vogliamo essere un Piemonte sano e un Piemonte forte per contribuire allo sviluppo del nostro Paese, ma per fare solidarietà bisogna stare bene.
Quando doniamo il sangue - per chi lo fa - ci fanno compilare una serie di fogli per capire se stiamo bene. Se non stiamo bene, il sangue non si dona.
Un Piemonte che sta bene è un Piemonte che dona il sangue al suo Paese come ha donato per tanti e tanti decenni. Un Piemonte ammalato è un Piemonte che ha bisogno delle trasfusioni. Noi non vogliamo un Piemonte ammalato, noi vogliamo un Piemonte forte, vogliamo un Piemonte dinamico vogliamo un Piemonte che sappia assumersi le proprie responsabilità, a costo di rischiare.
Noi vogliamo un Piemonte in cui - lo richiamo molto spesso, ma lo faccio nell'aula del Consiglio per rimetterlo al posto giusto in questa valutazione - quando parliamo di residuo fiscale della nostra Regione, non si creino a volte delle incomprensioni. Parliamo di dieci miliardi di euro che la nostra Regione dà in più rispetto a quelli che riceve da Roma. La Lombardia ne dà 57, 57 miliardi di euro in più di quelli che riceve da Roma, ma la piccola Liguria un miliardo e mezzo in più di quello che riceve da Roma.
Allora, è pur vero che l'autonomia non risolve il problema del residuo fiscale, ma quantomeno ti dà la possibilità di efficientare i servizi per cui tu paghi, perché i cittadini non sono mai contenti di pagare, ma pagare per non avere servizi è una situazione che non possono accettare. Di conseguenza, ai nostri cittadini daremmo la possibilità, proprio a fronte di questo elemento che noi mettiamo sulla bilancia della trattativa con lo Stato, di richiedere e di rivendicare ciò che ci spetta e, se passerà il concetto della spesa storica, anche di recuperare un po' di quel residuo fiscale.
La Corte costituzionale è stata chiara: se parte l'autonomia, in attesa dei costi standard o dove non ci sono i LEP che sono legati ai costi standard ci si baserà sulla spesa storica, che è quella che lo Stato trasferirà alla Regione. E quello che la Regione risparmierà da questo trasferimento potrà essere investito in ulteriori servizi, oppure nell'abbassamento della pressione fiscale regionale che, per noi, è un obiettivo fondamentale.
Il quadro in cui s'inserirà la nostra delibera - e chiudo - è un quadro evidentemente nazionale; il Ministro Boccia in sede di Conferenza delle Regioni ha illustrato questa legge quadro all'interno della quale ci si deve muovere. Io sono molto soddisfatto, perché questi sei mesi ci hanno permesso di recuperare un po' del tempo che avevano utilizzato per portarsi avanti la Lombardia, il Veneto e l'Emilia e per portarci al loro livello.
Approvata questa delibera, il Ministro si è impegnato a incardinare immediatamente la procedura di autonomia, quindi noi saremmo immediatamente a livello delle Regioni che, a oggi, vedevamo come più avanti rispetto a noi. Il tutto sarà inserito all'interno di questa legge quadro che abbiamo come vi dicevo, condiviso; l'abbiamo vista anche con qualche timore - sono molto sincero - perché poteva essere, soprattutto sui LEP, sulla definizione dei LEP, un elemento che ritardava la possibilità di contrattare fisicamente l'autonomia, ma lo abbiamo fatto lo stesso.
Abbiamo, non dico dato parere favorevole, ma abbiamo preso atto che quella era la volontà del Governo e non potevamo fare altro che prenderne atto.
Abbiamo però inserito una clausola di sicurezza, perché la definizione dei LEP vale un anno: se entro l'anno da quando la legge viene approvata i LEP non saranno definiti, si andrà avanti sulla base della spesa storica che sarà riconosciuta alle Regioni e questo anche in base ai pronunciamenti peraltro univoci in questa direzione, da parte della Corte costituzionale.
Fatto questo passaggio dal Consiglio regionale, noi presenteremo la formale richiesta di incardinare la trattativa. Sarà una trattativa di due livelli: un livello tecnico, dove per competenze e funzioni si confronteranno i direttori, e un livello politico, dove naturalmente gli Assessori potranno rivendicare la bontà delle richieste che noi facciamo, ma io credo che dovrà nascere, nell'immediato, anche un gruppo di lavoro, vista l'esperienza positiva che abbiamo avuto in questi giorni da parte del Consiglio regionale.
È una trattativa, non è una mercificazione e neanche una transazione commerciale, ma una trattativa come avviene costantemente nella Conferenza Stato-Regioni, in cui noi, forti della posizione del Consiglio regionale andremo a trattare nel merito competenze e funzioni. Vogliamo farlo in modo trasparente, informando il Consiglio regionale che rappresenta i cittadini piemontesi, informando le istituzioni economiche, sociali e politiche del Piemonte. Credo che sarà un lavoro che non si esaurirà con l'approvazione di una delibera, ma che, anzi, ci permetterà, dal momento che l'autonomia è un qualcosa che vive, di svilupparla, di farla crescere e di vederne quelli che sono - ne siamo certi - gli effetti benefici.
Il Piemonte merita di più; ha un credito nei confronti di Roma; ha un forte credito nei confronti di Bruxelles. Lo vogliamo rivendicare, perché i cittadini piemontesi oggi hanno bisogno che questo credito venga loro pagato, ma noi siamo convinti che l'autonomia sia il miglior strumento per ridare ai piemontesi quello che loro spetta.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Cirio.
È aperta la discussione generale. Preannuncio che il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato alla conclusione della discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
Per il Gruppo della Lega è una giornata importantissima, perché è l'inizio di un percorso, come ha detto il nostro Presidente, che però va verso un'efficienza, una migliore fruizione dei servizi da parte dei nostri cittadini, perché se avviciniamo i centri di potere e i centri di controllo ai cittadini non possiamo che fare un buon lavoro per il nostro territorio.
Banalmente, l'ho detto più volte, guardiamo i piccoli Stati e le piccole realtà federaliste: sono quelle che hanno più efficienza, che spendono i soldi in maniera migliore, che danno risultati e servizi ai propri cittadini in maniera più efficace. È difficile trovare una piccola realtà che si autogestisca che sia gestita male.
Questo è un percorso lungo, che vede la Lega convinta, perché è un po' il nostro DNA, le nostre origini. Naturalmente, partivamo da una base della precedente Amministrazione regionale; è stato fatto un grande lavoro di concertazione, quindi siamo felici che ogni tanto la politica sia scevra dai soliti litigi, dal solito gioco delle parti da cui - per l'amor di Dio tutti noi che facciamo politica ogni tanto ci facciamo prendere la mano.
Invece, in questo caso, è stato fatto un lavoro dettagliato, concentrato.
Ringrazio il mio Vicepresidente, Riccardo Lanzo, per il Gruppo della Lega per quello che ha fatto; ringrazio i Gruppi di minoranza per la concertazione e aver messo veramente la testa su una tematica così importante.
Oggi è l'inizio di un percorso, però era giusto farlo seriamente, farlo in modo condiviso, perché non so quando questo progetto vedrà la luce, se l'anno prossimo o tra due, tre o quattro anni (il nostro auspicio è il prima possibile), ma ormai si parla veramente di cambiare l'assetto, di cambiare gli Enti locali e la fruizione di importanti servizi e funzioni per i cittadini. È giusto dunque farlo in modo ragionato, concentrato, in accordo con i Gruppi delle minoranze.
Il mio Gruppo non può che essere felice per l'inizio di questo percorso e non potrà che lavorare, d'ora in poi, in maniera sempre più rilevante, per portare veramente a casa maggiori servizi ai nostri cittadini e servizi più vicini ai nostri cittadini. Siamo sicuri che questo sia l'unico modo per renderli efficienti, per controllare la spesa e per dare realmente un futuro al nostro Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Lanzo.



LANZO Riccardo

Grazie, Presidente.
Mi permetta di raccontare la storia dei fratelli Matteo e Luigi (ovviamente, nomi d'invenzione), i cui genitori hanno sempre cercato di crescere ed educare, garantendo a entrambi eguale trattamento in tutto, ad esempio, sull'istruzione universitaria.
Nonostante le diverse attitudini e inclinazioni, i fratelli hanno entrambi frequentato l'università. Matteo con buon profitto e, quindi, non uscendo mai fuori corso; Luigi, invece, faceva molta fatica, anzi piuttosto svogliato: in tre anni, ha cambiato quattro università, si è trasferito in altra sede, facendo spendere soldi ai propri genitori per permettergli di studiare, ma con scarsi successi.
A un certo punto, Matteo chiede ai genitori di acquistargli una macchina perché gli serve, ma soprattutto, in virtù anche dei successi conseguiti nello studio, la rivendica in qualche modo e i genitori purtroppo non possono soddisfare questa richiesta, perché hanno dovuto assecondare le richieste di Luigi, giustificando tale scelta con la necessità di dover essere uguali con entrambi i figli. Quindi, al fine di preservare l'unità familiare, ottengono l'esatto contrario, poiché i fratelli litigano irrimediabilmente, perché uno nei confronti dell'altro pensa ci sia stata un'ingiustizia. Questa è una storia banale, ovviamente, però può capitare in tutte le famiglie.
Come in tutte le storie, in questo senso, ci viene riservata una morale o forse due. La prima è che non è semplice fare i genitori e me ne accorgo io da neo papà, perché ogni scelta può essere condivisa o non condivisa criticata o non criticata; la seconda è che l'unità familiare o di una comunità non è sempre garantita assecondando quello che è il principio di apparente uguaglianza, che va a scapito, invece, del principio di giustizia.
Questo è il senso della nostra visione di autonomia differenziata: la ricerca di rafforzare competenze in ambito legislativo, di programmazione amministrative, per un Piemonte autonomo e competitivo, con la volontà di non minare o ledere in nessun modo l'unità dello Stato, ma al contrario con l'effetto di rafforzare un concetto di unitarietà che passa dalla valorizzazione delle peculiarità di ogni Regione. Tutto questo, facendo rientrare la nostra richiesta di autonomia in una cornice e in un quadro istituzionale e costituzionale rimasti ormai quasi dormienti per vent'anni.
L'articolo n. 116, al comma terzo capoverso, come diceva il Presente Cirio prevede che, con legge dello Stato, possano essere fatte richieste e attribuite alle singole Regioni ulteriori forme e condizioni di autonomia nonché, ai sensi della legge 42/2009, in caso siano assunte funzioni nuove della Regione, ci dev'essere un trasferimento e un riconoscimento di mezzi e di rifinanziamento per permettere alle Regioni di ottenere questo grado di autonomia.
Pertanto, ogni scelta che abbiamo fatto di materie e funzioni declinata nella nostra proposta politica è perfettamente in linea con le prerogative in capo a ogni Regione e spetta alla parte politica, in concerto con stakeholder, parti sociali coinvolte e dirigenti la delineazione delle richieste, le peculiarità che riteniamo siano giuste e sostenibili portare al tavolo delle trattative col Governo.
Questo lavoro di ricerca di una proposta condivisa è stato affrontato in I Commissione e ringrazio il Presidente Carlo Riva Vercellotti, del quale abbiamo veramente apprezzato il coordinamento del tavolo di lavoro della I Commissione. C'era anche chi pensava che questo lavoro in I Commissione sarebbe stato più difficile, forse perché il Presidente non è leghista: questo non si è verificato, anzi è stato un bel confronto soprattutto sul tema del principio della sussidiarietà, quello degli Enti locali.
Sia nell'ambito del Gruppo di lavoro sia in Commissione non si può non riconoscere al Gruppo della Lega l'impegno e la volontà di cercare condivisione della proposta di autonomia, accogliendo richieste di modifiche e di emendamenti anche dall'opposizione, senza alcun tipo di pregiudizio ideologico, ma consapevoli che la delibera da approvare è solo l'inizio di un percorso. Per noi, infatti, l'autonomia differenziata è uno strumento e non un fine ultimo, uno strumento di buona politica per perseguire obiettivi di efficacia, efficienza e trasparenza amministrativa.
Con questo strumento vogliamo far risuonare in quest'Aula e oltretutto il nostro orgoglio di essere piemontesi, di essere autonomisti e di appartenere a un gruppo politico, quello della Lega, che sosterrà il Presidente Cirio in questa battaglia di civiltà e di buonsenso.



(Applausi in aula)



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Presidente Cirio e Presidente Allasia, colgo lo spirito di quest'inizio di discussione, sul quale continuo con il mio intervento. Vi assicuro che altri colleghi s'impegneranno nella discussione: noi non diamo per scontato il documento finale, c'è un documento di partenza che abbiamo emendato e vorremmo, con i nostri emendamenti, che quel documento diventasse ancora migliore. Il nostro voto dipenderà dall'intesa sugli emendamenti in questa discussione. In questa fase, noi non diamo per scontata la nostra posizione, però cerco di preannunciarvela, con una premessa.
Presidente Cirio, raccolgo e colgo i toni trionfalistici, ma naturalmente trionfalistici, dei colleghi della Lega. Si ricorderà e ricorderà il Presidente Allasia i vostri discorsi d'insediamento all'inizio di questa legislatura: avevate tracciato un percorso all'interno di quest'Aula e noi vi avevamo detto, sin dall'inizio, che stavate cercando la strada più lunga. Allora, in questa fase, è bene, all'inizio di questa discussione in Aula, da parte nostra rivendicare la questione del metodo, prima che del merito, perché a volte il metodo è sostanza.
Noi volevamo parlare di autonomia differenziata; noi volevamo dotare la Regione Piemonte di un documento che consentisse al Presidente Cirio di sedere al tavolo ministeriale con altre Regioni per fare dell'autonomia differenziata un'opportunità per la Regione Piemonte. Non volevamo permettere a nessun Gruppo di questo Consiglio di utilizzare un argomento utile ai piemontesi come una semplice bandiera politica da sventolare.
Abbiamo fatto il possibile per convincervi, e ci siamo riusciti. Dunque, la prima vittoria politica che noi segniamo è quella sul metodo: abbiamo convinto i Gruppi di maggioranza a utilizzare la Commissione adatta per discutere di autonomia differenziata e abbiamo offerto un ulteriore suggerimento, quello di spegnere i microfoni e di consegnare tale responsabilità al Presidente della I Commissione, il collega Riva Vercellotti, che ha guidato bene il gruppo di lavoro; ci teniamo a dirlo con estrema franchezza.
Il nostro rappresentante, il collega Avetta, d'intesa con i nostri colleghi, ha partecipato al dibattito fuori dai microfoni, e sul merito riga per riga, abbiamo offerto la nostra posizione.
Il metodo adottato dai Gruppi di opposizione, quindi anche dal Partito Democratico, è stato condiviso solo al termine. Mi rivolgo alla maggioranza: non insistete troppo sulla Commissione permanente sull'autonomia, perché ci troverete con la stessa responsabilità e con la stessa fermezza a convincervi che non è quella la strada corretta per offrire politiche utili ai piemontesi. Quella sì sarebbe un'ulteriore bandiera politica che non vi permetteremmo di sventolare semplicemente perché utile alla propaganda, ma per nulla utile al futuro della nostra Regione.
Ancora una riflessione, Presidente, sempre nelle premesse di questo dibattito, in termini di autonomia differenziata e autonomia regionale.
Sappiamo che il Tavolo non è lo stesso; sappiamo anche che gli argomenti solo in parte possono essere simili. Però, quando inizierà la discussione non si dimentichi di ricordare al Governo e al nostro Ministro Boccia che il tema del federalismo municipale - e quindi anche di un'autonomia responsabile dei nostri Comuni - deve tornare a essere uno dei principi più importanti che guidano la rete delle nostre istituzioni territoriali.
Argomento differente, ma altrettanto importante, da ricordare in questa discussione nel momento in cui tratteremo il tema dell'autonomia. C'è bisogno di un futuro differente - posso dire più sostenibile - con un quadro normativo chiaro di competenze e di disponibilità economiche compreso un nuovo impianto fiscale per le Amministrazioni comunali.
Ci sia permesso di ricordare - apparirà ancora una volta fuori dall'oggetto, Presidente, ma questa è anche l'occasione per ribadirlo almeno in quest'Aula - che noi siamo in mezzo al guado rispetto al destino delle Province. Non basta, quindi, qualche emendamento alla legge di bilancio per consolidare il ruolo del Presidente di una Provincia dal punto di vista economico per garantire un futuro a quegli Enti. C'è stato un referendum; l'esito lo conosciamo tutti; dobbiamo andare oltre e approdare dall'altra parte della sponda.
Questo è il momento giusto per affrontare questo tema e per garantire anche futuro alle competenze di un ente che, soprattutto in alcune Regioni d'Italia, in particolare in Piemonte, abbiamo compreso essere fondamentale su materie di significativa importanza.
Sempre nelle premesse, Presidente, le rinnovo un'ulteriore riflessione (mi sono permesso di ricordarglielo in Commissione e lo rifaccio in Aula): il tema dell'autonomia differenziata non diventi per lei e per la maggioranza un pretesto per dire ai piemontesi: "Non siamo stati in grado di risolvere un problema, perché non ci hanno dato tutte le competenze relative all'autonomia differenziata".
Come le ho già detto in Commissione, saremo molto attenti; non potrà essere una scusa o un pretesto.
So che lei non utilizzerà il tema dell'autonomia differenziata negata su alcuni aspetti - ne citerò uno, che sarà fondamentale rispetto all'esito di questa discussione, quindi anche rispetto all'espressione di voto almeno del nostro Gruppo - per dire ai piemontesi: "No, non ce l'ho fatta". Perch ci sono materie come l'istruzione, per le quali potrà sedersi attorno a tutti i Tavoli che vorrà, ma sarà ben difficile che le potrà essere concessa autonomia su questioni dove i conflitti istituzionali sono evidentissimi e dove, tra l'altro, non è attraverso l'autonomia differenziata che si possono risolvere i problemi che lei prima ha citato rispetto alla scuola. Infatti, la programmazione necessaria può essere regionale, ma le assunzioni e le coperture dei costi rispetto alle assunzioni rientrano in una materia che, per forza, non può essere di competenza regionale. Vedrà che non avrà dubbi! Sono convinto che la maggioranza la sosterrà su questo fronte. Lei utilizzerà questo tema per dire che il suo "aereo", quello dell'altra velocità, è atterrato oltre Milano e oltre Venezia. Forse, lei vuole dimostrare di andare più in là rispetto al suo collega lombardo e al suo collega veneto. Le diciamo, quindi, buon viaggio e auguri per l'atterraggio, ma sarà molto difficile trovare le condizioni migliori per portare a casa quello che, peraltro, è un argomento di divisione non soltanto dentro quest'Aula, ma anche nei confronti di tante rappresentanze sociali, in particolare del mondo della scuola, che le hanno già dimostrato contrarietà.
In questa fase, nei dieci minuti che ho a disposizione, non ho molto da aggiungere, sennonché ci attendiamo una "sterzata" rispetto alla direzione di marcia sul tema della scuola. Si prenda il tempo necessario prima del voto sull'emendamento che noi abbiamo presentato insieme con altri Gruppi di quest'Aula, perché sarà il punto fondamentale per avere, insieme al documento, il sostegno di tutto il Consiglio regionale, non solo di una parte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Arriviamo in Aula dopo lunghe discussioni.
Ho partecipato al gruppo di lavoro con il collega Sacco e arriviamo in fondo a un percorso, per cui non ci saranno grosse discussioni da fare ancora in Aula, se non per qualche emendamento che abbiamo provveduto a ridepositare. Il percorso dal nostro punto di vista è stato corretto, è stato lineare e inclusivo, così come già era stato nella scorsa legislatura, quando abbiamo esaminato la proposta del centrosinistra. Noi rispetto a entrambe le proposte, quella della scorsa legislatura e quella attuale, abbiamo mantenuto più o meno le stesse posizioni. Abbiamo ottenuto qualcosa nella discussione precedente e qualcosa abbiamo ottenuto anche in questa. Rimangono ovviamente dei punti piuttosto critici.
Noi, come Movimento 5 Stelle, non siamo contrari alla richiesta legittima e prevista dalla Costituzione di autonomia differenziata delle Regioni. Ci preoccupano, in particolare, soltanto alcuni temi. Ben venga allora l'autonomia quando consente di risolvere alcune problematiche tipiche del nostro territorio, che è un territorio con peculiarità legate al fatto che si tratta di un territorio prevalentemente montano e con dei Comuni che molto spesso hanno delle esigenze legate al posizionamento geografico e delle difficoltà che vanno sicuramente affrontate e superate a un livello il più possibile vicino al territorio.
Ci sono altri temi che, invece, suscitano perplessità. Questo è stato un po' il tema ricorrente del gruppo di lavoro. Si tratta di perplessità, in quanto non sempre abbiamo visto la chiarezza necessaria per affrontare queste tematiche. Mi riferisco ovviamente, in primo luogo, al tema della scuola, che rimane per noi il punto più critico e sarà il punto che ci impedirà di dare un voto positivo a questa proposta di delibera, perché è un tema rispetto al quale abbiamo delle visioni piuttosto lontane da quelle del centrodestra, ma anche rispetto al centrosinistra. Queste differenze si erano già evidenziate nella scorsa legislatura quando abbiamo affrontato lo stesso tema.
Il primo grosso scoglio che ci troviamo ad affrontare è la mancanza della definizione dei livelli essenziali delle prestazioni. Questo ci impedisce di accompagnare un ragionamento su una regionalizzazione di alcuni aspetti perché noi vorremmo che, invece, fossero definiti a livello nazionale i LEP e che fossero poi garantiti, quindi che si trovasse il modo di consentire alle Regioni di rispettare questi livelli essenziali. Mancando addirittura i livelli essenziali, immaginiamo quanto possa essere complicato pensare di poterli garantire.
In questa cornice d'incertezza, troviamo anche piuttosto complicato andare a chiedere maggiore autonomia anche rispetto ad alcuni percorsi formativi e d'istruzione. Questo perché già in parte è possibile in ogni singola Regione prevedere delle curvature che consentano di adattare i percorsi di studio al territorio. D'altra parte - questa è una mia personalissima visione, ma credo che possa essere condivisa anche dai membri del Gruppo consiliare - il fatto di vedere la scuola come un elemento troppo legato al percorso lavorativo mi lascia qualche perplessità.
Il fatto di sottolineare continuamente che la scuola deve formare dei lavoratori non lo condivido. La scuola deve formare anzitutto dei cittadini consapevoli, che sappiano prendere delle decisioni e decidere del loro futuro e come inserirsi nella società. Vedere il percorso scolastico unicamente legato a uno sbocco lavorativo, secondo me, è proprio sbagliato come approccio. In questi giorni di discussione in Commissione al gruppo di lavoro, troppo spesso ho sentito parlare della scuola come di un qualcosa che ti deve preparare al lavoro. Questa sicuramente può essere una parte del percorso scolastico, che porta poi a creare persone che si devono creare un ruolo e uno spazio nella società, ma non ci dev'essere solo quello.
Pertanto, non vorrei che questo eccessivo spezzettamento dei percorsi scolastici possa alla fine portare a delle disuguaglianze formative, che possano poi incidere negativamente sul futuro dei ragazzi, magari specializzandoli anche troppo. Anche questo può essere un errore, perché se ci si forma in una Regione che ti specializza troppo, poi non sei più neanche - passatemi il termine - "rivendibile" su altri territori. Questo lo trovo profondamente sbagliato.
Il reclutamento per noi è proprio una voragine e un buco nero, perché non abbiamo capito in quale modo si pensi di superare le problematiche che il Presidente Cirio ha illustrato poco fa. Non abbiamo capito quale sia il meccanismo che avete in mente a livello regionale per superare il problema della carenza dei docenti e anche le procedure che portano al reclutamento in tempi brevi e con una qualità ottimale. Questo proprio non c'è, secondo me. Si ha soltanto l'idea e la percezione (sicuramente corretta) che ci sia un problema in questo nodo del reclutamento, ma ancora non c'è la soluzione. Credo che la soluzione vada, invece, ricercata a un tavolo che coinvolga tutte le Regioni, che sia però un tavolo nazionale, perché è vero che bisogna mettere mano a questo tema, ma non possiamo farlo separando i meccanismi a livello regionale. Credo che questa non sia la via giusta.
In Commissione siamo riusciti ad avere l'accoglimento di alcuni nostri emendamenti. Poi magari i colleghi interverranno per illustrare le singole tematiche. Dal mio punto di vista, sono stata contenta di vedere accolti alcuni emendamenti relativi agli aspetti legati alla sanità e, in particolare - mi rendo conto che per qualcuno può sembrare un tema marginale - quello riguardante la possibilità della Regione di creare dei marchi o, comunque, dei riconoscimenti e delle certificazioni che attestino il benessere animale negli allevamenti.
È un tema che incide sugli animali e sui loro diritti, ma anche sui consumatori. In questi anni, nella scorsa legislatura in particolare troppo spesso mi sono trovata a dover raccogliere delle segnalazioni relative ad alcuni allevamenti della nostra regione che non rispettano assolutamente gli standard di benessere animale. In alcuni casi ho anche partecipato a degli esposti. Non sono molto portata su questo tema, non essendo consumatrice di prodotti di eccellenza almeno derivanti da allevamenti, però riconosco l'importanza di questo settore, quindi credo che, a tutela dei produttori e dei consumatori, sia importante che la Regione faccia la sua parte anche da questo punto di vista.
Per il resto, a proposito della cultura, siamo contenti che sia rimasta la parte riguardante le competenze riguardante i beni culturali presenti sul territorio regionale. Crediamo che potrebbe essere una soluzione ottimale soprattutto per quei beni culturali che non riescono a essere adeguatamente valorizzati.
Sulla famiglia di Matteo e Luigi, citata come esempio dal collega Lanzo immagino che quella famiglia, ovviamente con molte difficoltà, cerchi di portare avanti delle azioni per consentire ai suoi figli di avere tutti le stesse opportunità. Credo che una famiglia questo debba fare, consentire sia a Matteo - il nome è di fantasia, ma non troppo, immagino - sia a Luigi di avere le stesse possibilità, in modo che un domani Matteo quella macchina se la possa comprare da solo perché lui è bravo e Luigi, che ha più difficoltà, lo possiamo aiutare un po' di più perché Matteo non ha bisogno dello stesso aiuto. Per me la famiglia è questo, cercare di dare a tutti le stesse possibilità, in modo che tutti siano messi nelle stesse condizioni.
Non so se ho colto la metafora del collega Lanzo, che adesso non è in aula però questa è più o meno la mia visione del Paese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sacco; ne ha facoltà.



SACCO Sean

Grazie, Presidente.
Avendo partecipato al gruppo di lavoro sull'autonomia, volevo anch'io unirmi alla parziale soddisfazione. Siamo stati abbastanza soddisfatti per com'è stato condotto il lavoro, un'ottima gestione dei lavori da parte del Presidente della Commissione, il Consigliere Riva Vercellotti. Un tavolo in cui siamo già riusciti ad anticipare alcune problematiche presenti all'interno della delibera. Alcune, dal nostro punto di vista, sono state superate e, con un lavoro di confronto, siamo riusciti a eliminare parti decisamente ridondanti e previsioni che erano ormai diventate anacronistiche all'interno della delibera. Tuttavia, non essendo stati noi gli estensori della delibera precedente e presentata durante la legislatura guidata dal Presidente Chiamparino, abbiamo mantenuto le osservazioni al vecchio testo che presenteremo con degli emendamenti in Aula.
Durante la discussione, abbiamo più volte dibattuto sull'autonomia come fine o come mezzo: forse la più grossa perplessità da parte del nostro Gruppo è legata a quest'aspetto. Pensiamo che sia giusto chiedere autonomia laddove siamo sicuri che, a livello regionale, siamo in grado di offrire un servizio migliore ai cittadini piemontesi. Non abbiamo particolare intenzione di offrire carta bianca a nessuno. Se ci viene chiesta la fiducia e ci viene chiesta la possibilità di intervenire su un determinato argomento, vogliamo capire in che modo si interviene. Qualcuno prima ha detto che, quando c'è una gestione territoriale, le cose funzionano meglio.
Io penso che, più che una questione legata alla grandezza dell'amministrazione o al livello in cui le scelte sono prese, la cosa importante sono le persone che fanno quelle scelte e le idee che quelle persone sono in grado di apportare. Anche perché gran parte di ciò che gestiamo a livello regionale, a partire dalla sanità, negli ultimi anni non è che possiamo dire di essere stati particolarmente soddisfatti della gestione sanitaria a livello regionale. Non ne farei un discorso in assoluto, ma relativizzerei il discorso su quello che, effettivamente, noi abbiamo intenzione di fornire ai cittadini piemontesi. Su diversi punti c'è stata una nostra apertura, perché abbiamo capito in che modo si voleva intervenire per correggere delle inefficienze che, attualmente e sicuramente ci sono a livello centrale, ma sul resto chiederemo ulteriori spiegazioni durante l'illustrazione degli emendamenti.
Speriamo di poter ottenere, da parte della Giunta, una maggiore chiarezza rispetto alcune perplessità che abbiamo già sollevato in Commissione e su cui non abbiamo ricevuto risposte esaustive. Tornando al discorso sull'autonomia come fine o come mezzo, rendiamo un buon servizio ai cittadini piemontesi se andiamo a chiedere esattamente ciò che siamo in grado di gestire. Altrimenti facciamo l'ennesima figura di non essere in grado di gestire ciò che chiediamo. D'altra parte, se nella fase transitoria la Regione dovesse farsi carico di adempimenti cui non sarebbe in grado di ottemperare, se non con grande difficoltà, com'è stato sottolineato in Commissione dai costituzionalisti, stiamo attenti quando andiamo a chiedere di gestire tutte le parti organizzative non avendo le competenze per farlo. Se non sappiamo esattamente che cosa stiamo andando a fare, è molto pericoloso e rischiamo di fare un danno, anziché apportare un miglioramento ai servizi sul territorio piemontese.
Abbiamo presentato diversi emendamenti, che illustreremo. Per la mia parte non sono molti, ma ritengo siano importanti. Lascio la parola ad altri Consiglieri, poiché manca poco meno di dieci minuti alla chiusura della seduta. Spero che si possa ancora migliorare questa delibera. Infatti abbiamo rimandato in discussione in Aula alcuni emendamenti che abbiamo accettato di ritirare in Commissione, auspicando un confronto costruttivo per l'Aula. Spero che si riesca anche a fare un ragionamento prima di andare al voto di questi emendamenti, perché le questioni che sono state sollevate in Commissione le considero non di poco conto per l'efficacia del provvedimento.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Avetta.



AVETTA Alberto

Grazie, Presidente.
L'abbiamo detto anche durante il gruppo di lavoro: il tema dell'autonomia differenziata è un tema complesso, giuridicamente e politicamente. Non è un caso che, in questo Paese, se ne discuta da ormai più di vent'anni. Siamo consapevoli che la discussione sull'autonomia differenziata ha radici profonde nel nostro Paese, nella nostra cultura e anche nella nostra cultura politica. Noi siamo tra quelli che pensano che l'autonomia differenziata, se attuata con misura ed equilibrio - che abbiamo cercato di trasferire anche nel lavoro svolto in queste settimane e negli emendamenti che abbiamo depositato - possa far bene all'unità nazionale. Può far bene perché è quella visione di democrazia che considera centrale - l'ha detto prima il Capogruppo Ravetti - la rete delle comunità locali e l'esercizio responsabile e sussidiario delle funzioni delle comunità locali. Il nostro regionalismo differenziato nasce e si sviluppa su questi presupposti: sono i presupposti che, peraltro in modo molto netto e anche molto schietto hanno guidato gli interventi dei professori che abbiamo ascoltato come gruppo di lavoro. Cito il professor Grosso, che non ho avuto la fortuna di ascoltare, poiché quel giorno non potevo essere presente, ma i cui scritti conosco e ho letto.
Il professor Grosso ha indicato una terza via tra il regionalismo meramente solidaristico e il regionalismo meramente competitivo, sul quale noi avremmo molte perplessità se fosse interpretato in quel modo. Una terza via per cui il regionalismo differenziato diventa quello strumento organizzativo che dev'essere finalizzato ad assolvere nel modo più efficace, efficiente ed economico gli obiettivi di progressione sociale ed economica del Paese e della Repubblica, che però è una e indivisibile.
La discussione sull'autonomia differenziata non nasce oggi, non è una discussione di questa maggioranza regionale, ma è il frutto di un'analisi e di un approfondimento che si è sviluppato nel corso degli anni. Come dicevo, ne discutiamo da tanto tempo e, non a caso, è stata una Presidente di Regione, che risponde al nome di Mercedes Bresso, che evidentemente non è espressione dell'attuale maggioranza di questa Regione, la prima ad avviare una discussione che è stata poi raccolta da altri Presidenti di Regione, non ultimo il Presidente Chiamparino e la Giunta attuale.
È altrettanto superfluo ricordare che il Titolo V della Costituzione, che ha consentito di innescare il percorso che oggi ci porta alla discussione di questa delibera, è una modifica della Carta costituzionale che è stata assunta con Governi di centrosinistra, perché il tema dell'autonomia differenziata, il tema della peculiarità e della natura anche identitaria che fa parte della nostra storia e della cultura di questo Paese è evidente in tutto il nostro Paese, ma è evidente anche in Piemonte, dove c'è un tessuto sociale, imprenditoriale, culturale e professionale che si aspetta qualcosa dall'ottenimento di una maggiore autonomia.
Credo si aspetti almeno due cose, fondamentalmente. La prima, di riconoscere e mettere al servizio del Paese buone pratiche che qui si sono sviluppate e in altre aree del Paese non si sono sviluppate, per metterle a fattore comune e dare la possibilità anche ad altri di poterle mutuare e magari implementare. Come secondo punto, però, si aspetta che noi mettiamo questo tessuto sociale, imprenditoriale e culturale nelle condizioni di affrontare le sfide del futuro, che sono tante. Noi di questo stiamo parlando: stiamo modificando le regole del gioco della nostra Regione, che vanno inserite, però, in un contesto equilibrato a livello nazionale.
Per raggiungere questi obiettivi, se siamo d'accordo (dalle considerazioni almeno di carattere generale che ho ascoltato, mi pare di poter dire che su questo, pur con le differenziazioni che sono ovvie nella dialettica politica, siamo tutti d'accordo), dobbiamo porci una domanda, che è quella che ha sintetizzato molto bene il professor Pallante quando, in una frasetta, è riuscito a porci la domanda centrale: l'autonomia è un fine o l'autonomia è un mezzo? Perché, se l'autonomia è un fine, fine a sé stesso purché sia, per mettere una bandierina, per mettere una bandierina un po' più grande di quella che hanno già messo la Lombardia e il Veneto, per fare quello che prima il Capogruppo Ravetti ricordava (l'esempio dell'aereo che atterra più lontano di Venezia o di Milano), a noi questo modello e questo tipo di obiettivo interessa poco, francamente. Credo interessi poco al Piemonte; interessa poco al futuro di questa nostra Regione e interessa poco ai piemontesi.
Se, invece, vogliamo interpretare l'autonomia differenziata come un mezzo per ottenere degli obiettivi per poi dotarci di quegli strumenti che ci consentano di affrontare in modo più efficace ed efficiente le trasformazioni demografiche ed economiche del nostro territorio, la polverizzazione amministrativa attraverso le diverse forme di associazionismo tra i Comuni, una necessaria ma vera e concreta semplificazione dei fondamentali processi amministrativi che sono propedeutici allo sviluppo sociale ed economico della Regione e servono a cogliere e a valorizzare le peculiarità del nostro territorio, a noi interessa molto.
Abbiamo un territorio particolare, un territorio per il 50% montano. Sono numeri che ricordiamo molto spesso: abbiamo 1.200 Comuni, abbiamo un rapporto ancora in via di definizione, perché l'equilibrio va trovato e l'equilibrio di per sé, per sua natura, è sempre instabile nel rapporto tra le grandi aree urbane, le aree rurali e le aree montane del territorio.
Se siamo nelle condizioni di utilizzare l'autonomia differenziata e la maggiore autonomia per dotarci di strumenti che siano in grado di sostenere, valorizzare e consolidare un modello di residenzialità diffusa che va garantito, però, con azioni concrete sulle infrastrutture, che siano materiali o immateriali, sui trasporti e sulla sanità di territorio, se lo faremo e avremo la capacità di tener conto anche delle nostre effettive possibilità, cioè lasciare da parte, come abbiamo suggerito anche attraverso i nostri emendamenti, tutte quelle funzioni che si riducono a un mero carico burocratico fine a sé stesso e che non porta nessun vantaggio e nessun beneficio alla nostra comunità, cioè se saremo capaci - in altre parole - di privilegiare la qualità delle funzioni sulle quali chiediamo maggiore autonomia e non la quantità delle funzioni, noi ci stiamo.
Se interpreteremo la richiesta di autonomia differenziata con questi obiettivi, credo che faremo un buon servizio al nostro territorio.
Abbiamo presentato una serie di emendamenti che traducono queste considerazioni e che modificano profondamente la delibera che ci avete originariamente sottoposto. Credo che possiamo tranquillamente ammettere magari qualcuno di voi in camera caritatis l'ha già fatto - che con quegli emendamenti abbiamo messo delle pezze, magari anche su annotazioni un po' superficiali e su dei copia-incolla rispetto alle delibere di Lombardia e Veneto. Mi riferisco, nello specifico, al reclutamento del personale dei vigili del fuoco, alla gestione della giustizia di pace, all'ordinamento dalla comunicazione, alle casse rurali e di risparmio.
Ebbene, oggi possiamo dire che quella delibera che ci avete presentato qualche mese fa è molto diversa da quella di cui discutiamo oggi. Tutto ci grazie al lavoro svolto in quel gruppo di lavoro nel quale riconosciamo la disponibilità, da parte della maggioranza, di chi l'ha coordinato, il Presidente Riva Vercellotti, e di tutti coloro che ci hanno lavorato, dal collega Lanzo a tutti gli altri, a tener conto delle considerazioni, dei suggerimenti e delle proposte, perché credo che quelle proposte hanno raggiunto due obiettivi, riportando un po' indietro le lancette dell'orologio, e perché oggi la delibera della quale discutiamo è molto diversa da quella che ci avete presentato.
Grazie ad alcuni emendamenti, sono state corrette quelle storture cui ho fatto riferimento prima, ma al contempo è una delibera che è stata arricchita - questo lo riconosciamo - da altri suggerimenti e altre proposte che sono proprio il frutto di quel lavoro congiunto. Mi riferisco per esempio, ai LEA: in Piemonte c'è una situazione demograficamente diversa rispetto ad altre Regioni italiane, per cui è giusto che su questo possiamo richiedere maggiore autonomia nell'individuare politiche adeguate al nostro modello sociale. È ugualmente importante l'emendamento con cui si chiede piena competenza legislativa sulla governance delle aree montane maggiori competenze sulle politiche di sviluppo della montagna, e altrettanto importante è l'emendamento che chiede di regionalizzare gli strumenti a sostegno dei processi di start-up.
Fin qui la parte positiva del lavoro svolto, perché rimane aperto un nodo com'è stato già rammentato in tutti i nostri interventi precedenti. Il nodo riguarda l'istruzione, in particolare la disciplina e l'organizzazione del personale scolastico.
Ho ascoltato con attenzione le considerazioni del Presidente Cirio e ripeto quanto ho già detto nel gruppo di lavoro. Probabilmente, sono io che non capisco perché ho qualche limite di comprensione, ma quello che ci racconta il Presidente Cirio, a mio avviso, è un po' distonico rispetto a quanto si legge nella delibera su questo punto. Se nella delibera si chiedono "ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia su tale materia riguardo alla disciplina e l'organizzazione del rapporto di lavoro del personale dirigente, docente, amministrativo, tecnico e ausiliario, ivi compresa la definizione dei criteri per l'attività di reclutamento regionale e la sua successiva attuazione", ho difficoltà a mettere insieme quello che leggo in questa delibera con le considerazioni che il Presidente Cirio ha fatto oggi in Aula.
Anche la Consigliera Frediani prima ha sollevato analoghe considerazioni e devo dire che la professoressa Poggi, non un membro di qualche partito politico con sensibilità particolari, ha detto che, così com'è scritto quel punto sull'istruzione genera un problema di sintonia rispetto alla regolamentazione nazionale, perché a quel punto non ci troviamo di fronte a tre livelli di contrattazione: nazionale, regionale e poi il livello di contrattazione d'istituto.
Non so se il Consigliere Marrone, che qui non è presente, ripresenterà l'emendamento o non lo presenterà; quanto ho avuto modo di leggere rispetto all'emendamento ritirato in Commissione andava in quella direzione, il che significa che anche nella maggioranza si sta incominciando intelligentemente, a delineare qualche sensibilità rispetto a questo tema.
Allora, poiché resta qualche dubbio rispetto all'indirizzo che state dando e all'opposizione che voi avrete, concludo richiamando le considerazioni del nostro Capogruppo Ravetti: abbiamo contribuito a sistemare molta parte di questa delibera, ma questo nodo politico rimane e dobbiamo chiarirci su quale modello volete condurre il Piemonte. Su questo, siamo disponibili a ragionare, c'è ancora il tempo per poterlo fare. Credo sarebbe utile ai piemontesi e al Piemonte se ci chiarissimo per portare a casa una delibera sull'autonomia differenziata che consenta a questo territorio di raggiungere gli obiettivi, cui ho fatto riferimento, da tutti noi condivisi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Avetta.
Sospendiamo la discussione generale, che riprenderà alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 13.03)



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