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Dettaglio seduta n.37 del 26/11/19 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

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Argomento:


GAVAZZA GIANLUCA



(I lavori iniziano alle ore 14.31 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 103 presentata da Rossi, inerente a "Finanziamento per ampliamento dell'Ospedale Santissima Trinità di Borgomanero"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 103.
La parola al Consigliere Rossi per l'illustrazione.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
La mia interrogazione riguarda l'Ospedale di Borgomanero, che è un DEA di primo livello, nella gerarchia degli ospedali piemontesi, con ottime prestazioni sanitarie, che svolge un servizio fondamentale nel territorio novarese. È un DEA che in questi anni ha visto una crescita dal punto di vista dell'attività e dei volumi, il che ha creato la necessità di ampliare alcuni spazi e alcuni servizi, penso in maniera particolare al pronto soccorso: negli ultimi 12 anni, gli accessi al DEA sono passati da circa 18 mila a oltre 45 mila accessi l'anno.
Abbiamo appreso dalla stampa che, in una recente visita all'Ospedale di Borgomanero, l'Assessore Icardi ha annunciato uno stanziamento di circa 17 milioni di euro per un intervento che la stampa riportava in maniera dettagliata: ampliamento del DEA-Pronto Soccorso, con la creazione di un'area dedicata e protetta di osservazione breve intensiva e di degenza temporanea; la realizzazione di un'area sub-intensiva dotata di 6-8 posti letto; la realizzazione di un nuovo padiglione collegato a quello centrale già esistente, eccetera. Chiaramente, noi condividiamo quest'iniziativa siamo contenti che ce ne sia bisogno, siamo contenti che la Regione investa nell'Ospedale di Borgomanero e di questo ringraziamo anche l'Assessore.
Tuttavia, l'interrogazione è per chiedere dove sono i fondi che l'Assessore ha annunciato, perché, in questo momento, a noi non risultano a bilancio e poiché si tratta di 17 milioni, vorremmo capire da dove provengono per quest'operazione e in quale anno e in quale capitolo di bilancio questi milioni, che sono tanti, sono inseriti.



PRESIDENTE

Grazie, collega Rossi.
La parola all'Assessore Icardi per la riposta.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
È tutto vero tranne che.
L'intervento è un po' più articolato.



(Commenti del Consigliere Rossi)



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Sì, comunque è tutto corretto.
In realtà, c'è una delibera del CIPE che stanzia dei fondi, di cui attendiamo la pubblicazione. Lo stanziamento sarà messo nel prossimo bilancio, quindi con modifiche sia dell'annuale sia del pluriennale coperto con finanziamenti derivanti dalla legge di bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e il 2019-2021 e, in particolare sono fondi previsti dai commi n. 555 e n. 556 del Programma di Edilizia sanitaria.
A breve, saranno messi su questi capitoli e mi auguro che, entro breve termine, si possa avviare la progettazione esecutiva, cantierabile per fare i lavori.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Icardi.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 104 presentata da Canalis, inerente a "È vero che la Giunta Cirio vuole tenere l'Ospedale Sant'Anna fuori dal Parco della Salute?"

Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 106 presentata da Frediani, inerente a "Parco della Salute di Torino - garanzie sull'operatività dei presidi di Regina Margherita e Sant'Anna"

Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 107 presentata da Grimaldi, inerente a "Parco della Salute, quali piani per Sant'Anna e Regina Margherita?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata n. 104, n. 106 e n. 107.
Se gli interroganti sono d'accordo e se l'Assessore acconsente, propongo che i Consiglieri procedano con l'illustrazione delle tre interrogazioni in successione, in modo che l'Assessore possa fornire una risposta congiunta.
La parola alla Consigliera Canalis per l'illustrazione dell'interrogazione a risposta immediata n. 104.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
L'interrogazione che presentiamo oggi riguarda l'Ospedale Sant'Anna di Torino, che fa parte della Città della Salute, insieme alle Molinette, al Regina Margherita e al CTO.
L'Ospedale Sant'Anna è un esempio straordinario di medicina dedicata alle donne e un punto di riferimento di respiro regionale per la gravidanza, per il parto e per tutte le patologie specifiche legate al genere femminile.
Tuttavia, oggi si ritiene che, nel mondo occidentale, il modello dedicato a un'unica fascia di popolazione, in particolare dedicato esclusivamente alle donne, non sia la forma più moderna e più evoluta di assistenza alla medicina di genere, in quanto, quando si curano le donne in gravidanza e le donne che partoriscono, si curano due soggetti: non soltanto le donne, ma anche il bambino, anche il feto.
Gli studi più recenti ritengono che, per una serie di ragioni, sia meglio accomunare la cura delle donne alle altre specialità, per una serie di ragioni: anzitutto, la sicurezza delle donne stesse. Infatti, già oggi le donne ricoverate al Sant'Anna, quando necessitano d'interventi d'urgenza legate ad altre discipline devono essere trasferite negli altri ospedali con notevoli rischi per la loro vita e anche per alcuni processi diagnostici e terapeutici più specialistici devono essere seguite in altre strutture.
La seconda ragione è l'obsolescenza del Sant'Anna, che è stato costruito nel 1938, pertanto non garantisce più le condizioni di sicurezza e di modernità strutturale.
Inoltre, c'è il tema delle criticità di lavoro per i professionisti che operano all'Ospedale Sant'Anna, che si trovano a lavorare in un ambiente isolato, non collegato alle altre discipline che vanno al di là dell'ostetricia e della ginecologia.
Infine, i costi organizzativi: la presenza di una molteplicità di ospedali moltiplica anche i costi per le farmacie, per i lavoratori e per i trasferimenti delle donne, di cui si è detto poc'anzi.
Nel progetto originale del Parco della Salute si era previsto l'accorpamento delle quattro strutture della Città della Salute nel nuovo Parco. Alcuni pediatri del Regina Margherita hanno chiesto che il Regina Margherita resti fuori dal Parco della Salute e su questo ci sono state alcune esternazioni a mezzo stampa da parte del Presidente Cirio e dell'Assessore Icardi.
Sulla scia di queste esternazioni di una parte di pediatri circola una serie di notizie relative anche al Sant'Anna, che ci fanno temere che la Giunta Cirio decida di escludere questa struttura dal costruendo Parco della Salute. Lo riterremmo molto grave e penalizzante per la salute delle donne, proprio per le ragioni di cui ho detto all'inizio dell'illustrazione. Però, visto che si tratta di voci e di notizie che si rincorrono in maniera generica e non nelle sedi opportune, cioè quelle istituzionali, chiediamo all'Assessore di chiarire, speriamo favorevolmente, i dubbi che abbiamo.
Il Sant'Anna entrerà a far parte del Parco della Salute?



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione dell'interrogazione a risposta immediata n. 106.



FREDIANI Francesca

Buongiorno, Assessore.
Ovviamente, essendo tre interrogazioni con un tema simile, partiamo tutti dallo stesso punto di partenza, quindi l'importanza di questa struttura che è innegabile. La struttura ovviamente, oltre al Sant'Anna, è il Regina Margherita.
Approfondirei un aspetto un po' più inerente alla procedura legata alla realizzazione della Città della Salute. Il 18 febbraio 2019 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea il bando di gara per la realizzazione del nuovo Parco della Salute di Torino, un progetto che prevede l'accorpamento di attività e strutture a elevata complessità attualmente presenti nei presidi Città della Salute di Torino. Il disciplinare di gara prevede al punto 8.2.1 l'articolazione della fase di dialogo suddivisa in due fasi. In particolare, la prima fase ha l'obiettivo di acquisire una prima proposta progettuale da parte dei soggetti ammessi alla fase del dialogo competitivo.
Con deliberazione n. 1375 (e siamo al 30 settembre 2019) la Città della Salute di Torino ha approvato i verbali di seggio di gara e ha predisposto l'ammissione dei concorrenti alla prima fase di dialogo. Ricordiamo poi che è stato oggetto di uno dei primi incontri con l'Assessore il fatto che il Ministero della Salute, in data 19 aprile e 13 giugno 2019, ha richiesto alla Regione Piemonte, nonché all'Azienda Ospedaliera Città della Salute di Torino, l'applicazione dell'articolo 22 del decreto legislativo n. 50/2016 e del DPCM 10 maggio 2018 n. 76, in merito all'indizione della procedura del dibattito pubblico per la realizzazione di grandi opere infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale, aventi impatto sull'ambiente, sulle città e sull'assetto del territorio.
Noi, tra l'altro, abbiamo fortemente sostenuto questa richiesta, perch ritenevamo fondamentale l'avvio di un dibattito pubblico nel momento in cui si fosse andata a progettare una struttura ospedaliera con un così grande impatto, non solo sulla città di Torino ma su tutta la Regione. Si tratta di una richiesta che abbiamo fortemente sottoscritto.
L'Azienda Ospedaliera Città della Salute di Torino, in data 28 maggio 2019 ha trasmesso una nota al Ministero della Salute, nella quale ritiene la non obbligatorietà all'indizione di un dibattito pubblico. In data 5 novembre 2019 ricordiamo che il Presidente della Regione Cirio si è impegnato a mantenere l'identità e la specificità dell'ospedale Regina Margherita precisando che starà fuori dal Parco della Salute di Torino.
In questi giorni abbiamo assistito ad alcune dichiarazioni sia da parte del Presidente Cirio sia da parte dell'Assessore Icardi, che gettano un po' d'incertezza riguardo al futuro di questi due importanti presidi ospedalieri. Riteniamo che questo, proprio nella fase di studio del progetto e della prossima realizzazione, possa comportare un turbamento anche rispetto alle azioni che si vogliono portare avanti, quindi anche rispetto ai soggetti che parteciperanno alla realizzazione del nuovo ospedale.
Chiediamo oggi all'Assessore, e chiudo, di fare un po' di chiarezza rispetto alle reali intenzioni. Torniamo a sottolineare l'importanza del dibattito pubblico e a rilevare anche le conseguenze negative del non averlo potuto realizzare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione dell'interrogazione a risposta immediata n. 107.



GRIMALDI Marco

Di sicuro ascolteremo le risposte, ma l'Assessore si è perso l'occasione di dare le comunicazioni la scorsa settimana e credo che presto, insieme alle colleghe e ai colleghi, chiederemo un Consiglio straordinario su questo.
Sa perché, Assessore? Perché quello che le hanno detto le colleghe si unisce a un rischio enorme, cioè di ritornare a un parchetto della salute in cui, di fatto, tutta un'operazione che era volta al superamento, non delle specificità e non di quell'autonomia e quell'elevata qualità delle cure che vogliamo per il campo materno-infantile.
Lo dico, ringraziando tutte le lavoratrici e i lavoratori, i medici, ma non solo, del Sant'Anna - come sapete, anche per via di quello che mi è successo nell'ultimo mese, un fatto bellissimo - che continuano a svolgere una funzione unica nel nostro territorio.
Io ho avuto la fortuna di avere a fianco Silvana Accossato e di confrontarmi spesso con una delle figure più autorevoli di quel campo, cioè Tullia Todros. Loro ci ricordano che le donne ricoverate al Sant'Anna spesso necessitano di discipline che vanno oltre quella che è stata la storia degli ospedali stand-alone, cioè di quelli che non hanno tutte le caratteristiche per svolgere le attività. Uno degli esempi è proprio la cardiochirurgia o la radiologia interventistica.
In generale, ce lo dice quello che è lo studio della materia, secondo cui non solo il numero dei parti è diminuito negli ultimi anni, ma è la complessità di quei parti ed è l'età media delle donne che oggi partoriscono che ci suggeriscono che lì davanti abbiamo sempre di più la possibilità d'interventi difficili. Perché da una parte il Sant'Anna pu garantire, com'è successo a noi, con il centro nascita alcune gravidanze naturali, ma dall'altra c'è l'alta complessità. Ed è proprio questo di cui noi vorremmo parlare, di alta complessità, e vale anche per il Regina Margherita.
È finita la campagna elettorale, ma noi rivendichiamo quanto lei l'autonomia del Regina Margherita e l'autonomia del Sant'Anna, ma dentro la Città della Salute. Autonomia e posti letto non vuol dire tornare indietro soprattutto non vuol dire disgiungerli, soprattutto non vuol dire lasciarli lì dove sono, in quelle condizioni fatiscenti, pensando che magari sia un'ambulanza che, in pronto intervento, porti i pazienti da una parte all'altra.
Magari abbiamo capito male, magari era una coda della campagna elettorale in cui avete detto "no, tranquilli rimanete lì". Anche noi vogliamo qualche posto letto in più e qualche garanzia in più in quell'autonomia. Sapete da cosa passa? Passa dal fatto che bisogna anche superare la logica che se un bambino di Torino ha la febbre va al Regina Margherita e che tutti i parti si debbano fare per forza al Sant'Anna.
Andare verso la Città della Salute vuol dire alta complessità, non vuol dire solo eccellenza. L'eccellenza ci deve essere su tutto il territorio torinese e piemontese. Spero che presto lo ribadisca, altrimenti vuol dire tornare indietro e mettere una bella pietra tombale sulla Città della Salute.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Icardi per la risposta congiunta alle tre interrogazioni.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Cominciamo non in ordine d'interrogazioni, ma in ordine di dibattito pubblico.
Rispondo alla Consigliera Frediani. Quando ho assunto la carica di Assessore mi sono trovato in una situazione in cui il Parco della Salute di Torino era, effettivamente, una procedura ferma, bloccata. Da una parte c'era l'esigenza e la richiesta, anche del Ministro precedente alla Sanità di procedere con il dibattito pubblico e, dall'altra, c'erano i timori, che poi hanno avuto conferma, di non poterlo fare durante lo svolgimento di una gara. La gara, ricordo, era già stata avviata a gennaio. Ci sono state le consultazioni di Ministero, ANAC e Azienda sanitaria, ma il Garante dell'Anticorruzione, dottor Cantone, in un'intervista rilasciata a Torino disse, in modo chiaro ed esplicito, che non si poteva fare un dibattito pubblico, in pendenza di una gara in corso.
Successivamente, abbiamo lavorato con ANAC e con il Ministero per addivenire a una soluzione che, da una parte, rispettasse tutti i canoni previsti dalla disciplina dei contratti pubblici e, dall'altra, consentisse una forma di pubblicità. Questa intesa è stata trovata, ma è chiaro che il dibattito pubblico si sarebbe dovuto fare prima dell'inizio della gara. Io sono arrivato sei mesi dopo l'indizione della gara, mi spiace. Sono convinto anch'io che avrebbe potuto portare, magari, dei benefici e sarebbe stata più utile una condivisione più ampia, tuttavia questo è quello che abbiamo trovato.
L'alternativa sarebbe stata fermare la gara, annullare la gara, fare il dibattito pubblico e poi ribadire con un ritardo di due-tre anni come minimo. La scelta è stata quella di una soluzione non dico intermedia ma comunque, di una forma di pubblicità che, comunque, non inficiasse la gara in corso.
Condivido con lei la volontà, la necessità e l'utilità di aver fatto un dibattito pubblico precedente, ma così non è e oggi credo che perdere tre anni non sia la soluzione migliore.
Rispondo alla Consigliera Canalis. Lei ha citato gli studi scientifici che noi abbiamo analizzato insieme ai nostri consulenti, ma gli studi sono anche discordi sul tema delle ubicazioni e dei percorsi di cura, per cui c'è un'attenta analisi.
Posso dire, e in questo rispondo anche alla terza interrogazione, che garantire la specificità e l'eccellenza che rappresenta il Regina Margherita diventa difficile riducendone drasticamente i posti e annegandolo all'interno della Città della Salute. Le decisioni non sono ancora compiute, ma sarà molto difficile pensare di inserire il Regina Margherita all'interno del Parco dello Salute. Ripeto, siamo in itinere queste sono decisioni che stiamo prendendo sulla base, soprattutto, di valutazioni tecniche.
Caro Consigliere Grimaldi, io non so a quale campagna elettorale si riferisca.
GRIMALDI Marco (fuori microfono) Può ripetere quello che ha detto, visto che è una questione delicata?



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Ci viene difficile pensare di spostare l'attuale Regina Margherita all'interno del costruendo Parco della Salute. Ripeto, ci viene difficile pensare di spostare l'attuale Regina Margherita all'interno del Parco della Salute per la riduzione dei posti letto e per tutte le motivazioni che ho detto.
Discorso diverso riguarda il Sant'Anna. Certamente diventa difficile pensare di separare l'oncologia e la ginecologia dalla Città della Salute.
Ripeto, i percorsi di cura e gli studi sono in corso e a breve saranno conclusi dagli esperti, ma non so di quale campagna elettorale il Consigliere Grimaldi parli, perché io non la conosco proprio. Io non sto facendo e nemmeno continuando una campagna elettorale che non conosco.
GRIMALDI Marco (fuori microfono) Quello che ha fatto la petizione è lì davanti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Ma non sono io. Io mi baso su dati oggettivi. Se vogliamo fare un Consiglio aperto subito lo facciamo.



PRESIDENTE

Consigliere Grimaldi, per favore, faccia finire l'Assessore Icardi.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Ripeto, il Sant'Anna ha una tematica leggermente diversa, perché è difficile pensare di non trasferire i reparti di ginecologia e oncologia all'interno del Parco della Salute. Sull'ostetricia stiamo ragionando perché ci sono dei percorsi, valutazioni e studi contrastanti. Mi dispiace doverlo ripetere, ma ci sono studi contrastanti su questa materia. Per questo motivo, abbiamo avviato una serie di ricerche e una serie di consultazioni proprio per operare la scelta migliore. Detto questo - e credo che sarà questione di qualche settimana - adotteremo i provvedimenti consequenziali anche riguardo allo svolgimento della progettazione.
Credo di aver risposto, ma se devo ripetere, lo farò.
CANALIS Monica (fuori microfono) Dico solo che non sono soddisfatta.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Sì, quello sì, lo può dire.



CANALIS Monica

Non sono soddisfatta.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Ne prendiamo atto.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 105 presentata da Gallo, inerente a "Chiusura del poliambulatorio di via Anglesio a Torino"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
105, presentata dal Consigliere Gallo, che la illustra.
Ha tre minuti, Consigliere.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
In quest'interrogazione a risposta immediata parliamo sempre di prestiti sanitari: questa volta non di Sant'Anna o di Regina Margherita, ma di un poliambulatorio di Torino, sito in via Anglesio, che nelle ultime settimane sta agitando un po' il territorio.
Sembrerebbe, nell'ambito di una riorganizzazione dell'ASL Città di Torino che possa essere chiuso o trasferito in altri locali, andando quindi a ridurre la presenza dei servizi sanitari in quel territorio, che, come sappiamo - concedetemi una considerazione - sono costituiti da grandi presidi ospedalieri e da grande edilizia sanitaria, di cui abbiamo parlato prima, ma anche di prestiti capillari delle ASL, in modo da dare una risposta ai territori.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Gallo.
Invito i colleghi a fare silenzio: chi ha già firmato si può accomodare chi non lo ha ancora fatto può accomodarsi e firmare. Grazie.
Può proseguire, Consigliere Gallo.



GALLO Raffaele

I colleghi sono entrati in agitazione parlando di Sant'Anna e di Regina Margherita! La mia interrogazione a risposta immediata vuole interrogare l'Assessore per conoscere i reali progetti legati a questo poliambulatorio ed eventualmente, il progetto di trasferimento in via Montanaro.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Gallo e do la parola all'Assessore Icardi, per la risposta.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Mi sono informato su questo poliambulatorio e mi accingo a leggervi la risposta che l'Azienda Sanitaria mi ha fornito in merito.
Le considerazioni che hanno indotto l'ASL di Torino a interrompere le attività nell'ambulatorio si sostanziano su due livelli di responsabilità.
Uno è a proposito del decreto legislativo n. 81, sui requisiti di sicurezza.
In pratica, la struttura risulta non a norma stante la persistenza d'infiltrazioni d'acqua piovana nel corridoio, nella sala d'attesa, nel locale caldaia e in ambulatorio; presenza di muffe nei locali adibiti alle attività odontoiatriche; bagni con dimensioni che li rendono inaccessibili alle persone con disabilità fisiche. Soprattutto risulta, da una valutazione effettuata dal Servizio Tecnico Aziendale, come struttura impossibilitata a essere oggetto di adeguamento normativo. L'Azienda sostiene che, dal punto di vista della sicurezza, diventa difficile metterlo a norma.
L'altro aspetto riguarda, invece, la reale fruizione dei servizi offerti in seguito all'organizzazione e ai dati di affluenza. Sedute odontoiatriche: due sedute alla settimana (martedì e giovedì), dalle 8.00 alle 15.00.
Risorse impiegate: un odontoiatra impegnato dalle 8.00 alle 13.00, per un totale di dieci ore, e un'infermiera per un totale di 15 ore. Attività infermieristiche: lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle 10.00 alle 12.00 per terapia iniettiva; giovedì dalle 13.00 alle 15.30 per prelievi terapia iniettiva e ripristino materiale. Risorse impiegate: un'infermiera per 15 ore e mezza di ore infermieristiche la settimana.
Dai dati appare abbastanza chiaro lo scarso utilizzo di quest'ambulatorio posto a disposizione dei residenti in zona Barca-Bertolla, e il conseguente costo medio di ogni prestazione, anche solo calcolato sulla base dei costi imputabili ai professionisti (senza calcolare la struttura).
Per quanto attiene l'attività medico-specialistica, siamo intorno a un costo medio di circa 80 euro a prestazione. Per quanto attiene l'attività infermieristica, siamo intorno a un costo medio di 65 euro a prestazione.
È del tutto evidente, quindi, che in un discorso di doveroso efficientamento del sistema, questa struttura risulti inadeguata, se non addirittura lesiva del perseguimento, connaturato da risorse limitate, di un bene comune. Questo per quanto riguarda l'ambulatorio pubblico.
Per quanto riguarda il pediatra di libera scelta che utilizza i locali e gli ambulatori, dottor Garrone, risulta avere tutt'oggi attivi due ambulatori: uno presso la Circoscrizione 5 (distretto di Torino Nord-Ovest) e uno in via Anglesio: questo a seguito di un'apertura in tempi in cui nell'ambito di scelte risultava unico per l'allora ASL TO2.
Va tuttavia ricordato che il contratto dei pediatri di libera scelta prevede che la sede e le spese siano a carico del pediatra, che riceve già un indennizzo omnicomprensivo. Diciamo, quindi, che è una gentile concessione quella di farlo stare all'interno dell'ambulatorio.
In ogni caso, la Direzione si rende disponibile a monitorare le eventuali problematiche che potrebbero manifestarsi a seguito della chiusura di tali attività, intervenendo in maniera specifica e personalizzata sui casi da affrontare. In particolare, i cinque pazienti in carico per la terapia iniettiva, già avvisati, non hanno manifestato alcuna contrarietà alla prosecuzione delle cure presso il poliambulatorio di via Montanaro struttura di riferimento della medesima Circoscrizione.
Emerge quindi la volontà di chiuderlo per i due motivi sopra descritti: la non rispondenza ai requisiti di sicurezza e lo scarso utilizzo della parte pubblica del poliambulatorio. Il pediatra, ovviamente, continuerà a lavorare presso l'altra sede.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 108 presentata da Biletta, inerente a "Iniziative per garantire la corretta azione di prevenzione in ambito sanitario"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
108, presentata dalla Consigliera Biletta, che la illustra.



BILETTA Alessandra Hilda Francesca

Grazie, Presidente.
Ad aprile scorso la Regione Piemonte ha annunciato l'abolizione del ticket sanitario per gli esami necessari alla mappatura genetica e sui controlli di talune patologie oncologiche, in particolare per esami rientranti nei programmi di prevenzione destinati alle donne che presentano familiarità rispetto al tumore al seno.
È giunta poi una segnalazione da parte di una donna che cercava di fare la prenotazione e avere l'esenzione, ma questa esenzione non veniva riconosciuta perché non era ancora inserito il codice nel sistema informatico dell'ASL. In pratica, ci sono stati dei mesi dove l'esenzione era prevista, ma non poteva essere applicata.
Da quanto risulta, sembra che i cittadini, a oggi, abbiano potuto usufruire dell'esenzione grazie anche all'intervento della Giunta solo di recente per problematiche proprio di natura tecnico-informatica.
Nei giorni scorsi, infatti, abbiamo saputo che finalmente il codice D99 è stato inserito nelle procedure. Pertanto, adesso è possibile ottenere l'esenzione.
Siamo soddisfatti che sia possibile applicare l'esenzione in un'attività di prevenzione così importante, ma con la presentazione di quest'interrogazione vogliamo assicurarci che in futuro non capitino più situazioni analoghe e ci sia l'allineamento dei dati tra i diversi sistemi informatici.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Biletta.
La parola all'Assessore Icardi per la risposta.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Ringrazio per l'interrogazione, che mi dà la possibilità di far emerge il lavoro svolto dall'Assessorato in questa materia.
Il Piemonte aveva approvato le disposizioni in merito alla diagnosi precoce del tumore alla mammella e all'ovaia in soggetti sani con diagnosi di rischio eredo-familiare, individuando dei codici di esenzione (D99 eccetera, non sto a raccontarvi tutta la storia).
In questi mesi, i nostri Uffici hanno lavorato al fine di dettagliare il percorso di presa in carico delle persone con rischio eredo-familiare, dal punto di vista organizzativo, gestionale e informatico, per perfezionare e rendere operative tutte le procedure, anche quella riguardante la registrazione (e qui il problema del codice).
Questo percorso si è perfezionato con la delibera dirigenziale n. 688 del 7 ottobre 2019, poi integrata con la delibera dirigenziale del 6 novembre 2019. Pertanto, un minimo di tempo tecnico affinché le procedure informatizzate si adeguassero.
Con le determinazioni citate, si evidenzia un percorso anche molto articolato e complesso con cui l'Assessorato ha provveduto a normare il paradosso di esenzione in soggetti positivi al test di ricerca della mutazione genetica e della presa in carico degli stessi da parte dei centri di riferimento su tutta la rete oncologica piemontese. Infatti, il codice deve valere in tutto il Piemonte, sicché ci sono anche delle difficoltà a integrarlo. Aggiungo anche la Valle d'Aosta, poiché la rete oncologica comprende anche questa regione.
Tutto questo è secondo quanto previsto dalla programmazione regionale in un'ottica di tutela e cura del paziente, inserita nei programmi di screening oncologici istituzionali, e nei percorsi di presa in carico dei pazienti affetti da neoplasie.
Oltre a sottolineare il lavoro svolto, ritengo doveroso precisare che probabilmente, le tempistiche amministrative di formalizzazione degli atti hanno determinato qualche leggero ritardo e scostamento, ma oggi tutto è stato risolto. Possiamo rassicurare i pazienti: i dirigenti sono stati sollecitati e hanno concluso le pratiche di armonizzazione, quindi è tutto perfettamente funzionante.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Icardi.
Colgo l'occasione, in questa posizione di privilegio, di ricordare a tutti i colleghi che è cosa gradita alla Presidenza non vedere bottiglie di plastica sopra i banchi; per i cappotti, se volete, c'è l'armadio.
Grazie.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 109 presentata da Riva Vercellotti inerente a "Riorganizzazione della società LivaNova con sede a Saluggia"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 109.
La parola al Consigliere Riva Vercellotti per l'illustrazione.



RIVA VERCELLOTTI Carlo

Grazie Presidente.
Gentile Assessore, avrà certamente saputo dell'apertura di una procedura collettiva per 83 posizioni a Saluggia, nell'ambito di una ristrutturazione del gruppo LivaNova, che il 20 novembre scorso ha emesso un comunicato molto freddo e molto breve, dove dichiara che la produzione delle valvole cardiache biologiche verrà concentrata nello stabilimento di Vancouver, in Canada.
La nostra preoccupazione, Assessore, non è soltanto per gli 83 lavoratori e le 83 famiglie interessate. Certamente, siamo loro vicini per quello che stanno vivendo in questi giorni e settimane, ma la cosa ancor più grave (questo è il timore) è che si tratti dell'inizio di un percorso che potrà vedere, in futuro, la perdita di ulteriori reparti di produzione nel sito di Saluggia, che oggi ospita una produzione importantissima, a scavalco tra le due province di Vercelli e Torino, occupando in Italia oggi più di 1.500 persone.
Ecco qual è il timore: che inizi un percorso di delocalizzazione di altri comparti, che veda perdere per il Piemonte e per il nostro Paese un importante luogo di produzione e di grande eccellenza.
Un'altra preoccupazione, Assessore, è che ci possa essere in Italia un tentativo maldestro da parte di aziende multinazionali, che arrivano nel nostro Paese, recuperano tutte le risorse possibili, tutto il know how tutte le professionalità, i mercati, i clienti e poi se ne tornano all'estero.
Questo è un malvezzo che abbiamo visto spesso anche in Piemonte e che non vorremmo fosse replicato dalla LivaNova.
Poiché la preoccupazione è anche di molti Comuni e molti Sindaci non soltanto del Vercellese, ma anche del Chivassese, interroghiamo l'Assessore per essere informati di questa realtà, conoscendo, da un lato, la sua sensibilità su questi temi e, dall'altro, la sua decisa determinazione nel sostenere situazioni e crisi aziendali come quelle che ci sono state in Piemonte in questi ultimi mesi. Vorremmo capire dunque quali azioni intende adottare non soltanto a tutela dei livelli occupazionali, ma anche per chiedere al Governo di mantenere una produzione di eccellenza per il nostro Piemonte e per l'Italia intera.
Grazie, Assessore.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Riva Vercellotti.
La parola all'Assessore Chiorino per la risposta.



CHIORINO Elena, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
La LimaNova è l'ennesimo caso, purtroppo.



PRESIDENTE

Scusi, è vietato fare foto all'interno dell'aula.
Grazie.



CHIORINO Elena, Assessore al lavoro

La LivaNova - dicevo - purtroppo è l'ennesimo caso di delocalizzazione che stiamo vedendo in Piemonte. Tra l'altro, oltre ai dati corretti forniti dal Consigliere parlando degli 83 esuberi (circa 12 impiegati e sette quadri gli altri sono inquadramenti come operai), c'è il tema legato alla produzione delle valvole biologiche rispetto a quelle meccaniche.
Produzione che viene spostata, su idea dell'azienda, in Canada, dove c'è già uno stabilimento che provvede al 70% della produzione (qui se ne produceva il 30%) e ci sarà un accorpamento, quantomeno nei piani dell'azienda, sullo stabilimento canadese.
È un'operazione preoccupante e lo è per diversi motivi, innanzitutto perch si perde un know how decisamente importante. Resta la produzione di valvole meccaniche che sta avendo comunque un trend negativo e, di conseguenza ulteriore motivo di preoccupazione. C'è un ulteriore aspetto, che è quello per cui tutta la ricerca che si svolgeva e si è svolta finora in quello stabilimento è stata finanziata con soldi pubblici. C'è un decreto del MISE di un milione e 127 mila euro a fondo perduto e poco più di 3,3 milioni con un finanziamento agevolato.
È l'ennesimo caso in cui questo Paese non è in grado di difendere le proprie realtà e fare in modo che i soldi pubblici, legittimamente investiti in ricerca, siano tutelati rispetto alle intenzioni di chi in quel momento le utilizza.
Sicuramente ci sarà una presa di posizione, anche in questi termini rispetto al Governo, affinché si renda quanto più stringente e indispensabile attuare delle misure a tutela delle nostre realtà, che non consentano alle multinazionali, così come a eventuali fondi speculativi, di arrivare in Piemonte, come in Italia, a fare razzia di quello che si ritiene, a desertificare il territorio e a procurare un danno economico e sociale inimmaginabile, che ci porta poi a tutta una serie di conseguenze che sappiamo bene che cosa vuol dire, in un territorio come quello piemontese, che vede a oggi, soltanto per parlare di cassa integrazione più di 20 mila lavoratori in cassa integrazione.
Pertanto, le misure da prendere devono essere anche a livello nazionale. La Regione Piemonte interverrà con tutti gli strumenti che ha a disposizione nell'ottica di essere, come da sempre, dall'inizio di questo mandato, al fianco dei lavoratori, perché dietro ogni lavoratore c'è una famiglia, c'è una realtà, c'è un Paese e c'è una comunità. I lavoratori del Piemonte devono sapere che non saranno lasciati da soli; che la Regione Piemonte farà tutto quello che può fare in questo momento e che si sta attrezzando dall'altra parte, per riuscire a incrementare gli strumenti a disposizione.
Dalle crisi s'impara e stiamo imparando che abbiamo bisogno di strumenti più incisivi, più efficaci e più veloci. Cercheremo - e lo vedremo anche nel corso di questi giorni di sedute di Consiglio - di incrementare le risorse a supporto e a tutela delle aziende, perché siamo convinti che, nel momento in cui si riesce a supportare un'azienda che lavora seriamente e investe su questo territorio, dall'altra parte difendiamo anche posti di lavoro e occupazione.
Nell'ottica di tutto questo, la Regione, che in parte si è già attivata (aspetteremo il periodo della trattativa sindacale e poi interverremo anche in modo effettivo con quello che sarà il tavolo dovuto) sta monitorando la situazione e sicuramente solleciterà un'azione governativa importante.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.14 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta inizia alle ore 15.20)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Caucino, Cirio, Graglia, Marin e Zambaia.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione di Rosanna Parodi, deceduta il 24 novembre 2019


PRESIDENTE

Nella mattinata di domenica 24 novembre, in seguito a forti eventi atmosferici che hanno colpito tutto il territorio della nostra regione, in località Sezzadio, nell'Alessandrino, veniva travolta nelle acque del Bormida Rosanna Parodi.
Rosanna aveva 52 anni. È stata sorpresa dalla piena mentre si stava recando sul luogo di lavoro. Ha tentato invano di aggrapparsi a un'auto, ma è stata risucchiata dal fiume.
Il personale e i colleghi della Casa di riposo in cui lavorava la descrivono come una persona preziosa, perbene, solare, che amava il suo lavoro.
Ai familiari di Rosanna Parodi desidero rivolgere, a nome del Consiglio regionale del Piemonte, le più sincere espressioni di vicinanza in questo tragico momento.
Il nostro pensiero va anche a tutti coloro che hanno subìto in questi giorni gravi danni a seguito delle forti precipitazioni. Inoltre, in quest'occasione desidero rinnovare il più sincero ringraziamento agli operatori della Protezione civile del Piemonte, alle Forze dell'Ordine, ai Vigili del fuoco, alla Polizia municipale e alla Croce Rossa, nonché a tutti i volontari che in questi giorni, senza risparmi ed energia e con grande professionalità, si sono prodigati per il territorio e per la popolazione piemontese.
Chiedo al Consiglio regionale di voler osservare un minuto di silenzio.
Grazie.



(L'Assemblea osserva un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

Come annunciato prima della pausa, è convocata la Conferenza dei Capigruppo in sala A.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.23, riprende alle ore 16.08)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Assestamento di bilancio

Esame disegno di legge n. 42, inerente a "Assestamento del bilancio di previsione finanziario 2019-2021 e disposizioni finanziarie"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 42, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Comunico che il disegno di legge n. 42, "Assestamento del bilancio di previsione finanziario 2019-2021 e disposizioni finanziarie" , è stato licenziato dalla I Commissione nella seduta del 21 novembre a maggioranza dei presenti.
La parola al Consigliere Cane, relatore di maggioranza.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Avete ragione. Scusate, ma ho problemi di vista senza gli occhiali.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Sì, perché secondo lei la Presidenza dice falsità, mente e non dice la verità?



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Adesso che ho gli occhiali, mi sono accorto che non c'è nessun Assessore presente. Se chiamate un Assessore...
È presente in aula l'Assessore Marnati.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Lo so, però è presente la Giunta con l'Assessore Marnati, e adesso è arrivato anche l'Assessore Tronzano, perciò il Consigliere Cane, relatore di maggioranza, può intervenire.



CANE Andrea, relatore

Grazie, Presidente.
Nella seduta del 21 novembre, la I Commissione consiliare ha licenziato a maggioranza il disegno di legge n. 42, comprensivo di 17 articoli riguardante l'assestamento del bilancio di previsione finanziario 2019-2021 e le relative disposizioni finanziarie, rimettendolo all'aula consiliare per il proseguimento dell'iter legislativo.
Questo disegno di legge ha la finalità di aggiornare le previsioni di competenza e di cassa per l'esercizio finanziario 2019 e variare lo stato di previsione dell'entrata e della spesa, per la parte relativa agli anni finanziari 2020 e 2021. Il provvedimento risponde, inoltre, a quanto evidenziato dalla Corte dei Conti, ovvero che alla chiusura dell'esercizio finanziario 2018 è risultato un disavanzo d'amministrazione pari a 1.955.062.091 euro. Inoltre, in seguito alle prescrizioni rilievi formulati dal MEF in occasione dell'istruttoria di legge, sono stati adeguati e aggiornati alcuni articoli della legge regionale del bilancio di previsione per il 2019-2021.
Dal punto di vista contabile, gli adeguamenti riguardano l'applicazione in bilancio della parte accantonata e vincolata del risultato di amministrazione, coerentemente con quanto previsto dalla legge di bilancio per il 2019 (tale importo per la Regione corrisponde a 106.963.014 euro circa) e aggiorna e sostituisce la quantificazione e iscrizione delle risorse accantonate e vincolate disposte nel bilancio di previsione 2019 2021.
Il Consiglio delle Autonomie Locali ha espresso, nei confronti del disegno di legge, parere condizionato a che il capitolo di bilancio relativo all'esercizio delle funzioni conferite dalla Regione alle Province fosse incrementato fino a una dotazione di sei milioni di euro, con l'impegno ulteriore che la Regione preveda un trattamento sotto il profilo finanziario di tutti i piccoli Comuni o, quantomeno, riservi medesimo trattamento ai tre strumenti associativi delle convenzioni, delle unioni e delle fusioni.
Il riscontro al parere espresso dal CAL evidenzia che il testo licenziato è comprensivo di apposito emendamento della Giunta regionale che ha incrementato, per il 2019, lo stanziamento di competenza del suddetto capitolo per un importo di un milione e 50 mila euro, portando lo stanziamento assestato all'importo complessivo di due milioni e 810 mila euro.
Nello specifico, il disegno di legge 42, così come licenziato dalla I Commissione, contiene le seguenti disposizioni, che andrò a leggere e descrivere in sintesi.
L'articolo 1 è relativo ai residui attivi e passivi risultanti dal rendiconto generale 2018, i cui dati presunti sono riportati rispettivamente nello stato di previsione delle entrate e delle spese di bilancio per l'esercizio finanziario 2019, rideterminate in conformità ai corrispondenti dati definitivi risultanti dal rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2018. Le differenze tra l'ammontare dei residui del rendiconto e l'ammontare dei residui presunti riportati nello stato di previsione del bilancio, per l'esercizio finanziario 2019, sono rappresentate nell'allegato A.
L'articolo 2 è relativo al fondo di cassa all'inizio dell'esercizio finanziario 2019, che è determinato in 298.680.503,50 euro, in conformità con quanto disposto dall'articolo 7, comma 1 della legge regionale 7 agosto 2019 n. 20.
L'articolo 3 è relativo al saldo finanziario dell'esercizio precedente, a seguito dell'approvazione del rendiconto generale per l'anno finanziario 2018 che, come indicato in chiusura dell'esercizio finanziario 2018, è rilevato un disavanzo di amministrazione pari a 1.955.062.091 euro.
L'articolo 4 è relativo all'applicazione al bilancio di previsione della quota vincolata, accantonata e destinata del risultato di amministrazione 2018, già indicata in premessa e che risulta pari a euro 106.963.014,91.
L'articolo 5 contiene tutte le indicazioni relative allo stato di previsione delle entrate e delle spese e alle variazioni al bilancio di previsione finanziario 2019-2021. L'articolo è stato subemendato in fase di Commissione da parte della Giunta regionale.
Per l'anno 2019, per effetto delle variazioni apportate, l'ammontare dello stato di previsione delle entrate e delle spese risulta diminuito di euro 531.809.876,39, quanto alla previsione di competenza, e aumentato di 1.204.271.600,25 euro, quanto alla previsione di cassa.
Per l'anno 2020, per effetto delle variazioni apportate, l'ammontare dello stato di previsione delle entrate e delle spese risulta aumentato di 73.657.643,43 euro, quanto alla previsione di competenza.
Per l'anno 2021, per effetto delle variazioni apportate, l'ammontare dello stato di previsione delle entrate e delle spese risulta aumentato di 83.241.684,43 euro, quanto alla previsione di competenza.
L'articolo 6 prevede che, a seguito della sentenza del TAR per il Piemonte del 30 maggio 2019, con la quale è stata disposta la condanna della Regione Piemonte al pagamento della somma di 11.593.577 euro nei confronti della Fondazione Ordine Mauriziano, sia riconosciuto, ai sensi e in applicazione dell'articolo 73, lettera a) del decreto legislativo 23 giugno 2011, un debito fuori bilancio di pari importo.
L'articolo 7 è relativo al riconoscimento di altri debiti fuori bilancio.
In sede di assestamento generale del bilancio di previsione 2019-2021, nel contesto della valutazione giuscontabile relativa alla salvaguardia degli equilibri generali di bilancio, il Settore Ragioneria ha provveduto a effettuare una ricognizione presso i Settori regionali dei debiti fuori bilancio, per i quali l'articolo 73 del decreto legislativo n. 118/2011 prevede la possibilità di riconoscimento della relativa legittimità.
L'articolo in questione risponde all'esigenza di ricondurre al sistema di bilancio un fenomeno di rilevanza finanziaria, che è maturato all'esterno di esso, poiché il debito fuori bilancio rappresenta un'obbligazione verso terzi per il pagamento di una determinata somma di denaro, assunta in violazione delle norme giuscontabili che regolano i procedimenti di spesa.
Sulla base delle attestazioni pervenute dalle competenti Direzioni e dai relativi Settori regionali, sono emersi i seguenti debiti fuori di bilancio, oggetto di riconoscimento nella relativa legittimità, in sede di legge di assestamento generale del bilancio di previsione 2019-2021. Tra questi si segnalano l'anticipazione risorse per aumento capitale sociale della Società Villa Melano S.p.A., effettuata ai sensi della convenzione del 9/12/2003 tra Regione Piemonte e Finpiemonte, e la gestione della partecipazione regionale in TNE S.p.A. di cui alla Convenzionecon Finpiemonte S.p.A.
Per quanto riguarda l'articolo 8, con la disposizione s'intende attivare con fondi regionali una sezione del fondo per finanziare con risorse regionali i servizi di supporto e consulenza a imprese che si trovano in una situazione di "allerta finanziaria" operanti nel settore tessile, ICT applicato e lavorazioni meccaniche. In base a verifiche svolte dagli uffici regionali sui fondi di competenza della Direzione Coesione sociale in Finpiemonte, è stato riscontrato che è possibile utilizzare risorse regionali per un milione di euro, derivanti dai procedimenti di revoca di somme indebitamente percepite da imprese che hanno usufruito dei benefici della l. 215/1992 ("Azioni positive per l'imprenditoria femminile"). Il tutto per finanziare il Fondo regionale per lo sviluppo e la promozione della cooperazione.
L'articolo9 è relativo alla programmazione del servizio di assistenza mantenimento e aggiornamento dei sistemi ICT, nell'ambito del sistema regionale di protezione civile, e in particolare della sala operativa regionale di protezione civile e della Colonna mobile regionale. La contrattualizzazione quinquennale potrà assicurare, oltre al mantenimento dei sistemi in continuità per il periodo, l'aggiornamento tecnologico in digitale della rete radio regionale Emercom. Net riconosciuta con DGR 49 5103 del 18/12/2012, infrastruttura strategica per il sistema regionale di protezione civile e strumento imprescindibile per migliorare, in caso di eventi calamitosi, il coordinamento delle componenti del sistema di protezione civile, ovvero il supporto alle proprie risorse operative e la sicurezza degli operatori sul territorio.
L'articolo 10è relativo alla realizzazione di una rotatoria viabile in corrispondenza tra l'intersezione della SP175 e la viabilità di accesso all'interporto SITO. A tal fine, viene riconosciuto un contributo in conto capitale per un importo di euro 723.000,00 da erogarsi nell'esercizio finanziario 2020 alla società SITO S.p.A.
L'articolo 11 adegua gli stanziamenti necessari per garantire la necessaria dotazione finanziaria per la gestione del registro informatico regionale dei contrassegni ai disabili.
L'articolo 12 risponde sostanzialmente all'esigenza prioritaria di definire l'ambito entro cui le operazioni di estinzione anticipata dei cosiddetti "swap" possano essere realizzate attraverso l'utilizzo delle economie derivanti dalla rinegoziazione dei mutui Cassa Depositi e Prestiti effettuata nel 2018. Viene precisato che, solo a seguito di attenta valutazione della convenienza economica dell'intera operazione di estinzione dei prodotti derivati, realizzata anche attraverso il supporto della società esterna aggiudicataria dell'incarico di gestione del portafoglio d'indebitamento dell'Ente, la medesima potrà essere effettuata.
Qualora tale convenienza non risulti avallata da elementi certi, ancorch determinati attraverso proiezioni sugli esercizi futuri, le economie medesime dovranno essere destinate alla realizzazione di spese d'investimento. Da sottolineare a tal riguardo che l'utilizzo delle richiamate economie dovrà essere effettuato entro il 31/12/2022.
L'articolo13("Modifiche alla l.r. n. 1 del 22 gennaio 2019 Riordino delle norme in materia di agricoltura e di sviluppo rurale'") si rende necessario al fine di assicurare la continuità degli interventi in agricoltura già finanziati con le leggi di cui è prevista l'abrogazione con l'articolo 110 di tale legge, in considerazione del fatto che tecnicamente non è possibile addivenire all'approvazione del Programma regionale degli interventi relativo all'anno 2020 in tempo utile, ovvero al 31/12/2019.
L'articolo 14 è volto a integrare l'elenco dei capitoli che riguardano le spese obbligatorie con una serie di capitoli relativi a: soccorso, per il turismo alpino speleologico fondo regionale di protezione civile per le attività conseguenti il primo intervento, il soccorso e il superamento dell'emergenza e la solidarietà a integrazione delle disponibilità degli Enti locali contributi alle associazioni di volontariato antincendi boschivi per spese di funzionamento, formazione, prevenzione ed estinzione, oneri assicurativi contributi per attività di protezione civile effettuate da Enti locali e da gruppi comunali di protezione civile fondo per le spese relative allo svolgimento delle attività d'interesse regionale da parte dei vigili del fuoco, in attuazione della convenzione tra Regione Piemonte e Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali.
L'articolo 15 recepisce specifiche indicazioni pervenute dal MEF relative al Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2018, della legge regionale 7 agosto 2019, n. 20 ("Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2018").
Nell'articolo 16 si parla di abrogazioni di norme e prevede alcuni altri interventi legislativi richiesti sempre dal MEF nella richiamata istruttoria della l.r. 9/2019.
L'articolo 17 è semplicemente relativo alla dichiarazione di urgenza del provvedimento.
Signor Presidente, fra gli elementi più innovativi della manovra vorrei segnalare soprattutto i due milioni di euro destinati alle spese per gli interventi necessari a fronteggiare gli eventi calamitosi verificatisi sul territorio regionale. Si tratta di 1,5 milioni di euro di contributi per gli interventi conseguenti all'attuazione delle disposizioni in materia di circoscrizioni comunali, unioni e fusioni dei Comuni, circoscrizioni provinciali, per la predisposizione e realizzazione di progetti per attività finalizzate alla gestione associata di funzioni di Enti locali e per l'incentivazione dei livelli ottimali per la gestione associata di funzioni e servizi.
Vi sono 1.181.451 euro di risorse regionali per la compartecipazione al Fondo nazionale per il sistema integrato di educazione e istruzione 874.751,31 euro destinati al Fondo regionale per il risarcimento da parte degli ATC e CA dei danni arrecati dalla fauna selvatica e alle produzioni agricole.
Vi sono 600 mila euro trasferiti alle Province per il Piano annuale degli interventi in campo scolastico, 500 mila euro trasferiti a Finpiemonte SpA per gli interventi finalizzati all'aumento di capitale sociale delle cooperative che intendono realizzare un programma d'investimento, e 600 mila euro di spesa per la progettazione e l'assistenza tecnica e informatica del CSI, afferenti a leggi regionali dell'area cultura turismo e sport.
Infine, vi sono 600 mila euro di contributi regionali alle associazioni Pro Loco per la realizzazione dei programmi di attività.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marello, relatore di minoranza.



MARELLO Maurizio, relatore

Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti.
Oggi ci troviamo in un passaggio importante nell'attività del Consiglio che definirei, usando la metafora delle staffette nell'atletica leggera, il vero e proprio passaggio di testimone tra l'amministrazione Chiamparino e l'amministrazione Cirio per quanto riguarda il tema del bilancio.
Questo è l'ultimo atto che, in qualche misura, si riconduce all'ultimo anno del bilancio della Giunta precedente, ma nell'assestamento di bilancio inizia anche a esserci un intervento della nuova Giunta, in quanto determinate poste e determinate decisioni, pur nel quadro dell'assestamento che è abbastanza limitato, sono state prese da voi attraverso il disegno di legge che va in discussione e poi in approvazione, il disegno com'è stato presentato e poi oggetto del maxiemendamento che l'Assessore Tronzano ci ha presentato in Commissione.
Il giudizio di parifica è stato assolutamente positivo da parte della Corte dei Conti e da parte della Procura della Corte dei Conti. Tutti dobbiamo riconoscere, con onestà intellettuale, che i precedenti cinque anni di amministrazione regionale, pur in un quadro difficilissimo, hanno consentito di superare momenti complicati, come il commissariamento del comparto della sanità, di definire e quantificare, in maniera finalmente chiara, l'entità del debito della Regione e di programmarne un suo rientro.
Ripeto, il giudizio non può che essere positivo in questi anni dell'amministrazione Chiamparino. Aggiungerei come ulteriore elemento il fatto che proprio in quegli anni, nonostante il pesante disavanzo, nella trattativa con il MEF, la Giunta, con l'allora Assessore Reschigna, riuscì in modo particolare, a strappare un dato che oggi è importante e rilevantissimo nell'assestamento: il fatto che, pur essendo in disavanzo potesse essere, comunque, utilizzata una quota dell'avanzo di amministrazione che, per quanto riguarda la Regione, è pari a circa 106 milioni di euro.
Parifica, rendiconto e oggi siamo all'assestamento che, tecnicamente assume le risultanze del rendiconto approvato da questo Consiglio regionale e completa l'individuazione del possibile utilizzo dell'avanzo accantonato e vincolato nella stessa entità di copertura della quota annuale del disavanzo, cioè i 106 milioni di euro.
La bontà di un assestamento sta nella capacità di spenderli tutti, cioè di utilizzare appieno questa possibilità che poi va nella direzione ovviamente, di pagare delle poste e dei debiti che la Regione ha e di riuscire a utilizzare nel modo migliore queste somme. L'assestamento anche se, di per sé, ha dei margini di manovra ridotti, costituisce comunque un atto tecnico, politico e amministrativo di notevole importanza. Per tradurre le parole che ho letto prima in maniera molto semplice e comprensibile da tutti, paragonerei l'assestamento a una sorta di ultimo ritocco. Pensate alle donne quando si truccano: l'ultimo ritocco è quello che fa la differenza o è anche quello che può, in parte, guastare ciò che è stato fatto nei momenti precedenti.
Ciò detto, qual è stata la discussione emersa in Commissione nella quale non ci siamo trovati d'accordo come Partito Democratico - parlo anche per le altre forze del centrosinistra che sono all'opposizione - rispetto alle posizioni della Giunta? Pensiamo che non si sia impegnato tutto quello che si poteva impegnare di quei 106 milioni di euro. Riteniamo che non vada bene perché, come ho detto prima, si penalizzano degli interventi che potrebbero essere fatti e, soprattutto, non si vanno a pagare delle poste che la Regione comunque deve pagare.
Abbiamo proposto tutta una serie di emendamenti che poi saranno discussi a seguito della chiusura della fase della discussione, dai quali emerge ci che stavo dicendo poc'anzi. In particolare, una posta di quattro milioni e 800 mila euro, relativi a un contenzioso che la Regione ha con il Comune di Bardonecchia, che non sono impegnabili nel 2019. La causa si protrarrà verosimilmente, almeno sino al 2020 e, se non sono utilizzati, non si arriva a quel tetto di 106 milioni di cui parlavo prima. Diciamo che sostanzialmente, "sprechiamo" in maniera molto schematica questa somma.
Abbiamo proposto, attraverso un emendamento, di utilizzare quei quattro milioni e 800 mila euro in questo modo: quattro milioni per le spese di gestione del sistema neve riferiti all'annualità 2016-2017 e 800 mila euro per il risarcimento dei danni dei cosiddetti ungulati, caprioli e quant'altro.
Spero ci siano dei margini ancora su quest'emendamento, ma se ci fossero difficoltà nell'utilizzare queste somme nella direzione che ho detto prima si possono pensare anche altre soluzioni. Ne dico una per averla condivisa con i colleghi, che è quella, ad esempio, se non fosse praticabile anche per ragioni tecniche e di tempo, l'utilizzo nella direzione delle spese della neve di quattro milioni di euro.
Abbiamo, ad esempio, un comparto che sta soffrendo da molti anni, che è quello dell'ATC, dove servono fondi per ristrutturare alloggi che talvolta sono lasciati vuoti nonostante le liste d'attesa proprio perché necessitano di un restauro. Questo potrebbe essere anche un settore d'intervento alternativo, che, a nostro modo di vedere, potrebbe essere interessante.
L'importante, però, è utilizzare queste somme, che nel 2019 non dovranno essere impiegate con riferimento al contenzioso di cui ho parlato prima.
C'è, poi, un secondo capitolo, forse il più rilevante in quest'assestamento di bilancio. È un capitolo che non sempre.
Credo sia abbastanza eccezionale: mi riferisco al fatto di avere la possibilità di utilizzare 200 milioni di euro (che non sono pochi!) derivanti dalla riduzione del capitale sociale di Finpiemonte, a seguito del quale ritornano alla Regione. E dove devono essere impiegati? Vanno impiegati nel sistema economico del Piemonte, nel sistema delle imprese nel sostegno a un sistema - ne siamo stati testimoni in quest'Aula anche negli ultimi mesi - che sta soffrendo molto per una congiuntura difficile.
Abbiamo visto molte crisi aziendali che si sono aperte, molte si erano già aperte in precedenza (del resto, non sono di oggi queste notizie), ma sicuramente l'agognata ripresa si fa ancora attendere. Abbiamo la necessità di rilanciare alcuni comparti economici.
Dunque, poter avere a disposizione e immettere in questo sistema una somma di tale entità può costituire un volano significativo.
Nella proposta pervenuta dalla Giunta, questa somma viene spalmata su tre anni: 2019-2020-2021. Se ricordo bene, sull'ultimo anno sono previsti 60 milioni di questi 200.
Che cosa abbiamo chiesto e che cosa chiediamo con forza? Noi auspichiamo che questa somma venga anticipata, e cioè che i 60 milioni che dovrebbero andare sul 2021 vengano anticipati nel 2020 (quindi nelle annualità precedenti), proprio per far sì che l'intervento abbia un peso e una forza assolutamente necessaria in un momento così critico per tutto il nostro sistema economico.
Sotto questo profilo, evidenziamo in questo disegno di legge una certa timidezza, anche a fronte degli slogan in campagna elettorale sulle diverse velocità e sul fatto che il Piemonte aveva bisogno di una qualche "scossa".
Peccato che poi, alla prova dei fatti, se ci sono dei fondi che devono essere utilizzati, si spalmano anche con una certa lentezza nel tempo mentre è necessario intervenire con una scossa veramente forte.
Vi è terzo tema che ci sta molto a cuore sia come Gruppo sia come coalizione, su cui, al di là di come potrà concludersi la sede di assestamento, non rinunceremo a fare una battaglia politica, che è anche una battaglia programmatica. Credo che questo sia uno di quei settori in cui una certa differenza nell'approccio tra centrodestra e centrosinistra ci sia ancora: mi riferisco al tema della socio-assistenza e della sanità (questo tema interseca entrambi i campi).
La Giunta Chiamparino compì un grosso sforzo per cercare di programmare in una direzione, che è quella rimarcata da tutti, cioè utilizzare sempre meno, sia in campo sanitario sia in campo assistenziale, le strutture: quindi spostare sempre di meno le persone che ne hanno bisogno all'interno delle strutture, all'interno degli ospedali, all'interno delle case di riposo, all'interno dei centri specializzati, e possibilmente andare verso un'assistenza e una cura di tipo domiciliare, la cosiddetta "medicina e assistenza del territorio".
Lo sforzo si concretizzò in un programma della precedente Amministrazione che, proprio per finanziare e sostenere l'assistenza domiciliare delle persone non autosufficienti, iniziò a stanziare delle somme significative su Torino, sulla Città metropolitana: parliamo - vado a memoria - di 57 milioni di euro nel 2020 e altrettanti, sostanzialmente per l'anno successivo. Inoltre, si prevedeva per il 2020 di estendere questo sostegno anche alle altre Province, con 15 milioni di euro. È chiaro che 15 milioni di euro non risolvono il problema dell'assistenza, ma sarebbe stato un segnale molto forte confermare queste somme, sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista politico.
Noi, invece, in quest'assestamento troviamo una riduzione dei fondi per quanto riguarda Torino - si passa da 57 a 55, e poi si scende a 50 - e non troviamo i 15 milioni di euro che nella programmazione della precedente Giunta c'erano.
Sono due segnali negativi: dal punto di vista tecnico, perch evidentemente, questa scelta, sia pure con i problemi di risorse che ci sono, va contro la direzione che dicevo prima, che è avvalorata un po' da tutti, non soltanto perché la persona non autosufficiente è bene che sia curata (possibilmente) attraverso personale specializzato e attraverso le OSS nella propria abitazione, nella propria residenza, per profili di natura umana, dal punto di vista economico, perché sappiamo quanto costano le strutture, ma anche - mi sia consentito - dal punto di vista politico,.
Ho sentito ripetere, anche durante il dibattito sulla relazione programmatica, che la vostra era l'Amministrazione dell'altro Piemonte, che non voleva essere un'Amministrazione torinocentrica, ma voleva essere l'Amministrazione che guardava alle Province.
Ecco, uno dei primi atti che fate non prevede una somma che era stata prevista in precedenza per finanziare l'assistenza domiciliare nelle Province diverse dalla grande città di Torino. Al di là delle diverse visioni che abbiamo su tale questione (Torino e il resto del Piemonte) credo che questo sia un atto in forte contraddizione con quelli che erano gli indirizzi politici che voi avete dato. Su questo, siccome si tratta di persone in difficoltà, di persone che fanno fatica nella comunità piemontese, noi non ci arrendiamo rispetto al fatto che le nostre istanze e il nostro emendamento non sia colto e faremo la nostra battaglia anche in vista della legge di stabilità e del bilancio di previsione.
Un ultimo accenno e chiudo, perché il tempo è quasi esaurito. Ne abbiamo già parlato in Commissione, ma il tema, purtroppo, è stato drammaticamente oggetto di comunicazioni da parte dell'Assessore Gabusi: mi riferisco al dissesto idrogeologico, ovviamente con riferimento ai fatti di questi giorni, di questi mesi e di questi anni.
Noi abbiamo proposto un emendamento che prevede di utilizzare in questa direzione cinque milioni di euro nella fase di assestamento, con particolare riferimento al tema dei rii minori, che sono risultati essere anche negli ultimi giorni, la fonte di maggiore pericolo. Purtroppo soprattutto nell'Alessandrino i maggiori pericoli per le cose e le persone che in taluni casi si sono rivelati anche fatali, non sono venuti dai grandi fiumi come il Tanaro, che erano stati oggetto già d'interventi importanti dopo l'alluvione del 1994, ma sono venuti dai piccoli rii.
Mi auguro che quest'emendamento sia preso in considerazione, perché alle parole che noi esprimiamo su questo tema devono seguire dei fatti. La situazione - e chiudo - è peggiorata (è stato detto anche questa mattina) nonostante oggi ci sia una sensibilità e una cultura della protezione civile che non c'era 20 o 25 anni fa, ma è peggiorata per una ragione molto banale: non si sono stanziate più risorse o non si sono stanziate risorse adeguate in questo Paese attraverso un piano d'investimenti significativi sia per quanto riguarda l'assetto idrogeologico sia, purtroppo, anche per quanto riguarda l'assetto delle infrastrutture. Se non si fa la manutenzione sulle strade, queste, quando piove, come diceva bene questa mattina il nostro Capogruppo Ravetti, da infrastrutture di collegamento possono diventare luogo di morte.
Pertanto, insistiamo molto fortemente sul fatto che in questa fase dell'assestamento (ed è un atto non decisivo, ma importante) vengano stanziati dei soldi il più possibile nella direzione che dicevo.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al relatore di minoranza, Consigliere Sacco.



SACCO Sean, relatore

Grazie, Presidente.
Dico subito che non utilizzerò tutti i 15 minuti, perché non credo sia necessario; mi limito a qualche osservazione.
Per incominciare, com'è già stato detto in Commissione e anticipato dal Consigliere Marello, si tratta di un provvedimento abbastanza timido, che va nella direzione solcata dalla Giunta precedente. Infatti, mi spiace constatare che l'altra velocità in questo provvedimento non c'è; spero di vederla nel previsionale (attendo fiducioso).
Per quanto riguarda la questione dei 200 milioni legati al rientro dei capitali di Finpiemonte, voglio ricordare che non è che siano esattamente una manna dal cielo, perché la vicenda che ci ha spinti a doverli incorporare nuovamente all'interno del nostro bilancio e non lasciarli in Finpiemonte è una vicenda triste. Ricordo a chi non ha memoria di cronaca che erano spariti 50 milioni di euro dal controllo di Finpiemonte: non si capiva più bene dove fossero e come venissero spesi. Infatti, è seguita un'inchiesta giudiziaria che ha fatto emergere alcune verità inquietanti.
Finpiemonte sarebbe dovuta essere la banca dei piemontesi, una banca regionale, un istituto che ci permettesse di fare tutta una serie di operazioni che, se gestite dalle persone giuste, avrebbero sicuramente portato giovamento alla nostra Regione. Così, purtroppo, non è stato e infatti, in più di un anno, abbiamo sottratto alle imprese la possibilità di utilizzare i soldi loro dedicati.
Possiamo anche discutere su come e quando dovremmo utilizzare queste risorse; penso che il Consiglio regionale sia il luogo giusto, trattandosi di denaro dei piemontesi, ma ricordiamoci che tutto quello che faremo adesso sarà comunque una toppa, non certo un esercizio di buona amministrazione, in continuità con quello che è stato fino a oggi.
Pertanto, se su Finpiemonte, in base agli ultimi anni, possiamo stendere un velo abbastanza imbarazzante, per quanto riguarda la tenuta del bilancio regionale adesso siamo in una buona situazione (abbiamo addirittura un avanzo), ma voglio ricordare a quest'Aula che tanti problemi li abbiamo spostati in avanti e li andremo ad affrontare nei prossimi anni, neanche troppo lontani.
Durante gli incontri in Commissione, abbiamo discusso sulla gestione delle risorse che potrebbero essere utilizzate per riacquistare lo swap del derivato, ma il derivato è aumentato di costo perché - presumo - sono diminuiti ulteriormente i tassi e c'è stato un nuovo annuncio da parte di Draghi in merito alla continuazione del quantitative easing. Questo non aiuterà sicuramente l'aumento dei tassi, che ci sosterrebbe, in questo caso, nel pagamento del derivato.
Questo significa che lo swap avrà un peso sempre maggiore e, man mano che diminuiscono i tassi d'interesse, non ci consentirà di giocare su quella parte di scambio. Nel caso dovessero aumentare, la Regione avrebbe un minore esborso (ovviamente, sempre sotto la soglia del cap), ma, in ogni caso, ci ritroveremmo, nei prossimi anni, a dover corrispondere sia la quota legata allo swap sia la quota legata al bullet, che forse è quella più complessa da gestire ed è l'obbligazione di rifondere la quota capitale che ci è stata prestata con l'obbligazione su cui si basa il derivato.
Pertanto, posso ammettere, con onestà intellettuale, che in questi ultimi anni è stato fatto quello che era necessario fare dal punto di vista del bilancio, ma ricordiamoci che siamo usciti dal Piano di rientro di alcune società collegate all'Amministrazione regionale. Siamo usciti dal Piano di rientro della sanità, ma facciamo presto, come ho già ricordato in altre occasioni, a rientrarci.
Considerata la grossa difficoltà che abbiamo nel reperire, nel pubblico, le professionalità richieste per garantire il servizio sul territorio dovremmo chiederci come e in che modo gestire la parte dei privati. Sarebbe il caso di iniziare a discuterne adesso, perché avrà delle ricadute non solo di bilancio, ma proprio dal punto di vista della gestione della sanità, da qui ai prossimi anni.
Nondimeno, mi preoccupa la gestione dell'edilizia sanitaria. Non è un segreto per nessuno che preoccupa molto, sia io sia i miei colleghi, il sistema di finanziamento deciso per il Parco della Salute di Novara che conti alla mano, comporta un maggiore esborso di circa 260/261 milioni di euro rispetto a dei sistemi di finanziamento alternativi che, basta volerlo, possiamo trovare.
Nelle prossime settimane vi sottoporrò delle soluzioni alternative di finanziamento.
Detto questo, vorrei ricordare che 260 milioni sono circa quello che ci potrebbe costare - dico un ospedale a caso - il nuovo ospedale di Alessandria. Perciò, facendo un ragionamento oculato sulla gestione delle risorse, riusciremo a garantire gli stessi servizi senza intaccare eccessivamente la parte legata alla spesa, che in questo caso sarebbe corrente, anche con i metodi di finanziamento che vi sottoporrò nei prossimi quinquenni.
Pertanto, potrebbe essere una buona politica per quelli che si ritroveranno, un domani, ad amministrare la nostra Regione, perch ricordiamoci che noi oggi siamo qui, ma non dobbiamo solamente pensare di.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Sacco. Chiedo ai Consiglieri di tenere un certo ordine anche quelli dietro l'emiciclo, in modo da permettere ai Consiglieri di intervenire.
Prego, Consigliere Sacco.



SACCO Sean, relatore

Grazie, Presidente.
Un nuovo metodo di fare politica è di ragionare non solo su quello che ci permette di sopravvivere al prossimo anno o ai prossimi due, tre, quattro o cinque anni, ma quello che permetterà alle future generazioni di amministratori di piemontesi di guardare con speranza al proprio futuro.
Questo dipende da noi oggi; dipende dalle decisioni che prenderemo e dalla reale volontà di metterle in pratica.
Termino sulla questione del dissesto idrogeologico.
Senza un territorio in sicurezza, non possiamo immaginare un futuro per il Piemonte. L'emendamento che a noi sta più a cuore, anche a livello di opposizione - non parlo solo per il Movimento 5 Stelle - è una proposta di buonsenso e dovrebbe vedere tutti schierati in prima fila a urlare la priorità di questo tipo d'intervento. È l'emendamento per aumentare i fondi per la lotta al dissesto idrogeologico.
Mi aspetto che, da una parte, sia riconosciuto alle opposizioni la loro volontà di aumentare i fondi in questa direzione e, dall'altra, che si possa ragionare insieme, per il previsionale, per trovare sistemi di finanziamento un po' più strutturali in questa direzione, che non siano solamente tappabuchi, ma una soluzione a lunga durata.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Grimaldi, relatore di minoranza.



GRIMALDI Marco, relatore

Grazie, Presidente.
Di sicuro è stato uno degli assestamenti più complicati della mia esperienza in Consiglio regionale. Qualcuno in Commissione ha detto che siamo tra i pochi che leggono tutte le tabelle e spulciano tutte le delibere della Giunta. In realtà non è così. Credo che molti colleghi abbiano fatto il nostro lavoro.
Spero si sia capito che, quando ci date dei "rompiscatole", noi stiamo continuando alcune nostre pratiche dilatorie e ostruzionistiche, che quando mettiamo in campo, Consigliere Marrone, di solito le dichiariamo, così come l'abbiamo detto su papetellum o su altre riforme che non ci hanno convinto.
Sull'assestamento - lo voglio dire per chiudere quella polemica e mi rivolgo all'Assessore Tronzano - il nostro intento, dall'inizio, è stato quello di conservare una delle - secondo noi più importanti - vittorie culturali, politiche e civili degli ultimi anni in Regione. Lo dico perch è chiaro, non voglio riportare il centrodestra a quello che ha fatto in anni passati, anche perché spero che anch'essi abbiano capito la lezione.
Una lezione che, in parte, c'è stata severamente restituita dallo Stato con meno risorse per gli studenti, non solo in termini di mobilitazione e di bocciatura di quegli anni, ma proprio di effetto espulsivo che ha fatto sì che, in quegli anni, diverse decine di migliaia di ragazzi decidessero di interrompere gli studi o, addirittura, di non arrivare più in questa terra fatta di Atenei che vivono di quei tanti studenti universitari che vengono dal resto del Paese, ma anche dal resto d'Europa.
Ripeto: quando abbiamo visto quella deliberazione che assegnava il 50% in meno di risorse, o quando qualche settimana dopo abbiamo visto quello che era, credo, il primo disegno iniziale (quello che sarà ricordato nella storia come un errore materiale), di fatto, era la traccia di una scelta quella di pensare di poter utilizzare quelle risorse tramite solo l'avanzo d'amministrazione.
Spero, e lo dico anche dopo aver sentito le parole dell'Assessore Tronzano che presto arriveranno anche quelle dell'Assessora Chiorino. Spero che questa vicenda si chiuda nel modo migliore, anzitutto non facendo ritornare nella storia di questo Consiglio la figura degli idonei non beneficiari perché, secondo me, non c'è cosa più tremenda che essere considerato capace e meritevole anche se privo di mezzi e non poter raggiungere i gradi più alti dell'istruzione. Inoltre, non c'è cosa ancora peggiore di dover interrompere quel percorso, perché non si è stati in grado di trovare tutte le risorse necessarie.
Per questo confermiamo all'Assessore Tronzano e all'Assessora Chiorino che per noi la scelta migliore è quella di trovare le risorse necessarie per quest'anno e per questo abbiamo presentato emendamenti che arrivano fino a quattro milioni di euro ma, ripeto, siamo disponibili, se l'EDISU riuscirà in termini predittivi prima del 5 dicembre (scadenza ufficiale delle ultime determinazioni sugli studenti fuori sede), a considerare la cifra predittiva che ci daranno come la cifra ultima.
Dicevo, ci avrebbe fatto passare notti più serene e tranquille l'idea di farla diventare una spesa obbligatoria e sapete il perché: in parte, in teoria, dovrebbe piacere di più anche gli Uffici, perché il bilancio di previsione e di assestamento possono determinare quelle cifre e quelle stime in aumento, ma qualora ce ne fosse la necessità, la Giunta non potrebbe più chiedere a quest'Aula, fra il 5 dicembre e la fine dell'anno di impegnare di nuovo delle risorse. Per questo, chiediamo un paio di cose in più. La prima è che, in tempi celeri, dopo il bilancio, ci sia subito la determinazione EDISU di quelle risorse; la seconda è che questa vicenda ci serva, per il prossimo anno, per evitare questo passo indietro. Spero che le risorse che metteremo verranno riconfermate nel bilancio di previsione del prossimo anno.
Poiché discutiamo dell'assestamento che ci riguarda per competenza e soprattutto, anche per la vecchia Legislatura, vorrei ricordare alcuni punti di avanzamento che è bene che tutti noi guardiamo in faccia.
Di una delle vicende abbiamo parlato con l'Assessora Caucino, che mi dispiace non sia in aula, ma spero che domani ritorni per le repliche. La scorsa legislatura è stata una delle prime ad aver messo davanti le esigenze degli Enti locali che andavano ben oltre la Città capoluogo, che ha sicuramente più sfratti e più pignoramenti. Abbiamo messo tutti gli Enti locali nelle condizioni di accedere alle cosiddette ASLO (Agenzie che si occupano della locazione sociale), per attivare per la prima volta nella storia di questa Regione i cosiddetti "fondi salva sfratto".
Una delle ultime vicende che ci ha visto impegnati la scorsa Legislatura è il cosiddetto "fondo salva mutui". Come sapete, essendo una delle ultime leggi che abbiamo approvato, non è stato possibile scrivere le delibere attuative e, soprattutto, i bandi per tutti quelli che avevano perso temporaneamente il lavoro o l'accesso al credito e rischiavano di veder pignorata la loro prima casa.
All'Assessora Caucino che ci ha risposto qualche settimana fa, dicendo che le risorse non erano sufficienti, ricordiamo che quei capitoli sono ancora attivi e ci sono ancora alcune risorse da poter spendere entro la fine dell'anno, ma ancor di più lo diciamo all'Assessore Tronzano, che conosce bene e ha letto la nostra attività emendativa, che una parte del nostro sforzo è già rivolto sul pluriennale.
Vorrei - lo dico alla Giunta, soprattutto relativamente all'assestamento che non ci fossero più limiti, nel senso che governate voi. Quando ci rimproverate che non ci sono abbastanza risorse nei capitoli, com'è successo con l'Assessora Caucino, si possono prendere i nostri emendamenti se non si ha voglia di riscriverne altri, oppure la Giunta può iniziare in termini pluriennali, così come alcuni Assessori hanno fatto e la stessa Assessora Caucino, che ha messo un milione di euro sul possibile call center per le cosiddette "famiglie in difficoltà" che hanno appena partorito i propri figli. Se si può prevedere un call center con un milione di euro, forse quest'assestamento poteva essere l'occasione di mettere le risorse necessarie per scrivere quella delibera sul salva mutui, che ripeto, dovrebbe essere già attiva.
L'Assessora Chiorino è in aula, quindi è un'occasione ottima per interloquire con lei; dicevo, sono disponibilissimo a votare e, se possibile, emendare e migliorare le sue prime determinazioni o, meglio, le sue prime intuizione sulle crisi aziendali.
Addirittura, ho sentito parole che sono molto in linea con la mia cultura politica. Qui molti, spesso, hanno paura dell'intervento pubblico, posto che non credo che l'Assessora Chiorino si sia svegliata socialista in queste settimane, ma mi pare che abbia semplicemente suggerito che la nostra finanziaria pubblica e, in generale, la Regione può, in alcuni casi evitare il dumping o i cortocircuiti pericolosi avvenuti in tante crisi industriali. Parlo del rimpallo fra i vari imprenditori e, magari, anche fra cordate, come nel caso della Pernigotti, che fanno il gioco anche dei loro interessi, legittimi per carità.
Io credo che, tra l'altro, sulla vicenda dei marchi storici, ma in generale sulla difesa del Made in Italy, dobbiamo capirci. Lo dico all'eterno rivale Marrone.



(Commenti del Consigliere Marrone)



GRIMALDI Marco

Sì, credo che continueremo a stare nelle parti opposte dell'emiciclo, ma spero che continueremo a riconoscere almeno l'onestà intellettuale di quanto ci diciamo.
Rispetto al dibattito con Tronzano e Chiorino sul "prima i piemontesi", poi rivisto perché, se ho capito bene, comprenderete anche voi che il ragionamento che facevo prima sugli studenti è collegato anche a quello sugli incentivi sui cosiddetti "piemontesi", immagino che nessuno voglia discriminare uno che non ha la residenza in questo territorio, ma ha studiato, magari ha preso una laurea, magari da tempo ha il domicilio in questo territorio; non lo si può discriminare rispetto ai nostri fondi strutturali o altri bandi.
In generale, lo dico anche sul tema della casa: credo che questo territorio abbia bisogno di politiche espansive, che fanno sì che, ad esempio sulle ATC, si possa fare di più di quello che abbiamo fatto nella scorsa legislatura, anche per i fondi strutturali europei. Credo che si possa fare di più sulla messa in sicurezza di quei luoghi e anche su alcune leggi che abbiamo condiviso, come quelle sul cosiddetto autorecupero.
Sono felice del fatto che verrà accolto un nostro emendamento proprio su alcuni cantieri che devono seguire i Comuni e le case ATC. E lo dico per EDISU, lo dico per il lavoro: non vorrei che passassimo il tempo a prenderci le misure e le distanze su quella che è stata metà della campagna elettorale. Ci avete spiegato che le vostre priorità sono i piemontesi e questo territorio. Fatemelo dire, e vale per il Crocifisso della scorsa settimana, per il papetellum o per tante discussioni che abbiamo avuto in queste settimane: io non vedo l'ora di confrontarmi con voi sui temi più reali della nostra crisi.
L'Assessore credo lo sappia: sono più di 200 mila i piemontesi ancora in cerca di lavoro, sono più di 100 mila i ragazzi che non sono né in cerca di formazione né in cerca di lavoro. C'è un'enorme vicenda che abbiamo affrontato solo per un dettaglio con l'Assessore Icardi, che riguarda tutte quelle persone che hanno terminato gli studi nei nostri atenei, ma che per assenza di opportunità vanno all'estero. Nel caso della sanità è perché per troppi anni ci sono state le liste bloccate, il blocco del turnover, la fine delle assunzioni o il tappo nelle cosiddette "specialistiche", perch poi non c'è cosa peggiore che prendere una laurea e non avere la scuola di specializzazione ed entrare nel vortice della precarietà, che è entrata pesantemente, come nel privato, anche nella sanità pubblica.
Vi faccio una proposta. Su tutto il tema del lavoro povero, su tutta la grande e gigante vicenda dei massimi ribassi, degli appalti, ma in generale su tutto quello che riguarda la dignità di quel lavoro, credo che questo Consiglio regionale possa fare davvero di più. E non passa solo dal bilancio e non passa solo da alcune vicende che vorremmo vedere riemergere dal dibattito pubblico; parlo dei cantieri di lavoro, ma penso anche a tante possibilità che possiamo dare in modi diversi. Noi siamo i primi - lo diciamo all'Assessore Tronzano - a voler rivedere tutta la vicenda dell'IRAP. Continuiamo a dire che per noi è impensabile che le più grandi aziende di questo territorio possano, tramite il profit shifting, pagare praticamente nulla di IRAP.
Ci sembra assurdo che, con il codice Ateco, non si possano valorizzare alcune scelte industriali e non possano esserci, come dicevate voi in parte nella discussione di qualche settimana fa, incentivi enormi per chi riconverte siti industriali in questo territorio o per chi torna ad assumere. Su questo piano saremo ovviamente gli interlocutori che voi cercate, ovviamente dall'opposizione e con le nostre critiche, ma non mancheranno i suggerimenti.
Concludo proprio sul tema di quello che si fa all'opposizione. Come avete capito, proviamo a prendervi in contropiede - è il nostro compito - e prendervi in castagna, se sbagliate. Mi pare che però qualche suggerimento se siamo arrivati fin qui, è stato colto, visto che quelle delibere sono state ritirate e alcuni emendamenti avranno, credo e spero, il parere positivo della Giunta. Vi dico l'ultima, perché, secondo me, fa bene a questa discussione. C'è uno studio bellissimo dell'IRES che ci dice che siamo, purtroppo, fra i territori in cui la cosiddetta uscita dal sistema d'istruzione pubblica, soprattutto l'abbandono scolastico delle scuole medie superiori, è fra i più alti d'Italia.
Negli ultimi anni, siamo riusciti a passare da quasi 14 mila voucher a più di 30 mila, ma mentre la copertura dei voucher sull'iscrizione, cioè delle scuole paritarie, è praticamente al 100%, solo il 10% dei richiedenti delle scuole statali prende quei voucher. E c'è una vicenda nella vicenda, quella delle mense - che speriamo venga accolta da quest'Aula e che diventino delle spese, come i libri di testo e i trasporti, dentro il sistema del diritto allo studio - che ci fa dire che, fra le famiglie più povere alcuni di quei ragazzi minorenni hanno conosciuto alcuni pasti solo grazie all'istruzione pubblica.
Ci sono ragazzi che non conoscevano il pesce, la carne, i legumi. Stiamo parlando del Nord dell'Italia, stiamo parlando del Piemonte, uno dei siti produttivi più importanti del Paese. Forse questo non sarà il bilancio che le farà diventare spese obbligatorie, ma credo che abbiamo il dovere ripeto, il dovere - di far diventare la mensa uno dei cardini del diritto allo studio fin dalle scuole primarie. Infatti, la "vicenda del panino" ha dietro alcune fasce che non si ritengono benestanti o ricche che non vogliono pagare cinque o sei euro, ma quando vediamo poi le fasce più povere decidere se risparmiare o meno su quel 1,40 euro del pasto del proprio figlio, siamo davvero arrivati al fondo.
Per questo, ripeto, avrete tutta la nostra intelligenza, spero, ma tutta la nostra disponibilità a eliminare questa piaga e a rispondere a quello che giustamente l'IRES ci dice in queste pagine.
Grazie.



PRESIDENTE

Sono state svolte tutte le relazioni sul disegno di legge n. 42, inerente all'assestamento del bilancio di previsione finanziaria 2019-2021.


Argomento: Cultura: argomenti non sopra specificati

Proseguimento esame ordine del giorno n. 51 presentato da Cane, Cerutti Demarchi, Preioni, Bongioanni, Dago, Fava, Gagliasso, Graglia, Lanzo Leone, Marin, Marrone, Mosca, Nicotra, Perugini, Poggio, Riva Vercellotti Stecco, Zambaia, Ricca e Magliano, inerente a "Difesa, rispetto e salvaguardia dell'importanza del Crocifisso"; ordine del giorno n. 97 presentato da Frediani, Bertola, Sacco e Martinetti, inerente a "Difesa rispetto e salvaguardia del simbolo della pace"; ordine del giorno n. 99 presentato da Bertola, Martinetti, Frediani, Sacco e Disabato, inerente a "Difesa, rispetto e salvaguardia della laicità delle Istituzioni"; ordine del giorno n. 100 presentato da Frediani, Bertola e Martinetti, inerente a "Difesa, rispetto e salvaguardia dei simboli della legalità"; ordine del giorno n. 101 presentato da Grimaldi e Sarno, inerente a "Riconoscimento del principio di laicità dello Stato in tutte le sue articolazioni territoriali"; ordine del giorno n. 117 presentato da Stecco, Cerutti Mosca, Demarchi, Gavazza, Cane, Marin, Fava, Gagliasso, Preioni, Poggio Perugini, Zambaia, Nicotra, Dago e Lanzo, inerente a "25 Aprile 2019 'Solidarietà alla Brigata Ebraica'"


PRESIDENTE

Come deciso durante la Conferenza dei Capigruppo, proseguiamo l'esame degli ordini del giorno n. 51, n. 97, n. 99, n. 100, n. 101 e n. 117, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Nel corso della seduta del Consiglio regionale in data 19 novembre u.s. è iniziata la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Dopo la discussione nella scorsa settimana avevo preso qualche appunto e nelle prime righe avevo scritto: tra poco, poiché siamo a fine anno, non mancherà la solita polemica sull'allestimento o no del presepe a scuola.
Volevo parlare del Crocifisso, ma la lettera dell'Assessora Chiorino ai dirigenti scolastici credo di averla immaginata almeno una settimana fa mentre prendevo appunti. Diciamo che non ci avete stupito in questo senso ma qualcosa la voglio dire anche a proposito del presepe e non utilizzer le mie parole e i miei pensieri, ma i pensieri e le parole di don Antonio Sciortino, che condivido.
Qualche mese fa, egli diceva: "Chi si oppone dirà di voler rispettare la differente fede degli alunni di altre religioni. Chi griderà 'giù le mani dal presepe' si appellerà, invece, alle radici cristiane. In entrambi i casi, per lo più, emergeranno motivazioni più ideologiche che religiose".
Ripeto pedissequamente lo scritto di don Antonio Sciortino, che oggi è Direttore di Vita Pastorale, ma quello scritto fu pubblicato dal settimanale diocesano Gazzetta d'Alba.
"Osservando la strumentalizzazione che se ne fa in chiave politica e di consensi elettorali" - scriveva don Antonio - "i paladini dei simboli e delle tradizioni cristiane spesso" - non è il caso dell'Assessora Chiorino me lo auguro - "non hanno neppure letto il Vangelo di Gesù, come tantissimi italiani, cattolici inclusi, e ne ignorano gli insegnamenti".
Da un lato, il direttore di Vita Pastorale osservava: "Chi tiene Gesù Bambino fuori dalla porta della classe non è un educatore": dall'altro, don Antonio affermava anche: "Chi mette alla porta un immigrato o getta sulla strada famiglie di stranieri, donne e bambini inclusi, senza più un tetto e una protezione, non è un cristiano, né si comporta da cristiano". Ancora tornando all'ordine del giorno e lasciando per un attimo il presepe, a proposito della presenza del Crocifisso nei luoghi pubblici, diceva: "Non lo si può trasformare in un'arma ostile per respingere l'altro, il diverso.
Quelle braccia stese sulla croce non escludono nessuno, abbracciano tutti gli esseri umani, con una predilezione" - udite, udite - "per gli oppressi e gli emarginati".
Don Antonio concludeva dicendo: "Il Crocifisso è a difesa dei diritti di fraternità, accoglienza, uguaglianza e libertà. Senza questi valori non c'è identità cristiana: occorre dirlo a voce alta e denunciare la demagogia di chi s'impossessa di simboli cristiani per interessi politici".
Condivido le parole di don Antonio, se interessa a quest'Aula. Mi rivolgo alla Lega, a Forza Italia, a Fratelli d'Italia e all'Assessora Chiorino perché ho un dubbio: forse volete rivendicare come vostri gli indirizzi contenuti nella dottrina sociale della Chiesa o le posizioni di Francesco Bergoglio? Oppure siete impegnati in un'operazione un po' più complicata? Provo a spiegarla: scindere l'insegnamento di Cristo dai vostri editti sui temi sociali a voi più cari, ma con l'obiettivo di sommare a vostro favore sia il consenso per la profondità del messaggio evangelico sia il consenso per le vostre politiche nazionaliste al grido di "prima gli italiani".
Sono stato troppo complicato? Volete che vi ripeta il tutto? Chi pensa questo mi fa tenerezza. Magari non siete voi, ma chi pensa questo mi fa davvero tenerezza. La Chiesa deve dialogare con tutti, ma non si farà strumentalizzare da nessuno, credetemi, nemmeno da voi, dai vostri "bacia rosari" e dallo sventolio del Crocifisso dal palco elettorale.
Anche qui utilizzo pensieri di altri che condivido pienamente: Cristo non sta sui muri, nemmeno nelle vostre bacheche. Mettetelo dove volete, anche qui. Lo appenderete come un vessillo - questa è la domanda - e non come un segno della vostra devozione religiosa? Per molti di voi, ma non per tutti forse - questa è l'altra domanda - si tratterà solo di un altro selfie e niente più? Fate pure. Il Gruppo del Partito Democratico non risponderà alla vostra propaganda con altra propaganda. Ognuno di noi risponderà, ma non a voi, risponderà in libertà solo alla propria coscienza.
Io risponderò non partecipando al voto, perché non intendo farmi trascinare sul terreno fangoso, potenzialmente vile, della propaganda. Ripeto potenzialmente. Tuttavia voglio dirvi: non ascoltatemi con la mente della demagogia, non è questo, perché da cristiano ne sono convinto.
Troverete Cristo negli occhi dei bimbi sinti e rom, nei volti magri degli ultimi, messi in lotta contro i penultimi, nella rabbia dei giovani che lottano pacificamente e ovunque nel nome di un mondo migliore. Il corpo di Cristo lo troverete senza vita, vestito come Aylan, uno dei tanti bimbi siriani con la maglietta rossa in una delle tante spiagge del nostro Mediterraneo o nel corpo di Nelson, un adolescente del Mali recuperato dai sommozzatori nei fondali di quel che resta delle nostre coscienze, con una giacca all'interno della quale una dottoressa nell'obitorio ha trovato un pezzo di carta ripiegato con cura: era la sua pagella, lo strumento che utilizzava per dimostrare che non era un rifiuto; era il suo lasciapassare per un mondo che lui considerava migliore: un ragazzino del Mali nei fondali delle nostre coscienze.
Mettiamolo dove vogliamo il Crocifisso, ma chiediamoci che razza di posto è quello in cui viviamo, dove un ragazzino, con la sua pagella, ha appunto bisogno di dimostrarci che lui non è un rifiuto.
Se vogliamo dare un senso a quest'ordine del giorno, produciamo prima l'umanità - prima l'umanità! - e attacchiamo, al fianco di Cristo, una croce dei nostri tempi, Presidente Allasia, quella di qualcuno (scelga lei scegliete voi, scegliamo noi) che ha finito di vivere solo perché noi non siamo stati abbastanza cristiani.
A proposito di propaganda, in questo momento e con questo intervento quell'immagine (che possiamo scegliere insieme se vogliamo, la appendiamo sui manifesti politici, che ci appaiono per quello che realmente sono: muri divisivi.
Chi appende quei manifesti politici provi a togliere l'immagine che vi ho appena consegnato, o abbia il coraggio di tenerla almeno per un po' giusto il tempo per riflettere su quello che state facendo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ravetti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Sacco; ne ha facoltà.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Sacco.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio Raffaello

Con il massimo rispetto per il Consigliere Sacco (non è su di lui, in particolare), volevo chiedere se è possibile alternare interventi di maggioranza e di minoranza tra quelli iscritti.
Grazie.



PRESIDENTE

Attualmente, ho iscritti i Consiglieri Sacco e Canalis sulla discussione generale.
Sono già intervenuti i Consiglieri Marrone, Bongioanni, Frediani Rosso, Magliano, Marello, Valle, Disabato, Sarno, Martinetti, Preioni Salizzoni, Bertola e adesso Ravetti.
Come ho detto, risultano ancora iscritti Sacco e Canalis sulla discussione generale.



(Commenti del Consigliere Marrone)



PRESIDENTE

Il Consigliere Bongioanni è già intervenuto.
Siamo in discussione generale. Se volete, successivamente, sono previste le repliche per i presentatori.
Consigliere Sacco, ha facoltà di intervenire.



SACCO Sean

Grazie, Presidente.
Il tema del Crocifisso è una questione che speravo di non dover portare mai in quest'aula, puntando sulla sensibilità della maggioranza e dell'opposizione in generale.
Penso che la fede sia un qualcosa di estremamente profondo e intimo, e non qualcosa che va mostrato come un trofeo. Non basta avere il Crocifisso appeso in casa, in camera o in aula per essere buoni cristiani o per avere dei valori.
Oggi, con questa discussione, comunque andrà a finire, solo per il fatto che ne stiamo discutendo, siamo mancando di rispetto a molte persone.
Stiamo mancando di rispetto ai cristiani, come abbiamo visto nei precedenti interventi di Consiglieri che riportavano alcune testimonianze, che non vogliono che quest'Aula si faccia carico di una discussione sull'importanza e sul valore del Crocifisso.
Quest'Aula deve legiferare, deve legiferare per i piemontesi, deve risolvere i problemi dei piemontesi. Non deve mettersi a fare discussioni teologiche, di morale o di valore. Mi sembra quasi surreale pensare che solo pochi mesi fa mi ero candidato come Consigliere regionale per trovarmi oggi in aula a discutere se appendere o no un Crocifisso in aula! Io non penso neanche che ai piemontesi interessi questo tema obiettivamente. È una discussione che non ha motivo di esistere, non ha nessun senso. Infatti, mi asterrò dall'esprimere un voto - favorevole o contrario - proprio perché non è questa la sede, non è questo il luogo per discuterne. Obiettivamente, non penso neanche che le forze politiche che ci chiedono di riconoscere magari un loro credo o una loro vicinanza a una religione, siano effettivamente portatrici di valori di quella religione ma proprio partendo dall'abc di quella che è la dottrina cattolica.
Guardiamo i leader delle maggiori forze che attualmente compongono la maggioranza in Parlamento: Giorgia Meloni mi sembra che abbia una figlia avuta fuori dal matrimonio; Salvini è divorziato, quindi, teoricamente, non è un perfetto cristiano; su Berlusconi non voglio scendere nei dettagli, mi limito a dire che non è certo espressione del cattolicesimo puro e della retta dottrina. Senza andare poi a sindacare su quelle che sono le politiche e le esternazioni verso i più deboli della società.
Ricordiamo un bel passaggio tratto dal Vangelo di Matteo, che adesso non mi sono trascritto, il cui messaggio è che se daremo da mangiare, se vestiremo e se aiuteremo chiunque ne abbia bisogno, sarà come se lo avessimo fatto con Cristo, con Dio. Perché il cristianesimo ripone gli ultimi al primo posto, perché i primi non hanno bisogno di aiuto, si aiutano già da soli.
Vado a concludere, non voglio dilungarmi oltre, perché direi che abbiamo già rasentato il ridicolo con questi interventi in aula. Ho voluto intervenire solo per esprimere il mio disappunto sulla trattazione di un argomento che, con tutti i problemi che abbiamo in Piemonte, non ha veramente senso di esistere. Non ha veramente senso e mi dispiace che siamo arrivati a parlare di quest'argomento in Aula. Poi, è chiaro che non si pu pensare che fili sempre tutto liscio: nel momento in cui si vanno a toccare delle sensibilità, è anche giusto intervenire su esse ed esprimersi a favore o contro, anche se - torno a dire - non è questa la sede. Avete sbagliato.
Non so come voteranno gli altri colleghi del Gruppo; io mi asterrò, per il semplice fatto che non sono qui per rispondere di questo. Dovrebbe essere una questione mia, di coscienza personale, di spiritualità personale e di fede personale: non è qualcosa da esternare in pubblico, appendere a un muro oppure esibire in una piazza con rosari e uscite varie.
Stiamo cadendo veramente in basso - se posso dirlo - nel rispetto dei cattolici che vivono la fede con sincerità.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Canalis.



CANALIS Monica

Il Consigliere Andrea Cane, che ha presentato questo documento, non è Matteo Salvini, quindi, rispetto alla sua proposta di affiggere il Crocifisso in quest'aula, ho avuto l'impressione che, dietro la sua proposta (magari mi sbaglio), non ci fosse un intento strumentale, quello che più volte, invece, mi è capitato di osservare in Matteo Salvini.
Nella proposta di Andrea Cane, ho visto una genuinità, un'intenzione autentica di riscoprire il fattore identitario del Crocifisso e voglio commentare la sua proposta sotto questo profilo, proprio per dimostrare che non c'è pregiudizio, ma la volontà di scendere a fondo, entrare nel merito e capire se questa proposta è opportuna oppure no.
La mia riflessione è sul piano dell'identità.
Ritengo che l'identità, anche in politica, anche oggi - nel 2019 - sia un concetto molto importante e una parola da non sottovalutare assolutamente.
Penso che l'identità sia una necessità di ogni essere umano, di ogni comunità religiosa e anche civile, quindi riguardi anche chi fa politica e chi siede in un'aula consiliare. Credo, però, vada osservato, rispetto al tema dell'identità, che siamo immersi in un contesto sociologico, storico ed economico che disorienta, perché tradizionalmente i fattori d'identità sono il genere, la famiglia, il villaggio o la città e la religione. Questi fattori oggi risultano alquanto indeboliti: l'identità di genere è contestata, la famiglia cosiddetta tradizionale si è in gran parte sgretolata, milioni di persone sono immigrate in città dove nessuno le conosce, la laicità ha sovvertito l'identità religiosa.
Pertanto, la domanda è: quale identità ci è rimasta? E su questo voglio svolgere le mie riflessioni.
La prima riflessione che propongo a quest'Aula è che l'identità, sia personale sia quella di un popolo, non è fissa nel tempo e la politica non ha il diritto di fermare il tempo, cioè di decidere che un'identità si fermi e non muti, qualsiasi identità sia, non solo quella religiosa.
La seconda riflessione sul tema dell'identità è che, in particolare, se vogliamo parlare d'identità cristiana, quindi di un'identità connessa a un fattore che non è solo privato (e chi dice che è solo privato, nega la realtà), ma è anche pubblico, come la religione, occorre prestare attenzione, perché si tratta di un'identità molto particolare.
La proposta che ci fa il cristianesimo è di un'identità che non è completamente definita. Mi spiace, perché mi ero data la regola di non citare testi sacri, però, visto che il tema è questo, mi è necessario.
Nella prima lettera di Giovanni, contenuta nel Nuovo Testamento, si dice: "Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato". E cosa ci dicono gli studiosi, parlando d'identità cristiana? Ci dicono che quello che saremo e che non è ancora definito oggi deriva anche dal rapporto con l'altro.
"Arriverà la fine dei tempi, ma se io penso che quello che sono oggi è definitivo e non cambierà, considero che l'altro - soprattutto il diverso soprattutto quello che la pensa in maniera diversa da me, magari quello che ha una religione diversa da mia - sia una minaccia per me e non un altro con cui confrontarmi e con il quale magari la mia identità può anche cambiare. L'identità cristiana prevede che la mia identità non sia definitiva. Per il cristianesimo è di fronte allo sconosciuto che scopro un nuovo aspetto della mia identità. È con lui o con lei che mi accorgo di essere una persona nuova. Finché escludo l'altro, non riesco a essere completamente me stesso e l'identità piena è sempre più avanti e rimane da scoprire". Sono parole di un grande domenicano, Timothy Radcliffe.
Infine, una riflessione collettiva.
Io credo che il Crocifisso sia uno degli elementi che costituiscono l'identità del popolo italiano, però, attenzione, non in termini di simbolo. Non credo sia un mero elemento decorativo per un'aula consiliare.
Non credo che il Crocifisso sia riducibile a una mera tradizione. Il Crocifisso, sia per chi crede sia per chi non crede, è molto di più di una tradizione.
È in questo che contesto lo spirito della proposta del Consigliere Cane, su cui riconosco una genuinità e non una strumentalità (e quindi comunque la rispetto): non penso sia solo una tradizione, un simbolo o un elemento decorativo. Se noi mettiamo in quest'aula un Crocifisso, per me non è elemento di turbamento. Non è neanche elemento di discriminazione, se per lo riconduciamo solo a una tradizione, quello è un pezzo di legno completamente svuotato del suo vero significato. Pertanto, non è neanche elemento d'identità più vera.
A questo punto, poiché ogni singolo essere umano e ogni comunità civile necessità di un'identità e l'identità - lo abbiamo detto - è messa in discussione e oggi è più difficile capire qual è, rispetto ai tempi passati, la domanda vera non è se mettiamo o non mettiamo il Crocifisso in quest'aula, ma è su cosa tutti noi, trasversalmente ai partiti, fondiamo la nostra identità collettiva di popolo, innanzitutto piemontese e poi italiano.
Questa è la vera domanda, che non si esaurisce nella discussione su quest'ordine del giorno. La sfida per tutto il nostro mandato è capire su cosa fondiamo la nostra identità.
Qui mi appello a un grande maestro cui io mi sono ispirata avviandomi all'attività politica, Giorgio La Pira, già Sindaco di Firenze, per il quale è in corso un processo di beatificazione. Giorgio La Pira, che era un costituente, faceva parte dell'Assemblea che poi scrisse la Costituzione italiana. In allora si era posto il dubbio se citare, nel preambolo della Costituzione del nostro Paese, Dio e, quindi, fare un riferimento profondo alla cultura religiosa prevalente in Italia. Questo perché si riteneva che per proclamare i diritti inalienabili della persona, bisognava, in via preliminare, affermare solennemente la radice spirituale e religiosa dell'uomo. Senza tale affermazione, l'edificio dei diritti imprescrittibili della persona umana sarebbe restato senza base e destinato a crollare. Per questo, la Costituzione doveva aprirsi con una solenne proclamazione dei diritti davanti a Dio.
Ebbene, questa è la posizione di La Pira agli inizi della discussione.
Confrontandosi con gli altri Padri e Madri costituenti che arrivavano anche da altre culture politiche, non soltanto quella cattolico-democratica, ma anche quella comunista, liberale e del Partito d'azione, La Pira accett che non ci fosse un riferimento esplicito a Dio. Lo accettò lui, che era profondamente credente e probabilmente diventerà santo, perché ritenne che la Costituzione era stata declinata in una maniera talmente alta e talmente conforme alla dignità della persona umana che questo, implicitamente, era anche una lode a Dio.
Per questo, su cosa fondiamo la nostra identità? Innanzitutto, fondiamola sulla Costituzione Italiana e su quello che la Costituzione prevede: la coesione sociale, la giustizia sociale, la libertà e tutti gli altri grandi valori che sicuramente non siamo ancora riusciti a realizzare nel modo più completo.
Credo che da quei grandi valori, a prescindere dalle nostre personali fedi religiose, possiamo costruire, riscoprire o recuperare un'identità collettiva che non ci faccia più aggrappare solo a dei simboli e a delle tradizioni, per quanto importanti e insite nella nostra vita collettiva, ma ci faccia aggrappare a qualcosa di più profondo e ancora da costruire.
Ciò che mi turba non sarà il Crocifisso affisso su quella parete; mi turba che molti oggi, in politica, si approprino di simboli religiosi e soprattutto, mi turba che li considerino soltanto dei simboli, soltanto una tradizione per recuperare un'identità indebolita.
Per me, su quel Crocifisso c'è una persona che ci interroga e ci mette in discussione, non c'è solo un pezzo di legno.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiamparino; ne ha facoltà.



CHIAMPARINO Sergio

Intervengo perché questo, com'è già stato detto, è un tema che interroga ognuno di noi nel profondo, anche individualmente, per cui è giusto che chi ha responsabilità pubbliche, si pronunci in un momento in cui poi bisogna tradurre quello che si pensa in un vuoto. Da questo punto di vista anticipo che il mio sarà un voto negativo, e cerco di spiegare rapidamente il perché.
Anch'io sono convinto, come ha detto prima la Consigliera Monica Canalis che la proposta del Gruppo della Lega, illustrata dal Consigliere Cane, non è avanzata in malafede. Ci tengo a dirlo. Proprio per questo vorrei cercare di spendere poche parole, non perché penso di far cambiare opinione, ma perché vorrei che rifletteste sul fatto che con quest'atto che stiamo per compiere - che state per compiere - rischiamo - rischiate - di far fare un importante passo indietro sia al grande supremo valore della laicità delle istituzioni, che è uno dei fondamenti della civiltà europea, sia alla vera forza della religione cristiana cattolica, che è stata quella, insieme con altre religioni, non solo di sopravvivere, ma di saper gestire con forza la secolarizzazione delle religioni.
Altri l'hanno già detto: l'ha detto Monica Canalis poc'anzi e nella scorsa seduta l'hanno detto altri colleghi; c'è stato anche un bellissimo intervento del Capogruppo Ravetti.
Non aggiungo altro sul significato che dovrebbe avere il Cristo in croce e lo dico da non credente: accoglienza, amore, attenzione all'altro, mano tesa, l'esatto opposto di quello che proclama chi torna - attenzione perché nella storia non è la prima volta che avviene - a brandire Crocifissi come arma di combattimento politico.
Vorrei cercare di far ragionare sul valore della laicità delle Istituzioni e, ripeto, altri hanno espresso il significato che riveste. È meglio fare attenzione, perché nei secoli non è la prima volta che questo avviene; non è la prima volta che il Crocifisso viene brandito non come strumento d'amore, ma come arma di guerra: basti pensare all'epoca della colonizzazione del Sudamerica, se non vogliamo stare troppo vicini, così non tocca nessuno di noi da vicino.
Vorrei invitare, invece, a fare una riflessione più semplice.
Ho frequentato la prima elementare alla Scuola Silvio Pellico di Moncalieri e, ogni mattina, iniziavamo recitando il Padre Nostro e cantando "Ragazze di Trieste" (una canzone figlia della questione di Trieste dei primi anni Cinquanta). In quell'aula, se ancora esiste, c'era il Crocifisso e sono sicuro che se c'è l'aula, c'è ancora; non chiederei mai di toglierlo da quell'aula, perché lo troverei un fatto che va contro una comunità che, nel corso della storia di quella piccola comunità, si è formata assumendo anche quel simbolo come una parte di quella comunità.
Il Consigliere Marrone ricordava che, per dieci anni, sono stato il Sindaco di Torino e più di una volta c'è stato il tentativo di sostituire il laicismo alla laicità delle Istituzioni e, da Sindaco di una maggioranza di centrosinistra, ho sempre respinto questi tentativi, motivando appunto che un conto è la laicità, un conto è il laicismo delle Istituzioni, e che poiché quel Crocifisso (che non sappiamo neanche, anzi, non ho mai capito di che periodo fosse) aveva accompagnato la storia della Sala Rossa, la storia di quella città per tanti decenni, passando attraverso governi di tutti i colori, era diventato una parte di quella comunità, sarebbe stata un'offesa accogliere l'istanza di togliere e di estirpare da quel luogo quel Crocifisso. Lo dico perché posso citare questo fatto come un segnale di atteggiamento laico nei confronti dell'importanza del simbolo della religione cristiano-cattolica anche nelle Istituzioni. Laddove questa ha accompagnato la storia di un'Istituzione, chiedere di togliere è fare una violenza, rispetto alla quale io mi sono sempre opposto.
Non uso la parola "violenza", ma chiedere di mettere il Crocifisso in un luogo istituzionale dove si rappresentano tutti i cittadini piemontesi e che è parte, come recita la Costituzione, insieme allo Stato, ai Comuni e alle Province della Repubblica italiana, a mio modesto avviso, si fa un atto che fa fare dei passi indietro alla laicità delle Istituzioni e ripeto, alla forza della Chiesa cristiano-cattolica, che non ha bisogno di questo, non ha bisogno di messaggi che tornino a confondere Cesare e Dio il potere temporale e il potere spirituale. Non ne ha assolutamente bisogno.
A conferma di ciò, attenzione, perché quando si parlava di Costituzione europea e di fondamenti della civiltà europea da ricercare nella civiltà cristiano-giudaica, si trattava di un'altra cosa: ci si riferiva a quell'insieme di religioni che hanno saputo - ognuna a suo modo affrontare positivamente, sia dal punto di vista del rapporto col potere temporale, sia dal punto di vista della forza spirituale, la crescente secolarizzazione della parte del mondo in cui viviamo.
Qui mi fermo. Ripeto, il mio non è un no motivato non dico dal timore, ma dall'opposizione a quel simbolo, perché credo di aver detto che altrove mi sono speso per evitarne la rimozione, ma è un no motivato dalla volontà di affermare la forza delle Istituzioni laiche e non laiciste e la forza di una religione che deve sapere, sempre di più, guardare all'amore per le persone, allo spirito e non tornare a confondersi col potere temporale e con l'istituzione dello Stato.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Sarno.



SARNO Diego

Grazie, Presidente.
Credo che siamo nella fase delle dichiarazioni di voto, immagino.



PRESIDENTE

Non esistono dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno. Facciamo una discussione generale e poi ci sono le repliche dei presentatori.



SARNO Diego

Intervengo sull'ordine dei lavori.
Poiché il nostro Capogruppo ha dichiarato che non parteciperà al voto e io votando in difformità, perché nel nostro Gruppo c'è la libertà rispetto a questo tema, vorrei esplicitare, e in questo senso è una dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

Sì, ma la dichiarazione di voto può farla dopo le repliche; poi, potrà dichiarare la sua contrarietà.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Credo di avere ancora un intervento in discussione generale e poi un intervento nelle repliche.
Ho consultato altri relatori degli ordini del giorno e anch'essi vorrebbero replicare, così com'è stato annunciato dal centrodestra nel dibattimento.
Voglio solo chiedere che cosa vogliamo fare. Posso intervenire solo nella prima parte, però volevo capire come proseguiamo. Potremmo anche chiudere qua la discussione generale.



PRESIDENTE

Ha ancora sei minuti. Se vuole intervenire in discussione generale e ritiene che non svolgerà il suo intervento per più di sei minuti, lo pu fare. Chiedo ai Capigruppo se c'è un'intesa di chiudere la seduta prima delle ore 18.



GRIMALDI Marco

Io ho solo chiesto. Sono intervenuto come relatore di uno dei documenti e l'ho illustrato.



PRESIDENTE

Non è ancora intervenuto in discussione generale.



GRIMALDI Marco

Esatto.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

È il presentatore di uno degli ordini del giorno.



(Commenti fuori microfono)



GRIMALDI Marco

Io, ma lei no.



PRESIDENTE

Vedo che non c'è alcun accenno d'intesa e, essendo ormai arrivati a ridosso delle ore 18, dichiaro chiusa la seduta.
Domani, il Consiglio è convocato alle ore 9.30 con la discussione generale sull'assestamento di bilancio.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 17.55)



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