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Dettaglio seduta n.35 del 19/11/19 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SALIZZONI



(I lavori iniziano alle ore 14.39 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione a risposta immediata n. 99 presentata da Grimaldi, inerente a "Deroghe al Piano antismog, ricorso al TAR, gestione delle criticità da inquinamento dell'aria"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 99.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come l'Assessore saprà, il Comitato Torino Respira ha depositato, nei giorni scorsi, un ricorso al TAR per chiedere l'annullamento degli atti che istituiscono ulteriori deroghe ai blocchi del traffico, introdotte dalla Regione Piemonte, dalla Città metropolitana e dal Comune di Torino.
Tra le molte ragioni del ricorso, il Comitato ha rilevato come le ultime deroghe si sommino a una lunga già esistente lista d'inadempienze che riguarderebbero una parte molto consistente della popolazione torinese.
Infatti, secondo alcune stime, sono circa 270.000 gli ultrasettantenni residenti nell'area torinese, mentre le persone con ISEE inferiore alle 14.000 interessate dalle deroghe potrebbero essere oltre 150.000.
Tra l'altro, il Comitato Torino Respira (si legge nel loro sito) è composto da cittadini ed è senza finalità di lucro, persegue il proprio scopo mediante attività d'informazione, sensibilizzazione e coinvolgimento dei cittadini, promozione d'incontri con esperti, sollecitazione delle istituzioni all'adozione di misure dirette alla riduzione dell'inquinamento atmosferico e delle emissioni che ne sono la causa e persegue il miglioramento della qualità dell'aria nell'area metropolitana di Torino.
Lo scorso agosto, la Regione Piemonte ha rivisto lo schema di ordinanza sindacale per i blocchi del traffico e la limitazione delle emissioni per la stagione invernale 2019-2020, esonerando dallo stop - tra gli altri anche i veicoli dei nuclei familiari con redditi inferiori a 14.000 euro e i mezzi funzionali e i servizi autoveicoli per trasporti specifici o per uso speciale e i veicoli condotti da persone con oltre 70 anni di età (solo un veicolo per nucleo familiare e solo a condizione che non abbiano veicoli che potrebbero circolare liberamente).
Pertanto, secondo quanto espresso dal Comitato, gli atti cui avrebbe avuto accesso Torino Respira dimostrano che le misure anti-smog prese dalla Giunta regionale lo scorso agosto, in vigore dal 1° ottobre 2019, sono state assunte dalla Regione senza nessuna istruttoria tecnica, ovvero senza avere alcuna idea delle conseguenze sulla qualità dell'aria.
Il ricorso ha l'obiettivo di affermare un principio importante: le decisioni che hanno conseguenza sulla salute dei cittadini non si possano prendere per ragioni politiche, ma devono essere il frutto di valutazioni tecnico-scientifiche supportate da dati e analisi precisi.
Già alcuni mesi fa il Comitato aveva depositato una memoria presso la Procura della Repubblica, focalizzando l'attenzione sull'inquinamento da biossido di azoto nella città di Torino. Questa memoria integrava il materiale già depositato in precedenza all'attenzione dei magistrati inquirenti.
Il biossido di azoto, insieme all'ozono e al particolato, è uno degli inquinanti dell'aria che superano abbondantemente, soprattutto nel periodo invernale, i limiti di legge a Torino; limiti legali che sono già il frutto di un compromesso, in quanto l'OMS ha suggerito un dimezzamento del limite annuo previsto dalla normativa.
In questo contesto, ha fatto scalpore la decisione dell'Assessore Marnati di procedere autonomamente alla convocazione di tavoli con i Sindaci del Torinese in merito ai piani antismog. Questo, in seguito alla rottura (così abbiamo letto) dei rapporti con la Città metropolitana e all'impossibilità di giungere a una convocazione in data condivisa del tavolo antismog e ai ripetuti rinvii per impegni ritenuti più importanti (almeno, così abbiamo letto, Assessore; poi ci dirà lei) dell'Assessore competente.
Interroghiamo l'Assessore per sapere quali siano gli intendimenti della Giunta per affrontare le condizioni di emergenza ambientale e climatica che interessa il Piemonte e l'area torinese; emergenza di cui si è fatta menzione anche nel ricorso al TAR, riguardo ai danni verso i cittadini piemontesi dell'inquinamento dell'aria.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marnati per la risposta.



MARNATI Matteo, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Ho preparato una risposta che posso girarle via e-mail, perché è abbastanza lunga.
Preliminarmente, si ritiene che i numeri esplicitati, posti dal ricorrente a fondamento della sua doglianza, non corrispondano ai dati in possesso della Regione Piemonte, così come si evincerebbe dai dati relativi alla gestione del bollo auto regionale.
La Regione Piemonte, con l'adozione del nuovo Piano regionale di qualità dell'aria, approvato il 25 marzo 2019, ha adottato una serie di misure d'indirizzo per il risanamento della qualità dell'aria. Sono attualmente in corso le attività necessarie all'attuazione delle 47 misure previste dal Piano regionale di qualità dell'aria, tenendo conto anche di quanto previsto dal Protocollo "Aria Pulita", sottoscritto nel giugno 2019 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con sei Ministeri: Ambiente Economia, Sviluppo economico, Infrastrutture e Trasporti, Politiche agricole, alimentari e forestali, Turismo e Salute, con le Regioni e con le Province autonome.
Tali misure prevedono l'adozione di atti normativi e regolamentari immediati, oppure la predisposizione di specifici piani stralcio di settore, che sono documenti a carattere regolamentare e prescrittivo elaborati dalle strutture regionali competenti nella materia trattata (agricoltura, energia, industria, trasporti e comunicazioni), con il supporto di un nucleo tecnico in corso d'istituzione da parte della Direzione Segretariato generale, al fine di integrare tutte le politiche regionali di settore interessate, con il coinvolgimento anche degli Enti locali.
In particolare, per l'ambito "trasporti" la Regione Piemonte realizzerà almeno tre specifici piani stralcio, secondo le indicazioni individuate nell'intero complesso delle "Misure trasporti" e secondo quanto disposto anche dal Documento di Piano al paragrafo 7.2, ovvero: misure finalizzate a ridurre la necessità di spostamento motorizzato e i chilometri percorsi misure finalizzate a trasferire quote di mobilità verso modalità più sostenibili; misure finalizzate a migliorare l'efficienza dei veicoli e delle infrastrutture.
Relativamente a interventi di limitazione della circolazione veicolare oggetto della DGR del 9 agosto 2019 (com'è stato ricordato), essi devono essere inquadrati nel percorso avviato con l'Accordo di Bacino padano del 5 giugno 2017, concretizzatosi già nel 2018 con quanto disposto da precedenti deliberazioni giuntali.
Essi costituiscono una piena implementazione alle misure TR13 del Piano regionale qualità dell'aria, recante limiti di circolazione, in ambito urbano, dei veicoli alimentati a gasolio, la quale dovrà essere per gestita in maniera organica nell'ambito del Piano stralcio di cui al di sopra citato punto 2, già a partire dal 2020. Tale Piano stralcio avrà l'obiettivo di disincentivare l'uso del mezzo privato, trasferendo quote di mobilità verso modalità più sostenibili. Gli spostamenti a piedi, in bicicletta e con i mezzi pubblici, infatti, possono diventare alternative più interessanti, se l'utilizzo dell'auto diventa più difficile o costoso.
A tal fine, il suddetto Piano stralcio dovrà prevedere misure a breve e medio termine, per disincentivare le motorizzazioni diesel a favore di modalità di alimentazione meno inquinanti. A lungo termine, invece, occorre attuare le seguenti misure parametrate sul reale utilizzo dei veicoli: la rimodulazione delle accise dei carburanti, la rimodulazione della tassa automobilistica (veicoli diesel contro veicoli a migliore prestazione ambientale, ad esempio l'elettrico e l'ibrido), limiti della circolazione in ambito urbano dei veicoli alimentati a gasolio, l'introduzione della congestion charge, low emission zone e gestione delle tariffe dei parcheggi.
Per disincentivare l'acquisto e l'utilizzo dei mezzi alimentati a gasolio e incentivare il rinnovo dei veicoli attualmente circolanti, a favore di modalità di alimentazione a migliore prestazione ambientale, il Piano regionale prevede di agire presso il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare affinché sia attuata la rimodulazione graduale della tassazione relativa ai combustibili per autotrazione, aumentando progressivamente le accise sul gasolio e, contemporaneamente, diminuendo quelle sulla benzina, che attualmente sono superiori del 20%; che venga modificato il bollo auto aumentando la tassazione sui mezzi diesel e, contemporaneamente riducendole per le tipologie di alimentazione più ecologica; e combustibili alternativi, ivi compreso l'elettrico.
In merito al protocollo "Aria Pulita", è prevista l'introduzione, da parte dei Ministeri dell'Economia e delle Finanze, dello Sviluppo Economico e dell'Ambiente, entro 180 giorni dalla sottoscrizione, avvenuta a giugno 2019, un sistema bonus-malus per disincentivare l'uso di auto ad alte emissioni inquinanti.
La limitazione della circolazione in ambito urbano, per veicoli alimentati a gasolio, è previsto avvenga, come nei fatti, gradualmente, con traguardo previsto al 2027, per veicoli Euro 6 pre-fase 2, per fasce orarie nei territori di Comuni con popolazione superiore ai ventimila abitanti non interessati dalla misura della low emission zone, ma comunque obbligati all'adozione di piani urbani nel traffico.
Al momento, i sistemi di conoscenza disponibili non consentono di valutare effettivamente dove i veicoli circolano e le relative percorrenze chilometriche. In tale ottica, la Regione Piemonte sta attivando un progetto relativo a una nuova modalità di limitazione della circolazione, a partire dal 1° ottobre 2020, prendendo spunto dal Progetto MoVe-In, avviato in Regione Lombardia a partire dalla presente stagione 2019-2020.
Nell'ambito del Progetto MoVe-In, il cittadino potrà avvalersi di una deroga chilometrica, misurabile e controllabile, a fronte dell'estensione delle limitazioni a tutti i giorni della settimana e a tutte le ore del giorno, 24 ore, consentendo, così, di quantificare realmente le emissioni prodotte.
È prevista l'installazione a bordo di un dispositivo in grado di verificare le percorrenze chilometriche, dove esse sono effettuate, e il reale peso emissivo dei veicoli, oggetto sino a oggi delle limitazioni alla circolazione veicolare.
Al momento, sono in corso gli approfondimenti da parte degli Uffici regionali per l'avvio di una sperimentazione sul territorio regionale relativamente al Piano stralcio di cui al punto 3, in particolare sul tema del trasporto pubblico locale.
Si evidenzia che alcune Direzioni regionali, come Ambiente, Opere pubbliche, Difesa del suolo, Montagna e Foreste, Protezione civile Trasporto e Logistica e Competitività del Settore regionale stiano definendo un importante progetto di rinnovo della flotta regionale.
Tale progetto, che anticipa il conseguimento di obiettivi della misura TR18, sarà realizzato nell'ambito dell'accordo del Bacino Padano, del 9 giugno 2017, sottoscritto tra il Ministero dell'Ambiente e le Regioni interessate, ovvero attraverso fondi stanziati nel 28 novembre 2018, per il quinquennio 2018-2022. Nello specifico, il progetto prevede un fondo pari a poco più di 39 milioni di euro, cui si aggiungeranno ulteriori risorse ministeriali e regionali.
Il progetto sarà finalizzato alle seguenti attività, che richiamo di seguito.
Acquisto di veicoli di categoria M2 o M3, destinati al trasporto pubblico locale urbano e suburbano, elettrico o alimentato con combustibili alternativi di classe di omologazione Euro 6, con contestuale rottamazione di un eguale numero di veicoli di categoria M2 o M3 aventi classe di omologazione Euro 4 o inferiore, destinate al trasporto pubblico locale urbano e suburbano.
Acquisto di veicoli di categoria M2 o M3 elettrici o di classe o di omologazione Euro 6, destinate al trasporto pubblico urbano e suburbano con contestuale rottamazione di un eguale numero di veicoli di categoria M2 o M3 aventi classe di omologazione Euro 4 o inferiore, destinate al trasporto pubblico urbano e suburbano, che siano impiegate su linee con caratteristiche particolari, ad esempio percorsi prevalentemente a elevata pendenza e linee collinari.
Acquisto di veicoli sempre di categoria M2 o M3 elettrici o di classe o omologazione Euro 6, destinate al trasporto pubblico interurbano, con contestuale rottamazione di un egual numero di veicoli di categoria M2 o M3, aventi classe di omologazione Euro 4 o inferiore, destinati al trasporto pubblico extra urbano.
Ultima misura: acquisto o posa di opere d'impianti per il controllo automatico della circolazione dei veicoli e relativi sistemi di formazione e gestione di traffico in zone a traffico limitato, di seguito ZTL, o nelle aree soggette a disposizione di limitazione della circolazione per motivi ambientali, in base alle disposizioni delle singole Regioni, in considerazione della possibilità di accertamento evidenziata da una recente nota del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell'Interno.
Per quanto concerne gli altri ambiti d'intervento del Piano regionale qualità dell'aria, sono previsti i seguenti Piani stralcio: regolamentazione dell'utilizzo delle biomasse per climatizzazione ambienti e produzione di acqua calda sanitaria, i cui lavori sono stati avviati nel corso dell'estate 2019, attraverso specifici incontri di confronto con stakeholder; misure per la riduzione delle emissioni inquinanti per l'ambito dell'agricoltura e misure per la riduzione delle emissioni inquinanti per ambito dell'industria.
Relativamente al ricorso al TAR, si evidenzia che, per gli atti impugnati dal ricorrente, non sono da considerarsi in contrasto con quanto definito dal Piano regionale della qualità dell'aria. Allo stato attuale, gli Uffici non ritengono di anticipare la linea difensiva, in quanto la Regione Piemonte resterà in giudizio attraverso le doglianze del ricorrente.
Aggiungo, inoltre, che ho indetto una riunione il 2 dicembre, che non si sostituisce al Comitato della qualità dell'aria della Città metropolitana ma è un coordinamento un po' più allargato, che prevede di invitare anche altri Comuni del Piemonte, che sono 34, compresa la Città metropolitana per raccontare quelli che saranno gli effetti della lotta all'inquinamento del 2020. Pertanto, il tavolo sulla qualità dell'aria rimane attualmente ancora in capo alla ex Provincia, la Città metropolitana di Torino e, per ora, non è cambiato nulla a livello normativo.
Questa è una riunione in più che io voglio fare, perché voglio allargare a tutti i Sindaci previsti dal Piano regionale sulla qualità dell'aria del Piemonte, compresi altri capoluoghi, oltre quello di Torino.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola alla Consigliera Frediani, ricordo che ci sono dei tempi che dovrebbero essere rispettati e, possibilmente, devono, che sono tre minuti all'interrogante e cinque minuti all'Assessore che risponde.


Argomento: Veterinaria

Interrogazione a risposta immediata n. 94 presentata da Frediani, inerente a "Situazione veterinari ASL in servizio presso il macello di via Traves a Torino"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 94.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Abbiamo letto tutti sui giornali, credo, i fatti relativi al macello di via Traves. Si sono verificate situazioni a dir poco spiacevoli su più fronti due in particolare.
Il primo è dal punto di vista del lavoro, quindi dei diritti dei lavoratori, perché alcuni veterinari convenzionati hanno denunciato quello che, secondo loro (ovviamente, aspettiamo le sentenze, non siamo noi a dover giudicare rispetto a questo), erano violazioni dei loro diritti, e hanno dichiarato di essere stati oggetto di mobbing, dopo aver denunciato alcuni fatti avvenuti all'interno del macello. Questo dal punto di vista dei lavoratori, che sono dei lavoratori convenzionati appartenenti all'ASL e che hanno il compito di svolgere attività ispettiva, attività di vigilanza e di verificare che tutto quello che avviene all'interno del macello all'interno di questi luoghi avvenga secondo il rispetto delle normative, nel rispetto dell'igiene della sanità, ma anche del benessere animale.
E qui arriviamo all'altra questione, che per l'appunto è il benessere animale, anche se effettivamente parlare di benessere animale in un luogo come un macello può sembrare un controsenso. Tuttavia, in realtà, ci sono delle leggi ben precise che disciplinano il modo in cui devono essere tenuti e trattati gli animali nel momento in cui sono avviati all'abbattimento.
Ho letto - a fatica, devo dire - qualche relazione e qualche denuncia rispetto ai fatti che sono avvenuti e cito soltanto, ad esempio, un rilievo che è stato effettuato rispetto alle non conformità strutturali del camminamento coatto, quel percorso che collega i recinti di sosta con le gabbie di abbattimento. Questo è uno dei rilievi che hanno fatto i veterinari: il fatto che, secondo loro, quel camminamento non fosse conforme alle normative, anzi fosse fonte di stress per gli animali che molto spesso scivolavano e rimanevano incastrati con gli arti inferiori nelle sbarre laterali. Insomma, tutta una serie di condizioni che sono state per l'appunto denunciate e che pare, ma ripeto saranno i giudici a stabilirlo, abbiano portato a un trattamento particolare nei confronti di questi lavoratori.
Alcuni veterinari sono tuttora in servizio presso il macello di via Traves.
La famiglia che gestisce una delle aziende che lavorano al macello è sotto processo, quindi su questo noi non ci esprimiamo né chiediamo ovviamente alla Giunta di esprimersi, ma chiediamo alla Giunta è se intenda accertare eventuali responsabilità della Direzione del Servizio veterinario dell'ASL della Città di Torino riguardo all'apparente inerzia, perché questi veterinari parlano di denunce o, perlomeno, di rilievi indirizzati anche all'ASL, che non hanno trovato riscontro in atti volti a risolvere le situazioni denunciate.
Pertanto, chiediamo se la Giunta sia a conoscenza di questa situazione e che cosa intenda fare per verificare se ci siano state effettivamente delle carenze dal punto di vista dell'intervento dell'ASL.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola all'Assessore Icardi per la risposta.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Personalmente, non ero a conoscenza della situazione, ma ho assunto tutte le informazioni necessarie.
Stiamo parlando di fatti che oggi sono alla ribalta della cronaca, perch si stanno celebrando i processi, ma sono fatti che risalgono al 2014, o anche prima addirittura.
Condivido con lei il fatto che il benessere debba essere mantenuto per tutta la vita degli animali fino al momento della macellazione, necessaria per altri motivi, ma se un animale è destinato alla macellazione non significa che in ogni istante, fino al momento della sua macellazione, non debba essere rispettata la normativa sul benessere animale, soprattutto anche per quel dovere che noi abbiamo nei confronti degli animali.
Devo dire, però, che rispetto ai fatti da lei sottolineati (ripeto, sono fatti del 2014 e la loro denuncia ha cambiato un po' le attività), due anni fa l'Azienda Sanitaria torinese ha nominato un responsabile di struttura complessa veterinaria e nella nomina ha precisamente richiesto di fare delle valutazioni su tutti gli atti e i fatti successi, su tutte le conflittualità tra servizio veterinario, azienda proprietaria di macellazione e anche conflittualità interne al servizio. L'azienda ha quindi, provveduto.
Forse, sui giornali c'è stata tanta un'enfasi sul maltrattamento degli animali, perché ovviamente è un tema di particolare sensibilità nell'opinione pubblica e alcuni fatti forse sono stati un po' enfatizzati in modo particolare. Tuttavia, dagli accertamenti e dai verbali che ho potuto leggere, risulta che ci sono stati episodi indubbiamente da condannare, ma sono stati soltanto alcuni episodi e non la normale attività.
Per quanto riguarda il percorso che lei citava, sotto il profilo amministrativo l'ASL ha già provveduto ad avviare tutti i provvedimenti ritenuti necessari e noi non abbiamo motivo di ritenere che le azioni intraprese (miglioramenti nelle tecnologie e nelle modalità di lavorazione) richiedano interventi diretti della Regione Piemonte.
Per quanto riguarda il discorso dell'attività giudiziaria, chi si è reso responsabile di comportamenti non conformi oggi è sotto processo. Ritengo sia del tutto inopportuno fare valutazioni né assolutorie né di condanna perché la Magistratura, di cui abbiamo tutti fiducia, farà il suo corso.
Nel frattempo, vorremmo mantenere le condizioni di benessere animale su tutto il percorso. Credo che i provvedimenti adottati dall'ASL - se ci sono stati comportamenti omissivi, in sede penale verranno fuori - siano coerenti con quello che ci siamo detti prima, cioè mantenere i percorsi corretti. In ogni caso, terremo la guardia alta e vigileremo.
Grazie.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 96 presentata da Avetta, inerente a "Tratta Ivrea-Torino - emergenza trasporto ferroviario"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
96.
La parola al Consigliere Avetta per l'illustrazione.



AVETTA Alberto

Grazie, Presidente; grazie, Assessore.
Solo due considerazioni per illustrare il question time. L'Assessore mi sorride, perché conosce bene le difficoltà cui facciamo riferimento. I trasporti di questi tempi, soprattutto in quest'area del Piemonte, non vivono momenti particolarmente virtuosi e piacevoli, soprattutto per chi usa il trasporto pubblico locale, i pendolari, gli studenti e i lavoratori.
Ci riferiamo alla linea Aosta-Ivrea-Torino.
Ci sono tante questioni contenute nell'interrogazione, ma che l'Assessore conosce bene. Mi concentrerei sulle tre che riteniamo principali, cioè su questa linea, negli ultimi mesi in particolare, si sono accumulati ritardi molto disagevoli per chi utilizza il treno. Stando a quello che ci raccontano i pendolari, anche se ogni tanto utilizzo anch'io questo treno spesso vengono utilizzati i treni con carrozze in numero insufficiente. A differenza delle quattro-cinque carrozze utilizzate in precedenza, oggi molto spesso succede che ci sono solo due o tre carrozze, il che evidentemente, soprattutto in alcune fasce orarie - in particolare, con il diretto da Ivrea a Torino delle ore 7.32 e quello di rientro delle ore 17.30 - genera problemi di gestibilità, nel senso che non ci sono posti sufficienti a coprire la richiesta dell'utenza.
Inoltre, c'è il tema, che credo andrebbe affrontato anche nella relazione con l'omologo Assessore valdostano, dei nuovi locomotori bimodali, peraltro bei treni, ma che hanno un limite di capienza. Io non sono un tecnico, ma per quanto mi viene riportato, non pare sia possibile estenderli ulteriormente.
Queste sono le considerazioni e le domande che ci poniamo, che si sintetizzano nel chiedere che cosa l'Assessore pensa di questa situazione che cosa intenda fare, come intenda interloquire con Trenitalia e, magari come intende interloquire anche con l'omologo responsabile dei trasporti della Valle d'Aosta.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gabusi per la risposta.



GABUSI Marco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente, e grazie Consigliere.
Sorridevo per non piangere rispetto alla situazione dei treni in quella zona, ma in buona parte del Piemonte. La risposta semplice - penso lo sappia bene, Consigliere Avetta - potrebbe essere quella che (in effetti ha un fondo di verità) non tutti i treni, anzi la stragrande maggioranza dei treni su quella tratta non sono di competenza della Regione Piemonte ma noi siamo amministratori della Regione Piemonte e dobbiamo risolvere il problema, al di là di chi ha le competenze.
Di fatto, vi dirò anche quali sono i numeri di questi treni, così capiamo bene com'è composto quel pacchetto complessivo, che si differenzia nelle varie tratte, nei vari percorsi e anche nei vari orari. Ho fatto due cose con il mio collega della Regione Valle d'Aosta, Gigi Bertschy: intanto poche settimane fa abbiamo scritto una lettera al Ministero, ritenendo fondamentale e importante l'elettrificazione della linea, perché non possiamo risolvere il problema di un vagone in più o di una carrozza in più piuttosto che qualche altro disservizio se non andiamo a fondo ad analizzare quali sono i problemi. I problemi sono, da una parte, il binario unico, dall'altra la non elettrificazione, oltre a un'utenza importante che certamente non è soddisfatta del materiale oggi impiegato su questo servizio.
Questa, dal punto di vista infrastrutturale, è la richiesta più immediata che facciamo, ma ce ne sono tante altre, ad esempio quella di raddoppiare in maniera selettiva i binari. Questo andrebbe concordato nel contratto di programma ulteriore o nelle appendici che verranno fatte nei prossimi mesi.
D'altro canto, come facciamo continuativamente con la Direzione regionale di Trenitalia Piemonte, siamo andati un po' oltre, contattando la Direzione regionale Valle d'Aosta di Trenitalia, cercando di confrontarci e sottolineando quali sono le carenze. Ogni volta ci viene garantita una presa in carico del problema che però, di fatto, non si verifica.
L'interrogazione del Consigliere Avetta mi dà la stura per scrivere formalmente una lettera al mio collega della Valle d'Aosta, di modo che visto che sono loro contratti e che pagano loro, vengano rispettati e, se possibile, ampliati. Naturalmente il pacchetto più ampio dal punto di vista dell'esercizio è quello che stiamo discutendo, per adesso senza fortuna con la Direzione di Trenitalia a livello nazionale, cioè di chiudere il nuovo contratto di esercizio, che probabilmente da oggi potrà solo essere di dieci anni e non più di 15, perché man mano si avvicina la scadenza che non ci consentirà di fare contratti più lunghi. In ogni caso, tutte le problematiche dovranno essere affrontate, non dico risolte, perché sarebbe forse troppo ottimistico, ma almeno affrontate.
Mi sembra giusto dire, per lasciarlo agli atti, come si compone il servizio della linea Aosta-Ivrea-Chivasso-Torino. I treni diretti ad Aosta, Ivrea e Torino attualmente sono gestiti, nella maggior parte dei casi, con treni a trazione termica che effettuano la tratta Aosta-Ivrea, mentre i treni a trazione elettrica effettuano la tratta Ivrea-Chivasso-Torino. Da ottobre di quest'anno, con l'arrivo dei treni bimodali acquistati dalla Regione Valle d'Aosta, quattro coppie di treni sono effettuate senza rottura di carico a Ivrea, perché sono i bimodali di cui abbiamo detto.
Inoltre, vi sono i treni locali Aosta-Ivrea e i treni regionali Ivrea Chivasso-Novara che effettuano tutte le fermate. Di questi tre servizi sono di competenza della Regione Piemonte solo i treni locali della linea Ivrea Chivasso-Novara e una coppia di treni Torino-Ivrea, tra l'altro, in partenza da Torino Porta Nuova alle 12.30 e in partenza da Ivrea alle ore 14,34, quindi non quelli oggetto specifico dell'interrogazione. Tutti gli altri treni, invece, sono di competenza della Regione Valle d'Aosta soprattutto quelli nella prima mattina e nel tardo pomeriggio che, per motivi di lavoro, sono i più affollati.
Ho detto questo non per scaricare la colpa su altri, ma per esporre qual è il dato reale che ci consente di intervenire in maniera parziale e limitata. Ripeto, poiché il servizio viene erogato a buona parte di utenti piemontesi, stiamo intervenendo, in maniera indiretta o diretta e magari con pochi risultati apparenti, ma con il massimo impegno e con la difficoltà contrattuale che abbiamo. Ricordo che il contratto del servizio regionale piemontese viene rescisso al 31 dicembre con tutte le difficoltà del caso nel poter erogare sanzioni o nel poter fare richieste a un gestore che sa di essere in una fase un po' complicata.
Questo non ci soddisfa, tuttavia dobbiamo essere altrettanto onesti nel dire che oggi non possiamo fare altro che monitorare e, soprattutto sollecitare non solo più verbalmente, come abbiamo fatto in queste settimane e in questi mesi, ma con atti scritti.
L'interrogazione mi dà la possibilità di farlo anche in maniera ufficiale poiché c'è un atto scritto da parte del Consigliere Avetta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione a risposta immediata n. 97 presentata da Valle, inerente a "Linee guida sulle misure di politiche attive del lavoro tramite i contratti pubblici a favore di soggetti con disabilità e di persone svantaggiate"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
97.
La parola al Consigliere Valle per l'illustrazione.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Con la legge regionale n. 16 del 31 ottobre 2017, articolo 104, la Regione ha inteso riservare una quota dei propri appalti o concessioni di servizi che riservassero una quota delle ore lavorate del personale impiegato, per l'inserimento lavorativo di persone disabili o svantaggiate. Questa possibilità è prevista dal nuovo Codice degli appalti.
In particolare si prevedeva, anche per il nostro Ente, la necessità di emanare un documento di linee guida per le Pubbliche Amministrazioni e per gli Enti strumentali della Regione, affinché sfruttassero questa possibilità che il Codice degli appalti riserva alle Pubbliche Amministrazioni di fare delle politiche sociali, nello stesso tempo in cui si presentano sul mercato per reperire beni o servizi per la loro attività.
Sono diversi gli Enti strumentali della Regione che sono andati in questo senso. Penso all'IPLA, penso all'ATC, penso a una gara importante della SCR, la Società di Committenza Regionale che, proprio all'esito dell'approvazione della legge e nonostante le linee guida non fossero ancora state approvate, con una disposizione del 29 marzo 2019, bandiva una gara per i servizi di pulizia e immobili degli Enti regionali, che prevedeva un vero e proprio criterio di premialità per chi prevedeva l'inserimento di soggetti svantaggiati nella domanda.
Quel lotto di quella gara è stato revocato con motivazioni di carattere tecnico, ma difficili da comprendere nel senso che c'era, comunque, un partecipante e questa, da sola, non è una condizione bastevole e sufficiente per revocare una gara.
Tutto questo, anche se abbiamo già avuto modo di parlarne in Commissione mi porta a interrogarmi se non ci sia un ripensamento di carattere politico rispetto allo strumento degli appalti e delle concessioni riservate per l'inserimento di persone svantaggiate.
Mi porta a chiedere quali iniziative la Giunta sta prendendo per agevolare l'adozione, da parte della Regione Piemonte e dei suoi enti strumentali delle prerogative espresse dalla legge regionale e delle linee guida che la legge richiedeva entro 180 giorni, abbondantemente scaduti e non certo per colpa dell'attuale Amministrazione.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Chiorino per la risposta.



CHIORINO Elena, Assessore al lavoro

L'articolo 104 della legge regionale 16/2017 prevede, effettivamente, al comma 3 la redazione di linee guida a cura di un gruppo di lavoro che è stato avviato con la partecipazione di funzionari regionali, che già nello specifico si occupano di cooperazione sociale e che gestiscono, tra l'altro, l'Albo regionale delle cooperative sociali e i rappresentanti delle associazioni giuridicamente riconosciute dal movimento cooperativo.
Queste linee guida devono riguardare, nello specifico, le società cooperative sociali di tipologia b), cooperative che svolgono attività diverse agricole, industriali, commerciali o di servizio finalizzate all'inserimento di persone svantaggiate.
Nel merito, sono state predisposte due proposte di deliberazione. La prima prevede un riordino dei requisiti per accedere all'iscrizione all'Albo regionale delle cooperative sociali e per il mantenimento d'iscrizione per le cooperative sociali già iscritte. La seconda proposta di deliberazione riguarda le varie linee guida sopra citate. Le due proposte in questione saranno oggetto di un incontro del gruppo di lavoro calendarizzato entro la fine del mese di novembre.
Sulla predisposizione delle linee guida va chiarito quanto già risposto, mi dicono, in questa sede nel marzo 2019, ossia che il ritardo è dovuto alla necessità di predisporre degli atti che non siano, a loro volta, in contrasto con l'applicazione del decreto legislativo n. 112 del 2017 (Codice del terzo settore) perché tardano a essere approvati i regolamenti a completamento della riforma. In questo momento, si è tuttora in attesa del decreto attuativo del Registro Unico del terzo settore.
L'Ufficio regionale della cooperazione si è occupato anche di dare attuazione al comma 1 del predetto articolo 104, dove si prevede: "La Regione, le Aziende sanitarie e ospedaliere e tutti gli enti strumentali anche di carattere commerciale, esclusa la centrale unica di committenza attraverso gli appalti e le concessioni pubbliche di cui all'articolo 3 comma 1, lettera d) del decreto legislativo del 18 aprile 2016 n.ro 50 (Codice dei contratti) e in attuazione delle disposizioni di cui alla legislazione europea e nazionale, promuovono l'inserimento occupazionale di soggetti con disabilità e persone svantaggiate, ai sensi dell'articolo 112 del decreto legislativo 50 del 2016, riservando almeno il 5% dell'importo complessivo annuale degli affidamenti a terzi, diversi da quelli socio sanitari ed educativi, ad operatori economici che s'impegnano all'inserimento nel mercato del lavoro di soggetti con disabilità e persone svantaggiate, compatibilmente con la natura e l'oggetto del contratto".
Ricostruendo quanto accaduto in precedenza, mi risulta che nell'anno 2018 l'Ufficio competente ha richiesto agli Enti sopracitati di fornire l'indicazione dell'ammontare complessivo degli affidamenti perfezionati al 31 dicembre 2017 sulla base dei criteri suggeriti dall'Osservatorio regionale degli appalti pubblici.
La raccolta dei dati si è conclusa, ma alcuni dati forniti dalle ASL sono risultati al tempo non corretti, quindi non si è stati in grado, allora, di individuare l'importo complessivo degli affidamenti come richiesto dal citato articolo.
In merito agli appalti riservati, si comunica che il 20 febbraio 2019 l'Ufficio regionale cooperazione ha aperto un tavolo di confronto sul tema coinvolgendo SCR (Società di Committenza Regionale) e precisamente il Direttore dell'Ufficio appalti con i rappresentanti delle sezioni regionali delle associazioni giuridicamente riconosciute del movimento cooperativo (le centrali cooperative). L'incontro si è concluso con l'accordo di un tavolo permanente dove ci sia un dialogo continuo sulla possibilità di prevedere la riserva dell'articolo 112 negli appalti indetti dalla società.
A precisazione esclusivamente del penultimo e ultimo punto delle premesse di cui all'interrogazione, mi dicono che il corpus normativo nazionale che disciplina l'evidenza pubblica è finalizzato all'individuazione del "giusto" contraente dell'Amministrazione, vale a dire del contraente in grado di offrire le migliori prestazioni e garanzie alle condizioni più vantaggiose, per cui la ratio della normativa sull'evidenza pubblica sancisce la regola del confronto di più offerte per selezionarne la migliore. A ciò si aggiunge l'indicazione fornita dalle direttive comunitarie dell'esigenza di tutela della libertà di concorrenza e di non discriminazione tra le imprese.
Detto questo, nella gara di cui parliamo è stato il mercato a bocciare la scelta fatta dalla Società di Committenza Regionale, che, di fatto, ha limitato il favor partecipationis e quindi ha visto partecipare un solo concorrente.
Se all'esigenza volta alla tutela dei principi della concorrenza tra le imprese e al buon uso del denaro della collettività si aggiunge che il bando di gara prevedeva, quale criterio di aggiudicazione, l'offerta economicamente più vantaggiosa, assegnando alla qualità 70 punti su 100 e al prezzo i restanti 30 punti, si comprende che, a monte, vi era la volontà di comparare in modo concorrenziale la qualità di più offerte concorrenzialità che di fatto, però, non vi è stata perché, come detto, è pervenuta una sola offerta e quindi si è correttamente giunti alla revoca del lotto di gara.
Pertanto, le motivazioni che sono alla base della revoca sono di questo genere e non per altri eventuali motivi che potevano essere ipotizzati.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione a risposta immediata n. 98 presentata da Martinetti inerente a "Problematiche relative al Comune di Barolo e l'impatto paesaggistico ambientale nei territori patrimonio dell'UNESCO"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 98, cui risponderà l'Assessore Caucino.
La parola al Consigliere Martinetti per l'illustrazione.



MARTINETTI Ivano

Grazie, Presidente; grazie, Assessore, e buongiorno a tutti.
Quest'interrogazione nasce dalla recentissima notizia delle dimissioni di una Consigliera comunale di Barolo che si è dimessa, per l'appunto, a causa di una serie di ricorsi contro il Comune dov'era Consigliera per la creazione di un'enorme area parcheggi posta in area UNESCO.
Nello specifico, quest'area parcheggi di oltre 100 posti rischia di avere un enorme impatto in termini di ambiente, di rischio idrogeologico e paesaggistico, considerato che viene localizzata in un territorio tutelato dall'UNESCO.
Io ricordavo che c'era un progetto precedente a questo, o comunque attinente a esso, e sono andato a verificare.
La Giunta comunale del Comune di Barolo, con una deliberazione del 26 ottobre 2018, ha provveduto ad approvare un documento di fattibilità del progetto denominato "Opere per parcheggi viabilità e consolidamento per il Castello comunale di Barolo", identificando, appunto, l'area e i costi previsti per 625.000 euro, richiedendo un finanziamento per parte dei costi alla Regione Piemonte.
Con la nota 72 del 2019 ha chiesto all'Amministrazione regionale l'avvio del procedimento per la sottoscrizione di un accordo di programma per questo finanziamento, che è poi stato concesso per una somma di 500.000 euro, di cui 450.000 a carico della Regione Piemonte e 50.000 euro a carico nel Comune di Barolo.
Nella variante di questo progetto è presente una relazione d'impatto paesaggistico che sembra non rispettare appieno quanto previsto dalle linee guida dettate dalla Regione Piemonte per - cito testualmente - "siti UNESCO e i paesaggi vitivinicoli del Piemonte Langhe-Roero e Monferrato", "Linee Guida per l'adeguamento dei Piani regolatori e dei Regolamenti Edilizi alle indicazioni di tutela per il sito UNESCO".
In particolare, abbiamo contestato quella che è la consistenza della documentazione necessaria. I fondi previsti dal bando "Valorizzazione turistica del patrimonio UNESCO" e il relativo accordo di programma si basano su un'area già prevista dal precedente Piano regolatore del Comune di Barolo; di conseguenza, a nostro avviso, sono cambiate le condizioni con la variante n. 21.
Infatti, il Comune di Barolo, con la variante n. 20, aveva identificato un'altra area a parcheggi, prima agricola, sita in via della Valle, che prevede la creazione di tre terrapieni per livellare la collina e su cui creare un'area di circa 200 parcheggi.
Anche per quest'area a parcheggi identificata dalla variante n. 20 la relazione paesaggistica sembra essere insufficiente a rispettare le Linee Guida regionali per l'adeguamento della strumentazione urbanistica alle indicazioni di tutela delle aree UNESCO.
Per questo progetto, il 14 ottobre 2019 è stato avviato un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica con istanza cautelare contro il Comune di Barolo, considerato l'enorme impatto ambientale, paesaggistico e territoriale di tale area, oltre che ai possibili danni derivanti ai vigneti a causa dell'impermeabilizzazione della collina e relative problematiche idrogeologiche.
Ancora due considerazioni e concludo.
Il Comune di Barolo non raggiunge i 1.000 abitanti, e la dotazione di parcheggio risultata già sufficiente alla popolazione residente (ce ne sono circa 130).
L'afflusso turistico derivante dalle bellezze del posto è stato finora ben gestito, fatte salve alcune manifestazioni straordinarie di breve durata.
La creazione di queste nuove aree a parcheggio potrebbe sviluppare nuove problematiche ai vigneti in termini di dissesto idrogeologico, oltre che paesaggistico, considerato che tutta la collina da Piano di Assetto Idrogeologico risulta avere molteplici aree a rischio III e IIIA.
Noi siamo grandi sostenitori della mobilità sostenibile e dei parcheggi d'interscambio, ma se l'idea è di trasformare Barolo in un parcheggio d'interscambio per tutti i paesi limitrofi, non siamo tanto favorevoli.
Interrogo quindi l'Assessore per sapere se i parcheggi che si vogliono realizzare nel Comune di Barolo su via Alba, su via Ghisolfi e su via della Valle siano compatibili con le indicazioni e prescrizioni del Piano Paesaggistico Regionale e le tutele previste per l'area della Corona UNESCO.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Caucino; ne ha facoltà.



CAUCINO Chiara, Assessore regionale

Con l'interrogazione proposta, si chiede di sapere se i parcheggi che si vogliono realizzare nel Comune di Barolo, su via Alba, via Ghisolfi e via della Valle siano compatibili con le indicazioni e prescrizioni del Piano paesaggistico regionale e le tutele previste per le aree di Corona dell'UNESCO.
Sul punto, senza entrare nel merito progettuale dell'infrastruttura in argomento e del contenuto del descritto ricorso, occorre sottolineare che il regime delle tutele per il sito UNESCO, "I paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato" che - si ricorda - non rappresenta vincolo di tutela paesaggistica ai sensi della parte terza del d.lgs.
42/2004, "Codice dei beni culturali e del paesaggio", prevede due distinte modalità.
La prima, definita con DGR 21/9/2015, n. 26-2131, "Sito UNESCO 'I paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato. Approvazione delle Linee guida per l'adeguamento dei Piani regolatori e dei Regolamenti edilizi alle indicazioni di tutela per il Sito UNESCO'", individua le linee tecniche per la protezione del sito sotto l'aspetto paesaggistico e della qualità architettonica finalizzate "alla crescita della consapevolezza comune dei valori riconosciuti dall'UNESCO e a una comune intenzione di salvaguardia e di valorizzazione" e definisce la traccia per la redazione dei Piani regolatori e dei Regolamenti edilizi comunali di adeguamento alle citate Linee guida.
La seconda forma di tutela si attiva, invece, nel periodo transitorio che precede il citato "adeguamento", ed è proprio il caso del Comune di Barolo.
In tali casi, la vigilanza sugli interventi è svolta per tramite della "Commissione locale per il paesaggio", sulla scorta di quanto previsto dalla l.r. 32/2008, come modificata dalle l.r. 26/2015 e 28/2015.
Tale organo, istituito dai Comuni e dalle loro forme associative ai sensi dell'articolo 148 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, è in possesso di conoscenza ed esperienza tecnico-scientifica in materia debitamente verificate dalla Regione ed è competente a esprimere il giudizio sulla compatibilità paesaggistica, esprimendo il proprio parere obbligatorio su tutti gli interventi che modificano lo stato dei luoghi.
Il Comune di Barolo ha istituito la propria "Commissione locale per il paesaggio" nominata con DGC del 20 marzo 2015, n. 16, e risulta, al momento, essere inserito nell'elenco dei Comuni che rispettano le condizioni richieste dal d.lgs. 42/2004 e dalla l.r. 32/2008, per esercitare la funzione autorizzatoria in materia di paesaggio.
Alla stessa Commissione locale per il paesaggio, oltre al parere obbligatorio in materia di autorizzazione paesaggistica, compete altresì l'espressione del parere obbligatorio di cui all'articolo 4, comma 1 bis della l.r. 32/2008, per gli interventi che ricadono nelle core zone e nelle buffer zone del sito denominato "I paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe, Roero e Monferrato" inserito nella lista del patrimonio mondiale dell'umanità.
Pertanto, sia nel caso in cui il progetto in discussione ricada esclusivamente all'interno della core zone del sito UNESCO sia nel caso in cui le stesse aree fossero altresì interessate dalla presenza di categorie di beni sottoposti a vincolo di tutela paesaggistica ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio per i quali il Piano paesaggistico regionale definisce prescrizioni vincolanti nei confronti di tutti i soggetti pubblici e privati, compete alla Commissione locale per il paesaggio del Comune di Barolo la verifica della coerenza progettuale degli interventi proposti, previo parere della Soprintendenza in caso di "vincolo".
Da quanto descritto, emerge pertanto che spetta alle amministrazioni comunali che hanno compiti di governo del territorio, in ossequio al principio di sussidiarietà, la responsabilità e il dovere di tutelare il territorio perimetrato dal sito e dalla sua area di protezione, affinché i valori riconosciuti non vadano perduti e vengano valorizzati, tutelati e trasmessi alle generazioni future, nel rispetto delle specifiche disposizioni regionali e del Piano paesaggistico regionale.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Caucino.


Argomento: Difesa idrogeologica

Interrogazione a risposta immediata n. 100 presentata da Disabato, inerente a "Rilievi della Corte dei Conti sui ritardi nella progettazione delle opere contro il dissesto idrogeologico in regione Piemonte"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 100.
Risponderà l'Assessore Gabusi.
La parola alla Consigliera Disabato per l'illustrazione.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente. Buon pomeriggio a tutte e tutti.
Premetto che il question time è il riassunto di una questione abbastanza complessa, su cui c'è un rilievo della Corte dei Conti, ma ci sono anche delibere e quant'altro che sono state emesse nel tempo, quindi questo è solo un sunto della vera vicenda.
L'oggetto riguarda i rilievi della Corte dei Conti sui ritardi nella progettazione delle opere contro il dissesto idrogeologico in Piemonte.
Con un comunicato stampa del 6 novembre 2019, la Corte dei Conti dichiara uno scarso utilizzo delle risorse e un'inefficacia nelle misure adottate sul dissesto idrogeologico, a seguito della relazione sul fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico dal 2016 al 2018, approvata con una deliberazione del 31 ottobre 2019.
Nella relazione sopracitata, si legge che il Piemonte è destinatario di 2.459.000 euro: si tratta di fondi messi a disposizione dal Ministero dell'Ambiente. I progetti che hanno ricevuto il finanziamento sono stati 14 per la nostra regione, per un importo complessivo di 1.564.000 euro circa in grado di attivare opere per 35 milioni.
Con nota protocollo n. 1.480 del 15 maggio 2019, il Commissario straordinario ha riferito sullo stato di avanzamento degli interventi finanziati, comunicando che, a causa dei ritardi nell'attuazione dei cronoprogrammi da parte degli Enti gestori e della conseguente rendicontazione delle spese, i progetti sono ancora fermi e pertanto non hanno ancora potuto ottenere la seconda quota del finanziamento.
Infatti, le somme assegnate dal Ministero dell'Ambiente per il finanziamento degli interventi sono trasferite sulla contabilità speciale intestata al Presidente della Regione. La prima quota, pari al 26%, è stata trasferita all'atto dell'assegnazione del finanziamento, ovvero il 30 novembre 2017, per un complessivo importo di 406.838 euro. La seconda quota, pari al 47%, dovrebbe essere trasferita dopo il completo inserimento dei dati dei singoli interventi nel sistema di monitoraggio unitario (la banca dati unitaria), istituito presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze. L'ultima quota, pari al saldo, sostenuta e comunque non superiore al 27% del valore complessivo del finanziamento, dovrebbe essere trasferita previa certificazione della spesa sostenuta nel sistema di monitoraggio unitario soprarichiamato, pari al 75% del valore della seconda quota.
Il "Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, il ripristino e la tutela della risorsa ambientale" del Ministro Costa, di cui al DPCM del 10 febbraio 2019, ha impegnato 315 milioni e 119 mila euro circa, di cui 34 milioni e 800 mila circa a favore di 13 interventi nella nostra Regione. Quasi tutti e 13 gli interventi sono stati finanziati dal Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico del 2016-2018 e, per quanto si apprende, bloccati nella progettazione, in quanto fermi alla prima quota di finanziamento.
Valutato che il Decreto Direttoriale del 22 novembre 2017 della Direzione generale per la Salvaguardia del Territorio e delle Acque prevede che il Presidente della Regione, in qualità di Commissario di Governo per l'attuazione degli interventi, provveda affinché il progetto di ciascun intervento garantisca la finalità di mitigare il rischio idrogeologico, noi interroghiamo l'Assessore competente - avremmo interrogato anche il Presidente della Giunta - per sapere cosa intenda fare, il Presidente o l'Assessore in questo caso, a fronte dei ritardi accumulati fino adesso (non si tratta di una questione recente, ma di ritardi accumulati dal 2016 a oggi, quindi riguardano anche la scorsa legislatura), al fine di terminare l'iter di progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico, facendo partire il prima possibile la cantierizzazione delle opere con le risorse messe a disposizione dal DPCM del 10 febbraio 2019.
È stato fatto anche un appello dal Ministro all'Ambiente negli ultimi giorni, affinché siano sollecitate le Regioni a presentare questi progetti altrimenti non si accede alla quota di finanziamento per la realizzazione delle opere a prevenzione.
Pertanto, non sono stanziati per l'emergenza, ma per la prevenzione dei danni dal dissesto idrogeologico.
Vorremmo sapere come intende procedere la Regione, o l'Assessore competente, in questo senso.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gabusi per la risposta.



GABUSI Marco, Assessore alla difesa del suolo

Grazie.
La deliberazione della Corte dei Conti del 31 ottobre, ben citata, descrive una situazione, non solo relativa al Piemonte, ma di generale criticità che sembra e si evidenzia essere comune a tanti settori della Pubblica Amministrazione. Questo non ci soddisfa e neanche ci manleva da responsabilità.
Nella fattispecie, però, ci sono alcune questioni che ci fanno riflettere e che vanno ricordate. Mi sembra corretto citare testualmente, perché ci danno anche il senso dell'inquadramento di quel rilievo o di quella delibera.
A pagina 93 si legge: "L'evoluzione della normativa di settore dimostra che consapevolezza del problema c'è e c'è stata, ma che l'approccio emergenziale, da un lato, e, dall'altro, le riforme continue della governance, conseguenti alla necessità di trovare soluzioni straordinarie alle criticità via via emerse, le procedure lente di assegnazione delle risorse e altre vischiosità procedimentali hanno reso in larga parte inefficace l'intervento pubblico nazionale nel settore".
E ancora: "La lenta approvazione dei progetti e le complesse procedure di messa in gara dei lavori, accompagnate dai cambiamenti geomorfologici dei territori, hanno determinato un allungamento dei tempi, molto spesso nemico della prevenzione, almeno tanto quanto la mancanza di risorse finanziarie".
C'è poi da dire che la fotografia fatta dallo stato di progettazione d'interventi è un po' deficitaria, perché non sempre la vera progettazione e anche la vera esecuzione degli interventi, collimano con i programmi di monitoraggio, per cui c'è un po' di ritardo che in alcuni casi - ve lo dir poi nel dettaglio degli interventi piemontesi - fa acquisire questa percezione di lentezza, che in certi casi invece, nella realtà e non su sistemi di monitoraggio, non c'è, perché i progetti stanno andando avanti più velocemente di quello che appare.
Evidentemente anche la Corte dei Conti non può registrare, in maniera tempestivamente perfetta, i progetti, perché non può fare altro che guardarli sul sistema di monitoraggio.
Entrando nel dettaglio delle opere piemontesi, è importante distinguere la fase di progettazione finanziata dal 2017 nel fondo progettazioni, dalla fase di cantiere finanziato dal Piano stralcio del 2019. Direi che 24 mesi per la progettazione non rappresentano un ritardo, ma un lasso coerente con la modalità della burocrazia che si deve fronteggiare.
Come ricordato nell'interrogazione, dei 14 interventi, la cui progettazione esecutiva era prevista nel primo stralcio del fondo progettazione, sono stati finanziati i lavori di 12 interventi, non di 13, come erroneamente riportato, poiché il tredicesimo, in realtà, è l'integrazione di un precedente finanziamento già avviato e di gestione ad AIPO, per la realizzazione di un primo lotto della cassa di laminazione sulla Dora Riparia, a monte di Torino, a seguito del DPCM 22/2019.
Tale finanziamento è avvenuto con decreto ministeriale del 4 settembre 2019, notificato a seguito della registrazione alla Corte dei Conti in data 11 ottobre 2019. A tal proposito, abbiamo dato pubblica notizia del finanziamento di 12 interventi in data 18 ottobre 2019. Quasi 35 milioni di euro sono stati assegnati dal Ministero dell'Ambiente al Piemonte, per la mitigazione del rischio idrogeologico del territorio.
I progetti per la messa in sicurezza, le sistemazioni idrauliche l'adeguamento degli argini, il consolidamento e la rifunzionalizzazione riguardano dieci Comuni piemontesi: Venaria, Valperga, Bussoleno, Villar Pellice, Castellamonte, Settimo Vittone nel Torinese, Pray e Piedicavallo nel Biellese, Tigliole nell'Astigiano e Balocco nel Vercellese.
Rientra inoltre, in questo Piano, anche la realizzazione del primo lotto di messa in sicurezza della Dora Riparia alle porte di Torino, che necessita della cassa di laminazione per lo sfogo delle acque in caso di esondazione.
È un progetto molto ampio, molto importante e che secondo noi - secondo tutti - va condiviso con il territorio. Sappiamo che in certi casi è molto difficile condividere con il territorio progetti che vanno a mitigare un rischio che non vive quella porzione di territorio, ma che magari vive come in questo caso, il Comune di Torino.
C'è, quindi, una fase che non è solo progettuale, ma anche di dibattito pubblico (come dicono quelli bravi) o, comunque, di spiegazione del progetto, che soprattutto quando s'interviene in un territorio, e il beneficio ce l'ha un altro, va maggiormente spiegato, perché è chiaro trasparente ed evidente a tutti che ogni opera pubblica ha dei lati positivi e dei lati negativi, che però vanno evidenziati e non nascosti.
Nel quadro generale descritto dalla Corte dei Conti si trova a operare anche il Commissario di Governo, tramite gli uffici regionali preposti. Il Commissario, nell'attuare le disposizioni contenute nei DPCM e nei decreti ministeriali, procederà al finanziamento dell'esecuzione delle opere non appena le stazioni appaltanti consegneranno le progettazioni esecutive.
Questo è un altro dei problemi: il Commissario straordinario fa una parte ma poi abbiamo visto che in buona parte dei casi, nei Comuni elencati, si tratta di Comuni molto piccoli che hanno difficoltà anche nei loro uffici a procedere con la progettazione, per cui, come già detto in precedenza, si ritiene meritorio il fatto di aver finanziato il fondo progettazione perché questo ci consente di arrivare prima della fine del finanziamento dell'opera. Ci va il giusto lasso di tempo, perché è evidente che se sono progetti di mitigazione importanti, sia nelle somme sia nell'articolazione del progetto sia nei passaggi procedimentali, un lasso di tempo medio va dato e, soprattutto, va dato anche per dare la possibilità ai Comuni di iscrivere a bilancio le somme. Io vi garantisco che taluni - tra l'altro alcuni accompagnati da Consiglieri regionali - sono venuti a chiedere nonostante la certezza dei fondi da circa due anni, qualche proroga per arrivare alla soluzione finale.
È certamente importante il percorso iniziato dal Ministero dell'Ambiente nel 2016, ma poi va seguito passo dopo passo, essendo consapevoli che poi nella realizzazione ci sono difficoltà oggettive.
Ci tengo anche però a dire che le suddette progettazioni sono in questa fase, cioè dei 12 interventi finanziati, sei sono giunti a livello progettuale, alla fase esecutiva e sono pronti ad andare in appalto; altri due potranno raggiungere il livello esecutivo che, come sapete, è l'ultimo prima dell'appalto (primissimi mesi del 2020), mentre quelli di Castellamonte, Prali, Valperga e Venaria Reale potrebbero raggiungere tale livello - speriamo e crediamo debbano raggiungerlo - entro giugno 2020. C'è un po' di ritardo, invece, su quelli finanziati da AIPO con il Comune di Moncalieri: l'intervento della Città metropolitana sul torrente Orco dovrebbe arrivare alla fine del 2020 alla progettazione esecutiva e, nei primi mesi del 2021 alla cantierabilità. Penso che vi sia una presa di coscienza del fatto che è meglio agire in prevenzione e non in ritardo e in emergenza, anche se se spesso siamo costretti a farlo.
Ritengo giusto il sollecito del Ministero dell'Ambiente, ma ne faccio uno anch'io al Ministro dall'Ambiente e lo rendo pubblico, perché l'abbiamo fatto anche nell'ultima Conferenza delle Regioni, cercando di stimolare una semplificazione normativa che non è colpa certo dell'attuale Ministro o di quello precedente, ma è colpa del sistema.
Sulla prevenzione non abbiamo soltanto questi fondi di 35 milioni e, se guardate le proporzioni di quel decreto, è una cifra molto importante, ma abbiamo fermi anche 40 milioni di fondi FSC al Ministero dell'Ambiente e 35 al Ministero delle Infrastrutture, perché la delibera del CIPE prevede un successivo DPCM. È importante che siano emanati i DPCM, perché i Comuni invece, sono molto pronti e in tanti hanno già anticipato la progettazione anche se a loro rischio e pericolo. Questo ci consente, anche in alcuni Comuni dall'Alessandrino, recentemente colpiti, di avere ulteriori somme rispetto alle urgenze. Ritengo sia giusto un richiamo complessivo alla macchina burocratica, perché dove si può e, soprattutto relativamente a temi importanti, che toccano la vita e la sicurezza delle persone, è necessario accelerare.
Penso che il nostro impegno sia quello, da un lato, di semplificare le normative, senza banalizzare e, dall'altro, sia quello di richiamare tutti (tecnici comunali, regionali e del Ministero) per cercare di accelerare sapendo che sono pratiche un po' diverse dalle altre, perché hanno un carattere d'urgenza maggiore.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 101 presentata da Riva Vercellotti inerente a "Quali azioni per chiedere al Governo la reintroduzione dello scudo penale e garantire i lavoratori dell'ex ILVA negli stabilimenti di Novi Ligure e Racconigi, unitamente all'indotto dell'intero comparto"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 101.
La parola al Consigliere Riva Vercellotti per l'illustrazione.



RIVA VERCELLOTTI Carlo

Grazie, Presidente.
In queste ultime settimane i giornali nazionali non hanno fatto altro che parlare della questione dell'ex ILVA, perché l'Italia ha dimostrato una capacità incredibile di essere una repubblica delle banane, un Paese totalmente inaffidabile.
Prima viene fatta una gara, dove ci sono due soggetti che si contendono la vittoria, uno straniero e uno italiano; naturalmente, chi vince è la cordata straniera. Lungi da me fare qualsiasi dietrologia.
Nel frattempo, arriva lo scudo penale, perché giustamente chi arriva dopo non può pagare i danni di una bomba ambientale come quella dell'ex ILVA e le grane che ne conseguono. Inoltre, poiché gli attori che hanno vinto la gara "balbettano" su una serie di vicende come la sicurezza, i temi ambientali e anche nel rilevare alcune società piemontesi, come la SANAC di Gattinara, che cosa pensa di fare il Governo? Toglie lo scudo fiscale, come regalare un alibi grande come una casa, prendere la palla, metterla sul dischetto del rigore, togliere il portiere e far fare gol, fare andare via la società franco-indiana dall'Italia e lasciarci in braghe di tela: senza acciaio, senza lavoro e con un problema ambientale enorme che dovranno pagare gli italiani! Recuperare un autogol del genere è dura come il ferro, me ne rendo conto, e ritengo anche ammirabile l'impegno di tanti che ammettono l'errore e che cercano di fare dietrofront, ma il problema è che l'Italia ha fatto parlare il mondo intero, in queste settimane, sulla propria inaffidabilità e incapacità legata a una norma scellerata che, ahinoi, è stata votata da un'intera maggioranza. La frittata è fatta o è quasi fatta! Sono coinvolte decine di migliaia di persone di tutt'Italia e più di un migliaio di persone, direttamente o indirettamente, nel settore della siderurgia della nostra regione. Questo significa il coinvolgimento di migliaia di famiglie. Credo che, proprio per questo motivo, la nostra Regione debba far sentire forte la sua voce.
Assessore, visto che lei è stata molto decisa in queste settimane a far sentire la voce della Regione Piemonte con il Governo, che non mi pare abbia trattato con la stessa sensibilità con cui ha trattato i problemi della Puglia le altre Regioni italiane, vorrei sapere se la Regione intende chiedere o se ha già chiesto al Governo lo scudo penale per l'ex ILVA.
Glielo chiedo per dare la giusta dignità a quelle tante persone che vivono ormai da troppo tempo una situazione di ansia e di angoscia a causa degli errori del Governo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Caucino per la risposta.



CAUCINO Chiara, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Consigliere Riva Vercellotti per la sua interrogazione, perch mi dà modo di parlare di un tema che sta particolarmente a cuore a tutta l'Italia e che colpisce al cuore anche il Piemonte, perché, come ben sappiamo, non abbiamo soltanto gli stabilimenti di Novi Ligure e di Racconigi, ma c'è anche la SANAC, per citarne una, e c'è tutto l'indotto per cui il Piemonte rischia un contraccolpo pesantissimo.
La situazione è in evoluzione ancora in queste ore: stiamo attenti a tutte le notizie che si rincorrono, anche per il fatto che, a oggi, la Regione Piemonte non è stata invitata al Tavolo ILVA, dove siede in questi giorni la Regione Puglia, anche comprensibilmente in questo momento, perch oggettivamente è il territorio che veramente paga uno scotto che, a oggi ritengo sia inimmaginabile.
Lo si paga sotto tanti aspetti: quelli che ha elencato lei, di cui condivido tutte le considerazioni fatte, ma anche in altri termini altrettanto importanti, che sono culturali, nel senso che, a un certo punto, il mondo dell'industria si è messo contro quello dell'ambiente quando invece bisognerebbe lavorare per fare andare di pari passo le due questioni, perché entrambe sicuramente delicate, ma importanti. Non possiamo pensare di basare una politica industriale italiana (secondo Paese manifatturiero d'Europa) contrapponendo la questione dell'ambiente a quella del lavoro. Bisognerebbe, invece, pensare di lavorare facendole andare di pari passo.
Sono posti di lavoro, sono drammi di famiglie intere, sono situazioni ambientali e c'è anche il rischio grave di perdita di sovranità, perché una nazione che non riesce più a produrre acciaio oggettivamente perde anche in termini di sovranità.
Quindi, c'è veramente un'attenzione particolare al caso ILVA sia di questa Regione sia delle altre Regioni che hanno stabilimenti dell'indotto.
Proprio per questo, oltre al fatto che siamo in costante contatto anche con il Viceministro per avere aggiornamenti continui e contatti, in questo caso più informali perché più veloci e più rapidi, sarà a breve inviata una lettera dal nostro Presidente, che auspichiamo essere congiunta con tutti i Presidenti delle Regioni che hanno uno stabilimento sui loro territori nella quale non soltanto si chiede il reinserimento in modo rapido della previsione dello scudo penale, ma anche della salvaguardia di tutti i posti di lavoro, auspicando anche che ci sia un'attenzione particolare del Governo non soltanto a muoversi in termini giudiziari e quindi arrivare allo scontro giudiziario e basta, ma riteniamo sia importante e fondamentale sedere a un tavolo e cercare di comprendere che cosa si pu fare.
Non è il tempo di lanciare proclami e minacce, ma è il tempo di sedersi a un tavolo e capire come fare andare avanti l'ILVA e scongiurare - cosa che per adesso sembra essere così ma, ripeto, è notizia di queste ore - lo spegnimento dell'altoforno che, lo sappiamo perfettamente, sarebbe un punto di non ritorno.
Di conseguenza, la Regione è attenta sotto tutti i fronti, i contatti informali sono all'ordine del giorno. Una lettera congiunta dei vari Governatori sarà promossa nelle prossime ore proprio dal nostro Presidente rispetto alle altre Regioni sedi di stabilimenti ILVA dell'indotto.
Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.53 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta inizia alle ore 15.57)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Nomine

Nomine - Proclamazione degli eletti


PRESIDENTE

Relativamente al punto 3) all'o.d.g., che reca "Nomine", in base allo scrutinio effettuato, possiamo procedere alla proclamazione degli eletti delle seguenti nomine: Proposta di deliberazione n. 23 "Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta" - Collegio dei Revisori dei Conti (Articolo 2 legge regionale 13/2014) - designazione di 2 membri.
Proclamo designati, quali membri del Collegio dei Revisori dei Conti, i signori Dutto Lorenzo e Paraggio Amedeo.
Proposta di deliberazione n. 20 "Fondazione Teatro Stabile di Torino" Collegio dei Revisori dei Conti - Designazione di 1 membro effettivo e di 1 embro supplente ai sensi dell'articolo 12 dello Statuto della Fondazione medesima Proclamo designati, quali membri del Collegio dei Revisori dei Conti, la signora Cisotto Desir e il signor Ziccardi Marco.
Proposta di deliberazione n. 22 "Commissione regionale per gli insediamenti di interesse storico-artistico, paesaggistico e documentario" - Nomina di 3 esperti - (Articolo 91 bis, legge regionale 56/1977).
Proclamo nominati, quali membri esperti di Commissione, il signor Ugazio Emanuele, la signora Vietti Niclot Maria Maddalena e il signor Rostagno Elvio (quest'ultimo in rappresentanza delle minoranze consiliari) Proposta di deliberazione n. 18 "Fondazione Film Commission Piemonte" Collegio dei Revisori dei Conti - Nomina di 2 membri ai sensi dell'articolo 11 dello Statuto dell'Ente Proclamo nominati, quali membri del Collegio dei Revisori dei Conti, i signori Milanese Alberto e Persico Marcello.
Proposta di deliberazione n. 25 "Agenzia Piemonte Lavoro" - Collegio dei Revisori dei Conti - Nomina di 3 membri effettivi, di cui 1 indicato dall'ANCI Piemonte, assicurando la rappresentanza della minoranza e 2 membri supplenti, di cui uno indicato dall'ANCI Piemonte, ai sensi dell'articolo 7 della legge regionale 34/2008.
Proclamo nominati, quali membri del Collegio dei Revisori dei Conti, quali membri effettivi i signori De Gregori Alberto in rappresentanza dell'ANCI Piemonte, la signora Scavone Sara e il signor Margara Fabio in rappresentanza delle minoranze consiliari - il signor Alessandro Giovanni membro supplente in rappresentanza dell'ANCI Piemonte e il signor Monge Gian Luca.
Proposta di deliberazione n. 24 "Associazione Museo Ferroviario Piemontese" Consiglio Direttivo - Nomina del Presidente e di 5 componenti, ai sensi della legge regionale 45/1978 e degli articoli 9 e 12 dello Statuto dell'Ente, di cui 2 riservati alle minoranze, con voto limitato a due nominativi.
Proclamo nominato, quale Presidente, il signor Pochettino Marco e quali componenti Revisore dei Conti i signori Cavallaro Antonino, Bonome Roberto Galavotti Guido, Tapparo Ernesto (in rappresentanza delle minoranze) e la signora Ravera Chiara (in rappresentanza delle minoranze consiliari).
Do atto che, ai sensi del comma 9, dell'articolo 5 ("Riduzione di spese delle pubbliche amministrazioni") del DL 6 luglio 2012, n. 95 recante "Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini, nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario", da ultimo modificato dall'articolo 17, comma 3, della legge 7 agosto 2015, n. 124, il collocamento in quiescenza dei signori Galavotti Guido e Tapparo Ernesto comporta conferimento d'incarico a titolo gratuito.
Proposta di deliberazione n. 21 "Associazione Museo Ferroviario Piemontese" Collegio dei Revisori dei Conti - Nomina di 1 componente, ai sensi della legge regionale 45/1978 e dell'articolo 14 dello Statuto dell'Ente Proclamo nominato, quale membro del Collegio dei Revisori dei Conti, il signor Pen Fabrizio.
Proposta di deliberazione n. 34 "Commissione Tecnica Urbanista" - CTU Designazione di 8 membri esperti, di cui 3 riservati alle minoranze, con voto limitato a 5 comnponenti, ai sensi dell'articolo 76 della legge regionale 56/1977.
Proclamo designati quali esperti della Commissione tecnica urbanistica i signori Romeggio Maurizio, Forlini Emilio, Paglia Gian Carlo, Novaria Flavio, Bottano Agostino, Malacrino Claudio, Stabilito Domenico, Voghera Danila (gli ultimi 3 in rappresentanza delle minoranze consiliari).
Proposta di deliberazione n. 19 " Designazione del Garante Regionale delle Persone sottoposte a misure restrittive della Libertà personale nell'ambito del territorio della Regione", ai sensi della legge regionale 28/2009 La votazione non è valida per mancato raggiungimento del numero legale previsto dalla legge regionale n. 28 2009.
Proposta di deliberazione n. 26 "Elezione del Garante Regionale per l'Infanzia e l'Adolescenza", ai sensi della legge regionale 31/2009 La votazione non è valida per mancato raggiungimento del numero legale previsto dalla legge regionale 31/2009.
Proposta di deliberazione n. 27 "Agenzia Territoriale per la Casa"- ATC del Piemonte Centrale - Consiglio di Amministrazione - Nomina di 3 membri, ai sensi dell'articolo 31 della legge regionale 3/2010, modificato dalla legge regionale n. 11/2014, di cui 1 in rappresentanza delle minoranze Proclamo nominati quali membri del Consiglio di Amministrazione dell'Agenzia Territoriale per la Casa ATC del Piemonte centrale i signori Bolla Emilio, Tassone Fabio e Mazzù Marcello, quest'ultimo in rappresentanza delle minoranze consiliari.
Proposta di deliberazione n. 31 "Agenzia Territoriale per la Casa" ATC del Piemonte centrale - Revisore legale - Nomina di 1 Revisore effettivo e di 1 Revisore supplente, ai sensi dell'articolo 31 della legge regionale 3/2010 modificato dalla legge regionale n. 11/2014 Proclamo nominati quali Revisori dell'Agenzia Territoriale per la Casa ATC del Piemonte centrale quale Revisore effettivo Nicco Davide, quale Revisore supplente Rovetti Diego.
Proposta di deliberazione n. 28 "Agenzia Territoriale per la Casa" ATC del Piemonte nord - Consiglio di Amministrazione - Nomina di 5 membri, ai sensi dell'articolo 31 della legge regionale 3/2010, modificato dalla legge regionale n. 11/2014, di cui 2 in rappresentanza delle minoranze Proclamo nominati quali membri del Consiglio di Amministrazione dell'Agenzia Territoriale per la Casa ATC del Piemonte nord i signori Marchioni Marco, Spataro Leo, Songa Luigi, Marino Emiliano e Baroni Piergiacomo, questi ultimi due in rappresentanza delle minoranze consiliari.
Do atto che, ai sensi del decreto legislativo 39/2013, il signor Marchioni Marco non potrà assumere deleghe gestionali dirette all'interno dell'organismo.
Proposta di deliberazione n. 30 "Agenzia Territoriale per la Casa" ATC del Piemonte nord - Revisore legale - Nomina di 1 Revisore effettivo e di 1 Revisore supplente, ai sensi dell'articolo 31 della legge regionale 3/2010 modificato dalla legge regionale n. 11/2014 Proclamo nominati quali Revisori legali dell'Agenzia Territoriale per la Casa ATC del Piemonte nord quale Revisore effettivo il signor Melone Massimo, quale Revisore supplente Gianasso Claudio.
Proposta di deliberazione n. 32 "Agenzia Territoriale per la Casa" ATC del Piemonte sud - Consiglio di amministrazione - Nomina di 5 membri, ai sensi dell'articolo 31 della legge regionale 3/2010, modificato dalla legge regionale n. 11/2014, di cui 2 in rappresentanza delle minoranze Proclamo nominati quali membri del Consiglio di Amministrazione dell'Agenzia Territoriale per la Casa ATC del Piemonte sud i signori Caviglia Paolo, Buttieri Marco, Canova Mario, Bovone Barbara Beatrice e Garzino Ambrogio, questi ultimi due in rappresentanza delle minoranze consiliari.
Do atto che, ai sensi del decreto legislativo 39/2013, il signor Canova Mario non potrà assumere deleghe gestionali dirette all'interno dell'organismo.
Do atto che, ai sensi del comma 9 dell'articolo 5 ("Riduzione di spese delle Pubbliche Amministrazioni") del DL 6 luglio 2012, n. 95 recante "Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi dei cittadini (nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario)", da ultimo modificato dall'articolo 17, comma 3 della legge 7 agosto 2015 n. 124, il collocamento in quiescenza del signor Garzino Ambrogio comporta il conferimento dell'incarico a titolo gratuito.
Proposta di deliberazione n. 29 "Agenzia Territoriale per la Casa" ATC del Piemonte sud - Revisore legale - Nomina di 1 Revisore effettivo e di 1 Revisore supplente, ai sensi dell'articolo 31 della legge regionale 3/2010 modificato dalla legge regionale n. 11/2014 Proclamo nominati quali Revisori legali dell'Agenzia Territoriale per la Casa ATC del Piemonte sud quale Revisore effettivo Locatelli Floreano quale Revisore supplente Tosi Silvio.
Proposta di deliberazione n. 33 "Consorzio per il sistema informativo regionale CSI Piemonte" - Collegio sindacale - Nomina di 1 Sindaco effettivo e di 1 Sindaco supplente, ai sensi dell'articolo 22 dello Statuto del CSI Piemonte Proclamo nominati nel Collegio dei Revisori dei Conti del Consorzio per il Sistema Informativo regionale CSI Piemonte quale Sindaco effettivo Demichelis Daniela, quale Sindaco supplente Gallo Francesco.
Ha chiesto la parola il Consigliere Giaccone; ne ha facoltà.



GIACCONE Mario

Visto che ci sono delle nomine che non hanno raggiunto il quorum e che richiedono una seconda votazione, chiederei un momento di approfondimento con i Capigruppo rispetto alle situazioni in sospeso prima della successiva votazione, sempre che gli altri Capigruppo siano d'accordo.



PRESIDENTE

Penso che ci siano le condizioni per accogliere la sua richiesta. Pensavo di farlo dopo la trattazione degli ordini del giorno, almeno di quello che avevamo iniziato.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Sospendo i lavori per cinque minuti, poi mi comunicate l'esito della vostra decisione.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.11 riprende alle ore 16.15)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Cultura: argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 51 presentato da Cane, Cerutti, Demarchi Preioni, Bongioanni, Dago, Fava, Gagliasso, Graglia, Lanzo, Leone, Marin Marrone, Mosca, Nicotra, Perugini, Poggio, Riva Vercellotti, Stecco Zambaia, Ricca e Magliano, inerente a "Difesa, rispetto e salvaguardia dell'importanza del Crocifisso"; ordine del giorno n. 97 presentato da Frediani, Bertola, Sacco e Martinetti, inerente a "Difesa, rispetto e salvaguardia del simbolo della pace"; ordine del giorno n. 99 presentato da Bertola, Martinetti, Frediani, Sacco e Disabato, inerente a "Difesa rispetto e salvaguardia della laicità delle Istituzioni"; ordine del giorno n. 100 presentato da Frediani, Bertola e Martinetti, inerente a "Difesa rispetto e salvaguardia dei simboli della legalità"; ordine del giorno n. 101 presentato da Grimaldi e Sarno, inerente a "Riconoscimento del principio di laicità dello Stato in tutte le sue articolazioni territoriali"


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno di cui al punto 6) all'o.d.g.
Siamo all'ordine del giorno n. 101.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

"O Signore dell'universo, ascolta questo figlio disperso che ha perso il filo e che non sa dov'è e che non sa neanche più parlare con te. Ho un Cristo che pende sopra il mio cuscino e un Buddha sereno sopra il comodino conosco a memoria il Cantico delle Creature, grandissimo rispetto per le mille sure del Corano; c'ho pure un talismano che me l'ha regalato il mio fratello africano".
Eh, sì, sembra un po' un ritorno vintage. Già, perché, come dicevo al collega Cane, la discussione è troppo seria per archiviarla come un eterno ritorno alle discussioni di trent'anni fa. Sembra un po' un ritorno in assoluto: prima o poi (ci dicono sempre) ritornano gli anni Novanta, come la nuova serie di Beverly Hills (adesso hanno archiviato Friends!).
Chiedo seriamente: siamo davvero qua, nel 2019, a discutere e votare se rimuovere o no un Crocifisso in quest'aula, anche se faccio notare al collega Cane che il Crocifisso non c'è? Lo chiedo, perché è una discussione seria, che ha attraversato il Paese ed anche le famiglie.
In particolare, le faccio un cenno sulla mia. Come può immaginare, vengo da una famiglia con tradizioni socialiste, comuniste e di umili origini: contadini, operai, proprio la parte più legata alla terra. Pensi che mio nonno era un artigiano che poi è diventato, come succedeva tantissimo tempo fa, un archeologo sul campo. È colui che ha scoperto i Giganti di Mont'e Prama, una delle scoperte archeologiche più importanti della terra da cui provengono i miei avi.
Noi, in famiglia, nel Sinis, avevamo un bellissimo Crocifisso di legno. Io chiedevo sempre ai miei nonni cosa volessero dire quei simboli (ce n'erano tanti nella nostra casa) e, crescendo, mi chiedevo come mai noi atei agnostici, di sicuro non credenti, avessimo un Crocifisso di legno di più di 300 anni. Mio nonno mi rispondeva, da laico, ateo anche lui, che era parte della nostra storia.
Pertanto, non mi sembra strano discutere se rimuovere o no un pezzo della nostra storia o di questo Palazzo davanti alla forza e alla potenza delle nostre tradizioni. Peccato, però, Consigliere Cane, che lei si sia inventato tutto. È proprio figlio di una sua bolla, in cui ha fatto emergere una discussione surreale in questo Consiglio regionale, perché non c'è niente! Io non so se avete già pronto il chiodo, ma non è oggetto di discussione, perché non è l'oggetto di discussione del Paese, ma anche di pochissimi cristiani e cattolici presenti in questo territorio.
Me lo faccia dire: l'ordine del giorno non solo è in contrasto con la Costituzione e il principio di laicità, ma arriva ad affermare delle questioni gravi: "Bisogna combattere tramite qualsiasi azione ogni forma di sopruso e proposta di eliminazione".
Oggi, Lega e associati garantiscono che si tratta di un simbolo di pace come se dovessero dare loro le istruzioni per l'uso. Dicono che è simbolo di accoglienza (meno male che se lo ricordano!) e d'integrazione. Io, per pietà, non ho visto le bacheche Facebook private dei miei colleghi, ma spero tanto che questo fervore cristiano, ecumenico e inclusivo non si accompagni mai a esplosioni di giubilo magari per le ruspe o per qualche diritto negato a una minoranza.
Come avete capito, non sono battezzato, sono figlio di agnostici e sono ateo, ma la mia cultura è più cristiana della metà di quel mondo che invoca il Crocifisso in ogni scuola, in ogni sede e i respingimenti in mare.
Ipocriti: così sono! Non c'è bisogno della parola di un laico per dirvi quanto state sbagliando.
Il mese scorso, il Concistoro della Chiesa Valdese di Torino si è espresso e vi ha fatto notare come la Chiesa Cristiana Riformata predichi il Cristo crocifisso e risorto, però la resurrezione del Cristo è la base della loro fede e trasforma la passione e la morte di Cristo in un atto di redenzione e salvezza per l'umanità intera. Dicono: "Queste nostre convinzioni non c'impediscono di ritenere che le istituzioni di uno Stato laico debbano mantenere una corretta distanza dalle scelte dottrinali dei cittadini".
Ricordo che la Chiesa Valdese è cristiana (forse qualcuno qui non lo sa) ma la Tavola dice esattamente questo, su questo tema: "Il Crocifisso non è un simbolo neutro e il suo utilizzo come strumento di identificazione nazionale, sociale o politica è stato spesso, purtroppo, foriero di divisioni e conflitti e andrebbe sottratto dalla disputa politica e dall'identificazione con l'esercito di umanissime, per quanto rilevanti funzioni pubbliche. Ricordiamo ai nostri rappresentanti" - ci dicono - "che la libertà di religione di migliaia di nostri concittadini aderenti a fedi non tutelate dalle intese è ancora soggetta a leggi di polizia del ventennio fascista". Questo ci sembra l'argomento da mettere al più presto all'o.d.g. del Consiglio regionale di una regione in cui le espressioni religiose e non religiose sono varie e multiformi e costituiscono la ricchezza del suo tessuto sociale e culturale.
Nel nostro ordine del giorno, chiediamo di non utilizzare strumentalmente un simbolo religioso che, in quanto tale, deve rimanere simbolo di pacificazione e non già di divisioni e conflitti.
Termino, Presidente, proprio sulle parole del Consigliere Cane, che citava Luca, 1,39-55. Lei cita il Magnificat, che loda il Dio che rovescia i potenti, innalza gli umili, colma di beni gli affamati e lascia i ricchi a mani vuote. Insomma, tutto il contrario di quel capitalismo predatorio che le vostre forze politiche non mettono mai in discussione. I potenti, caro Consigliere Cane, sono quell'1% che possiede quanto il 99, non certo un Ministro che vi infastidisce. Me lo faccia dire, citando sempre Luca, ma 23,34-44: "Perdona loro perché non sanno quello che fanno"; soprattutto dopo quello che abbiamo udito, non sanno nemmeno quello che dicono.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Dichiaro chiusa l'illustrazione.
Apriamo la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giaccone; ne ha facoltà.



GIACCONE Mario

Grazie, Presidente.
Già che ci siamo, se mi consente - ma presumo di sì - parlerei una volta per tutte, così chiarisco l'idea del nostro Gruppo sull'argomento.
Parto citando padre Antonio Spataro, direttore gesuita di Civiltà Cattolica, sicuramente per formazione vicino a Papa Francesco che tanto divide in questo momento, proprio grazie alle sue scelte coraggiose.
Padre Antonio Spataro dice: "La croce è segno di protesta contro peccato violenze, ingiustizie e morte. Non è mai un segno identitario. Grida l'amore al nemico e l'accoglienza incondizionata. È l'abbraccio di Dio senza difese. Giù le mani dalla Croce stessa" e ancora: "Rosari e Crocifissi sono usati come segni di valore politico, ma in maniera inversa rispetto al passato. Se prima si dava a Dio quel che invece sarebbe stato bene restasse nelle mani di Cesare, adesso sono i Cesari a impugnare e brandire quello che è di Dio".
Aggiunge ancora: "Vorrei aggiungere io stesso una riflessione alle varie che il mio post ha suscitato: ascoltare il nome di Dio e di Maria non deve far esultare l'animo religioso sempre e comunque, infatti non nominare il nome di Dio invano ci chiede di non usare il nome di Dio per i propri scopi. La coscienza critica e il discernimento dovrebbero aiutare a capire che non è un comizio politico il luogo per fare litanie. Ciascuno pu valutare le intenzioni e farsi la propria opinione, tuttavia è chiaro che l'identitarismo nazionalista e sovranista" - sta parlando un gesuita - "ha bisogno di fondarsi anche sulla religione per imporsi. Ha trovato questa carta della strumentalizzazione religiosa come adatta e la usa. La coscienza cristiana, a mio avviso" - e anche a mio, senz'altro più umile e sommesso - "dovrebbe sussultare con sdegno e umiliazione nel vedersi così mercanteggiata e blandita. Si facciano i propri discorsi, ma davanti a Dio bisogna togliersi i sandali".
Guardate, mi rivolgo al Consigliere Cane, ma senza nulla di personale perché mi riferisco in generale a questo modo di interpretare alcuni simboli in ambito politico: per me, la croce è un simbolo di fede, di tolleranza e di amore. Non posso accettare che venga usata come strumento di divisione, magari non con così ferma intenzione in Aula, ma senz'altro a livello nazionale in più occasioni. Non è così, a mio avviso, che si manifesta l'identità della nostra civiltà, che se autenticamente cristiana si manifesta invece nella capacità di accoglienza e di tolleranza altrimenti mi viene in mente - e cito in questo caso il vescovo di Trapani Mogavero - che si tratti di strumentalizzazione religiosa per giustificare la violazione sistematica nel nostro Paese dei diritti umani. Non possiamo più permettere che ci si appropri dei segni sacri e della fede per smerciare idee disumane, antistoriche e diametralmente opposte al messaggio evangelico.
Probabilmente c'è un Dio che è lo stesso mio e che piacerebbe anche a Grimaldi, che se avesse conosciuto le sue origini in Sardegna, avremmo pregato insieme. Quel simbolo, per molti di noi, è sacro, ma è un simbolo con cui ci confrontiamo nella nostra coscienza e nel nostro rapporto intimo con Dio. È un simbolo che m'interroga e interroga la mia capacità di sacrificarmi per l'altro, di aiutare il debole, di stare con l'ultimo, di superare me stesso e di superare le mie paura e i miei rancori.
Per questo, non posso tollerare che sia trasformato in uno strumento politico di divisione, in un modo per contarsi, perché in questo modo si nega la sua essenza.
Trovo anch'io offensivo, specie se utilizzato da chi della paura, del rancore e della negazione dei diritti del debole ha fatto una sua bandiera politica.
Sono cattolico, non lo dico come un vanto e non lo uso come strumento politico, ma in quest'occasione sono contento di dirlo. Per me, per l'esserlo non diventa motivo di separazione e di battaglia politica.
Concludo. Come misuro la forza della mia civiltà? Come misuro l'identità della civiltà cui appartengo? L'ha detto anche il consigliere Cane nel suo intervento: lo misuro sulla capacità di accoglienza, sulla capacità d'integrazione, sulla capacità di essere solidali e, quindi, non tanto sull'esposizione di uno o di un altro simbolo.
È per questo che mi asterrò dal voto per tutte le mozioni e gli ordini del giorno.
Infine, mi si risparmi la citazione della Ginzsburg, che intendeva la croce come simbolo della sofferenza umana, come simbolo dei perseguitati e dei dimenticati, come simbolo del dolore. Anche lei, all'accostamento tra il Crocifisso e il Decreto sicurezza, sarebbe rimasta offesa.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Giaccone.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bongioanni; ne ha facoltà.



BONGIOANNI Paolo

Grazie, Presidente.
Io invece ringrazio il collega Cane per aver sollecitato e focalizzato l'interesse del Consiglio sul discorso del Crocifisso, non tanto per andarmi a fermare sul simbolo religioso, quanto per fare una riflessione sulla qualità di chi ci governa.
È ciclico che, ogniqualvolta personaggi alla ricerca di un minimo di clamore mediatico, e magari con dei contenuti piuttosto miseri, si giocano delle carte per avere visibilità. Il Crocifisso è una di queste e viene utilizzata con frequenza. In questo caso, fa effetto che lo faccia un Ministro, un Ministro che dovrebbe occuparsi di una delle materie cui siamo più sensibili, l'istruzione e la scuola. Fra l'altro, il Ministro dell'Istruzione palesa anche una certa ignoranza: lasciando perdere adesso il discorso dei Patti Lateranensi, ripresi 35 anni fa e che sanciscono i rapporti fra il nostro Stato e la Chiesa, la religione cattolica cristiana non valuta il fatto che la culla della cristianità è ovviamente il nostro Paese.
Volenti o nolenti, il cristianesimo è un tratto caratterizzante di tutta la nostra civiltà, non solo quella italiana, anche quella europea.
La particolarità che un Ministro si vada a intestare la guerra "Crocifisso", fa riflettere sulla qualità dei nostri governanti. A Roma si è deliberato il taglio dei parlamentari nella direzione di ridurre i costi della politica. L'hanno votato tutti i partiti, compreso quello di cui faccio parte, senza valutare che in aree periferiche come quella in cui vivo io, non avremmo più i rappresentanti, che se sono della forza del Ministro Fioramonti vanno cancellati tutti: bisogna prendere quelle belle gomme Pelikan verdi, spesse quattro dita, che usavo 47 anni fa, quando facevo prima elementare e cancellarli tutti! Ma ci son tanti parlamentari che lavorano, che s'impegnano che passano ventiquattr'ore e cercano di risolvere i problemi, lottando con la burocrazia e, proprio in questa direzione, dopo che si è deciso il taglio dei parlamentari, si paventa anche il taglio degli emolumenti.
Quando in Aula abbiamo approvato quel provvedimento importante del taglio del doppio vitalizio, tre colleghi, nell'ordine e se ho recepito male mi correggeranno, Ravetti, Riva Vercellotti e Marrone avevano sfiorato il tema di non esagerare con i tagli, perché taglia, taglia, taglia alla fine chi si candiderà? Alla fine, si candideranno i disoccupati! È vero che la politica deve risolvere il problema della disoccupazione, ma non lo risolve mandando i disoccupati a fare i Ministri, lo risolve mandando quelli capaci a fare i Ministri e magari deve pagargli anche di più. Poi, loro fanno girare la ruota dell'economia e risolviamo il problema della disoccupazione.
Dopodiché, mi auguro che il Ministro Fioramonti non pensi più al Crocifisso, ma pensi alla scuola e ringrazio ancora l'amico Cane. Spero di vedere il Crocifisso appeso in questa sala e, da un buon uomo di montagna mi rendo disponibile, Presidente, se verrà votato e se si deciderà di affiggerlo, di offrirlo io, di legno, di un grande legno delle nostre valli, intagliato da un bravo artigiano dei nostri monti.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Rosso, che interviene in qualità di Consigliere.



ROSSO Roberto

Grazie, Presidente.
Una prima velocissima premessa è rivolta al Consigliere Grimaldi, il quale ha detto che da questa parte ci sarebbero i laudatori e i cantori del capitalismo predatorio. Sul panfilo Britannia della Regina d'Inghilterra con le super logge massoniche internazionale, c'era il suo amico D'Alema c'era il suo amico Monti, c'era il suo amico Prodi, cioè tutta gente che sta da quella parte della barricata: noi siamo dalla parte del popolo e voi della finanza. Almeno questo consentitecelo, poiché è questo l'orientamento generale dei cittadini italiani e di tanti cittadini europei.
Detto questo, mi ha stupito che alcuni esponenti della sinistra cattolica non dico Magliano che, invece, l'ha firmato, ma come Canalis, Giaccone e altri non abbiano voluto firmare quest'ordine del giorno, che mi sembra molto intelligente, molto aperto e molto laico per usare la parola adoperata prima dal Consigliere Grimaldi. La laicità nasce storicamente grazie al Vangelo; se non ci fosse stata la frase "Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio", non ci sarebbe mai stata la divisione tra i due piani. Pensiamo che anche la liberalissima e democraticissima Atene mandò a morte per blasfemia sia Alcibiade, il più grande condottiero militare, perdendo la guerra del Peloponneso, sia Socrate, il più grande educatore dei suoi giovani, in una città nella quale gli Dei non erano presi sul serio. Grazie a Gesù si rompe il meccanismo per cui il piano giuridico e quello morale sono coincidenti.
Non in tutte le Regioni succede questo: non succedere nell'Islam, infatti molti Paesi islamici adottano il Corano come elemento giuridico attraverso la Sharia; noi no. E questo dovrebbe essere una garanzia per tutti che quel Crocifisso, Consigliere Grimaldi, non è soltanto rappresentante di coloro che hanno, bene o male, una fede, ma è anche la garanzia di tutti coloro come lei, che si possono riconoscere in un messaggio di pace, di umanità e di tolleranza che non si riscontra in altre regioni.
Per questa ragione, ringrazio il Consigliere Cane e tutti gli esponenti qui presenti per quello che hanno fatto, cioè a dire ricordiamoci che noi abbiamo il privilegio di avere una religione che afferma la laicità come fondamento, non come discrimine, ma come fondamento.
Credo che sia una grande conquista, che anche i nostri amici della sinistra, una volta tanto, potrebbero condividere.



PRESIDENTE

Grazie.



(Applausi provenienti dall'emiciclo riservato al pubblico)



PRESIDENTE

Scusate, ma il pubblico non interviene.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Da questa postazione privilegiata posso notare, oltre la schiena dell'Assessore Rosso, al quale ho dato la facoltà di intervenire da qui, ma in questo contesto avrei preferito averlo davanti che dietro.
La questione è che il Regolamento prevede che in Consiglio non possa.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

L'Assessore Rosso ha chiesto esplicitamente al Consiglio di poter intervenire dai banchi della Giunta, perciò non mi sembrava il caso di aggiungere altro.
Dalla mia postazione privilegiata, oltre al Gruppo di maggioranza, che ha applaudito, c'era anche il pubblico, che invito a non applaudire e a non interferire con l'attività del Consiglio, come prescritto dal Regolamento.
La parola alla Consigliera Frediani.



(Commenti fuori microfono)



FREDIANI Francesca

Sì, mi mancano un po' le parole.
Grazie, Presidente.
Mi stavo giusto chiedendo perché normalmente chiediamo di discutere gli atti di fronte all'Assessore competente. Devo dire che è da questa mattina che guardo i cartellini e mi chiedo chi sia l'Assessore competente in questo caso. Adesso, forse, l'abbiamo scoperto, solo che ho letto alcune sue dichiarazioni sulle vacanze di Pasqua e come spostare le giornate per andare a sciare, quindi mi mette un po' in confusione, perché noi preferiremmo santificare degnamente le feste, piuttosto che pensare a usare i giorni delle festività per andare sulla neve. Comunque, prendo atto che è lei l'Assessore di riferimento per il Crocifisso.
È chiaro che è una discussione che, come ho detto questa mattina, è un po' surreale sentiamo delle dichiarazioni del tipo "sono laico", "sono ateo" "sono credente", ma non credo che interessi a nessuno sapere che cosa pensi io della religione, se vado in chiesa. Non penso sia questo il punto quindi vi risparmio anche la storia della mia famiglia, dei miei avi e di tutto quanto, perché siamo qui per capire se abbia un senso esporre un Crocifisso in un'aula consiliare.
Tornerei un attimo sul concreto: quando si espone un simbolo, bisognerebbe credere in quello che il simbolo rappresenta e, quindi, credo che la prima domanda che dovremmo farci è: tutti noi siamo rispettosi di quello che il Crocifisso rappresenta o, meglio, la nostra azione politica è rispettosa di quello che il Crocifisso rappresenta? Io credo che, di fronte a questa domanda, nessuno di noi possa dirsi a posto.
Infatti, il Crocifisso rappresenta dei valori bellissimi, cioè la religione in generale, la nostra religione - dico nostra per dire la religione più diffusa nel nostro Paese - ha dei valori bellissimi. Se riuscissimo ad applicarli pienamente nella nostra azione politica, avremmo decisamente risolto gran parte dei problemi della nostra società, perch sono valori che parlano di umanità, di altruismo, di amore per il prossimo di accoglienza, di bontà. Questi dovrebbero essere i pilastri e il faro che ispira ogni nostra azione politica. Però, purtroppo, non mi sembra che sia sempre così, altrimenti non staremmo sempre a discutere su cosa fare e su come farlo, ma andremmo tutti d'accordo e saremmo tutti orientati verso la stessa direzione.
Ricordiamo, tra l'altro, le parole di Papa Francesco, che ha detto: "Il ripiegamento su se stessi è segno di sconfitta e accresce il nostro timore verso gli altri, gli sconosciuti, gli emarginati, i forestieri, che peraltro sono i privilegiati del Signore, come leggiamo in Matteo 25" - da non confondere con il vostro Matteo - "e questo si nota particolarmente oggi, di fronte all'arrivo di migranti e rifugiati che bussano alla nostra porta in cerca di protezione, sicurezza e un futuro migliore".
Direi che in queste parole c'è un po' tutto, è un po' l'attualità dei nostri giorni, è il tema dell'accoglienza delle persone che arrivano nel nostro Paese in cerca di un futuro. Se dovessimo veramente interpretare la nostra azione politica e applicarla seguendo i principi che il Crocifisso rappresenta, non dovremmo avere dubbi rispetto al fatto che dobbiamo accogliere queste persone e cercare di dare loro un futuro. Però su questo non mi sembra che siamo proprio d'accordo.
Se non abbiamo condivisione piena di questo messaggio, credo che il fatto di esporre un Crocifisso potrebbe sembrare un gesto un po' ipocrita. Tra l'altro, la storia stessa di Gesù ci insegna che Gesù era un emarginato fin dalla nascita: i suoi genitori hanno faticato per trovare un luogo sicuro in cui potesse nascere, hanno camminato a lungo, non hanno trovato ospitalità. Ora, se non riusciamo a vedere in questa narrazione delle affinità con quello che vivono quotidianamente le persone che arrivano nel nostro Paese, vuol dire che ci manca proprio la sensibilità giusta per affrontare questi temi.
Avevo preparato un elenco di frasi e di dichiarazioni che si trovano sui social. È vero che noi non siamo responsabili di quello che scrivono i nostri elettori e le persone che riprendono i nostri post, li condividono ed espongono il simbolo delle nostre forze politiche. Noi non siamo responsabili di quello che dichiarano sui social o di quello che gridano nelle piazze, però non siamo responsabili fino a un certo punto. Queste persone vedono in noi una rappresentazione di come vorrebbero che fosse la società, ma poi ci ritroviamo delle frasi come quella che adesso vi leggo ve ne leggo solo una, che non contiene parolacce. Questo non è un elettore è il Vicesindaco di Treviso, che dice: "Gli immigrati bisognerebbe vestirli da leprotti per fare pin pin pin col fucile". Questo non è un elettore. Ora ne sto cercando alcune che non siano troppo volgari e poi, se volete, vi passo il foglio. Non la prendete come una provocazione, ma proprio come spunto di riflessione, perché non possiamo venire qua a dire che difendiamo le tradizioni, la cultura e che condividiamo certi valori e poi ci troviamo non solo dei nostri elettori, ma addirittura i portavoce di un certo partito che fanno certe dichiarazioni.
Ripeto, non è che abbia particolare contrarietà rispetto all'esposizione di simboli di diversa natura nella sala consiliare. Quello che mi dà proprio fastidio però è l'ipocrisia, cioè il voler utilizzare a fine politico e di voler strumentalizzare un simbolo che per qualcuno, che crede (quindi per i credenti) è importante. Sono sicura che qui dentro ci sono delle persone anche da questa parte dell'emiciclo, che credono in quel simbolo e in quello che esso rappresenta, ma che sono molto infastidite dalla strumentalizzazione vuota e puramente politica che ne stiamo facendo oggi in Aula.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Magliano; ne ha facoltà.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Ho sottoscritto quest'atto con convinzione e in una discussione con il primo firmatario mi sono anche espresso chiaramente con lui, in quanto avrei diviso i due intendimenti. Un conto era una reprimenda politica sulle affermazioni del Ministro della Pubblica Istruzione, che poteva oggettivamente risparmiarsi quanto ha detto, poiché dice di un'ignoranza crassa da parte di questo Ministro, un Ministro che non sa che quel simbolo richiama a praticamente l'80% dell'arte sacra che abbiamo nel nostro territorio e dunque una modalità per capire e comprendere che cosa si studia quando si fanno lezioni dell'arte.
È un simbolo che ha a che fare con una marea di fatti storici, che saranno studiati poi nelle scuole, perché è evidente che, in nome di quel simbolo si sono fatte battaglie, ci sono stati cambiamenti dal punto di vista degli Stati. C'è tutta una storia, la storia dell'Occidente e non solo, permeata da quello che rappresenta quel simbolo. Pertanto, avrei fatto un atto di quel tipo e poi un altro atto che, invece, chiedesse a quest'Aula, come capita peraltro in tante altre Aule. Penso, ad esempio, al Consiglio comunale di Torino, città laicissima, dove è presente un Crocifisso e l'effige del Presidente della Repubblica, cosa che non vedo in questa sala.
Però l'ho sottoscritto convintamente, perché penso che, oltre oggettivamente a prendere distanza dalle parole del Ministro della Pubblica Istruzione, quel simbolo rappresenti molto di più di quello che ho sentito (e chiedo scusa ai colleghi) fino a oggi in Aula. Potremmo iniziare a discutere delle grandi differenze dei teologi tedeschi. Partiamo da von Balthasar, da Bultmann per arrivare al teologo Ratzinger. Possiamo anche discutere delle sensibilità che c'erano all'interno della storia del cattolicesimo impegnato, la posizione di Dossetti come quella di Sturzo diverse per l'approccio che avevano con lo Stato, diverse dall'approccio che avevano rispetto al ruolo della Chiesa. È evidente, però, che un popolo che non riconosce la valenza di quel simbolo, che non riconosce quanto quel simbolo ha portato all'interno della nostra tradizione.
Ricordo a tanti amici che sono intervenuti che fortunatamente il cristianesimo e il cattolicesimo fanno una grande distinzione tra peccato e reato, ed è una cosa che oggettivamente abbiamo noi e non hanno altre religioni, che, invece, assimilano il peccato al reato, dal punto di vista del Codice penale. Nello stesso tempo, con la figura di Cristo, è la prima volta nella storia in cui si dice che siamo tutti uguali, per cui tutte le categorie, tutte le caste e tutte le diverse conformazioni sociologiche sono annullate da quella figura. Figura, peraltro, che mette tutti sullo stesso piano.
Sarebbero tantissime le caratteristiche e le attività che sono pervase nella storia da quel simbolo. Lo sapete bene. Gli ospedali vengono fondati dagli aderenti alla Chiesa cattolica; la prima forma di tutela dei lavoratori, l'Opera dei congressi, nasce per la presenza della Chiesa cattolica; il volontariato nasce con le Misericordie nel 1300 per la presenza della Chiesa cattolica.
È un problema di riconoscere la nostra storia. Vedete, chi non riconosce chi è, i valori che ha, il modo con cui siamo cresciuti, volenti o nolenti per qualcuno nolenti, per qualcun altro con grande orgoglio - di fatto un popolo che non riconosce la sua storia e le sue tradizioni, per forza avrà paura dell'altro che arriva che, invece, crede nelle sue tradizioni e nella sua storia. Ed è questo forse che ci manca un po'.
Alcuni colleghi sono intervenuti dicendo che se uno ci crede fino in fondo c'è chi ci crede di più e chi ci crede di meno - non fa il calcolo di quanto l'altro sia più o meno credente. Tuttavia, anche il tema dell'immigrazione è un tema che, oggettivamente, dovrà essere affrontato ma anche su questo la Chiesa è divisa. È evidente che noi dobbiamo, da questo punto di vista, fare molta attenzione all'altro che cerca un futuro migliore, ma sappiamo anche che un'accoglienza indiscriminata non è carità ma è generazione di caos. Caos anche di quelle strutture che oggi danno accoglienza a chi non ce la fa.
Da questo punto di vista, voterò convintamente a favore. Penso, e questa è la differenza tra la mia storia politica e la storia politica, ad esempio dell'Azione Cattolica, che il fatto cattolico, il fatto cristiano, non è un fatto privato, ma pubblico. Se uno fa politica e ci crede, è giusto che lo dica. Lo dica chiaramente e non abbia il problema se si nota di più se mi astengo o se non voto. È una cosa in cui credo e ci credo fortemente. Penso che posizionare quel simbolo all'interno di quest'aula possa - e mi auguro veramente - aiutare tanti di noi nella discussione politica e ogni tanto alzare lo sguardo e pensare che certi compromessi e certi risultati li potremmo ottenere solo se affermiamo il concetto che ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci divide.
Questo è quello che penso. Come penso anche, e lo dico con grande chiarezza, che un conto è posizionare un simbolo che ha a che fare con la nostra storia, con la nostra cultura, con la nostra fede e con la nostra religione in quest'aula, un altro è utilizzarlo ad usum in piazze e in luoghi politici. Io non penso che Alcide De Gasperi abbia mai avuto bisogno di sventolare rosari in pubbliche piazze. Penso, però, visto che si parla di un tema importante, che oggi sia necessario dire che quel Ministro ha detto una sciocchezza e che quel simbolo deve stare in questo luogo, in questo posto.
Mi auguro, peraltro, che vi sia una coerenza di fondo per cui se vogliamo quel simbolo in quest'aula dobbiamo essere - e su questo la storia ci sarà giudice feroce - degni di quello che quel simbolo rappresenta in termini di politiche per gli ultimi, per i poveri, per chi perde il lavoro e per chi cerca un futuro migliore.
Su questo, vedremo se sapremo essere classe dirigente o se, invece qualcuno avrà usato un fatto di fede per qualche consenso in più.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marello; ne ha facoltà.



MARELLO Maurizio

Grazie, Presidente.
Intervengo per qualche suggestione, l'intervento più completo lo farà il Capogruppo Ravetti. Non prima, però, di aver condiviso con voi, lo dico con molta sincerità, un certo disagio che sto provando da qualche minuto a questa parte nel sentire in un'aula di un'istituzione civica e civile pronunciare con una certa disinvoltura citazioni evangeliche, citazioni di teologi, dare la patente di buono o cattivo cristiano a seconda se uno si trova a destra o a sinistra.
Credo che sarebbe stato lo stesso disagio che io avrei provato questa mattina quando alle 8.00, prima di partire per Torino, assistendo, come faccio quasi tutti i giorni, alla messa quotidiana, invece di sentire la parola di Dio avessi sentito il prete parlare di politica o di assestamento di bilancio della Regione, o dei problemi della Regione Piemonte, cioè quelli che dovremmo trattare noi qui.
Penso che alcuni passaggi dell'ordine del giorno che ha illustrato il Consigliere Cane siano condivisibili sul significato religioso e sul significato culturale del Crocifisso. Il problema non sta lì, il problema è l'uso che se ne fa nel momento in cui lo si utilizza - a mio modo di vedere, impropriamente - tirandolo da una parte e dall'altra, e piegandolo alle esigenze, chiamiamole così, strumentali nell'ambito del dibattito politico. Questo credo non solo sia un fatto che non si può condividere, e che non condividiamo, ma che vada anche sottolineato in maniera negativa.
Proprio perché il Crocifisso è quello che diceva prima il Consigliere Cane io credo che debba rimanere là dove il Crocifisso c'è da tanto tempo, come nelle scuole e nelle aule dei Consigli comunali dove c'è da tempo, credo sia sbagliato toglierlo. Ma non vada messo là dove il Crocifisso non c'è mai stato, come in quest'aula. Il principio di laicità dello Stato è una conquista molto più recente di quanto sottolineava l'Assessore Rosso. È vero, qualcuno 2.000 anni fa è stato molto chiaro sulla divisione tra il potere politico, civile e quello religioso, ma poi l'interpretazione concreta nella storia dei 2.000 anni successivi è andata un po' diversamente e non solo nel mondo arabo, siamo sinceri, anche nel nostro mondo.
La conquista della libera Chiesa in libero Stato, la conquista della laicità e della libertà di professione di fede, è una conquista molto recente. Oserei dire che è stata consacrata per la prima volta nella Costituzione che, proprio perché ci definisce e vuole che noi siamo uno Stato laico, è aperta a tutte le professioni di fede.
A mio avviso, soprattutto nei luoghi educativi, come le scuole, è sbagliato togliere il Crocifisso: magari può anche essere utile, visto il cambiamento dei tempi, che i nostri ragazzi possano conoscere non solo altri simboli ma anche altre esperienze religiose, perché ne va di mezzo anche la propria storia e la propria capacità di stare al mondo nel tempo che viviamo.
Questa è la laicità. Il laicismo è un'altra cosa. Il "laicismo" è impedire a tutti di professare e di manifestare le proprie idee religiose.
Mi permetto quindi di suggerire, signor Presidente, visto che nessuno prima di noi lo ha fatto in tutti questi anni, dal 1970 in poi.
E credo che quest'Aula non sia sempre stata soltanto gremita di comunisti mangiapreti, ma anche di tante persone appartenenti, ad esempio, alla Democrazia Cristiana e non solo, che fondavano il loro impegno politico proprio sui valori della dottrina sociale della Chiesa. Ebbene, questi non ci avevano pensato e potremmo soprassedere anche noi, e lasciare quest'aula spoglia, al netto degli arazzi, delle opere d'arte, dei vessilli e delle bandiere, e provare a riempirla invece di valori, d'idee e di contenuti che stanno a cuore a tutti attraverso il nostro comportamento, attraverso il nostro esempio. Io non credo, Consigliere Magliano, che occorra essere illuminati dalla presenza fisica del Crocifisso per adempiere nel modo migliore all'impegno che i cittadini piemontesi ci hanno chiamato a svolgere in Aula.
Come ricordava Benigno Zaccagnini, insigne politico democristiano, i credenti fanno politica o, meglio, devono fare politica non in nome di Dio non in nome della fede, ma, semmai, a causa della fede.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto la parola il Consigliere Valle; ne ha facoltà.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Vorrei cominciare il mio intervento scusandomi con lei e con gli altri colleghi, ma preferirei restare all'oggetto della discussione, quindi alla proposta di apporre un Crocifisso in quest'aula (o di non apporlo, a seconda dei punti di vista). Pertanto, non mi periterò in una lunga divagazione sui rapporti fra Stato e Chiesa degli ultimi secoli, né nelle citazioni dottrinali, perché mi sembra che stiamo andando un po' fuori dal seminato.
Per rimanere al nocciolo, senza voler sembrare blasfemo, devo dirle che la discussione sull'apposizione o meno di un Crocifisso, per chi fa politica e la fa da un po' di tempo, assomiglia davvero a uno di quei piatti un po' pesanti a base di peperoni o acciughe che fanno parte della nostra tradizione e che ritornano ciclicamente su.
Quando sono stato eletto in Circoscrizione 15 anni fa un Consigliere della Lega presentò un ordine del giorno per appendere un Crocifisso nell'aula della mia Circoscrizione.
Quando facevo la pratica legale in Comune (Chiamparino Sindaco), a parti inverse alcuni partiti dell'allora maggioranza chiesero di rimuovere il Crocifisso che c'era in Sala Rossa, e l'Avvocatura del Comune dovette preparare addirittura un parere legale circa la possibilità o meno di lasciare o togliere questo segno.
Adesso abbiamo la proposta di questo Ministro. Abbiamo la nostra controproposta qua in Regione.
Insomma, a parti inverse, a seconda delle scelte di arredamento originali delle diverse aule in cui si svolge attività politica, qualcuno tira fuori tale questione, e lo fa - ne discutevamo prima con i colleghi - proprio con un ragionamento opposto a quello che faceva lei, Assessore Rosso, cioè tradendo, sostanzialmente, quell'innovazione di separazione tra lo Stato e la Chiesa che è propria del cristianesimo dal punto di vista dell'elaborazione filosofica e politica - che la Chiesa cattolica stessa peraltro, ha tradito per centinaia di anni, in particolare in Italia, dal falso sulla donazione di Costantino fino all'Unità d'Italia almeno - ma che invece adesso, finalmente, non per scelta sua ma per com'è andata la storia, ha dovuto recuperare e di nuovo nuovamente fare propria.
Noi, invece, vogliamo rimettere indietro gli orologi della storia, peraltro con una scelta, come quella di appendere qui un Crocifisso, che mi sento di giudicare davvero parziale e residuale rispetto al nostro stare insieme e rispetto all'effetto che può avere.
Su tutta la giurisprudenza che citava prima il collega Bertola - proprio in quell'occasione che citavo prima - avevamo fatto una bella ricognizione di tutte le sentenze che ci sono state negli anni su questa vicenda e la parola "fine", secondo me, l'hanno data le due sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo, che, peraltro, sono anche in contrasto tra di loro ma entrambe contengono la stessa cosa.
La prima condannava l'Italia perché c'erano dei Crocifissi appesi nelle scuole, ma la condannava a un risarcimento di una spesa simbolica. Perch diceva: in realtà, tu sei in uno Stato laico, fornisci un insegnamento laico e il fatto che ci sia un Crocifisso lede il principio di laicità dello Stato, ma lo lede talmente poco che il risarcimento che ti obbligo a pagare è ridicolo (si parlava di un migliaio di euro mi pare, adesso non ricordo di preciso).
La sentenza successiva la ribalta in appello definitivamente, dicendo: no perché è talmente residuo che neanche a quel risarcimento, che comunque era simbolico, ti condanno più.
Stiamo veramente parlando del niente, dal mio punto di vista, ossia di un qualcosa di veramente parziale. Anch'io, però, volevo insistere sul carattere provocatorio, se volete, o decisamente strumentale di questa richiesta.
Allora, come il collega Giaccone, anch'io mi voglio appoggiare a qualcuno che è più in gamba di me: si tratta di un noto mangiapreti, in quanto prete anch'esso, probabilmente, che è il Direttore di Civiltà Cattolica, che dice: "Usare il Crocifisso come un Big Jim qualunque è blasfemo. La croce è segno di protesta contro il peccato, violenza, ingiustizia e morte. Non è mai un segno identitario per chi grida all'amore e all'accoglienza. Big Jim, la bambola maschile tutta muscoli e snodabile che conoscete tutti, è adatta a qualsiasi posizione e circostanza, ed è un'immagine cruda e drammatica di quanto un Cristo che oggi è in croce ci torna tutti i giorni brandito come arma e usato come alibi per respingere il prossimo. È esattamente sull'uso improprio di quel termine, 'identitario', che fa perno oggi una presunta difesa del Crocifisso, che, in realtà, è un'offesa stessa al Crocifisso".
La mia proposta è semplice, da questo punto di vista, ed è quello che penso ogni volta che mi si ripropone questa discussione, che non sarà l'ultima volta che affronteremo (magari non qua, ma in altri posti, perché si riproporrà continuamente).
Un noto baciapile, famosissimo, Michele Serra, su la Repubblica proponeva una moratoria e diceva: "Là dove qualcuno a suo tempo decise di apporre un Crocifisso, lasciamolo lì, perché non dobbiamo ferire le tradizioni, i sentimenti e anche tutta la storia di quelle persone che in quegli anni frequentando quel posto, hanno visto quel simbolo. Ma dove questo non c'è è inutile andare a rincorrere e imporre una presenza che fino ad ora non c'era. Non deponiamo nessuno, ma non apponiamo nessuno".
Il tempo, progressivamente (peraltro, ironicamente, si notava anche come i tempi dell'Italia, dal punto di vista degli investimenti sulle infrastrutture pubbliche, siano molto, molto lunghi), accompagnerà un processo naturale di presenza o assenza di questo simbolo, che - e chiudo su questo - rischia, in questa impostazione, di essere veramente soltanto un simulacro, un oggetto senza significato e non il Crocifisso che rappresenta, invece, la persona su quella croce, la sua storia, ed è quella che noi ci dobbiamo portare dentro.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marrone.



MARRONE Maurizio Raffaello

In realtà, non sentivo di dover aggiungere altro all'intervento dell'Assessore Rosso, nel quale mi riconosco perfettamente. Devo dire che ha centrato il carattere anche, se vogliamo, plurale del simbolo del Crocifisso, che può rappresentare legittimamente - per chi crede - un significato e un significato identitario, anche fideistico e, altrettanto legittimamente, senza che debba essere ravvisata una contraddizione da parte di chi, invece, è legittimamente agnostico o ateo, però anche il principio che ha consentito la laicità dello Stato, che - per carità - in certe fasi della storia può essere anche venuto meno, però è riuscito ad affermarsi. E l'ha fatto anche grazie a quella profonda, radicata e storica legittimazione che affonda le radici proprio nei testi sacri del Vangelo cosa che altrove non troviamo, con un imbarbarirsi di tensioni religiose che, grazie al Cielo, tra le tante tensioni economiche, sociali ed anche politiche che stiamo vivendo, almeno ci stiamo evitando.
Rispetto agli interventi che ho sentito da parte del centrosinistra concordo solo su un punto, però questa stucchevole ciclicità della polemica, sinceramente, non la contemplo così come fanno loro. Loro l'avvertono con il fastidio di dover tornare, ogni tanto, con una curiosa posizione un po' pilatesca che ho avvertito negli ultimi interventi dicendo: "Dove c'è, lasciamolo; dove non c'è, invece, non mettiamolo".
Quella - lo ammetto - è l'unica difficoltà che ho a capire, perché uno pu condivide una visione o un'altra, però tendenzialmente il considerarlo un soprammobile che non dà fastidio dove c'è, mentre è un po' chic metterlo dove, invece, ancora non è stato messo, quella - sì - mi sento di dire che è offensiva. Quella è offensiva ed è offensiva per un semplice motivo: perché i simboli si possono condividere o meno, e già ho detto sull'assoluta condivisibilità plurale del Crocifisso, però vanno rispettati. E questo è un passaggio che nel dibattito di oggi si è un po' perso.
Io ho attraversato diversi mandati e mi sono sempre trovato, tranne quest'esperienza, all'opposizione. Ricordo il nostro collega Sergio Chiamparino, che ha trascorso dieci anni come Sindaco nella Sala Rossa di Torino senza aver mai messo in discussione il Crocifisso che era alla sua destra. Ricordo sommessamente che, in questo momento, è ancora affisso alla destra del Sindaco Chiara Appendino, espressione del Movimento 5 Stelle.
Pertanto, ritengo che l'affissione del Crocifisso nell'aula del Consiglio regionale del Piemonte non sia una prevaricazione identitaria, non sia una strumentalizzazione politico-religiosa, non sia una provocazione, ma sia un fatto semplicemente normale; non sia neanche un atto di eroismo, sia solo un fatto normale che semplicemente porta allo scoperto e a una rappresentazione che è anche visiva di un carattere di orgoglio condiviso che io ho sentito emergere anche negli interventi delle minoranze.
Faccio anche un passo avanti: poiché i simboli sono religiosi e anche civici, io, per esempio, mi sono confrontato anche con i miei colleghi, non ritengo offensiva (non so se c'era intento provocatorio o meno, ma non l'ho voluta ritenere tale) la proposta del Gruppo Movimento 5 Stelle d'immaginare anche l'affissione della fotografia di Falcone e Borsellino perché ritengo che, con sensibilità, senza voler fare assurdi paragoni, ci sia lo stesso orgoglio, in quel caso civico e non religioso o comunque non spirituale (questo è il termine giusto). Non saremmo assolutamente infastiditi, come Fratelli d'Italia, nel vedere qui, in Consiglio regionale, i profili di due magistrati che hanno sacrificato la vita per il loro impegno antimafia e per salvare dal fango della criminalità organizzata le istituzioni.
Per questo, anticipando le dichiarazioni di voto, possiamo senza alcun dubbio confermare la votazione dell'atto d'indirizzo proposto dal Consigliere Cane - che abbiamo anche sottoscritto - di apposizione del Crocifisso qui, in Consiglio regionale, che - se non ho malinteso - sarebbe anche già stato anticipatamente regalato e offerto dall'Arcivescovo di Torino e, dall'altra parte, anche l'effigie dei magistrati Falcone e Borsellino, poiché ritengo che una società orgogliosa dei suoi riferimenti spirituali e civici sia una società che crede in se stessa, che non si vergogna di quello che è e che ha quell'orgoglio e quell'autostima che le consentirà di affrontare le sfide presenti e future. La società del vuoto quella che si vergogna, quella che teme di affermare per offendere, invece non ha futuro. Tra l'altro, con un paradosso, e faccio ancora un passaggio su questo.
In molti casi, le polemiche sui simboli cristiani più nelle scuole che nelle istituzioni sono state sollevate con una presunta volontà di non offendere le minoranze, prevalentemente quelle islamiche, quando poi, in realtà, se si vanno a vedere i singoli casi, quasi mai è partita quella richiesta da parte di persone o associazioni islamiche. Spesso, invece proviene da parte di qualche docente magari un po' tanto attaccato a certi retaggi di trenta o quarant'anni fa.
Posto che anche nella religione islamica Gesù Cristo è un profeta di una certa importanza e addirittura molte figure come l'Arcangelo Michele e altri Santi sono figure condivise, vergognarsi di quello che si è quando poi, nessuno contesta una presunta offesa alla propria identità, è davvero patologico. Questo lo dico, perché chi ha un'identità e chi crede in un'identità, chi vive un'identità non teme le identità altrui e spesso questa è una lezione che l'Occidente deve ricominciare a imparare, senza purtroppo - poterne dare.
Concludo, dicendo semplicemente (qui, sì, mi permetto una provocazione) che quando si dibatteva, mi sembra su richiesta dei Radicali, come ricordava il collega Valle, sul Crocifisso nel Comune di Torino, il Consigliere Viale radicale del PD di allora, un po' divertito ricordò che il Crocifisso che era posto lì non era un Crocifisso antico (detto tra noi, non è neanche di fattura particolarmente pregevole), ma era, tutto sommato, abbastanza recente, forse attorno agli anni Ottanta-Novanta (forse può venirci in aiuto qualche veterano di quegli anni), però non era un Crocifisso lasciato lì dai Savoia, tanto per essere chiari. Non siamo mai neanche riusciti a capire quando e chi l'avesse apposto, però, intanto, si polemizzava. La polemica è passata e quel Crocifisso è ancora lì.
Sinceramente credo, con assoluta umiltà, che quando verrà posto un Crocefisso in questa sala, noi passeremo, passeranno le maggioranze passeranno forse addirittura i cicli istituzionali, ma quel Crocifisso sarà ancora lì. Magari partirà qualche altra polemica e ci ritroveremo nella condizione un po' divertente di vedere persone che non si ricorderanno neanche esattamente chi lo ha messo lì, però l'importante è che il Crocefisso lì ci sarà e rimarrà.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Disabato; ne ha facoltà.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Tornerei a qualche intervento precedente, rimandando al mittente tutte le prediche fatte dai banchi della maggioranza. Ve lo garantisco: per chi è da questa parte dell'emiciclo, non è assolutamente piacevole ricevere lezioni su questo tema, un tema importante che dovrebbe essere affrontato con rispetto e con consapevolezza, non essere utilizzato e strumentalizzato strappando un'affermazione dalle dichiarazioni di un Ministro che, tra l'altro, sta facendo bene il suo lavoro. Condivisibile o meno che sia, è semplicemente un'affermazione, non è una proposta.
Non so cos'abbia visto la maggioranza nelle parole del Ministro Fioramonti perché a fronte delle dichiarazioni fatte, che sono dichiarazioni su un pensiero personale, che può essere condivisibile o meno, non c'è nessuna proposta da parte di questo Governo di rimuovere i Crocifissi dalle aule scolastiche.
Questo va detto chiaramente: non c'è stata una presa di posizione in tal senso e non c'è stato nemmeno un rifiuto sul fatto che sia collocato all'interno delle sedi istituzionali. Pertanto, quest'ordine del giorno non sarebbe stato proposto, se non ci fosse stata quell'affermazione da cui è derivata tutta questa montatura. Ecco perché affronto tale questione in un modo davvero diverso da come dovrebbe essere affrontata. Dovrebbe essere un momento di riflessione per tutti, invece il Crocifisso in questa sede è strumentalizzato come una clava per dividere in due questo Consiglio regionale.
A quanto pare, alla luce delle questioni sollevate dai banchi della maggioranza e dell'opposizione, l'ordine del giorno ci sta ben riuscendo.
Vorrei ricordare al Consigliere Cane - anche se penso che lui lo sappia, o almeno spero - che in passato in Aula sono stati approvati altri ordini del giorno sul tema. Lo sa, vero? Sono stati approvati, proprio chiedendo l'applicazione del Crocifisso nell'aula del Consiglio.
Potrei porre una domanda: come mai non sono stati attuati questi ordini del giorno? Perché ogni volta si ripropone la questione e in giornate differenti si affronta e si ripropone il tema, trito e ritrito, in occasione di ogni affermazione di Ministri o di esponenti religiosi? Perch ogni volta si presentano mozioni od ordini del giorno sul Crocifisso nelle sedi istituzionali? Questo io contesto, non l'argomento in sé, su cui si può essere d'accordo o meno: contesto come questi atti vengano utilizzati all'interno delle Istituzioni per creare divisioni. Un simbolo religioso non può essere utilizzato così.
Il Ministro Fioramonti ha fatto un'affermazione a titolo personale. Tra l'altro, negli ultimi giorni ha espresso un suo parere e ultimamente ha anche detto: "Non mi ponete più questa domanda, perché è un tema che considero divisivo. Ho delle priorità da affrontare".
Ecco, le stesse priorità che dovremmo avere noi.
Il Consigliere Bongioanni prima l'ha detto: il Ministro dovrebbe occuparsi di scuola. Beh, io potrei dire che anche il Consiglio regionale dovrebbe occuparsi di lavorare su proposte di legge e su questioni che riguardano il Consiglio. Non è solo il Ministro che dovrebbe lavorare, ma anche noi perché le discussioni che si stanno susseguendo in questa sede, tra il papetellum e faccende che non riguardano il Consiglio regionale, non ci fanno fare bella figura al di fuori. Se qualcuno da fuori guardasse con attenzione i lavori del Consiglio regionale, dopo un po' ci potrebbe dire: "Signori, di che cosa state parlando? Come state affrontando i problemi dei cittadini piemontesi?".
Questo io dico. Si può essere d'accordo o meno; tra l'altro io sono d'accordo - pensate un po' - con un Consigliere della Lega che nel 2009, su un simile ordine del giorno, benché avesse deciso di approvarlo, definì quel dibattito fuori luogo. Ovviamente ci sono le registrazioni. Il Consigliere si chiama Brigandì, se non erro, e disse: "Il dibattito mi risulta fuori luogo, dal momento che il Consiglio regionale non dovrebbe occuparsene".
Potrei essere tranquillamente d'accordo con lui, però a questo punto vi dico di decidervi: se qualcuno a suo tempo diceva che la questione non andava affrontata in Consiglio regionale, ed era un esponente della Lega adesso invece si sostiene il contrario. Almeno siate coerenti: è così o non è così.
La prendo seriamente, visto che ogni "tre per due" l'ex Ministro (che non so nemmeno più come definirlo: c'è qualcuno che ormai lo definisce "bicolore", perché non ha nemmeno più un colore) lo tira fuori e lo bacia nelle sedi che ritiene più opportune. Lo prende, lo bacia e lo strumentalizza. Ebbene, lo trovo disgustoso. Un simbolo così importante non può essere utilizzato per tirare fuori le sensibilità dei Consiglieri o per far emergere le divisioni sul tema in Aula.
Il Ministro l'ha detto: è un tema che divide, è un tema che per me non è prioritario. Tra l'altro, nessuno ha mai avuto l'intenzione di togliere il Crocifisso dalle scuole o dalle aule dove è già presente. Semplicemente si sta parlando di apporlo.
Sinceramente, mi sento quasi offesa nel veder affrontare una tematica così importante con una strumentalizzazione più che evidente. Se volete affrontare la discussione in una sede che non sia questa, e in un momento che non sia di strumentalizzazione per il Ministro, io sono prontissima a farlo. Posso avere le mie sensibilità sull'argomento, possono esserci sensibilità differenti anche all'interno degli stessi Gruppi, però questa è un'imposizione e una strumentalizzazione dell'argomento che ricorre in ogni periodo storico, da anni a questa parte, in tutte le sedi istituzionali.
Se vogliamo, affrontiamolo in maniera costruttiva e non montando una polemica su un'affermazione, che è stata strumentalizzata, di un Ministro che il suo lavoro lo sta facendo e che non ha nessuna intenzione, in base a quello che ha detto, di togliere il Crocifisso dalle aule scolastiche.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sarno; ne ha facoltà.



SARNO Diego

Grazie, Presidente.
Cercherò anch'io, come ha fatto il Consigliere Valle, Presidente e cari colleghi, di riportare la discussione sul dispositivo e sulla questione.
La prima premessa è che forse stiamo capendo la furbizia della maggioranza in Consiglio regionale. Siamo arrivati ormai a fine novembre e, come tutti i colleghi hanno detto, non abbiamo ancora discusso provvedimenti legislativi. Questo perché capiamo che vi fa comodo accompagnare, ora un Assessore ora il Presidente, in giro per il Piemonte a fare la passerella secondo le azioni che la Giunta sta, forse e a volte, portando avanti.
Credo che questo non sia un bel modo di onorare questa Istituzione (sto parlando del Consiglio regionale, non della Giunta).
Lo dico in premessa. Lo so che è già stato detto, però è bene che, in ogni occasione, chi dovesse intervenire in questa discussione dica che in Aula non abbiamo discusso di provvedimenti per la Regione Piemonte.
Seconda premessa. Mi spiace che il collega Magliano non ci sia, ma vorrei dire che qui nessuno - lo dico a tutti e in ultimo a Magliano, soltanto perché è stato uno degli ultimi interventi in ordine cronologico - neanche gli atei, vuole mettere in discussione il valore culturale e storico di quel simbolo. Non è questo il tema. Nessuno, neanche coloro che personalmente non credono, può mettere in discussione il valore culturale e storico di quel simbolo e io tantomeno. Non stiamo discutendo della storia di quello che hanno prodotto nel bene, la maggior parte delle volte, e a volte, nella nostra storia, anche nel male, quel simbolo e quei riferimenti. Non è questo il punto.
Non siamo qui per tutelare più o meno una fede. Non è questo il compito di un Consigliere regionale eletto dal popolo italiano all'interno di quest'Istituzione. Siamo qui, forse, per rispettare l'Istituzione pubblica e per dare all'Istituzione pubblica dei caratteri di condivisione massima ma, scusate, la condivisione massima di unità di queste Istituzioni non è in un simbolo di fede, ma è nella nostra Costituzione italiana, che principalmente si dichiara, oltre che "Repubblica democratica fondata sul lavoro". Tuttavia, l'elemento che dovrebbe accomunare noi tutti è la cultura antifascista che ha prodotto questa Istituzione e non altre. Forse dovremmo condividere di più quei simboli. Dovremmo condividere la data che celebra quella cultura condivisa, e cioè il 25 Aprile. E non perché c'è una contraddizione tra i valori, ma perché questa è un'istituzione pubblica.
Proviamo a entrare nel merito, partiamo dall'articolo 7 della Costituzione dal quale muove la riflessione sul concetto di laicità, che è una riflessione che può essere interpretata in maniera estensiva o restrittiva.
Su questo tema, come ricordava il Consigliere Valle, la giurisprudenza è certo contraddittoria anche a livello europeo. Allora, partiamo da alcune sentenze, ad esempio, dalla sentenza n. 88 dalla Corte Costituzionale a firma Zagrebelski, in cui si dichiara che il concetto di laicità è intrinseco nell'ottica del pluralismo espresso dalla nostra Costituzione.
Relativamente alla prassi giurisprudenziale, Presidente, e lo dico anche al Consigliere Marrone, se ci diciamo e ci stiamo dicendo che, in questi anni il tema di togliere il Crocifisso non è stato portato avanti fino in fondo e che anche alcune sentenze su luoghi dove vi era non hanno formalmente sostenuto la rimozione, lo richiamo in termini di concetto di laicità restrittiva. Se questo è un elemento, l'altro elemento è la giurisprudenza che sostiene che dove non c'è si tenda a non inserirlo, per l'altra tipologia di concetto di laicità. Cioè non è un'azione arzigogolata campata in aria, come il Consigliere Marrone diceva, ma ci sono delle prassi anche da questo punto di vista.
Per questo motivo dovremmo puntare, Presidente, sul concetto puro di laicità istituzionale. Mi differenzio magari da alcuni colleghi: i nostri luoghi istituzionali dovrebbero essere equidistanti dai valori religiosi perché come qualcuno diceva tra i banchi, anche per i credenti, quando si assume un ruolo pubblico, l'elemento di unità sta nella Costituzione.
Perché sta nella Costituzione come elemento comune? Perché vuol dire che la Costituzione costruisce un'integrazione tra gli uomini, come unico elemento di unione: se il Crocifisso è un simbolo religioso, quel simbolo messo - lo specifico - dentro a un'istituzione pubblica divide e non unisce, perché è un simbolo che racconta certo una storia, certo una cultura, ma racconta principalmente un carattere di fede, che è di per sé parziale, che non vuol dire positivo o negativo, migliore o peggiore, è parziale di per sé.
Se anche in Italia, come diceva la collega Frediani, la maggior parte dei cittadini italiani aderiscono a quella religione, in un'istituzione pubblica c'è la restante minoranza che non aderisce. E allora mettere, in un luogo, un simbolo che divide e non che unisce non fa bene a quella comunità, che anche da un punto di vista simbolico dev'essere sempre di più unita.
Ancora un passaggio su questo concetto: unire e integrare non vuol dire assimilare, sono concetti differenti. Il tema dell'unire e il tema dell'assimilare sono due concetti molto differenti. Il Crocifisso messo in Aula rischia di provare ad assimilare e non di unire.
Ecco perché su questo documento trovo difficile una condivisione, perché in questo concetto, Consigliere Cane, di assimilazione all'interno di una struttura e di un luogo pubblico, noi dobbiamo garantire l'accessibilità a questo luogo, non solo da un punto di vista di barriere architettoniche, ma anche da un punto di vista valoriale. Non solo fisico, ma anche valoriale.
L'accessibilità è un valore di per sé. Se noi rendiamo questo luogo forse parziale, rischiamo che chi entra in questo luogo non senta l'accessibilità dello stesso luogo.
Concludo dicendo che sono contento di aver sentito il collega Cane parlare di innalzare gli umili, di simboli di pace e che questi simboli Presidente, si mettono al servizio degli ultimi. Vi chiedo di fare questo gioco, permettetemi il termine. Proverò anche a farlo, Consigliere Cane.
Prenderò il suo intervento e lo modificherò (lo terrò per me, se non mi darà l'autorizzazione di pubblicarlo). Prenderò il suo intervento una volta pubblicato in streaming, modificherò tutte le parole che riguardano il Crocifisso e metterò inserirò termini che rimandano all'accoglienza degli immigrati. Guardi che funziona, funziona perfettamente. Io ho provato a immaginarlo mentre parlava, rispetto a questo giochino: poniamo anche caso (credo che andrà così) che quest'ordine del giorno vada in approvazione lo diceva qualcuno prima, forse il collega Magliano in chiusura d'intervento, e allora bisogna attuarli quei valori.
Se vogliamo stare dalla parte degli ultimi, dobbiamo considerare tutti gli ultimi, non una parte, altrimenti siamo di nuovo parziali. Se vogliamo ricondurre quei valori all'azione politica, culturale e istituzionale dobbiamo attualizzare quel simbolo e dobbiamo attualizzarlo nei confronti di tutti, l'universalità dell'essere umano. E, a volte, alcune politiche nazionali e anche internazionali, anche per chi non crede ma riconosce quel simbolo, vanno esattamente in senso contrario. Quindi, proveremo a fare questo gioco, Presidente, con l'intervento del Consigliere Cane, per condividere con voi che quei valori stanno alla base di molti e che per essere così coerenti a quel simbolo bisognerebbe far corrispondere politiche coerenti, di rispetto proprio degli ultimi e di accessibilità dei luoghi istituzionali.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto la parola il Consigliere Martinetti; ne ha facoltà.



MARTINETTI Ivano

Grazie, Presidente.
Trovo questa discussione surreale e strumentale, ma ultimamente siamo un po' abituati a questo tipo di discussioni. Mi riferisco a quella precedente sul referendum, che ha tenuto banco in questo Consiglio per diversi giorni ma mentre in quella vi riconoscevo una battaglia politica, su quest'argomento faccio fatica. Faccio fatica, perché penso che la religione e i simboli legati a essa siano una cosa personale. Ho detto che è surreale, perché ho sentito abbinati a questa discussione i più svariati termini. Ora strumentalizzo un po' io e li vado a citare a random: abbiamo tirato in ballo i soprammobili e i tortellini, sono usciti fuori i sindacati. In una parola, surreale.
Mi rifaccio a qualche intervento di chi ha parlato prima di me. Non credo che esporre un simbolo di questo tipo potrebbe migliorare il nostro operato parlo per me - e sicuramente neanche peggiorarlo. E non credo che lo farà neanche con voi. In ogni caso, v'invito semplicemente a riflettere su una parola, cioè coerenza. Ho in mano un giornale cattolico, che si chiama Gazzetta d'Alba. Su tale periodico, qualche settimana fa, a nome del Vescovo Monsignor Brunetti - che penso sia titolato a essere tirato in ballo quando si parla di Crocifisso - è stato pubblicata un'intervista: "L'appello del Vescovo di Alba al governatore Alberto Cirio". L'argomento è il gioco d'azzardo, la ludopatia, che mi sembra argomento su cui abbiamo una posizione assolutamente differente. Riprendo alcune frasi: "La diocesi di Alba è in prima linea da anni contro il gioco d'azzardo patologico", che anche nel mio Comune manda in fumo un sacco di soldi. Questa primavera la pastorale della salute, in collaborazione con l'Associazione Medici Cattolici di Alba e Bra, organizzerà una serie di eventi che affronteranno questa problematica. Si parla di quelle che sono le problematiche legate a questa patologia; il degrado sociale; le famiglie, che magari si sono sposate con rito religioso, che vanno a disfarsi. Monsignor Brunetti conclude dicendo che questa legge regionale non va toccata.
Voi avete i numeri per fare approvare questa proposta e, bontà vostra porterete a termine la vostra missione. Mi auguro che a quel punto siate ispirati anche da questo simbolo; me lo auguro veramente e mi auguro anche che ve lo ricordiate quando sarà ora di trattare l'argomento delle ludopatia, così come mille altri. Onestamente vi dico che se fosse stato già esposto e mi fossi dovuto trovare a votare sul fatto di toglierlo, non avrei votato contro, avrei votato a favore per lasciarlo, ma questo fatto non c'è. E l'unica cosa che trovo utile in questo momento e che trovo irrinunciabile in questo salone è l'orologio. Infatti, quando l'orologio era rotto, creava dei seri problemi, mentre adesso funziona, mi dà il tempo, mi guida su quello che devo fare e guida gli altri che mi devono riprendere se sforo. Per questo, ringrazio il Presidente per aver provveduto in maniera celere a ripristinarlo.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Salizzoni in qualità di Consigliere ne ha facoltà.



SALIZZONI Mauro

Ho chiesto questa possibilità per una ragione precisa. Su un argomento come questo non voglio fare l'oppositore, voglio però dire perché non mi trovo concorde con questa proposta.
Nella corsia che ho avuto l'onore di dirigere per tanti anni, più di 30 arrivò a un certo punto la proposta di affiggere il Crocifisso; proposta informale, non certo data dalla direzione dell'ospedale. Riunii il gruppo infermieristico con la cattolicissima caposala e alcuni cattolicissimi collaboratori infermieristici. I medici non intervennero. E furono loro a spiegarmi perché non si doveva mettere il Crocifisso. Mi dissero: "Guarda i pazienti che sono qui. Guarda quanti dei nostri connazionali hanno ricevuto un organo proveniente da donatori di etnia e religione diversa. È avvenuto anche il contrario".
Non è opportuno che facciamo noi delle divisioni quando la vita è stata trasmessa con degli organi salvavita dalla gente normale che dona perch vuole donare, senza sapere a chi andranno quegli organi, quindi dona per principio a tutti, chiunque essi siano.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Ero indeciso se intervenire, perché è una discussione che mi provoca disagio per quello che è stato espresso da alcuni colleghi, come il Consigliere Marello, ma anche da altri. Proverò a spiegare perché non è corretto che discutiamo di questo, perlomeno nei termini in cui lo stiamo facendo.
Mi è subito venuto in mente un verso di Alexander Pope che mi è molto caro e che recita così: "Gli stolti si precipitano là dove gli angeli esitano a mettere il piede". Oggi mi sembra che corriamo il rischio di essere altrettanto stolti. Stiamo affrontando un tema che afferisce alla dimensione del sacro, quindi dovremmo andare in punta di piedi in questa dimensione per ciò che significa nella vita degli esseri umani, ma anche nella storia dell'umanità.
Mi sembra, invece, che rischiamo di rimanere in superficie e quindi di precipitare là dove, invece, dovremmo esitare. Il rischio più grande che stiamo correndo - direi che non è un rischio, per quanto mi riguarda, per come sto interpretando, ma un dato di fatto - è quello che hanno già sottolineato alcuni colleghi, cioè la strumentalizzazione. Che è molto grave, soprattutto per chi crede. Noi trasformiamo in oggetto di altri fini, ciò che dovrebbe essere il fine.
Quando il collega Valle citava la blasfemia, siamo lì, signori. Se noi prendiamo un simbolo divino e lo trasformiamo in oggetto di una contesa che ha altri fini, che nulla hanno a che fare con il messaggio che quel simbolo rappresenta, non stiamo facendo un buon servizio a quel simbolo e a quel messaggio.
Mi sono chiesto perché abbiamo bisogno - la Lega in particolare ha bisogno di presentare un ordine del giorno su questo tema. Mi è anche venuto il dubbio, non ho voluto chiedere agli Uffici, se non bastasse una decisione dell'Ufficio di Presidenza (fra l'altro, ho scoperto su ordini del giorno già approvati in Aula). Perché, pur bastando una decisione dell'Ufficio di Presidenza, dove la maggioranza ha i numeri, stiamo discutendo di questo in Aula? Questa è una risposta che mi piacerebbe ricevere. Credo non sia un caso che la discussione arrivi dopo una svolta comunicativa della Lega, di Salvini, per cui i simboli religiosi sono diventati simboli identitari e politici che uniscono contro qualcuno, che vanno a saldare il risentimento la paura verso l'altro e verso il futuro.
Da questo punto di vista, la questione è grave perché, ancora una volta noi ci troviamo in Aula - l'hanno già detto altri colleghi, ma lo voglio rimarcare nel ragionamento che sto cercando di fare - a utilizzare il tempo di quest'Istituzione per fare da eco e da propaganda alle scelte della Lega, non a preoccuparci dei problemi dei piemontesi. È successo per il referendum sulla legge elettorale e lo stiamo facendo in IV Commissione sul sistema degli affidi, ultimamente anche in assenza della Giunta. Questo è stato anche oggetto di discussione fin dall'inizio, come giustamente mi fa notare la collega Canalis, soltanto perché c'era stata una campagna mediatica nazionale su questo tema e ne stiamo discutendo in Commissione invece di occuparci delle questioni che riguardano i piemontesi.
Io credo che dovremmo fare un passo indietro. Il tema non è se appendere o no il Crocifisso in quest'aula; il tema è che questa discussione, per come la stiamo facendo, è sbagliata. Qui nessuno è interessato ad approfondire davvero il tema su cui stiamo discutendo, ma soltanto per dire che in Consiglio ci sono quelli a favore del Crocifisso e quelli contrari, che è un'aberrazione di questa discussione.
Non lo farò io, lo hanno accennato alcuni colleghi, ci sono discussioni millenarie su come interpretare, dare carne e mettere nella storia quel messaggio. Non m'interessa farlo qui. Permettetemi, forse non ce la meritiamo oggi questa discussione in quei termini, non la si fa con un ordine del giorno di questo tipo in un'aula istituzionale. Questo è come la vedo io, ma non voglio soffermarmi solo su questo.
Nella storia, i simboli religiosi, quelli cristiani e non solo, sono stati usati più di una volta - non a caso, si diceva religio instrumentum regni per questioni di potere e per le guerre, con il risultato nefasto soprattutto per gli ultimi, per i morti innocenti, per coloro che venivano sterminati. Questo, purtroppo, è accaduto anche per il Crocefisso e in altre epoche storiche per fortuna. Lo ha già detto qualcuno prima di me: la questione della laicità è anche il risultato di un apprendimento che è scaturito da certi errori storici. Forse l'uomo, almeno in una certa parte del mondo, ha capito che quando la religione viene utilizzata come strumento per la gestione del potere, molto spesso provoca disastri. Per fortuna non succede ancora a casa nostra, ma andate a vedere che cosa è successo nei Balcani, soltanto pochi anni fa: anche per questioni che afferiscono a questi ragionamenti, abbiamo visto che questo è pericoloso.
La prima cosa che dobbiamo fare se vogliamo rispettare il Crocifisso, per come la vedo io, è sottrarlo dispute di questo tipo. Chi davvero ha rispetto per questo simbolo, chi davvero ha a cuore il messaggio che esso rappresenta, credo che debba rispettarlo cercando di evitare che diventi strumento di una disputa che non ha nulla a che fare con il messaggio profondo e rivoluzionario che esso porta con sé.
Al netto di tutta la discussione sulla questione dei profeti o dei falsi profeti, su cui, forse, non ho la patente per esprimermi, mi è venuto in mente un antico testo che m'insegnavano quando frequentavo la parrocchia che è la Didaché, che recita: "Ogni profeta, poi, che insegna la verità, se non mette in pratica i precetti che insegna, è un falso profeta".
Allora, qui, che tipo di profeta vogliamo essere quando parliamo del Crocifisso? Profeti o falsi profeti? Chiudo con un'ultima considerazione, chiaramente parafrasando quello che ho appena letto: il tema dell'identità è corretto, ma non nei termini in cui lo pongono l'Assessore Rosso e il Consigliere Marrone. A mio avviso, il tema dell'identità che va posto quando parliamo del Crocifisso - o, se volete, della frase che ho appena letto - è quale coerenza profonda esiste tra la vita personale, cosa che non afferisce a quest'Aula, la vita politica, che afferisce invece a quest'Aula, e il messaggio cui il Crocifisso ancora oggi ci richiama.
Su questo tema noi ci siamo, perché, com'è stato detto, se quello è il più rivoluzionario messaggio nella storia dell'umanità, che parla di sovvertimento di tutti gli ordini oppressivi, che dice "beati i poveri, gli afflitti, i miti, coloro che hanno fame e sete di giustizia, gli operatori di pace, i perseguitati a causa della giustizia", se vogliamo parlare di questo e se vogliamo parlare di Crocifisso, l'invito è non soltanto di appenderlo in aula, ma di inserirlo in tutti i vostri atti di Giunta, in tutte le delibere del Consiglio, in tutte le leggi. Cioè se voi metterete al centro del vostro impegno politico questi valori e questo "sovvertimento", dove gli ultimi vanno al primo posto, allora noi saremo con voi anche in questa battaglia sul Crocifisso.



PRESIDENTE

Grazie.
Se mi concedete solo un breve intervento, si è fatto riferimento alla possibilità d'inserire la fotografia del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ahimè, purtroppo, essendoci insediati il 1° luglio abbiamo notato che mancava, perciò per legge sarà inserita (peraltro, pu essere anche un piacere, non è solo questione di obblighi di legge). Ci sono delle leggi nazionali cui non possiamo sottrarci; fino a oggi (non guardiamo il motivo, il perché o il per come), non sempre è stato fatto.
Però, in questa legislatura mi sembra che la maggioranza abbia necessità di ristabilire l'ordine delle questioni.
Sulla possibilità di apporre il Crocifisso, come Presidente ho chiesto in Ufficio di Presidenza quale sarebbe stata la scelta migliore, poiché era mia volontà mettere a disposizione l'omaggio che l'Arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, ha fatto alla "famiglia" del Consiglio regionale.
Per apporre tale omaggio all'interno dell'aula c'erano varie strade. A mio giudizio, si poteva agire, tecnicamente e a norma di legge, in modo autonomo, nel senso che come Presidente del Consiglio potevo decidere in tal senso; oppure, si poteva scegliere di discuterne in Ufficio di Presidenza e votare al suo interno. Ancora, si poteva scegliere di discuterne in Aula consiliare, con un ordine del giorno.
Il percorso che si è scelto come Ufficio di Presidenza - non dico all'umanità - è stato quello di portare la discussione in Aula.
L'ordine del giorno era già noto ai Consiglieri di maggioranza, perci ritengo che sia stato anche utile - peraltro, continua la discussione l'interlocuzione con le varie sensibilità su un tema etico-morale, che finora si è svolta in maniera abbastanza pacata e tranquilla.
Ci tenevo a fare questo inciso, perché non dico di essere stato chiamato in causa, ma volevo spiegare le motivazioni per cui oggi siamo a discuterne in Aula e non si è agito diversamente. Non andiamo contro la legge discutendone. Mi sembra che l'Aula sia sovrana e non sia una perdita di tempo discutere degli atti d'indirizzo dei Consiglieri.
Ha chiesto la parola il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
Farò un breve intervento, perché mi piacerebbe - me lo auguro - che l'Aula riuscisse ad arrivare oggi a una votazione, trovando una sintesi e tentando di rimanere tutti nei termini, anche se sforiamo di dieci minuti la fine della seduta.
Il mio intervento comprenderà una parte politica, dove naturalmente rimarcherò la volontà, gli interessi e le ideologie del partito della Lega ci mancherebbe! - ma includerà anche un'apertura ai colleghi, una proposta di buonsenso che riguarda tutta l'Aula in un momento veramente difficile per un nostro collega. Sarò dunque velocissimo.
Più volte si è fatto riferimento a "una parte": su questo mi sento di dissentire, perché la volontà di apporre un Crocifisso non è l'espressione di "una parte", ma è la nostra storia, è la nostra cultura, è il nostro Paese, è la nostra democrazia, che, grazie al cristianesimo, è diventata quella che è oggi (direi che è innegabile).
Noi siamo qui a discutere per apporre un Crocifisso: ci sembra veramente assurdo, invece, che in alcune parti del nostro Paese o in alcune sedi istituzionali si dibatta per toglierlo. Questo è ciò che a noi sembra veramente assurdo: l'ipotesi di poter pensare di toglierlo.
L'altra riflessione banale è che la Lega oggi è un grande partito; è un partito popolare e rappresenta gran parte degli italiani. Senza banalizzare, non credo che la restante parte di questo parlamentino pensi che il 35% o il 40% delle persone che oggi votano la Lega siano dei beceri nazisti, fascisti, xenofobi, senza cuore. Penso che in mezzo ai nostri votanti, che rappresentano veramente larga parte della popolazione, ci sia tanta gente di fede, tanta gente cristiana. Ricordo che le regioni del Nord, dove la Lega è nata, sono da sempre ai primi posti per volontariato per aiuti, per attività di sostegno alle persone.
Dunque, quella narrazione la rimando veramente al mittente, perché è nei fatti e nella storia di tanta popolazione italiana.
Infine, sono a chiedere in primis di aspettare, e mi auguro che si possa ristabilire al più presto, il ritorno del nostro collega Graglia, poich era una sua sensibilità, quindi chiedo a questo Consiglio che il Crocifisso venga apposto quando ci sarà lui, alla sua presenza, per rispetto nei suoi confronti. Glielo dobbiamo: sta lottando una battaglia difficilissima e glielo dobbiamo.



(Applausi in aula)



PREIONI Alberto

L'altro punto.
Come Gruppo Lega, abbiamo sicuramente a cuore la possibilità di affiggere la foto di Falcone e Borsellino, per quello che hanno rappresentato rispetto alla legalità in questo Paese. Ci sembra giusto affiggerle in sala Morando, perché quella sarà la sede della Commissione legalità. Avere queste due immagini fortissime di lotta all'illegalità e alla mafia proprio nella sede della Commissione alla legalità ci sembra il posto ideale.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
È utile e importante intervenire verso la fine di questa discussione giacché sono intervenuto per illustrare il mio atto d'indirizzo. È stato importante ascoltare tutta la discussione e le varie posizioni per poter svolgere osservazioni e riflessioni anche rispetto ad alcune questioni che ho sentito.
Dal mio punto di vista, sarebbe stato fin troppo semplice schierarmi contro la decisione d'introdurre un Crocifisso in Aula, partendo dalle mie personali convinzioni e dall'atteggiamento che ho nei confronti della fede e della religione. Appositamente, nel mio intervento ho voluto citare esponenti di una confessione religiosa (gli esponenti della Tavola Valdese); non a caso, ma ero sicuro che sarebbe stato così.
In questa discussione, ho sentito difendere la laicità da parte di cattolici, quindi ho sentito dei cattolici esprimersi contro l'ipotesi d'introdurre un Crocifisso in quest'aula. Non mi stupisce, perché vivo nella stessa realtà in cui vivete voi, conosco tantissime persone che sono religiose; la maggior parte delle persone che conosco sono cristiane e cattoliche, più o meno praticanti, più o meno osservanti. Devo dire che, in queste settimane, mi sono anche confrontato con alcune di queste persone e ho chiesto la loro opinione, poiché le conosco, sono persone cui voglio bene e abbiamo lo stesso pensiero su parecchie cose. Non ne ho trovata una che mi abbia detto che, a suo avviso, sarebbe importante avere il Crocifisso in un'aula istituzionale. Non ho trovato nessuno e ho parlato con persone assolutamente normali.
A parte il paradosso di sentire parlare della necessità di mettere il Crocifisso in aula proprio come difesa della laicità delle istituzioni (mi sembra un paradosso quello che ho sentito sia dall'Assessore Rosso sia dal Consigliere Marrone), tra gli interventi che ho sentito da parte degli esponenti di maggioranza mi sento di riprendere quello del Consigliere Bongioanni, che ha affermato che ogni tanto qualcuno ha bisogno di tirare fuori il Crocifisso per trovare visibilità. Questo è quello che è accaduto perché altro non è questa proposta in Consiglio regionale sul Crocifisso.
Serve a coprire un vuoto, un vuoto di provvedimenti legislativi in quest'Aula, perché anche oggi non abbiamo approvato leggi.
Prima o poi ce la farete! Prima o poi ce la farete a portare un provvedimento in Aula e, quindi, a non essere costretti a discutere questioni che riguardano propagande nazionali o altro, perché - qualcuno l'ha detto - si sta usando un fine, quello che per qualcuno è un fine, come un mezzo.
Io ho profondo rispetto per chi è religioso, per chi è cristiano, per chi è cattolico, per chi pratica qualsiasi altra religione nel limite in cui ovviamente, rispetta gli altri, ma ritengo che la religione sia un fatto individuale, una questione privata. Vi sentite cristiani? Vi sentite cattolici? Dimostratelo con l'esempio! E anche questo non accade proprio sempre.
Ogni tanto questa discussione ricompare; è capitato anche con la discussione sui costi della politica. Ogni tanto si parla d'altro ed esce fuori il problema dei costi della politica. Si tira fuori l'argomento quasi a voler esorcizzare una paura, perché qualcuno, secondo me, ha paura che ci sia una stretta anche rispetto a qualche prebenda o a qualche privilegio che hanno ancora i Consiglieri regionali. Allora, così, un po' a caso, si tira fuori il tema dei costi della politica. Per carità, lungi da me il voler togliere il diritto a chiunque di parlare ed esprimere delle idee, anche di parlare a vanvera, però qualcuno ha detto: "Se si riducono i costi della politica, poi a fare politica ci vanno i disoccupati".
È stato fatto riferimento al Ministro Fioramonti. Consigliere Bongioanni io devo dirle.



(Commenti fuori microfono)



BERTOLA Giorgio

Devo dirle (fonte sito del Ministero) che il dottor Fioramonti attualmente, è in aspettativa dal ruolo di professore ordinario di Economia Politica all'Università di Pretoria, Sudafrica, dove ha fondato il Centre for the Study of Governance Innovation ed è stato vicedirettore del progetto Future of Africa. È, inoltre, professore straordinario presso la scuola di Public Leadership dell'Università di Stellenbosch, Senior Fellow presso il Centre for Social Investment dell'Università di Heidelberg e la Hertie School of Governance in Germania e Associate Fellow presso l'Università delle Nazioni Unite.
È stato il primo e l'unico ad aver conseguito la "Cattedra Jean Monnet" in Africa, un riconoscimento prestigioso assegnato dalla Commissione europea ad accademici distinti. Nel 2012 ha ricevuto il premio dell'Università di Pretoria come Exceptional Young Researcher Award, e nel 2014 è stato il primo Presidente dell'Associazione degli studi dell'Unione Europea dell'Africa subsahariana. Insomma, un po' di curriculm ce l'ha; uno pu anche non condividere quello che fa, ma da lì ad attaccare con il discorso dei disoccupati.
Se io dovessi far riferimento a qualcuno che è arrivato in Istituzione e dopo qualche mese non sa ancora bene com'è messo, farei decisamente altri esempi.
Signori, va bene parlare di simboli importanti dal punto di vista sociale e culturale per la nostra civiltà e per la nostra Regione, ma mi sembra un po' tirato sentir dire che la democrazia c'è grazie alla Chiesa cattolica.
Se oggi abbiamo una democrazia nel nostro Paese è grazie alla lotta antifascista.
È una questione che qualcuno dimentica di ricordare e a qualcuno fa comodo perché magari piacciono ancora le leggi fasciste che permettono di tenere i Crocifissi nelle aule istituzionali, però se abbiamo la democrazia è stato grazie alla lotta antifascista nel nostro Paese, una lotta condotta da tutti: cattolici, comunisti, liberali, socialisti e monarchici. È stato grazie alla lotta antifascista. Non è stata una lotta cattolica, ma una lotta di diverse persone. Purtroppo c'è stata una guerra civile nel nostro Paese, ma è grazie alla lotta antifascista che c'è la democrazia.
Volevo fare un ultimo riferimento, visto che mancano due minuti alla fine del mio intervento, perché sono un po' pistino e un po' precisino.
Il Consigliere Marello ha distinto tra difesa della laicità e laicismo. Il laicismo - diceva il Consigliere Marello - è il non volere che altri pratichino il proprio credo religioso. Non è così. Non è così. Mi rifaccio alla definizione della Treccani, quindi non mia, che può essere di parte collega Marello: "Il laicismo è un atteggiamento ideologico e pratico che opponendosi all'ingerenza del clero nella vita civile e di ogni forma di clericalismo e di confessionalismo, afferma l'indipendenza del pensiero e dell'attività dei singoli individui, nonché l'autonomia dello Stato e delle sue Istituzioni, dall'autorità della Chiesa e dal suo magistero in ogni manifestazione della vita politica, sociale e culturale".
Pertanto, io mi ritengo sia laico sia laicista.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Poiché il question time è andato oltre 40 minuti, mi sembra una proposta di buonsenso continuare ancora 15 minuti e arrivare alla votazione, anche perché tutti hanno ampiamente espresso la propria contrarietà o la propria approvazione. Pertanto, possiamo proseguire anche per rispetto delle persone che sono venute ad ascoltare (che è già la terza o quarta volta che vengono). Abbiamo accettato il cambio dell'o.d.g., quindi non mi sembra una grandissima concessione da parte di tutto l'emiciclo.
Mi auguro che si possa fare.
Grazie.



PRESIDENTE

Attualmente ci sono ancora tre iscritti a parlare sugli ordini del giorno in sede di discussione generale, poi ricordo che ci sono ancora le dichiarazioni di voto dei cinque.
Prego, Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Non me ne voglia il Consigliere Preioni, ma basta aprire la pagina internet di qualsiasi quotidiano per vedere il disastro a proposito della circolazione ferroviaria. Io vorrei tornare a casa. Siccome credo nei valori della famiglia, non vorrei trovarmi tre bambini chiusi fuori dalla porta, quindi chiederei di sospendere la seduta e votare la prossima volta perché c'è veramente un disastro nei collegamenti ferroviari e dobbiamo tornare a casa in qualche modo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Non so cosa dire; poteva anche farsi autorizzare in sua assenza, tanto il suo Gruppo è ampiamente rappresentato e lei ha già parlato.



(Commenti fuori microfono)



PREIONI Alberto

Niente, niente. Va bene.



PRESIDENTE

La discussione è rimandata alla prossima seduta di Consiglio.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 18.05)



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