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Dettaglio seduta n.289 del 23/01/24 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(Alle ore 10.08 il Presidente Allasia constata la mancanza del numero legale e ai sensi dell'articolo 59, comma 5, del Regolamento, aggiorna la seduta di trenta minuti)



(La seduta inizia alle ore 10.46)



PRESIDENTE

Buongiorno a tutti e a tutte.
La seduta è aperta.
Comunico che sono in congedo i Consiglieri Carosso, Cerutti, Chiorino Cirio, Gavazza, Giaccone, Lanzo, Preioni, Protopapa e Stecco.
Il numero legale è, pertanto, 21.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione e chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Magliano; ne ha facoltà.



MAGLIANO Silvio

Grazie Presidente.
Ho chiesto la parola per chiedere l'inserimento all'o.d.g. dell'odierna seduta dell'ordine del giorno n. 1762, inerente a "Azzerati nella legge di bilancio 2024 i fondi nazionali destinati al contrasto dei Disturbi della Nutrizione e dell'Alimentazione. Sostegno al ripristino delle risorse economiche nazionali del fondo".
Ho voluto presentare l'ordine del giorno anche alla luce del lavoro che abbiamo svolto insieme ai colleghi di minoranza e di maggioranza rispetto ai DCA. Al riguardo, la nostra Regione si è dotata di una legge e di un testo unico (siamo riusciti a dare la miglior legge possibile a questa Regione!).
In fase di bilancio si era ottenuto - in particolare il collega Gallo - un aumento delle risorse regionali proprio su questa legge, alla luce dell'integrazione delle risorse che arrivano dal Governo. Proprio le risorse del Governo sono state, per la seconda annualità, ridotte, forse per una percezione erronea sulla rendicontazione di queste risorse: essendo un fondo biennale, forse il Ministro non ha colto che la rendicontazione poteva essere fatta anche alla fine dei due anni.
Nell'impegnativa chiediamo di mantenere con forza la nostra scelta di sostenere una problematica che ha visto - in fase di trattazione della legge ne discutevamo con l'Assessore Icardi - un aumento del 30% o del 35 dei casi di giovani (ragazze e ragazzi) che, oltre agli adulti, cadono in questo tipo di malessere. Chiediamo quindi alla Regione di intervenire in merito, come ha fatto, e di attivarsi nei confronti del Governo nazionale perché nel Milleproroghe forse questo fondo da 25 milioni potrebbe essere ripristinato. Lo dobbiamo alle tante famiglie che hanno avuto un lutto, ma anche alle tante famiglie che in questo momento, insieme ai loro figli stanno combattendo contro questa nuova malattia ("nuova" per la dimensione che ha assunto, che, evidentemente, è anche un po' figlia della nostra società e di quello che il COVID ha portato).
Mi pareva opportuno, come Gruppo consiliare che ha collaborato alla stesura della nostra legge, chiedere l'inserimento all'o.d.g. di tale atto d'indirizzo e, se è possibile, votarlo quanto prima, impegnandoci noi a fare la nostra parte (peraltro, la stiamo facendo) e impegnando altresì il Governo a tornare sui suoi passi, perché mi auguro che sia stata oggettivamente una svista e non una disattenzione su un dramma che non ha colore politico, ma è, purtroppo, trasversale.
Grazie, Presidente. Ho concluso.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Richiedo un'inversione punti all'o.d.g. dell'odierna seduta. Nello specifico, chiedo che il proseguimento del disegno di legge n. 222 "Istituzione del Parco naturale dei cinque laghi di Ivrea. Modifiche normative e cartografiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 (Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità)", di cui al punto 5) all'o.d.g., venga discusso subito dopo il dibattito sulla relazione inerente alla sanità penitenziaria in Piemonte, ai sensi della mozione n. 916 approvata dal Consiglio regionale il 29 novembre 2022, di cui al punto 2) all'o.d.g.
In pratica, chiedo che il disegno di legge n. 222 sia il primo provvedimento legislativo che discutiamo nella giornata.
Le ragioni sono evidenti. Innanzitutto, è un disegno di legge della Giunta lo specifichiamo, nel senso che non è una proposta delle opposizioni rispetto al quale è già iniziato l'esame e sono già stati approvati alcuni articoli nella seduta di due settimane fa. Peraltro, gli articoli già approvati erano stati approvati grazie al voto delle opposizioni e in alcuni casi non era bastata neanche la presenza delle opposizioni per portare avanti il provvedimento. Ricordo, infatti, che il numero legale è mancato per ben tre volte: le prime due volte abbiamo chiesto di riprendere la trattazione del punto dopo una sospensione di trenta minuti; la terza volta, anche per conservare un minimo di dignità a quest'Assemblea legislativa, abbiamo chiesto e ottenuto di chiudere la seduta.
Lascio a verbale anche questo dato: due settimane fa la maggioranza non è riuscita a garantire il numero legale neanche su un emendamento presentato dal Gruppo consiliare di Forza Italia. Il fatto che questa Giunta regionale non fosse molto interessata alla tutela del paesaggio, dell'ambiente e della biodiversità era un fatto già noto. Certamente, con questo cade anche la retorica del centrodestra sulle autonomie locali e sull'ascolto dei territori. Perché - ricordiamo - l'istituzione del Parco di cinque laghi è una richiesta che perviene dai territori interessati.
Pertanto, vista l'importanza dell'argomento, visto che l'esame del provvedimento è già in corso e visto che sono stati già approvati alcuni articoli, noi chiediamo che venga inserito come primo punto rispetto alla trattazione dei provvedimenti legislativi di questa giornata.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Martinetti, che interviene in qualità di Consigliere regionale; ne ha facoltà.



MARTINETTI Ivano

Grazie, Presidente. Buongiorno, colleghi.
Chiedo anch'io l'iscrizione all'o.d.g. dell'odierna seduta dell'ordine del giorno n. 1763, inerente a "Azioni per il rifinanziamento del fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione".
Come ben saprà, con la legge di bilancio dello Stato del 2022 è stato istituito il fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione. Tale fondo è stato finanziato con 15 milioni di euro per il 2022 e dieci milioni di euro per il 2023, per un totale di 25 milioni di euro. In sede di discussione del bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e del bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026, il Governo Meloni ha scelto di non rifinanziare tale fondo. Sono stati presentati anche degli emendamenti in Parlamento, che però sono stati respinti.
Rilevante importanza riveste l'articolo 1, comma 2, della legge regionale sulla materia, che recita: "La Regione riconosce e sostiene i soggetti che operano nel trattamento dei DNA nell'ambito del servizio sanitario e socio sanitario piemontese e promuove una programmazione della rete dei servizi ispirata ai principi di umanizzazione, prossimità e integrazione sanitaria e socio-sanitaria, secondo un modello multidisciplinare integrato".
Considerato che dalle risorse complessive stanziate dalla legge di bilancio del 2022 sul fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione circa 1,8 milioni di euro sono stati destinati alla Regione Piemonte, com'è emerso pure dagli organi di stampa, senza il rifinanziamento del fondo si prospettano diversi rischi concreti: diminuzione delle prestazioni ambulatoriali, aumento dei tempi delle liste d'attese, diminuzione dei servizi alle famiglie, oltre all'eventuale chiusura di sedi periferiche.
Com'è stato evidenziato da tutte le indagini in merito, i casi di disturbo della nutrizione e dell'alimentazione sono in netta crescita in tutto il Paese: sono circa tre milioni e mezzo le persone che soffrono di questa grave malattia, con un preoccupante abbassamento dell'età e senza distinzioni di sesso, così com'è emerso anche in svariate discussioni che abbiamo affrontato sia in sede di Commissione sia in quest'Aula.
Venerdì 19 gennaio, in piazza Castello, ha avuto luogo una manifestazione che ha visto partecipare centinaia di giovani per chiedere l'attuazione della legge n. 234 sui disturbi alimentari. Si è trattato di un evento promosso dal Movimento Lilla, insieme all'Unione degli Universitari, Rete Studenti Medi e Chiedimi Come Sto.
Abbiamo appreso da organi di stampa che il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha annunciato l'intenzione di stanziare circa dieci milioni di euro per far fronte a questa necessità e per dare più forza a quelle che sono le azioni di contrasto a questi disturbi.
Chiedo, anche a fronte della legge che abbiamo approvato all'unanimità in quest'Aula, di impegnare la Giunta regionale affinché, in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le Regioni e le Province autonome, si rappresenti formalmente al Governo la necessità di finanziare con tempistiche certe il fondo per il contrasto ai disturbi della nutrizione e dell'alimentazione.
Se fosse possibile, chiederei anche che l'ordine del giorno fosse discusso nella giornata di oggi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ruzzola; ne ha facoltà.



RUZZOLA Paolo

Grazie, Presidente.
Da parte mia, c'è la richiesta di un'inversione dell'ordine del giorno portando il punto 6), inerente al disegno di legge n. 130 "Norme in materia di edilizia sociale", subito dopo il dibattito sulla relazione inerente alla sanità penitenziaria, quindi al punto 3) all'o.d.g.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Avetta; ne ha facoltà.



AVETTA Alberto

Grazie, Presidente.
Il mio intervento è solo per sottolineare la nostra vicinanza e il sostegno alla richiesta del collega Bertola. La legge istitutiva del Parco dei cinque laghi è proposta della Giunta; siamo a metà del percorso e credo che sarebbe davvero singolare, e forse anche quasi intollerabile, se non portassimo a casa questo risultato.
Credo sia importante, quindi chiediamo che la legge istitutiva del Parco dei cinque laghi sia trattata nel primo momento utile - se non sbaglio questo ha chiesto il collega Bertola -dopo la discussione di questa mattina relativa alla sanità penitenziaria. Lo crediamo, perché ne siamo convinti e l'abbiamo detto anche nei Consigli precedenti, nei momenti in cui è stato trattato questo argomento. I Sindaci di quel territorio se lo aspettano e soprattutto, se lo aspettano tutti i cittadini piemontesi che hanno a cuore le politiche ambientali declinate in concreto.
Questo è un modo concreto per sostenere la nostra qualità della vita e il nostro ambiente, per cui ci aspettiamo che questa proposta di legge sia definitivamente discussa e, soprattutto, definitivamente approvata.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Accossato; ne ha facoltà.



ACCOSSATO Silvana

Condivido la richiesta dei colleghi Bertola e Avetta in merito al disegno di legge sul Parco dei cinque laghi, però voglio anche fare riferimento a quanto convenuto nella Conferenza dei Capigruppo. Se ci dev'essere il mantenimento di quelle decisioni, chiedo che ci sia anche per quanto riguarda la richiesta fatta dal collega Ruzzola sul disegno di legge n.
130.
C'è stata la richiesta di richiamo in Aula, ma nella Conferenza dei Capigruppo abbiamo convenuto che il punto sarebbe stato posto in coda ad altri che da tempo sono in trattazione in quest'Aula, anche perché il suo avvio richiede, da un lato, un'ulteriore preparazione da parte dei Consiglieri e, dall'altro, probabilmente anche una trattazione con i tempi giusti e doverosi per un provvedimento di questo tipo.
Pertanto, chiederei coerenza nelle decisioni che verranno assunte rispetto alla trattazione degli argomenti di oggi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cane; ne ha facoltà.



CANE Andrea

Grazie, Presidente.
Molto brevemente, accolgo con favore le proposte dei colleghi Bertola e Avetta, con i quali ho interloquito dal vivo poco fa.
Non posso che essere d'accordo sull'anticipo della trattazione del punto relativo al Parco dei cinque laghi, visto che, come già detto più volte, il territorio aspetta la votazione di questa legge. Anche i cinque Sindaci con i quali siamo quotidianamente in contatto, attendono l'istituzione di questo parco. Quindi, come da accordi, anche poco fa, con il collega Lanzo siamo a favore di questa richiesta.
Grazie.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste.
Abbiamo le richieste d'inserimento presentate dal Consigliere Magliano e dal Consigliere Martinetti degli ordini del giorno n. 1762 e n. 1763 sullo stesso tema del contrasto ai disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, con la richiesta di discuterli nella giornata odierna.
Chiedo se vi siano contrari. Non vi sono contrari all'inserimento, ma la richiesta successiva di discuterli dev'essere presentata ai Capigruppo.
Sono inseriti a calce del lungo elenco, quindi al punto 97), poi se i Capigruppo presenti e non presenti riescono a fare sintesi e trovare le condizioni per trattarli prima della chiusura della seduta, è possibile.
Essendo inerenti allo stesso argomento, verrebbero trattati insieme.
Non vi sono contrari all'inserimento.
Vi è, inoltre, la richiesta della Consigliera Accossato di attenersi correttamente ai punti dell'o.d.g. attuale così come definito.
In sintesi, ci sono due richieste d'inversione dei colleghi Bertola, Avetta e Ruzzola.
I colleghi Bertola e Avetta chiedono entrambi di trattare il punto 5) dopo il punto 2), poi il collega Ruzzola chiede di trattare il punto 6) dopo il punto 2).
Poiché non mi sembra ci sia un'intesa, metto in votazione le richieste d'inversione.
Procediamo prima con la richiesta del Consigliere Bertola, che è collegata a quella del Consigliere Avetta, di invertire due punti all'o.d.g., cioè trattare il disegno di legge n. 222 sull'istituzione del Parco dei cinque laghi dopo il punto 2), dopo il dibattito sulla relazione sulla sanità penitenziaria in Piemonte.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Sospendiamo per un paio di minuti, per dare l'opportunità a tutti di essere collegati, perché c'è qualche problema tecnico.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.04, riprende alle ore 11.16)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Procediamo con la votazione della richiesta del Consigliere Bertola di trattare il punto 5) all'o.d.g. dopo la trattazione del punto 2). Ricordo che il punto 5) è il disegno di legge n. 222.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lanzo sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



LANZO Riccardo

Grazie, Presidente.
In merito alla richiesta di inversione per la quale il collega Cane ha espresso parere favorevole, in linea di principio lo siamo, ma è soltanto sopravvenuto un problema di carattere logistico: eravamo erroneamente convinti che arrivassero in tempo anche il Consigliere Preioni e il Vicepresidente Carosso.
Oggi, a quanto pare, non saranno in Aula, quindi ci risulta difficile portare avanti una discussione senza il nostro Vicepresidente e senza il nostro Capogruppo Preioni. In linea di principio, ripeto, va benissimo la discussione su una questione per noi importante, ma è una questione meramente logistica e di presenze. Vediamo le altre richieste d'inversione e poi le valuteremo di volta in volta.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Lanzo.
Prima di passare alla votazione, attendiamo che la Consigliera Disabato riesca a collegarsi.
Indìco la votazione palese sulla richiesta di inversione di punti all'o.d.g. presentata dal Consigliere Bertola.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) Comunico che il Consigliere Martinetti non è riuscito a votare, pur avendo un minuto di tempo.
Procediamo con la proposta di trattare il punto 6) all'o.d.g. dopo il punto 2), avanzata dal Consigliere Ruzzola. Ricordo che il punto 6) è il disegno di legge n. 130. "Modifiche in materia di edilizia sociale".
Ricordo che il numero legale è 22.
Indìco la votazione palese sulla richiesta di inversione di punti all'o.d.g. presentata dal Consigliere Ruzzola.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico: a) Congedi Hanno chiesto congedo Carosso, Chiorino, Cirio, Gagliasso, Gavazza Giaccone, Lanzo, Preioni, Protopapa, Ricca, Riva Vercellotti e Stecco.
b) Dichiarazione d'urgenza Il Presidente della Giunta regionale, con propria nota del 15 gennaio 2024 ha richiesto, ai sensi dell'articolo 83 del Regolamento interno del Consiglio regionale, la dichiarazione d'urgenza del disegno di legge n. 299 "Modifiche all'articolo 4 della legge regionale 17 novembre 2016, n. 23 (Disciplina delle attività estrattive: disposizioni in materia di cave)".
Al termine della seduta odierna porrò quindi in votazione la richiesta dopo aver ascoltato, ai sensi dell'articolo 83 del Regolamento interno del Consiglio regionale, un oratore a favore e uno contrario.
c) Commemorazione ex Assessore e Consigliere Claudio Simonelli Ricordo che al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata time vi sarà la commemorazione del già Assessore e Consigliere regionale Claudio Simonelli.
d) Distribuzione processi verbali Sono in distribuzione i processi verbali delle sedute consiliari n. 287 del 9 gennaio 2024 e n. 288 del 16 gennaio 2024.
e) Approvazione processo verbale È in approvazione il processo verbale n. 286 del 19 dicembre 2023.
f) Presentazione progetti di legge L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Sanita': argomenti non sopra specificati

Dibattito sulla relazione inerente alla sanità penitenziaria in Piemonte ai sensi della mozione n. 916 approvata dal Consiglio regionale il 29 novembre 2022


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto 2) all'o.d.g., inerente a "Dibattito sulla relazione inerente alla sanità penitenziaria in Piemonte, ai sensi della mozione n. 916 approvata dal Consiglio regionale il 29 novembre 2022".
La IV Commissione nella seduta del 27 novembre 2023 ha concluso, ai sensi della mozione 916 del 29 novembre 2022, l'attività del gruppo di lavoro sulla sanità penitenziaria in Piemonte finalizzato ad acquisire notizie informazioni e documenti relativi alla gestione del sistema sanitario all'interno delle carceri piemontesi.
Il Presidente della V Commissione ha pertanto trasmesso la relazione conclusiva del gruppo di lavoro contenente le acquisizioni, le conclusioni dell'attività svolta e le conseguenti proposte.
Il testo della relazione è consultabile su "Supporto sedute istituzionali" in corrispondenza della seduta odierna.
Così come convenuto in sede di Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari, apro il dibattito sui contenuti della relazione. Ogni Consigliere ha diritto di intervenire dieci minuti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Inizio il mio intervento ringraziando tutti i colleghi del gruppo di lavoro sia di maggioranza sia di opposizione. Un gruppo di lavoro che nasce a seguito di una mozione condivisa, dopo due ordini del giorno a prima firma del sottoscritto e della Consigliera Zambaia e confluiti in un unico documento. Un lavoro che abbiamo seguito in maniera trasversale.
Ringrazio chiaramente anche gli Uffici che hanno accompagnato questo lavoro importante per il Consiglio regionale e il Garante Bruno Mellano, che vedo presente in Aula e, come sempre, attento a ogni iniziativa che riguarda la condizione delle persone prive della libertà.
In linea con la riforma del Titolo V della Costituzione, dal 2008 la sanità penitenziaria è stata trasferita alle Regioni. Da quel momento, in collaborazione con le altre istituzioni che si occupano del sistema carcerario, le Regioni hanno il compito di garantire il rispetto costituzionale del diritto alla salute per le persone prive della libertà.
Alcuni elementi importanti in Piemonte li conoscevamo già anche grazie al lavoro e alle relazioni del Garante nelle quali si è sempre fatto riferimento alla situazione della sanità.
Tuttavia, il Consiglio ha ritenuto opportuno mettere in campo un gruppo di lavoro con il duplice obiettivo: analizzare il più oggettivamente possibile le condizioni attuali ma, soprattutto, elaborare delle proposte o delle piste di lavoro per migliorare la situazione attuale.
È chiaro che i problemi della sanità penitenziaria si inseriscono in un contesto caratterizzato da alcuni fenomeni che non riguardano solo le carceri piemontesi, ma anche quelle italiane. Prima di tutto il sovraffollamento.
Il secondo aspetto che ricade, in maniera particolare, sulla condizione dei detenuti è la carenza di personale che, per quanto riguarda il carcere riguarda tutte le figure coinvolte: direttore, agenti di polizia penitenziaria, educatori professionali, mediatori culturali. In molte occasioni, tutto ciò ha provocato situazioni difficili da sostenere, come dimostra un crescente disagio e il numero di suicidi, che in Piemonte è molto elevato, e che quindi obbliga le istituzioni a prendere il più seriamente possibile l'analisi dei fatti, ma anche le ipotesi di lavoro.
È chiaro che dentro questo quadro più ampio sono emerse delle criticità specifiche legate alla situazione della sanità penitenziaria. Come ho detto, dal punto vista normativo, dal 2008 sono le Regioni a occuparsene ma non dobbiamo dimenticare sia gli articoli della Costituzione sul tema sia il diritto europeo e internazionale sulla condizione che va garantita ai detenuti, che devono avere le stesse prestazioni e gli stessi diritti che hanno le persone fuori dal carcere.
Abbiamo lavorato effettuando undici audizioni che il gruppo di lavoro ha svolto in IV Commissione: con il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà; con la Coordinatrice regionale referente di presidio sanitario penitenziario; con il responsabile del presidio sanitario ASL Città di Torino; con il Direttore del Dipartimento di Salute mentale del SerD ASL Città di Torino; con il Direttore della Struttura complessa "Rete ospedaliera" di Torino; con il Provveditore dell'amministrazione penitenziaria; con il Direttore del Centro Giustizia minorile di Torino; con il Presidente della Camera Penale di Torino; con i dirigenti del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria di Torino con l'Ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna di Torino; con il Direttore generale per l'esecuzione penale esterna e di messa alla prova con i rappresentanti dell'Università di Torino, del Piemonte orientale e del CORIPE; con i rappresentanti dell'Associazione "Antigone" e dell'Associazione "Nessuno tocchi Caino"; con i rappresentanti della Conferenza regionale volontariato giustizia Piemonte e Valle d'Aosta e con i rappresentanti del coordinamento Associazioni di volontariato penitenziario e anche con la Società italiana di Medicina e Sanità penitenziaria.
In più, il gruppo di lavoro ha svolto un sopralluogo al carcere Lorusso e Cutugno di Torino.
Tutti i resoconti dei verbali di questi incontri, insieme al dossier sulla sanità penitenziaria già predisposto dal Garante, sono parte integrante di questa nostra relazione.
Come dicevo, entrando nel merito delle criticità specifiche che sono emerse in questa relazione, al primo punto dobbiamo chiaramente evidenziare la carenza di personale sanitario, con la conseguente ricaduta sul rapporto medico-paziente.
Sappiamo essere un problema diffuso su tutto il sistema sanitario, anche fuori dal carcere, ma dobbiamo rilevare che all'interno il carcere evidentemente, il sottodimensionamento, il crescente turnover del personale e la scarsa attrattività del settore della medicina penitenziaria hanno creato una situazione particolarmente critica per quanto riguarda la presenza di medici e la possibilità di offrire dei servizi adeguati alle persone private della libertà. Di conseguenza, il tema della carenza di personale è il primo punto da affrontare, ed è un aspetto che riguarda sia i medici sia gli infermieri.
C'è poi il tema dell'assistenza psichiatrica e psicologica. È emerso con chiarezza, con una tendenza che, evidentemente, persiste anche fuori dal carcere, l'incremento dei problemi legati alla salute mentale. All'interno del carcere questi problemi aumentano in maniera ancora più forte, anche perché le possibilità di attenuazione di tali fenomeni sono inferiori, in questo caso per la scarsità di personale, come dicevo prima, non soltanto medico-sanitario, ma addirittura in termini più ampi. Da questo punto di vista, l'incremento dei problemi legati alla salute mentale sfocia in situazioni di forte uso di psicofarmaci; aspetto che, fra l'altro, abbiamo riscontrato anche in report nazionali in materia carceraria, con la conseguente difficoltà sottolineata molto anche dalla Provveditrice regionale di offrire percorsi alternativi.
Quando dal carcere perviene una proposta d'inserimento in strutture o comunità di detenuti con problemi di salute mentale, ci è stato detto che in questi ultimi anni nessuna struttura ha mai accettato la proposta.
In questo quadro s'inserisce anche il tema delle REMS, che offrono posti letto per il trattamento di persone con disturbi mentali. Attualmente nelle due strutture piemontesi sono ospitate circa 40 persone.
Un capitolo a parte andrebbe aperto sul tema legato all'emergenza autolesionismo e rischio suicidario. Nel corso del 2022 in Piemonte si sono verificati cinque suicidi, di cui quattro a Torino. Nei primi otto mesi del 2023 quattro suicidi, di cui tre a Torino. Secondo quanto riportato da COREPE-Piemonte, la Casa circondariale Lorusso e Cutugno lo scorso anno è risultata la terza struttura in Italia per numero di suicidi dopo l'istituto di Foggia e quello di San Vittore.
Dopo le polemiche degli anni scorsi, abbiamo personalmente potuto visitare anche la struttura del Sestante nel carcere Lorusso e Cutugno e abbiamo avuto modo di constatare l'investimento fatto soprattutto sui locali e sulle strutture, per renderle più adeguate a quelle che erano state le indicazioni di diverse sentenze. Chiaramente, le criticità non riguardavano solo la struttura e gli arredi, ma soprattutto la carenza di personale che, in alcune situazioni, dovrebbe essere garantita anche 24 ore su 24. Ma si fa fatica.
Sono emerse anche delle carenze relative all'organizzazione del sistema.
Come sappiamo, anche le carceri sono suddivise in diversi livelli: livello base, livello spoke e livello hub.
Non farò l'elenco delle strutture carcerarie, ma è chiaro che, anche in questo caso, la difficoltà di offrire servizi implica continui trasferimenti tra il carcere e gli ospedali esterni; questo aspetto crea delle difficoltà proprio dal punto di vista organizzativo.
Un'ulteriore criticità fortemente ribadita durante le audizioni, ma anche durante il nostro sopralluogo, ha riguardato l'assenza dell'Osservatorio regionale previsto dal DPCM del 1° aprile 2008. Tale norma prevede, per l'appunto, l'attivazione dell'Osservatorio permanente interistituzionale per la salute in carcere. Che cosa lamentano gli interlocutori? Che in Piemonte esiste un tavolo interistituzionale, che però riveste solo un ruolo tecnico ed è composto, per l'appunto, solo da figure tecniche. Gli interlocutori che abbiamo audito in Commissione richiamano, invece, la necessità di un Osservatorio al quale partecipino anche gli apicali, sia dell'Amministrazione penitenziaria sia della Regione, così da poter assumere anche decisioni strategiche e non soltanto affrontare aspetti tecnici.
Inoltre, grazie anche a una ricerca riportata sempre dal COREPE in audizione, disponiamo anche di dati relativi ai giovani non minori, ma under 25, che dovrebbero farci riflettere. Dai dati si evince, per esempio che il 54% non svolge nessun colloquio ed è completamente distaccato dal mondo esterno; il 44% non è inserito in alcuna attività interna; solo il 21% ha un percorso di istruzione; il 16% degli intervistati ha un progetto lavorativo e il 45% divide la camera con persone adulte e di età superiore ai trent'anni. È chiaro che tutto questo ci fa ragionare soprattutto in un'ottica d'insufficienza di politiche che permettano un reinserimento nella società dopo lo sconto della pena.
Quali sono - mi avvio verso la conclusione - le piste che questo gruppo di lavoro offre al Consiglio, prima di tutto, ma anche alla Giunta, per poter fare dei passi avanti rispetto alla situazione che abbiamo analizzato? Innanzitutto - sembra quasi scontato dirlo - intervenire in maniera significativa in tema di personale. Sappiamo che, per quanto concerne le figure non sanitarie, questo aspetto riguarda altre amministrazioni e non certo la Regione: ci riferiamo a direttori, educatori, assistenti sociali personale della polizia penitenziaria, eccetera. Al riguardo, servirebbe chiaramente un investimento nazionale affinché si rilevi meno sofferenza in termini di carenza del personale.
Per quanto riguarda la situazione sanitaria, l'aspetto ci riguarda più da vicino. Sappiamo quanto sia grave anche fuori dal carcere, ma non possiamo non sottolineare anche in questa sede, oggi, durante questa relazione, che andrebbe fatto un focus specifico per rendere un po' più attrattiva anche la medicina penitenziaria, sviluppando quelli che sono, per esempio, i servizi di telemedicina, che potrebbero contribuire a dare una mano migliorare la collaborazione tra la rete territoriale e la sanità penitenziaria, aiutando anche chi gestisce il sistema carcerario ad avere un rapporto più stretto con la società e con le associazioni esterne potenziare la telemedicina; accorpare visite e interventi (oggi anche in carcere si segue la logica del CUP, quindi, magari, dallo stesso carcere partono due o tre spostamenti per ospedali diversi, proprio perché il CUP ha indicato la visita in tre ospedali differenti); identificare per ogni carcere dei presidi specifici, perché dal punto di vista organizzativo rappresenterebbe un miglioramento.
A gran forza chiediamo che la Giunta attivi l'Osservatorio regionale, che è stato chiesto, e l'investimento sulle strutture anche attraverso il PNRR.
Dentro il carcere ritroviamo tantissimi problemi che abbiamo fuori dal carcere. Però cosa ci insegna questa relazione? Che quando non funziona la sanità pubblica, a pagare il prezzo più alto sono i cittadini che stanno alla base della società, quelli che stanno nei gradini più bassi, coloro che, per mancanza di risorse o per condizioni disagiate, hanno poco o nulla da fare al di fuori di quello che può offrire lo Stato. Ci sono dei cittadini che quando lo Stato non offre i servizi, o per relazioni o per denaro, possono accedere ad altri servizi; ci sono cittadini, e sicuramente i detenuti sono tra questi, che, invece, non possono farlo. Lo Stato in quel caso ha un imperativo etico ancora più forte, che è offrire quei servizi, perché alla base del nostro impegno politico istituzionale ci dev'essere il compito di garantire il diritto alla salute, soprattutto agli indigenti e a coloro che non hanno altre risorse.
Anche da questa relazione emerge la necessità di far funzionare la sanità pubblica, soprattutto per i più fragili.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, aveva dieci minuti a disposizione.
La parola alla Consigliera Zambaia.



ZAMBAIA Sara

Grazie, Presidente, ma cercherò di utilizzarne decisamente meno.
Ringrazio il collega Rossi per il lavoro svolto in questi mesi e soprattutto per aver scritto insieme questa relazione, così come ringrazio tutti i colleghi, i nostri uffici e il nostro Garante regionale, Bruno Mellano, perché è chiaro che questa relazione è nata anche un po' dal suo dossier, quando a suo tempo l'abbiamo udito e poi l'abbiamo discusso.
Con oggi, Presidente, andiamo a concludere un iter partito diversi mesi fa da due mozioni, una a mia prima firma e una a prima firma del collega Rossi, confluite poi in un'unica mozione, la n. 916, con la quale abbiamo chiesto alla IV Commissione di andare a istituire un gruppo di lavoro sulla sanità penitenziaria in Piemonte, proprio al fine di capire come funzionasse la sanità penitenziaria in Piemonte, ma soprattutto per capire quali fossero le problematiche e, ancora più, quali potessero essere le proposte da parte nostra.
Sono stati mesi di audizioni molto fitte; undici audizioni, delle quali la penultima è stata proprio quella relativa al sopralluogo che abbiamo fatto noi componenti di IV Commissione, assieme al Garante regionale, presso il carcere Lorusso e Cutugno (le Vallette di Torino, per intenderci), che ci ha permesso di vedere che cosa vivono non solo i detenuti, ma anche gli operatori che ci lavorano dentro, dagli operatori delle forze dell'ordine a quelli sanitari, che sono i soggetti che maggiormente interessano all'interno di questa relazione.
Non sto a dilungarmi e non sto ad analizzare tutta la relazione perch come ha detto anche lei, Presidente, è già caricata ed è a disposizione di tutti i colleghi.
Faccio un rapidissimo excursus sulla legislazione al riguardo, perché di legislazione ce n'è tantissima, non solo in chiave costituzionale, ma addirittura norme all'interno del nostro diritto europeo ed internazionale che riguardano principalmente le condizioni del detenuto come essere umano.
Ci sono una serie di testi che ci interessano in particolar modo, che sono quelli che riguardano la legislazione regionale.
Il 1° aprile 2008 è stato varato un DPCM che ha trasferito le funzioni in materia di sanità penitenziaria dal sistema nazionale ai sistemi sanitari regionali. Questo è stato il primo spartiacque, cioè l'anno zero dal quale la Regione ha iniziato ad occuparsi di questa tematica.
Da quella data, la Conferenza Unificata delle Regioni nel 2015 ha sancito le linee guida in materia di modalità di erogazione dell'assistenza sanitaria negli istituti penitenziari. L'anno successivo (2016) la Regione Piemonte ha finalmente varato una delibera di Giunta regionale che andava a recepire i dettami del DPCM del 2008. Oggi è una delibera superata, in quanto nel 2021 è stata completamente rivista perché erano passati degli anni ed occorreva andare a rivedere tutta una serie di cose.
Successivamente, è stata rivista in questa legislatura e la delibera di riferimento oggi è la n. 8-3123 del 23 aprile 2021. Questa è la delibera all'interno della quale ci muoviamo, giusto per fare un piccolo excursus normativo.
Non sto a ripetere quali sono stati i soggetti auditi, perché già richiamati. Quello che però vorrei fare con voi, anche per chi avrà modo e piacere di ascoltare i nostri interventi, è capire quali sono le problematiche principali. Parto con un dato di massima: non sono tutte problematiche risolvibili dalla Regione Piemonte.
Mi sembra evidente che, purtroppo - magari bastassimo noi - la Regione Piemonte non è sufficiente a risolvere il problema delle carceri piemontesi e, di conseguenza, di quelle nazionali. Serve, da questo punto di vista una manovra a tenaglia, con la quale lo Stato vada a inserire tutta una serie di migliorie e, di riflesso, la Regione Piemonte, per quel che riguarda la propria competenza, che è principalmente quella sanitaria, ne attui altre.
Perché dico questo? Perché ci sono problemi regionali, cioè risolvibili in chiave regionale, che si incastrano all'interno di problematiche che, da anni, lo Stato italiano non è in grado di risolvere.
Parto, contrariamente da quello detto dal collega Rossi, dal primo grande problema, che è quello del sovraffollamento. Sappiamo che è una problematica che fa molta audience, però effettivamente quella è un po' la matrice di tutti gli altri problemi. Sicuramente, però, è un problema macro e se ci fossero delle politiche a livello nazionale, magari con una spinta di politiche europee che ci permettessero di andare in una direzione di alleggerimento e di miglioramento da quel punto di vista, di riflesso gli altri enti politici e istituzionali in ordine territoriale, forse avrebbero maggiore spazio e campo d'azione per risolvere il resto.
Una piccola buona notizia da questo punto di vista c'è. È vero che il Piemonte soffre di sovraffollamento delle carceri, però il nostro sovraffollamento è al 102%, a fronte di una media nazionale del 108%.
Quindi, è un piccolo dato di entusiasmo.
Perché rimane una problematica? Perché, come dicevo prima e come tutti sappiamo molto bene, all'interno delle carceri non ci sono solo i detenuti ci lavorano gli operatori sanitari e gli operatori della Polizia penitenziaria. E sappiamo, perché ce ne siamo occupati anche in altre circostanze in questa legislatura (in parte anch'io), quanto il rapporto tra gli operatori della Polizia penitenziaria e i detenuti sia tante volte difficile. Allora è chiaro che se la politica, laddove può, non va ad agire, difficilmente possiamo migliorarlo.
Poi, andiamo all'altro macro-problema, com'è stato già rilevato, che riguarda la carenza del personale sanitario, quindi infermieri e medici.
Com'è stato correttamente detto, la stessa DGR del 2021, che citavo prima va a creare la suddivisione della sanità penitenziaria esattamente come è suddivisa nel resto del Piemonte e, quindi, anche al di fuori degli istituti penitenziari: abbiamo un'assistenza base (hub) e un'assistenza spoke. Questo significa che anche le ore e le tipologie di personale sanitario ubicati all'interno dei singoli istituti cambiano sulla base di questa ripartizione, quindi solamente laddove ci sono istituti con l'assistenza massima, assistenza spoke, tendenzialmente, avremo, anzi i detenuti in particolar modo hanno la possibilità di accedere a tutte le varie visite specialistiche del caso.
C'è poi, però un nodo macro: comunque, questo personale non è assolutamente sufficiente.
Tra poco, vedremo quelle che potrebbero essere le soluzioni, ma inizio a dire che forse vi è un'unica soluzione che può incentivare il personale a lavorare all'interno degli istituti penitenziari, che vi invito di andare a visitare, laddove ci saranno altre occasioni, perché vi posso garantire noi colleghi di IV Commissione, che li abbiamo visti, vi possiamo garantire che lavorare lì dentro non è assolutamente cosa semplice! Viviamo già all'interno di un Sistema Sanitario Nazionale e nel nostro caso regionale, dove all'interno degli ospedali normali diversi bandi vanno deserti, figuriamoci all'interno di un istituto penitenziario. Mi sembra evidente che, forse, l'unico grande dato di miglioramento e di incentivazione che ci possa essere è quello di pagare di più il personale perché difficilmente il personale potrà essere incentivato.
Poi, ci possono essere anche altre piccole proposte di migliorie che vediamo tra pochissimo.
Faccio un focus sull'assistenza psichiatrica, tralasciando le REMS, dove sappiamo.
Anzi, partiamo innanzitutto da una macro suddivisione: dobbiamo suddividere i detenuti che entrano in carcere con una diagnosi conclamata di patologia psichiatrica e chi, invece, si ammala di qualche malattia psichiatrica o semplicemente, di un qualcosa di simile, durante la sua permanenza in carcere.
Sappiamo anche che tutti questi 40 pazienti, di fatto malati psichiatrici ritenuti pericolosi, sono detenuti all'interno delle REMS, ma il problema riguarda tutti gli altri detenuti che soffrono di queste patologie.
Ripeto, al netto di quelli che entrano con una diagnosi conclamata, il grave problema sta in tutti coloro che si ammalano stando all'interno dell'istituto o semplicemente (forse, non troppo semplicemente) vanno in depressione, soprattutto dopo la pandemia da COVID, com'è emerso anche nelle audizioni. Infatti i casi di autolesionismo e il rischio suicidario sono aumentati tantissimo: soltanto nel 2022, in Piemonte, ci sono stati cinque suicidi.
Questo sicuramente è sintomatico del fatto che lì dentro non si sta bene e come abbiamo anche inserito all'interno della relazione, tante volte, il sistema penitenziario di una nazione altro non è che lo specchio della civiltà di quella nazione. Pertanto, se non riusciamo a capire quali sono le condizioni reali, seppur parlando di carceri - ci mancherebbe difficilmente possiamo capire dove stanno le varie problematiche.
Scorro nella relazione, giusto perché non volevo ripetermi o essere prolissa.
Ha detto bene il collega Rossi sull'Osservatorio regionale.
A livello regionale, esiste già un tavolo istituzionale che ha funzioni tecniche e lo dico in particolar modo guardando la Giunta, perché bisogna capire, come dicevo prima, che cosa possiamo fare come Regione Piemonte.
Ebbene, la Regione Piemonte ha questo tavolo istituzionale, che è un tavolo tecnico, ma non ha l'Osservatorio permanente interistituzionale, un osservatorio con una funzione strategica. Se si inseriscono solamente i tecnici all'interno del tavolo, secondo quanto dice il Provveditore e tutti i soggetti che abbiamo audito (attenzione, non lo diciamo solamente noi che abbiamo steso la relazione), certe politiche non si possono fare: senza una guida politica, certe politiche non si possono fare.
Di conseguenza, l'invito che faccio guardando i miei colleghi di Giunta e in particolar modo, all'Assessore Icardi, è quello di istituire questo Osservatorio, perché avere delle figure politiche, quindi lei, Assessore all'interno di questo tavolo, può effettivamente iniziare a fare la differenza nel tempo.
Riprendo rapidissimamente il dato sui giovani under 25 e non i minori under 18. I dati sono veramente molto allarmanti.
Ne aggiungo uno, Presidente: il 54% di questi ragazzi che non hanno una prospettiva, non hanno precedenti penali. È chiaro, se non c'è un sistema in grado di dare realmente alternative a questi ragazzi, questi ragazzi delinquono di nuovo.
Tante volte dobbiamo farci la domanda: preferiamo avere in carcere dei delinquenti una volta o dei delinquenti dieci volte? Se la società non è in grado, all'interno dei plessi, dove, ahimè, oltre agli adulti, stanno anche questi ragazzi, come avviene peraltro in alcuni posti, anche se in alcune Regioni d'Italia ci sono casi virtuosi e penso alla Lombardia, di dare realmente delle alternative, progettualità, di donare una visione, difficilmente recuperiamo i detenuti, soprattutto i giovani, soprattutto in questa società che già è abbastanza complicata anche per chi non è in carcere.
Concludo, Presidente, perché il tempo alla fine è scaduto anche per me.
Invito tutti i colleghi ad approfondire leggendo la relazione, perché ci sono spunti di riflessione sicuramente importanti, così come invito la Giunta a farlo con i propri uffici.
Ripeto, come Regione Piemonte non possiamo fare tanto, se però anche quel poco che possiamo fare non lo facciamo, possiamo scrivere tutte le relazioni del caso, ma ci ritroveremo a parlarne anche nella prossima legislatura.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
La relazione è già stata illustrata dai primi firmatari della mozione e io posso solo aggiungere qualche impressione più personale.
Ho seguito tutte le audizioni che si sono svolte in un arco temporale piuttosto lungo; alcune audizioni, anche piuttosto intense. In particolare ne ricordo una con tutti i direttori delle carceri e delle ASL, che ha riempito un'intera mattinata di lavori piuttosto intensi.
È stato un gruppo di lavoro molto interessante, che ha consentito di focalizzarci sul tema sanità, ma non soltanto su quello, nel senso che legato al tema sanità, ci sono altre problematiche, che sono state evidenziate praticamente in modo trasversale da tutti gli auditi.
Come hanno ricordato sia la collega Zambaia sia il collega Rossi, i temi principali, riportati anche nella relazione conclusiva sono legati, in primis, al sovraffollamento, alla carenza di personale, alla difficoltà di fornire assistenza psichiatrica e psicologica. Abbiamo poi toccato con mano, cosa che avevamo fatto anche negli anni precedenti con sopralluoghi svolti personalmente, la struttura del Sestante, prima chiusa e poi riaperta in altra struttura, in altra forma decisamente più adeguata.
Per quanto riguarda, in generale, l'organizzazione del sistema sanitario e anche l'interazione con le strutture sanitarie sul territorio, è stato posto il problema, ad esempio, del trasferimento dei detenuti per sottoporli a visite specialistiche, tema che presenta un forte impegno anche dal punto di vista del personale impiegato per garantire lo spostamento in sicurezza.
L'altro tema emerso, già richiamato, riguarda la mancanza di un osservatorio regionale, perché il tavolo interistituzionale non consente un reale confronto con la parte politica. Questo, se non sbaglio, è stato evidenziato in particolar modo dalla Soprintendente, che addirittura mi sembra non partecipi nemmeno al tavolo, per dare un forte segnale di dissenso.
Poi c'è il tema dei giovani e dei minori, emerso anche lì con alcune evidenze e alcune difficoltà.
Tra le possibili soluzioni riportate nella relazione, per quello che riguarda il personale, si è parlato di incentivi rispetto alle figure che scelgono di lavorare in carcere. In realtà, abbiamo visto che ci sono altre difficoltà legate all'incompatibilità tra gli operatori sanitari che lavorano in carcere rispetto ad altre attività che possono svolgere all'esterno. Questo sarebbe un tema che si potrebbe portare anche a livello nazionale.
Un altro tema è la formazione richiesta a chi lavora in carcere, perché i detenuti hanno delle patologie, diciamo particolari, legate anche proprio al fatto di vivere all'interno di una struttura che ha certe caratteristiche. Intanto, si tratta di una popolazione che presenta patologie differenti rispetto a quelle esterne: un po' per l'età, un po' per il tipo di alimentazione, un po' per il fatto che si vive in un ambiente ristretto con le finestre oscurate, quindi magari ci sono patologie oculistiche più diffuse e patologie odontoiatriche non curate nel modo corretto. Una delle affermazioni che ho sentito fare più frequentemente durante i sopralluoghi in carcere è che il dentista toglie solo i denti. Non c'è una vera e propria terapia: il dentista è colui che estrae il dente, banalmente.
Adesso vado un po' a recuperare i miei appunti, che sono un po' scoordinati, nel senso che li ho presi durante le audizioni, quindi magari salto un po' di palo in frasca, ma in realtà i temi sono piuttosto evidenti.
Sulla formazione del personale medico, ad esempio (ultimo tema che stiamo affrontando) ci è stato richiesto di valutare la possibilità di istituire un corso di formazione e specializzazione in medicina penitenziaria proprio perché la popolazione detenuta ha un'incidenza di malattia più alta rispetto alla popolazione esterna, perché ci sono patologie strettamente legate alla permanenza all'interno delle strutture.
È stato poi evidenziato, come ha indicato la collega Zambaia, un diffuso utilizzo del corpo a scopo rivendicativo: quando un detenuto vuole richiamare l'attenzione su una problematica, non ha altro strumento che quello del proprio corpo. Banalmente, rinunciare al cibo è il primo modo in cui il detenuto esprime le sue rivendicazioni. L'abbiamo visto anche molto recentemente, soprattutto nella sezione femminile: più volte, le donne detenute hanno avviato scioperi della fame, a volte anche a staffetta collegati a rivendicazioni espresse all'interno di comunicazioni inviate all'esterno.
Un altro tema emerso, rispetto al quale avrei voluto avere degli approfondimenti maggiori, è il tema dell'accoglienza - se così si pu chiamare - in carcere, quindi il tema dei nuovi giunti e della valutazione del rischio suicidario all'arrivo. Su tale aspetto abbiamo avuto informazioni leggermente discordanti (e uso un eufemismo), perché da una parte abbiamo avuto le dichiarazioni del dottor Testi, che dichiarava che nel momento in cui il detenuto entra in carcere c'è una valutazione del rischio suicidario e della condizione mentale generale effettuata da uno psicologo; da altri auditi (che non cito, perché ce ne sono diversi) abbiamo appreso che non sempre lo psicologo è presente e che la valutazione del rischio suicidario non è così approfondita. L'area dei nuovi giunti è un'area che presenta grosse criticità, ovviamente nella sezione maschile perché ha numeri differenti rispetto alla femminile, però ricordiamo che anche la sezione femminile ha una problematica legata ai disturbi psichiatrici per le donne che arrivano all'interno di celle assolutamente non adeguate.
Nella sezione nuovi giunti, infatti, sono inserite anche le donne con disturbi psichiatrici, quindi c'è anche una convivenza, ovviamente sono in celle separate, tra detenute di nuovi giunti e detenute con patologie psichiatriche. Non sono neanche inserite in un contesto separato, come invece accade al maschile. Questo deriva anche dai numeri inferiori delle detenute di sesso femminile, che sicuramente è una buona notizia, perché ci sono meno donne in carcere rispetto agli uomini, ma, d'altra parte, numeri minori a volte significa anche minore attenzione. L'abbiamo verificato anche se esula dalla relazione, nel caso dell'istruzione, quindi dell'accesso ai percorsi di istruzione.
Nella sezione maschile c'è una parte anche universitaria, mentre la sezione femminile è molto meno adeguata da questo punto di vista, date anche interruzioni pesanti durante la fase del COVID, che hanno impedito ad alcune detenute di proseguire i loro studi. Ora, fortunatamente, la fase COVID è superata.
Altro tema emerso è l'assenza di un sistema informativo. Per motivi di sicurezza, il Ministero impedisce di mettere i computer in rete, quindi questo può anche rappresentare una difficoltà per il trasferimento delle informazioni all'interno di una rete.
In questi anni c'è stata la chiusura doverosa della sezione Filtro, che avevo visitato qualche tempo fa prima della chiusura, dove si osservavano detenuti che arrivavano avendo ingerito ovuli ed erano posti sotto osservazione in un ambiente che assolutamente non rispettava la loro dignità. Attualmente pare che il detenuto venga trasportato alle Molinette e che l'operazione di espulsione avvenga grazie a un macchinario donato dalla Fondazione San Paolo.
La situazione dei minori è una situazione difficile, soprattutto perché i minori sono specialmente stranieri. Qui si denuncia l'assenza di mediatori culturali, quindi ci sono alcuni giovani che non riescono ad avere colloqui con l'esterno - magari sono anche minori non accompagnati - quindi non hanno la possibilità di incontrare persone che arrivano dal di fuori della struttura carceraria. Questo, ovviamente, costituisce un'aggravante per una condizione che, già di per sé, è di isolamento.
Un altro caso un po' particolare è quello del carcere di Ivrea, dove si è evidenziata la presenza di sei transgender e la mancanza di un endocrinologo e di uno psicologo. Una situazione particolare, che riflette una difficoltà che è legata, comunque, al numero di detenuti che si trovano all'interno di quella sede.
Da quanto è emerso durante le audizioni, per le donne manca completamente un approccio di medicina di genere ed è stata denunciata anche la mancanza di case famiglia per le mamme, prevista da una legge del 2001.
È stata evidenziata l'assenza di pulizia, soprattutto nelle aree comuni con la presenza di blatte che periodicamente vengono contrastate con attività di derattizzazione, ma evidentemente non sempre sufficienti. Le difficoltà sono perlopiù strutturali e su questo, come sottolineava anche la Consigliera Zambaia, la Regione non può intervenire.
Tuttavia ricordiamo, come è stato anche evidenziato in un recente incontro organizzato dal Garante, Onorevole Mellano, che il Ministero delle Infrastrutture ha messo a disposizione 166 milioni di fondi straordinari per la manutenzione straordinaria degli istituti di pena italiani, ma i fondi previsti per il Piemonte sono pari a zero. Credo che si debba partire soprattutto da lì, capire se il Governo ha intenzione di dare attenzione anche alla nostra Regione per risolvere un problema strutturale, unito anche - va di pari passo - al problema del sovraffollamento rispetto al quale, ad esempio, la ricetta che abbiamo sentito dal Ministro Delmastro è quella del "carcere a casa loro", quindi dell'espulsione e del rimpatrio (soluzione che, peraltro, è molto difficilmente praticabile). Si auspicherebbe, più che altro, la facilitazione dell'accesso alle misure alternative, che sappiamo essere piuttosto difficile soprattutto nell'area torinese, restando un po' sul vago.
Ho esaurito il tempo a mia disposizione. Gli incontri e le audizioni sono stati molti, quindi i temi sono veramente tantissimi.
Chiudo dicendo che proprio pochi giorni fa abbiamo avuto un'ulteriore dimostrazione del fallimento del sistema sanitario in carcere. Si è confermato quello che veniva denunciato dai compagni di carcere di Andrea Pagani Pratis, un detenuto di 47 anni morto nella notte fra il 9 e il 10 gennaio. Il detenuto da tempo denunciava di avere un malessere visibile anche dai suoi compagni di cella. Pare che il medico - dico pare, perch ovviamente questo verrà poi stabilito dalle indagini - abbia effettuato delle visite e gli abbia dato Tachipirina e Brufen, ma purtroppo Andrea è morto nella notte senza ricevere ulteriore assistenza medica.
Credo che casi come questo non siano assolutamente accettabili. Non lo sono nella società esterna, ma non possono assolutamente esserlo nemmeno là dove si trovano quelli che vengono definiti gli ultimi, quindi le persone che in qualche modo, hanno sbagliato e stanno scontando la loro pena e hanno tutto il diritto di chiedere di ripartire con la loro vita, avendo anche il sostegno e l'accompagnamento delle istituzioni.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Frediani.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Accossato; ne ha facoltà.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Se c'è un'opportunità o un'occasione che l'impegno di Consigliera regionale mi ha dato e che non sono riuscite a darmi altre esperienze politico amministrativa, è quella di conoscere e affrontare, anche da punti di vista diversi e non soltanto da lettrice dei giornali, la realtà carceraria.
Sicuramente è un'occasione utile e importante che, probabilmente, più cittadini dovrebbero fare. Forse la caratteristica del carcere è quella così come degli istituti che in qualche modo si occupano di chi è diverso di relegare, di nascondere e di non occuparsene, o almeno di non pensarci.
Del resto, il detto "buttar via la chiave" ricorre spesso anche con forte cinismo in molti dibattiti, sia politici sia sociali e capita di sentirle dire nelle assemblee elettive come nei bar.
Invece questo ci allontana, prima di tutto, da cittadini e cittadine dall'affrontare una realtà che è essenziale nella vita sociale; una modalità di intervenire su chi ha commesso reati che trova anche corrispondenze a livello costituzionale, di diritto più generale. Stiamo parlando di persone che, seppur private della libertà individuale mantengono diritti e, in primo luogo, l'esigenza di mantenere una dignità e anche la salute.
Ringrazio i colleghi che hanno attivato questo gruppo di lavoro. Io non ho potuto partecipare a tutte le audizioni perché sono entrata in Consiglio quando il lavoro era già avviato e quindi ho intercettato alcune audizioni.
Soprattutto, ho avuto modo di partecipare al sopralluogo al carcere Lorusso e Cutugno di Torino che la Commissione ha svolto quest'estate. Tuttavia sia in questo percorso amministrativo sia in quello precedente, ho sempre seguito con grande attenzione le relazioni del Garante regionale per le persone private di libertà, il cui apprezzamento per il suo lavoro è sempre ovviamente molto alto.
In questo fine anno ero a Torino - peraltro, ho scoperto di essere l'unica Consigliera presente a Torino, ma capisco che può rientrare nell'organizzazione dei propri lavori - e ho avuto modo di partecipare alle relazioni conclusive di fine anno di tutti i Garanti provinciali (e non solo), insieme al Garante regionale. Ha rappresentato un'occasione in più per avere contezza di ciò che sta succedendo non solo nella realtà torinese, ma anche nelle altre realtà del Piemonte, e per essere sollecitati, ancora una volta, su questioni che riguardano l'organizzazione penitenziaria e, quindi, le responsabilità nazionali che fanno capo al Governo e al Parlamento dal punto di vista normativo, ma anche per avere ulteriori evidenziazioni sugli aspetti della salute e della sanità in carcere; tutte osservazioni che ho poi ritrovato nella relazione molto dettagliata che i colleghi Rossi e Zambaia, per conto dell'intera Commissione, hanno presentato oggi.
È una relazione che denota, appunto, un lavoro approfondito e che meriterebbe, anche solo come forma di ringraziamento nei confronti dei colleghi, sicuramente una grande partecipazione, almeno da parte mia.
Sebbene non sia particolarmente competente ed esperta in materia - del resto, ho imparato proprio da questi incontri e da queste occasioni - ho avuto modo di constatare che il lavoro svolto merita rispetto, attenzione e valutazione.
Auspico che la Giunta, in particolar modo l'Assessore Icardi, che è il responsabile della sanità, anche di quella penitenziaria, possa fornire alcune considerazioni rispetto al richiamo e a quegli interventi migliorativi che la relazione riporta, proprio perché ci sono questioni che, in qualche modo, si interfacciano direttamente, sono direttamente concausa degli aspetti preoccupanti della sanità penitenziaria: penso, ad esempio, alla questione del sovraffollamento, all'edilizia penitenziaria quindi ai locali non idonei e alla mancanza di spazi di vita comune in carcere, luoghi dove studiare, dove leggere, dove fare anche attività sportiva. Sono questioni che rientrano nell'organizzazione e nella responsabilità nazionale, ma sicuramente hanno una stretta correlazione con la salute in carcere, per cui è anche nostro dovere sollevare queste vicende e farle presenti.
Sono rimasta molto colpita dalle relazioni dei Garanti laddove ci è stato ricordato come non ci siano risorse per interventi di edilizia penitenziaria in Piemonte (relativamente a questo importante stanziamento nazionale previsto).
Nelle carceri piemontesi - non le cito perché non ricordo a memoria le situazioni specifiche - ci sono strutture vuote all'interno delle mura che avrebbero bisogno di pochissimi interventi per concludere i lavori parliamo di lavori che in genere durano anni, quando non decenni. Ebbene magari avrebbero bisogno di pochissimi interventi e di investimenti davvero minimi per ampliare la disponibilità dei locali e rendere migliori le condizioni di vita. Tutto ciò si collega ai temi più strettamente legati alla responsabilità regionale della sanità.
Avevo giudicato come grande passo in avanti di civiltà il mantenimento della caratteristica di "cittadini": si è cittadini anche in carcere quindi si è in carico al Servizio Sanitario Nazionale, che è di competenza della Regione (da qui la decisione del 2008).
Purtroppo, però, le fatiche del Servizio Sanitario Nazionale, alla luce della mancanza di personale, in particolar modo in questi ultimi tempi (non stiamo qui per entrare nel merito della questione), si ripercuotono pesantemente anche sulla possibilità e sul diritto di chi è in carcere di ricevere un'adeguata assistenza sanitaria.
Credo che le sollecitazioni che arrivano dalla relazione e dal lavoro svolto dal gruppo di lavoro siano importanti e spero che possano essere prese in considerazione. A volte si dice "basta poco". Ecco, in qualche caso basta davvero poco, perché la sollecitazione a un'organizzazione migliore delle visite presso le strutture ospedaliere o l'implementazione della telemedicina potrebbero essere affrontate con maggiore determinazione; altre questioni, invece, come la necessità di far fronte alla carenza di personale, sono molto più complicate.
Anche il tema della facilitazione o degli incentivi rispetto a queste figure sanitarie dovrà essere preso in considerazione per far fronte alla carenza o al turnover del personale. È un aspetto che abbiamo avuto modo di appurare tutti durante il sopralluogo. Avevamo incontrato i referenti dei dirigenti medici e solo un mese dopo, in un'intervista in televisione rivolta al personale e ai dirigenti medici del Lorusso e Cutugno, il personale era già cambiato; ciò significa che nel frattempo, cioè nell'arco di un mese, erano già cambiati i riferimenti.
Spero davvero che questo Assessore e questa Giunta, in conclusione di legislatura, ma anche nella prossima, possano farsi carico delle istanze che la Commissione, in modo unitario, ha portato all'attenzione di quest'Aula. In particolar modo, penso all'Osservatorio di cui proprio la collega Zambaia parlava nel suo intervento, che potrebbe essere attivato al più presto.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto la parola il Consigliere Magliano; ne ha facoltà.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Ringrazio anch'io i colleghi per il lavoro svolto, che è stato oggettivamente puntuale e preciso. Si è provato a capire fino in fondo quali siano le problematiche di quella realtà, non soltanto e non esclusivamente partendo dai fatti di cronaca, ma cercando di completare e approfondire la nostra percezione e le nostre conoscenze in merito a questo tema e a questo settore.
Bene hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto: una serie di elementi riguardano la Regione, altri riguardano il Governo centrale, perch sappiamo che il problema del sovraffollamento porta con sé, a cascata tutta una serie di conseguenze. I fatti di cronaca di questi giorni narrano di una fatica di coloro che sono reclusi perché privati della loro libertà a causa di procedimenti (alcuni in corso, alcuni in via di sentenza definitiva). Lo stesso si può dire per coloro che lavorano all'interno del mondo delle carceri. Su questo la nostra attenzione non può non essere attenta, affinché l'ecosistema, il sistema e l'ambiente in cui si sviluppano le misure di detenzione sia il più possibile attento.
C'è moltissimo da fare. Alcune condizioni sono oggettivamente al limite della possibilità di riconoscere i diritti umani a coloro che sono rinchiusi, ma nello stesso tempo ci sono tutta una serie di misure che potrebbero essere messe in campo. Avevamo affermato come Gruppo, con una comunicazione a suo tempo, che più si riesce a fare attività medico sanitaria in carcere e meno costoro debbono essere trasportati presso i nostri presìdi, con tutto ciò che ne comporta. Difatti, quando c'è un trasporto di un carcerato o di una carcerata, si deve muovere una macchina che oggettivamente è impegnativa. Allo stesso tempo, c'è un'attenzione emersa all'interno della relazione per coloro che sono più fragili, più piccoli, cioè tutti coloro che sono maggiorenni, ma sotto i 25 anni.
Pertanto, è importante che si possa ragionare su un investimento strutturale. In questo Paese si parla tanto di sovraffollamento, ma viene sempre difficile immaginare di poter riadattare vecchie caserme piuttosto che riadattare altri stabili e altre strutture, affinché il sovraffollamento possa essere gestito attraverso nuovi spazi e nuovi luoghi dove poter attuare ciò che l'ordinamento giuridico penale prevede. Invece aspettiamo sempre di gridare al sovraffollamento, per poi emanare norme che, di fatto, aprono le carceri per l'utilizzo di pene alternative. Pene alternative che sono in vigore e spesso utilizzate nel nostro ordinamento ove previste. Comunque rimane un punto interrogativo sul fatto che oggettivamente, non essendoci le condizioni per accogliere tutti coloro che devono essere oggetto delle misure di detenzione, tutte le volte andiamo a discutere del tema del sovraffollamento.
C'è una grande questione legata al tema psicologico e psichiatrico. Su questo sarà importante lavorare, ma noi continuiamo a essere convinti che sarebbe importante monitorare, invece, tutte quelle realtà penitenziarie nelle quali l'aspetto del lavoro e dell'inclusione viene tenuto in considerazione. Penso al carcere di Bollate e al carcere di Padova, dove viene offerta la possibilità, a coloro che stanno scontando la giusta pena di entrare in un contesto lavorativo intra-carcerario.
Il tasso di recidiva, da questo punto di vista, scende sotto il 10%, cioè si tratta di persone che in carcere iniziano a costruirsi un nuovo futuro e una nuova vita, imparando una professione o sviluppando quella che svolgevano in precedenza e che, quindi, una volta usciti dal carcere, sono in grado di inserirsi nel mondo del lavoro. I dati sono oggettivi e incontrovertibili. Da questo punto di vista, potremmo provare a incentivare anche questo elemento del lavoro, attraverso le politiche di inserimento lavorativo e le risorse che l'Assessorato al Lavoro ha in Regione Piemonte.
Lo dico, perché sarebbe importante creare questi percorsi affinché, forse anche la crisi psicologica e psichiatrica non si aggravi, perché s'immagina la possibilità di un futuro. Ci sono delle case history e delle storie anche di cooperative, all'interno del mondo delle carceri, che narrano proprio questo, cioè di vite che sono realmente rinate. Questo vorrebbe dire prendere seriamente l'ipotesi della pena non solo come momento in cui uno deve fare i conti con ciò che ha fatto, ma anche con l'ipotesi che sia una pena che permette di essere aiutato a cambiare vita.
Noi ringraziamo - e ringrazio personalmente - per il lavoro fin qui svolto.
Sarà importante, perché tra le conclusioni si chiede anche una maggiore sensibilità da parte dell'Università, soprattutto quella di Medicina e tutte quelle specialità che potrebbero essere utili all'interno di un carcere, di avvicinare gli studenti specializzandi a questo mondo, perché è evidente che si fa oggettivamente fatica. E lo dico anche per esperienza personale, avendo tra la cerchia dei miei conoscenti alcuni che hanno svolto attività in carcere durante la specialità o subito dopo aver preso la specialità. Si fa fatica e c'è un importante senso d'insicurezza anche per i nostri medici.
Detto questo, vado alla conclusione del mio intervento, ancora ringraziando per il lavoro svolto. Vi sono dei punti all'interno delle conclusioni, in primis un'attenzione alle infrastrutture, al personale e alla capacità di creare percorsi formativi e, nondimeno, ricordando l'attenzione che dobbiamo a coloro che in carcere vi sono per lavoro e che quindi vivono una condizione di effettivo disagio. Questo è emerso anche quando abbiamo audito i sindacati che si occupano di tutelare le figure che lavorano all'interno del carcere. Mi auguro che tutti questi elementi possano essere oggettivamente tenuti in buon conto. "La qualità di una società si vede anche da come gestisce e amministra le sue carceri". Questo lo diceva un importante scrittore russo.
Da questo punto di vista, secondo me, vale la pena tener buon conto di questa relazione per impostare delle politiche, per ciò che concerne la Regione Piemonte. Ringrazio anch'io il nostro Garante, perché continua a rappresentare un punto di riferimento non di parte (di nessuna parte) e cerca, con obiettività ed equilibrio, di mettere in campo anche delle soluzioni, segnalando ciò che non funziona o ciò che rende drammatica la vita all'interno del carcere.
Il tema per noi fondamentale è quello del lavoro. Il lavoro è dignità, il lavoro è possibilità di una nuova libertà per chi finirà questo percorso.
Non possiamo però non immaginare soluzioni che aiutino anche il mondo del terzo settore a entrare all'interno delle nostre carceri, come in parte viene già fatto, a sostenere le mamme che hanno bimbi, a sostenere tutti coloro che pensano che, dopo aver scontato la giusta pena per ciò che hanno commesso, vogliono ritornare nella società, attraverso percorsi di inserimento. Abbiamo già delle realtà del terzo settore (ne conosco alcune) che si occupano di questo momento così delicato, che è l'uscita dal carcere o l'inserimento in misure dove la libertà personale è, di fatto, ridotta ma si vive già all'esterno delle mura. Pertanto, un ecosistema che accoglie e che dall'interno possa sostenere questi tentativi, ci pare l'approccio migliore a un tema così delicato e importante.
Grazie, Presidente, ho concluso.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste d'intervento, prima di chiudere il dibattito do la parola all'Assessore Icardi.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Ci tenevo a ringraziare per il grande lavoro svolto e anche i relatori di maggioranza e di minoranza che hanno voluto, con quest'attività, sviscerare e approfondire le tematiche, di cui molte erano già note all'Assessore all'Assessorato e alla Direzione Sanità, ma che certamente danno un aiuto una mano a risolvere le tematiche che sono tante: il personale sanitario nelle carceri, il personale che lavora nelle carceri, la tutela delle persone detenute e anche le difficoltà organizzative all'interno delle carceri; un tema che, forse, non era stato sufficientemente sottolineato che si riflettono drammaticamente anche sulle Aziende sanitarie, che spesso devono anche fare fronte a concentrazioni di detenuti con determinate patologie, mancando soprattutto di risorse umane per affrontare il tema.
L'aiuto che ci avete fornito con questi approfondimenti verrà preso in carico, gli uffici regionali già stanno lavorando in questa direzione e io mi farò parte diligente di proporre alla Giunta l'istituzione di quel tavolo e di quell'osservatorio che può essere veramente utile, proprio per le criticità che si manifestano, per il disagio psicologico, che è sotto gli occhi di tutti, nelle nostre carceri, per riuscire a dare, con tutti i mezzi che oggi abbiamo a disposizione, quelle risposte adeguate alle persone detenute, ai lavoratori all'interno delle carceri e al personale sanitario che ha l'obbligo e la responsabilità di lavorare nel nostro sistema carcerario.
Pertanto, grazie ancora per il vostro lavoro, che sarà certamente preso nella dovuta considerazione.



PRESIDENTE

Grazie.
Dichiaro chiuso il dibattito sulla relazione del gruppo di lavoro della IV Commissione sulla sanità penitenziaria.
In base alla mozione approvata, non è necessario procedere alla votazione della relazione, trattandosi delle risultanze della prima analisi dell'attività svolta dalla Commissione.
Sono le ore 12.30; dovremmo passare al punto successivo, ma chiedo ai Capigruppo, dato che ci attendono 15 question time.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Sì. Inizierei l'esame dei question time alle ore 14.
Sospenderei i lavori per permettere di preparare i 14 question time per riprendere la seduta alle ore 14 con le interrogazioni a risposta immediata e, successivamente, la seduta d'Aula.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 12.30)



MARTINETTI IVANO



(I lavori proseguono alle ore 14.10 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)



PRESIDENTE

Buongiorno a tutte e a tutti.
Proseguiamo i lavori con la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno.
Come convenuto nell'ultima seduta della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari, nella seduta odierna è stata consentita la presentazione di interrogazioni a risposta immediata in numero raddoppiato, al fine di recuperare la mancata calendarizzazione del question time della seduta consiliare del 16 gennaio.
Oggi, pertanto, si provvederà a rispondere come segue: interrogazione a risposta immediata n. 1664 presentata dal Consigliere Valle, cui risponderà l'Assessore Marnati; interrogazione a risposta immediata n. 1675 presentata dal Consigliere Ravetti, cui risponderà l'Assessore Gabusi; interrogazione a risposta immediata n. 1676 presentata dalla Consigliera Canalis, cui risponderà l'Assessore Icardi; interrogazione a risposta immediata n. 1677 presentata dal Consigliere Gallo, cui risponderà l'Assessore Gabusi interrogazione a risposta immediata n. 1678 presentata dal Consigliere Rossi, cui risponderà l'Assessore Icardi; interrogazione a risposta immediata n. 1679 presentata dal Consigliere Magliano, cui risponderà l'Assessore Gabusi; interrogazione a risposta immediata n. 1680 presentata dalla Consigliera Accossato, cui risponderà l'Assessore Icardi interrogazione a risposta immediata n. 1681 presentata dalla Consigliera Accossato, cui risponderà l'Assessore Icardi; interrogazione a risposta immediata n. 1682 presentata dal Consigliere Magliano, cui risponderà l'Assessore Icardi; interrogazioni a risposta immediata n. 1683 presentata dal Consigliere Martinetti, cui verrà fornita risposta scritta interrogazione a risposta immediata n. 1684 presentata dal Consigliere Marello, cui risponderà l'Assessore Icardi; interrogazione a risposta immediata n. 1685 presentata dal Consigliere Sacco, cui risponderà l'Assessore Marnati; interrogazione a risposta immediata n. 1686 presentata dalla Consigliera Frediani, cui risponderà l'Assessore Marrone interrogazione a risposta immediata n. 1687 presentata dalla Consigliera Disabato, cui verrà fornita risposta scritta; interrogazione a risposta immediata n. 1688 presentata dalla Consigliera Disabato, cui risponderà l'Assessore Gabusi.
Prego gli Assessori che rispondono interrogazioni a risposta immediata di disporre l'invio via mail delle risposte scritte agli interroganti e all'Ufficio Aula.
Ricordo agli interroganti che nel resoconto della seduta, che viene trasmesso via mail in visione di tutti i Consiglieri intervenuti dall'Ufficio Resocontazione prima della pubblicazione e poi pubblicato integralmente in banca dati, è reperibile la trascrizione integrale di tutti gli interventi sia degli interroganti sia degli Assessori che rispondono.
Ricordo che l'interrogante ha a disposizione tre minuti per l'illustrazione, mentre il componente della Giunta a disposizione cinque minuti per la risposta e non sono previste repliche.
Prego gli Assessori che rispondono alle interrogazioni a risposta immediata di disporre l'invio via mail delle risposte scritte agli interroganti e all'Ufficio Aula.
Ricordo agli interroganti che, nel resoconto della seduta che viene trasmesso via mail in visione a tutti i Consiglieri intervenuti dall'Ufficio Resocontazione, prima della pubblicazione e poi pubblicato integralmente in banca dati, è reperibile la trascrizione integrale di tutti gli interventi, sia degli interroganti che degli Assessori che rispondono.
Ricordo, infine, che l'interrogante ha a disposizione tre minuti per l'illustrazione, mentre il componente della Giunta ha a disposizione cinque minuti per la risposta e non sono previste repliche.
Prego gli Assessori e i Consiglieri di attenersi rigorosamente ai tempi tenendo anche conto del numero elevato di atti iscritti all'o.d.g. della seduta odierna.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1680 presentata da Accossato inerente a "Liste di attesa e centri privati convenzionati non autorizzati ad erogare determinate prestazioni"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1680.
La parola alla Consigliera Accossato per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
L'interrogazione riguarda in modo puntuale un argomento che, come sempre avviene per il question time, mi è stato segnalato. Un tema che s'inserisce nella problematica più ampia delle liste d'attesa che spesso riguardano, me ne rendo conto, esami e interventi di diagnostica anche forse anche molto più importanti e, sicuramente, anche questioni di rischio per la vita. In generale, presumo non riguardi questo tipo di situazione, però ha un che di singolare e di paradossale per come ci è stata presentata.
Nello specifico, riguarda la prestazione di un particolare tipo di ecografia e il tema che emerge è, da un lato, la non disponibilità, la non autorizzazione, così sembrerebbe dalle risposte che il cittadino ha ottenuto dai centri convenzionati, a eseguire questa tipologia di esame quindi la risposta è stata proprio quella che le ASL non avevano autorizzato per un servizio, per un'attività che, invece, regolarmente in passato avevano svolto.
Ciò appare anche singolare, perché spesso l'Assessore ci ricorda l'importanza del rapporto con i privati per sopperire, all'interno di una regolamentazione e di un controllo regionale, alle carenze e alle difficoltà del sistema sanitario pubblico.
Al tempo stesso, però, la mancata disponibilità, cioè anzi la mancata autorizzazione da parte delle ASL a questi centri convenzionati di eseguire questo esame non è confortata da una piena disponibilità e facilità d'intervento da parte del sistema pubblico che, in una logica di corretta gestione, renderebbe comprensibile la scelta. Il pubblico può farlo bene subito e in tempi certi. Invece questo cittadino (un cittadino torinese) per questo esame, ha trovato la prima disponibilità tra settembre e ottobre a Ivrea, Cournier o Ciriè: queste sono le disponibilità.
Quindi, la domanda è la seguente: quali sono le motivazioni per cui questi centri convenzionati non sono stati autorizzati, laddove proprio il pubblico sembra fare fatica a rispondere alle richieste?



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Icardi per la risposta.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
I soggetti privati che erogano prestazioni ambulatoriali sono contrattualizzati dalle Aziende Sanitarie Locali, che hanno la competenza territoriale rispetto alla sede dell'ambulatorio e, ovviamente, sulla base delle branche per cui sono accreditati, quindi ci vuole l'accreditamento ma sono contrattualizzati.
Purtroppo, devo dirle che non risponde al vero quanto affermato nell'interrogazione, ossia che alcuni soggetti privati, in certi periodi dell'anno, non sarebbero autorizzati a eseguire delle prestazioni.
Ai sensi delle disposizioni contrattuali che derivano da una normativa nazionale, le prestazioni devono essere realizzate all'interno di ogni annualità, con distribuzione temporale coerente all'ordinato fisiologico andamento delle domande e nel rispetto del budget assegnato.
Il DM 95 prevede un budget per i privati che viene distribuito (proprio ieri abbiamo fatto la ripartizione per il 2024) e all'interno di quel budget c'è libertà della struttura di distribuirselo durante l'anno, quindi non c'è nessuna limitazione delle autorizzazioni né da parte della Regione né da parte dell'azienda. Probabilmente, quando finiscono il budget, non fanno più prestazioni, ma ipotizzo.
A gennaio quel budget è previsto, quindi confermo che non risponde al vero quello che le hanno detto, Consigliera Accossato. Nel piano regionale dei tempi d'attesa si tiene conto di tutte le prestazioni che rilevano e delle criticità che lei ha evidenziato. Il budget per le strutture private ammonta a 713 milioni, che vengono distribuiti tra le varie strutture quindi non è esattamente come le hanno rappresentato.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Icardi.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione a risposta immediata n. 1681 presentata da Accossato inerente a "Tutela della qualità e dignità del lavoro degli educatori professionale"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1681.
La parola alla Consigliera Accossato per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Il tema che pongo con il question time riguarda, ancora una volta (il Consiglio se n'è occupato di recente), il tema degli educatori professionali. Il quesito è stato sollecitato dalla lettura della DGR 28 7934, un atto della Giunta regionale di fine anno con il quale, a fronte di una serie di problematiche - così come viene definito in narrativa - di individuazione di personale con particolari qualifiche, nella fattispecie OSS (su cui ci sarebbe un ragionamento da fare per cui varrebbe la pena ritornarci) ed educatori professionali, ai responsabili delle strutture viene consentita una deroga all'assunzione, a fronte di una difficoltà a reperirli, allargando con una specie di equipollenza.
Ovviamente uso un termine improprio, perché non spetta alla Regione dare equipollenza né, peraltro, qui è scritto che questo venga fatto, ma comunque è consentita l'assunzione di altre figure, anche professionalizzate (stiamo parlando di psicologi e di figure laureate) in sostituzione e a vicariare la figura dell'educatore.
Di per sé potrebbe apparire anche non influente sulla qualità del servizio questo possono dircelo meglio, ovviamente, solo i competenti del settore ma c'è un tema: la DGR sembra non farsi carico e risolvere con un tampone, senza affrontare, invece, il tema per il quale mancano gli educatori professionali; tema, peraltro, di cui abbiamo discusso con ordini del giorno votati da tutti in Consiglio.
La difficoltà a reperire educatori professionali sarebbe legata alle loro difficili e faticose condizioni di lavoro: una questione che allontana molti, anche laureati, da questa professione.
Vorremmo capire come farà la Regione a verificare che davvero le aziende e le società siano nelle condizioni di accedere alla deroga, perché davvero siano documentate le difficoltà di reperimento degli educatori professionali sul mercato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Accossato.
Ha chiesto di rispondere all'interrogazione, l'Assessore Icardi.
Prego, Assessore; ha facoltà di intervenire per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Condivido l'analisi e le difficoltà che negli anni si sono susseguite per la figura dell'educatore professionale, ragion per cui abbiamo fatto un lavoro importante con l'università.
Con riferimento al fabbisogno del profilo di educatore professionale che negli anni, ripeto, non era stato soddisfatto, nell'anno accademico 2023 2024 con l'attivazione, concordata con l'università, del corso di laurea in educazione professionale da parte dell'Università del Piemonte Orientale sono stati attivati 75 posti, ampliando quindi la capacità formativa, che potrà tendenzialmente essere perseguita anche per l'anno accademico 2024 2025.
Sosteniamo e riteniamo che con questa soluzione potrà risolversi l'annoso problema del fabbisogno di educatore professionale.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Icardi.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione a risposta immediata n. 1676 presentata da Canalis, inerente a "Necessario aggiornamento della DGR 91-9000 del 2019 sulle cure domiciliari riabilitative: qual è la posizione della Giunta?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1676.
Ha chiesto di illustrare l'interrogazione la Consigliera Canalis che ha facoltà di intervenire per tre minuti.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione riguarda le cure domiciliari riabilitative su cui la Regione Piemonte si è espressa con una delibera di Giunta risalente al 2019, quindi la passata legislatura (la DGR 91-9000 di maggio 2019).
Con l'interrogazione a risposta immediata chiedo all'Assessore Icardi, che ringrazio per essere presente, se intende aggiornare questa delibera venendo incontro alle criticità che ho espresso, in particolare riguardo al fatto che il valore della prestazione che era stato indicato nella delibera del 16 maggio 2019 è lo stesso; se la prestazione che viene eseguita in struttura, oppure a domicilio, è pari a 46,98 euro.
Inoltre, un'altra problematicità emersa in questi anni di applicazione della delibera è che la misurazione che valuta la capacità di autonomia della persona nella vita quotidiana, in ospedale viene abitualmente svolta dal medico, mentre a domicilio viene svolta da altre tipologie di operatori, introducendo quindi una notevole differenza di valutazione qualora la riabilitazione avvenga a domicilio o in struttura.
Inoltre, la DGR inserisce il foniatra tra le figure che possono erogare la prestazione a domicilio ma, allo stesso tempo, questa figura non pu erogare le stesse prestazioni in struttura, considerando che la nostra Regione, in particolare, è ricca di presidi, ex articolo 43 della legge 833 del 1978, cioè di soggetti che erogano prestazioni sanitarie e hanno una natura giuridica no profit, oltre ad avere criteri di selezione del proprio personale equiparabili a quelli della pubblica amministrazione.
Questi soggetti no profit sanitari sono responsabili di molte delle cure domiciliari riabilitative erogate su affidamento del sistema sanitario e quindi, anche alla luce della particolarità giuridica di questi soggetti volevo chiedere all'Assessore quali siano le sue intenzioni, ben sapendo che siamo a fine legislatura.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Canalis.
Ha chiesto di rispondere all'interrogazione l'Assessore Icardi.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
In realtà siamo già intervenuti nel 2022, proprio sul tema dell'assistenza domiciliare, che personalmente ritengo sia, anche riguardo al dettato normativo, davvero uno degli elementi portanti della medicina territoriale.
Con deliberazione n. 1761-74 del '22, la Giunta ha recepito e approvato il provvedimento generale di programmazione e assistenza territoriale nella Regione Piemonte, che deriva dal decreto del 23 maggio 22 n. 77, il decreto che, oltre al DM 70 (che disciplina la parte ospedaliera), disciplina la parte territoriale. Questo documento, al paragrafo precedente (pagina 63) reca testualmente: "Punto 7: Assistenza domiciliare. Il potenziamento dell'assistenza domiciliare, nelle sue varie forme, è uno dei punti cruciali del modello organizzativo territoriale. Tra gli ulteriori atti già adottati in materia di assistenza domiciliare sono da considerare, in modo particolare, la DGR 12 settembre 22, la n. 2255-99, di proposta dei requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi minimi per l'autorizzazione all'esercizio dei requisiti e i requisiti ulteriori per l'accreditamento".
Abbiamo disciplinato tutti i requisiti strutturali che deve avere l'abitazione per esercitare l'attività di assistenza domiciliare.
Tutto questo lo abbiamo fatto in attuazione dell'articolo 1, comma 406 della legge 178 del 2020.
Quest'ultimo provvedimento, in particolare, definisce proprio con puntualità i requisiti generali e specifici per l'autorizzazione all'esercizio e per l'accreditamento degli operatori pubblici e privati rispetto alle aziende sanitarie regionali, erogatori delle cure domiciliari, in coerenza a quanto previsto dall'intesa Stato-Regioni (repertorio in atti del '21).
Tutto questo sta a certificare l'attenzione della Giunta regionale nello sviluppo e nell'aggiornamento dell'organizzazione delle cure domiciliari che, ripeto, a mio parere sono uno dei cardini dell'assistenza domiciliare anche con specifico riferimento ai percorsi di riabilitazione che lei ha citato prima, e al recupero funzionale dei pazienti che ne abbiano necessità.
Siamo stati e saremo ulteriormente presenti su questo tipo di attività proprio perché lo riteniamo fondamentale ed essenziale nello sviluppo delle cure territoriali.
Le mando la risposta scritta.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1678 presentata da Rossi, inerente a "Quali tempi di realizzazione per il Poliambulatorio e la Casa di Comunità di Oleggio"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1678.
La parola al Consigliere Rossi per l'illustrazione.
Prego, Consigliere; ne ha facoltà per tre minuti.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
L'oggetto dell'interrogazione riguarda i tempi di realizzazione per il Poliambulatorio e la Casa di Comunità di Oleggio, in provincia di Novara.
Sappiamo che nel PNRR, tra i diversi obiettivi, c'è la realizzazione delle case di comunità; così come sappiamo che nella determina dirigenziale della Regione, proprio sulla missione 6, che si occupa dei fondi per l'avvio dei progetti del PNRR, viene indicato anche questo progetto.
Tra le case di comunità c'è proprio quella in via Momo, nota come Villa Caminadina di Oleggio.
Il Governatore Cirio ha dichiarato, durante una visita presso il Comune di Oleggio, di voler realizzare il nuovo Poliambulatorio proprio in questa località, cioè la stessa della Casa di Comunità.
Attualmente, l'ambulatorio offre servizi di cardiologia, diabetologia ginecologia, neurologia e altri, mentre, come sappiamo, la Casa di Comunità sarebbe luogo d'integrazione dei servizi socio-sanitari, a partire proprio dalla figura dei medici di medicina generale. I due progetti, quindi, non si escludono, ma devono essere portati avanti.
Al momento, le due strutture sono in fase di sviluppo differenti, almeno così risulta noi: la Casa di Comunità sarebbe in fase di progettazione mentre per il Poliambulatorio, il nuovo Poliambulatorio (perché quello vecchio già si sta) si starebbe lavorando al progetto di fattibilità, in attesa della conferma dei finanziamenti da parte della Regione.
Il Sindaco di Oleggio ha dichiarato agli organi di stampa, nei giorni scorsi, che i tempi di realizzazione sono stretti per quanto riguarda la Casa della Comunità, trattandosi di fondi del PNRR, e che quindi il blocco sarà concluso entro il 2026.
L'interrogazione, Assessore, è per sapere quali siano i tempi di realizzazione per la Casa della Salute, ma anche per l'altro lotto, cioè il Poliambulatorio, e se è previsto il mantenimento di tutti i servizi oggi presenti nel Poliambulatorio, nel centro integrato dei servizi socio sanitari in via Gramsci a Oleggio.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rossi.
Ha chiesto di rispondere all'interrogazione l'Assessore Icardi.
Prego, Assessore, ne ha facoltà per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Sono due strade distinte e separate.
Per quanto riguarda la Casa della Comunità, i tempi sono quelli previsti dal PNRR e sono indicati nelle schede di AgeNaS. Più precisamente l'ultimazione dei lavori è prevista entro il 31 dicembre 2025, mentre a giugno scorso, quindi del 2023, sono stati sottoscritti i contratti per l'appalto integrato, che prevede la progettazione definitiva ed esecutiva.
Oggi, quindi, è in corso la progettazione della struttura, in relazione ai servizi sociali, che rappresenta anche un punto di accoglienza dedicato ai soggetti fragili, la cui organizzazione verrà definita nel dettaglio con gli enti gestori delle funzioni socio-assistenziali del territorio.
Per quanto riguarda il Poliambulatorio di Oleggio, dal punto di vista dei servizi, oggi offre servizi di diabetologia, ginecologia, neurologia oculistica, odontoiatria, odontoprotesi, ortopedia, otorinolaringoiatria pneumologia, psichiatria, quindi è un nutrito ventaglio di offerte, oltre all'ambulatorio infermieristico e all'infermiere di famiglia o di comunità più i servizi di radiodiagnostica. Sono presenti anche le attività consultoriali (ostetricia e pediatria, oltre alla ginecologia), attività di neuropsichiatria infantile, logopedia, psicologia dell'età evolutiva e attività di dialisi.
Tutti questi servizi saranno mantenuti costruendo il nuovo poliambulatorio cui si aggiungerà anche il nuovo ambulatorio di dermatologia.
I tempi tecnici sono diversi da quelli del PNRR e si sta lavorando, ma è un'altra partita con un'altra procedura rispetto a quella della Casa di Comunità che, come il Consigliere sa, vede le Aziende come i soggetti attuatori della gestione commissariale. Questa, invece, è attività diretta dell'Azienda sanitaria dietro finanziamento regionale. I tempi sono, più o meno, in linea con quelli del PNRR, ma sono strade distinte e separate. I lavori sono in corso per entrambe le strutture e, ripeto, per una è in corso la progettazione, mentre per l'altra stiamo lavorando per arrivare contestualmente alla Casa di Comunità.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1682 presentata da Magliano inerente a "Il Centro Alcologico del Piemonte presso l'ospedale Mauriziano di Torino ha ricevuto ulteriori stanziamenti dalla Regione Piemonte?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1682.
La parola al Consigliere Magliano per l'illustrazione.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Il primo Centro Alcologico del Piemonte è stato inaugurato a marzo 2022 presso l'Ordine Mauriziano di Torino; il Centro del Mauriziano è destinato alla presa in carico di persone con disturbo da uso di alcol.
Il Centro lavora sul territorio, in collaborazione con i Servizi di Alcologia dei Dipartimenti delle Dipendenze delle ASL Città di Torino e provincia, con la Città della Salute e con le Strutture ospedaliere del territorio. Il Centro Alcologico del Piemonte è il quarto a livello nazionale.
Teniamo conto che è attivo un day hospital alcologico presso l'Ospedale Mauriziano di Torino, nell'ambito del Dipartimento Medico, che ha preso in carico, dall'inaugurazione dello scorso marzo a oggi, oltre 100 pazienti nel day hospital è possibile eseguire indagini per disturbo da uso di alcol ed effettuare terapie per il superamento dell'astinenza fisica da alcol attivare colloqui individuali e familiari ed essere inviati ai trattamenti di gruppo (club alcologici territoriali).
Durante la pandemia, nonostante le difficoltà evidenti dei pronto soccorso si sono registrati in Piemonte (anno 2020) 185 ingressi in pronto soccorso tra maschi e femmine (con una maggiore percentuale tra le femmine) di minori sotto i 17 anni, con diagnosi completamente attribuibili all'alcol e ulteriori 350 ingressi di soggetti tra i 18 e i 24 anni (età a rischio) per un totale nel corso dell'anno di circa 3500 ingressi in pronto soccorso di persone in evidente stato di intossicazione alcolica.
Secondo l'ISTAT, sempre nell'anno 2020, il 4,3% dei minori tra gli 11 e i 17 anni ha consumato alcol tutti i giorni; nel periodo della pandemia si è registrato un aumento del 180-190% della vendita di alcolici su piattaforme dedicate con consegna a domicilio, con la conseguenza di un aumento preoccupante di problemi alcol-correlati.
Osservato che il consumo di alcol è un importante problema di salute pubblica, classificato in Europa come terzo fattore di rischio di malattia e morte prematura dopo il fumo e l'ipertensione arteriosa.
Dato atto che il 16 novembre 2022 la Giunta regionale ha approvato l'ordine del giorno n. 884 avente a oggetto "Centro Alcologico presso l'Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino" collegato al disegno di legge n.
220 "Disposizioni finanziarie e variazione del bilancio di previsione 2022 2024", impegnandosi "affinché la Regione continui a sostenere il Centro Alcologico di Torino, presso l'Ospedale Mauriziano, importante punto di riferimento per le aziende afferenti all'area Torino ovest (San Luigi di Orbassano, ASL TO3, IRCC Candiolo) e di supporto all'Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza e per l'ASL Città di Torino Dipartimento Dipendenze Patologiche Servizio di Alcologia".
Appurato che nel 2023 i pazienti in carico per trattamento presso il Centro Alcologico dell'Ordine Mauriziano di Torino sono stati 175 e nel corso dell'anno scorso sono stati circa 700-800 i passaggi di persone con questo disturbo.
Considerato che appare necessario, a maggior ragione dopo gli anni di pandemia, potenziare i servizi, sostenere i progetti sul territorio investire nella prevenzione, incrementare la consapevolezza sugli effetti negativi di un consumo scorretto di alcol, e che è auspicabile un potenziamento delle attività del Centro Alcologico Mauriziano, il quale al momento non dispone di sufficienti dotazioni tecniche e strutturali interrogo l'Assessore, e lo ringrazio di essere presente, per sapere se dopo l'approvazione dell'ordine del giorno n. 884, in cui tutti all'unanimità ci impegnavamo a sostenere questa struttura e questo servizio, la Regione abbia incrementato gli stanziamenti al Centro Alcologico di Torino, presso l'Ospedale Mauriziano, e a quanto ammonti l'impegno di spesa, visto che abbiamo professionisti e che il mondo del terzo settore, che su questo si sta impegnando molto, da due anni attende un sostegno e un aiuto che gli avevamo promesso.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Magliano per l'illustrazione.
La parola all'Assessore Icardi per la risposta.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Confermo i dati che ha citato il Consigliere Magliano: alla data odierna sono stati presi in carico circa 200 pazienti unitamente al loro nucleo familiare; nel 2023 ci sono stati circa 800 passaggi in una struttura inaugurata il 24 marzo 2022 presso l'Ordine Mauriziano.
Devo, purtroppo, rilevare che all'ordine del giorno citato non è stato dato un corretto riscontro e che, alla data odierna, l'Ordine Mauriziano di Torino non ha ricevuto quegli incrementi di finanziamento regionale per il potenziamento del Centro Alcologico.
Mi faccio parte diligente e assolutamente sollecito la Direzione Sanità a lavorare per riscontrare, nel tempo tecnico strettamente necessario positivamente l'ordine del giorno che lei ha citato e la ringrazio per avermi ricordato questo passaggio che non è stato fatto.
Pertanto, la ringrazio, Consigliere Magliano, e provvederemo nei tempi tecnici necessari.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Interrogazione a risposta immediata n. 1679 presentata da Magliano inerente a "Attuazione dei disposti della Legge Regionale n. 16 del 13 settembre 2022 'Disposizioni concernenti l'istituzione dell'elenco regionale degli amministratori di condominio': qual è lo stato dell'arte?" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1679.
La parola al Consigliere Magliano per l'illustrazione.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Per questo question time chiederei la risposta scritta.
Grazie.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1684 presentata da Marello, inerente a "Sanità piemontese in tilt per influenza e COVID"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1684.
Ha chiesto di illustrare l'interrogazione il Consigliere Marello, che ha pertanto facoltà di intervenire.



MARELLO Maurizio

Grazie, Presidente.
Buongiorno, Assessore.
Avevo immaginato che l'interrogazione venisse esaminata martedì scorso quando era di maggiore attualità. Infatti, nella prima decade del mese di gennaio abbiamo registrato una situazione a dir poco esplosiva, soprattutto nei Pronto soccorso, a causa del picco dell'influenza in parallelo al COVID. Non è stato possibile esaminarla perché la scorsa settimana non si è tenuta la sessione dei question time, però ne parlo oggi, anche perch credo che il problema, da un lato, non si è pienamente risolto e dall'altro, sicuramente, trattandosi di patologie ripetitive, nel tempo si ripresenterà.
Dicevo che nei primi giorni di gennaio abbiamo assistito a una sorta di tempesta perfetta che ha portato a una situazione incresciosa all'interno delle strutture di pronto soccorso. I giornali ne hanno dato ampiamente conto.
Cito due casi nell'interrogazione che mi sembrano emblematici: al Mauriziano, in una giornata, c'erano a disposizione quattro posti letto su 54 ricoveri da effettuare e a Cirié, in un giorno, su 56 presenti c'erano zero barelle su cui consentire a queste persone di collocarsi.
L'esplosione dell'influenza ha evidenziato una serie di criticità che affligge il nostro sistema sanitario, non solo piemontese, ma anche italiano, che riguarda, da un lato, i medici di base, un problema ormai diventato strutturale e lo sarà sempre di più, perché i medici sono pochi e non riescono a esercitare quella funzione di filtro rispetto alle strutture ospedaliere, dall'altro, i pronto soccorso, un tema tante volte affrontato in questo Consiglio regionale, dove vi è già carenza di personale per l'esercizio quotidiano e, infine, il tema delle vaccinazioni, perché a me pare che, in base ai dati che ho visto a livello nazionale, si è registrato un calo delle vaccinazioni antinfluenzali e, sicuramente, non un incremento o, comunque, ben al di sotto delle aspettative, delle vaccinazioni contro il COVID (quinta dose).
In parte, può anche essere comprensibile, perché dopo le numerose vaccinazioni da COVID, alcuni si sono sentiti non più, tra virgolette, in dovere di fare quella antinfluenzale, ma tutto questo ha inciso profondamente sull'aumento delle patologie; oserei anche dire che, forse sulle vaccinazioni è mancata quella campagna che avevamo visto negli ultimi anni, soprattutto, per le vaccinazioni contro il COVID, ma anche con la campagna promozionale per l'antinfluenzale.
Tutto questo per chiedere all'Assessore che cosa in concreto in queste settimane è stato fatto e quali sono le sue idee per il futuro, perch sicuramente questo quadro dev'essere affrontato, magari anche con qualche idea organizzativa nuova, affinché non si ripetano le scene e i disservizi che abbiamo visto.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Icardi per la risposta.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Credo che, a fronte di un'epidemia influenzale particolarmente aggressiva che quest'anno ha colpito in tempi piuttosto stretti un grande numero di piemontesi che si sono aggiunti, seppure in calo, a quelli interessati dall'infezione COVID, sono state adottate misure finalizzate a prevenire le infezioni mediante un importante coinvolgimento dei medici di medicina generale nella campagna vaccinale contro il COVID.
Oltre alla vaccinazione contro l'influenza con l'organizzazione attraverso le ASL di numerosi open day con l'accesso diretto alla vaccinazione, per cercare di aumentare la copertura vaccinale, anche se, è chiaro, che trattandosi di una vaccinazione facoltativa e non obbligatoria, l'adesione è legata alla volontà delle persone, al fine di ridurre la pressione sui pronto soccorso e sugli ospedali, è stato inoltre previsto un coordinamento centralizzato da parte del DIRMEI dei posti letto sia negli ospedali sia nelle strutture private che sono state molto collaborative.
In particolare, proprio sull'area metropolitana, cioè quella maggiormente interessata, come sempre, da questa problematica a causa dell'elevata concentrazione di popolazione, sono stati specificatamente contrattualizzati posti letto COVID a disposizione dei Pronto soccorso degli ospedali nelle ASL della Provincia, quindi c'è stato un allargamento per tutti i soggetti che necessitavano di ricovero e che risultavano positivi al COVID.
Da circa due settimane, è stato superato l'apice della curva epidemica influenzale, quindi siamo in discesa, con una progressiva riduzione del numero di casi d'infezione, con conseguente graduale ritorno alla normalità.
Questo, però è un evento che si verifica tutti gli anni da decenni ed è legato anche alla carenza di posti di medicina, ahimè, in questa regione particolarmente falcidiati. Nel nuovo Piano sanitario, che abbiamo intenzione di modificare e correggere, c'è una previsione d'incremento, che supera anche i 1.000 posti, di posti di area medica, proprio anche per dare una risposta a questi picchi che si verificano progressivamente.
C'è anche una riconversione dell'area chirurgica, che molto più va verso la parte di day surgery. Insomma, c'è una revisione complessiva dei posti letto perché, come lei sa, l'intasamento dei Pronto soccorso deriva anche dal fatto che non c'è la disponibilità di posti per il ricovero.
Pertanto, uno degli strumenti programmatori, che è il Piano sanitario, sta proprio andando nella direzione di creare più posti di area medica.



PRESIDENTE

Grazie.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1683 presentata da Martinetti inerente a "Rifinanziamento fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione n. 1683 a mia firma, cui viene fornita risposta scritta, così possiamo liberare l'Assessore Icardi, che ringrazio.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1675 presentata da Ravetti, inerente a "Chiarimenti urgenti in merito al servizio ferroviario nel territorio alessandrino e nell'importante nodo di Casale Monferrato"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1675.
La parola al Consigliere Ravetti per l'illustrazione.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Buongiorno, Assessore.
Se non mi risponde "potevate risolvere il problema quando c'eravate voi" la interrogo.
Ultimamente, leggo sui giornali che ci risponde in questo modo, ma lei potrà essere un bravo Assessore, anche simpatico, per cui la vivo come una battuta, perché dopo cinque anni i problemi sul tappeto dovevano essere risolti, però cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando.
Stiamo parlando del nodo ferroviario di Casale Monferrato, un nodo ferroviario di straordinaria importanza perché, oltre a garantire un servizio per studenti, lavoratori e pendolari in genere, è strategico per lo sviluppo turistico della nostra zona (zona dell'UNESCO, colline del Monferrato). Le opportunità sono molte, oltre a risolvere problemi di trasporto quotidiano.
Negli ultimi anni, in particolare dal 2010 al 2012, alcune linee sono state sospese al traffico: Asti-Casale-Mortara, la Casale-Vercelli e successivamente, negli anni della pandemia, sono state cancellate corse feriali e festive del servizio ferroviario sulla linea Chivasso-Casale Alessandria.
Sappiamo che nel mese di settembre dell'anno scorso è stata riattivata la linea ferroviaria Casale-Mortara, benché su quella linea, come sa bene l'Assessore e come altrettanto bene hanno riportato gli organi di informazione, per alcuni specifici limiti infrastrutturali esistono condizionamenti negativi che determinano ritardi (anche se nelle ultime settimane non sono stati evidenziati).
Nella sostanza, quel nodo ferroviario potrebbe vivere stagioni migliori rispetto al presente. Per questa ragione e con spirito costruttivo Assessore, la interroghiamo per avere chiarimenti in merito alle azioni dell'Amministrazione regionale, finalizzate a ripristinare il servizio ferroviario nell'intero territorio alessandrino e nell'importante nodo di Casale Monferrato. Chiediamo di ripristinarle almeno all'epoca pre pandemica, reinserendo corse cancellate e istituendone alcune utile e nei giorni festivi.
Resto in attesa della sua risposta.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ravetti.
Ha chiesto di rispondere all'interrogazione l'Assessore Gabusi.
Prego, Assessore; ha facoltà di intervenire per cinque minuti.



GABUSI Marco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente; grazie, Consigliere Ravetti.
La stima è reciproca e anche la simpatia personale.
È evidente che ci avviciniamo a un periodo elettorale e quindi, dopo tanti anni in cui abbiamo risposto tecnicamente senza concedere nulla alle battute, qualche sassolino dalla scarpa dobbiamo togliercelo.
Per contestualizzare l'interrogazione bisogna fare il punto su quanto era presente prima del nostro insediamento e dove siamo arrivati oggi.
Quando leggo che il nodo di Casale è un nodo importante - ci mancherebbe altro - devo precisare le importanti azioni che abbiamo messo in campo in questi anni, che in parte dipendono da noi e in parte dal gestore dell'infrastruttura, che fotografano una situazione un po' diversa da quella che c'era prima.
La linea Chivasso-Casale-Alessandria è stata per molto tempo oggetto di ritardi. A partire da dicembre 2021 sono stati eseguiti importanti lavori nella galleria di Valenza, che per due anni hanno di fatto reso disponibile solo uno dei due binari e hanno reso necessario attestare alcuni treni a Valenza. Dal cambio orario di dicembre 2023, entrambi i binari sono nuovamente a disposizione e a quanto ci risulta, o comunque a quanto risulta al gestore dell'infrastruttura, non ci sono stati ritardi, perché è stato di nuovo possibile programmare tutti i treni previsti dal contratto di servizio, cosa che precedentemente, non per volontà di qualcuno, non era stato possibile.
Quando si parla del nodo di Casale, è giusto considerare anche la linea Casale-Mortara, un'altra delle linee che erano state sospese in quel territorio sin dal 2012. Sono state sospese fino all'anno scorso con l'impegno di questa Giunta, riconoscendo il valore ad alcune linee, come l'Alba-Asti e la Casale-Mortara. Abbiamo spiegato che la riattivazione era in primis, di quei nodi e di quelle linee che consentivano un percorso più ampio. In questo caso, la Casale-Mortara consentiva di collegare tutto quel territorio direttamente a Porta Genova; con il materiale a disposizione perché quella non è una linea elettrificata, e con le disponibilità economiche che erano maggiori. Avendo aperto una nuova linea, quel territorio si trova ad avere dei servizi in più rispetto al periodo pre pandemico.
Purtroppo, dopo tanti anni di non esercizio di quella linea, nonostante i lavori di RFI, il gestore dell'infrastruttura si è reso conto che i tempi di percorrenza erano più lunghi di quelli previsti di circa cinque minuti quindi ha dovuto riadattare e adeguare le percorrenze, come sfortunatamente capita in tanti casi e in tanti posti.
RFI ha previsto altri interventi e noi abbiamo garantito, per tutti i giorni feriali, 14 treni al giorno, andata e ritorno; sette coppie, che certamente danno una possibilità maggiore di trasporto a quel territorio.
Per quanto riguarda la linea Chivasso-Casale-Alessandria, ci sono state delle riduzioni il sabato (la domenica non era già servita nel periodo pre pandemico). Le riduzioni al sabato riguardano tutto il territorio regionale. Avevamo un sistema di trasporto ferroviario che in buona parte era uguale dal lunedì al sabato, cosa che non capita in quasi nessun territorio italiano, se non in contingenze particolari, che sottoponeva il contratto a una serie di necessità, di disponibilità di materiale e di dipendenti molto onerosa, che non corrispondeva all'utenza, alle percorrenze e alla clientela in quei giorni. Non solo su questa tratta perché in tanti casi abbiamo deciso di ottimizzare le risorse destinate al sabato e alla domenica per rendere più efficace il servizio in settimana.
Ricordo a tutti che questo ragionamento si svolge contestualmente alla firma di un contratto di servizio di dieci anni (servizio regionale veloce) che, purtroppo, da 15 anni in Piemonte non si riusciva a realizzare proprio perché non venivano prese decisioni in questo senso. Quest'inerzia ci ha portato a una causa con Trenitalia per circa 60 milioni di euro.
Nel quadro generale del servizio ferroviario piemontese, che sta migliorando decisamente non solo per le linee riaperte, ma per l'esercizio da sabato scorso della Torino-Ceres e per altro, il nodo di Casale ha beneficiato e può percepire maggiormente il servizio. Certo è che si deve e si può sempre migliorare, quindi non escludiamo, anzi, siamo già al lavoro con il gestore dell'infrastruttura per dare un servizio ancora migliore valutando il ripristino, ove possibile, delle corse, soprattutto quelle feriali.
Siamo consapevoli che, rispetto al 2019, questo territorio certamente gode di una situazione molto più positiva, che certamente potrà migliorare attraendo un numero maggiore di passeggeri, soprattutto quando la Casale Mortara tornerà ai tempi previsti (ai cinque minuti in meno citati all'inizio).
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie Assessore Gabusi.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1677 presentata da Gallo, inerente a "SFM. Quando partiranno gli interventi per collegare le valli Olimpiche? Occorre chiarezza sul tema"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1677.
Ha chiesto di illustrare l'interrogazione il Consigliere Gallo, che ha facoltà di intervenire per tre minuti.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Abbiamo depositato il question time anche a seguito dell'apertura finalmente - del tratto di corso Grosseto, quindi del collegamento diretto da Torino a Caselle; ma non solo, delle Valli di Lanzo e del primo quadro evolutivo del SFM che, rispetto a com'era stato pensato e avviato un po' di anni fa, oggettivamente trasforma e rivoluziona in gran parte il servizio soprattutto nella Città metropolitana. Non solo. In questa prima fase, in questo primo quadro evolutivo, abbiamo anche visto come le due linee che arrivano da Alba e da Fossano (lei ne sarà contento, Consigliere Martinetti, com'era contento l'Assessore Icardi) sono direttamente collegate: la SFM4 e la SFM7, invece di fermarsi a Stura, entreranno nel tunnel di corso Grosseto e arriveranno fino all'aeroporto, collegando direttamente il Cuneese, territorio turistico e importante, all'aeroporto.
Nel collegare, con queste due linee, il Cuneese all'aeroporto, collegheremo tutte le Valli di Lanzo e gran parte della zona di Torino nord nel sistema ferroviario metropolitano.
È evidente, però, che il completamento vero del SFM avverrà con ulteriori quadri evolutivi successivi, cui si arriverà, passo dopo passo, con interventi infrastrutturali, finanziati, annunciati e programmati da anni di cui si vede adesso l'inizio. Comprendono tutti i lavori della nuova SFM5 e i lavori della nuova tratta della galleria Torino Porta Nuova-Torino Porta Susa, che permetterà di incrementare i flussi dei treni nel tunnel.
In questo modo finalmente si porteranno anche le valli olimpiche, che oggi entrano nel SFM, fino a Caselle.
Oggi, infatti, le due linee SFM3, sia quella da Bardonecchia sia quella da Susa, che arrivano a Torino, rimangono scollegate dall'aeroporto perché ci sono problemi tecnici di collegamento con il sottopasso di corso Grosseto.
Oggi, quindi, non sono collegate all'aeroporto.
Non vi sfuggirà la strategicità del collegamento delle valli olimpiche soprattutto nel periodo invernale, direttamente con l'aeroporto, per i flussi turistici e quant'altro, nonché il collegamento di importanti centri della prima cintura come Collegno e Grugliasco.
L'interrogazione chiede all'Assessore di fare chiarezza (poi magari lo approfondiremo in una Commissione ad hoc prima della fine della legislatura) rispetto a tempi, modalità e sequenza temporale con cui si andranno a completare questi interventi, riuscendo a completare il servizio ferroviario metropolitano così com'era stato pensato tanti anni fa collegando anche la SFM3 fino all'aeroporto di Caselle, ma anche la linea da Pinerolo che genererà, ovviamente, un'efficacia nei sistemi ferroviari di collegamento con tutte le valli della Città metropolitana.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Gallo.
Ha chiesto di rispondere all'interrogazione l'Assessore Gabusi.
Prego Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



GABUSI Marco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente; grazie, Consigliere.
Potrei anche non rispondere, perché il Consigliere Gallo ha già fatto un excursus corretto e puntuale degli interventi che necessitano, ma lo faccio per poter dare qualche motivazione in più sul perché è così importante nello scenario evolutivo, avere il passante Porta Susa-Porta Nuova.
L'instradamento della Torino-Bardonecchia della linea SFM3 verso la stazione Torino Aeroporto è presente nello scenario evolutivo del sistema ferroviario metropolitano previsto dal contratto di servizio. La nuova linea è prevista anche nell'accordo quadro per l'assegnazione e l'utilizzo della capacità di infrastruttura ferroviaria per il periodo '23-'27 siglato da Regione e RFI, quello in cui si chiedono le tracce non solo per la prossima stagione, ma anche in prospettiva che, pur non essendo ancora a disposizione, s'immagina la disposizione con lavori infrastrutturali.
L'attivazione è subordinata alla realizzazione del collegamento diretto tra Porta Susa e Porta Nuova, che renderà indipendente la linea veloce del passante rispetto agli itinerari previsti dai treni da e per la linea Torino-Modane. L'intervento consiste nella realizzazione di un nuovo tratto di linea a doppio binario, che costituisce il proseguimento della linea storica dai binari 1 e 2 di Torino Porta Susa verso Torino Porta Nuova, con percorso indipendente dal bivio Crocetta e dal Quadrivio Zappata. Senza tale collegamento, l'instradamento della linea SFM3 sul passante verso l'aeroporto non è possibile, in quanto entrerebbe in conflitto con i treni regionali veloci (Milano e Aosta), la lunga percorrenza e l'Alta Velocità diretti a Torino Porta Nuova.
Come diciamo spesso, la capacità ferroviaria non c'è e ci sarà solo quando ci sarà questo intervento, di cui beneficerà l'SFM3, ma molti treni in Piemonte. Dico sempre che è l'intervento meno visibile, perché è sotto terra ed è il meno richiesto, perché è sul territorio di Torino, quindi non è percepito da tutto il resto il Piemonte, ma è l'intervento più importante per il Piemonte, perché svincola, libera e aumenta in maniera importante la capacità di tutto il nodo di Torino e quindi, di fatto, la possibilità di entrare e di uscire.
Questo, insieme al sistema di controllo satellitare, cambierà il volto di Torino.
Quando sarà realizzato? Realisticamente tra il 2025 e il 2026. Il contratto di programma, come ha detto bene il Consigliere Gallo, del Ministero delle Infrastrutture con RFI lo prevede nel 2025-2026, per essere in esercizio tra fine '26 e inizio '27. Questi sono i tempi.
Noi dal primo giorno, comprendendo l'importanza di questo passante, che davvero è l'investimento infrastrutturale tra i più importanti per liberare capacità sulla linea, abbiamo sempre chiesto che nei contatti ci fosse questa voce.
Devo dire, a onore del vero, che non solo la Torino-Ceres, ma i tanti interventi che il PNRR assegna a RFI, hanno fatto slittare di qualche mese probabilmente anche di un anno, la realizzazione dell'intervento. Purtroppo sappiamo che il PNRR, per fortuna, assegna tanti soldi, ma li assegna con una tempistica molto stretta. È complicato realizzare tutto insieme sulla rete. Come sapete, tra l'altro, è una rete piuttosto debole in alcuni punti, che rischia di essere congestionata non solo perché non c'è la capacità di fare i lavori, ma perché poi si rischia di bloccare il traffico per il periodo in cui si fanno i cantieri.
Il futuro c'è, è segnato, ed è lo step successivo, non dico il prossimo perché il prossimo sarà sulla linea Ceres-Germagnano (poi ci sarà Germagnano-Ceres), ma è certamente un'indicazione chiara, scritta e finanziata dal contratto di programma con RFI.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Viabilità

Interrogazione a risposta immediata n. 1688 presentata da Di Sabato inerente a "A che punto è il progetto per la realizzazione del sottopasso veicolare di Ciriè? "


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1688.
La parola alla Consigliera Di Sabato per l'illustrazione.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Assessore, come ben sa, perché era presente anche lei, il 20 gennaio ha finalmente riaperto la ferrovia Torino-Ceres, con un treno ogni mezz'ora in arrivo e in partenza da Ciriè. Questa è sicuramente una buona notizia inerente a un tema di cui ci siamo occupati tante volte in Consiglio regionale con diverse interrogazioni.
Però c'è un però: la chiusura dei passaggi a livello creerà notevoli disagi alla viabilità in città. Questa è una notizia nota, su cui si sta lavorando già da tempo per una soluzione. La soluzione dovrebbe essere quella della creazione di un sottopasso nella città di Ciriè.
A tal proposito, lei, di concerto con l'Assessore al bilancio, ha assicurato che, a valere sui fondi statali destinati alle ferrovie, si concretizzerà l'investimento del sottopasso ferroviario nella città, per una cifra indicativa di circa 10,5 milioni di euro. Inoltre, ha evidenziato che l'impegno di tutti gli enti istituzionali coinvolti è quello di portare a compimento l'opera cruciale per la realizzazione della rete di trasporti integrata, che sarà suggellata redigendo una convenzione tra la Regione Piemonte e il Comune di Ciriè, come concordato nel corso dell'incontro con la Sindaca di Ciriè, anche lei molto ambiziosa su questo progetto.
Infatti, anche la Sindaca ha sottolineato l'importanza del traguardo che si sta raggiungendo, con l'apertura della ferrovia già in essere, nel quale l'Amministrazione comunale ha fermamente creduto e che potrà veramente cambiare il futuro dell'area dal punto di vista sociale, economico e culturale, migliorando la qualità della vita dei cittadini.
Ora, per compiere questo progetto, serve risolvere quella problematica che non esiste soltanto nel Comune di Ciriè, ma ci sono tantissime realtà simili nel nostro Piemonte. Le stiamo affrontando una per volta, per sicuramente questo è un tassello che si andrebbe ad aggiungere per il miglioramento dei collegamenti ferroviari, che porterà anche un miglioramento della qualità della vita dei cittadini delle valli e della zona.
Pertanto, la interroghiamo, Assessore, per chiederle se è a conoscenza dello stato di avanzamento del progetto per la realizzazione del sottopasso veicolare di Ciriè finanziato in parte con fondi dell'Assessorato regionale; quindi, c'è anche una compartecipazione della Regione Piemonte.
Sappiamo che l'opera di per sé prevede che il soggetto attuatore sia il Comune di Ciriè, però la nostra competenza c'è, quindi vorremmo chiederle a che punto siamo con le progettazioni.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Disabato.
Ha chiesto di rispondere alla sua interrogazione l'Assessore Gabusi, che ha pertanto facoltà di intervenire per cinque minuti.



GABUSI Marco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente; grazie, Consigliera.
Per prima cosa, vorrei inquadrare la situazione. Non era ben chiaro quale fosse l'attestazione di questa linea quando abbiamo ereditato questa Amministrazione regionale, se fosse Caselle o se fosse Ciriè. Quando ci siamo resi conto che era opportuno e meglio, non solo per la nostra visione ma per la visione di quei territori, attestare la linea di Ciriè, un secondo dopo ci siamo posti il problema del fatto che non ogni mezz'ora, ma ogni quarto d'ora, nello scenario evolutivo di cui parlavamo dopo, il treno doveva arrivare a Ciriè e, quindi, di fatto, quel passaggio di livello sarebbe sempre stato chiuso. Quindi, dire e comunicare che la linea sarebbe arrivata a Cirié voleva portarsi dietro responsabilmente anche il finanziamento e la scelta di come risolvere quel problema.
Per tornare alla storia, che risale ormai al 2019, facendo seguito all'emanazione del DM n. 182/2020, ora DM n. 270/23, la Regione ha individuato nell'Amministrazione comunale di Ciriè il soggetto attuatore del suddetto intervento, disponendo risorse pari a dieci milioni e 500 mila euro (oneri e IVA compresi) per la progettazione, realizzazione e messa in esercizio dello stesso.
Come da convenzione sottoscritta tra il Ministero, la Regione, GTT e il Comune di Ciriè, e approvata con decreto ministeriale n. 3 del 28 gennaio 2022, secondo le assegnazioni fatte dal Ministero nei confronti della Regione nel settore investimenti, trasporti e infrastrutture, ha disposto i conseguenti impegni a favore del Comune di Cirié con le determine del 23 dicembre 2020 per le annualità che vanno dal 2025 al 2028. A oggi, i passi procedurali in capo all'Amministrazione del Comune di Cirié sono stati ottemperati, come da cronoprogramma allegato alla convenzione di cui sopra in cui nello specifico è stata indetta apposita gara di progettazione definitiva ed esecutiva, e successivamente stipulato il contratto in data 2 ottobre 2023.
Al momento i professionisti dell'ATI stanno elaborando un progetto, perch hanno avuto l'incarico il 2 ottobre; quindi, capite bene che sono passati solo tre mesi e parliamo di un investimento importante. Siamo in attesa, ma ancor di più il Comune che, da sabato, ha il problema, pur bello e positivo, di avere il passaggio a livello chiuso perché ha di nuovo il treno. Siamo in attesa di vedere questo progetto per poi procedere con le fasi conseguenti, che sono l'iter autorizzativo e i pareri (se serviranno: essendo nel sottosuolo, probabilmente sono meno essenziali rispetto a un progetto in esterna), per poi dare l'appalto dei lavori che fortunatamente nell'interlocuzione con RFI e con i soggetti non dovrebbe prevedere, se non per pochi giorni, l'interruzione della linea. Questo è un altro dato importante, perché abbiamo il Comune che si è curato di mettere nei requisiti di gara anche la capacità del progetto che consentisse di non interrompere il servizio ferroviario, se non per i giorni strettamente necessari al passaggio dello spingi tubo, che è uno dei termini tecnici che abbiamo imparato a conoscere.
Però devo dire che siamo contenti, perché è una delle scelte che abbiamo fatto a inizio mandato che sta vedendo la luce e credo anche positivamente perché abbiamo non solo reperito le risorse, ma abbiamo individuato anche nel soggetto più prossimo, quello che ha a che fare con il problema e che conosce meglio il territorio, il soggetto attuatore, quello che ha più interesse a farlo speditamente.
Grazie.


Argomento: Pesca

Interrogazione a risposta immediata n. 1687 presentata da Disabato inerente a "Svaso completo della diga di Rochemolles. Cosa intende fare la Giunta per mettere in salvo la fauna ittica?" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1687.
In accordo con la Consigliera interrogante, verrà inviata risposta scritta.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 1685 presentata da Sacco, inerente a "Voucher Scuola. La Giunta valuti la proroga della spendibilità per i nuovi beneficiari"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1685.
Ha chiesto la parola il Consigliere Sacco, che ha pertanto facoltà di intervenire per tre minuti.



SACCO Sean

Grazie, Presidente.
Abbiamo preparato l'interrogazione a seguito di diverse segnalazioni arrivate da alcune famiglie, che hanno visto scorrere la graduatoria dei voucher scuola, che è un aspetto positivo, ma le segnalazioni sottolineano tutta una serie di problematiche.
Con la determina dirigenziale del 18 dicembre 2023, la Regione approvava un ulteriore aggiornamento delle graduatorie dei beneficiari dei voucher scuola 2023-2024. Ai nuovi beneficiari è stata mandata una mail contenente il PIN per l'utilizzo di questi voucher. All'interno della mail la Regione specifica quanto segue: "Gentile famiglia, abbiamo il piacere di comunicarvi che la tua domanda per i voucher scuola, libri POF e trasporti per l'anno scolastico 2023-2024 è stata ammessa al contributo di 500 euro" questo era un caso - "spendibile entro il 30 aprile 2024 per acquistare libri scolastici, materiali didattici presso la rete di negozi convenzionati e servizi di trasporto, oltre al servizio del piano dell'offerta formativa, forniti da scuole e Comuni".
Considerando che hanno la possibilità di spendere il voucher entro aprile per l'acquisto di libri o materiale scolastico, mi chiedo chi acquista i libri e materiale scolastico a febbraio, marzo e ad aprile, perché di solito sono acquistati a settembre o, al massimo, ad ottobre da chi è più ritardatario.
Di conseguenza, che cosa succede? C'è il rischio che le famiglie siano costrette a spendere questi soldi acquistando magari qualcosa che non serve pur di ricavare qualcosa, magari per rivenderlo oppure non lo utilizzano, perché non c'è altro modo di utilizzare questo bonus che scade il 30 aprile. Il rischio, quindi, è di perdere questi soldi a meno che non si decidesse di prorogare, dando la possibilità alle famiglie che hanno avuto modo di ritrovarsi beneficiari di questa misura, ma che non hanno avuto questo beneficio nel momento in cui avevano necessità di spenderlo, di poterlo spendere fino almeno a settembre 2024.
È vero che stiamo parlando dell'anno scolastico successivo, ma in ogni caso non siamo riusciti a dare una mano alle persone che avevano bisogno del voucher nel 2023; diamo loro almeno la possibilità di spenderlo nel 2024 per un obiettivo che è quello riconosciuto dal bando, cioè quello di spendere i soldi per l'acquisto di libri scolastici o di materiale didattico.
Tutti qui dentro sappiamo benissimo che il materiale didattico e i libri scolastici si acquistano prevalentemente all'inizio dell'anno scolastico cioè settembre oppure ottobre, non di certo nei mesi che da qui all'aprile 2024 (febbraio, marzo, aprile), quando cioè diventa difficile spendere questi soldi.
Interrogo per sapere cosa intende fare la Giunta, se c'è la volontà di fare una proroga.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Marnati per la risposta.



MARNATI Matteo, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Leggo la risposta dell'Assessore Chiorino.
In merito all'interrogazione presentata dal Consigliere Sacco in data 22 gennaio 2024, si comunica che il termine del 30 aprile 2024 è la data entro la quale devono essere utilizzati i voucher per gli acquisti relativi all'anno scolastico 2023-2024.
Il maggior numero di voucher è stato erogato tra agosto e settembre, per cui le famiglie hanno già provveduto ad effettuare gli acquisti.
Si ricorda che, a conclusione di ogni annualità, gli uffici provvedono alla ricognizione delle economie per poterle mettere a disposizione sull'anno scolastico successivo e tale operazione va compiuta in fase di perfezionamento dei nuovi bandi, quindi tra maggio e giugno.
Permettere la spesa per l'anno scolastico successivo è un'operazione che snaturerebbe la tipologia di contributo concesso in relazione a un arco temporale specifico, in questo caso, l'anno scolastico 2023-2024, perch soggetto alla soddisfazione dei requisiti previsti a priori: residenza frequenza scolastica, età dello studente e il valore ISEE riferito all'anno precedente.
Inoltre, spendere il voucher per spese connesse all'unità di riferimento nell'arco di quattro mesi (gennaio-aprile) è assolutamente possibile e dalle prestazioni effettuate risultano già moltissime transazioni a carico delle famiglie beneficiarie.



PRESIDENTE

Grazie.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Diritti umani

Interrogazione a risposta immediata n. 1686 presentata da Frediani inerente a "Drammatica situazione della popolazione palestinese nella striscia di Gaza, la Regione intende attivarsi presso il Governo per la creazione di un corridoio sanitario e umanitario?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1686.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Non farò grandi premesse, nel senso che conosciamo bene la situazione perché purtroppo tutti i giorni sentiamo e vediamo le tragiche notizie che arrivano dalla Striscia di Gaza, che sappiamo essere sotto bombardamenti praticamente ininterrotti da ottobre.
Conosciamo la situazione e sappiamo che ci sono difficoltà enormi, anche perché si bombarda la popolazione civile, si bombardano gli ospedali e anche il personale medico, che sta lavorando in condizioni veramente disperate.
Il 21 dicembre, c'è stato un presidio di fronte alla Città della Salute organizzato da alcuni esponenti del personale sanitario dell'ospedale e durante questo presidio si è dichiarato, come leggo da un giornale che ha riportato la notizia: "Con i 135 ospedali bombardati, i 200 operatori sanitari uccisi e 87 ambulanze prese come bersaglio, proviamo a metterci nei panni di tutti i medici che lavorano da mesi e costretti ad amputare arti" - tra l'altro, sappiamo che vengono imputati arti ai bambini senza anestesia - "ed eseguire operazioni in condizioni non igieniche, senza anestesia, senza luce e senza acqua, minacciati dall'esercito israeliano che li costringe ad abbandonare l'ospedale perché verrà bombardato o invaso".
Al di là di tutte le considerazioni che potremo fare sul fatto che ovviamente, potremmo essere più partecipi anche nel richiedere una pausa e un cessate il fuoco, l'interrogazione in particolare si riferisce anche a diversi atti di solidarietà, approvati in Consiglio comunale, anche di sostegno alla popolazione civile palestinese, che ha visto un incontro con le associazioni che erano in presidio davanti al Comune. Pare che in questo incontro alcuni esponenti della Giunta abbiano detto che alcuni aspetti relativi agli ordini del giorno sono di competenza regionale e immagino facessero riferimento più agli aspetti sanitari.
Non so se quanto è stato detto nell'incontro sia stato riferito correttamente, però, al di là di questo, sappiamo che c'è stato un impegno recentemente anche da parte del Ministro Crosetto, ad accogliere a livello nazionale 100 bambini palestinesi affetti da gravi complicazioni; tra l'altro, abbiamo già visto cosa è stato fatto ai tempi dell'inizio della guerra in Ucraina. Quello che non sappiamo è se il Piemonte sarà impegnato in primo piano rispetto a questa emergenza.
Con l'interrogazione, chiediamo implicitamente se il Piemonte si impegnerà per l'apertura di un corridoio umanitario e sanitario, come richiesto dai medici nel presidio davanti alla Città della Salute, il 21 dicembre.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola all'Assessore Gabusi per la risposta.



GABUSI Marco, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Ringrazio la Consigliera Frediani.
Rispondo in nome e per conto dell'Assessore Marrone.
A beneficio di tutti, occorre condividere la definizione di "corridoi umanitari". In particolar modo, in situazioni di conflitto, può essere definito corridoio umanitario un tragitto o un percorso che, nel rispetto di una o più parti in conflitto, viene dichiarato off limits da possibili attacchi per un determinato periodo di tempo, in modo da consentire il passaggio sicuro e la fuga dei civili o di aiuti umanitari.
Inoltre, si definiscono corridoi umanitari percorsi che permettono l'uscita sicura di persone che necessitano di protezione internazionale, come rifugiati, e l'ingresso in un paese di accoglienza, senza dover ricorrere a viaggi pericolosi. Di solito, in questa seconda accezione, i corridoi umanitari sono il risultato del partenariato tra governi, organizzazioni non governative e organizzazioni internazionali, che collaborano per identificare e trasferire le persone vulnerabili in situazioni di crisi o conflitto.
Nati dalla collaborazione tra istituzioni - il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e Ministero dell'Interno e società - e società civile, i corridoi umanitari sono un programma di trasferimento e integrazione in Italia rivolto a migranti in condizione di particolare vulnerabilità: donne sole con bambini, vittime del traffico di esseri umani, anziani, persone con disabilità o con patologie.
Questo strumento ha consentito, a partire da febbraio 2015, l'ingresso di circa 4.000 persone provenienti dal Libano (prevalentemente rifugiati siriani) e dall'Etiopia (rifugiati provenienti da Eritrea, Somalia e Sudan), nonché da Niger, Giordania, Libia e Pakistan e Iran (da questi ultimi due, esclusivamente rifugiati afghani).
In entrambi i casi, come si può desumere, la Regione non ha competenze dirette, che invece spettano a livello nazionale in un più complesso quadro di relazioni e equilibri internazionali.
Venendo alla particolare situazione legata alla Striscia di Gaza, occorre rilevare che l'istituzione di pause e corridoi umanitari che possano permettere di alleviare le sofferenze della popolazione colpita siano state fin dallo scoppio del conflitto al centro dell'agenda diplomatica internazionale.
Già il 16 ottobre la Presidenza della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, annunciava che l'Europa avrebbe aperto un corridoio aereo umanitario verso la Striscia di Gaza, tutt'ora attivo, mentre corridoi umanitari temporanei sono stati istituiti a inizio novembre per consentire alla popolazione del nord di Gaza di defluire verso sud di Gaza.
Un cessate il fuoco e il rafforzamento di corridoi umanitari nell'ambito di un più ampio quadro di aiuti internazionali alla popolazione di Gaza rimangono al centro dei colloqui diplomatici tutt'ora in corso, che vedono attivamente impegnato anche il Governo italiano.
In questo quadro, nelle competenti sedi istituzionali e nei limiti delle competenze regionali sopra descritte, la Giunta regionale riporterà al Governo l'auspicio che sia fatto ogni sforzo a livello diplomatico internazionale per l'attivazione di ulteriori corridoi umanitari a favore della popolazione civile coinvolta e per arrivare al più presto a una soluzione pacifica del conflitto.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Gabusi.


Argomento: Organi, strumenti e procedure della programmazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1674 presentata da Valle, inerente a "Piattaforma SEND, la Regione Piemonte intende avvalersene?" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Per quanto riguarda l'interrogazione a risposta immediata n. 1674, Il Consigliere Valle ha concordato la risposta scritta.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.
Comunico che alle ore 15.35 il Presidente aprirà la seduta ordinaria del Consiglio regionale sospesa alle ore 12.30.
Grazie a tutti e a tutte e buon proseguimento di lavoro.



(Alle ore 15.25 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta riprende alle ore 15.49)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione dell'ex Assessore e Consigliere regionale Claudio Simonelli deceduto il 30 agosto 2020


PRESIDENTE

È scomparso il 30 agosto 2020, all'età di 85 anni, l'avvocato Claudio Simonelli, Assessore e Consigliere regionale nella I, II e III legislatura.
Nato ad Alessandria il 31 maggio 1935, è stato Assessore e Consigliere al Comune di Alessandria, Segretario della Federazione provinciale e membro del Comitato centrale del Partito Socialista Italiano.
Nel 1970 è eletto per la prima volta Consigliere regionale, nella circoscrizione di Alessandria, nella lista del PSI, ed è stato Assessore al Bilancio e Programmazione e componente delle Commissioni Commercio Urbanistica e Lavoro.
Rieletto nel 1975, è stato Assessore alla Programmazione, Finanza, Bilancio e componente della Commissione Bilancio.
Eletto nella III Legislatura, è stato Assessore al Bilancio e programmazione socio-economica e componente della Commissione Bilancio e Urbanistica.
Con il Consiglio regionale del Piemonte ha sempre mantenuto uno stretto rapporto, sostenendo e partecipando attivamente alle iniziative dell'Associazione fra Consiglieri regionali già facenti parte del Consiglio.
Importante avvocato cassazionista del Tribunale di Alessandria, Simonelli era anche una figura molto conosciuta in città e coloro che lo hanno conosciuto hanno apprezzato la sua signorilità e il suo garbo, la sua ironia, le sue qualità umane e politiche, la dedizione e l'impegno con cui ha ricoperto i suoi incarichi istituzionali nei momenti più rilevanti dell'attività consiliare della sua vita amministrativa nella nostra Regione.
Ai funerali, che si sono svolti mercoledì 2 settembre 2020, ha partecipato in rappresentanza della Regione, l'Assessore Vittoria Poggio. Alla moglie signora Claudia e alle figlie Beatrice e Cecilia desidero rinnovare, a nome dell'Assemblea regionale, le più sentite condoglianze e i sensi della nostra più sincera vicinanza.
Invito i presenti a osservare un minuto di silenzio in memoria del già Assessore e Consigliere regionale Claudio Simonelli.



(L'Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

Grazie.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.52, riprende alle ore 16.03)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame disegno di legge n. 130, inerente a "Ulteriori modifiche alla legge regionale 17 febbraio 2010, n. 3 (Norme in materia di edilizia sociale)"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 130, inerente a "Ulteriori modifiche alla legge regionale 17 febbraio 2010, n. 3 (Norme in materia di edilizia sociale)", di cui al punto 6) all'o.d.g., del quale è stata richiesta la discussione dopo il punto 2).
Il provvedimento è stato richiamato in Aula, ai sensi dell'articolo 37 comma 4, del Regolamento. Pertanto, non essendo stato licenziato dalla Commissione competente, non ha relatori.
Chiedo all'Assessore Caucino se intende procedere all'illustrazione del disegno di legge.
La parola all'Assessore Caucino.



CAUCINO Chiara, Assessore alle politiche della casa

Grazie, Presidente.
Questo è un disegno di legge certamente non corposo, ma che incide in modo a mio avviso, significativo sotto il profilo dell'equità sociale e sotto il profilo del rispetto della legalità.
Il percorso di modifica della legge n. 3/2010 è iniziato tempo fa ed è stato avviato ormai nel febbraio 2021. In questi anni, dopo che il disegno di legge n. 130 è stato approvato all'unanimità dalla Giunta, abbiamo intavolato numerose discussioni, riflessioni e incontri con tutte le parti sociali coinvolte nella materia dell'edilizia sociale. Abbiamo discusso e in qualche modo, avviato una riforma grazie al contributo dei Presidenti di ATC, dell'ANCI, dei Comuni capoluogo di provincia e dei sindacati degli inquilini. Non è mai mancata l'interlocuzione costante con tutti i soggetti facenti parte di questa materia. Nel corso di questa legislatura, visto che sono trascorsi numerosi mesi e qualche anno, abbiamo approvato una serie di modifiche importanti e significative di questa materia con quello che è l'omnibus del 2021, con la legge regionale n. 25 del 2021.
Molto brevemente, giusto per dare il segno di quel lavoro che, in questi anni, abbiamo già effettuato, abbiamo introdotto una norma di salvaguardia che evita la decadenza dell'assegnazione per i nuclei che acquisiscano una proprietà immobiliare al di fuori del territorio regionale; abbiamo modificato la procedura di nomina dei direttori generali da parte delle Agenzie territoriali della casa, ora nominati direttamente dai rispettivi consigli di amministrazione; abbiamo introdotto uno specifico punteggio e questo è stata una modifica assolutamente rilevante e importante che era necessaria affrontare, cioè una specifica fattispecie di punteggio a favore dei coniugi legalmente separati o divorziati, obbligati al mantenimento di figli minori; in ultimo, finalmente abbiamo elevato al 100% il rimborso per le spese sostenute dall'assegnatario, qualora proceda in autorecupero perché l'autorecupero è un istituto presente nel dettato della legge n. 3 del 2010. Volevamo aumentare la percentuale di rimborso e l'abbiamo fatto passando dal 70% al 100%, proprio per incentivare questo istituto, che riteniamo fondamentale a favore degli assegnatari.
Quali sono le modifiche che, invece, vogliamo apportare oggi? Ripeto, è un disegno di legge non particolarmente corposo, perché composto soltanto da sei articoli, che riteniamo siano profondamente significativi oltre, come poi vedremo in prosieguo, ai 13 emendamenti che la Giunta e la sottoscritta abbiamo voluto apportare ulteriormente al testo base, che sono l'esito della costante concertazione con tutte le parti sociali coinvolte.
Partiamo dall'articolo 1.
Molto brevemente, questo disegno di legge prevede una disposizione programmatica di sostegno alle nuove povertà. In particolare, riteniamo che la Regione debba orientare le proprie scelte tenendo conto delle nuove povertà e delle situazioni emergenziali che, nel corso del tempo, si vengono a creare, al fine di andare incontro ai bisogni economico-sociali dei cittadini residenti nel territorio piemontese. Ci sembrava una misura di riferimento importante, a fronte delle nuove povertà che attualmente purtroppo, stanno costantemente aumentando numericamente.
Per quanto riguarda l'articolo 2 del disegno di legge n. 130, introduciamo modifiche al Titolo II della legge n. 3, inserendo modifiche circa la modalità di assegnazione degli alloggi di edilizia sociale.
Al comma 1, sostituiamo il requisito d'accesso relativo alla cittadinanza prevedendo che il cittadino di uno Stato non aderente all'Unione Europea quindi un extracomunitario, sia ammesso, oltre che in presenza di un regolare titolo di soggiorno in Italia, solo se svolge una regolare attività di lavoro subordinato o di lavoro autonomo.
Questa non è un'innovazione, come magari qualcuno della minoranza vorrebbe ricordare, ma è altresì una sorta di allineamento e di sottolineatura di quanto già vigente da tempo in base alle normative in materia d'immigrazione e, in particolare, sottolineiamo quanto, ripeto, già disposto dall'articolo n. 40 del decreto legislativo n. 286 del 26 luglio 1998, il testo unico sull'immigrazione.
Il comma 2 vuole garantire la tutela del legame con il territorio.
Teniamo particolarmente a rilevare e a sostenere il legame tra l'assegnatario e il territorio piemontese. Specificamente, il richiedente al momento della pubblicazione del bando e non dell'approvazione, deve risiedere o prestare attività lavorativa nell'ambito territoriale in cui è inserito, il Comune che lo ha emesso.
Il comma 3, invece, parla dell'importante requisito dell'impossidenza.
Meglio si specifica la possibilità di accesso all'edilizia sociale per i nuclei in possesso di proprietà immobiliare, prevedendo l'assenza di proprietà su un alloggio adeguato alle esigenze del nucleo familiare in Italia e, comunque, l'assenza di abitazioni in proprietà nel paese di nazionalità. Vogliamo snellire le azioni e le mansioni burocratiche o amministrative, perché oggi, invece, questa prova, tra virgolette diabolica (passatemi questa definizione), in realtà è richiesta, seppure in autocertificazione, su tutto il pianeta e, conseguentemente, a livello planetario.
Comma 4. Al limite del patrimonio mobiliare per l'accesso all'edilizia sociale aggiungiamo - altro passaggio per noi saliente e fondamentale anche il patrimonio mobiliare registrato.
Presidente, in un'ottica di equità sociale, soprattutto di lotta ai furbetti, perché purtroppo in alcuni casi può accadere che ci siano soggetti ai quali vengono dati in assegnazione delle case popolari, ma che sotto casa hanno parcheggiato BMW da 50 o 60 mila euro (l'ho visto con i miei occhi), per evitare questa situazione che direi, a dir poco paradossale, vogliamo inserire come limite anche il patrimonio mobiliare registrato. A livello normativo stiamo inserendo il principio, poi utilizzeremo l'istituto e il regolamento per inserire il dato più attuabile e, quindi, declinarlo in modo operativo.
Il comma 5 allinea il momento di verifica dei requisiti a quello di verifica delle condizioni che danno titolo al punteggio. Nel testo attuale questi momenti sono diversificati, ma noi vogliamo individuarli, per ovvie ragioni di pubblica manifestazione, in quello di pubblicazione del bando.
Mi appresto a concludere, perché il comma 6 è diventato legge.
Poc'anzi ho ricordato che, nelle more delle discussioni dei tavoli concertati, abbiamo già attivato tutta una serie di modifiche e, quindi, il comma 6 oggi è già norma attiva, grazie all'omnibus del 2021, al fine di tutelare proprio coloro che sono già assegnatari, nel caso in cui addivengano proprietari di beni immobili fuori dal territorio regionale; in questo caso, viene meno il motivo di decadenza che finora invece persisteva.
Il comma 7 introduce due nuove fattispecie di punteggio. Il comma 7 è sicuramente un po' il cuore del disegno di legge n.130.
Introduciamo due nuove fattispecie di punteggio per la formazione delle graduatorie per l'accesso all'edilizia sociale. Da una parte, vogliamo tutelare il radicamento sul territorio degli assegnatari: coloro che richiederanno di accedere alla casa popolare riceveranno un punteggio aggiuntivo, nel caso risiederanno sul territorio piemontese da oltre 15, 20 o 25 anni.
Poi, abbiamo altra fattispecie, volta a riconoscere un punteggio aggiuntivo a coloro che vivono nelle condizioni di monogenitorialità con figli minori a carico. Crediamo nella famiglia e crediamo di dover tutelare, oltre i papà e le mamme separate e divorziate legalmente, anche i papà e le mamme soli o vedovi piuttosto che in condizioni di disagio in quanto unica figura genitoriale presente, con a carico figli minori.
Il comma 8 e il comma 9 hanno una forma meramente di natura tecnica.
Sostituiamo il termine "rescissione" con il termine "risoluzione" nei casi di cessazione dei contratti di locazione.
L'articolo 3 introduce e modifica il Capo III della legge 3. Il comma 1, in particolare, specifica la durata dei consigli di amministrazione delle ATC al fine di garantire continuità amministrativa in occasione del rinnovo della legislatura regionale. Questo passaggio, come ci era stato chiesto anche dalle ATC, era fondamentale per dare continuità amministrativa.
Abbiamo sposato la proposta delle ATC.
Il comma 2 è una norma che abbiamo già approvato con l'omnibus e modifica le modalità di nomina dei direttori generali ATC, come dicevo prima.
Il comma 3 e il comma 4 riguardano previsioni già attuate con la legge regionale 25 del 2021 e formalizzano l'attività delle strutture tecniche decentrate presso le ATC, disciplinate dalla legge 3/2010.
L'articolo 4 prevede un passaggio già effettuato con la legge n. 25 ed è disposta l'abrogazione dell'articolo 32, a seguito della previsione del comma 2.
L'articolo 5 introduce una norma transitoria finalizzata a garantire omogeneità applicativa.
Infine, l'articolo 6 contiene una clausola di neutralità finanziaria.
Ci sono altre novità che poi andremo a esplicare con la presentazione degli emendamenti. Una delle novità più importanti è il divieto di assegnazione nei confronti di chi ha occupato abusivamente un alloggio di edilizia residenziale pubblica nei dieci anni precedenti. Vogliamo precludere a queste persone che si sono macchiate di una responsabilità anche di carattere penale di poter vedersi assegnato nuovamente, o per la prima volta, un alloggio di edilizia residenziale pubblica.
Infine, abbiamo previsto, in caso di pena detentiva, la decadenza dell'assegnazione solo per l'assegnatario che si macchia di quella responsabilità di natura penale. Non pensiamo che, in una situazione del genere, questa pena debba essere fatta necessariamente ricadere anche nei confronti dei propri figli, del proprio nucleo o del proprio coniuge.
In nome della legalità, della lotta ai furbetti e dell'equità sociale riteniamo che questo disegno di legge, per quanto, ripeto, non particolarmente corposo, possa avere un'incidenza positiva sul sistema di assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Caucino.
È aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sarno; ne ha facoltà



SARNO Diego

Grazie, Presidente.
Vorrei sapere, ai sensi del Regolamento, quanti minuti ho a disposizione per l'intervento.



PRESIDENTE

Consigliere Sarno, ha dieci minuti.



SARNO Diego

Grazie, Presidente.
Interveniamo - non dico finalmente - relativamente al disegno di legge n.
130 per affermare con molta forza tutta la nostra contrarietà a gran parte dei contenuti di questo testo.
L'articolo 1 del disegno di legge inserisce degli obiettivi molto nobili nelle parole, ma se poi andiamo a guardare il contenuto degli articoli e delle modifiche, quegli auspici vengono totalmente contraddetti. Ricordo all'Assessora Caucino che questo testo - li cito solo, perché ho dieci minuti e quindi voglio concentrarmi su alcune questioni specifiche - nei fatti, Assessora e maggioranza, va in contrapposizione all'articolo 47 della Costituzione, all'articolo 25 della Dichiarazione Universale dei diritti umani.
Scusi, Presidente, c'è un po' di brusio da parte dei colleghi. Chiedo di abbassare il tono di voce o di uscire.



PRESIDENTE

Scusate, Consiglieri. Fate un po' di silenzio.



SARNO Diego

Dicevo, Presidente, che gli articoli del disegno di legge sono in contrasto con l'articolo 47 della Costituzione, l'articolo 25 della Dichiarazione Universale dei diritti umani e le sentenze della Corte Costituzionale (n.
49/1987, n. 217/1988 e n. 119/1999). Ricordo ancora che questo testo di legge inizialmente aveva un altro titolo, che poi è stato cambiato.
L'Assessora ricorderà molto bene che qualcuno nella sua Giunta le ha chiesto di cambiare la dicitura "prima ai piemontesi", che poi sparisce forse perché produceva vergogna anche da parte di alcuni dei suoi componenti.
Entriamo nel merito degli elementi dirimenti di questo testo. Partiamo dal comma 7, articolo 2, relativo al nuovo criterio di residenza nel territorio regionale da 15, 20 o 25 anni. Un criterio totalmente discriminatorio che massacra, in maniera chiara e puntuale, i termini di bisogno che, invece sono l'elemento fondamentale per chi chiede una casa popolare, al netto dei furbetti. Ma i furbetti sono degli elementi particolari su cui si agisce non regolamentando la legge generale, ma intervenendo sui controlli e su chi abusa di un diritto, non modificando il diritto generale discriminando.
Questa discriminazione - non lo dice l'opposizione - è già stata sentenziata con anni più bassi dalla Corte Costituzionale il 12 gennaio 2021 con la pronuncia n. 9, la quale si esprimeva relativamente alla Regione Abruzzo, nella cui proposta stabiliva cinque anni di residenza. "Se una persona lungo residente sopravanza una persona più bisognosa, con una minore anzianità, il sistema" - osserva la Corte, non Diego Sarno, la Corte, colleghi di maggioranza che andate a votare questo provvedimento "è comunque stravolto" - è comunque stravolto il tema del bisogno - "e il principio della prevalenza del bisogno è comunque violato". È comunque violato! Infine, una direttiva dell'Unione Europea afferma: "L'Unione Europea dovrebbe garantire l'equo trattamento dei cittadini dei paesi terzi che soggiornano regolarmente nel territorio degli Stati membri e che una politica di integrazione più incisiva dovrebbe mirare a garantire loro diritti e obblighi analoghi a quelli dei cittadini dell'Unione".
Qui si dicono due cose. Perché è discriminatorio, Presidente? Non è solo discriminatorio su persone, come definite dall'Assessora Caucino extracomunitarie, ma vi faccio un esempio. Un piemontese originario di Alba o di Cuneo decide, non per propria volontà, ma per bisogno, di trasferirsi in Lombardia, perché la sua azienda gli chiede di trasferirsi in un'altra regione.
Lui prende residenza in un'altra Regione e poi quella stessa azienda - è capitato, lo abbiamo sentito anche dai sindacati nel Consiglio aperto dopo cinque, sei o dieci anni, nel momento in cui va in crisi, si trasferisce o chiede a quello stesso lavoratore di trasferirsi in Piemonte.
Quelli del lavoro e della residenzialità sono nodi che, dopo aver sentito il Consiglio aperto sulle crisi aziendali, dovete tenere in considerazione.
Magari è proprio quell'azienda che chiude, o magari non ha la possibilità di garantire il posto di lavoro a quel lavoratore originario di Cuneo, non di qualche paese extracomunitario.
La vostra norma non incide solo sugli extracomunitari, incide anche su residenti e cittadini italiani. Non è più o meno grave: è grave in assoluto, perché la direttiva europea parla chiaro: anche un cittadino con origini piemontesi, che si è trasferito non per propria volontà, ritorna sul nostro territorio e quel lavoro lo perde, con questa norma viene scavalcato da chi, per fortuna e non per propria volontà, risiede sul nostro territorio da 15, 20 o 25 anni.
Vi sembra normale? Vi sembra normale giocare alla roulette? Va beh che voi siete amanti del gioco d'azzardo, però vi sembra normale costringere le persone a giocare in questo modo con la loro vita, mettendo sotto una drammatica lente il tema del bisogno? Del bisogno! Non so se l'articolo 5 della legge è stato modificato, ma questi nuovi requisiti non si applicano dall'indomani dell'approvazione, anche a valere sulle graduatorie approvate precedentemente.
Scusate: sono assegnatario di casa popolare e ne ho il diritto. Nel momento in cui entra in vigore questa norma, i criteri valgono per quell'assegnazione e per quel diritto già acquisito? Credo sommessamente che, come quella precedente, anche questa norma sia un minimo non costituzionale. Un minimo non costituzionale! Nell'ultimo minuto che mi resta, Assessora Caucino, ricordo che le audizioni non sono un vero confronto perché, banalmente, anche il sindacato inquilini ha denunciato più e più volte che con lei non ha avuto nessun confronto. Le audizioni non sono un vero confronto; le audizioni sono un primo confronto. Il confronto è sedersi a un tavolo dove si discute, si approfondisce, si capisce e accoglie. Mi sembra che così non sia stato.
Oltretutto, ripetiamo che la residenza supera il tema del bisogno. Questo è veramente l'elemento più drammatico - drammatico - e lei avrebbe dovuto come Assessore responsabile di quella delega, attuare un intervento per risolvere problemi anche più urgenti. Ne cito solo uno, perché poi i colleghi prenderanno la parola per parlare di edilizia, di esiguo patrimonio edilizio di case popolari e del fondo morosità che, nonostante sia in crescita anche grazie al nostro voto, dovrebbe ancora crescere.
La scorsa settimana sono arrivate delle bollette di case popolari di Torino e provincia, ma credo di tutto il Piemonte, dove si chiede un conguaglio sul riscaldamento. Me le hanno mandate e le ho stampate.
In tutte le case private, il conguaglio '21-'22 arriva a fine anno; nella nostra ATC si chiede il conguaglio per gli anni '18-'19, '19-'20, '20-'21 e '21-'22 tutti insieme. Le cifre sono: 219 euro, 758 euro, 731 euro e 1.489 euro di conguaglio. Variano dai 2.000 euro ai 4.000 euro di conguaglio pagabili rateizzando. Sapete entro quando devono essere pagate considerando che le hanno inviate la scorsa settimana? Il 26 gennaio 2024.
Lei, Assessore, dovrebbe occuparsi di questo, non di attivare politiche di discriminazione.
Il tema "simpatico" è che gli inquilini ricevono un messaggio su questo tema, Assessora, che dice (questi sono messaggi che arrivano, quindi ne faccio testimonianza in Aula): "La manifestazione giovedì 24 gennaio, alle ore 9.30, presso la sede ATC di corso Dante 14. Chi volesse partecipare deve fornire nome, cognome, indirizzo e telefono, confermando la presenza".
Un altro messaggio è arrivato subito dopo, se è vero, ovviamente, quindi chiedo all'Assessora di verificare: "Fratelli d'Italia organizza questo per le bollette...



PRESIDENTE

La prego di concludere, Consigliere Sarno.



SARNO Diego

E hanno detto di non pubblicarlo sui social.
Sono messaggi inoltrati, non invenzioni.



PRESIDENTE

Grazie.



SARNO Diego

Allora capite che forse, Assessore, in questo momento bisognerebbe occuparsi di questo e non attivare politiche così discriminatorie a detta della Corte Costituzione e non dell'opposizione.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Accossato; ne ha la facoltà.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
La legge n. 3/2010 presenta sicuramente degli elementi di obsolescenza come molte leggi, ma sicuramente questa riguarda un settore in trasformazione, a fronte di una cronica carenza di alloggi non risolta e nemmeno affrontata dopo cinque anni di legislatura. Non mi sembra che il disegno di legge che arriva in Consiglio oggi, richiamato in Aula senza aver avuto modo di completare il percorso in Commissione, sia nelle condizioni di produrre veramente interventi e modifiche coerenti con le problematiche presenti.
È evidente, anche dalle ultime informazioni - aspettiamo verifiche conferme o smentite rispetto alle affermazioni del collega Sarno - che quello della casa è, ancora una volta e sempre di più, un terreno di battaglia politica e anche di ricerca di consenso.
Nella fattispecie, il disegno di legge n. 130 non interviene, al di là dei titoli roboanti di presentazione e al di là delle aspettative di questa maggioranza che lo presenta e lo sostiene. Sembra più il classico topolino messo in campo per la ricerca di una montagna da cui fuoriuscire. È un topolino cattivo, perché sono pochi gli articoli su cui si interviene e ce ne sarebbero stati altri su cui fare delle valutazioni e degli aggiornamenti, raccogliendo quelle istanze che probabilmente l'Assessora nei tanti incontri cui fa riferimento, non ha ascoltato o non ha sentito ma che noi Consiglieri abbiamo potuto sia ascoltare nelle audizioni sia leggere nei commenti e nelle osservazioni che i soggetti (i sindacati degli inquilini, i sindacati e le stesse ATC, i cui Presidenti sono ovviamente di emanazione della maggioranza) ci hanno rappresentato.
È questo il motivo per cui dico che sono pochi articoli, metà dei quali saranno soppressi con l'attività emendativa, perché, in realtà, si tratta di argomenti di cui questo Consiglio si era già occupato, forse l'anno scorso o due anni fa.
È però un topolino cattivo, perché se anche non lo dice espressamente, il leitmotiv è quello del "prima i piemontesi" - anche su questo, ancorch potessi essere d'accordo, ho le stesse perplessità già espresse dal collega Sarno - e peraltro è anche assolutamente disattento rispetto ai numerosi rilievi di tipo costituzionale che provvedimenti analoghi hanno ricevuto in questi anni, rilievi e sentenze anche della Corte Costituzionale.
Gli argomenti cuore delle modifiche e, in particolar modo, il tema dell'introduzione di una premialità legata agli anni di residenza in Piemonte, sono materia sulla quale, nella passata legislatura (lo dico già io), quando governavamo noi, avevamo fatto degli interventi, portando per esempio da tre a cinque il periodo di residenza in Piemonte; provvedimento che non condividevo, però alla fine vale quello che è uscito e quindi me ne assumo anch'io la responsabilità, ma poteva essere espressione di una valutazione politica.
Dal 2020 in avanti, quando si sono succedute più sentenze su provvedimenti più o meno analoghi di Regioni come Abruzzo, Lombardia e Liguria, un legislatore attento avrebbe dovuto soprassedere o essere coerente con le indicazioni della Corte Costituzionale.
È indubbio che anche questo provvedimento sarà sottoposto a quella verifica, perché il tema è che stiamo parlando di assegnazioni di abitazioni per famiglie in difficoltà e, come ci viene ricordato, è un po' triste che sia un organismo di natura giuridica a ricordare alla politica che ciò che deve muovere nel governo di questo tema è il tema del bisogno e non il tema della nazionalità oppure del tempo di permanenza in questa Regione. Quindi, di questa cosa bisognerà tenerne in qualche modo conto.
Peraltro, in queste proposte di modifica, proprio perché il richiamo in Aula non ha consentito un ulteriore ragionamento e approfondimento in Commissione, spererei di avere qui una risposta rispetto alla questione che riguarda l'articolo 3, che, se da un lato è vero che in qualche modo, evita e sottrae la questione della dimostrazione planetaria del possesso di una casa, ma con la stesura proposta nel disegno di legge n. 130 sembrerebbe ovviamente uso il condizionale, perché è una mia lettura dell'articolato esonerare dalla dimostrazione di possedere o non possedere una proprietà o un alloggio all'estero i cittadini italiani. Non c'è stata risposta, se non un'interlocuzione con i Consiglieri di maggioranza, in merito al valore da assegnare all'ISEE per i cittadini italiani. Il dubbio mi rimane, quindi avrei piacere di un parere più tecnico e circostanziato rispetto a questo passaggio.
Ancora, davvero, non ascoltando nemmeno le indicazioni presenti all'interno delle osservazioni delle ATC, mantenere nelle norme transitorie l'articolo 5, sostanzialmente, la retroattività dell'entrata in funzione di questi provvedimenti, quindi mettendo in discussione le graduatorie già esistenti più che una disponibilità all'ascolto e al confronto sembra essere una chiusura e anche voler pervicacemente seguire le proprie idee, le proprie valutazioni senza confronto. Le ATC ne hanno fatto più che altro una questione di natura organizzativa, sostanziale e sicuramente, credo, non una valutazione di tipo ideologico di cui, come dicevo all'inizio, è permeato tutto il disegno di legge.
Concludo dicendo che va bene l'attenzione alla correttezza nell'accesso alla casa pubblica, che è un bene così raro e così prezioso, però - ripeto il mancato finanziamento di nuovi investimenti in questo senso rimane un tema generale sullo sfondo.
L'attenzione alla regolarità e alla lotta ai furbetti, per me, non ha colore: mi appartiene e lo rivendico. Posso rivendicare con orgoglio, da Sindaca, di non aver mai avuto alloggi occupati nel mio territorio e di avere controllato sempre, come la legge prevedeva, con la regolarità e la frequenza della legge, la presenza di requisiti e quant'altro, proprio perché condivido la regolarità e la giustizia - innanzitutto, la giustizia che garantisce a tutti di ottenere un diritto.
Su questo punto, lo voglio dire con forza, altrettanto evidentemente abbiamo valutazioni diverse che proveremo anche a indicare con la nostra attività emendativa rispetto a come perseguire questi obiettivi nel migliore dei modi.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Consigliera Canalis.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Quest'oggi approda in Aula un testo di cui abbiamo discusso molto in Commissione, per quanto l'iter naturale della discussione non sia stato completato, in quanto c'è stato un richiamo in Aula.
Vorrei partire da alcuni dati di contesto che mi sembrano prioritari.
Nel 2022, in Italia, ci sono stati più di 30 mila sfratti. Nel solo Piemonte, in quell'anno, gli sfratti sono stati 4.069 e a Torino 1.887.
In un quadro così drammatico di crisi socio-economica, l'edilizia residenziale pubblica risponde in maniera del tutto insufficiente alla domanda di casa degli italiani. Ogni anno viene assegnato soltanto il 2% di nuove case popolari, rispetto al totale del patrimonio disponibile di edilizia residenziale pubblica e, nel 2019, prima della pandemia, in Italia c'erano ben 650 mila domande di assegnazione di alloggi a canone sociale rimaste insoddisfatte.
Pertanto, c'è una inadeguatezza e questa non ha un colore politico, perch sia a livello regionale, sia a livello nazionale ci sono stati tutti colori politici, quindi è una mancanza che ha una responsabilità condivisa di tutti.
Partirei da questo per aggiungere che non solo la domanda di casa è cambiata in termini quantitativi (aumento della domanda), ma è cambiata anche in termini qualitativi, ed è su questo che spero che nel corso della discussione ci sia qualche cambiamento di rotta da parte della maggioranza.
Non è vero che l'aumento di casa arriva soltanto dalle persone di origine straniera. Non è vero: ce lo ha detto chiaramente anche la Caritas, che mi pare sia una fonte universalmente riconosciuta come non di parte.
La domanda è cambiata anche da parte di lavoratori italianissimi, poveri, i cosiddetti working poor; è cambiata perché ci sono più anziani poveri perché ci sono giovani che sono tagliati fuori dalla possibilità di accedere all'ERP, perché ci sono i genitori monoreddito, perché ci sono i padri separati, dei quali la Giunta correttamente si è occupata in questi anni.
Quindi il cambiamento non riguarda soltanto l'appartenenza etnica o la permanenza, la durata della permanenza sul territorio regionale, ma riguarda molte altre fattispecie socio-economiche. Questo ci dicono i dati e questo ci ha restituito il terzo settore ed anche le ATC, quando le abbiamo ascoltate in Commissione. Mi pare che su questo cambiamento ci sia stata una convergenza e un riconoscimento.
Penso che anche la legge matematica ci dica che, se aumenta la domanda dobbiamo aumentare l'offerta: la reazione a un aumento della domanda non può ridursi a un restringimento dei criteri. Se ci sono più persone che hanno bisogno, a prescindere dal colore della loro pelle, dalla lingua che parlano, dalla religione che professano, se ci sono più persone in queste condizioni, noi insieme (ci mettiamo dentro anche come minoranza in questa responsabilità) dobbiamo trovare delle strade per aumentare le risposte non per restringere il canale di avvicinamento alla casa. Noi innanzitutto, alla legge contestiamo questo.
È una legge che su alcuni punti può anche essere condivisibile, ma non centra il cuore del problema, che è aumentare l'offerta.
Di fronte a un aumento della domanda, è legittimo costituzionalmente, ma dall'altro lato è di buon senso punire una parte di coloro che fanno domanda solo perché magari hanno una presenza sul nostro territorio inferiore ai 15 anni? Attenzione, non sono solo stranieri, sono anche persone di nazionalità italiana.
Ha senso fare questo? È un buon contributo a una situazione difficile come quella che stiamo vivendo? La casa che cosa rappresenta per noi? Uso volutamente la prima persona plurale perché credo che sulla casa noi dobbiamo unirci. Per noi del centrosinistra e per noi del PD, la casa rappresenta un motore di sviluppo rappresenta un diritto primario delle persone e rappresenta anche la possibilità, per chi è più in difficoltà, di non restare sin da subito svantaggiato. Chi non ha una casa, chiaramente è svantaggiato anche nella ricerca del lavoro; è svantaggiato nella scolarità dei propri figli ed è svantaggiato nell'accesso alle cure sanitarie.
Non possiamo essere su posizioni diametralmente opposte su un diritto di base come questo. Noi pensiamo che la casa, essendo un diritto essenziale non possa essere trasformata volutamente o indirettamente in un veicolo di discriminazione. Vedremo in seguito se la Corte Costituzionale, qualora il testo venisse approvato, riconoscerà questa incostituzionalità, ma potrebbe non riconoscerla perché riguarda soltanto il regolamento punteggi e non i criteri di accesso per presentare domanda.
Dobbiamo dircelo tra di noi che c'è una disparità di trattamento? Vogliamo che la casa sia questo, che sia un terreno di discrimine? O vogliamo che sia uno strumento d'inclusione, magari addirittura d'integrazione per chi arriva da altri paesi? Credo che dovremmo ritrovarci sulla strada dell'inclusione, soprattutto considerando che ci sono così tante cose da fare sulla casa. Come ente pubblico, dovremmo istituire delle leve per incentivare la locazione degli immobili privati; dovremmo mettere risorse per riuscire a fare entrare in circolazione un maggior numero di alloggi perché serve questo. Servono più alloggi, non restringere l'accesso agli stessi.
Cosa possiamo fare? Possiamo migliorare la manutenzione degli alloggi pubblici. In Piemonte 4.000 alloggi di edilizia residenziale sono sfitti e non assegnabili perché non in condizione di essere assegnati. Abbiamo moltissimi immobili di proprietà del demanio o di altri enti della Pubblica Amministrazione, che sono vuoti. Pensiamo alle caserme, ma moltissimi altri immobili inutilizzati in un momento in cui c'è una grande domanda di casa.
Nella sola città di Torino ci sono 50 mila alloggi privati vuoti perché i proprietari non hanno sufficienti garanzie per dare il loro immobile in locazione. Noi, quindi, dobbiamo modificare qualcosa per incentivare la locazione implementando delle forme fideiussorie o modificando le norme nazionali.
Nella garanzia dello zero consumo di suolo e con una coprogrammazione con gli enti del terzo settore, dobbiamo anche pensare di comprare alloggi sul mercato privato. Non so se la strada maestra sia edificare, ma credo che la strada maestra, a fronte di così tanti alloggi vuoti, sia quella di acquistare. Ci sono tantissime cose che si potrebbero fare, ma l'unica cosa che non dobbiamo fare, come dicevo prima, è concepire la casa come uno strumento di esclusione.
Davvero rischiamo di introdurre una visione chiusa e compartimentata e una visione che può contenere i germi del separatismo. Se introduciamo una premialità di permanenza sul territorio piemontese di minimo 15, 20 o 25 anni, escludiamo le persone che sono state coinvolte in processi di mobilità sul territorio nazionale, non soltanto di mobilità a livello planetario. Introduciamo germi separatisti. Per non parlare del fatto che non riconosciamo che il criterio base dovrebbe essere aiutare chi ha più bisogno e non avere paura dei poveri, lo abbiamo già detto la scorsa settimana in occasione del dibattito sulle aziende in crisi.
Perché siete così ossessionati, perché c'è questo accanimento contro i poveri? Chi è più povero è più povero e basta, non importa se è straniero o se ha un'altra religione: è più povero. Il nostro dovere per stare bene tutti, per rendere le nostre comunità più coese è mettere al bando l'aporofobia, il rifiuto di chi è nel bisogno. La casa dev'essere data a chi ha più bisogno, in particolare a chi ha nel proprio nucleo familiare dei minori.
Questa legge, purtroppo, in alcuni punti, va in un'altra direzione e soprattutto, non mira il cuore del problema, che è la necessità di mettere in circolazione più alloggi per le persone bisognose, soprattutto in un momento in cui il Governo Meloni, a differenza di quanto aveva fatto il Governo Draghi, ha azzerato il Fondo nazionale per la morosità incolpevole e il Fondo nazionale per il sostegno alla locazione. Anche qui un accanimento su chi è più povero e su chi è nel bisogno.
Le Regioni non possono sopperire alla carenza di fondi nazionali. Tuttavia possono mettere in atto delle sperimentazioni, anche in collaborazione con il terzo settore, per cercare altre strade di individuazione di immobili.
Purtroppo, questa legge fa alcune modifiche alla legge vigente, ma non interviene sul tema della carenza di immobili disponibili e, soprattutto va a focalizzarsi sul tema degli stranieri che, guardate, dai dati che ci sono stati forniti dall'Assessorato, non è neanche così grave.
Sono solo quattro le province piemontesi (Alessandria, Biella, Novara e VCO) in cui negli ultimi tre anni i contratti stipulati dalle ATC sono stati maggiormente sbilanciati sulle persone di nazionalità extraeuropea ma solo negli ultimi tre anni. Se conteggiamo tutti i contratti delle circa 50 mila famiglie piemontesi che vivono negli alloggi di edilizia residenziale pubblica, sicuramente non stiamo parlando di percentuali a favore degli stranieri. Allora mi chiedo perché questo accanimento, perch questo rischio di discriminazione incostituzionale e perché questa insufficiente risposta sul tema della carenza di alloggi.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marin; ne ha facoltà.



MARIN Valter

Grazie, Presidente.
La questione casa è da sempre stato un tema di forte discussione e sovente anche di divisione, ma non è e non può diventare una questione divisiva tra maggioranza e minoranza. Credo che sia anche una questione di stile e di rispetto reciproco delle minoranze verso le maggioranze e viceversa.
Il collega Sarno dice: "Voi amate il gioco d'azzardo". Questo se lo tenga per lei! Io non lo amo. È più di quarant'anni che sono sposato e da quando sono sposato non ho mai giocato né a videopoker né a una macchinetta nei bar. Giusto per chiarire che ci vuole reciproco rispetto quando si parla.
Qui stiamo parlando di una legge sulla casa, evitiamo riferimenti che nulla hanno a che vedere con quello di cui stiamo discutendo.
Voglio fare anche una precisazione: quando si parla, bisogna dire le cose giuste come si deve. Non sono stati affatto contestati o messi in discussione gli anni di residenza nel territorio regionale, perch l'articolo 3, lettera b), della legge 3 del 2010, quella che definisce i requisiti di accesso e che ha stabilito cinque anni, non l'abbiamo n toccata né modificata.
Ripeto: la legge 3 del 2010, Giunta Chiamparino, ha ritenuto, in quegli anni, di andare a definire i cinque anni di appartenenza e di residenza nel territorio regionale.
Ne abbiamo discusso. Fra l'altro, prima di questo richiamo in Aula si è audito e ragionato sul punto. Credo che la collega Canalis ci dia atto e dia atto a me, come Presidente della Commissione, di aver ripetutamente cercato il dialogo. Abbiamo analizzato articolo per articolo, con la disponibilità dell'Assessore e degli uffici, sempre presenti per consigliarci dove era giusto, opportuno o corretto, eventualmente e legittimamente, intervenire.
Questo punto non è stato toccato. Altre Regioni ci hanno messo mano e presumibilmente, se non è febbraio sarà marzo, la Corte Costituzionale andrà a definire in merito. Effettivamente non sono cinque anni e magari non possono essere neanche uno o sei; potrebbe essere un motivo di illegittimità andare a intervenire sugli anni di residenza.
Diciamocelo anche con molta franchezza: la prima grande, vera e unica legge a livello nazionale che ha affrontato in modo sistematico il tema della casa popolare è la legge n. 167 del 18 aprile 1962. Va bene? Da allora sono passati più di sessant'anni dall'istituzione di quella legge quadro, una legge di grandissimo aiuto per gli interventi sulle aree di edilizia economica popolare e per tutti gli strumenti urbanistici regionali soprattutto nelle grandi città e nelle aree metropolitane. Non essere intervenuti in modo strategico in questo momento dipende, probabilmente, da una dimenticanza della politica a livello nazionale, ma non è una questione di centrosinistra o centrodestra. Probabilmente in questi anni il tema non è mai stato messo al centro di una vera e propria politica emergenziale.
Ho ritenuto di intervenire anche perché apprezzo gli interventi della collega Accossato e della collega Canalis, perché c'è un rispetto nell'affrontare temi in oggetto ma, Consigliera Canalis, l'ho detto anche durante il Consiglio regionale presso Città metropolitana: non mi riconosco in una maggioranza che ha paura dei poveri. Non so dove lei abbia letto o visto dichiarazioni del genere. Noi non abbiamo paura di nessun povero e non vorrei che passi il messaggio che c'è una maggioranza che ha paura dei poveri, rispetto a una minoranza che invece li valorizza.
Tanti sono i provvedimenti che abbiamo fatto a difesa della classe debole.
Andare in campagna elettorale non aiuta il confronto tra maggioranza e opposizione, ma se si vuole sollevare il tema molto sensibile della casa non è opportuno fare affermazioni che nulla hanno a che vedere con la realtà e che sono smentibili in qualsiasi momento.
Non è neanche questione di colore di pelle. Dov'è scritto? Dove lo leggete? Cerchiamo di parlare nei termini di quello che è scritto negli articoli.
Non è scritto da nessuna parte che noi facciamo una distinzione. Per noi conta il cittadino che effettivamente è qui in Piemonte, non è questione di pelle. Lavora? Ha un posto di lavoro? Paga le tasse? Ha gli stessi diritti esattamente come quelli del piemontese, del calabrese o, eventualmente dello svizzero, dell'austriaco o del giapponese che viene a lavorare in Italia.
Mi è sembrato giusto fare un passaggio di chiarezza, perché credo che su questo tema occorra essere molto chiari e anche rispettosi dei ruoli.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Parto con una premessa: senza dubbio serviva e serve una revisione della legge 3 del 2010. Questo penso sia patrimonio comune e su questo possiamo essere tutti d'accordo.
È una legge piuttosto datata, magari approvata in un periodo diverso da oggi, com'è già stato detto da colleghi intervenuti. In questi 14 anni sono cambiate molte cose. Del resto, già all'inizio della scorsa legislatura quindi nel 2014, come ricorderanno i colleghi presenti nella scorsa legislatura, si era detto che avremmo dovuto rivedere la legge 3 del 2010.
Poi non è stato fatto, se non per alcune questioni di dettaglio, come la questione già evidenziata dei cinque anni invece che tre (forse già discutibile) o l'accorpamento dell'ATC, quindi un fatto più di governance e meno di legge sull'edilizia sociale e sulla residenzialità pubblica.
Da una parte, serviva certamente un tagliando; dall'altra, abbiamo di fronte a noi problemi di edilizia sociale e di edilizia residenziale pubblica: la carenza cronica e sempre più grave di appartamenti; la sproporzione tra la domanda e l'offerta; le condizioni di decoro di questo patrimonio residenziale pubblico, perché ci sono persone che vivono in appartamenti in condizioni veramente pietose in cui nessuno vivrebbe.
Quindi, lo stato manutentivo.
Ho appreso anch'io oggi - ne avevo sentito parlare perché c'erano stati altri casi e sono rimasto allibito dalle cifre riportate dal Consigliere Sarno - dell'arrivo di certe bollette. Tutto questo certamente suggerisce la necessità di rivedere la legge. Sappiamo che risolvere e mettere mano a questi problemi non è semplice e non costa nemmeno poco, ma certamente questo disegno di legge non è la risposta ai problemi.
È semplicemente un'altra bandierina, un'altra misura per la propaganda di questo centrodestra. Cosa c'è di più importante della casa? Nulla, perché è la prima esigenza delle persone. Cosa c'è di meglio della casa per fare la solita propaganda sovranista e mettere le persone le une contro le altre? Il povero contro quello che è ancora più povero, ma non è italiano, non è piemontese, ha un altro colore della pelle, un'altra religione e parla un'altra lingua.
Questa impostazione ideologica acceca e toglie lucidità. È talmente accecante che, come è stato evidenziato, poi magari quegli aggiustamenti nel punteggio.
Certo, qualcuno ha detto che sono state impugnate le norme di Regioni che hanno messo gli anni tra i criteri. Qui li abbiamo messi nei punteggi, per se poi i punteggi vanno a determinare chi prende una casa popolare, stiamo parlando della stessa cosa. Quindi, quell'ideologia è talmente accecante che poi va a penalizzare, oltre che i cittadini italiani - di cognome e di nome, come li volete chiamare - anche magari i cittadini piemontesi, perch è anacronistico oggi pensare che un giovane di 20, 25 o trent'anni lavori sempre in Piemonte e stia sempre qui.
Veramente pensate questo? Ma vi rendete conto di cosa sta succedendo in giro? Ci sono dei giovani italiani che non solo si devono spostare in Lombardia, ma che devono andare all'estero e poi magari tornano. Non è vero quello che dite, cioè che volete che i piemontesi ritornino a vivere in Piemonte. Vi state contraddicendo da soli! Pertanto, è assurdo mettere quei parametri nei criteri e, del resto, penso che metterlo nei punteggi sia assimilabile a metterlo nei criteri.
Conseguentemente, se la Corte Costituzionale ha già impugnato gli articoli di altre leggi, lo farà anche con la legge piemontese.
Poi sappiamo che voi andate avanti lo stesso, perché è più importante la bandierina ideologica, sappiamo come funziona la comunicazione. Quando poi farete comunicazione su questa legge, non andrete a fare il distinguo tra i criteri e i punteggi, ma direte: "Le case ai piemontesi, agli italiani prima ai piemontesi". Farete così e andrete avanti lo stesso.
Del resto, in questi anni avete dimostrato un certo talento nel violare una serie di articoli della Costituzione nella vostra attività legislativa.
L'abbiamo visto in altri casi, dove non si è andati a violare solo l'articolo che parla delle competenze Stato-Regioni; quello è un po' più delicato ed è più facile andare a violarlo. No, abbiamo visto leggi approvate da questa maggioranza che violavano una serie di articoli della Costituzione, anche della prima parte della Costituzione, come l'articolo 3 e l'articolo 9.
Questa non è la soluzione. Com'è stato già evidenziato, accecati dall'ideologia, non tenete conto dell'obiettivo, che è il bisogno. Non è lo status di italiano della persona, di piemontese, di piemontese che non parla il dialetto o di straniero che parla italiano. È lo status di bisogno al quale dovremmo rispondere, che è anche fondamento della nostra Repubblica, perché nella Costituzione l'articolo 3 non fa discriminazioni tra i cittadini di una tipologia o di un'altra. Per tutte queste ragioni anche noi ribadiamo la nostra profonda contrarietà a questo disegno di legge.
Poi si è parlato di legalità. Noi siamo i primi a cercare qualcosa che possa aiutare a sconfiggere i furbetti, ma mi viene da dire che forse invece di incattivirsi sui punteggi o su altro e di studiare sempre qualcosa di più cattivo, aprendo a un'escalation di questo tipo, sarebbe meglio andare a fare dei controlli.
Pertanto, ribadiamo la nostra contrarietà a questo provvedimento. Abbiamo convintamente firmato e sottoscritto gli emendamenti presentati dai colleghi di opposizione e chiaramente il nostro operato sarà volto a modificare il disegno di legge nelle parti che riteniamo non condivisibili.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Vorrei anzitutto commentare quanto detto dal Presidente di Commissione Marin rispetto al rapporto con i poveri che il centrodestra dimostra di avere. Non ci riferiamo in particolare alle persone presenti in quest'Aula.
Almeno, io non mi riferisco in particolare alle persone presenti in quest'Aula. Però è vero che se il centrodestra non ha paura dei poveri, ha un approccio un po' particolare verso la povertà, tant'è che da questo Governo appena insediato abbiamo visto l'abolizione del reddito di cittadinanza, che è stato visto come il male peggiore possibile del nostro Paese, senza offrire peraltro nessuna alternativa.
Tra l'altro, guardando i giornali proprio in questi giorni, si vede quanto l'abolizione di questa misura di sostegno stia creando delle conseguenze negative e quali impatti ci siano anche all'interno dei CAAF e dei servizi che sono direttamente a contatto con i cittadini.
Quindi, con una partenza così, il centrodestra non dimostra propriamente una visione della povertà come di un problema da risolvere con il dialogo o cercando delle misure serie, che vadano al di là della propaganda, ma un approccio effettivamente un po' ideologico che fa pensare che ci sia molto di elettoralistico alla base e poco di concreto.
Per non parlare poi della soluzione trovata in aree periferiche come Barriera di Milano, dove, di fronte al disagio espresso dalla popolazione si cavalca l'onda e la risposta che viene data è quella di mandare l'esercito, piuttosto che quella di cercare di integrare le aree marginali e di promuovere delle politiche di sicurezza, ma anche di sviluppo e di integrazione.
Insomma, è proprio un tipo di approccio - forse fatalmente parte di voi nemmeno se ne rende conto - differente rispetto a quello che può avere la sinistra, che cerca di avere più dialogo, più comprensione e delle politiche che hanno come impostazione di base la solidarietà piuttosto che il contrasto e la ricerca del furbetto.
Questa parola "furbetto" inizio a prenderla un po' in odio, perché con la giustificazione del furbetto, alla fine si vanno ad arrecare danni pesantissimi a persone che vivono in condizioni di disperazione totale. Ed è il caso, ad esempio, della situazione di famiglie che non hanno la casa o che la perdono.
Parliamo, tra l'altro, di una risorsa che possiamo definire scarsa, perch sappiamo che il patrimonio edilizio nella nostra Regione, ma non solo, è un patrimonio scarso, quindi possiamo solo immaginare che quando una risorsa è scarsa e quando si evidenziano sul territorio situazioni disperate disperazione più scarsità, non può che portare a disperazione e contrasto e, a volte, anche illegalità: chi occupa una casa lo fa perché è disperato.
È vero che compie un atto illegale, però bisogna anche comprendere che molto spesso, di fronte alla disperazione, si compiono atti che di razionale hanno poco e, molto spesso, si va contro la legalità.
Non voglio giustificare un atto illegale, però le istituzioni dovrebbero cercare di prevenire questi atti non con la repressione, ma cercando di risolvere la situazione di base.
La situazione di base qual è? Abbiamo un patrimonio immobiliare non sufficiente.
Tra l'altro, com'è stato evidenziato in alcune osservazioni pervenute al disegno di legge, non abbiamo neanche un Piano casa a livello nazionale e questa è stata l'esigenza più manifestata.
Il fatto di avere un Piano casa a livello nazionale ci consentirebbe invece, di avere risorse disponibili per attuare tutti gli interventi, che già i miei colleghi hanno citato, per recuperare ulteriori alloggi in modo che aumenti questa risorsa, rendendola meno scarsa e, quindi, potendo ampliare la platea delle persone che possono usufruire di quello che ricordiamolo, è un diritto, un diritto sancito dalla Costituzione.
Non stiamo regalando nulla. Ci sono persone che vivono sul territorio italiano, sul territorio piemontese che hanno diritto alla casa. Questo non dobbiamo mai dimenticarlo. Queste persone chiedono semplicemente che venga esaudito e rispettato un loro diritto.
Su questo provvedimento, al di là delle osservazioni che abbiamo già fatto anche in Commissione, quando ci siamo confrontati prima della brusca interruzione dell'iter a causa del richiamo in Aula, relativamente alle osservazioni, che già sono state fatte sui criteri, sui requisiti, sulla permanenza sul territorio, credo che manchi proprio un'impostazione di base, cioè il rapportarsi con quelle che vengono giustamente definite anche nell'articolo 1 del disegno di legge come "nuove povertà", che nelle sue osservazioni la Caritas ha declinato in modo molto preciso, ponendo l'attenzione sulla diversità di queste povertà e anche sull'aumento dell'età, sul fatto che ci sono - ed è vero - più immigrati nel nostro territorio, ma questo significa che dobbiamo trovare soluzioni, non dobbiamo stringere, ma dobbiamo allargare. L'impressione, invece, è che questo disegno di legge vada sempre più a stringere e questo non può che creare tensioni e conflitti, senza portare alle soluzioni assolutamente.
Mi limito solo a dire un'ultima cosa nelle osservazioni.
Quando pensiamo a interventi sull'edilizia abitativa, pensiamo soprattutto alle grandi città, però nelle osservazioni degli auditi si chiede di prestare attenzione anche alle cosiddette "aree interne", perché il tema della casa riguarda anche i Comuni più piccoli.
Ci sono famiglie che perdono il lavoro e perdono la casa, perché non riescono più a pagarsi un affitto e ci sono dei Sindaci in difficoltà perché devono garantire il diritto alla casa anche a queste famiglie che attraversano o che possono attraversare momenti di difficoltà.
Bisognerebbe anche capire sul territorio, sull'intero territorio piemontese, qual è la disponibilità di abitazioni per andare anche a sostegno dei Sindaci per cercare di comprendere quali soluzioni alternative si possano implementare in aree che, magari, hanno a disposizione immobili non utilizzati.
Qui c'è il discorso che si faceva rispetto ad agevolare i privati che intendono mettere a disposizione le abitazioni che possiedono e che non sono utilizzate.
Un'ultima osservazione che ho già fatto in Commissione, che è molto particolare, me ne rendo conto, che però, a volte, dà l'idea delle irrazionalità di certe scelte. Ad esempio, il patrimonio ATC della città di Susa rischia di essere ridotto per una scelta del Sindaco che vuole togliere le case dalla disponibilità dei cittadini in difficoltà, per darle agli operai che vengono a lavorare al cantiere TAV: una scelta totalmente irrazionale, che mette in grande difficoltà le famiglie segusine considerando che più volte si sottolinea che si vogliono sostenere le famiglie piemontesi e qui parliamo di famiglie di Susa, che se la Regione non si esprimerà in modo contrario si vedranno sottrarre gli alloggi. A questo punto, non so quale sia stata la decisione, se sia già stata comunicata o meno, però chiaramente si va controcorrente rispetto a quella che la logica e la razionalità imporrebbero.
Ovviamente, il voto al momento sarà contrario, ma vedremo come evolverà la discussione.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il collega Sacco? No.
Chiedo se vi sono altre richieste d'intervento in discussione generale.
Mi sembra che ci sia la necessità e la volontà da parte della maggioranza di sospendere cinque minuti. Sospendiamo la seduta per cinque minuti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.15, riprende alle ore 17.25)



PRESIDENTE

La seduta riprede.
Ha chiesto di intervenire sull'ordine di lavori, il Consigliere Ruzzola; ne ha facoltà.



RUZZOLA Paolo

Grazie, Presidente.
Tenuto conto delle osservazioni che sono arrivate dai colleghi e dalle relazioni in questa prima parte della discussione generale, chiedo di sospendere l'esame del provvedimento, di non chiudere la discussione generale e lasciare l'opportunità di approfondire e fare ulteriori riflessioni sul tema. Tema che abbiamo sì l'urgenza di portare a compimento, ma con i dovuti approfondimenti.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ruzzala.
Vi sono altre richieste d'intervento sull'ordine dei lavori? Se non vi sono altre richieste d'intervento sull'ordine dei lavori sospendiamo il disegno di legge n. 130.
Passiamo al punto successivo all'o.d.g.


Argomento: Pari opportunità - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Opere pubbliche

Esame proposta di legge n. 230, inerente a "Disposizioni per l'accessibilità e l'eliminazione delle barriere architettoniche"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 230, inerente a "Disposizioni per l'accessibilità e l'eliminazione delle barriere architettoniche", di cui al punto 3) all'o.d.g.
Il provvedimento è stato licenziato a maggioranza.
La parola al relatore di maggioranza, Consigliere Marin.



MARIN Valter, relatore

La proposta di legge n. 230, assegnata all'esame in sede referente alla II Commissione e in sede consultiva alla I Commissione permanente in data 28 novembre 2022, ha la finalità generale di introdurre norme di livello regionale in materia di eliminazione delle barriere architettoniche al fine di dare attuazione ai principi costituzionali di uguaglianza e pari dignità di tutti i cittadini quali fattori fondamentali per la qualità della vita e per l'inclusione sociale.
Lo spunto di questa proposta di legge è nato da un'audizione che ho avuto l'onore di presiedere. Mi aveva toccato moltissimo - non solo a me, ma credo tutti i componenti delle due Commissioni congiunte - l'intervento di Miriam Abate, Presidente dell'Associazione Luca Coscioni di Torino, in cui si evidenziava una dimenticanza - non vorrei dire disattenzione sull'istituzione del registro telematico dei PEBA (Piani per l'eliminazione delle barriere architettoniche), che alcune Regioni avevano affrontato.
Si è dato avvio alle consultazioni e sono pervenute molte osservazione. In Commissione si è affrontato in modo bipartisan e seriamente la materia sono stati auditi l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, la FAND Piemonte (Federazione Associazione Nazionale disabili) solo per citare alcune associazioni. Un'audizione utilissima che ha comportato la presentazione di alcuni emendamenti che hanno recepito molti consigli pervenuti dalle varie consultazioni. Il testo, quindi, è stato oggetto di attività emendativa da parte del primo firmatario, dopodiché sono seguiti ulteriori emendamenti.
Ringrazio il collega Magliano per i suoi emendamenti, su cui c'è stato anche un confronto serio, ma sarà lui ad illustrarli. Di principio ero contrario agli emendamenti che comportavano anche solo un euro di spesa per le casse regionali e mi sono imposto di non presentare leggi che comportassero ulteriori spese per quanto riguarda il bilancio della Regione.
Acquisito il parere della I Commissione sulla clausola d'invarianza finanziaria, il provvedimento è stato licenziato a maggioranza dai Gruppi consiliari presenti nella seduta del 13 dicembre 2023.
La legge si compone di 10 articoli.
L'articolo 1 definisce le finalità della legge, mentre l'articolo 2 introduce le definizioni relative alle norme introdotte.
L'articolo 3 delinea l'ambito di applicazione della legge, da applicare a tutti gli edifici, ambienti e strutture pubbliche, anche a carattere temporaneo, ai servizi e infrastrutture di trasporto pubblico urbano ed extraurbano, nonché ai servizi digitali dei soggetti pubblici.
L'articolo 4 afferma il principio che la progettazione, la realizzazione e le modifiche delle strutture, nonché le caratteristiche dei mezzi di trasporto pubblico di persone, devono consentire l'installazione di manufatti, apparecchiature e dispositivi tecnologici volti ad assicurare la compatibilità dell'ambiente costruito rispetto alle diverse esigenze degli utenti.
L'articolo 5 prevede che la Giunta regionale, avvalendosi delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili con conseguenti effetti d'invarianza a carico del bilancio regionale, istituisca un registro telematico dei piani per l'eliminazione delle barriere architettoniche.
L'articolo 6 richiama la figura del disability manager che poi dovrà raccordarsi con il disability manager regionale.
L'articolo 7, che ritengo sia uno dei punti centrali della legge, introduce criteri di premialità per i lavori pubblici finanziati, in tutto o in parte, dalla Regione, disponendo che, all'interno dei quadri economici di spesa da parte di Comuni, Province e Città metropolitana, sia previsto un importo pari al 2% dell'importo del contributo erogato finalizzato alla redazione dei PEBA, se non già adottato, oppure da destinare alla sua dotazione. Purtroppo, nonostante la legge nazionale n. 13/89, moltissimi Comuni non hanno ancora adottato il Piano per l'eliminazione delle barriere architettoniche.
L'articolo 9 prevede che la Giunta, entro il 30 giugno di ogni anno presenti al Consiglio una relazione di aggiornamento sullo stato di avanzamento dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche.
L'articolo 10 contiene la clausola d'invarianza finanziaria.
Poiché ritengo che il tema della disabilità sia fondamentale e trovi sicuramente trasversalità all'interno di quest'Aula consiliare, auspico che il provvedimento venga approvato rapidamente e all'unanimità.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Marin.
La parola al relatore di minoranza, Consigliere Magliano.



MAGLIANO Silvio, relatore

Grazie, Presidente.
Era evidente che la Regione doveva dotarsi di una legge che si occupasse dei PEBA. Forse è uno dei temi di cui, purtroppo, si è più parlato e si è più scritto anche a livello normativo nel nostro Paese, ma forse una delle norme meno applicate.
Le amministrazioni comunali stanno facendo passi avanti, quindi era importante, quantomeno come Regione Piemonte, sancire questo principio cioè immaginare di mettere in campo una norma che fosse propulsiva per gli enti comunali, anche se sappiamo bene - e l'abbiamo visto dopo il bando emanato dall'Assessora Caucino su fondi nazionali - quanti Comuni hanno partecipato. A oggi, nella nostra regione, non siamo in grado di fare un monitoraggio sullo stato dell'arte dei PEBA dei nostri Comuni.
È vero, con questa norma, il primo firmatario ha provato a dare un inquadramento, ma certo è che il lavoro svolto, dal punto di vista emendativo, si scontra con le due caratteristiche che questa norma porta con sé (e ne abbiamo discusso con il primo firmatario con grande chiarezza): non mette risorse (e questa è stata una scelta anche del primo firmatario, ove invece abbiamo leggi regionali di altre Regioni che incentivano i Comuni mettendo anche risorse proprie, che poi vanno in combinato disposto con le risorse nazionali e quindi sono, da questo punto di vista, incentivanti) e applica un criterio di premialità.
Forse su questo c'è un distinguo che è necessario fare, anche dal punto di vista della posizione politica: noi diamo una premialità ai Comuni se rispettano le norme. Questo, purtroppo, è un dato. Con un emendamento chiedevamo di rendere quasi vincolante la possibilità di concedere o meno ai Comuni contributi ove il PEBA non fosse attuato. Certo è che vigono anche ragioni di realismo, perché ci sono Comuni che non hanno avuto risorse per farlo o non hanno avuto priorità politica.
Tuttavia, il lavoro svolto con il collega ha portato alcuni emendamenti che poi avremo modo di spiegare, a un buon compromesso. Per noi, non trovare risorse e non mettere vincoli che obbligano gli amministratori comunali a fare ciò che dovrebbe essere naturale in un Paese evoluto nel 2024, porta alcuni distinguo.
Mi auguro che da questo punto di vista si sia posta la prima pietra per un percorso che incentivi gli amministratori comunali a fare la loro parte anche perché - e su questo possiamo convenire - i PEBA sono Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche di tutto ciò che è pubblico non nel privato. Spesso, il privato è riuscito a essere più veloce e quindi, quando ristruttura o fa ristrutturazione straordinaria, ha gli incentivi per farlo e lo può fare.
Detto questo, è un buon inizio. Non era normale che la nostra Regione non avesse una legge di questo tipo. Rimango comunque convinto che un certo tipo di approccio, che in alcuni casi è stato molto utile nella discussione con il primo firmatario e con il relatore di maggioranza, può essere utile per non appesantire la legge con monitoraggi, controlli e clausole di valutazione, ma solo con una relazione, come avrò modo di dire o come approfondiremo nell'iter della discussione della norma.
Il grande tema di rendere la città più accessibile alle persone con disabilità, di renderla più fruibile a chi, visto l'avanzare dell'età, fa più fatica a deambulare o a mamme con passeggini, è un tema assolutamente importante.
Detto questo, Presidente, ringrazio per il lavoro fatto: abbiamo trovato la sintesi su una buona parte degli emendamenti e su altri rimarrà una differenza di vedute. È una legge a risorsa zero e non pone temi vincolanti. Ci sarà un tema che forse varrà la pena discutere e lo illustrerò nell'emendamento, ringraziando per il lavoro fatto insieme: chiediamo che anche i luoghi di culto, sempre tenendo conto delle norme nazionali, siano accessibili.
Io vivo in una città in cui il Duomo, purtroppo, è accessibile alle persone con disabilità solo entrando dal retro, sperando che qualche volontario abbia voglia di venire, dopo che hai suonato, a tirare su l'elevatore. Il Duomo di Torino non ha una rampa che lo rende accessibile. Tra le giuste osservazioni della Sovrintendenza e il permettere che i fedeli possano entrare dalla porta principale, preferisco sempre la seconda ipotesi, cioè che ci sia pari dignità, ma avremo modo di discuterne quando affronteremo l'emendamento.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Magliano.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Chiedo se qualche Consigliere intende intervenire. Chiedo se la Giunta intende intervenire.
Non essendovi richieste d'intervento, dichiaro chiusa la discussione generale e passiamo all'esame dell'articolato.
Sono dieci articoli e 20 emendamenti.
ARTICOLO 1 Emendamento rubricato n. 1) presentato da Magliano.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Magliano per l'illustrazione.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Brevemente. Con l'emendamento chiediamo che la parola "pubblici" venga sostituita dalla seguente dizione "adibite ai servizi di trasporto pubblico". È una misura che serve per specificare che il tema dell'abbattimento delle barriere architettoniche deve valere anche e soprattutto per il trasporto pubblico.
È l'emendamento rubricato n. 1).



PRESIDENTE

Grazie.
Chiedo se qualche collega intende intervenire per dichiarazione di voto altrimenti procediamo con la votazione.
Ricordo che il numero legale è 22.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1).
(Testo inserito nell'allegato al resoconto integrale dell'adunanza in corso) Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) Indìco la votazione palese sull'articolo 1, come emendato.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) ARTICOLO 2 Emendamento rubricato n. 3) presentato da Magliano.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Magliano per l'illustrazione.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
L'emendamento rubricato n. 3) chiede, dopo la dizione "o temporanea", di aggiungere le seguenti parole "o che crea loro impedimento nelle percezioni delle posizioni, delle forme o dei colori di ogni ambiente costruito e dei mezzi di trasporto".
È un'attenzione che ho voluto avere perché, come sapete, l'accessibilità ha anche un tema di accessibilità visiva ed è il motivo per cui forme e colori devono comunque rispettare le varie attenzioni che, dal punto di vista anche sanitario, rendono di fatto più accessibile il tema sia dal punto di vista del costruito sia dei mezzi di trasporto.



PRESIDENTE

Chiedo se vi sono dichiarazioni di voto.
Il collega Marin è favorevole all'emendamento rubricato n. 3).
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3).
(Testo inserito nell'allegato al resoconto integrale dell'adunanza in corso) Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) Indìco la votazione palese sull'articolo 2, come emendato.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Magliano; ne ha facoltà.



MAGLIANO Silvio

Presidente, chiederei, se fosse possibile, di sospendere la trattazione del provvedimento, perché adesso entriamo nell'articolo 3, che riguarda l'ambito di applicazione.
C'è tutta una serie di questioni che forse vale la pena approfondire, anche rispetto al tema dei luoghi di culto, poi si arriverà tra qualche articolo al tema che avevo posto come critico, legato al non finanziamento della legge.
Pertanto, se fosse possibile, sospendere e continuare nel prossimo Consiglio, perché penso che la norma abbia bisogno di essere approfondita o quantomeno discussa anche dai nostri colleghi su alcuni punti per me importanti.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Se non vi sono altre richieste d'intervento, sospenderei la trattazione della proposta di legge n. 230.
Mi sembra che ci sia l'intenzione di sospendere i lavori.


Argomento: Cave e torbiere

Esame disegno di legge n. 299, inerente a "Modifiche all'articolo 4 della Legge regionale 17 novembre 2016, n. 23 (Disciplina delle attività estrattive: disposizioni in materia di cave)" (dichiarazione d'urgenza)


PRESIDENTE

Come ho già preannunciato, prima di sospendere i lavori è necessario votare la dichiarazione d'urgenza del disegno di legge n. 299.
Il Presidente della Giunta regionale, con propria nota del 15 gennaio 2024 ha richiesto, ai sensi dell'articolo 83 del Regolamento interno del Consiglio regionale, la dichiarazione d'urgenza del disegno di legge n. 299 "Modifiche all'articolo 4 della Legge regionale 17 novembre 2016, n. 23 (Disciplina delle attività estrattive: disposizioni in materia di cave)".
Ricordo che la dichiarazione d'urgenza comporta la riduzione di tutti i termini alla metà.
Ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento interno del Consiglio regionale, occorre provvedere a deliberare con votazione palese, dopo aver ascoltato un oratore a favore e uno contrario.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Ci vuole solennità e lasciare il tempo a chi ha chiuso il computer di accenderlo.
Do, quindi, la parola a chi si vuole esprimere in modo favorevole.
Prego, Assessore Ricca.



RICCA Fabrizio, Assessore regionale

Sono favorevole.



PRESIDENTE

La ringrazio per la sintesi.
Chiedo se vi sono altre richieste d'intervento.
Poiché nessuno vuole esprimersi contro, pongo in votazione la dichiarazione d'urgenza sul disegno di legge n. 299.
Il numero legale è 22.
Indìco la votazione palese sulla dichiarazione d'urgenza sul disegno di legge n. 299.
La votazione non è valida per mancanza del numero legale per deliberare.
Pertanto, la dichiarazione d'urgenza sarà posta in votazione nel prossimo Consiglio, come già avvenuto in passato.
Possiamo così concludere i lavori del Consiglio di oggi.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 17.52)



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