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Dettaglio seduta n.288 del 16/01/24 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta inizia alle ore 9.34)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione

Le imprese in crisi in Piemonte. Situazione e prospettive


PRESIDENTE

Buongiorno.
Saluto e ringrazio tutte le Istituzioni che questa mattina hanno deciso di rispondere al nostro invito, partecipando a questo Consiglio regionale aperto sul tema "Le imprese in crisi in Piemonte. Situazione e prospettive". Si tratta di un'Assemblea aperta ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento interno.
Ogni contributo permetterà di avere elementi in più per completare un quadro più dettagliato di quale scenario le nostre aziende stanno effettivamente vivendo e con loro migliaia di lavoratori e famiglie.
Negli ultimi mesi, in più occasioni, abbiamo toccato con mano e abbiamo dovuto ascoltare la preoccupazione di centinaia di lavoratori che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro, a fronte di scelte e crisi aziendali che preannunciavano chiusure o ricollocazioni di stabilimenti: gli ultimi in termini di tempo, nella provincia di Torino, della Lear di Grugliasco e della TE Connectivity di Collegno. Ma ovviamente non possiamo non tener conto anche di quello che avviene nel settore automotive, legato alle decisioni del gruppo Stellantis, che condiziona direttamente migliaia di dipendenti e altrettanti legati all'indotto.
Molti indicatori da tempo segnalano che l'economia piemontese continua ad andare più piano, soprattutto in virtù del rialzo dei prezzi delle materie prime, dell'energia elettrica e del gas, derivanti dall'instabilità degli scenari internazionali, collegati prima al solo conflitto in Ucraina e oggi, anche a quello in Medio Oriente.
Già l'Unione Industriale di Torino, nel settembre scorso, attraverso un'indagine congiunturale fra 1.200 aziende, aveva mostrato che risultava un calo della produzione e dell'import-export. Ma al tempo stesso aveva descritto come più dell'80% delle imprese piemontesi prevedeva di mantenere o aumentare i propri livelli produttivi con una stabilità occupazionale dimostrando quanto il tessuto produttivo della nostra Regione resti comunque solido e confermando il ruolo trainante per tutto il Piemonte delle imprese torinesi.
Va da sé, però, che l'incertezza dei mercati europei, l'inflazione che resta alta e l'aumento del costo del denaro determina una situazione che va complicandosi giorno per giorno per imprese e famiglie.
La Regione Piemonte e, in particolare, questo Consiglio regionale in questi anni si sono sempre resi disponibili ad ascoltare ogni impresa e lavoratore che si trovava in condizioni di difficoltà, facendosi carico di sensibilizzare rappresentanze sindacali e lo stesso Governo. Ed anche compatibilmente con quelle che sono le possibilità di bilancio della nostra Regione, destinando nuove risorse per favorire occupazione e competitività delle aziende in crisi.
Come l'ultima misura adottata qualche settimana fa, dedicata agli interventi integrati, per agevolare l'acquisizione a titolo definitivo di aziende in crisi conclamata, unità produttive (impianti, stabilimenti produttivi e centri di ricerca) a rischio di definitiva chiusura o già chiusi per cessazione dell'attività o dell'impresa. Sono stati stanziati 4,2 milioni di euro, di cui tre destinati alla linea investimento e il resto alla linea occupazionale.
Abbiamo il dovere di dare sostegno alle aziende in crisi, salvaguardando il patrimonio industriale e professionale presente nelle nostre comunità.
Grazie per quello che state facendo e che farete e grazie soprattutto per la vostra presenza oggi.
Ringrazio il Sindaco metropolitano, dottor Stefano Lo Russo, per aver concesso al Consiglio regionale la possibilità di svolgere la seduta in questa sala, che si dimostra la più idonea allo svolgimento dell'evento, a seguito dei lavori di ristrutturazione dell'Aula consiliare di Palazzo Lascaris.
Il Consiglio aperto prevede l'alternanza di interventi tra soggetti esterni individuati dall'Ufficio di Presidenza e i Consiglieri regionali. Sarà cura della Presidenza dare la parola ai soggetti esterni che ne hanno fatto richiesta, cui seguiranno gli interventi dei Consiglieri che intendono esprimersi.
Chiedo fin d'ora ai colleghi Consiglieri di far pervenire la loro richiesta d'intervento in aggiunta ai Consiglieri che hanno già provveduto a dare comunicazione preventiva. Gli interventi verranno svolti dal podio alla mia destra.
Adesso lascerei la parola all'Assessore Chiorino.



CHIORINO Elena, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Buongiorno a tutti. Buongiorno a tutti i Consiglieri e agli ospiti presenti.
Questo Consiglio regionale aperto è sicuramente l'occasione per fare il punto della situazione delle nostre imprese e dello stato di salute del lavoro in Piemonte, delineando non soltanto le situazioni attuali, ma anche tutte quelle prospettive del sistema all'interno della Regione Piemonte.
Nonostante, come ha appena detto nella sua introduzione il Presidente Allasia, il contesto sia decisamente complicato e complesso, ma che non devo di certo illustrare, perché ben conosciuto da tutti noi in questa sala, contraddistinto dalla pandemia e dalle implicazioni della guerra possiamo dire con orgoglio che questo governo regionale ha messo in campo ogni strumento possibile per sostenere lavoratori e imprese.
I dati sono elaborati costantemente con un monitoraggio puntuale da parte degli uffici. A questo proposito, colgo l'occasione per ringraziare, in particolar modo, oltre a tutti gli Uffici del mio Assessorato e degli Assessorati, quindi Regione Piemonte, ma c'è anche un lavoro importante che andrò a declinare, fatto in stretta collaborazione con AMPI, la dottoressa Pernigotto, l'Agenzia Piemonte Lavoro e tutti i Centri per l'impiego, di cui tra poco parleremo, che evidenzia quali siano i punti di forza del nostro Piemonte.
Sicuramente, oggi un settore in crescita è quello dei servizi; un settore che ha fatto registrare un incremento di 38 mila addetti, oltre 4,5%, e questo va a compensare anche quel calo che abbiamo visto nell'ambito degli addetti del settore dell'industria, che ha visto meno 7,7%: avevamo un mercato particolarmente in movimento, che indica meno 40 mila addetti nell'ambito industria, ma anche più 38 mila addetti nell'ambito dei servizi.
Ecco perché, come Regione Piemonte, ci teniamo a evidenziare che è stato profuso ogni sforzo possibile per attrarre investimenti. Ne cito solo alcuni, ma per dare un'idea di quello che è stato lo sforzo e di quella che è anche la capacità attrattiva di questa Regione, perché se c'è una colpa è quella di parlare sempre troppo poco della capacità attrattiva e delle potenzialità di questo nostro territorio. Parliamo di nuovi insediamenti quali Coca Cola, Cartier e Bulgari, e li cito volutamente anche pensando alle difficoltà e alla crisi dell'ambito del settore dell'automotive. Come dicevo, questi sono soltanto alcuni esempi di capacità attrattiva e di capacità d'investimento sulla nostra Regione.
Sono state messe in campo non soltanto misure a supporto dell'investimento stesso, ma di leva strategica, quali ad esempio quello della formazione abbiamo costituito l'Academy di filiera del Piemonte, invertendo quelli che fino a oggi sono stati i ragionamenti sulla formazione.
Che cosa vuol dire? Si è dialogato con le imprese, si è dialogato con quelli che sono gli stakeholder, si è fatto in modo di lavorare a ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, partendo dall'impresa, partendo da un confronto costruttivo anche con tutte le organizzazioni sindacali, che in questo mio passaggio ringrazio per i confronti, che sono sempre stati assolutamente fattivi e collaborativi.
Il dialogo con l'impresa, con il mondo sindacale, con i lavoratori stessi con gli enti formativi che hanno accettato una sfida importante si è tradotto in una nuova strategia anche in termini di formazione, che riteniamo essere leva strategica capace di sviluppare competitività sia per le imprese sia per i lavoratori, perché noi abbiamo bisogno di imprese che siano solide e che siano competitive sul mercato, per avere dati occupazionali non soltanto confortanti ma in crescita anche in termini di qualità del lavoro.
Oggi abbiamo un incremento del dato che, a livello territoriale, vede 1.369.626 unità locali attive. Quindi, un dato che ritengo essere decisamente importante.
Abbiamo elementi che ci consentono di guardare al futuro con ottimismo fiducia e speranza.
In Piemonte, le piccole imprese evidenziano più 6,6% e dati ancora più confortanti arrivano dalle medie imprese (50.249 addetti), in cui registriamo più 10,9%. Penso che anche questo dato sia particolarmente significativo, considerando che il nostro tessuto socio-economico produttivo è costituito da PMI, da micro imprese, da imprese artigiane, da imprese familiari. Non solo queste hanno tenuto (tenere soprattutto durante il COVID significa che erano sane), ma addirittura oggi i dati sono in crescita: questo significa che c'è spirito imprenditoriale e capacità imprenditoriale.
In questi termini le previsioni Excelsior, realizzate da AMPA e da Unioncamere, rivelano inoltre come siano 38.590 i lavoratori ricercati dalle imprese del territorio. Vuol dire che, rispetto al gennaio 2023, sono previste più 1.250 assunzioni.
Se guardiamo il trimestre, andiamo a 95.940, che vuol dire un incremento di 4.310 assunzioni rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.
Queste previsioni ritengo siano frutto del combinato delle politiche adottate a livello regionale, dal Governo Meloni e da questo Consiglio regionale.
Un esempio ce lo dà Confesercenti sul 2024, che prevede, grazie al taglio del cuneo fiscale e alla rimodulazione delle aliquote IRPEF, che in Piemonte si spenderanno 872 milioni di euro in più.
È stata abolita una misura assistenziale, perché abbiamo una visione differente del lavoro, diametralmente opposta a quella che è l'assistenzialismo, che per noi dev'essere un passaggio ponte che supporta i lavoratori nel momento di crisi, ma finalizzato al reinserimento lavorativo e alla dignità del lavoro.
Abbiamo lavorato a partire dall'orientamento con tutte quelle politiche che potremmo definire di prevenzione, che non fanno notizia, che non fanno rumore, ma operano sul lungo periodo.
L'orientamento diventa leva strategica che riteniamo fondamentale proprio per fare in modo di essere più puntuali nell'incrocio domanda-offerta, per rispondere più prontamente alle esigenze delle imprese, ma anche per rispondere alla legittimità dei sogni dei nostri ragazzi che qui studiano e qui debbono poter sognare di sentirsi realizzati e soddisfatti.
Abbiamo investito sulla formazione, sulle politiche attive e sulla crescita regionale delle PMI e delle micro imprese; ritengo che sia la miglior certificazione della bontà di queste politiche.
Nel corso della legislatura, questo Assessorato ha presentato grande attenzione alle imprese e alle persone, come dicevo poc'anzi, e ha seguito un filo conduttore preciso, una visione politica che abbiamo voluto declinare: l'orientamento, i servizi per l'infanzia, i servizi alla famiglia, alle scuole, la competenza, la nascita e il rilancio delle imprese, oltre a una migliore integrazione tra le varie fonti di finanziamento. Questo vuole dire efficienza nella spesa, che spesa in questo caso non è, perché è investimento, perché tutto quello che è stato investito ha prodotto poi quella crescita del PIL che evidenzierò in chiusura d'intervento.
In questi termini, credo che lo sforzo profuso sia sotto gli occhi di tutti; se invece così non fosse, cogliamo l'occasione di questo Consiglio regionale aperto per evidenziare il confronto tra il 2019, anno in cui questa Giunta e questo Consiglio si sono insediati, e il 2023, proprio sull'impegno delle risorse.
Sono particolarmente orgogliosa delle misure del Fondo regionale Disabili finalizzato all'integrazione lavorativa. Le risorse stanziate nel 2019 ammontavano a 20 milioni di euro, ma abbiamo triplicato la cifra e siamo arrivati a 60 milioni di euro investiti per i piani degli anni in cui abbiamo governato.
Un'importantissima misura di inclusione sociale di civiltà - mi sento di dire anche di giustizia sociale - nell'ambito della "Formazione per il lavoro": siamo passati da 38,5 milioni di euro stanziati nel 2019 ai 70 milioni di euro stanziati nel 2023. Un investimento più che raddoppiato che ha portato anche a triplicare i partecipanti: siamo passati da 5.000 a 14 mila.
Nell'ambito delle "IeFP", da 95 milioni siamo saliti a 126 milioni. Questo ci ha permesso di passare da 346 corsi a 373. Questo vuole dire lavorare e rispondere sempre più puntualmente a quell'incrocio tra domanda e offerta.
Nell'ambito degli "ITS Academy", da sei milioni di euro stanziati nel 2019 siamo passati a 16 milioni di euro, quindi da 470 allievi coinvolti a 1.200 allievi coinvolti nei percorsi biennali.
Per quanto riguarda i "Cantieri di lavoro per disoccupati", siamo passati da un milione di euro investito nel 2019 ai 2,6 milioni per l'anno 2023 2024 e i partecipanti sono aumentati da 252 a 684.
Al di là del confronto, ci tengo a sottolineare con voi i punti nevralgici delle politiche regionali che abbiamo messo in atto in questi anni: il Fondo Sviluppo e Rilancio (in questo, consentitemi un particolare ringraziamento a Finpiemonte per l'importantissimo lavoro), che ha visto un investimento di 23,5 milioni di euro. Non è la cifra in sé, che è importante, ma perché prevede un effetto leva anche di supporto a quel patrimonio che, come dicevo prima, sono le nostre PMI, le imprese artigiane e le micro imprese. Questo Fondo è un unicum in Italia. Non c'era prima non esisteva a livello italiano e tutti i fondi dedicati alle PMI erano tarati a partire dai dieci milioni di euro. Cosa vuole dire? Che i fondi a supporto delle PMI erano tarati sulla PMI tedesche e non su quelle italiane.
La Regione Piemonte ha creato un fondo davvero tarato sulla realtà di questa Regione e di questa Nazione. Anche su questo, abbiamo dei ritorni importanti in termini di fiducia. Penso che questo sia un passaggio importante: l'ascolto è fondamentale, ma bisogna poi tradurre quell'ascolto e quel dialogo in misure che davvero servano e che siano sono declinate su questo territorio.
Parliamo di un unicum con questo fondo, quindi con uno sforzo importantissimo con procedure molto complesse anche da parte di Finpiemonte, che va a considerare tutte quelle imprese che hanno un fatturato compreso tra i due milioni e i 200 milioni di euro. Stiamo lavorando ad abbassare ulteriormente il livello dei due milioni, proprio perché vogliamo arrivare anche alle micro imprese, alle imprese artigiane alle imprese familiari, per essere al fianco di chi, in questa Regione produce e, di conseguenza, crea lavoro e crea ricchezza, ricchezza che poi dev'essere adeguatamente redistribuita.
Il prolungamento degli orari degli asili nido, che nell'immediato potrebbe apparire un qualche cosa di lontano, in realtà è un servizio alla famiglia: vuole dire consentire a una donna di scegliere di essere solo madre, di essere solo lavoratrice o di essere entrambe, perché ha un asilo nido comunale che le consente il supporto e l'accudimento del bambino o della bambina mentre è al lavoro. Su questo, quindi il prolungamento degli orari degli asili nido comunali a parità di tariffa. Sono stati investiti oltre otto milioni di euro e ne hanno beneficiato, a oggi, 180 Comuni (dato in crescita di anno in anno) e 243 plessi coinvolti. Questo vuole dire centinaia di famiglie e vuole anche dire, prolungando gli orari degli asili nido, che è servito un numero maggiore di educatrici, perché sappiamo bene che all'asilo nido stiamo parlando di educatrici. Vuole dire che la strada è giusta.
Possiamo fare di più? Sì, soprattutto e anche in questo caso vogliamo fare di più. È una misura che si attua un pezzo per volta, perché sono da reperire risorse importanti, perché quando si prolungano così gli orari occorre garantire stabilità, perché i bambini meritano tutto il rispetto del caso, quindi dobbiamo essere sicuri del fatto che saranno misure che avranno una stabilità. Stiamo procedendo a piccoli passi, ma questa è la direzione che diventa importante.
Mi permetto di citare una misura che non proviene direttamente dall'Assessorato di cui ho la responsabilità, ma è dell'Assessore Tronzano: il Bando SWIch a sostegno dell'attività di ricerca e sviluppo, che nel 2023 ha permesso di attivare progetti che si declinano nelle eccellenze legate a settori come l'aerospazio, il food, la manifattura avanzata, le tecnologie verdi, la mobilità sostenibile e la salute. Il volume degli investimenti proposti è di circa 193 milioni di euro. Nell'edizione del 2024 è prevista un'ulteriore dotazione di 80 milioni di euro.
Questo elenco potrebbe continuare ed essere più lungo, ma so che tra un po' il Presidente Allasia mi chiederà di chiudere, quindi dedico ad altri momenti che avrò a disposizione gli ulteriori approfondimenti, per fare un quadro anche di quelle che sono le crisi aziendali in itinere nel 2024.
Sono 12 quelle che riguardano la Regione Piemonte e l'Assessorato al lavoro: Acciaierie Italia, Sanac, Lear, MA S.r.l., Primotecs, TE Connectivity, Rosso Group, Goethe Institut, Comdata, Sielte S.p.A.
Alitalia e Fir Fulda. Complessivamente, parliamo di 2.935 lavoratori interessati, per un totale di 826 a rischio esubero.
Come Regione non siamo stati fermi nemmeno nella gestione delle crisi, e ci mancherebbe, anche se il lavoro è sempre concentrato su un doppio filo ovvero, da un lato, la gestione della crisi, e, dall'altro, strutturare politiche che consentano, quanto più possibile, di prevenirle o di contenerle.
Qui abbiamo creato un nuovo strumento, se così lo vogliamo chiamare, l'UCRI (Unità di Crisi Regionali Integrata). Non esisteva prima. Anche in questo caso, è un team unicum in Italia. Non esiste su nessun'altra Regione ed è costituito proprio per gestire le crisi e fornire supporto ai lavoratori.
Vuole essere ampliato per lavorare in situazioni di ipercrisi, cosa che informalmente sta già facendo, accantonando lo spettro di nuove crisi.
Nel 2023 sono state otto le crisi di aziende prese in carico dall'Unità di Crisi, per un totale di 255 lavoratori segnalati. Di questi, 83 sono già stati ricollocati, mentre ovviamente continuiamo a seguire gli altri.
Che l'operazione in questo senso sia positiva non lo sta dicendo la sottoscritta in un momento di vanità, ma l'Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha sviluppato una ricerca partendo dal periodo del COVID intervistando i lavoratori e i cittadini piemontesi. Nelle interviste realizzate ai lavoratori seguiti è emerso: "La Regione è il soggetto a cui è stato riconosciuto il merito di aver voluto interpretare un ruolo di regia. La Regione è stata descritta come un solido e costante punto di riferimento nelle alterne e complesse vicende delle diverse crisi aziendali".
Inoltre, da un report elaborato da ANPAL Servizi, che ho già avuto modo di ringraziare per l'importante supporto di questi anni, emerge che il Piemonte è la prima regione per numero di lavoratori che scelgono i Centri per l'impiego come soggetto erogatore. In questo caso, ben vengano quelle politiche che abbiamo attuato insieme al Direttore Deyme per valorizzare i nostri Centri per l'impiego e le grandi professionalità che ci sono sul territorio. Fin dal primo momento abbiamo considerato i Centri per l'impiego come le nostre sentinelle su tutto il territorio.
Non solo, questa Regione è prima per numero di successi occupazionali conseguiti da parte dei Centri per l'impiego e seconda per numero di accordi di ricollocazione siglati. Il successo di questo modello va motivato da una forte regia regionale unita all'impegno dell'Agenzia regionale Piemonte Lavoro, dei Centri per l'impiego e di ANPAL Servizi, ma anche di tutto l'Assessorato nelle sue varie diramazioni e in tutte le fasi del processo di gestione.
Relativamente alle prospettive, dobbiamo sempre guardare al presente, ma avere ben chiaro che serve una visione e bisogna essere consapevoli di quali sono le sfide che ci apprestiamo a dover affrontare, considerando anche le opportunità da cogliere e le criticità da gestire.
Guardiamo con attenzione al tema dell'intelligenza artificiale e plaudiamo all'intento del Presidente del Consiglio di portare la questione al G7.
Condividiamo pienamente la preoccupazione che l'intelligenza artificiale possa impattare come uno tsunami sul mercato del lavoro. Riteniamo che il progresso debba ottimizzare le competenze umane, sostituirle magari a livello fisico, ma non a livello d'intelletto, perché questo vorrebbe dire sostituire lavoratori e lavori di alto profilo.
La valutazione va fatta seriamente e l'evoluzione va gestita secondo criteri che siano, come dicevo prima, anche di giustizia sociale, perch diversamente l'impatto potrebbe essere devastante.
Riteniamo che la politica nazionale, così come quella europea e quella regionale, debbano lavorare per incanalare l'intelligenza artificiale in termini di sviluppo, ovvero trasformare l'innovazione tecnologica in qualcosa che guarda al bene sociale e al bene comune. Vanno dunque definiti i criteri e i parametri e va legiferato in questi termini. Qualcuno parla di rivoluzione sull'intelligenza artificiale e noi siamo convinti che la rivoluzione si faccia laddove c'è un intelletto vero, ma qui siamo noi che definiamo quell'intelletto e quindi dobbiamo avere il coraggio di parlare di evoluzione che diventa saper prendere quella parte d'innovazione tecnologica che consente lo sviluppo vero, ed è a questo che dobbiamo guardare.
Vorrei concludere questo mio primo intervento con una riflessione: credo che debba essere riconosciuto a questo Assessorato, a questa Giunta e a questo Consiglio regionale che ha sempre lavorato in sinergia, e a questa maggioranza di aver affrontato le crisi con una visione ben precisa. Una visione basata sulle politiche attive e non sull'assistenzialismo. Che ha contrapposto al reddito di cittadinanza una misura che voleva abolire la povertà, ma che è costata allo Stato oltre 30 miliardi di euro senza produrre posti di lavoro.
Politiche attive del lavoro basate sulla formazione e su leve strategiche che guardano ai giovani e che fanno in modo che vengano strutturate e garantite opportunità: questo è il compito della politica.
Compito della politica è lavorare per creare opportunità e affinché i cittadini, i giovani, le donne, i lavoratori, gli imprenditori, i liberi professionisti, i lavoratori autonomi, gli artigiani e i commercianti le possano cogliere.
Il Piemonte è stato capace di attraversare una pandemia e di uscirne con un riscontro che non può e non dev'essere dato per scontato: la crescita delle PMI, di cui ho detto poco fa, e, contestualmente, la crescita del PIL. Non abbiamo gettato fumo negli occhi a nessuno con dichiarazioni mirabolanti ma abbiamo evidenziato dati, abbiamo esplicitato le crisi, abbiamo parlato del tema del lavoro e di come lo vediamo integrato su altre misure.
In seguito avrò modo di evidenziare l'importanza di ragionare sulle filiere, perché non bisogna soltanto pensare a quel mismatch dell'incrocio domanda e offerta, ma bisogna anche fare in modo che la filiera cresca tutta insieme e abbia la capacità d'innovarsi tutta insieme, altrimenti creeremmo un gap in verticale dove il fornitore non ce la fa e rischiamo crisi aziendali su quel versante. Ragionare di filiere che dovranno intersecarsi tra di loro perché questa è la nostra Regione, ma anche la nostra Nazione; non compartimenti stagni, ma vasi comunicanti è la fotografia sulla quale lavorare ogni giorno.
Come dicevo, credo sia il compito della politica lavorare per creare opportunità e per restituire fiducia nelle istituzioni ai cittadini: dai dati e dalla ricerca che vi ho letto prima, questo emerge.
Abbiamo fatto e continueremo a fare esattamente questo: lavorare pancia a terra, ogni giorno, per accompagnare il Piemonte in questa complessa fase di transizione.
Abbiamo portato un approccio integrato che sta dando risultati e che vogliamo continuare a implementare in questi termini. Abbiamo guardato ai servizi per l'infanzia, alle scuole, fino ad arrivare alle imprese e ai lavoratori. Crediamo fortemente nella vocazione manifatturiera di questo territorio. Ne analizziamo i movimenti, quello che accade; vediamo da una parte le difficoltà dell'automotive ma, dall'altra, quanto, ad esempio stia prendendo piede una realtà come quella dell'industria orafa.
Le capacità ci sono, lo spirito imprenditoriale e il know how dei nostri lavoratori è un patrimonio su cui lavoriamo ogni giorno non soltanto a conservare e a preservare, ma anche a tramandare e a valorizzare.
Il Piemonte è terra di uomini e donne ingegnose e lavoriamo con la formazione per non sprecare queste competenze, per fare in modo che tutti siano soddisfatti nel ruolo e nel posto che decidono di occupare in questa regione.
Chiudo questo mio intervento ribadendo il mio ringraziamento - non cito nessuno per non dimenticare qualcuno - a tutti quelli che hanno portato una riflessione, una considerazione e una critica sui vari tavoli, confronti telefonate e gruppi di lavoro che sono stati creati negli anni, perché sono stati, come dicevo all'inizio, tutti costruttivi e fattivi e ci hanno portato ad avere risultati che ritengo essere importanti e significativi.
Concludo con il dato sul PIL piemontese. È stato chiuso il 2022 con 145 miliardi di euro, il 7,7% del nazionale, valore superiore ai 136 miliardi del 2021, ma superiore anche ai 138 miliardi pre COVID.
Il PIL aumenta, la nostra Regione cresce, ma compito della politica è continuare a supportare questa crescita e sono convinta che questo Consiglio regionale aperto porterà ulteriori spunti per continuare nella direzione che abbiamo tracciato.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Avevo una scaletta d'interventi. Mi scuso con le varie sigle, ma dato che alcuni hanno necessità di prendere aerei, se mi si permette di stravolgere la scaletta, lascerei prima la parola alle istituzioni presenti.
Pertanto lascerei la parola prima alla Deputata Chiara Appendino e poi ai membri delle Province e del Comune che hanno altri impegni.



APPENDINO Chiara, Deputata della Repubblica Italiana

Buongiorno a tutti e a tutte.
Grazie, Presidente.
Mi scuso, purtroppo ho un aereo. Ringrazio chi mi ha lasciato la parola sarò molto breve.
Penso che questo momento sia significativo e importante, quindi ringrazio chi l'ha reso possibile e un grazie va anche a chi è presente oggi. Avrebbe potuto essere un momento ancora più importante se non ci fosse una clamorosa assenza, quella del Governo e (me ne dispiace) di alcuni colleghi. A livello parlamentare ci sono molti deputati e deputate piemontesi ed è un'assenza che pesa ancora di più, perché nella nostra Regione, di fronte a queste crisi, l'abbiamo vista tante volte e in tante occasioni. Penso ai cancelli delle aziende dove si sono ritrovati tanti operai, quelli della Lear, della TE Connectivity. Sono tante le aziende purtroppo, perché, Assessora, la crisi morde.
Ho ascoltato il suo racconto, ma fuori da quest'Aula vedo una realtà diversa. Ed è per questo che ai cancelli delle aziende, gli operai si aspettavano la presenza del Governo. Ed è per questo che ai tavoli di crisi, il nostro territorio si aspettava la presenza del Governo. Ed è per questo che all'area di crisi, ci aspettavamo un progetto che è partito anni fa, una maggior credibilità e una maggior forza nello spingerlo e per dare risorse a quelle imprese che oggi ancora le attendono. Ed è per questo che sul dialogo del futuro di un'azienda importante come Stellantis, ci aspettavamo un Governo che non fosse silente di fronte alla scelta di andare a produrre la Panda in un altro paese, col supporto di Cassa Depositi e Prestiti.
Credo che oggi dobbiamo essere consapevoli del fatto che questa assenza è ancora più significativa, perché siamo in un momento storico che conoscete benissimo, quello delle grandi transizioni: la transizione ecologica e quella legata alle tecnologie. E queste transizioni fanno paura. Fanno paura - e lo sanno benissimo gli amministratori locali - a chi si trova le aziende che licenziano, fanno paura agli imprenditori, fanno paura alle filiere.
In questo contesto, un Governo capace cosa dovrebbe fare? Un Governo che crede in un territorio, cosa dovrebbe fare? Governarli, massimizzare quelli che sono i benefici e cercare di minimizzare quelli che sono i rischi. E questo, purtroppo, non sta avvenendo e a pagare il prezzo non è solo il Piemonte.
Vado a chiudere, ringraziando tutti coloro che stanno lavorando per il nostro territorio, per le nostre imprese, per le nostre filiere e per chi sta lottando per un diritto. Perché il lavoro non è solo uno stipendio: il lavoro è la realizzazione di sé stessi, delle proprie competenze e professionalità. E su questo sono d'accordo con l'Assessora: in Piemonte ne abbiamo tantissime.
È inaccettabile che una Regione importante, ricca di competenze e di conoscenze come il Piemonte, che nella storia ha dato tantissimo all'Italia lo sapete meglio di me - non venga supportata in un momento di crisi. E non dobbiamo aver paura di dirlo: la crisi c'è, morde e morde più qui rispetto alle altre zone del Nord.
Credo che quello che il Governo debba capire è che noi - lo sapete meglio di me - non ci stiamo occupando del futuro della Regione o, meglio, non ci stiamo occupando solo del futuro della Regione: ci stiamo occupando del futuro del Paese.
E se perde il Piemonte, se non sarà in grado di cavalcare queste transizioni, con tutti i rischi connessi, se non avremo il coraggio di affrontarle, con gli strumenti che esistono, con le risorse che esistono (come il PNRR), con le competenze e le grandi filiere che abbiamo, se non avremo il coraggio di trasformarci, anziché porre un muro di fronte ai cambiamenti, non è solo il Piemonte che perde, non sono i suoi lavoratori e le sue lavoratrici che perdono, non sono le imprese che chiudono che perdono: a perderci è tutta l'Italia.
Ed è questo, forse, che il Governo dovrebbe cercare di capire, perché le politiche industriali si fanno sicuramente a livello territoriale, ma sappiamo benissimo - qui è pieno di amministratori locali - che non basta come non basta neanche il supporto della Regione. Le politiche industriali si fanno, soprattutto, a livello nazionale, ed è questo che noi aspettiamo da anni.
Personalmente non mi sottraggo alle mie responsabilità, ma questo territorio merita di più. Ogni posto di lavoro perso, ogni azienda chiusa non è un fatto locale, è un fatto nazionale. Su questo credo che dovremmo battagliare tutti. Questo Consiglio regionale aperto è un'occasione importante e spero che la voce non si fermi qui, ma arrivi a livello nazionale, come abbiamo fatto anche con tanti colleghi e colleghe con atti che continueremo a cercare di presentare per sollecitare.
Grazie.



PRESIDENTE

Lascerei la parola al Presidente della Provincia di Alessandria e Presidente UPI Piemonte, Enrico Bussalino.



BUSSALINO Enrico, Presidente della Provincia di Alessandria e Presidente UPI Piemonte

Buongiorno a tutti.
Innanzitutto volevo ringraziare il Presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia, per l'invito e rivolgere un ringraziamento a tutti i Consiglieri regionali presenti, all'Assessore Chiorino, al Presidente Cirio e a tutti i componenti della Giunta regionale.
Volevo complimentarmi con tutto il Consiglio regionale, perché ritengo una lodevole iniziativa quella di convocare un Consiglio aperto sul tema delle crisi occupazionali e industriali del territorio regionale.
Le criticità occupazionali che principalmente abbiamo riscontrato nell'ultimo periodo in provincia di Alessandria sono quelle delle crisi delle IPAB (Istituto pubblico di assistenza e beneficenza) e la crisi delle aziende metalmeccaniche, a cominciare dallo stabilimento dell'acciaieria d'Italia, ex ILVA di Novi Ligure.
Per quanto riguarda il primo punto, le IPAB, in alcuni casi, come Provincia abbiamo cercato di collaborare con la Regione, che ringrazio, con i Commissari straordinari, gli Enti locali e le organizzazioni sindacali, per cercare di tutelare i posti di lavoro dei dipendenti pubblici e delle IPAB stesse.
Per quanto riguarda, invece, il secondo punto, sono circa 2.000 i posti di lavoro a rischio di licenziamento da parte delle aziende metalmeccaniche della provincia di Alessandria.
La crisi più importante riguarda la situazione dell'ex ILVA di Novi Ligure che oggi conta 600 dipendenti; negli ultimi anni si sono persi più di 100 posti di lavoro e tanti lavoratori attualmente sono in cassa integrazione.
Un'altra crisi importante riguarda la situazione della Bundy Refrigeration di Borghetto Borbera, che negli ultimi anni ha perso la metà dei dipendenti.
Altra crisi riguarda l'ex Gimi di Mombello Monferrato, dove i lavoratori sono rimasti 30 con un futuro incerto.
Altre preoccupazioni riguardano la transizione ecologica, come diceva l'Onorevole; un esempio è l'azienda Eltek di Casale Monferrato specializzata in componenti per auto, che oggi conta 400 dipendenti. Il mancato adeguamento a questa trasformazione ha già comportato un calo degli ordini e sono stati avviati i contratti di solidarietà.
Per quanto riguarda la crisi dello stabilimento ex ILVA di Novi Ligure, il sottoscritto, il Vicepresidente Gualco e il Consigliere Domenico Miloscio tutti insieme abbiamo partecipato al Consiglio aperto convocato dal Presidente del Consiglio Comunale di Novi Ligure, facendo presente l'importanza dello stabilimento con valenza provinciale. Fondamentali sono i posti di lavoro dipendenti, ma anche l'indotto.
Abbiamo replicato quest'ordine del giorno a sostegno dell'azienda, votato all'unanimità dal Consiglio comunale di Novi Ligure, anche in Consiglio provinciale, il 30 novembre 2023, anch'esso approvato all'unanimità.
La situazione è molto complessa e ritengo che il Governo sia sulla strada giusta. Ritengo che l'unica soluzione sia quella di aumentare la quota pubblica di Acciaierie d'Italia e, soprattutto, di sostituire il partner industriale.
So che ci sono state trattative serratissime, per cercare di trovare una soluzione che porterebbe sicuramente il comparto pubblico a cercare di gestire al meglio questa grande crisi che riguarda Novi Ligure, ma anche Genova e Taranto.
Importanti sono anche le dichiarazioni del Ministro Urso, secondo le quali il Governo intende sviluppare un piano strategico siderurgico nazionale.
I punti di forza della provincia d'Alessandria ci sono, sono importanti e riguardano la logistica: ci stiamo espandendo moltissimo, anche grazie all'ultimazione e al completamento del Terzo valico, in parte già attivato e, soprattutto, all'industria orafa, che è la locomotiva della provincia di Alessandria.
Infine, per cercare di superare queste criticità, ritengo molto importante la collaborazione tra gli Enti locali, le Regioni, il Governo centrale e le parti sociali, e questo Consiglio aperto è un primo passo in questa direzione.
Grazie a tutti.
Grazie e buon lavoro.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente, soprattutto per essere rimasto nei tempi.
Adesso lascerei la parola al Vicesindaco metropolitano della Città di Torino, Jacopo Suppo.



SUPPO Jacopo, Vicesindaco Città metropolitana

Grazie, Presidente.
Buongiorno a tutte e a tutti.
Innanzitutto, una chiosa: vi ospitiamo ben volentieri come Città metropolitana di Torino. È un dovere, non solo istituzionale, ma soprattutto territoriale.
La Città metropolitana di Torino conta la metà della popolazione della nostra Regione, conta cioè il 53% delle industrie metalmeccaniche siderurgiche e dell'industria in senso lato, in senso più ampio, che insistono sul territorio della Regione Piemonte: 177 mila imprese che gravitano sul nostro territorio metropolitano e che sono la forza del sistema produttivo regionale.
Se, come abbiamo potuto evidenziare in questi primi interventi, il sistema industriale della Città metropolitana fa fatica, arranca e vede il futuro con pessimismo, è chiaro che questo ha un riverbero evidente anche sulla Regione, quindi, se riparte la Città metropolitana, se la Città metropolitana si dà una linea condivisa con Regione, è chiaro che questo ha un beneficio per tutto il territorio regionale.
Abbiamo parlato di settori che si stanno evolvendo; l'Assessore parlava del settore orafo, ma non possiamo dimenticare quelli che sono in grave difficoltà e che vivono una vera e propria crisi di senso sul nostro territorio, e quello dell'automotive è uno dei settori principali.
Sono preoccupato non solo per i posti di lavoro che stiamo perdendo oggi ma sono preoccupato per il progressivo e, ormai possiamo dircelo, voluto allontanamento di Stellantis dal nostro territorio, proprio perch rischiamo di perdere 100 anni di know how tecnico e industriale, di perdere la filiera, di perdere quella che è l'identità stessa del nostro territorio.
Quando giro per la Città metropolitana, per iniziative come queste o anche per altre iniziative, rimango sempre colpito da un dato: quando uno entra in una sala, quando uno va in una piazza, quando uno frequenta un luogo pubblico istituzionale, magari dedicato a qualche personaggio importante di quel territorio, ecco, c'è il nome, il cognome, la data di nascita e il lavoro, cosa faceva e cosa ha fatto, c'è una simbiosi tra chi siamo e cosa facciamo e da dove veniamo. Questo territorio ha una vocazione che è imprescindibile dal punto di vista industriale che ci ha proiettato nel mondo, che ci ha fatto conoscere in tutto il mondo per la nostra qualità di produzione, per la capacità di tenere insieme crescita, industriale redistribuzione e coesione sociale.
Questa è una ricchezza che la Città metropolitana di Torino e la Regione Piemonte hanno e che, in questa fase, devono difendere con tutte le loro forze.
Vi è il tema della filiera, che non è solo filiera produttiva, ma filiera del sapere.
Dobbiamo ripartire dai nostri giovani, anche se sono sempre di meno e anche se il nostro territorio è sempre più anziano; dobbiamo saper mettere insieme quelle che sono le specificità del nostro sistema produttivo, con quelle che sono le nuove professionalità che vengono richieste, le nuove skill, come dicono quelli bravi, che vengono richieste dal mercato del lavoro. Costruire, quindi, una filiera che parte dalla scuola superiore passa per l'università e arriva sui luoghi di lavoro è centrale per costruire un futuro per il nostro territorio.
Ci sono delle difficoltà che sono contingenti e sono legate alla crisi che stiamo vivendo e, soprattutto, sono contingenti ad alcune specificità della Regione e di Città metropolitana, ma non possiamo non vedere quello che sta capitando a livello internazionale, che sicuramente negli ultimi tre anni ha inciso molto su quelle che sono le prospettive di sviluppo e di crescita del settore industriale italiano.
Dal 2020 a oggi il mondo è cambiato due volte; abbiamo vissuto un fatto storico epocale, mai capitato prima, una pandemia che nessuno di noi si ricordava a memoria d'uomo, e questo ha creato incertezza. Quando si parla di futuro, si pensa più all'incertezza che non alla speranza, e questo è un sentimento che si è introiettato dentro di noi, dentro i nostri concittadini, dentro le nostre concittadine, che facciamo fatica a invertire come tendenza, anche a seguito della pandemia, delle guerre delle tensioni internazionali, delle tensioni geopolitiche, del caro materiali e del caro energia. Sono tutte situazioni che hanno inciso sul potere d'acquisto dei nostri cittadini e che hanno messo in crisi settori che già avevano delle difficoltà non da poco, a rimanere in piedi nel mercato internazionale.
È chiaro che serve formazione, come dicevo prima, e servono risorse importanti.
L'Assessore prima ha citato le risorse messe in campo dalla Regione: importanti, ma evidentemente non sufficienti rispetto alle sfide che abbiamo davanti. Abbiamo la sfida dei fondi di coesione, che prenderanno il via nei prossimi mesi, da cui ci aspettiamo molto; abbiamo un tema di giustizia sociale, che è nazionale ed è ineludibile; abbiamo un debito pubblico che è uno tra i più alti d'Europa e abbiamo un record che non ci invidia nessuno, ossia l'evasione fiscale più alta d'Europa. Se vogliamo prendere delle risorse da rimettere in circolo e mettere a servizio dei lavoratori e delle lavoratrici, dobbiamo partire da questo, altrimenti facciamo solo della filosofia.
Siamo tra le Regioni del Nord Italia, a parte la Liguria (i nostri benchmark sono Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto) che c'è ma arranca, perde pezzi di mercato e pezzi di innovazione. Di questo dobbiamo renderci conto e provare a invertire la tendenza. Dobbiamo favorire gli investimenti e tanto è già stato fatto. Favorire gli investimenti vuole dire rendere il territorio un territorio accogliente per chi vuole fare impresa, per chi vuole investire, per chi vuole trovare, anche sul territorio, professionalità di rilievo per far crescere la propria azienda ma dobbiamo anche trovare dei meccanismi per obbligare chi è qui a rimanere qui, a non andarsene, a continuare a investire sul nostro territorio; un territorio che offre infrastrutture, servizi, una rete formativa davvero eccellente e una situazione geografica anche favorevole (vicino alla Francia, al nord Europa, al porto di Genova), quindi un contesto, per chi vuole fare industria di un certo livello, sicuramente favorevole.
Anche noi, come Città metropolitana, nel nostro piano strategico metropolitano abbiamo voluto insistere su questi dati e abbiamo voluto provato a portare un contributo a questa discussione, anche grazie a IRES Piemonte, con quello che vi voglio consegnare, poi termino. Nonostante i dati, sicuramente non molto positivi, abbiamo, sì, un aumento nel comparto dei servizi, ma un arretramento evidente di tutte le parti dell'industria.
Questo è un territorio a forte vocazione industriale, uno dei più importanti d'Europa.
Alle crisi citate prima dal collega di Alessandria mi permetto di aggiungere quella della Fir Fulda a Sant'Ambrogio: 55 dipendenti di un'azienda tedesca che, dall'oggi al domani, sono stati lasciati casa.
Fortunatamente siamo riusciti, con un impegno importante dei lavoratori delle lavoratrici e delle istituzioni, a garantire un anno di cassa integrazione, ma non è pensabile proseguire in questo modo.
È del tutto evidente che questo territorio ha davanti a sé una sfida importante. È stata citata prima quella della transizione energetica e soprattutto, io dico, quella della sostenibilità ambientale, due settori con il quale il mondo del lavoro deve fare i conti per potersi riposizionare, riformare i propri addetti e attirare risorse con una elevata professionalità. Probabilmente, può essere uno di quegli asset con cui si può rilanciare l'industria e il mercato del lavoro. Sono attività dove è richiesta una grande specializzazione e sono attività che possono trasportare sul territorio un elevato tasso di innovazione. È un dato importante, perché vuole dire che se riusciamo a far rimanere a casa nostra aziende che hanno un importante tasso d'innovazione e di specializzazione vuole dire che sarà più difficile portarle altrove, perché sarà sempre più conveniente farle rimanere qui.
Infine, abbiamo dei settori in crescita come la logistica, citata prima, ma io ci aggiungo la meccatronica; ci aggiungo il biomedicale; ci aggiungo il Distretto dell'aerospazio, che insiste sulla zona ovest della Città metropolitana. Occorre fare sinergia, a livello di Enti locali. Penso che questo, nonostante alcune differenze tra Città metropolitana, Regione ed Enti locali, sia stato fatto in questo periodo così complicato, perch questo è quello che ci chiedono i nostri cittadini, ma occorre avere anche una visione che, dal mio punto di vista, da troppo tempo manca a questo Paese, cioè una politica industriale nazionale che sappia dove portare il nostro Paese da qui ai prossimi vent'anni.
Prima è stata citata l'ILVA: direi che è l'esempio più classico di cosa succede quando si fa confusione e quando non si ha una prospettiva di un certo tipo.
Questo è un dato non solo industriale, ma anche geopolitico del mondo che cambia, e che cambia a una velocità cui noi non siamo abituati. Il nostro pezzettino di mondo rischia di perdere d'importanza; il nostro pezzettino di mondo rischia di essere quello sempre più vecchio, sempre meno popolato e sempre più oggetto di attenzioni da parte di soggetti esterni che ci vogliono comprare pezzo per pezzo. Non possiamo permetterci che questo accada, ma per riuscire a evitare questa situazione dobbiamo avere ben presente qual è la nostra prospettiva, quindi tutti insieme raccogliamo questa sfida e incominciamo a lavorare in questa direzione.
Grazie mille e buona giornata.



PRESIDENTE

Grazie.
Lascerei la parola all'Assessore al lavoro e alle attività produttive del Comune di Torino, Gianna Pentenero.



PENTENERO Gianna, Assessora al lavoro e alle attività produttive del Comune di Torino

Buongiorno a tutti e a tutte, e grazie davvero per questo momento di confronto.
La sala è piena e ricca di persone che si occupano di lavoro, di imprese e di quello che è il sale della nostra Regione. Ho ascoltato con attenzione la relazione dell'Assessore Chiorino, che ha messo in evidenza una serie di dati positivi, ma dietro questi dati positivi credo si nasconda, ed è del tutto evidente, una serie di elementi che caratterizzano una Regione che è in difficoltà; una Regione che, come diceva prima il Vicesindaco Suppo sembra dover partire, sembra dover riemergere da una situazione complessa che ci portiamo avanti ormai dal 2008, una situazione che ha segnato momenti difficili e complessi e che non riesce - potremmo usare una frase che evochi qualche ambizione positiva - a prendere il volo.
È vero che abbiamo, ad esempio sul tema dei servizi, una crescita occupazionale importante, ma dovremmo andare ad analizzare la qualità del lavoro e dell'occupazione che riusciamo a dare all'interno del settore dei servizi e, forse, dovremmo anche andare a analizzare con quale difficoltà oggi, chi si occupa della gestione dei servizi riesce a reperire personale qualificato, personale che possa rispondere alle esigenze dei settori di cui devono occuparsi.
Se poi guardiamo il dato relativo alle imprese, è davvero triste per una regione come il Piemonte, dove Torino e l'area metropolitana sicuramente hanno svolto un ruolo più significativo e più importante, ma radicato all'interno di tutto il contesto regionale. Ci troviamo di fronte a un dato davvero drammatico: meno 4%. Un dato che se lo analizziamo nel tempo, porta con sé un aspetto ancora più complesso e più delicato.
È inutile nasconderselo, ma nel momento in cui parliamo di Torino e dell'area metropolitana, parliamo della nostra grande azienda - mi piace ancora usare il termine "nostra grande azienda" - che è Stellantis, che ha caratterizzato, con le varie denominazioni, la storia del nostro territorio. La Regione, insieme al settore delle attività produttive, al nostro Sindaco e al Presidente Cirio, ha ampiamente seguito l'apporto che Stellantis ha voluto determinare nel nostro territorio. Un apporto che ha un suo valore, una sua importanza, ma nel momento in cui andiamo a guardare i saldi occupazionali che questo tipo di attività produrrà all'interno del nostro territorio, ci rendiamo conto che è un saldo occupazionale che non porta a un aumento occupazionale significativo, anzi, porta a nessun aumento occupazionale, arriviamo a un saldo che tende allo zero. Nel senso che ci sarà una riconversione dei lavoratori all'interno di Stellantis e avremo una riorganizzazione; è un tema importante quello dell'economia circolare e dell'investimento sulle batterie, non sulla produzione, ma sulla certificazione e quindi sull'analisi che queste produrranno, però nel breve non avremmo un aumento occupazionale.
Abbiamo la necessità di fare un ragionamento un po' più complessivo.
Abbiamo bisogno di capire che cosa vuol dire il futuro dell'automotive all'interno del nostro territorio e della nostra regione e abbiamo bisogno di capire quale tipo di futuro possiamo immaginare per tutto quel sistema che è intorno alla grande azienda, il cosiddetto indotto. Tutti i tavoli di crisi che sono stati raccontati questa mattina derivano dal tema dell'indotto. Qual è il futuro dell'indotto che sta intorno al settore dell'automotive? Qual è la trasformazione? Quale tipo di governo nell'insieme del settore manifatturiero e del settore dell'automotive dev'essere determinato all'interno di quel settore? Questo credo sia un tema che assume una sua urgenza e una sua valenza davvero significativa. Così come è necessario immaginare come tutti gli altri settori legati, che si citavano prima, al settore dell'aeronautica spaziale, al settore dell'intelligenza artificiale e a tutto il tema dell'ICT che trovano all'interno del nostro territorio una portata significativa, possano trovare un filo conduttore per determinare uno sviluppo della nostra regione, del nostro territorio, della nostra città e della nostra area metropolitana. È difficile distinguere i due territori ma è utile poterli analizzare insieme. Quale opportunità siamo in grado di offrire, mettendo insieme una sinergia istituzionale importante? Come si ricordava prima, da tempo manca un piano nazionale all'interno del nostro Paese; un piano che ci indichi dove si vuole portare il sistema delle nostre imprese all'interno del nostro Paese. È evidente che anche le ricadute territoriali, che facciamo fatica a leggere e ad analizzare, sono difficili e complesse.
La Regione, che ha sicuramente competenze rilevanti e importanti, a partire dalla formazione, dall'innovazione, dalle opportunità che possono essere messe a disposizione per le nostre imprese, deve dedicare attenzione per creare quell'ecosistema che consenta alle imprese di tornare sul nostro territorio. Dal punto di vista delle imprese innovative, il nostro territorio è davvero ricco e importante, ma cosa succede? Succede che le imprese innovative e le start-up vengono incubate, si sviluppano, ma non restano all'interno della nostra regione. Questo è un elemento importante intorno a cui continuare a ragionare e continuare a immaginare quella rete di opportunità e investimenti necessari a far sì che queste restino all'interno del nostro territorio.
Alcune considerazioni finali. Abbiamo grandi risorse e grandi opportunità che derivano dai fondi strutturali dell'Unione Europea e dalle risorse del PNRR, ma se non diamo un po' un'accelerata rispetto al fatto che tutte queste risorse devono trovare un filo conduttore all'interno della loro operatività, applicazione e piani di applicazione, corriamo il rischio di perdere delle grandi opportunità e, in parallelo, corriamo anche il rischio di avere una sovrapposizione rispetto alle attività che con queste possono essere attivate. Penso alle politiche attive e agli investimenti che possono essere messi a terra affinché le imprese tornino e restino all'interno del nostro territorio. Abbiamo bisogno di guardare in un'unica direzione che sia condivisa dai livelli istituzionali e che guardi a piani strategici chiari e definiti.
Una seconda attenzione alla quale dobbiamo dedicarci è al numero dei cittadini e delle cittadine che possono rispondere alle esigenze delle nostre imprese, sia da un punto di vista formativo sia da un punto di vista della ricerca delle persone. Abbiamo numeri importanti di cittadini stranieri che sono arrivati sul nostro territorio e che oggi le imprese stesse ci raccontano possano essere dei punti di forza, degli elementi intorno a cui ragionare e intorno a cui offrire opportunità affinché le nostre imprese trovino risposte e risorse umane per lavorare all'interno delle loro attività.
Abbiamo l'esigenza e la necessità di lavorare insieme, di offrire dei servizi, di offrire delle opportunità che trovino un filo conduttore, un dialogo comune attraverso piani strategici chiari e precisi. Questo non pu che prescindere da una condivisione e da una programmazione chiara e precisa. Non possiamo dividere il tema lavorativo dal tema delle imprese: sono due temi e due argomenti che viaggiano in parallelo. Così come la necessità di renderci conto delle grandi opportunità e delle grandi risorse che la formazione - sia la formazione iniziale sia l'alta - trovano all'interno del nostro territorio, della nostra regione, delle province e della città di Torino.
Dobbiamo far sì che tutto quanto trovi la giusta valorizzazione e la giusta collocazione, perché abbiamo bisogno di offrire ai cittadini e alle cittadine delle opportunità di sviluppo importanti.
Il Piemonte ha queste caratteristiche, ha questi elementi, ha queste risorse e allora, forse, manca quello scatto d'orgoglio che dobbiamo ritrovare in una dinamica di lavoro comune, che guardi al futuro con un po' più di ottimismo e un po' meno rassegnazione, rispetto ai dati con i quali oggi, ci troviamo a dover fare i conti.
Grazie.



PRESIDENTE

Adesso lascerei la parola al Segretario regionale CISL Piemonte, Luca Caretti.



CARETTI Luca, Segretario regionale CISL Piemonte

Mi rivolgo alle istituzioni che sono rimaste ad ascoltarci, perché credo che sia importante anche ascoltare le posizioni delle parti sociali.
Intanto devo rivolgere un ringraziamento per la convocazione di questo Consiglio regionale aperto, che credo sia un'occasione importante per fare la fotografia di questo inizio anno, dal nostro punto di vista, difficile e complicato.
Le notizie che arrivano dalle aziende che prima sono state riprese anche dall'Assessore nell'introduzione (Stellantis, Lear, TE Connectivity e Marelli, solo per citarne alcune) confermano quanto avevamo già anticipato prima della pausa natalizia, durante gli incontri che abbiamo avuto in Regione sull'ex ILVA in generale, sulle telecomunicazioni TIM e sul polo torinese della RAI, solo per riprenderne alcune.
Quindi, si rafforza l'idea, in questo mese che è passato, di una deriva e di un processo di deindustrializzazione crescente. Non è una deriva generale, ma certamente, dal punto di vista dell'industria, è una deindustrializzazione crescente. Crediamo che si stia sommando alla coda di situazioni di crisi precedenti che si stanno chiudendo, che riguardavano il settore grafico, il cartaio, il tessile e parte dell'automotive, il rischio di un attuale ulteriore ridimensionamento dell'indotto, come veniva richiamato prima, in particolare per quanto riguarda la componentistica dell'automotive; in parte per la crisi, in parte per il tema della transizione dal motore a scoppio a quello elettrico.
Noi registriamo dai nostri dati, quindi lo dico dal nostro osservatorio che è vero che c'è stata una parziale compensazione a questo calo che, come richiamava l'Assessore, arriva dalla crescita soprattutto del settore terziario e dei servizi. L'analisi che, però, facciamo è che, nonostante questo parziale recupero, c'è un indebolimento della copertura dei lavoratori dal punto di vista del sistema contrattuale, quindi della qualità dei contratti, e dal punto di vista del reddito. Questo significa dal punto di vista generale, un impoverimento del tessuto dei territori della Regione. Questo esiste.
D'altra parte, voglio sottolineare il tema della deindustrializzazione, che per Torino, ma per il Piemonte in generale, significa perdere un pezzo significativo e importante. Faccio un esempio per banalizzare. Vengo dal Verbano-Cusio-Ossola, quindi è come se domani mattina nel Verbano-Cusio Ossola sparisse il Lago Maggiore e si volessero continuare a fare le politiche per il turismo. È per dire quanto conta questo pezzo.
Credo che oggi la partita che dobbiamo provare a giocare sia una partita di squadra, cioè giocare assieme, perché ritengo che le ricadute siano negative per tutti: per i sindacati, per le organizzazioni datoriali, per le istituzioni, per la politica, per il territorio. Forse a qualche azionista potrà giovare questa situazione che è sulle spalle di tutti, ma credo che questo non vada bene, perché quando è uno che guadagna sulle spalle di tutti e sulle spalle del sistema, non va bene.
Dobbiamo provare, quindi, a governare il presente e avere la capacità di orientare il futuro. Credo che in Piemonte abbiamo sperimentato delle situazioni che ci hanno permesso di gestire, come meglio abbiamo potuto delle situazioni di crisi. Usciamo dalla crisi del COVID, stiamo affrontando il tema della sanità, della mancanza del personale della sanità, dove si è creato l'Osservatorio. La cosa che abbiamo fatto è mettere a un tavolo tutte le rappresentanze per provare a condividere le soluzioni da mettere in campo per gestire queste emergenze.
Pertanto, anche su questo, credo che sia indispensabile - non so se chiamarlo osservatorio o cabina di regia - aprire un tavolo al quale far sedere le rappresentanze sociali, le istituzioni e la parte politica per condividere delle linee che siano del sistema Piemonte. Quindi, una cabina di regia che sia in grado di fare una fotografia di sintesi, di seguire le dinamiche, di acquisire visibilità e potere contrattuale, di dare un'immagine di sistema Piemonte su un pezzo della nostra storia e del nostro futuro che indubbiamente si sta indebolendo, che è quello dell'industria.
Mi permetto di aggiungere una considerazione, che è stata richiamata in alcuni interventi che mi hanno preceduto. Abbiamo aperto a livello nazionale alcuni tavoli, dove si stanno affrontando delle vertenze che hanno delle ricadute sul territorio del Piemonte. Non è indifferente sentire al proprio fianco, quando si è seduti a quel tavolo, non solo la rappresentanza istituzionale, ma anche la rappresentanza del sistema Piemonte. Questo significa avere forza, avere benzina per sostenere le proprie idee.
Anche su questo mi permetto di fare un passaggio che vuole essere significativo. Stiamo affrontando la questione ex ILVA, che in Piemonte ha meno ricadute rispetto ad altre Regioni, però sappiamo che i Mittal non hanno fatto la scelta di non investire più nel comparto dell'acciaio, ma hanno fatto la scelta di andare a investire in Francia a Dunkerque. Se questo avviene, è perché c'è una capacità di fare sistema e anche di attrarre investimenti. Per questo insisto sul fatto di creare un tavolo dove assieme si provano a fare emergere i punti di forza del sistema piemontese.
C'è poi la questione degli ammortizzatori sociali. A noi risultano ancora 5.000 lavoratori coinvolti in processi di ammortizzatori sociali. Non basta questo, non possiamo accontentarci di fare un bel funerale, ma dobbiamo parlare di prospettive, con una distinzione. Credo che noi, rispetto alle crisi che ci troviamo ad affrontare, dobbiamo differenziare tra quelle che sono le aziende che vengono a porre una sfida, credibile e importante, di riorganizzarsi per il futuro, magari ponendo anche dei temi di riorganizzazione rispetto alla loro struttura passata. Quella sfida va accettata, se serve per rinforzare la presenza di quell'azienda sul territorio.
Cosa diversa sono i soggetti - e ci sono anche questi in Piemonte - che vengono a dire che vogliono chiudere. Non si può permettere questo a un'azienda che ha ricevuto tutto dai territori e dai lavoratori. A questi soggetti va chiesto in cambio che mettano in campo risorse (parlo da un punto di vista generale) che possano costruire e contribuire a creare delle soluzioni alternative. Altrimenti, come ho detto prima, a pagare saranno sempre i soliti noti e, in generale, il sistema del Piemonte.
Richiamavo prima la necessità di un osservatorio o una cabina di regia per attrarre investimenti. Tra l'altro, mi pare che, dal punto di vista sindacale, sia interessante l'apertura che hanno fatto, nei giorni passati le organizzazioni metalmeccaniche, aprendo anche a soggetti diversi rispetto a quelli classici sull'automotive; un'apertura importante, che apre spazi anche ad altri soggetti.
Centrale è anche il tema dell'orientamento e della formazione, che continua per chi lavora, e la formazione per creare figure professionali per settori in crescita, che ci sono e non possiamo dimenticare. Anche qui, banalizzo.
Oggi, siamo qui a parlare di crisi, tra qualche giorno saremo a un altro tavolo, dove parleremo di sanità e ci troveremo per parlare della mancanza di operatori sociosanitari. Quando parlo di mancanza di operatori sociosanitari, non mancano soltanto i primari o i luminari: mancano soprattutto le figure di base, che sono gli infermieri e le OSS.
Credo che su questo oggi molto è stato fatto, ma va fatto di più per riuscire a incrociare queste esigenze dando una risposta a quello che è un tema occupazionale e, contemporaneamente, anche una risposta migliore a una questione di servizi qualitativi, fondamentale per tutti i cittadini piemontesi.
Avendo finito il mio tempo, solo due o tre richiami veloci.
Assessore, c'è anche un'altra questione, perché bisogna spingere il sistema a riconoscere e a pagare meglio la gente. Banalizzo da sindacalista, perch si chiede la formazione, ma un operatore formato ha bisogno di essere pagato per mantenere il proprio posto di lavoro, altrimenti va da un'altra parte. Questo è un tema che vale a partire dai rinnovi contrattuali, ma non soltanto a partire dal tema dei rinnovi contrattuali.
C'è il tema, inoltre, delle infrastrutture, che non è scollegato dai temi che stiamo affrontando oggi. Parlare di infrastrutture, anche con i ragionamenti affrontati nei giorni passati sullo sviluppo di due corridoi europei, è fondamentale per mantenere l'occupazione e per provare ad attrarre nuova occupazione. Un tema centrale, che forse va spinto ulteriormente.
Infine, c'è il tema demografico, che è il problema di tutti i problemi! Di conseguenza, dobbiamo riuscire a invertire questa curva perché, purtroppo mancano anche i lavoratori. Al di là delle offerte che ci sono, manca la materia prima: manca oggi, ma mancherà soprattutto in prospettiva, quindi il tema demografico. Invertire questa curva per il Piemonte e contemporaneamente, come veniva richiamato prima, anche aprire percorsi di accoglienza qualificata che permettano di portarci in casa quelle che sono qualifiche che servono alle aziende per ragionare nel presente, soprattutto in prospettiva.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola a Giovanni Cortese, Segretario regionale UIL Piemonte.



CORTESE Giovanni, Segretario regionale UIL Piemonte

Buongiorno a tutte e a tutti e grazie per l'invito.
Credo che abbiamo bisogno di una cornice un po' più ampia per fare delle valutazioni in ordine alla situazione del nostro Piemonte.
Sappiamo che la grave crisi internazionale del 2008, di fatto, non era stata neanche assorbita nel pre pandemia. Se sommiamo anche tutte le altre disgrazie in termini di inflazione, di guerre, eccetera, siamo nelle condizioni di dire (sono dati ufficiali dall'ISTAT e non prodotti dalla UIL) che nel 2019 il prodotto interno lordo del Piemonte era ancora sotto di sette punti rispetto al 2008 e di cinque punti la produzione industriale. Volutamente, ho preso un arco molto ampio, 15 anni, così non si salva nessuno, tra virgolette, oppure tutti sono bravi.
La disoccupazione nel 2022 (ultimi dati ISTAT disponibili) fa segnare rispetto al 2008 praticamente 1.785.000 occupati, contro 1.861.000, cioè nel 2022 (ultimo dato, ripeto, disponibile) è 76 mila occupati in meno in Piemonte.
La disoccupazione giovanile era ancora sopra di cinque punti e siccome meniamo sempre vanto di avere a Torino, in particolare, 110-120 mila studenti, è bene tenere presente che soltanto il 20% dei laureati trova una occupazione in un tempo considerato congruo.
È evidente che siamo fortemente preoccupati anche per il fatto che nei prossimi mesi si rischia di ingrossare le fila dei disoccupati, sia per le crisi aziendali in atto, sia per quelle che potrebbero manifestarsi (i sentori ci sono tutti), oltre che per l'esaurimento dell'utilizzo degli ammortizzatori sociali e per il fatto che le norme per raggiungere e per agganciare la pensione sono sempre rese più rigide, per cui ci saranno problemi anche di creare i cosiddetti esodati, di cui la nostra concittadina Fornero è famosa.
Gli stabilimenti principali in crisi sono stati elencati dall'Assessore, ma saranno elencati dai miei colleghi. Tutti leggiamo i giornali, parliamo di ILVA, e su ILVA voglio dire che però ci auguriamo, come UILM e come UIL che da giovedì bisognerebbe parlare di una ILVA libera da ArcelorMittal che non ha rispettato gli impegni previsti dagli accordi e che non vuole più investire sul futuro dei nostri stabilimenti. Quindi, ci auguriamo che il Governo faccia uscire da una situazione drammatica e dalla condizione di ostaggio in cui la multinazionale ha finora ridotto l'ILVA.
La LEAR di Grugliasco è un'altra delle situazioni legate al mondo dell'automotive; c'è stato un incontro inconcludente la scorsa settimana e si sono dati appuntamento a dopo il tavolo sull'automotive, che, come sapete, ci sarà il 2 febbraio.
Abbiamo situazioni legate a Connectivity di Collegno. Abbiamo una situazione anche da monitorare e da tenere sotto controllo, che riguarda Microtecnica, che opera nell'ambito dell'aerospazio, anche per l'annuncio della proprietà americana di cedere ai francesi, per l'esercizio della golden power da parte della Presidenza del Consiglio, ritenendo strategico il settore.
Pertanto, abbiamo una questione che tutti hanno fatto notare che sempre di più ci preoccupa, legata anche allo stato degli stabilimenti italiani di Stellantis, dove sarebbe importante definire le vocazioni. Facendola breve è evidente che per gli stabilimenti piemontesi esiste un problema di volumi produttivi, esiste un problema di nuovi modelli, ma esiste anche un grosso problema di ricambio generazionale, che non c'è da moltissimo tempo.
In questo senso, il Presidente Cirio riveste anche un ruolo importante perché è il coordinatore delle cinque Regioni interessate alla presenza di stabilimenti, quindi sarebbe bene che portasse queste nostre preoccupazioni e richieste, che sono poi di tutto il territorio regionale, per fare in modo che il Governo possa esercitare delle forme di pressione, quelle possibili, visto che non siamo azionisti di Stellantis, a differenza dei francesi, né sembra che vogliamo diventarlo.
È chiaro che, poiché non siamo dei catastrofisti, registriamo anche la tenuta, per esempio, del settore delle esportazioni. Aspetto importante perché significa che abbiamo un tessuto di imprese in grado di competere di innovare e di occupare spazi nel mercato globale, però siamo anche consci del fatto che i segnali di recessione sono alquanto presenti e, in particolare, in quella che fino a un certo punto è stata la locomotiva d'Europa, vale a dire la Germania.
Questo, per quanto riguarda le esportazioni. Per le aziende, invece, che producono per il mercato interno, non credo di dire nessuna novità se affermo che l'effetto dell'inflazione ha determinato un minor potere d'acquisto, quindi, come minimo, il mercato interno è in una situazione di stagnazione, se non di leggera recessione. C'è necessità di un progetto regionale - lo diciamo tutti - teso a rilanciare il territorio, rimuovendo anche le cause storiche e strutturali (per questo ho voluto citare anche i dati del 2008) nel campo delle infrastrutture, della logistica dell'energia, della ricerca, sviluppo e della burocrazia (ci metto anche quest'ultima).
È stato detto che il mercato del lavoro, nel corso degli ultimi decenni, è cambiato profondamente. Oggi, per avere il dato preciso, gli occupati lavorano per il 65,5% nei servizi, comprendendovi anche il pubblico impiego, per il 31% nell'industria (mettendoci anche le costruzioni) e per il 3,5% nell'agricoltura.
Servono processi di trasformazione e di aggiornamento che tutti conosciamo e ripetiamo: la transizione ecologica, la transizione digitale (con le incognite dell'intelligenza artificiale) e la transizione anagrafica, che va gestita e possibilmente modificata, anche per gli effetti che può avere sulla sostenibilità del nostro welfare, questione che non sfugge a nessuno.
C'è bisogno di buone politiche attive. L'Assessore ha elencato una serie di provvedimenti e di azioni in atto, ma rilevo sempre un aspetto che mi dispiace molto: proprio per la velocità dei cambiamenti, avremmo bisogno di avere delle fotografie attuali dei censimenti, che ci dicano esattamente quali sono - lo dico in italiano - i profili professionali carenti nel mercato del lavoro, possibilmente con richieste precise delle imprese che dicano: "Se voi formate, aggiornate e riqualificate gli operatori, alla fine noi siamo disponibili ad assumerli".
Purtroppo le fotografie, per tutta una serie di ritardi che vengono da lontano, quando va bene ci parlano della situazione del 2021. Dev'essere interesse di tutti attualizzare questa situazione e fare in modo che le politiche attive siano mirate e non riguardino, seppure in modo meritorio piccoli numeri (nell'ordine di un centinaio o giù di lì), ma che investano tutto ciò che ha a che fare, prima, con l'orientamento, poi con la formazione e la riqualificazione delle persone.
Grazie ancora.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Lascerei la parola al Segretario regionale CGIL Piemonte, Giorgio Airaudo.



AIRAUDO Giorgio, Segretario regionale CGIL Piemonte

Grazie, Presidente.
Nel rispetto dovuto a una sede istituzionale come questa, mi corre l'obbligo di chiedervi il rispetto per le persone che noi rappresentiamo. A mio parere, non va bene la discussione che stiamo facendo fino adesso o che avete avviato fino adesso. Non va assolutamente bene.
Sappiamo che il Presidente della Regione è attento, tant'è che spesso abbiamo udienza soprattutto da lui, com'è noto, in questa Regione nelle attività, ma dispiace non vederlo oggi. Potevate almeno portarci un cartonato, almeno, come si dice, l'avremmo visto fisicamente.



PRESIDENTE

Scusi, ma c'è il Presidente della Repubblica a Vercelli.



AIRAUDO Giorgio, Segretario regionale CGIL Piemonte

Sì, sì, Presidente Allasia, le ho sentito dire di peggio in Parlamento quindi lasci parlare me.



PRESIDENTE

Riferisco anche quello che ha detto lei.



AIRAUDO Giorgio

Sì, sì.



PRESIDENTE

Se vuole continuare, bene.



AIRAUDO Giorgio

Sì, sì, può farlo.



PRESIDENTE

Altrimenti le tolgo la parola e ci sono altri.



AIRAUDO Giorgio

Così facciamo un po' di notizia se mi toglie la parola! Detto questo, penso che non vada bene e vi dico perché. Abbiamo un ritardo un grave ritardo in questa Regione. Ce l'abbiamo di fronte a una crisi che dura da molto tempo; ce l'abbiamo perché molte ipotesi si sono consumate e ce l'abbiamo perché non c'è nessuno che può dire di aver trovato la soluzione, però tocca a noi e tocca a voi, nei ruoli istituzionali e di governo, la responsabilità di provarci di nuovo.
Qui dobbiamo capirci: non abbiamo più un sistema industriale che pu decidere al posto nostro e ci rassicura, perché ci tiene vivi nel campionato che conta in Europa, perché ci tiene vivi nel mondo. Noi siamo sostanzialmente, il Sud e il Nord: ovviamente un Sud diverso da quello geografico, economico e sociale, che ha bisogno di strumenti specifici. Non abbiamo bisogno di estendere la ZES al Piemonte (la Zona Economica Speciale), come per certi versi è stato lo strumento di crisi di area complessa per l'area torinese. Un po' di finanziamenti a pioggia, che non prendono quelli che magari fanno gli investimenti e rischiano in proprio come imprenditori e che poi magari prendono i soliti noti, peraltro in misura insufficiente, salvo poi magari essere tagliati nell'ultima settimana di assegnazione con i soldi che non arrivano.
Abbiamo bisogno di strumenti specifici; abbiamo bisogno di un lavoro specifico che dica come possiamo attivarci sui fondi strutturali (il Presidente di questa Regione è attento all'uso dei fondi europei); abbiamo bisogno di cambiare le condizioni.
Vedete, non è un segreto -se non lo è per me, credo che non lo sia per molti di voi in questa sala - che il Governo italiano sta provando a portare in Italia un produttore cinese di auto. È ragionevole che ci provi! È ragionevole che ci provi, perché nel giro di pochissimi anni il secondo mercato mondiale dell'auto elettrica sarà l'Europa. Nel giro di pochissimi anni, però, non è neanche un segreto che l'area proposta al produttore cinese in questione è a fianco al porto di Taranto. Anche questo non è casuale. Non è in Piemonte, non è nell'area dell'ex Bertone, stabilimento Giovanni Agnelli messo all'incanto dalle agenzie immobiliari, stabilimento che ha la verniciatura, che è il pezzo più costoso d'investimento in qualunque processo produttivo che riguardi l'autoveicolo che ha la verniciatura più nuova d'Europa. Per darvi un'idea, l'ultimo stabilimento in Europa che aveva fatto un investimento sulla verniciatura era la ex Bertone, ed è una delle ragioni per cui l'ex AD Marchionne l'acquistò.
Se vogliamo portare un produttore cinese in Europa per il mercato europeo dell'auto elettrica, bisogna cambiare le condizioni d'ingaggio di questa Regione, bisogna che sia vantaggioso. Bisogna discutere con l'Europa bisogna discutere delle convergenze, bisogna immaginare gli strumenti bisogna "contare" a Roma e bisogna far pesare il Piemonte, ma il Piemonte pesa poco e in modo non sufficiente o non su tutto. Altrimenti non diamo risposte.
Lasciate perdere la vecchia crisi, lasciamo perdere la retorica che siamo stati una grande regione industriale, lasciamo anche perdere le differenze perché il Piemonte non è tutto uguale. Gran parte degli Assessori di questa Giunta viene da altre province piemontesi che non sono dell'area metropolitana di Torino, ma è Torino che abbassa il PIL del Piemonte: è abbastanza chiaro? È Torino e la sua area metropolitana. Ricordo 11 mila euro di reddito di differenza di PIL pro capite tra gli abitanti della provincia di Varese e gli abitanti della provincia di Torino: è abbastanza chiaro dov'è la povertà? Stasera lo ricorderà anche l'Arcivescovo di Torino al Sindaco e al Presidente della Regione, che speriamo abbia finito il colloquio con il Presidente Mattarella, ma sono sicuro che sarà presente stasera.
Detto questo, abbiamo bisogno di strumenti specifici, altrimenti le crisi industriali non finiscono. Quelle di cui avete parlato oggi - la LEAR in testa - sono le vecchie crisi, è la coda del vecchio ciclo riorganizzativo.
Quello nuovo è iniziato nelle filiere commerciali. È chiaro che il 50 della componentistica italiana, 80 mila addetti, è collocata in Piemonte quindi 40 mila addetti? È chiaro che è arrivata una lettera dalla multinazionale Stellantis in cui si dice che devono collocare l'80% del fatturato in paesi low cost, cercando un alleato in paesi low cost preferibilmente indiano o asiatico? A primavera arriverà il conto. Ricordo che la Germania si è fermata ricordo i problemi che avete descritto, ricordo la crisi del Mar Rosso.
Un'importante azienda della nostra regione che produce pneumatici - potete scegliere, ce ne sono due - ha seri problemi perché non arriva più la gomma, banalmente perché le navi devono circumnavigare l'Africa. Anche questo avrà degli effetti. Le tre settimane di cassa integrazione annunciate a Mirafiori ieri ci dicono che se i tedeschi e i francesi non mettono gli incentivi, non si venderà neanche la 500 elettrica (si vendeva prevalentemente in Germania; alle flotte, così ci capiamo).
Abbiamo bisogno di uno strumento. È certo che la Regione, con l'unità di crisi e suoi funzionari, accompagna le crisi, ma quando si arriva a quel punto, si è molto vicini all'estrema unzione. È chiaro? Quando si arriva lì, si fa un percorso inevitabile: per fortuna abbiamo gli ammortizzatori.
In Italia abbiamo il campione italiano di ammortizzatori: lo stabilimento di Mirafiori con 14 anni di cassa integrazione consecutivi. I più anziani come me si ricorderanno la Singer, ma con Mirafiori siamo oltre. Ripeto, 14 anni di cassa integrazione (siamo al quattordicesimo anno).
Non possiamo ripetere la stanca retorica che dobbiamo difendere il sistema industriale, qui bisogna ricostruirlo. È abbastanza chiaro che bisogna ricostruirlo? Altrimenti gli effetti sociali, diversi nel Piemonte.
Il Cuneese, che il Presidente della Regione e altri Assessori conoscono benissimo, se fosse sganciato dal Piemonte, avrebbe un PIL superiore al Veneto. È chiaro? È sufficiente? Non abbiamo un solo Piemonte, ma diversi ed è per questo che abbiamo bisogno di uno strumento specifico che dialoghi con il Governo nazionale, che pretenda, che dialoghi con l'Europa. Il campionato vero è quello, non basta il campionato nazionale. Bisogna fare il censimento delle risorse disponibili, bisogna concentrarle.
Fatemi fare un'ultima battuta e poi mi taccio. Non possiamo continuare ancora per molto a usare l'università e il Politecnico, per ritardare i processi di dismissione. Ci sono la Facoltà di ingegneria dell'automobile a Mirafiori e la Cittadella dello spazio, ma bisogna verificare gli investimenti pubblici e chi li ha fatti (prevalentemente il Politecnico) e verificare gli investimenti privati e chi li sta facendo (molto pochi).
Occhio a non vendere ottone per oro.
Sono presenti molti rappresentanti pubblici politici, uomini e donne, che s'impegnano per l'interesse comune e collettivo, ma tutti noi siamo seduti sul fatto che molti amministratori sono eletti da un terzo dei cittadini della nostra regione, se togliete l'astensione e la non partecipazione al voto. Questo è un problema non irrilevante per la salute di una democrazia che passa anche attraverso la capacità di dare risposte ai bisogni e alle domande dei cittadini.
Noi ci occupiamo dei più deboli, dialoghiamo con gli imprenditori che ancora ci provano - e ce ne sono - ma guardate che servono strumenti straordinari ed eccezionali. Basta con la nobiltà decaduta del Piemonte o dell'area torinese! Riconosciamo la malattia e affrontiamola, perché alla nostra gente non possiamo dire che il futuro è nella cassa integrazione negli ammortizzatori sociali e nell'assistenza. Noi abbiamo bisogno di risposte. Penso che ci sia bisogno di una risposta nazionale, ma la risposta nazionale arriva se il Piemonte si muove. Una risposta che non arriverà perché negli ultimi vent'anni sono passati tutti i colori politici alla Presidenza del Consiglio, al Governo nazionale e non mi sembra.
La nostra crisi ha origine vent'anni fa, non è iniziata sei mesi fa. Forse arriverà qualcosa di nuovo, ma sono passati tutti i colori politici dal Presidente del Consiglio ai Ministri competenti. O il Piemonte si fa sentire, oppure non credo che Roma si preoccuperà del Piemonte. Un esempio fu il campione dei tecnici Mario Draghi. Cosa disse all'ex Sindaca Appendino? "Non sapevo che eravate messi così male". Andate a cercare le dichiarazioni registrate dagli ottimi giornalisti e giornaliste di questa città.
I dati fondamentali, purtroppo, non sono cambiati. Per questo penso che nel rispetto che noi dobbiamo a voi, e che io ho, si debba rispetto anche alle persone che rappresentiamo.
Grazie.



PRESIDENTE

Lascio la parola a Cristiano Gatti, Vicepresidente di Confartigianato Piemonte.



GATTI Cristiano, Vicepresidente Confartigianato Piemonte

Buongiorno a tutti.
Esprimiamo il nostro sentito ringraziamento al Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte, Stefano Allasia, per l'invito alla partecipazione all'incontro odierno. Le Organizzazioni regionali di rappresentanza dei comparti dell'Artigianato e del Commercio, Turismo e Servizi oggi sono qui presenti nel loro Comitato di Coordinamento.
La crisi di medie e grandi aziende, che per la sua dimensione coinvolge un numero significativo di lavoratori, ha un immediato riverbero in tutte le imprese della catena di fornitura diretta e dei servizi, che spesso è costituita da micro e piccole imprese dei settori dell'industria e dell'artigianato, dei trasporti e logistica e del commercio.
Le problematiche dirette che si ripercuotono su tali imprese si aggiungono alle difficoltà che le stesse stanno già attraversando in ragione dei diversi contesti in cui operano e delle componenti che le contraddistinguono. Parlare, quindi, della sola crisi della grande impresa è un errore e i dati relativi al rapporto nati-mortalità delle imprese artigiane e commerciali lo dimostrano.
Infatti, se osserviamo i dati del periodo 2022-2012 si può rilevare che, per il comparto dell'artigianato, a parte l'anno 2022 (+480, ultimo dato annuale disponibile) e l'anno 2021 (+1.271) che hanno avuto un saldo positivo per l'effetto rimbalzo post pandemico, si è registrato un saldo negativo complessivo di -15.117 imprese.
Anche per i settori del commercio e della somministrazione (ristoranti, bar, ecc.) nel periodo 2022-2012 si è registrata una gravissima riduzione della base imprenditoriale, posto che il commercio al dettaglio ha registrato un saldo negativo pari a -24.715, mentre la somministrazione ha presentato un saldo negativo pari a -11.762.
A tal riguardo, ci preme evidenziare come nonostante negli ultimi anni sia cresciuta l'attenzione della Regione nei confronti delle micro e piccole imprese, sussistono ancora difficoltà nel predisporre adeguate politiche economiche e di sviluppo parametrate sulle reali necessità delle imprese da noi rappresentate, che tengano altresì conto delle loro dimensioni e della snellezza e semplicità richieste delle procedure.
Parliamo di imprese che costituiscono il 99,3% del tessuto imprenditoriale operante in Piemonte con il 58,18% degli addetti e pertanto rappresentano la vera spina dorsale del tessuto produttivo piemontese ed italiano.
Le previsioni occupazionali di Unioncamere Piemonte con le assunzioni previste dalle imprese piemontesi per gennaio 2024 confermano il ruolo di pilastro delle micro e piccole imprese per l'economia piemontese.
Considerando, infatti, i dati del trimestre gennaio-marzo 2024 emerge come siano sempre i servizi a formare la fetta più consistente della domanda di lavoro con 61.150 entrate, il 63,7% del totale (3.230 unità in più rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente). La manifattura prevede 34.790 entrate, generando il 36,3% della domanda totale e segnando un aumento di circa 1.070 unità rispetto al periodo gennaio-marzo 2023.
Tra i servizi, il comparto che assorbirà la fetta più rilevante delle 95.940 entrate previste nel trimestre gennaio-marzo 2024 è quello dei servizi alle persone, con 13.320 ingressi (13,9% del totale), seguiti dal commercio, con 12.730 entrate e una quota del 13,3% del totale e dai servizi di alloggio e ristorazione, servizi turistici, per cui le imprese intervistate presumono di dover effettuare 10.600 assunzioni (l'11%).
Tale incidenza delle micro e piccole imprese nell'economia piemontese non è solo espressione di una mera valenza alla quale ricondurre sistematicamente una maggiore attenzione da parte del decisore politico (e di per sè questa dinamica dovrebbe già essere sufficiente per giustificare le ns. rivendicazioni che sono quelle delle nostre imprese rappresentate), ma dà il senso della ricchezza di valori etici, morali economici e sociali che tali imprese portano con sé.
Intanto, va sgomberato il campo dal luogo comune in cui purtroppo spesso si cade quando ci si riferisce al mondo delle imprese dell'Artigianato e del Commercio, Turismo e Servizi: tali imprese, pur nelle loro talvolta ridotte dimensioni, non devono più essere ricondotte a definizioni semantiche negative quali "botteghe" o "laboratori" ma sono soggetti imprenditoriali a tutti gli effetti al pari delle imprese di maggiori dimensioni, con donne e uomini che gestiscono e organizzano beni, servizi, mezzi, personale, macchinari, impianti e attrezzature.
Non va, inoltre, sottovalutato il ruolo di tali imprese nella tenuta dell'intero sistema economico, in particolare nei periodi di crisi. La forte resilienza dimostrata dalle micro e piccole imprese ha, infatti, in questi anni permesso al "sistema" di resistere agli shock che si sono susseguiti. Le sole medie e grandi industrie non avrebbero, infatti permesso un percorso di ripresa come quello che, pur con grande difficoltà, stiamo vivendo.
Va, inoltre, ricordato in questa sede il fondamentale ruolo sociale svolto nelle aree urbane, rurali e montane dalle nostre imprese sulle quali spesso ruotano l'economia locale e la ricchezza dei territori locali.
Dobbiamo poi evidenziare un altro aspetto a cui spesso non si dà la dovuta attenzione: il mondo delle imprese dell'Artigianato e del Commercio, del Turismo e dei Servizi, ha storicamente rappresentato uno sbocco occupazionale di molti lavoratori fuoriusciti dal sistema industriale, in assenza del quale non si sarebbe trovata un'alternativa valida di stabile occupazione. E già questa circostanza dovrebbe sensibilizzare il decisore politico a prestare un'attenzione ben maggiore ai mondi che rappresentiamo.
Infine, se è vero come è vero che le imprese dell'industria sono esposte in misura forse più evidente rispetto agli andamenti ciclici negativi, aggravati ulteriormente dall'instabilità economica mondiale dalle guerre e dall'incertezza del medio termine, e se è vero che le difficoltà e i problemi che stanno attraversando le imprese dell'Artigianato e del Commercio, del Turismo e dei Servizi spesso non fanno notizia e che certamente hanno una natura diversa rispetto a quella delle grandi aziende, rimangono comunque di una entità tale da giustificare adeguata pari attenzione, se non addirittura maggiore per le ragioni che in sintesi abbiamo poc'anzi esposto.
Allora, presentiamo di seguito in maniera sintetica le nostre principali richieste e gli ambiti di maggiore criticità, che portiamo all'attenzione del Consiglio Regionale del Piemonte nell'auspicio che vengano valutati con le dovute attenzione e considerazione, a cui dovranno seguire provvedimenti che nell'ambito delle proprie legittimità e competenze lo stesso Consiglio potrà adottare, a partire dalla legge di Bilancio di previsione finanziario 2024-2026, in relazione ai quali diamo sin d'ora la nostra più ampia disponibilità a collaborare per la relativa definizione.



OSSERVAZIONI E PRINCIPALI PROPOSTE PER L'ARTIGIANATO, IL COMMERCIO

IL TURISMO E I SERVIZI Sostegno finanziario e agevolazioni.
È fondamentale fornire alle micro e piccole imprese agevolazioni fiscali, accesso al credito agevolato e incentivi per l'innovazione tecnologica, al fine di rafforzarne la competitività senza la quale il tessuto produttivo risulterebbe notevolmente indebolito.
Adattamento delle politiche economiche.
È necessario adeguare le politiche economiche, finora orientate principalmente verso l'industria, per affrontare le esigenze e le sfide specifiche delle imprese di piccole dimensioni, riconoscendo il loro ruolo fondamentale nella costruzione e nel mantenimento dell'economia regionale.
Per rafforzare la competitività delle imprese dell'artigianato, del commercio, del turismo e sei servizi è necessario che le politiche regionali dedicate a tali settori (es. Botteghe scuola, Eccellenza artigiana, distretti del commercio, LR 18/99 per le imprese ricettive) si caratterizzino per adeguatezza di risorse e per continuità nel corso del tempo, oltre che per bandi appositamente costruiti sulle loro esigenze.
In tale prospettiva le Academy di filiera dovrebbero integrarsi con le altre misure regionali dedicate al contrasto alla crisi, al sostegno agli investimenti e alla qualificazione delle imprese.
Incremento dell'attrattività dell'Artigianato e del Commercio.
Implementare misure che favoriscano l'attrattività verso i settori dell'Artigianato, del Commercio, del Turismo e dei Servizi attraverso iniziative come l'orientamento professionale, la promozione del raccordo scuola/lavoro, l'adozione di programmi di alternanza scuola/lavoro.
Aggiornamento della normativa regionale del settore commercio.
La legge regionale del commercio n. 28/1999 necessita di una revisione organica, che tenga conto dei cambiamenti socio-demografici della concorrenza delle grandi piattaforme internazionali del commercio online, dell'esigenza di rigenerare e riqualificare i centri urbani delle politiche ambientali rivolte a migliorare la qualità dell'aria. In parallelo, analoga attenzione deve essere riservata alla programmazione urbanistico-commerciale e a quella delle aree mercatali.
Sviluppo delle competenze e digitalizzazione.
Investimenti mirati in programmi formativi e iniziative di digitalizzazione per sostenere queste imprese nell'acquisizione di competenze e nell'adattamento alle nuove tecnologie, migliorando così la loro competitività sul mercato.
Valorizzazione del Made in Piemonte.
Promuovere attivamente il marchio "Made in Piemonte" per valorizzare e rendere più visibili i prodotti locali, creando opportunità di mercato e favorendo la crescita delle micro e piccole imprese nell'ambito della produzione e della commercializzazione.
Finanziamenti FESR differenziati.
Proporre finanziamenti agevolati e a fondo perduto nell'ambito del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), destinando una quota specifica alle micro e piccole imprese e un'altra alle medie e grandi imprese, come alternativa al "calderone unico". Questa differenziazione può garantire un sostegno più mirato alle realtà imprenditoriali di diversa dimensione.
Attrazione di talenti universitari.
Promuovere interventi mirati per incentivare gli studenti universitari, sia italiani che stranieri, a scegliere il Piemonte come destinazione per avviare la propria carriera professionale ed imprenditoriale una volta laureati. Questi interventi potrebbero comprendere misure di sostegno abitativo e promozione dell'attrattività del sistema Piemonte.
Intervento per superare mismatch nel mercato del lavoro.
Per superare la distanza tra domanda e offerta di lavoro, con particolare riguardo ai settori delle costruzioni, della meccanica, della ristorazione, della somministrazione e quello ricettivo, si ipotizza un progetto regionale che veda coinvolta in via prioritaria l'Agenzia Piemonte Lavoro, insieme ai sistemi organizzativi delle Associazioni rappresentative delle imprese, rivolto alla formazione e ricollocazione delle persone in uscita dal mondo lavorativo per situazioni di crisi.
Tale progetto dovrebbe fare leva sia sulle politiche attive, sia su misure di incentivo economico alla ricollocazione presso le aziende.
Sgravi fiscali per il passaggio generazionale.
Introdurre sgravi fiscali per agevolare il passaggio generazionale nelle imprese artigiane e commerciali, facilitando così il trasferimento di competenze e il mantenimento della continuità aziendale tra le diverse generazioni (ad es: sgravi su l'Irap).
Rimodulazione delle prestazioni occasionali.
E' necessario farsi parte attiva nei confronti del Governo per rendere maggiormente fruibile la gestione dei contratti di prestazione occasione (ex voucher oggi PrestO). I voucher hanno rappresentato una modalità flessibile per lo svolgimento di lavori occasionali, offrendo un sistema di retribuzione adatto a situazioni non continuative agevolando sia i lavoratori sia i datori di lavoro, contribuendo ad integrare nel mercato del lavoro persone che altrimenti avrebbero difficoltà ad accedervi in contesti caratterizzati da picchi di lavoro che non permettono l'inserimento con contratti a tempo determinato.
Sostegno nuove imprese commerciali nelle aree urbane.
Seguendo il modello della misura MIP - Mettersi in Proprio del Fondo Sociale Europeo, per contrastare la desertificazione commerciale in atto sia nelle aree centrali sia nelle aree periferiche delle città è importante attivare una misura rivolta a sostenere l'apertura di nuove attività commerciali, con caratteristiche tali da completare l'offerta commerciale già esistente.
Rafforzamento delle strutture degli Uffici regionali.
Per attuare le politiche regionali e realizzare le riforme legislative necessarie, è fondamentale rafforzare la struttura degli uffici regionali preposti ai settori dell'Artigianato, del Commercio, del Turismo e dei Servizi.
Ripristino degli Osservatori Regionali.
Si propone la restituzione degli Osservatori Regionali dell'Artigianato e del Commercio, istituti che possono svolgere un ruolo fondamentale nel monitoraggio, nella raccolta dati e nell'analisi delle dinamiche e delle esigenze specifiche dei settori. Questo permetterebbe la migliore comprensione delle realtà imprenditoriali e l'adozione di politiche più mirate.
Conclusioni.
Queste proposte di intervento mirano a fornire soluzioni concrete per affrontare le sfide e a sostenere lo sviluppo dell'Artigianato, del Commercio, del Turismo e dei Servizi nel contesto regionale. Il coinvolgimento e l'interazione con le istituzioni sono fondamentali per implementare strategie efficaci e sostenibili che favoriscano la crescita economica e sociale del Piemonte.
Rinnoviamo la nostra disponibilità a ulteriori approfondimenti e a collaborare per tradurre queste proposte in azioni concrete a beneficio della nostra comunità imprenditoriale.



PRESIDENTE

Grazie, dottor Gatti.
Adesso lascerei la parola al dottor Dimitri Buzio, Presidente di Legacoop Piemonte e Alleanza delle cooperative del Piemonte.



BUZIO Dimitri, Presidente Legacoop Piemonte e Alleanza delle cooperative del Piemonte

Buongiorno a tutte e a tutti.
Molto è stato detto e quindi non mi dilungherei, essendo la cooperazione una forma di impresa che attraversa tutti i settori, su alcuni aspetti e non aggiungerei altro rispetto a quanto è stato detto e quello che coinvolge, come vi dicevo prima, in maniera trasversale il nostro mondo.
Partirei però con una suggestione e una preoccupazione.
La suggestione è rispetto al ruolo che può svolgere il mondo della cooperazione rispetto ai temi della crisi di impresa.
Ricordo che la cooperazione nasce come strumento di politica attiva del lavoro e io credo, come abbiamo visto anche recentemente in alcuni giornali e testate nazionali, che gli strumenti dei workers buyout, cioè di imprese rigenerate dai lavoratori, possano in alcuni casi essere un utile strumento per garantire la continuità occupazionale, risolvere il tema della crisi di impresa e dare continuità e presenza della filiera in tessuto produttivo importante per il nostro territorio.
Quindi, per noi è importante (questa è la suggestione) che nelle UGL sia presente un nostro rappresentante, una figura che noi possiamo sostenere nella formazione, nella conoscenza del nostro mondo, che spesso rischia di essere poco conosciuto rispetto a questo tema e a questa soluzione.
Lo dico perché in questi anni abbiamo svolto questa funzione e abbiamo soggetti recuperati e imprese recuperate, però per rappresentare una soluzione vera e propria non possiamo avere solo alcuni esempi, ma dobbiamo sistematizzare questo strumento e renderlo come un'opportunità. Spesso la cooperazione viene incontrata dai lavoratori o dai consulenti che in quel momento seguono la crisi di impresa nell'ultimo secondo, forse, troppo tardi e forse avremmo potuto raccontare, se è strutturato in maniera diversa, maggiori casi di successo, per renderlo un elemento di eccellenza rispetto a due grandi temi, quello della crisi di impresa, di cui stiamo parlando oggi, ma anche quello del passaggio generazionale.
Lo dico perché l'Alleanza delle cooperative, che in questo momento rappresento come Presidente pro tempore, nel 2021, con l'Assessore Chiorino, ha sottoscritto un protocollo d'intesa e su questo noi vogliamo lavorare, ritenendolo uno strumento importante e significativo, affinch possa mettere insieme sia le parti datoriali, che spesso vengono rappresentate, sia i lavoratori che in quel momento non si devono trovare come unica soluzione la cassa integrazione, ma possono tentare di avere anche un ulteriore speranza di mantenere il proprio posto di lavoro nel loro territorio e nella loro comunità, perché quando chiude quell'impresa chiude non soltanto quell'impresa, ma tutta la filiera, come abbiamo più volte ricordato, che attorno a quei paesi e a quelle comunità vivono.
Lo dico perché nei casi di workers buyout che abbiamo avuto la possibilità di seguire con successo, spesso queste comunità sono prealpine; le zone dove una volta si insediavano storicamente le nostre imprese, quindi, sono tutte micro factory town e chiudere quella fabbrica e chiudere quell'azienda significa far morire quella comunità.
La preoccupazione. Visto che parliamo di criticità, in questo momento vediamo che un'opportunità, come tutte le cose, può essere anche un elemento di criticità e crediamo che il segmento della life science sia un segmento importante di sviluppo e di crescita anche occupazionale.
Prima Carretti della CISL ha parlato del tema del socioassistenziale, ma io aggiungerei, oltre al tema del socioassistenziale, la formazione e i servizi sanitari, tutti temi che avranno un significativo impatto nel futuro in cui la cooperazione gioca un ruolo di protagonista. Se però non cambiamo paradigma, il rischio è che quell'universalità del servizio, quel sistema, a fronte di costi crescenti, anche di costo del lavoro, non saranno più garantiti e l'impatto solo per il mondo della cooperazione significa circa 4.000 posti di lavoro.
Non avremo più il problema di dire che mancano figure professionali, ma il rischio sarà che troveremo figure per cui la riorganizzazione prevedrà un ulteriore taglio orario, quindi, un part-time involontario, e stiamo parlando di lavoro povero o pre-povero o, nel caso in cui questa crescita non venga accompagnata con risorse adeguate dagli Enti locali, il rischio è di avere dai 2.000 ai 4.000 posti di lavoro in meno; di fronte a un incremento della domanda, perché avremo sempre di più bisogno di servizi socioassistenziali, educativi e integrazioni sanitarie, per tutto quello che è stato detto prima, sarà un rischio concreto.
Noi l'ottica della crisi, come sempre, non vogliamo affrontarla quando è troppo tardi, ma vogliamo dichiararla nei tempi e nei modi che dovranno essere affrontati, certi che la Regione e gli Enti locali su questa partita vorranno accompagnarci e aiutarsi per trovare delle soluzioni, perché la cooperazione è collegata, come dicevo prima, alla comunità e noi insieme abbiamo la volontà di ritrovare soluzioni con la parte sindacale, perché i nostri soci sono lavoratori, con la parte imprenditoriali, che assieme a noi sono generatori di posti di lavoro e di occupazione, e con le istituzioni che governano quelle comunità.
Noi ci siamo, come sempre, per dare il nostro contributo.
Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE VALLE



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al Direttore di IRES Piemonte, Angelo Robotto.



ROBOTTO Angelo, Direttore IRES Piemonte

Grazie al Vicepresidente, grazie al Consiglio per avere invitato IRES e grazie, Assessore, e buongiorno a tutte a tutti.
Effettivamente, molte cose sono già state dette, quindi il mio speech sarà breve.
Cercherò di toccare qualche punto tra i tanti, perché è chiaro che la tematica è assolutamente, delicata e sfaccettata.
Bisogna traguardare e non c'è certamente il tempo oggi per fare un'analisi compiuta di tutto il passato e poi ragionare sul futuro, però propongo qualche spunto, sempre tenendo in considerazione e, forse, potrei già chiudere dicendo che IRES Piemonte è l'ente, istituito proprio dalla provincia di Torino dal 1958, che continua a esserci ed è disponibile per tutti, quindi siamo disponibili per fare approfondimenti.
Un flash sul mercato del lavoro.
Nel 2023, l'occupazione è cresciuta dell'1% circa rispetto al 2022 e ha recuperato i livelli del 2019, inoltre, diminuiscono ulteriormente i disoccupati (meno 3,6%) rispetto al 2022 e le forze di lavoro potenziali (meno 25%), ossia le persone disponibili a lavorare, ma non attive sul mercato.
È stato citato il tema della dinamica demografica, altro aspetto che va tenuto in considerazione per il lungo periodo. La popolazione in età da lavoro è diminuita del 2,2% rispetto al 2019 e i minori under 14 del 7,2%.
Questi sono dati che ci portano a riflettere sul fatto che la quota di occupati di sessant'anni e oltre è raddoppiata, mentre un autonomo su cinque ha ormai più di sessant'anni.
Un flash, quindi, sul tema demografico lo lascio a sistema.
Facciamo anche un breve accenno - ne hanno già parlato, ma do un dato sulla formazione.
Bene la formazione e bene le Academy. Le Academy hanno consentito di avere una relativa stabilità della cosiddetta inadeguatezza dei candidati: 12 degli ingressi previsti. Innalzando la formazione, riusciamo anche a mitigare gli effetti del calo demografico.
Il tema si rincorre, perché quello che ho poc'anzi sottolineato va a riflettersi anche sul reperimento di personale.
Sul tema dell'industria è chiaro che la variazione cumulata di occupati per settore mostra un dato negativo su tutto il settore legato alla filiera dell'automotive. Di questa problematica, in mattinata, è già stato detto.
Sono dati pubblicati da Ires e oggetto di approfondimento e riguardano tutti i settori del manifatturiero e dei servizi. Ne cito alcuni a titolo di esempio: produzione di mezzi di trasporto, attività metallurgiche fabbricazione di prodotti in metallo, articoli gomma e materie plastiche mostrano nel tempo una diminuzione del numero di addetti Certo, ci sono luci e ombre. Le ombre sono le prospettive future, su cui pesano fattori esogeni (pandemie, guerre, attacchi al livello internazionale), aspetti che impattano, ad esempio, sul settore dell'automotive (l'indotto è già stato citato). Inoltre non è da trascurare il tema delle incertezze normative, anche a livello europeo. Parliamo, mi si permetta, di un tema che mi ha visto più di una volta in questi Consigli relazionare sull'ambiente sulla qualità dell'aria. Ampio è il ragionamento da sviluppare e lo lascio come spunto.
Ci sono poi le luci. Ragioniamo sull'economia piemontese che si diversifica, si è diversificata e deve diversificarsi. Parliamo di distretti industriali e del sistema, ad esempio, della moda piemontese. Il distretto tessile di Biella vede un più 12,1% di export (primo semestre 2023 sul primo semestre 2022): 2,2 miliardi di euro; parliamo dell'oreficeria, già citata, nel distretto di Valenza, con un aumento dell'11,3% dell'export.
Il tema andrebbe approfondito, ma si evince come i distretti piemontesi mostrino un'elevata specializzazione in tutte le fasi della filiera, con aspetti altamente innovativi. Il tessile, per esempio, nel momento in cui produce tessuti per l'aerospazio, fa un'economia veramente circolare ad ampio spettro.
Chiudo con un accenno alla capacità anche della logistica.
La logistica è fondamentale per rendere il nostro Piemonte sempre più attrattivo e sempre centrale. Sono al rush finale i lavori di uno dei due corridoi europei con il conseguente impatto sugli aspetti logistici e retroportuali: cito il Terzo Valico dei Giovi (i primi 8,5 chilometri del Terzo Valico sono stati inaugurati), e quel che ne consegue per lo scalo di Rivalta Scrivia,. Grazie a queste opere infrastrutturali aumentano la competitività e il valore dei nodi intermodali importanti e crescono soprattutto in prossimità di questi assi- ma non solo- gli investimenti immobiliari nella logistica..
Mi fermo perché tantissimi sarebbero i punti ancora da affrontare e approfondire e vi ringrazio, rimanendo a disposizione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola Isabella Antonetto, responsabile dell'area capitale umano di Confindustria e poi apriamo gli interventi dei Consiglieri.



ANTONETTO Isabella, Responsabile Area Capitale Umano Confindustria

Buongiorno.
È sempre difficile parlare per ultimi per due motivi: uno, perché è già stato detto tutto quello che si poteva dire; due, perché l'attenzione del pubblico cala un pochino ed è normale, sono la prima che oltre un certo limite incomincia a distarsi, quindi cercherò di essere davvero concisa veloce e spero anche un pochino efficace.
Non richiamo, quindi, tutti i dati sullo scenario economico che mi ero preparata (due pagine), ma ne citerò solo due. Ci tenevo a sottolineare che questi dati derivano dalla nostra indagine congiunturale; un'indagine che rispetto a tutte le altre che fotografano lo stato passato, cioè quello che è successo, ha capacità previsionale, perché registra il saldo ottimisti pessimisti nelle previsioni delle imprese. Anticipa, quindi, quello che succederà.
In trent'anni di elaborazione d'indagine congiunturale, abbiamo sempre azzeccato, quindi è un'indagine capace di anticipare il futuro dell'economia. Purtroppo confermo i dati di uno scenario non ottimo; c'è una crisi molto più marcata nel settore della manifattura, che è rallentata da dati sui servizi, quindi fatta sintesi tra i due dati, la situazione è sostanzialmente stabile, ma emerge un qualche elemento di preoccupazione.
Tuttavia, volendo citare i dati positivi, perché fino adesso sono stati citati prevalentemente quelli negativi (per carattere, cerco di essere sempre positiva). Voglio citare quello del livello degli investimenti, che è davvero molto significativo, e il tasso di utilizzo degli impianti.
Questi due dati sono stabili, quindi significa che, comunque, le imprese hanno voglia di andare avanti e cercheranno di farlo con, ovviamente l'aiuto della politica, che è importantissima e a cui non possono rinunciare.
Segnalo, tuttavia, una forte differenza, oltre che tra manifattura e servizi, anche tra la situazione dimensionale delle imprese, quindi le imprese un po' più grandi (intendo per tale quelle sopra i 50 dipendenti) che hanno delle previsioni più ottimistiche rispetto a quelle di dimensioni più ridotte.
Cito anche un'altra ricerca che abbiamo fatto con la straordinaria collaborazione di Regione Piemonte, IRES Piemonte e l'Agenzia Piemonte Lavoro che davvero desidero ringraziare di cuore, perché il rapporto è stato veramente significativo. Eravamo partiti da una considerazione che è sulla bocca di tutti e che non è assolutamente nuova, quella che siamo un'Italia vecchia, ma il Piemonte ancor di più, forse e tristemente volevamo andare a indagare l'incidenza degli over 60 nella popolazione degli occupati, dei lavoratori. Ebbene, purtroppo, la nostra sensazione è stata confermata: in dieci anni il numero degli over 60 è raddoppiato. Over 60, ovviamente, sono quelli che, con tutta probabilità, sono ancora occupati, ma che smetteranno nei prossimi anni di lavorare, andranno in pensione e quindi alzeranno i livelli di mismatch domanda e offerta di lavoro che nelle nostre regioni sono già significativi.
Questo è particolarmente significativo nel mondo della pubblica amministrazione, ma anche nel mondo più vicino al mio, che è quello dell'industria e della manifattura. Voglio citare il caso più significativo, che è quello della logistica, peraltro un settore in crescita, com'è stato già richiamato negli interventi che mi hanno preceduto. Un settore in crescita, che ha un livello di occupati over 60 che in dieci anni è quasi triplicato, passando dal 3% all'8,4%, sicuramente un elemento da tenere in considerazione in tutti gli interventi che bisognerà attuare per supportare questo settore.
Il mismatch, domanda e offerta di lavoro, non è solo più un problema qualitativo, ma anche, e sempre di più, un problema quantitativo. Pensiamo che negli ultimi due anni il mismatch quantitativo è passato dal 13,9% al 27,5%, quindi è raddoppiato.
Quali sono le possibili soluzioni per fronteggiare questa situazione di difficoltà? Non di recessione, ma di difficoltà. Tutte le iniziative di politica industriale a supporto delle imprese e del lavoro in genere. Molte sono già state citate, io le richiamerò solo per titoli per esigenze di celerità. Tutte le iniziative che sono in grado di alzare la natalità quindi alzare il numero dei giovani che, a breve e adeguatamente formati entreranno nel mondo del lavoro e favorire la conciliazione vita-lavoro, in particolare nella popolazione femminile che spesso rinuncia a lavorare per esigenze di dover accudire bimbi e molte volte anziani. Queste iniziative hanno il duplice vantaggio che, oltre ad alzare l'occupazione femminile alzano anche il numero dei giovani, quindi i futuri nuovi lavoratori.
Poi tutte le politiche attive per la formazione. La formazione è il pilastro, davvero lo strumento cardine, lo strumento principe.
Cito ancora un ultimo dato che viene da una ricerca che abbiamo fatto come OBR- Piemonte, che è l'articolazione regionale di fondi e impresa. Secondo la nostra ricerca, se tutte le imprese in Piemonte facessero formazione, il PIL regionale salirebbe di mezzo punto percentuale: questo significherebbe quasi 11 mila occupati in più all'anno.
La formazione è la strada principe e quindi tutte le iniziative per le upskilling e il reskilling delle persone e dei lavoratori. Benissimo lo strumento delle Academy di filiera, che hanno la grande capacità di lavorare con le imprese, non solo per le imprese, ma con le imprese. Le imprese sono chiamate a partecipare alla selezione degli allievi progettare la formazione e realizzare la formazione. Questa è veramente la svolta. In questo modo, siamo sicuri di garantire un percorso formativo che sia davvero quello di cui le imprese hanno bisogno.
L'ho detto spesso, e lo dico anche oggi, in Piemonte siamo fortunati, siamo un sistema e lavoriamo in stretta collaborazione tra parti sociali, regioni e tutti gli attori e gli stakeholder coinvolti. Ben venga anche l'unità di crisi regionale, in cui dalla slide che ho visto - purtroppo non ho potuto partecipare alla riunione tecnica - ci sono davvero tutti i soggetti coinvolti. Sederci a un tavolo, confrontarci e ragionare insieme per mettere in campo, progettare e poi realizzare quelle iniziative di politica industriale di cui dicevo, è davvero la strada giusta per contrastare questi momenti di difficoltà affinché questa crisi diventi una recessione.
Un ultimo piccolo suggerimento. Per nostra cultura, noi piemontesi facciamo tante cose e spessissimo le facciamo anche molto bene, ma spessissimo purtroppo, sono poco conosciute. Lo dico assumendomi la mia responsabilità è una mia posizione, ma credo sia così anche per gli altri soggetti - ma di tutte queste iniziative che sono attuate, progettate e realizzate poi molto spesso le imprese non vengono a conoscenza. Ancora adesso, quando chiedo ad alcune imprese cosa pensano delle Academy, mi chiedono che cosa sono. Questo è davvero triste. Impariamo, oltre a fare bene, anche a comunicare bene e a promuovere affinché questi strumenti, oltre che buoni vengano anche utilizzati: solo così raggiungeranno il risultato per cui tutti insieme li abbiamo progettati.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Apriamo il dibattito ai Consiglieri. Il primo a chiedere di intervenire è il Consigliere Giorgio Bertola, Presidente del Gruppo Misto - Europa Verde.
Ne approfitto per fare una richiesta, visto che alcuni colleghi l'hanno richiesto. In diversi interventi si è fatto riferimento a studi e documenti, come in quest'ultimo intervento: se possono pervenire alla Presidenza, verranno poi messi a disposizione di tutti i colleghi.
Prego, Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti e a tutte.
Non è facile intervenire dopo così tanti interventi che, se da una parte sono stati molto utili e interessanti, dall'altra hanno portato spunti che inducono leggermente a modificare o a integrare gli interventi che una persona può essersi preparata.
Qualcuno ha parlato delle origini lontane di una crisi come questa; forse sarebbe troppo, ma potrebbe essere un punto di partenza. Questo chiaramente non è possibile farlo solo dal livello regionale o solo dal livello nazionale, perché bisognerebbe invertire la rotta anche rispetto a tutto ciò che ha portato, già dal 2008, queste crisi: la finanziarizzazione dell'economia, tutte le ideologie neoliberali, la redistribuzione del reddito che c'è stata dal basso verso l'alto. Sarebbe chiedere molto o forse, troppo.
Cercando di chiedere qualcosa in meno, però, possiamo pretendere che si inverta la rotta, nel nostro Paese e nella nostra Regione, rispetto alla deindustrializzazione. Sono molte le crisi aziendali cui si è fatto accenno questa mattina ed è chiaro che, pur prestando attenzione a tutti gli scenari, l'attenzione si è concentrata maggiormente sulla vocazione principale della nostra Regione, che è quella dell'automotive.
Sappiamo tutti che l'uscita da questa crisi non può essere come l'uscita dalle crisi dei decenni passati, quindi un'uscita che può essere legata a un aumento delle produzioni e dei consumi di massa. Se è vero questo, per è anche vero che comunque c'è del margine e c'è, visto che il nostro Paese l'Italia - e specialmente il Piemonte, che ha una forte vocazione per automotive - è scivolato all'ottavo posto in Europa per produzione di automobili. Siamo (dati 2022) a meno della metà di Francia e Slovacchia che non sono al primo posto, ma sono al quarto e quinto posto. Questo è un dato rilevante, quindi c'è ancora margine, se pensiamo o se vogliamo immaginare che finalmente si punti sulla transizione ecologica anche nel campo dell'automotive e per mantenere anche la nostra vocazione produttiva in questo senso.
Pertanto, è inaccettabile che Stellantis faccia il produttore di automobili all'estero e l'immobiliarista nel nostro Paese e nella nostra Regione. È ancora più inaccettabile che non solo si porti via il lavoro dopo aver preso tanto, perché - è già stato detto stamattina - per prendere la FIAT nelle sue varie declinazioni e nelle sue varie riorganizzazioni aziendali da questo Paese e da questa Regione ha preso molto. Si è parlato di anni e anni di cassa integrazione; adesso siamo a meno di 12 mila dipendenti a Mirafiori, buona parte sono in cassa integrazione. È stata annunciata una nuova cassa integrazione tra febbraio e marzo, che coinvolgerà più di 2.000 dipendenti.
Dicevo quindi che c'è margine, però bisogna contare (l'ha già detto qualcuno), dobbiamo contare come Paese e dobbiamo contare, come Regione nel Paese.
Quali sono le soluzioni? Si è detto un po' di tutto: cabine di regia tavoli permanenti. Facciamo qualcosa tutti. Io non voglio fare campagna elettorale, come hanno fatto altri questa mattina, ma facciamo qualcosa tutti. Non voglio attaccare il Presidente Cirio, perché stamattina ho appreso che non si può nemmeno attaccare il Presidente Cirio con la minaccia di vedersi togliere la parola, però facciamo qualcosa tutti insieme. Mi viene da dire, con un'espressione un po' colorita, "facciamo casino" come piemontesi, mettiamoci la maglia del Piemonte e facciamo qualcosa.
Certamente dobbiamo puntare a mantenere se non la piena occupazione, almeno dei livelli decenti di occupazione nella nostra regione, anche nel campo dell'automotive, cercando di evitare che produzioni importanti, come quella non solo della 500 ma della futura Panda elettrica, si vedano spostare in altri paesi, come la Serbia, o che addirittura, oltre a tutto quello che è già stato preso e oltre a portare il lavoro all'estero, Stellantis cerchi anche di portare via la componentistica, che è un altro settore importante della nostra regione, invitando i suoi fornitori a prendere accordi con paesi dove il lavoro costa meno.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola alla Consigliera Accossato, Presidente del Gruppo Liberi, Uguali e Verdi.



ACCOSSATO Silvana

Buongiorno, so di avere cinque minuti.
Credo che sia stato utile e importante svolgere questo Consiglio regionale aperto, con tutti i rischi di propaganda e di autoincensamento per la prossima campagna elettorale, che sappiamo esserci, però altrettanto con l'esigenza di ascoltare da parte di noi Consiglieri, di avere un momento pubblico organizzato di ascolto del settore sindacale, delle imprese e del mondo produttivo di questa Regione.
Almeno personalmente ho sentito con fatica l'impegno che abbiamo provato a prendere, soprattutto in questi ultimi mesi, di fronte alle crisi aziendali. Poi vi parla una collegnese che vive sul proprio territorio, un giorno sì e l'altro anche, l'informazione, la notizia di aziende dell'indotto e anche di altri settori che sono in difficoltà.
In Consiglio regionale il nostro impegno ha provato a portare queste istanze. Le voglio nuovamente citare, perché dietro a quei marchi ci sono centinaia di lavoratori e di lavoratrici, quindi è bene ricordarli. Penso alla Lear di Grugliasco, alla TA Connectivity di Collegno, all'azienda di Sant'Ambrogio di cui non ricordo il nome ma che è stata citata, oltre alla stessa incertezza che vive Microtecnica in questi giorni.
Almeno io, personalmente, ho sentito l'esigenza di fare un passo in più.
Probabilmente, se sapremo trarre insegnamento dalle cose che abbiamo ascoltato, questa svolta la possiamo indirizzare in qualche modo. Certo avremmo voluto che ad ascoltare con noi ci fosse il Presidente Cirio questo è indubbio, ma soprattutto il Governo o esponenti del Governo perché nella nostra scaletta erano anche indicati i Ministri competenti quantomeno mi aspettavo qualche delegato.
A questo punto, però, credo che ci tocchi, e lo diremo anche oggi nel Consiglio straordinario, e tocchi ancora di più agli esponenti della Giunta regionale, al Presidente, all'Assessore Tronzano, che ci ha raggiunti portare il Piemonte a livello nazionale, portare il caso del Piemonte e dell'industria piemontese a livello nazionale.
Da questo punto di vista, voglio proprio puntare il tema sulla crisi dell'automotive, perché credo che anche attorno a questo ci sia un po' tutto il resto della crisi e delle difficoltà, anche a fronte di alcune luci che, per fortuna, ci sono, perché la decadenza, la crisi di questo settore e della presenza dell'industria automobilistica nella nostra regione si porta con sé quella nuova povertà di cui stiamo parlando, perch non ci possono bastare i dati di migliore presenza nel settore dei servizi.
Sappiamo che i dati che ci sono stati forniti riguardano quasi sempre lavoro a tempo parziale, lavoro povero, lavoro sottopagato che, tra l'altro, molto spesso, riguarda proprio la componente femminile, che ancora di più è estromessa dal mondo del lavoro. Quindi il tema del rapporto con Stellantis è indispensabile.
Noi non possiamo permetterci che questa azienda abbandoni il nostro territorio, non possiamo accontentarci di un bellissimo spot televisivo che magari farà anche venire una lacrima agli occhi pensando com'era bello viaggiare sulla FIAT; io continuo a viaggiare su FIAT, però dobbiamo capire cosa Stellantis vuol fare a Torino e in Piemonte.
L'accordo tra la Regione Piemonte e Stellantis dovrebbe dirci cosa ha portato e cosa ha messo in campo, perché sappiamo che le politiche industriali si fanno quando da parte delle istituzioni sono messe a disposizione degli incentivi. Si tratta anche di dare del sostegno, ma bisogna capire cosa si ha in cambio e in cambio non ci potrà essere soltanto un hub della trasformazione e del riciclaggio delle batterie a saldo invariato per i posti di lavoro; anzi, vi è il rischio che, con l'invecchiamento della popolazione occupata di Stellantis, via via ci sia un saldo fortemente negativo.
Sto finendo il mio tempo. Dico soltanto che bisogna davvero fare massa critica e bisogna anche cambiare la visione, perché non si può alimentare una visione contro la transizione ecologica, contro l'elettrificazione della mobilità e poi, dall'altro, pretendere che ci siano posti di lavoro e occupazione in quel settore. Bisogna cambiare davvero la strategia e anche la narrazione. Bisogna poter dire che si può creare occupazione, allo stesso tempo, facendo una sana e giusta transizione ecologica.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Consigliera Monica Canalis, Vicepresidente della III Commissione.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente, e grazie a tutti.
Credo che questa mattina abbiamo visto due film; il film dell'Assessore Chiorino, che mi dispiace che non è più presente tra noi, che ha usato toni, a mio modo di vedere, troppo trionfalistici, toni di propaganda, toni di campagna elettorale che non si addicono al momento, anche tetro, che stiamo vivendo nella nostra Regione; poi abbiamo ascoltato gli interventi delle parti sociali, del tessuto produttivo, dei rappresentanti dei lavoratori che, invece, ci hanno presentato un Piemonte in sofferenza, non oso dire un Piemonte sul viale del tramonto, ma poco ci manca.
Non credo che quello che stiamo vivendo (stamattina, il tema era quello delle aziende in crisi) sia un elenco di casi isolati. Credo che si tratti invece di una vera e propria valanga che sta crescendo velocemente e che sia la premessa di un'onda lunga che arriverà nei prossimi mesi e prossimi anni. Questo ce lo dicono i dati economici, ce lo dice il contesto internazionale ce lo dice la crisi della Germania, cui il nostro tessuto produttivo è strettamente legato.
Ammettere questo non significa essere pessimisti. Assessore Tronzano, parlo con lei perché Chiorino non c'è più: non significa non avere la grinta per affrontare il futuro, ma significa avere senso di realtà, significa ammettere che l'aumento di posti di lavoro nei servizi e nel terziario non può essere considerato una compensazione sufficiente per il declino dell'industria.
Noi non ci stiamo su questa narrazione della compensazione tra servizi e industria, né in termini quantitativi, come ha fatto l'Assessore Chiorino né in termini qualitativi, contrattuali e reddituali.
Noi pensiamo che non c'è salvezza per il Piemonte, se non si salva l'industria; ripeto, non c'è salvezza per il Piemonte se non si salva l'industria! Non perché derubrichiamo il servizio e l'agricoltura a comparti inferiori o meno importanti, ma perché la vocazione, in particolare della metà del Piemonte, in cui ci troviamo adesso, che è la Città metropolitana di Torino, è una vocazione prettamente industriale e manifatturiera. Questa mattina ho sentito da parte della Giunta Cirio una sottovalutazione del tema industriale, quindi non solo delle crisi aziendali, ma proprio dello sviluppo di questo comparto.
Allora, chiediamo al Governo nazionale, invece di propinarci gli annunci sul ponte sullo Stretto di Messina, di darci un piano industriale che abbia anche un'attenzione specifica per la nostra Regione, ma di cui ha bisogno l'intero Paese! Com'è possibile fermarsi sul ponte sullo Stretto di Messina e non sulla produzione di acciaio così importante per la produzione e in particolare per l'industria? Cosa fare? Penso innanzitutto che si debbano usare bene i fondi europei, quelli ordinari della programmazione 2021-2027 e quelli straordinari del PNRR. C'è una barca di fondi a disposizione, decisamente maggiori rispetto a quelli disponibili nelle legislature regionali passate.
Il Fondo Sociale Europeo, nel settennato precedente, sulla nostra Regione aveva indirizzato 872 milioni di euro. Nel settennato 2021-2027 parliamo di un miliardo e 318 milioni di euro solo per il Piemonte. A questi, si sommano le risorse di GOL, la Garanzia per l'Occupabilità dei Lavoratori.
Questo chiediamo alla Regione: usare al meglio queste risorse.
Sulle Academy non abbiamo fatto opposizione. È stato uno strumento utile per quello che abbiamo visto fino a oggi, cioè le due che sono partite, ma crediamo serva fare di più, perché c'è la valanga. C'è la valanga! La valanga è quello che già vediamo, quello che si prospetta, poi c'è la valanga dell'intelligenza artificiale, che non può essere affrontata ex post a cose fatte, ma dobbiamo affrontarla ex ante, nel potenziamento delle competenze dei lavoratori che il posto di lavoro potranno conservarlo, e nella riqualificazione dei lavoratori che il posto di lavoro lo perderanno.
Non è questione di anni, è questione di mesi. Lo abbiamo già visto negli Stati Uniti. Pertanto, buona gestione dei fondi europei.
L'Osservatorio è stato evocato da più parti: siamo a gennaio 2024, si poteva fare prima. No a una visione privatistica dei problemi. Faccio alcuni esempi: il tema della non autosufficienza, che in una Regione anziana come il Piemonte tocca praticamente tutte le famiglie, non pu essere scaricato sulle famiglie. È un comparto non solo pesante in termini occupazionali, perché coinvolge decine di migliaia di lavoratori piemontesi, ma ha davvero un impatto fortissimo sulla vita delle persone.
Noi, invece, stiamo vedendo un arretramento di fondi sanitari regionali per gli inserimenti nelle strutture e per la domiciliarità. Questo è un dato di fatto.
No all'accanimento sui poveri. A noi non è piaciuto quel passaggio che lei ha fatto, Assessore, sui poveri. La povertà non è una colpa e dire questo è una regressione, non solo culturale, ma anche politica.
Anche a noi piacerebbe un mondo perfetto in cui i lavoratori sono tutti belli, formati e di livello up. Non sono così! Non è così: ci sono anche persone più sfortunate, persone che hanno bisogno di un aiuto in più. La povertà non è una colpa. No all'aporofobia in questa Regione, che sul contrasto alla povertà ha fatto la storia del Paese e credo anche dell'Europa. Non accettiamo quello che lei ha detto.
Più prevenzione e meno visione privatistica; non scarichiamo sulle famiglie; non privatizziamo la sanità e usiamo bene i fondi europei coordinandoci al meglio con le parti sociali - tutte - perché questo treno in particolare quello del PNRR, non passerà due volte.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Sarah Disabato, Presidente del Gruppo Movimento 5 Stelle.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Sarò brevissima.
Un saluto a tutte le Istituzioni presenti e alle rappresentanze sindacali intervenute oggi in occasione di questo Consiglio regionale aperto un'Assemblea che arriva subito dopo l'annuncio di Stellantis di una nuova cassa integrazione per tre settimane su circa 3.000 lavoratori e lavoratrici. È l'ennesimo campanello d'allarme che si verifica sul nostro territorio, rispetto alla crisi industriale che sta colpendo il Piemonte.
Oggi mi aspettavo un Consiglio regionale diverso. Lo dico perché avrei voluto sentire, dall'Assessore, una carrellata di illustrazioni rispetto a quello che si sta facendo in Regione sulle varie crisi aziendali che si stanno verificando. Così non è stato. Tra l'altro, credo che usare il termine "crisi" per alcune situazioni sia veramente sbagliato, perché ci siamo resi conto che in alcuni casi non vi è un problema economico delle imprese o delle società, ma vi è semplicemente una voglia di delocalizzare di portare le produzioni altrove, magari dove queste costano meno.
Faccio l'esempio della TE Connectivity, un'azienda americana che vuole portare le produzioni anche in Cina. Sembra una barzelletta, ma è così.
Un'azienda pienamente in salute che ha semplicemente deciso di mettere al secondo posto la responsabilità sociale rispetto a quello che è il tema del profitto; profitto che poi, finché si è lavorato sul nostro territorio, è arrivato, ma questo viene sempre prima della tutela dei lavoratori e delle lavoratrici. Questo è inaccettabile.
Avrei preferito vedere oggi in questa sede il Presidente Cirio. Così non è perché c'è il Presidente della Repubblica Mattarella a Vercelli. Perfetto ma ci sono state tante altre occasioni in cui il Presidente non c'era.
Parlo, ad esempio, dei vari presidi fuori dai cancelli delle imprese che abbiamo citato prima, e parlo anche delle dichiarazioni a mezzo stampa. Ne abbiamo viste davvero poche. Di fronte a situazioni come quelle che si stanno verificando nella nostra regione, una presa di posizione forte da parte delle Istituzioni, del Presidente della Regione, degli Assessori e dei Sindaci, è estremamente importante perché, a mio parere, dobbiamo lasciare da parte un atteggiamento che ci contraddistingue, che in molte occasioni è stato descritto positivamente: un nostro atteggiamento sabaudo di fronte ai problemi.
Noi, tendenzialmente, cerchiamo di nasconderli e se cerchiamo di nasconderli, anche il Governo e le Istituzioni superiori non si renderanno conto di quello che è un problema ben presente nella nostra Regione: le crisi aziendali, la deindustrializzazione e i problemi lavorativi.
Io, tra l'altro, vorrei fare anche un piccolo cenno al tema della formazione.
Lei, Assessore, ha descritto bene l'impegno su questo fronte. Nessuno lo nega, ma andava messa in campo prima questa forza. La verità è che si è speso molto tempo, anzi, si è perso tempo solo ed esclusivamente perch Regioni come la nostra volevano dimostrare che il reddito di cittadinanza non era una misura di riaccompagnamento nel mondo del lavoro, ma una misura volta a fare assistenzialismo nei confronti di chi viene descritto come una persona che non vuole lavorare, un fannullone. Non è così. La Regione Piemonte ha la delega alla formazione da tantissimo tempo, doveva mettere in campo queste risposte prima.
Queste sono arrivate in modo tardivo, Assessore, ma vorrei anche dirle che sono d'accordissimo nell'accompagnare i lavoratori e le lavoratrici in questo momento difficile, ma non è che quando poi l'azienda chiude e delocalizza, queste persone sono da lasciare a sé stesse o da abbandonare.
Quello che avete fatto non è stato togliere una misura di assistenzialismo ma avete tolto un vero e proprio sostegno a persone in difficoltà economica; persone che, a lungo andare, potrebbero diventare povere. Così viene meno quello che è un supporto importante da parte delle Istituzioni.
Non è che finché si lavora si è degni di ricevere un supporto e quando non si lavora più, il sostegno deve venir meno, perché così creiamo situazioni di povertà.
Sono sicura che l'Arcivescovo questa sera lo dirà bene sia al Presidente Cirio sia al Sindaco Lo Russo, perché l'impegno di fronte alla povertà non può venire meno. Come diceva prima qualche collega, la povertà non è una colpa, va presa di punta e va affrontata con tutti gli interventi possibili che si possono mettere in campo e senza pregiudizi di carattere ideologico come invece, ci tengo a sottolinearlo, è stato fatto in questi anni da parte del centrodestra.
È importante che chi ha bisogno di risposte le riceva in questo momento, ma è soprattutto importante alzare la voce a Roma perché non possiamo andare a battere i pugni al Ministero soltanto quando la crisi è in atto, ma bisogna farlo prima, chiedendo ingenti investimenti sul territorio per attrarre lavoro, per riavviare nuove filiere e per accompagnare la transizione ecologica e digitale che tanto fa paura, proprio perché noi istituzioni la descriviamo come un passaggio difficile da affrontare. Non è così, noi dobbiamo rassicurare le imprese, dobbiamo rassicurare il mercato e, come Regione Piemonte, dobbiamo dire che siamo pronti ad accompagnare questo momento di transizione, che siamo pronti ad accompagnare le imprese in questo tragitto. Anche questo è un modo per farle rimanere, per evitare che crisi e situazioni come quelle che si stanno verificando in decine di casi nella nostra regione, possano avvenire in futuro.
Questo significa fare prevenzione e avere a cuore il futuro della nostra Regione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Disabato.
La parola al Consigliere Alberto Preioni, Presidente del Gruppo Lega Salvini Piemonte.



PREIONI Alberto

Buongiorno a tutti.
Grazie, Presidente, per questa giornata importante che, in una Regione locomotiva d'Italia come la nostra, mette l'accento e l'attenzione su questi temi.
Volevo fare una prima riflessione. Banalmente, sono gli imprenditori che creano ricchezza e creano lavoro. Gli imprenditori cosa ci chiedono? Ci chiedono più semplificazione, ci chiedono meno tasse, perché siamo un paese dove la tassazione alle imprese è a livelli più alti in Europa e abbiamo redditi fermi da trent'anni.
Durante gli interventi che mi hanno preceduto ho sentito dire ci sono stabilimenti in cassa integrazione da 14 anni, ma anche in altri paesi del mondo ci sono stabilimenti in cassa integrazione da dieci e più anni.
Certo, la coperta è corta e se non si rivede anche questo punto in maniera importante, non avremo mai i soldi necessari per ridurre il cuneo fiscale e dare stipendi più dignitosi ai nostri lavoratori.
Un altro aspetto da sottolineare è che la svolta green non può essere fatta sulle spalle del ceto medio e della nostra manifattura. Siamo tutti d'accordo sulla svolta green. Anch'io, come il sindacalista Caretti, arrivo dalla montagna e vedo l'arretramento dei ghiacciai, non devono spiegarcelo a noi montanari che c'è un cambiamento climatico in atto, ma so anche che la CO2 non guarda i confini nazionali e internazionali; che Cina e India tutti gli anni riversano nel mondo miliardi e miliardi di tonnellate di CO2. So anche che l'auto contribuisce solo per l'1% di gas climalteranti e che in Europa la percentuale è ancora inferiore, così come in Italia.
Dobbiamo essere anche seri ed è giusto che il Governo si batta su questi temi sui tavoli europei. Noi siamo la regione dell'automotive, qui è nata l'auto con motore endotermico e una lotta così strumentale è assolutamente da rivedere. Se pensiamo di stoppare totalmente l'auto endotermica nel 2035, rechiamo un danno irreversibile alle nostre aziende. Fortunatamente molti oggi stanno ragionando per arrivare in maniera più cauta a quell'obiettivo, anche perché abbiamo visto che in Norvegia ci sono auto elettriche che si fermano sotto una certa temperatura, altre addirittura che si incendiano.
Mi chiedo anche dove andremo a reperire tutta l'energia necessaria. Se oggi passassimo al 100% di auto elettriche, dove reperiremmo tutta l'energia necessaria in un paese dove, come sappiamo, non abbiamo neppure il nucleare? Magari dobbiamo accendere le centrali a gas o a carbone per reperire l'energia necessaria. Bisogna fare quella scelta con molta, molta intelligenza, anche perché metterci totalmente nelle mani di Cina e India che sono poi i grandi produttori di gas climalteranti, diventa veramente assurdo.
Bene che questo Governo e il Piemonte abbiano cambiato il paradigma del "no" a tutto: no alle Olimpiadi, no all'auto, no alla qualsiasi. Oggi c'è un cambiamento radicale che è assolutamente fondamentale perché, ribadisco la politica deve dettare le condizioni. Poi sono l'economia e gli imprenditori che spingono l'economia della nostra regione. In Europa bisogna fare una lotta importante verso le politiche green, perché alcune volte sbandano.
In Regione dobbiamo assolutamente efficientare il rapporto tra Centro per l'impiego e imprenditori e dev'essere sempre più costante questo rapporto.
Bene lo stop al reddito di cittadinanza, perché in una regione dove ormai la disoccupazione è veramente molto bassa, è giusto piuttosto che avere costi così incredibili rispetto ai pochi benefici (parliamo di 30 miliardi di euro).
Bene che il Governo abbia posto fine a quella droga che era stata data all'economia che si chiamava superbonus, che ha prodotto 140 miliardi di ulteriore debito al nostro Paese. Una misura giusta sotto alcuni punti di vista, ma gestita malissimo, gestita all'italiana e con importanti ripercussioni, purtroppo pesantissime, sul bilancio dello Stato.
Sono convinto che, tramite anche l'ascolto, soprattutto delle classi produttive, si può migliorare e guardare con prospettiva al futuro.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Preioni.
La parola alla Consigliera Francesca Frediani, Presidente del Gruppo misto Movimento 4 ottobre Unione Popolare.



FREDIANI Francesca

Grazie a tutti per questa sessione che ho fortemente voluto e che sono stata tra i primi a richiedere, insieme ad altri colleghi dell'opposizione.
Sempre più spesso ci siamo ritrovati presidi di lavoratori davanti al Consiglio e ci siamo sentiti sempre più sopraffatti non dalla loro presenza, che chiaramente è comprensibile, ma dalla quantità di crisi che si stanno verificando sul nostro territorio e che questa mattina sono state elencate in più interventi.
Abbiamo pensato che una delle possibili modalità per affrontare questa tematica fosse, oltre al doveroso ascolto dei lavoratori in presidio, anche un momento di confronto e riflessione sulle possibili soluzioni. Ragion per cui abbiamo richiesto questo Consiglio per avere un confronto con i rappresentanti dei lavoratori in primis, anche con i dati che sono stati citati in più interventi e che hanno, mi perdoni l'Assessore, contraddetto alcune dichiarazioni dell'intervento di apertura della seduta e che ci inchiodano di fronte a una realtà sempre più drammatica per il Piemonte.
Sono dati che ci parlano di posti di lavoro che vengono a mancare, anche se il Capogruppo Preioni che è appena intervenuto ha detto che ci sono pochi disoccupati nella nostra Regione. Io non credo che questa sia un'affermazione che possa essere confermata dai dati che sono nelle mani delle persone intervenute questa mattina.
Quindi, il nostro compito qual è? Io non ho soluzioni, ovviamente, né ho la presunzione o la pretesa di dare soluzioni, men che meno a una Giunta che sta lavorando e che, giustamente e comprensibilmente, questa mattina ha elencato le misure che ha messo in atto. Sono misure che sicuramente avranno avuto una parte d'impatto positivo sul territorio, ma che, forse non sono sufficienti per affrontare il periodo che abbiamo davanti.
Il nostro compito sicuramente è quello di ragionare sui dati che abbiamo avuto questa mattina, non soltanto dal punto di vista prettamente numerico perché sappiamo che dietro ogni dato c'è un significato. Pertanto, dovremmo anche interrogarci non solo sul numero di lavoratori occupati, ma sulla qualità del lavoro che queste persone eseguono, quindi sull'orario di lavoro e sulla retribuzione, che sappiamo non essere assolutamente all'altezza degli altri paesi europei. Ed è un tema rispetto al quale il Governo nazionale, purtroppo, ha dimostrato un'incomprensibile chiusura. Da adesso in poi dobbiamo cercare di interpretare quei dati, per trovare le vere soluzioni, perché se guardiamo solo i numeri, non riusciremo mai a trovare le soluzioni adeguate.
Si citavano diverse crisi aziendali e tra queste il Vicesindaco Suppo, che è anche Sindaco del mio Comune, ha citato la Fir Fulda, che è solo una delle ultime crisi che sta investendo un territorio come la Val di Susa che è considerato marginale, termine piuttosto avvilente per chi lo abita e conosce le sue potenzialità. Ma è ancora più avvilente sentire ancora oggi citare, tra le possibili soluzioni, la realizzazione di infrastrutture come il Terzo Valico e TAV. Tra l'altro, sono infrastrutture che sono state poste nel pacchetto, piuttosto misterioso per noi, che il Presidente Cirio ha presentato al tavolo con Stellantis.
È evidente che questi investimenti non bastano e non sono neanche la risposta che il territorio vuole, perché sono interventi che non hanno nulla a che vedere con uno sviluppo in senso ambientalista, in senso green che è la parola che si è sentita ripetere più volte da questo podio.
Pertanto, credo che si debba smettere di sventolare queste soluzioni come credibili e si debba affrontare una realtà che è quantomai attuale, che non può certo affidarsi alla realizzazione di opere che, se mai si realizzeranno, saranno in esercizio fra moltissimi anni. Noi, da adesso in poi, ragioneremo sulle soluzioni e non abbiamo molto tempo, perché la legislatura volge al termine.
Dico solo un'ultima cosa, perché il mio tempo sta finendo. Si è più volte parlato dei giovani. Purtroppo, quando parliamo di giovani, parliamo di orientamento e di formazione, ed è corretto, ma non parliamo mai delle condizioni in cui si trova la nostra scuola. Il Governo, non solo quello attuale, ma anche i precedenti, sta investendo sempre meno nella scuola; i nostri giovani sono considerati sempre più come futuri lavoratori e non come futuri cittadini.
Finché avremo questo tipo di approccio nei confronti della scuola, non potremo mai sperare di avere una generazione consapevole dei propri diritti. E quindi tutte le condizioni negative, anche nel mondo del lavoro non potranno mai essere adeguatamente contrastate.
Non dimentichiamo nemmeno il valore che dobbiamo tornare a dare agli insegnanti e a tutto il personale impegnato nel formare i giovani e nel prepararli alla vita, perché se non partiamo da lì, se non rendiamo la scuola un luogo di crescita e di formazione, non solo rivolto al lavoro ma rivolto alla vita, dando professionalità e riconoscimento, anche economico agli insegnanti, non potremo mai parlare di futuro per la nostra società.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha ora la parola Domenico Ravetti, Vicepresidente del Gruppo Partito Democratico.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Credo di avere cinque minuti a disposizione.
Saluto tutte e tutti voi. Le opposizioni hanno chiesto e ottenuto la convocazione del Consiglio regionale straordinario sulle crisi aziendali piemontesi, per sviluppare l'analisi su queste realtà, per capire come uscire insieme da queste fasi così critiche e per immaginare come posizionare il Piemonte e il suo sviluppo economico nel contesto nazionale e internazionale.
Le opposizioni non hanno chiesto la convocazione di questo Consiglio regionale straordinario per fare un mero elenco delle crisi o, in alcuni casi, per fare propaganda rispetto alle scelte fatte, perché, riconoscendo i limiti entro cui ci si muove e i limiti entro cui ognuno di noi si muove è di tutta evidenza che quelle scelte non sono sufficienti, non sono risolutive e non sono, in alcuni casi, nemmeno soddisfacenti.
Lo dicono le parole non dette. Mi perdonerà l'Assessora Chiorino, della quale ho molta stima personale. Ovviamente lei è portatrice di una sintesi politica che è quella dell'esecutivo del governo piemontese. Non ho nulla da dire rispetto alle cose che ha detto, ho molto da dire rispetto alle parole non dette. Ad esempio, non ha citato una volta la parola "Europa" e i dati della disoccupazione femminile in questo contesto.
La Regione Piemonte è stata la prima Regione d'Italia che si è dotata di una legge per ridurre la differenza retributiva tra uomo e donna nel mondo del lavoro. Manca - glielo dico ancora una volta e, tutte le volte che potrò, glielo ripeterò - il provvedimento attuativo della Giunta per rendere possibili tutte le azioni per evitare quella differenza tra uomo e donna. Ragioniamo, cerchiamo di capire quali sono i problemi e perché la Giunta non adotta quel regolamento attuativo per provare a ridurre quella differenza. I dati della disoccupazione giovanile e i dati dei lavoratori poveri sono stati citati.
Ora mi rivolgo non all'Assessore, ma a tutte e a tutti voi. Abbiamo parlato di macrosistemi, ma capita a tutti di incontrare persone che stanno perdendo il posto di lavoro. E se hanno cinquant'anni e hanno figli in età scolare e, magari, gli ultimi anni di pagamento della rata del mutuo per la casa, noi dobbiamo provare a essere un pochino più incisivi rispetto alla loro vita, provare a cambiare lo scenario in cui loro vivono, che è lo scenario della loro realtà, spesso differente dai resoconti e dagli interventi che ognuno di noi fa rispetto alle vicende del lavoro.
Lo dico perché provengo da un territorio, quello dell'Alessandrino. A proposito di ex ILVA, insomma, a quelle operaie e a quegli operai dobbiamo dire qualcosa in più rispetto al fatto che la siderurgia va messa al centro delle politiche industriali, che il capitale pubblico deve aumentare nella compagine, che gli indiani fanno investimenti in Francia, eccetera.
Guardate, queste 600 persone portano con sé 600 famiglie se perdono il posto di lavoro, diventano fantasmi in questa società; noi di questo volevamo discutere oggi, a partire da oggi.
Mi permetta, negli ultimi due minuti che ho a disposizione, perché poi capitano anche le cose positive, però capitano a prescindere dalla politica, dobbiamo essere molto chiari su questo punto. In molti interventi ho ascoltato dello sviluppo dell'oreficeria valenzana e del potere attrattivo del Piemonte rispetto all'oreficeria valenzana, dove, è vero, ci sono tanti nuovi posti di lavoro, ma guardate che lì le aziende hanno scelto di insediarsi perché è il distretto valenzano che ha una storia e che è utile alle loro produzioni, non il contrario, non perché nelle nostre politiche siamo stati attrattivi.
I Sindaci hanno fatto bene le modifiche al piano regolatore. Sono loro che hanno permesso alle aziende di insediarsi, a prescindere dalle tonalità della politica. Insomma, anche qui, il senso del limite negli interventi che facciamo! Magari preoccupiamoci della formazione professionale utilizzando parole di alcuni partiti della compagine di maggioranza, così almeno qualche giovane, in più del posto, ecco, può trovare la fortuna di un posto di lavoro a tempo indeterminato.
L'Europa. Sì, l'Europa, perché se in alcuni casi abbiamo fatto bella figura non - è vero, Assessore Tronzano? - è per la mole incredibile di fondi che avevamo a disposizione dal nostro bilancio, ma perché abbiamo utilizzato quelli europei, fortunatamente! Questa Europa così tanto e aspramente criticata da alcune forze della maggioranza! È lì, però, che ci sono le traiettorie corrette per immaginare quel futuro di cui parliamo. Sul futuro, voglio essere molto chiaro nel mio intervento e questo messaggio lo voglio lasciare a terra: se qualcuno ha in mente un futuro fatto di un nuovo deposito di scorie nucleari in provincia di Vercelli, al confine con la provincia di Alessandria in cambio di qualche posto di lavoro, o se qualcuno ha in mente un futuro fatto di capannoni che consumano suolo agricolo per attività che contengono lavoro sottopagato, questo non è quello che abbiamo noi in mente! Io vorrei discutere, noi vorremmo discutere di questo: una posizione di Regione Piemonte rispetto ai territori che, in autonomia, si stanno muovendo con autocandidature noi la vorremmo più esplicita, più forte e più chiara.
Chiudo, altrimenti non sto nei cinque minuti.
Perché quest'accezione negativa data alla parola assistere, al verbo assistere? È uno dei compiti della politica assistere, lo dico agli amici del Movimento 5 Stelle e a tutti quelli che.
Forse, il reddito di cittadinanza andava gestito diversamente, di sicuro rispetto alle politiche attive del lavoro c'erano punti di fragilità, ma non assistere chi non è nelle condizioni di lavorare per diverse ragioni non è una bella idea.
Qualcuno ha parlato del mondo che soddisfa, che lo soddisfa o la soddisfa.
Noi vorremmo partecipare semplicemente a una discussione sulla costruzione del mondo, dove far crescere i nostri figli, che è diverso dal mondo che la soddisfa.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



PRESIDENTE

Grazie.
È andato fuori, toglierò al suo collega Sarno tre minuti.
La parola al Consigliere Segretario Gavazza, che interviene in qualità di Consigliere.



GAVAZZA Gianluca

Grazie e buona giornata a tutti e a tutte.
Mi sono sentito un po' in dovere di fare questo intervento, forse peri il ruolo che rivesto, cosa che in passato non avevo e quindi stavo sempre seduto in poltrona ad ascoltare quei "quattro amici al bar".
Oggi mi dico che voglio fare questo intervento. La faccio molto breve, per dare dei messaggi e poi leggeteli voi.
Questa mattina, alle 7.30, dopo aver fatto colazione con mio padre, che ha 89 anni, ho preso il bambino di mia figlia, che ha 13 mesi, e l'ho portato all'asilo nido.
Non ho potuto portare i miei figli, perché quando loro avevano quell'età ero su un camion, c'era il lavoro, c'era tutto che funzionava. Quindi grazie all'Assessore Chiorino, quando vuole anticipare l'entrata di posticipare, perché anche questo è un modo per dare possibilità al lavoro ai nostri giovani, perché questo bambino non ha solo un nonno, ha un papà e una mamma che, fortuna loro, hanno un lavoro, perché hanno fatto delle scelte, magari a suo tempo un po' più umili, facendo l'infermiera e il camionista, oggi un po' di lavoro ce l'hanno anche loro e anche ci lì sarebbe tanto da dire, ma lo diciamo.
Vedete, secondo me, tutto è ciclico.
Ho passato i primi trent'anni della mia vita, 1970-1990 (sono solo 20) vedendo lo scatafascio di quello che era quell'economia locale, di quelle botteghe e minimarket, di quelle economie locali che stavano vicino a tutti noi, che tu abitassi in città o che tu abitassi in un paese.
Questi creavano economia, c'era il lavoro per loro, come anche rispetto al tessuto agricolo. Ieri sera sono andato a un rosario a Tonengo di Mazzè e venendo via, sono passato davanti a una dozzina di case che oggi sono di civile abitazione, ma all'epoca erano delle piccole aziende agricole visibilmente dove c'era la casa e la travata al fondo, che sarebbe la tettoia per il fieno. Lì vivevano delle famiglie che, con dieci vacche tiravano avanti quell'economia locale.
A un certo punto è arrivata la grande azienda che ha tolto il lavoro giustamente, a 100 di queste aziende, perché 1.000 vacche si mettono insieme con 1.000 vacche. Certo, non ha più senso, negli anni Novanta e 2000, avere dieci vacche, ma qual è stata la fortuna, all'epoca, per questi bottegai e questi contadini dei nostri paesi? L'inserimento nell'industria ha potuto far sì che questa gente, che portava un quintale sul solaio avrebbe portato 25 chili dove andavano a lavorare, felici, contenti e certi di quello che era uno stipendio. La vacca, dopo nove mesi, poteva anche partorire un vitello morto, ma rimaneva quel po' di latte. Un po' di latte c'era comunque. Era come una pandemia: se dopo nove mesi la vacca non partoriva il vitello, c'era un problema. Ma in quel momento, grazie all'industria - e voglio proprio collegarmi agli anni Novanta a Sant'Ambrogio, Avigliana e a tutte quelle zone - c'erano fabbriche in ogni angolo: arrivavi con un camion vuoto, dovevi solamente farti dire dove caricare e c'era merce da spostare, localmente e anche in Europa.
Eravamo attrattivi, andavamo in Europa. All'epoca c'era la lira, il franco e quindi, se il franco andava su e giù, c'era un po' più di lavoro e abbiamo tirato avanti. Diciamo che i primi trent'anni, i trent'anni che ho vissuto io, sono stati, fortuna vuole per tutti noi, uomini e donne nati negli anni Sessanta e Settanta, favorevoli e ci siamo potuti ricollocare.
Oggi, per i nostri giovani è un problema. Ho sentito tanto - bravi bravissimi - fuori per 56 anni. Adesso sono cinque anni che sono anch'io in Consiglio e continuo a uscire, ascoltare e cercare di capire, perché un imprenditore bravo è quello che sa leggere il giornale di domani, ma anche il politico dev'essere in grado di farlo. Il politico che penso io è un imprenditore - attenzione - che non ha solo i suoi figli o due o tre dipendenti, ma ha, in tutto il Piemonte, quattro milioni e 500 mila figli e deve portare a casa il pane per tutti in qualche modo.
Oggi, quindi, viene difficile fare un ragionamento, perché dove li ricollochiamo? Andiamo tutti in Cina? Andiamo tutti in Giappone? All'epoca fu così: chi aveva una bottega si è ricollocato vicino a casa lavorando in qualche industria, non è andato a lavorare da quello che aveva mille vacche, perché purtroppo funziona, non si abbassava tanto, ma comunque c'è stato un miglioramento.
Oggi, ai figli di chi si è ricollocato negli anni Novanta dobbiamo dare un punto di riferimento. Cosa non ha funzionato? Non c'è stata la capacità di riuscire a leggere il giornale di domani. Qual era il giornale di domani? Vedete, io ho la patente C CQC, che vuole dire che posso guidare un TIR.
Tra cinque mesi torno a casa, ma secondo voi un uomo di 61 anni guida un TIR come uno di 25? Ve lo dico io che sono del mestiere: no. Ma qual è il problema? Che anche lì c'è stato un punto di rottura. Tempo addietro, con il servizio militare, qualcuno, non tutti, andava a fare il militare e prendeva questa patente. Arrivava a casa con 50 mila lire, la riconvertiva e provava ad andare a fare il camionista. Se gli piaceva, c'era un lavoro.
L'avete detto qui che la logistica oggi è in carenza. Oggi questa patente per un figlio, costa anche 6.000 euro. Chi è che oggi ha 6.000 euro da investire perché suo figlio possa andare a provare se gli piace guidare un camion? Non è tutto. Pazienza, siamo tutti anziani, giovani pochi, e abbiamo bisogno di sanità.
Ve lo ricordate il medico della mutua, quello che non piaceva a nessuno? L'abbiamo fatto sparire, poi è venuto quello del sabato e della domenica perché il medico della mutua sapeva tutto lui, noi dovevamo fare le cose nuove. Ma ben venga, io sono per l'innovazione.
Arriviamo a oggi. Qualche anno fa, mentre facevo altro, qualcuno stabiliva il numero chiuso a infermieristica, ostetricia e medicina. Continuiamo a raccontarci questa cosa da vent'anni. Tutti sappiamo che in Piemonte mancheranno 4.000 medici nei prossimi dieci anni. Lo sai e cosa fai niente? L'ha detto un medico in audizione.
A casa mia, mio zio del 1913 e mio nonno del 1905 non conoscevano la parola "programmazione", non sapevano neanche cosa volesse dire. Non la conoscevano come traduzione italiana: avevano i campi, le vacche l'allevamento e la macelleria, ma sul banco la carne non è mai mancata. Mi collego a questo perché abbiamo bisogno di privatizzazione, abbiamo bisogno di privati, ma, nello stesso tempo, di più ancora abbiamo bisogno di un pubblico che sappia controllare e valorizzare il privato. Se io faccio il camionista privato e colui che è funzionario pubblico non sa nemmeno dove sono le ruote del camion e viene a controllarmi, arriviamo a questo punto.
Lo so che sono un po' fuori tema, perché oggi avrei voluto, a 61 anni dirvi che ho trovato la soluzione, però la soluzione dobbiamo trovarla tutti insieme. Vogliamo uscire di qua dicendo che questi numeri chiusi li dobbiamo togliere? A breve, la gente morirà perché non riesce a comprare un'aspirina. Non abbiamo più neanche persone, vicino a noi, che vengono a farci un'iniezione. In altri tempi, ricordo una signora che girava tra le case per fare iniezioni a chi ne aveva bisogno. Bene, male, non lo so comunque le faceva.
La visione di un futuro non ce l'abbiamo e oggi siamo fermi. Oggi, dopo cinque anni che sono Consigliere regionale, mi dichiaro reo confesso con tutti gli altri. Non è così difficile andare avanti per trovare una soluzione.
C'è un detto che dice: sa di più un asino a casa sua che un professore a casa di un altro.
Ho pensato che fosse veramente solo una battuta, perché ci hanno mandato i professori a insegnarci come dovevamo fare. Peccato - peccato - che quando era il panettiere che insegnava al suo garzone a fare il pane, il pane si faceva; mentre oggi, quello che ha studiato panificazione non è stato in grado di portare avanti il sistema. Sarei contentissimo se colui che studia panificazione potesse portarci in un tempo migliore.
Abbiamo bisogno, innanzitutto, di scuole professionali, perché servono e di quelle abbiamo bisogno; abbiamo bisogno di scuole logistiche (dopo la terza media, uno fa cinque anni di logistica, quindi quella patente CQC la acquisisce lì); abbiamo bisogno di una scuola per le OSS (anche solamente un anno di formazione dopo le medie, così insegniamo ai nostri ragazzi un mestiere).
Chi impara un mestiere, non rimane a piedi.
Grazie.



PRESIDENTE

Ricordo che avete tutti cinque minuti.
(Commenti del Consigliere Gallo)



PRESIDENTE

Consigliere Gallo, la scaletta degli interventi l'ha fatta il Vicepresidente, non mi faccia fare dichiarazioni avventate.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sacco; ne ha facoltà.



SACCO Sean

Buongiorno a tutti.
Grazie a tutti gli auditi che sono intervenuti fino adesso, che ci hanno dato la possibilità di acquisire anche diversi punti di vista. Ho ascoltato le diverse prese di posizione e vorrei fare un intervento cercando di precisare alcuni aspetti che ritengo fondamentali.
Dopo il primo intervento, ho voluto verificare l'andamento reale delle imprese in Piemonte. A novembre 2023 l'andamento, rispetto a novembre 2022 segna meno 2.500 imprese (a meno che non siano state aperte 2.503 imprese a Natale, questo dovrebbe essere più o meno il dato). Sapete qual è stata una delle poche che ha avuto un'inversione di tendenza? Il settore delle costruzioni. Tuttavia, sappiamo tuti che il prossimo anno non avremmo più gli stessi numeri nemmeno nelle costruzioni. È finito il superbonus, che prima o poi doveva finire, ma non in questo modo. In un momento di difficoltà una politica keynesiana ha dato la possibilità di rilancio.
Forse la politica keynesiana la dovremmo portare avanti anche con l'ILVA perché, con i soci privati, non si è riusciti ad arrivare assolutamente a nessun tipo di buon risultato. Lasciamo stare le dietrologie, perché con il senno di poi si può fare tutto, ma c'erano anche altre cordate rispetto all'ILVA che sono state scartate per dare spazio ad ArcelorMittal e poi come abbiamo visto tutti, è andata com'è andata.
C'è un altro aspetto. Ho sentito anche l'intervento del collega Preioni rispetto alla transizione ecologica, una delle sfide. Ovviamente non condivido tante cose dette, perché è pur vero che la Cina produce tanta CO2, ma non c'è nessun paese che investe tanto come la Cina sulle energie rinnovabili: fotovoltaico e eolico come se non ci fosse un domani. Sono a conoscenza che sono i sistemi più economici per produrre energia.
Ho sentito anche cosa è stato detto sugli autobus elettrici in Norvegia. La notizia era una bufala e bastava non soffermarsi al titolo, ma leggerla. A Oslo c'erano semplicemente meno 40 gradi, i riscaldamenti degli autobus elettrici erano stati chiaramente aumentati, consumavano di più, quindi l'autonomia si era ridotta ed è il motivo per cui hanno dovuto fare più sostituzioni. Fra l'altro, invito tutti a provare ad accendere la propria macchina con meno 40 gradi e vediamo a chi si accende. Da questo punto di vista, possiamo anche stendere un velo.
Sulla questione dell'intelligenza artificiale, che è l'altra sfida sostanziale per il futuro, c'è un aspetto fondamentale. Se abbiamo un atteggiamento di rifiuto, un atteggiamento da sabotatori perché la vediamo come un pericolo assoluto, allora rischiamo di subire questo cambiamento.
Il termine sabotare deriva da "sabot". I sabot erano zoccoli in legno che durante la prima rivoluzione industriale venivano lanciati dentro i telai perché gli operai avevano paura che il telaio rubasse loro il posto di lavoro. Ma il risultato è stato un altro: l'industrializzazione ha creato molti più posti di lavoro rispetto a quelli persi. L'industrializzazione è stata governata e ha dato la possibilità a tante persone di avere un altro posto di lavoro.
Con l'intelligenza artificiale o saremo in grado di governarla molto meglio, oppure sì che avremo un problema. L'intelligenza artificiale, a differenza dell'automazione, non sostituirà solamente i lavori più umili ma anche quelli ad alto valore aggiunto. Per quale motivo l'aveva già teorizzato un economista italiano, Paolo Sylos Labini: se ho un posto di lavoro che ha un elevato costo, se faccio un investimento in automazione o in intelligenza artificiale per sostituirlo, quell'investimento mi rientrerà più velocemente. Questo è il pericolo.
Noi rischieremmo, un domani, di avere una società con pochissimi hard skill che avranno la possibilità di non essere intaccati da questa rivoluzione e una marea di persone che si uccideranno per avere un posto di lavoro a bassissima retribuzione, perché saranno quelli che non verranno sostituiti perché non conviene. Dobbiamo essere in grado di reinvestire tutto quello che l'intelligenza artificiale darà nei primi anni come incremento del valore aggiunto sulla formazione continua delle persone, ma qualcuno purtroppo, non riuscirà ad avere un posto di lavoro garantito attraverso questo sistema all'interno del meccanismo economico. Non tutti, come ha detto giustamente qualcuno prima, abbiamo le stesse possibilità e non tutti abbiamo gli stessi strumenti. Bisognerà dare una mano anche a chi verrà messo un po' da parte all'interno di questo mondo.
O cambiamo visione, cambiamo il modo di vedere le cose, non utilizziamo più un approccio degli anni Sessanta per affrontare i problemi che emergeranno nel 2050, altrimenti fra vent'anni saremo di nuovo qui a fare un Consiglio regionale aperto sulle crisi, con una situazione venti volte peggiore rispetto a quella che abbiamo oggi, considerando la velocità di cambiamento che ci sarà all'interno dell'economia con l'intelligenza artificiale.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sacco.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sarno; ne ha facoltà.



SARNO Diego

Grazie, Presidente.
Grazie a chi ha resistito fino alla fine. Come qualcuno ha detto all'inizio della mattinata, c'è un momento di proposte e c'è un momento di ascolto: credo che questo sia un elemento fondamentale.
Parto non facendo analisi perché le hanno già fatte i colleghi e gli interventi degli auditi, tuttavia ci tengo a precisare una cosa, come hanno detto i colleghi. Abbiamo chiesto questo Consiglio aperto perché crediamo ancora, come qualcuno dichiarava prima, nel ruolo dell'istituzione pubblica e nei luoghi nei quali le istituzioni pubbliche si manifestano.
Credo che, oggi, lei e la Giunta Cirio abbiate perso un'occasione, al netto delle polemiche, anche strumentali, che si possono fare in un'occasione del genere. L'ha detto il mio collega, il Vicecapogruppo Ravetti: non è tanto quello che lei, Assessora, ha raccontato, perché quello che ha raccontato è un racconto del passato.
Se i giornalisti sono stati attenti fino alla fine all'intervento della Giunta, avranno notato che l'Assessora ha raccontato quello che è stato il passato, alcuni pezzi del passato su alcuni interventi o direttamente sul tema delle crisi aziendali e dei lavoratori o degli interventi collegati che indirettamente possono anche, a volte, agevolare e aiutare la vita dei lavoratori, quando questi diventano, in particolare, lavoratori disoccupati. Però abbiamo parlato del passato.
E che cosa vediamo rispetto ai prossimi mesi e ai prossimi anni indipendentemente da chi ci sarà? Perché quello che discutiamo nelle sedi istituzionali deve rimanere per coloro che arriveranno dopo, fossero anche gli stessi o diversi.
Credo che lei, Assessora, abbia perso un'occasione, perché c'è un tema di racconto della realtà da parte della maggioranza e del governo della Regione e un tema che i sindacati - in particolare, ma non solo - hanno raccontato e che evidentemente ha avuto, per essere buoni, sfumature differenti.
Termino, nei due minuti e venti secondi che ho ancora a disposizione provando a delineare, almeno da parte mia, un punto rispetto al futuro perché comunque questa legislatura ha ancora alcuni mesi davanti e speriamo che chi verrà dopo possa ricordarsi di alcune discussioni e anche di alcune interlocuzioni con i sindacati. Non finisce tutto il 9 giugno 2024 qualcuno comunque governerà questa Regione e quello che avete detto e che ci siamo detti dovrà essere tenuto a memoria per le azioni del futuro.
Il primo è che non abbiamo e non avete mai fatto, e quindi dovremmo farlo uno studio sull'impatto sociale degli investimenti. Noi a Torino Assessora, abbiamo il Torino Social Impact, partecipato dagli Enti locali (Città di Torino e Città metropolitana) e non dalla Regione. Perché? Vi abbiamo chiesto in questi quattro anni di provare a fare uno sviluppo di cosa sono gli impatti sociali sugli investimenti che la Regione, il pubblico e i privati hanno fatto. Non è stato fatto, ma magari negli ultimi mesi almeno parteciperemo al Torino Social Impact.
Il secondo è che non abbiamo mai davvero investito fondi per il recupero delle piccole e medie aziende, anche quando c'erano i lavoratori che erano disponibili ad acquisire quelle aziende. Vi faccio un esempio e non cito altro: la Cosmonova di Trofarello. I lavoratori erano pronti ad acquisire l'azienda, che aveva bilanci sani. La Regione ha perso quell'occasione.
Glielo avevamo detto, i lavoratori e i sindacati lo avevano detto alla Giunta di operare in quell'ambito. Quei lavoratori sono oggi tutti disoccupati e l'azienda è in fallimento.
Non abbiamo mai sentito parole forti sulle aziende che decidono di andare via, seppur con bilanci importanti ancora in attivo, non perché la vostra voce o la nostra voce avrebbe potuto essere la risoluzione del problema, ma perché fa la differenza. Lo dicevano i sindacati: se la Regione ha una voce unica e forte e ogni tanto battesse i piedi e i pugni sul tavolo, anche se non è troppo consono ed educato.
Ma quando qualcuno non ti dice che cosa fare, lo dico sommessamente, da Stellantis in giù, che cosa vogliono fare della nostra Regione.
Se la Regione ha voglia di dirlo con chiarezza, forse poteva aiutare. In questi quattro anni ve lo abbiamo chiesto e non l'avete mai fatto.
Ultimi due aspetti e termino, Presidente. Non abbiamo e non avete neanche mai approvato un semplice sostegno ai lavoratori che in quel momento di crisi devono affrontare spese anche straordinarie. Lo hanno fatto i Comuni quindi si può fare. I Comuni hanno derubricato le domande individuali per agevolare i lavoratori che erano in crisi e che andavano verso la disoccupazione totale. Abbiamo chiesto, anche solo banalmente in maniera simbolica, di predisporre un fondo per quei lavoratori, anche solo per pagarsi le spese quando devono andare a Roma a rappresentare la propria istanza. Si trattava di cifre tutto sommato accessibili, ma avete detto di no. E a chi verrà dopo, se verranno altri o ci sarete voi, ricorderemo questo, perché anche i sindacati ve lo hanno detto.
In ultimo, c'è un tema che vi abbiamo chiesto da anni di affrontare e tutti e tre i sindacati l'hanno citato all'unisono. Il tema fondamentale è strutturare e studiare insieme, con un tavolo, che non sia il solito tavolo, ma un tavolo vero, per capire qual è l'azione programmatoria e di sostegno al futuro dell'industria della nostra Regione. Un tavolo insieme perché - lo dico al Segretario regionale della CGIL - è certo che il Presidente Cirio ascolta, è bravissimo. Vi convoca al quarantesimo piano vi mette davanti a una scrivania e vi ascolta. Bravissimo, nessuno glielo nega. Ma vi ascolta o singolarmente o insieme, però la proposta di quel tavolo che, ad esempio, la CISL ha chiesto nel suo intervento, noi l'abbiamo sempre avanzata e chiesta in Consiglio, ma ci hanno sempre detto di no. Perché è da lì che si parte per provare a costruire una strada comune, è lì che noi possiamo avere la foto di quelle che sono le risorse come ha chiesto la UIL, sul personale e non solo.
Perché non l'abbiamo mai fatto? Per quale motivo? Perché crediamo che il problema sia più difficile affrontarlo unitariamente che non separatamente.
Ecco perché noi, nel prossimo Consiglio regionale, depositeremo un ordine del giorno - per quello che vale, ma è il nostro strumento di opposizione con queste proposte concrete, sperando che, per una volta in quattro anni questa voce sia ascoltata e non solo derubricata come un fastidio.
Questo è il motivo per cui abbiamo chiesto il Consiglio aperto, perch crediamo che i luoghi istituzionali siano fondamentali. Ho paura che il governo regionale abbia perso ulteriormente un'occasione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al Consigliere Valter Marin.



MARIN Valter

Grazie, Presidente.
Cerco di recuperare qualche minuto rispetto a chi ha sforato.
Inizialmente non pensavo di intervenire, poi però ho ascoltato attentamente tutti e devo dire che, pur non avendo la stessa visione politica, ascoltare Airaudo è sempre un momento piacevolissimo e istruttivo, perché conosce veramente la materia, conosce l'industria. Tuttavia, non so se lei Assessore Chiorino, ha fatto attenzione, ed è il motivo per cui ho ritenuto di intervenire.
Io non ho sentito nel suo discorso, nel modo più assoluto, di avercela con i poveri. Per la politica è fondamentale e importantissimo ascoltare, per cui ringrazio chi eventualmente ha partecipato. Quando i Consiglieri regionali hanno iniziato i loro interventi, probabilmente è venuta meno l'attenzione sull'oggetto di oggi, che è ascoltare l'industria, ascoltare il mondo del lavoro. Improvvisamente mi è parso che, invece, non sia emerso quanto è stato fatto da parte regionale, perché credo che di crisi se ne sono affrontate tantissime; non solo si è ascoltato, ma si è anche cercato di intervenire, credo in modo molto serio e professionale, con quelle che sono le normative a oggi a disposizione.
Credo che un incontro come quello di oggi, se pensiamo a come ci troviamo oggi, sia essenziale, ma in realtà questa crisi - qualcuno l'ha evidenziato è partita sicuramente vent'anni fa. Tuttavia, quando dall'Unione Europea improvvisamente decidono, in 24 ore, che nel 2035 il motore endotermico cesserà di esistere, sappiate, cari cittadini e care industrie, che dovete passare all'elettrico, ma probabilmente chi ha deciso questo vive in un mondo non reale, vive in un mondo totalmente astruso dalla realtà.
Come si fa a pensare che centinaia di migliaia di lavoratori improvvisamente, si convertano su questo sistema? Manca una politica europea su quell'energia e credo che la crisi della guerra in Ucraina l'abbia evidenziato. Come diceva la collega che è intervenuta sulla Val di Susa, è sì un problema di crisi industriale, non a caso, perché manca una politica europea, perché a dieci chilometri di distanza da dove vivo io l'energia costa il 25% in meno.
Manca una politica industriale europea, perché il termine del 2035 potrebbe diventare un catafascio dal punto di vista sociale e probabilmente un assist eccezionale per le industrie cinesi; demandando, di fatto, tutto quello che è il mondo dell'automotive extra Europa.
Non è che la Regione Piemonte, in questo caso, si trovi ad affrontare delle crisi, che sono sì piemontesi ma hanno un'origine europea, che di conseguenza l'Italia, in quanto Stato membro, deve affrontare e dove, a fronte di questo, la Regione Piemonte fa quello che eventualmente le è consentito.
Allora cerco di non tornare sulla constatazione politica, che credo che tutti che siete ancora rimasti ad ascoltare avevate percepito, secondo cui i Consiglieri regionali di maggioranza o di opposizione sono entrati in campagna elettorale.
Cerchiamo di far fruttare un incontro come quello di oggi, che per me è stato sicuramente utilissimo.
Cosa serve alla piccola e media industria? Credo che a livello regionale abbiamo ancora degli strumenti affinché la Regione intervenga, ma non solo per quanto riguarda la grande industria che a volte riesce ad avere dei tavoli suoi, oltre a quella che è la politica regionale. Veramente, Assessore, cogliamo l'occasione di costituire un tavolo con sindacati, grandi industrie, piccole e medie imprese su "cosa può fare il Piemonte?", per sederci al tavolo nazionale e al tavolo europeo disponendo chiaramente dell'indirizzo della manifatturiera piemontese, che non va assolutamente perduto.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Lascerei la parola all'Assessore Tronzano, per la replica.



TRONZANO Andrea, Assessore allo sviluppo delle attività produttive

Grazie e buona giornata.
Non sono repliche, ma sono punti di vista e valutazioni che uno cerca di fare in base all'osservazione diretta, in base ai dati che ha a disposizione.
Non ho ascoltato i sindacalisti e chiedo scusa perché non ero presente.
Però, in ogni caso, li ringrazio per quanto suggerito. Ringrazio anche l'Assessore Chiorino per essere stata molto attenta in questi anni alle crisi aziendali accompagnata dai suoi uffici. Sono state numerose le crisi ma la Regione le ha affrontate tutte con piglio adeguato.
Da dove partire? Partirei dalla pandemia solo per far capire un po' che cosa ha cercato di fare la Regione in quel periodo, perché è anche significativo e prodromico a comprendere che cosa succede dopo.
Durante la pandemia eravamo quasi pronti ad approvare il documento strategico unitario; la pandemia sconvolge i nostri piani, noi ci confrontiamo, ci disponiamo su tre direttrici, che sono state il credito gli investimenti e la liquidità.
Queste tre cose hanno consentito all'interno di un panorama molto difficile da affrontare, in quanto completamente nuovo, di tenere la barra dritta e di far capire che le istituzioni c'erano. Gli imprenditori hanno bisogno di sentire le istituzioni vicine, tant'è che in quel periodo, proprio in quel periodo, inizio le visite (anche altri Assessori le hanno fatte) all'interno delle aziende, perché le aziende dovevano capire che la Regione era loro vicina.
In secondo luogo, dare grande attenzione agli imprenditori e ringraziarli per quanto fanno; grazie agli imprenditori e lo continuo a dire ovunque possa, perché nonostante chi pensa che il profitto sia lo sterco del diavolo, il profitto è quello che fa l'occupazione, la missione di un'impresa è fare profitto e il profitto crea occupazione, profitto naturalmente lecito e legittimo.
Quindi, grazie agli imprenditori per quello che stanno facendo per questa Regione. Se oggi abbiamo il 6% in più di PIL e sostanzialmente un'occupazione mai raggiunta prima, certamente tante sono le variabili, ma una è la certezza: gli imprenditori hanno continuato a investire, hanno continuato ad assumere, hanno continuato a esportare, hanno continuato a innovare. Quindi grazie per quello che fanno a favore di questa Regione.
Secondo tema: le persone.
Ricordiamo che partiamo sempre di lì, sono le persone che fanno la differenza, sempre e ovunque. Io lo vedo in Regione, noi lo vediamo in Regione grazie ai nostri dirigenti, ai nostri direttori capaci e attenti.
Lo vedo all'interno della classe dirigente di questa Regione, dove le associazioni di categoria e tutti coloro che si occupano delle attività produttive hanno una visione chiara, hanno una capacità non comune, tant'è che il Piemonte oggi è tornato a essere una Regione attrattiva; attrattiva perché abbiamo creato e questo è stato anche il grande compito che ha avuto la politica in questi anni: ricreare un sistema che era un po' sfilacciato.
Ricreare un sistema significa creare relazioni fra le parti e traiettorie molto chiare, tant'è che abbiamo una politica industriale chiara finalmente dopo tanti anni. Grazie all'ausilio delle nostre associazioni di categoria (Confindustria, API, Unione Industriale e tutti coloro che si occupano degli artigiani), oggi possiamo dire che la nostra politica industriale va in una direzione molto chiara, con la manifattura al centro.
La manifattura continua a essere al centro delle nostre politiche.
Sicuramente i servizi sono importanti, ma la manifattura rimane centrale.
La seconda parola chiave in questo senso è "differenziazione".
Differenziare significa aver capito, perché nessuno è uno scienziato.
Quello che ha avuto di buono questa Giunta è di aver saputo ascoltare e tradurre l'ascolto in proposta. Questo è stato il merito della Giunta, e quando ha capito che il settore dell'automotive (non serviva essere Einstein per capirlo) poteva avere dei problemi a seguito della transizione energetica, certamente ha usato la parola differenziazione per impostare la sua politica industriale.
Ecco che siamo arrivati ad avere, all'interno del Piemonte, una seconda traiettoria di sviluppo altrettanto importante, che in due anni ha portato più 15 mila posti di lavoro, l'aerospazio, ma con delle fondamenta molto chiare già presenti, dettate dal mix produttivo fantastico che ha il Piemonte. Noi andiamo dalla terra al cielo perché, come dico io, andiamo dal settore estrattivo (la pietra e le miniere) fino allo spazio. Lì dentro abbiamo tutto; dobbiamo cercare di accompagnare queste imprese, all'interno di questo grande mix produttivo, verso una direzione che ci consenta di renderle sempre più competitive.
Durante la pandemia abbiamo pensato - ed è stata anche quella un'altra intuizione - che sicuramente la pandemia avrebbe comportato, nella globalizzazione, una battuta d'arresto. Ci siamo preparati, quindi, per fare in modo che la second source di quell'azienda che aveva delocalizzato in Oriente potesse essere il Piemonte, per accogliere queste aziende che sarebbero sicuramente ritornate. Oggi, infatti, il Piemonte è pronto ad accogliere queste nuove imprese che vogliono ritornare a produrre e tante si stanno affacciando sul territorio.
La scelta dell'aerospazio è una scelta politica ben chiara. L'aerospazio insieme all'automotive, era dotato, grazie alla precedente amministrazione di 30 milioni di euro. Potevano andare al 100% all'auto, come molti avrebbero voluto, oppure potevano essere divisi a metà, come noi volevamo.
Siamo riusciti a convincere, anche grazie alle imprese di questo settore straordinario, che i 30 milioni dovessero essere divisi a metà. Quella è stata la scelta che ha determinato la prima pietra della Città dell'Aerospazio. Magari non tutti possono essere contenti e alcuni potrebbero dire che è soltanto un fuoco di paglia, ma vedrete che su quella pietra si costruirà un'attività produttiva di straordinario valore.
Non sono preoccupato, tra l'altro, per Collins Microtecnica. Microtecnica è una delle cinque imprese straordinarie sul nostro territorio, a partire da Leonardo e a seguire per Thales. Microtecnica, in questo momento, ha una golden power nei confronti dello Stato sulla questione di Safran, ma non sono preoccupato per cosa succederà, perché quella è un'azienda solida che continuerà a rimanere sul nostro territorio. Lo voglio dire con chiarezza anche al dottor Airaudo: il tessuto produttivo piemontese è solido.
Il Piemonte - e lo ridico al dottor Airaudo - conta sia in Europa sia in Italia.
Un solo dato per chiarire: noi, più di altre volte, grazie alla lungimiranza della capacità del Presidente Cirio abbiamo ottenuto un miliardo e mezzo dell'Europa e un miliardo e due dallo Stato. Fondi Europei, Fondi FSC. Il Piemonte conta - e lo dico al signor Airaudo, dottor Airaudo, onorevole Airaudo - sia in Italia sia in Europa.
Il tessuto produttivo è solido. Torino cresce di più delle altre parti del Piemonte, stranamente. Personalmente, non lo trovo affatto strano, tant'è che abbiamo puntato molte delle nostre carte, proprio perché il Presidente Cirio aveva fatto emergere i dati dove Torino doveva tornare a essere locomotiva piemontese per cercare di ridare smalto. Noi ci siamo concentrati, dal 2019, su Torino e se oggi la situazione è questa è perch anche la politica ha aiutato Torino a ricrescere, a tornare trainante.
Cosa abbiamo fatto, nella sostanza, per rendere anche autonoma la nostra Regione? L'energia (altro tema fondamentale grazie all'Assessore Marnati) l'idrogeno e l'idroelettrico, due canali fondamentali all'interno del nostro sistema per renderci autonomi dal punto di vista energetico e poi lo cito ancora perché lo citerò sempre - le infrastrutture e la logistica.
Le infrastrutture e la logistica sono fondamentali. L'innervatura è parlare di TAV, ed è grazie alla manifestazione del 2018 in piazza Castello (vado a memoria) che la TAV sarà realizzata nel 2032, quando partiranno i primi treni. La TAV è fondamentale, così come il Terzo Valico, e sta andando avanti. Ringrazio l'Assessore Gabusi per il suo grandissimo lavoro, anche per l'innervatura sulle piccole direttrici di cui il Piemonte ha bisogno.
I soldi sono finiti, nel senso che sono all'interno di un sistema e non si può pensare di poter fare tutto, ma all'interno di quei soldi che avevamo all'interno delle nostre capacità di incidere anche in Italia, siamo riusciti a portare risorse importanti per le infrastrutture. Credo che questo sia un ruolo quantomeno meritorio.
Poi tante azioni che fanno capire come la nostra focalizzazione non sia improvvisata, ma determinata da una strategia che non è stata frutto esclusivamente dell'intelligenza o delle abilità della politica, ma è stata frutto di un grande lavoro di umiltà, che è quello di saper ascoltare.
Quando si dice che il Presidente Cirio sa ascoltare, è il primo elemento per chi fa politica. Senza l'ascolto - e l'abbiamo visto nella precedente amministrazione - è difficile creare sviluppo.
L'ascolto, ad esempio, ha messo oggi in condizione il Ministro Urso di attivare, per la prima volta nella storia, una politica vera a favore dell'auto, a favore dell'automotive, chiedendo garanzie a Stellantis sulla produzione in Italia. Gli incentivi sono sicuramente importanti, ma certamente non possono non ricadere sulla filiera della nostra componentistica, che è quantomai di altissimo livello all'interno del mondo internazionale. Bene fa il Ministro Urso a insistere su questo e bene fa e lo chiediamo tutti, compresi i sindacati - a cercare un secondo costruttore, anche eventualmente un terzo, perché abbiamo bisogno di far capire che l'Italia, il Piemonte in particolare, è luogo della storia dell'auto e patrimonio del designer, patrimonio dell'ingegneria, del prodotto, del progetto. È un qualcosa che ha un senso storico che non pu essere tradito.
All'interno di questo processo, naturalmente, s'inseriscono altri due traiettorie di sviluppo: l'aerospazio, di cui abbiamo già detto, e i semiconduttori, altro tema assurto alla ribalta durante la pandemia. Si dice che i microchip non ci sono più e quindi ci si chiede come facciamo a renderci autonomi, ma l'Europa ha reagito e ha fatto i Chips Act. Ricordo a chi pensa che il Piemonte non conti né in Italia né in Europa, che il Piemonte è Vicepresidente dell'Alleanza Europea sui semiconduttori. Nel 2025, chiunque ci sarà, sarà Presidente. Ricordo questo a chi dice che non contiamo.
I semiconduttori partono da una storia che ha il Piemonte, che è quella di avere tre grandissime imprese: la SPEA a Volpiano, la MEMC a Novara e la Vishay a Borgaro. Tre grandissime imprese che hanno la capacità di costituire quella filiera che può essere aggregativa e accogliente per altre imprese che volessero venire a investire sul nostro territorio.
La nostra prossima sfida è sui semiconduttori. La sfida sull'aerospazio stiamo cercando di vincerla con grande impegno e grande collaborazione con le imprese (senza imprese non si fa nulla), adesso vorremmo e proveremo a vincere quella sui semiconduttori.
Poi tutte le azioni di corollario: il fondo unico dell'artigianato (vedo in sala le Confederazioni artigianali, perlomeno prima le vedevo).
Sull'artigianato, l'impegno è stato enorme, il fondo unico dell'artigianato ha funzionato molto bene, ha dato i suoi frutti. Adesso l'Assessore Chiorino, che ringrazio per l'idea illuminante delle Academy, sta cercando di far capire alle famiglie e ai giovani che il lavoro manuale è prezioso tanto quanto quello di concetto.
Se non c'è lavoro manuale, non c'è un'impresa che si sviluppa. Se il lavoro manuale viene paragonato e viene reso dignitoso tanto quanto il lavoro di concetto - chiamiamolo così per usare un termine magari desueto - capiremo e vedremo come si andrà in quella direzione e si guadagnerà tutti. Non tutti hanno lo stesso talento. La politica ha il dovere di far partire tutti dalla stessa base, quindi ad avere tutti le stesse chance.
All'interno poi si sviluppano le intelligenze, perché uno può essere più bravo a fare l'ingegnere e l'altro può essere un fuoriclasse nel fare un gioiello, com'è stato citato prima. È su quelle professionalità che dobbiamo lavorare e stiamo lavorando anche grazie all'azione del Fondo Sociale Europeo e dell'Assessore Chiorino con tutte le sue azioni.
Chiedo scusa se sono stato troppo lungo, e sicuramente lo sono stato, ma cerco di chiudere. Abbiamo il Team Attrazione, che è un altro elemento importante che abbiamo messo in piedi grazie al lavoro della politica dove, finalmente, le imprese che vorranno investire in Piemonte avranno un solo ambito d'ingresso.
Il Consigliere Sarno citava la possibilità delle imprese di poter essere acquisite da lavoratori: sono d'accordo. Noi abbiamo messo in piedi i workers buyout, per esempio, e abbiamo messo in piedi le azioni sulle aziende in crisi. L'azienda in crisi è una misura molto importante all'interno della Regione che ha dato i suoi frutti, continuerà a dare i suoi frutti e consente a chi ha piacere di acquistare un'impresa in crisi conclamata, di poterla acquisire grazie ai fondi europei e ai fondi regionali.
In sostanza, la politica regionale è molto chiara e ha sempre bisogno di suggerimenti perché nessuno è uno scienziato, nessuno ha la verità in tasca, tranne qualcuno. Noi pensiamo di non avere la verità in tasca e quindi di avere necessità di avere suggerimenti.
L'ultimo appello lo rivolgo alle banche, che ringrazio per il grande lavoro che hanno fatto in pandemia. Per un politico, credetemi, non è facile ringraziare le banche, ma io lo faccio perché in pandemia sono state meravigliose, in particolare le banche del territorio. Oggi, ringraziando per il lavoro fatto e per quello che stanno continuando a fare, il mio appello è di fare in modo che ci sia un'inversione di tendenza nelle erogazioni.
Abbiamo visto, a seguito di alcuni articoli apparsi sul "Sole 24 Ore", come le erogazioni, soprattutto nel settore dell'automotive, siano diminuite tra il 2 e il 3%. Il mio appello, ed è per questo che prossimamente incontrer anche ABI (Associazione Bancaria Italiana), è proprio cercare di far avere un'inversione di tendenza nelle erogazioni e cercare di fare in modo che la rigidità di valutazione delle banche nei confronti del settore automotive sia un po' stemperata. Naturalmente, avendo ben presente che ciascuno ha il proprio ruolo. La nostra non è una politica dirigista. Non vogliamo fare lo stato etico, non abbiamo né la mentalità né l'idealità per farlo, ma pensiamo che lo Stato possa aiutare certi percorsi, come sta succedendo, ad esempio, per l'auto con le politiche che sta facendo il Ministro Urso sull'acciaio.
Noi faremo valere, per tutto quello che è possibile sapendo quali sono i nostri ruoli rispettivi, la nostra azione di moral suasion nei confronti delle banche, affinché possano dare una mano al settore automobilistico in questo momento di transizione.
Grazie e buona giornata.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Tronzano.
La parola all'Assessore Chiorino.



CHIORINO Elena, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente, e grazie a tutti coloro che sono intervenuti portando spunti sicuramente utili e degni di grande considerazione da parte nostra.
Anch'io penso che questo mio intervento sia l'occasione per raccogliere alcuni di quegli spunti e per rispondere ad altre considerazioni e che tutto questo sia finalizzato a porre le basi per tutto quello che in futuro potrà servire.
Vorrei riprendere anche i passaggi di chi è intervenuto durante la mattina a partire dall'Onorevole Appendino che lamentava delle rappresentanze parlamentari, sicuramente in un modo anche condivisibile, pensando che il tema fosse l'ascolto delle criticità di questa città e di questa Regione.
Tuttavia, non vedo più l'Onorevole in sala, mi pare che sia andata via dopo il suo intervento, quindi forse è venuta soltanto a riportarci alcune considerazioni che, comunque, faccio fatica a comprendere.
Ho sentito dire che il Governo è silente in merito a Stellantis che va a produrre all'estero. Forse non ci ricordiamo che nel momento in cui si arrivava a Stellantis il Sindaco di questa città era Chiara Appendino e al Governo c'era Conte e mentre il Governo francese governava Stellantis il Governo italiano, il Governo Conte, sì, era silente.
Specificare che le transizioni fanno paura agli imprenditori. La transizione verde, dimenticandosi che dev'essere accompagnata da una sostenibilità economica e sociale, fa paura a chiunque. Ma anche questa transizione non è stata definita in questi termini da Governi di centrodestra a qualunque livello.
Su questo il Consigliere Ravetti, insieme al Consigliere Sarno, diceva che non ho citato l'Europa. Sì, a parte il fatto che un passaggio in realtà è stato fatto, ma capisco che di un intervento alcuni passaggi possano anche saltare, sinceramente non è grave. Ma se devo citare l'Europa, devo citarla per evidenziare quanto sia evidente il fatto che sono stati persi i controlli delle catene di approvvigionamento, che non si è ragionato a sufficienza sull'importanza e la strategicità di quella che è la neutralità tecnologica che dovrebbe avere l'Europa tutta insieme e poi ogni singola nazione. Quindi, è vero, ci sono delle considerazioni importanti da fare in questi termini e, come dicevo nel mio intervento quando ho citato anche l'Europa, penso che sia fondamentale che sull'intelligenza artificiale si lavori, avendo una visione più precisa e puntuale.
Sicuramente una nota che evidenzio è quando il Segretario Cortese ha detto che c'è bisogno di avere chiari i fabbisogni. Sono assolutamente d'accordo ed è anche per questo che sono nate le Academy, perché le Academy danno, in primissima battuta direttamente dalle aziende in tempo reale, quelle che sono le necessità e i fabbisogni e si vuole rispondere, tramite le Academy con una formazione veloce e immediata.
Sicuramente nella visione di questa Giunta regionale c'è ampio spazio a quello che in qualche modo è stato ripreso sia dal Presidente di Legacoop e quindi dalle cooperative, e dal Presidente Buzio, così come, nell'ambito del sindacato, diventa importante il concetto di partecipazione, di workers buyout, di ascensore sociale che noi non vogliamo dimenticare. Con questo mi consenta, Consigliera Canalis, di precisare - sì, Consigliere Marin che non ho mai detto che la povertà è una colpa. Non posso averlo detto perché semplicemente non lo credo in questi termini.
Penso che chi ha avallato il reddito di cittadinanza abbia tentato di condannare le persone alla povertà. Questo sì, perché se mi dai il reddito di cittadinanza e poi vieni a dire alla Giunta successiva che dovevamo attivarci prima con la formazione, forse vi siete persi un pezzo. Quando siamo arrivati noi, la formazione è stata attivata, quindi ritorniamo al concetto per cui, evidentemente, il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle sono bravissimi a spiegarci che cosa dobbiamo fare, salvo non averlo fatto loro nel momento in cui avrebbero potuto farlo. Poi, per fortuna, arriva un centrodestra che fa e lo fa anche e non solo nel termine delle analisi delle crisi aziendali.
Su questo la Consigliera Disabato forse si è distratta un attimo, perch non ho fatto soltanto il quadro sulle crisi, ma ho spiegato molto bene gli strumenti e com'è stata strutturata l'unità di crisi regionale. Ho spiegato come si è lavorato in modalità interassessorile e tra Direzioni. Ho spiegato che è stato costituito un fondo che è un unicum in Italia a supporto delle piccole e medie imprese e delle microimprese.
Contestualmente, ho riportato l'esito di una ricerca esterna, ovvero la ricerca della Cattolica, dove si evidenzia il fatto che c'è fiducia.
Capisco che lei sia preoccupata ed evidenzi le delocalizzazioni che ci sono state, ma se avete passato degli anni a chiamare gli imprenditori "prenditori", poi pensate che abbiano voglia di investire qui o magari vanno all'estero? Anche su questo abbiamo dovuto lavorare tantissimo, come Giunta di centrodestra, ad andare a recuperare in questi termini.
La Consigliera Frediani faceva un passaggio sulla disoccupazione. Il Piemonte è sotto la media; per dare il dato nello specifico - perché prima ho fatto un passaggio senza citare il dato, ma penso che sia importante anche andare nel dettaglio - il Piemonte è al di sotto della media nazionale italiana in termini di disoccupazione. Siamo al 12%, con una media italiana al 14,4%. È sempre tanto? Sì. Un solo disoccupato è troppo? Sì, ma il dato sicuramente ci dice che c'è da lavorare, ma altrettanto che parte del lavoro evidentemente è già stato fatto e impostato. Stessa cosa per il tasso di occupazione dei giovani, che oggi è al 64% e registra un più 9% rispetto al 2021.
Vorrei ancora riprendere un passaggio del Consigliere Ravetti, confermando anch'io la stima che ho nei suoi confronti in termini personali. Il Consigliere Ravetti ha detto che le cose accadono per caso. Io faccio politica, invece, per lavorare ed esattamente per far accadere determinate cose e prevenirne altre, a seconda di quelle che sono le soluzioni. Per volevo rassicurarlo sul fatto che se a Valenza è arrivato il GEM e c'è un'Academy che si lega sul lusso, è perché l'abbiamo proprio voluta, non sono atterrati lì perché abbiamo girato la ruota della fortuna. Lo abbiamo voluto, lo abbiamo cercato, abbiamo fatto un investimento, abbiamo individuato le sale, abbiamo fatto gli accordi che dovevamo fare, l'abbiamo portato e lavoriamo per rendere più attrattivo quel territorio affinché lì ci sia anche spazio per quei giovani che proprio il Consigliere citava.
E sul "non detto", è vero, non ho detto tante cose: non ho detto che la legge sul lavoro fortemente voluta da questa Giunta prevede nello specifico un supporto all'imprenditoria femminile; non ho detto che la legge zero-sei mancava in questa regione da cinquant'anni e che la nostra era l'ultima Regione d'Italia cui mancava una legge di questo tipo e che è stato il centrodestra ad attuarla quando è arrivato e che ha fatto in modo che tutti i servizi alla famiglia siano resi più flessibili, proprio per supportare quell'occupazione femminile di cui tanto si parla e anche per cercare di lavorare a contrastare il problema della denatalità. Quindi, è vero, non ho proprio detto tutto e lo ringrazio, perché mi ha sollecitato a fare degli ulteriori passaggi.
Mi rivolgo ora al Consigliere Sacco. La Cina starà anche facendo grandi investimenti in fotovoltaico. Lei ha detto che sta investendo nel fotovoltaico come non ci fosse un domani. Può anche essere.
Mi sento di dire che questa Giunta è più prudente di lei nel citare la Cina come un esempio di civiltà, fosse anche soltanto per i diritti dei lavoratori, o perché le terre rare va ad estrarle in Africa, per intenderci; poi, forse, se magari andassimo a vedere le centrali di carbone, le abbiamo ancora anche lì.
Chiudo citando nuovamente l'Europa e riprendendo la visione di questa Giunta regionale e, in generale, del centrodestra alla guida di questa Regione e di questa Nazione.
La nostra visione riconosce la dignità del lavoro di tutti, riconosce la dignità del lavoro dell'imprenditore, tant'è che non ci permetteremo mai di chiamarlo "prenditore", che riconosce la dignità del lavoro dell'operaio perché è con il suo know how che è possibile mettere a terra la visione imprenditoriale e perché, se fino a oggi c'è stata una gravissimo fenomeno di cervelli in fuga è perché è stata una narrazione di chi ha governato negli ultimi dieci anni, come minimo, che non ha dato politica industriale.
Mi ha fatto molto piacere, tuttavia, sentire la Consigliera Canalis quando ha detto che sono troppi anni che questo Paese non ha una visione industriale. La stiamo portando: in Regione Piemonte l'abbiamo data e a livello di Governo nazionale la stiamo assolutamente impostando, perché ai nostri giovani non raccontiamo che qui non c'è futuro, perché è vero, se non hai una visione industriale, se non hai una visione di politica e di sviluppo di questa Nazione, l'unica cosa che ti resta da dire ai giovani che evidentemente fuggono all'estero, è che qui non hanno futuro.
Noi, invece, siamo assolutamente orgogliosi di tutto quello che è questa Nazione, di tutto quello che sa fare e siamo ben consapevoli della responsabilità della politica e delle azioni che la politica deve mettere in campo a tutto tondo.
Non abbiamo mai sostenuto che questa Nazione fosse in declino; non voglio dire che il declino sia una condanna, eventualmente, per questa Nazione potrebbe soltanto essere la scelta, la scelta di non fare. Al governo di questa Regione e di questa Nazione, invece, c'è una politica che ha scelto di fare e di fare tutti i giorni, avendo ben chiaro che questa Nazione, per quanto così poco estesa territorialmente, per quanto abbia un numero di abitanti che è pressoché insignificante rispetto al numero di abitanti a livello mondiale, è la seconda potenza manifatturiera d'Europa, la settima potenza economica mondiale e, sopra ogni cosa, ha creato quel Made in Italy che ci invidiano tutti nel mondo, quel Made in Italy che ci consente di dedicarci a qualunque livello, qualunque sia la nostra professione, il nostro lavoro, il nostro ruolo, come nessun altro popolo può fare con un altro brand.
Non esiste nazione al mondo che possa identificarsi con il Made in Italy come gli italiani in Italia e vi spiego perché. Quel Made in Italy è fatto dalla capacità imprenditoriale degli imprenditori, è fatto dal know how dei nostri lavoratori, ma è anche fatto di PMI, di microimprese, di imprese familiari, come dicevo all'inizio del mio intervento, di imprese artigiane che sono supportate tutti i giorni dalla capacità dei nostri liberi professionisti che oggi, qualcuno in questo Consiglio regionale si dimenticava di chiamare in questa sala, per intenderci! Noi, invece abbiamo ben chiaro il ruolo dei liberi professionisti, insieme a quello dei lavoratori autonomi, che tutti insieme tengono insieme quel sistema socioeconomico produttivo.
Arriviamo fino ai docenti e a chi si occupa di scuola e di formazione perché se abbiamo cervelli in fuga provocati anche da chi dice ai giovani che devono scappare all'estero se vogliono avere un futuro, è altrettanto vero che, evidentemente, se abbiamo la fuga di cervelli all'estero, per formare quei cervelli abbiamo un mondo della scuola e della formazione che funziona e che li sa preparare.
Pertanto, la sfida vera è raccontare loro quello che noi sentiamo profondamente, ovvero il grande orgoglio di tutte quelle opportunità che questa Nazione può mettere a frutto, tutto quello che può ancora effettivamente allargare in termini di opportunità per i nostri giovani per le nostre imprese, per i nostri lavoratori e per le nostre famiglie avendo ben chiaro che, se c'è una sfida grande, grandissima, che soprattutto Torino e il Piemonte debbono portare avanti, è quella della transizione.
Andremo a vedere se, per forza di cose, dovremo proseguire su una transizione che dev'essere soltanto verde, o magari con un cambio di politica. Anche a livello europeo avremo finalmente un'attenzione alla transizione che sia di sostenibilità ambientale, ma anche economica e sociale, quindi forse non avremo più imprenditori spaventati dalla transizione, ma chi avrà ancora voglia di investire anche nell'ambito dell'automotive potrà farlo sereno, sicuro, tranquillo e fiducioso, perch ci saranno delle politiche a tutti i livelli che quella transazione sapranno esattamente come accompagnarla.



PRESIDENTE

Grazie.
Sono conclusi gli interventi, pertanto chiudo la sessione del Consiglio regionale aperto sulle imprese in Piemonte, situazione e prospettive.
Auguro a tutti una buona giornata.
Consigliere Preioni, non so se ha già trovato una sintesi sul prosieguo dei lavori del Consiglio regionale. Non posso darle la parola, però mi sembra che ci sia un accordo perché, essendoci.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Per oggi pomeriggio sconvochiamo il Consiglio.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 13.30)



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