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Dettaglio seduta n.276 del 31/10/23 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

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Argomento:


GAVAZZA GIANLUCA



(I lavori iniziano alle ore 9.30 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENTE

Buongiorno a tutti e a tutte.
Su incarico del Presidente Stefano Allasia, dichiaro aperta la trattazione delle interrogazioni e interpellanze.
In merito allo svolgimento delle interrogazioni e interpellanze, come recitano gli articoli 99 e 100 del Regolamento, oggi si provvederà a rispondere come segue: interpellanza n. 1403 presentata dal Consigliere Magliano, cui risponderà l'Assessore Caucino.
Chiedo agli Assessori che rispondono alle interrogazioni e interpellanze di disporre l'invio via mail delle risposte scritte agli interroganti e all'Ufficio Aula.
Ricordo ancora agli interroganti che nel resoconto della seduta, che viene trasmesso via mail in visione a tutti i Consiglieri intervenuti dall'Ufficio Resocontazione prima della pubblicazione e poi pubblicato integralmente in banca dati, è reperibile la trascrizione integrale di tutti gli interventi sia degli interroganti sia degli Assessori che rispondono.
Ricordo che per le interpellanze è prevista l'illustrazione da parte dell'interpellante per cinque minuti, la risposta da parte del componente della Giunta per cinque minuti e la replica dell'interrogante per cinque minuti.


Argomento: Pari opportunità - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Edilizia e norme tecnico-costruttive

Interpellanza n. 1403 presentata da Magliano, inerente a "Piani di eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA) in Piemonte deliberazione della Giunta Regionale del 16 febbraio 2023, n. 1"


PRESIDENTE

Iniziamo ora e concludiamo i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interpellanza n. 1403.
La parola al Consigliere Magliano per l'illustrazione.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
La legge n. 41 del 28 febbraio del 1986 introduce l'obbligo per le Amministrazioni competenti di adottare, entro un anno dall'entrata in vigore della legge, piani di eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA) esistenti negli edifici pubblici non ancora adeguati alle prescrizioni che ne prevedono l'eliminazione.
La legge 5 febbraio n. 104 del 1992 estende l'applicazione dei PEBA agli spazi urbani, garantendo così la libertà di spostamento sul territorio alle persone con ridotte capacità motorie.
Il decreto legge n. 41 del 22 marzo 2021, convertito poi in legge, ha istituito il Fondo per l'inclusione delle persone con disabilità, al fine di dare attuazione alle politiche per l'inclusione, l'accessibilità e il sostegno a favore delle persone con disabilità.
Il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 10 ottobre 2022 all'articolo 1, comma 1, trasferisce per l'anno 2022 12.660.000 euro del predetto fondo al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, destinando 12 milioni di euro della predetta dotazione per incentivare la progettazione dei piani per l'eliminazione delle barriere architettoniche assegnando alla Regione Piemonte 865.117,79 euro.
Ai sensi del combinato disposto articolo 3, comma 1 dell'articolo 4, comma 1 del decreto succitato, viene stabilito che il trasferimento delle risorse di cui al comma 1, lettera a), viene disposto a seguito di specifica richiesta da inviarsi all'Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità della Presidenza del Consiglio dei Ministri entro 45 giorni dalla pubblicazione del decreto, accompagnato da una deliberazione della Giunta regionale nella quale vengano stabiliti l'ammontare e le modalità di erogazione dell'incentivo ai Comuni che non abbiano adottato il PEBA alla data di adozione della stessa deliberazione, tenendo conto prioritariamente della classe di Comuni con una popolazione compresa tra i 5000 e i 20 mila abitanti e di quelli beneficiari della misura di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 29 novembre 21, "Riparto delle risorse afferenti al fondo per l'inclusione delle persone con disabilità".
Rilevato che la Giunta regionale, con propria deliberazione, decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri "Criteri di riparto delle risorse statali tra i Comuni del Piemonte" per euro 885.117,7, ha individuato i criteri per il riparto delle risorse statali dal Fondo per l'inclusione delle persone con disabilità pari a euro 865 mila e rotti, al fine di incentivare la progettazione da parte dei Comuni dei PEBA, demandando al Settore Politiche di welfare abitativo della Direzione regionale Sanità e Welfare l'adozione dei successivi provvedimenti attuativi della deliberazione di che trattasi, da cui l'invio dell'atto stesso alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ufficio per le politiche in favore delle personale con disabilità, unitamente alla richiesta di finanziamento.
Assunto nei contenuti del capitolo monitoraggio dell'allegato A la seguente frase: "Verrà inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità un report sul riparto ai Comuni delle risorse assegnate sull'efficacia delle misure".
Preso atto che, da quanto riportato nelle premesse della deliberazione della Giunta, prodromiche e sostanziali all'assunzione dell'atto stesso, si evince che non è nota all'Ufficio regionale competente in materia la situazione relativa all'adozione dei PEBA da parte dei Comuni piemontesi essendo lo stesso privo di un idoneo strumento informativo di monitoraggio (tra l'altro, c'è la legge del collega Marin che prima o poi arriverà in Aula su questo tema).
Con la deliberazione della Giunta regionale del 16 febbraio 23, n. 16515, è stato demandato al Settore Politiche di welfare abitativo, Direzione Regionale Sanità e Welfare, l'adozione dei successivi provvedimenti attuativi della deliberazione, tra cui l'invio della stessa alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, unitamente alla richiesta di finanziamento.
Considerato che la Regione Piemonte esercita la propria azione legislativa regolamentare amministrativa al fine di indirizzare e guidare lo sviluppo economico e sociale del Piemonte verso obiettivi di progresso civile e democratico, nel realizzare la propria finalità assume il metodo della programmazione e della collaborazione istituzionale, perseguendo il raccordo tra gli strumenti di programmazione della Regione, delle Province dei Comuni e delle Unioni montane e delle forme associative comunali, come opera per rimuovere le cause che determinano le diseguaglianze e i disagi interpello la Giunta regionale per sapere se intenda o meno fornire specifici indirizzi agli Uffici regionali competenti volti a far da loro acquisire il dato relativo a quanti e quali siano tra i 1180 Comuni piemontesi quelli che, a oggi, hanno assunto i piani di eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA); per sapere se, esauriti gli effetti della deliberazione della Giunta regionale 1651 del 16 febbraio 2023, intende assumere specifiche iniziative nei confronti di quelle Amministrazioni piemontesi che non avranno ancora adottato i PEBA previsti dalle normative statali di riferimento; per sapere se intenda attivare specifici interventi a favore di quelle Amministrazioni piemontesi che hanno adottato i PEBA cioè quelle virtuose, prima della deliberazione della Giunta del 16 febbraio 2023, n. 16-515 a sostegno delle misure previste dai piani da loro assunti.
Insomma, Presidente, è una legge del 1986. Ci sono risorse, ci sono Comuni che non si sono ancora adeguati, ci sono i Comuni che si sono adeguati.
Vorremmo capire chi sono i primi, che sono i secondi e come fa, ad esempio Regione Veneto, a premiare coloro che si sono resi virtuosi da questo punto di vista, anche perché il dato demografico dice che avremo sempre di più bisogno di Comuni completamente accessibili non solo per le persone con disabilità, anche perché coloro che invecchiano hanno bisogno di ausili per muoversi e camminare.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Caucino per la risposta.



CAUCINO Chiara, Assessore alle pari opportunità

Grazie, Presidente.
Per quanto riguarda ciò che, Consigliere Magliano, è di mia strettissima competenza, ci siamo personalmente sentiti, quindi lei sa che la competenza rispetto a questa materia è variegata ed è anche condivisa con altri Assessorati. Nonostante ciò, ci siamo assunti, anche piacevolmente, l'onere di portare avanti questo discorso e, in particolare, di condurre l'istruttoria della successiva ripartizione delle risorse.
Finalmente la fase istruttoria è terminata e sono personalmente soddisfatta. A inizio settembre, i Comuni che avevano dichiarato la loro volontà di aderire al bando erano pochissimi, mi sembra addirittura 20 o sotto i 20. Questo, a mio parere, gridava vendetta, per cui ho lanciato un appello, ripreso poi da tutte le testate, in cui invitavo tutti i Comuni del Piemonte ad aderire dicendo: "Guardate che abbiamo risorse anche significative, non vorrei che andasse persa questa occasione".
Di fatto, la situazione è notevolmente mutata nel corso del mese di settembre.
Pertanto, in attuazione di una DGR approvata all'unanimità in Giunta è stata adottata la determina dirigenziale n. 546 del 26 ottobre 2023. A oggi, i Comuni che hanno presentato domanda, entro il termine stabilito del 29 settembre, sono 377.
Da 20 a 377 in un mese: mi sembra che l'obiettivo sia stato sufficientemente centrato.
Abbiamo 59 Comuni appartenenti alla prima fascia di popolazione (dai 5.000 ai 20.000 abitanti); sei Comuni afferenti alla seconda fascia (dai 20 mila ai 40 mila abitanti); cinque Comuni terza fascia (dai 40 mila ai 105 mila abitanti); un Comune appartenente alla quarta fascia (oltre i 105 mila abitanti); ancora, 159 Comuni referenti alla quinta fascia (da 4999 a 1000 abitanti); infine, 147 Comuni appartenenti alla sesta fascia (inferiore ai 1000 abitanti).
Lascerò a verbale il prospetto, così avrà i dati più chiari.
Di queste domande (e qui ci troviamo nella situazione opposta rispetto a quella di inizio settembre) è stato possibile soddisfare integralmente solo la richiesta di 130 Comuni, più parzialmente quella di un Comune, per esaurimento delle risorse. Le abbiamo esaurite e abbiamo anche una lista d'attesa.
Le risorse, come lei ha ben ricordato nell'interpellanza, constano complessivamente di 865.117,79 euro. Le 377 domande raccolte evidenziano un fabbisogno potenziale pari, complessivamente, a un milione e 559 mila euro di cui 247 per un ammontare pari a 689.882,21 euro, non soddisfacibili per esaurimento delle risorse statali a disposizione.
L'informazione verrà fornita alla Presidenza del Consiglio dei Ministri all'Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità, che ha finanziato la misura con decreto del 10 ottobre 2022. Ritengo, quindi, che questa misura sia stata sufficientemente valorizzata, tant'è vero che poi alla fine, i Comuni si sono degnati di rispondere, oltre qualsiasi aspettativa perché, come abbiamo visto, le risorse non sono nemmeno sufficienti per soddisfare il fabbisogno.
In questo momento non ho una visione complessiva sul da farsi, perché la devo concordare con altri Assessori, ma abbiamo la necessità di reperire altre risorse, se dobbiamo soddisfare una richiesta che sembra essere cresciuta nell'arco di un mese. Tuttavia, ripeto, sono soddisfatta sotto questo profilo. Tra l'altro, non ho più la delega alla disabilità, come sa quindi sicuramente ho necessità di confrontarmi con l'Assessore Marrone.
Consideri che sono responsabile del dipartimento disabilità, ma per quanto riguarda il mio partito a livello regionale, mentre non costa a livello istituzionale.
Siamo, quindi, in una fase di soddisfazione rispetto a questo bando, che abbiamo gestito direttamente come welfare abitativo, ma, di contro, devo interfacciarmi con l'Assessore Marrone e con il Vicepresidente Carosso per valutare le azioni da intraprendere nel prossimo futuro, posto che l'esigenza e l'interesse ci sono e che, come ben ricordava lei Consigliere, è dal 1980 che c'è una norma che, a nostro avviso, dev'essere assolutamente osservata, ma che abbiamo già perso troppo tempo in questi anni.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Chiara Caucino per la risposta.
Ha chiesto di replicare il Consigliere Silvio Magliano.
Prego, Consigliere; ne ha facoltà per cinque minuti.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore per la risposta e chiedo di poter avere la nota anche se sarebbe importante sapere quali Comuni hanno fatto richiesta tanto è pubblico, nel senso che hanno partecipato a una call di Regione Piemonte.
Vede, Assessora, sono contento rispetto a quando c'eravamo sentiti, per le vie brevi, rispetto al numero di Comuni che avevano fatto la domanda, che erano all'incirca una ventina. Poi sono arrivate tante domande, però ci che chiedevo nell'interpellanza, al punto 1), era di sapere: "Se intenda o meno fornire specifici indirizzi agli Uffici regionali competenti, volti a far da loro acquisire il dato relativo a quali e quanti siano, dei 1180 Comuni piemontesi, quelli che a oggi hanno assunto i piani di eliminazione delle barriere architettoniche".
Perché dico questo? Perché lei, giustamente, mi sta riportando il dato di coloro che hanno chiesto il finanziamento, quindi i Comuni che utilizzeranno le risorse stanziate dal Governo, gestite da Regione, per fare interventi, ma il problema è che noi, avendo la delega alla programmazione (e su questo sarà importante, tra lei e i suoi colleghi di Giunta, capire chi farà che cosa) a oggi, come Regione Piemonte (non da oggi, neanche dalla precedente legislatura e neanche da quella prima) non abbiamo un monitoraggio costante di chi si è adeguato, di chi si sta adeguando e di chi proprio non riesce adeguarsi, perché magari ha problemi strutturali.
Ricordo che i PEBA si rivolgono alle aree pubbliche e gli uffici pubblici quindi non riguardano il mondo del privato: cioè l'accessibilità del Comune, l'accessibilità della scuola materna e l'accessibilità di tutto ci che è delle istituzioni.
Il punto su cui non sono soddisfatto è il punto 2), mentre sul punto 3) la ringrazio per la puntualità nella risposta. Su questo, sarebbe importante aprire un ragionamento e un punto di lavoro efficace per capire chi, in Regione Piemonte, dovrà monitorare il comportamento, dal 1986 a oggi, di questi Comuni. È evidente che non possiamo farlo con tono inquisitorio, se tanto le risorse non ci sono, però almeno sapere chi, di questi 1180 Comuni, a oggi può essere considerato a norma e chi, invece, deve ancora fare passi avanti.
Rispetto ai 300 che hanno fatto la richiesta, alcuni verranno finanziati e alcuni no, per cui sarebbe utile capire se tutti gli altri sono già a posto. oppure se è troppo difficile per loro progettare o trovare una soluzione.
Detto ciò, manca un monitoraggio regionale, ma per il resto, sugli altri due punti, l'Assessore ha risposto.
Certo è che bisognerà, come diceva l'Assessore, chiedere al Governo di continuare con questa misura, perché bastavano 200 mila euro in più per scalare tutta la graduatoria.
Manca un monitoraggio preciso e puntuale su qual è lo stato dell'arte dei Comuni sui PEBA, misura di cui tanto si parla, di cui spesso si riempiono le leggi, ma che poi deve trovare un'applicazione concreta, altrimenti, di fatto, la norma rimane inosservata.
Ringrazio il Presidente e l'Assessore.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Silvio Magliano per la replica.
Nel ringraziare il Presidente Stefano Allasia per l'incarico, dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.
Alle ore 10 il Presidente aprirà la seduta del Consiglio regionale.
Grazie e buona salute a tutti a tutte.



(Alle ore 9.47 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(Alle ore 10.01 il Presidente Allasia constata la mancanza del numero legale e ai sensi dell'articolo 59, comma 5, del Regolamento, aggiorna la seduta alle ore 10.31)



(La seduta inizia alle ore 10.33)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Comunico che sono in congedo i Consiglieri Carosso, Cerutti, Cirio, Leone Marin, Ricca, Ruzzola e Tronzano.
Il numero legale è 22.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Magliano; ne ha facoltà.



MAGLIANO Silvio

Chiedo l'inserimento dell'ordine del giorno n. 1702, che pone di nuovo l'accento sul tema IRAP e degli enti del terzo settore, ma chiede anche alla Giunta regionale di intervenire rispetto al Governo, al fine di ripristinare il fuori campo IVA per le attività mutualistiche delle associazioni nei confronti dei soci ed estendendo agli ETS non commerciali la deducibilità IRAP del costo del lavoro già prevista per le società commerciali.
Fondamentalmente, con la riforma ci troveremo nella condizione per cui ogni ente del terzo settore dovrà aprire una partita IVA e questo creerà un problema enorme nelle attività che vengono svolte presso gli enti e per i propri soci.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Alcuni giorni fa i giornali hanno raccolto diverse lamentele e diverse lagnanze degli utenti (pendolari, studenti, lavoratori, ma in genere cittadine e cittadini) rispetto ai disagi che subiscono quotidianamente nel trasporto pubblico locale, in particolare su ferro, in provincia di Alessandria.
I giornali riportano dichiarazioni che interessano la linea Chivasso-Casale Alessandria e ripetutamente i disservizi sulla linea Acqui-Ovada-Genova. I Sindaci stanno cercando degli incontri con l'Assessore rispetto alla tratta Ovada-Alessandria, ma non c'è giornata che i giornali non riportino i disagi che i cittadini della provincia di Alessandria vivono.
Presidente, crediamo che sia arrivato il tempo di un'informativa in Aula dell'Assessore rispetto a questi disagi della provincia di Alessandria anche se siamo convinti che riguardino l'intero Piemonte. Speriamo che lei accordi questa informativa già oggi; diversamente, attendiamo dalla maggioranza un'indicazione e un indirizzo rispetto a una discussione che per noi non è più rinviabile ed è necessaria.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Ho depositato un ordine del giorno, a seguito di un'audizione che abbiamo svolto con i lavoratori Carrefour.
Pertanto, chiederei l'inserimento dell'ordine del giorno n. 1706, inerente a "Impegno della Giunta a interloquire nei confronti dell'azienda Carrefour".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
Come Gruppo Lega chiediamo l'inserimento dell'ordine del giorno n. 1705 che riguarda la questione Askatasuna.
Grazie.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste.
Sono state presentate tre richieste di inserimento all'o.d.g.; la prima del Consigliere Magliano riguarda l'ordine del giorno n. 1702, "Urgente aggiornamento della normativa regionale al fine di garantire anche agli Enti del Terzo Settore l'azzeramento dell'IRAP per scongiurare un danno economico per le ex ONLUS".
C'è la richiesta della Consigliera Frediani di inserimento dell'ordine del giorno n. 1706, "Impegno della Giunta ad interloquire nei confronti dell'azienda Carrefour".
Infine, è stato richiesto dal Consigliere Preioni l'inserimento dell'ordine del giorno n. 1705, "Sgombero centro sociale Askatasuna".



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione di nuovi punti all'o.d.g.)



PRESIDENTE

È stata inoltre richiesta dal Consigliere Ravetti un'informativa per quanto riguarda i disagi relativi al servizio di Trasporto Pubblico Locale ad Alessandria.
La Giunta è presente, pertanto chiedo se intende intervenire sul tema. Non vi sono richieste, pertanto chiedo di annotare la richiesta del collega Ravetti, considerata l'assenza dell'Assessore Gabusi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Posso perlomeno ottenere dalla Giunta un impegno formale a svolgere un'informativa, se non in Aula, almeno in Commissione?



PRESIDENTE

Tutte le richieste d'informativa formulate in Aula poi si discutono nella Conferenza dei Capigruppo ed eventualmente si trasformano in richieste d'informativa in Commissione. Non l'ho detto, ma lo davo per assodato.



(Commenti del Consigliere Bertola)



PRESIDENTE

Collega Bertola, è la prassi. Poi se non vengono tramutate e trattate in Commissione è un altro conto, è un passaggio successivo, però gli step più corretti sono questi.
La richiesta in Aula è stata fatta, la Giunta richiede tempo per valutare l'intervento, non essendoci l'Assessore Gabusi. Alla prossima Conferenza dei Capigruppo si discuterà l'inserimento o eventualmente una discussione nella seduta prossima di Consiglio, oppure nella Commissione competente.
L'o.d.g. è approvato, così come modificato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico: a) Congedi Hanno chiesto congedo Carosso, Cerutti, Cirio, Leone, Marin, Ricca, Ruzzola e Tronzano.
b) Distribuzione processi verbali È a disposizione e visibile sulla Intranet del Consiglio regionale alla sezione "Supporto sedute istituzionali-sedute di Aula" il processo verbale n. 274 relativo alla seduta del 17 ottobre 2023.
c) Approvazione processi verbali È in approvazione il processo verbale n. 273 relativo alla seduta del 10 ottobre 2023.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Prima di passare al punto 2) dell'o.d.g., inerente al disegno di legge n.
218 "Sistema integrato delle politiche e dei servizi per l'orientamento permanente, la formazione professionale e il lavoro", ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori il Consigliere Gallo; ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Credo che in sede di Capigruppo si sia condiviso che oggi, prima dell'inizio dei lavori sul disegno di legge dell'Assessore Chiorino che ci impegnerà, direi, abbastanza, si era condiviso di esaminare prima gli ordini del giorno sugli educatori professionali che abbiamo rinviato la scorsa settimana e approvare insieme la proposta di legge al Parlamento sul tema del finanziamento del sistema sanitario, per poi iniziare i lavori del disegno di legge Chiorino e non interromperli.
Io l'ho dato per scontato, però vedo che lei inizia con un disegno di legge, quindi chiederei di capirci un attimo, anche con i Capigruppo di maggioranza, solo per organizzare bene i lavori della giornata.



PRESIDENTE

Grazie.
Adesso mi stavo confrontando, collega Gallo, perché in sede di Capigruppo si era deciso che i tre ordini del giorno sarebbero stati affrontati dopo i question time.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

No, ma non è questione, perché.
Procedo seguendo la scaletta e sapete benissimo che viene sempre prima l'attività legislativa e deliberativa, però si era trovata l'intesa di sospendere se non si fosse concluso il provvedimento al punto 2), ma che se eventualmente lo si concludesse nella mattinata, avremmo iniziato a esaminare gli ordini del giorno. Diversamente, l'intesa era, dopo i question time, di esaminare i tre ordini del giorno legati al provvedimento della scorsa settimana, il cosiddetto "zero-sei".
La parola alla Consigliera Accossato, sull'ordine dei lavori.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Sì, ricordo, come lei, Presidente, quanto concordato sui tre ordini del giorno, perché avevamo anche condiviso con l'Assessore Marrone, che era presente alla Capigruppo, la sua disponibilità nel pomeriggio e quindi anche con due dei tre firmatari eravamo anche presenti quindi condiviso.
Però il tema che ha posto insieme al collega Gallo è quello delle proposte di legge in materia di sanità, la cui urgenza è evidente, perché tra l'altro è un disegno di legge proposto dall'Assessore Icardi e riguarda un tema che oggi è all'attenzione e in discussione in Parlamento sulla finanziaria che, sostanzialmente, sta partendo, quindi ha tutti i caratteri d'urgenza.
È vero che, Presidente, lei aveva un po' giocato sui tempi e sulle possibilità di conclusione, però uno spazio in mattinata per l'approvazione di queste due proposte che credo, tra l'altro, siano molto veloci nella loro votazione e trattazione, avevamo inteso di trovarlo.
Pertanto, ci dica lei se si può fare subito in apertura o sospendendo in tempo utile la trattazione del disegno di legge n. 218.



PRESIDENTE

Grazie.
Sì, effettivamente avevamo discusso anche delle due proposte di legge di tema sanitario, però mi ricordo che in conclusione l'Assessore Marrone aveva chiesto espressamente di poter iniziare la discussione sul disegno di legge 218, poi si sospendere perché è un argomento abbastanza lungo, con 64 articoli, perciò avevamo certezza che difficilmente nella mattinata riuscivamo a concludere.
Avevo detto che 64 articoli, se vogliamo, in un'ora si possono votare; un po' come battuta, sapendo però benissimo anche della volontà dell'Aula in ampio spettro di discutere il disegno di legge 218, perciò sicuramente non si sarebbe concluso oggi l'iter. Tuttavia, l'Assessore Marrone aveva chiesto espressamente di iniziare con quel provvedimento e poi eventualmente in accordo, sospenderlo, fare due proposte di legge e poi gli ordini del giorno già richiesti.
La parola al Consigliere Bertola, sull'ordine dei lavori.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Anch'io volevo cercare di contribuire, come i colleghi, a mettere un po' di ordine nel programma di oggi, semplicemente rifacendoci a quello che si è detto nella Conferenza dei Capigruppo.
Anch'io ricordo che si era concordato di trattare quegli ordini del giorno e nel pomeriggio specie quello sugli educatori professionali che era rimasto in sospeso dalla volta scorsa, però c'era anche l'accordo di discutere e portare a termine quelle iniziative al Parlamento nazionale anche perché, essendoci una proposta di legge, s'intuisce come non è un tema divisivo, anzi è un tema rispetto al quale abbiamo tutti la stessa maglietta, che è la maglietta del Piemonte, quindi auspico di arrivare a fare una discussione possibilmente anche nella mattinata.
Al limite, come diceva l'Assessore Marrone, se c'è la volontà di far partire il disegno di legge 2018, anche per evitare intoppi di altro tipo o procedurali, si può iniziare con le relazioni di maggioranza e di minoranza, poi sospendere dopo le relazioni e passare alle proposte di legge al Parlamento nazionale.



PRESIDENTE

Grazie.
Chiedo se vi sono altri colleghi che intendono intervenire.
Se non vi sono altre richieste, proseguiamo con.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Aspettate che mi cambio spilla. Metto la spilla.
Adesso sono della maggioranza.
La parola all'Assessore Marrone, sull'ordine dei lavori.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Chiederei di rimanere sulla programmazione con cui ci siamo lasciati in Conferenza dei Capigruppo: in mattinata, trattare il disegno di legge dell'Assessore Chiorino, poi, dopo la trattazione dei question time iniziare con gli ordini del giorno e infine, eventualmente, le proposte di legge sanitarie.
In questo modo, riusciremo a fare tutto e mi sembra anche un buon metodo di lavoro.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Non essendovi altre richieste d'intervento sull'ordine dei lavori proseguiamo.
Avevamo sospeso l'iter del disegno di legge n. 218.
Prima di dare la parola al relatore di maggioranza, Consigliere Riva Vercellotti, ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il Consigliere Gallo.
Prego, Consigliere.



GALLO Raffaele

Presidente, possiamo fare una breve sospensione per capire l'o.d.g. di oggi, in modo da poter poi iniziare i lavori in modo non dico sereno, ma coordinato?



PRESIDENTE

Sì, va bene. Sospendiamo per trovare un'intesa sul prosieguo dei lavori.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.50, riprende alle ore 10.59)



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 218, inerente a "Sistema integrato delle politiche e dei servizi per l'orientamento permanente, la formazione professionale e il lavoro", di cui al punto 2) all'o.d.g.
Era in sospeso la parola al relatore di maggioranza, Consigliere Riva Vercellotti, sul disegno di legge n. 218, ma non vedo l'Assessore Icardi presente.
Sospendiamo i lavori in attesa dell'Assessore Icardi.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.00, riprende alle ore 11.10)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Come concordato, sospendiamo l'esame del punto 2) all'o.d.g.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento - Fondi sanitari

Esame disegno di legge n. 285, inerente a "Proposta di legge al Parlamento: sostegno finanziario al sistema sanitario nazionale a decorrere dall'anno 2023"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 285, inerente a "Proposta di legge al Parlamento: Sostegno finanziario al sistema sanitario nazionale a decorrere dall'anno 2023", di cui al punto 3) all'o.d.g.
Il provvedimento è stato licenziato all'unanimità dalla IV Commissione in data 23 ottobre 2023.
Relatore è il Consigliere Stecco, che ha facoltà di intervenire.



STECCO Alessandro, relatore

Grazie, Presidente.
Il disegno di legge n. 285 è una proposta al Parlamento per il sostegno finanziario al Sistema Sanitario Nazionale a decorrere dall'anno 2023.
È stato presentato in Giunta, poi licenziato dalla IV Commissione il 23 ottobre e si basa su una proposta di legge che la Giunta e l'Assessore Icardi propongono a questo Consiglio regionale per incrementare il Fondo Sanitario Nazionale con una maggiore percentuale rispetto al PIL.
In particolare, il ragionamento che porta sia la Giunta sia il Consiglio regionale a discutere di tale argomento è la tendenziale crescita continua delle necessità di servizi sanitari e socio-sanitari, con un incremento continuo di bisogni che nascono da vari campi (dal socio-sanitario alle terapie innovative e all'evoluzione tecnologica). Tutto questo però vede una sanità pubblica già nel tempo sottofinanziata rispetto alle necessità della popolazione e ancora in affanno rispetto alla copertura dei costi, ad esempio quelli derivanti dalle spese durante la pandemia.
Di conseguenza, da una parte è necessario riorganizzare il sistema sanitario e innovarlo, dall'altra è impossibile fare tutto ciò a saldi invariati. Pertanto, è necessario individuare maggiori risorse a livello nazionale che possano andare alle Regioni per supportare questo percorso di riorganizzazione, ma soprattutto per garantire la possibilità delle cure e degli aspetti socio-sanitari collegati.
Questo sottofinanziamento, che negli anni è sempre stato più basso rispetto alla media europea, crea ovviamente disuguaglianza sociale e difficoltà di accesso ai servizi. Queste situazioni minano il diritto sancito dalla Costituzione relativo al diritto alla salute.
Stanno, inoltre, intervenendo dei fenomeni di trasformazione della sanità e anche questi vanno seguiti e bisogna in qualche modo che vi siano le risorse opportune. Da una parte, con il PNRR sono stati stanziati dei soldi per la Missione 6 "Salute" e questo prevede naturalmente delle strutture di prossimità quali le case di comunità, le centrali operative territoriali e gli ospedali di comunità entro il 2026. Però tutto questo necessita di personale e di crescita espansiva del sistema sanitario con dei conseguenti costi.
C'è poi il decreto ministeriale n. 77, che è un po' la mappa di come dovrebbe funzionare la nuova sanità territoriale. Questo vuol dire andare verso i bisogni dei cittadini di assistenza sanitaria e socio-sanitaria, a fronte però di risorse attualmente insufficienti destinate alle Regioni.
Questa importante stagione di trasformazione della sanità e di investimenti anche in termini di edilizia necessita di risorse aggiuntive e stabili.
L'altro tema principale che affronta questa proposta di legge è quello di superare il vincolo assunzionale del personale. Dalla recente nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza si è visto come il finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale non sia assolutamente in linea con quello dei paesi europei e, soprattutto, tenda a deflettere rispetto all'incremento registrato durante il periodo pandemico, quando aveva raggiunto dei livelli anche superiori al 7% del PIL nominale tendenziale, per poi, in previsione, scendere nuovamente negli anni successivi.
Pertanto, cosa propone questa proposta di legge al Parlamento? L'articolo 1 propone di incrementare il finanziamento relativo al fabbisogno sanitario nazionale standard, su base annua dello 0,21% del prodotto interno nominale italiano per ciascuno degli anni dal 2023 al 2027, fino a raggiungere a regime una percentuale non inferiore al 7,5% che, pur essendo al di sotto della media europea, è comunque più alta rispetto a quella prevista.
Nell'ambito dell'incremento del livello di finanziamento, con questo s'intende far fronte alla copertura dei fabbisogni citati prima, legati all'erogazione delle prestazioni da garantire su tutto il territorio.
L'articolo 2 propone di superare i vincoli di spesa puntuali relativi ai singoli aggregati di spesa riferiti al personale. È uno dei temi principali e tutte le Regioni (a prescindere dal colore politico) sono d'accordo sul fatto che questa sia una materia che blocca le Regioni, che avrebbero una certa autonomia nel gestire e nel modulare la sanità dal punto di vista regionale, ma hanno questo vincolo importante che ne blocca la programmazione sulla parte del personale sanitario. Insomma, si chiede di aggiungere un nuovo comma (questo dice l'articolo 2) per cui, "a decorrere dall'anno 2023, le Regioni concorrono alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica, assicurando nei propri indirizzi relativi alla programmazione triennale dei fabbisogni di personale da parte delle aziende e degli enti del sistema regionale il governo della spesa del personale".
Questa modifica importantissima, questa piccola cosa, questa riga, questo comma è fondamentale, è molto importante per il futuro della sanità delle Regioni.
Nell'articolo 3 vengono invece definite le coperture finanziarie degli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge, valutati in quattro miliardi nel 2023, otto miliardi nel 2024, 12 miliardi nel 2025, 16 miliardi nel 2026 e 20 miliardi di euro a decorrere dal 2027.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al relatore di minoranza, Consigliere Gallo.



GALLO Raffaele, relatore

Grazie, Presidente.
Sono particolarmente contento che oggi si riesca a discutere su questa proposta di legge e direi di fare una discussione unica anche con la proposta di legge al punto successivo, perché sono due proposte di legge che trattano lo stesso tema. Quella depositata dalla Giunta regionale qualche settimana fa come proposta di legge al Parlamento e quella che abbiamo depositato come Gruppo del Partito Democratico ormai nel luglio di quest'anno vertono sullo stesso tema, cioè sulla necessità di vincolare in legge la percentuale minima del 7,5% dell'importo che destiniamo al finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale, anche se noi, come Partito Democratico, se avessimo potuto lo avremmo proposto come vincolo in Costituzione.
Penso che questa sia una di quelle misure che dovremmo veramente discutere in Parlamento se inserire o meno in Costituzione, perché dietro questa scelta c'è la consapevolezza, se lo facciamo, che a maggior ragione, dopo gli insegnamenti del COVID sulla necessità di finanziare il sistema sanitario in modo progressivo e costante, non dobbiamo più litigare tra forze politiche, non dobbiamo più discutere: il sistema sanitario pubblico è un bene collettivo, un bene comune e dobbiamo sostenerlo a prescindere.
Discutiamo su come allocare le risorse sulle grandi infrastrutture discutiamo su quanta riduzione della pressione fiscale vogliamo fare, sul cuneo fiscale, sulle partite IVA e quant'altro, ma non discutiamo sulla necessità di finanziare il sistema sanitario pubblico.
Non dobbiamo dimenticarci le discussioni che abbiamo fatto, non in quest'Aula, ma sotto con le mascherine, con i plexiglass e, ancora prima dietro i PC da casa, proprio nei mesi e negli anni in cui ci siamo resi conto che, tutti insieme, abbiamo forse sottovalutato il finanziamento del sistema sanitario negli anni passati e poi, di fronte all'emergenza COVID abbiano dovuto correre ai ripari, abbiano dovuto renderci conto che sulla salute non si può tagliare.
In quegli anni, semplificando una discussione sicuramente complessa, perch la discussione è ampia e complessa, abbiamo portato al 7,5% il parametro del PIL destinato al finanziamento sanitario, il parametro europeo di riferimento per far sì che il sistema sanitario funzioni.
In quegli anni noi, come paese, siamo sempre stati al di sotto di quella percentuale e abbiamo portato con grandi investimenti la cifra attorno al 7/7,2%, quindi ci siamo allineati sostanzialmente alla media europea e abbiamo infatti immesso molte risorse, molti miliardi nel sistema sanitario. Pensiamo che, se ricordiamo le cifre, più o meno, prima della pandemia il sistema sanitario cubava e costava circa 113 miliardi. Oggi siamo arrivati a una cifra assoluta attorno ai 132 miliardi e vedremo bene la manovra che è stata depositata in queste ore in Parlamento. Quindi, la cifra, sia in termini assoluti sia in termini percentuali, è cresciuta molto, proprio perché abbiamo cercato di correre ai ripari rispetto al passato.
Appena finita la pandemia, però, nelle prime due leggi di bilancio nazionali (noi ovviamente qui discutiamo di scelte che fa il Parlamento e quindi di scelte che fanno a Roma), c'è stata un'inversione di tendenza che certifica anche NADEF, che è stata approvata, ma anche la legge di bilancio è stata "bollinata" credo ieri, quindi abbiamo il testo più o meno definitivo, da questo Governo, dal Governo di centrodestra, che ha invertito la rotta, non in termini assoluti, ma in termini di rapporto al PIL: dal 7,5% verso una progressiva riduzione al 6%.
Questa legge, che abbiamo depositato come Partito Democratico, vuole far sì che il Piemonte, con una voce sola, possa chiedere al Parlamento che si torni alle percentuali del 7,5% e che su questa spesa e su questa voce non si facciano tagli. Questa era l'indicazione del Partito Democratico a luglio.
Siamo contenti che nei mesi successivi, anche dopo un dibattito in Conferenza Stato-Regioni, anche la maggioranza di centrodestra di questa Regione sia atterrata sulle nostre posizioni e, quindi, abbia depositato questo disegno di legge, che è sicuramente scritto in modo migliore, in modo tecnico e ripercorre in modo fedele anche la proposta di legge dell'Emilia Romagna al Parlamento.
Tuttavia, coglierei l'occasione di questo dibattito non tanto per parlare in termini generali del finanziamento del sistema sanitario o della proposta di legge che abbiamo per sommi capi descritto sia io, sia il collega Stecco, ma per entrare nel merito della legge finanziaria che è stata depositata.
Oggi approviamo questo testo di legge ed è bene che lo si approvi oggi perché il dibattito nazionale è in corso e, quindi, è giusto che arrivi la voce del Piemonte in queste settimane, però dobbiamo dirci che alcune scelte il centrodestra le ha già fatte a livello romano. Ha già fatto alcune scelte con il disegno di legge depositato, che ha un'intera sezione sulla sanità e che prevede l'incremento della spesa sanitaria di circa tre miliardi, quindi in parte riconosce e va incontro alle richieste delle Regioni di tutte le forze politiche, perlomeno, sicuramente, del Partito Democratico e delle forze oggi di opposizione. Tuttavia, non porta la percentuale al 7,5%, mantenendola comunque attorno al 6%, ma, cosa ancora più grave, se andiamo a vedere, è come destina e come suddivide questi tre miliardi di euro che mette in più sulla spesa sanitaria.
Ebbene, la stragrande maggioranza dei tre miliardi che mette in più sulla spesa sanitaria va a un doveroso incremento e adeguamento del contratto collettivo dei medici: sicuramente, una misura importante che è molto richiesta e attesa rispetto al rinnovo contrattuale dei medici e degli operatori sanitari; quindi, da un lato, mette circa 2,4 miliardi su questa misura, dall'altro, con la misura sul sistema pensionistico e sulle pensioni, rischia di aprire a una fuoriuscita di medici per il disincentivo inserito nel 2024 su tutti i dipendenti pubblici in materia pensionistica che può mettere in grave difficoltà, in questi mesi e in queste settimane il sistema sanitario nel suo complesso.
Da un lato, dice che occorre potenziare il sistema sanitario, ma dall'altro, non abolisce il tetto di spesa inserito nel 2010 sul personale che, tra l'altro, è uno degli aspetti che troviamo nella norma che approveremo.
Le Regioni, quindi, saranno vincolate ai tetti di spesa 2010 per l'assunzione del personale: non inseriranno risorse per le assunzioni del personale sanitario se non dal 2025, con risorse vincolate alla sanità territoriale 2025-2026 per 250 milioni e 350 milioni per potenziare il sistema territoriale. Di questo siamo contenti, perché nel 2026 apriranno le case di comunità e gli ospedali di comunità, per cui dobbiamo attrezzarci tutti insieme per popolare queste strutture. Verrà previsto ed è l'aspetto più preoccupante e più grave, dal nostro punto di vista - un articolo per la riduzione delle liste d'attesa, dove si prevede non una riorganizzazione o un aumento dei tempi di servizio sanitario legato magari all'aumento del personale, ma un aumento dei tetti di spesa ai privati, per la riduzione delle liste d'attesa, calcolato in modo percentuale rispetto al 2011.
Nello specifico, relativamente al valore della spesa del privato consuntivato 2011, si legge "incrementata di un punto percentuale per il 2024; di tre punti per il 2025 e di quattro punti percentuali a partire dall'anno 2026, fermo restando il rispetto dell'equilibrio economico e finanziario del sistema regionale". Eccolo qua! L'incremento dei tre miliardi di euro, al netto dell'incremento del CCNL, quindi del doveroso riconoscimento al personale oggi operante nel nostro sistema, è tutto orientato alla spesa privata e a incrementare i tetti di spesa dei privati.
Pertanto, è un incremento che va nella direzione, che noi contestiamo (legittimo dal vostro punto di vista, perché è la vostra posizione), di un incremento della sanità privata. Non di un miglioramento, di un incremento o di un investimento maggiore sul sistema sanitario pubblico, ma sul privato.
Inoltre devo dire, con un focus specifico sul Piemonte, che essendo stato costruito come incremento percentuale sul 2011 del privato (incremento dei tetti di spesa), sicuramente ne beneficeranno le Regioni dove, nel 2011 e negli anni passati, il modello era più orientato a un modello paritario tra pubblico e privato. Incidentalmente - mi correggerà l'Assessore Icardi se sbaglio - ne beneficerà molto di meno il Piemonte rispetto alla Lombardia o al Veneto, altri modelli di sanità che avevano una spesa sanitaria più alta, che quindi la possono incrementare molto di più. Su questa manovra il Piemonte non avrà dei benefici come le altre Regioni cui il Piemonte si può equiparare: Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna.
In ultimo, nella legge finanziaria non c'è alcun accenno (o io non l'ho letto o arriverà poi con l'emendamento del Parlamento, vedremo) ai rimborsi COVID, uno dei grandi temi di cui ci siamo messi a discutere in modo animato negli anni passati anche in quest'Aula, in cui voi accusavate il Governo precedente di non riconoscere i 350 milioni sul Piemonte. Ricordo anche se adesso non ho la cifra precisa, che si parla di quattro miliardi quindi non è solo il Piemonte, ma è tutto il sistema sanitario. Sono sicuramente soldi che il Piemonte ha necessità di ottenere, ma che la legge nazionale, per il secondo anno consecutivo, non riconosce al nostro sistema regionale. Questo ci crea preoccupazione.
Ci crea ancora più preoccupazione il fatto che ci siano due maggioranze dello stesso colore che si parlano: una a livello romano e una a livello piemontese. Non è tanto una battaglia del Partito Democratico sulla proposta di legge al Parlamento per accendere un faro (sì, assolutamente lo è), ma è la preoccupazione per il fatto che non vi parliate tra Governo regionale e Governo nazionale e che il Piemonte non riesca a correggere e a migliorare i problemi che ha sul sistema sanitario. Anzi, con questa manovra, per il secondo anno consecutivo, il piano si inclinerà più verso un modello di sanità privata e negli anni successivi orienterà più risorse sul modello della sanità privata, diminuendo il caposaldo della sanità pubblica.
Pertanto, direi più ombre che luci sulla Finanziaria del Governo nazionale.
Bene che oggi si approvi questa misura, ma forse arriva un po' tardi perché il Governo ha già deciso gli stanziamenti sulla sanità. Anche se portiamo a casa tre miliardi in più sul sistema sanitario, questi soldi non andranno sul sistema pubblico, ma andranno molto sul sistema privato. La nostra preoccupazione, quindi, è ancora più grande, per gli anni successivi, per tutto il sistema sanitario.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto intervenire il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Non ho capito se i Capigruppo hanno deciso di dedicare il tempo necessario per la discussione generale e poi affrontare altri provvedimenti, quindi cercherò di utilizzare un tempo inferiore ai dieci minuti.
Credo sia opportuno inserire, nella discussione, un argomento che già in Commissione è stato oggetto di un confronto con l'Assessore, ma credo sia necessario farlo anche qui in Aula.
La percentuale del 7,5%, pure in una progressione, è perché c'è un'intesa tra le Regioni e il Governo nazionale su questo documento? Perché studi nazionali e internazionali hanno dimostrato che, sotto quella soglia soprattutto alle fasce più deboli della popolazione, non vengono garantiti i diritti alle cure (dalla prevenzione alla diagnostica dall'interventistica alla riabilitazione). Le fasce più deboli non vengono comprese nelle risposte del sistema sanitario pubblico, per cui quegli studi determinano che Governi che vogliono occuparsi, con la certezza della diffusione, dell'uguaglianza tra la popolazione, devono garantire quelle risorse sul fondo sanitario nazionale.
Presidente, mi rivolgo a lei per parlare all'Assessore, ma l'Assessore sa molto bene che è una precondizione, non è la condizione per garantire quei diritti. Mi spiego meglio con un esempio. È come se, in una famiglia che ha uno stipendio inferiore alla media e non riesce ad arrivare a fine mese, si decide di aumentare lo stipendio al capofamiglia ma, rispetto alle spese di quella famiglia, non si inseriscono dei sistemi di controllo.
Faccio un esempio ancora più specifico, così la maggioranza può capirmi. È come se a quella famiglia vengono garantiti più soldi, ma mensilmente vengono dedicati alle spese per il gioco d'azzardo patologico, oppure per acquistare sacchetti di cemento per cementificare l'orto e il giardino (so che con questi esempi voi mi capite bene).
Sposto la metafora delle famiglie al Sistema Sanitario Nazionale e Regionale. L'Assessore sa molto bene che le Aziende Sanitarie Regionali hanno la necessità di rafforzare i sistemi di gestione e di controllo dei loro bilanci e delle loro spese, a partire dall'analisi delle percentuali che determinano la spesa del Fondo Sanitario Nazionale. L'Assessore sa che rispetto al consumo di farmaci, soprattutto quelli ospedalieri, nelle nostre aziende dobbiamo inserire dei sistemi di controllo, oggi troppo deboli, che determinerebbero risparmi, efficienza ed efficacia per la salute dei nostri concittadini.
L'Assessore sa molto bene che il sistema è molto complesso e le soluzioni non sono mai semplici di fronte ai sistemi complessi; soprattutto i tempi di applicazione delle soluzioni non sono da un giorno all'altro, ma hanno bisogno di tempistiche che riguardano il medio e lungo periodo. Rispetto alle indicazioni che il Governo nazionale deve dare o dovrebbe dare alle aziende farmaceutiche, sulla ricerca si deve fare molto di più slegandola spesso da logiche che stanno dentro alle dinamiche del mercato e non dei bisogni di salute. Anche in questo senso, molto probabilmente, anzi, cambio l'avverbio, certamente si potrebbe efficientare il sistema utilizzando meglio le risorse, anche quelle maggiori che verranno destinate nei prossimi anni, anche rispetto all'innovazione tecnologica.
Durante la discussione in Commissione abbiamo fatto l'esempio dei robot chirurgici e AgeNaS ha pubblicato relazioni che dimostrano che l'HTA (sistemi di gestione e di controllo) rispetto agli acquisti, ma anche rispetto alla sostituzione di alcuni pezzi dei robot che non sono più funzionanti - scusate se utilizzo questi concetti così elementari - le tempistiche e le scelte dovrebbero essere molto più scientifiche e molto meno legate a condizioni più umane che scientifiche.
Potrei andare oltre. Ieri in Commissione abbiamo discusso con le università e con l'Ordine degli infermieri rispetto alla carenza di infermieri.
Nonostante il numero sufficiente di posti in università, a differenza dei medici, qui la questione è un'altra: la professione infermieristica non è attrattiva e i giovani preferiscono fare altre scelte. Se destiniamo più fondi per le assunzioni, senza qualificare diversamente le professioni infermieristiche, non risolveremo il problema. Questo riguarda la riprogrammazione complessiva del sistema sanitario pubblico.
Mi perdonerete se indico un organo di informazione preciso, ma è lì che ho letto di recente un articolo. Mi è capitato negli anni precedenti di leggere altri articoli su altri mezzi di informazioni, ma "La Stampa" ha pubblicato una ricerca che dimostra, a proposito degli ospedali e dei posti letto, che non è vero che in Italia mancano posti letto. In alcuni ambienti, per alcuni settori, per alcune patologie e per alcuni ospedali mancano posti letto, ma la ridondanza di posti letto in alcune strutture e per alcune patologie è altrettanto evidente. Queste logiche e queste scelte non seguono i bisogni di salute dei cittadini, ma seguono altri, pur legittimi, interessi. Finanziare un sistema che a volte sembra una bacinella bucata - uso un'altra metafora - è come aumentare l'acqua nella bacinella, ma se tappi i buchi l'acqua esce con ancora più forza.
Oltre a dare più soldi, la Regione Piemonte per prima e l'Assessorato ancora di più deve impegnarsi a garantire che vengano utilizzati meglio rispetto a quanto siano utilizzati oggi. Anche l'eccesso di visite, a volte per medicina difensiva, e l'eccesso di consumo dei farmaci, rientrano dentro il ragionamento che ho appena fatto.
In questo senso, dobbiamo impegnarci, perché è materia molto complessa. Mi rendo conto che le campagne elettorali sono più rivolte alle scelte amministrative, ma la differenza tra un buon amministratore e uno che prende voti raccontando le cose, così come servono per raccogliere quei vuoti, è che il buon amministratore resta, ma chi raccoglie voti, senza entrare nel merito dei problemi per risolverli, forse entra in quest'aula una volta sola.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ravetti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
La Lega e la maggioranza non hanno nessun imbarazzo ad approvare la proposta dell'Assessore Icardi. Una proposta regionale che vuole istituire una legge nazionale per aumentare il fondo sanitario. Siamo regionalisti e federalisti convinti e siamo convinti che più risorse diamo al sistema sanitario regionale, più risposte riusciamo a dare ai cittadini, anche perché le lezioni da chi è maestro nei tagli non le prendiamo. Dal 2013 al 2018 (fonti Centro Studi GIMBE) sono stati tagliati 28 miliardi di euro al nostro Sistema Sanitario Nazionale e al Governo c'erano Letta, Renzi e Gentiloni, quindi nomi ben chiari.
L'altro aspetto che volevo sottolineare è di finirla con la strumentalizzazione rispetto al privato, perché, ripetendo sempre questa storia del privato, volete far credere alla gente, inducendola in errore che nel privato bisogna andare con la carta di credito o con l'assegno circolare, altrimenti non si viene curati.
Il Governo e questa Regione, quando parlavano di privato, si riferiscono al privato convenzionato e questo vuol dire che per l'utente non cambia nulla.
L'utente va con il sistema sanitario pubblico e paga il ticket, quindi smettetela con questa fandonia e questa fesseria del privato, perché al cittadino interessa che la lista d'attesa si riduca; se poi la prestazione viene erogata da un privato convenzionato o da un pubblico, al cittadino non cambia nulla, perché ha l'esigenza di ridurre la lista d'attesa.
Pensate che da fonte AgeNaS (non fonte Preioni) l'Humanitas di Rozzano è il miglior ospedale italiano ed è proprio un tanto vituperato privato convenzionato.
Con questo concludo, ma ho voluto precisare alcune questioni rispetto al nostro intervento e alla nostra volontà di approvare questa legge, che riteniamo importante per far sì che si aumenti ancora di più il fondo sanitario e che siano le Regioni (anche il Piemonte) a spenderlo e a spenderlo bene.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
La discussione del disegno di legge proposto dall'Assessore Icardi e della proposta di legge che abbiamo presentato anche come Partito Democratico - e ringrazio il collega Gallo per averla proposta - ci mette nella condizione di fare una discussione fondamentale e strategica. Al di là dei numeri che anch'io citerò, non dobbiamo dimenticare che è una discussione che ci porta a parlare dei nostri cittadini, che spesso entrano in contatto con la sanità con i suoi punti di forza, ma anche con le sue criticità, in momenti difficili: quando sono ammalati, quando si sentono soli o hanno bisogno di una risposta che, il più delle volte, arriva, ma che, quando non arriva genera solitudine e sofferenza, con una ricaduta sulla vita del singolo che affronta tutto questo, ma anche sulla società.
Abbiamo visto durante il COVID come il tema della sanità e della salute dei cittadini non sia separato dal resto, perché senza una tenuta del sistema sanitario, senza una tenuta delle aspettative che i cittadini hanno nei confronti del sistema sanitario e senza una risposta adeguata a queste aspettative, si blocca tutto. Di conseguenza, non funziona più nulla, non c'è sviluppo economico, non c'è benessere, non c'è possibilità di relazione.
Per questi motivi, dobbiamo ricordarci che quando affrontiamo questo tema lo dobbiamo considerare come strategico e fondamentale, non come un aspetto tecnico o di settore, che riguarda la vita di ciascuno di noi, spesso nei momenti più difficili.
Questa discussione ci permette di dare una risposta alle due domande che aleggiano.
La prima domanda: abbiamo imparato qualcosa dalla pandemia di COVID? Siamo un sistema intelligente che apprende dai propri errori? Oppure siamo un sistema non intelligente che continua a fare gli stessi errori e che non impara nulla? Questa è la prima domanda che dobbiamo porci quando discutiamo di questo disegno di legge e della proposta di legge presentata dal Partito Democratico.
La seconda domanda, che per me è conseguente alla prima, è molto semplice: vogliamo salvare il sistema sanitario nazionale? Sì o no? Non è un caso che ci sia una proposta bipartisan, che non è bipartisan solo in Regione Piemonte, perché questa discussione in Conferenza Stato-Regioni va avanti da mesi. Non è un caso che sia condivisa da tutte le forze politiche, perché ormai tutti coloro che si occupano di questo argomento sanno che un adeguato finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale è condizione necessaria affinché lo si possa salvare e affinché si possa rispondere positivamente alla domanda: "Abbiamo imparato qualcosa dalla pandemia?".
Senza un adeguato finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale, è come se dicessimo due cose: che non vogliamo salvare il Sistema Sanitario Nazionale e che non abbiamo imparato nulla dal COVID. Se così fosse, di conseguenza diciamo anche che dovremmo andare a casa.
L'ho definita "condizione necessaria", ma devo aggiungere "non sufficiente". La si può definire una condizione necessaria e sufficiente quando da sola ci consente di risolvere un problema. In questo caso l'adeguato finanziamento è necessario, quindi senza un adeguato finanziamento non possiamo risolvere il problema, ma non è sufficiente.
Dirò dopo, se mi avanza qualche minuto, quali sono le altre condizioni.
Sui dati non c'è bisogno che entri nel merito tecnico, in quanto è molto semplice e l'hanno già affrontato i miei colleghi. Abbiamo visto come l'Italia è sotto la media OCSE per il finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale; l'Italia è sotto la media UE per il finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale. L'Italia è sotto la media G7 per quanto riguarda la sanità pubblica. E se prendete la classifica della spesa pro capite investita per la sanità pubblica, vedrete che l'Italia è sotto la media OCSE, la media UE e la media G7. Pertanto, l'Italia non può permettersi di continuare ad avere un finanziamento che, in realtà, è un sottofinanziamento rispetto alle esigenze e ai bisogni di salute che ci sono in paesi evoluti o che vogliono dare un servizio all'altezza delle sfide e dei bisogni sanitari odierni.
Questo è un dato assodato. Chi dice il contrario, non conosce l'argomento di cui sta parlando oppure, in maniera deliberata, vuole affossare il Sistema Sanitario Nazionale. Chi, invece, è d'accordo con noi, ma poi non si comporta conseguentemente, vuole, in maniera deliberata, affossare il Sistema Sanitario Nazionale.
Come dicevo, è una condizione necessaria. Senza questo, non possiamo trasferire denaro alle Regioni, non possiamo rinnovare i contratti ai medici e agli infermieri e non possiamo pagarli adeguatamente, non possiamo fare investimenti in edilizia sanitaria, non possiamo fare nulla di tutto ciò che ci serve in maniera ormai non più rinviabile. Ma non è sufficiente tutto questo, perché serve anche altro! Serve conoscenza. Bisogna produrre la conoscenza necessaria ad affrontare i problemi odierni, bisogna che qualcuno abbia le competenze per gestire questa conoscenza; ci servono manager all'altezza e, poi, serve qualcuno che trasferisca le conoscenze nei sistemi, nei processi, nel sistema socio sanitario.
Uno dei problemi che incontriamo ogni giorno, parlando con gli operatori con chi si occupa di sanità tutti i giorni è proprio quello di scontrarci con il fatto che ci sono iniziative e processi che sono ancorati a modalità create 20 o trent'anni fa e non riusciamo a scardinare quello che oggi invece, dovremmo riuscire a fare anche grazie all'innovazione, alle conoscenze e anche al progresso che c'è stato anche nelle discipline sia mediche, sia organizzative.
Serve l'innovazione. Serve rinnovare in maniera forte un patto con gli operatori. Il mio collega ha già parlato degli infermieri e dei medici.
Abbiamo bisogno di persone che tornano a scegliere questa professione per passione, perché è una professione che non soltanto può dare un buono stipendio, ma permette anche di fare una buona vita, altrimenti avremo sempre di più i posti a disposizione come sta succedendo, ma non avremo nessuno che sceglie di fare questo mestiere. Questo vale sia per i medici sia per gli infermieri, come abbiamo visto nelle scorse ore.
Serve tornare a dire una cosa semplice che qualche anno fa dicevamo di più: la sanità non coincide con la salute.
Noi, a furia di occuparci di emergenze, ci stiamo dimenticando di uno degli aspetti fondamentali, che è quello della prevenzione. Ma anche qui, a proposito di finanziamento, andate a vedere qual è la percentuale che si dedica alla prevenzione e quelli che sono i soldi investiti nel sistema sanitario pubblico.
Vado verso la conclusione, Presidente, per dire due cose.
Uno. Al collega Preioni dico che non c'è nessun pregiudizio sul privato assolutamente; anzi, ribadisco che nell'insieme complesso del Sistema Sanitario Nazionale il privato deve essere strumento del pubblico.
Qual è il problema, collega? Presidente, mi rivolgo a lei per parlare ai colleghi.



(Commenti del Consigliere Preioni)



ROSSI Domenico

Non mi interrompa, collega Preioni, non faccia polemiche su un argomento così serio. Ascolti e poi avrà modo di replicare. Se serve.
Allora il tema qual è, Presidente? Il tema è molto semplice: il pubblico ha a cuore la salute dei cittadini; il privato, legittimamente, oltre ad avere a cuore la salute dei cittadini, ha a cuore un'altra cosa: il profitto. E questo è legittimo.
Allora, se, mentre aumentiamo il privato, definanziamo il pubblico, che cosa creiamo? Creiamo il fatto che, da un lato, c'è un sistema che legittimamente - lo ripeto - persegue anche un profitto, altrimenti non avrebbe natura, non esisterebbe, invece il pubblico ha un altro obiettivo. Noi diciamo che il privato può collaborare nella risoluzione dei problemi di salute dei cittadini, ma alla condizione che il pubblico sia finanziato adeguatamente e che sia al centro dell'investimento dello Stato.
Quindi, non mettiamola, come al solito, sulle tifoserie, perché è un modo di banalizzare una discussione che è complessa! Prima si finanzia adeguatamente il pubblico, si investe sul pubblico, poi il privato può dare una mano all'interno di una programmazione di lungo respiro.
C'è poi un altro tema.
Il Governo accoglierà questa proposta forte che arriva dalle Regioni? Io mi auguro di sì, perché se noi guardiamo la NADEF, vediamo invece che c'è un orientamento contrario e, addirittura, nel 2026 avremo il 6,1% del PIL come finanziamento al Sistema Sanitario Nazionale! Questo va detto perché è inaccettabile. È inaccettabile! Significa uccidere il Sistema Sanitario Nazionale e vuol dire anche dare uno schiaffo a chi oggi, anche in quest'Aula, dalla destra, invece chiede di fare una cosa diversa.
Chiudo, Presidente.
Non dimentichiamoci che stiamo parlando dell'unico diritto nella Costituzione che viene definito "diritto fondamentale", per quanto riguarda i diritti enunciati nella Costituzione, quindi sta a noi, con questa iniziativa, ma anche con altre che metteremo in campo anche fuori da quest'Aula, ricordare che, quando parliamo di questo tema, parliamo della dignità dei diritti dei cittadini; inoltre, senza il sistema sanitario pubblico, assistiamo a una vera e propria discriminazione tra cittadini di serie A, che possono pagare, e cittadini di serie B che non possono pagare.
Noi questa discriminazione non l'accettiamo e vogliamo che tutti i cittadini siano uguali.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Sacco.



SACCO Sean

Grazie, Presidente.
Forse, per scendere un attimo sul concreto, è il caso di citare qualche numero e poi magari insieme possiamo capire se effettivamente la direzione che è stata presa negli ultimi anni è quella corretta o meno.
In Piemonte, chi rinuncia a una visita specialistica è passato dall'8,7 del 2019 al 15% nel 2021. C'è chi rinuncia agli esami diagnostici passando dal 5% del 2019 al 9% nel 2021; praticamente, dati quasi raddoppiati in meno di due anni. Addirittura, in Piemonte, il 45% delle visite specialistiche viene fatto a pagamento, quindi da chi può.
Con le famiglie operaie che spendono il 30% in meno delle famiglie di dirigenti, quadri, impiegati e imprenditori, perché? Perché fanno lo sconto agli operai? No. Perché possono pagare di meno e, quindi, si curano di meno.
Fra l'altro, questo è un meccanismo che poi porterà a un aumento del costo del sistema sanitario nei prossimi anni, perché chi rinuncia alla prevenzione e chi rinuncia alle diagnosi si trova, negli anni successivi ad avere una patologia molto più aggravata, che il sistema pubblico è costretto a prendersi in carico; tralasciando il problema della salute delle persone, sostenendo anche dei costi economici estremamente più elevati rispetto a quanto sarebbe costato fare un minimo di prevenzione o curarli quando il problema non era ancora così grave.
Detto questo, parliamo anche del tasso di occupazione dei posti letto nei reparti di medicina, che è al 96,4%; questo è un dato di poco tempo fa.
Questo per dire che non è tanto una questione di pubblico o privato perché, come abbiamo sempre detto, il privato dev'essere complementare al pubblico e non dev'essere sostitutivo al pubblico, ma sta diventando sempre più sostitutivo, fra l'altro, con delle condizioni per il privato che sono sempre più favorevoli, in quanto il privato ha un grosso vantaggio rispetto al pubblico, perché può decidere quali prestazioni erogate.
Infatti, mentre il pubblico deve garantire un livello di servizio minimo a ogni cittadino, il privato può decidere quali prestazioni erogare e quale servizio offrire al pubblico.
Eh, indovinate un po' quali sono le prestazioni che eroga? Sono quelle che hanno la più alta remunerazione. Ancora una volta, un problema tipico di questo paese, socializziamo le perdite e privatizziamo gli utili: quando c'è da guadagnare, lo facciamo fare al privato; quando c'è da rischiare o da perderci dei soldi, lo facciamo fare al pubblico. Almeno utilizziamo un trattamento equo. Per fare in modo che vinca il sistema migliore occorre perlomeno, trattarli allo stesso modo e non continuare a tagliare sul pubblico per spostare prestazioni remunerative sul privato.
Facciamo fare le prestazioni remunerative anche al pubblico, alle nostre ASL, principalmente anche alle nostre ASL, che possono fatturare e incassare, magari evitando di coprire decine di milioni, se non centinaia di milioni di euro, alle nostre ASO, che sono in deficit ogni anno per una chiusura di bilancio negativo.
Fra l'altro, se leggiamo i bilanci delle nostre Aziende Ospedaliere, sembra che non vadano così male, ma se poi andiamo a vedere in che modo vengono fatti pareggiare i conti, sono importanti trasferimenti, da parte della Regione, che vanno a coprire enormi buchi legati a inefficienza. Questo è anche difficile da valutare: sono stati pagati importanti studi per risolvere il problema delle inefficienze della Città della Salute di Torino e non si sa che fine abbia fatto l'implementazione di questo piano di recupero dei disavanzi, ma lo vedremo più avanti.
C'è un altro dato importante che vedo all'interno della legge, che ritengo fondamentale: fissare un parametro, sotto cui non si può scendere, di rapporto spesa sanitaria-PIL. È fondamentale! Tutti si preoccupano di farlo con le armi, ma quando c'è da parlare di sanità pubblica, non c'è tutta questa battaglia per definire un parametro sotto il quale non si pu scendere. Questo garantirebbe al sistema pubblico di respirare.
Se prendiamo in analisi gli ultimi anni, in cui c'è stata una contrazione della spesa in rapporto al PIL, rispetto alla fase pandemica, dove si erano fatti grossi programmi e dove si era promesso di non tagliare più sulla sanità pubblica, ma di investire sulla sanità pubblica, vediamo che c'è stata una flessione importante. Questo significa che, soprattutto negli anni in cui c'è stata una forte inflazione (abbiamo visto il 2020, con un'inflazione intorno al 10%), il fatto di non riparametrare, per la quota apportata dall'inflazione nelle spese delle nostre aziende sanitarie, ma di coprire in maniera completa questo disavanzo, portando a un aumento della spesa o, almeno, a una stabilizzazione della spesa in rapporto al PIL, non coprendo questi maggiori costi derivati dall'inflazione, ovviamente si ripercuote sulla qualità del servizio.
A un aumento dei costi, a parità di finanziamento, non posso garantire la stessa quantità di servizi. Mi sembra abbastanza ovvio. Il fatto di fissare un parametro di rapporto deficit-PIL ci consente di evitare tutte quelle oscillazioni della nostra economia di mercato legate all'aumento dei costi.
Mi viene in mente l'aumento dei costi degli appalti, delle materie prime e degli stipendi, che dovrebbero essere adeguati, e anche l'aumento dei costi degli aspetti energetici.
L'unico modo per garantire una stabilità al nostro sistema pubblico è garantire una programmazione che non vada solo a cercare di salvarsi ogni anno facendo pareggiare i conti, ma facendo un minimo di programmazione che ci consenta di fare quegli investimenti che possono portare a una riduzione dei costi degli sprechi.
Voglio collegarmi a quanto detto dal collega Ravetti: è anche importante spendere bene. È vero, vediamo anche i dati sulla medicina difensiva e il COVID ci ha dato uno spaccato di questo quando siamo andati ad analizzare la quantità di antibiotici prescritti.
Di solito, uno si reca dal medico e il medico prescrive un antibiotico, a seconda se l'infezione è di natura virale o batterica (se è batterica, ci copriamo con un antibiotico). Durante il COVID, quando ovviamente prevale la diffusione dell'influenza virale, dei mal di gola e di tutte quelle malattie legate a un fattore virale e non batterico, abbiamo visto calare notevolmente la prescrizione di antibiotici. Questo significa che non sono stati prescritti impropriamente tantissimi antibiotici, perché molte meno persone hanno avuto infezioni batteriche. C'è stato meno contatto e, di conseguenza, meno persone sono andate dal medico per aveva una soluzione alle loro problematiche.
Questo ha portato a una minore prescrizione di antibiotici. Ciò significa che le infezioni batteriche si sono ridotte? No, significa che sono stati prescritti antibiotici in maniera molto più precisa rispetto alle infezioni batteriche, altrimenti non si spiega questo dato.
È un rapporto dell'AgeNaS, commentato anche da professionisti. Non mi sto inventando nulla, sto riportando un articolo che ho letto durante la fase pandemica.
Forse, mettendo in fila tutti questi aspetti riusciremo a guadagnarci dal punto di vista dell'efficienza, ma se vogliamo una vera efficienza dobbiamo essere in grado di garantire al sistema pubblico di investire e, per farlo dobbiamo garantire la stessa quota di entrate rispetto ai costi che questo servizio deve mantenere ogni anno.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Accossato; ne ha facoltà.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Poche parole, però il provvedimento merita un pronunciamento un'attenzione, soprattutto sottolineando quello che considero un grande passo avanti, anche dal punto di vista politico: la condivisione che si sente e che si nota anche in quest'Aula rispetto al tema dell'esigenza di maggiori risorse per il Sistema Sanitario Nazionale. Non è scontato, non sempre è stato così.
Senza voler partecipare al gioco del "voi avete fatto, voi avete detto" perché negli anni ce n'è per tutti, sicuramente la sottovalutazione e forse, anche un certo disamore per il nostro servizio sanitario ha condizionato alcuni tempi della nostra vita pubblica, salvo poi scontrarci fortemente con un evento, come quello della pandemia, che ci ha riportato tutti a comprendere il valore del Sistema Sanitario Nazionale e anche della possibilità di garantire una risposta sanitaria a tutti i cittadini.
Del resto, credo che anche la politica nel complesso, quindi tutte le forze politiche, abbiano via via, alcune di più e altre meno, mutato il loro atteggiamento, anche perché i sondaggi e le indicazioni hanno dimostrato l'attaccamento e la richiesta forte da parte dei cittadini rispetto alla presenza del Sistema Sanitario Nazionale.
Intervengo in discussione generale anche per confermare e comunicare il voto positivo rispetto a questo disegno di legge, ovviamente condividendo anche la proposta di legge del collega Gallo che, anzi, ha, da un certo punto di vista, una tempistica più breve per l'entrata in vigore del provvedimento. Come dicevo già in Commissione, condivido il disegno di legge e la mediazione che sicuramente, a livello della Conferenza regionale sulla sanità, ha trovato questo tipo di formulazione. Nonostante l'intervento del collega Preioni, mantengo questa posizione e la sottolineo.
Ovviamente condivido anche la relazione di minoranza del collega Gallo, che è riuscito a entrare nel merito dei diversi temi, portando anche dati ed elementi e, soprattutto, il tema del confronto tra questo nostro provvedimento, questo nostro impegno e sottolineatura e condivisione di un'esigenza di finanziamento, e quanto il Parlamento si accinge a discutere e a votare, che non ci sembra - condivido la valutazione - assolutamente coerente con questo auspicio e con questo impianto, in particolar modo sul tema di come le risorse vengono destinate. Considero troppo ridotto l'impegno di aumento finanziario sulla spesa sanitaria - peraltro, con il gioco prima abbiamo tagliato e poi aumentato - perché in realtà il saldo attivo è molto più modesto dei tre miliardi e mezzo (credo si attesti su un miliardo e mezzo), in relazione alle questioni che sono state sollevate come il tema del rinnovo contrattuale e del come superare le liste d'attesa.
Sulla questione della partecipazione dei privati al sistema sanitario abbiamo valutazioni diverse. Ogni tanto l'Assessore Icardi mi bacchetta dicendo che non ho capito, che in realtà, anche quando partecipano i privati, è sotto il controllo dell'ASL e del sistema sanitario. Beh, non la pensiamo così, sul tema della sanità ci mancherebbe che non ci fosse il ruolo di regia, di garante e di regolatore del sistema pubblico degli Assessorati e delle ASL, ma credo che non sia sufficiente. Il che non vuol dire pensare di escludere il ruolo dei privati o che non possano farne parte o pensare a un sistema sanitario a completa presenza di pubblico, ma sicuramente non è sufficiente ipotizzare un sistema dove, al soggetto pubblico, è destinato soltanto il ruolo di garante o di regolatore. Non è questo lo spirito della legge n. 833.
Peraltro, è vero che, ricordiamolo, la legge n. 883 ha subìto il primo attacco già nel 1982 dal Governo Amato con la legge n. 502, quindi quello spirito è stato, in realtà, tradito e modificato negli anni, a fronte di tante esigenze diverse. Il pensiero politico per cui si assegna al soggetto pubblico soltanto la chiave di regolatore e di garante in altri servizi pu avere un senso, ma in questo caso i rischi sono quelli che evidenziava anche il collega Sacco nel suo intervento e, di fatto, lo stiamo vedendo.
Ciascuno di noi che si rivolge e richiede una prestazione sanitaria al CUP sa benissimo che gli viene risposto che per una banale radiografia deve rivolgersi al convenzionato e per un esame importante deve rivolgersi al pubblico.
Il rischio è quello che sta avvenendo: tutto ciò che è più conveniente e più vantaggioso dal punto di vista economico, meno rischioso e meno costoso, vede la partecipazione convinta e forte del privato; mentre invece, al sistema pubblico viene delegato tutto ciò che è più costoso, più impegnativo, come la ricerca, che non ha un immediato riscontro di risultati, oppure tutto il tema delle zone disagiate. Anche su questo punto dobbiamo metterci d'accordo, perché ogni tanto la maggioranza propone di intervenire a favore della presenza sanitaria nelle zone disagiate pensando di dare soldi in più, ma perché lì non pensiamo di risolverla con presenze private, perché non ci vanno, perché non c'è convenienza e non c'è interesse.
Per concludere, auspico che davvero questa istanza che arriva dal sistema delle Regioni nel suo complesso trovi riscontro - noi parliamo, ma poi dobbiamo capire cosa succederà in Parlamento - che ciò avvenga e che, con la presenza di maggiori risorse, vi sia finalmente la possibilità di un piano generalizzato di nuove assunzioni e, quindi, di superare davvero, nei fatti, il blocco delle assunzioni.
Anziché rivolgersi ai cittadini dicendo che non è necessario pagare tutte le tasse e che, anche se hanno evaso o non pagato le tasse fino all'ultimo potranno essere in qualche modo non sanzionati e potranno essere perdonati occorre avviare una seria campagna di giustizia sociale e di giustizia fiscale, spiegando ai nostri cittadini che pagare in modo equo le tasse è il modo migliore per garantire un servizio sanitario efficiente, forte e generalizzato sul nostro territorio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Stecco; ne ha facoltà.



STECCO Alessandro

Grazie, Presidente.
Volevo aggiungere qualche considerazione veloce, dicendo che mi trovo concorde con quanto detto dal Consigliere Rossi sul fatto che non è questa l'unica soluzione o la soluzione ad un problema molto complesso. Questo si evidenzia in quasi tutte le tavole rotonde o negli incontri che si svolgono in giro, dove effettivamente, sui temi di cui stiamo parlando oggi, la pensiamo tutti nello stesso modo.
Quello che manca da tanti anni - è questa la considerazione che volevo aggiungere - è un Piano sanitario nazionale, cioè manca la cornice entro cui bisogna far ricadere le varie componenti della sanità. Questo Piano sanitario nazionale è vecchio, non è stato più riformulato e si è andati avanti per anni con patti e intese tra Regioni nella Conferenza Stato Regioni, che sono, però, di livello gerarchico inferiore rispetto ad un vero Piano sanitario nazionale aggiornato.
Nel frattempo, soffriamo le caratteristiche del Sistema Sanitario Nazionale che, come diciamo sempre, è uno dei migliori al mondo, forse il migliore al mondo per equità e per possibilità che fornisce ai cittadini, ma soffre anche del fatto che le sue basi fondanti risalgono alla fine anni Settanta precisamente al 1978.
Oggi questa modalità per garantire il finanziamento del Fondo sanitario nazionale potrebbe essere da rivedere o da integrare, perché probabilmente com'è dimostrato e come ha detto il collega Preioni, non è una questione di questo Governo, ma di tanti Governi precedenti. Le difficoltà che ci sono oggi nel reperire le giuste economie per poter finanziare la sanità sono evidenti.
Pertanto, c'è da fare un ragionamento più complessivo - magari non in questa sede, ma visto che è stato accennato, è giusto dirlo - perch andrebbe riformulato alla radice, mantenendone le caratteristiche fondanti.
Non possiamo pensare che una cosa valida e che funziona da tantissimi anni (dal 1978 con successive modifiche) possa essere permanentemente valida con l'avanzamento delle nuove esigenze o delle novità.
Se andiamo a vedere le curve della percentuale rispetto al PIL in relazione alle necessità del finanziamento del Fondo sanitario, vediamo che c'è un picco. Negli ultimi anni vediamo una pendenza di una retta, che significa che c'è una crescita sempre più vertiginosa rispetto agli anni precedenti.
Significa che siamo di fronte a necessità sanitarie nuove e diverse l'esplosione positiva di terapie innovative e di tutte le cose che oggi la tecnologia ci offre, comporta maggiori spese.
Contemporaneamente sono maggiori le esigenze di una popolazione che, per fortuna, in Italia raggiunge la terza età e la raggiunge bene. Noi siamo una delle Regioni con maggiori anziani, insieme alla Liguria.
D'altra parte, abbiamo il grosso problema del funzionamento della sanità pubblica, che è legata alle persone che ci lavorano, oltre che all'organizzazione. Se non si affronta il problema, anche questo con radici di fine anni Settanta, delle modalità di contrattazione dei contratti dei lavoratori della sanità e di poter graduare, in base al profilo di rischio dando uno scudo al personale sanitario nei confronti della medicina difensiva, che è una cosa fondamentale da affrontare nel prossimo periodo si continuerà a depopolare di personale il sistema sanitario, perché è sempre più difficile lavorarci con serenità e con professionalità.
Oltre a questo, teniamo presente che, non avendo sufficienti finanziamenti le ASL e le Aziende ospedaliere più piccole soffrono di più, in particolare il fatto che al loro interno - e non può non essere così - ci sono attività a elevato costo. Pensiamo all'emodinamica, che salva la vita di chi ha l'infarto cardiaco. Se non ci sono sufficienti finanziamenti, costano tanto nei bilanci delle ASL o delle Aziende ospedaliere più piccole, però non possiamo farne a meno. Queste cose vent'anni fa erano voci di minore spesa mentre oggi, insieme a tante altre, rappresentano voci di spesa più alta.
Pertanto, la proposta di legge è un ragionamento nei confronti del finanziamento. Quello che bisognerebbe fare è rivedere le modalità con cui il personale sanitario lavora, per evitare la fuga dei sanitari dal sistema pubblico e, contemporaneamente, ragionare su quello che è stato detto prima.
Volevo spezzare una lancia su un tema che ogni tanto viene fuori: la questione del convenzionato. Il convenzionato riceve dei fondi sanitari e ovviamente, essendo fondi pubblici, dev'essere sotto il controllo dell'ente che eroga questi fondi.
Quello che, forse, andrebbe fatto - ma non si dice mai - non riguarda il problema del convenzionato, che c'è ovunque, sostanzialmente. Noi nella nostra Regione ne abbiamo poco rispetto al budget; se non sbaglio, siamo intorno all'8%, mentre in altre Regioni è molto più ipertrofico. Il tema non è se c'è o non c'è il convenzionato, ma quello di un corretto controllo della spesa e di far fare quello che serve alla sanità pubblica. Non pu essere un fatto ideologico; difatti l'Emilia Romagna, che, se non sbaglio da tanti anni è a guida PD, sta aprendo dei punti di primo soccorso privati. Se l'avessimo fatto noi, probabilmente ci saremmo messi a litigare in Aula, però il tema è che se c'è un governo pubblico della sanità da parte della Regione (di qualunque Regione sia), ha il suo senso poter fare delle attività che vanno verso i bisogni dei cittadini. Non bisogna pensare che siccome noi non riusciamo, la sanità pubblica ha dei vincoli. Ecco, è questo l'altro tema.
La sanità pubblica ha dei vincoli, dei lacciuoli legati a tantissime normative molto complesse che altri non hanno; questo limita molto il funzionamento all'interno delle strutture sanitarie pubbliche e la possibilità di diversificare, oppure incrementare l'attività, oltre che il fatto che se non ho abbastanza finanziamento, un'Azienda ospedaliera che produce troppo crea un problema, quindi, in un certo senso è chiaro che tutti questi meccanismi, che si sono sovrapposti negli anni, vanno a creare oggi un problema.
In conclusione, Presidente, non è soltanto questo il problema. Sicuramente l'entità del Fondo Sanitario Nazionale è fondamentale per poter progettare le cose; bisognerebbe lavorare a Roma a livello nazionale su questi temi.
Sono temi che, di comune accordo, sono emersi in questa discussione.
Con questo termino, Presidente. Mi auguro che quest'Aula esca congiuntamente su questi temi, che vedono discorsi molto simili da parte di tutti e ringrazio per l'attenzione.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Sarno.



SARNO Diego

Grazie, Presidente.
Anch'io tenevo a portare il mio contributo in questa utile discussione, un contributo che parte dal dato con il quale la maggioranza si era presentata alle elezioni quattro anni e mezzo fa.
Sappiamo bene che quattro anni e mezzo fa la maggioranza aveva dichiarato sui giornali, nelle proprie convention, che un elemento per risolvere il problema sanitario era quello di passare dal 3% del finanziamento della sanità privata sul bilancio pubblico regionale al 7%.
Questo era un elemento su cui abbiamo discusso molto in campagna elettorale, però questo elemento ha evidentemente provocato una serie di considerazioni e atti conseguenti, perché è certo che questa proposta (lo dico soprattutto al Capogruppo Preioni), oggi in quest'Aula è condivisa, ma storicamente è tra le priorità del nostro Gruppo politico e delle nostre visioni, soprattutto dopo la crisi pandemica.
Dicevo che alcuni dati dimostrano che c'è una responsabilità regionale su alcune politiche, in particolare su quelle rivolte alla sanità privata privata e non convenzionata. Privata. Alcuni dati: un turno di un medico ospedaliero nella sanità pubblica viene pagato 322 euro quando lo stesso turno, per un medico preso fuori dal circuito pubblico, appunto, lo stesso medico, preso dal cosiddetto "privato", viene pagato 1044 euro.
All'anno, il medico all'interno del sistema sanitario nazionale raggiunge con 262 giornate una contribuzione di 85 mila euro; un medico privato che viene chiamato a svolgere lo stesso ruolo raggiunge 87.600 euro, ma con solo 84 turni.
Sapete quanti turni di pronto soccorso abbiamo appaltato in Piemonte al privato? 14.400.
Come diceva il Consigliere Stecco, in Emilia Romagna, Consigliere Stecco sa quanti turni abbiamo appaltato al privato? Solo 359. Quindi, 359 e 14.400.
C'è una scelta politica chiara, perché avete scelto scientificamente di non rimettere mano al finanziamento pubblico di competenza regionale, anche per alcuni limiti nazionali, che valgono però per tutte le Regioni, per annunciare negli ultimi mesi l'urgenza e l'obbligatorietà di aumentare il finanziamento privato da parte della sanità privata per coprire quei turni.
Ripeto: 14.400 contro i 359 dell'Emilia Romagna. Questo ha portato certamente a un aumento del convenzionato, che è ovvio che spinge, e spinge perché, con il "convenzionato non troppo", le liste d'attesa un minimo si riducono.
Inoltre, però, c'è un dato reale della vita reale dei cittadini; questo elemento cosa produce? Produce che molti cittadini devono attivare assicurazioni sanitarie private. Quello è un esborso mensile costante nel nucleo familiare.
Perché dobbiamo andare a costruire e quindi ad aumentare le assicurazioni sanitarie, tutto molto legittimo? Perché, ad esempio, il pagamento delle visite specialistiche, perché se non trovi sul pubblico, perché i tempi d'attesa sono lunghissimi, cubano mediamente almeno 300 euro per singole visite specialistiche.
Mia nonna di 91 anni doveva togliere il tappo alle orecchie e per accorciare i tempi ha dovuto pagare più di 50 euro, perché per quella prestazione, che è una prestazione abbastanza di base, doveva aspettare sei mesi! Quell'elemento produce un'evidente tensione anche dal punto di vista sociale da parte delle famiglie che hanno più difficoltà, perché oggi, in Piemonte, ad esempio abbiamo una media all'anno dei costi del cittadino sulla sanità privata, direttamente sulla sanità privata, di 665 euro di media. È un dato con il quale dovete fare i conti per forza.
Il dato che, tra l'altro, nega completamente l'impostazione che Preioni ha dato nel suo intervento è un'altra ricaduta, e cioè che molte centinaia e migliaia di persone decidono semplicemente di non curarsi più, decidono di non mettersi più in attesa e dismettere sostanzialmente di curarsi.
Altri dati sul nostro Piemonte? Le rinunce a esami diagnostici sono passate dal 33% al 38%. Chi paga interamente le spese, fuori dal ticket, quindi chi paga passa dal 37% del 2019 al 43% del 2021! E chi paga gli accertamenti diagnostici passa dal 17 al 22%, sempre nello stesso periodo. Allora, il dato relativo alla rinuncia generale alla cura sanitaria passa, nello stesso periodo, dal 12 al 20%.
Capite quindi che non si può parlare in quest'Aula, a quattro anni e mezzo di governo, di questa proposta di legge per slogan. Nessuno mette in discussione l'elemento utile della sanità convenzionata, ma se voi mettete il cittadino nelle condizioni di doversi rivolgere principalmente al convenzionato, e anche maggiormente al privato puro, perché state creando quelle condizioni (le avete create voi, non le ha create qualcun altro) state facendo delle scelte precise rispetto a questo dato di politica pubblica.
Il nostro Gruppo, soprattutto dopo la pandemia, come diceva il collega Rossi, tra convenzionato e pubblico puro sceglierà sempre e prioritariamente di sostenere il secondo, perché è così che si dà priorità soprattutto dopo la pandemia che abbiamo vissuto.
I dati che vi ho raccontato non sono dati dell'opposizione, sono dati degli Ordini dei medici, degli infermieri e di tutti i sindacati - tutti, anche quelli più vicini a voi - del terzo settore, che spesso cercano di sopperire rispetto ad alcune funzioni.
Sono questi i dati ed è questa la realtà dei fatti dei piemontesi. Ecco perché sostenere la proposta davvero all'unanimità, perché l'obiettivo è più alto, però un senso di responsabilità delle scelte assunte in questi quattro anni credo che i piemontesi debbano comprenderle ed è una nostra responsabilità, in queste discussioni, evidenziarle.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Non essendovi altri iscritti a parlare, prima di dichiarare chiusa la discussione generale, chiedo se la Giunta intende intervenire.
Prego, Assessore Icardi.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato molto attentamente tutti gli interventi e ringrazio i relatori di maggioranza e di minoranza, perché sul tema c'è una certa convergenza.
Tuttavia, tengo a sottolineare che il testo è stato fortemente voluto ed è stato condiviso nel corso dei mesi, dall'inizio di quest'anno, nella Conferenza Stato-Regioni. Si è poi dato incarico al coordinatore della Conferenza, l'Assessore Donini dell'Emilia Romagna, di predisporre un testo.
Il testo è circolato molto; è stato visto, rivisto, condiviso e limato perché nessuno voleva fare un intervento contro qualcuno, contro questo Governo o quello precedente, ma si voleva condividere. Sono contento che il testo abbia ispirato e illuminato il Consigliere Gallo, che ne ha presentato uno molto simile, perché, alla fine, vogliamo tutti la stessa cosa: vogliamo che i fondi per la sanità siano integrati.
Oggi c'è una serie di tematiche e lo dico bipartisan, perché questo Governo ha aumentato di alcuni miliardi il Fondo Sanitario Nazionale, che va a ripartirsi, e ha voluto destinarlo in via prioritaria alla risorsa di personale, quindi all'aumento di stipendio del personale sanitario. È giustissimo! Il precedente Governo aveva leggermente aumentato il fondo, ma permettetemi di dire una cosa: il PNRR, che nasce come reazione, come metodo per stabilizzare e resistere di fronte alle eventuali pandemie nasce con 200 miliardi di fondo e nasce, principalmente, per la sanità.
Sapete quanti miliardi sono finiti alla sanità sui 200? 15,6. Solo 15,6 su 200! Non l'ha fatto questo Governo, l'hanno fatto prima. Per dire che di colpe ce ne sono da tutte le parti.
Il PNRR avrebbe dovuto essere orientato molto di più sulla sanità. Per carità, molti altri interessi, legittimi interessi, sono stati ritenuti prevalenti, però 15,6 miliardi su 200. Questo è il peso della sanità sul PNRR. Questa è la verità, dobbiamo anche dircela.
Forse, l'incremento del Fondo Sanitario sarebbe stato meno necessario se si fossero previste più risorse di PNRR sulla sanità, però credo che qui dobbiamo condividere il fatto che, rispetto alla nostra potenzialità produttiva rispetto al PIL, il 7,5 applicato in modo graduale.
La differenza tra le due nostre visioni è che prevediamo una più ragionevole e più possibile applicazione in modo graduale rispetto a un incremento secco che difficilmente il Parlamento potrebbe approvare.
Ripeto, la norma è stata condivisa con gli Assessori della Commissione Salute; è stata vista e rivista e c'è stata anche opposizione in qualche Regione, ma siamo qui a discutere di una norma di legge presentata dalla Giunta e dall'opposizione, quasi identiche. Questo significa che c'è una condivisione di intenti. È sotto gli occhi di tutti.
Qualcuno è entrato nei dettagli: le spese di personale (che servono di più); la domanda che sta aumentando in modo significativo. Noi assistiamo al netto del recupero delle prestazioni COVID, a un incremento della domanda superiore al 20%, ma noi siamo sempre noi. Poi c'è tanta inappropriatezza, tanta medicina difensiva e tutto quello che volete, per la domanda c'è e a domanda va data una risposta.
C'è la spesa farmaceutica. È giusto, qualcuno di voi lo diceva: stiamo studiando un sistema di controllo, ma spendiamo 600 milioni di territoriale e un miliardo e 100 e rotti di spesa farmaceutica ospedaliera. Su dieci miliardi di bilancio, quasi due sono di farmaci, il cui costo è in continuo aumento. Vediamo passare, dalla parte dei farmaci innovativi, quelli che non pesano sulle spese sanitarie, entrano nel prontuario e hanno costi crescenti e difficilmente sostenibili.
Ci sono interventi che si fanno sui bambini per la leucemia che costano, in mano, quasi 300 mila euro per singolo intervento, poi c'è tutto il resto. È chiaro che un incremento delle risorse per la sanità va dato.
C'è il tema del personale: un infermiere entra, prende 1500 euro e dopo quarant'anni di servizio ne prende 2000. Non sono ipotesi, ma progressioni di carriera che incentivano la gente a iscriversi a infermieristica, tant'è che non abbiamo più iscrizioni. Anche per i medici, come ho detto già in Commissione, si è deciso di pagarli poco e il peccato originale lo ha compiuto la Bindi, lo sappiamo tutti. Paghiamo poco i medici che integrano con la libera professione, ma specialità come medicina d'urgenza anatomopatologia e tutta una serie di specialità che non si possono fare in libera professione, casualmente sono quelle che hanno meno iscritti.
Certamente va posto un rimedio alla retribuzione dei medici, degli infermieri e di tutte le professioni. Tutto questo lo si fa aumentando le risorse.
Poi è anche vero che abbiamo delle sacche di inefficienza importanti su cui dobbiamo intervenire e recuperare, ma oggi il finanziamento del nostro servizio sanitario è tra i più bassi d'Europa. Un servizio sanitario universalistico che dà tutto a tutti, ma va finanziato.
Vi invito a dimenticare le divisioni che, dal punto di vista della visione politica, ci separano e di trovare una comune visione sul fatto che questo bene super primario che è la salute vada adeguatamente tutelato.
Chiedere al Parlamento un ancoraggio al 7,5% del PIL da raggiungere in modo graduale, chiedere una diversa valutazione dei tetti di spesa del personale nel rispetto dell'equilibrio finanziario e tutto quello che abbiamo voluto inserire nella norma, non è andare contro questo o quel Governo, ma è tutelare la popolazione su un diritto imprescindibile e fondamentale, che è un bene super primario che va addirittura al di là della Costituzione.
Per questo, vi prego di votare unanimemente a favore di questo provvedimento.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Proseguiamo con l'esame dell'articolato.
Il provvedimento è composto da tre articoli e non ha emendamenti.
ARTICOLO 1 Ricordo che il numero legale è 23.
Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo 2.
Il Consiglio approva all'unanimità.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese sull'articolo 3.
Il Consiglio approva all'unanimità.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) Trattandosi di una proposta di legge al Parlamento, chiedo al proponente se vuole indicare a quale ramo del Parlamento intende trasmettere il provvedimento per il conseguente avvio dell'iter.
Ricordo che, al momento, diverse Regioni stanno esaminando un testo analogo, ma nessuno ancora ha definitivamente approvato l'articolato da inviare in Parlamento.
Prego, Assessore Icardi.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Credo sia più opportuno l'invio alla Camera dei Deputati.



PRESIDENTE

Lo trasmetteremo alla Presidenza della Camera dei Deputati.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Fondi sanitari

Esame proposta di legge n. 269, inerente a "Proposta di legge al Parlamento: 'Modifica al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 'Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell'articolo 1 della legge 23 ottobre 1992 n. 421'"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 269, inerente a "Proposta di legge al Parlamento: 'Modifica al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.
502 'Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell'articolo 1 della legge 23 ottobre 1992 n.421'", di cui al punto 3) all'o.d.g.
Il provvedimento è stato licenziato a maggioranza dalla IV Commissione in data 23 ottobre 2023.
Relatore è il Consigliere Stecco, che ha facoltà di intervenire.



STECCO Alessandro, relatore

La relazione la do per illustrata, in quanto abbiamo già discusso i due documenti precedentemente.



PRESIDENTE

Ha ora la parola il relatore di minoranza, Consigliere Gallo.



GALLO Raffaele, relatore

Grazie, Presidente.
Credo che la discussione sia stata già fatta e si sia esaurita precedentemente, per cui do per illustrato il testo.



PRESIDENTE

Grazie.
È aperta la discussione generale.
Non vi sono richieste d'intervento e anche la Giunta rinuncia a intervenire. Pertanto, dichiaro chiusa la discussione generale.
Comunico che nei confronti del provvedimento è stato depositato un ordine del giorno di non passaggio agli articoli che, ai sensi dell'articolo 87 comma 3, del Regolamento deve essere discusso e votato prima del passaggio dell'articolato del provvedimento.
. Ordine del giorno n. 1707 presentato da Preioni, Nicotra, Demarchi Gagliasso, Cane e Gavazza, inerente a "Non passaggio agli articoli della proposta di legge n. 269 "Proposta di legge al Parlamento: 'Modifica al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 'Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell'articolo 1 della legge 23 ottobre 1992 n.421'" Il primo firmatario è il Consigliere Preioni, che ha pertanto la parola per l'illustrazione.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
Mi sembra che con la lettura dell'oggetto l'ordine del giorno sia già illustrato, perché riguarda il non passaggio alla votazione dell'articolato.
Lo prevede l'articolo 87, comma 3, del Regolamento, perché si tratta di due proposte di legge, di fatto, similari o comunque attraibili, di cui una già approvata all'unanimità.
Pertanto, con l'ordine del giorno s'intende bypassare questo passaggio.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Preioni.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1707, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Possiamo riprendere il provvedimento che avevamo sospeso, cioè il disegno di legge n. 218.
Il Consigliere Riva Vercellotti chiede di rinviare.
Sospendiamo pertanto i lavori della seduta, che riprenderà alle ore 14 con il question time. Successivamente riprenderemo i lavori, partendo dalla relazione del Consigliere Riva Vercellotti.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 12.52)



GAVAZZA GIANLUCA



(I lavori proseguono alle ore 14.05 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)



PRESIDENTE

Buongiorno a tutte e a tutti.
Per delega del Presidente Stefano Allasia, dichiaro aperta la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.
In merito allo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, come recita l'articolo 100 del Regolamento, oggi si provvederà a rispondere come segue: interrogazione a risposta immediata n. 1590 presentata dal Consigliere Rossi, cui risponderà l'Assessore Icardi; interrogazione a risposta immediata n. 1591 presentata dalla Consigliera Accossato, cui risponderà l'Assessore Icardi; interrogazione a risposta immediata n. 1592 presentata dal Consigliere Magliano, cui risponderà l'Assessore Icardi interrogazione a risposta immediata n. 1593 presentata dalla Consigliera Disabato, cui risponderà l'Assessore Icardi; interrogazione a risposta immediata n. 1594 presentata dal Consigliere Sacco, cui risponderà l'Assessore Icardi; interrogazione a risposta immediata n. 1595 presentata dal Consigliere Gallo, cui risponderà l'Assessore Icardi; interrogazione a risposta immediata n. 1588 presentata dal Consigliere Bertola, cui risponderà l'Assessore Chiorino; interrogazione a risposta immediata n.
1589 presentata dal Consigliere Valle, cui risponderà l'Assessore Chiorino.
Prego gli Assessori che rispondono alle interrogazioni a risposta immediata di disporre l'invio via mail delle risposte scritte agli interroganti e all'Ufficio Aula.
Ricordo agli interroganti che, nel resoconto della seduta che viene trasmesso via mail in visione a tutti i Consiglieri intervenuti dall'Ufficio Resocontazione, prima della pubblicazione e poi pubblicato integralmente in banca dati, è reperibile la trascrizione integrale di tutti gli interventi, sia degli interroganti che degli Assessori che rispondono.
Ricordo, infine, che l'interrogante ha a disposizione tre minuti per l'illustrazione, mentre il componente della Giunta ha a disposizione cinque minuti per la risposta e non sono previste repliche.
Prego gli Assessori e i Consiglieri di attenersi rigorosamente ai tempi.


Argomento: Viabilità

Interrogazione a risposta immediata n. 1588 presentata da Bertola, inerente a "Verifiche effettuate sul progetto di costruzione di un sottopasso ferroviario ad altezza ridotta, del costo di 18,7 milioni nel Comune di Vinovo"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1588.
La parola al Consigliere Bertola per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Sono il primo e ho anche la fortuna di illustrare le interrogazioni illuminato da un raggio di sole.
L'interrogazione verte su una tematica che è già stata oggetto di un atto d'indirizzo da me presentato e, purtroppo, respinto da quest'Aula quell'ordine del giorno chiedeva alla Regione di fare degli approfondimenti.
Adesso, invece, chiediamo conto di verifiche che la Regione avrebbe già dovuto fare rispetto a quel progetto. È un progetto che riguarda l'eliminazione di un passaggio a livello del Comune di Vinovo attraverso la costruzione di un sottopasso ferroviario ad altezza ridotta e poi il complesso dei lavori prevede, purtroppo, anche la costruzione di un sovrappasso ed era quello il problema che avevamo evidenziato.
Per venire all'argomento dell'interrogazione di oggi, si evidenzia appunto che nel territorio del Comune di Vinovo il progetto, approvato anche dalla Regione Piemonte, prevede la soppressione del passaggio a livello ubicato in corrispondenza della Strada Provinciale 143 attraverso la costruzione di un sovrappasso veicolare di altezza ridotta (3,20 metri) per un complessivo valore di 18,7 milioni euro.
Si osserva che il decreto del 17 gennaio 2018 recante aggiornamento delle norme tecniche per le costruzioni, al capitolo 5, dove si parla di altezza libera, prevede che nel caso di un ponte che scavalchi una strada ordinaria, l'altezza libera al di sotto del ponte non dev'essere in alcun punto minore di cinque metri, tenendo conto anche delle pendenze della strada sottostante. Eccezionalmente, dice sempre quell'articolo, "ove l'esistenza di vincoli non eliminabili imponesse di scendere al di sotto di tale valore, si può adottare un'altezza minima in ogni caso non inferiore ai 3,20 metri; tale deroga è vincolata al parere favorevole dei comandi militari e dei Vigili del fuoco competenti per territorio".
Visto che, nel caso di specie, siamo proprio a un'altezza di 3,20 metri quindi inferiore ai cinque metri che dovrebbero essere previsti, chiediamo alla Giunta regionale quali sono state le verifiche effettuate sulla presenza di questi vincoli non eliminabili, citati dalle normative, che hanno imposto la progettazione di un sottopasso veicolare ad altezza ridotta e sul costo esorbitante del progetto rispetto ad altri interventi similari deliberati da questa Giunta regionale. In questo caso, parliamo di 18,7 milioni di euro contro altri interventi simili, che sono costati 2,5 milioni di euro.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Chiorino per la risposta.



CHIORINO Elena, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Grazie al Consigliere Bertola per l'illustrazione della sua interrogazione.
La scelta della soluzione con altezza ridotta del sottopasso propedeutico all'eliminazione del passaggio a livello nel Comune di Vinovo è stata assunta a seguito di valutazioni del territorio in cui si inserisce l'opera; in particolare, un sottopasso ad altezza superiore avrebbe comportato una lunghezza delle rampe di accesso maggiori, con conseguenti espropri delle aree dell'ippodromo di Vinovo, che avrebbero compromesso l'accessibilità all'ippodromo stesso. L'altra ipotesi studiata avrebbe portato a pendenze delle rampe superiori, con problematiche di sicurezza ancora maggiori.
Il Comune di Vinovo prenderà in carico le opere per la realizzazione dell'asse Rotta Lunga, che costituirà la nuova strada provinciale. Lo stesso Comune, con nota dell'11 marzo 2022, ha comunicato che, con deliberazione della Giunta comunale n. 39 del 9 marzo 2022, perseguirà la soluzione progettata, che prevede altezza libera minima pari a 3,20 metri e pendenza delle rampe del 6,5%, ritenendola più vantaggiosa in quanto più compatibile con le linee di sviluppo previste dal vigente Piano regolatore.
In riferimento al costo delle opere rispetto ad altri interventi similari si comunica che, al momento della pianificazione degli interventi, gli importi delle opere vengono desunti da studi di massima basati sul confronto con opere analoghe già realizzate e sono riferiti esclusivamente al solo costo delle opere.
Tale stima, seppure approssimativa, consente la valutazione dei costi benefici delle opere ai fini della pianificazione degli interventi da realizzarsi sul territorio. Sulla base di tale importo viene quantificato il cofinanziamento di RFI S.p.A. da parte di Regione, ovvero di enti pubblici.
A titolo di esempio, nella DGR 14-8167 del 2018 vengono indicate le stime di massima delle opere finalizzate alla soppressione dei passaggi a livello della linea Chivasso-Aosta, sulla base delle quali è stato possibile valutare, in termini di efficacia, la priorità di realizzazione.
A valle della progettazione delle opere il sottopasso da realizzarsi in Comune di Caluso ha un solo importo lavori pari a 5,2 milioni di euro mentre a Vinovo il solo costo opere risulta pari a 10,5 milioni di euro.
Da valutare tuttavia che le opere, oltre a inserirsi in contesti diversi da un punto di vista urbanistico, sono sostanzialmente differenti: a Caluso verrà realizzato un sottopasso pedonale, mentre a Vinovo, seppure ad altezza ridotta, un sottopasso veicolare.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Elena Chiorino per la risposta.


Argomento: Organizzazione scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 1589 presentata da Valle, inerente a "Istituto d'istruzione superiore 8 Marzo di Settimo torinese: si va verso il dimensionamento?" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1589.
L'interrogante, il Vicepresidente Valle, chiede la risposta scritta.
Sospendo alcuni minuti i lavori perché dobbiamo mettere a posto alcuni atti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 14.15, riprende alle ore 14.24)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 1591 presentata da Accossato inerente a "Carenza medici di base"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1591.
La parola alla Consigliera Accossato per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Assessore, mi rendo conto che torno su una questione di cui abbiamo parlato molte volte e che ha caratteri di tipo generale, quindi non ho ovviamente la pretesa di chiedere soluzioni immediate, però ancora una volta sono stata stimolata da una questione specifica.
In questo caso, è il quartiere Borgata Paradiso del Comune di Collegno.
Stiamo parlando di un contesto urbano molto urbanizzato; di una realtà che può apparire favorita, da tutti i punti di vista, rispetto alle zone montane o a quelle disagiate, però quello che sta emergendo e che mi hanno confermato anche i dirigenti dell'ASL, peraltro molto disponibili e attenti nel dare risposte, è il fenomeno della difficoltà a sostituire i pensionamenti o i medici che decidono di lasciare questo territorio ancorché in zona urbanizzata.
Come sappiamo, a volte anche nei contesti cittadini ci sono quartieri che sono unità un po' a sé stanti, che patiscono la difficoltà di collegamenti soprattutto per le persone anziane, quelle che più frequentemente si rivolgono ai medici di base.
La domanda, infatti, non verte tanto sul capire come si può risolvere nello specifico, ma capire se è in atto un ragionamento, un'azione, nel rispetto delle norme del rapporto privatistico del lavoro, trattandosi di liberi professionisti, e anche di attuazione del DM 77, quindi la realizzazione delle case di comunità, su come si possa lavorare per arrivare a garantire un'omogeneità, una diffusione equilibrata di queste presenze sul territorio, un'omogeneità di presenza di medici di base e, quindi, non una concentrazione nei luoghi più interessanti e più appetibili.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Silvana Accossato per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
È un tema, come lei ha ricordato nelle premesse, a carattere nazionale. La carenza di medici di medicina generale, così come di altre specialità mediche, è una ferita aperta con la sanità. Bandiamo dei concorsi nelle zone carenti, ma spesso vanno deserti.
Nella risposta all'interrogazione ho voluto elencare una serie di atti, di provvedimenti e di attività che l'Assessorato sta facendo per sopperire a queste mancanze. A livello regionale, abbiamo approvato la DGR 13-409 del novembre 2021, relativa alle misure necessarie per fronteggiare la carenza dei medici di medicina generale. In considerazione della nota e della perdurante situazione di carenza dei medici, in particolare di medicina generale, su tutto il territorio nazionale e anche quello regionale Regione Piemonte ha siglato l'accordo integrativo regionale, in sinergia con le organizzazioni sindacali dei medici di medicina generale, attivando anche un tavolo trattante con i medici, recentemente istituito con DGR del 15 maggio 2003. Pertanto, c'è un tavolo permanente con i medici di medicina generale.
Sempre in detto contesto, le ASL adottano continuamente soluzioni operative, soprattutto nelle zone più disagiate e montane, per garantire comunque l'assistenza sanitaria ai cittadini rimasti privi del rispettivo medico per pensionamenti, carenza a diverso titolo o per cessata attività e lo facciamo con medici aziendali e con risorse aziendali.
Inoltre, con la circolare trasmessa a tutte le ASL, protocollo 18-515 dell'aprile 2023, in merito al mantenimento in servizio dei medici di medicina generale, in deroga ai limiti previsti dalle vigenti disposizioni per il collocamento in quiescenza, li teniamo anche di più dov'è possibile.
È una norma di carattere ovviamente transitorio, ma in questo momento li possiamo trattenere anche oltre, a livello volontario, la loro naturale data per l'acquiescenza.
Con circolare trasmessa a tutte le ASL, la 27-745 sempre del maggio 2023 Regione Piemonte ha precisato che, proprio per garantire l'assistenza sanitaria ai medici in formazione cui è stato attribuito l'incarico temporaneo di assistenza primaria (ciclo di scelta riferito al bando 2022) già titolare di incarico di attività oraria, è consentita su richiesta l'apertura dello studio entro il 30.
Adesso prorogheremo anche le date, tranne nei casi specifici con grave carenza assistenziale, per il quale vengono valutati i termini, ai sensi dell'articolo 33, comma 4 e 5 dell'Accordo Collettivo Nazionale vigente.
Abbiamo provveduto, inoltre, a dare attuazione alla proroga di cui al DL 18 del 2020, convertito con legge n. 27 del 2020, relativa alla possibilità per i laureati in medicina generale rispettivamente iscritti al corso di formazione e ai corsi di specializzazione (sempre in MMG), di assumere incarichi provvisori o di sostituzione dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta convenzionati con il servizio sanitario.
Abbiamo anche voluto modificare la norma che prevede il superamento del massimale dei 1005 portandolo a 1008, sempre su base volontaria, perché non possiamo obbligare nessuno ad andare oltre.
Per quanto riguarda le attività ordinarie, la Regione, nel mese di settembre, ha provveduto a pubblicare, ai sensi dell'articolo 34 dell'accordo collettivo, gli incarichi vacanti, residui per il ruolo unico di assistenza primaria. La relativa graduatoria è in pubblicazione.
In merito all'ambito territoriale di Collegno-Grugliasco, quello da lei citato, sono state ricevute tre candidature, quindi siamo in corso di definizione.
Contestualmente, dando seguito all'articolo 84, comma 18, dell'ACN, la Regione ha emanato un provvedimento che consente alla categoria medici iscritti al corso di formazione di medicina generale di presentare la domanda.
A conclusione di un procedimento pubblicato nel corso del presente anno inoltre, è stato recentemente assegnato un incarico di assistenza primaria al ciclo di scelta del dottor San Giovanni Damiano, sempre nell'area che lei mi chiedeva.
Azioni e iniziative analoghe sono intraprese nell'arco dell'anno anche per quanto concerne l'ambito dei medici pediatri di libera scelta. I lavori per l'adozione del nuovo accordo integrativo regionale proseguono con cadenza settimanale, con l'intenzione di recepire anche in Piemonte i nuovi modelli per lo sviluppo dell'assistenza territoriale, come indicati dal decreto ministeriale n. 77.
Relativamente alla situazione illustrata nell'ASL TO3, si precisa che nell'ambito territoriale Collegno, Grugliasco, Rivoli, Rosta e Villarbasse (con decorrenza 16 ottobre) e in quello di Trana, Reano e Sangano (con decorrenza 15 novembre) hanno accettato l'inserimento negli incarichi due medici pediatri di libera scelta a copertura delle zone carenti straordinarie.
Come si vede anche dal proliferare dei provvedimenti, la Regione Piemonte si sta impegnando in tutti i modi, non solo a coprire le zone carenti, ma anche a dare quell'assistenza integrativa, attraverso le nostre Aziende e attraverso i nostri medici, laddove non ci fosse la possibilità di inserire un medico di medicina generale. È un problema, come lei comprenderà certamente, di rilievo nazionale, che è ancora più acuto e più grave nelle zone meno attrattive, in quelle montane e in quelle depresse.
Faremo tutto il possibile per continuare a garantire, nelle more di una maggiore disponibilità di personale, l'assistenza sanitaria necessaria ai nostri cittadini.
Grazie, Presidente. Scusi se ho sforato di un minuto.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1590 presentata da Rossi, inerente a "Tempi di attesa prestazioni Dipartimento Medico di Medicina Interna di Galliate"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1590.
La parola al Consigliere Rossi per l'illustrazione.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Torno dopo una settimana a occuparmi del presidio ospedaliero di Galliate che, in realtà, è un presidio distaccato dell'Ospedale Maggiore della Carità di Novara, dove vengono erogati tantissimi servizi importanti per la popolazione. Colgo l'occasione anche per ringraziare di questo gli operatori.
Però continuiamo a ricevere segnalazioni di alcuni disservizi di carattere organizzativo che riguardano, in particolare, il Dipartimento medico di Medicina Interna che, a Galliate, fra le altre cose, svolge una funzione importante per la gestione del paziente anziano fragile e clinicamente non critico, affetto da multiple comorbilità cronico degenerative.
In particolare, stiamo ricevendo diverse segnalazioni dai cittadini, perch ci sono difficoltà a fissare degli appuntamenti per le visite neurologiche sui disturbi cognitivi e la cura delle demenze che, per quanto riguarda i pazienti anziani, vengono gestite all'interno della medicina interna anche di Galliate. Ci stanno segnalando che fanno andare gli anziani tutti i giorni, dicendo "non abbiamo le agende nel 2024, quindi tornate". Si tratta di persone anziane che devono tornare, magari anche con delle difficoltà.
Questo è il motivo dell'interrogazione, che adesso chiaramente formulerò in maniera più adeguata. Non riusciamo a capire come mai, nonostante il CUP il SovraCup, l'informatizzazione delle agende e nonostante siamo ormai quasi all'inizio di novembre, ci troviamo ancora di fronte a situazioni per cui si fa riferimento ad agende mancanti degli anni successivi. Ci sembrava un po' anacronistica come situazione.
Descritta la situazione, interroghiamo l'Assessore per sapere quando saranno disponibili le agende per fissare le prenotazioni presso il Dipartimento di Medicina Interna di Galliate, in particolare per le visite neurologiche e le visite per disturbi cognitivi e la cura delle demenze, e per quale motivo non siano ancora disponibili in formato digitale su CUP.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Rossi per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Icardi, che ha pertanto facoltà di intervenire per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
La struttura di Medicina Interna della sede di Galliate, oltre a svolgere attività clinica in regime di ricovero con particolare competenza professionale, svolge - dobbiamo sottolinearlo - anche attività ambulatoriale per la valutazione e la cura dei disturbi cognitivi e delle demenze, attività residuale solitamente di competenza territoriale.
Le agende specifiche di quest'ultima attività ambulatoriale sono quelle indicate dal CUP regionale, quindi presenti sul CUP (codice 8901.85 rivalutazione del programma terapeutico presso il Centro Disturbi Cognitivi e Demenze; codice 8901.91, visita successiva presso il Centro Disturbi Cognitivi e Demenze; codice 8907.7, consulto interdisciplinare definito complessivo presso il Centro Disturbi Cognitivi e Demenze ex UVA).
Tali agende sono attualmente aperte. Le prime visite di medicina interna sono disponibili dal CUP regionale e garantite entro 90 giorni. Le prime visite neurologiche, che sono diverse da quelle sopra indicate, sono erogate presso le sedi ambulatoriali di Novara o presso la sede dell'ASL.
Quindi, i codici ci sono.
Se c'è un disservizio, sicuramente interesserò il Direttore affinché possa intervenire.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1592 presentata da Magliano inerente a "Quale futuro per il Presidio Antonio Valletta di via Arturo Farinelli 25 a Torino? "


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1592.
La parola al Consigliere Magliano per l'illustrazione.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Il Presidio Antonio Valletta è attivo in via Arturo Farinelli 25 a Torino quartiere Mirafiori sud. Il complesso, che occupa un'area di circa 20 mila metri quadri, è di proprietà della Regione Piemonte ed è affidato in comodato d'uso gratuito all'ASL Città di Torino.
Nel capoverso dell'interrogazione dopo cito tutte le specialità e tutte le attività che vengono sviluppate e che trovano sede nel Presidio Antonio Valletta.
La Residenza Sanitaria Assistenziale interna al complesso di via Arturo Farinelli 25, gestita dall'ASL di Torino, è prossimamente destinata, per decisione della Regione Piemonte, alla chiusura e alla trasformazione in un Centro di Continuità Assistenziale a Valenza Sanitaria per l'accoglienza e la cura di pazienti adulti dopo le dimissioni dal ricovero ospedaliero.
L'operazione di cui al punto precedente s'inserisce in un più ampio progetto di ristrutturazione dell'intero Presidio.
Da tempo Mirafiori sud sta progressivamente perdendo servizi essenziali sia pubblici sia privati; pensiamo alla riforma delle Circoscrizioni del Comune, visto che in quel luogo vi era la Circoscrizione 10 che poi è stata accorpata alla Circoscrizione 2. C'è stata la dipartita del Comando dei Vigili di Polizia municipale e la perdita dei servizi anche di natura privatistica, banche piuttosto che stazioni di servizio pubblico, stazioni di Forze armate, quindi carabinieri e polizia. In particolare, il quartiere ha perso negli ultimi anni, tra gli altri servizi, una biblioteca, il Comando dei Carabinieri, la stazione della Polizia municipale, la sede dell'Università per la terza età, alcuni sportelli di istituti bancari, la sede INPS, l'ambulatorio dentistico e alcuni uffici della Circoscrizione.
I residenti (circa 34 mila persone nell'intero quartiere, tra le quali circa 8500 ultrasettantenni) esprimono preoccupazione e timore di perdere altri servizi, sentimenti ai quali hanno dato spazio recenti articoli sulla stampa locale, tra gli altri "Mirafiori Sud, Un quartiere senza servizi" apparso su "La Stampa" dello scorso 26 ottobre. Mirafiori sud avrà anche in futuro la necessità di poter contare su servizi socio-sanitari di qualità e facilmente raggiungibili. Questo anche alla luce del dato demografico di quel quartiere, in particolare.
Interrogo l'Assessore per sapere quali servizi sanitari e socio-sanitari saranno nel caso delocalizzati, quali mantenuti e quali implementati presso il presidio Antonio Valletta di via Arturo Farinelli 25 a Torino.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Icardi per la risposta.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Prima di entrare nel dettaglio, rispondo sinteticamente.
Ho ben presente che questa Circoscrizione da tempo è oggetto di riduzione dei servizi, ma non di quelli sanitari.
Noi non solo manterremo tutto quello che esiste sul territorio, ma lo potenzieremo e adesso le spiego anche i dettagli.
Il presidio Valletta situato in via Farinelli 25 è oggetto di un importante progetto volto a concentrare e incrementare i posti letto di continuità assistenziale a valenza sanitaria, quelli che vengono definiti CAVS distribuiti in varie strutture, e li concentriamo in un'unica struttura con un miglioramento significativo del livello assistenziale che viene offerto ai cittadini. Saranno così trasformati 177 posti letto in posti letto CAVS a beneficio di tutti gli ospedali metropolitani e anche per contrastare il sovraffollamento dei Pronto soccorso.
Il presidio Valletta accoglie anche il centro diurno integrato per anziani non autosufficienti o parzialmente non autosufficienti, cui si accede tramite unità di valutazione geriatrica (UVG).
Presso il presidio Valletta sono presenti anche due nuclei di hospice, la cui attività è finalizzata a offrire le migliori cure palliative, quando non possono essere svolte a domicilio, e a garantire anche l'accoglienza dei familiari. Inoltre, il presidio Valletta è sede di poliambulatorio della struttura aziendale medicina dello sport e dell'esercizio fisico e di una attrezzatissima palestra per la fisioterapia, per la medicina dello sport e per l'esercizio fisico.
Sono inoltre iniziati i lavori per la realizzazione della COT fornitura protesica integrativa, la cui conclusione dei lavori è prevista entro la fine dell'anno.
Oltre a queste attività, che sottolineo che rimarranno, sono stati programmate durature e importanti implementazioni, che consistono nella realizzazione di un ospedale di comunità i cui lavori inizieranno entro il prossimo mese di novembre per concludersi entro il 31 dicembre 2025, e di una casa di comunità, i cui lavori dovrebbero iniziare il 30 giugno 2024 per concludersi al massimo entro il dicembre 2026.
Come vede, non solo manteniamo, ma potenziamo anche i servizi sul territorio.



PRESIDENTE

Grazie.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1593 presentata da Disabato inerente a "Decorrenza e durata dei lavori presso il reparto di dialisi dell'ospedale di Ivrea"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1593.
La parola alla Consigliera Disabato per l'illustrazione.



DISABATO Sara

Grazie, Presidente.
Dopo numerosi annunci a più riprese circa i lavori nei reparti di dialisi e medicina dell'ospedale di Ivrea, la situazione si avvia verso una soluzione positiva a seguito dell'illustrazione da parte dell'ASL TO4 delle fasi del cantiere e prossimo alla partenza.
In particolare, la ristrutturazione della dialisi di Ivrea comprende, da un lato, la progettazione esecutiva in fase di conclusione e di interventi di riqualificazione e adeguamento impiantistico e, dall'altro, i lavori di ampliamento presso il presidio di Castellamonte già terminati, che dovrà accogliere temporaneamente parte dell'attività del periodo degli interventi.
Come si apprende da fonti giornalistiche, alcuni pazienti manifestano preoccupazioni in merito alle tempistiche per il completamento dei lavori e al trasferimento del servizio di dialisi da Ivrea a Castellamonte, in quanto risulta difficile organizzare i tempi di vita-lavoro con le terapie e, inoltre, in caso di emergenza, la distanza dal presidio ospedaliero più vicino è di circa 20 minuti.
Per queste ragioni, è stato chiesto anche da alcuni pazienti di utilizzare l'area ex COVID dell'ospedale di Ivrea per il servizio di dialisi; la Direzione ha fatto sapere, però, che l'area presenta limitazioni sia di carattere impiantistico sia di spazi e magari su questo sarebbe anche bene fare un approfondimento.
In particolare, interroghiamo la Giunta e l'Assessore Icardi per conoscere la decorrenza e la durata dei lavori presso il reparto di dialisi dell'ospedale di Ivrea.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Icardi per la risposta.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
La ristrutturazione della dialisi di Ivrea prevede anche la progettazione esecutiva, cioè all'appaltatore dei lavori anche l'onere della progettazione esecutiva in ossequio al nuovo Codice degli appalti, la progettazione degli interventi di riqualificazione e l'adeguamento impiantistico, che terminerà entro la fine del corrente anno: progettazione esecutiva.
A seguito di questo intervento potranno essere definite nel dettaglio le tempistiche di esecuzione e il completamento dei lavori.
Inoltre, è opportuno ricordare che questa attività, unita a quella di esecuzione in tutti gli altri presìdi aziendali e ai ben 18 interventi previsti dal PNRR, prevedono un impegno di risorse umane ed economiche straordinarie che l'ASL sta garantendo.
Di conseguenza, in questo momento è in corso la progettazione esecutiva che è oggetto dell'appalto lavori.



PRESIDENTE

Grazie.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1594 presentata da Sacco, inerente a "Nuovo Piano socio sanitario - la Giunta è inadempiente rispetto alla l.r. 26/2021?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1594.
La parola al Consigliere Sacco per l'illustrazione.



SACCO Sean

Grazie, Presidente.
La legge n. 18 del 2007 definisce gli strumenti della programmazione socio sanitaria regionale nel contesto del Piano regionale di sviluppo, come individua i soggetti coinvolti nella pianificazione e programmazione e gestione delle funzioni socio-sanitarie.
La programmazione socio-sanitaria della Regione assicura lo sviluppo dei servizi di prevenzione, dei servizi ospedalieri in rete, dei servizi sanitari territoriali e la loro integrazione con i servizi di assistenza sociale.
Il Piano Socio Sanitario Regionale è lo strumento di programmazione con il quale la Regione, nell'ambito del Piano regionale di sviluppo e delle relative politiche economico-finanziarie, definisce gli obiettivi di salute e di politica sanitaria regionale e adegua l'organizzazione dei servizi socio-sanitari in relazione ai bisogni assistenziali della popolazione rilevati attraverso gli strumenti di cui all'articolo 2 della legge regionale 18/2007, nonché attraverso idonei indicatori dello stato di salute della popolazione medesima.
Il Piano Socio Sanitario Regionale è approvato dal Consiglio regionale, su proposta della Giunta e previo parere della Conferenza permanente per la programmazione socio-sanitaria, nell'anno di inizio del periodo al quale si riferisce la programmazione.
Il Piano definisce: lo stato di salute della popolazione piemontese e i principali problemi cui attribuire priorità nella programmazione; le eventuali criticità presenti nel sistema; i criteri per il dimensionamento ottimale, per la distribuzione territoriale e per l'articolazione in reti dei servizi, ivi compresi quelli sovranazionali; i criteri generali per l'attivazione di forme innovative di erogazione delle prestazioni socio sanitarie; i criteri generali per l'organizzazione dei servizi e dell'azienda Sanitaria Regionale; i metodi e gli strumenti da adottare per il governo delle Aziende Sanitarie Regionali; il quadro delle risorse umane e finanziarie finalizzate al raggiungimento degli obiettivi; i principi ispiratori per la revisione del sistema di accreditamento dei servizi; il ruolo dei soggetti erogatori privati all'interno del sistema, nell'ambito della competenza programmatoria pubblica (una questione di cui abbiamo parlato anche stamattina); i criteri e modalità di partecipazione dei cittadini alla spesa; metodi e indicatori per la valutazione del sistema sanitario e interventi di edilizia sanitaria relativi a nuove costruzioni previste nel quinquennio.
Consideriamo che la legge regionale n. 26/2021 "Azienda Zero. Sostituzione dell'articolo 23 della legge regionale n. 18 del 6 agosto 2007" stabilisce: "Al fine di favorire la piena armonizzazione e integrazione delle attività nell'ambito del sistema sanitario regionale, entro un anno dall'istituzione dell'Azienda Zero, è approvato il nuovo Piano Socio Sanitario Regionale".
Pertanto, interrogo la Giunta per conoscere le motivazioni per le quali non è stato ancora approvato il nuovo Piano Socio Sanitario Regionale come stabilito dalla legge che la stessa aveva richiesto.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo il collega Sacco per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore; ha facoltà di intervenire per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Ricordo che l'ultimo Piano Socio-Sanitario risale a tre Giunte fa. Al Consigliere non sarà certamente sfuggito che nel primo anno del nostro mandato siamo stati colpiti dalla pandemia, che è durata tre anni e che, di fatto, ha concretamente impedito qualsiasi attività programmatoria.
Nei successivi anni c'è stata una rivalutazione di tutte le politiche sanitarie di assistenza, basata anche sulla consapevolezza che la medicina territoriale, purtroppo, è stata trascurata nei decenni e ha drammaticamente mostrato tutta la sua debolezza durante la pandemia COVID quindi è partito un piano importante di revisione che si è concluso con il DM 77, pubblicato poco tempo fa, di revisione della medicina territoriale e anche un piano di rivisitazione dell'attività ospedaliera.
Questi sono elementi fondamentali indispensabili per la redazione di un Piano sanitario, tant'è che abbiamo già avviato una serie di studi per il dimensionamento clinico-gestionale delle nostre strutture che tengano conto degli ospedali di comunità, delle case di comunità, delle COT e di tutto quello che anche il COVID ci ha insegnato, per ridefinire la mappatura delle attività assistenziali.
Questo Piano, su cui stiamo lavorando già in modo significativo, che prevede inizialmente tutte le strutture e che andrà a modificare la deliberazione 1-600, sarà pronto entro fine anno; almeno la parte più importante e strutturale sarà approvata, al massimo, nel mese di gennaio.
Da questa discendono tutte le attività sanitarie e socio-sanitarie legate all'erogazione dei servizi che noi diamo alla popolazione piemontese.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Luigi Icardi per la risposta.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1595 presentata da Gallo, inerente a "Presidio ospedaliero Sant'Anna-Città della Salute e della Scienza di Torino. Potenziamento del servizio svolto dell'ambulatorio del puerperio Perineal Care""


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1595.
Ha chiesto di illustrare l'interrogazione il Consigliere Raffaele Gallo.
Prego, Consigliere; ha facoltà di intervenire per tre minuti.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Le linee guida 2013 dell'OMS "Postnatal care for mothers and newborns" e il DPCM 12 gennaio 2017 hanno definito e aggiornato i livelli essenziale di assistenza. In quel DPCM si afferma la necessità di garantire l'assistenza al puerperio, la promozione ed il sostegno all'allattamento al seno, nonch il supporto nell'accudimento del neonato nelle prime settimane, nei primi periodi, dopo la nascita.
In attuazione di queste linee guida e di questo DPCM, il Piemonte ha attivato, primo in Italia tra gli ospedali pubblici, quindi con un progetto assolutamente capofila e importante, l'ambulatorio del puerperio "Perineal Care" all'ospedale Sant'Anna, che nasce nel 2017 con lo scopo di offrire alle neomamme un servizio omnicomprensivo su tutto quello che riguarda la fase successiva alla nascita del bambino, l'accudimento del bambino e tutto quello che ne consegue.
Dal 2017 fino al 2020 - prima del COVID - l'Azienda ha messo all'opera una serie di personale ostetrico formato personalmente dell'azienda che con la collaborazione multispecialistica di più medici, ha effettuato annualmente circa una media di 5000 prestazioni relative a un'utenza di circa 2000 pazienti, di cui un terzo delle partorienti presso l'ospedale Sant'Anna.
Nei fatti, è diventato un punto di riferimento fondamentale importantissimo in questo ambito in tutto il Piemonte nonché, come abbiamo detto, uno dei progetti preliminari e all'avanguardia dopo le linee guida dell'OMS e il DPCM.
Dopo il periodo del COVID, abbiamo registrato una riduzione del personale presso questo ambulatorio, a oggi risulterebbe in servizio una sola ostetrica e quindi una maggior complessità nell'organizzare questo importante servizio e questo presidio, così riconosciuto e all'avanguardia.
L'interrogazione verte a capire come e in che modo l'Assessore intende mettere in campo delle azioni per rendere nuovamente e pienamente funzionale ed efficiente questo servizio presso l'ospedale Città della Salute e delle Scienze di Torino, in particolare il presidio Sant'Anna.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Gallo per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Il Presidio Sant'Anna partecipa attivamente all'attività della rete regionale della prevenzione, diagnosi e cura dell'incontinenza urinaria e fecale, mediante la presenza di un centro di secondo livello presso il Presidio Ospedaliero Sant'Anna.
Il Presidio Ospedaliero riconosce l'attività di continuità delle cure e assistenza che la Struttura Complessa di Ginecologia-Ostetricia 4 garantisce nei confronti delle donne che hanno partorito presso la suddetta Struttura Complessa, attraverso un ambulatorio di primo livello di "Perineal Care" (quello da lei ha citato).
A tal proposito, perseguendo le finalità di estendere a tutte le Strutture Complesse di Ginecologia quanto finora svolto dall'ambulatorio di primo livello della Struttura Complessa di Ginecologia-Ostetricia 4, il Presidio Ospedaliero, in collaborazione con la struttura Qualità e Risk management aziendale, applicherà quanto previsto dalla DGR 15-6442 del 23 gennaio 2023.
Tale documento contempla, tra l'altro, la definizione di un PDTA, con il contributo di tutte le professionalità previste dalla Conferenza Stato Regioni, quindi un documento tecnico sui problemi legati alle tematiche di cui stiamo trattando. Inoltre, verranno discussi e concordati, con l'area formazione aziendale, percorsi ad hoc per quanto riguarda la certificazione delle necessarie competenze da parte del personale sia medico sia del comparto sanitario, che dovrà essere coinvolto, oltre a quello già presente presso la Struttura Complessa Ginecologia-Ostetricia 4.
Le procedure sono attivate e non c'è depotenziamento delle attività, anzi c'è la volontà di estendere ulteriormente questa attività.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Luigi Icardi per la risposta.
Nel ringraziare il Presidente Stefano Allasia per l'incarico, dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.
Alle ore 15.15 il Presidente aprirà la seduta del Consiglio regionale sospesa alle ore 13.
Grazie e buona salute a tutti a tutte.



(Alle ore 14.59 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta riprende alle ore 15.36)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Contratti ed appalti - Personale del servizio sanitario

***** 35053


PRESIDENTE

Esame disegno di legge n. 225, inerente a "Disciplina dei servizi educativi per l'infanzia e disposizioni relative al sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita sino a sei anni"



(collegati ordini del giorno n. 1149 presentato da Rossi, Sarno, Valle Gallo e Canalis, inerente a "Salvaguardia figura educatore professionale" n. 1162 presentato da Martinetti, Disabato e Sacco, inerente a "Miglioramento delle condizioni lavorative degli educatori professionali in Piemonte"; n. 1174 presentato da Accossato, inerente a "Qualità e dignità del lavoro degli educatori professionali del Piemonte" )



PRESIDENTE

Come concordato, passiamo all'esame dei tre ordini del giorno legati al disegno di legge n. 225 approvato la scorsa settimana.
Si tratta degli ordini del giorno n. 1149, n. 1162 e n. 1174, di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Rossi per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 1149.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
L'ordine del giorno è stato presentato il 18 aprile 2023 e finalmente, dopo diversi mesi, quest'Aula può occuparsi di un argomento che riguarda centinaia, se non migliaia, di operatori della nostra regione e che mette al centro la salvaguardia della figura dell'educatore professionale.
Sappiamo come questa figura, di fatto, rappresenti un operatore sociale e sanitario che si occupa di progetti educativi, ma spesso, più in ambito sanitario, di veri e propri progetti riabilitativi. Si tratta di figure centrali nei nostri servizi socio assistenziali, ma anche nei nostri presidi socio-sanitari.
Perché in questo momento ci stiamo occupando di questa figura, che è importante per diversi aspetti? Come mai arriva una richiesta nei confronti della Regione, che quest'ordine del giorno cerca di fare propria? Sappiamo che, in questi anni, la figura dell'educatore ha avuto delle evoluzioni sia dal punto di vista della formazione della stessa sia dal punto di vista normativo. È un'evoluzione che ha reso sempre più adeguata questa figura anche alle nuove esigenze sia educative sia socio-sanitarie.
Nel 2022 è nato un Comitato per i diritti degli educatori professionali del Piemonte, che riunisce parte dei circa 5000 professionisti di diversa formazione e provenienza, con l'obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro della categoria. La totalità degli aderenti al Comitato lavora per cooperative e agenzie educative che operano in appalto o in regime di accreditamento per enti pubblici (Comuni, Consorzi, scuole e ASL).
Purtroppo, abbiamo appreso da questo Comitato che non vengono riconosciute le ore di lavoro in assenza dell'utente, che magari non si presenta per malattia o per altri motivi, nonostante queste ore siano già state previste e messe a bilancio. Solo alcuni Comuni e Consorzi permettono il recupero nella settimana successiva, previo consenso della famiglia nel caso di minori. Altri lo consentono, ma solo nella settimana in corso, rendendolo di fatto impraticabile. I tempi di spostamento previsti per lo svolgimento del lavoro (ad esempio, scuola-casa dell'utente) non vengono considerati e riconosciuti come tempo lavoro. In più, non viene riconosciuto il lavoro intellettuale degli educatori, ovvero il tempo necessario per elaborare e progettare il percorso educativo, ma anche per preparare i materiali che servono per l'intervento. Sono previste solamente due ore per il piano educativo individuale.
Secondo quanto riferito dai sindacati, sarebbero sempre di più gli educatori professionali che scelgono di lasciare il lavoro, a causa delle condizioni cui sono sottoposti, generando un'emorragia di esperienze e di competenze che crea problemi, da un lato alle cooperative per mancanza di operatori, dall'altro anche agli utenti, per la riduzione dei servizi, per la minore qualità e per un eccesso di turnover che, di fatto, significa anche una rinuncia a competenze accumulate nel corso di una vita.
In altri enti pubblici, come la Regione Puglia, sono stati introdotti specifici riferimenti in seno alla legislazione regionale, come la clausola di salvaguardia del monte ore del personale educativo. Cito testualmente: "Al fine di assicurare il mantenimento delle ore contrattuali del personale educativo e garantire, ove necessario, la continuità della relazione empatica educativa tra disabile e operatore, le assenze dell'utente in carico non possono determinare l'automatica decurtazione delle ore di servizio reso dal personale educativo". In tal caso, l'educatore resta destinato al servizio mediante una serie di indicazioni: recupero delle ore, realizzazione esclusiva delle attività di rete, realizzazione di un'attività da remoto, programmazione dell'attività di socializzazione e apprendimento nonché di programmazione di momenti di integrazione.
Nello stesso allegato tecnico e schema di convenzione della Regione Puglia si legge anche: "Qualora l'assenza dell'alunno per specifiche condizioni di salute o per particolari situazioni di contesto, di cui deve essere edotto il dirigente scolastico e da valutare singolarmente e specificatamente, si prolunghi per un periodo superiore a giorni 15, sarà possibile attivare interventi educativi e didattici anche domiciliari, nel rispetto del monte ore autorizzato e nel rispetto delle peculiari esigenze dell'alunno".
Come vedete, altre realtà hanno messo in campo delle ipotesi e delle proposte per andare incontro alle richieste degli educatori.
Riteniamo anche noi che la funzione dell'educatore professionale non debba solo essere riconosciuta per il prezioso contributo sociale, ma anche messa nelle migliori condizioni affinché i piani educativi abbiano pieno compimento ed efficacia, considerato che si rivolgono agli elementi più fragili della società.
Sappiamo che chiaramente tutto questo non può risolverlo la Regione da sola, che gli interlocutori principali sono le stazioni appaltanti di questi servizi (quando sono esternalizzati), principalmente consorzi ed enti gestori.
Qual è l'impegno che chiediamo alla Regione Piemonte con l'ordine del giorno, che ha l'obiettivo di non lasciare soli questi professionisti? Di trovare nell'ente Regione un interlocutore autorevole che possa aiutarli nei confronti degli enti gestori a trovare una soluzione e - perché no? anche a immaginare, all'interno della nostra legislazione, magari dei riferimenti che possano dare una mano in questo senso.
L'impegno dell'ordine del giorno chiede alla Giunta di aprire un dialogo con consorzi ed enti gestori, al fine di produrre delle linee guida per la stesura degli appalti con l'inserimento di clausole a tutela degli educatori professionali, con particolare riferimento al riconoscimento delle ore di lavoro in assenza dell'utente.



PRESIDENTE

Grazie.
Proseguiamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 1162, "Miglioramento delle condizioni lavorative degli educatori professionali in Piemonte".
La parola al Consigliere Segretario Martinetti in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



MARTINETTI Ivano

Grazie, Presidente.
Il settore dell'educativa professionale risulta sotto forte stress anche nella nostra Regione per una serie di motivazioni strutturali.
Nel periodo post pandemico tali professionalità risultano molto ricercate e parte di un settore sottoposto, oltre che alla forte pressione a causa dell'aggravarsi delle situazioni di disagio, anche dalla nascita di nuove esigenze.
La disciplina neuropsichiatrica infantile, ma anche le discipline correlate all'accompagnamento nel percorso quotidiano della disabilità, della dipendenza e dell'immigrazione evidenziano una domanda esponenzialmente crescente.
Gli educatori sono preoccupati della situazione d'incertezza non soltanto a Torino, ma anche nelle province nelle quali i numeri utenza meno alti in valore assoluto si accompagnano però a una conformazione territoriale molto frammentata e dunque difficilmente raggiungibile a livello capillare È universalmente riconosciuta anche in questo contesto la professionalità degli addetti del settore, i quali svolgono un percorso di formazione corposo e continuo per poter rispondere alle esigenze cangianti della società odierna.
I dati nazionali e quelli regionali vedono una forte emorragia di professionalità dal campo dell'educativa, causata dalla scarsa sicurezza lavorativa, economica e d'incolumità del settore, della mancanza di una contrattualizzazione adeguata alla tutela degli operatori specifici.
Nei mesi scorsi sono nati alcuni collettivi di educatori che mirano a intraprendere un'attività di dialogo e confronto con i vari livelli istituzionali per condividere un percorso che, al di là dell'interesse personale del singolo operatore, possa scongiurare che la drastica diminuzione delle figure di riferimento diventi una situazione irreversibile.
Riteniamo che la continuazione della perdita di professionalità e di numeri creerebbe una situazione che andrebbe a spezzare il diritto dei cittadini piemontesi a un servizio socioeducativo di livello a garanzia della dignità dell'individuo, principio sancito dalla nostra Costituzione e, a cascata dallo Statuto regionale.
È dovere di questo Consiglio regionale intervenire per far sì che la carenza di addetti preparati ed esperti non si accentui a livelli emergenziali, con tutte le conseguenze in termini di qualità della vita singola e collettiva, ma anche con quelli che possono essere gli effetti economici che comporterebbe il dover operare ad emergenza già esplosa.
Da alcune ricerche effettuate territorialmente risulterebbero dati davvero critici sul riconoscimento economico, con retribuzioni nette talvolta inferiori a otto euro, in un inquadramento di livello di due e il mancato inserimento della professione nel novero dei lavori usuranti. Manca inoltre una semplificazione e un riordino a livello normativo, che vede sovrapposte e spesso poco valorizzate e ancor meno specializzate le diverse professionalità del settore.
Con quest'ordine del giorno chiediamo, signor Presidente, che il Consiglio regionale riconosca che la situazione di emergenza attraversata dal mondo dell'educativa sia dovuta alla mancanza di un riordino e di regole chiare su quella che è la riconoscibilità delle varie professionalità; di condividere le istanze elaborate dal Comitato diritti educatori professionali, il soggetto che, a oggi, è il più rappresentativo a livello regionale e, in particolare, come ha già anche detto il collega Rossi, la necessità del riconoscimento delle ore pagate in caso di assenza dell'utenza. Infatti, oggi, nel caso in cui l'utente non sia disponibile per malattia o per altri motivi, all'educatore non viene corrisposto alcun riconoscimento economico e, anzi, scivola in una situazione di banca ore negativa.
Inoltre, vi è la necessità del riconoscimento delle ore di spostamento territoriale da un luogo di lavoro all'altro, anche come rimborso chilometrico; infatti, capita spesso che la programmazione logistica dell'attività sia poco o per niente nazionale e, dunque, l'operatore deve spostarsi ogni giorno di parecchi chilometri anche in una serie di tragitti tutt'altro che geograficamente sequenziali. E ancora la necessità del riconoscimento del lavoro indiretto, cioè tutto il tempo che è passato a progettare e a organizzare le attività con finalità ben precise, a seconda dell'utenza con cui ci si trova a lavorare.
Chiediamo che il Consiglio regionale faccia proprie queste istanze impegnando la Giunta a elaborare un percorso di provvedimenti condivisi con il mondo dell'educativa e con lo stesso Consiglio regionale che ponga le basi per ovviare alle difficoltà summenzionate nel rispetto delle proprie specifiche responsabilità legislative; di tenere conto in tutti i provvedimenti generali e, in particolare, in cui l'ente Regione Piemonte si interfaccia con il settore dell'educativa, della necessità di definire i parametri economici e di condizioni di lavoro adeguati all'importanza sociale del settore, di interfacciarsi con le altre Regioni, con il Parlamento e con i Ministeri, affinché si apra un percorso che arrivi a definire il lavoro dell'educativa come usurante con tutte le misure che ne conseguono.
Inoltre, chiediamo che possa essere programmato un percorso che, sentiti i vari attori, arrivi alla definizione per l'educativa di un contratto unico nazionale equiparato al pubblico.
Questo è chiaramente un percorso complicato che, forse, non spetta a noi ma dobbiamo farci portatori delle istanze che riceviamo da questi comitati.
Posso dire che li abbiamo ricevuti in diverse occasioni, credo che le proposte siano veramente di buonsenso e riteniamo, come Consigliere regionale, ma anche come Gruppo consiliare, l'assoluta priorità nel mettere mano a un intervento complessivo, andando a garantire alcune misure di base che possano garantire un miglioramento anche proprio delle attività lavorative di questi professionisti.



PRESIDENTE

Grazie.
Procediamo con l'esame del terzo ordine del giorno, il n. 1174 presentato dalla Consigliera Accossato, "Qualità e dignità del lavoro dell'educatore professionale del Piemonte", che ha la parola per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Anche il mio ordine del giorno va sulla scia di quello presentato dai colleghi, il tema è questo. Anch'io ho voluto raccogliere la sollecitazione che il Comitato per i diritti degli educatori professionali in Piemonte costituitasi nel 2022, ci ha inviato.
I testi dei tre ordini del giorno si assomigliano molto, perché riprendono comunicati stampa e iniziative che il Comitato stesso ha intrapreso in questo anno di attività. Non riprendo le questioni che i colleghi hanno già ben illustrato, ma le sintetizzerò soltanto nel corso dell'intervento.
Voglio solo ricordare che questo Consiglio regionale, nella scorsa legislatura, si era già occupato degli educatori professionali piemontesi in particolar modo per la questione del riconoscimento dell'equiparazione dei percorsi formativi antecedenti alla legge n. 205 del 2017, legge che rischiava di tener fuori dalla professione numerosi educatori che non avevano seguito il percorso universitario. Ce ne occupammo opportunamente in collegamento con il Parlamento, in modo positivo, per fortuna, con soddisfazione e con successo. Abbiamo già avuto modo di interloquire con loro e anche, per chi non l'avesse dovuto fare per altri motivi professionali, di conoscere la loro competenza e la loro importanza.
Dal mio punto di vista, invece, ho avuto modo di conoscere la qualità del lavoro degli educatori, sia come docente (in classe, ogni qualvolta ci sono ragazzi o ragazze portatori di handicap, in rispetto della legge n. 104, la presenza dell'educatore socio-pedagogico è essenziale, accanto all'insegnante di sostegno, per garantire il reale inserimento scolastico di quei minori e il raccordo con le famiglie e l'attività a casa), sia come Sindaca. Qui, forse, emerge il punto debole di questa professione perch come ricordavano i colleghi, la gran parte degli educatori sono dipendenti di cooperative, di società il cui lavoro viene poi appaltato dai Comuni.
In una situazione generale di ristrettezza economica, di fatica nei bilanci a mantenere i servizi, il rischio molto spesso è che è il più debole della catena che paga. In questo caso, sono gli educatori professionali che rischiano di essere i più deboli e quelli su cui si scaricano le conseguenze complessive di scarse risorse per il sostegno all'inserimento dei minori in situazioni di disabilità. Li si scaricano con possibilità di risparmi per i soggetti gestori, per gli Enti locali, da cui conseguono le condizioni che prima i colleghi illustravano, quindi il mancato pagamento delle ore quando il minore, l'alunno, non è presente, piuttosto che il riconoscimento del tempo di lavoro e di preparazione dell'attività, il lavoro intellettuale o il tempo di spostamento.
Con questi ordini del giorno, con una presa in carico da parte del Consiglio regionale, siamo consapevoli che non è qui la responsabilità di trovare la risposta, ma sicuramente la Regione, con la sua autorevolezza può mettere insieme i soggetti interessati, soprattutto Enti locali e soggetti gestori, e accompagnare queste rivendicazioni per trovare una griglia di interventi minimi condivisi che garantisca la qualità, la dignità del loro lavoro e, ovviamente, la tenuta di quei servizi.
Non mi dilungo oltre. Anche il mio ordine del giorno, sostanzialmente richiede le stesse questioni, ma soprattutto che si avvii e si apra un tavolo di confronto per definire queste procedure e quindi ci sia il giusto riconoscimento di una componente professionale indispensabile per tenere insieme servizi essenziali per le persone.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Accossato.
È aperta la discussione generale complessiva sui tre ordini del giorno.
Non vedo richieste d'intervento.
La parola all'Assessore Marrone per il parere della Giunta sui tre ordini del giorno.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore ai rapporti con il Consiglio

regionale Grazie, Presidente.
Come già annunciato informalmente ai Gruppi di minoranza, la Giunta darà parere favorevole a questi ordini del giorno.
Come politiche sociali della Regione Piemonte, condividiamo le preoccupazioni sulle condizioni di lavoro di figure che sono tra gli anelli più deboli, ma anche più irrinunciabili della catena di assistenza soprattutto alle fragilità maggiori, a quelle più gravi concernenti, in particolare, certe forme gravi di disabilità e, soprattutto quando riguardano la disabilità di minori, anche la necessità di assistenza alle famiglie.
Viviamo un periodo difficile per certe professioni di natura socio sanitaria. Non è un mistero che una delle ragioni per cui si fatica a trovare, soprattutto in ambito pubblico, il reperimento materiale di queste figure, oltre che per problemi legati un po' a livello storico alla catena della formazione, c'è anche un tema di condizioni di lavoro, condizioni di retribuzione, condizioni spesso di dettaglio, che poi impattano pesantemente con la situazione reddituale di chi ha scelto questa strada professionale.
Peraltro, si parla spesso, perché chiaramente suscita maggiore attenzione della difficoltà di reperimento di medici e infermieri ma, in realtà, anche gli educatori e le educatrici sono figure sempre più difficili da trovare.
Raccolgo con piacere l'indirizzo politico contenuto in questi tre atti d'indirizzo e quindi ci facciamo volentieri carico - avevamo già annunciato anche al Comitato, in via diretta come Giunta, questo impegno - di rappresentare le loro esigenze nei confronti delle loro, chiamiamole controparti contrattuali.
Sono felice del fatto che questo orientamento venga anche consacrato da un voto che, immagino, sarà unanime da parte dell'Aula.
Guardate, voglio essere franco anche per una questione di condivisione di responsabilità. Visto che poi, come ricordava correttamente in particolare il Consigliere Rossi, ma ripreso anche da altri colleghi intervenuti, il grosso dei soggetti appaltatori dei servizi.
Intanto, i datori di lavoro spesso sono le cooperative e, dall'altra parte i soggetti committenti sono gli enti gestori dei servizi socio assistenziali e, in parte minoritaria, le ASL, quindi quello che dobbiamo ricordare è che servirà - lo annuncio già - un clima di condivisione delle scelte e di confronto che tenga conto delle esigenze di tutti.
Lo dico perché vorrei evitare che si arrivi alla situazione per cui la necessità di venire incontro alle esigenze poste dagli educatori sia ovviamente, maggiormente oneroso per gli enti gestori e sappiamo bene che i bilanci degli enti gestori dipendono dai Comuni consorziati o meno. Visto che in altri ambiti - penso alla regolamentazione ISEE e ai criteri di compartecipazione alle prestazioni socio-assistenziali - ogni tanto, senza fare degli spiacevoli riferimenti puntuali, vediamo di prendere le parti sia dei disabili come utenti, sia anche degli enti gestori per le esigenze di bilancio dei Comuni.
Vi dico, in modo positivo e senza polemica, che un voto unanime dell'Aula con un'iniziativa che parte proprio dalle opposizioni, potrebbe essere il miglior modo per far partire un confronto che chiaramente dovrà essere condiviso con tutti i soggetti coinvolti, a partire dai lavoratori, perch oggi stiamo ascoltando la loro voce, essendo l'anello più debole di tutta la catena, ma tenendo anche conto delle ragioni della sostenibilità di un intero sistema socio-assistenziale che, per carità, ritengo potrebbe essere molto ben riformato in una direzione di maggiore efficientamento, però vive anche delle difficoltà legate a tutta la criticità dell'assistenza socio sanitaria.
Sono convinto che ci ritroveremo tutti insieme sabaudi nel portare avanti queste rivendicazioni con grande attenzione, coscienza sociale, ma anche con pragmatismo e senso della realtà.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Procediamo con la votazione degli atti d'indirizzo.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1149, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1162, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1174, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame disegno di legge n. 218, inerente a "Sistema integrato delle politiche e dei servizi per l'orientamento permanente, la formazione professionale e il lavoro"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 218, inerente a "Sistema integrato delle politiche e dei servizi per l'orientamento permanente, la formazione professionale e il lavoro", di cui al punto 2) all'o.d.g.
Il provvedimento è stato licenziato a maggioranza dalla III Commissione in data 9 ottobre 2023.
Relatore è il Consigliere Riva Vercellotti, che ha facoltà di intervenire.



RIVA VERCELLOTTI Carlo, relatore

Presidente, colleghi, nel relazionare sul disegno di legge n. 218 "Sistema integrato delle politiche e dei servizi per l'orientamento permanente, la formazione professionale e il lavoro", ricordo che il testo è stato approvato dalla Giunta nel luglio dello scorso anno e, dopo un lungo iter in Commissione, approda ora in Aula come primo testo organico della Giunta presentato in questa legislatura.
Un iter iniziato lo scorso anno, che si è concluso all'inizio del corrente mese di ottobre, dopo l'esame favorevole del CAL nel dicembre scorso, l'acquisizione delle osservazioni da parte di numerosi attori regionali e dopo il parere favorevole reso dalla III e dalla I Commissione, insieme alla riscrittura della clausola valutativa proposta dal Comitato per la qualità della normazione. È un testo importante che ha guadagnato la dignità e l'attenzione che un provvedimento tanto rilevante meritava, non soltanto per il peso della struttura legislativa, che supera più di 60 articoli, ma per i suoi contenuti che toccano e mettono in relazione i cardini delle politiche formative del lavoro e dell'orientamento.
È un testo che adegua la normativa regionale alle leggi quadro nazionali, che potenzia l'integrazione tra attori pubblici e privati, per migliorare la qualità dei servizi, e che semplifica i processi attuativi.
Colleghi, desidero sottolineare quello che ritengo il primo grande merito di questo provvedimento: riordinare tutte le norme relative al sistema del lavoro, della formazione e dell'orientamento in un unico testo legislativo.
Credo e crediamo, come Gruppo di Fratelli d'Italia e come maggioranza che il processo di semplificazione legislativa non sia più differibile. È bene semplificare e in questo caso abbiamo 11 leggi regionali che vengono abrogate e molti articoli che vengono abrogati, che appartengono ad altrettante norme. In definitiva, si passa da 134 articoli a meno della metà.
I meriti della proposta sono, in realtà, anche tanti altri e per spiegarlo proverò a utilizzare le sue finalità espresse ed esplose con l'articolo 1, del quale leggo testualmente un passaggio: "La Regione riconosce la persona come fondamento per lo sviluppo sociale ed economico della comunità, favorendone la crescita culturale e professionale".
Ci tenevo a richiamare questo punto, perché qui è evidente come si voglia mettere al centro la persona, il cittadino: dal giovane studente che deve crearsi un percorso di vita e di studio a chi deve entrare nel mercato del lavoro; da chi ha una fragilità a chi è stato escluso dal mercato del lavoro e non può essere lasciato solo, ma va aiutato ed accompagnato nel suo percorso di rientro, con un percorso mirato, vestito sulla sua persona sulle sue potenzialità, sul suo talento. Tutto questo va fatto con modalità coerenti con i cambiamenti sempre più rapidi nel mercato del lavoro, con servizi dove il disoccupato non è un numero, ma una persona che cerca nel lavoro il suo riscatto e la sua dignità di uomo o di donna, con servizi che lo aiutino a costruirsi un futuro formativo e professionale, che lo aiutino a costruirsi non solo una posizione lavorativa, ma anche una famiglia, una vita o più semplicemente che riescano a sostenerlo nel continuare a mantenere una famiglia.
Sono servizi e politiche che toccano tutti i livelli, dall'orientamento all'analisi dei fabbisogni, che devono essere fatti sempre meglio e sempre più rapidamente per tenere il passo di un mercato in continuo movimento con le esigenze anche territoriali, profondamente diverse nei vari territori del Piemonte, fino alle attività formative sempre più in linea con le esigenze emergenti del mondo dell'impresa, fino alle politiche attive e al sostegno della creazione impresa.
In parte, l'ho già anticipato: tra i meriti di questa proposta legislativa non posso dimenticare l'attenzione alla flessibilità e al merito. Richiamavo le analisi dei fabbisogni, ma penso soprattutto al sistema delle Academy, che ha aperto una strada che questa legge vuole rafforzare e consolidare; i centri per l'impiego, che stanno vivendo un periodo di grande dinamicità, con investimenti sulle strutture, sui servizi e sul personale.
Ecco, quanto è importante per i cittadini avere un luogo di ascolto una risposta? Poi, è pacifico che il centro per l'impiego, come le agenzie private non creano posti di lavoro, ma oggi i nostri servizi hanno avviato un percorso di gestione attiva dei cittadini che ha aperto un mondo completamente nuovo rispetto a quello che eravamo abituati nel secolo scorso con i vecchi - qualcuno se ne ricorderà - uffici di collocamento o peggio ancora, sezioni circoscrizionali per l'impiego.
Certo, anche l'orientamento nella scelta della preparazione al proprio futuro e ai lavori del futuro; orientamento che si prepara alla nuova programmazione del POR e che si andrà a concentrare sempre più sull'individuo, riconoscendo a ogni studente interesse e abilità, così pure alla risposta a un mercato del lavoro che si evolve, come dicevo, con una rapidità impressionante.
Vedete, il disegno di legge 218 non è soltanto questo.
I meriti non sono solo legati all'aver proposto un testo unico all'aver messo al centro la persona e il lavoro, all'aver puntato sulla flessibilità e il merito, perché c'è molto di più: è una legge inclusiva.
Quante volte troviamo richiamata nei vari titoli i capi del provvedimento l'importanza dell'inclusione delle persone più alto rischio d'esclusione sociale e lavorativa? Quante volte viene posta l'attenzione a studenti disoccupati lavoratori con disabilità o provenienti da contesti sociali svantaggiati? Una legge che non lascia indietro nulla e nessuno; una legge che guarda avanti, che vuole dare una visione e una strategia (penso agli articoli 9 e 10), che sviluppa, come ho detto, l'integrazione tra i capisaldi del Titolo III, orientamento, formazione, centri per l'impiego e politiche attive del lavoro, ma che dedica il giusto spazio anche alle crisi occupazionali, alla ricollocazione, ai tirocini, alla creazione di impresa, alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro, all'invecchiamento attivo, agli incentivi e alle assunzioni, senza dimenticare tutti quei temi attuali, come la responsabilità sociale d'impresa e il sistema di sicurezza del lavoro.
Capite allora com'è evidente anche l'altro grande merito della proposta, che è proprio l'integrazione delle politiche del lavoro con quelle della formazione e della certificazione delle competenze professionali, oltre che, ovviamente, a quelle dell'orientamento, ben cosciente, attenzione che siamo nel mezzo di un crocevia di importanti opportunità che necessitano di un quadro normativo completo, stabile e organico. Penso, in particolare, alla nuova programmazione dei fondi comunitari, penso al PNRR, penso al nuovo impianto degli istituti tecnologici superiori.
Presidente, prima di concludere, non voglio certo omettere un passaggio sul tema che è stato approfondito in audizione e in Commissione, che è quello relativo all'apertura ai privati del sistema della formazione.
Preciso, intanto, come la legge compia una distinzione tra istituti formativi e organismi di formazione e che la norma, in coerenza con quanto già fatto dalle altre regioni italiane, si allinea per questa seconda tipologia, all'apertura, limitatamente ad alcuni segmenti formativi, al profit. Qualcuno è contento, qualcuno meno.
Nelle osservazioni pervenute, alcune realtà hanno evidenziato, per esempio, come l'apertura di attività di formazione a soggetti con fini di lucro avrebbe dovuto avvenire in maniera generalizzata e in tutti gli ambiti, richiamando l'obiettivo di far crescere il valore e la qualità dell'offerta. Altri invece hanno manifestato preoccupazione.
Direi però che il lavoro fatto in Commissione e le modifiche proposte dell'Assessore, nello specifico, i ben tre emendamenti formulati dall'Assessore Chiorino in Commissione sugli articoli 19 e 20, sono la dimostrazione che è stato utile confrontarsi e proporre una sintesi.
Poi, c'è chi ha chiesto, come dicevo, un'apertura al profit generalizzata; chi, al contrario, ha proposto di inserire, per esempio, la lettera c) dell'articolo 19 e quindi la formazione superiore e l'alta formazione nel no-profit, credo però che una mediazione fosse necessaria.
Per questo, ringrazio l'Assessore e ringrazio i colleghi che hanno alzato anche la qualità della discussione in Commissione, ben sapendo che ci sarà chi vorrà dare più spazio al privato e chi vorrebbe tenere un sistema più chiuso.
Mi limito a dire che ritengo giuste le cautele inserite in Commissione in fase emendativa, non soltanto sugli IFTS, sull'istruzione tecnologica superiore legata alle Academy, ma soprattutto sui corsi di formazione per le categorie svantaggiate e i soggetti in condizioni di vulnerabilità sociale e socioeconomica che resteranno di competenza esclusiva agli organismi di formazione senza fini di lucro.
Così come ritengo corretta un'apertura ad altre tipologie: penso alla formazione continua, che attenzione dev'essere letto come uno stimolo a garantire una formazione sempre di maggiore qualità e con l'obiettivo finale di favorire l'occupazione e la formazione permanente di uomini, di donne, di giovani e di meno giovani.
Torno alle finalità di cui parlavo all'inizio della relazione: la centralità delle persone e del lavoro, sapendo che alle persone interessano solo buoni corsi che li aiutino a sviluppare competenze e professionalità spendibili sul mercato del lavoro.
Non finisce qui, guardate, perché la norma dispone anche di un sistema di accreditamento che fissa requisiti giustamente rigidi e in grado di assicurare la qualità dei servizi erogati. Una norma che doveva finalmente allinearsi al resto d'Italia; una norma, com'è stata scritta, che valorizza quanto di buono è stato fatto sino a oggi, aprendo sì al merito e alla flessibilità, ma arrivando anche a coinvolgere le associazioni di rappresentanza delle agenzie formative nella definizione dei requisiti di accreditamento.
Oggi restituiamo al Piemonte non soltanto una nuova legge, ma anche un quadro di riferimento al passo con i tempi, capace di garantire una programmazione delle politiche coerente con i fabbisogni delle persone e delle imprese, in una logica di contrasto alla disoccupazione, soprattutto giovanile, a favore dell'inclusione.
In chiusura, mi sia consentito di esprimere un sentito ringraziamento e un plauso all'Assessore Chiorino per aver affrontato con serietà e competenza una materia così delicata, importante e determinante per il futuro della nostra Regione. Credo che con le giuste politiche formative del lavoro si possano sostenere le imprese e garantire la dignità del lavoro.
Con questo progetto legislativo, Fratelli d'Italia e la maggioranza confermano l'attitudine e l'inclinazione alla concretezza e alla chiamata occupazionale delle imprese che cercano e chiedono nuove figure altamente specializzate, così come confermano l'attenzione e la sensibilità ai bisogni reali dei giovani, delle donne e dei fragili.
Grazie.



GAVAZZA GIANLUCA



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Riva Vercellotti per la relazione.
La parola alla Consigliera Canalis, relatrice di minoranza.



CANALIS Monica, relatrice

Grazie, Presidente.
Partirei dal fatto che il disegno di legge n. 218, a oggetto "Sistema integrato delle politiche e dei servizi per l'orientamento permanente, la formazione professionale e il lavoro", era un testo atteso e ha avuto una gestazione ben più lunga di quattro anni. Anche questo credo sia giusto venga ricordato. È stato un lavoro lungo e, va sottolineato, trasversale perché è iniziato già alcuni anni fa.
Partirei dai meriti di questo testo perché ha, secondo me, tre meriti in particolare.
Il primo è quello di riordinare la materia abrogando alcune leggi aggiornandole, adeguandole alle norme nazionali ed europee. Quindi è un esempio di semplificazione e di chiarezza normativa, in mezzo alle tante leggi bandiera di carattere propagandistico e alle leggine più simili a DGR che a vere e proprie leggi cui, purtroppo, ci ha abituato la maggioranza in questa legislatura.
Il secondo aspetto che riconosciamo a questa legge è di unificare tre ambiti molto importanti in un unico testo. Si tratta, infatti, di una legge quadro che tiene insieme i tre pilastri che fondano le politiche attive del lavoro, in connessione con l'istruzione, quindi il lavoro, l'orientamento permanente e la formazione professionale: il valore unificante di questo testo va assolutamente riconosciuto.
Il terzo merito è quello di fotografare e inserire in un corpo normativo una serie di servizi, di prassi e di procedure che si sono formate nella decennale esperienza piemontese e che non avevano ancora trovato un adeguato riconoscimento in legge. Non è un'operazione di spiccata innovazione, non ci sono grandi rivoluzioni in questo testo, ma è un positivo riconoscimento e una legittimazione giuridica dell'esistente salvo alcune novità che toccherò tra qualche minuto.
Con questa legge assolviamo a una delle funzioni fondamentali del Consiglio regionale, quella di legiferare e di legiferare seriamente. Lo facciamo su una delle materie principali su cui la Regione può incidere sul tessuto socio-economico piemontese. La formazione professionale è una materia su cui c'è una competenza esclusiva delle Regioni: questo attribuisce la Costituzione alle nostre Regioni. Di conseguenza, insieme al lavoro e all'orientamento permanente, stiamo legiferando su materie davvero molto importanti e centrali.
I settori toccati da questo testo non sono soltanto un'eccellenza storica della nostra Regione, ma anche uno degli ambiti più finanziati da risorse che transitano nel bilancio regionale. Risorse inferiori solo a quelle della sanità e dei trasporti.
Una legge importante alla quale, come minoranza, ci siamo avvicinati con rispetto e senso di responsabilità e senza intenti ostruzionistici o gratuitamente oppositivi, ben sapendo che il Piemonte aveva bisogno di un testo.
Tuttavia, Presidente, mi consenta di dire che avendo fatto 30 si poteva fare 31 e a noi pare che non sia stato fatto. Non solo non ravvisiamo straordinari guizzi d'innovazione rispetto all'esistente, ma cogliamo alcuni rischi che sono, da un lato, di natura culturale e, dall'altro, di natura gestionale.
Proverò a descrivere questi rischi che abbiamo riscontrato. Partirei dagli aspetti di carattere culturale, che sono quelli forse più profondi e quelli che possono anche lasciare un segno più duraturo nel tempo.
Il primo. Purtroppo, come già accaduto in questa legislatura sul gioco d'azzardo, sugli affidi dei minori e sulla sanità, riscontriamo una visione liberista e privatizzatrice che sembra prevalere su altri principi di salvaguardia. A fronte dei risultati eccezionali della formazione piemontese, da sempre riservata alle agenzie formative no profit, ci saremmo aspettati una conferma dell'impianto, con alcune innovazioni in termini di sburocratizzazione e di stabilità della programmazione e non una forte modifica con i relativi rischi.
La riserva no profit per gli ITS, gli IFTS, la IFP e la formazione per persone svantaggiate, a nostro giudizio, non basta. Nel disegno di legge attualmente in discussione riteniamo che occorrerebbe estendere questa riserva non per chiudere un sistema, non per evitare la concorrenza in un sistema che, comunque, oggi è primo in Italia per le sue performance, ma per tutelare gli utenti e per dare più garanzie sulla buona spesa dei denari pubblici. Il no profit, infatti, reinveste gli utili. Il profit non lo fa necessariamente.
Il secondo rischio di carattere culturale che ravvisiamo riguarda il fatto che l'opinione pubblica piemontese sconta, a nostro parere, un deficit di conoscenza del sistema della formazione professionale, del lavoro e dell'orientamento. Anche nel recentissimo sondaggio che il partito di cui faccio parte ha commissionato, risulta che pochissimi cittadini piemontesi sanno che la Regione si occupa di formazione professionale. Si sarebbe dovuto animare, compatibilmente con la pandemia e con le difficoltà che ne sono seguite, un dibattito non limitato agli addetti ai lavori. Questo dibattito, che riteniamo dovesse essere più aperto, da alcuni anni purtroppo non c'è stato.
Pertanto, non è solo una responsabilità dell'attuale Giunta, perché manca un vero dibattito pubblico su questi temi, nonostante essi riguardino moltissime persone sia di minore età sia adulte e nonostante il problema dei giovani NEET (not in education employment or training), cioè persone che non studiano e non lavorano, che nel nostro Paese sono circa il 15 nella fascia 15-24 anni e superano il 25% nella fascia 25-34 anni. In un contesto così drammatico, che nella nostra regione è meno grave, pur avendo, comunque, numeri preoccupanti, credo che un dibattito più esteso potesse essere utile.
Questo dibattito avrebbe dovuto raggiungere un maggior numero di persone anche alla luce della cospicuità dei finanziamenti pubblici che il settore riceve. Anche per questa scarsa consuetudine al dibattito pubblico è stato difficile far filtrare all'esterno l'importanza e la strategicità del disegno di legge.
Un altro rischio di carattere culturale riguarda il timing, la calendarizzazione della discussione, scivolata a fine legislatura.
Ricordiamo che era stata approvata dalla Giunta regionale il 22 luglio 2022, per cui questa collocazione temporale, a ridosso delle elezioni del Consiglio regionale, ha generato un condizionamento che ha reso meno vivace, aperto ed esplicito il confronto tra i soggetti coinvolti.
Infine, una piccola annotazione su cui, per fortuna, grazie al confronto c'è stata una correzione in corsa.
Si era partiti con un'esclusione completa del Consiglio regionale da tutto il testo del disegno di legge. Questo tradiva, in origine, una sottovalutazione del ruolo del Consiglio che è, invece, l'organo che ha il primato legislativo, sia a livello regionale sia a livello nazionale: come se la potestà legislativa spettasse all'organo esecutivo ancora prima che a quello legislativo.
Grazie alla mediazione e al confronto, questa possibilità di errore è stata evitata. Ritengo fosse un rischio non soltanto per la bontà della legge, ma anche un rischio culturale che relegava in un ruolo di mera ratifica quello che è, invece, un ruolo di primato legislativo del Consiglio regionale.
Arrivo a una seconda fattispecie di rischi che ravviso ancora, nonostante il positivo lavoro di confronto sul disegno di legge: rischi di matrice gestionale.
Abbiamo parlato della grave situazione, soprattutto dei giovani, che non studiano, non lavorano e che, quindi, in molti casi si vedono preclusa una prospettiva di reale integrazione sociale e di inserimento nel mondo del lavoro.
In un contesto così difficile, il Piemonte - possiamo dirlo con orgoglio ha una storia di successo; una storia sicuramente merito di molti soggetti in primo luogo della classe politica e dei funzionari dell'Assessorato regionale, che davvero hanno saputo fare, in maniera virtuosa, una buona opera di programmazione in tutti questi anni, ma è anche merito delle Agenzie Formative Accreditate, che hanno costruito un sistema efficiente e capace, da un lato, di far scendere la dispersione scolastica sotto al 10 (obiettivo benchmark dato dall'Unione Europea) e, dall'altro, di attivare modalità di formazione per adulti, in epoche risalenti nel tempo, in cui nella maggior parte delle Regioni italiane cui oggi guarda la Giunta Cirio queste esperienze per adulti assolutamente non esistevano.
Il Piemonte è stato apripista, precursore e anticipatore delle altre Regioni in molti ambiti della formazione. Questo credo vada riconosciuto non soltanto alla parte politica e tecnica, ma anche ai soggetti accreditati del privato sociale non profit che hanno reso possibile questo modello.
È un sistema che nel solo 2022 (fonte IRES) ha coinvolto in Piemonte ben 83.094 allievi nella formazione in obbligo di istruzione, nella formazione per adulti, direttiva mercato del lavoro, nell'alta formazione, insomma nelle varie tipologie di formazione. È stato davvero, in questi anni, un modello d'inclusione, di elevazione delle competenze e di raccordo con le imprese.
Anche questo modello può essere migliorato e dev'essere migliorato, ma noi riteniamo che non ci fosse la necessità di allinearsi alla maggioranza delle altre Regioni italiane, improntate a un modello più liberista (non tutte le Regioni italiane, perché anche la Basilicata e il Friuli Venezia Giulia sono Regioni in cui la formazione è riservata a enti no profit).
Ricordiamo anche che alcune tipologie di formazione sono davvero state inventate in Piemonte, addirittura nell'Ottocento. Stiamo parlando davvero di una Regione, la nostra, che ha fatto la storia di questo settore.
In un contesto in cui ci sono queste difficoltà relative a tante persone escluse, lo stesso contesto ci restituisce un dato positivo: c'è una grande quantità di risorse che arriveranno in questi anni, grazie all'intervento della Unione Europea. Innanzitutto, i fondi strutturali del settennato 2021 2027; il Fondo Sociale Europeo, in prevalenza destinato proprio alla formazione, che in questo periodo porterà in Piemonte un miliardo e 318 milioni di euro, a fronte degli 872 milioni erogati nel settennato precedente.
Oltre al Fondo Sociale Europeo, in questo periodo sono disponibili le risorse PNRR del Programma GOL, la Garanzia Occupabilità dei Lavoratori.
È un periodo particolare, in cui c'è una disponibilità di risorse superiore rispetto al passato.
Pensiamo che il nostro sistema, che necessitava di alcuni interventi migliorativi, potesse ancora essere primo in Italia per capacità di spesa del Fondo Sociale Europeo, come aveva dimostrato di fare in passato. Oltre a questo dato quantitativo delle risorse disponibili, c'è un dato qualitativo, che è quello cui teniamo di più: alcuni enti, per statuto reinvestono gli utili, accrescendo gli standard di qualità del servizio e il benessere di utenti e dei docenti. Altri enti, invece, non hanno questo obbligo statutario e avranno, come criterio di scrematura, soltanto quello dei criteri di accreditamento.
Il dubbio che custodiamo e che auspichiamo venga diradato nell'arco del dibattito che faremo qui in Aula è che gli stringenti criteri di accreditamento promessi dalla Giunta possano non essere sufficienti per salvaguardare il modello Piemonte. Temiamo che non siano sufficienti! Insomma, siamo arrivati all'ultimo miglio di questo percorso; un percorso ricco, un percorso che poteva avere margini di miglioramento, ma è stato sicuramente un percorso positivo. Speriamo, come forze di minoranza, che dopo aver fatto 30, si possa magari fare 31, valutando eventuali ulteriori mediazioni. Siamo aperti a questo.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo la collega Monica Canalis per la relazione.
Ha ora la parola la seconda relatrice di minoranza, Consigliera Accossato ne ha facoltà per 15 minuti.



ACCOSSATO Silvana, relatrice

Grazie, Presidente.
Inizio dicendo che faccio mia e del mio Gruppo anche la relazione della collega Canalis intervenuta prima di me, che ha fatto una disamina molto ampia e puntuale. Del resto, con la collega abbiamo condotto una modesta ma puntuale attività emendativa in Commissione. Tutto il suo articolato e complesso ragionamento in proposito è, dal nostro punto di vista assolutamente condivisibile e lo assumo in pieno.
Aggiungo, pertanto, poche altre considerazioni in questo mio intervento soprattutto partendo da alcuni aspetti sul testo presentato e sul lavoro svolto. Parto dall'aspetto positivo di un testo che riordina un sistema complesso di leggi, che unifica il tema della formazione professionale con quello dei temi delle politiche attive del lavoro e dell'avviamento al lavoro. È un testo unico che sicuramente faciliterà l'impegno e il lavoro dei soggetti cui si rivolge, siano essi il sistema della formazione piuttosto che gli Enti locali o cittadini e cittadine interessati a queste tematiche.
Come dicevo, abbiamo svolto un'attività emendativa su alcune questioni.
Peraltro, non posso che ringraziare dell'attenzione sia l'Assessore sia gli Uffici che, durante il confronto in Commissione, si sono prodigati a comprendere il merito degli emendamenti, che in qualche caso sono stati accettati e ora fanno parte come concetti del testo pervenuto in Aula.
Le questioni che ci stavano a cuore erano legate, come succede un po' sempre nell'attività legislativa di questo periodo, al ruolo del Consiglio regionale o delle Commissioni competenti nelle fasi attuative delle leggi.
È un ruolo che, spesso, nelle prime proposte che arrivano viene disconosciuto o sottaciuto, in quanto considerato un rallentamento del lavoro, mentre non ci stanchiamo mai di ripetere quanto sia utile e, a volte, indispensabile, per arricchire i provvedimenti.
Proprio perché condividiamo una modalità legislativa per quanto possibile snella e che riservi poi all'esecutivo gli aspetti più amministrativi di attuazione, i testi legislativi devono tornare a prevedere un coinvolgimento del Consiglio attraverso le Commissioni, nel ruolo importante di indirizzo dei criteri applicativi.
In tutte le fasi di attuazione dei decreti attuativi, laddove è necessario definire dei criteri e delle modalità, non nel merito di individuare chi si accredita, ma nel merito di definire quali sono questi criteri, credo che ci sia un ruolo della componente legislativa. Su questo ragionamento siamo riusciti a vedere accolta, almeno in alcune fasi, questa nostra proposta e sollecitazione, quindi un maggiore coinvolgimento.
Questo, ovviamente, è fonte di soddisfazione, così come alcune questioni che abbiamo posto rispetto alla gestione delle politiche attive del lavoro e dei cantieri di lavoro. Sono questioni che, grazie all'esperienza come amministratore locale, ho potuto verificare sul campo, così come la loro importanza.
Prima la collega Canalis faceva riferimento alla storia di questa Regione ma aggiungo anche quella del sistema degli Enti locali (Province e Comuni) nella gestione di questi servizi. Anche da questa esperienza sono emerse alcune proposte di modifica, anch'esse accolte.
C'è poi il tema che ha contraddistinto le due relazioni precedenti, un tema di novità del disegno di legge n. 218, ovvero l'inserimento del settore profit nella formazione professionale.
Rispetto a questa partita, c'è stato un confronto e c'è stata la disponibilità e il recepimento di alcune proposte delle minoranze per una limitazione di questo ambito. Per noi questa novità, e quindi questo cambiamento d'indirizzo nella storia della formazione professionale della nostra Regione, non è un aspetto positivo, non per una chiusura a prescindere, a priori o ideologica alla partecipazione dei soggetti privati in questo, come in altri campi della vita pubblica. L'ha detto molto bene la collega Canalis e quindi riprendo soltanto una delle preoccupazioni che abbiamo già manifestato rispetto a questa partita.
Non vorremmo che, da un lato, la grande quantità di risorse messe a disposizione in questo periodo e, dall'altro lato, il fatto di allargare la platea a chi - per forza di cose, ma legittimamente - fa del suo mestiere di formazione anche business, in qualche modo faccia aumentare gli appetiti lo diciamo in termini non troppo formali, ma questo è il senso e il significato - e quindi scateni, in qualche modo, un assalto alla diligenza una volontà di entrare in un mercato più per volontà di fare business che non per quella di fornire un servizio di qualità.
Questo è un aspetto. L'altro, accanto a questo, ovviamente, come spesso succede (ne parlavamo anche questa mattina), è che, per quanto riguarda la sanità, ci sia in realtà una preferenza da parte dei soggetti profit che entrano in questo settore, per quelle attività formative più remunerative e più redditizie, che non mettono in gioco, che non mettono in discussione la possibilità di ottenere risultati, lasciando invece gli aspetti più problematici e più faticosi di formazione al settore no profit o a chi vorrà utilizzarlo.
Rispetto a questo, anche da parte mia, anche da parte nostra, l'auspicio è che, in questa fase di discussione consiliare, che è comunque quella centrale, perché abbiamo preparato un testo arrivando in Aula, ma la titolarità è di questa Assemblea legislativa e di questo Consiglio, con il contributo di tutti su un testo così importante, con oltre 60 articoli su questioni così forti, ci possa essere ancor la possibilità di incontrarci ulteriormente su un punto di arrivo condiviso il più possibile e, in ogni caso, appunto, valuteremo anche rispetto a questo le decisioni finali rispetto al testo.
Questo sarà rimandato alla discussione generale e alla discussione sugli articoli nel mio intervento di relazione. Mi fermo a queste valutazioni e a questa presentazione.



PRESIDENTE

Grazie.
Comunico che la Consigliera Frediani, relatrice di minoranza, dà per letta la sua relazione sul disegno di legge n. 218.
La parola al Consigliere relatore di minoranza, il Consigliere Sacco.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Non vuole intervenire? Diamo per letta anche la relazione del Consigliere Sacco.
Non essendovi altri relatori, dichiaro aperta la discussione generale.
Chiedo se qualcuno vuole intervenire in discussione generale; non vedo prenotazioni e neanche mani alzate.
La parola al Consigliere Marello, in discussione generale.



MARELLO Maurizio

Grazie, Presidente.
Chiedo scusa, ma pensavo che qualcuno volesse intervenire ancora come relatore.
Il mio sarà un intervento molto breve perché la collega Canalis, in maniera molto articolata e puntuale, ha spiegato le positività e le criticità che vediamo in questo provvedimento; la vorrei ringraziare anche perché ha seguito, con grande competenza in Commissione, facendosi portatrice delle idee del Gruppo, tutto l'iter di questa legge.
Anch'io penso che siamo in presenza di uno dei provvedimenti più importanti, una vera legge che ci siamo trovati ad approvare in questi quattro anni e mezzo. A memoria, assieme a questa legge, metterei quella sui disturbi del comportamento alimentare, che è stata una legge di grande novità per la nostra Regione, su un tema molto delicato.
Ebbene, questa volta si va ad approvare una legge di riordino e, com'è stato detto, di semplificazione.
Ricordo che, all'inizio di questo mandato, la Giunta aveva addirittura previsto una specifica delega a un Assessore, che per i noti motivi non è più Assessore e che conosciamo tutti, l'Assessore alla semplificazione, e ricordo addirittura che quell'Assessore di un tempo, insieme al Presidente Cirio, andò a farsi fotografare nei pressi di una qualche discarica, se ricordo bene, con dei faldoni, buttandoli, ovviamente, nella carta - almeno questo - e quindi facendo puntualmente la raccolta differenziata, facendo così vedere che in questi anni si sarebbero semplificate e abrogate tantissime leggi.
Questo non è accaduto, anzi abbiamo avuto in questo Consiglio regionale una produzione di "leggi bandiera", come sono state chiamate, di leggine mirate a determinate categorie o anche di leggi importanti - penso a quella in materia edilizia ed urbanistica - affrontate senza una capacità di respiro generale, di grande respiro, ma sempre con un occhio di riguardo a determinate situazioni concrete. Pertanto, non abbiamo assistito a una semplificazione, ma assolutamente a una proliferazione di leggi, di cui il Piemonte avrebbe fatto a meno.
Ecco, in questo caso, invece, siamo in presenza di una materia importantissima. È già stato ricordato che, insieme alla sanità e ai trasporti, la formazione professionale è la terza voce di competenza in questo caso esclusiva della Regione Piemonte, come di tutte le Regioni.
Questa legge mette ordine, abrogando 11 leggi e, soprattutto, affrontando in maniera sistematica, con un quadro generale, le tematiche del lavoro dell'orientamento al lavoro e della formazione professionale.
Quando è iniziato questo iter - mi rivolgo in particolare all'Assessore Chiorino - avevo una qualche preoccupazione, perché era il periodo in cui per tanti mesi precedenti, avevamo sentito dai banchi della maggioranza, in modo particolare dai banchi della Lega, ogniqualvolta si discuteva, ad esempio, di sanità, tanto per fare un esempio o di altri argomenti, fare riferimento sempre ai modelli lombardi, perché la Lombardia è evidentemente, agli occhi di taluni colleghi, un modello da seguire in tutto; tra l'altro, durante la pandemia l'abbiamo pure seguita e copiata anche sulle cose che non andavano seguite e copiate.
La mia preoccupazione, Assessore, era quella che anche sulla formazione professionale, nel momento in cui si metteva mano a una nuova legge, si potesse guardare al modello lombardo, che è un modello un po' differente dal nostro.
Devo dare atto, invece, che, con il provvedimento che lei ha portato in Commissione, che è stato anche oggetto di attività emendativa da parte nostra e lo sarà ancora in quest'Aula, si è mantenuto fermo quello che io chiamerei a buon titolo, come ha già detto la collega Canalis, il "modello piemontese della formazione professionale", che non ha nulla da invidiare ad altri modelli. Esso ha, innanzitutto, ragioni storiche, sociali e culturali profondissime. Nasce addirittura nell'Ottocento; nasce nel mondo di matrice cattolica (pensando alle congregazioni religiose, mi vengono in mente i salesiani); nasce in altri mondi, con altre matrici (penso ai mondi sindacali) e che attraversa i mondi dell'associazionismo.
Mettiamo assieme tutta una base di quello che oggi si chiama privato sociale, no profit, che in questa Regione, ripeto, ha delle radici vere e molto profonde; in questo humus si è costruito un modello nostro, un modello che nel tempo ha avuto anche dei difetti. Infatti, alcune agenzie formative, così come si chiamano oggi, hanno attraversato delle crisi significative ma, rispetto ad altre Regioni con altri modelli, hanno garantito sempre un servizio importante che ha mantenuto la nostra Regione ai vertici, soprattutto dal punto di vista della formazione professionale del nostro Paese, ha consentito a decine di migliaia di giovani di inserirsi proficuamente nel mondo del lavoro e, ad altrettanti lavoratori adulti, di iniziare percorsi di riqualificazione e di formazione professionale.
Mi fa piacere che questo pericolo di deriva lombarda sia stato evitato e che in questa legge, com'è già stato sottolineato, si vanno innanzitutto a consolidare delle prassi non scritte, delle buone abitudini e delle consuetudini, direi, sedimentate, e si vada a dare una regolamentazione quadro in maniera unitaria a tutti i comparti che afferiscono al mondo del lavoro.
La collega Canalis ha messo in luce anche talune criticità. Vorrei soffermarmi su due aspetti che mi sembrano di particolare importanza.
Quella che è stata definita l'apertura al mondo del nostro sistema formativo, in particolare la formazione professionale ma, più in generale di tutto il sistema lavoro, al mondo del privato business, del privato no profit che, in qualche misura, anche attraverso alcuni emendamenti che sono maturati in Commissione, è stata non pienamente arginata, quindi abbiamo presentato alcuni emendamenti sui quali vorremmo provare ancora a fare dei ragionamenti.
Questa apertura può preoccupare da un lato, ma il fatto che rispetto all'ipotesi iniziale ci siano dei settori ben precisi che vengono garantiti esclusivamente al settore no profit, credo sia importante, ma tutto dipenderà dal modo con cui verrà gestita questa partita e, quindi soprattutto dagli accreditamenti e dai criteri di accreditamento. Questo credo sia un elemento fondamentale su cui, ovviamente, la Giunta e gli Uffici dovranno fare la loro parte.
Conoscendolo anche abbastanza bene, sono un difensore del sistema piemontese, un sistema basato sul no profit; al di là di quelle che possono essere le posizioni teoriche, facciamo sempre molta attenzione, perché poi è la gestione pratica e sono soprattutto i criteri di accreditamento che determinano la qualità dell'offerta formativa. Questo è un primo elemento che voglio sottolineare anch'io, come ha fatto la collega Canalis.
Il mondo del lavoro è in continuo mutamento e questa legge, forse, ha il difetto di arrivare un po' in ritardo, ma è una mutazione veramente continua. La scuola tradizionale, ma anche e soprattutto la formazione professionale, dovrebbero cercare di stare al passo con i tempi. Mi sarei atteso, quindi, oltre che alla fotografia e al consolidamento del nostro importante sistema formativo piemontese, un maggiore slancio innovativo che non intravedo. Piuttosto che innovazioni con derive eccessivamente privatistiche è meglio così, perché questa legge non va a snaturare il nostro sistema, anzi lo esalta e lo formalizza a modello. Questa è una riflessione che mi sento di dover fare, perché credo che sarebbe stato forse importante, sotto questo profilo, anche attraverso un confronto maggiore, arrivare a dei punti d'innovazione più significativi.
Chiudo con una considerazione che, in parte, esula dalla legge. Penso anch'io che dobbiamo dire grazie al sistema delle agenzie formative e dei centri di formazione professionale (li chiamo ancora così, alla moda vecchia) che hanno retto questo sistema; dobbiamo dire grazie anche ai nostri Uffici, alle politiche che le Giunte regionali e i Consigli hanno posto in essere nei lustri che sono passati.
Tuttavia voglio ricordare, e lo ricordo anche da chi ha vissuto all'interno di queste realtà, le grandi difficoltà in cui spesso, anche a causa dei flussi di cassa che tardavano e di situazioni in cui la Regione, per tanti motivi, non riusciva a stare dietro alle necessità dei nostri centri queste agenzie hanno dovuto passare. Ricordo che un anno fa, proprio in questi giorni.



PRESIDENTE

Consigliere Marello, le chiedo di concludere.



MARELLO Maurizio

Come dicevo, presentai un emendamento al bilancio in cui evidenziavo la necessità di mettere delle poste per gli incrementi dei costi energetici dei nostri centri di formazione.
Facciamo delle buone leggi, ma cerchiamo anche di fare delle politiche concrete e di gestione che riescano a sostenere tutto quanto il sistema.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringrazio il collega Marello per l'intervento.
Prima di chiudere la discussione generale, chiedo alla Giunta se vuole intervenire.
Non essendovi richieste d'intervento, dichiaro chiusa la discussione generale e proseguiamo con l'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Emendamento rubricato n. 4) presentato da Canalis (prima firmataria) (Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 6) presentato da Canalis (primo firmataria) (Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso La parola alla Consigliera Canalis per l'illustrazione.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Siamo all'articolo 1 del disegno di legge 218, al comma 4, lettera f.
Propongo di aggiungere, dopo la lettera f), la lettera f bis) "L'inclusione attiva delle persone con disabilità".
Si tratta semplicemente di un'aggiunta al testo già proposto.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste d'intervento sull'emendamento n. 4) della collega Canalis, chiedo alla Giunta se intende esprimere il parere.
Parere favorevole della Giunta sia sull'emendamento rubricato n. 4) sia sull'emendamento rubricato n. 6).



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



PRESIDENTE

Possiamo procedere con le votazioni.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 4), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
(Testo inserito nell'allegato al resoconto integrale dell'adunanza in corso) Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 6), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
(Testo inserito nell'allegato al resoconto integrale dell'adunanza in corso) Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) Indìco la votazione palese sull'articolo 1, così come emendato.
Il Consiglio approva.
(Esito de lla votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) ARTICOLO 2 Emendamento rubricato n. 9) presentato da Canalis (prima firmataria) (Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola alla Consigliera Canalis per l'illustrazione.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Riguarda l'articolo 2, comma 1 lettera d).
Propongo, nella lettera in cui si parla della promozione di iniziative volte alla sicurezza e alla prevenzione delle malattie professionali e degli infortuni sui luoghi di lavoro, di aggiungere le parole "anche in coordinamento con i servizi preposti delle Aziende Sanitarie Locali".
Abbiamo deciso di non utilizzare l'espressione SPreSAL.



(Brusìo in aula)



CANALIS Monica

Presidente, è inaccettabile.



PRESIDENTE

Prego, Consigliera Canalis, proceda pure. Scusi.



CANALIS Monica

Grazie.
Stiamo parlando di sicurezza sui luoghi di lavoro, quindi richiedevo l'attenzione anche dei colleghi.
Ho proposto di aggiungere, alla lettera d) comma 1 dell'articolo 2, le parole "anche in coordinamento con i servizi preposti delle Aziende Sanitarie Locali", ritenendo che il coordinamento con questi organismi, che sono di emanazione regionale, possa essere utile nella promozione di iniziative sulla sicurezza sul lavoro.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Canalis.
Il parere della Giunta è favorevole.
Non essendovi richieste d'intervento sull'emendamento n. 9), procediamo con la votazione.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 9), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
(Testo inserito nell'allegato al resoconto integrale dell'adunanza in corso) Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) Indìco la votazione palese sull'articolo 2, come emendato.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese sull'articolo 4.
La votazione non è valida per mancanza del numero legale per deliberare.
In base a quanto prescrive il Regolamento, ci sono due alternative: sospendo i lavori per 30 minuti, oppure passiamo al provvedimento successivo.
Chiedo ai Capigruppo cosa intendono fare.
Mi pare ci sia l'intenzione di sospendere i lavori e di svolgere la Conferenza dei Capigruppo in sala Morando.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 17.17)



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