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Dettaglio seduta n.266 del 18/07/23 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta inizia alle ore 15.00)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

"Festa del Piemonte". Storia e radici del patrimonio culturale piemontese


PRESIDENTE

Buongiorno a tutte e a tutti.
La seduta odierna è convocata in Assemblea aperta, ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento interno, per la trattazione del tema "'Festa del Piemonte'. Storia e radici del patrimonio culturale piemontese".
Il Consiglio aperto prevede l'alternanza di interventi tra soggetti esterni, individuati dall'Ufficio di Presidenza, e i Consiglieri regionali sarà cura della Presidenza dare la parola ai soggetti esterni che ne hanno fatto richiesta, cui seguiranno gli interventi dei Consiglieri e degli Assessori che intendono esprimersi. Chiedo fin d'ora ai colleghi Consiglieri di far pervenire le loro richieste d'intervento.
In apertura di seduta ci sarà la mia introduzione; seguirà l'intervento dall'Assessore Poggio e degli oratori esterni, come ho già ricordato.
Procedo, quindi, con la mia breve introduzione.
Buongiorno, colleghi.
Domenica scorsa, insieme a oltre mille cittadini, ho partecipato e vissuto l'esperienza unica in quel meraviglioso paesaggio che è il Colle dell'Assietta. Una giornata che ogni volta sa regalare emozioni particolari e suggestive che ti porti a casa e custodisci dentro per un bel po' di tempo.
Prima di tutto, ci tengo con grande sincerità a esprimere il mio sentito ringraziamento all'Associazione "Festa dël Piemont al Còl ëd l'Assieta" che si fa carico di dare vita alla stupenda rievocazione storica; così come all'Associazione Granatieri di Sardegna per la presenza costante, e a tante altre associazioni del territorio piemontese.
Un grazie va a ogni collaboratore e dipendente del Consiglio regionale che assecondando ogni richiesta del Consiglio e dell'Ufficio di Presidenza dalla logistica, alla comunicazione e all'accessibilità, ha seguito e curato tutto l'iter organizzativo, la definizione del programma dell'intera "Festa del Piemonte".
La "Festa del Piemonte" - lo dico anche con un po' di sano orgoglio - è la prima celebrazione dopo l'ufficializzazione della ricorrenza avvenuta con l'approvazione della legge regionale n. 15 del 4 agosto 2022, di cui sono stato primo firmatario. Un evento che, con un'organizzazione tutta nuova iniziato con la giornata su all'Assietta, si prefigge nel tempo di raggiungere un obiettivo prioritario: approfondire la conoscenza delle radici identitarie del Piemonte e le sue tradizioni, con l'intento di unire ancor di più tutti i piemontesi, perché diventi la festa di tutti.
Proprio per queste ragioni abbiamo cercato di curare ogni minimo dettaglio per coinvolgere quanti più cittadini, enti, associazioni e Comuni in tutto il Piemonte.
La Battaglia dell'Assietta e la Festa del Piemonte sono opportunità e strumenti per riscoprire il significato e l'essenza della "piemontesità" cogliendo le peculiarità storiche, linguistiche, musicali e letterarie.
Opportunità da cogliere e, soprattutto, da vivere.
Prima di concludere, vi invito calorosamente a partecipare ad un altro appuntamento importante e interessante, quello di domani sera, mercoledì 19 luglio, alle ore 21, presso la Chiesa di Sant'Uberto alla Reggia di Venaria: una serata dal titolo "Piemonteis, bogianen", momenti della storia del Piemonte raccontati, tra gli altri, da Arturo Brachetti, Gianni Oliva Darwin Pastorin, Bruno Quaranta e Susanna Egri.
Grazie per esserci, per esserci stati e per il futuro del nostro Piemonte.
Soprattutto, grazie per il vostro contributo.
Buona Festa del Piemonte! Lascerei la parola all'Assessore regionale alla cultura, Vittoria Poggio.
Prego, Assessore; ha facoltà di intervenire.



POGGIO Vittoria, Assessore alla cultura

Grazie, Presidente.
Saluto tutto il Consiglio, i colleghi e chi partecipa come esterno.
Già tante cose sono state dette dal Presidente del Consiglio. Stiamo celebrando in questi giorni e in queste ore la Festa del Piemonte istituita proprio grazie al Consiglio regionale, attraverso la legge regionale n. 15 del 4 agosto 2022, e anche grazie alla volontà del Presidente Stefano Allasia, in collaborazione con l'Associazione "Festa dël Piemont al Còl ëd l'Assieta".
È una festa che anche quest'anno ha coinvolto migliaia di piemontesi orgogliosi delle loro radici e della loro storia; una storia che, come sappiamo, ha una tradizione secolare fatta d'ingegno, sacrificio accoglienza e spiritualità, qualità diventate poi più diffusamente un patrimonio di tutto il nostro Paese.
Si sente spesso dire "Piemonte precursore", "Piemonte laboratorio" "Piemonte incubatore": effettivamente, è così. Come sapete, la prima bandiera tricolore è stata fissata per la prima volta in una città piemontese: Alessandria. I primi motori dell'era della meccanica hanno iniziato a rombare all'ombra della Mole e, come molti di voi sanno, proprio qui, nella nostra Regione, sono stati collocati i primi mattoni per la costruzione di un welfare sociale e solidale di cui oggi più che mai sentiamo l'importanza come comunità intera.
Se questo è stato possibile, dobbiamo dire grazie ai carismi di straordinari uomini di Chiesa piemontesi, che oggi, se mi consentite voglio ricordare: la venerabile Giulia Falletti di Barolo, benefattrice dei poveri; San Giuseppe Benedetto Cottolengo, fondatore della piccola Casa della Divina Provvidenza; San Giuseppe Cafasso, che si dedic all'assistenza, ai condannati a morte; Tancredi Falletti di Barolo; San Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani, dedicati all'educazione della gioventù; il Beato Francesco Faà di Bruno; San Leonardo Murialdo, che si dedicò ai giovani, all'insegnamento e alle attività artigianali; San Giuseppe Marello, fondatore degli Oblati di San Giuseppe; il Beato Giuseppe Allamano, fondatore dell'Istituto Missioni della Consolata, che opera ancora oggi in tutti gli angoli del mondo per dare sollievo ai sofferenti il Beato Pier Giorgio Frassati, che si adoperò per i poveri torinesi.
Si potrebbe continuare raccontando i primati del Piemonte, che molti di voi già conoscono, ma che a molti sono ancora sconosciuti. Proprio per questo la Festa del Piemonte diventa un momento importante; un momento per continuare a far camminare la nostra storia con un nuovo compleanno, tutti gli anni in cui si celebrano la nostra storia, le nostre radici, le nostre virtù, proprio come siamo abituati a fare in famiglia.
L'Italia deve molto al Piemonte. Cito, in ultimo ma non per ultimo, i reparti oggi diventati di élite dell'Esercito italiano, come ad esempio i Carabinieri e i Bersaglieri, che sono nati proprio qui, in Piemonte.
Mi avvio a concludere sottolineando che esiste un'identità collettiva, un mondo comune, un noi che precede le nostre individualità ed esiste il mondo globale che, contrariamente a quel che insegna parte della filosofia moderna, non ci vede nascere come individui solitari, ma come individui già eredi, figli e membri di una comunità familiare, locale, linguistica civile e religiosa. Pertanto, esiste un'identità personale e un'identità comune.
La politica non può fare a meno di tutelare il "noi" come momento costitutivo della nostra identità collettiva e delle nostre sensibilità verso un mondo che dovrebbe sempre parlare e partire dal concetto del "noi".
Grazie, viva il Piemonte e viva la Festa del Piemonte!



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Poggio.
Adesso do la parola alla dottoressa Albina Malerba, Direttrice del Centro Studi Piemontese per una lectio magistralis; prego.



MALERBA Albina, Direttrice Centro Studi Piemontese

Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti e a tutte.
21 luglio 1968. Un gruppo di poeti piemontesi raduna, al Santuario di Graglia presso Biella, amici e scrittori per festeggiare il Piemonte e la sua bandiera. La Festa dël Piemont ha radici in quel giorno lontano, quando la Regione come ente territoriale sancito dalla Carta costituzionale era ancora di là da venire.
Oggi che, a distanza di 55 anni da quell'evento, in questa sede, che è la casa di tutti i piemontesi, si tiene la seduta dell'Assemblea legislativa regionale aperta per la prima Festa del Piemonte, da celebrarsi ogni anno il 19 luglio, mi sembra bello rendere omaggio a quei poeti visionari e costruttori, ricordando i nomi e i luoghi delle loro radici, ovvero l'identità e la geografia da cui trassero forza, passioni e ideali comuni.
Erano costoro i poeti, gli scrittori, gli studiosi della "Companìa dij Brandé", un movimento letterario fondato da Pinin Pacòt che, nel 1927 ossia negli anni seguiti alla Prima guerra mondiale, in un clima di decadenza e di progressivo abbandono del piemontese, raccolse attorno alla rivista "Ij Brandé" - i "brandé" sono gli alari del camino, per mantenere accesa la fiamma e infatti il loro motto sarà "përchè la fiama as dëstissa nen", "perché la fiamma non si spenga" - raccolse le forze vive e colte per ripensare un programma di seri studi storico-filologici come base di rinnovamento e rinascita della poesia e della lingua piemontese, sentita e vissuta con coscienza critica e impegno artistico.
A Graglia il 21 luglio del 1968, come informa una cronaca pubblicato sulla rivista "Musicalbrandé" (n. 39, settembre 1968), sono presenti i giovani poeti del movimento "dij Brandé", che continuano l'impegno, la militanza civile e letteraria di Pacòt e di Nino Costa.
Farei i loro nomi: Jaco Calleri, Tavo Burat (Gustavo Buratti), Augusto Portiglia, biellesi; Don Michele Fusero di Villanova Solaro (Saluzzo) che celebra la messa in piemontese, Armando Mottura di Torino, Camillo Brero di Torino (che ha tradotto le preghiere in piemontese), Oreste Gallina di Mango, Barba Tòni Bodrìe (Antonio Bodrero) della Val Varaita, Censin Pich e diversi altri. Ed erano presenti i rappresentanti della comunità piemontese di Cordoba in Argentina, Julio Salusso e Mario Destefanis.
Tocca a Jaco Calleri commemorare la battaglia dell'Assietta del 19 luglio 1747 e il suo significato, che dal Santuario di Graglia viene proposta come data simbolica per la Festa del Piemonte. Per due anni la spontanea "Festa dël Piemont" resta nel Biellese a San Giovanni d'Andorno (siamo nel 1969) e a Oropa (1970); poi comincia a guardare oltre, a camminare di luogo in luogo attraverso il Piemonte, diventando, anno dopo anno, festa popolare identitaria che coinvolge persone, associazioni, scuole, comuni, comunità montane, dalle Valli di Lanzo alla Piana vercellese, da Canelli a Chieri dal Monregalese alla Valsesia, con iniziative aperte e mirate per la conoscenza, la valorizzazione e la diffusione dei prodotti locali, per lo studio del passato attraverso la riscoperta della memoria. Non senza momenti di alto confronto culturale: dalla Festa dël Piemont nascono i "Rëscontr antërnassionaj dë studi sla lenga e la literatura piemontèisa" programma scientifico e atti curati dal filologo professor Gianrenzo Clivio dell'Università di Toronto in Canada.
Festa popolare e folcloristica, dunque, e cultura con la "C" maiuscola nell'accezione più nobile, mai esclusiva né escludente. Consapevole di non poter citare in questa sede il nome di troppi, davvero tanti, protagonisti (e cinquant'anni sono tanti), voglio ricordare l'impegno trascinante di Vittorio Fenocchio, che fu a lungo Consigliere tesoriere del Centro Studi Piemontesi e fu anche Gianduia, del Consigliere regionale Mario Paris valsusino, che per la 33esima edizione della Festa in Valsusa nel 2000 realizzò il volume "Për tí Píemont" con una prima traccia documentaria della festa e delle sue finalità.
Cito velocemente le finalità che vengono riassunte: "Il primo obiettivo è quello di conoscere meglio la nostra Regione e di far sì che i piemontesi si conoscano meglio tra loro. Conoscere e far conoscere la nostra civiltà la nostra cultura, il patrimonio della lingua e della letteratura piemontese. riscoprire, valorizzare e tramandare alle giovani generazioni i valori umani, morali e religiosi dei nostri avi. contribuire alla formazione di un sentimento regionale. con sguardo aperto all'Italia e all'Europa".
Dagli anni Settanta in poi, la manifestazione centrale di ogni Festa del Piemonte, che è la terza domenica di luglio, si tiene e si è sempre tenuta al Colle dell'Assietta, con il gruppo storico Pietro Micca, la rievocazione storica guidata dal Generale Amoretti, la partecipazione di associazioni gruppi folcloristici - non posso fare l'elenco di tutti, anche se qualcuno è stato già citato - e tanta gente che lì si raduna da tutto il territorio regionale. Viene costituito anche il Comitato organizzatore, eccetera.
Cito alcuni versi della poesia di Cesare Saluzzo di Monesiglio (1774-1853) sul Colle dell'Assietta, che stamattina abbiamo sentita leggere da Mario Brusa alla grande: "Cost a l'é col Còl dl'Assieta/Col famos trincerament/Ch`a l'é vnù dé la disdeta/Al fransèis impertinenti/ A son coste cole ròche/Nominà tant ant Piemont,/ Ch'a l'han fàit soné le ciòche Pér tant temp al dlà dij mont"; versi che raccontano appunto una delle battaglie più importanti della storia piemontese, che è quella dell'Assietta.
Tante battaglie sono state combattute in Piemonte, ma l'assedio di Torino del 1706, con il sacrificio di Pietro Micca, e la battaglia dell'Assietta sono entrati nella leggenda popolare piemontese come i momenti più emblematici della nostra storia.
Sull'importanza strategica per l'Italia e per l'Europa della vittoria piemontese del 19 luglio 1747 c'è un'ampia bibliografia di studi scientifici e di qualificati storici e a questi rimando.
Voglio tornare brevemente ai "poeti costruttori" che ho menzionato all'inizio, per far capire quanto i "sognatori" spinti da forti valori etici possano contribuire in modo determinante a mobilitare e orientare la comunità e a liberare buone energie. Alcuni di loro che ho citato prima (Burat, Brero, Pich, Calleri), radunati sotto la sapiente regia di Renzo Gandolfo e di Gianrenzo Clivio, furono tra i fondatori, nel 1969, del Centro Studi Piemontesi.
Con il felice abbrivio di queste istituzioni, l'orizzonte si amplia; si moltiplica l'interesse dei "Brandé", concentrato su lingua e letteratura piemontese, che diventa ricerca, studio e impegno, che si traducono in pubblicazioni pluridisciplinari e internazionali per conoscere la civiltà del Piemonte.
L'attività del Centro Studi Piemontesi, fin dall'origine, si caratterizza per impegno scientifico volto a promuovere lo studio della vita e della cultura piemontese in ogni loro manifestazione, nella convinzione che l'identità di un popolo affonda le sue radici più vere e profonde nel suo stesso patrimonio storico, culturale e civile.
Lo sguardo è quello che deve avere una Regione di confine: le coordinate dell'attività sono regionali e internazionali a un tempo, com'è naturale e necessario in un territorio la cui storia politica, sociale, economica è strettamente interconnessa con una significativa porzione d'Europa.
Specialmente con la Francia, dove sono indelebili i legami con la Savoia con Nizza e con altre regioni frontaliere alpine, ma anche con la Svizzera: nella Confederazione elvetica, per esempio, il Vaud e il Vallese, in particolare, condividono con il Piemonte e gli Stati sabaudi memorie articolate, dovute al collante dinastico e a molteplici relazioni che tuttora sono ben ricordate e celebrate attraverso mostre, studi ed eventi culturali, in virtù dei tratti di strada percorsi fianco a fianco, nel corso dei secoli. Oggi, l'insieme di questi legami, opportunamente posto in luce e coltivato, può essere un veicolo di futura coesione e di nuovi proficui scambi.
Vorrei citare, da una vera lectio magistralis di Renzo Gandolfo, tenutasi presso il Circolo della Stampa nel 1984, che portava come titolo "Conoscenza e coscienza attuale del passato piemontese", qualche passaggio perché può aiutarci a pensare alle radici antiche come elemento e alimento del nostro Piemonte, in un armonico connubio tra passato e avvenire: la passione per la propria terra, che si coniuga con le energie della convinzione, hanno generato una gran messe di lavoro di studi e, alla fine anche di ritorno economico, salvaguardando e valorizzando un patrimonio ambientale, artistico e storico, che è un brand per noi oggi e per il nostro domani.
Avevo preparato alcune citazioni da questa conferenza, ma non vorrei farla troppo lunga e cito solo l'ultima frase di Renzo Gandolfo: "È in me radicata persuasione che dopo la sbandata degli ultimi tempi, dopo lo scoramento e il grigiore deprimente del presente, soltanto riprendendo conoscenza e coscienza del patrimonio civile della nostra tradizione sentendone l'actuositas, potrà il Piemonte, la gente piemontese, riscoprire e ricostruire in sé i fondamenti di una società civicamente viva e tale da potersi ripresentare ancora nella patria comune".
In chiusura si chiedeva: "È un mito? Forse. Ma il mito nasce da una remota realtà effettiva, e acquista spazio, e diviene forza, nella configurazione temporale che lo riveste di valore sacrale".
Salto ancora e chiudo con questo pensiero: se un piccolo esercito di poeti visionari è riuscito a innescare una impresa che ha mantenuto accesa la passione sino ad arrivare, con il suo ambizioso disegno, fino a noi, il Consiglio regionale, che ha saputo ascoltare e accogliere la voce dei territori, istituzionalizzando la Festa del Piemonte, con la sua autorevolezza potrà conferire nuove energie, nuovo impulso per i piemontesi vecchi e nuovi alla celebrazione dell'orgoglio piemontese, coinvolgendo l'imprenditoria, il lavoro, il commercio, i grandi marchi, la cultura, la ricerca, i valori identitari, l'agricoltura, vino, tartufi, dando cioè vita a un festival del e per il Piemonte, da celebrarsi ogni anno, non per guardare indietro, bensì per fissare consapevolmente lo sguardo avanti incontro al futuro.
Vorrei chiudere con questa sensazione che dovrebbe accomunarci tutti: la sensazione di far parte di una catena che ci lega ai nostri maggiori e che noi, dopo aver raggiunto il nostro anello, dobbiamo passare alle generazioni che verranno.
Grazie. Viva la Festa del Piemonte.



(Applausi)



PRESIDENTE

Grazie ad Albina Malerba per la lectio magistralis sulla Festa del Piemonte.
Adesso lascio la parola al dottor Enrico Tenivella; prego.



TENIVELLA Enrico, Presidente "Associassion Festa dël Piemont al Còl ëd l'Assieta"

Buon pomeriggio.
Vorrei solo fare un appunto al Presidente, perché non sono dottore.



PRESIDENTE

Un dottorato non si nega a nessuno, in questo Paese.
Danno sempre del dottore anche a me, ma sono un perito industriale, perciò.
Prego.



TENIVELLA Enrico, Presidente "Associassion "Festa dël Piemont al Còl ëd l'Assieta"

Innanzitutto, vorrei ringraziare tutti voi del Consiglio regionale, in particolare il Presidente Allasia, che ha fortemente voluto questa legge.
Per noi è un grosso motivo di orgoglio: da anni perseguivamo questo obiettivo e lui ha reso possibile questo nostro sogno.
La Festa del Piemonte, come è stato già detto, è nata a 55 anni fa con un gruppo di amici degli Alpini di Susa e ha proseguito fino ai giorni nostri.
Per me, la Festa del Piemonte ha un doppio valore, perché mio padre è stato il primo Presidente, uno dei soci fondatori dell'Associazione, per cui ho ereditato da lui la passione per questa festa e spero di poterla portare avanti ancora per tanti anni.
Il secondo motivo di orgoglio è la battaglia dell'Assietta. Anch'io sono un granatiere. Quello che venne stato fatto ai trinceramenti è stato epico e grazie a ciò il Re ha concesso a noi granatieri di poterci fregiare dei bianchi alamari che portiamo ancora oggi.
Cosa posso dire? Di nuovo grazie e viva l'Italia e viva il Piemonte.



(Applausi)



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Enrico Tinella.
La parola al Presidente di Confartigianato Piemonte, il dottor Giorgio Felici.



FELICI Giorgio, Presidente Confartigianato Piemonte

Signor Presidente, signore e signori del Consiglio, buongiorno.
Sono lieto di portare i saluti, a nome delle Confederazioni piemontesi dell'artigianato, in questo evento simbolico, ma evocativo, della cultura e della storia della nostra Regione.
La data scelta rievoca la battaglia dell'Assietta del 1747, quando i soldati piemontesi difesero con successo il confine dalle truppe francesi che volevano invadere la Val Chisone e la Val di Susa. Trovo sia un bellissimo esempio di quanto noi piemontesi siamo legati al nostro territorio, rievocando simbolicamente la vita e la passione che ogni giorno mettiamo nelle nostre attività, contribuendo al presente e al futuro del nostro territorio. Proprio in tal senso tengo a sottolineare la soddisfazione che il mondo dell'artigianato sta traendo dai prolifici dialoghi che, quotidianamente, vengono portati avanti con la Regione Piemonte.
L'enorme mole di lavoro svolto in questi ultimi mesi, infatti, ha portato a diversi e significativi risultati, come il rinnovo del Fondo Unico per l'artigianato che, com'è noto, è un'importante misura a sostegno degli investimenti per lo sviluppo, l'innovazione e la competitività del sistema dell'artigianato piemontese, oppure come l'importante lavoro svolto per il Bando Fiere, che vedrà la luce prossimamente, in cui il soggetto pubblico e le Confederazioni dell'artigianato si sono trovate concordi nella creazione di un Bando Fiore unico di riferimento per tutte le manifestazioni fieristiche nazionali e internazionali che si svolgono in Italia.
Reputo, inoltre, importante sottolineare anche il lavoro che la Regione Piemonte e le Associazioni dell'artigianato stanno portando avanti per permettere l'apertura dei DUC (Distretti del Commercio) all'artigianato di servizio, trasformandoli in DUCA (Distretti del Commercio e dell'Artigianato). Tale simbiosi permetterà la promozione dei distretti quali ambiti territoriali, nei quali gli enti pubblici, i cittadini, le imprese e le formazioni sociali liberamente aggregati siano in grado di fare del commercio dell'artigianato un fattore di innovazione, integrazione e valorizzazione di tutte le risorse di cui dispone il territorio per accrescere l'attrattività, rigenerare il tessuto urbano e sostenere la competitività delle imprese, anche attraverso interventi integrati per lo sviluppo dell'ambiente urbano di riferimento.
Altro esempio virtuoso dell'attività portata avanti in sinergia con gli Assessorati e tra gli Assessorati è il nuovo Bando sull'audiovisivo, che grazie a un'attività congiunta tra attività produttive e cultura rende il nostro territorio sempre più competitivo sia a livello nazionale sia a livello internazionale, uscendo da logiche che ci hanno sempre visti quasi esclusivamente legate a un solo comparto.
Inoltre, un breve cenno merita anche l'esperienza dell'"Academy di Mestiere", dove, grazie al contributo dell'artigianato e del commercio, è stato possibile coinvolgere pienamente le sue rappresentanze. Il risultato dell'Academy non può che rappresentare un plus per l'intero sistema produttivo, andando progressivamente a mitigare il mismatching tra competenze richieste dal mercato e quelle offerte dai lavoratori. Il mondo delle piccole imprese rappresenta il futuro delle giovani generazioni e questo coinvolgimento può senz'altro rappresentare un catalizzatore nei percorsi formativi degli anni avvenire.
Nei prossimi mesi sarà ancora avviato un percorso per il rilancio del progetto di riconoscimento dell'eccellenza artigiana, mentre per il progetto "Bottega Scuola" dovremmo avviare un lavoro congiunto per ridefinirne i contenuti e restituirgli nuovo slancio e vigore.
Sono sicuro che entrambe le misure potranno rappresentare un valore aggiunto, uno strumento pratico e funzionale per le nostre imprese, potendo portare nuova linfa nel settore, dimostrando ancora una volta l'essenziale ruolo dei corpi intermedi e della concertazione nella costruzione delle politiche per il comparto artigiano.
Faccio poi riferimento a un altro progetto promosso dalla Regione e condiviso dalle organizzazioni datoriali, che riguarda la manifattura d'eccellenza, vale a dire la realizzazione di una serie di azioni volte a promuovere, sui mercati, determinate imprese connotate da elementi di alta qualità e che ben rappresentano il territorio piemontese.
Sempre attuale, inoltre, è il tema del sistema di accesso al credito soprattutto in un periodo in cui le imprese hanno dovuto affrontare numerosi sconvolgimenti legati all'impennata dei costi delle materie prime dell'energia e delle relative speculazioni. Sarà senz'altro fondamentale prevedere una sempre più importante presenza del soggetto pubblico al fianco delle piccole imprese, in modo da garantire un'effettiva e sostanziale uguaglianza nella possibilità di accedere alle risorse necessarie allo sviluppo del comparto, anche grazie al ruolo di garanzia mutualistica del sistema dei confidi.
Continueremo a lavorare assiduamente per perseguire un potenziamento della sinergia esistente tra la Regione e i confini, da un lato, al fine di abbattere i costi dei finanziamenti e, dall'altro, per garantire un'azione di sostegno, sviluppo e innovazione del tessuto imprenditoriale di minori dimensioni, che rappresenta l'ossatura portante del sistema produttivo italiano e che è stato il più duramente colpito dagli sconvolgimenti degli ultimi anni.
Non dimentichiamoci mai di essere piemontesi. Viva il Piemonte, viva l'Italia!



(Applausi)



PRESIDENTE

Grazie al Presidente Felici di Confartigianato Piemonte.
La parola al Direttore Confcommercio Piemonte, dottor Marco Gossa.



GOSSA Marco, Direttore Confcommercio Piemonte

Grazie, Presidente.
Un saluto a tutti i Consiglieri. Intervengo a nome di Confcommercio, ma anche di Confesercenti, quindi in rappresentanza delle organizzazioni del commercio, del turismo e dei servizi.
Per noi, la celebrazione della Festa del Piemonte rappresenta un'occasione per riflettere sul contributo che le nostre imprese sono in grado di dare alla crescita economica, ma anche al benessere delle comunità locali che costituiscono il Piemonte.
Come sappiamo, la stragrande maggioranza delle imprese del commercio, del turismo e dei servizi, ma non solo, sono microimprese e da qui discendono tutta una serie di conseguenze.
Sicuramente, le nostre imprese, oltre a svolgere una funzione economica rappresentano un fondamentale presidio sociale a tutela della sicurezza delle città e dei paesi. Il loro contributo risulta pertanto decisivo per garantire la qualità della vita e il benessere della nostra regione e rappresentano un fattore decisivo per rendere attrattivo un territorio.
Attrattivo perché i giovani rimangano in Piemonte e non vadano all'estero attrattivo perché gli studenti scelgano il Piemonte per rimanere a studiare; attrattivo perché le imprese di grandi dimensioni scelgano di investire in Piemonte.
Dietro ogni microimpresa, come sappiamo, c'è una famiglia e questo è il motivo per cui le microimprese danno un valore aggiunto insostituibile perché non delocalizzano anche nei periodi di crisi. Le microimprese consentono alla componente femminile e giovanile della nostra comunità di realizzare le proprie aspirazioni e intraprendere percorsi lavorativi autonomi. Per tutti questi motivi, è fondamentale che le istituzioni regionali siano sempre attente, non solo nei momenti di festa, alle esigenze delle imprese.
Ascoltando gli interventi che mi hanno preceduto, ho annotato tutta una serie di passaggi su cui sicuramente ci riconosciamo, su cui ho riflettuto e su cui lavoriamo quotidianamente quando parliamo dei distretti del commercio e quando di parliamo di caffè storici e mercati storici piuttosto che di botteghe dei servizi.
Devo dire che, dopo diversi anni di una certa trascuratezza nei confronti delle imprese che rappresentiamo, negli ultimi anni abbiamo registrato un'attenzione inedita con i distretti di cui vi parlavo. I distretti sono stati inventati in Piemonte nel lontano 2006, per poi essere abbandonati e ripresi nel 2020, dopo che hanno avuto successo in Lombardia, in Veneto e in tante altre Regioni. Questa è una storia non bella e sulla quale converrebbe che riflettessimo tutti quanti.
Dopodiché abbiamo registrato in tempi di crisi, subito dopo il COVID, un successo davvero inatteso (77 distretti, con un coinvolgimento di oltre 500 amministrazioni comunali). Questo fa onore al Piemonte e all'istituzione regionale. Ciò che voglio rimarcare è che ogni distretto richiede un ragionamento preventivo rispetto all'identità dei luoghi, rispetto alla cultura di quel territorio, rispetto a quel valore aggiunto che può portare un luogo autentico, come possono essere le strade delle nostre città, a differenza dell'offerta commerciale artificiale che è stata costruita nel corso degli anni all'esterno delle nostre città.
Naturalmente è importante che le istituzioni regionali sostengano nel tempo, negli anni e con risorse adeguate. Se facciamo un confronto con le altre Regioni, purtroppo il Piemonte ne esce male (otto milioni di euro del Piemonte contro gli oltre 50 milioni della Lombardia).
È comunque apprezzabile mantenere nel tempo questo impegno e questo sforzo così come sarà molto importante mantenere nel tempo l'attenzione sulle botteghe dei servizi: altra misura che è partita di recente, con oltre 100 negozi poli funzionali a servizio delle aree montane, quindi aree disagiate, aree a desertificazione commerciale, aree che hanno tanti problemi e che possono essere ricostruite, tassello su tassello, a partire ad esempio, proprio dalla creazione, dal mantenimento e dal supporto a questi luoghi di aggregazione.
Ho già citato prima il recente disegno di legge sui mercati e sui caffè storici. Auspichiamo che venga approvato il prima possibile, così come auspichiamo anche che venga esteso agli altri locali storici (negozi ristoranti, alberghi, ecc.), al fine di riconoscerli, promuoverli ma soprattutto, tutelarli da quelle forme di concorrenza che rischiano di cancellarli per sempre. Siamo stati abituati a vedere il nostro Piemonte con città ricche di negozi ma, purtroppo, bisogna dirlo, la prospettiva che abbiamo davanti, se non s'interviene anche con misure specifiche a livello normativo, rischia di superare quello che la storia ci ha portato.
Credo di dover poi fare ancora un accenno - è fondamentale - al ruolo del turismo piemontese e alla soddisfazione che il turismo piemontese ci sta dando, anche perché dobbiamo essere orgogliosi del successo, anche nei confronti del turismo internazionale, che ha avuto e sta avendo la proposta turistica piemontese, che è fatta di cultura, di autenticità, di arte, di enogastronomia, di natura, di paesaggi. Credo che questo sia qualcosa di cui dobbiamo andare orgogliosi. Così come, in coerenza rispetto a quanto detto, dobbiamo riconoscere le potenzialità che un settore come il turismo ha a livello di sbocchi occupazionali. Per formare dipendenti di questo settore, non c'è bisogno di fare dei percorsi lunghissimi e c'è la possibilità concreta di lavorare e risolvere i problemi occupazionali di tante persone.
Tra gli elementi positivi che voglio segnalare, com'è già stato ricordato prima dal Presidente di Confartigianato, c'è l'Academy del commercio e del turismo, che potrebbe diventare uno strumento importante e ringrazio che ci sia stata un'attenzione dedicata ai nostri settori. Crediamo che questi due strumenti possano essere importanti per dare una risposta sia per accompagnare la crescita culturale degli imprenditori, sia per aiutare l'inserimento dei disoccupati e dei fuoriusciti di altri settori.
Concludo con una considerazione.
Prima ho fatto cenno al fatto di conoscere la storia del Piemonte. Abbiamo tutti sotto gli occhi la realtà nella quale abbiamo vissuto e ho già detto prima del rischio di trovarci, da qui a pochi anni, di fronte a uno scenario inedito, ragion per cui è fondamentale in questo senso che l'istituzione regionale riesca a dotare, in particolare il mondo del commercio, di nuove regole che siano all'altezza delle sfide che stiamo vivendo. Mi riferisco, in particolare (salto tutta una serie di appunti che mi ero preparato), al tema della regolamentazione delle piattaforme logistiche a servizio dei grandi player dell'e-commerce, che non sono in questo momento regolamentate da nessuna norma. Il nostro obiettivo è quello di equipararle almeno alle procedure che sono previste per l'apertura dei grandi insediamenti commerciali. Così come sarebbe importante arrivare a distinguere tra logistica di prossimità, logistica commerciale e logistica industriale: sono tre cose completamente diverse. Oggi come oggi, non ci sono regole particolari, ciascuno fa cosa vuole; chi vuol fare concorrenza ai negozi la fa, senza regole particolari.
Per arrivare a questi obiettivi è fondamentale che l'istituzione regionale lavori in modo nuovo rispetto al passato, non più in modo settoriale, ma unendo le forze, le competenze e le risorse tra i diversi settori. Non più solo commercio, ma commercio, cultura, energia, ambiente, trasporti: tutti devono lavorare insieme per la tutela dell'ambiente urbano, l'ambiente in cui operano da sempre le imprese del commercio piemontese.
Grazie.



(Applausi)



PRESIDENTE

Grazie, Direttore Gossa.
Ci sono altri Consiglieri che intendono iscriversi? Ha chiesto la parola al Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
Sono tanti i motivi per festeggiare il Piemonte, così come sono tanti i motivi per essere orgogliosi di essere piemontesi, e ve lo dice uno che arriva dal Verbano Cusio Ossola, un territorio speciale. Il Piemonte è un territorio vario: ha le valli occitani, ha le lingue franco-provenzali, ha le popolazioni walser, attive ancora oggi, con un'identità incredibile.
Nel Piemonte orientale, nella Provincia del VCO e a Novara, abbiamo subìto un'influenza importante dall'Insubria, dalle dominazioni lombarde e poi dal Ducato di Milano.
Il Piemonte è molto vario anche per quanto riguarda le lingue, ma ha saputo unire tutti: ha saputo unire culture diverse, popoli diversi. Ci sono alcune popolazioni e alcuni paesi vicini della Provincia di Alessandria dove hanno risentito di un'influenza ligure incredibile, al punto che, di fatto, parlano il dialetto genovese.
È una Regione che nel suo cuore ha grande omogeneità, sebbene risenta di molte diversità; ciò non toglie che è una Regione assolutamente unita.
È una Regione che ha dato tanto a questo Paese: pensate alle Repubbliche partigiane, che sono state l'embrione della nostra democrazia. Il primo Parlamento in Italia è nato proprio a Torino. La democrazia nasce qui. La Casa Savoia ha poi realizzato il nostro Paese, il Paese Italia, quindi la storia è passata da questo Piemonte. Questo Piemonte è intriso di storia.
Quante bellezze, quanta cultura e quanta storia abbiamo potuto ammirare oggi a Palazzo Reale. Chi si è recato al Colle dell'Assietta lo ha vissuto in prima persona anche con quella bellissima rievocazione storica: veramente, plaudo al lavoro che questa associazione porta avanti da tanti anni con grande capacità, sia dal punto di vista emozionale, sia dal punto di vista dei costumi, della logistica e della gestione di una manifestazione così imponente.
Il Piemonte è territorio di grandi personaggi e di grandi industriali, che hanno lasciato il segno in questo Paese. Come non citare Gianni Agnelli e la FIAT, l'orgoglio piemontese. L'auto è nata qui in Piemonte, terra di grandi designer e di grandi carrozzieri, che rendono ancora speciale questo Piemonte. Certo, spiace che oggi la FIAT sia in mano francese e non più in mano italiana; ciò non toglie che ci sono ancora importanti aziende dell'indotto con un grande futuro, che vanno ricordate per quello che hanno fatto e per quello che hanno dimostrato di saper fare.
Non possiamo non citare Pietro Ferrero, con la Nutella e i suoi dolci: è diventato l'uomo più ricco d'Italia, uno degli uomini più ricchi al mondo partendo da una semplice pasticceria ad Alba e facendo della qualità e dell'attaccamento al territorio una cosa incredibile, con le nocciole che vengono prodotte dagli agricoltori del nostro Piemonte; l'attaccamento verso le maestranze è assolutamente encomiabile. Abbiamo imprenditori e persone che hanno un attaccamento viscerale verso la loro terra.
Ricordiamo ancora Adriano Olivetti, un antesignano, un avanguardista, un illuminato, un simbolo del progresso e della modernità. Non va assolutamente dimenticato Sergio Marchionne, penso il più grande manager italiano, forse anche uno dei più grandi a livello europeo e mondiale: se la FIAT in certi momenti è riuscita a uscire dalla crisi e ad affacciarsi sul mercato internazionale è grazie a un manager che aveva uno spessore un'intelligenza, una capacità e una caparbietà incredibile come quella di Sergio Marchionne.
Per citare altri scienziati e premi Nobel ricordiamo Carlo Rubbia e Rita Levi Montalcini, tutti grandi piemontesi; Piero Angela, il più grande divulgatore scientifico italiano che ha avuto la capacità di far comprendere fenomeni complessi al grande pubblico e a tutti noi, con delle trasmissioni incredibili.
Non dimentichiamo i grandi sportivi che hanno vissuto qui e che sono figli di questo Piemonte: Fausto Coppi, Costantino Girardengo. Oggi abbiamo la fortuna di avere grandi protagonisti nel ciclismo come Filippo Ganna ed Elisa Longo Borghini; per lo sci, Stefania Belmondo, Marta Bassino e prima Pierino Gros.
Abbiamo un Piemonte che sa abbracciare tante discipline, dallo sport all'arte, alla cultura. È, appunto, l'embrione della democrazia. È un Piemonte che ci rende realmente molto orgogliosi.
Non dimentichiamo le eccellenze di questo Piemonte: l'enogastronomia, il vino migliore del mondo, il barolo, il barbaresco, il tartufo, le nostre tome di montagna. È un Piemonte veramente fantastico.
Probabilmente, ci manca solo il mare, ma compensiamo questa mancanza con i nostri mitici laghi, come il Lago Maggiore e il Lago d'Orta, che sono veramente splendidi.
Si sono citati i dati del turismo. Magari, laddove rallenta una parte dell'economia, dà invece risultati incredibili il turismo, perché il Piemonte ha saputo trasformarsi e diventare anche terra di grande attrazione turistica.
I giovani oggi vivono momenti complicati: l'inflazione attanaglia, lo scenario internazionale è complicato, ci sono le guerre. Però i giovani di oggi sono più preparati dei giovani di un tempo, perché sanno le lingue viaggiano, sanno stare al passo con i tempi, riescono a relazionarsi col mondo, pur mantenendo un sano campanilismo. Il campanilismo è il sano amore per la propria terra. È importante, quindi, avere delle sane radici e un attaccamento alla propria terra, ma poi bisogna assolutamente confrontarsi anche con il mondo.
Prendendo spunto dai tanti uomini e donne del passato, penso che siamo assolutamente attrezzati per avere un grande futuro. Con questa riflessione concludo il mio intervento, rivolgendo un augurio a questa grande Regione che in questi anni ha saputo allargare la sua ruralità, la sua campagna, la sua montagna. Magari prima era un pochettino chiusa, oggi è un Piemonte che abbraccia di più le montagne, le campagne e la ruralità in generale.
Viva il Piemonte e buona festa del Piemonte a tutti!



(Applausi)



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto la parola al Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Era importante anche questa giornata, che ha avuto inizio con il Seminario di questa mattina a Palazzo Reale, seguito da questo Consiglio regionale aperto sulla Festa del Piemonte. Certamente è importante conoscere le nostre origini, al di là della battaglia dell'Assietta. Ho trovato interessante l'evento di questa mattina, anche proprio dal punto di vista della ricostruzione storica e dei tanti particolari che sono stati offerti.
Tra l'altro, mi dispiaccio sinceramente per l'assenza del Presidente. È la Festa del Piemonte e manca il Presidente del Piemonte, perché c'è il Presidente del Consiglio regionale Allasia, ma non c'è il Presidente del Piemonte. Ringrazio l'Assessore alla cultura Poggio, la cui presenza è sempre gradita, ma ci avrebbe sinceramente fatto piacere vedere anche il Presidente Cirio.
Come dicevo, è un evento importante e interessante quello di questa mattina, così com'è importante la rievocazione storica che, al di là della legge sulla Festa del Piemonte che abbiamo, grazie all'impegno di tantissime persone (è stato ricordato anche oggi), viene riproposta da più di cinquant'anni. Ed è un evento importante per chi ama la rievocazione di battaglie. Non è il mio caso, ma per chi lo ama, è un evento molto interessante.
Parlando però di Festa del Piemonte e, quindi, di celebrazione della nostra Regione, per evitare il rischio - non dico che si è fatto questo o che si stia facendo questo - di scadere soltanto nella retorica bellicista, con una fredda contabilità di perdite di vite umane come quella che abbiamo visto nel seminario di questa mattina, a mio modo di vedere, sarebbe interessante portare avanti una celebrazione un po' più inclusiva, anche dal punto di vista delle epoche storiche. Ho apprezzato l'intervento di chi mi ha preceduto e non solo delle categorie produttive, ma anche quello dell'Assessore Poggio, che ha ricordato i santi sociali e non solo eventi più recenti. Anche il Capogruppo Preioni ha fatto un elenco di celebrità e di eccellenze del Piemonte.
Riprendo le parole del Presidente Allasia, che ho ascoltato con attenzione sia questa mattina sia poco fa. Lui ha detto una cosa giusta: questa festa deve includere e deve far sentire come piemontesi tutti i quattro milioni 300 mila residenti in Piemonte e deve farli sentire parte della festa.
Secondo me, nell'ottica di raggiungere quell'obiettivo, che condivido in pieno, probabilmente la celebrazione dovrebbe spingersi un po' più in là.
Questa mattina ho imparato tantissimo, lo ammetto; sono appassionato di storia e chi studia la storia, non ha mai finito di studiarla, perché ci saranno sempre particolari che non si conoscono. Ma passatemi la battuta: vicino a quelle divise dei soldati piemontesi, come divisa da soldato civile, laico, piemontese, mi sarebbe piaciuto vedere anche il "tòni" degli operai della FIAT, come quello che indossava mio nonno e mio padre. È quello blu, con la scritta FIAT in giallo. Perché per gran parte il Piemonte ha fatto l'Italia e questo vale sicuramente per l'epoca risorgimentale, ma anche per gli anni a seguire, perché il Piemonte ha fatto l'Italia.
È già stato ricordato: nascono in Piemonte il cinema, la moda l'informatica italiana e anche, in qualche modo, la televisione, visto che la RAI di Torino ha avuto un ruolo importantissimo. Però, a mio avviso, non bisogna solo ricordare i grandi, perché poi si finisce per fare un elenco di nomi e se ne dimentica sempre qualcuno, con il rischio che qualcuno si offenda (senza che quello sia l'obiettivo), ma bisogna ricordare anche i piccoli. Per questo, vicino a quelle divise di soldati, molti dei quali hanno sacrificato la loro vita, sarebbe bello anche vedere il "tòni" degli operai della FIAT.
Purtroppo, ormai il nostro Paese, se non vado errato, è ottavo in Europa (non nel mondo) per la costruzione di automobili come quantità. Anche questo rischia di diventare rievocazione storica, purtroppo, e nessuno lo vuole. Però sarebbe opportuno ricordare anche il Piemonte dei piccoli e ricordare come, anche da quel punto di vista, ha fatto l'Italia, perch ricordiamoci che il boom economico parte dalla FIAT e dall'aumento esponenziale della produzione di automobili in Piemonte. Hanno modernizzato l'Italia e addirittura alla FIAT si facevano anche i frigoriferi, non solo le automobili, proprio perché c'era il boom economico.
Inoltre, proprio per far sentire parte della festa tutti i quattro milioni 300 mila cittadini piemontesi, bisognerebbe ricordare anche il Piemonte dell'integrazione. Non sto parlando solo di fatti recenti, con la necessaria integrazione che dobbiamo avere nei confronti delle persone che arrivano da altri Paesi, ma parliamo di integrazione con italiani, italiani con italiani, piemontesi con piemontesi. Infatti, il boom economico e la FIAT hanno significato non solo l'immigrazione dal Sud e i cartelli "Non si affitta ai meridionali", ma ha voluto dire anche immigrazione interna dalle campagne, di persone che hanno lasciato le campagne, di persone che non parlavano la lingua italiana.
Ci sono stati molti padri della lingua italiana (Dante, il Manzoni) e anche personaggi che hanno unificato l'Italia, però poi l'unificazione linguistica nazionale l'ha fatta la televisione, l'ha fatta la RAI, da quando è nata fino a metà degli anni Sessanta. C'erano le realtà cittadine che vedevano bambini che andavano alle elementari e che non parlavano italiano, ma parlavano il dialetto delle campagne piemontesi oppure il loro dialetto meridionale.
Quindi, è anche la festa di quell'esempio di difficile integrazione. Ci sono voluti anni, ma è stata un'integrazione ed è un esempio di integrazione che dovrebbe raccontare e suggerire qualcosa anche a noi oggi.
Per me, quella può essere la Festa del Piemonte e la festa di tutti per il Piemonte.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giaccone; ne ha facoltà.



GIACCONE Mario

Grazie, Presidente.
Prima di dire due parole su questa festa, mi consenta, penso a nome di tutta l'opposizione, di accogliere con favore il ravvedimento operoso della componente leghista di quest'Aula, visto che non prima del 2018, proprio un Senatore leghista promuoveva il referendum sulla secessione del Verbano Cusio Ossola dal Piemonte verso la Lombardia, ma chiudo subito questa parentesi, perché vuole dire che adesso siamo tutti d'accordo sul fatto che siamo orgogliosi di rimanere tutti insieme in Piemonte e questo ci fa piacere.
Cari colleghi e gentili ospiti, ci troviamo oggi a celebrare una festa che ha diverse valenze.
La celebrazione di una cultura e di una tradizione, il riconoscimento di uno spirito di appartenenza e di un sistema di valori condivisi, tutti elementi che hanno chiamato tanti cittadini a impegnarsi nel corso del tempo, in alcuni casi, anche con il sacrificio della propria vita, e che senz'altro hanno chiamato, noi presenti in quest'Aula, eletti e rappresentanti dell'Associazione delle istituzioni, a candidarci e a metterci a disposizione della nostra Terra.
Il Piemonte è ricco di tradizioni millenarie, di arte e di storia, ma insieme anche di bellezze naturali, dalle Alpi alle colline, talvolta testimone protagonista e artefice di avvenimenti che hanno segnato il destino dell'Italia e del mondo intero.
Festeggiare il Piemonte significa, innanzitutto, celebrare la bellezza di un paesaggio unico, adagiato sotto il profilo straordinario delle Alpi, un paesaggio di colline elaborate dall'uomo di laghi di pianure fertili, ma significa anche raccontare l'eccellenza della sua cultura enogastronomica il valore della scienza, dell'innovazione e della tecnologia che hanno saputo esprimersi qui con punte di eccellenza nei settori dell'industria dell'aerospazio e dell'automotive.
Più ancora del nostro territorio, mi piace sottolineare (penso che saremo tutti d'accordo) il carattere dei suoi cittadini coraggiosi, laboriosi determinati, solidali e pronti a collaborare. Sono questa la vera risorsa del Piemonte, una risorsa che sarà ancora fondamentale in futuro se avremo la capacità di saper preservare e valorizzare il nostro patrimonio culturale e ambientale.
Certo, questo obiettivo passa anche dalla salvaguardia delle nostre tradizioni, purché esse siano un modo per non dimenticare un percorso e non certo l'occasione per marcare una distanza, per rivendicare una qualche differenza. La vera tradizione di questa Regione, infatti, è stata semmai la sua capacità di accogliere, di amalgamare culture, senza cancellarle (ne ha parlato bene il collega Bertola pochi minuti fa), ma sempre trasferendo in chi arrivava i propri valori forti. Siamo stati sempre il luogo di passaggio e comunicazione con il resto del mondo e da qui molti hanno orgogliosamente portato nel resto del mondo quel sistema di valori spesso distinguendosi tra i migliori.
Sarà necessario promuovere insieme l'innovazione, investire in formazione e istruzione, per creare opportunità per tutti i cittadini, per chi le opportunità le ha a portata di mano e per chi, invece, fin da quando nasce e a seconda di dove nasce, ne ha molte di meno; dobbiamo costruire una Regione inclusiva, sostenibile e all'avanguardia, in grado di affrontare le sfide del futuro.
Quali i problemi, quali le opportunità e quali le soluzioni? Abbiamo tutti chiara la piaga della disoccupazione giovanile; sarà fondamentale creare per le nuove generazioni nuove opportunità attraverso una formazione adeguata, ma anche attraverso l'incoraggiamento e il sostegno alle imprese che dovranno impiegarli.
Sullo spopolamento delle aree rurali, dovremmo promuovere iniziative che rendono le Comunità montane, sostenibili ed attrattive; sulla disparità di accesso ai servizi, sanità, istruzione, trasporti, lavoreremo affinch siano offerte le medesime opportunità a tutti e non ci siano più differenze a seconda della zona del Piemonte in cui si vive.
Il digital divide ricade nella considerazione precedente: non tutti i cittadini piemontesi hanno uguale accesso alle tecnologie digitali e alla connettività. Dovremmo colmare anche questa odiosa differenza, perché senza infrastrutture digitali non si studia, non ci si cura, non si fa impresa non si sviluppa economia e, quindi, non si sviluppa benessere.
Infine, l'invecchiamento della popolazione.
Se da una parte impone la creazione di servizi adeguati a permettere un invecchiamento attivo e sostenibile, dall'altra, sarà opportuno creare le condizioni per integrare i giovani volenterosi e pronti a impegnarsi per controbilanciare questa asimmetria demografica crescente e preoccupante.
Le risposte ai problemi ci sono: il sostegno alla formazione professionale e all'istruzione, il sostegno all'imprenditorialità, all'investimento in infrastrutture, la promozione del turismo, dell'innovazione e della tecnologia, anche attraverso la partnership con l'università e i centri di ricerca e il supporto alle comunità locali, ultimo, ma forse prima, come necessità e come urgenza. In sostanza, la creazione di un ambiente favorevole alla crescita economica, all'innovazione e al benessere di tutti.
Il momento è difficile, perché siamo all'interno di un sistema globale in crisi e sottoposto a sollecitazioni centrifughe violente e imprevedibili.
Pur ricordiamo il ruolo che il Piemonte ha avuto nell'unificazione dell'Italia, come proprio qui si siano messe le basi per la nascita di un solo Paese, come proprio qui si sia svolta una resistenza accanita al fascismo e come la Resistenza piemontese abbia avuto un ruolo nel rovesciamento del regime e nella ricostruzione democratica del Paese in cui ora viviamo, ancora qui, nella nostra Terra, l'incontro tra due culture quella dei piemontesi e quella degli immigrati, abbia permesso la crescita di un polo industriale dell'auto importante per l'economia in Italia e anche se non più proprietà esclusiva italiana, diventato ora polo globale.
Arriviamo, infine, alle Olimpiadi invernali del 2006, che hanno svelato e promosso la vocazione turistica della nostra Terra, i cui effetti crescono esponenzialmente con risultati ormai ragguardevoli nel nostro quotidiano.
Celebriamo, dunque, la Festa del Piemonte in questa ricorrenza, ma facciamolo attingendo alla nostra migliore tradizione, alla generosità all'apertura e al coraggio, non alla paura e alla chiusura, non alla rigidità e al rifiuto dell'altro.
Facciamolo, con la ferma volontà di dare seguito e sostanza a questa celebrazione, lavorando con azioni concrete e capacità di prospettiva per accompagnare alla nostra Regione, verso il futuro che il nostro passato merita.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Chiedo se ci sono altri Capigruppo che intendono intervenire, altrimenti lascio la parola al Consigliere Marin; prego.



MARIN Valter

Grazie, Presidente.
Anzitutto, gli interventi dei Consiglieri solitamente prendono un taglio un pochino più politico rispetto agli interventi precedenti. Ho ascoltato volentieri tutti i vari rappresentanti delle categorie che hanno parlato prima di noi, però va detto in modo molto chiaro, Presidente Allasia: lei è stato un piemontese che, con il motto piemontese "bogianèn", ha deciso che bisogna istituire la Festa del Piemonte. È stato determinato, l'ha voluto se questo risultato è arrivato.
Non è per "fare la barba" a nessuno, ma è per riconoscere come sono andate le cose.
Come ci si è arrivati? Si è arrivati discutendo faticosamente, si è arrivati ad approvare una legge, comunque a maggioranza, ma nei momenti di festa, a mio modo di vedere, da piemontesi, bisogna fare festa. E questa festa, se oggi noi l'abbiamo fatta, è perché per 55 anni un'Associazione, silenziosamente autonomamente e autofinanziandosi, ha avuto la determinazione, il coraggio e la perseveranza di andare a 2.500 metri con qualsiasi tempo. È grazie a loro che abbiamo avuto questo spunto.
Nel 1659 fu istituito il reggimento dei granatieri, quindi ben prima dell'unità d'Italia, perché gli Alpini sono nati a Napoli solo nel 1872, ma i Granatieri sono nati qui, in piazza Castello. E nella battaglia del 19 luglio è nata ed è venuta fuori la vera identità piemontese: determinati "da sì bujuma nen", da qui non passa nessuno! Tutti hanno fatto alcune differenziazioni ed effettivamente credo che in una giornata come questa sia possibile. Io sono della parte politica attualmente di maggioranza, ma sono figlio di chi ha lavorato come operaio della FIAT, quindi di chi ha vestito il "tòni", andava a lavorare con il baracchino che preparava mia mamma. Contemporaneamente, quegli operai del '69 protestavano - perché mio padre lavorava tre domeniche su quattro - per avere un pochino più di diritti. Contemporaneamente, ero studente e in quel momento chiedevo più diritto allo studio per tutti. Ma se io oggi sono qui figlio di un operaio della FIAT, è perché il Piemonte ha avuto il coraggio di investire nella scuola, di guardare avanti e di credere in chi va avanti in questa direzione.
Mi è piaciuto un passaggio della professoressa Malerba, che ha citato Renzo Gandolfo: "elemento e alimento". Questo passaggio è fondamentale: con la Festa del Piemonte, mai come quest'anno mi sono sentito orgogliosamente piemontese, perché finalmente abbiamo una giornata per trovarci tutti a 2.500 metri di altitudine, per riconoscerci, ognuno con le proprie differenze, ma effettivamente convinti di andare avanti in una certa direzione.
Cos'è che io dico, come Consiglio regionale? Sull'Assietta, c'erano anche molti giovani tra il migliaio citato dal Presidente Allasia. Credo che adesso sia fondamentale trasmettere questa identità, questa determinazione che è la nostra caratteristica piemontese, alle scuole. Chiedo che il Consiglio regionale divulghi questa piemontesità, affinché i nostri giovani, magari fra vent'anni, siano come il partigiano di 98 anni con il berretto da alpino che ho visto all'Assietta e mi ha detto: "Mi sun sì perché fin ché pos vengo sempre a la mia festa". Cerchiamo di trasmettere questa nostra identità alle giovani generazioni piemontesi.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Adesso lascio la parola al Consigliere Cane; prego.



CANE Andrea

Grazie, Presidente.
Anche per me, come ha appena detto poco fa il collega Marin, essere qui a celebrare la prima festa della nostra terra, il Piemonte, è veramente un'occasione speciale; una festa che nel futuro onorerà questa nostra terra, le sue radici storiche e culturali, la ricchezza delle nostre comunità. Sono d'accordo sul fatto che il Piemonte, con la sua bellezza e specificità, con la sua storia millenaria e la sua cultura unica, meriti assolutamente di essere festeggiato. Però la nostra Regione non è solo un luogo geografico, ma è una terra abitata da persone straordinarie, già solo per il semplice fatto che amano territori composti da tanti borghi, grandi medi e soprattutto piccoli Comuni, disseminati ovunque e spesso abbracciati dalle nostre montagne.
Come mi piace sempre ricordare nei miei interventi, siamo la Regione nel nostro Paese con più Comuni. Pensate: attualmente siamo ben 1.180; siamo quindi una comunità sicuramente variegata, ricca di diversità e unita nella nostra passione per questa terra. Siamo un popolo abituato al confronto pervasivo tra culture; siamo, com'è già stato detto in precedenza "bugianèn", caparbi e coraggiosi.
Oggi, mentre festeggiamo per la prima volta la Festa del Piemonte, vorrei anche cogliere l'opportunità per riflettere sul nostro patrimonio culturale. Siamo un popolo che ha attraversato molte sfide e cambiamenti nel corso dei secoli; siamo figli e figlie di contadini, di artigiani, di scienziati, di poeti, ma direi anche di ribelli e di eroi. La nostra storia è scritta nelle pietre dei nostri castelli, nelle opere dei nostri artisti e anche nelle vittorie delle battaglie, come quella dell'Assietta, che tante volte oggi giustamente è stata ricordata. È un tesoro culturale, che risiede nella storia, nelle tradizioni e - aggiungo - anche e soprattutto nelle lingue, che sono state tramandate di generazione in generazione.
Presidente, a parte quello che è stato giustamente detto dai colleghi Preioni e Marin, non nascondo però il fatto di quanto mi abbia fatto piacere prima sentire innanzitutto parlare in piemontese; ho sentito parlare un po' in piemontese da chi mi ha preceduto e questo mi ha fatto particolarmente piacere: dovremmo farlo più spesso. Così come mi è piaciuto sentire l'affermazione di non dimenticarci mai di essere piemontesi: anche questo dovremmo dirlo più spesso.
Infine, mi ha fatto piacere quando ho sentito parlare - e torniamo un po' di più ai giorni nostri - dei distretti del commercio (è anche giusto parlare di attualità) e delle botteghe dei servizi. Vedo che è presente il Vicepresidente Carosso; proprio ieri abbiamo celebrato, presso il grattacielo della Regione, con Sindaci, cittadini e commercianti, insieme al Presidente della Regione, Alberto Cirio, questa disposizione fatta proprio per i territori, per quello che è il Piemonte dei piccoli Comuni dei borghi.
Tornando alla lingua, cui avevo iniziato ad accennare prima, ritengo fondamentale menzionare l'importanza del nostro dialetto o, meglio ancora della lingua piemontese. Lo abbiamo detto in quest'Aula: il nostro piemontese è un vero e proprio patrimonio linguistico; è un legame con le radici e la storia della nostra terra; è un tesoro che porta con sé le sfumature linguistiche delle diverse comunità che abitano il Piemonte dalle valli alpine alle pianure del Po. È un patrimonio veicolo di identità e di appartenenza, che ha plasmato la cultura piemontese nel corso del tempo.
La recente legge che promuove l'insegnamento del dialetto anche nelle scuole -con questo riprendo quello che ha detto prima il collega Marin sull'importanza di portare l'identità, la cultura e la lingua piemontese nelle scuole - rappresenta di sicuro un passo in avanti verso la conservazione e la promozione della nostra identità culturale che proprio oggi, Presidente, siamo qui a celebrare. In sostanza, riconosciamo tutti insieme l'importanza di preservare e trasmettere la lingua piemontese alle future generazioni, garantendo che non venga mai dimenticata e ribadisco il concetto: l'insegnamento del dialetto nelle scuole non solo ci permette di riscoprire e apprezzare la nostra lingua madre, ma contribuisce anche a creare un senso di orgoglio e di appartenenza alla comunità piemontese.
Attraverso la lingua le future generazioni potranno sicuramente comprendere meglio la storia, la letteratura e le tradizioni del territorio che abitano. Inoltre, l'apprendimento della lingua o, comunque, dei dialetti locali stimola sicuramente anche la mente dei giovani studenti, migliorando le loro capacità cognitive e linguistiche e, naturalmente, anche la storia.
La legge che ho citato, insieme a quella grazie a cui oggi stiamo celebrando la Festa del Piemonte, ci offre l'opportunità di rafforzare il nostro impegno verso la tutela e la promozione del nostro patrimonio culturale. Oggi siamo chiamati a sostenere le iniziative che preservano la nostra identità linguistica e a promuovere anche la diversità culturale come un valore essenziale per la nostra società. Che oggi sia quindi un giorno di celebrazione e di riconoscimento della nostra eredità culturale.
Il Piemonte, con la sua storia e le sue radici profonde, ha contribuito in modo significativo all'arricchimento del nostro Paese. In questo giorno di festa siamo consapevoli delle sfide che affrontiamo. Quali sono queste sfide? Sicuramente la protezione dell'ambiente, il rafforzamento dell'economia, la valorizzazione del nostro patrimonio culturale e la promozione di una società equa. Specifichiamolo ancora una volta: cosa vuol dire equo? Vuol dire permettere, per esempio, pari diritti a chi abita in montagne, così come in pianura o nelle grandi città. Insieme potremmo continuare anche nei prossimi anni a superare queste sfide perché siamo sicuramente una comunità solidale, pronta ad affrontare il futuro con la determinazione e la creatività con cui abbiamo reso grande il passato del Piemonte e dei piemontesi.
Concludo ringraziando tutti voi, che siete qui oggi per il vostro impegno nel promuovere e preservare la nostra identità piemontese.
Buona festa del Piemonte a tutti.



(Applausi)



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Cane.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Gavazza, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



GAVAZZA Gianluca

Grazie, Presidente.
Grazie a tutti coloro che hanno collaborato per la realizzazione di questa festa.
Oggi siamo qui a ricordare e a festeggiare quello che siamo da sempre e la domanda sorge spontanea: perché noi piemontesi siamo così da sempre? Inizio con il ricordare, innanzitutto, alcune battaglie. Questa mattina qualcuno lo ha accennato, ma chi di voi ha studiato lo ha letto sui libri: non sono andati a combattere solo quelli residenti a Fossano, ma arrivavano ad aiutarci anche dall'Austria, come da altre terre. Così come nelle guerre che si sono succedute nel corso degli anni.
In seguito, come ha ricordato il Consigliere Bertola (che mi ha rubato un po' l'intervento, che sicuramente ha fatto meglio di me perché è molto più bravo nell'esprimersi), sono nate le industrie che hanno portato il Piemonte a quello che è, con persone che arrivavano da altre Regioni d'Italia.
Non dimentichiamo tutte le fornaci che sono nate intorno a Torino che hanno realizzato i mattoni per costruire la Torino di oggi. Ho avuto la fortuna di vivere in un paese in cui c'erano sette fornaci e nel mio Comune di residenza c'erano famiglie che arrivavano da tutte le Regioni d'Italia i cui figli, oggi cinquantenni e sessantenni, nati in Piemonte, che parlano piemontese, lo capiscono e lo usano quotidianamente.
Cosa voglio dire? Voglio dire che se noi piemontesi siamo forti è anche grazie a quelle persone che hanno deciso di venire a lavorare in Piemonte e renderci più forti di quello che eravamo.
Ammiro i dialetti locali, perché non è un segreto che nelle frazioni parlano un dialetto diverso da quello del Comune. Ci sono 1.180 Comuni e non voglio immaginare quante frazioni, quindi abbiamo tante realtà, ma è proprio per questo che siamo grandi, perché ognuna ha contribuito a qualcosa. Dove tutti fanno una cosa sola, c'è uno che comanda e gli altri vanno dietro. Ecco perché noi piemontesi siamo più forti e c'è un detto piemontese che dice "cioché, ruscun e buna tera a je an tut i pais". Questo vuol dire che dove ci sono delle persone che hanno voglia di fare, c'è un risultato.
Negli anni Cinquanta la siccità colpì le terre del Monferrato e dell'Astigiano - il Consigliere Chiamparino seduto in quest'aula e Antonio Tajani che è a Roma hanno dei parenti che vengono da quelle terre, uno da Portacomaro e l'altro da Grana Monferrato - quindi capite che dobbiamo difendere quei piccoli paesi e dobbiamo fare sì che possano rivivere perch rappresentano il vivaio del nostro Piemonte. Certo, la monocultura industriale e la globalizzazione hanno fatto sì che si perdessero delle cose. Oggi la Regione Piemonte incentiva ad andare a vivere in montagna, ma dobbiamo pensarci qualche anno prima a non farli fuggire, perché in piemontese si dice anche che "quand e scapè i beu, per la stala a le dura".
Noi oggi siamo qui a ricordare queste cose in un momento di festa; perché è in un momento di festa, dove siamo tutti amici, che bisogna dirci le cose.
Sono onorato di essere stato domenica scorso al colle dell'Assietta, con una bella festa, dove abbiamo dato un bel segnale; c'erano tante fasce tricolori, gonfaloni e gente che è venuta a festeggiare questo momento storico. Un bel momento che dobbiamo usare per poter andare avanti, perch non dobbiamo dimenticare da dove arriviamo per sapere dove dobbiamo andare.
Dobbiamo ricordarci che dobbiamo sempre lavorare sull'inclusione, che ha fatto sì che arrivassimo dove siamo oggi. Dobbiamo quindi ricordare il popolo, e con questo mi collego a quello che è stato detto prima. Perché in quelle fornaci a fare mattoni c'era la gente di tutti i giorni! Questa mattina - spero che nessuno se la prenda per la mia osservazione - siamo stati a Palazzo Reale: bello, veramente bello! Ma "ant in canton", cioè in un angolo, avremmo potuto mettere una targa a ricordo di quegli uomini e di quelle donne che hanno sacrificato la loro vita per costruire questi castelli, questi palazzi.
Oggi lo faremo sicuramente: dunque, ricordiamoci anche di quei piemontesi che ha citato lo stesso collega Bertola, ricordiamoci di quelle "tute". Io vivendo in un paesino, li vedevo al mattino, alle 4.30, quando prendevano il treno. Le devo dire, collega, che porto sempre con me questo ricordo, ma lo porto con me perché mi fa capire perché sono piemontese, e voglio prendere spunto da questi esempi per continuare ad esserlo e per poterlo insegnare ai miei figli, affinché anche loro lo insegnino ai loro futuri figli.
Concludo con una battuta: dove ci ha portati tutto questo? Ci ha portato a capire che noi piemontesi - anche se per un quarto sono veneto, e ne vado anche fiero, così come i miei amici che sono per due terzi calabresi o siciliani - siamo fieri di essere piemontesi, obbedienti e ben organizzati diversamente, non avremmo fatto tutto quello che abbiamo fatto. Rispettiamo le gerarchie; siamo a servizio, ma non siamo servi; sopportiamo tutto in silenzio, Presidente, meno che i soprusi e i prepotenti. Questo è quello che ci manda in bestia! Noi piemontesi siamo "bugianèn" con orgoglio.
Viva il Piemonte e viva la Festa del Piemonte!



(Applausi)



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Fava; ne ha facoltà.



FAVA Mauro

Grazie, Presidente.
Volevo innanzitutto ringraziare le associazioni, chi è intervenuto questa mattina, chi oggi partecipa a questo Consiglio aperto e chi domenica è stato al Colle per la rievocazione.
A nome di tutto il Gruppo di Forza Italia volevo ringraziare lei Presidente, perché in questi quattro anni, con la sua tenacia, la sua volontà di portare a termine questo percorso e di portare a casa questa Festa del Piemonte, non è stato secondo a nessuno: è stato veramente bravo mi congratulo con lei, perché oggi ha dato una risposta a quei piemontesi soprannominati "bugianèn", che però oggi iniziano a muoversi e iniziano a vedere che la situazione è cambiata a livello regionale proprio per la riconoscenza di un territorio.
D'altra parte, riprenderei un passaggio che ha anticipato il collega Bertola; un passaggio molto importante, perché ha ricordato degli aspetti che nelle feste si ricordano sempre poco. Rammento al Consigliere Bertola che io sono una "tuta blu", sono uno di quelli che arriva dalle terre dei "magnin", quelli che lavoravano il rame, che andavano in giro a stagninare o quelli che emigravano in Francia a fare i vetrai.
Oggi queste professioni quasi non esistono più, io però ho avuto l'onore di essere uno tra gli ultimi rappresentanti degli anni Ottanta che ha fatto uno dei mestieri che hanno reso grande la città di Torino, ma anche tutto il Piemonte: mi riferisco alla vecchia professione del battilastra. Forse oggi si vede poco in giro, magari il Presidente Chiamparino, quando parlo di battilastra, sa dove intendo arrivare, perché conosce i percorsi fatti dalla vita di noi operai. Perché quello è il mio mondo: io sono entrato nel mondo operaio a 15 anni, come si dice in piemontese, "për gavéte la pì gròsa t'andsii a travajè". Io sono uno di quelli che, a 15 anni, ha imparato cosa voleva dire modellare un foglio di lamiera e dare quelle tonalità alle macchine che si vedono tuttora in giro; una professione che non si imparava né sui libri né sui disegni, ma che veniva affidata all'esperienza di chi ti insegnava. Posso affermare, quindi, che il Piemonte dev'essere orgoglioso di queste maestranze, che tutt'oggi devono essere riconosciute, tanto quanto chi ha combattuto all'Assietta e chiunque abbia fatto grande il Piemonte sotto altri profili.
Penso che il profilo operaio negli anni sia stato quello in cui il Piemonte si è più riconosciuto. A momenti, ha combattuto più battaglie l'operaio sulla terra piemontese, piuttosto che tante altre guerre che ci sono state.
Su questo concordo con lei, Presidente Bertola: ha fatto bene a riportarlo.
Farei un ulteriore passaggio sulle nostre terre, perché sono da ricordare.
Le montagne, come ricordavano precedentemente i colleghi, avevano un futuro legato proprio alla montagna; poi, con lo sviluppo dell'industria e l'emigrazione verso le città e le prime cinture delle città, le montagne si sono spopolate. Oggi si cerca di ripopolarle, ma sono talmente lasciate andare che pare difficile recuperare. Io sono proprio uno di quelli che scende dalle montagne per venire a lavorare nella prima e seconda cintura della città, per dare una svolta, per portare a casa la pagnotta, per portare a casa qualcosa.
Oggi, però, è più facile vivere in montagna, perché iniziamo ad assicurare qualche servizio, qualche possibilità in più. Ma non possiamo ancora pensare di ridare quella dignità alla montagna che aveva negli anni Cinquanta o negli anni Sessanta, dove forse bastavano due mucche per portare a casa qualcosa la sera.
Oggi non possiamo più permettercelo, perché la vita è cambiata sotto tutti gli aspetti. La montagna ha bisogno di servizi, ha bisogno di tutti i beni di prima necessità che devono essere garantiti per la vita quotidiana in quota. Essere in quota non significa essere a 500 o 600 metri di altezza ma anche a 1.000 o a 2.000 metri, dove le esigenze cambiano giorno dopo giorno. Questo è uno dei punti fondamentali per ricordare che non esiste solo la città di Torino, ma il Piemonte esiste dappertutto.
Con la Festa del Piemonte vorrei ricordare che ogni campanile che c'è in montagna o in pianura ha una sua storia, come ricordava il Consigliere Gavazza. Ed è importante riconoscerlo, perché tutti hanno fatto qualcosa per restare nella storia del Piemonte, nella storia dell'Italia, nelle storie di tutti noi. Noi siamo emigrati in tutto il mondo e quando si rientra, la prima cosa che si fa è tornare a vedere le proprie radici. E le nostre radici dicono che il Piemonte è stato grande, non solo negli ultimi dieci o cento anni, ma è sempre stato grande, dall'inizio della storia scritta, partendo da tutte le vicende che ci hanno coinvolto.
Grazie, Presidente. Grazie a tutti.



(Applausi)



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Inizialmente, non volevo intervenire, poi ho sentito la parola "inclusione" e allora ho pensato di poter offrire un contributo di inclusione, non essendo io piemontese neanche lontanamente, se non per un nonno che è nato per puro caso a Novara. Sono una genovese trapiantata, che però siede in Consiglio regionale perché da molti anni sono qui e sono stata accolta da un territorio che tutto ha come caratteristica tranne quella di essere obbediente. Ho sentito citare, tra le varie caratteristiche della piemontesità, l'obbedienza: io ho la fortuna di vivere in un territorio che non è obbediente, però rappresenta, anche dal punto di vista storico, un pezzo importante di questa Regione.
Devo dire che, come il Presidente sa, e come sanno anche i colleghi, non ero assolutamente favorevole all'istituzione di questa Festa, non perch abbia qualche contrarietà rispetto alla celebrazione del Piemonte e della sua ricchezza e della sua cultura, che, tra l'altro, forse apprezzo ancora di più in quanto persona che non è nata in questa terra, ma è stata in qualche modo adottata, così come immagino molti altri colleghi che non sono nati qui oppure che discendono da persone che non sono nate qui e che hanno contribuito a rendere grande questa Regione.
Si citavano prima gli operai della FIAT. Credo che sia il più grande esempio di popolazione che non è nata in Piemonte e che si sente oggi parte integrante di questa collettività. Però non ho sentito esaltare questa capacità di far sentire piemontesi anche chi non è piemontese.
Io probabilmente non ci sarò nelle prossime edizioni, almeno non in questa sede - spero di essere fuori di qui, ma di esistere ancora, ma probabilmente non sarò presente in Consiglio - però suggerirei di pensare questa giornata in modo un po' differente, cioè di cercare di trovare uno spazio dove si possano magari fare delle proposte e confrontarsi. Difatti noto dall'elenco che abbiamo ricevuto che ci sono parecchie assenze. Noi possiamo stare qui e svolgere i nostri interventi, abbiamo ascoltato - e li ringrazio per la loro presenza - diversi ospiti che hanno arricchito il confronto. Però questo confronto potrebbe essere molto più ricco se si trovasse una modalità differente e magari anche concentrandosi su temi differenti, perché il ripetere continuamente l'elogio della piemontesità forse non è un buon modo per dare il nostro contributo alla crescita della nostra Regione.
Faccio un esempio: si è parlato della rievocazione della battaglia dell'Assietta, che, tra l'altro, è una rievocazione storica che si svolge da anni sulle nostre montagne. Io sono stata recentemente all'inaugurazione della stagione del Forte di Exilles, che ha molto a che fare con le vicende che riguardano la battaglia dell'Assietta. Quello che ho visto, però, è un Forte che è un gioiello della nostra Regione e della nostra storia, ma che ogni anno non sa se riaprirà, come riaprirà e per quanto riaprirà.
Pertanto, un primo buon modo per valorizzare la nostra Regione e la nostra storia - e dico nostra appositamente, perché mi sento ormai parte integrante di questa Regione - sarebbe riuscire a elaborare un piano pluriennale per valorizzare il rilancio di quella fortezza, che ha svolto un ruolo così importante nella costruzione della nostra Regione e di tutto il nostro Paese.
Suggerirei, anche se non sono nessuno per dare suggerimenti e posso solo fare proposte e sottoporle al Consiglio, un po' di concretezza in più e di sguardo al futuro, per cui, oltre all'elogio della piemontesità, magari anche capire come si possa correggere questa modalità di celebrazione e cercare di trarre degli spunti che possano, invece, diventare delle azioni concrete con degli atti formali, magari con degli stanziamenti di fondi (che non fanno mai male quando si parla di valorizzazione del patrimonio) per guardare un po' al futuro e dare anche un senso a questo carattere piemontese che è stato ben descritto e ben esposto da altri colleghi che giustamente e orgogliosamente, hanno evidenziato la loro appartenenza al popolo piemontese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Perugini; ne ha facoltà.



PERUGINI Federico

Grazie, Presidente.
Ho chiesto di intervenire in questo Consiglio aperto perché, insieme ad altri colleghi, arrivo, come si dice, dalla periferia dell'impero, da Novara, quella Novara che non è in Piemonte fin dalle origini, ma è pienamente titolare dell'essere in Piemonte.
Comincerei innanzitutto ringraziando la dottoressa Malerba e il dottor Tenivella, che hanno condiviso quello che è il sentimento di una storia che anche noi condividiamo, perché Novara a pieno titolo è in Piemonte. È un ponte ideale, ad esempio, con Torino, se penso alla cupola di San Gaudenzio e alla Mole Antonelliana, realizzate grazie a un architetto novarese che ha regalato i più bei monumenti al mondo, per molti anni i più alti in tutto il mondo. La prima è una costruzione in mattoni, mentre la Mole Antonelliana nasceva come sinagoga ebraica. Questa è la sua origine.
Al di là di questo, è un ponte ideale che abbraccia un Piemonte che, in quanto Piemonte, è terra ai piedi delle montagne. Da Novara, caro collega Marin, non solo vediamo stagliarsi il Monte Rosa, ma anche il Monviso quando il cielo è sereno, per cui effettivamente c'è un sentimento legato alla terra che ci accomuna.
Il Capogruppo Preioni dice che ci manca il mare. Non è vero; noi a Novara abbiamo il grande orgoglio del mare a quadretti e, per fortuna, la siccità quest'anno non ci ha condannati e ci siamo salvati. Mi riferisco alle nostre risaie, quel mare a quadretti che, forse, ci unisce, ancorché divisi dal Sesia, tra Vercelli e Novara, perché insieme alla Lomellina è un grande territorio con una particolarità agro-ambientale unica. È proprio la terra la cultura e tutti i sentimenti che ci accomunano che ci fanno sentire una famiglia all'interno di tante comunità, ovvero le comunità del sistema Paese. In fondo ogni singola Regione è come se fosse una famiglia.
Questo lo dico per arrivare a concludere tra poco con quello che dovrebbe essere un momento di modernità del sistema delle Regioni e, forse, voi già lo comprendete. Riguardo alla storia del Piemonte tanto ha dato al sistema Paese e tanto sta anche nella lingua piemontese. Penso alla "Marcia dei coscritti" che, a fine Ottocento, era un canto popolare che poi venne recuperato da un maresciallo che era il direttore della fanfara "La Brigata Taurinense". Ne hanno fatto l'inno e, attraverso quell'inno in piemontese proprio gli alpini che, in realtà, nascono a Napoli ma trovano principalmente al Nord le terre di reclutamento, hanno fatto dei cittadini del sistema Paese e poi dei cittadini appartenenti alle diverse Regioni e alle diverse terre per difendere i confini del Paese, per costruire un Paese.
Mi rivolgo al Presidente Tenivella per ricordare i Granatieri, grandi protagonisti delle Guerre d'Indipendenza, perché Novara la ricordiamo per la battaglia della Bicocca (23 marzo 1849): un momento difficile di disfatta, perché solo successivamente Novara ritorna e rientra a pieno titolo in Piemonte.
Inoltre, Presidente Allasia, il Presidente Tenivella è alto, perché il reclutamento per i granatieri era di 190 centimetri, poi ridotto a 180 (mi corregga se sbaglio). Quindi, la sua altezza è data da quello che rappresenta e dai valori che accompagnano i Granatieri, i quali, insieme ad altri orgogliosi piemontesi, il 21 luglio 1968 - lo ha ricordato la dottoressa Malerba - vanno a recuperare la Festa del Piemonte. Solo poco dopo, con la nascita della Costituzione, inizia la storia delle Regioni quelle Regioni che noi conosciamo anche dal punto di vista amministrativo.
Quel 21 luglio 1747, che poi diventa la rievocazione e successivamente la data storica come punto di riferimento, in realtà abbraccia tantissimo.
Abbiamo sentito oggi in questo Consiglio aperto anche gli esponenti guarda caso, nella Regione dei 1.181 Comuni - di quelle piccole categorie imprenditoriali, di quelle micro imprese, come ha detto il rappresentante di Confcommercio, che di fatto sono il sistema che innerva al sistema produttivo. Di quelle piccole, tante imprese che tanto hanno dato anche alle grandi imprese piemontesi.
Il Consigliere Preioni ha citato illustri imprenditori piemontesi che hanno fatto la storia del Paese, ma quando parliamo di Torino e di automotive parliamo dell'indotto, di qualcosa che è anche dei giorni nostri. Quelle aziende che, se vanno in crisi, mandano in crisi le comunità, le famiglie e anche la cultura, perché quando c'è cultura, quando c'è una storia, quella cultura, che tramanda le tradizioni e anche le regole, in realtà, è dove c'è un sistema produttivo vivo: dove c'è un sistema.
Allora, proprio l'imprenditoria, il lavoro, l'agricoltura, il commercio che sono stati citati prima, sono, di fatto, il sistema del Piemonte, quel Piemonte che ha dimostrato negli anni nella storia di essere uno dei motori del Paese; quel Piemonte dove è nato istituzionalmente il Paese e quel Piemonte che, insieme a quel ponte ideale, ha visto sì...
L'ho detto prima, arrivo dalla periferia dell'impero: se fosse un piano urbanistico, caro collega Marin, sarebbe una fascia di rispetto, perché ha tanto sofferto per una mancanza forse d'identità, ma quell'identità che poi ha ritrovato; e se prima un collega delle minoranze ha citato, all'inizio del proprio intervento, ricordando come un Senatore ex Forza Italia nell'area del VCO, aveva proposto un referendum per annettere il Verbano Cusio Ossola alla Lombardia.
Legittimo consultare e sentire i cittadini, ma se è successo questo è proprio perché dal centro del Piemonte, dal cuore pulsante del Piemonte, ci si stava dimenticando di quell'area, che si è sentita un po' abbandonata.
Negli ultimi anni, non voglio dire in questa legislatura - guardate, non voglio mettere il cappello su nulla - forse si è fatto sicuramente un po' di più, perché il sistema regionale e il sistema amministrativo sono riusciti a riabbracciare anche quella parte che del Piemonte si sente parte integrante, culturale e valoriale anche come ponte ideale come l'ho definito poco fa.
Ecco perché, Presidente Allasia, le ho chiesto di intervenire, proprio per rimarcare e sottolineare come i confini amministrativi in realtà sono i confini anche di importanti e profondi valori.
Sono stati citati illustri personaggi e anche qui una piccola considerazione legata all'ultimo intervento della collega Frediani. Beh, il Piemonte è una Terra composta da cittadini che conoscono la storia della terra in cui vivono, ma dei cittadini di ieri, di oggi e di cittadini di domani, perché ci si muove molto più velocemente, perché si entra a far parte delle comunità in modo diverso, per motivi affettivi, per motivi lavorativi, per tanti motivi, ma poi si diventa quella grande famiglia che ci accomuna e che magari, sotto l'ombrello e sotto la bandiera che accompagna tutti quei grandi valori, diventano quella famiglia-sistema della più ampia comunità del Paese.
Molto spesso, anche il Consiglio regionale assicura, come Regione Piemonte il patrocinio a tante iniziative associative, a tanti momenti nuovi, ma anche a momenti del sistema produttivo. Quando questo Ente, quando l'Ufficio di Presidenza assegna un patrocinio, sta consegnando qualcosa che ha già viaggiato nel tempo e che è ricco di valori. Se sceglie di assegnarlo è perché da quell'iniziativa deve tornare ancora più ricco di valori. Ecco perché il patrocinio, quando è dato all'iniziativa, è una cosa importante perché accompagna il Piemonte, la piemontesità.
A proposito dei personaggi, ne vorrei citare uno, proprio perché siamo in una grande crisi culturale e di formazione; siamo distratti, questi telefonini distraggono i nostri figli e distraggono anche noi.
Uno per tutti, che ha dato davvero tanto al sistema e dove c'è da lavorare tanto è Don Bosco. Direi che citando Don Bosco, forse, cito il piemontese più illustre che ha fatto tanto per recuperare quei ragazzi che si stavano perdendo, che non lavoravano, che non studiavano, per formare generazioni e generazioni di piemontesi, secondo un modello che forse dovrebbe essere sempre più recuperato e diventare sempre più moderno.
A proposito di modernità e vado a chiudere con questo, Presidente, se oggi il Piemonte ha istituzionalizzato la propria Festa, credo che ora debba correre velocemente, dopo cinquant'anni dell'ente, anche verso la maturità la maggiore età e nel perfetto perimetro della Costituzione. Tutti confidiamo e auspichiamo che il Governo attualmente in carica ci consegni quell'autonomia differenziata che, insieme ai nostri valori, dia a noi e a tutte le altre Regioni quel senso di responsabilità, per restituire ai cittadini delle diverse regioni una risposta ai loro bisogni, con grande e alto senso di responsabilità, ovvero la più ampia crescita possibile.
La responsabilità è quando si raggiunge la maggiore età; aspettiamo il diciottesimo compleanno, non in senso anagrafico, ma nel senso di maturità attraverso l'autonomia.



PRESIDENTE

Grazie.
Se non vi sono altri interventi, mi permetterei di andare alle conclusioni.
Concludo cercando di essere il più breve possibile e dicendo che io non sono piemontese, ma mi sento piemontese e ne sono orgoglioso. L'orgoglio piemontese che ho sentito varie volte citare in questi giorni, da piemontese stesso - senza bisticci di parole - fa piacere, perché da esso sicuramente scaturisce la nostra cultura e la nostra piemontesità.
Mi sono appuntato un po' di cose durante gli interventi, dovendo fare l'intervento conclusivo.
Sicuramente, la Festa del Piemonte, come già detto e descritto lo scorso anno, nasce da una richiesta, da discussioni che avvenivano da tempo e già il Presidente dell'"Associassion Festa del Piemont al Col ed l'Assietta" Tenivella, ha fatto richiesta di poter istituzionalizzare.
Per questo il Consiglio regionale e il sottoscritto hanno preso di buon conto, perché l'attività legislativa non nasce.
Alle volte nasce dalla follia, dalla pazzia, dai sogni dei legislatori, ma a volte nasce dalle realtà, dalle richieste del territorio, che può essere un'associazione di categoria. In questi quattro anni abbiamo visto qui, con tutti voi, varie associazioni e vari territori che venivano a bussare alle nostre porte, ai Gruppi e ai Consiglieri o direttamente alla Presidenza per fare delle richieste, talora stravaganti, alcune volte realizzabili che poi sono sfociate in attività legislativa e poi si sono tradotte, come la legge 15 del 2022, in leggi effettive.
Ricordo il dibattito che era emerso già all'epoca, più o meno in questo periodo lo scorso anno, in cui qualcuno rivendicava la possibilità di festeggiare la prima Festa del Piemonte nel 2022. Allora si era trovato l'accordo, come altre volte, di soprassedere e di approvare la legge dopo il 19 luglio 2022, per non lasciare la possibilità all'attuale maggioranza di ulteriormente festeggiare un punto del proprio programma. Dopo un anno la discussione si è svolta lo stesso, perché coerentemente la maggioranza ha voluto approvarla e portarla a compimento.
Una data, come già evidenziato lo scorso anno e anche oggi, sicuramente di eventi bellici; però ricordo che anche il forte di Exilles e il forte di Fenestrelle non erano luoghi dove c'erano le suore benedettine: erano luoghi bellici, di contrafforte, per cercare di contrastare all'epoca (1700 1800) gli eventuali invasori. Realisticamente, dobbiamo dunque rendere onore al lavoro fatto da chi è venuto prima di noi nella costruzione dei forti, nelle battaglie, nelle concessioni, nelle situazioni più estreme che hanno permesso oggi alla nostra Regione di essere un Piemonte forte, un Piemonte unito, istituzionale e democratico, dove, con l'andare dei secoli si è riusciti a trovare anche delle modalità democratiche, perché parliamo di una situazione lontana nel tempo.
Per questo motivo si è cercato di scegliere, come istituzione, una data più lontana possibile, per evitare che nessuno ne rivendicasse la paternità avessimo individuato una data più moderna, più attuale, sicuramente qualcuno ci avrebbe messo la bandierina sopra. La bandierina sopra, come abbiamo descritto con la Festa del Piemonte, la devono mettere i quattro milioni e 400 mila abitanti residenti del Piemonte. A maggior ragione, dopo aver visto all'Assietta, a 2.500 metri, 40 gonfaloni, di cui la stragrande maggioranza sicuramente della Val di Susa e della Val Chisone, che sono venuti a festeggiare, a trascorrere una giornata di festa rievocativa tutti assieme. E non solo loro: c'erano i gonfaloni della Città di Venaria della Città di Torino, della Città di Novara, di Beinasco e di tante altre decine e decine di gonfaloni, assieme a tante associazioni che si sono rese conto che, realisticamente, era un punto d'arrivo importante per unificare il Piemonte.
Come ricordo sempre, noi abbiamo 1.180 Comuni; questi Comuni, come ha già detto anche il collega Gavazza, hanno delle frazioni: ci sono decine di frazioni in un Comune, con delle frammentazioni inimmaginabili. In questi quattro anni, ho potuto notare e percepire la fantasia e la laboriosità dei piemontesi che, costantemente, hanno voglia di rivalsa, hanno voglia di festeggiare, come testimoniano le centinaia, per non dire migliaia, di richieste di patrocini che arrivano all'Ufficio di Presidenza e agli uffici della Giunta, così come le richieste di contributi, che fortunatamente tante volte riescono a ottenere dei nulla osta, per far festa. È normale: ci sono dei momenti di lavoro, ci sono dei momenti drammatici per cui alle volte bisogna fermarsi, ma talvolta occorre anche far festa. E fortunatamente i piemontesi la sanno fare.
Per questo motivo, si è cercato di trovare l'intesa su una data. Non era una cosa facile; potevamo stare lì e spaccare il capello in quattro - cosa che personalmente avrei avuto difficoltà a fare, però qualcun altro l'avrebbe fatto al posto mio - per cercare una data differente. Ma è ben difficile trovare, tra i 365 giorni dell'anno, un giorno libero da impegni istituzionali o che non sia di ricorrenza bellica, come abbiamo visto anche esaminando la legge per il Valore alpino, per cui alle volte bisogna fermarsi e andare avanti.
Analogamente, occorre portare avanti la mia richiesta, già da tempo - non del sottoscritto, ma da parte delle Associazioni - di istituire un inno del Piemonte, da cantare con orgoglio, come succede quando c'è l'alzabandiera del tricolore della bandiera italiana. C'è la richiesta da parte delle associazioni di categoria, la politica deve farla propria e portarla avanti, come ha già fatto nella scorsa legislatura, non riuscendo poi a trovare un iter o una conclusione. Il mio auspicio è che entro il prossimo anno, al seicentesimo anno dell'utilizzo del nostro Drapò, della nostra bandiera, che sventola dal 1424, si possa effettivamente riuscire in questo intento, con un'intesa politica, fra maggioranza e opposizione, in Consiglio regionale, con una legge specifica come quella della Festa del Piemonte, in modo da avere un inno del Piemonte.
Il lavoro fin qui svolto è stato ineccepibile, come ho già detto, sia a 2.500 metri d'altezza, sia nei convegni e nel convegno di stamattina, in cui il professor D'Andrea, che da eccellente oratore, con una dialettica fenomenale, ha fatto rivivere quei momenti drammatici. Ripeto: erano eventi bellici - nessuno lo nega - però, sicuramente, dopo i momenti bellici bisogna fermarsi, rendersi conto di cosa si è fatto e festeggiare. Con grande lucidità, oggi si sono ripercorsi i momenti storici del 1747, per dobbiamo renderci conto che, oltre a quello, ci sono altre decine e decine di manifestazioni in tutto il Piemonte, eventi che celebrano la Festa del Piemonte in varie modalità, sicuramente diverse tra loro, come quella di domani alla Reggia di Venaria, e dobbiamo far presente a noi stessi che dobbiamo mantenere alta l'attenzione.
Mi fa piacere che ci sia la volontà di ricordare tutto il Piemonte; ho apprezzato i discorsi di tutte le province, ho cercato di coinvolgere tutti i territori che non fossero solo quelli torinesi o della Città di Torino però oggi dobbiamo renderci conto che il Piemonte è diverso rispetto a quello degli anni Settanta e Ottanta. Non voglio dire che il lavoro non c'è, però mi piacerebbe di nuovo vedere - qualcuno potrebbe anche inorridirsi - come si diceva una volta, il fumo uscire dalle ciminiere, che voleva dire che le nostre aziende e le nostre fabbriche stavano producendo e davano lavoro ai nostri operai e ai nostri piemontesi, ma quella situazione oramai è passata. Dobbiamo renderci conto che i "tòni", i camici che noi utilizziamo nei vari lavori.
Io sono affezionato al camice, non ho mai capito perché, forse sarà un retaggio culturale che mi arriva dall'immaginario familiare perché non ho mai fatto l'operaio in un'azienda, ma ho sempre fatto l'artigiano e indossato il camice.
Dobbiamo renderci conto che il Piemonte ha tante realtà che devono essere unite e con questa festa stiamo cercando, come istituzione Consiglio regionale, di unirle il più possibile. In più occasioni, come avevo detto ci siamo riusciti, ma dobbiamo ancora fare un grande lavoro.
Le tante realtà che sono state descritte, come i nostri forti, non solo quello di Exilles, ma anche torinesi e alessandrine, hanno necessità che le Istituzioni vi mettano mano affinché non vengano perse e vengano recuperate nel pieno dello splendore. Con grande sforzo e con grande esborso economico questa Regione lo sta facendo, ma dalle nostre discussioni di questi anni sappiamo benissimo che non c'è solo la parte culturale, non c'è solo la parte di festeggiamenti, non c'è solo la parte rievocativa, ma c'è tanto altro. Usciamo da una situazione pandemica drammatica che ha messo al collasso il nostro sistema sanitario, le nostre aziende e il nostro sistema produttivo e commerciale. Dobbiamo essere tutti onesti e intellettualmente corretti per andare avanti senza false intenzioni, ma per guardare all'indietro ai nostri errori.
Vorrei concludere e spronare chi verrà negli anni successivi come Presidente del Consiglio, di poter continuare a operare per l'interesse di tutto il Piemonte. Un Piemonte che dev'essere unito sotto un'unica bandiera e il nostro vessillo, che è il nostro Drapò.
Con grande orgoglio ho il piacere, grazie a voi, di presiedere questa Assemblea e concludo dicendo che dalla prossima settimana andremo a "cant n'ltra curt", perché questa sala chiuderà per lavori di rifacimento e ci trasferiremo in Sala Viglione, dove è terminato l'allestimento della sala per i lavori del Consiglio.
Auspico di continuare a lavorare in modo sempre più attivo e positivo ricordandoci che dobbiamo mantenere alta l'attenzione della nostra storia e il nostro orgoglio.
Grazie a tutti del servizio che avete reso alla Presidenza per la Festa del Piemonte. Ringrazio ulteriormente tutte le associazioni che hanno reso possibile la Festa del Piemonte. Ne ho già citate alcune oggi, ma sarà mia cura ringraziarle personalmente una per una.
Ringrazio ulteriormente per la magnifica lectio magistralis la dottoressa Albina Malerba che, come sempre, ci insegna tanto e in lingua franca ha concesso a tutti di poterla audire.
Auguro a tutti una buona serata e "Viva il Piemunt"! Il Consiglio regionale aperto si conclude. Ricordo ai Capigruppo che la Conferenza dei Capigruppo si svolgerà domani, alle ore 12, in sala Morando.
Auguro a tutti una buona serata e un buon lavoro.
Viva il Piemunt! La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 16.58)



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