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Dettaglio seduta n.250 del 16/05/23 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta inizia alle ore 10.02)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Realizzazione di un nuovo Ospedale dell'Azienda Sanitaria Locale "Città di Torino" nella zona Nord Ovest della città


PRESIDENTE

Buongiorno a tutte e a tutti.
La seduta odierna è convocata in Assemblea aperta, ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento interno, per la trattazione del tema "Realizzazione di un nuovo Ospedale dell'Azienda Sanitaria Locale 'Città di Torino' nella zona Nord Ovest della città".
Il Consiglio aperto prevede l'alternanza di interventi tra soggetti esterni, individuati dall'Ufficio di Presidenza, e i Consiglieri regionali sarà cura della Presidenza dare la parola ai soggetti esterni che ne hanno fatto richiesta, cui seguiranno gli interventi dei Consiglieri e degli Assessori che intendono esprimersi. Chiedo fin d'ora ai colleghi Consiglieri di far pervenire le loro richieste di intervento.
Ha ora la parola l'Assessore Icardi; prego.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Come per tutti gli ospedali, il tema è sempre molto sentito e dibattuto, ma la realizzazione del nuovo ospedale a servizio del quadrante nord ovest della città di Torino si rende indispensabile sia per garantire al territorio una struttura in grado di rispondere ai diversi bisogni sanitari e anche per far fronte alle mutate esigenze strutturali e funzionali delle nuove strutture sanitarie, che richiedono modelli tecnologicamente più avanzati e contemporaneamente più flessibili aperti al territorio e con costi sostenibili.
Gli attuali presìdi esistenti, cioè l'Ospedale Maria Vittoria e l'Ospedale Amedeo di Savoia, hanno infatti più di 120 anni di vita. Versano in condizioni critiche e presentano uno stato di obsolescenza dei locali e degli impianti, nonché una rigidità strutturale non adeguata sia ai nuovi modelli organizzativi sia a fronteggiare eventuali future emergenze sanitarie, che speriamo non accadano mai.
Pertanto, con la Città di Torino, che è il committente di questo nuovo ospedale, si è avviato un percorso condiviso di approfondimento innanzitutto del dimensionamento clinico e gestionale. La fusione di due ospedali non è sempre la somma dei posti letto di uno e dell'altro, ma deriva da un'analisi approfondita che abbiamo fatto come modus operandi in tutti i territori della Regione Piemonte oggetto di revisione della rete e oggetto di interventi di edilizia sanitaria, in particolare dei nuovi ospedali. Questi studi relativi a tutta la Regione li potete trovare sul nostro sito regionale. Faccio una rapida carrellata e poi per gli approfondimenti tecnici più specifici, c'è a fianco a me l'ingegner Petruzzi, che è il responsabile del Settore Politiche investimenti della Direzione Sanità e Welfare della Regione Piemonte.
Il primo tema che ci siamo posti è quello di capire che il contenuto del nuovo ospedale, cioè la fusione dell'Amedeo di Savoia con il Maria Vittoria, dovrà avere un dimensionamento clinico legato a tutta una serie di parametri, che sono stati oggetto di studi approfonditi e che hanno riguardato non solo la singola area ospedaliera, ma si sono rapportati con tutte le fonti erogative del territorio, comprese quelle territoriali.
Gli obiettivi sono stati i seguenti: analizzare i livelli di performance della rete ospedaliera e territoriale, e voglio sottolineare territoriale, dell'area torinese, individuando oggettivamente le criticità presenti rispetto all'assetto che la rete deve avere in coerenza con i bisogni di salute e di assistenza ai cittadini; declinare le azioni d'intervento non limitatamente al nuovo ospedale, ma di riordino più complessivo della rete; definire il concept e il dimensionamento clinico gestionale del nuovo ospedale dell'ASL Città di Torino, che mira a definire, come ho detto prima, una configurazione organizzativa e funzionale capace di rispondere alle attuali esigenze e una rete erogativa reingegnerizzata.
Le modalità logiche e procedurali hanno comportato l'analisi del contesto socio-demografico ed epidemiologico, l'analisi della normativa e delle politiche sanitarie regionali e nazionali, la rilevazione dell'offerta della rete erogativa (non degli ospedali, ma di tutta la rete erogativa territoriale), l'analisi dei livelli di performance della rete erogativa, quali sono i punti critici e quali i punti di forza e l'analisi della mobilità sanitaria attiva e passiva (coloro che arrivano perch attratti dalla nostra rete torinese, come tutti quelli che escono e vanno in altri territori o in altre Regioni per farsi curare).
Tale studio ha portato alla definizione dell'assetto che la rete erogativa deve avere e all'identificazione delle linee guida che mirino al riordino dell'intero sistema. Quando si rifà un ospedale si rivede tutto il sistema, per cui la definizione del posizionamento strategico del nuovo ospedale (non significa l'area, ma quello che deve fare il nuovo ospedale) la definizione del bacino d'utenza, l'identificazione e il dimensionamento clinico-gestionale delle funzioni, il dimensionamento spaziale delle funzioni e, di conseguenza, capire lo spazio che ci serve, ma in base a quello che vogliamo sia il contenuto dell'ospedale.
Vado avanti velocemente, perché sarebbe troppo lungo dettagliare, ma per i dettagli l'ingegnere potrà essere più preciso e, soprattutto, potrete accedere al sito della Regione e avere tutti questi dati.
Come vedete, nella slide ci sono tutti gli ospedali con le superfici e con le attività in corso, ahimè, con un tasso di natalità (vedete il grafico in alto) in discesa e un trend di età media in salita. Di conseguenza, avremo sempre più popolazione anziana e sempre meno nati questo determina anche una differenziazione delle prestazioni sanitarie che dovremo erogare negli ospedali. Ci sono i tassi di mortalità, che salterei perché vi farei perdere troppo tempo.
Poi c'è l'analisi della rete erogativa, che citavo prima: c'è il livello piemontese, ma soprattutto il livello torinese, con tutti i distretti, con tutti gli ambulatori, le sedi territoriali e gli ospedali che erogano prestazioni sanitarie. Il tutto coordinato.
Come vedete, c'è l'analisi dei posti letto (questa risale al 2019 pre pandemia), la rete ospedaliera, l'analisi della rete erogativa. Faccio una carrellata per arrivare alla conclusione.
Vi sono i posti letto di rete ospedaliera, le attività di ricovero tutti i ricoveri che sono stati effettuati, la durata, l'appropriatezza, i day hospital e tutto quello che è stato fatto. Potete vedere il monogramma di Barner, che indica come i vari ospedali operano, anche dal punto di vista dell'occupazione e della appropriatezza. Ci sono i dati relativi ai vari ospedali: San Giovanni Bosco, Martini, Maria Vittoria, Amedeo di Savoia.
Vedete ora le valutazioni relative alle specialità dell'area omogenea attive a Torino, divise per specialità: cardiologia, emodinamica ematologia.
Ecco la rete di medicina di emergenza-urgenza. Questa è molto importante ed è legata a tutti gli ospedali: cardiologica, traumatologica rete ictus, la rete neonatologica dei punti nascita su tutta l'area torinese. Inoltre, la rete oncologica, che abbiamo recentemente rivisto nel suo assetto, con l'analisi della parte oncologica e, poi, le attività di ricovero, la mobilità, le domande dei ricoveri dell'ASL, di cui potete analizzare tutti i dati, come tutta la parte di soddisfacimento della domanda di ricoveri a bassa e media complessità, liste d'attesa, eccetera.
Sulla base di questi dati (contesto, analisi della rete erogativa) è stato progettato un riordino della rete che comporta più azioni e non semplicemente la ricostruzione dell'ospedale, quindi l'efficientamento dei posti letto ospedalieri e la rimodulazione delle dotazioni di posti letto territoriali. Inoltre, la centralizzazione delle attività chirurgiche aziendali a bassa complessità (per esempio, nell'Ospedale Oftalmico) e la realizzazione dell'Ospedale dell'area di Torino Nord, che riunisca le attività dei presìdi Maria Vittoria e Amedeo di Savoia.
Questo è un approccio metodologico che parte dal punto 1, dallo stato di fatto (dati riferiti al 2019), dall'allineamento parziale delle giornate di degenza al benchmark nazionale, con la distribuzione dei ricoveri pediatrici impropri.
Vi sono delle valutazioni di appropriatezza che ci arrivano dalle ASL e dalle Agenzie nazionali dei servizi sanitari, che prevedono anche i tassi di occupazione dei nostri posti letto che, dal punto di vista ottimale sono all'85%. L'applicazione degli standard minimi, quindi normativa vigente e futura, come dicevo, sull'occupazione del posto letto; stato di progetto, dimensionamento clinico-gestionale, che è il punto d'arrivo di questo studio.
Sono passati in rassegna i vari ospedali, ma oggi a noi interessa la parte sull'efficientamento della rete territoriale.
Mi soffermo su questo punto perché, in un'analisi complessiva, è importante parlare anche della rete territoriale, che incide sul dimensionamento del nuovo ospedale: lungodegenza, riabilitazione, lo stato di fatto dalla rete, le attività dei CAVS.
L'efficientamento della rete territoriale prevede una serie di azioni di dimensionamento proprio sulla rete territoriale. Anche il dimensionamento dei posti letto per acuti. Vedete ora i grafici, poi si potrà analizzare la situazione più nel dettaglio.
L'area interventistica: punti nascita. Purtroppo, questo è un campo in profonda crisi, un po' dappertutto a livello nazionale. Non è un tema che riguarda Torino, ma i 500 parti, su cui si deve basare come minimo la sicurezza di un punto nascita, non sempre vengono raggiunti grazie o meglio, a causa di una notevole denatalità, che mette in crisi anche le condizioni di sicurezza.
Diagnostica per immagini, endoscopia. Su questo punto passo velocemente.
Ecco, vedete il quadro finale.
Sulla base di tutti questi dati (di contesto, sociali, di analisi della rete ospedaliera e territoriale) viene ipotizzato un dimensionamento clinico-gestionale dell'ospedale che dovrà avere, secondo questi dati, 511 posti letto, di cui una parte di posti tecnici e una parte di posti letto con un rapporto di superficie/posto letto/metri quadrati che è un rapporto ottimale. Le Linee guida ministeriali parlano di un rapporto comprensivo di ogni onere da 125 a 150 metri quadri per posto letto. Non è un'impronta a terra, ma è una dimensione complessiva distribuita su vari piani di circa 76.500 metri quadri, tenendo conto delle nuove tecnologie costruttive e degli spazi di separazione (parliamo di un ospedale che ospiterà anche infettivi), ma tenendo anche conto di aree di espansione necessarie per eventuali emergenze sanitarie, che ci auguriamo non avvengano mai.
Su questa base, abbiamo voluto capire quale fosse la necessità relativa agli spazi.
Pertanto, sapendo quello che dobbiamo fare (un ospedale di 76.500 metri quadri, con 511 posti letto), abbiamo chiesto, come abbiamo chiesto in tutte le altre aree del Piemonte e ai Comuni (di solito, all'Assemblea dei Sindaci delle ASL) ma, nel caso di Torino, essendoci un solo Comune di riferimento, al Comune di Torino, l'identificazione di un ventaglio di più aree su cui ragionare per insediare questo nuovo ospedale.
Il Comune di Torino, in data 20 ottobre 2022, ha presentato le prime risultanze di uno studio tra i diversi possibili siti che ha analizzato e che adesso vi proietto, se avete un attimo di pazienza.
Ecco, questo è lo studio del Comune di Torino.
Perché abbiamo chiesto al Comune? Perché, come modus operandi, parliamo con i Comuni? Dobbiamo, innanzitutto, premettere che la funzione di pianificazione urbanistica non è in capo alla Regione, ma è in capo ai Comuni, che decidono attraverso i piani regolatori generali (PRG), i regolamenti e gli strumenti urbanistici che definiscono la destinazione urbanistica e la destinazione d'uso dei vari terreni; definiscono, quindi, se un'area è industriale, commerciale, residenziale, se è adibita a servizi e, nel caso specifico, se è un'area che può essere dedicata ai servizi sanitari, quella che serve a noi per costruire l'ospedale. È necessaria, quindi, una collaborazione con i Comuni.
In tutto il Piemonte è stato fatto così, dal Cuneese, all'Alessandrino alla TO5 e al Canavese, dove abbiamo chiesto all'Assemblea dei Sindaci di darci un quadro delle possibili aree, per fare una valutazione che consenta di arrivare a una scelta condivisa.
Il Comune di Torino ha identificato un elenco di sette aree. Ve le leggo in ordine, per chi non riuscisse a leggere la diapositiva: area Pellerina, area Vitali, area Comando provinciale Vigili del fuoco, area Regaldi, area Corso Regina, area Vallette e area Traves. Poi è passato a una disamina più dettagliata (spero si riesca a leggere) sotto tutti i profili: piano regolatore, analisi geomorfologica, analisi acustica, fasce di rispetto, elettrodotti, acustici ambientali e via dicendo. Anche questo studio è disponibile.
La seconda zona analizzata (area Vitali) è di 40.000 metri, con tutte le caratteristiche (faccio una carrellata e poi entriamo nel dettaglio).
La terza zona analizzata è l'area Comando Vigili del fuoco, una zona più grande, ma con molti edifici.
La quarta zona è l'area Regaldi, che vedete in fotografia, con le previsioni di PRG allo stato attuale. Qui abbiamo una superficie minore.
C'è poi l'area di Corso Regina-via Pietro Cossa (scusate se vado veloce); l'area Vallette; la zona Nord di via Traves, poi si fa un confronto delle criticità delle aree.
Qui troviamo solo più quattro aree messe a confronto: area Pellerina area Vitali, area Vigili del fuoco e area Regaldi, con criteri, dimensioni proprietà, destinazioni d'uso, eventuale variante di piano regolatore bonifica suoli, classe geologica, classe acustica, classi acustiche aree limitrofe e dotazione infrastrutture di trasporto pubblico.
Da questa valutazione comparativa, cui vengono attribuiti vari punteggi secondo i criteri che i tecnici del Comune hanno voluto definire, alla prima area (area Pellerina) risultano 54 punti; all'area Vitali 51 all'area Vigili del fuoco 45; all'area Regaldi 32.
Questa è l'analisi di accessibilità. Ci sono tutte le leve, però la preferenza del Comune, sulla base dei punteggi, anche di poco, di questa analisi comparativa che vi ho fatto vedere (54 è stato il punteggio maggiore), cade sull'area della Pellerina.
Con i nostri tecnici, abbiamo proceduto a una valutazione di queste aree, predisponendo un approfondimento dello studio che avete visto prima un addendum, che ha preso in considerazione le possibili aree d'insediamento, sulla base dei criteri che i tecnici hanno attribuito (è una valutazione che nulla ha di politico, sono semplicemente stime tecniche) alle varie aree.
Sono state analizzate tutte le sette aree che il Comune ha proposto e i nostri tecnici hanno confermato le valutazioni con leggere discordanze, ma con un punteggio più elevato all'area della Pellerina.
Ora vedete la rappresentazione grafica dei vari ospedali delle varie aree. Le valutazioni della rete erogativa sono state fatte su una serie di criteri ed esami sempre disponibili a tutti. Questi sono i vincoli, perch l'area della Pellerina ha due vincoli importanti: un vincolo acustico, cioè una fascia di rispetto acustico, e un elettrodotto da spostare.
Qui ci sono i punti di forza e i punti di debolezza.
In ultimo, abbiamo ulteriormente voluto effettuare uno studio sull'impronta a terra dell'ospedale. È vero che ci servono 77.000 metri (76.500) di superficie all'interno dell'ospedale, ma distribuite su più piani, per cui occorrerà capire con precisione quale impronta a terra avrebbe determinato l'ospedale, nelle varie ipotesi costruttive. Anche questo è disponibile sul sito.
Come vedete, qui si rappresenta un'analisi del contesto dell'individuazione del sito, ossia l'analisi delle reti tempo dipendenti (aspetto più importante per quanto riguarda l'ubicazione e i tempi di percorrenza); le possibili aree d'insediamento, che sono quelle cinque di cui ho detto prima (Pellerina, Corso Regina, Vallette ex Macello, Vitali Vigili del fuoco e Regaldi); l'analisi delle curve isocrone, che sono proprio i tempi di percorrenza, i tempi che impiegano i nostri mezzi di soccorso, ma anche i cittadini, per raccordarsi e raggiungere il sito; il confronto delle aree interessate nei dettagli e l'analisi di contesto e individuazione del sito.
Quello di cui volevo parlarvi, però, è la tipologia costruttiva, che determina l'impronta a terra.
Nella letteratura scientifica si trovano varie tipologie: c'è il modello Padiglioni (un po' superato), il modello Poliblocco, il modello Torre e il modello Monoblocco, che potete vedere tutti.
Sono tipologie costruttive diverse che determinano anche delle scelte non solo clinico-gestionali, ma anche di tipologia di pazienti. Un ospedale che ospita infettivi, ad esempio, è difficilmente conciliabile con il modello Torre. Nella piastra tecnologica, infatti, abbiamo una piastra con Blocchi, una piastra con Torri, ma ciò che volevo sottolineare è che, per l'analisi della soluzione piastra con Torri, i nostri tecnici (lo potete vedete nel riquadro rosso in basso a sinistra) ci dicono che questa configurazione, per quanto risulti molto compatta, presenta la grande insormontabile criticità di non garantire un'accurata gestione dei pazienti infetti, non potendo dedicare a questi ultimi percorsi, luoghi fisici ben distinti e con degenze ordinarie, ragion per cui la piazza con torri è sostanzialmente un modello costruttivo che non possiamo applicare.
La soluzione B), la piazza con blocchi, invece supera le criticità legate alla gestione dei pazienti infetti, potendo garantire un blocco dedicato, oltre che percorsi verticali e orizzontali riservati.
La soluzione C), una piazza con blocchi più estesa, che supera le criticità e il notevole sviluppo orizzontale, però richiede una dimensione di lotto adeguata, quindi la soluzione piazza con blocchi B) e C), a seconda della sua estensione, è la soluzione tecnicamente più adatta.
Per quanto riguarda la collocazione del nuovo ospedale, ci siamo attenuti alle valutazioni dei tecnici della Regione e dei tecnici del Comune. L'area della Pellerina ha avuto il punteggio più alto e noi ci siamo adeguati.
Nella soluzione progettuale modello piazza con blocchi, l'impronta a terra dell'ospedale è di circa 20.000 metri quadri di edificio e l'ampliamento del lotto da 59.000 metri permetterebbe la realizzazione di opere esterne legate a viabilità, parcheggi e verde attrezzato.
Questo dimensionamento è fatto tenendo conto dei vincoli acustici e dell'elettrodotto. La soluzione C), una piazza con blocchi più estesa prevedrebbe addirittura 84.000 metri quadri con impronta a terra sempre di 20.000.
Le ipotesi a confronto sono la soluzione A) delle torri (17.000 metri di impronta a terra) che, come vi dicevo, non è applicabile; la soluzione B), piazza con blocchi (20.000 metri d'impronta a terra); la soluzione C) sempre più estesa con blocchi (26.000 metri di impronta a terra). Tutte tengono conto delle restrizioni della fascia acustica.
Abbiamo proceduto, sulla base di questo, a un Protocollo con il Comune che ha assunto l'impegno di rimuovere questi vincoli. I tecnici ci hanno informato che la dimensione del lotto attuale area giostrai di 59.000 metri quadri può essere sufficiente a garantire l'impronta a terra delle soluzioni B) e C), senza intaccare il Parco della Pellerina.
Questa è in sostanza la sintesi che ho voluto presentare. Vi chiedo scusa per la velocità, ma sono studi di centinaia di pagine che difficilmente possono essere illustrati in pochi minuti in un cappello introduttivo, ma possono essere approfonditi.
In sostanza, abbiamo seguito le indicazioni comunali delle varie aree e i nostri tecnici hanno concordato, sulle base delle valutazioni fatte dal Comune, sulle quattro aree messe a confronto nello studio disponibile a voi tutti.
Mi fermerei qui, Presidente. Per gli ulteriori approfondimenti e per le spiegazioni, che anche per me è difficile dare, visto che entriamo molto nello specifico di questioni tecniche, lascerei poi la parola all'ingegner Petruzzi, dirigente della Regione Piemonte che si occupa dell'edilizia sanitaria.
Con questo per adesso avrei concluso.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Icardi.
La parola all'Assessore all'urbanistica della Città di Torino, dottor Paolo Mazzoleni.



MAZZOLENI Paolo, Assessore all'urbanistica della Città di Torino

Buongiorno a tutti.
Buongiorno, Presidente; buongiorno ai colleghi Assessori regionali.
Ringrazio l'Assessore Icardi per la ricostruzione puntuale di una vicenda complessa, com'è stato richiamato, fatta di documenti di moltissime pagine e di studi molto approfonditi che non è facilissimo restituire brevemente in questa sede, ma tutti pubblicamente disponibili. Credo che possa essere interesse di molti andare a leggerli e ad approfondire qual è stato il percorso.
Mi permetto una digressione, anche perché il mio intento principale oggi è proprio ricostruire la vicenda e i passaggi che ci hanno portato a questa scelta, ma è un lavoro che ha già fatto per me, e molto bene l'Assessore Icardi, quindi vi rubo qualche minuto per qualche considerazione, forse di carattere più generale e, magari, per qualche puntualizzazione anche francamente non centrale.
La scelta di un'area per la realizzazione di una infrastruttura di queste dimensioni è sempre una scelta difficile: l'area perfetta non esiste e, se esistesse, il lavoro sarebbe molto, molto più semplice. Si tratta di trovare l'area dove i difetti possono essere contenuti, dove le criticità possono essere gestite e dove i lati negativi possono, in una qualche misura, essere compensati. È una scelta difficile, che dipende da tantissimi parametri. La prima lettera che abbiamo ricevuto dall'ASL e dalla Regione è di agosto 2022, quindi siamo quasi a un anno di lavoro per identificare quell'area. Quello che mi sento di dire, alla luce di questi mesi di lavoro, il tempo impiegato è la prima dimostrazione che la scelta non è avventata e che tutte le questioni sono state analizzate. L'Assessore ha usato un termine, "scelta condivisa", che mi sembra un termine abbastanza appropriato per questa vicenda, ma aggiungerei anche che è stata una scelta profondamente tecnica, basata su valutazioni dettagliate e accurate.
La scelta di un'area per un'infrastruttura di questo genere già di per sé non è una scelta facile, mai, a maggior ragione nel perimetro che è stato tracciato proprio ad agosto 2022, quindi dovendo rispondere anche con un'area in grado di essere disponibile in tempi brevi; un'area che non richiedesse una bonifica impegnativa; un'area la cui proprietà fosse già nell'alveo pubblico o istituzionale, ragion per cui questi ulteriori requisiti rendono questa scelta ancora più ristretta.
Noi abbiamo, fin dall'inizio, fin dal dossier che abbiamo condiviso a ottobre 2022 e che l'Assessore ha mostrato oggi, sempre cercato di allargare il più possibile e di presentare più aree, anche quando, magari forzavano un po' rispetto alle richieste (un'area un po' più piccola un'area un po' più lontana, eccetera), per verificare che le scelte che si stavano adottando non fossero avventate.
Alla fine di questo percorso ci siamo concentrati, come sapete sull'area attualmente dedicata agli spettacoli viaggianti, sulla testa del Parco della Pellerina. È un'area che ha anch'essa molte criticità, perch l'area perfetta non esiste.
Vorrei puntualizzare un tema, forse l'unico che mi sembra valga ancora la pena richiamare dopo l'intervento molto completo e corretto dell'Assessore Icardi, che è il Protocollo che abbiamo sottoscritto.
L'esito di quell'istruttoria, infatti, non solo ci ha indotto a ritenerla un'area preferibile, diciamo così, rispetto alle altre (mi verrebbe da dire "meno critica" rispetto alle altre), ma ci ha anche portato a conoscerne con grande dettaglio i suoi limiti, proprio perché l'abbiamo scelta con molta cura.
Un aspetto che mi piace ricordare è che quel Protocollo che è stato approvato da due Giunte, quella del Comune di Torino e quella della Regione Piemonte, identifica con grande chiarezza anche i limiti e i vincoli di quella stessa area (limiti e vincoli che mi permetto di richiamare qui di seguito) e impegna entrambi gli Enti, anzi, tutti e tre gli Enti, a prendersi in carico queste criticità, a gestirle e a condurre il lavoro da qui in avanti; lavoro che sta procedendo in questa settimana con l'istituzione del tavolo tecnico previsto dallo stesso Protocollo.
Vi ricordo sinteticamente queste criticità riscontrate: l'area è sicura dal punto di vista idrogeologico, però si trova in una porzione di città dove il tema idrogeologico è centrale, quindi l'accurata definizione del perimetro dell'area e l'attenzione a questi aspetti è davvero molto importante.
Confina con un parco, come sappiamo, quindi il Protocollo chiarisce con grande nettezza che non è possibile espandere l'area d'insediamento oltre a quella attualmente dedicata agli spettacoli viaggianti, sia per ragioni idrogeologiche, sia perché l'area confinante oggi è già destinata a parco aspetto su cui non vogliamo e non possiamo retrocedere. Questo comporta una riflessione sul modello insediativo che lo stesso Assessore ha poc'anzi illustrato.
Ho una formazione da progettista, ma tutti noi sappiamo che progetto faremmo in assenza di vincoli; ma sappiamo, altresì, che un progetto si pu fare anche con dei vincoli, solo con qualche sforzo di riflessione in più e con qualche ragionamento in più. Da qui la necessità che il modello insediativo scelto possa stare all'interno di quel perimetro che abbiamo definito con grande chiarezza nel Protocollo, che è quello dell'area attualmente adibita agli spettacoli viaggianti.
Quell'area è comunque libera, per quanto oggi utilizzata in quella maniera, e nelle previsioni della città è un'area a servizi e verde.
È un'area che, nelle aspettative della città, avrebbe potuto non essere costruita, o addirittura, nell'auspicio di molti, completare il Parco della Pellerina. Questo è un tema critico, lo sappiamo, lo conosciamo. Pertanto per noi è molto importante, come è scritto con chiarezza nel Protocollo che il progetto del nuovo ospedale porti con sé le compensazioni del terreno che viene consumato in forma di nuovo suolo che restituiamo alla permeabilità e al verde della città. Su questo, la Regione mi sembrava perfettamente allineata e disponibile.
Sempre dal punto di vista ambientale, se mi consentite, un altro tema che avevamo discusso e che è scritto con chiarezza nel Protocollo riguarda il bilancio energetico del sistema ospedaliero torinese nel suo complesso e di Torino Nord in particolare, che deve migliorare radicalmente grazie a questo intervento (mi sembra anche evidente che lo farà): sostituire due ospedali obsoleti, oggi drammaticamente energivori, oltre che non efficaci rispetto alle necessità, con un nuovo ospedale con le prestazioni di un edificio sanitario progettato e costruito secondo le attuali tecnologie, il che deve portare e porterà a un bilancio complessivo molto positivo.
Pertanto, il sistema ospedaliero inquinerà molto meno con questo intervento.
La richiesta che abbiamo avanzato, e che il Protocollo che abbiamo sottoscritto insieme verifica, è quella di quantificare questo miglioramento, ossia di monitorare e dare una misura di quanto migliorerà il bilancio energetico e d'impatto ambientale del sistema ospedaliero grazie a questo nuovo investimento.
Un ultimissimo tema che non riguarda direttamente l'area, diciamo così ma riguarda l'operazione nel suo complesso e non soltanto il nuovo insediamento. Abbiamo chiesto e, mi sembra di poter dire, ottenuto, che nel Protocollo vi sia un'attenzione da parte della Regione, che anche in questo caso si è trovata concorde, circa il destino dei presìdi ospedalieri che vengono dismessi. Non riteniamo che questi possano essere pensati al di fuori di un ragionamento generale sull'offerta sanitaria della città: è stato detto bene dall'Assessore prima. Non si tratta, quindi, di scambiare un'area con un'altra, ma si tratta di avere uno sguardo ampio anche ai diversi elementi che compongono un'offerta sanitaria. L'offerta sanitaria non è fatta solo di ospedali, evidentemente; dunque, mantenere queste aree all'interno di questa offerta anche con destini diversi è un altro elemento importante.
Dicevo, e concludo, che il tavolo tecnico che lo stesso Protocollo prevede ha iniziato a lavorare da alcune settimane. Devo rilevare che il Protocollo sta risultando una guida preziosa per quel lavoro. In fondo queste operazioni passano da un'istruttoria tecnica a un passaggio politico, e poi nuovamente a un'istruttoria tecnica di grado diverso. Il fatto di aver messo per iscritto, in poche pagine di quel documento, quali erano le conclusioni, gli obiettivi e le criticità cui siamo pervenuti in questi otto-dieci mesi di lavoro, ci permette di ricordarcene sempre e di ricordarlo a chi via via prenderà in mano questa trasformazione.
Il nostro Sindaco ha detto più volte: "Non capita spesso, per una città, scegliere dove costruire un ospedale di quelle dimensioni". Per fortuna o purtroppo ("purtroppo" per chi poi deve gestire scelte così complesse, ma "per fortuna", perché questa città ha drammaticamente bisogno di quell'ospedale) credo che il lavoro anche difficile e critico che abbiamo condotto insieme per poter giungere a una soluzione possibile sia importante; un lavoro che guarda al futuro della città.
Il nostro auspicio non può che essere che questo ospedale si faccia che si faccia rapidamente, che si confermino i finanziamenti e che si proceda a spron battuto nella sua progettazione e realizzazione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Lascio la parola al Presidente della Circoscrizione 4 della Città di Torino, dottor Alberto Re.
RE Alberto, Presidente della Circoscrizione 4 della Città di Torino Buongiorno a tutte e a tutti. Ringrazio il Presidente Allasia per l'invito e per questa opportunità di confronto.
Com'è già stato detto, è noto da anni che l'Ospedale Maria Vittoria si trova in una situazione di deterioramento strutturale, tale da non essere più sanabile con singole riqualificazioni o singoli interventi di manutenzione. Questo, peraltro, ci viene ripetuto quotidianamente da medici e infermieri, ma anche dai molti pazienti che trovano nell'ospedale un accesso assolutamente professionale dal punto di vista della risposta sanitaria, ma altrettanto fatiscente se si guarda all'involucro in sé.
Questa discussione riguarda anche l'Ospedale Amedeo di Savoia.
Pertanto, nasce la necessità condivisa di dover dar vita a una nuova struttura ospedaliera che vada a unificare le due strutture ospedaliere (il Maria Vittoria e l'Amedeo di Savoia), in modo da ripensare, in particolare per l'Amedeo di Savoia, alla possibilità di una nuova destinazione per alcune aree oggi ospedaliere e, magari, per implementare servizi diurni e di medicina territoriale, sicuramente utili e oggi carenti.
Ci siamo detti più volte che la collocazione del nuovo ospedale non può, però, prescindere anche da quella che è la collocazione geografica attuale, corso Tassoni angolo via Cibrario, al confine tra i quartieri San Donato e Campidoglio. L'utenza di riferimento in qualche modo è quella residente nel distretto nord-ovest della città di Torino ed è quella che, a nostro parere, dovrà trovare nella nuova struttura ospedaliera un punto di riferimento in assoluta continuità territoriale.
Proprio per dare risposta a questi elementi, la Circoscrizione 4 di Torino, con un primo ordine del giorno a novembre, ha invitato la Città di Torino, l'ASL e la Regione a indirizzare l'investimento del nuovo ospedale sempre nell'area nord-ovest della città, individuando preferibilmente per la futura sede, qualora fosse stato possibile, aree dismesse o in trasformazione, preservando così aree verdi e d'interesse ambientale.
Con un secondo ordine del giorno il nostro Consiglio circoscrizionale si è espresso affinché sull'attuale sede del Maria Vittoria siano evitate speculazioni immobiliari, evitando altresì che l'immobile resti per decenni l'ennesimo vuoto urbano della città. La richiesta sul Maria Vittoria è che l'attuale sede resti un presidio pubblico a vocazione sanitaria e sociale.
Devo dire che siamo abbastanza orgogliosi di essere riusciti, pur con fatica, a ospitare un confronto ampio e partecipato, che ha visto un'importante presenza di cittadini e di associazioni territoriali nella nostra sala consiliare, alla presenza della Città di Torino e dell'ASL.
Dopodiché siamo arrivati nel mese di marzo e, in qualche modo, abbiamo preso atto, come istituzione decentrata, della scelta che è stata fatta per la costruzione del nuovo ospedale e della destinazione, ricaduta nell'area sterrata del Parco Carrara, noto come Pellerina, che oggi, come già detto è occupata da giostrai e da eventi temporanei.
Abbiamo preso atto della situazione e in un successivo Consiglio ci siamo mossi per chiedere quelle che sono, secondo noi, delle dovute garanzie anche per il territorio. Abbiamo chiesto, in particolare, che le compensazioni del verde previste per legge avvengano con azioni mirate proprio a partire dal territorio della Circoscrizione 4, concordando gli interventi con il nostro ente, attraverso riqualificazioni territoriali inserimento di verde in zone dove è assente o insufficiente, ipotizzando non solo un saldo positivo di aree verdi, ma, se è possibile, uno sforzo maggiore per un eventuale ampliamento dello stesso Parco Carrara.
Siamo soddisfatti che molte delle nostre richieste e delle nostre osservazioni sono state recepite dal Protocollo Città-Regione. Tuttavia esprimiamo un po' di rammarico per quello che è stato un percorso decisionale che ha portato alla scelta, che poteva e che doveva, a nostro avviso, essere più ampio e più partecipato, sia con le istituzioni territoriali sia con i soggetti che hanno espresso criticità e osservazioni nel corso dei mesi. Pensiamo che siano preoccupazioni legittime, equamente distribuite tra residenti, associazioni e fruitori del parco, che dovevano e dovranno ancora trovare risposte adeguate.
La dico così: forse, a nostro parere, è mancata proprio una comunicazione approfondita e diffusa sul territorio, affinché la necessità condivisa di costruzione del nuovo ospedale potesse essere conosciuta da molti. Oggi, a maggior ragione, alla luce della firma del Protocollo citato tra Città, ASL e Regione e della scelta effettuata rispetto alla destinazione del sito, il nostro ruolo di raccordo con il territorio e con i suoi abitanti ci impone di chiedere con maggior forza una comunicazione efficace e periodica, che consenta al territorio di conoscere nel dettaglio le fasi della progettazione, gli scenari, le implicazioni e i tempi; che permetta di monitorare un cantiere impattante, una viabilità che giocoforza avrà pesanti ricadute e vedrà pesanti cambiamenti, ma che spieghi anche le scelte sul consumo di suolo, sulla sua mitigazione e sulla tutela dell'area verde del parco.
Vogliamo sì il nuovo ospedale, ma vogliamo anche un nuovo percorso, che metta al centro il territorio e i suoi cittadini, un progetto che deve rappresentare, attraverso un dibattito pubblico che coinvolga operatori sanitari e professionisti, una grande opportunità sanitaria e sociale.
Ognuno dovrà, quindi, fare la propria parte.
Vado alle conclusioni. Siamo ovviamente a disposizione, come ente di prossimità, per quella fase importantissima di ascolto dei cittadini e di tutti coloro che sentiranno la necessità di esprimersi. Mi permetto, vista la sede, di chiedere anche all'Assessore Icardi, a questo Consiglio e alla Giunta regionale, per quanto sarà possibile, investimenti davvero urgenti e necessari sulle assunzioni di personale sanitario e infermieristico.
Assessore, ciò si rende ancor più necessario alla luce degli investimenti in corso con fondi PNRR, che riguardano, ad esempio, le nostre case e ospedali di comunità: strutture nuove che, però, rischiano velocemente di diventare vecchie.
Eravamo convinti, e lo siamo tuttora, che il nuovo ospedale possa sorgere nell'interesse esclusivo della salute delle persone, senza scordarci però che questo passa anche obbligatoriamente da una partecipazione territoriale e dal rispetto di una nuova dimensione sociale ed ambientale.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Re.
Ha ora la parola il Presidente della Circoscrizione 5 della Città di Torino, il dottor Enrico Crescimanno.



CRESCIMANNO Enrico, Presidente Circoscrizione 5 Città di Torino

Buongiorno a tutti e a tutte. Ringrazio il Presidente Stefano Allasia per l'invito a questo Consiglio aperto in rappresentanza della Circoscrizione 5 della Città di Torino. Saluto tutti i Consiglieri e le Consigliere presenti, gli Assessori e i rappresentanti della Città, i colleghi Presidenti delle Circoscrizioni 4 e 6.
Ci troviamo di fronte a ospedali vetusti, i cui costi di manutenzione sono molto elevati, ma più che altro sono evidenti le criticità nell'organizzazione funzionale delle attività ospedaliere per strutture organizzative non più adatte a concetti di strutture moderne, al passo con i tempi.
Come è stato detto, l'Ospedale Maria Vittoria è uno dei cinque ospedali di riferimento della città; la sua costruzione iniziò nel 1883 e nel 1885 prese vita. Successivamente, l'Ospedale Amedeo di Savoia venne progettato appunto, alla fine dell'Ottocento e fu inaugurato il 1° gennaio 1900.
Queste strutture oggi non sono più adatte, come dicevamo, alla medicina moderna. Si pensi al fatto che per passare da un reparto all'altro, in alcuni casi, bisogna passare anche attraverso dei cortili. Appare evidente a tutti che il carico di lavoro non è più sostenibile e che la situazione dei Pronto soccorso è critica a più riprese.
L'Amedeo di Savoia presenta limiti organizzativi e strutturali. Di recente l'ospedale è stato riorganizzato per l'emergenza pandemica, in cui sono state certificate criticità evidenziate da numeri. A questo punto il Comune di Torino ha predisposto un documento, ove gli indicatori pongono in posizione di maggiore adeguatezza l'area della Pellerina tra i corsi Lecce e Regina Margherita, la zona in cui sono collocati i giostrai, che risulterebbe il luogo più idoneo per ricollocare la nuova struttura sanitaria riprogettata ex novo, alla luce della sostenibilità ambientale e della recente normativa dal punto di vista edilizio, energetico e impiantistico, compresa la viabilità e l'accessibilità.
La realizzazione del nuovo ospedale di Torino nord, ricollocato in modo strategico, è l'unica scelta sostenibile, oltremodo necessaria anche per permettere al personale sanitario di svolgere le proprie mansioni in una struttura moderna, come dicevamo prima, al passo con i tempi.
Pertanto, appare di tutta evidenza come la futura ricollocazione debba essere mantenuta nella maggior prossimità possibile dell'attuale in riferimento a criteri tecnici, con l'attribuzione di punteggi rispetto a indicatori specifici. A questo punto, auspichiamo in tempi rapidi che venga presentato il nuovo Piano regolatore della sanità della Città di Torino che comprenda anche il progetto del nuovo ospedale di Torino nord.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al dottor Valerio Lomanto.



LOMANTO Valerio, Presidente della Circoscrizione 6 della Città di Torino

Grazie, Presidente.
Ringrazio per la possibilità di parola.
Parto dai ringraziamenti dovuti e sentiti.
Il primo ringraziamento lo rivolgo a tutti quei Consiglieri di Fratelli d'Italia che hanno scritto assieme a me una lettera e ci tengo a citarli: la Consigliera Marino, il coordinatore Zito, la coordinatrice Brega, la Consigliera Braiato, la coordinatrice Zaccaro, la Consigliera Redavid, la coordinatrice Ventra, il coordinatore Francavilla, il Consigliere Ballatore, la Consigliera Lessi, il Consigliere Macrì, il Consigliere Luca Maggia e il Consigliere Borello, oltre che il Consigliere comunale Liardo.
Non sono solo nomi, sono persone che rappresentano, nei territori tutti i territori della nostra Circoscrizione e comunali, il sentimento di parte della nostra cittadinanza. E poi voglio ringraziare l'Assessore Marrone, qui presente, perché ha accolto la nostra lettera e ci ha permesso di essere qui in questa assise.
Poi è obbligo e un piacere ringraziare la Regione Piemonte, perché la nostra richiesta è stata accolta e noi oggi siamo qui: noi territori, per la prima volta, siamo in un'assise istituzionale a parlare di questo nuovo ospedale.
Ci tengo a ribadire che è per la prima volta, perché nessuno dei firmatari, nessuno dei miei Consiglieri in Circoscrizione, che oggi ho l'onore, l'onere e il piacere di rappresentare, è contrario, cosa che tengo a dire, al nuovo ospedale. Nessuno. Siamo tutti felici che ci possa essere un nuovo ospedale e siamo tutti felici che le persone e i cittadini di Torino possano superare quelle che sono criticità naturali, dovute al tempo che passa, come ha ben detto il mio collega Crescimanno.
I nostri medici, che nel periodo COVID hanno avuto grandi difficoltà e che abbiamo tutti, ognuno nella sua posizione, ringraziato e sostenuto ritengono che è giusto che questo ospedale venga fatto, ripeto, perché ci tengo a dire che nessuno di noi è contrario.
Siamo, però, oggi qui a portare una testimonianza di un metodo che non ha funzionato: il metodo di confronto rispetto ai territori. Spesso si parla dell'importanza dei territori, dell'importanza di tutti quei piccoli amministratori, che però hanno davvero il contatto con il singolo cittadino. Noi, in qualità di Presidenti, lo facciamo quotidianamente.
Devo dire che la Regione Piemonte, insieme alla Città di Torino, nei mesi precedenti ha dimostrato una sensibilità, quando l'Assessore Rosatelli, qui presente, che saluto, ha chiesto l'inserimento dei Presidenti di Circoscrizione nella Conferenza socio-sanitaria; presenza che non era stata garantita rispetto al procedimento, ma la Regione Piemonte ha fatto quello che doveva fare per sostenere questo tipo di procedimento e quindi, ci ha permesso di essere presenti.
Tuttavia, tengo a dire anche questo: il 31 marzo si è svolta la Conferenza socio-sanitaria e l'ordine del giorno riguardava il Protocollo d'intesa per la realizzazione del nuovo ospedale dell'Azienda Sanitaria Locale Città di Torino. Questo testo l'abbiamo ricevuto cartaceo quando siamo arrivati alla conferenza e, via mail, tre minuti prima dell'inizio.
Questo voleva dire che avremmo dovuto dare l'assenso a un documento senza averlo visto prima.
Penso che sia anche una questione di serietà: non credo sia giusto neanche nei confronti di chi ci ha votato, prendere una posizione così importante senza aver prima letto, studiato e condiviso in primis con la nostra Giunta e, poi, con tutto il Consiglio che rappresentiamo. Questo è il motivo per cui in quella sede mi sono alzato. Prima ho fatto la richiesta che si potesse ridiscutere della questione anche solo chiedendo una settimana di tempo, un rinvio, ma non è stato possibile. Ci è stato risposto così dall'Assessore Rosatelli, quindi io, per dignità anche dell'ente che rappresento, ho deciso di alzarmi, di andare via e di non dare così la mia presenza rispetto a quello che trovo essere stata una scorrettezza.
Ripeto, non lo faccio per Valerio Lomanto, come nessun Presidente qui lo fa per sé stesso; lo facciamo per il ruolo che rappresentiamo e per dare la giusta rappresentanza dei nostri territori, tutti, perché quando sono Presidente di Circoscrizione, lo sono per chi è del mio partito, Fratelli d'Italia, ma anche per chi è del Partito Democratico, perché anche loro, e credo anche la mia Capogruppo in Circoscrizione 6, avevano il piacere e il bisogno di confrontarsi su un tema simile. Sicuramente il metodo non ha funzionato.
Voglio fare ancora un passaggio, permettetemi, rispetto ai numeri.
Ho ascoltato volentieri l'intervento dell'Assessore Icardi, che è stato molto preciso e lo ringrazio (ho visto la tabella, ma in realtà l'avevamo già stampata). I numeri ci sono, sono freddi, sono oggettivi, però sono anche molto vicini, uno fra l'altro, sito per sito. Non stiamo parlando di una Pellerina con un punteggio 20 volte, dieci volte o cinque volte superiore (ma neanche due o tre volte superiore); stiamo parlando di 2,3 punti (quattro in alcuni siti). Stiamo parlando di numeri che, a mio parere, fanno vedere una situazione abbastanza simile.
Infine, penso che la politica abbia il compito importante di non limitarsi a prendere numeri e metterli in pratica, altrimenti saremmo tutti tecnici. E allora noi, politici, cosa ci stiamo a fare? Credo che questi numeri debbano essere contemperati a quello che è un sentimento popolare, a una discussione popolare, a una discussione territoriale, perché dietro questi numeri ci sono persone e famiglie. È veramente molto importante altrimenti smettiamo tutti di fare quello che facciamo e lasciamo fare ai nostri tecnici che, peraltro, in Circoscrizione, così come in Comune e in Regione, sono molto bravi e preparati, sono colonne portanti per le nostre attività, ma per fortuna la politica ha ancora un ruolo e una sua importanza.
Concludo con l'auspicio (io e tutti i Consiglieri e i coordinatori che come me, hanno firmato la lettera) che davvero Regione e Città di Torino si possano fermare un attimo e confrontarsi con i territori. Lo facciamo e lo chiediamo per il bene del nuovo ospedale perché, in un anno e mezzo da Presidente, mi sono reso conto che qualsiasi cosa catapultata dall'alto non viene mai accettata o, comunque, soffre di difficoltà e invece, quando l'iter è differente e il percorso è condiviso con la cittadinanza, le cose si vedono e il percorso risulta essere in discesa.
Auspico davvero di vedervi nelle nostre sedi circoscrizionali e concludo con una battuta: sono sicuro che sentirete più di un cittadino che verrà a raccontarvi dell'alluvione che nel 2000 ha causato danni, disagi e la chiusura di una strada per sei mesi proprio lì, nel sito in cui deve essere fondato il nuovo ospedale.
Sono anche sicuro, e ora parlo da Presidente di Circoscrizione, che tanti vi parleranno dell'importanza dell'area Regaldi e della voglia di rilanciare lo Scalo Vanchiglia e tutta una zona oggi abbandonata un po' a sé stessa.
Grazie.



(Applausi provenienti dalla parte dell'emiciclo riservata al pubblico)



PRESIDENTE

Scusate, ma non sono ammesse esternazioni.
Grazie.
Lascio la parola al Direttore generale dell'ASL Città di Torino, dottor Carlo Picco.



PICCO Carlo, Direttore generale ASL Città di Torino

Buongiorno a tutti e grazie per l'invito, Presidente.
L'Assessore Icardi ha descritto, in maniera molto fedele e precisa l'iter della realizzazione del nuovo ospedale e della sua collocazione.
Voglio solo ricordare alcuni aspetti.
Questo ospedale non può essere definito vetusto. È un ospedale, come è stato ricordato, di fine Ottocento; un ospedale che, strutturalmente, ha dei limiti evidentissimi. Occorre anche ricordare che a Torino, da quasi settant'anni, non si costruisce un nuovo ospedale. Questo è un limite molto importante, considerato che questo ospedale settant'anni fa ne aveva già 70, ma oggi ne ha 140.
Credo, quindi, che l'opportunità balenata, che adesso appare molto evidente, di superare questa situazione e costruire finalmente un ospedale che unisca l'Ospedale Amedeo di Savoia e l'Ospedale Maria Vittoria (l'Amedeo di Savoia è un ospedale ancora più vecchio del Maria Vittoria e ha limiti strutturali molto importanti, anche se su questo stiamo investendo, perché ne vogliamo fare una struttura territoriale) sia assolutamente indispensabile e necessario. Perché? Perché il Maria Vittoria è l'ospedale il cui pronto soccorso, in regione, accetta più passaggi: dai 75 mila agli 80 mila passaggi annui.
Questo è un elemento che lo caratterizza, perché vuole dire che la popolazione è abituata a rivolgersi a questo presidio. Si tratta di un presidio che, nella programmazione della nostra ASL, è di primo livello.
Abbiamo un altro presidio di secondo livello, il Giovanni Bosco (Torino nord), un ospedale su cui abbiamo investito moltissimo, anche di recente con tecnologie molto avanzate. Si tratta di un ospedale che ha tutti i servizi completi per essere un DEA di secondo livello, quindi eventualmente anche un'azienda ospedaliera autonoma disponendo di tutti i servizi richiesti, però sconta la difficoltà di avere un numero ridotto di posti letto e di dover fare molta attività anche di primo livello.
Pertanto, un ospedale più grande e allocato in prossimità del nuovo ospedale è assolutamente indispensabile. Sia la contrazione dei posti letto sia la necessità di decongestionare l'hub sono elementi che ci inducono a riflettere e a pensare che dobbiamo muoverci rapidamente. Mentre il Giovanni Bosco è stato raddoppiato, ampliato e ammodernato e l'ospedale Martini rifatto completamente nuovo durante la parentesi del COVID, durante il momento in cui lo abbiamo fatto diventare COVID Hospital (il pronto soccorso era chiuso e abbiamo utilizzato quel periodo, nonostante tutte le criticità, per rinnovarlo completamente, facendone uno nuovo, più ampio e funzionale), il pronto soccorso del Maria Vittoria ha poche possibilità di essere migliorato e rimodernato. Pertanto, è poco attrattivo per i medici che ci lavorano: uno, per il grande lavoro e il grande fermento; due, per i limiti strutturali che ha (bandiamo concorsi che perennemente vanno deserti, per i medici del pronto soccorso del Maria Vittoria).
Questo costituisce un altissimo elemento di criticità, perché poi bisogna ricorrere alle cooperative che, come si è detto, neanche queste sono affidabili e sono costose. Abbiamo veramente molte difficoltà, mentre invece sul Giovanni Bosco, e adesso sul Martini con il rimodernamento riusciamo a gestire l'organico.
Il fatto di non riuscire a trovare medici è un altro segnale d'allarme che ci fa dire che dobbiamo procedere rapidamente. Abbiamo fatto degli studi, anche con il 118, che ci dicono che l'area che ci è stata proposta soddisfa le esigenze. Ho parlato con i nostri clinici, i nostri medici che ci supportano e con cui ci confrontiamo quotidianamente, che ci hanno detto che quella è un'area che risponde alle caratteristiche richieste per vicinanza, per rapidità d'intervento dei mezzi del 118 e per tutta una serie di caratteristiche che la rendono più adatta, ovviamente con delle criticità che non nascondiamo e che stiamo valutando in un Tavolo congiunto con il Comune.
Dopo la firma del Protocollo, abbiamo fatto partire un Tavolo di confronto che ci dovrà portare rapidamente al bando di gara per lo studio di fattibilità. È determinante fare in fretta, perché il Maria Vittoria va veramente superato e va data una speranza ai medici e ai grandi professionisti che vi lavorano con abnegazione, con sacrifici e in condizioni critiche. Condizioni critiche che, anche con tutto l'impegno tutto l'investimento e tutta la volontà di superarle, non possono essere superate perché ci sono vincoli strutturali così forti che non possono essere superati.
Cercheremo, ovviamente, da qui alla costruzione del nuovo ospedale, di avviare, comunque, una ristrutturazione per quanto è possibile, ma è evidente che i limiti strutturali non possono essere superati del tutto.
L'auspicio è che si faccia in fretta, la sede è stata individuata dal Protocollo e quindi stiamo lavorando su quella sede.



PRESIDENTE

Grazie, Direttore Picco.
La parola al Vicepresidente dell'Ordine dei Medici di Torino, dottor Guido Regis.
Prego, dottore; ha facoltà di intervenire.



REGIS Guido, Vicepresidente Ordine dei Medici di Torino

Grazie per questo invito.
Saluto tutti i presenti, l'Assessore ed il Presidente del Consiglio.
Come vedete, non utilizzo un cartaceo per il mio intervento in quanto l'Ordine dei medici si è iscritto a parlare sostanzialmente per consentirci l'opportunità, eventualmente, di commentare preliminarmente quanto avremmo ascoltato in questa mattina.
Credo che tutti i presenti, o perlomeno la maggior parte, siano consapevoli dell'importanza del coinvolgimento dell'Ordine dei medici in questo tipo di processo. L'Ordine, in quanto ente sussidiario dello Stato deve fondamentalmente occuparsi degli interessi dei cittadini indipendentemente dal colore politico di chi governa in un dato periodo il territorio piuttosto che la Nazione.
Proprio in tal senso ci siamo già occupati in passato della realizzazione di un importante progetto, quello del Parco della Salute, e l'abbiamo fatto avvalendoci di pareri tecnici di livello e titolati. Pareri in tema urbanistico, architettonico, ingegneristico, di ambiente, economico (ad esempio avvalendoci della professoressa Dirindin) e, ovviamente, pareri medici.
Le prime interlocuzioni relative al Parco della Salute, che ha ancora da essere realizzato, sono iniziate già nel 2016, attraverso incontri con l'allora Assessore Saitta, e di seguito proseguite con una serie di azioni ed eventi, che abbiamo realizzato costituendo preventivamente un gruppo di lavoro tecnico ad hoc e producendo documenti, convegni ed incontri con i vari Direttori generali che si sono susseguiti: il dottor Zanetta, il dottor Falco, il dottor La Valle, di recente con l'Assessore Icardi, e i loro collaboratori.
Penso che non ci siano dubbi sul fatto che il lavoro svolto dall'Ordine, il quale per altro non ha in questi casi né la velleità, tanto meno il potere di decidere, rallentare o velocizzare un processo decisionale politico regionale, sia semplicemente servito, inutilmente purtroppo, a mettere in guardia, gli attori effettivi di questo processo rispetto a quanto poi effettivamente sarebbe accaduto: sono trascorsi oltre sette anni ed al momento non è stato ancora apposto un mattone di quell'ospedale.
Questo è stato determinato in primis per l'appunto dal fatto che il progetto, ancora presente sul sito della Regione, meraviglioso, molto bello sulla carta, intelligente e futuribile, della costruzione di un nuovo Parco della Salute, per di più cogente proprio per gli stessi motivi per cui si sta parlando oggi del Maria Vittoria e dell' Amedeo di Savoia, vale a dire la vetustà delle Molinette, abbia di fatto trovato una sua grande criticità proprio nella scelta del sito.
È indiscutibile che questo abbia rallentato e determinerà comunque volenti o nolenti, una riduzione di alcuni servizi per i cittadini, ammesso e non concesso che quell'ospedale, una volta costruito, possa soddisfare quelle che vengono chiamate le "alte complessità". Inevitabilmente si verificherà una riduzione per le cosiddette "basse e medie complessità".
Proprio su questa base non riteniamo corretto, in questo momento esprimere un parere sul progetto Maria Vittoria-Amedeo di Savoia, in quanto la documentazione che ha creato il preambolo per la progettazione del nuovo Ospedale è stata messa a disposizione da poco e, dalla relazione dell'Assessore, risulta cospicua e dettagliata. Non ci è stato possibile pertanto ancora analizzarla in modo efficace.
Quello che possiamo affermare, sempre con beneficio d'inventario, è che l'individuazione del sito, in questo caso, sia sicuramente meno critica rispetto a quanto lo sia stata per il Parco della Salute. Per tutto il resto, ovviamente, ci riserviamo di valutare la documentazione per fornire pareri più completi e più pertinenti.
In linea generale ci sembra che, in questa fase, vi sia stata una buona interlocuzione tra Comune e Regione, cosa non sempre facile e scontata.
Certamente è necessario un coinvolgimento dei cittadini ma, secondo noi continua a essere importante la ricerca di una collaborazione con il nostro Ordine. Noi siamo disponibili a dare il nostro supporto, con le risorse a nostra disposizione e con tutta l'onestà intellettuale che abbiamo sempre dimostrato e che vogliamo continuare a dimostrare. Riteniamo importante che effettivamente quest'ospedale, come peraltro ho sentito relazionare dall'Assessore Icardi, non sia progettato in senso minimale, cioè abbia veramente la capacità di rispondere a alcune criticità sanitarie che si sono ulteriormente palesate dopo il 2019. Sottolineiamo che i dati di flusso e quant'altro presentati oggi, com'è stato detto, sono antecedenti al COVID-19.
La pandemia ha fatto emergere una serie di problematiche che prima non volevano essere considerate. È necessario, come abbiamo sentito, che vi sia una modularità e un'elasticità nella progettazione e realizzazione della struttura, che consenta senza costi di aprire o chiudere aree dell'ospedale sulla base delle esigenze del momento e, soprattutto, una capacità di ragionare in senso ampio sopperendo anche alla riduzione dei posti letto che si è verificata e si verificherà, anche con la realizzazione del Parco della Salute.
Dobbiamo fare attenzione a non continuare a basarci troppo sui numeri.
Certo, ci sarà una riduzione demografica della popolazione torinese, non c'è dubbio, ma la modifica delle esigenze dei pazienti a causa, ad esempio dell'invecchiamento farà sì che ci troveremo sempre di più a rispondere a esigenze di salute che non possono essere solo correlate ai semplici dati demografici.
Poco fa il dottor Picco ci spiegava che l'accesso al pronto soccorso del Maria Vittoria è uno dei più importanti di Torino, sottolineando l'inadeguatezza degli spazi. Bisogna dunque immaginare un ospedale che disponga di spazi adeguati, ma che fornisca altresì la possibilità di rispondere non soltanto alle acuzie, ma anche alle post-acuzie.
Solo per essere sintetico, lancio una provocazione che spero venga colta in maniera intelligente: bisogna immaginare un Maria Vittoria che sia più spoke, certamente, ma anche un pochino più hub, in grado di rispondere da solo a 360 gradi alle esigenze di salute, cioè alla maggior parte delle patologie che vi afferiranno, senza determinare un successivo trasferimento di pazienti verso altre realtà cittadine. Questa è l'impostazione che vorremmo che venisse assunta nel definire in maniera completa la progettazione di questo ospedale.
Concludo ribadendo la disponibilità dell'Ordine dei medici a una proficua collaborazione.
Grazie per questa opportunità.



GAVAZZA GIANLUCA



PRESIDENTE

Ringraziamo il dottor Guido Regis, Vicepresidente dell'Ordine dei Medici di Torino.
Ha chiesto di intervenire il dottor Mauro Bidoni, Coordinatore cittadino di Torino di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato.
Prego, dottore; ne ha facoltà per dieci minuti.



BIDONI Mauro, Coordinatore cittadino di Torino di Cittadinanzattiva Tribunale per i diritti del malato

Buongiorno, Presidente; grazie per l'invito.
Un saluto all'Aula e ai cittadini presenti.
Noi siamo contenti della velocità con cui è stata assunta la scelta di ricostruire l'Ospedale Maria Vittoria, però ci accompagnano alcune preoccupazioni e alcuni dubbi in merito.
La prima preoccupazione è relativa al fatto che i cittadini non sono stati coinvolti in questa scelta, soprattutto nell'individuazione dell'area dove verrà ubicato l'ospedale. Le preoccupazioni sono principalmente legate al fatto che tale opzione sottrae territorio verde alla città.
Inoltre, la zona scelta era già stata colpita da alluvioni: insomma, è una zona che andrebbe presumibilmente rivista.
Un altro dubbio riguarda il traffico, che in quella zona è già molto elevato: la costruzione del nuovo ospedale richiamerà ancora più mezzi.
Con questo cosa vogliamo dirvi? Che forse sarebbe il caso di rivalutare un'altra opzione. Ad esempio, si parla dell'area dell'ex macello di via Traves, che forse sarebbe più indicata, anche se la Città di Torino non l'ha segnalata come una delle priorità. Noi crediamo che questa scelta vada un po' rivista.
Temiamo, inoltre, che con questa scelta si rischi di far slittare ulteriormente la ricostruzione di questo ospedale, così com'è successo col Parco della Salute: vent'anni di attesa e non si vede ancora niente! Sarebbe auspicabile, quindi, che da parte della Regione ci fosse un ripensamento su questa ubicazione, perché è inutile costruire strutture che non abbiano la funzione giusta nel territorio. Alla luce di questo chiediamo un ulteriore momento di riflessione, che preveda l'ascolto anche dei cittadini e delle varie associazioni che stanno ponendo questo problema, per trovare una sintesi maggiore di quelle che sono le necessità della popolazione.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il dottor Mauro Bidoni per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire la dottoressa Gabriella Semeraro, Segretaria generale CGIL Torino.
Prego, dottoressa; ha facoltà di intervenire per dieci minuti.



SEMERARO Gabriella, Segretaria generale CGIL Torino

Grazie, Presidente.
Grazie soprattutto per l'invito e per questa opportunità di partecipare a questo Consiglio regionale aperto.
Un saluto a tutti i Consiglieri, agli Assessori qui presenti e alle istituzioni comunali.
Sono Gabriella Semeraro, Segretaria generale della Camera del Lavoro di Torino. Oggi parlerò a nome di CGIL, CISL e UIL Torino.
Ci ritroviamo per l'ennesima volta, come organizzazioni sindacali, a rivendicare il ruolo delle parti sociali nei percorsi decisionali delle istituzioni e della politica.
Relativamente al tema che oggi è in discussione, la nascita del nuovo presidio ospedaliero Maria Vittoria, come organizzazioni sindacali crediamo che sussista, nei confronti di questa Regione, un annoso problema per quanto riguarda il metodo e il merito con cui vengono assunti i percorsi decisionali. E vengo al dunque.
Come organizzazioni sindacali confederali prendiamo atto, oggi attraverso le slide presentate dall'Assessore Icardi, delle caratteristiche delle scelte che hanno portato alla localizzazione del nuovo ospedale che unirà i due presìdi ospedalieri, Maria Vittoria e Amedeo di Savoia. Ne prendiamo atto come organizzazioni sindacali perché, a oggi, su tutta l'edilizia sanitaria messa in campo, sui progetti dell'edilizia sanitaria messi in campo e, in particolar modo, sul progetto della realizzazione del nuovo presidio ospedaliero, le organizzazioni sindacali confederali non hanno mai avuto nessun incontro preventivo e nessuna possibilità di aprire un tavolo di confronto con l'Amministrazione regionale.
Questo è il primo punto, sul quale bisogna riflettere. Pertanto, chiedo una riflessione comune a tutti i presenti, perché vorrei ricordare che CGIL, CISL e UIL rappresentano i cittadini e le cittadine e rappresentano buona parte dei lavoratori e delle lavoratrici che sono all'interno del comparto della sanità pubblica.
Di conseguenza, più che mai le tre organizzazioni sindacali sono deputate a provare a costruire e a proporre alle Amministrazioni delle proposte per la realizzazione di nuovi servizi sanitari e socio-sanitari che possono realizzarsi attraverso una vera fotografia di tutto ciò che è il mondo del lavoro e anche il mondo del sociale. Ovviamente noi richiediamo che non ci sia più la mortificazione delle organizzazioni sindacali attraverso il mancato confronto, ma che ci sia un rispetto e l'apertura di veri tavoli di confronto con l'Amministrazione regionale, in particolar modo con l'Assessorato alla sanità.
Vado al merito. È evidente che questa città e che questa regione ha la necessità immediata di pensare alla realizzazione di nuovi presìdi ospedalieri, perché quelli presenti sono ormai vecchi e costruiti con un'architettura che oggi non risponde alle esigenze delle organizzazioni del lavoro interno. In base alle statistiche anche nazionali, un presidio ospedaliero ha una previsione di vita non superiore a 25-30 anni, per cui quando ci troviamo una struttura come l'Ospedale Amedeo di Savoia che supera i 100 anni, come anche l'Ospedale Maria Vittoria, è evidente l'urgenza di procedere a destinare a questa città nuovi ospedali che abbiano funzioni innovative e tecnologie di innovazione.
Su questo punto, credo che sia necessario fare una riflessione rispetto alle funzioni che si andranno a espletare all'interno del nuovo Ospedale Maria Vittoria, tenuto conto che ci sarà l'unificazione degli ospedali, il Maria Vittoria e l'Amedeo di Savoia. Questo presidio ospedaliero diventerà anche il centro delle malattie infettive e non bisogna mai dimenticare l'esperienza che abbiamo vissuto in questi anni attraverso la pandemia, per cui è interesse di tutti che si avvii e si sviluppi un presidio che dia risposte alla cittadinanza in caso di nuove pandemie che si andranno a registrare in questo paese e in questa città.
Vorrei riprendere un tema importante sollevato nell'intervento dell'Ordine dei medici di Torino, che riguarda soprattutto la questione e le caratteristiche della popolazione torinese, in particolar modo di quell'area. Torino è una città che invecchia e le previsioni per i prossimi anni sono caratterizzate da un tasso sempre più alto di popolazione anziana, soprattutto dei grandi vecchi. Questo deve farci riflettere su come si predispone la sanità per rispondere ai bisogni reali di questa popolazione, che aumenterà sempre di più.
Proprio su questo punto per noi è interessante capire, dispiaciuti per non aver avuto un confronto assiduo con l'Assessore alla sanità, come si intende procedere in previsione di questi cambiamenti demografici, che richiedono anche lo sviluppo e l'intervento dei reparti come le medicine che possono dare risposte a tutti quei cittadini e a quelle cittadine anziane che vanno nei pronto soccorso in una fase acuta e che hanno ancora dei bisogni di cura.
Dalle slide che ha illustrato l'Assessore Icardi mi pare che, invece in questi ospedali ci saranno delle grandi specializzazioni a livelli anche più alti degli attuali. Noi chiediamo, come organizzazioni sindacali, che si apra veramente una riflessione franca rispetto a questi temi e rispetto all'invecchiamento della popolazione.
L'ultimo punto, e mi taccio, riguarda gli attuali presìdi. Noi chiediamo, come organizzazione sindacale, che la destinazione di questi presìdi rimanga nell'ambito della sanità pubblica con valenza, ovviamente di prestazioni sanitarie.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla dottoressa Chiara Rivetti.



RIVETTI Chiara, Segretaria regionale ANAAO-ASSOMED

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Consiglio regionale e il Presidente Allasia per questo invito.
Sono una sindacalista esattamente come la collega che ha parlato prima di me e, quindi, mi unisco a lei nel chiedere il coinvolgimento dei sindacati, ma poi entrerò nel dettaglio. Rappresento i medici ospedalieri che sono quelli direttamente coinvolti in queste scelte.
Crediamo che un nuovo ospedale a Torino nord-ovest adesso sia necessario e che la costruzione sia improrogabile. Un nuovo ospedale che unisca l'Ospedale Maria Vittoria, per le ragioni che sono state dette, cioè il fatto che il Maria Vittoria adesso è un ospedale troppo piccolo fatiscente, con delle strutture obsolete, all'Ospedale Amedeo di Savoia fondamentalmente, per le problematiche organizzative. All'interno dell'Ospedale Amedeo di Savoia ci sono reparti per acuti di malattie infettive e di psichiatria, dove sono ricoverati pazienti instabili.
Ricordo che nell'Ospedale Amedeo di Savoia, di notte e nei festivi, non vi è la possibilità di utilizzare il rianimatore e non c'è un servizio di radiologia H24, quindi i pazienti, quando cadono, devono essere trasportati da un'ambulanza al Maria Vittoria per gli esami d'urgenza. Questo è un tipo di gestione che ci auguriamo possa essere superata per il bene dei pazienti e anche per quello degli operatori.
Riguardo alla scelta del sito, che è forse l'argomento più dibattuto noi non ci esprimiamo. Siamo un sindacato di medici, non esperti in urbanistica, e credo sarebbe superficiale per noi entrare nel merito.
Chiediamo tuttavia che le scelte siano trasparenti, condivise e non dettate dall'urgenza, perché, per quanto possa essere urgente fare un nuovo ospedale, le scelte devono essere ponderate e derivanti dal confronto con la popolazione e, soprattutto, con i migliori urbanisti e i migliori esperti nel campo, quindi fondamentalmente le scelte devono essere ponderate.
Siamo poi convinti, come medici, che la prevenzione delle malattie sia necessariamente legata alla tutela dell'ambiente e che quindi la tutela dell'ambiente sia fondamentale per la salute di una comunità e, in questo senso, non possa essere un aspetto trascurato.
Chiediamo però che i sindacati, unendomi in questo alla collega della CGIL, in qualità di rappresentanti dei lavoratori, siano consultati e coinvolti nella progettazione della struttura (fase 2), perché abbiamo ben chiari i quotidiani disagi legati agli spazi mal pensati, ai servizi mal collegati, ad aree necessarie che, di fatto, non ci sono.
Noi sappiamo bene quali sono le difficoltà che vivono i pazienti e che vivono gli operatori; sappiamo che le scelte architettoniche, se fatte a favore del lavoratore, permettono a tutti una maggiore qualità del servizio.
Faccio qualche esempio. Crediamo che un nuovo ospedale debba prevedere un asilo nido aziendale per i lavoratori. Riteniamo che gli spazi sotterranei debbano essere adibiti a parcheggio e non a sale di radiologia o sale visite, dove sia i pazienti sia i lavoratori stanno 12 ore al giorno con la luce artificiale, senza vedere la luce del sole. Chiediamo che i parcheggi siano sufficienti sia per i lavoratori sia per i pazienti.
Chiediamo che i locali siano adeguatamente ampi, areati e illuminati.
Chiediamo, per esempio, che le stanze non abbiano più di due letti, ma che siano dotate di tecnologia per la purificazione dell'aria, in modo da evitare le infezioni nosocomiali. Senza menzionare le sale visite, che speriamo siano spaziose e adeguate.
Queste sono alcune delle osservazioni che ci auguriamo di poter fare nei tavoli di progettazione dell'ospedale stesso.
Concludo con due o tre punti che, in realtà, sono già stati detti, ma che voglio ribadire per la loro importanza, cioè che il finanziamento sia pubblico e non privato e che continui, perché adesso lo è, ad esserlo e che non ci siano dei cambiamenti in corsa. Chiediamo che le strutture dismesse vengano destinate non a un utilizzo speculativo, ma che rimangano pubbliche, anche alla luce degli ingenti investimenti economici che si stanno facendo adesso per le ristrutturazioni in atto. Infine, chiediamo che il progetto si inserisca (scopro questa mattina che effettivamente sembra così) nella complessa rete urbanistico-ospedaliera della città di Torino, che quindi si pensi al nuovo ospedale di Torino nord, inserito nel progetto del Parco della Salute e del nuovo ospedale della TO5.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al dottor Angelo Minghetti.



MINGHETTI Angelo, Coordinatore nazionale MIGEP

Grazie, Presidente.
Buongiorno, Presidente. Ringraziamo per l'invito e di averci dato il diritto di parola.
Come giustamente è stato confermato, l'area perfetta non esiste.
Oggi la politica ha preso l'impegno di dare un miglioramento alla qualità assistenziale verso i cittadini, superando le loro difficoltà.
Bisogna capire meglio l'impatto ambientale e bisogna coinvolgere di più i cittadini.
Comprendiamo che i due ospedali sono al collasso e che c'è la necessità di una struttura nuova; bisogna conoscere i tempi sulla realizzazione e i dettagli, in modo di avere risposte adeguate al progetto presentato sperando che i tempi siano veloci e che non si faccia la fine del Parco della Salute, che ancora oggi non parte. Dev'essere un ospedale che sia in grado di dare delle risposte ai cittadini e al personale.
Inoltre, bisogna parlare dell'invecchiamento della popolazione, che necessita di un'assistenza di qualità che è venuta a mancare durante la pandemia, che ha fatto esaltare, effettivamente, la scarsa qualità di molte strutture perché non all'altezza dei bisogni dei cittadini.
Abbiamo fatto una ricognizione, con molti operatori, all'interno del Maria Vittoria, che sono a pieno consenso per il progetto, in quanto è doveroso. Abbiamo avuto tutti quanti la possibilità di effettuare un sopralluogo nelle strutture e renderci conto che occorre un nuovo ospedale e dare dignità effettiva alle nuove reti assistenziali; che ci sia chiarezza sul destino delle vecchie strutture, nella consapevolezza di cosa significa utilizzare le stesse, ormai datate, per qualsivoglia progetto che per il nuovo ospedale si tenga conto, sin d'ora, della previsione del fabbisogno organico (che qui si è toccato pochissimo, si è parlato molto della struttura, ma poco di organico), dato il numero maggiore di posti letto previsti, perché non si incorra nel rischio di creare una struttura a specchio delle altre due e non avere i numeri per coprire le varie strutture.
Risulta importante tale considerazione in quanto oggi la tipologia di struttura ha una sua necessità di dotazione/destinazione. Non si pu lontanamente, pensare errori in questo senso, nella prospettiva di migliorare la qualità assistenziale, concentrandoci esclusivamente sulla struttura e trascurando i numeri.
Tutto questo per evitare il ripetersi di situazioni ormai non più isolate: vedasi progetti avviati e poi abbandonati per calcoli sbagliati di qualunque natura fossero.
Pertanto, chiediamo che ci sia più chiarezza ma, soprattutto, che ci siano collegamenti per i cittadini per arrivare a questo nuovo ospedale che venga data ai dipendenti la possibilità di avere dei parcheggi (mi aggancio al discorso della dottoressa) e dare veramente una qualità essenziale ai cittadini (ma veramente!) in tempi molto veloci.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il dottor Angelo Minghetti, coordinatore nazionale MIGEP.
Ha chiesto di intervenire il dottor Daniele Imperiale, rappresentante del Comitato Nuovo Ospedale Maria Vittoria-Amedeo di Savoia.
Prego, dottore; ne ha facoltà per dieci minuti.



IMPERIALE Daniele, Rappresentante del Comitato "Nuovo Ospedale Maria Vittoria-Amedeo di Savoia"

Buongiorno a tutti e grazie, signor Presidente.
Buongiorno a tutti i Consiglieri, gli Assessori e tutti quanti.
Ringrazio per questa occasione di confronto, a nome del Comitato che qui rappresento. È un comitato che si è formato spontaneamente alcuni mesi fa composto dai Direttori di Struttura Complessa dell'Ospedale Maria Vittoria quindi operatori che vivono l'ospedale e la sanità da tanti anni.
L'Ospedale Maria Vittoria e l'Ospedale Amedeo di Savoia, com'è già stato detto, sono ospedali vetusti (risalgono alla fine del XIX secolo) e ovviamente questo comporta una difficoltà a rispondere in maniera adeguata ai bisogni di salute; bisogni di salute che, relativamente all'area di Torino che incide su quei presìdi, sono molto importanti.
L'Ospedale Maria Vittoria è l'ospedale che nella Regione Piemonte fa più passaggi di Pronto soccorso ed è un ospedale di poco più di 300 letti.
Questo è un grosso problema: noi dobbiamo dare risposta ai bisogni dei cittadini, i quali vengono nel pronto soccorso del Maria Vittoria.
L'Ospedale Amedeo di Savoia, com'è noto a tutti, è stato essenziale nella gestione della pandemia e abbiamo visto quanto la pandemia sia stata impattante e quanto, passatemi il termine, sia servita per rendere conto dei limiti della nostra sanità, che però probabilmente rimane una delle sanità migliori al mondo.
Detto tutto questo, come Comitato, nasciamo per facilitare e stimolare un progetto che per noi è essenziale: è essenziale come operatori, ma soprattutto, è essenziale per le persone e per i cittadini. Da questo punto di vista, ferme restando le competenze dei tecnici, sui quali ovviamente non abbiamo la capacità e le conoscenze per parlare, riteniamo che la condivisione rispetto alla scelta dell'area di cui si è parlato, cioè l'area detta "dei giostrai", è una scelta adeguata. È una scelta adeguata perché dobbiamo considerare che il futuro ospedale non deve essere lontano dalla sede degli attuali ospedali, perché esiste tutto un tessuto sanitario e socio-sanitario di quella zona, che davvero deve avere una risposta nell'ospedale, con tempi e modalità adeguate. Pertanto, ci dev'essere un'integrazione adeguata con l'organizzazione territoriale del distretto nord-ovest di Torino.
Non ultimo, il fatto che devono essere rispettati quei tempi di percorrenza dell'emergenza che fanno in modo che la risposta al bisogno acuto venga data con le modalità e con i tempi più adeguati; cosa che sarebbe oltremodo difficile pensando a una dislocazione dello stesso futuro ospedale di Torino Nord, ad esempio, nella porzione più a nord-est di Torino, che sarebbe oltremodo lontana dai distretti dell'area nord-ovest.
Detto tutto questo, come Comitato di sanitari ribadiamo, per quello che riguarda la parte tecnica, l'assoluto appoggio al fatto che venga edificato nel più breve tempo possibile, perché Maria Vittoria e Amedeo di Savoia non sono ulteriormente ristrutturabili. Strutturalmente non si può fare più di quello che è già stato fatto fino a oggi ed è grazie agli operatori che questi ospedali riescono a dare una adeguata risposta sanitaria.
Pertanto, è assolutamente urgente che venga portata nel più breve tempo possibile a termine la progettazione e, soprattutto, l'edificazione di questo nuovo ospedale.
Grazie a tutti per l'attenzione.



PRESIDENTE

Ringraziamo il dottor Daniele imperiale, rappresentante del Comitato Nuovo Ospedale Maria Vittoria e Amedeo di Savoia.
Ha chiesto di intervenire la dottoressa Maria Teresa Roli Vicepresidente Italia Nostra Torino.
Prego, dottoressa; ne ha facoltà per cinque minuti.



ROLI Maria Teresa, Vicepresidente Italia Nostra Torino

Vi ringrazio dell'invito, tardivo, non solo per noi, ma mi pare sia stata coralmente individuata, come metodologia, proprio la carenza di contatto con le varie realtà territoriali e con le varie realtà di carattere professionale ospedaliero.
Mi pare evidente questo ed è un vulnus, non solo per quanto riguarda un processo democratico, ma per quanto riguarda il processo conoscitivo delle problematiche. Questo è evidente.
Italia Nostra, di cui sono Vicepresidente regionale e della Sezione di Torino, è legato al discorso della tutela ambientale e della tutela monumentale. Questa come sua impostazione storica che vige ormai da sessant'anni.
Qual è la nostra obiezione di fondo? Ci pareva che intervenire in un'area libera in una città che respira male, una città che ha bisogno di respirare visto le bolle di calore, che ha bisogno di verde, che ha bisogno di qualità di vita, anche rispetto alla gestibilità urbana della città stessa per la sua vocazione turistica, fosse una scelta sbagliata. Una scelta sbagliata rispetto ad altre potenzialità della possibilità del cosiddetto "costruire nel costruito".
La nostra è una città che troppo spesso ha venduto ai privati i propri spazi, e non solo i propri spazi, ma anche i propri edifici: annotazione che riguarda la Regione e la Città di Torino. Tutti abbiamo visto la demolizione in corso Stati Uniti dell'ex palazzo della Regione, poi privatizzato, per edificare un palazzo multipiano a fini residenziali, non certo per gestire l'emergenza casa, che è un'emergenza che conosciamo. È stata una delle scelte, come posso dire, emblematica. Ma la scelta emblematica è anche quella della cosiddetta area Regaldi.
L'area Regaldi darebbe la possibilità di costruire nel costruito, con un'area ampia e idonea per l'intervento ospedaliero, di cui mi pare sia chiara la necessità di intervenire per quanto riguarda una nuova struttura ospedaliera.
Questi errori di impostazioni e questi errori di metodo, hanno visto trascurare, negli ultimi questi anni, la possibilità di mettere mano all'area investita da quel terribile incidente che ben conosciamo ed essere non disponibile perché è troppo cara la bonifica (sapete a quale area io mi riferisca). Ancora una volta, la nostra città e la nostra regione, con i fondi che via via possono arrivare, con i fondi già disponibili, con i fondi del PNRR, non riesce a compiere quel salto in avanti nella sensibilità di carattere ambientale, di qualità urbana e di vita, di cui avremmo assolutamente necessità.
La nostra critica di fondo è che il sito individuato, secondo noi, se è idoneo a livello ospedaliero e ha il punteggio più alto, sia "drogato" come scelta dal fatto che il punteggio stesso prescinde da una serie di valutazioni che, a nostro avviso, sono preliminari per la qualità della nostra città e della nostra vita urbana.
Questa è la nostra posizione.



PRESIDENTE

Ringraziamo la dottoressa Maria Teresa Roli, Vicepresidente "Italia Nostra" Torino.
Ha chiesto di intervenire il dottor Emilio Soave, Vicepresidente Pro Natura Torino.
Prego, dottore; ha facoltà di intervenire per cinque minuti.



SOAVE Emilio, Vicepresidente Pro Natura Torino

Grazie per questo momento di ascolto, che è importante per una scelta che non è di poco conto non solo per Torino nord-ovest, ma per tutta la città.
Volevo precisare che intervengo a nome di Pro Natura Torino, unitamente a WWF e a Lega Ambiente, perché abbiamo condiviso le nostre considerazioni quindi non è un intervento soltanto mio.
Innanzitutto vorremmo ribadire la nostra contrarietà alla scelta di questa porzione del Parco della Pellerina perché, anche se è un'area attualmente non di grande qualità ambientale, è un'area destinata a verde dal Piano regolatore che in questo momento e con queste modalità viene, di fatto, alienata.
È un'area che, al momento, è occupata dalle giostre, quindi è un'occupazione temporanea e impropria, ma potenzialmente importante per lo sviluppo del Parco della Pellerina nel suo complesso.
Oltre a questo, rileviamo, in qualche modo, un difetto di istruttoria.
La scelta dei siti si è sviluppata entro una rosa di sette proposte che avrebbe potuto essere molto più ampia. Queste sette proposte includevano sia aree di proprietà pubblica sia aree di proprietà privata, quindi anche estendendo la scelta ad aree di proprietà privata, la rosa si sarebbe ulteriormente allargata.
L'analisi comparata dei siti, in qualche modo, avrebbe dovuto essere seguita una procedura di maggior evidenza pubblica, coinvolgendo, com'è già stato rilevato anche in altri interventi, i cittadini in un processo molto più ampio. Alcuni di questi siti proposti erano, di per sé, poco proponibili come l'area Regaldi (di proprietà privata e coincidente con il vecchio scalo Vanchiglia), o altri siti come l'area indicata Regina che, in realtà, fa parte dell'area parco P21, parchi fluviali della Città di Torino, ancora più esondabile dell'area che è stata individuata nel Parco della Pellerina. L'area parco P21 è in gran parte di proprietà dell'ASL della Città di Torino, però è un'area destinata a parco e di pregio ambientale molto elevato.
Altre aree private erano sicuramente individuabili in una città che non manca di aree dismesse anzi, sovrabbonda di aree dismesse, sia pubbliche che private.
Nell'analisi comparata dei siti è stata esclusa perché non ritenuta opportuna, ad esempio, l'area dell'ex macello di via Traves, area molto più ampia di quella proposta nel Parco della Pellerina e che potrebbe consentire uno sviluppo maggiore anche di un complesso ospedaliero, come il cosiddetto nuovo Maria Vittoria, e potrebbe consentire un'espansione nel tempo.
L'area della Pellerina è, sappiamo, parzialmente esondabile, quindi non consente di realizzare parcheggi interrati, né consente, in ogni caso, di realizzare servizi tecnologici in sotterranea, quindi si può sviluppare soltanto in superficie e, probabilmente, la superficie prevista è troppo ridotta rispetto alle necessità, quindi il timore è che in futuro sorgano nuove necessità e, conseguentemente, si vadano a compromettere ulteriori porzioni del Parco della Pellerina: necessariamente serviranno parcheggi vie d'accesso, servizi tecnologici e quant'altro. Pertanto, i 60.000 metri quadri risulteranno, presumibilmente, insufficienti. In ogni caso esistono, come sappiamo, delle servitù, come la servitù di elettrodotto che rappresentano un costo supplementare.
Nel ribadire che, a nostro avviso, c'è stata un'istruttoria insufficiente nell'analisi dei siti, una proposta che abbiamo avanzato è stata quella di aprire su questa vicenda, come previsto dalle normative vigenti e dalla legge del 2018, un dibattito pubblico che consenta veramente la partecipazione a tutti i soggetti interessati sul territorio e alle associazioni che tutelano gli interessi diffusi, per approfondire ulteriormente questa argomentazione.
Spero di essere rimasto nei limiti di tempo previsti, ribadendo comunque la nostra contrarietà di principio e di contenuto sulla scelta del Parco della Pellerina.
Grazie.



PRESIDENTE

Con il dottor Emilio Soave, Vicepresidente Pro Natura Torino, che ringraziamo, sono conclusi gli interventi degli invitati a questa seduta aperta di Consiglio. Procediamo ora con gli interventi dei Consiglieri.
Ha chiesto la parola la Consigliera Francesca Frediani.
Prego, collega; ha facoltà di intervenire per il tempo assegnato al suo Gruppo consiliare.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Dividerò il tempo a nostra disposizione con il collega Bertola, quindi utilizzerò cinque minuti.
Prima di tutto, ringrazio i colleghi Consiglieri e la Presidenza che hanno accolto la richiesta di convocare questa seduta di Consiglio aperto.
È una richiesta che segue un percorso che è iniziato con un'interrogazione nel mese di gennaio, a seguito della quale abbiamo appreso dell'esistenza di un dossier; successivamente, abbiamo svolto un accesso agli atti per ottenere questo dossier e capire in quale punto del percorso di scelta ci trovassimo. Purtroppo, il punto era piuttosto avanzato, nel senso che la scelta probabilmente era già stata compiuta da tempo e in altre sedi, e senza il minimo confronto, nemmeno in Consiglio regionale.
Avendo poco tempo a mia disposizione, sintetizzerei quelli che sono gli aspetti che meno piacciono rispetto a questo percorso, perché abbiamo soprattutto delle osservazioni di metodo più che di merito.
In primis, non ci piace la mancanza di condivisione con i cittadini con le associazioni, con i sindacati e, più in generale, direi con il territorio. Più volte abbiamo sentito citare, sia dall'Assessore Icardi sia dall'Assessore del Comune di Torino, la definizione di "scelta tecnica".
Questa definizione di "scelta tecnica" sembra più un'espressione volta a giustificare il fatto che i cittadini non avrebbero compreso la scelta perché si è arrivati a quelle conclusioni in base a dei parametri che sono stati valutati da società e da esperti, com'è stato detto anche in Commissione.
Ho avuto modo di esaminare il dossier e devo rilevare che effettivamente, si tratta di uno studio piuttosto approfondito. Mi pare alquanto evidente, però, che rispetto alle valutazioni che sono state fatte sui diversi siti proposti dal Comune di Torino, ci sia stata una ponderazione di diversi fattori; ponderazione che poi ha fatto ricadere la scelta proprio sul sito della Pellerina, quando non era così evidente che fosse il sito più idoneo. Anzi, come abbiamo sentito in diversi interventi questo sito presenta delle criticità legate proprio alla sua posizione, al fatto di essere in un'area esondabile, quindi con il rischio che in futuro si possano presentare dei problemi o, comunque, con la necessità di attuare degli interventi che possano evitare tali problemi.
Si trova a ridosso di un'area verde importantissima per la nostra città; una città che avrebbe invece bisogno, come ha detto qualcuno, di respirare e quindi di guadagnare terreno verde anziché continuare a perderlo, con il rischio richiamato anche in altri interventi di assistere poi, con l'avanzare della realizzazione della struttura, alla necessità di erodere ulteriormente l'area nel Parco della Pellerina.
Noi crediamo che si sia persa anche un'occasione per recuperare delle aree di Torino che risultano dismesse e che al momento non sono oggetto di alcun intervento di riqualificazione. Come ho detto, si è sicuramente persa un'occasione.
Si è fatto più volte riferimento all'area Thyssen: l'Assessore in Commissione ha spiegato che l'area Thyssen ovviamente prevedeva dei costi di bonifica e, quindi, dei tempi molto più lunghi. Mi chiedo, però, in quale momento andremo a recuperare quell'area. Viviamo in un paese in cui purtroppo, chi inquina non paga mai; un paese in cui molti governi prestano più attenzione ai nostri confini e sempre meno al territorio.
A mio avviso, se non si inizia a programmare un recupero di quelle aree e a dotarsi di strumenti adeguati per costringere i privati ad assumersi le loro responsabilità, contribuendo o, meglio, facendoci interamente carico della riqualificazione dei siti dismessi, continueremo purtroppo a impattare su terreno vergine, su terreno che al momento risulta intatto con grande danno per la popolazione e per i cittadini, nonostante quelle che, con un termine piuttosto odioso, vengono definite "compensazioni", che credo in nessun modo possano ripagare dai danni che effettivamente vengono imposti ai cittadini, soprattutto ai cittadini che vivono in quella zona e che purtroppo subiranno sia l'impatto dei cantieri, sia l'impatto successivo dell'incremento di traffico; traffico che, tra l'altro, andrà comunque a impattare su quella zona, che non sarà più quel rifugio o quell'oasi di pace in cui molti torinesi (e non solo torinesi) fino a oggi sono riusciti a trovare uno spazio in cui potersi riavvicinare almeno un po' alla natura.



PRESIDENTE

Ringraziamo la collega Francesca Frediani per l'intervento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Raffaele Gallo.
Prego, collega; ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Mi consenta di iniziare con una nota un po' polemica: questa maggioranza, a opera del Gruppo Fratelli d'Italia, ha chiesto un Consiglio aperto, ben accolto da tutte le forze politiche. Ma poi, in Aula, in questa mattinata di discussione, non si vede nessuno della maggioranza.
Le sedute aperte servono ad ascoltare i territori. Come diceva il Presidente della Circoscrizione 6, se in questo percorso di scelta dell'area su cui costruire il nuovo ospedale c'è stata, forse, una mancanza di ascolto, questa era un'occasione per porvi rimedio, ma la maggioranza non è presente ad ascoltare nessuno degli interventi, non tanto di noi Consiglieri di opposizione, ma degli ospiti che abbiamo invitato oggi. E di questo mi dispiace, perché stiamo parlando di un investimento importante e di un momento decisionale importante.
Nel ringraziare gli Assessori Mazzoleni e Rosatelli per la presenza parto da alcune parole dell'Assessore Mazzoleni, che ci ha detto: "Questa città ha drammaticamente bisogno di questo nuovo ospedale". Io dico che questo Piemonte e questa sanità ha drammaticamente bisogno di questo nuovo ospedale e di tanti nuovi ospedali. Ce lo ha detto anche il Direttore generale Picco nel suo intervento, come lo ha detto, e stranamente sono d'accordo, anche l'Assessore Icardi nella sua introduzione, quando afferma che è indispensabile e necessario. Me le sono scritte le parole, perché le condivido e non voglio sbagliare a citare parole che ha detto l'Assessore Icardi.
Tutto questo per dire che i ragionamenti e le discussioni si possono fare in tanti modi. Oggi ci è stato presentato tutto l'iter e il percorso che già conosciamo, ma nella discussione è stato reso pubblico il grande lavoro tecnico che è stato fatto all'Assessorato all'urbanistica di Torino come il profondo approfondimento del contesto sanitario.
Infatti, nella scelta della localizzazione di un ospedale si devono tenere insieme le esigenze urbanistiche del luogo dove collocarlo, ma anche le esigenze sanitarie, perché quando costruiamo un ospedale e ne chiudiamo uno vecchio, dobbiamo sempre avere in testa qual è il bacino d'utenza che dobbiamo servire rispetto al quadro complessivo dei presìdi ospedalieri, in questo caso sulla Città di Torino. Di conseguenza, dobbiamo collocarlo e individuare la nuova area nello stesso bacino d'utenza rispetto all'ospedale vecchio e rispetto ai cittadini che stiamo servendo. Mettere insieme tutti questi parametri non è semplice e non è stato fatto a caso e in fretta, ma è stato svolto in tanti mesi di discussione e su basi tecniche. L'abbiamo visto nelle disamine urbanistiche presentate e nella valutazione sanitaria che è stata fatta.
Ben venga se la localizzazione del nuovo ospedale è stata fatta in fretta, ben venga che siano stati accelerati i tempi, perché oggi viviamo un tempo in cui, finalmente, per fortuna, c'è una rinnovata sensibilità anche da parte del Governo e dello Stato, almeno fino a oggi, poi vedremo nel futuro, rispetto alla necessità di investire risorse su nuovi ospedali.
Si tratta di nuovi ospedali che hanno bisogno di rinnovare l'offerta della sanità pubblica e di rendere il luogo di lavoro dei nostri medici e dei nostri operatori un posto dove si possa fare bene medicina e intervenire bene rispetto ai servizi sanitari.
Pertanto, oggi abbiamo bisogno di ospedali che accolgano le nuove tecnologie mediche e chirurgiche sulle quali si possa investire e che permettano di agevolare le assunzioni. Lo diceva il Direttore Picco: molti bandi vanno deserti. Questo succede anche perché gli ospedali sono vetusti e magari non tutti, potendo scegliere dove andare, optano per gli ospedali vetusti.
Oggi abbiamo l'opportunità di accedere a finanziamenti INAIL e anche ai contributi del nostro Governo. Certo, dobbiamo fare in fretta nel decidere dove farlo, nell'iniziare le progettazioni per arrivare ai finanziamenti.
Su questo mi ricollego alla discussione fatta in quest'Aula nei mesi scorsi rispetto ai fondi che dobbiamo mettere a disposizione delle ASL e dei singoli territori per avviare e rendere definitive le progettazioni di questi presìdi ospedalieri, per poi accedere ai finanziamenti.
Intervengo per primo come Gruppo del Partito Democratico e poi lascio i minuti successivi ai colleghi, per dire questo: noi siamo d'accordo con la scelta fatta, la difendiamo. Siamo d'accordo anche con i tempi veloci con cui è stata fatta. Ora chiediamo a questa Giunta regionale, poiché la parte relativa alla Città di Torino è stata fatta, di accelerare sui finanziamenti dei progetti e di avviare finalmente il vero iter per progettare questo ospedale e incominciare a dare risposte ai nostri cittadini.
Torino e la Città metropolitana di Torino hanno bisogno di nuovi ospedali. In questi anni abbiamo fatto nuovi ospedali a Verduno, tempo più addietro a Biella e Asti. Torino e la Città metropolitana hanno bisogno di nuovi ospedali, non solo il Parco della Salute di Torino, ma anche il nuovo Maria Vittoria e quello dell'ASL TO5, per il quale abbiamo dibattuto molto sulla localizzazione.
Pertanto, andiamo avanti senza tentennamenti, ovviamente con l'attenzione a tutte le richieste del territorio. L'ha detto bene il Presidente della Circoscrizione 4, Alberto Re, che ringrazio: nelle scelte urbanistiche fatte su Torino sono state accolte e recepite tutte le richieste sul verde provenienti dal territorio che poi vedrà il cantiere e l'opera insediarsi. Andiamo avanti senza tentennamenti, ma adesso la Regione Piemonte deve avere accesso ai finanziamenti e deve mettere l'ASL nelle migliori condizioni per accelerare, fare i progetti e mettere la prima pietra di questo cantiere.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Gallo per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà per cinque minuti.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Ringrazio anche tutte le persone che sono intervenute questa mattina.
È un importante momento di confronto, anche se tardivo e limitato: tardivo, perché sono già arrivate delle decisioni da parte della politica limitato perché, lo abbiamo visto, la Giunta e i banchi della maggioranza sono semivuoti. La Giunta regionale è intervenuta nella persona dell'Assessore alla sanità, che ha fatto il suo intervento e poi se n'è andato, senza ascoltare gli altri. Il resto della Giunta regionale, che forse interverrà dopo, è impegnato in altre riunioni e in altre discussioni. È spiacevole, non mi fa piacere attaccare la Giunta regionale perché questo danneggia tutto il Consiglio e non solo le persone che sono qui questa mattina.
Noi non mettiamo in discussione la scelta di costruire un nuovo ospedale, anche se vogliamo sapere chiaramente come verranno riutilizzate le strutture esistenti. È importante che il Maria Vittoria resti un presidio territoriale dedicato alla sanità; è importante che si trovi una nuova destinazione per l'area dell'Amedeo di Savoia, ma ciò che principalmente non condividiamo è la scelta di quell'area per la realizzazione del nuovo ospedale; mi riferisco all'area adiacente al Parco della Pellerina.
Non la condividiamo perché è probabile che emerga il fatto che quella superficie non sia sufficiente e che si finisca per sconfinare nel parco ma anche non fosse così, quell'area comunque non è idonea.
Abbiamo sentito dire che l'area perfetta non esiste, che la scelta perfetta non esiste, ma questa non è imperfetta, è proprio sbagliata! Parlando di ospedali in questi decenni, ci siamo accorti che l'area perfetta non esiste e ce ne siamo accorti eccome! Però quella è proprio sbagliata.
È già stato detto che oggi è un'area già parzialmente occupata destinata a verde dal Piano regolatore; è stato detto che è un'area permeabile e sottolineiamo l'importanza di aree verdi in una città come Torino, ma anche semplicemente di aree vuote, aree semplicemente libere quanto invece ci sono aree da restituire ai cittadini.
Talvolta la politica fa accettare scelte difficili dicendo che non ci sono alternative, ma qui le alternative, signori, ci sono e ce ne sono parecchie! Forse, ce ne sono anche di più di quelle prese in considerazione: una su tutte è l'area Traves, che dagli studi effettuati risulta avere pochi punti in meno rispetto all'area della Pellerina.
Dobbiamo chiederci cosa vogliamo fare delle aree della città che vanno restituite, quelle da bonificare? Cosa vogliamo fare di un'area come quella della Thyssen? Non possiamo continuare a dire che non andiamo lì perch sono da bonificare, altrimenti queste aree non torneranno mai ai cittadini ma rimarranno aree da bonificare. Questa poteva essere, quindi, l'occasione per restituire alla città un'area dismessa.
La politica non si nasconda dietro le scelte tecniche! Cari politici, non nascondetevi dietro i tecnici, perché in altre occasioni abbiamo visto benissimo come, in occasione dell'ospedale unico dell'ASL TO5 che, a distanza di mesi o di anni, analisi tecniche hanno portato a scelte diverse, quindi non ci si mascheri, la politica non si mascheri dietro i tecnici.
Prendiamo atto del dialogo istituzionale che c'è stato tra il Comune e la Regione, ma ciò che è mancato è tutto il resto: è mancato il dialogo con i cittadini e l'ascolto dei cittadini, dei territori e di tutti i soggetti interessati a un'opera importante per una città come questa.
Noi chiediamo che si tiri una riga, oggi, e che si ricominci daccapo! Perché è importante questo nuovo ospedale, ma proprio perché è importante è bene che sia fatta una scelta giusta, perché le scelte sbagliate fanno danni nel corso degli anni e dei decenni.
Si tiri una riga e si riparta ascoltando i cittadini, anche con delle procedure ufficiali e regolamentate dalle normative, come il dibattito pubblico.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Consigliera Disabato.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Anzitutto, ringrazio tutti coloro che sono intervenuti questa mattina a questo importante appuntamento di Consiglio regionale aperto sul tema del nuovo ospedale.
Ho sentito sollevare molte questioni. Una in particolare riguarda tutte le politiche di compensazione che si vorranno mettere in atto laddove venga fatta la scelta di selezionare il terreno della Pellerina come nuova sede per l'edificazione del nuovo ospedale.
Io la ritengo una politica sbagliata, perché quantomeno dovremmo cercare di prevenire tutti i danni e tutti gli impatti possibili su quello che è un terreno di fondamentale importanza anche dal punto di vista ecologico.
No alle compensazioni, quindi, sì alla prevenzione di quelli che potrebbero essere effettivamente degli impatti notevoli su un'area che, in questo momento, funge da polmone verde per l'intera città.
Per chi sostiene il contrario, tengo a sottolineare che anche nell'area cosiddetta "giostrai" esistono in questo momento delle piantumazioni importanti: si parla di oltre 190 alberi che, in questo caso, verrebbero ovviamente tagliati, verrebbero abbattuti per fare spazio a quelle che sono, ovviamente, le importanti opere architettoniche per la costruzione dell'ospedale.
Tra l'altro, stimiamo che quell'area sia estesa per 60.000 metri quadrati quando è stato detto più volte che ne servono 75.000 per edificare l'ospedale e chissà quali altre opere accessorie per poterlo rendere effettivamente accessibile.
Vogliamo sottolineare quelle che dal punto di vista tecnico, secondo noi, sono delle criticità ben evidenti nell'area, ma lo vogliamo fare in modo costruttivo.
Penso che la comunicazione preventiva alla popolazione in questo caso non sarebbe servita a qualcosa, nel senso che sarebbe stato sicuramente auspicabile un maggior dialogo e un maggior confronto, ma si sarebbe sicuramente (al 99%) arrivati a quella che è una conclusione cui tutti quanti arrivano: ci sono aree già impattate, già degradate, che potrebbero fungere come area idonea per ospitare la nuova struttura, senza consumare nuovo suolo su un'area che, invece, potrebbe mantenere la sua vocazione originaria e, perché no?, essere ancora maggiormente rinaturalizzata.
Sono state compiute diverse analisi sulla compatibilità tecnica di quest'area e sono anche stati assegnati dei punteggi, che non oserei ritenerli discutibili, ma sicuramente potrebbero essere quantomeno discussi ulteriormente perché, a mio avviso, certi punteggi che sono stati assegnati non corrispondono effettivamente alle reali esigenze o, comunque, alla reale situazione che contraddistingue quell'area.
C'è da dire che sicuramente persistono tre piani importanti sull'area della Pellerina. Il primo è quello dell'infrastruttura verde, poi quello della resilienza climatica e, in ultimo, quello che è stato votato dai Sindaci qualche settimana fa sul clima: tre piani che tendenzialmente potrebbero portare a escludere quel terreno.
Tuttavia, anche il Piano di assetto idrogeologico metropolitano dice che se non ci fosse alternativa, quella potrebbe essere un'area effettivamente utilizzabile. Di fatto, lo studio dice che le alternative ci sono, e ce ne sono diverse, che sono già impattate; bisogna certamente provvedere a opere di bonifica che qualcuno, però, vede come una potenziale criticità, perché effettivamente le bonifiche richiedono tempo, risorse e uno sforzo economico notevole. La scusa però non può essere sempre la bonifica delle aree, per andare, invece, a impattare su aree verdi o per consumare ulteriore suolo, lasciando così sul territorio ruderi abbandonati, che non riusciranno a vedere la luce grazie a opere di riqualificazione.
Perché anche questo è il tema! Come contrastare il degrado delle città se andiamo continuamente a costruire sul territorio nuovo, lasciando invece strutture senza alcuna progettualità? Questo è, per esempio, il destino che potrebbe toccare all'area dell'ex macello di via Traves. A mio avviso, quell'area non è stata presa in considerazione perché forse ci sono anche delle altre progettualità che persistono sulla stessa area, però noi dobbiamo salvaguardare l'interesse pubblico.
Oggi abbiamo sentito interventi importanti, anche da parte dei sindacati e delle associazioni di medici, che ci chiedono nuove strutture.
Il Movimento 5 Stelle non è contro i nuovi ospedali; il Movimento 5 Stelle ha sempre portato il tema in Aula e ha sempre chiesto risorse per la progettazione delle nuove strutture. Lo abbiamo fatto anche durante la discussione della variazione di bilancio, laddove i fondi per la progettazione non erano stati presentati. Avevamo presentato emendamenti poi è arrivato un maxiemendamento della Giunta che prevedeva fondi per la realizzazione dei progetti per gli ospedali.
Il Movimento 5 Stelle, quindi, è per la costruzione di nuovi ospedali e per dare al personale sanitario strutture nuove, accessibili e di ultima generazione, per rendere gli ambienti più vivibili e confortevoli, sia per chi ci lavora sia per chi è assistito. Tuttavia, dobbiamo sottolineare il fatto che in questi anni ci siamo trovati di fronte a scelte sbagliate, che sono anche state corrette.
Vorrei prendere in considerazione tutto il tema dell'assetto idrogeologico dell'area, che comunque presenta criticità evidenziate con degli studi. Ricordo il percorso della localizzazione dell'ospedale dell'ASL TO5: l'ospedale è stato spostato per annessi motivi di assetto idraulico e idrogeologico non facilmente risolvibili, se non con opere assolutamente costose; opere non dico analoghe a quelle che dovrebbero essere realizzate sull'area della Pellerina, ma che sicuramente avrebbero un costo ingente e che, quindi, potrebbero non essere effettivamente efficaci. Mi ricordo che l'ospedale dell'ASL TO5 è stato spostato per motivi analoghi, proprio perché quelle opere presentavano questo tipo di problema, mentre adesso ci viene riferito che questo problema non viene preso in considerazione.
Pertanto, o quella è una criticità che persiste su tutte le progettazioni dei nuovi ospedali, oppure possiamo ritenerlo un problema sorpassabile in altro modo. A mio parere, è un problema che va tenuto in considerazione, perché opere accessorie per prevenire quelle che potrebbero essere esondazioni, o problemi di carattere idraulico, potrebbero comportare problemi in altre zone e in altri Comuni della periferia di Torino. Questo è sicuramente un impatto che va considerato.
Oltretutto, se vogliamo metterla in altri termini, c'è anche il tema delle dimensioni: l'ex macello di via Traves (mi pare si sia capito che è l'ambito che stiamo spingendo come alternativa all'opzione originaria perché mi sembra un'alternativa e una proposta di buonsenso) è grande circa sei volte quella della Pellerina, per cui sarebbe sicuramente più idonea per a sviluppare opere accessorie o, comunque, complementari all'ospedale.
Poi ci sono tutte le problematiche di carattere urbanistico e di Piano regolatore.
Chiaramente ci troviamo di fronte a due aree, quella di via Traves e quella della Pellerina, che hanno sicuramente una denominazione differente: su una, servirebbero varianti, essendo un'area pubblica, un parco pubblico l'altra, invece, sarebbe già idonea.
Ripeto, c'è tutto il problema delle bonifiche, ma non lo definirei "problema", quanto invece "opportunità", laddove venisse presa effettivamente in considerazione questo tipo di ipotesi. Poi c'è anche tutta la questione non di carattere tecnico, ma che possiamo definire di sentimento collettivo di tutela dell'ambiente.
A mio parere, la tutela dell'ambiente non dovrebbe mai contrapporsi alla tutela della salute, ed è quello che invece è successo con questa discussione: abbiamo visto contrapporre la tutela della salute alla tutela dell'ambiente, quando le due questioni dovrebbero andare di pari passo.
Forse è per questo che la scelta diventa anche di difficile recepimento da parte della popolazione, proprio per questo dualismo: due temi sicuramente sinergici e importanti. Pertanto, non può essere recepita in una discussione che vede il contrasto per la scelta di un'area che comprometterebbe sicuramente uno dei polmoni verdi più importanti per la città di Torino. Ma, ripeto, il nostro non è assolutamente un "no" ideologico. Noi oggi stiamo ponendo delle questioni all'Assessorato, che fino a poche settimane fa se ne è lavato le mani. Devo dire che il confronto in Consiglio regionale è stato piuttosto assente, c'è stata una Commissione, è vero, ma un vero e proprio confronto con i Consiglieri non c'è stato.
Siamo arrivati alla presa d'atto e, tra l'altro, abbiamo assistito a un iter normativo piuttosto discutibile, per cui vorrei avere chiarimenti da parte della Giunta su quale deve essere l'iter per la localizzazione e la selezione delle aree per la costruzione di nuovi ospedali, perché non è che per il VCO seguiamo un percorso, per l'ASL TO5 un altro e per Torino un altro ancora. Come andiamo a identificare effettivamente queste aree? Qual è l'iter normativo? Il passaggio in Consiglio quando verrà fatto? Queste sono domande cui vorremmo ricevere risposta, ma, soprattutto vorremmo una presa di responsabilità dell'Assessore Icardi che, com'è stato ricordato prima, in questo momento non c'è.
Non è stato nemmeno giusto scaricare la palla al Comune di Torino, se così lo vogliamo vedere, perché dev'essere una scelta condivisa. Ho letto articoli, sui giornali, in cui si diceva: "Tanto il Comune di Torino ci propone quell'area là". Certo, ma il Comune di Torino ha proposto una serie di aree e poi tutte le riflessioni vanno fatte sicuramente insieme. Noi, in Consiglio, queste riflessioni insieme non le abbiamo fatte.
Sul tema del confronto, quindi, chiediamo uno sforzo in più alla Giunta regionale, ma anche uno sforzo collettivo, per recepire le proposte dei comitati e delle associazioni, che ci ricordano che, oltre al tema dell'edilizia sanitaria, c'è anche il famoso tema delle assunzioni del personale sanitario.
In questo momento siamo in forte debito con il nostro territorio, sia a livello ospedaliero sia a livello territoriale. Sono tante le riflessioni da fare e noi le poniamo in modo propositivo, perché ci teniamo che questo dibattito non sia inquinato da derive che si potrebbero definire ideologiche; vogliamo semplicemente basarlo sul tema tecnico, sulla discussione dei criteri, ma senza tralasciare quell'importante sentimento collettivo di tutela di quella che è un'area per cui Torino nutre particolare sentimento e particolare amore.
I cittadini lo hanno dimostrato e lo stanno dimostrando, per cui ritengo sia giusto ascoltarli.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Disabato per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Silvio Magliano.
Prego, Consigliere; ne ha facoltà per cinque minuti.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Ringrazio dell'opportunità data a quest'Aula di ascoltare le posizioni di tutti coloro che oggi hanno voluto porre alcuni accenti e alcune questioni sul tema del posizionamento dell'ospedale e ringrazio le forze politiche che hanno permesso che questo dibattito avvenisse.
Nel mio intervento proverò a illustrare qual è, a mio giudizio, la posizione che oggi la politica deve avere. Certo, il Sindaco di Torino e il Presidente di questa Regione avrebbero potuto chiedere con forza a ThyssenKrupp di bonificare e regalare l'area al nostro territorio, fosse anche solo per risarcimento morale del disastro che hanno combinato rispetto a vite che sono andate in fumo.
Potevano farlo insieme. La concordia istituzionale è ciò che li accomuna spesso e penso che chiunque di noi sarebbe stato al fianco del Presidente Cirio e del Sindaco Lo Russo per chiedere che quella zona venisse bonificata a spese dell'azienda, che venisse donata alla città e che rimanesse a imperitura memoria la storia di quei giovani operai che hanno perso la vita.
Su questo si poteva fare un ragionamento. Mi pareva che in alcuni programmi elettorali il posizionamento dell'ospedale fosse proprio lì e il costo delle bonifiche era noto a tutti. Tutto questo non è stato fatto.
Purtroppo, il nostro Paese, e su questo dobbiamo farci i conti, non utilizza lo strumento del débat publique (in Francia, ad esempio, vi si ricorre obbligatoriamente quando si affrontano le problematiche della costruzione di grandi opere e di grandi infrastrutture) se non in rarissimi casi e se non è previsto dalla modalità con cui andiamo a discutere con i cittadini rispetto al posizionamento di infrastrutture e di grandi opere.
Poiché oggi siamo di fronte a una scelta presa, ci auguriamo, come Gruppo che le cose procedano speditamente.
Non possiamo, tutte le volte che la politica prova a scegliere riaprire dibattiti e riaprire discussioni. Certo, ci sono tutta una serie di elementi che è necessario tenere presenti e valutare con attenzione come tutto il tema delle compensazioni ma, d'altra parte, ritengo che uno degli interventi che maggiormente mi ha colpito è stato quello dei rappresentanti dei medici che oggi lavorano al Maria Vittoria e all'Amedeo di Savoia. A loro dobbiamo dare una risposta, così come ai cittadini che vanno in quegli ospedali e in quei presìdi ospedalieri.
Noi dobbiamo immaginare un ospedale in quell'area della città il più possibile dotato di sistemi d'emergenza e garantito da servizi; che abbia nella sua conformazione e nella sua strutturazione, un assetto di pronto soccorso che renda sicura la vita dei medici che vi lavorano (questo lo si può rendere possibile con un'architettura immaginata per delle fasi di triage e fatta in modo che non ci tocchi vivere costantemente il fenomeno dell'aggressione ai medici); con tecnologia avanzata; che abbia degli spazi per ragionare con realtà del terzo settore che possono operare all'interno degli ospedali; che sia il più possibile attento alla qualità e all'umanizzazione delle cure.
Ci auguriamo che non si perda l'ennesimo treno. Noi sappiamo che gli ospedali sono, di fatto, finanziati in parte dallo Stato e in parte dall'INAIL. Questo lo sappiamo e non vogliamo che la riapertura di discussioni, tavoli e dibattiti ci faccia perdere l'ennesima possibilità di infrastruttura.
Voi sapete bene che gli ospedali in Europa e nei paesi sviluppati vengono ricostruiti dopo 40-50 anni. Noi abbiamo un patrimonio edilizio che, in parte, è stato ristrutturato, ma c'è un patrimonio edilizio che non può essere ristrutturato perché non ha più le condizioni e la fattispecie per vivere questo tipo di cambiamento, per cui gli ospedali devono essere ricostruiti.
In questo caso l'ospedale dev'essere costruito altrove e ci auguriamo che, nell'immaginare questo tipo di operazione di edilizia sanitaria, si tenga anche conto del territorio, che il nuovo ospedale sia il più possibile collegato con le attività di territorio e, nello stesso tempo che le specialità e i reparti saranno confacenti al dato demografico.
Uno degli interventi che è stato fatto in Aula poco fa ha evidenziato secondo me, un elemento che dovrà essere tenuto assolutamente presente cioè il dato demografico dell'invecchiamento della nostra popolazione e la tipologia di patologie che oggi sono esplose, ma sulle quali non c'è una risposta: le neuropsichiatrie infantili, la psichiatria, tutto il tema della geriatria. Se continuiamo a pensare a un ospedalocentrismo che non tenga conto della conformazione epidemiologica della nostra città, di fatto renderemo impossibile la vita dei nostri medici.
Noi ci auguriamo quanto prima che ci sia un'accelerazione, che si arrivi a uno studio di fattibilità, che si dia una risposta. Ci auguriamo insieme alla cittadinanza, ai dottori, ai professionisti sanitari, che si immagini come gli altri due presìdi, cioè quelli che in un futuro non saranno più ospedali, potranno essere il più possibile utili al territorio e il più possibile utili a dare risposte ai nostri cittadini, affinché si entri in una nuova fase in cui gli ospedali servono per le fasi acute e invece, le case della salute, la domiciliarità e il rapporto con i medici di base possano servire per tutte le altre esigenze.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo il collega Magliano per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Accossato.
Prego, Consigliera; ha facoltà di intervenire per cinque minuti.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Anche da parte mia esprimo soddisfazione per questo Consiglio regionale aperto, ringraziando i colleghi che l'hanno richiesto. È stata un'occasione per entrare maggiormente nel merito di tutto il lavoro svolto sia dall'Assessorato sia dalla Città di Torino. Questa mattina è stata soprattutto l'occasione per ascoltare, così come dev'essere, le parti interessate e per mettere in luce un aspetto sicuramente non positivo di questo percorso, che è il mancato confronto, in particolar modo con le parti sociali.
Penso all'intervento del rappresentante del sindacato dei medici quindi credo che, a valle di questo Consiglio, questo punto debba essere ripreso e ci debba essere anche un impegno, da parte dell'Assessore Icardi e della Giunta, a riprendere questo tipo di confronto, di progettazione congiunta, di ascolto e di risposte che devono essere date nelle sedi opportune.
Torno velocemente a ribadire la necessità del nuovo ospedale, come hanno già evidenziato i documenti presentati e ribadito sostanzialmente tutti gli interventi, sia in termini di vetustà sia di collocazione inadeguata. Non credo che la collocazione attuale del Maria Vittoria in corso Tassoni sia positiva in termini d'inquinamento e di traffico. Ogni volta che passo di lì e sento le sirene delle ambulanze sono particolarmente in ansia, perché la difficoltà ad accedere a quell'ospedale è particolarmente evidente e sicuramente mette fortemente in discussione anche in termini di efficacia degli interventi, il suo ruolo.
Abbiamo anche capito, nel verificare tutto il lavoro, come gli oggettivi criteri di selezione siano stati sostanzialmente ristretti ad alcune aree, con una comprensibile serie di paletti e di vincoli. Accanto a questo, tanti sono tornati sulla questione della velocità di realizzazione dell'opera. È chiaro che questi paletti e queste restrizioni hanno ristretto il campo di scelta e le opzioni.
Credo che non sia giusto nascondersi soltanto dietro alla tecnicità delle scelte e delle risposte, perché accanto a quei parametri c'è tutta la possibilità, per la politica, di fare la propria scelta. Come dicevo, è comprensibile che quelle siano, grossomodo, le possibilità a disposizione dei decisori.
Aprirei solo una parentesi sul tema dell'ex area Thyssen, sulla quale il Consigliere Magliano ha scavalcato tutti a sinistra, direi anche con una provocazione che però non considero tale, piuttosto con un'istanza sicuramente corretta: comprendendo che non vi siano le condizioni per una presa in considerazione di quell'area, troppe volte nella mia vita amministrativa ho potuto appurare come la necessità di bonifiche abbia poi rallentato e messo in discussione opere di portata ben inferiore e ben più ridotta rispetto a quella di un nuovo ospedale.
Tuttavia, è quantomai rilevante il tema di come si recuperano quelle aree dismesse, ancorché in mano ai privati, e di come la norma che obbliga i proprietari a bonificare tali aree non sia sufficiente. È evidente che non basta dire "è una loro responsabilità", perché, poi, questa bonifica non avviene. Recuperare queste aree, metterle a disposizione e far sì che si possano fare nuovi interventi anche laddove c'erano già delle realizzazioni, senza occupare nuovi spazi, è un impegno che andrebbe assunto sia a livello di Consiglio regionale, sia a livello nazionale.
Credo che la progettazione di un nuovo ospedale sia anche l'occasione di un ridisegno urbanistico (sarà un grande impegno per la Città di Torino). Sarà anche l'occasione per ridisegnare un "bordo periferico" della città, in termini di servizi, di trasporti e di altre opportunità per quel territorio.
Per questi motivi, credo che sia necessaria estrema chiarezza da parte dell'Assessore e della Giunta, come certezze sulle risorse a disposizione oltre che sull'aspetto ambientale e degli spazi a disposizione. Non si tratta soltanto di compensazioni, ma di pensare a un ridisegno dove si pu anche "togliere": quando si prevedono nuove opere, l'attenzione al verde si dimostra anche "togliendo" degli spazi occupati.
Pertanto, sarebbe opportuno pensare che gli spazi occupati oggi dal Maria Vittoria e dall'Amedeo di Savoia (in particolare dal Maria Vittoria) possano certamente servire a mettere a disposizione dei servizi territoriali sanitari per quel quartiere, ma anche essere un'occasione per sottrarre, per demolire, per ridare permeabilità ad alcuni pezzi di territorio. Anche così si possono fare compensazioni ambientali, così come il prolungamento verso ovest del Parco della Pellerina, nelle aree che peraltro, sono di proprietà della Regione Piemonte, dove c'è una vecchia cascina ormai quasi demolita, che però è il ricordo di quella vecchia rete di cascine delle aree attorno alla nostra città.
Crediamo che anche quello possa essere un impegno che questo Consiglio regionale è nelle condizioni di assumersi.



PRESIDENTE

Ringraziamo la collega Silvana Accossato per l'intervento.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Daniele Valle, che interviene in qualità di Consigliere regionale.
Prego, collega; ne ha facoltà.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Grazie dell'occasione che ci viene fornita per fare un po' di chiarezza sull'iter che ci ha portato a scegliere l'area contigua alla Pellerina (l'area giostre) per la realizzazione del nuovo ospedale. Quest'occasione ci consente anche di guardare oltre la realizzazione dell'opera stessa. Due passaggi, però, vorrei ricordarli.
Il primo non è stato ricordato fino adesso, però siccome diversi interventi che hanno preceduto il mio hanno richiamato il tema dell'area Thyssen, credo sia il caso di rammentare che quella missiva del 10 agosto che ricordava tanto l'Assessore Mazzoleni quanto l'Assessore Icardi, in cui si chiedeva alla Città di individuare alcune ipotesi di ricollocazione dell'ospedale, prevedeva, e leggo espressamente, "considerando l'assenza di risorse economiche da dedicare a ingenti bonifiche". Di conseguenza, è la Regione che da subito ha sgombrato il campo e tolto dal tavolo delle opportunità la possibilità di prendere in considerazione quell'area. Lo diciamo per chiarezza.
Per altrettanta chiarezza è il caso di ricordare che, all'esito di tutte quelle valutazioni incrociate che hanno fatto tanto i tecnici dell'ASL, quanto quelli della Giunta regionale e, ovviamente, della Giunta comunale di Torino, è poi l'ASL di Torino che il 7 dicembre pone fine alla discussione inviando una lettera al Comune e alla Regione in cui dice che in riferimento alla documentazione consegnata, relativa all'ipotesi di localizzazione del nuovo presidio ospedaliero, si rileva che l'area della Pellerina risulterebbe la più consona per le finalità attese; lettera firmata dal Direttore Picco. Tutto questo per rimettere un po' in chiaro questa discussione.
Queste precisazioni sono necessarie, perché ci troviamo in una situazione piuttosto strana, colleghi: al di là della carenza di Consiglieri di maggioranza e di Giunta presenti, questa è una delle rare volte in cui un Consiglio aperto viene chiesto dalla stessa maggioranza per discutere di una decisione assunta dalla maggioranza stessa. La preoccupazione che nutriamo e che, peraltro, abbiamo raccolto anche da alcuni interventi che mi hanno preceduto, è che probabilmente questa decisione non è condivisa al 100%, per cui temiamo che possa essere rimessa in discussione nella prossima legislatura.
Sappiamo anche che tra le forze politiche che compongono la maggioranza ci sono obiettivi diversi rispetto all'Assessorato alla sanità: questo non ce lo possiamo permettere! Abbiamo già passato quattro anni a rimettere in discussione decisioni già prese sull'edilizia sanitaria. Peraltro l'esigenza e l'urgenza di dotare la nostra Regione (e non soltanto la nostra Città) di strutture moderne e attrattive per i medici, in grado di offrire cure di qualità, è già stata sottolineata da tutti, quindi non serve sicuramente ritornare sull'argomento. Noi non possiamo permetterci che queste decisioni vengano nuovamente rimesse in discussione fra un anno.
Inoltre, sarebbe davvero utile, oggi, fare chiarezza sui finanziamenti affinché questo Consiglio aperto possa segnare un punto di avanzamento sul tema.
Visto che la discussione e il confronto rispetto alla localizzazione avrebbe dovuto avvenire prima, in Commissione, con le audizioni e con tutti i passaggi che qui non si sono voluti fare, almeno si faccia chiarezza perlomeno è quello che chiederei all'Assessore Icardi, se fosse presente, o al Presidente Cirio, non so chi ci risponderà dopo - rispetto ai finanziamenti per la progettazione, che sono necessari per poter ambire sperare e pregare di ricevere poi i finanziamenti dell'INAIL per la costruzione dell'ospedale. Ma diciamo anche dove e quali sono gli affidamenti che possiamo fare sulle risorse per realizzare questa struttura.
Quella dell'INAIL è una delle bugie che ci stiamo raccontando dall'inizio di questa legislatura: INAIL finanzia uno, forse due, qualche volta tre interventi a reddito all'anno in Italia (non soltanto ospedali).
Il Piemonte candida sei ospedali: quante speranze abbiamo che questo finanziamento possa davvero atterrare su quest'intervento? Se dovessi porre una domanda polemica, chiederei come mai proprio Cuneo è l'unico ospedale che abbiamo tolto dal paniere dell'INAIL e che proveremo a portare avanti con un partenariato pubblico-privato.
È evidente che c'è il forte rischio che questi finanziamenti non arrivino mai e che, tra qualche anno, dovremo fare i conti con questa, che è un'ennesima promessa fatta cui non verrà dato seguito.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Vicepresidente Daniele Valle per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Alberto Avetta; ne ha facoltà.



AVETTA Alberto

Grazie, Presidente.
Aggiungo qualche considerazione a quelle che sono già state fatte molte delle quali condivido, a cominciare dall'intervento del Capogruppo e dell'ultimo intervento del collega Valle.
Riprendo alcune frasi riportate nella deliberazione n. 196/2021 relativa all'inizio procedurale che ci ha portati fino a questa mattinata che afferma alcune cose, tra le quali soprattutto il fatto che con quella deliberazione il Consiglio regionale ha preso atto che il nostro sistema sanitario negli anni si è evoluto e che quest'evoluzione, oltre ad una rivisitazione dei rapporti tra i servizi erogati e il paziente, rende necessario ed urgente, come ha ricordato l'Assessore Icardi questa mattina definire un piano di investimenti che sia razionale, organico e risponda a quelle necessità.
La stessa deliberazione dice, inoltre, che sia finalizzato soprattutto aspetto su cui siamo totalmente d'accordo, a poter disporre di infrastrutture moderne ed efficienti che tendano a migliorare il livello di umanizzazione dei servizi, cioè anche delle relazioni tra pazienti e medici; medici le cui professionalità e competenze ovviamente si esprimono meglio in condizioni strutturali e tecnologiche adeguate. E certamente quelle in cui operano adesso i medici e il personale sanitario, in particolare del Maria Vittoria e dell'Amedeo di Savoia, non le possiamo più considerare adeguate.
Peraltro, la delibera definisce anche ciò che il collega Valle ha detto in modo molto chiaro ed esplicito, cioè definisce delle esigenze dell'edilizia sanitaria piemontese e, insieme a questo ospedale, fa un elenco la cui somma raggiunge una cifra importante, perché stiamo parlando di un investimento complessivo che va ben oltre il miliardo e 300 milioni tenendo conto che quelle stime sono state fatte probabilmente in un periodo in cui non c'era ancora l'inflazione galoppante, non c'era ancora il caroprezzi determinato dalla guerra e tutte le cose che sappiamo. Pertanto quella cifra probabilmente è sottostimata ed è già molto elevata.
Tra le esigenze di edilizia sanitaria, quella del Maria Vittoria rappresenta una caratteristica particolare, intanto perché in tutti i sensi è un ospedale storico e, nonostante i limiti strutturali, ha quelle caratteristiche e produce i risultati che anche il Direttore Picco ha sottolineato.
Il pronto soccorso del Maria Vittoria registra accessi addirittura superiori a quelli delle Molinette. Se non ricordo male, il Direttore Picco ha detto che è il pronto soccorso con più accessi nella Regione Piemonte.
Questa è la prova che il Maria Vittoria è un presidio sanitario assolutamente indispensabile sia per quella zona della città, che di per s è molto popolosa, sia per tutta quella parte di cittadini che arrivano e afferiscono a quel pronto soccorso e a quell'ospedale da tutta l'area nord ovest della Città metropolitana.
Anche questo punto è a riprova del fatto che lì c'è una squadra di professionisti che, nonostante quelle carenze di carattere strutturale storicizzate e ormai croniche, fa la differenza. Quella struttura di professionisti che anima questo ospedale rappresenta un gruppo di lavoro la cui competenza e professionalità è riconosciuta e apprezzata da tutti ma certamente riconosciuta e apprezzata dai pazienti che si riferiscono a quella struttura. Questo è il tema centrale su cui dobbiamo lavorare perché abbiamo bisogno di una struttura che sia adeguata e che consenta quell'umanizzazione del servizio che, giustamente, è stata richiamata nella delibera cui ho fatto riferimento.
Fra tutti gli interventi svolti oggi, l'ha centrato in modo più chiaro e netto, almeno dal mio punto di vista, il Direttore Picco: è la bontà della squadra, è il livello professionale, è quella capacità relazionale di medici e di personale sanitario che è la colonna portante su cui si sviluppa l'attrattività dei nostri presìdi sanitari e di un ospedale e, di conseguenza, dell'intero sistema sanitario regionale. La differenza la fanno sempre le persone.
È per questo che la Giunta ha il dovere di mantenere gli impegni assunti e di trovare quelle risorse cui è stato fatto riferimento ed ha il dovere di farlo nel più breve tempo possibile, perché la bontà l'affiatamento, la professionalità e le competenze di quella squadra cui ho fatto riferimento e di cui è ricco il nostro sistema sanitario rischia di disgregarsi, nel momento in cui c'è inerzia da parte della Giunta regionale e in cui si accumulano i ritardi che in questi anni si sono generati per tante ragioni.
Ci sono in parte anche ragioni che possono giustificare questi ritardi e mi riferisco evidentemente alla pandemia, ma oggi ormai l'abbiamo superata da tempo e la Giunta regionale governa ormai da oltre quattro anni. Dicevo che il rischio è che quell'affiatamento di squadra si possa disgregare. A quel punto, avremmo fatto un doppio danno al nostro sistema sanitario e, in particolare, a quel presidio.
È positivo il fatto di aver convocato questo Consiglio aperto, perch abbiamo avuto modo di evidenziare quelle crepe e quelle differenze che ci sono anche nelle forze di maggioranza e che è bene che vengano dissipate ma sarebbe stato opportuno che ci fosse il Presidente della Giunta a dissiparle.
Oggi da questo Consiglio è necessario che ci lasciamo condividendo il percorso e il fatto che sul Maria Vittoria è necessario andare avanti senza se e senza ma, perché la strada per arrivare all'ospedale nuovo è ancora lunga.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il collega Alberto Avetta per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire il collega Davide Nicco; ne ha facoltà.



NICCO Davide

Grazie, Presidente.
Intervengo a nome del Gruppo Fratelli d'Italia, richiamando innanzitutto quello che è il fatto che stiamo discutendo in questo Consiglio.
Il fatto è che la Regione costruisce un nuovo ospedale. Questo è il fatto da cui si parte: un nuovo ospedale moderno, un nuovo ospedale al servizio della città di Torino, in particolare dell'area del nord ovest poiché questa Regione crede nello sviluppo dell'edilizia sanitaria, cosa che ha dimostrato con l'approvazione degli ultimi ospedali (l'ultimo proprio in questa sede del Consiglio regionale, è quello dell'ASL Torino 5) e con un Piano di edilizia sanitaria che vede costruire case di comunità ospedali di comunità su tutto il territorio della Regione.
Quello su cui discutiamo adesso è soltanto una delle variabili di questo ospedale unico, la localizzazione. A nostro giudizio, però, il problema della localizzazione non deve far perdere di vista la notizia predominante, che è quella che si fa un nuovo ospedale anche a Torino.
La scelta della localizzazione, com'è già stato sottolineato, forse un caso abbastanza particolare, ma piacevole, è stata condivisa tra il Comune di Torino e la Regione, nel senso che sia il Comune sia la Regione hanno indicato lo stesso posto su base tecnica.
Ricordo che quella stessa base tecnica non era stato originariamente approntata per l'ospedale dell'ASL TO5, perché la prima localizzazione (area Vadò) non si basava su uno studio tecnico approfondito, ma soltanto su valutazioni di baricentricità dell'area. In questo caso, lo studio supera la semplice baricentricità, che avrebbe anche peraltro poco senso nell'ambito dello stesso Comune, per affrontare già altri temi che sono stati affrontati nello studio.
Personalmente, non sono in grado di dire se lo studio sia corretto o che non sia corretto o se, come nel caso dell'ASL TO5, possano intervenire fatti nuovi che lo mettano in discussione, però prendo atto che, in questo momento, l'area della Pellerina è quella oggettivamente preferibile.
Inoltre, da quanto emerso dalla discussione di questa mattina, penso che la criticità non sta nella localizzazione di per sé, ma più che altro sta nella procedura della scelta della localizzazione; alcune associazioni di rappresentanti del territorio e, soprattutto, alcuni Consiglieri circoscrizionali lamentano di non essere stati sufficientemente coinvolti nel processo decisionale.
Ricordo che le Circoscrizioni sono emanazioni, anzi precisamente sono organi del Comune della Città di Torino e il loro scarso coinvolgimento è grave; alcune scelte dovrebbero essere oggetto di confronto, forse, non tanto in Consiglio regionale, ma in un Consiglio comunale aperto, dove il Comune e le Circoscrizioni avrebbero potuto confrontarsi sulle decisioni da prendere; ma ciò non è stato fatto.
Pertanto, adesso l'unico auspicio, poiché la procedura per aprire fisicamente questo ospedale è ancora molto lunga e molte decisioni saranno ancora da prendere anche in ambiti collegati a quello sanitario, è che per il futuro il Comune di Torino tenga in maggiore considerazione anche enti a lui collegati: le Circoscrizioni che, per loro natura, hanno più aderenza al territorio e perché lo conoscono meglio.
Credo che dovremmo auspicare decisamente un maggior coinvolgimento delle Circoscrizioni, senza rinunciare al nuovo ospedale di cui, com'è stato sottolineato questa mattina, la città di Torino necessita. Su questo siamo tutti d'accordo e tutti gli auditi di questa mattina lo hanno ribadito con forza.
Pertanto, grazie alla Regione, all'Assessorato che va in questa direzione e auspichiamo un maggior coinvolgimento di tutti i soggetti portatori di interessi a livello locale.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Presidente del Consiglio Allasia, che interviene in qualità di Consigliere.



ALLASIA Stefano

Grazie, Presidente.
Quanto tempo ho a disposizione?



PRESIDENTE

Il tempo assegnato al suo Gruppo è 40 minuti.



ALLASIA Stefano

Non dico che cercherò di essere breve, perché non riesco mai a esserlo a parte in alcuni casi.
Il mio ringraziamento innanzitutto va agli operatori sanitari, perché a oggi stanno lavorando costantemente in condizioni drammatiche, all'interno dell'Ospedale Maria Vittoria e dell'Ospedale Amedeo di Savoia; ospedali vetusti, vecchi e impolverati che, come sapete benissimo, hanno mediamente 140 anni. Chi ha visitato nell'ambito medico quei due ospedali sa benissimo che, purtroppo, sarebbe meglio farsi curare da altre parti, perché le strutture non sono adeguate a un paese civile.
Come Piemonte, dobbiamo dare la possibilità a chi oggi sta lavorando in situazioni, come dicevo, drammatiche, in continua manutenzione.
Ricordo bene che, le prime volte che mi sono seduto in questi banchi vent'anni fa, già all'epoca questi ospedali erano in manutenzione; ricordo anche che venivano inaugurati padiglioni appena ristrutturati, come quello dell'ostetricia e che, nel frattempo, è stato rifatto anche il pronto soccorso, sulla cui entrata altri colleghi hanno posto l'attenzione soprattutto quello del Maria Vittoria. Indubbiamente, dobbiamo rendere onore a chi oggi opera in queste condizioni e la possibilità di lavorare e non di scappare altrove, come spesso si legge sui giornali.
L'offerta privata oggi esiste anche a Torino e purtroppo i nostri medici, infermieri e operatori sanitari scappano dal pubblico, non tanto però, perché gli piace andare nel privato, ma perché, come si diceva in un film che sta diventando un cult, il posto pubblico è sacro, il posto fisso e sacro, però non in Piemonte, perché l'offerta privata offre condizioni migliori non solo economiche, ma anche gestionali e di vivibilità lavorativa.
Si sa che noi tutti cerchiamo di migliorare le nostre condizioni di lavoro; anche qui, nei prossimi mesi sarà ristrutturata la sala del Consiglio, per dare maggiori opportunità a chi lavora all'interno, la parte politica e anche quella tecnica, di lavorare al meglio. Sappiamo inoltre che i sistemi vetusti all'interno del Consiglio alle volte si bloccano come si bloccano gli ascensori in quei due ospedali.
Noi dobbiamo offrire opportunità e il plauso ulteriore va a questa Amministrazione, alla Giunta e a voi che normalmente non venite mai applauditi, ovviamente, per prassi, ma deve essere fatto, perch finalmente, dopo vent'anni che sento personalmente, anche se c'era la volontà, da parte delle passate Amministrazioni regionali, di voler migliorare le condizioni lavorative e, soprattutto, di cambiare gli ospedali Amedeo di Savoia e Maria Vittoria, oggi ci sono le condizioni per farlo, perché è stata approvata una deliberazione, come detto. Bisogna fare chiarezza e attribuire l'esatta importanza agli atti amministrativi.
Oggi la Giunta regionale, governata dal Presidente Cirio, ha deliberato l'approvazione di un ospedale; un ospedale per soppiantare due ospedali.
Tecnicamente abbiamo visto che la maggioranza ha avuto la possibilità di fare chiarezza, cosa che non è stata fatta, a detta di tutti, in altre sedi. Di questo ringraziamo.
L'Aula non è la sede più opportuna. Come Presidente del Consiglio ritenevo che sarebbe stato meglio svolgere questo dibattito in ambito di Commissione sanità. Questa maggioranza ha voluto svolgere un Consiglio regionale aperto e utilizzare al meglio il tempo del Consiglio regionale per fare chiarezza su tutti gli aspetti. Abbiamo visto le motivazioni per cui si è scelta una zona rispetto ad altre. Anch'io, personalmente, ne avrei scelta un'altra. Come Presidente del Consiglio, potevo fare qualsiasi scelta, perché non competeva a me, ma come cittadino torinese avrei scelto sicuramente di fare un ospedale sotto casa, purché senza sirene e situazioni di disagio che avere un ospedale sotto casa comporta. Di questo dobbiamo essere certi e chiari.
Io abito in una zona di Torino tra il Gradenigo e il Giovanni Bosco: sono in una situazione fortunata, perché abbiamo un ospedale privato vicino a casa e, d'altra parte, un ospedale pubblico d'eccellenza, che è diventato d'eccellenza grazie alla volontà della Regione, che ne ha migliorato il sistema e ampliato le prestazioni.
Qualche anno fa si diceva: "Entri al Giovanni Bosco con le tue gambe ed esci con le gambe dritte". Oramai era diventato un lazzaretto. Così purtroppo, succede ancora in tanti ospedali.
Le condizioni del Maria Vittoria e dell'Amedeo di Savoia non sono queste e non vogliamo arrivarci. Vogliamo effettivamente dare le migliori opportunità al territorio torinese e per quella zona in particolare. È per quello che rivendichiamo la necessità di ricostruire un ospedale in quella zona, per dare una migliore opportunità a tutto quel circondario.
I numeri parlano chiaro. Li abbiamo visti e abbiamo sicuramente le condizioni tecniche e ambientali migliori. Personalmente, come dicevo avrei voluto utilizzare la zona ThyssenKrupp, però siamo realisti: sarebbe stato un bagno di sangue, perché si parla di possibili bonifiche da sei milioni in su (qualcuno parla di cifre molto più importanti, che superano le bonifiche dell'attuale Parco della Salute). Attualmente, l'economia reale della Regione non lo concede e non sarebbe stato permesso, perch ricorrere a quell'area, essendo privata, richiede che il privato faccia le dovute e opportune valutazioni con l'Amministrazione comunale. Sicuramente l'Amministrazione regionale e il Comune di Torino hanno fatto quello che potevano, mettendo a disposizione le migliori possibilità su quel territorio.
Ci sono state le valutazioni tecniche e c'è stata una scelta politica una scelta politica condivisa in maggioranza e sostenuta da questa Giunta per approvare la delibera per raggiungere un miglioramento del sistema sanitario piemontese e torinese e la riduzione delle liste d'attesa. Tutti paventano le liste d'attesa, ma possiamo arrivare a un'ulteriore loro riduzione, dato che è già stato fatto un grande lavoro in questi ultimi anni. Così sarà possibile dare un'offerta migliore a chi lavora nella sanità e a chi, purtroppo, dovrà utilizzare il nuovo ospedale come paziente.
Infine, non ultimo, cosa che ho apprezzato enormemente, riguarda le modalità d'arrivo.
Come dicevo, ognuno vorrebbe l'ospedale migliore sotto casa, ma come e in che condizioni arrivarci? Non tutti ci arrivano con le proprie gambe nel senso che utilizzano altri mezzi. Detta così è detta male, però alcuni arrivano con mezzi propri, per cui la tratta di percorrenza dovrebbe essere ridotta il più possibile per i mezzi di soccorso e per i mezzi privati.
Con il nuovo ospedale, anche le modalità d'interscambio e di lavoro all'interno sarebbero migliori. Oggi sappiamo benissimo come funzionano gli ospedali Maria Vittoria e Amedeo di Savoia.
Mi sembra che siamo tutti d'accordo sul chiudere la pagina dei vecchi due ospedali per aprirne una nuova. Oggi possiamo farlo (in realtà non proprio oggi, perché come Consiglio regionale ratifichiamo solo esclusivamente la decisione già assunta da questa maggioranza e da questa Giunta), però abbiamo necessità di fare chiarezza e il Consiglio regionale è stato prodromico a tale scopo.
Ovviamente ognuno svolge il proprio ruolo politico e le critiche che alcuni fanno per contrastare l'attuale maggioranza ci sono e sono doverose.
Abbiamo sempre ritenuto che sia opportuno evidenziare le situazioni, ma ribalto le accuse di chi sostiene che, come maggioranza, siamo divisi. Non siamo divisi, perché la delibera è chiara: non ci sono condizioni diverse rispetto ai rapporti con l'INAIL. Noi almeno ci proviamo a candidare gli ospedali per utilizzare i fondi INAIL, a differenza di altri nel passato.
Se non ci proviamo, sicuramente non vinciamo. In una gara, in una un'attività sportiva, se uno non inizia a correre, non arriva sicuramente al traguardo.
Poi proveremo a vedere se tutti gli attori e tutte le parti riusciranno a essere partecipi e arrivare al risultato migliore, però abbiamo le condizioni. Noi, come maggioranza, mettiamo non in mano all'Assessore Icardi la nostra vita, le nostre volontà e la nostra crescita ospedaliera perché in questi quattro anni - lo sa benissimo il Consigliere Preioni discussioni in materia di sanità se ne sono fatte a decine, per non dire centinaia, su tutti i territori.
Tuttavia, stiamo dando un'opportunità affinché il Piemonte sia unico e all'unisono in sanità, affinché ci siano le possibilità e le condizioni migliori sia a Torino, sia nel Verbano Cusio Ossola, sia nell'Astigiano sia nel Cuneese e in qualsiasi altra provincia (nel Novarese, Assessore Marnati, o nel Biellese). Vogliamo che ci siano le stesse condizioni per tutti e che le eccellenze non siano solo a Torino, ma su tutto il territorio. È per quello che abbiamo voluto candidare, proporre deliberare, sostenere, finanziare e aiutare i territori a crescere in campo sanitario. Così stiamo facendo anche a Torino.
Politicamente, noi, il sottoscritto e l'attuale Amministrazione che gestisce Torino siamo lontani chilometri.
Sicuramente, dobbiamo essere chiari: non avremmo voluto fare un favore all'Amministrazione Lo Russo, ma dobbiamo dare supporto ai cittadini torinesi. Dopo l'avventura elettorale i cittadini devono essere considerati tutti uguali, né di un territorio né di un altro, né di un colore politico rispetto a un altro.
Dobbiamo dare le stesse opportunità a tutti. Come Gruppo della Lega e come maggioranza, vogliamo rafforzare la nostra proposta con un atto d'indirizzo ben preciso. Dobbiamo dare ulteriore supporto alla decisione che oggi viene interpretata al meglio dall'Assessore Icardi, ma indubbiamente da tutta la maggioranza della Giunta, sulla realizzazione del nuovo ospedale, affinché sia fatto velocemente, al meglio e con le migliori condizioni.
Sosterremo ulteriormente tutti gli atti che necessariamente dovranno essere svolti per il prosieguo di questa discussione e per la posa della prima pietra nel prossimo periodo, dando un reale cronoprogramma. Dobbiamo fare in modo tale che quel territorio abbia una possibilità di rivalsa anche nell'ambito sanitario e fare in modo che chi oggi lavora in situazioni disperate, possa stringere i denti e guardare veramente al futuro. Un futuro più roseo, in una condizione migliore e più soddisfacente per il personale sanitario, che continuerà costantemente a salvare vite come fa oggi, ma in difficili condizioni. Sicuramente oggi stiamo ponendo le basi per dare l'opportunità agli operatori sanitari di ritornare a casa più felici dopo aver lavorato in una condizione migliore rispetto a quella attuale.
Grazie a tutti, grazie alla Giunta regionale che ci ha dato questa occasione, ai Consiglieri che hanno dibattuto ampiamente sul tema, alle associazioni che hanno voluto porre in evidenza le criticità che non nascondiamo e conosciamo tutti. Conoscendo il territorio, abbiamo l'opportunità di viverlo.
Il "ghiaione", che oggi è mal utilizzato, a volte, per manifestazioni non è il Parco della Pellerina: è il "ghiaione"! Fa piacere almeno non aver visto un movimento "no ospedale".
Grazie e buon lavoro.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Presidente del Consiglio regionale per l'intervento.
La parola per le conclusioni all'Assessore Matteo Marnati.
Prego, Assessore; ha facoltà di intervenire.



MARNATI Matteo, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
L'area individuata in accordo con il Comune di Torino per la localizzazione del nuovo ospedale dell'ASL-Città di Torino è quella ricompresa, come è stato già detto, tra corso Lecce e corso Regina Margherita, di superficie di circa 60.000 metri quadri, attualmente adibita a spazio per esibizioni temporanee.
Come si evince dalla foto che potete vedere, l'area che sarà interessata dall'intervento non è attualmente adibita a parco, presenta una pavimentazione in asfalto ed è interessata dalla presenza di infrastrutture e sottoservizi, tra cui un'importante linea di elettrodotto di Terna.
L'intervento di realizzazione ospedale, d'intesa con la Città di Torino, interesserà esclusivamente l'area che vedete circondata dalla linea rossa, la cui valenza ambientale, anche in considerazione dell'uso attuale è da considerarsi pressoché nulla.
Le ragioni che portano a questa localizzazione discendono da analisi tecniche condotte dall'ASL Città di Torino e connesse anche alla densità demografica delle aree che necessitano di copertura dei servizi sanitari con particolare riferimento a quelli d'urgenza (servizio di pronto soccorso), che confermano la necessità di localizzare l'ospedale in prossimità dell'attuale presidio Maria Vittoria.
Altro elemento, invece, fondamentale preso in considerazione nella scelta è la necessità di operare su un'area pubblica, ben collegata sia con il trasporto pubblico sia con la viabilità, disponibile da subito e libera da vincoli sostanziali, in considerazione della necessità di operare rapidamente e compatibilmente con le tempistiche definite dall'ente finanziatore (INAIL), che prevede la consegna del progetto di fattibilità entro il mese di giugno 2024.
In tale contesto, consapevoli della necessità di porre la massima attenzione a tutti gli aspetti ambientali, visto che ho la delega all'ambiente, legati alla costruzione dell'ospedale, nel Protocollo d'intesa con la Città di Torino si è condiviso un percorso finalizzato alla minimizzazione e mitigazione degli impatti ambientali e, ove necessario alla previsione delle opportune compensazioni.
In tale Protocollo, difatti, tra gli obiettivi condivisi da perseguire si è ribadito che la progettazione dovrà essere ispirata, tra l'altro, ai seguenti principi: sostenibilità ambientale ed efficienza energetica compatibilità tecnica e ambientale dei materiali; minimizzazione dell'impegno di risorse materiali non rinnovabili e di massimo riutilizzo delle risorse naturali impegnate dall'intervento e dei materiali impiegati.
Nello specifico, in attuazione dei principi generali di sostenibilità ambientale, si è stabilito di tenere in massima considerazione e mitigare gli impatti del progetto rispetto ai seguenti fattori: transizione verso un'economia circolare, inclusa la prevenzione, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti; prevenzione e riduzione dell'inquinamento; uso sostenibile e protezione delle risorse idriche; mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e la protezione e il ripristino di biodiversità e degli ecosistemi.
Anche attraverso il coinvolgimento di un partner importante come il Politecnico di Torino, si sta lavorando nel definire le linee guida alla progettazione e tali obiettivi strategici saranno tenuti nella massima considerazione sia in fase di valutazione dei progetti sia successivamente, nelle fasi autorizzative.
Occorre, infine, considerare che il nuovo ospedale sostituirà l'esistente presidio Maria Vittoria costruito, com'è stato già ricordato più di 130 anni fa con concezioni e sistemi costruttivi non più compatibili con una possibile ristrutturazione.
Gli ospedali, e non sto parlando di questo specifico, sono, in generale, tra i consumatori più importanti di energia per illuminazione riscaldamento e climatizzazione e l'utilizzo di apparecchiature per la diagnostica e per la Terapia 2, oltre che essere anche, purtroppo produttori di rifiuti speciali.
In tale ottica, con un ragionamento strategico, il nuovo ospedale moderno, efficiente e sostenibile, oltre al miglioramento della qualità dei servizi erogati non può che produrre, nel suo complesso, significativi benefici ambientali, tenuto conto che potrà conseguire una importante riduzione di consumi energetici, di emissioni inquinanti (soprattutto a Torino e nella nostra pianura, soggetta a problemi di qualità dell'aria) di emissioni di sostanze climalteranti e di anidride carbonica, di produzione di rifiuti e di consumo di acqua.
Grazie, Presidente.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Con quest'ultimo intervento concludiamo i lavori della seduta aperta di questa mattina.
Dopo la pausa, i lavori proseguiranno con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, previsto per le ore 14.30.
Indicativamente, alle ore 15.15 si aprirà il Consiglio regionale ordinario, con la trattazione degli atti d'indirizzo collegati al Consiglio regionale aperto sul tema "Realizzazione di un nuovo ospedale dell'Azienda Sanitaria Locale 'Città di Torino' nella zona Nord Ovest della città".
Grazie e buon lavoro.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 13.16)



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