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Dettaglio seduta n.245 del 18/04/23 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(I lavori iniziano alle ore 9.41)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Condizioni di lavoro della polizia penitenziaria sul territorio della regione Piemonte


PRESIDENTE

Buongiorno a tutte e a tutti.
La seduta odierna è convocata in Assemblea aperta, ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento interno, per la trattazione del tema "Condizioni di lavoro della Polizia Penitenziaria sul territorio della Regione Piemonte".
Il Consiglio aperto prevede l'alternanza di interventi tra soggetti esterni, individuati dall'Ufficio di Presidenza, e i Consiglieri regionali sarà cura della Presidenza dare la parola ai soggetti esterni che ne hanno fatto richiesta, cui seguiranno gli interventi dei Consiglieri e degli Assessori che intendono esprimersi. Chiedo fin d'ora ai colleghi Consiglieri di far pervenire le loro richieste di intervento.
Buongiorno a tutti.
Questo Consiglio regionale aperto permetterà a tutti i Consiglieri di prendere una volta di più coscienza e consapevolezza della situazione assolutamente critica presente nelle strutture detentive della nostra Regione; criticità che coinvolgono tutte le carceri italiane.
Un'occasione per ascoltare, per dibattere e per formulare atti concreti non soltanto per manifestare sostegno; sarà un momento di confronto importante per parlare di dotazioni organiche sottodimensionate rispetto alle reali necessità, del blocco del turnover, che in questi anni ha determinato l'invecchiamento della categoria, la cui età media oggi è di oltre cinquant'anni, con problemi di tenuta fisica sempre più rilevanti con turni teorici di otto ore, ai quali si aggiungono 40, 50 ore straordinarie mensili, retribuite con appena 10 euro lordi l'ora. Agenti che subiscono quotidianamente pressioni fisiche, minacce verbali, oltre che la violenza indiretta ingenerata dall'attuale sistema carcerario, che causa suicidi fra i detenuti e tra gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria: evidentemente, non bastano le sole azioni di supporto psicologico agli operatori.
Un altro tema riguarda l'aspetto sanitario, le condizioni igienico sanitarie nelle strutture e la mancanza di personale, soprattutto degli specialisti, come purtroppo avviene anche negli ospedali: occorrono misure organizzative a monte che favoriscano migliori condizioni lavorative.
Altrettanto evidente è come sia necessario tornare a destinare risorse per riorganizzare e ripensare alle carceri. Il sovraffollamento si risolve riconsiderando il concetto di detenzione preventiva e costruendo nuovi penitenziari: l'ultimo intervento in questa direzione fu nel 2002 dell'allora Ministro Castelli. Oggi, si ritorna ad impegnare risorse per l'edilizia carceraria e questo Governo ha stanziato 80 milioni euro, che ha inserito nell'ultima legge di bilancio.
Per concludere, leggo la lettera inviata dal Prefetto di Torino: "Illustre Presidente, in relazione all'invito cortesemente inviatomi per il Consiglio regionale in Assemblea aperta, convocato il 18 aprile, sulle tematiche della Polizia Penitenziaria sul territorio piemontese, mi premuro di comunicarle che, mio malgrado, non potrò parteciparvi per concomitanti impegni istituzionali precedentemente assunti.
Mi preme, tuttavia, rassicurarla che, per la mia funzione di coordinamento di tutte le forze di polizia sul territorio provinciale, ho ben presente l'importanza del ruolo e dei compiti che il personale della polizia penitenziaria disimpegna con grande dedizione al servizio.
La prego, pertanto, di voler presentare, con l'occasione, alla rappresentanza convenuta, i miei sentimenti di vicinanza, la mia disponibilità personale e istituzionale a ricevere le relative rappresentanze sindacali, se e quando lo ritengano.
Nell'augurare a Lei, signor Presidente, e a tutta l'Assemblea la piena riuscita dell'iniziativa di discussione e di confronto, colgo l'occasione per rinnovarle i sensi della mia personale stima. Cordialmente il Prefetto di Torino, Raffaele Ruberto.".
Grazie.
La parola, per gli interventi istituzionali, all'Assessore Chiorino.



CHIORINO Elena, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
La ringrazio non soltanto per avermi dato la parola, ma per avere accolto la richiesta di questo momento, di questo Consiglio regionale aperto sui temi delle condizioni di lavoro degli uomini e delle donne della Polizia Penitenziaria e, quindi, grazie a tutto il Consiglio regionale, oggi qui riunito, per discutere di tutte quelle che sono le criticità di una forza dello Stato che contribuisce ogni giorno a garantire la nostra sicurezza ma che, evidentemente, non lavora nelle migliori condizioni possibili.
Dico "evidentemente", perché è noto a tutti noi quali siano le più evidenti criticità, ovvero una impressionante carenza di organico, tanto per citare un tema di cui spesso si tratta; il tema del sovraffollamento carcerario che insieme aggiungono criticità alle criticità per tutto quello che riguarda l'operatività del Corpo stesso.
Ci sono, però, anche temi, ahimè, come si suol dire, più sconosciuti, che debbono assolutamente, invece, essere portati all'attenzione; mi riferisco ad esempio, alla mancanza di protocolli operativi sia per definire tutte quelle che sono o che dovrebbero essere le normali operazioni di circuiti detentivi, anche nei casi di sommossa, cioè riuscire ad avere quelle che sono le regole chiare per gli uomini e per le donne della Polizia Penitenziaria per muoversi nel pieno alveo di quella che dev'essere la legalità e, allo stesso tempo, riuscire a contenere eventuali sommosse o momenti di criticità.
Se qui è pur vero che non c'è una competenza stretta e diretta della Regione Piemonte, è altrettanto vero che la Regione Piemonte vuole essere attenta e anche all'avanguardia in tutta quella che è l'attenzione per fornire il supporto necessario a un Corpo tanto silenzioso quanto indispensabile per tutta quella che è una garanzia di legalità a tutto tondo.
Dove può intervenire la Regione Piemonte? Laddove si riescono a conoscere esattamente quelli che sono i problemi e i temi legati anche alle deleghe di nostra competenza.
Sicuramente, l'ha già anche accennato lei, Presidente, nel suo intervento introduttivo: c'è molto da fare per quello che riguarda anche tutto l'ambito della sanità penitenziaria. Oggi, sappiamo che sono molto pochi i medici che entrano negli istituti, ancor meno in quelli ad alta intensità sanitaria. E questo che cosa vuol dire? Vuol dire creare situazioni di disagio, da una parte, per gli agenti della Polizia Penitenziaria, ma evidentemente, anche per il detenuto stesso. Mi permetto sommessamente di ricordare che, anche in questo caso, il detenuto dovrebbe avere il pieno diritto a un trattamento sanitario identico a quello di una persona libera: se viene meno la figura del medico, rischiamo di non garantire i medesimi diritti e di creare ulteriori situazioni di criticità in regimi già di per sé delicatissimi. Regione Piemonte vuole capire a fondo quali sono queste criticità per riuscire a capire come intervenire al meglio.
Altro tema conosciuto è la necessità di definire al meglio tutto ci che riguarda la struttura del REMS. Su questo, mi sento di dire che sono già in corso interlocuzioni formali tra Regione Piemonte e il DAP, il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, non soltanto in termini di sanità, ma anche proprio per lavorare e contribuire, per tutto quello che è possibile, a implementare l'organico degli agenti di Polizia Penitenziaria.
Lei ha giustamente citato alcuni interventi già posti in essere dal Governo: su questo, il Ministero della Giustizia, già nell'ambito della prima Finanziaria, ha definito mille extra assunzioni che andranno ad impattare sulla pianta organica. Sta giungendo a termine uno dei corsi di formazione Agenti; ce n'è un altro in corso e altri in previsione, oltre allo slittamento di graduatoria.
Tuttavia, anche in questo caso, uno dei temi che emerge è la mancanza e la scarsità di medici che possano effettivamente certificare l'idoneità dei nuovi Agenti. Su questo, la Regione può intervenire con la piena ottica di essere a supporto di quegli uomini e di quelle donne in divisa che sono non soltanto silenziosi servitori dello Stato, ma presidio fondamentale e importante di legalità, sia all'interno degli istituti penitenziari sia nei servizi di traduzione (altro elemento conosciuto tramite i loro nuclei di eccellenza: i NIC e i GOM). È grazie a loro che si riesce a portare avanti un importante significativo operato di indagine, anche preventiva, che porta sempre, con grande frequenza e ottimi risultati, a prevenire evidenti manifestazioni della criminalità organizzata in esterno, proprio grazie alla loro capacità di osservazione all'interno delle carceri.
È su tutto questo che ribadisco i miei ringraziamenti a questo Consiglio regionale e a tutti i dipendenti del Consiglio regionale, che con grande attenzione hanno lavorato all'organizzazione della giornata di oggi.
È giusto che le nostre Forze di Polizia, quindi anche la nostra forza di Polizia Penitenziaria, sappiano che la politica è attenta a loro; che vuole esserlo; che vuole essere consapevole delle criticità e che vuole capire come intervenire al meglio. Siamo qua per ascoltare e definire insieme tutte le misure per valorizzare un Corpo che - ripeto - merita attenzione valorizzazione e tutela.
Grazie a tutti.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Chiorino.
Darei adesso la parola al Segretario regionale SAPPE, dottor Vicente Santilli.



SANTILLI Vicente, Segretario regionale SAPPE

Buongiorno, Presidente, buongiorno a tutti i presenti.
Grazie per l'invito, un invito che ci permette, oggi, di rappresentare al meglio le reali criticità della Polizia Penitenziaria.
Come SAPPE sosteniamo da tempo quanto sia importante e urgente prevedere quanto prima un nuovo modello custodiale. Sono troppi e inaccettabili gli eventi critici contro gli Agenti in servizio. Non passa giorno che non si verificano aggressioni nei confronti dei poliziotti penitenziari che prestano servizio in Piemonte.
La consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità, per quanto attiene l'ordine e la sicurezza delle carceri del Piemonte, sottolineando anche come fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri del paese d'origine, potrebbero essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia.
Il dato oggettivo è che il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro, a causa delle violente e continue aggressioni. Questo è lo scenario quotidiano inaccettabile in cui opera il personale del Corpo, ma la cosa sembra non fare notizia, al contrario di altre.
La Polizia Penitenziaria porta avanti una battaglia silenziosa per prevenire e contrastare eventi criminosi e delinquenziali nelle affollate Sezioni detentive delle carceri. Questo fa comprendere come l'attività di intelligence e di controllo del carcere da parte del personale diviene fondamentale. Questo deve convincere sempre più sull'importanza da dedicare all'aggiornamento professionale dei poliziotti, come ad esempio le attività finalizzate a prevenire i tentativi di introduzione di telefonini e droga in carcere, proprio in materia di contrasto all'uso e al commercio di stupefacenti, stante anche l'alto numero di tossicodipendenti tra detenuti.
L'hashish, la cocaina, l'eroina, la marijuana e il subutex (una droga sintetica utilizzata anche presso il SERT per chi è in trattamento) sono quelle più diffuse e sequestrate dei Baschi Azzurri. Ovvio che l'azione di contrasto, diffusione e consumo di droga in carcere vede l'impegno prezioso della Polizia Penitenziaria, che per questo si avvale anche delle proprie Unità Cinofile.
È grave che il personale sia lasciato senza mezzi di protezione, di difesa e senza strumenti di intervento, ma, soprattutto, basta alla gestione di detenuti con problemi psichiatrici.
A seguito della chiusura degli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) si è introdotta la nuova figura delle "Residenze esterne per l'esecuzione delle misure di sicurezza", le cosiddette REMS, strutture destinate all'accoglienza e alla cura degli autori di reato affetti da disturbi mentali ritenuti socialmente pericolosi e spesso proprio loro si rendono protagonisti di gravi eventi critici.
Il disagio mentale, dopo la chiusura degli OPG, è stato riversato nelle carceri, dove non ci sono persone preparate per gestire queste problematiche, mancano strutture adeguate e protocolli operativi. L'effetto che produce la presenza di soggetti psichiatrici è causa di una serie di eventi critici che inficiano la sicurezza delle carceri, oltre all'incolumità del poliziotto penitenziario.
Le difficoltà sono da ricercare, anzitutto, nella carenza di posti disponibili nelle REMS, dal momento che ciascuna struttura può avere al massimo 20 posti letto, come la REMS di Bra e quelle di San Maurizio Canavese nel solo Piemonte.
E, sottolineo, nel solo Piemonte.
Questa carenza strutturale di posti, purtroppo, si sta traducendo in un aumento esponenziale di soggetti con problemi di natura psichiatrica all'interno delle carceri, i quali manifestano chiaramente una totale avversione nei confronti del regime detentivo.
Il decreto "svuota carceri" che più di qualcuno continua ad invocare, da solo non serve: serve una riforma strutturale dell'esecuzione, serve il taser per potersi difendere dai detenuti violenti e la dotazione di bodycam. E, per ultimo, ma non per importanza, l'attuale formulazione del reato di tortura, articolo 613 bis del codice penale.
Ricordo che il fine doveva essere quello di punire soprattutto chi estorce confessioni o intende punire qualcuno con la violenza. Oggi invece si punisce con il reato di tortura, ciò che era già punito con i reati di lesioni e percosse.
Abbiamo sempre chiesto alle autorità politiche e ministeriali di prevedere la sottoscrizione di un "protocollo operativo" nel quale indicare tassativamente le modalità di intervento con le quali la Polizia Penitenziaria deve far fronte ai diversi eventi critici che ripetutamente si verificano nelle carceri del Paese.
I poliziotti penitenziari hanno diritto di conoscere come operare in caso siano posti in essere, da parte della popolazione detenuta, episodi di "barricamento", di rivolte, di violenza, di minacce, di resistenza, di oltraggio, di danneggiamento, di incendio doloso, di evasione, di auto/etero lesionismo e di tutti quei giornalieri eventi che oggi, più di prima, non si sa come affrontare.
Sembra che si sia innescato un pericoloso processo di scarico delle responsabilità sull'ultimo e più debole anello della lunga catena della macchina amministrativa: ovvero la Polizia Penitenziaria. E a nulla vale la conclamata carenza di personale del Corpo (attualmente la Polizia Penitenziaria conta circa 4.000 uomini in meno), la mancanza di personale socio-sanitario, la totale assenza di sistemi tecnologici idonei, il sovraffollamento carcerario, la carenza di risorse economiche per le attività rieducative dei ristretti, l'inadeguatezza delle strutture carcerarie, le discutibili scelte gestionali operate dagli organi di vertice amministrativo e tanto altro.
Per i casi di evasione, ad esempio, chi è che ha pagato è la sola Polizia Penitenziaria. Alla base di tutte le argomentazioni "contro", vi è sempre la colpa del custode, ma non si rileva che in un carcere, con circa 1.400/1.500 detenuti, vi sono in servizio circa 20-30 Agenti, che il circuito di antiscavalcamento è mal funzionante e che l'Agente più giovane in servizio ha superato di gran lunga i 50 anni.
Questa è la fotografia, ad oggi, della Polizia Penitenziaria.
Grazie a tutti.



PRESIDENTE

Grazie, dottor Santilli.
La parola al Segretario regionale Sinappe, dottor Raffaele Tuttolomondo.
TUTTOLOMONDO, Raffaele, Segretario regionale SINAPPE Buongiorno a tutti.
Buongiorno, Presidente e grazie per l'invito.
La Polizia Penitenziaria è onorata di questa considerazione da parte del Consiglio regionale in cui, per la prima volta, si possono rappresentare tutte le criticità che abbiamo all'interno degli istituti penitenziari.
Premesso che l'attuale situazione penitenziaria della regione Piemonte è disastrosa, preme, in questa occasione, rappresentare punto per punto istituto per istituto, quelle che sono le precarietà, al fine di trovare interventi mirati che possano risolvere le problematiche insistente sul territorio.
Abbiamo carenza dell'organico, annoso problema vissuto in maniera nazionale e che interessa tutti i 13 penitenziari regionali, tanto da interessare (proprio il prossimo 19) il DAP ad una riformulazione delle piante organiche; la Polizia Penitenziaria in servizio presso gli istituti piemontesi è ridotta ai minimi termini e garantisce il regolare svolgimento dell'attività lavorativa soltanto grazie al sacrificio ed al senso del dovere dei poliziotti che, nonostante tutto, espletano turni di lavoro doppi, rinunciando spesso al congedo e ai riposi settimanali.
Abbiamo anche una grossa carenza del ruolo di sottufficiale, soprattutto si soffre la carenza di detto ruolo tanto che gli Assistenti capo sono chiamati sempre più sovente a svolgere funzioni superiori con responsabilità che non rientrano nelle competenze previste dall'Ordinamento, cosa questa che ha spinto il Sottosegretario alla Giustizia, onorevole Delmastro, a bandire più di un interpello volto all'individuazione di ispettori e sovrintendenti da impiegare in Piemonte.
Abbiamo anche una carenza di direttori e comandanti, similmente al punto precedente, anche per ciò che riguarda queste due figure, indispensabili non solo per la gestione del servizio e del personale lavorativamente parlando, ma anche quali punti di riferimento umano per tutti quei poliziotti impegnati in un lavoro arduo e altamente stressante dal punto di vista psicologico. La stabilità data da queste figure manca ormai da tempo in quanto la maggior parte delle strutture piemontesi dispongono di direttori e comandanti reggenti o in missione, cui sono affidati più istituti, con la conseguenza che riescono a presenziare personalmente solo uno, due, massimo tre volte a settimana. A oggi, abbiamo la tranquillizzazione di questo Governo, ma vogliamo vedere la criticità e la riuscita di avere un direttore per ogni istituto entro l'anno 2023 o di un comandante di istituto: questo ci gratifica e ci consola per dare fiducia alla nostra Amministrazione penitenziaria e a questo Governo.
Abbiamo la carenza di Nuclei traduzioni e piantonamenti. All'interno del distretto, nonostante il Provveditore regionale abbia bandito più volte e sollecitato, su richiesta di tutta l'organizzazione sindacale, di istituire un nucleo di comando, c'è stata un'assenza totale da parte dell'Amministrazione a dare delle risposte. Tra le altre insidie registrate, una riguarda il sovraccarico di lavoro richiesto ai nuclei.
Posto che il personale effettivamente presente è circa il 30-40% di quello previsto sulla carta, quotidianamente si deve far ricorso al supporto delle unità in servizio presso i reparti detentivi, assottigliando così i livelli di sicurezza richiesti, già ridotti al minimo e fa specie pensare che tante traduzioni potrebbero essere evitate. Molti spostamenti, infatti, si riferiscono a visite mediche di controllo che potrebbero essere svolte tranquillamente all'interno delle strutture penitenziarie, qualora fossero attivati, di poliambulatori specialistici, come richiesto da tempo da SINAPPE.
Un ulteriore argomento che merita attenzione riguarda gli Uffici di esecuzione penale esterna. Come noto, gli Uffici interdistrettuali di esecuzione penale esterna sono organi periferici di livello dirigenziale non generale del Ministero, i cui compiti sono previsti dal DM del 2015.
Ricordiamo che le loro funzioni sono di indirizzo, di coordinamento e di verifica delle attività degli uffici periferici, di promozione di iniziative progettuali, di raccordo con gli enti territoriali, gli enti pubblici e privati, il terzo settore e il volontariato. A nostro avviso tali nobili attività, proprio per la riforma del 2015, trovano difficoltà nel pieno adempimento. Ciò viene determinato, senza dubbio, dalla grossa difficoltà che gli stessi Uffici di esecuzione penale riscontrano a causa dell'assenza di molti operatori, tra cui la Polizia Penitenziaria.
Il SINAPPE ha più volte sollevato la problematica direttamente ai vertici dell'Amministrazione penitenziaria, così come a quelli del DGMC.
Ma, ad oggi, gli Uffici EPE presentano ancora criticità storiche. L'assenza di mezzi idonei, ma soprattutto l'assenza di personale di Polizia Penitenziaria (sia esso dei Ruoli esecutivi, sia dei Ruoli superiori) determina una "approssimazione" di un lavoro che dovrebbe essere, invece centrale per la politica delle misure alternative. Ricordiamo che la scorsa estate (2022), con una nota, il Capo della Polizia ha ricordato che le attività territoriali insite e previste dagli UEPE non potevano essere poste in essere solo dalla Polizia di Stato, ma anche dalle altre Forze di Polizia. Il problema degli organici (ci riferiamo a quelli in approvazione nella giornata di domani) è il primo fondamentale step per svolgere adeguatamente il compito assegnato, unitamente alla figura dei sottufficiali del Corpo di Polizia in organico alla Giustizia minorile.
Sono anni, oramai, che, terminato un concorso, sia esso interno o esterno il personale proveniente dal comparto minorile transita al Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria a fronte di un "corrispettivo" di nuovi agenti provenienti dai corsi di formazione. Ciò ha determinato, nel corso degli anni, un impoverimento nelle specialità e nella specializzazione di un comparto fondamentale per il "trattamento di detenuti minorenni", così come di gestione dei vari Istituti Penitenziari Minorili. Sarebbe giusto opportuno e determinante che ciò non avvenga in futuro, mantenendo quella specificità che altre "specializzazioni" del Corpo hanno mantenuto (ad esempio, il GOM). Tutto questo quadro d'insieme, specificamente per la Giustizia minorile, è volto ad evitare, in futuro, eventi drammatici come i fatti occorsi all'Istituto Penitenziario Minorile di Torino non più tardi di qualche settimana fa.
In sostanza - e concludo - vorremmo ricevere un forte segnale sul problema inerente la carenza degli organici e sull'attuazione, con la massima urgenza, dei protocolli operativi, come accennava poc'anzi l'Assessore Elena Chiorino, che ha riconosciuto l'importanza del ruolo e del protocollo operativo all'interno degli istituti; auspichiamo un massiccio intervento affinché ci sia un impiego dei sottufficiali nelle responsabilità in cui sono preparati e formati, per evitare i suddetti eventi critici; inoltre, per evitare traduzioni all'esterno in luoghi di cura, vorremmo che all'interno delle strutture penitenziarie ci fossero delle strutture adatte affinché i detenuti ricevano assistenza all'interno della Medicina penitenziaria.
Signor Presidente e signori del Consiglio vi ringrazio. Ci auguriamo che ci siano altre occasioni di incontro in futuro affinché questo sia un mezzo per risolvere i problemi del personale della Polizia Penitenziaria.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, dottor Tuttolomondo.
Darei ora la parola al Vice Segretario generale OSAPP, dottor Gerardo Romano.



ROMANO Gerardo, Vice Segretario generale OSAPP

Buongiorno a tutti.
Mi sono scritto degli appunti, ma sarò veramente veloce. Grazie per questa straordinaria opportunità che l'OSAPP (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) registra positivamente dopo 42 anni. Il 27 aprile saranno 42 anni che lavoro nel carcere di Torino, e questa è la prima volta - quindi entreremo nel guinness dei primati, nella storia - per cui vi ringrazio veramente per questo incontro, perché le carceri sono di tutti noi, sono della Regione Piemonte, sono della Repubblica italiana.
Il distretto è allo sfascio a causa di una evidente disorganizzazione dell'Amministrazione e per il silenzio della politica.
Relativamente al distretto del Piemonte e della Valle d'Aosta, gli istituti presentano i seguenti grandi problemi (parlo anche di Aosta perch fa parte del distretto).
Il carcere di Aosta è senza un Direttore titolare e senza un Comandante titolare da otto anni: otto anni! Il ruolo di Comandante viene esercitato da un ispettore, che rientra nella carriera di concetto: sarebbe come se mi sedessi fra questi banchi pur non essendo stato eletto! Il carcere di Alba è un istituto con il Comandante titolare, ma senza il Direttore.
Il carcere di Asti è un istituto con il Comandante titolare e con il Direttore titolare.
Gli istituti penali di Alessandria - Casa Reclusione e Casa Circondariale "Cantiello e Gaeta" - sono gestiti da un solo Direttore e da un solo Comandante per entrambi gli istituti (parliamo di circa 1.000 detenuti). Peraltro, l'attuale Direttore di Alessandria a giorni prenderà servizio a Torino, quindi anche questi due istituti rimarranno senza Direttore titolare.
Il carcere di Biella è senza un Comandante titolare (quello attuale è in missione e viene da Messina), mentre il Direttore viene da Milano assegnato ieri sempre in missione (come ho detto, sono entrambi assegnati in missione).
Il carcere di Cuneo ha un Comandante e un Direttore titolare quest'ultimo solo da due o tre giorni.
Il carcere di Fossano ha un Direttore e un Comandante titolare (il Comandante titolare di Fossano va al carcere di Saluzzo in missione).
Il carcere di Saluzzo è rimasto senza Direttore, perché il Direttore è stato assegnato ad Asti, mentre quello di Asti è stato assegnato a Milano Opera.
La Casa Circondariale di Ivrea è senza un Direttore e senza un Comandante titolare, in missione anche questi.
In sostanza, è uno sfascio totale! Il personale di Polizia Penitenziaria non ha punti di riferimento certi: questa è la verità. È chiaro che poi è un problema a catena per tutti.
Il carcere di Novara, dove sono ristretti i detenuti sottoposti al regime di cui all'articolo 41 bis, è senza un Comandante e il Direttore è stato trasferito in Lombardia. Quindi, siamo senza Direttore anche a Novara.
Il carcere di Saluzzo è senza Direttore, perché è stato trasferito ad Asti (ha preso servizio oggi ad Asti) ed è senza Comandante. Ci sono 400 detenuti appartenenti alla criminalità organizzata ('ndrangheta, mafia camorra, pistoleri, di tutto e di più).
Il carcere di Torino "Lorusso e Cutugno" - che è il carcere più complesso d'Italia, documentato dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria non ha un Direttore e non ha un Comandante titolare da anni.
Il carcere minorile "Ferrante Aporti" di Torino ha una situazione da guinness dei primati: ha il Comandante, non ha un Direttore titolare da 3 anni e l'attuale Direttore viene dal Provveditorato regionale di Bari ogni 15 giorni. È una situazione da barzelletta! Il carcere di Vercelli è senza Comandante e il Direttore è arrivato tre giorni fa dalla Toscana.
È pleonastico rammentare la grave carenza di organico, ma questo è un problema che riguarda le assunzioni e dove la politica deve metterci mano con urgenza, considerato che il problema di organico riguarda tutti gli istituti nazionali, ivi compresi quelli del Piemonte, della Liguria e della Valle d'Aosta. La carenza in senso generale, per tutti i servizi che ci hanno dato, si attesta intorno alle 12.000-15.000 unità.
Il tema aggressioni è devastante, tanto che il carcere di Torino è nel guinness dei primati; nell'anno 2022 abbiamo registrato 31 aggressioni più 8 (agenti capitati in mezzo a risse fra detenuti) e ci sono stati 71 agenti feriti, mentre per l'anno 2023 abbiamo già 11 aggressioni e 12 agenti feriti. Si sono verificati anche molti eventi critici al carcere minorile tra cui rivolte e aggressioni e molti feriti tra gli agenti. Ho delle foto che vi posso mostrare e, in particolare, ci ha colpito tutti il caso di un assistente capo della polizia penitenziaria che ha avuto 44 punti in faccia. Se volete, ve la posso mostrare. E un sovrintendente del carcere minorile ha perso la falange del dito destro.
Mi domando e vi domando: come mai la Regione non si è mai costituita parte civile, mentre per le vicende di presunte torture al carcere di Torino, la Regione, tramite il Garante regionale, si è costituita parte civile, a danno di tutto il personale? Vi lascio con questa domanda.
La sanità penitenziaria è un tema drammatico. Bisogna metterci mano con urgenza. È inammissibile che taluni giorni intervengono addirittura fino a cinque ambulanze del 118 in carcere per portare i detenuti all'esterno e spesso fuori dai casi di estrema urgenza, previsti dall'articolo 17 del DPR n. 230/2000. Tale facile ricorso ai presìdi di pronto soccorso si risolvono in un danno erariale non indifferente, stante le numerose prestazioni specialistiche di urgenza che tali invii comportano con intasamento e conseguenti disservizi presso tali presidi già affollati. Si fa quindi medicina difensiva e si scarica sui presidi ospedalieri che dovrebbero essere riservati alle varie emergenze ed urgenze sanitarie.
È necessario che vi informiate sulla reale funzione esercitata dai medici all'interno del carcere, anche a mezzo di attività ispettiva, verificando le richieste di invio urgente in pronto soccorso redatte dai medici degli istituti e gli esiti di tali invii che si risolvono spesso nelle dimissioni con codice bianco. È necessario fare chiarezza in merito, com'è doveroso trovare una soluzione per i distretti che presentano problemi di natura psichiatrica, trovare dei posti letti in comunità esterne, in quanto la Polizia Penitenziaria non può improvvisare motu proprio l'assistenza. Un suggerimento per la sanità penitenziaria sarebbe quello di fare venire all'interno del carcere specialisti oppure predisporre un'assistenza specialistica all'interno. Questo creerebbe più sicurezza per i cittadini e meno turismo penitenziario nelle strutture ospedaliere esterne.
È necessaria la formazione e sono essenziali protocolli di intervento.
Questo tipo di carcere oggi non rieduca più, semmai potremmo chiamarle università del crimine, al punto che sono diventate piazze di spaccio (vedasi ad esempio i 13 detenuti positivi alla droga della squadra di rugby di Torino), oltre che luoghi dove, a fronte dell'ingresso di numerosi telefonini cellulari, mantengono ancora i contatti con l'esterno. Nel distretto il numero di cellulari rinvenuti si attesta più o meno intorno ai 120 (120 smartphone di ultima generazione con TikTok, Instagram, fanno di tutto).
Il sovraffollamento la fa da padrone ovunque oltre alle fatiscenti condizioni strutturali degli istituti e i luoghi di lavoro insalubri creano seri disagi a tutto il personale di Polizia Penitenziaria e alla popolazione ristretta. Il carcere di Torino per le sue attuali condizioni igieniche interne è una vera e propria discarica. Non faccio fatica a definirlo discarica.
Da anni chiediamo l'istituzione di una navetta che possa collegare il carcere alla fermata della metro in Corso Marche e da anni rappresentiamo le gravissime e pericolose condizioni del manto stradale del tratto via Pianezza-via Maria Adelaide Aglietta e il carcere.
Vi ringrazio e vi invito tutti a trascorrere con noi una giornata all'interno del carcere, una giornata dalle 7 della mattina alle 23. E ricordo che nel carcere lavoriamo noi della Polizia Penitenziaria con pari dignità di coloro i quali sono privati della libertà personale. Grazie a tutti e chiedo scusa per qualche errore.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha ora la parola il Segretario regionale aggiunto della CISL, il dottor Vincenzo Ricchiuti.



RICCHIUTI Vincenzo, Segretario regionale CISL-FNS

Buongiorno a tutti. Grazie, Presidente e grazie a tutti i signori Consiglieri per averci ospitato e per la disponibilità ad ascoltarci.
Ovviamente, gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto sono stati già tutti abbastanza esaurienti, quindi gli argomenti di cui si tratta oggi immagino siano ormai già stati recepiti dal Consiglio.
Vorrei, quindi, soffermarmi più sulle competenze della Regione, perché gli argomenti sono a carattere nazionale e tanti argomenti competono al Governo, così la Regione può fare ben poco su determinati argomenti.
Ci sono, invece, delle questioni che, dal nostro punto di vista, possono essere trattate e risolte anche dalla Regione Piemonte e mi riferisco, per esempio al problema dei mediatori culturali all'interno degli istituti penitenziari degli adulti e dei minori. I mediatori culturali sono una presenza importante all'interno degli istituti, perché spesso abbiamo a che fare con popolazione detenuta straniera, specialmente quella magrebina, e quindi diventa difficoltoso rapportarsi giornalmente con loro, perch magari non parlano la nostra lingua; spesso nel carcere minorile ci sono minori non accompagnati, che quindi magari non hanno contezza neanche del Paese dove si trovano.
Le presenze dei mediatori culturali sono veramente esigue, perché da quello che ci risulta al Provveditorato del Piemonte, che raggruppa tre Regioni (Piemonte, Liguria, Valle d'Aosta) sono assegnati soltanto sei mediatori culturali, che per una popolazione straniera di circa il 30-40% del totale sono veramente pochi. La stessa cosa vale per la giustizia minorile.
Si è già accennato alla mancanza delle REMS.
Le REMS sono istituzioni fondamentali da quando le OPG sono state chiuse e soppresse per legge, perché ospitano detenuti sottoposti a misure di sicurezza, che hanno problematiche psichiatriche; ce ne sono soltanto due come hanno già detto i miei colleghi, una è a Bra che, può ospitare 18 soggetti, e un'altra si trova a San Maurizio, che ne può ospitare 20 quindi 38 posti per una popolazione detenuta che è pari a circa 5.000 detenuti, di cui il 10% presenta patologie psichiatriche. Con i numeri possiamo capire veramente che si tratta di pochi posti e possiamo immaginare le problematiche che si creano all'interno degli istituti perché se i detenuti non possono essere ospitati nelle REMS, devono rimanere negli istituti penitenziari ed essere gestiti dal Corpo di Polizia Penitenziaria, in primis.
Un altro argomento riguarda la sanità penitenziaria - gli argomenti sono tutti collegati.
La sanità penitenziaria è stata abolita per legge, perché si andavano a istituire i medici penitenziari, ma poi il Governo di allora decise di cambiare rotta, è stato tutto demandato alla sanità locale e, quindi regionale. La mancanza di medici comporta problematiche che sono già state descritte prima dai miei colleghi: mancanza di servizi infermieristici mancanza di medici, presidi medici h24. I detenuti che, come sapete benissimo, perché l'opinione pubblica ormai ne parla giornalmente, spesso compiono gesti di autolesionismo o tentativi di suicidio, devono essere quasi sempre soccorsi all'esterno, perché non esistono veri e propri presidi all'interno degli istituti.
Tutto ciò non fa altro che ingolfare ancora di più il sistema ospedaliero pubblico, perché si devono chiamare le ambulanze; come ha detto prima il collega, ambulanze che vanno e ambulanze che vengono. Se provate a passare una giornata davanti all'istituto "Lorusso e Cutugno", che il più grande del Piemonte, vedrete ambulanze che vanno e ambulanze che entrano di continuo - e queste ambulanze sono sottratte alla cittadinanza. Non conosco il numero delle ambulanze presenti in una città come Torino, ma se continuano a essere impegnate durante la giornata, questo va a gravare ancora di più su un sistema che già non è il massimo per i cittadini.
Farei un altro ragionamento per quanto riguarda il lavoro dei detenuti o l'avviamento professionale dei detenuti minorenni, perché noi rappresentiamo entrambi i settori, sia del settore degli adulti sia del settore dei minori Il lavoro, ovviamente, manca un po' per tutti, figuriamoci per i detenuti perché purtroppo spesso si dimentica quella parte di società, come è già stato detto. Bisognerebbe investire un po' di più su corsi per l'avviamento professionale dedicati sia agli adulti, ma soprattutto ai giovani adulti perché magari tutti non ne sono a conoscenza: i detenuti che hanno commesso reati da minori possono scontare la loro pena o il residuo della pena in caso di nuovi reati in un istituto minorile, quindi in un istituto minorile troviamo detenuti dai 18 ai 25 anni, che quindi sono maggiorenni. Tanti di questi, che non frequentano né la scuola dell'obbligo e neanche la scuola superiore, hanno bisogno di fare dei corsi per inserirsi nella società altrimenti, alla fine, una volta scontata la loro pena, escono, tornano sulle strade e continuano a delinquere. Questa è un'altra parte importante in cui la Regione, dal nostro punto di vista, potrebbe, come dire investire e dare una mano anche agli enti locali, che sono impegnati anche loro nello stesso percorso.
Poiché è presente, anche la nostra Amministrazione, sia il Provveditore che il Vicecapo del Dipartimento - che saluto - mi soffermerei soltanto leggermente sull'argomento degli organici, perché, come è stato detto, sono esigui o, comunque, carenti in ogni ruolo. Abbiamo parlato di dirigenti penitenziari che sono i direttori degli istituti penitenziari e di dirigenti del Corpo di Polizia Penitenziaria, che sono i comandanti del reparto. Come hanno già ampiamente detto gli altri, in Piemonte, ma così anche in Liguria e nella Valle d'Aosta, c'è un vuoto, un vuoto totale.
Quindi, speriamo che l'amministrazione, visto che c'è un nuovo corso, un nuovo capo del Dipartimento, un nuovo vicecapo, un nuovo governo, cominci a colmare quel gap che hanno stremato veramente il Piemonte.
In ultimo, anche qui, la Regione potrebbe, secondo noi, investire maggiormente, e stiamo parlando del degrado degli istituti penitenziari ovvero istituti fatiscenti, perché vecchissimi, perché ormai costruiti da oltre 25-30 anni; sappiamo benissimo che si parla delle cosiddette "carceri d'oro", quelle dell'epoca, che furono costruite non si sa bene come e soprattutto, in fretta e furia, che hanno bisogno di continue manutenzioni straordinarie, ove i fondi mancano costantemente, perché i primi tagli vengono sempre fatti quando siamo in casi di emergenza, sui fondi per le ristrutturazioni e gli ammodernamenti.
Questi sono gli argomenti su cui, a mio parere e secondo la nostra organizzazione, la Regione è competente a intervenire.
Ringrazio tutti per l'attenzione e buona continuazione per la seduta grazie.



GAVAZZA GIANLUCA



PRESIDENTE

Grazie.
Diamo ora la parola alla dottoressa Vanja Cecchini, Segreteria regionale CGIL.



CECCHINI Vanja, Segreteria regionale CGIL-FP

Grazie e buongiorno a tutti.
Ripeterò molte cose già dette dalle altre Organizzazioni Sindacali, ma mi soffermerei in particolare su tre punti fondamentali che creano difficili le condizioni del Corpo di Polizia Penitenziaria, che ovviamente non sono punti esaustivi.
Partirei dalla carenza di personale, argomento già affrontato.
L'organico previsto oggi in Piemonte dovrebbe essere composto da 2.913 unita. In realtà, l'organico effettivo è di 2.363 unità, dalle quali andrebbero decurtate le cosiddette "cariche fisse" e gli Agenti addetti al Nucleo di Traduzione e Piantonamento, perché in entrambi i casi si tratta di Agenti non impiegati nei reparti detentivi, che quindi creano un'ulteriore carenza. Pertanto, il vuoto non è soltanto di 550 unità conteggio alla mano, ma sarebbe molto maggiore. Questa situazione costringe gli Agenti a turni molto lunghi e a saltare spesso i riposi settimanali previsti, con conseguente stress e, soprattutto, un costante abbassamento di livello di attenzione che invece, vista la tipologia di lavoro, sarebbe fondamentale.
Inoltre, c'è il problema delle aggressioni, argomento già affrontato.
Da inizio gennaio, a livello piemontese, abbiamo contato 38 aggressioni e 60 Agenti feriti. Il grosso di queste aggressioni avviene nel carcere di Torino e anche purtroppo - fatto che dovrebbe aprire altri tipi di riflessione - al "Ferrante Aporti".
Considerata la giovane età dei detenuti, credo sia una questione molto preoccupante.
Purtroppo, la conseguenza di tutto questo sono turni di lavoro che vanno ben oltre le 6/8 ore, a seconda dell'orario di lavoro, che dovrebbero essere da contratto, arrivando spesso alle 12 ore continuative, con carichi di lavoro molto pesanti e relativo stress da lavoro correlato, disagio ambientale e, soprattutto, una perdita di attenzione che si ripercuote sulla sicurezza degli Istituti.
Qui faccio un ulteriore passaggio sulle assunzioni previste.
Sono previste, a livello nazionale, tremila assunzioni per il biennio 2023/2024, ma, data l'età molto alta dei dipendenti della Polizia Penitenziaria, queste assunzioni andranno a coprire i pensionamenti del prossimo biennio. Di fatto, quinti, non vanno a risolvere la situazione.
Le carceri piemontesi, come diceva il collega Ricchiuti, sono spesso molto vecchie, con una manutenzione praticamente assente. I primi giorni di aprile abbiamo fatto un giro in alcuni Istituti, con il Coordinatore Nazionale della Funzione Pubblica CGIL Polizia Penitenziaria, e abbiamo rilevato una situazione a macchia di leopardo veramente poco dignitosa (la potrei definire solo poco dignitosa), con postazioni e sedi ancora risalenti agli anni '50, di legno, con uffici bui, sporchi e la climatizzazione totalmente assente. Questo, in una regione con un clima abbastanza continentale: freddo d'inverno e caldo d'estate.
Su queste cose, a mio parere, si dovrebbe intervenire per aumentare il benessere degli Agenti in servizio. Inoltre, le postazioni degli Agenti nei reparti detentivi, quelli addetti alla cosiddetta Vigilanza Dinamica quindi più a contatto con i detenuti, spesso sono delle vere trappole perché sono stanzini, gabbiotti, che in caso di aggressione o rivolta non offrono nessuna uscita di sicurezza agli Agenti di Polizia Penitenziaria.
Ultimo punto, già affrontato anche questo, è sicuramente la carenza dei posti REMS.
Nel 2015 sono stati chiusi gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e la legge prevedeva un percorso che però si è interrotto. I posti in Piemonte sono pochi: sono 40 divisi tra la struttura di San Maurizio Canavese e quella di Bra. Vanno assolutamente aumentati. In questo momento, i detenuti con problemi psichiatrici vengono ristretti insieme ai detenuti comuni creando grossi problemi sia tra i detenuti stessi sia per la Polizia Penitenziaria, che non sempre è in grado di intervenire perché non ha una formazione adeguata, anche perché sarebbe compito dell'ASL intervenire e assistere questi detenuti. Oltretutto mancano, per gli Agenti di Polizia Penitenziaria, regole chiare di ingaggio nei casi in cui si debba intervenire su soggetti con disturbi comportamentali.
È fondamentale aumentare i posti REMS e renderli fruibili per chiunque abbia la necessità, garantendo così il diritto all'assistenza a tutti i detenuti e non solo a una minima parte che vi trova posto.
Vi ringrazio per l'attenzione e auspico che questa sia la prima di una lunga serie di incontri per affrontare, e possibilmente risolvere, almeno per quanto di competenza della Regione, i problemi più contingenti per la Polizia Penitenziaria, facilitando così la vita lavorativa di Agenti che in questo momento sembrerebbero veramente abbandonati a se stessi.
Grazie mille.



PRESIDENTE

Grazie. Ringraziamo la dottoressa Vanja Cecchini per la relazione.
Diamo la parola al dottor Guido Pregnolato, componente segreteria regionale USPP.



PREGNOLATO Guido, Segreteria regionale USPP

Buongiorno a tutti.
Nel ringraziare le Presidenze dei Gruppi consiliari, per la sensibilità nei confronti della Polizia Penitenziaria, esprimiamo particolare apprezzamento per l'incontro di oggi, incontro in cui possiamo esprimere tutta una serie di criticità e di situazioni che colpiscono il sistema penitenziario piemontese.
Premesso che oggi in Piemonte, a fronte di oltre 4.000 detenuti distribuiti nei 13 istituti della Regione, sono presenti solamente circa 2.588 poliziotti penitenziari, che operano nettamente sotto organico. Nello specifico, mancano in questa regione oltre 527 unità, considerato che la pianta organica ottimale prevede la presenza di 3.054 poliziotti.
Ad accompagnare la progressiva riduzione del personale di Polizia Penitenziaria che, inevitabilmente, determina un accorpamento dei servizi e un aumento eccessivo dei carichi di lavoro, con la contestuale riduzione dei livelli di sicurezza, è l'escalation di violenza da parte della popolazione detenuta. Negli ultimi 12 mesi vi sono state 490 colluttazioni 101 ferimenti e 373 danneggiamenti di beni dell'amministrazione. A preoccupare ulteriormente è il fenomeno inarrestabile, e sempre più in ascesa, delle aggressioni fisiche nei confronti della Polizia Penitenziaria. Fenomeno che ha una stretta correlazione con la presenza nelle carceri di detenuti affetti da disturbi mentali.
Le recenti ricerche sulla salute mentale in carcere, compiuta da una nota associazione, dimostrano che oltre il 50% delle circa 60.000 persone private della libertà, soffre di una qualche patologia mentale (dall'ansia alle psicosi gravi). Basti pensare, per avere una consistenza di questo dato, che gli altri due gruppi di patologie più diagnosticate in carcere che sono quelle del sistema cardiocircolatorio e delle malattie endocrine immunitarie, sono entrambe al 15% del totale delle patologie rilevate.
Dunque, il disturbo psichico è di gran lunga la prima categoria diagnosticata nelle carceri a livello nazionale.
Sempre secondo questo studio, si attesta che il 13% dei detenuti ha una diagnosi psichiatrica grave. Sono proprio questi detenuti con patologie psichiatriche che per una serie di motivazioni non trovando collocazione nelle REMS, vengono ubicati, in modo spesso indifferenziato, nelle sezioni ordinarie comuni, dove aggrediscono il personale e devastano le stanze di pernottamento, con ingente danno all'erario. In seguito, per questioni di ordine e di sicurezza, vengono trasferiti da un istituto all'altro della regione, dove ciclicamente compiono i medesimi comportamenti, diventando di fatto, un pericolo per sé e per gli altri detenuti e, specialmente, per gli operatori penitenziari.
Questa Federazione sindacale, USPP, per mettere freno a questa spirale di violenza e tutelare fattivamente l'integrità psicofisica del personale di Polizia Penitenziaria e di tutti gli operatori del carcere, propone di istituire un Tavolo istituzionale tra il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria e la Regione Piemonte, affinché si individuino uno o due istituti in questa regione - che, per una serie di caratteristiche, anche di tipo strutturale e di posizione geografica, potrebbero essere le sedi di Alba e di Verbania - dove istituire delle speciali sezioni per quei detenuti problematici, affetti da gravi disturbi mentali, a gestione prettamente sanitaria. Quindi, tramite un piano di investimenti, dotare questi istituti di un numero adeguato di operatori sanitari specializzati tra cui psichiatri, psicologi o tecnici della riabilitazione psichiatrica suggerendo anche delle forme di compensazione economica, in modo che il detenuto ammalato, affetto da disturbi mentali gravi, venga preso in carico dal servizio sanitario territoriale di competenza e affidato a un programma terapeutico.
Ribadiamo che la sola custodia, da parte della Polizia enitenziaria o la mera presa in carico prettamente di tipo farmacologico, come avviene ad oggi nelle carceri piemontesi, per l'esiguo numero di ore a disposizione degli specialisti dei servizi di salute mentale, non produce a lungo termine effetti evolutivi e responsabilizzanti per il detenuto che continua ad aggredire e compiere disordini.
Lo scopo è di distogliere dalla gestione ordinaria delle sezioni comuni degli istituti piemontesi questa tipologia di detenuti e collocarli in strutture penitenziarie dotate di adeguate sezioni riguardanti l'articolazione salute mentale, con un modello operativo condiviso, che coordini gli aspetti sanitari e penitenziari nella gestione degli stessi e con interventi congiunti dall'accoglienza, cura e trattamento.
Oggi ci si propone di promuovere l'impegno di questa Assemblea e il coinvolgimento di tutte le istituzioni, affinché queste situazioni trovino la soluzione richiesta da regole di civiltà: il carcere non pu assolutamente agire da solo. La Polizia Penitenziaria non può essere lasciata sola affinché si realizzi un'effettiva presa in carico dei sofferenti psichiatrici rispettosa dei diritti e delle esigenze di cura dei detenuti e, soprattutto, della tutela della collettività, in armonia con la normativa nazionale e con gli standard internazionali.
Nel ringraziare per lo spazio concesso, auspichiamo l'apertura di un Tavolo permanente per la risoluzione dei problemi sopra esposti o, comunque, di un Tavolo di confronto interistituzionale che possa diventare punto di riferimento per quelle che saranno le politiche successive sulla questione della sanità penitenziaria.
Si ricorda che le osservazioni portate oggi alla vostra attenzione sono il frutto di un confronto costante con i poliziotti penitenziari piemontesi che vivono giornalmente enormi difficoltà lavorative e che chiedono solo di essere messi in condizione di lavorare in sicurezza, rendendo un servizio allo Stato.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il dottor Guido Pregnolato per la relazione.
La parola al dottor Marco Missimei, Segretario regionale UILPA.



MISSIMEI Marco, Segretario regionale UILPA

Buongiorno a tutti.
Volevo fare una precisazione: non sono dottore. Chiedo scusa anche per non indossare la giacca, ma questa è la prova che non veniamo chiamati spesso ragion per cui ci dovete chiamare più spesso, così ci abituiamo a presenziare nelle dovute maniere.
Sfrutto il vantaggio di parlare per ultimo, quindi sarò breve e conciso perché si è già detto tutto e si sono dati tanti numeri. Anche l'intervento dell'Assessore Chiorino, è stato preciso e puntuale.
Mi soffermerei brevemente sulla questione sanitaria, anche perché di competenza diretta della Regione Piemonte. A nostro avviso, bisognerebbe investire maggiormente per portare la sanità nel carcere e non il carcere nella sanità. Evitare il più possibile di movimentare i detenuti. Con il termine movimentare sembra che parliamo di pacchi postali, utilizziamo "spostamento" dei detenuti. Questo con enorme ritorno sia dal punto di vista economico e, soprattutto, dal punto di vista della sicurezza pubblica. Si spostano anche soggetti molto pericolosi e per lo spostamento di questi detenuti viene impiegato del personale che, tra l'altro, non c'è e spesso si usano le autoambulanze, che comportano comunque l'impiego di altro personale, anche non dell'Amministrazione: sono tutte spese a carico dello Stato, che comunque diminuiscono la sicurezza pubblica. Bisognerebbe riuscire, nel miglior modo possibile, a trasformare le nostre cosiddette "infermerie" in veri e propri reparti di Medicina penitenziaria, dotandoli magari di apparecchiature di radiologia, con interventi, anche se non giornalieri comunque periodici, di specialisti (sarebbe un bel problema che deve risolvere la Regione, quello di trovare gli specialisti), senza bisogno dello spostamento dei detenuti, quindi con tutti i vantaggi appena descritti.
Il secondo aspetto importante, a nostro avviso, è l'attivazione dei protocolli operativi di intervento per quanto riguarda la Polizia Penitenziaria nella gestione degli eventi critici: è un fattore essenziale anche perché molto spesso la Polizia Penitenziaria si trova ad agire e ad improvvisare. Vi garantisco che "improvvisare" in determinate situazioni non è facile e si rischia anche di sbagliare, con ripercussioni anche a livello penale (addirittura parliamo di reati di tortura), per cui non è un aspetto da sottovalutare. Istituendo dei protocolli di intervento, la Polizia Penitenziaria sarà sicuramente in grado di agire secondo tali protocolli.
Chiediamo, inoltre, maggior attenzione al sostegno psicologico del personale di Polizia Penitenziaria, che è un fattore importante che ci sta molto a cuore (io ho perso anche degli amici). A parte i suicidi dei detenuti, che è un aspetto altrettanto grave, bisogna intervenire in quell'ambito. Esistono già dei protocolli in tal senso, ci sono già degli specialisti che intervengono sui detenuti, ma bisognerebbe approntare un sostegno psicologico anche per il personale. So che l'Amministrazione è già attenta su questo aspetto, però va attenzionata di più e magari vanno istituiti anche dei fondi o delle assunzioni di cui la Regione, a nostro avviso, può farsi carico.
Con questo ho detto tutto, anche perché, come ho anticipato, sono già intervenuti i miei colleghi. Ringrazio il Consiglio tutto e auspichiamo nuovi incontri. Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Segretario regionale Marco Missimei.
Diamo ora la parola alla dottoressa Lina Di Domenico, Vice Capo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria.
DI DOMENICO Lina, Vice Capo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria Grazie, Presidente e buongiorno a tutti voi Consiglieri.
Vi ringrazio per l'invito e la pazienza che ci avete riservato questa mattina. Ringrazio anche l'Assessore Chiorino, che so essere stata promotrice di quest'audizione.
Sicuramente è importante l'attenzione che la Regione sta dedicando all'Amministrazione penitenziaria, in particolare alla Polizia Penitenziaria, quindi permettetemi, in un'occasione pubblica e alla presenza dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali, di ringraziare tutto il personale di Polizia.
Sappiamo - l'abbiamo letto ed è innegabile - della situazione grave in cui versano gli istituti in generale, proprio per le carenze di organico e di mezzi, così come delle strutture. Particolare, quindi, è il ringraziamento da parte mia e dell'Amministrazione per la loro abnegazione e la loro professionalità, nonostante tutto e nonostante gli avvenimenti che purtroppo in questo momento vedono al centro di inchieste della Magistratura proprio il personale di Polizia.
Nell'anticipare le conclusioni, so che c'è comunque un'interlocuzione con il Dipartimento per quanto riguarda il Settore della sanità: sono consapevole degli sforzi che vuole compiere la Regione proprio per il personale medico. Tra gli interventi che sono stati svolti, questa è la problematica che più è emersa come richiesta, e dove l'intervento della Regione sarebbe fondamentale: in primo luogo, in termini di specialisti da inviare negli istituti; questo creerebbe non solo un servizio per la popolazione detenuta, ma sgraverebbe comunque l'Amministrazione soprattutto la Polizia Penitenziaria, del relativo trasporto e dell'intervento, a seconda delle esigenze, delle cure necessarie e delle patologie in atto, e sgraverebbe sicuramente i locali nosocomi. So che questo dipenderà dalle varie ASL.
Tra l'altro, gli istituti del Piemonte mi sono noti proprio perché ho esercitato le funzioni di Magistrato di sorveglianza a Novara per oltre 18 anni, quindi sappiamo che sgravare un reparto ospedaliero, dotando l'istituto magari di apparecchiature mediche che consentirebbero di effettuare degli esami in loco, sarebbe una soluzione non solo per i detenuti - lo ripeto - ma anche per la collettività. Ricordiamo che la salute penitenziaria e la salute dei detenuti è anche salute pubblica oltre ad essere una questione di maggior sicurezza, proprio perché si eviterebbe il trasferimento all'esterno di soggetti comunque ritenuti pericolosi, perché autori di reato.
Per quanto riguarda il settore dei medici sarebbe anche auspicabile, in attesa che entrino in ruolo i medici di Polizia Penitenziaria.
Questa è anche un'occasione per ricordare che il Governo ha recentemente varato l'istituzione del ruolo tecnico dei medici penitenziari. È sicuramente un risultato storico, perché tengo a far presente che la Polizia Penitenziaria era l'unico corpo che non aveva il ruolo tecnico dei medici, mentre è presente per tutte le altre forze di polizia e le forze militari. Certamente l'istituzione è un traguardo storico importante, ma ci vorrà ovviamente del tempo affinché queste figure professionali vengano materialmente inserite.
Questo perché lo dico? Perché se la Regione facesse uno sforzo e sostenesse un po' l'Amministrazione, anche col supporto di medici specialisti aiuterebbe a snellire le procedure di concorso. Infatti, sono in previsione dei concorsi pubblici per assunzioni di Commissari, agenti, eccetera, ma le procedure più lunghe sono quelle che riguardano le visite mediche previste.
Questo ovviamente allunga i tempi di immissione concreta del nuovo personale che l'Amministrazione si accinge ad assumere.
A livello più generale, vi do un accenno di numeri, perché non voglio tediarvi a lungo. Sarà concluso entro quest'anno il concorso per 120 allievi commissari; ha avuto appena inizio il corso per 1.479 allievi agenti. È previsto entro quest'anno il concorso per 411 allievi viceispettori, il concorso per 1.758 allievi agenti (anche questa procedura sarà conclusa nel 2023). Inoltre, sappiamo che è stata prevista nella Finanziaria l'assunzione straordinaria di 1000 unità per il quadriennio 2023-2026. Accenno solo ai concorsi interni per gli ispettori e al concorso straordinario per sostituto commissario.
Per quanto riguarda le scoperture che riguardano la Regione, che è ricca di istituti penitenziari, effettivamente si riscontra in questo momento una vacanza di Direttori in 7 sedi (lo hanno già detto i rappresentanti sindacali). Per quanto riguarda la categoria dei Direttori, dopo lunghi anni in cui non si era provveduto a fare un nuovo concorso, si dovrebbe concludere a settembre il corso per i nuovi Direttori. Quindi, entreranno in servizio 54 Direttori penitenziari che andranno sicuramente a coprire le 7 sedi vacanti anche del Piemonte.
Proprio ieri il Capo del dipartimento ha firmato la dichiarazione di disponibilità per l'interpello dei Comandanti degli istituti. Anche in questo caso sono 6 gli istituti che hanno un'assenza nel ruolo del comando.
È proprio di ieri la notizia, perché ha firmato il Capo del Dipartimento per cui ci sarà un interpello e ci auguriamo di coprire a breve anche i posti di comando.
Per quanto riguarda l'edilizia e tutta la gestione del patrimonio immobiliare, sono previsti interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Ci auguriamo quantomeno di colmare sia l'assenza di posti detentivi e sia, soprattutto, di migliorare le strutture per rendere ovviamente anche per il personale, l'ambiente più salubre ed accogliente. A tal proposito, voglio evidenziare che sono già avviati 11 progetti per il benessere organizzativo. In sede centrale è lo stesso Direttore generale del personale che coordina e sta seguendo le varie sperimentazioni nei Provveditorati.
Mi rendo conto che mi sono un po' dilungata, per cui vi do solo un accenno per quanto riguarda la razionalizzazione dei consumi. È in corso l'efficientamento energetico tramite anche l'utilizzo di fonti sostenibili e rinnovabili per gli istituti penitenziari. Per quanto riguarda la sicurezza passiva, è stata fatta una ricognizione per i sistemi di videosorveglianza e sono stati stanziati 10-12 milioni di euro a supporto di questa manutenzione e, talvolta, anche di nuove tecnologie ed innovazioni per i sistemi di videosorveglianza.
È allo studio anche un sistema anti drone sia con sistemi fissi e mobili di contrasto proprio al sorvolo degli istituti penitenziari, perché queste sono le nuove tecnologie con le quali spesso i detenuti riescono ad approvvigionarsi di beni non consentiti (droga e, purtroppo, anche cellulari).
È allo stato anche la grande attenzione del dipartimento per provvedere all'acquisto di mezzi, servizi e beni strumentali per il personale. La tabella è lunga, ma vi posso assicurare che sono in fase di completamento della procedura più alcuni contratti già in esecuzione per tutto l'equipaggiamento e anche per i mezzi (armamenti e vestiari) per il personale di polizia.
In ultimo, ma non da ultimo, voglio anche augurarmi che si possa concludere a breve il gruppo di lavoro che c'è per un nuovo progetto di videosorveglianza e mobilità, la cosiddetta Body Cam. Questo assicurerebbe di poter riprendere lo svolgimento di operazioni di polizia penitenziaria durante gli eventi critici che si realizzano negli istituti. Sarebbe a garanzia non solo del personale operante, ma anche del detenuto oggetto dell'evento critico.
È istituito un gruppo di lavoro interdipartimentale, perché è coinvolto non solo il DAP, ma anche il Dipartimento di giustizia minorile e di comunità atteso che questi dispositivi ovviamente saranno applicati anche nell'ambito dei servizi minorili. Il problema allo studio è la valutazione d'impatto sulla protezione dei dati personali.
Vi ho presentato un quadro sicuramente sintetico e non esaustivo.
Approfitto per ribadire le conclusioni, perché ovviamente la tematica per quanto riguarda la Regione è proprio quella della sanità penitenziaria. Vi ringrazio.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Dottoressa Lina Di Domenico per la relazione.
Grazie.
Con quest'ultima relazione, sono concluse le relazioni dei soggetti esterni.
Pertanto, procediamo con gli interventi dei Consiglieri regionali.
La parola al Consigliere Preioni.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
A nome del Gruppo della Lega, non posso che manifestare il nostro apprezzamento per il lavoro che svolgono questi professionisti. Una delle tante professioni in Italia sottopagate, perché, oltre alle condizioni di lavoro, che vengono denunciate, c'è anche questo aspetto rispetto agli altri Paesi europei. Sappiamo, inoltre, dalle numerose denunce e anche dalle disamine delle parti sindacali, quanto sia duro il vostro lavoro.
Anch'io voglio snocciolare un po' di dati, dal momento che mi è stata fornita una relazione che dà il quadro assoluto di questa situazione.
L'ultimo dato disponibile, fornito dalle Sigle del comparto carcerario dell'11 novembre 2022, parla di 35 aggressioni e 61 agenti feriti nel solo carcere Lorusso e Cutugno di Torino. Questi sono dati veramente importanti.
Le organizzazioni sindacali della Polizia Penitenziaria del Piemonte e della Valle d'Aosta hanno dichiarato lo stato di agitazione con l'interruzione delle relazioni sindacali per le continue aggressioni subite; sono veramente atti deprecabili. È un Corpo, quello della Polizia Penitenziaria, che è privo di adeguati equipaggiamenti e, quindi, anche su questo aspetto bisognerebbe porre l'attenzione. La Lega l'ha detto più volte e non abbiamo paura di dirlo: nelle carceri e in alcune situazioni per sedare i violenti, l'utilizzo del taser è un utilizzo che deve...
Dobbiamo arrivare a questo utilizzo. Il Governo deve prendere in mano la situazione, perché si è visto quante polemiche sono nate per la Polizia di Stato, ma si è anche visto, in molti casi quanto efficace sia e quanto sia uno strumento idoneo per sedare, in particolari situazioni, per non avere assolutamente conseguenze ancora più gravi.
Per quanto riguarda le aggressioni, c'è stata un'aggressione nel carcere di Biella, dove sono stati feriti due agenti, il 5 aprile 2023; c'è stata un'aggressione nel Carcere San Michele di Alessandria dove un detenuto colpisce un agente con una caffettiera, il 20 marzo 2023; nel carcere di Vercelli, ancora un'altra aggressione a un poliziotto penitenziario da parte di un detenuto psichiatrico, l'8 marzo 2023, quindi è un continuo.
A Torino terza aggressione in carcere, cinque agenti feriti; un ispettore e due agenti hanno dovuto fare ricorso alle medicazioni in ospedale, il 15 gennaio 2023. Aggressione nel carcere di Alba, una lite tra detenuti e poi, uno ferisce il Comandante della Polizia Penitenziaria, il 27 gennaio 2023; un pugno dritto in faccia, violenza shock nel carcere di Novara: brutale aggressione a un poliziotto da parte di un detenuto al 41 bis, il 24 gennaio 2023.
Sempre rispetto all'aggressione avvenuta a Torino di un detenuto sottoposto al 41 bis, la cosa più grave è che il detenuto è molto pericoloso, con gravi condizioni e problematiche psichiche; era già stato assegnato provvisoriamente a Torino, proprio per essere assegnato al reparto di osservazione psichiatrica, e già aveva aggredito un agente.
Questa è cronaca di tutti i giorni, c'è una crescita esponenziale degli episodi violenti e dei detenuti psichiatrici; non si riesce a trovare un'efficace soluzione.
Riteniamo sbagliata la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e su questo assolutamente convergiamo con le sigle sindacali. Pensiamo che invece, questi ospedali psichiatrici giudiziari dovrebbero essere riaperti perché non si elimina la struttura o il nome. Perché nel mondo del politicamente corretto bisogna stare attenti anche a pronunciare qualche seria parola, qui addirittura abbiamo eliminato la struttura e dopo abbiamo la problematica sul territorio piemontese e lo sappiamo, perché Torino, di fatto, va a full, va a imbuto, si va a riempire di tutte queste problematiche e la categoria vostra ne vive assolutamente sulla pelle tutte le conseguenze.
Secondo il rapporto Antigone, il 13% dei detenuti ha una diagnosi psichiatrica grave e sono oltre 7.000 persone; il 28% dell'intera popolazione penitenziaria assume stabilizzanti dell'umore, antipsicotici antidepressivi e il 37,5% sedativi o ipnotici. Questa è la situazione devastante nelle nostre carceri.
A fronte di una popolazione carceraria di 54.841 detenuti a livello nazionale, dei quali 17.182 sono stranieri, in gran parte sono anche cittadini. Non "cittadini", sono "clandestini", su una capienza regolare di 50.900 posti.
Il Piemonte è la quinta regione più sovraffollata, con 4.015 reclusi; il 34,8% sono detenuti per violazione della legge in materia di stupefacenti il 28,1%, un terzo, sono di nazionalità straniera e sono tossicodipendenti.
Gli stranieri sono il 30,3% nella media nazionale, con punte delle 61,9% in Valle d'Aosta e dati che si aggirano intorno al 50% in Lombardia, Emilia Romagna e Toscana.
La Casa circondariale di Torino è in assoluto quella con il numero più alto di detenuti stranieri (648) su una media di 1.350 e una capienza teorica di 1.042; fonte Rapporto Antigone.
Questi sono altri dati e auspichiamo assolutamente che il Governo riesca ad applicare gli accordi bilaterali con gli Stati, perché è evidente che, se i detenuti stranieri scontassero le pene nei loro Paesi di origine, non avremmo il problema del sovraffollamento. Poi, è vero che è molto complesso, è vero che in alcuni Paesi non vi sono democrazie evolute come la nostra e, quindi, è complesso avere un'interazione, ma questo è il dato e i numeri parlano assolutamente di questo; inoltre, siamo convinti che il nostro Governo su questo farà tutto quello che è necessario e quello che riuscirà a portare a casa.
Noi abbiamo una grande Regione.
Ogni istituto deve avere un direttore titolare e ogni carcere un funzionario di Polizia Penitenziaria o Comando dei reparti di Polizia anche questa è una denuncia che abbiamo sentito e anch'io con il Garante Mellano siamo stati a Verbania, dove c'è, oltretutto, un piccolo carcere e una continua sostituzione e, invece, serve continuità e serve avere assolutamente il Direttore titolare, stante la delicatezza della materia.
Servirebbe l'espulsione dei detenuti stranieri - un terzo degli attuali presenti in Italia - e fare scontare le loro pene nelle loro carceri (altro che decreti "svuota carceri" o cose che assolutamente non appartengono alla nostra sensibilità di centrodestra); come servirebbero, per rimanere alle dotazioni, le bodycam. In alcuni casi, avere le registrazioni potrebbe essere di tutela per tutti (in moltissimi casi, come abbiamo sentito, la parte offesa è la Polizia Penitenziaria).
C'è carenza di organico, mancanza di vestiario, crescita esponenziale dei detenuti psichiatrici. È l'ennesima riprova, come abbiamo detto prima che la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari è andata contro il buon senso.
In Piemonte abbiamo un rapporto, tra Agenti di Polizia Penitenziaria e detenuti, di 1 ogni 1,53; una carenza del 26,88% e una stima di 730 unità mancanti. Pensare che nella nostra Regione mancano 730 unità è una cifra enorme.
Abbiamo evidenziato gli incidenti avvenuti nel solo carcere di Torino e come Gruppo della Lega, sia per quello che ho letto in questa relazione sia per quello che ho ascoltato in queste ore, avete la nostra solidarietà, la nostra attenzione e il nostro rispetto per il lavoro che svolgete. Da politici, possiamo interloquire con il Governo e con i nostri Ministri affinché si prenda una rotta diversa e si diano risposte importanti sul numero dei Direttori e sulla dotazione. Ribadisco, perché non ho paura a dirlo, che secondo la Lega anche in carcere, per evitare situazioni gravi e critiche, servirebbe il taser. C'è stata una politica incredibile sugli organi di Polizia, mentre invece mi pare che questo strumento, dopo anni di prova, risulti molto efficace per sedare risse e i violenti.
Allo stesso modo, poniamo particolare attenzione agli Istituti Penitenziari Giudiziari che vanno riaperti, perché in nome del politicamente corretto non puoi chiuderli, eliminare il nome e poi avere comunque il problema, un problema incredibile, per i numeri - e i numeri sono questi - di una popolazione carceraria con gravi disturbi psichiatrici.
Lo diciamo sia per i lavoratori, che vivono sulla loro pelle situazioni incredibili tutti i giorni, sia per la tutela del detenuto stesso. Se un detenuto ha una patologia psichiatrica, anche grave, è naturale che debba essere curato e assistito da personale e da medici in grado di curarlo.
Cancellare le strutture non è la soluzione e abbiamo la riprova: è una situazione grave, non solo in Piemonte, ma anche nel resto d'Italia.
Da parte nostra, ci facciamo carico verso i nostri Ministri e i nostri Sottosegretari per dare una mano, vista la mentalità e la visione politica che abbiamo come centrodestra, come Lega.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie. Ringraziamo il Consigliere Preioni per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani, ne ha la facoltà per cinque minuti.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente, sarò molto breve.
Oggi affrontiamo un tema molto importante e molto complesso, quindi credo sia anche difficile intervenire in maniera completamente adeguata, per cerchiamo di commentare cosa è stato detto questa mattina.
Non solo quanto detto questa mattina, perché, come i colleghi Consiglieri sanno, l'attenzione sul tema delle carceri in questo Consiglio regionale è già piuttosto alta e mi spiace che qualcuno ritenga non sia adeguata.
In realtà, relativamente alle competenze della Regione, in particolar modo le competenze sanitarie, lavoriamo da mesi all'interno della IV Commissione in un gruppo di lavoro che sta proprio facendo il focus sulla sanità carceraria. Abbiamo svolto diverse audizioni; ci siamo confrontati con diversi soggetti; abbiamo affrontato il tema dal punto di vista dei detenuti, ma anche del personale. Tra l'altro, il tema del personale è stato anche affrontato in un precedente gruppo di lavoro sul disagio post COVID. Abbiamo audito anche i sindacati in merito, trattandosi di un tema molto urgente per la nostra regione, ma direi di tutto il Paese.
L'attenzione c'è ed è alta, ovviamente con particolare attenzione alle competenze regionali, che sono quelle in materia sanitaria e relative al collocamento lavorativo, quindi alla possibilità di accedere al lavoro esterno e di essere poi reinseriti nella società. Anche questa è materia prettamente regionale.
Siamo perfettamente consapevoli delle difficoltà riscontrate nelle nostre strutture, in particolare la carenza di personale, soprattutto di personale qualificato che possa gestire certe situazioni che si presentano, purtroppo quotidianamente, o comunque con alta frequenza, all'interno delle carceri.
Siamo consapevoli del problema gravissimo del sovraffollamento delle strutture, che non fa certo onore a un Paese che si ritiene civile, come dovrebbe essere il nostro, e della fatiscenza delle strutture. Più volte ho effettuato dei sopralluoghi, soprattutto presso "Lorusso Cutugno", e devo dire che ci sono strutture, in particolare alcune aree, assolutamente incapaci di offrire una vita dignitosa, che deve essere garantita a tutti i detenuti, ricordiamolo, perché la pena è la privazione della libertà, non è la privazione della dignità. Sono strutture assolutamente non sono adeguate a questo ruolo.
Sappiamo perfettamente che ci sono difficoltà nel gestire alcune situazioni e che c'è anche una difficoltà nel rapportarsi con alcuni detenuti con patologie psichiatriche. Tra l'altro, ricordiamo che le REMS non sono luoghi di detenzione, ma di trattamento sanitario, per cui sarebbe il caso di ragionare su strutture come il vecchio Sestante, che purtroppo ha dovuto essere chiuso perché diventato totalmente inadeguato al ruolo che avrebbe dovuto svolgere.
Occorrono strutture di quel tipo, però ben organizzate. Anche qui bisogna ricordare il tema della dignità, che non deve mai mancare: nei miei sopralluoghi ho avuto modo di vedere detenute con problemi psichiatrici soprattutto nella sezione femminile dei nuovi giunti, relegate in una cella senza indumenti, senza coperte e sedute per terra, perché non si sapeva come gestire queste detenute che avevano dei comportamenti aggressivi quindi rappresentavano un pericolo per il personale.
Sono situazioni che vanno affrontate con lucidità e con equilibrio.
Sappiamo anche di fatti che si sono verificati all'interno di alcune strutture, parliamo nuovamente del "Lorusso e Cutugno", ma anche del carcere di Biella. Parliamo di torture e di pestaggi. Sono situazioni che non si possono omettere in un racconto che considera tutti gli aspetti relativi al rapporto tra personale e detenuti, il quadro deve essere il più possibile lucido e completo.
Sappiamo del gravissimo problema dei suicidi in carcere, che è un altro tema che ha, ovviamente, attinenza con il tema sanitario e che non possiamo assolutamente ignorare e sul quale dobbiamo intervenire anche come Regione proprio per questi aspetti dal punto di vista sanitario.
Ovviamente noi in Consiglio regionale non possiamo fare altro che confrontarci con tutti i soggetti, ma io ricordo all'Assessore Chiorino che, attualmente, noi abbiamo un Governo che, tra l'altro, coincide con la sua forza politica, quindi abbiamo un Presidente del Consiglio che appartiene alla forza politica dell'Assessore Chiorino. Credo che, quindi oggi sarebbe stato auspicabile e quanto mai opportuno avere in aula una rappresentanza di questo Governo, magari qualche esponente della Camera e del Senato. Per rendere utile questo Consiglio regionale e questa seduta di Consiglio regionale, sarebbe stato assolutamente necessario avere in aula qualche rappresentanza del Governo, della Camera o del Senato, quindi del Parlamento, o entrambe le figure. Ricordiamo, tra l'altro, che qualche tempo fa c'è stato un grande clamore per la presenza in Consiglio regionale del Ministro Calderoli che è venuto a parlarci di autonomia differenziata.
Per quale motivo oggi non abbiamo avuto modo di interfacciarci su un tema così urgente?



PRESIDENTE

Consigliera, la invito a concludere.



FREDIANI Francesca

Ho quasi terminato, Presidente, non credo che arriveremo alle ore 14.00 come da programma.



PRESIDENTE

I tempi di intervento sono quelli che sono stati comunicati. Vediamo se arriviamo alle ore 14.00.



FREDIANI Francesca

Chiedo un attimo di pazienza, ho finito.
Invito l'Assessore a contattare, visto che noi non abbiamo avuto modo di confrontarci direttamente qua in Aula, i rappresentanti del Governo e a far presente i temi che hanno delle competenze prettamente nazionali e che sono stati riportati oggi alla nostra attenzione. Dare un seguito che abbia una qualche concretezza e che tutti noi, ovviamente, auspichiamo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Frediani.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bongioanni.
Prego, Consigliere, ha facoltà di intervenire per dieci minuti.



BONGIOANNI Paolo

Grazie, Presidente.
Nel ringraziarla perché mi ha concesso la parola, estendo il ringraziamento all'Assessore Elena Chiorino che ha voluto questo momento di confronto e di ascolto e, ovviamente, a tutte le sigle sindacali della Polizia Penitenziaria e alla dottoressa Di Domenico che ci hanno dato un quadro, se vogliamo, ancora più cupo e inquietante di quello che già avevamo sul lavoro di chi rappresenta la Polizia Penitenziaria.
La Regione Piemonte, come è già stato detto, dal punto di vista legislativo non ha competenze dirette su questo tema, ma possiamo fare la nostra parte aiutando a coordinare le intese fra i Prefetti e i Sindacati di polizia con il Garante regionale dei detenuti che vedo presente in Aula, per riuscire ad applicare nel modo migliore possibile i protocolli ministeriali e dar loro la massima efficienza.
Abbiamo dedicato le prime ore di questa giornata all'ascolto, mettendo così in evidenza e sottolineando uno dei nostri ruoli secondo me più importanti ascoltare quali sono le problematiche per poi, come Assemblea legislativa e con i ruoli che possiamo interpretare nei vari confronti istituzionali trovare delle soluzioni. Abbiamo sentito parlare del problema della sicurezza per gli Agenti, abbiamo sentito parlare del problema dell'organico, abbiamo sentito parlare del problema della formazione.
Abbiamo sentito di episodi di violenza. Io arrivo dalla provincia di Cuneo e ogni mese, ma direi anche ogni settimana, leggiamo sui giornali e sugli organi di informazione di aggressioni con oggetti contundenti nel carcere del Cerialdo, ragion per cui diventa essenziale garantire la sicurezza sul lavoro a chi opera all'interno delle carceri. Sono lavoratori che operano in condizioni particolarissime e necessitano di un minimo di serenità per effettuare il loro lavoro e devono essere dotati degli strumenti adeguati per poterlo fare.
Fra l'altro, i nostri Agenti sono adibiti anche a sorvegliare detenuti potenzialmente pericolosi, persone condannate per omicidi, per reati di mafia, per terrorismo e difficili da gestire a livello psicologico (sul discorso psicologico mi fermerò successivamente, perché ne abbiamo sentito parlare tanto). Questi detenuti possono anche perpetrare degli atti di ritorsione contro gli agenti della Polizia Penitenziaria e contro le famiglie degli stessi. Il lavoro dell'agente diventa una professione che va tutelata a 360 gradi. Questo è un onere che, nonostante non abbiamo le competenze legislative, dobbiamo farcene carico ed esserne portavoce.
Si è parlato molto dell'aspetto psicologico su cui noi possiamo intervenire a livello regionale. Qui le competenze le abbiamo e possiamo investire in aiuto alla gestione della salute mentale all'interno delle carceri appannaggio delle ASL regionali. L'aspetto psicologico, è stato detto da uno dei rappresentanti delle sigle sindacali intervenuto, vale sia per i detenuti, ma anche per gli agenti, per quelli che hanno, magari, non ancora un'esperienza vissuta e adeguata. Purtroppo, a volte, a livello mediatico leggiamo il messaggio che sia solo il detenuto a patire quando, invece sono gli agenti che, probabilmente, soffrono le condizioni di lavoro più delicate, abituati e costretti ad affrontare situazioni estreme. Nei casi più seri, ma poi lo dirò quando accennerò all'ordine del giorno che Fratelli d'Italia ha preparato, servirà aumentare i posti nelle sezioni come le REMS.
C'è stato un intervento in apertura di seduta che mi ha colpito e sul quale mi fermo, che è quello che ha un senso l'ipotesi di far scontare almeno una parte della pena ai detenuti stranieri nel paese di origine. Se, come abbiamo detto, il numero di detenuti stranieri è oltre il 30% del totale questo è un numero enorme. Questa proposta è sicuramente un percorso che nelle varie fasi istituzionali con cui ci confronteremo, noi sosterremo. Il Gruppo Fratelli d'Italia ha costruito, preparato e presto caricheremo con modifiche che sono state apportate al testo che avevamo ipotizzato durante questa audizione, un ordine del giorno e una mozione.
Adesso do una breve lettura di quello che abbiamo previsto nell'ordine del giorno che riassume alcune richieste che sono state fatte e delle criticità che sono state esaltate e poi mi fermerò un attimo su quello che prevede la mozione.
Nell'ordine del giorno abbiamo previsto di 1) "impegnare la Giunta regionale, in coordinamento con le ASL territoriali, nonché le Prefetture e gli Istituti penitenziari e il Garante regionale dei detenuti, a rafforzare il monitoraggio dello stato di salute psichico dei detenuti e potenziare il sostegno psicologico agli agenti penitenziari, con potenziamento del personale qualificato addetto a tali mansioni.
2) In sinergia con le Prefetture e i Ministeri competenti, attivare un monitoraggio psicologico dei detenuti per inviarli nelle REMS potenziarne le strutture atte ad avere destinazione di uso come REMS, al fine di effettuare un aumento dei posti a disposizione per i detenuti particolarmente fragili e pericolosi dal punto di vista psico comportamentale 3) Attivarsi con il Ministero della Giustizia per potenziare e migliorare i corsi di formazione per gli Agenti di Polizia Penitenziaria, in particolare sul controllo e gestione di risse e sommosse e prevenzione rischi derivanti da detenuti problematici 4) Attivarsi con il Governo nazionale per potenziare il programma governativo previsto dal DPCM del 1° dicembre 2022 in materia di rafforzamento degli organici in forza agli istituti penitenziari aumentando le assunzioni nella Polizia Penitenziaria".
La mozione, costruita proprio in fase di discussione, prende spunto dall'importanza di questa mattinata. Noi chiediamo alla Giunta regionale e al Consiglio di prevedere una volta all'anno l'audizione, presso il Consiglio regionale, delle sigle sindacali rappresentative degli Agenti di Polizia Penitenziaria, al fine di monitorare e promuovere la sicurezza e la salute all'interno delle carceri per gli Agenti di Polizia Penitenziaria e per qualunque lavoratore coinvolto negli istituti di pena; nell'ambito della continuità operativa riguardante la salute dei lavoratori nelle carceri, convocare ogni anno un Consiglio regionale aperto sul tema della qualità lavorativa all'interno degli istituti di pena, che possa rappresentare un momento permanente di ascolto e di confronto sul tema del benessere dei lavoratori del sistema carcerario, con le stesse modalità e previsioni che definiscono le audizioni del Garante dei detenuti.
Concludo andando ovviamente a ringraziare e ad esprimere il massimo apprezzamento da parte del partito che rappresento, Fratelli d'Italia, per il lavoro che ogni giorno gli Agenti di Polizia Penitenziaria svolgono nel nostro Paese; un compito, come abbiamo visto, complesso, delicato pericoloso e che richiede una grande professionalità e una grande dedizione al proprio lavoro. Ancora un grande grazie.
Chiudo con un ultimo ringraziamento che rivolgo al Sottosegretario di Stato al Ministero di grazia e giustizia, Andrea Delmastro, che ha iniziato un percorso di visita puntuale e preciso nelle carceri di tutto il territorio nazionale, con un confronto e un ascolto costante di tutti gli operatori, che può essere solo funzionale a costruire quelle strategie operative che potranno migliorare un sistema che, come abbiamo visto, ha un'enorme necessità di interventi.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Presidente Bongioanni per l'intervento.
Ha chiesto la parola il Presidente Silvio Magliano.
Prego, collega; ne ha facoltà per cinque minuti.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Ringrazio anch'io dell'opportunità di mettere a tema questo argomento, di mettere a tema le fatiche e le difficoltà che vengono vissute all'interno delle nostre carceri. Penso che sia importante avere un approccio di tipo comunitario. È evidente che il carcere porti con sé tutta una serie di soggetti e di attori che devono trovare, almeno per competenza nostra almeno per attenzione nostra, il massimo sostegno e il massimo aiuto: lo dico rispetto agli agenti che quotidianamente vivono all'interno delle mura del carcere; lo dico per i detenuti, soprattutto coloro che vivono una condizione sanitaria di fatica e di difficoltà; lo dico per i tanti operatori del mondo esterno che provano ad avere un'interazione positiva col carcere (penso al mondo del lavoro, purtroppo in piccolissima parte penso al mondo del terzo settore, penso al mondo del volontariato, che cerca di provare ad immaginare una relazione che guardi al detenuto con una prospettiva di seconda chance, di seconda possibilità).
Oggi abbiamo ascoltato tante richieste e da parte nostra non possiamo che immaginare quanto prima un intervento dal punto di vista sanitario. Negli interventi che si sono susseguiti, le visite all'interno del carcere, o le uscite dei detenuti dal carcere per affrontare le visite, sono un tema cogente. Su questo possiamo fare qualcosa (mi rivolgo anche ai colleghi della maggioranza e della Giunta): possiamo intervenire, possiamo potenziare la tipologia di servizi sanitari all'interno del carcere riducendo il più possibile le uscite per attività specialistiche. Da questo punto di vista, basta volerlo (mi rivolgo ai colleghi che hanno la responsabilità di guidare la Regione): possiamo mettere in campo questo tipo di attività, ben sapendo che non può essere solo ed esclusivamente un atto che noi presentiamo in quest'Aula a far apparire di colpo medici che non vedono l'ora di svolgere attività professionale all'interno del carcere (lo dico per esperienza personale, perché un mio caro amico ha svolto questa attività durante il suo periodo professionale di medico e mi ha raccontato della difficoltà e della fatica di poter sviluppare questa attività). Se la Regione volesse, su questo aspetto potrebbe intervenire velocemente, così come sul tema delle REMS.
Le REMS non possono essere esclusivamente la risoluzione del problema.
Innanzitutto, le REMS sono dedicate a chi è stato definitivamente considerato "psichiatrico", per cui dobbiamo lavorare per metterle in campo e fare in modo che questa prospettiva esista; ma, ancora di più, dobbiamo lavorare per avere una collaborazione forte con tutto il personale sanitario, che dev'essere in grado di definire chi è destinato alle REMS e chi, invece, può continuare a scontare la sua pena ed essere seguito.
Nello stesso tempo, però, se l'attenzione sanitaria dev'essere rivolta ai nostri carcerati e alle nostre carcerate, non possiamo non immaginare (anche questo può dipendere da noi, per cui mi rivolgo nuovamente alla Giunta) dei percorsi di sostegno psicologico per chi è agente, per chi vive dalla mattina alla sera all'interno delle mura di un carcere. Abbiamo già avuto modo di affrontare il grande tema del burnout rispetto agli agenti agenti che dopo un po' non riescono a vivere il lavoro che stanno facendo in una modalità adeguata, perché la realtà con la quale sono costretti a paragonarsi è difficile, è dura. L'aspetto stipendiale è già stato ricordato. Sarebbe opportuno garantire un'importante attività di sostegno psicologico anche a chi fa questi lavori di frontiera. Ci siamo occupati di questo tema per i medici durante il periodo del COVID, non possiamo voltarci dall'altra parte per queste categorie.
Infine, sarebbe ugualmente opportuno immaginare delle risorse, come fece l'allora Giunta Ghigo con l'Assessore Cotto (mi è stato ricordato questa mattina), per inserire degli educatori all'interno del carcere, assunti dal Ministero degli interni, e di altro personale con caratteristiche diverse che possa aiutare un'interazione quantomeno accettabile tra chi il carcere lo garantisce in termini di sicurezza e chi il carcere lo vive, ovvero i carcerati. Dovremmo immaginare dei progetti sperimentali di questo tipo che funzionarono bene e che già in passato vennero visti come un'eccellenza dal punto di vista del panorama nazionale.
Come Gruppo consiliare abbiamo portato all'attenzione dell'Assessora Chiorino un ordine del giorno - con delle risorse ad hoc - per chi vuol dar da lavorare ad un carcerato o ad una carcerata e un ordine del giorno che chieda al Governo di intervenire per ampliare gli effetti della legge "Smuraglia".
Pensiamo che una giornata come questa sia importante, perché alcune cose è giusto dirsele e dirsele con chiarezza, ma crediamo anche che il tema del lavoro possa essere, in termini di riduzione di recidiva per i carcerati una grande opportunità affinché costoro non tornino poi a rivivere la dimensione del carcere.
Grazie a tutti coloro che sono intervenuti. Noi possiamo fare la nostra parte e mi auguro che non rimanga solo esclusivamente un Consiglio aperto sul tema, ma che dalle prossime settimane si vedano risorse, impegni ed attività concrete per dare un sostegno a questa parte del nostro Paese, che non può essere considerata una parte lontana dalla vita di tutti i giorni.



PRESIDENTE

Ringraziamo il collega Magliano per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrea Cane; ne ha facoltà.



CANE Andrea

Grazie, Presidente.
Ringrazio tutti gli intervenuti, tutti i lavoratori, gli operatori e i rappresentanti sindacali, che non solo sono intervenuti oggi, ma che ogni giorno dell'anno si impegnano con coraggio e dedizione per assicurare un ordinato ed efficiente funzionamento dei nostri istituti penitenziari. In questi anni, come Ufficio di Presidenza della IV Commissione sanità, sono state tante le audizioni a tema e frequenti le visite negli istituti localizzati nelle province che compongono la nostra regione, assieme anche al Garante, Onorevole Bruno Mellano, che saluto e ringrazio per la presenza. Lo dico anche per ringraziare del lavoro la IV Commissione sanità, a nome di tutto l'Ufficio di Presidenza, del Presidente Alessandro Stecco e del Vicepresidente Domenico Rossi.
Meno di un mese fa, questa amministrazione partecipava alla celebrazione del 206esimo anniversario di fondazione del Corpo di Polizia Penitenziaria per il Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta. In quel frangente, il Provveditore dell'amministrazione penitenziaria (sempre di Piemonte Liguria e Valle d'Aosta) Rita Monica Russo, ha ricordato il lavoro che affrontano quotidianamente le donne e gli uomini della polizia penitenziaria, un lavoro spesso non riconosciuto e ancor più sconosciuto perché si occupano delle persone invisibili, dando loro anche dignità ed umanità, a volte direi anche affetto.
A fronte di questo lavoro, sappiamo che, purtroppo, in quasi tutti gli istituti penitenziari del Piemonte da anni viene registrata una carenza di personale in servizio di polizia penitenziaria rispetto a quello che sarebbe previsto ed indispensabile per un corretto ed efficiente funzionamento delle carceri. Eppure quando si parla di carcere è sempre molto facile sviluppare ragionamenti mossi da singoli eventi che purtroppo, sempre più spesso, fanno diventare centrale il dibattito sul mondo penitenziario. Sarebbe semplice anche adesso, con i vostri computer o i vostri cellulari, aprire un motore di ricerca e trovare le decine di episodi di cronaca che vedono vittime i nostri poliziotti della penitenziaria.
Vi invito a farlo, ma non voglio fermarmi ad uno scontato elenco, che darebbe una visione solo sensazionalistica del vivere quotidiano della professione. Vorrei, invece, usare la mia voce per dare la voce proprio ad un agente. Lo faccio con le pagine di un libro sulle carceri italiane scritto da Dario Esposito, giovane agente di polizia penitenziaria. Il libro si intitola "Oltre le sbarre" e narra di un disagio fatto di turni spesso massacranti. Si parla di carenze di organico, le cifre sono di 36.000 su una pianta organica che dovrebbe essere invece di 45.000; si parla di suicidi.
Cito direttamente: "Fuori e dentro. Tutti i giorni. Anche se io ho una vita sola, è come se passassi continuamente da un mondo all'altro. È quello che leggo negli occhi di chi incontro, entrando e uscendo. Certo, è ormai una sorta di abitudine, ma non mi piace. O ne ho paura, forse. Poiché la terra è terra e gli uomini sono uomini, non dovrebbe esserci la malattia del baratro. Ma è tutta natura. E la mia pelle di agente di polizia penitenziaria lo sa. Non è un istinto. È respiro e lavoro di ore, mesi anni. Di pensieri e momenti, di amarezze e scoperte. Un po' alla volta. Con il ritmo della libertà nella mia strada di ragazzo e con quello dei turni e delle sbarre nei passi".
Del libro mi ha colpito ciò che i nostri agenti subiscono come una sorta di trasferta collettiva, oserei dire. Vivi e lavori nel luogo definito dall'immaginario collettivo un luogo del male e poi ne subisci lo stesso pregiudizio.
Leggo ancora: "Elenco di numeri inghiottiti dal vortice delle frasi fatte dei pensieri incancreniti, dei polveroni vili. Basta il sopruso di un collega e siamo bollati tutti. fa parte di quella manovra alla Ponzio Pilato con la quale la società si scrolla dalle spalle quello che invece dovrebbe affrontare. Ecco, mi piacerebbe il ponte. Per scongiurare il malanno oscuro...".
Questo è un libro senza eroi, ma solo vittime, perché ad essere uomini dello Stato si fanno i conti sicuramente con gli errori, ma anche con il coraggio e con la responsabilità dell'uomo. E poi si subisce anche un po' di verità, che è quella che lo Stato è chiamato a rendere umana, non più disumana. Ben vengano quindi appelli, come per esempio quelli contenuti in un ordine del giorno presentato da noi rappresentanti della Lega e della cui stesura ringrazio il collega Matteo Gagliasso.
In questo ordine del giorno sono contenuti degli indirizzi pratici e reali affinché sia garantito un idoneo supporto psicologico agli agenti della polizia penitenziaria e non solo: che vengano, ad esempio, potenziati e migliorati i corsi di formazione per gli agenti di polizia penitenziaria.
Parlo, in particolar modo, per quanto riguarda il controllo e la gestione di risse e di sommosse e la prevenzione di tutti i rischi derivanti dai detenuti problematici.
Sta infatti anche a noi rappresentanti della Regione Piemonte supportare il disagio e i problemi di questa categoria di lavoratori tramite eventi come questo - ben vengano - che aumentano la comunicazione, alzano la voce e quindi, la consapevolezza di tutti noi e anche dei territori che amministriamo.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Capogruppo del Partito Democratico e i colleghi del Gruppo che mi permettono di rappresentarli in questo intervento.
Dico subito, Presidente, che in Italia c'è una tendenza negli ultimi anni e cioè quella di garantire i diritti fondamentali, soprattutto quelli sanciti dalla Costituzione, in una modalità che non ci convince fino in fondo. Uso come riferimento un tema molto dibattuto, oggetto di confronti continui in quest'Aula e cioè le politiche per la salute; è come se, ad un tratto, nel nostro Paese, prendendo come riferimento modelli oltreoceano, si potesse immaginare un presente e un futuro dove il diritto alla salute può essere garantito da interessi privati, al pari di modelli organizzativi con profili pubblici.
Guardi, non dico a caso del diritto alla salute in questo consesso dedicato alla Polizia Penitenziaria, perché c'è un altro diritto costituzionale altrettanto importante, che noi dobbiamo sempre tenere in considerazione sempre e non può essere bandiera di parte, ma è bandiera italiana, e cioè il diritto alla sicurezza. Ecco, io vorrei inserire in questo dibattito questo tema e cioè una tendenza che noi dovremmo scongiurare, cioè quella sostitutiva, come se la garanzia del diritto alla sicurezza, prendendo in considerazione modelli organizzativi d'oltreoceano, come ho detto, potesse essere garantita da strumenti privati e non pubblici, perché può non funzionare come dovrebbe.
Lo dico subito: il Partito Democratico non sarebbe d'accordo.
E cioè, il modello privato di gestione delle carceri, se è quella una tendenza, è una tendenza che ci vedrà contrari.
In questo intervento potrei, Presidente, cavarmela così a proposito di ordini del giorno; un ordine del giorno che anche noi depositeremo, che sarà un ordine del giorno sul merito, un ordine del giorno puntuale che ha raccolto e raccoglierà ancora gli spunti depositati nel dibattito d'Aula dicevo, per assurdo un ordine del giorno che non depositeremo, dove potremmo impegnare la Giunta a discutere con il Governo nazionale per inserire tutto ciò che non è stato inserito nell'ultima legge di bilancio quella del 2023. Tutto ciò che l'ultimo Governo avrebbe potuto fare, anche accogliendo alcune attività emendative, e che non è stato fatto.
Sarebbe strumentale, però, Presidente, e non è questo l'approccio che merita quest'Aula e non è l'approccio strumentale che meritano servitrici e servitori del nostro Stato.
Il modo migliore per affrontare i loro problemi, che sono i nostri problemi, è discutere del merito e per competenze: del merito e per competenze, sottolineando quelli che sono i problemi e cercando di affiancare i problemi, le soluzioni possibili. Ce ne sono alcune che ci riguardano; ci sono alcune soluzioni che possono essere adottate subito con scelte, sì, perché è possibile scegliere.
Noi abbiamo una competenza in quest'Aula, che è chiara e specifica, che è quella dell'organizzazione sanitaria, ma è stato detto di una problematica che è evidentissima, la mancanza del personale degli operatori sanitari medici, infermieri, operatori socio-sanitari, OSS all'interno delle strutture.
È vero, noi dobbiamo dare indirizzi precisi ai direttori generali delle nostre Aziende sanitarie locali, per garantire la presenza del personale necessario per offrire h24 servizi sanitari, onde evitare, è stato detto in quest'Aula dai rappresentanti della Polizia Penitenziaria, di obbligare la risposta ai problemi di salute solo ed esclusivamente nelle strutture esterne, perché è possibile, se bene organizzati, se diversamente organizzati, immaginare quella risposta all'interno delle strutture. Ma c'è anche altro e basta parlare con le amiche e con gli amici della Polizia Penitenziaria; noi possiamo organizzare diversamente anche i percorsi interni alle strutture sanitarie ospedaliere, noi possiamo fare di più e molto meglio nei percorsi dedicati ai detenuti accompagnati dalla Polizia Penitenziaria, a partire dal pronto soccorso, fino ai luoghi di cura interni alle strutture ospedaliere. Guardate che un focus su questo tema e con soluzioni differenti rispetto all'esistente migliorerebbe la qualità della vita della Polizia Penitenziaria. Noi su questo tema dovremmo dedicare più attenzione e uno spazio più ampio in termini temporali.
C'è un altro tema, che è stato trattato oggi, sul quale noi intendiamo fare un passaggio e riguarda l'area educativa. L'educazione in carcere non è soltanto un vantaggio per i detenuti, per le persone ristrette; ci è molto chiaro: se migliora la qualità della vita della popolazione carceraria migliora la qualità della vita della Polizia Penitenziaria e non esiste agente che si dispiace se all'interno delle strutture vengono investite risorse economiche, progettualità, ed educatori all'interno, per impegnare durante la giornata i detenuti e le detenute. In questo senso, si deve e si può fare molto di più. Non è soltanto un rapporto tra gli educatori, i detenuti e la Polizia Penitenziaria; è una questione che riguarda tutti noi.
Al di là dell'impegno durante la giornata, se si offre le possibilità a un detenuto di formarsi con nuovi lavori e di imparare ciò che prima non era nelle condizioni di imparare, finita la pena è probabile - non è certo viste le recidive qualche dubbio ce l'abbiamo anche noi - - o, comunque aumentano le possibilità per un impegno nella società civile quando quella pena è terminata.
Il tema dell'area educativa è assolutamente importante. Inserisco in quest'area anche quello che da troppo tempo non viene più fatto in Piemonte: i lavori esterni, soprattutto in collaborazione con le Amministrazioni comunali. Ci sono Assessori regionali che hanno competenze negli enti locali e ci sono disponibilità economiche che Regione Piemonte potrebbe mettere a disposizione per rafforzare quei cosiddetti "cantieri di lavoro", per impegnare particolari detenuti che ottengono la possibilità di lavorare esternamente. Anche qui - anche qui - quando rientrano, migliorano la qualità della vita all'interno delle carceri e, quindi, anche la qualità della vita della Polizia Penitenziaria.
C'è una terza area, Presidente, che intendiamo indagare: le risorse umane, il numero di Agenti a disposizione sia nei Nuclei di Traduzione sia all'interno delle nostre carceri.
C'è un'evidentissima carenza organica che rende la gestione complessiva molto complicata. Dobbiamo insistere anche rispetto alla formazione permanente dei nostri Agenti che lo chiedono: un'adeguata formazione continua e costante.
C'è però un punto che non dipende da noi, ma che deve essere inserito all'interno dell'ordine del giorno per un impegno della Giunta nei confronti del Ministero competente, che in questo Paese riguarda tutti i servitori dello Stato: non è possibile avere stipendi del genere. Non si può chiedere e dare così poco. Dobbiamo adeguare gli stipendi al costo della vita sempre più alto, sapendo che non si lavora soltanto per lo stipendio, ma anche per quello. Svegliarsi al mattino per andare a lavorare dipende anche da fine mese, diciamo così.
Ultima questione che trattiamo è relativa alle strutture, strutture che, soprattutto qui in Piemonte, sono in larga misura fatiscenti.
La discussione fatta pubblicamente è una discussione giusta. Anche la Comunità Europea ammonisce, e non solo l'Italia, rispetto alle strutture fatiscenti. In Piemonte ne abbiamo non poche, ma dove c'è un carcere brutto, che non va bene per un detenuto, c'è un carcere brutto e fatiscente che non va bene per la Polizia Penitenziaria. È palese.
Ci auguriamo che i fondi del PNRR destinate alle carceri vengano usati davvero e che nessun Parlamentare si impegni in dichiarazioni pubbliche chiedendo di non darci quei soldi perché non sappiamo come spenderli perché non abbiamo adeguato le strutture dello Stato per spendere quei soldi. Noi ne abbiamo bisogno.
Guardi, Presidente, non voglio fare localismi in questo intervento, ma come lei sa bene, provengo dalla città di Alessandria e lo dico a verbale: o si investono soldi nei prossimi anni (ma prossimi pochi anni) sul carcere Don Soria, o si chiuda il Don Soria e si finanzi uno studio per inserire quell'Istituto nelle condizioni corrette all'interno del San Michele. Fa paura! Fa paura! È incompatibile con la contemporaneità di un carcere del genere. Non solo per i detenuti, anche per gli Agenti: o ci sono investimenti o si chiuda.
Il non sovraffollamento è un diritto per un carcerato, ma è un diritto per gli Agenti della Polizia Penitenziaria. Il numero di persone ristrette all'interno delle celle è incompatibile con l'umanità, vale per chi sta dentro e vale per chi deve garantire la nostra sicurezza.



PRESIDENTE

Grazie. Ringraziamo il Consigliere Ravetti per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Fava; ne ha la facoltà per 10 minuti.



FAVA Mauro

Grazie, Presidente.
Ringrazio a nome mio, e a nome del gruppo di Forza Italia, tutti coloro che questa mattina hanno riportato le proprie testimonianze in Consiglio regionale; testimonianze molto importanti che descrivono una situazione oltre ogni criticità, si può dire più che critica.
Poco più di 30 anni fa ho avuto l'opportunità, datami dallo Stato italiano, di fare il servizio militare presso il carcere militare di Gaeta e di Peschiera del Garda. È dunque una realtà che conosco bene, avendo svolto la mansione di guardia carceraria, con altre mansioni legate insieme, tra cui quella di addetto all'aiutante di sanità.
Avete descritto situazioni molto interessanti: per uno che ha avuto quell'esperienza, anche se sono passati trent'anni, vi dico che sono molto toccanti. Chi non è stato in quei reparti, non può conoscere certe situazioni, situazioni anche molto diverse.
Ai tempi, ci trovavamo a condividere la situazione con coetanei, perch erano ragazzi come noi di vent'anni che avevano commesso qualche reato ed erano finiti in carcere (o chi aveva qualche anno in più, avevano commesso altri reati), ma essendo sempre con disciplina militare, non ti creavano problemi, ma avevi già un sistema abbastanza lineare. In più, avevamo tante persone che non prestavano il giuramento alla Bandiera Italiana per questioni religiose. Stavano mesi all'interno delle carceri e si condivideva la vita quotidiana.
A noi chiedevano di essere un po' psicologi, ed era tutto quello che ci potevano chiedere. A dei ragazzi di vent'anni cosa vuoi chiedere quando si trovano in reparti così importanti? È un'esperienza molto intensa, che ti porta a vivere una realtà senza la paura, ma con tanta premura che è diverso (essere premurosi e avere paura, sono due realtà molto diverse).
Sentendo le vostre relazioni mi ha fatto molto riflettere specialmente il numero di detenuti stranieri. Oggi per entrare nella Polizia Penitenziaria bisogna essere laureati in legge, laureati in psicologia ma, soprattutto in lingua perché l'agente si trova a condividere delle giornate con persone con cui non riesce a comunicare le problematiche esistenti.
Sicuramente sono cambiati i sistemi, anche quelli che ci sono all'interno delle carceri. I sistemi detentivi hanno altre pretese noi, come dicevo prima, avevamo delle realtà che le vivevi da coetaneo, dunque era più facile arginare il problema o affrontare il problema. Oggi, invece, avete altre situazioni e mi congratulo perché siete riusciti a portare avanti un lavoro che non è per nulla semplice.
Sarebbe piaciuto anche a me presentare e portare avanti tanti ordini del giorno ma, come Gruppo di Forza Italia, mi impegno a sottoscrivere tutti quelli che vengono presentati per dare delle risposte al più presto. Questa situazione non può andare avanti così, non abbiamo più bisogno di tante parole, ma di agire e atti concreti perché non solo i detenuti, ma anche la Polizia Penitenziaria ha bisogno di avere delle risposte immediate perch la situazione è già andata oltre e l'avete descritta molto bene prima e lo descrivono quotidianamente le televisioni, i giornali e i social. La situazione non è più controllabile, bisogna agire immediatamente.
Chiedo al Consiglio, alla Giunta e al Gruppo di Forza Italia di chiedere allo Stato italiano di dare delle risposte immediate a questa situazione veramente al tracollo. Non servono tante parole, ma bisogna fare i fatti.
Spero di essere in grado di impegnarmi, con il mio Gruppo, e di dare delle risposte immediate alla vostra situazione.
Grazie per tutto quello che fate.



PRESIDENTE

Ringraziamo il collega Fava per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Disabato Sarah.
Prego, Consigliera, ha facoltà di intervenire per dieci minuti.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Saluto e ringrazio tutti gli auditi intervenuti oggi in Consiglio regionale su un tema molto attenzionato dalla Commissione competente, vale a dire la Commissione sanità, che ha anche istituito un gruppo di lavoro specifico sugli istituti penitenziari.
Inoltre, qualche mese fa, vi è stata anche un'audizione sul rischio suicidiario che caratterizza la categoria e sono stati forniti dati che devono far riflettere. Tra l'altro, è stata un'audizione fortemente spinta dal Gruppo di cui faccio parte, che mira ad approfondire un fenomeno purtroppo drammatico che caratterizza fortemente la categoria, proprio per le condizioni di lavoro difficili a cui si deve presentare ad affrontare.
Ma noi, in questa sede, di che cosa possiamo parlare? Molto è già stato detto, ma un tema su cui noi abbiamo una diretta competenza e su cui possiamo intervenire e potevamo intervenire anche in passato è il tema della sanità penitenziaria. Le difficoltà sono note e, da oltre un decennio dalla sua riorganizzazione nell'ambito delle competenze regionali del Servizio Sanitario Nazionale, questa situazione ha presentato il conto in riferimento alla sua complessa gestione e anche in merito all'immobilismo che c'è stato in questi anni volto a non affrontare il problema.
Personalmente, colleghi, ritengo che anni e anni di disorganizzazione non si possano azzerare con degli ordini del giorno. Parliamo chiaro, qui abbiamo degli interlocutori seri che questa mattina sono venuti a rappresentarci le loro difficoltà, ma si tratta di tematiche che vanno affrontate tra la Regione e il Governo nazionale.
Vedo l'Assessore sorridere, ma non so se c'è da ridere; secondo me, no. Non diamo un'illusione a chi oggi è venuto, in modo serio, a rappresentarci delle difficoltà visto che da domani, con un ordine del giorno, tutto questo verrà cancellato. Non è così. I problemi acquisiti durante anni di mancato intervento - non facciamo riferimento a un Governo piuttosto che a un altro, perché sono anni che questa situazione va avanti - sono onesta nel dirlo che anche l'emergenza COVID l'ha aggravata. Diciamo la verità: tutti gli interventi che sono stati adottati con l'emergenza COVID, quindi anche tramite delibere di Giunta, ma anche tramite atti del Governo, non rispecchiavano e non erano attuabili da quello che è un tessuto debole all'interno delle carceri. La carenza strutturale di personale si manifesta non soltanto nel personale sanitario. Proprio dalla nota e dalla relazione del Garante che ogni anno ci informa rispetto alle criticità presenti nelle carceri e che corrispondono anche alle criticità che vivono ogni giorno gli operatori della Polizia Penitenziaria, sappiamo che mancano medici specialisti e ovviamente tutti quelli che sono i professionisti sanitari volti a garantire un'assistenza all'interno delle carceri.
Alcuni dei rappresentanti prima ci hanno rappresentato il problema degli spostamenti al di fuori delle strutture penitenziarie, proprio perché sono spostamenti pericolosi da effettuare e che aggravano la situazione delle aggressioni. Si diceva prima: 38 aggressioni con 60 feriti in Piemonte nello scorso anno. Sono dati che ci fanno riflettere, forse, anche rispetto a come vengono effettuati questi spostamenti obbligatori, proprio perch all'interno delle carceri non troviamo il personale minimo per poter effettuare quelle prestazioni sanitarie che si potrebbero effettuare in loco e che, quindi, portano ad un aggravio delle operazioni in capo alla Polizia Penitenziaria che, ovviamente, è sottodimensionata dal punto di vista del personale.
Su questo potremmo tirare in ballo tutta una situazione dovuta a mancate assunzioni o a carenza di stanziamenti negli anni volto a garantire sicuramente, la riqualificazione e la ristrutturazione delle carceri quindi degli istituti penitenziari e anche le assunzioni in capo al personale. Lo dicevano anche prima i Sindacati: le assunzioni previste, non sono sufficienti nemmeno a colmare il turnover. Questa è una situazione che potrei paragonare a quella di tante altre come, ad esempio, l'assunzione del personale medico sanitario in regione Piemonte. Anche lì non bastano le assunzioni per poter colmare il turnover tra nuovi ingressi e pensionamenti, dunque c'è qualcosa che non va, anche a fronte della situazione di sovraffollamento delle carceri che comporta un aggravio nel lavoro e nell'operatività degli Agenti di Polizia Penitenziaria all'interno delle strutture.
Ovviamente, come dicevo prima, il COVID ha aggravato la situazione e ha dimostrato che questo sistema è ancora più fragile e quindi dobbiamo verificare negli atti che emaniamo che, effettivamente, questi siano attuabili ed effettivamente espletabili in funzioni da parte degli operatori che sono presenti negli istituti per garantire la sicurezza e tutte le operatività.
Tra l'altro ho effettuato un sopralluogo in carcere a Torino, insieme al Presidente della Commissione Sanità, Stecco, al Vicepresidente Rossi e anche al Garante Bruno Mellano, per verificare le condizioni dello stesso.
Racconto un episodio che mi ha profondamente toccata quando ho potuto visionare una sezione del carcere in cui venivano condotte le operazioni di espulsione degli ovuli. Una situazione che, tra l'altro, il Garante mi ha detto essere stata superata. Confrontandomi con gli operatori presenti nell'istituto, mi sono resa conto di come quest'operazione non possa essere praticabile all'interno del carcere e supervisionata dagli stessi: è una questione che va affrontata a livello sanitario. Potremmo discutere per ore ed ore su quante mansioni vengono attribuite al personale presente nelle carceri, che, invece, non sarebbero di loro competenza. Quindi, oltre ad essere in pochi, questi operatori si trovano anche a colmare delle carenze che dovrebbero essere a carico di altri sistemi, come il sistema sanitario piemontese.
Oltre alle carenze che ho citato, potremmo anche parlare dei tribunali dove sappiamo esserci carenza di cancellieri e di personale adeguato che possa effettivamente gestire le pratiche giudiziarie, con un ulteriore incancrenimento della situazione che può sfociare in tensioni difficili da gestire. Peraltro, è una situazione che già conosciamo grazie alle relazioni dei Garanti, grazie agli auditi, grazie alle audizioni di questi anni, che sono state davvero tante.
Devo rilevare che la Commissione sanità - anche su questo mi complimento con l'Ufficio di Presidenza - ha lavorato molto bene sul tema approfondendo ogni singolo aspetto. Spero che tutto il nostro lavoro, e tutto il lavoro che è stato portato all'interno della Commissione sia stato inviato anche agli Assessorati (sia all'Assessorato al lavoro che all'Assessorato della Sanità), per far conoscere loro quelle che sono le criticità che ci sono state riportate. Oggi ci troviamo in un Consiglio aperto, sono intervenuti i sindacati, i rappresentanti degli operatori e quant'altro. Però ci sono state anche delle audizioni, quindi possiamo dire che oggi ci troviamo di fronte ad un Consiglio che riporta quanto noi già sapevamo e quanto noi già avevamo affrontato in un'altra sede, preposta ed orientata ad approfondire sotto tutti i punti di vista quella che è la situazione penitenziaria. Dunque, proprio perché c'è stato un grande lavoro in precedenza, non ritengo che con un ordine del giorno oggi si possano risolvere tutte queste criticità; tuttavia, ci si può assumere l'impegno tutti insieme, nei prossimi mesi, di attenzionare ancora di più il fenomeno.
Prima la Consigliera Frediani ha sottolineato l'assenza di un membro del Governo o comunque di una rappresentanza del Governo; presenza che, invece si è registrata durante altri Consigli aperti dedicati ad altri temi. Come abbiamo detto prima, la competenza in parte è regionale, dal punto di vista sanitario, ma in parte è nazionale, se vogliamo guardare alle assunzioni e ai fondi da destinare alla riqualificazione e alla ristrutturazione delle strutture, che sono ovviamente in degrado. Parliamo di strutture che negli anni passati hanno rappresentato un'eccellenza, ma che hanno subito un degrado costante negli anni, diventando quasi fanalino di coda o punto di criticità davvero importante (e questo la dice lunga su quanto queste strutture non siano state curate negli anni).
Dunque, per quanto concerne quella competenza a scavalco tra i due enti, se così si può definire, sarebbe stata importante oggi la presenza di una rappresentanza del Governo per raccogliere anche gli appelli di competenza del Governo. Dibattiamo costantemente in Commissione, ma anche in Consiglio, di quelle che sono le criticità e le carenze del nostro sistema sanitario al di fuori delle carceri, figuriamoci dentro! Sarebbe stato importante oggi, anche per coronare, diciamo così, un percorso che è durato quattro anni in Commissione e che ci ha portato a scoprire e a conoscere molti aspetti della vita carceraria.
Nel concludere, ci tengo a ribadire che ci sono anche delle realtà virtuose all'interno delle nostre carceri, proprio grazie al lavoro degli operatori e del tessuto sociale che si affaccia all'interno delle carceri per supportare le operatività. Mi piace citare il caso dell'istituto penitenziario di Biella - l'ho fatto anche durante la relazione del Garante dove il lavoro dei detenuti porta alla realizzazione di divise per il personale che opera all'interno delle carceri. Tra l'altro, potrebbero essere di più i detenuti che accedono a questo tipo di operatività, ma soltanto la metà viene impiegata; questo è un aspetto su cui dovremmo effettivamente mettere una pezza, perché.



(Scampanellìo del Presidente)



DISABATO Sarah

Ho sforato solo in un secondo. Mi consenta di concludere la frase.



PRESIDENTE

Collega, le chiedo di concludere. Grazie.



DISABATO Sarah

Più situazioni di questo tipo riusciamo a creare all'interno delle nostre carceri e più queste situazioni si tramutano in un riscatto per i detenuti ma anche in un'opportunità per stabilire un contatto e per alleggerire i conflitti strutturali presenti nelle nostre carceri: il lavoro e i progetti di reinserimento all'interno della società sono di fondamentale importanza.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo la collega Disabato per l'intervento.
Ha chiesto la parola il Presidente Alessandro Stecco.
Prego, collega; ne ha facoltà.



STECCO Alessandro

Grazie, Presidente.
Il tema oggetto di questo Consiglio aperto è estremamente importante.
Intanto vi ringrazio per averlo organizzato e per averlo proposto.
Le condizioni di lavoro all'interno degli istituti di detenzione e la sicurezza del personale sono le principali tematiche emerse in questi interventi, così come il tema della governance e la necessità di garantire l'integrità psicofisica sia degli operatori che dei detenuti. Lavorando nello stesso ambiente, è chiaro che sono due insiemi che si influenzano a vicenda, per cui è necessario lavorare sia sul tema di chi ci lavora, sia sul tema dell'integrità psicofisica dei detenuti.
Come ha detto molto bene la Vice Capo del DAP, la dottoressa Lina Di Domenico, cui rivolgo gli auguri di buon lavoro per la recente nomina, il tema, soprattutto in sede di IV Commissione, che ho l'onore di presiedere in questa legislatura, si è sviluppato con tanti interventi in audizione abbiamo potuto toccare con mano.



(Audio mancante o non comprensibile)



STECCO Alessandro

.anche nel periodo COVID, insieme al Garante, l'onorevole Mellano, che ringrazio per il suo costante lavoro nei confronti della politica e nei confronti dei.



(Audio mancante o non comprensibile)



STECCO Alessandro

.naturalmente insieme ai tecnici, oltre che alla parte sanitaria.
La Regione ha competenza sull'aspetto sanitario e, grazie ad una mozione del 29 novembre 2022 - è importante trattare anche le mozioni siamo una delle prime Regioni in Italia (forse la prima, o una delle prime) ad aver presentato una proposta bipartisan firmata dal Vicepresidente Rossi del Partito Democratico e dalla Consigliera Sara Zambaia per il Gruppo Lega e votata da tutto l'emiciclo, ha attivato un gruppo di lavoro che ha lavorato tantissimo. In IV Commissione abbiamo fatto decine e decine di audizioni, che non sono fini a se stesse. Sono audizioni che stiamo per terminare e aspettavamo anche questo appuntamento con le sigle sindacali.
Dopo un'audizione mirata sulla sanità penitenziaria, termineremo con un documento programmatico, possibilmente condiviso da tutti, che avrà analizzato per bene e in modo anche tecnico - grazie al fatto che quelle che stiamo facendo sono tutte audizioni tecniche - quali sono i problemi e quali le possibili soluzioni per far funzionare meglio la sanità penitenziaria, in un momento di grande difficoltà della sanità pubblica per la carenza degli specialisti, dei medici e anche di psichiatri che vogliono dedicarsi ad un certo tipo di attività. C'è carenza in tanti ambiti.
Nonostante la mozione prevedesse il deposito di una relazione entro agosto credo che termineremo i lavori entro maggio e la conseguente relazione dipenderà da quanto sarà condivisa, ma credo da tutti - per il mese di giugno o luglio. Magari prima della pausa estiva e molto prima di quanto previsto, sarà possibile presentare in Consiglio regionale un documento finale che porterà i contributi di tutti. Lo dico perché stiamo facendo un'audizione continua, praticamente settimana per settimana.
Lunedì 8 sono attesi i Direttori degli istituti insieme ai Direttori delle ASL, perché uno dei problemi che abbiamo osservato - posso dare già qualche piccola anticipazione - è che, se le ASL hanno avuto il problema di funzionare a silos come modalità aziendale, è chiaro che anche la gestione della sanità penitenziaria e carceraria negli istituti (laddove vi siano delle ASL di competenza) è sempre stata abbastanza aneddotica e mai omogenea sul territorio.
Inoltre, il tema della patologia psichiatrica è estremamente emergente ed importante. C'è il tema delle REMS e dei posti che sono stati anche citati dalle sigle intervenute oggi, così come il tema di ridurre - e sono d'accordo con quanto ha detto la Dottoressa Di Domenico - i trasferimenti quando non necessari. Ridurre non perché si toglie una possibilità, ma intervenire attraverso dei modelli organizzativi più moderni e più innovativi, sfruttando maggiormente la telemedicina - ne abbiamo parlato diverse volte e credo che sarà una delle conclusioni della relazione. Ormai la telemedicina è utilizzata in tutto il mondo e, in particolare, in Canada e in Nord Europa le visite oncologiche e traumatologiche si svolgono già in tale modalità.
Quindi, non dobbiamo aver paura di mettere a terra questi strumenti che, in un momento di carenza di personale, sono assolutamente una parte della soluzione. Oltre a questo c'è il tema della cabina di regia interistituzionale e della sua capacità esecutiva, perché se una cabina è rappresentativa, va bene, ma deve essere anche in qualche modo esecutiva ed erogativa. Questi sono i temi sul campo.
Limito il mio intervento a quello che è di mia competenza, quindi la sanità penitenziaria, ma che ha un grande riflesso anche sulle condizioni di lavoro della polizia penitenziaria all'interno degli istituti.
Se questa istituzione avrà lavorato bene, spero - e mi faccio promotore in questo senso - che possa essere di ausilio all'attività presso il DAP della dottoressa Di Domenico, in modo da poter mettere a fattor comune le soluzioni o le proposte che faremo come Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ringraziamo il collega Stecco per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Matteo Gagliasso; ne ha facoltà.



GAGLIASSO Matteo

Grazie, Presidente.
Prima sono stato citato dal collega Cane e volevo intervenire anche per ringraziare gli intervenuti di questa mattina, perché tanti problemi li conosciamo, ma spesso sentirli direttamente dalle persone è diverso. Ci tocca dentro e ci fa capire quanto sia realmente difficile svolgere un determinato lavoro, che per tanti forse è un lavoro come altri. In realtà non lo è e sappiamo quanto comporti a livello psicologico, anche all'interno delle proprie famiglie, perché quando si finisce il proprio turno di lavoro - che spesso è troppo lungo a causa delle carenze di personale - e si torna a casa, purtroppo alcune situazioni si ripercuotono anche sulle famiglie degli agenti di polizia penitenziaria.
Quindi, sentire le problematiche che tutti i giorni devono subire è un qualcosa che veramente ci ha toccati, tant'è che questa mattina, durante l'esposizione delle relazioni, abbiamo presentato come Gruppo un ordine del giorno, che è stato anticipato dal collega Cane, che vuole impegnare la Giunta ad attivarsi, anche tramite il Garante dei detenuti, nelle varie sedi opportune - in quanto alcune sono competenze regionali e altre no affinché sia garantito un idoneo supporto psicologico agli agenti della polizia penitenziaria; in particolare, ad attivarsi, tramite il Ministero della Giustizia, per potenziare e migliorare i corsi di formazione per gli agenti di polizia, in particolare sul controllo e gestione di risse e sommosse e prevenzione dei rischi derivanti dai detenuti problematici.
Spesso abbiamo sentito parlare anche il nostro Capogruppo di taser e di bodycam e tutte le volte che si parla di questi mezzi per poter sedare alcune sommosse all'interno o per avere una visione di quello che realmente succede all'interno delle carceri e non per sentito dire o perché qualcuno pensa che qualcuno abbia più diritti di altri; dare, quindi, questa possibilità anche agli agenti di potersi difendere in momenti difficili perché non è che lo cercano loro direttamente, ma devono per forza intervenire in quei momenti, altrimenti le cose diventerebbero sempre più gravi e drastiche.
Abbiamo, quindi, chiesto di interloquire con il Ministero della Giustizia per questo motivo, e poi di nuovo con il Governo nazionale, al fine di potenziare la pianta organica della Polizia Penitenziaria; se non sbaglio (mi sono segnato i dati), prima si diceva che mancano circa 500 agenti, ma in realtà questo numero è molto più alto, perché alcuni agenti fanno un lavoro che non dovrebbe essere il loro e, quindi, di agenti di Polizia Penitenziaria ne mancano molti di più.
Quando mancano dei tasselli all'interno di un'azienda o di una struttura qualcosa non torna, qualcosa non va, perché se pensiamo a una qualsiasi azienda italiana che lavora, che ha mille dipendenti e che, dall'oggi al domani, ha bisogno di 2.000 dipendenti, se quei mille dipendenti non li trova, l'azienda non può continuare a fatturare quello che fatturava prima e non può continuare a fare quello che vorrebbe fare, magari anche aumentando il proprio fatturato, e quindi l'azienda non lavora nella direzione corretta e nel miglior modo possibile, perché quei mille dipendenti che ci sono, purtroppo, devono fare anche il lavoro per quelli che non ci sono.
Questo tema è uno di quelli che, a livello politico nostro, è attenzionato e cercheremo di farci portavoce anche nei confronti dei nostri colleghi parlamentari a Roma e che sono al vertice di questo Stato, che deve dare realmente una voce e mettere non solo esclusivamente in pratica quello che viene detto tutti i giorni rispetto della Polizia Penitenziaria, ma deve farlo veramente concretamente.
Penso che noi Consiglieri abbiamo un compito, quello di sollecitare la Giunta regionale e l'unico mezzo migliore che abbiamo è quello dell'ordine del giorno o di una mozione, quindi non credo che fare un ordine del giorno oggi sia sbagliato, ma credo semplicemente che serva ulteriormente per mettere un tassello per ricordare che ci sono determinate azioni da portare a compimento e che devono essere portate a compimento.
Non possiamo pensare che ci siano persone che abbiano più diritti rispetto ad altre, perché se noi, come Gruppo, pensiamo che qualcuno abbia più diritti di altri. Noi siamo dell'idea che tutti i cittadini abbiano appunto gli stessi diritti, ma se dobbiamo scegliere, non stiamo dalla parte di chi sta dietro le sbarre, ma di chi le sbarre le difende.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Perugini.



PERUGINI Federico

Grazie, Presidente.
Cercherò di non utilizzare tutto il tempo che ho a disposizione, ma sicuramente è doveroso intervenire su due aspetti. Il primo è di carattere diciamo, tecnico-giuridico, afferente a questa Assemblea e il secondo è di opinione rispetto a quanto abbiamo ascoltato.
Innanzitutto, mi unisco sicuramente ai ringraziamenti a voi, che rappresentate la Polizia Penitenziaria tutti insieme, ma è un ringraziamento che va esteso, è stato detto poco fa, anche alle vostre famiglie e alle famiglie dei lavoratori, lavoratori onesti che fanno estremi sacrifici e che sono al servizio dello Stato, ma io aggiungo, al servizio delle nostre comunità. È doveroso sicuramente dire questo.
Per quanto riguarda la parte tecnico-giuridica è indubbio, e l'ordine del giorno ne è un esempio plastico, che dopo tutto quello che abbiamo ascoltato e la fervida attività della Commissione sanità in tempi più recenti, ma non solo, noi dobbiamo tradurlo in atti, perch l'Amministrazione, i governi parlano attraverso gli atti e l'ordine del giorno, come detto, è un atto concreto di sintesi rispetto a ciò che è stato portato qui e che, prima di arrivare qui, è passato dalla Commissione.
Vediamo poi se quest'Aula, quando sarà chiamata al voto, dopo tutti i momenti di solidarietà che sono stati espressi, considerato che il testo che andiamo a proporre è un testo, credo, di buonsenso, vedrà il voto unanime di quest'Aula e allora sì, avremo la conferma che la solidarietà è davvero di tutta l'Assemblea regionale.
Questo per quanto riguarda l'aspetto tecnico-giuridico, per andare poi ad aggiungere due elementi; uno è emerso negli interventi, ed è relativo alla formazione. Oggi l'Assessore che è intervenuta in rappresentanza del governo regionale ha le deleghe di competenza e, laddove si potrà, caro Assessore, questa Assemblea, quest'Aula sarà sicuramente di supporto, per quanto necessario, per cercare di finalizzare quella formazione, magari carente per un'assenza dello Stato rispetto a quel pezzo relativo alle necessità di questa parte di lavoratori della nostra comunità.
Il secondo aspetto, invece, lo devo ribadire, è quello sanitario, senza dubbio; non vorrei provocare o urtare la sensibilità di nessuno considerando che è vero che ci sono criticità di carattere psichico o malori, ma ci sono anche i finti malori. I finti malori, quelli che impegnano quell'ambulanza che viene distratta dal primo soccorso. Quelli che poi rimangono sottotraccia, perché la notizia è fatta, magari, dalla rivolta, dalla rissa e dell'agente di polizia penitenziaria, che ha reagito e non agito, ma ha reagito a una provocazione in un momento di una criticità all'interno del carcere. Forse, anche quello dovrebbe fare notizia, perché magari la sensibilità di molti di noi si modifica. Dicevo questo rispetto a quanto quest'Aula potrà e credo dovrà fare, ma il Presidente Stecco lo ha già anticipato; quindi, quando ci saranno gli atti di sintesi, avremo completato quella parte che afferisce alle nostre competenze e speriamo che possa essere adeguatamente finalizzata e che si possano trovare le coperture finanziarie, proprio perché anche la parte sanitaria (vedi la questione legata alla possibilità di fare le visite all'interno del carcere e recuperare quel gap che è venuto meno) è diventata indispensabile e indifferibile. Molto bene che il Governo sia intervenuto sulla questione, perché la nostra.



PRESIDENTE

Collega, le chiedo gentilmente di rivolgersi alla Presidenza. Abbia pazienza. Grazie.
Prego, proceda.



PERUGINI Federico

Va bene. Grazie, Presidente.
Dicevo, molto bene il fatto che il Governo sia intervenuto sulla parte tecnica di avere medici all'interno della Polizia Penitenziaria, perch anche in questo caso si è colmato un vuoto che è risultato necessario.
Allora, dette queste parti, è altrettanto bene, nonostante le carenze di organico, che in corso ci sia la formazione di 3.500 tra agenti, ispettori e commissari, se ho capito bene, nell'intervento del Vicecapo del DAP.
In conclusione sulle opinioni, Presidente, mi hanno colpito due passaggi degli interventi; lo scarico di responsabilità sull'ultimo e questo non deve più accadere e noi dobbiamo intervenire per quanto siamo in grado di fare, soprattutto, in termini di opinione, perché sono i nostri colleghi, i rappresentanti dei cittadini in Parlamento e al Governo che possono incidere in modo più diretto e, poi, la richiesta, ed è stato forte il grido, di lavorare in sicurezza rendendo un servizio allo Stato e penso ai già citati taser e bodycam: dov'è il male a utilizzarli, quando è dimostrato che nella comunità, all'esterno di quella carceraria, stanno funzionando e stanno salvaguardando sia chi in quel caso è in difetto sia la persona che deve tutelare la comunità ed è chiamato a rendere quel servizio? Pertanto, prima accade, meglio è. Più che rendere un servizio allo Stato, dico un servizio alle nostre comunità. Penso sia necessario evidenziarlo.
Quindi, basta ideologie: il carcere non è un albergo. Rimane fermo quanto è nel dettato costituzionale dell'articolo 27, ovvero tendere alla rieducazione, ma - attenzione - la mia affermazione che non è un albergo è evidente agli occhi di tutti. Contenere chi ha commesso reati e accompagnarli a una rieducazione sì, ma essere vessati da quella parte di popolazione non lo si può accettare.
Meritate tutta la solidarietà istituzionale perché svolgete un lavoro difficile, a volte pericoloso. Andreste ringraziati ogni giorno da parte delle persone perbene e l'incolumità e la serenità di bravi lavoratori deve essere tutelata da parte di ciascuno di noi, con la responsabilità del nostro servizio pubblico in ogni modo, ma soprattutto dallo Stato. Deve essere un obiettivo di assoluta priorità. Non esista più una parte di Istituzioni, perché talvolta capita, che si pone dalla parte dell'aggressore e non dell'aggredito.
Oggi avete espresso le criticità: siete gli aggrediti, non siete gli aggressori. Dietro i delinquenti - questo lo sanno tutti - ci sono persone che hanno subìto direttamente e Forze dell'Ordine che hanno lavorato per arrestarli. Voi dovete custodire e fare in modo che la pena, che deve essere certa, sia scontata, e che il percorso di rieducazione, che sta nel dettame costituzionale, avvenga.
Di conseguenza, e con questo termino, Presidente, gli Agenti di Polizia Penitenziaria non devono più essere i veri carcerati.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie. Ringraziamo il Consigliere Perugini per l'intervento.
Prima di dare la parola all'Assessore Elena Chiorino per le conclusioni, voglio salutare e ringraziare la dottoressa Rita Monica Russo Provveditore dell'Amministrazione penitenziaria del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, che ha seguito i lavori in aula. Grazie.
Do la parola all'Assessore Elena Chiorino.
Prego, Assessore.



CHIORINO Elena, Assessore regionale

Grazie, Presidente, e grazie a tutti coloro che sono intervenuti portando il loro contributo in rappresentanza di tutti gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria; un contributo importante e fondamentale che ha acceso un dibattito entro il quale sono quantomeno soddisfatta di avere sentito qui oggi l'ammissione, da parte di forze che sono state di Governo fino a pochi mesi fa, che ci sono stati anni di mancati interventi a livello statale, evidenziati da diversi Gruppi che esprimevano la maggioranza di Governo nazionale.
Questo sì, ed è per questo che, a breve, mi sento di evidenziare cosa si sta facendo e quali sono state le prime iniziative, numeri alla mano del Governo Meloni, per tentare di correggere quanto più velocemente quello che tutti qui oggi hanno evidenziato con grande onestà intellettuale.
Allo stesso modo, prendo atto che per qualcuno gli ordini del giorno sono atti vuoti, quindi immagino che non ne vedremo più depositati quantomeno da qui a fine legislatura. Per noi, invece, non lo sono per nulla e sulla base di questo abbiamo tutta l'intenzione di intervenire e di porre delle basi concrete di intervento. Capisco che ci sia una dose di disinformazione importante; vedremo di lavorare in via principale, anche in questa sede, per colmare lacune informative rispetto alla formazione e agli interventi fatti anche sui detenuti. Recepiamo immediatamente la richiesta di avere un'ulteriore audizione, quindi un ulteriore Consiglio regionale aperto alla presenza di una rappresentanza del Governo nazionale, come richiesto dalle opposizioni. Su questo richiederemo immediatamente un nuovo Consiglio regionale aperto in tema di Polizia Penitenziaria con le rappresentanze adeguate del Governo.
Ritengo discutibili, e sinceramente non riesco proprio a condividere alcuni interventi in cui è stato puntato il dito contro gli Agenti della Polizia Penitenziaria, parlando di come sono state gestite determinate situazioni, quantomeno perché si dovrebbe essere tutti consapevoli che senza protocolli operativi è difficile capire come muoversi. Ribadisco che non avrei mai voluto trovarmi nella posizione degli Agenti della Polizia Penitenziaria quando hanno avuto e hanno situazioni così difficili da controllare, mantenendo ordine, legalità e sicurezza.
Vorrei evidenziare alcuni numeri già evidenziati dalla dottoressa Lina Di Domenico, che ritengo particolarmente importanti e sui quali ritengo opportuno fare un altro passaggio. Sono i primi atti, oltre alle mille extra assunzioni definite immediatamente nella Finanziaria (che avranno un impatto importante anche sulla pianta organica): sta volgendo al termine il 181° corso di formazione per 1.479 agenti, è in corso un altro per 1.758 e un'ulteriore per 1.501.
Uno dei grandi limiti della formazione è di non avere strutture adeguate dove svolgerla; tema rispetto al quale, come dicevo anche all'inizio di questo Consiglio, la Regione Piemonte ha attivato interlocuzioni formali con il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, proprio per cercare di intervenire e correggere.
Sui Direttori e sui Comandanti ad interim, evidenziato come uno dei problemi strutturali che necessita di risoluzione, perché da lì parte la base per consentire agli Agenti di Polizia Penitenziaria di operare nelle migliori condizioni possibili, c'è un impegno, da parte del Governo affinché entro fine anno ci sia un Direttore per ogni singolo Istituto penitenziario ed entro marzo del 2024 un Comandante per ogni Istituto penitenziario.
Evidenzio da parte dell'attuale Governo la reistituzione del medico del corpo di Polizia Penitenziaria, che era l'unica forza di polizia a non esserne dotata e a non avere questo ruolo tecnico che, evidentemente diventa fondamentale, ma che non è mai stato un tema all'ordine del giorno negli anni precedenti.
Arriviamo all'equipaggiamento. È vero che negli ultimi dieci anni tutto questo non è stato evidentemente degno di nota e oggi lo è, tuttavia mi permetto di citare: 8.500 caschi antisommossa con un contratto in esecuzione affinché possano essere distribuiti velocemente; 52.000 uniformi ordinarie invernali con contratto in esecuzione; 54.160 uniformi ordinarie estive con contratto in esecuzione; 20.000 guanti operativi antitaglio con contratto in esecuzione; 8.500 scudi antisommossa con contratto in esecuzione; 4.000 cinturoni completi di accessori con contratto in esecuzione; 4.000 giubbetti antiproiettile contratto in esecuzione; 2.000 kit antisommossa contratto in esecuzione (solo per citarne alcuni).
È stata citata la bodycam e il taser. Anche qui c'è un nuovo progetto di sistemi di videosorveglianza e di mobilità in fase di sperimentazione nelle regioni del Lazio, dell'Abruzzo, del Molise e della Campania, proprio per andare nella direzione richiesta di una maggiore sicurezza e di una garanzia di sicurezza in questi termini.
Ancora, ripeto, tentare di colmare, quantomeno a grandi linee, le lacune che si sono evidenziate oggi in Consiglio regionale da parte di qualcuno.
Lo "Sportello lavoro carcere" ha previsto nel periodo gennaio 2020 dicembre 2022 nell'ambito 1 - ovvero Novarese, Vercellese, Biellese e VCO - 836.842 euro; nell'ambito 2 - ovvero Astigiano e Alessandrino - 550.000 euro nell'ambito 3, Cuneese, 628.947 euro e nell'ambito 4, Città Metropolitana di Torino, poco meno di un milione di euro. Tutto questo per un totale di 3 milioni di euro. Ne cito solo una parte, andando ad aggiungere i cantieri del lavoro per le persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale che già esistono e sono in atto con uno stanziamento totale di 400 mila euro per l'esercizio 2022.
Ripeto, non è tutto, non sono esaustiva, ma è per elencare, in ogni caso numeri che ritengo assolutamente significativi dell'attenzione dell'operato di questa Giunta e del Governo che ci rappresenta a livello nazionale.
Detto questo grazie a chi, nei vari Gruppi consiliari, sosterrà con ordini del giorno, mozioni, interventi - che, ribadisco, non ritengo per nulla vuoti - gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria per migliorare le loro condizioni di lavoro.
Sulla base di questo consentitemi, in chiusura di intervento, di dire: grazie Polizia Penitenziaria che siete silenziosi servitori dello Stato e fino ad oggi siete rimasti, per troppo tempo e immotivatamente, in un'ombra che non ha giustificazioni. Oggi, con l'operato del governo di questa Regione e del Governo Meloni e anche per il tramite di questo Consiglio regionale, i riflettori sono accesi. Mi sento di dire che non siete soli e non lo sarete più: tanto vi dobbiamo e tanto faremo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Chiorino.
Con l'intervento dell'Assessore Chiorino, concludiamo i lavori del Consiglio regionale aperto sulle "Condizioni di lavoro della Polizia Penitenziaria sul territorio della Regione Piemonte".
Auguro a tutti una buona giornata e un buon lavoro.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 12.42)



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