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Dettaglio seduta n.208 del 05/10/22 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(Alle ore 10.04 il Presidente Allasia constata la mancanza del numero legale e (ai sensi dell'articolo 59, comma 5, del Regolamento)



(La seduta inizia alle ore 10.34)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Comunico che sono in congedo Bongioanni, Carosso, Chiorino, Cirio, Lanzo Nicco, Ricca e Tronzano.
Pertanto, il numero legale è 22.
Do atto che l'o.d.g. è stato approvato nella seduta del 4 ottobre u.s.
C'è l'intesa da parte dei Gruppi di trattare la proposta di deliberazione del Consiglio regionale n. 258, prima di proseguire l'esame del disegno di legge n. 64.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Ieri, durante la richiesta di inversione di punti all'o.d.g. o richiesta di inserimenti di ulteriori punti all'o.d.g., il nostro Gruppo ha chiesto che l'ordine del giorno n. 867 inerente a "Futuro della Casa di riposo Città di Asti" venisse messo al quinto posto dopo la discussione dei progetti di legge. Ieri abbiamo discusso di questo ordine del giorno in Commissione nella quale era presente l'Assessore Icardi, mentre l'Assessore Marrone in quel momento non era presente. Lo dico perché una parte delle deleghe relative a quella RSA, che è la seconda più grande del Paese, riguarda le politiche sociali. Abbiamo sospeso la discussione in accordo anche con il Capogruppo Preioni, in attesa della seduta odierna.
Prendo la parola solo adesso, perché non so se si possa fare in seguito solo per capire se la notte abbia portato consiglio, se c'è stata una comunicazione magari con il sindaco di Asti o con i responsabili degli Enti locali. Le chiederei, come ho fatto ieri, di metterla subito in discussione, finché gli Assessori Icardi e Marrone sono presenti, anche perché quell'ordine del giorno viene da un Consiglio aperto. Le forze di opposizione sono disponibilissime a ritirare i nomi come primi firmatari e a redigere un atto congiunto che dica le stesse cose e le stesse richieste che il Consiglio comunale di Asti ha espresso. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie. Ricordo che la richiesta del Consigliere Grimaldi per la trattazione del punto 42) all'o.d.g. era stata sospesa. Chiedo sia alla maggioranza sia alla Giunta se intende intervenire o se, nel frattempo proseguiamo il punto relativo alla deliberazione n. 258.
Non essendoci richieste di intervento, proseguiamo con i lavori; se poi i Capigruppo di maggioranza trovano un'intesa con la Giunta, riusciamo a proseguire anche su quel punto.


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Esame proposta di deliberazione del Consiglio regionale n. 258, inerente a "Modifiche alla deliberazione del Consiglio regionale 8 maggio 2018, n. 286 18810 (Rete ospedaliera regionale. Programma di interventi in edilizia sanitaria). Sostituzione dell'allegato 1 denominato "Scheda Città della Salute e della Scienza di Novara"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione del Consiglio regionale n. 258.
Il provvedimento è stato licenziato a maggioranza dalla IV Commissione in data 4 ottobre 2022.
Ha la parola l'Assessore Icardi per l'illustrazione.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore all'edilizia sanitaria

Grazie, Presidente.
Si tratta di una delibera abbastanza semplice, che modifica la scheda allegata all'atto di programmazione della DGR dell'8 maggio 2018, che riguarda la Città della Salute e della Scienza di Novara.
Il quadro economico viene modificato con un incremento di 99 milioni dovuto all'adeguamento dei prezzi, che già in partenza non erano elevati ma hanno subìto un rilevante incremento dovuto, come sappiamo tutti all'aumento del costo delle materie prime.
Il quadro economico è stato rivisto e ha passato tutti gli iter di approvazione, che poi vi elencherò; oggi dobbiamo cambiare questa programmazione per adeguarla al parere che ha dato il nucleo di valutazione e, dal punto di vista industriale, per la possibilità di avere una gara a prezzi di mercato.
Quindi, 419 milioni (rispetto ai 320 di prima) è il nuovo quadro economico di spesa, o meglio, di gara per la Città della Salute e della Scienza di Novara, e 9 milioni 974.700 sono la parte che stanzia la Regione Piemonte.
Sapete che noi dobbiamo mettere il 5% dell'incremento, in questo caso dei 99 milioni in più che sono finanziati dall'articolo 20 della legge n.
67/88, quindi a fondo perduto. Resta invariato l'intervento del privato.
Anche la Regione ha messo questi 5 milioni da parte del Fondo straordinario, quindi è interamente finanziato. Oggi abbiamo non l'urgenza ma la fretta di approvare la deliberazione, perché dobbiamo mandarla al Ministero; stiamo attendendo la firma del MEF, che mi auguro arrivi prima dell'11, in modo che l'accordo di programma relativo a questa delibera possa andare in Conferenza delle Regioni il 12 ottobre, possa quindi partire l'iter di accesso al finanziamento e il conseguente bando della nuova gara della Città della Salute e della Scienza di Novara.
Questa delibera incide sul bilancio regionale per 5 milioni (99 milioni sono l'incremento complessivo) e sostituisce la scheda alla delibera dell'8 maggio 2018 della programmazione sanitaria regionale. Credo non ci sia altro da aggiungere.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Icardi.
È aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Ringrazio anche l'Assessore per la relazione e per aver portato in Aula in tempi celeri il provvedimento. Ne avevamo discusso con un'interrogazione nella settimana scorsa e devo riconoscere all'Assessore che, alla prima data utile di ottobre, come richiesto, effettivamente il provvedimento è arrivato. Lo riconosco all'Assessore e ringrazio anche tutte le forze politiche di maggioranza che da anni ormai - forse da troppi anni come spesso accade per l'edilizia sanitaria in questa regione - si attivano per un ammodernamento delle nostre strutture.
Al di là dell'oggetto specifico della Città della Salute di Novara, il tema oggi torna prepotentemente di attualità. Sappiamo tutti, perché continuiamo a vedere giorno dopo giorno che costruire nuovi ospedali non è più rinviabile, ma è una priorità. Da un lato, serve per migliorare i servizi verso i cittadini; dall'altro lato, per migliorare le condizioni di lavoro dei tanti lavoratori che tutti i giorni trascorrono la maggior parte loro della propria giornata dentro il luogo di lavoro. Infine, non dobbiamo dimenticare che serve anche per aumentare la qualità dalla nostra offerta e fare in modo (Assessore, torno anche sul tema di Novara, come lei sa meglio di me) di arginare il tema della mobilità passiva, che ogni anno ci costa milioni di euro, verso Regioni, in particolare la Lombardia, che non hanno certo bisogno del nostro supporto economico.
È chiaro che sempre più i cittadini scelgono dove andare a curarsi soprattutto nelle zone di frontiera, come più volte è stato ricordato in questo Consiglio: si parla in maniera particolare del VCO, del Novarese e dell'Alessandrino.
Ritengo che rafforzare con presidi di qualità, ovviamente, non soltanto dal punto di vista architettonico, perché nel momento in cui si crea un grande nuovo ospedale (parliamo. per esempio, di Novara, ma anche di Torino), non stiamo parlando di un progetto che è soltanto di edilizia, ma è anche un progetto medico-scientifico, di ricerca che coinvolge l'Università, che dà prospettive di lavoro e di sviluppo e che diventa attrattivo anche per tanti professionisti che, magari, oggi fanno scelte diverse e che, qualora dovessero trovare un luogo con prospettive di ricerca e di qualità per il futuro, potrebbero scegliere di venire a lavorare nei nostri nosocomi.
Questo è importante, soprattutto, in un contesto, Presidente, come quello attuale, in cui i medici scarseggiano e i professionisti possono scegliere dove svolgere il loro lavoro e, quindi, scelgono di prestare servizio nei luoghi che ritengono migliori. Noi abbiamo il dovere di fare, il più in fretta possibile, affinché il Piemonte diventi uno di questi luoghi; già lo è per la qualità dei nostri professionisti, ma anche oggi leggiamo sui giornali che questa situazione non può durare molto: non possiamo più rimandare.
Mi auguro che, oggi, parlando dell'Ospedale di Novara, sia soltanto l'inizio di un percorso che ci porti a trovare soluzioni per tutte quelle questioni che il Piemonte sta aspettando di risolvere e che ci porti, nel giro di pochissimi anni, davvero ad avere un insieme di ospedali nuovi e capaci di offrire quello di cui stiamo parlando.
In conclusione, nel caso specifico di Novara, sappiamo che anche quest'opera, della quale si discute da decenni, come spesso accade per tutti gli ospedali in Piemonte, ha incrociato sul suo percorso diverse difficoltà; anche quando sembrava che fossimo arrivati alla fine dell'iter in realtà, ancora a settembre dell'anno scorso, il bando, purtroppo, è andato deserto.
Da settembre, fra l'altro, anziché migliorare la situazione sembra essere peggiorata, ma mi pare che il Piano economico-finanziario, che è stato approvato e che ha ricevuto anche la validazione del Nucleo di valutazione del Ministero, abbia già previsto dei margini d'intervento. Pertanto, ci auguriamo al più presto di poter arrivare al nuovo bando e che ci sia una risposta da parte del privato.
Queste modifiche che oggi stiamo approvando prevedono, come l'Assessore ha già spiegato ieri in Commissione, un aumento dell'investimento pubblico perché la quota del privato non cambia; cioè, il modello del partenariato pubblico-privato e la quota in capo al privato rimangono, ma aumentano i contributi di circa 94 milioni di euro dello Stato e di quasi 5 milioni (4,7 milioni) della Regione Piemonte. Questo sposta, anche in termini di percentuali, il peso dell'intervento pubblico nella realizzazione del nuovo Ospedale di Novara.
Ci auguriamo che, dopo aver superato gli ultimi passaggi che mancano perché il Ministro Speranza ha già firmato i documenti che erano in capo al Ministero della sanità e, come abbiamo visto ieri e anche questa mattina dal MEF stiamo aspettando ancora un passaggio di natura tecnica, che serve per andare in Conferenza Stato-Regioni, l'Azienda Ospedaliera sarà nella condizione di chiedere il nuovo finanziamento per procedere al bando.
Stiamo lavorando tutti e mi auguro che continueremo a farlo tutti, affinch questo progetto proceda il più velocemente possibile, perché - lo vediamo tutti - i cittadini ogni giorno ci chiedono servizi migliori in termini di quantità; purtroppo, sappiamo che il nostro sistema è in difficoltà per le liste d'attesa, ma anche in termini di qualità, che sono i due motivi per i quali le persone decidono di rivolgersi altrove, nel privato oppure fuori Regione, in base anche alla gravità del problema che devono affrontare. Noi dobbiamo fare in fretta, non possiamo più aspettare e non possiamo più rimandare.
Ringrazio ancora tutti i colleghi, perché so che su questo aspetto c'è una trasversalità, un'approvazione trasversale, com'è sempre stato, e mi auguro davvero che nei prossimi mesi il bando possa vedere la luce e che si possa tornare a programmare concretamente la costruzione del nuovo ospedale.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Perugini, sulla discussione generale.



PERUGINI Federico

Grazie, Presidente.
"Grazie" è la parola che è al centro di questo intervento. Un grazie che innanzitutto, va all'Assessore e a tutta la Giunta, ma all'Assessore in particolar modo, perché, senza soluzione di continuità, da quando ci siamo insediati, non ha mai distratto lo sguardo dall'edilizia sanitaria innanzitutto, ma anche dall'edilizia sanitaria legata alla Città della Scienza e della Salute di Novara, che evidentemente è diventata una necessità dopo un lungo percorso, come ha detto il collega, che ha avuto l'attenzione di tutte le parti politiche, di tutto il territorio, di tutti i protagonisti e di tutti i soggetti interessati al servizio del cittadino e della nostra comunità.
Oggi, con la proposta di deliberazione n. 258, di fatto, andiamo a integrare un atto, che è già vivo da parecchio tempo e che ha visto il parere favorevole del Nucleo di valutazione. Questa deliberazione è un atto che l'Assessore ha definito "semplice"; Assessore, ha ragione, per noi oggi è un atto semplice, ma in realtà è complesso e inizia adesso il momento più importante.
Credo e spero che possa essere davvero l'ultimo atto da parte di quest'Assemblea, conclusivo del percorso amministrativo più complesso a livello regionale, ma anche l'inizio definitivo della realizzazione della Città della Scienza e della Salute di Novara, che diventerà un HUB di riferimento per quasi un milione di cittadini piemontesi e che si svilupperà su 6.600 metri quadrati.
L'investimento di 420 milioni vede circa 10 milioni di euro (5%) d'investimento da parte di Regione Piemonte che, però, sarà protagonista anche nell'accompagnare il territorio e cioè l'Azienda che andrà ad appaltare nella gara, con tutti gli strumenti che abbiamo e l'abbiamo detto ieri in Commissione, Assessore, per cercare di tutelare, seguire e assistere la spesa pubblica, anche salvaguardandola al massimo da possibili infiltrazioni della malavita, che molto spesso tende a guastare, soltanto per interessi che derivano da affari sporchi, quello che è il servizio al cittadino.
Per questo rimane il nostro impegno e sono convinto che anche lei si farà portavoce con il territorio, perché possiamo essere a servizio, con gli strumenti che sia la Giunta sia il Consiglio hanno.
Allo stesso modo, Assessore, il ringraziamento, oltre che a lei, va a tutte le parti sociali del territorio che, tempo per tempo e con le diverse amministrazioni, hanno rivolto la giusta sollecitazione a chi si è succeduto. Oggi tocca a lei, che davvero ci sta facendo traguardare questo importante obiettivo. Pertanto, il ringraziamento va ai Sindaci del territorio, al Sindaco di Novara, che insieme a lei, al Presidente Cirio e ad altri colleghi, ha cercato di accompagnare e fare quanto possibile per giungere a questo obiettivo.
Sicuramente un grazie - e spero che lei se ne faccia portavoce - alla sua struttura; senza dubbio, l'importante lavoro politico e amministrativo che insieme a lei riusciamo a finalizzare passa attraverso gli Uffici e la struttura, che in modo solerte, anche verso quel Governo centrale (che talvolta si è temporalmente distratto, lo dobbiamo dire: talvolta si è distratto), è stato in grado di finalizzarlo.
So, e penso di poterlo dire, che la politica del Piemonte (e per "politica" mi riferisco ai parlamentari di diversi territori) ha dato sostegno all'edilizia sanitaria del Piemonte partendo da qui. Credo che lei questo me lo possa e ce lo possa confermare.
Questo atto, che vede l'allegato A come elemento principale, cosa prevede? Prevede che la struttura abbia quelle funzioni ma, soprattutto, che si integri con l'allegato.
Concludo, dicendo che la sanità non è solo mattoni. La sanità non è solo mattoni: i mattoni sono importanti, fondamentali, sono la struttura, ma lo sono anche le strutture e le dotazioni tecniche che completano questa stessa struttura.
La sanità è anche benessere e cura delle persone. Il prossimo investimento quindi (e qui, Assessore, ci troverà presenti anche per il sostegno economico) non potrà che essere verso il personale sanitario, che dovrà dedicarsi con attenzione a quei cittadini che, prima di arrivare a essere ospedalizzati nell'hub, saranno stati tutelati dalle nostre politiche e dalla sua politica sanitaria.
Pertanto, fatto l'investimento del mattone, la cura è posta al centro e il benessere delle persone deve essere il nostro prossimo investimento più importante.
Grazie a lei, a tutti quelli che hanno lavorato su questo e al Presidente della Commissione sanità, che ha costruito e strutturato il percorso che ci portato fin qui oggi, e a tutti i colleghi che se ne sono interessati.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gallo; ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
I nostri interventi non vogliono essere ostruzionistici o allungare il dibattito sul disegno di legge che, com'è noto, abbiamo autorizzato appena ci è stato chiesto di discuterlo ieri in Commissione e oggi in Aula proprio per dare un impulso più veloce possibile all'avvio della seconda gara e dell'edilizia sanitaria.
Colgo però l'occasione del dibattito generale su un investimento importante come quello di Novara, per rammaricarmi di quanto leggo oggi sui giornali in merito a una questione molto delicata e grave capitata ieri alla Città della Salute delle Molinette. Il crollo dei controsoffitti avvenuto ieri alla Città della Salute preoccupa tutti e deve preoccupare tutti.
Ieri, come Partito Democratico, abbiamo fatto un commento (insieme ai colleghi Valle e Salizzoni), non polemico, ma di sollecito e di sensibilizzazione nell'investire sui nuovi ospedali, avviando una stagione di investimenti sull'edilizia sanitaria.
Siamo con il Presidente Cirio, quando dichiara sui giornali: "In due posti in assoluto non possiamo permetterci che non ci siano le condizioni di sicurezza: nelle scuole e negli ospedali". Su questo, siamo al vostro fianco e oggi l'abbiamo dimostrato. Nei fatti, l'abbiamo dimostrato quando governavamo noi nel 2014-2015, in una condizione politica totalmente diversa da oggi.
In allora, la sensibilità agli investimenti in edilizia sanitaria, anche dal punto di vista delle risorse stanziate dal Parlamento, era minore rispetto a quella di oggi dopo la pandemia. La pandemia ci ha insegnato che dobbiamo investire in sanità e il Parlamento ha stanziato soldi sugli investimenti in edilizia sanitaria. Oggi si possono progettare nuovi investimenti e nuove strutture ospedaliere perché c'è il PNRR, ci sono i fondi nazionali sull'articolo 20 e perché c'è una rinnovata sensibilità agli investimenti in edilizia sanitaria.
Allora, nel 2014-2015, c'era una condizione diversa, ma già allora sapevamo che non si potevano perdere mesi e anni e non si doveva rallentare il piano di investimenti in edilizia sanitaria. Abbiamo fatto di tutto, anche con strumenti innovativi come il partenariato pubblico-privato, per avviare una stagione di investimenti in edilizia sanitaria che - lasciatemi dire avete rallentato voi. Quei cinque ospedali che noi abbiamo avviato - Città della Salute di Novara, l'unico che è escluso; Città della Salute di Torino; l'ASL TO5, l'ospedale unico; l'ospedale di Verduno, che avete inaugurato voi durante la pandemia e che abbiamo concluso negli anni passati e l'ospedale unico del VCO - sono stati uno sforzo enorme che avete rallentato voi in questi anni. L'avete rallentato voi, perché le continue discussioni sull'ASL TO5, sul VCO e sulla Città di Torino hanno rallentato quegli investimenti.
Non dovete - e lo dico al Presidente Cirio, non all'Assessore Icardi buttare sul passato la questione degli investimenti e della manutenzione.
Invitiamo il Presidente Cirio a venire in IV Commissione con l'elenco degli investimenti e delle spese sostenute sulla manutenzione straordinaria in questi dodici anni. Oggi dovete dirci, dato che governate voi questa Regione da tre anni e mezzo, non che "stanzieremo un fondo, vedremo diremo", ma quanti soldi stanzierete, dove li stanzierete e in che modo li stanzierete.
Avete il dovere di dirci dove, come e quando, non "annunciamo un fondo; è colpa del passato; proviamo a tirare per la giacchetta il Partito Democratico e il collega Salizzoni". Certo, il collega ha denunciato insieme a noi, la carenza di manutenzione degli ospedali in tutti questi anni, ma è sotto gli occhi di tutti. Il PD non ha mai avuto dubbi, anche quando governava, della necessità di investire in manutenzione e programmare a medio termine investimenti nuovi proprio per far fronte a questa situazione degli ospedali piemontesi.
Oggi non è presente il Presidente Cirio, quindi lo dico a lei, Assessore Icardi, ma per dirlo al Presidente Cirio: venite in IV Commissione, vediamo gli investimenti degli ultimi dodici anni, ma soprattutto diteci cosa farete nel breve tempo, dato che da tre anni e mezzo avete voi la responsabilità della gestione del Piemonte. Oggi sarete sicuramente in grado di dirci dove, come e quando investirete i soldi per la manutenzione.
Spiace, perché è un tema sul quale noi non avevamo alcuna voglia di fare polemica ed è nostra priorità, come priorità del Presidente Cirio, che ci sia la massima sicurezza in tutti i luoghi di lavoro, ancor di più in ospedali e scuole del Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Gallo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiamparino; ne ha facoltà.



CHIAMPARINO Sergio

Grazie, Presidente.
Anch'io farò un intervento breve, intanto per confermare, se posso dire, la soddisfazione per questa delibera che viene portata finalmente all'attenzione del Consiglio regionale e su cui ovviamente voteremo a favore. Ricordo che siamo stati gli iniziatori di questo processo: semmai i rallentatori sono stati altri. Soprattutto i cittadini novaresi sanno che c'è stata una fase in cui, se non si fossero rincorse le ubbìe dell'INAIL che potevano finanziare tutto, probabilmente i tempi si sarebbero accorciati e non saremmo neanche incorsi nella spirale dei prezzi, che non dipende da questa Giunta, non dipende neanche solo da questo Paese, ma dipende da una situazione generale che ovviamente condiziona. Soddisfazione e stimolo affinché non si perda ulteriore tempo.
Colgo anch'io l'occasione per fare riferimento alle dichiarazioni del Presidente Cirio sulla Città della Salute di Torino, in particolare sulle Molinette, anche perché questo stile di fare dichiarazioni ai giornali senza mai presentarsi in Aula, è francamente stucchevole. Ripeto: francamente stucchevole. Capisco che il Presidente sia impegnato - anch'io sono stato Presidente e so benissimo cosa vuol dire - ma almeno una volta bisognerebbe trovare il tempo per far seguire alle dichiarazioni pubbliche una presenza in Aula.
Mentre per la realizzazione dell'ospedale di Novara, se c'è stato qualche ritardo, è stato forse anche legittimo perché essendo l'Assessore Icardi di nuova nomina voleva verificare fino in fondo se effettivamente il modello della partnership pubblico-privato era il migliore o se c'erano altre strade - io dico solo che, oggettivamente, ha fatto passare del tempo - per la realizzazione dell'ospedale di Torino, invece, non c'è dubbio che si è perso del tempo sulla gara, che era già impostata e avviata per la Città della Salute perché si sono rincorse delle logiche legittime di tipo particolaristico che, come sappiamo, non mancano all'interno degli ospedali. Questo ha portato il progetto a entrare anch'esso nella spirale dell'aumento dei prezzi e quindi a far mancare agli operatori quelle certezze che erano indispensabili per partecipare alla gara.
Come vedete sono brevissimo e il mio non è un intervento con intenti ostruzionistici diretti o indiretti; io faccio una considerazione molto semplice, sottolineando con forza quello che ha già detto il Presidente del nostro Gruppo, Raffaele Gallo. Non voglio fare polemiche, ma potrei facilmente farle nel dire che, facendo i conti, siamo nel 2022, meno 12 fa 10, quindi se non sbaglio nel 2010 nasce la Giunta Cota di cui Cirio era Assessore (se non ricordo male). Potrei facilmente dire che noi abbiamo ereditato una situazione di inerzia e di malgoverno da quella Giunta, ma non lo dico e non l'ho mai detto. Non mi è mai appartenuto lo sport che quando c'è da inaugurare qualcosa sono in prima fila e quando c'è un problema dico che la colpa è di altri, magari inventando soluzioni miracolistiche di cui non si capisce dove si attingono i soldi. Non mi appartiene.
Avanzo una proposta e avanzo una richiesta molto semplice all'Assessore affinché la trasmetta al Presidente Cirio: venga in IV Commissione - non dico in Aula - con i dati sugli stanziamenti per le manutenzioni della Città della Salute di Torino degli ultimi dodici anni o, se vuole, anche di più. Sfido il Presidente Cirio a dire che negli anni in cui sono stato Presidente, in cui ho avuto l'onore di presiedere la Regione Piemonte, non abbiamo stanziato risorse per far fronte alla manutenzione ordinaria e, in alcuni casi, anche straordinaria. Questa è la sfida che lancio e chiedo che il Presidente Cirio vi corrisponda quando avrà tempo - non c'è particolare urgenza - ma credo che, con oggi, si debba mettere la parola fine a questo stile di governo per cui, quando c'è un problema la colpa è di altri quando c'è un merito, quello è mio e, se non so come risolvere un problema invento un fondo o prendo da qualche fondo europeo di cui non si capisce neanche bene quale sia la natura.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sacco; ne ha facoltà.



SACCO Sean

Grazie, Presidente.
Su questa delibera, sul fatto che ci siano stati aumenti di costi, non c'è assolutamente nulla da dire. Sul fatto che nonostante tutto siano passati altri tre anni da quando noi chiedevamo un altro tipo di finanziamento per quest'opera, invece, ci sarebbe decisamente molto da dire. Considerando anche il fatto che probabilmente - anzi, senza probabilmente - la Città della Salute di Novara era forse quella più preposta ad essere finanziata attraverso il finanziamento pubblico dell'INAIL.
Fra l'altro, teniamo conto che stiamo procedendo su un progetto che è vecchio ormai di tredici anni, anno più anno meno, con un investimento molto importante per la nostra Regione e per i contribuenti, su un ospedale che rischia di nascere già vecchio. Speriamo che almeno su questo si possa intervenire, ma sappiamo benissimo che i tempi per intervenire ormai sono trascorsi.
Per quanto riguarda il tema dell'edilizia ospedaliera più in generale, io ricordo che l'Assessore Icardi in campagna elettorale ci parlava dei fondi INAIL pronti addirittura per otto ospedali del Piemonte. Di questo noi eravamo assolutamente contenti, perché siamo i primi fautori dell'investimento pubblico per le opere ospedaliere, anche perché questo garantirebbe un maggior risparmio per le ASL. Salvo poi scoprire che ci sono altri movimenti rispetto agli interessamenti nella realizzazione dei nuovi ospedali del Piemonte e si inizia anche a discutere in maniera sempre più pronunciata di partenariato pubblico-privati. Prima delle elezioni abbiano intenzione di realizzare dei progetti con i soldi pubblici; dopo invece, sembra che si cerchi di virare su altri tipi di investimenti.
Mi ricollego all'intervento del Consigliere Chiamparino, quando sottolinea la problematica legata al Parco della Salute di Torino, perché senza un intervento come è stato fatto a Novara, rischiamo di avere un progetto notevolmente ridimensionato. Rischiamo di avere non un parco, ma un parchetto, cioè un altro piccolo ospedale che aggiungiamo agli altri già presenti sul territorio, senza avere la possibilità di realizzare un'opera per la quale, tra l'altro, è stato pensato il Parco della Salute di Torino - in grado di attirare altissime professionalità e di formare nuovi medici, cioè di avere un polo che valga l'investimento che verrà fatto.
Altrimenti, anziché fare un investimento, abbiamo un ulteriore costo e un ulteriore spreco, non andiamo nella direzione di migliorare notevolmente la sanità piemontese, ma semplicemente facciamo un nuovo ospedale, né più n meno di quello che abbiamo adesso, solo un pochino più bello e più manutenuto. Questo è un rischio importante, su cui sarebbe il caso di discutere il prima possibile.
Non abbandonerei l'ASO alle sue problematiche. Anche in questo caso opterei per un maggiore sostegno da parte della Giunta, per fare in modo che un progetto così importante come il Parco della Salute di Torino possa essere realizzato nella sua interezza, per come era stato pensato, e non spacchettato semplicemente per accontentare determinati interessi tralasciando di perseguire quello che dovrebbe essere l'unico interesse che abbiamo qua dentro, cioè quello di garantire il massimo del servizio ai cittadini piemontesi.
Anche rispetto agli altri ospedali che avevamo in programma di realizzare guarda caso - gli unici due che dovevano essere fatti con un partenariato tra pubblico e pubblico - che è quello fatto con l'INAIL - sono stati bloccati. Quelli che erano in previsione erano l'ospedale di Moncalieri e quello del Verbano-Cusio-Ossola.
Vorrei capire dunque quale sia la reale intenzione di questa Giunta sugli investimenti in edilizia sanitaria, ovvero se c'è veramente l'interesse di fare qualcosa con i fondi pubblici che abbiamo a disposizione oppure se alla fine, si trova sempre una scusa per dirottare su investimenti privati molto più onerosi per i cittadini, soprattutto in un momento come questo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
Intervengo solo per dire che, come Lega, siamo contenti di approvare questa delibera, che va a ridefinire il piano economico finanziario del nuovo Ospedale hub di Novara.
Ci sono delle questioni tecniche, purtroppo; viviamo in un momento storico complesso, in cui c'è un innalzamento spaventoso dei prezzi delle materie prime ed una crisi energetica incredibile. Pertanto, le procedure ci impongono di rivedere il piano economico, altrimenti le aziende non partecipano; speriamo che il fatto di innalzare l'asticella consenta alle imprese di partecipare. Naturalmente un'impresa partecipa quando c'è dell'utile e quando un'opera può essere sostenibile. Le cose sono in continua evoluzione. Probabilmente a livello statale ci vorrebbero delle norme più efficienti e più immediate rispetto a problematiche così grandi che rischiano di spostare nel tempo delle strutture fondamentali per il Piemonte, che ha un'edilizia sanitaria vecchia (lo sappiamo) assolutamente da aggiornare.
Naturalmente, i protagonisti sono i medici - e non apriamo il capitolo della mancanza dei medici e del fatto che siano sottopagati e di tutta la sperequazione che c'è rispetto al fatto di strapagare le cooperative - ma avere delle strutture nuove ed efficienti è sicuramente importante soprattutto quando si parla di ospedali hub come sono quelli della Città di Torino e di Novara.
Però,a discolpa di questa Giunta - ma non è una discolpa di facciata, è la realtà - c'è il fatto che, per oltre due anni, abbiamo avuto a che fare (come tutto il mondo) con il COVID. E nessuno durante il periodo COVID ha iniziato a costruire nuovi ospedali, perché l'emergenza - l'ho già detto migliaia di volte in Aula, ma lo ripeto per l'ennesima volta - era avere le mascherine, comprare i respiratori, allestire nuove camere di terapia intensiva e nuovi luoghi dove processare tamponi. È la realtà dei fatti: per oltre due anni, purtroppo, questa Amministrazione regionale ha avuto a che fare con il COVID e nel periodo COVID nessuno ha costruito nuovi ospedali, non solo in Italia ma nel mondo. Questo va a discapito rispetto ad alcune tempistiche che si allungano, ci mancherebbe.
Il nostro apporto con l'Assessorato, con la Giunta e con il Presidente è quello di porre in atto tutte le procedure; a breve arriveranno le delibere che delineeranno il futuro delle altre 8 strutture. L'INAIL è un'opportunità, anche se è innegabile che in alcuni casi andrebbe modificata la procedura, perché la procedura è iper pubblica, iper burocratica, iper complessa e necessita tanto tempo.
Il privato, il project e la partecipazione di soggetti privati non è un qualcosa da vedere con disprezzo, anzi il soggetto privato può agire più velocemente, con procedure privatistiche - naturalmente dopo aver vinto una gara. Il pubblico indice le gare ed assegna a chi offre dei tassi di interesse inferiori e condizioni economiche migliori. Per cui il privato può essere un'opportunità, che tante Regioni italiane colgono, perch garantisce dei tempi più veloci, garantisce di gestire dei servizi e l'opportunità di fare delle opere come si deve, perché poi deve gestire i servizi. Queste sono assolutamente delle opportunità.
Ho sentito parlare del VCO, ma questa non è la sede. Novara è l'hub del quadrante, mentre il VCO ha una situazione complessa che si porta avanti da tanti anni. Questa Amministrazione regionale ha un territorio dove c'è una specificità montana con delle oggettive difficoltà viarie e delle oggettive differenze rispetto alla pianura. È naturale che si preferisca mantenere gli ospedali e non chiuderli, soprattutto in una fase post-COVID, nella quale avere qualche nosocomio in più è essenziale rispetto alle pandemie.



PRESIDENTE

Chiedo se ci siano altri colleghi che intendono intervenire.
Non essendoci altri interventi, prima di chiudere la discussione generale do la parola all'Assessore Icardi.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore all'edilizia sanitaria

Grazie, Presidente.
Voglio ringraziare tutti, anche i colleghi della minoranza, che hanno dato la disponibilità ad approvare questo provvedimento importante, importante per Novara, come tutti hanno sottolineato. Credo proprio che non si sia perso neanche un secondo su questa materia; mi permetterò - e ne sarò ben felice - di accompagnare il Presidente Cirio in IV Commissione a spiegare l'edilizia sanitaria.
Intanto, vorrei ricordare che siamo rimasti in uno stato di emergenza fino al 31 marzo di quest'anno e che abbiamo dovuto occuparci di una serie di questioni certamente non banali. Pensare di costruire nuovi ospedali durante una pandemia, durante una situazione d'emergenza, credetemi che non è proprio agevole. Tuttavia, siamo riusciti a ottenere un DPCM dal Presidente del Consiglio Conte sui fondi INAIL, per un miliardo e 280 milioni (1.280.000.000) di euro, per finanziare 6 ospedali.
Precedentemente, la Giunta Chiamparino aveva ottenuto un DPCM per il finanziamento degli ospedali della TO5 e del VCO, complessivamente 8 ospedali finanziati con fondi INAIL.
Mi permetto però di sottolineare che non è stato l'Assessore Icardi a rallentare l'iter. Nel 2019, quando ci siamo insediati, entrambe le procedure di gara - Città della Salute di Torino (Molinette, per essere più rapidi) e Novara - erano ferme, erano bloccate; non per colpa né di Chiamparino e nemmeno di Icardi. Erano bloccate. La prima (Torino) lo era sul dibattito pubblico. La gara era in una situazione di stallo, perché il dialogo competitivo richiedeva preliminarmente il dibattito pubblico. C'è voluto il Garante dell'Authority dell'anticorruzione, Cantoni, che è venuto di persona a Torino a dire che a gara aperta non si può più fare il dibattito pubblico. Abbiamo dunque attivato una serie di procedure alternative, in accordo con ANAC, per sbloccare la situazione. Lo dico solo per correttezza, perché non sono stato io ad avere dei dubbi.
Per quanto riguarda Novara, idem: la procedura era bloccata. Sono stato al Ministero e l'allora Ministro Grillo, probabilmente anche per questioni di mancata condivisione della procedura di partenariato pubblico-privato, mi disse che il partenariato di Novara non sarebbe andato avanti, per cui era fermo. Il suo capo di Gabinetto mi accompagnò personalmente dal Presidente dell'INAIL per valutare possibilità alternative al partenariato. Cadde poi il Governo, come sapete, e il Ministro Speranza ha riavviato l'iter. Questo per dire che non era Icardi che aveva i dubbi sul partenariato. Io dissi subito: "Se non va bene il partenariato pubblico-privato, dateci 320 milioni a fondo perduto e abbiamo risolto il problema", ma risposero che non li avevano. Si è andati, così, sui fondi INAIL.
Lo dico per correttezza, perché è un anticipo di quello che potremmo rappresentare in IV Commissione.
Ripeto, il patrimonio edilizio del Piemonte, su cui potremmo avviare delle procedure per il rifacimento di 8 ospedali, è un patrimonio molto vecchio quello che è successo alle Molinette non è colpa di Chiamparino, di Cota o di Cirio: le manutenzioni ordinarie e straordinarie sono a carico delle Aziende; poi, quando questa manutenzione, per l'usura del tempo, non è più sufficiente, allora si provvede a interventi più strutturali e straordinari. Purtroppo, succede: il ponte di Genova docet, in questo senso. Non c'è una colpa della politica che non ha provveduto alle manutenzioni ordinarie e straordinarie, permettetemi di dirlo; io non mi permetterò mai di dire che è colpa vostra, ma succede che, purtroppo quando si parla di fare un nuovo ospedale, c'è un po' la tendenza a ridurre gli investimenti sul vecchio e questo porta a delle situazioni come quelle che abbiamo visto l'altro giorno.
Attraverso una Commissione specifica, il 3 agosto, cioè subito dopo abbiamo chiesto di fare una ricognizione di tutti gli interventi necessari e urgenti che non potessero essere soddisfatti con la normale manutenzione ordinaria. Nel mese di ottobre io mi aspetto un risultato e provvederemo anche ad anticipare fondi, per fare in modo che la struttura sia in sicurezza, per le persone, per i lavoratori e per tutti. Credetemi: il nostro patrimonio edilizio è vetusto; non siamo certamente qui per scaricare delle colpe.
Ricordo inoltre che, durante la pandemia, abbiamo dovuto utilizzare i fondi per l'edilizia sanitaria per l'acquisto di ventilatori polmonari. Una consistente fetta dei ventilatori polmonari che ci arrivavano dalla gestione commissariale Arcuri avevano dei problemi di funzionamento perdevano i parametri. Abbiamo quindi impiegato decine di milioni dei fondi dell'edilizia sanitaria per comprare i ventilatori polmonari. Questo è quanto, come abbiamo citato anche nella relazione della Corte dei Conti.
Nel ringraziarvi ancora per il sostegno per Novara, vi assicuro che questa Giunta non ha voluto rallentarne, né perdere tempo sugli ospedali. Potremmo poi, anche se oggi non è il caso di entrare nel merito di tutti, perché ci vorrebbe una settimana, dibattere bene sul tema in Commissione, per vedere quali forme di finanziamento adottare o come potranno essere finanziati.
Faccio un'ultima precisazione: è vero che il partenariato pubblico-privato forse, ha costi finanziari superiori rispetto al finanziamento INAIL, ma è anche vero che i tempi sono più rapidi e, oggi, avere un ospedale efficiente, che non sia energivoro, capite bene quanto risparmio possa comportare negli anni.
La mobilità passiva? Idem: mancano gli ospedali e regaliamo 200 milioni all'anno alla Lombardia. Quindi, è straordinariamente urgente e indispensabile procedere alla costruzione di nuovi ospedali e lo faremo anche grazie al vostro aiuto, perché se oggi deliberiamo all'unanimità certamente ve ne i saremo grati.
Infine, vi ricordo che l'ospedale è costruito e non finanziato da INAIL che ci chiede il 2,5% sull'impegno di capitale e che si accolla la spesa del terreno, della progettazione e della costruzione; noi paghiamo il 2,5 sul capitale, più il tasso d'inflazione. L'ospedale, quindi, è costruito da INAIL. Facendo l'esempio di Novara: su 400 milioni, si può avere una rata di 12-13 milioni; però avete visto che con un partenariato la rata è maggiore (21-22 milioni), ma dura vent'anni! Quella di INAIL dura in saecula saeculorum, perché la proprietà è loro.
Quello che viene fatto, quando viene presentata l'offerta di partenariato e vengo al dunque, Consigliere Sacco - è in linea con l'articolo n. 183 del Codice degli appalti, che ci obbliga - ci obbliga - a valutarlo. Poi possiamo dire che non ci piace e che non va bene, ma ci obbliga a valutarla. E deve essere prodotto anche un documento, che è proprio la valutazione di convenienza economica rispetto all'appalto tradizionale.
Tutte queste operazioni vengono fatte, per cui lo strumento che verrà scelto sarà il migliore per la Pubblica Amministrazione, anche in considerazione dello stato di questa Regione, che tutti gli anni paga 540 milioni di euro di rata mutuo ed ha una scarsissima capacità di indebitamento. Per finanziare progetti, dovremmo avere una capacità di indebitamento che non abbiamo; capacità di indebitamento che non abbiamo per cui devono essere finanziati in altra forma.
Quindi, rispetto agli strumenti finanziari, capisco bene l'Amministrazione Chiamparino, che è ricorsa al partenariato pubblico-privato proprio per le difficoltà di finanziamento: discutiamo finché volete in Commissione di questi temi, ma oggi vi dico grazie, perché Novara deve andare avanti.
Grazie, Presidente; ho concluso.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Non essendoci ordini del giorno collegati, chiedo se ci sono dichiarazioni di voto sulla deliberazione. Non essendoci richieste di intervento procediamo con la votazione.
Ricordo che il numero legale è 23.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 258, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Riprendiamo il disegno di legge n. 64.
Nella seduta del 4 ottobre sono state illustrate, votate e respinte 11 questioni preliminari presentate dai Consiglieri Marello, Canalis Chiamparino, Rossi, Valle, Giaccone, Magliano, Martinetti, Sarno, Avetta e Grimaldi.
Qualche Consigliere intende intervenire prima di proseguire nell'illustrazione? Prego, Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Sì, grazie.
Prima di illustrare alcune questioni pregiudiziali costituzionali, continuo a non comprendere come ci lasciamo sul punto relativo alla sanità.
Non so se l'Assessore Icardi ha già abbandonato l'aula o la sta per abbandonare (c'è ancora l'Assessore Marrone), vorrei solo comprendere se alla fine, il punto sulle RSA di Asti lo trattiamo o meno, perché non credo sia poi possibile discuterlo nel corso della seduta.
Visto che sono tutti in apprensione, sia per le lettere di licenziamento sia perché il fallimento è alle porte (ricordo che è una grande struttura pubblica), vorremmo solo capire se lo trattiamo oggi, anche ad inizio della seduta pomeridiana, o se possiamo almeno dire che lo tratteremo al punto 5), valutando più tardi se votarlo o meno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Canalis sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



CANALIS Monica

Sì, esattamente Presidente, interverrei sull'ordine dei lavori per avere un chiarimento. Forse mi è sfuggito come il Presidente intenda procedere rispetto al punto 43) all'o.d.g. nei lavori odierni del Consiglio regionale.
Al punto 43) ci sono due ordini del giorno: uno a firma del Consigliere Grimaldi, il n. 867 e uno a firma Valle, il n. 870. Entrambi riguardano il futuro della casa di riposo della Città di Asti. Sappiamo che proprio oggi 5 ottobre, scatteranno le dimissioni del commissario. Sono già partite le lettere di mobilità di una serie di lavoratori. Si tratta della più grande realtà residenziale per anziani del Piemonte, avendo 315 posti letto accreditati è la seconda realtà residenziale per anziani in Italia per dimensioni, con ben 120 posti letto convenzionati, quindi finanziati dal sistema sanitario regionale.
Non è un tema che riguarda soltanto i soci che siedono nel Consiglio di Amministrazione di questa ex IPAB, ma riguarda anche la Regione, perché la Regione finanzia i 120 posti letto convenzionati. Dal momento che oggi si dimette il commissario, dal momento che sono già partite le lettere di mobilità, dal momento che CGIL, CISL e UIL Funzione pubblica Asti, ma anche CGIL CISL e UIL Confederali Piemonte, hanno indirizzato lettere alla Giunta Cirio per capire come si vuole esprimere e posizionare la Giunta, vorrei capire in che momento della giornata verranno discussi i due ordini del giorno presentati dai Consiglieri Grimaldi e Valle.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Qualche Capogruppo di maggioranza o la Giunta intende intervenire sulla richiesta? Prego, Consigliere Gallo.



GALLO Raffaele

In attesa che si consultino il Consigliere Segretario Gavazza e il Consigliere Preioni, credo che oggi sia una giornata fondamentale per Asti.
Se non lo discutiamo oggi, che finisce l'iter commissariale, quando lo discutiamo? Su questo tema siamo di nuovo tutti dalla stessa parte, quindi non capisco il problema di discutere i due ordini del giorno, ricavandoci mezz'ora magari, per farne uno tutti insieme ed esprimerci come Aula consiliare.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Se ai vari appelli della minoranza non c'è alcuna risposta, devo procedere con la scaletta dei lavori.



GRIMALDI Marco

Ma non possiamo proprio sapere l'opinione né della Giunta né della maggioranza? Sembra che di Asti ce ne occupiamo solo noi, ma giuro che siete in maggioranza voi e il Sindaco è vostro.



PRESIDENTE

Però c'è un ordine dei lavori.



GRIMALDI Marco

Addirittura vi do una notizia: l'o.d.g. l'avete votato voi.
Solo per darvi una mano.



PRESIDENTE

Ma io, non facendo né il Commissario della RSA né occupandomi di sanità non posso rispondere.
Io sono il Presidente del Consiglio, c'è un o.d.g. iscritto e proseguo con quello; se nessuno interviene, non posso interrompere i lavori dell'Aula solo perché qualcuno lo chiede.


Argomento: Famiglie

Proseguimento esame disegno di legge n. 64, inerente a "Allontanamento zero. Interventi a sostegno della genitorialità e norme per la prevenzione degli allontanamenti"


PRESIDENTE

Presentazione questioni pregiudiziali ai sensi dell'articolo 71 del Regolamento



PRESIDENTE

. Questione pregiudiziale presentata dalla Consigliera Canalis



PRESIDENTE

Se nessuno chiede di interviene, proseguo con l'esame del disegno di legge n. 64.
Ci sono Consiglieri che intendono intervenire prima di iniziare l'illustrazione del disegno di legge? Se non ci sono richieste di intervento, entriamo nel merito del disegno di legge 64.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Canalis; ne ha facoltà.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
In merito al punto relativo alla discussione sul disegno di legge n. 64 "Allontanamento zero", vorrei proporre una questione pregiudiziale ai sensi dell'articolo 71, comma 1, del Regolamento e anche dell'articolo 71, comma 3, che è quello che recita: "in caso di concorso di più pregiudiziali il Consiglio procede a distinguere quelle di legittimità, costituzionale e statutaria da quelle di merito e su ciascuna categoria si procede ad un'unica discussione".
Comincerei, se lei Presidente lo consente, con una pregiudiziale di merito e, in particolare, una pregiudiziale riguardante la tesi che il testo di legge, che è stato proposto dalla Giunta regionale, entri in conflitto di competenza con la norma nazionale di riferimento sul tema degli affidi, che è la legge n.184 del 1983.
Affermo questo sulla base, chiaramente, degli approfondimenti che abbiamo fatto come Consiglieri di minoranza e come Gruppi consiliari, ma anche sulla base delle audizioni che si sono svolte in questi anni. Ieri, come lei sa, abbiamo proposto una serie di questioni preliminari chiedendo l'audizione di alcuni soggetti che non erano ancora stati ascoltati, ma un soggetto è già stato ascoltato, ed è la Procuratrice della Repubblica del Tribunale per i Minorenni del Piemonte e della Valle d'Aosta, Emma Avezzù che è stata ascoltata in IV Commissione consiliare lo scorso 6 dicembre 2021.
Proprio la Procuratrice, della cui professionalità e autorevolezza giuridica credo che nessuno di noi possa dubitare e sulla cui indipendenza politica nessuno di noi sicuramente può opporre obiezioni, affermò in quella sede che c'erano dei rischi di travalicare il limite della competenza regionale; affermò che su questo tema c'è una riserva statale e che c'è una sentenza della Corte Costituzionale - quindi la suprema entità che si deve esprimere sulla legittimità costituzionale delle varie questioni - la n. 438 del 2008, che ha sancito che la disciplina della materia era riservata alla legge statale. Questo lo affermò la Corte Costituzionale sulla legge regionale 21 del 2007 che era stata impugnata dal Governo.
La Procuratrice Avezzù, sulla base di questa sentenza della Corte Costituzionale, per analogia, suggerì cautela, cioè disse al Consiglio regionale e anche alla Giunta, di non legiferare su una materia su cui c'è una riserva dello Stato e quindi, essendoci una riserva dello Stato in base ad una sentenza della Corte Costituzionale del 2008, il Consiglio regionale rischia di incorrere in una impugnativa del Governo nazionale.
La pregiudiziale che propongo è molto tecnica, non entra nel merito del contenuto del disegno di legge: è però una pregiudiziale che si basa su dei precedenti giuridici molto solidi, quindi la difenderemo con convinzione perché non vorremmo incorrere in un'impugnativa del Governo.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Canalis.
Qualche Consigliere chiede di intervenire sulla questione pregiudiziale presentata dalla Consigliera Canalis? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marello; ne ha facoltà.



MARELLO Maurizio

Grazie, Presidente. Buongiorno a lei e a tutti i colleghi.
Intervengo volentieri sulla pregiudiziale posta dalla collega Canalis perché, effettivamente, è difficile immaginarci una materia così importante e così delicata disciplinata in maniera diversa sul territorio nazionale, a seconda se si appartenga ad una regione piuttosto che a un'altra. Tenuto anche conto del fatto che su questa materia, cioè la tutela dei minori abbiamo addirittura delle normative di carattere internazionale ed europeo che incidono.
Da un punto di vista tecnico, prima ancora che politico, effettivamente quanto affermato dalla collega Canalis, facendo riferimento anche all'audizione e ad una specifica sentenza, credo che meriti attenzione e che sia fondato. Ritengo quindi - e non sarebbe la prima volta, questo Consiglio regionale e questa maggioranza lo ha già fatto in altre materie l'ultima in maniera eclatante quella urbanistica - che si vada ad invadere una competenza che non ci appartiene. Sotto questo profilo, onde evitare anche per l'ennesima volta una impugnativa del Governo in violazione dell'articolo 117 della Costituzione, sarebbe bene fermarsi e, ovviamente fare i dovuti approfondimenti.
Credo che non sia necessario, comunque, essere dei fini giuristi per capire ripeto - che una materia come quella della tutela dei minori, subspecies in questo caso minori in difficoltà dal punto di vista della loro crescita familiare, non possa essere delegata nei dettagli alle singole Regioni, ma debba essere una materia che, ovviamente, appartiene alla legislazione nazionale.
Sostengo convintamente la pregiudiziale illustrata dalla collega Canalis e chiediamo all'Aula di pronunciarsi in senso favorevole.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Marello.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Credo che oggi ascolterà tante pregiudiziali di merito ma, soprattutto alcuni rilievi che sono sia di tipo costituzionale che di attribuzione: questo è uno di questi.
Credo che il rilievo di travalicare un limite di competenze regionali sia abbastanza chiaro. Tra l'altro, la norma statale dice già delle cose concrete e molto importanti. Ricordo, ad esempio, che c'è una legge che ricorda che il minorenne ha il diritto di crescere tanto nella famiglia di origine quanto di essere allontanato solo ed ove questo è assolutamente necessario per la sua protezione, in ragione di una condotta genitoriale pur non imputabile al genitore, che abbia provocato o rischi di provocargli un serio pregiudizio.
Ed è in quest'ottica che la legge nazionale afferma che il minore ha il diritto di crescere ed essere educato nell'ambito della propria famiglia ma esclude che l'indigenza del nucleo possa di per sé portare alla sua separazione dai genitori. Questo è previsto dal comma 2 e prescrive allo Stato, alle Regioni e agli Enti locali, nell'ambito delle proprie competenze, di predisporre servizi ed interventi a sostegno della famiglia di origine, onde prevenire quell'allontanamento.
Ci sono diverse vicende che non ci convincono e che abbiamo continuato a farvi presente. C'è, ad esempio, quella della mediazione familiare, altro tema che potrebbe essere oggetto di un ricorso, perché il successo della mediazione richiede il dialogo tra soggetti su un piano di sostanziale parità; appare ragionevole dubitare che la mediazione possa essere operata efficacemente rispetto ai figli minorenni che assommano una doppia condizione di vulnerabilità, quella di persone in formazione e figli, e quindi spesso in soggezione psicologica rispetto ai genitori.
Richiamo quanto previsto dall'ordinamento statale, gli articoli 333, 337 ter e 403 del Codice Civile e, in via d'urgenza, anche da questo tipo di intervento. La normativa statale fornisce delle garanzie, degli obblighi e delle indicazioni molto chiare anche rispetto al nostro ruolo.
Il rilievo che noi facciamo è quello di travalicare questo limite ricordando che la legge del 2007, la legge n. 21, è stata impugnata dalla sentenza n. 438/2008 della Corte costituzionale.



GAVAZZA GIANLUCA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire sulla pregiudiziale presentata dalla collega Canalis, il Consigliere Magliano; ne ha facoltà per tre minuti.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
È evidente che il tema posto dalla collega non può non riguardare quest'Aula, anzi la riguarda in modo importante, perché i conflitti di attribuzioni e quelli tra le norme dello Stato e le norme regionali sono conflitti che vengono definiti intersoggettivi. La legge (articolo 39 comma 1) dispone che i conflitti intersoggettivi sorgono tra lo Stato e le Regioni o tra queste ultime quando il soggetto ricorrente ritiene che l'altro ente abbia invaso con un suo atto la sfera di competenza assegnata dalla Costituzione In ordine ai soggetti del conflitto, la legittimazione attiva e passiva spetta per lo Stato al Presidente del Consiglio dei Ministri e tante volte in quest'Aula ci siamo trovati a discutere di impugnative espresse proprio dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Relativamente alla situazione giuridica in contestazione, quantunque la legge faccia espresso riferimento all'invasione della sfera di attribuzioni statale o regionale, anche i conflitti intersoggettivi si presentano o come una vindicatio potestatis oppure come conflitto da menomazione derivante dal pregiudizio presuntivamente subìto a causa dell'atto illegittimo o comunque lesivo posto in essere dall'altro ente. Questo è tratto da una sentenza della Corte costituzionale, la n. 338 del 1989.
Perché dico questo? Perché rischiamo, anche alla luce di quello che ha poc'anzi espresso la collega, di trovarci esattamente in questo caso e trovarci nelle condizioni di dover poi riportare in Aula una legge che in queste ore ci sta occupando il tempo, sapendo che una norma dello Stato è stata superata in conflitto di interessi da una norma regionale. Su questo sarebbe importante fare un approfondimento con i nostri uffici legislativi per capire se non incorriamo all'interno di questa fattispecie giuridica.
Parimenti - e continuo rispetto al tema tecnico giuridico circa l'atto da cui può scaturire il conflitto - sebbene la legge richieda esplicitamente un atto invasivo, la Giurisprudenza ha finito per ammettere conflitti intersoggettivi provocati da atti a rilevanza non esterna; ad esempio, le circolari. Questo per dire quanto può essere, da questo punto di vista, un conflitto reale, purché si tratti sempre di conflitti reali e non ipotetici.
Vado alla conclusione, venendo all'oggetto in contestazione. Dopo un primo orientamento più restrittivo, la Giurisprudenza ammette che possa trattarsi non soltanto di atti amministrativi, ma anche di quelli giurisdizionali ovviamente provenendo questi ultimi solo da organi dello Stato ed essendo escluso un controllo della Corte costituzionale sui cosiddetti errori in iudicando, e quindi essendo sindacabile il solo difetto assoluto di giurisdizione. Questo per capire qual è la competenza e qual è il merito.
In relazione agli atti normativi, il conflitto intersoggettivo pu direttamente riguardare i soli atti di rango regolamentare, ma non quelli legislativi poiché questi ultimi sono assoggettati ad altro giudizio della Corte costituzionale, nel quale operano direttamente lo Stato e le Regioni il giudizio di legittimità costituzionale in via principale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire sulla pregiudiziale presentata dalla collega Canalis, la Consigliera Disabato; ne ha facoltà per tre minuti.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Sostengo la pregiudiziale presentata dalla collega Canalis che solleva un possibile contrasto con una norma nazionale già in essere, la n. 184/83, la quale, anche secondo molti dei nostri auditi, già tutela e prevede il diritto del minore di crescere nella propria famiglia di origine, ma anche il diritto di essere tutelato in quelle situazioni in cui potrebbe esserci un danno. Per cui è un qualcosa già scritto, è un principio già richiamato e previsto da norme nazionali; quindi, una norma regionale potrebbe ingenerare confusione rispetto alla normativa vigente.
È già successo in altre occasioni che proposte di legge, diventate poi legge, presentate da questa maggioranza siano state impugnate a livello nazionale e giudicate in conflitto con altre norme già esistenti ad altri livelli. Non è la prima volta; infatti, in diverse occasioni abbiamo dovuto correggere la rotta in Consiglio regionale su diverse normative, perch forse il centrodestra ha voluto fare un passo in più per correre e per portare a casa dei provvedimenti quando, invece, sarebbe stato necessario un approfondimento dal punto di vista tecnico e giuridico.
Non a caso, ho letto la memoria dell'Ordine degli Avvocati, quindi stilata da dei professionisti, che ci avverte sul rischio di possibili impugnative della normativa, proprio perché questi principi sono già contenuti in altri testi vigenti a livello nazionale. Quando gli esperti e i tecnici della materia ci dicono di stare attenti, io questi suggerimenti li prenderei in considerazione; altrimenti succede che andiamo a impantanare anche i lavori del Consiglio, perché queste norme continuano a tornare alla nostra attenzione, dobbiamo correggerli negli omnibus, dobbiamo correggerli in Consiglio regionale provvedendo alle modifiche del testo che fanno perdere di vista quelle che magari sono altre priorità che, in quel momento sarebbero da affrontare in Aula.
Auspico che, sotto questo punto di vista, si possa procedere con un approfondimento, anche perché penso che basti davvero poco; basterebbe affidarsi ai tecnici e a chi ci ha già inviato delle memorie, per correggere dei vizi che esistono e insistono nella norma, per evitare una possibile impugnativa e per far sì che questa si aggiunga ad altre leggi che, attualmente, necessitano di una modifica o di un nostro intervento per essere corrette, perché al loro interno si palesano dei conflitti che sono già stati rilevati dai Ministeri, dalla Corte costituzionale o da qualsiasi altro soggetto deputato a fare questo tipo di controllo.
Se è così, penso che forse sarebbe necessario un passaggio in più con quei tecnici, con quegli Ordini, con quei soggetti, per evitare di tornare in Consiglio per parlare una seconda volta su come correggere una normativa che si poteva correggere fin dall'inizio.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Giaccone, sulla questione pregiudiziale presentata dalla Consigliera Canalis.



GIACCONE Mario

Grazie, Presidente.
Come tutti sapete, le mie competenze sono di natura più sanitaria che giuridica e, quindi, mi rifaccio a quanto già sostenuto dai miei colleghi non solo dalla Consigliera Canalis che ha proposto il tema, ma anche dal Consigliere Marello e dal Consigliere che è qui al mio fianco.
È chiaro, anche a chi è estraneo a questo tipo di cultura, che l'idea che ciò che noi andiamo a legiferare possa entrare in conflitto con un altro potere dello Stato e mettere in imbarazzo non solo noi singolarmente, anche ma l'istituzione regionale, proprio perché ha mancato il suo obiettivo sovrapponendosi a un altro potere dello Stato, è un aspetto che ci mette in difficoltà. Oltretutto, questo tipo di situazione, da quando al governo della Regione Piemonte c'è questa nuova maggioranza, non è la prima volta che si verifica.
Ripeto, trovarsi, come istituzione, ad essere richiamati ad una maggiore attenzione sulla propria materia di competenza, lascia interdetti soprattutto, perché noi, come opposizione, considerando che porgiamo gli elementi di modifica a tale testo per poterci sottrarre a questa circostanza, non ci riteniamo responsabili di quanto potrà avvenire anche sulla legittimità di questo tipo di azione e di scelte.
Sostengo, senz'altro, la questione pregiudiziale della collega e invito l'Assessore Caucino e la maggioranza stessa a rivalutare i termini del testo che mettono in discussione questo tipo di sovrapposizione di poteri.
. Questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Rossi



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di illustrare una nuova pregiudiziale il collega Rossi.
La parola al Consigliere Rossi, per l'illustrazione.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Anche la mia è una pregiudiziale di merito e, in particolare, riguarda il comma 1 dell'articolo 2 del disegno di legge n. 64, dove si parla della necessità di costruire un PEF della durata di almeno sei mesi. Perch questo elemento diventa problematico e diventa oggetto di una pregiudiziale da parte nostra, Presidente? Per una serie di motivi.
Il primo, forse, dal punto di vista giuridico, ritengo sia il più importante. Le politiche sociali non sono di competenza della Regione, ma degli Enti locali, che le svolgono attraverso i Consorzi, in maniera singola o associata; la Regione Piemonte, quindi, prova in questo caso a intervenire ex lege su un ambito che, però, non le spetta.
Avrebbe certo potuto lavorare in concomitanza.
Presidente, le segnalo che non è partito il tempo, quindi non mi regolo; le chiedo di farlo partire, per cortesia. Ah, non funziona.



PRESIDENTE

Partiamo dalle ore 11.50.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Dicevo che la Regione non ha questa competenza e, quindi, non può dare indicazioni, perché violerebbe l'autonomia dei Consorzi e degli enti gestori su questo tema.
Inoltre, c'è un'autonomia dei professionisti che fanno queste valutazioni e che non solo possono, ma devono fare un piano personalizzato. Noi qui invece, stiamo cercando, tramite la legge, di standardizzare un processo che, per sua natura, dovrebbe essere personalizzato sul singolo caso, sul singolo nucleo familiare, sulla singola rete di soggetti in gioco. Fra l'altro, la media di questi piani degli affidamenti in Piemonte è già superiore ai sei mesi; quindi, non si capisce neanche la ratio che sta dietro questa richiesta.
Presidente, forse la spiegazione si trova in una questione che abbiamo già affrontato diverse volte anche in Aula; penso vi sia una sfiducia nei confronti del sistema, nei confronti di chi ogni giorno opera in questo ambito, perché al netto di alcuni casi che in tutti i settori non hanno funzionato, qui, invece, si mette in discussione la capacità di una comunità di professionisti, a partire dagli assistenti sociali, dagli educatori e gli psicologi che, in questi anni, in Piemonte si sono occupati di questi casi. Forse, quindi, la motivazione dell'intero disegno di legge in particolare, di questo passaggio, è da legare a questa mancata fiducia.
Infine, Presidente, l'ultimo passaggio che faccio è questo: se proprio si vuole intervenire su un tema come questo, si intervenga con protocolli condivisi con gli Enti locali, attraverso formazione e risorse, soprattutto perché non possiamo mettere dei vincoli ai Consorzi e agli enti (non potremmo neanche), senza neanche dare loro risorse aggiuntive per poter seguire questi progetti.
Dal nostro punto di vista, Presidente, questo elemento non può essere accettato.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Rossi per l'esposizione.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Canalis sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Rossi.
Prego, Consigliera; ne ha la facoltà per tre minuti.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Ai sensi dell'articolo 71 del Regolamento del nostro Consiglio, vorrei intervenire a sostegno della questione pregiudiziale proposta dal collega Rossi.
Riteniamo che il disegno di legge "Allontanamento zero" invada le prerogative dei Comuni e dei Consorzi socio-assistenziali del Piemonte. Le politiche sociali nel nostro Paese sono, giuridicamente, in capo agli Enti locali e la Regione, pur essendo un ente sovraordinato, non può normare le modalità di gestione del bilancio dei Comuni e, quindi, dei Consorzi.
Altro discorso è quello che può fare lo Stato.
Da un lato, quindi, abbiamo riserve giuridiche sul fatto che la Regione possa operare questa invasione di campo nei confronti dei Comuni e dei Consorzi; nel contempo, la nostra pregiudiziale riguarda anche l'articolo 2, comma 1, del disegno di legge.
In questo articolo si prevede, anche un po' in spregio a tutte le linee guida e ai protocolli che in questi decenni la Regione Piemonte ha siglato con gli Enti locali e con le autorità giudiziarie (tutti soggetti che concretamente, ogni giorno rendono possibile la tutela dei minori), un progetto educativo familiare costruito con la famiglia, che abbia almeno la durata semestrale.
Ci sono due aspetti dell'articolo che ci spingono a obiettare e a proporre una pregiudiziale, che riteniamo debba essere discussa e votata prima di procedere con la discussione del testo.
Il primo aspetto è la dicitura "costruito con la famiglia". Naturalmente, i progetti di tutela dei minori devono essere, laddove è possibile concordati con il nucleo familiare d'origine dei minori stessi. In alcune circostanze, quelle di maggior fragilità familiare e quelle in cui si presentino circostanze e fattispecie di separazione conflittuale con un coinvolgimento di attori giudiziari o situazioni in cui ci sono problemi sanitari gravi dei genitori (pensiamo alla salute mentale o alle dipendenze), imporre che il progetto sia costruito con la famiglia ci pare in contrasto con la legge 184 del 1983, che prevede l'interesse preminente del minore e, quindi, rifugge un'impostazione adultocentrica.
I progetti devono essere definiti, innanzitutto, con l'obiettivo di tutelare il minore, non di mettere al centro la volontà dei suoi genitori.
Inoltre, l'aver fissato una durata almeno semestrale forse ignora che in Piemonte la durata media dei progetti di accompagnamento familiare è decisamente superiore ai sei mesi, perché si cerca davvero di fare molti tentativi per salvaguardare l'unità del nucleo familiare. Oltre a questo ignora che nei casi più gravi, proprio per la salvaguardia del minore occorre intervenire prima dello scorrere dei sei mesi, per evitare pericoli, oppure che ci siano difetti nella tutela del benessere del minore.
Noi sosteniamo la questione pregiudiziale del Consigliere Rossi e chiediamo che venga presa in considerazione prima di entrare nel merito del testo.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Canalis.
Ha chiesto di intervenire sulla pregiudiziale del Consigliere Rossi il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Di questa vicenda ne hanno parlato gli Enti locali, i Consorzi e l'ANCI. La questione pregiudiziale del collega Rossi, secondo cui questo disegno di legge ingesserebbe l'operatività dei Consorzi socio-assistenziali, causa appunto di questa rigidità nei progetti familiari, è uno dei punti centrali.
Provo a dirvi il perché e spero che l'Assessora Caucino e l'Assessore Marrone vorranno prestare attenzione a questo punto.
Intanto, che cosa ci dicono? Ci dicono che sei mesi sono davvero tantissimi, perché possono ledere il diritto stesso del minore a trovare soluzioni immediate, perché quella vulnerabilità non può essere messa a repentaglio o, meglio, non può essere davvero lasciata sprovvista di soluzioni più rapide.
Allo stesso modo, il "quarto grado" della famiglia è una rigidità che rischia davvero di non comprendere fino in fondo di cosa occorra in alcuni casi ed è quella di trovare soluzioni idonee (la parola "idonea", secondo me, è quella più giusta in questo caso). L'idoneità non si trova tanto nella famiglia di origine o fuori in automatismo, ma a seconda di un lavoro certosino che devono fare, in tempi rapidi, i soggetti preposti, tra cui i Tribunali.
Termino il tema della mediazione familiare.
Nel caso di maltrattamenti familiari, collega Marrone e collega Caucino, la mediazione familiare è da respingere con decisione, in quanto potrebbe essere davvero interpretato dall'adulto abusante come un'arma per mantenere il controllo e il dominio su quei figli, o addirittura sull'altro genitore sulla moglie, sulla partner. La perpetuazione di questa vittimizzazione è un rischio che i Consorzi non possono correre. Questa rigidità, quindi, la dobbiamo togliere; è una rigidità che fa male ai Consorzi, agli Enti locali e anche al compito dei Tribunali.
Spero davvero che questa pregiudiziale di merito vi porti a miti consigli e a rivedere le vostre scelte.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Grimaldi per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire la collega Disabato; ne ha la facoltà per tre minuti.



DISABATO Sarah

Grazie.
Intervengo anch'io a sostegno della questione pregiudiziale sollevata dal Consigliere Rossi. Lo faccio dicendo che ieri si sono presentati, alla nostra porta, sindaci e amministratori che si interfacciano quotidianamente con situazioni di fragilità, di violenza e di rischio a carico dei minori.
Lo fanno collaborando con i Comuni, con i Consorzi socio-assistenziali e con tutto il sistema dei servizi sociali e lo fanno, a mio avviso, in modo molto serio.
Ieri, in quest'aula, è stato detto che i bambini vengono tolti ingiustamente alle famiglie e che queste situazioni si devono evitare, come se ogni allontanamento fosse ingiusto, immotivato, illegittimo, un gesto brutto nei confronti degli stessi minori. Vi rivolgo una domanda: secondo voi, se ci fosse un'emergenza in tal senso, non sarebbero gli stessi Sindaci a metterci in guardia? A bussarci alla porta per dirci che forse c'è un'emergenza numerica che denota un numero anomalo, grande, enorme di allontanamenti ingiustificati? Penso di sì, penso che questo si verificherebbe, per senso di responsabilità degli amministratori stessi.
In realtà ieri, verificando i dati, guardando i numeri alla mano, numeri che tutti noi abbiamo a disposizione, scopriamo che gli allontanamenti dal nucleo familiare di origine sono, forse, pari allo zero virgola qualcosa cioè non c'è nemmeno un dato che ci possa far dire: "Guardate che forse c'è qualcosa che non va". Io direi che forse con la retorica di far passare questi allontanamenti come ingiusti, immotivati, in realtà ci debba essere un argomento più forte a sostegno.
Noi vogliamo andare, forse, anche a modificare quelle che sono le metodiche adottate dai Servizi socio-assistenziali, dai servizi legati agli affidi al monitoraggio di questi fenomeni, ma io continuo a ripetere, perché i dati secondo me sono fondamentali, che in dieci anni le violenze e gli abusi a danno di minori sono aumentati del 137%. Dobbiamo dirlo: certi allontanamenti sono necessari e obbligatori se vogliamo tutelare l'incolumità dei minori.
Guardando i dati alla mano, forse bisognerebbe implementare quel servizio affinché questi controlli vengano incrementati; forse di allontanamenti ce n'è bisogno anche di più di quelli che, invece, oggi vediamo effettuati su carta.
Quindi, direi di non fare retorica utilizzando un titolo ideologico utilizzando degli slogan semplici; guardiamo ai dati, guardiamo a quello che è necessario, ma non giochiamo sulle parole, non giochiamo sui termini non giochiamo sui titoli, perché in ballo c'è la tutela dei minori.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Disabato.
Ha chiesto di intervenire sulla pregiudiziale presentata dal Consigliere Rossi, il Consigliere Magliano.
Prego, collega, ha facoltà di intervenire per tre minuti.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Penso che questa pregiudiziale porti con sé anche un'attenta gestione un'attenta preoccupazione della catena di comando - definiamola così - cioè la possibilità che questa norma metta in difficoltà i Comuni in quanto ente gestori o i Consorzio in quanto enti gestori delle policy legate al tema dell'affido.
Allo stesso modo, non possiamo immaginare di imporre noi una durata spazio temporale rispetto agli interventi, ed è per quello che questo tema secondo me, è necessario che venga affrontato in quest'Aula e venga affrontato prima. Ce ne siamo resi conto in tutti questi anni, almeno io me ne sono reso conto, quando abbiamo parlato di malattie rare, quando abbiamo parlato di sostegno alla vita indipendente, quando abbiamo parlato della possibilità di concedere ai nostri cittadini risorse per fare un certo tipo di attività e superare alcuni limiti dovuti alla loro condizione.
Il vero problema è che dobbiamo dare la possibilità ai Comuni e agli Enti gestori di poter interpretare al meglio il loro ruolo, che deve essere fatto di tante sfaccettature e di tanta intelligenza applicata al caso, di tanta professionalità: non possiamo immaginare che un soggetto possa essere standardizzato e che una categoria di utenti possa essere trattata tutta nello stesso modo. A maggior ragione, quando non si sta parlando di trasporto pubblico, quando non si sta parlando di rifiuti, quando non si sta parlando di altri elementi che possono essere gestiti in serie o secondo processi ben definiti, ma quando si sta parlando, invece, di persone, di bimbi e di bimbe e di famiglie. L'idea di standardizzare e rendere troppo netto il confine tra la possibilità di operare e la possibilità di non operare da parte di Comuni e Consorzi, ci sembra lesivo non tanto della loro autonomia, ma lesivo del poter raggiungere fino in fondo un risultato che possa essere efficace, che possa essere non dico risolutivo, ma che possa incardinare - questo sì - il percorso immaginato per i cittadini piemontesi a cui è rivolto, un percorso che possa quanto meno andare verso una riuscita, un percorso di bene, un percorso che possa permettere di trovare una soluzione che tenga conto di tutte le istanze e le esigenze in gioco.
Penso che la richiesta del collega sia quanto mai puntuale e abbia a che fare sia, per parte del suo aspetto, su un contenuto valoriale, sociale e umano, ma anche su una corretta gestione delle competenze tra Regione Comuni e Consorzi.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Magliano per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire sulla pregiudiziale presentata dal Consigliere Rossi la collega Frediani.
Prego, collega, ha facoltà di intervenire per tre minuti.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Intervengo anch'io a sostegno di questa richiesta, tra l'altro richiamando quanto già anticipato ieri in occasione del presidio che si è svolto davanti a Palazzo Lascaris e che ha visto il coinvolgimento dei Sindaci quindi richiamando anche il ruolo che i Sindaci e le amministrazioni giocano sul territorio, in particolare in rapporto con i Consorzi socio assistenziali.
Noi riteniamo che, all'interno di questo disegno di legge, siano indicate delle condizioni che andrebbero a irrigidire eccessivamente i progetti familiare. Progetti che, tra l'altro, dovrebbero essere invece il più possibile flessibili proprio per adattarsi alle diverse situazioni. È chiaro che ogni situazione familiare non è uguale all'altra, quindi ci saranno situazioni che si potranno risolvere ricorrendo a certi strumenti adottando certi tipi di intervento e modulando anche in modo diverso tutti questi interventi nel corso del tempo; ci saranno, invece, situazioni che richiederanno impegno di tipo differente, con tempistiche differenti.
Noi abbiamo riscontrato - non solo noi, ma anche i Consorzi socio assistenziali con cui abbiamo interagito durante tutto l'iter in Commissione - che ci sono delle rigidità, soprattutto dal punto di vista temporale, che avrebbero poi delle ricadute e delle conseguenze sulla pianificazione degli interventi e impedirebbero di arrivare a un risultato ottimale e, soprattutto, all'obiettivo finale, che è quello di salvaguardare la serenità e la sicurezza del minore.
Se l'obiettivo di questo disegno di legge, come credo, è quello di garantire una tutela degli interessi del minore in primis, al di là di tutto, e di garantire il più possibile la sua permanenza all'interno di un contesto familiare, che ovviamente deve essere un contesto idoneo, adatto e sereno, noi crediamo che sia necessario garantire una maggiore flessibilità. Quindi, attraverso questa questione pregiudiziale, poniamo l'attenzione e l'accento sul rischio di danneggiare l'operatività dei Consorzi socio-assistenziali e di irrigidire troppo i progetti, andando poi invece a danneggiare i minori e di conseguenza impedendo di conseguire quegli obiettivi che tutti noi sicuramente ci proponiamo.



PRESIDENTE

Ringraziamo la collega Frediani per all'intervento.
Ha chiesto di intervenire sulla pregiudiziale presentata dal collega Rossi il Consigliere Giaccone; ne ha facoltà per tre minuti.



GIACCONE Mario

Grazie, Presidente.
Intervengo anch'io sulla pregiudiziale presentata dal collega, in particolare sull'aspetto specifico del tempo di sei mesi per il Progetto Educativo Familiare. Partendo dall'inizio, è chiaro che l'obiettivo del testo è individuare degli strumenti specifici che identifichino procedure uniformi che i servizi sociali territoriali possano poi utilizzare per assicurare un'adeguata azione preventiva degli allontanamenti.
Tuttavia, diverse persone competenti che hanno letto il testo hanno individuato, in questo elemento di cui ho detto , un elemento di debolezza in particolare, sostengono che il profilo critico è legato, come già detto da alcuni colleghi, all'approccio standardizzato e rigido scelto. Il testo delinea, infatti, un percorso a tappe obbligate per il collocamento extra familiare; nelle situazioni di vulnerabilità familiare l'allontanamento pu essere proposto solo successivamente all'attuazione di un progetto quadro denominato "Progetto Educativo Familiare-PEF", di cui stiamo parlando, che abbia durata almeno semestrale.
Rispetto a questo elemento, il PEF può forse contribuire ad uniformare l'azione dei servizi sociali sul territorio regionale e, in alcune situazioni, può fungere da sprone ai genitori che, per espressa previsione normativa, dovranno essere pienamente coinvolti nella stesura, nella messa in opera e nel monitoraggio dei risultati del piano.
Il rischio, a cui abbiamo fatto più volte riferimento, è che la rigida procedimentalizzazione possa tradursi in concreto in un pregiudizio per il minore, anzitutto perché l'incertezza sulla nozione di vulnerabilità familiare e la difficoltà in tante situazioni concrete di distinguerlo dal pregiudizio connesso alle condotte genitoriali potranno portare i professionisti ad applicare il PEF a tutte le situazioni, con la sola esclusione dei maltrattamenti gravissimi e conclamati.
Le precisazioni contenute nel disegno di legge in merito all'operatività del PEF ai soli casi di vulnerabilità familiare e il richiamo all'obbligo in capo agli operatori di segnalare le situazioni di pregiudizio connesse alle condotte genitoriali non sembrano migliorare il quadro. I professionisti saranno piuttosto spinti a ricorrere contestualmente al PEF e alla segnalazione delle tante zone grigie.
Questo è il commento rispetto alla debolezza del profilo e anche del periodo attribuito a questo progetto che, in molti casi, proprio perch troppo rigido, non salvaguarderebbe adeguatamente i diritti del minore che, in alcune circostanze, avrebbero la necessità di trovare soluzioni in tempi molto più rapidi e anche con maggiore efficacia.
. Questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Chiamparino



PRESIDENTE

Ringraziamo il collega Giaccone per l'intervento.
Ha chiesto di illustrare una nuova pregiudiziale il Consigliere Chiamparino; ne ha facoltà per tre minuti.



CHIAMPARINO Sergio

Grazie, signor Presidente.
Sollevo una questione pregiudiziale attinente all'articolo 48 dello Statuto, quello che inerisce alla qualità normativa - lo cito a memoria quindi mi perdoni - che, se non ricordo male, stabilisce tre principi cardine: chiarezza, semplicità e rispetto delle tecniche della legislazione.
Sono principi molto generali, nei quali, secondo me - con un minimo di forzatura, lo ammetto - credo si possa ricomprendere anche quel principio di semplificazione alla base di una delle ispirazioni originarie della vostra Giunta, quando si arrivò addirittura a fare una proposta legislativa che proponeva che ogni nuova legge ne abolisse due esistenti. Poi la cosa non fu tradotta in legge, ma ritengo che l'ispirazione di questa maggioranza continui a persistere e quindi la comprendo in questa formulazione generale dell'articolo 48 dello Statuto.
Perché dico che questa legge la viola? Perché, se uno va a vedere, è di gran lunga prevalente negli articoli del disegno di legge n. 64 una volontà di affermare un principio bandiera. Se la dovessi definire, la definirei così: una legge bandiera, peraltro senza dotazione finanziaria. Questo però, è un altro tema, perché in realtà la dotazione finanziaria viene fatta spostando risorse, tecnica peraltro usata anche in altri casi, come ho avuto modo di ricordare prima.
Signor Presidente, chiedo scusa, ho visto adesso che non è partito il conteggio del tempo.



PRESIDENTE

Sì, stavamo proprio guardando quello; andiamo avanti con la moda vecchia: quando le faccio segno, chiude l'intervento.



CHIAMPARINO Sergio

Non approfitto del tempo, ma secondo me quello che servirebbe è una riflessione. Lo dico all'Assessora (o Assessore) Caucino di cui ho considerazione, stima e anche simpatia, se mi consente di dirlo in questa sede pubblica. Le dico di riflettere, perché quello che in realtà servirebbe sarebbe un piano piemontese per l'infanzia, che doti di risorse ed eventualmente di personale le strutture dei servizi e che introduca anche, se lo ritiene, attraverso una politica di programmazione, degli elementi che indirizzino l'attività dei Consorzi, secondo alcuni principi che voi volete affermare. Ma non è necessaria una nuova normazione, che rischia soltanto di complicare ulteriormente le cose.
Concludo, citando il Presidente Cirio. In un dibattito molto affollato e molto interessante tenutosi recentemente alla Piazza dei Mestieri - adesso non è presente il Consigliere Magliano, ma mi è buon testimone - sul tema del bene comune, in occasione dei 100 anni della nascita di don Giussani il Presidente Cirio ha fatto un'affermazione che ha strappato gli applausi prima fra tutti i miei, e che leggo testualmente "Se un politico vuole perseguire il bene comune, non deve cercare il consenso a breve, ma il consenso a lungo, non deve correre dietro a chi urla".
Bene, Assessore; io le suggerirei di riflettere e di non correre dietro a quelli che ieri erano schierati da quella parte, che urlano anche alcune parole indicibili e di tornare a ragionare, perché siamo meno distanti di quello che quelle bandiere e quelle urla facciano pensare. Credo sia inutile complicare il quadro legislativo piemontese, ma si può ragionare su un programma che ci vedrà più vicini - ripeto - di quanto lei si è fatta trascinare a pensare.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Consigliera Canalis, sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Chiamparino; ne ha facoltà per tre minuti.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Vorrei intervenire, ancora ai sensi dell'articolo 71 del Regolamento, a sostegno della pregiudiziale Chiamparino che, facendo appello all'articolo 48 dello Statuto della nostra Regione, relativo alla qualità della legislazione, in maniera molto appropriata, solleva dei dubbi, un pregiudizio sul fatto che il disegno di legge n. 64 sia conforme al nostro Statuto.
In poche parole, c'è il rischio che questa legge si riveli pleonastica e superflua, dal momento che la materia degli affidi è già disciplinata da una norma di rango superiore, che è la legge n. 184 del 1983 (una legge vigente) e dal momento che, ad integrazione di questa legge, sono già in essere numerosi protocolli d'intesa con le autorità giudiziarie, con le articolazioni territoriali dei servizi sociali e sanitari; sono già in vigore delle linee guida, anche in applicazione non solo di norme nazionali, ma anche internazionali, perché la tutela dei minori fa riferimento anche a un quadro legislativo internazionale, europeo e sovranazionale delle Nazioni Unite. Il fatto, quindi, di legiferare ulteriormente rispetto a questo quadro normativo, che già è sufficiente per regolare la materia, ci appare in contrasto con un articolo del nostro Statuto, quello sulla qualità della normazione.
Ricordiamo, inoltre, che il Presidente Cirio, all'atto del suo insediamento in quest'Aula, fece un discorso molto preciso, fondato su tre punti che avrebbero ispirato la sua azione di governo nei seguenti cinque anni. I tre punti, li ricordiamo, erano quelli dell'autonomia, lo dico in particolare rivolgendomi a lei, Presidente, ma anche ai colleghi della Lega che siedono in quest'Aula; il tema dei fondi europei, che sono una risorsa davvero vitale per alimentare le politiche regionali e, infine, e vengo al punto e ricordiamo che in quei banchi era seduto l'Assessore Roberto Rosso che aveva quella delega, il tema della semplificazione. Ce lo ricordiamo tutti giusto? Credo che la mia memoria non stia facendo difetto nel ricordare che la Giunta scelse come cavalli di battaglia non cinquanta temi, ma tre: autonomia, fondi europei e semplificazione.
Tuttavia, nel momento in cui legifera, non soltanto viola questi intendimenti programmatici, ma addirittura un articolo del nostro Statuto l'articolo 48 riguardante la qualità della legislazione e va a produrre o proporre di produrre una norma che è un di più, come ci ha detto anche la procuratrice Emma Vezzù, una norma che si sovrappone a quella nazionale e in alcuni punti, tra l'altro, è anche in contrasto.
Riteniamo dunque che tale questione pregiudiziale sia valida e attenzione, lo dico anche agli Uffici - in quanto riferita a una voce dello Statuto, anche nel merito: la legge è pleonastica.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Grimaldi sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Chiamparino.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Credo che basterebbe leggere l'articolo 48 del nostro Regolamento per comprendere le ragioni di tale questione pregiudiziale.
Cosa dice l'articolo n. 48? Non lo dico certo alla dottoressa Jannelli o ai nostri dirigenti e funzionari presenti in Aula, ma a chi, maldestramente da parte della Giunta avrebbe dovuto leggere meglio, prima di tutto, la Costituzione e i nostri regolamenti interni.
Lo Statuto recita: "I testi normativi della Regione sono improntati ai principi di chiarezza, semplicità e al rispetto delle regole di tecnica legislativa e qualità della normazione".
La verità è che il testo che vediamo adesso che, forse, non è nemmeno il testo che l'Assessora aveva in mente alla fine dei tre anni di esperienza che l'hanno vista al centro di queste deleghe, probabilmente, è stato buttato giù in un tempo in cui la stessa Assessora e mi pare l'Assessore Ricca uscivano - ve li ricordate fuori dai balconi della Regione Piemonte? dicendo "Vogliamo la verità su Bibbiano. La Bibbiano piemontese!" e aprivano questa discussione con un'indagine conoscitiva che portava a schiantarsi rispetto ai numeri che, tra l'altro, ci hanno fornito gli Enti locali. Intanto, l'indagine diceva che la gran parte degli allontanamenti non solo erano necessari, ma non erano legati minimamente a quella vicenda economica, di cui parlava l'Assessora tre anni fa.
Posso dirvi? Per fortuna! Non per fortuna perché c'è il reddito di cittadinanza o perché ci sono alcuni ammortizzatori sociali che, nel frattempo, sono intervenuti, ma per fortuna perché le vicende materiali contano; contano, eccome, nei casi, nelle famiglie e nei luoghi dove c'è privazione. Ma non sono solo quelli. Anzi, le condizioni economiche di solito magari iniziano con delle spirali; spirali che ci parlano di abusi violenze, psicofarmaci, problemi psichiatrici. Vi assicuro che tutto è molto più complesso.
Questa legge si schianta già dall'articolo n. 1, dove spesso si citano leggi che sono centrali, ma che non possono essere raggirate e interpretate. Parlo della legge n. 176 del 27 maggio del 1991, relativa alla ratifica ed esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo di New York; parlo dell'articolo n. 1, comma 5, della legge 184 del 1983, sul diritto del minore, di cui parlavamo prima. Ci sono tanti punti farraginosi, inconsistenti e, soprattutto, che rischiano di minare i principi di trasparenza e di qualità della normazione che dovrebbe costringere tutti i legislatori a intraprendere una revisione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Ha chiesto di intervenire sulla pregiudiziale posta dal Consigliere Chiamparino il Consigliere Sacco; ne ha facoltà.



SACCO Sean

Grazie, Presidente.
Intervengo anch'io rispetto alla questione pregiudiziale appena sollevata dal Consigliere Chiamparino. Sono d'accordo sul fatto che dovremmo essere qui a semplificare procedure e non a complicarle, anche perché stiamo andando in contrasto a quanto sostenuto da questa Giunta a inizio mandato.
Ricordo che, già nell'insediamento, si parlava di ridurre il numero delle leggi del Consiglio regionale, di sburocratizzare e di semplificare. Era stato dato compito della semplificazione all'ex Assessore Rosso; ricordo che era andato - ho qui la foto - con il Presidente Cirio allo stabilimento DS Smith Recycling, dove la cooperativa Cartesio porta al macero la carta per portare un plico di 29 leggi da distruggere, in quanto ormai superate.
Tra l'altro, si diceva che sarebbe arrivato un disegno di legge per il superamento di queste leggi, anzi, proprio per l'abrogazione di queste 29 leggi, in quanto una delle battaglie del Presidente Cirio era proprio di ridurre il numero di leggi che intasano e rendono più complicata la vita dei piemontesi. Qui, invece, stiamo andando in direzione ostinata e contraria: continuiamo a produrre nuove leggi in questo Consiglio regionale; anzi, siamo stati super produttori di leggi e, tante volte leggi che spetterebbero allo Stato. Andiamo ulteriormente ad appesantire iter già definiti e già previsti dalla normativa nazionale.
Invito la Giunta a ritornare sui propri passi, a riprendere la direzione della semplificazione, della sburocratizzazione e a portare ulteriori leggi inutili al macero, piuttosto che produrne altre, che poi magari saranno da portare al macero più avanti.
Abbiamo già un'ipernormazione dal punto di vista legislativo di questa Regione, aggiungerne un'altra non mi sembra di certo la soluzione ai problemi che la Giunta si era prefissata di risolvere.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sacco.
Ha chiesto di intervenire sulla pregiudiziale presentata dal Chiamparino il Consigliere Magliano; ne ha facoltà.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente, apprezzo molto la sua conduzione dell'Aula.
Intervengo sul tema posto dal collega anche un po' per fatto personale perché ha citato un incontro al quale ero presente, dove - è vero - il tema del bene comune è stato oggetto di un confronto. Durante il dibattito era emersa proprio la posizione ideologica del nostro Presidente, in cui sosteneva che, a volte, vi sono leggi bandiera che rappresentano solo ed esclusivamente una bandiera, ma che poi non portano benefici e non atterrano in maniera costruttiva e/o regolamentare e che, quindi, non portano un reale beneficio.
Oltre a questa nota personale al dibattito, al quale ho piacevolmente assistito, è necessario portare all'attenzione dei colleghi l'articolo 48 del nostro Statuto, sulla qualità della legislazione. I testi normativi della Regione sono improntati ai principi di chiarezza, semplicità e al rispetto delle regole di tecnica legislativa e qualità della normazione.
Molti funzionari che si occupano di legislativo in questa nostra Regione possono confermare che, negli ultimi anni, la qualità della normazione in tutto il Paese ha subito un peggioramento. Non occorre citare Cassese o Zagrebelsky, perché è evidente che la qualità della normazione del nostro Paese, a tutti i livelli, a fatto sì che gli organi giudicanti, in termini di attribuzione di competenze (ma anche gli organi che poi vanno a normare o a emettere sentenze rispetto alle nostre norme), hanno iniziato a produrre numerosi atti e contenziosi; questo proprio perché le norme sono scritte sempre peggio e gli estensori delle norme stesse, a volte incorrono più nell'errore di non rendere la norma coerente, non solo con l'obiettivo da raggiungere, ma con il quadro normativo nazionale (quando il riferimento è nazionale) o europeo (quando la materia è europea).
Da questo punto di vista, sono assolutamente convinto che la richiesta del collega sia quanto mai opportuna. Noi chiediamo a quest'Aula e a noi stessi di produrre norme che non siano pleonastiche, ridondanti e in conflitto con altre norme, in ossequio a un doveroso rispetto della gerarchia delle fonti.
Noi chiediamo questo; non ci pare che la norma abbia questa tipologia di qualità, dal punto di vista normativo, per cui crediamo sia importante ascoltare le richieste del collega, che faccio anche mie.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Magliano per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giaccone sulla pregiudiziale Chiamparino; ne ha facoltà per tre minuti.



GIACCONE Mario

Grazie, Presidente.
Ringraziamo anche chi ha proposto questa questione pregiudiziale, perché ci riconduce alle modalità e ai principi con i quali noi dovremmo agire ogni volta in quest'Aula, presupposti sui quali confrontarci.
In particolare, all'articolo 48 dello Statuto si dice che i testi normativi della Regione sono improntati ai principi di chiarezza, semplicità e al rispetto delle regole di tecnica legislativa e qualità della normazione.
Rispetto ai tre principi enunciati, mi domando se, effettivamente, decidere di legiferare su una materia che, come abbiamo già detto in interventi precedenti, temiamo e abbiamo idea che possa andare in conflitto di competenze con leggi - in particolare è stata ricordata dai colleghi la legge n.184 del 1983 - rappresenti effettivamente un elemento di semplificazione e di chiarezza, quanto invece un forse non necessario elemento di ulteriore confusione del quadro e non solo confusione dal punto di vista normativo ma, come abbiamo osservato nella rappresentazione plastica di ieri davanti al Consiglio, anche di confusione all'interno del tessuto sociale che contraddistingue il nostro territorio.
A questo riguardo, ci sembra che questa legge non contribuisca alla semplificazione del quadro e che, per certi versi, non sia così fondamentale anche per quanto riguarda la qualità della normazione. In particolare, rispetto a questo secondo aspetto che riguarda sia la qualità che la chiarezza della legge, ci viene naturale domandarci quale possa essere l'esito finale di questo testo, che ancora adesso non si conosce bene, nemmeno dagli organi di stampa Ricordo che il testo è stato proposto nel 2019 in una formula; poi è stato anche lodevolmente modificato a fronte delle rimostranze dei diversi organi della nostra società che hanno evidenziato le possibilità di modifica; a tali sollecitazioni l'Assessora ha risposto con emendamenti che prevedevano delle modifiche che, invece, non sono state riproposte e si è ritornati al testo precedente.
Non mi sembra che da un iter del genere così confuso e anche farraginoso possa poi emergere una qualità della normazione improntata alla chiarezza e alla semplicità, cui l'articolo 48 ci richiama doverosamente.
Grazie, Consigliere Giaccone.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Giaccone.
Ha chiesto di intervenire sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Chiamparino, la Consigliera Frediani.
Prego, Consigliera, ha facoltà di intervenire per tre minuti.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Il Presidente prima mi ha anticipato, mi ha letto nel pensiero e ha capito che sarei intervenuta a sostegno di questa pregiudiziale, anche perch condivido pienamente il contenuto. È un principio che, essendo riferito nello Statuto, riguarda tutta la nostra attività legislativa: il richiamo ai principi di chiarezza, semplicità e al rispetto delle regole di tecnica legislativa e qualità della formazione, tutti elementi che, tra l'altro sono anche l'oggetto di un Comitato istituito appositamente all'interno del nostro Consiglio.
Questo è un richiamo alla semplificazione, che è stato anche ricordato come primo obiettivo di questa Giunta già dai tempi dell'insediamento, ma è anche un richiamo che si rivolge alla nostra attività, alle attività di tutti noi, e che ci impone di legiferare nel modo più chiaro possibile.
Se pensiamo al presidio di ieri, ovviamente a tutti noi saranno rimaste impresse le reazioni di alcune persone presenti, che sono state definite scomposte, eccessive e esasperate. Sicuramente non giustifico quel tipo di reazioni, ma devo dire che mi sforzo di comprenderle. Posso comprendere che una persona che si sente vittima di una grave ingiustizia e si vede sottratto un minore, non sentendosi responsabile di questa situazione, anzi sentendo di essere oggetto di un'ingiustizia e di un giudizio sbagliato da parte dei giudici, degli assistenti sociali, possa sfogare la sua frustrazione, la sua rabbia e il suo dolore in modalità che, magari possono risultare scomposte, aggressive, ingiuste e rivolte anche contro le persone sbagliate.
Ed è anche per questo motivo che noi dovremmo fare in modo di essere i più chiari possibili quando andiamo a legiferare. Se la legge viene spiegata alle persone e se le persone hanno ben in mente quali siano diritti e doveri, soprattutto in un ambito delicato come questo, è anche più facile far capire il perché di certi provvedimenti e far capire quali possano essere le tutele che hanno a disposizione per cercare, in qualche modo, di difendere i propri diritti.
In questa norma, in particolare, più siamo chiari e più possiamo far comprendere a tutti gli operatori che lavorano in quest'ambito, e anche alle famiglie che si trovano loro malgrado coinvolti in qualche azione che porta alla sottrazione del minore, in quale contesto ci stiamo muovendo.
Quindi, più il contesto è definito, più si hanno chiari obblighi, diritti e doveri e più è facile elaborare dei progetti che consentano un'interlocuzione tra tutti i soggetti e che non portino a situazioni di esasperazione, come quelle che poi sono state portate davanti al Consiglio e alla nostra attenzione.
. Questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Martinetti



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Frediani.
Chiudiamo le pregiudiziali presentate dal Consigliere Chiamparino.
Ha chiesto di illustrare una pregiudiziale il Consigliere Segretario Martinetti, che interviene in qualità di Consigliere.
Prego, Consigliere, ha facoltà di intervenire per tre minuti.



MARTINETTI Ivano

Grazie, Presidente.
Ai sensi dell'articolo 71 e relativi commi, vorrei sollevare anch'io una questione pregiudiziale che ritengo di assoluto merito, che è frutto anche delle riflessioni su tutto il dibattito che è avvenuto ieri e nella seduta precedente su questo provvedimento.
Ho preso spunto dall'articolo 5, comma 3, del disegno di legge, che recita: "Il progetto educativo familiare deve prevedere espressamente misure di sostegno economico alla famiglia", quasi come fosse solo ed esclusivamente una questione economica. Volevo ricordare a lei Presidente e anche a quest'Aula che ci sono delle forme di sostegno alla famiglia, faccio ad esempio riferimento al tanto contestato reddito di cittadinanza che comunque, hanno dato una boccata d'aria alle famiglie indigenti, pur con tutti i suoi meccanismi farraginosi, e che, ad un certo punto, hanno veramente aiutato.
Credo che la questione sia più complicata. La violenza e i maltrattamenti non si risolvono con un contributo economico; molto spesso c'è una questione di fondo culturale, ci sono dei conflitti interni, specie tra genitori. Io mi sono trovato a contatto con queste situazioni in due occasioni e posso garantire che, in entrambi i casi, il problema economico non era la causa dei maltrattamenti e del conflitto; c'era piuttosto un problema di fondo culturale: quei genitori magari si portavano dietro un background piuttosto complicato, che poi si ripercuoteva sui loro figli.
Chiediamo dunque all'Assessore di rivalutare il testo, anche in base a tutte le considerazioni espresse, perché si tratta di questioni più ampie che non sono solamente economiche. Ieri, infatti, illustrando le questioni sospensive, abbiamo chiesto tante volte di sentire l'Ordine degli psicologi, le associazioni dei medici, la Garante dei minori e degli adolescenti che sicuramente conosce molti più casi di quelli che posso portare io in quest'Aula. Anche dal confronto con lei, è emerso che non sempre ci sono questioni economiche dietro. Se vogliamo aiutare queste persone, sia le famiglie affidatarie sia le famiglie di origine, dobbiamo assolutamente lavorare su nuovi progetti. È una parola che in questi giorni è stata spesso ripetuta, ma che sembra rimanere persa nel vuoto. Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il collega Martinetti per la pregiudiziale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Valle; ne ha facoltà.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Intervengo ai sensi dell'articolo 71 sulla pregiudiziale presentata dal collega Martinetti, perché penso che uno dei punti, forse il più dirimente il più discusso e anche quello su cui si sono accumulate il maggior numero di inesattezze nel dibattito (se vogliamo chiamarlo in questo modo) su questo disegno di legge, sia proprio legato all'equivoco di fondo o secondo me, alla cattiva informazione - che abbiamo anche ascoltato ieri nel confronto tra le associazioni presenti fuori in presidio - sul fatto che gli allontanamenti o buona parte di questi spesso vengono effettuati per ragioni di carattere economico, in particolare strappando i figli a famiglie che non sono in grado, dal punto di vista del sostentamento e dell'economia della famiglia, di provvedere adeguatamente ai bisogni dei loro figli.
In realtà, tutti i dati che abbiamo sentito nel dibattito e nelle audizioni, che abbiamo potuto approfondire con il lavoro dei Gruppi, ci dimostrano che è una concausa, ma non è mai la causa principale. Da sola non è mai la causa determinante; è semmai un elemento che si accompagna invece, alle vere questioni che portano all'allontanamento, quindi al disagio psicologico, al rischio di maltrattamenti, al rischio per la salute e l'incolumità del minore, al rischio di incuria e quant'altro.
Tutto questo per dire che una vera politica di sostegno alle famiglie non passa tramite l'adozione di provvedimenti che rendono più difficile intervenire sulle situazioni problematiche - come invece si sta cercando di fare con questa proposta di legge - ma passa tramite politiche attive di sostegno alla famiglia, anche di carattere economico. Possiamo anche dirci che questo non è un tema esclusivamente di competenza regionale, anzi attiene alla fiscalità generale e più probabilmente ad un'impostazione generale di organizzazione dei servizi di welfare e sociale di tutto il nostro Paese. Però noi, nel nostro piccolo, le competenze le abbiamo. È insediata, anche se non ha ancora prodotto variazioni concrete delle politiche regionali, una Commissione e un gruppo di lavoro presso l'Assessorato sul quoziente familiare, che potrebbe andare a modificare alcune delle politiche regionali in questo senso, proprio per aiutare le famiglie, in particolare quelle più numerose.
Se questo è il punto, questi sono gli strumenti e gli ambiti su cui intervenire e che andrebbero affrontati prima, anziché entrare nel merito di questo disegno di legge che noi giudichiamo dannoso. Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Valle per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire sulla pregiudiziale presentata dal collega Martinetti, la Consigliera Frediani; ne ha facoltà per tre minuti.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Anch'io intervengo a sostegno della pregiudiziale posta dal collega Martinetti, che è già stata illustrata anche dal Consigliere Valle.
Mi collego al discorso che stava portando avanti il Consigliere Valle, cioè il fatto che alcune tematiche non si possono risolvere con il semplice contributo economico, che sicuramente è importante e deve essere una delle politiche messe in atto dalla Regione, indipendentemente dal contesto familiare. Dovrebbe essere una politica sempre attiva il fatto di sostenere le famiglie attraverso diversi strumenti, diversi Assessorati e le diverse competenze. Però, come diceva la pregiudiziale avanzata dal Consigliere Martinetti, con il contributo economico certe situazioni non si risolvono.
Quindi, un contesto di maltrattamenti, un contesto in cui il minore vede addirittura la sua sicurezza messa a rischio non può essere risolto con il contributo economico.
Questo si collega ad un tema che abbiamo posto fin dall'inizio della discussione, che è quello del titolo del provvedimento, perché con la definizione "Allontanamenti zero", rischiamo di andare a sottovalutare e ad ignorare tutte quelle situazioni in cui l'allontanamento è assolutamente necessario.
Sappiamo che in realtà, all'interno del provvedimento stesso, vengono comunque previste delle situazioni in cui l'allontanamento deve essere eseguito; però, se nel titolo scriviamo "allontanamento zero", andiamo a negare l'esistenza di quelle situazioni in cui, invece, l'allontanamento è assolutamente necessario per tutelare la salute e addirittura a volte purtroppo, la vita del minore. Per cui credo che un primo segnale di apertura da parte della Giunta e dell'Assessore Caucino potrebbe essere quello di togliere dal tavolo questo titolo "Allontanamento zero", perch non è realistico - e lo sappiamo - e sappiamo che anche l'Assessore Caucino non crede in questa definizione "allontanamento zero".
L'allontanamento a volte, purtroppo, è necessario perché non sempre la famiglia è il luogo più sicuro per il minore; purtroppo, non possiamo avere sempre in mente una famiglia accogliente, una famiglia in cui il minore è al sicuro. Purtroppo, ci sono situazioni in cui il minore è in pericolo ed è in pericolo proprio per la presenza di uno o più genitori, che costituiscono una minaccia per lui. È una realtà con cui ci confrontiamo spesso e la cronaca è piena di casi in cui il minore non viene sottratto in tempo; a volte, addirittura, non si hanno neanche dei segnali e non si può nemmeno intervenire.
Quindi, il fatto di parlare di "allontanamenti zero" è un primo blocco che va superato, perché non è quello il problema, non è l'allontanamento zero.
Il problema è tornare a parlare della sicurezza del minore e della sua tutela, che è un qualcosa che non si raggiunge né con il semplice supporto economico né dicendo che il minore resta sempre e comunque in famiglia.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Frediani per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire sulla pregiudiziale presentata dal collega Martinetti, il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà per tre minuti.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente. Credo che questa vicenda sia molto chiara, cioè andiamo a vedere esattamente il punto citato dal collega Martinetti, che dice "il progetto educativo familiare deve espressamente prevedere misure di sostegno economico alla famiglia e interventi a supporto della genitorialità".
Allora, diciamoci la verità, ma questo credo che sia uno dei problemi più grandi dell'intero testo. Non tutto si può risolvere, anche obbligatoriamente mettendo risorse economiche.
A me pare abbastanza lapalissiano dire che, in tante situazioni di privazione, anche di mancanze di un ruolo genitoriale più centrato rispetto alle esigenze della famiglia, certo che ci possono essere risorse o investimenti. Faccio degli esempi, solo per capirci: davanti a dei maltrattamenti continuati, davanti a delle vessazioni, davanti a degli abusi verso il proprio partner o verso i minori stessi, mi spiegate questa obbligatorietà di utilizzo di risorse verso la famiglia? Possono servire? Possono essere utili? È un premio all'abuso? Io davvero non lo. Cioè, io credo che proprio questi automatismi rischiano di minare a fondo quello che è anche l'obiettivo stesso del testo di questa legge.
Allora, noi continuiamo a dirlo con uno slogan: "Non un allontanamento in più, ma nemmeno in meno di quelli necessari". Le risorse devono esserci ma devono essere utili ad aumentare la rete dei servizi sociali, aumentare la creazione di agio, ma soprattutto delle alternative per quei minori.
Parliamo sempre delle famiglie, ma - non so come dirlo - se davvero vogliamo mettere al centro i minori, ai minori dobbiamo far fare altro spostandoli da dove subiscono quegli abusi, subiscono anche solo quelle forme di non attenzione.
È possibile che in tutte queste discussioni nessuno ha parlato degli strumenti che 20-30 anni fa c'erano e oggi non ci sono più. Ad esempio, le ludoteche di una volta erano per gli adolescenti, erano per ragazzini che andavano alle elementari e alle medie. Le ludoteche di oggi vanno bene per gli 0-3 o al massimo gli 0-6 anni. Quei minori, non accompagnati, che per dovrebbero stare in quelle case, alle elementari, alle medie, dove stanno nel restante tempo della loro vita? Non c'è solo la scuola!



(Il Presidente richiama al rispetto dei tempi)



GRIMALDI Marco

Continuerò dopo; grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi. Ha chiesto di intervenire sulla pregiudiziale presentata dal Consigliere Martinetti la collega Disabato.
Prego; ne ha la facoltà per tre minuti.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente. Io credo che ci siano un po' di domande da porsi.
La prima è: con il contributo economico possiamo evitare gli allontanamenti? Ce lo siamo detti fino ad ora: la risposta è no. Le violenze sono in aumento; gli infanticidi anche. Tra l'altro, gli infanticidi sono forse degli allontanamenti che avremmo dovuto fare; che avremmo dovuto identificare per tempo, prima che si verificassero determinati fatti gravi.
Per cui questo è un dato: gli allontanamenti, in alcuni casi non si possono evitare.
Altra domanda: ci sono allontanamenti che vengono fatti per meri motivi economici (cioè la famiglia è indigente e io ti allontano il figlio)? La risposta è no. Ce l'hanno data gli auditi che abbiamo ricevuto in Commissione; ce l'ha detto l'Ordine degli avvocati; ce l'ha detto la Camera minorile: gli allontanamenti non vengono fatti per motivi esclusivamente economici; subentra sempre un motivo in più, che può essere quello dell'abuso, quello della violenza, quello dell'incuria. Insomma: per soldi non si allontanano i bambini.
Io sostengo che, comunque, dei contributi debbano andare alle famiglie virtuose, magari a quelle dove ci sono dei genitori che si spaccano le ossa, che già lavorano e che però non percepiscono stipendi che non consentono di raggiungere la soglia di povertà. In questi casi, ci sono già dei contributi economici; in particolare, ce n'è uno che è stato osteggiato dalla maggioranza, dai partiti che compongono questa maggioranza durante le elezioni; che è stato osteggiato dal momento della sua creazione. È il reddito di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza sostiene migliaia di famiglie anche in Piemonte, ma soprattutto sostiene i minori.
Lo dico, perché i dati vanno sbattuti in faccia a coloro che dicono "aboliamo il reddito di cittadinanza, perché sono soldi buttati".
Settecentomila minori all'interno di nuclei familiari sono percettori di reddito di cittadinanza perché vi do una notizia: tra i percettori ci sono anche due terzi di persone che non possono lavorare, che sono o minori o anziani o persone disabili. I minori sono settecentomila, percettori di reddito di cittadinanza, in famiglie probabilmente virtuose, dove non vengono commessi chiaramente degli abusi, però famiglie che sono in difficoltà economica, perché i genitori hanno perso il lavoro, perché uno dei genitori lavora, ma non raggiunge la soglia di povertà e quindi questo contributo supporta le famiglie, aiuta i minori.
Non lo dico io, non lo dice il Movimento 5 Stelle;lo dicono i numerosi enti tra cui Save the Children, che dice che, durante la pandemia, più di un milione di minori è stato salvato dal reddito di cittadinanza. Quindi i contributi ci sono, li mette a disposizione lo Stato; i contributi che non mette a disposizione questa legge, perché dice, nella norma finanziaria che i fondi sono quelli previsti già a bilancio per la politiche sociali.
Quindi non ci mettiamo neanche dei soldi.
Dunque, la maggioranza, il centrodestra vuole abolire il reddito di cittadinanza, che sono soldi che arrivano dallo Stato, che hanno sgravato i Consorzi socio-assistenziali di spese che prima erano previste invece a carico degli Enti locali, però facciamo una legge dove diciamo che gli allontanamenti sono ingiusti e non ci mettiamo nemmeno un euro per quelle famiglie.
Io non lo so: dov'è la logica in questo? Queste sono le domande che mi faccio.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Disabato.
Essendo le ore 12.57, se do ancora la parola al Consigliere Giaccone sforiamo le ore 13.00.
Pertanto,sospendo qui la seduta del Consiglio regionale.
I lavori verranno riaperti alle ore 14.30.
Grazie.



(La seduta è sospesa alle ore 12.57)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta riprende alle ore 14.33)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Sono state proposte questioni pregiudiziali di legittimità costituzionale e statutaria da parte dei Consiglieri Canalis, Rossi, Chiamparino e Martinetti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi sull'ordine dei lavori ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
È vero che ci sono tante tessere inserite nei nostri scranni, ma non c'è un numero sufficiente di persone presenti in aula, soprattutto i 26 che tengono in piedi il numero legale, ed è vero che se estraessimo la tessera ci dichiareremo assenti per tutta la successiva seduta.
Le chiedo solo, senza chiedere alcuna verifica del numero legale (che immagino non voglia fare, non trovandoci ancora in fase di votazione) se è possibile suonare il campanello e far entrare in aula tutti i colleghi che attualmente sono fuori a chiacchierare, in modo da continuare con le nostre pregiudiziali.
Grazie.



PRESIDENTE

Quello è sicuro però, proporzionalmente, la mancanza dei Consiglieri di maggioranza è quanto quella della minoranza, perciò si poteva tranquillamente, in modo proporzionale, continuare la seduta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Giaccone per intervenire a sostegno della questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Martinetti; ne ha facoltà.



GIACCONE Mario

Grazie, Presidente.
In relazione al tema sollevato dal collega Martinetti, anch'io mi sento di sostenerlo. La violenza e i maltrattamenti non si risolvono con un contributo economico, ma occorrono progetti e operatori che possano attuarli.
A questo proposito, già la legge 184/1983, richiamata all'inizio della mattinata dalla collega Canalis, all'articolo 1, comma 2, esclude che si possa procedere all'allontanamento nel caso di mera indigenza del nucleo familiare. Eventuali allontanamenti in ragione delle condizioni economiche dei genitori, pertanto, sarebbero pratiche illegittime o, comunque, non corrette e andrebbero segnalate alle autorità.
Tuttavia, l'analisi della giurisprudenza non mostra casi di allontanamento per mere ragioni economiche dei genitori. Concedetemi un esempio: sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo sulla causa Bamea e Caldararu.
La vicenda riguardava un nucleo familiare che viveva in Italia in situazioni di grave indigenza e la figlia più piccola era stata a lungo allontanata dei genitori, in ragione del giudizio negativo sull'inidoneità degli stessi, formulato dai servizi e dall'autorità giudiziaria, che avevano evidenziato come gli stessi ne avessero delegato la cura a un'amica, poi arrestata per truffa proprio in relazione all'elemento economico, e non fossero comunque in grado di cogliere e rispondere ai bisogni della figlia.
Si tratta, come dicevamo, non solo del tema economico, ma della totalità dei casi di situazioni molte problematiche in cui l'indigenza è uno degli elementi che concorre alla situazione di disagio del nucleo. In tali situazioni, il sostegno economico può essere una delle misure adottate, ma solo in stretta integrazione con le altre, educative e sociali, che devono per loro natura, avere la precedenza.
È per questo che la questione pregiudiziale sollevata dal collega Martinetti è doppiamente valida, sia nel momento in cui inquadra l'elemento economico sia nel momento in cui sostiene che sia necessario avviare progetti e sostenere gli operatori che possano attuarli. Se non riesco a cogliere, attraverso questi strumenti, i bisogni di mio figlio e farvi fronte, è improbabile che io spenda un eventuale contributo economico per le reali esigenze e per quelle della famiglia.
Per questo insieme di ragioni rapidamente sintetizzate, sosteniamo la questione pregiudiziale appena enunciata dal collega Martinetti.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
. Questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Sarno



PRESIDENTE

Altri colleghi intendono presentare questioni pregiudiziali? Prego, Consigliere Sarno.



SARNO Diego

Grazie Presidente.
Vorrei presentare una nuova questione pregiudiziale a questo disegno di legge che si fonda, in particolare, sull'articolo 3 del nostro Statuto regionale: il principio di sussidiarietà.
Il comma 1 definisce, in maniera molto chiara, che la Regione conforma la propria azione ai principi di autonomia, sussidiarietà, differenziazione adeguatezza e leale collaborazione. In questo principio c'è anche tutta la responsabilità, da parte del Consiglio, di ascoltare e non intervenire, in particolare la Giunta, non solo in termini di competenze dirette (in questo caso dei servizi sociali e dell'attività giudiziaria) andando a limitare modificare e cambiare quell'aspetto, rispetto a questo provvedimento e agli affidi minori. Inoltre, l'ultimo comma del principio di sussidiarietà afferma che si dovrebbe collaborare, ascoltare e interagire in maniera costruttiva con enti che rappresentano interessi legittimi.
In questo senso, ricordo all'Aula e all'Assessora Caucino che il 3 ottobre 2022, quindi pochissimi giorni fa - ancora e solo pochissimi giorni fa l'ANCI, con il suo Vicepresidente e con il suo Presidente, affermava una serie di considerazioni iniziali, chiedendo poi alla Giunta e all'Assessora, senza menzionare tutte le proposte emendative già accolte dalla Regione nel testo poi giunto all'esame della Commissione consiliare: "Siamo quindi a chiedere che la Giunta regionale faccia ogni sforzo possibile affinché si possa ancora operare il coordinamento formale o si introduca comunque un testo emendato capace di meglio rispondere alle esigenze evidenziate in pieno spirito di leale collaborazione istituzionale".
Presidente, in questo senso c'è evidentemente.



(Commenti dell'Assessore Chiara Caucino)



SARNO Diego

Non è così?



CAUCINO Chiara, Assessore alle politiche dell'infanzia, genitorialità e ruolo della famiglia nelle politiche del bambino (fuori microfono)

Non sono in indirizzo.



SARNO Diego

Non è in indirizzo?



CAUCINO Chiara, Assessore alle politiche dell'infanzia, genitorialità e ruolo della famiglia nelle politiche del bambino (fuori microfono)

L'hanno mandata solo all'Assessore Marrone e al Presidente Cirio.



SARNO Diego

"Al Presidente della Regione Alberto Cirio, all'Assessore regionale con delega alle politiche sociali e all'integrazione Maurizio Marrone e al coordinamento degli enti gestori".
Assessora, forse dovrà fare un'ottima.



(Il Presidente richiama il Consigliere Sarno al rispetto dei tempi)



SARNO Diego

Mi ha interrotto. Mi lasci 15 secondi in più, Presidente. Mi ha interrotto l'Assessora.



GAVAZZA GIANLUCA



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Sarno, ha ancora 15 secondi.



SARNO Diego

Questo dimostra quanto stiate violando la contrapposizione in pectore rispetto a questa legge, dell'articolo 3 dello Statuto della Regione Piemonte.
Grazie, Presidente, e grazie, Assessora.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sarno.
Ha chiesto di intervenire sulla pregiudiziale presentata dal Consigliere Sarno la Consigliera Canalis.
Prego, Consigliera; ha facoltà di intervenire per tre minuti.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente, per la sua attenzione.
Vorrei intervenire a sostegno della pregiudiziale del collega Sarno. Una pregiudiziale che fa riferimento all'articolo 3 dello Statuto della nostra Regione, riguardante il principio di sussidiarietà.
Il Consigliere Sarno si è soffermato soprattutto sul comma 1 di questo articolo, quello che spiega come la Regione conformi la propria azione ai principi di autonomia, sussidiarietà, differenziazione, adeguatezza e leale collaborazione.
Vorrei soffermarmi soprattutto sul comma 2: "La Regione, ispirandosi al principio di sussidiarietà, pone a fondamento della propria attività legislativa, amministrativa e di programmazione la collaborazione con le Province, i Comuni, le Unioni montane e le forme associative comunali".
Proprio in virtù di questo principio inderogabile e di collaborazione tra la Regione Piemonte e i Comuni che compongono il territorio regionale credo che dovremmo fermarci, incontrare ANCI e soprattutto confrontarci con ANCI, che il 3 ottobre ha inviato una lettera alla Giunta regionale del Piemonte, anche per un aspetto molto specifico. Ci sono due articoli del disegno di legge, l'articolo 4 e l'articolo 11, che riguardano indicazioni di gestione del bilancio dei Consorzi socio-assistenziali del Piemonte.
Sappiamo che in Piemonte ci sono, se non sbaglio, 49 consorzi socio assistenziali, alcuni molto grandi - pensiamo a quello che coincide con il Comune di Torino - e altri, invece, molto più piccoli e frammentati.
L'articolo 4 del disegno di legge al comma 2 recita: "Destinare una quota non inferiore al 40% delle risorse del sistema integrato dei servizi sociali e delle politiche familiari per sostenere le azioni di prevenzione all'allontanamento, di cui alla presente legge".
Invece l'articolo 11, comma 3 recita: "Nel caso di inadempienza della trasmissione dei dati di cui ai commi precedenti, gli enti gestori delle funzioni socio-assistenziali subiranno una decurtazione del 10% del fondo regionale per la gestione del sistema integrato degli interventi e servizi sociali".
Noi abbiamo avuto segnalazione da ANCI che questi due articoli andrebbero quantomeno riformulati perché c'è proprio una forte ingerenza della Regione nelle modalità di gestione dei fondi e dei consorzi che, ricordiamolo, in parte sono trasferimenti statali e regionali, ma in parte sono fondi propri dei Comuni e la Regione non ha titolo, nell'ordinamento italiano, di direi ai Comuni come devono spendere i loro fondi.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Canalis.
Ha chiesto di intervenire sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Sarno il Consigliere Magliano.
Prego, Consigliere; ha facoltà di intervenire per tre mini.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Ringrazio il collega, perché pone il tema della sussidiarietà non solo come oggetto di attenzione rispetto ai livelli diversi di intervento e per come sollecitato da ANCI con un'attenzione legata ai livelli di governo, ma anche perché la sussidiarietà, come i colleghi sanno, è entrata negli ultimi anni come forma di governo nel nostro Paese.
In generale il principio di sussidiarietà attiene ai rapporti tra i diversi livelli territoriali di potere e comporta che, da un lato, lo svolgimento di funzioni pubbliche debba essere svolto a livello più vicino ai cittadini e, dall'altro, che tali funzioni vengano attratte dal livello territorialmente superiore solo laddove questo sia in grado di svolgerle meglio di quello di livello inferiore (questa è la sussidiarietà verticale).
La sussidiarietà orizzontale, invece, è quella che attiene ai corpi sociali, ma anche ai corpi intermedi e che quindi permette ai suddetti corpi intermedi di esercitare le loro funzioni in ausilio o sussidio allo Stato, quindi lo Stato o la Regione non deve intervenire se quell'attività è già svolta in via sussidiaria e orizzontale da corpi intermedi.
Perché diventa interessante, invece, soffermarsi sul tema posto dal collega? Perché se ANCI sostiene quanto ha sostenuto nella missiva - che purtroppo, non è giunta all'Assessora Caucino - dice qualcosa di fondamentale, proprio nell'attività di governo, cioè nell'attività di trasmissione di un'iniziativa legislativa, alla quale consegue un'attività che poi i Comuni e i Consorzi devono sviluppare.
Sappiamo tutti che il principio di sussidiarietà è un principio relativamente recente per il nostro ordinamento costituzionale italiano, in quanto vi ha trovato ingresso, insieme a quello di differenziazione e di adeguatezza, soltanto con la riforma del Titolo V della Costituzione (articolo 118, come introdotto dalla legge costituzionale n. 3 del 2001) che ora prevede: "Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l'esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza".
Questo è il punto che, secondo me, il collega ha posto e bene ha fatto perché su questo alcune parti della norma dovrebbero essere, a mio giudizio, riviste, proprio perché il principio di sussidiarietà diventa non gestibile e non attuabile fino in fondo, ed è per questo che sostengo l'iniziativa del collega.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Magliano per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Sarno il Consigliere Segretario Martinetti, che interviene in qualità di Consigliere.
Prego, Consigliere; ha facoltà di intervenire per tre minuti.



MARTINETTI Ivano

Grazie, Presidente.
Ringrazio anche il collega Sarno per aver sollevato questa pregiudiziale che, com'è già stato detto anche dagli interventi di chi mi ha preceduto mette in discussione l'articolo 3 del nostro Statuto, "Principio di sussidiarietà".
Vorrei leggere l'intero articolo, visto che sono stati citati un paio di passaggi.
"1. La Regione conforma la propria azione ai principi di autonomia sussidiarietà, differenziazione, adeguatezza e leale collaborazione.
2. La Regione, ispirandosi al principio di sussidiarietà, pone a fondamento della propria attività legislativa, amministrativa e di programmazione la collaborazione con le Province, i Comuni, le Unioni montane, le forme associative comunali,1 nonché con le autonomie funzionali e con le rappresentanze delle imprese e dell'associazionismo per realizzare un coordinato sistema delle autonomie.
3. La partecipazione del sistema degli enti locali all'attività della Regione è assicurata dal Consiglio delle autonomie locali.
4. La Regione favorisce l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale e valorizza le forme di cooperazione, a carattere di mutualità e senza fini speculativi, di solidarietà sociale, l'associazionismo e il volontariato assicurandone la partecipazione e la consultazione nello svolgimento delle funzioni regionali".
Ieri, in più occasioni, con le nostre richieste di sospensiva abbiamo lamentato la carenza nel pieno coinvolgimento di tutti i soggetti che ho elencato e altri. Pertanto, ritengo assolutamente importante e valida la pregiudiziale sollevata dal collega Sarno e per questo motivo la sostengo.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Martinetti per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire sulla pregiudiziale presentata dal collega Sarno il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà per tre minuti.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Credo che varrebbe la pena leggere l'articolo 3 per intero: "La Regione conforma la propria azione ai principi di autonomia, sussidiarietà differenziazione, adeguatezza e leale collaborazione. La Regione ispirandosi a questo principio di sussidiarietà, pone a fondamento delle proprie attività legislativa, amministrativa e di programmazione la collaborazione con le Province, con i Comuni, le Unioni montane, le forme associative comunali, nonché con le Autonomie funzionali e con le rappresentanze delle imprese e dell'associazionismo per realizzare un coordinato sistema delle autonomie".
Lei, Assessora, è riuscita, con un miracoloso intervento, a mettere tutti nella stessa posizione di contrarietà e avversione al vostro disegno di legge. È difficile trovare un'unità di intenti fra i Comuni, i consorzi, il terzo settore, le università, magari addirittura le istituzioni che non c'entrano niente con la laicità delle istituzioni, come quelle che ho appena citato.
Devo dire che, più che del principio di sussidiarietà di cui parlava il Consigliere Sarno, qui si rischia di minare la credibilità di un'istituzione. È vero che è mancato un dialogo, anche solo banalmente con i Sindaci che ieri fuori dall'Aula rappresentavano tantissimi cittadini (credo più di un milione di cittadini), anche perché credo che bastasse solo la presenza della Città di Torino per andare oltre a quella soglia.
Basterebbe ritornare a quello che ci ha detto il CAL, il quale ci ha chiesto - se torniamo indietro a quei pareri - di istituire un tavolo permanente per rivedere l'impianto del vostro disegno di legge.
Non so come ve la caverete; non so se avete detto agli enti locali che cosa è successo nelle ultime settimane, non so come avete spiegato il voltafaccia sul confronto in Commissione. Credo che sia difficile da spiegare a chi ha visto non rappresentato in questo testo nessuno dei suggerimenti e delle richieste che vi avevano esposto in queste settimane.
È un testo distante non solo nel tempo, ma anche nella narrazione e nella volontà legislativa di cambiare veramente qualcosa.
Credo che questo articolo 3 non solo sia stato violato, ma sarebbe bene ritornare sui vostri passi per ripristinare quel dialogo che qui è mancato completamente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
. Questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Valle



PRESIDENTE

Il Vicepresidente Valle ha chiesto la parola per illustrare una nuova questione pregiudiziale in qualità di Consigliere; ne ha facoltà per tre minuti.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Anch'io vorrei porre una questione pregiudiziale, ai sensi dell'articolo 71, relativa proprio al fatto che discutiamo questo disegno di legge a fronte del fatto che nella programmazione del Consiglio regionale abbiamo da un canto, diverse altre proposte di legge che potrebbero essere ugualmente discusse, alcune anche piuttosto importanti. Ne cito alcune: la variazione di bilancio, il collegato omnibus (chiamandolo come volete) penso al fatto che dovremmo intervenire sul disegno di legge Marin per superare un po' di difficoltà in relazione alle impugnative della Corte costituzionale.
Di conseguenza, ce ne sarebbero diverse che si affastellano all'orizzonte però ne voglio prendere una in particolare, che è quella relativa alla discussione di un nuovo Piano Socio Sanitario. Ce lo siamo detti diverse volte in questi anni: la nostra Regione ha un Piano Socio Sanitario vecchio e superato, cui non è stato possibile mettere mano negli ultimi anni e neanche nella scorsa consiliatura - lo dico, così il Presidente Cirio domani sul giornale evita di far polemica sulle consiliature precedenti perché eravamo in piano di rientro, non perché non abbiamo voluto e non ci sarebbe piaciuto. Abbiamo già fatto l'impossibile per uscire dal piano di rientro e non è stato possibile farlo.
Adesso sono passati tre anni, è vero, c'è stato il COVID di mezzo, ma mentre c'è stato il COVID a questa maggioranza non sono sicuramente mancate le occasioni di riflessione. Sono stati istituiti diversi gruppi di lavoro che hanno discusso su come rifare e riorganizzare la rete ospedaliera, su come riorganizzare l'assistenza territoriale, su come organizzare diverse questioni con esperti, gruppi, task force, ex Ministri, epidemiologi e chi più ne ha più ne metta. Le occasioni non sono mancate e adesso sarebbe il caso che questa riflessione si tramutasse in un atto concreto di riorganizzazione dei nostri servizi.
Con la sfida che abbiamo di fronte, collegata com'è ai fondi del PNRR abbiamo la responsabilità enorme di cominciare a decidere con chiarezza nel nostro sistema sanitario regionale chi fa che cosa e dove lo fa, quali risorse servono per fare le cose che abbiamo in testa e, in particolare quanto personale serve, dove lo mettiamo e a fare che cosa. Finché la nostra Regione continuerà a non dotarsi di un nuovo Piano Socio Sanitario continueremo a permettere alle nostre Aziende e all'Assessorato di brancolare nel buio e agire per emergenze, inseguendo le questioni che si pongono sul tavolo di volta in volta, senza mai essere organici con un disegno unitario di gestione dei servizi e di offerta di servizi socio sanitari alla nostra popolazione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Valle.
La parola al Consigliere Ravetti sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Valle.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Mi sembra un motivo di riflessione per tutti quello che è stato posto dal collega Valle, perché riguarda la necessità di riflettere sull'importanza del Piano Socio Sanitario regionale, che determina lo spazio entro il quale la Regione Piemonte, la Giunta in primis, ma anche il Consiglio regionale con un voto finale, previo ovviamente un dibattito esteso a tutti gli attori protagonisti del comparto socio-sanitario piemontese, persegue la qualità, gli indirizzi della programmazione nel campo socio-sanitario.
Mi pare, anzi, ci pare palese ed evidente che non tenere in considerazione gli aspetti espressi dal collega Valle nel suo intervento all'interno del dibattito che riguarda il provvedimento all'o.d.g. di oggi potrebbe determinare problematiche di natura legislativa, perché ci mette nelle condizioni di tornare sicuramente al punto di partenza.
D'altro canto, sono due giorni che facciamo il possibile per convincere tutta la maggioranza e la Giunta, in un nostro abbraccio - meno fotografico perché vi è la necessità di trovare delle intese per migliorare il testo depositato. In un intervento di ieri ho provato a rivolgermi, con estremo rispetto, un rispetto che tendo a rivolgere e a dimostrare anche in quest'intervento, all'Assessore competente, per riflettere sull'opportunità di condividere con più attenzione non soltanto il punto di vista delle opposizioni - quello a volte può venir meno nei processi legislativi di un'Aula - ma il punto di vista di un mondo che, non so se è chiaro, vi sta mettendo in minoranza nel dibattito su questo tema, perlomeno (voglio essere oggettivo) nel dibattito piemontese.
Credo, peraltro, d'aver intuito che questa posizione non sia nemmeno del tutto gradita ai livelli nazionali; non so se nelle vostre parti politiche nazionali si sente la necessità di avviare il dibattito ora e in questa modalità.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Magliano sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Valle.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Penso che la richiesta posta dal collega sul Piano Socio Sanitario abbia con sé tutta la portata di quello che per noi è fondamentale affrontare oggi.
Il Piano Socio Sanitario, fondamentalmente, è il documento che permette alla Regione di affrontare le sfide, che non sono soltanto ed esclusivamente sanitarie, ma sono sfide che in quest'Aula spesso ho ricordato come demografiche rispetto alla popolazione della nostra Regione e definisce quali saranno gli obiettivi che dovremmo raggiungere in termini di servizi socialisti socio-sanitari da offrire loro, proprio perché è una popolazione che invecchia. Non so se i colleghi hanno potuto leggere gli ultimi dati emersi da tutti gli istituti di ricerca, che dicono che la nostra Regione, oltre a essere la più vecchia d'Italia, è anche una Regione che porta con sé, appunto, tutta una serie di elementi d'invecchiamento attivo e di gestione del dato demografico al quale non possiamo sottrarci.
Non ci possiamo sottrarre, anche perché il dato positivo è che i nostri nonni e le nostre nonne vivono maggiormente. Questo avviene grazie al nostro sistema sanitario, che è in grado di tenere in vita e di curare per più tempo e per più anni coloro che vengono affetti da patologie che iniziano a cronicizzarsi e, quindi, rimarranno croniche fino alla fine.
Questo è un tema che non possiamo non affrontare rispetto alla vastità e alla portata che rappresenterà come impatto, sia per i fondi regionali, sia per come organizzare un servizio da questo punto di vista. Questo lo dico perché, a nostro giudizio, parlare di questo tema rispetto a questa norma conta eccome! Pertanto, Presidente, faccio mie le parole del collega che ha posto questo tema, perché questo tema è preventivo. Dobbiamo avere in mente come affrontare il tema socio-sanitario e ogni intervento che ha in parte elementi sociali e, in parte, elementi sanitari. Più volte in Commissione ci è stato ricordato come sia il tema degli affidi sia il tema che riguarda il COVID abbiano comportato problemi sanitari ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze, perché l'elemento psichiatrico è una materia sanitaria e non solo più sociale. Su questo punto ci pare assolutamente non pretestuoso e non polemico affrontare il tema posto dal collega, anzi, forse potrebbe inquadrare questa norma all'interno di un costrutto e un approccio più generali, per cui questa norma potrebbe incardinarsi in maniera più opportuna e più adeguata.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Giaccone sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Valle.



GIACCONE Mario

Grazie, Presidente.
È chiaro che anche per noi il tema socio-sanitario, la riconsiderazione del Piano Socio Sanitario abbia la priorità, non fosse altro perché il tema che riguarda l'allontanamento zero, affonda e si radica all'interno dell'organizzazione del nostro comparto socio-sanitario regionale. È evidente che ragionare su come potenziare e ricomporre la filiera dei servizi domiciliari dell'organizzazione territoriale sanitaria abbia anche a che fare con quello di cui stiamo parlando, ma lo inquadra in uno scenario più ampio e definitivo e, cioè, gli fornisce anche maggiori elementi e maggiore sostanza.
Essendo il nostro bilancio per l'80% di natura sanitaria, ogni volta che affrontiamo un argomento attinente, tendiamo a ripensare su come ottimizzare la riorganizzazione generale. Tantissimi sono i temi, se apriamo il campo della nostra osservazione, che ancora sono in sospeso e che sono anche elemento di dibattito all'interno di quest'Aula. Più volte abbiamo richiamato l'attenzione della maggioranza sulle liste d'attesa e questa mattina abbiamo dato un parere favorevole a una deliberazione in relazione all'edilizia sanitaria, perché l'opposizione partecipa responsabilmente a degli elementi che condivide e che sono un contributo al miglioramento dell'offerta sul nostro territorio, ma abbiamo problemi di carenza del personale e la necessità di ulteriori assunzioni, in particolare in alcuni ambiti più delicati come i pronto soccorso.
Sono tanti i temi che andrebbero affrontati, ma il ragionamento di dettaglio che stiamo facendo da questa mattina andrebbe meglio contestualizzato.
Pertanto, ritengo che quanto proposto dal collega Valle sia da sostenere: così facciamo come Gruppo, così faccio personalmente come Capogruppo.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Giaccone.
Ha chiesto di intervenire sulla questione pregiudiziale del Consigliere Valle la Consigliera Disabato; ne ha facoltà per tre minuti.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Intervengo su quest'importante pregiudiziale perché, in realtà, stiamo continuando ad approvare provvedimenti in materia socio-sanitaria in assenza di un Piano Socio Sanitario, vale a dire in assenza di programmazione. Se non ricordo male, nella legge con la quale è stata istituita l'Azienda Zero vi erano scadenze specifiche in merito all'adozione di questo importante documento utile per pianificare, sul lungo periodo, gli interventi in materia.
Tra l'altro, l'intenzione di adottare un nuovo Piano Socio Sanitario fu annunciato proprio nel 2019 quando l'Assessore, durante un'informativa sull'andamento economico del sistema sanitario regionale, si impegn proprio su questo fronte. Da allora, si sono susseguiti interventi a spot di varia natura: pensiamo al disegno di legge sui medici di medicina generale e all'istituzione dell'Azienda Zero, con la quale si prometteva di risolvere tutti i problemi in capo alla sanità in Piemonte.
Sono in arrivo i famosi fondi del PNRR: penso agli oltre 200 milioni di euro per le case e gli ospedali di comunità, di cui in Commissione, ma anche qui in Consiglio, abbiamo semplicemente visto un elenco delle localizzazioni e delle strutture, senza avere nulla di più, né un progetto né delle carte né degli approfondimenti. Nulla di tutto questo.
D'altro canto, manca la programmazione e lo si vede perché in Regione Piemonte, a mio parere, la spesa risulta fuori controllo: la maggior parte degli ospedali usufruisce di cooperative di medici a gettone che costano il doppio di quello che costerebbe al pubblico la gestione. Abbiamo letto sui giornali di appalti maggiorati rispetto a quello che avviene in alcune Aziende sanitarie (ma essendoci inchieste in corso, è meglio non pronunciarsi).
Anche su quel fronte, non c'è un filo conduttore e una linea comune tra le varie ASL. Non c'è nulla, nemmeno un'analisi degli sprechi e degli sperperi. Sappiamo essere in assenza di medici, di operatori sanitari, di infermieri e che i reparti sono sguarniti, ma non si capisce quali sono gli interventi strutturali che la Giunta vorrà mettere in campo per colmare le carenze in alcuni reparti (nei pronto soccorso, ad esempio, che a tratti chiudono, a tratti riaprono e, a tratti, certi territori ne rimangono sguarniti).
In tutto questo ci troviamo nella confusione più totale: assenza di programmazione e provvedimenti a spot giusto per dire e intestarci qualcosa che si è fatto in materia sanità, però il dato di fatto è che manca quel documento che dovrebbe fungere da guida per la Giunta e per il Consiglio regionale, utile per capire quali sono gli interventi da pianificare nel lungo periodo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Disabato.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà per tre minuti.



GRIMALDI Marco

L'articolo 4 parla di programmazione: "La Regione esercita la propria azione legislativa, regolamentare e amministrativa al fine di indirizzare e guidare lo sviluppo economico e sociale del Piemonte verso obiettivi di progresso civile e democratico". Fin qui abbiamo visioni diverse sui reali obiettivi di progresso civile e democratico in questa legge, ma di sicuro tutti insieme crediamo - soprattutto nel punto successivo - che non si sia rispettato lo Statuto.
"La Regione, nel realizzare le proprie finalità, assume il metodo della programmazione e della collaborazione istituzionale, perseguendo il raccordo tra gli strumenti di programmazione della Regione, delle Province dei Comuni, delle Unioni montane, delle forme associative comunali.
Ma non solo: "La Regione si propone di suscitare e valorizzare tutte le energie, di utilizzare tutte le risorse e di favorire tutti gli apporti nel determinare e soddisfare le esigenze della comunità regionale".
In realtà, è mancato proprio lo spirito di leale collaborazione istituzionale e di programmazione, a partire non solo da quella socio sanitaria ma, in generale, anche delle attività che svolgeranno soprattutto gli altri servizi, fra cui i servizi sociali, che non sono nemmeno alle dipendenze della Regione.
Per questo, i consorzi sono quelli più preoccupati, come abbiamo provato a dire, per la rigidità dei progetti educativi familiari e per la diminuzione, messa nero su bianco, degli allontanamenti, come se fosse davvero possibile realizzare questa previsione, non risolvendoli in tempi brevi e non essendo compatibili con quelli dei bambini e né con il mero contributo economico.
Ci chiediamo quale sarà il destino del 60% dei minori oggi tutelati in quelle famiglie affidatarie. Ci chiediamo cosa ne sarà delle strutture di accoglienza e, soprattutto, se verrà svuotato quel ruolo fondamentale che le famiglie adottive hanno svolto. È nella programmazione più generale di questo tipo di intervento che mancano davvero i presupposti per andare avanti.
Per questo, credo sia giusto approvare la pregiudiziale Valle.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Collega Marello, può intervenire con una nuova pregiudiziale, perché i colleghi del suo Gruppo sono già intervenuti.



MARELLO Maurizio

Mi scusi, mi ero distratto allora, pensavo di poter intervenire.
Presenterò dopo una pregiudiziale.
. Questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Avetta



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avetta per una nuova questione pregiudiziale.
Prego, Consigliere; ne ha facoltà per tre minuti.



AVETTA Alberto

Grazie, Presidente.
Ai sensi dell'articolo 71, commi 1 e 3, del Regolamento di questo Consiglio, pongo una questione pregiudiziale che si fonda sul rapporto di questo disegno di legge, in particolare di un articolo che citerò, con l'articolo 9 dello Statuto della nostra Regione, quello che titola "Tutela della salute dei cittadini" e recita in questo modo: "La Regione promuove e tutela il diritto alla salute delle persone e della comunità. La Regione organizza gli strumenti più efficaci per tutelare la salute e garantire la qualità degli ambienti di vita e di lavoro. Il sistema sanitario regionale opera nel quadro del sistema sanitario nazionale".
A nostro avviso, in particolare l'articolo 2 del disegno di legge regionale "Allontanamento zero" prevede, a nostro avviso, una procedura molto discutibile, che riteniamo in aperto contrasto con l'articolo 9 dello Statuto della Regione, perché prevede che l'allontanamento di un minore dal nucleo familiare possa avvenire unicamente e solo successivamente all'attuazione del cosiddetto PEF (Progetto Educativo Familiare) che abbia almeno la durata di sei mesi.
Progetto educativo familiare durante il quale la famiglia, che è oggetto di osservazione e di analisi, dovrebbe cambiare, almeno questo dovrebbe essere obiettivo del progetto che auspica la proposta a norma di legge, e migliorare proprio durante questi sei mesi le proprie relazioni familiari.
Sostanzialmente significa che il bambino che ha la sfortuna e la sventura di vivere in situazioni familiari complesse, deve prima essere sottoposto insieme alla sua famiglia, a un progetto educativo familiare. Che, lo dico in modo chiaro, dal punto di vista teorico è un proposito interessante che merita tutta la nostra attenzione, cioè quella di recuperare a una situazione normalizzata o più normalizzata possibile la famiglia di origine del minore.
Certamente dobbiamo altrettanto essere consapevoli che spesso i bambini che hanno la sventura di vivere queste complesse situazioni familiari, in realtà hanno l'urgenza di veder tutelato quel diritto alla salute sia fisica sia psichica che ha quel proposito di tutela che si pone l'articolo 9 del nostro Statuto. L'articolo 9 considera talmente importante quel diritto alla salute da imporre alla Regione di organizzare gli strumenti più efficaci per tutelare la salute e garantire la qualità degli ambienti di vita.
Ritengo che la contraddizione tra la norma prevista dall'articolo 9 dello Statuto e l'articolo 2 del proposto disegno di legge, sia netta e palese e meriti tutta l'attenzione di quest'Aula.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Avetta per la questione pregiudiziale.
Ha chiesto di intervenire sulla pregiudiziale presentata dal Consigliere Avetta il Consigliere Ravetti.
Prego, Consigliere; ha facoltà di intervenire per tre minuti.



RAVETTI Domenico

Ai sensi dell'articolo 71 del Regolamento di questo Consiglio, il collega Avetta ha posto una questione pregiudiziale che, come lui ha già detto, si fonda sull'articolo 9 del nostro Statuto. Non so, Presidente, se sia il caso di rileggere per intero l'articolo 9 che ha come titolo "Tutela della salute dei cittadini", ma può anche essere che qualche collega non abbia ascoltato l'intervento del Consigliere Avetta e sarebbe un vantaggio se lo ripeto.
Il comma 1, come è noto, dell'articolo 9 recita: "La Regione promuove e tutela il diritto alla salute delle persone della comunità" . Il comma 2 recita: "La Regione organizza gli strumenti più efficaci per tutelare la salute e garantire la qualità degli ambienti di vita e di lavoro".
Potrei anche andare avanti e entrare nei dettagli di tutte queste frasi che il collega Avetta ha estrapolato dall'articolo 9 del nostro Statuto. La verità è che questa è un'ulteriore occasione.
Tra l'altro, se posso permettermi, vorrei chiedere esattamente qual è il senso dell'intesa, se mai c'è, all'interno della maggioranza. Stiamo discutendo di un testo e magari voi avete trovato un'intesa differente rispetto al testo che avete depositato. Capisco che così facendo diventa molto complicato, perché le regole non ci permettono di aprire diversamente la discussione e interloquire con la maggioranza e gli Assessori che hanno trovato un'intesa.
Non so se con i colleghi Consiglieri da spettatori, da protagonisti, da uditori, ma mentre siamo qui a provare a fermarvi, sarebbe bello riuscire a capire il senso della vostra intesa. Non tanto per noi, ma per l'ambito che voi vorreste cambiare con una normativa che non ci convince e che non convince la stragrande maggioranza degli operatori che avranno a che fare con le vostre intenzioni, che speriamo restino tali.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Ravetti per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire sulla pregiudiziale presentata dal Consigliere Avetta il Consigliere Grimaldi.
Prego, Consigliere; ha facoltà di intervenire per tre minuti.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come abbiamo provato a spiegare in queste ore, in generale parlare di allontanamento zero vuol dire ingenerare un'idea sbagliata, che è quella che, con una buona prevenzione, si possa arrivare a non allontanare più nessun minore, mentre bisognerebbe dire che ogni bambino ha diritto a vivere in una famiglia adeguata e a uno sviluppo affettivo sano.
Credo che questa vicenda ci porti ovviamente a dirci quale dev'essere il contributo in questa riflessione da parte di tutto il sistema, a partire non solo dai servizi sociali, non solo da quello socio-assistenziale, ma deve in qualche modo portarci a dire che sullo sviluppo delle capacità genitoriali o sul superamento di difficoltà importanti - penso al tema psichiatrico, penso al tema delle dipendenze da alcol, da droga o da gioco d'azzardo - ci sono delle politiche che potrebbero aiutare a ripristinare anche la capacità genitoriale di assumersi fino in fondo quelle responsabilità. Poi però c'è tutto il tema degli abusi e questi non si risolvono in tempi brevi e, comunque, non sono compatibili con le politiche per i bambini né tantomeno con un mero contributo economico.
Lo ribadiamo con una domanda che rimane inevasa e rimane lì per l'Assessora Caucino: quale sarà il destino del 60% dei minori oggi tutelato in famiglie affidatarie, adottive o in strutture di accoglienza? Dove penserete che staranno questi allontanamenti in meno che volete fare? Davvero lei pensa che la soluzione sia lasciarli in quelle famiglie? Pensa davvero - tra l'altro, con una legge che ha pochissime risorse economiche - di risolvere questa vicenda? Credo che questi dubbi continuerà a tenerli per sé, ma spero che prima o poi, alla fine di queste pregiudiziali, ci darà una risposta.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il collega Grimaldi per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire sulla pregiudiziale presentata dal collega Avetta il Consigliere Giaccone; ne ha facoltà per tre minuti.



GIACCONE Mario

Grazie, Presidente.
Il richiamo all'articolo 9 dello Statuto, cioè alla salute dei cittadini ha più che mai a che fare con il tema di cui ci stiamo occupando e parte dal presupposto di che cosa noi consideriamo essere la salute dei nostri cittadini e quale sia il comportamento, anche in termini normativi, che meglio possa garantirla.
In Aula sono due giorni che si stanno confrontando - da una parte in maniera silente, però attraverso un testo di legge, e dall'altra parte in maniera verbosamente consistente da parte dell'opposizione - due modi di concepire la salute fisica, ma soprattutto psicologica dei cittadini e soprattutto di quelli più fragili, più deboli e più indifesi come sono i minori.
È chiaro che ragionare rispetto all'idea di arrivare a non allontanarli mai da famiglie che non possono oggettivamente garantire determinati tipi di standard educativi, va nella direzione opposta rispetto a come la pensiamo noi al riguardo.
Per andare proprio all'essenza del principio che di per sé in alcuni casi l'allontanamento sia necessario - se sufficientemente garantito e se approfondito, come previsto dalla normativa nazionale e da tutto il percorso che a livello regionale già viene seguito - noi riteniamo che sia una pratica che, talvolta, può oggettivamente garantire un futuro migliore per il minore.
Dall'altra parte, invece, si ritiene che, per avere migliori garanzie di salute, sia opportuno costringere, o comunque indurre la scelta di far rimanere il minore in famiglia da parte di chi deve decidere in merito.
Queste due prospettive hanno entrambe a che fare con la salute e con il diritto alla salute dei cittadini. Una parte considera che determinate scelte non solo non siano ininfluenti, anzi siano dannose per la salute di una parte importantissima della nostra comunità; per l'altra, invece, è l'inverso.
Pertanto, riteniamo che la pregiudiziale sollevata sia quantomai pertinente e importante da prendere in considerazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire sulla pregiudiziale presentata dal Consigliere Avetta il Consigliere Magliano; ne ha facoltà per tre minuti.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Intervengo anch'io su questa pregiudiziale posta dal collega con la quale in particolare, ha voluto citare l'articolo 9 "Tutela della salute dei cittadini". Il nostro articolo su questo è molto chiaro: "La Regione promuove e tutela il diritto alla salute delle persone e delle comunità. La Regione organizza gli strumenti più efficaci per tutelare la salute e garantire la qualità degli ambiti di vita e di lavoro. Il sistema sanitario regionale opera nel quadro del sistema sanitario nazionale".
I bimbi, le bimbe e gli adolescenti interessati da questa legge fanno parte della popolazione piemontese e fanno parte anche della popolazione italiana, per cui l'idea che il nostro sistema d'intervento sia legato e coordinato dal quadro del sistema sanitario nazionale ci pone una riflessione rispetto a questa norma. Infatti, come dicevano bene i colleghi, il tema sanitario in questi casi è di primaria importanza.
Non mi stancherò mai di ripetere che cosa abbiamo sentito ultimamente nelle Commissioni che si sono occupate di adolescenza e di tutto il tema legato alla neuropsichiatria infantile, cioè di tutti i casi in cui il sistema psicologico e intellettivo di questi ragazzi, di queste ragazze e di questi bambini viene messo in discussione e viene messo in crisi alla luce della condizione in cui vivono e dei fatti che accadono dentro e fuori le mura di casa.
Pertanto, ringrazio il collega per aver posto questo tema, perché mi pare che ponga nuovamente questa norma dentro a un quadro più ampio. Sono stati fatti passi avanti, abbiamo ascoltato alcuni elementi che, a mio giudizio hanno arricchito il nostro dibattito. Sarò oggettivamente interessato a capire qual è il punto di sintesi che si è trovato tra l'Assessore che ha redatto la legge e gli interventi di alcuni esponenti della Giunta e della maggioranza per capire come questa norma possa tener conto dell'articolo 9 del nostro Statuto.
Questo è l'elemento che ci interessa maggiormente, cioè la salute di questi bimbi e di queste bimbe e fare in modo che questa norma sia un aiuto per il percorso e non esclusivamente un intervento che vuole mettere in luce solo una parte del mondo degli affidi e solo una parte delle criticità del mondo degli affidi.



PRESIDENTE

Ringraziamo il collega Magliano per l'intervento.
Sulla pregiudiziale posta dal Consigliere Avetta ha chiesto la parola la Consigliera Disabato; ne ha la facoltà per tre minuti.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Intanto rileggerei un momento l'articolo 9, perché, se non sbaglio, il collega Ravetti si è dimenticato un punto. Quindi, procederei a leggerlo in ordine.
"1. La Regione promuove e tutela il diritto alla salute delle persone e della comunità.
2. La Regione organizza gli strumenti più efficaci per tutelare la salute e garantire la qualità degli ambienti di vita e di lavoro.
3. Il sistema sanitario regionale opera nel quadro del sistema sanitario nazionale". Soprattutto su quest'ultimo punto volevo fare l'inciso per richiamare un tema che è già stato richiamato anche durante le altre questioni pregiudiziali: di fatto, ci si muove in un ambito che è già normato e disciplinato a livello nazionale, proprio perché a livello nazionale vengono messe in atto norme specifiche che ricadono sulle Regioni, che le adottano, però muovendosi sempre in quel perimetro.
Siamo nuovamente qui a dire che molti degli auditi hanno sottolineato la possibilità o il fatto che questa norma potrebbe essere impugnata, proprio perché si esce da quel perimetro delineato a livello nazionale e che quindi, possa andare in conflitto con una norma già esistente, perch disciplina già la materia, oltre a entrare in conflitto e creare confusione su tutta la disciplina stessa. A questo proposito, dobbiamo dire che la Regione non può intervenire in alcun modo sulle sentenze, che sono gli atti presi dall'autorità giudiziaria che vengono poi messi in atto dai servizi sociali e da tutto il sistema degli affidi. La Regione non può intervenire su questa materia.
Se si prova a disciplinare quella materia, sicuramente, la Giunta si schianta contro un muro a livello legislativo. Quel testo tornerà sicuramente in Aula, dovremmo così nuovamente modificarlo e dovremmo perdere tempo, come si perderà tempo anche per tutte quelle altre leggi che sono state impugnate, perché la Giunta o, comunque, la maggioranza non ci ha ascoltati a tempo debito.
Penso, ad esempio, alle modifiche che dovranno pervenire relativamente alla legge sul contrasto al gioco d'azzardo patologico, perlomeno la legge che ha smontato la normativa del 2016; penso a tutta la tematica dell'urbanistica e, anche lì, ci sono stati fatti degli appunti a livello nazionale e la norma chiaramente dovrà tornare al vaglio del Consiglio regionale.
Ci sono forti segnali che ci indicano che anche questa norma seguirà lo stesso destino delle altre. Questo è un peccato, perché sono tempo ed energie che togliamo alla qualità del nostro lavoro qui in Consiglio regionale, semplicemente, perché non abbiamo ascoltato chi ci avvertiva sul fatto che la norma conteneva e contiene tuttora vizi dal punto di vista legislativo e normativo.
Vorrei andare in scia ai colleghi, perché vedo presenti sia l'Assessore Marrone sia l'Assessora Caucino, che sono comparsi ieri in una splendida foto in un articolo pubblicato su Lo Spiffero e ringrazio Lo Spiffero per la sua ottima attività di divulgazione, però vorrei sapere dagli Assessori quali sono.



(Il Presidente ricorda alla Consigliera Disabato che il tempo a disposizione è terminato)



DISABATO Sarah

Posso finire la frase, Presidente? Perché mi ha troncato improvvisamente.



PRESIDENTE

Mi scusi, collega.
Io non l'ho troncata, è un problema tecnico. Quando io suono, è come fosse il clacson.



DISABATO Sarah

Volevo avvertirla, perché quando lei preme il pulsante si stacca il microfono e, allora, non riesco a finire la frase.



PRESIDENTE

Prego, concluda il suo intervento.



DISABATO Sarah

Stavo dicendo che apprezzo tutta l'attività di divulgazione dei giornali però visto che sembra sia stato raggiunto un accordo in maggioranza, mi piacerebbe sapere quali sono i termini di tale accordo, perché stiamo lavorando su un testo che non sappiamo se è superato o no. Chiedo solo un po' di ordine nelle cose.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Consigliera Frediani sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Avetta.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Intervengo sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Avetta che è relativa alla tutela della salute dei cittadini.
Più volte abbiamo richiamato la necessità di avere in Aula la presenza dall'Assessore Icardi, perché riteniamo che questo tema non possa essere approfondito senza considerare anche tale aspetto, cioè il fatto che la salute dei cittadini ha un ruolo fondamentale o, meglio, dovrebbe avere un ruolo fondamentale quando si vanno a impostare certe scelte politiche e quindi, sarebbe stata auspicabile una maggiore attenzione dal punto di vista sanitario rispetto al contenuto del disegno di legge.
In questo caso, nella questione pregiudiziale del Consigliere Avetta si fa richiamo all'articolo 9 dello Statuto, che è quello che afferma che la tutela della salute dev'essere promossa dalla Regione; parliamo di tutela del singolo cittadino e anche, ovviamente, della tutela della comunità quindi uno sguardo più ampio e più esteso anche sulle ricadute che le singole situazioni dei cittadini e dei nuclei familiari possono avere sulla comunità.
Molto spesso le situazioni difficili di disagio delle famiglie e dei nuclei familiari si ripercuotono anche sul contesto in cui queste famiglie vivono quindi riteniamo fondamentale allargare lo sguardo e cercare di programmare delle politiche con un raggio un pochino più vasto.
Bisogna anche considerare che certi aspetti, se trascurati, vanno a incidere, dal punto di vista pratico, sul budget della sanità, perch situazioni di disagio che si trascinano nel corso del tempo rischiano di sfociare anche in patologie di diversa natura; se sono prese per tempo come hanno anche detto in modo molto esaustivo gli auditi nell'ultima seduta di IV Commissione di lunedì scorso, possiamo evitare una cronicizzazione che per i budget dalla sanità e per i costi su tutta la comunità risultano particolarmente pesanti.
In particolare, tornando sullo Statuto, ricordiamo che in riferimento alla tutela della salute dei cittadini la Regione organizza gli strumenti più efficaci per tutelare la salute e garantire la qualità degli ambienti di vita e lavoro. Questa qualità degli ambienti di vita e lavoro può essere garantita solo attraverso politiche che vengono fatte di concerto fra tutti gli enti coinvolti e questa mattina parlavamo degli enti socio assistenziali e del ruolo dei Sindaci.
Pertanto, attraverso un'adeguata sinergia tra tutti i soggetti coinvolti si possono comporre dei contesti all'interno dei quali possono essere risolte situazioni potenzialmente difficili e complicate, oppure che già si esprimono in quanto difficili e complicate.



PRESIDENTE

Grazie.
. Questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Ravetti



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Come sta, Presidente? Tutto bene?



PRESIDENTE

Benissimo. Potrebbe andare peggio.



RAVETTI Domenico

Anche a me.
Allora, sono qui per un'altra questione pregiudiziale.
Faccio riferimento all'articolo 97 del nostro Statuto, articolo 1, Capo I "Rapporti con altre istituzioni": "La Regione, in base al principio di leale collaborazione, promuove e favorisce rapporti di sistemi con i Comuni, le Unioni montane, le forme associative comunali e le Province.
Disciplina altresì le funzioni amministrative e determina la loro allocazione alle autonomie locali, ispirandosi al principio di differenziazione. La Regione valorizza le forme associative sovracomunali".
Pongo questa pregiudiziale in linea con la pregiudiziale sui consorzi socio assistenziali e con gli enti gestori delle politiche sociali, veri detentori dell'esecutività delle linee programmatiche della Regione sulla materia oggi in discussione.
Aver deciso di non trovare un'intesa istituzionale e programmatica, non certo politica o, perlomeno, non solo politica, con la stragrande maggioranza delle amministrazioni comunali del Piemonte (non fosse altro che i Sindaci venuti qui fuori a manifestare il loro dissenso rappresentano, anche solo numericamente, un numero maggioritario di piemontesi tale per cui questa richiesta di pregiudiziale assume un valore oggettivo ancora più evidente) e di non tenere in considerazione quel punto di vista così fondamentale, mette a rischio il processo legislativo oggi in discussione.
Pertanto, Presidente, se lei è d'accordo, negli ultimi dodici secondi di questo mio intervento voglio rimarcare la necessità di chiedere alla Giunta una sospensione e rivederci, partendo da questo punto, la prossima settimana o tra due, quando volete, per discutere con più calma.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Ravetti per l'illustrazione della questione pregiudiziale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Avetta; ne ha facoltà per tre minuti.



AVETTA Alberto

Grazie, Presidente.
Siamo tutti un po' stanchi, però andiamo avanti.
La pregiudiziale introdotta dal collega Ravetti è, da parte di tutto il nostro Gruppo, molto significativa. Lo è in particolare per chi (nel nostro Gruppo siamo almeno in quattro) ha avuto la fortuna di ricoprire il ruolo di Sindaco, ovviamente a diversi livelli: qualcuno lo è stato nei Comuni con un centinaio di abitanti, altri nel capoluogo piemontese.
È una pregiudiziale che presuppone una condizione di fatto importante nei rapporti tra Regione ed enti locali, in particolare le amministrazioni locali e i Sindaci che le guidano. Ieri abbiamo visto tante fasce tricolore rappresentare il loro disagio, fasce tricolore che rappresentano ogni livello: Sindaci del capoluogo, di grandi città, ma anche di Comuni più piccoli. Pertanto, abbiamo una rappresentanza molto articolata e anche molto rappresentativa - lo dico tra virgolette - della realtà piemontese che conta Comuni grandi, uno molto grande, altri medi e tantissimi piccoli.
La rappresentativa di ieri rappresenta molto bene - mi scusi il bisticcio di parole - l'articolata realtà dei Comuni piemontesi. Siamo tutti convinti e noi lo siamo profondamente - che l'attenzione e la volontà politica espressa ieri dagli amministratori non possa passare sottotraccia. Sarebbe davvero un peccato se questa Regione, al di là delle posizioni di ognuno di noi, non avesse la forza e la disponibilità di ascoltare gli amministratori (come, peraltro, prevede l'articolo 97 del nostro Statuto).
La modalità con cui ci stiamo confrontando, e anche l'ostinazione di una parte della maggioranza che determina la conseguente ostinazione dei banchi della minoranza, non rende merito alla necessità di confronto e di ascolto che i nostri amministratori, persone tendenzialmente pragmatiche, hanno fisiologicamente nel loro stesso ruolo. Hanno la necessità di essere pragmatiche perché sono chiamati dai cittadini a risolvere i problemi nell'immediato o, quantomeno, con la maggiore urgenza possibile, per cui sarebbe davvero un peccato se questa Regione si sottraesse a quel confronto.
Confido che l'attuale maggioranza, anche sulla base di questo nostro lavoro e delle sollecitazioni, ritorni sui suoi passi e riconosca questa necessità, che è una necessità, indipendentemente dalle posizioni politiche di ognuno.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Avetta.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giaccone; ne ha facoltà per tre minuti.



GIACCONE Mario

Grazie, Presidente.
La questione pregiudiziale sollevata dal collega ci consente di osservare un parallelismo tra il tragitto e la traiettoria di questo testo e quello che, già in circostanze di opposizione dura e ferma, analoga sia da parte dell'opposizione sia da larghe parti del tessuto sociale della nostra Regione, si era manifestata in occasione dell'approvazione del testo di legge sul gioco d'azzardo patologico.
Non è un caso che sia nell'uno sia nell'altro percorso le nostre rimostranze siano state sostenute da larga parte dei professionisti che nell'uno come nell'altro caso, si occupano del tema o degli effetti negativi del tema. Non è un caso che abbiamo ascoltato e restituiamo a quest'Aula le ragioni e la forza delle argomentazioni di tante associazioni che, di nuovo, in un caso come nell'altro, si occupano dei cittadini in maniera concreta, quotidiana e cercando di aiutarli a superare i problemi della loro quotidianità.
Non è un caso che, nell'uno come nell'altro percorso, siano stati gli amministratori locali, cioè quelli che nei grandi centri come anche nei piccoli hanno maggiormente il polso del disagio che determinate tipo di decisioni possono indurre nella popolazione. I Sindaci, rappresentanti più accreditati e più significativi delle amministrazioni locali, sono una sorta di termometro dell'effetto sul territorio delle decisioni che prendiamo in quest'Aula e, nel momento in cui 45 di loro, in maniera trasversale, come già nel caso precedente, si schierano fortemente a sostegno della contrarietà o, comunque, contro un testo di legge, a mio avviso chi se ne sta occupando e rifiuta il dialogo e la possibilità di una modifica, dovrebbe prendere in considerazione quanto sta capitando. Qui non ci troviamo di fronte a una presa di posizione di parte, cioè di un'area politica, ma di una presa di posizione di chi vede quotidianamente gli affetti e i percorsi di tutto ciò che noi stiamo normando.
Intanto considero intelligente e appropriata la pregiudiziale, ma invito anche su invito diretto e indiretto di tutti questi amministratori, la Giunta a riconsiderare un momento di approfondimento che ci consenta almeno di limitare, limare o modificare il testo come adesso formulato.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Giaccone per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Ravetti il Consigliere Sacco.
Prego, Consigliere; ha facoltà di intervenire per tre minuti.



SACCO Sean

Grazie, Presidente.
Il rapporto con le autonomie locali è sicuramente fondamentale, anche in un procedimento normativo come quello in esame oggi.
Ricordo che, fra l'altro, i Sindaci sono i responsabili anche della salute dei propri cittadini e diverse volte sono stati anche richiamati dalla dottrina in quanto a responsabilità sull'operato di tutto il sistema che si occupa dell'assistenza sul territorio comunale.
Ricordo che, nell'ambito della tutela minorile, l'articolo 403 del Codice Civile prevede l'intervento della pubblica autorità a favore dei minori affermando che quando il minore è moralmente o materialmente abbandonato o è allevato in locali insalubri o pericolosi, oppure da persone che, per negligenza, immoralità e ignoranza o per altri motivi, sono incapaci di provvedere alla sua educazione, la pubblica autorità, a mezzo degli organi di protezione dell'infanzia, lo colloca in un luogo sicuro sino a quando si possa provvedere in modo definitivo alla sua protezione.
Questo si prevede sia nel caso in cui avvenga un allontanamento sia nel caso in cui non avvenga un allontanamento. La responsabilità è per la condotta sia commissiva sia omissiva degli assistenti sociali. Ci sono diverse sentenze che richiamano il Sindaco proprio come responsabile in determinati contesti, ed è proprio per questo che, visto che i Sindaci vengano richiamati direttamente anche dalla normativa in alcuni casi particolari e a rispondere delle loro condotte, è importante cercare di capire qual è il posizionamento degli Enti locali rispetto a questa normativa e, soprattutto capire quanto, effettivamente, questa norma possa andare a migliorare o meno - ovviamente noi abbiamo un forte dubbio rispetto a questo - il lavoro del Sindaco, di tutela della salute e dei suoi cittadini, in questo caso dei suoi cittadini più fragili, ovvero i minori.
La legge è chiara: qui non stiamo parlando di leggi regionali, ma di leggi nazionali, addirittura in questo caso del Codice Civile, che parla chiaro rispetto alle condotte che devono essere tenute. Nel momento in cui s'interviene su questa procedura, sarebbe il caso di approfondire anche con i Sindaci, oltre a tutta una serie di personalità, per capire cosa ritengono più necessario per migliorare lo svolgimento del loro lavoro.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Sacco per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Ravetti il Consigliere Grimaldi.
Prego, Consigliere; ha facoltà di intervenire per tre minuti.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Per allietare anche l'ascolto dei colleghi, vorrei arrivare a delle controdeduzioni, cioè iniziamo a smontare alcuni oggetti.
Si dice che il Piemonte risulta sopra la media nazionale per gli allontanamenti dalle famiglie d'origine. I primi a smentire questa allusione, questa sentenza che c'è di fatto, e si evince in questo testo sono proprio gli Enti locali, i quali ci dicono che paragonare la media degli allontanamenti in Piemonte con la media nazionale per affermare che occorre diminuire questi interventi, non ha alcun senso. Intanto, che cosa ci dicono gli Enti locali? Così come ce lo dicono gli atenei, ce lo dicono i ricercatori: le differenze interregionali sono minime e se rapportate, ad esempio, a quelli che si evidenziano negli altri Paesi europei, vi sono molti meno gli allontanamenti in casi di grave difficoltà familiare in Italia rispetto agli altri Paesi europei, cioè un terzo rispetto alla Francia e alla Germania e metà rispetto all'Inghilterra.
Occorre, quindi, chiedersi se il dato non possa essere anche spiegato con il fatto che il Piemonte abbia lavorato meglio di altre Regioni. Ed è proprio questo che mi dispiace, perché non si è capito che probabilmente il nostro sistema piemontese ha intercettato più efficacemente i casi di difficoltà.
Si dice che il 60% degli allontanamenti possono essere superati se si lavora con la famiglia. Su questo vorrei esporre dei dati che vengono dalle nostre comunità piemontesi e dai nostri Enti locali: al 31 dicembre dell'anno precedente alla scrittura di questa legge (quindi, al 2018) in Piemonte i minori allontanati dalle famiglie di origine erano 2.597. Di questi, 1.050 stavano in comunità (800 italiani e circa 250 stranieri non accompagnati) e gli altri in affido.
Certamente si rileva che lavorare per incoraggiare ulteriormente la disponibilità delle famiglie affidatarie è una delle cose che si può fare e, rispetto alle motivazioni dell'allontanamento, i dati presentati a questa Regione da tanti enti locali, a sostegno di una modifica di questo disegno di legge, evidenziano alcune differenze sostanziali rispetto a quelli pubblicati a livello nazionale.
In particolare, risultano accorpate in categorie molto ampie che comprendono comportamenti o difficoltà con conseguenze differenti sul benessere dei bambini. Infatti, secondo questi dati le principali cause dell'allontanamento riguardano: sistemi educativi e comportamenti non rispondenti alle necessità del bambino (20%), la trascuratezza, l'incuria e l'assenza di una rete familiare (19%), il maltrattamento (10%), l'abuso (4,5%), i problemi giudiziari di uno o entrambi i coniugi (8%).
Credo che gli enti locali ci dicano tante cose in più di quelle che abbiamo detto fin qui.



PRESIDENTE

Ringraziamo il collega Grimaldi per l'intervento.
. Questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Marello



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marello per presentare una questione pregiudiziale; ne ha facoltà per tre minuti.



MARELLO Maurizio

Grazie, Presidente.
Introduco una pregiudiziale di legittimità costituzionale di questa legge con riferimento all'articolo 3 della Costituzione, noto come "principio di uguaglianza". Infatti, come ben sappiamo, l'articolo 3 recita: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, a prescindere dal loro status, dal loro sesso, dalla razza e orientamenti politici" . Il secondo comma recita: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli anche di ordine sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana".
Questi due commi messi insieme, a livello teorico, costituiscono il cosiddetto "principio di uguaglianza" in senso sostanziale, non in senso formale, cioè non siamo semplicemente tutti uguali davanti alla legge ma pur essendo diversi e proprio partendo dalla considerazione che abbiamo condizioni diverse, dobbiamo però essere sostanzialmente uguali e, laddove non lo siamo, lo Stato nelle sue varie articolazioni deve rimuovere gli impedimenti a questa uguaglianza sostanziale.
Che cosa intendo dire? Che non tutti i minori, purtroppo, vivono nella stessa condizione familiare. Tutti hanno il diritto a poter crescere e sviluppare la loro persona in un contesto familiare, possibilmente nella loro famiglia d'origine, ma non tutti, purtroppo, vivono le stesse condizioni. E laddove queste condizioni impediscano lo sviluppo della loro persona o ne siano di ostacolo, bisogna intervenire e non, invece, decidere di non intervenire, come si fa con questa norma. Infatti, con questa norma ci si mette semplicemente dalla parte dei genitori che si vedono costretti a vedere i loro figli allontanati per tutelarli, a causa delle ragioni valutate dalle competenti sedi giudiziarie e non.
Questo è un angolo di visuale, ma l'angolo di visuale che ci deve interessare ancora di più è quello del minore. Pertanto, laddove, come extrema ratio, è necessario l'allontanamento, questo ovviamente dev'essere fatto in direzione di una situazione protetta e non procrastinato nel tempo.
Sotto questo profilo, com'è già stato detto, questa proposta di legge si pone esclusivamente dal lato dell'interesse dei genitori che si vedono colpiti da queste misure e dall'altro si preoccupa soltanto degli allontanamenti originati dalle condizioni economiche che, come hanno già detto i miei colleghi, sostanzialmente non esistono o non esistono soltanto per le condizioni economiche. Questa legge, in realtà, non si pone nell'ottica del minore e pertanto, sotto questo profilo, viola l'articolo 3, in modo particolare il comma 2, della Costituzione.



PRESIDENTE

Ringraziamo il collega Marello per l'illustrazione della pregiudiziale.
Ha chiesto di intervenire sulla questione pregiudiziale posta dal Consigliere Marello la Consigliera Canalis; ne ha facoltà per tre minuti.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Vorrei intervenire anch'io a sostegno della pregiudiziale illustrata dal collega Marello, che è una pregiudiziale costituzionale. Sappiamo che l'articolo 71 del Regolamento differenzia le pregiudiziali tra quelle costituzionali, statutarie e di merito. Questa è una pregiudiziale costituzionale che si rifà all'articolo 3 della nostra Costituzione.
Il Consigliere Marello si è soffermato maggiormente sul primo comma di questo articolo, che figura tra i principi fondamentali della Costituzione.
Io, invece, vorrei soffermarmi di più sul secondo comma: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Vorrei concentrarmi, in particolare, sull'espressione "pieno sviluppo della persona umana". Le persone umane che maggiormente devono essere tutelate e sulle quali occorre porre una maggiore attenzione legislativa sono proprio i minori, non potendo essi partecipare direttamente al dibattito pubblico vista la loro giovane età. Credo che il legislatore, nel momento in cui si appresta a legiferare su questa categoria di persone, deve farlo con una particolare cautela, prudenza e aderenza al dettato costituzionale.
Per un pieno sviluppo della persona umana bisogna innanzitutto riconoscere che i minori sono intrinsecamente titolari di diritti propri; non sono una propaggine dei loro genitori, non sono titolari di diritti solo in quanto figli, ma in quanto persone umane a sé stanti.
I bambini e i ragazzi non sono proprietà dei loro genitori, così come non lo sono di nessun altro soggetto, neanche di un soggetto statuale; appunto sono titolari di diritti a sé stanti. Per questa ragione,abbiamo maturato delle perplessità su un testo di legge come il disegno di legge "Allontanamento zero", perché abbiamo ravvisato in alcune parti di questo testo un'eccessiva, diciamo, flessione adultocentrica, che mette al centro l'interesse dell'adulto rispetto a quello del minore e che, di fatto, rende il minore quasi un'emanazione dell'adulto.
Questo non è conforme né all'ordinamento legislativo italiano e nemmeno alla Costituzione italiana, in particolare, all'articolo 3, che prevede in pieno sviluppo di ogni persona umana, a prescindere dal ruolo che ricopre all'interno del nucleo familiare.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Giaccone sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Marello.



GIACCONE Mario

Grazie, Presidente.
Il collega Marello, con la sua consueta sensibilità umana, solleva un problema in ordine vorrei dire superiore, rifacendosi all'articolo 3 della Costituzione, in particolare. Rileggiamolo per averlo chiaro tutti quanti: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".
Se ci soffermiamo sull'ultima parte dell'articolo, cioè le condizioni personali e sociali, nelle condizioni personali senz'altro comprendiamo anche l'età, nel senso che non è che i diritti o la dignità si modificano e si trasformano a seconda del periodo della vita che si sta vivendo: minori o adulti. In questo senso, le riflessioni che mi hanno preceduto non solo sono solide nel loro fondamento, ma hanno un loro senso ben preciso. Vale a dire che noi consideriamo esseri umani che hanno tutti i diritti e pari dignità indipendentemente dal fatto di essere figli e indipendentemente da quale periodo della loro vita stanno vivendo, cioè se minori, maggiori o se genitori.
Più volte abbiamo già sottolineato come, purtroppo, a nostro avviso e non solo a nostro avviso, ma anche degli esperti che se ne sono occupati questa sia una legge che ha un orientamento, una concezione e una filosofia più adultocentrica, cioè che condiziona e rende secondario il percorso del minore in relazione alle decisioni, alle capacità o alle opportunità che l'adulto a lui legato rappresenta.
Pari dignità sociale e pari diritti, quindi, in quanto anche i minori li consideriamo unità persone umane indipendenti e non esistenti in quanto legati a un adulto.
Un altro aspetto riguarda la condizione sociale e qui si evidenzia di nuovo il fatto che non tutti i cittadini, neanche nella nostra Regione, abbiano medesimi diritti, perché potrebbe capitare, e purtroppo capita, che a seconda della famiglia in cui si nasce e dei genitori che ci si trova delle zone del nostro territorio in cui nasciamo e nel quale ci troviamo a vivere, si caratterizzino delle condizioni sociali differenti e, quindi una differente distribuzione o, comunque, aderenza ai diritti e alla dignità cui facevamo riferimento.
Il nostro sforzo, attraverso le modifiche alla legge che abbiamo proposto con degli emendamenti, è di rendere tutti i cittadini minori più simili e con diritti e dignità più omogenei dal punto di vista delle condizioni sociali.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Magliano sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Marello.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
L'articolo 3 della Costituzione recita: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali". Questo ci riporta al dibattito aperto dal collega rispetto all'articolo 3 e a questa norma.
Mi rifaccio a quanto emerso anche nella relazione posta durante la Commissione d'indagine su questo tema, che diceva, rispetto al tema dei diritti del minore e dell'adulto, che la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, sottoscritta anche dall'Italia, prevede che il benessere e gli interessi dei bambini e dei ragazzi sono da considerarsi sempre preminenti rispetto a quelli degli adulti.
La legge n. 184 del 1983 tutela il diritto del minore a una famiglia. Il diritto dei minori a crescere nella propria famiglia d'origine viene così tutelato, ma quando questo non è possibile, si dichiara necessario garantire che i minori collocati fuori famiglia abbiano diritto a un'altra famiglia. La legge, quindi, pone innanzitutto al centro il diritto del minore, ed è questo il tema dell'articolo 3. Stiamo parlando di cittadini dello Stato italiano, cittadini minorenni e cittadini maggiorenni, figli e genitori.
Nella crisi sociale attuale, purtroppo, invece, spesso i bisogni degli adulti rendono invisibili quelli dei bambini, come ci ha ricordato un noto scrittore, e il rischio è che i bisogni dei bambini siano ritenuti accessori e, dunque, superflui. Si assiste a un allarmante ritorno di un'impostazione adultocentrica, come diceva prima bene il collega impostata sulla difesa a oltranza dei legami di sangue.
Un altro dibattito sul quale riteniamo utile soffermarsi è quello del concetto di proprietà; a chi appartengono i bambini? Il bambino non è proprietà di nessuno, neanche dei suoi genitori biologici e ha diritto a cresce in una famiglia affettivamente ed educativamente adeguata. I bambini sono custoditi e protetti dai loro genitori, ma non sono dei loro genitori.
Lo Stato oggi riconosce una responsabilità condivisa nei confronti dei bambini, perché i genitori sono i primi educatori responsabili dei loro figli, ma non sono i soli a esserlo. L'allontanamento è, dunque, un provvedimento in cui la legge protegge e garantisce la sicurezza dei bambini. Allo stesso tempo, mantiene la responsabilità condivisa rispetto ai bambini.
L'allontanamento non è un fine, ma un mezzo, un dispositivo all'interno di un progetto che considera il bambino nel mondo delle sue relazioni superando e componendo la dicotomia fra diritti del bambino e diritti del genitore, fra privato della famiglia e pubblico dei servizi e dello Stato.
Non si tratta di togliere al bambino la sua famiglia, ma di aggiungerne un'altra. Dalla capacità procreativa non scaturisce automaticamente la capacità genitoriale.
Questo apre un grande tema sul rischio educativo che, spesso, sociologi e teologi hanno voluto affrontare, per cui ci pare che il ragionamento sull'articolo 3 sia quantomai necessario e doveroso.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Magliano per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà per tre minuti.



GRIMALDI Marco

Termino il ragionamento riportando con più completezza i dati che evidenziano come la maggioranza dei casi, circa l'80% degli allontanamenti (poi arriverò all'articolo 3, non si preoccupi) siano principalmente riconducibili a gravi carenze nella capacità genitoriale e a problematiche legate alle dipendenze, a patologie psichiatriche, a maltrattamento fisico o psicologico, a trascuratezza grave o ad abusi sessuali.
Che cosa voglio dire? Sembra che il diritto di questi minori ad avere pari dignità sociale davanti alla legge senza nessuna distinzione, come dice la nostra Costituzione, o di condizioni personali e sociali, per loro non valga. È come se il diritto alla famiglia naturale venisse prima del minore, come se il minore non fosse compreso nell'articolo 3 della Costituzione.
I non maggiorenni non hanno gli stessi diritti di una persona che pu votare e che può esprimersi, ma questo non ci autorizza a violare la Costituzione. Non è che la Costituzione vale solo per gli over 18, questo tipo di "ombrello" deve valere per tutti.
Ho voluto estendere il senso dell'intervento del Consigliere Marello per dire che anche i minori sono dentro questo conflitto, anzi, rischiano di essere la parte debole del conflitto, perché sembra che questi diritti vengano in secondo piano. A dircelo sono anche altri dati. L'allontanamento è l'extrema ratio che si prende in considerazione soltanto quando sono falliti tutti gli interventi messi in campo.
Le disposizioni attuali sono già in questa linea e si possono prendere a esempio i dati molto articolati della Città di Torino (magari continuer anche nel prossimo intervento), in cui, su 170 mila minori, ben 8.000 beneficiano di un intervento a casa per consentire loro di stare in famiglia, contro i 1.135 collocati fuori famiglia, di cui 163 sono affidati a parenti e 219 sono minori stranieri non accompagnati. Solo 55, tra l'altro, sono collocati in comunità socio-riabilitative e 21 sono minori non riconosciuti.
Se già oggi l'allontanamento avviene dopo vari interventi, e spesso avviene troppo tardi (ed è di questo che vorrei parlare nella mia pregiudiziale) cosa potrebbe accadere se si ritarda ancora?



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Grimaldi per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Marello la Consigliera Disabato; ne ha facoltà per tre minuti.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Ringrazio il collega Marello, che non è in aula in questo momento, per aver sollevato il tema dell'articolo 3 della Costituzione, dal quale vorrei partire per poi fare tutto un ragionamento. "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
In questa fattispecie parliamo di minori, minori ai quali dovremmo dare tutta la nostra attenzione quando parliamo di provvedimenti di leggi e di proposte.
A mio parere, obiettivo della politica è mettere al centro i diritti e la tutela dei più fragili, in questo caso bambini e adolescenti che, spesso rischiano di essere vittime di violenza e di abusi.
Non bisogna scavalcare il diritto dell'adulto, ma non bisogna approvare leggi che potrebbero sembrare adultocentriche, che mettono al centro l'interesse dell'adulto e non del minore, forse perché il minore non ha la forza di far sentire la propria voce, come invece ce l'hanno gli adulti.
Provvedimenti in tal senso, anche nell'ultimo periodo e negli ultimi anni ne ho sempre visti. È per questo che dobbiamo richiamare sempre alle figure più fragili, quelle che fanno fatica a far sentire la propria voce e porre la maggiore attenzione possibile.
In questo caso, la tutela deve andare nei confronti del minore, che ha tutto il diritto di vivere una vita sana, lontano da violenze, da ripercussioni e da quelli che potrebbero essere dei rischi che limitano una crescita e uno sviluppo sano. Ne abbiamo parlato tantissimo anche nelle ultime ore rispetto al tema dell'aumento degli episodi di violenza, di una gravità inaudita, per non parlare di episodi di infanticidio che pongono direttamente fine alla vita di un soggetto.
Sono eventi che, a mio parere, aumentando il carico finanziario su determinati capitoli, come la tutela sanitaria e la tutela sociale, che possono sicuramente essere evitati.
Per questo, oggi siamo qui a mettere al centro la tutela dei minori, che devono essere attenzionati allo stesso modo, indipendentemente da dove si trovano, da dove vivano e da quale sia la loro condizione sociale. Per poterli tutelare dobbiamo fare in modo che le risorse arrivino a quegli istituti e a quelle realtà che si occupano di tutele. Purtroppo, l'abbiamo sentito durante le tante audizioni, le risorse a oggi risultano insufficienti; come risulta insufficiente la programmazione in queste materie, perché non sappiamo quali saranno le conseguenze dovute alla scarsa programmazione, ovviamente dovute anche alla.



(Il Presidente ricorda alla Consigliera Disabato che il tempo a disposizione è terminato)



DISABATO Sarah

Succede solo con me, Presidente, che schiaccia, stacca il microfono e mi manda in tilt.



PRESIDENTE

Mi scusi, collega.



DISABATO Sarah

Riparto dal tema della programmazione socio-sanitaria, perché dobbiamo smetterla di fare delle azioni a spot, prevedibili soltanto rispetto alle conseguenze nel breve periodo; dobbiamo tornare a pianificare, dobbiamo tornare a parlare di sanità pubblica e quindi vedere i servizi come un'utilità per il lungo periodo per far sì che eventi come quelli che abbiamo citato fino a questo momento non accadano proprio perché mettiamo i servizi in condizioni di svolgere bene le proprie mansioni e il proprio lavoro.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie alla Consigliera Disabato per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Marello.
Prego, Consigliera; ha facoltà di intervenire per tre minuti.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Intervengo a sostegno della questione pregiudiziale presentata dal collega Marello che, tra l'altro, cita uno dei primi articoli della Costituzione (sappiamo che nei primi articoli sono contenuti i principi fondamentali).
Tra l'altro, colgo l'occasione per ricordare che abbiamo una Costituzione bellissima e spero che se lo ricordino anche le persone che andranno al Governo prossimamente.
Leggendo, ad esempio, l'articolo 3 notiamo quale sia la grandezza dei principi e delle finalità della nostra Costituzione, in particolare quando si dice: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".
Sentiamo l'importanza di questa affermazione e dovremmo tenerla sempre come faro perché la parola "dignità", di per sé, racchiude tutta una serie di condizioni che dovrebbero essere sempre rispettate, indipendentemente da chi ci troviamo davanti.
Il termine "cittadini", ovviamente si riferisce anche ai minori; nel momento in cui noi nasciamo siamo già cittadini e abbiamo il codice fiscale che, tra l'altro, ci rende anche riconoscibili di fronte allo Stato, oltre che all'Agenzia delle Entrate. Al di là di questo, l'altro elemento importante in questo articolo è il pieno sviluppo della persona umana quindi oltre a essere cittadini, quindi dotati di diritti che dobbiamo pretendere fin dalla nascita, finché non abbiamo la possibilità, ci sarà qualcuno che cercherà di pretenderli per noi, ma non è sempre così.
Purtroppo ci sono dei genitori che, per vari motivi, non sono in grado di far valere i diritti dei loro figli e, molto spesso, sono proprio loro a essere causa del non raggiungimento del rispetto dei diritti dei minori e di conseguenza, sono anche loro a essere la causa del non pieno sviluppo della persona umana.
Tutte queste condizioni vanno sicuramente considerate, ragion per cui, come dicevo all'Assessore, l'idea di "allontanamento zero" è un'idea che, in un mondo perfetto, sarebbe condivisibile, ma nel mondo in cui viviamo non è assolutamente praticabile e nemmeno accettabile, perché bisogna considerare tutte quelle situazioni in cui il cittadino venuto al mondo non riesce a svilupparsi in quanto persona umana, proprio a causa del contesto in cui vive, contesto che prima di tutto è costruito dai suoi genitori.
Abbiamo visto già durante gli interventi di questa mattina che sono necessari diversi tipi d'intervento e che il sostegno economico di per s non è la soluzione, ma lo Stato e la Regione devono intervenire con altre modalità e attraverso dei progetti che vadano a integrare diverse competenze.
Tale questione pregiudiziale mi sembra assolutamente lecita e oltremodo importante con il richiamo a questo fondamentale articolo della Costituzione.



PRESIDENTE

Ringraziamo la collega Frediani per l'intervento.
. Questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Giaccone



PRESIDENTE

Il Consigliere Giaccone ha presentato una nuova questione pregiudiziale.
Prego, Consigliere Giaccone; ha facoltà di intervenire per tre minuti.



GIACCONE Mario

Grazie, Presidente.
La mia pregiudiziale si fonda su una considerazione all'articolo 11 del nostro Statuto, quello che riguarda i diritti sociali e si ricollega indirettamente e in maniera parallela a quella enunciata poco fa dal collega Marello.
L'articolo 11 recita: "La Regione riconosce e promuove i diritti di tutti e, in particolare, delle fasce più deboli della popolazione e promuove il rispetto di tutti i diritti riconosciuti dall'ordinamento agli immigrati agli apolidi, ai profughi e ai rifugiati".
Quello che mi interessa sottolineare di questo comma e che ritengo pertinente al ragionamento che stiamo facendo è che riguarda le fasce più deboli della popolazione. È chiaro che i minori, in quanto non in grado di difendere sé stessi, di argomentare o di avere gli strumenti necessari per poter scegliere, in questo caso devono giustamente vedere promossi e riconosciuti da terzi i loro diritti perché non riescono a farlo da soli.
L'articolo 11 è già rilevante da questo punto di vista, ma non lo è solamente in relazione alla debolezza dei soggetti di cui ci stiamo occupando, ma passo a leggervi il secondo comma: "La Regione tutela, in particolare, l'infanzia, i minori, gli anziani e i diversamente abili e si adopera per una loro esistenza libera e dignitosa". Anche al secondo punto nel momento in cui vengono richiamati l'infanzia e i minori, troviamo la pertinenza di questa pregiudiziale.
Quello che stiamo cercando di sollevare e di riportare all'attenzione della Giunta e della maggioranza sono proprio i diritti di infanzia e minori i quali, non potendo garantirsi da sé, devono affidarsi a terzi che noi vogliamo sostenere. In particolare, vogliamo sostenerli perché riteniamo che questo tipo di testo non li garantisca e, anzi, nella volontà di arrivare, come più volte dichiarato, a non prevedere in nessun caso gli allontanamenti dal nucleo familiare, sottopongano a delle situazioni dolorosissime e delicatissime i minori stessi che, in definitiva, ledono i loro diritti fondamentali, nella fattispecie quando parliamo di un'esistenza libera e dignitosa che di certo in certe situazioni non pu essere garantita.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Giaccone.
Ha chiesto di intervenire sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Giaccone la collega Canalis.
Prego, Consigliera; ha facoltà di intervenire per tre minuti.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Vorrei intervenire a sostegno della questione pregiudiziale proposta dal Consigliere Giaccone riguardante l'articolo 11 dello Statuto della Regione Piemonte ("Diritti sociali").
"1. La Regione riconosce e promuove i diritti di tutti e, in particolare delle fasce più deboli della popolazione e promuove il rispetto di tutti i diritti riconosciuti dall'ordinamento agli immigrati, agli apolidi e ai profughi e ai rifugiati.
2. La Regione tutela, in particolare, l'infanzia, i minori, gli anziani e i diversamente abili e si adopera per una loro esistenza libera e dignitosa".
Noi più volte abbiamo sostenuto che il testo del disegno di legge, così com'è arrivato in Aula - quindi senza gli emendamenti che, come forze di minoranza, avevamo depositato e senza il lavoro di confronto fatto con i soggetti auditi, in particolare i consorzi socio-assistenziali - sarebbe in contrasto con questo articolo del nostro Statuto, perché non tutelerebbe a sufficienza l'infanzia e i minori della nostra Regione.
L'abbiamo detto in più occasioni: un progetto educativo familiare con una durata prefissata, rigida e non personalizzata rischierebbe di mettere a repentaglio la protezione dei minori che vivono in situazioni di maggiore degrado e maggiore difficoltà. Non si può fissare un tempo uguale per tutti; ogni condizione è diversa dalle altre, è specifica. I servizi sociali devono essere destinatari di fiducia, devono meritare un credito e quindi, poter agire non discrezionalmente o arbitrariamente, perché, avendo una cornice normativa e procedurale entro la quale muoversi, operano sempre in équipe; non c'è un operatore che in solitudine assuma decisioni difficili come quella dell'allontanamento. Devono, però, poter differenziare queste decisioni, a seconda della situazione del nucleo familiare.
Se, invece, si inseriscono in un testo di legge prescrizioni così rigide che, di fatto, sono inattuabili, perché ci sono delle situazioni in cui l'autorità giudiziaria, su segnalazione magari delle forze dell'ordine o delle autorità sanitarie, interviene ben prima dei sei mesi. Di conseguenza, andiamo a scrivere delle cose che, per forza di cose e per la realtà che esiste, non potranno essere rispettate. È un testo che parte da un presupposto che davvero rischia di nuocere e di non rispettare le situazioni così diverse dei nostri minori.



PRESIDENTE

Ringraziamo la collega Canalis per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Giaccone il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà per tre minuti.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
La pregiudiziale avanzata mi permette di dire che questo disegno di legge sembra suggerire che la maggior parte degli affidi sia motivata dalle ristrettezze economiche delle famiglie e che, quindi, queste siano facilmente risolvibili con un contributo economico.
Le cose, tuttavia, secondo noi, non sono esattamente così, perché non solo la legge vieta di allontanare dei bambini solo perché una famiglia è troppo povera per mantenerli - e questo, credo che ormai l'abbiate capito, è l'articolo 1, comma 2, della legge n. 184/83 - ma nei dati nazionali compare che il 2,1% dei bambini in affidamento sono stati allontanati principalmente per motivi economici. L'1% quindi, mentre per la perdita della casa l'1,1%. Nel caso dei bambini o dei ragazzi in struttura, la percentuale cresce al 2,3% per i problemi economici della famiglia e al 3 per i problemi abitativi.
Lo stesso rapporto nazionale su tale aspetto rileva che le situazioni contraddistinte da carenze e disagio naturale prettamente oggettive dovute a difficoltà economiche, abitative o lavorative dei genitori, che costituiscano prevalentemente motivo secondario per l'allontanamento, sono di fatto, anch'esse inferiori a tutti gli altri dati.
Ora, il dato andrebbe approfondito, ma certamente i tre casi considerati rientrano nei nuclei papà-bambino che si trovano temporaneamente sfrattati per i quali non sono ancora disponibili soluzioni alternative in numero sufficiente. Possono rientrare in questo computo anche i nuclei rom e i nuclei stranieri senza dimora, verso i quali si rileva decisamente minore attenzione rispetto a quello che si rivolge alle altre famiglie italiane.
Pertanto, occorre considerare che non è neppur vero che i problemi di gravi negligenze e trascuratezze nei confronti dei figli riguardino solo o prevalentemente genitori poveri, anche se l'essere poveri può acuirli e renderli più visibili, ovviamente. Di conseguenza, il sostegno economico quando necessario per le condizioni di povertà, dovrebbe essere per noi a prescindere dall'adeguatezza o dall'inadeguatezza dei genitori.
Su questo mi faccia esporre le ultime contraddizioni, che a me fanno male.
Presidente, gliela dico così: com'è possibile che c'è tutta l'avversione del mondo a dare contributi universalistici o redditi di cittadinanza o redditi universali a tutta la popolazione indigente, ma appena questi soggetti sono in difficoltà vogliamo darglieli? È la stessa discussione che abbiamo fatto sul fondo nascita. Vi pare normale che il dubbio se tenere o meno un bambino fa sì che lo Stato debba dare le risorse a quelle donne indigenti? Non sarebbe più giusto toglierle dal ricatto? Non sarebbe più giusto evitare che quei bambini entrassero in situazioni ancora più problematiche? Questo è un dubbio che vorrei lasciarvi.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il collega Grimaldi per l'intervento.
Sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Giaccone ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà per tre minuti.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Con la questione pregiudiziale del Consigliere Giaccone torniamo a livello regionale, a livello dello Statuto regionale, in particolare sull'articolo 11, che è quello riferito ai diritti sociali. Si compone di tre commi, nei quali leggiamo innanzitutto: "La Regione riconosce e promuove i diritti di tutti e, in particolare, delle fasce più deboli della popolazione e promuove il rispetto di tutti i diritti riconosciuti dall'ordinamento agli immigrati, agli apolidi, ai profughi e ai rifugiati".
Nel comma 2 è aggiunto: "La Regione tutela in particolare l'infanzia, i minori, gli anziani e i diversamente abili e si adopera per una loro esistenza libera e dignitosa".
Ritorna il tema che già pone l'articolo 3 della Costituzione, che abbiamo esaminato durante l'illustrazione della precedente pregiudiziale, che è quello della dignità. Anche la Regione al suo livello si pone come obiettivo la tutela della dignità che, purtroppo, non viene garantita ai minori per il contesto in cui crescono, molto spesso a causa di difficoltà dei genitori, oppure per l'incapacità genitoriale.
Pertanto, il mantenimento della dignità dev'essere tutelato, in particolare, quello dei minori, che molto spesso non hanno né la forza, n la possibilità e nemmeno l'opportunità di farsi sentire, detto proprio in termini che vanno un po' al di fuori del linguaggio che dovremmo usare in quest'Aula. La possibilità di farsi ascoltare è qualcosa che i minori molto spesso non hanno, perché magari vivono in contesti che li isolano, in contesti che li rendono diversi dai loro coetanei e in contesti nei quali risulta loro impossibile rivendicare qualsiasi diritto.
Dovremmo avere la capacità di raggiungere quei minori, di parlare con loro di far capire loro che hanno dei diritti e che la loro situazione si pu risolvere, dando una nuova prospettiva e trasmettere loro questo senso di diritto di vivere una vita dignitosa. Soltanto attraverso quest'operazione attraverso strumenti, che passano anche in Aula, strumenti normativi, di sostegno, d'ascolto, di comunicazione verso i minori possiamo intercettare situazioni che, diversamente, non potremmo intercettare e possiamo evitare che certe situazioni diventino sempre più gravi, fino ad arrivare a mettere a rischio la sopravvivenza stessa del minore.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Intervengo sull'ordine dei lavori.
Fatto, più unico che raro, rinuncerei alla mia questione pregiudiziale, se siamo tutti d'accordo a mettere in votazione le pregiudiziali fin qui esposte, e chiudere la seduta con la convocazione di una Conferenza dei Capigruppo. Sempre, se lei lo permetterà, se posso ancora dire due parole qualora venisse accordata quest'ipotesi.



PRESIDENTE

Grazie.
Non vedo nessun cenno da parte dei Capigruppo, quindi penso che siano tutti d'accordo.
Accordiamo al collega Marco Grimaldi la possibilità di dire ancora due parole.



GRIMALDI Marco

Se è possibile, non perché non mi fido dei colleghi, però magari mettiamo prima in votazione le pregiudiziali, dopodiché interverrei. Non perché non mi fido, non per questo, ma per non lenire il lavoro istituzionale con quello che sto per fare.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



PRESIDENTE

Vi chiedo un po' di pazienza, perché, essendo due tipi di pregiudiziali costituzionale e statutaria, sono da distinguere, perché bisogna procedere con due votazioni diverse, quindi sono da riordinare. Non essendovi altre questioni pregiudiziali e di legittimità costituzionale e statutaria procediamo con la votazione delle questioni poste.
Procediamo con la prima votazione relativa alle questioni pregiudiziali di carattere costituzionale e statutario, che riepilogo.
La Consigliera Canalis ha presentato una questione pregiudiziale sul conflitto della legge nazionale con il disegno di legge n. 64.
Il Presidente Chiamparino ha presentato una questione pregiudiziale sulla violazione dell'articolo 48 dello Statuto sulla qualità normativa.
Il Consigliere Sarno, ai sensi dell'articolo 3 dello Statuto, commi 1 e 4 ha presentato una questione pregiudiziale relativamente al principio di sussidiarietà, che prevede la collaborazione istituzionale con gli enti legittimamente interessati Il Consigliere Avetta, ai sensi dell'articolo 71, ha presentato una questione pregiudiziale sul contrasto con l'articolo 9 dello Statuto relativo alla tutela della salute dei cittadini Il Consigliere Ravetti, ai sensi dell'articolo 71, ha presentato una questione pregiudiziale sul conflitto con l'articolo 97 dello Statuto, sul principio di collaborazione con le altre amministrazioni locali.
Il Consigliere Marello ha presentato una questione pregiudiziale sul contrasto con l'articolo 3 della Costituzione, su principi di pari dignità e tutele delle uguaglianze, senza condizione personale, sociale ed economica Infine, il Consigliere Giaccone, ai sensi dell'articolo 71 del Regolamento ha presentato una questione pregiudiziale sul contrasto con l'articolo 11 dello Statuto, in merito ai diritti sociali e, nello specifico, alla tutela dell'infanzia e dei minori.
Pongo in votazione le suddette questioni pregiudiziali.
Il numero legale è 23.
Indìco la votazione palese sulle questioni pregiudiziali costituzionali e statutarie presentate ex articolo 71 del Regolamento.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) Procediamo con la votazione delle questioni pregiudiziali di merito, che riepilogo.
Il Consigliere Rossi ha presentato una questione pregiudiziale di merito sulla contestazione del meccanismo di costruzione del progetto educativo familiare.
Il Consigliere Martinetti ha presentato una questione pregiudiziale di merito relativamente alla qualificazione finanziaria degli oneri previsti dal progetto educativo familiare.
Il Consigliere Valle ha presentato una questione pregiudiziale di merito in cui pone la questione sulla necessità di procedere all'esame del provvedimento presentato nella programmazione, nello specifico relativamente al nuovo Piano socio sanitario.
Pongo in votazione le tre questioni pregiudiziali di merito.
Indìco la votazione palese sulle questioni pregiudiziali di merito presentate ex articolo 71 del Regolamento.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Se non vi sono ulteriori interventi, possiamo procedere con il punto 3) all'o.d.g., disegno di legge n. 64 "Allontanamento zero. Interventi a sostegno della genitorialità e norme per la prevenzione degli allontanamenti".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi, sull'ordine dei lavori.



GRIMALDI Marco

Presidente, volevo farvi un ultimo saluto, invece mi costringe a intervenire sull'ordine dei lavori e non era proprio in programma.
La richiesta di concludere le pregiudiziali alle ore 16.45 era legata alla convocazione di una Conferenza dei Capigruppo e di non entrare nel punto altrimenti avremmo continuato fino a tardi. Non abbiamo nessun interesse a farci contingentare prima del tempo dovuto. Le chiederei solo di rispettare gli impegni e di chiedere delucidazioni agli altri Capigruppo, perché non credo che abbiamo inteso male quello che tutti abbiamo chiesto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gallo, sull'ordine dei lavori.



GALLO Raffaele

Presidente, nella confusione generale, perché eravamo tutti attenti all'intervento del collega Grimaldi, mi sembra che lei stesse per aprire il punto successivo, mentre invece eravamo rimasti intesi che si concludeva qui il momento di discussione.
Valuti e verifichi lei, dato avevamo più o meno inteso così, il prosieguo dei lavori.



PRESIDENTE

Se non ci sono interventi di qualche Capogruppo di maggioranza, sospenderei la seduta per tre minuti per una breve puntualizzazione.
I lavori sono sospesi fino alle 16.50.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.46, riprende alle ore 16.57)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Sospendendo il provvedimento, ma non so se c'è l'accordo per proseguire su altri punti all'o.d.g.
Vi sono richieste d'intervento? Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, il Consigliere Grimaldi ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
A seconda di quello che decideremo nella Conferenza dei Capigruppo, mi muoverò. Come sapete, ho già espresso l'intenzione di essere presente ovviamente, all'insediamento della Camera dei Deputati quando ci sarà la convalida delle elezioni e in quel giorno, come ho già anticipato arriveranno le dimissioni dal Consiglio regionale.
Qualora il Consiglio regionale venisse convocato in quella data, tra l'altro non sarà possibile per me né essere presente né farmi sostituire perché, ovviamente, non posso mandare la lettera di dimissioni prima della convalida alla Camera. Questo è un fatto nuovo, quindi non posso neanche salutarvi perché non so se, effettivamente, questa sarà l'ultima seduta.
Vi chiederei di non cambiare idea rispetto al fatto che la prossima settimana non siano convocati Consigli visto che c'è la visita del Presidente della Repubblica a Torino. Mi dispiace non potervi salutare, ma prendo atto che questa decisione è ancora da verificare. Non posso dire altrimenti.
Se, invece, riteniamo utile, come avevamo detto la scorsa settimana convocare le Commissioni e non fare Consiglio, ovviamente è mio intendimento salutarvi.



PRESIDENTE

Possiamo chiudere la seduta e convocare la Conferenza dei Capigruppo che si svolgerà in sala A? Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Dal momento che pare anche a me ricordare che si fosse detto che la prossima settimana non si sarebbe fatto Consiglio e considerando che potrebbe essere l'ultima seduta in Consiglio del Consigliere Grimaldi dovremo ribadire quanto detto in Conferenza dei Capigruppo, cioè non convocare il Consiglio e quindi dare l'occasione al Consigliere Grimaldi di salutare quest'Aula dopo oltre mezza legislatura.
Mi sembra che non ci sia nessuna necessità di spingere per convocare il Consiglio giovedì quando si era detto che avremmo svolto le Commissioni.
Tra l'altro, abbiamo il bilancio da discutere. Mi sembra anche un augurio per un rappresentante del territorio che sta andando in Parlamento e mi sembra doveroso ascoltare il suo saluto e salutarlo a nostra volta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Disabato; ne ha facoltà.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Intervengo sull'ordine dei lavori. Ricordo benissimo in Conferenza dei Capigruppo di aver segnato sul calendario che ci viene fornito che non ci sarebbe stato Consiglio la prossima settimana in vista della visita del Presidente Mattarella in Piemonte. Non so se una Conferenza dei Capigruppo annulla le decisioni assunte in quella precedente, ma sarebbe bene avere delle notizie certe quando ci si siede in Conferenza dei Capigruppo e si scrive il calendario tutti insieme.
Direi di mantenere gli impegni come sono stati presi la settimana scorsa non è che stiamo cambiando qualcosa, ma stiamo cercando semplicemente di mantenere la programmazione dei lavori presa di comune accordo con tutti la settimana scorsa.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Disabato.
Non è l'Aula che può decidere in un'assemblea plenaria la programmazione dei lavori della prossima settimana. Come sapete, le programmazioni avvengono di settimana in settimana e c'è stato un preaccordo di valutare attentamente l'opportunità di non convocare il Consiglio la settimana ventura. Difficilmente ci sono le condizioni per convocarlo martedì vista la presenza del Presidente della Repubblica a Torino, ma non è una questione da risolvere in Aula.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gallo; ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Presidente, gli accordi erano quelli di non convocare il Consiglio la settimana prossima, tuttavia mi sembra di capire dagli atteggiamenti della maggioranza che in Conferenza dei Capigruppo si cambieranno le decisioni.
Questo ci spiace, perché non riusciamo mai a programmare bene i lavori.
Tuttavia, poiché il Consigliere Grimaldi è stato un protagonista della politica regionale di questi anni, a prescindere da cosa decideremo nella Conferenza dei Capigruppo, avrei piacere di ascoltare l'intervento del Consigliere perché su molte cose, probabilmente, voi non eravate d'accordo ma sicuramente si deve riconoscere al collega il suo ruolo politico in quest'Aula e in questa Regione.
Mi rivolgo al collega Grimaldi: a prescindere da cosa capiterà il 13 ottobre in quest'Aula, abbiamo comunque piacere di darle la parola per un saluto. ovviamente, poi deciderà il Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marin; ne ha facoltà.



MARIN Valter

Credo che in questi momenti bisognerebbe usare anche il buonsenso.
Chiedo cortesemente al collega Grimaldi di fare l'intervento di saluto perché mi pare che sia doveroso e giusto ascoltarlo e anche augurargli un buon lavoro perché andrà a rappresentare il Piemonte in Parlamento indipendentemente da quello che deciderà la Conferenza dei Capigruppo fra pochi minuti.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
Francamente non mi ricordo di aver sentito nella scorsa Conferenza dei Capigruppo, magari sarò smentito dal verbale, ma non ricordo - Lo Spiffero si sfogherà su questo - di aver sentito che non sarebbe stato convocato il Consiglio la settimana prossima. Leggeremo il verbale.
Questa maggioranza è felice dell'elezione del Consigliere Grimaldi, che lascerà un vuoto incolmabile in questa Aula. Gli auguriamo di fare un buon lavoro e di rendere un buon servizio al Piemonte a Roma, in cui sarà sicuramente un oppositore fermo della maggioranza di centrodestra, come abbiamo vissuto con intensità in questi tre anni di legislatura. Dal punto di vista umano e personale, massima volontà nel rivolgere i saluti al Consigliere e un arrivederci in altri lidi più importanti.
Tuttavia, noi vogliamo chiudere un provvedimento che è in Aula da tanto tempo. C'è stata una grande trattazione, sono stati dati grandi spazi all'ostruzionismo e all'esposizione degli emendamenti, ma questa discussione la facciamo dopo in Conferenza dei Capigruppo, in cui verificheremo la volontà ferma di questa maggioranza, che è quella di arrivare la settimana prossima ad approvare il provvedimento "Allontanamento zero".
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Preioni.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bongioanni; ne ha facoltà.



BONGIOANNI Paolo

Grazie, Presidente.
Provo a fare una sintesi degli interventi, tutti, da una parte e dall'altra, condivisibili.
Innanzitutto, anch'io auguro al collega Grimaldi un buon lavoro e sono sicuro che trasferirà questa sua capacità straordinaria di fare opposizione anche nelle sedi istituzionali superiori. Non ricordo - e normalmente ho una buona memoria - che qualcuno dei Capigruppo di maggioranza abbia detto che non avremmo convocato il Consiglio la settimana prossima. Nel rispetto assoluto della presenza del Presidente della Repubblica, ci sono orari e giorni che permettono di convocare il Consiglio.
Ritengo che siano sufficienti due settimane di discussione per l'approvazione di questo provvedimento, che ha avuto una gestazione elefantiaca in Commissione con incontri anche fuori dai momenti istituzionali.
Il Consigliere Grimaldi non è obbligato a dimettersi la prossima settimana.
Sono curioso e sarò attento nell'ascoltare il suo intervento di saluto perché lo stimo e, pur su posizioni differenti, ho apprezzato la sua costanza, la sua rettitudine e il suo modo di lavorare. Pertanto, non è che non si debba dimettere la prossima settimana, ma possiamo incontrarlo ancora per addirittura 90 giorni. Invito il collega Grimaldi a valutare quest'opportunità, perché il suo saluto sarà sicuramente significativo, ma allo stesso tempo chiedo di permettere al Consiglio di lavorare e di non venir meno alle nostre responsabilità istituzionali.
Pertanto, fra poco nella Conferenza dei Capigruppo chiederò che la prossima settimana il Consiglio venga svolto.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Non posso testimoniare, a differenza di altri, fatti che non mi hanno visto presente. Pertanto, non essendo stato presente nella scorsa riunione dei Capigruppo, devo fare riferimento al resoconto sempre puntuale della collega Frediani, la quale mi diceva che si sarebbe saltata la settimana per il Consiglio.
Volevo però svelare un arcano, un segreto al Consigliere Preioni, così almeno dopo tre anni che è in Aula scoprirà che non esiste il verbale della Conferenza dei Capigruppo, perché la Capigruppo non ha il verbale.
Grazie.



PRESIDENTE

Sì, ha perfettamente ragione, ma il Consigliere Preioni è deviato dall'incessante richiesta da parte di alcuni Capigruppo, in questi tre anni, di avere il verbale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Intervengo per fatto personale, visto che sono stato citato.
Ringrazio per questa precisazione, così non posso essere smentito e ribadisco il mio non ricordo.



PRESIDENTE

Chiedo se vi siano altri interventi.
Non essendovi richieste d'intervento, sospendiamo l'esame del disegno di legge n. 64.
È convocata la Conferenza dei Capigruppo in sala A.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 17.09)



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