Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.176 del 02/03/22 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

Scarica PDF completo

Argomento:


GAVAZZA GIANLUCA



(I lavori iniziano alle ore 9.38 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENTE

Buongiorno a tutte e a tutti.
Per delega del Presidente Stefano Allasia, dichiaro aperta la trattazione delle interrogazioni e delle interpellanze.
In merito allo svolgimento delle interrogazioni e delle interpellanze, come recitano gli articoli 99 e 100 del Regolamento, iniziamo con l'esame delle interrogazioni pervenute.
Oggi si provvederà a rispondere come segue: interrogazione a risposta orale n. 940, presentata dalla Consigliera Monica Canalis, cui risponderà l'Assessore Maurizio Marrone; interpellanza n. 970 presentata dal Consigliere Silvio Magliano, cui risponderà l'Assessore Maurizio Marrone.
Chiedo agli Assessori che rispondono alle interrogazioni e interpellanze di disporre l'invio via mail delle risposte scritte agli interroganti e all'Ufficio Aula.
Ricordo agli interroganti che nel resoconto della seduta, che viene trasmesso via mail in visione a tutti i Consiglieri intervenuti dall'Ufficio Resocontazione prima della pubblicazione e poi pubblicato integralmente in banca dati, è reperibile la trascrizione integrale di tutti gli interventi, sia degli interroganti sia degli Assessori che rispondono.
Ricordo che per le interrogazioni ordinarie non è prevista l'illustrazione da parte dell'interrogante, ma è prevista la risposta del componente della Giunta per cinque minuti e la replica dell'interpellante, se richiesta, per cinque minuti.
Prego i Consiglieri e gli Assessori di attenersi rigorosamente ai tempi.


Argomento: Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 940 presentata da Canalis, inerente a "Ripetuti e costanti disservizi nel trasporto studenti per Pinerolo, Giaveno e Sangano"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione indifferibile e urgente n. 940.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Maurizio Marrone.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore ai rapporti con il Consiglio

regionale Grazie, Presidente.
Con riferimento all'interrogazione in oggetto, si forniscono di seguito elementi tecnici sulla base delle informazioni in nostro possesso e si riportano, nel seguito, alcune considerazioni.
Il servizio di TPL verso gli Istituti scolastici di Giaveno e Pinerolo offerto dalle linee n. 511 "Torino-Orbassano-Giaveno" e n. 510 "Torino Cumiana-Pinerolo", sembra essere nel suo complesso adeguato a soddisfare la domanda complessiva di mobilità dell'utenza scolastica (anche con riferimento ad alcune precedenti segnalazioni e ai risultati delle relative verifiche effettuate) purché equamente distribuita tra le varie corse in transito.
Tuttavia, essendo nel tempo pervenute segnalazioni in ordine a irregolarità e ritardi, la Regione Piemonte ha sollecitato la società GTT, attraverso l'Agenzia della mobilità piemontese, a mettere in atto interventi finalizzati alla loro riduzione, quali ad esempio: anticipare opportunamente l'orario di alcune delle corse scolastiche per Pinerolo del mattino, in modo da garantire per tutti l'arrivo a destinazione in orario utile per l'inizio delle lezioni, prevedendo transiti progressivi e temporalmente ravvicinati in fermata; adottare specifici accorgimenti finalizzati a fornire all'utenza la possibilità di individuare quale sia l'effettivo orario della corsa in transito; utilizzare veicoli con una maggiore offerta di posti e aiutare l'utenza a distribuirsi in maniera uniforme tra le varie corse.
Le segnalazioni circostanziate di disservizio puntuale, in particolare quelle formulate dagli Istituti scolastici durante l'attuale periodo emergenziale, sono sempre state gestite dall'Agenzia e valutate congiuntamente con le aziende di trasporto pubblico interessate per la loro pronta risoluzione.
Per quanto concerne il caso della mancata effettuazione di alcune corse, si segnala che alcune società concessionarie del TPL (tra cui la società GTT) stanno da tempo incontrando difficoltà dovute principalmente a problematiche relative alla disponibilità di mezzi efficienti e di personale di guida.
A ciò si è aggiunta, più recentemente, l'impossibilità di utilizzo del personale sprovvisto della prevista certificazione verde COVID-19, di cui all'articolo 9, comma 2), del DL 127/2021 e/o soggetto a misura di isolamento/quarantena. Nonostante l'impiego del personale disponibile venga privilegiato, nell'ordine, sui servizi scolastici e per i lavoratori, il numero dei conducenti potrebbe non essere sempre in grado di garantire la totale erogazione dei servizi.
Ci risulta che la società GTT stia procedendo nell'attività di acquisto di nuovi veicoli, di cui cinquanta da impiegarsi sul servizio extraurbano nonché con l'inserimento nel proprio organico di 100 nuovi conducenti. Alla luce di questi aspetti, unitamente all'auspicabile progressivo superamento delle difficoltà relative alla disponibilità di personale di guida in numero sufficiente, si auspica che la situazione, già in progressivo, anche se lento, miglioramento, possa ulteriormente e più rapidamente risolversi nel prossimo periodo.
Il possibile ritardo di passaggio in fermata, al di là degli aspetti legati al traffico e alle perturbazioni generate dai numerosi cantieri stradali del periodo, potrebbe anche essere causato dalle necessarie verifiche di non superamento del limite di capienza a bordo dei mezzi previsto per l'attuale periodo emergenziale (attualmente pari all'80% dei posti complessivi). L'autista, in caso di raggiungimento del predetto limite, non può consentire l'accesso a bordo di ulteriori utenti, eventualmente anche non effettuando fermata ove non vi siano richieste di passeggeri in discesa.
Come riscontrato nel corso di tutte le fasi di emergenza è emersa, inoltre la sostanziale differenza tra l'assembramento percepito (cioè la sensazione d'insicurezza dell'utente del trasporto pubblico dovuta alla presenza di altri viaggiatori nello stesso mezzo) e l'assembramento reale (cioè il superamento dei limiti imposti dalla normativa). L'attuale limitazione all'80% della capacità massima del mezzo costituisce una deroga al distanziamento di un metro, normalmente percepito dall'utenza come sicuro.
Tale deroga è stata concessa dal Comitato Tecnico Scientifico in relazione ai tempi di permanenza a bordo del mezzo e alle modalità di ricambio dell'aria interna.
Per la linea n. 510 "Torino-Cumiana-Pinerolo", che ha presentato le maggiori criticità nella distribuzione dei carichi fin dalla ripresa delle lezioni in presenza, in quanto serve sette Istituti superiori e circa 850 studenti che si muovono ogni giorno sull'asse Torino-Orbassano-Rivalta Piossasco-Cumiana-Pinerolo, la società GTT ha attivato, dal gennaio 2021 un'apposita applicazione mediante la quale l'utente può effettuare la prenotazione del posto sulla corsa di proprio interesse, ottenendo in questo modo la sicurezza del viaggio. L'app, pensata in via prioritaria per gli studenti, anche perché legata alle corse cosiddette scolastiche, è comunque disponibile per tutti gli utenti.
In particolare, sull'orario al pubblico della linea sono evidenziate, con colore giallo, le corse per le quali è fortemente consigliata la prenotazione, considerati gli elevati livelli di frequentazione.
Nonostante siano costantemente in corso attività di confronto con la società GTT per la gestione e risoluzione delle diverse criticità che interessano la rete di trasporto pubblico di competenza, si evidenzia che l'articolo 92-4 bis del DL n. 18/2020 prevede: "Al fine di contenere gli effetti negativi dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 e delle misure di contrasto alla diffusione del virus sui gestori di servizi di trasporto pubblico locale e regionale, non possono essere applicate dai committenti dei predetti servizi, anche laddove negozialmente previste, decurtazioni di corrispettivo, né sanzioni o penali in ragione delle minori corse effettuate o delle minori percorrenze realizzate a decorrere dal 23 febbraio 2020 fino alla cessazione dello stato di emergenza".
Si evidenzia, inoltre, che la riduzione delle risorse disponibili per il finanziamento dei servizi di TPL, avvenuta a partire dall'anno 2011 insieme con alcuni dettami contrattuali (ad esempio, il riconoscimento dell'inflazione sui corrispettivi unitari) ha comportato, in particolare nei servizi di TPL extraurbani afferenti al territorio della Città metropolitana di Torino, la necessità di individuare e attuare nel tempo numerosi interventi di riorganizzazione volti a ridurre lo squilibrio economico tra risorse disponibili e il valore dei servizi di trasporto erogati, molti dei quali ancora in corso di definizione.
Sottolineando gli sforzi fatti, anche e soprattutto su queste linee, e sperando che le condizioni legate alla pandemia ci consentano di superare le criticità, vogliamo ricordare come quest'Amministrazione regionale abbia per la prima volta dal 2011 invertito la tendenza: la Regione ha, infatti appostato due milioni di euro in più sul servizio gomma (oltre ai quindici milioni di euro su ferro).
Una cifra che, seppur molto piccola, è a disposizione dell'Agenzia della mobilità piemontese per alcune integrazioni che, naturalmente, dovranno essere decise nelle assemblee di bacino.
Questo ci risponde l'Assessore regionale competente, Marco Gabusi.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Maurizio Marrone per la risposta.
Ha chiesto di replicare alla risposta la Consigliera Monica Canalis.
Prego, Consigliera; ha facoltà di intervenire per cinque minuti.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, vorrei chiedere se è possibile la trasmissione di questa lunga illustrazione effettuata dall'Assessore Marrone, devo dire molto dettagliata e quindi utile per approfondire i temi sollevati dalla mia interrogazione.
L'app che è stata istituita a inizio 2021 è sicuramente una novità positiva, che viene incontro al disagio degli studenti, delle famiglie e anche degli utenti che utilizzano questa linea per scopi non scolastici.
Tuttavia, faccio presente che le proteste che ho documentato all'interno dell'interrogazione si sono svolte alla fine del 2021, quindi quando l'app era già utilizzata e in vigore da diversi mesi. Segnalo che probabilmente questo strumento non può essere sufficiente a risolvere le problematiche che abbiamo elencato e che sono di diverso tipo. Non soltanto ritardi, come affermato nell'illustrazione dall'Assessore, ma anche pullman che addirittura non si fermano alle fermate (non viene segnalato sul display che il pullman non si ferma perché pieno), lasciando quindi nell'oblio e nella totale ignoranza, i passeggeri che sono fermi alle fermate; oppure pullman che si guastano molto spesso lungo il tragitto, lasciando gli studenti a metà strada e impossibilitati a raggiungere la scuola coinvolgendo poi i loro genitori per raggiungere gli istituti.
Le problematiche sono numerose ed è chiaro che l'acquisto di nuovi mezzi e l'assunzione di nuovi conducenti può venire incontro a queste problematiche, ma il nodo resta quello dei tempi: in quali tempi arriveranno le proposte di soluzione? Il disagio è molto profondo e ormai purtroppo, risalente nel tempo. Anche le tensioni nella popolazione necessitano di risposte piuttosto veloci e precise.
Chiedo se è possibile avere la risposta scritta.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo la collega Monica Canalis per la replica.
Prima di passare all'interpellanza n. 970, ricordo che per le interpellanze è prevista l'illustrazione da parte dell'interpellante per cinque minuti la risposta del componente della Giunta per cinque minuti e la replica dell'interpellante per ulteriori cinque minuti.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Trasporti pubblici

Interpellanza n. 970 presentata da Magliano, inerente a "Accertamento del funzionamento degli annunci di prossima fermata vocali e visivi sui mezzi Mercedes-Benz Conecto in dotazione al GTT S.p.A. in servizio presso la Città di Torino, quali iniziative e soluzioni sono previste?"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza n. 270.
Ha chiesto di illustrare l'interpellanza il Consigliere Magliano.
Prego, Consigliere; ha facoltà di intervenire per cinque minuti.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
A seguito dell'istanza presentata all'Unione Italiana Ciechi Ipovedenti di Torino al Settore regionale "Controllo sulla gestione dei trasporti e delle infrastrutture" è stata avviata, dal Settore succitato, apposita attività di controllo straordinario in ottemperanza a quanto previsto dal comma 8.5 del punto 8, dell'allegato 1 alla DGR n. 18-6124 del 15-12-2017 e dalla DD n. 121/A1810A del 17/01/2019, nonché ai sensi degli articoli 18 e 19 della legge regionale 4 gennaio 2000 n. 1 "Norme in materia di trasporto pubblico locale, in attuazione del decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422".
L'associazione aveva segnalato il fatto che gli autisti sceglievano deliberatamente - questa nuova tipologia di mezzo, cioè il Mercedes Benz Conecto, dava la possibilità di farlo - di non attivare il segnale sonoro che indicava alle persone cieche quando scendere alla fermata adeguata.
Questo oggettivamente crea problemi enormi a quelle persone. Si parla spesso di accessibilità, di sostenere e aiutare le persone con disabilità noi compriamo mezzi dotati di dispositivi che aiutano quelle persone a utilizzare il trasporto pubblico e, da un'indagine emersa e pubblicata sul sito della nostra Regione, è emerso, come mi rispose l'Assessore Gabusi nel corso di una seduta del Consiglio regionale, che la situazione è questa: "A corredo e a conforto di quanto chiesto dal Consigliere Magliano, i nostri Uffici" - gli Uffici di controllo della Regione Piemonte - "avevano già effettuato nel mese di agosto, proprio perché c'era la percezione che non tutto funzionasse alla perfezione, alcune verifiche sul campo, rispetto ai 107 info bus. Credo sia opportuno citare questa rilevazione. Il funzionamento corretto era in cinquantadue casi; anomalie determinate dal comportamento del conducente in sedici casi;" - conducenti che provavano forse un fastidio personale a sentire una voce che indicava quando era necessario scendere e quali erano le fermate, ma mi piacerebbe poi capire che fastidio si prova a sentire quella vocina che dice alle persone quando scendere o se il fastidio maggiore è non vedere, essere ciechi come le persone che si stavano lamentando - "apparati utilizzati in sistema manuale, perché le linee erano temporalmente deviate, ventisei casi; non funzionamento degli apparati di bordo, per i quali sono stati attivati interventi manutentivi, tredici casi; non funzionamento di mezzi appena acquistati. È importante sottolineare che ci sono varie fattispecie. Meno della metà sono quelli che funzionano correttamente e potremo assimilare i ventisei deviati, perché poco si può fare (lì purtroppo, comanda la deviazione della strada), però rimangono ancora molti casi (29 su 107 quindi quasi un 30%) in cui non funziona o vengono disattivati dall'autista".
Alla luce di questo fatto, mi sono permesso dopo il question time di presentare quest'interpellanza perché forse sarebbe importante, da questo punto di vista, iniziare a sanzionare sia coloro che li disattivano, sia anche l'azienda, perché non adempie una formazione corretta dei propri dipendenti e non prende provvedimenti.
Interpello la Giunta - e ringrazio l'Assessore Marrone, cui chiedo la possibilità di ricevere il prima possibile la nota scritta - per conoscere nel dettaglio quali penali contrattuali l'AMP abbia applicato, nel corso degli ultimi tre anni, a carico di GTT S.p.A., con particolare riferimento al mancato funzionamento degli annunci di prossima fermata.
Se non applichiamo penali, sarà il buon cuore di GTT far rispettare o no quest'obbligo (oppure non farlo, perché se non ci sono penali uno dà un simpatico "buffetto" a coloro che si comportano in questo modo).
Interpelliamo inoltre la Giunta per sapere se ritenga necessaria una modifica alla legge regionale n. 1/2000, al fine di introdurre nell'ordinamento settoriale regionale, all'interno dei contratti di servizio del trasporto pubblico locale: . l'obbligatorietà della formazione aziendale per gli addetti ai servizi di trasporto (GTT fu una delle prime, in Italia, a dotarsi di un Disability Manager) . l'obbligatorietà di prevedere la costituzione di appositi tavoli tecnici costituiti dai rappresentanti della Regione Piemonte, dell'Agenzia della mobilità piemontese, dei soggetti esercenti i servizi di trasporto, delle associazioni dei consumatori e di quelle di rappresentanza delle persone disabili.
Interpelliamo la Giunta per sapere se intenda modificare la legge regionale n. 1/2000, prevedendo specifiche sanzioni pecuniarie a carico delle aziende, sia per la mancata presenza delle seguenti dotazioni di bordo, sia per il loro mancato funzionamento: . posti, appositamente identificati, riservati ai passeggeri con disabilità . spazi riservati alle carrozzine dei passeggeri con disabilità comprensivi dei relativi dispositivi di ancoraggio . dispositivi idonei a facilitare la salita e la discesa dal mezzo ai passeggeri con disabilità motoria . indicatori interni visivi e sonori di prossima fermata . segnali acustici di apertura e di chiusura porte . dispositivi di sintesi vocale esterni alla vettura, udibili in fermata identificativi della linea esercitata dal mezzo e della sua destinazione . pulsanti di richiesta apertura porte percepibili al tatto.
Questo fatto increscioso - ho concluso, Presidente - dà la possibilità a questa maggioranza e a questa Giunta di modificare una legge inserendo sanzioni alle aziende che non rispettano chi è stato meno fortunato delle persone normodotate.
Chiedo questo alla Giunta e poi valuterò se intervenire nuovamente a seguito della risposta.



PRESIDENTE

Ringraziamo il collega Silvio Magliano per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interpellanza delegando l'Assessore Maurizio Marrone.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore ai rapporti con il Consiglio

regionale Grazie, Presidente.
Con riferimento all'interpellanza in oggetto, al fine di fornire i primi elementi utili per la risposta sulla base delle informazioni in nostro possesso, si riportano nel seguito alcune considerazioni.
Gli autobus Mercedes Benz Conecto in oggetto sono complessivamente 136. Di questi, quarantasette sono autobus snodati diesel di diciotto metri di lunghezza, quarantotto sono dodici metri a metano e quarantuno sono autobus diesel, sempre di dodici metri di lunghezza.
Grazie ai fondi messi a disposizione dalla Regione Piemonte con la DGR 40 5004/2017 per l'attuazione del Piano autobus regionale 2017-2019, tutti i 136 autobus Mercedes Benz Conecto sono stati oggetto di cofinanziamento nel limite del 50% del prezzo d'acquisto. Le risorse sono state erogate dalla Regione all'Agenzia della Mobilità Piemontese, la quale, prima della liquidazione.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Scusi l'interruzione, Assessore.
Colleghi, io sento perché sono collegato con le cuffiette, però mi pare che in aula ci sia troppo rumore.
Prego, Assessore.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore ai rapporti con il Consiglio

regionale Visto che l'Assessore Gabusi scrive delle risposte molto articolate, magari riprendo dall'inizio del periodo, altrimenti non si capisce.
Dicevo, le risorse sono state erogate dalla Regione all'Agenzia della mobilità piemontese, la quale, prima della liquidazione delle spettanze alla società GTT, ha sottoposto a collaudo ogni veicolo, verificando tra l'altro il corretto funzionamento degli indicatori audio e video di linea e percorso, interni ed esterni. Tali verifiche sono state realizzate nei giorni 6 settembre 2019, 28-29 e 30 ottobre 2019, 5-6 novembre 2019, 6-18 (manca il mese) del 2019, 10-17 giugno 2020, 30 luglio 2020, 10 settembre 2020, 14-15 e 21 aprile 2021.
In circa il 5%-10% dei collaudi sono stati riscontrati dei malfunzionamenti per i quali è stato ripetuto il collaudo.
A seguito della segnalazione delle irregolarità riscontrate da parte della Regione, non ci si è trovati in condizione di rilevare inadempienze contrattuali, in quanto il contratto prevede, per quanto riguarda gli obblighi relativi ai sistemi audiovisivi di prossima fermata, all'articolo 32, un valore minimo di autobus della flotta aziendale attrezzata pari al 62%. Tale percentuale è incrementata al 63,92% come valore di riferimento per l'anno 2014 nell'allegato 16 del contratto di servizio, mentre sale ulteriormente al 70% nella carta dei servizi della società, peraltro aggiornata al 2016.
Tuttavia, questi valori si riferiscono alle dotazioni relative all'intera flotta, mentre le verifiche effettuate dagli ispettori regionali hanno riguardato solamente una parte degli autobus Mercedes Conecto di recente acquisizione.
D'altro canto, le delibere regionali per il finanziamento del Piano autobus non pongono obblighi funzionali, ma esclusivamente d'investimento.
Pertanto, l'aver dotato l'autobus di sistema audiovisivo, o di ogni ulteriore apparato utile a migliorare la qualità del servizio, è condizione necessaria e sufficiente per erogare il finanziamento, ma nessun altro obbligo è posto in carico all'azienda, seppure la stessa sia obbligata a fornire garanzie sul funzionamento acquisito.
È opportuno ribadire che l'Agenzia della mobilità piemontese ha sempre verificato il funzionamento di tutti gli impianti finanziati e non si è mai fermata alla mera verifica di dotazione presente come sembra essere la volontà della Regione.
Peraltro, com'è facilmente riscontrabile nelle pagine 8-14 della relazione predisposta dalla Regione, i Mercedes Conecto effettivamente verificati sono sessantanove su un totale di 136. Infatti, delle 107 verifiche effettuate, oltre ai sessantanove veicoli Conecto, cinque hanno riguardato gli indicatori di linea e percorso di autobus elettrici di marca BYD, della serie 9000, che sono risultati funzionanti tranne che per il veicolo targato GE486AL, sottoposto a verifica due volte, il 6 settembre 2021 e anche il 7 settembre.
Per quanto riguarda altre ventuno verifiche, si osserva che un numero significativo di veicoli è stato controllato da due a cinque volte, con risultati altalenanti e di difficile interpretazione. Infatti, com'è possibile notare dalle descrizioni seguenti, si presenta il caso di verifiche positive e negative sullo stesso autobus nella stessa giornata.
Segue tutta una serie di verifiche veicolo per veicolo, che tanto potrà vedere dalla nota scritta (se mi consente l'interrogante, ometterei di leggerle).
Nel corso di un incontro con la Regione tenutosi lo scorso 15 settembre 2021 negli uffici GTT del deposito di via Nizza, il personale del Settore "Controllo sulla gestione dei trasporti e delle infrastrutture" aveva consegnato alla società copia dei risultati delle verifiche effettuate sui mezzi Mercedes Benz Conecto nei mesi di agosto e settembre 2021.
In tale occasione era stato chiesto a GTT sia di conoscere le motivazioni dei disservizi riscontrati, sia di attivare specifiche verifiche interne di dettaglio, al fine di accertare se il non funzionamento degli apparati di prossima fermata sui mezzi fosse stato o no oggetto di formali segnalazioni da parte degli autisti negli appositi registri aziendali dedicati, come da prassi societaria. Ciò in quanto i rappresentanti di GTT avevano informato il personale regionale presente all'incontro che, ogni qualvolta l'autista disattiva il funzionamento automatico degli avvisi, inserendo la funzione manuale e disattivando quella automatica, è sempre tenuto a segnalarne la motivazione in un apposito registro, al fine di permettere all'azienda di intervenire ripristinando all'interno dell'autobus il corretto funzionamento del servizio.
Non avendo ricevuto alcun riscontro, in data 18 ottobre 2021 il Settore ha sollecitato GTT a fornire quanto richiesto. GTT ha quindi riscontrato in data 3 novembre 2021 che, secondo gli approfondimenti esperiti dalla società su numero 107 controlli effettuati dagli ispettori regionali sui mezzi di trasporto pubblico Mercedes Benz Conecto, le cause dei mancati funzionamenti dei dispositivi di bordo, fermi restando i cinquantadue casi di apparati in corretto funzionamento e utilizzo, sono state così declinate e suddivise: sedici anomalie derivate dal comportamento del conducente ventisei apparati in utilizzo in sistema manuale per percorsi su linee deviate, tredici apparati di bordo non funzionanti, per i quali sono stati attivati interventi manutentivi.
Pertanto, nelle verifiche di GTT risultano complessivamente cinquantacinque mezzi Mercedes Benz Conecto adibiti al servizio di trasporto pubblico urbano nella città di Torino, 51,40% di quelli controllati senza i dispositivi degli annunci di prossima fermata vocali e visivi funzionanti.
In tale quantità sono stati ricompresi ventisei casi certificati come apparato in utilizzo di sistema manuale per percorsi su linee deviate. Ci in quanto i controlli su tali mezzi sono stati espletati nel corso delle tratte delle linee ordinarie e non su quelle oggetto di deviazione. In tali tratte ordinarie l'autista poteva, infatti, attivare il sistema di annuncio di prossima fermata vocale e visivo.
Acquisite, quindi, tutte le informazioni di dettaglio richieste, il Settore regionale ha predisposto la relazione conclusiva delle attività di controllo straordinario di cui trattasi, trasmessa poi con nota del 16 novembre 2021 a GTT, all'Agenzia della mobilità piemontese e, per conoscenza, all'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti. Tale relazione è pubblicata anche sul sito web istituzionale.
In data 2 dicembre 2021, l'Assessorato ai trasporti ha inviato all'Agenzia della mobilità piemontese apposita nota con cui veniva trasmessa copia della comunicazione di GTT, in merito agli esiti delle verifiche interne sui disservizi rilevati dagli ispettori regionali. In generale, si pu ipotizzare che vi siano state soprattutto nel mese di agosto problematicità legate alla deviazione di alcune linee dal loro percorso originario o riduzioni del servizio offerto non debitamente implementate sul sistema operativo SIS di GTT.
Occorre perciò approfondire quest'aspetto tecnico, se cioè il malfunzionamento sia legato agli apparati o se non sia piuttosto conseguenza di un non corretto funzionamento del SIS, e chiarire l'effettiva natura del problema e soprattutto se esso si riduca quando l'esercizio, con l'apertura scuole a settembre, entra nella sua piena operatività. È evidente, infatti, che un'indicazione a intermittenza di prossima fermata non può essere di alcuna utilità, anzi può risultare perfino nociva, in quanto l'utente, se alcune fermate sono annunciate ma altre no, potrebbe essere più facilmente indotto in errore.



PRESIDENTE

Scusi, Assessore, l'interrogante non riesce a seguire la risposta. Chiedo gentilmente ai colleghi di prendere posto oppure di uscire per terminare i colloqui iniziati tra loro.
Mi scusi, Assessore. Proceda.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore ai rapporti con il Consiglio

regionale Infine, si comunica che, dal momento che la versione della Carta della mobilità messa a disposizione della clientela sul sito GTT non è stata più aggiornata dal 2016. Tenuto conto degli inviti già rivolti per le vie brevi alla società, è stata sollecitata la richiesta di trasmissione del documento aggiornato (protocollo del 14/10/2021).



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Maurizio Marrone per la risposta.
Ha chiesto di replicare il Consigliere Silvio Magliano; prego, collega, ne ha facoltà per cinque minuti.
Chiedo gentilmente di nuovo ai colleghi di prendere posto, oppure aspettare l'apertura del Consiglio regionale.



MAGLIANO Silvio

Ringrazio l'Assessore, al quale chiedo di avere copia della risposta.
È, di fatto, un'ammissione oggettiva che in alcuni casi (tanti, troppi, a mio giudizio, vista la gravità del fatto) alcuni conducenti hanno preferito non essere infastiditi dai segnali audio e visivi rispetto alle fermate creando un problema non da poco a coloro che vivono la condizione della cecità o dell'ipovisione.
Però c'è tutta una parte dell'interpellanza alla quale, Assessore - e questo non dipende da lei evidentemente perché ha letto una nota - non troviamo risposta. Cioè io voglio sapere quando si prenderà in considerazione l'ipotesi di sanzionare, di applicare penali a società che non rispettano. Anche perché, come avete sentito, la Carta dei servizi non è aggiornata dal 2016. Questa modalità, per cui "tanto noi andiamo avanti nello stesso modo, tanto voi potete scriverci e non ci adeguiamo, tanto non abbiamo nessuna formula per sanzionare i nostri autisti se commettono questa tipologia di comportamento", deve finire. Deve finire, ed è per quello che avevo posto nell'interpellanza alcune domande, chiedendo se questa Giunta, questa maggioranza, ma innanzitutto questa Giunta volesse intervenire sulla legge regionale n. 1/2000, che regola "Norme in materia di trasporto pubblico locale" in attuazione del decreto legislativo n. 422 del 19 novembre 1997.
Iniziamo a far capire ai soggetti che erogano un servizio ai piemontesi che alcuni comportamenti poi sono sanzionati e sanzioniamo l'azienda, in modo tale che l'azienda da questo punto di vista si renda conto che non adempiere ad accordi presi, non adempiere a un certo minimo livello di standard legato all'accessibilità e alle persone con disabilità è grave.
L'unico modo che abbiamo per farlo è questo.
Pertanto, l'unica cosa che penso che sarà mia cura proporre è delle modifiche a questa legge, in modo tale che tutti coloro che si occupano di trasporto pubblico sappiano - loro come azienda e i loro dipendenti - che nel caso in cui ci sia un malfunzionamento del mezzo, devono correre in fretta a ripristinare l'apparato, ancorché, come ha detto l'Assessore abbiamo speso tanti soldi. Perché nella nota l'Assessore Gabusi racconta in modo tronfio come la Regione ha messo del denaro e ci siano stati dei collaudi. Ma se mettiamo del denaro, a maggior ragione il servizio deve essere di qualità, soprattutto per le persone meno fortunate, che cercano di utilizzare il servizio pubblico invece che farsi trasportare con altre modalità, anche più onerose per la comunità. Pensiamo ai buoni taxi del Comune di Torino, ad esempio. A noi conviene, conviene alla buona politica che le persone con disabilità usino il trasporto pubblico invece che usare altre tipologie di trasporto, perché le altre il più delle volte sono destinate a coloro che hanno gravissime disabilità motorie e che quindi devono muoversi su carrozzine troppo ingombranti per salire sui mezzi.
Avevo chiesto di provare a inserire dentro agli accordi futuri non solo la tipologia di mezzo, non solo la qualità e la tecnologia presente sul mezzo perché avere tecnologia presente sul mezzo che poi non viene utilizzata o che viene addirittura eliminata e quindi non utilizzata nella sua completezza, per un modus culturale, per un fastidio che si possa avere nel sentire tutto il giorno quella vocina così fastidiosa - da quello che si capisce dal comportamento degli autisti - secondo me non è più accettabile.
Presidente, lo dico con chiarezza: sono in parte soddisfatto perché è stata ricostruita tutta la vicenda e ringrazio gli Uffici regionali che si sono occupati del controllo e hanno fatto emergere con chiarezza che l'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti non si era inventata nulla, ma era vero quello che denunciava. In secondo luogo, mi aspetto che la politica intervenga e che per gli accordi e per i contratti di gestione futuri inizi a inserire delle penali, in modo tale che le aziende che trasportano i piemontesi soprattutto i piemontesi con disabilità, sappiano che noi non lasceremo passare altri casi come questo.
Sono soddisfatto sulla prima parte, ma non sulla seconda, perché speravo che l'Assessorato immaginasse delle modifiche alla legge che andassero in questa direzione. Sarà poi nostra cura, come Gruppi consiliari di minoranza, proporre modifiche che mettano sul chi va là coloro che trasportano i piemontesi e sappiano che, casi come questo, in questa Regione non dovranno più capitare.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Silvio Magliano per la replica.
Nel ringraziare il Presidente Stefano Allasia per l'incarico, dichiaro chiusa la sessione delle interrogazioni e interpellanze.
Al fine e nel rispetto della normativa vigente riguardante il COVID-19 s'invita tutti i Consiglieri e il personale dell'Assemblea a uscire in modo ordinato dall'aula per i quindici minuti di areazione dei locali.
Alle ore 10.27 il Presidente aprirà la seduta del Consiglio regionale.
Grazie e buona salute a tutti a tutte.



(Alle ore 10.11 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta inizia alle ore 10.36)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Per la gestione della seduta si applicano le disposizioni della deliberazione dell'Ufficio di Presidenza a specificazione di quanto previsto dal Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Prima di passare alle richieste di modifica dell'o.d.g., vi chiederei di mettere in discussione l'ordine del giorno n. 753, stilato dal Comitato regionale dei Diritti Umani, che esprime solidarietà al popolo ucraino, con l'augurio che le cause del conflitto possano essere presto vanificate dall'azione della diplomazia.
Ricordo a tutti che la guerra non è mai una soluzione e la nostra speranza è che si avvii al più presto e immediatamente un processo di pace che metta fine alle atrocità di questi giorni. Si sono fatte diverse riunioni tra l'Ufficio di Presidenza e la Giunta, che ringrazio all'unanimità, ed è stato approvato un ordine del giorno del Comitato regionale dei Diritti umani. Come vi dicevo, le questioni sono molteplici e indubbiamente sul nostro territorio dobbiamo mettere in atto una delle questioni più urgenti che riguarda l'accoglienza delle persone che stanno scappando dal conflitto.
Siamo fortemente preoccupati per le sorti delle migliaia di bambini, donne e anziani che stanno fuggendo da quest'assurda guerra e abbiamo il dovere di accogliere tutte le persone che scappano da una guerra.
Come vi dicevo, discuteremo l'ordine del giorno n. 753 dell'Ufficio di Presidenza e altri ordini del giorno collegati, come il 750 del Consigliere Gallo.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Solo per segnalare che abbiamo appena depositato un ordine del giorno e chiediamo se è possibile collegarlo a quello dell'Ufficio di Presidenza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gallo; ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Poiché ieri abbiamo lavorato con tutte le forze politiche e con l'Ufficio di Presidenza per trovare un testo condiviso su questa situazione così drammatica, chiedo che non venga messo in discussione l'ordine del giorno a mia prima firma, ma discutere solo quello unitario dell'Ufficio di Presidenza.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno del Consigliere Gallo viene ritirato.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come già detto ai Capigruppo di maggioranza e anche ai colleghi di opposizione, noi avevamo preparato un testo dal titolo "Prepara la pace: azioni in merito alla crisi internazionale e cessazione del conflitto ai danni dell'Ucraina" che siamo, invece, disponibili a non presentare, perch non credo che la proliferazione di atti in questo momento sia uno strumento che ci avvicini né alle popolazioni sotto le bombe né alla mediazione del conflitto.
Ci tengo a dire che anch'io sono disponibile, come gli altri colleghi, a riassumere nel testo presentato dall'Ufficio di Presidenza parte delle considerazioni. Senza infingimenti, credo che ci dividano alcune idee, fra cui quella del sostegno dell'invio di armamenti. Non credo che siamo tutti convinti di questa scelta, ma credo non abbia senso dividerci in questo momento e in quest'Aula.
Tuttavia, credo che non citare, anche solo nel titolo, la de-escalation e un processo di pace duraturo, come in parte dice il testo, sarebbe un errore. L'unica cosa che chiedo per sottoscrivere quel testo e che in qualche modo ci sia un riferimento vero al processo di pace e non solo la solidarietà alla popolazione ucraina, che mi sembra scontata, e la giustissima e inappellabile condanna di quello che ha fatto la Russia con questa invasione.
Per noi non ci sono ambiguità. Da esponente anche del mondo pacifista, noi crediamo che per fare la guerra, bisogna preparare la pace, oppure, come si diceva, "se vuoi la pace, prepara la guerra". Noi pensiamo che questi giochi di parola non servano: per preparare la pace si deve costruire la pace e, in qualche modo, questo dev'essere scritto da qualche parte in questo testo, quindi spero che sia accolto nella discussione.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ruzzola; ne ha facoltà.



RUZZOLA Paolo

Grazie, Presidente.
Solo per dire che anche noi, in virtù del paziente, doveroso e auspicato lavoro che è stato fatto ieri da tutte le forze presenti in questo Consiglio, grazie al quale si è giunti a un ordine del giorno largamente condiviso, non abbiamo presentato il nostro ordine del giorno.
Crediamo sia un valore aggiunto il fatto che quest'Aula esca con una voce unica nei confronti e a supporto di quelle popolazioni.
Chiedo anche di anticipare, anche se non è collegato, la discussione sull'ordine del giorno n. 729.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente A nome del Gruppo della Lega, avevamo preparato un ordine del giorno del nostro Gruppo. Tuttavia, riteniamo che in queste ore drammatiche, in cui il popolo dell'Ucraina è sotto i bombardamenti, sia assolutamente doveroso che quest'Aula esca con una voce univoca, che non ci si divida e che si evitino i personalismi. Penso che in Europa stiamo vivendo le ore più drammatiche dopo la Seconda guerra mondiale. Siamo convintamente europei, siamo convintamente nella NATO e la voce del Consiglio regionale della Regione Piemonte dev'essere una sola, proprio per rispetto delle violenze indicibili che stanno vivendo quelle popolazioni oggi.
Pertanto, non presenteremo un nostro atto d'indirizzo, ma andremo assolutamente compatti e uniti rispetto al Comitato dei diritti umani, che penso sia l'espressione massima per discutere di tali tematiche, e all'Ufficio di Presidenza, che è l'organo collegiale che ha deciso di partorire l'ordine del giorno.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bongioanni; ne ha facoltà.



BONGIOANNI Paolo

Grazie, Presidente.
Ovviamente, anche il Gruppo di Fratelli d'Italia si unisce, dopo averlo già sottoscritto, all'approvazione di quest'ordine del giorno, che stigmatizza questa situazione di angoscia e di tensione che non ci aspettavamo e che non credevamo di dover vivere, dove è stata calpestata buona parte dei diritti costituzionali dell'Unione Europea, delle Nazioni Unite e, non ultimo, l'articolo 11 della nostra Costituzione.
Se ci sarà tempo per la discussione, sarà mia cura anche sollecitare la vostra attenzione su quello che potrebbe divenire un problema difficilmente sostenibile per quanto riguarda il nostro sistema produttivo.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sacco; ne ha facoltà.



SACCO Sean

Grazie, Presidente.
Anche noi avevamo preparato un ordine del giorno, ma apprezziamo il lavoro di sintesi che si è riusciti a raggiungere in quest'atto d'indirizzo, che ritengo equilibrato e volto anche a una soluzione pacifica del conflitto che richiama, appunto, l'intenzione di quest'Aula di concentrarsi su tutti gli sforzi diplomatici che vengono messi in campo per evitare che ci sia una strage della popolazione ucraina e una continua escalation degli eventi nell'Est Europa.
Oggi, purtroppo, abbiamo una guerra molto vicina e con contendenti particolarmente pericolosi, non solo dal punto di vista delle ricadute sul comparto produttivo, ma proprio per la vita di tutti.
Auspichiamo che si riesca a trovare una soluzione pacifica e che tutto questo rimanga un brutto ricordo che possa essere lontano dalle menti delle future generazioni. Forse non ci rendiamo conto della gravità della situazione, per cui tutti gli sforzi diplomatici che verranno messi in campo non saranno assolutamente inutili.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Anche noi abbiamo sottoscritto l'atto d'indirizzo dell'Ufficio di Presidenza e anche noi auspicheremmo, se possibile, un'integrazione con alcuni elementi contenuti nell'atto d'indirizzo proposto dal Consigliere Grimaldi e con alcuni riferimenti alle necessità di rallentare e fermare l'escalation cui stiamo assistendo in questi giorni.
Il nostro atto d'indirizzo, in particolare, chiede che si possa esporre sulla facciata di Palazzo Lascaris la bandiera della pace. Abbiamo visto che l'Ufficio di Presidenza ha assunto l'iniziativa condivisibile di colorare la facciata con i colori della bandiera dell'Ucraina, ma riteniamo che in questo momento ci sia anche bisogno di dare un segnale a tutti i cittadini piemontesi, dimostrando che il Consiglio regionale sta soprattutto e in primis dalla parte della pace.
Crediamo, quindi, che sia un messaggio da trasmettere a tutte le persone che assistono al Consiglio regionale e transitano davanti al nostro Palazzo.
Chiederei, se possibile, un confronto per valutare eventualmente l'inserimento di questo nostro impegno all'interno dell'atto d'indirizzo dell'UdP o di votarlo anche separatamente.



PRESIDENTE

Grazie.
Consigliere Preioni, chiede di intervenire sempre sullo stesso argomento?



PREIONI Alberto

No, chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori, Presidente.



PRESIDENTE

Sì, prego.



PREIONI Alberto

Ritengo sia doveroso iniziare i lavori odierni con la trattazione dell'ordine del giorno sulla crisi ucraina.
Chiedo, però, che dopo quest'ordine del giorno si possa anticipare la discussione sul Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR), che doveva essere già incardinata nel Consiglio precedente, per poi lasciare la programmazione come da convocazione.
Grazie.



PRESIDENTE

La sua, pertanto, si configura come richiesta di inversione di punti all'o.d.g.
Come ho detto in premessa, ho anticipato le richieste di tutti i Consiglieri per sottoporvi la proposta oramai condivisa da tutti di inserire, come primo punto di discussione della giornata odierna, la trattazione degli atti d'indirizzo sulla solidarietà al popolo ucraino.
Se non vi sono ulteriori richieste d'intervento su questo punto, possiamo procedere con le ulteriori richieste di modifica all'o.d.g., oltre a quella testé anticipata dal collega Preioni di anticipare la trattazione della proposta di deliberazione n. 37 "Approvazione del Piano energetico ambientale regionale", di cui al punto 5) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Non ci sono crisi aziendali più importanti di altre: quando i lavoratori rischiano di perdere il posto di lavoro, ogni rischio dev'essere messo sullo stesso piano.
Fatta questa premessa, Presidente, colgo anche l'occasione della presenza dell'Assessore Chiorino e del Presidente Cirio per informarvi che venerdì pomeriggio sono stato ai cancelli della Pernigotti, a Novi Ligure. Gli operai e i sindacati, per conto loro, in conferenza stampa hanno chiesto alle istituzioni di sollecitare il MISE a organizzare un incontro il più velocemente possibile per definire anche nei dettagli i passaggi delle prossime settimane, perché il 30 giugno scadranno gli ammortizzatori sociali.
Presidente, sull'ordine dei lavori le chiedo quanto segue, offrendo tre opzioni: la prima è un'informativa dell'Assessore sul tema in oggetto; la seconda è la presentazione di un ordine del giorno da votare entro il termine della giornata, sempre sul tema in oggetto; la terza è l'assunzione di un semplice impegno a microfono del Presidente o dell'Assessore, rivolto ai sindacati e ai lavoratori, che faranno il possibile per sollecitare il MISE a convocare la proprietà e i sindacati per capire cosa sta succedendo.



PRESIDENTE

Grazie.
La Giunta è presente. Se e quando vorrà intervenire, potrà farne richiesta.
Vi sono altre richieste di modifica dell'attuale o.d.g.? Nel corso della discussione, si valuterà eventualmente con la Giunta se ci saranno le condizioni per aprire una discussione sulla crisi aziendale Pernigotti anche perché non c'è ancora un atto d'indirizzo proposto.
Ha chiesto la parola l'Assessore Chiorino; ne ha facoltà.



CHIORINO Elena, Assessore al lavoro

Per rispondere subito al Consigliere Ravetti, la situazione della Pernigotti verrà seguita con la massima attenzione, così com'era già stato fatto, ahimè, negli anni scorsi quando sostanzialmente questa Giunta si era appena insediata. Sarà nostra premura fare tutto quello che è in nostro potere, come ritengo sia sempre stato fatto per tutte le crisi aziendali avendo ben presente sempre in ogni circostanza che, oltre al fatto che dietro a ogni lavoratore c'è una famiglia, stiamo parlando di aziende fondamentali per il nostro territorio, che sono marchi storici del nostro territorio e che hanno già subito dei travagli, in questo caso con acquisizioni turche e, quindi, con situazioni particolarmente delicate anche in questi termini.
Anche su questa, ahimè, ennesima crisi la Giunta e, nello specifico l'Assessorato che la segue avrà tutte le attenzioni del caso, sia per quello che è di nostra competenza sia nel richiedere con forza e convinzione tutti gli interventi necessari anche da parte delle altre istituzioni, ivi compreso MISE e Ministero del Lavoro.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre richieste, proseguiamo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ruzzola; ne ha facoltà.



RUZZOLA Paolo

Scusi, Presidente, è solo perché non so se sia stata registrata la richiesta che ho fatto nel mio primo intervento, nel quale chiedevo l'inversione dell'o.d.g., anticipando l'ordine del giorno n. 729.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gallo; ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Intervengo sull'ordine dei lavori.
Questa mattina la dedichiamo alla crisi fra Russia e Ucraina, ma se decidessimo di presentare degli ordini del giorno successivamente segnaliamo solo che martedì scorso l'ordine del giorno del Consigliere Sarno inerente agli infermieri era stato posticipato, quindi chiederei solo di tenerlo dentro alla discussione degli ordini del giorno, compreso quello del collega Magliano sullo stesso tema.



PRESIDENTE

È il punto 20) all'o.d.g., inerente agli ordini del giorno n. 737 e 747.
Pertanto, chiede di inserirlo prima facendo un'inversione. Io non ho nessun problema a invertire sia il punto 12) sia il punto 20) mettendoli prima rispetto agli altri, però vi ricordo che in tutte le riunioni dei Capigruppo chiedo di fare ordine in anticipo. Dato che mi sembra che questi siano ordini del giorno un po' datati, alla prossima riunione dei Capigruppo discuteremo più attentamente sul fatto di fare un o.d.g. più preciso, altrimenti in tutti i Consigli ci si ritrova con un'urgenza rispetto a un'altra.
Condivido assolutamente che sulla questione della Pernigotti ci debba essere un impegno e c'è stata una sollecitazione che condivido, ma sugli altri bastava semplicemente mandare una mail come vi avevo già detto alla Conferenza dei Capigruppo.
In ogni caso, non è un problema. Se nessuno è contrario, anticiperemo il punto 5) rispetto alle proposte di legge richieste dal Consigliere Preioni dopo la discussione degli ordini del giorno sulla solidarietà al popolo ucraino e ordini del giorno collegati e, successivamente, gli ordini del giorno relativi al punto 12) e al punto 20).
L'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico: a) Congedi Ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento, hanno chiesto congedo Carosso Dago, Poggio, Ricca, Stecco e Tronzano.
Il numero legale è ventitré.
b) Presentazione progetti di legge L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
c) Processi verbali precedenti sedute Sono a disposizione e visibili sulla Intranet del Consiglio regionale alla sezione "Supporto sedute istituzionali-sedute di Aula" i processi verbali relativi alle sedute dell'8, 15, 21 e 22 febbraio 2022.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Intervengo sulle sue comunicazioni, perché c'è qualcosa che dovrebbe essere oggetto di sue comunicazioni. In data 18 febbraio ho segnalato con una mail inviata a lei, all'Ufficio di Presidenza e al Segretario generale una risposta a un accesso agli atti formulato all'Assessore Gabusi il 22 settembre 2021. Significa che il 22 marzo, il secondo giorno di primavera faranno sei mesi che non mi viene data risposta.
Essendo passati i dieci giorni previsti dalla DUP n. 239 e non avendo io ricevuto comunicazioni in merito a un suo sollecito all'Assessore Gabusi rispetto alle necessità di rispondere al mio accesso agli atti, lo dico in Aula, perché magari questo sollecito è stato inviato, ma io non ne ho notizia. Spesse volte è corretto rispondere a diverse comunicazioni di richieste formulate. Chiaramente non siete voi a rispondere all'accesso agli atti, lo deve fare l'Assessore Gabusi. Voi magari risponderete ad altri accessi agli atti che riguardano il Consiglio e sono sicuro che risponderete in maniera assolutamente celere, come accade solitamente.
Questo è un sollecito. Mi auguro sia stato fatto. Non ho avuto comunicazione, mi auguro soprattutto che la risposta arrivi, altrimenti saremo qui a ripeterlo tutte le volte.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola.
Come lei ben sa, avendo fatto parte anche dell'Ufficio di Presidenza, per quanto riguarda i documenti di accesso agli atti, già da diverso tempo abbiamo deciso di mandarli avanti in automatico, perché c'era stata la richiesta di diversi accessi agli atti, e per evitare, da parte dell'Ufficio di Presidenza, di visionarli. Poiché non c'era la possibilità a parte l'Ufficio di Presidenza, se non erano proprio atti ufficiali, di competenza, di visionarli, era stata mia premura, condivisa dall'allora Ufficio di Presidenza e da quello attuale, di mandarli avanti in automatico. Le sue richieste, comunque, sono state mandate la scorsa settimana e manderemo copia della richiesta.
Ribadisco a tutti che, dall'Ufficio di Presidenza, tutti gli accessi agli atti vengono mandati in automatico appena arrivano.
Se non vi sono altre richieste d'intervento sulle comunicazioni, passerei agli ordini del giorno iscritti.
Rimangono in essere l'ordine del giorno n. 753 dell'Ufficio di Presidenza e il n. 754 della collega Frediani.
Iniziamo la discussione e poi, se si trovasse l'intesa e la condivisione di unirli in tutte le loro parti, sicuramente sarà utile per il prosieguo dei lavori.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 753 presentato da Allasia, Graglia, Magliano Gavazza, Giaccone, Bongioanni, Gallo, Ruzzola, Valle, Mosca, Martinetti Sacco, Preioni, Stecco, Cane, Lanzo, Gagliasso, Nicotra, Fava, Dago Zambaia, Cerutti, Marin, Frediani, Canalis, Poggio, Avetta, Chiamparino Ravetti, Demarchi, Rossi, Sarno, Biletta e Nicco, inerente a "Solidarietà alla popolazione ucraina e condanna dell'aggressione subita"; ordine del giorno n. 754 presentato da Frediani e Bertola, inerente a "Esposizione bandiera della pace sulla facciata di Palazzo Lascaris, sede del Consiglio Regionale"


PRESIDENTE

Iniziamo con la presentazione e l'illustrazione degli ordini del giorno e poi lascerei la parola al Governatore Cirio, come primo intervento, perch aveva necessità di intervenire in anticipo.
Ha chiesto la parola alla Consigliera Zambaia; ne ha facoltà.



ZAMBAIA Sara

Grazie, Presidente.
Innanzitutto ringrazio lei, Presidente, così come ci tengo a ringraziare e a volgere un saluto a tutti i componenti dell'Ufficio di Presidenza del Comitato regionale per i diritti umani. Come Ufficio di Presidenza e come Comitato ci siamo attivati immediatamente sin dai primi giorni della crisi Ucraina. Non potendo fare chiaramente molto, abbiamo pensato di iniziare subito con il voler dare un messaggio politico chiaro, partendo dall'Aula quindi, sì, come Comitato regionale per i diritti umani presieduto da lei ma anche come Aula unita.
Spero ci sia la volontà di condividere quanto è stato riportato all'interno di questo testo; un testo che vuole dare un messaggio chiaro - poi lo leggerò - sia di pace sia di fermare immediatamente i bombardamenti, perch nessuno di noi avrebbe mai potuto immaginare che nel 2022 avremmo dovuto rivivere nel nostro Occidente, all'interno di Stati sovrani, il terrore della guerra, dei bombardamenti e delle armi. Purtroppo ci troviamo a vivere questa condizione tragica. Mi auguro vivamente - ce lo auguriamo tutti - che non siamo l'alba di un qualcosa di più grave. Di sicuro dobbiamo fare tutto quello che è nelle nostre possibilità per fermare immediatamente la follia della guerra, perché non troverei altri termini per definirla.
Preferirei leggere l'ordine del giorno, essendo un testo condiviso, in modo che ci possa essere una reale condivisione anche nelle parole.
Premesso che da anni l'Ucraina è il campo di battaglia di una guerra che ha causato dal 2014 circa 15 mila vittime e il precipitare degli eventi ci ha messo davanti a un fatto che dobbiamo definire senza timidezze: l'invasione è sempre un'inaccettabile violazione della sovranità di un Paese libero e indipendente.
Ritenuto che gli atti di aggressione militare siano sempre da condannare fermamente, in quanto ci mettono davanti a un sistema che s'incentra non sul confronto e sul consenso dei cittadini, ma sulla forza militare e sulla sua repressione.
Ricordato, altresì, che il conflitto in atto si pone in contrasto con i principi del diritto internazionale e dell'Unione Europea che si prefigge come sancito dagli articoli 2 e 3 del Trattato sull'Unione europea, di promuovere e contribuire alla pace e alla sicurezza, oltre che "alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli" e "alla rigorosa osservanza e allo sviluppo del diritto internazionale, in particolare al rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite", Carta che peraltro, al capitolo 1 (dedicato ai fini e ai principi dell'Organizzazione), articolo 1, paragrafo 2, individua come fine delle Nazione Unite "sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principio dell'eguaglianza dei diritti e dell'autodeterminazione dei popoli".
Ricordato che secondo l'articolo 27 della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, "in quegli Stati, nei quali esistono minoranze etniche, religiose o linguistiche, gli individui appartenenti a tali minoranze non possono essere privati del diritto di avere una vita culturale propria, di professare e praticare la propria religione, o di usare la propria lingua, in comune con gli altri membri del proprio gruppo".
Evidenziato, quindi, che è compito della comunità internazionale e dell'Europa garantire il massimo impegno per far cessare immediatamente il conflitto e immaginare un equilibrio duraturo di pace.
Richiamato che anche la nostra Costituzione, all'articolo 11, "ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".
Considerato che la Regione Piemonte, anche con l'istituzione del Comitato regionale per i diritti umani presso il Consiglio regionale, da sempre crede nella pace, perché la pace e la difesa dei diritti delle persone non possono mai essere disgiunte.
Considerato che in questi giorni, pochi ma lunghissimi giorni, ci hanno fatto ripiombare in un tempo che si sperava rimanesse destinato ai libri di storia: il tempo dell'incertezza, dell'ignoto, della paura e della concretezza della morte nel nostro continente.
Ritenuto di condannare fermamente ogni aggressione militare, condividendo le azioni che il Governo italiano ha intrapreso e auspicando che la comunità internazionale profonda il massimo impegno per far cessare immediatamente il conflitto.
Ritenuto che la situazione sia estremamente complessa e risulti difficile decifrare il disegno geopolitico in atto e gli scenari che potrebbero configurarsi, anche al di fuori dei confini ucraini, con una minaccia per l'Unione Europea e che, anche per questo, dobbiamo essere più uniti che mai e continuare a sostenere le azioni messe in campo dal Governo.
Il Consiglio regionale, nel manifestare una ferma condanna per l'aggressione militare in atto da parte della Russia in Ucraina e solidarietà e vicinanza alla popolazione colpita, dà mandato al Presidente della Giunta e al Presidente del Consiglio regionale anche in qualità di Presidente del Comitato dei diritti umani . di continuare a seguire l'evolversi della situazione, nonché a fornire ogni aiuto possibile con la raccolta di fondi e materiali di prima necessità, da mandare in Ucraina, a sostenere gli ucraini residenti in Piemonte e, come annunciato, a operare fattivamente per ospitare chi sta fuggendo dalla guerra . di invitare il Governo italiano a continuare ad adoperarsi per attivare ogni sforzo e ogni canale diplomatico volti a porre fine al più presto ai combattimenti e restituire la parola alla diplomazia e ai Tavoli di pace . di sostenere ogni sforzo diplomatico messo in campo dal Governo italiano e dagli altri Paesi dell'Unione Europea.
Ringrazio nuovamente il Comitato. Venerdì ci raduneremo nuovamente per discutere l'attività del 2022, ma sicuramente anche scegliere quale altro segnale dare ovviamente a sostegno di questa crisi che, purtroppo, io più che crisi, ahimè, devo definire guerra.
Ripeto, è un testo che ha voluto mettere l'accento sulla follia della guerra e sull'esigenza di trovare un canale diplomatico. Questa sera saremo tutti attenti a leggere quelle che saranno le trattative che riprendono in data odierna, auspicando veramente con il cuore in mano che si possa porre nel più breve tempo possibile, la parola fine a questa follia che non abbiamo nessuna intenzione di continuare a vivere come Occidente.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Mi scuso con il Presidente Cirio che voleva intervenire, ma volevo fare chiarezza.
Noi vorremmo intervenire nella discussione generale, quindi questo intervento non lo sostituisce, ma volevo solo specificare che sono d'accordo con la Consiglia Frediani (siamo i due firmatari dell'ordine del giorno), a ritirare il nostro atto per far uscire, come ha detto qualcuno una voce unica, se nell'atto dell'Ufficio di Presidenza vengono integrate le richieste che sono state avanzate. Condividiamo la richiesta avanzata dal Consigliere Grimaldi su un riferimento chiaro alla de-escalation e la nostra proposta di esporre la bandiera della pace fuori da Palazzo Lascaris.
Se ci sono queste integrazioni, noi non illustriamo il nostro del giorno perché non lo presentiamo. Chiaramente interveniamo poi nella discussione generale.
Volevo solo dire questo per chiarire a tutti il quadro della situazione.
Grazie.



PRESIDENTE

Non ho sospeso la seduta per economia dei lavori perché mi sembra che ci sia un indirizzo da parte dell'Aula di accettare sia la proposta del Consigliere Grimaldi sia la proposta della Consigliera Frediani all'interno di un unico ordine del giorno, ma essendo un atto depositato formalmente ho chiesto se c'era la volontà di esporre il proprio ordine del giorno.
Ha chiesto di intervenire il Presidente della Giunta regionale Cirio; ne ha facoltà.



CIRIO Alberto, Presidente della Giunta regionale

Grazie della cortesia di lasciarmi aprire questo dibattito così importante su un tema così delicato che dev'essere trattato all'interno di quest'Aula e che, sulla base di quanto ho già visto e assistito questa mattina, va nella direzione di assumere una posizione comune, che è fondamentale e giusta, sacrosanta e doverosa. La Regione deve parlare una lingua sola specialmente quando si tratta di temi così delicati come quelli dei diritti umani, come quelli della contrarietà alla guerra, come quelli del rispetto del diritto internazionale, dell'europeismo e di tutti i valori che non sono negoziabili. Sono valori fondamentali che ci uniscono e che ci devono vedere uniti anche negli atti formali che li rappresentano.
Mi auguro di riuscire a essere presente in aula al momento del voto, ma alle ore 12 il Prefetto ha convocato un Comitato molto importante e delicato, per cui mi assenterò per raggiungere la Prefettura, ma farò di tutto per rientrare in tempo per la votazione. Non dovessi riuscirci chiedo che questo mio intervento valga anche come dichiarazione di voto sul testo che sarà definito dall'Assemblea.
Condivido la necessità di raggiungere con gli sforzi necessari un testo comune; il tema, peraltro, che sosteneva ieri e che ha sostenuto poc'anzi il Consigliere Grimaldi è stato anche oggetto d'interventi all'interno del Parlamento e del Senato, per cui sono temi evidentemente che possono trovare una sorta di condivisione da parte di tutti.
Naturalmente mi uniformerò a quella che sarà la posizione che l'Ufficio di Presidenza vorrà assumere. Ringrazio la Consigliera Zambaia per il suo intervento. Ringrazio il lavoro che il Comitato dei diritti umani ha fatto perché approvare un documento che abbia una genesi legata al Comitato dei diritti umani, proprio per la sua forza, per ciò che rappresenta, per chi rappresenta al suo interno, credo faccia assumere all'ordine del giorno ancor più significato rispetto a quello che può assumere, già importante e fondamentale, il sostegno del Consiglio regionale del Piemonte che rappresenta tutti quanti cittadini piemontesi.
In quest'ordine del giorno ci sono gli elementi chiari sui quali il nostro Governo, il Presidente Draghi, ieri il Senato e la Camera hanno assunto una posizione molto chiara e molto netta di contrarietà alla guerra, di condanna dell'aggressione da parte della Russia definendola, usando le parole di Draghi, "un'aggressione ingiustificata e ingiustificabile".
Queste sono le parole che ha utilizzato il nostro Presidente del Consiglio che credo debbano essere un po' lo spartiacque e l'indicazione al di sotto della quale poi far discendere la solidarietà al popolo ucraino, che non può essere, a parer mio, una sterile solidarietà formale, ma deve diventare una solidarietà sempre più sostanziale.
Proprio per la necessità di rendere concreta questa solidarietà, ho voluto istituire un coordinamento - un gruppo di lavoro - insieme al Presidente Allasia, alla presenza dell'Assessore con la delega ai bambini, Caucino dell'Ambasciatore ucraino in Italia e del Console onorario di Torino, al fine di fornire il più concreto, reale e immediato supporto al popolo ucraino martoriato dalla guerra.
La nostra è una condanna completa, una condanna netta, una condanna che nel mio caso, peraltro, arriva dopo anni in cui ho potuto seguire al Parlamento europeo proprio questa parte dell'Europa. Presiedevo, infatti la Commissione per l'integrazione economica di Euronest, che è l'Assemblea interparlamentare per i rapporti con l'Eurasia.
L'Eurasia, come sapete, rappresenta proprio questa fetta di Europa, con l'Ucraina, la Bielorussia, l'Armenia, Azerbaigian, la Georgia e la Moldavia. In tutti quegli anni ho potuto personalmente percepito ciò che rappresentava la presenza della Russia ai confini con l'Europa, le relative difficoltà; questi Paesi euroasiatici rappresentano una realtà in cui, al loro interno, è sempre aperto un dibattito molto forte, quasi fossero sempre di fronte a un bivio, in ogni elezione e in ogni scelta, se stare con l'Europa o con la Russia.
Parliamo, peraltro, di un dibattito davvero molto delicato, che negli anni ha avuto un'escalation anche di difficoltà di rapporti. Dovete immaginare che oggi un pezzo dalla Georgia è già occupato militarmente dalle forze russe; c'è un pezzo dalla Moldavia, la Transnistria, che è un'autoproclamata realtà che però fa parte della Repubblica Moldava; la Bielorussia è un Paese che abbiamo espulso da Euronest perché aveva la pena di morte.
Abbiamo organizzato numerose iniziative finalizzate a portare un cambiamento all'interno di questo Paese, perché il nostro lavoro era proprio quello di includere, di far superare quelle che erano le contrarietà agli spiriti della Carta europea dei diritti dell'uomo. È un lavoro che abbiamo svolto negli anni sempre affermando i principi dell'Unione Europea e del diritto internazionale, della sovranità nazionale, di tutti i valori che sono fondamentali e fondanti nell'adesione dell'Italia all'Europa; valori che oggi, con la condanna a quello che sta accadendo in Ucraina, credo dobbiamo rimettere sul campo, rinvigorire rilanciare.
Ritengo che l'Unione Europea abbia dimostrato, in un momento in cui non sempre la credibilità dell'Unione è garantita dai suoi comportamenti, di essere invece una reale condivisione di valori che non sono negoziabili.
Nei vari dibattiti del passato, ma anche del presente, il rapporto con la Russia viene visto come un rapporto difficile e delicato; non possiamo negare il problema della crisi energetica o dell'approvvigionamento (il 40 del gas che usiamo nella nostra vita quotidiana proviene da quei Paesi). In alcuni casi, non possiamo neanche dimenticare quello che è accaduto in passato, nei momenti di maggior attacco terroristico, che ci ha visti uniti contro il terrorismo islamico, per esempio, di alcune frange che avevano messo davvero a rischio la convivenza sociale e la vita di tutti noi (non dimentichiamo gli attentati a Parigi o gli attentati a Nizza). Quel dibattito faceva pensare alla Russia come un Paese che poteva fare da argine a questa escalation. Però non ci sono, né ci possono essere interessi economici superiori a quelli che sono i diritti umani, i diritti delle persone, il diritto internazionale.
E allora, se pur con tutta la cautela che il Presidente Draghi sta dimostrando, l'azione dev'essere netta e corale, e non credo che debba arrivare solo dal Parlamento, ma anche dai Consigli regionali. Mi diceva l'Assessore Chiorino prima che ci sono numerose iniziative di Consigli comunali che vanno nella direzione di una netta condanna per quanto è accaduto.
Abbiamo vissuto anche con grande trasporto emotivo questi giorni.
Istituendo questo coordinamento per l'emergenza in Ucraina abbiamo voluto interpretare direttamente, come vi dicevo, un ruolo concreto. Abbiamo voluto essere presenti nei confronti di quei 20 mila cittadini ucraini che vivono in Piemonte, che sono tanti, e che, come fanno con me, credo facciano con ciascuno di voi; tanti nostri concittadini italiani ci stanno contattando (e vi stanno contattando) per dire: "Vogliamo fare la nostra parte".
Abbiamo la necessità, pertanto, di essere concreti, ed è il motivo per cui abbiamo attivato immediatamente il nostro ospedale da campo, quello stoccato nell'ospedale di Levaldigi. Ce ne sono due in tutta Europa: uno è in Italia (in Piemonte), l'altro è in Spagna. Sono stati realizzati con i fondi europei. Fabrizio Curcio, Capo Dipartimento della Protezione civile mi ha allertato lunedì e noi, da lunedì, abbiamo messo a disposizione pronto a partire, il nostro ospedale e la nostra équipe medica (l'ultima volta si era recata in India per il COVID), pronta a montare il nostro ospedale laddove la UE ci indicherà debba essere realizzato.
Insieme con questo, abbiamo attivato la raccolta delle strumentazioni medicali (siringhe, sacche per flebo, materiale di carattere sanitario) c'è stato fornito un elenco dalla stessa struttura del Dipartimento nazionale di Protezione civile. Proprio nella giornata di oggi si concluderà questa raccolta interna e potremo concretamente inviare il nostro supporto. Inoltre, insieme a Federpharma Onlus (è la fondazione che si occupa di iniziative benefiche), stiamo raccogliendo i medicinali necessari all'intervento, da un elenco che ci è stato fornito direttamente dal Consolato ucraino.
Voglio ringraziare, in particolare, il Console onorario di Ucraina a Torino e in Piemonte, perché si sta dimostrando un'interfaccia davvero preziosa e concreta nei rapporti con questa realtà.
Insieme a queste due iniziative che hanno una regia nazionale, abbiamo attivato iniziative più locali, più regionali. Abbiamo insieme a "Specchio dei tempi" raccolto la disponibilità a erogare, da parte di chiunque voglia dare il proprio contributo economico, fondi sul conto di "Specchio dei tempi", per addivenire a un utilizzo condiviso con l'Ambasciata ucraina naturalmente con la Fondazione Specchio dei tempi, ma che vada nella direzione di sostenere le famiglie che vorranno accogliere i profughi che scapperanno dall'Ucraina.
Con l'Assessore Caucino abbiamo approfondito quelle che potrebbero essere le modalità di quest'accoglienza. Si pensa a un'accoglienza diversa rispetto alle altre ondate di profughi che avevamo accolto in Piemonte perché si tratta di persone che scappano da un'abitazione in cui vorranno giustamente il prima possibile ritornare. Sono persone che vengono in un Paese dove trovano tanti connazionali già perfettamente inseriti. I 20 mila ucraini presenti in Piemonte saranno la prima antenna d'interfaccia nei confronti di queste persone.
Pertanto, insieme alla Fondazione abbiamo ragionato di istituire una sorta di voucher, una sorta di sostegno economico a queste famiglie, naturalmente anche a famiglie italiane, a chiunque voglia ospitare queste persone. Oggi pomeriggio alle 15.30 l'Assessore Caucino ha convocato una riunione con le Prefetture del Piemonte, in modo da definire in dettaglio quelle che sono le modalità.
Abbiamo poi aperto i nostri ospedali e questa è la cosa che m'inorgoglisce di più, perché abbiamo aperto insieme all'Ambasciatore un canale diretto con gli ospedali di Kiev. Abbiamo messo a disposizione il Regina Margherita per i bambini oncologici che stanno scappando da Kiev. In queste ore nove bambini sono in viaggio con i propri familiari attraverso l'Ucraina e raggiungeranno il confine a breve, trovando ad accoglierli dei pullman nostri che li porteranno direttamente al Regina Margherita.
Voglio ringraziare il dottor Lavalle e la dottoressa Fagioli. La dottoressa Fagioli mi ha scritto un messaggio lunedì pomeriggio, sollecitata da un'associazione che aveva avuto la segnalazione dell'Ambasciatore ucraino in Italia dopo l'incontro che avevamo avuto in Regione, In questo messaggio mi chiedeva: "Quanti bambini possiamo prendere al Regina Margherita?". Io le ho risposto: "Tutti. Tutti quelli che possiamo curare". Credo che sia un dovere da parte nostra. Non dimentichiamo che è un dovere sempre; oggi sono ucraini, domani possono essere di qualsiasi altra nazionalità, non ci deve interessare né oggi né domani. La solidarietà si fa verso gli esseri umani e non solo, si fa verso gli esseri senzienti, si fa verso le persone che soffrono.
Credo che questo sia un grande banco di prova che risveglia un po' tante coscienze e sono contento che avvenga, perché il Piemonte si sta dimostrando ancora una volta accogliente, pronto ad aprire le proprie porte a chi scappa dalla guerra e ha bisogno di essere aiutato. Nello specifico questi bambini che sono bambini che dovranno essere sottoposti a cure oncologiche ed ematologiche (così mi è stato spiegato) hanno fatto fatica a scappare da Kiev e non riescono a trovare assistenza adeguata alle loro patologie, neanche al confine con la Polonia o con la Romania. Ed è il motivo per cui il Regina Margherita ha aperto le proprie porte e abbiamo aperto le nostre porte.
Ho voluto in questo intervento unire alla condanna - che ribadisco, non negoziabile, senza se e senza ma, alla violazione del diritto internazionale e dell'integrità dei Paesi - le azioni concrete che dobbiamo porre in essere. La solidarietà non si fa a parole, si fa con i fatti, ed è il motivo per cui l'unitarietà che ho registrato e vedo all'interno di questo Consiglio regionale è un'unitarietà preziosa. All'interno di quest'ordine del giorno, davvero io credo come Governo regionale e come Consiglio regionale, che possiamo e dobbiamo parlare con una voce sola chiara e netta su questo tema così importante, in modo che possa dare a noi anche stimoli ulteriori per non dimenticare, dopo due anni di pandemia, che la guerra immaginavamo non potesse più accadere.
Se pensate, l'Europa è nata proprio perché non ci fossero più guerre: l'Europa nasce con l'obiettivo di far sì che non nascano più guerre. E ci eravamo riusciti fino adesso. Pertanto, dobbiamo sentirci tutti coinvolti e non risparmiarci nel fare ciascuno di noi, nel proprio ruolo, la propria parte.
Grazie.



(Applausi provenienti dall'aula)



PRESIDENTE

Chiedo se vi siano interventi in discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bongioanni; ne ha facoltà.



BONGIOANNI Paolo

Grazie, Presidente. Mi unisco, come tutto il Consiglio, all'applauso al Presidente Cirio per il suo intervento e l'equilibrio con cui lo ha tracciato.
Stiamo sicuramente vivendo una situazione che ci ha gettati tutti dell'angoscia, facendo vivere dei fantasmi anche a chi non li aveva vissuti tanti anni fa quando l'Europa era teatro di guerra. E questo è sicuramente uno degli eventi più drammatici nella storia recente del nostro continente.
Non pensavamo di doverlo vivere né di doverlo subire. Sono stati in pochi secondi cancellati tutti i valori, tutti i diritti costituzionali, vuoi quelli dell'Unione Europea vuoi quelli dell'ONU, che sono calpestati con un'offesa violenta alla libertà da parte della Federazione Russa. E questo è uno sfregio ai valori anche della nostra Costituzione che, all'articolo 11, ripudia ogni guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. È uno sfregio al diritto internazionale e bisogna reagire.
In questo momento, la comunità internazionale lo sta facendo, ma deve farlo con la diplomazia e con i mezzi non violenti, quali quelli delle sanzioni.
Chiaramente il discorso delle sanzioni si riverbererà in modo pesante sull'Italia e dobbiamo prepararci. Su questo focalizzo il mio intervento poiché la condanna riguarda il comportamento della Federazione Russa.
Dobbiamo prepararci perché noi, nell'ambito dell'approvvigionamento delle materie prime essenziali.
A oggi, importiamo dalla Russia e dall'Ucraina gas naturali, petrolio e cereali, per cui non siamo preparati se queste risorse venissero meno.
Dobbiamo prepararci per evitare che arrivi una guerra a casa nostra: la guerra dell'energia.
Ci troviamo in questa situazione perché l'Italia non ha una politica energetica propria.
Dieci giorni fa, Presidente, abbiamo organizzato un Consiglio regionale aperto sul tema dell'ambiente e dell'inquinamento. In quella sede, ho detto che l'Italia è il Paese dei "no": "no" agli scavi; "no" alle opere pubbliche; "no" alle trivelle; "no" al nucleare; "no" al carbone; "no" al gas; "no" al petrolio; "no" ai rigassificatori. Siamo la Nazione che sicuramente ha i ritardi più grandi, per quanto concerne il discorso dell'autorizzazione per le energie rinnovabili. Siamo il "no" anche agli impianti eolici, al solare, agli idroelettrici e quando s'intraprende un percorso per provare a installarli, ecco che la Sovrintendenza, un Assessorato all'ambiente o qualche altro soggetto di casa nostra esprime parere negativo e viene bloccato, magari per evitare di sfregiare il paesaggio.
Adesso, quindi, ci ritroviamo in una situazione di difficoltà estrema dove fra l'altro, con una politica estera debolissima siamo riusciti a compromettere anche i nostri rapporti con l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi e siamo andati ad aprire un conflitto diplomatico con l'Egitto.
Stiamo portando il nostro sistema produttivo vicino a un baratro.
Nell'ambito dell'approvvigionamento di molte materie prime che oggi importiamo dalla Russia per il settore energetico (come citavo prima: gas naturale e petrolio), necessita che ci attiviamo con ogni mezzo per fare in modo che un possibile blocco all'importazione di queste materie prime essenziali non porti il nostro sistema industriale, imprenditoriale e produttivo, già provato da due anni di pesantissima pandemia, vicino a una crisi economica che potrebbe essere senza precedenti.
Noi, come dicevamo, dipendiamo dalle fonti energetiche primarie della Russia (dalla Russia importiamo il 45% del nostro gas), per cui diventa indispensabile attrezzarci nel breve termine, ovviamente con delle politiche a medio termine, per azzerare la nostra dipendenza energetica dalla Russia. Nel breve termine, ovviamente, dobbiamo poter assicurare un mantenimento energetico e delle attività produttive; occorre che il Governo italiano si muova nell'ambito delle proprie competenze, e dove può anche la Regione, per derogare alle autorizzazioni di tipo ambientale, paesaggistico e culturale, per avere, con effetto il più possibile immediato l'installazione e la realizzazione di elementi di energia alternativa, vuoi l'eolico, vuoi il solare, vuoi il fotovoltaico.
Dobbiamo potenziare i termovalorizzatori già presenti in Piemonte e, dove è possibile, individuare nuovi siti per poterli installare. Il rischio è grave, è un rischio di blocco che potrebbe diventare un blocco totale del sistema produttivo di un Paese che arriva da due anni pesanti dovuti alla pandemia.
Ripeto, dobbiamo andare in deroga alle leggi vigenti in materia ambientale e dare vita alla ricerca, sul nostro territorio, di fonti possibili di fossili e idrocarburi. So che c'era un progetto legato al sito gassoso delle cascine Alberto, che è abortito, come sempre, per qualche intervento di qualche associazione ambientalista.
Il Governo si deve impegnare, si deve dare da fare in questa direzione: deve semplificare e semplificare al massimo ogni iter autorizzativo in materia di paesaggio, ambiente e beni culturali, in modo che questi impianti si possano finalmente analizzare e vadano a compensare una situazione drammatica cui dovremo far fronte nei giorni futuri.
Tutto questo avviene mentre c'è un'Europa debole. Qualche colpa dobbiamo assumercela, perché se c'è questa crisi è anche perché l'Europa non esiste.
L'Europa non ha una forza militare e non ha una politica estera. Se guardiamo la politica esterna, la mancanza di rapporti che abbiamo con alcuni Paesi produttori di materie prime testimonia ed è la causa della situazione in cui oggi viviamo e andremo a dover lottare.
A fianco di questo, abbiamo sicuramente un Presidente degli Stati Uniti che, nella sua senescenza, non ha capito né saputo anticipare una problematica; problematica che, come ho detto in apertura, va sempre affrontata e risolta sul tavolo della mediazione.
Probabilmente si rafforzerà un asse Cina-Russia, per noi pericoloso soprattutto dal punto di vista economico, per quanto riguarda il nostro export. Una fetta enorme del nostro PIL vive su quanto esportiamo del manifatturiero e dell'agroalimentare. Stiamo attenti che non si chiudano mercati che per noi oggi sono forieri di risorse fondamentali per la sussistenza della piccola e media impresa, volano e locomotiva che traina l'economia del Nord-Ovest dell'Italia e della nostra Regione.
Chiudo con un breve inciso, che forse sarà in controtendenza, relativo a quella parte di embargo riferito allo sport.
Secondo me, lo sport è un ponte di pace; è uno strumento universale - l'ho vissuto e ne sono stato protagonista e attore per tanto tempo - che penso possa servire per lo sviluppo della pace, perché trasmette quelle regole fondamentali della vita sociale. Penso che questa parte degli interventi sanzionatori verso la Federazione Russa vada rivista, altrimenti andremo a tagliare un possibile ponte di dialogo, un dialogo che oggi diventa essenziale e indispensabile.
Infine, anche per quanto riguarda la tensione, faccio riferimento a una frase, che mi era rimasta impressa, detta da un amico israeliano che oggi vive a Nizza (era stato parte attiva di una serie di conflitti ed era componente del Mossad, il servizio segreto israeliano): quando c'è tensione, la tensione non va mai alimentata, non si può buttare aria sul fuoco, perché tu sai da dove parti, ma non sai dove vai a finire.
È un monito che lancio e che spero possa servire di lezione o, perlomeno d'indirizzo a qualcuno che occupa dei livelli istituzionali molto più alti dei nostri e che si troverà ai tavoli per trattare e decidere.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gallo; ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Siamo qui a discutere di una situazione incredibile e impensabile, se pensiamo che solo martedì scorso, quando ci siamo visti in quest'Aula eravamo impegnati (tutti gli Stati erano impegnati) a lavorare per una soluzione di pace. Eravamo tutti impegnati in appelli per una de-escalation militare. Eravamo tutti impegnati a cercare di risolvere la crisi tra la Federazione Russa e l'Ucraina, ovviamente con un tavolo di pace, un negoziato e un ritorno alla normalità.
Noi siamo per la pace e il tavolo di negoziato, siamo per riportare e per fermare le armi e tornare a sederci attorno a un tavolo e risolvere la questione in modo pacifico. Siamo di fronte a una guerra arrivata all'improvviso nel cuore dell'Europa, scatenata da uno Stato aggressore, la Federazione Russa, che ha aggredito uno Stato democratico e sovrano sul proprio territorio, in pace e senza nessun motivo, che è l'Ucraina.
Siamo di fronte a una situazione che ci riporta a più di settanta anni fa nel cuore dell'Europa, a una crisi politico-militare che nessuno di noi pensava si potesse veramente avverare, anche solo una settimana fa. Eppure oggi siamo di fronte a una situazione di fronte alla quale non dobbiamo avere tentennamenti, non dobbiamo avere ambiguità, ma dobbiamo essere tutti uniti e tutti dalla stessa parte.
Uso le parole del Premier Draghi che ieri in Parlamento ha parlato alla Camera e ha chiuso il suo intervento con una risoluzione sostanzialmente all'unanimità del Parlamento, che pone l'Italia unita e coesa di fronte a questa sfida incredibile: "Non possiamo e non ci volteremo dall'altra parte". Noi stiamo parlando, in questo momento, di un Paese che è sotto l'attacco di missili e di bombe, di bambini che muoiono, di civili che fino a una settimana fa vivevano tranquillamente e oggi sono aggrediti.
"Questo è un attacco alla nostra concezione dei rapporti tra Stati, basato sulle regole e sui diritti": una frase molto forte del Premier Draghi sempre di ieri, ed è una situazione i cui effetti non possiamo prevedere oggi. È di questi minuti, così mi sembra di leggere dalle agenzie di stampa, che forse stasera riprenderanno i negoziati di pace che noi ovviamente cerchiamo di favorire ma, allo stesso tempo, non possiamo voltarci dall'altra parte. Abbiamo di fronte a noi un Paese aggredito, che ci chiede sostegno umanitario, sostegno da tutti i punti di vista: delle relazioni diplomatiche, delle sanzioni e sostegno anche a difendersi. Qui stiamo parlando di un popolo e di un Paese che si difende da un'aggressione.
L'Italia sta facendo la sua parte e dovrà fare la sua parte e l'Unione Europea sta facendo la sua parte, l'Alleanza Atlantica sta facendo la sua parte e anche noi in Piemonte dobbiamo fare la nostra parte. Mi spiace non sia presente il Presidente Cirio, ma annuncio qui che il Partito Democratico è a disposizione, qualora ci fosse la necessità, dato che il bilancio è un bilancio provvisorio, di fare stanziamenti a bilancio per aumentare la capacità di accoglienza dei profughi e delle persone che scappano dai teatri di guerra. Siamo disponibili a farlo subito, con la massima urgenza e con la velocità migliore del nostro Consiglio regionale.
Ho usato le parole del Premier Draghi e uso anche le parole del nostro Segretario, Enrico Letta, che ha descritto questo momento come un nuovo 11 settembre. Siamo di fronte a dei fatti che hanno cambiato ormai la storia dell'Europa e del mondo intero. Nulla sarà più come prima e dobbiamo capire tutti insieme come affrontare i prossimi mesi e i prossimi giorni. Non dobbiamo dividerci, perché è quello che probabilmente Putin sperava con il suo attacco.
Oggi con questa discussione - che non porta nessuna assunzione di decisioni, perché è il Parlamento che decide e ha deciso ieri sera le linee, le strategie e in che modo intervenire in questa dinamica - noi come Consiglio regionale portiamo la solidarietà al popolo ucraino e la denuncia dell'atto di guerra della Russia verso l'Ucraina, senza tentennamenti e senza ambiguità. Lo facciamo votando quest'ordine del giorno, in cui è esplicitato chi è l'aggressore e chi è l'aggredito; lo facciamo ovviamente aprendo e favorendo e richiamando sempre la necessità al tentativo di tornare ai tavoli di pace e di negoziato, ma sostenendo l'Ucraina in questo momento in cui deve essere difesa.
Siamo tutti insieme forti perché siamo europei (per fortuna che negli anni scorsi abbiamo consolidato e ribadito con forza la nostra collocazione europeista all'interno del quadro internazionale). Siamo forti perché siamo atlantisti, perché esiste la NATO, perché abbiamo una posizione chiara in questo scenario. Siamo forti e coesi perché per noi i valori di libertà rispetto reciproco dei popoli e delle sovranità degli Stati non sono negoziabili.
Le preoccupazioni relative all'economia, relative all'energia, relative alle nostre imprese le abbiamo tutti, ma di fronte a noi ci sono delle sfide maggiori e ci sono delle sfide sui valori democratici che sono in discussione e che non possiamo, in alcun modo, mettere in secondo piano.
Valori che, per fortuna, tutti insieme oggi, confermiamo con l'approvazione all'unanimità in Consiglio regionale dell'ordine del giorno.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ruzzola; ne ha facoltà.



RUZZOLA Paolo

Grazie, Presidente.
Desidero innanzitutto esprimere solidarietà e vicinanza da parte mia e del Gruppo di Forza Italia al popolo ucraino, che negli ultimi giorni vive l'orrore della guerra e delle bombe che Putin ha portato nelle loro vite e nelle loro case.
Vicinanza e solidarietà che, con la stessa intensità, vogliamo portare alla comunità ucraina residente in Piemonte e in Italia che vive terribili giornate di apprensione per i propri cari e per i propri connazionali. Le immagini che ci scorrono sotto gli occhi in questi giorni ci ricordano che la pace, la democrazia e la libertà che da anni viviamo grazie al sangue versato dalle generazioni che ci hanno preceduto, vanno saldamente e soprattutto, quotidianamente salvaguardate e difese.
L'unità e la solidarietà dimostrata in questi giorni da parte dell'Unione Europea nella comune risposta a sostegno dell'Ucraina, nella difesa dall'aggressione subita, che condanniamo fermamente, rappresentano una svolta significativa della politica comunitaria.
Unità e solidarietà che, a dire il vero, avremmo voluto veder nascere prima e in contesti completamente diversi, ma che comunque devono essere il caposaldo presente e futuro di una politica italiana ed europea coesa e solidale. Devo dire che, a tal proposito, stiamo vedendo una solidarietà che non ha precedenti; speriamo che sia un qualcosa che possa permanere.
Unità e solidarietà che dovremmo manifestare anche per sostenere la popolazione e le aziende piemontesi e italiane nel far fronte alle pesanti problematiche economiche ed energetiche cui andranno incontro per via di questa terribile quanto assurda guerra e delle dure ma necessarie sanzioni che l'Italia e l'Occidente hanno adottato.
Le difficoltà derivanti dalle sanzioni non ci lasciano sicuramente indifferenti ma, come ha detto ieri il Presidente Draghi - cito testualmente - "tollerare una guerra d'aggressione nei confronti di uno Stato sovrano europeo vorrebbe dire mettere a rischio, forse in maniera irreversibile, la sicurezza e la pace in Europa. E non possiamo lasciare che questo accada".
Credendo fortemente in quanto sancito dall'articolo 11 della nostra Costituzione, che recita "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alle libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali", confidiamo che si possa giungere quanto prima all'interruzione delle ostilità e al ripristino della pace, della libertà e dell'integrità territoriale dell'Ucraina. Per il conseguimento di questi obiettivi, esprimiamo pieno sostegno alle iniziative messe in campo a tal fine dal Governo italiano e dall'Unione europea.
Concludo ringraziando anche il Presidente Cirio per quanto ci ha ricordato ossia che quella del Piemonte sarà una solidarietà concreta; sarà una solidarietà che si esprimerà con l'accoglienza, con il sostegno e con l'offerta delle cure a coloro che ne avranno bisogno.
Sono orgoglioso di far parte di un Consiglio e, soprattutto, di un Esecutivo che si sta adoperando per dare reale sostegno, e non si ferma semplicemente a dei proclami.
Grazie, Presidente.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GRAGLIA



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sacco; ne ha facoltà.



SACCO Sean

Grazie, Presidente.
Oggi siamo tutti qui a fare dei discorsi che avremmo sempre sperato di non dover mai pronunciare. Il mio, però, sarà un discorso di appello alla pace e contro ogni guerra.
Vorrei fare una riflessione un po' più ampia su quello che è il tragico dramma della guerra e quello che comporta. Anzitutto, sappiamo che la guerra viene sempre fatta dai ricchi, e molto spesso (quasi sempre) sono sempre i poveri a morire. Lo vediamo anche in Ucraina: è una guerra decisa dal Presidente Putin, perché ha un nome e un cognome; è una guerra sicuramente sostenuta da chi gli sta intorno, tutte persone molto abbienti che di sicuro non ne soffrono particolarmente il prezzo, nonostante le forti sanzioni (del resto, quando si hanno miliardi alle spalle, le sanzioni non spaventano più di tanto!). Purtroppo, anche in questo caso, le ricadute delle sanzioni sono pagate dalla povera gente, anche se, comunque è giusto applicarle, perché è importante dare un segnale, ed è un segnale che l'Europa (e non solo) ha dato in maniera forte.
In questi ultimi anni abbiamo visto molte guerre, tante scaturite dopo gli attacchi dell'11 settembre. Prima ho sentito dire dal Consigliere Gallo che stiamo parlando di un nuovo 11 settembre, di un nuovo spartiacque. Vorrei però, che analizzassimo un po' cosa è successo dopo l'11 settembre.
Sappiamo che c'è stato un intervento in Afghanistan, dove le forze alleate hanno occupato il Paese per ribaltare il regime dei talebani e combattere la forza terroristica di Al Qaida. Questo ci è costato ben 172 mila morti (molti erano nostri ragazzi). Oggi cos'è l'Afghanistan? È di nuovo uno Stato sotto i talebani.
Penso ancora all'Iraq, dove l'ONU conta dalle 104 mila alle 223 mila vittime (quindi possiamo stimare una cifra intorno alle 150 mila vittime).
In quel caso, si era intervenuti per rovesciare un regime che aveva delle pericolosissime armi batteriologiche, che però non sono mai state trovate.
Perché non c'erano.
Parliamo della Siria, dove abbiamo sostenuto la ribellione, inviando anche mezzi militari a sostegno dei ribelli contro il regime di Assad. Cos'è rimasto oggi in Siria? Gli stessi strascichi che abbiamo lasciato in Iraq.
In Siria dal marzo 2011 all'agosto 2015 sono morte 250 mila persone.
Conosco dei ragazzi siriani che hanno perso tutta la famiglia: è una situazione molto toccante, perché quando mi parlano dei loro familiari viene difficile pensare che, in parte, siamo stati complici in tutto questo. C'era una classe media in Siria, c'erano delle persone che stavano bene e che oggi non ci sono più.
Vorrei che tutti riflettessimo ogni volta che parliamo di entrare in guerra contro qualcuno. Gli ucraini devono essere salvati e bisogna fare tutto il possibile per dare loro la possibilità di avere una vita migliore, perch non è colpa loro quello che è successo. Ci sono tante responsabilità rispetto a quello che sta succedendo oggi in Ucraina: qualcuno che è sprezzante nei confronti dei diritti umani - e lo sappiamo, perché Putin è disprezzante dei diritti umani - e qualcuno che invece ha molto spesso voluto tirare la corda con delle politiche anche europee sconclusionate.
Diciamoci la verità, non abbiamo una politica estera europea forte e questo è un problema. Noi dobbiamo essere molto più coesi come Europa e imporci sullo scacchiere internazionale, non andare a traino rispetto a delle richieste di parti terze - e non voglio fare nomi per evitare ulteriori polemiche. Spero che dopo quest'atto si possa spingere sull'acceleratore per avere un'Europa forte e coesa e che possa essere rispettata a livello internazionale.
Tornando al tema delle sanzioni, sappiamo che pagheranno le nostre imprese e le nostre famiglie che già hanno subito anni di forte difficoltà a causa del COVID e dovranno subire un forte rincaro dell'energia. I prezzi energetici sono schizzati, perché sappiamo che la Russia è uno dei principali fornitori al mondo di materie prime, non solo gas, ma anche petrolio. Dalla Russia ricaviamo il 40% del gas, quindi non stiamo parlando di dover sostituire il 100% del nostro fabbisogno di gas naturale, ma vuol dire dover ridurre i consumi energetici e sostituire questi consumi energetici per riuscire a sostenere il contraccolpo. Nel breve periodo questo non sarà possibile, perché c'è bisogno di tempo e c'è bisogno di investimenti. Ci sono degli investimenti che necessitano di più tempo e altri meno.
Ho ascoltato il Consigliere Bongioanni dire che ci sono delle difficoltà anche nell'installazione delle energie rinnovabili nel nostro Paese. Il problema è che non mi piacciono tantissimo le soluzioni, perché pensando di togliere di mezzo i pareri della Sovrintendenza e degli Assessorati, allora possiamo mettere i pannelli fotovoltaici sul Colosseo o mettere una pala eolica in mezzo a Piazza San Marco, visto che tira sempre un bel venticello.
Mi sembra che nessuno abbia problemi nell'installare impianti fotovoltaici sul tetto di casa propria o sui tetti delle migliaia di capannoni che abbiamo nel nostro Paese. Stiamo parlando di una notevole possibilità di potenziale di potenza installata. Il tutto sta nel fare uno sforzo complessivo come Nazione. In questo caso lo dobbiamo fare, invece, come Piemonte, già solo sostituendo quella parte di energia che non andrà a coprire l'intero fabbisogno di energia, ma ci rende più indipendenti dal punto di vista energetico.
Colleghi, non ci sono soluzioni semplici purtroppo e spesso non ci sono scelte completamente giuste. Io appoggio in pieno quest'ordine del giorno perché una risposta concreta la dobbiamo dare immediatamente con fatti concreti e tangibili e sostegni umanitari. Questi sono i giorni in cui possiamo fare qualcosa. Voglio citare Tiziano Terzani che ha scritto un libro meraviglioso che consiglio a tutti, intitolato "Lettere contro la guerra". Nel libro si parla dell'Afghanistan e lui scrive una frase bellissima: "Visti dal punto di vista del futuro, questi sono ancora i giorni in cui è possibile fare qualcosa. Facciamolo. A volte ognuno per conto suo, a volte tutti assieme. Questa è una buona occasione".
Questa, oltre a essere un'occasione buona, è una buona occasione per far vedere che noi siamo veramente diversi e siamo veramente migliori. Siamo migliori, perché condividiamo i processi democratici, condividiamo la solidarietà umana nei confronti delle altre persone. Oggi gli ucraini ci stanno chiedendo aiuto e quest'aiuto glielo dobbiamo dare e, soprattutto dare loro la possibilità di avere una vita dignitosa e di sognare un futuro diverso, perché in quella Nazione, purtroppo, dal crollo del Muro di Berlino non hanno ancora sconosciuto una vera pace. Sappiamo che ci sono stati diversi colpi di Stato e ci sono delle regioni dove vivere è veramente impossibile. Bene, dobbiamo avere il coraggio di accoglierli perché come tutti gli altri esseri umani sono nostri fratelli e quando hanno bisogno, devono avere una risposta univoca e senza indugi.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Siccome ci sono tanti iscritti a parlare, chiedo di rispettare il tempo.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Credo sia importante che quest'Aula condanni con massima fermezza le azioni militari della Russia in Ucraina, che si pongono in palese violazione del diritto internazionale e mettono a rischio la sicurezza globale. Riteniamo come tanti di voi, che sia necessario il massimo impegno dell'Italia e dell'Unione Europea in ogni sede internazionale per la fine immediata delle ostilità, per una ripresa dei canali diplomatici e per la costruzione di un processo di pace. Per questo abbiamo chiesto a tutti voi di aggiungere questa parte all'ordine del giorno comune.
Oggi più che mai ricordiamo l'inviolabile obbligo costituzionale di ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Oggi tutto il Piemonte e la nostra comunità esprimono la massima solidarietà alla popolazione ucraina coinvolta nel conflitto, alle donne agli uomini e ai bambini, le cui vite sono state colpite da questo attacco ingiustificabile.
Guardiamo ogni ora gli aggiornamenti e già sappiamo che il tributo umano potrebbe essere catastrofico. Riteniamo tutti inaccettabile che le vittime principali di questo conflitto, come di ogni conflitto, siano le popolazioni civili inermi.
Come ha detto Papa Francesco, le cui parole apprezzo, soprattutto da laico e ateo, "chi fa la guerra dimentica l'umanità". Per tutti coloro che cercano rifugio, è urgente aprire i corridoi umanitari. Fatemi dire, per che serve, da parte dell'Italia e dell'Unione Europea, una risposta coordinata di aiuto umanitario alla popolazione colpita, che favorisca l'agibilità sicura per tutte le organizzazioni impegnate nell'aiuto e strutturi i corridoi umanitari per chi si trova costretto a lasciare il Paese.
Purtroppo va detto che l'attuale quadro normativo dell'Unione Europea, per l'accoglienza dei rifugiati, risulta ancora inadeguato, sia in termini di solidarietà sia in termini di garanzie per il rispetto del diritto internazionale. Ritengo sia necessario, infatti, definire a livello internazionale un meccanismo di accertamento, anche oggettivo, dei fatti per raccogliere le prove delle violazioni del diritto umanitario internazionale e degli abusi dei diritti umani negli attuali combattimenti in quelli intercorsi negli anni precedenti e in qualsiasi occupazione che possa seguire.
Ricordiamocelo sempre, oggi più che mai.
Dobbiamo condannare senza indugi - l'ho sentito poco - il riconoscimento da parte della Russia, delle Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk pur sapendo che gli impegni presi con gli accordi di Minsk, per l'integrazione di quelle regioni, sono stati disattesi e che per la pace è importante anche il riconoscimento dell'autonomia e il rispetto della popolazione russofona di queste regioni.
Dobbiamo chiarire che deploriamo il rafforzamento di formazioni politiche e paramilitari di estrema destra in Ucraina, spesso protagoniste dei combattimenti nelle province separatiste, del condizionamento dell'agenda politica ucraina e di numerose atrocità anche contro la popolazione civile.
Si può dire senza sminuire quello che è appena successo; si può dire senza giustificare un bel niente, ma dire è anche parte dei processi di pace che vogliamo mettere in campo.
Inoltre, la progressiva espansione della NATO e il continuo incremento della sua capacità militare nell'Est Europa è stato un errore strategico grave e consistente. La crisi attuale dimostra la fallacia, anche in termini di deterrenza, di una politica fondata sulla polarizzazione e sulla corsa agli armamenti. La crisi attuale trova, tra le sue cause, anche il venire meno di un approccio multilaterale alle relazioni internazionali e la forzatura su un sistema polarizzato che penalizza l'esercizio del dialogo. Il ruolo marginale, svolto anche in questa crisi, delle Nazioni Uniti e dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), è sintomo evidente di tutto ciò. In questi anni, l'Unione Europea è risultata schiacciata in questo meccanismo di polarizzazione globale e non è stata capace di svolgere un ruolo autonomo in difesa della pace, della democrazia e dei diritti umani.
All'Unione, adesso, spetta il compito di lavorare per il raffreddamento delle tensioni e per i processi di pacificazione, attraverso gli strumenti della diplomazia e del negoziato, con l'obiettivo di un progressivo e reciproco disarmo. Disarmo. Disarmo. Vorrei sentire questa parola più volte. Oggi sento ancora parlare troppo di "atlantismo" e pochissimo di "europeismo". Fatemelo dire.
È necessario, da subito, lavorare insieme per un immediato cessate il fuoco e la convocazione di un negoziato di pace multilaterale, che abbia al centro la definizione di un piano concreto di disarmo e smilitarizzazione reciproca dell'area. In questo contesto, anche attorno alla definizione di status neutrale, per l'Ucraina non è escluso nemmeno dal Presidente Zelensky. È possibile, sì, lavorare per costruire garanzie di sicurezza e di pacificazione del conflitto.
Il necessario percorso di disarmo deve riguardare in particolar modo le armi nucleari. Occorre un avanzamento significativo che porti allo smantellamento, almeno dei missili a lungo e medio raggio, in Europa e nella Russia occidentale. È un'adesione formale ed effettiva anche al trattato della proibizione delle armi nucleari, di cui non abbiamo parlato in queste ore e di cui dobbiamo parlare anche qui in Piemonte.
Credo che le sanzioni siano uno strumento di deterrenza da utilizzare sapendo discernere tra i vari strumenti, per evitare anche danni alla popolazione russa, come nel caso dell'universalizzazione dei divieti di visto e conseguenze sociali per i cittadini europei. Sono sicuramente necessarie azioni forti contro i responsabili politici, le istituzioni finanziarie che li sostengono, ed è urgente concentrarsi sui patrimoni dei grandi oligarchi russi, che hanno in Europa ingenti capitali. Questo richiederebbe una forte misura di trasparenza globale sui grandi patrimoni.
Perché non farlo proprio oggi? Questa crisi geopolitica e militare è inevitabilmente legata alla questione energetica: la riduzione della dipendenza energetica della Russia è necessaria, ma deve svilupparsi nel quadro di una strategia che rifletta gli impegni assunti contro il cambiamento climatico. Va evitato che la riduzione della dipendenza energetica si traduca nella ricerca di fornire più costosi e cariche di maggiori conseguenze ambientali, rapporti economici subalterni o pericolosi passi indietro come il ritorno al nucleare, che abbiamo sentito anche qui o, addirittura ancora più assurdo un ritorno al carbone. Ma di cosa stiamo parlando? In tutto il mondo crescono grandi speranze e mobilitazioni per la pace.
È particolarmente preziosa la protesta della società civile in numerose città russe. Dobbiamo dirlo. Avrete senz'altro letto una cosa che non deve succedere: l'Università Bicocca ha cancellato il corso dello scrittore Paolo Nori (anche se pare che oggi arriveranno smentite per evitare polemiche).
Come molti di voi, non ho parole a tanta stoltezza. Crediamo davvero di colpire la letteratura, la cultura della Russia, la sua storia e il suo popolo, che in questi giorni sta massicciamente e coraggiosamente manifestando contro la guerra? Crediamo che confondere un leader autoritario imperialista con il suo popolo possa davvero portarci lontano? Per questo - e concludo, Presidente - utilizziamo tutti i mezzi della diplomazia e della pressione internazionale per una cessazione immediata del conflitto. Ribadiamo alla Russia l'urgenza del ritiro delle proprie forze da tutto il territorio ucraino e la revoca immediata del riconoscimento delle Repubbliche popolari. Garantiamo, come Piemonte, il massimo supporto e un immediato aiuto umanitario alla popolazione coinvolta nel conflitto, lavorando con il nostro Paese per garantire passaggi e spazi d'azione, soprattutto alle organizzazioni non governative.
Da pacifisti, lo ribadiamo: noi rifiutiamo qualsiasi forma di reazione militare all'attacco russo in Ucraina e di fornitura delle armi e a favore di una progressiva de-escalation e l'apertura di un tavolo negoziale.
Sosteniamo la società civile pacifista che in queste giornate chiede la cessazione immediata delle ostilità e, ultimi secondi, per dire che vorremmo investire su un nuovo protagonismo dell'Unione Europea per la pace, nel quadro di una sua effettiva autonomia strategica, e riaprire una prospettiva di relazioni multilaterali, opporsi a progetti di ulteriore allargamento della NATO e sostenere, anche in quella sede, un progressivo impegno di disarmo dell'area.
Mettiamo in campo misure urgenti volte a mitigare le conseguenze sociali delle sanzioni e di farlo mantenendo un orientamento marcatamente redistributivo che guardi prioritariamente alle perdite di potere d'acquisto delle famiglie in maggiore difficoltà economica. Lavoriamo all'interno dell'istituzione europea affinché a misure sanzionatorie dure come quelle predisposte, corrisponda, in vista di una sua profonda e piena riforma, anche la sospensione del Patto di stabilità e crescita.
Definiamo urgentemente misure di riduzione della dipendenza energetica del gas che siano fondate sul potenziamento delle energie rinnovabili.
Insomma: se vogliamo la pace, prepariamo la pace.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Andrea

Grazie, Presidente.
Egregi colleghi, come Gruppo della Lega abbiamo voluto sottoscrivere quest'ordine del giorno per ribadire, davanti a quest'Assemblea e a tutti i cittadini della nostra regione che la guerra non è mai la soluzione di alcun problema.
Eravamo certi che gli orrori delle guerre del Novecento, le sue distruzioni, i suoi genocidi avrebbero, infine, insegnato all'uomo che prendere le armi contro un suo simile può solo portare lutti e rovine.
Purtroppo, abbiamo dovuto constatare che non è così, in un quadro geopolitico internazionale ancora difficile da decifrare e del quale non possiamo immaginare appieno le sue conseguenze.
La Russia, con il suo attacco premeditato, ha violato qualunque norma del diritto internazionale. Su questo non possono esserci fraintendimenti: noi condanniamo nella maniera più categorica l'aggressione dell'Ucraina e sosteniamo senza indugio la politica che sarà portata avanti dal nostro Governo come Paese membro dell'Unione Europea e della NATO.
Resta, però, l'auspicio che la via della diplomazia possa, comunque scongiurare l'irreparabile, che l'impegno e la saggezza di chi ancora lavora per costruire ponti e non abbatterli possa far ragionare i responsabili di questa insensata follia.
Agli uomini e alle donne d'Ucraina, ai loro figli e ai loro anziani, va la nostra totale solidarietà in un moto di fratellanza che va ben oltre le dichiarazioni di circostanza.
A chi ha aperto la via del disastro l'ammonimento è ripudiare la guerra come sancisce anche la nostra Carta Costituzionale e, come piemontesi, il richiamo a quanto contenuto nel preambolo dello Statuto della nostra Regione. La riaffermazione dei valori non negoziabili come la libertà, la democrazia, l'uguaglianza, la tolleranza e il rispetto della dignità di persona, la pace: capisaldi di civiltà che quanto sta accadendo in Ucraina nel cuore della nostra Europa, rischia di cancellare.
Per questi motivi, il Gruppo della Lega voterà a favore dell'ordine del giorno presentato.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Cerutti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Magliano; ne ha facoltà.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Ringrazio per il dibattito che ho fin qui sentito e ringrazio i colleghi che hanno voluto trovare una sintesi rispetto all'ordine del giorno che è stato presentato, scritto dal Comitato dei diritti umani. La scelta che nascesse da quell'ambito istituzionale di rappresentanza delle diverse sensibilità sul tema dei diritti umani, che arrivasse da quell'organo istituzionale e che giungesse in quest'Aula con le dovute modifiche, è stato un segnale forte.
Un segnale forte che afferma un principio sul quale è nata l'Unione Europea, cioè che ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci divide. Sono contento di questo ma, nello stesso tempo, non possiamo che non affermare che ciò che sta capitando è sì una violazione dei diritti umani, sì è un'aggressione di un Paese verso un altro Paese ma, nello stesso tempo essendo noi Consiglieri regionali, non possiamo che non tener conto di tutti gli scenari che sono stati prodromici a quest'attacco, perché di attacco si parla.
Bisognerebbe parlare a lungo degli Accordi di Minsk, prima quelli del 5 settembre 2014 e poi del secondo tavolo di tentativo di mediazione del 2015, di ciò che è stato rispettato e di ciò che non è stato rispettato. È evidente che noi oggi non possiamo che guardare con attenzione anche alla storia che ha portato nel 2022 la Federazione Russa a invadere e attaccare l'Ucraina.
Nello stesso tempo, però, a differenza di alcune sfumature che ho sentito noi siamo convintamente atlantisti, convintamente dalla parte di coloro che mettono la libertà al centro del proprio agire politico, al centro delle proprie democrazie e cercano di combattere ogni dittatura nel mondo. Questo però apre un ulteriore ragionamento.
Ho avuto il piacere e la fortuna di sentire dalla voce della figlia, ancora in vita, di Alcide De Gasperi il racconto dell'ultimo incontro che De Gasperi ebbe con Adenauer. L'ultima volta che questi due grandi statisti padri fondatori dell'Europa, si trovarono a casa Adenauer, passarono il pomeriggio a disegnare su un bozzetto i colori e la forma dell'esercito dell'Unione Europea perché pensavano che mettere insieme anche ciò che aveva permesso che i figli dell'Europa si uccidessero uno con l'altro era un'opportunità. Da lì l'idea della CED nel 1950, cioè un Comitato Europeo di Difesa.
Purtroppo quel percorso s'interruppe allora per le scelte di De Gaulle della Francia, come oggi ci auguriamo che la proposta di Angela Merkel di costruire e provare a immaginare un esercito di frapposizione militare dell'Europa non venga affossata dal Presidente francese Macron, che su questo punto ha espresso tutti i suoi dubbi. Perché dico questo? Perché per amare veramente la pace è necessario, in un'ottica di frapposizione, armare la pace.
So che alcuni colleghi possono non pensarla così, ma se immaginiamo che cosa accade spesso dentro questi conflitti, è necessario che i due soggetti che pensano di poter uccidere i figli l'uno dell'altro, si rendano conto che c'è una forza superiore che potrebbe mettersi in mezzo, affinché questo non accada.
Mi ricordo quando nei percorsi che ho fatto nella mia esperienza da animatore di strada, ero molto contento quando tra di noi c'era un animatore un po' più grosso degli altri, perché fungeva da deterrenza tra due ragazzi o tra due bande che avevano piacere di cercare di finire in una zuffa. È un esempio banale, ma dice di che cosa vuol dire avere un'Europa che sia in grado autonomamente di gestire la sua politica di difesa e la sua politica estera. Fin quando non avremmo questa forza, saremo sì - e questo è un problema - in una posizione di sudditanza, ad esempio, rispetto agli Stati Uniti d'America.
Ancora oggi aspettiamo di capire che cosa decida il popolo americano, il Presidente degli Stati Uniti d'America, per prendere una nostra posizione e poi la posizione europea, poi la posizione europea si divide tra tutti gli Stati membri. Questo non è motivo di forza; è motivo anche di non credibilità rispetto agli accordi o i tentativi di accordo che i Presidenti degli Stati membri cercano di prendere con il Presidente o con i Presidenti degli Stati che decidono azioni militari.
Noi ribadiamo con forza il ringraziamento per ciò che è scritto in quest'atto; nello stesso tempo, siamo orgogliosi di far parte di una Regione che da subito si è messa nelle disponibilità di accogliere il maggior numero possibile di persone, non solo perché scappano dalla guerra ma perché hanno anche bisogni speciali. Pensiamo al tema delle malattie oncologiche nei bambini; da sempre abbiamo accolto bimbi che arrivavano da quelle terre, quando Chernobyl aveva cambiato la genetica di queste persone, che quindi sviluppavano dei cancri che purtroppo in alcuni casi li hanno portati al decesso. Da sempre siamo stati una terra accogliente.
Mi auguro, però, che da questo punto di vista si possa ragionare dell'Ucraina come una terra che ci appartiene. Con dolore ho ascoltato le parole di Papa Francesco, che oltre a essere triste perché vite umane vengono eliminate in uno scontro tra popoli, rammenta l'assurdità ulteriore di una guerra fra due Stati che si dicono "cristiani", che è ulteriore motivo di dolore, almeno mio personale. Colleghi, non possiamo dimenticare che l'impero austro-ungarico poco più di 150 anni fa - non troppi - andava da Milano a Leopoli: questo per dire che interessa a noi come storia dell'Europa, interessa a noi come storia di cittadini europei, che oggi vedono quest'attacco alla libertà e alla democrazia come un attacco alla nostra libertà e alla nostra democrazia.
Ci auguriamo, quindi, che tutta quest'attività diplomatica metta in campo ogni possibilità e ogni tentativo per una risoluzione definitiva del problema, sapendo però che non possiamo accontentarci di un'altra tipologia di accordo come quello di Minsk, cioè, di fatto, non realizzabile, perch poi l'escalation è solo una questione di tempo. Perché, in qualche modo secondo i dossier dei nostri Capi di Stato Maggiore, il COVID ha fermato un'operazione che era già prevista quasi due anni fa, e che potrebbe continuare su altri territori.
Mi auguro, Presidente, che con oggi si esca, almeno dal punto di vista politico, con la chiarezza di chi ha invaso chi, di chi ha responsabilità politiche, con un'attenzione e un pensiero a tutti coloro che stanno perdendo la vita, sia di civili che vengono massacrati purtroppo dai militari russi, sia anche di tutti coloro che in questo momento in Russia sono contrari a questa politica del Presidente russo, perché anche da loro può nascere la forza di un cambiamento di posizione in questa scelta fatta dalla Federazione Russa. Ci auguriamo che, nello stesso tempo, si apra con fermezza e con chiarezza una riflessione vera sul ruolo dell'Europa e di che cosa debba dotarsi d'Europa per essere un soggetto credibile sullo scenario internazionale, e non solo, in alcuni casi purtroppo, l'esecutore o l'assecondatore di posizioni prese dal Presidente degli Stati Uniti d'America.
Forse questa terzietà ha bisogno di essere rafforzata. Forse è arrivato anche il momento di riprendere in mano quel sogno, che non era solo economico, non era soltanto dei diritti, non era soltanto di appartenenza alle radici giudaico-cristiane, ma era l'idea per cui i "figli dell'Europa" potessero vestire una stessa divisa per difendere l'Europa e per frapporsi tra coloro che fanno del disprezzo della vita un'arte, un mestiere politico e un tentativo di egemonia.
Grazie, Presidente. Ho concluso.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto la parola il Consigliere Giaccone; ne ha facoltà.



GIACCONE Mario

Grazie, Presidente.
Oggi in quest'Aula ci sono motivi di soddisfazione, al di là del dispiacere e del dolore che tutti proviamo per la tragedia che si sta consumando in Ucraina. Perché dico "motivi di soddisfazione", anche se piccola, a fronte di questa tragedia? Soddisfazione nel vedere tutta l'Aula esprimersi con una lingua sola, come ha detto il Presidente, che oggi è il Presidente di tutti noi e che sta organizzando gli aiuti e il sostegno che il nostro territorio può dare a un popolo in fuga, sotto assedio, in difficoltà.
È senz'altro motivo d'interesse vedere che questa situazione ci unisce di nuovo tutti nella condanna all'aggressione militare e alla violazione del diritto internazionale, che ci vede di nuovo insieme nell'affermare il rispetto reciproco e la solidarietà come valori primari rispetto a ciò che sta accadendo non molto lontano da qui. L'obiettivo di far cessare il conflitto e di istituire un equilibrio di pace che duri nel tempo è comune in tutti i Gruppi che sono qui rappresentati.
Che cosa possiamo fare? Che cosa stiamo già facendo, al di là delle affermazioni di principio che, anche legittimamente, ciascun Capogruppo ha fatto questa mattina? Stiamo raccogliendo risorse da inviare in Ucraina alle popolazioni in difficoltà, sia farmaci, sia cibo, sia risorse economiche. Stiamo organizzando e offrendo accoglienza ai profughi, ai malati, ai bambini, in definitiva ai più deboli, che sempre pagano il prezzo più alto in circostanze del genere. Stiamo già sostenendo gli ucraini presenti sul nostro territorio.
Sono rimasto colpito dal coraggio e dalla dignità di questo popolo, ma anche dalle lacrime che ho visto negli occhi di quei cittadini ucraini che sono qui in Italia, insieme con i quali abbiamo manifestato in questi giorni. Insieme con loro possiamo sostenere le iniziative del Governo, che si sta muovendo con fermezza e in maniera unitaria come non era capitato in tante altre occasioni.
Il Presidente del Consiglio Draghi dice: "Siamo a una svolta decisiva nella storia europea". È vero, questa circostanza ha creato un'accelerazione anche nel processo d'integrazione dei vari Paesi che aderiscono all'Unione Europea; per certi versi, li ha resi più consapevoli, forse anche più maturi e più solidali e, alla fine, nella tragedia, in conseguenza a certe scelte, forse anche migliori.
Questo processo d'integrazione, questo processo di riconoscimento reciproco e di avvicinamento è utile e aiuta solamente se è orientato a fare della nuova Europa un attore di pace, un attore che non cerca nella guerra le soluzioni ai conflitti, e quando si sente partecipe di un processo e di una situazione drammatica come questa non solo quando è sul proprio territorio ma quando è sul territorio di tutti gli altri componenti. Pertanto, è importante che il processo d'integrazione sia accelerato solamente se l'Europa, all'interno dello scenario internazionale, diventa un attore di pace e di equilibrio piuttosto che se lo proponiamo come uno degli altri attori in grado di incrementare i processi violenti.
Ci sono altre considerazioni che voglio fare. La prima è il riconoscimento al coraggio e alla dignità del popolo ucraino e all'affezione che dimostra per la propria terra e per i propri valori. Mi sono domandato come hanno fatto altri opinionisti - non sono un opinionista, ma la domanda me la sono fatta uguale - se e come saremmo stati anche noi disposti a sacrificarci e a pagare il prezzo di una resistenza, come stanno facendo i cittadini di Kiev e delle altre città sotto assedio. Il riconoscimento - e lo dico per indicare che ho una visione in cui tutti i popoli sono fratelli - va anche a tutti coloro che in ogni parte del mondo manifestano per la pace e dimostrano il loro desiderio che questo conflitto termini il più rapidamente possibile e che dimostrano che il concetto di pace è diffuso in ogni popolo e a ogni latitudine.
Ma il riconoscimento più forte va, a mio avviso, a chi deve mettere più coraggio e chi di nuovo deve fronteggiare dei biglietti più salati, a fronte della loro manifestazione di desiderio di libertà. Mi riferisco agli stessi cittadini russi, che se decidono di scendere in piazza, lo fanno a rischio della libertà e, probabilmente, anche della loro vita. Sembra, ed è questa la manifestazione più impressionante della contraddizione della politica putiniana, che gli stessi cittadini russi non siano d'accordo come i cittadini di tutto il resto del mondo, con ciò che sta accadendo.
Riguardo a questo e riguardo al prezzo che ciascuno di noi dovrà pagare in seguito alle proprie scelte, faccio un cenno anche al tema delle sanzioni.
Le sanzioni sono oggettivamente senza precedenti e dimostrano che la comunità internazionale si è compattata più che in altri momenti e ha compreso la gravità della situazione più che in altri momenti della storia anche di quella recente.
La Banca centrale russa non potrà utilizzare le sue riserve internazionali la rimozione del sistema SWIFT metterà in crisi e in seria difficoltà l'economia russa. Si stanno già registrando i costi elevati che l'economia russa sta pagando: difatti, il prezzo il rublo ha perso il 30% di valore rispetto al dollaro e la Borsa è stata chiusa. I tassi d'interesse si sono raddoppiati.
Ma non possiamo pensare che le sanzioni avranno effetti solamente al di fuori dei nostri confini o nella terra di chi ha deciso di invaderne un'altra. Le conseguenze sull'economia ci saranno anche su di noi e non si può ogni volta guardare il film e fare affermazioni sui massimi sistemi e non pensare che, alla fine, si pagherà anche noi un biglietto e ragionare insieme se si è disposti a farlo. Certo, il biglietto che pagheremo noi sarà una ricaduta sull'economia e, probabilmente, una flessione dell'economia stessa, ma nel nostro territorio non si discuterà della possibile perdita della vita, della violazione dell'integrità del nostro stesso territorio. Ed è quindi questo l'elemento su cui dobbiamo confrontarci, perché non si tratterà solamente di accogliere i profughi non si tratterà solamente di inviare risorse economiche ed altri beni di prima necessità, ma si tratterà anche di fare altro tipo di sacrifici. Ed è forse quello il momento in cui si verificherà l'autenticità delle affermazioni di ciascuno e dei vari rappresentanti, non solo politici ma di tutti i cittadini italiani.
Noi sosteniamo con forza l'ordine del giorno, anche perché è collettivo ed è elaborato in una sintesi che tiene insieme tutti i Gruppi perché, come tutti gli altri Capigruppo hanno detto, condanniamo l'invasione da parte della Russia nei confronti dell'Ucraina, ma sappiamo che questa invasione non riguarda solamente quel territorio, ma riguarda tutti noi.
Quest'attacco disumano non solo viola i principi di rispetto dell'essere umano stesso, ma viola la nostra stessa concezione dei rapporti tra Stati basati sulle regole e sui diritti e sul fatto che non sia la forza a regolare i rapporti tra di noi, ma il dialogo e la comprensione reciproca.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Anche noi in queste ore siamo preoccupati e angosciati per le immagini che giungono dall'Ucraina e da quelle terre, immagini che non vorremmo vedere né in Europa né altrove, non vorremmo vedere da nessuna parte. Qualcuno ha detto che non vorremmo più vederle nel 2022. Noi non avremmo voluto vederle neanche nel 2021 e anni prima da altre parti, perché il primo passo per essere credibili quando si parla della pace è di volerla sempre e dappertutto e di indignarsi per la paura, il terrore e la morte di popolazioni civili, anche quando riguardano territori che non percepiamo come vicini a noi, anche se sono lontani da quella che noi chiamiamo Europa.
Ora c'è una guerra e spesso quando c'è una guerra ci s'interroga su quale parte fiancheggiare e da che parte stare. Ci dobbiamo chiedere da che parte stare. Noi potremmo e dovremmo stare dalla parte di chi soffre, certamente dalla parte della popolazione ucraina, perché un altro passo fondamentale è quello di condannare in maniera chiara e assoluta, senza se e senza ma l'aggressione russa all'Ucraina, condannare in maniera assoluta l'aggressione e l'invasione di uno Stato sovrano a un altro Stato sovrano.
È qualcosa che non si può accettare, ma noi dobbiamo stare dalla parte di chi soffre. Abbiamo visto tutte le immagini di famiglie che si devono separare e di quella bambina che dice: "Non riesco a dormire, mi sono svegliata, ho sentito un colpo e ho capito che era la guerra e io ho paura di morire".
Nessun bambino deve avere quella paura; nessun bambino deve conoscere la guerra; nessun bambino deve crescere ricordando quell'esperienza, perch sono esperienze che purtroppo si ricorderanno per tutta la vita. Dobbiamo anche essere dalla parte dei genitori di quei bambini; dalla parte di quel padre che vedevamo piangere perché si doveva separare dalla figlia, perch moglie e figlia andavano messe in salvo e lui doveva restare lì per difendere il suo Paese.
Tutto questo per dire che dobbiamo stare dalla parte della pace, sempre e comunque; dalla parte di chi soffre e dalla parte della pace. Ora si dice che bisogna lavorare per la pace. È prioritario lavorare ora per la pace ma quando bisogna fare la pace, è perché c'è una guerra.
A quel punto, però, è più difficile, perché siamo un po' avanti ed è già un po' tardi, da alcuni punti di vista, però non è mai troppo tardi per la pace, ma si è chiaramente in una situazione di emergenza.
Invece che "fare" la pace, è molto meglio costruire la pace. Questo non avviene in un giorno; non avviene con un negoziato. Costruire la pace avviene con un'opera convinta portata avanti per anni.
Oggi, delle domande ce le dobbiamo fare, altrimenti facciamo come lo studente che, interrogato sulle cause della Prima Guerra Mondiale, risponde che la causa è l'assassinio dell'Arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo.
Quella è una risposta sbagliata.
Prima che qualcuno racconti la storia, che è la storia di una guerra, dopo che la guerra è finita (ammesso che dopo una guerra nucleare ci sia ancora qualcuno che possa raccontare la guerra nucleare, perché si rischia che non ci sia più nessuno che possa verificare chi ha vinto e chi ha perso), tutti dobbiamo studiare e conoscere la storia degli ultimi trent'anni e interrogarci sulla storia degli ultimi 30/32 anni, di ciò che è accaduto dopo la caduta del muro di Berlino. Dobbiamo rileggere qualche dichiarazione dell'epoca dopo la caduta del muro di Berlino, dopo la riunificazione della Germania. Trent'anni possono sembrare tanti e sono tanti, quando penso che trent'anni fa avevo vent'anni e oggi ne ho cinquanta, però sono meno di un'epoca storica. Ci ricordiamo cosa si diceva sull'allargamento della NATO? "Sì, va bene la riunificazione della Germania, ma mai allargamento della NATO a Est".
Questo non si diceva da parte russa, era l'Europa a dirlo; era la NATO stessa a dirlo.
Ciò che è stato fatto negli ultimi trent'anni è stato costruire la pace? L'allargamento a Est della NATO è stato costruire la pace? L'allargamento a Est della NATO rispondeva agli interessi europei? Gli interessi atlantici corrispondono agli interessi europei? Il Presidente Biden dice che gli americani non devono temere un attacco nucleare; gli europei sì? Fa piacere che gli americani non devono temerlo sono contento per loro.
Questi interessi coincidono? Coincidono anche con il nostro interesse nazionale? Dobbiamo interrogarci su cosa è stato fatto per costruire la pace, per ripartire da qui. Fare e costruire la pace significa chiedere un immediato cessate il fuoco; lavorare per una de-escalation del conflitto. Questo non significa - mi dispiace - mandare armi. Mandare armi, significa costruire la guerra.
Le narrazioni sentite in questi giorni, al di là della giusta e necessaria condanna dell'atto compiuto dalla Russia e da Putin, non è in una logica di pace. È in una logica di escalation di conflitto anche da parte europea; un atlantismo mascherato da europeismo. Spesso ci si riempie la bocca di Europa e di europeismo, ma, in realtà, in tutti questi anni, quello che è stato fatto a livello di politica estera non è europeismo, ma atlantismo.
Se noi siamo europei e vogliamo essere europei, ci dobbiamo interrogare su questo.
In questi giorni ho scoperto, non lo sapevo prima, magari qualcuno lo sapeva, che Ucraina significa "terra di confine". Quella è una terra di confine. Ricordava prima il Presidente Cirio che quei Paesi si sono spesso interrogati da che parte stare negli anni, dopo la caduta del muro di Berlino: se essere attratti dalla Russia o essere più vicini all'Europa.
All'interno di quei Paesi, lo sappiamo, non ci sono opinioni condivise spesso sul tema. L'Ucraina è un Paese dove si sono succedute impostazioni politiche diverse. Le elezioni sono state vinte, con larga maggioranza, dal Presidente attuale, e dall'altra parte c'era una coalizione, un partito che era più filorusso.
Quella è una terra di confine e noi, nel condannare nella maniera più assoluta l'aggressione russa, dobbiamo anche chiederci se non sia necessario, e non dobbiamo aver paura di dirlo - concordo con quanto detto dal Consigliere Grimaldi - che quelle terre rimangano neutrali. Chiaramente prima va costruita la pace, va cessato il fuoco, vanno portati avanti dei negoziati, vanno rispettati anche accordi internazionali presi in precedenza. Temo che l'emergenza di questi giorni - e da un certo di punto di vista è anche comprensibile - abbia portato a delle semplificazioni.
Chiudo dicendo che anche noi ci siamo resi disponibili a ritirare il nostro atto d'indirizzo per far sì che il Consiglio regionale esca con voce unica e chiediamo che ci sia un chiaro riferimento, nell'atto d'indirizzo condiviso, alla necessità di un'immediata de-escalation del conflitto e abbiamo chiesto di esporre la bandiera della pace fuori da Palazzo Lascaris.
Grazie, Presidente, e mi scuso se ho sforato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola.
Poiché si stanno avvicinando le ore 13 e nel pomeriggio l'Assessore Caucino non potrà essere presente in Aula, farei intervenire l'Assessore e poi noi continueremo nel pomeriggio.



CAUCINO Chiara, Assessore alla famiglia

Grazie, Presidente.
Oggi intervengo innanzitutto in qualità di Assessore alla famiglia.
Quest'oggi abbiamo sentito più volte dire e ripetere che la guerra non è mai la soluzione. Questa non è una frase retorica, è una frase reale e concreta. Credo convintamente che la guerra non debba mai essere davvero la soluzione.
In queste ore sto assistendo con viva preoccupazione a quanto sta accadendo nel cuore dell'Europa, in Ucraina, e tornano alla mia mente le parole di Bertolt Brecht, un poeta tedesco, che diceva: "Tra i vinti la povera gente faceva la fame. Tra i vincitori faceva la fame la povera gente ugualmente".
Nella guerra non ci sono vinti e non ci sono vincitori, se di mezzo c'è la povera gente, come sempre c'è, se di mezzo ci sono i bambini, se di mezzo ci sono interi popoli e intere famiglie.
Di fronte al dramma umano e alle vite spezzate, di fronte alle donne, ai bambini, alle signore anziane che piangono davanti a un palazzo abbattuto dove magari custodivano i loro pochi averi, averi di una vita, io credo che sia necessario fermarsi. Soprattutto è necessario riflettere, anche se non credo che sia facile per tutti noi che oggi siamo qui e che viviamo la guerra da distante, anche se non troppo.
Questa è certamente una situazione preoccupante, ma non è una situazione nuova, è l'epilogo inaccettabile di un conflitto che è iniziato anni fa portando devastazione proprio vicino a casa nostra. Ora le cose, come ben sappiamo, sono precipitate e Putin ha dato il via all'invasione nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, proprio come qualcuno di noi si attendeva.
La geopolitica di oggi, la geopolitica contemporanea, dopo quasi ottant'anni di pace in Europa, dovrebbe solo basarsi sul dialogo e sulle trattative. Invece oggi, purtroppo, non è così, oggi è stata scelta la via più brutale e si è dato il via a una guerra.
Una guerra senza frontiere non soltanto nei territori contesi, ma in tutta l'Ucraina e, come dicevo, il prezzo da pagare è altissimo e a subire, come sempre nella storia, sono sempre i più fragili, sono sempre gli ultimi.
Penso ancora ai bambini; ripeto, penso alle famiglie che sono costrette a fuggire dalla loro terra sotto i bombardamenti e i carri armati russi.
Per questo oggi dobbiamo scuotere le nostre coscienze e dobbiamo mobilitarci, dobbiamo rispondere attivamente a questo sfregio nei confronti dell'umanità e dobbiamo rispondere insieme massimamente alle armi con la solidarietà. Ed è quello che stiamo facendo; lo abbiamo fatto immediatamente, lo abbiamo fatto in modo assolutamente sentito e condiviso.
L'altro ieri con il Presidente Cirio, come il Presidente stesso vi riferiva, ho incontrato l'Ambasciatore dell'Ucraina in Italia, ho incontrato il Console dell'Ucraina in Piemonte e abbiamo condiviso una strategia, una linea d'intervento unitario per rispondere con la solidarietà a questa tragedia. Ho predisposto già una manifestazione d'interesse per formare un elenco di famiglie piemontesi che possano e vogliano dare la loro disponibilità ad accogliere le famiglie, i bambini e le persone dell'Ucraina che si sposteranno in Piemonte.
Quest'avviso, ripeto, è pronto. Oggi pomeriggio ho convocato una cool con le Prefetture, con l'ANCI e tutti i Sindaci degli otto capoluoghi di provincia; con la Croce Rossa, con il coordinamento degli enti gestori e con le forze regionali della Protezione civile. Questo per fare in modo che insieme e senza sovrapposizioni ci possa essere un coordinamento regionale rispetto a questa tragedia.
Da poche ore abbiamo diffuso una mail presso la quale le famiglie piemontesi possono dare la loro disponibilità, le mie funzionarie sono state all'opera fino a ieri sera e nell'intera notte ancora ricevevano dichiarazioni di disponibilità: ne abbiamo ricevute decine, decine e decine, fino addirittura all'una del mattino. Questo per far comprendere quanto il popolo piemontese stia rispondendo a quest'appello.
Questo è un aspetto che mi colpisce molto e che ci deve rendere assolutamente fieri del Piemonte.
Oggi definiremo in modo più specifico il percorso di accoglienza; con il Presidente Cirio, tra l'altro, ci stiamo occupando anche dei bambini in trattamento oncologico, quindi andremo probabilmente a prenderli venerdì al confine per accoglierli presso il Regina Margherita. Credo che, anche attraverso la raccolta di farmaci, anche attraverso la messa a disposizione di un ospedale da campo che già è stato spedito presso il confine, la Regione si sia mossa nella direzione giusta e non si sia sottratta ai suoi doveri: come non l'ha fatto nell'emergenza sanitaria, così non lo sta facendo oggi.
Voglio ringraziare in prima persona tutte le realtà della Regione che in queste ore si stanno attivando, e tutti i miei funzionari, perch l'operazione è enorme, mastodontica, e soprattutto perché sicuramente riusciremo a dare una risposta concreta alle necessità e ai bisogni delle persone ucraine che nelle prossime ore giungeranno presso il nostro territorio.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Poiché sono quasi le ore 13 e risultano ancora iscritti a intervenire sei Consiglieri, se siete d'accordo chiuderei qui la sessione antimeridiana per riprendere nel pomeriggio, dopo le interrogazioni a risposta immediata.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 12.54)



GAVAZZA GIANLUCA



(I lavori riprendono alle ore 14.09 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)



PRESIDENTE

Buongiorno a tutte e a tutti.
Per delega del Presidente Stefano Allasia, dichiaro aperta la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.
In merito allo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, come recita l'articolo 100 del Regolamento, iniziamo con l'esame delle interrogazioni pervenute.
Oggi si provvederà a rispondere come segue: interrogazione a risposta immediata n. 1012 presentata dal Consigliere Sean Sacco, cui risponderà l'Assessore Vittoria Poggio; interrogazione a risposta immediata n. 1013 presentata dal Consigliere Domenico Rossi, cui risponderà l'Assessore Vittoria Poggio; interrogazione a risposta immediata n. 1014 presentata dal Consigliere Raffaele Gallo, cui risponderà l'Assessore Luigi Icardi interrogazione a risposta immediata n. 1015 presentata dal Consigliere Marco Grimaldi, cui risponderà l'Assessore Vittoria Poggio; interrogazione a risposta immediata n. 1016 presentata dal Consigliere Alberto Avetta, cui risponderà l'Assessore Luigi Icardi; interrogazione a risposta immediata n.
1011 presentata dal Consigliere Silvio Magliano, cui risponderà l'Assessore Elena Chiorino.
Prego i Consiglieri e gli Assessori di attenersi rigorosamente ai tempi ed è espressa volontà di questa Presidenza l'invio delle risposte tramite posta elettronica agli interroganti e all'Ufficio Aula.
Ricordo a tutti gli interroganti che nel resoconto della seduta, che viene trasmesso via mail in visione a tutti i Consiglieri dall'Ufficio Resocontazione prima della pubblicazione e poi pubblicato integralmente in banca dati, è reperibile la trascrizione integrale di tutti gli interventi sia degli interroganti sia degli Assessori che rispondono.
Ricordo che per le interrogazioni a risposta immediata è prevista l'illustrazione da parte dell'interrogante per tre minuti, mentre il componente della Giunta ha a disposizione cinque minuti per la risposta.


Argomento: Viabilità

Interrogazione a risposta immediata n. 1012 presentata da Sacco, inerente a "Problemi relativi alla mobilità delle persone in Valle Stura e Valle Orba. Blocco contemporaneo di più sistemi di trasporto" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1012.
L'interrogante, Consigliere Sacco, ha chiesto all'Assessore di fornire risposta scritta.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Interrogazione a risposta immediata n. 1013 presentata da Rossi, inerente a "Criticità sulla delega alla cooperazione internazionale all'Assessore Marrone"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1013.
La parola al Consigliere Rossi per l'illustrazione; ne ha facoltà per tre minuti.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Intervengo con quest'interrogazione a risposta immediata che è coerente con la discussione di questa mattina e che s'inserisce, purtroppo, in un contesto drammatico per l'Europa e per il pianeta, che vede l'invasione delle truppe della Federazione Russa in territorio ucraino.
In data 14 dicembre 2016 nella Città di Torino è stato inaugurato il Centro di rappresentanza della Repubblica Popolare di Donetsk in Italia, presso i locali della Fondazione Magellano. La cosiddetta Repubblica Popolare di Donetsk è un territorio dell'Ucraina occupato e controllato militarmente da un gruppo di separatisti, che hanno dichiarato unilateralmente l'indipendenza. Un atto non riconosciuto né dall'Italia né dall'Unione europea né dalle Nazioni Unite. I separatisti sono stati indicati dal Joint Investigation Team, nel rapporto presentato il 28 settembre 2016, come esecutori materiali dell'abbattimento del volo Malaysia Airlines MH17, dove persero la vita 298 civili.
All'inaugurazione del centro torinese presero parte alcuni rappresentanti del centrodestra piemontese, tra cui l'allora Capogruppo di Fratelli d'Italia e attuale Assessore regionale, Maurizio Marrone, il quale in quella sede dichiarò: "La missione del centro di rappresentanza è semplice: costruire il percorso per il definitivo riconoscimento internazionale della Repubblica Popolare di Donetsk" e aggiunse altre parole.
Perché riportiamo la questione oggi, Presidente, visto che abbiamo presentato un'interrogazione due anni fa, alla quale non è mai stata data risposta? Oggi l'abbiamo presentata come question time, perché lo stato dei territori del Donbass gioca un ruolo fondamentale nella partita odierna dell'invasione russa dell'Ucraina, perché come lei ricorderà Putin, prima di invadere, ha riconosciuto unilateralmente le due repubbliche del territorio del Donbass e ha detto: "Io faccio un'operazione di difesa delle due repubbliche". Pertanto, capiamo benissimo che le posizioni politiche su questi territori sono al centro del conflitto attuale.
Abbiamo visto le reazioni dell'Italia e dell'Unione Europea e non le ripeto, perché sono scritte nel question time, e vado alla questione finale. La posizione politica a favore del riconoscimento dell'indipendenza della Repubblica di Donetsk minava le ragioni di base degli accordi di Minsk stipulati nel 2014, alimentando dinamiche di conflitto che hanno contribuito poi a far degenerare la situazione fino alla guerra di oggi (insieme con altre, evidentemente).
Abbiamo già visto in questi giorni che diversi rappresentanti politici nazionali, che pure avevano sostenuto posizioni filoputiniane, hanno dichiarato pubblicamente che in questo momento si condanna l'azione di Putin. Non abbiamo sentito però da rappresentanti regionali, in particolare in questo caso dall'Assessore Marrone, una revisione delle sue posizioni su questa faccenda.
Poiché l'articolo 15, comma 2, dello Statuto prevede che tra le materie di competenza della Regione ci sia anche la cooperazione internazionale, in virtù della quale conclude accordi e intese con Stati, chi mandiamo noi adesso? Ovvero, qual è la posizione della Regione Piemonte? È per questo che la delega su questo tema diventa fondamentale, ed è per questo che noi riteniamo che le posizioni politiche del Consigliere Marrone (e attuale Assessore) espresse allora fossero già inopportune in tempo di pace, ma oggi sono contrarie alla linea dell'Italia e dell'Unione Europea.
Da questo punto di vista, oltre alle parole di solidarietà, che chiaramente stiamo esprimendo agli ucraini, abbiamo bisogno di capire se il Presidente della Regione si riconosce in queste posizioni espresse da Marrone sul riconoscimento internazionale della Repubblica Popolare di Donetsk e conseguentemente, se il Presidente ritiene che queste posizioni, mai ritrattate pubblicamente, siano compatibili con la delega alla cooperazione internazionale, tanto più nell'attuale contesto di grave crisi internazionale.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Domenico Rossi per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione, delegando l'Assessore Vittoria Poggio, che ha pertanto facoltà di intervenire per cinque minuti.



POGGIO Vittoria, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Rispondo per conto del Presidente Cirio, il quale mi ha pregato di leggere questa sua risposta, in quanto impegnato in Prefettura a Torino nella seduta della Conferenza regionale delle Autorità di pubblica sicurezza.
Innanzitutto il Presidente Cirio ringrazia il Consigliere Domenico Rossi per aver proposto quest'interrogazione, perché gli viene data ancora una volta la possibilità di ribadire in modo chiaro e inequivocabile la condanna dura e senza sconti nei confronti dell'aggressione ai danni dell'Ucraina, oltre a rimarcare il grande lavoro che la Regione sta facendo per portare solidarietà concreta, e non solo a parole, al popolo ucraino.
La posizione del Presidente su questo tema è da sempre ben evidente e in perfetta coerenza con la linea dell'Unione Europea e con il suo lavoro negli anni passati, alla guida della Commissione per l'integrazione economica di Euronest, che è l'Assemblea interparlamentare alla quale partecipano i membri del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali di Ucraina, Moldavia, Armenia, Azerbaigian e Georgia, per stringere legami politici ed economici più stretti con l'Unione Europea.
Tutta la Giunta è su questa linea; così come il Consiglio che questo pomeriggio si appresta ad approvare un ordine del giorno in cui sono chiare le posizioni di rifiuto della guerra come metodo di risoluzione dei conflitti; di condanna all'aggressione militare russa; di sostegno al popolo ucraino; di richiamo ai valori dell'Europa, della NATO e dell'ONU.
In quest'approvazione ci sarà il voto favorevole e unanime, certificato formalmente, di tutti gli Assessori, tutti, nessuno escluso. Una voce sola senza distinzioni, senza se e senza ma, e in quest'unanimità c'è anche la risposta al quesito dell'interrogante.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Vittoria Poggio per la risposta.


Argomento: Opere pubbliche

Interrogazione a risposta immediata n. 1015 presentata da Grimaldi inerente a "Criticità del progetto del nuovo ponte sul torrente Ceronda a Venaria"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1015.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.
Prego, Consigliere; ne ha facoltà per tre minuti.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Nell'ambito degli interventi per la valorizzazione della Reggia di Venaria Reale, uno degli aspetti di maggiore rilevanza è stato quello del potenziamento e della rete viabile.
Attualmente, l'accesso alla Reggia di Venaria e al complesso di opere è oggi possibile essenzialmente da due direzioni e attualmente dall'aeroporto di Caselle e, più in generale, da tutto il bacino nord. Più specificatamente, da questa alla Reggia e ai parcheggi lato nord avviene oggi su un ponte in muratura denominato "ponte Castellamonte".
Perché ci siamo concentrati su questo ponte? Questo ponte, costruito su progetto dell'ingegner Massa, venne ultimato nel 1878 (quasi 150 anni fa) e, oltre all'indubbio interesse storico, appare perfettamente inserito nel contesto paesaggistico che fa parte della storia della Venaria Reale.
Consideriamo che il Piano di valorizzazione della Venaria Reale è passato per la realizzazione nel 2011 di due parcheggi fortemente osteggiati dalla popolazione, in quanto la loro costruzione ha coinvolto parte della fascia fluviale esondabile a rischio idrogeologico e ha interessato un'area compresa fra il Sito di Interesse Comunitario, lungo la fascia fluviale del Ceronda, importante corridoio ecologico e parte organica della "Corona Verde", ha comportato una riduzione della qualità del paesaggio intorno alla Reggia di Diana e ha favorito anche un tipo di frequentazione turistica con scarso coinvolgimento della città di Venaria Reale, perch sosteneva anche una forma di mobilità che privilegia il trasporto privato su quello pubblico, secondo una concezione anche opposta a quella auspicabile per il futuro prossimo. Invece di pensare ai parcheggi d'interscambio, si pensava quasi all'arrivo alla Reggia con le macchine private.
A dieci anni da quella costruzione, tra l'altro, non sono sfruttati secondo la loro capienza e secondo quanto ci ha riferito tutta la cittadinanza interessata.
Come lei sa, il 10 settembre era fissata una Conferenza dei Servizi proprio sul tema della realizzazione del nuovo ponte sul torrente Ceronda e il procedimento di VIA di competenza comunale.
Questo progetto seguirà la demolizione dell'attuale ponte Castellamonte, se la Regione Piemonte non farà qualcosa per fermarlo, e opererà anche una trasformazione rilevante dell'esistente a fronte anche del volume della terra che si prevede sarà movimentato: quasi 25 mila metri cubi. Seppure interessante una porzione limitata di territorio, si tratta pur sempre di attività cantieristica complessa e un significativo impatto sull'ambiente.
Per quanto attiene l'ecosistema fluviale del Ceronda, occorre tenere conto che il Ceronda è già stato recentemente sottoposto a un radicale intervento di sistemazione idraulica.
Dal punto di vista della sicurezza idraulica dell'abitato, l'acqua che giunge a Venaria nell'alveo del Ceronda è raccolta, con le precipitazioni da un bacino di circa 170 chilometri quadrati.
Vorrei sapere quali azioni la Giunta intende assumere affinché si ripensi la riconversione in atto della zona del ponte Castellamonte a Venaria rispettando la vocazione, la storia e l'ambiente presente, e se c'è ancora una possibilità di evitare che un ponte così storico e così importante anche per quel luogo, sia sostituito da un ecomostro come quello che rischia di essere progettato proprio lì.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Marco Grimaldi per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'assessore Vittoria Poggio.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



POGGIO Vittoria, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
In risposta all'interrogazione del Consigliere Marco Grimaldi, che ringrazio, vado a esporre la risposta.
Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Piemonte, la Provincia di Torino e i Comuni di Borgaro Torinese, Collegno, Druento Pianezza, Torino e Venaria Reale hanno sottoscritto un Accordo di Programma Quadro relativo al Progetto di restauro e valorizzazione della Reggia di Venaria Reale e del Borgo Castello della Mandria. Tale accordo di Programma Quadro è stato approvato con Decreto del Presidente della Provincia di Torino del 25 agosto 1999, Decreto n. 159-139981, e adottato con Decreto del Presidente della Giunta regionale n. 64 del 10 settembre 99.
Tra gli interventi previsti dall'Accordo di Programma Quadro per la valorizzazione della Reggia di Venaria Reale è contenuto il nuovo ponte, a cura del Comune di Venaria e del Consorzio delle Residenze reali sabaude.
Vista, come lei ha detto, la complessità dell'intervento e che la strada cui sarà collegato il nuovo ponte è una strada provinciale, l'appalto e l'esecuzione dei lavori sarà a cura della Città metropolitana di Torino.
L'opera viene finanziata attraverso le seguenti linee: finanziamenti FSC 2014-2020 per la difesa del suolo; economie dell'Accordo di Programma Quadro per gli interventi di viabilità; risorse del cosiddetto "Decreto ponti" ottenuto dalla Città metropolitana di Torino.
L'intervento è stato sottoposto nell'estate dello scorso anno a valutazione d'impatto ambientale e contestuale valutazione d'incidenza entrambe indette dalla Città di Venaria Reale. La Regione ha partecipato al procedimento e ha rilasciato le autorizzazioni di competenza sul progetto in particolare il parere idraulico e il parere paesaggistico. Il Comune ha altresì, ricevuto il parere relativo dalla Sovrintendenza ai Beni paesaggistici nel corso della procedura di cui sopra.
L'intervento risulta nell'elenco dei progetti di cui al decreto commissariale n. 1-FP del 28 febbraio 2018, DPCM 14 luglio 2016, Fondo progettazioni, decreto direttoriale n. 502 del 22 novembre 2017.
Finanziamento e individuazione delle amministrazioni pubbliche in qualità di gestori del finanziamento/stazioni appaltanti finalizzata alla realizzazione delle progettazioni esecutive degli interventi contro il dissesto idrogeologico.
Il Settore regionale competente ha rilasciato in merito alla demolizione e ricostruzione del ponte Castellamonte parere idraulico favorevole con prescrizioni in data 29 settembre 2021 nell'ambito della procedura di VIA e contestuale valutazione d'incidenza indetta dalla Città di Venaria Reale.
L'attuale ponte Castellamonte costituisce una significativa criticità per la dinamica fluviale del corso d'acqua nel tratto in argomento, in quanto insufficiente a smaltire le portate in piena del corso d'acqua con tempi di ritorno di 200 anni, come riscontrato nel corso degli eventi alluvionali del 1994 e del 2000. Quanto sopra è conclamato anche dagli studi idraulici dell'Autorità di bacino del fiume Po, realizzati per la definizione delle fasce fluviali del torrente Ceronda, in fase di variante al Piano di Assetto Idrogeologico del fiume Po.
Il progetto del nuovo ponte è pertanto finalizzato a consentire il transito delle portate di piena del corso d'acqua con tempi di ritorno di 200 anni.
Sempre per le opere comprese nel progetto in argomento, il Settore regionale competente ha rilasciato parere di compatibilità idraulica favorevole, con prescrizioni, ai sensi dell'articolo 38 delle norme di attuazione del PAI del fiume Po, per le opere stradali ricadenti all'interno delle fasce fluviali A e B.
Le considerazioni sulla mobilità proposte dal Consigliere Grimaldi sono quindi legittime, ma devono considerarsi secondarie rispetto al tema della sicurezza idraulica.
Per tali motivi e assolvendo i compiti di chi deve governare e, quindi decidere sapendo che spesso la soluzione non è esente da criticità riteniamo indispensabile procedere con l'intervento, così come progettato e autorizzato.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessora Vittoria Poggio per la risposta.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 1014 presentata da Gallo, inerente a "Stabilizzazione del personale amministrativo precario impegnato nella lotta al contrasto della pandemia COVID"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1014.
Ha chiesto di illustrare l'interrogazione il Consigliere Gallo.
Prego, Consigliere; ha facoltà di intervenire per tre minuti.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Anche oggi con il question time in oggetto accendiamo un faro sul tema del personale e della forza lavoro in carico al sistema sanitario regionale. In particolare, sul tema del personale che è stato assunto negli ultimi due anni in seguito all'emergenza COVID grazie ai fondi nazionali che sono stati messi a disposizione dalle Regioni per assumere personale che potesse far fronte all'emergenza COVID sia dal punto di vista medico sanitario, sia dal punto di vista del personale amministrativo.
Personale assunto sostanzialmente dal DIRMEI, attraverso bandi di selezione con scadenza già al 31 dicembre 2021 e prorogato per un ulteriore anno.
In questi mesi e in queste settimane si discute, c'è l'opzione e la possibilità di confermare e stabilizzare il personale che ormai lavora sul nostro territorio e nelle nostre aziende da due anni anche perché, è consapevolezza di tutti, la mancanza di personale è cronica ormai del nostro sistema sanitario dal punto di vista sanitario e anche amministrativo.
Già nelle scorse settimane avevo sollevato anche in sede di discussione del PNRR sulle case di comunità il problema che nelle nostre Aziende manca il personale tecnico-amministrativo che possa poi portare avanti questi progetti, seguire queste progettualità e, quindi, far sì che i fondi del PNRR diventino effettivamente realtà sul nostro territorio. A maggior ragione oggi, che abbiamo la possibilità, come hanno già fatto alcune amministrazioni regionali - come, ad esempio, la Regione Lazio, che ha provveduto a siglare delle intese sindacali al fine di stabilizzare il personale sanitario precario impegnato in questi due anni di lotta per il contrasto alla pandemia - di unire le due facoltà, quindi stabilizzare il personale, ma anche mantenere professionalità di carattere tecnico e amministrativo all'interno del sistema regionale per dare una risposta alla penuria di professionalità dovuta ai continui pensionamenti di questi ultimi anni.
L'interrogazione si sofferma su quest'aspetto e interroga l'Assessore per sapere come l'Amministrazione regionale intenda procedere per stabilizzare il personale in particolare amministrativo, di carattere amministrativo sanitario, finora coinvolto nell'emergenza COVID per dare la doppia risposta: da un lato la stabilizzazione del personale, dall'altro l'esigenza di avere personale qualificato nelle nostre Aziende per portare avanti progetti.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Gallo per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore; ha facoltà di intervenire per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
La prima risposta su come abbiamo intenzione di procedere è molto semplice: secondo quello che prevede la legge. Adesso le do un quadro più preciso delle procedure che potranno essere messe in campo proprio sul tema della stabilizzazione del personale, sia sanitario sia amministrativo (ma distinguerei le due categorie).
La legge di bilancio 2022 (legge dello stato del 30 dicembre 2021, n. 234) prevede che, nei limiti di spesa previsti dall'articolo 11, comma 1, del decreto legge 30 aprile 2019, n. 35 (il cosiddetto "decreto Calabria") dal 1° luglio 2022 fino al 31 dicembre 2023 gli enti del Servizio Sanitario Nazionale possono assumere a tempo indeterminato (la cosiddetta "stabilizzazione") in coerenza, oltre che con i limiti di spesa, con il Piano triennale dei fabbisogni del personale del ruolo sanitario e anche per gli operatori socio-sanitari, che, come sapete, appartengono al ruolo tecnico, anche qualora non più in servizio, che siano stati reclutati a tempo determinato con procedure concorsuali (ivi incluse le selezioni previste dal DL 18/2020, le procedure straordinarie) e che abbiano maturato al 30 giugno 2022 alle dipendenze del Servizio Sanitario Nazionale almeno diciotto mesi di lavoro anche non continuativi, di cui almeno sei mesi nel periodo dal 31 gennaio 2020 al 30 giugno 2022, secondo i criteri di priorità definiti da ciascuna Regione.
Alle iniziative di stabilizzazione del personale assunto mediante procedure diverse da quelle sopra indicate si provvede previo espletamento di prove selettive.
Secondo queste normative, il combinato disposto del tetto di spesa e del fabbisogno del personale determina la possibilità di stabilizzazione del personale sanitario e degli OSS.
Per quanto riguarda il personale amministrativo e tecnico - esclusi gli OSS, che sono già ricompresi nella prima fascia - eventuali procedure di stabilizzazione possono avvenire sulla base delle vigenti disposizioni normative, e in particolare della legge Madia (articolo 20 del decreto 75/2017), ovvero con dei requisiti un po' più stringenti, che vado a elencare.
La stabilizzazione cosiddetta diretta (comma 1, dall'articolo 20 della legge Madia) prevede che il candidato debba possedere i seguenti requisiti: risultare in servizio successivamente alla data di entrata in vigore della legge 124/2015 con contratto a tempo determinato presso l'amministrazione che procede con l'assunzione; sia stato reclutato a tempo determinato in relazione alle medesime attività svolte con procedure concorsuali anche se espletate presso amministrazioni diverse; abbia maturato al 31 dicembre 2022 alle dipendenze dell'amministrazione che procede all'assunzione almeno tre anni di servizio, anche non continuativi, negli ultimi otto anni.
C'è un ultimo caso, che è la stabilizzazione per concorso (comma 2 dell'articolo 20 della legge Madia). L'amministrazione può indire un concorso pubblico che dev'essere riservato però sino a un massimo del 50 dei posti disponibili al personale precario che abbia maturato questi requisiti; che sia stato titolare, successivamente alla data di entrata in vigore della legge 124/2015, di un contratto di lavoro flessibile presso l'amministrazione che bandisce il concorso; che abbia maturato al 31 dicembre 2022 almeno tre anni di contratto, anche non continuativi, negli ultimi otto anni presso l'amministrazione che bandisce il concorso.
Queste sono, sostanzialmente, le regole che disciplinano la stabilizzazione che andrà a saturare tutto quel personale, per turnover o per pensionamento, che comunque fa parte di quel novero di persone previste nel piano dei fabbisogni di personale, nei limiti del tetto di spesa che ci impone la legge di bilancio, come dicevo prima, del 2022.
Le amministrazioni hanno già prorogato, su richiesta dall'Assessorato tutti i contratti a tempo determinato fino alla fine dell'anno e procederanno contestualmente, nei limiti che le ho descritto, alla stabilizzazione di tutto il personale.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Luigi Icardi per la risposta.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 1016 presentata da Avetta, inerente a "ASL TO4. A rischio 300 posti di lavoro"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1016.
Ha chiesto di illustrare l'interrogazione il Consigliere Avetta.
Prego, collega; ne ha facoltà per tre minuti.



AVETTA Alberto

Grazie, Presidente; grazie, Assessore.
Con quest'interrogazione, che si concentra sulla specifica dotazione di personale dell'ASL TO4, solleviamo una questione che, com'è stato appena ribadito nella risposta dell'interrogazione precedente, è molto diffusa in tutte le ASL del Piemonte. Alcune sigle sindacali nei giorni scorsi hanno evidenziato che c'è un problema, quello dei lavoratori precari, i cui contratti sono stati legati all'emergenza pandemica e quindi sono prossimi alla scadenza.
Per quanto riguarda la situazione dell'ASL TO4, si stima che si tratti di 300 addetti. È un numero importante; sono persone che, in verità, molto spesso svolgono funzioni che vanno al di là delle esigenze più specifiche (esigenze portate dalla pandemia) e che, anzi, spesso sconfinano con attività che sono di servizi ordinari, indipendenti appunto dal COVID.
È per questa ragione che ci chiediamo in che modo si pensi di gestire il ritorno all'attività ordinaria senza il contributo dei medici gettonisti degli infermieri, degli operatori socio-sanitari specializzati e degli amministrativi che, appunto, sono stati contrattualizzati durante la pandemia. A maggior ragione, ce lo chiediamo in relazione alle case e agli ospedali di comunità, che, grazie ai fondi PNRR, dovranno essere dotati di personale adeguato.
Vorremmo sapere se la Giunta regionale, alla luce delle preoccupazioni che sono state evidenziate e che abbiamo richiamato nell'interrogazione consideri la situazione in cui versa la dotazione del personale dell'ASL TO4 adeguata a garantire i servizi sanitari efficienti ed efficaci in condizioni ordinarie e, in caso contrario, come intenda intervenire.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il collega Alberto Avetta per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Il tema che mi viene sottoposto è, sostanzialmente, gemello a quello su cui ho appena risposto, sollevato precedentemente dal Consigliere Gallo soltanto che riguarda una porzione di territorio, che è l'ASL TO4 (prima invece, si parlava dell'intero territorio).
Sostanzialmente, le norme di riferimento sono le stesse, quindi si agirà nei limiti del tetto di personale e nei limiti della spesa e del fabbisogno previsti dalla norma nazionale, per cui l'Azienda e anche l'ASL TO4, come le altre del Servizio Sanitario Regionale, operano con questi limiti e nel rispetto della vigente normativa in materia di contratti pubblici stipulati proprio nel periodo emergenziale.
Purtroppo ci sono anche dei vincoli numerici e finanziari cui ho accennato prima e non sto a ripetere. L'Azienda TO4, che rispetto al personale si trova in una situazione di particolare criticità, farà tutto il possibile per mitigare l'impatto della fine dello stato d'emergenza, nel rispetto di questi vincoli che sono sovraordinati alla nostra Amministrazione e che non sono in alcun modo derogabili in autonomia.
È chiaro che resta comunque dello spazio dal punto di vista sia del tetto di spesa sia del fabbisogno del personale per la stabilizzazione di parte del personale. Pertanto, rimane la più ampia disponibilità, a fronte delle diverse esplicite indicazioni da parte degli organi sovraordinati, di adeguarsi tempestivamente, nel senso che si farà tutto il possibile per stabilizzare il maggior numero di persone presenti, nel rispetto delle norme che ho citato più volte, soprattutto per garantire il corretto funzionamento di tutti quei servizi sanitari, tecnici e amministrativi che hanno necessità di continuare a essere erogati in modo puntuale e preciso in tutto il territorio dell'ASL TO4.


Argomento: Occupazione giovanile - Apprendistato

Interrogazione a risposta immediata n. 1011 presentata da Magliano inerente a "In Piemonte il lavoro per i giovani è un miraggio. Come si sta muovendo questa Giunta per migliorare l'occupazione giovanile?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1011.
La parola al Consigliere Magliano per l'illustrazione.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
In Europa dal 2014 il tasso di occupazione tra i giovani, cioè la percentuale di occupati rapportata al totale della popolazione raffrontabile di età compresa tra i quindici e i ventiquattro anni, è in progressivo aumento. L'Italia tra gli Stati membri dell'Unione europea si colloca al secondo posto, registrando una disoccupazione giovanile al 29%.
L'Italia Nord Ovest si riscopre fragile soprattutto guardando agli esclusi dal mondo del lavoro. È una situazione inaspettata se si considera la maggiore capacità di tali regioni di produrre ricchezza rispetto alle altre aree d'Italia.
In Piemonte la disoccupazione giovanile (quattordici-ventiquattro anni) è al 24%, circa un giovane su cinque non lavora con una prevalenza per il sesso femminile che ammonta a circa il 58%.
Inoltre, sono circa due milioni i ragazzi italiani chiamati NEET, per i quali il nostro Paese si riserva il primato all'interno dell'Unione Europea con un valore percentuale di circa dieci punti superiore alla media del continente (12,5%) e decisamente più distante dai valori degli altri grandi Paesi europei. I giovani italiani sono sempre meno formati a livello avanzato e meno valorizzati quando inseriti nel sistema produttivo. Tutto questo ricade sulla famiglia e sul welfare pubblico. Va evidenziato che i giovani sono un valore essenziale per l'economia di un Paese e una risorsa che garantisce il ricambio generazionale e la crescita, ma nell'ultimo decennio è aumentato il numero dei ragazzi ai margini del mercato del lavoro e la pandemia non ha aiutato in questo senso.
Tenuto conto che i livelli di disoccupazione in Italia erano tragicamente sotto soglia europea già nel 2019 prima del coronavirus, la Commissione europea ha pubblicato la prima indagine sull'impatto dei vari cambiamenti demografici nei Paesi membri. Tra i dati più rilevanti c'è sicuramente quello sul rapporto tra le nuove generazioni e il mercato del lavoro in alcune aree del continente. Ancora una volta, il nostro Paese è ai minimi soprattutto per quanto riguarda le differenze di genere.
In Piemonte è partito da qualche anno il programma Garanzia Giovani rivolto ai giovani NEET; è una rete di operatori specializzati dei Centri dell'impiego e delle Agenzie accreditate che accompagna i giovani nel mondo del lavoro. Garanzia Giovani è un'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile con le risorse del PON, con il sostegno finanziario dell'Unione Europea e dello Stato italiano, che consente ai giovani tra i quindici e i ventinove anni che non lavorano e non frequentano corsi d'istruzione formazione o tirocinio di scegliere, tra i diversi percorsi disponibili quello più adatto al proprio inserimento nel mondo del lavoro.
Consideriamo che è necessario fare un'analisi che stabilisce se, a fronte degli sforzi fatti per l'occupazione giovanile, i risultati siano stati adeguati. In caso di esito negativo, sarebbe opportuno interloquire con il territorio, interagire e integrare le azioni già in essere, al fine di prendere le giuste scelte. Non basta la mera occupazione dei giovani, serve la capacità di porre pienamente a valore le specifiche competenze e sensibilità nei processi che generano nuova ricchezza e benessere. Serve un piano che assegni un ruolo centrale alle nuove generazioni nel percorso di crescita. Aiutare i giovani a entrare e a rimanere nel mercato del lavoro è una parte essenziale delle politiche che promuovono la crescita economica e migliorano le condizioni di vita.
Interrogo - e ringrazio l'Assessore di essere presente oggi per la risposta, perché questa è una sua delega - per sapere, alla luce degli impressionanti numeri della disoccupazione giovanile, con quali misure urgenti la Regione intende implementare nei prossimi mesi le azioni a favore dell'occupazione giovanile in Piemonte.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Silvio Magliano per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione, delegando l'Assessore Elena Chiorino.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



CHIORINO Elena, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
In realtà, il discorso sarebbe molto ampio, ma cercheremo di sintetizzarlo stando dentro i tempi. Le azioni messe in campo sono numerose. È evidente che - ahimè, dobbiamo dircelo - i risultati difficilmente si vedranno nell'immediato, proprio perché, come il Presidente Magliano ha evidenziato il tema è sostanzialmente strutturale e ampliamente diffuso. Certo è che ci sono delle strade che abbiamo ritenuto di tracciare, delle quali siamo particolarmente convinti, che possono effettivamente consentire maggiori opportunità e garantire di lavorare nel modo più preciso e puntuale possibile anche a quell'incrocio domanda-offerta che continua a non essere pienamente centrato. Lo diciamo sempre tutti, ma possiamo altrettanto dire che l'obiettivo, ahimè, non è mai stato effettivamente raggiunto.
Ora si lavora con una serie di azioni che tra poco cercherò di elencare. Mi si consenta però di dire che quando parliamo di NEET c'è anche un altro tema che va evidenziato e che è reso più drammatico da due anni di pandemia, che è anche quello dell'istruzione. Toccherò dopo il tema dell'orientamento, delega che rientra in quelle di mia competenza, ma è evidente che non può esserci una soluzione anche in un post-pandemia che veda l'indulgenza nelle valutazioni degli studenti, anziché portare al centro la qualità dell'istruzione e la capacità di insistere anche per fornire anche agli studenti più svantaggiati - che sia uno svantaggio economico, sociale o legato alla salute in qualunque ambito - gli strumenti per consentire di lavorare in termini di meritocrazia.
Penso, invece, che la soluzione dell'indulgenza nelle valutazioni vada assolutamente respinta, proprio perché ai nostri giovani serve sapere che avranno delle valutazioni precise e puntuali, proprio per affrontare i primi ostacoli della vita, che sono quelli che si trovano nel mondo della scuola, ed essere più forti e strutturali per superare quelli che si troveranno nel mondo del lavoro.
Detto questo, con l'auspicio che si torni, dopo due anni di pandemia, a mettere al centro, non tanto il distanziamento sociale, quanto la qualità dell'istruzione come diritto fondamentale dei nostri giovani, posso dire nel tempo che mi resta, procurandomi di fare avere poi al Consigliere Magliano tutti i dati del caso, che si è lavorato per integrare le politiche contro la disoccupazione, ragionando fin dall'orientamento quindi con investimenti importanti nell'ambito dell'orientamento, per accompagnare i nostri ragazzi, in modo che possano avere ben chiare tutte le possibilità di studio e di formazione nel periodo, chiamiamolo degli studi e, successivamente, anche per accompagnarli nel mondo del lavoro, nel cambiamento e, quindi, anche nel cambio eventualmente di lavoro.
Un orientamento che vuole accompagnare tutta la vita di una persona, per fare in modo che le scelte siano fatte con consapevolezza, avendo ben chiare le opportunità d'istruzione, di formazione e, successivamente lavorative.
Tutto l'ambito della formazione è stato particolarmente snellito, sia in termini di attivazione di corsi sia in termini di partecipazione. Prima c'era un sistema che, a mio avviso, era troppo ingessato e non consentiva di intervenire tempestivamente, com'è invece il mercato del lavoro, che deve competere in un mercato globale. Quando parliamo di competitività dobbiamo pensare alle nostre imprese che devono essere veloci e recuperare velocemente professionalità per essere competitive su mercati particolarmente ampi; allo stesso modo, deve essere la formazione.
Sapete bene che stiamo attivando le prime Academy, che vogliono andare in quest'ottica, anche in termini di upskilling e reskilling, per quei giovani lavoratori che possano avere opportunità di upskilling o reskilling per reimpiegarsi velocemente o per non perdere il posto di lavoro.
L'auspicio è che diventi tema centrale il non perdere il posto di lavoro piuttosto che il far fatica a trovare un posto di lavoro, quindi aumentare la competitività anche in questi termini. Questo vorrebbe dire garanzia occupazionale per i nostri giovani, da una parte, e, dall'altra, garanzie di competitività per le nostre imprese. La competitività si ha quando abbiamo le competenze e le competenze si danno solo con la formazione smettendola di fare quell'errore fatto negli anni precedenti, ossia considerare la formazione continua una spesa.
La formazione continua è un investimento. Questa Giunta crede nella formazione continua e quindi, anche su questa, andrà a incidere.
Parliamo anche di ITS, di percorsi di formazione professionale che vengono potenziati (poi mi taccio, ma solo per questioni di tempo, non certo perch manchino argomenti). Questi percorsi vengono scritti il più possibile a braccetto con il mondo dell'impresa, proprio per andare a centrare quelle professionalità e quelle competenze che servono alle nostre imprese lavorando anche in termini di apprendistato e di tirocinio, per far conoscere il mondo del lavoro ai nostri ragazzi, perché abbiano la possibilità di comprendere davvero e toccare con mano prima di fare scelte che poi rischiano di diventare delusioni e abbandoni.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Elena Chiorino per la risposta.
Nel ringraziare il Presidente Stefano Allasia per l'incarico, dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.
Al fine e nel rispetto della normativa vigente riguardante il COVID-19 s'invita tutti i Consiglieri e tutto il personale dell'Assemblea a uscire in modo ordinato dall'aula per i quindici minuti di areazione dei locali.
Alle ore 15.10 il Presidente aprirà la seduta del Consiglio regionale sospesa alle ore 13.
Grazie e buona salute a tutti a tutte.



(Alle ore 14.54 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta riprende alle ore 15.20)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 753 presentato da Allasia, Graglia, Magliano Gavazza, Giaccone, Bongioanni, Gallo, Ruzzola, Valle, Mosca, Martinetti Sacco, Preioni, Stecco, Cane, Lanzo, Gagliasso, Nicotra, Fava, Dago Zambaia e Cerutti, inerente a "Solidarietà alla popolazione Ucraina e condanna dell'aggressione subita"; ordine del giorno n. 754 presentato da Frediani e Bertola, inerente a "Esposizione bandiera della pace sulla facciata di Palazzo Lascaris, sede del Consiglio Regionale" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame dell'ordine del giorno n. 753 e dell'ordine del giorno n. 754, di cui al punto 28) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
Accogliamo le modifiche rispetto all'iniziativa di esplicitare meglio le tematiche della pace e l'esposizione della bandiera della pace (ci mancherebbe in una situazione del genere), così da convenire in un unico ordine del giorno.
L'altro tema era analizzare e porre l'accento su un atto concreto che ha ben esplicitato l'Assessore Caucino rispetto all'attivazione a livello regionale di una mail (accoglienza.ucraina@regione.piemonte.it) per far sì che le famiglie, gli enti e le associazioni interessate possano manifestare l'intenzione di ospitare temporaneamente chi sta abbandonando le proprie case nelle zone colpite dalla guerra.
Questo è sicuramente importante rimarcarlo per far sì che ci siano più piemontesi possibili e più associazioni possibili che possano aderire a quest'iniziativa che sarà esplicitata, come ha detto l'Assessore, in questi giorni in maniera ancora più puntuale.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Preioni.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente Questo è un intervento molto difficile come tutti quelli che mi hanno preceduto, perché quando parlano le armi è difficile trovare le parole ma in realtà, è proprio quello il momento in cui ce n'è maggiormente bisogno e durante il quale dobbiamo sforzarci tutti di essere ancora più seri e ancora più responsabili.
Non sta a quest'Aula prendere decisioni che possano incidere direttamente sulla situazione tragica in Ucraina, ma a questa Istituzione spetta comunque il compito di assumere posizioni all'altezza della gravità del momento, nelle quali i cittadini piemontesi possano riconoscersi e trovare una chiave di lettura su quello che sta avvenendo.
Molto bene, quindi, quello che è già stato sottolineato questa mattina da tutti, prima di tutto sul fatto che quanto è avvenuto in Ucraina e quanto sta avvenendo sia una violazione inaccettabile del diritto internazionale un atto profondamente ingiusto della seconda potenza atomica mondiale nei confronti di uno Stato più piccolo e più debole, condotto in maniera tale da non preoccuparsi nemmeno di civili e di bambini (poche ore fa è stato annunciato che si contano quasi 2.000 civili tra le vittime).
Tutto questo cancella la complessità di quanto è avvenuto negli ultimi trent'anni? No, certo. Ci sono dei processi e delle cause profonde e anche l'Occidente ha sbagliato qualcosa, l'Europa si è distratta, ma ci sono eventi e iniziative che fanno fare un salto logico e mutano profondamente la scena: l'invasione con i carri armati di uno Stato sovrano è uno di questi. Per quante ragioni possiamo andare a cercare nella storia degli ultimi anni, nulla potrà mai giustificare l'aggressione e un'invasione impari nei confronti del popolo ucraino.
È molto importante questo, perché in molti si parla di guerra, è vero, è un contesto bellico, ma più che una guerra tra due parti che si scontrano qui c'è un'invasione, c'è un'aggressione di qualcuno militarmente molto dotato di armi atomiche e dall'altra parte uno Stato autonomo, più piccolo e indifeso.
Dobbiamo fare di tutto per ristabilire la pace, far tacere le armi, ed è chiaro che la nostra speranza e il nostro sguardo va soprattutto ai negoziati che in questi giorni sono partiti e su cui timidamente stanno arrivando parole di apertura da entrambe le parti. Dobbiamo fare di tutto affinché si trovi una via d'uscita per le parti in causa e che tornino a tacere le armi.
C'è un elemento che forse oggi è emerso poco in quest'Aula e che mi permetto di portare per aggiungere un elemento di riflessione. Le cose non accadono da sole. Ci sono eventi e idee che le preparano, altri eventi che scatenano la guerra. Uno degli elementi principali che speravamo di lasciarci alle spalle nel XX secolo è il tema del nazionalismo.
Dopo l'inutile strage della Grande Guerra, in cui ideologia e movimenti nazionalisti svolsero un ruolo fondamentale, la febbre nazionalistica non diminuì nei popoli europei e raggiunse il suo apice nell'affermazione dei regimi totalitari post bellici che ci portarono alla Seconda guerra mondiale. Solamente i milioni di morti e la vergogna e l'orrore dei campi di sterminio, le immagini di distruzione di questo conflitto indussero i popoli nemici a instaurare relazioni pacifiche e a disegnare gli assetti politici sovranazionali, come l'Unione Europea. Tuttavia, il nazionalismo sfruttando la paura dei popoli, si ripresenta oggi, in questi decenni, con abiti nuovi: identitarismo etnico, protezionismo, sovranismo, muri contro chi scappa da guerra e fame.
Non possiamo dimenticare - e questa mattina non lo ha citato nessuno quello che è accaduto nei Balcani negli anni Novanta, dove si era convissuto in pace per anni e il nazionalismo ha portato la guerra e le armi hanno deciso i nuovi confini. Sembra che lo abbiamo dimenticato, ma oggi sta tornando ancora questo. Nel paradosso, mentre l'economia e la finanza si sono globalizzate sempre di più, la politica si è chiusa sempre di più, ma le conseguenze di queste idee sono pericolose e quello che c'è sul tavolo in questo momento è l'idea di democrazia emersa dal secondo conflitto mondiale. Un'idea storicamente giovane e molto fragile, se guardiamo la sua diffusione nel mondo dove regimi autoritari, spesso nascosti anche in forme fintamente democratiche, aumentano e crescono ovunque.
Bene la reazione dell'Unione Europea, ma peccato assistere alla debolezza dell'ONU, che oramai conta sempre meno. Questa è una delle questioni che dovremmo essere in grado di affrontare, assolutamente, non appena usciremo dalla fase militare della crisi. Se c'è una cosa che non possiamo permetterci oltre alla guerra è quella di non imparare dalle crisi. O le crisi diventano anche occasione per fare dei passi avanti rispetto alla gestione di queste situazioni, oppure siamo destinati solamente a delle tragedie.
Si tratta, prima di tutto, di riconoscere che è stato un errore dare per scontata la pace; è stato un errore filtrare con chi ha questa idea di democrazia autoritaria. Per quanti cittadini e per quante forze politiche le democrazie autoritarie, tra cui quella rappresentata da Putin, sono state e sono ancora un modello? Noi non ci possiamo più permettere quest'ambiguità. Quanti, anche tra di noi, in quest'Aula, hanno fatto accordi o strizzato l'occhio a questi regimi? Guardi, Presidente, non si tratta di voler omologare il pensiero. Non dobbiamo pensarla tutti nella stessa maniera, però dobbiamo metterci d'accordo su qualcosa, su un nucleo d'idee condiviso di base: l'alternanza di governo, perché non possiamo accettare regimi in cui ci sono persone che governano a vita; il rispetto dei parlamenti; il rispetto per la libera informazione.
Nella Russia di Putin - non di qualcun altro - nel 2006 fu uccisa Anna Politkovskaja, ma nessuno in quest'Aula lo ha ricordato. Quello che voglio dire è che si sa da decenni qual è la tendenza di quel regime, che è andato peggiorando, ma abbiamo fatto finta di niente, ritenendo o dando per scontato che mai saremmo arrivati a questo punto. Invece sappiamo benissimo come alcune situazioni possano soltanto peggiorare.
È per questo che abbiamo chiesto al Presidente Cirio parole chiare e azioni conseguenti. È per questo che abbiamo chiesto spiegazioni anche sulla delega all'Assessore Marrone: non è una questione personale con l'Assessore Marrone, è una questione di credibilità delle istituzioni piemontesi. Non abbiamo visto nessuna smentita pubblica delle posizioni dell'Assessore Marrone sullo stato dei territori del Donbass e sull'indipendenza della Repubblica di Donetsk, che, come sapete, è al centro del conflitto di cui ci stiamo occupando.
Vi invito a rileggere le parole che Savoini, in sala Viglione, il 25 giugno del 2015 ha pronunciato mentre presentava l'Associazione Piemonte-Russia di cui all'epoca era vicesegretario l'attuale Assessore Ricca (all'epoca non sedeva in Consiglio regionale): il modello di Putin era un riferimento mondiale, cioè quella visione di governo, quella visione di società. Ecco perché era importantissimo che ci fosse chiarezza, per salvaguardare il Piemonte. Purtroppo non c'è stata, ma questo non fa bene al nostro Piemonte. Noi abbiamo insistito per questi motivi.
Per superare quest'atroce momento - mi avvio alla conclusione - è ora prima di tutto, di bandire ogni sovranismo e nazionalismo che antepone interessi particolari di un gruppo o di uno Stato al bene comune e alla convivenza pacifica.
Mi ha colpito un fatto: preparando quest'intervento, ho trovato l'ultimo discorso che Mitterrand ha fatto al Parlamento europeo. Lui termina dicendo: "Il nazionalismo è guerra, perché ci pone gli uni contro gli altri". Ma noi siamo ancora qui; siamo un nazionalismo nelle sue nuove forme.
Dobbiamo poi parlare di Europa, perché l'UE non basta più. Non dico che l'Unione Europea deve fare di più, dico che l'Unione Europea non basta più: serve una Repubblica federale d'Europa, un soggetto unico, con una politica estera unica, una difesa comune, un welfare comune, dove finalmente ci sarà un soggetto capace di giocare nel nuovo mondo multipolare. Altrimenti tutte le questioni che abbiamo sentito sull'atlantismo - scusatemi lasciano il tempo che trovano. Perché l'unico modo per sostituire quello schema superato è avere la forza - la forza! - che negli assetti geopolitici è fondamentale, di un soggetto diverso, che non ha l'interesse della Francia, l'interesse della Germania o l'interesse dell'Italia, ma che ha gli interessi di un'area più vasta, anche del mondo intero. Un soggetto autorevole, forte, capace di portare avanti le ragioni della pace, della democrazia e della convivenza tra i popoli.
Rubo ancora trenta secondi, Presidente, solo per dire che anche sull'azione del pacifismo dobbiamo chiarirci. Io sono un obiettore di coscienza, sono da sempre a favore della pace. Vorrei un mondo in cui la guerra fosse un tabù e credo che questa sia una battaglia per cui valga la pena impiegare anche tutta una vita.
Però dobbiamo stare attenti: qui non siamo di fronte a uno scontro tra due forze che si contrappongono; qui c'è un aggressore forte che sta aggredendo violentemente un altro soggetto che è impari dal punto vista della forza militare, e che non è in grado di difendersi. Stiamo attenti: avete visto tutti la serie tv distopica ispirata al romanzo in cui la Seconda guerra mondiale l'ha vinta il nazismo. Nessuno di noi vorrebbe vivere in un mondo così. Che cosa sarebbe successo nel 1939 se non avessimo fermato Hitler? Che cosa sarebbe successo se i nostri partigiani non avessero imbracciato le armi? Ci sono dei momenti storici così tragici che spesso non lasciano scelta a chi deve difendersi. E quel fermare l'azione militare spesso è condizione anche per la pace futura. Stiamo attenti a non leggere gli eventi con gli schemi del passato: l'unico modo per superare questo momento e la debolezza dell'Europa è di creare un soggetto federale unito e unico sullo scacchiere mondiale.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Canalis; ne ha facoltà.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Vorrei soffermarmi, in questo mio intervento, sul ruolo che può avere l'Europa. Credo davvero che in questi giorni stiamo facendo l'Europa, non solo perché sta iniziando un percorso di adesione dell'Ucraina all'Unione Europea, ma anche perché l'Europa si sta ritrovando unita, come non ricordavamo essere stata negli ultimi anni, anche con i Paesi orientali, in un grande sforzo diplomatico, di politica estera, di politica di difesa e auspicabilmente, anche di politica energetica e migratoria. E anche perch l'Europa si conferma essere un grande polo di pace che attrae i Paesi confinanti; un grande attore di pace fondato sul soft power, sulla diplomazia, sul diritto, sui diritti umani e non sul ricorso alla guerra e alla violenza.
Mi piacerebbe menzionare in questo momento il Manifesto di Ventotene del 1941, in cui Rossi, Spinelli e Colorni ricordarono che la vera linea di demarcazione tra partiti progressisti e partiti reazionari si trovava nel tasso di europeismo che questi partiti manifestavano. E questo credo che abbia tanto più valore oggi a distanza di ottant'anni. La linea di demarcazione tra il progresso oppure l'arretramento dell'Unione Europea e dei singoli Stati che la compongono sta proprio nella forza e nella pulsione all'unità del nostro continente e della nostra unione. Pertanto la distinzione è su questo: su quanto spingeremo sull'europeismo invece che sul nazionalismo. Questo è quello su cui tutti dobbiamo concentrarci.
Il mondo sta guardando l'Europa; purtroppo, a causa di questo conflitto l'Europa è tornata protagonista nella geopolitica internazionale, in un momento in cui a distanza di vent'anni, purtroppo, la guerra è tornata sul territorio europeo. Perché non è che manca da settant'anni, manca purtroppo solo da vent'anni, da quando c'è stata la guerra in Kosovo e la guerra nella ex Jugoslavia. Anche quella è stata una guerra nel cuore dell'Europa molto vicina all'Italia e con il coinvolgimento dell'Italia.
Che cosa vogliamo affermare oggi sostenendo quest'ordine del giorno? Che i confini degli Stati non si stabiliscono con il ricorso alla forza, che non è con le annessioni imposte con gli eserciti che si definiscono nuove autonomie territoriali. Io sono d'accordo con chi ha ricordato che gli accordi di Minsk del 2014 erano rimasti inapplicati dalla stessa Ucraina.
Parliamo di una maggiore autonomia alle regioni russofone a est del paese parliamo di una non adesione alla NATO. Questo è assolutamente vero, ma la strada maestra per riconoscere autonomia, per riconoscere le particolarità delle minoranze che risiedono in alcune parti del territorio, non pu essere il conflitto armato, l'invasione o l'annessione.
Siamo di fronte ad un paese aggressore e a un altro paese che è stato aggredito e chi confonde questi ruoli, sbaglia, e questo Consiglio regionale oggi lo affermerà con forza. Pertanto, siamo qui per affermare la nostra solidarietà al popolo ucraino, ma io direi anche a quei 7.000 dissidenti russi che, con grandissimo coraggio, in questi giorni hanno manifestato in un paese autocratico, illiberale e non democratico.
Siamo consapevoli che difendere la libertà dell'Ucraina significa difendere la libertà dell'Europa e significa aprire nuovi spiragli di espansione della pace europea a oriente. Però non possiamo limitarci a un sostegno legato alla diplomazia o al supporto politico e di difesa. Bisogna necessariamente che questo passaggio storico così complesso faccia compiere un salto in avanti alla politica energetica, per ragioni di necessità, ma anche alla politica migratoria e dell'accoglienza dei rifugiati nel nostro continente.
Quale ritardo stiamo pagando? Quale ritardo? Un colpevole ritardo, perch purtroppo in tutti questi anni abbiamo visto nazioni che si sono mosse in maniera individuale, senza accettare un reale coordinamento e una reale condivisione delle responsabilità verso queste persone che lasciano la loro terra senza niente.
Pertanto, credo davvero che la migliore garanzia per la pace nel mondo sia il rafforzamento dell'Unione Europea e, se necessario, anche il suo allargamento.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Demarchi; ne ha facoltà.



DEMARCHI Paolo

Grazie, Presidente.
Anch'io, come già anticipato dal vice Capogruppo, voterò convintamente quest'ordine del giorno.
Tutti quanti abbiamo negli occhi le immagini televisive di questi giorni nelle quali vediamo le bombe radere al suolo interi quartieri di città vediamo dei papà lasciare da sole le proprie mogli e i propri figli. Sono delle scene strazianti anche per chi, come me, è ragazzo giovane e papà da poco. Vedere dei bambini piccoli con la guerra sul volto è davvero una scena straziante che nessuno di noi vuole vedere. Bisogna lavorare in tutti i modi e con tutte le condizioni possibili per arrivare alla pace in queste terre che in questi giorni sono oggetto di guerra. È una guerra che comunque vada, non avrà mai nessun vincitore, ma solamente tanti vinti.
C'è però una guerra che attualmente iniziamo soltanto a percepire; è una guerra alimentare nelle nostre zone, nei nostri paesi e nella nostra Italia. Vediamo come il blocco dei porti ucraini sta determinando l'azzeramento delle forniture e la crisi sta diventando insostenibile perché Kiev (quindi l'Ucraina) con il suo 20% di mais sfama le nostre vacche e i nostri maiali. È un allarme che viene da lontano, un allarme che è simile a quello del gas.
Per troppi anni l'Unione Europea e l'Europa in generale, tra coltivare e farsi bella con le politiche ambientali, ha scelto la seconda strada. Lo stesso ha fatto l'Italia; basti pensare che abbiamo perso 200 mila ettari di coltivazioni di cereali degli ultimi dieci anni, con l'aggravante che da noi i contadini, purtroppo, sono pagati molto poco. Dipendiamo - e cito alcuni numeri per inquadrare bene la nostra nazione - per il 64% dal frumento estero, per il 38% dal grano duro d'importazione e per il mais ce ne manca quasi la metà.
La Russia è il primo esportatore mondiale di frumento; l'Ucraina è il quinto produttore di mais al mondo. Noi compriamo dalla Russia circa 100 mila tonnellate di grano all'anno, che è più o meno il 5% del fabbisogno dall'Ucraina acquistiamo 120 mila tonnellate di grano, che rappresenta il 6% del fabbisogno, e 700 mila tonnellate di mais.
Fino a ieri i porti bloccati sono quelli di Mariupol nel Mar d'Azov e di Odessa. Da lì partono le rotte adriatiche che portano i cereali in Italia.
Il porto di Ravenna, che è il primo terminal cerealicolo d'Italia movimenta 360 mila tonnellate di semi ogni anno e da due settimane da est non sta arrivando nulla. Oggi uno dei più grandi pastai d'Italia ha detto: "Il nostro grano è bloccato nei porti del Mare di Azov; se non arriva entro una settimana, fermiamo gli impianti". C'è il rischio di trovare gli scaffali dei supermercati vuoti.
Questa è una guerra che ha dei risvolti enormi su tutto il mondo, Italia compresa, soprattutto dal punto di vista alimentare in questo momento, ma speriamo che non arrivi il peggio.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
In questi ultimi Consigli regionali ci troviamo a discutere, tra proposte di legge e ordini del giorno, di questioni internazionali e, oggi, di guerra; una guerra che la Russia pare aver dichiarato al mondo, altro che all'Ucraina.
Nessuno si senta provocato da quello che sto per dire: chi vuole la pace vive in un mondo che non c'è. La pace è uno Stato eccezionale della vita dell'uomo. Lo stato di normalità è uno stato di conflitti tra comunità.
Ho sentito analisi che mi hanno convinto circa la necessità di valutare ci che è successo dopo la Seconda guerra mondiale, in particolare, in analisi che andrebbero ancora più approfondite dopo la caduta del muro di Berlino.
Mi hanno convinto, non soltanto da oggi, ma anche prima di sabato (scusate la provocazione che faccio a me stesso e ad alcuni giornali che hanno riportato notizie sulla mia partecipazione a una manifestazione), sul tema della NATO, cioè sulla necessità di continuare ad appartenere a un blocco occidentale atlantico.
Mi hanno convinto questi discorsi. Ma sapete cosa c'è? Probabilmente dovremmo impegnarci in un'analisi che parte da un tempo molto più lontano forse dall'inizio della presenza dell'uomo su questo pianeta o, almeno, da quando riusciamo a ottenere e archiviare degli iscritti.
Forse voi pensate, rileggendo le ragioni della guerra tra Sparta e Atene raccontate da Tucidide, o "Il Principe" del Machiavelli o il "Leviatano" di Hobbes, che le ragioni sono molto diverse da quelle che oggi sono in campo rispetto, non a un solo conflitto nel 2022 tra Stati, ma a ben settanta conflitti su questo pianeta. Settanta conflitti! Le ragioni sono sempre le stesse e portano a una conclusione: l'uomo non è cambiato. La natura dell'uomo non è cambiata. I rapporti tra le persone sono basati tra il desiderio di predominio e le paure. Non altro, genera il conflitto.
In questo mondo, non in un mondo che non c'è, il tema non è mai - mai - se una guerra è giusta. Tutti sanno che una guerra non è mai giusta; il tema è se una guerra conviene, nelle dinamiche che regolano i rapporti tra predominio e paura. Questo è il mondo in cui viviamo oggi. Se una guerra conviene, una guerra si fa. Questo succede, non succede altro. Chi vuole la pace, deve partire da questo presupposto, da quest'analisi, altrimenti raccogliamo, fortunatamente dico io, un normale e necessario armamentario di buone intenzioni, di volontà e di indirizzi che non sono buonismo, ma regolatori di consuetudini ottimali per evitare lo spargimento di sangue tra le persone.
Se questa è la lettura della realtà, e riguarda la storia dell'umanità, e se i regolatori sono esattamente quelli che vi ho detto, non dobbiamo accontentarci. Su questo non c'è dubbio. C'è qualcosa che possiamo fare ora e c'è qualcosa che, soprattutto noi che facciamo politica e abbiamo un ruolo nelle istituzioni pubbliche, dobbiamo iniziare a fare: qualcosa che si può fare ora e qualcosa che dobbiamo iniziare a fare. Quello che dobbiamo iniziare a fare è interrogarci su come rompere il meccanismo del predominio e della paura che genera la guerra che conviene, non la guerra giusta, ma la guerra che conviene. Come noi possiamo creare una condizione affinché la guerra non convenga? Questo è il tema, perché se conviene, la guerra si fa.
A proposito di predominio, in tante situazioni internazionali principalmente quelle finanziarie (in questo momento m'interessa l'ambito dell'economia), i regolatori, per evitare i grandi conflitti, sono in dimensioni internazionali di condivisione delle scelte internazionali. È inevitabile che la via da percorrere, per rendere la guerra un fattore che eviti di regolare i rapporti tra le persone, è un Governo democratico globale, con strutture democratiche che funzionino e che rendano impossibile la vita a colori i quali, pur nei loro equilibri di potenza pensino che non è conveniente far parte di quei meccanismi democratici globali.
Questa è la grande questione su cui riflettere, per un processo di trasformazione necessario del mondo in cui viviamo e per cambiare la natura dell'uomo. Questo è il tema, perché se non cambiamo la natura dell'uomo, ci limitiamo ogni volta a commentare la guerra che ci è più vicina. La guerra che ci più vicina, quella che ci conviene commentare. Anche nei commenti delle guerre c'è una convenienza nel commento, perché abbiamo dimenticato ciò che è successo in altri settanta luoghi di conflitto nelle nostre discussioni.
L'altra grande questione è - la dico così - chi vuole la pace prepari gli Stati Uniti d'Europa. Chi vuole la pace prepari gli Stati Uniti d'Europa! Questa è l'altra grande questione, altrimenti saremo sempre di fronte a una situazione di apparente pace alla corsa degli armamenti per generare gli equilibri tra le tante potenze.
Noi dobbiamo cambiare questa situazione in una dimensione globale e continentale dove, ribadisco ancora una volta, non è un'eccezione la pace ripeto, non è un'eccezione. Questo in prospettiva politica per il futuro e per l'oggi.
Credo che nell'Italia che ripudia la guerra ci si debba preoccupare innanzitutto di accogliere. Che bel verbo "accogliere", finalmente lo diciamo tutti: accogliere. Un bellissimo verbo che non dovremmo mai dimenticare: accogliere. Accogliere chi è in difficoltà e quelle persone che scappano da quei luoghi sono persone in difficoltà, anche quando il luogo da cui scappano non è l'Ucraina. Se non vogliamo dimostrarci ipocriti, non solo oggi dobbiamo dire che dobbiamo accogliere tutte le persone in difficoltà e dirlo non per convenienza, ma perché è giusto dirlo sempre. Non perché ci fa fare bella figura in un intervento in Consiglio regionale, ma perché è giusto per cambiare l'umanità aiutare tutti quelli che sono in difficoltà.
Voglio sentire se in quest'Aula, in questo momento, qualcuno è in grado di dire: aiutiamoli a casa loro. Non c'è differenza tra guerre; ripeto, non c'è differenza tra guerre. Quello che possiamo fare ora e dato che il mondo in cui viviamo è ancora questo, non è quello cui ambiamo, e c'è un mondo di equilibrio tra potenze e l'Italia è nella NATO? L' Italia è lì che deve provare a gestire una fase innanzitutto di dialogo, se possibile, per far cessare i bombardamenti su tutti, ma soprattutto sui civili.
Dato che viviamo in questo mondo, fare il possibile per disarmare l'aggressore.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ravetti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lanzo; ne ha facoltà.



LANZO Riccardo

Grazie, Presidente.
Personalmente, non ho né l'ardire né il sentimento di poter esprimere pareri di natura geopolitica. Prima di tutto perché lo sgomento è tanto e si fa fatica a leggere certe notizie, si fa fatica a vedere certe immagini e viene spontaneo chiedersi se questa sia l'Assise esatta o il posto giusto per discutere di temi così importanti e così alti che, paradossalmente, non ci coinvolgono direttamente come Assemblea regionale. La risposta ovviamente è affermativa, perché noi rappresentiamo la Regione Piemonte rappresentiamo i piemontesi e rappresentiamo anche tante persone che, in questo momento, vicino a noi, hanno paura della guerra.
Sento sempre persone più vicine, concittadini, amici che hanno paura che il conflitto bellico arrivi sino al nostro Paese. Paure irrazionali? Paure meno razionali? Paura dettate dal bombardamento - questo sì - metaforico sui media? Il tema vero è che tutti noi ogni giorno affrontiamo questo sgomento per visioni che mai ci saremmo aspettati nel 2022.
Come possiamo noi concretamente affrontare un tema così importante e così serio? Ritengo che la Regione si sia attivata immediatamente per fare quello che doveva fare, ossia creare una rete di solidarietà, attivare una macchina solidale che, immediatamente, ci permetta di intervenire per quelle persone che fino a qualche settimana fa mai avrebbero pensato di dover scappare da casa loro. Tra l'altro, le storie di quelle persone iniziamo a sentirle da vicino perché iniziano arrivare in Italia; iniziano ad arrivare donne, uomini e bambini che scappano direttamente dall'Ucraina oppure erano in altri parti del mondo e trovano rifugio in Italia perch magari hanno parentele qui.
S'inizia a sentire le storie di chi, da un momento all'altro, non ha più nulla, di chi da un momento all'altro ha fratelli o padri sul fronte che si sono arruolati volontariamente. Ci tocca da vicino questo conflitto, ed è per questo che il nostro intervento dev'essere necessario e immediato.
Sappiamo bene che quando la macchina della solidarietà si muove, si muove in maniera egregia, quindi con un coordinamento delle istituzioni, degli enti benefici, di tutte le persone veramente di buona volontà che vogliono darsi da fare. Ora come ora, si sta delineando anche quali siano le effettive necessità, prima di tutto la parte riguardante chiaramente l'emergenza sanitaria intesa come richiesta di medicinali da inviare direttamente in Ucraina.
D'altra parte, dovremo trovare un modo che sicuramente sarà coordinato a livello nazionale, ma che ricadrà sui territori per quanto riguarda l'accoglienza, ma anche per quanto riguarda l'apparato burocratico, perch ci sarà da fare necessariamente tutto un lavoro riguardante l'iter di status di rifugiati su cui in questo momento probabilmente le nostre Prefetture, come le nostre Questure, non sono ancora pronte. È un tema che in questa fase ci deve trovare assolutamente in prima linea e allineati senza se e senza ma.
Sono molto contento, e lo dico davvero, che questo tipo di questioni trovino pace nei nostri discorsi e nelle nostre intenzioni. Probabilmente non comprenderemo mai fino in fondo cosa sta succedendo in quelle zone cosa sta succedendo in Russia e in Ucraina. Non lo comprenderemo mai fino in fondo perché abbiamo anche una nostra cultura che ci distingue in questo senso: una cultura liberale, una cultura di pace, dove anche la nostra Costituzione garantisce che, in ogni caso, l'aggressione ad altri popoli e altri Stati non è mai consentita.
Concludo ringraziando il Presidente Cirio e tutta la Giunta, interessata soprattutto con l'Assessore Caucino, perché hanno dato una risposta davvero immediata.
Come Consiglieri regionali, chiaramente dobbiamo essere dei bravi comunicatori sul territorio per portare avanti quelle che sono le iniziative tanto di carattere benefico, quanto di carattere ordinario, per quanto concerne le attività che si stanno aggregando sui territori.
Vorrei fare anche un plauso straordinario ai Sindaci dei nostri Comuni, che si stanno veramente dando tanto da fare, perché molti hanno già garantito la propria disponibilità ad accogliere chi arriverà. Tutti hanno già dato la disponibilità a creare una vera rete solidale. Questa è la buona politica che a noi interessa. Questa è la buona politica che ci contraddistingue come italiani, come piemontesi e come abitanti di un mondo in cui vorremmo vedere in questo momento soltanto pace.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Non risultano ulteriori richieste d'intervento in discussione generale.
Prima di porre in votazione l'ordine del giorno n. 753, avente a oggetto "Solidarietà alla popolazione ucraina e condanna all'aggressione subita" ci sono le proposte.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Presidente, grazie per la parola.
Solo una considerazione in riferimento all'ultimo intervento del collega Lanzo e a quanto detto dall'Assessora Caucino: per agevolare la diffusione delle modalità indicate dalla Regione sulla solidarietà, chiedo se esiste una scheda o un link o qualcosa da condividere con noi Consiglieri, da diffondere a chi ci chiede informazioni in tal senso sui territori. Glielo chiedo perché in questo momento non abbiamo trovato nulla, e visto che l'Assessora ne ha parlato, a nostra volta potremmo informare i cittadini.
Grazie.



PRESIDENTE

Sì, grazie. Al tavolo di crisi ne abbiamo parlato; appena tornerà l'Assessora Caucino, ci spiegherà meglio quanto hanno discusso. Si faceva comunque riferimento a tutte le associazioni private e alle fondazioni.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi, sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
In accordo con i Capigruppo ho chiesto, in qualche modo, di rivedere con lei il titolo dell'ordine del giorno, formulando anche due ipotesi.
Chiederei solo se è stata accolta la nostra richiesta. Il significato, solo per chi ci ascolta, è aggiungere il senso del restituire la parola alla diplomazia ai tavoli di pace, come chiedeva il nostro ordine del giorno nella parte di impegnativa, oppure che si espliciti l'immediato cessate il fuoco e la convocazione di un negoziato di pace multilaterale.
Questo è il senso della nostra richiesta. Le chiedo se sia stata accolta in una delle due formulazioni.



PRESIDENTE

Stavo appunto leggendo le proposte che erano state avanzate in riferimento all'ordine del giorno n. 753.
Il testo del titolo che recitava "Solidarietà alla popolazione ucraina e condanna all'aggressione subita" diventerebbe "Solidarietà alla popolazione ucraina e condannare all'aggressione subita. Impegno per un immediato cessate il fuoco e la convocazione di un negoziato di pace multilaterale".
Questo per quanto concerne il titolo.
L'altra proposta era di aggiungere, oltre all'impegno già scritto, le parole: "impegna il Presidente del Consiglio regionale a esporre la bandiera della pace nella facciata di Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale, in segno di difesa dei valori della pace, ripudio di ogni forma di guerra e di violenza". Queste erano le due proposte che potevano essere accolte e inserite nell'ordine del giorno n. 753.
Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie.
Visto che è stata recepita la nostra proposta, annuncio il ritiro dell'ordine del giorno n. 754 a mia prima firma, avente a oggetto "Esposizione bandiera della pace sulla facciata di Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale".



PRESIDENTE

Se non vi sono ulteriori richieste di intervento, metterei in votazione l'ordine del giorno n. 753, con le modifiche che ho appena letto, che parevano accordare tutte le parti, e con l'integrazione di esporre sulla facciata di Palazzo Lascaris la bandiera della pace.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 753, il cui testo come emendato, verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva all'unanimità.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).



(Applausi)



PRESIDENTE

Dopo aver approvato l'ordine del giorno n. 753, chiederei all'Aula di osservare un minuto di silenzio per le vittime della guerra. Grazie.



(L'Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)


Argomento: Problemi energetici - Valutazione impatto ambientale

Esame proposta di deliberazione n. 37, inerente a "Approvazione del Piano energetico ambientale regionale"


PRESIDENTE

Come richiesto nella seduta antimeridiana, passiamo a esaminare la proposta di deliberazione n. 37, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Il provvedimento è stato licenziato a maggioranza in sede congiunta dalla III e dalla V Commissione il 25 novembre 2021.
Illustra la proposta l'Assessore Marnati.
Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come annunciato, avevamo presentato trenta emendamenti di merito al Piano energetico regionale, però, lo dico sinceramente, noi, come mono Gruppo proviamo a stare ai ritmi del nostro legislativo e a questa continua inversione dell'ordine dei lavori.
Come primo punto all'o.d.g. c'era la proposta di legge del Consigliere Marin, sulla quale abbiamo presentato cinquanta emendamenti di merito. Un altro punto era la proposta di legge sul valore alpino, per la quale abbiamo depositato quindici emendamenti di merito. Stiamo depositando gli emendamenti anche a questa proposta di deliberazione, però mi pare che ci sia l'obbligo, se ricordo bene, visto che la stiamo trattando adesso e non nella prossima seduta, di depositarli con tre firme, perché non ci sono relatori di maggioranza e di minoranza e non c'è neanche la possibilità di depositarli dopo l'inizio della discussione o dopo la discussione generale.
Le chiedo, in deroga, o di chiedere ai Capigruppo di opposizione di sottoscriverli o di poterli depositare a mia singola firma. Le chiedo solo questo favore e mi dica lei qual è la formula migliore, visto che è una deliberazione che, in teoria, andava dopo le leggi.
Grazie.



PRESIDENTE

Ricordo a tutti che gli emendamenti possono essere depositati entro la fine della discussione generale.
Adesso ci sarà l'illustrazione da parte dell'Assessore Marnati e successivamente la discussione generale, per cui ci sarà tutto il tempo per depositare gli emendamenti.
Ricordo che il Capogruppo Preioni aveva preannunciato l'interesse e la volontà da parte del Gruppo della Lega di discutere, prima delle proposte di legge n. 125 e n. 120, la delibera n. 137 inerente al Piano energetico.
Ho sempre ribadito come Presidente che per lo svolgimento di un o.d.g.
(soprattutto nella sua stesura) è più corretto inserire prima le proposte di legge, poi le deliberazioni e successivamente gli atti d'indirizzo. Così è stato fatto. Poi il Consigliere Preioni, come aveva già pronunciato alla riunione dei Capigruppo, ha correttamente richiesto l'inversione per discutere prima il Piano energetico.
Adesso ci sarà l'illustrazione della deliberazione e successivamente la discussione generale. Pertanto, chiunque voglia depositare degli emendamenti, ha tutto il tempo per farlo. Ricordo che il Regolamento prescrive che ci vogliono tre firme.
Ha ora la parola l'Assessore Marnati per l'illustrazione; ne ha facoltà per quindici minuti.



MARNATI Matteo, Assessore all'energia

Grazie, Presidente.
Per l'illustrazione di questo provvedimento, inizio ricordando quanto dichiarato ieri al Parlamento, cioè che il Governo Draghi sta lavorando per evitare le conseguenze peggiori della crisi ucraina sull'Italia, dovute a un possibile ammanco di gas russo, che all'occorrenza ci saranno anche razionamenti di energia e che l'esecutivo si è dotato degli strumenti, non solo per utilizzare di più le centrali a carbone e olio combustibile quindi pensate quanto stiamo pagando il dazio delle non scelte del passato ma anche per adottare altre misure contenute nel Piano di emergenza gas.
Si va dagli interventi sulla produzione di energia elettrica alla riduzione obbligatoria dei consumi industriali fino alla definizione di nuove soglie di temperatura per il riscaldamento delle case e alla sospensione delle forniture sia di metano sia di energia elettrica.
Pertanto, è innegabile che questo Piano sia strettamente correlato a quanto sta accadendo, alla crisi militare che si somma alla crisi pandemica e che si somma alla crisi energetica. È evidente che l'Italia è stata particolarmente imprudente nelle scelte passate ed è in questo momento anche la nazione più esposta in Europa nei confronti di altri paesi che sono fuori dall'Unione Europea.
L'Italia importa tutto: importa il gas, importa il petrolio, importa addirittura il pellet. Sembra incredibile, perché noi siamo ricchi di foreste che crescono, ma la filiera non esiste e quindi importiamo pellet dalla Francia o dai paesi dell'Est. Ovviamente siamo all'inizio di una tempesta purtroppo perfetta e c'è il rischio - è stato già enunciato e denunciato dalle associazioni di categoria - di lockdown produttivi se il trend non si invertirà.
Pensate a quanto vale oggi il valore di questo Piano energetico rispetto al passato, perché ci permette di approvare una tappa fondamentale per dotare il nostro territorio e, di conseguenza, anche la nostra Regione, di uno strumento di pianificazioni strategiche in ambito energetico e ambientale i cui indirizzi ci porteranno a raggiungere, e forse anche superare, gli obiettivi del pacchetto "Energia pulita" per tutti gli europei, nell'ottica di sostenibilità.
Questo necessiterà un grande sforzo per recuperare i ritardi e per diminuire il gap con i paesi esteri per rendere il Piemonte e la nostra nazione sempre più autonoma dal punto di vista energetico. Non lo raggiungeremo mai in questo momento, secondo questi piani - questo va detto in modo onesto - però dobbiamo fare il massimo per renderci più autonomi possibile.
Il nuovo Piano energetico si pone due obiettivi principali. Il primo è orientare le politiche regionali a quelle del pacchetto clima-energia del Piano nazionale integrato; la seconda, non meno importante, è sostenere e promuovere un'intera filiera industriale e di ricerca, quindi sviluppo economico, occupazione e innovazione. Peraltro, ritengo che sia fondamentale in questa fase riprendere l'idea del passato e rafforzare la filiera corta della biomassa e spingere fortemente sul settore idroelettrico e, ovviamente, su quello a energia solare.
Questi sono i tre assi principali, poi a cascata c'è eolico, i bioliquidi e i biogas, però sono più marginali rispetto a questi tre assi.
Questi obiettivi, da un lato, prevedono di ridurre ulteriormente le emissioni dannose per la salute umana ma, dall'altro, di incrementare la quota di consumi energetici coperta da fonti rinnovabili e ridurre in questo modo i consumi, facendo meno ricorso alle fonti fossili.
Seguendo questo schema otterremo un duplice obiettivo: ridurre del 30% il consumo di energia entro il 2030 (strategia madre) ma, soprattutto raggiungere una quota vicino al 50% di produzione di energia elettrica regionale proveniente da fonti di energia rinnovabile al 2030.
I quattro assi principali della modifica (le quattro tematiche previste dal Piano energetico che dobbiamo potenziare) sono: le fonti di energia rinnovabili; l'efficienza energetica (soprattutto degli edifici civili, ma anche dei trasporti); rafforzare le reti e la generazione distribuita (ad esempio, quello che prevedono le comunità energetiche) e potenziare la Green Economy.
Cosa prevede il piano? Gran parte è già stato approvato in Commissione con tutti gli emendamenti, quarantasette emendamenti che vanno ad aggiornare alcuni riferimenti normativi e, in particolare, andiamo ad aggiornare il Piano posto al 2020.
Considerate che l'obiettivo del Governo, nei confronti della Regione, è di ottenere il 15% al 2020 da fonti di energia rinnovabile. Noi siamo arrivati al 18%, quindi abbiamo un +3%, che vuole dire che abbiamo lavorato molto bene.
Gli ultimi dati non saranno disponibili, almeno quelli dal 2020 fino al 2022, perché va avanti di due anni in due anni nel raccogliere tutti i dati validati a livello nazionale da ENEA, GSE Terna e altri organismi, per cui non avremo un dato aggiornato, ma sarà comunque quello più aggiornato possibile.
C'è poi un aggiornamento al paragrafo relativo al teleriscaldamento, per quanto attiene gli sviluppi dell'area metropolitana di Torino. Si inserisce l'integrazione al tema dell'idrogeno, con l'introduzione di un paragrafo specifico nell'ambito del capito della Green Economy, con particolare riguardo alla relativa strategia regionale in via di definizione, dove il Piemonte vuole diventare la Regione leadership, per quanto riguarda la produzione, la gestione e la ricerca dell'idrogeno a livello nazionale.
Poi c'è l'integrazione del più recente rapporto statistico sull'energia in Piemonte 2020, con dati energetici aggiornati al 2018 e poi, per effetto del recente approvazione del PTA (Piano Tutela delle Acque) sono stati introdotti altri emendamenti per recepire quanto previsto nel PTA, quindi le aree a elevata protezione.
Gli emendamenti sopracitati, come ho detto all'inizio, sono stati tutti approvati, da parte delle Commissioni V e III in sede congiunta, il 25 novembre 2021.
Nello specifico, i macro obiettivi del Piano sono verticali e trasversali a partire dalla definizione di due macro obiettivi strategici. Il Piano elegge quali obiettivi portanti nel nuovo ciclo di pianificazione energetica regionale nel lungo termine al 2030, con la riduzione dei consumi e la progressiva sostituzione dei consumi da fonte fossile, con quote crescenti di fonti rinnovabili.
Ne deriva la centralità della strategia volta al contenimento dei consumi dei diversi settori negli usi finali, basata sulla costante ricerca dell'efficienza energetica e dello sviluppo della produzione da fonti di energia rinnovabile, in un'ottica di minimizzazione degli impatti ambientali attesi e di comparazione fra i potenziali contributi delle diverse fonti, distinguendo quelli caratterizzati da processi di combustione e, ovviamente, quelli che non lo prevedono.
Proprio la priorità attribuita nella proposta del piano "Le fonti rinnovabili", che non presuppongono un processo di combustione e conseguentemente, l'emissione in atmosfera di inquinanti - questo è molto importante per la qualità dell'aria - ha costituito uno dei passaggi caratterizzanti del processo di pianificazione energetica, nonché di qualificazione delle alternative di scenario.
Inoltre, dal conseguimento dei due obiettivi portanti è atteso il principale contributo di massimizzazione degli effetti di riduzione dell'emissione di gas serra, che trova ulteriore contributo nell'attuazione di alcune strategie contenute nei due macro obiettivi trasversali del Piano.
Che cosa accadrà dopo l'approvazione di questo Piano? Intanto, mi auguro che il Consiglio lo possa approvare, dando anche qui un bel messaggio di risposta a quanto sta accadendo, perché ci permetterà di essere più autonomi nel futuro e, quindi, di mettere in salvaguardia anche l'aspetto industriale, oltre che quello civile. Entro sei mesi andremo a predisporre il piano operativo con tutti i piani stralcio; a breve avremo una roadmap con tutti gli interventi da collegare ai finanziamenti della programmazione europea ed entro la fine all'anno vorrei organizzare un Forum sull'energia, sia con gli stakeholder locali della Regione Piemonte sia con le autorità, a livello europeo, regionali simili alla nostra Regione, che condividono con noi i principi energetici, proprio per spingere la Commissione europea a fare interventi più veloci.
Vedremo cosa accadrà con la guerra in Ucraina, ma, comunque, lo scenario del Piano energetico europeo e nazionale dovrà per forza cambiare. Ce ne siamo accorti oggi sulla nostra pelle e, purtroppo, ce ne accorgeremo anche nei prossimi mesi, perché la situazione sarà lunga e ci sarà un logorio per quanto riguarda il sistema energetico nazionale. Questo non lo dico io lo dicono il Presidente Draghi e il Ministro Cingolani. È evidente ed è la carenza di impiantistica che ha colpito la nostra nazione, ma che colpisce anche la nostra regione.
Faccio un appello ai Consiglieri: ogni giorno di attesa per l'approvazione del Piano è un giorno perso; un giorno prezioso che invece potremmo utilizzare per iniziare il piano operativo e coinvolgere anche tutti i privati che vogliono investire in tal senso.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Avetta; ne ha facoltà.



AVETTA Alberto

Grazie, Presidente; grazie, Assessore, per l'illustrazione.
Il Piano Energetico Ambientale è uno strumento importante per promuovere e sostenere gli obiettivi di sostenibilità della nostra Regione e, come ha detto l'Assessore, lo fa su quattro direttrici principali che sono state richiamate: le fonti energetiche rinnovabili; l'efficientamento energetico (che è importante e su cui è anche importante saper coinvolgere gli altri attori del Governo locale: mi riferisco ai Comuni, Province e Città metropolitana); le reti e la Green Economy.
Questo significa, per tradurre in modo semplice quanto sintetizzato dall'Assessore, che, da un lato, dobbiamo porci l'obiettivo di ridurre le emissioni dannose per la nostra salute e, dall'altro, incrementare quanto più possibile le fonti di energia rinnovabile, dandoci quegli obiettivi che l'Assessore ha ben illustrato e rispetto ai quali dobbiamo essere consapevoli di quanto siano ambiziosi, perché ridurre del 30% il consumo di energia entro il 2030 o arrivare al 50% di energia prodotta in Piemonte da fonti energetiche rinnovabili non possono che essere definiti obiettivi molto, molto ambiziosi.
Si tratta, quindi, di un percorso ambizioso e, in quanto tale, questo percorso presuppone una determinazione chiara e netta da parte di questa Regione, quindi da parte di questa Giunta e da parte di questo Consiglio che non si può ovviamente limitare agli annunci di principio contenuti in modo molto puntuale in questa proposta di nuovo Piano energetico ambientale. Si deve tradurre in atti concreti e trasversali rispetto alle iniziative sia gestionali sia legislative sia normative che assumeremo nei prossimi mesi e nei prossimi anni.
Se agiremo con questa determinazione e con questa volontà, allora gli obiettivi che si pone il PEAR, che sono francamente ambiziosi come ho detto e voglio ripetere, saranno obiettivi alla portata di questa Regione, ma solo con quella precondizione, cioè solo se agiremo con quel modo determinato e trasversale rispetto a ogni iniziativa che intendiamo assumere sia a livello gestionale sia a livello legislativo.
Dobbiamo agire su tutte le azioni cui ho fatto riferimento, che mirano a un obiettivo comune, che è quello di garantire la sempre maggiore e diffusa sostenibilità del nostro territorio. Sono tante queste azioni, l'Assessore le ha ricordate e quindi non le ripeto, dalle più ovvie, come quella di investire risorse nelle fonti di energia rinnovabile. Poi ci sono anche quelle probabilmente meno roboanti, ma non meno importanti a mio avviso come l'opportunità di sostenere e di promuovere le comunità energetiche locali che si stanno rivelando, laddove ciò è avvenuto e dove ciò avviene uno strumento molto interessante e molto efficace per sensibilizzare i cittadini sulla necessità di dotare un modello di vita più sostenibile.
Le comunità energetiche si rivelano molto spesso anche uno straordinario strumento di partecipazione dei cittadini, di coinvolgimento diretto dei cittadini nella consapevolezza di quanto sia importante questo nostro obiettivo. Certamente sono elementi altrettanto importanti, meno roboanti ma altrettanto importanti, anche per contribuire concretamente agli obiettivi, a raggiungere quegli obiettivi ambiziosi che il Piano energetico ambientale si pone.
Siamo molto fiduciosi che questo Piano energetico - che riprende le considerazioni che erano già state fatte nelle passate legislature, anzi possiamo dire che, in qualche modo, è frutto del lavoro della passata legislatura - possa aiutare la crescita del Piemonte sul piano della sostenibilità. Siamo un po' più dubbiosi laddove registriamo le distanze tra gli obiettivi importanti che ci diamo e le azioni che in concreto la Giunta mette in campo per raggiungere questi obiettivi. Abbiamo un po' più di perplessità rispetto all'esperienza che abbiamo maturato in questi primi due anni e mezzo di legislatura. Ne abbiamo avuto anche qualche chiaro sentore pochi giorni fa nella discussione durante il Consiglio aperto sull'ambiente. Registriamo il fatto che non sempre alle buone parole e ai principi che consideriamo assolutamente condivisibili, siano seguiti i fatti coerenti.
Noi ci auguriamo che i paletti, ci auguriamo che i binari, ci auguriamo che l'impostazione che questo Piano energetico ambientale introduce siano paletti, siano binari, sia un'impostazione che venga rispettata e aiuti la Giunta e il Consiglio nell'adottare azioni, nell'adottare provvedimenti nell'adottare normative che aiutino tutti noi, quindi i piemontesi, a migliorare il livello di sostenibilità del nostro modello di vita.
In questo nuovo Piano energetico ambientale ci sono questi presupposti, ma è chiaro che a questi presupposti bisogna dare poi gambe concrete.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Avetta.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Non so se iniziare dal contesto generale o dalle considerazioni più politiche sul PEAR.
Come abbiamo detto nelle scorse sedute, soprattutto nel Consiglio aperto sul clima, la crisi climatica è oggi un tema prioritario che coinvolge scienza, società e politica. L'evidenza scientifica dell'entità del riscaldamento globale si è andata sempre più consolidando negli ultimi anni, come la consapevolezza che, a causarlo, sono le emissioni di gas climalteranti derivanti dall'impiego dei combustibili fossili e l'uso sostenibile del territorio e delle risorse naturali.
Il Rapporto speciale sugli impatti del riscaldamento globale di 1,5 gradi pubblicato da IPCC nel 2018 stima che le attività umane abbiano causato un riscaldamento globale di circa un grado rispetto ai livelli pre industriali, con un intervallo probabile tra 0,8 e 1,2 gradi. Tale documento aggiunge che è probabile che il riscaldamento globale raggiungerà il grado e mezzo tra il 2030 e il 2052 se continuerà ad aumentare al tasso attuale.
Come sapete, la crisi climatica ed ecologica è già alle nostre porte provoca ogni anno danni per centinaia di milioni di euro e mette a rischio interi settori produttivi e la vita delle persone. Per risolverla, occorre innanzitutto uscire dalla visione di ambiente come di una responsabilità settoriale ed entrare in un'ottica per la quale tutte le politiche devono essere funzionali all'obiettivo della riconversione ecologica della società improntata alla giustizia sociale e ambientale.
Per questo, gli scenari di guerra tanto quanto le decisioni sulla tassonomia di qualche settimana prima e l'eredità che abbiamo - parlo di quella nucleare, del gas e del carbone - ci portano a dire una cosa molto semplice: le considerazioni che facciamo e le soluzioni vere e strutturali le abbiamo a disposizione, Assessore Marnati, e le conosciamo. Sono in parte quelle che diceva anche lei, cioè le energie rinnovabili ma soprattutto, gli accumuli, i pompaggi, le reti, il risparmio e l'efficienza energetica. Anche in queste ore ho sentito troppe poche istituzioni spiegare qual è la prima strada da percorrere per rispondere a questa crisi, che - lo ricordo - era già in corso.
Per prima cosa, in tempi di carenza di energia, occorre usare le energie al meglio e risparmiarle. Lo dico soprattutto a chi in queste settimane, ben prima dello scoppio della guerra in Ucraina, ha fatto scattare dei riflessi automatici o delle coazioni a ripetere, dicendo "riapriamo le centrali a carbone", o invocando il Governo a tornare al nucleare, come ho sentito dire dai colleghi qui a fianco.
L'Assessore Marnati lo sa bene: gli operatori energetici italiani si dichiarano in grado di installare circa sessanta GW di nuovi impianti rinnovabili in tre anni. Avremmo dovuto, come ci siamo detti, cominciare decenni fa, ma riproporre oggi "l'eterno ritorno dell'uguale" è addirittura più grottesco che colpevole.
L'obiettivo è quello che altri paesi si sono già posti: approvvigionarci interamente da fonti rinnovabili entro il 2035. È l'unica indipendenza energetica possibile. Come? Per esempio con un nuovo e rivisto bonus 110 del fotovoltaico su tutti i tetti italiani. Vi lancio una provocazione: facciamolo su tutti i tetti piemontesi! Se non lo fanno i privati Assessore Marnati, se non lo fanno i Comuni, proviamo a farlo noi, ove possibile. Poi proviamo a stimolare le nostre grandi aziende ancora pubbliche o parapubbliche, a partire dall'ENEL e dall'IREN, per coinvolgere, come dice in parte il PNRR, le scuole, gli edifici pubblici la nostra sanità. Pannelli che dovremmo porci il problema di studiare e anche di produrre, a proposito di indipendenza energetica. Energia popolare alla luce del sole! Vi dico cosa non va in questo PEAR: intanto la sua lunga gestazione ne comporta necessariamente un deficit di adeguatezza. Il processo stesso di elaborazione del PEAR è lento e macchinoso - mi consenta, Assessore, lei lo sa bene - e lo rende strutturalmente inadeguato alle dinamiche incrementali che ci pongono le sfide correnti in materia di clima e di energia.
A valle della discussione sul PEAR, è di fondamentale importanza ripensare radicalmente alla modalità di gestione della pianificazione energetica regionale e locale. L'attuale fragilità del quadro regionale in materia di energia, se posso dirla così, Consigliere Avetta, a mio avviso è causata da una storica sottovalutazione del tema, che si trascina dall'inizio degli anni Duemila con la liberalizzazione del settore energetico in Italia. Le differenti amministrazioni susseguitesi hanno sempre delegato la raccolta e l'elaborazione dei dati e degli scenari a scelte prevalentemente di livello nazionale, notoriamente lento e frammentato tra più soggetti con scarso coordinamento.
La transizione energetica e il contrasto alla crisi climatica sono per partite da giocare soprattutto a livello locale; solo l'istituzione di un'attività sistematica e strutturale di osservatori regionali su energie e clima potrebbe fornire il supporto affidabile e adeguato alla pianificazione locale.
Ecco, Assessore, le spiego già in anteprima il senso dei nostri emendamenti. Ogni attività di pianificazione ha lo scopo di definire come raggiungere obiettivi generali (o globali, se volete) nel contesto territoriale di riferimento. Nel caso in specie, è chiaro da tempo come gli obiettivi della pianificazione energetica siano indissolubilmente legati a quelli di contrasto all'incombente crisi climatica. In questo ambito, per l'Unione Europea ha impresso negli ultimi anni una forte accelerazione in termini di decarbonizzazione totale dell'economia entro il 2050, di innalzamento al 55% della riduzione di emissioni climalteranti entro il 2030, inizialmente, come lei sa, fissata al 40%.
Queste linee d'azione si stanno già traducendo in una significativa revisione degli obiettivi specifici in ambito energetico: l'innalzamento al 23% della riduzione dei consumi per usi finali entro il 2030, inizialmente fissata al 17%, Assessore; l'innalzamento al 40% della quota di copertura degli usi finali con fonti rinnovabili entro il 2030, inizialmente pensata al 32%, Assessore; l'innalzamento al 32% della riduzione dei consumi totali di energia primaria entro il 2030, inizialmente fissata al 25%.
Che cosa voglio dire? Ancorché elaborate da queste scelte europee, nessuna pianificazione locale può prescindere dall'attuazione di questi obiettivi il PEAR appare invece riferito prevalentemente agli obiettivi europei più datati. Condividerà con me che nel preambolo sono indicati gli obiettivi regionali al 2020 (basti vedere gli allegati); nella premessa, gli scenari e gli obiettivi di riferimento del PEAR al 2020 e al 2030 sono orientati dal Clean Energy Package, adottato a livello europeo ben sei anni fa. La medesima premessa cita anche la roadmap per il 2050, ma non esprime scenari e obiettivi al 2050.
Dal punto di vista quantitativo, a una prima analisi preliminare di questi livelli particolarmente elevati dei valori del 2005 - entrambi gli obiettivi quantitativi di riduzione e consumi di energia indicati dal PEAR paiono sostanzialmente rispondenti a quelli più recenti in fase di definizione dall'Unione europea.
Presidente, mi conceda ancora qualche minuto, poi recupererò con gli emendamenti.
Alcune proposte: gli obiettivi e le scelte del PEAR devono essere allineati alle più recenti strategie e indicazioni fissate a livello europeo. Gli scenari di pianificazione e i relativi obiettivi devono essere estesi agli orizzonti 2030, 2040 e 2050. Il PEAR deve definire, in termini inequivoci e tracciabili, criteri e modalità di monitoraggio e di raggiungimento degli obiettivi.
Spunti per alcuni emendamenti: intanto una riorganizzazione della parte introduttiva del PEAR, con un'integrazione sulle premesse. Lo dico a verbale: manca un "considerato che", ma questo è il senso della gran parte dei nostri emendamenti. Manca anche la riformulazione degli obiettivi quantitativi di riduzione dei consumi di energia e degli usi finali del PEAR al 2030, al 2040 e al 2050, in accordo, appunto, con quelli europei.
Inoltre, manca la riformulazione degli obiettivi quantitativi di copertura degli usi finali con fonti rinnovabili del PEAR al 2030, al 2040 e al 2050 la riformulazione degli obiettivi quantitativi di riduzione di emissioni climalteranti del PEAR al 2030, 2040, 2050, in accordo con quelli europei e, concludo, un'introduzione di una nota metodologica dei monitoraggi e degli obiettivi, nel quale siano riportate le fonti dei dati e le relative deliberazioni.
È possibile avere un quadro in cui la gran parte dei dati sono quelli di quindici anni fa o dieci anni fa? Così abbiamo letto nella gran parte delle tabelle e c'è qualcosa che ovviamente non va.
Lo dicevo nelle premesse, Presidente: l'Assessore Marnati ha ragione, non è che possiamo adesso fermare il PEAR, prenderci un altro anno di tempo per rifare esattamente le cose che ho detto. Proviamo a migliorarlo con questi emendamenti e a riallinearlo; poi però dobbiamo aggiornarlo prestissimo perché questo Piano nasce già vecchissimo.



PRESIDENTE

Chiedo se vi siano altri interventi in discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Gagliasso; ne ha facoltà.



GAGLIASSO Matteo

Grazie, Presidente.
Oggi siamo qui a discutere finalmente del Piano energetico ambientale regionale. È un Piano che ha avuto varie discussioni in Commissione, come ha ricordato l'Assessore, che ci ha visto partecipi in alcune riunioni per cercare di capire in quale direzione andare e quale pianificazione porre in atto - perché il nostro compito è pianificare il futuro del nostro territorio - per far sì che questa Regione finalmente abbia un Piano energetico innovativo e che guardi realmente al futuro.
Nell'ultimo periodo e negli ultimi mesi purtroppo l'energia è sulla bocca di tutti per il discorso del caro energia. Il caro energia, forse qualcuno non sa, è dovuto principalmente alla produzione dell'energia, perché se guardiamo oggi nelle nostre bollette quanto costa e come viene prodotto un kWh di energia, vediamo che la principale fonte di produzione sono i combustibili fossili. Questo ci fa pensare che negli anni indietro probabilmente si siano sbagliate alcune politiche e che altre politiche potevano essere attuate prima.
Oggi dobbiamo guardare al futuro e, guardando al futuro, abbiamo iniziato grazie agli uffici della Regione Piemonte, a scrivere questo PEAR (che arriva dal 2018 a oggi) non dico con una visione futuristica, ma comunque avanzata rispetto ad altre zone d'Italia e ad altri paesi. Probabilmente siamo una delle prime Regioni che parla di idrogeno in Italia e in Europa.
Questo non perché vogliamo essere i primi della classe, ma semplicemente perché sappiamo quanto l'idrogeno potrebbe essere una fonte di energia pulita sia per la combustione nelle autovetture sia per la produzione all'interno delle aziende.
La produzione di idrogeno ci permetterà anche in futuro di avere nuovi posti di lavoro perché, come sappiamo, la transizione energetica ed ecologica ci porterà sicuramente a modificare il modo di lavorare all'interno delle nostre attività e delle nostre aziende. Grazie alla possibilità di avere delle imprese che lavorino sul tema sull'idrogeno abbiamo già aziende che costruiscono treni a idrogeno per altri Stati europei - dobbiamo semplicemente correre, perché non possiamo continuare a rimanere indietro come negli anni passati su alcuni temi.
E lo facciamo con questo Piano e lo facciamo anche perché dobbiamo avere il coraggio; coraggio che deve arrivare dal nome della nostra Regione, che si chiama Piemonte, quindi ai piedi del monte. Abbiamo il grande vantaggio di avere un arco alpino che, di solito, ci permette di avere acqua.
Quest'acqua deve per forza essere trattenuta durante l'inverno e durante la primavera, per far sì che, oltre alla produzione di energia, abbia anche un risvolto a livello agricolo durante l'anno, specialmente d'estate.
Per quanto riguarda la produzione di energia pulita, secondo noi l'idroelettrico è sicuramente una delle fonti rinnovabili per eccellenza.
Sappiamo che l'acqua non la si crea o, meglio, se la si vuole creare, lo si può fare ma con costi eccessivi, però allo stesso modo sappiamo che l'idroelettrico è una delle fonti rinnovabili per eccellenza. Pertanto come Regione dobbiamo avere il coraggio - e questo c'è all'interno del PEAR di andare a dichiarare strategici tutti gli impianti idroelettrici, che possono essere di aiuto alla popolazione, anche se alcune volte non sono così bellissimi da vedere.
Sappiamo che l'idroelettrico è sicuramente una delle fonti più pulite, ma sicuramente dobbiamo continuare a lavorare anche sul fotovoltaico, prima andando a esaurire tutte le aree dismesse, i capannoni e tutte quelle aree già compromesse a livello di copertura, per poi andare a cercare tutti quegli edifici che oggi non sono coperti da fotovoltaico, che ci permetterebbero di produrre energia elettrica in modo più pulito di come è stato fatto negli anni passati.
Quando si parla di PEAR le parole energetico e ambientale giustamente vanno a braccetto, perché quando si programma qualcosa sull'energia sappiamo - e lo vediamo tutt'oggi - quanto incide sull'ambiente. Chi voleva effettivamente lavorare su questo Piano poteva farlo in Commissione, cosa che spesso da parte di qualcuno non è stata fatta.
Concludo ringraziando innanzitutto gli uffici dell'Assessorato e una persona che oggi non è presente per motivi di salute, che è il Presidente della Commissione Angelo Dago, che ci ha permesso di arrivare a una sintesi abbastanza celere anche in Commissione. Un ringraziamento finale all'Assessore, che in tutti questi mesi ha sempre atteso l'approvazione di questo Piano, sapendo la sua importanza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sacco; ne ha facoltà.



SACCO Sean

Grazie, Presidente.
Colgo l'occasione per ribadire qualche concetto che ho e abbiamo già espresso in passato.
Intanto, rispetto al PEAR, finalmente arriva in Aula. È una forte necessità ed eravamo molto in ritardo, per cui è importante approvarlo. Certo, le sfide sono molto più ampie, soprattutto vista la situazione in cui ci troviamo oggi.
Vorrei fare una riflessione.
Spesso si parla di raggiungere la totale indipendenza energetica. Certo quello deve essere l'obiettivo per arrivare a scalare almeno metà montagna anche se è sempre meglio puntare alla vetta, però è importante renderci più autonomi nel più breve tempo possibile. Tutto ciò com'è possibile, se non coinvolgendo, in primo luogo, i piemontesi, le famiglie e le imprese? Il collega Gagliasso ha giustamente parlato di utilizzare le superfici degli impianti industriali ormai dismessi, ma ci sono anche tantissimi impianti industriali energivori che, a oggi, non montano impianti fotovoltaici sui loro tetti. Considerando che molti degli impianti energivori lavorano anche di giorno, quando c'è disponibilità di fotovoltaico, vuol dire ridurre la richiesta di energia; vuol dire ridurre il gas all'interno delle centrali elettriche; vuol dire ridurre il carbone vuol dire ridurre tutti gli altri combustibili fossili che utilizziamo attualmente nel mix energetico.
Ho sentito parlare di idrogeno. È molto importante che il Piemonte si affacci a questa tecnologia, attualmente non tanto immatura dal punto di vista tecnologico, quanto difficile da sostenere dal punto di vista economico. Per questo è importante investire in questa direzione. Lo vediamo anche per quanto riguarda la tecnologia fotovoltaica: quanto costava dieci anni fa e quanto costa oggi? Se si investe, il mercato trova interesse e ci sono anche ampi margini per ridurne i costi.
Il più grosso problema dell'idrogeno è che è un vettore energetico per la cui realizzazione è necessaria, fra i vari processi, l'elettrolisi dell'acqua. Auspichiamo che si possa procedere all'utilizzo - e mi sembra di essere stato rassicurato dall'Assessore Marnati in merito dell'idrogeno verde, quindi derivante da fonti di energia rinnovabili.
È importante, però, dire una cosa. È importante avere l'idrogeno, perché ci consente di immagazzinare anche una parte di energia (ci sono anche altri sistemi oltre all'idrogeno), ma altrettanto importante è avere installata una potenza di generatori elettrici, come gli impianti fotovoltaici proprio perché si va a perdere energia nella trasformazione dell'acqua in idrogeno. Se abbiamo tot kilowatt all'inizio e li utilizziamo per trasformare l'acqua, nel momento in cui ritrasformiamo l'idrogeno in elettricità abbiamo perso una parte di quella capacità.
Per questo è importante sovradimensionare gli impianti fotovoltaici e non preoccuparci se in alcuni momenti si potrebbe arrivare a produrre molto di più di quello che è necessario. Questo molto di più dovrà essere stoccato a livello energetico con i diversi vettori. Uno è l'idrogeno, poi ci sono altri studi che stanno cercando di capire come rendere sostenibile, dal punto di vista economico, la conversione dall'idrogeno in metano: idrogeno è H2, metano è CH4, quindi ci servono 2H2 più il carbonio, che possiamo tranquillamente prendere dall'anidride carbonica, purtroppo ampiamente diffusa in atmosfera.
Soluzioni ce ne sono, ma in questa transizione energetica bisogna anche accompagnare la società. Nei prossimi anni, a mio avviso, la differenza la possono veramente fare i privati. Forse potrebbe aiutarci il costo dell'energia, perché rende sempre più interessante l'investimento in impianti domestici, per ridurre il consumo di energia attraverso la produzione di energia rinnovabile. È un percorso in cui bisogna credere e in cui la Regione Piemonte, perché possiamo operare solamente all'interno del Piemonte, deve credere e sostenere, non solo a livello di documentazione e di piani, ma anche di informazione, incontri e diffusione della cultura dell'energia rinnovabile all'interno dalla nostra società.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sacco.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Riva Vercellotti; ne ha facoltà.



RIVA VERCELLOTTI Carlo

Presidente, colleghi, non possiamo che plaudere alla proposta di delibera di approvazione del Piano energetico ambientale regionale. Finalmente arriviamo in Aula alla sua discussione e approvazione dopo un percorso com'è stato detto dai colleghi precedentemente, che ha visto diverse puntate in Commissione, dove l'Assessore, con la sua struttura, ha presentato in modo puntuale il lavoro svolto in questi anni.
Finalmente arriviamo. È importante avere una pianificazione strategica per accedere ai fondi europei, quindi occorre procedere senza ulteriore esitazione. Attenzione, però, perché in questi anni è stato fatto tanto su questi temi. Tanto dal pubblico e tanto dai privati. Penso al lavoro dei nostri Comuni e delle nostre Province in tema di efficientamento energetico nelle scuole, di illuminazione pubblica e di fotovoltaico sui tetti delle scuole e di molti impianti pubblici. Penso al lavoro di educazione sui bambini e sui giovani nelle scuole, ma penso anche all'enorme lavoro svolto dai privati e dalle aziende che hanno investito e continuano a investire in questa direzione. Certamente, avere un quadro di programmazione e di pianificazione strategica sarà decisamente utile.
In Commissione ho chiesto all'Assessore di incontrare, insieme all'Assessore Protopapa, le categorie agricole. Perché le categorie agricole? Qual era il problema? Qual era il tema? Il tema era una vecchia delibera del 2010 sull'individuazione delle aree non idonee all'installazione di impianti fotovoltaici, che ancora oggi consente di installare in aree agricole, in classi di capacità terza - che non sono tante in Piemonte, ma sono tantissime - e che non si tratta di discariche o di posti particolarmente disgraziati, ma di aree dove si coltiva ancora oggi mais, riso e altri prodotti dell'agricoltura.
Nel 2010, lo si diceva anche prima, i costi di impianto per un fotovoltaico erano molto più alti rispetto a quelli di oggi, non era certo conveniente sapendo che il contributo pubblico allora come oggi era pari a zero. Oggi però lo è, perché i costi sono drasticamente ridotti e perché arrivano grandi gruppi, spesso internazionali, grandi fondi di investimento che rischiano di depauperare il nostro paesaggio e la nostra agricoltura.
Quando facevo queste affermazioni era il 25 novembre dello scorso anno in Commissione congiunta, in cui l'Assessore aveva dato la sua disponibilità a incontrare le categorie. L'incontro avvenne dopo pochissimi giorni - di questo lo ringrazio e l'ho fatto pubblicamente - e sempre in Commissione il Dirigente del Settore aveva evidenziato come ci fosse una direttiva recente dell'Unione Europea del 2018 che invitava l'Italia a rivedere e adeguare il quadro normativo. A questo quadro normativo si devono adeguare, nei sei mesi successivi, anche tutte le Regioni d'Italia individuando non più le aree inidonee, ma quelle idonee.
Questo sarà certamente un momento fondamentale per definire un po' meglio dove si può mettere il fotovoltaico e dove non si può metterlo. Certo è che da quell'incontro è spiaciuto venire a conoscenza che le associazioni agricole non hanno presentato una linea comune. Durante anche altre sedute di Commissioni consiliari, in particolar la III, dove si parlava di agricoltura, abbiamo sentito come un'associazione importante, la Coldiretti, abbia ribadito con particolare forza la necessità di bloccare questo reale pericolo per il mondo dell'agricoltura. In questa situazione è importante che la politica non faccia come Ponzio Pilato, "se ne lavi le mani", ma deve cercare e trovare un equilibrio tra ambiente, energia e agricoltura.
Alla luce di quello che sta capitando in questi ultimi giorni e in queste ultime settimane, di quanto diceva anche il collega Demarchi nella discussione relativa all'ordine del giorno che ha preceduto questo punto sui problemi che oggi ha l'agricoltura e gli allevamenti piemontesi, che hanno problemi enormi di approvvigionamento dall'Est Europa, con costi che stanno lievitando a dismisura), la crisi e le difficoltà che stiamo vivendo ci dimostrano l'importanza dell'autosufficienza non soltanto energetica, ma anche agroalimentare.
Il tema del grano che proviene dall'Ucraina è un esempio, perché il costo del grano è esploso e la nostra capacità di produrlo, evidentemente, è insufficiente e a pagare saranno poi i cittadini che si troveranno dei costi ancor maggiori, su tutto. Il tema del grano è soltanto un esempio, ma pensiamo al mais, al riso stesso che sembra che vogliamo far morire in tutti i modi in Italia, perché si vuole privilegiare sempre di più quello del Sud-Est asiatico, che nasce, lo ricordo sempre, grazie allo sfruttamento dei minori, grazie a pratiche nei confronti dell'ambiente devastanti e inimmaginabili rispetto a quello che succede da noi in Italia e in Piemonte, ma il tema delle risicoltura sembra proprio che non piaccia a qualcuno all'interno della nostra regione.
Dobbiamo fare molta attenzione, perché rischiamo di perdere le nostre terre per regalarle ai grandi gruppi e rischiamo di dire addio alla nostra produzione.
Il nostro Gruppo non ha presentato emendamenti. Ci fidiamo delle parole dell'Assessore e della sua serietà, ma abbiamo il dovere di controllare che i tanti territori agricoli del Piemonte non vengano trasformati, nel giro dei prossimi sei mesi e dei prossimi anni, in qualcosa che non è più agricoltura, ma è uno sfruttamento da parte di grandi gruppi del nostro territorio. L'Assessore per primo ha detto che con questa proposta non risolveremo il problema dell'approvvigionamento energetico, ma io dico che non dobbiamo far "ingrassare" qualcuno e impoverire la nostra agricoltura.
Ultimo passaggio sull'idroelettrico. Bene tutto, ma dobbiamo ridurre la burocrazia, bisogna semplificare. Un invito che rivolgo non solo a lei Assessore, ma a tutta la Giunta: se non ci diamo una mossa a dare alle Province il personale per gestire tutte le pratiche burocratiche per gestire le nuove autorizzazioni, rischiamo di far rimanere sui tavoli delle Province pile di richieste di autorizzazioni inevase per mancanza di personale.
È un problema ormai noto , ma dobbiamo velocizzare; quindi, credo che serva, al riguardo, aprire rapidamente un tavolo di confronto con il sistema delle autonomie locali, in particolare Provincia e Città metropolitana, perché anche il tema dell'idroelettrico va semplificato e velocizzato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bongioanni; ne ha facoltà.



BONGIOANNI Paolo

Grazie, Presidente.
Arriviamo a discutere e poi approvare, in questa seduta o nella prossima seduta, il Piano energetico ambientale regionale, che doveva già vedere probabilmente la luce nella passata legislatura. È un documento complesso ed estremamente delicato, perché tratta materie quanto mai attuali, quali quella dell'energia e dell'ambiente, che proprio in questi giorni vedono un vertiginoso aumento dei costi delle materie prime che possono mettere in difficoltà molte attività produttive.
Alla luce anche dell'intervento che ho fatto questa mattina, possiamo vedere, e ancora vediamo, un'alba ancora più scura proprio per quello che potrà avvenire all'indomani delle sanzioni che accompagnano gli interventi della nostra comunità contro la Federazione Russa.
Purtroppo, l'Italia è un paese troppo dipendente dall'estero per quanto riguarda le sue fonti energetiche - lo riscontriamo drammaticamente in queste ore - e questo è un problema importante, soprattutto per quanto riguarda i combustibili fossili, che vengono sistematicamente acquistati da paesi extraeuropei.
Il PEAR ha sicuramente alcuni obiettivi importanti, in primis proprio quello di andare ad aumentare la produzione di fonti rinnovabili, cosa che auspichiamo, ma non è di facile soluzione. Lo dicevo già dieci giorni fa nel corso dell'Assemblea aperta sul problema ambientale: ci sono tutta una serie di vincoli che incidono sulla nostra attività - vincoli culturali vincoli ambientali, vincoli delle sovrintendenze - e che rendono, di fatto impossibile questi sistemi di produzione di fonti rinnovabili.
Per questo, come auspicavo questa mattina nell'intervento che ha accompagnato l'ordine del giorno di condanna all'aggressione dell'Ucraina serve una normativa a livello nazionale che vada a rivedere un pochino il Codice dei Beni culturali e del Paesaggio: diventa essenziale, diventa vitale.
C'è sicuramente un passaggio positivo, che ho assai apprezzato, nella comunità di Magliano Alpi, del Sindaco Bailo, dov'è nata la prima comunità energetica regionale; un esempio lungimirante, che speriamo abbia seguito è proprio quello di dar vita e incentivare la creazione di comunità energetiche, che sono nate a seguito di una legge della scorsa legislatura dell'amico Presidente Sergio Chiamparino, con una serie di consorzi intercomunali che possono favorire una condivisione dei problemi in materia di energia e avere un riscontro positivo.
Inoltre, le imprese dovranno imparare a fare rete, aumentando la possibilità di consorziarsi per l'acquisto di energia presso i mercati nazionali, per avere una forza contrattuale migliore. Questa aggregazione dovrà essere sostenuta e incentivata dalla Regione, per ottenete un costo d'acquisto più ridotto possibile.
C'è una parte che non condivido, a pagina 178, dove si dice che il traffico più ecosostenibile è quello che nemmeno esiste. È un assioma che - lo ripeto - non condivido, perché non si può pensare di limitare in modo drastico la libertà delle imprese e di molte attività, a partire da quelle artigiane, che, se non possono usufruire dei propri mezzi, non possiamo immaginare che utilizzino mezzi pubblici o il TPL, vista la natura dell'attività. Dobbiamo tenere presente che cos'è la piccola e media impresa artigiana, cosa rappresenta per la nostra comunità: parliamo di imprese che pagano le tasse e che non delocalizzano; sono vitali per mantenere vivo il tessuto economico e sociale del Piemonte, per cui non possiamo fare queste affermazioni neanche per scherzo.
Detto questo, il PEAR, che penso sia foriero di buoni risultati, è necessario anche per quanto riguarda la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati, dalle scuole alle sedi comunali, per finire ai privati, impegnandosi a revisionare in parte quelle normative che impediscono la realizzazione dei pannelli fotovoltaici dei centri storici o dei cappotti interni: interventi che, anche qui, come in altre partite richiedono autorizzazioni preventive della Sovrintendenza, che impiegano mesi, se non anni, di burocrazia; tempistiche che non fanno bene né alle imprese, né all'ambiente.
Infine, bisogna avere il coraggio di parlare proprio in questo momento dove necessitiamo di energia a prezzi di mercato che abbiano un senso dell'uso del biogas e dei biodigestori, che possono contribuire alla produzione di energie interessanti che nascono dal recupero di scarti vegetali o di rifiuti che, altrimenti, non avrebbero una seconda vita.
La cosiddetta transizione ecologica, di cui il PEAR è una delle componenti a livello regionale, è necessaria - su questo concordiamo tutti - ma va accompagnata da un percorso graduale. Dev'essere costruita con l'impresa non deve avere delle forzature eccessive che possano compromettere la ripresa economica post-pandemia, soprattutto alla luce delle difficoltà che il conflitto che si sta tristemente svolgendo in Ucraina porterà sul nostro territorio e alla nostra nazione.
Per questo motivo, coniugare il miglioramento energetico ambientale con un approccio che non deve avere dogmi o integralismi dannosi, diventa una condizione essenziale per sviluppare una crescita armonica nella nostra Regione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
La discussione su questo Piano energetico ambientale regionale (PEAR) arriva in un momento molto difficile per noi, per la nostra Regione e per il nostro Paese; una situazione difficile a livello internazionale.
All'emergenza legata ai cambiamenti climatici, all'aumento dalla temperatura media sul nostro pianeta, si è aggiunta negli ultimi mesi la questione relativa al caro-energia, con un aumento del costo dell'energia elettrica che è arrivato (dato di fine anno e di inizio gennaio) a +50% o 60%, e con un aumento del costo del gas che sta creando grandissimi problemi alle famiglie. Ci sono famiglie che non riescono più a scaldarsi e non basta abbassare un po' i termosifoni.
A tutto questo si aggiungerà, probabilmente, una crisi energetica legata al conflitto in Ucraina; crisi legata sia alla produzione generale di petrolio, sia soprattutto al fatto che, come più volte richiamato anche nella discussione di questa mattina, siamo legati alla fornitura di gas russo per oltre il 40%.
Vanno fatte, però, alcune considerazioni, e in questo dovrò ripetere ci che, purtroppo, dicevo mesi fa, quando si parlava di pandemia, che anche quella si è allentata ma non se n'è andata. Purtroppo, un'emergenza non ne sostituisce un'altra; non si mettono d'accordo tra di loro, non fanno i turni, quindi un'emergenza si aggiunge a un'altra e a un'altra ancora. Noi poi, non possiamo trascurarne una, ma dobbiamo fare i conti con tutte.
Oggi non possiamo permetterci - davvero non ce lo possiamo permettere! - di accantonare la questione dell'emergenza climatica per occuparci dell'emergenza energetica.
Noi siamo molto preoccupati, ma non solo per l'emergenza in sé e per le emergenze in sé, ma anche perché sentiamo importanti esponenti del mondo politico italiano, persone che hanno incarichi di governo a livello nazionale e incarichi di governo di maggioranza a livello regionale proporre delle soluzioni che per noi sono inaccettabili. Già lo si faceva prima, ma ancora di più sentiamo parlare di necessità di estrarre petrolio nel nostro paese per bruciare altro petrolio e per avere bisogno di altro petrolio, centrali nucleari e addirittura il carbone. Tra l'altro, alcune di queste soluzioni sono poco praticabili e altre poco utili.
Abbiamo sentito più volte parlare della questione degli inceneritori o termovalorizzatori, come si vogliano chiamare.
Va detta una cosa: i termovalorizzatori sono una soluzione sbagliata, ma sono, al limite, una soluzione sbagliata per la gestione dei rifiuti, non per la produzione di energia elettrica, perché la caratteristica che hanno i termovalorizzatori è, se non altro, di chiudere parzialmente il ciclo producendo da una parte energia elettrica e, dall'altra, in molti casi anche il calore per il teleriscaldamento, ma non nascono per produrre energia elettrica. Di conseguenza, non sono una soluzione, seppur sbagliata, all'esigenza di produrre energia elettrica in un altro modo. In quella discussione vanno completamente accantonati, possiamo parlarne e la nostra opinione è nota quando parliamo di gestione dei rifiuti, ma non quando parliamo di produzione di energia elettrica.
Sul nucleare, vedo anche una certa ipocrisia di fondo, perché si può anche essere d'accordo a voler tornare a investire sul nucleare nel nostro paese e io non sono d'accordo, anche perché significa spendere miliardi di euro per avere un impianto che forse funzionerà tra quindici anni - però chi è d'accordo dovrebbe anche dare delle spiegazioni ai cittadini piemontesi perché ho visto politici di questa Regione mettersi al fianco dei cittadini che manifestavano legittimamente contro l'ipotesi di avere un deposito di scorie nucleari sul proprio territorio.
Gli stessi poi dicono che serve tornare al nucleare nel nostro Paese e dovrebbero dire dove si fanno le centrali. Nel 2018 il Consiglio regionale andò in missione insieme a SOGIN - c'erano anche Consiglieri tutt'oggi presenti in questa legislatura - al deposito dell'Aube nel centro della Francia. Quel deposito è dieci volte più grande di quello che serve al nostro paese e non è l'unico deposito in Francia. Nell'ipotesi di tornare al nucleare, servono altri depositi come quello che si deve costruire e che nessuno legittimamente vuole sul suo territorio.
Bisogna spiegarlo questo. Qualcuno deve andarlo a spiegare ai cittadini piemontesi, altrimenti ci si mobilita per delle cose, ma poi in realtà ci che si pensa va assolutamente al contrario con la loro causa di mobilitazione.
Pertanto, la soluzione, a nostro avviso, anche cogliendo la triste occasione di un'emergenza di una crisi energetica, è di puntare sulle rinnovabili, di investire sulle rinnovabili e abbandonare certe idee malsane, a partire dal Ministro Cingolani. Anche su quello, oltre a tutto c'è una certa ipocrisia, perché, signori - e su questo siamo tutti d'accordo - a essere particolarmente energivori sono gli edifici dove abitano le persone, i comuni cittadini italiani e piemontesi, perché sono tanti edifici e in gran parte sono vecchi e in gran parte sono energivori.
Da una parte si dice che bisogna tornare al nucleare e rimanere al gas dove lo prendiamo, dall'altra parte c'è una misura come il superbonus che è oggettiva e che riduce la necessità e l'esigenza di gas nel nostro paese rende più efficienti gli edifici. Quanto gas in meno serve a uno stabile che fa il cappotto termico, che cambia gli infissi e che mette dei pannelli fotovoltaici con delle pompe di calore? Quanto gas utilizza? E probabilmente il gas che si riesce a risparmiare in un periodo relativamente molto breve, magari è gas che non vogliamo più comprare da qualcuno. Ragioniamo su questo, parliamo di un 40-45% che compriamo dalla Russia.
Invece, oltre a porre delle scadenze temporali, che ci possono anche stare ultimamente abbiamo assistito a regole che cambiano ogni quindici giorni mettendo in confusione i cittadini e i professionisti, mettendo in confusione tutti e creando isteria sul mercato. È una sorta di terrorismo decretizio da parte del Governo sul superbonus. È una situazione veramente surreale.
Concludo per non sforare col tempo, dicendo che questo Piano energetico regionale ha dei limiti che sono già stati evidenziati. Apprezziamo lo sforzo fatto e capiamo che è molto complesso costruire un piano che ha dei tempi prima di arrivare alla discussione in Aula, però oggi abbiamo un testo piuttosto datato e che si riferisce a dati vecchi e a obiettivi che sono già stati aggiornati. Noi sappiamo di non poterlo fermare e di non poter perdere altro tempo, però cerchiamo per quanto possibile di migliorarlo, di renderlo più al passo con i tempi, ambizioso e poi chiaramente, di applicarlo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ruzzola; ne ha facoltà.



RUZZOLA Paolo

Grazie, Presidente.
Il Piano energetico ambientale che ci accingiamo ad approvare intende tracciare la strategia energetica regionale, al fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi energetici e ambientali stabiliti dall'Unione Europea, nell'ambito delle politiche "Europa 2020" e fornendo elementi utili alla definizione delle specifiche misure e azioni che si potranno intraprendere.
Si tratta di un documento importante, corposo, frutto di un lavoro di approfondimento interdisciplinare, che ha visto il coinvolgimento di diverse Direzioni della Regione e degli stakeholder. Se, da un lato, i contenuti del Piano fanno riferimento a un quadro di finalità e obiettivi stabiliti su base europea e nazionale, dall'altro il PEAR intende disegnare un'articolata strategia regionale volta a garantirne il conseguimento massimizzando, nel contempo, le ricadute derivanti dalla sua attuazione sotto il profilo ambientale, economico e, direi soprattutto, occupazionale di salvaguardia e valorizzazione del nostro territorio.
Il nuovo Piano energetico ambientale regionale si pone due obiettivi: il primo, orientare le politiche regionali a quelli del pacchetto clima energia; il secondo, non meno importante, è sostenere e promuovere un'intera filiera industriale di ricerca, con grandi opportunità di crescita.
Questi obiettivi, da un lato, prevedono anche di ridurre ulteriormente le emissioni dannose per la salute; dall'altro, di incrementare la quota di consumi energetici coperta da fonti rinnovabili e ridurre in questo modo i consumi, facendo meno ricorso alle fonti fossili.
Si tratta di un documento strategico che non si limita all'aspetto, pure importante, dell'energia, ma che s'integra con le politiche ambientali urbanistiche e sanitarie dello sviluppo economico piemontese.
L'approvazione del documento risulta ancora più importante in quest'attuale momento storico, grazie a diversi strumenti finanziari posti in essere dall'Unione Europea, dal Green Deal al Next Generation. Grande attenzione sarà data agli interventi tesi a costruire un'economia moderna, in cui la crescita non sia dissociata dall'uso intelligente delle risorse. Basti pensare che uno dei tre assi strategici individuati dalla Commissione europea per il PNRR è proprio dedicato alla transazione ecologica.
Il PNRR, come predisposto dal nostro Governo, prevede una serie di missioni che, direttamente o indirettamente, fanno riferimento alla transizione ecologica e alla sostenibilità.
È importante ricordare, durante questa discussione, che il nostro paese è caratterizzato da una forte dipendenza energetica dall'estero, per circa il 73,4% nel 2020. Dipendenza significa vulnerabilità; significa sicurezza nazionale che, purtroppo in questi giorni, abbiamo scoperto venire alla ribalta.
È chiaro a tutti che la lotta al cambiamento climatico, ormai riconosciuta come un'emergenza a tutti gli effetti, sia in forte connessione con la transizione energetica. Il tema energetico è centrale nel panorama attuale non solo come questione tecnica, ma anche come argomento politico e, come abbiamo scoperto in questi giorni, geopolitico. Il PEAR s'inserisce nel processo di transizione energetica, che si profila come opportunità per stimolare la crescita economica. È chiaro che tale processo non si svolgerà nel breve tempo e la trasformazione avverrà per gradi. Non è certo uno strumento, pure importante come il PEAR, a dover tratteggiare le linee della politica energetica italiana; tuttavia, l'occasione è utile per provare ad ampliare il ragionamento in un'ottica sistemica.
Uno degli obiettivi principali da raggiungere è la diversificazione delle fonti energetiche per superare lo stato di dipendenza rispetto ad altri paesi. Le energie rinnovabili rappresentano, indubbiamente, un punto di forza del nostro sistema, così come rappresentato dal PEAR. Tuttavia, serve anche un salto di qualità e un'attenta analisi rispetto ad alcune speculazioni che si sono verificate nel passato, quando il mercato ha subito alcune distorsioni, dopando, di fatto, alcuni segmenti del mercato senza che questo recasse un reale beneficio al bilancio energetico complessivo.
Pertanto, non un documento fine a sé stesso, un mero adempimento formale ma un documento fondamentale per la visione di sviluppo del Piemonte; uno sviluppo sostenibile; uno sviluppo ragionato che ci consenta di guardare negli occhi i nostri figli quando gli lasceremo i nostri territori, che ci auguriamo di lasciarli meglio di come li abbiamo ricevuti.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Non essendovi altre richieste d'intervento, dichiaro chiusa la discussione generale.
Sono pervenuti trentasette emendamenti.
Ha chiesto di intervenire l'Assessore Marnati; ne ha facoltà.



MARNATI Matteo, Assessore all'energia

Chiedo, se è possibile, di riunirci un momento per leggere questi emendamenti e dare poi una risposta per ogni singolo emendamento, perch sono stati presentati qualche minuto fa.
Chiederei se è possibile sospendere la seduta per qualche minuto e fare un accordo politico in base agli emendamenti presentati, però mi rimetto alla decisione dei Capigruppo.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Marnati.
Chiedo ai Capigruppo se c'è la necessità di sospendere un paio di minuti per decidere sul prosieguo, anche se mi sembrava ci fosse la volontà, da parte dei presentatori, di presentare i trentasette emendamenti, poi sospendere il provvedimento e procedere alla Conferenza dei Capigruppo come concordato.
Prego, Consigliere Ruzzola.



RUZZOLA Paolo

Sì, Presidente, chiederei cinque minuti di sospensione per coordinare il prosieguo dei lavori.
Grazie.



PRESIDENTE

Va bene, sospendiamo la seduta.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.27, riprende alle ore 17.32)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Mi sembra che ci sia l'intenzione di proseguire sulla presentazione degli emendamenti e chiudere i lavori del Consiglio alle ore 18.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Volevo solo capire quando si svolgerà la Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

Dopo le ore 18.
Ricordo a tutti i Consiglieri che l'Aula è convocata fino alle 19, quindi i tempi di lavoro non sono così pressanti.
Son pervenuti all'Ufficio di Presidenza trentasette emendamenti.
L'emendamento rubricato n. 1) della Giunta è stato ritirato e sono stati presentati l'emendamento rubricato n. 2) della Giunta regionale e gli emendamenti rubricati numeri 3), 4), 5), 6), 7), 8), 14), 15), 16), 17) 18), 19), 20), 21), 22), 23), 24), 25), 26), 27), 28), 29), 30), 31), 32) 33), 34), 35), 36) e 37) del Consigliere Grimaldi e gli emendamenti rubricati n. 9), 10), 11), 12) e 13) sempre del Consigliere Grimaldi.
Emendamento rubricato n. 2) presentato dalla Giunta regionale.
(Testo inserito nell'allegato al resoconto integrale dell'adunanza in corso) La parola all'Assessore Marnati per l'illustrazione dell'emendamento rubricato n. 2).



MARNATI Matteo, Assessore all'energia

Grazie, Presidente.
Visto che il PEAR era stato adottato l'8 novembre 2019 con DGR, è necessario sostituire la prefazione per renderla attuale alla situazione odierna, ai dati aggiornati, di conseguenze anche le normative.
È una sostituzione della prefazione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Marnati.
Passerei all'illustrazione degli emendamenti del Consigliere Grimaldi.
Consigliere, ha tre minuti per ogni emendamento. Vuole fare un unico intervento? Emendamento rubricato n. 3) presentato da Grimaldi.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Prego, Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Avevo offerto la disponibilità di illustrare tutti gli emendamenti in un solo intervento la prossima settimana. invece, se ho capito bene, andiamo avanti e proverò a illustrali quanto meglio possibile nei minuti che ci restano.
L'emendamento n. 3) prova a fare una cosa molto semplice. Come dicevo nel preambolo, sono indicati gli obiettivi regionali del 2020 derivanti dal cosiddetto decreto Burden Sharing, ovvero la trasposizione nazionale del pacchetto per il clima e l'energia 2020 adottato a livello europeo nel decennio scorso e nella premessa gli scenari di riferimento del PEAR 2020 2030.
All'interno del testo della PDCR, dopo il punto "Considerato. a fine legislatura" è aggiunto il seguente: "Considerato che la crisi climatica ed ecologica è un tema prioritario che coinvolge scienza, società e politica: l'evidenza scientifica dell'entità del riscaldamento globale si è andata sempre più consolidando negli anni, così come la consapevolezza che a causarlo sono le emissioni di gas climalteranti derivanti dall'impiego dei combustibili fossili e l'uso non sostenibile del territorio e delle risorse naturali".
Questa è una descrizione traslata dai documenti dell'Unione Europea e delle premesse che, in qualche modo, hanno la gran parte dei dispositivi soprattutto quelli programmatori nel campo energetico. Con l'emendamento intendiamo dare anche nel testo della delibera alcune indicazioni sullo stato attuale della crisi climatica ed ecologica al fine di garantire che tali considerazioni vengano prese in considerazione all'interno del PEAR affinché le azioni del Piano energetico ambientale siano all'altezza della sfida posta da queste problematiche.



PRESIDENTE

Prego, Consigliere, se vuole andare avanti nell'illustrazione. Gli emendamenti sono tutti a sua firma. Può illustrare l'emendamento rubricato n. 4).
Emendamento rubricato n. 4) presentato da Grimaldi.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Stante i livelli particolarmente elevati al 2005, entrambi gli obiettivi quantitativi di riduzione dei consumi indicati dal PEAR al 2030 paiono sostanzialmente rispondenti a quelli più recenti in fase di definizione da parte dell'Unione Europea.
Gli obiettivi quantitativi di copertura degli usi finali con fonti rinnovabili indicati dal PEAR del 2030 appaiono inferiori a quelli più recenti in fase di definizione da parte dell'Unione Europea.
Per quanto concerne l'obiettivo quantitativo di riduzioni di emissioni climalteranti entro il 2030, il PEAR non definisce alcun obiettivo specifico. Con quest'emendamento intendiamo dare nel testo della delibera alcune indicazioni sullo stato attuale della crisi climatica ed ecologica anche al fine di garantire che queste considerazioni siano prese in considerazione all'interno del PER. Nelle considerazioni aggiungiamo che il Rapporto speciale sugli impatti del riscaldamento globale di 1,5 gradi pubblicato dalle IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) nel 2018 stima che le "attività umane abbiano causato un riscaldamento globale di circa un grado rispetto ai livelli pre industriali, con un intervallo probabile tra lo 0,8 e l'1,2", ma aggiunge che "è probabile che il riscaldamento globale raggiungerà l'1,5 gradi tra il 2030-2052 se continuerà ad aumentare con questo tasso attuale".
Come avrà colto, insieme all'altro emendamento, dà una narrazione che è aggiornata anche rispetto alle ultime conferenze sul clima.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Emendamento rubricato n. 5) presentato da Grimaldi.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione dell'emendamento n.
5).



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
All'interno della PDCR dopo il punto "Considerato. fine a legislatura" è aggiunto il seguente: "Considerato che stando alle più recenti analisi climatiche svolte da ARPA, in Piemonte i dati relativi alle variabili climatiche, così come l'aumentata frequenza di eventi estremi (ondate di calore, precipitazioni intense e periodi di siccità prolungata) dimostrano come in larga misura il territorio sia già esposto agli effetti del cambiamento climatico".
Come avrà già sentito, Presidente, questo è stato forse uno degli inverni più rigidi della storia del Piemonte; "rigido" non in termini classici dell'inverno, cioè quello di essere fra i più freddi, o con più neve o più precipitazioni. No, di sicuro è uno fra gli inverni con meno perturbazioni atmosferiche. Abbiamo praticamente raggiunto, quasi venti giorni fa, un record negativo che riguarda la siccità; basta guardare le nostre Alpi per vedere che cosa ne è della neve! Praticamente, abbiamo i livelli che di solito s'immagazzinano nei periodi estivi.
Questo è un dramma; è un dramma per la nostra economia; è un dramma per il nostro ambiente; è un dramma per le specie animali; è un dramma anche per l'agricoltura, che ne pagherà doppiamente il prezzo quando magari le precipitazioni arriveranno tutte insieme nel prossimo mese. Forse, dopo quest'ondata di calore, vedremo di nuovo le gelate, come avrà sentito anche solo qui fuori. Già negli scorsi giorni la temperatura è calata in picchiata.
Che cosa vogliamo dire con questa illustrazione? Soprattutto le analisi che ha fatto l'ARPA dimostrano che in larga misura il territorio è già esposto agli effetti del cambiamento climatico.



PRESIDENTE

Grazie.
Emendamento rubricato n. 6) presentato da Grimaldi.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi per l'illustrazione; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Nell'emendamento rubricato n. 6) spieghiamo che il Piemonte è già caratterizzato da una geografia molto differenziata e sono molteplici le organizzazioni sociali, i modi di vivere e le attività che sono qui sviluppate. Tale complessità si traduce anche in ambito climatico e richiede un'attenta analisi delle vulnerabilità dei diversi territori e degli impatti.
Questo fa parte, più in generale, di un'osservazione, quella che dicevamo all'inizio: ogni attività di pianificazione ha lo scopo di definire come raggiungere gli obiettivi generali e globali nel contesto territoriale di riferimento. Nel caso in specie, è chiaro da qualche tempo come gli obiettivi della pianificazione energetica siano indissolubilmente legati a quelli di contrasto all'incombente crisi climatica.
In questo, crediamo che il PEAR - l'abbiamo già detto - abbia dei limiti e la sua lunga gestazione ne comporta necessariamente un deficit di adeguatezza. Questo stesso processo di elaborazione, un po' macchinoso come abbiamo detto poc'anzi, rende strutturalmente inadeguate le dinamiche incrementali che ci pongono le sfide correnti in materia di clima ed energia.
A valle della discussione sul PEAR, è di fondamentale importanza ripensare radicalmente alle modalità di gestione della pianificazione energetica regionale, anche attraverso degli osservatori diversi, soprattutto legati alle fragilità del nostro sistema, e nell'acquisizione dei dati. E l'attuale fragilità del quadro regionale in materia di energia è per causata da una storica generale sottovalutazione, che non è del Piemonte (non lo dico solo per difendere i nostri uffici, che hanno provato, insieme ai nostri Atenei, ad armonizzare questo processo), ma è una sottovalutazione che si trascina da più di vent'anni. Questi temi purtroppo, sono stati demandati troppo spesso anche a livello nazionale soprattutto quello sulla raccolta dei dati.
Questa caratterizzazione ci dice che è importante calare il nostro Piano soprattutto sui diversi territori, sugli impatti e ovviamente sui dati che sapremo raccogliere.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Emendamento rubricato n. 7) presentato da Grimaldi.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi per l'illustrazione; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Questo è uno degli emendamenti più semplici. Avevamo detto anche in Commissione di ricordare quanto il Piano energetico - l'hanno detto anche diversi colleghi - sia strettamente collegato con tante attività umane e sociali, ma soprattutto con tante attività imprenditoriali.
Ricordiamo che a causa del cambiamento climatico entro il 2050 le Regioni vinicole più importanti, tra cui la Toscana e il Piemonte, potrebbero vedere diminuite le loro aree coltivabili dal 20% al 70%. Lo dicevamo meglio nella scorsa seduta: è chiaro che questo contesto ci porta a rimarcare, con ancora più urgenza, quali sono i provvedimenti da mettere al centro.
Come avevamo detto già nella scorsa seduta, dovremo aumentare la tutela della biodiversità; far sì che s'istituisca una rete ecologica regionale che consenta gli spostamenti della fauna e la progressiva evoluzione della flora anche in relazione al cambiamento climatico; favorire la biodiversità urbana; valorizzare e tutelare il patrimonio delle foreste; far sì che tutto questo sia collegato al settore dei rifiuti, quindi accelerare il superamento delle plastiche monouso e diminuire la produzione di rifiuti, a partire da quelli urbani; evitare l'autorizzazione di nuovi impianti d'incenerimento; incentivare gli investimenti per lo sviluppo della mobilità elettrica; investire su un piano per incentivare e rafforzare le reti di trasporto pubblico. Insomma, sono le finalità e gli obiettivi che abbiamo chiesto, in qualche modo, di inserire nei documenti strategici sui cambiamenti climatici.
Non solo. Abbiamo provato a dirvi, anche nelle scorse sedute, quanto sia collegata anche la questione energetica, per cui occorre innalzare al 23 la riduzione dei consumi per usi finali di energia entro il 2030; innalzare al 40% la quota di copertura degli usi finali con fonti rinnovabili entro il 2030; innalzare al 32% la riduzione dei consumi totali di energia primaria; facilitare la creazione e lo sviluppo di comunità energetiche sostenibili attraverso l'istituzione di sportelli a livello provinciale e dotare il personale dei mezzi necessari per un efficace funzionamento incentivare l'adozione di energie rinnovabili anche per affrontare il problema della povertà energetica, sostenendo, appunto, gli investimenti delle famiglie proprietarie di case con redditi bassi.
Sono alcuni esempi per ribadire quanto sia importante che tutto sia connesso anche e soprattutto agli obiettivi del PEAR.



PRESIDENTE

Grazie, collega Grimaldi.
Emendamento rubricato n. 8) presentato da Grimaldi.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come dicevo nell'illustrazione, l'Unione Europea ha impresso un'accelerazione al processo di decarbonizzazione totale Net Zero dell'economia europea entro il 2050, cioè la strategia 2050 Long Term Strategy e l'innalzamento al 55% (base 1990) della riduzione di emissioni climalteranti entro il 2030 "Fit for 55".
Tutto questo per dirvi che a me sembra un po' strano che queste debbano essere attività di Consiglio, ma per noi era importante darvi degli spunti per alcuni emendamenti: intanto la riorganizzazione dell'introduzione, come abbiamo potuto fare poc'anzi nelle premesse, ma soprattutto la riformulazione degli obiettivi quantitativi di riduzione dei consumi di energia, cioè la parte degli usi finali del PEAR al 2030, al 2040 e al 2050, in accordo con quelli europei, cioè la revisione della direttiva al 2050 Long Term Strategy. E poi la riformulazione degli obiettivi quantitativi di copertura degli usi finali con fonti rinnovabili del PEAR al 2030, al 2040 e al 2050, in accordo con quelli europei, la riformulazione degli obiettivi quantitativi di riduzione di emissioni climalteranti del PEAR al 2030, al 2040 e al 2050, in accordo con quelli europei e l'introduzione, come dicevo poco fa, di una nota metodologica (monitoraggio obiettivi) nella quale siano riportate le fonti dei dati e le relative elaborazioni finalizzate ai calcoli degli indicatori inerenti al raggiungimento degli obiettivi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Grimaldi.
Emendamento rubricato n. 14) presentato da Grimaldi.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Nel corso del 2021 è stato analizzato il campione di 91.142 APE depositati sul sistema informativo per le prestazioni energetiche degli edifici SIPEE da un totale di 5.755 certificatori. Sulla base dell'analisi effettuata orientata a evidenziare delle incongruenze nei dati tecnici riportati nelle certificazioni energetiche, sono stati estratti 2.348 APE, corrispondenti al 2,6% del totale, redatti da ventotto certificatori. Tutto questo per dirvi che dagli esiti dell'indagine sono risultate irregolarità sanzionabili per ventisei APE con sanzioni erogate alle singole certificazioni variabili tra i 1.400 e 8.400 euro, in funzione del numero di APE oggetto della contestazione. Tra le irregolarità più diffuse vi sono la non conformità degli impianti termici considerati rispetto a quelli reali, con conseguente errato computo dei consumi e la mancata effettuazione del sopralluogo.
Con l'emendamento intendiamo dare anche nel testo della delibera e negli allegati alcune indicazioni sullo stato attuale della crisi climatica ed ecologica, ma anche di quello che avviene dal punto di vista dei lavori di prevenzione, di monitoraggio e di sanzione, in questo caso svolti dall'ARPA, al fine di garantire questi tipi di inquadramenti, soprattutto sulla parte delle certificazioni e sulla parte delle prestazioni energetiche degli edifici, anche in un documento strategico come questo. Ci sembra giusto e idoneo che la parte dei controlli e la parte del sistema informativo delle prestazioni energetiche facciano parte delle considerazioni del Piano energetico ambientale della Regione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Emendamento rubricato n. 15) presentato da Grimaldi.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Vorrei illustrarvi l'emendamento n. 15) al Piano energetico ambientale regionale.
In particolare, all'interno della delibera dopo il punto "considerato fine legislatura" sono aggiunte queste considerazioni: "I dati raccolti da ARPA evidenziano principalmente oltre al riscaldamento un'aumentata variabilità del clima, con frequenti eventi fuori stagione, un'intensificazione degli eventi estremi sia sui trend di più lungo periodo che sulla variabilità intera annuale. Negli ultimi sessant'anni in Piemonte le temperature massime giornaliere mostrano un incremento di due gradi centigradi accelerato negli ultimi trentacinque anni, cioè le temperature minime sono aumentate di circa 1,5 gradi e le precipitazioni hanno andamenti meno regolari con anomalie locali nelle precipitazioni accumulate medie annue periodi di scarsità sempre più frequenti, alternati a precipitazioni intense molto concentrate".
Questo tipo di descrizione abbiamo voluto riprenderla dai principali osservatori del clima della nostra Regione, in particolare da ARPA stessa ma questi servono anche a dare un'identità, come hanno fatto altre Regioni fra cui la Lombardia, l'Emilia-Romagna e la Toscana. Ci sembra - adesso lo dico così per l'Assessore - che per quanto sia una narrazione più cultural politica e una narrazione istituzionale, credo che sia necessaria a far capire che non ci sono solo gli intendimenti della comunità scientifica o i dati che riportavo prima messi al centro dei patti per il clima, delle conferenze sul clima o delle direttive come la RED e la 2050 Long Term Strategy, ma ci sono dei dati reali della nostra regione che ci portano a dire che qui i cambiamenti in alcuni casi sono stati anche peggiori delle altre Regioni italiane.
Per questo ci sembrava giusto sottolinearlo anche nelle premesse.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Emendamento rubricato n. 16) presentato da Grimaldi.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Permettetemi di presentarvi anche l'emendamento n. 16).
All'interno della deliberazione, dopo il punto "Considerato. fine legislatura" aggiungiamo questa considerazione: "Nel mondo scientifico è ormai acclarato che il cambiamento climatico e la pandemia da COVID-19 ancora in atto, sono due crisi convergenti: entrambe hanno fonti comuni dovute all'intervento umano sugli ecosistemi, hanno una portata di dimensioni planetarie e richiedono indifferibili interventi".
Questo solo perché abbiamo provato, come in altri documenti strategici di altre Regioni italiane, a mettere un segnale sulle emissioni e sull'impatto, non solo dell'agricoltura intensiva, ma anche degli allevamenti intensivi.
Come sapete, il COVID-19, in generale questa pandemia, ha messo insieme un mondo che ormai ha toccato da tempo le cifre dei sette miliardi e che a breve andrà a toccare numeri anche inimmaginabili rispetto a qualche decennio fa (si stima che si arrivi ai dieci miliardi entro il 2050).
Questo ci porta a dire che abbiamo degli scenari assai difficili da controllare, se non cambiamo il nostro modello di sviluppo.
In questo senso vogliamo introdurre un tema non indifferente, ossia l'approvvigionamento alimentare, che è paradossalmente collegato, in parte alle emissioni, in parte al Piano energetico, in parte a quanto consumiamo rispetto ad alcuni allevamenti intensivi e anche ai rapporti fra l'agricoltura e l'allevamento intensivo. Pensate quanto serve per sfamare la produzione di carne o di pollame in Piemonte.
Perché abbiamo voluto introdurre questo tema? Intanto, perché crediamo che queste interconnessioni ci facciano bene; facciano bene al Piano energetico ambientale regionale e perché tutto ci deve dire quali sono le priorità del nostro sistema economico.
Non basterà cavarcela dicendo che vivremo triturando insetti piuttosto che con un'agricoltura che ha sempre meno bisogno di acqua. Credo che questi scenari, che sono più di futurologia, ci deresponsabilizzano rispetto ai nostri consumi, a partire, ovviamente, da quelli alimentari. Per questo, ci sembrava giusto introdurli nell'illustrazione.



PRESIDENTE

Grazie.
Emendamento rubricato n. 17) presentato da Grimaldi.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

Consigliere Grimaldi, rinuncia all'illustrazione?



GRIMALDI Marco

No, però sono molto rispettoso dei patti. Poiché li avete cambiati otto volte in corsa, adesso io mi fermo, visto che abbiamo deciso di non prenderci i tempi disponibili. Dato che c'è una sottoscrizione degli altri Gruppi, e dato che ho provato a correre nell'illustrazione dei primi sedici emendamenti, il n. 17) lo illustrerei la prossima settimana.
Grazie.



PRESIDENTE

Come meglio crede.
Mi sembra che ci sia l'accordo di sospendere i lavori per svolgere la Conferenza dei Capigruppo, quindi i lavori sono conclusi.
Buona serata a tutti.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 18.01)



< torna indietro