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Dettaglio seduta n.175 del 22/02/22 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

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Argomento:


GAVAZZA GIANLUCA



(I lavori iniziano alle ore 9.37 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENTE

Buongiorno a tutte e a tutti.
Per delega del Presidente Stefano Allasia, dichiaro aperta la trattazione delle interrogazioni e delle interpellanze.
In merito allo svolgimento delle interrogazioni e delle interpellanze, come recitano gli articoli 99 e 100 del Regolamento, iniziamo con l'esame delle interrogazioni pervenute.
Oggi si provvederà a rispondere come segue: interrogazione a risposta orale n. 974, presentata dalla Consigliera Disabato, cui risponderà l'Assessore Andrea Tronzano; interrogazione a risposta orale n. 976 presentata dalla Consigliera Frediani, cui risponderà l'Assessore Andrea Tronzano.
Chiedo agli Assessori che rispondono alle interrogazioni e interpellanze di disporre l'invio via mail delle risposte scritte agli interroganti e all'Ufficio Aula.
Ricordo altresì agli interroganti che nel resoconto della seduta che viene trasmesso via mail in visione a tutti i Consiglieri intervenuti dall'Ufficio Resocontazione prima della pubblicazione, e poi pubblicato integralmente in banca dati, è reperibile la trascrizione integrale di tutti gli interventi, sia degli interroganti sia degli Assessori sia rispondono.
Per le interrogazioni ordinarie non è prevista l'illustrazione da parte dell'interrogante, ma è prevista la risposta del componente della Giunta per cinque minuti e la replica dell'interpellante, se richiesta, per cinque minuti.
Prego i Consiglieri e gli Assessori di attenersi rigorosamente ai tempi.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Interrogazione n. 974 presentata da Disabato, inerente a "Modifica dello Statuto del Teatro Regio"

Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 976 presentata da Frediani, inerente a "Situazione Teatro Regio di Torino, ruolo Commissario Rosanna Purchia e modifiche allo Statuto"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori con la trattazione dell'interrogazione n. 974, presentata dalla Consigliera Disabato, inerente a "Modifica dello Statuto del Teatro Regio", e dell'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 976 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Situazione Teatro Regio di Torino, ruolo Commissario Rosanna Purchia e modifiche allo Statuto" Poiché le due interrogazioni vertono sullo stesso argomento, l'Assessore Andrea Tronzano fornirà un'unica risposta. A seguire, prima la collega Disabato e poi la collega Frediani, potranno, se desiderano, replicare sulla risposta dell'Assessore.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



TRONZANO Andrea, Assessore regionale

Grazie, Presidente; grazie, Consigliere interroganti.
L'argomento è molto complesso e, conseguentemente, la risposta è molto articolata.
Partirei dalla fine per fornire risposta alla Consigliera Sarah Disabato per poi arrivare magari anche ai dettagli un pochino più avanti.
Il punto 7) della risposta all'interrogazione dice: "Tutto ciò premesso" che cercherò di riassumere successivamente - "si ritiene, in definitiva che il nuovo Statuto della Fondazione Teatro Regio di Torino e tutti gli atti consequenziali che saranno in futuro adottati sulla scorta del relativo testo, inclusa la nomina del nuovo Sovrintendente, abbiano validità a ogni effetto di legge.
In proposito, si precisa che il Presidente del Consiglio regionale, con nota del 9 febbraio 2022, ha comunicato che il Consiglio medesimo ha provveduto a nominare nella medesima data (cioè il 9-02-2022) e ai sensi dell'articolo 7, comma 1, del nuovo statuto della Fondazione in argomento l'avvocato Roberto Pani quale componente del Consiglio d'indirizzo del medesimo ente".
Per la Consigliera Frediani la risposta è più breve, perché fa riferimento a quello che ho specificato prima (poi arrivo al dettaglio): "In riferimento all'interrogazione, si richiama integralmente l'argomentazione di cui prima. Inoltre, a prescindere dalla scadenza del mandato in prorogatio della dottoressa Purchia quale Commissario straordinario della Fondazione in parola, si evidenzia che, sia nel decreto ministeriale di assegnazione della carica del 10 settembre 2020, sia nel successivo decreto ministeriale di proroga della medesima del 9 marzo 2021, è stato testualmente previsto che l'incarico di Commissario straordinario fosse conferito e poi prorogato alla dottoressa Purchia per - omissis - sei mesi e comunque non oltre la ricostituzione del Consiglio d'indirizzo dalla Fondazione".
Pertanto, poiché alla data del 25-10-2021 - data di scadenza del regime di prorogatio - il Consiglio di indirizzo della Fondazione non era stato ancora ricostituito, si potrebbe arguire che la dottoressa Purchia fosse legittimata a considerarsi fino allora regolarmente in carica.
C'è poi tutto il testo, che lascerei alle Consigliere Disabato e Frediani.
Il testo novellato dallo Statuto della Fondazione Teatro Regio, approvato con decreto del Ministro dalla cultura dell'8-11-2021 e con delibera del Presidente della Fondazione il 9-11-2021, prevede che la struttura organizzativa delle fondazioni lirico-sinfoniche sia articolata nei seguenti organi: il Presidente, il Consiglio di indirizzo, il Sovrintendente, il Collegio dei revisori.
Pertanto, correttamente ai sensi dell'articolo 11, comma 15, della precitata legge n. 112/2013, non è stata contemplata la previsione dell'Assemblea quale distinto organo della Fondazione, che risultava invece essere espressamente citata nell'articolo 6 del previgente Statuto.
Con decreto del Ministro per i Beni e le Attività culturali del 10-09-2020 è stato sciolto il Consiglio in indirizzo della suddetta Fondazione e fatto cessare l'incarico del Soprintendente e disposta la nomina del Commissario straordinario.
Con successivo decreto ministeriale, l'incarico di Commissario conferito alla dottoressa Purchia è stato prorogato per ulteriori sei mesi e comunque non oltre la ricostituzione del Consiglio di indirizzo.
La Fondazione Teatro Regio ha prodotto alla Regione una bozza di modifica dello Statuto, in merito al cui contenuto non è stato possibile addivenire alla stesura di un testo condiviso fra i soci fondatori pubblici, quali Regione, Stato e Comune di Torino, in quanto tra gli stessi non è stato possibile effettuare un confronto tecnico in tempo utile ai fini dell'espressione del parere in seno all'Assemblea convocata il 21/10/2021.
La Regione Piemonte in data 4/11/2021 è stata messa al corrente dalla circostanza che la versione dello Statuto fosse differente da quella successivamente approvata.
In base all'articolo 21 della legge n. 367/1996, "I Commissari straordinari provvedono alla gestione della Fondazione; ad accertare e rimuovere le irregolarità; a promuovere le soluzioni utili al perseguimento dei fini istituzionali. Possono motivatamente proporre la liquidazione".
La necessità di intervenire tempestivamente in ordine al tema della revisione statutaria della Fondazione Teatro Regio rientra tra i compiti di spettanza del commissario straordinario. In tale ottica, il percorso di risanamento intrapreso nel mese di settembre 2020 ha trovato nell'operazione di rettifica del previgente Statuto, un valido supporto mediante la previsione di uno strumento di governance più adeguato e snello rispetto a quello risultante dal precedente atto statutario.
Ometto alcune cose e proseguo. La medesima esigenza è stata, infatti, anche sottolineata nella nota del Ministero della Cultura, Direzione generale del 29-10-2021 laddove si legge testualmente: "La nuova stesura corrisponde alla necessità di sopperire a esigenze di miglior funzionamento del Teatro evidenziate nel corso del commissariamento". In riferimento all'articolo 7 il precitato Ministero ha tuttavia richiesto la riformulazione della relativa clausola, che è stata quindi modificata nel rispetto delle puntuali indicazioni ministeriali. A conforto di quanto sopra esposto, si evidenzia, inoltre, che, ai sensi della legge n. 112/2013, il mancato adeguamento a decorrere dal 1° gennaio 2015 degli Statuti delle fondazioni lirico-sinfoniche alle norme di cui all'articolo 11, avrebbe determinato l'applicazione dell'articolo 21, ovvero il commissariamento.
Di conseguenza, per la scelta del Sovrintendente la specifica e comprovata esperienza nel settore dell'organizzazione musicale letteralmente prevista nella disposizione di cui all'articolo 13 del d.lgs. 367, non è più espressamente contemplata come necessariamente aggiuntiva rispetto alle altrettante comprovate competenze nel settore amministrativo.
Chiudo con il penultimo punto, perché il punto 7) l'avevo già identificato.
Alla luce delle argomentazioni sopra illustrate, si ritiene che non sussistano vizi d'irregolarità nella procedura di approvazione del nuovo Statuto della Fondazione Teatro Regio di Torino, che è stata espletata nel pieno rispetto delle clausole di cui all'articolo 6, comma 1, lettera c) e dell'articolo 8, comma 1, lettera c) del previgente Statuto.
Si precisa, infine, che, nonostante la Regione non si sia pronunciata in merito alle modifiche statutarie, si ritiene che le stesse siano state validamente approvate dall'assemblea dei soci, ai sensi dell'articolo 6 comma 8 del previgente Statuto, in virtù del quale le deliberazioni concernenti i pareri in merito alle modificazioni dello Statuto sono assunte con la maggioranza dei due terzi degli aventi diritto. Con tale maggioranza è stato, infatti, approvato il nuovo testo statutario.
Naturalmente manderò via mail tutte le indicazioni per una più puntuale argomentazione.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Andrea Tronzano per la risposta.
La Consigliera Disabato ha chiesto di replicare; ne ha facoltà per cinque minuti.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Saluto l'Assessore Tronzano e lo ringrazio per la presenza e la risposta che però non mi soddisfa nelle sue componenti. Noi abbiamo presentato quest'interrogazione che, come avrà visto, è ben fornita di tutta la cronologia riguardante la modifica dello Statuto, dalla nomina del Commissario straordinario fino alle ultime fasi.
Sento dire che non sussistono, secondo l'Assessorato - ma immagino che la risposta sia congiunta all'Assessorato della Città di Torino - delle irregolarità rispetto alla modifica dello Statuto, quindi alla procedura.
Io ritengo, invece, che questa procedura, per quanto complessa e per quanto sia stata attuata in fretta e furia da parte del Commissario, anche a scadenza del mandato in regime di prorogatio, debba essere analizzata e decretata come regolare anche da organi competenti.
Sono notizie dell'ultima settimana: è stato presentato un esposto rispetto alla modifica dello Statuto e la stessa è stata oggetto anche di interrogazioni parlamentari. Pertanto, il tema non ha suscitato interesse soltanto nel Movimento 5 Stelle, nel Consiglio regionale e in quello comunale, ma anche ai livelli superiori. Questo vuol dire che effettivamente qualche passaggio complesso o non ben compreso debba esserci stato. In particolare, la modifica dello Statuto della Fondazione è un atto che dovrebbe essere adottato in maniera collegiale e, proprio a garanzia di una decisione collegiale, dovrebbe essere modificato soltanto una volta ricostituito il Consiglio di Indirizzo. Tra le facoltà del Commissario straordinario rientrano la gestione della Fondazione, l'accertamento e la rimozione delle irregolarità, la promozione delle soluzioni utili al perseguimento dei fini istituzionali e, motivatamente, la possibilità di proporre la liquidazione della Fondazione.
Non è citata in alcun modo la facoltà di approvare le modifiche statutarie che, invece, appartiene al Consiglio di Indirizzo, sciolto però dal decreto ministeriale n. 419/2020 all'atto stesso della nomina del Commissario. In seguito alla richiesta di adeguamento pervenuta dalla Direzione Generale spettacolo, avanzata il 29 ottobre 2021 - quindi in una data in cui era già terminata la prorogatio del commissario straordinario e in cui l'organo competente per le modifiche statutarie tornava a essere il Consiglio di Indirizzo, non ancora ricostituito - lo Statuto veniva depositato nuovamente in data 3 novembre, attraverso un atto notarile di precisazione.
L'atto di precisazione costituisce a tutti gli effetti una nuova e differente formulazione dello Statuto rispetto a quello presentato all'assemblea dei soci in data 21 settembre e approvato nello stesso giorno dal Commissario straordinario. Ciò è reso ancora più evidente dal fatto che, per entrare in vigore, si è resa necessaria una nuova delibera di approvazione, firmata questa volta dal Presidente della Fondazione. Essendo arrivati poi alla data del 3 novembre, è terminata la gestione commissariale anche in prorogatio e, di conseguenza, rientrando in vigore le disposizioni della gestione ordinaria, ogni modifica statutaria sarebbe dovuta passare al vaglio dell'assemblea dei soci per il parere necessario e l'approvazione. Successivamente avrebbe dovuto essere approvata dal Consiglio di Indirizzo, una volta ricostituito. Entrambe queste disposizioni non risultano attese.
Lo Statuto non prevede in alcun modo, né nella sua precedente formulazione né in quella attuale (quella presentata), che le modifiche siano approvate dal solo Presidente, ma prevede, invece, che vengano adottate dal Consiglio di Indirizzo a maggioranza dei presenti. Pertanto, l'approvazione dello Statuto della Fondazione Teatro Regio da parte del Presidente avviene con delibera soltanto dopo l'approvazione del Ministro della Cultura.
Queste sono le motivazioni che ci hanno portato a presentare quest'interrogazione. Ripeto che non ritengo soddisfacente la risposta. Il nostro intento era anche quello di presentare all'Assessora Poggio un documento su cui potesse fare affidamento per svolgere la nomina in tutta tranquillità e in tutta sicurezza. A seguito di tutte queste interrogazioni presentate all'interno delle istituzioni, forse qualche verifica o qualche accertamento in più si sarebbero dovuti fare e non si può negare che queste modifiche siano avvenute in estrema fretta.
Prendiamo atto dell'interesse della dottoressa Purchia di approvare in fretta e furia queste modifiche statutarie per migliorare la gestione del Regio. A nostro avviso, però, alla luce di tutti questi fatti, ci duole essere convinti che, alla base di questa fretta, ci debbano essere altre motivazioni, altrimenti si sarebbe verificato tutto l'iter prima di procedere.
Spero sia tutto regolare e non venga annullato alcunché, anche per la rispettabilità dell'ente, che sicuramente avrebbe dovuto fare le verifiche opportune. Alla luce di questa procedura, pensiamo che dovesse essere riscontrata un'irregolarità. Tutto quel che è avvenuto dopo la modifica statutaria risulterebbe nullo, quindi anche la nomina della Regione.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Sarah Disabato per la replica.
Do la parola alla Consigliera Frediani per la replica sull'interrogazione n. 996.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
In realtà, come verificato, l'avevo depositata come indifferibile e urgente, proprio perché sapevo che in Aula è molto difficile ascoltare la risposta. È una risposta molto articolata, quindi la leggerò con calma insieme ai documenti che ho ricevuto in risposta a un mio accesso agli atti qualche giorno fa.
Diciamo che, secondo noi, la situazione non è ancora pienamente risolta, ma del resto per noi non era risolto nemmeno il periodo del commissariamento.
Infatti, avevamo chiesto un'audizione al Commissario Purchia, proprio per chiarire alcuni aspetti e alcune problematiche che avevano evidenziato i lavoratori, poi anche alcune nomine. Non nascondo che la nomina in dubbio era quella di Guido Mulé, nominato direttamente dal Commissario Purchia, a nostro avviso senza avere le dovute competenze.
È una situazione che, in generale, non ci ha mai convinto, fin dai tempi del commissariamento; questa modifica di Statuto ci ha lasciato ulteriormente perplessi, per cui andremo ulteriormente ad approfondire.
C'erano anche dei dubbi rispetto alla legge Madia, quindi alla corretta applicazione rispetto al ruolo del Commissario. Questa modifica dello Statuto ci è sembrata una forzatura e il nostro auspicio era che la Regione si facesse sentire in quanto ente, rispetto ad altri enti sul nostro territorio, tipo la Città di Torino (mi riferisco, ovviamente, al Museo Egizio), che si è già trovato in situazioni che, purtroppo, hanno messo un po' in secondo piano il ruolo dell'ente regionale.
Analizzeremo con la dovuta attenzione la risposta, unitamente ai documenti richiesti, poi ci riserveremo di chiedere un ulteriore approfondimento in Commissione con l'Assessore Poggio. Crediamo sia necessario andare a fondo con maggiore chiarezza, perché la situazione non ci sembra assolutamente chiarita, nemmeno alla luce dei fatti riportati oggi dall'Assessore Tronzano.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Francesca Frediani per la replica.
Nel ringraziare il Presidente Stefano Allasia per l'incarico, dichiaro chiusa la sessione delle interrogazioni e interpellanze. Al fine e nel rispetto della normativa vigente riguardante il COVID-19, s'invitano tutti i Consiglieri e il personale dell'Assemblea a uscire in modo ordinato dall'aula per i quindici minuti di areazione dei locali.
Alle ore 10.10 il Presidente aprirà la seduta del Consiglio regionale.
Grazie e buona salute a tutti e a tutte.



(Alle ore 9.52 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta inizia alle ore 10.25)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Per la gestione della seduta si applicano le disposizioni della deliberazione dell'Ufficio di Presidenza, a specificazione di quanto previsto dal Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Scusi, Presidente: non si fa prima l'appello nominale?



PRESIDENTE

Non lo facciamo perché siamo in presenza. Ci sono le tessere e c'è il numero legale, altrimenti non avrei iniziato i lavori.



GRIMALDI Marco

Ma nella seduta scorsa ha fatto l'appello nominale. Non è che in ogni seduta può procedere in modo diverso.



PRESIDENTE

In presenza non è mai successo, ci sono le tessere e ho verificato che il numero legale era presente con più di ventiquattro Consiglieri.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
La seduta di ieri, secondo me, si è chiusa in modo non felice, passatemi questo termine.
Rivolgo alla Giunta e ai colleghi di maggioranza, ma anche di opposizione (vale per tutti i Consiglieri), un richiamo al rispetto. Prima di tutto per i nostri auditi e di nove ore e mezzo di lavoro secondo me densi di prospettive, di analisi e anche di passione, perché la gran parte delle persone audite è venuta qua e hanno perso magari una giornata di lavoro o di studio per contribuire anche all'idea di disegnare insieme civilmente delle linee d'indirizzo e un patto per il clima.
Forse il Presidente non era presente in quei minuti, ma dopo la mancanza del numero legale, di fatto, la discussione si è interrotta. Si è interrotta sull'esame degli ordini del giorno, che erano un po' la fine e il giusto compimento di quella giornata. Poiché la seduta di ieri si è chiusa con una prospettiva del Presidente pro tempore, Gavazza, di convocare una Conferenza dei Capigruppo ma questa non c'è stata se non informalmente fra voi, vorrei solo che ci dicesse che cosa ne è. Noi eravamo pronti ad andare avanti con l'esame degli ordini del giorno, ma se non si faranno in questa mattinata, vorremmo che almeno fossero iscritti subito dopo i question time, come primo punto all'o.d.g. del pomeriggio.
Vorrei che fosse il Presidente a comunicarci qual è l'intendimento della maggioranza, anche perché in questo caso noi possiamo fare delle proposte di inversione all'o.d.g.
Se non sappiamo qual è l'esito del vostro confronto, noi siamo qui a richiedere di trattare gli ordini del giorno sul clima il prima possibile.
Chiedo ai Gruppi di maggioranza di prendere la parola per dirci da che punto si vuole partire questa mattina ma, soprattutto, se abbiamo la certezza che, finiti i question time, tratteremo gli ordini del giorno sospesi ieri che, come il Presidente sa, non sono previsti, nel senso che non li avevamo iscritti all'o.d.g., quindi immagino che in questo punto di modifiche all'o.d.g. dovremo iscriverli, se non lo fa lei d'ufficio.
Non essendo previsti nella seduta odierna gli ordini del giorno sul clima ognuno di noi chiede di iscriverli.
Se mi è sfuggito qualcosa, mi dica lei, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Le è sfuggito - mi spiace contraddirla ulteriormente, ma ero presente da remoto e ho seguito il dibattito e anche la chiusura del Consiglio - che il Consigliere Segretario Gavazza ha chiuso erroneamente i lavori dicendo che si sarebbe svolta una Conferenza dei Capigruppo, ma per semplicità di chiusura. Poiché la Conferenza dei Capigruppo era già stata convocata mercoledì scorso e non essendo intervenute ulteriori vicissitudine politiche in Consiglio, sicuramente non era necessario riconvocarla ulteriormente.
Non sono il portavoce della maggioranza, ma i Capigruppo possono rappresentare in modo autorevole la maggioranza e penso che possano fare una loro proposta per il proseguimento dei lavori della giornata di oggi.
Proposta per cui, se è condivisa, si prosegue, altrimenti si mette in votazione e si prosegue su quello che l'Aula deciderà di fare.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
Intervengo per una richiesta di inversione. Chiedo di trattare l'importantissima delibera del PNRR sulla sanità. Una delibera che sappiamo tutti, ha una scadenza, dev'essere approvata entro la fine di febbraio, quindi l'ultima data utile del Consiglio regionale è proprio la seduta di oggi.
Chiediamo di trattare come primo punto all'o.d.g. la delibera dell'Assessore Icardi relativamente alla sanità territoriale.
La maggioranza è disponibile, naturalmente, a trattare gli ordini del giorno sul clima, ma chiediamo questa inversione perché, con tutto rispetto, è una delibera importantissima che impegna quasi 450 milioni di euro e ha l'urgenza di essere approvata.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Magliano; ne ha facoltà.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente Chiedo se fosse possibile inserire l'ordine del giorno n. 747, avente a oggetto "Sostegno concreto alle professioni infermieristiche" e, se fosse possibile, collegarlo all'atto presentato dal collega Sarno, il n. 737 perché trattano la stessa materia.
Ricordo che l'ordine del giorno n. 737 è già iscritto all'o.d.g. e sarei lieto se fosse possibile inserire l'ordine del giorno n. 747 insieme a quell'atto.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gallo; ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Di solito siamo abituati a terminare le discussioni che facciamo in Aula ma quella di ieri sera è rimasta a metà, perché se non approviamo e non discutiamo gli ordini del giorno che abbiamo depositato, l'Aula non si esprimerà rispetto a un tema così importante che abbiamo portato in quest'Aula con un Consiglio aperto durato otto ore e con contributi importanti.
Ho ascoltato la proposta del collega Preioni, ma noi oggi vorremmo iniziare dagli ordini del giorno, perché così concludiamo la discussione di ieri altrimenti lasciamo a metà la discussione.
Capisco l'esigenza di portare avanti il PNRR e la delibera sulla sanità perché è sicuramente una delibera fondamentale e la discuteremo dopo, ma se vogliamo fare prima quella, per noi l'inversione di punti all'o.d.g. va bene, perché ci rendiamo conto delle scadenze e dell'urgenza con la quale dobbiamo discuterla. Tuttavia vi chiediamo subito dopo - e non, come ha detto il collega Preioni, "magari verso sera" - di chiudere la discussione sull'ambiente iniziata ieri. Altrimenti, è una discussione che voi avete concesso a quest'Aula come maggioranza, ma che è finta e cui non credete neanche voi. In tal caso, però, dichiaratelo, così evitiamo di convocare assemblee aperte. Comunichiamo all'esterno che non v'interessa parlare di ambiente né assumere posizioni in Aula rispetto a un tema così delicato cosicché ne prendiamo atto tutti.
La mia richiesta, dunque, è di approvare l'inversione punti all'o.d.g. per discutere del PNRR e di non rinviare la trattazione degli atti d'indirizzo a fine giornata, ma di calendarizzarla subito dopo la conclusione di quel punto all'o.d.g. Esaminiamo gli atti d'indirizzo rimasti indiscussi nella giornata di ieri, che adesso tecnicamente le chiederò di iscrivere all'o.d.g. della seduta odierna, e discutiamone subito dopo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi, sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Ringrazio altresì il Consigliere Gallo, perché ha sottolineato esattamente quello che era il dubbio che gli abbiamo posto prima. Cioè qualsiasi accordo, anche senza Capigruppo, deve passare intanto dall'iscrizione all'o.d.g. della seduta odierna degli atti d'indirizzo che, tecnicamente non erano iscritti.
In particolare, anche in ossequio a quello che diceva il collega Gallo, se il punto del PNRR sulle case della salute diventa il nuovo punto 1) all'o.d.g., credo che sia importante che l'ordine del giorno n. 742 inerente a "Un Patto per il clima in Piemonte. Strategie e azioni di contrasto alla crisi climatica", e tutti gli altri atti d'indirizzo collegati alla stessa discussione, siano iscritti esattamente al punto successivo, quindi trattati al termine della discussione sulla delibera relativa alla medicina territoriale.
Se vuole, Presidente, se vogliamo calcolare i tempi, siamo anche disponibili a calendarizzarne la trattazione esattamente dopo i question time del pomeriggio.
Se così non fosse, sarebbe difficile per noi approvare un'inversione punti all'o.d.g. in cui, alla fine, non sappiamo quando re-inizieremo a discutere di questi atti d'indirizzo.



PRESIDENTE

Grazie.
Se non vi sono altre richieste d'intervento cercherei di fare un po' di chiarezza.
Innanzitutto, ricordo (lo si può evincere dal resoconto stenografico della seduta di ieri) che una parte dell'Aula ha chiesto la sospensione della trattazione degli ordini del giorno di ieri. Perciò, per correttezza preciso che non è stata la Presidenza, sia pure pro tempore del Segretario d'Aula Gavazza, a decidere arbitrariamente di sospendere la trattazione degli ordini del giorno collegati alla discussione del Consiglio regionale aperto di ieri.
Fatta chiarezza sulla decisione della minoranza di sospenderne la trattazione e di chiederne la continuazione nella giornata odierna, credo che la proposta avanzata dal Consigliere Preioni possa, grossomodo, fare sintesi sulle decisioni, oltre a quella del Consigliere Magliano di chiedere l'iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 747.
Mi sembra che vi sia l'intenzione di approvare l'inversione punti all'o.d.g. e di iniziare a discutere della proposta di deliberazione n. 219 "Approvazione della programmazione relativa alle strutture di prossimità e intermedie nelle Aziende Sanitarie Locali: localizzazione dei siti delle Case di Comunità, Ospedali di Comunità e Centrali Operative Territoriali" e, successivamente, di continuare la discussione degli ordini del giorno n.
741, n. 742 e n. 743, già illustrati, e degli ordini del giorno n. 744, n.
745, n. 746 e n. 748 in ambito di "Emergenza ecoclimatica e riduzione emissioni climalteranti entro 2030". Seguiranno i restanti punti iscritti all'o.d.g.
Se sono tutti d'accordo con questa proposta, non la metterei neanche in votazione.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'inversione e all'iscrizione di punti all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Nessuno è contrario, perciò sosterrei la tesi proposta dalla maggioranza riassunta nelle parole del Consigliere Preioni.
L'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 48 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento, hanno chiesto congedo Caucino Cirio, Dago e Ricca.
Il numero legale è ventiquattro.



PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Non impugnativa


PRESIDENTE

Il Consiglio dei Ministri ha esaminato in data 15 febbraio 2022 la seguente legge regionale: legge regionale n. 35 del 27 dicembre 2021 "Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l'anno 2022" e ne ha dichiarato la non impugnativa.


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Esame proposta di deliberazione n. 219, inerente a "Approvazione della programmazione relativa alle strutture di prossimità e intermedie nelle Aziende Sanitarie Locali: localizzazione dei siti delle Case di Comunità Ospedali di Comunità e Centrali Operative Territoriali"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della proposta di deliberazione n. 219, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Il provvedimento è stato licenziato a maggioranza dalla IV Commissione il 17 febbraio 2022.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi, sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come avrà visto dalle mail, tutti i Capigruppo di opposizione hanno ripresentato gli emendamenti di Commissione. Volevo solo conferma dalla dottoressa Jannelli che gli stessi siano arrivati e che risultino tutti sottoscritti, visto che ne abbiamo dato tutti conferma via mail. In ultimo chiederei di caricarli sulla piattaforma per averne certezza, se possibile e per affrontare la relativa discussione.
Lo chiedo in questo frangente perché, nel caso delle proposte di deliberazione, mi pare che una volta che si entra nel punto, a differenza delle leggi che hanno gli articoli, la presentazione degli emendamenti debba avvenire entro un certo limite.
Non le chiedo di sospendere la seduta per qualche minuto, ma almeno di sapere se gli emendamenti sono tutti arrivati e se possiamo averne conferma tramite l'inserimento nella relativa piattaforma, così da poterli vedere.
Grazie.



PRESIDENTE

Stanno arrivando. Nel corso dell'illustrazione generale, verificheremo che ci siano tutti. Eventualmente, sospenderemo dopo i lavori.
Adesso lascerei la parola all'Assessore Icardi, per l'illustrazione della proposta di deliberazione n. 219.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Per quanto riguarda il tema che ha citato il Capogruppo Grimaldi, sappiamo che abbiamo una scadenza impellente (28 febbraio) e che è indispensabile arrivare per quella data con una delibera approvata dal Consiglio, i cui contenuti abbiamo detto che vanno discussi.
Questo è l'ultimo Consiglio utile, senza programmarne uno straordinario. Di conseguenza, la richiesta che ho fatto al nostro Capogruppo e al Presidente del Consiglio è di poter trattare come primo punto all'o.d.g. di questa seduta il tema della DCR sul Piano di riorganizzazione legato, in particolare, al PNRR. Poi la delibera è più ampia e prevede anche una programmazione di altri interventi legati sempre a case di comunità ospedali e centrali operative territoriali, ma è indispensabile che sia trattato al più presto.
Mi associo alla richiesta del Consigliere Preioni di trattarlo come primo punto all'o.d.g.



PRESIDENTE

Grazie.
È aperta la discussione generale.
Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Gallo; ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Forse non abbiamo capito bene, nel senso che aspettavamo una relazione dell'Assessore sulla decisione di mettere alcune case di comunità piuttosto che le centrali operative e quant'altro. Pertanto, magari aspettiamo che ci presenti la PDCR per fare una discussione generale. Non so se quello dell'Assessore fosse un intervento preliminare, però chiedo a lei Presidente, come vogliamo continuare i lavori, perché chiederei un'illustrazione della delibera.



PRESIDENTE

Io ho dato la parola all'Assessore Icardi per illustrare la PDCR n. 219.



GALLO Raffaele

Però non mi sembra che ci sia stata un'illustrazione.



PRESIDENTE

Assessore, può continuare a illustrarla come meglio crede. Né io né l'Aula possiamo decidere cosa deve dire.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Ero rimasto al fatto che vada portato al primo punto all'o.d.g. Dopodich posso tranquillamente andare avanti nell'illustrazione ed è la stessa illustrazione che abbiamo fatto in IV Commissione.
Sapete che a fine di novembre abbiamo avuto questa richiesta da parte del Governo di identificare entro il 20 dicembre una serie di strutture per la riforma della medicina territoriale. Queste strutture avremmo dovuto presentarle entro il 20, poi c'è stata una proroga che ci ha permesso di andare fino al 28 febbraio.
Attraverso una piattaforma informatica creata da AgeNaS, entro il 28 febbraio dobbiamo inserire tutte le schede relative agli interventi che ahimè, per quanto riguarda il finanziamento del PNRR si sono ridotti significativamente, perché c'è stato un primo taglio a monte della programmazione. Quando ancora non si era deciso dove e come fare le strutture, per un taglio alle Regioni del Centro-Nord per finanziare maggiormente quelle aree che avevano maggiori bisogni di strutture e d'implementazione, essendo a un livello meno avanzato rispetto alle Regioni del Nord, cioè il Meridione d'Italia, c'è stato il primo taglio. Questo per portare al 40% il fondo PNRR per il Sud.
Quando poi tutto il quadro si era completato, abbiamo dovuto fare un ulteriore taglio, perché c'è stato un ulteriore taglio del 5%, che ha portato dal 40 al 45% le Regioni del Mezzogiorno e, purtroppo, questo taglio è intervenuto quando ormai tutto il progetto era completato. Per questa ragione, siamo passati da novanta a ottantadue case di comunità finanziate dal PNRR, ma dovendo rifare sostanzialmente tutto, abbiamo preferito non fare un taglio della programmazione di queste case di comunità, ma trovare altri finanziamenti di natura regionale o statale per mantenere l'impianto così com'era stato fatto.
Detto questo, oggi c'è una delibera di programmazione che contiene al suo interno, per il 90%, strutture finanziate con i fondi PNRR e altre strutture finanziate con la voce "altri finanziamenti". La modalità con cui siamo arrivati alla definizione di questo progetto è stata quella di chiedere alle dodici Aziende Sanitarie Regionali di fare un progetto preliminare secondo le loro conoscenze del territorio e secondo le disponibilità d'immobili di proprietà, da sottoporre ai tecnici dell'Assessorato per una valutazione congiunta. Così è stato fatto e i Direttori generali hanno fatto una proposta, a volte anche con più variabili che sono state poi discusse, di ospedali di comunità, case di comunità e centrali operative territoriali, ripartite sul territorio con dei criteri in relazione alla popolazione da servire e d'integrazione con le strutture già presenti sul territorio.
Una cosa che tengo a sottolineare è che questa programmazione è integrata con quello che già abbiamo sul territorio, cioè le case della salute già presenti. Gli ospedali di comunità già presenti s'integrano con questi nuovi che abbiamo identificato, secondo una dinamica hub e spoke, come gli ospedali. Quindi, le case di comunità saranno il livello hub, mentre le case della salute residue e gli ambulatori di base saranno il livello spoke, ordinati dal distretto, secondo il programma del PNRR.
Questo metodo e la proposta delle Aziende sanitarie è stata valutata tecnicamente dall'Assessorato. Sono state fatte delle valutazioni su ogni sito e ci siamo confrontati continuamente con AgeNaS, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari, che ha dato degli indirizzi molto precisi, con paletti, restrizioni, e indicazioni su come e dove procedere, su quale bacino di utenza, su come andrebbero e andranno strutturate le case delle comunità, gli ospedali di comunità e le centrali operative territoriali. È un decalogo e una serie di linee guida e di indirizzi molto stringenti, che ci hanno visti, anche in corso d'opera, modificare delle scelte e delle azioni, proprio per rispondere a quel dettato nazionale che ci viene imposto dal Ministero, attraverso l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari.
Una volta definito il quadro di massima, con i tecnici dell'Assessorato abbiamo rimandato questi progetti alle Aziende sanitarie, per la condivisione con l'Assemblea o la rappresentanza dei Sindaci, per informarli della definizione del progetto, posto che, comunque, le Aziende già avevano informalmente contattato il Presidente in rappresentanza.
Si è data un po' più di ufficialità e si è chiesto ai Direttori generali di condividerlo con il territorio, con i Sindaci e con la rappresentanza anche perché i tempi stretti non hanno permesso la convocazione dell'Assemblea. In un paio di casi sono andato personalmente all'Assemblea dei Sindaci a illustrare il progetto, ma il resto è stato demandato ai Direttori generali.
Questa non è la pietra tombale, nel senso che, fatto questo, non si farà più nulla. Questo è uno degli atti di programmazione di riforma della medicina territoriale che in futuro potrà trovare implementazione. Questo devo dirlo con chiarezza, ma - lo dico per la seconda volta - va letto in un'ottica d'integrazione con le strutture già presenti e con la riorganizzazione e il coordinamento delle strutture territoriali.
Abbiamo una serie di ospedali di comunità (ottantadue finanziati con il PNRR, più altre nove finanziati con altri finanziamenti); case di comunità una serie di centrali operative territoriali, che avranno il compito di raccordare il flusso di pazienti da territorio-ospedale-territorio, in modo da rendere omogenea e fluida l'azione di spostamento delle persone e di coordinamento dei posti disponibili; più varie attività di telemedicina che saranno implementate nel corso di questi futuri anni.
Il finanziamento che ci viene erogato per queste strutture è da due milioni e mezzo per ogni Ospedale di Comunità; un milione e mezzo per ogni casa di comunità; 170 mila per le centrali operative territoriali. È un silos.
Sostanzialmente, abbiamo tre silos di finanziamento, quindi c'è un'intercambiabilità tra tutte le case di comunità; idem tra tutti gli ospedali e le centrali operative.
Sul territorio, dopo l'approvazione delle Aziende e la condivisione con la rappresentanza dei Sindaci, è tornata indietro. Qualche correzione l'abbiamo ancora fatta, perché la ratio è sempre stata quella di adeguarsi alle richieste di AgeNaS. È stato un percorso in divenire, ma purtroppo non c'è stata un'iniziale declaratoria di come andava fatto tutto il progetto per poi attuarlo.
Abbiamo dovuto, anche per i tempi stretti che ci sono stati, adeguarci costantemente a un sistema che poi rende conto all'Europa. Queste strutture dovranno essere progettate, costruite e rese funzionanti, con tanto di attrezzature personale interno, entro il 31 dicembre 2026. Capite bene quindi, che i tempi sono piuttosto stretti.
Solo la scorsa settimana abbiamo ricevuto il manuale operativo d'inserimento di tutti i dati, tutte le schede che dovevano essere inserite relative ai progetti, con questo nuovo software realizzato da AgeNaS. Non c'è molto spazio per modificare le destinazioni e le strutture interne.
Come sarà composta la casa della comunità è già un dato, con tutte le professionalità: il sociale, l'infermiere di comunità, gli ambulatori e tutto quello che dev'essere contenuto è già scritto. Stesso discorso per gli ospedali e per le centrali operative, così come per le attività che andranno condotte all'interno.
Il tema del personale è il tema che più ci ha preoccupato. In prima istanza, abbiamo detto al Ministero: "Bene, ci finanziate, ci sono questi 200 milioni di finanziamento per tutte le strutture, ma è evidente che non abbiamo il personale per popolarle e per farle funzionare".
Il primo tema da risolvere, quindi, è la norma che pone un tetto di personale, una norma ministeriale che va superata per assumere del personale. Un minuto dopo si pone il tema del finanziamento, perché un ingente quantitativo di risorse umane destinate a queste attività richiede anche un ingente rifinanziamento della quota del Servizio Sanitario Regionale per poterla sostenere, essendo questa una spesa, come voi sapete incomprimibile.
Il terzo punto riguarda le modalità con cui si faranno funzionare, chi sarà il perno, ovviamente infermieri e medici di base. A questo proposito voglio ricordare che si sta modificando in modo significativo l'accordo collettivo nazionale dei medici di base che vedrà, secondo le trattative finora succedutesi, un passaggio dal pagamento a quota capitaria, cioè per ogni singolo assistito, a un pagamento a debito orario per trentotto ore settimanali, che permetterà di organizzare i medici di base, fondamentali nella gestione di ospedali e casa della comunità del futuro organizzandoli, per una parte, sui propri ambulatori, e per almeno diciotto ore settimanali nelle case di comunità.
Questo è il progetto che vede anche una ragionevole possibilità di funzionamento, per quanto riguarda il personale.
La dislocazione nelle varie Aziende delle strutture è avvenuta secondo criteri di popolazione e d'integrazione rispetto alle strutture esistenti.
È chiaro che il numero finito di queste strutture non permette di accontentare tutte le richieste arrivate dal territorio; richieste che si possono capire, ma le scelte importanti sono state fatte su base tecnica.
Alcuni non saranno contenti e su altre situazioni ci sarà la piena soddisfazione, ma dobbiamo renderci conto che abbiamo un numero limitato di strutture e che dobbiamo dare il massimo del servizio con quello che oggi è possibile finanziare.
La ratio, dovendo utilizzare strutture pubbliche, è stata di utilizzare il patrimonio edilizio esistente il più possibile, che sia dell'ASL del Comune o di un ente pubblico. Solo in caso d'impossibilità, in alcune scelte si è preferito o, meglio, si è dovuto ricorrere a nuova costruzione, quindi al consumo di suolo. È stata ovviamente una scelta residuale, perché la scelta principale è ristrutturare e riutilizzare edifici esistenti e magari dismessi.
Ci sono alcuni temi che hanno occupato le pagine dei giornali e su cui siamo anche intervenuti. Ne possiamo parlare, ma il quadro e l'elenco delle strutture voi lo avete ben presente nell'allegato alla delibera: ogni Azienda sanitaria ha il proprio elenco che non starò qui a ripetere perch è già a conoscenza di tutti, ma siamo disponibili a discutere ogni singola scelta che il Consiglio vorrà sottoporre alla nostra attenzione.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Icardi.
È aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Riproponiamo in Aula alcuni elementi che abbiamo già portato in Commissione: purtroppo, Presidente, inascoltati. Non c'è stato nessun cambiamento rispetto alla discussione fatta in Commissione, ma neanche rispetto alle questioni che abbiamo provato a porre nei mesi che hanno preceduto la discussione in Aula che è arrivata, lo voglio dire, solamente perché c'è un obbligo. Probabilmente se ci fossimo appoggiati alla volontà della Giunta e della maggioranza di condividere un passaggio così importante per il futuro del Piemonte, quest'Aula neanche ne avrebbe discusso. Da quando il PNRR è stato pubblicato in maniera definitiva, da quando il Governo lo ha inviato all'Unione Europea, sappiamo alcune cose con certezza, tra cui che la Missione 6, nella componente 1, prevedeva la realizzazione di case della comunità, di ospedali di comunità e di COT. Lo sappiamo da un anno.
È da un anno che chiediamo, in tutte le sedi, che si apra una discussione pubblica, che preveda anche il coinvolgimento dei diversi stakeholder che si occupano di sanità, delle parti sociali, delle parti datoriali, delle associazioni, delle parti politiche, degli Enti locali. Tant'è che nei mesi scorsi anche ANCI, più volte, aveva lamentato una completa esclusione dal percorso, ma questa discussione non c'è mai stata.
L'Assessore in quest'Aula ha detto che hanno diminuito gli importi. È vero hanno diminuito gli importi, ma questo non c'entra nulla con il lavoro doveroso di progettazione che avremmo dovuto fare. Noi avremmo dovuto fare un lavoro di progettazione e al massimo dire che, invece di farne novanta ne avremo fatti ottantadue, come poi è stato, ma la decisione su quelle novanta o ottantadue andava presa in maniera differente. Perché lo diciamo con forza anche oggi, Presidente? Perché il PNRR non è un programma che prevede di spendere dei soldi e basta; il PNRR risponde a una logica diversa, che è quella di una trasformazione profonda e radicale degli assi strategici, locali, nazionali ed europei. Si parla di un nuovo rinascimento nei documenti al PNRR, di una trasformazione della visione di alcuni servizi, in questo caso socio-sanitari.
Ebbene, di tutto questo, in questa Regione, non c'è traccia. Non c'è traccia negli atti che stiamo discutendo oggi; non c'è traccia nella discussione nei mesi che hanno preceduto questa PDCR. Il Piemonte non sa che cosa porteranno questi soldi, tanti soldi. Oggi abbiamo un elenco d'indirizzi e nessuno di noi sa che cosa ci sarà dentro quei contenitori nessuno di noi sa come quei contenitori si relazioneranno con il resto dell'architettura socio-sanitaria (su questo poi entrerò nel merito, per esempio, con alcune domande che abbiamo posto in questi mesi e su cui non abbiamo ricevuto risposta).
C'è un tema di metodo. Ne parlavamo anche nel Consiglio aperto di ieri. C'è una progettazione che si chiama Progettazione partecipata - oramai molto diffusa anche nelle istituzioni - che l'Unione Europea, per esempio, fa uno dei suoi cavalli di battaglia. Quando si fanno provvedimenti che incidono profondamente nella vita dei cittadini e che la cambiano, occorre mettere in pista delle metodologie che coinvolgono una platea più ampia possibile.
Come, invece, abbiamo definito l'elenco delle strutture che andranno a cambiare, se tutto va come deve andare, l'impianto socio-sanitario della Regione? Lo abbiamo deciso in questa maniera (c'è scritto anche nella DGR che è andata in Giunta e poi in Commissione). L'Assessore ha chiesto ai Direttori generali di fare un'analisi, che è stata condivisa con l'Assessorato; su quest'analisi, su questa prima proposta, sono stati poi informati i Sindaci, ma i Sindaci e tutti gli altri soggetti che avrebbero potuto essere coinvolti non hanno avuto nessuna voce in capitolo nella maggior parte dei casi; quando è andata bene, sono stati informati. Noi stiamo costruendo il futuro della sanità in Piemonte delegandola a poche persone chiuse in una stanza, cioè il contrario della Progettazione partecipata.
Questo ce lo dobbiamo dire in quest'Aula. Speriamo che vada bene, speriamo che queste poche persone siano state illuminate (potrebbe anche succedere) ma non si dica che abbiamo fatto una progettazione attraverso la quale abbiamo condiviso la visione di futuro del Piemonte con il territorio.
Questo non c'è stato ed è un problema che, chiaramente, apre alcune questioni, la prima sulla trasparenza. Ancora oggi non sono chiari alcuni criteri d'inclusione ed esclusione di opere. Ne cito solo una: il caso emblematico di Villanova d'Asti. Ne abbiamo parlato anche in Commissione nell'elenco che il Direttore manda in Regione abbiamo l'inserimento di quella struttura, ma abbiamo poi un'esclusione di quella struttura con una lettera del Presidente della Provincia, tra l'altro di colore politico della maggioranza e quindi non si può neanche pensare che sia un'operazione politica delle opposizioni, che dice "ci dovete spiegare perché non l'avete inserita, sono anni che noi stiamo lavorando".
Cito questo esempio, ma potremmo fare un lungo elenco - in Commissione l'abbiamo fatto - e probabilmente i colleghi che interverranno dopo porteranno altri esempi. Abbiamo parlato in Commissione del perché in alcuni casi ristrutturiamo degli edifici esistenti e in altri costruiamo dal nuovo, ma non si capisce con quali criteri abbiamo scelto da una parte di costruire dal nulla e dell'altra di ristrutturare. Questo non ci è chiaro.
Il primo rischio è che stiamo degradando quella che doveva essere una grande operazione di rilancio, in un'opera di ristrutturazione edilizia che, per carità, va bene, nel senso che siamo contenti se fra cinque-sei anni avremo dei poliambulatori ristrutturati, imbiancati e con dei servizi nuovi, magari con computer che funzionano, ma non è quello che avrebbe dovuto fare il PNRR o, comunque, non è quello che sta passando, tant'è che di questa questione non sta parlando nessuno, perché non c'è stato neanche un investimento di coinvolgimento dell'opinione pubblica.
C'è poi una questione sui contenuti. Noi andiamo a ristrutturare, per la maggior parte, edifici esistenti, oppure andiamo a prendere vecchi progetti, magari di poliambulatori, che le ASL avevano già nel cassetto per dire che diventano case di comunità. Anche qui, non abbiamo capito, n abbiamo letto da nessuna parte, qual è la differenza, progetto per progetto, tra l'idea iniziale che c'era in quel territorio, per esempio di poliambulatorio, e il servizio della casa di comunità. Anche perché, se andiamo a vedere le ultime slide del Direttore Mantoan su cosa ci dev'essere nelle case di comunità, vediamo che il poliambulatorio specialistico non c'è, ma c'è un'altra cosa, almeno per come so leggere io quelle slide, Del resto, visto che qui non ne abbiamo mai parlato, nel senso che in questa sede istituzionale non abbiamo mai approfondito il tema del contenuto in maniera specifica. Non capiamo qual è la differenza tra un poliambulatorio e una casa di comunità, né come questi potranno dialogare tra loro.
Poniamo un altro esempio: a un certo punto, in queste slide si dice che alcune cose sono obbligatorie, mentre altre sono raccomandate. Tra quelle raccomandate, c'è un punto che è fondamentale: si dice che potrebbero essere presenti anche gli assistenti sociali, quindi non è obbligatorio, ma i servizi sociali sono raccomandati.
Allora, in Piemonte, nelle case di comunità ci saranno i servizi sociali, o no? Ci sarà la presa in carico socio-sanitario, o no? Se sì, chi lo decide? Nella logica che abbiamo usato nella lotta alla pandemia, ogni ASL deciderà: così avremo, ad esempio, una casa di comunità dove ci saranno gli assistenti sociali e un'altra in cui non ci saranno? Se devo fare una previsione, immagino che potrebbe andare così. Oppure, da qualche parte c'è qualcuno che, oltre agli edifici, sta ragionando sull'architettura del sistema? Perché - lo ripeto - in quest'Aula non ne abbiamo mai parlato.
Sarebbe importante, a proposito di quella "raccomandazione" di cui parlavo poc'anzi, che qualcuno ci dicesse cosa succede in Piemonte. Nelle case di comunità ci sarà la presa in carico socio-sanitaria? Ci saranno gli assistenti sociali? Dove viene assunta questa decisione? È un tema fondamentale - vado a concludere, Presidente - perché è un elemento mancante, ed è grave, dal nostro punto di vista. Tant'è che in Commissione abbiamo chiesto l'action plan, le schede di realizzazione per ogni struttura, ma non perché lo vogliamo noi, ma perché lo chiede il Governo! Nel Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS) che dovrà essere firmato entro maggio (fra l'altro, in questi giorni è arrivata la bozza di modello che dovrà essere usata), per ogni struttura ci sarà una scheda di progetto e un action plan. Tutte queste cose noi le abbiamo chieste, ma non le abbiamo ancora viste.
Qual è il tema di fondo? Il tema di fondo è che abbiamo perso una grande opportunità, Presidente, che era quella di utilizzare i fondi del PNRR per ridiscutere e riscrivere insieme l'architettura dei servizi socio-sanitari sul territorio in grado di leggere i nuovi fabbisogni sanitari del Piemonte e di costruire una risposta valida per i prossimi decenni.
Tutto questo in Piemonte resta da fare, perché ci manca il Piano Socio Sanitario. Noi lo chiediamo da inizio legislatura; speravamo che questa fosse l'occasione buona per metterci attorno ad un tavolo, insieme agli stakeholder, e costruirlo insieme. Non è stato così.
Oggi voterete un elenco d'indirizzi, ma ci auguriamo che nei prossimi mesi ci sia la possibilità, invece, di costruire insieme il futuro della sanità piemontese.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
Oggi ci apprestiamo ad approvare una delibera importantissima del PNRR, con un investimento di risorse ingentissime - si parla di 430 milioni di euro per le case di comunità e per gli ospedali di comunità, la vera e propria medicina territoriale.
Da oggi, con questo primo passo, cioè con questa delibera importantissima questa Regione si dota della medicina territoriale, con ospedali di comunità che possono avere dai venti ai quaranta posti letto di continuità assistenziale, con case di comunità che faranno da hub alla medicina territoriale, insieme alle case della salute, che andranno implementate con fondi regionali e che dovranno essere realizzate nei territori periferici.
Come sappiamo, le case di comunità rispondono ai requisiti di AgeNaS e richiedono un bacino d'utenza circa ogni cinquanta persone. È per questo che in alcuni casi sono concentrate nei nostri principali centri urbani.
Sappiamo che sulla medicina territoriale molti paesi europei sono più avanti di noi, hanno fatto dei passi da gigante in tal senso, hanno avuto una storia che non è la nostra. Hanno saputo rispondere meglio alla pandemia e sanno rispondere meglio alle esigenze della medicina ospedaliera, sgravando, di fatto, gli ospedali da una pressione costante e continua, in particolare rispetto ai pronto soccorso, rispetto ai codici bianchi e ai codici verdi.
Le case di comunità dovranno essere riempite dai medici di famiglia: dovranno essere loro i protagonisti. Pertanto, l'invito che rivolgiamo al Governo è di attivare tutte le trattative possibili per far sì che i medici ne siano protagonisti, e per far sì che in queste case di comunità si possa fare della diagnostica, sgravando realmente il sistema ospedaliero.
Il sistema ospedaliero piemontese ha retto, ma, come per quello italiano sulle sue spalle si è riversata tutta la situazione pandemica.
Oggi abbiamo questa grande opportunità, e questo è il primo passo importantissimo e decisivo. Parliamo di 430 milioni di euro per la medicina territoriale, con novantuno case di comunità, ventotto ospedali di comunità, quarantatré centrali operative territoriali. Un investimento complessivo di 214 milioni di euro. In più, ci sono 78 milioni di euro per l'adeguamento sismico delle strutture ospedaliere, sempre finanziati dai fondi del PNRR. Ci sono ulteriori risorse per l'ammodernamento del parco tecnologico (per arrivare, appunto, ai famosi 430 milioni di euro).
Vedo della condivisione verso questo percorso. A chi bisognava chiedere? Chi doveva interpellare la Giunta o l'Assessore Icardi, se non i Direttori generali delle ASL? Chi erano i titolati per farlo? Chi ha la competenza e la gestione delle ASL sul territorio? Nutriamo il massimo rispetto per i Sindaci; anche con loro c'è stato sicuramente un grande lavoro. Ma è naturale che, in primis, le più titolate siano proprio le ASL, ovvero il braccio operativo della Regione Piemonte, quindi non rilevo alcuna discrasia al riguardo. Naturalmente, visto l'investimento, la condivisione ci dev'essere, ed è stata massima.
Ci sono, poi, i tempi; tempi dettati dall'Europa, tempi dettati dal PNRR con le linee guida dettate da AgeNaS. Quello di oggi è il primo passo, ma mi pare che siamo partiti bene e che le procedure siano state assolutamente osservate.
La Regione Piemonte, di fatto, ereditava una medicina territoriale quasi inesistente.
Dobbiamo dirci le cose come stanno: la nostra Regione, rispetto ad altre ereditava poco sulla medicina territoriale e quindi abbiamo avuto ancora più difficoltà rispetto alla prima fase della pandemia COVID. Oggi siamo assolutamente convinti e contenti di approvare una delibera così importante che va in questa direzione. Ci saranno sicuramente problemi e questioni da sollevare, come modifiche; quando si parla di un investimento così cospicuo e di numeri così grandi, è inevitabile che qualche problematica venga fuori, ma con la serietà e con la chiarezza tutto si risolve ed è assolutamente fondamentale andare in questa direzione.
In alcuni casi si sono chiesti dei terreni pubblici liberi, dove si pu subito costruire. I tempi sono dettati dal fatto che le risorse PNRR vanno spese in pochi anni. In altri casi, si sono scelte delle strutture pubbliche che vanno dagli 800 ai 1.000 metri quadri per le case di comunità, se non erro. Sono edifici pubblici che hanno già quella destinazione e che possono essere svincolati in breve periodo, ma le scelte dei nostri Direttori generali sono state fatte rispetto alla velocità di realizzazione e alle stime di realizzazione. Poi tutti dobbiamo monitorare gli organi preposti dovranno monitorare passo dopo passo, però non vedo nulla di particolare e nulla di stravagante in questo: anzi, vedo una Regione che finalmente mette il piede sull'acceleratore e si dota di una medicina che deve essere la medicina del futuro, con protagonisti i medici di famiglia. Quello è fondamentale e su questo il Governo - oggi siamo in una maggioranza allargata - dovrà darci una mano, perché ci sono competenze regionali - e ve lo dice un regionalista convinto - e competenze nazionali ci sono dei vincoli di contratto nazionali, ci sono delle modifiche nazionali che devono essere assolutamente prese in considerazione.
L'abbiamo detto più volte e non vogliamo banalizzare, ma i medici ospedalieri sono mal pagati. Abbiamo una problematica ospedaliera importantissima. Hanno retto e si sono fatti carico sulle loro spalle di tutta la pandemia, però abbiamo i medici ospedalieri meno pagati di tutta Europa. A questo fatto bisogna porre fine e bisogna porre rimedio. Oggi abbiamo l'anomalia che strapaghiamo delle cooperative; ad esempio, per fare un turno di notte viene pagati fino a 1.200 euro. Se vogliamo avere una rete ospedaliera degna di questo nome, se vogliamo attrarre i giovani, se vogliamo implementare le borse di studio e vogliamo avere i nostri ospedali efficienti, il Governo deve porre mano a questo e dobbiamo pagare meglio i nostri medici. Abbiamo assistito in questi mesi a medici che si licenziavano, a medici che andavano nelle cooperative e andavano a lavorare nelle USCA. È un fenomeno che ormai è diventato macroscopico e cui assolutamente, ma bisogna porvi rimedio per dare giusta riconoscenza a un lavoro fondamentale per tutta la società.
Questo è un invito che da parte di tutta la politica deve arrivare forte perché ci sono delle sperequazioni incredibili. Abbiamo mancanze di medici a Torino, figurarsi nei territori periferici e nei territori lontani.
Dobbiamo tutti insieme - la Regione ma, in particolare, lo Stato - iniziare a porre un rimedio e, in primis, si passa dal riconoscimento economico perché non possiamo farci scappare i medici e fare sì che i medici facciano altre scelte.
Io vedo il bicchiere ampiamente mezzo pieno, ma sono assolutamente molto positivo rispetto a quello che nasce oggi come primo passo veramente fondamentale per dare un'ossatura alla nostra sanità. La nostra struttura sanitaria ha già visto un passo importante con l'Azienda Zero, che adesso deve essere riempita di contenuti, e con la medicina territoriale che parte da una delibera di fondi PNRR per un totale di 430 milioni di euro.
Grazie a tutti e grazie a tutte le professioni mediche che in questi periodi hanno saputo assolutamente fare del loro meglio per tutti noi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Preioni.
La parola al Consigliere Gallo.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con attenzione il collega Preioni e ringrazio per l'intervento preciso e sempre puntuale del collega Rossi. Però vorrei che ci rendessimo conto tutti di cosa stiamo per approvare e di cosa state per approvare in quest'Aula. Noi oggi finalmente per la prima volta entriamo nel vivo e nel merito del PNRR. Finalmente, dopo tante parole, dopo tanti articoli di giornale e dopo tante discussioni, facciamo un atto legislativo e amministrativo che porterà a trasformare le tante risorse di cui abbiamo parlato per mesi in atti e in fatti concreti sul nostro territorio.
Il PNRR è un fondo, sono risorse straordinarie paria a circa 191 miliardi più un fondo complementare di trenta miliardi, però ricordo sempre che queste risorse sono a debito, cioè sono 122 miliardi di risorse sono a debito. I restanti settanta sono contributi a fondo perduto. Di conseguenza, oggi stiamo incidendo sulla Missione 6 "Salute", che è la nostra principale delega come Regione, che ha in pancia quindici miliardi di euro di risorse europee, che dovremo restituire tutte, perché sulla Missione 6 sono prestiti, non sono contributi a fondo perduto. Ripeto, gli investimenti sulla salute sono prestiti, che tutti noi dovremo restituire nei prossimi trent'anni.
E andiamo a incidere sulla quota parte del Piemonte, cioè i famosi 450 milioni che tutti citano da questa mattina, di questi quindici miliardi.
Pertanto, stiamo facendo un debito per le nostre future generazioni, per il Piemonte e per i nostri cittadini. Quando si fa un debito di questo tipo lo si fa totalmente a debito sulla salute, perché il piano è previsto così io mi aspettavo che la delibera che istituiva e che definiva come spendiamo queste risorse, cioè come facciamo debito per realizzare delle cose fatte bene sul territorio, per rivoluzionare veramente i servizi ai cittadini dal punto di vista della sanità, fosse correlata di mille pagine di documenti, approfondimenti, relazioni, giorni e giorni di confronto in quest'Aula o in Commissione.
Noi abbiamo dovuto fare una conferenza stampa il 2 dicembre per minacciare di bloccare quest'Aula se la maggioranza non ci avesse reso conto di che cosa si stava ragionando su queste risorse. Quando si fa debito, si condivide, si definisce insieme il Piano degli interventi e il piano delle azioni.
Voi oggi vi apprestate ad approvare una delibera di 450 milioni, composta di quattro pagine con tre elenchi Excel di indirizzi scritti sopra. Io sono preoccupato. Forse voi avete tutti gli elementi sulla base dei quali sono stati costruiti questi elenchi e avete avuto la possibilità di approfondire meglio - parlo ai Gruppi di maggioranza - ma noi abbiamo qualche preoccupazione. Non abbiamo avuto tutti gli elementi che volevamo avere per dare un contributo costruttivo, in un passaggio storico per la nostra Regione. Non capiterà spesso di fare un piano così ampio sulla sanità territoriale, la parte della sanità più in difficoltà in questi anni.
Abbiamo chiesto le schede di progetto su ogni singolo intervento, perch volevamo capire quanto costa ogni singolo intervento. L'Assessore dice che ogni intervento sulle case di comunità vale due milioni e mezzo, sulle centrali operative 170 mila e sugli altri interventi un milione e mezzo, ma poi dice - e ben venga - che i fondi possono essere traslati da un intervento all'altro, quindi i vasi comunicanti dando una copertura complessiva agli interventi. Se ho sbagliato, mi correggerà l'Assessore, ma ne abbiamo discusso anche in Commissione.
Noi, però, vogliamo capire meglio se ogni singolo intervento inserito in questi elenchi Excel vale la pena che abbia un investimento di un certo tipo o se era meglio scegliere un'altra localizzazione, anche dal punto di vista dell'offerta della sanità, del servizio sanitario. La dislocazione delle strutture - parlo per Torino e Provincia - non copre in modo omogeneo i territori, rispetto ai servizi che dovremmo offrire ai cittadini. Ci sono territori scoperti; ci sono scelte, anche sulla città di Torino, molto vicine tra loro che non danno un'omogeneità di offerta di tutte e tre le tipologie di servizio.
Su queste non sappiamo quanto possa costare la ristrutturazione e la messa a regime di un ambulatorio già esistente, o la ristrutturazione di un immobile totalmente chiuso che deve essere riaperto, rispetto al piano complessivo.
Di questo avremmo voluto provare a discutere, per dare un contributo costruttivo, ma non abbiamo avuto gli elementi e le basi di informazione per dare un contributo.
Ho ascoltato il collega Preioni: le ASL svolgono un ruolo fondamentale, ci mancherebbe altro, ma questo tipo d'intervento di strategia doveva essere in capo all'Assessorato. Le ASL potevano fare da raccoglitore di opzioni ma poi era un'entità centrale che è l'Assessorato, insieme con il Consiglio regionale, in assenza di Azienda Zero (che sembrava dovesse essere la soluzione a tutti i problemi da mettere in campo subito, proprio per gestire i fondi europei e questo tipo di investimenti, ma a oggi non ne abbiamo traccia), definire il piano complessivo.
Stiamo perdendo un'opportunità, un'opportunità che non capiterà più, di cui noi, cinquanta Consiglieri, abbiamo la responsabilità di discutere deliberare e decidere per tutti i cittadini piemontesi in quest'Aula.
Questa responsabilità di decidere e di assumere ve la lasciamo: votatevi la delibera, perché noi non abbiamo tutti gli elementi per dire se è l'elenco migliore che si poteva fare o no. Noi abbiamo qualche perplessità, perch dai territori ci arrivano segnali di mancato coinvolgimento e di mancata possibilità di discussione reale sulla collocazione di questi ospedali di comunità e case di comunità. Il coinvolgimento dell'Assemblea dei Sindaci c'è stato, e ci mancava pure che non ci fosse, ma non è stato reale nella costruzione della delibera.
Termino gli ultimi tre minuti per lanciare un allarme. L'ho già posto con un question time la settimana scorsa all'Assessore Icardi. Una delle nostre più grandi preoccupazioni è che, dopo aver approvato quest'elenco di interventi, dopo aver approvato questa delibera d'indirizzo, serviranno persone, competenze, professionisti e tecnici che portino avanti i singoli progetti, che dialoghino con il Ministero, che seguano e appaltino lavori che seguano i progetti anche dal punto di vista della rendicontazione. Sono fondi europei che hanno un preciso iter di rendicontazione. Chi le farà queste cose? Parlo di personale amministrativo tecnico.
La carenza di personale medico e infermieristico è all'ordine del giorno delle nostre discussioni ed è cronica, ma, dal punto di vista amministrativo-tecnico, chi seguirà questi progetti? Abbiamo un deficit di personale e di tecnici in tutte le Aziende che devono seguire contemporaneamente l'ordinario (e fanno fatica a seguirlo); il PNRR sanità le case di comunità, quello che stiamo approvando; il PNRR legato a tutto il mondo della medicina 4.0 e le tecnologie informatiche (sono altri 2,26 miliardi che dovranno essere programmati e seguiti per acquisire tecnologie che migliorino il servizio sanitario); tutto il Piano Arcuri delle terapie intensive legate al COVID ancora da completare; il Piano di edilizia sanitaria da un miliardo e mezzo che abbiamo deliberato qualche settimana fa in quest'Aula e i Piani di edilizia sanitaria vecchi che stanno entrando nel vivo dell'iter amministrativo.
Chi si occuperà di queste questioni, se non programmiamo un forte incremento di risorse, dal punto di vista tecnico e amministrativo nelle Aziende, che possa aiutarci a portare avanti queste cose? Siamo preoccupati, perché se non faremo questo, se la Giunta Cirio non programmerà anche questo tipo d'intervento, come ha fatto Città di Torino fin dall'inizio, consapevole delle difficoltà della pianta organica per avere le personalità e le figure che seguono i progetti, falliremo quest'opportunità.
Oggi delibereremo un elenco Excel generico, ma poi nella sua traduzione pratica non riusciremo a farlo e sarà la più grande sconfitta del Consiglio regionale, perché in questo caso è responsabilità di tutti.
Noi lanciamo l'appello affinché anche quest'aspetto sia seguito dalla Giunta regionale e siano programmati interventi per seguire i progetti e che si possano fare entro il termine previsto del 2026.
Il tempo è strettissimo: oggi ci apprestiamo ad approvare un atto di programmazione che probabilmente non sarebbe neanche arrivato in quest'Aula se non avessimo alzato le barricate a dicembre, ma che non ha elementi fondanti per dare una valutazione complessiva; che, soprattutto, è l'ennesimo tassello che mettiamo in un puzzle non meglio definito, che è quello della sanità, senza un disegno complessivo che è il Piano Socio Sanitario. Penso che alla fine - e chiudo, Presidente - il Piano Socio Sanitario lo scriveremo di risulta, in base a tutte le delibere che state portando avanti a pezzettini. Ci troveremo a dover dire: "Va beh, facciamo un collage di quello che abbiamo fatto e, magari, quasi sicuramente scopriremo che non avremmo fatto, anzi, non avrete fatto, un buon lavoro".



GAVAZZA GIANLUCA



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Raffaele Gallo per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire sulla discussione generale il Consigliere Bongioanni.
Prego, Consigliere; ha facoltà di intervenire per dieci minuti.



BONGIOANNI Paolo

Grazie, Presidente.
Siamo di fronte a una delibera importante, direi quasi una pietra miliare in questa legislatura.
Qui parte il nuovo futuro della sanità piemontese, una sanità piemontese più vicina ai cittadini e più vicina al territorio. L'abbiamo detto tante volte in quest'Aula e abbiamo vissuto che cosa ha causato la carenza di una medicina territoriale, gli incrementi dei ricoveri durante la pandemia, i problemi delle cure ospedaliere con ospedali congestionati. Se ci fosse stata una rete di medicina del territorio davvero adeguata, probabilmente avremmo potuto ridurre le difficoltà che abbiamo dovuto vivere nella fase più acuta dei contagi.
Oggi ci troviamo con una cifra importante di 400 milioni di euro circa, ma penso che questo investimento del PNRR sia importante, ma ancor di più è l'impegno della Regione Piemonte a garantire la realizzazione di tutte le case comunità, gli ospedali di comunità e le centrali operative territoriali che sono, di fatto, il collante, come diceva prima l'Assessore Icardi, quello che terrà unito questo sistema, che poteva essere messo in forse. Questo ci tengo a sottolinearlo dopo la decisione del Governo nazionale di dirottare i fondi del PNRR della Regione Piemonte al Sud Italia, ma la Regione Piemonte è riuscita a compensare questo danno enunciando numeri importantissimi: ottantadue Case di comunità grazie al PNRR, più altre nove, se ho capito bene, ventisette ospedali di comunità e quarantatrè centrali operative territoriali.
Una copertura importante per la nostra regione - ricordiamo la vastità del Piemonte - che andrà a soddisfare tutte le diversificate esigenze che abbiamo sul territorio, tenendo presente la configurazione territoriale della regione; una regione montana, che ha necessità particolari. Bench abbiamo bisogno di tanti altri interventi, prima di tutto i collegamenti viari, il fatto di avere una struttura capillare e radicata sul territorio diventa indispensabile, anche per riuscire a garantire e mantenere quello che tante volte ripetiamo, cioè il presidio del territorio.
Faccio un piccolo flash sulla provincia di Cuneo. Voglio ringraziare per il lavoro di ascolto che ha fatto l'Assessore Luigi Icardi sul territorio grazie al quale, contrariamente a notizie che erano uscite a novembre, a Cuneo è stato inserito l'ospedale di comunità (nascerà in via Mistrale e sarà un servizio importantissimo per la comunità cuneese). Sono stati confermati gli ospedali di Ceva e quello di Saluzzo, che sono ospedali di comunità importanti per una provincia che, di fatto, è una subregione.
Abbiamo nove case di comunità che vanno a soddisfare le esigenze che i nostri primi cittadini hanno avanzato per proseguire un'opera d'infrastrutturazione capillare del sistema medicale sul territorio della Provincia di Cuneo.
Sarà decisiva la tempistica con cui le singole ASL territoriali sapranno attivarsi per riuscire a realizzare un piano che, come abbiamo detto, sarà finanziato per lo più con fondi del PNRR, ma abbiamo bisogno - è l'appello che si ripete sempre al Governo nazionale, ne parlavamo anche ieri quando parlavamo di ambiente, quindi ritorna in tutte le tematiche che andiamo ad affrontare - di una vera semplificazione burocratica degli iter burocratici relativi alle pratiche che autorizzano la possibilità di fare i lavori altrimenti non riusciremo a rispettare i tempi perché, ricordiamo, sono fondi PNRR e quindi dovranno essere rendicontati e realizzati entro il 2026.
L'ho già fatto in apertura, ma chiudo ringraziando l'Assessore Icardi per il grande lavoro che ha fatto e per il grande ascolto che ha avuto delle comunità del territorio.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Paolo Bongioanni per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire, in discussione generale, il Consigliere Marco Grimaldi.
Prego, Consigliere; ha facoltà di intervenire per dieci minuti.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Di certo la pandemia ha fatto emergere falle e criticità del sistema sanitario, anzitutto per quanto riguarda l'assistenza medica sul territorio. Nelle settimane più calde dell'emergenza, moltissimi pazienti che non presentavano quadri clinici complessi hanno intasato i pronto soccorso, oppure hanno occupato posti letto, nonostante fossero idonei a usufruire di cure domiciliari.
Di questa vicenda abbiamo parlato all'infinito e oggi, a porre parziale rimedio con titoli trionfalistici, è il PNRR che indica, come prima riforma da attuare, il rafforzamento dei servizi territoriali da un lato tramite l'attivazione di ospedali e case di comunità e, dall'altro, sostenendo l'assistenza domiciliare attraverso lo sviluppo efficiente della telemedicina. Lo spero, lo dico sinceramente e sono positivo perché credo che sia la parte più importante di questo PNRR.
"Vogliamo chiudere la stagione dei tagli": hanno annunciato tanto il Ministro Speranza quanto i tanti Assessori regionali che hanno dato il via libera all'intesa nello Stato-Regioni. Si parla finalmente di investimenti per circa venti miliardi a disposizione del rilancio del Servizio Sanitario Nazionale.
Certo, alcuni commentatori, soprattutto i medici e i lavoratori e le lavoratrici del sistema sanitario, obietteranno che non ci voleva una pandemia per dirci queste cose; soprattutto perché - lo ricordo a quest'Aula che rumoreggia e che non ascolta fino in fondo l'oggetto di discussione - non è solo questione di maggioranze passate, c'era un mood generale (lo chiamiamo così?), un pensiero generale, un pensiero unico mi verrebbe dire, per cui per anni e anni si è detto che i numeri di questo sistema sanitario non potevamo reggere, che c'erano troppi buchi, che andavano fatti dei tagli, che non si poteva fare il turnover. Sembra che il commissariamento delle sanità regionali sia stato attuato da una o dall'altra parte politica. Come ho detto più volte, è scaturito da un quadro generale e da un patto di stabilità anche in materia sanitaria abbastanza chiaro.
Presidente, però non sento niente! Io mi fermo finché non c'è silenzio in aula.



PRESIDENTE

Scusate! Prego, Consigliere Grimaldi; può proseguire.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Il Presidente Cirio, trionfalisticamente, dice: "Oggi nasce la medicina territoriale in Piemonte". Di annunci come questo, ahimè, ne abbiamo sentiti tanti, anche se poi non abbiamo capito bene cosa ne è stato delle task force che erano state chiamate: ve le ricordate? Avevamo chiesto all'ex Ministro Fazio di venire qua ad attuare la cosiddetta "riforma del futuro", vi ricordate? Si era detto: "Rivedremo il Piano Socio Sanitario".
Io non so dove sia finito Fazio, né so cosa ne è stato delle nostre mille task forze di esperti. Di certo, come dicevano i colleghi, il Piano Socio Sanitario è ancora quello di un tempo, perché non è mai stato riformato, n è passato per l'Aula; è un vero oggetto del mistero, una "casa fantasma" mettiamola così. Se c'è voluta l'interrogazione di una collega per sapere.
Se non fosse stato per un accesso agli atti, nemmeno avremmo avuto l'elenco di quelle "case fantasma"! Credo che dovremmo ripartire da qui: che cosa dovrebbero essere queste case di comunità? Dovrebbero essere strutture fisiche in cui opereranno team multidisciplinari di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialisti, infermieri di comunità, altri professionisti della salute, logopedisti, fisioterapisti, dietologi, tecnici della riabilitazione e via discorrendo. Ma voi avete sentito queste parole dal nostro Assessore? Avete sentito spiegare come queste case di comunità interloquiranno con i nostri servizi sociali? Avete sentito anche solo le parole "servizi sociali" o "assistenti sociali"? Si dice che la casa di comunità dovrà diventare un punto di riferimento per la popolazione anche attraverso un'infrastruttura informatica, ma avete forse sentito dalle parole del nostro Assessore qualcosa sul tema? Silenzio. Anzi, lo abbiamo quasi costretto a parlare, chiedendogli: "Guardi, se può dirci due parole, visto che nasce la sanità territoriale come dice il Presidente Cirio".
Il Presidente Cirio è bravo, perché.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, per favore! È vero che ho una certa età per cui faccio fatica a sentire, però mi sembra ci sia un po' troppo brusìo.
Prego, collega Grimaldi, proceda; ha quattro minuti ancora.



GRIMALDI Marco

Dicevo, "Tele Cirio" è in gamba, perché ovviamente il Presidente è un one man show e riesce a reggere, grazie anche al palinsesto dell'informazione pubblica, la gran parte dell'offerta culturale di questa Giunta. Certo è che avremmo voluto e sperato di sentire qualche parola in più.
Si dice che nell'offerta al cittadino saranno inclusi i servizi consultoriali, con particolare attenzione alla tutela del bambino, della donna e dei nuclei familiari, ma avete sentito le parole "bambini", "donne" o "nuclei familiari"? Avete sentito le parole "infermiere di comunità"? Di solito, l'Assessore è bravissimo ad assegnarsi le medaglie da solo. A casa mia si dice che le medaglie vere sono quelle che stanno su da sole cioè sono quelle che non devi manco citare. Noi, invece, siamo bravissimi ad attribuirci le medaglie. Accadeva già durante la prima ondata, vi ricordate? Si diceva "abbiamo fatto tutto quello che bisognava fare", per poi scoprire che c'erano dei focolai ormai ovunque nelle nostre comunità.
Arrivo al punto. La pandemia ha reso evidenti alcuni aspetti fortemente critici, soprattutto quello che sarà, poi, il vero fenomeno: mi riferisco alla crescente domanda di cura dettata dai fattori demografici, laddove si stima un aumento del 57% degli over settantacinque o, appunto, dei malati cronici, che saranno circa 1.400 mila in più nei prossimi anni.
Per il momento si parla solo di strutture fisiche; è mancata una ricognizione dei fabbisogni di personale medico-infermieristico di tutti i territori, che è fondamentale per elaborare eventuali piani di assunzione e per rendere le strutture a tutti gli effetti dei presidi territoriali che rispondano ai bisogni della popolazione. Abbiamo sempre detto che individuare e avviare le nuove case della salute non è solo un atto formale, e che non basta cambiare i nomi a presidi già esistenti: semmai per ogni situazione specifica andavano valutate le migliori opportunità e gli spazi più adeguati.
Il rischio - appunto - è quello di una mera operazione di manutenzione straordinaria del patrimonio immobiliare dell'ASL. E avete visto bene. Per questo motivo, continua a sembrarci irrazionale la scelta di tenere fuori il Maria Adelaide, privilegiando invece altri poliambulatori. Non possiamo non notare l'assenza di alcune strutture come quelle di Lucento-Vallette dell'ex Superga, oppure il caso di Villanova d'Asti.
Glielo chiedo, Assessore: se il Consiglio comunale di Torino, che lei dice di aver ascoltato (ha ascoltato il Sindaco e la Giunta), ieri a larghissima maggioranza le ha chiesto di inserire il Maria Adelaide, perché oggi non lo fa? Che cosa c'entra l'EDISU? Che cosa c'entrano le Universiadi? Se vogliamo realizzare una casa di comunità al Maria Adelaide, va scritto ora dovete votarli adesso i nostri emendamenti, quelli che richiedono di utilizzare le risorse del PNRR o quelli che vi dicono di farlo con altre fonti di finanziamento.
Insomma, è necessario ricostruire le ragioni delle scelte presentate oggi con un lavoro di analisi, che necessita approfondimento e volontà di confronto anche con le rappresentanze degli Enti locali e dei sindacati.
Sono in diminuzione, sono stanchi, sovente demotivati: Assessore, i medici di famiglia non ne non possono più! Il collega Preioni dice che dovrebbero essere al centro di questa riforma? Ma dove? Ma come? Esattamente, anche solo nella narrazione di questa proposta di deliberazione, dove sono? Il punto non è solo questo. Si parla di incombenze burocratiche, di piattaforme informatiche che non funzionano, di carichi di lavoro in aumento a discapito delle visite È questo che spinge molti di loro a gettare la spugna. Spero che il lavoro emendativo serva, spero che davvero nei prossimi minuti ci ascolteremo davvero, ma ho l'impressione, e ho finito, che questa rischia di essere l'ennesima occasione mancata di chi non ha nemmeno voglia di scommettere su quello che c'è, oltre a metterlo in un elenco che, tutto sommato, è il quadro di ieri, quando invece oggi avremmo dovuto pensare alla sanità di domani.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Marco Grimaldi per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire in discussione generale la Consigliera Alessandra Biletta; ne ha la facoltà per dieci minuti.



BILETTA Alessandra Hilda Francesca

Grazie, Presidente.
La delibera in approvazione rappresenta un tassello di fondamentale importanza per la politica sanitaria della nostra Regione, che si integra e si completa con la deliberazione approvata il 18 gennaio scorso, con la quale è stata adottata una prima programmazione di carattere strategico in edilizia sanitaria per circa 1,3 miliardi di euro.
La pandemia da COVID ha messo chiaramente in luce le problematiche connesse ad anni di destrutturazione della sanità territoriale. Grandi nosocomi di eccellenza rappresentano certamente un elemento imprescindibile per una sanità di livello, ma il modello meramente ospedalocentrico ha mostrato in modo evidente i suoi limiti. Né possiamo dimenticare che la società dei Paesi occidentali è caratterizzata da una popolazione sempre più anziana in cui la cronicità deve, per forza di cose, accompagnarsi alla gestione delle acuzie.
Per queste ragioni è necessario individuare nuovi percorsi che siano in grado di prendere in carico il paziente a lungo termine, garantendo la continuità assistenziale e l'integrazione degli interventi socio-sanitari.
Un modello, quindi, che non può che concretizzarsi in un rafforzamento della governance del sistema territoriale, nelle sue forme organizzative multidisciplinari e multi professionali, con percorsi di cura tra territorio e ospedale.
È in quest'ottica che va inquadrata la deliberazione in approvazione. La Missione 6 del PNRR è dedicata al rafforzamento della rete erogativa di prestazioni sanitarie sul territorio, grazie al potenziamento e alla creazione di strutture e presidi territoriali, quali le case e gli ospedali di comunità e le centrali operative territoriali, nonché lo sviluppo dell'assistenza domiciliare e della telemedicina.
La Regione Piemonte investirà 430 milioni di euro con fondi derivanti dal PNRR e da altre fonti. In Piemonte si realizzeranno novantuno case di comunità, ventinove ospedali di comunità e quarantatré centrali operative territoriali, per un ammontare complessivo di 214 milioni di euro, cui si aggiungono settantotto milioni per l'ammodernamento del parco tecnologico delle strutture sanitarie e 138 milioni per l'adeguamento antisismico di diversi ospedali.



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliera Biletta, può avvicinarsi un po' al microfono, perch non la sentiamo.



BILETTA Alessandra Hilda Francesca

Si tratta di risorse importanti per investimenti attesi dal sistema socio sanitario che disegnano una rete capillare fondamentale per rispondere alle differenti esigenze territoriali.
Non è un caso, al netto delle polemiche sollevate dalle opposizioni, che nel breve lasso di tempo che la Giunta regionale ha avuto per costruire il provvedimento, le azioni legate alla ricognizione dei siti idonei siano state svolte dalle ASL di concerto con AgeNaS. Sgombriamo quindi il campo da dubbi e polemiche: non ci sono stati territori esclusi o emarginati. Si tratta di un documento costruito nel pieno rispetto delle indicazioni ministeriali, di concerto con le autorità sanitarie locali. Basta peraltro, guardare gli allegati alla deliberazione per osservare come tutti i territori della regione siano stati pienamente considerati dal provvedimento.
Per queste ragioni, in nome del Gruppo di Forza Italia, ringrazio l'Assessore e la Giunta regionale per l'importante lavoro svolto e per essersi posti l'obiettivo di recuperare gli anni di svilimento della rete territoriale.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Biletta per l'intervento.
Ha chiesto la parola la Consigliera Disabato; ne ha facoltà per dieci minuti.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Questo semplice elenco di strutture mi ricorda un po' quel librone dei sogni del PNRR, quella grossa lista di opere senza criteri e di svariata natura presentata senza una ratio al Consiglio regionale. Quello che mi viene da pensare è che questa Giunta intenda governare la Regione con degli elenchi della spesa, senza troppe informazioni, perché, di fatto, quasi nulla si sa sulle opere che si vogliono realizzare all'interno di questo piano.
A oggi, che cosa sappiamo in poche parole? Sappiamo che bisogna presentare questo progetto preliminare al Ministero; doveva essere presentato entro novembre ma, per fortuna, sono stati prorogati i termini. Su questo progetto abbiamo tre tabelle riportanti delle opere: ventisette ospedali di comunità, ottantadue case di comunità e quarantatré centrali operative, di cui possiamo osservare soltanto l'ambito territoriale, quindi dove sorgeranno, e la tipologia di finanziamento (o PNRR oppure altri tipi di finanziamento di stampo regionale). Nessun altro dettaglio nel merito.
Mi sarei aspettata un altro tipo di approccio. Sono stata Consigliera comunale durante la scorsa legislatura e quando mi veniva presentato un progetto di riqualificazione o di riorganizzazione venivano presentate delle schede dettagliate di progetto, con planimetrie, con spiegazioni dettagliate dei lavori ed eventualmente i servizi che sarebbero sorti all'interno di questi progetti. Qui, invece, abbiamo semplicemente un elenco senza tutto questo. Non sappiamo, ad esempio, se queste strutture saranno costruite ex novo oppure se saranno oggetto di riqualificazione.
A tal proposito, avrei gradito avere un censimento delle strutture in capo alle ASL in stato di abbandono o di degrado, come si vede di solito.
Dobbiamo tenere conto che sul nostro territorio sorgono dei ruderi non indifferenti che talvolta mettono anche in allarme i Sindaci per le precarie condizioni di sicurezza. Ci sono proprio problemi di ordine pubblico in capo a queste strutture, per cui avrei gradito avere un censimento per capire quanti di questi immobili abbiamo sul territorio e quali saranno effettivamente oggetto di recupero. Stessa cosa per sapere quali sono le strutture già operative che entreranno nel novero di case od ospedali di comunità, oltre al fatto di sapere quanto saranno estese, per quanti cittadini saranno erogati questi servizi.
Qual è la portata a livello di territorio? Abbiamo una mappa definita della copertura di queste strutture? Io questa mappa non l'ho vista. Così come non ho un piano riguardante il personale da integrare o da assumere, magari scritto insieme con sindacati e associazioni di medici e sanitari, che ci avrebbero potuto indicare le carenze e tutto quello di cui hanno necessità i territori per rendere per queste strutture operative.
Quali servizi intendiamo erogare? Ci sono Sindaci che, a oggi, chiedono quali servizi sorgeranno all'interno di queste strutture. Magari ho un fabbisogno relativo a una determinata performance o altro, quindi devo sapere se quei bisogni saranno colmati all'interno delle case o degli ospedali di comunità.
Qual è il fabbisogno di attrezzature e di materiale? Andrà poi fatto un investimento ingente anche in questi termini, perche stiamo parlando di oltre 100 strutture che nasceranno sul territorio, quindi quante risorse serviranno per apprezzarle e mettere il personale nelle condizioni di operare all'interno in queste strutture? Sono domande cui avrei voluto avere risposta; avrei voluto vedere dei plichi presentati nelle Commissioni consiliari nei mesi scorsi. È vero che il confronto non c'è stato a sufficienza, perché fare due Commissioni, di cui una di informativa e una dove si parla dell'elenco delle strutture, è realmente poco e non mi consente di fare una valutazione oggettiva su questo action plan.
I tempi sono stretti, ma sapevamo che sarebbero arrivate queste risorse in Piemonte, magari non in questa misura, ma sapevamo che sarebbero arrivate tant'è che le minoranze sollecitavano la Giunta regionale e il Presidente a iniziare subito la pianificazione di questi fondi e di queste risorse.
Noi invece, come al solito, abbiamo aspettato all'ultimo e abbiamo soltanto un elenco da presentare. Nulla di condiviso, altrimenti non arriverebbero tutte le sollecitazioni che stanno giungendo alle nostre orecchie dai giornali e da mail di amministratori locali e di associazioni che non sono state consultati, con la scusa del tempo ristretto per la presentazione del piano.
Potevamo farlo già prima, invece abbiamo perso mesi a parlare di argomenti che nulla avevano a che vedere con il tema della sanità territoriale: abbiamo parlato di montagna, di gioco d'azzardo (tra l'altro, anche dell'eventuale aumento delle dipendenze) e di Azienda Zero. A tal proposito, che fine ha fatto l'Azienda Zero? Dov'è l'Azienda Zero? Abbiamo scritto delle leggi, abbiamo approvato dei documenti e delle delibere importanti, ma il Piano Socio Sanitario, che avevamo promesso che doveva esserci a sei mesi dall'approvazione dell'Azienda Zero, anche quello è "desaparecido".
Pertanto, non abbiamo nulla di concreto, non sappiamo quali delle leggi sono state attuate, in quale misura, come e perché. Questo è l'ennesimo atto che si andrà ad aggiungere a tutto il resto, ma ho timore, guardando quello che è successo ben prima, che possa rimanere un piano sulla carta quando invece sarebbe l'occasione per la nostra Regione, che dopo tanti anni può vedere, operare e fare un investimento così ingente, proprio per il rafforzamento di quella sanità territoriale e fragile che si è mostrata in deficit, soprattutto durante la pandemia, che invece abbiamo necessità di rafforzare.
Un ultimo cenno sul canale di finanziamento.
Voglio prevenire quello che potrebbe succedere con le varie grafiche di Facebook, che inneggiano a questo grande investimento dalla Regione Piemonte di oltre 200 milioni di euro sulla sanità territoriale. Dobbiamo ricordare, come l'ho ricordato anche ieri durante la discussione sul cambiamento climatico, che questi fondi PNRR ci sono perché durante il Governo Conte bis - dobbiamo dirlo - qualcuno ci ha creduto ed è andato a battere i pugni in Europa per richiedere quei finanziamenti.
Questi 200 milioni sono frutto di quel piano e ricordo bene la Lega, poco più di un anno fa, schierarsi contro quest'azione del Governo Conte bis.
Addirittura c'era Salvini che si ergeva - tra virgolette, leggo qualcosa che ha detto lui - "a Santo protettore degli italiani per evitare lacrime sangue, sacrifici, nuove tasse, tagli alla sanità, chiusure di ospedali e strutture sanitarie". Questo era quello che sosteneva il premier, dicendo che il PNRR era praticamente una fregatura per gli italiani.
Oggi, non soltanto quelle strutture sanitarie non le chiudiamo, ma le apriamo. Sono più di 100 sul nostro territorio e forse oggi qualcuno avrebbe dovuto chiedere scusa per quello che è avvenuto quasi un anno fa a opera del proprio partito, magari non in Consiglio regionale, ma nelle Aule del Parlamento, dove si diceva che questo investimento sarebbe stato un flop.
Grazie, Presidente.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sarno; ne ha facoltà.



SARNO Diego

Grazie, Presidente.
Il mio intervento vuole toccare alcune questioni già affrontate in Commissione, come già detto dai colleghi, ma che è bene ribadire in Aula ed è bene chiedere che l'Assessore, nella sua risposta eventuale a fronte della discussione generale, possa darci delle riflessioni e delle risposte che mettano un po' di luce sul provvedimento.
Crediamo fortemente che il metodo sia stato sbagliato: in alcuni distretti i Sindaci non sono proprio stati consultati; in altri, sono stati consultati, hanno proposto delle soluzioni di localizzazione di ospedale di comunità o case di comunità, ma non sono state accolte, anche contravvenendo ad alcune indicazioni nazionali proprio sulla localizzazione stessa delle case o degli ospedali di comunità.
Vogliamo capire come mai. È vero che il CAL che si è espresso, ma ha funzione di rappresentanza generale generica, per cui, quando si va a ragionare sui singoli distretti, è evidente che l'interlocuzione con quei Sindaci non di ASL, ma dei singoli distretti, è più importante ed efficace.
Non si è compreso il metodo e i criteri. Come sono state scelte le localizzazioni? In Commissione, l'Assessore ad alcune domande ha così risposto: "Non lo so, perché è una decisione del Direttore dell'ASL".
Allora, Assessore, hanno deciso esclusivamente i Direttori? E quindi l'Assessorato e l'Assessore ne hanno preso atto? Ricordo, quando ero Assessore nel mio Comune, che alcuni dati tecnici venivano presentati in Giunta e allora gli Assessori prendevano atto di quei dati tecnici, ma poi facevano valutazioni politiche. Le valutazioni politiche in questo non sono state fatte, un po' forse per inadeguatezza oppure per comodità. Così, quando qualcuno ne chiederà conto come stiamo facendo in quest'Aula e come abbiamo fatto in Commissione, l'Assessore potrà rispondere: "È stata una scelta del Direttore". Su questo punto chiediamo come mai, perché lo stesso Assessore ci ha detto in Commissione e lo ha ribadito in Aula, che i criteri erano legati in termini di popolazione da servire, più la scelta prioritaria delle strutture pubbliche.
Come mai in alcune ASL si è deciso diversamente? Come mai, a fronte di due richieste legittime di due Sindaci di un distretto sanitario, si è deciso di costruire su un terreno nuovo, seppure da un punto di vista urbanistico disponibile alla realizzazione di una struttura sanitaria, invece che prevedere il recupero di una struttura già esistente di proprietà comunale data addirittura in comodato d'uso gratuito all'ASL di competenza? A quest'osservazione l'Assessore ha risposto: "Mi informo, vi farò sapere".
Per non lasciare nulla d'intentato abbiamo proposto - li discuteremo dopo due emendamenti proprio su questo caso, così da avere una risposta obbligatoria da parte dell'Assessore. Prima di esprimere un voto, dovremmo avere almeno la bontà da parte dell'Assessore di darci delle risposte.
I territori - altro passaggio, non solo i Sindaci - non hanno ancora capito la reale differenza di competenza tra ospedali e case di comunità, ma non perché non ci sia la definizione nazionale o gli indirizzi, ma perché in alcuni casi ci sembra che non basti cambiare il nome di un poliambulatorio che fino a ieri era tale e metterci una targhetta con una bella scritta "ospedale di comunità" o "casa di comunità". Se facciamo così, è un'operazione di maquillage molto interessante, comunicativa come siete bravi a fare più o meno in alcune circostanze, ma non si è ancora capito come riempiamo alcuni ospedali e case di comunità. Alcune domande poste in Commissione su questo punto, non hanno ricevuto risposte.
Penultimo passaggio. I tempi. È vero che oggi è la deadline, non abbiamo altro tempo e allora sicuramente la delibera doveva passare entro oggi, ma noi continuiamo, io in particolare, a dire una cosa che richiede anche un po' la tutela da parte della Presidenza del Consiglio e delle Commissioni: i tempi troppo stretti denunciano il fatto che non ci sia capacità programmatoria dei lavori e delle decisioni.
Come ha detto bene l'Assessore, questo è un atto di programmazione, ma nella programmazione bisogna avere la capacità di portare i dati. Sappiamo che sono più o meno 200 milioni i fondi che arrivano dal PNRR per queste operazioni, ma quanti sono i soldi regionali? In quanto tempo? Su quali localizzazioni? Nei singoli progetti dove, da tabella, c'è scritto "altri finanziamenti", dove sono quei numeri? Non ci sono, io non li ho visti o non ci sono. Se ci sono, prego l'Assessore di raccontarceli se avrà la bontà di risponderci dopo la discussione generale, ma sui tempi non c'è stata, se non perché l'abbiamo chiesto con forza, una vera discussione.
Guardate che la discussione non è solo quando l'Assessore arriva in Commissione una e due volte, racconta e se ne va, ma la discussione è approfondire, capire, condividere. Certo, la maggioranza è la maggioranza e legittimamente decide (evviva che sia così), ma i tempi sono stati stretti perché non c'è nuovamente capacità di programmazione né sanitaria né di discussione in quest'Aula.
Ve lo diciamo dall'inizio della legislatura: voi considerate quest'Aula, il Consiglio regionale e le Commissioni come un orpello fastidioso da sopportare.
Per l'ennesima volta, siamo di fronte a una grande occasione persa. Non persa per le minoranze o per la maggioranza, ma persa per il Piemonte perché si poteva fare meglio, si poteva fare di più e si poteva condividere di più. Se poi queste decisioni non sono davvero condivise e accompagnate sui territori, saranno calate dall'alto e quindi non atterreranno sul territorio con efficacia, come meriterebbe.
Certo, mi rivolgo al Capogruppo Bongioanni: è un'occasione storica, ma se un'occasione storica viene vissuta male, non diventa più un'occasione storica, ma è un'occasione storica persa.
Grazie, Presidente



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sarno.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Partirei da una domanda che ha posto prima il Consigliere Preioni: "Con chi doveva confrontarsi l'Assessore, se non con i Direttori ASL"? Vorrei ricordare al Consigliere Preioni che c'è un Consiglio regionale di Consiglieri eletti che ha il compito di confrontarsi, discutere e poi votare dei provvedimenti che, infatti, sono votati in Aula consiliare e non certo all'interno delle ASL.
Il Consigliere Preioni, con questa sua domanda, non ha fatto altro che sottolineare un problema di metodo che viviamo, tra l'altro, da inizio legislatura. È logico che nella sanità è più evidente, perché è la competenza principale della Regione. In questo caso, parliamo di un provvedimento che prevede ingenti risorse e che avrà delle conseguenze e delle ricadute pesantissime, speriamo positive, sui territori. La mancanza di confronto, insomma, ci è sembrata ancor di più una negazione del valore dell'utilità e dell'importanza del confronto nelle Commissioni e in Aula consiliare. Anche perché oggi arriviamo a una discussione senza avere a disposizione tutti i dati che pure avevamo richiesto in Commissione (ad esempio, l'importo esatto delle risorse e i criteri utilizzati per scegliere una struttura piuttosto che un'altra).
Non possiamo che essere preoccupati proprio perché manca questo quadro d'insieme, che avrebbe consentito anche a noi di esprimere un voto maggiormente consapevole, che poi è quello che tutti noi auspichiamo, sia in maggioranza sia all'opposizione, ossia la possibilità di votare avendo a disposizione tutte le informazioni necessarie.
Pongo un ulteriore esempio: in Commissione avevo chiesto, con fatica, di approfondire una decisione relativa al Comune di Oulx (con "fatica" perch ho dovuto ripetere la domanda quattro o cinque volte, ma non ho comunque ricevuto risposta). Perché mi riferivo a una struttura posizionata nel Comune di Oulx? Perché è semplicemente un territorio montano che conosco e volevo capire quali erano stati i ragionamenti alla base della decisione di posizionare una struttura in quel Comune, tra l'altro con fondi non individuati all'interno del PNRR, piuttosto che in un altro.
Pongo questo esempio in considerazione del fatto che, come ricordava prima un altro collega, la Regione Piemonte è prevalentemente montana: dunque un'occasione come questa andava utilizzata soprattutto per cercare di fornire ai territori marginali e montani dei servizi sanitari adeguati tenendo conto che usciamo da una stagione in cui la medicina territoriale ha subito molti colpi, con chiusure di diversi presidi territoriali e di diversi ospedali (ad esempio di punti nascita).
Ci sembrava quindi corretto allargare il dialogo e cercare di capire come ciascuno di noi potesse offrire un contributo con la propria conoscenza dei diversi territori. Invece ci ritroviamo sempre qui con delle scarne tabelle o con un'illustrazione che è stata un po' sintetica (poi, su sollecitazione, è stata un pochino più ampia, però comunque insoddisfacente).
Quello che manca è sempre un quadro generale, una programmazione, il famoso Piano Socio Sanitario, che chiediamo da inizio legislatura e che ci era stato garantito che si sarebbe finalmente avviato (almeno in termini di lavori di confronto e di discussione). Doveva essere un punto di partenza e non certo un punto d'arrivo a fine legislatura.
Ci chiediamo, poi, come queste strutture (sia ospedali sia case di comunità) funzioneranno: dove sarà preso il personale? Come saranno distribuiti i servizi? Ciò che è emerso durante questa pandemia è che i cittadini hanno bisogno soprattutto di chiarezza. I cittadini devono sapere esattamente dove possono trovare un servizio e qual è il tempo di accesso a questo servizio. È chiaro che in una situazione d'emergenza il sistema sanitario ha reagito con gli strumenti che aveva a disposizione, e molto spesso la risposta non è stata pienamente soddisfacente: abbiamo avuto numerose testimonianze di persone che non hanno ricevuto riscontro da parte del sistema sanitario, pur essendo risultate positive, quindi hanno vissuto alcuni giorni nella paura di non riuscire ad accedere alle cure nel caso in cui la situazione si fosse aggravata in qualsiasi momento.
Sembra che adesso - non vorrei dirlo troppo forte e sembrare troppo ottimista - si stia iniziando a vedere la luce in fondo a questo tunnel ritornando a una situazione di "quasi normalità". Sarebbe il momento opportuno per capire come distribuire beni e servizi territoriali e soprattutto, come comunicare ai cittadini quali servizi troveranno, dove li troveranno e come potranno accedervi. Invece, temo che ci sarà una grande confusione e la confusione rischia, poi, di rendere inutile la presenza di un servizio.
Se il cittadino nemmeno sa che può accedere a una prestazione in una struttura che si trova vicino a lui, sul suo territorio, è chiaro che la prestazione non sarà poi utilizzata. Quest'aspetto l'ho riscontrato, ad esempio, con le case della salute, nate nella scorsa legislatura: si trattava, molto spesso, di strutture nuovissime, con materiale nuovo, con macchinari e personale a disposizione che però i cittadini non conoscevano e, quindi, non utilizzavano. In pratica, sono rimasti dei bei "contenitori" vuoti.
L'auspicio è che si riescano intanto a organizzare i servizi, al di là degli interventi strutturali che si andranno a fare con questi fondi, e soprattutto che si riesca a comunicare ai cittadini come sarà organizzata la sanità territoriale. Perché, altrimenti, rischieremo di nuovo di avere delle scatole vuote che i cittadini non percepiranno assolutamente come strutture vicine a loro in grado di rispondere alle loro necessità rischieremo di avere dei fantasmi sul territorio, abbandonati, che costituiranno l'ennesimo spreco di risorse pubbliche.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto la parola la Consigliera Canalis; ne ha facoltà.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Mi perdonino i colleghi della maggioranza e mi perdoni l'Assessore Icardi se non riesco proprio a condividere i toni trionfalistici che ho ascoltato nelle loro parole.
Proverò a essere sintetica, perché molto hanno già detto (e molto bene) i miei colleghi di minoranza. Ritengo, infatti, che il provvedimento che andiamo a votare questa mattina in Consiglio regionale sia estremamente scarno e fondamentalmente monco, e sia l'ennesimo esempio in questa legislatura di una modalità di programmazione frammentaria e disorganica.
Ci spieghi, Presidente, e ci spieghi l'Assessore Icardi come si fa a fare una seria programmazione della sanità di territorio senza completare, di pari passo, la programmazione della sanità ospedaliera. Questo vale, a maggior ragione, in quelle tre ASL del Piemonte su cui la Giunta Cirio non si è ancora espressa: mi riferisco all'ASL del VCO, all'ASL TO5 e all'ASL TO4, dove non è stato ancora deciso - o, meglio, non si è ancora dato seguito alle decisioni assunte nella passata legislatura - sulla collocazione degli ospedali. Come si fa a decidere, con correttezza e con equilibrio territoriale, dove andare a collocare le case di comunità, gli ospedali di comunità e le centrali operative territoriali se non si ha la certezza di dove questa Giunta intende andare a collocare gli ospedali? È evidente che c'è il rischio di una concentrazione eccessiva di presidi sanitari in certe parti del territorio e, contemporaneamente, di lasciarne scoperte altre.
Allo stesso tempo, chiedo ancora una volta, come ho già fatto in precedenza in Commissione e anche in altre sedi, come si fa a fare una programmazione della sanità di territorio, senza fare di pari passo la programmazione sociale? Ancora una volta, si è persa l'occasione di tenere insieme il binomio ospedale-territorio, da un lato, e il binomio sanità e sociale dall'altro.
Credete forse che il Governo nazionale, nel domandare alla Regione l'elenco delle case di comunità, intendesse chiedere solo un elenco di nomi, di Comuni o non si aspettasse forse che in questi mesi - perché abbiamo avuto molti mesi - si precisasse meglio come, una volta definito questo elenco s'intendesse andare a integrare queste strutture con le strutture sociali già esistenti? Eh sì, perché le case di comunità non saranno competenza solo dell'Assessore Icardi, ma anche dell'Assessore Caucino o di chi assumerà le deleghe delle politiche sociali, perché non ospiteranno solo medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, ma anche altri medici specialisti e soprattutto assistenti sociali.
Pertanto, come si fa a fare questa programmazione, senza avere ancora dotato il Piemonte, a più di due anni e mezzo dall'inizio di questo mandato, di un nuovo Piano Socio Sanitario? Capite perché definisco questo provvedimento frammentario e disorganico? Lo definisco monco, perché questa Giunta avrebbe dovuto fornire alle ASL dei criteri regionali aggiuntivi oltre a quelli ministeriali, per guidare le ASL, che non hanno compiti di programmazione nella scelta di questi siti.
Perché, ad esempio, la Giunta Cirio non ha dato dei criteri sul bacino di utenza, quindi cercando di evitare la collocazione di case di comunità in Comuni confinanti che chiaramente hanno un bacino d'utenza troppo ristretto? Perché non ha fornito il criterio dello zero consumo di suolo quindi inibendo le nuove costruzioni su terreno vergine e favorendo invece, la ristrutturazione di edifici esistenti? Perché non ha dato un criterio aggiuntivo legato al rilancio e al rafforzamento delle case della salute preesistenti? Perché non è vero che in Piemonte non si era mai fatto nulla sulla sanità di territorio. Lo dimostra lo studio dell'IRES - e guardate che l'IRES è un ente della Regione - fatto a inizio 2021, che documenta quali sono le case della salute presenti in Piemonte, quali funzionano e quali funzionano meno. Ma documenta che esiste già un patrimonio. Perché non partire da quel patrimonio per rilanciarlo e rinforzarlo? Inoltre, lo ritengo un provvedimento davvero poco concertato e poco trasparente. Poco concertato con le forze politiche, perché una discussione vera con i Consiglieri regionali che, loro sì, hanno il compito della programmazione è iniziata una settimana fa e perché il primo elenco è stato ottenuto da me e da altri colleghi con un accesso agli atti quasi forzatamente a inizio dello scorso dicembre. Ma questo provvedimento è poco concertato anche con le parti sociali, così com'era già accaduto su altri provvedimenti, come Azienda Zero e via dicendo, e poco concertato con gli Enti locali. Pensiamo all'ASL di Asti, allo scempio di Villanova d'Asti.
Pensiamo all'ASL TO5, dove c'è un Comune come Moncalieri (50 mila abitanti) che rischia di non avere né un ospedale né un ospedale di comunità né una casa di comunità. Pensiamo al Comune di Santena, cancellato con un colpo di spugna senza alcuna spiegazione. Pensiamo all'ASL TO3, dove c'è un Comune come quello di Airasca che già ospita un presidio dell'ASL; un distretto che ha mandato lettere, ha cercato un dialogo, ha cercato l'interlocuzione e non ha ricevuto alcun riscontro, nonostante si trovi ben più distante rispetto agli altri Comuni che nei piani della Giunta dovrebbero ospitare case di comunità.
Pensiamo all'ASL Torino città, dove abbiamo una circoscrizione popolosa nel nord ovest della città, come la Circoscrizione V, che è stata lasciata decisamente scoperta, con un unico presidio, quello dell'ex Marco Antonetto, senza pensare ad altre forme di copertura. Tra l'altro, in un territorio a forte presenza di popolazione di origine straniera e di popolazione più giovane rispetto a quella del resto della città.
Insomma, poca concertazione e anche poca trasparenza, perché quando non c'è confronto e quando non vengono chiariti i criteri di scelta, il rischio è che nasca e monti il sospetto che i criteri siano stati arbitrari, dettati non tanto da logiche tecniche e oggettive, ma piuttosto dalla vicinanza politica, dall'uniformità di colore politico con i Comuni che sono stati selezionati.
Questo sarebbe molto grave, molto grave su una partita cruciale e strategica come quella di cui stiamo discutendo. Quando le scelte sono arbitrarie davvero il rischio è che si faccia il compitino, si mandi a Roma il file excel con l'elenco, ma poi questo elenco non si trasformi davvero in una svolta per la sanità di territorio e che queste si riducano a essere delle mere operazioni edilizie, di ristrutturazione immobiliare o addirittura, di costruzioni ex novo, da zero, su terreno vergine, ma senza un reale contenuto sanitario che abbia veramente un'incidenza sulla qualità sanitaria di quel territorio e di quella programmazione.
Infine, direi che questo è un provvedimento poco visionario, perché non abbiamo saputo sognare un po' più in grande, facendo una programmazione che tenesse conto anche dei fabbisogni di personale, come dicevano alcuni colleghi, non solo sanitario, ma anche tecnico per riempire di contenuto queste scatole e questi contenitori. Abbiamo davvero volato basso. Avevamo i mesi per fare qualcosa di più serio, ma le uniche cose interessanti che abbiamo sentito, le abbiamo sentite dal Direttore Ripa in Commissione consiliare qualche mese fa e riguardavano il ruolo dei distretti l'integrazione con le cure domiciliari; riguardavano la previsione anche di case di comunità spoke, non solo di quelle hub, nei territori più decentrati come le nostre montagne, le nostre vallate, i territori più periferici, oppure quei territori che hanno una minore dotazione di patrimonio immobiliare.
Tutte queste cose in questa delibera di quattro paginette, non ci sono. Era questa la visione che poteva aggiungere qualcosa ai soldi forniti dall'Europa e alle direttive fornite dal Ministero. La nostra parte, come Regione, non l'abbiamo fatta. Abbiamo solo fatto un elenco e, oggi, non sappiamo quale sarà il ruolo del distretto, quale sarà il contributo delle cure domiciliari né quali saranno le collocazioni di case di comunità spoke, alla faccia dell'attenzione per la montagna e per le aree interne più disagiate e svantaggiate.
Ancora una volta, sono dispiaciuta di doverlo dire, perché su questa partita avremmo dovuto unirci e non dividerci. Mi pare che ci siano annunci, ingiustificati trionfalismi, ma che, ancora una volta, una seria programmazione su un tema così cruciale e strategico non c'è stata.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marello; ne ha facoltà.



MARELLO Maurizio

Grazie, Presidente.
Buongiorno a lei e a tutti i colleghi.
Intervengo brevemente per aggiungere qualche considerazione su questa importante delibera, riconoscendomi in quanto già puntualmente i colleghi del Gruppo del Partito Democratico e delle opposizioni hanno finora espresso.
È indubbio che siamo in presenza di una delibera rilevante che apre un percorso e individua una serie di strutture numericamente anche rilevanti: ottantadue case di comunità, ventisette ospedali di comunità e quarantadue centrali operative territoriali, per un totale, a spese del PNRR, di circa 200 milioni (forse qualcosa in più), cui occorre aggiungere i finanziamenti della Regione per la realizzazione di quegli ospedali di comunità e case di comunità che eccedono il budget previsto dal PNRR, a esempio gli ospedali e le case di comunità e di Alba e di Bra, che saranno insediati nei locali degli edifici di due ex nosocomi delle due città, ora sostituiti dall'Ospedale di Verduno.
Un primo passo in cui iniziamo a vedere qualcosa, in questa Regione, di quei 200 e più miliardi, di cui si parla da molti mesi, di fondi europei che se saremo bravi arriveranno nel nostro Paese per una settantina di miliardi a fondo perduto e per tutto il resto a debito. Ciò costituisce una situazione peculiare del nostro Paese, perché gli altri Paesi dell'Unione prendono molti meno soldi, soprattutto a debito. L'Italia, da questo PNRR ha l'occasione di investire moltissimo, anche in ragione del fatto che su certe partite di riforme strutturali siamo più indietro degli altri, ma è anche un'occasione che, se sprecata, farà ulteriore debito per i nostri giovani, i nostri figli e i nostri nipoti, che di debiti sulle spalle ne hanno già tantissimi.
In questi giorni si usa molto l'espressione, nel dibattito pubblico, "è giunta l'ora di iniziare a mettere a terra questi progetti". "Mettere a terra" è un'espressione che dice tanto e dice poco; forse è più facile tradurla, nella vulgata popolare, con "spendere questi soldi": insomma realizzare questi progetti. Proprio per questo, forse, dovremmo accostare a questa espressione un'altra espressione che ha a che fare con la terra: "piedi per terra". La sensazione che si prova in questi mesi è che questo Paese sia preso da una sostanziale ubriacatura; un Paese che fino a prima della pandemia faceva i conti (e dovrebbe fare ancora oggi) con questo debito pubblico monstre, in cui le rigidità del Patto di stabilità, oserei direi le giuste rigidità del Patto di stabilità europeo, ci obbligavano a fare molta attenzione nella spesa (pensiamo a quanta attenzione hanno fatto i Comuni).
Questa rigidità, purtroppo, quest'attenzione della spesa non si è registrata ad altri livelli istituzionali, soprattutto nazionali (in parte anche regionali), per cui il debito pubblico ha continuato ad aumentare e il Paese, rispetto alle prospettive di investimenti, si è sostanzialmente fermato.
Da una prospettiva di morigeratezza, attenzione e prudenza in due anni, e dopo una pandemia, siamo passati a una sensazione di ritrovata ricchezza come se avessimo vinto alla lotteria Italia o al Superenalotto, come se avessimo a disposizione, come effettivamente abbiamo, soldi, ma non sono soldi nostri.
È questo il punto: tantissimi miliardi, come non abbiamo mai avuto, come se potessimo tranquillamente andare tutti in vacanza. Questa è una sensazione molto pericolosa, che non ci fa camminare con i piedi per terra e che ci può anche far rischiare di perdere la bussola e di sprecare quest'occasione. Tra l'altro, anche dietro a passerelle in cui i politici a ogni livello (locale, regionale e nazionale, come vediamo tutti i giorni) transitano per far vedere quanto sono bravi per il fatto che hanno finalmente dei soldi da spendere.
Credo che questa bravura dovrà misurarsi con la capacità di spenderli bene che è un fatto politico di responsabilità, ma anche un fatto morale, perch questi soldi dovremmo spenderli per le nuove generazioni (così è il titolo di questi fondi), una prospettiva per le nuove generazioni; dovremmo spenderli per fare aumentare il PIL; per fare riforme strutturali (le ultime fatte in questo Paese, come si diceva prima il Presidente Chiamparino, sono state fatte negli anni Ottanta, forse l'ultima grande riforma è quella sanitaria del 1978); dovremmo spenderli per dare un rilancio, una prospettiva di rilancio a questo Paese.
Il rischio che corriamo, tenuto conto anche dei tempi ristretti che abbiamo per spendere tutto e rendicontare entro il 2026; tenuto conto dello stato consentitemi di dire - talvolta comatoso e talvolta disorganizzato della nostra pubblica amministrazione, che già non era in grado di appaltare, a tutti i livelli, le poche somme che si potevano appaltare in passato (già era in grado a malapena di spendere il 50% dei fondi del PSR, molti di meno, perché parliamo, per una Regione come il Piemonte, di tre miliardi in sette anni, ma oggi si trovano a progettare, appaltare, realizzare e rendicontare per più di 200 miliardi), è di non riuscire a spenderli tutti (e questo forse sarebbe il meno) e di spenderli anche male.
Oggi, per restare alla delibera che siamo chiamati ad approvare, iniziamo ad affrontare il tema dal punto di vista sanitario, che è una delle missioni fondamentali del PNRR, forse la principale, perché la sanità è stata coinvolta in tutto e per tutto nella vicenda del COVID e ha mostrato anche tutti i suoi limiti, soprattutto per quanto riguarda, come ci interessa oggi, la medicina territoriale, la rete dei medici di base e la rete dell'assistenza domiciliare. Quella rete che, ricordiamolo soprattutto nella prima fase del COVID, non c'era, oppure c'era e non era attrezzata e regioni come la nostra hanno pagato seriamente anche questo gap.
Gli oltre 200 milioni che il Piemonte vuole spendere di questi fondi per le case di comunità, gli ospedali di comunità e i centri operativi territoriali dovrebbero cercare di organizzare la medicina territoriale in modo adeguato a quelle che sono le prospettive, non soltanto, ovviamente in relazione alla pandemia - che speriamo finisca presto e speriamo non ce ne siano altre in tempi brevi - ma in relazione al normale esercizio della vicenda sanitaria.
Qual è il dubbio - lo dico all'Assessore Icardi, al Presidente e a tutti voi - che mi viene? Non è tanto e soltanto su dove si è deciso di localizzare queste strutture. Penso, ad esempio, alle cose dette dalla Consigliera Canalis. È vero che abbiamo zone montane delle aree interne completamente scoperte dove, di fatto, andiamo a recuperare edifici che già avevamo, così come abbiamo situazioni come quella di Villanova d'Asti che sono incomprensibili, dove la vicenda della casa della salute partita nel 2010 non viene più presa in considerazione da questi fondi.
Non è soltanto il metodo usato e giustamente denunciato dai colleghi, di scarso coinvolgimento, ma è proprio l'approccio. Capisco che abbiamo fretta perché i tempi ci dicono che dobbiamo avere fretta, ma di solito, quando qualcuno acquista un ufficio per metterci la propria attività, acquista una casa, acquista i muri per la famiglia, lo fa in base al numero dei componenti familiari, al numero dei figli oppure in base all'attività che deve svolgere in quell'ufficio.
Se una persona non ha figli non compra una casa - a meno che non lo voglia acquistare per altre ragioni - di 300-400 metri quadri, ma ha necessità di un appartamento molto più piccolo. Noi partiamo dai muri, senza sapere che cosa ci andrà all'interno di quei muri, facendo un'operazione di edilizia sanitaria e non un'operazione sanitaria; facendo un'operazione che, anche tenuto conto dei tempi ristretti, poteva essere fatta, cercando già di capire che cosa si sarebbe fatto con maggiore precisione all'interno di quei muri, quale personale avremmo messo, qual è la necessità di personale che abbiamo, di medici e infermieri. La medicina territoriale funziona se ci sono i medici di base, ma se continueremo ad avere il numero di medici di base che abbiamo adesso, possiamo fare tutte le strutture che vogliamo ma queste rimarranno vuote.
Credo che i rilievi che abbiamo fatto come opposizione non sono strumentali, di ostruzionismo o di opposizione fine a sé stessa, ma sono per dire che ci saremmo attesi che quest'operazione fosse stata fatta con maggiore attenzione a ciò che si vorrà fare, alla sanità che vorremmo costruire, per evitare che, già oggi, in cui abbiamo situazioni di ospedali con carenza di medici e infermieri e con tutte le carenze che abbiamo evidenziato prima, non si moltiplichino questi problemi anche in queste nuove strutture molto importanti e per le quali andiamo a spendere molti soldi.
Il nostro impegno sarà, d'ora in poi, quello di monitorare e cercare di recuperare il tempo perduto.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Marello.
Ha chiesto intervenire il Consigliere Magliano; ne ha facoltà.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Noi oggi ci apprestiamo ad affrontare un tema oggettivamente strategico dal punto di vista dell'impostazione che vogliamo dare alla parte più importante e più necessaria di uno Stato moderno, cioè la sicurezza sanitaria che, come hanno detto alcuni miei colleghi, è anche sicurezza sociale.
È evidente che il lavoro che è stato fatto in questi mesi, con così velocità e con così poco tempo di discussione anche tra di noi, in parte condizionerà le scelte che saranno fatte sui territori, ma le condizionerà anche perché sappiamo che quest'approccio e quest'aspetto di gestione del tema sanitario - come diceva bene la collega Canalis, socio-sanitario - è emblematico di come si vuole rispondere a un'emergenza.
La più grande emergenza che abbiamo non è solo e soltanto quella che sta ci auguriamo tutti - terminando, quella del COVID, ma è il tema dell'emergenza rispetto all'anagrafica e alla demografia dei nostri territori. È evidente che ci approcciamo al tema sanitario - questo lo dico con una punta di amarezza - forse senza renderci conto di cosa sarà il Piemonte tra quindici-vent'anni. Questo, forse, è il compito che ha un legislatore.
Finché si è amministratori di un territorio - in questa sala ce ne sono tanti - devi gestire l'emergenza e devi programmare a tre, quattro, cinque anni, ma quando diventi un legislatore, devi avere la preoccupazione di capire come sarà e come sarà disegnato il quadro complessivo, quali saranno le sfide tra dieci, quindici, vent'anni della regione. È evidente che il dato demografico ci dice che la nostra sarà la regione più vecchia d'Italia e che quindi dovremmo fornire dei servizi di qualità, soprattutto a chi vivrà una condizione di cronicità. È un po' questo l'aspetto che mi preoccupa maggiormente rispetto all'approccio che si è dato. Noi abbiamo gli ospedali di comunità, abbiamo le strutture intermedie, abbiamo i punti operativi, le centrali operative territoriali, un po' si è cambiato nome a quello che c'era già, ma in questo cambiare nome era interessante anche dargli un significato, cioè dare il significato che queste realtà sul territorio potevano avere nell'insediamento con i medici di base.
È un po' come se non avessimo tenuto conto del dato demografico, del dato della cronicità che è in aumento, del fatto che fortunatamente - questo lo dico anche con un ringraziamento allo sviluppo che la medicina ha fatto in questi anni - ci sono persone cui i nostri medici e le nostre professioni allungano di tanti anni la vita. Siamo uno dei Paesi con la maggiore aspettativa di vita e non solo esclusivamente per il tipo di vita o il tipo di dieta mediterranea che seguiamo, ma anche per la grande qualità della nostra sanità.
Il tema della cronicità porterà persone ad avere costantemente bisogno di un sostegno e non possiamo immaginare di ospedalizzare o mettere tutti all'interno delle RSA. Ci sarà il tema della domiciliarità che non sarà solo ed esclusivamente legato all'ultima parte della vita ma, ed è un altro aspetto di grande importanza, perché oggi riusciamo garantire, a disabilità alla nascita o a disabilità che arrivano a causa di patologie o traumi, una qualità della vita inimmaginabile trenta, quaranta o cinquant'anni fa.
Poi emergono i problemi sul territorio, emerge il fatto che sui territori non ci sono infermieri e pediatri, che c'è un tema enorme legato alla pediatria, alla neuropsichiatria infantile e ai relativi servizi forniti sul territorio. È questo ciò che mi preoccupa di tale approccio: l'abbiamo fatto velocemente; l'abbiamo fatto perché arrivavano i soldi e bisognava programmare.
Metteremo insieme le risorse INAIL per fare un quadro più completo - di questo tema si è parlato - ma non riesco ancora a capire, oltre a queste scatole (mi auguro che in questi mesi emerga con forza), quali saranno i processi, quali saranno le opportunità, quali saranno i flussi di servizio che daremo ai nostri cittadini. Parlo di quei cittadini che oggettivamente, come noi e come la sanità piemontese, hanno vissuto il contraccolpo del COVID, che, almeno in parte, ha fatto emergere alcuni elementi che non funzionano.
Sono preoccupato che anche in quest'approccio allo sviluppo della sanità piemontese manchi questa tipologia di approccio, quella, cioè, che parte dal primo rapporto con il medico di famiglia fino al passaggio dopo e dopo ancora, in una continua relazione. È per quello che ho parlato di "sicurezza sanitaria" e di "sicurezza sociale", perché questo è ciò che un cittadino oggi vuole: sapere che, nel momento in cui avrà bisogno di un aiuto dal punto di vista sanitario, di una tranquillità di cura, potrà scegliere - questo è il grande obiettivo che ci poniamo - se essere curato a casa o in una realtà di prossimità (questa è anche la grande sfida della domiciliarità). Oggi parliamo di strutture sanitarie, ma se non mettiamo insieme, com'è stato detto, l'aspetto delle politiche sociali, che va assolutamente di pari passo con le spese della sanità, e, nello stesso tempo, con il tema della domiciliarità, non riusciremo a fornire un servizio di eccellenza. Spesso, su alcuni punti legati al mondo della sanità e all'eccellenza di alcune professioni sanitarie, la nostra Regione è stata pionieristica.
Presidente, mi auguro che gli emendamenti che abbiamo presentato e che ho sottoscritto (ringrazio i colleghi per il lavoro svolto su questo tema) possano essere accolti. Ne cito uno a titolo di esempio, che mi ha particolarmente colpito rispetto al tema della co-programmazione e co progettazione legata agli enti del terzo settore.
Mi auguro che anche su questo s'instauri una nuova stagione, non solo per quel terzo settore che, come veniva detto, in parte è erogatore di servizi ma penso anche a quel terzo settore, a quel mondo del volontariato e della promozione sociale che vive la vita degli ospedali, che vive la vita degli ambulatori, che si mette a disposizione dei pazienti e dei cittadini come aiuto, come ulteriore "viso amico" in un momento di difficoltà o di drammaticità. Mi auguro che si tenga conto di quanto è stato fatto in tutti questi anni dal mondo del volontariato e della promozione sociale all'interno del sistema sanitario. Sembra poco, ma così è.
In ultimo, mi auguro - e concludo, Presidente - che in tutta questa riorganizzazione e programmazione si tengano in considerazione anche quelle necessità e quei bisogni che spesso vanno di pari passo con le malattie rare, con tutti quei mondi che non sono affetti da patologie per le quali c'è ricerca clinica, ricerca accademica e ricerca scientifica.
Tra qualche giorno sarà la Giornata mondiale delle malattie rare. Noi stiamo incontrando sempre di più mamme, papà e persone che vivono una condizione di disagio nel disagio, perché oltre ad aver ricevuto una diagnosi oggettivamente infausta, si rendono conto che i luoghi di specializzazione delle malattie rare sono sempre troppo pochi rispetto all'insorgenza delle stesse.
Si poteva fare di più? Certo. E si poteva fare meglio. Ma, allo stesso tempo, mi auguro che queste affermazioni e il contenuto dei nostri interventi sia preso di buon conto dall'Assessore e dai suoi collaboratori perché sono tutte osservazioni che nascono dalla voglia di dare a questa Regione una sanità più efficace, che sprechi di meno, ma che sia all'altezza delle aspettative e dei bisogni dei piemontesi, che hanno quelle caratteristiche che ho enucleato nel mio intervento, come anziani con patologie di cronicità, che non si aspettano di dover fare lunghe code ma un piano terapeutico che possa essere sviluppato in tutte le sue dimensioni e in tutte le sue problematiche, il più possibile presso la propria abitazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Riva Vercellotti; ne ha facoltà.



RIVA VERCELLOTTI Carlo

Presidente e colleghi, in questo mio intervento dovrei gioire, perché siamo all'alba di un nuovo giorno, con investimenti mai visti sulla sanità territoriale (più di 400 milioni), programmi e prospettive da tanto tempo agognati. Bene! Non vi nego, però, che in questi giorni, pensando e ripensando agli anni passati, non riesco a levarmi di dosso un velo di amarezza.
Quindici anni fa ero Sindaco di un Comune piemontese, Gattinara, quando in Regione presiedeva Mercedes Bresso, quando l'Assessore alla sanità era un uomo proveniente da Rifondazione Comunista, quando iniziò la demolizione di tanti ospedali pubblici piemontesi. E fu sufficiente una delibera - era il 18 gennaio 2007 - che diceva che una serie di presidi ospedalieri si trasformavano in "presidi sanitari". Mi raccontarono anche che era una questione di forma, che non sarebbe cambiato nulla, forse pensando che un Sindaco, solo perché ha trentacinque anni, è scemo a prescindere, perch non sa leggere un atto. Peccato che erano mesi che andava avanti lo smantellamento organizzato e studiato di strutture, di reparti, di posti letto e di apparecchiature mediche in tanti ospedali del Piemonte, compreso quello dov'ero Sindaco io; mesi in cui la protesta saliva dal basso; la gente era furiosa nel vedere la Regione cancellare la sanità pubblica territoriale che i nostri vecchi avevano costruito. Perché quegli ospedali erano stati costruiti non dallo Stato, non dalla Regione, ma dai cittadini dai benefattori! La Regione chiudeva quello che avevano aperto i cittadini.
Era normale che le proteste aumentassero! Un Sindaco - pensate - si crocifisse davanti a piazza Castello. Durante una Commissione sanità ci fu anche un curioso "spogliarello" dello stesso Sindaco (mi piace ricordarlo perché è una persona molto legata al territorio valsesiano, Gianluca Buonanno), ribadendo che la Regione aveva lasciato la sanità "in mutande"! Insieme con altri colleghi presidiammo gli ingressi del mio ospedale dov'era iniziato il trasloco coatto delle apparecchiature mediche, prima ancora di avere una delibera in mano. Poi, senza discutere con nessuno senza parlarne con nessuno (il CAL non esisteva, la Conferenza Regione-Enti locali non esisteva), arriva nel 2007 una delibera che fa scomparire non soltanto il mio, ma anche altri ospedali.
Quella Giunta avviò una politica, a mio avviso, molto lucida per demolire la sanità pubblica. Altro che partecipazione! In quegli anni, peraltro, la sanità era governata dall'ala meno moderata della sinistra piemontese e mi ricordo ancora i vecchi comunisti del mio Comune furiosi che stracciavano le tessere con la falce e il martello. Quegli ospedali non erano soltanto la memoria di una comunità, ma erano l'anima sociale di una comunità, utile per impedire che tanti pensionati potessero avere servizi pubblici accessibili, raggiungibili. Vivere nelle campagne, nelle colline e nelle montagne del Piemonte non è la stessa cosa che vivere nella città, dove ci sono i mezzi pubblici che ti portano fin sotto l'ospedale. Erano servizi utili per non sovraffollare i più grandi ospedali che già allora faticavano a reggere la pressione.
Così parte di quella massa di persone furono costrette a spostarsi verso strutture private e, nel frattempo, anziché ridursi, i costi sanitari aumentavano. Ci avevano detto che si sarebbero ridotti i costi, invece il debito esplodeva. Ci dissero che la sanità doveva cambiare il proprio paradigma, che l'ospedale non aveva più senso di esistere, che bisognava andare in pochi grandi centri strutturati per fare tutto, dalle grandi alle micro operazioni. Tutto lì, nei grandi ospedali.
Ottenemmo negli anni, non soltanto nel mio Comune ma anche in altri piccoli contentini, chi la dialisi, chi l'hospice, chi la casa della salute. Piccoli contentini. A distanza di quasi vent'anni, ripensare a quanto avvenne in quei momenti fa male: vedere anziani con le lacrime agli occhi perché gli avevi tolto il luogo sicuro, lo spazio di protezione ai loro ultimi anni di vita e vedere gente triste, gente furiosa, una partecipazione popolare per non farsi togliere un presidio pubblico di sanità che, come ci avevano spiegato, non sarebbe stato quello il futuro.
Col senno del poi, pensare a quei momenti e a quegli errori, al vedere smantellare tutto, senza un piano organico per consentire di avere sui territori un cuscinetto tra centro e periferia, fa male, ancora oggi. È un errore che oggi è fin troppo clamoroso, è sotto gli occhi di tutti, perch arriva la pandemia e ci ha fatto aprire gli occhi, ha fatto emergere gli errori del passato, ha evidenziato la necessità di una nuova politica sanitaria capace di organizzare con puntualità efficaci servizi di prossimità sui territori. E oggi lo Stato si muove perché ha preso atto del disastro combinato e la sfida è quella di una continuità assistenziale tra prese in carico e percorsi di cura, tra territorio e ospedale, rafforzando l'assistenza primaria nelle comunità locali, senza gravare sugli hub ospedalieri.
Ci voleva molto? Ci voleva la pandemia sicuramente. Già lo scorso 2020 con i primi CARS, ricordo anche con piacere la riapertura dell'Oftalmico, che nella passata legislatura era stato chiuso. Oggi con le case e gli ospedali di comunità e con le centrali operative si può andare a riscrivere la storia. Il Paese e la nostra Regione hanno preso amaramente atto degli errori fatti e oggi dalle macerie si può costruire una sanità che metta in equilibrio centro e periferia, città e campagna.
C'è tuttavia, Presidente, un secondo motivo di vera amarezza in questo mio intervento: lo Stato ha capito tardivamente l'importanza di una medicina di territorio, ma ha deciso di non mettere tutti nelle stesse condizioni di poter beneficiare di finanziamenti. Qualcuno è stato più fortunato, perch chissà, vive in certe latitudini più fortunate. Altri come noi, in Piemonte, siamo stati meno fortunati; forse da Roma il Ministro e il Ministero ci considerano dei cittadini di serie B e non degni di ricevere le stesse risorse assegnate ad altre Regioni (che ci spettavano), in barba ai principi costituzionali che dovrebbero porre i cittadini tutti sullo stesso piano e considerati tutti uguali.
Allora, l'amarezza è legata al fatto che potevamo avere di più, molto di più da Roma. Assessore, io il ringraziamento l'ho fatto in Commissione e lo rifaccio adesso pubblicamente in Consiglio, perché grazie al suo intervento siamo riusciti a mettere una pezza ai pasticci che il Ministro e i governi di questi ultimi anni ci hanno abituato.
Per questo c'è amarezza, anche nel pensare che l'unico ad aver capito che esiste un problema ancora aperto, enorme e grande come una casa è proprio l'Assessore Icardi, che ha perfettamente colto il problema che un conto è trovare i soldi a debito per sistemare una nuova struttura al servizio dei cittadini del Piemonte, altra cosa è trovare le risorse per farla funzionare, per trovare i medici, per trovare gli infermieri, per trovare il personale amministrativo, per pagare le spese di gestione.
Pertanto, e concludo, con l'amarezza e lo sconforto nel ripensare alle scelte sbagliate del passato, dico anche che non si può nascondere una certa soddisfazione, perché è dalle macerie che si torna a ricostruire.
Non perdiamo tempo, Assessore. La gente si aspetta tempi rapidi, velocità decisionale e non i tempi biblici inseriti nel PNRR. Lei, Assessore, ci tenga sempre aggiornati, perché se noi ci fidiamo di lei, ci fidiamo molto meno del Ministro e del Ministero e abbiamo oggi fame di certezze sulle risorse correnti e le tempistiche.



PRESIDENTE

Grazie.
Ora ci sarebbe l'intervento del Consigliere Ravetti. Mancano tre minuti alla chiusura, per cui chiedo se sospendere i lavori, che saranno ripresi dopo la trattazione dei question time, oppure procedere con l'intervento.
La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Lo faccio molto volentieri e cercherò di utilizzare pochi minuti, meno di dieci, per dire questo.
Mi rivolgo particolarmente al Gruppo di Fratelli d'Italia e al Gruppo della Lega nel ragionamento che svilupperò riguardo al contesto storico-politico.
Ovviamente non posso rivolgermi ai banchi della maggioranza considerando le culture liberaldemocratiche guidate dal collega Ruzzola. M'interessa particolarmente soffermarmi, invece, sulle culture nazionaliste e sovraniste.
Negli scorsi decenni, le modalità reaganiana e thatcheriana hanno determinata una rottura dell'attitudine per gli interventi pubblici secondo le modalità e il pensiero profondo keynesiano. Infine, la crisi del 2008 e del 2009 e la reazione della "troika" hanno costretto nell'angolo le politiche pubbliche di protezione sociale. Adesso, in questa nuova fase post pandemica, l'Europa gioca un ruolo differente, fa il possibile per mettere a disposizione le risorse necessarie per la protezione sociale soprattutto per le fragilità sociali.
Perché mi rivolgo al gruppo di Fratelli d'Italia e al Gruppo della Lega anche se le articolazioni interne di quei Gruppi meriterebbero più profondità, rispetto al poco tempo che ho a disposizione e, quindi, la superficialità con cui potrò sviluppare questa parte di ragionamento? Votare a favore di una scelta che vi costringe all'incrocio tra Visegrád e Bruxelles, ad andare verso Bruxelles, non dev'essere molto semplice da parte vostra.
Forse oggi, però, avrete capito, con questo voto favorevole, che c'è una destinazione che va oltre i confini nazionali e quando pensate di garantire la protezione sociale alle persone che più hanno bisogno, forse dovrete iniziare a pensare con una visione differente, rispetto a quello che avete utilizzato nei confini nazionali, che nell'ambito dell'anarchia internazionale gioca a vostro favore, ma forse con un'Europa diversa rispetto all'attuale, molto più strutturata per affrontare le dinamiche internazionali per garantire protezione e benessere. I confini vanno oltre il vostro viaggio, sempre bello da un punto di vista turistico, sulle sponde del Danubio a Visegràd.
Fatta questa fotografia, ce n'è un'altra che dovrebbe interessarvi particolarmente e che vi mette in imbarazzo: dove va il PNRR? La Missione 6 del PNRR definisce gli obiettivi e le linee programmatiche, che se approvate con il voto non potete non condividere. Gli ospedali, come ci ricorda spesso il collega Salizzoni, servono sempre più per affrontare le complessità e dobbiamo ridurre l'ospedalizzazione, soprattutto quella che può essere intercettata sul territorio, con una complessità inferiore, ma che è più adeguata ai bisogni di salute e alle esigenze dei cittadini.
Quello è l'obiettivo fondamentale: strutturare il territorio nell'integrazione sociale e sanitaria tra le varie professioni e tra i protagonisti di quel fronte pubblico. È quello che vuole fare la Commissione europea insieme con gli Stati membri, che devono, per forza di cose, condividere una stagione nuova, che parte dal territorio, in una condizione, quell'italiana, che è particolare rispetto a tantissimi altri Paesi della nostra Europa.
Fortunatamente, in Italia vi è una speranza di vita più alta della media non soltanto dell'Europa, ma dei Paesi OCSE, circa ottantatré anni, un tasso di mortalità più basso, ma purtroppo una spesa sanitaria pubblica, in rapporto al PIL, relativamente contenuta (6,5% contro una media europea del 7,8, con Francia e Germania che hanno percentuali molto più alte) e un'incidenza della popolazione anziana, sul totale, molto più elevata rispetto alla media dei Paesi OCSE.
Lì è la lettura del PNRR sui bisogni, la domanda di salute per bisogni complessi che necessitano di un'offerta territoriale multidisciplinare.
L'Italia, in genere, anche nelle Regioni storicamente amministrate dal centrodestra è in ritardo rispetto agli altri Paesi OCSE sull'assistenza domiciliare. Soprattutto in Italia, più che altrove, c'è una disomogeneità tra le Regioni rispetto ai servizi residenziali di prossimità. Ovviamente a proposito di bisogni, avremmo bisogno sul territorio di un numero più alto di infermieri. Adesso, soprattutto negli ultimi anni, si evidenzia sempre più la necessità di nuove figure professionali (infermieri di famiglia, per esempio), ma un numero adeguato anche di medici di base.
Ho parlato delle priorità del PNRR. Ce n'è una, però, cui tengo particolarmente e che forse il giorno dopo è bene ricordarla, ma è scritta nelle traiettorie del PNRR: l'interazione salute, ambiente e clima con un nuovo assetto istituzionale, per promuovere la salute umana nella sua generalità e nella sua complessità.
Questo e tanto altro, ma ricordiamocelo: razionalizzare i siti ospedalieri inappropriati, spostando sul territorio le prestazioni meno complesse e Assessore, sarà d'accordo con me, il grande tema della riduzione delle distanze tra la periferia e i centri urbani, o tra la periferia dei centri urbani e i luoghi dove il benessere è vissuto diversamente dalle periferie.
Assessore, glielo dico con molto equilibrio di natura politico amministrativa, forse più guidato dal piglio amministrativo: c'è qualche limite nella proposta piemontese. Bisogna ammetterlo, bisogna avere la forza di ammettere i limiti della proposta piemontese.
Il primo limite è lo strumento che vi ha guidati in questi mesi. A me è sembrato molto più il GPS che la politica, cioè i luoghi di proprietà pubblica dove poter investire in fondi del PNRR e non un'idea di programmazione politica socio-sanitaria.
Questo è il primo limite.
Secondo: la contrattazione, la condivisione e la cogestione dell'insieme delle scelte, insieme con i Direttori generali e all'Assessorato, sono venute meno, perché in troppi territori piemontesi non sono stati utilizzati gli strumenti pubblici in grado di fare interagire i vari soggetti protagonisti, prima fra tutti i Sindaci. Ci sono province del nostro Piemonte in cui soltanto i Sindaci dei centri zona hanno dialogato con i Direttori generali. Non è un caso se questi investimenti avvengono particolarmente nei centri zona e non nei luoghi periferici. Altro che ridurre le distanze! C'è il tema del personale e su questo chiudo, Presidente.
Il grande tema del personale poteva essere tenuto in considerazione in questa fase per le programmazioni future, ma non c'è stato modo di discutere di questa vicenda. Il rischio è di avere contenitori più belli rispetto agli attuali, all'interno dei quali non avere le risorse umane nemmeno quelle tecnologiche, per far funzionare i servizi, adeguandoli alle reali esigenze e ai bisogni di salute dei nostri concittadini.
Come collegare realmente le attuali case della salute in Piemonte (oltre settanta) a quelle che realizzeremo? Altra questione che non è stata affrontata.
Credo che questi limiti dovranno convincerci nel prosieguo a cambiare e modificare le traiettorie, ragion per cui, ne sono convinto, saremo a disposizione per provare a dare una mano ai piemontesi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ravetti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Stecco; ne ha facoltà.



STECCO Alessandro

Grazie, Presidente.
Gentili colleghi ed egregio Presidente, siamo in Aula per approvare una deliberazione riguardante la programmazione delle strutture di prossimità e delle strutture intermedie, non ci stiamo occupando di una deliberazione che riguarda tutta la medicina territoriale. Entrerò nel merito su questo perché oggi sono state dette delle cose che mi fanno pensare che bisogna fare dei chiarimenti.
Stiamo parlando di una delibera che prevede un rinforzo della prossimità e delle strutture territoriali tra ospedale e territorio, oltre che un rinforzo della possibilità di una domiciliarità attraverso le centrali operative territoriali. La riforma della medicina territoriale o, meglio anche in senso più lato, quindi bisogna sempre un po' capire di cosa stiamo parlando, a partire dalle definizioni. Le cure primarie sono una cosa enorme e riguardano tantissimi aspetti della sanità territoriale, ma a volte in modo improprio ci riferiamo solo ad alcune parte di queste.
Questa legislatura, sette mesi dopo il suo avvio, ha avuto lo shock di vedere la prima ondata della pandemia e dopo pochi mesi, anche a fronte di quanto stava emergendo sulla gestione territoriale del paziente COVID - ma questo era un qualcosa di noto sul paziente affetto da malattie croniche avvia un progetto prima attraverso la task force e poi un disegno di legge attraverso l'Assessorato, frutto di un lavoro che è quello di rinforzare la medicina di rete e medicina di gruppo, dei medici di famiglia. Dobbiamo parlare del contesto per capire le cose e il contesto è quello che in parallelo a quest'atto - e questo non possiamo ignorarlo - il Governo ha iniziato a lavorare su una riforma ministeriale della medicina territoriale e, contemporaneamente anche al PNRR dicendo alle Regioni: "Queste cose le dobbiamo normare noi". Questo è quello che è avvenuto nell'immediato.
Successivamente, l'Agenzia Nazionale per la Programmazione dell'Assistenza della Sanità (AgeNaS), ha stabilito i criteri con cui dovevano essere messe a terra le strutture del PNRR di cui siamo in parola, come dovessero nascere e cosa avrebbero dovuto fare. La Regione è stata quindi chiamata a proporre la programmazione di queste nuove strutture con dei criteri che sono già stati enunciati e l'ha fatto attraverso le sue articolazioni perché in questa Regione le articolazioni giuridicamente operative sul territorio della sanità sono le Aziende Sanitarie Regionali e si è visto anche molto bene durante la pandemia. Sono loro che giuridicamente possono prendere decisioni e sono loro che possono prendere decisioni sulla salute dei cittadini che sono chiamati a governare.
In realtà, questa è solamente una parte di hardware, ed è una parte solo della medicina territoriale, mentre la definizione degli standard organizzativi è la vera innovazione che accompagnerà il piano strutturale.
Oggi stiamo approvando un piccolo tassello di una cosa molto più grande che il Governo ci chiede di approvare secondo i criteri decisi dal Governo con i soldi forniti attraverso il PNRR, quindi con delle regole date da loro e con tempi dati da loro.
Ora, questa parte non è tutta la mappa, non è tutto il libretto delle istruzioni. Noi stiamo approvando una programmazione di strutture che saranno l'hardware, ma molti dei vostri interventi hanno a che fare con un altro tema, che è quello del DM 71. Che cos'è il DM 71? È la riforma della medicina territoriale, promessa da circa un anno dal Ministero e che è in dirittura d'arrivo da diversi mesi, nel senso che a dicembre è stata presentata alla stampa e agli organi principali; recentemente è stato presentato alle Regioni, ma non esiste ancora il DM 71, è in progress.
Il DM 71, cui si riferiva il collega Rossi prima, stabilisce bene chi ci lavora, come ci lavora, che cosa fa, se c'è o no la specialistica, quali sono le altre attività, ma non è solo questo. Nel DM 71 sarà scritto uscirà, ma non ce l'abbiamo ancora; noi stiamo approvando una programmazione che ci chiede il Ministero, che è una parte di un progetto più ampio, che ancora non abbiamo. È vero, non ce l'abbiamo ancora, ma non dobbiamo decidere noi, le regole sono quelle stabilite dal Ministro Speranza e da AgeNaS e sono state recentemente presentate alle Regioni, ma non sono definitive.
Si è stabilito quant'è il personale. Qualcuno di voi ha fatto riferimento al personale. Il personale è previsto, perché se noi ci fermiamo a guardare che cosa stiamo approvando oggi, questo è un tassello, l'altro tassello lo ricorda il Ministro Speranza in un'audizione del 15 febbraio alla Camera.
In quell'audizione - tutti noi possiamo ad accedere ad atti parlamentari come ho fatto io - il Ministro Speranza dice esattamente che cosa spenderà in deroga, il Governo, cioè novanta milioni di euro nel 2022, 150 milioni di euro nel 2023, a salire fino a un miliardo di euro strutturali nel 2026 per il personale. Quindi il tema del personale è vero che c'è, ma non è oggetto di oggi, è un'altra cosa di cui il Ministro Speranza dà relazione in Parlamento.
Tornando al nostro tema - le case di comunità - è ovvio che tutti vorremmo avere una mappa chiara di quello che sta succedendo alla medicina territoriale. Ma la mappa, in questo caso, non è regionale, a differenza del passato; è una mappa molto centralizzata, per come verrà fuori.
Scaturirà, infatti, da una serie di decreti in progress: mi riferisco al DM n. 71, al nuovo DM n. 70, dove, come giustamente qualcuno sottolineava, si parla di ospedali.
Non è argomento della delibera di oggi, ma la mappa su cosa devono fare i nuovi ospedali a fronte del PNRR e a fronte della sanità territoriale deve ancora uscire (credo che ce lo confermerà l'Assessore Icardi).
Molti dei temi che i colleghi hanno affrontato oggi sono reali, non lo nascondiamo: il personale, chi fa che cosa e come, però non sono i temi di questa deliberazione.
In ultimo, l'importanza di queste case di comunità e di questi ospedali di comunità come filtro del territorio, per aumentare la domiciliarità. Uno degli obiettivi dichiarati anche dal Ministro nell'audizione del 15 febbraio è di arrivare al 10% della gestione a casa del paziente over sessantacinque. Oggi l'Italia si attesta, in media, sul 4%. Questo è l'obiettivo, un obiettivo importante. E in Piemonte c'è molto da fare.
Degli ospedali di comunità abbiamo detto. Pertanto, il PNRR, su queste strutture territoriali di prossimità, è l'hardware. Il libretto d'istruzioni, il software e il personale sono altri tasselli già codificati negli atti del Ministero. Qual è il grande problema, sia per noi Consiglieri regionali sia per i cittadini? I cittadini, dall'operatore sanitario in giù, hanno difficoltà a comprendere quello che accade. Ciò che è emerso in questa sede è che il panorama globale non è chiarissimo per tutti. E questo "panorama non chiarissimo per tutti" nasce proprio dal fatto che questa gestione è frammentata tra decisioni in parte in carico al Ministero, in parte in carico alla programmazione attraverso AgeNaS, in parte in carico alla programmazione attraverso le Regioni; tutto ciò in un contesto dove l'organo di raccordo è, sostanzialmente, la Conferenza Stato Regioni e la relativa Commissione Salute.
È ovvio che, essendo in politica, i partiti non sono tutti alleati ma ci sono fronti opposti. Pertanto, è normale la critica e il dibattito; è normale porre domande. Credo, però, che la gran parte delle cose che sono state dette non rientri nella questione di cosa doveva fare o meno la Regione o l'Assessore per chiarire chi ci lavorerà, come, eccetera. È un tema che in questa delibera non c'è.
Il tema che invece emerge dalla seduta di oggi, cari colleghi ed egregio Presidente, è un altro: sarebbe interessante, oltre che molto utile, conoscere il punto della situazione di ciò che il Governo sta facendo per tutti. Il DM n. 71 esattamente cosa porterà? Dov'è finita la riforma della residenzialità? Alcuni colleghi spesso se ne sono occupati.
Non può essere la riforma nazionale. Dov'è il Piano Sanitario Nazionale che manca da più di dieci anni? Nessuno ha più redatto il Piano Sanitario Nazionale, e nessuno se n'è accorto, perché nel frattempo siamo andati avanti con patti per la salute, intese Stato-Regioni, eccetera. Ma la vera cornice che andrebbe fatta è la riformulazione di un Piano Sanitario Nazionale.
Di conseguenza, c'è un grosso problema, egregio Presidente e cari colleghi: il problema è di stare al passo con i tempi, soprattutto dal punto di vista degli organi centrali di programmazione. Spero di poter organizzare insieme con voi un momento di confronto per chiarire esattamente tutti gli altri tasselli. Perché oggi, ovviamente, stiamo parlando di una cosa che ci è stata chiesta: il Ministro Speranza il 15 febbraio scorso ha fatto i complimenti al Piemonte e ha fornito, nella sua relazione, le risposte a tutte le domande che voi oggi avete posto (la relazione è a me mani e ve la posso girare).
Probabilmente, ha ragione chi dice che dovremmo essere un pochino più uniti su questo punto e, al di là degli aspetti politici, cercare di capire esattamente di che cosa stiamo parlando, comprese tutte le sfaccettature.
Poi è giusta la preoccupazione sulla messa a terra e sulle tempistiche sono assolutamente d'accordo.



PRESIDENTE

Grazie.
Non vi sono più richieste d'intervento, per cui dichiaro chiusa la discussione generale.
Sospenderei la seduta fino alle ore 14.30 per riprendere con la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata, per poi proseguire con l'esame del punto 4) all'o.d.g.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 13.19)



GAVAZZA GIANLUCA



(I lavori riprendono alle ore 14.31 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)



PRESIDENTE

Buongiorno a tutte e a tutti.
Per delega del Presidente Stefano Allasia, dichiaro aperta la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.
In merito allo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, come recita l'articolo 100 del Regolamento, iniziamo con l'esame delle interrogazioni pervenute.
Oggi si provvederà a rispondere come segue: interrogazione a risposta immediata n. 1005 presentata dal Consigliere Paolo Bongioanni, cui risponderà l'Assessore Luigi Icardi; interrogazione a risposta immediata n.
1006 presentata dal Consigliere Silvio Magliano, cui risponderà l'Assessore Luigi Icardi; interrogazione a risposta immediata n. 1007 presentata dalla Consigliera Monica Canalis, cui risponderà l'Assessore Luigi Icardi interrogazione a risposta immediata n. 1008 presentata dal Consigliere Marco Grimaldi, cui risponderà l'Assessore Luigi Icardi; interrogazione a risposta immediata n. 1009 presentata dalla Consigliera Sarah Disabato, cui risponderà l'Assessore Luigi Icardi; interrogazione a risposta immediata n.
1010 presentata dal Consigliere Mauro Salizzoni, cui risponderà l'Assessore Luigi Icardi.
Prego i Consiglieri e gli Assessori di attenersi rigorosamente ai tempi ed è espressa volontà di questa Presidenza l'invio delle risposte tramite posta elettronica agli interroganti e all'ufficio Aula.
Ricordo a tutti gli interroganti che nel resoconto della seduta, che viene trasmesso via mail in visione a tutti i Consiglieri dall'Ufficio Resocontazione prima della pubblicazione e poi pubblicato integralmente in banca dati, è reperibile la trascrizione integrale di tutti gli interventi sia degli interroganti sia degli Assessori che rispondono.
Ricordo che per le interrogazioni a risposta immediata è prevista l'illustrazione da parte dell'interrogante per tre minuti, mentre il componente della Giunta ha a disposizione cinque minuti per la risposta.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Interventi per calamita' naturali

Interrogazione a risposta immediata n. 1005 presentata da Bongioanni inerente a "Siccità in Piemonte"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1005.
La parola al Consigliere Bongioanni per l'illustrazione.



BONGIOANNI Paolo

Grazie, Presidente.
L'interrogazione insiste su un problema che stiamo vivendo in questi giorni, cioè un'assenza totale di precipitazioni e di un deficit pluviometrico pesante. Lo scorso mese di gennaio è stato il quinto più secco degli ultimi sessantacinque anni e abbiamo perso mille milioni di metri cubi di acqua che provenivano dalla neve. Nella provincia di Cuneo dove vivo, abbiamo una portata del fiume Tanaro ridotta del 65% e quella del Po che è praticamente dimezzata rispetto agli stessi dati di dodici mesi fa.
C'è una legge del Piemonte, la n. 1/2019, che all'articolo 1, comma 1 q) prevede che "la Regione deve concorrere alla tutela del territorio rurale allo sviluppo e all'efficientamento delle infrastrutture agricole, alla bonifica e all'irrigazione". Con una siccità così prolungata si stanno mietendo danni ingentissimi al comparto agricolo e, a fianco di questo anche al comparto turistico invernale, a eccezione di dove si è riusciti a sparare della neve (fra l'altro, a caro prezzo). Di conseguenza, dove c'è stato un innevamento artificiale, si è potuta permettere la fruizione della stazione sciistica, mentre molte altre stazioni, purtroppo, quest'anno non hanno potuto aprire le porte al turismo invernale, con una perdita secca che non prevede al momento delle compensazioni.
E qui arriviamo all'interrogazione alla Giunta regionale, con la quale chiediamo se siano stati avviati colloqui con il Governo nazionale, al fine di iniziare un iter di richiesta dello stato di calamità naturale finalizzato all'ottenimento di sostegni economici, prima di tutto per le aziende agricole e, in secondo luogo, per i comprensori sciistici.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Paolo Bongioanni per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione, delegando l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore regionale

Grazie, Presidente; buongiorno, Consiglieri.
Leggo testualmente la nota dell'Assessore Protopapa.
Com'è noto, nel territorio piemontese ormai da mesi si è interessati da un periodo siccitoso, che vede il verificarsi dell'ultima precipitazione significativa l'8 dicembre 2021. Il mese di gennaio 2022, come evidenziato nella stessa interrogazione, è stato il quinto gennaio più secco degli ultimi sessantacinque anni. Un altro elemento di particolare attenzione è stato rappresentato da ARPA Piemonte, relativamente alle stime modellistiche del quantitativo di acqua immagazzinato nel manto nevoso, che presentano per il bacino del Po, chiuso alla confluenza con il Ticino, un quantitativo misurato, nel periodo 2021-2022, cioè da gennaio 2021 a gennaio 2022, pari a poco più di 620 milioni di metri cubi d'acqua, a fronte di un quantitativo medio dell'ultimo ventennio di circa un milione 600 mila metri cubi, quindi con una differenza significativa di quasi il 60%.
Tutto ciò premesso, si evidenzia che, a fronte della specifica richiesta della Regione Piemonte datata 15 febbraio u.s., si è tenuta una seduta dell'Osservatorio permanente sugli indirizzi idrici nel distretto idrografico del fiume Po con all'ordine del giorno l'analisi della situazione idrologica, delle riserve idriche e la conseguente definizione per il Piemonte dello scenario di severità idrica media, condizione quest'ultima necessaria a consentire ai Consorzi d'irrigazione di richiedere la deroga al rilascio del deflusso ecologico alle Province, ai sensi del regolamento regionale n. 14/R del 27 dicembre 2021.
Per quanto concerne il comparto agricolo, premesso che, in linea generale i danni alle produzioni vegetali da avversità catastrofali, quali la siccità, sono ricomprese nel Piano di gestione del rischio in agricoltura e, pertanto, assicurabili con le polizze agevolate, si evidenzia che, al fine di attivare un'eventuale procedura di delimitazione dei territori e quantificazione dei danni, ai sensi del decreto legislativo n. 102/2004, è necessario che gli Uffici regionali della Direzione Agricoltura abbiano contezza dei danni del comparto agricolo.
A oggi, seppure la situazione meteo-climatica che si sta delineando impone la massima attenzione rispetto all'imminente stagione irrigua, non sono pervenute segnalazioni di danni. Pertanto, questo è l'invito a segnalare all'Assessorato all'agricoltura i danni, perché si proceda al ristoro.


Argomento: Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 1006 presentata da Magliano inerente a "Ripristino del servizio di trasporto scolastico per la tratta Bruzolo-Bussoleno: come intende procedere in merito questa Giunta?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1006.
La parola al Consigliere Magliano per l'illustrazione.
Prego, Consigliere; ne ha facoltà per tre minuti.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Nel "premesso che", ripercorro la cronistoria di questa linea soppressa.
Con nota del 5 aprile 2019, Extra.To chiedeva all'Agenzia della mobilità piemontese di essere autorizzato, a partire dall'inizio dell'anno scolastico 2019-2020 (9 settembre 2019), a modificare la tratta dell'autolinea n. 208, sopprimendo le linee destinate esclusivamente alla mobilità di studenti della scuola primaria e secondaria di primo grado: la soppressione di alcune corse della linea n. 208 avrebbe comportato un riequilibrio tra costi e ricavi complessivi del subaffidatario.
È evidente però che, a seguito dell'istanza presentata, dopo successivi approfondimenti congiunti con le amministrazioni interessate, a partire dall'anno scolastico 2019-2020 vi è stata la riorganizzazione della linea n. 208, con la conseguente soppressione del servizio di trasporto scolastico erogato a favore degli studenti di età compresa tra gli undici e i quattordici anni che risiedono nel Comune di Bruzolo, ove non vi è una scuola secondaria di primo grado e che, per tale ragione, devono recarsi presso la scuola media del Comune di Bussoleno.
Premesso, inoltre, che Bruzolo è un piccolo paese della Val di Susa di circa 1.500 anime, l'Istituto comprensivo, in particolare il plesso di riferimento per gli studenti della scuola secondaria di primo grado che risiedono a Bruzolo, è la scuola media di Bussoleno, che dista circa otto chilometri da Bruzolo.
Dato atto che attualmente il trasporto di tali studenti è gestito mediante una tratta di autobus non dedicata, la quale, di fatto, taglia fuori il paese di Bruzolo dal servizio, da tempo le famiglie lamentano che il servizio non è per nulla rispondente alle esigenze dei minori, sia in relazione agli orari sia alla modalità di trasporto (cioè quando escono da scuola, entrano ed escono da scuola) e che tali disservizi costringono le medesime a organizzare in proprio il trasporto dei figli alla scuola media di Bussoleno con notevoli disagi, a proposito di utilizzo di mezzi propri invece che il trasporto pubblico.
Il suddetto servizio di trasporto è utilizzato da studenti minorenni (altro elemento che rimarco in quest'Aula) e, attualmente, tale servizio di trasporto di fatto non è utilizzato, in quanto pericoloso per la sicurezza degli studenti i quali, diversamente da quanto accadeva, Presidente, con la precedente linea dedicata, che trasportava gli studenti direttamente davanti alla scuola di Bussoleno, ora devono recarsi sulla statale e salire su un autobus di linea che è sempre molto affollato e fa più fermate; per di più, arrivati a Bussoleno, non sono lasciati direttamente davanti alla scuola, bensì sulla statale e dalla statale devono può recarsi a scuola a piedi da soli. Gli orari del servizio di trasporto non coincidono con l'orario di uscita degli studenti, i quali sono costretti ad attendere l'autobus sulla statale per oltre quarantacinque minuti dopo l'orario scolastico. Tale situazione genera preoccupazione nelle famiglie, le quali a turno si trovano a dover portare loro stessi i propri figli presso la scuola di Bussoleno.
Poi cito tutta una serie di sentenze della Corte dei Conti, dove si mette in chiaro chi deve rispondere del servizio e chi deve anche compartecipare alla spesa di questo servizio.
Inoltre, sottolineiamo che nei piccoli Comuni e in quelli montani non sempre in ogni paese vi è una scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado e che per tali amministrazioni comunali è importante organizzare efficaci servizi di trasporto degli studenti, che suppliscano all'assenza di un ordinario trasporto pubblico, all'interno del Comune e verso i Comuni limitrofi, nei quali trovano ubicazione i plessi di riferimento.
Ancora, ci preoccupiamo dello spopolamento: se non abbiamo i servizi dedicati, le famiglie non vanno a vivere lì, Presidente, e qui c'è anche un problema di sicurezza vero e proprio.
Considerato che è fondamentale assicurare e tutelare il diritto allo studio degli studenti, diritto che passa anzitutto dalla garanzia di un servizio di trasporto affidabile ed efficiente che possa assicurare l'entrata e l'uscita da scuola, peraltro, in totale sicurezza, chiedo - e ringrazio l'Assessore per essere qui - a questa Giunta quali misure di ripianificazione del servizio di trasporto intenda predisporre, al fine di far fronte alle criticità segnalate dai cittadini del Comune di Bruzolo, e come intenda garantire, ai genitori degli studenti, che lo spostamento dei propri figli verso la scuola media del Comune di Bussoleno, stante la distanza delle fermate, avvenga in sicurezza.
Questo lo chiediamo perché è evidente che c'è una preoccupazione dell'attuale Amministrazione e dei genitori di questi ragazzi e perch pensiamo che, nell'idea di ripopolamento dei territori di questa maggioranza, servizi di questo tipo non possono essere soppressi.
Chiedo di avere la risposta il prima possibile.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Silvio Magliano per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Leggo la nota dell'Assessore Gabusi e chiederò indulgenza al Presidente perché è piuttosto lunga e corposa.
Con riferimento all'interrogazione in oggetto, al fine di fornire primi elementi utili per la risposta sulla base delle informazioni in nostro possesso, è necessario inquadrare le competenze sul trasporto scolastico.
È utile ricordare, ai fini della comprensione del contesto, l'articolo 31 della legge regionale n. 28 del 2007 "Norme sull'istruzione, il diritto allo studio e la libera scelta educativa", che attribuisce ai Comuni la funzione di provvedere al trasporto degli studenti della scuola primaria e secondaria di primo grado.
Sin dal suo conferimento, nell'autunno 2015, il contratto di servizio per il TPL extraurbano nel territorio della Città metropolitana di Torino ha evidenziato un significativo squilibrio tra il valore della produzione erogata e le risorse economiche disponibili, oltre agli oneri derivanti dal pagamento dei saldi relativi ad annualità precedenti al trasferimento all'Agenzia del medesimo contratto.
In ragione di questo, sono stati attivati con solerzia molteplici tavoli congiunti di confronto con il Consorzio concessionario e gli enti territoriali, via via interessati, finalizzati a individuare svariate ipotesi di razionalizzazione dei servizi, tali da garantire l'equilibrio finanziario, non solo del contratto, ma della sostenibilità e di tutta la partita in oggetto, la coerenza tra il valore della produzione programmata e le risorse disponibili e un'offerta di mobilità commisurata alla domanda in grado di mantenere un'adeguata copertura territoriale, nel rispetto di tutti i criteri generali di efficienza e sostenibilità.
Naturalmente si è partiti dal rispetto di leggi e competenze e, pur non essendo la Regione direttamente presente ai tavoli, è apparso coerente individuare quelle linee che, in quanto scolastiche, non potevano essere compensate dal trasporto pubblico locale. Per tale motivo, nel 2019, il Consorzio Extra.To proponeva, tra gli altri, la soppressione di alcune corse della Linea n. 208 "Bussoleno-San Didero-Borgone", che nel corso del tempo avevano assunto le caratteristiche di "scuolabus", al fine di garantire la sostenibilità economica della linea.
La proposta del Consorzio è stata oggetto di approfondimento congiunto tra le Amministrazioni locali del tratto della linea e le Società interessate nel corso di alcuni specifici incontri, che si sono tenuti proprio presso l'Agenzia della mobilità piemontese.
A seguito degli esiti di questi incontri, finalizzati sia a escludere dal complesso del trasporto pubblico locale quei servizi che, nel corso del tempo, avevano assunto una caratteristica pressoché esclusiva di scuolabus sia di garantire un'adeguata connettività territoriale con il sistema del TPL, sia di consentirne una gestione sostenibile da parte delle Società concessionarie, sono state ufficialmente proposte al Consorzio Extra.TO e alle Amministrazione interessate alcune possibili soluzioni.
Dopo ulteriori approfondimenti e verifiche di tali proposte, nonch dell'istanza del Consorzio del 29 agosto 2019, con determinazione dell'Agenzia della mobilità del 3 settembre 2019 è stata autorizzata l'adozione del nuovo programma di esercizio della linea n. 208 "Bussoleno San Didero-Borgone", finalizzato a migliorarne la sostenibilità e l'aderenza del servizio alla reale domanda di mobilità tenuto conto anche delle limitazioni viabili presenti lungo il percorso.
Con l'obiettivo di consentirne la fruibilità anche da parte degli studenti diretti agli istituti di Bussoleno e di Borgone di Susa (in ragione delle appurate difficoltà legate alla possibilità di coordinare opportunamente gli orari d'ingresso/uscita da scuola dei due istituti primari di riferimento del territorio, in modo da poter essere serviti ovviamente da un'unica linea non a carico dei Comuni, ancorché funzionalmente inquadrabile come scuolabus), la linea effettua coincidenza lungo via delle Vergnatte-via Pramolle (e non sulla statale n. 25) con alcune corse della linea extraurbana n. 436 "Caselette-Almese-Condove-Bussoleno-Susa" prolungate/deviate lungo tale percorso proprio al fine di garantire la coincidenza tra i servizi nel rispetto alle caratteristiche di sicurezza e regolarità previste dal DPR 753/1980.
Al fine di assicurare le medesime condizioni anche a Bussoleno "Scuole medie", la linea (totalmente contribuita con risorse regionali) effettua in arrivo una fermata a circa venti metri da quella utilizzata dagli scuolabus e in partenza la stessa fermata dagli scuolabus contribuiti direttamente da altri Comuni della zona.
Gli eventuali disallineamenti segnalati nell'interrogazione tra gli orari d'ingresso/uscita degli studenti dalle scuole medie di Bussoleno e il servizio programmato, potrebbero essere stati generati da variazioni dell'orario delle lezioni stabiliti dall'istituto non precedentemente concordati e probabilmente incompatibili con le necessità di garantire un adeguato servizio per l'utenza studentesca diretta agli istituti superiori di Susa.
L'Assessorato ai trasporti e l'Assessore Gabusi, entro le proprie competenze e i limiti normativi, restano a disposizione per ogni ulteriore necessità di chiarimento.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Luigi Icardi per la risposta.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1007 presentata da Canalis, inerente a "Nessun servizio pediatrico a Druento?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1007.
Ha chiesto di illustrare l'interrogazione la Consigliera Monica Canalis.
Prego, Consigliera; ha facoltà di intervenire per tre minuti.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
L'interrogazione a risposta immediata in oggetto riguarda uno specifico comune della Città metropolitana di Torino e dell'ASL TO3, distretto metropolitano nord, cioè il Comune di Druento, ma probabilmente potrebbe essere applicabile a molte altre realtà del Piemonte, perché riguarda la carenza di pediatri di libera scelta e il fatto che il pensionamento dei pediatri che hanno raggiunto i limiti di età, può comportare la mancata sostituzione. Questo è avvenuto a Druento, Comune di circa 9.000 abitanti nello scorso mese di dicembre, quando la pediatra che qui aveva il suo ambulatorio, la dottoressa Boschis, è andata in pensione.
Ebbene, i minori in età pediatrica di Druento, quindi quelli compresi tra zero e quattordici anni, sono 1.227 e i loro genitori non hanno ricevuto alcun avviso prima del pensionamento della pediatra, quindi si sono ritrovati nel difficile mese di gennaio, quello interessato dalla quarta ondata pandemica, in cui si aveva continuamente bisogno di fare tamponi quarantene e via dicendo, completamente scoperti.
Alcuni minori nella fascia di età sei-quattordici anni hanno trovato posto presso i medici di medicina generale anche dei Comuni limitrofi, ma sono stati in numero insufficiente. Mentre per i minori tra zero e sei anni, che necessariamente devono essere seguiti da un pediatra, si pone il problema dei difficili collegamenti trasportistici con gli altri Comuni (Venaria Pianezza e Givoletto). Questo impatta soprattutto sulle famiglie più fragili che non hanno a disposizione un mezzo di trasporto proprio e che quindi espongono i minori, che magari si trovano in stato di malattia, a lunghi viaggi in pullman o con altri mezzi.
Riscontriamo un problema di accessibilità che non poniamo solo noi, perch anche la popolazione ha già fatto una petizione che ha raggiunto 576 firme e che, a inizio febbraio, è stata trasmessa sia all'ASL TO3 sia all'Assessorato regionale alla sanità.
Questo grandissimo numero di firme denota quanto il tema sia sentito e patito dalla popolazione di Druento, quindi chiediamo, con la presente interrogazione, alla Giunta Cirio quali misure intenda mettere in atto per garantire ai bambini di Druento l'accesso alle cure pediatriche.
Immagino che l'Assessore farà anche una riflessione più generale sui pediatri di libera scelta che credo sia utile a tutto il territorio regionale.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Monica Canalis per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore; ha facoltà di intervenire per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Purtroppo mettiamo il dito nella piaga: a livello nazionale mancano oltre 15 mila pediatri. Un tema che affligge non soltanto il Comune di Druento ma molte altre aree del Piemonte, così come tutto il territorio nazionale.
Nel caso specifico, l'Azienda Sanitaria TO3 ha preso immediatamente in carico la problematica del pensionamento della pediatra di libera scelta che operava su Druento, chiedendo ai pediatri dello stesso ambito territoriale di assumere l'impegno dell'assistenza di base ai bambini, in quanto due di essi avevano molti posti a disposizione, quindi c'era la disponibilità a ricollocare i bambini da altri pediatri, e avevano la concreta possibilità, anche sotto il profilo del tempo disponibile, di supplire alla cessazione della citata dottoressa Boschis.
Al contempo, l'ASL si è attivata con le organizzazioni sindacali dei pediatri di libera scelta per trovare una soluzione più prossima ai cittadini ed evitare quei trasporti che la Consigliera ha appena lamentato e, al contempo, sostenibile riguardo ai numeri dei piccoli assistiti.
Considerati tutti i complessi aspetti di pertinenza dell'ambito territoriale e gli accordi regionali in materia di carenze, che ci hanno permesso di richiedere il conferimento di un incarico straordinario a un pediatra di libera scelta, con l'apertura dell'ambulatorio nel Comune di Druento, ipotizziamo quindi la copertura di tale incarico nell'immediato futuro.
In pratica, l'Azienda sanitaria ha conferito questo incarico e speriamo che nelle prossime settimane possa prendere servizio, per evitare disagi alla popolazione dei piccoli assistiti dai pediatri di libera scelta, fermo restando che il problema dell'assistenza sia già risolto con gli altri pediatri.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Luigi Icardi per la risposta.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1008 presentata da Grimaldi inerente a "Esenzione dalla spesa sanitaria per le persone affette da vulvodinia e neuropatia del pudendo"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1008, presentata dal Consigliere Grimaldi, che ha facoltà di illustrarla per tre minuti.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Oggi vorrei parlare di un tema davvero delicato. È un'interrogazione che mette al centro una malattia spesso sconosciuta, quella della vulvodinia che è stata riconosciuta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità nell'ambito dell'ultima revisione della classificazione internazionale delle malattie.
Come sapete, in questi mesi - per fortuna! - si è iniziato a discutere anche di questa grave patologia su varie testate e sui social, dov'è rimbalzata, appunto, la parola "vulvodinia", ahimè associata maggiormente a polemiche o a gossip su singoli individui e nostre concittadine piuttosto che a contenuti di matrice divulgativa.
Per questo motivo, ci siamo invece uniti al Comitato che s'impegna per il riconoscimento di questa malattia, perché intendiamo dare voce alla lotta collettiva che sta animando questo Paese e tutte le donne che mettono in pratica anche micro-resistenze quotidiane mentre affrontano l'esperienza di una malattia.
Questa non è la battaglia solo di alcune donne, ma di tante che hanno scoperto che questo dolore vulvare le accomuna: c'è chi non può alzarsi dal letto a causa delle fitte, chi dissimula ogni giorno il dolore sul posto di lavoro, chi piange di gioia perché finalmente riesce a vivere serenamente la propria sessualità, chi purtroppo non può nemmeno sedersi, chi non si riconosce più e lotta ogni giorno per ritrovarsi.
Insomma - la dico così - in una società che a malapena ha imparato a nominare la vagina, e non ho paura a dirlo in quest'aula, forse la parola "vulva" resta ancora coperta da molti tabù: figuriamoci, allora, che fine possono fare le malattie che riguardano, appunto, questa patologia (che non è solo femminile) solo perché ciò che non ha un nome alla fine non esiste.
Per entrare nel merito della nostra richiesta - non voglio rileggervi tutto l'articolato anche perché non abbiamo tempo - vorrei sottolineare che esistono già delle proposte e delle disposizioni in tal senso; c'è anche proposta di legge in Parlamento e il Comitato, attraverso un percorso partecipato, ha coinvolto pazienti, professionisti e sanitari specializzati. In questa proposta si procederebbe all'individuazione di un presidio pubblico specializzato in ogni regione, alla copertura delle spese sanitarie da parte del sistema sanitario nazionale, alla costruzione di un registro nazionale per la raccolta dati sulle patologie in oggetto.
La proposta chiede, inoltre, di istituire una giornata nazionale della vulvodinia e, in assenza di una normativa regionale, le Regioni possono però farsi promotrici di proposte apripista per migliorare la situazione di tutte le persone malate di vulvodinia.
Nei giorni scorsi, diverse Regioni (il Lazio, la Lombardia e la Toscana) si sono espresse attraverso l'approvazione di atti d'indirizzo il tal senso.
Al fine di garantire il diritto alla salute, nonché di migliorare le condizioni di vita delle persone affette da vulvodinia e neuropatia del pudendo, chiediamo all'Assessore competente se intenda inserire tali patologie tra quelle che, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettera a) del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124, danno diritto all'esenzione dalla partecipazione alla spesa per le correlate prestazioni sanitarie inserendoli nei livelli essenziali di assistenza considerati aggiuntivi rispetto a quanto previsto dal DPCM 12 gennaio 2017.
Vorremmo quindi sapere se la Regione Piemonte intende fare questo passo o se ci sono delle possibilità per sperimentare anche qui quella che credo sia una buona pratica di civiltà.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Marco Grimaldi per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto che risponde all'interrogazione delegando l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Condivido con il Consigliere Grimaldi il fatto che si tratti di una patologia diffusa e, mi permetto di dire, anche dolorosa, in alcuni casi con delle conseguenze tutt'altro che piacevoli per le donne che ne sono affette.
L'interrogazione chiede di sapere se s'intenda inserire questa patologia (la vulvodinia e la neuropatia del nervo pudendo) tra quelle che, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124, danno diritto all'esenzione dal ticket perché inserite in quei livelli di assistenza considerati aggiuntivi rispetto a quanto previsto dal DPCM del 12 gennaio 2017.
In riferimento a quanto in oggetto, e come puntualmente illustrato dallo stesso interrogante, attualmente la vulvodinia e la neuropatia del pudendo non risultano inserite tra le patologie riconosciute tra i LEA ai sensi proprio del decreto citato.
L'eventuale inserimento nel nomenclatore regionale di nuove patologie che garantiscono, oltre ai PDTA, anche il diritto all'esenzione dalla compartecipazione alla spesa sanitaria, in aggiunta a quanto previsto dal disposto della normativa nazionale vigente in materia, comporta l'erogazione di prestazioni di diagnosi, di stadiazione e di cura in extra LEA, che devono essere dettagliatamente associate alla patologia in argomento sulla base di studi clinici consolidati e condivisi, di cui al momento non si dispone (non ce ne sono).
Pertanto, tenuto conto dell'indubbia situazione di grave criticità in cui versano le persone affette da queste patologie, sarà cura dell'Assessorato segnalarlo al Ministero della Salute, attraverso la Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, all'atto dell'aggiornamento. Il Comitato LEA tutti gli anni procede alla revisione e anche all'inserimento di nuove patologie proprio per farle diventare dei livelli essenziali di assistenza.
In quella sede, faremo presente l'esigenza di approfondire l'argomento promuovendo l'attivazione di studi clinici su larga scala, ai fini dell'elaborazione di solide evidenze scientifiche che possano consentire l'inserimento della vulvodinia e della neuropatia del pudendo tra le patologie croniche e/o rare, alle quali venga anche associato il diritto all'esenzione per la compartecipazione alla spesa sanitaria, in attuazione a quanto disposto dalla normativa nazionale e regionale vigenti in materia.
Al momento non possiamo ancora farlo, ma ci facciamo parte diligente nel proporre al Comitato LEA l'inserimento di questa patologia nei LEA, previo studio su larga scala che evidenzi dal punto di vista scientifico tale necessità.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 1009 presentata da Disabato inerente a "Nuove assunzioni di personale sanitario presso l'ASL TO4"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1009.
La parola alla Consigliera Disabato per l'illustrazione.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente. Sarò brevissima.
Il tema riguarda le assunzioni di personale sanitario, in particolare infermieristico, presso l'ASL TO4. Con la deliberazione del Direttore Generale dell'ASL TO4, n. 1114 del 18/11/2021, è stato indetto un avviso per titoli a prova scritta per numero trenta incarichi a tempo determinato per collaboratore professionale sanitario infermieristico, categoria D, per la durata di trentasei mesi.
Con deliberazione del Direttore Generale dell'ASL TO4, n. 98 del 4/02/2022 è stata approvata la graduatoria definitiva del personale assunto a tempo determinato per trentasei mesi e i provvedimenti conseguenti. Appare tuttavia significativo il punto tre della deliberazione sopra citata, in quanto specifica di dare applicazione alle assunzioni di cui al punto due ponendo in essere nel tempo dette acquisizioni con modalità temporaneamente compensativa (turnover) rispetto alle cessazioni già verificatesi o che si verificheranno nel corso del corrente anno 2022 per il profilo di cui si tratta.
Considerato che con tale deliberazione si assume nuovo personale ma solo per sostituire quello esistente, per cui non c'è un aumento dell'organico e che diverse sono le misure adottate dall'ASL TO4 per il potenziamento dell'assistenza domiciliare e dell'infermiere di famiglia e di comunità che è stato tra l'altro oggetto di un disegno di legge negli ultimi anni nonché dei posti letto, pare evidente la necessità di potenziare altresì il personale sanitario, non ricorrendo soltanto alla sostituzione.
Molti sono i contratti COVID del personale medico che scadranno a fine emergenza e diversi sono i contratti degli operatori socio-sanitari che scadranno il 30 giugno, diversamente da quanto stabilito dall'accordo tra ASL TO4 e la Regione che fissava la proroga di tali contratti fino al 31/12/2022.
Interroghiamo la Giunta per sapere se vi sono le risorse o la volontà per assumere a tempo indeterminato ulteriore personale da aggiungere a quello già presente.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Disabato per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione, delegando l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
L'interrogazione chiede di sapere se vi sono le risorse e la volontà per assumere a tempo indeterminato ulteriore personale da aggiungere a quello già presente. Rimane immutata la volontà di garantire una corretta esecuzione dei servizi sanitari all'interno dell'ASL TO4 e, dove è possibile, di migliorarli. Di conseguenza, è inteso che tutto deve rimanere all'interno del piano triennale del fabbisogno di personale, che è in attesa di approvazione da parte del Ministero, ma soprattutto del tetto di spesa del personale, il cui superamento, come previsto all'articolo 6 comma 6 del decreto legislativo n. 165/2001, presuppone il blocco totale delle assunzioni.
Abbiamo una norma nazionale che ci illustra il piano triennale delle assunzioni, c'è un tetto di spesa fissato dal MEF e sono parametri per noi inderogabili. Pertanto, è solo per garantire il rispetto del tetto di spesa che si è specificata la mobilità compensativa del turnover. A tale proposito, voglio ricordare che nel mese di dicembre è stata deliberata l'assunzione di cinquanta operatori socio-sanitari. La spesa del personale come lei sa, è una spesa considerata incomprimibile, perché deriva dal numero di assunti moltiplicato il quantum che deriva dal contratto nazionale collettivo. Pertanto, è una spesa attentamente monitorata dai Ministeri, soprattutto dal MEF, che ci impone, oltre al Piano del fabbisogno, anche un tetto di spesa. Questo tetto di spesa ovviamente non può essere superato.
È chiaro che in questi ultimi periodi, vista l'emergenza COVID e viste le nuove attività che si dovranno svolgere sul territorio, questo meccanismo è totalmente in discussione, ma al momento restano fermi i capisaldi che le ho descritto.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 1010 presentata da Salizzoni inerente a "Trovare soluzioni adeguate e definitive alle perduranti carenze di personale sanitario per raccolta e trasfusione di sangue"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1010.
La parola al professor Salizzoni per l'illustrazione.



SALIZZONI Mauro

Grazie, Presidente.
Il sangue è un bene comune e la sua donazione è totalmente gratuita. Il Piemonte è una delle regioni italiane più virtuose per la donazione di sangue e i nostri concittadini dimostrano con questo un'eccezionale generosità e profondo senso civico. Tuttavia, la sola donazione non basta in assenza di una catena di prelievo, trasfusione e trasformazione efficiente. Ne è la prova il fatto che il Piemonte è tradizionalmente autosufficiente per emocomponenti, anzi ne trasferisce l'eccesso ad altre regioni italiane, come la Sardegna e il Lazio, ma non per emoderivati, che devono essere comprati a caro prezzo all'estero.
Durante la pandemia l'afflusso di sangue è diminuito drasticamente, non per la riduzione delle donazioni, che si sono fermate solo durante i confinamenti più stretti, bensì per la minor disponibilità di personale.
Prima l'emergenza sanitaria e, successivamente, l'attività vaccinale meglio retribuita e prestata in sedi fisse, hanno sottratto medici e infermieri alla raccolta e alla trasfusione di sangue. Sarebbe opportuno pagare meglio gli operatori del sangue, equiparando il trattamento a quello dei vaccinatori. Un loro miglior trattamento non costituirebbe una maggior spesa, ma un investimento, dal momento che l'alternativa è acquistare il sangue all'estero a prezzi più alti, ma non è solo una questione di trattamento economico. Per i medici, ad esempio, la raccolta di sangue è incompatibile con la specialità. La maggior parte dei dottori che lasciano l'attività di prelievo lo fanno per iscriversi alle scuole di specialità.
Per affrontare l'emergenza, i Direttori delle scuole di specialità dovrebbero autorizzare temporaneamente gli specializzandi a lavorare alcune ore a settimana alla raccolta di sangue. Presso ogni Regione è attivo un Centro Regionale Sangue e quello del Piemonte ha attivato da mesi un tavolo di lavoro su questa problematica, ma non se ne conoscono ancora gli esiti.
Vorrei concludere con l'appello di trovare presto una soluzione, non solo per porre rimedio all'evidente mancanza di sangue per le attività chirurgiche, ma anche per non essere costretti a respingere i donatori che si offrono volontari.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Salizzoni per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
L'interrogazione chiede come l'Amministrazione regionale si sia attivata per quanto di propria competenza, a trovare soluzioni adeguate e definitive alle perduranti mancanze di personale sanitario per le associazioni di donatori di sangue.
È un problema noto, purtroppo, ripetutamente segnalato dalla SRC Trasfusionale e sviscerato in varie occasioni. Riguarda non soltanto la rete di raccolta associativa, ma anche quella trasfusionale pubblica.
Per quanto riguarda gli specializzandi iscritti al Corso di Medicina Generale, per i quali la collaborazione all'attività di raccolta è oggetto d'incompatibilità, di cui all'articolo 11 del decreto ministeriale 7 marzo 2006, è stato inoltrato un quesito al Ministero dal Settore competente in materia di personale e dalle ASL. Abbiamo predisposto un quesito specifico per permettere a questi medici di lavorare, ma la risposta è stata negativa.
A fine settembre è stato diramato un comunicato stampa contenente un appello, richiedente disponibilità, agli operatori sanitari, a collaborare con le associazioni dei donatori.
SRC, in sinergia con il Direttore del Centro Nazionale Sangue e con il Direttore regionale di sanità del Piemonte, ha predisposto un progetto pilota, presentato l'8 febbraio di quest'anno, ai Direttori generali delle Aziende sanitarie, contenente un'analisi delle cause all'origine dalla grave situazione di criticità in cui versa il sistema trasfusionale, e ha formulato proposte di soluzione al problema, tra le quali alcune che anche lei ha citato prima, che condivido pienamente.
In primis, si tratta di coinvolgere medici e infermieri dipendenti delle ASL e delle ASO in attività aggiuntiva extra orario di servizio, a tariffe orarie predefinite (quali prestazioni aggiuntive), finalizzate all'incremento dell'attività di raccolta sia all'interno del SIMIT sia per la collaborazione con le associazioni.
Secondo, avviare, analogamente a quanto previsto dalla DGR 484143 del 19 novembre dell'anno scorso, per i pronto soccorso, il reclutamento di medici laureati non specializzati, nell'ambito dei servizi trasfusionali, da dedicare alla selezione del donatore, un'attività per la quale non è previsto il possesso di diploma di specializzazione, quindi è possibile farlo.
Sensibilizzare, come citava lei, i Direttori delle Scuole di specializzazione affinché favoriscano la disponibilità degli specializzandi a partecipare all'attività di selezione del donatore, nell'ambito delle attività espletate dalle UDR associative.
Supportare, da parte dell'Università, il percorso formativo per i medici da dedicare alla medicina trasfusionale, incrementando i posti a disposizione nelle Scuole di specializzazione in ematologia e patologia clinica, in quanto non esiste una specializzazione in medicina trasfusionale.
Ridisegnare l'organizzazione della rete trasfusionale e delle UDR ipotizzando un'intesa con le associazioni e progressive riorganizzazioni della raccolta sul territorio.
Aumentando, ad esempio, i giorni di apertura dell'unità di raccolta su punti fissi, con personale condiviso, magari anche attraverso fasce diverse (c'è poi tutta una serie d'iniziative definite in questo progetto), ma anche da parte della medicina trasfusionale, come l'assegnazione e la distribuzione, individuando figure professionali che possano intervenire nelle varie fasi del percorso medico (infermiere, farmacista e biologo) sempre tutelando la sicurezza del donatore, del paziente e dell'operatore proprio per liberare risorse mediche e infermieristiche da dedicare alla raccolta.
Questo progetto pilota, di cui ho elencato sommariamente una serie di peculiarità, cui ha aderito la totalità delle Aziende sanitarie piemontesi è in fase di attivazione, in quanto costituisce un preciso obiettivo dell'anno 2022 della SRC trasfusionale.
Siamo partiti a febbraio con questo progetto, lo stanno attivando e mi auguro che dia i risultati attesi perché, come lei ha sottolineato correttamente, l'esigenza di avere un efficiente sistema di donazione ce l'abbiamo, ma anche la raccolta del sangue è una priorità per il nostro Servizio Sanitario Regionale.
Grazie, Presidente. Ho concluso e posso inviare la risposta scritta.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Luigi Icardi per la risposta.
Nel ringraziare il Presidente Stefano Allasia per l'incarico, dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.
Al fine e nel rispetto della normativa vigente riguardante il COVID-19 s'invitano tutti i Consiglieri e il personale dell'Assemblea a uscire in modo ordinato dall'aula per i quindici minuti di areazione dei locali.
Alle ore 15.35 il Presidente riaprirà la seduta di Consiglio regionale sospesa alle ore 13.
Grazie e buona salute a tutti e a tutte.
(Alle ore 15.17 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta riprende alle ore 15.41)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Esame proposta di deliberazione n. 219, inerente a "Approvazione della programmazione relativa alle strutture di prossimità e intermedie nelle Aziende Sanitarie Locali: localizzazione dei siti delle Case di Comunità Ospedali di Comunità e Centrali Operative Territoriali" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 219, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Nella mattinata odierna è iniziato l'esame del provvedimento, la proposta è stata illustrata dall'Assessore Icardi ed è terminata la discussione generale.
Passiamo all'esame degli emendamenti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gallo; ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Poiché manca l'Assessore Icardi ed è vero che non dobbiamo votare, se vuole le chiedo una votazione, così verifichiamo quanti Consiglieri sono presenti in Aula. Sospendiamo di qualche minuto la seduta e così verifichiamo dov'è la Giunta.



PRESIDENTE

Se vuole farlo, così velocizziamo l'entrata dei colleghi in Aula, forse è una procedura un po' forzata.



GALLO Raffaele

Soprattutto manca l'Assessore.



PRESIDENTE

In attesa dell'Assessore Icardi, sospendiamo i lavori.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.44, riprende alle ore 15.50)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Eravamo fermi ai diciassette emendamenti che insistevano sulla proposta di deliberazione in oggetto.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Scusate! Chiedo all'Ufficio di Presidenza di tenere un tenore più basso, anche se c'è l'Assessore Ricca. Posso capire il vostro entusiasmo per vedere l'Assessore in aula, ma dobbiamo proseguire con i lavori.
Emendamento rubricato n. 1) presentato da Valle.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Valle per l'illustrazione, che interviene in qualità di Consigliere.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Con l'emendamento proponiamo l'inserimento di una struttura - quella della ex Superga di via Verolengo - a valere sui cosiddetti "altri finanziamenti", cioè quelli che la Regione può finanziare con risorse proprie extra PNRR, pur comprendendo la logica dei silos che ci illustrava questa mattina l'Assessore.
L'obiettivo è coprire una zona di Torino - quella di Torino Nord - che, a nostro giudizio, non è stata sufficientemente coperta nel lavoro che ci viene presentato quest'oggi e che ci è stato presentato in Commissione la scorsa settimana. Era un tema che già in quell'occasione avevamo sollevato e che è condiviso anche delle Amministrazioni locali, a partire dalla Circoscrizione, dal Comune e dalle realtà in particolare sindacali che seguono quel territorio.
È un immobile di proprietà comunale (quindi pubblico), che necessita di una riqualificazione importante; è centrale e baricentrico rispetto a quel grosso quartiere di Torino, che è molto popolato e che, in particolare risente di bisogni di salute significativi. Se guardiamo la nostra città, è uno dei quartieri con l'aspettativa di vita più bassa e peggio servito dalle strutture sanitarie.
Siamo dunque convinti che necessiti di un aumento del presidio del territorio.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Procediamo con l'esame dell'emendamento rubricato n. 2).
Emendamento rubricato n. 2) presentato da Grimaldi, Bertola, Gallo Frediani, Giaccone, Magliano.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Consigliere Grimaldi, lei ha presentato più emendamenti. Scelga lei se illustrarli tutti insieme o se preferisce farlo singolarmente. Faccia come meglio crede.



GRIMALDI Marco

Intanto procedo con l'illustrazione di questo, che per noi è davvero il più importante.
All'allegato alla tabella A abbiamo aggiunto quello che, a nostro avviso, è uno dei veri luoghi mancanti, cioè Lungo Dora Firenze 86. Vorremmo che fosse sostenuto con le risorse del PNRR.
Sapete benissimo che la riapertura dell'ospedale Maria Adelaide - e la sua conversione a struttura territoriale - rappresenta una grande occasione per dotare di un nuovo presidio sanitario pubblico una zona carente di servizi e con un'elevata domanda di salute, nonché per impiegare in modo virtuoso i finanziamenti europei, sperimentare anche un modello innovativo di cure che potrebbe davvero diventare un esempio a livello nazionale.
Assessore, glielo chiediamo con tutti i colleghi di opposizione, sapendo di aver dietro un atto del Comune di Torino che ancora ieri le ha chiesto, in extremis, di sostenere questo emendamento.
Di fatto, in tutti gli interventi lei non è mai stato di per sé contrario ma ha sempre.
Però, Presidente, non ci sono le condizioni per intervenire!



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Scusate, colleghi! Mi rivolgo ai banchi della maggioranza e anche delle opposizioni (o delle minoranze): se mantenete un comportamento idoneo all'Assemblea regionale, i colleghi possono intervenire ed essere auditi da tutti.
Prego, Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Dicevo, proprio ieri il Consiglio comunale di Torino ha chiesto che la Regione garantisca l'apertura di una casa di comunità presso il Maria Adelaide, e lo ha fatto con un atto formale.
L'Assessore non è mai stato contrario, di per sé, ma ha sempre detto che avrebbe voluto riconsiderare questo progetto dentro un destino diverso.
Però glielo diciamo ancora più chiaramente, Assessore: l'Assessore Ricca vorrebbe dare seguito al dossier delle Universiadi inserendo, di fatto quella struttura dentro quel dossier. Dall'altra parte, l'Assessora Chiorino, oggi assente, non ha candidato quella stessa struttura dentro i fondi della legge n. 338.
Se lei oggi non esprimerà parere positivo su quest'emendamento, non inserirà il Maria Adelaide dentro i fondi del PNRR.
Pur accettando una mediazione (mediazione che vede sia una residenza universitaria sia una casa della salute), come si fa a pensare che sia davvero credibile fare un progetto del genere senza le risorse del PNRR e senza le risorse della legge n. 338? Cioè o le Universiadi pagano spontaneamente una residenza universitaria e anche in parte la casa della salute - ma non si capisce il motivo per cui dovrebbero farlo - oppure non comprendiamo perché noi oggi non inseriamo questo tipo di finanziamenti in quell'elenco delle case della salute. Non è il project financing che pu in qualche modo, sostituirlo, non ci sono privati che mettono le risorse che il pubblico non vuole mettere. Gliela poniamo così, com'è giusto che sia.
Tra l'altro, le facciamo anche il favore di non mettere in competizione progetti diversi. Noi potremmo anche dirle: "Che senso ha mettere sei sette o otto." Quante case della salute volete mettere nell'Astanteria Martini? Come se la soluzione fosse di ammassarle in un luogo per prendere più soldi. Non è questo il disegno del PNRR che pensavamo. O no? Lo diciamo attraverso quest'emendamento (ne seguiranno altri, insieme a un ordine del giorno), ma vorremmo sentire anche l'unità della Giunta nello spiegarci esattamente che cosa succederà al Maria Adelaide. Perché ogni volta che c'è una Commissione, si scopre che il Maria Adelaide non è compreso. Però volete una mediazione mettendo anche più cose lì dentro.
A lei, soprattutto, la parola.



PRESIDENTE

Grazie.
Emendamento rubricato n. 3) presentato da Grimaldi, Bertola, Gallo Frediani, Giaccone, Magliano.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Prego, Consigliere Grimaldi; ha facoltà di illustrarlo.



GRIMALDI Marco

Lo illustro in un secondo.
Con quest'emendamento mettiamo, di per sé, una cosa che noi preferiremmo non mettere, cioè che la stessa struttura venga finanziata con risorse regionali, cioè con altre fonti di finanziamento. L'abbiamo fatto proprio per svelare ogni possibile bluff. Perché siete voi che avete messo nello stesso elenco anche delle case della salute che non saranno finanziate con i fondi del PNRR.
Se lei ci dice che il Maria Adelaide sarà finanziato comunque come casa della salute, posto che per noi mille metri quadri non sono sufficienti (l'abbiamo già detto), nutriamo comunque delle perplessità che abbiamo sempre espresso sul fatto che in una struttura che farà da residenza universitaria ci sia anche una casa della salute. È interessante, è suggestivo, ma con tutte le complicazioni del caso. Però le veniamo in supporto, cioè ci faccia capire come mai in questo elenco non c'è, né con le risorse del PNRR né con altri finanziamenti.
Se ci fosse il parere negativo anche su questo, di fatto, oggi potremmo dire che il Maria Adelaide non sarà una casa di comunità. Altrimenti non si capisce esattamente con quali finanziamenti la sosterremo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Emendamento rubricato n. 16) presentato dalla Giunta regionale.
(Testo inserito nell'allegato al resoconto integrale dell'adunanza in corso) La parola all'Assessore Icardi per l'illustrazione.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Questa è una correzione che deriva da un'interlocuzione con i Sindaci del territorio e da un'esigenza di migliore sfruttamento degli spazi.
Si era previsto nello stesso edificio la casa della salute e l'ospedale di comunità, in particolare a Crescentino, mentre a pochi chilometri c'è un'area nel Comune di Cavagnolo idonea, dove il Comune aveva già iniziato un discorso di ristrutturazione. Ricordiamo che a Cavagnolo era presente una sede dell'Eternit, quindi grazie ai fondi di ristoro per quanto riguarda i danni da amianto, ci sarà una compartecipazione del Comune anche alla realizzazione della casa di comunità, che è a pochi chilometri da Crescentino.
Pertanto, con l'accordo del territorio e dei Sindaci, spostiamo la casa di comunità da Crescentino a Cavagnolo, mentre rimane invariato l'ospedale di comunità su Crescentino, con anche un discorso di compartecipazione da parte del Comune e di collaborazione nella realizzazione della casa di comunità.
È invariata anche la presenza della casa della salute oggi incardinata a Crescentino, che come spoke sarà gerarchicamente dipendente dalla casa di comunità di Cavagnolo.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Emendamento rubricato n. 12) presentato da Sarno, Grimaldi, Gallo, Sacco Magliano.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Sarno per l'illustrazione.



SARNO Diego

Grazie, Presidente.
L'emendamento arriva in scia alle discussioni che abbiamo fatto sia in Commissione sia nella seduta mattutina del Consiglio. L'emendamento n. 12) prevede che, all'interno dell'allegato A, nel riquadro relativo all'ASL TO5, si aggiunge una riga con le seguenti parole: "Moncalieri Strada Vignotto 23, tipologia di finanziamento 'altri finanziamenti'".
Perché abbiamo depositato quest'emendamento? Come si diceva in Aula stamattina, questo è il caso nel quale la città di Moncalieri aveva candidato come casa di comunità questa struttura che, attualmente, è in possesso del Comune di Moncalieri e che era stata data in comodato d'uso gratuito all'ASL TO5. Ed è una struttura già esistente.
Abbiamo inserito quest'ulteriore finanziamento con questa nuova casa di comunità proprio perché risponde a tutti quei criteri decisi anche a livello nazionale e condivisi a livello territoriale, perché ci risulta lo vedrete anche nell'emendamento n. 13) - sostanzialmente la decisione su un'altra localizzazione in quel distretto, cioè nella città di Trofarello.
Però in questo caso si vuole dare un'apertura alla maggioranza in questo senso, cioè non di sostituzione ma di aggiunta, anche perché la Città di Moncalieri è nell'ASL TO5 la prima località in termini di abitanti (60 mila) nella quale non vi è né una casa di comunità né un ospedale di comunità. Vi è solo la centrale operativa, ma sono tutte funzioni che non hanno un servizio diretto alla persona.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sarno.
Emendamento rubricato n. 13) presentato da Sarno, Grimaldi, Gallo, Sacco Magliano.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Sarno per l'illustrazione.



SARNO Diego

Grazie, Presidente.
Come dicevo, quest'emendamento va in scia al ragionamento fatto poc'anzi.
Siccome la risposta al passato emendamento potrebbe essere "non abbiamo risorse", abbiamo depositato quest'emendamento che è sostitutivo e che leggo testualmente: "All'interno dell'allegato A nel riquadro relativo all'ASL TO5 si sostituisce la riga 'Trofarello via Togliatti S.n.c.' con le seguenti parole 'Moncalieri Strada Vignotto 23'".
Questo perché? Perché la localizzazione scelta a Trofarello è, a oggi, uno spazio fisicamente vergine, cioè c'è un terreno dove vi è, da un punto di vista urbanistico, l'autorizzazione a insediare una struttura sanitaria.
Invece, a differenza di quelli che sono i criteri nazionali condivisi anche a livello regionale, la struttura "Moncalieri Strada Vignotto" è una struttura già esistente, di proprietà del Comune e data in comodato d'uso gratuito all'ASL TO5.
Questo riguarda anche il fatto che, come si diceva stamattina, c'è stata una proposta, ma capiremo dalla risposta dell'Assessore se è il Direttore dell'ASL ad aver considerato diversamente o se invece c'è stata una condivisione con l'Assessorato. Però i criteri dovrebbero riguardare la scelta principale di insediare la casa di comunità in Strada Vignotto e non in via Togliatti a Trofarello, per le ragioni di cui sopra e i criteri con cui principalmente si dovevano assegnare queste case di comunità.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sarno.
Emendamento rubricato n. 14) presentato da Rossi, Grimaldi, Gallo Magliano.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 15) presentato da Rossi, Grimaldi, Gallo Magliano.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Rossi per l'illustrazione.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Li illustro entrambi.
L'emendamento n. 14) riguarda il caso di Villanova d'Asti di via De Amicis 1, come abbiamo detto anche in Commissione nella discussione generale. In questo caso, si chiede che sia inserito all'interno dell'allegato A con la voce "altri finanziamenti", quindi non con i fondi del PNRR, perché qualora ci fossero delle situazioni da vedere con AgeNaS, magari non si riesce a utilizzare i finanziamenti in tempo, ma almeno a inserirlo nella programmazione regionale, vista la decisione di inserire anche le case della comunità, che non verranno finanziate con questi fondi, ma con altri fondi.
Questo per dare una risposta positiva al territorio, che chiede che in quella sede ci sia comunque il potenziamento di un servizio, non perché lo dice il sottoscritto, ma perché questa sede rientrava nell'elenco che il Direttore dell'ASL ha inviato in Giunta e perché anche Sindaci e Presidente della Provincia lo stanno chiedendo.
Se ci sono problemi legati all'utilizzo dei fondi al PNRR per quella struttura, perché va ammodernata o perché vanno fatti dei ragionamenti, la nostra richiesta è di inserirla all'interno di altri finanziamenti, così da fare un ragionamento di più ampio respiro, senza nulla togliere alle altre proposte già previste.
Per quanto riguarda l'emendamento rubricato n. 15), già presentato in Commissione, lo abbiamo ripresentato in Aula perché riguarda l'ospedale di comunità previsto nell'ASL di Novara. In questo momento, l'ospedale di comunità è previsto in viale Roma, nella città di Novara, dove c'è la sede dell'ASL e dove non esiste, in questo momento, un servizio di questo tipo.
Perché stiamo proponendo di farlo a Gagliate, nella sede distaccata dell'attuale Ospedale Maggiore? Perché sappiamo che tutto il presidio San Rocco - chiamiamolo così - in vista della realizzazione della nuova Città della Salute e della Scienza di Novara, sarà tendenzialmente svuotato dei servizi sanitari.
Nello stesso tempo in cui costruiremo queste strutture, ci dovremmo interrogare su cosa fare per non lasciare un vuoto urbanistico, da un lato ma anche un vuoto di servizi sanitari.
Riteniamo occorra maggiore approfondimento e maggiore valutazione, nel prevedere l'utilizzo di una struttura già predisposta, dal punto di vista sanitario (una struttura che in prospettiva andrà a svuotarsi), per le strutture, per il riferimento territoriale e per la vicinanza alla Lombardia, perché sappiamo essere spesso un problema rispetto al Piemonte per la mobilità passiva.
Prevedere un ospedale di comunità, dove tra l'altro c'è anche un hospice potrebbe essere un'idea vincente.
Da questo punto di vista, sappiamo che in questo momento lo spazio non c'è ma fra quattro o cinque anni ce ne sarà fin troppo e dovremmo chiederci come utilizzarlo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Emendamento rubricato n. 17) presentato da Ravetti, Gallo, Giaccone Magliano, Frediani.
(Testo inserito nell'allegato al resoconto integrale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Ravetti per l'illustrazione.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Avrei voluto depositare molti emendamenti al testo, ma credo che qui in Aula sia opportuno provare a depositare emendamenti che la maggioranza perlomeno, prenda in considerazione.
Credo sia utile, da parte della maggioranza, prendere in considerazione l'emendamento alla tabella B, quella che interessa gli ospedali di comunità. In particolare, proponiamo di inserire l'ospedale di comunità di Ovada in via Ruffini, perché l'ospedale di comunità di Ovada è già contenuto all'interno dell'ospedale civile di Ovada.
Chiediamo di prevedere altri finanziamenti, non quelli specifici del PNRR (tecnica di copertura finanziaria prevista anche per altri presidi) anche per Ovada.
In questo senso, auspichiamo una condivisione da parte della maggioranza.



PRESIDENTE

Grazie.
Emendamento rubricato n. 7) presentato da Grimaldi, Bertola, Gallo Frediani, Giaccone, Magliano.
(Testo inserito nell'allegato al resoconto integrale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 5) presentato da Grimaldi, Bertola, Gallo Frediani, Giaccone, Magliano.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 6) presentato da Grimaldi, Bertola, Gallo Frediani, Giaccone, Magliano.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 8) presentato da Grimaldi, Bertola, Gallo Frediani, Giaccone, Magliano.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 9) presentato da Grimaldi, Bertola, Gallo Frediani, Giaccone, Magliano.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 10) presentato da Grimaldi, Bertola, Gallo Frediani, Giaccone, Magliano.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 11) presentato da Grimaldi, Bertola, Gallo Frediani, Giaccone, Magliano.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 4) presentato da Grimaldi, Bertola, Gallo Frediani, Giaccone, Magliano.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Per accelerare i lavori, soprattutto perché vogliamo le risposte dell'Assessore Icardi e poi passare agli ordini del giorno sul clima, se vuole li leggo tutti insieme. Sono tutti di narrazione.
Intanto, nella deliberazione aggiungiamo che la pandemia da COVID ha dimostrato una volta di più l'importanza della medicina territoriale e di prossimità, ai fini di prevenzione sanitaria e di effettiva garanzia del diritto universale alla salute. Questo diritto non è esplicito in nessuno dei postulati della deliberazione.
Nell'emendamento rubricato n. 8), dove è scritto "È opportuno valorizzare.
emergenti della popolazione" viene aggiunto il seguente punto: "È importante che le case di comunità fungano altresì da primo accesso per i servizi di tipo specialistico con particolare attenzione a situazioni di vulnerabilità o a bisogni specifici: per quanto riguarda le dipendenze e il consumo di sostanze, la medicina di genere e la salute delle donne, la salute mentale".
Nell'emendamento rubricato n. 9), diciamo che è fondamentale che le case di comunità siano altresì luoghi d'integrazione fra il servizio sanitario e il servizio socio-assistenziale.
So che per chi ci sta ascoltando sembrano emendamenti pleonastici, ma nella deliberazione non ci sono. L'abbiamo detto in tanti durante la narrazione.
Nell'emendamento rubricato n. 10) aggiungiamo: "È importante che la costruzione delle case di comunità avvenga anche con il coinvolgimento attivo delle associazioni e dei soggetti del terzo settore, anche tramite pratiche di coprogettazione". Anche lì pleonastico, perché è scritto nelle linee d'indirizzo, ma ci sembrava giusto aggiungerlo.
Nell'emendamento rubricato n. 11) diciamo che "Al fine di creare strutture che siano dei presidi territoriali." Mi scusi, Presidente, provo ad accelerare, però diamoci una mano: fate cadere il numero legale, gli Assessori vengono ed escono dall'Aula. Veda lei, Presidente. Provo a darvi una mano, ma almeno un po' di silenzio.
Potrei stare un'ora e mezza a presentare gli emendamenti, invece lo sto facendo io neanche un minuto per tutti e dodici, può esserci un po' di silenzio?



PRESIDENTE

Ha ragione.
Prego, può proseguire e mi scusi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Emendamento rubricato n. 11): "Al fine di creare strutture che siano presidi territoriali immediatamente rispondenti ai reali bisogni della popolazione pensiamo sia indispensabile che ogni ASL relazioni alla Regione riguardo il fabbisogno dettagliato di personale medico e infermieristico affinché nessuna struttura territoriale sia già in partenza una scatola vuota" Direi che è un tema oggetto di tante illustrazioni di tanti colleghi, sia di maggioranza sia di opposizione, mi verrebbe da dire.
Dovrei aver illustrato tutti gli emendamenti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Sono stati illustrati tutti gli emendamenti, per cui passerei al parere della Giunta.
La parola all'Assessore Icardi per il parere della Giunta sugli emendamenti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Inizio nell'ordine in cui sono stati presentati, quindi dall'emendamento rubricato n.1) L'inserimento in tabella A, di una nuova struttura di casa di comunità in via Verolengo 28-ex Superga è un elemento d'innovazione, perché in tutte le interlocuzioni con Città di Torino e Direttore generale non è emersa questa necessità. È già stato consolidato e condiviso un piano con Città di Torino che non lo prevede, fermo restando che per il futuro nulla vieta poi, se le esigenze di programmazione lo richiederanno, un ulteriore provvedimento di programmazione che sarà oggetto anche di valutazione.
Il parere della Giunta sul primo emendamento è contrario.
L'emendamento rubricato n. 2) riguarda il Maria Adelaide. Sul Maria Adelaide sono stati presenti due emendamenti, uno finanziato con PNRR e l'altro con altri finanziamenti. La posizione dell'Assessorato e dei tecnici, come ho già citato prima e non è una novità, è quella di utilizzare una parte del Maria Adelaide; demolendone una piccola porzione si può isolare sui quattro lati dal resto della struttura e dedicarla a casa di comunità. Quest'operazione è da fare in sincrono, anche per motivi tecnici, con la realizzazione di uno studentato, un progetto che dovrà essere presentato da parte dell'Assessore Ricca con l'EDISU. Questo bene la cui proprietà è della Città della Salute e della Scienza di Torino, ha una perizia di valutazione che era di dieci milioni, ma sarà qualcosa in meno oggi. Nel piano economico-finanziario sarà prevista una riduzione del costo da parte di chi farà la proposta - mi auguro EDISU con la Regione di realizzazione di un partenariato pubblico-privato per il riutilizzo del Maria Adelaide quale studentato e come casa di comunità di mille metri di superficie, distribuita su due piani.
Io lo inserirei anche oggi nella programmazione, ma noi dipendiamo da una variabile che non è in possesso dell'Assessorato. Noi non abbiamo ancora lo strumento, non abbiamo ancora una proposta operativa protocollata che permetta alla Regione, insieme con la Città della Salute e della Scienza di inserire quest'opzione nella programmazione.
Proprio per accelerare i tempi, credo che nei giorni scorsi sia stata inoltrata una nota all'Assessore Ricca e all'EDISU che dà loro tempo di presentare un progetto di questo tipo, entro e non oltre il 31 luglio. Dal 1° agosto potremmo riprogrammare e inserire - visto l'approvazione di questo - la casa di comunità del Maria Adelaide nella programmazione regionale. Indico anche un tempo preciso in cui potremmo inserire il Maria Adelaide con altri finanziamenti che derivano dal PPP nella programmazione regionale, quindi farei nostre queste richieste che trovano il sottoscritto e la Giunta d'accordo. Oggi dipendiamo da una variabile che è la presentazione del piano da parte di EDISU, come anche da parte di chi si occuperà della costruzione dello studentato. Una volta presentato il Piano un minuto dopo, lo inseriremo nella programmazione, potendo così ristrutturare anche il Maria Adelaide.
Per ora gli emendamenti rubricati n. 2) e n. 3) hanno il parere negativo della Giunta.
Sull'emendamento rubricato n. 16), che ho illustrato prima, c'è il parere favorevole della Giunta.
Sull'emendamento del Consigliere Sarno che chiede di inserire una casa di comunità a Moncalieri in Strada Vignotto 23, devo informare che quest'immobile è già oggetto di un'altra programmazione da parte dell'ASL perché è già stato stanziato un milione e mezzo - credo che abbiano anche già fatto qualche lavoro - per la realizzazione di uffici del Dipartimento di prevenzione, quindi SPreSAL, SIAN, SISP e altri uffici che oggi riutilizzeranno questo immobile. Trovo strana questa richiesta, perch questo immobile è già inserito in un piano di attività di programmazione che, ovviamente, occupando tutti gli spazi, è incompatibile con la casa della comunità. Trovo strano che il Comune non fosse informato di questo.
Visto che c'è già un atto deliberativo, visto che ci sono già dei lavori in corso e c'è già una programmazione, non possiamo inserire lì una casa di comunità, ragion per cui il parere sull'emendamento è contrario.
Lo stesso per l'emendamento rubricato n. 13), che prevede soltanto una variazione del finanziamento.
L'emendamento rubricato n. 14) recita: "All'interno dell'allegato A), nel riquadro relativo all'ASL di Asti si aggiunge una riga con le seguenti parole "Villanova d'Asti- via De Amicis 1, tipologia di finanziamento: altri finanziamenti" del Consigliere Rossi.
È vero quando il Consigliere dice che la proposta della Direzione generale dell'ASL prevedeva una casa di comunità dislocata in due sedi: una a Villanova e una a Villafranca, quindi bipartita. Purtroppo, il parere di AgeNaS sulle divisioni degli uffici e degli ambulatori da parte della Regione ha trovato parere negativo, quindi si trattava di scegliere l'una o l'altra. Le due strutture distano circa cinque chilometri l'una dall'altra e la scelta tecnica è andata su Villanova perché aveva degli spazi più idonei, aveva maggiori spazi, mentre sull'altra gli spazi mi pare che fossero - vado a memoria - 400 metri e quindi non era idonea; fermo restando che Villafranca resterà casa di comunità, mentre Villanova, dove già oggi eroghiamo una serie di servizi che rimarranno inalterati, resterà casa della salute.
Pertanto, Villafranca, a cinque chilometri, casa di comunità; Villanova casa della salute (rimarranno gli stessi servizi). Non ristruttureremo la palazzina del Comune, sebbene il Sindaco ci tenesse particolarmente.
Capisco l'esigenza del Sindaco di ristrutturare la palazzina, ma purtroppo lo facciamo a cinque chilometri di distanza. Ho anche letto sui giornali dell'installazione di un autovelox con il quale il Sindaco intendeva pagare un mutuo di 860 mila euro per quella ristrutturazione, dove ci sono anche altri servizi. Come ho detto, capisco bene l'esigenza del Comune, ma la necessità di programmazione della Regione differisce. Confermiamo, quindi la casa della comunità a Villafranca - ripeto, a cinque chilometri di distanza - e la casa della salute a Villanova d'Asti. Il parere su questo emendamento è quindi negativo.
In merito all'emendamento rubricato n. 15) del Consigliere Rossi, faccio presente che l'idea di Galliate, via Cottolengo, è stata valutata molto attentamente. Il problema è che sappiamo bene che, con la costruzione del nuovo ospedale, questa struttura sarà vuota, perché i contenuti verranno riassorbiti. Sincronizzare questo svuotamento con la costruzione del nuovo ospedale - quindi i tempi più ristretti del PNRR con i tempi meno certi sulla costruzione dell'ospedale - è sicuramente un azzardo. Si è dunque preferito, in accordo con la Direzione generale, mantenere la sede della casa della comunità e dell'ospedale di comunità a Novara, come previsto dalla delibera. Sono spiacente, ma per quanto sia un'ipotesi che abbiamo valutato più volte, il parere sull'emendamento è negativo.
L'emendamento rubricato n. 17), il cui primo firmatario è il Consigliere Ravetti, riguarda l'ospedale di comunità di Ovada, che è un ospedale esistente e funzionante, dotato di quindici posti - vado a memoria - e che sicuramente rimarrà nel panorama degli ospedali di comunità della provincia di Alessandria. Se ne chiede l'inserimento nella programmazione regionale.
Al riguardo, non c'è una regola che ci vieti di inserire nella programmazione una cosa che già esiste. Magari, ci sarà un potenziamento nel senso che lo potremmo portare a venti posti.
Come ho detto, questo non ne richiede necessariamente l'inserimento, ma se serve come garanzia di mantenimento dell'ospedale o come garanzia del fatto che questi posti rimarranno e che sarà potenziato con risorse proprie dell'ASL, possiamo esprimere parere favorevole, nel senso che manifestiamo la volontà di non penalizzare un territorio, ma, anzi, di garantire quei servizi che già sono presenti e che rappresentano, soprattutto in aree marginali come quella citata, una risorsa e un servizio utile per la popolazione. Sull'emendamento rubricato n. 17) il parere della Giunta è favorevole, anche solo in termini di rassicurazione.
L'emendamento rubricato n. 7) del Consigliere Grimaldi prevede l'inserimento, all'interno del testo della PDCR n. 219, delle parole: "La pandemia da COVID-19 ha dimostrato una volta di più l'importanza della medicina territoriale e di prossimità ai fini di prevenzione sanitaria e di effettiva garanzia del diritto universale alla salute". Al riguardo nessuno può negare quanto sia vera e corretta questa dicitura, quindi la Giunta esprime parere favorevole. Inseriamola pure, perché è una cosa che nessuno può negare.
Gli emendamenti rubricati n. 5), n. 6) e n. 9) riguardano il fabbisogno di personale, che non è l'argomento di questa delibera. Io ho ben presente la difficoltà, tant'è che insieme con altri Assessori, in Commissione Salute dissi al Ministro Speranza: "Se non risolviamo il problema del personale sia gli ospedali sia le case di comunità resteranno delle scatole vuote e ti consegneremo le chiavi". Pertanto, il tema del personale è ben presente ma sarà oggetto, come ricordava saggiamente il Consigliere Stecco nell'intervento conclusivo di stamattina, del DM n. 71 e di una serie di altri decreti in corso di realizzazione. Ricordo anche il contratto nazionale e l'ACN dei medici di base, nonché il Patto della salute, in cui si prevede (è stata un'opera nostra) l'infermiere di famiglia di comunità tra tutte le figure che dovranno andare a popolare le case e gli ospedali di comunità.
È un tema importantissimo. È un tema di rilievo nazionale, ma oggi stiamo delineando le strutture. Il loro contenuto e, soprattutto, il fabbisogno di personale, sarà oggetto di ulteriori provvedimenti nazionali e regionali che, al momento, in questa specifica delibera, mi sembra non corretto inserire.
Alla luce di questo, sugli emendamenti rubricati n. 5), n. 6) e n. 9) il parere della Giunta regionale è negativo. Peraltro, il servizio socio assistenziale inserito in quest'ultimo emendamento è una funzione che va integrata con il servizio socio-sanitario, ma ci sono specifici atti normativi che lo prevedono, quindi sarà oggetto di ulteriori valutazioni.
Lo stesso discorso vale per i servizi di tipo specialistico all'emendamento rubricato n. 8), con particolare attenzione alle situazioni di vulnerabilità, alla salute mentale e alle donne. È tutto giusto, ma è oggetto di programmazione del funzionamento delle case di comunità, non della dislocazione trattata oggi, quindi il parere è negativo su tutti.
Anche sull'emendamento rubricato n. 10), relativo alle associazioni, il parere è negativo. Idem per l'emendamento rubricato n. 11), che parla sempre di personale. Mi si permetta questa frase: è un po' fuori tema. Il parere è dunque negativo.
Anche sull'emendamento rubricato n. 4), che aumenta il numero delle case di comunità a novantadue, il parere è conseguentemente negativo.
Grazie, Presidente. Ho concluso.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Vi sono richieste d'intervento? Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Le chiedevo se l'illustrazione dell'ordine del giorno collegato alla proposta di deliberazione n. 219 viene dopo la votazione degli emendamenti e dell'intero testo della delibera (come per le leggi) o contestualmente cioè adesso.



PRESIDENTE

Adesso poniamo in votazione gli emendamenti. A seguire, procediamo con l'esame dell'ordine del giorno collegato e il voto finale della proposta di deliberazione.



GRIMALDI Marco

Potrei anche prevedere un unico intervento mentre illustro l'ordine del giorno collegato, ma se è possibile, vorrei solo fare una considerazione finale.



PRESIDENTE

Prima votiamo gli emendamenti.



GRIMALDI Marco

Come vuole lei. Glielo anticipo solo perché aveva chiesto se c'erano ulteriori richieste d'intervento e non capivo in che senso lo chiedesse.



PRESIDENTE

Era riferito all'intervento dell'Assessore Icardi, che si è espresso sugli emendamenti.



GRIMALDI Marco

Sarò brevissimo, solo per capirci.



PRESIDENTE

Sì, prego.



GRIMALDI Marco

Sarò brevissimo, è solo per capirci.
La riassumo così: la Giunta regionale vuole fare in Lungo Dora Firenze uno studentato, così lo chiama, ma l'Assessora Chiorino ci dice in Commissione che Lungo Dora Savona non sarà presente nella richiesta dei finanziamenti della legge n. 338, cioè l'unica che lo Stato finanzia per le residenze universitarie.
L'Assessore Icardi ci dice che il Maria Adelaide sarà una casa di comunità come chiedono le opposizioni, ma contestualmente ci dice che non candiderà la struttura nel bando dei finanziamenti del PNRR. In tutto questo, delega l'Assessore Ricca a presentare entro il 31 luglio un progetto che possa essere sostenibile, se capisco bene, insieme all'EDISU. O l'Assessore Ricca e Sciretti si mettono a stampare moneta o non ho capito cosa possano farlo entro il 31 luglio, a parte un progetto esecutivo. Anche se fosse pubblico privato, chi è la parte pubblica che sostiene, senza finanziamenti dello Stato, l'investimento? Ma anche mettessimo a cofinanziamento il costo della struttura, non è che i privati fanno beneficenza. E lo dico da convinto sostenitore di un altro tipo di modello. Non è che i privati fanno quello che noi non vogliamo fare e che noi non sosteniamo.
Pertanto, continuiamo a dire che, secondo noi, quegli emendamenti vanno approvati e per questo continueremo a batterci. A questo punto, Assessore Ricca, la palla va a lei e vigileremo perché lei entro il 31 luglio ci mostri esattamente cos'è questa partnership pubblica-privata che fa sì che non ci sia bisogno di finanziamenti dello Stato, perché tanto ci pensano Ricca e Sciretti. Mi scappa un po' da ridere, però devo dire che oggi sono un po' più preoccupato di ieri. E credo lo sia anche la Città di Torino.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sarno; ne ha facoltà.



SARNO Diego

Grazie, Presidente.
Velocemente solo per specificare quanto l'Assessore ha detto sui due emendamenti. A noi non risulta quest'intendimento, nel senso che ho sentito i Sindaci dell'ASL TO5 e, a oggi, non c'è un atto formale che impegna quelle risorse rispetto a quella progettualità, con un milione e mezzo secondo quanto abbiamo appreso oggi dalle sue parole. Non c'è un atto quindi l'ASL, a oggi, non ha comunicato questo elemento ai Sindaci. Me ne ha dato di nuovo prova non solo il Sindaco di Moncalieri, ma anche quelli dell'intera ASL. Difatti, come l'Assessore sa, intendimenti del genere dovrebbero essere comunicati attraverso l'Assemblea dei Sindaci dell'ASL e in particolare, del distretto sanitario.
Ammettendo anche - credo che sia così evidentemente, altrimenti non l'avrebbe detto in un'Aula di Consiglio - che tale opzione sia in campo e sia formalmente operativa, le segnalo però che non sono servizi alla persona. È, insomma, una cosa diversa, perché sia sulla questione sicurezza sul lavoro sia sulle malattie infettive sono tutti elementi di formazione di documentazione e di analisi e non è, a oggi, una struttura di servizio alla persona come sono, invece, le case di comunità e gli ospedali di comunità o, addirittura - perché siamo ancora qui ad attendere l'eventuale nuovo unico ospedale dell'ASL TO5.
A oggi, su quel distretto, in particolare su quella città, mancano, forse scientificamente, dei servizi alla persona e non possono essere paragonabili con quello che lei ha poc'anzi citato per giustificare il fatto che non s'individuasse lì una casa di comunità.
Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo alla votazione.
Comunico che il numero legale è venticinque.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).



SALIZZONI Mauro

Scusi, Presidente, il mio voto favorevole non compare.



PRESIDENTE

Registriamo il voto favorevole del Consigliere Salizzoni.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).



SALIZZONI Mauro

Presidente, anche questa volta il mio voto favorevole non compare.



PRESIDENTE

Registriamo il voto favorevole del Consigliere Salizzoni e del Consigliere Sacco.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 16).
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 12), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 13), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 14), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 15), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 17), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 7), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 5), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 6), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 8), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 9), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 10), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 11), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
L'emendamento rubricato n. 4), essendo stati respinti i precedenti emendamenti, decade.
Passerei all'esame dell'atto d'indirizzo collegato alla proposta di deliberazione n. 219, l'ordine del giorno n. 749 presentato da Grimaldi e Magliano, inerente a "La Regione garantisca l'apertura di una Casa di Comunità presso il Maria Adelaide".
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi per l'illustrazione; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Non mi ripeto, quindi lasciamo da parte dove la Giunta troverà le risorse e limitiamoci all'impegno, che è semplice: "impegna la Giunta regionale del Piemonte a prevedere che nell'area dell'ex ospedale Maria Adelaide sia progettata e realizzata una casa di comunità al servizio della numerosa cittadinanza di riferimento, nei tempi previsti per quelle finanziate con fondi del PNRR". Cioè per quanto si passi la palla all'Assessore Ricca almeno lo si faccia negli stessi tempi di quelle finanziate con i fondi del PNRR.
Chiediamo, ancora, di realizzare nel presidio territoriale del Maria Adelaide l'effettiva presa in carico socio-sanitaria del paziente e una forte integrazione tra ospedale e territorio; a prevedere in Lungo Dora Firenze un punto unico di accesso, un luogo in cui il cittadino esprima la sua domanda di salute; a prevedere all'interno della struttura sanitaria quello che abbiamo pensato nelle altre case della salute, e cioè ambulatori per attività specialistica, un ambulatorio di neuropsichiatria infantile insomma tutte quelle richieste che sono ben descritte dalla Circoscrizione VII, che ringraziamo, e dal Presidente Deri, che da mesi sta tentando un'interlocuzione con lei e con l'ASL.
Chiediamo, ancora, di prevedere un accordo con la Città di Torino affinch presso la struttura vi siano una delle sedi dei servizi sociali, un punto vaccinale, locali dedicati alle associazioni di volontariato, visto il quartiere che abbiamo davanti, locali dedicati a progetti di promozione della salute e locali dedicati alla mediazione culturale. È quello che avremmo voluto vedere nel suo Piano, ma non c'è. Aspetteremo luglio.
Mi auguro che almeno quest'ordine del giorno sia approvato, anche se è subordinato a delle risorse che, a oggi, non ci sono.



PRESIDENTE

Grazie.
Se non vi sono ulteriori richieste d'intervento, lascio la parola all'Assessore Icardi per esprimere il parere della Giunta regionale sull'atto d'indirizzo testé illustrato, collegato alla proposta di deliberazione n. 219.
Prego, Assessore Icardi.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Come ho già espresso in occasione dell'esame degli emendamenti.
GRIMALDI Marco (fuori microfono) Quindi sarà favorevole?



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

No. Come espresso in occasione dell'esame degli emendamenti, su quest'ordine del giorno - che peraltro non si limita al contenuto illustrato dal collega Grimaldi, ma comprende anche altre indicazioni - ci diamo appuntamento ad agosto. In quel frangente, insieme al progetto che sarà presentato (il termine scadrà il 31 luglio), le assicuro che sarà inserita la casa di comunità del Maria Adelaide, così come ho già detto più volte, e com'è intenzione di quest'Amministrazione. Però va integrato in un progetto complessivo, per un unico lavoro, all'interno del progetto studentato.
Pertanto, il parere su quest'ordine del giorno è negativo, ma ad agosto ci siamo ancora noi qui.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Bene. Basta che non ci dica di portare le palette, il secchiello e la sabbia, e lo costruiamo davvero!



PRESIDENTE

Grazie.
Assessore Icardi, se ad agosto vi trovate, a settembre riferiteci cosa avete deciso. Perché difficilmente il 15 di agosto riuscirò.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Il 1° di agosto.



PRESIDENTE

Il 1° agosto può essere, ma il 15 sarà difficile riuscire a portare i Consiglieri in Aula per approvare una delibera! La Giunta esprime parere contrario sull'ordine del giorno n. 749, collegato alla proposta di deliberazione n. 219.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 749, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione nominale sulla proposta di deliberazione n. 219, il cui testo, come emendato, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).



SALIZZONI Mauro

Scusi, Presidente, il mio voto è di astensione.



PRESIDENTE

Registriamo il voto di astensione del Consigliere Salizzoni.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Proseguimento esame atti di indirizzo collegati all'Assemblea aperta relativa a "Emergenza ecoclimatica e obiettivo della riduzione delle emissioni climalteranti entro il 2030"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame degli atti di indirizzo relativi "Emergenza ecoclimatica e riduzione emissioni climalteranti entro 2030", di cui al punto 5) all'o.d.g.
Nella seduta di ieri, convocata ai sensi del Regolamento, sono stati presentati i seguenti atti d'indirizzo: . Ordine del giorno n. 741 "Sensibilizzazione alle problematiche e alle dinamiche connesse al cambiamento climatico al fine di rivedere la politica energetica nazionale" presentato da Cane, Perugini, Preioni Nicotra, Stecco, Gagliasso, Marin, Zambaia, Mosca, Gavazza, Dago.
. Ordine del giorno n. 742 "Un Patto per il Clima in Piemonte. Strategie e azioni di contrasto alla crisi climatica" presentato da Grimaldi Canalis, Bertola, Frediani, Giaccone, Salizzoni, Sacco, Disabato.
. Mozione n. 743 "Azioni per il contrasto al cambiamento climatico e il superamento della crisi ecologica" presentata da Rossi, Canalis Giaccone, Valle, Marello, Ravetti, Sarno, Salizzoni, Avetta, Gallo.
. Ordine del giorno n. 744 "Contrasto alla crisi climatica" presentato da Bertola, Frediani.
. Ordine del giorno n. 745"Cambiamento climatico, impegni e misure per la tutela della biodiversità regionale" presentato da Disabato, Sacco Martinetti.
. Ordine del giorno n. 746 "Impegno ad una transizione ecologica graduale" presentato da Bongioanni, Chiorino.
. Ordine del giorno n. 748 "Azioni di contrasto ai cambiamenti climatici" presentato da Ruzzola, Biletta, Graglia.
Gli ordini del giorno n. 741, n. 742 e la mozione n. 743 sono già stati illustrati.
Do ora la parola al Consigliere Bertola per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 744 presentato da Bertola e Frediani, inerente a "Contrasto alla crisi climatica".
Prego, Consigliere; ne ha facoltà per dieci minuti.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Prima di illustrare il nostro ordine del giorno o, meglio, illustrare le richieste formulate in quest'ordine del giorno, giacché le premesse sono chiare, volevo fare un riassunto, ovviamente dal mio personale punto di vista, di ciò che è accaduto ieri.
È stata una mattinata nella quale si sono susseguiti interventi di soggetti che si sono mobilitati per la lotta al cambiamento climatico, in particolare di chi ha portato avanti per giorni uno sciopero della fame come interventi da parte del mondo scientifico-accademico e da parte delle categorie produttive, poi la parte riservata alla politica. Non si sa bene se la politica con la P maiuscola o minuscola ma, di fatto, la politica che è presente in questa importante assise regionale.
Gli interventi sentiti ieri mattina sono stati interessanti, importanti e anche ricchi di informazioni delle quali non ero in possesso. Di conseguenza, oltre a un momento di apertura del Consiglio regionale nei confronti del mondo scientifico, dei cittadini e delle categorie produttive, oltre a un ascolto doveroso di noi che siamo rappresentanti dei cittadini, è stata anche un'occasione per chi ha voluto imparare qualcosa.
Direi che, da quel punto di vista, abbiamo colto tutta una serie di obiettivi.
A parte la discussione più politica, al di là delle legittime differenze di opinioni, ha avuto dei tratti che a me sono un po' dispiaciuti, ma non rispetto a opinioni espresse diverse dalla mia, perché è legittimo, ma rispetto anche a ciò che è stato fatto per sminuire un po' chi aveva parlato al mattino. Difatti, è stata accusata una persona che ha fatto lo sciopero della fame di essere arrivata con un discorso già scritto e di non aver ascoltato che cosa diceva l'Assessore.
Signori, a me pare che non sia così strano che una persona, magari non abituata a parlare in un'assise politica e in pubblico, arrivi con un discorso scritto. Del resto, vedo molti colleghi in quest'Aula che legittimamente, quando devono fare un intervento non vanno a braccio nemmeno parzialmente, ma leggono qualcosa che è stato scritto prima. È legittimo e direi quasi normale.
Dall'altra parte, abbiamo visto non tanto discorsi già scritti, ma discorsi già mentalmente preparati, che quindi sono andati dritti senza pensare a ciò che era accaduto prima. Ciascuno ha le proprie opinioni e ciascuno ha anche la propria maniera di illustrarle. Io auguro ai cittadini piemontesi di avere dei rappresentanti nelle istituzioni del colore che vogliono, del colore politico che preferiscono, ma di avere dei rappresentanti nelle istituzioni che conoscano il valore del racconto e il valore della metafora nel parlare delle proprie opinioni.
Al di là di questo, vado a leggere gli impegni contenuti nel nostro ordine del giorno. Noi chiaramente l'abbiamo presentato prima del Consiglio aperto di ieri e riflette le opinioni che già avevamo e che, a maggior ragione abbiamo mantenuto e si sono rafforzate nel corso della seduta di ieri.
Questi sono gli impegni che chiediamo alla Giunta regionale: "Attuare strategie regionali volte a un cambiamento culturale dei comportamenti individuali e collettivi e a garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo, tra cui un'evoluzione dell'agricoltura verso sistemi di produzione alimentare sostenibile, che aiutino a proteggere gli ecosistemi e migliorino progressivamente la qualità del suolo; attuare politiche finalizzate alla riduzione di allevamenti intensivi; promuovere piani di educazione alimentari volti a limitare il consumo di carne; attivarsi presso il Governo, al fine di interrompere definitivamente la realizzazione della nuova linea Torino-Lione, promuovendo l'utilizzo della linea esistente; ad attivarsi presso il Governo affinché venga sospeso e successivamente annullato il PiTESAI, il Piano per le aree idonee da trivellare alla ricerca del petrolio e perché non vengano autorizzate ulteriori proroghe alle trivellazioni ed elaborata una exit strategy dalle fonti fossili; ad attivarsi presso il Governo affinché venga accantonata qualsiasi ipotesi di investimento sul nucleare nel nostro Paese; ad attivarsi presso il Governo e impegnarsi a livello regionale affinché venga sostenuto e diffuso un modello economico di sviluppo della società che si regga sull'utilizzo primario di energie da fonti rinnovabili; ad attivarsi presso il Governo e a sostenere a livello regionale la promozione dello smart working presso il settore privato e la pubblica amministrazione come modello lavorativo sostenibile che contribuisce a mitigare l'impatto delle emissioni inquinanti dovute agli spostamenti; a sostenere e promuovere a livello regionale le aziende che riconvertono le loro attività produttive verso un modello economico che riduce lo spreco di risorse naturali e la produzione di rifiuti; ad aumentare la vigilanza e il controllo sugli abusi edilizi e la promozione di un'edilizia sostenibile; ad attuare politiche finalizzate a ridurre il consumo di suolo e impegnare il Governo per promuovere, sostenere e implementare il trasporto pubblico locale sostenibile".
Questi gli impegni.
Come dicevo ieri, all'inizio della discussione degli atti d'indirizzo abbiamo sentito un forte posizionamento politico di una parte della maggioranza (dico una parte, perché abbiamo letto il documento presentato da uno dei partiti della maggioranza che non cita il nucleare e ha un impegno più simile a quelli possiamo chiedere noi) nei confronti del nucleare.
A mio avviso, questo deve aprire un più ampio dibattito all'interno di quest'Aula, non perché siamo noi, come Consiglio regionale del Piemonte che possiamo decidere se l'Italia, o anche solo il Piemonte, può e deve puntare sul nucleare, ma perché abbiamo vissuto e viviamo una stagione di nucleare nella nostra Regione. Stiamo ancora facendo i conti con un breve ma ingombrante, passato del nucleare nel nostro Paese; passato del nucleare che adesso, di fatto, è quasi tutto nella nostra Regione. Bisogna costruire un deposito unico nazionale per quelle scorie. Dopo anni, qualcuno ha tirato fuori dal cassetto questa benedetta carta delle aree potenzialmente idonee, di cui in Piemonte.
Pensiamo che questo deposito unico nazionale vada fatto, che serva assolutamente, anche perché adesso sono in un'area molto meno sicura e poi finiamo anche in sanzione, ma non debba essere realizzato in Piemonte. Ci chiediamo, però, come si pongono nei confronti di questo quelle forze politiche di maggioranza che hanno battuto la grancassa nei confronti del Governo nazionale quando c'era da dire "noi non vogliamo il deposito unico nazionale in Piemonte; non lo vogliamo in quest'area, non lo vogliamo in quell'area" e poi, dall'altra parte, propongono direttamente le centrali nucleari! Ieri ho anche sentito parlare, a proposito di nucleare, di una sana autarchia; autarchia che, dal punto di vista energetico, potrebbe anche essere accettabile se usiamo il nostro sole, un solo non nostro, ma che cade su di noi, e il nostro vento. Si capisce meno come possa esserlo su un nucleare, salvo che qualcuno non abbia scoperto dei giacimenti in Piemonte magari nel nord del Piemonte, d'uranio. Questa sarebbe già una notizia sempre che siano d'uranio. Se si va poi a vedere i paesi che lo producono e dove bisognerebbe acquistare quel combustibile, non c'è da stare tranquilli.



PRESIDENTE

Grazie.
Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 745 presentato da Disabato, Sacco e Martinetti, inerente a "Cambiamento climatico, impegni e misure per la tutela della biodiversità regionale" Ha chiesto la parola la Consigliera Disabato per l'illustrazione; ne ha facoltà.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Procedo all'illustrazione del mio ordine del giorno.
Se anche oggi siamo qui a discutere di un tema importante e urgente da affrontare come il contrasto ai cambiamenti climatici, lo dobbiamo sicuramente alla tenacia degli attivisti e delle attiviste di Extinction Rebellion che oggi presidiano il Consiglio regionale qui fuori e a Ruggero Reina, che ha affrontato uno sciopero della fame per sollecitare questo Consiglio aperto sull'argomento. Grazie alla manifestazione delle associazioni e alle pressioni che abbiamo ricevuto oggi, possiamo parlare di nuovo di questo importante argomento.
Prima di onorare la discussione con proposte che, a mio avviso, risultano alquanto concrete, vorrei fare una riflessione rispetto a quello che è successo ieri in Aula.
Nella mattinata abbiamo audito interventi di alto livello di tecnici, della comunità scientifica, delle Università, delle associazioni e dei movimenti che ci hanno sollecitato rispetto ad azioni che dovremmo mettere in campo subito per fare la nostra parte, a livello regionale, per contribuire alla lotta al contrasto dei cambiamenti climatici.
Non posso non prendere atto del fatto che sia stato presentato un ordine del giorno, da parte della maggioranza, che va completamente nella direzione opposta rispetto a quella che c'è stata indicata come strada da percorrere nella mattinata: mi riferisco all'atto d'indirizzo della Lega che chiede di affrontare la transizione ecologica con la creazione e la costruzione di nuovi inceneritori, auspicando la nascita di centrali nucleari, di estrazione di gas e quant'altro esista di insostenibile per condurre questa battaglia.
Non è di certo la transizione ecologica ed energetica che vogliamo mettere in atto, per cui noi diremo no a tutto questo. Ci dispiace, perché ci si lamenta quando l'opposizione dice di "no", ma a questo sicuramente non possiamo dire sì.
Ricordo che in quest'Aula sono stati approvati, all'unanimità dal Consiglio regionale, atti d'indirizzo volti a opporsi ad alcune opere: penso al tema dell'inceneritore della Valle Dora, su cui c'è una discussione e una procedura in Provincia, che porterà alla creazione di un nuovo impianto di termovalorizzazione a Cavaglià. Ci sono altri esempi, come l'inceneritore di Novi o l'impianto di incenerimento Kastamonu, che potrebbe sorgere se ovviamente, la procedura venisse messa in atto, sull'area di Frossasco dove molti movimenti ambientalisti si stanno opponendo, per fortuna.
Noi sicuramente a tutto questo diremo no senza ombra di dubbio, per vorremmo dire anche tanti "sì" e lo facciamo con i nostri atti d'indirizzo.
In particolare, chiederò alla Giunta di impegnarsi per mettere in campo misure di tutela specifica per la biodiversità regionale. Lo faccio senza inventarmi nulla di particolare, perché il 13 luglio 2021 si è tenuto un importante tavolo tecnico sulla biodiversità e il cambiamento climatico quali impatti e quali soluzioni, svoltosi nella Sala Camini della Palazzina di Caccia di Stupinigi e sui canali social di Piemonte Parchi. Tra l'altro l'ho ascoltato più volte e l'ho trovato davvero interessante.
A questo tavolo hanno partecipato oltre 150 esperti, alcuni dei quali li abbiamo potuti ascoltare anche ieri in quest'Aula, che nei mesi precedenti a luglio 2021 hanno analizzato il problema all'interno di appositi tavoli e hanno scritto un documento dedicato ai decisori politici - cioè noi - con delle misure da mettere in campo per la tutela della biodiversità a fronte dei cambiamenti climatici che stanno prendendo piede nella nostra regione (per quello dico che non ci dobbiamo inventare niente).
Vorrei far notare che a quel tavolo hanno partecipato, oltre alla Regione Piemonte con i suoi tecnici - che, comunque, vanta un Settore relativo alla biodiversità formato e competente e che già mette in atto molte misure ovviamente poi c'è anche tutto il Settore ambiente che opera all'interno) anche tutti gli Enti parco regionali, oltre al parco del Gran Paradiso UNITO, CNR, le Province, la Città metropolitana, IPLA, ARPA. Forse tutta la comunità scientifica della Regione ha partecipato a quel tavolo e ha prodotto un documento con tante misure che tra poco citerò, ma non prima di aver citato quali sono gli impatti che in questo momento minacciano maggiormente le specie sia animali sia vegetali presenti nella nostra regione, che è hotspot di biodiversità: è la prima regione per diversità biologica a livello italiano, che a sua volta è la prima nazione a livello europeo, quindi è davvero un esempio. La sua ricchezza, tra l'altro, è resa possibile anche grazie alla presenza di tre regioni biogeografiche alpina, continentale e mediterranea - che rende possibile la convivenza di numerose specie, quante mai se ne vedono anche in altre regioni e nel resto d'Europa.
Anche per questo motivo, il cambiamento climatico in Piemonte mostra oggi trend decisamente più marcati rispetto alla media globale e tali variazioni meteo-climatiche causano impatti già osservabili sulla flora e sulla fauna che sono in atto in questo momento e che sono al vaglio degli studi degli esperti che citavo prima e che sono fortemente preoccupati per quello che potrebbe succedere in generale sugli ecosistemi e, in particolare, sulle modifiche dei processi fisiologici, della morfologia, del comportamento della fenologia, della distribuzione spaziale, della composizione specifica e delle interazioni delle comunità, come l'alterazione dei servizi ecosistemi che forniscono e che questi eventi anomali e repentini stanno mettendo fortemente a repentaglio.
Parlo di qualsiasi tipologia di specie. Gli uccelli, ad esempio, sono impattati fortemente dal cambiamento climatico, soprattutto in corrispondenza delle aree alpine delle zone umide. Penso a quello che succede alla pernice bianca, il gioiello della nostra regione che, oltre a essere messa in pericolo dalla caccia che è stata riaperta da poco, soffre per il caldo, che aumenta la sua permanenza alle alte latitudini e che la espone eventualmente anche ai predatori. Ovviamente, tutto il calo delle specie per i lunghi periodi di siccità e di caldo estremo non permettono di nidificare in ambiente fluviale e lacustre, quindi quelle che abitano effettivamente le zone umide.
Stessa cosa avviene per gli anfibi, che vedono alterati i loro cicli riproduttivi; per i mammiferi che, con l'aumento della temperatura, vedono cambiate le proprie abitudini e i propri periodi riproduttivi, vedono modificati gli areali soprattutto alle altitudini più elevate con una risalita verso le cime (quando le cime ci sono, perché non siamo in montagna e gli animali non possono nemmeno cercare di trovare nuovi habitat) e con pericoli di ibridazione e tutto quello che ne consegue anche l'arrivo di specie invasive.
Anche per gli insetti, anche quello è un grave problema, quasi invisibile.
Le api non sono più in grado di espletare le proprie funzioni nettarifere e polinifere: questo è un altro tema che penso stia cuore non soltanto a chi ama la natura e chi la rispetta e chi vuole tutelare la biodiversità, ma anche a chi effettivamente vede le api in altro modo. Anche tutto il tema della tutela degli insetti, secondo me, è fortemente da tenere in considerazione.
Questo per citare soltanto alcuni impatti che si potrebbero verificare.
Tornando all'esito del tavolo che si è tenuto da parte della Regione Piemonte, sono state elaborate tante misure che dovremmo tenere tutte in considerazione. Ne cito alcune. Implementare, per esempio, le aree protette. Spesso sono state descritte come un pericolo per lo sviluppo economico delle comunità. Noi sulle aree protette abbiamo fatto un lavoro di approfondimento chiedendo anche misure economiche specifiche e sgravi fiscali per le attività economiche che sorgono al loro interno, ma non possiamo non pensare a un ampliamento come ci chiede l'Europa.
Ovviamente aumentare e andare a incidere sulle aree umide piemontesi, anche implementare il recepimento dei finanziamenti europei come progetti life progetti che, tra l'altro, sono stati fortemente criticati anche da alcuni membri della maggioranza. Quando arrivano le risorse europee sul territorio bisognerebbe gioire, invece a volte abbiamo visto addirittura la politica arrabbiarsi per aver recepito questi finanziamenti.
Vi consegno un documento al quale ha partecipato la Regione Piemonte con i suoi tecnici, insieme ovviamente anche ad altri enti, che ci dice di mettere in atto queste misure. Misure che dovremmo attuare perché ce lo chiedono tutti gli Enti parco, la Regione, la Città metropolitana e tutti i tecnici che hanno partecipato a quel tavolo.
In pratica, l'ordine del giorno chiede di recepire all'interno della Strategia regionale sul Cambiamento Climatico le risultanze elaborate nell'ambito dei tavoli tecnici attivati tra gli esperti e gli enti regionali, riguardanti le evidenze scientifiche degli impatti causati dal cambiamento climatico sulla biodiversità regionale e le misure ipotizzate per il suo contrasto (fornirò anche la documentazione che ho potuto reperire sul sito della Regione Piemonte). Chiedo, inoltre, di presentare entro 180 giorni al Consiglio regionale le modifiche normative necessarie a dare attuazione a tutte le misure del caso.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Disabato.
La parola al Consigliere Bongioanni per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 746 presentato da Bongioanni, inerente a "Impegno a una transizione ecologica graduale, che tuteli i posti di lavoro e semplifichi gli iter autorizzativi per la realizzazione degli investimenti verdi della Regione Piemonte nell'ambito dei fondi comunitari 2021-2027".



BONGIOANNI Paolo

L'ordine del giorno che ho presento ha per oggetto "Impegno a una transizione ecologica graduale, che tuteli i posti di lavoro e semplifichi gli iter autorizzativi per la realizzazione degli investimenti verdi della Regione nell'ambito dei fondi comunitari 2021-2027".
Gli articoli 5 e 6 del nostro Statuto tutelano la dignità al lavoro valorizzano il ruolo dell'imprenditoria, dell'artigianato e delle professioni e agisce contro le fonti di inquinamento.
Andando a leggere i dati che ha espresso Terna sui consumi elettrici in Italia, emergono dei fattori riguardo alla situazione energetica italiana: la dipendenza degli approvvigionamenti delle materie prime dei paesi extraeuropei; la forte dipendenza dalle centrali termoelettriche e l'assenza di strategie inerenti all'energia atomica, rifiutata a seguito degli esiti referendari del 1987 e, più recentemente, del 2011.
Nell'ambito della lotta ai cambiamenti climatici, lo scorso 2 febbraio la Commissione UE ha approvato un documento delegato complementare sul clima che ha incluso, a condizioni rigorose di sicurezza, attività specifiche nel settore dell'energia nucleare e del gas naturale nell'elenco delle attività economiche coperte dalla tassonomia della UE. In base a tale documento tali fonti energetiche sono considerate in linea con gli obiettivi climatici europei, quindi anche in Italia è necessario arrivare a una riconsiderazione della possibilità di utilizzo dell'energia atomica come fonte possibile di approvvigionamento energetico a lungo termine.
Al fine di tutelare le attività produttive - è un discorso che abbiamo ampiamente affrontato anche nella giornata di ieri - è indispensabile accompagnare la transizione ecologica in modo graduale, evitando strappi violenti, come quello imposto dalla Commissione UE, che prevede entro il 2035 lo stop a ogni produzione di veicoli a combustione interna. Peraltro su economie come quella italiana e come quella del Piemonte, tale impatto sarebbe devastante.
Troppe volte in Italia si è assistito a un forte rallentamento di opere strategiche anche come investimenti verdi - tra le quali, ad esempio, il gasdotto TA, che collega Arzerbaigian e Italia tramite la Puglia, oppure i biodigestori e rigassificatori - a causa di lungaggini burocratiche e iter autorizzativi che hanno frenato lo sviluppo dell'innovazione e degli investimenti in Italia. È uno dei cancri che affligge sistematicamente la nostra nazione: da un lato la burocrazia, dall'altro queste lungaggini di soggetti terzi che inibiscono degli interventi quand'anche questi siano già finanziati.
Alla luce di quanto detto, il Consiglio regionale impegna la Giunta a promuovere, presso gli enti nazionali preposti e l'Unione Europea, un modello graduale di transizione ecologica, non ideologico a priori e che sappia coniugare la salvaguardia dei posti di lavoro (a partire dal settore dell'automotive, di cui abbiamo parlato prima) con l'avvio di un serio programma di semplificazione normativa per gli iter autorizzativi per la realizzazione degli investimenti verdi previsti dalla Regione Piemonte inerenti alla programmazione dei fondi comunitari 2021-2027.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 748 presentato da Ruzzola Biletta e Graglia, inerente a "Azioni di contrasto ai cambiamenti climatici".
Il primo firmatario, Consigliere Ruzzola, non è presente in Aula, pertanto rinuncia all'illustrazione.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Sacco; ne ha facoltà.



SACCO Sean

Grazie, Presidente.
Ieri ho seguito con attenzione diversi passaggi del Consiglio aperto. Ho ascoltato gli interventi dei vari esperti e poi sono "caduto" improvvisamente sull'ordine del giorno che ha illustrato il Consigliere Cane, con cui si chiede, sostanzialmente, di invitare il Governo a investire in tecnologie principalmente nucleari per la transizione energetica.
Facciamo qualche piccola puntualizzazione, giusto per capire almeno di cosa stiamo parlando, perché non si può sempre andare avanti a slogan e poi contraddirsi nelle azioni concrete.
Per quanto riguarda il nucleare, sappiamo che in Finlandia è stato inaugurato da poco un impianto di terza generazione (non di quarta generazione, come qualcuno invece sostiene), con un ritardo di quindici anni (cioè sono passati quindici anni dal momento in cui è stata depositata la prima pietra) e con un costo di 8,5 miliardi, da un costo preventivato di 3,2 miliardi.
Se in Finlandia, che mi sembra un paese che non ha grossi problemi di ritardi, ci sono voluti quindici anni per realizzare una centrale di ultima generazione, cioè di quelle realizzabili, quindi di terza generazione, non del "nucleare sicuro", fra virgolette, di quarta generazione, dove a oggi esiste solamente un reattore in Cina, che fra l'altro non è neanche un reattore commerciale, ma è un prototipo, quindi non stiamo parlando di un impiego civile per la produzione di energia elettrica...
Da noi basta leggere qualche titolo di giornale per pensare di risolvere il problema in modo semplice, perché è sempre tutto molto semplice.
Per tornare all'ordine del giorno del collega Cane, in quell'atto d'indirizzo si chiede al Governo di lanciarci in un programma nucleare che forse - ribadisco forse - ci vedrebbe iniziare a produrre energia nucleare fra vent'anni, se vogliamo utilizzare la quarta generazione, ma molto probabilmente fra venticinque anni.
Nel frattempo, che cosa facciamo? Nel frattempo, la proposta sarebbe di trivellare i mari e aumentare l'estrazione di gas, che passerebbe da tre a sei milioni di metri cubi. Peccato che con questo sistema andremo a esaurire quelle che sono le riserve nazionali fra sei, sette o otto anni.
In pratica, fra sei, sette o otto anni di gas non ne avremo più, perlomeno di quello italiano, per cui saremo totalmente dipendenti da quello d'importazione, a meno che non si vadano a trivellare i mari davanti a Venezia. Diversi esperti, però, hanno sottolineato che si correrebbero forti rischi in quell'azione. Certo, potremmo sempre pensare di sacrificare la città sull'altare dello sviluppo: magari, se non la facciamo sprofondare prima, ci penserà comunque il mare, alzandosi a causa del forte impatto di emissioni che continuamente stiamo incentivando senza investire in modo sufficiente nell'unica reale soluzione alternativa, che sono le energie rinnovabili.
Dirò di più. Per quanto riguarda il costo al kilowatt del nucleare, costa il doppio rispetto all'energia rinnovabile. Un chilowatt di nucleare costa il doppio rispetto all'energia rinnovabile. Come facciamo a non capire questo passaggio? Abbiamo il problema delle bollette e vogliamo investire in una tecnologia che costa il doppio dell'alternativa che avremmo! Sono scelte politiche.
In quest'ordine del giorno ricordo ancora quel che vogliamo.
Investire sull'idrogeno, giustamente - ricordiamoci però che l'idrogeno è un vettore energetico, non è una forma di energia - e si dice che sono presenti in Piemonte ben 3.000 metri quadrati di impianti volti all'utilizzo dell'idrogeno. Ora, 3.000 metri quadrati non sono neanche il suolo che consumiamo in una mattinata in Piemonte. In una mattinata in Piemonte consumiamo 3.000 metri quadri di suolo, quindi pensate quanto abbiamo deciso di investire sull'idrogeno.
Vorrei fare anche un altro passaggio. Si pensa di risolvere il problema investendo in termovalorizzatori. Ma che bello il termovalorizzatore di Copenaghen! Si può anche sciare sul termovalorizzatore di Copenaghen. Io preferisco andare a sciare sulle Alpi, ma qualcuno adora il termovalorizzatore di Copenaghen, che è stato sovradimensionato e, infatti oggi i danesi si trovano a importare rifiuti anche da fuori Danimarca e si respirano i fumi che emette. Perché c'è un piccolo problema dei termovalorizzatori: è una cosa che si chiama principio di conservazione della massa, cioè nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.
Di conseguenza, se conferisco dei rifiuti nel termovalorizzatore, anzich investire sulla raccolta differenziata - cosa che avremmo dovuto fare da decenni - pensando risolvere il problema, avrò dei prodotti di scarto che sono emissioni gassose, sostanze che si vanno a incastrare nei filtri e che dovranno essere smaltiti. E il prodotto di scarto è costituito principalmente da polveri sottili e pesanti, che costituiscono gran parte dell'inquinamento della termovalorizzatore. Perché poi non è vero che queste polveri sono tutte riciclate: il materiale ferroso viene recuperato una piccola parte viene impiegato in edilizia e il resto finisce in discarica. In discarica! Pertanto, bisogna fare la raccolta differenziata, ma imponendo la raccolta differenziata magari qualche amministratore ha paura di non essere rieletto, perché bisogna andare a infastidire i cittadini e spiegare loro quanto è importante la raccolta differenziata. E per quale motivo bisogna farlo? L'obiettivo è ridurre i rifiuti, non bruciarli, perché se continuiamo a pensare che la soluzione sia bruciarli, non andremo mai da nessuna parte e continueremo ad avere la necessità di costruire discariche oltre al fatto che respiriamo le emissioni. Tra l'altro, l'impianto che ha il maggiore impatto sulla CO2, quindi climalterante, in provincia di Torino è proprio l'inceneritore del Gerbido. Per produrre cosa? Quanti kilowatt? Una manciata, non è niente l'apporto energetico che fornisce un termovalorizzatore rispetto alle necessità che abbiamo.
In Italia abbiamo la possibilità di investire sull'eolico offshore possiamo investire sul geotermico e sul solare e in quel caso sì che possiamo realizzare degli impianti a idrogeno per stoccare l'energia che produciamo in eccesso, perché l'idrogeno ha senso solamente quando è una produzione di energia molto al di sopra rispetto alla necessità nel momento esatto in cui viene prodotto. In caso contrario, l'idrogeno è un costo perché per produrre l'idrogeno serve molta energia e per ritrasformarlo in energia elettrica ne serve ancora di più. Quindi, ha senso solo se produciamo l'idrogeno con delle fonti di energia rinnovabile.
Per favore, facciamo attenzione prima di lanciarci in soluzioni che sembrano semplici e che ci mettono un po' a posto la coscienza, dicendo "ma sì, abbiamo risolto il problema", perché non è così. Il problema lo risolviamo con fatica e impegno, ma dobbiamo iniziare a investire sulle reali fonti di energia che il nostro Paese ci offre.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà per dieci minuti.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Volevo intervenire per provare a contribuire a questa discussione che oggi mi sembra sia instradata in binari un po' più equilibrati. Quando discutiamo di emergenza climatica, entriamo in un livello di complessità per cui un nostro atto d'indirizzo, di maggioranza o di minoranza - com'è corretto e giusto che sia - non può contenere le soluzioni a un problema epocale, evolutivo e che sta mettendo in crisi le migliori intelligenze individuali e collettive presenti in questo momento.
Quest'atto di umiltà iniziale credo che dobbiamo farlo tutti, nel senso che non esiste nessuna bacchetta magica che ci consenta di uscire da questa situazione, senza pagare un prezzo. È forse l'equivoco di fondo in cui stiamo cadendo un po' tutti, qualcuno magari nascondendosi dietro una transizione graduale; se transizione graduale significa continuare come stiamo facendo, rallentando e mettendo un po' di greenwashing nelle nostre azioni, significa continuare verso il suicidio collettivo. Dall'altro lato l'hanno detto bene i colleghi, paghiamo ancora adesso le conseguenze delle scelte del passato.
Il nucleare pulito di ultima generazione non esiste ancora, non possiamo certo portare oggi sul tavolo qualcosa su cui al massimo possiamo auspicare che ci sia una ricerca in cui il nostro Paese e l'Unione europea faccia la sua parte. Stiamo parlando di ricerca, non stiamo parlando di una soluzione disponibile.
Lo stesso vale per le soluzioni relative a nuove estrazioni del gas o di termovalorizzatori che non possiamo utilizzare come se non fossero discussioni che abbiamo già fatto e che nascondono un livello complesso di analisi. Poi è chiaro che oggi questa situazione è aggravata anche dalla situazione geopolitica internazionale. Oggi il tema del gas è entrato non soltanto all'interno della discussione della crisi eco-climatica, ma diventa anche un tema che si collega a uno scenario, purtroppo, ahinoi, di guerra in Europa, cosa che avremmo voluto scongiurare e che mai avremmo pensato di dover vedere in questi anni.
Da questo punto di vista, dobbiamo fare uno sforzo, tanto più in una discussione che riguarda gli atti d'indirizzo rivolti alla Giunta regionale. Quando parliamo di termovalorizzatori, non è che stiamo facendo una discussione accademica, stiamo ponendo un atto d'indirizzo all'Assessore Marnati. Il tema è se vogliamo, all'interno della discussione di questi giorni, che in Piemonte si facciano nuovi termovalorizzatori, ma è chiaro che la nostra risposta è no. Sappiamo benissimo che in Piemonte aumentando ancora di più la sua raccolta differenziata e la sua capacità di riciclo della differenziata (vero tema di cui si parla un po' di meno), con il Gerbido è autosufficiente. Se la Regione arrivasse a fare una differenziata del 70-75%, a noi basterebbe il Gerbido. Non abbiamo bisogno di altri termovalorizzatori.
In altri posti d'Italia e del mondo potrebbero esserci soluzioni meno impattanti, per esempio delle discariche? Sì, può essere, ma non ci servono in Piemonte.
Dobbiamo anche contestualizzare l'atto d'indirizzo dentro la discussione quindi è chiaro che in questa discussione stanno emergendo con chiarezza visioni completamente alternative tra la maggioranza e le opposizioni.
Sappiamo tutti che, quando si è al Governo, la realtà ci strattona un po' di più, perché c'è l'esigenza immediata del territorio e il problema di dove mettere i rifiuti per evitare le emergenze viste in altre parti d'Italia e del mondo. Lo sappiamo benissimo, ma non possiamo immaginare che la soluzione al problema discusso nella giornata di ieri sia il nucleare, i termovalorizzatori e aumentare l'estrazione di gas.
Già nella scorsa legislatura abbiamo fatto discussioni, per esempio su nuove ipotesi di trivellazioni, e le stesse multinazionali, nelle ultime settimane, hanno ritirato la loro proposta di trivellare. Noi diciamo per fortuna, ma dobbiamo capire che partita può giocare il Piemonte, sapendo benissimo che la partita del Piemonte è una partita limitata, che pu contribuire in minima parte. Noi non accettiamo la retorica del fatto che la transizione ecologica toglie posti di lavoro, mentre lo schema attuale li mantiene. È una bugia, perché abbiamo visto - e ce l'hanno dimostrato anche i numeri: basta leggere il Piano Strategico Europeo per l'economia circolare, la strategia nazionale, il documento "Alleanza per l'economia circolare italiana" e le tante fondazioni che stanno nascendo - che dietro lo sviluppo di nuovo modello di economia ci sono migliaia di posti di lavoro.
È chiaro che bisogna saperle costruire. Nelle transizioni è chiaro che c'è qualcosa che si perde, perché c'è qualcosa d'altro che si guadagna. Se rimango attaccato soltanto a ciò che rischio di perdere, lo perderò lo stesso. Abbiamo visto quanto la politica oggi sia debole rispetto a un mondo che cambia e che stravolge i vecchi modelli. Sta a noi intuire cosa sta accadendo e inserirsi nel percorso in maniera virtuosa, ma non viziosa cioè vedere il nuovo e sfruttarne la parte positiva.
Se rimaniamo ancorati a difendere quello che resta, al di là del fatto che non decidiamo noi, continueremo a pagare il prezzo che stiamo pagando: un'emergenza che peggiora sempre di più.
Come ha detto bene qualcuno ieri, non c'è nessun posto di lavoro da difendere in una terra dove non c'è vita o dove la qualità della vita è completamente rovinata. Se non interveniamo in maniera importante, anche solo sul tema sanitario e sulla salute, abbiamo visto quante persone moriranno e qual è il tasso delle persone che si ammaleranno o moriranno per problemi legati all'inquinamento dell'aria.
Quando diciamo che siamo di fronte a un'emergenza e che serve un intervento immediato, diciamo che non possiamo più permetterci di usare parole come "con calma; con lentezza; vedremo; lo facciamo con calma". Se avessimo usato questo approccio, ad esempio per la pandemia COVID, avremmo avuto persone morte per strada. Quello che chiediamo, prima di tutto, è un cambiamento di approccio: vogliamo che ci sia consapevolezza sul fatto che tutto ciò che può essere fatto oggi andava fatto ieri. Se lo rimandiamo ancora a domani, semplicemente stiamo aggravando una situazione che già oggi e già ieri non era più tollerabile. Ecco perché rischia di diventare una posizione ipocrita.
Non c'è più tempo. Questo è il tema. Se la risposta a "non c'è più tempo" è "facciamo con calma", stiamo prendendo in giro. Dobbiamo avere, invece l'onestà intellettuale di dire: non sono d'accordo con te, non c'è nessuna crisi, o comunque c'è una leggera crisi che possiamo risolvere con calma.
Questo bisogna avere il coraggio di dire. Qualcuno della maggioranza questa cosa la dice con chiarezza: non c'è l'emergenza ecoclimatica, quando si usa la parola "approccio ideologico". Certo che è un approccio ideologico, ma è un approccio ideologico anche quello che nega la crisi ecoclimatica. È sempre un'ideologia, intesa come una visione del mondo, ma sono due visioni diverse che si stanno scontrando nel pianeta. Voi, in realtà, siete con quelli che ieri avete criticato, la Cina, perché il modello è quello. Che cosa ci dicono quei paesi, che però hanno più ragione di noi, da questo punto di vista? Dicono: voi vi siete sviluppati, non potete chiedere adesso a noi, che stiamo emergendo ora, di frenarci. Noi, invece, questa ragione non l'abbiamo neanche.
Tra la giornata di ieri e quella di oggi è emerso con chiarezza che ci sono due visioni: chi crede che il tempo è scaduto e che occorre fare in fretta con urgenza; chi invece dice no, non è vero. Ancora oggi, nella discussione, questo è evidente in maniera plastica. Crediamo occorra intervenire sulla crisi ecologica dando massima priorità e non rimandando più nulla. Ecco perché abbiamo fatto un lungo elenco, anche nei nostri atti d'indirizzo, delle cose che riguardano la Regione, non la Cina, cioè le cose che può fare la Regione Piemonte. Sono tante, alcune le sta facendo altre le potrebbe fare, altre le potrebbe fare più veloce e alcune - ha ragione l'Assessore - dipendono anche dal Consiglio, da noi. Se il Consiglio, però, dice che alcune cose non sono urgenti, sicuramente non ci metterà nella condizione di andare in fretta.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Se colgo il senso delle parole della maggioranza e dei colleghi che oggi siedono nei banchi della Giunta, siamo davvero per sciupare un'ennesima occasione. Avremmo potuto, tutti insieme, assumere l'impegno di ridurre le emissioni dei gas climalteranti del 50% entro il 2030 e di azzerarle entro il 2050. Non c'è nessuna traccia di quelli che dovevano essere gli impegni straordinari di questo Consiglio aperto. Avremmo potuto dire tutti insieme come abbiamo chiesto con i colleghi di opposizione, di approvare entro tre mesi le strategie regionali sui cambiamenti climatici, integrando i documenti che, in parte, abbiamo in discussione in Commissione.
Avremmo voluto, come l'Assessore è a conoscenza, istituire una Cabina di regia interassessorile per il coordinamento e la supervisione delle politiche settoriali in materia di crisi climatica ed ecologica che sarebbe servita anche all'Assessore.
Avremmo voluto davvero che condivideste le parole del nostro documento che abbiamo scritto a più mani con il mondo scientifico e con chi, ancora oggi manifesta lì fuori. Io, forse, invece di deriderli, invece di dire che forse avrebbero dovuto non prepararsi gli interventi, avrei voluto che gli ascoltaste, anzi che gli faceste anche un applauso, visto che non tutti hanno così tanta sensibilità da ritornare il giorno dopo, dopo le figuracce che ci siamo fatti qui dentro proprio ieri.
Avremmo voluto davvero che ci fosse un piano del clima che descrivesse le azioni di riduzione delle emissioni climalteranti ma, soprattutto, che trovassimo anche una base scientifica per dire esattamente quante sono oggi. Come ci chiedono i tanti attivisti che si sono susseguiti ieri e non sono solo studenti, anche la comunità scientifica è ormai attivista, perch sono i primi a dirci che non bastano più le loro ricerche e i loro appelli.
Ci dicono che il primo obiettivo è di informare la popolazione sulla realtà della crisi ecologica, in modo costante e capillare, in modo da ottenere il massimo grado di conoscenza del futuro che stiamo vivendo. I cambiamenti climatici sono già qui e sono la nuova normalità.
Avremmo voluto tante cose; avremmo voluto trovare insieme le ragioni per innalzare del 36% la riduzione dei consumi, di innalzare al 40% la quota di copertura degli usi finali con fonti rinnovabili.
Avremmo voluto innalzare del 39% la riduzione dei consumi totali di energia, facilitare la creazione e lo sviluppo di comunità energetiche incentivare l'adozione di energie rinnovabili, anche per affrontare il problema della povertà energetica.
Avremmo voluto decidere insieme quali sono le strategie migliori proprio per chiudere e finire la stagione dei termovalorizzatori, altro che pensare di costruirne un altro e poi magari un altro ancora, come avrete colto dall'ordine del giorno della Lega. Noi ci siamo tanto divisi per dire chissà dove lo vorranno fare: a Cavaglià o a Novi? Se possibile non solo quelli, ma altri ancora.
È incredibile, perché oggi avremmo bisogno di accelerare il superamento delle plastiche monouso; avremmo bisogno di diminuire la produzione dei rifiuti, a partire da quelli urbani; dovremmo evitare l'autorizzazione di nuovi impianti inceneritori ma, soprattutto, dovremmo incentivare gli investimenti per lo sviluppo della mobilità del futuro, anche attraverso il finanziamento del rinnovo totale delle flotte; investire su un ampio piano per incentivare e rafforzare le reti del trasporto; promuovere l'uso della bicicletta attuando davvero un piano regionale della ciclabilità; sostenere la diffusione della mobilità elettrica attraverso l'incentivazione dell'installazione di nuovi punti di ricarica e tante altre cose che trovate nel nostro documento.
Parliamo anche dei settori che rischiano di essere più coinvolti, penso a quello dell'agricoltura. Scherzavamo stamattina con il Consigliere Martinetti, ma guardate che è già così, il clima è già cambiato e non solo perché i tartufi - come dicevamo - li trovi il mese dopo, ma il mese prima la gente li compra da altri settori e da altri Paesi. Così come sarebbe importante arrestare il consumo di suolo agricolo e soddisfare le esigenze insediative infrastrutturali tramite il riuso, evitare che colossi come Amazon, Pam e Conad assedino il nostro Piemonte e, invece di offrirgli la disponibilità dei nostri deserti industriali, spesso diciamo: "È una variante, noi non c'entriamo niente".
Concludo, Presidente, perché la cosa più grave non è solo che siete totalmente contrari a tutti i punti che vi abbiamo proposto: noi, la comunità scientifica, le associazioni. Il punto è che, come ci ricordava Mercalli, la comunità scientifica e ormai gran parte anche dell'opinione pubblica hanno chiara la diagnosi del paziente e conoscono anche delle buone terapie per curarlo. Avremmo potuto ridurre da subito il consumo del suolo, frenare la produzione delle plastiche e degli imballaggi, ridurre i consumi energivori, per esempio, della nostra sanità piemontese, le emissioni, attuare un piano di rinnovamento del trasporto pubblico e parte della riconversione dell'economia. Invece, avete preferito perdere quest'ennesima occasione per avviare una vera transizione ecologica.
La cosa grave è che state per votare due atti che si dilungano nelle responsabilità della Cina e dell'India, ma poi però non ce la fate perch dopo aver dato la colpa ad altri, alla fine gettate anche la maschera. Sono anche un po' imbarazzato per voi, ma perché voi rappresentate anche noi e tutti i piemontesi. Lasciate il 97-98% delle scorie nucleari italiane in un triangolo d'acqua, ma poi siete contro il sito unico di stoccaggio nucleare. Blaterate di centrali di ultima generazione, ma poi nel documento osannate la fissione nucleare dello scorso secolo. Pensate che l'idrogeno si trovi in natura? Come dicevano i colleghi, senza elettrolisi, come se potessimo captarlo. Volete ancora i modelli di una volta, come le tangenziali su gomma e ci spiegate che senza di queste poi ci sono gli ingorghi dei tir. Non so, ma la verità è che siamo oltre il negazionismo e di sicuro, siamo oltre il greenwashing. Ma quale greenwashing! Se volevate rendervi nemici numero uno dell'ambiente in Piemonte - anzi, forse di tutta la Pianura Padana - ci siete riusciti.
Non mi fa paura la bocciatura delle nostre tesi, anche perché sapete di essere forse di contrasto alla salvaguardia del pianeta e, ovviamente, ve ne compiacete. La cosa grave è che così condannate anche il Piemonte a essere la maglia nera della transizione ecologica e dell'economia: ve lo hanno detto in modo sibillino i professori e gli scienziati che sono intervenuti ieri.
Continuando a far così, con quel modello di sviluppo che diffondete e che chiedete ancora di perpetuare - "ancora un minuto", "ancora un minuto" "ancora un minuto" - in realtà sarete quelli che lo affosseranno per primi con gravi conseguenze sulla nostra economia, che volete salvare a tutti i costi. Perché se non c'è speranza, se pensate che il futuro del Piemonte sia ancora quello della fissione nucleare, dei termovalorizzatori, delle tangenziali, delle rotonde e del consumo di suolo.
L'avete scritto voi, tra l'altro senza infingimenti! Voi vi mettete senza infingimenti dalla parte del passato e, tra l'altro, contro una parte di futuro che il Piemonte può ancora in qualche modo costruire.
Per questo - ho terminato i minuti a mia disposizione - sono comunque felice di quello che abbiamo fatto, perché ogni atto di verità, ogni atto di informazione, ogni discussione libera come quella che è stata fatta in quest'Aula in queste ore (e anche lì fuori), è un atto che ci porta almeno a capire che cosa dobbiamo fare e che ci sono dei forti, fortissimi interessi per non farlo; interessi che, credo, che in quest'Aula sono venuti tutti a galla.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GRAGLIA



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Sarò breve, anche perché il collega Bertola ha già illustrato l'atto d'indirizzo che abbiamo condiviso.
Anch'io, ovviamente, ieri ho seguito tutto il Consiglio aperto e tutti i vari interventi. Devo rilevare che, in particolare, la mattinata, è stata molto utile, molto interessante e, come ho già detto ieri sera, arricchente per quasi tutti noi. Purtroppo, poi, c'è stato lo spazio politico, che forse non è stato all'altezza della parte più tecnica. Ovviamente, si sono scontrate delle visioni differenti, però si sono anche sentite delle affermazioni assolutamente non condivisibili.
Ne cito solo una, che mi è rimasta particolarmente impressa per mia sensibilità personale: si è detto che gli allevamenti non fanno male all'ambiente. Noi, invece, abbiamo inserito nel nostro atto d'indirizzo proprio un punto relativo alla necessità di ridurre, se non addirittura di eliminare, gli allevamenti intensivi, perché sono uno dei primi fattori che influiscono sull'inquinamento ambientale. Tuttavia, sentir negare una cosa del genere fa un po' rabbrividire. Così come fa rabbrividire sentir parlare di nucleare: veramente, c'è stato un tuffo nel passato che ci ha riportato indietro, e spero che non ci porti in avanti nei prossimi anni! Abbiamo convocato questo Consiglio aperto per ascoltare persone competenti sui temi che dovremmo seguire con particolare attenzione, soprattutto in un momento in cui la sensibilità al di fuori dei palazzi è così alta e così forte; ci sono dei giovani, ma anche dei meno giovani, che ci chiedono di occuparci dell'ambiente in cui viviamo. E ce lo chiedono con urgenza perché l'emergenza climatica è un qualcosa che ormai investe la nostra quotidianità.
Abbiamo sentito anche il Direttore dell'ARPA, Robotto, che riportava i dati sulle precipitazioni e sui venti, in particolare sui forti venti, ad esempio, che spirano in Val di Susa. Mi ha particolarmente colpito, perch è la prima volta che sento l'ARPA ammettere che in Val di Susa c'è un forte vento.
C'è un aspetto, però, che non capisco. Abbiamo ascoltato il dottor Mercalli, che è uno dei massimi esperti di climatologia, che ci ha scosso come sua abitudine, con il suo eloquio e con la sua capacità di esporre dei concetti anche molto complessi con estrema semplicità. Mercalli ha detto una cosa molto chiaramente: bisogna fermare il TAV. Questa considerazione non l'ha detta solo Mercalli, ma l'ha detta l'esponente di Greenpeace, l'ha detta l'esponente di Legambiente, l'hanno detta quasi tutte le associazioni ambientaliste e molti studiosi che sono intervenuti. Io mi chiedo perché da entrambe le parti dell'emiciclo rispetto a questo tema non ci sia ascolto.
In tutti gli interventi che fino adesso si sono svolti abbiamo citato e ripreso molti punti, come ad esempio il nucleare, l'estrazione di gas, le varie fonti di energia rinnovabili, l'economia circolare, i termovalorizzatori, ma non c'è stato un solo intervento che abbia ripreso quest'allarme rispetto alla realizzazione di un'opera definita "climaticida" e che ieri più studiosi hanno detto che va immediatamente fermata.
Infatti, l'unico atto d'indirizzo che prevede lo stop immediato alla nuova linea Torino-Lione è quello a prima firma mia e del collega Bertola. Questa cosa, ovviamente, mi lascia un po' perplessa, perché non possiamo essere ambientalisti a giorni alterni o ascoltare gli esperti solo quando dicono qualcosa che ci piace o chiedere di fare scelte coraggiose che vadano contro l'interesse delle lobby, e porci con coraggio per la difesa dell'ambiente, per poi stare tutti zitti sul TAV! Sul TAV tutti zitti! È una cosa che dovrebbe unire tutti in quest'Aula di Consiglio regionale, e mi fa un po' dubitare dell'effettiva predisposizione al cambiamento non solo nella maggioranza, ma purtroppo anche in chi siede dalla nostra stessa parte dell'emiciclo.
Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Non risultano ulteriori richieste d'intervento, pertanto chiederei alla Giunta regionale di esprimere il parere sugli atti d'indirizzo test illustrati. Seguiranno le votazioni.
Prego, Assessore Marnati; ha facoltà di intervenire.



MARNATI Matteo, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Sull'ordine del giorno n. 741, la Giunta regionale esprime parere favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 742, la Giunta regionale esprime parere contrario.
Sulla mozione n. 743 del Consigliere Rossi, avevo avanzato delle proposte ma non sono state accettate, pertanto la Giunta esprime parere.



(Commenti fuori microfono)



MARNATI Matteo, Assessore all'ambiente

Non mi sentite. Scusate, con la mascherina si fa fatica.
Per quanto riguarda la mozione del Consigliere Rossi, ho fatto delle proposte, molte delle quali erano accoglibili - anche perché le stiamo già realizzando - ma non sono state accettate. Pertanto il parere della Giunta è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 744, la Giunta regionale esprime parere contrario.
Sull'ordine del giorno n. 745, la Giunta regionale esprime parere contrario.
Sull'ordine del giorno n. 746, la Giunta regionale esprime parere favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 748, la Giunta regionale esprime parere favorevole.



PRESIDENTE

Per dichiarazione di voto, ha chiesto la parola il Consigliere Sacco; ne ha facoltà.



SACCO Sean

Noi voteremo convintamente contro l'ordine del giorno n. 741, perché forse l'unico aspetto positivo che poteva avere il nucleare non è stato neanche inserito, cioè quello legato alla fusione. La fusione nucleare però ha un problema: il fatto che, secondo la roadmap di EUROfusion, avremo un impiego commerciale di questa tecnologia nel 2060. Il 2060 è fra quarant'anni. Io non sarò ancora in pensione, ma è molto in là nel tempo, quindi anche questa tecnologia non la potremo utilizzare.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste d'intervento, passiamo alle votazioni iniziando dall'ordine del giorno n. 741 con le modifiche del proponente accolte dalla Giunta.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 741, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Passiamo all'ordine del giorno n. 742, sul quale la Giunta ha espresso parere contrario.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 742, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Passiamo alla mozione n. 743, sulla quale la Giunta ha espresso parere contrario.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 743, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Passiamo all'ordine del giorno n. 744, sul quale la Giunta ha espresso parere contrario.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 744, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Passiamo all'ordine del giorno n. 745, sul quale la Giunta ha espresso parere contrario.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 742, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 746, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 748, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) Abbiamo concluso l'esame degli atti d'indirizzo collegati al Consiglio aperto di ieri.
Mi sembra che ci sia un accordo tra tutti i Capigruppo di sospendere tutti gli altri punti all'o.d.g. e di rivalutarli nella Conferenza dei Capigruppo di domani per la prossima settimana.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 18.18)



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