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Dettaglio seduta n.17 del 25/09/19 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta inizia alle ore 20.00)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Comunico che il numero legale è presente.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Chiorino e Tronzano.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente. Vorrei chiedere la convocazione di una riunione dei Capigruppo per confrontarci urgentemente.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

È convocata immediatamente una riunione dei Capigruppo in sala A. Grazie.



(La seduta, sospesa alle ore 20.01 riprende alle ore 21.01)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Il numero legale è presente. Nella Conferenza dei Capigruppo è stato chiesto il contingentamento dei tempi, ai sensi dell'articolo 69, comma 6.
Domani, in Conferenza dei Capigruppo alle ore 9.30 saranno definite le tempistiche, che inizieranno da domani, alla fine della discussione generale del provvedimento.


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo

Esame proposta di deliberazione n. 10, inerente a "Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'articolo 75 Costituzione e dell'articolo 29 della Legge 25 maggio 1970, n. 352 'Norme sul referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo', abrogazione parziale delle disposizioni in materia elettorale contenute nel D.P.R. 30 marzo 1957, n. 361 con particolare riferimento agli articoli 1 commi 2, 3 e 4; 3 comma 2; 4 comma 2; 14 comma 1; 17 comma 1; 18 bis commi 1, 1 bis, 2 bis, 3, 3.1, 3 bis; 19 commi 1, 2, 4, 5; 20 comma 1; 21; 22 commi 1, 2; 24 comma 1; 30 comma 1; 31 commi 1, 2, 3, 4, 5; 48 comma 1; 53 comma 1; 58 comma 2; 59 bis commi 1, 2; 68 comma 3; 69; 71 comma 1; 77 comma 1; 81 commi 2, 3; 83; 83 bis; 84; 85; 86 commi 1, 2; 106 comma 1; D.Lgs. 20 dicembre 1993, n. 533; articoli 1 commi 2, 2 bis, 2 ter, 4; 2; 9 commi 2 4, 4 bis; 10 commi 5 e 6; 11 commi 1, 3; 14 commi 1, 2; 16 comma 1; 16 bis 17; 17 bis; 19 comma 2; Legge 27 maggio 2019, n. 51, articoli 3 commi 1, 2 e Legge 3 novembre 2017, n. 165, articoli 3 commi 1, 2, 6 relativamente all'attribuzione dei seggi con metodo proporzionale nei Collegi plurinominali per l'elezione della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 10, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire in discussione generale il Consigliere Magliano ne ha facoltà.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Utilizzerò i dieci minuti a mia disposizione per entrare un po' nel merito dell'oggetto, visto che abbiamo parlato di pregiudiziali. Prima mi permetta di lasciare a verbale quella che è la mia interpretazione dell'articolo 69 che al comma 6 recita: "Quando è in discussione la legge finanziaria, il bilancio, il rendiconto, l'assestamento o altro argomento di rilevante importanza, la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari definisce la durata del dibattito." . Prendiamo atto della decisione posta in un primo momento dall'Assessore Rosso e poi riproposta - non si era capito bene chi ne avesse titolo - dal Consigliere Preioni: di fatto, il contingentamento è un po' come mettere la fiducia o un bavaglio alle minoranze. Questo è il dato.
Essendo di prima nomina sono andato presso gli Uffici, che ringrazio per avermi fornito tutti i precedenti in cui è stato utilizzato il comma 6 e, a mio giudizio - questo è il motivo per cui poi abbiamo chiesto delucidazioni in merito - tutte le volte che è stato utilizzato, erano materie prettamente regionali, cioè di attività di leggi e di iniziative che avevano rilevanza regionale e non nazionale.
Ognuno può voler passare alla storia perché cambia interpretazione ai Regolamenti. Parlando con alcuni Consiglieri di maggioranza, parrebbe essere utile eliminare l'articolo 69, perché da stasera non ha più funzione in termini di Regolamento. A questo punto se ha rilevanza - noi aggiungiamo la parola politica, vale tutto. Entro nel merito: quando uno mette mano alle regole del gioco dovrebbe pensare un po' al lavoro dei Padri costituenti o, comunque, pensare che le regole del gioco oggi possono tornare utili perché sei in una condizione di privilegio e di maggioranza ma un giorno potresti tornare a essere minoranza. Se qualcuno in quest'aula mi dice, come mi è stato detto, che nella scorsa legislatura si è utilizzato l'articolo 69, comma 6 per tacitare e zittire le minoranze, non ho nessuna paura a dire che hanno sbagliato allora. Si è sbagliato allora e quindi si può strasbagliare oggi, mi sembra una motivazione quanto meno priva di portata per chi vuole essere classe dirigente in questa Regione.
Chi ha sbagliato allora, ha sbagliato e, se lo fate questa sera, avrete sbagliato due volte. Anche perché l'oggetto di cui si parla non ha a che fare né con il bilancio di previsione dell'anno finanziario né con la modifica all'articolo 27 delle legge regionale sul Piano Socio Sanitario per il triennio di riferimento, né la variazione al bilancio di previsione né il bilancio di previsione o l'assestamento di bilancio di previsione norme in materia di gestione dei rifiuti e servizio gestione integrata dei rifiuti urbani o tutela della fauna e gestione faunistico-venatoria in Piemonte. Mi paiono materie che, oggettivamente, hanno a che fare con la vita di tutti i giorni della regione. Prendiamo atto.
Sapevo che erano stati eletti uomini e donne di grande caratura politica oggi scopro che ci sono anche dei costituzionalisti e dei giuristi di nota fama.
Detto questo provo ad entrare nel merito di quello che si propone. Sono un po' scettico sull'utilizzo del referendum. Per carità, il referendum è una modalità con la quale noi diamo la possibilità ai cittadini di esprimersi.
La storia di questo Paese dice che tutte le volte che un referendum è stato votato dai cittadini e il quesito del referendum, in qualche modo, è stato approvato, il Parlamento ha fatto di tutto per disattenderlo. Tranne alcuni rarissimi casi in materia ambientale, sul referendum che venne fatto sul tema delle preferenze, fondamentalmente poi il Parlamento si è sempre difeso. Questo è il primo dato.
Il secondo dato. Se noi prendiamo il quesito in quanto tale fondamentalmente porta il sistema maggioritario ma, essendo il nostro Paese e la nostra Costituzione priva di ogni tipo di riferimento o vincolo di mandato, quello che la maggioranza e il leader della maggioranza Salvini vuole scongiurare, non è scongiurabile. Non è affatto scongiurabile che un sistema maggioritario ti garantisca la governabilità. Voi pensate cosa accadde quando l'allora Presidente della Camera, Fini, prese 90 parlamentari eletti con quella modalità e fondò un'altra forza politica all'interno del Parlamento. Quello che voi chiedete non viene risolto da questo tipo di quesito, questo lo dico con grande forza perché fin quando la democrazia italiana sarà una democrazia di natura parlamentare, non vi sarà legge elettorale che possa garantire quello che volete scongiurare cioè la nascita di Governi diversi per cambi di casacca, che è una cosa sulla quale possiamo essere assolutamente d'accordo. Gli italiani scelgono un Governo e lo scelgono in nome di quel programma elettorale, ma ancora oggi l'indicazione del leader della coalizione è un'indicazione tutta grafica. Grafica nel senso che il nome posto nel simbolo della coalizione è un nome che poi, di fatto, non ha nessun valore se non per il fatto che il Presidente della Repubblica dà il mandato a quella persona indicata dalle forze politiche che hanno vinto, ma è scelto dal Presidente della Repubblica. Per quello che dico che, a mio giudizio, è una forzatura tutta politica, su questo ha ragione il Presidente Cirio quando, in Conferenza dei Capigruppo, fondamentalmente disse che è una rilevanza politica e dobbiamo farlo. Se una coalizione, una maggioranza o comunque una coalizione pensa che questa sia una priorità, facciamolo.
Ho apprezzato l'intervento del Presidente Cirio quando dice portiamo questo documento in aula, votiamolo, ma poi facciamo un ordine del giorno in cui Forza Italia afferma che è necessario un correttivo proporzionale. Allora se è vero, come è vero, che volete un correttivo proporzionale che permetta, non penso il diritto di tribuna previsto dal sistema elettorale francese perché è veramente poca cosa, ma un correttivo proporzionale allora perché stiamo votando questo documento se tanto state ammettendo Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega, che il quesito posto agli italiani comunque, non eliminerà quello che viene definito dal leader della Lega Salvini come il male assoluto, cioè il sistema proporzionale. E' questo il problema.
Il Presidente Cirio è intervenuto dicendo che c'era un fatto politico nuovo, non era responsabilità sua, ma tre leader si erano messi d'accordo su un sistema maggioritario con un temperamento proporzionale cercando di dare alle forze politiche che non vinceranno i collegi, comunque, un diritto di rappresentare centinaia di migliaia di cittadini che si riconoscono (poi ci sarà una soglia di sbarramento). Ma è questo che non mi torna dal punto di vista del diritto costituzionale e dal punto di vista della proposta che avanzate. Perché volete eliminare il proporzionale, come qui viene scritto in modo preciso nella seconda pagina: "Ritenuto di addivenire a un sistema di elezione dei membri della Camera dei Deputati del Senato, puramente maggioritario". Il termine "puramente", in italiano vuol dire solo maggioritario.
Il fatto politico nuovo è che invece Berlusconi, Salvini e Giorgia Meloni trovano una sintesi per dire che ci deve essere un po' di proporzionale, ma che non è contemplato in questa legge qui, non è previsto in questa proposta referendaria. Sarò curioso pensare, nel caso tutto andasse come la maggioranza vuole, a quanto sarà lunga questa scheda referendaria, perch dovrà essere proposto tutto il testo, compresi gli articoli che qui sono solo citati. Questo dice la legge referendaria: si deve riportare tutta la norma.
Oggi rimango perplesso, proprio per la novità politica illustrata, cioè che il maggioritario sarà temperato da una quota proporzionale (aspetto che qui non è previsto). Quindi, di fatto, noi stiamo portando al voto i cittadini italiani - se andasse, come voi auspicate - spendendo, tra costi diretti e indiretti (poi ci sono due contabilizzazione diverse), dai 180 ai 300 milioni di euro, per celebrare un referendum, quando sappiamo esattamente che, se questo è il testo, non sarà. Un cittadino convinto del maggioritario assoluto andrà a votare "sì", ma poi si troverà un accordo politico tra le tre forze che, in quel caso, con quelle elezioni governeranno il Paese, che porteranno invece un pezzo di proporzionale. È questo che non mi torna, al di là delle ore che abbiamo trascorso qui a fare ostruzionismo.
È l'onestà politica che manca nel continuare ad andare avanti, quando sapete che i vostri leader nazionali hanno già trovato un altro accordo diverso da quello scritto in questo testo. Sapendo, peraltro, che chiediamo a questo Paese di spendere milioni di euro per un quesito che non avrà certezza di compimento - sì o no - perché l'accordo politico assunto dalle forze politiche è già diverso.
L'onestà intellettuale che pensavo vi contraddistinguesse, avrebbe dovuto portarvi a dire: "Fermi un attimo: o cambiamo questo testo oppure non ha senso votarlo".
Concludo, rammentando alla Presidenza che, a mio giudizio, per quel che mi compete, il comma 6 dell'articolo 69 di fatto, purtroppo, non avrà più senso di esistere, perché se la rilevanza è politica, a questo punto vale tutto. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Magliano.
Ha chiesto la parola il Presidente Ruzzola; ne ha facoltà.



RUZZOLA Paolo

Grazie, Presidente.
Cari colleghi, siamo stati più volte chiamati in causa durante questi due giorni di Consiglio. Le opposizioni avrebbero voluto un nostro intervento, molto probabilmente - credo - nella speranza di dilatare ulteriormente i tempi di questa discussione o approvazione.



(Commenti fuori microfono)



RUZZOLA Paolo

Benissimo. Se non è così, ancora meglio.
Peraltro, c'è stata vomitata contro "la qualsiasi": abbiamo ascoltato registrando il chiasso prodotto.
Sia chiaro: ho profondo rispetto per i diritti e le argomentazioni delle minoranze, anche di quel diritto che permette loro di paralizzare per questi primi due giorni (e pensiamo per altri due, cioè per quattro giorni) l'attività ordinaria di questo Consiglio, tenendo in scacco i piemontesi e i loro veri problemi.
Per carità, siamo uomini di mondo. Siamo stati tutti in opposizione e sappiamo che, nell'enfasi dialettica, si può sostenere tutto e soprattutto, il contrario di tutto. Ma ciò non toglie che non accettiamo che qualcuno tenti, ovviamente a fini prettamente propagandistici ed elettorali, di ribaltare i ruoli. Chi ha portato a discutere per questi due giorni questo provvedimento sono le opposizioni, non certamente la maggioranza, e assolutamente credo che non possiate dire, in questo caso Forza Italia.
Fatta quest'opera di chiarezza contro le fake news che abbiamo ascoltato come mantra, chiarisco: Forza Italia non farà mai ostruzionismo alla maggioranza di cui fa parte, in primis nel rispetto di quei piemontesi che ci hanno votato per governare in una coalizione naturale e chiara fin dalla sua proposta.
Noi non paralizziamo per cultura politica i lavori dell'Aula, mettendo in secondo piano i problemi dei piemontesi.
Noi non esponiamo i cartelli in aula, perché non sta nella nostra cultura democratica. Lo spettacolo desolante e avvilente al quale abbiamo assistito in questi giorni non ci piace, e lo avete dato tutto voi. Un film horror - questo sì, ci avete ricordato più volte - di cui avete scritto la trama, autoritagliandovi il ruolo di protagonisti. Di questa scelta dovrete sì rispondere agli elettori, perché per dire che cosa si pensa di un provvedimento è sufficiente una dichiarazione di voto oppure la presentazione di un emendamento che aiuti ad innalzare il dibattito, non di sicuro di una pantomima da avanspettacolo come abbiamo assistito.
Detto questo, è stato.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Prosegua, Presidente Ruzzola.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Permettete di concludere.



RUZZOLA Paolo

No, ma io mi fermo solo per educazione, non c'è problema.
Se vogliono parlare.



PRESIDENTE

Si rivolga alla Presidenza.



RUZZOLA Paolo

Detto questo, è stato chiaro sin dall'inizio della discussione che il tema dell'oggetto fosse nazionale. Si sta parlando di una revisione della legge elettorale nazionale e non regionale.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Se vi contenente e rimettere le giacche è un piacere per la Presidenza.
Prosegua, Presidente Ruzzola.



RUZZOLA Paolo

Noi pensiamo che sia un diritto legittimo poter fare esprimere i Consigli regionali, per domandare un referendum sull'argomento.
È previsto dalla Costituzione - articolo 75 - che un Consiglio regionale possa intraprendere questo percorso, quindi non capiamo proprio il clamore di chi, come voi, cerca di negarci questo diritto.
Poi, sicuramente, sappiamo che le sinistre in questa Regione sono solite negare i referendum quando sono scomodi - si pensi a quello sulla questione sanitaria - e invocarli quando fa comodo. Resta il fatto che noi siamo convinti che non si debba aver paura di dare la parola ai cittadini.
Siamo convinti che questo Paese abbia un disperato bisogno di regole certe per evitare papocchi, inciuci e ribaltoni.
Per questo siamo favorevoli a questo atto consiliare, nonostante avessimo alcune perplessità circa questa proposta dal punto di vista formale. Perplessità che abbiamo superato attraverso la predisposizione di un ordine del giorno, che prevede la formulazione, da parte della Giunta di un'apposita legge regionale, ai sensi dell'articolo 121 della Costituzione, che prevede un sistema maggioritario con premio di maggioranza temperato da un'adeguata proposta proporzionale, unita all'introduzione dell'elezione diretta del Presidente della Repubblica.
L'elezione diretta del Capo dello Stato - così, forse, eviteremo, per l'ennesima volta, che nascano maggioranze anomale con il solo obiettivo di eleggerlo - e un sistema elettorale maggioritario, capace di polarizzare i consensi, sono, da sempre, un nostro cavallo di battaglia, che era necessario rimarcare nel rispetto però, della frammentazione e del consenso in Italia.
Insomma, niente male per un partito che avete definito "inesistente" e "ininfluente".
Abbiamo trattato con i nostri alleati perché crediamo di poter dialogare con loro. Perché sappiamo che dal confronto nascono proposte più forti e maggiormente rappresentative. Perché siamo certi che sia quello che ci chiedono i nostri elettori. Perché eravamo e siamo convinti che, pur con accenti e sfumature diverse, noi, la Lega e Fratelli d'Italia parliamo la stessa lingua.
Questo ordine del giorno è frutto della condivisione e di un obiettivo comune.
Comprendiamo che siano concetti difficili per chi preferisce vincere le elezioni attraverso le scorciatoie, ma non è un problema nostro. Dal 4 marzo ad oggi noi siamo gli unici che non hanno mercanteggiato con il Movimento 5 Stelle per andare ad occupare poltrone, quindi siamo molto trasparenti e leali verso l'unico contratto.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Fate concludere il Presidente Ruzzola.



RUZZOLA Paolo

.quindi siamo molto trasparenti e leali verso l'unico contratto che ci è legittimo firmare: quello nei confronti degli elettori del centrodestra piemontese. Ecco perché siamo favorevoli a questa proposta, perché ci siamo trovati di fronte all'ennesimo Governo nazionale slegato dal voto popolare e che paventa di voler approvare una legge elettorale totalmente proporzionale, consegnando così d'Italia alla totale ingovernabilità.
È troppo forte la necessità di mettere al centro del dibattito nazionale la riforma della legge elettorale, evitando nuove capriole e funambolismi.
Come Forza Italia siamo convinti che sia indispensabile, una volta per tutte, dare al Paese una legge che permetta agli elettori di sapere che il giorno dopo il voto non avrà più sorprese, bensì un governo stabile, perch frutto del voto e non delle grandi manovre di palazzo.
Pertanto, esprimiamo convintamente il nostro voto a favore di questa proposta, per difendere il sacrosanto diritto del popolo italiano di avere la certezza che il proprio voto conta e che nessuno può manipolarlo ex post con accordi improbabili.
L'unica forma di ribellione che conosce Forza Italia è verso Governi balneari conoscitivi, che nascono nel palazzo e muoiono lì. Attraverso lo stimolo di questo consesso, siamo certi che contribuiremo al dibattito nazionale evitando l'ennesima legge scritta dal Governo di turno in base ai sondaggi, assicurando una norma che garantisca governabilità, stabilità e rispetto della volontà popolare e, a differenza di voi, pensiamo sia un momento alto della vita di questo Consiglio.
Grazie.



(Applausi in aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giaccone.



GIACCONE Mario

Presidente, io rimprovero l'amico Marco Grimaldi per le sue frequenti anche se giustificate, intemperanze, ma che si derubrichi il sacrosanto diritto dell'opposizione di opporsi in maniera democratica con tutti gli argomenti che ritiene a pantomime d'avanspettacolo, francamente mi sembra ancor più grave e ancor più triste.
Voglio mettere in fila alcune delle ragioni che si sono succedute in queste ore in cui ci siamo trovati in quest'Aula e in cui ciascuno ha esercitato il proprio diritto di dissentire da una scelta che considera scellerata, e ne elenco alcune.
Abbiamo fatto riferimento all'immobilismo della Giunta e della maggioranza in questi primi 100 giorni: non abbiamo visto provvedimenti calendarizzati e siamo andati raramente in Commissione a ragionare sugli sviluppi della loro azione. Abbiamo verificato una sudditanza a un leader nazionale che pensa che gli ordini democratici delle singole Regioni siano a sua disposizione e a disposizione dei suoi comizi e delle sue intenzioni.
Abbiamo registrato la preoccupazione del leader di Forza Italia, il cui Capogruppo ha appena parlato del rischio che le modifiche proposte dalla Lega possano dare un potere assoluto al leader del partito maggiore; quei pieni poteri che, in maniera un po' inquietante, risuonano ancora nelle nostre orecchie. Abbiamo riflettuto sul fatto che si chieda alla Regione di esprimersi su una materia che non è di sua competenza, che si stravolga l'agenda regionale e si mettano in secondo piano le ragioni del Piemonte perché questo aspetto era più urgente.
Consigliere Ruzzola, così come lei sostiene che siamo noi a far perdere tempo, io dico: ritiriamo questa richiesta e il tempo non si perde. Per noi, però - poiché stiamo parlando di un argomento delicato e importante anzi rilevante e importante - la necessità di opporvisi ha senz'altro la precedenza.
Abbiamo avuto perplessità rispetto al fatto che si usasse una sede istituzionale come luogo di propaganda e abbiamo manifestato perplessità relativamente al fatto che non si scelga di fare intervenire direttamente i cittadini nella richiesta del referendum, con la famosa raccolta delle 500 mila firme, e che, invece, si intimi a cinque Regioni di fermarsi e obbedire.
In genere io non uso urlare, ma questo non significa che non sia arrabbiato. L'ho detto alla Conferenza dei Capigruppo: non insulto nessuno ma questo non significa che non sia profondamente offeso rispetto a ciò che è accaduto e non tanto e non solo per le ragioni che vi ho appena detto quanto per altre, di due generi (una di metodo e l'altra di merito), con le quali mi avvio a concludere l'intervento.
Relativamente al metodo, come è stato detto, non c'è stato un confronto.
Forse, la preoccupazione era legata alla paura che il fatto di intervenire complicasse le cose, quasi che avere delle ragioni o doverle difendere potesse rappresentare un problema o che addirittura portare le proprie ragioni peggiorasse la situazione. Non ho visto, quindi, interlocuzione cosa che dovrebbe capitare in un consesso democratico. Come non ho visto la possibilità di approfondire alcuni elementi che noi abbiamo chiesto di poter approfondire in relazione alle debolezze di questa proposta dal punto di vista costituzionale. Alla Conferenza dei Capigruppo, abbiamo chiesto la possibilità di consultare dei costituzionalisti, com'è stato fatto in altre Regioni, ma questo non è avvenuto.
Infine, nel metodo devo dire che abbiamo un po' patito il fatto che nelle riunioni dei Capigruppo non ci fosse una chiarezza, se non in quest'ultima anche se non così definita e non così trasparente, su quali fossero le intenzioni della maggioranza, io direi come correttezza imporrebbe. Nei primi cinque anni della scorsa legislatura, ho visto un Vicepresidente che rispetto ai temi del contingentamento) andava alla Conferenza dei Capigruppo, spiegava chiaramente quali erano le sue intenzioni (ma da subito), diceva quali erano i tempi e non lasciava la questione nel vago argomentava in maniera esaustiva i motivi delle sue scelte, dopodiché si procedeva.
Ritengo che, in politica, la parola data sia uno degli aspetti fondamentali per conservare e guadagnare la credibilità e i rapporti, ma per dare la parola occorre anche competenza, forza e sicurezza nelle proprie ragioni.
C'è, poi, un secondo aspetto di preoccupazione che riguarda più il merito.
E vi dico quali sono le preoccupazioni che sono già state manifestate da alcuni colleghi. Intanto, sull'esito finale di questa richiesta: siamo sicuri che sia oggettivamente uguale in tutte le Regioni? Nessuna Regione ha accettato emendamenti? È uniforme la richiesta in tutte le sedi in cui è stata presentata? Lo dico, perché ho colto un'insicurezza al riguardo addirittura da parte del Presidente, che - in una battuta di corridoio - ha dichiarato: "Mah, speriamo.".
C'è un secondo aspetto, non solo legato all'uniformità dei testi, che potrebbe inficiare fin dal principio il percorso di questa richiesta. Più costituzionalisti hanno avanzato dubbi di incostituzionalità rispetto al tema. Questo testo - è stato detto da più studiosi - è figlio di un taglia e cuci inevitabile, visto che il referendum può essere solo abrogativo e che l'operazione è assai spericolata. Vengono cancellati 43 commi o frammenti di commi da quattro diverse leggi: il testo unico delle leggi elettorali della Camera, quello del Senato, il Rosatellum del 2017 e persino la legge che ha scritto lo stesso Calderoli.
Questo ritaglio rappresenta la chiave del referendum, perché la Corte Costituzionale è sempre stata assai rigorosa nel giudicare l'ammissibilità dei referendum abrogativi di leggi elettorali, bocciando referendum manipolativi (e alcuni ritengono che questo possa esserlo) o non omogenei (e anche in questo caso c'è il rischio) o poco chiari per l'elettore. In questo caso, la violazione e sicura perché la lunghezza del quesito già lo rende sicuramente poco chiaro.
C'è, poi, la barriera insuperabile di cui è stato già detto: la Corte non ammette referendum che lascino un vuoto normativo. Il Paese deve sempre avere una legge elettorale pronta all'uso e, in questo caso, se fosse abrogata la quota proporzionale, si dovrebbero ridisegnare tutti i collegi prima di andare alle elezioni, pertanto ci sarebbe un vuoto.
Ma non c'è solo l'elemento dell'uniformità, non c'è solo l'elemento dell'incostituzionalità cui ho fatto riferimento cercando di essere puntuale. C'è un ultimo aspetto che voglio sollevare, che riguarda chi ha prodotto questo testo: un personaggio politico appartenente a un partito di maggioranza (in questo momento) in Aula, che già altre volte ha ammesso di piegare alle necessità di bottega (non lo dico io, lo dice lui) le normative di un Paese. A volte anche maldestramente, a volte anche malamente, ma l'ha ammesso.
Richiamo sue dichiarazioni che sono note a tutti: durante la registrazione di Matrix, Enrico Mentana chiede all'onorevole Calderoli di quale legge sia contento e lui risponde: "La legge sui reati d'opinione l'ho scritta io e ne sono onestamente orgoglioso. Ovviamente, la legge sulla legittima difesa".
Possiamo non essere d'accordo, ma sicuramente non siamo d'accordo quando aggiunge: "Sono un po' meno orgoglioso della legge elettorale che si dovrà riscrivere. Eh già, perché" - confessa Calderoli - "glielo dico francamente: l'ho scritta io, ma è una porcata. Una porcata" - precisa ancora - "fatta volutamente per mettere in difficoltà una destra e una sinistra che devono fare i conti con il popolo che vota".
Io domando ai colleghi:, lo domando per un amico e non per me: saremo mica in un caso di quelli in cui poi Calderoli, a posteriori, riconosce che quella era l'occasione in cui lui stava facendo una "porcata"? Poiché in questo caso sono coinvolto anch'io, e non mi considero correo, perché sono più di due giorni che sto andando avanti cercando di argomentare al contrario, mi sembra legittimo chiederlo.
Visto che è già capitato una volta, non vorrei capitasse una seconda volta.
Non vorrei che indirettamente, non tanto noi che ci siamo posti con fermezza, ma la Regione Piemonte, dovesse fare una figura di questo tipo se, tra dieci anni, in un'intervista Calderoli sostenesse di nuovo che aveva fatto una porcata anche in quell'occasione o se, come ho detto negli altri due punti, dovesse essere bocciata per incostituzionalità o per non uniformità nelle diverse richieste.
Questi sono i motivi che mi sembrano abbastanza sostanziali; non stiamo parlando né di una pantomima né di avanspettacolo, quando continuiamo a sostenerli. Abbiamo avuto due giorni in cui abbiamo cercato di difendere non solo attraverso le nostre ragioni, la democraticità. Siamo a un punto del percorso delicato. Non solo non siamo d'accordo sui tre punti precedenti, ma, come ha già detto bene il collega Magliano prima di me, non siamo d'accordo rispetto all'interpretazione del Regolamento, in relazione alla scelta di poter contingentare i tempi, perché riteniamo che in questa occasione non ce ne sia motivo. Non stiamo facendo una richiesta relativa a un questione importante e urgente per la Regione Piemonte.
Ognuno si assumerà le responsabilità delle proprie scelte in relazione alle conseguenze che queste avranno, in primo luogo, sui cittadini piemontesi ma, in generale, sui cittadini italiani.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marello; ne ha facoltà.



MARELLO Maurizio

Grazie, Presidente.
Lascerò al collega Avetta, con cui facciamo una sorta di intervento a quattro mani, aspetti che riguardano più profili di costituzionalità di questo referendum e mi voglio soffermare sull'oggetto del referendum, cioè sulla legge elettorale.
Da due giorni non stiamo discutendo di una legge qualsiasi, stiamo discutendo di una legge che è fondamentale in qualsiasi Paese. Vglio ricordare che le democrazie occidentali più evolute e anche più datate hanno considerato questa legge come un qualche cosa di sacro (penso agli Stati Uniti, alla Francia e all'Inghilterra), al punto da non toccarla quasi mai. Nella storia dell'Italia, invece, è stato un po' diverso.
Dall'Unità d'Italia, dal 1861 ad oggi, abbiamo avuto dieci leggi elettorali cinque nei primi cinquant'anni - per cui abbiamo sperimentato il maggioritario uninominale a doppio turno. Poi per dieci anni abbiamo sperimentato i collegi plurinominali, fino al 1919, cosa anche abbastanza giustificabile, essendo una democrazia molto giovane, una democrazia che faceva i conti con una monarchia molto forte che aveva ancora una rappresentanza oligarchica, perché l'elettorato passivo era ben lontano dal suffragio universale del 1946 (fino al 1912 si votava ancora per censo).
Dal 1919 - credo sia questa una data importante - il nostro Paese ha conosciuto il sistema proporzionale e con una parentesi di vent'anni (mi riferisco al ventennio fascista) è stato un sistema proporzionale con preferenze fino a quattro, che è durato fino al 1993, dove forse le preferenze, a quell'epoca, erano solo più tre. Con una parentesi, quella del ventennio, determinata dalla legge Acerbo, che con l'espediente del 25%, e cioè del partito che con il 25% aveva due/terzi dei seggi, garantì al fascismo i cosiddetti pieni poteri; pieni poteri di cui abbiamo sentito parlare recentemente anche dal leader della Lega.
Nel 1993 ci fu una stagione molto intensa anche dal punto di vista della partecipazione popolare. Tutti ricordiamo i referendum promossi da Segni, i comitati; io ne feci anche parte, perché sulla lotta per il maggioritario in quell'epoca mi pareva, come mi pare ancora oggi per la verità, ma in quell'epoca arrivavamo da un sistema proporzionale ormai logoro, un modo per dare ai cittadini maggiore voce e maggiore governabilità al Paese tant'è che vi ricorderete che la partecipazione a quei referendum fu molto alta, nonostante leader politici di grande spessore (ricordo il Presidente Segretario del Partito Socialista Craxi) invitassero ad andare al mare.
Poi arriviamo a questo referendum, che produce il cosiddetto Mattarellum cioè una legge elettorale che dura dal 1993 al 2006, con un 75% di maggioritario e un 25% di proporzionale. Una legge che è stata definita direi sostanzialmente da tutti, equilibrata, che consentiva ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti e che garantiva, attraverso la quota proporzionale, una rappresentatività che nella storia del nostro Paese, nel pluralismo anche dei partiti, è un valore importante.
Ecco, le cose cominciano a cambiare radicalmente dal 2006 quando, com'è stato ricordato dal collega Giaccone, alla vigilia delle elezioni, quando si paventava ormai un successo elettorale significativo da parte del centrosinistra, l'allora onorevole Calderoli studia una legge proporzionale (oggi la Lega è qui a sottoporci il maggioritario a turno unico senza correttivi, proporzionale, a liste bloccate e senza preferenza); legge che verrà poi dichiarata incostituzionale e si arriva al 2015 con il cosiddetto Rosatellum bis, che aggiusta un po' questa legge. Tuttavia permangono, sia pure in maniera più corta, le liste bloccate e non ci sono le preferenze.
Perché ho fatto questa piccola storia? Perché, dal 2006, in questo Paese si è manifestata una tendenza: spiegare lo strumento elettorale alle esigenze di determinate parti politiche o per evitare che altre parti potessero vincere le elezioni; cosa che non dovrebbe mai riguardare la legge elettorale. Soprattutto credo che la grande responsabilità del cosiddetto Porcellum, vista un po' di anni dopo, è che è stata la causa di ciò che poi è accaduto fino ad oggi, cioè una distanza che non si è ancora colmata tra la politica e i cittadini.
Le liste bloccate e l'assenza di preferenze hanno allontanato i cittadini dalla politica; hanno creato un Parlamento di nominati, che spesso non avevano esperienza politica e non avrebbero neanche mai avuto i consensi per essere eletti, e hanno difeso le loro prerogative più che pensare di dare una legge elettorale realmente utile al nostro Paese.
A fronte di questa storia, che ho voluto evidenziare non soltanto per mettere in luce qualche contraddizione, ma per sottolineare l'importanza della legge elettorale, voi in questi giorni, in queste settimane, ci avete giocato. Uso i termini "giocare" e "voi" non a caso: dico "voi" perché, nel momento in cui la voteranno tutti e tre i gruppi, la responsabilità è di tutti e tre, anche se a iniziare tutta questa storia è stata la Lega Nord.
Dico "Giocato" perché questa è stata un'iniziativa del Segretario Salvini malato di leaderismo, che dopo l'iniziativa di far saltare il Governo probabilmente presa unilateralmente senza neanche condividerla con i suoi si è trovato in un angolo e a Pontida ha pensato bene di rilanciare, non credo mica per avere pieni poteri, ma semplicemente per garantirsi una visibilità per i prossimi mesi e ritagliarsi uno spazio che non avrebbe più avuto, non essendo più Ministro dell'Interno, attraverso il tema della legge elettorale.
E voi ci siete andati dietro. Io non credo che alla Lega interessi molto che questo referendum sia incostituzionale. Noi abbiamo provato a convincervi, ma non interessa, perché questa è una bandiera, che molto probabilmente verrà ammainata tra 4-5 mesi quando, con buone possibilità o probabilità, il referendum verrà dichiarato inammissibile per tutti i motivi che, non noi, ma importanti costituzionalisti hanno evidenziato. Ma questo non fa nulla, perché l'obiettivo è mettere una bandiera e questo, lo devo dire, deve anche tranquillizzare i Gruppi di Forza Italia e di Fratelli d'Italia, che devono essere tranquilli, ma non perché viene firmato un ordine del giorno che vale come il due di picche nel gioco delle carte, ma perché molto probabilmente questo referendum verrà dichiarato inammissibile. Quindi, il suicidio politico e partitico, che potrebbe determinare un maggioritario secco a forze politiche come le vostre, sarà salvo. Francamente avreste potuto votarlo anche senza questo inutile ordine del giorno.
Però penso che giocare con le leggi, soprattutto con le leggi elettorali non funzioni e non vada bene. Pertanto siamo stati costretti in questi due giorni a fare ostruzionismo, abbiamo anche cercato di farlo, credo, con garbo ed entrando nel merito delle questioni. Lo faremo ancora domani subiremo il contingentamento dei tempi, come purtroppo lo subiscono le opposizioni, e non soltanto in quest'Aula se pensiamo a cosa succede in Parlamento con il voto di fiducia. Voi sarete la quinta o la sesta Regione a sostenere questo quesito referendario e a proporlo, ma vi assumete una grande responsabilità, perché il tempo passa in fretta. Vedremo questa primavera l'esito dell'ammissibilità costituzionale di questi referendum.
Questi temi, invece di essere discussi per giorni in questa sede - che abbiate pazienza, non è la sede competente - dovrebbero essere discussi altrove. Credo che questa sia la sede per affrontare i problemi dei piemontesi. Ci sono tutti i profili di responsabilità, che non è vostra ma è una responsabilità politica che vi siete assunti voi in questa settimana per andare dietro di nuovo ad un - chiamiamolo così - "colpo di sole politico" di un Segretario di partito. È questo che abbiamo voluto sottolineare in queste giornate dure di Consiglio regionale, per dire ai piemontesi che noi siamo qui per difendere loro, per difendere il Piemonte ma per difendere un'istituzione, cioè il Consiglio regionale del Piemonte e un sistema elettorale per il quale è giusto che ci sia stabilità e che ci sia governabilità. È giusto che ritornino le preferenze o è giusto che ci sia un sistema maggioritario, che garantisca però la rappresentanza di tutti, attraverso dei temperamenti proporzionali, ma sono temi troppo importanti per essere ridotti ad un gioco, ovvero al gioco a cui abbiamo assistito in questi giorni e in queste settimane.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Avetta; ne ha facoltà.



AVETTA Alberto

Grazie, Presidente.
Credo che la discussione di questi giorni ci consenta di fare alcune considerazioni, riprendendo anche tante cose che sono state dette in Aula in questi giorni. Credo che lo sappiate anche voi, nel vostro intimo, e siccome conosco molti di voi, posso permettermi di fare questa affermazione. Lo sappiamo tutti, abbiamo sottratto del tempo all'interesse del Piemonte, abbiamo sottratto del tempo forse anche agli interessi dei piemontesi.
Qui è stata esercitata quella che potremmo definire una golden share politica - forse qualcuno ha già usato questo termine - ed è stato fatto anche con una certa virulenza procedurale, non so come definirla in altro modo. E questa virulenza procedurale avrà un solo effetto, l'ha detto bene la collega Frediani in uno dei suoi interventi, cioè che abbiamo sdoganato delle prassi che evidentemente renderanno molto più faticoso il rapporto per noi, ma certamente renderanno anche molto più faticosa la prosecuzione dei lavori d'Aula per voi sugli altri temi, perché abbiamo sdoganato una virulenza di prassi che evidentemente quest'Aula non aveva mai vissuto in modo così evidente. Ed è stata esercitata questa golden share politica anche generando un certo imbarazzo in tanti di voi.
Capisco benissimo la difesa d'ufficio che ha dovuto fare il collega Ruzzola. Lo capisco, ma a maggior ragione quella difesa d'ufficio mette in evidenza l'imbarazzo che è stato vissuto da molti esponenti delle forze politiche di maggioranza in quest'Aula in questi giorni. Ci mancherebbe che il Capogruppo di Forza Italia non faccia una difesa d'ufficio, però è stata evidentemente una difesa d'ufficio. Credo che questo sottolinei il fatto che l'imbarazzo sia stato molto evidente in molti di voi.
Nonostante questo, avete ubbidito ad un ordine che viene dall'esterno, che nasce da un'istanza politica esterna, che è del tutto comprensibile.
Evidentemente non la considero legittima, ma è del tutto comprensibile, e che voi, con una forzatura significativa che avrà le conseguenze a cui ho accennato prima, avete voluto portare in quest'Aula. Questa è stata una scelta, Presidente, che mortifica - l'abbiamo detto più volte, ma è bene ripeterlo affinché rimanga a verbale - il nostro ruolo e mortifica la ragione stessa per la quale i piemontesi ci hanno chiesto qualche mese fa di venire in quest'Aula a rappresentarli.
Mi spiace contraddire il Presidente Cirio, che non vedo, perché ha fatto oggi due considerazioni nelle sue comunicazioni che considero imprecise. Il Presidente Cirio ha detto due cose: che trova normale che un partito porti in Consiglio regionale un'esigenza politica comprensibile - ma evidentemente del tutto estranea agli interessi per cui noi dovremmo lavorare in quest'aula - e che, di fatto, imponga il vostro ordine del giorno, perché di questo si è trattato. Non si è trattato di altro: abbiamo bloccato i lavori per dedicarci da ormai 2-3 giorni a discutere di questa delibera. Il Presidente Cirio ha poi detto che è normale che la Regione utilizzi una possibilità offerta dall'articolo 75 della Costituzione.
Il primo punto, al di là delle considerazioni già espresse dal Presidente Chiamparino, si tratta di una deriva molto pericolosa. Forse il Presidente Chiamparino l'ha chiamata vulnus, che ha un valore negativo in sé per i 5 anni che ci attendono, ma soprattutto per il modo prevaricatore - non so come definirlo in altro modo, non mi vengono altri termini - con cui l'attività è stata condotta in quest'Aula. Però, al di là di questo, rileva anche il dato politico, perché prima il Capogruppo Preioni ci ha detto senza tanti giri di parole, che l'obiettivo è quello di eliminare i piccoli partiti. Prima è stato detto bene da autorevoli colleghi: io, se fossi in voi, se fossi un rappresentante di Forza Italia piuttosto che di Fratelli d'Italia, oggettivamente sarei un po' preoccupato. È un po' come tacchini a Natale: vi state infilando nel forno e da lì non si sa bene come se ne esce.



(Commenti fuori microfono)



AVETTA Alberto

Per carità! Infatti siete sempre un piccolo partitino, non è che siete molto cresciuti. Siete lì e state lì.



(Commenti fuori microfono)



AVETTA Alberto

Può darsi. Va beh, si fanno esperienze diverse e si condividono esperienze.
Se ci incontriamo a metà strada, ci potete raccontare..



PRESIDENTE

Consigliere Avetta, si rivolga alla Presidenza.



AVETTA Alberto

Scusi, Presidente, riprendo la serietà del ragionamento.
Sarei preoccupato se fossi espressione di quei partitini a cui ha fatto riferimento, credo, il collega Presidente Preioni. Al tempo stesso, sarei preoccupato anche se fossi uno che è espressione della Lega. Perch ragazzi, ce lo possiamo dire? Siete stati un partitino mica tanto tempo fa e non c'è scritto mica da qualche parte che non possiate tornare ad essere un partitino. Quindi, questa cosa dei partitini io la userei con un poco di cautela.
Poi vi è l'altra questione che ha affermato il Presidente. Sulla vicenda del partitino mi consenta di fare ancora una battutina, che molto ci sta.
Ricorderete sicuramente tutti l'esortazione di Giorgetti quando disse: "Mettetevi una fotografia di Renzi sul tavolo, sulla scrivania, sul tavolino la notte e ricordatevelo". Infatti è successo esattamente quello che Giorgetti, una persona che tutti noi consideriamo intelligente, ha previsto circa un anno fa.
Questo per dire che, quando si fanno queste affermazioni, bisogna sempre essere consapevoli che le cose nella vita possono cambiare, anche in modo più repentino di quanto qualcuno si aspetta.
Sull'altra questione, cioè sul fatto che il Presidente abbia detto che secondo lui, è normale che la Regione utilizzi la possibilità offerta dall'articolo 75 della Costituzione, abbiamo qualche osservazione; portiamo all'attenzione di quest'Aula qualche osservazione.
Cosa dice l'articolo 75 della Costituzione nella parte che ci interessa? Dice che, "Quando lo richiedono 500 mila elettori o cinque Consigli regionali è indetto il referendum popolare per deliberare l'abrogazione totale o parziale di una legge o di un atto avente forza di legge.".
L'articolo 75 della Costituzione è stato scritto dall'Assemblea Costituente, che ha fatto un lavoro rispetto a questo articolo, tanto è vero - e non è un caso - che nei lavori dell'Assemblea costituente inizialmente, il potere d'iniziativa di referendum abrogativo era riservato solo all'iniziativa popolare, cioè non esisteva la possibilità da parte dei cinque Consigli regionali; è stato introdotto durante i lavori dell'Assemblea, formata da persone notoriamente intelligenti e lungimiranti, perché si ritenne che i Consigli regionali avrebbero avuto il diritto di difendersi da uno Stato, magari neocentralista, che potesse adottare leggi che avrebbero potuto violare le sfere di rispettiva competenza costituzionale, con l'approvazione di leggi che modificassero questi equilibri all'interno delle attività, delle competenze che le Regioni esprimono. Per questo è stato previsto che cinque Consigli regionali possano chiedere un referendum, possano deliberare su un referendum abrogativo di una legge, ma non per abrogare qualsiasi legge! Questo non lo dico io, lo dicono le sentenze della Corte costituzionale.
Siamo seri: basta un po' di buonsenso. Non è necessario essere giuristi per capire che è così; non è necessario essere giuristi, altrimenti il costituente non avrebbe scritto che 500 mila elettori possono abrogare tutte le leggi che ritengono, a parte quelle per cui è negata l'abrogazione della stessa Costituzione, o i cinque Consigli regionali. È evidente. E lo dice l'interpretazione di tutte le sentenze della Corte costituzionale.
Poi ci sono altri profili, sui quali avrete modo di confrontarvi laddove questo referendum dovesse mai vedere l'esito positivo, cosa che noi non ci auguriamo. C'è una sentenza, la n. 16 del 1978, che prevede che non sono abrogabili via referendum le leggi costituzionalmente necessarie quando l'esito del referendum produce un vuoto incolmabile in attesa di una disciplina integrativa. Altra cosa di grandissimo buonsenso: vi siete chiesti che cosa capita se approviamo questa legge elettorale, creando un vuoto normativo? L'ha detto bene il collega Marello, e io non mi voglio dilungare su questo.
In altre parole, la Corte vuole evitare la paura del vuoto, quella che in latino. Adesso vorrei evitare di fare citazioni che soltanto il collega Magliano potrebbe capire.



(Commenti fuori microfono)



AVETTA Alberto

Scherzo! La Corte vuole evitare di essere nelle condizioni di dover sopperire, cosa che è già capitato in questo Paese: quante volte la Corte costituzionale ha sopperito a delle lacune legislative? Ultima considerazione, perché penso di aver finito il mio tempo. Ci sono tantissime altre ragioni giuridiche e avremo tempo e modo probabilmente nel commento sugli emendamenti, di intervenire e di ricordarle, però, relativamente ai quesiti, ce n'è uno fondamentale, e concludo: "Il quesito referendario deve essere omogeneo, coerente e intellegibile". Omogeneità e coerenza sono termini abbastanza complessi e tecnici, ma sull'intelligibilità è evidente che è un termine comprensibile a tutti noi. Cosa vuol dire "intelligibilità"? Vuol dire che un cittadino comune, quando avrà in mano le 25 pagine di quel "lenzuolo" che troverà nella cabina elettorale, ammesso che si riesca ad arrivare fino a lì, dovrà capire cosa sta facendo, dovrà capire cosa legge.
Allora, forse, il deliberato che avete sottoposto alla nostra attenzione è un deliberato che, anche sotto questo profilo, presenta qualche dubbio di legittimità rispetto alle previsioni normative, tanto è vero che la legge n. 352 del '70 sul referendum (l'ha già ricordato il Presidente Magliano) prevede- appunto - che non si riferisca solo a un articolo di legge, ma riporti esattamente, testualmente, la trascrizione integrale di quell'articolo di legge.
In conclusione, per queste ragioni, credo che, come ha detto il collega Marello, abbiamo sottratto tempo ai piemontesi per un obiettivo e un risultato francamente deludenti ed è francamente avvilente per il ruolo che noi siamo stati chiamati a ricoprire in quest'Aula. Me ne dispiaccio molto.
Mi auguro che il buonsenso, più volte evocato dal Presidente Cirio prevalga anche nei prossimi due giorni che dedicheremo ancora a questo tristissimo argomento.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Chiamparino.



CHIAMPARINO Sergio

Grazie, Presidente.
Essendo io il primo ad usare in quest'Aula il termine "pantomima", una breve definizione, che traggo dalla Treccani, dice che "La pantomima sostantivo femminile, che deriva dal sostantivo maschile pantomimo, è una rappresentazione scenica muta in cui l'azione è affidata unicamente al gesto, all'espressione del volto, ai movimenti del corpo, alla danza talora anche con accompagnamento musicale, derivata dal mimo. La pantomima nacque in Grecia.", eccetera.
Faccio questa citazione, perché. Se, per favore, l'Assessore Ricca evita di parlare troppo forte.



(Commenti fuori microfono)



CHIAMPARINO Sergio

Ma certo! Tolga i secondi, per favore.
Dicevo, perché ho usato il termine "pantomima"? Perché fino a quando il Presidente Preioni, diciamo anche con uno sforzo glottologico, ha proposto il contingentamento dei tempi e, fino a quando il Presidente Ruzzola non ci ha spiegato questa interpretazione dei sistemi politici che, probabilmente entreranno nella storia del pensiero politico, la maggioranza, dopo aver proposto di stare qui tutta una settimana per discutere di una proposta della Lega Nord per indire un referendum, la cui ammissibilità è tutta da vedere, la cui indizione è ancora di più da vedere, quindi con tutte le incognite che hanno già detto tutti gli altri (che non ripeto), avevate fatto scena muta. Al massimo accompagnata da qualche gesto, la danza per fortuna ce l'avete risparmiata, però la pantomima era questa. Per fortuna adesso è stata interrotta: entriamo nella rappresentazione farsesca, stando ad alcuni interventi, come quello cui ho assistito prima.
Vorrei la sua attenzione, perché non è presente il Presidente Ghigo.



PRESIDENTE

"Cirio". Un lapsus..



(Risate in aula)



CHIAMPARINO Sergio

No, non siamo stanchi, è un lapsus freudiano.
Perché mi sarebbe piaciuto fosse presente? Perché, sono dispiaciuto per lui; sono dispiaciuto per lui, perché la discussione di questi giorni e l'esito avvilente - uso l'aggettivo che ha usato il Consigliere Avetta poc'anzi - che avverrà, purtroppo, sarà quello di umiliare l'istituzione regionale e con essa il suo Presidente che, pur essendo stato ed essendo un avversario politico, è pur sempre il Presidente eletto della Regione Piemonte. A me, il fatto che sia umiliato - e poi spiego perché - dal segretario di un movimento politico, che si chiama Salvini, lo trovo umiliante per il Piemonte e, quindi, per tutti noi.
Entriamo nel merito, e ne approfitto, perché io ho sentito e condivido in pieno la ricostruzione del Consigliere Marello, così come ho trovato molto acuto l'intervento del Presidente Silvio Magliano, a cui non a caso il Presidente Cirio, che era lì dove c'è adesso Magliano, assentiva vistosamente. Perché? Perché se si ragiona sul fatto che il maggioritario è un sistema che serve a garantire la governabilità, data la storia dell'Italia (ma non ripeto cose già dette), il correttivo proporzionale è ciò che serve a garantire quel tanto di rappresentanza necessaria a dare efficacia e sostanza alla governabilità, altrimenti da sola c'è il rischio che diventi governabilità solo sulla carta, come è già avvenuto.
Mi viene in mente quella barzelletta di due che non sanno come parlare inglese e parlano piemontese lentamente. Un signore va a mangiare in un ristorante a Londra e parlando al cameriere in piemontese lento gli dice: "Chila de dove l'è?" e il cameriere risponde: "Mi i son de Carignano" e il signore risponde "E mi i son de Pinerolo. Ma se chila a l'è de Carignano e mi i son de Pinerolo, perché i parloma inglese"? Gli avevano detto che per parlare inglese, bastava parlare piemontese molto lentamente.
Il punto è se alla fine la vostra convergenza è su un maggioritario corretto dal proporzionale, mi spiegate perché bisogna fare il referendum? Io, per esempio, sono convinto che la legge Mattarella, con opportune correzioni sui numeri e sulle quote, sia l'unica legge che, ancora oggi avrebbe un senso per garantire governabilità e rappresentanza proporzionale. Se non ci fosse il presidenzialismo verrebbe voglia persino a me di votare un ordine del giorno che parli di maggioritario corretto proporzionalmente. Mi spiegate perché facciamo il referendum? Sapete perch lo facciamo? Lo facciamo perché bisogna portare lo scalpo alla corte di Re Salvini, questo è il punto. Salvini, attraverso questa iniziativa che deve essere approvata entra il 30 settembre, spera di andare al voto - sempre se tutti i "se" andranno al loro posto - per la primavera prossima perch pensa, in questo modo, di dare la spallata al sistema e di coltivare le sue vendette dopo il fallito tentativo, diciamo, di prendere i pieni poteri attraverso il Papeete e il mojito e tutte tutto il contorno che c'era là.
A me dispiace perché tutto ciò umilia profondamente il Piemonte e determina un'altra conseguenza gravissima. Io ho usato il termine vulnus istituzionale, ma adesso uso un termine ancora più forte: qui siamo di fronte a un atto di violenza istituzionale.
RICCA Fabrizio (fuori microfono) Esageruma nen.



CHIAMPARINO Sergio

Sì, Assessore Ricca, non esagero, ma quando si pretende che un partito politico non dico che faccia delle proprie istanze che sono legittime ma attraverso un meccanismo che è quello che, sostanzialmente, impedisce alla minoranza di esprimere fino in fondo il proprio pensiero e i propri voti perché se non contingentate noi andiamo avanti, abbiamo presentato circa un centinaio di emendamenti che ci consentono di contestare nel merito la vostra proposta e, magari, di migliorarla - quando un partito politico asserve la maggioranza e la Giunta creando un meccanismo per cui si fa quello che, normalmente, viene fatto su provvedimenti di interesse regionale, c'è un atto di violenza istituzionale che, non a caso, non ha precedenti.
Se prendete la storia di questo Consiglio regionale, ma io credo anche di altre assemblee elettive dove ci siano meccanismi analoghi al contingentamento, voi non troverete un episodio che sia neanche lontanamente paragonabile a questo. Questo è, ripeto, gravissimo perch determina, al di là delle volontà dei rapporti personali - qui siamo tutte persone civili e i rapporti personali restano, anche in questa fase cordiali - quando si creano questi fatti, si creano delle lacerazioni nei meccanismi istituzionali che, come ha detto la Consigliera Frediani avranno inevitabilmente delle ripercussioni.
Vorrei essere chiaro, e mi avvio a concludere il mio intervento. Qui non si tratta né di minacce né di ricatti, niente di tutto questo, ce ne guardiamo bene (guai anche solo a pensarlo), ma quando vengono a mancare i fondamenti non scritti dello stare insieme in una comunità istituzionale, questo determina, ripeto, un vulnus che è poi difficile da gestire per noi stessi.
Il rischio è che quello che adesso voi porterete a casa, e porterete soprattutto alla corte di Re Salvini, lo dobbiate pagare in termini di rallentamento di quell'attività già non particolarmente brillante che avete portato avanti in questi primi cento giorni di governo della nostra Regione. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Vorrei cominciare con un'annotazione. Prendo atto che nessuno degli interventi della maggioranza, fino adesso, ci ha spiegato nel merito il quesito. Abbiamo già ascoltato quattro cinque interventi della maggioranza ma se non avessi letto il documento non avrei capito, dai loro interventi che cosa ci stanno proponendo. Ho capito le finalità politiche che hanno portato alla presentazione del documento, ma nessuno ha ancora spiegato in quest'Aula e a chi ci ascolta, qual è la questione che loro propongono. Lo dico perché è già un primo messaggio, non interessa il contenuto di quello che stiamo proponendo, ma interessa il messaggio politico che state dando.
Il messaggio politico è quello di massimizzare - lo spiegava adesso bene il Consigliere Chiamparino - una posizione che attualmente, secondo la Lega sarebbe conveniente a quel partito. Non dite che non si capisce perché noi stiamo facendo più opposizione possibile, perché questo è il tema. È chiaro che la Costituzione dà questa possibilità ai Consigli regionali, ma guardate che se io volessi immaginare il pensiero dei costituenti direi che dà questa possibilità perché anche i Consigli regionali possano proporre qualcosa che ha una rilevanza nazionale per il bene comune e collettivo non per la massimizzazione di un interesse di parte. Questo è il primo tema.
Voi state usando male una opportunità dalla Costituzione e poi c'è il modo.
Mi sembra che anche in altre Regioni almeno il passaggio in Commissione ci sia stato, che almeno l'audizione di esperti costituzionalisti ci sia stata. Voi qui che cosa avete fatto? Ci avete convocato con un voto di maggioranza della Conferenza dei Capigruppo, quindi senza nessun tipo di condivisione, senza un passaggio in Commissione e senza un'audizione.
Avevate la pretesa che non presentassimo emendamenti, avete convocato le sedute notturne (con un costo perché le sedute notturne costano ai cittadini) per cosa? Si possono convocare le sedute notturne, ma sul bilancio e si convocano quando ci sono delle scadenze cogenti per il Piemonte, non per la Lega Nord. Questa cosa ha un costo che pagheranno i cittadini piemontesi.
Il modo squalifica anche la vostra proposta. Avreste dovuto partire per tempo, avreste dovuto perlomeno venire in Commissione, avreste dovuto perlomeno farci fare qualche audizione, magari evitando le convocazioni notturne, ma non perché non vogliamo stare qui di notte, ma perché questa cosa ha un costo per l'istituzione che pagano i cittadini.
Le opposizioni usano gli strumenti che hanno a disposizione, non possono fare altrimenti. Chi vince ha la forza dei numeri dalla sua parte, noi abbiamo il Regolamento e quindi siamo costretti usarlo, non abbiamo altre possibilità. L'alternativa per noi sarebbe dire "prego, fate pure", ma noi non possiamo permetterci questo di fronte al vulnus che ben hanno descritto i colleghi prima.
Signori, chi perde ha solo una forza, che è quella del Regolamento, delle regole e le regole dovrebbero servire a tutelare chi è più debole in un rapporto perché chi è più forte ha già la forza. Dico delle cose pleonastiche, probabilmente, delle cose evidenti, ma dai vostri ragionamenti, mi sembra di capire che questo non c'è. Non soltanto avete vinto, non soltanto avete la forza dei numeri ma, come tutti coloro che vincono, corrette un rischio, che è quello del Dio onnipotenza, cioè abbiamo vinto e abbiamo i numeri, allora facciamo da soli, allora andiamo avanti come una ruspa, non esistono limiti. Guardate questo è il rischio che poi diventa anche il boomerang, per tutti coloro che vivono un momento di potere molto forte: oggi tocca a voi, in passato è toccato a qualcun altro, lo avrete visto. I consensi si muovono in Italia, e allora bisogna gestirli con attenzione. Siamo costretti, dicevo.
Permettetemi di fare un'ulteriore considerazione sulla questione politica: il Presidente Cirio - ma anche il collega Preioni lo ha ribadito con molta chiarezza - ha detto che vuole una cosa molto semplice: chi vince le elezioni deve governare, e non bisogna cambiare.
Allora, signori, posso farvi una battuta, che non è proprio tale? Oppure possiamo dirla così, nel senso che, come tutte le battute, ha un fondo di verità: potevate votare il referendum di Renzi con l'Italicum, e oggi avreste avuto il risultato che volete raggiungere con questa pantomima così com'è stata definita - e avreste avuto un risultato migliore, più efficace e più efficiente. Perché oggi la Corte Costituzionale, come vi hanno spiegato e come hanno sostenuto molti costituzionalisti, bloccherà questo vostro quesito.
Avete fatto una campagna contro il referendum e una campagna contro l'Italicum, per poi dire, oggi che avete voi la maggioranza dei consensi che va bene quell'esito, con strade diverse.
Giustamente, si è parlato in quest'Aula anche di linguaggio; vi cito allora le dichiarazioni di un leader, poi vi dirò chi è: "Questo è veramente fuori di melone - ha detto X riferendosi a Matteo Renzi - Di cosa si preoccupa questo? Della legge elettorale? Questo va ricoverato, ma in una struttura buona". Prima frase. Veniamo alla seconda frase: "Io oggi ero in mezzo a gente che ha vissuto il terremoto poco tempo fa, che ha bisogno di risposte serie, rapide e concrete. Non c'è tempo da perdere sulla legge elettorale in Parlamento". Ebbene, Matteo Salvini nel 2015 - quindi non il secolo scorso - diceva queste cose.
Allora, oggi, voi mi dovete spiegare perché, all'improvviso, parlare di legge elettorale è diventato così importante da bloccare sei Regioni per una settimana e di notte, con tutti i problemi che hanno i cittadini (abbiamo provato a ribadirlo nelle nostre questioni preliminari), mentre nel 2015 non andava bene, anzi bisognava ricoverare chi voleva questo! Io non dico che sia necessario ricoverare voi o Salvini, lungi da me! Ma lo ha detto Salvini di Renzi quando si parlava di legge elettorale.
Dico solo questo: state attenti, perché va bene tutto, ma non prenderci in giro, e noi dobbiamo anche far finta di niente! È chiaro che chi ha il potere cerca di mantenerlo o di recuperarlo però è questo il tema. Quando noi diciamo che il Consiglio viene strumentalizzato, questo stiamo dicendo. Stiamo dicendo che il Consiglio non si può usare in questo modo. Ben vengano i Consigli sulle questioni generali, ben vengano! Ma questa è una strumentalizzazione su cui tornerò.
Devo solo fare un appunto al Consigliere Magliano, che mi spiace sia uscito. Lui ha detto che anche nella scorsa legislatura è stato usato il contingentamento. Certo che è stato usato, ma. C'è un "ma": è stato usato il contingentamento su alcune leggi di bilancio (non su tutte), sulla a caccia e sui rifiuti.
Sul bilancio, va da sé, non devo spiegarvi perché è necessario contingentare i tempi: ci sono dei tempi imposti da leggi sovraordinate alla Regione. Sulla caccia - adesso non ricordo con precisione, ho provato a ricostruire le vicende coi colleghi, quindi non vi so dire i mesi precisi siamo stati un anno in Commissione, un anno! Quindi la discussione quando è approdata in Aula, aveva affrontato un anno di opposizione ostruzionistica in Commissione. In merito alla legge sui rifiuti - lo pu testimoniare la collega Frediani, nonostante mi abbiano detto che è stata accusata di avere anticipato l'inciucio col PD - noi siamo stati più di sei mesi in Commissione prima di arrivare in Aula, e dopo "n" giorni di discussione si è arrivati al contingentamento. Ed erano tutte questioni di rilevanza per il Piemonte, su questo credo che siamo tutti d'accordo.
Qui, invece, di fronte ad una questioni di assoluta irrilevanza per il Piemonte, e senza un passaggio in Commissione, dopo due giorni contingentiamo. Di questo non c'è traccia nella storia del Consiglio! Mi auguro che questo vulnus di cui parlava il Presidente Chiamparino venga colmato, a partire dal fatto che non vi venga in mente - vi prego! di immaginare che su ogni provvedimento, qualora mai ne porterete uno qui voi pensiate di avere un atteggiamento di questo tipo. Perché questo sarebbe inaccettabile da parte nostra.
Mi è venuta in mente un'immagine, una metafora: io ho fatto anche l'insegnante per alcuni anni e nei primi giorni in cui un insegnante conosce una classe si stabilisce la struttura di relazione che accompagnerà quel rapporto, se funzionerà o non funzionerà. Mi sembra che vi state comportando, permettetemi di dirlo, come un insegnante che, entrando in Aula per la prima volta per conoscere la classe, si mette a leggere il giornale - quindi non ha alcuna proposta né alcun intervento appassionato da fare - ma, nello stesso tempo, pretende severità, con note e azioni disciplinari contro i ragazzi.
Sapete benissimo che gli insegnanti che possono essere severi sono quelli autorevoli, cioè quelli che mettono passione e portano proposte danno tanto ma chiedono tanto. Voi, ad oggi, in questi cento giorni, come hanno detto i colleghi, ci avete portato poco. Avete fatto finta che l'opposizione sia solo un intralcio. E questo oggi vi rende come con l'insegnante.
Chiudo, Presidente, con un'ultima considerazione, che riguarda solo un passaggio che ha fatto il Presidente Cirio in merito alla dignità del voto.
Lui parlava della dignità del voto come di una dignità che fa sì che chi vince le elezioni governi. Qui c'è una sola dignità da preservare, che è quella dell'autonomia del Consiglio regionale. Dobbiamo chiederci se questo Consiglio è autonomo da qualsiasi forza esterna o se è eterodiretto. E lo dico in una maniera molto veloce - Presidente, le chiedo scusa - che è questa: ciascuno di noi milita in un partito, che, per definizione, fa gli interessi di una parte. Ma quando siamo eletti, più abbiamo incarichi istituzionali apicali e più siamo responsabili di tutti i cittadini. E quando noi, da questi ruoli istituzionali, ci pieghiamo al volere di una parte, stiamo facendo uno sgarbo non soltanto all'istituzione, ma a tutti i cittadini che questa istituzione deve tutelare.
Chiudo con una preghiera: come in ogni rapporto, la responsabilità sta in chi ha più potere. Le cose sono partite male, molto male. Io credo sono più ottimista su questo - che voi possiate cambiare questo stato delle cose, ma dipende da voi. Se voi cambierete questo atteggiamento, se voi avrete maggior rispetto per questo Consiglio regionale, troverete in noi anche un modo di opposizione diverso. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Sacco; ne ha facoltà.



SACCO Sean

Grazie, Presidente.
Mi unisco anch'io alle osservazioni dei colleghi in questa discussione generale. Ho ascoltato con interesse l'intervento del Consigliere Avetta che, giustamente, ci ricordava qual era stata la natura della previsione costituzionale per richiedere i 5 Consigli regionali al fine di indire referendum: nell'ottica di chi aveva scritto la norma, infatti, ci si immaginava una situazione in cui uno Stato estremamente centralista andasse a schiacciare alcune delle prerogative delle Regioni, o comunque legiferasse in una maniera discriminatoria nei confronti delle Regioni.
Questo, allora, avrebbe permesso a dei Consigli regionali, ovviamente con una certa autonomia, di portare delle deliberazioni similari per richiedere un referendum da sottoporre ai cittadini italiani.
Non mi sembra questa la prerogativa. Questa non è la motivazione per cui stiamo andando a chiedere un referendum, con una delibera che - ne abbiamo parlato in questi giorni, e non solo noi, ma anche esimi costituzionalisti - rischia di essere già zoppa in partenza.
È una delibera che chiede un maggioritario puro, o almeno lo chiedeva fino a poco tempo fa, perché adesso sembra che venga richiesta una correzione in tal senso. Perché, com'è stato detto prima, non facciamo le leggi elettorali in base a quello che dovrebbe essere un senso comune di dovere istituzionale di concedere la rappresentanza dei cittadini all'interno delle nostre Aule. Negli ultimi anni, purtroppo, si fanno le leggi elettorali a seconda di quando fa comodo a qualcuno. Anche perché non penso che la Lega avrebbe avuto questa idea e tutta questa voglia di avere un maggioritario puro quando aveva il 17% in Parlamento, e nemmeno Forza Italia si era preoccupata di una piccola quota proporzionale quando, ai tempi del Popolo della Libertà, aveva percentuali altissime.



(Brusìo in aula)



SACCO Sean

Scusi, Presidente, faccio fatica.



PRESIDENTE

Scusate, colleghi, evitate il brusìo perché la Presidenza fa difficoltà a sentire il collega.



SACCO Sean

Grazie, Presidente.
Su questo, svolgo un'osservazione rispetto a quanto dichiarato dal Presidente Cirio, che ringrazio per essere intervenuto sul merito, direi anche "alla buon'ora!". Dopo una giornata, chiusi qui dentro per tutte queste ore, ci ha detto cosa ne pensava! Il Presidente Cirio ha fatto delle osservazioni: "Perché è importante portare avanti la delibera di cui stiamo parlando in questi giorni? Perché" dice - "è ora di finirla con questi cambi di casacca ed è importantissimo che il giorno dopo le elezioni si sappia esattamente chi governa, come nei Comuni e come nelle Regioni".
Sì, grande effetto: funziona dal punto di vista mediatico. Ma, poi, andiamo nella sostanza e cerchiamo di capire cosa intendeva il Presidente Cirio. Se parlava dei cambi di casacca di un singolo parlamentare, mi verrebbe da dire che anche loro hanno usufruito, in passato, dei cambi di casacca. Mi riferisco ad un senatore famoso anche sui media e particolarmente amato da un noto comico italiano, che non solo si è reso protagonista di un cambio di casacca andando fra i banchi del Popolo della Libertà, ma è anche stato ricandidato. Un premio alla coerenza! Se, invece, si riferiva al rischio di un cambio di casacca da parte di un Gruppo parlamentare, come giustamente ricordava il Consigliere Magliano rammento la storia dell'ex Presidente della Camera, Gianfranco Fini, quando con i suoi - ha abbandonato la maggioranza, in dissenso.
Pertanto, tutta questa idea di governabilità stride già dall'inizio, dalla nostra storia repubblicana. Inoltre, faccio un altro ragionamento: la governabilità può essere garantita con un certo tipo di sistema maggioritario, con una forte valenza maggioritaria, laddove ci sono delle percentuali alte di una singola coalizione. Può funzionare in Paesi dove c'è un bipolarismo ben marcato, ma è chiaro che non funziona in un sistema come l'Italia, dove, nella maggior parte dei casi, a parte qualche rara eccezione, anche con leggi che davano un certo premio di maggioranza alla fine non c'erano sufficienti seggi, o alla Camera o al Senato, perché anche lì cambiano i conteggi, perché ognuno cerca sempre di garantirsi un minimo di rappresentatività. Non occorre solo un minimo di rappresentatività occorre l'importanza di avere una legge che sia costituzionale, che garantisca la rappresentanza di tutti.
Sempre sul merito della costituzionalità, il Capogruppo Preioni sosteneva che non dovremmo essere noi ad occuparcene. Cioè, noi non dobbiamo occuparci della costituzionalità o dell'ammissibilità del provvedimento: se ne occuperà qualcun altro. Ma, allora, cosa stiamo qui a fare? Se, cioè dobbiamo venire a votare i provvedimenti e non si possono approfondire le questioni, come ho già detto rimaniamo solamente dei passacarte e mi permetto di aggiungere: dei passacarte decisamente costosi.
Il nostro scopo dovrebbe essere quello di produrre leggi e delibere che siano funzionali, applicabili e che non umilino il Consiglio regionale del Piemonte. Perché se approviamo una delibera che non sta in piedi, facciamo anche un po' una figuraccia.
Presidente, dal mio punto di vista ognuno la può pensare come vuole, ma il fatto di non discutere questo provvedimento in Commissione insieme ai relativi tecnici è stato un errore madornale. È stato un errore, perché ci viene chiesto di approvare, in quattro giorni, una delibera calata dall'alto che non ricade nemmeno sulle competenze dirette del Consiglio regionale. In più, senza mettere i Consiglieri nelle condizioni di fare delle scelte oculate, ragionate, su un provvedimento di rilevanza nazionale.
Vedremo come andrà a finire. Io ho sentito dire che si parla di contingentamento. Contingentamento, perché c'è fretta? Stiamo usufruendo di una parte del Regolamento che è un po' pericolosa, in una situazione del genere. Questo, come sosteneva giustamente qualche Consigliere prima di me ha senso sui provvedimenti che hanno una scadenza o dove c'è un interesse prevalente dei cittadini piemontesi riguardo alla loro approvazione. Ma signori - non è questo il caso.
Abbiate un minimo di onestà intellettuale: dov'è tutta questa fretta? Siete stati al Governo per 14 mesi, colleghi e se avevate tutta questa necessità di una nuova legge elettorale, avevate tutto il tempo per approvarla: 14 mesi sono tanti.
Come affermava anche il Consigliere Rossi, tanto valeva votare l'Italicum se si voleva una legge del genere. Invece, l'Italicum non lo si è voluto votare. In più - giustamente, a mio avviso - si è anche bocciato il quesito riguardante la modifica della Costituzione, approvato da Renzi.
Ricordo che il combinato disposto fra quella modifica costituzionale e l'Italicum avrebbe portato un certo potere particolarmente sbilanciato nei confronti della maggioranza. Infatti, uno dei problemi che si erano rilevati in quel caso, è in che momento si sarebbero modificati i regolamenti parlamentari, perché se una maggioranza schiacciante avesse avuto la possibilità di modificare i regolamenti parlamentari, sarebbero venute meno le garanzie delle opposizioni.
La storia ci insegna.



PRESIDENTE

La invito a concludere.



SACCO Sean

Concludo subito.
La storia recente ci ha dimostrato che gli italiani si disinnamorano presto delle forze politiche. C'è già passato un Matteo in questa direzione, che ha fatto di tutto per avere una maggioranza schiacciante e poi si è ritrovato, ad oggi con un piccolo partito. Colleghi della Lega, un domani potrebbe succedere a voi! Un domani non troppo lontano.
Pertanto, Presidente, concludo dicendo che su un provvedimento così importante, che non riguarda direttamente gli interessi dei piemontesi per cui siamo stati chiamati in quest'Aula, non sarebbe stato necessario bloccare il Consiglio regionale in questo modo e soprattutto con i metodi che pensate di applicare nelle prossime sedute.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallo.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Ci avviamo verso l'ultima ora di questa seconda giornata di maratona del Consiglio regionale, che domani vedrà la richiesta di contingentamento da parte della maggioranza, su questo testo.
Usiamo, per la prima volta, in questa legislatura, sul primo testo che approda in quest'Aula, subito la questione di fiducia e il contingentamento dei tempi che, di norma, vengono utilizzati per questioni molto più attinenti al Piemonte e molto più importanti per la vita dei piemontesi.
Non mi dilungo su questo, perché sono già intervenuti molti miei colleghi però mi soffermo sulle considerazioni che, finalmente, dopo 35 ore di interventi delle opposizioni, hanno fatto i Capigruppo di maggioranza, in particolare il Capogruppo della Lega Preioni, che finalmente ci ha illustrato le motivazioni che hanno portato la Lega a presentare quest'atto in Piemonte e nei vari Consigli regionali che guidano.
La motivazione principale - adesso vado per sintesi - è di liberare finalmente il Paese dal fatto che esiste una legge elettorale che pu permettere a chi non ha vinto, nelle lezioni, di formare una maggioranza in Parlamento, di governare e di guidare il Paese.
Io mi sono un attimo fermato e ho pensato: ma come, la Lega ha creato un governo, il Conte 1, insieme al Movimento 5 Stelle in Parlamento, rompendo le alleanze che lo avevano visto presentarsi alle elezioni nel 2018 andando a costruire, legittimamente, un governo parlamentare con un'intesa non politica, ma con un contratto di governo (ma lì sono scelte fatte dalle forze politiche coinvolte), con il Movimento 5 Stelle, che poi ha deciso lei stessa, di chiudere e di far cadere? Non capisco i suoi ragionamenti, Consigliere Preioni, mentre capisco il ragionamento del Consigliere Marrone, che con il partito Fratelli d'Italia è sempre stato in una posizione logica di non partecipazione a quel Governo Conte 1 e ha sempre rivendicato la posizione - anche oggi qui - del maggioritario e del fatto che chi vince deve governare. Non condivido molte delle posizioni del consigliere Marrone di Fratelli d'Italia, ma le rispetto, perché hanno una logica politica.
Tra l'altro, Consigliere Marrone, colgo l'occasione per chiedere all'Assessore Ricca: abbiamo fatto in Consiglio regionale il 1° agosto abbiamo approvato una sua mozione, ma io non ho trovato la delibera della Giunta regionale che chiude il suk.



(Commenti fuori microfono)



GALLO Raffaele

Allora mi preoccupa questo fatto, perché con la massima urgenza ci siamo riuniti in Aula per approvare l'ordine giorno che doveva dare un mandato fortissimo all'Assessore Ricca (che in questo momento non vedo, per sicuramente mi starà ascoltando) perché dodici ore doveva fare la delibera.
Boh, io non l'ho vista, ma forse l'ho persa io.
Non voglio sollecitare la delibera, ci mancherebbe altro, ma colgo l'occasione per dirlo.
Dato che c'è sempre una continuità e un processo logico nei suoi pensieri mi aspettavo che ci fosse una continuità anche negli atti amministrativi adesso che siete al governo della Regione Piemonte.
Tuttavia, mentre capisco, anche se non li condivido, i ragionamenti del Consigliere Marrone, quelli della Lega oggi mi lasciano un po' perplesso.
Devo dire che, dopo aver ascoltato per trenta ore gli interventi del Consigliere Grimaldi, del Consigliere Ravetti e tutti i colleghi dell'opposizione, sugli ultimi interventi mi sono detto: ma com'è possibile che siamo qua alle undici di sera del 25 settembre a discutere, noi a fare opposizione su questo atto e voi a dire che lo dobbiamo approvare entro il 30 settembre? Da dove nasce tutto questo? In fondo fa tutto la Lega: fa e disfa. Era al governo del Paese; l'8 agosto decide di aprire una crisi di governo e deposita una mozione di sfiducia con tutte le scelte politiche, che poi ritira dopo la discussione in Parlamento.
Oggi, per tornare.



PRESIDENTE

Scusate, chiedo rispetto a chi sta intervenendo.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Apprezzo molto perché credo essere uno sport di quest'Aula: quando intervengo io, c'è un ampio dibattito tra i banchi. Forse faccio riflettere e favorisco il dibattito.
Come sapete, io cerco di favorire sempre dei ragionamenti e dei processi politici. Se il mio intervento vi aiuta a ritirare il testo, chiudiamo questa serata in bellezza.
Riparto da dove mi ero fermato.
Fa e disfa tutto la Lega: fa cadere il Governo, deposita la mozione di sfiducia, la ritira, poi la democrazia parlamentare ha creato un'altra maggioranza, un altro Governo (non apriamo la discussione sulle motivazioni o altro) e poi impone al Piemonte e ad altri Consigli regionali (noi parliamo del Piemonte, ma ci sono otto o nove Consigli regionali impegnati in questa maratona) di discutere del referendum sulla legge elettorale in chiave maggioritario, per poi scoprire, alle dieci di sera, che depositate un ordine del giorno (che, tra l'altro, non vedo depositato: chiedo alla Presidenza se lo vedremo domani) che corregge in chiave proporzionale il vostro quesito referendario.
Non mi ripeto perché i Consiglieri Chiamparino e Magliano hanno relazionato, con dovizia di particolari, questo punto, però ci lascia tutti un po' perplessi.
E' evidente che questa è una chiara operazione politica: sembra che il Parlamento voglia provare a interrogarsi su una riforma della legge elettorale (poi bisogna vedere se ci riuscirà o non si riuscirà, perché è buona norma - e lo cominciamo a dire anche all'interno del Consiglio regionale - che quando si prova a mettere mano alle leggi elettorali lo si faccia in un clima di collaborazione e di ampio respiro). Se casomai si avviasse il percorso di riforma della legge elettorale, io non darei per scontato che fosse tutto in chiave proporzionale.
Io mi diverto a parlare di questi temi, ma magari farlo nelle sedi del mio partito e in dibattiti pubblici, non in quest'Aula, perché non possiamo incidere su queste decisioni fin quando non saremo in Parlamento (se saremo mai in Parlamento).
Questa operazione politica permette alla Lega, legittimamente (per dichiariamo che è un'operazione finalizzata a questo) di entrare in questo dibattito politico. Non solo, ma di fare anche una pressione politica sul Parlamento, facendo scandire, se veramente i cinque Consigli regionali andranno ad approvare il testo, il tempo sul fatto che il referendum si avvicina, c'è, e quindi o ci mettiamo a tavolino a decidere in Parlamento una legge elettorale anche con la Lega protagonista (direi centrodestra perché lo approvate tutti assieme), oppure comunque il referendum va avanti, sapendo che magari, non sono un perfetto costituzionalista come il collega Avetta, ma credo che entro il 30 gennaio si debba esprimere sulla costituzionalità o meno sull'avvio del referendum (adesso non mi viene il termine preciso).
Per cui abbiamo dei mesi in attesa, sub iudice, del testo, che probabilmente sarà con dei profili di incostituzionalità e probabilmente non andrà neanche avanti e abbiamo un'operazione politica che dice: lavoriamo sulla legge elettorale, sapendo che cinque Consigli regionali quindi "x" numero di elettori che rappresentiamo tutti insieme qui e nelle altre Regioni, hanno chiesto un referendum abrogativo in quella chiave (maggioritario con correttivo proporzionale e con l'inserimento della riforma costituzionale presidenziale e, quindi, anche il disegno di legge costituzionale bisogna capire quando lo depositate in Parlamento o meno).
E' chiaro che si rimette al centro del dibattito politico la Lega.
Suggerisco un tema. Al di là della dinamica opposizione-maggioranza e interventi ostruzionistici, sollevo un tema che è forse quello più importante in questo momento (e lo faccio nell'ultimo minuto del mio intervento). Parlare di legge elettorale è fondamentale perché è il cuore della democrazia (l'abbiamo già detto, non lo ripeto), ma se si fanno leggi che non funzionano ne va della qualità della democrazia.
C'è poi anche un altro grande tema che deve sempre dirimere il Parlamento.
E' possibile che noi, ad ogni livello istituzionale nel quale andiamo a votare, votiamo con un meccanismo diverso? Pensiamo a Torino: se votiamo per le Circoscrizioni, c'è un meccanismo e vince o perde a seconda di chi arriva per primo al primo turno; nei Comuni si va invece con il ballottaggio; le Province non ci sono più; in Regione vince chi vince per un solo voto; in Lazio, noi abbiamo vinto con il 33 cioè non vuol dire che arrivi a 51%. In Parlamento capovolgi completamente una legge, oggi vigente, sostanzialmente proporzionale con quota maggioritaria.
Non credo che in nessun altro Paese - i Paesi democratici a cui tutti ci ispiriamo - ci siano così tante leggi a seconda dei livelli istituzionali per i quali si va a votare. Di norma, si tiene un modello elettorale unico che, tra l'altro, va a plasmare e a formare.



PRESIDENTE

Concluda.



GALLO Raffaele

Chiedo scusa, questo non è ostruzionismo, è un concetto..



PRESIDENTE

Non volevo agitarla. Concluda.



GALLO Raffaele

Questo va a plasmare un sistema politico omogeneo sui vari livelli. Questo è un grande tema rispetto al quale potremmo fare un ragionamento e una riflessione tutti insieme e sul quale potremmo chiedere al Parlamento di lavorare e di legiferare, se ci riesce.
Chiudo perché ho superato i dieci minuti e non voglio allungarla troppo.
Credo, però, che queste forzature fatte oggi non potranno che non avere dei riflessi nei prossimi mesi sulla vita politica della nostra Assemblea, del Consiglio e delle Commissioni. Cinque anni sono lunghi e, ripeto, come opposizioni ci siamo posti in un'ottica di essere opposizioni costruttive perché a noi interessa fare il bene del Piemonte. Gli elettori non ci hanno premiato, ma nel nostro ruolo cerchiamo di fare il bene del Piemonte che in alcuni casi, vuol dire, secondo noi, bloccare le cose sbagliate che fate voi; in altri casi, se siamo d'accordo, correggerle e farle assieme, ma cercare tutti insieme di andare avanti e di fare andare avanti il Piemonte.
Credo però che questa forzatura abbia incrinato i rapporti all'interno di questo Consiglio regionale. È responsabilità di chi guida la maggioranza e i lavori del Consiglio regionale tenere il clima migliore per il Piemonte.
Da domani, se ci sarà, il contingentamento ci porterà nelle ore successive a chiudere questa pagina e si apriranno comunque altre pagine di proposte di legge e di disegni di legge di cui dovremmo discutere assieme.
L'auspicio è che l'opposizione sia nelle condizioni di poter dare un contributo costruttivo all'attività, non solo di ostruzionismo. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Canalis; ne ha facoltà.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente. Grazie davvero, perché non mi era mai capitato di fare un intervento di dissertazione e di approfondimento a quest'ora e quindi è un'occasione speriamo più unica che rara. In questi due giorni che mi sono parsi una gran perdita di tempo a spese dei piemontesi, più volte mi sono chiesta "Ma qual è la vera ragione di questa delibera che avete depositato? Qual è la vera ragione della richiesta di questo referendum di iniziativa popolare?" E ho provato a darmi delle risposte. La ragione è forse quella di andare a modificare la legge elettorale vigente? Io credo di no. Credo di no per diverse ragioni, non soltanto per una questione di profili di illegittimità costituzionale che, da più parti, sono stati posti, ma anche perché mi sembra quasi che ci sia stata la scorsa domenica una sorta di folgorazione sulla via di Pontida, nel senso che a proporre oggi un sistema maggioritario puro è una forza politica che nel novembre 2017, quando è stata votata la legge n. 165 - cioè il Rosatellum e sto parlando della Lega che votò quella legge insieme al Partito Democratico, a Forza Italia Alternativa Popolare, Alleanza Liberalpopolare-Autonomie - non solo votò un sistema come Rosatellum che, ricordiamolo, era per due terzi proporzionale.
La Lega lo votò nel 2017, neanche due anni fa - il 61% del Rosatellum era proporzionale - ma anche precedentemente, quando, nel periodo tra il 2005 e il 2014, un illustre esponente sempre della Lega, Calderoli, propose e fece approvare un altro sistema elettorale, il Porcellum, a sua volta a forte impianto proporzionale, perché il Rosatellum delineava un sistema caratterizzato dalla presenza di soglie di sbarramento e premi di maggioranza diversamente configurati per le due cariche, ma assolutamente di ispirazione proporzionale.
Allora, che cosa è successo alla Lega, che per tanti anni ha promosso il proporzionale e 10 giorni fa ha avuto questa folgorazione? Cosa è successo? Io non credo che ci sia stato il tempo di fare chissà quale approfondimento costituzionale in seno a questo partito, che ci ha condotti in questi 2 giorni a discutere in Aula di sistemi elettorali. Non lo credo; credo che anche tutta questa iniziativa non sortirà l'effetto di modificare la legge elettorale nazionale. Non la sortirà, perché questa rapidità, questa approssimazione del quesito mostrerà le sue carenze, mostrerà i suoi limiti, perché lo strumento che è stato scelto, cioè il referendum abrogativo, mira ad abrogare parti di una legge, facendo sì che ciò che rimane di quella legge, cioè la legge di risulta, sia immediatamente applicabile.
Nella proposta che avete fatto, invece, questo non avverrà, perch abrogando le parti proporzionali della legge vigente, rimane la parte maggioritaria: peccato che i collegi debbano essere ridisegnati, quindi quella legge non sarà immediatamente applicabile. E quindi tutto questo movimento, tutto questo dispiegamento di energie che avete messo in moto verrà probabilmente bloccato sul nascere, ancor prima che la macchina referendaria si avvii. Senza dimenticare che un referendum abrogativo, per definizione, deve abrogare, ma non deve sconvolgente l'intero impianto di una legge. La legge attuale ha un impianto proporzionale, quindi se rimane soltanto la parte maggioritaria è come se ci fosse una proposta, non un'abrogazione, e quindi noi ci aspettiamo che gli esperti costituzionalisti vadano a sollevare dei dubbi di costituzionalità e di ammissibilità.
Mi sono detta: "Probabilmente la Lega ha avuto questa folgorazione e questa virata, perché ha preferito valorizzare il principio della governabilità dell'avere un vincitore chiaro il giorno dopo le elezioni, piuttosto che il principio della rappresentanza, cioè della valorizzazione del pluralismo sia territoriale sia politico che può essere rappresentato in un Parlamento". Ebbene, io però vorrei segnalare che non basta una legge elettorale per dare una stabilità e una governabilità ad un Parlamento. Non basta una legge elettorale, lo sappiamo benissimo, perché se c'è una legge elettorale fortemente maggioritaria ma le istituzioni sono instabili o frammentate o i partiti politici non sono sufficientemente a loro volta stabili e radicati, la legge elettorale non basta di per se stessa, da sola, a garantire quella stabilità e quella forte governabilità che viene invocata in questi giorni come motivo di ispirazione per la scelta di un maggioritario puro.
Poi ho anche sentito dai banchi della maggioranza alcune frasi che mi hanno suscitato una certa confusione, in particolare qualcuno ha detto che le Regioni sono la linea del Piave della rappresentanza popolare. Io non so se intendessero dire che le Regioni, con il lavoro di questi giorni, sono l'ultima occasione per garantire una legge elettorale che garantisca rappresentanza popolare. Se così fosse, credo che sarebbe un'affermazione non corretta, perché il maggioritario appunto valorizza la governabilità piuttosto che la rappresentanza.
Nell'altro caso, cioè se, invece, questa frase volesse dire che il sistema elettorale delle Regioni è quello che maggiormente garantisce la rappresentanza popolare, potrei anche trovarmi d'accordo, perché il sistema con cui noi siamo stati eletti in questo consesso effettivamente è molto democratico e rappresenta davvero, con una fotografia che probabilmente pu essere corretta in particolare per non penalizzare troppo le aree interne gli equilibri territoriali, politici e demografici della nostra Regione.
Tutti noi abbiamo preso le preferenze e a chi ha vinto è stata garantita la possibilità di avere una stabilità di governo grazie al correttivo maggioritario del listino.
Allora, mi chiedo cosa significasse questa suggestione che ci è arrivata dai banchi della maggioranza, che però non va nella direzione di un maggioritario puro, ma va nella direzione di un sistema proporzionale con un forte correttivo maggioritario, che è un'altra cosa.
Infine, i sistemi elettorali - questo ce lo dicono i manuali - per essere cambiati nel modo migliore vanno cambiati quando c'è il velo d'ignoranza, cioè quando non si sa chi vincerà. In questo senso, questo potrebbe essere il momento elettorale, perché - mi dispiace per voi - credo proprio che questo Governo non cadrà a breve, quindi essendo lontani dalle elezioni, il velo di ignoranza è garantito maggiormente che non se fossimo vicini a una scadenza elettorale. Attenzione, però, a me non sembra che l'iniziativa della Lega sia stata presa perché il momento è quello adatto dal momento che siamo molto lontani da elezioni, ma è stato preso sulla base dei sondaggi! Ma quale affidabilità hanno i sondaggi? Non possiamo affidarci alla "sondaggiocrazia", perché lascia il tempo che trova. Non possiamo prendere decisioni che, se è possibile, devono rimanere in vigore per molti anni, sulla base di un sondaggio momentaneo. Davvero, il velo d'ignoranza è quello che dovrebbe guidare cambiamenti così importanti.
Credo che l'iniziativa di questi giorni, che ci ha impegnati così tanto e che io credo ci abbia anche fatto perdere così tanto tempo, non sortirà un cambiamento della legge elettorale, non sortirà una caduta del Governo nazionale, perché non è cambiando la legge elettorale che poi si torna al potere e si fa cadere il Governo; non funziona così. La vera ragione è che con questa occupazione delle istituzioni si è voluta celebrare una centralità perduta del partito promotore di quest'iniziativa. Una centralità perduta! Si è voluto ritrovare il centro della scena, per un uomo che ha perduto la scena, non per colpa di altri, ma è stato vittima di sé stesso, del proprio delirio di onnipotenza e della propria scarsa lucidità.
Pertanto, ai colleghi della maggioranza e, in particolare, alla forza politica che trascina la maggioranza, cioè la Lega, dico che questa è un'illusione: siete tornati al centro della scena in questi due giorni, che diventeranno quattro, con domani e dopodomani, ma è tutta un'illusione! Quella centralità della scena politica voi l'avete persa l'8 agosto e la responsabilità non è di chi in questi giorni, con la schiena dritta, vi ha fatto opposizione in aula, ma è del vostro "capitano", che forse ha perso qualche stelletta.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GRAGLIA



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Valle.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Anch'io ci tengo a portare il mio contributo nella discussione generale legata alla delibera di cui stiamo anticipando, a spizzichi e bocconi parti importanti della discussione ormai da ieri mattina. Vorrei cominciare da alcune considerazioni di contesto legate al percorso che, dall'inizio di questa legislatura, ci ha portato oggi a discutere di questa delibera in questo clima.
Non abbiamo ancora visto provvedimenti legislativi, non abbiamo visto provvedimenti di Giunta; in compenso, almeno per chi come me ha già una legislatura alle spalle, abbiamo assistito ad alcune forzature che, nella nostra esperienza, modesta sicuramente, non avevamo ancora visto. Abbiamo visto un Consiglio riconvocato per urgenza per un ordine del giorno che chiedeva una delibera di Giunta di cui ancora oggi non c'è traccia. Una forzatura forte; mi spiace che ci sia lei a presiedere, Presidente Graglia ma era il Presidente che aveva titolo a valutare l'urgenza e l'emergenza di quella delibera e la sua valutazione, cosa che, francamente, lascia il tempo che trova, visto che ormai siamo alla fine di settembre.
Il secondo grande argomento che ci ha diviso dall'inizio di questa legislatura ad oggi è: come affrontiamo il tema delle autonomie? Come affrontiamo il tema delle maggiori competenze della nostra Regione? C'era un percorso prestabilito, chiaro, quello già garantito dagli strumenti di cui siamo in possesso oggi, cioè l'approfondimento in I Commissione, così com'era stato fatto nella scorsa legislatura, e che aveva dato anche la possibilità alle opposizioni di esprimersi; molti emendamenti dell'opposizione allora presenti che partecipavano erano stati accolti in quel percorso.
Si è deciso di darsi uno strumento speciale; il nostro Regolamento prevede la dotazione per noi di uno strumento speciale, ma si è rifiutato anche quello, perché si vuole forzare e modificare permanentemente l'assetto del Regolamento di quest'Aula, di questa istituzione, perché c'è bisogno di una Commissione permanente. Noi riteniamo che si tratti soltanto di un tema di assegnazione delle poltrone: avremo modo di confrontarci ancora su questo, però neanche questo l'avevamo ancora visto.
Poi, arriviamo al presente: la forzatura sul referendum, su una questione nazionale imposta da un leader politico estraneo alla nostra Regione, con un contingentamento forzato; anche qui, diciamo ai margini del rispetto del Regolamento e con delle interpretazioni diciamo "lasche" del Regolamento.
A me sembra un'applicazione della Legge di Murphy, per cui quando arriva il tuo turno le regole cambiano. E io mi trovo in questa situazione perché sono tutte situazioni, tutti istinti, tutte reazioni che nei cinque anni precedenti, quando di qua c'era la maggioranza, una larga maggioranza in più occasioni noi abbiamo avuto la tentazione di percorrere. Anche noi ci siamo trovati bloccati nell'ostruzionismo; anche noi avremmo avuto voglia di moltiplicare le poltrone a nostra disposizione, anche noi avremmo avuto voglia di poter piegare i tempi di quest'Aula all'esigenza della comunicazione qua fuori, com'è capitato con il Barattolo. Eppure ci siamo piegati al rispetto delle regole: quello che non sta capitando oggi. E se è vero che è piacevole vincere, c'era un allenatore che diceva che "È ancora più piacevole vincere rispettando le regole". Oggi, non sta capitando questo e il risultato che, verosimilmente, porterete a casa domani non vi permetterà di dire che avete vinto rispettando le regole.
Vengo al metodo rispetto alla questione sul referendum, perché anche su questo c'è parecchio da dire. L'hanno già detto i miei colleghi e io lo riprendo velocemente, soltanto per arrivare a una considerazione di carattere generale: non è una questione d'interesse piemontese, non gliene frega nulla ai piemontesi, non è condivisa dalle altre Regioni, ma è condivisa soltanto da quelle Regioni che hanno il medesimo colore politico della nostra e che devono sottostare al medesimo diktat, tra l'altro con difficoltà, con soluzioni fantasiose come quest'ordine del giorno "fantasma" che non abbiamo ancora avuto modo di vedere, eccetera.
A me sembra - e lo dico anche per darvi un consiglio - che siamo tornati a piegare questa Regione: l'immagine è quella della foto dell'ex Presidente Cota che porge il posacenere all'Umberto Bossi. Se c'è stata una scelta azzeccata e fortunata della vostra campagna elettorale e del vostro percorso è stato quello di presentarvi come in discontinuità totale con quell'esperienza: siete riusciti - bravi voi - comunicativamente a vendere una cesura completa da quell'esperienza a questa, pur essendo il vostro candidato presidente un Assessore di quella Giunta. E, invece, si dimostra che si ricade esattamente nei medesimi vizi: il Piemonte è una Regione ancella del Nord Est. Il Piemonte è una Regione schiava della Lega Nord che non ha, strutturalmente, storicamente, e anche in questo momento storico nel Piemonte il primo dei suoi pensieri, perché non sta qua il suo cuore non sta qua la Regione dove raccoglie i suoi consensi più importanti.
Vengo, infine, al merito, perché proviamo a parlare di referendum anche se purtroppo non abbiamo potuto ascoltare niente di merito nei vostri interventi sul tema del referendum.
Vorrei far chiarezza, perché quel poco che ho sentito del Presidente Cirio e quel poco che ho sentito del Consigliere Preioni è sbagliato: la legge elettorale non risponde ai problemi che voi avete denunciato. Noi come sistema politico di questo Paese, da tanti anni, carichiamo la legge elettorale di capacità, aspettative, possibilità a cui non può rispondere.
Non è la legge elettorale che può garantire governabilità, non è la legge elettorale che garantisce la lotta alla frammentazione politica e neanche la tenuta delle alleanze. Non lo fa la legge elettorale, ma può farlo una buona legge elettorale condivisa, nel momento in cui questa s'inserisce in un percorso di riforme istituzionali più compresso. Può farlo una buona legge elettorale nel momento in cui il sistema politico dei partiti matura una sua consapevolezza delle sue responsabilità nei confronti dell'opinione pubblica. Quando noi diciamo che questo maggioritario garantisce governabilità, ma quanti Governi eletti con il Mattarellum e, quindi, con il maggioritario nei collegi, sono caduti? Il record di durata dei Governi non l'abbiamo mai fatto sotto il Mattarellum, perché i Governi Berlusconi sono caduti, ricaduti e ricaduti; perché le legislature, a volte, non sono neanche arrivate alla fine (pensate alla Legislatura Prodi 2006-2008).
Vedevo dei dubbi: i governi Berlusconi , in cinque anni dal 2002 al 2006 ne hanno fatti tre. Vedete bene che non è il maggioritario che vi garantisce la governabilità; non garantisce la tenuta delle coalizioni. L'esempio ce lo abbiamo in questa legislatura, dove la coalizione di centrodestra, che si è presentata insieme per vincere dei collegi, non ha fatto in tempo a sedersi in Parlamento per dividersi. Il collegio, per presentarsi insieme non garantisce per nulla la tenuta delle coalizioni e non limita la frammentazione. Ricordiamoci le ammucchiate di centrodestra e di centrosinistra per vincere i collegi del Mattarellum dove si mettevano insieme coalizioni di partiti dello 0.1-0.2-0,3% perchè pur di arrivare a prendere un voto in più nel collegio, tutto faceva brodo. Non è un caso che i partiti più o meno piccoli di cui abbiamo parlato anche prima, siano corsi dietro a questa tentazione, perché sanno di essere in qualche modo determinanti anche per una forza che, in questo momento, ha percentuali importanti come la Lega. La Lega Nord, da sola, oggi, con un maggioritario nei collegi, non vincerebbe neanche un collegio. Questo è il fatto. So che è di consolazione per il Capugruppo Ruzzola, ma è così.
Pertanto, anche questo, è un proponimento che questa legge elettorale non può soddisfare ma, più di tutto, quella che mi sembra la bestialità più grande che ho sentito anche dall'intervento del Presidente Cirio, tutti.
almeno io, tutti non lo so, ambisco ad un sistema per cui la sera delle elezioni si sappia chi ha vinto e si possa sapere chi ha il diritto di provare a formare un governo. Ma posto che questo non passa soltanto dalla legge elettorale, in ogni caso questo non supera in alcun modo l'assenza di vincolo di mandato presente in Costituzione. Lo ripetiamo così lo capiamo tutti, il fatto di essere eletti in una coalizione non toglierà mai, per fortuna, il diritto a un eletto di dire: questa coalizione ha cambiato natura, non mi piace più, ho cambiato idea, i miei elettori mi hanno detto delle cose, mia moglie non è contenta, quello che voglio, io cambio sponda perché mi va così. Può portare questo a dei fenomeni deteriori come il trasformismo e tutto quello che conosciamo? Sicuramente sì, ma garantisce anche la tenuta di una democrazia moderna come quella che noi, spero andiamo tutti quanti a costruire.
Se concordiamo tutti, penso di sì, sul fatto che la legge elettorale quale che sarà e quale che sia - non risolve quei problemi del nostro sistema istituzionale che avete in parte denunciato e che abbiamo capito risuonassero nei vostri interventi. Se tutti quanti possiamo ambire, nella nostra modesta responsabilità, al fatto che i nostri governanti a Roma, un giorno, trovino la responsabilità di sedersi al tavolo e condividere un percorso di costruzione delle regole che ogni volta che provate a partire negli ultimi anni - penso all'ultimo referendum costituzionale, ma penso anche alla riforma del Titolo V per tornare indietro un po' negli anni non è mai riuscito a essere condivisl fino in fondo - non per il merito, ma sempre per il tatticismo politico di qualcuno che, in quel momento, ha preferito lucrare una rendita di posizione piuttosto che completare un percorso di condivisione nella costruzione delle regole del nostro stare insieme - se questo possiamo ambirlo tutti insieme e fare i nostri migliori auspici ai nostri governanti, penso che l'esperienza avvilente dell'aver sperimentato questo Regolamento e questo modo di stare insieme in aula, ci possa responsabilizzare tutti insieme non solo a usare meglio le regole che ci siamo dati in quest'aula ma, se volete, anche a riscriverle insieme.
Anche a me ha imbarazzato intervenire sulle modalità di verbalizzazione delle sedute, anch'io quando provo a spiegare fuori di qua cosa ho fatto in Consiglio, sia quando faccio post su Facebook sia quando torno a casa da mia moglie, non è facile. Non è stato facile spiegarlo ieri sera e non lo sarà stasera. Questa, invece, è una responsabilità tutta nostra, la possibilità non solo di interpretare veramente al meglio le repliche che ci siamo dati ma anche, se volete, di riscrivere, nell'interesse non di una parte, non della parte più forte, ma nell'interesse di questa Istituzione tutta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Disabato; ne ha facoltà.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Prima di iniziare il discorso sulla trattazione di questa proposta di delibera così urgente per i cittadini piemontesi, volevo subito rispondere ad una questione sollevata sul Movimento 5 Stelle. In molti post condivisi in questi giorni, selfie, ecc. ecc. c'è da dire questa che questa è stata un'occasione fantastica per poter sdoganare sui social qualsiasi informazione errata, contenuti che non sono presenti sulla delibera l'attaccamento alle poltrone, il vincolo di mandato. Alla fine io non riesco a capire se la maggioranza abbia capito, se ha compreso quello che c'è scritto in quella delibera, oppure se sta facendo tutto questo a livello mediatico per ricevere like, follower Alla fine è quello che fa un po' anche il capitano, quando va sotto di un certo numero di like inizia a fare le sue sparate sui social. Per esempio l'attaccamento alla poltrona del Movimento 5 Stelle. La Lega starebbe portando questa delibera in Consiglio regionale perché il governo delle poltrone deve finire e dobbiamo cambiare questa cosa. Lo dicono proprio loro? Salvini, finché non ha deciso di fare quello che ha fatto, per rimanere attaccato alla poltrona di Ministro, nonostante abbia deciso lui di mollare la palla, ha proposto, se non ricordo male, magari sbaglio, al Ministro Di Maio di diventare premier per mantenere la poltrona di Ministro dell'Interno. Ricordo male? Qualcuno fece quella proposta proprio per non staccare il "sederino" dalla poltrona di Ministero dell'Interno. Fino all'ultimo ci ha provato.
Diciamoci un'altra cosa: non riesco capire perché tutta questa ostilità nei confronti del Rosatellum. Per esempio prima qualcuno, adesso non ricordo chi, credo il Consigliere Preioni come ho scritto nei miei appunti, ha detto che questo Governo non ha la maggioranza. Ricordo che la Lega, nel 2018, prese il 17% delle preferenze, mentre il Pd prese il 18%, quindi forse tra i due partiti, tra i due perdenti, il più legittimato a stare al Governo era il Partito Democratico insieme al Movimento 5 Stelle. Tra le tante cose, ricordo che la Lega è andata volentieri al Governo con quella legge elettorale; il Rosatellum le ha concesso di stare al Governo per un anno e non è che li abbiamo dovuti pregati, ci sono andati molto volentieri. Ci sono stati per un anno poi quando Salvini d'estate, preso forse dai mojito, dal Papeete, non lo so, ditemelo voi, forse lo sapete meglio di me che cosa gli è successo - secondo me siete anche arrabbiati per quello che è successo perché, in fondo, a qualcuno stare al Governo piaceva, perché io lo so - ha deciso di mollare, non tutti erano contenti di quella decisione, tant'è che se dopo qualche giorno Salvini ha ritrattato per chiedere di rimanere al Governo con Di Maio premier - Di Maio che detesta tantissimo - forse un minimo di pentimento c'era stato.
Torniamo alla proposta di delibera dopo questa specificazione. Forza Italia ha posto degli interrogativi, li pone da due giorni, da che erano convintissimi di votare a favore di questa delibera, hanno detto la votiamo, l'approviamo, è giusto così. Poi sono stati possibilisti dopodiché ieri volevano astenersi perché c'erano dei dubbi non tanto sul contenuto del testo, ma sulla forma. Probabilmente sono gli stessi dubbi che abbiamo sollevato anche noi, ma se li solleva Forza Italia è lecito, se invece li sollevano le minoranze ponendo emendamenti e subemendamenti siamo noi che vogliamo bloccare il lavoro del Consiglio. No, i dubbi Forza Italia li aveva allora vi chiedo: ma come hanno fatto a risolverli in due giorni? Hanno detto di aver parlato con i loro vertici, di aver trovato un accordo poi Tajani - parole sue - ha detto che il proporzionale garantisce un po' la presenza di tutti. Forse i dubbi non erano tanto sulla forma del testo e su come era scritto, ma proprio sulla questione del proporzionale.
Alla maggioranza piace molto l'attività di copia-incolla, l'abbiamo apprezzata anche durante lo scorso Consiglio con la presentazione di un ordine del giorno che non aveva nulla a che vedere con il Consiglio regionale. Questo ordine del giorno famoso che tutti quanti cercavano è facilmente reperibile perché è un copia-incolla, poi magari mi sbaglio magari, ditemelo voi, ma posso leggervi alcuni passi: "Rifiutando il pensiero unico come soluzione della situazione politicamente complessa" notate bene che sembra scritto con il generatore automatico di discorsi politici perché tradurlo è molto difficile - "condividendo l'opportunità dell'abrogazione e della disposizione sull'attribuzione dei seggi con metodo proporzionale in collegi plurinominali nell'elezione della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica per pervenire alla definizione di un metodo maggioritario con salvaguarda della pluralità..in modo tale da assicurare al Paese la governabilità per tramite di una maggioranza sicura e certa, già dal giorno successivo all'elezione" .
In pratica, stanno dicendo che vorrebbero il proporzionale con una formula di venti righe: io non capisco, quindi, se questo ordine del giorno sul referendum tende a superare la legge mista, proporzionale e maggioritario: cioè da una parte c'è chi vuole solo il maggioritario, e dall'altra parte c'è chi dice "No, però aspettate, lasciamo aperta una finestra per il proporzionale". Quindi cosa c'è da cambiare? Perché siamo fermi da due giorni in Consiglio regionale a discutere di questo atto se alla fine, qualora questo ordine del giorno dovesse passare, andrà a corredare quella richiesta di referendum? E non si capisce per cambiare cosa, visto che, alla fine della fiera, tutta questa diatriba rimarrebbe uguale alla legge elettorale del Rosatellum, che tanto loro disprezzano (ma adesso, non prima quando ne hanno usufruito per essere al Governo!).
È stato detto dal Presidente Cirio (se non sbaglio, sempre perché poi ne sono usciti tanti di articoli): "Se possiamo contribuire a modificare un meccanismo che oggi consente a chi ha perso le elezioni di governare". ma questo l'abbiamo già detto. Perché la Lega le elezioni le aveva perse, ma ha governato lo stesso, quindi dovrebbe spiegare al Governatore Cirio della fruizione di questa legge elettorale.
Tornando a quello che è stato detto fino adesso, è chiaro che questo provvedimento non ha nulla a che vedere col Consiglio regionale, come d'altronde tutto quello che è stato presentato fino adesso. Ancora ora spero di rimanere seria, nonostante quello che sto per dire - non riesco a capire se sono sotto un gazebo o se sono in Consiglio comunale di Torino perché c'è stato anche chi ha sollevato questioni puramente di Torino, come quella sui suk, ad esempio. Cioè chi sta usando questo Consiglio regionale per fare propaganda per la campagna elettorale del 2021 e delle elezione a Torino è completamente fuori luogo. Perché anche quello fa perdere tempo ai lavori del Consiglio. Diciamo che questa, che dovrebbe essere la casa dei cittadini piemontesi, si sta trasformando nel "gazebo della Lega" o nel gazebo di chi vorrebbe fare campagna elettorale per Torino nel 2021. No personalmente non lo accetto.
Ringrazio tutti i colleghi qua presenti per aver posto oggi una serie di questioni sospensive ai sensi dell'articolo 71 del nostro Regolamento rammentando quali sono i reali problemi dei cittadini e delle cittadine piemontesi. E, probabilmente, li hanno ricordati anche alla maggioranza che magari è presa dalla presentazione di questo referendum. Insomma, non riesce a governare, a quanto pare, vista la mancanza di argomenti, per cui dovrebbe prendere spunto dalle minoranze, che oggi gliene hanno offerti tantissimi.
Vi dirò di più: pare che la richiesta di referendum sul cambio della legge elettorale sia stata architettata da Calderoli, famoso - lo hanno già detto tutti, ma lo ripeto di nuovo - per il Porcellum. Tra l'altro, mi chiedo che nome assumerà questa legge nel caso dovesse passare, visto che "Porcellum" è già occupato! Non so come potrebbero chiamarla.
Però, a quanto pare, proprio Calderoli oggi ha bloccato i banchi del Governo perché voleva far calendarizzare una proposta di mozione sui cambiamenti climatici. Noi qua stiamo facendo il contrario: lui ci sta bloccando quando vorremmo parlare di cambiamenti climatici e di ambiente! Lui sta facendo la stessa cosa al Governo, quindi pare proprio una barzelletta.
Cercando di tornare seri nonostante tutto, la programmazione. non ce la faccio! No, devo essere seria, prendo spunto da te, che hai sollevato una questione nei giorni scorsi.



PRESIDENTE

Si rivolga alla Presidenza!



DISABATO Sarah

Scusi.
Nei giorni scorsi è stata sollevata una questione che riguarda la programmazione della VI Commissione, che porta con sé un provvedimento molto importante per i cittadini e le cittadine piemontesi, soprattutto per i ragazzi.
Il problema è che l'approvazione ritardata di questo slittamento forse non lo sapete, in tal caso ve lo dico io - potrebbe causare gravi problemi alla scuola piemontese. Non soltanto alla scuola, ma anche ad altri enti, come le Città metropolitane, i Comuni, i Sindaci e i Presidi.
Quindi - vi avverto in questa sede - se qualcuno dovesse poi fare lo scaricabarile su altri Enti, come la Città metropolitana. "No, perché in realtà sono in ritardo loro. Noi l'abbiamo approvata in ritardo la delibera sul dimensionamento scolastico, però in realtà sono gli altri che stanno rincorrendo". No, perché poi - diciamoci la verità - se viene approvata in ritardo, sono gli altri Enti che devono correre! Quindi, forse, lo scaricabarile è anche facile. Però noi saremo qua a ricordarvi che ce l'avete fatta penare la calendarizzazione della VI Commissione! E quello è un tema che, invece, riguarda i cittadini piemontesi. Come ho detto, noi saremo qui a ricordarvi che questo ritardo, dovuto al piagnisteo e al capriccio dell'ex Ministro dell'interno, è pura campagna elettorale, solo per parlare di sé o per far parlare in Piemonte di sé.
Noi non lo possiamo accettare, abbiate pazienza! Lui ha fatto cadere il Governo, e adesso c'è una nuova maggioranza. La maggioranza c'è, e lo ricordo al collega Preioni, che ha detto "per evitare governi che non hanno la maggioranza". Ma come fa ad esserci un governo senza una maggioranza? Cadrebbe! Adesso questa maggioranza c'è ed è prevista dal Rosatellum. Come avete avuto voi questa possibilità, e non l'avete sfruttata, adesso anche questo Governo ce l'ha una possibilità, ed è legittima.
Diciamoci una cosa: lasciamo le questioni che non riguardano il Consiglio regionale ad altri, perché qua di priorità ce ne sono, come quelle che abbiamo citato prima e tante altre. Quindi evitiamo di andare avanti.



PRESIDENTE

Concluda.



DISABATO Sarah

In merito agli emendamenti che abbiamo presentato, che mirano sicuramente a portare dei miglioramenti ma cercano anche di evitare i vizi presenti nel documento, valutateli con molta cautela, perch probabilmente, potreste imparare qualcosa anche voi da questi miglioramenti. Grazie.



(Applausi in aula)



PRESIDENTE

Scusate. Se riprendiamo.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Continuiamo i nostri lavori.
Ha chiesto la parola il Consigliere Sarno. Nel ricordare che questo dovrebbe essere l'ultimo intervento in fase di discussione generale, dal momento che non vi sono altri iscritti a parlare, se vi sono altri Consiglieri che intendono presentare degli emendamenti hanno tempo fino alla fine dalla discussione generale. Grazie.



SARNO Diego

Grazie, Presidente.
Dopo questo intervento è dura, perché la collega Disabato.



(Commenti fuori microfono)



SARNO Diego

È sicuro, soprattutto non trasversale!



PRESIDENTE

Lasciate intervenire il collega.



SARNO Diego

Perché - lo dico seriamente - dopo l'intervento della collega Disabato è particolarmente difficile, in chiusura di questa discussione generale provare ad aggiungere elementi nuovi o utili nel sottolineare alcune questioni.
Ma dopo avervi dimostrato - lo dico alla maggioranza consiliare attraverso il Presidente - di essere capaci a resistere, e lo faremo anche domani e venerdì; dopo avervi dimostrato di essere capaci di entrare nel merito delle questioni; dopo avervi dimostrato, su tutta una serie di temi quanto sia importante questo luogo (e su questo ritornerò), voi capite che abbiamo il dovere - a maggior ragione io, in chiusura - di sottolineare ulteriormente alcune questioni. Sono solo tre, da un punto di vista tecnico rispetto al dispositivo.
La prima: come qualcuno ha già detto (ma lo voglio ribadire), quello che capita qui, a quest'ora della sera o della notte, perché è mezzanotte meno un quarto. È ovvio che stiamo parlando tra di noi, ma tutti hanno la capacità di raccontare fuori quello che è successo in questi giorni. Quindi avere di nuovo la pazienza di dire che questo quesito, a detta di costituzionalisti, sarà inapplicabile. Perché, come diceva la collega Canalis, forse in ultimo, ma altri lo hanno sostenuto e ripreso, quella norma della legge elettorale che rimane in piedi deve essere automaticamente applicabile. E non lo è per la questione dei collegi. È così. È un dato di fatto. Cioè non è un'interpretazione.
Quindi ci state facendo lavorare su questo tema sapendo che la Corte costituzionale darà l'inammissibilità.
Ma c'è un altro tema di inammissibilità, perché quando si attiva un'azione o l'abrogazione di parte della legge eliminando delle parole, l'istituto del referendum abrogativo deve abrogare non deve trasformarsi - come invece, in questo caso succederà - in referendum propositivo. È evidente che questo elemento è importante e vi farà dire dalla Corte Costituzionale che questo è un criterio d'inammissibilità.
Poi, come è stato detto (non so come mai il Presidente Cirio se lo sia fatto scappare; davvero non capisco, lui è persona preparata), la storia del vincolo del mandato non esiste.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Sarno. Ero disattento: non ho percepito l'intervento.
Eventualmente, le darò un minuto aggiuntivo. Cosa si è fatto scappare il Presidente Cirio?



SARNO Diego

Lo ribadisco.



PRESIDENTE

Grazie.



SARNO Diego

Il Presidente Cirio, nel suo intervento, ha ribadito che, con questa nuova legge elettorale, chi cambia casacca smetterà i panni di quel ruolo istituzionale. Non può essere così. Non può. Non può, perché per la nostra Costituzione - e fino a quando non avrete i pieni poteri la Costituzione vive e resiste anche ai pieni poteri molto meglio di altre forze, quindi non li avete ancora questi benedetti pieni poteri - il vincolo di mandato è un elemento imprescindibile. L'annullamento, scusate. Quindi, il Presidente Cirio ha errato e poiché l'intervento viene trascritto e rimane a verbale su questo bisognerebbe riflettere.
In questi due giorni - Consigliere Ruzzola - voi avete bloccato l'attività quotidiana del Consiglio; non le minoranze. Voi. Voi avete messo i piemontesi fuori dal Piemonte. Voi avete derubricato e delegittimato il vostro mantra comunicativo (ormai di tutti): prima i piemontesi. Avete messo prima qualcos'altro. Voi avete snaturato e delegittimato il ruolo di questo luogo e non perché avete usato uno strumento non legittimo, ma perché avete usato quello strumento con un contenuto inopportuno politicamente e illegittimo, perché nulla ha a che vedere con la Regione Piemonte.
Voi avete obbedito al vostro capo (anche i Consiglieri di Forza Italia e di Fratelli d'Italia), che, ormai preso (questo capo) dalla perdita del Governo, è andato un po' in loop di movimentismo convulso. Ha ragione chi prima sosteneva che, quando diminuiscono i like, aumenta volgarmente il contenuto della sua comunicazione politica.
Voi, in questi 100 giorni, non avete presentato una legge, che sia una, per il Piemonte. Avete presentato un ordine del giorno per capire, tra il Consigliere Marrone e l'Assessore Ricca - non come diceva il vostro vecchio leader, che non cito per bontà istituzionale - chi fosse più utile o chi fosse il più deciso, per decidere tra i due chi poteva ambire a qualche carica maggiore sul tema torinese. Voi l'avete fatto.
Invece, noi, dall'inizio di questa legislatura vi abbiamo dato la disponibilità nella collaborazione. Noi abbiamo chiesto di ascoltare gli Assessori nelle Commissioni, per capire e darvi uno strumento di lavoro con le minoranze. Noi, in questi giorni, vi abbiamo fatto notare almeno dieci temi prioritari; vi abbiamo chiesto di discutere (l'hanno già detto i colleghi) su molti, molti temi prioritari per il Piemonte.
Noi, sulla legge elettorale (noi, non voi, che siete i proponenti di questo scempio) siamo entrati nel merito, in particolare con gli interventi di questa sera; tutti.
Tutto questo, perché? Perché l'ex capitano, l'ex Ministro dell'Interno deve buttare in pasto ai social, con i suoi responsabili della comunicazione - come ha fatto dall'inizio - questo scalpo, che tanto - come dicevo prima - verrà bocciato dalla Corte Costituzionale. E, scusate quando succederà, vi chiedo (anche al Presidente Cirio e al Capogruppo Preioni, in particolare) di venire in Aula (quando succederà) e chiedere scusa. Chiedere scusa, perché succederà.
Quindi, dovete avere l'onestà intellettuale di venire in Aula - caro Presidente - e chiedere scusa ai piemontesi, ma anche chiedere scusa a quest'Aula, a quello che quest'Aula rappresenta. Chiedere scusa ai dipendenti della Regione Piemonte per il surplus di lavoro che avete chiesto loro, perché solo così forse potrete avere una minoranza e un'opposizione che ritornerà a discutere con voi nel bene dei piemontesi.
E, quando succederà, al vostro capitano suggerite di non dire che è colpa dei poteri forti. Cioè, quando la Corte Costituzionale boccerà il quesito non è che si potrà dire: "Sono i poteri forti", come qualche volta è stato detto, "è l'Europa, sono le enclave della sinistra rivoluzionaria", come qualcuno ha urlato dai banchi, "comunista", che non è un insulto. Non è un insulto: assolutamente non è un insulto! Allora, questo atteggiamento - caro Presidente - può pagare forse in maniera concreta e nell'immediato, nel breve periodo, sul tema del consenso immediato. Sì, pagherà forse. Ma non pagherà a lungo: verrete logorati dal vostro stesso stile e soprattutto - vorrei avviarmi verso le conclusioni state contribuendo a eliminare nella società la cultura della cosiddetta complessità del ragionamento.
Questo metodo.



(Commenti fuori microfono)



SARNO Diego

Sì sì, Assessore Ricca .



PRESIDENTE

La invito a concludere.



SARNO Diego

. la complessità nel ragionare, perché l'imbarbarimento della politica che state rappresentando molto bene ha una matrice culturale molto chiara e questa matrice culturale dovrà essere messa, prima o poi, in discussione.
Questa matrice culturale terminerà, perché le persone hanno già oggi incominciato a capire, e lo capiranno prossimamente, che non basta lanciare anatemi o facili slogan.
Glielo ridico: servirà nel breve periodo, ma nel lungo periodo la pagherete tantissimo e avremo un Paese sicuramente migliore.
Chiudo dicendo che ci vedremo domani e nei prossimi giorni e nei prossimi anni, rispetto a questa legislatura, perché, come ho iniziato, vi abbiamo dimostrato che siamo capaci in maniera unitaria di fare opposizione, di farla sui contenuti e di tenervi qui a discutere nei contenuti per molto molto, molto tempo.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ci sono altri interventi in discussione generale? Non essendoci altri interventi, dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Mi voglio solo sincerare di una cosa: abbiamo depositato altri 108 emendamenti. Non vorrei che venissero caricati questa notte e che qualcuno lavorasse.
Le chiederei però, visto che abbiamo rimandato la Conferenza dei Capigruppo a domani mattina per capire quante votazione ci saranno, se vogliono possono anche caricarli fra le nove e mezza e le dieci, ipotizzando 108 votazioni in più. Poi vedremo se, per sottrazione o no, sarà questo.
Faccio un'ipotesi di buonsenso, ma solo per non far lavorare gli uffici in questo momento.
Grazie.



PRESIDENTE

La ringrazio della precisazione e del ragguaglio tecnico.
Chiudo la seduta e ricordo che domani i lavori inizieranno alle ore 10.00.
La Conferenza dei Capigruppo è convocata per le ore 9.30.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 23.51)



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