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Dettaglio seduta n.162 del 24/11/21 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(Alle ore 9.32 il Presidente Allasia comunica che la seduta inizierà alle ore 10.05 per mancanza del numero legale)



(La seduta inizia alle ore 10.07)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Per la gestione della seduta si applicano le disposizioni della deliberazione dell'Ufficio di Presidenza del 14 ottobre 2021 n. 159, a specificazione di quanto previsto dal Regolamento interno del Consiglio regionale.
La verifica delle presenze è effettuata mediante chiamata nominale.
Procedo all'appello nominale per la verifica delle presenze.
Ai soli fini dell'appello, comunico che sono in congedo i Consiglieri Carosso, Caucino, Chiorino, Cirio, Icardi, Protopapa, Ricca, Stecco Tronzano e Zambaia.
Il numero legale è ventuno.



(Il Presidente Allasia procede all'appello nominale e constata la presenza del numero legale)



PRESIDENTE

Gli Assessori esterni Poggio, Marnati e Gabusi non sono presenti.
Il numero legale adesso è cambiato, è ventidue.
Do atto che l'o.d.g è stato approvato nella seduta del 23 novembre.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico: Congedi Ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento, hanno chiesto congedo Carosso Caucino, Chiorino, Cirio, Icardi, Protopapa, Stecco, Tronzano e Zambaia.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Proposta di deliberazione n. 194, inerente a "Bilancio consolidato della Regione Piemonte per l'esercizio finanziario 2020" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo a esaminare la proposta di deliberazione n. 194, di cui al punto 2) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Scusi, Presidente, non abbiamo colto dalle sue parole se stiamo iniziando la discussione sul punto 2) all'o.d.g.



PRESIDENTE

Stavo chiedendo alla Giunta, perché non sembrerebbe esserci il parere del Revisori dei Conti. La Giunta mi deve dire come procedere sul punto 2), che riguarda la proposta di deliberazione del bilancio consolidato della Regione.
Prego, Assessore Marrone.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore ai rapporti con il Consiglio

regionale Chiaramente, se non ci sono le condizioni di procedibilità su quel punto penso che sia assolutamente condivisibile procedere con l'esame di quello successivo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Per questo le chiederei, Presidente, di andare avanti come stabilito ieri cioè con la sospensione di questo punto all'o.d.g. e la discussione generale, come ci siamo detti ieri, sui punti successivi per arrivare, in qualche modo, a tutto ciò che abbiamo definito nella scorsa seduta della Conferenza dei Capigruppo.
Qualora ci sia un intendimento diverso, come hanno lasciato intendere le opposizioni, basta sospendere e dirci come sono riprogrammate le prossime sedute.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Viene accolta la richiesta della Giunta di sospendere il punto 2) sulla proposta di liberazione del bilancio consolidato e si prosegue con il punto successivo all'o.d.g., cioè il "Testo unificato delle proposte di legge n.
66 e n. 72".
Oggi, al massimo domani, la Conferenza dei Capigruppo deciderà sul programma della prossima settimana. L'intesa fra maggioranza e minoranza di proseguire nella giornata odierna e svolgere la Conferenza dei Capigruppo dopo il question time, rimane.
Chiedo un cenno dai Consiglieri di maggioranza.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Il Presidente ha ben riassunto l'intesa raggiunta, quindi va benissimo passare alla discussione generale sulla legge relativa all'eliski.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Sospenderei la trattazione della proposta di deliberazione 194 e passerei al punto successivo dell'o.d.g.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente)


Argomento: Montagna - Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Esame testo unificato delle proposte di legge n. 66 e n.72, inerente a "Modifiche alla legge regionale 26 gennaio 2009, n. 2 (Norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport montani invernali ed estivi e disciplina dell'attività di volo in zone montane), adeguamento al decreto legislativo 28 febbraio 2021, n. 40 (Attuazione dell'articolo 9 della legge 8 agosto 2019, n. 86, recante misure in materia di sicurezza nelle discipline sportive invernali)"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del testo unificato delle proposte di legge n. 66 e n.72, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Nell'adunanza consiliare del 16 novembre scorso sono state trattate, votate e respinte richieste di sospensiva presentate dai Consigliere Bertola Sacco, Canalis, Martinetti, Grimaldi, Disabato, Rossi, Chiamparino, Sarno e Magliano.
A seguito di incontri effettuati, è stata concordata la sospensione dei lavori. Comunico che il provvedimento è stato licenziato a maggioranza della III e VI Commissione il 9 novembre 2021.
La parola al Consigliere Marin, relatore di maggioranza.



MARIN Valter, relatore

Grazie, Presidente.
Il testo di questa proposta di legge è stato depositato il 19 dicembre 2019 (siamo vicini al compimento di due anni!) e, sostanzialmente, riprende la legge regionale n. 2/2009, in seguito modificata con legge regionale n.
1/2017.
In allora, erano state avviate le varie consultazioni online, a seguito delle quali erano pervenute diverse osservazioni da parte di associazioni cittadini e vari enti, seguite da un'audizione in Aula il 6 agosto 2020 delle associazioni ambientaliste, CAI e altri soggetti che avevano chiesto di esprimere le loro opinioni e alcune perplessità sulla proposta di legge iniziale.
Credo di aver fatto tesoro di quell'incontro del 6 agosto, cui poi è seguita la costituzione di un gruppo di lavoro all'interno della III e VI Commissione in sede congiunta. Chiaramente, è un testo di legge che ha avuto le sue vicissitudini e che ha visto, su alcuni articoli, posizioni diverse delle minoranze rispetto alla proposta della maggioranza. Credo di aver dato dimostrazione di aver abbondantemente ascoltato e fatto tesoro anche dei vari incontri che si sono susseguiti nel tempo. Per due volte si è tornati in Commissione: del resto, si tratta di un testo di legge importante.
Con il decreto legislativo n. 40 del 28 febbraio 2021, lo Stato ha ritenuto di chiedere alle Regioni, entro un anno, l'adeguamento delle proprie normative regionali a quella nazionale.
È un decreto legislativo che annulla totalmente la legge n. 363 del 2003 che era un po' la legge madre che regolamentava gli sport montani invernali. Sostanzialmente, questo nuovo decreto legislativo ha aggiornato e adeguato il mondo della neve, che nel frattempo è mutato: è stato inserito il telemark, lo snowboard, l'obbligo di dotazione di snowpark dedicati per le stazioni che hanno più di dieci impianti di risalita e venti piste; insomma, è veramente una legge che ha rivoluzionato a livello nazionale il tema degli sport montani.
Dal mese di marzo in avanti abbiamo recepito questo decreto e lo abbiamo adeguato in tutti i suoi articoli, portando a oltre cinquanta gli articoli di questa proposta di legge.
Al riguardo, ringrazio il gruppo di lavoro che mi aveva sostenuto per il deposito della proposta di legge. Non è mia abitudine fare la barba a nessuno, come si suol dire, ma devo rilevare che durante questi due anni ho avuto modo di incontrarmi più volte con i vari uffici regionali (parlo della Direzione ambiente, della Direzione sport e turismo e della Direzione urbanistica) e ho trovato molta collaborazione e disponibilità, così come ho ricevuto saggi consigli su dove eventualmente intervenire, perch probabilmente la normativa non era così in linea con le disposizioni regionali.
Sostanzialmente, questa proposta di legge adegua totalmente la legge 2/2009 al decreto legislativo 42/2021 e inserisce in modo chiaro anche quelle che sono le responsabilità di carattere soggettivo anche in merito al comportamento dello sciatore sulla pista battuta e attrezzata effettivamente, prima non era così - prevedendo un obbligo di verifica, con possibilità di controlli di tipo alcolemico e di sostanze stupefacenti. A tutti gli effetti, quando si è su un paio di sci o su una tavola di snowboard, se il cervello non è collegato al fisico, probabilmente si possono cagionare dei danni, esattamente come per chi guida in strada sotto l'effetto di stupefacenti.
Ciò che è importante e che mi preme sottolineare - di questo ringrazio anche le minoranze, che ci hanno seguito e con cui abbiamo condiviso degli aspetti - è la responsabilità soggettiva per chi esce dalla pista. La pista è un luogo sicuro, presidiato e palinato, in cui c'è una responsabilità chiara di chi ha autorizzato la pista e di chi la gestisce. Ma nel momento in cui si esce dalla pista, la responsabilità ricade sul quel soggetto, che ne risponde verso sé stesso, verso terzi o verso cose che potrebbe danneggiare. Questo è un nodo fondamentale, perché credo sia anche un modo di uniformarsi non solo a quella che è la normativa di altre regioni italiane, ma dell'intera Europa.
Si è ritenuto anche di andare a precisare ulteriormente le possibilità d'intervento per quanto riguarda gli edifici ricadenti nelle fasce di rispetto. Non si è modificata la fascia di rispetto delle piste, a oggi definita con legge n. 2/2009 in venti metri, ma si è ritenuto di andare a puntualizzare meglio i possibili interventi, stabilendo quello che si ritiene il filo di fabbricazione. Per quale motivo? Peraltro, è stato anche oggetto di discussione, e ringrazio l'Assessore Ricca per essermi stato vicino e per aver condiviso nella parte finale alcuni emendamenti che sono stati proposti.
Il mondo della neve non è fatto solo di piste battute, ma è fatto anche di servizi e di qualità. Non parliamo di nuove edificazioni, perché qui sono state inserite delle norme ancor più restrittive rispetto all'attuale legge: nessun tipo di nuova edificazione è previsto all'interno di questa fascia, neanche se i piani regolatori eventualmente lo potessero prevedere.
Dunque, si è andati anche a dire ai Comuni: "Adeguatevi. Dovete sempre stare a non meno di venti metri". Può essere un edificato di miglior qualità, ma può anche essere il bar o il ristorante sulle piste, il cosiddetto "rifugio", che, anche alla luce della pandemia di questi due anni, si è ritrovato dimezzato nella capienza della sala di ristorazione.
Pertanto, ci è sembrato giusto consentire una possibilità di ampliamento che può essere laterale o in sopraelevazione o sulla parte opposta, ma anche su dehor adiacenti, purché gli eventuali ampliamenti - mai e poi mai non riducano l'attuale distanza rispetto al limite della pista.
In proposito, è stata anche migliorata e definita la responsabilità sulla pista autorizzata, che è in capo all'amministrazione comunale che la autorizza, previe verifiche (che comunque sono già previste per norma) di tutta una serie di pericoli, in primis il pericolo di valanga. Vi è anche una definizione migliore della responsabilità del soggetto gestore della pista.
Cito un articolo in particolare, che è quello che ha comportato un'ampia discussione e un confronto con le varie associazioni e con la minoranza che ringrazio per la disponibilità e la collaborazione e della quale ho ritenuto di far tesoro di alcune questioni.
Mi riferisco all'articolo 28 bis dell'attuale legge regionale, che è quella che regolamenta il volo alpino. Qualcuno, avendo posizioni diverse, ha ritenuto di sottolineare che si tratta di una disciplina riservata a pochi mentre io, da uomo di montagna, ho voluto sottolineare il motivo per cui ho proposto di eliminare il divieto per quanto riguarda tutte le giornate festive. È un'attività che dà lavoro a circa cento persone in Piemonte, che per me sono di altissima specializzazione nel settore dell'industria del turismo, in modo specifico per quanto riguarda la pratica dell'eliski. La guida alpina o il maestro di sci che si è specializzato in questa pratica deve avere una conoscenza del manto nevoso ben più approfondita di quanto possa essere una normale abitudine o consuetudine per il maestro di snowboard o di sci che accompagna i clienti in pista.
Abbiamo inserito anche l'obbligatorietà del trasporto in elicottero con la presenza della guida alpina o del maestro di sci, perché il più delle volte magari quattro amici decidevano in autonomia di andare in pista e potevano farlo senza il maestro di sci. Questa norma dice che si può svolgere quel tipo di attività non solo con l'obbligatorietà della presenza della guida alpina quando si scende sulla pista - in quel momento il professionista è responsabile della sicurezza e della stabilità del manto nevoso - ma anche durante il sorvolo, quindi dal decollo fino alla zona scelta per affrontare la pista.
Perché questo? Perché è il professionista che deve decidere se quel giorno nonostante il bel tempo, si possa o non si possa fare. È il professionista che decide quale versante utilizzare così come quali piste o discese fuori pista.
Preciso che questo non significa aprirlo liberamente a tutti i 1.181 Comuni piemontesi, perché oggi è riservato e utilizzabile da sei Comuni. Li cito: sono tre nel VCO, Alagna, Formazza e Macugnaga (tra l'altro, scendere fuori pista con vicino il Monte Rosa credo sia un qualcosa di unico a livello mondiale), mentre nel comprensorio sciistico della Via Lattea sono Sauze d'Oulx, Cesana Torinese e Sestriere.
Inoltre, abbiamo aggiunto un articolo, con il quale è consentito anche nei Comuni in cui questa pratica si svolgeva nel 2016. In questo modo, pu essere recuperato il Comune di Sauze di Cesana che, dopo la modifica della legge n. 1/2017, era escluso perché la dicitura originaria diceva che dovevano esserci impianti attivi. In questo caso, viene incluso perché era l'attività che caratterizzava quel Comune in alcune giornate durante la stagione invernale.
Dopo il confronto con le minoranze, ho depositato l'emendamento totalmente sostitutivo di quest'articolo, che prima prevedeva di riservare alcune discese per i giorni festivi. L'ho sostituito, indicando che alcune giornate festive in cui viene riservato l'eliski dovranno essere totalmente dedicate a chi pratica scialpinismo o racchette da neve.
Credo che questo sia anche un modo per favorire una convivenza, in quanto il turismo è fatto di tante nicchie. Sono convinto che questa è una nicchia che ci porterà a essere un'unicità a livello europeo, magari riservata a pochi, ma di altissima qualità e professionalità.
Con questa sostituzione, credo che la montagna mai come in questo momento sia valorizzata; calcoliamo che da sei diventeranno sette i Comuni del Piemonte. Non è neanche l'uno per mille, quindi non credo che, rimanendo sullo zero virgola, si possa non avere rispetto verso quello che è un modo di vivere la montagna.
Pertanto, sono soddisfatto e, ringraziando nuovamente gli Uffici, sono a disposizione per proseguire la discussione.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha ora la parola il primo relatore di minoranza, Consigliere Valle; prego.



VALLE Daniele, relatore

Grazie, Presidente.
Ringrazio anch'io i colleghi, perché arriviamo a discutere questo che innanzitutto è un testo di legge unificato, in quanto contiene (anche se molto piccola) una proposta di legge delle opposizioni su cui spender qualche parola dopo.
Devo dire, facendo un bilancio di questi due anni di discussione sul tema che forse potevamo arrivarci prima. Penso che il percorso di questi due anni ci abbia anche insegnato il valore del confronto nel merito, perch quando abbiamo potuto discutere concretamente nel merito delle questioni senza tentare delle prove di forza, abbiamo potuto ricostruire un compromesso. Dico "ricostruire", perché la legge vigente, quella che abbiamo approvato nella scorsa consiliatura, era già di per sé un compromesso importante, costruito faticosamente con un gruppo di lavoro durato più di un anno e che aveva visto la partecipazione attiva anche delle opposizioni. Ed era, a nostro giudizio, un compromesso migliore di quello che stiamo per licenziare oggi.
Dico questo, perché oggi sostanzialmente, pur con tutte le migliorie che riconosciamo esserci state nel lavoro, in particolare, di queste ultime settimane, andiamo ad allargare le maglie dell'uso dello sfruttamento della montagna in maniera, da un canto, preoccupante, dall'altro non bilanciato rispetto ad altri tipi di modi di vivere e di sfruttare la montagna positivamente. Li elenco.
Sul tema dell'eliski, non possiamo non apprezzare il fatto che si sia tornati all'impostazione originaria per cui, come luoghi, i luoghi dell'eliski sono solo e soltanto quelli dove ci sono già impianti di risalita attiva.
Questo per noi era un punto cruciale, perché partiamo dal presupposto che là dove ci sono impianti di risalita, la montagna sia già fortemente antropizzata e l'ambiente compromesso. È vero che l'estensione dei Comuni montani sono ampie, per cui le parti dove ci sono gli impianti non sono le stesse dove spesso si pratica l'eliski, però sembrava un buon modo di contenere questo tipo di attività. Avere riportato, rispetto al testo originariamente previsto, questa previsione, per noi è importante.
Diversamente, non possiamo dirci soddisfatti del fatto che si decida di aprire ai giorni festivi.
Riconosciamo, nell'ultima mediazione che abbiamo raggiunto ieri, la proposta di prevedere giorni di chiusura a questo tipo di attività (questo per noi è, comunque, un positivo tentativo di venirsi incontro), ma siamo dell'idea che la montagna, proprio perché appartenga a tutti, debba dare occasioni di vita, di sfruttamento e di presenza che incontrino i gusti, i favori e le esigenze di tutti quanti. C'è chi vuole sfruttarla con l'elicottero, ma c'è anche chi vuole un approccio diverso, naturale, più rispettoso della natura, più rispettoso della fatica e più rispettoso anche dell'etica della montagna, dal mio punto di vista, che ha bisogno di spazi riservati, perché l'elicottero, per il tipo di attività che è, è un qualcosa di estremamente impattante.
Ci preoccupano, da questo punto di vista, alcuni contenuti relativi all'attività di tipo edilizio dentro le aree sciabili. Faccio un passo indietro: prima di rimetterci mano, perché ci abbiamo messo mano noi, poi l'abbiamo fatto con degli omnibus e poi si rifà oggi, sarebbe necessaria un'azione forte della Giunta, che vedo presente in forza oggi, per significare l'attenzione della Giunta a questa montagna e al comparto dello sci.
Sarebbe veramente necessaria un'azione forte perché finalmente, in tutti i Comuni dove insistono gli impianti, si andrebbero ad approvare le cosiddette aree sciabili, strumento urbanistico fondamentale per dare ordine allo sviluppo della montagna, che molti Comuni ancora non hanno approvato e altri hanno approvato con approcci estremamente restrittivi rispetto a quello che la legge intendeva in origine, cioè individuare un'area vasta, dove certo ci sono attività legate allo sci, ma dove altre si possono sviluppare in prospettiva. Partendo da quest'assunto, è essenziale cercare di tutelare quella zona al massimo, proprio per permetterne uno sviluppo armonioso anche nei tempi avvenire e non soltanto contingenti.
Oggi, la maggior parte dei Comuni quest'attività ancora non l'ha fatta forse è questa la preoccupazione che sta tenendo la Giunta fuori da questo dibattito (saranno fuori a occuparsene). Sarebbe utile. Diversamente quello che scriviamo su queste leggi rimane carta straccia, non trova attuazione fuori di qui e tutte quelle limitazioni e quei vincoli che abbiamo pensato a tutela della montagna e a tutela della sicurezza dello sciatore, che aiutino lo sviluppo dell'economia alpina, non troveranno attuazione.
In questo quadro, andiamo nuovamente a permettere qualche intervento edile in più, in particolare gli ampliamenti. In particolare, andiamo a considerare la questione del fabbricato in dehor (che penso sia un unicum perché fuori dalle aree sciabili non penso possa capitare). Perché? Perch questo, un po' come l'aspetto sull'eliski, un po' come l'elitaxi e la caccia di cui parlerò dopo, rientra nella più generale necessità, ogni volta, di consentire un pezzettino in più, non capendo che i limiti che poniamo oggi a edificare, fabbricare, realizzare e sfruttare l'ambiente montano sono limiti che ne consentono uno sviluppo sostenibile a lunga durata e, nel lungo periodo, sicuramente anche più vantaggioso e più remunerativo economicamente.
La vera ricchezza della montagna, nel suo complesso, è l'integrità dell'ambiente, la salubrità dei luoghi e la bellezza paesaggistica. È certo che nel brevissimo periodo, o nel particolarissimo interesse, una, due o tre stanze in più, due o tre piani in più possono essere interessanti, ma soltanto nel brevissimo periodo o nel particolarissimo interesse.
Nell'interesse generale, è chiaro che i turisti guardano altro, cercano la verginità dei luoghi, cercano la salubrità dell'aria, degli ambienti e un impatto paesaggistico positivo. Continuando a edificare, andiamo a erodere questo tesoro che è quello che attira i turisti.
Arrivo all'elitaxi e alla caccia, su cui abbiamo trovato un compromesso.
Sono attività che la norma consente già oggi. Il compromesso a me sembra interessante, nel senso che si esplicita che questo sia consentito, ma si limita ad alcune fattispecie (cosa che oggi non è): il trasporto, ma soltanto per disabili o persone anziane; la caccia, ma soltanto per il cervo e, soprattutto, la si reinserisce in un quadro di autorizzazioni, di controlli, di valutazioni d'incidenza e di autorizzazione dei Comuni che nella prima stesura del testo, veniva completamente esclusa.
Tutto questo mi porta a fare questa considerazione: in Aula possiamo solo dedicarci agli aspetti normativi e quindi, di volta in volta "stiracchiare" o stringere le maglie di questa rete che abbiamo messo intorno allo sviluppo delle nostre aree montane, in particolare per quelle che riguardano questa legge, quelle dove insistono impianti sciistici, ma non possiamo fare altro. Quello di cui invece abbiamo bisogno, quello di cui ci sarebbe bisogno - mi rivolgo di nuovo autorevolmente alla Giunta - è un piano di sostegni attivi, perché tutto quello che possiamo fare è modificare le leggi, in maniera più o meno permissiva, per coloro che privatamente vivono, operano e investono in montagna. Su questo, di volta in volta possiamo trovarci o non trovarci e costruire un compromesso o non trovarlo, secondo le situazioni.
Quello che ritengo che manchi in questo momento è una strategia complessiva sullo sviluppo delle nostre aree montane, che per buona parte sono aree montane dove non ci sono impianti sciistici, dove non si pratica l'eliski e dove non volano gli elicotteri, che invece sono a forte rischio di degrado e abbandono, proprio perché prive di occasioni di sviluppo economico che offrano ai giovani di quelle vallate buoni motivi per restare, per investire e per costruire lì una famiglia.
Da questo punto di vista, lo scorso mandato, magari parzialmente perché ci si riferiva di nuovo a questo tipo di località, con quel grande piano relativo ai bacini d'innevamento e ai nuovi impianti di risalita, che copriva tutto l'arco alpino del Piemonte, ci doveva essere, in un'unica soluzione, un grande investimento, soprattutto l'idea di un disegno strategico dello sviluppo, almeno di quelle località, costruito a quattro mani con le associazioni di categoria. Oggi quello che vediamo non è un'assenza d'interesse o d'interventi - sarebbe ingeneroso sostenerlo - ma un frazionamento di interventi spot, scollegati l'uno dall'altro, che non fanno parte di un disegno e che non hanno una visione complessiva.
Oggi penso che il tempo, per esempio, di sostenere nuovi impianti - ne ho visti due o tre nelle ultime due settimane, perché ogni due o tre giorni viene annunciato un Accordo di programma qua e là - certamente sia ancora importante, ma oggi il Piemonte ha un'altra esigenza da questo punto di vista, cioè quello di investire sul sistema recettizio con un grande piano che vada a implementare questo tipo di strutture e che faccia superare il limite strutturale della nostra montagna, cioè di un turismo che si basa quasi esclusivamente o principalmente sul mercato delle seconde case o del turismo di prossimità, cioè di quelli che, come me, da Torino prendono la macchina al mattino, vanno in montagna a sciare, se va davvero bene prendono un caffè, dopodiché prendono la macchina e tornano a casa. Mi autodenuncio: un turismo sostanzialmente di rapina, perché lascia veramente poco al territorio, se non lo skipass e, bene che vada, un panino.
Allora è evidente che se, invece, vogliamo portare ricchezza e sviluppo dobbiamo offrire delle strutture adeguate a ospitare persone che stiano che spendano, che decidano di vivere le nostre montagne. Non è costruendo nuove case che andremo in quella direzione, ma è riconvertendo parte del nostro patrimonio edilizio. Patrimonio edilizio che, in buona parte della montagna, peraltro, è anche sufficientemente deteriorato e abbondantemente inutilizzato, perché la stragrande parte delle nostre seconde case vive due o tre settimane all'anno, nelle settimane clou e per il resto, invece rimangono vuote non rappresentando un beneficio per l'economia alpina. Su questo, avremmo bisogno, a mio giudizio, di un intervento proattivo forte della leva pubblica perché, diversamente, questa grossa mole d'investimenti non si potrà attivare, ed è su questo che sarebbe utile poter contare sul confronto con la Giunta regionale.
In tutto questo, penso anche che i nostri Comuni montani abbiano bisogno di un livello di coordinamento e di programmazione più ampio rispetto a quello che le nostre attuali Unioni dei Comuni e le modalità che le nostre Unioni dei Comuni montani possono garantire. Il fatto che viviamo un momento in cui le Unioni montane si fanno e si disfano a ogni giro elettorale per via delle simpatie e delle antipatie di alcuni e che molto spesso non abbiano neanche la dimensione minima per fare una programmazione di ampio raggio sia dal punto di vista dimensionale, sia dal punto di vista temporale perché continuiamo ad assistere a entrate e uscite tutti i momenti, pone dei limiti significativi anche per l'interlocuzione con l'ente regionale perché, ovviamente, non sappiamo mai bene chi è seduto di fronte a noi.
Qualche settimana fa mi è capitato di condividere questa riflessione con il Consigliere Preioni in un convegno legato alle realtà montane. Penso che sarebbe ora che questa maggioranza, con tutta la disponibilità di questa parte dell'Aula, s'interessasse a rimettere mano alla legge cosiddetta "Maccanti" sull'Unione dei Comuni montani. Così come non sono in grado n di dare quella stabilita né quella dimensione né quella prospettiva necessaria per una programmazione di ampio respiro che consenta anche all'Ente regionale di investire seriamente sul tema della montagna.
Diversamente, e chiudo perché il tempo stringe, ci ritroveremo probabilmente a ridiscutere di qualche piccola modifica che sposta un metro, sposta due metri, sposta in altezza, in avanti o indietro le nuove edificazioni, perché continueremo a inseguire e a fare manovre di piccolo cabotaggio che, peraltro, interessano una piccola parte della montagna, che è solo quella con gli impianti sciistici, ma non affronteremo mai il cuore del problema, cioè lo sviluppo di una parte fondamentale della nostra regione.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Valle.
La parola alla seconda relatrice di minoranza, Consigliera Disabato.



DISABATO Sarah, relatrice

Grazie, Presidente.
Credo che questo sia il mio ultimo intervento sul tema della proposta di legge n. 66 in Aula, che ha visto un iter particolarmente lungo e macchinoso, dovuto a dei rimandi in Commissione del testo, ma anche all'arrivo di un nuovo decreto legislativo che va a normare tutta la questione relativa alla sicurezza della pratica degli sport montani.
Diciamo che sono state delle lungaggini in parte dovute all'analisi del testo e all'attuazione di un Tavolo di lavoro con le minoranze, in parte al subentro di un testo di stampo nazionale che andava recepito all'interno della legge. Oltre alle questioni da noi poste, si è anche posta la questione di recepire un testo di stampo nazionale.
Chiaramente, vorrei partire dall'analisi economica di questo testo, perch credo che sia la parte che più interessi alla maggioranza, non perché in realtà non voglia partire dalla questione principale del perché, secondo me, questa legge non va approvata oggi, che è la questione puramente di tutela ambientale e della fauna selvatica. Partirei proprio dalle questioni economiche che, a quanto pare, sono in prevalenza le preoccupazioni di questa maggioranza. Si dice che l'ampliamento della pratica di eliski prima vietata, salvo deroghe - ora invece, autorizzata, e quindi anche liberalizzata - porterà numerosi posti di lavoro, numerosi turisti, uno sviluppo della montagna e ricchezza. Queste sono le parole chiave che abbiamo sentito citare in Commissione, ma anche in Aula, dalla maggioranza.
In realtà abbiamo visto, analizzando nel dettaglio i dati che sono stati forniti da tour operator, da analisti dei flussi turistici e dalle piattaforme di prenotazione che quello che il turista vuole in questo momento non è ciò che viene proposto attraverso la proposta di legge n. 66.
Per il futuro - anche sulla spinta di una pandemia che ci ha convinti a cambiare le nostre abitudini, le nostre frequentazioni e le nostre impostazioni rispetto alle vacanze e al turismo - siamo di fronte a delle scelte che dobbiamo attuare.
Quello che viene proposto tramite questa proposta di legge, in realtà non è altro che un perpetrarsi di un sistema che non potrà più funzionare in futuro e non è più la richiesta che viene fatta dai turisti. L'abbiamo detto e citato: quasi il 90% dei turisti, al giorno d'oggi, cerca un'esperienza sostenibile a contatto con la natura, a contatto con l'aria pulita, senza interferenze di tipo antropico, senza utilizzare mezzi di spostamento rumorosi e non sostenibili, privilegiando il bike sharing o i mezzi di noleggio, senza andare a impattare né sull'ambiente, né sulla vita delle comunità che abitano quelle zone. Questa è la richiesta che viene avanzata dai turisti e dai maggiori tour operator. Questi sono i flussi che dovremmo analizzare! Invece oggi stiamo proponendo un "prodotto turistico" - così è stato definito - che, in realtà, non ha nulla a che vedere con tutto questo perché è limitato a poche persone. È chiaro, infatti, che per praticare l'attività di eliski, che ha un determinato costo, si deve essere facoltosi, per cui la forbice è ristretta. Bisogna però anche vedere all'interno di questa categoria, quanti abbiano voglia di andare a impattare sull'ambiente e quanti abbiano la possibilità di praticare quel tipo di sport, per cui è anche possibile che si riduca ulteriormente la platea di beneficiari di questa pratica inserita in questa proposta di legge.
Oltretutto, dobbiamo capire se questo tipo di turismo porta effettivamente ricchezza, perché non è affatto scontato: in Valle d'Aosta, per esempio, è stata sollevata più volte la questione, perché sembra che l'eliski non abbia portato quel beneficio descritto oggi dal collega Marin; anzi, ha posto dei seri dubbi sull'esercizio di questa pratica e sul suo inserimento all'interno dei prodotti turistici del territorio.
In realtà, quei benefici economici tanto decantati non si sono visti tant'è che alcuni Comuni, tipo Balme, hanno deciso di non recepire la legge e di non praticare l'eliski sul proprio territorio, non convinti del fatto che si potesse ricavarne effettivamente un beneficio. Ma soprattutto perch si voleva puntare a una nicchia di turismo che invece funziona, che è rispettosa, che porta risorse alla montagna e al settore turistico rispettando, come dicevo prima, la natura e le comunità che abitano quelle aree.
È chiaro che si crea una forte situazione d'incompatibilità tra le due tipologie di turismo, per cui bisogna fare anche una sorta di bilancio rispetto a quello che andiamo a inserire. Non possiamo dire con certezza che questa pratica porterà posti di lavoro. Probabilmente sarà così.
Al contempo, quanti posti di lavoro verranno effettivamente persi in quelle zone dove si andrà a praticare eliski dopo che i turisti decideranno di non frequentare più quelle aree ma di dirigersi verso zone che rispettano invece, le proprie richieste in termini di turismo sostenibile? Probabilmente saranno tanti. Quanti saranno gli operatori che non lavoreranno più a causa di questa legge? Ce lo siamo chiesti? Una delle memorie che era stata depositata parlava, appunto, di poche guide alpine che effettivamente utilizzano questo tipo di turismo; la maggior parte forse il 90% di loro - fa altro, cioè non accompagna i turisti a fare eliski. Pertanto, probabilmente, saranno quelli i lavoratori che saranno fortemente danneggiati dall'applicazione di questa legge.
Dispongo di dati contrari rispetto a quelli che ha portato il collega Marin oggi in aula per convincermi che questa forma di turismo porterà ricchezza alle nostre montagne.
Tutte le ragioni che sono state portate oggi potrebbero essere anche offensive per i turisti che frequentano la montagna, inducendoli quasi a sentirsi una sorta di "nicchia", quando invece sono la stragrande maggioranza dei fruitori delle nostre aree montane. Ricordiamoci che la montagna non soltanto di chi è ricco - questo è il messaggio che è stato fatto passare più volte in quest'Aula, che personalmente rifiuto e ripudio con fermezza - ma è di tutti.
Passerei alla questione principale, quella che mi sta più a cuore, che ho voluto affrontare per ultima per cercare di convincere la maggioranza a tornare sui suoi passi.
Vi è un fatto imprescindibile: questa pratica danneggia l'ambiente danneggia la fauna selvatica, rovina gli habitat. Questo è sicuro.
C'è un principio che non so se i colleghi di maggioranza abbiano intenzione di applicare in futuro. Qui si parla di valutazioni d'incidenza, si parla di analisi, di controlli, eccetera eccetera; ma c'è un principio che dovrebbe essere applicato in ogni nostra decisione: mi riferisco al "principio di prevenzione". In pratica, dovremmo prevenire quelli che potrebbero essere i danni che non siamo in grado di valutare.
Oggi sappiamo che l'ambiente è fortemente instabile; è colpito dall'impatto dei cambiamenti climatici, dall'inquinamento, dalla rarefazione degli habitat; molte specie stanno vedendo il declino della loro presenza sul nostro territorio, con una perdita di ricchezza inestimabile. E noi che cosa facciamo? Chiediamo di fare delle valutazioni d'incidenza. Chiediamo agli Uffici di svolgere un maggior lavoro per avallare delle pratiche fortemente dannose, senza invece applicare un principio di prevenzione che potrebbe prevenire i danni che si potrebbero verificare.
È un principio che penso si debba applicare a prescindere. La liberalizzazione dell'eliski, soprattutto in aree di Natura 2000 e in aree protette è, a mio avviso, un crimine contro l'ambiente.
Posso capire che mi si dica: "Questa legge la vogliamo approvare per continuare a praticare queste attività in quelle poche zone dove effettivamente, l'impatto antropico, come diceva il collega Valle, è già alto per la presenza di impianti di risalita". Lo potrei ancora capire. È un'economia che forse girava così già prima, quindi capisco che il collega Marin voglia andare a ristabilire quel tipo di attività, ma rimuovere il divieto di esercitare tali attività in aree protette per me non ha senso, e lo ribadisco in questa sede! Quelli sono luoghi deputati alla conservazione della natura, alla conservazione dell'ambiente, dove le specie animali si rifugiano per continuare a sopravvivere: è un attentato nei confronti della biodiversità.
Poi si deve tener conto anche di altre questioni. C'è un'addizione di disturbi che viene messa in campo tramite questa legge: perché con questa legge vogliamo consentire anche il prelievo dei capi abbattuti con l'elicottero, e questo è veramente un qualcosa non solo di dannoso, di più! Di conseguenza, nel periodo dell'anno in cui si pratica la caccia consentiamo anche all'elicottero, in modo smisurato, di andare a recuperare i capi di cervo. Mi raccomando, mettiamoli nel sacco perché non dobbiamo farci vedere da nessuno! Tra l'altro, istituire una legge per nascondere una pratica.
No, signori, assumiamoci la responsabilità di quello che stiamo facendo non nascondiamo tutto quanto in un sacco, che poi buttiamo via per non far vedere alla gente che invece abbiamo approvato questa pratica! Non funziona così: dobbiamo farlo sapere a tutti quello che sta facendo questa maggioranza in questa sede oggi! Allora, all'impatto antropico di un elicottero che viaggia sulle nostre montagne per recuperare dei cervi abbattuti - il cinghiale lo abbiamo fatto escludere, altrimenti sarebbe stato un disastro - aggiungiamo il disturbo dovuto all'eliski al termine della stagione venatoria. In pratica, non vi sarà più un periodo dell'anno in cui gli animali potranno svernare in modo sostenibile; saranno costretti a scappare in continuazione, saranno messi di fronte a difficoltà inimmaginabili per la loro sopravvivenza.
Con questa legge consentiamo a un elicottero di disturbarli per sei, anzi di lasciarli tranquilli per tre mesi l'anno, se tutto va bene. Questo si chiama cumulo dei disturbi, è un principio che esiste. Lo abbiamo valutato? Credo proprio di no, altrimenti non andremmo ad avallare queste pratiche che danneggiano l'ambiente e gli animali, senza sommare poi il cumulo dovuto alla pratica dell'eliski su diversi versanti e percorsi.
Sono d'accordo che si debbano lasciare dei percorsi liberi agli sci alpinisti per praticare un turismo di tipo sostenibile, ma dall'altra parte andiamo a identificare dei percorsi nuovi in luoghi che prima erano preclusi al turista, perché si viene portati in elicottero e non con le proprie gambe. Di norma, si sale con le proprie gambe e si verifica la stabilità del suolo, si prende consapevolezza di quello che si va a fare e facendo anche fatica, magari certi luoghi rimangono preclusi all'accesso.
Di norma si fa così.
Invece noi no! Prendiamo l'elicottero, li portiamo sulla cima della montagna e magari utilizziamo altri percorsi che prima non erano utilizzati, dove prima magari si andavano a rifugiare gli animali specialmente i galliformi alpini per potersi riparare durante l'inverno e svernare in modo tranquillo e sereno. Noi andremo giustamente a disturbarli, aumentando l'impatto antropico con dei cumuli di disturbo palesi. Questo è quello che succederà e, secondo me, non c'è giustificazione, ma soltanto una scarsa valutazione di quello che stiamo andando a fare oggi. Non penso che tutto questo possa essere giustificato dal dio denaro. Non esiste! Abbiamo discusso con il proponente e lo devo ringraziare per essere stato disponibile ad ascoltare le nostre proposte. Possiamo dire di aver mitigato una parte minima di quello che potrebbe essere il disturbo arrecato da questa legge. Abbiamo rimosso una specie in particolare dalla pratica del prelievo dei capi abbattuti tramite elicottero. Abbiamo ridotto la platea che potrebbe accedere all'elitaxi, altrimenti sarebbe stato liberalizzato a tutti. Abbiamo, in qualche modo, ridotto l'impatto sui turisti che praticano un turismo sostenibile, ma sicuramente questo non viene ridotto per quanto riguarda le specie di fauna selvatica.
Sinceramente non avallo in alcun modo questa legge. Soltanto l'altro giorno ci sono arrivate delle mail da circa venti associazioni ambientaliste e animaliste, tra le quali SOS Gaia, Mountain Wilderness, LIPU, LAV, Italia Nostra, Legambiente, WWF, Tavolo Animali &Ambiente, che contiene al suo interno una decina di associazioni. Qualcuno le ha lette? Io non credo.
Però, Presidente, ormai mi rendo conto che è inutile parlare di tutela ambientale a chi ha la convinzione di essere dalla parte del giusto nel poter fare profitto, anzi di poter far fare profitto. Di fatto, chi ci guadagnerà saranno quei pochi esercenti, se così possiamo definirli, di elicotteri, che potranno trasformare le nostre montagne in un luna park. Di questo si tratta, senza alcun rispetto, senza alcuna tutela, senza nulla di tutto questo.
Presidente, personalmente respingo con forza questa legge. Se vi è ancora qualche ora di discussione, dovreste usarla per riflettere su quello che state facendo.
Grazie.



GAVAZZA GIANLUCA



PRESIDENTE

Ringraziamo la collega Sarah Disabato per la relazione.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il Consigliere Segretario Giorgio Bertola, in qualità di Consigliere.
Prego, collega.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Buongiorno ai colleghi Consiglieri e buongiorno alla Giunta regionale. Anzi no, non c'è la Giunta regionale. La saluterei volentieri, ma non c'è.
Pertanto, se per lei va bene, svolgerei la relazione quando c'è qualcuno della Giunta, altrimenti direi che possiamo anche sospendere un momento la seduta.



PRESIDENTE

Collega, le chiedo gentilmente di proseguire. C'è l'Aula che è sovrana quindi.



BERTOLA Giorgio, relatore

L'Aula è sovrana, ma l'assenza della Giunta regionale è veramente una mancanza di rispetto nei confronti del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Sì, però è una proposta di legge.
La parola al Consigliere Gallo.



GALLO Raffaele

Scusi, Presidente, condivido e sostengo la richiesta del collega Bertola.
È inaccettabile vedere tutta la Giunta assente, quindi sospendiamo pure la seduta e aspettiamo che qualche rappresentante della Giunta non dico ci ascolti, ma almeno sia seduto sui banchi della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerutti.



CERUTTI Andrea

Grazie, Presidente.
Come Gruppo della Lega, chiediamo che i lavori di Aula possano proseguire come previsto. Grazie.



PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Presidente, grazie, è sempre garbato nella gestione dell'Aula. Deve per tenere in considerazione quello che è accaduto, ancora una volta, questa mattina.
Ieri, qualche istante prima della conclusione dei lavori, avevo chiesto al Presidente Allasia se concordasse sulla necessità di convocare i lavori di questa mattina alle ore 10 anziché alle ore 9.30. Ho fatto quella richiesta proprio perché conosco le abitudini della maggioranza, che ormai sono consolidate. Presidente, la maggioranza vede sempre l'alba dopo di noi. Di conseguenza, su abitudini consolidate è bene adeguarsi, anche per rispetto della maggioranza. Arrivando sempre dopo, è bene spostare più in là la convocazione.
Capisce che quest'Aula è di straordinaria importanza per l'approvazione delle leggi e l'interlocuzione tra maggioranza e opposizione è molto significativa. Ma c'è un altro punto che è altrettanto significativo, ed è quello dell'esecutivo, quello della Giunta. Lasciamo stare il giudizio che noi diamo, che è quello di una Giunta assente in Piemonte, ma almeno che ci sia uno (non tanti, ma uno) che li rappresenti in quest'Aula.
Presidente, lo so che lei la pensa come noi. È dignitoso da un punto di vista politico istituzionale e lei sa quanto conta la dignità nelle istituzioni. L'assenza completa della Giunta non restituisce dignità a quest'Aula. Le piaccia o no, noi tireremo avanti questa mattina finché non arriverà qualcuno della Giunta per proseguire quest'approfondimento. Perch non va bene! Non va bene!



PRESIDENTE

Comunque, non è obbligatorio che la Giunta stia in Aula nel momento in cui si discute una proposta di legge.
Consigliere Bertola, se vuole relazionare per quindici minuti, ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Se vogliamo mettere la discussione su ciò che è obbligatorio, lo facciamo perché ieri c'è stata un'interlocuzione.



PRESIDENTE

Mi scusi, ora c'è un Assessore presente.



BERTOLA Giorgio

Ringrazio l'Assessore Ricca, ringrazio la Giunta regionale, però le chiedo di consentirmi di finire la frase, Presidente.



PRESIDENTE

Prego.



BERTOLA Giorgio, relatore

La ringrazio.
Dicevo che ieri c'è stata una lunga interlocuzione, in una serie di incontri informali, di Conferenze dei Capigruppo informali allargate. Come opposizioni, abbiamo accettato una mediazione; abbiamo detto che avremmo espresso le nostre rimostranze, i nostri dubbi e la nostra contrarietà al provvedimento e che ci saremmo autoridotti anche i tempi di discussione. Mi pare, invece, che a tirare la corda siano sempre altri, non l'opposizione.
Ritengo chiuso l'incidente con l'arrivo di un componente della Giunta regionale, che saluto e ringrazio, però sia chiaro che per questa e per le prossime volte - faccio mio il richiamo fatto - vogliamo delle condizioni dignitose di conduzione dei lavori.
Grazie, Presidente.


Argomento: Montagna - Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Esame testo unificato delle proposte di legge n. 66 e n.72, inerente a "Modifiche alla legge regionale 26 gennaio 2009, n. 2 (Norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport montani invernali ed estivi e disciplina dell'attività di volo in zone montane), adeguamento al decreto legislativo 28 febbraio 2021, n. 40 (Attuazione dell'articolo 9 della legge 8 agosto 2019, n. 86, recante misure in materia di sicurezza nelle discipline sportive invernali)" (seguito)


PRESIDENTE

Prego, Consigliere Bertola, ha quindici minuti da ora.



BERTOLA Giorgio, relatore

Grazie, li userò tutti e non andrò oltre.
Quando ci sono dei provvedimenti, capita che ciascuno di noi costruisca delle frasi, dei messaggi giusti, affinché le cose che proponiamo, che hanno un forte carattere tecnico, di tecnica legislativa, poi abbiano anche contenuti di comunicazione. Lo dico perché questo è un provvedimento che da una parte, è fortemente tecnico, contiene norme urbanistiche e norme sul volo alpino, questioni di cui il comune cittadino non si occupa tutti i giorni. Dall'altra parte, addirittura contiene il recepimento di una normativa nazionale arrivata nel frattempo, che non c'era quando è stata presentata questa proposta di legge, che in qualche modo ha obbligato a una riscrittura.
All'interno di questo provvedimento certamente ci sono parti fortemente politiche che raccontano idee politiche e visioni del mondo di una parte di questo emiciclo, legittimamente.
Ciò che abbiamo sentito dire più volte (non l'abbiamo sentito questa mattina) sul provvedimento è: "Ce lo chiede la montagna".
Sono sempre molto attento alle frasi che usano le persone che la pensano diversamente da me, perché da alcune frasi capisco meglio le loro idee e la loro visione. Mi sono chiesto cosa vuol dire che ce lo chiede la montagna.
Le montagne parlano? Più che altro mi sono chiesto: se le montagne potessero veramente parlare, che cosa direbbero? Che cosa direbbero di quel che stanno vedendo da anni, da decenni? Di come vengono trattate e di come viene trattato tutto ciò che sta ai piedi delle montagne? Mi sono anche detto che, in realtà, le montagne parlano. La montagna a volte parla e, quando parla, di solito ha l'ultima parola, una parola definitiva. Quando parla la montagna dice qualcosa di definitivo su chi non la rispetta, su chi la sottovaluta, su chi ne sottovaluta il valore anche etico, su chi pensa che sia tutto facile, anche sopra una certa altitudine su chi sopravvaluta i suoi limiti, i limiti umani, e pensa di essere più forte delle montagne.
Di questo volevo parlare, perché oltre alle norme fortemente tecnico urbanistiche, sicurezza delle piste e recepimento di normative nazionali c'è la parte usata anche questa mattina. Qualcun altro ha detto: "È la legge eliski". Questa diventa la legge eliski, perché tutti la comunichiamo così: l'eliski. Dobbiamo ripercorrerne brevemente le tappe.
Questa pratica non era normata nella nostra Regione fino a quattro o cinque anni fa. Questo significa che si sottostava a norme nazionali, perché la questione del volo è questione normata a livello nazionale, non certo a livello regionale, però a determinate condizioni già si pratica nella nostra regione. La questione eliski è anche è finita sui giornali soprattutto per incidenti, essendo una pratica fortemente pericolosa, oltre che impattante dal punto di vista ambientale per le specie che abitano la montagna; specie che oltre una certa altitudine non sono la specie umana.
Da una parte, quindi, c'era chi diceva (come noi, che presentammo una proposta di legge) che occorreva vietarla, così come accade altrove. In Piemonte puntiamo molto sul turismo e sulla montagna, ma ci sono altre aree dell'arco alpino, anche del nostro Paese, che puntano sulla montagna come e più di noi - più di noi, ma non perché sono più bravi, anche se lo sono, ma perché non hanno altro - che non contemplano completamente la pratica dell'eliski. Qualcuno mi deve ancora dire perché nelle Province Autonome di Trento e di Bolzano l'eliski non si pratica. Perché, visto che loro puntano così tanto sulla montagna? Perché, visto che hanno specialmente montagne non si pratica? Da una parte, c'era chi come noi voleva dire che era proibito; d'altra c'era chi voleva regolamentarla. Com'è stato detto questa mattina, è passata una mediazione, su cui noi comunque eravamo anche contrari, che regolamentava la pratica nella nostra Regione, la riservava a determinate giornate (quindi non ai festivi), la vietava nelle aree protette, salvo dove si faceva già (una località) e la permetteva a patto di rispettare determinati criteri.
Questa nuova previsione normativa arrivava come un libera tutti, perché si diceva: "Ok ai festivi, ok a tutte le località, perché nella norma precedente si diceva: si pratica solo dove ci sono già degli impianti di risalita, perché sono delle zone, purtroppo, già antropizzate e subiscono già un impatto, l'eliski lo realizziamo solo lì e non altrove".
La nuova proposta di legge dice: si pratica in tutta la regione, si pratica anche la domenica e si pratica anche nelle aree protette. Questo aumentava chiaramente la nostra contrarietà alla pratica dell'eliski, non solo da un punto di vista economico. È già stato detto che, in realtà, la montagna che vince oggi in Piemonte, come altrove, non è la montagna che punta sull'eliski, ma è una montagna che punta su un altro tipo di turismo riservato a più persone, un turismo che si fa tutto l'anno e che è già pronto, ha già visto i cambiamenti climatici. È un turismo meno impattante.
Quello è il turismo che vince oggi nella nostra regione.
Si diceva: è anche un problema di visione. L'eliski richiama gli anni Ottanta, una visione vecchia. L'eliski sa un po' di "Milano da bere".
Permetterlo ulteriormente, chiaramente, aumenta la nostra contrarietà, ma non solo l'eliski. La proposta di legge non parla solo dell'eliski, ma del volo in generale, del volo con l'elicottero, ovunque, non solo per sciare ma anche per cacciare, per recuperare i capi abbattuti, per andare ai rifugi. Qualcuno ha detto che l'elitaxi è una pratica per pochi: certo pochi si possono permettere di pagare un viaggio in elicottero.
Da una parte turismo per molti, diffuso tutto l'anno, dolce e non impattante, dall'altra turismo per i ricchi. Ricchi che possono praticare sci alpinismo, i ricchi che possono recuperare il cervo abbattuto, i ricchi che possono utilizzare l'elicottero per arrivare al rifugio.
Io vivo la montagna, vado in montagna, amo la montagna e vi dico che intorno ai rifugi ci sono già troppe auto. Mancavano gli elicotteri. Adesso devono arrivare anche gli elicotteri? È qualcosa per noi completamente inaccettabile.
È stato detto che il lavoro di mediazione, soprattutto quando il provvedimento è arrivato in Aula - è vero, è stato tanto in Commissione probabilmente poteva essere fatto maggiormente e meglio in Commissione, ma ogni volta che è tornato in Commissione c'è stato poco e poi è rimbalzato subito in Aula.
Apprezziamo sinceramente la disponibilità a discutere e a rivedere alcune parti di questo provvedimento, quindi l'eliski nei giorni festivi, ma riservando alcuni giorni festivi all'anno a chi non vuole vedersi passare sopra la testa gli elicotteri. Eliski solo dove ci sono gli impianti di risalita, tranne un luogo, e va bene (insomma, ce lo facciamo andare bene) ed elitaxi riservato solo ai portatori di handicap e alle persone maggiori di settant'anni: questo permette di rispettare anche un minimo di etica della montagna.
Per quanto riguarda il recupero dei capi abbattuti, anche lì si è limitato alla specie cervo e non anche alla specie cinghiale e con, tra l'altro altre limitazioni a quel tipo di pratica.
Questi sono aspetti sicuramente positivi per noi e fanno sì che si possa dire che anche le opposizioni sono riuscite, nella loro visione, a migliorare questo provvedimento. Permane, chiaramente, la nostra forte contrarietà a questo provvedimento di legge perché, ripeto, richiama una visione della montagna che noi non accettiamo. Certamente la montagna è anche una risorsa economica, ma ci sono dei limiti.
Questa mattina arrivando in ufficio, in una mattinata di cielo sereno, ho potuto ammirare buona parte dell'arco alpino della nostra regione. Si vedono, a partire dalle Alpi liguri, il Monviso, più giù il Gran Paradiso e stamattina ho pensato che qualcuno, quando ha questa visione di parte del nostro arco alpino, in realtà su ogni cima vede dei codici a barre: questa è un po' la logica che a noi non piace, la logica che noi rifiutiamo.
Soprattutto, e questo purtroppo c'è ancora nel provvedimento, non accettiamo che si pensi che l'attività dell'eliski possa essere praticata nelle aree protette e nell'area della Rete Natura 2000: è inaccettabile.
Non è questione solo di autorizzazioni o di valutazione d'incidenza - ci mancherebbe ancora che non si facciano valutazioni d'incidenza - ma è questione di immaginare il sorvolo di elicotteri in aree del genere. Il volo degli elicotteri, in alta quota, dovrebbe essere riservato per qualcosa di fondamentale ed essenziale, per l'attività di pubblica utilità di soccorso alpino, anche di rifornimento all'attività economica e ai rifugi, dove chiaramente non si arriva con altri mezzi.
Il volo d'alta quota, che dev'essere qualcosa di eccezionale, diventava quasi la regola a patto che si potesse pagare quel tipo di viaggio.
Noi rifiutiamo quella visione, non accettiamo che questa pratica si possa fare addirittura nelle aree protette e nell'area della Rete Natura 2000.
Abbiamo già espresso apprezzamento per le migliorie che sono state fatte al testo, come già abbiamo detto, ma permane la nostra forte contrarietà.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo il collega Bertola per la relazione.
La parola al terzo relatore di minoranza, Consigliere Grimaldi.
Prego, Consigliere; ha facoltà di intervenire per quindici minuti.



GRIMALDI Marco, relatore

Grazie, Presidente.
La verità è che il Piemonte elargisce favori e privilegi, mentre l'Italia e l'Europa, perfino i potenti del mondo, sono intenti a discutere di come uscire dalla pandemia con ricette diverse da quelle che ci hanno portato alla crisi.
La potrei riassumere così: i giovani ci chiedono di salvare il pianeta; i Sindaci, più pragmaticamente, ci chiedono come gestiremo i fondi del PNRR la Lega e soci fanno le mattane - le mattane! - per trasformare le Alpi nel "safari bianco" più esclusivo d'Europa. Mi viene da ridere! In verità, se siamo onesti, questa discussione è tra le più ridicole mai udite in quest'Aula: tra le più ridicole! Sembrate quei neoarricchiti che vogliono a tutti i costi comprarsi la macchina più grande, una bella casa con fontana in cortile.
Ha ragione il collega: mentre il mondo chiede la difesa della biodiversità e verdure stagionali, i leghisti sono fermi alle ricette anni Ottanta. Ci manca solo più la pasta con la vodka e la panna - ve la ricordate? - e un po' di revival cinematografico, tipo "Vacanze di Natale", però con eliski a Cesana, per aggiornare la sottocultura che c'è dietro a questo provvedimento.
Il Piemonte, per fortuna, è tutt'altro. E presto - ne sono certo - vi si rivolterà contro. Nelle prossime ore non parleremo nuovamente di salari, di sottoccupazione, di crisi industriali, né di ricette per uscire da questa triplice crisi.
In quest'Aula da mesi non si parla dello stato dei nostri ospedali nuovamente al collasso, né dello stato delle liste d'attesa e dei regali che fate ogni giorno - basta ascoltare qualche audizione - alla sanità privata. Così come non si parla neppure dei precari, che ci hanno salvato durante il lockdown e nelle tre ondate di COVID.
C'è di peggio: siamo di fronte a un giudizio universale climatico, a una pandemia che ha cambiato il volto del pianeta globale, a una crisi economica e sociale senza fine, ma il Piemonte a guida leghista si preoccupa di modificare la legge sul volo di montagna! Sarete contenti, perché la prossima settimana, dopo due anni di barricate arriverà il via libera all'eliski anche la domenica, ovunque ci sia un impianto di risalita, permettendo ai ricchissimi di raggiungere in elicottero le vette più alte delle nostre montagne e di sciare sui versanti incontaminati: che bella descrizione! La cosiddetta "legge skisafari" permetterà di raggiungere con una bella limousine a pale i rifugi più alti, soprattutto se si è anziani consentendo ai paganti di sparare ai cervi e di far riportare indietro la preda, come in un safari sulle nevi. Ah, lo sentite già l'odore della brochure? Unica avvertenza: non fare atterrare l'elicottero. Eh no evitiamo le valutazioni d'impatto ambientale. Arriviamo lì, in quei sentieri inesplorati, nei dirupi, ma mica possiamo consentire l'atterraggio dell'elicottero? No. Altra vertenza è che il cervo morto sia in un sacco: sia mai che qualcuno lo veda e magari non gli piaccia più tanto questo modello! Di fronte agli acclarati mutamenti ambientali indotti dai cambiamenti climatici - lo hanno ribadito tutte le associazioni ambientaliste - il senso di responsabilità richiederebbe atteggiamenti ben diversi, come minimo. Al contrario, proposte di legge che consentono e incentivano pratiche quali l'eliski e il volo a motore in montagna a fini turistici sono palesemente non sostenibili.
Il nostro senso di responsabilità nei confronti delle generazioni future richiederebbe il sostegno e l'incentivazione di modalità di fruizione della montagna ben diverse, basate sulla conoscenza e sulla consapevolezza dei luoghi che si frequentano. Dovremmo guardare la montagna come a un laboratorio di sviluppo sostenibile. Questo dovrebbe essere l'obiettivo da perseguire.
Al di là dell'impatto ambientale, l'eliski è invece il segno di una deriva culturale, denota mancanza di senso etico. E favorirlo costituisce un messaggio culturale chiaro e, a mio avviso, preoccupante. Soprattutto culturale, perché l'indotto economico generato da tale attività è del tutto trascurabile e, al contempo, penalizza i molti operatori economici che hanno investito in attività sostenibili.
In sostanza, è un danno per la montagna ancora più evidente con la deregulation prospettata dalla proposta di legge in esame, soprattutto in materia edilizia.
Non ho avuto paura di guardare in faccia il primo relatore e di dirglielo per cui ora lo chiedo sommessamente a tutti voi: qualcuno ha davvero colto per chi ha scritto questa legge il Consigliere Marin? Ve lo chiedo solo per parlarne fino in fondo.
L'eliski concesso nei giorni festivi è, inoltre, una scelta che penalizza quelle fasce di utenti che hanno a disposizione solo i giorni festivi per godere dell'ambiente montano. Ma su questo siete proprio fissati, come per la caccia: non vi fermate mai, mai! Non risparmiate mai neanche una domenica. Poi siete talmente fissati che riuscite a metterla dovunque.
Perché prima dell'arrivo dell'eliski, la vostra fissazione era che dovessero arrivare con le loro jeep anche laddove gli altri non potevano arrivare. Siete talmente fissati che dopo due anni di pandemia, che credo abbiano pagato un po' tutti, l'unica cosa che pensate a proposito della legge finanziaria è questa: "Non volete togliere un po' di tasse a chi gestisce.



PRESIDENTE

Consigliere, mi scusi: si rivolga alla Presidenza quando interviene.
Grazie.



GRIMALDI Marco

La sto guardando! La cosa incredibile sapete qual è? Che la maggioranza vorrebbe pure farci credere che la legge skisafari sia urgente per i piemontesi. Io credo che lo sia solo per chi vuole, a tutti costi, continuare a edificare anche a filo delle piste, fregando tutti - voglio che questa frase sia messa a verbale, perché secondo me non tutti i colleghi hanno colto fino in fondo il punto - facendo credere che una terrazza, molto spesso un dehor su tavole di legno, sia il limite dell'edificato e possa presto trasformarsi in nuove cubature, più in alto, più in alto, più in alto, sempre nella vostra idea immaginifica di un mondo non senza frontiere, ma senza limiti allo sviluppo! Diciamoci la verità: siamo di fronte a un provvedimento a uso e consumo dei ricchi della montagna, in generale, o dei super ricchi, con i loro petroldollari, per i quali la globalizzazione significa utilizzare ogni luogo e ogni spazio del mondo per fare ciò che desiderano, sfruttare le risorse come meglio credono, deturpare i paesaggi a piacimento, sparare agli animali che hanno voglia di cacciare, spesso senza neanche contribuire con i propri consumi all'economia locale, come se la montagna non fosse un patrimonio preziosissimo, con paesaggi unici al mondo da tutelare e specie animali da salvaguardare, ma un luna park per turisti d'élite.
Pensate che abbiamo ridotto il danno, perché se fosse per i colleghi leghisti - come ci dicono, tra l'altro, con tutta tranquillità e serenità e apprezzo questo scambio di opinioni senza infingimenti - come ribadito più volte in tante riunioni, gli elicotteri potrebbero volare sempre, ogni giorno e pure senza autorizzazione.
Sì, c'è da essere contenti di aver ridotto un po' il danno, ma a che prezzo? Lascio volentieri agli esperti del clima l'analisi della crisi climatica dal punto di vista scientifico, la spiegazione della sua evoluzione, il racconto delle soluzioni tecniche e pratiche che bisognerebbe mettere in atto per arginare le conseguenze della crisi. Io mi limito a dire che con questo livello di amministratori non cambierà mai niente, se non in peggio. Continuano a chiedere un minuto in più per questo sistema, ancora un centimetro in più di suolo consumato. Non c'è uno di voi che si sia indignato per quello che sta per succedere in Piemonte proprio a proposito del consumo di suolo. Basti pensare ad Amazon, al centro Pam ad Alessandria, al prossimo futuro centro Conad nel Cuneese.
Voi siete quelli dello sforzo in più: ancora un minuto in più di questo sistema, ancora un minuto in più di tutto quello che abbiamo visto. Anzi se possibile, un po' peggio. Ancora uno sforzo in più per il consumismo e per le attività a forte impatto ambientale.
Credo che siamo davanti alla fine, non tanto del nostro modello di sviluppo, ma proprio alla fine di questa modalità di fare politica. Di sicuro avete ancora qualche anno di tempo, di sicuro potete cogliere ancora il meglio di questa stagione. Siete bravissimi a vendervi tutto quello che abbiamo; d'altra parte, siete guidati da "tele Cirio", forse il Presidente più idoneo a raccontare le nostre brochure, i vostri Postalmarket, che adesso sono ritornati anche in edicola. Il Presidente Cirio prima di indignarsi, dovrebbe essere in aula, ma lui non c'è mai in aula, perch "tele Cirio" è nell'etere.



PRESIDENTE

Collega Grimaldi, la invito a usare dei termini.



GRIMALDI Marco

Ma "tele Cirio" non è offensivo.



PRESIDENTE

Sì, ma non siamo al circo, siamo nell'Aula consiliare.



GRIMALDI Marco

Ma siete voi che siete più mainstream di me.
Comunque se "tele Cirio" si indignerà, verrà qua a dirmelo.



PRESIDENTE

Però, scusi, lei continua, collega.



GRIMALDI Marco

Sì, continuo perché è nell'etere, perché non lo vedo mai, Presidente perché è un palinsesto che non è digitale, è ancora il vecchio modello analogico. Ecco, a "tele Cirio" facciamo tutti i nostri auguri e speriamo che.



PRESIDENTE

Consigliere, io non la riprendo più, passiamo poi.



GRIMALDI Marco

Sì, faccia lei!



PRESIDENTE

Usi dei termini consoni, altrimenti le tolgo la parola e la chiudiamo qui.



GRIMALDI Marco

Sì, ma sono consoni. Nessuno ha insultato nessuno.
Comunque, speriamo che presto il Presidente torni in aula, presto torni a confrontarsi con l'agenda reale di questo Piemonte e, soprattutto, tolga alla maggioranza questo desiderio di fare tutto quello che pensa sia giusto, prima di tutto il resto: prima del bilancio, prima del consolidato dell'assestamento, prima del bilancio di previsione. Perché la verità è che c'è una doppia maggioranza: una che lavora qui, che pian piano regola i conti con le sue promesse, e lì c'è una Giunta che quasi mai è presente ringrazio i pochi intervenuti - e che spesso fa tutt'altro. Ecco, prima o poi questi nodi verranno al pettine.



PRESIDENTE

Chiudiamo gli interventi dei relatori e dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire in discussione generale il Consigliere Bongioanni; ne ha facoltà per dieci minuti.



BONGIOANNI Paolo

Grazie, Presidente, ma sarò sicuramente più breve e sintetico.
Ho ascoltato con attenzione sia la relazione del primo firmatario sia gli interventi dei colleghi di opposizione, in particolare, non per far torto agli altri, quello del Consigliere Bertola che, con la sua consueta intelligenza e acume, condendo con sagacia ha chiesto che cosa direbbe la montagna se potesse parlare di fronte a questa proposta di legge.
Me lo chiedo anch'io: potrebbe essere una montagna triste, che non la accetta, che vuole rimanere chiusa e silenziosa in sé stessa, ma potrebbe essere una montagna, invece, che sorride e apre le braccia a una proposta di legge che va nella direzione di una proposta turistica. È una risposta cioè che cosa direbbe la montagna, che non sapremo mai. Quello che sappiamo è che la montagna ci regala tanto, soprattutto tante emozioni, ma a fianco di queste ci regala anche dei posti di lavoro, delle opportunità turistiche, un grande ritorno economico sul territorio piemontese.
Ricordiamo che le due proposte di legge, quella dell'amico Marin e dell'amico Valle, insistono sulla legge n. 2/2009, che è quella che norma la sicurezza e la pratica degli sport montani, soprattutto lo sci. Questo è l'impianto legislativo su cui si va a lavorare. Ricordiamo che cos'è lo sci. Lo sci sono 6.000 posti di lavoro fissi, sono 200 milioni di ricaduta diretta sulle stazioni, sono un miliardo di euro in Piemonte di ricadute sull'indotto. Pertanto, faccio i complimenti a entrambi i primi firmatari che hanno voluto intervenire su uno strumento legislativo che ha dodici anni, adeguandolo ai tempi.
L'iter della proposta del collega Marin è stato particolare, perché, come ricordava lo stesso primo firmatario, la proposta di legge è stata depositata il 12 dicembre 2019 ed è partito l'esame in Commissione, è stata interessata da un gruppo di lavoro, è stata richiamata in Aula, è ritornata in Commissione, è ritornata al gruppo di lavoro ed è tornata nuovamente in Commissione. Ci sono state tante audizioni con i vari attori sia del mondo dell'ambientalismo sia (forse più interessati) del mondo delle stazioni sciistiche invernali. E quando si è cominciata a ipotizzare una prima sintesi, è arrivato il decreto legislativo nazionale. Pertanto, di fatto ha avuto un iter lunghissimo e oggi ci ritroviamo finalmente a incardinarla in Aula, dopo una lunga trattativa con l'opposizione, per la discussione generale.
Ci sono sicuramente elementi, alla fine di questa lunga discussione, che portano a una soluzione che può essere sposata e andare bene, secondo i vari punti, punti meno interessati, meno raccontati, ma importanti. Vorrei focalizzare un attimo l'attenzione su di essi.
Ci sono tre punti fondamentali: ridefinizione delle competenze degli obblighi del gestore delle aree sciabili; ridefinizione del servizio di soccorso in montagna e delle mansioni degli operatori; la delimitazione e segnalazione delle piste.
Sono tre punti cardine importanti, poi sicuramente, a fianco di questi, c'è il tema, quello più divisivo (così è stato nelle varie giornate di Commissione, nelle riunioni di maggioranza e minoranze e nelle varie Conferenze dei Capigruppo) riservato al discorso sull'attività emendativa per le attività di volo in montagna. In sintesi, l'eliski.
Siamo partiti da una proposta iniziale che raccontava un certo tipo di fruizione di questi mezzi e siamo arrivati a una soluzione finale, che credo sia efficace per quelle realtà (e sono poche, le contiamo sulle dita di una mano) che in Piemonte avevano incentrato un'attività di reddito e di operatività turistica legata al volo aereo in elicottero.
Come ha detto prima il Consigliere Valle, andiamo soprattutto a limitare la possibilità dell'elitaxi a una serie di categorie riservate: i portatori di handicap e gli anziani.
Con questo risultato finale, aggiunto al discorso della caccia al cervo che si svolge in pochissime aree delle Alpi (che secondo me avrà un impatto, dal punto di vista del volo sulla zona montana, molto basso) siamo arrivati a una sintesi efficace per non creare uno squilibrio ambientale con il volo, che sicuramente andrebbe a penalizzare le specie animali e gli escursionisti che cercano, in quel turismo raccontato prima da alcuni colleghi, un turismo slow, soprattutto nei momenti estivi, nelle zone montane, ma anche per chi pratica lo sci alpinismo e lo sci escursionismo.
Con questo, potremmo garantire a certe località, in un momento di ripartenza, con grosse difficoltà nel mondo del turismo e dell'albergazione, una piccola boccata d'ossigeno che potrà essere funzionale nei mesi futuri e, se riusciremo ad approvare questa proposta di legge prima dell'8 dicembre, data tradizionale per l'apertura della stagione sciistica, daremo un aiuto ad alcune località. Ne cito una, quella più martoriata dalla tempesta Alex, che un mese fa ha compiuto un anno: Limone Piemonte. Oggi è ancora totalmente isolata nel suo bacino turistico di riferimento, che è quello della Liguria di Ponente, della Costa Azzurra e del Monegasco, per una strada che, fra l'altro, i francesi, che hanno visto la presenza del loro primo Ministro dopo l'alluvione, stanno ricostruendo a una velocità formidabile, con un trasferimento di risorse e un Prefetto deputato alla ricostruzione, Xavier Pelletier (che ho avuto l'onore di conoscere proprio nell'anniversario del disastro meteorologico) che gestisce ogni mese cinque milioni di euro per la ricostruzione e che conta di aver ultimato i lavori alla fine del mese di marzo.
Dall'altra parte, da Roma, dal nostro Governo, non è arrivato nessuno. Da una parte arriva Macron, da noi nessuno. Questo fa già capire il disinteresse verso alcune nostre aree, come quella del sud Piemonte completamente dimenticate, con una proiezione di realizzazione dei lavori dell'ANAS, che deve fare un ponte di settanta metri per collegarsi ai lavori francesi e ultimare la seconda canna del tunnel di Tenda, che parla di sette anni.
Sono partito da un'analisi sulla proposta legislativa che andremo a discutere, trattando l'articolato e votando tra oggi e la prossima settimana, per chiudere su un'emergenza che il Piemonte sta vivendo, in particolare la mia comunità del Cuneese, sulla quale, al momento, dal nostro Governo non ci sono segnali d'intervento.
Per quella località, l'eliski potrebbe essere, quantomeno nella stagione invernale, una piccola boccata di ossigeno.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Paolo Bongioanni per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
In realtà è già intervenuto il mio collega Bertola come relatore, sempre esaustivo e preciso, avendo seguito lui il provvedimento più da vicino però dopo il commento del Consigliere Bongioanni sull'intervento del collega Bertola ho sentito il bisogno di intervenire, non per particolare competenza sulla materia, ma soltanto per dire la mia rispetto alla visione della montagna, una visione che mi piacerebbe condividere con i colleghi in quest'Aula.
La visione che abbiamo della montagna, se non è diametralmente opposta poco ci manca. Troppo spesso, la montagna viene citata in quest'Aula come luogo da sfruttare, come luogo da cui poter trarre vantaggio economico, un luogo di attrazione per i turisti. Per carità, la montagna è anche questo ed è già abbastanza questo, perché nelle nostre località montane (mi riferisco in particolare a quelle che conosco di più, quelle del mio territorio, della Valle di Susa) ci sono già molte tracce della presenza umana, con molte aree destinate al turismo, allo sfruttamento economico e a grandi eventi (non possiamo ignorare il dibattito di questi giorni sugli impianti olimpici). Tuttavia, quando sento proporre la pista da bob di Cesana per le prossime Olimpiadi rabbrividisco, perché io l'ho vista quella pista, ho visto com'è ridotta e in che condizioni è.
Pertanto, invece di meditare su cosa è stato fatto e sugli errori fatti, si va avanti, si fa sempre più avanti e si cerca di ricavare sempre un po' di più, di sfruttare un po' di più e di devastare un po' di più. Non credo che la montagna sorriderebbe leggendo questa legge; anzi, credo che la natura ogni volta che esageriamo con la nostra arroganza, con quella che i greci chiamavano hybris, tenda, non ad abbracciare, ma a ruggire e a far capire all'uomo che non deve mai esagerare.
Quando ci si confronta con una realtà come quella della montagna, bisogna sempre rimanere umili. Quando sentiamo parlare di incidenti in montagna una delle prime frasi che sentiamo è: "Però c'è un eccesso di sicurezza, la montagna non perdona".
È così: la montagna non perdona. Credo che questa legge la montagna non la perdonerebbe per niente. Non capisco, in realtà, per quale motivo non si riesca a ragionare lucidamente. Non possiamo dire di essere lucidi quando consentiamo ampliamenti urbanistici in area montana, considerando che c'è già abbastanza cemento in aree in cui il cemento non dovrebbe esistere e andiamo a invadere ulteriori territori dove gli animali cercano la pace dove solo pochi uomini arrivano. Il bello della montagna è questo: non è accogliente per tutti, bisogna essere bravi e bisogna conoscerla bene.
Anche essendo bravi, bisogna sempre partire con l'umiltà che si deve alle montagne. Quando si guarda una montagna, si guarda con rispetto.
Questa mattina quando sono partita da casa c'era un cielo azzurro bellissimo e la neve sui monti (per fortuna, così magari la caccia si ferma). La soggezione che proviamo di fronte a questo spettacolo dovrebbe guidarci quando scriviamo un testo di legge, ma qui non c'è soggezione, non c'è umiltà, c'è un po' di vergogna. Io l'ho già fatto notare durante il tavolo di confronto che abbiamo.



PRESIDENTE

Consigliera Frediani, mi scusi, si rivolga, per quello che più può, alla Presidenza.



FREDIANI Francesca

Soffrivo un po' a vedere i banchi della Giunta quasi vuoti.



PRESIDENTE

Io sono attento, la sto ascoltando.



FREDIANI Francesca

La guarderò con attenzione.
In realtà, un po' di vergogna c'è nel momento in cui si va a scrivere una norma di questo tipo e l'ho fatta notare. Nell'emendamento che ha depositato il primo firmatario, Consigliere Marin, quando si parla del recupero dei capi abbattuti della specie cervo, in un passaggio, si dice che i capi abbattuti devono essere "elitrasportati per mezzo di idonei dispositivi di contenimento di trasporto degli animali". Ma chiamiamolo con il loro nome: cadavere. Il cadavere (qui ci starebbe un bell'emendamento) l'animale cui hanno sparato mentre se ne stava tranquillo a godersi il panorama nel suo ambiente e dove voi cacciatori siete andati a sparargli mentre si godeva la natura, creata anche per lui (la montagna appartiene soprattutto a lui, non a noi che andiamo a invaderla e a devastarla, ma a quelle creature che hanno tutto il diritto di vivere lì con tranquillità).
L'emendamento prosegue con le parole "tali da impedirne la vista durante il trasporto stesso".
Perché volete nascondere il cervo abbattuto? Per quale motivo? Quest'emendamento lo subemenderò e dirò che, invece, il cervo deve essere trascinato a penzoloni, a testa in giù, con le sue magnifiche corna, in modo che tutti vedano un bellissimo animale, abbattuto dall'uomo sanguinante, che con il suo sangue magari bagna la neve sottostante dove la gente scia. Non dovete vergognarvi, ci vuole un po' di coerenza.
Voi volete consentire ai cacciatori di uccidere questi meravigliosi animali nel loro ambiente, ma non volete turbare troppo le persone che si stanno godendo il sole sulle piste e allora volete nasconderli.
Mi scusi, Presidente, mi rivolgo a lei perché, anche se per il lavoro che fa, non siamo proprio affini, ma so che ha una certa sensibilità. Io apprezzo la sua sensibilità, perché è una sensibilità genuina. C'è chi dice che se i macelli avessero le pareti di vetro, nessuno mangerebbe carne, ma allora mi chiedo: perché nascondere un cervo ucciso? Per quale motivo? Se non c'è nulla di male, se è la natura, se siamo convinti di far parte di un grande disegno che vuole che noi usiamo la montagna in questo modo, non dobbiamo vergognarcene, mostriamolo a tutti! Confido nel fatto che quando presenterò il subemendamento che chiederà di trasportare un cervo sanguinante ucciso in bella vista, tutta la maggioranza lo approvi e sarà il mio contributo a questo testo di legge.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Frediani.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
Vedo che c'è tanta confusione sulle materie riguardante la montagna.
Fortunatamente, alcuni di noi vivono in montagna, hanno fatto anche esperienze amministrative e hanno ben chiari i punti che focalizzano la montagna.
C'è un quadro generale che contesto, perché prima è stato dipinto un quadro devastante. Gli indici del PIL ci dicono che l'Italia sta crescendo meglio di tutta Europa, l'Italia fa più 6% di PIL e questo è il quadro in cui ci muoviamo oggi. Naturalmente usciamo dalla crisi COVID, usciamo da un'emergenza incredibile, ma il Paese sta assolutamente ripartendo e il Piemonte sta assolutamente ripartendo.
Ho sentito dire anche che gli ospedali sono al collasso, ma rassicuro i pochi che ci stanno vedendo e le testate giornalistiche che la situazione sanitaria in Piemonte è totalmente sotto controllo, non ci sono ospedali al collasso. La Regione Piemonte rimane Regione bianchissima, quindi questa è la situazione, anche grazie a tutto quello che è stato fatto in primis dal personale sanitario, ma anche da questa Giunta con l'attenzione e il lavoro che è stato svolto in questi mesi. Questo è il quadro realistico.
Perché normiamo il ritorno dell'eliski? L'eliski ritorna in primis in sette località: anche se il Piemonte è costituito di centinaia e centinaia di località montane, si è deciso di farlo solo in sette località. Sette località dove già oggi ci sono gli impianti di risalita. Ricordo un piccolo particolare: ogni euro investito nello sci e negli impianti di risalita, ne genera altri dieci.
In montagna si vive, si lavora e si rimane se ci sono le condizioni economiche; al pari delle città e delle metropoli, le persone in montagne non possono vivere di filosofia e guardare i fiorellini, ma devono lavorare perché devono mantenere la propria famiglia e, senza lavoro e senza denari parliamo di tante belle parole, facciamo tanti voli pindarici, ma i ragazzi e le famiglie non ci restano in montagna e la facciamo morire e spopolare.
Solo sette località ben scelte, per quanto siano pochissimi giorni all'anno.
Per quanto riguarda, ad esempio, l'elitaxi si parla solo ed esclusivamente di portatori di handicap, di diversamente abili e di anziani. Abbiamo voluto anche normare e definire oltre settant'anni; anche se la discussione generale parla di over sessantacinque abbiamo voluto porre il limite dei 70 anni in su. Dare l'opportunità di andare in un rifugio in alta montagna anche ai portatori di handicap mi sembra assolutamente lodevole; non vi è nulla di disdicevole in questo. Non vuol dire "luna park", non vuol dire andirivieni incondizionato e sconsiderato di elicotteri sulle nostre montagne, ma significa permettere delle pratiche che in tutta Europa sono già svolte, con regole certe.
In questi anni i nostri maestri di sci andavano oltralpe per praticare l'eliski, perché non potevano esercitarla da noi, arricchendo ancora di più le già blasonate stazioni sciistiche che, peraltro, hanno anche delle tassazioni ben diverse dalla nostra. Ebbene, vuol dire permettere l'eliski in alcune località ben precise, con delle regole chiare. E, con delle regole altrettanto chiare, permettere a due categorie - gli anziani e i diversamente abili - di apprezzare l'alta montagna in alcuni casi e in alcuni momenti dell'anno, per cui non capisco chi possa contestare una norma del genere! Per quanto riguarda l'attività venatoria, è esclusiva per la specie cervo che può raggiungere anche due quintali di peso, per cui è umanamente impossibile trascinare un animale di due quintali per chilometri e chilometri. Il cacciatore non può assolutamente andare in elicottero, ma deve addentrarsi nelle valli con le sue gambe. Assolutamente! Abbiamo deciso di consentirlo, anche questo in maniera iper-normata e iper regolamentata, prendendo spunto dalla delibera ben fatta dell'Unione Alta Ossola, che definisce quest'attività per poche ore (se non erro, dalle 15 alle 17). Naturalmente - lo preciso per chi non conoscesse bene la materia la caccia al cervo è aperta all'incirca un mese all'anno, per tre giorni la settimana. Insomma, parliamo di questo lasso temporale, non di una caccia incondizionata tutto l'anno, né parliamo di una caccia senza regola: parliamo di una caccia assolutamente regolamentata.
Pongo una domanda a quest'Aula: è più etico cacciare un cervo con le proprie forze e mangiare quella carne con la propria famiglia o generare più CO2, più metano e gas serra nei tanto decantati allevamenti intensivi? Ragionate bene su quest'aspetto e forse la tanto vituperata attività venatoria, anche in una chiave di cambiamento climatico, assume tutto un altro aspetto e ritorna ad avere una propria etica rispetto a modelli di sviluppo che hanno preso il sopravvento con la globalizzazione.
Grazie.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Preioni.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marello; ne ha facoltà.



MARELLO Maurizio

Grazie, Presidente.
Buongiorno a tutti i colleghi e ai numerosi Assessori presenti.
Mi rifaccio all'intervento che avevo fatto a sostegno di un'interessante sospensiva che aveva presentato nei giorni scorsi il Consigliere Chiamparino su questa proposta legge, finalizzata a far precedere questo provvedimento - o comunque qualsiasi provvedimento avente a oggetto il tema del turismo - da un'approfondita discussione generale sugli obiettivi e sulle strategie che la Giunta regionale - quindi chi amministra oggi il Piemonte - ha in mente per un comparto così strategico per la nostra Regione.
Il caso ha voluto che il giorno successivo a quel Consiglio della scorsa settimana ci fosse in Commissione l'intervento dell'Assessore al turismo e alla cultura, Vittoria Poggio, proprio per illustrare il DEFR relativamente al turismo.
In quell'ambito - basta verificarlo anche nel testo del DEFR - l'Assessore in un modo che personalmente condivido, ha impostato tutto il suo intervento sul turismo, in modo particolare sul futuro del turismo della montagna piemontese, sui temi della resilienza, sui temi di un turismo ecocompatibile; un turismo slow, un turismo che rappresenterebbe, a suo dire, maggior spazio non soltanto d'incremento, ma anche di quella residenzialità cui faceva riferimento il collega Valle nel suo intervento che è molto importante. Infatti, come lui sosteneva, il cosiddetto turismo "mordi e fuggi" è significativo, ma poi abbiamo bisogno di presenza e di stabilità, in modo tale da arricchire la montagna e i suoi operatori da un punto di vista economico.
Tutto sommato, quella sospensiva richiesta dal Presidente Chiamparino aveva ricevuto una risposta il giorno successivo; risposta che va nella direzione diametralmente opposta alla legge che questo Consiglio adesso è chiamato ad approvare, a prima firma Marin, che ha sostanzialmente come oggetto, sia pure con tutti i paletti che siamo riusciti a mettere, il potenziamento dal cosiddetto eliski, cioè dell'utilizzo dell'elicottero in montagna sia per ragioni sportive, quindi per facilitare determinate forme di sport, sia per ragioni venatorie, perché il recupero dei capi è collegato evidentemente a ragioni venatorie.
Da ultimo, in questa legge abbiamo inserito delle previsioni urbanistiche (anzi, previsioni in materia edilizia, più che urbanistica; usiamo le parole corrette), volte a facilitare ampliamenti, sopraelevazioni, utilizzo di dehor che, invece, sarebbero utilizzati per ampliamenti di locali che sono prossimi alle piste da sci.
Tutto questo contesto mi fa dire: "Il Piemonte ha bisogno di queste cose? La montagna piemontese ha bisogno di queste cose?". Queste cose, al di fuori di un contesto più generale, che, come dicevo, sarebbe necessario inquadrare in termini di strategie turistiche, che senso hanno da un punto di vista politico? Credo che un senso politico non ce l'abbiano. Hanno sicuramente il senso di venire incontro a delle legittime richieste di operatori del settore, ma rischiano di non fare del bene al nostro turismo e alla nostra montagna.
Al di là di quelle che possono essere le idee che ciascuno di noi ha (io non sono capace a sciare, per cui mi piace andare in montagna per camminare), concettualmente parlando, rispetto a quelli che possono utilizzare l'elicottero per queste pratiche, faccio fatica a concepirlo perché se uno vuole scendere in fuoripista da 2.000 e qualche metro è anche molto bello farlo a piedi e con fatica e godere del paesaggio, della discesa e dell'ebbrezza che può regalare quella discesa.
Pertanto, l'utilizzo di questi mezzi fa pensare alla montagna, come diceva il collega Grimaldi, come a un luna park, come a un luogo "accessibile a tutti" - che poi non sono tutti, perché sappiamo che sono mezzi molto costosi - o comunque a un luogo di consumo. Al contrario, la montagna non dovrebbe essere tale, ma dovrebbe essere un luogo da frequentare per fare esperienza della montagna; in questa esperienza c'è anche lo sci, ci mancherebbe altro.
Così come reputo che la montagna non abbia bisogno di nuova edilizia.
Purtroppo la montagna ne ha tanta, in certe zone montane abbiamo tantissima edilizia inutilizzata e questo è un grossissimo problema. Le seconde case andavano tanto di moda - penso anche a delle vallate del Cuneese - negli anni Settanta e negli anni Ottanta, quando si sono costruiti palazzi che oggi sono spesso vuoti e anche in condizioni di fatiscenza, perché ormai le nuove generazioni non sono più interessate ad avere l'alloggio in montagna ma preferiscono frequentare la montagna cambiando luogo e non andando sempre nello stesso posto, come magari piaceva fare ai nostri genitori.
Abbiamo semmai un problema di recupero di questi immobili, come veniva già detto, non il problema di ampliare ulteriormente le attività.
Ringrazio in modo particolare il Consigliere Valle, che ha lavorato parecchio su questo provvedimento, che abbiamo cercato di migliorare per contenerne gli effetti negativi (e in qualche misura ci siamo anche riusciti). Ritengo però che questo tipo di provvedimento non costituisca sicuramente una priorità per il Piemonte, soprattutto in una congiuntura così particolare che stiamo vivendo. I temi toccati da questo provvedimento che sono la montagna, il turismo montano, che sono il futuro di queste aree straordinarie che abbiamo e che sono una parte fondamentale essenziale e anche molto vasta del territorio - devono essere affrontati in maniera completamente diversa, anche alla luce dei fondi che avremo a disposizione nei prossimi mesi e nei prossimi anni e guardando in faccia quella che era la realtà.
Sono convinto che spesso qui descriviamo - mi ci metto anch'io - la montagna che vorremmo; poi c'è la montagna che esiste e la montagna che esiste è quella dei paesi che si spopolavano, dei ragazzi che non si possono fermare perché non riescono neanche ad avere la connessione al telefonino, figuriamoci quella di internet, dei paesi che si spopolano perché non ci sono più servizi. Noi stiamo ragionando di una montagna che forse è com'è nelle nostre menti qualche settimana all'anno, quando va bene, quando nevica. La montagna, invece, dobbiamo pensarla tutto l'anno dobbiamo pensarla per chi vi risiede. Come dice spesso l'Assessore Carosso dobbiamo pensare a come fare per contrastarne lo spopolamento e magari ripopolarla. Dobbiamo pensarla d'estate, in primavera e in autunno, quando le nostre valli danno fortissime possibilità a questo turismo di resilienza che anche l'Assessore Poggio sottolineava come importante.
In definitiva, dobbiamo fare dei ragionamenti guardando in faccia la realtà, non guardando semplicemente interessi particolari, ma avendo il riguardo di considerare la montagna per quello che è, cioè una parte fondamentale ed essenziale del nostro territorio, sia dal punto di vista turistico, sia dal punto di vista economico e culturale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Intervengo anche in discussione generale più che altro per dare valore ad alcune affermazioni che ho sentito nella discussione generale anche da parte della maggioranza e anche da parte di chi la pensa diversamente da me. Li ho ascoltati con attenzione e li ringrazio per i loro contributi.
C'è un aspetto che è sempre un po' antipatico, perché si continua con la litania del "chi vive in città non può capire la montagna". Ma magari c'è chi vive in città e in montagna passa parecchio tempo e chi dice di vivere in montagna magari è in Comune alto 500 metri. Non è questo che importa siamo qui per fare delle leggi, altrimenti dovremmo dire - e forse l'abbiamo pure detto - che c'era qualcuno che, abitando in un piccolo paesino, voleva normare il gioco d'azzardo senza capire la distanza e la concentrazione di apparecchi che c'era nelle città e nelle periferie cittadine, perché abitava in campagna o in piccoli Comuni.
Siamo qui per fare leggi e cerchiamo di studiare e di prepararci. Sono stato in qualche modo costretto a occuparmi della questione dell'eliski e dei suoi rischi, quindi a studiarne le caratteristiche, ascoltare le opinioni, cercare di capirne gli impatti con chi ne capisce più di me e anche con chi si occupa di montagna da anni, con chi si occupa di tutela dell'ambiente.
Qualche anno fa, quando ho cominciato a interessarmi della materia, ho cercato, oltre a parlare fisicamente con persone che si occupano di montagna e di tutela dell'ambiente, anche delle dichiarazioni in rete di persone che ritengo importanti e che ritengo dei riferimenti. Spesso, lo confessiamo, ciascuno di noi va a cercare le opinioni autorevoli di chi la pensa come noi, per usarle, e spesso si trovano invece delle opinioni opposte, anche di persone autorevoli. Io le ho lette tutte. Cercavo, lo confesso, delle dichiarazioni di Reinhold Messner contro l'eliski per cercare di usare l'autorevolezza e l'importanza di una persona come Messner. Spero che nessuno pensi che Messner non possa parlare di montagna perché non è il classico cittadino, è il primo uomo al mondo a aver scalato tutti i quattordici 8.000 metri, per cui di montagna un po' ne capisce.
Ho scoperto - in parte lo sapevo, ma sono andato più a fondo in alcune dichiarazioni, anche nell'evoluzione di alcune sue frasi - che lui negli ultimi anni ha riveduto alcune delle sue opinioni ed è anche entrato in aperta polemica con il mondo ambientalista. Ha riveduto un po' alcune sue posizioni. È un uomo che ha una sua età, ha fatto un suo percorso e lo rispettiamo. Però, pur avendo rivisto un po' delle sue posizioni e - ripeto entrato anche in polemica con gli ambientalisti, almeno con una parte del mondo ambientalista, finalmente quella dichiarazione sull'eliski l'ho trovata.
Messner dice: "Io non escludo l'eliski. Non escludo la pratica dell'eliski però, signori, nelle Alpi non ha senso, troppo stretto. Concepisco la pratica dell'eliski, ma penso a spazi diversi. Penso ad esempio, al Canada". È chiaro. Anche un uomo come lui, che conosce bene la montagna (si direbbe che la conosce bene), l'ha vissuta, ci vive ed è la sua vita, pur avendo - ripeto - cambiato, legittimamente, alcune sue posizioni e arrivando ad ammettere una pratica del genere, dice che pensa al Canada e non alle Alpi. Del resto, qualcuno ha detto che c'è del personale italiano che è andato a lavorare all'estero per praticare l'eliski. Io continuo a dire che nelle Province Autonome di Trento e Bolzano non si pratica, come non si pratica neanche in Francia.
In Francia non si pratica e vengono a farlo da noi! I soldi li spendono in Francia (ristoranti e albergo in Francia) e da noi vengono solo a scendere dal crinale perché da noi, tra l'altro, quel turismo è veramente un turismo predatore mordi e fuggi. Qualcuno dice: "Sì, ma è un pacchetto, è un prodotto". La montagna deve avere i prodotti: lo sci, l'escursione e deve avere anche quel prodotto nel pacchetto.
Se è così (a parte che quei pacchetti spesse volte, ma per fortuna, vengono venduti a persone che arrivano dall'estero, magari arrivano in aeroporto nemmeno in Piemonte, arrivano a Malpensa, vengono in montagna, stanno alcuni giorni e magari qualche soldo in più lo spendono alla Rinascente a Milano facendo shopping), se nel pacchetto ci vuole anche quello, allora perché la domenica? Se vendiamo questo pacchetto che prevede qualche giorno di vacanza, allora l'eliski lo possano fare anche un altro giorno e non la domenica.
Ho ascoltato attentamente il Consigliere Preioni quando dice: "Parlando di etica, chiediamoci se sia più etico mangiare la carne di un cervo che si è abbattuto con le proprie forze e si è portato a valle, o mangiare della carne di allevamento intensivo".
Ci rifletto un attimo. Premetto, senza ipocrisia, sono ambientalista e anche animalista, ma non sono vegano vegetariano. Ammetto che mangio carne anche se ho l'obiettivo di mangiarne sempre meno (ne mangio poca), cerco di mangiare carne da allevamenti non intensivi, però dico: caspita.



PRESIDENTE

Mi scusi, dovrebbe rivolgersi alla Presidenza, anche perché se si muove l'audio, essendo microfoni monodirezionali, non si sente bene.



BERTOLA Giorgio

Sì, sì, certo.
Ragioniamoci insieme, Presidente: è più etico mangiare carne da allevamento (si spera di allevamento non intensivo, come quelli, anche belli, che abbiamo nella nostra regione), oppure mangiare carne di un cervo abbattuto con le proprie forze? In realtà, non sono le proprie forze, perché è un fucile, è un'arma. Forse abbatterlo a sberle è un po' difficile, ci vuole tanta forza per sconfiggere un cervo. Pertanto, abbattuto con le nostre forze (in realtà con un'arma) e poi si sta dicendo che è più etico andarlo a prendere con un elicottero? Insomma, è etico uccide un cervo e andarlo a prendere con l'elicottero ed è meno impattante dal punto di vista ambientale? Ok. Mi limito a dire ok.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Disabato; ne ha facoltà.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
A questo punto, vorrei dare due suggestioni in merito a tutti gli interventi ascoltati finora da parte della maggioranza, prendendo atto di non aver ricevuto mezza risposta a nessuna delle domande o delle sollecitazioni che ho posto in quindici minuti d'intervento e non solo.
Credo che non si possa liquidare una discussione come questa, sollevata da colleghi che sono qui per fare il proprio lavoro in Consiglio regionale dicendo che chi non abita in montagna non capisce la filosofia della montagna e non comprende le attività di montagna.
Già una volta mi sono girata verso i banchi della maggioranza - non lo voglio fare anche oggi - dicendo che va portato rispetto. Va portato rispetto perché non si tratta soltanto di ideologia, si tratta di dati, di elementi, di questioni scientifiche, di elementi forniti da tour operator e da esercenti del turismo. Si può anche non portare rispetto alla sottoscritta, perché magari si pensa che, non avendo la baita in montagna effettivamente posso non capire niente della materia, però qui ci sono elementi sollevati da più parti, da più persone, soprattutto quando si pensa di voler fare profitto sul turista. Quantomeno, questo turista andrebbe trattato con rispetto. Non possiamo pensare che si cerchi di attrarre una nicchia di turismo che, però, di montagna non capisce niente.
È un suggerimento che vi do in generale, perché potrebbe essere offensivo se si sapesse al di fuori di quest'Aula cosa viene detto nei confronti dei turisti e nei confronti di chi non vive in montagna, ma che vuole fruire della montagna anche in maniera sostenibile. Probabilmente, sulle vostre montagne non ci verrebbe nessuno sapendo come la pensate.
Primo elemento.
Volevo poi aggiungere una questione che ritengo fondamentale, perché anche su questo non ho ricevuto risposta, ma probabilmente anche questa è pura ideologia e frutto della mia fantasia. Riguardo alla materia del recupero dei capi abbattuti con l'elicottero, ho sollevato la questione dei controlli perché, tramite il regolamento erogato dalla Provincia del Verbano Cusio Ossola, era stata inserita tutta la questione dei controlli.
I controlli vanno fatti dalla Polizia provinciale. È così, è una delega che svolge la Polizia provinciale.
Ho chiesto, alla luce delle risorse a bilancio che ogni anno stanziamo o per meglio dire, tagliamo sulle Province, a fronte di tutto il personale che non viene rimpiazzato, che va in pensionamento e quindi rende le Province scarne di risorse umane per effettuare tutto l'albo delle funzioni delegate in capo alle Province, come si pensa di gestire tutta la questione dei controlli riconducibili a queste tipologie di attività che stiamo andando a inserire con questa legge, in particolare il recupero del cervo.
È chiaro che si devono fare dei controlli.
È stato detto che i recuperi possono avvenire a mezzo di valutazione d'incidenza se l'elicottero atterra, ma se l'elicottero addirittura sorvola, la valutazione d'incidenza nemmeno ci vorrebbe, quindi vorrei capire qual è la ratio che è stato utilizzata: un elicottero è un elicottero, fa un determinato tipo di rumore e la valutazione d'incidenza andrebbe fatta in ogni caso.
Soprattutto se l'elicottero rimane a mezz'aria e c'è un sacco dentro cui si può mettere qualsiasi cosa, i controlli chi li fa? Mi è stato detto che basta la comunicazione, ma la comunicazione chiunque la può fare, ma chi effettua il controllo? Dovrebbe effettuarlo la Polizia provinciale che quantomeno, la si dovrebbe interpellare all'interno di ogni Provincia perché poi, di fatto, questa potrebbe essere un'attività che andrà a impattare non soltanto su alcune Province, ma su tutto l'arco regionale.
Noi abbiamo le risorse umane per operare in termini di controllo? Noi daremo delle risorse ulteriori alle Province e alla Città metropolitane risorse che non abbiamo mai visto stanziare fino a oggi per assumere il personale necessario per affrontare anche questi controlli che sono ormai un di più rispetto a tutto quello che bisognerebbe fare a livello di controllo del territorio che però non può essere svolto? Quel personale è insufficiente. Stessa questione riguarda tutte le valutazioni d'incidenza che potrebbero piovere a seguito di questa legge per liberalizzare anche l'eliski nei parchi naturali e nelle aree protette.
Avevo posto una singola domanda: quanti sono gli impianti presenti in area di Natura 2000? Anche lì la risposta non è stata del tutto esaustiva, per volevo capire quale potrebbe essere la portata delle autorizzazioni delle autorizzazioni, delle valutazioni da prendere in carico in capo alla Regione e agli Enti Parco, perché è fondamentale saperlo. Si tratta di lavoro in più che dovremo svolgere per questo tipo di attività.
Questa è una legge che impatta fortemente sul personale, non soltanto della Regione, ma anche delle Province e della Città metropolitana. Ci siamo confrontati con questi enti per capire se sia a disposizione degli stessi il personale sufficiente per operare, per far sì che tutte le attività possano essere svolte in sicurezza, nel pieno rispetto delle normative nella legalità e quant'altro? Io penso assolutamente di no.
Quanto alla suggestione dell'andare ad abbattere i cervi, recuperarli e portarli a casa perché come attività risulta più sicuramente sostenibile del consumo di carne normale, chiedo al collega Preioni di quantificarmi quale potrebbe essere l'impatto se tutti domani decidessimo di andare a caccia di cervi e recuperarli con gli elicotteri. Anzi, suggerirei addirittura degli upgrade: perché non farci portare addirittura il suv dall'elicottero? Così li abbattiamo con il suv senza utilizzare le gambe utilizzando la doppietta migliore per effettuare tutto questo ambaradan, se così vogliamo definirlo e poi, ovviamente, riportiamo anche la preda, o quello che rimane di quel povero animale sottratto della sua dignità, di cui viene resa impossibile la fuga o un luogo congruo in cui ripararsi. Noi andiamo a esercitare questa prepotenza perché di altro non si tratta.
Presidente, volevo intervenire semplicemente per fare queste specifiche perché ritengo che qui veramente si debba superare la logica dell'intervento ideologico, ma qui non c'è nessuna ideologia. Se la maggioranza vuole convincersi che, invece, qui si stiano utilizzando delle argomentazioni che non esistono perché noi non capiamo niente, perché non viviamo in montagna, perché non possiamo comprendere perché si voglia invece, attirare quel tipo di turismo e quant'altro, la prossima volta venite qua e fate le cose da soli.
In questo momento, sto intervenendo con i banchi della Giunta vuoti, quindi ormai non mi offendo più per nulla, Presidente, perché tanto farei prima in quest'aula, probabilmente a porre uno specchio davanti al plexiglass e a parlarmi da sola, visto che alla maggioranza interessa poco, alla Giunta direi che proprio non gliene frega niente. Di fatto non gliene frega niente, interessa soltanto portare a casa il proprio.



PRESIDENTE

È presente l'Assessore Ricca.



DISABATO Sarah

Non lo vedo.
Sarebbe bello se mi ascoltasse dai banchi della Giunta.
RAVETTI Domenico (fuori microfono) Presidente, l'Assessore deve stare nei banchi della Giunta!



PRESIDENTE

Consigliere Ravetti, non è il modo.



(Commenti del Consigliere Ravetti)



PRESIDENTE

Me ne farò una ragione, Consigliere Ravetti. Ci sono tanti problemi, se vuole li risolviamo velocemente.



(Commenti del Consigliere Ravetti)



PRESIDENTE

Se vuole li risolviamo, lei indossi la mascherina ed esca anche dall'aula se vuole.



(Commenti del Consigliere Ravetti)



PRESIDENTE

Permetta alla Consigliera Disabato di proseguire.



(Commenti della Consigliera Disabato)



PRESIDENTE

Scusi, Consigliera Disabato: lei deve rivolgersi alla Presidenza, non parla da sola.
Prosegua.



DISABATO Sarah

Presidente, scusi, mi pare di capire - ormai parlo anche senza microfono che ormai non volete ascoltare e nelle orecchie avete altro. A questo punto, sinceramente, non ho voglia di continuare a perdere tempo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Disabato.
Scusi, Consigliere Ravetti, ha chiesto di intervenire sulla discussione generale o sull'ordine dei lavori?



RAVETTI Domenico

Non lo so, perché lei mi ha citato e adesso volevo capire se è per fatto personale.



PRESIDENTE

Lei ha preso la parola schiacciando il tasto del microfono mentre interveniva la Consigliera Disabato.



RAVETTI Domenico

Avevo capito che avesse interrotto la discussione.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ravetti sull'ordine dei lavori.
Prego, Consigliere.



RAVETTI Domenico

Quando lei non c'era ed è stato sostituito degnamente dal collega Gavazza noi opposizione abbiamo posto una questione circa l'interlocuzione con la Giunta, al di là del Regolamento e per quella che abbiamo definito una dignità che vorremmo conservare per l'Aula. Lei continua a chiederci di parlare rivolgendosi a lei, ma vorremmo vedere nei posti assegnati alla Giunta qualcuno della Giunta, perché se non lo vediamo, non è che possiamo dovendo guardare lei, cercare gli Assessori in giro. È già difficile trovarli, se si siedono accanto ai colleghi diventa tutto complicato.
Questa è la ragione per cui ero intervenuto anche prima quando presiedeva il Presidente Gavazza, ricordando al Presidente Gavazza, così almeno capirà la ragione della mia reazione, che ieri, al termine del Consiglio, ho chiesto la convocazione del Consiglio alle dieci per abitudini consolidate della maggioranza. Lei ha fatto una valutazione differente, tant'è che alle 9.30 non c'era nessuno e ha dovuto aggiornare i lavori alle 10. Lo so che non è un problema che deve riguardare la convocazione dell'Aula, ma la maggior parte di noi sono pendolari, si svegliano presto e rispettano gli orari, cercano di arrivare per tempo e se lei convoca il Consiglio alle 9.30, facciamo il possibile per arrivare alle 9.30.
Sa cosa c'è, Presidente? Se questo non avviene, è un problema. Così com'è un problema discutere con lei senza avere di fronte, di undici Assessori nominati, nessun membro della Giunta: è un problema!



PRESIDENTE

Grazie.
Chiedo ai membri della Giunta, quando sono in Aula, di sedere al proprio posto, come tutti gli altri Consiglieri. Indubbiamente, la mia valutazione di iniziare la giornata di oggi alle 9.30 era motivata dal fatto che la Conferenza dei Capigruppo aveva deciso così.
Oggi pomeriggio ci sarà una nuova Conferenza dei Capigruppo e molto probabilmente valuterà diversamente (deciderà se iniziare prima o dopo). Io ho sempre ribadito che, prima s'inizia, prima si finisce. Alle volte, per non s'inizia neppure, per cui in quei casi è difficile finire. Ma queste sono congetture personali.


Argomento: Montagna - Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Esame testo unificato delle proposte di legge n. 66 e n.72, inerente a "Modifiche alla legge regionale 26 gennaio 2009, n. 2 (Norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport montani invernali ed estivi e disciplina dell'attività di volo in zone montane), adeguamento al decreto legislativo 28 febbraio 2021, n. 40 (Attuazione dell'articolo 9 della legge 8 agosto 2019, n. 86, recante misure in materia di sicurezza nelle discipline sportive invernali)" (seguito)


PRESIDENTE

Vi sono Consiglieri che desiderano intervenire in fase di discussione generale? Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Su questo ha ragione il Capogruppo Preioni: evitiamo fraintendimenti evitiamo discussioni sugli intenti, rimaniamo sui fatti.
Intanto le direi, collega Preioni, che il diavolo sta nei dettagli e voi avete riempito di dettagli, spesso apparentemente inutili, molte leggi. Ma se alcuni di questi dettagli sono finiti negli emendamenti, credo che abbiano un valore. Glene cito uno, solo perché lei riportava le valutazioni d'impatto ambientale, che, per fortuna, sono rientrate dopo furiose litigate con voi, ma non in quest'Aula (se vuole raccontare la verità, la dica tutta!).
Vorrei ricordarvi che cosa è scritto alla fine dell'emendamento presentato dal collega Marin: "Al fine del recupero dei capi abbattuti è necessaria la valutazione d'incidenza." e fin qui direi: ci mancherebbe pure! Ma la cosa interessante è quello che c'è scritto subito dopo: "solo ed esclusivamente nei casi in cui sia necessario l'atterraggio; diversamente allorquando il recupero dei capi abbattuti avvenga senza atterraggio (hovering), non è richiesta la valutazione d'incidenza". Che cosa vuol dire, per chi ci ascolta? Significa che ogni qualvolta verrà attivato un servizio di elitaxi speciale o di elicaccia (chiamatelo come vi piace di più), il servizio arriverà lì dove il cervo è stato abbattuto.
Nella vostra narrazione evitateci, almeno, di dire cose diverse, facendo sempre finta che ci sia, in realtà, un piccolo elemento di allargamento.
Dite: "Lo facciamo per pochissime persone". Intanto mi verrebbe da chiedere, visto che lo fate per pochissime persone, perché lo fate? Perch questa retorica nel dire: "Oddio, un cervo non si può portare".
Guardate che il senso è proprio questo. Cioè noi, senza infingimenti vorremmo che i cacciatori non arrivassero lassù dove quei cervi si proteggono, soprattutto d'inverno. Sapete perché? Perché ci sono meno prati, perché è tutto più difficile, eccetera, eccetera, eccetera. Ma se anche non parlassimo dell'inverno, senza infingimenti vi diremmo che è anche il motivo per cui vi abbiamo detto di togliere anche i cinghiali.
Delle due, l'una. Ogni tanto ci dite: "No, noi spariamo a quelle specie perché assediano le nostre città". Ma i cervi assediano le vostre città da lassù, dove non possono arrivarci le macchine, che peraltro avete già autorizzato? No. Semmai, i cervi andranno lì a nascondersi. E voi volete arrivare lì, proprio lì, perché ci sono i cervi più grandi, ci sono quelli che sfuggono.
E poi la fatica. Ve lo dico sinceramente: evitate di fare di questa legge davvero ridicola, se posso permettermi - una campagna ancora più ridicola di prevenzione contro le ernie dei nostri cacciatori! Era fondamentale fare la legge Ruzzola sulle jeep, perché i poveri cacciatori sono sempre più anziani e non possono prendere le prede e portarsele a valle: e allora via con le jeep in tutti i nostri boschi! Adesso, i poveri cacciatori non potranno andare a prendersi i cervi e portarseli indietro perché.
Colleghi, evitiamo questa retorica! Noi, almeno, la facciamo semplice: vorremmo ridurre la caccia, se non vietarla del tutto. Capiamo che non si possa impedire per alcune specie come i cinghiali, ma almeno evitate ogni volta di rendervi ridicoli sul fatto che il povero cacciatore.
Non è così, non è così! In più, possiamo dirci la verità? Se avete lasciato quel dettaglio, non è perché ve ne siete dimenticati, ma perché sperate che si apra una nuova attività - è legittimo, basta dirlo! - per cui verranno uccisi più cervi dove prima non venivano cacciati, e verranno recuperati lì dove prima non venivano recuperati. Potete dirlo? Ammettetelo! Se non lo fate per nessuno allora perché l'avete scritto? Se pensate che non ci sia un cervo in più da abbattere, perché lo avete fatto? Lo avete fatto per le ernie? Non rendeteci davvero più indisposti di quanto già siamo.
Lo dico perché anche dalle vostre parole abbiamo sentito dire: "Ah dobbiamo dire la verità".
Quando il collega Preioni dice che si parla di pochissimi giorni, sul sito della Regione Piemonte invece si legge: "Condizione necessaria affinch possa essere svolta l'attività di eliski è ovviamente la presenza del manto nevoso. L'eliski è pertanto un'attività prettamente invernale-primaverile e la definizione precisa del periodo di svolgimento della pratica di eliski dipende dall'andamento del clima e dal perdurare delle condizioni favorevoli alla presenza del manto nevoso. Generalmente il periodo di attività può estendersi dal mese di dicembre fino ad aprile inoltrato". Non sono pochi giorni! Anzi, il sito della Regione prosegue: "Pertanto, la durata dell'attività, in casi favorevoli, potrebbe durare continuamente anche cinque/sei mesi".
Orbene, il sito della Regione Piemonte riporta stupidaggini, altrimenti il collega Preioni ha appena detto una cosa falsa, falsa! Perché non è così non si tratta di pochi giorni, e nemmeno di poche settimane.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Scusate! Consigliere Gagliasso!



GRIMALDI Marco

Presidente, però.
Almeno sarà legittimo discutere politicamente, o la parola "falsa" non si può dire? Permettetemi le ultime precisazioni. È in tutto il mondo? È in tutta Europa? Fanno così? Siamo proprio sicuri? Le Dolomiti sono una cosa a parte? E la Valle d'Aosta? E la Svizzera? Tutti pubblicizzano l'aria pulita, il verde e le montagne incontaminate, poi ci venite a spiegare "noi siamo gli unici a vietare". Ma non è esattamente così, non siamo gli unici a vietare. E semplicemente poi vi diciamo che dopo anni e anni di deregolamentazione, non c'era nessun bisogno di ritornare su questa materia così. Allora, fate cosa volete! Fate l'elibike, fate l'elitaxi! Che cosa vi dobbiamo dire, se non provare a ridurre il danno del vostro modo di legiferare? Adesso il Consigliere Preioni rivendica pure le mediazioni, ma ricordo che cosa diceva lui fino all'altro ieri. Se non vi avessimo messi all'angolo con i nostri tantissimi emendamenti, nemmeno quelle concessioni avremmo avuto. Adesso il Consigliere Preioni ci spiega: "No, l'abbiamo fatto solo per i portatori di handicap e per gli over settanta". Ma di che legge parlate? Guardate che l'emendamento Marin è arrivato dopo le centinaia di emendamenti nostri, dopo due anni di lavoro. Se era questo il vostro intendimento, forse dovevate presentare così la legge.
Sembra sempre surreale la discussione in quest'Aula, ma la cosa più surreale è sempre il punto di partenza e sempre il "più uno" che fate in ogni legge. Questa legge, in teoria, è una legge che parla di sport. Avete sentito parlare di sport? Avete sentito parlare di sicurezza? E ci dite: "No, guardate che la legge è cambiata e noi dobbiamo adeguarci alla normativa". Abbiamo parlato per un minuto della normativa sugli sport? L'avete sentito dire da qualcuno? No. E dentro una legge del genere ci mettete pure le vicende edilizie. Che cosa c'entreranno con l'eliski le vicende dell'urbanistica della montagna? Colleghi, ripeto, ringraziate che l'opinione pubblica non ci guarda, perch dobbiamo dirci la verità. Ogni tanto voi dite "ma chi ci ascolta?". Sono pochissimi, purtroppo dico io, e i giornalisti che seguono questa vicenda sono pochissimi; e una volta data la notizia voi potete dire: "Tanto è già uscita la notizia, mica ritorneranno sulle nostre discussioni". Ma il mondo è più veloce, il mondo va avanti e voi lo sapete benissimo. Per questo non avete nessuna remora a lasciarci qui per giorni e settimane a parlare di queste cose.
Questa è la verità e concludo, Presidente Allasia. Spero almeno che durante la discussione degli emendamenti qualche nostro subemendamento passi ancora.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Due piccole precisazioni per fatto personale, visto che sono stato pluricitato.
Quando parlavo di lasso temporale, mi riferivo al lasso temporale del mondo venatorio, quindi rispetto alla caccia al cervo. E parlavo di quel lasso temporale all'incirca di un mese, poi dipende dalla chiusura dei piani di prelievo che sono sempre sottoposti a censimenti puntuali, quindi si va a cacciare una piccolissima percentuale del censito o del visto.
Naturalmente riconosco che alcune mediazioni sono frutto del lavoro che si è fatto con le minoranze: in primis con il collega Valle, perché partivamo da una sua precedente proposta di legge, poi con tutti i Gruppi delle minoranze che hanno voluto restringere il campo. Non lo nego, lo sappiamo noi avremmo voluto avere un campo ancora più ampio, perché riconosciamo comunque un valore in queste attività di sviluppo economico e di sviluppo della montagna.
Tutto qui. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Chiedo se vi siano altri interventi in discussione generale.
Non essendovi altri interventi, possiamo chiudere la discussione generale.
Essendo arrivati alle ore 12.36, sospenderei i lavori per proseguirli alle ore 14 con il question time. Dopodiché, ci sarà una Conferenza dei Capigruppo, presumo intorno alle ore 15.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Lo dico per tutti i colleghi. Non sarebbe opportuno sconvocare già la seduta del pomeriggio?



PRESIDENTE

È una seduta unica e non è da sconvocare.



GRIMALDI Marco

Possiamo dichiarare per tutti i colleghi, tranne che per i Capigruppo.



PRESIDENTE

I lavori riprenderanno alle ore 14 con il question time. Successivamente ci sarà la Conferenza dei Capigruppo, nella quale si deciderà se chiudere la seduta.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 12.37)



GAVAZZA GIANLUCA



(I lavori proseguono alle ore 14.02 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)



PRESIDENTE

Per delega del Presidente Stefano Allasia, dichiaro aperta la sessione delle interrogazioni e interpellanze.
In merito allo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, come recita l'articolo 100 del Regolamento, iniziamo con l'esame delle interrogazioni pervenute.
Oggi si provvederà a rispondere come segue: interrogazione a risposta immediata n. 905 presentata dalla Consigliera Monica Canalis, cui risponderà l'Assessore Luigi Icardi; interrogazione a risposta immediata n.
902 presentata dal Consigliere Raffaele Gallo, cui risponderà l'Assessore Luigi Icardi; interrogazione a risposta immediata n. 906 presentata dalla Consigliera Sarah Disabato, cui risponderà l'Assessore Luigi Icardi interrogazione a risposta immediata n. 900 presentata dal Consigliere Diego Sarno, cui risponderà l'Assessore Marco Gabusi; interrogazione a risposta immediata n. 901 presentata dalla Consigliera Francesca Frediani, cui risponderà l'Assessore Marco Gabusi; interrogazione a risposta immediata n.
903 presentata dal Consigliere Silvio Magliano, cui risponderà l'Assessore Marco Gabusi e interrogazione a risposta immediata n. 904 presentata dal Consigliere Marco Grimaldi, cui risponderà l'Assessore Marco Gabusi.
Prego i Consiglieri e gli Assessori di attenersi rigorosamente ai tempi ed è espressa volontà della Presidenza l'invio delle risposte tramite posta elettronica agli interroganti.
Ricordo che l'interrogante ha tre minuti a disposizione per l'illustrazione, mentre il componente della Giunta ha a disposizione cinque minuti per la risposta.
Ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento, sull'interrogazione a risposta immediata non sono previste repliche.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 905 presentata da Canalis, inerente a "Nessun spazio per Spazio Anch'Io"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 905.
La parola alla Consigliera Canalis per l'illustrazione.
Prego, Consigliera; ne ha facoltà per tre minuti.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
L'interrogazione a risposta immediata riguarda un presidio di educazione e di prevenzione della devianza, attivo sin dal 2007 nel quartiere San Salvario della città di Torino.
Si tratta di una delle numerose e benefiche attività dell'oratorio salesiano San Luigi e, in particolare, di un servizio che ha il nome "Spazio Anch'Io", che in questi quattordici anni ha raggiunto 800 persone in particolare minori, nella scuola d'italiano; 1.000 persone nello sportello lavoro; venticinque ragazzi coinvolti nel servizio di messa alla prova; 6.500 ragazzi coinvolti nella formazione in oratori della città nelle varie scuole e anche all'università; 5.000 ragazzi coinvolti nell'attività di animazione in oratorio; 100 borse lavoro e tirocini attivati; 150 volontari tuttora attivi e cinquanta tirocinanti. Davvero una realtà molto ampia e molto vivace, che ha fatto molto bene e ha consentito a tanti ragazzi, attraverso l'educativa di strada, di non finire in situazioni di rischio devianza.
Dal 9 novembre 2020 tale attività è stata sospesa perché, avendo ubicazione nel Parco del Valentino tra via Ceppi e via Medaglie, purtroppo è stata prima, chiusa per lasciare spazio all'allestimento dell'ospedale da campo per il COVID-19 e, successivamente, per la campagna vaccinale.
A seguito della chiusura del servizio, risulta in aumento il numero dei minori, soprattutto di origine straniera, non seguiti da alcun servizio educativo, essendo questo servizio studiato specificamente per i minori a rischio disagio.
Va anche ricordato che senza un luogo fisico di appoggio è molto difficile entrare in relazione e costruire dei rapporti educativi con questa fascia di minori. Davvero, quindi, aumenta il rischio che questi minori spaccino o siano coinvolti in rapine o altri reati.
L'associazione che gestisce "Spazio Anch'Io" sarebbe disponibile a delimitare lo spazio, anche riducendone le dimensioni, pur di poter continuare l'attività educativa di strada con questi minori.
Oggi interroghiamo l'Assessore competente e l'intera Giunta Cirio per sapere quali misure intendano adottare e se è possibile, nel più breve arco temporale, rendere nuovamente fruibile quest'area, che oggi è stata chiusa anche per ragioni di sicurezza, ma che per anni ha operato con successo con grandi risultati e con grandi benefici.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Monica Canalis per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore; ha facoltà di intervenire per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Mi congratulo e mi compiaccio per tutte le attività che quest'associazione ha svolto nel corso degli anni; attività sociali e utili.
Premetto che non siamo stati certamente noi a farla chiudere. Noi abbiamo ricevuto dal Comune di Torino, in comodato d'uso, gli spazi del Valentino che sono stati approntati prima come ospedale, e tuttora come ospedale come una sorta di garanzia di posti letto per la pandemia, poi come centro vaccinale.
Le attuali esigenze legate al mandato di incrementare le terze dosi e anche il possibile aumento di accessi, di casi e la probabile riduzione della validità del Green pass da dodici a nove mesi (forse anche meno) potrebbero essere elementi tali da richiedere l'apertura del Valentino, che abbiamo messo in stand by proprio per vedere l'evolversi della pandemia e le necessità della campagna vaccinale.
Detto questo, è una un'attività che potremmo riaprire e, ahimè, neanche troppo avanti nel tempo.
Il motivo per cui su quegli spazi che il Comune ci ha dato in comodato d'uso non è stato possibile permettere la continuazione di quell'attività è che nella realizzazione dell'ospedale Valentino gli ingegneri che hanno redatto il piano di sicurezza hanno previsto, per evitare i contatti tra i minori e il personale che andava e veniva e i vaccinandi o i già vaccinati come misura di sicurezza, quindi nel piano della valutazione dei rischi che nessuna persona fosse presente su quel terreno, su quegli spazi dove prima operava l'associazione.
Al momento il Valentino è chiuso, ma è probabile che nel breve possiamo riaprirlo. Visto che abbiamo soltanto inibito l'utilizzo di quegli spazi credo che il percorso corretto sarebbe chiedere al Comune se ci sono spazi alternativi per fare lavorare l'associazione (spazi che, ovviamente, la Regione non ha nelle proprie disponibilità). In assenza di qualche spazio aperto, come terreni o parchi, quello dove esercitano l'attività, possiamo anche investire l'Unità di crisi del compito di rivedere il piano di sicurezza per trovare uno spazio ma, ripeto, potrebbe essere una soluzione molto temporanea e legata alla necessità eventuale di dover riaprire prima come centro vaccinale o magari - auguriamoci di no - dopo, come area di ricovero, il Valentino.
Suggerisco alla Consigliera di fare un passaggio in Comune, ma se il Comune non trovasse alcuno spazio per tale associazione - cosa che credo abbastanza difficile, perché gli spazi sono tanti - potremmo, ripeto investire l'Unità di crisi e gli ingegneri che hanno effettuato la valutazione dei rischi di farne una revisione per permettere di dare una parziale o totale soluzione per "Spazio Anch'Io", che svolge un compito importante e utile alla nostra società, e darle la possibilità di continuare l'attività.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Luigi Icardi per la risposta.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 902, presentata da Gallo, inerente a "Prospettive di rilancio dell'ospedale civico di Settimo nel quadro della rete ospedaliera territoriale e provinciale, anche alla luce dei nuovi fondi previsti nel PNRR"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
902.
Ha chiesto di illustrare l'interrogazione il Consigliere Raffaele Gallo.
Prego, Consigliere; ha facoltà di intervenire per tre minuti.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Credo che questo sia il secondo o terzo question time che deposito sul tema relativo all'ospedale civico di Settimo, alle sue evoluzioni e al futuro che vogliamo dare a quell'importantissimo presidio ospedaliero.
Ricordo che l'ospedale civico di Settimo in questi anni è stato gestito dalla società SAAPA, la cui compagine sociale è composta dalla Regione Piemonte che, attraverso l'ASL Città di Torino e l'ASL TO4, ha la maggioranza delle quote (52%), dalla Città di Settimo e da una serie di altri soci di minoranza.
L'ospedale era frutto di una sperimentazione gestionale, scaduta nel 2019 che, con una delibera di Giunta regionale, è stata definitivamente accantonata come modalità di gestione, anche se - lo ribadiamo rappresentava un modello innovativo di management rispetto alle attività sanitarie e poteva essere un percorso da verificare e rinnovare.
La scelta di questa Giunta regionale, alla luce dei dati e dei risultati del gruppo di lavoro che ha seguito questa sperimentazione gestionale, è stata quella di chiudere la sperimentazione gestionale senza dare un preciso orizzonte all'ospedale di Settimo relativamente al contesto in cui si sarebbe inserito all'interno dell'ASL TO4 e dei presidi ospedalieri che oggi abbiamo.
In data 27 settembre l'Assessore alla sanità ha incontrato una delegazione di lavoratori - che, ovviamente, guardano con preoccupazione l'evolversi della situazione - per affrontare i problemi inerenti al presidio sanitario anche dal punto di vista dell'organico e per ribadire le preoccupazioni dei sindacati.
Attualmente, l'ospedale è aperto e la gestione dei servizi è affidata in via d'urgenza; è un ospedale che segue tutto il tema delle post-acuzie e che nel periodo COVID, quello più drammatico per il nostro Paese e per il Piemonte, è stato un importante polmone proprio per l'accoglimento dei pazienti COVID.
Abbiamo delle prospettive legate anche al Piano di Resilienza in termini di strutture ospedaliere e di riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale; più in generale, quest'ospedale dev'essere salvaguardato per il territorio e per la propria funzione che svolge all'interno del territorio.
Si è parlato più volte di farlo rientrare nella rete degli ospedali dell'ASL. Si è parlato più volte anche di altre soluzioni. Siamo giunti a un momento - l'interrogazione verte su questo - in cui bisogna fare chiarezza, anche alla luce della messa in liquidazione a seguito della perdita di due milioni e mezzo dello scorso esercizio, dovuta in particolar modo al tema del reparto COVID. Che cosa intendiamo fare rispetto a questa struttura, rispetto al suo futuro e all'evoluzione per quel territorio? Ricordo che noi siamo qui per tenere aperti gli ospedali, non per chiuderli.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Raffaele Gallo per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Prima di fornire una risposta, mi corre l'obbligo di correggere alcune imprecisioni che sono contenute nel testo dell'interrogazione del Consigliere Gallo.
La chiusura della sperimentazione non è stata un atto o una volontà della Giunta. Infatti, nella legge istitutiva della sperimentazione era scritto che poteva essere rinnovata per cinque anni. Perciò, in teoria, avremmo già dovuto chiuderla a fine 2019. Poi l'emergenza COVID ha allungato i tempi ma la chiusura era comunque obbligatoria.
Dopodiché, le perdite hanno determinato il parere del Nucleo di valutazione, che ha previsto la fine di questa sperimentazione e la liquidazione della società.
In questo momento, la società SAAPA è in fase di liquidazione e la delibera di Giunta che ne ha previsto la liquidazione ha incaricato le ASL di dare gli indirizzi.
Il primo importante segnale che ha dato la Giunta è il seguente: l'ospedale deve continuare a essere aperto e gestire i pazienti, perché è un'importante risorsa per le ASL Città di Torino e ASL TO4. Pertanto, la prima condizione è di tenere aperto l'ospedale. Nemmeno noi siamo qui per chiudere gli ospedali, Consigliere Gallo, tant'è che l'Oftalmico era stato chiuso - mi permetto di dire - da voi nella scorsa legislatura, ma noi l'abbiamo appena riaperto.
A Settimo l'ospedale resterà aperto, nonostante la parte di liquidazione.
Poi sono state date indicazioni procedurali al liquidatore, il quale sta procedendo. L'ospedale è aperto ed è stato cambiato il fornitore dei servizi sanitari. Ho personalmente fatto un incontro anche con i sindacati ma mi pare che anche tutte le questioni sindacali siano risolte e l'ospedale sta andando avanti. C'è ovviamente un processo di liquidazione che sta andando avanti e il liquidatore periodicamente informa la Giunta sull'avanzamento di questa procedura.
Credo di aver risposto ad alcune parti della domanda, nel senso che vogliamo continuare a tenere aperto l'ospedale, anzi vogliamo anche potenziarlo compatibilmente con le esigenze e le imposizioni della pandemia.
Il secondo punto è quello del PNRR. Io avrei volentieri impiegato soldi del PNRR per il miglioramento di questa struttura, ma non si può fare. Non si può fare perché una delle regole per l'erogazione di fondi PNRR è che dev'essere un soggetto, un immobile, un terreno o, comunque, un investimento su un bene pubblico, di proprietà pubblica. Purtroppo la SAAPA non è esattamente questo, ma è una società di diritto privato a maggioranza di capitale pubblico. Di conseguenza, è una società di capitali però di diritto privato, per cui non possiamo mettere fondi del PNRR su una società di diritto privato, a parte lo status di società in liquidazione. Non ci è concesso alcun investimento del PNRR sanitario, secondo le regole che ci sono state date da AgeNaS, che è il soggetto nazionale coordinatore nel PNRR per quanto riguarda gli investimenti su quello specifico ospedale.
Vediamo l'evoluzione della fase di liquidazione, ma ribadisco e confermo la volontà dell'Amministrazione di mantenere e potenziare l'ospedale di Settimo, anche in un'ottica integrata di quella revisione della rete territoriale che il PNRR prevede.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 906 presentata da Disabato, inerente a "Criticità sistema prenotazione centro prelievi"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
906.
La parola alla Consigliera Disabato per l'illustrazione.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente, sarò brevissima.
Con l'emergenza COVID abbiamo assistito a dei cambiamenti nella sanità piemontese, uno dei quali è l'inserimento della prenotazione per gli esami relativi ai prelievi. Di conseguenza, presso i nostri centri prelievi nella maggior parte perlomeno, è prevista la prenotazione prima di accedere al servizio, mentre prima era ad accesso libero. Questo che cosa ha provocato? Ha provocato delle lungaggini nell'esecuzione dei prelievi, per cui ci sono diverse aree del Piemonte - in particolare, segnaliamo le criticità dell'ASL TO4 e dell'ASL Città di Torino - dove per effettuare un prelievo ci possono volere da venti giorni a un mese di tempo.
Effettivamente per i cittadini questo può rappresentare un problema.
Siamo assolutamente concordi con il fatto che ci debbano essere delle linee guida per tutelare la salute pubblica, anche a fronte dell'emergenza COVID che si sta prolungando nel tempo, per cui ben venga impostare i servizi per smaltire il più possibile le code, però questo non si può necessariamente tradurre in un allungamento dei tempi per l'erogazione delle prestazioni.
Prima per un prelievo con l'accesso diretto si andava e si poteva avere la prestazione nel giorno stesso, adesso questo non avviene più. Non avviene più e, oltretutto, può succedere che i cittadini, per accedere in modo diretto, si presentino presso gli ambulatori dove questo è ancora previsto (abbiamo visto che in alcune ASL è stato anche ripristinato l'accesso diretto) o si rivolgano al privato.
Quando si chiama il centro per le prenotazioni e si chiede di accedere al servizio, viene risposto che il tempo d'attesa è di circa venti giorni.
Quando poi, a fronte di questo, si prova presso il privato a pagamento scopriamo che il giorno dopo la prestazione è disponibile, se non nel giorno stesso. Per noi non è concepibile. Questo, purtroppo, ci è stato segnalato e l'abbiamo anche testato.
Chiediamo all'Assessore, per il caso specifico dell'ASL Città di Torino (è il caso citato nell'interrogazione, ma è un caso che si può anche parametrare ad altre ASL) che cosa si abbia intenzione di fare per risolvere la criticità delle lungaggini per l'esecuzione dei prelievi presso i nostri centri.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Sarah Disabato per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Ho chiesto spiegazioni, dopo il question time, all'ASL Città di Torino quindi leggo testualmente quello che il Direttore Picco ci scrive.
"L'ASL Città di Torino si adegua alla normativa sul distanziamento sociale e su tutti quegli atti e quei procedimenti atti a limitare i contagi da COVID che sono attualmente in vigore e che impone di evitare assembramenti e di mantenere adeguate misure di sicurezza. La prenotazione per il prelievo è finalizzata esclusivamente al rispetto di tali norme contingentando, in base agli spazi disponibili, ogni poliambulatorio tutti gli accessi".
L'accesso diretto, che magari in aziende più piccole con meno possibilità di assembramenti è ancora una prassi che può essere applicata perché non causa assembramenti, nel caso dell'ASL Città di Torino, dove i numeri sono ben diversi, costringerebbe gli utenti a lunghe attese fuori dalle strutture, quindi con assembramenti, in un momento in cui le temperature sono, tra l'altro, in progressivo abbassamento. L'ASL Città di Torino quindi, ha deciso di sospendere gli accessi diretti.
Tuttavia, la Città di Torino garantisce ogni settimana queste prestazioni di laboratorio: prelievi totali 3.123; prelievi ematologici 2.066; prelievi TAO 913; altri prelievi (glicemia, batteriologici) 134.
Abbiamo verificato che, alla data del 23 novembre, il primo posto prenotabile risultava il 25 novembre, quindi un tempo di attesa di due giorni.
Mi auguro che non succedano più attese come quelle che lei ha descritto ma, al momento delle verifiche fatte, il problema sembrerebbe non così stringente e grave.



PRESIDENTE

Ringraziamo e congediamo l'Assessore Luigi Icardi.


Argomento: Antimafia

Interrogazione a risposta immediata n. 900 presentata da Sarno, inerente a "Mancata pubblicazione del bando per i Comuni per il riutilizzo dei beni confiscati alle mafie"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
900.
La parola al Consigliere Sarno per l'illustrazione.
Prego, Consigliere; ne ha facoltà per tre minuti.



SARNO Diego

Grazie, Presidente.
L'interrogazione, Presidente e Assessore, è volta proprio a chiedere conto della mancata pubblicazione del bando per intervenire sui beni confiscati bando rivolto ai Comuni. Nella premessa, cito solo la situazione piemontese.
La Regione Piemonte è la penultima Regione per il riutilizzo di beni confiscati in Italia. Noi oggi abbiamo circa 895 particelle, che corrispondono a 300 complessi immobiliari, di cui solo sessantotto riutilizzati, ventisette destinati, ma non utilizzati e ben 227 non destinati Questi sono i dati che l'Agenzia Nazionale per il riutilizzo dei beni confiscati ci comunica.
Da quando, Assessore, c'è la vostra maggioranza, negli ultimi tre anni il bando non è mai stato pubblicato. Nell'ultimo bilancio di previsione l'Assessore Tronzano aveva assicurato, anche di fronte a un emendamento ritirato dal Consigliere Rossi, che i 150 mila euro dell'anno 2020 sarebbero stati spostati per il 2021, arrivando alla cifra di 300 mila euro.
A oggi non sappiamo, quindi chiedo conferma, se i 300 mila euro sono all'interno del bilancio e - seconda cosa - arrivando a fine dicembre la possibilità di non mandare in avanzo questi fondi, se c'è la volontà, da parte dell'Amministrazione regionale, finalmente, dopo tre anni, di pubblicare questo bando.
Perché questo bando, Assessore, è importante? Perché, ad esempio, com'è successo per l'ultimo caso in tempi cronologici, la Sindaca del Comune di Cuorgnè, non potendo contare su questo bando e su questi finanziamenti, ha dichiarato che, non avendo le risorse adeguate per riportare in luce un bene confiscato, tra l'altro, a un importante boss 'ndranghetista (Iaria) non avrebbe accettato la proposta dell'Agenzia e del Prefetto di portare dentro al patrimonio comunale la villa del boss Iaria.
Assessore, lei capisce che questo è grave. È grave perché quegli spazi e quei beni non sono solo un elemento simbolico - lo Stato sequestra e ha una funzione se restituisce alla collettività - ma questa restituzione produce anche economia, assicura lavoro e attività sociali sul territorio. Avete l'obbligo di pubblicare il bando, sperando che quel bando abbia le risorse come promesso dall'Assessore Tronzano, di quota 300 mila euro.
Noi chiediamo con questa interrogazione se c'è la volontà politica, da un lato e, dall'altro, anche la volontà da un punto di vista di accompagnamento degli Uffici, perché basta davvero cambiare, dall'ultimo anno pubblicato, cioè tre anni e mezzo fa, la data e il quantum economico.
Questo bando è rivolto ai Comuni che presentano i progetti e che li utilizzano per riattivare nuovamente quegli spazi e quei beni così importanti.
Questa è l'interrogazione, sperando in una risposta positiva e che al massimo entro il 31 dicembre ci sia la pubblicazione.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Diego Sarno per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Marco Gabusi.
Prego, Assessore; ha facoltà di intervenire per cinque minuti.



GABUSI Marco, Assessore regionale

Grazie Presidente; grazie, Consigliere.
Come avrete intuito, rispondo all'interrogazione in nome e per conto dell'Assessore Marrone.
In merito a quanto richiesto dal Consigliere Sarno e condividendone l'auspicio, non solo condividendolo in senso astratto ma anche elencando le attività che si stanno compiendo, la Giunta regionale intende confermare l'impegno della Regione stessa nella promozione degli interventi nei settori dell'educazione alla legalità, della prevenzione e della lotta contro la criminalità organizzata, della formazione professionale e delle iniziative di sostegno alle vittime della criminalità, nonché di sensibilizzazione della società civile come previsto dalla legge regionale 18 giugno 2007.
Al fine di disporre di risorse sufficienti a finanziare efficacemente le attività volte al recupero di beni confiscati alla criminalità organizzata è stata richiesta, nell'ambito del DDL di variazione di bilancio attualmente in esame in Commissione, una variazione di bilancio che trasferisca le risorse riferite all'annualità 2021, pari a 300 mila euro sull'annualità 2022 in aggiunta a quelle già stanziate per l'anno 2022 pari a 150 mila euro, consentendo così di non perdere le risorse e di finanziare dei progetti di recupero più consistenti.
Conseguentemente, è intenzione della Giunta regionale predisporre entro il 31 dicembre 2021 una deliberazione che preveda l'emanazione di appositi bandi per l'utilizzo delle risorse sopraccitate a favore delle amministrazioni comunali destinatarie dei beni suddetti.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Marco Gabusi per la risposta.


Argomento: Difesa idrogeologica

Interrogazione a risposta immediata n. 901 presentata da Frediani, inerente a "Situazione ATO2 Biellese Vercellese Canavese"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
901.
Ha chiesto di illustrare l'interrogazione la Consigliera Frediani.
Prego, collega; ne ha facoltà per tre minuti.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente; buongiorno, Assessore.
Come anticipava il Presidente, parliamo della situazione dell'ATO2 Biellese, Vercellese e Canavese, in particolare della controversia che è in atto tra l'ATO2 e Comuni Riuniti S.r.l., che gestiva il servizio idrico integrato di sedici Comuni di quel territorio.
Nelle premesse si elencano gli ultimi fatti, che qui riassumo.
ATO2 ha revocato la concessione diretta del servizio idrico a Comuni Riuniti S.r.l. per trasferirla ad altri gestori operanti in quel territorio, tra i quali ASM S.p.A. di Vercelli, la cui maggioranza azionaria è detenuta da IRETI S.p.A., che appartiene al gruppo IREN (qui già si presume una possibile violazione dell'articolo 149 bis del decreto legislativo 152/2006). Tale procedura risulterebbe inammissibile anche alla luce della sentenza Teckal, con la quale la giurisprudenza dell'Unione Europea ha delineato i confini dell'in house (non vado a dettagliare, per mancanza di tempo, le motivazioni per cui potrebbe essere inammissibile tale procedura).
Inoltre, il Piano d'Ambito dell'ATO2, approvato nel 2006, non è più stato aggiornato, in violazione dell'articolo 2 della legge regionale n. 7/2012.
Questo presupporrebbe, tra l'altro, che in questi ultimi quindici anni la situazione idrica, ambientale e climatica di quel territorio sia rimasta immutata, cosa sulla quale nutriamo qualche dubbio.
L'Osservatorio idrico del Piemonte ha rilevato che in questi ultimi quindici anni nel territorio dell'ATO2 lo spreco idrico è passato dal 30 al 36,9%, dato piuttosto preoccupante. Rispetto alla situazione descritta in premessa, chiediamo alla Giunta quali iniziative s'intendano assumere a norma dell'articolo 8 della legge regionale n. 7/2012, che pone a carico della Giunta Regionale il "controllo di sistema" del Sistema Idrico Integrato e dell'attuazione delle norme di partecipazione alla gestione dello stesso, specificate nella convenzione istitutiva dell'ATO2 Biellese Vercellese Canavese all'articolo 7.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Francesca Frediani per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Marco Gabusi.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



GABUSI Marco, Assessore regionale

Chiedo scusa alla collega Frediani: nel testo dell'interrogazione si legge "Canavese", ma credo che s'intendesse, probabilmente, "Casalese".
Rispetto all'interrogazione della Consigliera Frediani, con riferimento specifico alle azioni da intraprendere rispetto al controllo di sistema di cui all'articolo 8 della legge regionale n. 7/2012, si evidenzia che non è previsto, né potrebbe essere diversamente, che la Regione si occupi dell'attuazione delle norme di partecipazione nella gestione dell'Ente d'Ambito, rimanendo la fase regolamentare e attuativa in capo agli Enti locali costituendi dello stesso.
L'articolo 8 di legge dispone, infatti, che il controllo di sistema verta in particolare: sulla formulazione di indirizzi e linee guida per l'organizzazione e la gestione dei servizi secondo i principi e le finalità della legge; sulla verifica di coerenza dei piani d'ambito con la pianificazione regionale di settore e all'eventuale formulazione di rilievi e osservazioni ai fini dell'approvazione definitiva da parte dell'autorità d'ambito; sull'irrogazione delle sanzioni amministrative e pecuniarie per la violazione degli obblighi inerenti alla fornitura delle informazioni.
È importante sottolineare che risulta comunque all'Osservatorio regionale che l'ATO2 abbia garantito conoscenza e possibilità di partecipazione all'azione di organizzazione e controllo del Servizio Idrico Integrato tramite un massiccio ricorso ai mezzi che la tecnologia ha man mano messo a disposizione in maniera capillare dal momento della sottoscrizione della convenzione istitutiva dell'ambito.
Si sottolinea, inoltre, che in precedenza nessuna segnalazione è giunta agli Uffici regionali in merito al mancato rispetto del regolamento generale di organizzazione e funzionamento, o comunque più sostanzialmente a una lamentata carenza di informazioni e partecipazione.
Si ricorda, infine, che l'operatività della Segreteria della Conferenza da almeno un anno e mezzo sta risentendo delle perduranti limitazioni imposte dalla situazione sanitaria.
Compatibilmente con l'andamento delle norme sanitarie per il contenimento dell'epidemia, siamo stati informati che l'Ente d'ambito intende promuovere nei prossimi mesi di dicembre e gennaio incontri sul territorio, per relazionare in merito al piano d'interconnessione infrastrutturale di tutto l'ambito. Tale piano infrastrutturale sarà parte integrante del Piano d'ambito, da costruirsi per la definizione del gestore unico, che dovrà avvenire entro il 31 dicembre 2023. Analoga condivisione sarà promossa sulla scelta del modello gestionale, da effettuarsi da parte dell'Ente d'ambito entro il 2022.
Con riferimenti agli elementi forniti in premessa, si ritiene inoltre di dover chiarire i seguenti punti. In ordine alla revoca dell'affidamento, si ritiene che sia la magistratura amministrativa l'ente preposto a continuare a valutare le posizioni dell'Ente d'ambito dei ricorrenti. Si osserva anche che le scelte in ordine all'affidamento del servizio idrico integrato competono in via esclusiva all'Ente di governo d'ambito, non sono sindacabili dai Comuni né presuppongono il loro assenso.
Risulta dunque che l'Ente di governo abbia esercitato le proprie funzioni di selezione dei gestori subentranti, a seguito della cessazione del rapporto dei Comuni Riuniti S.r.l. e all'esito dell'istruttoria condotta dal coordinatore con deliberazione n. 751/2019, sul punto mai impugnata e diventata definitiva ed esecutiva.
Per quanto riguarda la premessa relativa alla situazione del Piano d'ambito dell'ATO2, si ritiene che l'Ente d'Ambito stia portando avanti correttamente i propri compiti, aggiornando le diverse componenti in funzione delle necessità del servizio dell'utenza e delle norme introdotte man mano dall'Autorità di regolazione nazionale. Il Piano d'ambito è infatti, costituito da numerosi e diversi lavorati, la cui necessità di aggiornamento e conseguente potenziale obsolescenza è differenziata. Gli elaborati di piano riguardanti la programmazione degli interventi e la collegata dinamica tariffaria ed economico-finanziaria sono stati costantemente manutenuti con aggiornamenti pressoché annuali.
Per quanto riguarda, infine, la situazione delle perdite di acquedotto, si specifica che nel 2006 la stima delle perdite di acquedotto era stata fatta in assenza di un algoritmo del calcolo di bilancio idrico univoco, mentre da dicembre 2017 ARERA ha introdotto tale algoritmo. Questo è il motivo per cui non è possibile confrontare i dati delle perdite del 2006 con quelli delle perdite attualmente misurate.
La situazione risulta adeguatamente indagata e presidiata dall'Ente d'ambito, a eccezione del bacino gestionale di Comuni Riuniti S.r.l., per il quale non risulta essere stato possibile completare l'acquisizione dei dati. A fronte della necessità di migliorare il macro indicatore M1 generato dall'algoritmo di calcolo, nella programmazione dell'ambito sono presenti investimenti dedicati a tale obiettivo che consenta, mediante un controllo continuo della pressione, di individuare rapidamente i tratti sui quali intervenire.


Argomento: Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 903 presentata da Magliano, inerente a "Annunci di fermata non sempre attivi sugli autobus utilizzati sulle tratte GTT urbane e suburbane a Torino. C'è intenzione di ripristinarli?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
903.
La parola al Consigliere Magliano per l'illustrazione.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Gli annunci visivi e vocali di fermata rappresentano, a bordo dei mezzi che operano un servizio di trasporto pubblico, un irrinunciabile servizio per l'utenza, in particolare per i passeggeri con disabilità sensoriale. Da numerose segnalazioni, Assessore, tra le quali quella presentata lo scorso agosto dall'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (UICI), si apprende che sussistono criticità nel servizio degli annunci interni di fermata sugli autobus del Gruppo Torinese Trasporti in diversi casi disattivato per cause ignote. Problemi tecnici? Gestione autonoma da parte degli autisti? Gli autisti li spengono? Spengono il segnale una volta che prendono il bus? Dall'entrata in servizio degli autobus diesel e metano Mercedes-Benz Connecto presso il servizio urbano e suburbano della Città di Torino, il servizio di annuncio interno di fermata sia visivo sia vocale, risulta essere in diversi casi non funzionante. A differenza degli altri modelli in cui l'autista non poteva disattivare il suono - perché forse gli dava fastidio, ma aiutava la persona ipovedente o cieca a scendere - è l'unico modello che permette la disattivazione. Su questo, Assessore, abbiamo avuto una serie di prove assolutamente conclusive.
Gli annunci di fermata sono fondamentali per garantire un adeguato orientamento a coloro che viaggiano sugli autobus (pendolari, viaggiatori occasionali e turisti) e possono essere di grande supporto alle persone non vedenti e ipovedenti, alle persone con disabilità e agli anziani. La Regione Piemonte ha sottoscritto appositi protocolli d'intesa con l'Agenzia della Mobilità piemontese, con le associazioni attive nel campo della disabilità e con le associazioni dei consumatori, per lo studio di iniziative finalizzate al miglioramento dei servizi di trasporto pubblico locale e alla tutela degli utenti.
La Giunta regionale, in data 20 dicembre 2018, ha approvato il documento relativo agli elementi minimi per la fruizione e accessibilità dei servizi di trasporto pubblico locale e regionale a favore dei passeggeri con disabilità in Piemonte: tale documento dispone che sulle vetture del trasporto urbano ed extraurbano siano assicurati annunci visivi e vocali di prossima fermata.
Poi cito le varie leggi e le delibere di riferimento che fanno conto di come Regione ha provato, con i suoi tavoli, a trovare una soluzione.
Considerato che gli annunci di fermata rappresentano per molti viaggiatori l'unica possibilità di identificare in autonomia la propria fermata di destinazione, e sono fondamentali al fine di permettere a tutta l'utenza di viaggiare in modo sicuro e confortevole, interrogo l'Assessore competente per sapere come intenda agire questa Giunta affinché sia garantito un servizio di annuncio di fermata adeguato e affidabile su tutti gli autobus in circolazione sugli itinerari di servizio urbano ed extraurbano della città di Torino.
Assessore, siamo assolutamente certi, perché abbiamo le prove, che qualcuno sganciava questo sensore perché poteva dare fastidio il continuo suono delle fermate o l'annuncio. Tra il fastidio che quest'annuncio pu provocare a un autista e il fatto che una persona cieca, o ipovedente, non sappia quando debba scendere, noi, come Gruppo dei Moderati, sceglieremo sempre il secondo diritto e non il primo.
Mi pare che su questo ci sia un approfondimento fatto dai suoi Uffici, o dalle realtà competenti, quindi vorremmo sapere che cosa lei ne pensa e come intende agire sulla questione.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Silvio Magliano per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Marco Gabusi.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



GABUSI Marco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Non sempre siamo d'accordo sugli argomenti, ma in questo caso credo non ci siano dubbi sul fatto che ci sia un'unità d'intenti rispetto alla materia.
A corredo e a conforto di quanto richiesto dal Consigliere Magliano, i nostri Uffici (gli Uffici di controllo della Regione Piemonte) avevano già effettuato nel mese di agosto, proprio perché c'era la percezione che non tutto funzionasse alla perfezione, alcune verifiche sul campo, rispetto ai 107 apparati "info bus".
Credo sia opportuno citare questa rilevazione.
Il funzionamento corretto era in cinquantadue casi; anomalie determinate dal comportamento del conducente in sedici casi; apparati utilizzati in sistema manuale, perché le linee erano temporaneamente deviate, ventisei casi; non funzionamento degli apparati di bordo, per i quali sono stati attivati interventi manutentivi, tredici casi.
È importante sottolineare che ci sono varie fattispecie. Meno della metà sono quelli che funzionano correttamente e potremmo assimilare i ventisei deviati, perché poco si può fare (lì, purtroppo, comanda la deviazione della strada), però rimangono ancora molti casi (ventinove su 107, quindi quasi un 30%) in cui non funziona o vengono disattivati dall'autista.
Il controllo fatto evidenzia la sensibilità dell'Amministrazione in questo senso. Non basta; abbiamo chiesto a GTT, che lo sta facendo tramite il disability manager, oltre a manutenere meglio, per quei casi che necessitano di interventi manutentivi, di effettuare ulteriori controlli e soprattutto, di sensibilizzare i capi depositi, i conducenti neo assunti gli autisti "meno freschi", i capiturno e tutti coloro che afferiscono a quest'attività perché, come ha detto bene il Consigliere Magliano, non stiamo parlando di persone che hanno tutta la disponibilità e tutte le possibilità di questo mondo, ma hanno già tante limitazioni che, purtroppo con tanta fatica cercano di superare e che il sistema ormai da anni, anche grazie a iniziative del Consigliere Magliano e di altri e, comunque, alla sensibilizzazione che tutti noi stiamo cercando di mettere in campo, sta cercando, macchinosamente e lentamente, di superare.
Credo che non si debba smettere di tenere alta l'attenzione sull'argomento.
Credo che il piccolissimo fastidio complessivo che possono avere gli autisti sia nulla rispetto alle difficoltà che affrontano quotidianamente queste persone.
L'impegno della Regione Piemonte, in sostanza, è di controllare e di intervenire maggiormente, se serve, se ci saranno necessità strutturali cioè se si evidenziasse una difficoltà che però, da questo punto di visto è di tredici casi su 109, quindi è comunque un numero limitato, su apparati superati. Certamente la valuteremo anche rispetto agli investimenti futuri che saranno importanti, sui mezzi di trasporto pubblico locale.
Non siamo chiusi a ulteriori e diverse soluzioni, ma certamente per noi la tutela delle persone con ridotta mobilità e con difficoltà dev'essere una delle linee distintive del nostro mandato. Credo che l'attività di controllo della Regione abbia senso di esistere non tanto per capire se coloro che esercitano il servizio in Piemonte fanno una fermata in più o uno in meno o saltano una corsa (quella è una quota marginale, perché siamo convinti della serietà dei nostri interlocutori), ma hanno senso di esistere, invece, proprio per il controllo e la tutela di questa categoria quindi continueremo a operare in tal senso.
Ringrazio il Consigliere Magliano, che su questo ci dà sempre degli spunti e una mano.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Marco Gabusi per la risposta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 904 presentata da Grimaldi, inerente a "Grave situazione dei lavoratori e delle lavoratrici Carrefour"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
904.
Ha chiesto di illustrare l'interrogazione il Consigliere Marco Grimaldi.
Prego, Consigliere; ha facoltà di intervenire per tre minuti.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
La mia illustrazione sarà molto scarna, perché i dati ci dicono che la multinazionale francese della grande distribuzione organizzata Carrefour ha confermato un piano di ristrutturazione davvero tremendo, formalizzando ai sindacati una procedura di licenziamento collettivo a partire dal 2022.
La ristrutturazione annunciata a ottobre ci dice che le Regioni coinvolte sono, oltre il Piemonte, anche la Valle d'Aosta, la Lombardia, la Liguria l'Emilia, la Toscana, il Lazio, la Campania e la Sardegna. Dalle fonti sindacali che abbiamo consultato, sono circa 769 i lavoratori colpiti dal licenziamento collettivo: 261 in ventisette ipermercati, 313 in sessantasette market, 168 in dieci cash&carry e 168 nelle sedi amministrative.
Si procederebbe, tra l'altro, anche alla dismissione di 106 negozi della rete vendita: ottantadue di piccole dimensioni e ventiquattro di medie superfici, di cui tre in Piemonte.
Gli occupati delle aziende in Piemonte ci risultano essere 3.212 (full time o, comunque, equivalenti) e gli esuberi riguarderebbero ben 183 lavoratori e lavoratrici, la cui maggior parte si trova a Torino (170 su 2.902 occupati).
L'azienda ha dichiarato che i motivi alla base della situazione di eccedenza sono da individuarsi nella grave situazione economico-gestionale.
Il complessivo calo del fatturato e dei clienti, da un lato, e l'incidenza del costo del lavoro, dall'altro, hanno determinato una situazione di grave squilibrio.
Tuttavia, stando alle fonti sindacali, la rete commerciale fisica "presenterebbe in moltissimi casi difetti strutturali che rendono sempre meno fruibili i punti vendita e che, sovente, finiscono per allontanare la clientela dal marchio". È fondamentale che l'azienda assuma precisi impegni sul rilancio della sua attività e non scarichi le responsabilità sul costo del lavoro.
Carrefour Italia, tra l'altro con un giro d'affari pari a 4,66 miliardi opera su tutto il territorio nazionale con quasi 1.500 punti vendita.
Al fine di evitare che una crisi di tale portata si consumi, come troppo spesso accade, sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici e che multinazionali straniere alzino solo un po' il tiro o per fare acquisire gran parte della rete o, comunque per, in realtà, togliersi alcuni nodi che non fatturano abbastanza rispetto a quelle che sono le loro richieste e ai loro profitti (a noi non risulta che la grande distribuzione, dentro la pandemia, sia stata fra le più colpite; anzi, spesso la grande distribuzione ha trovato nella vicenda della pandemia anche forme di profitto), interrogo l'Assessore per sapere quali sono le azioni che la Regione intende avviare per contrastare ed evitare una grave crisi occupazionale e aprire, ovviamente, un'interlocuzione con il Governo affinché questo tavolo sia affrontato tanto a livello delle singole Regioni, quanto con i Ministeri competenti.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Marco Grimaldi per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Marco Gabusi.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



GABUSI MARCO, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
La multinazionale francese della grande distribuzione organizzata Carrefour Italia ha formalizzato in data 15 novembre 2021 ai sindacati la procedura di licenziamento collettivo annunciata nelle scorse settimane nell'ambito del confronto attivato tra le parti sul piano aziendale 2022.
Sono 769 i lavoratori coinvolti dalla procedura di riduzione del personale in nove Regioni (Valle d'Aosta, Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Sardegna). Quantitativamente, gli esuberi sono 261 in ventisette ipermercati, 313 in sessantasette market 168 in dieci cash&carry e 168 presso le sedi amministrative di Milano Nichelino, Roma, Airola, Grugliasco, Napoli, Rivalta e Moncalieri.
Nel piano prospettato dalla direzione aziendale vi è anche la divisione di 106 negozi della rete vendita diretta, di cui ottantadue Express e ventiquattro Market, con il trasferimento a terzi imprenditori della rete in franchising.
Le organizzazioni sindacali hanno decretato lo stato di agitazione sottolineando la necessità che la multinazionale riveda le parti del piano di ristrutturazione, che rischiano di penalizzare l'occupazione. I sindacati, inoltre, lamentano l'assenza di indicazioni inerenti ai criteri adottati dall'azienda per giungere alla quantificazione dell'esubero e un mancato confronto di merito in ordine alle garanzie e alle tutele per i lavoratori che attualmente operano nei negozi.
Le organizzazioni evidenziano, altresì, come sia assente un piano di rilancio convincente sulla rete vendita diretta, poiché risulta loro che Carrefour abbia dichiarato unicamente la programmazione di nuove attività affidate in gestione ad aziende terze.
L'azienda ha ribadito in una nota aziendale il proprio impegno a un confronto con i sindacati e con le istituzioni preposte, con l'obiettivo di assicurare a ogni collaboratore coinvolto la migliore soluzione possibile.
Carrefour ha precisato che il piano prevede esodi incentivati e su base esclusivamente volontaria. La vicenda investe direttamente il livello nazionale, stante le numerose Regioni coinvolte, e nell'attualità né le organizzazioni sindacali né i Ministeri interessati hanno richiesto o inviato a codesto Assessorato convocazioni o richieste di convocazioni in merito.
L'Assessorato è comunque disponibile ad attivare un tavolo di confronto sia sulla situazione piemontese, sia a partecipare attivamente a un tavolo ministeriale, che auspichiamo sia prontamente convocato.
L'obiettivo dev'essere quello di avere chiarezza sia sulle condizioni inerenti alla procedura di licenziamento collettivo, che, essendo nazionale, dovranno per forza essere discusse in sede ministeriale, sia sul piano di rilancio dell'attività commerciale del gruppo Carrefour, onde evitare che si ripeta una situazione cui la grande distribuzione organizzata ci ha posto di fronte come nel recente caso di Auchan.
Tutto ciò, però, si deve necessariamente iscrivere in un confronto che coinvolga il settore e tutte le parti in causa nelle sedi opportune.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Marco Gabusi per la risposta.
Prima di concludere la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata, ricordo agli interroganti che il resoconto della seduta è trasmesso via mail a tutti i Consiglieri ed è pubblicato in banca dati dove è reperibile la trascrizione integrale di tutti gli interventi, sia degli interroganti sia dei componenti della Giunta.
Nel ringraziare il Presidente Stefano Allasia per la delega, dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata. Grazie a tutti e a tutte.
Al fine e nel rispetto della normativa vigente riguardante il COVID-19 s'invitano i Consiglieri e il personale dell'Assemblea a uscire in modo ordinato dall'aula per i quindici minuti di areazione dei locali.
Alle ore 15.15 il Presidente aprirà la seduta del Consiglio regionale sospesa alle ore 12.35.
Buona salute a tutti e a tutte.



(Alle ore 14.56 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta riprende alle ore 16.06)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Com'è stato concordato dalla Conferenza dei Capigruppo appena terminata chiudiamo la seduta, riaggiornata a martedì della prossima settimana, alle ore 10.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 16.07)



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