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Dettaglio seduta n.156 del 27/10/21 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta inizia alle ore 14.03)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Comunico che, per la gestione della seduta, si applicano le disposizioni della deliberazione dell'Ufficio di Presidenza del 14 ottobre 2021, n. 159 a specificazione di quanto previsto dal Regolamento interno del Consiglio regionale.
La verifica delle presenze verrà effettuata mediante chiamata nominale.
Procedo all'appello nominale per la verifica delle presenze. Ai soli fini dell'appello, comunico che sono in congedo i Consiglieri Caucino, Dago Fava, Marrone, Mosca, Protopapa, Ricca, Riva Vercellotti e Salizzoni.
Il numero legale è, pertanto, ventidue.
Procedo all'appello.



(Il Presidente Allasia procede all'appello nominale e constata la mancanza del numero legale)



PRESIDENTE

La seduta è aggiornata di mezzora e riprenderà alle ore 14.35.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 14.05, riprende alle ore 14.43)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ai soli fine dell'appello, comunico che sono in congedo i Consiglieri Caucino, Dago, Fava, Marrone, Mosca, Protopapa, Ricca, Riva Vercellotti e Salizzoni.
Il numero legale è ventidue.



(Il Presidente Allasia procede all'appello nominale e constata la presenza del numero legale)


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Mi verrebbe da dire: Giorgetti, dove sei? L'ha detto tante volte l'Assessora Chiorino quando, in qualche modo, chiedeva lumi sulla posizione del Ministero su dossier scottanti, come quello sull'Embraco. Mi verrebbe da dirlo anche oggi davanti a Intel, che volge lo sguardo altrove, verso i vostri amici del Veneto o gli amici pugliesi. Mi corregga l'Assessore Tronzano se sbaglio, ma sembra di capire che, dopo che Stellantis non ha optato per il Piemonte per la Gigafactory, anche la multinazionale statunitense dei microchip non scelga il Piemonte come sua sede. Tutto ci se comprendo bene, Presidente, avviene proprio mentre Stellantis sigla un accordo sul nuovo hub elettrico di Mirafiori, che sancisce la chiusura dello stabilimento Maserati di Grugliasco.
A me pare - mi rivolgo all'Assessore Chiorino e all'Assessore Tronzano che la crisi produttiva di questo territorio prosegua inesorabilmente. A me pare, uso il condizionale, che il Ministro Giorgetti, che ha sprecato parole su un presunto futuro d'investimenti provenienti dall'Europa per la nostra Regione, non abbia in mente alcun progetto di rilancio per questo territorio.
Consiglieri, viene da chiedersi - lo chiedo al Capogruppo Preioni, ma anche ai Consiglieri Ruzzola e Bongioanni, che da qualche tempo hanno finito la campagna elettorale a Torino - se certe dichiarazioni fossero unicamente funzionali alla campagna di Damilano o se tutta la cura mostrata verso Torino e verso l'accordo con Intel sia svanita nel momento stesso in cui alla guida della città è stato scelto qualcun altro.
Ve lo chiedo perché o Giorgetti sapeva e mentiva oppure, persa la città l'unica su cui avete scommesso alcuni caffè (sapevate di bleffare anche in questo caso), è svanita tutta la voglia e la necessità di rilanciare il polo torinese.
Presidente, ha capito cosa sto chiedendo? Dove sei Giorgetti, ma anche dove sei Presidente Cirio? Noi abbiamo tutti insieme votato all'unanimità una dichiarazione di stato d'urgenza occupazionale e produttiva: mi pare che su vicende del genere il silenzio del Presidente sia davvero imbarazzante soprattutto se non si dice nulla nei confronti di un Governo e di un Ministero che avrebbe dovuto almeno informare la Presidenza e la Giunta di quanto stava avvenendo.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Magliano; ne ha facoltà.



MAGLIANO Silvio

Ringrazio il Presidente per avermi dato la parola, ma vorrei avanzare una richiesta su un'informativa e mi fa piacere che sia presente anche l'Assessore Icardi.
Poche ore fa si è conclusa una manifestazione di fronte alla nostra Unità Spinale, perché vi sono dei problemi non da poco rispetto al taglio dei posti letto che, in questo momento, non vengono messi a disposizione di coloro che vivono, dal punto di vista della loro patologia, una condizione particolarmente grave (stiamo parlando di tetraplegici). Ricordo che l'Unità Spinale ancora non ha riaperto la piscina, l'Unità Spinale ancora non ha detto chiaramente che cosa vuol fare rispetto al reparto di neurologia. Poi c'è tutto il grande tema del follow up.
Fino a due ore fa c'erano centinaia di persone in carrozzina che chiedevano che l'Unità Spinale rimanesse un'eccellenza, ma dalle dichiarazioni del Direttore, invece, sembra che così non sarà, perché sarà aperta ad altre tipologie di disabilità, ragion per cui chiedo un'informativa all'Assessore proprio per rassicurare questi pazienti e le loro famiglie del fatto che questa Giunta non voglia, in qualche modo, ridurre l'eccellenza che da sempre è stata riconosciuta a quel tipo di struttura nella nostra Regione.
Se così non sarà, preannuncio già un'interrogazione a risposta immediata sul tema, perché quello di cui siamo stati messi a parte è oggettivamente problematico.
Grazie.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste? La Giunta è presente e, se desidera, può esprimersi in merito alla richiesta d'informativa avanzata dal Consigliere Grimaldi sulla questione Embraco e su quella avanzata dal Consigliere Magliano circa il taglio dei posti.



GRIMALDI Marco

Intel, non Embraco.
È Intel che se n'è volata in Veneto!



PRESIDENTE

Sì, sulle questioni relative a Intel, Embraco, posti di lavoro in generale.
Il Consigliere Magliano, invece, ha richiesto un'informativa in merito ai tagli dei posti letto sull'unità spinale.



(Commenti dell'Assessore Tronzano)



PRESIDENTE

Assessore Tronzano, se ritiene, apriamo il dibattito, come prescrive il Regolamento.



(Commenti del Consigliere Grimaldi)



TRONZANO Andrea, Assessore regionale

Presidente, mi perdoni, ma se è possibile, interverrei successivamente.
Concedetemi solo il tempo per aggiornare l'ordine del giorno, poi interverrò.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
L'o.d.g. è approvato ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento interno del Consiglio regionale comunico che hanno chiesto congedo Caucino, Dago, Fava, Marrone, Mosca Protopapa, Ricca, Riva Vercellotti e Salizzoni.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e visibili sulla Intranet del Consiglio regionale alla sezione "Supporto sedute istituzionali-sedute di Aula" i processi verbali relativi alle sedute del 20 e 21 ottobre 2021.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

Colleghi, possiamo passare all'esame del punto 2) all'o.d.g., inerente a "Nomine".
Informo i colleghi che è necessario procedere alle seguenti nomine e designazioni: Proposta di deliberazione n. 168 "Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) e Comprensori Alpini (CA)" - Collegio dei Revisori dei Conti (Art. 10 Statuto dell'Ente) - Nomina di 5 componenti di cui 1 con funzioni di Presidente


Argomento:

Nomine

Argomento:

Proposta di deliberazione n. 169 "Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale - ARPA" - Collegio dei Revisori dei Conti (Art. 14, L.r. n. 18/2016) Nomina di 3 membri effettivi

Argomento:

Proposta di deliberazione n. 170 "Museo regionale dell'Emigrazione 'Vigezzina nel mondo'" - Comitato di Gestione (Art. 4, L.r. n. 6/2011) Designazione di 3 membri

Argomento:

Proposta di deliberazione n. 171 "Fondazione 20 marzo 2006" - Consiglio di Amministrazione (Art. 11 Statuto Fondazione) - Designazione di un componente

Argomento:

Proposta di deliberazione n. 172 "Fondazione Luigi Einaudi" - Comitato di Indirizzo (Art. 7, Statuto) - Nomina di 1 membro

Argomento:

Proposta di deliberazione n. 173 " Fondazione Film Commission Torino Piemonte" - Consiglio di Amministrazione (Art. 8, Statuto) - Nomina di 3 componenti

Argomento:

Proposta di deliberazione n. 174 "Azienda Sanitaria Ospedaliera 'San Luigi Gonzaga'"- Collegio sindacale (Art. 1 comma 2, l.r. n. 15/2014) Individuazione di 1 componente con funzione di Presidente

Argomento:

Proposta di deliberazione n. 175 "Azienda Sanitaria Locale 'Città di Torino'" - Collegio sindacale (Art. 1 comma 2, l.r. n. 15/2014) Individuazione di 1 componente con funzione di Presidente

Argomento:

Proposta di deliberazione n. 176 "Azienda Sanitaria Locale 'Cuneo 1" Collegio Sindacale (Art. 1 comma 2, l.r. n. 15/2014) - Individuazione di 1 componente con funzione di Presidente

Argomento:

Proposta di deliberazione n. 177 "Azienda Ospedaliera Universitaria Maggiore della Carità di Novara" - Collegio sindacale (Art. 1 comma 2, l.r. n. 15/2014) - Individuazione di 1 componente con funzione di Presidente

Argomento:

Proposta di deliberazione n. 178 "Azienda Ospedaliera 'Ordine Mauriziano di Torino'" - Collegio sindacale (Art. 1 comma 2, l.r. n. 15/2014) Individuazione di 1 componente con funzione di Presidente


PRESIDENTE

Gli elenchi delle candidature pervenute a seguito di avviso pubblico, sui quali la Commissione consultiva per le nomine ha espresso parere favorevole ai sensi degli articoli 6 e 9 comma 6, della legge regionale 23 marzo 1995 n. 39, "Criteri e disciplina delle nomine e incarichi pubblici di competenza regionale e dei rapporti tra la Regione e i soggetti nominati" sono stati messi a disposizione dei Consiglieri tramite pubblicazione su Supporto alle sedute d'Aula; poiché in alcune sono presenti casi di omonimia, al fine di evitare problemi d'identificazione del candidato prescelto, invito a scrivere il cognome e nome del medesimo.
Ai sensi dell'articolo 74, comma 2 dello Statuto, occorre procedere alla votazione a scrutinio segreto, previo appello nominale.
Rammento che in base all'articolo 79, comma 4 del Regolamento, saranno considerati eletti i candidati che hanno raggiunto la maggioranza assoluta dei votanti, fatta salva l'elezione dei candidati proposti dalle minoranze laddove sia a essi riservata la facoltà di procedere alla relativa indicazione. Se tale maggioranza non è raggiunta alla prima votazione, in seconda votazione sono eletti i candidati che hanno riportato il maggior numero di voti.
Chiedo pertanto ai Gruppi di opposizione se intendono procedere alla designazione di propria competenza di due membri in seno ad Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) e Comprensori Alpini (CA); un membro in seno all'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale ARPA; di un membro in seno al Museo regionale dell'Emigrazione "Vigezzina nel mondo"; di un membro in seno a Fondazione Film Commission Torino-Piemonte.
Poiché non vi sono richieste d'intervento, dispongo che vengano messe in distribuzione le schede di votazione per le nomine.
Nomino scrutatori i Consiglieri Segretari Gavazza e Bertola.
Prego il Vicepresidente Graglia di procedere all'appello nominale.



(Il Vicepresidente Graglia effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione è terminata.
Sono stati effettuati due appelli nominali.
Si proceda allo spoglio delle schede.
Comunico che per la proclamazione provvederò nel corso della seduta, non appena concluse le operazioni di spoglio delle schede.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Relazione finale sull'indagine conoscitiva in merito alla gestione dell'emergenza sanitaria COVID-19 sul territorio piemontese, ai sensi della deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 108 del 2020


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto 3) all'o.d.g., inerente a "Relazione finale sull'indagine conoscitiva in merito alla gestione dell'emergenza sanitaria COVID-19 sul territorio piemontese, ai sensi della deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 108 del 2020".
Ha chiesto di intervenire l'Assessore Tronzano; ne ha facoltà.



TRONZANO Andrea, Assessore al bilancio

Grazie, Presidente.
Rispondendo al Consigliere Grimaldi, se il dibattito non fosse aperto e ci limitassimo soltanto alla risposta dell'Assessore (eventualmente una replica di un minuto), potrei anche rispondere immediatamente alla questione Intel, altrimenti dobbiamo rinviare.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi sull'ordine dei lavori ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Presidente, non mi faccia citare il Regolamento: la Giunta, in qualsiasi in qualsiasi - momento (me l'ha ricordato lei) può dare comunicazioni.
Giusto? Prima che lei approvi l'o.d.g., posso richiedere, come tanti altri colleghi, un punto all'o.d.g.
Io l'ho chiesto; l'Assessore ha dato la disponibilità, adesso non deve guardare me, ma deve rispondere lei all'Assessore Tronzano - se capisco bene - se può dare quell'informativa.
Se mi sta guardando chiedendo "siete disponibili a fare solo una breve replica?" guardo il collega Gallo e mi pare di sì. In pochi minuti daremmo semplicemente una risposta, se c'è bisogno, altrimenti possiamo anche stare zitti dopo l'informativa, se riteniamo che sia opportuno (opportuna lo sarà), diciamo completa.
Vorrei stare all'oggetto: la Giunta può dare un'informativa? Credo di sì quindi, se l'Assessore è disponibile, perché non farla?



PRESIDENTE

La Giunta può intervenire quando vuole, da Regolamento, ma sollecitata dal Consiglio.
Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il Consigliere Gallo; ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Scusi, Presidente, ma non ho capito cosa è successo.
La Giunta è disponibile a intervenire senza aprire il dibattito? Noi abbiamo detto che o interveniamo alcuni minuti in replica oppure non apriamo il dibattito. Non ho capito: lo facciamo in coda? Lo facciamo adesso? È lei il Presidente che dovrebbe indicarci come intende gestire l'Aula.
Grazie.



PRESIDENTE

Mi sembra ci sia la volontà di procedere al punto 3) dell'o.d.g. e audire in coda, su richiesta del Consiglio, l'Assessore Tronzano.
Ricordo che con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza del 16 luglio 2020 n. 108 è stato disposto, ai sensi dell'articolo 30, comma 2 del Regolamento interno, la costituzione di un gruppo di lavoro, in seno alla IV Commissione, per lo svolgimento di un'indagine conoscitiva diretta ad acquisire notizie, informazioni e documenti relativi alla gestione dell'emergenza sanitaria COVID-19 sul territorio piemontese.
La citata deliberazione aveva disposto che la IV Commissione concludesse l'approfondimento dell'indagine conoscitiva entro e non oltre il 30 giugno 2021 con la stesura di un apposito documento, sulla base di quanto emerso nel gruppo di lavoro.
Con successive deliberazioni dell'Ufficio di Presidenza 3 agosto 2021, n.
137 e 23 settembre 2021 n. 152, la durata dell'indagine conoscitiva veniva prorogata al 30 ottobre 2021, al fine di consentire, alla IV Commissione la predisposizione di relazioni che diano conto delle acquisizioni e delle conclusioni dell'indagine condotta.
La IV Commissione, in data 25 ottobre 2021, ha concluso la propria attività e ha trasmesso le conseguenti risultanze al fine di riferire al Consiglio ai sensi dell'articolo 32, comma 3 del Regolamento interno.
Sono state presentate due relazioni, una sottoscritta dai Consiglieri di maggioranza e una dai Consiglieri dei gruppi di minoranza, la cui illustrazione e discussione è prevista al punto 3) all'o.d.g.
Invito il Consigliere Stecco a illustrare la relazione di maggioranza.



STECCO Alessandro, relatore

Quanti minuti ho, Presidente?



PRESIDENTE

Quindici minuti.



STECCO Alessandro, relatore

Grazie, Presidente.
Gentili colleghi, si è concluso il gruppo di lavoro per l'indagine conoscitiva in merito alla gestione dell'emergenza COVID-19 che è stato deliberato dall'Ufficio di Presidenza, a seguito di una mozione, la n. 328 firmata da Gruppi di minoranza e maggioranza (anche dal nostro Gruppo consiliare), che impegnava la IV Commissione a svolgere un'indagine conoscitiva diretta ad acquisire notizie e informazioni, come il Presidente ha ricordato.
Dentro la mozione, è bene rammentarlo, veniva chiesto che il gruppo facesse un'analisi delle statistiche e dei dati legati a tutto quello che è capitato nell'ambito della pandemia COVID-19, ma anche un'analisi storica delle politiche regionali, degli scenari degli ultimi decenni e degli scenari che si sono configurati per la sanità piemontese. Questa era la richiesta della mozione, oltre che il confronto con le strutture organizzative.
Tutto ciò ha portato a ventuno audizioni in cui sono stati sviluppati ventuno temi dal gruppo di lavoro presieduto dal Consigliere di minoranza Consigliere Valle. Questi ventuno argomenti hanno effettivamente toccato tanti punti della sanità regionale, partendo dall'operatività della Direzione Sanità per passare ai sindacati dei medici; al contributo strategico dei dati contro l'epidemia; all'organizzazione dell'emergenza al potenziamento strutturale dell'Unità di crisi; all'emergenza nelle RSA alla necessità di riorganizzazione del sistema RSA; alla scarsità di personale infermieristico e OSS; al fronte dei tamponi; ai medici sul fronte della pandemia negli ospedali; alla pandemia in carcere; al malessere psicologico ed emotivo del personale sanitario; al ruolo strategico del trasporto sanitario e delle pubbliche assistenze; alla fragilità dei servizi d'igiene e sanità pubblica; all'andamento della curva pandemica; ai ritardi del Piano Arcuri e del Piano pandemico; al progetto "Scuola sicura"; all'emergenza negli ospedali metropolitani e all'emergenza negli ospedali hub di Novara, Cuneo e Alessandria; alla continuità assistenziale e personale socio-sanitario e anche all'aspetto economico finanziario.
Questi temi, seguiti durante quest'anno e mezzo, hanno permesso di evidenziare uno spaccato delle difficoltà di tutto il sistema di fronte a una pandemia sconosciuta (nessuno era preparato a una vera e propria pandemia di questo tipo).
In realtà, dobbiamo ringraziare chi ha voluto questo gruppo di lavoro perché ha permesso di fare un'analisi - quindi ringrazio tutti i gruppi di maggioranza e minoranza che hanno firmato la richiesta - della sanità piemontese, di capire come ha risposto e quali erano gli elementi di criticità e soprattutto quali erano i punti di forza.
Per capire cosa è successo, non si può non ricostruire e non partire da quello che la mozione chiedeva. La mozione chiedeva di guardare lo scenario e il contesto in cui avveniva la pandemia e fare anche un'analisi storica delle politiche sanitarie precedenti, nazionali e regionali. Questo è contenuto nella relazione di maggioranza che ho l'onore di presentare oggi nel senso che questa è una relazione basata su misure e dati oggettivi incontrovertibili, ed è una relazione di fatto tecnica; peraltro, non contiene alcuno slogan, ma semplicemente un'enunciazione e un'analisi basata su dati e numeri, che era ciò che veniva chiesto al Consiglio regionale.
La situazione preesistente era uno dei punti che abbiamo voluto analizzare perché ce lo chiedeva la mozione e lo abbiamo fatto. Qual era la sanità nel 2019? La pandemia sopraggiunge nei primi mesi del 2020, quando la sanità è da poco uscita da un Piano di rientro e presenta un forte indebitamento oltre che una ridotta capacità di spesa in campo sanitario, per precedenti problemi legati sia agli aspetti del piano di rientro, sia ai tagli indotti da politiche nazionali (mi riferisco al decreto ministeriale n. 70, che ha poi generato la delibera regionale attuativa 1-600).
In una regione come la nostra, con una popolazione anziana e con posti letto tagliati, dove d'inverno per ogni picco influenzale gli ospedali andavano in tilt già prima della pandemia, dove, a fronte dei posti letto già ridotti, il Governo non aveva normato l'assistenza territoriale perché non c'è stato un decreto ministeriale n. 71 per l'assistenza territoriale, ma solo il DM n. 70, che riguardava la rete ospedaliera questa grave mancanza nazionale ha determinato un sistema territoriale molto debole. In tale sistema, anche i medici di famiglia, nonostante ci fossero le richieste, non avevano la possibilità di lavorare in équipe, in rete o in gruppo, perché i tetti erano fissi e non potevano essere modificati.
I Dipartimenti di prevenzione da anni andavano rimodernati anche rispetto alla normativa nazionale, ed erano molto deboli.
I SISP, che abbiamo imparato tutti a conoscere (oggi rappresentano la regia locale delle ASL per le campagne vaccinali, i tamponi e il contact tracing), erano debolissimi, non erano mai stati implementati n rimodernati nel tempo.
La stessa struttura assessorile era sottodotata di persone, di dirigenti e di funzionari, non comparabili con realtà di altre Regioni equiparabili al Piemonte.
Le ASL erano funzionalmente molto isolate una dall'altra, con un sistema a silos, sostanzialmente: poche comunicazioni trasversali, salvo gli aspetti legati al CSI e le attività legate a SCR per quanto riguarda la centrale di committenza.
Insomma, a livello sanitario regionale nel 2019 l'unica struttura erogativa sanitaria in grado di operare a valenza regionale era il sistema emergenza 118.
In questo contesto, che abbiamo ricostruito in questa relazione, arriva la pandemia, che determina una serie di decisioni. Decisioni che sono state anticipatorie, in molti casi, rispetto alle risoluzioni del Governo: l'avvio dell'Unità di crisi in Piemonte, ad esempio, precede quella del Governo nazionale.
I sei organismi funzionali che sono stati via via costruiti ed embricati nel tempo (a partire dall'Unità di crisi) hanno rappresentato, a nostro avviso, una strategia di risposta adattativa e dinamica a una pandemia le cui dimensioni, conseguenze e contromisure risultavano non pienamente evidenti a livello nazionale, tant'è che all'inizio le indicazioni nazionali erano spesso contraddittorie o non sicure, così com'era insicuro il panorama scientifico e medico su come affrontare questa pandemia a livello internazionale.
Vogliamo ricordare, per esempio, alcune disposizioni impartite dall'OMS come l'uso delle mascherine: all'inizio si diceva fossero obbligatorie solo in prossimità di malati gravi o di persone fragili, solo successivamente abbiamo scoperto tutti l'importanza della mascherina in ogni contesto. È chiaro che con indicazioni internazionali e nazionali del genere, tutto il sistema soffre.
Vogliamo ricordare, ancora, i tamponi, quando farli e a chi farli (parliamo di una normativa sempre modificata): nei primi giorni di marzo 2020 non si potevano fare tamponi a persone che non rientravano in criteri rigidamente decisi tramite comunicazioni ministeriali. L'Unità di crisi e successivamente, gli altri organi istituiti (Comitato Tecnico Scientifico successivo all'Unità di crisi, il Gruppo per la riorganizzazione di medicina territoriale, il Gruppo per la riorganizzazione ospedaliera) hanno lavorato in chiave programmatica - è bene ricordarlo - e da lì sono derivate numerose DGR e leggi regionali, fornendo supporto continuo e quotidiano a tutte le altre strutture in sede consulenziale a livello commissariale.
A giugno viene varato il DIRMEI, che è stata una struttura vincente, un dipartimento di emergenze infettive a livello regionale, che gestisce tutte le funzioni sanitarie da lì in poi dell'Unità di crisi. Il DIRMEI è stato una delle chiavi di volta nel ricoprire quelli che erano i gap preesistenti nella sanità piemontese.
In ottobre nasce anche il nuovo Settore regionale "Emergenza COVID-19", con una direzione vera e propria. Tutte queste funzioni di risposta sono state progressivamente attivate in un contesto di partenza sempre di difficoltà strutturale, ma sono andate a embricarsi una con l'altra in modo coordinato, sempre con un concetto di strategia.
La pandemia in Piemonte ha avuto un andamento epidemico di cui si riconoscono nove fasi. Nella relazione troverete l'analisi epidemiologica che è passata diverse volte nei lavori di Commissione consiliare.
Durante la fase pandemica, l'attività di contact tracing, l'attività della vaccinazione, l'attività "Scuola sicura" e tante altre sono state anticipatorie rispetto alle decisioni del Governo, frutto del lavoro dei precedenti organismi citati. Ricordo, per esempio, la famosa DGR sul contact tracing (dico "famosa"perché è stata importante per la nostra Regione), che ha anticipato le risoluzioni del Ministero, dandone mandato alle Regioni successivamente.
Tra gli altri punti di forza ricordiamo il progetto "Scuola sicura", anche quello anticipatorio rispetto alle decisioni del Governo, la gestione dei vaccini e della campagna vaccinale, la piattaforma informatica (siamo stati la prima Regione a dotarsi di una piattaforma informatica!). Tutto ciò è espresso all'interno di questa relazione, che rappresenta solo dati e misurazioni oggettive.
La telemedicina è stata un altro punto di forza: a livello italiano e a livello di altre Regioni, la Conferenza Stato-Regioni ha tratto spunto dall'esperienza piemontese e l'ha trasformata in linee guida per la telemedicina, che sono state emanate nel dicembre 2020.
Successivamente, le azioni intraprese sono tutte elencate dentro questa relazione. Purtroppo quindici minuti sono pochi per poterle illustrare però vogliamo parlare di quanto si è fatto per i letti di terapia intensiva. Mentre il Piano nazionale ancora latita, a livello locale con soldi regionali sono state messe in campo strutture di risposta, per non lasciare nessuno senza letto di terapia intensiva o di terapia subintensiva.
C'è, inoltre, tutta la parte che riguarda il potenziamento dei laboratori partendo da due - e non mi dilungo su questo - per arrivare a ventitr ventiquattro in poco tempo. Solo due laboratori all'inizio effettuavano i tamponi e svolgevano le attività di laboratorio infettivologico. Ci sono inoltre, le leggi regionali approvate in quest'Aula per il potenziamento della medicina di famiglia, per il rafforzamento dei servizi infermieristici dell'IFeC, il protocollo operativo che è allegato alla relazione per la presa in carico a casa dei pazienti, gli accordi integrativi come l'AIR COVID e altre attività di rinforzo della sanità territoriale e, infine, i ristori per le RSA.
Le azioni in corso sono tante. Sono elencate nella relazione, perché con i tre Gruppi di maggioranza di centrodestra abbiamo voluto fare una valutazione anche di quello che ancora è in corso, ma che sta cambiando la sanità piemontese in meglio, visto quello che è successo a livello pandemico. Sono elencate una serie d'iniziative, tra le quali vi sono la digitalizzazione, le forme associative e le ricadute del PNRR calate ovviamente sulla base dell'esperienza precedente, le collaborazioni sugli aggiornamenti dei DM70 e DM71 della sanità territoriale, che stanno entrambi arrivando verso fine anno, nonché il piano regionale in preparazione alle epidemie influenzali.
In tutto ciò ricordo che questa Regione non aveva un piano pandemico ed è stato fatto a tempo record nel corso dalla pandemia. Per quanto riguarda il fatto di non avere avuto un piano pandemico, naturalmente bisogna andare indietro nel tempo rispetto all'ultimo aggiornamento.
I punti di forza li ho citati.
Concludo, Presidente. Volevo solo ringraziare tutti, tutto il personale sanitario. Questa relazione fa capire quanto è forte la sanità della Regione, e non stiamo parlando di politica, ma del sistema sanitario, che è un sistema sanitario forte, nel quale chiunque, dall'Unità di crisi fino all'ultimo operatore nell'ambito ospedaliero sanitario territoriale o parasanitario o, comunque, dei servizi fondamentali, ha dimostrato una grandissima capacità di risposta. Credo che questo Consiglio regionale e questa Regione debbano fare il punto per lavorare al fine di strutturarla sempre meglio. In questo senso, va bene l'Azienda Zero appena approvata così come tutte le altre cose elencate nella relazione che, secondo noi andranno a modificare in meglio la sanità regionale.
Grazie, Presidente.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GRAGLIA



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Invito ora il Consigliere Valle a illustrare la relazione di minoranza prego.



VALLE Daniele, relatore

Grazie, Presidente, e grazie ai colleghi e a tutta l'Aula che ha voluto offrire quest'occasione di discussione e di dibattito al nostro Consiglio e al Piemonte tutto, condividendo la mozione che ha portato all'istituzione di questa Commissione.
Ringrazio, in primis, gli Uffici, quelli del Consiglio e quelli della Giunta, che ci hanno supportato in questo lavoro, perché è un lavoro in più rispetto a quello ordinario delle Commissioni, ma è un lavoro che mi sento di dire - dovendo condividere con voi la difficoltà di portare avanti questo compito per quest'anno - non sempre agevolato, anzi diciamo pure rallentato dalle difficoltà d'interlocuzione con la Giunta regionale. Non è stato facile incastrare i giorni e gli orari, non è stato facile ottenere disponibilità, non è stato facile ottenere documenti. La disponibilità degli Uffici della Giunta e del Consiglio ha consentito, in ogni caso, di portare avanti l'ordinaria attività della Commissione, pur tra queste difficoltà.
Qui vengo al primo punto di cui mi rammarico di questo lavoro, perché, al di là delle buone intenzioni con cui l'abbiamo fatto partire condividendolo insieme, dall'inizio è venuta meno la volontà di farne un luogo di discussione. Il mandato era chiaro: era quello di affrontare i pregressi e il presente della gestione dell'emergenza. Per convenzione, abbiamo cercato anche per aiutare i colleghi a distinguere i compiti della IV Commissione da quelli del gruppo d'indagine - di orientare il gruppo d'indagine più su quello che era capitato nella cosiddetta prima ondata e a puntare i lavori di IV Commissione più su quella che era la contingenza, cioè su quello che succedeva in quei giorni. Fatto sta che, per la difficoltà anche di potere avere un sereno luogo di discussione sul presente, spesso questa compartimentazione è venuta meno.
In tutto questo, però, mi sento di dire che il gruppo d'indagine, pur senza contare sulla presenza dell'Assessore, ha offerto l'occasione ai Consiglieri di poter parlare e confrontarsi con le strutture tecniche e con le rappresentanze dei medici, degli infermieri e di chi era fuori di qui per condividere quello che stava capitando in quei giorni terribili della seconda ondata che, a quanto a gravità, impegno e impatto sulla nostra popolazione, non è stata sicuramente meno difficile di quello che è successo a marzo/aprile.
Ritengo, da questo punto di vista, che, in parte, si tratti di un'occasione perduta, perché l'analisi di quello che stava succedendo e la condivisione di quelle difficoltà era un modo per trovare delle soluzioni. Noi questo l'abbiamo ripetuto tante volte: denunciare i problemi per noi non era e non è necessariamente per forza un atto di speculazione politica, ma significa indicare i problemi per trovare insieme delle soluzioni.
Devo riconoscere che molto spesso l'atteggiamento, soprattutto della Giunta più che dei colleghi di Consiglio, è stato quello di negare i problemi, di rimuovere le questioni che tanto noi quanto i nostri concittadini stavamo vivendo. In questo, penso che, anche se non era esattamente il compito che questo gruppo aveva dall'inizio, avere un luogo di discussione che invece si continuava a ritrovare, anche a prescindere dalle disponibilità della Giunta, abbia offerto uno spazio utile per condividere l'emergenza di quel momento.
Dicendo questo, penso di rispondere, a quota parte, a una critica di quello che si poteva fare in più e non è stato fatto nella gestione di questo gruppo di lavoro, poste tutte le difficoltà che, in realtà, già nella relazione di metà mandato avevamo visto.
Vengo al tema. Non penso che nessuno di noi possa, con onestà intellettuale, dire che si poteva arrivare preparati a un'emergenza di questo tipo; un'emergenza che ha sconvolto tutti, non soltanto le Regioni ma tutti gli Stati europei, tutti gli Stati occidentali, e che ancora adesso aleggia sulle nostre teste come una minaccia per il ritorno alla normalità. Ancora questa settimana, se guardate i dati italiani, i contagi sono in ripresa importante anche in Piemonte.
Non sappiamo ancora se questa ripresa è soltanto una piccola onda o l'inizio di una ricrescita importante, magari legata al fatto che torniamo negli ambienti chiusi o che gli effetti di chi si è vaccinato per primo stanno venendo meno. Nessuno di noi ha la sfera di cristallo, ma quello che contestiamo è che su alcune vicende specifiche, puntuali e particolari si poteva fare di più, si poteva fare meglio e si poteva, soprattutto adottare uno stile di condivisione delle scelte diverso da quello adottato.
Faccio alcuni esempi.
Non c'è nulla di male a riconoscere che le scelte in materia di dispositivi di protezione individuale sono state sciocche e contraddittorie, perch prima si è detto che toccava alle aziende comprarli; poi che toccava solo all'Azienda centrale, quindi con divieto a tutti di comprarle; poi che si potevano comprare, ma solo se le si compravano in comitiva, cioè aggregando più aziende, e dopo ancora si è detto "no, no, voi continuate a comprarli come dovevate fare già prima" (cosa che prima gli era stata vietata). È tutto scritto.
È stato un errore, un errore corretto nella seconda ondata, tant'è vero che nella seconda parte della pandemia è stata una problematica che ha toccato solo alcuni momenti e solo alcuni dispositivi necessari per gestire l'emergenza e non altri. Negare che in quel momento sono stati fatti errori è sbagliato.
Penso al tema dell'ospedalizzazione, al fatto che, nella prima ondata, la nostra Regione, e non altre Regioni, non è stata in grado di individuare dei COVID hospital; penso al fatto che il Piemonte resta una delle Regioni che ha ospedalizzato di più; penso al fatto che il Piemonte è una delle Regioni che ha fatto meno tamponi di tutte, nonostante tutti i proclami in questo senso; penso al disastro delle RSA e penso a una relazione sensazionalista, rispetto alle scelte e alle misure messe in campo con i giornali, che spesso ha disorientato l'opinione pubblica.
Non affronto tutti questi problemi, perché penso che lo faranno i colleghi dopo di me, ma mi concentro su due aspetti che spero ci possano dare degli stimoli per quello che dovremmo affrontare nei prossimi mesi, sia se dovessimo ritrovarci nella condizione di affrontare una recrudescenza della pandemia, sia se ce la potremmo lasciare alle spalle e mettere mano ad alcune questioni cruciali di riorganizzazione della nostra macchina sanitaria, che in questi mesi abbiamo cominciato ad affrontare, a mio giudizio soltanto superficialmente, su aspetti di carattere marginale.
Penso all'Azienda Zero, alla legge sul sostegno all'aggregazione dei medici di base e a interventi significativi, ma non cruciali per la riorganizzazione del sistema sanitario piemontese, che possono sviluppare un interesse soltanto se resi coerenti con un altro sistema d'interventi di cui al momento ancora non vediamo niente all'orizzonte.
Vengo ai due punti che volevo affrontare.
Il primo - potrebbe sembrarvi che voglia tornare indietro, invece lo dico per guardare al futuro - riguarda il tema della catena di comando con cui abbiamo affrontato l'emergenza.
C'era un Piano pandemico datato, ma di questo non faccio colpe a nessuno perché sono colpe di questa, della legislatura precedente e di quella ancora prima, per cui tutti l'abbiamo lasciato lì; il rimprovero che faccio è che sia stato totalmente ignorato. Se invece si aveva la pazienza di riprenderlo, all'interno si potevano scorgere spunti e sollecitazioni anche di carattere organizzativo, che sarebbero potuti essere utili e interessanti.
Col senno di poi, guardando a quella che è stata la pandemia, lì già si diceva come si poteva fare: penso al tracciamento, alla domiciliarità all'organizzazione di una catena di comando.
A valle di questo, la struttura della Regione si è trovata fortemente impreparata, soprattutto perché si trovava con una carenza di personale e di capacità che aveva le sue radici indietro nel tempo, prima ancora di questa consiliatura. Tuttavia, c'erano anche delle difficoltà contingenti in questa consiliatura, perché diversi dirigenti si sono pensionati un po' prima e un po' subito dopo l'inizio della pandemia e non sono stati prontamente sostituiti. Questa è una responsabilità che insiste su questa consiliatura. A queste difficoltà, la Giunta ha risposto con una confusa pletora di organismi, di consulenti e di incarichi speciali, il cui mandato, spesso, non corrispondeva al mandato raccontato pubblicamente.
Mi ricordo benissimo la prima Commissione che abbiamo fatto con l'ex Ministro Fazio, dove non stavamo parlando e non ci aspettavamo di parlare di quanto scritto nella delibera che istituiva quel gruppo di lavoro. Così vale anche per gli altri: pensate a Monchiero e al gruppo di lavoro Monchiero, che ha preparato il lavoro sui posti letto "Arcuri", invece doveva preparare una riorganizzazione dei posti letto regionali. Quel lavoro non l'ha fatto e ne ha fatto un altro. L'ha fatto in fretta, l'ha fatto puntualmente; dopodiché, non ha fatto quello che la delibera istitutiva diceva che avrebbe dovuto fare, perché si è confuso e si è accompagnata parecchio questa confusione. Rinveniamo disposizioni firmate da tre, quattro, cinque persone, alcune di queste sono solo consulenti.
Siamo l'unica Regione in cui il Presidente non è l'Unità di crisi, né ha tenuto per sé le deleghe di soggetto attuatore (e questa è una curiosità evidentemente). In questa confusione mi sono chiesto, guardando quello che affronteremo tutti insieme domani, se è stata solamente la superficialità legata all'emergenza. Lì per lì ho creduto quello, dopo mi è venuto da pensare che abbiamo creato scatole e scatolette cinesi per allontanare e distinguere le responsabilità.
Ricordiamo bene quei mesi difficili, dove molte scelte ci venivano rappresentate, in Commissione e in Consiglio, dicendo: "Questo l'hanno scelto gli esperti; questo l'ha deciso il gruppo di lavoro degli epidemiologi; questo dipende dall'Unità di crisi; questo dipende dal Commissario", come voler allontanare profili di responsabilità dall'ultimo decisore, che è poi la struttura amministrativa regionale e quella politica.
La terza chiave di lettura, che è quella che mi preoccupa di più, riguarda i luoghi e le modalità di scontro di potere tra Corso Regina e Piazza Castello. Chi decide? Chi è che ha governato quel momento della pandemia? Ci ricordiamo delle riunioni con i Direttori delle ASL in Corso Regina, ma ci ricordiamo anche delle riunioni dei Direttori delle ASL in Piazza Castello. Ci ricordiamo di una comunicazione non sempre allineata.
L'emergenza ormai è passata e la concitazione del momento può, a mio giudizio non tanto, essere una parziale giustificazione. Oggi, però, se stiamo uscendo da questo spazio, dobbiamo chiederci chi sarà il nostro interlocutore, con quale linea e se questa è veramente condivisa fino in fondo per le grandi sfide che abbiamo davanti.
Secondo punto che guarda all'oggi. Durante l'emergenza, una delle criticità più importanti è stata sicuramente quella della carenza di personale. Una carenza di personale che ha toccato tutte le Regioni, tanto per essere chiari; una difficoltà di tutto il sistema Italia, e forse anche oltre proprio perché aumentando la domanda, arrivano più risorse, ça va sans dire, ma in questo quadro è un fatto che il Piemonte si sia mosso in grave ritardo rispetto alle altre Regioni. I nostri primi bandi sono di ottobre mentre le altre Regioni si sono attrezzate nel corso dell'estate, m è chiaro che in un mercato ristretto chi si muove tardi si muove male, perch non trova più niente, trova meno, trova gli avanzi o si muove con difficoltà.
In terzo luogo, un fatto, che emerge da tutti gli accessi agli atti che abbiamo fatto, è che le nostre Aziende non hanno sostituito completamente i pensionamenti dei tempi indeterminati o le cessazioni a qualsiasi titolo ma li hanno sostituiti, e sopravanzati in parte, con le assunzioni a tempo determinato, finanziate dalle risorse straordinarie COVID che, peraltro rispetto ad altre Regioni, non abbiamo impiegato completamente sulle parti infrastrutturali.
Questo dove mi porta? Magari per l'emergenza poteva anche funzionare perché, comunque, ci ha permesso di avere un po' più di personale di quello che avevamo, ma potevamo fare meglio perché, se sul mercato assunzionale ci si muove offrendo posti di lavoro a tempo indeterminato, si è decisamente più competitivi e attrattivi (non c'è bisogno che ve lo spieghi). Invece mi preoccupa per il domani, che è quello di cui dobbiamo discutere veramente oggi, se non vogliamo soltanto guardare al passato. Se vogliamo guardare al domani, che cosa mi preoccupa? Mi preoccupa che queste risorse stiano terminando, in alcuni casi hanno già terminato il loro impegno, le stiamo perdendo e il nostro sistema oggi si trova impoverito ad affrontare un'ondata enorme di richieste e di bisogni di salute, che non è più in grado di accogliere.
Ovviamente c'è molta gente che durante la pandemia ha rinviato i propri bisogni di cura, ha visto rendersi più grave la propria situazione ed è emigrata verso il privato. Oggi, quindi, non abbiamo solo il problema di recuperare le liste d'attesa esplose (chiunque di voi abbia potuto misurarlo personalmente provando a prenotare una visita in qualunque dominio, ha visto che è praticamente impossibile). Ci sono visite su cui non sono neanche..



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere, le do ancora due minuti come ho fatto con il Consigliere Stecco, ma invito tutti a indossare la mascherina in modo corretto.



VALLE Daniele, relatore

La sfida vera che abbiamo di fronte non è solo recuperare le liste d'attesa, ma far recuperare al Servizio Sanitario Nazionale tutti coloro che sono scappati e neanche ci provano più. Non abbiamo contezza della dimensione di questo fenomeno perché misuriamo soltanto quelli in coda, che sono un numero enorme, sfuggiti al nostro controllo, ma ci sono tutti quelli che rifiutano di mettersi in coda e non sono quelli che possono permetterselo, perché questa è una lettura sbagliata. Quelli che non si mettono in coda sono quelli che non possono permetterselo per il loro bisogno di salute, che quindi fanno dei sacrifici che non dovrebbero fare pur di vedere garantito il loro diritto alla salute. Non sono necessariamente quelli che hanno i soldi che se ne vanno, ma sono quelli che rinunciano a qualcos'altro. Dobbiamo capire quanti sono e provare a recuperarli, ma per farlo c'è bisogno di una nuova politica sul personale che ha bisogno di essere discussa.
Concludo chiedendovi e chiedendomi: quando lo faremo e con chi lo faremo? Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bongioanni; ne ha facoltà.



BONGIOANNI Paolo

Grazie, Presidente.
Innanzitutto ringrazio sia il Consigliere Stecco sia il Consigliere Valle per le due relazioni sull'indagine conoscitiva. Mi complimento anche - lo faccio adesso e non lo farò più in seguito - con il Presidente della Commissione, Stecco, per come ha coinvolto i Gruppi di maggioranza nello stendere questo documento, che ci dà una lettura chiara, attraverso numeri e dati precisi, che sono inconfutabili, di cosa ha funzionato e cosa no.
Leggendo la relazione dell'indagine conoscitiva della maggioranza, emergono tre necessità fondamentali delle quali dobbiamo fare tesoro per quella che sarà la sanità del domani.
Prima di tutto, la necessità di investire nella sanità, che è il migliore investimento che questo Consiglio può fare quando andremo a discutere sul bilancio, e dobbiamo sicuramente investire sul capitale umano. Abbiamo vissuto la criticità e la difficoltà di doverci confrontare con un organico ridotto negli ospedali, in tutto il sistema sanitario, e con il fatto che dobbiamo riuscire a rafforzare il tassello più importante di questa partita, che è la medicina di territorio.
Qui si legge il vulnus nazionale dov'era stato imposto, ripeto, non a livello regionale, ma a livello nazionale di privilegiare le strutture ospedaliere a scapito di una medicina di territorio. Questo noi l'abbiamo pagato nella fase iniziale della pandemia.
Abbiamo avuto sicuramente una grande difficoltà all'inizio, quando bisognava processare i tamponi. L'Assessore Icardi si è trovato in eredità due laboratori. L'impegno di questa maggioranza e di questa Giunta ha fatto sì che oggi possiamo disporre di quindici laboratori pubblici, di otto privati, di quarantanove hot spot per i tamponi molecolari e di ventuno per i tamponi rapidi.
L'esempio eclatante lo danno i numeri: abbiamo iniziato a fare tamponi a inizio pandemia con meno di 400 tamponi al giorno, ieri ne sono stati processati 54.942.
Un'altra criticità importante è stata quella che si è vissuta con l'assenza dei dispositivi di protezione, con l'Organizzazione Mondiale della Sanità che dava indicazioni contrastanti, che hanno sicuramente contribuito a generare confusione e difficoltà nella gestione di un nemico che in quel momento nessuno conosceva.
Se poi qualcuno avrà voglia di andare a leggere la relazione che ha presentato il Consigliere Stecco, troverà a pagina 9 una delle criticità che vengono enfatizzate, come diverse Unità di crisi abbiano ricevuto dalla Protezione civile delle forniture non della giusta qualità, non adeguate.
Questo è uno dei fattori che poi ha creato una delle criticità più importanti nella prima ondata, quello dell'aumento esponenziale dei contagi nelle RSA.
È inutile citare l'episodio mascherine del Commissario Arcuri e meno male che poi il Presidente Draghi ha provveduto immediatamente a sostituirlo con il Generale Figliuolo, il quale ha fatto un lavoro che fa un militare: gli viene assegnato un compito che svolge con metodo e precisione portando a casa dei risultati importanti.
La Regione ha avuto delle capacità positive. La capacità positiva innanzitutto, di reazione immediata, ma ho già citato i numeri che hanno portato alla crescita importantissima dei laboratori di analisi. Poi abbiamo iniziato a combattere questa pandemia con 327 posti in terapia intensiva; poi siamo riusciti a salire a 614, immediatamente attivabili.
Abbiamo dovuto investire, in termini di risorse regionali, ventidue milioni di euro (perché mancavano quelle del Piano Arcuri); così facendo, siamo riusciti ad attivarne ulteriori 160, per un totale di 750 posti. Abbiamo vissuto in quei giorni la paura più grossa, quella di avere più ricoverati in terapia intensiva di quelle che fossero le nostre capacità di assorbirli e gestirli.
Tra l'altro, c'è anche da sottolineare che, con le lentezze del Commissario Arcuri, i 299 posti aggiuntivi furono autorizzati solo a ottobre: grazie a Dio, come Regione ci siamo mossi prima e ringrazio ancora l'Assessore Icardi.
Abbiamo provveduto a dar vita a degli strumenti importanti per far fronte alla pandemia, ma anche per migliorare l'intero sistema sanitario, viste le criticità che erano in essere. Primo fra tutti il DIRMEI (Dipartimento delle Malattie Infettive), a seguire l'area di gestione e di emergenza, che si sta completando presso l'aeroporto di Cuneo Levaldigi (sarà una delle tre al mondo e ce l'avremo in casa nostra, in Piemonte!). In ultimo l'Azienda zero, approvata un paio di settimane fa in Aula, con la quale abbiamo dato vita a quello che sarà il nuovo strumento per guidare la sanità nel terzo millennio.
Abbiamo visto scontare l'inefficienza e l'incapacità del Governo su tanti fronti: l'esempio che mi preme citare resta quello del Ministro dell'Istruzione, impegnato a preparare i cosiddetti "banchi a rotelle" e non a potenziare i trasporti pubblici per evitare che i nostri figli andando a scuola, affollassero treni e bus, dando vita, poi, alle "classi pollaio", che sono state generatori di contagio.
Un'altra partita sulla quale penso che la Regione abbia eccelso sul palcoscenico nazionale, se non europeo - poi lo dirà l'Assessore Icardi quando interverrà in chiusura di questo dibattito, o il Governatore Cirio con dati precisi - è stata quella sulla gestione della campagna vaccinale con l'attivazione di numerosi presidi per la vaccinazione, anche nelle valli; c'è stata una campagna estiva anche a favore del turismo, con il progetto "Le montagne COVID free", che quest'estate ha portato ottimi risultati.
Oggi registriamo diciassette ricoverati in terapia intensiva e 184 in ordinaria, che, come dato percentuale, rispetto alla popolazione, è il migliore sul territorio nazionale. Di questo dobbiamo dire grazie a chi ha gestito tutta questa partita, a partire dal vertice, che è qui presente in aula, ovvero l'Assessore competente, per arrivare ai Direttori delle nostre ASL, quelli che c'erano prima e quelli che ci sono adesso, che si sono spesi ventiquattro ore al giorno in prima persona (li ho visti vaccinare direttamente!); a seguire, i nostri Direttori sanitari, i nostri medici e i nostri infermieri, la Protezione civile e tutti gli altri volontari, ai quali va un eterno "grazie" per aver consentito alla nostra Regione di vedere finalmente quella luce alla fine di un lungo tunnel che abbiamo percorso.
Questo testimonia la grande capacità di risposta di quest'Amministrazione ma anche della nostra gente, di tutti i piemontesi. Se tutti i mali non vengono per nuocere, credo che l'esperienza drammatica che abbiamo vissuto e combattuto sia stata uno strumento che ha sollecitato una grande capacità di reazione, con un percorso che spero riusciremo a completare in breve tempo, per dare una sanità migliore a chi verrà ad amministrare dopo di noi e ai piemontesi entro la fine di questa legislatura.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Vorrei cominciare questo mio breve intervento richiamando alla memoria quei mesi difficili, i tanti morti, i sacrifici fatti dal personale sanitario a un prezzo molto alto, pagato soprattutto dalle persone più fragili delle nostre comunità. Lo voglio fare non per retorica, Presidente, ma per tornare al senso profondo di quello di cui stiamo discutendo oggi. Stiamo discutendo di cosa è accaduto e di come abbiamo gestito la pandemia, non per cercare dei colpevoli su eventuali errori, ma perché è nostro dovere per rispetto a tutte queste situazioni che ho citato, e anche per rispetto nei confronti di tutti i cittadini, che si aspettano da noi politiche migliori di salute. Abbiamo il dovere di analizzare soprattutto le cose che non hanno funzionato per migliorare il nostro sistema, com'è già stato detto da alcuni colleghi.
Sarebbe un errore, Presidente, affrontare questa discussione nella logica di dire "siamo stati bravissima; è andato tutto bene e, comunque, meglio di così non potevamo fare", come una sorta di giustificazione per le cose avvenute. Questo potrebbe andar bene per il ragionamento politico, ma dal mio punto di vista significherebbe non rispettare il mandato che abbiamo ricevuto. Così come sarebbe sbagliato, dall'altra parte, affrontare questa relazione puntando il dito e mettendo in evidenza soltanto le criticità senza riconoscere il lavoro, senza andare in una logica di prospettiva.
È un momento importante quello che sta vivendo questo Consiglio. Mi lasci dire, come ultima considerazione in premessa, che sono molto dispiaciuto del fatto che non sia con noi il Presidente Cirio. Mi sarei aspettato, di fronte a una discussione su quello che è stato l'evento più traumatico degli ultimi decenni, di fronte a un anno di lavoro di tutte le forze politiche, che il Presidente fosse qui ad ascoltare, per poi, magari, dire la sua.
Devo rilevare che è da tantissimo tempo che non lo vedo in Aula; non è stata sua abitudine in questa legislatura essere molto presente. Oggi mi sarei aspettato la sua presenza, perché credo che questa relazione meriti una profonda attenzione da parte di tutti gli attori.
Ora mi accingo a dire qualcosa su quello che, secondo me, dal punto vista della verifica, dobbiamo portarci a casa.
È vero che la sanità piemontese ereditava dei problemi strutturali: è innegabile. Ma bisogna stare attenti, perché in realtà nel 2019 la sanità ereditata dalla nuova Giunta, rispetto a quella ereditata nel 2014, aveva fatto dei passi avanti enormi, giganteschi. Adesso però non sono qui per raccontare questo. Volevo solo osservare che anche il problema della carenza strutturale, che nessuno vuole negare, può essere raccontata in tanti modi.
In realtà, dal Piano di rientro si esce ben due anni prima del 2019; la Regione Piemonte aveva già risalito la classifica dei LEA ed era diventata Regione benchmark anche per l'utilizzo delle risorse del bilancio della sanità. Inoltre, aveva ricominciato ad assumere, sbloccando il blocco del turnover che ci era stato imposto prima, per cui c'erano delle condizioni disagevoli, ma certamente notevolmente migliorate rispetto al 2014.
Non possiamo immaginare che tutti i problemi che abbiamo avuto nella gestione della pandemia - perché sarebbe irresponsabile dire che non ci sono stati problemi - siano legati a problemi storici. Faccio degli esempi: quello che nella relazione di maggioranza viene indicato come il "problema dei problemi" relativamente ai tamponi, sicché si dice, con una certa dose di verità, ma nascondendone un'altra dal mio punto di vista, che si potevano fare pochi tamponi, perché avevamo solo due laboratori abilitati.
Bene, è vero, era così nel 2019. Il problema è che anche quando noi, grazie al lavoro sia della Giunta sia degli Uffici, siamo riusciti finalmente a comprare i macchinari e ad attrezzare altri laboratori, se fosse vera la tesi che ne facevamo di meno perché avevamo sono due laboratori, ci saremmo trovati nel giro di qualche mese, di un anno o di un anno e mezzo a recuperare il gap con le altre Regioni.
Invece, colleghi, questo non è accaduto. Ancora oggi il Piemonte fa meno tamponi delle altre Regioni paragonabili per livello di sanità e numero di abitanti. Ancora oggi il Piemonte fa meno tamponi, ma oggi questa storia dei laboratori non regge più, perché ormai i laboratori li abbiamo da diversi mesi. Questo è il primo esempio che ci dice - cercherò di dimostrarlo anche con altri esempi - che è vero che c'era qualche carenza strutturale, ma che il tema vero ha riguardato una carenza organizzativa.
Abbiamo fatto pochi tamponi all'inizio a causa di pochi laboratori, ma dopo, e per il resto della pandemia e oggi, perché siamo meno capaci di altri a organizzare il tracciamento, oppure abbiamo una visione diversa del tracciamento. Tuttavia, non possiamo nasconderci dietro ai due laboratori altrimenti non capisco e non riesco ancora a trovare una spiegazione del perché continuiamo a farne meno.
C'è poi l'esempio sugli ospedali. Nella prima ondata ricorderete che non riuscivamo a distinguere gli ospedali COVID dagli ospedali no COVID. Altre Regioni lo fecero, ci fu una scelta organizzativa. Se leggete la relazione mi sembra che l'Assessore a un certo punto in una riunione del gruppo dichiarò che, nella prima ondata, non facemmo in tempo perché chiaramente l'epidemia arrivò e ci prese anche un po' alla sprovvista.
Nella seconda ondata ricorderete che a settembre ci fu il nuovo piano per la gestione dell'epidemia che assegnava delle percentuali di posti. Avremmo dovuto riempire prima gli ospedali di base poi gli ospedali spoke, per lasciare gli hub alla fine, così da garantire anche le altre attività sanitarie, per evitare che il COVID esautorasse tutte le patologie.
Ricorderete bene che dopo una settimana dall'esplosione della seconda ondata, in realtà, gli hub piemontesi furono pieni e saltò tutto il piano della Regione Piemonte sull'occupazione dei posti di terapia intensiva negli ospedali.
Anche questo che cosa ci dice, dal mio punto di vista, e che cosa ci dovrebbe dire? Che non abbiamo la capacità, come sistema - ed è un tema organizzativo - di far corrispondere la realtà organizzata sul territorio con quello che scriviamo nei documenti. Insomma, i documenti non li scriviamo - e qui mi riferisco a quello che diceva il collega Valle sul fatto che non li abbiamo aggiornati per tempo - ma anche quando li aggiorniamo, poi ci scontriamo con il fatto che scriviamo delle cose che poi non succedono.
Ricorderete anche - perché ne abbiamo parlato e ce n'è traccia nella relazione - che c'era la questione per cui i primari delle terapie intensive litigavano fra virgolette su chi doveva ricoverare, perch nonostante fosse scritto nel piano, sul territorio mancava la figura che aveva l'ultima parola per dire "questa persona va ricoverata a Borgosesia e non a Novara" (cito ospedali del mio quadrante solo per fare degli esempi).
Mancava qualcuno che logisticamente e, dal punto di vista organizzativo, al di là di quello che avevamo scritto nel piano, lo applicasse. Dopo dieci giorni, quello che avevamo scritto il mese prima era saltato. Anche su questo, possiamo dire che avevamo poche persone e poche risorse, ma il problema è stato anche in questo caso organizzativo.
Faccio ancora un altro esempio: il CRIMEDIM. Su questo ho presentato diverse interrogazioni. Abbiamo un'eccellenza universitaria a livello internazionale in Piemonte che si occupa di medicina dell'emergenza e dei disastri e non viene coinvolta in nessun gruppo di lavoro. Abbiamo fatto le unità di crisi, il comitato tecnico scientifico, il gruppo di lavoro sul territorio, il gruppo di lavoro sugli ospedali. Abbiamo istituito vari gruppi di lavoro, ma il CRIMEDIM non è stato coinvolto, mentre a livello internazionale è accreditato.
Quando ho presentato un'interrogazione su questo, l'Assessore mi rispose: "Io ho anche suggerito questo, ma c'è un'autonomia dell'Unità di crisi, che deve decidere". Anche questo, dal mio punto di vista, un problema ed è una carenza organizzativa.
Ma può essere che abbiamo un'eccellenza sul territorio, sulla medicina dei disastri e non siamo in grado di trovare il modo per cui ci possa essere d'aiuto? Lo ritengo un altro esempio che testimonia che, al di là delle carenze della sanità piemontese (che nessuno vuole cancellare) potevamo fare meglio e non abbiamo fatto al meglio quello che dovevamo fare.
C'è un altro tema, che è quello dei posti letto di terapia intensiva della gestione Arcuri. Al netto delle mancanze della gestione Arcuri, per vogliamo dirci che nella realizzazione di quei posti letto alcune Regioni sono più avanti di noi e ne hanno costruiti fisicamente di più? E anche questo, a cosa è dovuto? È dovuto a scelte di natura organizzativa: qualche Regione si è sostituita come stazione appaltante e ha portato avanti i progetti. Noi abbiamo deciso di delegare tutto alle ASL e chiaramente questo ha rallentato.
Concludo, Presidente, dicendo che dobbiamo stare attenti a non trasformare le carenze organizzative nelle carenze di natura programmatoria, cosa che purtroppo vediamo. Perché oggi parliamo di questo? Perché se vogliamo imparare dai problemi e dalle criticità che sono avvenute durante i giorni della pandemia, dobbiamo cercare adesso di fare meglio, con alcune cose semplici. E chiudo, Presidente, con questo elenco.
Il PNRR non dev'essere svolto come un compitino solo dai Direttori generali, ma deve essere un'occasione per ripensare tutti insieme la sanità piemontese. Dobbiamo finalmente dare il via al nuovo Piano Socio Sanitario ma prima dovremmo confrontarci, studiare e dirci qualcosa. La discussione non è ancora partita.
Dobbiamo pensare a un piano straordinario di assunzione; poi magari non avremo le risorse per attuarlo subito, ma almeno un serio fabbisogno e una prospettiva per risolvere i problemi lo vogliamo mettere per iscritto? Poi cercheremo le risorse, litigheremo con il Governo e faremo tutto quello che c'è da fare, però oggi questo dato non lo abbiamo.
Dobbiamo aumentare le borse di studio di specializzazione regionali. Sono anni che lo chiediamo e ci aspettiamo che, finalmente, nella prossima legge di bilancio avvenga.
Ultimo: rafforziamo l'Assessorato.
Nonostante la creazione di Azienda Zero, se la carenza di personale nell'Assessorato è uno dei problemi, a questo dobbiamo porre rimedio. Non è possibile continuare ad andare avanti tenendo questa carenza strutturale che poi diventa il pannicello in cui nascondere tutto.
Presidente, la ringrazio e chiedo scusa per il tempo che ho rubato all'Aula, ma mi auguro possa servire per fare un lavoro, tutti insieme, per il futuro di questa Regione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Chiedo solo di rispettare i tempi, nel limite del possibile. Finora avete sforato tutti e tre.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
Innanzitutto vorrei ringraziare chi ha redatto questa relazione di 300 pagine; una relazione trasparente, disponibile e visibile a tutti. Pertanto grazie, in primis, al Presidente della Commissione Stecco, per questo grande lavoro di trasparenza rispetto a questa relazione sulla pandemia COVID.
La pandemia COVID ha sconvolto tutto il mondo, quindi ha provato anche il Piemonte in maniera significativa. Abbiamo detto che la Regione Piemonte non partiva al pari delle altre Regioni, perché si usciva da un Piano di rientro. C'era una situazione italiana di tagli su tagli alla sanità perché dal 2010 al 2015 i vari Governi hanno tagliato venticinque miliardi.
Se andiamo indietro, hanno tagliato addirittura trentasette miliardi di euro.
Realisticamente, però, vedo una prima fase che ci ha lasciati persi, come ha lasciato perso tutto il mondo, ma dopo ho visto grandi risposte e un gran rincorrere le soluzioni con l'Assessorato, con i vari commissari del DIRMEI e con una carenza strutturale.
È una questione molto analizzata in quest'Assise, per cui accolgo volentieri l'intervento del Consigliere Rossi quando parla di assumere e inserire più persone nell'Assessorato alla sanità; così come la tematica delle borse di studio regionali, tematica che ci vede favorevoli e che ci vede guardare al futuro, rispetto a inserire risorse aggiuntive sulle borse di studio per la carenza atavica di medici che ormai, purtroppo, si registra in tutta Italia.
Io guardo i dati reali. Il discorso dei laboratori e dei tamponi l'abbiamo detto e stradetto: erano due e sono diventati ventotto; le terapie intensive sono state aumentate di 287 unità e a nessuna persona, nessun piemontese in Piemonte, malato di COVID o di altro, è stato impedito o non è entrato in terapia intensiva. Altre Regioni hanno fatto scelte diverse e sapete benissimo che in altri Stati d'Europa e del mondo non è andata così.
In Piemonte, tutti i malati gravi, siano da incidente siano da altre patologie siano da COVID, sono stati curati nelle terapie intensive.
Le lacune e i ritardi del Governo precedente ci sono stati, sono evidenti e sono ancora evidenziati dalle cronache delle ultime settimane. Le mancanze di Arcuri sono evidentissime e giustamente il Governo Draghi ha mandato in pensione, spostandolo, il Commissario Arcuri, e ha inserito il Generale Figliuolo, che mi pare, per quanto riguarda le vaccinazioni, abbia svolto un ruolo e ha portato risultati encomiabili, aumentando incredibilmente le vaccinazioni.
Oggi, i dati della Regione Piemonte parlano di una delle migliori Regioni d'Italia, se non d'Europa, perché su tutti i parametri siamo ben oltre la media nazionale e finalmente vediamo la luce in fondo al tunnel. Questi sono dati che arrivano quotidianamente.
Naturalmente, il virus ha sovraccaricato la rete ospedaliera che, pur sovraccarica, ha retto, quindi un ringraziamento a tutto il personale sanitario è estremamente dovuto.
Abbiamo parlato di accordi con le Università e l'aumento delle borse di studio vede questa maggioranza assolutamente d'accordo, perché è un tema da sollevare. Sono state assunte centinaia e centinaia di figure, seppur a tempo determinato a causa dell'emergenza sanitaria, tra personale sanitario e personale amministrativo. Questa maggioranza ha deciso e si è trovata una sintesi, un testo non estremamente forzato rispetto alla minoranza, su Azienda Zero. Azienda Zero è un altro elemento che servirà e che serve.
Oggi c'è la legge, è una legge che va riempita di contenuti, serve per coordinare al meglio le ASL e dare quell'organizzazione, quella struttura di cui, come abbiamo detto tutti, inizialmente la Regione Piemonte non era dotata.
Non è assolutamente uno strumento per svuotare le competenze e la struttura sanitaria; è uno strumento per aumentare le competenze, per strutturare la struttura sanitaria e per coordinare al meglio, qualora (e tutti ci auguriamo di no) si palesino ancora situazioni così estreme come la pandemia COVID, che ha sconvolto la vita di tutto il mondo.
Altro dato positivo: il Piemonte ha curato 50 mila persone a casa. Con le USCA e con le cure domiciliari, 50 mila piemontesi sono stati curati a casa. La spinta forte dell'Assessore rispetto alle cure domiciliari all'idrossiclorochina e ai farmaci che servono a evitare che le persone - e sono assolutamente servite - andassero in terapia intensiva, è stata efficace.
Vedo, quindi, un quadro dove un Piemonte e il mondo si trovavano spiazzati un Piemonte che partiva da condizioni diverse rispetto alle Regioni italiane, perché aveva il Piano di rientro e una struttura più debole, ma che ha saputo dare risposte ai cittadini sulla salute dei cittadini piemontesi, con l'Assessorato, con la nostra Giunta, con i dati concreti che ho citato, con il DIRMEI, con le situazioni commissariali.
Ciò lo vedo confermato - lo ribadisco ancora una volta - dai dati che leggiamo tutti i giorni sulle vaccinazioni e sulle presenze nelle terapie intensive. Mi pare che oggi, in Piemonte, ci siano solo - e meno male tredici persone in terapia intensiva.
Siamo in fondo al tunnel. È a disposizione di tutti, di quest'Aula e degli organi d'informazione, una relazione iper dettagliata e ipertrasparente di 300 pagine che spiega punto per punto e risponde punto per punto anche alle criticità che sono emerse inevitabilmente in una pandemia che ha sconvolto la vita di tutti noi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Devo dire che su quest'ultima parte dell'intervento del Consigliere Preioni mi aspettavo che dicesse: solo per oggi, in offerta straordinaria, la relazione del gruppo di lavoro. Ha fatto una promozione talmente enfatica che mi aspettavo qualche offerta speciale da cogliere al volo.
PREIONI Alberto (fuori microfono) La regaliamo!



FREDIANI Francesca

La regalate? Meno male, ci manca solo che paghiamo anche il lavoro che abbiamo fatto tutti noi. Ricordiamoci che se anche siamo arrivati a conclusioni con sfumature leggermente diverse o anche decisamente diverse per alcuni aspetti, le due relazioni sono, comunque, il frutto del lavoro dei Consiglieri che hanno partecipato al gruppo di lavoro per molti mesi e delle numerose audizioni che abbiamo fatto. Ovviamente i dati sono quelli sono oggettivi e incontrovertibili.
Rispetto, invece, alle opinioni politiche, ovviamente, non potevamo arrivare a conclusioni perfettamente coincidenti, tuttavia credo che tutti abbiamo bene in mente quale dovrà essere il lavoro da adesso in avanti.
Spero che veramente s'inizi a parlare del Piano Socio Sanitario che più volte abbiamo evocato anche durante la discussione della proposta di legge sull'Azienda Zero, perché è il momento di capire come dotare la nostra Regione degli strumenti adeguati per affrontare non solo, ovviamente, una pandemia che speriamo non si ripresenti più alle nostre porte, perlomeno non si ripresenti per moltissimo tempo, ma anche la sanità ordinaria quella quotidiana, la sanità che consente ai cittadini di utilizzare i servizi, di accedere alle visite e, soprattutto, di potersi curare. Tutte questioni che sono rimaste in sospeso, come congelate in questi lunghissimi mesi.
Una cosa che abbiamo detto fin da subito, quando abbiamo deciso di aderire al gruppo di lavoro, era che dovessimo trarre delle indicazioni per il futuro. Credo che rispetto a queste indicazioni possiamo solo concordare sul fatto che dobbiamo rafforzare la medicina territoriale, quindi cercare di garantire una capillare distribuzione dei servizi sul territorio cercare di consentire ai cittadini di accedere in tempi brevi ai servizi il che ci riporta al tema delle liste d'attesa già evocato anche dai colleghi intervenuti prima di me.
Spero che da questo gruppo di lavoro non si colga l'occasione per puntare il dito l'uno contro l'altro, anche se qualcosa ho visto adesso in Aula, ma il senso del gruppo di lavoro era proprio cercare di capire cosa non ha funzionato, se qualcosa non ha funzionato e su cosa lavorare da qui in avanti, quindi da qui fino a fine legislatura e poi, ovviamente, per quel che riguarderà chi verrà dopo di noi.
Al di là dei temi che hanno già evidenziato i Consiglieri Rossi e Valle vorrei solo porre l'attenzione su un tema, che è quello delle scuole rispetto al quale, secondo me, potremmo iniziare a lavorare fin da subito.
Durante la pandemia ho apprezzato all'inizio, proprio i primi giorni, in cui ancora non sapevamo bene che cosa avremmo trovato di fronte a noi, il fatto che il Presidente Cirio abbia scelto di chiudere le scuole ovviamente dopo essersi anche confrontato con noi (in realtà, non era così scontato che fosse tenuto a confrontarsi con tutte le forze presenti in Consiglio).
Il fatto di chiudere le scuole in anticipo anche rispetto alle altre Regioni e rispetto anche alle indicazioni del Governo, credo che sia stata una decisione piuttosto saggia, anche se successivamente, nei mesi seguenti, abbiamo sentito dire più volte che le scuole erano luoghi sicuri e abbiamo faticato un po' a ottenere i dati rispetto ai contagi in ambito scolastico, ma alla fine li abbiamo ottenuti e in realtà abbiamo visto che il virus, nelle scuole, circolava eccome. Ovviamente anche qui la colpa, se di colpa possiamo parlare, è di alcune situazioni che si trascinano da anni nelle scuole. Qualcuno citava prima le classi pollaio, qualcuno citava anche i trasporti, perché sono problemi che abbiamo tutt'oggi.
Dobbiamo pensare a come possiamo intervenire fin da subito, anche per cercare di garantire ai nostri studenti e ai nostri ragazzi di continuare a seguire le lezioni in presenza e non rischiare più di ritrovarsi in DAD o perlomeno, di utilizzare la DAD come scelta, come strumento di supporto non come alternativa alla scuola. Noi possiamo intervenire da subito e mi dispiace che oggi non sia presente l'Assessore Gabusi, perché nelle prossime settimane vorrei avere un confronto con lui o in Consiglio o in Commissione.
Credo che ci siano ancora grossi problemi sul trasporto pubblico e sul modo in cui i nostri ragazzi raggiungono la scuola, considerando i sacrifici enormi che abbiamo chiesto e che stiamo chiedendo anche ai ragazzi; perch è vero che agli studenti nelle scuole superiori o medie non è richiesto il Green Pass, ma se un ragazzo vuole praticare sport deve avere il Green Pass. Credo che il nostro primo pensiero dovrebbe essere quello di tutelare i nostri giovani, i nostri ragazzi e dare delle garanzie che molto spesso in questi mesi, purtroppo, non hanno avuto e non chiedere mai più i sacrifici che abbiamo chiesto.
In questi mesi, tra l'altro, abbiamo più volte parlato dei test salivari un tema emerso durante le audizioni. Test salivari tanto attesi, che poi in realtà, non sono mai arrivati e non so se nei prossimi mesi si pensi di.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità (fuori microfono)

Guardi che ci sono; davvero!



FREDIANI Francesca

Ci sono, però non sono ancora stati utilizzati a oggi, inizieranno immagino con il nuovo programma "Scuola sicura" delle prossime giornate. L'Assessore ci dirà. Fino a oggi non ho ancora avuto notizia di utilizzo all'interno delle scuole. Le aule non sono ancora così sicure come dovrebbero essere tant'è che abbiamo anche depositato un atto d'indirizzo, che speriamo sia discusso al più presto, in cui chiediamo che s'investano delle risorse, se vogliamo dare un segnale da subito. Questo può essere un ottimo modo per dei dispositivi che consentano di purificare l'aria.
Questo è solo un esempio di come possiamo trarre delle indicazioni e degli insegnamenti da quanto è accaduto, dalla tragedia che ha colpito la nostra regione, il nostro Paese e tutto il mondo. La pandemia, ovviamente, ha avuto conseguenze su tutto il mondo e continua ad averne, quindi quello che vediamo negli altri Paesi, in alcuni Paesi che purtroppo adesso stanno vedendo una ripresa dei contagi, speriamo di non doverlo più rivedere nella nostra regione. Ragion per cui dobbiamo assolutamente cercare di mettere in atto, da subito, tutte le iniziative possibili e trarre gli insegnamenti opportuni, anche da iniziative come quella che abbiamo messo in atto quindi dal gruppo di lavoro che abbiamo portato avanti per mesi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Frediani.
Ha chiesto la parola la Consigliera Disabato; ne ha facoltà.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Penso che l'operato del gruppo di lavoro d'indagine conoscitiva sia stato importante e ci permetterà di non commettere più gli stessi errori o di non fare più passi falsi per il futuro.
Un aspetto che ha accomunato tutti credo che sia stato proprio l'errore di non tenere in considerazione quello che la scienza ci diceva ormai da tanti anni, e cioè che le pandemie si sarebbero moltiplicate, sarebbero state predominanti, avrebbero affiancato la continua crescita delle malattie croniche.
Lo stesso mancato aggiornamento dei Piani pandemici nazionali e regionali denota una scarsa attenzione nei confronti di quello che la scienza diceva.
Ricordo benissimo, durante le lezioni cui partecipavo all'università quando i professori dicevano: "Dovremo fare i conti con il procreare delle malattie infettive e dei nuovi virus. Dovremo essere anche in grado di prevenire, per quanto possibile, eventi pandemici".
Di prevenzione si è parlato poco, molto si potrebbe ancora fare: sicuramente, il moltiplicarsi di questi eventi è un problema dovuto a una scarsa pianificazione. Soprattutto, occorre prevenzione. Ci sono degli istituti, sia a livello regionale sia nazionale, che si occupano di monitorare i virus e i patogeni che potrebbero essere fonte di eventi epidemici o pandemici.
Penso all'eccellenza territoriale dell'Istituto Zooprofilattico, che monitora la presenza di questi agenti infettivi; ci sono dei centri che operano proprio nella vigilanza sanitaria rispetto alle malattie portate da animali (penso ai nostri centri di recupero sul territorio, che spesso sono sottodimensionati in termini di risorse, e che invece andrebbero valorizzati); ci sono degli enti che ci possono mettere in guardia rispetto all'insorgenza di nuovi eventi pandemici sul territorio.
Dobbiamo prendere in considerazione il fatto che anche le nostre abitudini future dovranno cambiare, perché nulla sarà più come prima. Anche il nostro approccio nei confronti dell'ambiente e nei confronti degli altri esseri viventi dovrà necessariamente cambiare se non vogliamo che si moltiplichino quegli eventi che causano, appunto, il proliferare di pandemie.
Credo che dal 2000 a oggi un mea culpa da parte della politica sia necessario. Non credo che sia il caso di avviare qui uno scontro tra chi è stato responsabile di una cosa e chi no; semmai, penso che si debba fare il punto della situazione per permetterci di capire che cosa non fare più.
Sicuramente, l'inizio dell'evento pandemico è stato molto forte. Ricordo quando si faceva fatica ad accedere ai tamponi, probabilmente perché non c'erano dei chiari protocolli che potessero dirci che cosa fare effettivamente. I tamponi dovevano essere somministrati soltanto a chi aveva i sintomi; c'era invece chi sosteneva che bisognava avviare un contact tracing per isolare anche gli asintomatici.
Di fatto, tutto questo caos, senza delle norme ben definite e certe di un risultato, ha portato anche il Piemonte ad avere effettivamente una somministrazione di tamponi più bassa rispetto ad altre Regioni. Questo si è visto soprattutto durante la prima fase della pandemia, quando abbiamo avuto un'ondata ritardata rispetto a quella che si è vista in Lombardia nel Lazio o in altre Regioni. È stata forte e si è abbattuta sul nostro sistema ospedaliero che era già provato dalla carenza di medici e di specialisti. Ma queste, come dicevamo prima, sono carenze strutturali.
È per questo che non si può dire che tutto quello che non è stato fatto sia riconducibile a una scarsa gestione del presente, perché le cause sono da ricercare soprattutto nel passato. A mio avviso, non si possono improvvisare dei laboratori di analisi. La formazione dei medici e dei biologi, l'acquisto del materiale e delle attrezzature per processare i tamponi (le famose PCR) non si possono improvvisare nel giro di uno o due mesi.
Se avessimo avuto dei piani pandemici ben definiti, saremmo potuti arrivare preparati a quest'emergenza, senza dover rincorrere e acquistare nuovi materiali, senza dover formare ulteriori specialisti. Ci sarà stata sicuramente una carenza in ambito organizzativo - è vero - ma anche una carenza dovuta, comunque, allo scarso preavviso con cui abbiamo iniziato a trattare il problema e con cui sono stati messi a disposizione delle nostre strutture materiali, fondi e personale adeguato per tracciare i nuovi casi di malati COVID e isolare effettivamente il virus. Questo ha portato, come dicevamo prima, a un'esplosione all'ultimo minuto che si è riversata negli ospedali anche a causa di una carenza strutturale della medicina territoriale ma, anche in questo caso, dobbiamo andare a ricercare le cause in una scarsa programmazione.
Sappiamo bene qual è la situazione della nostra medicina territoriale: abbiamo approvato una proposta di legge che incentiva le forme associative di medici di medicina generale, ma l'emergenza non sono le associazioni.
L'emergenza è dovuta al fatto che i medici di medicina generale non ci sono più. Noi continuiamo a leggere ogni giorno comunicati stampa che arrivano da ogni parte del territorio piemontese che denunciano l'impossibilità dei cittadini a poter accedere al servizio di medicina generale perché i medici vanno in pensione e non abbiamo personale per rimpinguare i nostri studi.
Effettivamente, sempre più persone in Piemonte saranno discriminate, perch non saremo in grado di offrire loro un servizio, per la scarsa programmazione.
Un altro punto cruciale che vorrei affrontare riguarda la comunicazione che è stata caotica da parte di tutti gli attori politici sin dall'inizio.
Anche oggi, per esempio, dire che tutto tornerà alla normalità è, a mio avviso, sbagliato. Oggi possiamo dire che siamo effettivamente in una fase discendente, dal punto di vista delle problematiche, ma questo non ci consente di abbassare la guardia rispetto ad altre ondate che potrebbero verificarsi in futuro per il Coronavirus o per altre tipologie di patogeni che potrebbero portare a una pandemia.
Come dicevo prima, il nostro approccio nei confronti dell'ambiente e della società dovrà necessariamente cambiare. Anche la politica dovrà assumersi la responsabilità delle false indicazioni: penso, per esempio, a tutta la comunicazione relativa alla campagna vaccinale, che sin dall'inizio è stata molto confusa. Ricordo quando si parlava di "AstraZeneca sì" o "AstraZeneca no", oppure rispetto al fatto che con le cure si potessero sostituire i vaccini. Insomma, una serie d'informazioni con cui si è tempestata la popolazione. Forse, avremmo dovuto dare più voce alla scienza per spiegare chiaramente qual è l'unica soluzione utile per risolvere una pandemia ossia il vaccino.
Secondo alcuni studi effettuati dall'Istituto Superiore di Sanità, nel 2000 bisognava programmare non tanto per arrivare a una gestione ottimale a livello ospedaliero e quant'altro, ma soprattutto per mettere in rete i medici, gli scienziati e gli studiosi, al fine di elaborare delle nuove tecniche innovative in grado di creare tanti vaccini efficaci, con delle nuove tecnologie, ma soprattutto in breve tempo dall'insorgere di una pandemia. Anche per quello era importante fare un discorso con i nostri scienziati, per capire cosa fosse meglio fare e come agire a livello di laboratori di analisi, ma soprattutto quali comunicazioni dare alla popolazione. Questo è importante farlo oggi, ma sarà importante anche per il futuro, perché, come dicevamo prima, non possiamo pensare che questo sia l'unico e l'ultimo evento pandemico che andrà a investire la nostra comunità.
Ci sono stati dei luoghi che maggiormente hanno risentito dell'emergenza sanitaria. Sono i luoghi dove ci sono gli anziani e i pazienti più fragili e più deboli, che sono quelli che hanno pagato maggiormente le conseguenze della pandemia. Di questo non ci dobbiamo dimenticare. Anche lì dobbiamo fare una riflessione, che è però ben più profonda rispetto al semplice tamponare un'emergenza sanitaria, perché forse dobbiamo rivedere tutto l'insieme dell'assistenza sanitaria per i nostri anziani e far sì che quei luoghi siano sicuri ed efficienti.
Oggi abbiamo un'altra emergenza, che è quella dei fondi che non entrano nelle RSA, delle convenzioni che non riusciamo a stipulare. Ed è un sistema che viene messo costantemente in emergenza. Pertanto, dobbiamo andare a rivedere tutto il sistema per evitare che si vada nuovamente in affanno com'è successo. Poi ovviamente ci dev'essere chiarezza nei protocolli.
Se, a livello nazionale, viene data un'indicazione e si dice che si possono riprendere le visite dei parenti nelle RSA, perché abbiamo il Green Pass abbiamo il vaccino e abbiamo il tampone, deve essere così. In caso contrario, se un parente non riesce ad andare a trovare il proprio caro in una RSA, pur nel rispetto di tutte quelle disposizioni, stiamo dando veramente un segnale di confusione. Chiunque potrebbe dire "se ho il Green Pass, allora non funziona", oppure "se ho fatto il tampone, allora non funziona". Se solleviamo ulteriori dubbi sulla funzionalità di questi strumenti, mettiamo in dubbio tutta la gestione dell'emergenza.
Anche su questo, spero che si faccia un passo chiaro e netto in Conferenza delle Regioni per stabilire quali sono i protocolli e dare un'indicazione seria e concreta a chi li deve applicare per il bene della collettività.
Oltre a questo, altro non mi sento di dire, se non sperare che in futuro ci possa essere collaborazione, pianificazione e programmazione e che non si rischi di arrivare impreparati a un ulteriore evento che potrebbe investire la nostra comunità con una tale portata, perché a farne le spese sarebbero i cittadini. Noi adesso sappiamo quello che dobbiamo fare, sappiamo quello che possiamo fare. Mettiamo in atto tutte le soluzioni che con efficacia hanno portato alla situazione in cui siamo oggi e sicuramente forniremo un servizio buono ai cittadini piemontesi e non solo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Vi chiedo di rispettare i tempi, perché devono ancora intervenire diversi colleghi. E vi supplico per l'ennesima volta di indossare bene le mascherine, sopra il naso, per il rispetto di tutte le persone presenti in aula.
La parola al Consigliere Cane.



CANE Andrea

Ho ascoltato attentamente chi mi ha preceduto delle minoranze, anzi mi spiace non vedere in aula i colleghi Valle e Rossi, che magari potranno ascoltare questa replica in differita. Ho sentito dichiarazioni che mi hanno stupito. Si è detto "non si è creato un luogo di discussione", "si poteva fare di più". Ho sentito parlare di "azioni sciocche e disastri" "meno tamponi". Ho anche sentito parlare di un certo gap del Piemonte rispetto ad altri territori e altre Regioni.
Penso che abbiamo creato la Commissione COVID e questo gruppo di lavoro per fare chiarezza sugli accadimenti, tutti noi, di comune accordo tra maggioranza e minoranze. Ma dopo aver letto la relazione stesa dalle minoranze, cosa esce fuori? Che cosa può rimanere nell'immaginario di qualsiasi persona che possa averla letta? Che si voleva trovare un colpevole: qualcuno di noi, magari qualcuno di noi seduto in quest'aula una o più persone che governano la Regione e che possono essere presenti in questa giornata.
Oggi abbiamo in mano i risultati di mesi di lavoro e penso che, anche senza una laurea in campo medico, si possa asserire che la Commissione, ovvero il gruppo di lavoro COVID, possa aver avuto, leggendo la relazione delle minoranze, dei disturbi dissociativi.
Di tanto in tanto tutti noi accusiamo questi problemi nell'integrare memoria, percezione, identità e coscienza. Penso che questo sia accaduto in questo gruppo di lavoro, tutto ciò è verbalizzato, congelato negli atti fermo nella memoria dei presenti e penso che sia molto differente ciò che è accaduto tra l'accadimento e il percepito.
Mi viene da chiedere, signor Presidente, se a chi ha presieduto questo gruppo di lavoro qualche volta è successo, ad esempio, di guidare fino a una certa meta senza accorgersi del tragitto fatto per giungervi. È un esempio calzante di ciò che si evince in queste due relazioni: uno penso sia il frutto del lavoro di una Commissione e l'altro penso, invece, sia un viaggio fatto arrivando a una destinazione, ma senza avere coscienza del percorso.
Il documento prodotto in seno alla minoranza del coordinatore del gruppo Daniele Valle, penso che poteva essere esteso senza nemmeno entrare in Aula. È una cronistoria che mischia notizie giornalistiche con decreti norme e leggi e che ripete le accuse già portate in Aula dalle minoranze senza mai contestualizzarle con ciò che, in centinaia di ore di audizione gli interlocutori hanno detto in Commissione. Penso, quindi, che leggendo uno di questi due documenti, un piemontese si senta preso in giro. Uno è una narrazione di ciò che è successo, l'altro penso sia, invece, una narrazione politicamente pretestuosa, per poi uscire spesso, come succede ogni volta, scadenzialmente con i comunicati stampa.
In Aula consiliare questo progetto, questo gruppo di lavoro cosa voleva fare? Voleva smontare la sanità piemontese durante la pandemia? Trovare un colpevole? Chi poteva essere? L'Assessore Icardi che è presente in aula? La Lega o la maggioranza di centrodestra? No, io penso che questo progetto sia sfumato e poi detonato nel nulla.
Tutto ciò mentre a livello nazionale, lassù dove i coordinatori erano le espressioni proprio dei partiti che le nostre minoranze rappresentano - e riprendo discorsi precedenti - uscivano le mascherine killer, il peculato la corruzione, l'abuso d'ufficio. Ma torniamo a noi, signor Presidente, non sono qui per dire ciò che è palese agli occhi di tutti. Penso che in Piemonte si sia fatto tutto il possibile durante la pandemia. È tutto nero su bianco, con nomi e cognomi: medici, infermieri, manager e volontari della Croce Rossa.
Faccio qualche esempio, per far sentire ciò che è successo in questo gruppo di lavoro; esempi reali, per chi sta ascoltando adesso in diretta o per chi vedrà poi questo video registrato.
Cito l'audizione del 25 marzo 2021, audizione dei responsabili dell'area sanitaria della rete ospedaliera dell'Unità di crisi, al fine di approfondire gli interventi regionali di attuazione del Piano di realizzazione di posti letto per pazienti COVID, a fare data dall'inizio della diffusione pandemica.
Il Consigliere Valle chiedeva: "Le rivolgo una domanda al volo solo relativamente a questi numeri, perché è interessante per tutti: lei ci ha dato un massimo ma, se non ricordo male, c'è una forbice; vorrei sapere il Piemonte come si colloca in quella forbice, prima della pandemia, a fine 2019".
Il dottor Franco Ripa rispondeva: "Per quanto riguarda la rianimazione noi avevamo, come dato base pre-COVID, 327 posti letto di rianimazione - questo poi lo potrà confermare meglio il dottor Livigni - e, nella prima ondata siamo arrivati a oltre 600". 600 posti di rianimazione, "praticamente abbiamo raddoppiato".
Nel documento del Consigliere Valle questo diventa: "I ritardi nell'approntamento dei posti letto Arcuri e le strutture straordinarie di OGR Valentino attivate quando ormai era oggettivamente tardi".
Nella stessa audizione, il Consigliere Rossi e il Consigliere Valle incalzano su come il Piemonte ha realizzato il Piano Arcuri. Vi riporto la risposta di Emilpaolo Manno, coordinamento sanitario area ospedaliera del DIRMEI: "Partirei dai fondi Arcuri, per esempio. L'analisi che è stata fatta dai Consiglieri è esatta fino a un certo punto, nel senso che arriviamo ai primi giorni di novembre in cui le Aziende che hanno assunto il ruolo di "ente esecutore" avrebbero dovuto attivare la progettazione esecutiva, cioè la parte di realizzazione dei progetti che erano stati approvati dal Governo. non dal Governo, chiedo scusa, ma dalla struttura commissariale. Però la stessa ha avocato a sé la scelta e la determinazione dei progettisti. Questo è stato un inciampo non di poco conto. Comunque, di quest'aspetto sono certo: è stata avocata dalla struttura commissariale la scelta delle strutture che avrebbero svolto la parte di progettazione questo ha comportato un ulteriore grosso ritardo, in quanto i progettisti sono stati scelti, hanno dovuto valutare i piani iniziali, sono entrati nei vari ospedali e hanno valutato con noi clinici ciascuna struttura di terapia intensiva e subintensiva e, finalmente, forse, in queste ultime decine di giorni si sono aperti i cantieri".
Pertanto, signor Presidente, che cosa si può pensare dopo queste parole? Penso che questi posti raddoppiati in ospedale siano tutti sforzi della sanità piemontese.
Concludo con l'ultima audizione che ho voluto citare, quella del 20 novembre 2020 (retrocediamo di un anno), audizione con i rappresentanti di Fondazione e Promozione Sociale Comitato Vittime RSA, per un approfondimento sulle ricadute dell'emergenza COVID nei confronti delle RSA.
Per la minoranza, la Regione doveva, in due mesi, superare le inefficienze del passato, a firma Saitta e Chiamparino, e sostituirsi al Servizio Sanitario Nazionale, visto che il documento recita, e sto citando la relazione della minoranza: "Per i primi due mesi almeno di epidemia, il tema RSA è stato deliberatamente ignorato e poi accantonato, sulla scorta di un'errata convinzione sull'isolamento delle strutture e d'interpretazione sbagliata della natura giuridica delle stesse strutture.
Una mancanza grave che ha portato a terribili conseguenze e che non pu comunque giustificarsi. Infatti, indipendentemente dalla natura giuridica delle strutture, la fragilità particolare dei cittadini lì ricoverati imponeva, in ogni caso, alla Regione di intervenire con tempestività in ordine alle sue funzioni di tutela della salute pubblica".
Vi riporto la risposta di Maria Grazia Breda, Presidente della Fondazione Promozione Sociale: "Ciò che purtroppo il COVID-19 ha portato alla luce è che nelle RSA, ma anche per coloro che sono morti a domicilio, è che si trattava di persone anziane che avevano pluripatologie croniche, da cui non dipende la loro non autosufficienza, quindi malati molto gravi. Questo anche perché, lo ricordo, negli ultimi anni, a causa dei tagli operati nei confronti delle strutture ospedaliere e dei posti di riabilitazione di lungodegenza, le dimissioni di questi malati sono sempre più precoci e sempre più in fase di acuzie e le RSA, come più volte è stato denunciato dagli stessi gestori, erano nate per occuparsi di persone che non avevano problemi di acuzie. È questo il motivo grave e drammatico per cui è necessaria una loro riorganizzazione come strutture sanitarie residenziali all'interno di un percorso della filiera del Servizio Sanitario Nazionale".
Potrei continuare, signor Presidente, ma preferisco terminare portandovi un'evidenza attuale: l'ultimo report sull'andamento della pandemia in Europa, a cura, come sempre, del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie, premia il Piemonte come una delle aree meno a rischio contagio dell'intero continente. In Piemonte, grazie a un lavoro colossale - e, ripeto, colossale - in un contesto che era descritto come di medicina delle catastrofi, nessuno è stato lasciato indietro e oggi siamo qui, con la stessa squadra, a costruire il futuro del Piemonte.
Ho sentito parlare di gap del Piemonte. Il Piemonte adesso è ritenuto una delle poche aree verdi, ovvero sicura, dell'intero continente, quindi una fascia a minor rischio. Ricordiamo che era in questa fascia già a settembre ed è stato uno dei primi territori, cui adesso si stanno aggiungendo altri.
Questa è l'unico aspetto che conta, quindi non vedo altra strada se non quello di votare e approvare la relazione della maggioranza e bocciare quella delle opposizioni che, ripeto, penso si sia rivelata com'era già prevedibile. Sono stato presente a diversi di questi incontri; mesi di riunioni, audizioni e interventi ad hoc sono stati riassunti in un documento che rappresenta unicamente un pessimo esempio di come la politica anteponga i propri tornaconti di partito davanti all'impegno di una Regione che ha fatto di tutto per difendere e tutelare la salute dei propri cittadini.
Grazie, Presidente.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Cane.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Mi verrebbe da dire che il Consigliere Cane dovrebbe leggersi la relazione delle minoranze. La cosa brutta è che credo l'abbia letta, ma forse - e dico forse - non l'ha compresa fino in fondo. Proprio per questo citer poi, passo per passo, non le parole dell'opposizione, ma le parole di chi ha avuto le responsabilità di governo in questa crisi.
Inizierei con delle date, perché ho paura che non vi ricordiate - e lo dico in generale - di che cosa succedeva il 23 febbraio 2020, giorno nel quale il Ministro Speranza, assieme al Presidente Cirio, emanavano la prima ordinanza in merito all'emergenza COVID. La sanità piemontese non era nemmeno, sottolineo nemmeno, in grado di sapere se i piani pandemici erano ancora attuali e in funzione: parole di nostri dirigenti.
"Una nave in partenza può non essere a conoscenza dell'arrivo di uno tsunami" - e su questo siamo tutti d'accordo - "e quindi non essere dotata del giusto equipaggiamento per farvi fronte, ma certamente tutti ci aspettiamo che a bordo vi siano almeno le scialuppe di salvataggio e i salvagente necessari per tutti".
Il Piemonte a inizio della pandemia, lo possiamo dire nero su bianco nella nostra relazione, non sapeva nemmeno di cosa disponeva nelle sue stive neppure nelle sue scialuppe. Se si guardano bene i dati della nostra relazione, a partire dai DPI, vorrei solo che ritornassimo magari alle parole dei nostri dirigenti. A un certo punto Aimar, che mi pare allora fosse il Direttore, dice: "Nella parte finale del mese di gennaio la Lombardia fece rastrellamento di DPI e di altro perché ebbe notizia" sottolineo "ebbe notizia" come se fosse un insider trading - "che a livello mondiale questi beni si stavano riducendo nelle loro disponibilità". Nero su bianco, anzi a verbale di questa Commissione.
C'è da dire che "su questi DPI, a fronte di operazioni di rastrellamento sul mercato da parte di altre Nazioni partite prima, mi si raccontava che la Germania e gli Stati Uniti stavano rastrellando a piene mani e che non era più possibile importarne, perché ovviamente il prezzo saliva".
Basterebbe leggere alcune pagine della nostra relazione per ricordarvi che idee vi sono venute. Venti giorni di ritardo rispetto alla Lombardia all'Emilia-Romagna e a tante altre Regioni hanno voluto dire non sapere nemmeno quanti ne avevano ASL per ASL e come ridistribuirle secondo l'emergenza (sulle RSA arriveremo fra poco).
Non so se il Consigliere Cane si ricorda che cos'è successo, invece, di una vicenda che avete affrontato con tutti; il Consigliere diceva degli interessi di partito e della visibilità, ma non so se si ricorda, lasciando perdere le emergenze, gli scandali e le inchieste, del caso Govone.
L'11 marzo un comunicato stampa della Giunta regionale annuncia: "Saranno gli stabilimenti della Miroglio, gruppo di Alba, a produrre le mascherine in tessuto a uso sanitario che necessitano per l'emergenza coronavirus". Lo ha annunciato l'Assessore regionale alla sanità del Piemonte, Icardi, dopo che l'azienda albese ha confermato la possibilità di rispondere alle esigenze espresse dall'Unità di crisi. "Ringrazio di cuore la disponibilità dell'azienda che ha prontamente risposto al nostro appello" - dichiara l'Assessore Icardi - "in primo luogo per merito del personale interessato di Giuseppe Miroglio".
Pochi giorno dopo, l'Assessore Icardi compare al TGR dicendo di aver consegnato il primo lotto di mascherine e specificando che "attendiamo solo di stampare la certificazione che abbiamo avuto da Roma". Il 27 marzo incomincia la distribuzione, ma "la mascherina non garantisce in alcun modo la protezione delle vie respiratorie di chi le indossa. Le mascherine igieniche, protezione naso-bocca, non offrono una protezione efficace contro i patogeni". Lo ricordo solo per mettere i tasselli: anche le RSA riceveranno un quantitativo di queste mascherine. Ma non è l'unico acquisto. Se vi ricordate, anche un acquisto di cinque milioni di mascherine lavabili da distribuire a tutta la popolazione, il cui costo sarà coperto dalle donazioni, e le consegne sono fatte oltre aprile, a luglio (mi pare che finirà il 31 luglio, data in cui ormai le mascherine erano anche acquistabili nelle farmacie).
Contemporaneamente, vorrei ricordare che cosa facevano le opposizioni.
Perché va bene tutto, ma noi siamo stati in silenzio stampa per venti giorni scrivendo comunicati congiunti e dicendo "massima lealtà alle istituzioni"; "tutti a disposizione"; "vi manderemo casa per casa e non denunceremo alle autorità"; "faremo riferimento all'Unità di crisi". Tutti i colleghi, sono andato a controllare.
A un certo punto, c'è una data in cui le opposizioni iniziano, in qualche modo, a infervorarsi. Una data di queste è quella quando l'Assessora Caucino ci spiega che nelle RSA non se ne occupa nessuno, che nell'Unità di crisi non c'è nessuno che se ne occupa e che la Regione Piemonte sostiene che le RSA sono private e quindi non sono meritevoli di ricevere, per esempio, le attenzioni sui DPI, ma nemmeno sullo screening. Ve lo ricordate, colleghi? Se il Consigliere Cane mi chiede quando sono cambiate le cose, rispondo che sono cambiate lì, a partire dalla vicenda di Tortona dopo tante nostre denunce, perché l'Assessore Icardi ricorderà quando l'ho chiamato per la prima volta, quando avevo segnalato che a Tortona una, due tre, quattro cinque suore iniziavano a essere contagiate. Che cosa sta succedendo? Ve lo dico così, anzi ve lo dico con le parole di allora, di marzo. Le opposizioni vi chiedono tutte insieme: come gestiamo a livello territoriale i servizi per i più fragili? I senza tetto? Le donne vittime di violenza? Le persone sole? Quelle con problemi psichiatrici? Quanti sono i morti nelle case di riposo divenute delle vere e proprie bombe a orologeria? "Servono controlli a tappeto a tutto il personale delle RSA e agli utenti e strutture vuote da adibire all'accoglienza. Lo diciamo da settimane senza sollevare polemiche, ma con continue segnalazioni, eppure oggi abbiamo assistito a una Commissione disastrosa in cui l'Assessora Caucino ha dimostrato di non sapere nulla sui tamponi e ha affermato di essere ignorata da colleghi e dirigenti, che nessuno del suo Assessorato fa parte di un'Unità di crisi e che ogni RSA viene seguita dalla sua ASL di riferimento, senza un protocollo o un coordinamento". Non sono parole nostre, sono parole di una parte della Giunta.
Noi dicevamo una cosa semplice: nelle RSA servono tamponi e monitoraggio e bisogna garantire la sicurezza assistenziale, ma questa vicenda ci riporta anche alla grande confusione dal punto di vista delle delibere e anche degli atti conseguenti.
C'è una polemica che viene registrata anche nella nostra relazione relativa alla cosiddetta "delibera sulle RSA". Perché, come ricorderete, dopo tante denunce noi chiedevamo se di tutte le persone non autosufficienti che uscivano dai pronto soccorso o che non potevano essere ricoverati nelle terapie intensive qualcuna di esse fosse entrata nelle RSA, visto che i tamponi non venivano fatti e visto che i protocolli previsti fino ai mesi di febbraio e marzo prevedevano, in qualche modo, il loro ingresso. Al riguardo, c'era stata una controversia sul fatto che la data di pubblicazione della delibera era dei primi di aprile, quando, di fatto, tre settimane prima la Giunta aveva approvato delle linee d'indirizzo.
La domanda che vi rivolgiamo, quindi, è la seguente: da gennaio ai primi giorni di aprile - alla data di pubblicazione di quella delibera - che cosa è successo a tutte quelle persone non autosufficienti? Basterebbe guardare che cosa dicevano i nostri dirigenti e chi gestiva le RSA: sostenevano che non c'erano spazi idonei, che mancava personale che aveva quel tipo di professionalità, ma soprattutto che mancavano i dispositivi di sicurezza e tamponi.
Termino, Presidente (come avrà capito, ci siamo divisi alcuni compiti) arrivando a una delle ultime vicende che mi ha riguardato: mi riferisco alla vicenda di Torino Esposizioni.
Il 2 novembre, a fronte dell'emergenza incalzante, viene enunciata entro dieci giorni la realizzazione di una nuova struttura straordinaria sul modello di quella già realizzata alle OGR.
Ve lo dico così, sommessamente: ringraziate che sono arrivate tantissime donazioni dei privati! Ringraziate che di queste la Corte dei Conti non vi chiederà mai conto, mai! Pertanto, Assessore Icardi, non c'è bisogno che dica, come faceva durante la pandemia, che è pronto ad andare in galera perché nessuno le chiederà i soldi e nessuno.



(Commenti dell'Assessore Icardi)



GRIMALDI Marco

Sì, lei diceva: "Io sono pronto, perché ho fatto bene. Io ho fatto benissimo e sono pronto".



(Commenti dell'Assessore Icardi)



GRIMALDI Marco

Non è più pronto ad andare in galera? Va bene. Sono contento.



PRESIDENTE

Scusate!



GRIMALDI Marco

Sono contento, nessuno vuole indagarla né.
Però, sommessamente, mi chiedo come sia stato possibile investire così tanti soldi prima nelle OGR e poi in Torino Esposizioni non capendo fin dall'inizio che, forse, bisognava evitare che la metà degli ospedali piemontesi diventasse "ospedale COVID", ingolfando, tra l'altro, la gran parte degli altri ospedali che dovevano continuare a svolgere le loro funzioni! Su questo, credo che ci sia poco da difendersi: alcuni errori andrebbero ammessi, con tranquillità.



PRESIDENTE

Consigliere Grimaldi, concluda!



GRIMALDI Marco

Ma hanno parlato tutti quindici minuti e lei sta stoppando solo me!



PRESIDENTE

No, dieci minuti!



GRIMALDI Marco

Mi spiace, ma forse lei non era presente in aula, perché presiedeva il Vicepresidente Graglia.



PRESIDENTE

No, hanno sforato di un minuto o due.



GRIMALDI Marco

Ho terminato, Presidente.
Dico solo che ogni tanto ammettere i propri errori e non scaricarli su tutti sarebbe il primo passo per un'analisi condivisa di quello che è successo.
Purtroppo, ahimè, anche questa opportunità l'avete persa.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Magliano; ne ha facoltà.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Ho letto con attenzione entrambe le relazioni e penso sia opportuno, almeno da parte nostra, se non vogliamo metterci nelle condizioni di immaginare che le conclusioni fossero scritte prima rispetto al lavoro fatto; lavoro che, invece, è stato poderoso.
Ho sentito alcune affermazioni dei colleghi che, in qualche modo, mi lasciano di stucco. Perché dico questo? Perché di fronte a quello che è accaduto, il ruolo delle minoranze è evidentemente quello di provare a capire che cosa non ha funzionato, almeno per chi, come me, ha subito preso atto della difficoltà che stavamo vivendo; una difficoltà epocale, che non poteva non tener conto dello status della sanità piemontese nel momento in cui si è abbattuta la pandemia su di noi. Nello stesso tempo, però, oltre a rendersi conto di questo, ogni tanto si dovrebbe pensare che anche nell'attività di governo si sbaglia. Ammettere i propri errori è sintomo di capacità di governo, soprattutto se da quegli errori se n'è fatto tesoro.
In alcuni interventi della maggioranza questo tipo di categoria dialettica e di concetto proprio non l'ho sentito, o non le appartiene. Questo oggi renderebbe più forte l'azione in quest'Aula e l'azione della Giunta nel governo della sanità e di quello che resta - mi auguro - dell'esperienza della pandemia. Ma così non è.
Dall'altra parte - mi pare che alcuni colleghi l'abbiano sottolineato con grande chiarezza - siamo stati di fronte a delle incongruenze e ad alcune fratture.
È evidente - lo testimonio, perché è stato uno dei temi di cui mi sono occupato - che nella prima parte abbiamo iniziato a fare i distinguo purtroppo, tra chi faceva parte del sistema sanitario regionale e chi no: i volontari non facevano parte del sistema sanitario regionale (così ci è stato detto) perché non erano dipendenti della Regione Piemonte; dunque, i sistemi di protezione per costoro non erano affare della Regione Piemonte.
Poi su quest'aspetto si è lavorato e le cose sono cambiate - bisogna prenderne atto - ma quelle affermazioni hanno rappresentato una frattura tutta da ricucire e da ricomporre tra le centinaia e centinaia di associazioni di volontariato che, storicamente, rappresentano un'eccellenza per questa Regione e che durante la pandemia non si sono mai sottratte al loro compito, subendo anche numerose perdite nel prestare la loro attività molti, purtroppo, si sono ammalati e sono deceduti.
Bisognerà ricostruire questo rapporto. Mi auguro che la lettura di queste due relazioni ci permetta anche di capire qual sarà il punto di arrivo qual è la responsabilità, qual è la scommessa che abbiamo davanti, per ricucire pezzi che, in qualche modo, rispetto a posizioni politiche prese da questa maggioranza, si sono sentiti lasciati soli.
Lo stesso è capitato nello stucchevole teatrino (o dibattito) tra il sistema sanitario regionale e i nostri medici di famiglia. Il sistema territoriale era debole: questo in parte è vero, l'Assessore l'ha detto tante volte, perché c'è stato un investimento ospedalocentrico piuttosto che un rafforzamento della medicina sul territorio. Però un conto è fare quest'affermazione, altro conto è dire che la responsabilità era tutta dei nostri medici di famiglia che si nascondevano, che avevano paura, che non avevano voglia fino in fondo di affrontare questa pandemia e questo tsunami sanitario tanto quanto facevano i loro colleghi nei reparti COVID o nei pronto soccorso degli ospedali.
Anche su questo, bisognerà ricostruire un rapporto di fiducia, ricostruire un rapporto umano, non solo politico. E non penso - questo lo dico con grande chiarezza - che i dieci milioni messi per aumentare la medicina di rete o la medicina di gruppo siano la risposta.
Sto seguendo alcuni di questi medici che da tempo chiedevano di utilizzare questo strumento, che è una modalità con la quale si fanno un po' di economie di scala. Un po' si trasportano competenze e dotazioni organiche rispetto alla medicina di gruppo o in rete, ma anche lì siamo ancora a capire, a valutare e a cercare di approfondire se questo tipo di approccio porta anche una qualità medica e di lavoro.
Lo stesso era capitato per le RSA, altre strutture che sono oggettivamente convenzionate, ma il fatto che fossero convenzionate non equivaleva a dire che fosse una nostra responsabilità farci carico degli adempimenti o di alcune mancanze che oggettivamente le RSA stavano vivendo. Sappiamo bene cosa ha voluto dire, questo l'Assessore più volte l'ha riportato come reportistica. Aprire i posti da infermieri o da OSS dentro il sistema pubblico ha fatto sì che le RSA fossero svuotate, perché chi aveva deciso di venire a lavorare nel pubblico ha, di fatto, immaginato una maggior tranquillità contrattuale, lasciando da soli coloro che in quella fase si stavano occupando della fascia di popolazione più in crisi e più in difficoltà, fosse anche solo perché sono i più anziani e dunque i più fragili.
Ci sarebbero tanti altri fatti e fatterelli da raccontare, ad esempio il tema delle donne che erano in gravidanza in quei mesi e che non riuscivano a trovare una risposta univoca. Questa è una delle cose che è mancata veramente: una comunicazione univoca nell'approccio univoco allo stesso problema. Invece spesso capitava ed è capitato che, di fronte allo stesso fatto, si ricevessero più indicazioni diverse, con un problema enorme nella possibilità di dialogare, di discutere e di avere informazioni che fossero effettivamente tali.
Mi auguro, questo sì, che le fratture che abbiamo vissuto siano possibilmente ricomponibili dentro un lavoro comune, dentro una rinnovata fiducia, che non vuol dire solo ed esclusivamente risorse. È evidente colleghi, che mettere più denaro non vuol dire, di fatto, ricostruire un rapporto. Mettere più denaro, ma renderlo funzionale dentro un ragionamento organico, metterlo dentro un cambio di mentalità per cui al centro non ci sono le prestazioni, ma c'è la persona e la persona può essere il paziente può essere il medico, può essere l'infermiera.
Se non partiamo da questo tipo di approccio, sarà evidentemente tutto complicato, per cui ci sarà il problema che facciamo pochi tamponi, ci sarà il problema che ancora oggi non abbiamo chiaro come rendere sicure alcune dinamiche all'interno dei nostri spazi pubblici. Ancora oggi abbiamo il problema legato al trasporto pubblico, che i nostri colleghi hanno plasticamente rappresentato nei giorni scorsi.
Concludo, Presidente, per non rubare troppo tempo all'Aula. Mi auguro questo: che si faccia tesoro di quello che è accaduto, che chi ha governato si prenda la responsabilità di dire che gli errori sono stati fatti e da quegli errori si è cercato di invertire la rotta, perché solo chi non riconosce i suoi errori, difficilmente riesce poi a condurre in porto la nave - citando l'immagine del collega Grimaldi - immaginando una sanità che oggi ha la possibilità, da qui alla fine di questa consiliatura, di ridiventare un flusso, un percorso, una comunità curante.
Ecco, una comunità curante, che ti prende in carico sia nel periodo di prevenzione sia nella fase acuta sia nell'atterraggio sui territori. Da questo punto di vista, purtroppo, il COVID potrebbe essere - dico purtroppo, perché nessuno vuole cambiare e mutare rispetto a una cosa di questo tipo perché arriva una pandemia di questo tipo - il fatto da cui provare a immaginare il miglior sistema sanitario che si possa avere.
Da questo punto di vista, come forze di opposizione, ci pare di avere questo l'hanno testimoniato bene i colleghi - provato a dare tutte le indicazioni e tutto il sostegno necessario. Certo è che abbiamo visto alcuni cambi di rotta, in alcuni casi imbarazzanti, e alcune scelte politiche che, di fatto, non tenevano conto della realtà, ma forse di altre logiche di potere e di gestione del sistema sanitario, che ricordo essere comunque una parte importante del nostro bilancio.
Ringrazio i colleghi che hanno redatto le due relazioni, perché in entrambi i casi sono colme d'informazioni, di puntualizzazioni e di cronistoria di quello che è accaduto e, nel riviverle leggendole, mi auguro che il sentire comune di quest'Aula sia di metterci nelle condizioni affinché non capiti più. Una terza ondata non gestita sarebbe oggettivamente grave, perch vorrebbe dire non avere fatto tesoro di quello che abbiamo vissuto né avere la benché minima idea di come si governa questo processo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ruzzola; ne ha facoltà.



RUZZOLA Paolo

Grazie, Presidente.
Siamo qui oggi a dibattere su una relazione di un'indagine conoscitiva redatta in modo molto puntuale e preciso e ringrazio, a partire dal Presidente della Commissione, tutti i commissari, tutti gli auditi e l'Assessore, per il lavoro che è stato fatto.
È un lavoro dettagliato che ci dice in questo caso da dove siamo partiti dove siamo e, alla fine, ci dice anche dove vorremmo andare con l'esperienza che abbiamo fatto delle cose positive e di quelle meno positive. Soprattutto ci dice che la sanità piemontese ha fronteggiato l'emergenza con grande impegno, ma aggiungerei anche con grande professionalità e con grande spirito di servizio, a partire dal personale sanitario e parasanitario, senza dimenticare i volontari che si sono adoperati e che, come in ogni occasione di emergenza, sono il nervo portante, senza i quali non avremmo affrontato questa situazione e che ancora tutt'oggi, senza di loro, non potremmo tenere aperti i punti vaccinali, oltre a tutti gli altri servizi.
Non voglio nominare qualche associazione o qualche volontario in particolare, perché sono veramente tantissimi che, a ogni livello, si sono messi a disposizione fin dai primi istanti, anche solo per portare gli indumenti o il telefonino a coloro che morivano in una solitudine tremenda lontani dai propri familiari, oppure coloro che portavano il cibo a casa così come chi guidando o essendo infermieri sulle ambulanze portavano le persone in ospedale. Dobbiamo essere grati a coloro che ci hanno aiutato nei punti vaccinali e in tutte le situazioni che ci siamo trovati a fronteggiare.
Credo che questa sia un'ulteriore occasione - e lo abbiamo già fatto in un modo più ufficiale - per ricordare e ringraziare tutti, ma in modo particolare i volontari, oltre ovviamente tutte le strutture pubbliche e private che si sono adoperate durante la pandemia e che continuano a farlo.
Ovviamente siamo partiti ad affrontare la pandemia con un grande svantaggio iniziale (lo hanno già ricordato in modo diverso, direi quasi all'unanimità, tutti i colleghi che mi hanno preceduto), che partiva da una carenza di strutture e di personale; da un'insufficienza di posti letto; da ospedali periferici chiusi o in via di chiusura; dalla medicina territoriale completamente disarticolata (e in alcune situazioni quasi inesistente) e dalla mancanza di quei laboratori di cui abbiamo parlato indispensabili per processare i tamponi, sui quali ancora ne stavamo chiudendo. Rispetto a quanto detto dai colleghi, siamo partiti con due laboratori; oggi credo che siamo attorno ai trenta. Siamo partiti da una capacità di processare 300/400 tamponi al giorno, ma in questi giorni ne stiamo processando 54 mila al giorno, per cui direi che un percorso importante è stato fatto.
Avevamo un sistema informatico inidoneo a quella che sarebbe stata la necessità per tracciare e seguire in modo puntuale le necessità della pandemia e, non per ultimo, avevamo un sistema sanitario (cui aggiungo, a fianco, anche manifatturiero: su questo dobbiamo riflettere) incapace di fornire i dispositivi di protezione individuale, come ricordato prima, a partire dalle banalissime, ma indispensabili, mascherine.
Qui, però, devo aprire una parentesi rispetto a quanto ho sentito dire dal collega Grimaldi. Puntando il dito in modo specifico su quest'aspetto, mi verrebbe da rispondere che, forse, la Regione Piemonte doveva, per affrontare meglio il problema, chiamare il Commissario Arcuri per risolverlo, oppure semplicemente rifarsi alle disposizioni iniziali.
Aggiungo di più: se si dice che la Regione Piemonte è stata in ritardo nell'approvvigionarsi autonomamente delle mascherine, mi chiedo dov'era il Governo nazionale, che sicuramente aveva mille strumenti più di noi per sapere esattamente ciò che stava succedendo in Cina e negli altri Stati: infatti, il collega diceva, giustamente, che ne avevano fatto incetta la Germania e gli Stati Uniti, ma non parlava delle istituzioni territoriali di quei paesi. Forse anche noi, sotto quest'aspetto, qualche carenza a livello nazionale l'abbiamo avuta. Ci siamo dimenticati quando le disposizioni ci dicevano di controllare solo i voli diretti che arrivano da quel Paese, ma se uno si era fermato da un'altra parte, arrivava tranquillamente in Italia senza alcun controllo? Di errori, se ce ne sono stati - e ce ne sono stati - sono stati fatti a tutti i livelli, e qui mi collego a quanto detto prima dal collega Valle: non eravamo sicuramente pronti. Nessuno sarebbe stato pronto, ma io credo né il Governo né le Regioni. Forse, però, in Piemonte potevamo essere un po' meno impreparati, per il fatto di non avere più una sanità strutturata perché, che sia un mandato o che siano i due precedenti, qualcuno così ce l'ha consegnata.
Se poi sento dire che non siamo stati abbastanza veloci e che le Direzioni generali non sono state così veloci a sostituire il personale, dico a tutto il Consiglio di non dimenticare che erano sei mesi che ci eravamo insediati, stavamo prendendo coscienza della struttura, per cui quindi tutti quei Direttori generali, abbiate pazienza, erano stati nominati da un Governo regionale precedente.
Allora forse state dicendo che, nel nominare quei Direttori generali avevate sbagliato, perché non sono stati in grado, nei primi mesi, di gestire correttamente quello che poi è avvenuto? Non voglio dire questo voglio dire semplicemente che ognuno ha dato il massimo di sé stesso ognuno ha cercato di fare tutto quello che poteva e devo dire che il Piemonte l'ha fatto senza lasciare indietro nessuno. Per fortuna nonostante gli errori che possono essere stati fatti e le carenze che ci sono state, non abbiamo fatto mancare a nessuno una rianimazione e la dovuta assistenza. Questo è il punto che dobbiamo sottolineare.
Se oggi siamo una Regione che ha ancora ampiamente i dati per essere una Regione bianca e se contiamo i posti occupati nelle terapie intensive (ma anche i letti occupati: credo poco più di un centinaio), possiamo dire che nel complesso, il sistema ha funzionato molto di più che in altre nazioni perché vediamo i risultati, e in altre Regioni.
C'è stato un sistema, quindi, che nel complesso ha reagito.
Come l'abbiamo fatto? L'abbiamo fatto, fin dall'inizio, mettendo in piedi l'Unità di crisi; l'ufficio di coordinamento; una task force; il DIRMEI; i gruppi di lavoro. Siamo stati i primi, in Italia, a realizzare il progetto "Scuola sicura".
Cari colleghi, vi ricordate che qualcuno ci ha fatto causa e che hanno provato a impugnarlo perché dicevamo che non era giusto e corretto controllare gli studenti quando entravano a scuola e verificare se avevano o no la febbre o se c'era il rischio che potessero avere un contagio? Vi ricordate che cosa è successo? Vi ricordate quando chiedevamo di essere l'intera Regione zona rossa e ci veniva detto che forse non era opportuno ed era meglio fare ancora a chiazze? Tutti ci siamo mossi in un ambito non facile e nell'insieme, ovviamente, ci sono state delle svolte, come ci sono state a livello nazionale con la sostituzione di colui che sta seguendo il Piano vaccinazioni. Lì, forse c'è stata una svolta vera e piena. Per fortuna, hanno fatto chiarezza, ma se voi parlate di dubbi nella catena di comando o di azioni che dovevano essere svolte, allora dobbiamo iniziare da chi ci diceva: "Vaccinate questi, non vaccinate quelli".
Vi ricordate quando ci veniva detto che, prima che una persona fosse ricoverata o che gli fosse fatto il tampone, doveva avere una serie di caratteristiche (avere starnutito almeno dieci volte, avere la febbre oltre una certa temperatura)? Nemmeno si andava a visitarlo.
È evidente che abbiamo affrontato una pandemia mai vista a livello mondiale. A livello italiano, abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare e di questo ringrazio tutti coloro che si sono adoperati. La relazione lo dice: dobbiamo certamente fare tesoro degli errori che ci sono stati, se ci sono stati.
Relativamente alla mancanza del personale, è evidente che il personale non si fa da un giorno all'altro, ma se abbiamo inserito il numero chiuso, se non abbiamo permesso a nessuno di laurearsi in medicina, se a quei pochi che si laureavano non gli facevamo fare la specializzazione.
Ricordo che ne abbiamo mandati tanti in pensione in anticipo e non si pu dire che è colpa dell'ultimo che siede in quel momento se c'è una carenza di personale. Questa carenza ancora oggi è presente nei nostri ospedali e nei nostri distretti e credo che, purtroppo, ci seguirà per anni. Abbiamo incominciato ad ampliare il numero delle borse, abbiamo incominciato a far sì che i giovani bravi e capaci ci dessero una mano a tenere aperti i reparti COVID in cui nessuno ci voleva andare.
Devo dire che, sotto quest'aspetto, da questa relazione emerge che nel complesso, pur con tutti gli errori che possono essere stati fatti (nessuno è perfetto), soprattutto in un periodo di pandemia di questo genere, il sistema Piemonte ha retto e ha dato ai piemontesi una risposta adeguata.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ruzzola.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marello; ne ha facoltà.



MARELLO Maurizio

Grazie, Presidente.
Il mio sarà un breve intervento, anche perché mi riconosco pienamente negli interventi dei Consiglieri Valle e Rossi e sicuramente in quello che farà il nostro Capogruppo Gallo.
Tuttavia, mi sentivo di fare alcune considerazioni, anche alla luce del dibattito e per com'è maturato questo dibattito, partendo da una preoccupazione che ho sentito esprimere dal Consigliere Cane quando ha detto che ci sono due relazioni (una di minoranza e una di maggioranza) che dicono cose opposte, per cui un piemontese che legge queste due relazioni rischia di essere disorientato.
Sono tra quelli che avrebbe auspicato che un'indagine conoscitiva si potesse concludere attraverso un lavoro di mediazione politica, ma di mediazione nella verità, visto che è conoscitiva e visto che riguarda una vicenda così delicata e così drammatica come l'esperienza del COVID. Se si potesse concludere con un documento unitario, meglio sarebbe, e credo che fosse anche l'auspicio del collega Valle, che ha coordinato i lavori.
Tuttavia, è del tutto evidente che l'atteggiamento della maggioranza, sin dall'inizio, è stato quello di difendere in modo aprioristico tutto quello che era stato fatto e di scaricare il barile e le responsabilità sempre su qualcun altro, in modo particolare sul Governo. Questo lo avete fatto sin dall'inizio dell'esperienza pandemica o, meglio, sino a quando al Governo c'era il Presidente Conte, poi quando siete andati al Governo con Draghi allora non ho più sentito grandi prese di posizione.
Poiché siamo in presenza di due documenti, voglio rassicurare il Consigliere Cane: credo che i piemontesi non siano disorientati nel leggere questi documenti semplicemente perché un'opinione se la sono fatta e non hanno bisogno di leggerli per farsi un'opinione nel modo in cui è stata gestita la pandemia ma, soprattutto, che cosa è accaduto nei mesi della pandemia. Soprattutto quei piemontesi che sono stati, per svariate ragioni a contatto con il dramma del COVID.
Provate a chiedere a un infermiere, a un operatore sanitario che nei primi mesi andava in ospedale senza le mascherine, che si metteva i sacchetti dell'immondizia attorno ai polpacci e sulle scarpe; provate un po' a chiedere a costoro cosa pensano sulla gestione della pandemia quando vedevano il Commissario Raviolo che, prima di entrare nel convento delle suore di Tortona, si metteva una tuta che sembrava un astronauta quando va sulla Luna. Provate un po' a chiedere ai piemontesi cosa pensano della gestione dei tamponi. A tutti quei piemontesi che attendevano i tamponi.
Non mi riferisco solo alla prima fase perché, come avete ragione, nella primavera scorsa la pandemia è stata una cosa sconosciuta per tutti, ma per noi questa cosa è continuata nella seconda fase dell'autunno scorso. Un anno fa esatto c'erano quasi 5.000 persone in terapia intensiva e il 90 delle persone "positive" non venivano tracciate perché non facevamo tamponi a sufficienza. Eravamo a novembre, non a marzo, cari colleghi di maggioranza. Noi siamo state una delle Regioni che, anche dopo che avevamo i laboratori, abbiamo fatto meno tamponi delle altre. Forse, dico forse, è anche per questo che la percentuale dei decessi e delle ospedalizzazioni è stata molto più alta che in altre Regioni.
Provate a chiedere un'opinione sulla gestione della pandemia a chi è stato nelle RSA, ai familiari, alle persone che hanno visto morire come birilli nelle RSA, mentre qualcuno in Giunta deliberava che i malati a bassa intensità di COVID potevano essere portati nelle RSA, così come ha deliberato la Regione Lombardia. Noi siamo andati dietro la Lombardia su tutto. Su tutto! In maniera acritica.
Provate a chiedere ai medici di base a proposito di medicina territoriale e ai loro pazienti dove sono finite le e-mail. Ve le ricordate le e-mail che erano andate perse? Dove sono finite? Aggiungo ancora un tema che non è prettamente sanitario, il tema dei trasporti. Qualcuno ha evocato i banchi a rotelle. Io vorrei evocare che la primavera scorsa eravamo tutti chiusi in casa, ma nell'autunno i bus erano pieni, perché la nostra era una delle Regioni che non era riuscita a investire i soldi che erano stati dati nell'estate dal Ministero per rafforzare i trasporti (qualche problema sui trasporti ce l'abbiamo ancora adesso).
Da ultimo, andiamo a chiedere ai piemontesi cosa pensano degli investimenti sugli ospedali fatti con le donazioni. Collega Grimaldi, lei ha ricordato le OGR che, grazie ai medici cubani, hanno funzionato. Ha ricordato il Valentino, ma potrei citare l'ospedale di Verduno, che doveva funzionare come terapia intensiva, ma poi ha funzionato come COVID hospital.
Certo, so già quello che mi risponderà l'Assessore: non avevamo il personale. Ed è vero, ma avete annunciato a tutto il mondo che aprivate degli ospedali COVID che sarebbero stati risolutivi, ma nella maggior parte dei casi sono rimasti vuoti o sono stati utilizzati molto poco.
Aggiungo un'altra cosa. Il fatto che non siano soldi pubblici e che non ci sia un'indagine della Corte dei Conti non ci esime dal fatto che c'è una questione etica, per cui se ricevo delle donazioni dai privati, se ricevo dei milioni, quei soldi li devo spendere bene, ma quei soldi non sono stati spesi bene. Non a caso, l'anno scorso si parlava di un "caso Piemonte" sui giornali, ma anche nell'opinione pubblica, ma non perché il Piemonte si fosse distinto in maniera particolarmente virtuosa, semmai perché avevamo riscontrato molte criticità. Dico questo - e concludo - non per esprimere un giudizio o per puntare il dito verso qualcuno, ma per avanzare una domanda: queste criticità potevano essere evitate? Potevano essere contenute? Perché è stato un problema per tutti, non solo per il Piemonte.
È stato un problema per tante Regioni.
È questa la valutazione che voglio fare, perché, a mio avviso, è stato l'errore più grande che avete commesso: voi avete peccato di presunzione! La primavera scorsa, quando ci siamo visti arrivare questo tsunami di cui non avevamo contezza né esperienza, secondo me avreste dovuto venire in quest'Aula - il Presidente Cirio e la Giunta - e chiedere alle opposizioni e alla maggioranza, con grande atto di umiltà, di rimanere uniti in un percorso che ci avrebbe dovuto vedere tutti insieme affrontare al meglio questa crisi, sia pure compiendo tanti errori, perché era difficile la vicenda. Invece voi avete scelto un'altra strada: voi volevate dimostrare di essere i migliori. Volevate dimostrare di potervela cavare da soli, e su ogni cosa che non andava la colpa era o di Chiamparino, che aveva mal governato la sanità prima, o del Governo, mai vostra! Questa, Assessore Icardi, è la cosa più grave che avete fatto. Avete poi cercato di porvi rimedio chiamando qualche esperto, convocando delle Commissioni e delle Sottocommissioni, ma intanto era già passato qualche mese. Credo che una forte esperienza di unità politica in quest'Aula sarebbe stato il modo più serio di rispondere ai piemontesi rispetto a un'emergenza del tutto inedita. Il fatto che non si sia fatto, a mio avviso, è la responsabilità più grave che vi portate dietro, che viene prima di qualsiasi altra responsabilità. Poi è vero che facendo si sbaglia e che si trattava di una situazione particolare - lo abbiamo detto tutti quindi c'erano tutte le cosiddette attenuanti generiche e specifiche del caso, ma aver scelto la strada del muro contro muro credo sia stato un errore; un errore che, in qualche misura, credo che il Piemonte abbia pagato fino a oggi.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gallo; ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Oggi sulle pagine di un giornale, commentando le relazioni di maggioranze e di minoranze, l'Assessore Icardi dice: "Abbiamo pagato le debolezze della sanità".
Credo che sia opportuno che leggiate con attenzione il nostro lavoro perché prima di tutto ci permette di lasciare traccia di quello che è successo.
In questo documento - ringrazio il Consigliere Valle che l'ha redatto - c'è la storia, giorno dopo giorno, di quello che è successo. Consigliere Cane non abbiamo fatto nessuna speculazione politica su questo evento, e non la facciamo neanche oggi. Questo evento ha avuto tre fasi diverse e noi abbiamo sempre riconosciuto che è stato un evento inimmaginabile, che tutti insieme, nelle prime settimane e nei primi mesi, abbiamo cercato di capire come affrontare, perché il bene supremo era curare tutti, dare una risposta sanitaria a tutti.
Ma è proprio all'interno di questo quadro e nei fatti (lo si evince dalla nostra relazione, se la leggete con oggettività) che ci sono stati degli errori enormi dal punto di vista organizzativo e delle scelte che avete compiuto, che hanno cambiato la risposta che il servizio sanitario ha dato ai nostri cittadini in quei giorni, in quei mesi, in quelle settimane. Ne cito uno a titolo di esempio, perché tutti ricordiamo quello che è successo veramente.
In questo documento ci sono dei bellissimi grafici di tutti gli atti amministrativi e organizzativi che avete prodotto giorno dopo giorno, dal 22 febbraio all'11 gennaio.
Il 22 febbraio avete creato l'Unità di crisi, individuando il Commissario Raviolo.
Il 16 marzo il Commissario Raviolo dice: "Non ho mai ricevuto nessuna comunicazione ufficiale delle mia destituzione, né il 17 marzo né dopo". Ma il giorno dopo c'era il Commissario Coccolo.
Dal punto di vista organizzativo, dopo sei mesi - il 30 ottobre - il Commissario Raviolo torna nell'Unità di crisi. Già solo la scelta degli uomini che hanno guidato questa crisi dimostra la confusione totale in cui eravate e in cui avete gestito questa fase così complicata e così drammatica per il nostro Paese.
Noi non vi abbiamo mai attaccato nella prima fase della pandemia, mai.
Allora il Capogruppo era il collega Ravetti, ma il nostro Gruppo non vi ha mai attaccato, perché era nei fatti.
Quello che però abbiamo trovato inaccettabile e che deve rimanere scolpito anche in quest'Aula sono stati i vostri errori gestionali nella guida della sanità piemontese tra la prima e la seconda ondata: quello è il vero vulnus, il vero errore vostro, che non deriva da nessuna debolezza del sistema sanitario! Deriva, semmai, da errori di scelte compiute in quei mesi.
La debolezza del sistema sanitario l'abbiamo sempre riconosciuta anche noi perlomeno di una parte del sistema, cioè della rete territoriale. La rete ospedaliera, invece, ha retto l'urto in una maniera incredibile e l'abbiamo sempre ringraziata. Probabilmente, ha retto quell'urto perché nei cinque anni passati abbiamo lavorato sulla rete ospedaliera con sacrificio facendo scelte anche molto impopolari, ma che l'hanno fatta trovare pronta a questo evento.
Certo, la rete territoriale ha avuto grossissime lacune. Però non potete derubricare a speculazione politica i fatti che voglio ricordare in quest'Aula: noi lasciamo questa discussione come traccia e come documento di lavoro che spero possa essere di contributo al nuovo Piano Socio Sanitario che ci apprestiamo a fare, dentro i ragionamenti di Azienda Zero ma ci aiuta anche a ricordare le immagini che forse non ricordiamo più.
Oggi, infatti, grazie ai vaccini e alla scienza siamo fuori dalla pandemia.
Anche se i dati oggi incominciano a crescere di nuovo, siamo fuori da quell'emergenza: siamo di nuovo qui in presenza da parecchi mesi, le scuole funzionano, i negozi sono aperti. Però non possiamo non dimenticare le immagini della gente in coda alle cinque del mattino per fare un tampone per arrivare a farlo forse alle 15 o chi era in coda in macchina con un malato che aveva la febbre e andava a fare il tampone per sapere quale fosse la causa o le famiglie con bambini malati.
Non possiamo non ricordare le attese delle famiglie delle telefonate del SIS che non dava la risposta per uscire dalla quarantena; non possiamo non ricordare l'eterogeneità delle indicazioni che avete dato, per esempio, sui DPI. L'hanno detto tutti i colleghi, è successo questo: "Prima gli acquisti li fanno le ASL, poi li faccio io centralmente, poi non riesco per cui falli tu e la responsabilità è tua, poi è mia" e via dicendo.
Attenzione su quello che è successo sui DPI. Il 22 febbraio 2020: "Le aziende devono acquistare in autonomia i DPI". Il 25 febbraio: "Gli acquisti sono centralizzati". L'8 marzo: "Ci sono tre modalità, tra cui la possibilità di procedere in autonomia, ma per più ambiti territoriali"; Il 4 aprile: "Le forniture centrali sono definite integrative e non sostitutive". L'8 giugno viene comunicato che l'unità di crisi non acquista più i DPI.
Attenzione, perché in quella fase storica, nella confusione che c'era comunque questo dimostra la disorganizzazione nella guida della situazione ma quello che è successo sui DPI è quello che potrebbe succedere sul processo di acquisti con Azienda Zero: "Non lo faccio io, lo fai tu. Va beh, io non riesco, fallo tu.". E alla fine dove stanno le responsabilità e chi fa cosa? È proprio per questo che su Azienda Zero continuiamo a dire che avete sbagliato.
OGR, Torino Esposizioni: non sono debolezze del sistema, sono scelte sbagliate. Sono scelte sbagliate, non è debolezza del sistema, Assessore Icardi. I COVID hotel che non hanno mai funzionato sono scelte sbagliate e incapacità di organizzarle, non c'entra niente la debolezza del sistema.
Guardo il collega Giaccone: gli annunci sulle farmacie che si sono realizzati soltanto sei mesi dopo non è debolezza del sistema, è proprio un errore di organizzazione vostro.
Oltre a questo, i gruppi di lavoro che non hanno mai consegnato i documenti finali, fattivi e concreti. Sono i gruppi di lavoro che dovevano ridisegnare la sanità, ma non si capisce quali sono gli esiti di quei gruppi di lavoro.
C'è poi il tema del personale e lo cito solamente, perché lo hanno già raccontato bene altri colleghi. Abbiamo iniziato i bandi di assunzione del personale infermieristico nella seconda ondata a ottobre.
Per fortuna, tutta questa situazione ce la siamo lasciata alle spalle perché siamo fuori dalla pandemia e siamo fuori dalla crisi e dall'emergenza, ma questo documento - che invito tutti a leggere non solo per la battaglia politica, ma perché è la storia reale di quello che è successo - segnala una serie di errori nella vostra gestione e riaccende una serie di semafori e di attenzioni rispetto ai quali dobbiamo intervenire subito nella programmazione sanitaria e nella gestione della sanità per programmare meglio la risposta ai cittadini.
Lo stiamo dicendo da due anni e mezzo: non abbiamo, dal punto di vista della vostra maggioranza, un disegno, un'idea e una proposta. Con questo documento ve lo chiediamo nuovamente e qui vi diamo degli spunti di lavoro ma per favore chiudiamo questo ragionamento sull'emergenza COVID non dicendo che è colpa del sistema, che abbiamo combattuto una guerra con l'esercito che abbiamo trovato, che non si poteva fare di più e che sono stati migliori. Certo, c'era un problema sicuramente sul nostro sistema sanitario che non è ancora stato affrontato, ma gli errori gestionali delle scelte che avete fatto sono evidenti e sono diretta responsabilità del Presidente Cirio, che è il Presidente che guida questa maggioranza.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giaccone; ne ha facoltà.



GIACCONE Mario

Grazie, Presidente.
Abbiamo ascoltato le relazioni - e l'avevamo già lette in precedenza - sia di maggioranza sia di minoranza.
È chiaro che all'interno della dialettica democratica ci sta tutto.
Dobbiamo prescindere dagli interventi eccessivi che ho sentito: di eccessiva lode, da una parte, e forse anche di concentrazione critica dall'altra, per quanto la seconda senz'altro dettata dalla sofferenza e dal dolore che abbiamo letto negli occhi e nella storia di tantissimi nostri concittadini.
È chiaro che la relazione di maggioranza tende a evidenziare come il sistema abbia saputo rispondere a un'evenienza del tutto imprevista, nuova e violentissima che ha investito non solamente il nostro territorio e l'intero Paese, ma il mondo tutto.
D'altra parte, devo dire che ho trovato garbata (non voglio dire fin troppo garbata) ma comunque rispettosa degli eventi quella redatta dal collega Valle, perché effettivamente evidenzia quelli che anche per me nel corso del tempo sono stati gli elementi critici della gestione di questa pandemia. Infatti, se da un lato riconosciamo, come ha fatto il collega Ruzzola, che il sistema ha funzionato e ha retto grazie alla volontà, allo spirito di sacrificio e alla professionalità delle categorie che sono state coinvolte, dall'altro lato si è avuta l'impressione che, dal punto di vista organizzativo e della regia generale, soprattutto al principio ci fossero degli elementi di debolezza.
Ora, il punto è questo: capire se quella carenza di regia che abbiamo colto all'inizio era legata al fatto che tutto il sistema non fosse pronto ad affrontare quell'emergenza o al fatto che il regista non trovasse la cinepresa, facesse fatica a inquadrare il problema e mettere a fuoco l'inquadratura fin dal principio. Dico questo perché alcuni dati sono oggettivi. Subito l'abbiamo evidenziato come opposizione ma con spirito collaborativo, perché, come ha detto il collega Gallo, non abbiamo mai speculato sulle difficoltà. Anzi, abbiamo lasciato un lungo periodo non solo di non belligeranza, ma di disponibilità alla collaborazione, perch avevamo senso di responsabilità, come abbiamo senso di responsabilità, e non pensavamo di dover aggiungere altri problemi a quelli enormi che già c'erano.
Però è vero che all'inizio, soprattutto sul tema della catena di comando e quindi, indirettamente della regia, ci sono stati alcuni dubbi, perch abbiamo visto una moltiplicazione di costituzioni di strutture e una proliferazione di strumenti organizzativi che non ci sono sempre stati così chiari e che, probabilmente, anche tra loro, non avevano le relazioni reciprocamente così chiare. Faccio riferimento anche solo alla task force che avrebbe dovuto occuparsi della realizzazione sanitaria territoriale affidata all'ex Ministro Fazio e, contemporaneamente, alla rete ospedaliera affidata al dottor Monchiero. Si è avuta l'impressione che tra questi non ci fosse un'integrazione che invece, nel tempo, abbiamo scoperto essere fondamentale per risolvere e affrontare, nella maniera più opportuna, i problemi che si ponevano.
Ci sono - sono già stati richiamati, ma voglio lasciarli agli atti anch'io altri tre aspetti nei quali, forse, traspare non tanto il fatto che non fossimo pronti, ma il fatto che il regista tardasse a mettere a fuoco l'inquadratura. Sono aspetti oggettivi che riguardano il problema più volte richiamato delle RSA, che come opposizioni abbiamo segnalato sin dal principio, ma che probabilmente all'inizio è stato proprio sottovalutato vuoi perché sappiamo essere strutture particolarmente fragili, quindi quello poteva derivare da un'impostazione precedente, vuoi perché, nel momento in cui è stato detto (ed è stato detto in spirito di collaborazione) che l'intervento non è stato così tempestivo, non si è ritenuto che fosse realmente uno dei problemi che ci stava per esplodere in mano.
Ancora, i tamponi. Anche se adesso siamo a regime, nel momento di difficoltà, altre Regioni hanno affrontato in maniera sicuramente più decisa e più risoluta la necessità di farne il maggior numero possibile. Se è pur vero che c'erano delle indicazioni a livello nazionale, è anche vero che la linea che si è poi rivelata vincente, o comunque di maggior garanzia e di maggior tutela, è stata quella delle Regioni che hanno subito deciso di investire in quel senso in maniera massiccia, senza farsi condizionare.
Il terzo aspetto che ci ha lasciato perplessi, che non dipende soltanto da com'era strutturato il sistema sanitario prima, ma dalle decisioni assunte nel corso di quei mesi difficili, è stato il tema della mancanza d'individuazione delle strutture COVID dedicate. Quando poi sono state individuate in OGR e Torino Esposizioni, che hanno rappresentato non dico un fallimento, ma senz'altro un dubbio utilizzo delle risorse, rispetto ai risultati attesi. Sembravano essere possibili soluzioni, ma poi nel tempo non sono state utilizzate come penso neanche la Giunta stessa si sarebbe aspettata.
Anche il modello per affrontare questo tipo di pandemia, nell'equilibrio tra risposta territoriale e risposta ospedaliera, non è stato individuato immediatamente. Si è preferito la seconda rispetto alla prima, quando, nel corso del tempo, si è capito che un isolamento domiciliare e una prevenzione non alla fine del processo in ospedale, ma in precedenza potevano essere le strade che funzionavano meglio.
Ho incentrato l'intervento sul dualismo tra cosa, in quel momento, era in grado di fare il sistema sanitario e cosa gli interpreti del sistema sanitario, in quel momento, hanno o possono avere avuto di propria oggettiva responsabilità. Ci sono senz'altro stati dei ritardi, delle lentezze e delle farraginosità legate al primo. Sono state ricordate alcune criticità: la medicina territoriale era fortemente indebolita; il numero dei posti letto era basso; c'era stata una progressiva chiusura degli ospedali periferici e i lavoratori erano pochi.
C'è anche stata una risposta tarda rispetto ai temi sollevati - e lo ripeto ancora una volta - in spirito di collaborazione dall'opposizione, che forse, proprio in quanto derivanti da quel tipo di suggerimento, sono stati un po' sottovalutati.
Concludo dicendo che questa pandemia ha fatto luce sia su alcune inadeguatezze decisionali sia su alcune inadeguatezze del sistema. Ora abbiamo un punto chiaro, perché la pandemia ci ha consentito di evidenziare le fragilità e le oggettive criticità del sistema, come anche le criticità di alcune scelte fatte. A questo punto, non ci sono più alibi né scuse rispetto al sistema che voi lascerete alla fine della vostra gestione perché adesso, più che mai, le debolezze sono state evidenziate; adesso più che mai gli elementi di criticità sono stati messi alla luce e non ci saranno scuse, una volta terminato questo mandato, perché gli elementi sono sotto gli occhi tutti, se lo volete e se ci riuscirete, correggere il sistema com'è adesso.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lanzo; ne ha facoltà.



LANZO Riccardo

Grazie, Presidente.
La mia intenzione era di non intervenire, però non posso non esprimere la mia indignazione nei confronti di certe affermazioni fatte in quest'Aula quando c'è gente in guerra, una Giunta, Dirigenti e medici in prima linea e oggi sentiamo sparare alle spalle, con un fuoco che dovrebbe essere amico.
È facile fare critiche dietro un computer dal giardino di casa durante le sedute di Commissioni e di Consigli regionali, quando avevamo una Giunta che in presenza girava h24 per lavorare contro la più grande pandemia e la più grande tragedia che ci sia stata da dopo la Seconda guerra mondiale.
Non è dignitoso quest'atteggiamento. Credo davvero che la relazione dell'opposizione sia esattamente lo schema che poi è venuto fuori. Da una parte, ascoltavamo interventi quasi concilianti su aspetti tecnici dall'altra, emergeva chiaramente l'obiettivo dell'opposizione a volere prima di tutto, una Commissione d'inchiesta e poi quella che è stata una Commissione d'indagine, per individuare un colpevole. Si è cercato in tutti i modi di individuare un colpevole nella Giunta Cirio. Ma di cosa? Colpevole di cosa? Colpevole di essere in una legislatura nella quale ricade la pandemia? Colpevoli di non avere un manuale d'uso per il COVID pronto dal marzo 2020? Colpevoli di aver trasformato completamente la sanità piemontese, con una sanità territorio che, signori e colleghi, fino al 2020 era completamente azzerata? Si sono dovuti ricostruire SISP, si sono dovuti ricostruire dei sistemi che oggi possiamo dire di avere e possiamo permetterci di avere, con il lavoro duro anche delle Commissioni che sono state costruite durante questa pandemia.
Ritengo davvero che quando si cercano colpevoli, bisognerebbe anche cercare delle soluzioni. Colleghi, dall'opposizione queste soluzioni o queste proposte di soluzioni non sono arrivate. Voi parlate di toni concilianti di aver allungato la mano d'aiuto, ma ricordo soltanto che a marzo 2020 la prima cosa che avete chiesto è stato il commissariamento della sanità e di affidarla allo Stato nazionale: questa è l'unica mano che io mi ricordo conciliante, altre non me le ricordo.
La vostra relazione trasuda assolutamente di quei retropensieri, del fatto che necessariamente qualcuno si deve addossare la responsabilità di cosa? Dei morti nelle RSA? È questo cui volete arrivare voi? È questa bieca strumentalizzazione politica della pandemia? Non ci stiamo, signor Presidente. Assolutamente no! È una questione di dignità, è una questione di lavoro sodo fatto h24 da tutti quanti che s'interessavano del proprio territorio e della propria sanità.
Da una parte c'è una maggioranza che ha creato una relazione che è oggettiva, basata su numeri, basata su tendenze, basata sulle cose che abbiamo fatto; basata sul fatto che ci si lamenta delle code per fare i tamponi, quando alla fine sono stati costruiti e decuplicati i numeri di laboratori, che non esistevano, per fare i tamponi.
Mi dispiace davvero tanto aver ascoltato degli interventi che non sono soltanto ingenerosi ma, purtroppo, nascondono quel retropensiero fastidioso di dover trovare e individuare sempre un colpevole perché è giusto che sia così, perché quando si lavora si sbaglia sempre.
Non dimentichiamoci una cosa: il contesto nel quale vivevamo. Un contesto completamente confusionario sotto il profilo normativo. Il Titolo V della Costituzione non prevede la gestione dell'emergenza sanitaria in capo alle Regioni, questo ce lo dobbiamo ricordare. L'emergenza sanitaria è un aspetto che dev'essere gestito a livello nazionale e le Regioni hanno le proprie competenze, ma la Regione ha fatto molto di più rispetto a quelle che erano le proprie competenze. Quando c'era il problema dell'individuazione dei dispositivi di protezione individuale, colleghi bisognava aspettare che arrivasse veramente la manna dal cielo per acquistare mascherine o caschi CPAP, oppure una Regione sana, una Regione diligente mette in moto tutto quello che può? Si è utilizzato il termine rastrellamento; bene, si può mettere in moto una macchina nella quale sostanzialmente si cerca di portare a casa tutta la strumentazione e tutti i dispositivi necessari.
Credo davvero che la relazione fatta dalla maggioranza sia oggettiva, sia obiettiva, basata sui numeri, senza alcun tipo di retroscena, senza alcuna colpevolizzazione del Governo o dell'Europa; semplicemente un dato di fatto, quello in cui ci si è trovati, quello in cui si è continuato a vivere tra la prima e la seconda ondata.
Si è detto delle criticità che sono strutturali nel mondo della sanità con mancanza di personale, però, scusate, nessuno ha fatto cenno alle decine e decine di bandi fatti dalle ASL, dagli ospedali e gestiti dalla Regione stessa. Se poi il problema è trovare l'anestesista è perché l'anestesista non c'è, non perché non si vuole individuarlo. Tutti vorremmo un mondo perfetto nel quale il dottore, il laureato in medicina un secondo dopo viene a lavorare, ma guardate che questo tipo di attività, da parte delle ASR e da tutti quanti le strutture, è stato fatto. Si andavano a individuare anche i laureandi per il tema del contact tracing, gli specializzandi sono stati trasferiti anche qualora non si occupavano prettamente di questioni di malattie infettive. C'è stato un lavoro straordinario.
Il problema è perché ogni tanto gli Assessori non si sono presentati nella Commissione d'indagine? Ma gli Assessori erano in giro a lavorare e le risposte sono state tutte date, così come la documentazione, a voi quanto a noi! Concludo, Presidente, dicendo che non so se quest'indignazione, per qualche giorno, riuscirò a scrollarmela di dosso, perché speravo che oggi emergesse un confronto sano, un confronto costruttivo per una sanità migliore e invece, purtroppo, siamo ancora nella fase in cui chi sta in prima linea deve stare molto attento alle spalle, anche dal fuoco di chi, invece dovrebbe sparare e guardare altrove.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Lanzo.
Non vi sono altri iscritti a parlare, per cui dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire l'Assessore Icardi; ne ha facoltà.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi e alla fine condivido i sentimenti che ha appena espresso il Consigliere Lanzo.
Si è fatta un'elencazione intensa, da parte della minoranza, su tutti gli errori organizzativi e gestionali. Lungi da me e da noi l'idea di dire che nessuno ha sbagliato: è una caratteristica di chi è abituato a lavorare, so bene che lavorando si sbaglia e se uno può fare un lavoro una seconda volta, certamente lo farà meglio.
L'errore più grosso, permettetemi di dirlo, lo ha ricordato il Consigliere Stecco, non è stato citato, perché il primo compito che aveva la Commissione era quello di fare un'analisi storica della situazione della sanità, ma questo non è emerso.
Correttamente il Consigliere Gallo ha parlato della "debolezza della sanità". Noi abbiamo la sanità territoriale che negli ultimi vent'anni super partes, è stata smantellata, quindi non c'è stata né destra n sinistra. La risposta degli ospedali alla pandemia è stata una risposta di cui dobbiamo essere fieri e qualcuno di noi l'ha detto. A chiunque ne avesse avuto bisogno, un posto in terapia intensiva è stato dato; a chiunque avesse avuto bisogno di un posto in ricovero ordinario, l'ha avuto. La risposta degli ospedali e dei sanitari, che io ringrazio, è stata eccellente. Ed è stata sovradimensionata, proprio perché è mancata la risposta del territorio; quel territorio e quella sanità territoriale che anche grazie agli spunti che oggi abbiamo sentito, vogliamo provare a ricostruire.
Il primo punto è che il Piemonte ha affrontato questa pandemia con delle armi spuntate. Al riguardo, forniamo qualche dato: 287 posti di terapia intensiva su quattro milioni e mezzo di abitanti. Trovate un'altra Regione che avesse un rapporto così basso di posti in terapia intensiva rispetto agli abitanti! Il solo laboratorio dall'ospedale di Padova - l'abbiamo ribadito più volte all'inizio della pandemia era in grado di evadere cinque volte la produzione di tamponi del Piemonte: vorrà dire qualcosa! Abbiamo ricostruito trentadue laboratori. Per carità, è già stato detto tutto, non voglio soffermarmi oltre.
Quando si dice che durante l'estate sono stati commessi degli errori faccio presente che noi, insieme al Veneto, siamo stati i primi a comprare i tamponi antigenici, ma sapete quanto ci ha messo il Ministero a computarli? Poi voi potreste ribadire che sono pochi, ma ha impiegato tre mesi! Tutti i nostri tamponi antigenici non erano computati: ci sono voluti tre mesi per aggiungere una colonnina in Excel dove inserire i dati relativi ai tamponi antigenici, che oggi, tra l'altro, utilizzano tutti.
Noi siamo stati precursori.
In merito al protocollo precoce sulle terapie domiciliari, faccio rilevare che abbiamo curato 48 mila persone a casa; abbiamo un protocollo all'avanguardia che è stato adottato da Agenas ed è stato copiato anche da altre Regioni. Parliamo di 48 mila persone curate a casa proprio per alleggerire gli ospedali, per dare una risposta adeguata sul territorio.
Questo protocollo è stato avviato già dall'aprile 2020 (quindi non da quest'anno), poi pian piano si è implementato. Di questi 48 mila soggetti uno su quattro ha avuto bisogno di cure con ossigeno (parliamo, quindi, di patologie gravi), ma è stato curato a casa grazie alla risposta del nostro sistema sanitario.
Ci sono state rivolte tante critiche, che potrei confutare una per una, ma ci sono stati anche tanti errori durante la pandemia, perché in un momento d'incertezza - lo ricordava bene il Consigliere Lanzo - il quadro normativo era completamente confusionario, perché la scienza era confusa. Gli stessi scienziati che poi andavano nei comitati scientifici hanno detto tutto e il contrario di tutto in televisione. Il quadro normativo e le circolari ministeriali sono state anche influenzate dalla scienza; anzi, sono state doverosamente influenzate dalla scienza, ma ogni settimana cambiavano le carte in gioco (sui tamponi, sull'uso delle mascherine, eccetera). Ormai la vicenda di AstraZeneca dovrebbe essere chiara per tutti. Insomma, si è lavorato nell'incertezza fino a quando il Generale Figliuolo ha sostituito Arcuri.
Quando dite che non abbiamo provveduto ai DPI, faccio presente che noi li abbiamo comprati come gli altri: li abbiamo acquistati in Brasile e in tutto il mondo. Peraltro, siamo stati anche molto attenti, perché l'unica Regione che non ha subito grossi danni da truffe siamo stati noi; il Lazio ha superato i dieci milioni di truffe, anche la Lombardia. Nessuno, per dice che i nostri aerei venivano bloccati alle dogane dalla gestione commissariale, che poi ripartiva i DPI in Italia secondo altre regole (per carità, saranno pure state corrette, ma nessuno ricorda che i nostri acquisti venivano fermati).
Quando parlate di terapie intensive, nessuno ricorda tutti i ventilatori polmonari che abbiamo nei magazzini, quelli forniti dalla gestione Arcuri per intenderci, quelli che si rompono. Li abbiamo eliminati proprio perch si rompevano quando erano attaccati ai pazienti (a un certo punto, mentre si stavano utilizzando, suonavano gli allarmi che ne annunciavano la rottura!). Dopo un caso, due, tre, cinque, li abbiamo eliminati tutti e li abbiamo depositati in magazzino. Peraltro, sono ancora lì che aspettano.
Abbiamo stanziato di corsa ventuno milioni per sostituire i ventilatori polmonari della gestione Arcuri. Io non voglio attribuire colpe a terzi, ma sono dati oggettivi.
Il 22 febbraio il Presidente Cirio adotta un decreto con cui crea l'Unità di crisi, con un Commissario e la relativa articolazione: non è confusione quella! È una divisione del lavoro con la ripartizione dei relativi compiti: c'è chi compra le mascherine, c'è chi le controlla; c'è chi si occupa della terapia intensiva, chi si occupa degli altri reparti; c'era chi si occupava di un software e quant'altro.
All'inizio della pandemia, sapete qual era la dotazione in termini di software condivisi in Regione Piemonte? Ve lo dico io: era un file di Excel. In pratica, c'era un medico e un infermiere che telefonavano per capire quanti erano i positivi e quanti i malati.
Oggi disponiamo di una piattaforma COVID che registra due milioni di transazioni al giorno; abbiamo arruolato tutti i Sindaci, tutti medici tutte le forze di polizia. È il primo vero software di condivisione regionale, creato durante la pandemia, nello specifico durante la prima ondata. È un bel dire "carenze organizzative"! No, siamo partiti da zero e abbiamo creato qualcosa. Poi, nel creare qualcosa, ci sono stati degli errori a tutti i livelli, non solo governativi, non solo organizzativi regionali, ma anche nelle Aziende.
Se potessimo rifare ciò che abbiamo fatto, faremmo tutti meglio. Credo però, che sia doveroso rivolgere un ringraziamento a tutti coloro che hanno lavorato per l'Unità di crisi: parlo di centinaia di persone che hanno perso notti, che hanno sacrificato la famiglia, che hanno lavorato per mesi e mesi (qualcuno, poi, non ce l'ha più fatta ed è andato via). Parlo di persone che hanno dato cuore e anima perché la sanità piemontese funzionasse: a costoro devo dire grazie, così come a tutti i sanitari.
Grazie anche dei vostri spunti, perché saranno oggetto di valutazione per la riscrittura di un nuovo Piano Socio Sanitario, che comunque - ve lo ricordo - non abbiamo visto negli ultimi cinque anni. Voi continuate a dirci di fare il Piano Socio Sanitario, però voi non l'avete fatto. Con tutte le deroghe e con tutti i distinguo che vogliamo fare, l'ultimo Piano Socio Sanitario risale a parecchi anni fa.
Sul personale è stato detto tutto. Mancava il personale, è vero, e 5.400 sono state le assunzioni straordinarie per il COVID.
Ci è stato chiesto perché non le abbiamo assunte in forma indeterminata: perché esiste un decreto nazionale che fissa un tetto di spesa. Le uniche assunzioni fuori dal tetto di spesa erano quelle temporanee per il COVID; è stata quindi una scelta obbligata quella di assumere il personale con quelle forme contrattuali.
Il Consigliere Lanzo ha citato le decine di bandi che sono stati perennemente aperti per assumere medici, infermieri e OSS: non abbiamo dormito! Il DIRMEI lo ha fatto, così pure le Aziende. Ma non intendo confutare ogni singolo punto, per carità.
Sulle borse di studio, ricordo solo che quest'anno sono triplicate rispetto al passato e che precedentemente erano parametrate alle cattedre universitarie. Oggi non è più così, questo lavoro l'abbiamo fatto. Però ci vorranno anni prima che possa essere colmato l'imbuto formativo che si è creato sugli specialisti e sugli infermieri. Non si ristruttura in cinque minuti una sanità dopo vent'anni di tagli, certamente non lo si può fare.
Però mi ha un po' disturbato sentire delle affermazioni palesemente false.
Quando si parla della DGR n. 14 con cui la Giunta regionale ha disciplinato l'ingresso nelle RSA, si dicono delle falsità. È stato oggetto d'indagine che è stata archiviata: non è come la Lombardia, non abbiamo scritto le stesse cose e sono lì che parlano, c'era un allegato. Quando si diceva "no non c'è la firma dell'Assessore", non è vero, c'era un allegato che poi è confluito nella delibera definitiva. È stata fatta l'indagine ed è stata archiviata, perché non c'era nulla d'illegittimo e nulla d'illecito.
Pertanto, cominciamo a mettere le cose a posto.
Per quanto riguarda i morti, caro Consigliere Marello, non abbiamo avuto un'incidenza maggiore di altre Regioni. Questa gestione disastrosa cosa ha prodotto? Ha prodotto dati in linea con le altre Regioni che sono state colpite dal virus. Non ha prodotto il disastro. Il caso piemontese credo che sia più un'azione di stampa che un oggettivo caso piemontese.
Se c'è un caso piemontese oggi, parliamone. L'hanno detto tutti: abbiamo diciassette persone in terapia intensiva, 184 in terapia ordinaria; abbiamo trentacinque casi ogni 100 mila abitanti come incidenza. Siamo saldamente in zona bianca, nonostante i tamponi siano quasi 60 mila al giorno.
Perché non abbiamo fatto tanti tamponi come le altre Regioni? Abbiamo fatto i tamponi che servivano, secondo le indicazioni del gruppo di epidemiologi che tutte le settimane ci forniscono i dati e che ci danno un'indicazione di dove andare a realizzare i nostri interventi di screening. Questo è il motivo. E, nonostante l'incremento e la triplicazione dei tamponi che abbiamo fatto, non ci sono stati aumenti significativi dell'indice di positività. Questa è la prova provata che era corretto il progetto attuato dai nostri epidemiologici.
Potrei andare avanti nel citare tutta una serie di atti e di azioni fatte e, se volete, anche di errori, perché ci sono cose che, forse, oggi farei diversamente. Abbiamo dato in mano la gestione ai commissari, alle unità di crisi e a tutta una serie di persone. L'abbiamo accompagnata con qualche atto programmatorio, ma certamente la gestione di un'emergenza non è una cosa che si programmi in modo semplice, anzi per niente: per l'emergenza si fanno altre cose.
È stato detto dal Consigliere Grimaldi o forse dal Consigliere Marello che il Presidente Cirio non è venuto qua a fare un atto di umiltà e a chiedere la collaborazione del Consiglio. Probabilmente quel giorno lei non era presente, perché io mi ricordo. Io mi ricordo quando il Presidente venne qui a dire: "Dobbiamo collaborare tutti insieme, perché.".



(Commenti fuori microfono)



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Sì, l'ha detto il Consigliere Marello. Chiedo scusa, Consigliere Grimaldi.
Il Presidente Cirio è venuto, forse le è sfuggito, ma è venuto.
Ebbene, il "caso Piemonte" oggi ci dice che il Piemonte è una zona green una zona che a livello europeo può paragonarsi a ben poche altre, con delle condizioni di sicurezza eccezionali. E io mi auguro che rimangano così per molto tempo.
Questo non è un caso, non è soltanto l'effetto della campagna vaccinale che, devo dire, è andata bene, ma che continuiamo a implementare. È anche un aspetto, permettetemi di dire, di qualche azione centrata, di qualche organizzazione riuscita, di qualcosa che ha funzionato, altrimenti non saremmo in queste condizioni. Guardate, oggi siamo verdi noi e la Lombardia, ma tutte le altre Regioni non sono verdi.
Se prendete la mappa dell'Europa, troverete una parte della Slovenia, una parte della Danimarca, il Piemonte, la Lombardia e poco altro. Questo è il "caso Piemonte", se vogliamo parlare in questi termini. Ed è il risultato di tanto lavoro e di tante persone, ma non dell'Assessore e, mi permetto di dire, anche non del Presidente, ma di tutte quelle persone che hanno fatto davvero tanti sacrifici, perché la nostra organizzazione, la nostra sanità e i nostri ospedali potessero dare quella risposta adeguata ai piemontesi.
Credo che questa risposta sia arrivata. Adesso abbiamo davanti un'altra sfida, abbiamo davanti uno dei costi del COVID più alti che, dopo i morti sono le mancate cure.
Noi abbiamo ricoverato 5.300 persone su 12 mila posti disponibili durante la seconda ondata. E, ahimè, abbiamo dovuto sospendere una serie d'interventi in elezione e altre attività, oltre a quelle che abbiamo fatto a domicilio. Queste mancate cure, queste mancate diagnosi oncologiche tutto quello che non abbiamo fatto rappresenterà un costo enorme per i prossimi anni, un costo anche in termini di vite umane. Di conseguenza, la Commissione sulle liste di attesa, con il lavoro che faremo in futuro, sarà proprio mirata a riassorbire questo gap, a dare delle risposte adeguate.
Abbiamo appena riaperto l'Oftalmico, cerchiamo di riaprire il più possibile i reparti compatibilmente con l'attività di contact tracing e l'attività di vaccinazione per dare risposte adeguate. E su questo chiediamo la collaborazione di tutti.
Il nuovo Piano sanitario dovrà essere un piano che tutti insieme dobbiamo approvare, che sarà la linea guida per i prossimi anni e su questo chiediamo la collaborazione. Certo non possiamo approvare un atto politico perché la relazione vale come un atto politico, che ha estrapolato tutte le lamentele per farne un atto d'accusa politica verso la Giunta. È un atto legittimo, per carità, che però non si può votare.
Molto più oggettivamente, in questa relazione il Presidente Stecco ha anche voluto inserire la parte della Corte dei Conti che dà un resoconto anche finanziario di quello che è stato fatto e che è stato speso, che dà un'attestazione di un ente terzo su quello che il Piemonte ha fatto in quest'anno e mezzo.
Ripeto, abbiamo anche fatto degli errori, ma c'è stato un impegno corale di tutti e di tutto il sistema sanitario, con tutte le sue debolezze, per dare le risposte adeguate ai piemontesi.
Il mio invito, oltre al ringraziamento a tutti quelli che hanno lavorato a questa relazione, è quello di votarla, perché credo che sia più rispondente e più rappresentativa della realtà dei fatti.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Non essendovi altri interventi, possiamo procedere con le votazioni.
Ricordo che il numero legale è ventidue.
Indìco la votazione nominale sulla relazione di maggioranza sull'indagine conoscitiva in merito alla gestione dell'emergenza sanitaria COVID-19 sul territorio piemontese.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione nominale sulla relazione di minoranza sull'indagine conoscitiva in merito alla gestione dell'emergenza sanitaria COVID-19 sul territorio piemontese.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).


Argomento:

Nomine - Proclamazione degli eletti


PRESIDENTE

Relativamente al punto 2) all'o.d.g., che reca "Nomine", in base allo scrutinio effettuato, possiamo procedere alla proclamazione degli eletti delle seguenti nomine: . Proposta di deliberazione n. 168 "Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) e Comprensori Alpini (CA)" - Collegio dei Revisori dei Conti (Art. 10 Statuto dell'Ente) - Nomina di 5 componenti di cui 1 con funzioni di Presidente.
Proclamo nominati, quali componenti di cui 1 con funzioni di Presidente in seno al Collegio dei Revisori dei Conti degli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) e Comprensori Alpini (CA), i signori: Tropeano Corrado (Presidente) e Rotolone Danilo, Scazzola Marco, Sutera Sardo Luciano e Lombardi Marinella (componenti).
. Proposta di deliberazione n. 169 "Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale - ARPA" - Collegio dei Revisori dei Conti (Art. 14, L.r. n.
18/2016) Nomina di 3 membri effettivi Proclamo nominati, quali membri effettivi in seno al Collegio dei Revisori dei Conti dell'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale i signori: Aimar Fabio, Tonini Maurizio e Carrera Ernesto.
. Proposta di deliberazione n. 170 "Museo regionale dell'Emigrazione 'Vigezzina nel mondo'" - Comitato di Gestione (Art. 4, L.r. n. 6/2011) Designazione di 3 membri Proclamo designati, quali membri in seno al comitato di Gestione del Museo Regionale dell'Emigrazione "Vigezzina nel Mondo" i signori: Pellegrino Luigi, Cristofori Chiara e Vandoni Sandra.
Do atto che, ai sensi del comma 9 dell'art. 5 ("Riduzione di spese delle pubbliche amministrazioni") del DL 76 luglio 2012, n. 95, recante "Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini, nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario", da ultimo modificato dall'art. 17, comma 3 della legge 7 agosto 2015, n. 124, il collocamento in quiescenza della signora Vandoni Sandra comporta il conferimento dell'incarico a titolo gratuito.
. Proposta di deliberazione n. 171 "Fondazione 20 marzo 2006" - Consiglio di Amministrazione (Art. 11 Statuto Fondazione) - Designazione di un componente Proclamo designato, quale componente in seno al Consiglio di Amministrazione della Fondazione 20 Marzo 2006, il signor Capra Franco.
Do atto che, ai sensi del comma 9 dell'art. 5 ("Riduzione di spese delle pubbliche amministrazioni") del DL 76 luglio 2012, n. 95, recante "Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini, nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario", da ultimo modificato dall'art. 17, comma 3 della legge 7 agosto 2015, n. 124, il collocamento in quiescenza del signor Capra Franco comporta il conferimento dell'incarico a titolo gratuito.
. Proposta di deliberazione n. 172 "Fondazione Luigi Einaudi" - Comitato di Indirizzo (Art. 7, Statuto) - Nomina di 1 membro Proclamo nominato, quale membro in seno al Comitato di Indirizzo della Fondazione Luigi Einaudi, il signor Ferrero Edoardo.
. Proposta di deliberazione n. 173 " Fondazione Film Commission Torino Piemonte" - Consiglio di Amministrazione (Art. 8, Statuto) - Nomina di 3 componenti Proclamo nominati, quali componenti in seno al Consiglio di Amministrazione della Fondazione Film Commission - Torino Piemonte, i signori Borgia Beatrice, Corsini Bartolomeo e Giordano Elisa.
. Proposta di deliberazione n. 174 "Azienda Sanitaria Ospedaliera 'San Luigi Gonzaga'"- Collegio sindacale (Art. 1 comma 2, l.r. n. 15/2014) Individuazione di 1 componente con funzione di Presidente Proclamo individuato quale componente con funzioni di Presidente del Collegio Sindacale dell'Azienda Sanitaria Ospedale "San Luigi Gonzaga" di Orbassano il signor Baudino Fabrizio . Proposta di deliberazione n. 175 "Azienda Sanitaria Locale 'Città di Torino'" - Collegio sindacale (Art. 1 comma 2, l.r. n. 15/2014) Individuazione di 1 componente con funzione di Presidente Proclamo individuato quale componente con funzioni di Presidente del Collegio sindacale dell'Azienda Sanitaria Locale "Città di Torino" di Torino il signor Milanese Alberto.
. Proposta di deliberazione n. 176 "Azienda Sanitaria Locale 'Cuneo 1" Collegio Sindacale (Art. 1 comma 2, l.r. n. 15/2014) - Individuazione di 1 componente con funzione di Presidente Proclamo individuato quale componente con funzioni di Presidente del Collegio Sindacale dell'Azienda Sanitaria Locale "Cuneo 1", di Cuneo il Signor Caviglioli Marco.
. Proposta di deliberazione n. 177 "Azienda Ospedaliera Universitaria Maggiore della Carità di Novara" - Collegio sindacale (Art. 1 comma 2 l.r. n. 15/2014) - Individuazione di 1 componente con funzione di Presidente Proclamo individuato quale componente con funzioni di Presidente del Collegio Sindacale dell'Azienda Ospedaliera-Universitaria "Maggiore della Carità" di Novara, il Signor Sala Filippo.
. Proposta di deliberazione n. 178 "Azienda Ospedaliera 'Ordine Mauriziano di Torino'" - Collegio sindacale (Art. 1 comma 2, l.r. n.
15/2014) - Individuazione di 1 componente con funzione di Presidente Proclamo individuato quale componente con funzioni di Presidente del Collegio Sindacale dell'Azienda Ospedaliera "Ordine Mauriziano" di Torino, il signor Di Russo Davide Rammento inoltre che, ai sensi dell'articolo 20 del d.lgs 39/2013, la presentazione della dichiarazione, da parte dei soggetti nominati, sulla sussistenza di una delle cause di inconferibilità di cui al citato decreto è condizione per l'acquisizione dell'efficacia dell'incarico.
Con questo, abbiamo concluso la proclamazione degli eletti.
Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, il Consigliere Grimaldi ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Non mi pare ci sia il giusto clima per aprire la discussione sulle attività produttive del Piemonte e su Intel. Siamo disponibili, visto il dialogo con l'Assessore Tronzano e se lei, Presidente, è d'accordo, a farlo in un momento migliore della prossima seduta o appena ovviamente l'Assessore sarà presente.
Chiedo solo una cosa: Fabio Aimar appena proclamato è lo stesso Direttore generale che ha fatto "tutto bene" nella relazione che abbiamo appena votato? Se è così, è interessante: è come se il Consigliere Chiamparino dopo una crisi in una gestione, avesse messo Moirano a gestire un collegio sindacale.
Comunque è andato tutto bene, meno male. Pensate fosse andata male!



PRESIDENTE

Queste sono considerazioni politiche.
Mi sembra che, essendo arrivati anche a superare le quattro ore di permanenza in quest'aula, ci sia la necessità di fare la pausa tecnica, ma essendosi anche concluso l'iter dei punti all'o.d.g. e trovata l'intesa di audire la relazione dall'Assessore Tronzano in Aula o in Commissione, se ci sono le condizioni e la volontà della Conferenza dei Capigruppo, propongo di chiudere la seduta.
Auguro a tutti una buona serata e buon lavoro.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 18.33)



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