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Dettaglio seduta n.131 del 04/05/21 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta inizia alle ore 9.39)



PRESIDENTE

Buongiorno a tutti.
La seduta è aperta.
Per la gestione della seduta si applicano le disposizioni della deliberazione dell'Ufficio di Presidenza del 16 aprile 2021 n. 63, a specificazione di quanto previsto dal Regolamento interno del Consiglio regionale.
Procedo all'appello nominale per la verifica delle presenze. Ai soli fini dell'appello, comunico che è in congedo il Consigliere Ricca.



(Il Presidente Allasia procede all'appello nominale e constata la presenza del numero legale)



PRESIDENTE

Comunico che l'Assessore Marnati è presente, mentre gli Assessori Poggio e Gabusi non sono attualmente in aula.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

"Presentazione del documento 'Piemonte Next Generation' e possibili contributi piemontesi al PNRR - Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza" richiesta di sessione straordinaria ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale presentata da Bertola, Canalis Frediani, Gallo, Giaccone, Grimaldi, Magliano, Sacco, Salizzoni e Valle


PRESIDENTE

Iniziamo la seduta in sessione straordinaria, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale, con l'esame del punto 2) all'o.d.g., inerente a "Presentazione del documento 'Piemonte Next Generation' e possibili contributi piemontesi al PNRR ", richiesto dai Consiglieri Bertola, Canalis, Frediani, Gallo, Giaccone, Grimaldi Magliano, Sacco, Salizzoni e Valle.
Dopo l'illustrazione, darò la parola ai Consiglieri che la richiedono, per cinque minuti.
Adesso do la parola al Governatore Cirio per l'intervento introduttivo e successivamente, agli Assessori competenti.
Prego, Presidente Cirio.



CIRIO Alberto, Presidente della Giunta regionale

Sì, grazie mille.
Grazie, Presidente. Grazie a tutti i Consiglieri regionali e grazie a chi ha voluto proporre il Consiglio regionale di oggi, un Consiglio estremamente significativo, sotto il profilo dei contenuti e sotto il profilo delle prospettive.
Oggi parliamo di un tema di cui si dibatte molto a livello nazionale e che rappresenta senza dubbio, insieme al tema dei vaccini, una delle due colonne su cui investire e su cui far ripartire il nostro Paese e quindi all'interno del nostro Paese, anche il nostro Piemonte.
Sul tema dei vaccini, come sapete, abbiamo predisposto un sistema che è riuscito a raggiungere il risultato, credo straordinario, dei 47 mila vaccini, nel giorno in cui il Governo ha voluto stabilire lo "stress test".
Oggi ci è stato dato l'obiettivo, per tutto maggio, di una media di circa 30 mila vaccini al giorno. Al momento abbiamo i vaccini per poterlo fare quindi guardiamo al mese di maggio con estrema apprensione, sotto il profilo delle consegne, ma con la certezza che, se le consegne manterranno quelle che sono le previsioni, riusciremo a garantire, durante questo mese altri 600/700 mila piemontesi che riceveranno il vaccino.
A fianco della colonna del vaccino, che sicuramente è la prima e la più importante, perché ripartirà prima non chi avrà preso più soldi, ma chi avrà prima vaccinato la propria gente, c'è quella della ripartenza. La pandemia ha creato una crisi che non è solo sanitaria, ma è diventata una crisi economica - ahimè - una crisi sociale, una crisi che ha ulteriormente aumentato e acuito quelle che erano le avvisaglie di una crisi che il Piemonte stava già vivendo e che ha fatto sì che la nostra Regione predisponesse un documento, il Piano di competitività, previsione di presentazione febbraio 2020, bloccato dalla pandemia, dall'arrivo della pandemia.
Fu poi trasformato nel "Riparti Piemonte", che ha declinato una parte di quelle risorse per aiutare a sopravvivere (perché la parola corretta è proprio sopravvivere) molte delle nostre attività piemontesi, e che oggi invece trova, nel Recovery Plan e nella programmazione europea, uno strumento fondamentale per il futuro della nostra Regione.
La considerazione importante è che il Consiglio dovrà avere un ruolo fondamentale nella definizione del Recovery Plan piemontese; così come dovrà averlo il Parlamento, perché, al momento, il Parlamento italiano è stato coinvolto in un'unica seduta, in cui il Governo ha spiegato le proprie istanze e il documento trasmesso a Bruxelles.
Il Presidente Draghi ritiene di non dover aprire a nessun tipo di concertazione con gli Enti locali prima - e credo sia anche corretto - di aver ottenuto il via libera da parte del Parlamento. Questa procedura però, ci mette nelle condizioni di fare una valutazione al buio, nel senso che un passaggio in Consiglio sarà necessario farlo, anche all'interno delle Commissioni, perché nell'attuazione del Piano dovremmo naturalmente lavorare tutti insieme di pari passo. Il Recovery Plan non dev'essere di destra o di sinistra; il Recovery Plan deve portare al proprio interno quello che serve al nostro Piemonte e l'obiettivo è di amplificare al massimo la concertazione.
Oggi, ahimè, ci troviamo a parlare.
È sempre importante parlare e confrontarsi, ma parliamo molto al buio perché parliamo senza le regole d'ingaggio che sono necessarie per stabilire quello che dovrà essere il piano d'interventi strategico che la Regione dovrà fare.
Peraltro, parliamo anche un po' al buio per quanto concerne il metodo. Oggi sappiamo solo quelle che sono le nostre richieste, ma non abbiamo ancora conferme proprio perché, come vi dicevo, dopo, e solo dopo il passaggio parlamentare, il Governo tratterà con le Regioni le modalità attuative del Piano.
Durante il Governo Conte noi avevamo, insieme con il Presidente Bonaccini trasmesso un'istanza forte, perché già si sapeva che, durante il 2020, si sarebbe arrivati alla definizione di questo piano ma, ahimè, le Regioni sono state inascoltate, nel senso che fino all'8 aprile, quindi con il Governo Draghi, le Regioni non sono mai state coinvolte nella definizione di questo tema. A dicembre 2020, in piena autonomia, la Conferenza delle Regioni ha deciso di agire motu proprio e quindi di favorire all'interno delle varie Regioni d'Italia un meccanismo di raccolta delle istanze, sulla base dei documenti che in quel momento avevamo avuto da Bruxelles e che individuavano le missioni, che sono poi le sei missioni fondamentali su cui si struttura il Recovery.
Queste sei missioni sono quelle che valgono 235 miliardi di euro, cui vanno aggiunti trenta miliardi di euro di fondo complementare: questo è un altro passaggio importante, perché quello che non può essere finanziato con i fondi del Recovery, può essere finanziato nel complementare, nel senso che il Governo, intelligentemente, attraverso uno scostamento di bilancio ulteriore, ha deciso di mettere un piccolo portafoglio complementare per aiutare magari quei Comuni, quelle realtà, quei territori e quelle Regioni che, pur avendo necessità importanti, hanno però il limite di non poter rientrare magari in uno dei sei assi di missione del Recovery.
La nostra Regione ha fatto due cose. Sul tema delle infrastrutture, ha raccolto le opere strategiche da tutte le Province del Piemonte, per cui abbiamo inviato, aggiornato ad aprile 2021, l'insieme delle opere infrastrutturali su cui, come sapete, non c'è un soldo nel Recovery; non c'è missione che paghi le strade, per essere chiari.
Su questo, abbiamo deciso, in sede di Conferenza delle Regioni, di seguire un piano parallelo e quindi raccogliere, come Regione e come Regione Piemonte, gli interventi strategici. In merito, è stata fatta dalle Province un'azione di concertazione con i territori, sulla cui base abbiamo trasmesso alla Conferenza delle Regioni, e per il suo tramite poi al Governo e al Ministro delle Infrastrutture, Ministro Giovannini, le nostre istanze come Piemonte, concordate con il territorio. Su questo c'è un piano di prospettiva, c'è una visione di priorità, c'è un elenco di priorità che sono state inserite e condivise con il territorio.
Sugli altri aspetti che sono le sei missioni del Recovery, ci siamo mossi senza avere regole d'ingaggio - che non abbiamo ancora neppure tuttora - e allora come Regione abbiamo adottato un sistema che si utilizza per i fondi europei, che il è sistema del bottom up. Il sistema del bottom up è il sistema utilizzato comunemente dalla Commissione europea ed è quello di raccogliere e di censire le istanze progettuali, le idee progettuali dei territori, prima di fare le azioni, prima di fare i bandi, proprio per orientare azioni e bandi sulla base di quello che è il sentiment che si raccoglie dai territori.
Abbiamo cercato di farlo durante il pieno della pandemia, nel pieno della zona rossa e con tutte le difficoltà che abbiamo avuto nel coinvolgimento dei soggetti; abbiamo fatto quindi call, videoconferenze, siamo andati sul territorio, ma sempre nel limite numerico necessario a mantenere giustamente quelle che erano le prescrizioni della pandemia. Da lì abbiamo fatto un lavoro importante, che è il lavoro di definizione delle idee progettuali divise per materia, per territorio ma, soprattutto, per fase di attuazione. Il 70% dei soldi del PNRR vanno spesi entro il 2023 (61 miliardi di euro), gli altri entro il 2026. Era necessario capire sui nostri territori non sulla base delle richieste dei singoli, ma sulla base delle richieste degli Enti locali o degli enti economici. Per questo, le Province e le Camere di Commercio hanno fatto da hub per i progetti che nascevano.
Naturalmente abbiamo censito tanti progetti. Di questi progetti alcuni non ricadono all'interno delle sei missioni, tant'è che sono stati inseriti in una parte che non li ha tagliati, ma che li ha individuati come fondi che possono essere spesi dopo il 2026. Sono novantanove progetti per 2,7 miliardi di euro, altri 181 progetti che scadono nel 2026 (gli Uffici stanno analizzando tecnicamente le schede progettuali). Soprattutto abbiamo una cartina che ci dice quelle che sono le istanze dei territori in Piemonte, i portatori d'interessi diffusi istituzionali ed economici che ce le hanno trasmesse e che vengono censite. Vengono censite per essere pronte per la fase due, che è la costruzione del piano del Recovery. Il piano del Recovery darà alle Regioni, ai Comuni e alle Province 87 miliardi di euro di questi, settantuno sono vincolati ai fondi Recovery e quindici sono vincolati al fondo complementare, su cui non ci sono, anche in questo caso di nuovo, regole d'ingaggio.
Il primo incontro con il Presidente Draghi l'abbiamo avuto l'8 aprile, cui sono seguiti altri due incontri con i Ministri. Dopodiché attendiamo di definire la governance di queste risorse, cui però il Piemonte arriverà pronto. Noi arriveremo con il censimento delle istanze progettuali del territorio e, nel momento in cui tali istanze non troveranno finanziamento nel Recovery - non sono state inserite risorse perché non sono stati inseriti i progetti di quell'area specifica - potranno trovare finanziamento nel fondo complementare. Se non lo troveranno nel fondo complementare, potranno trovare finanziamento nel DSU che discuteremo, che sono i tre fondi europei sulla programmazione 2021-2027 (l'accordo di partenariato partirà già alla fine di quest'anno). Se non troveranno fondi in questo, saranno all'interno del Parco Progetti dalla Regione Piemonte.
La Regione Piemonte non aveva un Parco Progetti e, non avendo un Parco Progetti, è difficile fare qualsiasi tipo di programmazione.
Questo è il lavoro che abbiamo voluto fare. Ripeto, il bottom up è un criterio che si utilizza a livello europeo ed è un criterio che credo funzioni, che crediamo funzioni ma, soprattutto, chiunque di voi oggi pensi di poter dire "le regole d'ingaggio sono queste", parla di cose che non sa.
Non le so io, non le sapete voi, ahimè, non lo sa neanche il Parlamento perché non ci sono ancora fisicamente. Ed è vero che la pista ciclabile del Comune "Y" non è un progetto da Recovery, ma non bisogna scandalizzarsi se un Sindaco lo inserisce, perché un buon governo regionale prende la pista ciclabile del piccolo Comune di montagna e la mette insieme alle altre 200 piste ciclabili proposte da altri 200 Comuni di montagna e presenta una proposta unica all'interno del Recovery, che allora sì viene finanziata perché far diventare il Piemonte la prima Regione d'Italia per chilometri di piste ciclabili lo trasforma in un progetto da Recovery.
Ecco la strategia che abbiamo voluto adottare, nel pieno della condivisione, nel piano della concertazione e, soprattutto, consapevoli che la fase uno, quella di censire, si è appena conclusa, e ora inizia la fase due, che è quella di programmare e di trasmettere a Roma le nostre istanze non appena disporremo delle regole d'ingaggio che Roma vorrà indicarci.
Adesso i miei Assessori interverranno nelle sei materie di competenza dando l'idea di quella che è la progettualità della nostra Regione, per poter concretamente individuare i binari su cui intendiamo muoverci.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Cirio.
Saluto gli Assessori Protopapa e Gabusi, che nel frattempo ci hanno raggiunto.
Dopo il breve saluto del Governatore, darei la parola all'Assessore Marnati. V'invito a rimanere nei cinque minuti previsti per intervento.
Grazie.
Prego, Assessore Marnati; ha facoltà di intervenire.



MARNATI Matteo, Assessore all'ambiente, all'energia, all'innovazione, alla ricerca

Grazie, Presidente.
Anch'io, ovviamente, mi unisco al discorso che ha fatto il Presidente e cercherò di essere sintetico, anche se sarà difficile, vista la materia.
Ne approfitto anche per ringraziare tutta la struttura della Regione Piemonte per il grande lavoro che sta facendo in questi giorni. Non parler dei progetti nello specifico, perché sarebbe impossibile, ma coglier l'occasione per presentare in questa sede il percorso che ha portato la Giunta regionale alla definizione di un "Piemonte di nuova generazione", e rappresenta per me l'opportunità di condividere alcuni concetti e principi chiave che hanno portato alla stesura e alla raccolta di progetti e iniziative che sono ricompresi dentro tutte le grandi aree legate alle mie deleghe, tra cui la digitalizzazione, l'innovazione, la competitività, la rivoluzione verde e transizione ecologica, le infrastrutture per una mobilità sostenibile e la ricerca.
Uno dei principi cardine che ha portato all'elaborazione dei progetti in ciascuna di queste aree riguarda il concetto di crescita felice contrapposto a quello della decrescita felice: sostenibilità economica e ambientale sono la ricetta verde per il rilancio del Piemonte post pandemico.
Per risolvere i problemi che stanno caratterizzando negativamente il nostro territorio, come l'inquinamento dell'aria, dell'acqua, della terra e la gestione delle sostanze climalteranti, ritengo che ci sia un'unica terapia: puntare con tutte le forze sulla ricerca e sul trasferimento tecnologico.
La transizione industriale del Piemonte si deve fondare sullo spirito d'innovazione e di sostenibilità, che sono i principi rigenerativi per le nostre imprese piemontesi, che rappresentano, per fortuna, l'eccellenza della nostra manifattura, e che dovranno essere il motore della ripresa e non solo della resilienza, attraverso grandi ricadute occupazionali e investimenti che siano un moltiplicatore economico.
Partiamo dalla prima missione M1, relativa alla digitalizzazione. Al suo interno s'inseriscono grandi temi, quali il 5G, la banda larga l'intelligenza artificiale, i big data, la cybersecurity e il cloud.
Tra i progetti prioritari vi sono quelli per rendere più efficiente e snella la macchina burocratica, ormai non adeguata alle sfide globali della Pubblica Amministrazione, compresa la nostra. In quest'area, come ha detto giustamente il Presidente, sono stati raccolti tanti progetti; noi ne abbiamo identificati circa 200, ma riteniamo che più di venti progetti siano immediatamente cantierabili, per un valore di oltre 700 milioni di euro.
Vale la pena, però, elencare i punti principali che guideranno la strategia di transizione digitale, ai quali il Piemonte saprà allinearsi: l'ammodernamento delle infrastrutture su tutto il territorio piemontese compresa la montagna; lo sfruttamento del cloud computing, cioè l'erogazione di tutti quei servizi offerti interoperabili, ma facili da utilizzare; l'utilizzo dei dati della Pubblica Amministrazione l'evoluzione della cyber sicurezza; una maggiore centralità delle persone e delle loro competenze.
Sotto il profilo strategico - vale per tutta la Giunta - il digitale non è infatti, un settore, ma un ecosistema in cui si deve muovere tutta la politica. Il rilancio dell'economia attraverso il digitale richiede una forte accelerazione degli investimenti nelle infrastrutture digitali.
Terremo conto, innanzitutto, delle priorità che derivano dal bisogno e dalle imprese, che in questo momento risultano essere: più sensistica (reti per l'internet delle cose) per produrre e raccogliere i dati che servono a governare la produzione di beni e servizi; capacità elaborativa disponibile e accessibile in modo flessibile e sicura, per elaborare questi dati raccolti; capacità di storage con elevati livelli di sicurezza, per immagazzinare i dati (anche storici) e alimentare le applicazioni d'intelligenza artificiale; in ultimo, forse la più richiesta, connessione veloce alla rete, sia fissa sia mobile.
Ritengo che il Piemonte accoglierà la sfida digitale per non lasciare indietro nessuno. In secondo luogo, la digitalizzazione dev'essere vista come condizione abilitante di un nuovo diritto di cittadinanza, nella Pubblica Amministrazione, nelle scuole, nella giustizia, nella sanità nella capacità competitiva e come nella sicurezza.
A questo grande tema si collega, appunto, la rivoluzione verde e la transizione ecologica. Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito a significativi sforzi legislativi per la gestione dei cambiamenti climatici del ciclo dei rifiuti e delle risorse idriche. Oggi, anche a seguito degli effetti negativi della pandemia, siamo arrivati a un punto in cui appare non più derogabile l'appuntamento con le riforme volute da cittadini e imprese, secondo i principi della sostenibilità.
Avremo finalmente l'opportunità di affrontare le sfide climatiche ed energetiche puntando a uscire dallo stato emergenziale con soluzioni innovative e strutturali di medio e lungo periodo, per affrontare i problemi della qualità dell'aria, delle emissioni nocive, del consumo delle risorse (tra cui l'acqua potabile), delle emergenze cicliche legate alla gestione dei rifiuti.
Su quest'ultimo tema, l'obiettivo è avere un Piemonte autonomo nella gestione e nelle scelte. Necessitiamo, quindi, di grandi investimenti di ammodernamento degli impianti e dei metodi gestionali del trasporto, il più possibile di prossimità.
Puntiamo sull'economia circolare, sostenendo la raccolta differenziata ma anche la riduzione della produzione dei rifiuti dov'è possibile, arrivando a una chiusura di questo ciclo.
Come dicevo prima, grazie al lavoro di mappatura dei fabbisogni, e ascoltando i nostri territori, abbiamo identificato macro-aree d'intervento, che riguardano i temi dell'economia circolare e dei rifiuti delle risorse idriche e dell'inquinamento, facendo però anche emergere temi come quello dei nuovi carburanti.
Andremo a incentivare la bioeconomia, che comprende non solo settori tradizionali come l'agricoltura o la selvicoltura, ma anche settori economici dinamici e più moderni come quello delle biotecnologie e delle bioenergie, cui si aggiunge la rigenerazione urbana che, insieme all'efficientamento energetico, prioritariamente nelle periferie, non solo abbelliranno le nostre città, ma saranno anche grandi investimenti integrati per il rilancio dell'edilizia, puntando anche su un risparmio dell'energia e dei carburanti utilizzati per produrre calore in città.
Devo ricordare anche le risorse idriche. Per quanto riguarda le risorse idriche, il tema principale è quello legato alla loro gestione efficiente pensando alla crescente richiesta di acqua in tutti i campi.



PRESIDENTE

Assessore, la invito a concludere.



MARNATI Matteo, Assessore all'ambiente, all'energia, all'innovazione, alla ricerca

Mi avevano detto che avevo a disposizione dieci minuti.



PRESIDENTE

No, i minuti a disposizione sono cinque e lei è già arrivato a sette.
Prego, concluda.



MARNATI Matteo, Assessore all'ambiente, all'energia, all'innovazione, alla ricerca

Ho sbagliato. In ogni caso, ho quasi terminato.
Un primo dato interessante è che quasi il 40% dei progetti presentati dagli enti pubblici piemontesi riguarda tematiche collegate ai temi dell'ambiente, dell'energia e del territorio. Di tutti i progetti che abbiamo raccolto, il 42% è connesso all'efficienza energetica e al rinnovamento degli edifici, il 22% a progetti connessi alle energie rinnovabili (come idrogeno e mobilità sostenibile) e circa il 9% a progetti connessi alla protezione del territorio e delle risorse idriche. Solo il 2 sono progetti connessi all'agricoltura sostenibile e all'economia circolare.
In conclusione, il passo successivo prevede la lettura puntuale dei singoli progetti, al fine di verificarne la coerenza con le strategie dei progetti presentati dalla struttura della Regione Piemonte, in attesa che sia definito a livello nazionale il governo del PNR.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Tronzano.



TRONZANO Andrea, Assessore allo sviluppo delle attività produttive e delle piccole e medie imprese

Grazie, Presidente e buongiorno a tutti.
Abbiamo una sfida difficile davanti, l'ha detto bene il Presidente: chi vaccinerà prima, riprenderà prima. Pertanto, una delle questioni su cui la Giunta, la maggioranza e il Consiglio sono più concentrati riguarda certamente i vaccini. Poi c'è la questione economica, perché la pandemia ha certamente toccato la sanità, ha scosso ma non piegato l'economia piemontese.
L'economia piemontese ha delle basi solide, importanti e con dei punti di forza concreti e determinanti che sono, in primis, il mix produttivo, che è quello su cui dobbiamo concentrarci e porre la massima attenzione. Abbiamo tutto in Piemonte, perché andiamo dalle cave, quindi dalle pietre, fino allo spazio. All'interno di questa dimensione ci sono tantissimi settori che sono forti e che hanno una solidità propria.
Inoltre, abbiamo una robusta percentuale d'imprese che possono agganciare i nuovi trend tecnologici e su questo dobbiamo concentrarci. Abbiamo imprese che sono internazionalizzate e hanno una forte propensione all'export.
Anche questo è un argomento centrale.
Abbiamo una spiccata propensione all'innovazione da parte delle imprese anche grazie al grande sforzo che il Piemonte ha compiuto in questi decenni sull'aspetto della ricerca e dello sviluppo. Abbiamo una debolezza che è quella della cultura digitale e delle micro e piccole e, in alcuni casi anche medie imprese, sulle quali dobbiamo lavorare con grande attenzione e con grande forza.
Abbiamo un match, un incontro positivo virtuoso fra atenei e impresa, con un miglioramento del dialogo all'interno dei due mondi. È senz'altro importante avere atenei come il Politecnico o avere un'università importante come quella di Torino e del Piemonte Orientale. Sono sicuramente condizioni abilitanti, anche per l'attrazione d'investimenti. E abbiamo filiere e distretti con forte specializzazione. Questi punti di forza devono essere il nocciolo sul quale agire.
Naturalmente, oltre a questi punti di forza, abbiamo anche delle traiettorie che devono essere quelle della diminuzione dei divari territoriali. In particolare, uno degli aspetti sul quale dobbiamo assolutamente investire è il digital divide.
Abbiamo anche la necessità di una migliore collaborazione fra pubblico e privato. Questo è un aspetto che senz'altro deve derivare dalle riforme che chiede il PNRR e che chiede il Next Generation UE, ma certamente deve arrivare anche all'interno della nostra Regione, perché le semplificazioni che possono essere di nostra competenza, potranno aiutare tantissimo questo percorso.
Pertanto, su che cosa abbiamo fatto le nostre riflessioni? Abbiamo fatto la riflessione che questa pandemia ha portato difficoltà nella produzione. Tra l'altro, ultimamente abbiamo visto crescere tantissimo il costo delle materie prime, addirittura esplose del più 30%, e abbiamo visto anche una diminuzione nelle forniture di materie prime, mettendo anche a rischio la produzione. Che cosa abbiamo pensato come Regione? Se è successo che l'Inghilterra è uscita dall'Europa e se è successo che la pandemia ha avuto ricadute pesanti sulla produzione, pensiamo che in Europa una second source, cioè una seconda sorgente da parte delle grandi imprese o delle imprese produttrici, sicuramente ci dovrà essere. Di conseguenza, il Piemonte si deve preparare per attrarre queste imprese ed essere, al tempo stesso, attrattivo per le sue caratteristiche.
Ed è per questo che all'interno del PNRR abbiamo inserito, fra i tanti, due progetti importanti. Ne cito due, che sono i contratti di sviluppo e l'attrazione degli investimenti. Questi sono due elementi che, secondo noi se corroborati da risorse adeguate, possono realmente creare l'opportunità per il Piemonte di essere pronto ad attrarre dove noi siamo forti. E dove siamo forti, oltre alle caratteristiche che ho detto prima? Nei distretti del Piemonte, come l'orafo, come il tessile, come il valvolame, come il casalingo, come l'agrifood, ma siamo forti anche in provincia di Torino su due settori che certamente avranno una possibilità di crescita enorme anche occupazionale, che sono l'automotive e l'aerospazio.
All'interno dell'automotive e dell'aerospazio, oltre che con l'area di sviluppo complessa - come piace chiamarla al Presidente e condivido che tecnicamente si chiami area di crisi complessa, dove il PRI è pronto e firmeremo prossimamente l'accordo di programma - abbiamo anche agito sul Manifacturing Center e sulla Cittadella dello Spazio. Perché? Perch insieme troveremo ricerca, didattica e imprese, cioè un luogo fisico finalmente visibile, dove all'interno ci sono tutte le condizioni fondamentali per creare innovazione, perché l'ultimo argomento che cito visto che il mio tempo è scaduto - è proprio il passaggio a settori a più alta produttività. Noi non dobbiamo competere, lo sappiamo tutti, sulla quantità, ma sulla qualità. E il Piemonte è senz'altro pronto e maturo per decollare e creare veramente occupazione, ma soprattutto buona occupazione perché il passaggio a settori a più alta produttività genererà benefici a tutti.
Chiudo sull'aspetto dell'energia, che citava anche Matteo Marnati l'energia elettrica, quindi l'elettrificazione, è uno dei pilastri, ma non ci siamo addormentati raccontando che l'elettrico sarà il futuro per i prossimi cinquant'anni; l'elettrico è probabilmente un momento di transizione, che potrà durare dai quindici ai vent'anni, ma stiamo già elaborando idee sull'idrogeno, che è la futura fonte di energia più adeguata, sia dal punto di vista ambientale sia dal punto di vista economico. Pertanto, all'interno di questo progetto, abbiamo presentato una scheda adeguata e apposita sull'idrogeno.
Sulle batterie e sull'elettrico è certamente nostro auspicio, come dicevo già al Consigliere Grimaldi in un question time, che nasca in Piemonte qualcosa che vogliamo fortemente: una fabbrica di batterie, una Gigafactory su cui stiamo già lavorando. Speriamo che questo possa avvenire, perch sarebbe certamente un beneficio per la filiera dell'automotive e non solo.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Icardi.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità e all'edilizia sanitaria

Grazie, Presidente.
Credo non sia una novità, perché tutti sappiamo che, negli ultimi dieci anni, ma anche di più, il sistema sanitario ha subito tagli di risorse davvero ingenti, sottratte ai fabbisogni sanitari dei cittadini e anche a quelli del personale. Risulta quindi necessario e indispensabile un riordino complessivo della materia della sanità e, soprattutto, un rafforzamento della rete territoriale.
Servono proposte per la revisione del sistema socio-sanitario e assistenziale che deve agire fondamentalmente su due direttrici: una strettamente collegata all'emergenza COVID, di drammatica attualità l'altra di realizzazione di un nuovo modello funzionale diffuso.
Bisogna rivedere l'attuale impostazione superando la vecchia visione ospedalocentrica e valorizzando il ruolo del Distretto della salute e della coesione sociale, dotandolo di risorse e di autonomia in modo che sia in grado di soddisfare i bisogni del territorio con un dialogo costante - lo sottolineo - con l'Assemblea dei Sindaci e delle Aziende sanitarie e tutte le parti sociali.
Serve una medicina del territorio più accessibile, più fruibile, incentrata soprattutto sulle case della salute, intese come strutture polispecialistiche. In sintesi, bisogna realizzare una rete d'assistenza primaria diffusa capillarmente, collegata all'area socio-sanitaria per la presa in carico dei pazienti e dei cittadini e, in particolare, di coloro che sono affetti da patologie croniche e cronico-degenerative sempre più numerose, quindi è indispensabile procedere a un deciso ammodernamento della rete ospedaliera, realizzando il Parco della salute di Torino e di Novara, i nuovi ospedali previsti e tutti quegli interventi (credetemi sono tanti) di manutenzione straordinaria sugli edifici esistenti finalizzati alla sicurezza, all'antisismica, alla funzionalità e al risparmio energetico.
Purtroppo, in Piemonte abbiamo un parco di edilizia sanitaria veramente vetusto, quindi interventi in questo senso sono predominanti nel progetto che abbiamo in corso.
Inoltre, per la non sufficienza e la disabilità occorre introdurre quel concetto di circolarità tra domiciliarità, residenzialità e ospedale favorendo sempre di più la scelta domiciliare.
In Piemonte purtroppo abbiamo una popolazione sempre più anziana e in diminuzione, con un indice di vecchiaia pari a 190 over 64 ogni 100 ragazzi con meno di quindici anni, quindi quasi il doppio. Con un milione e 100 mila ultrasessantacinquenni, il Piemonte è al secondo posto in Italia, dopo la Liguria, per invecchiamento della popolazione. L'indice di fertilità continua a diminuire ed è ormai giunto a un livello inferiore a quello necessario a garantire quel ricambio generazionale che è la sopravvivenza della nostra comunità.
Pertanto, di fronte a quest'aumento della popolazione anziana è indispensabile e necessario promuovere la cultura dell'invecchiamento attivo con politiche che favoriscano la fattiva partecipazione alla comunità e il miglioramento della qualità della vita.
I sessanta progetti che abbiamo presentato nell'ambito della missione 6 presentano un carattere di risposta mirata alle due sfide, caratteristica della crisi COVID: la digitalizzazione del sistema del Servizio Sanitario Nazionale e le reti di prossimità per l'assistenza territoriale che sono evidentemente, in stretta integrazione con le iniziative di programmazione sanitaria, la riconfigurazione dell'organizzazione dei servizi sanitari e della loro disciplina, alla luce proprio di quella visione nuova che la pandemia ci ha illustrato.
I progetti presentati riguardano in maggioranza il rafforzamento o l'istituzione di reti di prossimità, sistemi di telemedicina e di medicina territoriale, riferiti a specifici ambiti territoriali: centri della salute, case della salute, hub sanitari, pronto soccorso di area, medicina di comunità, progetti di avvicinamento dei servizi ai cittadini, con particolare riferimento alle specifiche esigenze dei territori più periferici.
Una decina di proposte interessano la costruzione di centri e di reti specializzate, ovvero ad alta qualificazione: gestione della cronicità complessità sanitaria, fine vita, conversioni e adeguamenti di strutture residenziali e hospice, centri Alzheimer, finalità socio-sanitarie di alto profilo e specializzazione, progettazione e sperimentazione di protocolli di accoglienza sanitaria, accoglienza specialistica per pazienti con disabilità, promozione di sanità integrativa, ricerca e indagine epidemiologica. Tale ambito si riferisce a un percorso di revisione e di consolidamento del servizio sanitario regionale.
Il modello di riorganizzazione sanitaria della Regione Piemonte individua come principio guida l'assistenza di prossimità centrata sulla persona secondo la definizione dell'Institute of Medicine del 2001, l'assistenza centrata sul paziente significa rispetto e attenzione alle preferenze, ai bisogni e ai valori del paziente ed è la garanzia che tali valori guideranno ogni decisione clinica.
Ho già superato il tempo a mia disposizione, ma ci sarebbe ancora molto da dire. Tutti i progetti che abbiamo, con un miliardo e 200 milioni di euro sull'edilizia sanitaria e oltre 250 milioni per tutti gli altri progetti danno il quadro di un significativo intendimento di radicale riforma della sanità piemontese che, ci auguriamo, con i fondi del PNRR, possa essere concretamente calato a terra.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire l'Assessore Protopapa; ne ha facoltà.



PROTOPAPA Marco, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente.
Buongiorno a tutti.
Il mio compito è di illustrare il perché l'Assessorato all'agricoltura si è impegnato nella predisposizione del Piano piemontese per la ripresa e resilienza.
È di tutta evidenza che il carattere strategico di lungo periodo, in materia di protezione del territorio e di messa in sicurezza delle risorse idriche piemontesi, è un argomento importantissimo.
Questo principio nasce sia per una giusta e corretta manutenzione sia per l'innovazione delle strutture, o quando le stesse hanno subito importanti danneggiamenti nel tempo, non ultimo l'alluvione del 2020.
L'economia agricola è completamente condizionata dalla presenza dell'acqua sotto tutte le forme, ma, comunque, le soventi crisi idriche e le sempre più presenti siccità portano sempre di più a una particolare attenzione verso le riserve d'acqua e non spreco della stessa. Si pensi solo, come dato generale, che in Italia cadono, secondo ISPRA, 300 miliardi di metri cubi d'acqua, riuscendo a trattenerne soltanto l'11% a favore delle attività. Se non si attivano certe opere, si mette a rischio l'agricoltura ma questo, logicamente, deve avvenire nel rispetto di tutte le norme di tutela dei territori.
Il Piemonte, data la sua posizione ai piedi delle Alpi occidentali, è una regione particolarmente ricca d'acqua, che nel tempo ha portato anche allo sviluppo di una rete idrica importante e capillare, rappresentata da circa 10 mila chilometri di canali afferenti alla rete principale, oltre a 2.000 chilometri di moderne condotte.
Naturalmente, ci sono da considerare anche gli sbarramenti idrici, di competenza regionale, di varie dimensioni, che si possono conteggiare in 700, utilizzati principalmente per l'irrigazione e la produzione dell'energia idroelettrica. Pertanto, l'Assessorato all'agricoltura della Regione è fortemente coinvolto nella predisposizione di questo Piano e, in particolare, la Direzione agricoltura e cibo ha predisposto la scheda di finanziamento definita "Interventi di manutenzione straordinaria di sistemazione idraulica delle infrastrutture irrigue di proprietà della Regione e consortili". In merito, si parla anche di un'implementazione di un progetto legato ai piani invasi, dove ci vuole, naturalmente, molta attenzione e dove si attende un miglioramento di capacità di accumulo della gestione delle risorse idriche.
Per quanto riguarda le attività, naturalmente sono tutti interventi di cui alla presente proposta riguardano progetti di fattibilità e/o progetti definitivi tecnici o progetti definitivi autorizzati, e anche progetti esecutivi inerenti alla manutenzione straordinaria d'infrastrutture irrigue esistenti, con tempi di attivazione brevi.
In relazione alla complessità degli interventi infrastrutturali da realizzare, acquisita la copertura finanziaria è possibile stimare che i progetti, di cui sopra, possono essere realizzati in tempi brevi tra i tre e i cinque anni.
Per quanto riguarda gli interventi principali, abbiamo individuato circa ventiquattro interventi che hanno cercato di coprire quasi tutti i territori del Piemonte, dalle zone di Cuneo al Canavese, al Torinese, al Vercellese e all'Alessandrino, tutti specifici e puntuali. Si parla di due grossi invasi. Naturalmente, quello più importante è la Serra degli Ulivi poi c'è quello che riguarda l'invaso sul torrente Sessera, parlando delle Province di Biella e di Vercelli.
Dopodiché, stiamo parlando anche d'interventi di manutenzione, ma soprattutto, di recupero d'importanti strutture, tipo la strutturazione del canale di Cavour, gravemente danneggiato dall'alluvione, un comprensorio gestito dalle associazioni d'irrigazione dell'Est Sesia e dell'Ovest Sesia.
Il canale Cavour è un elemento molto importante, perché è un arto dell'intero reticolo irriguo. La principale risorsa in quella zona è il riso, però si coltivano anche mais, soia e altri cereali. Nella provincia di Novara, d'altronde, ricordiamoci che è anche sviluppato l'allevamento per la zootecnia e per la produzione dello stracchino, del gorgonzola e di altri prodotti tipici.
Ci sono canali importanti come il canale di Caluso, un progetto che consiste in una messa in sicurezza del canale demaniale. Ricordiamoci che questa è una grande opportunità in merito, perché è già ben assodato che diversamente, ci sarebbe necessità di grandi risorse e non avremo soluzioni di poterle trovare, se non in quest'occasione.
Concludendo, nel principio generale ci saranno due progetti importanti proprio dedicati a tutte quelle strutture danneggiate dalle alluvioni 2019 e 2020, quindi ci sarà un piano dedicato solo per quelle, e un altro piano dedicato a tutte le infrastrutture irrigue e consortili, con competenza regionale, che naturalmente necessitino di manutenzione, soprattutto per quel principio del funzionamento della tutela delle acque e del risparmio anche energetico, con tutte quelle produzioni idroelettriche che potranno essere aggiunte a quelle esistenti.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire l'Assessore Gabusi; ne ha facoltà.
Prego, Assessore.



GABUSI Marco, Assessore ai trasporti e alle infrastrutture

Grazie, Presidente.
Credo di dover fare davvero, a volo d'uccello, una panoramica sui tanti punti che il Recovery richiama in tema di mie competenze.
Ci sono parole chiave che abbiamo sentito ripetere più volte: rivoluzione verde, digitalizzazione, semplificazione e riforma. Provando a riassumere quanto letto e quanto attuato nei nostri programmi, credo che la prima impronta, il primo progetto strategico che leggiamo sul Recovery è che questa Regione ha già scelto di ripercorrere, da diversi anni, la rivoluzione verde, una rivoluzione che mira a trasferire il traffico di persone e merci in maniera ecosostenibile, con una visione in cui il Piemonte e l'Italia rivendicano un ruolo manifatturiero che hanno nell'Europa, ma, naturalmente, cercando di renderlo compatibile con la riduzione delle emissioni.
Se è vero che la nostra regione ha un deficit sul trasporto merci, rispetto alla media nazionale, dell'11%, e sulla media europea del 18%, è pur vero che anche sul trasporto persone, seppur minore, il deficit è del 2%. Noi siamo al 6% di persone che utilizzano il trasporto pubblico, mentre, in Europa, la media è dell'8%. È evidente che ci si deve allineare immaginando anche che tutta l'Europa faccia un salto in avanti.
Il gap maggiore è sul trasporto merci e quindi, visto che le infrastrutture, soprattutto quelle ferroviarie, sono le maggiori toccate dal Piano Nazionale di Ricostruzione e Resilienza, saranno investite di oltre venticinque miliardi di risorse.
Su questo, e sul fatto che in Piemonte c'è una grande necessità di migliorare la rete ferroviaria, stiamo lavorando e lavoriamo ormai da diversi mesi. Che cosa abbiamo fatto? Abbiamo censito le priorità. Le priorità, dal punto di vista logistico e del trasporto merci, sono diverse e sono in un quadro unitario che vedono porti, interporti, siti logistici in Piemonte - ce ne sono tanti - essere collegati al capoluogo di Regione e al capoluogo di Provincia per quello che riguarda il trasporto persone. Su quelle direttrici andremo a investire in maniera importante. Quello che abbiamo già fatto con il rientro simbolico e non solo in SLALA è attenzionare particolarmente tutta la questione del retroporto di Genova e di Vado ma anche, con una battaglia che condividiamo con l'amministrazione precedente rispetto alla conclusione dell'opera strategica della TAV valorizzare anche SITO interporto e il polo logistico di Novara.
Naturalmente tutto questo in un quadro che ci vede davvero protagonisti come "Piemonte cuore d'Europa" dal punto di vista logistico, perch l'incrocio di due corridoi europei ci propone come Regione strategica in Europa. Da questo punto di vista, ci saranno investimenti sulle linee ferroviarie regionali, soprattutto quelle dei capoluoghi di Provincia.
Penso alla Novara-Biella in cui, con l'Assessore Marnati, stiamo percorrendo la strada dell'idrogeno, che è una strada innovativa che ci consentirà, naturalmente, di avere un ruolo anche nella produzione dell'idrogeno, così come sul rafforzamento e l'ammodernamento di altre linee, tra cui la Torino-Ceres e la Canavesana (è evidente che la Torino Ceres ha un ruolo strategico, anche perché collega l'aeroporto con il centro di Torino e con l'alta velocità).
Naturalmente in questo quadro in cui ho richiamato il capoluogo di Regione e di Provincia non ci siamo dimenticati, e non ci dimentichiamo, dei territori magari più marginali, ma molto importanti per il Piemonte, quelli delle province e quelle delle aree interne. Se è vero che non saranno toccati da investimenti d'infrastruttura ferroviaria, hanno molto da dire e molto da richiedere in tema di dissesto idrogeologico.
Il Piano prevede oltre otto miliardi, di cui sei miliardi ai Comuni e due miliardi e mezzo alle Regioni. Da questo punto di vista, al netto di quanto diceva il Presidente, cioè di come saranno attuati e di come saranno le ripartizioni, sappiamo di avere grandi esigenze dettate dalle molte calamità che ci hanno colpito negli anni scorsi e dall'esigenza di ricostruzione dai quadri di fabbisogni che i nostri territori hanno presentato a noi, ma hanno presentato anche al Dipartimento Protezione civile in quest'ultimo periodo.
Ecco che noi, insieme ai territori, insieme alle Province, insieme ai Comuni, vogliamo sistemare le nostre frane, i nostri fiumi, i nostri ponti e lo facciamo come? Lo facciamo naturalmente chiedendo attenzione chiedendo risorse, ma anche utilizzando le armi che abbiamo a nostra disposizione in materia di semplificazione. Da un anno abbondante, insieme alle varie Commissioni, insieme all'Associazione Costruttori e insieme agli Enti locali, abbiamo creato un percorso di semplificazione che si sta concludendo con le ultime DGR per l'asportazione controllata del materiale in alveo e per la semplificazione delle pratiche burocratiche. Solo ieri è entrato in funzione, dopo una sperimentazione di un anno, un portale che consente ai professionisti di presentare la pratica sul portale sismico non in tre versioni cartacee, di cui una veniva restituito al Comune, ma tutto online.
Credo che, avendo fatto molto veloce e cercando di stare nei tempi, i soldi, insieme alle riforme, insieme alla semplificazione e insieme all'attenzione normativa, ci possono far traguardare quest'obiettivo importante.
Concludo dicendo che tutto sarà possibile solo con una stretta collaborazione, che abbiamo dimostrato, ad esempio, nell'individuazione di tutti i Direttori interni delle nostre Direzioni e in collaborazione con il nostro personale, che è l'ultima materia di cui voglio parlare nella misura in cui è partito un importante piano di assunzione, dopo tanti anni, visto che ne abbiamo la possibilità.
Credo che il clima sia buono, il clima dev'essere di collaborazione. Ci saranno momenti di formazione, ci saranno momenti di approfondimento, ci saranno momenti in cui magari ci troveremo su posizioni opposte, ma è evidente, com'è stato detto anche a livello nazionale, che tutte queste misure, tutte queste risorse a terra saranno messe solo se sapremo interagire in maniera funzionale ed efficiente con i nostri dipendenti.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Gabusi.
La parola all'Assessore Chiorino.



CHIORINO Elena, Assessore all'istruzione, al lavoro e alla formazione professionale

Grazie, Presidente.
Nel tempo a disposizione, ovviamente, quella che si cerca di dare è una sintesi della visione, evidenziando che, per quel che concerne gli ambiti di nostra competenza, le maggiori criticità individuate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza chiamano certamente in causa una serie di carenze di vedute endemiche sulle quali occorre intervenire con forza e determinazione, anche ricorrendo a politiche e strumenti innovativi che siano davvero capaci di sostenere il passaggio a nuovi paradigmi. Una delle grandi sfide è una nuova visione del sistema Piemonte, del sistema Italia in termini più ampi.
Auspicabile in tutto questo - l'hanno già detto i colleghi che mi hanno preceduta - è una massiva e tempestiva operazione di semplificazione burocratica, unitamente anche alla riduzione del numero di aliquote della revisione del nuovo Codice della crisi d'impresa che, se effettivamente entrerà in vigore a settembre, così come previsto, rischia di acuire ulteriormente e, in taluni casi, mortalmente la situazione delle nostre imprese che oggi sono già evidentemente stremate.
Bisogna ripartire anche accelerando tutti quei processi che, da tempo, sono noti e riconosciuti come necessari ma che, per la rigidità del sistema, non si sono poi mai effettivamente compiuti . Questo è il momento.
A partire da un concetto fondamentale che dev'essere alla base di ogni progettazione e di ogni azione, non si può ragionare a compartimenti stagni. L'ambito è quello inevitabilmente di vasi comunicanti, di azione e di reazione e della necessità di mettere in campo quello che è il coraggio di visione strutturale che può non portare a degli effetti nell'immediato ma che deve certamente ragionare in termini anche di lungo periodo ricordando che se oggi stiamo facendo debito con tutte le azioni, chi dovrà pagare questo debito sono i nostri ragazzi un domani, ai quali bisogna garantire oggi delle basi di ripartenza e, domani, di valorizzazione e potenzialità per il loro futuro.
A intersecare ogni asse strategico e ogni missione del PNRR sono state posizionate le Academy, le nuove fabbriche della formazione. Un progetto che evidentemente include una valorizzazione e un ulteriore potenziamento del sistema degli ETS, che già funziona molto bene, ma che dev'essere ulteriormente ampliato e diffuso sul nostro territorio.
Al centro di tutto si pone l'incrocio tra la domanda e l'offerta in un'ottica di produttivismo che richiede tempestività e anche risposte sartoriali all'esigenza delle imprese, questo al fine anche di dare concreto sostegno al dato occupazionale nella potenzialità di reskilling di upskilling e di formazione continua che, ahimè, anche con lo sblocco dei licenziamenti, sarà da mettere in campo immediatamente.
Academy che sono funzionali, quindi, al sostegno occupazionale, ma anche al rilancio della capacità di competitività delle nostre PMI e delle nostre microimprese, perché è a loro che è rivolta un'attenzione particolare, dal momento che sono la peculiarità del tessuto produttivo del Piemonte e dell'Italia più in generale.
Academy che sono anche funzionali al rilancio e al riacquisto della centralità nell'area torinese dell'automotive.
Academy che vogliono ragionare, in termini di ripartizione territoriale sulla formazione pensata nell'ambito dei bacini di settore e, di conseguenza, con la valorizzazione dei nostri distretti industriali, in cui inserire formazione a imprese ad alto valore aggiunto, che sappiano dare una formazione di qualità, toccando tutti gli ambiti (ne elenco alcuni, ma non sarò esaustiva, perché abbiamo la fortuna di avere una terra di grandi e numerose eccellenze), dalla bioedilizia all'agroalimentare, passando per i settori del tessile, dell'automotive e della mobilità più in generale dell'economia circolare, della logistica e dell'intermobilità, del biomedicale, della telemedicina, del commercio e del turismo, solo per citarne alcuni.
Va anche superato il concetto di "assistenzialismo", che si è sostenuto anche nel corso della pandemia, ma che, evidentemente, in un momento di rilancio, dev'essere sostituito da politiche attive del lavoro, con un potenziamento rispetto al quale si ritiene che il maggior numero di risorse possibili debbano essere stanziate sulle politiche attive del lavoro e sulla centralità alla formazione continua, fino a oggi ritenuta erroneamente una "cenerentola", uno di quei costi che poteva essere tagliato, rispetto alla necessità per le nostre imprese di capacità e di competitività, anche rispetto all'attrattività che deve e può avere il Piemonte nell'ambito del reshoring, che è un fenomeno che la pandemia ha velocizzato e fortificato, e che è un'occasione imperdibile per il Piemonte.
Le politiche della formazione diventano, quindi, lo strumento principale per investire sul capitale umano, mettendo anche al centro la capacità di dialogo con i territori, e sviluppando i Centri per l'impiego quali sentinelle a presidio del territorio, nevralgici per il dialogo e l'incrocio domanda-offerta, rafforzando poi l'apprendistato duale e la ricollocazione, che incrementi il potenziale lavorativo e le competenze delle persone disoccupate e inoccupate, ma anche sostenendo i giovani.
Il disegno dev'essere sviluppato a trecentosessanta gradi. Parlando d'istruzione - mi scusi, Presidente, sto andando un pochino lunga, ma purtroppo il discorso tocca tutte le mie deleghe - nell'ambito del PNRR s'insiste su sport, scuole innovative e messa in sicurezza, di cui sentiamo moltissimo la necessità in Regione Piemonte, tanto da strutturare, come Giunta, un fondo che intervenga sulle ristrutturazioni d'urgenza, che ci auguriamo possano diventare strutturali anche con quest'intervento, ma che non possono essere limitate a questo. Si deve puntare tantissimo sull'orientamento, proprio nell'ottica di sviluppare quel concetto d'incrocio domanda-offerta, consentendo ai nostri giovani di realizzare le loro ambizioni, contrastando anche la fuga di cervelli con un piano messo in campo e proposto da EDISU di ampliamento degli spazi, delle mense e di sostegno al diritto allo studio universitario.
Ancora, nell'ambito degli asili nido forse pare ravvisarsi - lo capiremo meglio nei prossimi mesi - un disallineamento tra le priorità indicate dal PNRR e quella che è la situazione del Piemonte.



(Scampanellìo del Presidente)



CHIORINO Elena, Assessore all'istruzione, al lavoro e alla formazione professionale

Bisogna potenziare gli asili nido, ma è altrettanto vero che i servizi alla famiglia devono essere potenziati in generale, per consentire anche di sostenere l'occupazione femminile e per invertire quella denatalità che diventa drammatica sul territorio piemontese e italiano.
Con i servizi alla famiglia s'incrementa l'occupazione femminile, perch tendenzialmente avremo delle educatrici, e perché metteremo nelle condizioni una donna di non dover scegliere tra l'essere madre e l'essere lavoratrice.
Un approccio green della nostra Regione che non condivide la politica che intende l'ecologia in termini di tassazione (vedasi la plastic tax), n l'ambientalismo che si contrappone all'industria. Ma è un approccio green che faccia competere il Piemonte, che si candida a essere il restyler di riferimento, recependo le direttive europee che l'Italia anticiperà nell'ambito del tessile a gennaio 2022.
La nostra Regione intende competere in tutto questo per avere un ruolo di regia e vede in quest'ambito la soluzione per conformarsi in modo significativo alla nuova normativa, anche sulla raccolta differenziata, e che vada a creare, al contempo, numerosi posti di lavoro verdi (su questo ovviamente, lavorare di formazione).
Concludo e mi taccio: c'è un vulnus che la Regione ritiene di dover colmare rispetto al supporto delle imprese. Perché se è vero che il PNRR sarà assolutamente e sicuramente strategico, è anche vero che a quei fondi dobbiamo arrivarci. Per farlo, oggi le nostre imprese hanno bisogno di aiuto immediato. Per questo la Regione Piemonte ha messo in campo una serie di azioni a supporto dell'impresa e - lo evidenzio - anche a sostegno dell'occupazione, che vanno da un fondo destinato ad acquisire temporaneamente quote di aziende in crisi per proteggerle dai fallimenti (dai fondi predatori e dalle infiltrazioni della 'ndrangheta, che sempre più punta a infiltrarsi nell'economia reale), alla regionalizzazione della legge Marcora, per consentire anche l'ascensore sociale rispetto all'ambito dei lavoratori, e nel mettere a disposizione manager ed esperti di processo di governance e di logistica per supportare le PMI e le microimprese nella "traversata nel deserto", perché di questo stiamo parlando.
In quest'ambito c'è la piena convinzione che, oggi più che mai, ci sia una primazia di quello che è l'interesse nazionale di tutela del nostro made in Italy e, di conseguenza, di tutela e salvaguardia del dato occupazionale, a esso strettamente collegata, mossi evidentemente da patriottismo industriale e dall'orgoglio di quella che è la nostra vocazione manifatturiera, che rimane imprescindibile.



PRESIDENTE

Grazie.
Dichiaro aperto il dibattito generale. V'invito a rimanere nei tempi previsti, anche perché dopo il dibattito seguirà l'esame degli atti d'indirizzo collegati e la relativa votazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Preioni; ne ha facoltà.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
Volevo ringraziare, a nome della Lega, il Governatore Cirio e la nostra Giunta per questo grande censimento delle volontà dei nostri territori e dei nostri Sindaci; un grande censimento che raggruppa progetti grandi progetti strategici, progetti piccoli. Siamo di fronte a un Recovery che rappresenta un piano di ripartenza e di ricostruzione: è un'opportunità.
Alcuni progetti saranno da Recovery, perché realmente strategici; altri andranno tessuti e cuciti insieme, perché, come diceva il Governatore, un piccolo tratto di pista ciclabile su un Comune del Lago Maggiore non è un progetto da Recovery, ma mettere insieme il Comune di Stresa, di Baveno, di Belgirate e fare una pista ciclabile su tutto il Lago Maggiore è un progetto strategico di sviluppo che crea PIL, che crea turismo e ricchezza e che è nelle corde e nelle linee guida del Recovery.
Siamo in una prima fase, il lavoro è iniziato. E ha fatto bene la Regione Piemonte ad ascoltare i territori, i Sindaci e gli stakeholder, così come che abbia fatto questo grande lavoro di censimento. Va bene anche il cambio di passo del Governo, perché il Governo Conte due non ascoltava le Regioni non aveva fatto un tavolo romano per ascoltare le tante Regioni e le tante volontà dei territori. Registriamo che finalmente il Governo Draghi ascolta le Regioni, ci sono stati tavoli aperti, ci sono state le discussioni con le Regioni. Pertanto, è un cambio radicale di ascolto del territorio perché il Recovery dev'essere realmente quel piano strategico e quel piano di ripartenza che il nostro Paese, insieme al Piemonte, aspetta e vuole portare a casa e arrivare fino in fondo.
Ringraziamo i Sindaci e i tecnici che hanno lavorato con i loro progetti e con le loro volontà. Da una parte è un censimento di tutte le volontà e di tutta la progettualità che c'è in Piemonte. Non c'è solo il Recovery perché sappiamo che per due anni andrà avanti la vecchia programmazione europea e tra due anni si riaprirà alla nuova programmazione. Di conseguenza, questo lavoro ci servirà anche per la nuova programmazione europea e servirà alla parte politica, alla nostra Giunta, ma servirà anche ai funzionari, perché avranno un quadro di quello che il Piemonte vuole fare: piccoli, grandi o medi, progetti strutturali, progetti da tessere insieme, progetti che sono il rilancio e il futuro del nostro Piemonte.
Guardo al bicchiere mezzo pieno, guardo all'inizio di questo percorso e guardo con fiducia a un dialogo territoriale con i Sindaci e con gli stakeholder che la Regione Piemonte ha interpretato bene, che il Governo Draghi ha iniziato a interpretare, facendo un cambio di passo radicale rispetto al Governo Conte due. Registro questi dati molto positivi ringraziando ancora la nostra Giunta e il nostro Governatore. Ringrazio anche la dottoressa Casagrande, i tanti Sindaci e i tanti tecnici comunali che si sono messi al lavoro per questo piano di ripartenza del Piemonte e di tutta l'Italia.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gallo; ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Dopo un'ora e mezza di dibattito mi sembra opportuno ripartire da che cosa dobbiamo discutere oggi in quest'Aula. E noi oggi dobbiamo discutere di Recovery Plan, dobbiamo discutere di questo.
Pagina 11 del Piano nazionale: "L'Unione Europea ha risposto alla crisi pandemica con il Next Generation UE. È un programma di portata e ambizioni inedite che prevede investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale, migliorare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori e conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale. Per l'Italia il Next Generation UE rappresenta un'opportunità imperdibile di sviluppo, di investimenti e riforme. L'Italia deve modernizzare la sua Pubblica Amministrazione, rafforzare il suo sistema produttivo, intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà all'esclusione sociale, alle diseguaglianze. Il Next Generation UE pu essere l'occasione per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile, duraturo, rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana in questi anni".
Sono poche righe di un documento di 200 pagine. Veramente pensiamo, come Piemonte, di interpretare queste sfide e queste parole con il documento che abbia mandato a Roma? Io l'ho manifestato pubblicamente e lo manifesto in questo momento in cui possiamo finalmente discutere tutti insieme in Consiglio regionale del lavoro che ha prodotto la Giunta, non il Consiglio regionale. È un lavoro di 200 pagine, di trentaquattro miliardi per 3.000 progetti. Ma veramente abbiamo mandato questo a Roma? Veramente abbiamo interpretato questa sfida in questo modo? Sono preoccupato e sono perplesso, perché questa è la terza occasione che il Piemonte perde per rilanciare il proprio sistema economico e per rilanciare il Piemonte. La prima è stata il Piano competitività, che era un titolo. Io non ne ho visto traccia e non ne ho visto la declinazione pratica, se non parziale, in alcune misure che si sono attuate.
La seconda occasione persa è stata il "Bonus Piemonte" e il "Riparti Piemonte", che abbiamo discusso in quest'Aula. Noi la pensiamo diversamente: è stata fatta la scelta, da parte vostra, di utilizzare 150 milioni di euro del Piemonte a pioggia. Lo ripeto, a pioggia. Oggi non li abbiamo più e, infatti, non si parla di un "Riparti Piemonte due" per questa seconda fase della pandemia. Non si parla, perché non ci sono più perché li abbiamo erogati a pioggia. E ne abbiamo discusso in quest'Aula di quanto fosse sbagliato utilizzarli così.
E questa è la terza occasione che perdiamo, perché se interpretiamo così il Next Generation UE, non abbiamo capito lo spirito di questa iniziativa europea.
Mi è chiaro che è cambiato il Governo, mi è chiaro che il Piano è stato scritto in pochi mesi ed è un lavoro ottimo che ha fatto il nostro Parlamento e il nostro Governo, ma il Piemonte, lo ripeto, doveva entrare nel dibattito del Next Generation UE con pochi progetti strategici, ma rispetto ai quali si dava una spinta a completare dei progetti - penso alla Città della Salute e della scienza, anche alla parte della ricerca - e portare avanti dei progetti su assi strategici del nostro Piemonte, che ad esempio guardano a Stellantis e a tutte le ricadute di quest'opportunità.
Insomma, si doveva affrontare questo piano e quest'occasione non con trentaquattro miliardi e con 3.000 progetti, che è un lavoro diverso. È un lavoro diverso, legittimo e utile, nel senso che abbiamo un censimento e va benissimo (poi dovremmo dire ai Sindaci come lo finanziamo), ma non è lo spirito di questo lavoro e di quest'opportunità unica che avete voluto interpretare voi come Giunta, perché il Consiglio non è stato coinvolto in questa vicenda. È coinvolto oggi perché l'hanno chiesto le opposizioni e ne discutiamo a valle del processo, perché ormai il documento del Piemonte è stato mandato e quello dell'Italia è stato mandato in Europa, per cui vedremo l'evoluzione.
Credo che stiate interpretando male il ruolo che avete in Regione. La Regione ha un ruolo di programmazione, di coordinamento, di definizione delle priorità, non di raccolta di progetti, non di raccolta delle volontà dei territori. Questo va benissimo e ci mancherebbe, ma qual è la strategia? Quali sono le priorità? Quali sono le linee guida e d'indirizzo? Siamo al secondo anno di legislatura concluso.
I minuti sono pochi, però credo veramente che il Piemonte meriti di più e meriti veramente un'altra velocità, ma veramente!



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Ruzzola.



RUZZOLA Paolo

Grazie, Presidente.
Inizio con una battuta: al collega Gallo devo dire che, solo poche ore fa eravamo in quest'Aula a parlare dell'Azienda Zero e ci siamo sentiti dire che l'errore che avevamo commesso era quello di non fare il Piano sanitario prima d'individuare le linee su cui intervenire.
Ci è stato detto che il Piano sanitario serve in primis per raccogliere le istanze dei territori e, quindi, conoscere per decidere; questo ci veniva detto qualche ora fa, ma ora che lo abbiamo fatto, ci viene detto che non dovevamo farlo! Come ha detto bene il Presidente Cirio, quello non è il nostro Piano regionale di ripresa e resilienza, ma è la raccolta delle istanze dei territori per costruire quel piano, ma non solo, per costruire anche quei bandi sui fondi europei che verranno.
Pertanto, al contrario di quello che altre istituzioni dove voi siete maggioranza, a partire dalla Città metropolitana di Torino, dove non è stato consultato un solo Comune e un solo territorio, che mesi or sono ha inviato le scelte, senza condividerle con nessuno, né con i territori e nemmeno con il Consiglio, come ho già avuto modo altre volte di dire bisognerebbe dimostrare che, laddove siete maggioranza, si facciano le cose che si chiedono qui.
Mi sembra che ogni volta ci venga detto che avremmo dovuto fare diversamente, ma là dove siete maggioranza non lo fate e qui ci stimolate a raccogliere prima le istanze sul territorio: questo però è stato ciò che abbiamo fatto. Mi sembra sia stato ampiamente chiarito il fatto che questo non è il progetto su cui indirizzeremo i fondi, ma è la base su cui lavorare, conoscendo quantomeno le istanze dei territori, che molte volte abbiamo detto di voler rappresentare.
Allora, oltre a dirlo, bisogna anche farlo, e credo che qui lo abbiamo fatto andando sui territori, chiedendo ai Sindaci, ai Comuni, alle Amministrazioni e a coloro che più di ogni altro conoscono le istanze e le esigenze dei territori, ma lo abbiamo fatto anche con gli stakeholder, lo abbiamo fatto con le associazioni imprenditoriali e lo abbiamo fatto con le associazioni artigianali, raccogliendo le istanze del nostro territorio e del nostro Piemonte.
Oggi, a partire da quelle istanze, ma credo veramente tutti insieme, perch qui parliamo dell'opportunità di ridare fiducia, di far ripartire il nostro Piemonte e quindi quest'Aula nel suo complesso, credo che attorno a quel censimento, che null'altro è che un censimento, ci si debba unire per lavorare e per creare veramente quel piano di sviluppo e di rilancio che sarà quello che andremo a presentare non solo per i fondi che arriveranno dall'opportunità del Recovery Fund o del Recovery Plan, ma anche da quello che sarà la programmazione dei prossimi sette anni dei fondi europei.
Questo è il lavoro che ci aspetta.
Credo che questo sia il punto di partenza, dopo aver raccolto le istanze che arrivano dal territorio, ed è esattamente quello che dobbiamo fare. Per questo, sono orgoglioso di far parte di questa maggioranza e, in modo particolare, ringrazio il Presidente, la Giunta e gli Uffici per il lavoro svolto.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Sacco.



SACCO Sean

Grazie, Presidente.
Oggi scopro una cosa nuova: non stiamo discutendo del Recovery Plan, ma di un insieme di progetti che sono stati raccolti in giro per il Piemonte poi, analizzando con calma questi progetti, faremo le proposte per il Recovery Plan.
Dico solamente una cosa: questi fondi vanno spesi entro il 2026; siamo al 2021, se aspettiamo ancora un po', perdiamo il treno un'altra volta! Il fatto è che non sappiamo soltanto da un mese che avremmo dovuto presentare i progetti per il Recovery Plan, ma lo sappiamo da ormai quasi un anno che ci sarebbe stato questo progetto di rilancio con fondi nuovi fondi per ridisegnare il Piemonte e non per fare le stesse cose che facevamo prima! Questo è il concetto che forse manca.
Ho letto i progetti e, fra l'altro, con più di 2.000 progetti, ammetto che ho fatto particolarmente fatica. Se questi sono i progetti che mandiamo a Roma, probabilmente lo Stato, si pentirà di aver coinvolto la Regione per cercare di avere delle indicazioni un po' più precise e puntuali, perché su trentaquattro miliardi di euro di richieste - perché queste sono richieste verosimilmente, alla nostra Regione arriveranno fra i sette e gli otto miliardi. Non vi presentate con un piano chiaro, con dei progetti chiari dicendo chiaramente quali sono i progetti su cui vuole investire il Piemonte e di cui necessita il Piemonte, che verosimilmente avrebbero la capienza corretta per andare a coprire i fondi che saranno destinati alla nostra Regione. Ebbene, questo era il lavoro da fare! Siamo in ritardo, è già maggio! Entro quest'anno dovrebbero arrivare già i primi fondi, ma quanto vogliamo aspettare ancora? Inoltre, ho pensato che magari questa mattina gli Assessori mi avrebbero illuminato su che cosa si vorrà puntare rispetto alle sei missioni, ma in realtà ho sentito tutte affermazioni di principio: sostegno alle imprese sostegno alle PMI, gestione oculata delle risorse idriche, sostenibilità ambientale.
Non basta però il titolo per dire quanto sia valido un progetto, se è effettivamente innovativo, se ha effettivamente delle caratteristiche di sostenibilità ambientale, se rispetta le richieste che ci ha fatto l'Unione Europea in sede di confronto, in cui è stato sancito con il nostro Governo quali saranno le priorità di finanziamento che avrà l'Unione nei confronti dei piani che presenteranno le varie nazioni.
Ebbene, io mi chiedo questo: oggi, uscendo da quest'aula, abbiamo chiaro cosa vuole fare questa Giunta? Abbiamo chiaro quali sono i progetti che ha intenzione di portare a casa, che difenderà con le unghie e con i denti per avere la possibilità di realizzarli nei prossimi cinque anni? La risposta è no. Ancora una volta, non siamo pronti; ancora una volta, siamo in ritardo! Ho avuto anche la possibilità di leggere qualcosa in ambito sanitario; ho letto la proposta sugli ospedali per l'ammodernamento degli ospedali e il potenziamento dei servizi, per un totale di quasi un miliardo e sessanta milioni di euro che, se li divido per i posti letto dei presidi ospedalieri coinvolti in questo progetto, abbiamo un risultato molto simile al costo di costruzione a nuovo per posto letto. Anche qui, quindi, mi chiedo che conti abbiamo fatto; cosa abbiamo in mente per la nostra sanità e se effettivamente, sono dei ragionamenti che possono trovare sbocco in un finanziamento europeo, considerando che stiamo chiedendo, per un ammodernamento, gli stessi fondi che ci servirebbero per costruire ex novo.
Il tempo è poco, ormai ho quasi concluso, ma mi sembra chiaro che, ancora oggi, non sappiamo esattamente quali sono i progetti su cui questa Giunta ha intenzione di puntare e di difendere, con le unghie e con i denti, ai tavoli romani.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bongioanni; ne ha facoltà.



BONGIOANNI Paolo

Grazie, Presidente.
Rispondo subito ai colleghi di minoranza, perché credo che mai, come in questo caso, si sia applicato lo Statuto della Regione Piemonte e ci si sia attenuti attentamente a esso.
L'articolo 2, infatti, recita: "La Regione coinvolge, nelle scelte legislative e di governo, il sistema degli Enti locali".
Una delle azioni migliori che stanno alla base e alla creazione, da inizio aprile, del Piano regionale, è stato proprio il programma di ascolto partecipato delle singole comunità piemontesi, dove si è provveduto a creare un ciclo d'incontri con gli Enti locali, con le categorie, con le Province, con le Camere di commercio e con i vari stakeholder, che finalmente hanno potuto far sentire la loro voce, indicando le reali necessità del territorio, perché chi conosce i problemi del territorio è chi il territorio lo vive.
Considerato, però, che il primo responsabile di attuazione del PNRR è il Governo nazionale, sarà fondamentale che ci sia una buona trasmissione dalla catena di comando centrale fino alle diramazioni, che secondo me saranno i Comuni, altrimenti c'è il rischio che i progetti si arenino alle prime difficoltà e che non ci sia uno sviluppo realmente omogeneo in tutto il Paese.
In questo caso, il ruolo della Regione diventerà cardine fondamentale. La Regione dev'essere la cinghia di trasmissione che fa da tramite alle istanze dei singoli Comuni, che da soli non hanno ovviamente né la forza n le risorse per affrontare e realizzare i progetti, che sono ovviamente di forte complessità. La Regione dovrà mettere a disposizione le proprie competenze ed esperienze, per quanto riguarda la gestione e lo sviluppo dei fondi comunitari.
In secondo luogo, c'è la grande mole di progetti presentati: 3.000 progetti sono davvero tantissimi, però vanno vagliati con attenzione, andranno selezionati e si guarderanno i criteri, non solo quelli cantierabili nei tempi previsti, ma anche quelli che hanno reali e forti ricadute positive sui loro territori.
Penso che a livello governativo si dovrà anche avviare, in sede di Conferenza Stato-Regioni, una trattativa con il Governo, al fine di avere nei fondi, una ripartizione equa sui territori, in base a dei criteri: il numero di attività produttive (e faccio riferimento alla mia provincia, la provincia di Cuneo, che in Italia è quella con il più alto numero di partite IVA rispetto agli abitanti), la propensione all'export, la presenza o assenza d'infrastrutture fisiche e digitali adeguati, la specificità dei territori montani alpini e il tasso di occupazione e disoccupazione giovanile.
Il nostro Piano regionale prevede un uso di fondi importanti (sono trentaquattro miliardi), ma se andiamo a vedere la relazione che hanno fatto alcuni Assessori prima, se guardiamo sulla sanità, che sembrano pochi, in realtà, per quanto riguarda l'edilizia sanitaria, che drena la maggior parte delle risorse, l'Assessore Icardi è stato chiaro: si attingerà dei fondi INAIL, mentre si potrà, con i fondi che ci sono potenziare la rete di assistenza e medicina territoriale, che abbiamo visto essere uno degli anelli deboli della catena della lotta alla pandemia.
Importante è quello che ci è stato raccontato sugli interventi nel settore idrogeologico: paghiamo sempre un prezzo enorme per ogni pioggia che ferisce il nostro territorio, ma finalmente avremo la possibilità di metterlo in sicurezza.
Cinquanta milioni per l'apprendistato giovanile che, insieme ai tirocini costituisce lo strumento formativo più importante per entrare nel mondo del lavoro, indispensabile per garantire una continuità generazionale, specie per il mestiere artigianale, che fa del made in Italy un'eccellenza a livello internazionale, e servono anche a contrastare le multinazionali.
Le infrastrutture. Qui i fondi sono fondamentali per la connessione alla rete ferroviaria ad alta velocità; Cuneo-Biella, dove arrivano, in sessanta minuti, a collegarsi agli snodi dell'alta velocità. Il PNRR prevede questo quindi non si dovrà distare più di sessanta minuti.
150 milioni per la filiera dell'idrogeno. È importante, è una tecnologia che garantirà il futuro per quanto riguarda il green, ma, soprattutto, per centinaia o migliaia di posti di lavoro.
A differenza del Piano nazionale, che presenta diverse carenze nei settori come artigianato, commercio e montagna, quello regionale li contempla e dedica attenzione a questi tre motori cruciali per lo sviluppo della nostra Regione.
Venti milioni per i distretti del commercio diventano fondamentali, come i cinque milioni per le aree mercatali.
Ci sono cinquanta milioni stanziati sul turismo per l'outdoor, per il potenziamento delle strade bianche, che potrebbe rappresentare un investimento grande e potrebbe portare la Regione Piemonte a diventare un marchio fortissimo per il turismo montano, andando a superare e a competere con competitor come la Svizzera e l'Austria, misura che poi s'integra con i 100 milioni per il discorso delle biodiversità e dei parchi. Anche questa potrà essere un'altra occasione turistica. Dovremmo saperli interpretare.
Certo, 3.000 progetti sono tantissimi, però ci saranno delle scale per valutarli: la fattibilità economica, l'immediata cantierabilità, la spinta occupazionale, le ricadute per le giovani generazioni l'internazionalizzazione dei progetti, i benefici a lungo termine e magari, l'impossibilità di trovare finanziamenti su altri assi.
Qui la Regione dovrà giocare la sua partita. Quella che ci viene offerta è un'occasione straordinaria e potrà magari portare il Piemonte a recuperare quel terreno che si è perso nelle legislature passate, con Lombardia Veneto ed Emilia Romagna che ci hanno superati sia in termini di PIL regionale sia di minore propensione all'indebitamento sia per le capacità infrastrutturali logistiche.
Inoltre, si dovrà anche rivalutare la cooperazione e la collaborazione con le Regioni confinanti, io dico prima di tutti con la Liguria, nel caso ci siano progetti che abbiano una valenza comune che superano i confini regionali, su temi come infrastrutture e turismo.
Sono tantissimi i progetti e tantissimi i sogni - e vado a concludere Presidente - molti dei quali non saranno finanziabili perché non risponderanno ai canoni richiesti o perché, semplicemente, non cantierabili (bisognerà poi andare nel dettaglio), quindi ci saranno progetti essenziali e strategici e si partirà subito con quelli.
L'importante è che, per la prima volta, la Regione Piemonte dispone di una banca progetti e avremo quindi l'opportunità, nel momento in cui si apriranno i forzieri del FESR, FSE, FSC o, per quanto riguarda montagna e agricoltura, del PSR, di essere pronti con interventi tali che non ci facciano più perdere risorse europee e ci permettano di dare al Piemonte tutte le risposte e tutte le occasioni per ripartire, dopo questo lungo e difficile momento dell'epidemia.
Chiudo con un ringraziamento al Presidente Cirio, che è rientrato in Aula per il grande lavoro fatto; agli Uffici; a tutti i funzionari che hanno lavorato e a tutta la Giunta. In questo modo si va a incardinare questi blocchi di partenza da cui può dipendere, e probabilmente dipende già, sia il destino sia il futuro della nostra Regione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Abbiamo richiesto, insieme agli altri colleghi, questo Consiglio straordinario, proprio perché volevamo sentire, dalla voce del Presidente e dei suoi Assessori, quale fosse la visione che avrebbero utilizzato nella scelta del documento da sottoporre al Governo.
Oggi abbiamo appreso che, in realtà, questa visione non c'è o, perlomeno non si riflette in questo documento, perché con questo sistema bottom up noi abbiamo.
Anzi, la Giunta ha ottenuto un semplice elenco di progetti. Credo di poter dire, senza timore di essere smentita che, in realtà, non avete fatto nulla, se non raccogliere le istanze del territorio. Istanze che, quindi erano già presenti, tant'è che sono state semplicemente raccolte e indicate anche in base alla cantierabilità, che ci sembra, tra l'altro, l'unico criterio utilizzato per essere inserite all'interno di questo documento.
Avete scelto di non decidere nulla, tant'è che in questo documento sono presenti tantissimi progetti e il totale delle risorse è un totale che è ben al di sopra delle risorse che poi arriveranno effettivamente nella nostra Regione. Avete scelto di non decidere, avete semplicemente svolto una funzione di censimento e raccolta e questa cosa l'avete dichiarata più volte. Dopodiché, quello che gli Assessori hanno illustrato è un documento che ognuno ha scritto relativamente alle intenzioni di questa Giunta, che sicuramente non si riflettono in questo elenco di opere che sono interventi totalmente scollegati tra di loro.
Abbiamo un bel dire che ogni pista ciclabile sommata, alla fine, dà un'idea di unitarietà, ma non è nemmeno detto che tutte queste piste ciclabili poi vengano finanziate. Questa visione d'insieme è un qualcosa che è scritto in un vostro "libro dei sogni" perché, di fatto, non avete poi nessuna certezza rispetto alla possibilità di finanziare tutti questi interventi slegati tra loro per arrivare a un obiettivo, finalmente, unitario e condiviso.
Credo che abbiate perso un'occasione di dare un'impronta e una direzione interagendo, ovviamente, perché il discorso d'interazione con gli Enti locali e con i territori rimane assolutamente fondamentale, ma nel fatto di scegliere, di decidere, di selezionare, lì sarebbe stata visibile una vostra idea di ripartenza, un'idea che qui assolutamente non vediamo. Non vediamo particolare attenzione verso i giovani. Abbiamo sentito parlare delle Academy e della formazione, ma nel concreto poi come si riflette questo sull'esistenza quotidiana e sulla possibilità di pianificare il futuro dei nostri giovani? Questo Piano, ricordiamolo, dovrebbe essere orientato soprattutto alle nuove generazioni, ma questa impronta manca completamente. È chiaro che se poi andiamo a vedere quello che ogni Comune e ogni Ente locale ha proposto nel dettaglio leggiamo attraversamenti pedonali, leggiamo rifacimenti di ponti. Questo non è un piano di ripartenza, ma è semplicemente un mettere una serie di richieste all'interno di un documento, dopodiché vedremo quante risorse arriveranno e lì sì che dovrete scegliere, perché non ci saranno risorse per fare tutto. Lì sì poi che dovrete ritornare dai Sindaci e dire "questa cosa non si può fare". Quale sarà il criterio che applicherete per dire ai Sindaci "questa cosa non si può fare"? Sarà una bella grana per voi. Finora avete raccolto tutto, avete detto di sì a tutto, non avete avuto nemmeno il coraggio di dire un no.
Ho sentito poi una frase nella fine dell'intervento dell'Assessore Chiorino, che credo ben rappresenti la vostra visione reale. L'Assessore ha parlato di un ambientalismo che si contrappone all'industria. È in queste frasi che sono dette verso la fine che si legge quella che è la vostra vera impostazione. Ricordiamo che questo piano dovrebbe essere orientato alla transizione verde, alla crescita sostenibile, quindi sentir dire "ambientalismo che si contrappone all'industria" da parte dell'Assessore al lavoro dà proprio l'idea della visione che voi avete di contrapposizione tra un'industria della nostra regione che deve necessariamente cercare un'altra via per crescere, per potersi sviluppare e per usare questi fondi.
È un ambientalismo che, in realtà, non dev'essere visto come un qualcosa di negativo, ma dovrebbe essere quello che guida tutte le vostre scelte. In queste frasi che vengono buttate lì, sul finire degli interventi, si legge quella che, in realtà, è la vostra visione di futuro. Una visione che non ci convince assolutamente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Mosca, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



MOSCA Michele

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi, in particolar modo devo dire quelli dei colleghi di opposizione. Ritengo sia necessario ripercorrere un po' la storia degli ultimi mesi del nostro Paese, partendo dalla genesi di questa vicenda per capire qual è la portata del lavoro che oggi abbiamo fatto e quello che dovremmo fare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.
Tutti ricordiamo, lo scorso inverno, le difficoltà del Governo Conte due per redigere il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza. Difficoltà e preoccupazioni che portarono alla caduta del Governo stesso, all'avvento quindi, del Governo Draghi che, se non mi sbaglio, giurò verso la metà del mese di febbraio. Non possiamo dimenticare che abbiamo la responsabilità di governo di questa Regione e quindi, proprio per questa responsabilità abbiamo dovuto attuare delle scelte perché, purtroppo, in tutti questi mesi, non erano stati coinvolti gli Enti locali, non erano state coinvolte le Regioni in maniera attiva e proattiva per la realizzazione del Recovery Plan. Di conseguenza, la Conferenza delle Regioni ha deciso di darsi un metodo di lavoro, ha deciso di cominciare a raccogliere i progetti coinvolgendo i territori.
Questo è quello che abbiamo fatto anche noi in funzione della nostra responsabilità di governo in Piemonte. Vi ricorderete che, tra la fine del mese di febbraio e la prima settimana del mese di marzo, abbiamo iniziato tutta una serie d'incontri che si chiamavano "Piemonte cuore d'Europa", in cui abbiamo coinvolto gli Enti locali, abbiamo coinvolto le associazioni datoriali, abbiamo coinvolto il mondo associativo, abbiamo coinvolto i privati che volevano candidarsi per presentare dei progetti. Da questo lavoro di ascolto è nata la prima fase, quella che abbiamo presentato qualche giorno fa.
I numeri sono già stati ricordati: quasi 3.000 progetti per trentaquattro miliardi e mezzo di costo, a fronte dei numeri del Recovery Fund (da una parte 191 miliardi, dall'altra parte il fondo complementare per altri trenta miliardi).
Nessuno di noi ha la sfera di cristallo, ma è chiaro ed evidente che al Piemonte arriveranno comunque delle cifre importanti; cifre che permetteranno di dare soddisfazione ad alcuni progetti, quelli che risponderanno meglio alle caratteristiche che ci ha chiesto l'Unione Europea. Gli altri avranno la possibilità di essere finanziati sul fondo complementare; quelli che non troveranno finanziamento lì - da qui l'importanza del lavoro che abbiamo svolto in termini di mappatura dei vari territori - troveranno finanziamento su altre fonti: penso alle economie della vecchia programmazione dei fondi strutturali, penso al nuovo settennato, di cui cominceremo a discutere in questi giorni con il DSU penso agli FSC che gestirà direttamente il Governo.
Parliamo di progetti di scarso valore economico, ma di grande valore per i Comuni e per le comunità che li hanno presentati e che abbiamo inserito in questa mappatura (penso alla legge regionale n. 18, che abbiamo riattivato dopo alcuni anni di assenza e che, fortemente, abbiamo voluto rifinanziare quest'anno).
Vedete qual è l'utilità del lavoro che abbiamo svolto fino a oggi? Capire quali sono le esigenze dei territori del Piemonte, fare una mappatura e partire con una nuova fase, quella che possiamo definire la fase numero due.
Mi permetto di dire che credo che non siano neanche necessari gli ordini del giorno: perché se oggi siamo qui, è per coinvolgere tutti; è per scrivere assieme quello che sarà il piano della ripartenza del Piemonte.
Le regole di questa partita non sono ancora chiare e questo è un punto fondamentale. Non si può decidere di fare una cosa se non si conoscono le regole del gioco. A giorni - auspico - si sapranno. Abbiamo vissuto tutti il cambiamento di passo del Governo Draghi, quindi non appena disporremo di queste regole, siamo disposti - giustamente - a discuterne con voi, perch questo non è il piano di ripartenza della Lega o della maggioranza, ma è il piano di ripartenza del Piemonte.
In conclusione - è scaduto il tempo a mia disposizione - l'appello che rivolgo è di non dividerci su questa partita, ma di lavorare assieme per dare soddisfazione e agganciare appieno la ripresa, non per noi, ma per il nostro Piemonte.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto la parola il Consigliere Magliano; ne ha facoltà.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
È evidente che quello che viene rappresentato oggi è un ulteriore aggiornamento rispetto alla delibera che molti di noi avevano studiato in maniera puntuale e precisa; delibera che aveva al suo interno sia iniziative strategiche che questa Giunta voleva realizzare, sia un numero già importante di progetti che erano arrivati dai territori.
È bastato un mese di tempo per far sì che i progetti passassero da 1.273 a 2.968 e che le risorse richieste, di fatto, aumentassero di quasi dieci miliardi. Mi rivolgo ai colleghi, soprattutto al Consigliere Bongioanni che giustamente ha fatto l'elenco delle risorse: quelle sono tutte risorse ancora da portare a casa, per cui non le racconterei come "già acquisite" non le racconterei come "già realizzabili" dal punto di vista della cantierabilità. Anche perché, come ben immaginiamo, è evidente che si è scelto di utilizzare uno strumento che, spesso e volentieri - lo dico rispetto alla technicality utilizzata - viene realizzato per creare il Parco Progetti. Era necessario realizzarlo; era necessario sapere quali erano tutte le progettualità.
Mediamente, quando si realizza questo tipo di strutture e questo tipo di approccio, si cerca di fare anche una classificazione di questa progettualità. Perché è evidente - l'abbiamo detto in tanti - che anche all'interno della maggioranza da questo punto di vista emerge tutta una serie di perplessità; perplessità che hanno a che fare con la possibilità poi, di raccontare ai territori che certi progetti, purtroppo, per colpa di un Governo cattivo, non verranno approvati. Peccato che in quel Governo ci sta anche buona parte della maggioranza che è in quest'Aula.
Va bene, quindi, provare a immaginare che cosa oggi è nelle disponibilità e nei cassetti dei nostri Sindaci, perché questo è stato fatto, cioè si è cercato di tirar fuori dai cassetti progetti già realizzabili; ma dall'altra parte, occorre ragionare sulla possibilità di portare tutto a Roma, cercando di fare sistema.
Avevo fatto un approfondimento - che però è diventato vetusto alla luce di questo nuovo progetto e di questo nuovo programma che avete presentato che faceva anche un calcolo rispetto alla calendarizzabilità dei progetti (primo anno, secondo anno, terzo e quarto anno). Ce n'erano alcuni (una buona parte, lo dico per chi ha fatto interventi puntuali sui progetti dei territori) che erano proprio al limite, 2025-2026. Questa è un'altra cosa di cui dobbiamo tener conto, e su questo, forse, sarebbe opportuno ragionarci di più e meglio, sapendo che queste risorse esistono se esistono le riforme.
Le riforme devono essere strutturali e devono avere a che fare con la giustizia e con la Pubblica Amministrazione. Questa è la spada di Damocle che nessuno oggi mette ancora sul tavolo, se non la Ministra Cartabia, che da questo punto di vista, ha acceso un faro su questo tema. Parliamo di risorse che vi saranno solo ed esclusivamente se vi saranno delle riforme in parallelo nella struttura e nella gestione dello Stato italiano, delle Regioni, dei Comuni, delle Città metropolitane e delle Province. Questa forse, è la grande sfida. Oltre al fatto che, rispetto al criterio utilizzato - lo dico con la grande chiarezza - emergono con chiarezza alcune priorità che vengono dai territori. Certo è che vedere, ad esempio la misura M4 e la misura M6 con questo numero ridotto di progetti evidenzia che, forse, su questo dovremmo fare un intervento noi come Regione e immaginare come combinare le risorse.
In termini di sfida legata all'assistenza sanitaria (reti di prossimità strutture, telemedicina per l'assistenza territoriale, innovazione, ricerca e digitalizzazione del sistema sanitario nazionale) l'altro giorno parlando di Azienda Zero, il collega Cane riportava il tema della telemedicina. Abbiamo, però, il problema delle reti, perché la telemedicina esiste se si ha una forte infrastruttura di reti che portano dati e big data. Diversamente, la telemedicina è una chimera.
C'è, evidentemente, tutta una serie di questioni ancora da aprire. Io mi auguro - lo dico con chiarezza - che si permetta di avere un modello di governo come accade in altri Stati: penso, ad esempio, alla Spagna o ai Länder in Germania, che sono soggetti che fanno parte dello strumento attuatore di questa misura. Siamo oggettivamente ancora in alto mare almeno dal punto di vista del rapporto tra Europa e Stato e Stato centrale e Regioni. Questo è quello che emerge.
Concludo, dicendo che, secondo me, sarà importante da questo punto di vista capire come questi trenta miliardi in più, che sono messi come fondo complementare, siano utilizzati.
L'altro giorno in Consiglio comunale di Torino si discuteva con grande attenzione dell'Istituto Italiano per l'Intelligenza Artificiale.
L'obiettivo è quello che finiscano in questi trenta miliardi, perché, come ben immaginate, queste forme complementari d'ingresso di risorse all'interno del PNRR, insieme alle risorse del Recovery, di fatto permetteranno, con questi trenta miliardi, di avere una forza d'intervento più veloce. E su questo saremo oggettivamente attenti a far sì che queste risorse, che rappresentano forse l'unica vera chance per il nostro Paese e per le nostre Regioni di rialzare la testa, non siano solo ed esclusivamente spese per mettere denaro sui territori. Il problema sarà capire qual è il criterio che guida quest'immenso inserimento di risorse, e dovremmo farlo - e concludo per non usare troppi minuti - tenendo conto però anche di quale sarà l'Italia del 2030 o del 2035, quale sarà la conformazione demografica del Piemonte del 2030 e 2035.
Continuo a essere molto preoccupato del fatto che non ci rendiamo ancora conto o non vogliamo renderci conto che abbiamo bisogno di misure che abbiano un effetto rispetto al Piemonte che verrà e non solo a quello che oggi c'è, perché questo dice della qualità di una classe dirigente.
Pertanto, come minoranze, abbiamo chiesto di fare questa discussione. Ha ragione il Presidente, siamo oggettivamente ancora all'inizio di una discussione e forse ci saremmo aspettati più misure strategiche sulla Regione, in modo da poterne discutere insieme ai colleghi e, come si pensava, di fare misure a nostra titolarità e meno richieste e meno progetti che arrivassero dal basso, perché poi sarà tutta una responsabilità di chi li ha proposti e di chi ha proposto ai Sindaci e ai territori di mandare questi progetti di spiegare il motivo per cui non saranno approvati. Sapendo che, se si voleva immaginare invece un grande piano sui progetti del Piemonte, lo si poteva fare all'inizio di questa legislatura.
In ultimo, mi si permetta una nota politica sulle proposte mandate a Roma.
Lo dico da Consigliere regionale eletto nel collegio della Provincia di Torino: il fatto che non vi sia nessuna menzione della tangenziale est e nessuna menzione della gronda est che, di fatto, completerebbe l'anello attorno alla città di Torino e darebbe una piastra logistica ancora più interessante e competitiva alle nostre imprese, è un errore enorme ed è un errore di visione pazzesco. Purtroppo questo è accaduto nelle proposte inviate da Città metropolitana, ma chi ha fatto questa proposta ne dovrà rispondere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Riva Vercellotti; ne ha facoltà.



RIVA VERCELLOTTI Carlo

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con grande attenzione la relazione del Presidente, della Giunta e il dibattito avvenuto sin qui. Non sono stupito delle parole che ho ascoltato da parte dei colleghi di minoranza, perché fa parte del ruolo.
E, del resto, se la Giunta non avesse fatto nulla, non avesse fatto questo censimento, saremmo oggi a parlare di inerzia, di "fagnanismo", di letargia, di indifferenza verso il mondo produttivo, verso il mondo delle Autonomie locali che non è stato consultato, che non è stato coinvolto, con cui non c'è stata alcun tipo di partecipazione.
Io cerco sempre di trovare gli aspetti positivi sia da quanto fatto dalla Giunta sia da quanto detto dai colleghi di minoranza che mi hanno preceduto. Credo che sia positivo che ci sia la voglia, da parte di ognuno di dare un contributo all'interno del proprio ruolo e credo che sia tanto più importante non soltanto entrare nel merito delle singole proposte e delle idee, ma sul fatto che oggi serva su un tema come questo - che non può essere un tema divisivo, e lo vediamo a livello nazionale - il senso di un'istituzione che raccolga gli stimoli che arrivano da tutti, dalla maggioranza come dalla minoranza.
Io non voglio giudicare il lavoro della Giunta giusto o sbagliato. Credo che sia un lavoro assolutamente coerente con un percorso di partecipazione che definisco necessario, perché noi stiamo immaginando il Piemonte del domani. Ho avuto modo di leggere tante proposte e moltissime di queste sono convincenti, serie, importanti, strategiche, visionarie.
Poi, certo, ce ne sono alcune assolutamente più deboli e più fragili, ma questo lavoro, questo censimento ci fa capire che il Piemonte è vivo, che ha voglia di emergere, ha voglia di fare e di guardare al futuro con speranza, con ambizione ed ottimismo.
E noi dobbiamo guardare con grande attenzione a tutte le migliori proposte che abbiamo trovato ed escludere quelle che non ci hanno convinto, quelle deboli, quelle finalizzate all'oggi e non al domani, quelle che non hanno una visione.
La Giunta proprio questo ha fatto: intelligentemente, a mio avviso, è uscita dal Palazzo, è andata sui territori, ha incontrato le Autonomie gli stakeholder, ha mappato e fotografato le richieste. È un lavoro estremamente utile, anche perché il PNRR è agli inizi, agli intenti all'appostazione delle risorse. Ora servirà capire gli sviluppi che questo potrà avere, quale ruolo specifico avranno le Autonomie, quale ruolo avranno le Regioni. Ma prima di elaborare una strategia, bisogna conoscere e condividere.
Il mio collega Ruzzola prima ha citato la frase di Einaudi "Conoscere per decidere". Questo è fondamentale: non far piovere dall'alto le decisioni.
Lui citava anche la Città metropolitana, ma quanti Enti in Piemonte hanno fatto un lavoro senza ascoltare i propri cittadini, i propri Consiglieri, i propri territori? Noi, invece, questo l'abbiamo fatto e abbiamo fatto bene anzi benissimo: condividere e partecipare.
Vado verso la conclusione, Presidente, e consideratelo come uno stimolo al lavoro futuro che bisognerà fare.
Credo si dovrà lavorare su tre filoni: il primo è quello di ridurre la burocrazia. È un qualcosa che dovremmo fare assolutamente, riducendo i tempi e promuovendo la cantierabilità dei progetti. Certo, bisogna dare la massima trasparenza, ma dobbiamo limitare tutte quelle pratiche che possano appesantire il sistema.
Il secondo filone è quello di promuovere la pianificazione strategica sui territori, che viene prima della progettazione. Benissimo sentite il Presidente parlare di un Parco Progetti ed è fondamentale che il Presidente e la Giunta lavorino sulla capacità di progettare, ma ancora prima serve che maturi nei territori una capacità di pianificare.
Il lavoro svolto finora dalla Giunta è fondamentale per stimolare questo tipo di cultura sui territori; l'idea di programmare e progettare i propri interventi e non arrivare all'ultimo momento e inventarsi qualcosa.
Il terzo punto riguarda la premialità del merito. Noi dobbiamo guardare a quei progetti realmente sfidanti, quelli che guardano al domani e non all'oggi, quelli finalizzati a prevenire i danni, a modernizzare il Paese a promuovere la competitività. Se noi ci limiteremo a finanziare sul PNRR i progetti ordinari avremo certamente fallito.
Un invito infine che rivolgo ai colleghi di Giunta, ma so che molti stanno già lavorando in questa direzione: serve in questi giorni e in queste settimane intervenire con i propri colleghi delle altre Regioni per costruire delle alleanze per portare più risorse possibili nella nostra Regione. Non ho sentito ancora nel dibattito parole in questa direzione ritengo però assolutamente fondamentale dedicare e lo ed energie per portare a casa più risorse possibili.
Dandomi disponibile in Commissione ad approfondire i temi del PNRR diventerà fondamentale guardare e approfondire i bandi e io credo che anche i colleghi di Commissione con piacere potranno farlo; ho visto in passato Assessori, ad esempio Marnati che segue una missione fondamentale nel PNRR l'ambiente, che presentavano in Commissione le proposte di bando e potranno farlo anche in futuro; questo diventerà a mio avviso fondamentale per definire una strategia.
In conclusione, rivolgo un ringraziamento sincero a tutti quei Comuni tutte quelle associazioni di categoria, ai territori che hanno dato un contributo straordinario.
La mia Provincia, Vercelli, ha dato un contributo di idee notevole e a loro rivolgo un sincero ringraziamento, così ancora alla nostra Giunta per un lavoro di partecipazione come probabilmente non c'è mai stato in Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Giaccone.



GIACCONE Mario

Grazie, Presidente.
Leggendo questo documento, penso che ci rendiamo tutti conto che è il sogno di ciascuno di noi, come cittadini, per restituire una così grande mole di risorse ai territori, ma soprattutto come persone chiamate ad amministrare la cosa pubblica per un certo lasso della loro vita, perché sembra un sogno l'idea di poter destinare - dagli ultimi calcoli - 34.564.000.000 di euro per un ammontare di 3.000 progetti da restituire ai nostri territori per un futuro di benessere, di salute, d'istruzione, di diritti e di equità perché alla fine le missioni fanno riferimento a questi aspetti.
Il sogno di ogni politico è di avere a disposizione le risorse per poterle investire nel digitale, nella connessione, nell'ambiente, per la sfida della sostenibilità, nelle infrastrutture per la mobilità sostenibile nell'istruzione e nella ricerca, nell'inclusione e nella coesione e nell'assistenza sanitaria.
Tuttavia, ognuno di noi all'interno di quest'Aula ha un suo ruolo e la maggioranza deve ragionare su come, obbligatoriamente, anzitutto riuscire a fare in modo di averli. Ho sentito i colleghi della maggioranza, ma mi sembra che sia proprio loro compito - lo dico senza nessuna polemica costruire il progetto che consente di raggiungerli, ci mancherebbe, ma ci mancherebbe anche che non fosse, al contempo, ruolo dell'opposizione indicare dove quel tipo di lavoro ha delle falle, dei difetti, dei buchi e delle mancanze, cosa inevitabile. Del resto, se non fosse così, in quest'Aula saremmo in una dittatura.
E dov'è che noi abbiamo le perplessità su ciò che è stato progettato, pur riconoscendo il gran lavoro fatto? È sull'elemento strategico, cioè sulla capacità di progettare il futuro, sulla capacità di ragionare su cosa sarà questo territorio tra trenta-quarant'anni, magari vedendo anche gli esempi virtuosi di altre Regioni europee. Mentre ci sembra di cogliere - forse è stato già detto, ma lo dico di nuovo, senza polemica, perché questo è il nostro compito - in alcune delle voci che sono state citate, più delle promesse, come premi di partecipazione, di aggiunta di soldi su un modello di società vecchio, anziché una programmazione di futuro a venti trent'anni.
Condivido il metodo, cioè quello di coinvolgere gli stakeholder e tutte le forze sociali e non, le sensibilità diverse della società nel ragionamento di nuovo, apprezzo questo sistema, ma non se evito di fare un filtro sul tipo di richiesta e accetto anche delle richieste che si rifanno a un modello vecchio, a un modello che non potrà più essere attuale fra trenta quarant'anni.
Capisco bene che ci sia anche un ragionamento di consenso, ma ritengo che il decisore pubblico e chi governa un territorio che è a cuore di tutti debba saper avere la visione, anche a rischio di sapere, a priori, tagliare alcuni elementi che non sono oggettivamente innovativi.
Faccio tre esempi generici che ci aiutano a capire, ma penso che tutti abbiano capito a cosa mi riferisco. Se vogliamo fare un cambio di paradigma rispetto all'ambiente e alla rivoluzione verde, possiamo investire i soldi e avere atteggiamenti diversi, ma possiamo investire i soldi sulle strade sul ferro o sulla digitalizzazione e dove decidiamo di investire ci dice qual è il nostro concetto di ambiente, qual è il nostro concetto di mobilità e di mobilità eventualmente sostenibile.
Lo stesso ragionamento lo posso fare nell'ambito industriale: tutti auspichiamo che le aziende del territorio abbiano uno sviluppo, che crescano e che possano produrre di più e meglio, ma cosa producono e come? Sto programmando che cosa uscirà da questo territorio o, anche lì, io sto promettendo dei soldi a progetti e a modalità di vivere vecchie, che non sono modellate su un traguardo che vada oltre.
Aggiungo ancora un esempio: nell'ambito dell'innovazione sociale, chiamo innovazione sociale un'assistenza che potrei richiamare a un modello vincenziano, nel quale, quasi con un atteggiamento paternalistico, aggiungo dei soldi, oppure so promuovere, attraverso l'istruzione, attraverso la partecipazione, attraverso la vera attenzione umana che rende indipendente le persone in difficoltà, un'innovazione sociale vera? So riconoscere i progetti che mi portano in quella direzione o restituisco i soldi che mi vengono dati nell'idea di proiettarmi verso il futuro su un modello vecchio? Penso che qui ciascuno abbia fatto il suo mestiere e anche bene. Certo è che seguo i richiami all'unità, all'attenzione e al fatto di lavorare insieme e di portare le risorse sul Piemonte, ma il nostro compito è di dire come le portiamo, perché non sia solamente aggiungere i soldi investendoli non bene, ma rilanciare - cosa che penso che per tutti sia la più urgente - il nostro territorio in un futuro di benessere, prosperità e salute.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Zambaia; ne ha facoltà.



ZAMBAIA Sara

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, mi unisco ai ringraziamenti al Presidente Cirio, alla Giunta regionale e a tutti gli Uffici per il grande lavoro fatto e che stanno facendo in questa importantissima partita strategica per il nostro Piemonte.
Siamo di fronte, Presidente, a una delle più importanti opere economiche della storia; una monumentale opera economica che funziona davvero come benzina per la ripartenza della nostra Regione e della Nazione tutta.
In un'opera di questo calibro, la tendenza, l'approccio con cui ripartire non poteva che essere un coinvolgimento capillare dei singoli territori di tutti i colori politici - io questo lo ricordo - dei singoli Comuni, anche dei più piccoli, perché loro e solamente loro possono darci le priorità del territorio.
Vede, Presidente, in più occasioni è stata citata la metafora della benzina, che condivido, cioè dei fondi del Recovery come benzina per la ripartenza. Ed è così, ma aggiungo anche, Presidente, che in questa metafora la Regione è la macchina e i Comuni la batteria. Ricordo che un veicolo senza la batteria non va avanti, non è sufficiente la benzina.
Sono arrivati più di 3.000 progetti. Questo, Presidente, è un chiaro segnale della grandissima voglia dei Comuni di partecipare a questa manovra di rilancio, perché c'è tanto da fare, veramente tantissimo, partendo dalla base, cioè dai Sindaci. Infatti, solo partendo dei Sindaci, quindi dalla base, è possibile fare la differenza, perché una Regione, senza i suoi Sindaci, è un contenitore vuoto.
Ringrazio nuovamente la Giunta per aver dato la possibilità a tutti i territori, anche oltre ai primi termini, di ripresentare i progetti.
Chiaro, non tutte le opere potranno essere realizzate - che scoperta aggiungerei anche! - ma solo da una cernita completa, come quella fatta, si potevano individuare tutte le esigenze più importanti su cui mettere l'accento.
Solo da un coinvolgimento totale si poteva fare e questo noi l'abbiamo fatto.
Mi scusi, Presidente, se sono ripetitiva nel mettere l'accento su questa controtendenza, ma è una controtendenza che, fortunatamente, abbiamo avuto rispetto al passato.
Siamo volutamente partiti dei territori e l'abbiamo fatto in modo veramente capillare; una tendenza a noi cara, perché sappiamo benissimo qual è la nostra radice profonda con il territorio, il nostro legame con il territorio, che rappresenta la Lega, ma tutto il centrodestra e il nostro lavoro.
Presidente, da parte dei colleghi di minoranza ho sentito parlare di filtro. Sicuramente è un ragionamento corretto, ma mi permetto di dire che il filtro non poteva essere fatto a monte. Il filtro si fa unicamente a valle. Per questo era assolutamente indispensabile partire da una cernita completa e da un coinvolgimento totale dei territori e dei loro progetti.
Ora sta a noi, Presidente, tutti insieme, Giunta e Consiglio insieme assieme ai rappresentanti di tutto il Consiglio, farci portavoce di quei progetti pervenuti, che riteniamo veramente strategici per il nostro territorio. È lì, Presidente, che faremo la differenza, ma la faremo insieme, Regione e territori insieme.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Mi scuso anche con la Consigliera se teniamo, per rispetto di tutti, un comportamento idoneo all'Aula, perché c'era troppo vociare.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Siamo di fronte a un giudizio universale sanitario, ambientale e climatico ma davvero mi pare che questo Paese e la sua classe dirigente - e lo dico dopo aver ascoltato la discussione in Parlamento e in quest'Assise pensano che il Recovery Plan sia una sorta di cover green delle politiche che ci hanno portato fin qua, a questo disastro. È come se dieci anni di deindustrializzazione, sottoccupazione, precarietà e la stessa pandemia non ci fossero stati.
In inglese si dice business as usual, cioè sempre come prima.
Guardate che i fiumi di soldi per domani non basteranno mai se servono a fare le stesse cose di ieri, magari gli stessi errori.
Ve l'hanno detto qualche giorno fa quella Next Gen che nessuno ascolta: ci sono milioni di specie a rischio di estinzione; gli ecosistemi stanno scomparendo davanti ai nostri occhi; i distretti si stanno diffondendo; le zone umide si stanno perdendo e ogni dieci anni perdiamo dieci milioni di ettari di foresta; gli oceani sono sovrasfruttati e soffocati dai rifiuti l'anidride carbonica che assorbono sta acidificando i mari; le barriere coralline sono sbiancate e stanno morendo; l'inquinamento atmosferico e idrico sta uccidendo nove milioni di persone ogni anno, più di sei volte l'attuale bilancio della pandemia.
Con le persone e il bestiame che invadono ulteriormente gli habitat degli animali, e frammentano gli spazi selvaggi, potremo vedere solo più virus e altri agenti patogeni passare dagli animali all'uomo. Cerchiamo le origini del virus nei laboratori, ma sono quasi sempre di origine zoonotiche. Di origine zoonotiche! Acquazzoni violenti, grandinate e tempeste di vento sono aumentati del 274 rispetto allo scorso anno. Rischiamo di veder deportati gli ulivi della Puglia in altura e, magari, di dover dare in prestito - non so scherzando i vitigni delle nostre Langhe, in adozione a distanza in Libano e in Marocco.
Lo dico sommessamente al Presidente Cirio: servirebbe tutto un altro piano basato su un ripensamento radicale della nostra organizzazione sociale e del nostro modello di sviluppo. Invece si continua ciecamente, con piogge di soldi su imprese, grandi opere e interventi che si sarebbero fatti in ogni caso.
La prima voce del PNRR, in ordine di peso sono i soldi alle imprese (il 14%); il secondo, l'alta velocità ferroviaria in tutti i suoi aspetti (il 13%). Messi assieme, valgono più di un quarto del Piano, mentre per la sanità territoriale si prevedono solo sette miliardi in sei anni (3,7%) meno di quelli investiti per la cura a distanza, per non dire del miliardo e sessantanove milioni per la qualità dell'aria (lo 0,9), di 0,50 per la cosiddetta previsione del cambiamento climatico (lo 0,2%) e delle solite briciole alla cultura, un settore devastato della pandemia ma su cui non avete messo praticamente neanche l'1% dei progetti.
Se il PNRR non è all'altezza nemmeno del Green Deal europeo e manca l'obiettivo di una vera transizione ecologica, pensate cosa possiamo dire della discussione che abbiamo avuto fin qua. Abbiamo chiesto un Consiglio straordinario per fare il punto sulla nostra Regione perché a noi sembra che chi l'abbia scritto non abbia in testa alcuna prospettiva credibile. Lo dico con tanta simpatia al Presidente, ma sembra sempre che si metta nei panni del venditore, con tutto il rispetto dei venditori di Publitalia. Ha confezionato un bel book che ha portato in giro per il Piemonte, infilando oltre 1.200 progetti che sa già che, per com'è stato pensato il Recovery Plan, non saranno mai, ribadisco mai, non finanziati, ma presi in considerazione.
Oggi il Presidente Cirio ammette che già 100 progetti sono fuori, ma non ci voleva uno scienziato o un analista per capire che, se rifili una copia di Postal Market, qualcuno a un certo poi ti "sgama". Quale ascolto avete passato in questi quattro mesi? Sembra che avete più occupato il tempo a rimestare nei cassetti, promettendo sostegni, tirando fuori progetti in parte già vecchi e utili solo ad alcuni privati o ad alcuni territori cui evidentemente, la Giunta tiene particolarmente.
Non prendiamo in giro l'opinione pubblica, vogliamo vederli alcuni progetti? Li avete letti un po' tutti? Parliamo del ponte tibetano? Il ponte dei Celti? Della rotonda dei centri commerciali, ma non una, una due, tre, quattro, cinque. Varianti stradali per mezzo milione di qua, un milione di là. Il potenziamento, la videosorveglianza, le monorotaie in mezzo alle vigne! Guardate, qui stiamo utilizzando il Recovery Plan piemontese per una discarica di amianto senza un vero progetto di bonifica dell'amianto per i ponti tibetani e per decine di rotonde sparse per i Comuni che non vedo in che modo possano migliorare il futuro del nostro pianeta e delle nostre generazioni.
Colleghi, lo dico, ma forse è bene che non siano finanziati molti progetti perché questo Piano è una "locura" di cui rischiamo di pagare le spese.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lanzo; ne ha facoltà.



LANZO Riccardo

Grazie, Presidente.
Cercherò nel mio intervento di dare risposta a chi ci chiede la visione che abbiamo nei confronti del Next Generation. Vorrei tracciare quello che è stato un lavoro svolto sinora, che ci porta davvero a una politica industriale innovativa, coesiva e solidale per il Piemonte post pandemia.
Il Piemonte, come altre Regioni europee, si trova ad affrontare un'uscita dalla crisi pandemica molto complessa. Nei prossimi mesi gli effetti della crisi economica cominceranno a manifestarsi anche sul piano occupazionale e sociale, se non già adesso. Diversamente dalle altre Regioni europee che hanno trainato la crescita economica e industriale europea nello scorso ventennio, il Piemonte entra in questa crisi già fortemente indebolito in termini di produttività, specializzazione e capacità innovativa del suo sistema industriale. Per questa ragione, per il Piemonte, il Next Generation rappresenta non soltanto uno strumento di sostegno a un tessuto industriale fortemente provato, ma una vera e propria occasione di cambiamento strutturale di definizione di un nuovo modello economico e sociale, quello che sta cercando di fare la Giunta Cirio assieme a questa maggioranza.
La chiave delle politiche industriali nel prossimo decennio sarà rappresentata dalla capacità di scegliere traiettorie di sviluppo, capaci di tenere insieme la creazione di ricchezza attraverso la competitività industriale con la tenuta sociale e occupazionale, non sempre perfettamente bilanciabili e compatibili e che, comunque, richiedono precise scelte di bilanciamento. Ciò è reso più complesso dal fatto che interi settori industriali sono attraversati da discontinuità profondissime, che rappresentano insieme minacce e opportunità.
Per questa ragione, sarà opportuno e importante scegliere traiettorie industriali che combinino intrinsecamente gli aspetti d'innovazione con quelli di coesione e inclusione sociale. Ricordo che non è soltanto un argomento di sinistra la coesione e l'inclusione sociale, è anche un nostro argomento ben preciso e un principio che vogliamo portare avanti.
La proposta che segue e che abbiamo fatto tutti insieme è finalizzata insomma, a tracciare un solco profondo e più specializzato nell'uso delle ingenti risorse pubbliche di cui il Piemonte potrà beneficiare nei prossimi anni, nella convinzione che non sia possibile affrontare una crisi così complessa con gli strumenti tradizionali che abbiamo avuto sempre sino a questo momento, ad esempio il fondo perduto o, comunque, l'aiuto generalizzato, seppure e comunque ci sarà necessità assoluta di dare un sostegno all'impresa piemontese.
È opportuno fare scelte che traccino un solco profondo, capace nei prossimi anni di assicurare al Piemonte un'economia competitiva e insieme più inclusiva, resiliente sia rispetto ai suoi territori sia rispetto alle persone e alla società (è un tema dell'industria 5.0 che sta affrontando la Commissione europea).
Le scelte, quindi, devono tenere conto di due premesse. La prima. Vi sono territori della regione che sono stati soggetti a profondi processi di deindustrializzazione, un processo difficilmente reversibile con le normali leve della politica industriale e senza un'idea di rispecializzazione. Il passaggio dalla despecializzazione alla rispecializzazione di quelle imprese fortemente colpite dalla crisi è fondamentale.
In tutta la regione ma, in particolare, in questi territori, sono presenti due grandi reti imprenditoriali in grado di generare un valore economico e coesione sociale adeguatamente supportati. Le reti sono due: una è la rete del saper fare, l'altra dell'imprenditoria sociale, che nel nostro territorio è fortissima. Con la prima, s'intendono le reti di piccole imprese - artigianato, commercio, turismo, aziende agricole, industria creativa - ancora intensive di spirito imprenditoriale e capacità, ma spesso purtroppo spiazzate dalle trasformazioni digitali e dalla trasformazione delle filiere globali.
Con la seconda, l'imprenditorialità sociale, s'intendono quelle realtà del Terzo settore imprenditoriale - quali cooperative, imprese sociali associazionismo evoluto, insieme a start up a vocazione sociale e benefit corporation - capaci di produrre congiuntamente valore economico e sociale e insieme capaci d'intercettare, se adeguatamente supportate, una domanda di servizi evoluti, legati al welfare personalizzato e di precisione.
La Regione è ancora dotata di un importante serbatoio di competenze e saperi tecnologici nel campo dell'information technology, dell'Internet of Things (IoT) e, in generale, delle tecnologie digitali. Tali competenze non assicurano competenze distintive sufficienti a posizionare il Piemonte sulla mappa del settore mondiale dell'IT, ma rappresentano un'importante risorsa per accompagnare alcuni settori tradizionali, tra cui quelli sopra menzionati, verso una transizione digitale che ne aumenti la produttività e la capacità di offrire nuovi prodotti o servizi.
La Commissione europea ha avviato il Next Generation EU indicando alcuni pilastri fondamentali, cui saranno legati fondi pubblici che sono parte del piano. Tra questi, in particolare, il New Green Deal, la digitalizzazione e l'inclusione. È evidente che la politica industriale della Regione dovrà articolarsi lungo questi tre assi di sviluppo, così come stiamo già facendo, non solo per intercettare le risorse disponibili, ma per inserirsi nella traiettoria di sviluppo di un'Europa più prospera, giusta e inclusiva. Parliamo di quella che può essere la nostra proposta e di quella che, chiaramente, si può costruire tutti insieme.
Parliamo, quindi, di bioeconomia. La bioeconomia comprende un vasto insieme di attività industriali, che vanno dalla produzione di risorse biologiche e terrestri alla lavorazione per la produzione di alimenti, mangimi, prodotti biochimici e biomateriali. La bioeconomia può essere un efficace acceleratore per l'innovazione sostenibile, rigenerando risorse naturali. A oggi produce un fatturato annuo di 330 miliardi di euro e quasi due milioni di posti di lavoro. L'economia della cura, la white economy, che include il servizio dei settori sanitari e di cura rivolta alle persone. Le attività riconducibili al benessere della persona valgono 290 miliardi e, oggi come oggi, tutto il tema legato alla medicina territoriale ci insegna che un'inclusione e una coesione tra privato e pubblico sono fondamentali per la costruzione di una white economy, non vista come "risorse, spese e debito dalla sanità", ma come un'opportunità d'investimento per il nostro territorio.
In ultimo - vado a chiudere, signor Presidente - parlo di IT, Information Technology. L'information technology è una priorità che, di fatto, si basa sull'utilizzo sia dei big data, sia dei data science.
È chiaro che, idealmente, le piccole start up e le piccole imprese del territorio piemontese diventano uno dei mezzi per trasformare i risultati della ricerca pubblica verso il mondo produttivo, dando a quest'ultimo il ruolo di maturazione tecnologica delle idee frutto della ricerca accademica. Di conseguenza, il tema dell'IT dev'essere assolutamente investito su quello che è il nostro tessuto della PMI.
Parliamo anche dell'evoluzione dei numerosi centri per l'innovazione del Piemonte e dei nuovi corsi universitari dell'Università di Torino, del Politecnico di Torino e dell'Università del Piemonte orientale.
Sul Piemonte Orientale ho avuto questa splendida esperienza con il Presidente Cirio di incontrare il Dipartimento di Economia, che costruirà delle analisi su quelli che sono e che saranno gli interventi fatti per quanto riguarda il Recovery Plan. Questo può essere assolutamente adattato e trasformato anche in tutta la Regione.
L'intelligenza artificiale in Piemonte può vantare competenze di prim'ordine, con fattori di crescita importanti nell'applicazione per l'industria 4.0, ma anche attraverso le attività dei centri d'innovazione dedicati ai temi della manifattura, del futuro monitoraggio delle infrastrutture e dello sviluppo dell'economia circolare.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Avetta; ne ha facoltà.



AVETTA Alberto

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con grande interesse la relazione del Presidente e della Giunta. Ho apprezzato anche lo sforzo e la fatica del confronto con i territori, la disponibilità ad ascoltare tutti e a registrare tutte le istanze, anche le più piccole, com'è stato molto spesso sottolineato negli interventi che mi hanno preceduto.
Quando il Presidente Cirio dice che, per certi aspetti, sta parlando al buio, lo capisco anche, perché, in effetti, mancano ancora alcuni passaggi in particolare sulle linee di governance di questo piano. Devo per rilevare, anche ascoltando gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, che mai come oggi - ce lo possiamo dire, nel senso che forse possiamo anche concederci un po' di retorica! - ci stiamo davvero giocando un'occasione importante per il Piemonte e per il nostro Paese; un'occasione straordinaria e unica; probabilmente, un'occasione irripetibile.
È per questo che vi stiamo dicendo da tutta la mattina che abbiamo la sensazione che questa, per com'è stata impostata, sia una proposta non del tutto adeguata alle attese che ci poniamo.
Noi pensiamo che il Piemonte avrebbe potuto (e forse anche dovuto) offrire un contributo più solido di quello cui stiamo assistendo, perché a nostro avviso è frutto di un approccio che poteva essere attuato meglio: mi riferisco all'approccio del giro pastorale, all'approccio della raccolta delle istanze, del "sì" che non si nega a nessuno. Prova ne è che è stato cambiato pure il nome, perché oggi lo definiamo "censimento" (probabilmente in modo più corretto e più adeguato). Forse, avete adottato un metodo che mira più all'apparenza piuttosto che alla sostanza, in un periodo storico rispetto al quale sarebbe stato molto più utile mirare alla sostanza delle cose.
La pandemia è stata un fortissimo acceleratore delle criticità che sono state sollevate questa mattina. Però dobbiamo ricordarci che la pandemia ha causato una contrazione del prodotto interno lordo che viene stimata nel 9 per l'Italia a fronte di una media europea del 6%, e questo è avvenuto in una situazione storicizzata molto critica per l'Italia.
Vi fornisco solo alcuni dati che ho estrapolato dagli studi della CGIA di Mestre, un istituto che mi pare sia spesso evocato da questa maggioranza che indica che dal 2000 al 2018 il PIL italiano è cresciuto del 4% a fronte di una crescita del 25,2% in Francia (quindi Stati confinanti con noi nostri cugini), del 26,5% in Germania e del 34,7% in Spagna. Noi arrivavamo da questa situazione. E bene ha fatto il Governo Draghi - anche con un po' di retorica, come stiamo facendo noi oggi - a dire che questo progetto e questo piano era destinato a interventi che hanno un unico obiettivo quello di ridurre questo divario tra noi e gli altri Paesi europei, che vanno a un'altra velocità. Se ci pensate bene, è drammatica questa differenza, perché non stiamo parlando di pochi punti percentuali, ma di differenze enormi; differenze che il nostro Paese non si può permettere, a mio avviso.
Se dobbiamo contribuire a ridurre quel divario, dobbiamo al contempo ridurre anche il divario che c'è tra i "diversi Piemonti", che viaggiano a velocità diverse tra di loro.
Allora, quando parliamo di politiche di competenza delle Regioni (sono stimati circa novanta miliardi tra Regioni ed Enti locali), abbiamo di fronte una sfida importante.
Credo che la vera sfida, di fronte a questa montagna di risorse che arriverà, sarà quella di avere la capacità di rendere cantierabili non tutti i progetti che abbiamo messo lì dentro, perché sarebbe folle immaginare e pensare questo, ma quelli che sono coerenti con le missioni previste dal Piano nazionale.
La riduzione di quei divari consente quella trasformazione che anche prima è stata richiamata in altri interventi, ma che soprattutto ci consente di modificare il nostro modo di vivere per raggiungere l'obiettivo che il Governo si è dato, cioè di aumentare il PIL di sedici punti percentuali da oggi al 2026 e di contribuire a quell'aumento.
Però possiamo raggiungere quell'obiettivo solo se diminuiamo quella forbice tra i divari sulle differenze di genere, sul divario generazionale, sulla tutela della salute, sulle diseguaglianze sociali, su quelle transizioni ecologiche che trasformano le nostre vite e che contrastano la crisi climatica.
Per fare questo, il rapporto con i Sindaci è importante. Probabilmente su questo abbiamo qualche pecca, che non possiamo nasconderci, perché - come ho già avuto modo di dire a qualcuno di voi - ci sono altre Regioni che hanno fatto altre scelte. La Liguria ha affidato ad ANCI la cabina di regia della gestione dei progetti e a settembre 2020 ha predisposto il Recovery.
Il Recovery della Liguria conta ventisei pagine, noi ne abbiamo 183 e dobbiamo passare alla fase due per trovare il filtro e fare la selezione di questi progetti.
Avremmo dovuto fare una scelta diversa che ci consentisse di raggiungere quell'obiettivo, evitando gli errori e le criticità che, a mio avviso, sono evidenti in questo piano, perché qualcuno dovrà pur spiegare, a noi e ai piemontesi, come pensiamo di affrontare il tema della rivoluzione verde digitale attraverso interventi di messa in sicurezza della viabilità comunale con la realizzazione di marciapiedi e rotatorie stradali. Oppure cosa c'entra la riqualificazione del polivalente comunale, oppure - con tutto il rispetto per la realizzazione di una rotatoria comunale - come possiamo pensare che questo possa rientrare tra le infrastrutture per la mobilità sostenibile? Credo che non sia di questo che avevamo bisogno, ma di qualcos'altro.
Avremmo potuto e dovuto predisporre un piano più serio e più condiviso nella selezione dei progetti sulla digitalizzazione, concentrando i nostri obiettivi: digitalizzazione del sistema scolastico piemontese efficientamento energetico dell'edilizia scolastica, messa in sicurezza delle scuole, trasporto ferroviario. Anche questo diamocelo almeno come obiettivo. Usiamo il Recovery Plan per rilanciare il tema delle linee ferroviarie sospese. Nulla di questo abbiamo ascoltato nelle parole del Presidente e della Giunta.
Oggi rinviamo questi propositi a una fase due, che è ancora nebulosa per le ragioni già espresse. Attendiamo fiduciosi di capire se metodo e sostanza di quella fase due potranno porre le condizioni affinché il Piemonte si giochi questa partita da protagonista sulle politiche delle aree interne da protagonista sulle politiche e sulle strategie di sviluppo delle regioni alpine. Questo avremmo dovuto, a nostro avviso, fare nel predisporre e nell'elaborare un documento come quello che avete presentato questa mattina.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marin; ne ha facoltà.



MARIN Valter

Grazie, Presidente.
Cerco di arrivare a una sintesi, partendo da com'è andata la giornata.
Il Presidente Cirio ha dato sostanzialmente alcune indicazioni e, se non ho capito male, ha detto che non ci sono le regole d'ingaggio da parte governativa, che si è arrivati a far sì che il Governo chiedesse alle Regioni di far sapere quali fossero le loro linee. A sua volta, la Regione ha ritenuto - credo democraticamente e correttamente - di ascoltare tutti i territori, grandi o piccoli che fossero. Ho letto, come credo tutti i colleghi, quali sono le richieste pervenute da tutti i Comuni o dagli Enti Città metropolitana e Province del Piemonte, ma credo che in queste richieste siano già dettate le linee guida. I territori hanno già fatto capire dove vogliono andare.
Ogni Assessore che è intervenuto, pur non avendo le regole d'ingaggio sostanzialmente ha tracciato le linee su cui la Regione ritiene di andare.
Questo è quanto percepito. Pertanto, nel momento in cui arriveranno le regole da parte governativa, che diranno "vogliamo andare in questa direzione, vogliamo privilegiare alcuni settori piuttosto che altri" secondo me, il Consiglio sarà coinvolto in quelle che diventano le strategie in tutti i settori.
Da questa raccolta cosa emerge? Emerge che i territori probabilmente non hanno avuto possibilità, scelte o finanziamenti per digitalizzare, per avere una connettività diffusa, per arrivare a dematerializzare. Leggo costantemente in tantissimi Comuni, soprattutto quelli piccoli, il problema della digitalizzazione, quindi l'archiviazione online e tutta una serie di questioni che denotano un ritardo di questa Regione in quel settore rispetto ad altri. I territori stessi hanno detto "cara Regione, andiamo in quella direzione", perché non ha senso che alcuni territori lo facciano e altri no.
Già solo questa scelta significa vuol dire connettere l'intero territorio regionale - e lo dico come battuta - e che neanche un metro quadrato del territorio piemontese deve rimanere disconnesso. Da quel primo obiettivo che cosa ne discende? Ho seguito l'intervento dell'Assessore alla sanità quando ha parlato di telemedicina e di medicina territoriale, ma se in molti territori non c'è la connessione, non si riesce a far fare il salto di qualità al settore sanitario.
La stessa cosa succede nei territori più periferici, ad esempio alla montagna, ma non quella più fortemente turistica. Se non ho quell'obiettivo, la montagna continuerà sempre a stare indietro, perché se non l'ho connessa, non posso ragionare sul fatto di cercare di portare popolazione nelle valli, facendo anche un ragionamento di smart working, di delocalizzazione o di scelte di vita diverse. Credo che da questa scelta che è dirimente, cioè è il primo grande obiettivo, decada tutto il resto.
Ho apprezzato anche il passaggio dall'Assessore all'agricoltura. Noi abbiamo risorse idriche immense, manutenzioni ormai all'abbandono e assenza totale di gestione della nostra grande risorsa. Questo vuol dire gestirla vuol dire valorizzarla, vuol dire migliorarla e qualificarla. Se raggiungiamo quell'obiettivo, vuol dire che l'agricoltura piemontese pu fare il salto di qualità e un'intera filiera va in quella direzione.
Queste sono scelte che dimostrano che questa Regione ha capito in che direzione andare. Perché? Perché se associamo questo, è chiaro che io che ho questa sensibilità perché vivo in un'area turistica, percepisco che finalmente c'è un concerto fatto, diciamo, da suonatori che tutti hanno un direttore d'orchestra, perché vuol dire che nessun territorio rimane indietro in questa che è una grande scelta.
Chiudo dicendo che il compito del Consiglio è dire "partecipiamo", che vogliamo essere concreti nell'arrivare a dire qual è la scelta o quali sono le strategie migliori, ma credo che il Consiglio debba anche puntare a una semplificazione normativa di tutti i settori, perché se, in questo momento di grandi investimenti, in tempi relativamente brevi (tre-cinque anni) non associamo una normativa di semplificazione in tutti i sensi, rischiamo di essere noi i colpevoli per il mancato raggiungimento di quello che è un grande obiettivo.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Consigliera Canalis.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Credo che il merito di questa mattinata sia essenzialmente quello di aver capito, finalmente, qual era l'obiettivo del Presidente Cirio e della sua Giunta in questo tour sui territori, perché fino a oggi non era chiaro.
Oggi è stato esplicitato.
L'obiettivo era di mettere insieme un Parco Progetti; ce lo ha detto il Presidente nel suo intervento: l'obiettivo era fare un censimento. Questa mattina abbiamo scoperto che questa era solo la prima fase, una fase in pompa magna, una fase molto enfatizzata sui giornali, ma era solo una prima fase di censimento.
Da un Presidente che ha fatto per cinque anni il parlamentare europeo ci saremmo aspettati qualcos'altro; ci saremmo aspettati una conoscenza della logica progettuale, una conoscenza di come funzionano le cose in Europa e una maggiore capacità strategica. Siamo delusi da come sono andate, invece le cose.
È vero che le regole d'ingaggio non sono ancora chiare, non è ancora stato chiarito quale sarà il ruolo e lo spazio delle Regioni e degli Enti locali nella definizione finale del PNRR italiano, ma era già molto chiaro perlomeno a noi Consiglieri, che il PNRR non è un elenco di opere, non è una raccolta disordinata di progetti "svuota cassetto", non è un Parco Progetti: il PNRR non sono i fondi strutturali, è tutta un'altra cosa, è un insieme di riforme.
L'Unione Europea, nel luglio 2020, ha deciso per questa svolta, alla quale ha concorso anche il Governo italiano, perché è una svolta storica, perch senza quest'investimento straordinario il nostro Paese e l'intera Unione non potranno ripartire e, quindi, non è con una sommatoria raccogliticcia di microprogettualità, spesso di corto respiro o, comunque, molto localistiche, che si fanno le riforme.
Credo che con il tour che è stato fatto sui territori sia stata sprecata un'occasione, perché si poteva usare questa consultazione bottom up, questo metodo dell'ascolto, che di per sé non è affatto negativo, per fare invece un'attenta riflessione di prospettiva, ma non sulle microprogettualità, non sui progetti minuti, ma sulla strategia, sulla visione. Si poteva fare quello che si fa nella logica progettuale, che è fatta proprio anche dei fondi europei, cioè un'analisi dei bisogni del Piemonte dopo la pandemia un'analisi dei problemi, un'analisi degli stakeholder, ed è soltanto alla luce di quest'analisi che poi si stabiliscono i grandi obiettivi e si scrivono i progetti. È mancato questo ruolo di regia da parte della Regione, questa capacità, una volta ascoltati i territori, di stabilire una scala di priorità e la capacità di fare politica.
Il ruolo della politica non è quello di fare un censimento: la politica ascolta, ma poi decide. Eh, sì, la politica fa un filtro a monte, perché i soldi non sono infiniti; trentasette miliardi non ce li daranno mai.
Credo che abbiamo sprecato, proprio sotto un profilo metodologico, questa grande occasione, perché poteva essere un'occasione per fare un ragionamento profondo sul futuro del Piemonte e sulla nostra prospettiva.
Purtroppo, si è ridotta a una grande operazione di marketing, me lo consenta, Presidente Cirio, senza alcuno spirito denigratorio.
Dopo la politica degli annunci, a questo punto, ci aspetta la politica delle illusioni. Anche noi viviamo sui territori, anche noi parliamo con i Sindaci e, purtroppo, a nessuno dei Sindaci è stato chiarito che la Giunta Cirio voleva creare un Parco Progetti, perché ai territori era stato detto che questo lavoro era finalizzato a un finanziamento attraverso il PNRR.
Guardate che sui territori non l'avete chiarito e questa illusione si trasformerà, io credo, in una cocente delusione, che noi faremo di tutto perché non sia scaricata sul Governo nazionale perché, come noi Consiglieri di minoranza sapevamo benissimo, era necessario fare delle scelte stabilire delle priorità e non mandare "la qualunque" a Roma. Lo sapevate anche voi Assessori che, come noi, in gran parte siete eletti sui territori.
Allora, vi prego, visto che davvero il Recovery è la nostra grande occasione storica, lo è per l'Italia e lo è anche per il Piemonte, mettiamo fine allo show e mettiamoci a lavorare insieme, anche con il concorso e il supporto delle minoranze, perché dal Parco Progetti si passi a una strategia e da meri censimenti di corto respiro si passi a una visione politica un po' più di lungo respiro.



GAVAZZA GIANLUCA



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Perugini.



PERUGINI Federico

Grazie, Presidente.
Avevo impostato il ragionamento partendo da un'altra parte e, invece, devo partire da ciò che abbiamo appena sentito, perché credo che la collega sia entrata in assoluta contraddizione quando dice che apprezza il metodo bottom up e che, in realtà, c'è un censimento che considera delle stimolazioni, dei progetti e delle sollecitazioni raccogliticce.
Non è così, perché credo - mi corregga proprio il Presidente Cirio - che come ha detto anche lei, ha vissuto l'esperienza di parlamentare europeo il principio che l'Unione Europea attua per dare lo sviluppo, la partenza per definire le esigenze di sviluppo di un territorio è proprio il principio del bottom up, cioè partire dal basso e, quindi, delineare il perimetro su cui poi assumere le decisioni.
Ecco la novità! L'esecutivo della Regione Piemonte introduce una novità, sulla base della quale, a fronte di un'occasione e di un'opportunità pressoché uniche dal punto di vista storico, discendente da una crisi e da un'emergenza sanitaria, cerca di approfittarne, in senso buono, in senso sano costruendo le prospettive del futuro, partendo dal basso. Lo abbiamo chiamato, l'ha chiamato lo stesso Presidente Cirio, censimento.
Perché un censimento è risultato necessario? E anche qui, Presidente Cirio mi corregga se sto sbagliando. È risultato necessario perché, aprendo i cassetti di questa Regione, il censimento non c'era. Dov'è andato il Governo della Regione Piemonte a cercare le risposte? È andato sui territori, ascoltando gli stakeholder, ascoltando gli Enti locali ascoltando anche i singoli Amministratori.
E allora, cari colleghi della minoranza, qui, oggi, è vero che voi avete detto che, pur riconoscendo il metodo, vi rendete disponibili, ma vi chiedo di avere rispetto nei confronti di questo percorso. In particolar modo com'è stato detto anche poco fa dal collega Marin, rispetto nei confronti di quelle piccole amministrazioni per cui un progetto presentato, che pu costare sei o 60 mila euro, è equivalente a quel progetto che costa sessanta milioni, perché può avere, in quel caso e per quel territorio in prospettiva futura, proprio Next Gen, come ha detto il collega di LeU, un valore superiore.
Qui è la vera differenza del lavoro fatto da quest'Amministrazione in questa prima fase, perché è stato detto anche questo: si chiude una prima fase per aprirne una seconda, quella decisionale, quella che descrive e attua, e lì torneremo a essere centrali.
Davvero, quindi, rispetto nei confronti della differenza tra il prezzo e il valore delle cose. Il profilo che cerchiamo di dare a quest'Amministrazione, ed era già nei nostri programmi, è di distinguere tra il valore e il prezzo. Noi stiamo rispettando, e li abbiamo rispettati con questo percorso, i valori che ci sono stati trasmessi anche dalle piccole Amministrazioni.
I 3.000 progetti, con l'ipotesi di 35 mila miliardi, sono oggi quel censimento che non si conosceva prima, che è conosciuto e per il quale andremo a calare tutto quello che risulterà necessario. Se dobbiamo parlare di futuro, e qualcuno deve parlare di futuro (qui si rafforza il concetto) va chiesto a chi conosce il passato, per poi costruire quel tessuto connettivo e rigenerarlo, per far funzionare il Piemonte e per farlo ripartire.
Forse voi ci avete chiesto, o provate a chiedere, o così la vedete (e con "voi" mi riferisco alle minoranze) di essere degli stilisti. È fondamentale il lavoro del sarto, quindi il bottone, piuttosto di com'è cucito il filo è determinante, perché se fossimo tutti stilisti, se tutti guardassimo al futuro, sì con una visione, ci dimenticheremmo il dettaglio. La differenza si fa nei dettagli: quali sono le Amministrazioni locali che funzionano meglio? Quali sono quei Governi che funzionano meglio? Coloro i quali guardano al bisogno, al necessario e non al superfluo.
Il disegno è importante, ma una giacca o un maglione mi devono coprire e devono essere cuciti adeguatamente, perché, visto che qui abbiamo tanti colleghi che arrivano dalle montagne, essendo il Piemonte terra di montagna, non deve passare l'aria.
Quel dettaglio affinché non passi l'aria è fondamentale, perché ci possiamo scaldare e perché ci possa essere una prospettiva e un futuro.
Dobbiamo veramente guardare alle prossime generazioni con questo censimento. Abbiamo lavorato e si è lavorato con serietà, quella serietà per cui si è data risposta alle richieste di Bruxelles e, di conseguenza alle richieste di Roma, Roma che, com'è stato detto, oggi ci deve ascoltare. Devono essere ascoltate le Regioni, con lo stesso metodo di bottom up: fase uno chiusa, si aspettano le regole d'ingaggio.
E allora, Presidente, cerco di chiudere in un minuto, se me lo concede.
Qualcuno ha detto di aver seguito il dibattito parlamentare. Se qualcuno ha detto di aver seguito il dibattito parlamentare, non gli sarà sfuggito che nel dibattito parlamentare e, peraltro, guarda caso, dalla nostra parte dalla parte della Lega, dalla parte di chi degnamente rappresenta anche il Piemonte, del nostro Capogruppo, si è parlato di TAV, di Terzo valico, di logistica come temi tornati di grande attualità e al centro dei temi di sviluppo del Governo.
Sapete di cosa si è parlato? Si è parlato di Piemonte.
Se lo Stato è già pronto per rispondere al Piemonte, dobbiamo essere capaci, anche con la rotatoria che ha chiesto il piccolo Comune, di raccordare questi grandi progetti.
E allora, caro Presidente, lei, con la sua Giunta, ne avete parlato oggi tutti per i diversi temi, dall'ambiente all'innovazione e all'agricoltura.
È stato molto chiaro: l'Assessore all'Agricoltura sta cercando di disegnare quella grammatica che permetta al contadino di dialogare con l'acqua risorsa fondamentale. Se ho capito male, mi corregga: le infrastrutture e l'acqua che deve correre per il Piemonte in sicurezza.
Si è parlato di batterie, di visioni di batterie elettriche. Noi abbiamo un'industria automobilistica che deve guardare - e chiudo, Presidente - al futuro, ma se non siamo in grado di produrre batterie elettriche, allora portiamole a casa.
Bene guardare in questa direzione, bene lavorare in questo senso. Vanno spesi entro il 2026: quel censimento e quella graduazione sono nelle nostre mani. Noi vogliamo essere protagonisti, come Consiglio regionale, e, caro Presidente Cirio e cari Assessori, grazie per il vostro lavoro. Noi siamo pronti.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo il collega Perugini per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire sulla discussione generale il Consigliere Domenico Rossi; ne ha facoltà.
Prego, collega; ne ha facoltà per cinque minuti.
Rinuncia al suo intervento?



ROSSI Domenico

Presidente, non intervengo in discussione generale, ma devo presentare un ordine del giorno.



PRESIDENTE

Dopo, grazie.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Biletta; ne ha facoltà.
Prego, Consigliera; ne ha facoltà per cinque minuti.



BILETTA Alessandra Hilda Francesca

Grazie, Presidente.
Il bilancio a lungo termine dell'Unione Europea, unito a Next Generation EU, lo strumento temporaneo pensato per stimolare la ripresa, costituirà il più ingente pacchetto di misure e di stimolo mai finanziato in Europa.
Per ricostruire l'Europa, dopo la pandemia di COVID-19, verrà stanziato un totale di 1.800 miliardi di euro. L'obiettivo è un'Europa più ecologica digitale e resiliente.
Il tema della discussione odierna è incentrato su Next Generation, ma non possiamo considerarlo uno strumento a sé stante. È fondamentalmente complementare sia alla prossima programmazione comunitaria sia a tutte le misure che il sistema Paese ha messo in campo in questi mesi. Dobbiamo essere chiari: la crisi pandemica può essere equiparata a una guerra contro un nemico invisibile e, pertanto, servono risposte da economia di guerra.
Il COVID ha colpito l'economia italiana più di altri Paesi europei. Nel 2020, il prodotto interno lordo si è ridotto dell'8,9%, a fronte di un calo, nell'Unione Europea, del 6,2%.
La crisi si è abbattuta su un Paese già fragile, basti pensare che tra il.



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliera. Chiedo di fare silenzio in aula perché non si sente chi interviene e mi raccomando le mascherine. Grazie.
Prego, proceda, Consigliera.



BILETTA Alessandra Hilda Francesca

Il COVID, dicevo, ha colpito l'economia italiana più di altri Paesi europei. Nel 2020, il prodotto interno lordo si è ridotto dell'8,9%, a fronte di un calo, nell'Unione europea, del 6,2%.
La crisi si è abbattuta su un Paese già fragile. Basti pensare che tra il 1999 e il 2019 il PIL italiano è cresciuto del 7,9%, mentre, nello stesso periodo, quello tedesco è cresciuta del 30%, quello francese del 32% e quello spagnolo del 43%.
In tale contesto, non possiamo non ricordare le criticità che caratterizzano gli indici finanziari e macroeconomici piemontesi che posizionano il Piemonte ultimo tra le grandi Regioni del Nord produttivo per una serie di fattori che, per ragioni di tempo, non è possibile sviscerare, ma che sono ben noti.
Lo strumento di Next Generation rappresenta un programma di portata e ambizione epocali, un pacchetto da 750 miliardi di euro complessivi. Il Piano italiano prevede investimenti per 191 miliardi di euro, cui vanno aggiunti 30,6 miliardi di euro derivanti dallo scostamento di bilancio. Un vero Piano Marshall, un'occasione che, come Paese e come Piemonte non possiamo lasciarci scappare; un appuntamento con la storia cui dobbiamo farci trovare pronti e per il quale dobbiamo essere all'altezza. Lo dobbiamo a chi ci ha preceduto e ha fatto grande questo Paese, ma lo dobbiamo anche alle future generazioni.
Una sfida tale possiamo coglierla solo facendo sistema. Per questo, bene hanno fatto il Presidente Cirio e la sua Giunta ad andare sui territori per confrontarsi con le categorie e le autonomie locali. Ipotizzare di declinare questo strumento senza alcun confronto con chi deve poi dare gambe a Next Generation, sarebbe stato semplicemente assurdo.
Da questo importante lavoro di ascolto e confronto è scaturito quello che ormai è stato definito il Next Generation Piemonte, che racchiude tutte le idee progettuali di cui il Piemonte sente la necessità. Un lavoro immane mai fatto prima e che, in parte, troverà risposte proprio da Next Generation.
Questo documento contiene progetti di rigenerazione edilizia riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico e privato, messa in sicurezza del territorio, interventi su viabilità e infrastrutture potenziamento del trasporto pubblico locale, potenziamento dell'offerta turistica, senza dimenticare i progetti dedicati alla sanità e ai soggetti vulnerabili.
Sappiamo che il territorio piemontese è molto fragile; è noto che il Piemonte, nel più ampio contesto della Pianura Padana, conosce un grande problema legato alla qualità dell'aria. Le associazioni di categoria evidenziano da tempo il crollo verticale nel comparto dell'edilizia, i territori lamentano da anni le situazioni legate al TPL. Il documento che la Regione Piemonte ha presentato al Governo, inserendosi nelle linee guida previste per lo strumento finanziario, contiene le risposte a queste fragilità. Non è il "libro dei sogni", sappiamo benissimo che non tutti i progetti potranno trovare soddisfazione, ma è il contributo che il sistema Piemonte, non la Regione, ha presentato al Governo; un documento che evidenzia fragilità esplose durante la pandemia, che hanno radici ben più profonde e alle quali, in precedenza, nessuno sembra aver dato grande ascolto.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Biletta per l'intervento.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Martinetti.
Prego, Consigliere; ha facoltà di intervenire per cinque minuti.



MARTINETTI Ivano

Grazie, Presidente.
All'intero del nostro Gruppo, quando abbiamo visto l'elenco presentato dal Presidente e dalla sua Giunta, è nata una battuta: il Presidente ha fatto la lista della spesa. Mi è tornato in mente quando ero un ragazzino, quando una volta al mese i miei genitori mi caricavano in macchina per andare al supermercato (allora i supermercati si contavano sulla punta di una mano neanche di due). Già il giovedì io e mio fratello scrivevamo cosa volevamo portare a casa e compilavamo dei fogli che, molto spesso, rimanevano dei fogli scritti.
Al di là delle battute, è chiaro che tutti noi abbiamo apprezzato, se non altro per l'impegno, il duro lavoro che è stato fatto per scrivere questo documento, ma qualche critica è assolutamente dovuta.
Il Presidente Cirio nel suo intervento ha detto di aver giocato al buio perché non aveva indicazioni, ma credo che un'indicazione precisa ci fosse e anche più di una. Parliamo del filo conduttore che sta portando avanti tutta la discussione su questi fondi, che è quello della transizione ecologica. Tutte le parti politiche, a livello nazionale e a livello regionale, rilasciano dichiarazioni dicendo che questa è un'occasione imperdibile; un'occasione per ripristinare, potenziare e creare nuove infrastrutture che principalmente devono riguardare anche al di là di quelle tecnologiche, come il sistema di trasporto per il Piemonte.
Sui trasporti questa mattina non credo di aver colto neanche una sillaba quindi manca tutto questo passaggio e non sembra esserci una visione d'insieme; non si capisce, almeno io non colgo la logica. Qualche altra indicazione c'era, non era proprio un giocare al buio. C'era l'indicazione su quello che dovevano essere le tempistiche per il termine dei lavori c'era la dicitura "cantierabile" che doveva essere presente nei progetti.
In questo corposo documento, ne troviamo almeno una trentina che non presentano queste caratteristiche. Alcuni, poi, sono addirittura senza quantificazione dei costi, oppure con costi che non sono più stati adeguati perché sono opere che sono ferme da talmente tanti anni che si è andati a riprendere i costi vecchi, senza fare un'analisi dello stato attuale dell'arte.
Faccio alcuni esempi. Abbiamo il tunnel di Tenda, che è una nostra croce di cui ancora non si conosce il futuro, non si hanno né costi né date d'inizio lavori, non solo quella di termine. Siamo ancora qui che stiamo aspettando e continuiamo a fare delle riunioni. Il potenziamento della linea Torino-Pinerolo, che terminerà nel 2028, con un costo stimato di circa 320 milioni che si rivela essere quello che è stato ipotizzato dieci anni fa, ora ha sicuramente un'altra portata.
Fa anche stupire, per quello che riguarda le ferrovie, i 600 milioni di euro per il potenziamento del parco rotabile, dove non c'è una data precisa, è solo indicato il termine "cantierabile". Tutte questo ci hanno fatto riflettere perché, all'interno di questo documento, vengono inseriti dei progetti che non rispettano alcuni canoni fondamentali per quella che dovrebbe essere la strategia.
Qualche collega che mi ha preceduto ha citato qualche rotonda, qualche progetto raccolto sui territori. Credo, però, che quando si governa una Regione, la strategia corretta dovrebbe essere certamente quella di andare ad ascoltare le istanze dei territori, ma con un progetto in testa. In altre parole, si va lì dicendo: "Io vorrei fare questa cosa, cosa ne pensate? Volete aggiungere o togliere qualcosa? Siamo stati troppo ambiziosi? Lo siamo stati troppo poco?". Tutto questo, a mio avviso, è mancato. Perché se nel documento troviamo un progetto di demolizione e ricostruzione di parcheggi per 58 mila euro nel Comune di Moncrivello, o un progetto di 150 mila euro per le stradine di Spineto Scrivia, che è un Comune di 355 abitanti.
Saranno sicuramente utili, ma a livello strategico credo che poco ci azzecchino.
Abbiamo sentito citazioni importanti questa mattina; ne vorrei fare una anch'io, sia pure di un personaggio non altisonante, che però rende bene l'idea. Mi riferisco a una canzone di Vasco Rossi, "Cosa succede in città" quando a un certo punto dice: "Non succede nulla".
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il collega Martinetti per l'intervento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Stecco; ne ha facoltà per cinque minuti.



STECCO Alessandro

Grazie, Presidente.
Gentili colleghi, mi sento intanto di ringraziare per quanto è stato fatto finora: un grande lavoro di sistema, di ascolto, di concertazione con i territori, con gli Enti locali e gli stakeholder, nel fotografare raccogliere e analizzare vari progetti per più di trentaquattro miliardi progetti cantierabili che avranno un impatto locale, provinciale e regionale su sei diverse missioni. Quello che per caso dovesse rimanere fuori da questo programma sarà sicuramente oggetto di futuri finanziamenti e di futuri bandi.
Fare questo tipo di analisi e, soprattutto, ricostruzione i bisogni del territorio è stato importantissimo.
Come sapete, sono sei le missioni rilevate, ma mi vorrei soffermare su quella di mio interesse, l'assistenza sanitaria (Missione 6): 258 milioni di euro di progetti che giudico particolarmente maturi e idonei a concorrere per un finanziamento. La gran parte di questi progetti riguarda il superamento della visione ospedalocentrica, la valorizzazione d'infrastrutture digitali e dell'organizzazione territorio-ospedale, per portare una medicina di territorio più fruibile e più accessibile, ben collegata all'area socio-sanitaria.
Sicuramente, queste risorse daranno maggiore struttura all'attività e all'azione nel campo della non autosufficienza e della disabilità, grazie a una migliore sanità di prossimità e grazie al fatto che si potrà puntare sempre di più su una circolarità, una domiciliarità e una residenzialità che bisognerà assolutamente sviluppare.
In questa Regione ci sono un milione e 100 mila ultrasessantacinquenni; la nostra, quindi, è una Regione molto anziana (la seconda più anziana in Italia) e questo va nella direzione dell'obbligo e della necessità di portare avanti progetti che vadano a aiutare la nostra popolazione ad accedere ai servizi sanitari, oltre che a quelli socio-sanitari: dunque politiche che favoriscano la partecipazione alla comunità e al miglioramento della qualità della vita.
I sessanta progetti di cui stiamo parlando hanno quindi due macro argomenti, due assi: la digitalizzazione del sistema sanitario e le reti di prossimità per l'assistenza territoriale. Non solo. I progetti vanno anche nell'ottica di spingere l'attenzione verso i centri e le reti specializzate di alta qualificazione, per la gestione della cronicità e della complessità sanitaria, del fine vita, delle conversioni e adeguamento di strutture hospice, dei centri Alzheimer, finalità di alta specializzazione progettazione e sperimentazione di un modello di sanità più inclusiva e migliore.
Dal territorio da cui provengo (il Vercellese) sono moltissime le proposte raccolte: mi complimento per il lavoro svolto, fatto in tutto il Piemonte ma in particolare dal Presidente della Provincia Eraldo Botta e da tutti i Comuni, perché l'analisi e il confronto è stato serrato e intenso, ma molto produttivo. Emerge una necessità di rilancio assoluto da parte del Piemonte, naturalmente, in tutte queste missioni, ma sulla sanità in particolare, anche per quello che c'è capitato.
Pertanto, ringrazio gli Uffici di tutti gli enti che hanno lavorato assiduamente alla stesura di questa proposta e, ovviamente, tutti coloro che rappresentano, in termini elettorali, i territori, quindi i Comuni, le Province nonché la Giunta regionale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Disabato; ne ha facoltà.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Sarò brevissima, perché in realtà non so bene cosa commentare oggi, se il censimento delle richieste del territorio a opera della Giunta della Regione Piemonte o il progetto di utilizzo dei fondi del Recovery, che, di fatto, non c'è (quindi non lo posso commentare in realtà). Mi limiterò alla prima parte, quella sul censimento.
La Giunta ha raccolto dei progetti e, a differenza di quanto si dice, non sono stati messi in rete. Lo ha fatto bene e in modo omogeneo su tutto il territorio piemontese? Ha ascoltato davvero tutti i Sindaci, tutte le zone? Non lo so. Io, però, ho ricevuto una lettera da parte dei Sindaci e degli amministratori della zona ovest (amministratori di qualsiasi colore politico, quindi sia di destra, sia di sinistra, sia di liste civiche) che scrivono al Presidente: "Gentile Presidente, riteniamo opportuno rappresentarti il nostro disappunto a seguito delle modalità delle proposte relativamente al Recovery. Le modalità di censimento raccolte da parte della Regione non sono state soddisfacenti". Dopodiché, ovviamente, fanno riferimento a tutta la progettualità e a tutti gli incontri che ci sono stati con la Città metropolitana di Torino, che ha raccolto questi progetti, ha cercato di metterli in rete e ha fatto una sorta di proposta alla Regione Piemonte. Poi però che cosa è successo? È successo che, nel momento in cui è stata chiusa la raccolta dei progetti, tutti i Comuni magari della zona ovest o della Città metropolitana che hanno visto il documento steso dalla Regione Piemonte, che cosa hanno trovato? Hanno trovato quello che diceva prima il collega Grimaldi, cioè il ponte tibetano. E allora hanno detto: "Scusate, facciamo una proposta organica.
Ci stanno chiedendo delle progettualità condivise a livello di territorio e di Province, oppure ci stanno chiedendo la piccola opera, la piccola rotonda, che è lecito inserire in un documento di censimento, ma che non si chiama Recovery, si chiama altro?". È una cosa che si poteva fare ben prima del Recovery e che la Giunta poteva fare prima.
A quel punto, hanno detto: "Apriamo di nuovo i termini perché anch'io piccolo Comune della zona Ovest, devo poter mettere la mia rotonda, il mio marciapiede e la mia strada. O, perché no, vorrei mettere anch'io un ponte tibetano, per chiedere alla Regione di fare un sistema integrato dei ponti tibetani". Per carità, era lecito, quindi l'hanno chiesto e l'hanno fatto tant'è che i progetti nell'ultimo periodo sono lievitati. Sono saliti di numero e siamo arrivati a miliardi su miliardi. Ma quanti di quei progetti hanno veramente la possibilità di essere finanziati con un metodo del genere? La stessa perplessità è stata sollevata anche da UNCEM, e mi riferisco anche all'intervento del Consigliere Marin, che citava l'importanza della montagna e dell'utilizzo di questi fondi per il rilancio di quelle zone, a volte marginali e dimenticate. E UNCEM ha fatto una lettera analoga a quella della zona ovest, dicendo che ci sono precisi standard da rispettare, quindi in realtà gli standard ci sono e la Regione dovrebbe sapere bene cosa fare con questo Recovery.
Insomma, loro hanno detto che è stato fatto un esame a livello di valle, di Unioni montane costruendo un solo grande progetto sul rilancio della montagna, che coinvolga tutti. Poi anche UNCEM si sarà stupita nel vedere il piccolo progetto del piccolo Comune. Quindi, in realtà, non si è capito bene come si voglia procedere per l'utilizzo di questi fondi.
Però, sempre sul censimento - perché non ho nient'altro - vorrei dire una cosa. La Giunta ha raccolto dei progetti, ma ha verificato che effettivamente siano fattibili e cantierabili? Che siano effettivamente cantierabili in un certo periodo di tempo, realizzabili in linea con le normative vigenti? Lo chiedo perché ho visto dei progetti all'interno di questo piano che sono fermi - e non voglio citarli, perché mi sembra giusto non farlo - alla valutazione ambientale strategica da anni. Sono fermi perché evidentemente non rispettano gli standard o le normative in materia ad esempio, di tutela ambientale del paesaggio. E noi li inseriamo in un documento che vogliamo mandare a Roma? Progetti che non sono realizzabili e cantierabili, fermi da anni a una valutazione ambientale che non darà mai l'ok, e noi li mandiamo a Roma! E se Roma dovesse prenderli in considerazione, sapete che figura ci facciamo? Ditemelo voi.
Ripeto, va benissimo ascoltare i Comuni, ma almeno inserire i progetti che sono realizzabili, altrimenti questo non è nemmeno un libro dei sogni, è un libro di un qualcosa che non potrà mai esistere. Almeno verifichiamo allora.
Poi vi darò una notizia. Ho partecipato a tantissime manifestazioni sotto il Palazzo della Regione quando i lavoratori e le imprese sono venute a chiedere al Presidente e alla Giunta di fare qualcosa per la loro situazione anche a seguito dell'emergenza. E tutti gli Assessori che si sono presentati hanno detto: "Ecco, questo è vergognoso, lo diremo a Roma." Lo diremo a Roma? Ma vi do una notizia: voi governate una Regione e le cose le potete fare. Non è che dovete soltanto demandare; voi le potete fare e avete anche le risorse per farle. Però forse non avete le idee a questo punto, visto che avete fatto un libro dei sogni e dentro non ci avete messo nulla.
Vorrei chiedervi che cosa volete fare con i fondi del Recovery, ad esempio per le politiche di rilancio per l'occupazione femminile. Questi non sono progetti che arrivano da un Comune, ma sono progetti che una Regione deve avere. E li deve avere per il rilancio dell'occupazione femminile messa in ginocchio dalla pandemia, per l'ampliamento dei servizi di cura, che sono servizi che, invece, in piena pandemia sono ricaduti sulle donne, ma su di loro ricadono sempre, sulla riduzione del divario retributivo di genere.
Queste sono richieste che sono state fatte. Così come vorrei chiedere all'Assessorato all'ambiente che cosa intende fare sul tema della transizione ecologica inerente, ad esempio, i progetti di Natura 2000.
Queste cose non le scrive un Comune, le deve sapere la Regione. Ma qual è l'idea di questa Regione? Vi dico sinceramente che ho dubbi persino sul censimento, perché a fronte di quello che ho letto e da quello che ci hanno detto i Sindaci dell'UNCEM, forse è stato fatto male anche quello.
Non so se volete mandare a Roma questo, spero di no; spero che ci sia altro, che ci sia qualcosa di reale e di concreto, perché, ripeto, se mandiamo opere che non sono nemmeno realizzabili, questa Regione ci fa una pessima figura.



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Presidente Cirio per la replica.
Successivamente passeremo all'esame dell'ordine del giorno che è stato depositato.
Prego, Presidente.



CIRIO Alberto, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio tutti gli intervenuti e per questo dibattito, che è stato utile e mi auguro che si potrà rifare quando si potrà accendere la luce sul Recovery. Io tendo ad avere un atteggiamento umile, perché fa parte del mio carattere, però sono tante e tali le inesattezze e le affermazioni sbagliate, proprio di base, che sono emerse in questo dibattito che credo che dobbiamo (io per primo) e dovremmo sempre di più studiare e approfondire meglio quelle che sono le opportunità europee.
Ci sono stati interventi di grande consenso al lavoro svolto - li ringrazio di cuore - e altri di critica più costruttiva - e ringrazio. Ci sono altri interventi che mi fanno un po' sorridere, ma fa parte del dibattito democratico. Quello però che non deve passare è la confusione, perché è paradossale come molti parlamentari, anche delle forze di opposizione, in questi giorni abbiamo interagito con il sottoscritto per condividere questo percorso.
Il Recovery Plan si differenzia dal Recovery Fund. Il Recovery Plan non c'è ancora, il Recovery Fund c'è. C'è il fondo, ma non c'è il piano. Ma il piano non c'è in Italia, non è che non c'è in Piemonte.
E anche questa semplificazione "avete mandato a Roma", cosa vuol dire? Ma cosa vuol dire "avete mandato a Roma"? Non si mandano a Roma le cose dicendo "finanziami questo". Roma non è mica un bancomat! Si utilizza la Conferenza delle Regioni, che ha raccolto questo lavoro da tutte le Regioni d'Italia. C'è chi l'ha fatto più corposo, chi meno corposo. Noi l'abbiamo fatto, interpretando le regole dell'Europa, che sono queste, cioè che si parte dal territorio. Tuttavia, se avessimo fatto il contrario, qualcuno avrebbe potuto dire: "L'avete fatto senza consultare i territori". Noi l'abbiamo fatto consultando i territori e voi avete detto: "L'avete fatto senza una visione dall'alto".
Ora, la verità sta nel mezzo, tutto è migliorabile e cerchiamo di migliorarci, però su alcune basi comuni di quello di cui stiamo parlando bisognerebbe essere più consapevoli tutti per evitare di parlare di cose che non hanno senso.
La Presidente Von der Leyen - lo dico alla collega Canalis - ha richiesto alle Regioni di fare questo lavoro; all'apertura del Comitato delle Regioni, quando lei chiede, ed è stato quello il "la" che ha aperto il nostro lavoro, fortunatamente, perché allora il Governo Conte non aveva aperto nessuna porta. Ricordate il dibattito anche politico? Il Governo Conte aveva addirittura problemi al suo interno nel coinvolgere lo stesso Consiglio dei Ministri: si parlava di una task force, si parlava di queste cose.
La Presidente Von der Leyen - cito lei, così almeno non ho dubbi di non citare l'autorità europea - ci chiede questo lavoro e di farlo in prima persona, ma nel suo intervento, quando ci dice che dobbiamo utilizzare i fondi del Recovery per far ripartire le nostre Regioni, sapete cosa cita? Cita due interventi, a partite dalla ristrutturazione di un municipio comunale del 1880, che è stato interamente ristrutturato e così ha tagliato l'uso di energia elettrica di oltre la metà. Non ha citato la TAV, ha citato un edificio comunale messo in rete con gli altri edifici comunali in Portogallo, che ha tagliato della metà l'uso dell'energia elettrica! Qualcuno di voi riderebbe nel vedere qui dentro il progetto del Comune di Pecetto che vuole tagliare l'energia elettrica, perché da solo fa ridere ma alla Regione spetta l'obbligo di saperlo e di vedere che, insieme a Pecetto, ci sono altri trecento comuni del Piemonte che hanno lo stesso problema, che li mette insieme e li fa diventare, nella fase due, un progetto da finanziare con il Recovery.
Ma ne cita un altro! Cita l'Emilia Romagna, quindi Von der Leyen fa i complimenti all'Emilia Romagna perché nel suo progetto incentiva l'uso delle biciclette per promuovere la mobilità con il distanziamento sociale.
Non cita le grandi infrastrutture, perché su quelle mette già lo Stato. È quello che forse non si è capito: lo Stato ha già un progetto, dove c'è la Città della salute, dove c'è la metropolitana, dove c'è l'intelligenza artificiale, dove ci sono tutte queste grandi cose importanti che lo Stato ha già messo all'interno del Recovery. Poi ce n'è un pezzo, che vale ottantasei miliardi, per tutti (Regioni, Province, Comuni). Per scrivere questo pezzo su quelle sei azioni, noi possiamo avere un ruolo: ognuno lo interpreta come vuole. Noi, per farci trovare pronti alla fase due e scrivere come spenderli, abbiamo pensato che fosse giusto partire dalle idee progettuali dei territori.
Può essere giusto, può essere sbagliato? È il metodo europeo. Adesso ci sarà la fase due, nella quale insieme dovremmo essere anzitutto bravi nel togliere quello che dentro non ci può stare, ma che non vuol dire che non abbia dignità, perché qui c'è un'impostazione molto da grande città, per la quale sembra che le cose grandi sono quelle che hanno dignità, mentre il muretto del piccolo Comune parrebbe non averla. Per quelli che vivono lì più importante della metropolitana di Torino.
La rotonda di accesso su un'area industriale di un piccolo Comune che vive su una provinciale è più importante della metropolitana di Torino, per il piccolo Comune. E non è che non abbia dignità. Non ci sta nel Recovery? No non ci sta. Ma io non posso non sapere che esiste quel problema, perch starà a noi, se saremo bravi e se saremo capaci, risolverlo. Se poi non saremo capaci, farete bene a dire che non siamo stati capaci. Saremo noi a dover dire: "Questo è un progetto che non può stare nel Recovery, caro Sindaco, ma è un progetto che ha dignità e che dobbiamo cercare di finanziare con i fondi europei". Secondo me, non sta neanche nei fondi europei, e allora scaliamo, andremo nei fondi regionali, oppure agli FSC dal momento che fortunatamente, ma questo lo vedrete nelle prossime settimane, stiamo pulendo FSC fermi da una quindicina d'anni a Roma e non per colpa della Regione, ma per colpa di Roma, intestati al Piemonte e fermi da quindici anni.
È un lavoro che dobbiamo cercare di fare insieme, però dobbiamo almeno condividere tre o quattro regole di base di cui siamo tutti consapevoli che sono le regole del gioco, cioè le regole di come funziona l'impostazione che bisogna dare a questo Fund (Fondo) per fare il Plan (Piano). Dal Fondo al Piano: fase uno, censimento delle proposte e delle idee progettuali; fase due, Piano.
Mi spiace che oggi da parte di qualcuno, con la demolizione di questo Piano, si sia demolito il lavoro svolto dalle Camere di Commercio, che hanno fatto con noi. La Camera di Commercio, con noi, insieme alle organizzazioni di categoria, insieme agli enti, hanno scritto questo progetto. Potrà essere sbagliato, ma secondo noi non è sbagliato. È giusto che anche i progetti più discutibili siano proposti dagli enti portatori d'interessi diffusi, che non vuol dire che devono poi essere necessariamente condivisi e attuati, ma quantomeno devi assumere la consapevolezza che esistono.
Ringrazio il contributo di tutti e davvero rinnovo la disponibilità in questa seconda fase, che speriamo sia aiutata dal COVID; ricordo che noi abbiamo dovuto fare tutto questo lavoro in zona rossa e non è stato facile perché è stato complicato. È stato complicato condividere anche solo tra di noi le sedi delle riunioni e decidere come farle. Adesso augurandoci che questo momento, che è quello in cui la pandemia ci sta lasciando respirare duri a lungo. Dobbiamo partire da qui per stabilire davvero le priorità.
Con ANCI c'è già l'accordo, con UNCEM c'è l'accordo, c'è un accordo di metodo, non di merito, ma vorrei che lo stesso accordo di metodo ci fosse con il Consiglio regionale.
Mi rimetto a voi; siete i sovrani del popolo piemontese. Mi rimetto a voi nello stabilire quelle che sono le modalità migliori, che però devono essere veloci; le modalità devono essere veloci, perché noi saremo in grado e lo vedrete con i prossimi bandi.
Noi avremo bandi per i quali, in sessanta giorni, i Comuni che hanno i progetti esecutivi partono, ma sapete come faremo a individuarli? Useremo questo lavoro. Che non vuol dire che il Comune che si è dimenticato sarà fuori, perché questo è un censimento, è il Parco Progetti. Poi ci sarà un bando, i bandi hanno le loro regole e si potrà partecipare, ma ci permetterà di capire che se il 30% dei progetti del Piemonte hanno a che fare con l'ambiente e con l'assetto idrogeologico, quando tratterò con Roma questi tre miliardi - credo che sia quella la quota che daranno a noi di spese di gestione diretta - saprò che il 30% del territorio del Piemonte lo chiede per interventi di natura idrogeologica e ambientale.
Il ponte tibetano, che da solo fa sorridere, magari, è un pezzettino del grande progetto di turismo outdoor che il Piemonte deve fare; se lo metti da solo, non lo finanzierà mai nessuno, ma per quel Sindaco è un progetto che serve per il suo piccolo Comune e noi, se siamo una Regione sorda, che pensa che il Piemonte finisca a Moncalieri, facciamo finta che questa sia la domanda che ci è stata fatta e la mettiamo in un cassetto; se, invece ci sforziamo, come io credo che il Piemonte abbia provato sempre a fare, di dare pari dignità a tutti, prendiamo anche il ponte tibetano, che non starà nel Recovery, ma potrà stare nel FESR e lo mettiamo insieme con gli altri.
Questa è la sfida che abbiamo davanti. È complicata, però, guardate, nei territori trova grande spirito di coesione, perché non c'è l'illusione, c'è la desolazione, che è peggio dell'illusione. Noi dobbiamo dare ai nostri territori delle prospettive e l'unico modo per dare delle prospettive è programmare con loro quello che non si è mai - ahimè - programmato.
In quest'ottica, senza voler essere i primi della classe, perché è una cosa che non mi appartiene, ma consapevoli e forti di quello che sappiamo dobbiamo muoverci in quest'ambito. Vi ricordo solo, come dato, che il FESR e l'FSE hanno una dotazione finanziaria di circa 900 milioni di euro in più della scorsa programmazione. Questo non è il regalo di qualcuno, è il lavoro di quest'anno e mezzo: FESR e FSE arriveranno, anziché a un miliardo e nove, a due miliardi e sette.
Questo è il lavoro che abbiamo fatto proprio mettendo a frutto quello che abbiamo imparato. Forse uno più bravo ne prendeva anche tre, ma uno meno bravo ne prendeva due. Noi abbiamo portato 900 milioni di euro in più, di cui 250 sono nostro cofinanziamento, ma gli altri 500/600 milioni sono fondi europei nuovi che abbiamo sul territorio e che potremo usare.
Vi chiedo solo - e chiudo davvero - di dirmi voi il metodo. Io e la mia Giunta non abbiamo nessun problema. Troviamo solo un metodo che vada un po' al di fuori delle liturgie classiche delle convocazioni, degli interventi di dieci minuti ciascuno della maggioranza e dell'opposizione. Mettiamo su un gruppo di lavoro agile, come abbiamo fatto sull'autonomia. Ricordo che sull'autonomia, a un certo punto ci siamo chiusi in una stanza (se lo ricorderà il Consigliere Ravetti) e abbiamo detto: questa è roba che va affrontata e dobbiamo trovare una quadra, che non soddisferà tutti, ma dobbiamo trovare una quadra.
RAVETTI Domenico (fuori microfono) È stato bellissimo il risultato!



CIRIO Alberto, Presidente della Giunta regionale

Sul Recovery proviamo a fare la stessa cosa? Quando le cose dipendono anche dagli altri, tu rispondi sempre della tua parte.
Noi, come Piemonte, abbiamo portato un prodotto (a Roma, nel frattempo sono cambiati un Governo e mezzo da quando l'abbiamo fatto ed è arrivato il COVID), ma io mi auguro, e il Consigliere Lanzo lo sa bene, che si riprenderà il filo di questo discorso.
Non dobbiamo sempre guardare alla colpa degli altri, noi facciamo il nostro. Pertanto, se siete d'accordo e il Presidente Allasia riterrà di coordinare questo momento, individuiamo il metodo, però, permettetemi: meno burocratico e formale sarà, più ci sarà sostanza e lavoro possibile, e passiamo alla fase due, che tanto noi la facciamo lo stesso. Noi la fase due la facciamo, ma più la facciamo insieme, sono convinto, meglio la facciamo nell'interesse dei piemontesi.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente.
È stato depositato l'ordine del giorno n. 573 presentato da Rossi, Avetta Canalis, Ravetti e Valle, inerente a "Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza - Rivedere il Next Generation Piemonte".
Vuole illustrarlo, Consigliere Rossi? Prego.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Quest'ordine del giorno è chiaramente collegato alla discussione di questa mattina. L'oggetto, e poi anche gli impegni finali, chiedono di rivedere il Next Generation Piemonte. Per quali motivi chiediamo di rivedere il documento? Molti motivi li ha appena elencati il Presidente Cirio, ma noi proviamo ad aggiungerne altri.
Il primo è che la consultazione del partenariato, con cui la Giunta ha costruito il documento nella versione attuale, si basa su una versione del Piano nazionale, adottato il 12 gennaio del 2021, dal precedente Governo.
La base di partenza di questo documento si fonda su un documento nazionale che è cambiato almeno altre due volte, perché abbiamo visto un'altra versione, presentata al Governo, poi una versione definitiva, quella inviata dal Governo, dopo la votazione in Parlamento, alla Commissione europea, che è un'ulteriore modifica al documento iniziale.
Basterebbe già questo per dire che quella consultazione che è stata fatta va, perlomeno, rivista; rivista sulla base dell'ultimo documento.
Poi ci sono degli altri motivi. Alcuni li hanno detti i miei colleghi quindi non li ripeterò, ma aggiungo solo una cosa e una specifica.
La questione che voglio aggiungere è un riferimento alla relazione 2020 di IRES "Piemonte economico e sociale" dove, facendo un'analisi della situazione della nostra Regione, si parla di un ritardo accumulato dalla nostra Regione, se paragonata alle altre Regioni del Nord Italia.
Noi qui possiamo dire che, se l'Italia è cresciuta meno rispetto agli altri Paesi d'Europa, il Piano nazionale di resilienza deve servire a colmare questa mancanza di crescita dell'Italia rispetto al resto d'Europa. Noi dobbiamo aspirare ad avere un Piano regionale che permetta di recuperare il ritardo che il Piemonte ha accumulato nei confronti delle altre Regioni del Nord; ritardo di cui parla IRES Piemonte, non Domenico Rossi e nemmeno il PD.
Qui ci sono degli elementi che sono indicati. Ne cito solo alcuni: uno l'invecchiamento dalla popolazione, di cui ha parlato anche l'Assessore Icardi (poi dirò una parola sulla questione della salute); due, la questione digitale, su cui siamo indietro; tre, un modello decisionale - è scritto - che non permette di prendere decisioni in fretta.
Da questo punto di vista, ci piacerebbe vedere, nel documento Next Generation Piemonte definitivo, quello che il Presidente chiama la fase due, dei riferimenti, e indicare delle riforme. È vero che alcune riforme riguardano il livello nazionale, ma alcune riforme sulla semplificazione di alcuni passaggi che rallentano il Piemonte, e alcune riforme sul modello decisionale, le possiamo fare noi, e poi interventi specifici sul tema dell'invecchiamento.
Questo, e vado alla seconda questione su cui volevo fare una specifica è un elenco, una fase uno. Va bene il bottom up, ma possiamo dirci che nella missione salute, forse, l'indicazione data ai Comuni nella consultazione non era corretta? Noi abbiamo un Piano nazionale che dice chiaramente cosa fare nella missione salute: case della comunità, ospedali della comunità, telemedicina e assistenza domiciliare. Non ci possiamo inventare altre cose.
Allora non si poteva chiedere ai Comuni: signori, avete degli edifici degli ambulatori e delle situazioni che possono aspirare a diventare casa della comunità? Che possono aspirare a diventare ospedali di comunità? Poi la Regione avrebbe scelto quali, perché non possiamo farne 500, ma se andiamo a leggere l'elenco dei progetti della missione salute, degli ospedali di comunità non ce n'è neanche uno. Magari i Comuni neanche lo sanno che il Next Generation Piemonte, all'interno del Piano nazionale dovrebbe portarci ad avere un elemento essenziale che altre Regioni, per esempio l'Emilia Romagna, hanno e che ci potrebbe aiutare molto nell'ottica di una popolazione invecchiata.
Noi, quindi, di quell'elenco lì, il 90% - lo dico brutalmente - per quanto riguarda il Piano nazionale, sarà da buttare via. Poi lo utilizzeremo, come diceva il Presidente, per altro, ma è un compito fuori tema, come si direbbe a scuola, per quanto riguarda la missione salute.
Ora, abbiamo il dovere di fare tutto questo e sulla salute abbiamo una somma di progetti che fa lo 0,75% su trentacinque miliardi, quando sappiamo che, a livello nazionale, la missione 6 vale circa l'8%. Al di là della distribuzione, come il 47% alla Provincia di Vercelli che nella versione del 31 marzo era il 74%, ancora non ci siamo, ma ci auguriamo che su queste questioni si possa lavorare meglio.
Il Presidente Cirio parlava anche di un maggiore coinvolgimento. Prendiamo esempio dal livello nazionale, comunque il documento che è stato inviato alla Commissione è passato nelle due Camere ed è stato votato con una risoluzione. Noi stiamo facendo questo Consiglio su richiesta delle opposizioni, diversamente non so se ci avreste mai presentato questo documento, anche in questa prima fase.
Sarebbe opportuno, Presidente, che anche la maggioranza e la Giunta immaginino dei momenti in cui ci sia un confronto con le forze politiche che, in questa fase, dobbiamo dirlo, non c'è stato, se non per nostra richiesta, sin dalla prima volta in cui, per avere il primo elenco dei progetti, ci fu una risposta a una nostra richiesta solo per bloccare l'ostruzionismo, altrimenti non li avremmo visti.
Andiamo alle richieste dell'ordine del giorno. Noi chiediamo di rivedere il Next Generation Piemonte sulla base del Piano Nazionale di Resilienza e Rinascita definitivo, perché quello attuale si basa su quello precedente che si tenga conto, nella revisione del documento, della necessità di indicare, con maggiore chiarezza, i programmi di punta, quelli che vengono definiti flagship programs nel documento nazionale ed europeo, del nostro livello territoriale (non li abbiamo visti) e le riforme attuabili a livello regionale con l'obiettivo di recuperare il "ritardo" accumulato nella nostra Regione in questi anni.
Chiediamo inoltre di coinvolgere maggiormente il Consiglio regionale nella redazione del documento strategico; di superare la logica del mero elenco di progetti disponibili nell'ottica di indicare preventivamente quali, tra questi, rappresentano le priorità del Piemonte, riparametrate anche su un'ipotesi realistica di finanziamenti, perché lo stesso Presidente Cirio ha detto che le Regioni, le Province e i Comuni dovranno probabilmente dividere ottantasei miliardi, quindi molto inferiore; di rafforzare i progetti relativi alla missione "Infrastrutture per una mobilità sostenibile"; di rivedere i progetti relativi alla missione Salute ipotizzando un piano specifico per la medicina territoriale con particolare riferimento a casa della comunità, ospedali di comunità, telemedicina e assistenza domiciliare.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Vi sono ulteriori interventi sull'ordine del giorno appena presentato? La parola all'Assessore Marrone per il parere della Giunta.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore ai rapporti con il Consiglio

regionale Il parere della Giunta è contrario.
Aggiungo un piccolo passaggio che, comunque, ho annotato nell'intervento del proponente. In materia di semplificazione, ricordo che la stragrande maggioranza degli interventi della Giunta regionale è stata poi impugnata dal Governo nazionale precedente, pur senza aver avuto ancora alcuna pronuncia avversa dalla Corte Costituzionale, giusto per ricordare l'atteggiamento. L'attuale Governo Draghi nel piano del Recovery del PNRR di fatto, annuncia che le riforme propedeutiche di semplificazione andranno ulteriormente a privare le Regioni di competenza legislativa , per esempio in materia ambientale.
Lo ricordo perché, prima di rivendicare il protagonismo delle Regioni, è il caso di capire qual è la linea del legislatore nazionale, soprattutto se come sembra, è portata avanti da una maggioranza ampissima, ancorché non del tutto plebiscitaria, in Parlamento.
In ogni caso, sulla parte del Documento Strategico Unitario, sapete benissimo che c'è assoluta disponibilità di confronto e coinvolgimento del Consiglio regionale ed è dimostrato, per volontà espressa del Presidente con la decisione di anticipare un percorso di condivisione tramite il gruppo di lavoro in Consiglio prima e non successivamente all'approvazione del Documento Strategico Unitario in Giunta.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Marrone.
Non essendovi ulteriori richieste d'intervento, poniamo in votazione l'ordine del giorno con il parere contrario della Giunta.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 573, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.
Con questa votazione, abbiamo concluso la sessione straordinaria di Consiglio. Riprenderemo la seduta alle ore 14 con il question time.



(Commenti del Consigliere Grimaldi)



PRESIDENTE

Capisco tutte le esigenze e le necessità, ma rimaniamo composti. Ricordo che siamo sempre in periodo di pandemia. Se ognuno fa quello che vuole, non riusciamo a proseguire in modo ordinato.
Registriamo per il verbale il voto contrario dell'Assessore Chiorino sull'ordine del giorno.
Poiché siamo andati oltre di un quarto d'ora, spostiamo l'inizio della trattazione delle interrogazioni a risposta immediata dalle ore 14 alle ore 14.15, dopodiché riprendiamo con il Consiglio ordinario.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 13.14)



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