Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.130 del 27/04/21 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

Scarica PDF completo

Argomento:


GAVAZZA GIANLUCA



(I lavori iniziano alle ore 9.14 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENTE

Buongiorno a tutte e a tutti.
Per delega del Presidente Stefano Allasia, dichiaro aperta la trattazione delle interrogazioni e delle interpellanze.
In merito allo svolgimento delle interrogazioni e delle interpellanze come recitano gli articoli 99 e 100 del Regolamento, iniziamo con l'esame delle interrogazioni pervenute.
Oggi si provvederà a rispondere come segue: interrogazione indifferibile urgente n. 384 presentata dal Consigliere Daniele Valle risponderà l'Assessore Maurizio Marrone; interpellanza n. 611 presentata dal Consigliere Domenico Rossi risponderà l'Assessore Maurizio Marrone interpellanza n. 760 presentata dal Consigliere Silvio Magliano, risponderà l'Assessore Maurizio Marrone; interrogazione indifferibile e urgente n. 667 presentata dal Consigliere Daniele Valle, risponderà l'Assessore Maurizio Marrone; interruzione indifferibile e urgente n. 652 presentata dalla Consigliera Francesca Frediani, risponderà l'Assessore Maurizio Marrone e interrogazione indifferibile e urgente n. 687 presentata dalla Consigliera Monica Canalis, risponderà l'Assessore Matteo Marnati.
Prego i Consiglieri e gli Assessori di attenersi rigorosamente ai tempi ed è espressa richiesta di questa Presidenza l'invio delle risposte tramite posta elettronica agli interroganti.
Ricordo che per le interrogazioni indifferibili e urgenti è prevista l'illustrazione, da parte dell'interrogante, per due minuti, la risposta dell'Assessore per tre minuti e non è prevista replica.


Argomento: Professioni e imprese turistiche (agenzie, guide turistiche alpine speleologiche, accompagnatori, maestri di sci, ecc.

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 384 presentata da Valle inerente a "Situazione bonus e aiuti alle agenzie di viaggio piemontesi"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori con l'esame dell'interrogazione indifferibile e urgente n. 384, presentata dal Consigliere Valle, inerente a "Situazione bonus e aiuti alle agenzie di viaggio piemontesi".
Prego, Consigliere, ne ha la facoltà per due minuti.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Le chiedo scusa, ma ho il computer che fa fatica a entrare nel sito istituzionale per vedere il testo, quindi mi perdonerà se vado a memoria.
Con questa interrogazione era nostra intenzione, intanto, sollecitare e, dall'altro, approfondire la tematica dei sostegni per le agenzie di viaggio legate alla crisi pandemica.
Non è sicuramente difficile da capire per nessuno che, tra i vari comparti, quello delle agenzie di viaggio è stato, in assoluto, uno dei più colpiti dalla crisi da Coronavirus e che, peraltro, ha fatto fatica a riprendersi nella scorsa estate, e non si è ripreso ovviamente del tutto anzi, fa ancora fatica adesso, perché ovviamente vive una situazione di perdurante instabilità, insicurezza e incertezza, per cui anche la clientela si trattiene dal fare programmazioni a lunga scadenza.
In questo quadro, c'era una misura di sostegno prevista all'interno del cosiddetto "pacchetto di aiuti della neve", quello che abbiano approvato a gennaio. Era nostro interesse approfondire quali iniziative la Giunta vuole mettere in campo, al di là di quello, per sostenere il comparto e quali temi avrà, per l'uscita, quella misura che mi pare non essere ancora erogata.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Daniele Valle per l'illustrazione; la Giunta delega l'Assessore Maurizio Marrone per la risposta.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore ai rapporti con il Consiglio regionale

Grazie, Presidente.
L'Assessore Poggio, competente per materia, mi invia questa risposta.
Risposta all'interrogazione avente oggetto "Situazione bonus e aiuti alle agenzie di viaggio piemontesi".
Si precisa che l'emergenza sanitaria ha duramente colpito tutto il tessuto economico del nostro Paese, ma, indubbiamente, il comparto del turismo è stato tra i più colpiti. Le agenzie di viaggio, secondo i dati riportati, hanno subito una contrazione del loro volume di affari quasi del 90%. Il know-how della maggior parte delle agenzie di viaggio è incentrato sulla outgoing e molto poco sull'incoming, elemento ulteriormente penalizzante in questa fase, visto il perdurare delle chiusure delle frontiere nazionali e internazionali.
È anche innegabile che il lavoro svolto delle agenzie di viaggio ha subito già in passato pesanti ripercussioni e mutamenti dovuti all'avvento dei portali di vendita on line.
La Regione ha riconosciuto un contributo economico di 1.500 euro mediante la misura del Bonus Piemonte, alle agenzia di viaggio aventi codici ATECO primario 79.1, 79.11, 79.12, 79.9, 79.90.10, 70.90.11 79.90.19, sede legale in Piemonte, erogando complessivamente 1 milione 159.500 euro a 773 imprese.
In allegato la tabella al dettaglio che forniremo al Consigliere interpellante.
Attualmente, come illustrato nella seduta della III Commissione di lunedì 22 febbraio 2021, verrà riconosciuto un nuovo contributo di 1.500 euro, mediante la misura del "Bonus montagna", sempre alle agenzie di viaggio e tour operator avente codici ATECO 79, 79.1, 79.11, 79.11.0 79.11.00, 79.12, 79.12.0, 79.12.00, 79.12.9, 79.12.90, 79.90.1, 79.90.11 79.90.19.
Lo sportello di presentazione e semplificato delle domande si è aperto a seguito di approvazione della DGR, lunedì 29 marzo e resterà aperto fino al 30 aprile 2021.
Alla data del 26 aprile risultano evase 599 domande, per un totale di 898.500 euro.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Maurizio Marrone per la risposta.


Argomento: Presidi privati di diagnosi e cura

Interpellanza n. 611 presentata da Rossi, inerente a "Vigilanza regionale nella gestione dell'Istituto Gaudenzio De Pagave - La cittadella dell'anziano"


PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Domenico Rossi, ricordo che per le interpellanze è prevista l'illustrazione da parte dell'interpellante per cinque minuti. La risposta del componente della Giunta per cinque minuti e la replica, se è richiesta, dell'interpellante, per altrettanti cinque minuti.
Ha chiesto di illustrare l'interpellanza il Consigliere Domenico Rossi.
Prego, Consigliere, ha facoltà di intervenire per cinque minuti.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
In premessa mi lasci ricordare che questa interpellanza è stata presentata il 9 febbraio e già allora riguardava fatti avvenuti nei mesi precedenti, quindi i tempi di risposta, purtroppo, spesso superano le interpellanze. Mi auguro che la Giunta sappia essere più fedele ai tempi previsti dal Regolamento.
Detto questo, l'oggetto dell'interpellanza riguarda la vigilanza regionale sull'Istituto Gaudenzio De Pagave, una ex IPAB che, con la legge regionale, è diventata un'Azienda pubblica di servizi alla personale.
Il tema qual è? Vado molto in fretta, l'interrogazione è molto lunga ma è agli atti. L'Istituto De Pagave, secondo l'articolo 6 dello Statuto, è retto da un Consiglio di Amministrazione composto da cinque membri compreso il Presidente. Ad un certo punto tutti i membri del CdA hanno dato le dimissioni, lasciando prima della scadenza naturale che era prevista per il 31 dicembre 2020. Dopo queste dimissioni il Comune di Novara ha pubblicato un bando per un nuovo CdA e nel mese di luglio 2020 abbiamo appreso dagli organi di stampa che, secondo quanto dichiarato dagli stessi responsabili, le casse sono vuote a causa "della mancanza di 100 mila euro di rette ogni mese a cui si aggiunge una spesa di oltre 40 mila euro per i dispositivi di protezione per il personale". Questo lo dichiarava il Presidente dell'allora CdA Umberto Taddia.
Già nei mesi precedenti i Sindacati si erano detti anche preoccupati per il futuro dei dipendenti. In più, la struttura è rimasta priva del Direttore amministrativo per più di anno, già un anno prima della pandemia e il Comune ha assegnato, per provare a porre rimedio a questa situazione un incarico di supporto a un dirigente del Comune di Novara che non ha assunto le funzioni del Direttore amministrativo Considerato che, secondo la legge regionale sul riordino delle IPAB, la Regione esercita una vigilanza sull'attività amministrativa e sugli organi di amministrazione delle IPAB e la Regione ha pieno titolo a chiedere anche all'IPAB ogni informazione e documento utile alla funzione di vigilanza. In particolare, secondo la legge 12 del 2017, la Giunta regionale può disporre lo scioglimento del Consiglio di Amministrazione e la contestuale nomina di un commissario straordinario, anche nei casi di riscontrata impossibilità al funzionamento di gravi irregolarità nella gestione amministrativa e patrimoniale, criticità già riscontrate per quanto riguarda l'Istituto De Pagave a maggio 2020.
Nel caso, invece, dell'IPAB di Novara, del De Pagave di Novara, è successo che la Regione ha chiesto al Comune di indicare eventuali nomi da nominare e non li ha indicati direttamente.
Questa interpellanza, Presidente, chiede alla Giunta di sapere se le condizioni in cui versava l'Istituto De Pagave a maggio 2020 fossero tali da preventivare un commissariamento della struttura e se no quali ragioni lo impedivano; se, considerati i poteri in campo alla vigilanza regionale sul tema di IPAB, fosse a conoscenza della situazione di criticità amministrativa in cui versava l'istituto Gaudenzio De Pagave al 31 luglio 2020; se l'incarico di supporto assegnato al Dirigente del Comune di Novara fosse coerente con la legge n. 12 del 2017; perché, considerati i poteri in campo alla vigilanza regionale, non ha scelto di commissariare la struttura come previsto dalla legge stessa chiedendo che fosse, invece, il Comune di Novara ha emanare un bando in tal senso; se ha verificato quale fosse la situazione economica in cui versava l'Istituto De Pagave all'inizio dell'avvio di trasformazione dell'IPAB come previsto dalla legge 12/2017 e quale essa risultasse.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Domenico Rossi per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interpellanza delegando l'Assessore Maurizio Marrone.
Prego, Assessore, ha facoltà di intervenire per cinque minuti.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore ai rapporti con il Consiglio regionale

Grazie, Presidente.
L'Assessore Chiara Caucino, competente per materia, ci invia questa nota.
In relazione all'interpellanza 611 a firma del Consigliere Domenico Rossi e relativa alla vigilanza regionale inerente l'Istituto di pubblica assistenza e beneficenza "Istituto Gaudenzio De Pagave - La cittadella dell'Anziano" con sede in Novara, ora azienda pubblica di servizi alla persona denominata "La Cittadella dell'Anziano", a seguito della DGR 3-1659 del 17 luglio 2020 di trasformazione e ai sensi del combinato disposto degli articoli 4, comma 4 e 8, comma 2 della legge regionale 12 del 2017 dell'IPAB, si forniscono di seguito le informazioni richieste.
Preliminarmente occorre l'obbligo di segnalare che la nomina dei componenti del Consiglio di Amministrazione non necessita di un assenso preventivo da parte della Regione Piemonte. In relazione al primo quesito in cui si chiede se le condizioni in cui versava l'istituto "Gaudenzio De Pagave - la Cittadella dell'Anziano" nel mese di maggio 2020 fossero tali da preventivare un commissariamento della struttura e se no quali ragioni lo impedivano, si risponde che le IPAB sono soggette a controlli di vigilanza da parte della Regione Piemonte sulla base di quanto previsto dalla DGR 12 gennaio 2018, n. 30-6355. In particolare il provvedimento prevede, tra l'altro, che la vigilanza sia finalizzata alla verifica del corretto funzionamento dell'IPAB in relazione al fine statutario dell'adozione dei bilanci quali atti obbligatori ai sensi dell'articolo 50 comma 2 della legge Crispi, del rispetto del vincolo di destinazione indicato dal fondatore sul patrimonio disponibile e indisponibile per la realizzazione delle attività istituzionali.
In ottemperanza a quanto disposto dalla normativa citata, l'Ente deve trasmettere, tra l'altro, i bilanci deliberati e la relazione sull'attività svolta. Da quanto acquisito agli atti, non è emersa alcuna criticità dal punto di vista economico finanziario. Non ricorrevano, pertanto, le condizioni normative previste per procedere al commissariamento dell'Ente essendo tra l'altro regolarmente in carica anche il CdA.
Rispetto al quesito numero due si risponde che, alla data di trasformazione da IPAB a APSP l'Ente non aveva segnalato né comunicato alcuna criticità economico-finanziaria, anche successivamente alla trasformazione non è pervenuta alcuna informativa in tal senso.
Si segnala che l'Ente a dicembre 2020 ha approvato il bilancio previsionale 2021-2023.
Rispetto al terzo quesito non sono in capo alla vigilanza regionale gli aspetti in materia di personale; si specifica tuttavia che l'incarico al dirigente del Comune di Novara è cessato a seguito della trasformazione delle IPAB in APSP e come da informazione reperita sul sito internet dell'ente medesimo (Sezione amministrazione trasparente). In ogni caso, le disposizioni della legge regionale 12/2017 non si potevano applicare, in quanto all'epoca l'ente era ancora una IPAB.
Rispetto al quarto quesito, non si è provveduto al commissariamento dell'ente in quanto non ricorrevano i presupposti previsti dalla legge regionale del 2 agosto 2017, n. 12. Infatti l'ente è stato riordinato con DGR n. 3-1659 del 17 luglio 2020, e con propria deliberazione n. 30 del 30 luglio 2020, avente ad oggetto "Dimissioni del Consiglio di Amministrazione".
Visto l'articolo 32 della legge regionale 12/2017, il Consiglio di Amministrazione della trasformata IPAB presentava le proprie dimissioni nei termini di cui all'articolo 32, comma 2 bis della legge regionale 12/2017 richiamata.
Il Comune di Novara, pertanto, avviava le procedure per la nomina dei componenti del nuovo organo amministrativo.
Nel mese di dicembre venivano segnalate all'Assessore competente dalle rappresentanze sindacali dei lavoratori e, per le vie brevi, dal Sindaco della Città di Novara, criticità finanziaria relative all'azienda criticità, tra l'altro, che venivano rappresentate come comuni alla maggior parte degli enti vigilati, stante la situazione pandemica. In tali occasioni si chiedeva l'attivazione di interventi di sostegno economico da parte della Regione a favore delle strutture per anziani.
Il 20 gennaio 2021 la Città di Novara comunicava che erano risultate vane le ricerche di nuovi componenti da nominare quali membri del Consiglio di Amministrazione dell'azienda e chiedeva, tenuto conto della grave situazione sanitaria e finanziaria derivante dall'emergenza epidemiologica da COVID-19 e dell'esigenza di un urgente intervento di governance per la guida dell'azienda, di avviare la procedura di nomina di un Commissario straordinario.
Determinatisi, quindi, i presupposti per il commissariamento, il 26 gennaio 2021 il settore competente attivava la relativa procedura e, come previsto dalla DGR 16-6461 del 9 febbraio 2019, che approva tra l'altro i criteri e i principi generali in materia di nomine, durata dell'incarico e compensi ai Commissari, chiedeva alla Città di Novara di fornire l'indicazione del nominativo di un soggetto idoneo a ricoprire l'incarico di Commissario dell'azienda in argomento.
L'azienda è stata quindi commissariata con DGR 2-2909 del 26 febbraio 2021.
Rispetto al quinto e ultimo quesito, in sede di istanza di riordino l'ente presentava un valore medio della produzione, calcolato con i criteri dell'articolo 4, comma 1, della legge regionale 12/2017, ammontante a complessivi 5.241.227,53 euro.
L'Ufficio ha verificato il permanere delle condizioni per procedere al riordino dell'ente attraverso la verifica anche del bilancio consuntivo 2019 pervenuto a giugno 2020, dal quale, oltre a confermare la situazione economica dichiarata, era emerso un avanzo di gestione di 206.506,55 euro.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Maurizio Marrone per la risposta.
Se il Consigliere Domenico Rossi lo richiede, ha facoltà di replica per cinque minuti.
Prego, Consigliere.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Non ho repliche da fare. Chiedo solo copia dalla risposta.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rossi.
Grazie, Assessore Marrone.


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Interpellanza n. 660 presentata da Magliano, inerente a "Il Regio Itinerante, quale futuro?"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza n. 660, presentata dal Consigliere Magliano.
Ha chiesto di illustrare l'interpellanza il Consigliere Magliano; ne ha facoltà per cinque minuti.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Tra l'altro, ringrazio l'Assessore Marrone che ormai si occupa veramente di tutto; lo ringrazio per la pazienza di venire a rispondere al posto dei suoi colleghi.
Come sapete, la Fondazione Teatro Regio è stata costituita nel 1999 e in tutti questi anni ha rappresentato un punto di cultura, di lustro e di pregio per la nostra città.
L'adesione della Regione Piemonte - oltre che dello Stato, del Comune di Torino e di altri Fondatori pubblici o privati - è prevista dall'articolo 3 dello Statuto e dalla legge regionale del 25 febbraio 1980 n. 10 "Interventi regionali a favore della promozione musicale in Piemonte: contributi al Teatro Regio di Torino".
Sappiamo tutti cosa ha vissuto e cosa stia vivendo con il commissariamento la Fondazione Teatro Regio. Mi permetto di entrare nel merito di un progetto particolare, che spesso tanti Amministratori dei Comuni hanno avuto modo di apprezzare: mi riferisco al progetto "Il Regio Itinerante".
Nel quadro degli obiettivi strategici della cultura perseguiti dalla Regione Piemonte, la Fondazione Teatro Regio di Torino è stata individuata come un imprescindibile punto di riferimento delle politiche culturali regionali.
Il Regio Itinerante è ricompreso nel programma delle attività che la Fondazione Teatro Regio di Torino presenta annualmente alla Regione Piemonte.
Che cos'è "Il Regio Itinerante"? È la possibilità di portare grandi concerti, grandi spettacoli, grandissimi nomi del mondo della musica (di quel tipo di musica) presso Comuni; Comuni che, dal canto loro, non avrebbero alcuna possibilità di portare tipologie di questo tipo.
Gli organici - composti da professori d'orchestra, artisti del coro e maestri collaboratori del Teatro Regio - variano dal quartetto al decimino e includono tutte le famiglie strumentali (legni, ottoni, archi percussioni) oltre ad ensemble corali e misti. Il repertorio comprende composizioni dell'epoca barocca, classica e romantica fino a quella contemporanea, con escursioni nel jazz, nel pop, nella canzone d'autore e nella musica per film.
Il Regio Itinerante ha prodotto dal 1998 moltissimi concerti, per la maggior parte a ingresso libero e realizzati in tutto il territorio regionale, dai capoluoghi di provincia alle più remote zone collinari e di montagna, teatri, chiese, castelli, auditorium.
Il progetto 2019, oggetto di convenzione, si struttura nella stagione d'opera e di balletto, nella stagione di concerti, nella programmazione di spettacoli per le scuole e le famiglie e nella programmazione di circa 45 concerti dei complessi cameristici del Regio sul territorio regionale nell'ambito del circuito denominato "Il Regio Itinerante".
Sappiamo cos'è capitato al Regio. Sappiamo anche, da questo punto di vista, che vi è stato un incidente di percorso con il Comune di Rivalta.
Da un articolo giornalistico dei primi giorni di ottobre 2020 si apprende il malcontento del Comune di Rivalta in merito alla cancellazione del concerto, il giorno prima dell'evento, da parte del Commissario straordinario del Teatro Regio (come sapete, il Commissario straordinario è colei che, in questo momento, guida le sorti del Regio).
Fatto salvo il contratto tra il Comune e il Regio, secondo tale articolo la causa dell'annullamento del concerto sembrerebbe potersi ricondurre a questioni finanziarie.
Nella convenzione tra la Regione Piemonte e la Fondazione Teatro Regio quest'ultima ha dichiarato che "le attività programmate per il mese di ottobre e novembre sono state cancellate a seguito del DPCM n. 265 del 25/10/2020".
Le date dei concerti in programma nel Comune di Rivalta erano il 2 e 9 ottobre 2020, prima del DPCM del 25 ottobre 2020 - infatti, dopo il DPCM sono stati cancellati altri concerti in programma a novembre e dicembre.
Alcuni concerti in programma in quel periodo, tra cui quello del Comune interessato, erano una sorta di "recupero" della passata stagione terminata in anticipo a causa del lockdown, e rappresentavano la ripartenza sia per gli artisti impegnati nel progetto sia per gli stessi cittadini già in possesso del biglietto.
Visto che "Il Regio Itinerante" per più di 20 anni con oltre 1.370 concerti ha attraversato la Regione Piemonte in lungo e in largo e oggettivamente ha fatto diventare popolare una musica che è un'arte che fondamentalmente veniva considerata d'elite, come ben si può immaginare.
Pertanto io interpello per sapere se la Regione Piemonte sia a conoscenza dei tagli che la Fondazione Teatro Regio sta operando al Regio Itinerante, in particolare, e quanto del contributo che la Regione stanzia alla Fondazione sia destinato effettivamente al Regio Itinerante. Noi diamo un contributo e politicamente sarebbe opportuno chiedere che questo tipo di attività non venisse meno. Tra l'altro, questa attività era seguita da un professionista che per anni si è occupato del Regio Itinerante, che è stato indebitamente messo alla porta, ancorché con un contratto a tempo determinato. Ma tolta quella competenza, difficilmente la mole di rapporti di iniziative e di relazioni create da questo professionista portava i Comuni ad avere un riferimento credibile all'interno del Regio.
L'interpellanza continua chiedendo se, nel rendiconto della Fondazione il Regio Itinerante abbia una propria voce di spesa e se la Fondazione possa stabilire in autonomia il costo del concerto a carico degli enti ed associazioni e quanti dei 13 concerti del 2020 siano stati negoziati a prezzo agevolato e quanti a prezzo pieno. Questa era un'altra questione. La Commissaria ha detto che tendenzialmente si fa pagare il prezzo pieno. Per i Comuni diventa evidentemente insostenibile il prezzo pieno di quel concerto.
Chiedo inoltre se sia intenzione di questa Giunta procedere ad una verifica, nel caso in cui il Regio Itinerante non raggiunga la soglia annuale di concerti programmati dichiarati nei vari progetti presentati perché noi diamo del denaro a fronte di una progettazione - e se, nel caso del concerto annullato nel Comune di Rivalta in programma prima della pubblicazione del DPCM, sia vero che la causa è da imputare al DPCM e non a ragioni finanziarie, come descritto dall'articolo di giornale sopra citato.
Ultima domanda: si chiede se sia intenzione di questa Giunta attivarsi nei confronti della Fondazione Teatro Regio, viste anche le ultime dichiarazioni a mezzo stampa del commissario straordinario di voler proseguire il Regio Itinerante, per approfondire meglio la questione, anche perché questo non concorda con la decisione di non avvalersi più del personale, che citavo prima, che da anni ha seguito questa attività ed attivarsi affinché il Regio Itinerante torni ad essere un punto di riferimento per gli enti del territorio, com'è avvenuto per oltre vent'anni.
Questi sono i punti che chiedo. Mi scuso con la Presidenza perché ho usato un minuto e 37 secondi in più.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Presidente Magliano per l'illustrazione.
Chiedo una cortesia: visto che dopo il collega Marin, il più vecchio sono io e non sento, chiedo gentilmente a tutti coloro che hanno delle cose auliche da scambiarsi, se possono uscire, così noi procediamo con i lavori.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interpellanza, delegando l'Assessore Marrone, che ne ha facoltà per 5 minuti.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore ai rapporti con il Consiglio regionale

L'Assessore Vittoria Poggio, competente per materia, ci invia la seguente nota scritta.
Il 2020 della Fondazione lirico sinfonica piemontese è stato contrassegnato, da un lato, dall'emergenza epidemiologica da COVID-19, che ha determinato la particolare difficoltà e spesso l'impossibilità di movimento sul territorio regionale e nazionale per artisti e pubblico e la chiusura delle sale di spettacolo e, dall'altra, dall'avvenuto commissariamento da parte del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, ora Ministero della Cultura, con decreto ministeriale del 10/9/2020.
In linea generale, l'attività concertistica del Regio va considerata nella sua complessità e non solo nei singoli interventi programmati nell'ambito del cartellone definito il Regio Itinerante e soprattutto va letta quale completamento ed integrazione alla tradizionale stagione lirica e di balletto, che contraddistingue specificatamente l'azione di un.



PRESIDENTE

Scusi, assessore. Chiedo gentilmente a tutti i colleghi di indossare la mascherina e chi l'ha già indossata di coprire la bocca il naso - come deve essere. Grazie.
Prego, Assessore, prosegua.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore ai rapporti con il Consiglio regionale

Dicevo che contraddistingue specificatamente l'azione di un teatro lirico di tradizione.
Se si analizza il Progetto 2020 allegato alla convenzione stipulata tra Teatro e Regione, si possono rilevare una molteplicità di eventi concertistici, circa 50, che hanno contraddistinto la stagione sinfonica e orchestrale. 18 appuntamenti musicali realizzati presso la sede del Teatro Regio che, come ben si sa, gode della presenza di un pubblico regionale, 8 concerti che hanno contribuito alla definizione del palinsesto che ha contraddistinto la rassegna estiva "Blu Oltremare" realizzata a Torino presso il cortile del Combo, cartellone estivo che ha messo a sistema la progettualità sinergica del Teatro Regio di Torino, del Teatro Stabile di Torino, del Torino Jazz Festival, di MiTo Settembre Musica, della Fondazione Piemonte dal vivo, del TPE (Teatro Piemonte Europa), della Fondazione Teatro ragazzi e giovani, del Festival Torino spiritualità. Sono 8 appuntamenti definiti "extra stagione fuori sede" realizzati a Rivalta in due differenti location, all'Arsenale della Pace di Torino, al Conservatorio Giuseppe Verdi Torino, al Teatro Coccia di Novara e a Milano nell'ambito del Festival MiTo Settembre musica. Infine, 13 concerti sinfonici realizzati sul territorio regionale nell'ambito della rassegna denominata "Il Regio Itinerante".
Non si è trattato, quindi, di un'inversione di rotta rispetto alle passate edizioni, ma della necessità di mettere a sistema gli interventi previsti nell'ambito di progetti quanto più possibile condivisi, tutelando i lavoratori dello spettacolo dal vivo e garantendo la loro sicurezza.
Il contributo regionale annuale si configura come partecipazione ad una specifica attività progettuale che, nel quadro della normativa statale in materia di fondazioni lirico-sinfoniche, riconosce il ruolo specifico rivestito dalla Fondazione Teatro Regio di Torino, nel contesto del sistema regionale dello spettacolo dal vivo, anche in funzione della crescita sociale e culturale della collettività e ne sostiene l'attività istituzionale di produzione e di diffusione di spettacoli lirici, di balletto e concerti in ambito regionale, nazionale e internazionale, di conservazione e valorizzazione del proprio patrimonio architettonico archivistico, storico, culturale, di sviluppo della ricerca, di formazione dei quadri artistici e tecnici e di educazione musicale della collettività.
Per quanto riguarda la rassegna "Regio Itinerante", il Commissario straordinario ha provveduto a scrivere in data 6 ottobre 2020, quindi a tre settimane dalla sua nomina, all'Assessore alla Cultura del Comune di Rivalta, scusandosi per la repentina cancellazione del concerto del 2 ottobre, resasi necessaria a seguito della seria e profonda revisione della regolamentazione del Regio Itinerante, revisione in quel momento in atto con particolare attenzione anche alle problematiche connesse all'emergenza sanitaria.
La nota auspicava un rapido riavvio della rassegna, del cui valore il commissario si diceva fortemente convinto, in quanto essa costituiva una ricchezza per tutto il territorio regionale. Comunicazione di analogo tenore è stata inviata dal commissario il 12 ottobre 2020 ad altri 91 Enti locali del territorio piemontese, presso i quali, nel corso degli anni, il Teatro Regio ha realizzato i propri concerti. Otre a mettere in evidenza la volontà del Commissario di mantenere i corretti rapporti di informazione con la rete di Comuni ed associazioni culturali del territorio, va altresì sottolineato che la dottoressa Rosanna Purchia ha sempre manifestato, nel corso dei numerosi contatti intercorsi in questi mesi con l'Amministrazione regionale, il fermo proposito di sviluppare le attività sul territorio piemontese, anche attraverso una nuova organizzazione, a favore di un'offerta culturale più ampia e di rinnovato interesse, all'interno di un quadro di risorse che ne garantisse la sostenibilità. Orientamento peraltro già manifestato in precedenza dal Sovrintendente Sebastian Swartz, ora Direttore artistico della Fondazione.
Allo scopo il Commissario straordinario ha attivato, anche su indicazione regionale, proficua interlocuzione con la Fondazione "Piemonte dal Vivo", di cui la Regione Piemonte è fondatore unico, al fine di riavviare una concreta collaborazione sin dai prossimi mesi estivi.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Magliano, per la replica.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Poi, mi devono spiegare come fanno coloro che hanno prodotto questa nota a dire che il Regio itinerante è al centro delle preoccupazioni e della sensibilità sia del Commissario sia di Regione Piemonte, visto che Regio itinerante era una delle attività svolte attraverso - possiamo dire una business unit particolare, che aveva al suo interno una figura professionale che si è occupata negli ultimi lustri di rendere Regio itinerante veramente una possibilità concreta ed efficace, affinché Comuni comunelli, paesi e luoghi, enti e associazioni potessero intraprendere con il Teatro Regio una dinamica di scambio, anche alla luce - come dicevo prima - di prezzi calmierati; certo è che se però la figura che ha intessuto i rapporti con le Amministrazioni poi viene messa gentilmente alla porta, penso sia un po' difficile tenere insieme i due elementi.
Forse, ha avuto un risvolto positivo - diciamo così - questa stagione di pandemia, perché ha permesso di ridurre il più possibile gli incontri, i concerti e le attività culturali nei territori in ambito regionale, ma di fatto, appena si riaprirà rimarrà una questione aperta che dovrebbe essere affrontata - e lo dico alla sensibilità che il gruppo di maggioranza ha nei riguardi della cultura.
A questo riguardo, mi piacerebbe che ogni tanto qualcuno in maggioranza si occupasse di cultura, e decidere se riportare sui territori concerti di altissimo livello, affinché le popolazioni del nostro Piemonte - e non solo coloro che possono permettersi di andare al Teatro Regio, non solo coloro che possono permettersi abbonamenti importanti, non solo coloro che hanno magari per storia, cultura, formazione e istruzione la capacità di comprendere, di ascoltare con attenzione e di gustarsi questa produzione culturale - possano essere introdotti e avvicinate, come il percorso fatto nelle scuole e come il percorso del "Regio Itinerante".
Mi spiace che non ci sia l'Assessora Poggio, perché io penso che questa Regione, prima o poi, oltre a prendere atto dei commissariamenti per gestioni dubbie, in una prima fase, e oggetto delle Procure nella seconda fase della gestione Appendino &C. a me piacerebbe che l'Assessore e il Presidente iniziassero a dire che in Regione Piemonte c'è pari dignità tra l'evento al Teatro Regio, quello di gala, quello di cui si parla su "La Stampa" e i tanti concerti che potremmo fare nei nostri paesi, nelle nostre valli portando lì cultura e spettacoli di altissimo livello; questa è l'idea di cultura che, in teoria, dovrebbe innervare la politica - come spesso ho sentito in questa sala - dei territori, del rapporto con i Sindaci, dell'aiuto su cose pratiche, ma anche del sostegno a un'elevazione culturale, portando sui territori grandi spettacoli.
Ringrazio l'Assessore Marrone della risposta, ma oggettivamente "ambasciator non porta pena", non ho capito se per questa Regione è importante "Regio Itinerante" o se prendiamo esclusivamente quanto dice il Commissario e lo facciamo nostro, come fosse oro colato. Non può essere così: siamo noi a mettere le risorse; è questo che vorrei che si capisse; e deve finire la stagione del "a fondo perduto": diamo i soldi, la programmazione, quel che si riesce a fare, ma non diamo delle priorità.
Vorrei - e concludo, Presidente - che emergesse anche una posizione politica al netto del mettere in sicurezza i conti - e il Commissario lo sta facendo benissimo, con grande fatica, lacrime e sangue, a volte anche con posizioni oggettivamente molto rigide pur di sanare una situazione completamente fuori controllo - e del vedere la luce in fondo al tunnel che iniziasse, visto che dà del gran denaro dei soldi dei piemontesi, a stabilire le priorità. Questo è una buona erogazione del denaro pubblico, a fronte di una proposta culturale; e per noi Moderati hanno pari dignità il grande spettacolo, il grande concerto nel capoluogo della regione Piemonte ma occorre portare nei territori quella cultura che altrimenti sarebbe impossibile vedere in Comuni, ad esempio, come Rivalta e tanti altri.
Mi auguro - e concludo - che le condizioni per portare grandi spettacoli in quei Comuni non diventino economicamente proibitive per le casse comunali, che sono già esigue. Non ho utilizzato tempo in più grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie.


Argomento: Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist.

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 667 presentata da Valle inerente a "Quale futuro per il Villaggio Olimpico di Bardonecchia"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 667, presentata dal Consigliere Valle, inerente a "Quale futuro per il Villaggio Olimpico di Bardonecchia.
La parola al Consigliere Valle, per l'illustrazione; ne ha facoltà per due minuti.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Con questa interrogazione volevamo portare all'attenzione della Giunta e chiedere informazioni rispetto alla vicenda che interessa il Villaggio Olimpico di Bardonecchia. Una struttura di proprietà regionale assegnato alla Fondazione 20 marzo, la quale a sua volta lo ha assegnato alla società Parco Olimpico, la quale a sua volta (perdonatemi il gioco di parole) lo ha concesso in locazione alla Cooperativa D.O.C., cooperativa che gestisce diverse strutture anche qui a Torino.
Qual è l'oggetto dell'interrogazione? A Bardonecchia il Villaggio Olimpico da solo conta la metà dei posti letto alberghieri di tutta la città; quindi, una capacità ricettiva fondamentale per lo sviluppo di quel tessuto economico. E, per darvi un altro dato, immaginate che il fatturato degli impianti sciistici dipende per metà dalle seconde case e per metà dai posti alberghieri; e se metà dei posti alberghieri sono tutti in quella struttura capite bene l'impatto sulle altre attività legate al turismo e, in particolare, alla neve, ma non soltanto, del Comune di Bardonecchia.
C'è stato un calo di fatturato importante, legato alla pandemia e alle chiusure degli impianti, che non hanno mai riaperto. Ciononostante, la società che gestisce la struttura paga un canone di locazione molto elevato nella misura di un milione di euro l'anno e sono in corso dei confronti fra la cooperativa la società concessionaria per capire se è possibile arrivare a una riduzione del canone.
La Regione Piemonte non può dirsi del tutto estranea per due motivi: la prima è che è proprietaria dell'immobile e quindi è interessata alla sua proficua gestione, oltre che allo sviluppo del territorio; la seconda è che anche nella passata consiliatura, la Regione ha fatto interventi manutentivi sull'immobile di carattere straordinario, proprio legati al fatto che ne é la proprietaria. Magari, altri interventi di questo tipo potrebbero aiutare la sostenibilità di una struttura che è vitale per il turismo di Bardonecchia.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Daniele Valle per l'illustrazione; la Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Maurizio Marrone.
Prego, Assessore, ne ha la facoltà per tre minuti.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore ai rapporti con il Consiglio regionale

Sì, la ringrazio Presidente.
Questa interrogazione riguarda più direttamente le mie deleghe, in quanto post olimpico e ripropone un quesito di recente avanzato con un question time anche dal Consigliere Magliano.
Pertanto, ripeterò quanto ho risposto a suo tempo, aggiungendo qualche pervenuto dettaglio in più che farò pervenire, visto che il quesito era lo stesso, in forma scritta all'interpellante Magliano, oltre che, ovviamente all'attuale interpellante Valle.
Anzitutto sapete che la Regione Piemonte è soggetto fondatore di Fondazione 20 Marzo, insieme alla Città di Torino, alla Città metropolitana di Torino (ex Provincia) e al CONI; quindi la Regione partecipa alla Fondazione con una quota minoritaria. Al di là di questo, l'immobile in oggetto è stato, a sua volta, oggetto di una gara a doppio oggetto caratterizzata dalla cessione a tempo delle quote della società, già in house Parcolimpico, e la stipula quindi, in data 11 aprile 2012, di un correlato contratto di concessione ed uso, con puntuali scadenze, per la quale, nel dettaglio, gestisce i siti di seguito elencati (e tra questi c'è anche il Villaggio Olimpico di Bardonecchia).
Il punto, però, qual è? L'interrogazione, e in generale le sollecitazioni che ci arrivino qui in Consiglio, chiede alla Regione di ingerirsi nell'esecuzione di un contratto assegnato con una gara, che non è assolutamente nella disponibilità, a livello di ordinamento giuridico della Regione.
Ricordo che, in ogni caso, il contenzioso scaturito riguardo al canone tra D.O.C. e Parcolimpico, ha visto il Tribunale di Torino emettere un provvedimento - ruolo generale 23309 del 2020, emesso il 4 febbraio 2021 che ha respinto le pretese di D.O.C., condannandola anche al pagamento delle spese di lite, nei confronti di Parcolimpico.
Per aggiungere qualche dato ricordiamo che, rispetto all'esercizio del 2020, il fatturato di Parcolimpico, che ha perso sostanzialmente i due/terzi rispetto all'anno precedente, per l'impossibilità di svolgere concerti e grandi eventi, ammonta a 2 milioni 576.956 euro, di cui il canone di locazione del Villaggio Olimpico di Bardonecchia ammonta a 850 mila, quindi una parte chiaramente molto rilevante.
La Fondazione 20 Marzo 2006, dalla sua Presidenza e dal suo Consiglio di Amministrazione ci fanno presente che ha sempre monitorato la situazione, con una presenza costante, e ha contribuito a mantenere vivo pur nell'irrigidimento dei rapporti tra le due parti (quindi tra D.O.C. e Parcolimpico) un dialogo, che si spera conduca a un punto d'incontro costruttivo, pur dovendo avvertire che si tratta, in definitiva, di una negoziazione in corso sulle condizioni di rinnovo del contratto, perché a gara era stata messa una durata di nove più nove.
Con riferimento a notizie comparse su alcuni organi di stampa afferenti la vicenda del Villaggio Olimpico di Bardonecchia, che coinvolge il gestore della struttura ricettiva D.O.C. e Parcolimpico, entrambi soggetti alle evenienze negative derivanti dalla pandemia, la Fondazione ha altresì comunicato ai fondatori la piena disponibilità a riferire al riguardo.
In questo contesto, la Fondazione auspica, peraltro, che il Collegio dei fondatori, attraverso la Città di Torino, individui al più presto il nominativo che potrà ricoprire la carica di Presidente di Parcolimpico s.r.l. che, come sapete, è al momento vacante.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Maurizio Marrone per la risposta.


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 652 presentata da Frediani, inerente a "Chiarimenti in merito alla situazione del Teatro Regio di Torino e della Commissaria Rosaria Purchia"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 652.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.
Prego, Consigliera, ne ha la facoltà per due minuti.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Ritorniamo sul tema Regio, questa volta però cerchiamo di andare un po' più a fondo sui fatti relativi al commissariamento e alla figura del Commissario straordinario, ovviamente in relazione al suo ruolo all'interno del Regio.
Sappiamo che in seguito a difficoltà economiche, e a varie vicende cui ha accennato anche il Consigliere Magliano, il Regio si è trovato in grave difficoltà, per cui è stato nominato un Commissario straordinario, per l'appunto Rosanna Purchia, cui viene corrisposto, secondo quanto risulta da informazioni anche presenti sul sito, un compenso lordo pari a 70 mila euro, per il periodo dal 14 settembre al 9 marzo 2021.
Sappiamo però. Scusi, Presidente, mi chi risponde della Giunta?



PRESIDENTE

L'Assessore Matteo Marnati.



FREDIANI Francesca

Grazie, abbia pazienza Assessore.



PRESIDENTE

No, scusi, a questa interrogazione risponde l'Assessore Marrone.
È l'ultima cui risponde l'Assessore Marrone.



FREDIANI Francesca

Va bene, proseguo.
Negli ultimi mesi la situazione pare si sia aggravata e, in particolare, ci risulta che siano stati revocati unilateralmente gli accordi integrativi e siano stati licenziati 15 dipendenti a tempo determinato, quando per anni i loro contratti erano sempre stati rinnovati.
Pare sia stato anche licenziato il direttore del personale, Francesca Orazi.
Inoltre, risulta che Rosanna Purchia abbia disatteso la sentenza emanata dal Tribunale del Lavoro di Torino lo scorso 23 dicembre, in favore di due violinisti dell'Orchestra del Regio, ai quali veniva riconosciuto il diritto a essere immediatamente assunti con contratto a tempo indeterminato. Dopo questo licenziamento, avrebbe assunto due violinisti a tempo determinato.
Ho riportato nelle premesse alcune dichiarazioni dei diretti interessati, a conferma di questi fatti.
Ci risultano altre problematiche, soprattutto nel rapporto con alcuni lavoratori del Regio.
La nostra interrogazione è finalizzata, intanto, a sapere se il Commissario del Teatro Regio, oltre al compenso stabilito, sia beneficiaria di rimborsi spese, quale sia l'importo di questi rimborsi spese e per quale motivo non risultino sul sito del Teatro.
Presidente, abbia pazienza, ma tra la mascherina e il rumore sto facendo una fatica che.



PRESIDENTE

Scusate colleghi, un attimo di silenzio e poi ricordo, per l'ennesima volta, che dovete tenere la mascherina ben indossata: la prossima volta farò anche i nomi di coloro che la devono sistemare.



FREDIANI Francesca

Non voglio sostituirmi al suo lavoro, Presidente, ma forse non si possono neanche fare capannelli o assembramenti in aula. Tra vetro mascherina e rumore di sottofondo si fa una fatica incredibile.
Proseguo con le altre due domande, se mi dà ancora qualche secondo. In considerazione dell'età anagrafica del Commissario Purchia vorremmo sapere se la stessa sia in pensione e, se sì, per quale motivazione ricopra il doppio ruolo di Commissario e Sovrintendente in contrasto con la legge Madia.
Infine, vorremmo sapere se il Commissario Purchia abbia nominato dei consulenti di cui si avvale altresì il Teatro San Carlo a Napoli e, in caso affermativo, quale sia stata la procedura per la selezione, e perché non risulti pubblicato nulla sul sito del Teatro.
La ringrazio, Assessore, ho terminato.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Francesca Frediani per l'illustrazione; la Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Maurizio Marrone.
Prego, Assessore, ha facoltà di intervenire per tre minuti.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore ai rapporti con il Consiglio regionale

Chiedo venia, Consigliera Frediani, mi ero perso. Errore mio, non ero a conoscenza di dover rispondere a questa interrogazione.
Leggo quindi la nota inviata dall'Assessore Poggio, competente per materia.
In riferimento all'interrogazione in oggetto, per quanto di competenza della Regione, sentita la Commissaria Rosanna Purchia quale persona direttamente coinvolta dall'oggetto dell'interrogazione, riferisco quanto segue.
Il compenso del Sovrintendente è pubblicato sul sito del Teatro. In merito alla nomina di consulente viene precisato che l'elenco di tutti i consulenti, come quello dei collaboratori, sono disponibili sul sito del Teatro stesso. La Commissaria interpellata sul tema riferisce che il decreto ministeriale n. 419 del 10 settembre 2020, atto di nomina della dottoressa Purchia, determina che non sono previsti rimborsi ulteriori, se non strettamente legati ad azioni o viaggi vincolati all'attività istituzionale del Teatro Regio.
Precisa ulteriormente che la nomina di Commissario, effettuata dall'allora MiBACT, non è soggetta al rispetto della cosiddetta legge Madia.
Per informazioni più precise e dettagliate, l'interrogante pu interfacciarsi direttamente con la Direzione del Teatro Regio, soggetto deputato a fornire i chiarimenti.
La Commissaria ha precisato anche che, d'accordo con il Direttore generale e il Direttore artistico, è stato ridotto il loro compenso del 10 e sarà pubblicato nella Sezione Amministrazione Trasparente nei prossimi giorni.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Maurizio Marrone per la risposta.
Ha chiesto di intervenire per la replica la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Non si tratta di replicare, ma soltanto per dire che non sono soddisfatta della risposta. Non credo che la mia insoddisfazione derivi dal lavoro dell'Assessore Poggio, ma dalle risposte del Commissario Purchia che, francamente, sono inaccettabili. Non credo che si possa rispondere in questo modo a un Assessore che chiede chiarimenti rispetto a fatti ben precisi e si risponda "di andare a vedere sul sito". Le mie domande erano ben precise e definite, la procedura con cui ha scelto i suoi collaboratori non la trovo sul sito; quindi trovo si tratti di un atto che potrei definire di arroganza.
Mi ritengo assolutamente non soddisfatta e credo che anche l'Assessore Poggio dovrebbe ricevere ben altre risposte da questa persona.



PRESIDENTE

Consigliera, ne pendiamo atto.
Grazie.
Vi ricordo che in Aula c'è il divieto assoluto di fare capannelli oltre che a fare silenzio. Stiamo facendo capannelli, stiamo togliendoci le mascherine e quant'altro.
Vi chiedo gentilmente, visto che abbiamo ancora un'interrogazione cinque minuti di lavoro, dopodiché siete tutti liberi per un quarto d'ora.
Prego Assessore Marrone, se vuole replicare anche lei.



MARRONE Maurizio Raffaello, Assessore ai rapporti con il Consiglio regionale

Volevo solo dire alla Consigliera Frediani che da ex Consigliere di opposizione condivido il giudizio negativo sul merito di questa risposta che giudico quanto meno non esaustiva per essere - diciamo - diplomatici.
Per quanto di mia parte, chiederò all'Assessore Poggio un approfondimento che dia una risposta puntuale ai quesiti posti.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Innovazione tecnologica

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 687 presentata da Canalis inerente a "Quali progetti concreti per lo sviluppo in Piemonte della filiera dell'idrogeno"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 687.
Ha chiesto di illustrare l'interrogazione la Consigliera Monica Canalis.
Prego, Consigliera, ha facoltà di intervenire per due minuti.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Ritengo strategica questa interrogazione perché mira a fare luce sulle azioni concrete che la Giunta regionale intende mettere in atto per investire sulla tecnologia legata all'idrogeno. In particolare, legandola ad alcune imprese, con sede in Piemonte, pensiamo alla Punch nella città di Torino, ma anche all'Alstom di Savigliano che già stanno rivolgendo le loro attività di ricerca a questo filone tecnologico.
Le quattro domande che ho posto sono: quali progetti concreti sono effettivamente in campo per indirizzare l'attività di ricerca di Punch, di Alstom e di altre imprese presenti sul tema dell'idrogeno; in quali momenti della strategia regionale si prevede di coinvolgere gli Atenei e i centri di formazione professionale del nostro territorio; quali azioni di coordinamento con il Governo nazionale, anche alla luce del PNRR e della nuova tornata di Fondi europei strutturali, intenda mettere a punto per indirizzare questi fondi sulla filiera piemontese dell'idrogeno e se vi siano interlocuzioni con le realtà imprenditoriali summenzionate per individuare degli stabilimenti produttivi, oggi sottoutilizzati, che potrebbero essere eventualmente riconvertiti.
Il tema è l'idrogeno, il tema è capire che cosa sta fattivamente portando avanti la Giunta per potenziare questo filone tecnologico industriale nella nostra regione, tra l'altro legandolo non soltanto all'Automotive, ma anche all'aerospazio e ai treni.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Monica Canalis e la Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Matteo Marnati.
Prego, Assessore, ha facoltà di intervenire per tre minuti.



MARNATI Matteo, Assessore alla ricerca

Grazie, Presidente.
Con delibera del 26 febbraio 2021 la Giunta regionale ha approvato indirizzi per la predisposizione di una strategia regionale per idrogeno che intende valorizzare il vettore idrogeno nel sistema energetico industriale, dei trasporti e migliorare per la competitività del territorio; qualificare il Piemonte come area di eccellenza per lo sviluppo delle tecnologie connesse alla filiera, accompagnare le iniziative di supporto alle filiere industriali perseguendo finalità di tipo ambientale assicurare la piena connessione della strategia regionale con la pianificazione nazionale e con le principali iniziative europee.
La medesima deliberazione dispone di manifestare anche interesse alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nell'accogliere presso il nostro territorio la sede del Centro nazionale di alta tecnologia per l'idrogeno.
Tale manifestazione di interesse è stata inviata a Roma il 16 aprile 2021 in collaborazione con la Città di Torino, ed è stata supportata dall'insieme dell'ecosistema industriale, imprenditoriale e accademico piemontese che ha aderito all'appello della Regione Piemonte.
Le aziende che hanno aderito sono: Acea Pinerolese, Alstom, Avio Aero Avio, CIM 4.0 - Competence Manufacturing, Comau, FPT Industrial, Giacomini SpA, GTT, Iren, Italgas, Leonardo, Marelli, MEMC, Novamont, Punch, SAGAT SMAT, Solvay, Alenia Space Italia, Toyota, Motor Italia.
Vi sono, poi, tutte le associazioni di categoria: Aziende Meccaniche Meccatroniche Associate, Associazione Nazionale Filiera Industria Confederazione Nazionale dell'Artigianato, CONFAPI Piemonte Confartigianato Imprese Piemonte, Confindustria Piemonte, Distretto Aerospaziale Piemonte, Sindacato Artigiani, Casartigiani Piemonte Unioncamere Piemonte insieme a Unione Regionale Camere di Commercio Industria, Artigianato e Agricoltura del Piemonte.
Vi sono poi gli Atenei: Istituto italiano di tecnologia di Genova Politecnico di Torino, Università degli Studi di Torino, Università del Piemonte orientale.
L'interlocuzione con gli stakeholder proseguirà nei prossimi mesi anche nell'ottica di acquisire ogni elemento utile per calibrare efficacemente gli strumenti di sostegno regionale, tra cui alcuni progetti pilota che ci hanno presentato (siamo in fase di valutazione), che potranno beneficiare dei fondi nazionali europei. A tal proposito, si precisa che la Regione Piemonte ha già proposto al Governo, nell'ambito del PNRR, uno specifico progetto sul tema "idrogeno" per creare la "Hydrogen Valley" in Piemonte per un valore di 150 milioni di euro.
Il progetto è stato presentato; stiamo attendendo le linee guida per partecipare, ovviamente, ai bandi che usciranno quest'autunno.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Matteo Marnati per la risposta.
Prima di chiudere la seduta, ricordo gli interroganti che il resoconto della seduta sarà trasmesso via mail in visione a tutti i Consiglieri, e pubblicato in banca dati, dove sarà reperibile la trascrizione integrale di tutti gli interventi, sia degli interroganti che dei componenti della Giunta.
Nel ringraziare il Presidente Stefano Allasia per la delega, dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni e interpellanze.
Vi invito, quindi, ad uscire dall'aula per consentirne la corretta sanificazione. Alle ore 10.30 il Presidente aprirà la seduta del Consiglio regionale.
Grazie a tutti e a tutte.



(Alle ore 10.11 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta inizia alle ore 10.39)



PRESIDENTE

Buongiorno a tutti.
La seduta è aperta.
Per la gestione della seduta si applicano le disposizioni della deliberazione dell'Ufficio di Presidenza del 16 aprile 2021 n. 63 a specificazione di quanto previsto dal Regolamento interno del Consiglio regionale. La verifica delle presenze verrà effettuata mediante chiamata nominale. Le votazioni si svolgeranno attraverso l'introduzione del badge di ciascun Consigliere nell'apposito alloggiamento, con conseguente selezione del tasto presenza e della successiva espressione di voto.
Procedo quindi all'appello nominale per la verifica delle presenze. Ai soli fini dell'appello, comunico che sono in congedo i Consiglieri Carosso Caucino, Cirio, Fava, Icardi, Preioni, Ricca e Tronzano.
Il numero legale è, pertanto, 22.



(Il Presidente Allasia procede all'appello nominale e constata la presenza del numero legale)



PRESIDENTE

Se siete d'accordo, posticiperei le "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", di cui al punto 1) all'o.d.g., e le relative "Richieste di modifica dell'o.d.g." dopo le relazioni del Difensore civico e dei Garanti.



(La seduta riprende alle 10.39)


Argomento: Difensore civico

"Relazione annuale 2019 e 2020 del Difensore civico" ai sensi dell'articolo 8, della legge regionale 50/1981


PRESIDENTE

Interrompiamo formalmente i lavori per dare spazio alla relazione del Difensore civico della Regione Piemonte. La seduta sarà riaperta per il relativo dibattito.
Ricordo che l'articolo 8 della legge regionale 50/1981 istituiva il Difensore civico regionale, prevedendo che esso invii ogni anno, entro il 31 gennaio, al Consiglio Regionale una relazione sugli accertamenti espletati, sui risultati di essi e sui rimedi organizzativi e normativi di cui intende segnalare la necessità.
La relazione del Difensore Civico è sottoposta a discussione del Consiglio Regionale, secondo le norme del Regolamento interno.
Il Difensore civico ha depositato la relazione annuale riferita all'attività svolta nel 2019 e nel 2020. I documenti sono reperibili nella banca dati.
Invito il Difensore civico regionale, il dottor Augusto Fierro ad entrare in Aula per svolgere l'annuale relazione al Consiglio, chiedendogli di concludere l'intervento in 15 minuti.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 10.44)



FIERRO Augusto, Difensore civico della Regione Piemonte

Buongiorno. Vorrei indirizzare anzitutto un saluto al Presidente Allasia e a tutti voi Consiglieri presenti, segnalando che sono lieto - e non lo dico retoricamente - di poter tornare a ritrovarmi fisicamente in quest'Aula, sede istituzionale che è propria del vostro, mai come in questo momento, irrinunciabile impegno legislativo.
Il tempo assegnato al mio intervento è, ahimè, piuttosto stretto e per questa ragione entrerò immediatamente nel vivo della questione su cui intendo oggi concentrare il mio intervento, cioè l'esposizione dei risultati dell'indagine svolta dal mio ufficio nel 2019, che ha avuto come oggetto l'utilizzo della contenzione meccanica nelle RSA e nelle Case di cura del Piemonte e che ha evidenziato, purtroppo, una prassi di utilizzo degli strumenti finalizzati ad immobilizzare i corpi dei pazienti che appare contraria all'etica e alla legge.
Rammento che con l'articolo 154 della legge regionale omnibus del 2018 questo Consiglio aveva previsto che "il Difensore civico ha facoltà di visita nelle strutture sanitarie afferenti al sistema sanitario nazionale e in quelle private in regime di convenzione, con lo scopo di vigilare su eventuali violazioni della dignità delle persone, con riferimento ai soggetti ivi ricoverati".
Nei primi mesi del 2019, coadiuvato dai collaboratori dell'Ufficio, ho provveduto pertanto ad incontrare i Presidenti delle Commissioni di vigilanza delle ASL, unitamente ai Dirigenti responsabili del Settore Regionale dei servizi sanitari e socio-sanitari e anche il Presidente dell'Associazione nazionale strutture della terza età, il Comandante dei NAS dell'Arma dei Carabinieri, allo scopo di informarli delle iniziative che l'Ufficio intendeva assumere in attuazione della novella normativa e di raccogliere da questi interlocutori tutte le notizie utili ad esplorare la questione della contenzione meccanica.
Esaurita questa fase preliminare, si era indirizzato alle Direttrici e ai Direttori delle RSA e delle Case di cura del Piemonte un interpello formulato dall'Ufficio del Difensore civico che, messo di fronte alla numerosità dei soggetti nei confronti dei quali si sarebbe dovuto effettuare il controllo, ha scelto, in una prima battuta, di fare questo controllo con un interpello scritto.
In questa lettera si diceva "di voler cortesemente far pervenire a questo Ufficio una dettagliata informativa avente ad oggetto la casistica di utilizzo della contenzione meccanica nei confronti delle persone ricoverate nella Vostra struttura, le ragioni, i criteri e le modalità anche temporali con le quali essa sia stata eventualmente adottata, la descrizione delle caratteristiche degli strumenti adoperati (con produzione, ove esistenti, delle relative brochure delle case produttrici) l'eventuale adozione di modelli di consenso informato destinati ad essere sottoscritti da familiari dei pazienti, l'eventuale utilizzo di prescrizione medica ed infine l'eventuale registrazione nelle cartelle cliniche delle circostanze fin qui indicate".
Questo è il testo della lettera. Vi segnalo che questa è stata e rimane la prima iniziativa del suo genere in Italia sia da parte di un Difensore civico sia da parte di altri organi di garanzia. L'interpello è stato inviato a 620 strutture, le risposte pervenute sono state 430, relative quindi al 69% del complesso delle strutture.
Prima di passare all'esame delle risposte pervenute, vorrei però in estrema sintesi richiamare le ragioni per le quali l'utilizzo continuativo della contenzione meccanica nei confronti delle persone ricoverate nei luoghi di cura deve considerarsi illecito. E' illecito anzitutto da un punto di vista etico, perché immobilizzare i pazienti, sia pure con finalità di protezione, è atto che si pone in contrasto ed è inconciliabile con il principio del rispetto della dignità della persona e anche del rispetto della dignità del corpo.
Nel parere del 2015 intitolato "La contenzione: problemi bioetici", il Comitato Nazionale di Bioetica ha condannato con severità l'utilizzo dell'immobilizzazione dei pazienti al di fuori della, circoscritta e tassativa, disciplina dello stato di necessità.
Il Comitato Nazionale di Bioetica è l'organismo di punta a servizio della Presidenza del Consiglio, ma anche del Parlamento. È l'esperto maggiore che abbiamo in Italia in materia di problemi di bioetica, composto da valorosissimi scienziati e giuristi.
Il Comitato Nazionale di Bioetica ha stabilito che, nel caso del paziente sottoposto a contenzione meccanica, non ci sono scusanti per la violazione dell'autonomia della persona in nome del suo bene. Non è pertanto appropriato ipotizzare i due principi in conflitto, la libertà della persona, da un lato, e la finalità terapeutica dell'intervento coercitivo dall'altro. Non si tratta di trovare un bilanciamento tra questi principi quanto di ribadire che il ricorso alla forza è sempre una violazione della persona dagli effetti controproducenti.
Queste riflessioni del Comitato Nazionale di Bioetica hanno fatto varco anche nella Giurisprudenza penale. Con la sentenza della V Sezione sul caso Mastrogiovanni, la Cassazione ha stabilito che la immobilizzazione continuativa di un paziente non rientra nel novero degli atti terapeutici ed integra, invece, la fattispecie del sequestro di persona, salvo che non sia scriminata dallo stato di necessità.
Per la Cassazione la contenzione meccanica, infatti, è un presidio restrittivo della libertà personale che non ha una finalità curativa n produce materialmente l'effetto di migliorare le condizioni di salute del paziente. Quindi, la contenzione meccanica, nonostante molti medici si arroghino la responsabilità con spirito paternalista di prescriverla, non è qualcosa di prescrivibile, perché non è un atto medico.
I risultati dell'interpello esplorativo dell'Ufficio del Difensore civico.
L'utilizzo di strumenti di immobilizzazione alla carrozzina o alla sedia o al letto è stato ammesso dall'88% delle strutture interpellate dall'Ufficio. Badate che l'immobilizzazione a letto vuol dire immobilizzazione per l'intera notte - ripeto - per l'intera notte, che è stato ammesso dal 61% delle medesime strutture. Devo precisare che si tratta di dati che riguardano un utilizzo, per quanto mi riguarda potenziale di questi strumenti di immobilizzazione di cui si ammette il possesso, perché salvo isolate eccezioni non sono stati trasmessi all'Ufficio i dati riguardanti le percentuali numeriche giornaliere settimanali o mensili di utilizzo degli stessi riferite al complesso della popolazione ricoverata in ciascuna struttura. Una panoramica delle ragioni addotte dalle strutture interpellate a giustificazione dell'utilizzo della contenzione consente di comprendere come l'immobilizzazione sia tutt'altro che episodica e limitata nel tempo. Le strutture che hanno risposto all'interpello sono state sostanzialmente univoche nel motivare l'utilizzo e la contenzione meccanica con la necessità d'intervenire quando è in pericolo la sicurezza dell'ospite, perché soggetto a caduta ad ogni tentativo di alzarsi e dell'impossibilità di utilizzare altri strumenti di protezione.
Si legge in un altro riscontro (qui sto citando: le risposte delle strutture le troverete ovviamente dettagliate nella relazione), in un'altra risposta che la cintura di contenzione a letto viene utilizzata nel caso di agitazione psicomotoria importante, ove si manifestano tentativi di scavalcare le sponde a letto nel caso in cui le sponde letto non siano sufficienti ad evitare una deambulazione finalistica: tu sei prigioniero tu sei prigioniero nel tuo letto. Non esiste giustificazione a questo comportamento. Badate che in un Paese che è uscito purtroppo dalla nostra Comunità europea, la Gran Bretagna, la contenzione meccanica è assolutamente vietata dalla legge, per qualsiasi tipo di paziente psichiatrico o anziano che sia.
Ancora un'altra e direi più esplicita esposizione di un'altra struttura di cui non faccio i nomi - non ne ho fatto i nomi per ragioni che evidentemente comprenderete - la contenzione meccanica è praticata a fronte di una condizione d'incapacità d'intendere e di volere, che rende di fatto inattendibile ogni scelta e manifestazione di volontà del soggetto.
Di cosa stiamo parlando? Di legature che vengono applicate agli anziani colpiti da gravi demenze, per questo incapaci di protestare e di ribellarsi; immobilizzazioni durature nel tempo che ben difficilmente sono suscettibili di revisione da parte dei medici che le hanno prescritte e che pur se motivate dalla necessità di cure e di protezione assumono invece le caratteristiche di un'afflizione corporale comminata a discrezione degli operatori sottratta a qualsivoglia garanzia giurisdizionale, nonostante sul punto l'articolo 13 della Costituzione sia più che esplicito, e sottratta a qualsiasi garanzia giurisdizionale diretta nei confronti dei più deboli fra i deboli.
Cosa fare? Questo è l'interrogativo che e mi sono posto doverosamente: cosa fare per contrastare questo inaccettabile fenomeno? Interrogativo che giro alla vostra attenzione.
Nella relazione straordinaria si sono segnalate le buone pratiche realizzate in realtà virtuose; mi sono riferito soprattutto alla città di Trieste, ma non è soltanto a Trieste che si è abolito l'utilizzo della contenzione, realtà che dimostrano come siano concretamente realizzabili strategie alternative alla contenzione; si tratta però di interventi che comportano investimenti strutturali, organizzativi, nella formazione, nella professionalizzazione degli interventi, nell'attenzione agli ambienti e degli ausili, nel perseguimento di un rapporto adeguato tra persone incarico e il numero di operatori. Pensate che in molte realtà durante la notte c'è un solo operatore che deve badare e deve sopperire al bisogno di 20-30 persone e se quelle persone cadono, sapete che c'è l'enfatizzazione della posizione di garanzia, quella persona che è chiamata a sorvegliare se quelle persone cadono è chiamato a rispondere alla Magistratura penale. Un meccanismo folle.
Questi investimenti richiedono in una parola: una piena umanizzazione del trattamento dei pazienti, con l'obiettivo di orientare le strutture alla cura e alla promozione del benessere e dell'autonomia dei ricoverati anziché alla loro custodia. Occorrerebbe dotare le strutture dei migliori supporti della postura, di sedie poltrone con seduta più o meno profonda occorrerebbero sollevatori meccanici, letti ad altezza variabile e personalizzata alla statura del soggetto; ribadisco, sono cose che esistono già nella realtà, basta andare come ha fatto il sottoscritto nella città di Trieste e visitare le RSA che lì non si chiamano così, ma non ha importanza, che hanno deciso deliberato e non utilizzano mai la contenzione meccanica.
L'incensante pulsione a deambulare, quella che si chiama wandering in inglese, che è temutissima nelle RSA, perché può risultare causativa di quelli che vengono chiamati i tentativi di fuga del paziente come se fosse un detenuto, produce una tra le più frequenti situazioni in cui nelle strutture si ricorre alla contenzione eppure anche questo disturbo pu essere trattato senza legare il paziente, ma occorre personale di supporto e di sostegno anche eventualmente composto da familiare: tutto ciò costa molto, costa, costa molto e qui siete in gioco voi, qui è in gioco la politica con le sue doverose scelte.
Pensate alla sentenza Torreggiani 2013 - e qui invado il campo del mio amico Bruno Mellano -, una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo che in applicazione dell'articolo 3 della Convenzione stabilisce che un detenuto che stia in tre metri quadri soffre di un trattamento inumano e degradante.
L'Italia è stata condannata. L'Italia sta facendo qualcosa, ma non è sufficiente.
Vi chiedo: i tre metri quadri di un detenuto cosa sono? Sono uno spazio enorme a confronto ai pochi centimetri di un letto in cui sono legato tutta la notte senza possibilità di alzarmi, con il pannolone che mi verrà cambiato, se sono fortunato, soltanto al mattino senza possibilità di grattarmi: senza possibilità di vivere.
Questa è la condanna inflitta agli anziani più dementi e meno capaci di difendersi nel nostro Paese, perché la situazione del Piemonte, vi assicuro, è la situazione del Paese intero.
Mi rendo conto che sto sforando il tempo messo a disposizione, quindi salto una serie di passaggi per segnalarvi che, fortunatamente, nel 2020 è stata istituita, dal Ministro della salute, una Commissione presieduta da Monsignor Vincenzo Paglia, esperto in materia, dedicata proprio allo studio di come uscire dalla situazione di abuso, non soltanto della contenzione ovviamente, ma di abuso nell'utilizzo, nel nostro Paese dell'istituzionalizzazione degli anziani. Come valorizzare - perché quello è il segreto fondamentale - la domiciliarità, cioè il fatto che gli anziani restino ai loro domicili, conservino il più possibile autonomia e libertà di scelta e siano assistiti dalla sanità pubblica nelle loro abitazioni probabilmente anche con una diminuzione di spesa.
Segnalo, ed è proprio l'ultimo minuto, per cui vi chiedo di essere pazienti, che fra un mese cesserò dall'incarico e mi permetto di raccomandare alla vostra attenzione l'esame della proposta di un intervento di complessiva manutenzione straordinaria della disciplina legislativa che regola l'organizzazione e il funzionamento dell'Ufficio, che ho inserito nell'incipit di questa relazione del 2018, a pagina 11, per segnalare l'importanza di questa proposta, su cui io e il mio Ufficio abbiamo lavorato - vi assicuro - investendo tutte le nostre capacità e le nostre energie.
Vi sono delle indicazioni precise, perché io credo, sulla base dell'esperienza che in questi anni ho accumulato, che non sia necessario istituire nuove figure di garanzia, occorra invece rafforzare l'effettività e la capacità di incidere delle figure di garanzia esistenti. Non serve per esempio, la Commissione di diritti umani, io credo, che si discute oggi in Parlamento; sarebbe l'ennesimo Istituto di garanzia.
Se non prevediamo poteri effettivi in capo a questi Istituti di garanzia, rimangono voci che protestano nel deserto.
L'articolato che ho formulato si pone l'obiettivo di promuovere il dialogo tra difesa civica e organi politici regionali, cui spetterebbe l'onere, in ipotesi di mancato accoglimento delle raccomandazioni del Difensore civico, di assumere un atto motivato, in fatto e in diritto volto a esplicare le ragioni del rigetto.
Vi ringrazio per il vostro ascolto e vi saluto nuovamente.



(La seduta riprende alle ore 11.05)



PRESIDENTE

Grazie, dottor Fierro, la ringrazio per la relazione.
Comunico la riapertura della seduta.
Il dibattito è aperto.
Chiedo se vi siano richieste di intervento.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Avetta; ne ha facoltà per dieci minuti.



AVETTA Alberto

Grazie, Presidente, e grazie innanzitutto all'avvocato Augusto Fierro per il lavoro svolto e per aver sviluppato una relazione che abbiamo letto attentamente e che purtroppo, come lui ha annunciato, è stata affrontata solo in parte nel suo intervento, per ragioni di tempo, la cui puntualità e la cui articolazione ci aiuta, in concreto, a formare un quadro approfondito e completo dell'attività che svolge la complessa macchina regionale, ogni giorno, al servizio dei piemontesi.
Com'era prevedibile, il ragionamento del nostro Difensore civico è stato molto centrato su temi che sono stati - se così possiamo dire e consentitemelo - accelerati da questa pandemia. Sono stati enfatizzati sia quelli congiunturali sia quelli più di medio e di lungo periodo, cioè gli effetti che, nostro malgrado, questa pandemia e questa emergenza dovrebbero indurre a modificare il nostro stile di vita a 360 gradi.
In questa modificazione del nostro stile di vita a 360 gradi rientrano certamente le considerazioni, i suggerimenti e le sollecitazioni che il Difensore civico ha evidenziato, in modo molto appassionato, se così posso dire, sulle condizioni rilevate, da quell'Ufficio, in alcune RSA evidentemente in netto contrasto con le indicazioni del Comitato Nazionale per la Bioetica e, in particolare, anche sulle considerazioni, sulle quali dovremmo riflettere, sulle sollecitazioni e sulle indicazioni che il Difensore civico ci propone, nell'individuare anche soluzioni e esperienze che nel nostro Paese ci sono, ci sono state e che stanno funzionando meglio di quanto siamo stati capaci di farle funzionare noi qui in Piemonte.
Tuttavia, preliminarmente, mi soffermerò anche su una sollecitazione che l'Avvocato Fierro fa nella sua relazione e ripercorre nei suoi interventi, rispetto alla figura e ai poteri, forse nelle ultime considerazioni l'ha richiamato, del Difensore civico. É evidente che il Difensore civico diventa il giusto contrappeso che il legislatore ha previsto e individuato a livello regionale. Credo che quando, prima o poi torneremo a trattare seriamente il tema dell'autonomia in quella Commissione che abbiamo voluto, che abbiamo costituito e che, a oggi, non ha ancora svolto appieno il suo mandato, in quella Commissione dovremmo anche aprire, e probabilmente quello è il posto giusto, una riflessione, da sottoporre al legislatore nazionale, sul ruolo del Difensore civico e sui suoi poteri effettivi.
Bene ha fatto il nostro Ufficio Difensore civico a praticare quella esperienza cui ha fatto riferimento l'avvocato Fierro nel caso specifico delle RSA. Tuttavia, come lui stesso ha sottolineato, si tratta di un'esperienza pilota, di un'esperienza che, probabilmente, dovrebbe rientrare in un aggiornamento della normativa relativa al ruolo e ai poteri effettivi del Difensore civico.
Insieme ad essa, ne sono convinto, sarebbe l'occasione giusta per approfondire anche quella sempre più necessaria rivisitazione dell'impianto istituzionale, a cominciare dalla riforma Delrio, ma andando anche a rivedere alcune valutazioni, alcune assunzioni, anche alcune scelte che noi abbiamo praticato negli anni passati, per esempio quella di abrogare il ruolo del Difensore civico comunale che tanto aveva fatto per i Comuni, in particolare per quelli più piccoli, evitando contenziosi e evitando di dare la sensazione ai cittadini che fossero lasciati soli.
Per entrare proprio nel merito del lavoro svolto nella relazione del Difensore, ho trovato di grande interesse le considerazioni sulla legittimità delle misure straordinarie che il Governo ha assunto con i decreti legge e con i DPCM, in particolare dove il Difensore, a mio avviso correttamente, evidenzia il difetto di coordinamento che c'è stato in questo anno e mezzo di pandemia tra la normativa statale e le normative regionali e le normative locali. La cui effettività, cioè questo difetto di coordinamento, è la ragione per la quale, a nostro avviso, spesso in questi mesi il sistema giuridico complessivo ha prestato un po' il fianco ad alcune strumentalizzazioni che, senza offesa per nessuno, possiamo davvero definire di bassa cucina.
Al di là delle considerazioni di chi la spara più grossa sul tema dell'emergenza, sul tema della pandemia e su come abbiamo giuridicamente contenuto o cercato di contenere questa pandemia, noi abbiamo ascoltato davvero diverse affermazioni che ci lasciano quanto meno molto perplessi.
Un'affermazione di un ex Ministro degli interni rispetto alla recente occasione della celebrazione del 25 aprile parla di libertà in modo, a nostro avviso, anche provocatorio, di coazione della libertà con riferimento al coprifuoco alle ore 22.00. Allora probabilmente le due questioni, laddove non avessero questa volontà provocatoria, a nostro avviso non andrebbero messe insieme, a maggior ragione se questa considerazione viene da una persona che ha fatto il Ministro dell'Interno.
Tuttavia, nonostante questo, un difetto di coordinamento di queste norme esiste, è bene fa il Difensore civico a sottolineare l'urgenza di un necessario aggiornamento del sistema delle fonti, anche nel rapporto tra i decisori politici che sono tanti, come sapete, e molto articolati: Stato Regione e Enti locali. Credo che questa confusione che noi, in questo anno e mezzo, abbiamo contribuito a generare nei cittadini, sono proprio poi loro a pagarla nella incomprensibilità dell'assunzione di alcune norme.
Crediamo che anche in questo sarebbe forse più utile evitare di favorire questa confusione dei cittadini con affermazioni che si prestano ad essere male interpretate e sarebbe probabilmente più utile utilizzare quel sano buonsenso a cui spesso in quest'Aula il Presidente Cirio ci ha richiamati, ed affrontare seriamente la questione di questa sovrapposizione continua delle competenza dei varie entri territoriali, proprio ridando vigore a quella Commissione autonomia a cui ho fatto riferimento. Si percepisce tra le righe della relazione del Difensore qual è il senso dell'impostazione di questa relazione perché è un'articolazione istituzionale efficiente. A nostro avviso è una delle precondizioni per garantire l'efficacia delle politiche che noi adottiamo di volta in volta a maggior ragione se quelle politiche che noi adottiamo servono a contrastare una pandemia rispetto alla quale lo stesso Difensore civico ha ben evidenziato, pur centrando la sua relazione su un tema specifico. Una pandemia che ha allargato in modo enorme e significativo la forbice delle disuguaglianze.
Faccio alcuni riferimenti che sono richiamati nella relazione, alle condizioni abitative, pensate alle persone più fragili, alle persone anziane, pensiamo alle famiglie numerose che vivono in contesti abitativi assolutamente inadeguati per adottare correttamente le misure di contenimento del contagio.
Pensiamo alla drammaticità esposta a lungo dal Difensore su chi ha persone care ricoverate nelle RSA e che spesso sono nelle condizioni che sono state riferite. A nostro avviso è di grande interesse la sollecitazione che il Difensore civico svolge sul tema dell'assistenza agli anziani, richiamando una domanda che noi, proprio in funzione di questa pandemia e a maggior ragione dopo aver vissuto l'esperienza di questa pandemia e alla luce delle esperienze di questa pandemia, dobbiamo farci cioè come intendiamo assistere i nostri anziani nel prossimo futuro, come pensiamo di superare quella separazione tra il sociale e il sanitario.
Allora le sollecitazioni non possono che arrivare agli esempi contenuti nella relazione rispetto all'implementazione e al sostegno e al supporto degli infermieri di sanità, dei servizi sociali, della telemedicina, cioè quell'implementazione della medicina territoriale cui spesso facciamo riferimento, di cui spesso parliamo nelle Commissioni, di cui spesso parliamo in quest'Aula e di cui, tuttavia, molto meno spesso siamo in grado di praticarla in concreto.
Questo è un tema, lo affronteremo probabilmente la prossima settimana anche sulla questione del Recovery Fund, che è contenuto nel documento sul Recovery nazionale, che il Piemonte fa fatica ad inserire, fa fatica ad implementare. Ci aspettiamo che in settimana ci sia qualche novità in questo senso ci sia, la sollecitiamo e ce l'auguriamo, ma certamente in quel documento manca, a nostro avviso, un'idea organica della medicina territoriale, coerente con le missioni previste dalla Next Generation Eu.
Noi crediamo che questo sia un tema che, al di là delle considerazioni di principio su cui tutti conveniamo, dobbiamo poi anche essere nelle condizioni di dare gambe nella direzione che indicava il Difensore civico.
Mi avvio a concludere, Presidente, ma se posso sottrarre tempo all'Assemblea mi soffermo ancora un minuto sull'accurata rendicontazione dei fabbisogni dei bisogni abitativi che il Difensore Civico fa nella sua relazione, in particolare quando richiama gli effetti distorti di certe scelte legislative, in particolare quando sottolinea come la Corte Costituzionale abbia bollato, in modo chiaro e netto, il tema dei criteri sull'assegnazione delle case popolari, il tema del radicamento territoriale oppure della stabilità delle residenze.
Anche su questo, allora, dobbiamo fare qualche riflessione rispetto alle discussioni che abbiamo affrontato in quest'aula, che sono, dal nostro punto di vista, totalmente disomogenee, totalmente distoniche e totalmente incoerenti con la giurisprudenza e con le indicazioni della Corte Costituzionale (quindi non di un tribunale piuttosto che di un altro) relativamente ai requisiti che dobbiamo garantire alle persone che hanno quel tipo di difficoltà, rispetto alle quali, evidentemente, la pandemia e l'emergenza ha ulteriormente aggravato quella forbice di disuguaglianza cui ho fatto riferimento prima.
Ci auguriamo davvero che la lettura di questa interessante relazione possa far aprire gli occhi, possa fare aprire il cuore e, soprattutto possa far aprire la ragione a chi sta in questo momento governando il Piemonte, seguendo, approfondendo e ascoltando le indicazioni che vengono da questa relazione.
Se avremo la forza anche di ammettere alcuni errori che abbiamo commesso in questi ultimi mesi, anche esasperati da questa situazione pandemica, forse qualche correttivo siamo ancora nelle condizioni di poterlo adottare, nell'interesse dei piemontesi. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie. Chiedo a tutti di rimanere nei tempi, perché c'era un accordo di concludere le relazioni col relativo dibattito entro la pausa, cosa che vedo assai difficile e remota, visto che sono le ore 11.20.
Ha chiesto la parola il Consigliere Magliano; ne ha facoltà.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Ringrazio il nostro ospite, il Difensore civico, per la relazione che ha svolto: ho letto con attenzione sia quella del 2019 che quella del 2020.
Non entrerò nel merito di ciò che ha così ben esposto, perché mi pare che i dati e le contraddizioni che in questo momento si evincono sulla questione delle RSA e del contenimento forzato dei propri ospiti, anche la luce della sentenza che citava il Difensore civico, segnalano che c'è un tema aperto, sul quale la politica dovrebbe intervenire.
Bene ha fatto il mio collega Avetta a fare un approfondimento sul tema abitativo, perché anche di questo si occupa la relazione.
Io, invece, porrei una serie di questioni e di suggestioni, e, nel caso fosse possibile, Presidente, anche una domanda e un'interlocuzione al nostro Difensore civico. Perché emerge con chiarezza, nella relazione che ha esposto, quanto oggi sia necessario intervenire sulla norma regionale che ha dato vita al Difensore civico.
In parte l'abbiamo letto nella relazione, ma mi piacerebbe anche conoscere le motivazioni per una preventiva cessazione dell'incarico, che magari avrà ragioni professionali e personali, però è evidente che lasciare in maniera anticipata l'incarico può portare con sé una serie di significati.
Vorrei capire e approfondire, rispetto alla relazione, alcuni aspetti.
Perché l'adeguazione della norma è quanto mai opportuna. Nel corso degli anni (nel 2017, se non erro) abbiamo affidato al nostro Difensore civico anche il ruolo di garante dei diritti della salute. Ma il tema dell'adeguamento normativo è sostanziale da questo punto di vista, onde evitare di dare ad una simile figura un inquadramento che non si attesta con le norme vigenti in questo momento o che, comunque, non gli dà agibilità, per ragionare, magari, anche alla luce della norma proposta nella relazione, su una maggiore efficacia.
L'efficacia dell'azione viene concessa al Difensore civico sia per le capacità e le competenze dello stesso, ma anche per il supporto tecnico giuridico e istituzionale che adesso gli si riconosce. Lo dico anche rispetto al fatto che, per esperienza, tanti Difensori civici spesso si sono trovati (mi auguro non nel nostro caso) di fronte ad un'istituzione difficilmente permeabile, o ad un'istituzione che difficilmente ha dato la possibilità di procedere fino in fondo (o comunque non in maniera agevolata, non in maniera assolutamente fluida) alle istanze e alle richieste che il Difensore civico ha portato e ha posto nell'unico ed esclusivo interesse del cittadino, che vede in questa figura una possibilità ulteriore affinché vengano riconosciuti i propri diritti.
E poi un'ulteriore ragionamento sul tema dell'autonomia (sono i tre punti che nella relazione ho visto indicati come "importanti"): autonomia dalla politica, ma anche autonomia da qualsiasi tipo di condizionamento tecnico e giuridico.
Perché dico tutto questo? Perché è evidente che il numero di casi trattati dal Difensore civico in parte può avere avuto una flessione dovuta alla pandemia. Se non andiamo a modificare o, in qualche modo, a manutenere e ad aggiornare la legge - anche questo, a mio avviso, è un tema di interesse e di discussione - c'è il rischio che questa figura perda poi la sua forza propulsiva, la sua forza di intervento, per cui occorre anche dare alla politica (perché è una della possibilità che emerge dal lavoro del Difensore civico) tutti gli strumenti per intervenire in maniera puntuale sugli elementi che vengono osservati e sulle questioni che vengono avanzate proprio alla luce del lavoro svolto dal Difensore civico.
Poiché la relazione esposta ha sollevato un tema sul quale il Difensore civico si è focalizzato in maniera importante per buona parte della stessa (quello legato alle RSA e al contenimento restrittivo di coloro che in esse dimorano), sarebbe opportuno capire, a fine mandato, quali possono essere a suo giudizio, le opportunità e le modifiche che la politica deve mettere in campo per far sì che questo istituto, che oggettivamente a suo tempo ha fatto fare un salto in avanti relativamente alla percezione che i cittadini potevano avere sulle richieste che gli stessi potevano avanzare a questa istituzione e all'istituzione del Difensore civico, e provare a renderla ancora più efficace e al passo con i tempi, al passo con tutta una serie di istanze che mediamente abbiamo visto essere rappresentate, incardinate o comunque sostenute anche dal mondo del terzo settore che in alcuni casi si era costituito; soggetto che, a sua volta, si metteva nella disponibilità e nella dimensione di fare questa tipologia di attività e di iniziative.
Non utilizzerò tutto il mio tempo, ma mi interessava capire, alla luce di questo percorso fatto dal nostro Difensore civico, che ancora ringrazio se poteva individuare, oltre a ciò che ha indicato in relazione ed esposto in Aula, come ha fatto per le RSA e come è emerso sulla questione abitativa, le criticità di gestione del suo Ufficio e le criticità che invece noi potremmo, attraverso una buona presa in considerazione e un'attenta lettura della norma già presentata in una relazione degli anni passati, rendere questo istituto ancora più efficace, più utile e ancora più corrispondente all'idea iniziale che ha previsto l'istituto stesso.
Grazie, Presidente, ho concluso.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Presidente Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Mi permetta un ringraziamento, non di rito, al lavoro, alla dedizione alla passione, alla generosità e anche alla schiettezza del Dottor Fierro.
Mi faccia dire che queste due relazioni dovrebbero essere prese da lei Presidente Allasia, e registrate come premessa ad una delibera che lei dovrebbe istituire quanto prima, per aprire una grande Commissione d'inchiesta sul tema della residenzialità e sull'inadeguatezza strutturale delle nostre RSA.
Lo dico anche al collega Valle, Presidente della Commissione d'indagine conoscitiva sul Coronavirus: credo che queste due relazioni, ma paradossalmente più quella del 2019 che quella del 2020, debbano essere acquisite, perché contribuiscono in termini soprattutto culturali (e ovviamente istituzionali) a quella cronaca di una morte, anzi di una strage, annunciata che abbiamo dovuto non solo leggere ma far fronte in queste tre ondate.
Perché dico questo? Credo che con tanta umiltà e credo non so se serenità d'animo, di sicuro l'Avvocato Fierro riesce a spiegare bene non tanto quanto purtroppo in Italia l'istituzionalizzazione non sia un'estrema ratio, ma ci fa capire che abbiamo fatto tre errori in uno. E lo fa facendo parlare non solo se stesso, ma tanti attori, dal Comitato Nazionale per la Bioetica, come ricordava prima il collega Avetta, alle denunce del quotidiano Sanità piuttosto che autorevoli esponenti del mondo civile e religioso.
Abbiamo fatto tre errori in uno. Da una parte non siamo riusciti a proteggere i luoghi che dovevano essere più invulnerabili, perché tenevano dentro le loro mura le persone più vulnerabili, meno facilmente gestibili anche dal punto di vista sia dei focolai sia della messa in sicurezza del loro spazio di vita. Tant'è vero che, se ci ricordiamo, i tre problemi più grandi di quella prima vicenda sono stati i dispositivi di sicurezza, un non aggiornamento repentino dei protocolli. Ricordo - e lo ricorda bene anche questa analisi - che da febbraio a fine marzo dello scorso anno non abbiamo avuto nessun protocollo sulla gestione dei pronto soccorsi e su dove dovevano finire quei malati dentro le RSA.
Poi c'è il terzo, e non ultimo, tema dei lavoratori, che diventavano pericolosi per loro stessi, ma anche per le persone che dovevano assistere.
Però la cosa che, secondo me, rende ancora più emblematica questa descrizione è che gli errori della prima ondata - e poi li ricollego alla parte sui vaccini, secondo me altrettanto importante, descritta dal nostro Difensore civico - si sono uniti agli errori successivi della vicenda vaccinale. Pensateci: abbiamo probabilmente capito l'antifona, altrimenti non avremmo pensato che le RSA, anche a livello nazionale, andavano vaccinate per prime.
Ma, come scrive bene questa relazione, c'è un problema di istituzionalizzazione, c'è un problema gigantesco di numeri di persone sole, monoreddito, anche magari non istituzionalizzate, con gli assegni di cura o senza gli assegni di cura, nelle loro abitazioni.
Lo dico così ai banchi, purtroppo, vuoti della Giunta, lo dico al Presidente Cirio e all'Assessore Icardi: ma vi rendete conto che, dopo non aver centrato nessuno degli obiettivi che ci eravamo prefissati sugli "over 80", ancora oggi ci sono persone "over 80" con più patologie che non hanno ricevuto il vaccino perché non possono muoversi da quelle case? Ma è normale che si possano fare due vaccini a casa all'ora, come ci ha descritto l'Assessore Icardi? E' possibile? Ecco, allora questa cronaca di una strage annunciata è doppiamente grave e l'avete vista nella rabbia di tanti nostri concittadini. Perdere un proprio caro dentro la prima ondata, dentro quelle RSA, senza vederlo senza poterlo salutare e senza poterlo seppellire, è stata una tragedia, ma perderlo un anno dopo, perché non c'è - come dice questa relazione e lo dice bene a pagina 78 - una giustizia distributiva del vaccino chiara e comprensibile a tutti, è una cosa che non passa, non può scivolare.
Perché se perdi un tuo caro ultraottantenne con più patologie a fine di aprile, ti chiedi che cos'è che non va e com'è stato possibile che delle persone con più patologie siano venute dopo tanti altri, dopo tanti operatori.
Allora, io dico che queste relazioni ovviamente non sono elementi di battaglia politica, ma non possono neanche essere consegnate alla storia di questo Consiglio senza un'analisi.
Io credo che le figure degli ombudsman, la figure di personalità come Fierro dovrebbero sgravarci di tutto quello che abbiamo fatto impropriamente, noi. Perché solo in questo Paese ben strano pensiamo sia normale che il politico costruisca elementi di analisi e di rivendicazione verso - come si può dire - l'inadeguatezza di luoghi trasparenti e facili da raggiungere per le denunce del singolo cittadino o di gruppi di cittadini che vedono violati i propri diritti. Più la figura che abbiamo davanti è una figura terza e alta come abbiamo, ma che ha anche la possibilità, gli Uffici e l'organizzazione per farlo, e meno noi saremo chiamati a fare un lavoro improprio.
Quante volte ci è capitato, proprio in questa pandemia, che ha fatto esplodere tante contraddizioni, ingiustizie e disuguaglianze presenti nella nostra società: quanto hanno scosso il nostro ruolo, quanto ci hanno chiamato di fronte a delle scelte: mica tutte le denunce son diventate question time o interpellanze, o suggerimenti al DIRMEI o all'Assessore per fortuna, perché ognuno di noi ha avuto la sensibilità anche di fare questo.
Credo che quello che abbiamo davanti sia un lavoro prezioso, che dobbiamo custodire, leggere, interpretare e rimettere al servizio di questa comunità in un modo diverso, perché non può essere solo l'intelligenza, la passione di un uomo, com'è di sicuro l'avvocato Fierro, che possono portare avanti questo tipo di istituzione. Non possiamo affidarci sempre alla generosità delle persone; dobbiamo trovare il modo per organizzarla meglio per metterla a disposizione di tutti e per renderla un vero servizio alla nostra comunità, ma soprattutto alla nostra attività legislativa.
Chiudo proprio su questo: se noi (uso il plurale) avessimo letto più attentamente la relazione del 2019 alcuni errori forse nel 2020 non li avremmo commessi.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
In realtà sarò brevissimo perché intervengo principalmente per ringraziare il nostro Difensore civico, l'avvocato Fierro, per il lavoro che ha svolto egregiamente in questi anni.
Oggi, ancora una volta ci chiama in causa come legislatori regionali il suo intervento chiama in causa anche il legislatore nazionale e fa riflettere che, ancora oggi, nel 2021 del nostro Paese, nella nostra Regione l'intervento di un Difensore civico sia costretto ad occuparsi di questioni che attengono alla tutela dei diritti umani e non ad altre latitudini, ma a queste, qui e ora.
Penso che, come hanno già detto altri, sia fortemente opportuno e necessario, relativamente alle questioni di cui ci possiamo occupare a livello regionale, audire il Difensore civico nella Commissione consiliare competente, che è la IV Commissione; su tutto il resto dobbiamo impegnarci come legislatori regionali che possono efficacemente portare avanti un certo tipo di dibattito sia a livello nazionale che a livello legislativo e certamente dobbiamo fare tesoro ogni giorno dei temi di cui si è occupato il Difensore civico in questi anni, per non perdere il contatto con realtà che vivono quotidianamente delle difficoltà e per non perdere il contatto con i cittadini che chiedono aiuto su diversi aspetti.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'avvocato Fierro per la sua relazione che, ogni anno ascoltiamo in quest'Aula e devo dire che quest'anno ha un retrogusto un po' più amaro, perché sappiamo che sarà l'ultima relazione. Rispetto a questo anch'io mi unisco alle richieste del Consigliere Magliano, perché avremmo bisogno di capire se la scelta, la decisione di abbandonare l'incarico sia legata a qualche difficoltà oggettiva; non voglio, ovviamente, entrare nel dettaglio personale rispetto alle scelte, però capire perlomeno se al termine di questa attività noi possiamo lavorare per migliorare il rapporto con gli altri soggetti che dovrebbero interfacciarsi con il Difensore civico.
Noi, ovviamente, facciamo parte di questi soggetti, quindi sarebbe anche di grande utilità per noi capire se l'attività del Consiglio regionale possa essere modificata in modo da essere più utile al lavoro di questi Uffici, perché oltre al Difensore civico abbiamo anche funzionari e segreteria che, come sappiamo, devono svolgere una grande mole di lavoro e molto spesso non hanno né il tempo e nemmeno gli strumenti per farlo, ma riescono tuttavia a portare avanti con grande impegno e determinazione le numerose segnalazioni dei cittadini. Il Difensore civico, così come le altre figure di garanzia della nostra Regione, sono considerate un riferimento per i cittadini. Quindi, dobbiamo lavorare per valorizzarle e credo di poter assumere l'impegno da parte del mio Gruppo - ma ovviamente lavoreremo anche insieme ai colleghi - per attuare quella riforma che viene suggerita all'interno delle relazioni.
Il tema delle RSA, in particolare, è un tema che sicuramente ha toccato ognuno di noi. Quest'ultimo anno è stato di grande sofferenza e di grande preoccupazione, soprattutto per i parenti, oltre che per le persone recluse (userei questo termine) all'interno delle RSA. Anch'io credo, quindi, sia il caso di fare estrema chiarezza su quanto è che successo all'interno delle strutture e utilizzare questa esperienza per modificare un sistema che, evidentemente, ha dei grossi limiti e non consente più di prenderci cura dei nostri anziani come dovremmo fare. In particolare, il controllo dei parenti rispetto a quello che succede all'interno delle strutture è venuto meno.
Sicuramente questo ha portato a un rilassamento nella gestione - non so come definirlo -però alcune regole non sono state così correttamente rispettate all'interno di tutte le strutture, anche perché è venuta meno quella parte di controllo che poi compete ai parenti, che successivamente si rivolgono al Difensore civico per segnalare le loro difficoltà.
Oggi non possiamo fare altro che prendere atto di questa relazione tornare a riflettere su quanto evidenziato e lavorare per migliorare, non solo rispetto alle segnalazioni riportate nella relazione, quindi lavorare proprio sugli aspetti socio-sanitari, ma anche rivolgerci alle figure dei Garanti e del Difensore civico, per lavorare anche rispetto al miglioramento e perfezionamento dell'attività di queste importantissime figure.
Io la ringrazio per il suo lavoro di questi anni e non posso che esprimere rammarico per la sua decisione.



PRESIDENTE

Grazie.
Non vedo altri iscritti a parlare, chiedo se il dottor Fierro vuole replicare e rispondere.
Sospendiamo la seduta.



(La seduta è sospesa alle ore 11.43)



PRESIDENTE

Prego, dottor Fierro.



FIERRO Augusto, Difensore Ccvico della Regione Piemonte

Sì.
Consentitemi di rispondere con un sorriso: ho fatto il penalista per tanti anni e ho sempre consigliato ai clienti di avvalersi della facoltà di non rispondere. Quindi, sorridendo, mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Ovviamente è una domanda che implica, non soltanto le ragioni per cui c'è un anticipato rinuncio all'incarico, ma anche sia fatti personali sia una valutazione più di natura istituzionale.
I fatti personali li metterei da parte.
Sono pochi mesi di anticipo, sarei comunque scaduto, perché a scadere era il secondo mandato. Credo di essere l'unico Difensore civico - lo dico fatemi vantare per una volta - che ha avuto una doppia elezione da questo Consiglio: i miei predecessori hanno usufruito tutti del regime di prorogatio: mentre io ho affrontato due volte il voto dell'Aula, due volte favorevolmente.
Per quanto riguarda le questioni istituzionali, sono contenute non in una doglianza, perché credo che lamentarsi porti sempre poco e non produca effetti, ma in una proposta per il superamento delle problematiche che ho rilevato.
Il nucleo, il cuore di questa proposta, è la previsione di un intervento straordinario del Difensore civico, articolo 10, che è previsto proprio nei confronti degli organi politici della Regione.
La legge del 1981 si riferiva genericamente all'amministrazione, qui si distingue e si valorizza una interlocuzione con gli organi politici che il Difensore civico della Regione può fare sua sponte o su segnalazione di cittadini, naturalmente se la segnalazione ritenuta è fondata, perché il Difensore civico si muove solo qualora abbia ritenuto la fondatezza, e in quello è anche giudice delle doglianze che gli pervengono, e si rivolge agli organi politici.
Se segnalo la necessità di una risposta scritta e motivata, da parte degli organi politici, è perché ho rilevato, nella mia esperienza un'ineffettività, cioè una mancanza di risposta da parte degli organi politici, sia quelli della precedente maggioranza sia quelli della presente maggioranza.
Pertanto, non è una questione politica; vorrei che essa non fosse in alcun modo soggetta a strumentalizzazioni, ma è una questione istituzionale, Pongo un problema istituzionale nel momento in cui mi accomiato e non ho alcun interesse personale a valorizzare i poteri del Difensore civico, ma lo faccio perché penso che questi poteri vadano valorizzati per dare effettività all'impegno della Difesa civica e lo faccio con una proposta di legge che alla vostra attenzione sottopongo.



PRESIDENTE

Grazie dottor Fierro.



(La seduta riprende alle ore 11.47)



PRESIDENTE

Possiamo proseguire.
Prego, Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Non so se la pandemia e le regole che abbiamo per l'Aula ce lo consentano, ma io vorrei conferire con lei e con i Capigruppo prima della prossima relazione. Non vorrei fare questa polemica a verbale, vorrei solo capire come conduciamo la mattinata.
Chiedo se é possibile qualche minuto, se non fosse possibile, dirò a verbale qual è il problema.



PRESIDENTE

Va bene.
Ringrazio il dottor Fierro che nel frattempo è uscito, per permetterci di proseguire sul prosieguo dei lavori.
Prima di iniziare la relazione successiva, sospendo per cinque minuti la seduta. Con i Capigruppo ci mettiamo nel corridoio e i Consiglieri rimangono in aula.
Grazie.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.48, riprende alle ore 11.57)



PRESIDENTE

Invito tutti i colleghi a prendere posto e a non stazionare nell'emiciclo.
La seduta riprende.
Ricordo che l'articolo 2, comma 1, lettera s) dell'articolo 11 della legge regionale 31/2009 istituiva il Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza. Prevede che esso presenti ogni anno, entro il 31 marzo, al Consiglio regionale una relazione annuale sulla propria attività e, in particolare, sulle condizione dell'infanzia e dell'adolescenza nella Regione, sullo stato dei servizi, sulle risorse utilizzate, sui risultati raggiunti e sulle attività in programma per l'anno successivo, corredata di osservazioni, suggerimenti e proposte circa le innovazioni normative e amministrative da adottare.
Il Presidente del Consiglio regionale dispone l'iscrizione della relazione all'o.d.g. del Consiglio, affinché il Consiglio la discuta.
La Garante per l'infanzia e l'adolescenza, dottoressa Ylenia Serra, ha depositato la relazione annuale, riferita all'attività svolta nel 2019 e il documento è reperibile nella banca dati.
Invito la Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza, la dottoressa Ylenia Serra ad entrare in aula per svolgere la relazione annuale al Consiglio, richiedendo di mantenere l'intervento in 15 minuti.
Dichiaro sospesa la seduta.



(La seduta è sospesa alle ore 11.59)


Argomento: Giovani

Relazione del Garante dell'infanzia e dell'adolescenza


PRESIDENTE

Prego, dottoressa.



SERRA Ylenia, Garante per l'infanzia e l'adolescenza

Grazie, presidente. Ringrazio anche gli Assessori, i Consiglieri presenti e ringrazio tutto il personale che collabora con me, la Segreteria Generale, la Direzione generale, la precedente e l'attuale Dirigente.
Considerando che la mia nomina è avvenuta alla fine del 2019 ho ritenuto di strutturare la relazione in due parti. La prima di carattere più tipicamente descrittivo, mentre la seconda di approfondimento e di prospettive future.
Partendo con le segnalazioni qui ho voluto fornire una disamina dell'intero anno 2019: sono state 82, di cui 29 relative ai minori stranieri non accompagnati. Delle restanti, la maggioranza ha riguardato il diritto allo studio e l'assistenza ai minori con disabilità o problemi di salute cronici; il regime dell'affidamento in rapporto con i servizi del territorio nell'attuazione dei provvedimenti dell'autorità giudiziaria problematiche con le strutture sanitarie e assistenziali in cui i minori sono inseriti; questioni scolastiche di vario genere e programmi televisivi con immagini improprie o, comunque, lesive.
Sono giunte per la maggior parte dai genitori, dagli affidatari e dai cittadini; in minima parte dai curatori del minore e dai legali dei genitori. Alcune sono giunte, invece, dal Difensore civico per tematiche comuni ad entrambe le figure. Mi preme ribadire in questa sede l'importanza delle segnalazioni, perché concorrono a fare emergere delle situazioni di criticità o di disagio e consentono, quindi, in questo modo, al Garante attraverso la mediazione, la consulenza e l'informazione, di adempiere il proprio compito di monitoraggio delle prese in carico dei minori ed, in genere, l'attuazione e il rispetto dei diritti delle persone di minore età nella nostra regione.
Come figura preposta alla salvaguardia del superiore interesse del minore, servono poi a cercare di trovare un incontro tra le posizioni diverse presenti, le segnalazioni sono molto importanti anche perch attraverso la trattazione di singole e specifiche problematiche, è possibile porre, invece, l'attenzione ed attuare degli interventi volti a sostenere delle questioni più generali.
Il capitolo sui minori stranieri non accompagnati anche qui è relativo all'intero anno 2019 ed è legato principalmente all'attività di individuazione, selezione e formazione dei tutori volontari. Funzioni che sono state attribuite ai Garanti regionali con la legge 47 del 2017.
L'Ufficio per adempiere a questi compiti aveva sottoscritto nel 2018 una convenzione di cooperazione di durata triennale che ha quali partner il Consiglio regionale, la Regione Piemonte, ANCI Piemonte, le due Università piemontesi e le tre Fondazioni bancarie.
Al momento la convenzione è stata rinnovata per un ulteriore biennio e grazie all'impegno di tutte le parti coinvolte, nonostante le criticità legate all'attuale momento storico, ha mantenuto il medesimo assetto che contraddistingue la nostra Regione nel panorama nazionale, prevedendo quindi, anche per il futuro, azioni di sensibilizzazione e di informazione sul territorio rispetto alla possibilità di intraprendere il percorso per diventare tutori, almeno un corso di formazione l'anno, la formazione continua e l'aggiornamento ai tutori e ai professionisti dei servizi e agli operatori delle comunità per dotarli di quegli aggiornamenti normativi necessari per svolgere al meglio la loro funzione e poi degli strumenti di sostegno che sono i gruppi di accompagnamento e i gruppi di mutuo aiuto.
Inoltre, è questa costituisce una novità dell'attuale convenzione, è previsto anche un monitoraggio delle esperienze di tutela.
In questo capitolo, quindi, ovviamente attraverso anche le relazioni di tutti quei soggetti che in sinergia hanno lavorato, ho cercato di fornire un quadro il più possibile completo dell'attività che l'Ufficio ha svolto in questo ambito, quindi il quinto corso di formazione, gli eventi di aggiornamento, i gruppi e il programma FAMI.
Ho dato conto poi delle risultanze dell'iscrizione dei tutori che avviene da parte dell'Ufficio al Forum Piemonte Immigrazione riportando uno stralcio del report redatto dalle studentesse della Clinica legale di diritto di famiglia e di diritto dell'immigrazione con cui collaboro relativo ai quesiti che i tutori hanno presentato su questa piattaforma e questo ci consente di individuare le principali difficoltà che hanno incontrato nel corso dell'esercizio della tutela e le possibili soluzioni prospettate.
Ho riservato uno spazio alle progettualità in corso e ho dato conto della presenza dei minori stranieri sul territorio e dei nostri tutori tracciandone un profilo (rimando, per ragioni di tempo, ovviamente alla relazione). Oggi sono 381 colori i quali risultano iscritti presso l'Albo tenuto dalle Tribunale per i minorenni.
L'attività, ovviamente, è proseguita per tutto il 2020, nonostante le limitazioni; c'è stato un corso di formazione a distanza e sono proseguite tutte le attività .
Gli ulteriori due capitoli della prima parte riguardano la partecipazione ai convegni, ai seminari, la cosiddetta diffusione dei diritti dell'infanzia e poi la costruzione della rete, cioè tutte quelle collaborazioni e quelle sinergie con le istituzioni, le associazioni e gli enti che si occupano a vario titolo di persone di minore età, portando avanti quelle connessioni che erano già state realizzate dall'Ufficio e instaurandone anche di nuove, sempre in un'ottica di sviluppare degli approcci e delle strategie comuni per poter intervenire nel modo migliore ottimizzando le risorse e le sinergie.
Nella seconda parte della relazione ho voluto approfondire alcuni dei diritti previsti dalla Convenzione sui Diritti del Fanciullo del 1989 la cui applicazione sul territorio rappresenta il focus dell'attività del Garante. Per ciascuno di questi diritti ho analizzato il contesto internazionale, alcune applicazioni nel diritto nazionale e poi ho fornito dati e attività all'interno della nostra Regione.
Partendo dal diritto alla salute ho fornito i dati dei minori in carico ai servizi di neuropsichiatria infantile, distinguendoli per cittadinanza fasce di età e qui numero di prestazioni e prestazioni pro capite tipologia di prestazione, principali diagnosi e canali di accesso. Questi dati sono stati forniti dalla Direzione Sanità e Welfare e tratteggiano un quadro di crescente fragilità della popolazione minorile, le cui percentuali di presa in carico da parte dei servizi si assestano da anni attorno alle 7% - nel 2019 è stato il 7,5% - e quelle relative al primo accesso al 2,4%. Si tratta di bambini e di adolescenti in prevalenza maschi, in grandissima parte italiani, le cui prestazioni pro-capite sono concentrate nelle fasce di età 3-5 e 6-10 anni. Per i tre quarti dei casi i medici di base e i pediatri di libera scelta, la famiglia e la scuola sono in misura pressoché uguale i canali principali che conducono a rivolgersi ai servizi. Ho poi fornito anche i dati relativi ai minori in carico ai servizi di psicologia infantile.
Ho trattato, nell'ambito del diritto alla salute, il tema dei minori ricoverati in ospedale, facendo riferimento al lavoro svolto in sinergia con gli altri Garanti regionali che ci ha condotto, nel 2020, ad aggiornare il Codice etico dei minori ricoverati in ospedale.
Più in generale, ho indicato il mio auspicio di una collaborazione con il mondo della pediatria, su cui sto lavorando, e ho sottolineato, tra i tanti, i disturbi del comportamento alimentare, particolarmente critici e sempre più precoci, che hanno subìto peraltro un netto incremento in conseguenza dell'attuale momento storico.
Sul diritto all'istruzione e all'educazione ha fornito i dati relativi alla povertà educativa e all'abbandono scolastico, che in Piemonte si invera già a partire dalla scuola media. Nell'anno scolastico 2017-2018 (era l'ultimo dato disponibile fornitoci dal MIUR) ha smesso di frequentare lo 0.4% degli allievi, contro lo 0.3% a livello nazionale, e nel passaggio all'anno scolastico successivo si è perduto un ulteriore 0.3%.
La situazione chiaramente peggiora con il passaggio alla secondaria superiore, dove nell'estate del passaggio tra i cicli la percentuale di rinuncia piemontese alla scolarizzazione è di un ulteriore 0.51%, contro lo 0.45% a livello nazionale. In seguito, poi, un altro 4% dei ragazzi piemontesi lascia.
Diciamo che la pandemia, che ovviamente era già in corso al momento della stesura della relazione, ha indubbiamente esacerbato le situazioni già presenti, sia quelle di natura economica, con conseguenze rilevanti sulla possibilità di fruire della DAD, per la mancanza o comunque la non adeguatezza della rete internet, dei device o degli spazi, sia delle differenze dei singoli studenti, per bisogni educativi speciali, disabilità o necessità di seguire dei programmi personalizzati. Il fenomeno indubbiamente, risente anche di una crescente fragilità del welfare familiare.
L'Ufficio ha partecipato e sta partecipando a numerose iniziative, in collaborazione con istituzioni e associazioni, tese a monitorare e ad approfondire le ripercussioni della pandemia sulla dispersione scolastica e sul rendimento scolastico, e a cercare di rinvenire le migliori soluzioni.
Sul tema del diritto all'ascolto e alla partecipazione, cuore della garanzia dei diritti delle persone di minore età e uno dei quattro principi fondamentali che ispirano la convenzione sui diritti dei fanciulli, dopo averne analizzato le previsioni dal punto di vista giudiziario e della salute, ho parlato dell'ascolto nei confronti delle autorità di garanzia. A questo riguardo, ha da poco avuto inizio la fase esecutiva di un progetto europeo, presentato nell'ambito di una call con il Consiglio regionale del Piemonte e l'Università di Torino, in concorso con una ricca rete di partner, che è risultato vincitore.
Il progetto prende atto del ridotto numero di segnalazioni provenienti direttamente dalle persone di minore età (zero in Piemonte sino al 2019 nonostante la legge lo consenta), e vuole cercare di fornire uno strumento digitale "a misura di bambino" che sostenga la partecipazione delle persone di minore età alla loro tutela, attraverso, appunto, la segnalazione.
I ragazzi spesso non sono consapevoli della possibilità di interloquire con il soggetto pubblico, anche se non sono diventati maggiorenni, e hanno comunque difficoltà ad individuare quando e a quale autorità rivolgersi anche considerando la relativa novità della figura del Garante.
Tale progetto ha come ambito di azione la regione Piemonte, ma avrà una dimensione europea ed internazionale, perché comprenderà la raccolta di nodi problematici e buone pratiche per migliorare la gestione delle segnalazioni dei minori, favorendo lo scambio di conoscenze tra le altre Autorità giudiziarie e le altre Autorità garanti per l'infanzia, e soprattutto una migliore consapevolezza, da parte dei bambini e dei ragazzi, dei loro diritti, con un miglioramento dei sistemi di protezione dell'infanzia e una più forte partecipazione dei bambini alla promozione e alla tutela dei loro diritti.
Ho trattato i diritti delle persone di minore età affette da disabilità, soffermandomi sul diritto all'istruzione, sul divieto di discriminazione ed il principio della parità di trattamento. A tal proposito, ho individuato, come ambito di azione, la collaborazione con il Difensore civico e la partecipazione al Centro regionale contro le discriminazioni.
Mi sono soffermata sulle relazioni familiari, tema che mi sta particolarmente a cuore, partendo dai dati sulla natalità, in progressivo decremento negli ultimi anni. La diminuzione delle nascite infatti registra un calo, dal 2011 al 2018, di circa il 23%. In Piemonte il numero medio di figli per donna si assesta a 1.29 nel 2018. Si tratta di una situazione che coinvolge indubbiamente tutta l'Italia, ma in Piemonte incide più del doppio rispetto al complesso del paese, perché si conferma una delle regioni con l'età media più elevata e con valori superiori di persone sole rispetto alle coppie con figli, così come di nuclei di famiglie monogenitoriali.
Alla luce di questo quadro, ho analizzato l'importanza del sostegno alle famiglie, da fornire attraverso interventi di rete per le famiglie in stato di vulnerabilità, le linee di indirizzo nazionali e l'applicazione del programma PIPPI, che si propone, con un intervento multidisciplinare di realizzare dei progetti individualizzati che pongono al centro il bambino e la sua famiglia e che, mediante azioni tempestive e tarate sul caso concreto, mirano a prevenire il peggioramento della situazione e soprattutto, l'allontanamento del minore.
È sempre più rilevante, infatti, con delle gravissime conseguenze sul welfare familiare, l'evento della separazione altamente conflittuale dei genitori, che va affrontata, come sto facendo, in collaborazione con le istituzioni, gli ordini professionali e con l'autorità giudiziaria. Perch in alcuni casi, sempre più frequenti, comporta l'allontanamento del minore dalla famiglia, come confermatomi da parte degli operatori nel corso delle visite ispettive nelle comunità che, nonostante la pandemia, ho cercato comunque di svolgere e che intendo assolutamente incrementare, perché sono fondamentali per comprendere la realtà dei minori inseriti in comunità Ho poi riportato i dati relativi ai minori in carico ai servizi piemontesi, che si attestano su una percentuale del 9.4% e dei minori fuori famiglia.
Nel 2018 sono stati 1.102 i minori accolti nelle strutture residenziali del Piemonte, di cui 260 minori stranieri non accompagnati. Per il 60% si tratta di maschi e per il 40% di femmine. I due terzi circa sono adolescenti tra i 15 e i 18 anni e un ulteriore quinto sono ragazzi tra gli 11 e i 14 anni. La maggioranza di loro rimane in comunità per meno di un anno. Di questi 1.102, 38 sono stati dichiarati adottabili.
Per quanto riguarda l'affidamento, abbiamo avuto nel 2018 1.547 minori (ovviamente al 31/12). La scelta eterofamiliare riguarda 906 di loro mentre i restanti 641 sono affidati a parenti entro il quarto grado.
Per quanto riguarda la durata, quasi il 40% degli affidamenti dura più di quattro anni. Di tutti questi, 68 sono stati dichiarati adottabili dal tribunale. Le fasce di età sono praticamente le stesse: 15-18, 11-14, 6-10 3-5 e, ahimè, anche sotto i 2 anni (5.4%). Oltre il 73% sono affidamenti disposti in via giudiziale.
Per concludere, il tema del rapporto tra le persone di minore età e le comunicazioni, mai come oggi attuale; quindi, l'importanza della diffusione di una cultura digitale e di una formazione rivolta sia ai ragazzi sia agli adulti di riferimento e l'attenzione alle misure dirette a contrastare i fenomeni di cyberbullismo e di criminalità informatica, mediante la partecipazione al tavolo regionale e ad eventi di formazione e di sensibilizzazione.
Vi ringrazio molto per l'attenzione.



PRESIDENTE

Ringrazio la dottoressa Serra per la relazione.



(La seduta riprende alle ore 12.15)



PRESIDENTE

È aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Presidente Riva Vercellotti; ne ha facoltà.



RIVA VERCELLOTTI Carlo

Grazie, Presidente. Rivolgo un ringraziamento per questa relazione che fornisce al Consiglio regionale molti spunti di riflessione. Un dato che mi ha colpito particolarmente - non perché non lo sapessi ma perché ha colpito nei numeri imponenti - è quello delle natalità. È un tema che, a mio avviso, deve indurre questo Consiglio ad una riflessione profonda, perch tutti sappiamo come il problema del nostro Paese sia comune a tanti Paesi europei, ma come diceva il Garante è un problema che qui in Piemonte ha delle dimensioni che superano la media nazionale. Nelle analisi dei giornali nazionali e nelle tabelle in cui sono indicate le Province più virtuose e meno virtuose, noi crolliamo nelle classifiche nazionali e uno degli indicatori che ci porta al fondo della classifica è proprio relativo al tema della natalità.
Mi permetto non soltanto ringraziarla, ma di lanciare qualche suggestione e suggerimento anche per il lavoro che andrà a fare e per la futura relazione. Su questo punto, il tema della natalità, lei ha già illustrato e sono presenti nella relazione le cause, ma potrebbero essere approfondite alcune proposte che potranno essere utili alla nostra Regione per inserirle nelle politiche rivolte ad invertire una tendenza grave.
Il secondo invito che le rivolgerei è quello di dedicare un focus sugli effetti della pandemia, confidando che sul finire dell'anno dovremmo uscirne grazie alle vaccinazioni e quindi avremo dei dati significativi di quello che è stato l'impatto della pandemia in molti adolescenti, in molti bambini anche in questa ondata che si è appena conclusa. Chiederei di fare un focus, legandolo ai rapporti familiari, alle tensioni che possono essere nate nelle famiglie piemontesi durante questa pandemia, agli effetti sociali - soprattutto negli adolescenti ma anche nei bambini più piccoli e, in ultimo, all'aspetto affettivo e ai comportamenti alimentari. Sono tutti temi in qualche modo collegabili con la pandemia.
Da ultimo, ho visto che avete inserito un passaggio importante sul tema della disabilità, dell'inclusione scolastica, molto ben fatto e molto ben costruito. Mi allaccio ad una situazione imbarazzante di questi giorni, che le farò avere nei dettagli perché lei possa prendere coscienza e possa intervenire, di una bambina di 5 anni che ha subìto un recente intervento ad una gamba. A questa bambina, che aveva già una disabilità fisica, è stato negato di poter accedere alla sua scuola come tutti gli altri bambini, perché un insegnante, un dirigente scolastico, probabilmente non così sensibili a questa situazione, non le hanno consentito di essere come gli altri bambini. Lei nella relazione giustamente ha citato l'articolo 3 della nostra Costituzione. A quella bambina il diritto citato nell'articolo 3 è stato negato.
Per questo, un approfondimento anche sul tema dell'inclusione sociale delle scuole piemontesi, a mio avviso, sarebbe utile, perché quel caso è stato risolto grazie all'aiuto che ha dato il Comune in cui è residente questa ragazza e l'aiuto che in questi giorni ha dato l'Assessore Chiorino che adesso non è presente in Aula. È un fatto veramente inaccettabile ed inaudito, in una Regione che si vuole definire civile, che ad un bambino con una disabilità non venga garantita l'inclusione all'interno alla propria scuola, esattamente come gli altri bambini.
Per cui un focus anche sul tema dell'inclusione scolastica credo sia importante ed utile in un momento delicato e difficile come quello che stiamo vivendo. Grazie ancora.



PRESIDENTE

Grazie. Ha chiesto di intervenire la Consigliera Canalis; ne ha facoltà.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Vorrei davvero ringraziare la nuova Garante per l'infanzia e per l'adolescenza. È la prima volta che abbiamo il piacere di ospitare un suo intervento in Consiglio regionale, quindi davvero la ringraziamo per essere qui.
La ringraziamo inoltre per una relazione che chiaramente ha due caratteristiche, quella di riguardare un'annualità in cui la Garante non ha potuto espletare per intero il proprio mandato, essendo stata nominata soltanto il 3 dicembre 2019 - credo valga la pena ricordarlo - e anche per un altro aspetto. Questa relazione del 2019 riguarda il periodo pre pandemico e credo che sia importante sottolinearlo, perché la pandemia, in particolare per una fascia di popolazione come l'infanzia e l'adolescenza rappresenta davvero una cesura. È una cesura di cui purtroppo raccoglieremo le conseguenze nei mesi a venire.
Credo che ci sia un sommerso di disagio, di malessere e anche probabilmente di patologie, che non è ancora emerso in superficie e che emergerà man mano che le scuole rientreranno in funzione a pieno ritmo e che non soltanto le famiglie, ma anche gli altri attori sociali, potranno venire a contatto con i minori. Quindi, credo che la prossima relazione quella riguardante il 2020 e, ancora di più, il 2021 avranno degli aspetti nuovi, non necessariamente positivi.
Queste sono le prime due annotazioni, a cui aggiungo anche il fatto che l'istituzione che la dottoressa Serra rappresenta è un'istituzione di una relativa novità in Piemonte, perché la Garante ha iniziato ad operare soltanto il 25 ottobre 2016, per cui deve ancora strutturarsi e consolidarsi appieno una tradizione di garanzia per i minori del Piemonte.
Credo che il Consiglio regionale possa fare moltissimo per sostenere il lavoro della Garante in questo senso.
Mi permetta anche, Presidente, di esprimere una lamentela: l'assenza quest'oggi in Aula dell'Assessore Caucino Credo sia grave soprattutto considerando la delicatezza del tema che stiamo discutendo e l'importanza dei dati, delle riflessioni che la Garante ci ha offerto oggi. Ci sono alcuni momenti nella vita istituzionale dell'Aula che sono più cruciali di altri; uno di questi è proprio l'ascolto dei Garanti (una volta l'anno) sui diversi temi. Quindi vorrei davvero sottolineare questo dispiacere.
Credo che questa relazione sia ulteriormente importante in una fase in cui stanno cominciando ad arrivare alla ribalta del dibattito pubblico anche gli interventi di alcuni attori che si occupano d'infanzia. Pochi giorni fa, per esempio, è circolato moltissimo il video dei neuropsichiatri infantili del Piemonte e della Valle d'Aosta, che hanno voluto condividere non soltanto la fatica della loro categoria professionale, ma anche l'aumento di situazioni e di rischio con le quali vengono in contatto.
Quindi ci pare ancora più importante oggi soffermarci su questi temi.
Ho molto apprezzato la scelta della Garante di suddividere la propria relazione in alcuni punti molto chiari: quello delle segnalazioni, dei minori stranieri non accompagnati, della diffusione dei diritti dell'infanzia e della cultura dei diritti dell'infanzia, la costruzione della rete e la diffusione dei principi della Convenzione dei diritti del fanciullo del 1989 considerando che nel 2019 cadeva il trentennale di questa convenzione storica, una pietra miliare per i diritti dell'infanzia.
Davvero la ringrazio per la chiarezza con cui ha voluto impossessare la sua relazione.
Mi piacerebbe anche commentare alcuni aspetti, in particolare, il fatto che purtroppo nel 2019 abbiamo avuto soltanto 82 segnalazioni rivolte al Garante, segno del fatto che l'istituzione della Garante dev'essere fatta conoscere maggiormente alla popolazione piemontese, in particolare, ai soggetti che si occupano d'infanzia nelle varie sfere, educativa sociale sanitaria e nel Terzo settore e soprattutto si è rilevato che più di un terzo delle segnalazioni sono arrivate da figure genitoriali. Questo non è un dato positivo, perché l'obbligo di segnalazione è in campo a tutti i soggetti che entrano in contatto con i minori, siano essi forze dell'ordine, personale sanitario, personale educativo, quindi credo che anche rispetto, in particolare, agli insegnanti sia necessario investire per sensibilizzare sull'importanza di fare segnalazioni e di interagire con la figura della Garante.
Ho poi molto apprezzato che ci sia stata una continuità con il lavoro che aveva iniziato il predecessore, la Garante Rita Turino, in particolare rispetto alla formazione dei tutori per i minori stranieri non accompagnati, c'è in Piemonte un patrimonio ricchissimo di volontariato dell'ordine delle centinaia di tutori, tra l'altro disponibili a seguire queste persone anche dopo il superamento dei 18 anni quindi e davvero prezioso questo contributo che danno non solo per l'accoglienza, ma proprio per l'integrazione di questi nuovi italiani nella nostra società.
In questa la continuità ho visto il riconoscimento del lavoro svolto in precedenza e anche l'importanza di stare in rete con quelle istituzioni che permettono la formazione dei tutori, che sono per lo più istituzioni accademiche. Io non mi stancherò mai di ripetere che nel settore della tutela dell'infanzia il dato fondamentale è la collaborazione tra i diversi attori, è il riconoscimento reciproco, la legittimazione, la stima per le professionalità che sono in campo e che sono molteplici; la tutela dell'infanzia non si fa con una singola disciplina, ma con un mosaico molto ampio e variegato di discipline che devono agire in maniera sinergica. In questo senso il ruolo del Garante può essere particolarmente favorevole perché può agire da perno, da coordinamento, da facilitazione tra i diversi mondi che ruotano intorno all'infanzia o si occupano del tema.
Credo che dobbiamo anche però focalizzare insieme le sfide; una l'abbiamo già detta ed è quella della pandemia. Io credo che l'evento che ci ha travolto tutti, in particolare, per i minori abbia amplificato le disuguaglianze. Innanzitutto, chiaramente, le disuguaglianze economiche: sappiamo bene che quei minori che non disponevano di dispositivi elettronici, di una casa sufficientemente grande, di una connessione internet o di un supporto educativo ulteriore rispetto a quelli degli insegnanti sono rimasti indietro, hanno perso gran parte della didattica a distanza e questo ha accresciuto la disuguaglianza, a partire proprio da una difficoltà economica di partenza.
La disuguaglianza delle persone minori con disabilità, sicuramente, è cresciuta anche per impossibilità di vivere la relazione con i loro cari le disuguaglianze etniche e pensiamo, ad esempio, ai bambini di etnia rom che non hanno frequentato la scuola in questo anno, oppure l'hanno frequentata ancor meno dei loro coetanei. E anche le disuguaglianze per i minori fuori famiglia; sappiamo bene che nel 2020, purtroppo, ad esempio anche gli incontri un luogo neutro non si sono potuti verificare con la consueta cadenza. Quindi, sicuramente, la pandemia è andata a peggiorare le condizioni di persone di minore età che già vivevano un disagio. Sulle conseguenze della pandemia ci sarà bisogno di un surplus di attenzione d'investimento.
Poi le altre sfide che sono state richiamate nella relazione, ma che avevamo anche richiamato noi nella relazione finale dell'indagine conoscitiva condotta dal Consiglio regionale tra ottobre 2019 e luglio 2020. Sottolineo due o tre aspetti che noi avevamo isolato. Il primo è quello della conflittualità genitoriale; è un tema che sta emergendo purtroppo sempre con maggiore frequenza e che richiede un potenziamento dei gruppi di parola, dei centri per le famiglie, degli sportelli di mediazione familiare. Ormai la fattispecie di allontanamento dalla famiglia d'origine a causa delle separazioni conflittuali sta diventando una fattispecie da trattare in maniera diversa dagli altri tipi di allontanamento, perché ha proprio delle caratteristiche molto diverse.
L'altra sfida è sicuramente quella della disabilità, dell'integrazione dei minori con disabilità o dei minori che abbiano delle patologie sanitarie, come ci hanno ricordato gli psicologi e i neuropsichiatri infantili.
La sfida dell'integrazione dei minori di origine straniera o comunque con un background migratorio; i dati del 2019 ci dicono che rispetto al 2018 non sono stati presi in carico dai servizi sociali piemontesi decisamente meno minori di origine straniera (383 a fronte dei 459 del 2018), ma sono comunque tanti e sono minori che hanno bisogno di attenzioni maggiori rispetto ad altri.
Il tema della natalità è l'altra sfida che veniva richiamata anche dei banchi della maggioranza; il tema della dispersione scolastica, su cui la pandemia ha molto inciso e poi, in ultimo, il tema dell'integrazione dei bambini rom. Io non li assimilerei ai bambini di origine straniera, perch molti di loro sono del tutto italiani, nati da genitori a loro volta nati in Italia, quindi sono italiani a tutti gli effetti, ma con un'appartenenza etnica diversa. Credo che su di loro debba accendersi un faro, perché sono i più poveri tra i poveri, i più esclusi, i meno accettati anche dai loro stessi coetanei.
Non dobbiamo aver paura di parlarne di più e di inventare, con l'aiuto delle Università e del terzo settore, dei percorsi dedicati, perch protrarre la loro esclusione, che magari abbiamo ereditato dal passato sarebbe una responsabilità tutta nostra, non ascrivibile a chi ci ha preceduto.
L'auspicio è che, grazie all'equilibrio di cui la Garante si è già dimostrata capace, una persona di grande disponibilità e di grande capacità di ascolto, si possa contribuire a quel clima di fiducia e di legittimazione tra tutti gli attori che si occupano di tutela dei minori per affrontare, con serenità e anche con molta energia, i nodi più difficili che complicano la tutela dei minori, per contribuire a migliorare, da un lato, la prevenzione e, dall'altro, l'integrazione tra i diversi servizi.
Siamo sicuri che adesso, dopo l'emergenza sanitaria, si stia aprendo una sorta di emergenza post pandemica per i minori. Verranno alla luce tanti problemi, di cui probabilmente non ne eravamo a conoscenza e quindi signora Garante, ci avrà al suo fianco per migliorare i servizi e migliorare la capacità di ascolto e di risposta.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Zambaia; ne ha facoltà.



ZAMBAIA Sara

Grazie, Presidente.
Anch'io mi unisco agli appelli e agli interventi fatti dai colleghi sia di maggioranza sia di minoranza, di cui in gran parte condivido il tenore degli stessi, e unirmi ai ringraziamenti al nostro Garante l'avvocato Ylenia Serra, per il grandissimo lavoro che ha svolto in questo ormai anno e mezzo.
Detto questo, come è stato già detto dai miei colleghi che mi hanno preceduto, l'Avvocato si è insediata all'alba del primo lockdown, quindi chiaramente il suo lavoro non ha potuto essere un lavoro completamente esaustivo. Lo dico soprattutto in termini di approccio e di possibilità di intervento in determinati ambiti e, giusto per citare un esempio, anche solo la possibilità di intervenire e di presenziare all'interno delle comunità, perché ricordiamo tutti i mesi tristi che hanno contraddistinto soprattutto il primo lockdown, e, con questi, la difficoltà di poter accedere in determinati luoghi.
Nonostante ciò, e questo si evince non solo dall'intervento di questa mattina, ma anche dalla relazione e, soprattutto, in quello che abbiamo potuto seguire, relativamente al lavoro dell'Avvocato in questi mesi, è stato un lavoro indubbiamente molto capillare e molto esaustivo.
Di questo devo darne nota, perché in un qualche senso va anche in controtendenza rispettivamente agli anni precedenti, di cui forse c'è stata una forte focalizzazione rispetto solo a determinati ambiti; invece quello che apprezzo molto dell'approccio del nostro garante, dell'Avvocato Serra è proprio il tentativo, e mi permetto di dire anche la grande sensibilità umana, che probabilmente la contraddistinguono anche da mamma di tre bambini, che si denota moltissimo dal suo lavoro.
Come hanno detto i miei colleghi, sono tanti i temi di cui si è occupata, anche solo banalmente, tante volte, con una semplice partecipazione a un tipo di convegno, però l'approccio è stato veramente molto capillare. Questo ci deve far pensare bene, ci deve fare assolutamente auspicare che il lavoro non può che migliorare.
Condivido quanto è stato detto relativamente alla pandemia. Purtroppo i danni e gli effetti collaterali che noi raccoglieremo da essa saranno assolutamente numerosi. Non voglio ripetermi rispetto a quanto è stato detto, anche perché farò un intervento breve, unicamente per rispetto nei confronti dei Garanti che devono ancora intervenire, essendoci l'accordo di chiudere in pausa pranzo (purtroppo il tempo stringe).
Detto questo, sulla pandemia dobbiamo fare dei grandi ragionamenti.
Indubbiamente c'è stata la creazione di una grande disparità, disparità che io sono sicura, purtroppo, che nei mesi andrà a rafforzarsi ulteriormente ma io, come dicevo prima, sono contenta che con l'approccio dell'Avvocato Serra che, ripeto, è stato un approccio veramente, e lo sarà ancora di più capillare rispettivamente a tutti i temi, e non specificatamente a temi che magari possono stare più a cuore, si possano fare grandi ragionamenti anche da questo punto di vista.
Mi ripeto anche nel dire, Avvocato, che tutta l'Aula è assolutamente al suo fianco; lo è anche chiaramente la Giunta e, nello specifico l'Assessore Caucino, che io so che collabora con lei quotidianamente. So anche che è stata probabilmente la prima lettrice della sua relazione quindi il lavoro fatto è un lavoro in sinergia, non solo con il Consiglio regionale, ma anche con la Giunta regionale. Questo denota l'importanza del suo Ufficio e del ruolo di Garante stesso, un ruolo che lo dice già il termine: garante, garante della serenità dei bambini, che sia all'interno possibilmente, della propria famiglia di origine o di altri contesti quello che importa è che qualsiasi problematica dei minori venga seguita nel migliore dei modi.
Questo viene fatto grazie al suo grande lavoro, alla sua competenza e alla sua sensibilità, quindi mi rinnovo nei ringraziamenti e anche nella nostra totale disponibilità al suo lavoro.
Grazie, io ho concluso.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Ringrazio anch'io questa prima relazione della nostra Garante. Le faccio ovviamente i nostri migliori auguri per il prosieguo e credo che la prossima relazione, come hanno detto i colleghi, sarà la più dolorosa difficile e che, probabilmente, avrà bisogno anche di un sostegno materiale. Cosa intendo, Presidente, lei lo sa, l'ho chiesto negli ultimi Consigli regionali: mettere al primo punto dell'o.d.g. la richiesta di un ordine del giorno sull'analisi delle disuguaglianze per i minori all'interno della pandemia e la didattica a distanza, ma non solo.
Credo - lo dicevano già i colleghi prima di me ma, in generale l'abbiamo ribadito in tutta la discussione sul bilancio - cui ovviamente la Garante non potrà avere assistito - che la pandemia abbia fatto da detonatore alle gravi disuguaglianze e difficoltà già presenti nella nostra società.
Tuttavia dobbiamo anche dire - basta vedere alcuni dati emersi dalle ricerche tanto all'inizio in Cina, quanto poi in Italia e Spagna che sono stati gli altri epicentri della pandemia - che da studi condotti sui bambini e sugli adolescenti è emerso che l'85,7% dei genitori ha riferito cambiamenti importanti nelle emozioni e negli atteggiamenti dei propri figli, non solo durante il lockdown, ma anche nelle fasi successive.
I cambiamenti più frequentemente osservati sono la difficoltà di concentrazione; pensate che quasi due terzi dei nostri adolescenti dichiarano, in qualche modo, di non riuscire più a focalizzare l'attenzione sui loro studi, non solo, ma soprattutto anche sui loro pensieri quotidiani.
Un under 18 su due dichiara un grande senso di noia, di vuoto o di assenza; quasi il 40% degli intervistati si dichiarano più irritabili e irascibili e così vale per il nervosismo. Poco meno la solitudine, ma lì dipende davvero tanto da quante relazioni si avevano prima e che cosa, in qualche modo, si è rotto, e poi, via via, il disagio e le preoccupazioni.
Sempre e comunque parliamo di un giovane su tre. Questi dati sono devastanti e se pensiamo che in Piemonte la didattica a distanza ha escluso anche tanti per, come diceva prima la nostra Garante, assenza di collegamenti, strumentazione, difficoltà economiche, conciliazione dei tempi con i propri genitori, con i propri fratelli e sorelle; impossibilità fisica di stare in quelle case, impossibilità strutturale di avere la banda larga; impossibilità di avere un secondo cellulare con cui connettersi o un computer. Siamo davanti a un disastro già avvenuto, ma con conseguenze che rischiano di essere ancora più lunghe.
Prima della pandemia abbiamo affrontato in quest'Aula il tema dei suicidi e dei tentati suicidi. Immaginatevi i rischi che, in qualche modo abbiamo davanti; l'assenza di luoghi di ascolto, l'assenza di quei doposcuola e di quei luoghi in cui poter avvicinare delle persone adulte e potere, in qualche modo, anche solo comunicare dei dubbi su tante materie che per alcuni adolescenti sono parte della loro crescita. Penso al tema della sessualità, ma penso anche al tema delle dipendenze, loro o dei loro genitori. Ci sono tantissimi temi delicati che ci portano anche a cose più tremende.
Non so se avete letto quella relazione socio-economica sull'impatto del COVID e delle responsabilità fatta dall'UNICEF, in cui si segnala l'interruzione di servizi di prevenzione a risposta delle violenze contro i bambini: circa due terzi dei Paesi intervistati segnalano la più alta percentuale di interruzione delle disponibilità dei servizi, ma anche di violenze contro i minori.
So che tutto questo sarà di sicuro al centro di un lavoro costante che iniziamo a intravvedere nelle sue relazioni ed è per questo che dico Presidente Allasia, non lasciamo sola la nostra Garante, troviamo il modo insieme all'IRES Piemonte di dotare anche per quest'anno di un focus supplementare, un'analisi che potrebbe essere sull'abbandono scolastico sui luoghi di aggregazione, su come quei ragazzi, in qualche modo, debbono avere alcune certezze per quest'uscita.
Finisco, provando ad utilizzare meno dei dieci minuti disponibili dicendo che in qualche modo abbiamo già delle responsabilità enormi sulle spalle, ma le avremo ancora più grandi se non sapremo mettere a fuoco quello che serve da subito. Non ho sentito parlare in queste settimane dei doposcuola, non ho sentito parlare in queste settimana dei centri estivi non ho sentito parlare di quella rete straordinaria che va dagli oratori alle case del quartiere utile a questa uscita dalla pandemia.
Non ho sentito delle ricette che, in qualche modo, insieme possiamo mettere in campo, parliamo di Ricovery Plan e di fiumi di soldi senza mai prenderci cura davvero di quelle poche cose che, in qualche modo potrebbero cambiare tutto per un'intera generazione. Next Gen, cioè stiamo parlando di una futura generazione. Noi abbiamo appena affrontato, forse l'onda più alta degli ultimi cinquant'anni e noi dobbiamo, in qualche modo avere scialuppe, avere giubbotti di salvataggio ma, soprattutto, dobbiamo far vedere loro la terra; alcuni dei nostri minorenni non vedono più la terra, pensano di essere ancora in un mare forza 7 o forza 8.
Noi dobbiamo, in tutti i modi, far vedere loro una nuova dimensione sapendo che molte di quelle crisi ce l'avevano già prima sia in famiglia sia nella società. Spero che insieme costruiremo quella relazione per il prossimo anno e la ringrazio ancora per le parole dette in Aula.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Ringrazio la Garante per la sua prima relazione. Ovviamente, ci prepariamo ad una collaborazione nei prossimi anni. Tra l'altro, credo che come già abbiamo detto in occasione di precedenti relazioni, dovremo pianificare anche un confronto in Commissione, che giudico il luogo più idoneo per uno scambio di opinioni, e anche per cercare di programmare insieme il lavoro futuro, sia per l'Ufficio della Garante sia per il Consiglio regionale.
Durante la discussione del bilancio abbiamo tentato di porre l'attenzione sul tema delle risorse, che, a nostro avviso, avrebbero dovuto essere destinate - uso il tempo passato, perché, di fatto, le nostre proposte non sono state accolte - al sostegno psicologico per i bambini per gli adolescenti e, in generale, per i minori.
Anche noi siamo ovviamente convinti che vedremo le conseguenze di questa pandemia soprattutto nei prossimi mesi; in realtà, le stiamo già vedendo, solo che non abbiamo ancora l'evidenza numerica né disponiamo di sufficienti dati su cui ragionare. Credo, però, che siamo decisamente in ritardo nel pianificare un intervento che, in qualche modo, possa rispondere alle nuove esigenze e alle nuove problematiche che ci troveremo ad affrontare.
Dovremo fare un grande lavoro, in primis attraverso la scuola, perch dovremo iniziare a pensare di formare i docenti in modo specifico su come interagire con questi ragazzi in difficoltà; ritengo che non sempre i docenti abbiamo la formazione o gli strumenti, né probabilmente le occasioni e gli spazi per poterlo fare. Per questo motivo, penso che sia necessario supportare queste figure con la presenza di figure professionali anche all'interno delle scuole. Ovviamente, in alcuni istituti esistono già degli sportelli di ascolto, ma avere delle professionalità a disposizione dei ragazzi è sicuramente un primo passo per cercare di cogliere il disagio sul nascere e contribuire a risolverlo, anche aiutando gli insegnanti, che molto spesso non sanno come porsi di fronte alle difficoltà che i ragazzi si trovano ad affrontare.
In questo periodo abbiamo pensato troppo ai ragazzi in riferimento alla scuola, che sicuramente è un elemento importantissimo nella formazione e nella crescita, ma non è l'unica cosa che è mancata ai nostri giovani.
Sembrava che l'unica possibilità di restituire una normalità ai ragazzi fosse riaprire le scuole, ma a loro è mancato molto di più: è mancata la socialità libera, è mancato il divertimento, che a quell'età è assolutamente sacrosanto. Invece, troppo spesso, quando si parlava di minori, si parlava solo ed unicamente di riapertura delle scuole, e questo credo che sia stato un grosso errore.
Adesso speriamo di poter tornare alla normalità, senza colpevolizzarli.
Perché poi c'è anche questo elemento: nel momento in cui si riapre un po' alla società, quindi si consente magari qualche libertà in più, con quel famoso "rischio ragionato", si va subito a vedere cosa fanno i giovani perché si assembrano, perché diventano un pericolo. Tra l'altro, molti di loro avranno vissuto anche dei dolori in famiglia, dei lutti, quindi credo che anche un retropensiero di responsabilità sia un elemento contro il quale bisognerà intervenire; occorrerà cercare di risolvere anche questo senso di colpevolizzazione che abbiamo calato sui nostri giovani solo per il fatto di aver chiesto delle libertà che, alla loro età, dovrebbero essere normali, ma che purtroppo, in questo periodo di pandemia, non hanno potuto utilizzare.
Questo sarà sicuramente un tema che andrà affrontato e noi continueremo a fare la nostra parte in Consiglio chiedendo fortemente risorse, perch alla fine senza le risorse non si possono mettere in piedi quei servizi che, invece, sono assolutamente necessari.
Un altro tema è sicuramente quello delle separazioni conflittuali, che saranno aumentate in questo periodo e avranno creato ulteriori difficoltà in ambito familiare: era un grave problema già prima della pandemia, quindi immaginiamo che, anche su questo, ci saranno degli strascichi successivi che andranno fronteggiati con un lavoro che, tra l'altro, anche la precedente Garante aveva avviato, ma che adesso si presenterà in maniera ancora più pressante per la Garante appena nominata (ormai un anno fa).
L'ultimo tema che vorrei porre, rispetto al quale so che c'è un'attenzione da parte della Garante, che ha anche interagito con il Garante dei detenuti, l'onorevole Mellano, riguarda il tema dei bambini in carcere, che durante la pandemia è stato particolarmente grave. Sappiamo che c'erano dei bambini presenti nel carcere delle Vallette di Torino (Casa circondariale Lorusso e Cutugno), che pare siano stati anche affetti da COVID. Sappiamo che Torino, rispetto all'esperienza del.
Scusi, Presidente, ma faccio veramente fatica ad intervenire.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Scusate! Sono i colleghi dietro di lei che interloquiscono.
Non vorrei dover zittire nessuno, però vi chiedo la cortesia di consentire ai vostri colleghi di intervenire.
Ci sono già numerose difficoltà, non aggraviamole ulteriormente: peraltro, il brusìo rende difficoltosa anche la stesura del resoconto della seduta.
Prego, Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Concludo, brevemente, nel dire che a Torino abbiamo l'esperienza dell'Icam, che sicuramente è un'esperienza modello. Sappiamo, però, che ci sono delle difficoltà dovute spesso anche semplicemente alla convivenza tra donne in una stessa struttura. Banalmente, ci sono anche difficoltà caratteriali o culturali che impediscono la convivenza, per cui a volte capita di trovare ancora dei bambini che, di fatto, vivono all'interno delle sezioni anziché nell'Icam. Quindi l'attenzione maggiore dovrà essere dedicata proprio a queste realtà, che potrebbero tranquillamente essere risolte attraverso l'accompagnamento a misure alternative o forme di sconto della pena al di fuori della struttura carceraria. Ho letto nella relazione che era previsto un sopralluogo, che però non so se sia stato eseguito.
Sicuramente, so che su questo tema ci sarà la sua attenzione, così come quella dell'onorevole Mellano e ovviamente anche la nostra. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giaccone; ne ha facoltà.



GIACCONE Mario

Grazie, Presidente.
Ringrazio anch'io la Garante per l'illustrazione della sua relazione che ci consente di monitorare in filigrana qual è il livello dei diritti fondamentali che riusciamo a garantire all'anello più debole o all'anello in divenire della nostra comunità. In particolare da questi riusciamo a misurare anche il livello di civiltà della nostra comunità, come i presupposti per il futuro e, in definitiva, che cosa seminiamo per domani.
Capiamo da questa relazione che non è solamente nei Paesi in particolare difficoltà, ma che anche nei Paesi come il nostro e anche nei territori come il nostro - che sono tra i più ricchi dei Paesi più ricchi non si riesce ad avere un'equità e una definitiva garanzia dei diritti fondamentali per tutti i cittadini più deboli, nella fattispecie per l'infanzia e l'adolescenza. E ringrazio la Garante, perché ne ha fatto una suddivisione per capitoli, che ci consente di ricordarci e di monitorare ogni ambito.
È vero che per quanto riguarda, ad esempio, l'istruzione e l'educazione esistono ancora dei problemi di povertà educativa, che vanno al di là del momento difficile - anzi, più che difficile, drammatico - vissuto in seguito al COVID-19, ma che sono stati da questo ulteriormente evidenziati.
Abbiamo detto più volte in quest'Aula che la possibilità di accesso all'educazione e alla formazione in questo periodo non è stata equa. È stata garantita alle famiglie e ai ceti sociali che hanno potuto sopperire nelle circostanze di difficoltà alla mancanza di strumenti, ma non è stata purtroppo, garantita a chi non era in condizione, per circostanze di disagio originario, di accedere alle stesse. Perché è vero che se in DAD abbiamo cercato di garantire a tutti la possibilità di continuare a seguire i percorsi di istruzione fondamentali, era poi nelle case delle famiglie che non avevano stanze a sufficienza, che avevano un numero elevato di figli in piccoli spazi, che non avevano la connessione, che si è evidenziata e si è materializzata la disequità sociale che regna anche in un territorio ricco e non senz'altro tra i più in difficoltà del nostro Paese.
C'è anche l'elemento dell'ascolto e della partecipazione - ringrazio la Garante per averlo evidenziato - perché è lì che si costruisce il futuro di una comunità e di una società, che non si basa sull'individuo, ma che si basa sulla collettività. Se nei primi anni della propria vita o durante l'infanzia e l'adolescenza, il cittadino non ha modo di imparare che vive in una comunità, rimarrà un cittadino che a questa non solo non partecipa ma che ne ha un'idea non positiva e che, a sua volta, non promuove elementi collettivi positivi.
Nella disamina di questi aspetti e di questi diritti, anche l'elemento della disabilità è stato ben letto ed individuato, a quel punto declinando all'interno di quel particolare elemento di lettura, i temi legati alla salute, alla formazione, allo sport, allo svago, in generale alla possibilità di questi fanciulli di accedere, rimuovendo gli ostacoli a tutti, alle possibilità che hanno i loro compagni che non hanno disabilità.
La circostanza sulla parità del trattamento e sul divieto della discriminazione sono stati evidenziati e hanno avuto il giusto rilievo.
Termino il mio intervento con due elementi, che sono caratteristici dell'ultima parte della relazione, che riguardano le relazioni familiari che sono il primo elemento di tutela e di promozione della crescita di un cittadino che poi partecipa alla vita della comunità, come anche l'elemento importante che è stato sottolineato, anche con dati concreti che lo evidenziano, ovvero il crollo della natalità. Il tasso di natalità del Piemonte è il settimo in termini "negativi" in Italia. La popolazione residente è in calo del doppio rispetto al resto del Paese.
Termino l'intervento nello stesso modo in cui termina la relazione della Garante, che ringrazio, ovvero con un indirizzo anche di sfida a saper promuovere una futura politica giovanile che inverta questa tendenza e che consenta prima ai giovani, ma soprattutto al nostro territorio, di potersi riprendere, proprio grazie alla presenza, in quanto promossa aiutata e coordinata, di un maggior numero di giovani. Grazie, Presidente e grazie alla Garante.



PRESIDENTE

Grazie.
Non ci sono altri Consiglieri iscritti a parlare.
Sospendo la seduta per lasciare nuovamente spazio alla Garante, se vuole brevemente rispondere o fare un breve intervento conclusivo.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 13.00)



SERRA Ylenia, Garante dell'infanzia e dell'adolescenza

Grazie a tutti, vi ringrazio davvero per le puntuali osservazioni e gli spunti. Chiaramente la relazione del 2020 dà conto in gran parte di quelle che sono state le conseguenze della pandemia sui vari diritti e ne dà conto anche e soprattutto nell'ambito delle segnalazioni, che sono nettamente superiori come numero rispetto a quelle del 2019, e che, in gran parte ovviamente riflettono tutte le varie problematiche emerse dall'ambito scolastico, all'interruzione dei luoghi neutri e alle problematiche anche dell'adozione internazionale. Si dà conto dal mio osservatorio privilegiato di quelle che sono state le conseguenze.
Io sono totalmente disponibile, anzi vi ringrazio per la vostra disponibilità nel supporto di quest'attività, che indubbiamente è complessa e che la pandemia non ha fatto altro che rendere ancora più complessa.
Grazie.



(La seduta riprende alle ore 13.01)



PRESIDENTE

Grazie, dottoressa Serra.
La seduta riprende.
Essendo arrivati alle ore 13, possiamo sospendere la seduta, che riprenderà alle ore 14 con il question time. Successivamente continueranno le relazioni dei Garanti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13.02, riprende alle ore 14.04)



GAVAZZA GIANLUCA



(I lavori proseguono alle ore 14.04 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)



PRESIDENTE

Per delega del Presidente Stefano Allasia, dichiaro aperta la seduta delle interrogazioni e interpellanze.
In merito allo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata come recita l'articolo 100 del Regolamento, iniziamo con l'esame delle interrogazioni pervenute.
Oggi si provvederà a rispondere come segue: interrogazione a risposta immediata n. 708 presentata dal Consigliere Ravetti, cui risponderà l'Assessore Icardi; interrogazione a risposta immediata n. 711 presentata dalla Consigliera Canalis, cui risponderà l'Assessore Icardi interrogazione a risposta immediata n. 713 presentata dal Consigliere Magliano, cui risponderà l'Assessore Icardi; interrogazione a risposta immediata n. 715 presentata dal Consigliere Grimaldi, cui risponderà l'Assessore Icardi; interrogazione a risposta immediata n. 710 presentata dalla Consigliera Frediani, cui risponderà l'Assessore Marnati interrogazione a risposta immediata n. 712 presentata dal Consigliere Martinetti, cui risponderà l'Assessore Marnati; interrogazione a risposta immediata n. 714 presentata dalla Consigliera Disabato, cui risponderà l'Assessore Marnati; interrogazione a risposta immediata n. 716 presentata dal Consigliere Gallo, cui risponderà l'Assessore Marnati; interrogazione a risposta immediata n. 709 presentata dal Consigliere Bongioanni, cui risponderà l'Assessore Protopapa.
Prego i Consiglieri e gli Assessori di attenersi rigorosamente ai tempi ed è espressa volontà della Presidenza l'invio delle risposte tramite posta elettronica agli interroganti.
Ricordo che l'interrogante ha tre minuti a disposizione per l'illustrazione, mentre il componente della Giunta ha a disposizione cinque minuti per la risposta.
Ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento, sull'interrogazione a risposta immediata non sono previste repliche.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 708 presentata da Ravetti, inerente a "Piano finanziario relativo alla realizzazione del progetto definitivo e dei lavori per ammodernamento e riqualificazione dell'Ospedale infantile Cesare Arrigo di Alessandria"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
708 La parola al Consigliere Ravetti, per l'illustrazione; ne ha facoltà per tre minuti.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Com'è noto, l'Infantile di Alessandria è uno di 13 ospedali infantili italiani ed è l'unico in una città non capoluogo di regione; inoltre, è un tratto identitario della comunità alessandrina e noi siamo molto legati all'ospedale infantile Cesare Arrigo di Alessandria. Ogni intervento dedicato al potenziamento di quella struttura riguarda il destino dei giovani della nostra comunità e delle nostre famiglie.
Nel 2016 è stata resa nota una donazione di 3,7 milioni, se ricordo bene, per volontà della signora Baralis dedicati all'acquisto di attrezzature per il blocco operatorio. C'è stata una discussione pubblica in questi anni, per la riqualificazione della struttura e credo di avere inteso bene le volontà della Direzione generale dell'Azienda ospedaliera che ha responsabilità rispetto all'Infantile, di voler investire altre somme affiancate a quelle della donazione per un intervento complessivo di riqualificazione.
La scorsa settimana, il collega Ruzzola, capogruppo di Forza Italia, ha depositato un'interrogazione e ha ottenuto dalla Giunta una risposta, circa le tempistiche operative dei lavori d'ammodernamento e di adeguamento strutturale e funzionale del Cesare Arrigo. La risposta arrivata dalla Giunta parla di un complessivo di 16,5 milioni da realizzarsi in due anni in una fase in cui la direzione generale dell'Azienda ospedaliera dovrebbe prevedere un incarico per uno studio che entri nei particolari di questa realizzazione.
Chiedo all'Assessore qual è il dettaglio del piano finanziario di 16,5 milioni e le chiedo di evidenziare capitoli e missioni che daranno copertura all'importo previsto.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Icardi, per la risposta.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Consigliere Ravetti, con tre figli devo dirle che sono stato - ma spero di non esserlo più molto - un assiduo frequentatore di quell'ospedaletto, e ne ho sempre apprezzato la grande professionalità e i servizi che offre, non solo per l'Alessandrino; infatti, ha un bacino d'utenza molto ampia ed è una risorsa per tutto il basso Piemonte, compresa anche una fetta importante della provincia di Cuneo, dell'Astigiano eccetera. Pertanto, mi auguro davvero che il cronoprogramma che abbiamo illustrato la volta scorsa verrà rispettato.
Per venire al dettaglio, non ho i capitoli, ma ho il dettaglio di ogni singola spesa.
Questo intervento di riqualificazione è l'adeguamento sismico (parte rilevante) previsto per l'Ospedale Cesare Arrigo di Alessandria; ha un costo stimato, come lei diceva, di circa 16,5 milioni; l'importo è finanziato per una parte, pari a circa 13 milioni di euro, con i fondi ex articolo 20 della legge 67 del 1988, quindi fondi pubblici, e una parte con una somma pari a 3,5 milioni di euro proveniente da un lascito testamentario, come le diceva, finalizzato all'acquisto di tecnologie.
L'Azienda precisa che potrà essere suddiviso in due lotti funzionali anzi abbiamo già dato indicazione che i lavori vengono realizzati in due lotti; il primo, è costituito dal nuovo blocco operativo con lo spostamento della "Family room", con un costo complessivo di circa 7,2 milioni; il secondo lotto, costituito dall'intervento di miglioramento sismico e da quello di ristrutturazione e riorganizzazione dell'intero presidio, con un costo di circa 9,3 milioni di euro adesso.
Nel dettaglio, la stima per il nuovo blocco operatorio e la riqualificazione dell'ospedale comporta alcune tipologie di opere: sono opere edili, impianti, forniture medicali fisse, arredi e attrezzature mobili, spese tecniche di progettazione e oneri fiscali: totale 12.580. A questo importo occorre aggiungere la stima dei lavori di miglioramento sismico, pari a circa 4 milioni, come già comunicato la volta scorsa, con un totale di 16.580 mila euro.
Il lotto 1, cioè il Blocco Operatorio e lo spostamento della "Family room", ha un quadro economico di 7,2 milioni, di cui 3 milioni 570 mila provenienti dal lascito testamentario legato all'acquisto specifico di tecnologie.
Al netto delle spese notarili legate alla successione e all'acquisto già avvenuto, di piccole attrezzature, sempre per il presidio pediatrico l'importo di partenza del lascito era di 3 milioni 622 mila euro.
Il finanziamento regionale, quindi, a copertura completamento sul primo lotto è di 3 milioni 630 mila euro.
Tale lotto, fino al 31/12, considerata la rilevante componente per la fornitura di tecnologia, può essere affidato tramite appalto integrato quindi l'azienda farà un appalto integrato. Quindi, acquisito il progetto definitivo, la copertura finanziaria che già c'è, al fine di velocizzare i tempi di messa in servizio del nuovo blocco, considerate anche le condizioni di obsolescenza del Blocco Operatorio e la necessità di dare corso alla volontà del donatore.
Ai fini dell'avvio dell'appalto integrato, questa azienda deve procedere all'affidamento del progetto definitivo, con una prima esposizione di circa 200 mila euro, con opzione di affidamento della direzione lavori, coordinamento e sicurezza per ulteriori 500 mila euro.
Questo è il dettaglio, poi le mando anche lo scritto, dei lavori.
Ripeto, mi auguro davvero di riuscire a concluderli nel tempo previsto dal crono programma, perché è davvero una grande risorsa il nostro ospedaletto e deve essere mantenuto.
Questo è un intervento da 16 milioni che lo trasforma in modo importante e integrale, e c'è tutta la volontà mia, dell'Assessorato e della Direzione di far presto.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Luigi Icardi per la risposta.


Argomento: Nomadi

Interrogazione a risposta immediata n. 711 presentata da Canalis, inerente a "Collegno: soluzioni abitative alternative a tutela dei minori e, in particolare, dei minori con disabilità di origine rom"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 711.
La parola alla Consigliera Canalis per l'illustrazione.
Prego, Consigliera, ne ha la facoltà per tre minuti.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Sono particolarmente contenta di poter illustrare questa interrogazione a risposta immediata in una giornata come questa, a pochi minuti dall'illustrazione della relazione 2019 della Garante per l'infanzia e l'adolescenza del Piemonte.
Il focus di questo question time, non sono tanto i rom in generale, ma i minori in particolare e, all'interno di questa fascia particolare, i minori affetti da disabilità.
Il campo rom di Collegno infatti, che aveva una popolazione di oltre 400 persone, nel giro di pochi anni, grazie all'opera minuziosa, certosina paziente e faticosa del Comune di Collegno in totale autonomia, si è passati alle attuali 93 persone presenti. Di queste 93 persone, ben 36 sono persone di età minore, cioè il 38,7%. L'altro dato che proviene dal Comune di Collegno riguarda la popolazione scolastica, cioè sui 65 minori collegnesi che si è riusciti, con successo, a inserire nella scuola purtroppo il 26,2% ha una disabilità certificata: stiamo parlando di poveri tra i poveri e, per di più, minori e, per di più, con disabilità.
Siamo arrivati al rush finale della chiusura di questo campo, in linea con le direttive europee e con la strategia nazionale di inclusione di questa popolazione, che prevedeva il superamento dei campi rom entro il 2020. La chiusura del campo è veramente a portata di mano, dopo il lavoro di lunghissimi anni, però a questo punto c'è bisogno di un aiuto, in fondo piccolo, da parte della Regione, soprattutto per l'individuazione di soluzioni abitative alternative per questi minori e per i loro genitori.
Finora, il Comune di Collegno è riuscito a inserire 11 nuclei negli alloggi ERP del proprio Comune; sarebbe importante individuare alloggi situati in altri Comuni per garantire il mix sociale ed evitare una concentrazione nello stesso quartiere delle case popolari di Collegno, perché a quel punto si ricreerebbe un nuovo campo rom, vanificando gli sforzi di integrazione fatti in questi anni.
Il Comune di Collegno ha già mandato quattro missive ufficiali che, a differenza di quanto detto dall'Assessore Ricca a settembre, erano assolutamente prive di insulti, o anche solo di un'ombra di insulti. Erano note, che io ho letto, estremamente formali, rispettose, ma che chiedevano aiuto alla Regione, perché un Comune di 50 mila abitanti, sebbene molto più grande della media dei Comuni piemontesi, da solo non ce la può fare a ricollocare 93 famiglie e, soprattutto, 36 minori, di cui il 25% con disabilità.
Speravo che oggi ci fosse l'Assessore Caucino a rispondermi, perché il tema compete a lei, non è un tema di sicurezza. È un tema sociale.
L'Assessore non c'era stamattina per la Garante dell'infanzia, non c'è neanche adesso per il mio question time, spero che almeno i suoi Uffici abbiano preparato una risposta di attenzione a un tema così delicato perché può essere davvero un modello per altri Comuni.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Monica Canalis per l'illustrazione; la Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Matteo Marnati.
Prego, Assessore, ne ha la facoltà per cinque minuti.



MARNATI Matteo, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
In riferimento all'interrogazione a risposta immediata in oggetto l'Assessore Caucino segnala quanto segue.
Come già detto in precedenza, è volontà dell'Amministrazione regionale agire per il superamento dei campi rom che insistono sul territorio piemontese, incluso quello sito all'interno del Comune di Collegno.
Nel caso specifico, l'interrogante fa preciso riferimento al fatto che attualmente, tra le 93 persone presenti, 36 sono minorenni, alcuni dei quali certificati come portatori di handicap. Tra le ipotesi suggerite viene ipotizzato che i fondi per la ricollocazione abitativa possano essere stanziati sui capitoli delle politiche abitative o sui fondi per le politiche dell'infanzia e della disabilità.
A tale proposito pare necessario chiarire alcuni aspetti: non esistono politiche specifiche di accompagnamento all'abitazione di particolari categorie, nell'ambito delle politiche di welfare abitativo e tutti i capitoli di bilancio derivano dalla legge regionale 3/2010 o dalle norme che finanziano interventi edilizi o dalle norme a sostegno delle famiglie (Fimi, FSL, ASL o simili).
In questo senso, la prima ipotesi formulata dalla Consigliera non è percorribile. Anche nell'ambito delle attività seguite dal Settore Politiche per i bambini le famiglie, minori e giovani, sostegno alla situazione di fragilità sociale, non vi sono capitoli dedicati alla progettualità ed interventi specifici a favore dei cittadini o delle famiglie rom.
In ogni caso, è bene evidenziare che interventi di tutela e protezione dei minori siano a pieno titolo ascrivibili nell'ambito delle funzioni e degli interventi sociali a titolarità comunale esercitate sul nostro territorio regionale dagli enti gestori delle funzioni socio assistenziali ai sensi della legge regionale n. 1/2004, senza alcuna specifica distinzione rispetto alla provenienza dei minori stessi.
Nel caso specifico, in assenza del criterio della residenza anagrafica la competenza a mettere in atto interventi è in capo al soggetto sul cui territorio emerge il bisogno assistenziale (in questo caso il Comune di Collegno e il competente Consorzio dei Servizi Sociali).
Anche in assenza di finanziamenti dedicati è doveroso sottolineare che l'Ente locale competente, in base ai principi sopra richiamati, è tenuto in ogni caso ad attivare interventi a protezione dei minori che si trovano nel campo e delle loro famiglie, qualora privi di una sistemazione adeguata attivando un adeguato collocamento residenziale con spese a valere sulle risorse statali e regionali ordinariamente trasferite per tutte le attività di competenza dei servizi sociali, il Fondo nazionale per le politiche sociali e il Fondo regionale cosiddetto indistinto.
Tuttavia, stante la delicatezza del tema, in particolare rispetto alla presenza di minorenni, l'Assessorato al welfare si dichiara disponibile a valutare soluzioni alternative a quelle prospettate rispetto alla collocazione abitativa, anche in collaborazione con la Prefettura e, se lo vorrà, con la Consigliera Canalis al fine di preservare il superiore interesse dei minori.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Matteo Marnati per la risposta.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 713 presentata da Magliano, inerente a "Il calmieramento e l'omogeneità dei prezzi dei tamponi antigenici rinofaringei (tamponi rapidi), sono ancora più urgenti con l'introduzione del passaporto verde"


PRESIDENTE

Ha chiesto di illustrare l'interrogazione il Consigliere Magliano.
Prego, Consigliere, ha facoltà di intervenire per tre minuti.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
In premessa ringrazio l'Assessore Icardi per essere presente; chiedo solo, se è possibile, di ricevere la nota scritta, come per le interpellanze, brevi manu, perché spesso, non è responsabilità dell'Assessore, si fa fatica riceverla via e-mail (mi rendo conto che ci sono altre priorità e lo dico senza alcuna polemica).
Con il decreto riaperture dal 21 aprile come l'Assessore sa, il Governo ha stabilito che dal 26 aprile 2021 sono consentiti gli spostamenti tra Regioni o Province autonome che si trovano in zona gialla o bianca, senza alcuna certificazione o autocertificazione. Ha altresì previsto la creazione di un passaporto verde (certificazione verde) per muoversi in Italia a prescindere dal colore delle regioni: chi è munito di pass potrà infatti, spostarsi da una regione all'altra, anche se si tratta di zone rosse o arancioni (questo è stabilito).
Il pass per gli spostamenti tra regioni si ottiene con: il completamento del ciclo vaccinale, l'avvenuta guarigione da COVID-19 debitamente certificata e l'effettuazione di un tampone molecolare o test rapido con esito negativo nelle ultime 48 prima di partire. A seconda del caso cambia la validità del pass, come è evidente a tutti: nei primi due casi, dura sei mesi, (per dottrina, pare siano i mesi di copertura a seguito di vaccino o di essere guariti dal COVID), che diventano solo 48 ore in caso di test molecolare o antigienico rapido con risultato negativo.
"Nel considerato che" ho inserito alcune note rispetto al fatto che il tampone rapido garantisce risultati in tempi molto brevi e chi ha ottenuto un esito di positività deve essere confermato da un secondo tampone molecolare; il cittadino è tenuto a restare in isolamento fino all'esito del referto del test molecolare. Un accordo con i soggetti privati del territorio per attività di testing a prezzi calmierati equi e omogenei rappresenterebbe una misura necessaria per venire incontro alle esigenze dei cittadini piemontesi e anche un passo utile in vista di una sempre più urgente esigenza di uniformità di regole e prezzi a livello nazionale.
Un numero sempre crescente di piemontesi decide di rivolgersi a strutture private per effettuare il tampone a pagamento e noi "nel tenuto che" diciamo anche che i test antigenici rapidi sono in grado di assicurare una diagnosi più veloce di casi di COVID-19, inoltre i test antigenici rapidi su tampone naso-faringeo sono utili come strumento di screening rapido su numerose persone.
Altre Regioni l'hanno fatto, ad esempio la Regione Lazio è riuscita a chiudere un accordo con ANISAP, AIOP, Unindustria, FederLazio per l'esecuzione di test rapidi antigienici nelle strutture private al prezzo calmierato di 22 euro, così come la Regione Emilia-Romagna che dal 1 febbraio ha ottenuto il prezzo calmierato di 15 euro. Anche noi avremo bisogno di questi tamponi che la gente dovrà comprare, di fatto, per potersi muovere sia a fini turistici sia per altre finalità, perch ripeto, con il pass verde ci si può muovere avendo fatto un tampone.
L'Assessore Tronzano, purtroppo, ci disse che non siamo in grado di regolare il mercato, ma la Regione Lazio e la Regione Emilia-Romagna sono riusciti a farlo, ragion per cui interrogo - vista la necessità di avere questi tamponi per il green pass per potersi muovere - per sapere, alla luce delle ultime novità introdotte dal Governo, se questa Giunta intende intraprendere, con i soggetti privati del territorio in grado di effettuare attività di test e tamponi, un'interlocuzione finalizzata a trovare un accordo per l'attività di testing a prezzi calmierati, equi e omogenei presso gli ambulatori privati sul territorio regionale.
Pensate che cosa vorrà dire per una famiglia di quattro persone spendere 40-45 euro invece che, come ho provato a scrivere, 22 o 15 euro.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Magliano per l'illustrazione, la Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore, ha facoltà di intervenire per cinque minuti



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente, sarò più breve.
Condivido la preoccupazione di avere dei prezzi diversificati, spesso anche più alti, dei 15 euro stabiliti ad esempio in Emilia Romagna rispetto ai 22. Noi abbiamo iniziato, proprio alla luce di queste disposizioni, un'interlocuzione con i soggetti privati, ne autorizzeremo molti di più e, mentre li contattiamo per l'autorizzazione, faremmo anche una valutazione su un prezzo medio che sia accettato da loro.
In questo momento in Assessorato stanno facendo gli incontri, ragion per cui ho scritto una breve nota perché credo che fra 15 giorni potrei dare una risposta più articolata con tutti i prezzi.
In considerazione del notevole incremento della richiesta sia di test rapidi sia di test molecolari, abbiamo una procedura aperta presso l'Istituto Superiore di Sanità per la validazione di test salivari che abbiamo sperimentato in due ospedali del Piemonte e che registreremo nei prossimi mesi (un incremento importante proprio per il passaporto, ma anche per ulteriori controlli). L'Assessorato sta provvedendo ad una revisione delle procedure inerenti i soggetti autorizzati alle attività di prelievo finalizzata ad estendere in modo significativo il numero dei laboratori (questo ha già un effetto calmierante, perché aumentando l'offerta, il prezzo si allinea), nonché ad un riassetto delle abilitazioni sulla piattaforma COVID, in modo da consentire il tracciamento di tutti i test anche di quelli negativi, che in passato non venivano inseriti.
Come dicevo, l'aumento dell'offerta dovrebbe generare (o contribuire in modo significativo, secondo la legge di mercato) un calmieramento del prezzo.
Quando disporremo di un quadro di tutti gli offerenti e di tutti i laboratori autorizzati, concorderemo con loro un prezzo contenuto uniforme sul territorio della Regione Piemonte.
Grazie, Presidente e grazie, Consigliere Magliano.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Luigi Icardi per la risposta.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 715 presentata da Grimaldi, inerente a "Andamento campagna vaccinale in Piemonte e problematiche correlate"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 715.
Ha chiesto di illustrare l'interrogazione il Consigliere Marco Grimaldi; ne ha facoltà per tre minuti.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Questo è un aggiornamento di una discussione molto lunga. Stando solo alle categorie di persone più fragili, oltre ai sanitari e non sanitari operanti nelle strutture sanitarie, la Regione Piemonte ha aperto le vaccinazioni agli "over 80" il 21 febbraio 2021, il 26 marzo alle persone estremamente vulnerabili e ai disabili gravi, il 29 marzo per la fascia d'età "70-79" e per i conviventi e caregiver delle categorie estremamente vulnerabili e disabili gravi.
Alla data del 25 aprile scorso - quando abbiamo presentato questa interrogazione a risposta immediata - il Piemonte ha somministrato 1 milione e 400.000 dosi, di cui solo 415.000 sono seconde dosi.
In più di un'occasione la Regione Piemonte, attraverso le parole del Commissario dell'Area giuridico-amministrativa dell'Unità di crisi della Regione Piemonte, ha dichiarato durante le audizioni o a mezzo stampa date di completamento delle vaccinazioni di alcune categorie che non sono stati in grado di rispettare.
La categoria degli "over 80", ad esempio, secondo quanto dichiarato avrebbe dovuto terminare la prima dose di vaccino entro fine marzo, una data posticipata prima al 15 aprile e poi al 19 aprile: oggi, però, secondo i calcoli derivanti da fonti ministeriali e regionali, ci sarebbero ben 17.000 "over 80" ancora in attesa di prima dose.
Il numero di vaccinazioni giornaliere avrebbe dovuto raggiungere le 20.000 dosi molto prima di quanto è accaduto la scorsa settimana, a fronte della promessa di raggiungere l'inoculazione di 30.000 dosi giornaliere costantemente (tale numero è stato raggiunto solo il 10 aprile e il 17 aprile scorsi).
Sono numerosissime le segnalazioni che ci sono pervenute di disservizi ritardi e persone che, pur avendone diritto, non hanno ancora ricevuto la prima dose di vaccino, mentre ci sarebbero persone di altre fasce che sarebbero già state vaccinate.
Per intenderci, è possibile che dei settantenni, che hanno magari fatto la prenotazione più di un mese fa, oggi siano stati superati da dei sessantenni, che l'hanno presentata solo poche settimane fa? Non so se le è chiara la vicenda, ma succede da Cuneo a Torino, da Alessandria a Novara. Emerge, dunque, come diceva lo stesso Garante dei diritti dei nostri cittadini, un problema di uniformità di trasparenza, ma anche di percezione della realtà.
C'è scarsissima informazione riguardo i criteri con cui si procede con i vaccini, in merito alle varie fattispecie di situazioni che si sono venute a creare relativamente alla presenza o meno del medico di base vaccinatore presso il proprio ambulatorio, o alle varie ASL di appartenenza, o da un sistema informatico che pare funzionare in modo totalmente "randomico", diciamo così, cioè senza una ratio.
A differenza di altre Regioni italiane della nostra grandezza, in Piemonte non sembrano ancora essere partite effettivamente le vaccinazioni dalla fascia 60-69. Molti disabili gravi e soggetti estremamente fragili lamentano che i propri conviventi e caregiver non sono stati ancora vaccinati, alcuni nemmeno chiamati, sebbene, in taluni casi, la vaccinazione dovesse essere fatta contemporaneamente all'uno e all'altro soggetto.
Le numerose domande che abbiamo posto sono queste: perché, a differenza di altre Regioni, non esiste una piattaforma di prenotazione, ma una semplice adesione? Perché non esiste una query che consenta di sapere il proprio stato dopo l'adesione? Perché non si utilizzano altre piattaforme di cui è dimostrata l'efficacia, invece che inventarsi una propria soluzione, le cui difficoltà sono così evidenti da emergere sugli organi stampa? Qual è stato il costo della piattaforma? È stata fatta un'analisi economica per valutare i costi di uno sviluppo in proprio rispetto all'adozione di un'altra piattaforma già funzionante, come hanno fatto altre Regioni? Insomma, interroghiamo l'Assessore competente per sapere se, oltre alla fornitura delle varie tipologie di vaccini e della loro disponibilità, vi sono altri meccanismi che governano le tempistiche delle prenotazioni, le code, le eventuali diseguaglianze per Aziende Sanitarie e l'intera macchina organizzativa che stanno sollevando molte criticità tra i cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Marco Grimaldi per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Luigi Icardi.
Prego Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
La struttura commissariale, oltre che a distribuire i vaccini delle diverse tipologie sulla base di differenti parametri variati nel corso della campagna vaccinale (numero di soggetti presenti in una Regione di una specifica categoria, numero di residenti, eccetera) - ci si riferisce anche alle modalità di distribuzione delle dosi, che prima era mirata alle popolazioni target, poi si è passati al concetto "una testa, un vaccino" determinando conseguenti difficoltà di approvvigionamento - fornisce anche indicazioni in merito alle fasce di popolazione da vaccinare in via prioritaria.
La diversa distribuzione dei cittadini nelle diverse fasce sul territorio regionale e i cambiamenti sulle modalità di utilizzo dei vaccini, proposti dal Ministero delle salute sulla base delle indicazioni dell'AIFA (AstraZeneca, ad esempio, prima era somministrabile solo ai soggetti inferiori ai 55 anni, dopo solo per soggetti maggiori di 60 anni) hanno reso, in alcuni casi, complessa l'attività di programmazione dei centri vaccinali, sia pubblici che privati. A questo si aggiunge anche il discorso della modifica delle categorie: si è viaggiato, in un certo periodo, con le circolari Arcuri, che prevedevano i servizi pubblici essenziali, per poi essere sospesi e, adesso, parzialmente ripresi. Quindi a monte c'è una difficoltà e una variabilità normativa non indifferente associata anche alla difficoltà di approvvigionamento.
La somministrazione dei vaccini viene monitorata giornalmente dall'Unità di crisi e dal DIRMEI, sulla base dei dati di erogazione, e sono adottate ogni giorno azioni correttive, anche di distribuzione, che prevedono la modificazione di distribuzione dei vaccini sul territorio regionale e attività di supporto ai centri vaccinali delle varie ASL sempre con particolare attenzione nel cercare di ridurre al minimo il disagio per i cittadini.
Al riguardo delle vaccinazioni per fasce prioritarie, leggo alcune statistiche tratte dalla piattaforma SIRVA e poi mi sono permesso di fare l'aggiornamento a ieri di quel piano vaccinale che diamo settimanalmente.
Poi glielo consegno, così vedrà tutti i dettagli.
Oggi la popolazione "over 80" (al 94% degli aderenti trasportabili e al 52% dei non trasportabili) è vaccinata. Parlo del 94% del totale, quindi più rispetto agli aderenti. La popolazione estremamente vulnerabile è al 77,8% degli aderenti. La popolazione convivente ai vulnerabili è vaccinata per il 48%.
La popolazione nella fascia di età 70-70 è vaccinata per il 68,42 mentre la popolazione nella fascia di età 60-69 è al 34% degli aderenti.
Quindi, in alcune Aziende sanitarie, ad esempio Biella, questa fase è già conclusa e stanno passando ai fragili da 16 a 59 anni.
La programmazione degli appuntamenti, sulla base delle categorie di rischio identificate dal piano vaccinale, è effettuata dalle singole Aziende. Per cui non c'è un'uniformità regionale, che sarebbe impossibile da applicare, fatta eccezione per le somministrazioni effettuate dai medici di base nei propri studi che, invece, transita attraverso Federfarma. La distribuzione spetta alle farmacie, dove il medico di base prende le proprie dosi e vaccina negli studi e segue queste regole: persone da vaccinare come prime dolosi e seconde dosi, volume di vaccinazione giornalieri compatibili con la distribuzione settimanale, necessità di utilizzare il maggior numero di dosi vaccinali possibili e sicurezza di una riserva minima per garantire l'eventuale criticità e anche le seconde dosi magari mancate consegne o ritardi che sono all'ordine del giorno. Su questi criteri viene organizzata la campagna vaccinale.
Per rispondere al quesito, è vero che ci sono Regioni in cui la pre adesione sostanzialmente non è più una pre-adesione, ma una prenotazione.
La Regione Piemonte ha previsto di utilizzare un software predisposto dal CSI, sulla base dei dati già presenti in piattaforma e fa una semplice pre adesione e poi viene inviato un messaggio, nel quale viene indicata la data di inoculazione con il relativo orario e indirizzo, per gestire al meglio proprio le categorie e le priorità. Questo sarebbe difficile farlo semplicemente con una prenotazione immediata.
Il sistema sta funzionando e, come si vede dai dati, la Regione Piemonte si trova sempre in testa alla classifica per dosi somministrate e per categorie effettuate; al fondo della classifica, siamo gli ultimi per quanto riguarda l'inappropriatezza di destinazione delle dosi. La categoria "altro" che troverà nelle varie statistiche nazionali, cioè le altre persone vaccinate che non fanno parte di quelle categorie, vede il Piemonte ultimo, che significa essere il primo nell'appropriatezza di destinazione delle vaccinazioni alle categorie secondo target e secondo le priorità indicate dalla circolare del Generale Figliuolo.
Ho concluso, le consegno la statistica. Grazie, Presidente.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione a risposta immediata n. 710 presentata da Frediani, inerente a "Monitoraggio componente atmosfera relativi alla rilocalizzazione dell'autoporto di Susa nei Comuni di San Didero e Bruzolo (1° lotto costruttivo)"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 710.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Leggerei le premesse, in quanto si fa riferimento a documentazione ben precisa.
Nel contributo tecnico di Arpa Piemonte del 15/02/2019, avente come oggetto le osservazioni al Piano di Monitoraggio Ambientale depositato da Telt in data 16/01/2019 relative alla Rilocalizzazione dell'autoporto di Susa nei comuni di San Didero e Bruzolo, si richiede che i dati di monitoraggio della componente atmosfera vengano caricati settimanalmente sul portale regionale Ariaweb, con le stesse modalità già utilizzate per il cunicolo esplorativo.
La DGR n. 24-8551 del 15/03/2019 evidenzia che "il Settore infrastrutture strategiche ha promosso un incontro in data 5/02/2019 con le competenti strutture regionali le quali, nel merito dell'istanza trasmessa dal soggetto aggiudicatario TELT, hanno inviato una serie di osservazioni per la verifica di attuazione ai sensi dell'art. 185 e di variante ai sensi dell'art. 169, commi 2, 4, e 6 del D.lgs 163/2006".
Tale DGR cita altresì, quale documento agli atti, il Contributo tecnico scientifico di ARPA per il PMA (Piano di Monitoraggio Ambientale).
In data 26 aprile 2021, quindi ieri, risultava che gli ultimi dati caricati su Ariaweb per i punti di monitoraggio siti a Bruzolo e San Didero risalivano al 31 dicembre 2020.
Tutto questo per dire che ci sono dei documenti ufficiali e dei documenti che prevedono prescrizioni ben precise. Noi sappiamo che in Val di Susa siamo un po' animosi rispetto a questo tema, però ci piacerebbe che le cose, dal punto di vista formale, fossero fatte nel migliore dei modi.
Non solo ovviamente dal punto di vista formale, ma questo è un primo passo.
Quindi, quando si pensa di essere dalla parte della ragione, si pretende che tutti si comportino nel migliore dei modi. E per noi il migliore dei modi sarebbe rispettare le prescrizioni, tanto per dirne una, soprattutto perché parliamo di un monitoraggio ambientale di un sito che già ha subìto negli anni un consistente inquinamento. Tutta la valle lo ha subìto e non solo il sito di San Didero e di Bruzolo per la presenza delle acciaierie proprio nel luogo in cui si dovrebbe ricollocare l'autoporto. Ecco, la nostra interrogazione è semplicemente finalizzata a sapere per quale motivo non si rispettino le prescrizioni.
Quindi, la domanda è conoscere la ragione della difformità fra quanto richiesto da ARPA, per la restituzione dei dati di monitoraggio e le tempistiche di caricamento effettuate dal soggetto realizzante l'opera.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Marnati, per la risposta.



MARNATI Matteo, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
A seguito di verifiche fatte con la struttura tecnica e, nello specifico, con il Settore emissioni e rischi ambientali si riporta quanto segue.
Le opere relative ai monitoraggi ambientali legati alla realizzazione dei lavori preparatori alla realizzazione del nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione sono passati dalla società LTF (Lyon Turin Ferroviaire Sas) alla società TELT.
Dal mese di Settembre 2020, a causa del trasferimento tra due diverse strutture tecniche incaricate della realizzazione effettiva dei monitoraggi, il Settore Emissioni e rischi ambientali è stato coinvolto nel coordinamento delle modalità di messa a disposizione delle informazioni verso l'ente di controllo (ARPA Piemonte) e verso tutti i cittadini.
Il piano di monitoraggio, concordato con ARPA Piemonte, ha previsto la localizzazione di 3 nuovi punti, entrati in funzione nei primi mesi del 2020, nelle stazioni di Bruzolo, Via del Lago,11 - Bruzolo; Chiomonte-Avana Via dell'Avanà - Chiomonte; San Didero-autoporto, Confine area Autoporto San Didero. Ad oggi, i dati dei punti di San Didero e Bruzolo sono disponibili solamente per i mesi del 2020 e non per l'anno corrente.
L'attuale fase di predisposizione del sistema per il caricamento automatico della piattaforma della Società "Ambiente Italia" incaricata dei monitoraggi è temporaneamente sostituita con dei caricamenti manuali con frequenza trimestrale.
La società riporta in una nota che le attività di monitoraggio ambientale della componente atmosfera svolte sino ad oggi nell'ambito del Piano di Monitoraggio Ambientale relativo alla rilocalizzazione dell'autoporto di Susa riguardano la fase di monitoraggio ante operam precedente all'avvio delle lavorazioni di cantiere.
In tale fase vengono acquisiti i dati relativi all'area utili al confronto successivo con i dati registrati durante le lavorazioni di cantiere, in fase di corso d'opera.
L'osservazione sulla tempistica di restituzione dei dati citata è riportata nel contributo tecnico di ARPA Piemonte del 15 febbraio 2019 è relativo al Piano monitoraggio ambientale nella sua globalità, comprensivo delle fasi di ante operam, corso d'opera e post operam.
Tale indicazione sarà pertanto recepita nel corso della fase di corso d'opera, nella quale è fondamentale avere una disponibilità dei dati utile a mettere in atto eventuali azioni correttive o di mitigazione sulla base dei dati acquisiti, in coerenza come indicato nell'osservazione, con le modalità utilizzate per il cunicolo esplorativo e con l'attuale cantiere de La Maddalena. Nella fase di ante operam la restituzione dei dati è, invece prevista con cadenza trimestrale.



PRESIDENTE

Grazie.


Argomento: Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 712 presentata da Martinetti inerente a "Trasporto pubblico locale - problemi di adeguamento del servizio alla riapertura delle scuole e il ritorno in zona gialla"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 712.
La parola al Consigliere Martinetti, per l'illustrazione.



MARTINETTI Ivano

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione nasce dal fatto che in questi giorni si è creata una certa confusione per la quale abbiamo ricevuto diverse segnalazioni da associazioni di pendolari e, dai genitori degli studenti. Questa confusione è stata creata da dichiarazioni contrastanti tra quelle del Presidente Cirio, che lamentava la difficoltà a riorganizzare un servizio passando dal 60% al 70% con così poco preavviso, alle dichiarazioni dell'Assessore Gabusi, che sembrano prevedere un piano in grado di accogliere il 100 degli studenti.
Vorrei ricordare che nel maggio 2020 abbiamo chiesto l'avvio di un Tavolo di lavoro per trovare quelle che, secondo noi, erano le giuste soluzioni alla situazione che si stava creando, già di per sé complicata da sempre, ma che con la pandemia si è accentuata. Ma di questo Tavolo non c'è stata traccia, Presidente; forse, ci siamo riuniti un paio di volte, giusto il tempo di conoscerci.
Mi sia consentito dire che la situazione di emergenza pandemica dura ormai da oltre un anno; sostenere che si tratta di una situazione inaspettata non ci sembra corretto. Dalle diverse audizioni avute, sembra ci dovesse essere un piano approvato nel novembre 2020; francamente io, e non solo io, ma anche i cittadini che continuano a lamentarsi, non riescono a capire se c'è un piano B, un piano C, se stiamo navigando, anzi, se state navigando a vista. Ci piacerebbe sapere se sono state avviate delle strategie d'investimento per implementare i servizi, così come più volte noi abbiamo chiesto in Consiglio e nelle varie Commissioni.
La domanda è molto semplice: quali sono le azioni, i progetti e le strategie - chiediamo che ci risponda l'Assessore - a breve o a lungo termine, oltre a quello che sembra essere il piano che prevede due turni di lezioni, che evidentemente crea dei problema di realizzazione? Credo che i cittadini meritino una risposta, affinché venga garantito loro un trasporto in sicurezza e certo.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Marnati, per la risposta.



MARNATI Matteo, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Riporto la nota dell'Assessore Gabusi.
Ad ogni variazione della percentuale della didattica in presenza torna prepotentemente il tema del trasporto pubblico, in Piemonte come nelle altre regioni italiane. Dallo scorso dicembre l'istituzione dei Tavoli di lavoro guidati dai Prefetti provinciali ha permesso di trovare la sintesi tra le esigenze della scuola e le possibilità del trasporto pubblico: già allora e nuovamente ora i Tavoli, coordinati da un soggetto terzo e imparziale come il Prefetto, hanno evidenziato in maniera unanime l'impossibilita di far fronte al 75% della didattica in presenza, senza ricorrere al doppio turno di lezioni. Aumentare tale percentuale al 100 significherebbe solamente acuire il problema. Abbiamo partecipato a moltissimi Tavoli prefettizi e da tutti è sempre emersa la stessa riflessione, condivisa da tutti i soggetti presenti, a partire dall'Ufficio scolastico regionale, dall'Agenzia della mobilità piemontese, dalle Aziende di trasporto, da questo Assessorato e dai colleghi dell'Istruzione, che, in tempi brevi, la soluzione può essere rappresentata solo dal doppio turno.
Questo non perché non vi siano le capacità organizzative, ma perché nessuno è in grado di poter pianificare una programmazione stabile di ripresa delle lezioni in presenza, nel contesto di instabilità sanitaria che stiamo ancora vivendo.
Questo è un problema che non riguarda solo il Piemonte e nemmeno solo Italia, molti Paesi in tutto il mondo, anche di primaria importanza, sono in seria difficoltà nell'assicurare scuole e trasporti sicuri.
Evidentemente non si tratta di mancanza di volontà o di inerzia, ma di oggettiva difficoltà a lavorare in un contesto altamente instabile, che per molti versi è impossibile da programmare.
L'obiettivo di questa Amministrazione, così come abbiamo più volte dichiarato, è di trasportare i ragazzi a scuola in modo sicuro. In particolare, per l'anno scolastico 2020-2021 sono stati realizzati tre diversi scenari per l'organizzazione del trasporto scolastico piemontese studiati e programmati seguendo l'evoluzione delle normative nazionali e l'emergenza sanitaria.
Sinteticamente, il primo scenario attuato dal 14 settembre 2020 prevedeva la didattica in presenza fino al 100% e il riempimento massimo dei mezzi di TPL dell'80%, con un potenziamento di circa 3.600 corse aggiuntive a settimana e il monitoraggio quotidiano sulle criticità.
Il 2 novembre, per l'avanzare della seconda ondata pandemica, è stata disposta la didattica in remoto per tutte le scuole superiori piemontesi.
In vista della ripresa della didattica in presenza a inizio 2021 sono stati predisposti, tra dicembre 2020 e gennaio 2021, altri due piani attuativi del trasporto regionale, presentati e condivisi all'interno dei Tavoli di coordinamento tra gli orari dell'attività didattica e gli orari dei servizi di trasporto pubblico locale, urbano ed extraurbano, presieduti sempre dai Prefetti.
Il secondo piano prevede, secondo le misure previste dal DPCM del 3 dicembre 2020, la frequenza in presenza del 75% degli studenti delle scuole di secondo grado e un riempimento massimo, dei mezzi di TPL, del 50% e la differenziazione di orario delle lezioni su due turni: 8-14, 10-16 e con la realizzazione di circa 30.600 corse bus e 190 corse treni premi aggiuntivi alla settimana.
Successivamente, il Ministro della salute ha emesso una nuova ordinanza, che abbassa al 50% la didattica in presenza, e in base alla quale abbiamo redatto un terzo piano, che prevede la frequenza, in presenza, del 50% degli studenti, un riempimento massimo dei mezzi di TPL del 50% e un orario scolastico su un turno unico. Il piano prevedeva un potenziamento di circa 4.500 corse aggiuntive alla settimana ed è stato attivato il 18 gennaio 2021, con monitoraggio quotidiano.
Il 26 aprile 2021, la didattica in presenza nelle scuole superiori è stata portata al 70% e, come concordato nei Tavoli di coordinamento attivati presso le Prefetture, è stato nuovamente attuato il Piano con alcune implementazioni derivanti dall'esperienza pregressa e dalla necessità di dover servire un numero maggiore di studenti.
Dal monitoraggio del primo giorno si rileva che non sono state registrate criticità generalizzate sul sistema dei trasporti, ma solo alcune segnalazioni puntuali su cui si sta intervenendo con le opportune verifiche e attivando le necessarie modifiche del servizio. Abbiamo potenziato massicciamente le corse dei bus; monitorato quotidianamente la situazione; applichiamo correttivi immediati per situazioni di criticità e abbiamo fatto incrementare la pulizia e l'igienizzazione a bordo dei mezzi ma ciò che purtroppo non possiamo eludere è la problematica di ciò che accade prima e dopo l'ingresso a scuola.
È chiaro a tutti che il rischio di assembramento, e quindi di contagio è più alto al di fuori della scuola rispetto all'aula, ma è anche altrettanto chiaro che la concentrazione degli ingressi tutti allo stesso orario in un unico turno fanno aumentare il tasso di rischio di contagio. È normale che si crei assembramento, ormai l'abbiamo capito tutti, e l'ingresso su due turni consentirebbe, invece, di alleggerire ulteriormente il flusso di persone in ingresso e in uscita dagli istituti scolastici. Ci rendiamo conto che le scuole sono in difficoltà nell'organizzare il doppio turno di lezioni, per cui, per ora, dobbiamo fare il massimo con il sistema di potenziamento varato, appellandoci costantemente al senso di responsabilità dei ragazzi.
È scorretto addossare ai trasporti responsabilità che non hanno; ci troviamo in una situazione decisa a livello nazionale che, da un lato impone il carico massimo dei mezzo al 50% della loro capacità e dall'altro, dice alla scuola di fare andare in classe dal 70 al 100% degli studenti. I numeri contrastano in maniera evidente. Comprendiamo che l'organizzazione delle lezioni su due turni sia di difficile attuazione per il mondo della scuola. Tuttavia, è stato proposto dai Tavoli tecnici coordinati dai Prefetti, a emergere chiaramente che l'unica soluzione seppur complicata per le istituzioni scolastiche, è quella di una riorganizzazione oraria del sistema scolastico.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Matteo Marnati per la risposta.


Argomento: Nomadi

Interrogazione a risposta immediata n. 714 presentata da Disabato, inerente a "Aggiornamento sul superamento del campo di sosta in strada della Berlia a Collegno"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 714.
La parola alla Consigliera Disabato per l'illustrazione.
Prego, Consigliera, ne ha la facoltà per tre minuti.



DISABATO Sarah

Grazie, presidente.
Tra l'altro, è un tema che è stato toccato poc'anzi da un altro question time della Consigliera Canalis. Il mio, in realtà, risulta un sollecito, perché in data 4 agosto 2020 avevo depositato un'altra interrogazione relativa al superamento del campo di sosta di strada della Berlia a Collegno, un campo esistente dal 1997, dove in questo momento vige un'ordinanza dirigenziale di demolizione per alcuni fabbricati presenti su quell'area.
Mi era stato risposto dall'Assessore Ricca, che avevo interrogato con il question time, che si sarebbe stata un'interlocuzione tra la Regione e il Comune, Comune che ha mandato tre lettere alla Regione Piemonte in tutti questi mesi, senza ricevere una risposta. Per me già questo è grave, perch un'Amministrazione che si dice molto attenta alle esigenze dei Comuni e degli Amministratori locali dovrebbe quantomeno rispondere a una mail.
Ho sentito anche parte della risposta data alla collega Canalis, dove si dice che le competenze sono in capo ai Comuni. Mi verrebbe da dire che altre situazioni analoghe sono state approntate in modo differente avviando un dialogo tra i vari Enti istituzionali, tra la Regione e il Comune, con dei protocolli di intesa volti a superare queste realtà in modo virtuoso, ricollocando gli abitanti e prendendosi carico degli abitanti più fragili, dei minori.
In realtà, quindi, ci sono dei casi analoghi e c'è anche un capitolo a bilancio che rimane sotto finanziato, anzi, non finanziato ormai da anni che proprio prevede degli stanziamenti per superare queste realtà.
Ora io dico, l'Amministrazione ha mandato tantissime lettere, ha chiesto un'interlocuzione alla Regione, ma non ha ricevuto risposta, per cui la mia domanda è semplice: a fronte della risposta che mi è stata data il 4 agosto, l'Assessore Ricca, competente in materia, si è interfacciato con l'Amministrazione comunale di Collegno per trovare una soluzione concreta che permetta anche di eseguire le ordinanze di demolizione e mettere in sicurezza l'area? Non aggiungo nient'altro.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Sarah Disabato per l'illustrazione e la Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Matteo Marnati.
Prego, Assessore, ha facoltà di intervenire per cinque minuti.



MARNATI Matteo, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
L'Assessore Ricca in merito all'interrogazione n. 714 presentata dalla Consigliera Disabato con la quale si richiede, nello specifico, di essere informati circa le interlocuzioni dell'Amministrazione regionale con il Comune di Collegno in merito alle procedure poste in essere per il superamento del campo di sosta di Strada della Verna a Collegno, richiama integralmente i contenuti della risposta già fornita in data odierna all'interrogazione n. 711 a firma dalla Consigliera Canalis in quanto avente anch'essa ad oggetto il percorso di superamento del medesimo campo rom (che allego).
Nel contempo, confermo la disponibilità dell'Assessore Fabrizio Ricca a fornire quanto prima alla Consigliera interrogante ulteriori e più compiuti aggiornamenti di dettaglio a seguito dell'organizzazione di specifiche riunioni con la Prefettura competente sulla vicenda.
Grazie Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Matteo Marnati per la risposta.


Argomento:

Interrogazione a risposta immediata n. 716 presentata da Gallo, inerente a "Ricovery Plan e il futuro dell'Automotive torinese"


PRESIDENTE

Ha chiesto di illustrare l'interrogazione il Consigliere Raffaele Gallo.
Prego, Consigliere, ha facoltà di intervenire per tre minuti.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Discuteremo di Recovery Plan la settimana prossima con il Consiglio straordinario che hanno chiesto le opposizioni, proprio per discutere della strategia di quanto è stato messo in campo da Regione Piemonte e anche alla luce della discussione che si sta facendo in questi giorni, proprio in queste ore, in Parlamento e quindi approfondiremo bene il tema.
Questo question time, tuttavia, vuole anticipare un elemento fondamentale:il ruolo dell'"automotive "in questa regione e in questa città, come e in che modo riusciamo a rilanciare e a garantire il futuro di questo settore così importante per Torino e per il Piemonte, anche grazie ai fondi del Recovery Plan.
Sappiamo che l'arrivo di Stellantis è sicuramente un'opportunità per il nostro territorio; sappiamo che il piano industriale del polo torinese di Stellantis e le future allocazioni produttive sono in corso di discussione in queste settimane e in questi mesi; sappiamo che non è stato ancora definito il piano di produzione, il piano industriale, tuttavia sappiamo che proprio in queste settimane lo stabilimento di Grugliasco è entrato nuovamente in cassa integrazione, quindi con un rallentamento della produzione. È evidente che per qualsiasi ragionamento noi vogliamo fare sul Recovery Plan, e in prospettiva, sullo sviluppo economico del nostro territorio, è necessario che parta dal settore "automotive" dall'opportunità data dal Gruppo Stellantis, ma dalle ricadute che le scelte industriali che si faranno in questi mesi avranno sul nostro territorio.
Tutto questo, ovviamente, deve essere incentivato e aiutato dalla definizione, ed è questa la domanda che poniamo alla Regione Piemonte, al Presidente Cirio e alla Giunta, di investimenti, strategie e politiche industriali, messe in campo da questa Regione grazie ai fondi e all'opportunità unica e storica del Recovery Plan.
Questa interrogazione serve per conoscere quali sono le strategie, i progetti e i piani inseriti nel Recovery Plan da Regione Piemonte per il settore "automotive" e per garantire un futuro adeguato non solo dell'attuale, ma anche di sviluppo del polo dell'"automotive" nel nostro territorio.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Raffaele Gallo e la Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Matteo Marnati.
Prego, Assessore, ha facoltà di intervenire per cinque minuti.



MARNATI Matteo, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione ha il contributo anche dell'Assessore Tronzano e della Presidenza. Il tema del sostegno pubblico agli investimenti sul processo di riconversione green vede la Regione Piemonte impegnata su più fronti, in considerazione di quanto questo aspetto sia fondamentale per garantire produzione e occupazione.
Per quanto riguarda il settore "automotive" particolare rilievo riveste il tema delle batterie, in cui il Piemonte è coinvolto in un progetto di eccellenza europeo finalizzato a creare una catena del valore sostenibile e innovativa per produrre materie prime, celle, moduli e sistemi di batterie di nuova generazione e che consentirà la riconversione e il riciclaggio delle batterie con metodi innovativi e più efficienti. Tra le dodici imprese presenti in questo progetto, figura anche FCA/ Stellantis.
Un'altra significativa occasione di sostegno ai player industriali è rappresentata dal dossier per l'Area di Crisi complessa, grazie al quale verranno messe in campo misure di sostegno e investimenti in ricerca e sviluppo da parte delle aziende che decideranno di puntare sull'innovazione sul green. Le risorse disponibili attualmente già previste potranno essere ulteriormente incrementate sia attraverso le misure nazionali (anche legate alla transizione green del Recovery Plan) sia attraverso la futura programmazione regionale di fondi europei che, come ben sapete, l'abbiamo già quasi terminato il documento unico strategico (gli SU) Altre importanti ricadute nel settore "automotive" regionale sono rappresentate dalla Strategia regionale per idrogeno in corso di definizione, che ha l'obiettivo di incentivare in Piemonte lo sviluppo delle tecnologie connesse alla filiera industriale, ivi compreso l'"automotive", perseguendo finalità green.
In parallelo il Piemonte ha manifestata interesse alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per raccogliere presso il nostro territorio la sede del "Centro Nazionale di Alta tecnologia per l'idrogeno", anche con il supporto di molti rappresentanti dell'industria Automative e dell'aerospazio, fra cui Punch, Avio, Aereo, Avio S.p.A., CIM 4.0 Competence Industry Manufacturing, Comau S.p.A; FPT Industrial; Leonardo S.p.A, Marelli Europe S.p.A;Thales Alenia Italia S.p.A (queste sono alcune aziende che hanno partecipato e risposta anche stamattina ad un'interrogazione analoga).
Si segnala, infine, che i progetti presentati per i Next Generation Piemonte, circa 672 progetti per un valore di oltre 15,5 miliardi sono riferiti alla Missione 2, "Rivoluzione verde e transizione ecologica", pari al 53% delle richieste, a dimostrazione del forte interesse del territorio per tali tematiche, fra questi, in tema di mobilità e di economia green, si cita: uno specifico progetto che verte sul tema della filiera idrogeno e che implica la definizione di sub progetti di mobilità ed energia green che potranno rappresentare un volano di sviluppo anche per la filiera "automotive" torinese (ma non solo), così come per quella aerospaziale della chimica verde e dei settori energetici.
Vi sono, poi, progetti complessi ed integrati per la mobilità pendolare e turistica altamente sostenibile; e progetti d'investimento per rinnovare il parco veicolare del trasporto pubblico locale piemontese, sempre in ottica green.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo e congediamo l'Assessore Matteo Marnati.


Argomento: Pesca

Interrogazione a risposta immediata n. 709 presentata da Bongioanni inerente a "Deroga immissione specie ittiche"


PRESIDENTE

Concludiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 709.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bongioanni per l'illustrazione; ne ha facoltà per tre minuti.



BONGIOANNI Paolo

Grazie, Presidente.
Sono contento che a questa interrogazione risponderà l'Assessora Protopapa, che è uomo attento e capace su queste problematiche, e che cerca sempre di trovare la via migliore per le soluzioni e le risposte.
L'interrogazione verte su una problematica che va a gravare ulteriormente la situazione economica del nostro mondo delle piccole e medie imprese, già penalizzato in modo eccessivo dalla pandemia.
In particolare, faccio riferimento agli allevatori delle specie ittiche e alle riserve di pesca. I primi sono penalizzati per il fatto che in questo momento, non potendo fornire le trote che allevano ai ristoranti chiusi ovviamente per la pandemia, e alle riserve di pesca, si trovano con le vasche di allevamento piene di pesci che non possono smerciare.
Allo stesso tempo, le riserve di pesca, che sono un'occasione turistica importante, in questo momento non possono lavorare perché, stante l'attuale dettato normativo che recepisce la direttiva europea 94/43/CEC, non è possibile assolvere agli obblighi ittiogenici immettendo nei corsi d'acqua provinciali specie ittiche alloctone. Vengono considerate tali la fario atlantica (Salmo trutta) e la trota iridea (Oncorhynchus mykiss), due tipologie ittiche che, da quando ho memoria (pesco da quando avevo 6 anni oggi ne ho 54!) vengono immesse dei nostri fiumi.
Ora qualche tecnocrate si è svegliato sui tavoli di Bruxelles e viene a dettare queste linee restrittive senza rendersi conto che le problematiche sono altre. Noi, infatti, registriamo un'invasione di cormorani che devastano le nostre specie ittiche e, allo stesso tempo, nelle parte terminali del Piemonte del fiume Po e del fiume Tanaro, è comparso il pesce siluro, un pesce alloctono che devasta, come il cormorano, le specie autoctone dei nostri fiumi.
Visto che ci troviamo già in una situazione tale che va a mettere in ginocchio l'economia ittica del Piemonte, sia dal punto di vista degli allevatori, sia dal punto di vista dei gestori delle riserve di pesca, sono a chiedere all'Assessore Protopapa quali siano le interlocuzioni dell'Assessorato regionale (che mi auguro siano positive) con il Ministero di competenza circa la possibilità di ottenere una deroga (ovviamente in via temporanea, anche se poi bisognerà arrivare ad una soluzione definitiva) per quanto riguarda le due specie di trote che ho citato in precedenza.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Paolo Bongioanni per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Marco Protopapa.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



PROTOPAPA Marco, Assessore alla caccia e pesca

Grazie, Presidente e buongiorno, colleghi.
Consigliere Bongioanni, condivido la sua preoccupazione, anche perché è un problema che, ancora ultimamente, ci siamo impegnati ad affrontare perché in effetti c'è bisogno di chiarezza su questo tema.
La Regione, a seguito dell'incontro con le Amministrazioni provinciali e la Città metropolitana di Torino, finalizzato alla definizione di una linea coordinata riguardo all'applicazione della nuova normativa sulle immissioni di fauna ittica, ha predisposto la nota inviata il 22 marzo al competente Ministero dell'ambiente, quale richiesta di deroga temporanea all'immissione delle due specie ittiche non autoctone Salmo trutta (trota fario ceppo atlantico) e Oncorhynchus mykiss (trota iridea).
Della stessa nota è stata data comunicazione al Ministero nel corso della riunione del giorno 23 marzo tra lo stesso Ministero e le Regioni relativamente alla procedura di deroga per le specie ittiche.
Ad oggi, purtroppo, in merito non è ancora pervenuta risposta. Sono tuttavia in corso le attività per la redazione dell'istanza di autorizzazione all'immissione per fini alieutici di trote iridea e fario corredata dallo Studio del rischio, i cui contenuti sono stati definiti dal Decreto Direttoriale 2 aprile 2020.
Dopo un iniziale e preventivo confronto con i componenti del Comitato regionale tecnico-scientifico è stato attivato il gruppo di lavoro costituito da tecnici esperti in materia e sono state avviate le attività di confronto con le strutture della Direzione ambiente e dell'ARPA per la definizione e predisposizione dei contenuti specifici dello Studio del rischio.
Il documento verrà quindi sottoposto al parere dei componenti del Comitato regionale tecnico-scientifico prima del suo invio al Ministero per l'acquisizione dell'autorizzazione.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Marco Protopapa per la risposta.
Prima di chiudere la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata, ricordo agli interroganti che il resoconto della seduta sarà trasmesso via mail a tutti i Consiglieri e pubblicato in banca dati, dove sarà reperibile la trascrizione integrale di tutti gli interventi, sia degli interroganti che dei componenti della Giunta.
Nel ringraziare il Presidente Stefano Allasia per la delega, dichiaro chiusa la trattazione delle interazioni a risposta immediata.
Grazie a tutti e a tutte. A breve, il Presidente riaprirà la seduta del Consiglio regionale. Buona salute a tutti.



(Alle ore 15.14 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta riprende alle ore 15.28)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Relazione del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della "Relazione del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale", di cui al punto 3) all'o.d.g.
Ricordo che l'articolo 6 della legge regionale 28/2009 "Istituzione del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale" prevede che esso presenti ogni anno, entro 31 marzo, al Consiglio regionale una relazione sull'attività svolta e sui provvedimenti organizzativi e normativi di cui intende segnalare la necessità.
Il Consiglio regionale discute la relazione in apposita sessione convocata entro due mesi dalla presentazione della stessa.
Il Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale ha depositato la relazione annuale, riferita all'attività svolta negli ultimi mesi del 2019 fino al settembre 2020. Il documento è reperibile nella banca dati.
Invito l'onorevole Bruno Mellano ad entrare in aula.
Interrompiamo formalmente i lavori per dare spazio al Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Piemonte di svolgere l'annuale relazione al Consiglio regionale richiedendo di contenere l'intervento in quindici minuti.
La seduta sarà riaperta per il relativo dibattito.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 15.30)



PRESIDENTE

La parola all'onorevole Mellano.



MELLANO Bruno, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale

Grazie, Presidente.
La relazione, come diceva il Presidente, è l'ultima depositata e riguarda l'attività di tutto il 2019 e i primi 9 mesi del 2020. Una precedente relazione, lo ricorderete, è stata discussa il 10 settembre 2019 e riguardava tutto il 2018 e i primi 8 mesi del 2019. Un po' per come ho lavorato io e un po' per cercare di essere, in qualche modo, più vicini all'attualità nella presentazione dell'attività documentata nella relazione, sono in genere relazioni non proprio annuali, cioè legate all'anno solare. Sto preparando - ed è quasi pronta - anche la relazione di quest'anno, riassuntiva di tutto il 2020 e dei primi mesi del 2021.
Ho usato negli ultimi anni sempre lo schema proposto dal Garante nazionale Mauro Palma sulle azioni del Garante. Ricordo che comunemente questo Ufficio viene chiamato "Garante dei detenuti", ma è, in effetti "Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà", che vuol dire molto di più, perché è molto più ampia la platea di possibile intervento e di azione.
Il Garante nazionale, nella sua relazione al Parlamento, a cui guardiamo come Garanti territoriali come a un faro di iniziativa e di inquadramento nazionale ed internazionale, individua 4 aree. L'area dell'esecuzione penale, ove si parla ovviamente si parla di carcere, ma non solo di carcere; l'esecuzione penale nel nostro Paese è una platea molto più ampia e molto più articolata.
Vi è poi l'area della sicurezza, legata, ad esempio, ai fermi amministrativi e ai fermi nelle camere di sicurezza, nelle celle di sicurezza, nei posti ritenuti idonei dal decreto n. 113/2018.
Vi è l'area del controllo delle migrazioni. Citerò il CPR, ma come luogo simbolo della detenzione amministrativa nel nostro Paese, ma nella relazione vedrete che molte delle attività del Garante in questo settore sono state volte al monitoraggio dei rimpatri forzati, che è uno dei progetti che, come Garante, sto seguendo con il Garante nazionale. È uno snodo molto delicato e molto importante dell'attività di garanzia.
Vi è infine l'area sanitaria. Nell'area sanitaria rientra indubbiamente tutta la questione legata alle REMS, le strutture che sono nate nel percorso di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, rientra la vicenda complicatissima del TSO, ma rientra anche la parte, che ottimamente ha svolto il Difensore civico, rispetto alle RSA. In questo periodo di pandemia avrete anche visto sui giornali molte volte parenti o persone ospitate in residenze sanitarie che dicevano "sembra che siamo dei detenuti, siamo peggio dei detenuti". Lo diceva peraltro anche il Difensore civico.
Su questo, in accordo con il Difensore civico, non mi sono permesso di fare attività parallela e collaterale. Non ne avrei avuto né le forze né la capacità per una presa in carico della problematica, ma su questo tema c'è l'intervento del Garante nazionale per le persone private della libertà, a cui mi sono riagganciato per poter, in qualche modo, seguire e, con il Difensore civico, fare iniziative assieme.
C'è poi la rete dei Garanti. Lo ripeto tutte le volte, ma credo che sia doveroso e importante dire che le cose che sono riuscito a fare e che siamo riusciti a fare in Piemonte è anche grazie al fatto che c'è una rete di Garanti territoriali comunali. Ogni città ha individuato, eletto e mantenuto un Garante comunale. La scorsa settimana il Sindaco di Alessandria ha provveduto a nominare un nuovo Garante comunale - dopo Davide Petrini e Marco Revelli, ora vi è una giovane studiosa, Alice Bonivardo - e, nella stessa settimana, anche il Comune di Cuneo ha riaperto un bando pubblico che scade il 20 maggio per nominare un nuovo Garante comunale, dopo che Mario Tretola è diventato Presidente regionale delle ACLI. È pertanto una rete preziosa di antenne sul territorio e ciascuno, in autonomia e indipendenza ma con il potere del Garante sancito dalla legge nazionale, ha la possibilità di entrare, vedere, osservare, intervenire e cercare di modificare le cose sul territorio.
Come Garanti regionali e territoriali abbiamo una Conferenza nazionale dei Garanti, che ci ha permesso di lavorare in sinergia e di avere anche una ricaduta organizzativa significativa. La presenza dell'Ufficio del Garante nazionale e del Collegio nazionale ha permesso anche ai Garanti territoriali comunali e provinciali, che pure esistono ancora, e regionali di operare in rete su dei temi molto sensibili e molto delicati, su cui opportunamente la struttura nazionale ha fornito indicazioni e anche un metodo di lavoro e un quadro entro cui agire.
Ricordo che il 4 agosto 2020 ho già avuto la possibilità di fare una relazione straordinaria qui in Consiglio regionale, sull'onda delle notizie di cronaca che parlavano delle vicende di violenza nel carcere di Torino ma anche nel carcere di Ivrea, e poi, in generale, sulle problematiche critiche che erano emerse in quella fase sulle cronache dei giornali.
Ricordo che anche l'11 gennaio di quest'anno ho avuto la possibilità di fare un punto in Commissione IV Sanità sull'emergenza COVID in carcere.
Questo mi permette ora di rimandare alla relazione scritta, e quindi sostanzialmente tralasciare alcuni dei temi già presentati.
Sulla questione esecuzione penale occorre ricordare, proprio per inquadrare efficacemente la problematica, che parliamo spesso e volentieri di carcere e di detenuti, ma in questo momento in Italia abbiamo 53 mila detenuti, in Piemonte sono 4113, e nel contempo abbiamo in esecuzione penale esterna (arresti domiciliari, affidamento e misure alternative) altre 105.000 persone. Solo in Piemonte sono oltre 17.000 persone, quindi un numero significativo che si aggiungono alle persone detenute, a cui necessariamente finiamo per guardare, un po' perché il carcere incide sull'immaginario collettivo, un po' anche perché la detenzione fornisce una lettura più facile del problema.
Ricordiamoci che, per quanto riguarda l'esecuzione penale, ad esempio in questo momento gli arresti domiciliari di una persona magari con una precarietà abitativa o una difficoltà economica, sociale e di marginalità può essere ben peggio che la detenzione in carcere. Lo dico, sapendo che la detenzione in carcere non è mai una situazione facile, però in alcuni casi lo dico chiaramente, alcune persone hanno ancora più difficoltà nello stare ristretti nel proprio domicilio.
Sovraffollamento in carcere. Dato strutturale del sistema italiano, lo ricordava prima il Difensore civico: siamo stati condannati dall'Unione europea nel 2009 e nel 2013; la situazione dell'esecuzione penale in carcere è caratterizzata da una disponibilità di posti effettivi nelle 189 carceri italiane e nelle 13 carceri piemontesi, di molto inferiore rispetto alla necessità attuale. Per esempio, sul Piemonte si parla di circa 3.700 posti effettivi regolamentari e in questo momento abbiamo 4.100 detenuti alla fine del 2019 eravamo a 4.500; quindi, c'è stata una discesa significativa, ma non decisiva, legata sicuramente all'emergenza sanitaria legata più a un mancato ingresso in carcere che non alle uscite rispetto al territorio. Questo vuol dire che la Magistratura ha saputo individuare forme e percorsi alternativi al carcere, che sono il cardine dell'ordinamento penitenziario del 1975, che ha bisogno però di essere arricchito, strutturato e potenziato per poter permettere quei percorsi individualizzati che sappiamo essere molto più efficaci ed efficienti rispetto alla recidiva che non la mera detenzione che, ovviamente, in alcuni casi, è assolutamente inevitabile. Quindi vi è un sovraffollamento strutturale, che incide direttamente su strutture per lo più vetuste sicuramente, organizzate e strutturate con altri criteri rispetto al recupero e al reinserimento. Quasi tutte le carceri di ultima generazione erano studiate e pensate durante il periodo del terrorismo, per una platea di detenuti che quasi mai era straniera - pochissime erano le persone straniere - con risorse e necessità molto diverse.
Sono già dieci minuti, quindi devo andare assolutamente più veloce.
La relazione ha tutta una serie di approfondimenti tematici sulla giustizia minorile, sulla carcerazione femminile, sulla scuola e la formazione, sul lavoro; i progetti significativi che anche la Regione Piemonte è riuscita a mettere in campo grazie anche a un intervento straordinario della Cassa delle Ammende, struttura del Ministero di Giustizia.
Nella relazione vi è un approfondimento specifico sulla polizia penitenziaria, proprio perché, da sempre, credo che Comunità Penitenziaria significhi un insieme di persone (operatori, agenti, direttori e detenuti).
Poi un aspetto specifico che ho voluto approfondire e offrire alla vostra attenzione riguarda la Casa Famiglia Protetta, proprio per quel percorso che citava anche la Garante dell'infanzia e dell'adolescenza, delle mamme con bambini in carcere e la necessità di passare dall'esecuzione penale in carcere anche nelle ICAM, strutture dedicate dentro il carcere, dentro il perimetro penitenziario a delle case protette fuori dal carcere che, in questo momento, ci sono solo a Milano e a Roma, ma che per fortuna, grazie a una norma della legge finanziaria, saranno finanziate quest'anno, il prossimo anno e nel 2023, con un intervento straordinario. Io sto spingendo sulla Regione Piemonte - ma devo dire che su questo la Giunta è stata subito molto attenta. Voglio dare atto all'Assessore Caucino, che su questo tema ha immediatamente accolto l'opportunità di presentare una candidatura affinché il Piemonte e Torino, dove è presente un ICAM, possa lavorare per strutturare a fianco dell'ICAM una Casa famiglia protetta per le mamme con bambini, come un nuovo tassello di un percorso.
I dati sono tanti. Vado avanti, perché voglio assolutamente almeno citare una dinamica legata alla questione dell'area di sicurezza importante da presidiare per il Garante: la questione delle celle di sicurezza, dove si può essere fermati e rimanere per 48 ore per i cittadini italiani e, come previsto da uno degli ultimi decreti sicurezza, ora vi è la possibilità per le Questure e le polizie di fermare e trattenere fino a 4 giorni in locali ritenuti idonei persone in attesa di riconoscimento e identificazione per un'eventuale immediata espulsione. Quattro giorni sono già un numero significativo di ore: le condizioni di quelle strutture tranne Torino, dove sono ovviamente più organizzate, si stanno ancora organizzando e attrezzando, su questo stanno lavorando varie Questure sul territorio; è un terreno molto delicato da seguire e ricordiamoci che, per esempio, i dati della Questura di Torino rispetto alle celle di sicurezza dei due Commissariati di Torino Centro parlano di circa un migliaio di persone che durante l'anno vengono fermate e trattenute, in quanto in stato di arresto, è di circa 2 mila (2.500 nel 2018) ferme in attesa di identificazione.
Questione del CPR.
Il CPR ha vissuto, come forse poche altre strutture istituzionali, la dinamica della pandemia in un modo molto particolarmente significativo rispetto alla gestione, essendo state fermate tutte le iniziative volte al rimpatrio, perché non si potevano fare viaggi, non c'erano vettori, non c'erano luoghi di destinazione: è scesa la presenza dei trattenuti al CPR di Torino, non potendo giustificare il trattenimento volto al rimpatrio; in certo periodo del 2020 i trattenuti al CPR di Torino sono diventati quasi esclusivamente persone tunisine, perché con la Tunisia si era aperto un canale di rimpatrio. Poi c'è sempre la solita e irrisolta dinamica legata a incidenti e conflitti dentro la struttura del CPR, però ricordiamoci che in questi anni abbiamo avuto un numero significativo di persone trattenute al CPR: nel 2016, 713; nel 2017, 1.086; nel 2018, 1.388 e nel 2019, circa 900.
Quindi un numero significativo per le persone trattenute, ma, occorre riconoscere, un numero davvero poco significativo rispetto alla dinamica generale del fenomeno immigrazione clandestina e della presenza irregolare sul territorio e - mi si permetta la battuta - a volte, sembra quasi un po' una ruota della fortuna: qualcuno finisce lì dentro e non si capisce bene perché, in altri casi magari non ci finisce, perché non ha intercettato quella dinamica che lo porta a essere trattenuto nel CPR. Spesso e volentieri le notizie che arrivano dal CPR sono molto allarmanti: un dato eclatante è quello che documenta la tensione fra il diritto alla salute all'incolumità fisica del trattenuto e l'aspirazione alla libertà: se si fanno male in modo significativo, l'ente gestore del CPR non può più trattenere le persone che vengono quindi rimesse a piede libero sul territorio, con un foglio di via. Capirete che la tensione fra questi due poli - salute e libertà - è una tensione molto, molto grave e feconda di continui incidenti e atti di autolesionismo disperato.
Volevo fare ancora un accenno finale, perché credo che sia doveroso; le considerazioni, le valutazioni e le conclusioni sono nella relazione scritta, però credo che sia importante e forse d'interesse del Consiglio fare un breve focus, due minuti davvero, sulla questione positivi al Covid 19 in carcere: dall'inizio della pandemia a ora abbiamo avuto 490 detenuti positivi, nelle 13 carceri piemontesi; oggi, sono 8.
Dall'inizio della pandemia abbiamo avuto 408 agenti positivi; oggi sono 24.
Dall'inizio della pandemia abbiamo avuto 31 operatori positivi, fra amministrativi, direzione ed educatori; oggi sono 2.
La questione è importante perché ci dà la fotografia odierna, con numeri molto bassi, ma è anche un dato che ha dei picchi e delle attenzioni molto diverse: per questo ho letteralmente "stalkerizzato" l'Assessore alla sanità, e forse anche il Presidente, per chiedere che la Regione Piemonte facesse, sui vaccini in carcere alla comunità penitenziaria, un passo da primo della classe, perché - secondo me - c'era bisogno di intervenire preventivamente sui focolai del virus e non successivamente all'esplosione dei focolai di positivi.
Infatti solo apparentemente in modo paradossale, abbiamo avuto focolai significativi a Saluzzo, Cuneo e Asti. Saluzzo e Asti sono istituti per detenuti in regime di alta sicurezza, detenuti che hanno davvero pochi contatti con l'esterno; a Cuneo addirittura il focolalio si è sviluppato nelle sezioni del "41 bis", il regime detentivo più chiuso, dove non vi sono contatto con l'esterno. È chiaro che questa è la fotografia di un sistema penitenziario e sanitario che ha pensato di essere sicuro perch chiuso, ma è invece esposto perché, normalmente e necessariamente, gli operatori e gli agenti, ma anche i sanitari, sono persone che entrano ed escono dal carcere, quindi possono essere portatori.
Notizia di oggi, che ho avuto dal dottor Rinaudo del DIRMEI e dall'Assessorato alla Sanità, è che anche in Piemonte stanno partendo le vaccinazioni a tappeto della popolazione detenuta. Non siamo stati tra i primi, speriamo di non essere tra gli ultimi: ci sono già 539 detenuti vaccinati per la prima dose e 4 alla seconda, e abbiamo avuto, sugli agenti di polizia penitenziaria e sugli operatori, l'83% delle adesioni alla vaccinazione - questo è un dato positivo - e il 74% di queste persone presenti e disponibili alla vaccinazione, è già stato vaccinato in prima dose.
La macchina, quindi, si è messa in moto e mi hanno assicurato che, fra questa settimana e la prossima, i vari istituti saranno attivi con le ASL che saranno presenti e avranno un ruolo decisivo. Rimangono da chiarire - e con questo chiudo - i 40 ospiti delle REMS e le persone trattenute al CPR che al momento non sono ancora state considerate.



(La seduta riprende alle ore 15.49)



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Stecco; ne ha facoltà.



STECCO Alessandro

Grazie, Presidente.
Gentili colleghi, la relazione annuale che l'onorevole Mellano ci ha fatto è una relazione molto completa, una relazione che analizza, da vari punti di vista, i vari macro settori di quello che è tutto il mondo che riguarda la detenzione, del carcere e tutto quello che c'è sia intorno sia all'interno.
Il Piemonte ha 13 istituti e ha un tasso ufficiale di sovraffollamento maggiore della media italiana - di poco, ma maggiore - e ha un tot peraltro al di là dell'affollamento, di camere e di posti temporaneamente non disponibili. Come si evince dalla relazione, ci sono talmente camere o posti non disponibili che formano da soli un carcere di media grandezza: cioè 510 posti che non sono disponibili per ristrutturazioni e altre situazioni.
La situazione, quindi, va certamente migliorata, una situazione in cui lavorano Polizia penitenziaria, educatori, tutto il personale che afferisce al carcere, e dove ci sono anche i detenuti, quindi un ambiente dove l'organizzazione determina, non solo il livello e la qualità dell'attività lavorativa, ma anche le sofferenze sia dei detenuti sia anche delle stesse persone che lavorano all'interno; tra gli altri, gli agenti di polizia penitenziaria.
Come dicevo, in Italia, ma anche in Piemonte, gli agenti di polizia penitenziaria sono sotto organico rispetto a quello ufficiale; i detenuti invece, sono in più rispetto a quelli che dovrebbero essere previsti.
Nella relazione ci sono spunti interessanti, come quello delle Case famiglia protette, che anche l'Assessore Caucino ha indirizzato come interesse regionale. In Italia ce ne sono solo due; in Piemonte invece abbiamo gli ICAM, come è stato detto, ma la Casa famiglia protetta ha un altro tipo di motivazione e anche di indirizzo di azione. Il problema della Casa famiglia protetta, nonostante la legge e l'aspetto legislativo, è che lo Stato non ha messo risorse, per cui devono essere gli Enti locali e le forze del territorio a lavorare per costituire una Casa famiglia protetta.
In effetti, è un indirizzo interessante che recepiamo affinché si possa lavorare, insieme al Consiglio regionale e alla Giunta, in questo senso, e permettere che il bambino, che si ritrova in una situazione di detenzione della madre, possa avere una maggiore serenità.
Per quanto riguarda la sanità penitenziaria, ce ne siamo occupati, ma poi il COVID ci ha portato via tempo e spazio. Con la Commissione sanità e con l'Ufficio di Presidenza avevamo ideato un percorso - che ora riprenderemo - di visite, per quanto riguarda le strutture penitenziarie e valutare la situazione degli aspetti sanitari. Cosa abbiamo visto nella nostra prima visita? Che certamente quello che dovrebbe essere l'hub della sanità penitenziaria - anche nella sanità penitenziaria si ragiona in hub e spoke - ha bisogno di grandi interventi.
Siamo andati nel principale carcere di Torino, ma altre realtà hanno una situazione ancora da essere sviluppata, perché, ricordo, è da pochi anni, non da tanto, che la sanità è stata delegata dalla sanità nazionale alle competenze regionali. Questo ha determinato aspetti che durante la pandemia abbiamo potuto constatare con mano, con i Vicepresidenti Rossi e Cane andando in visita al carcere, ovvero che i detenuti avevano una sanità loro dedicata e quindi dei servizi collegati all'ASL. Per esempio, chi vi lavora, come la polizia penitenziaria, è seguita dal punto di vista sanitario, del welfare, delle proprie cure direttamente dal medico di famiglia; ma spesso questi operatori sono fuori sede, oppure non hanno un servizio loro dedicato (questo l'abbiamo riscontrato quando si trattava di afferire ad un medico curante per fare i tamponi).
Sicuramente, chi lavora nel carcere opera in una condizione di difficoltà e, non a caso, anche nella polizia penitenziaria, oltre che tra i detenuti, il tasso di suicidi è più alto che nell'analoga classe di età e media italiana. Questo per dire che, comunque, è un contesto lavorativo difficile, dove le istituzioni è giusto che si impegnino al massimo per poterlo migliorare. Questo è il senso della relazione che abbiamo ascoltato e che trovo molto completa e utile.
Interessante novità, nata con il COVID, sono gli operatori socio sanitari all'interno del carcere. Novità che speriamo possa durare. Mi auguro che questo Consiglio regionale possa eventualmente fare un atto di indirizzo - anzi lo propongo - per chiedere al Governo che si mantenga questa figura: l'operatore socio-sanitario - in questo momento se ne conta qualche decina - fa tantissime attività di supporto all'attività infermieristica e medica all'interno del carcere. Soprattutto in un momento in cui la sanità carceraria ha ranghi ridotti, sia per i medici sia per gli infermieri, è fondamentale. Questa esperienza è stata rinnovata recentemente, sempre pro-tempore e con una scadenza; credo sia importante che venga protratta.
Termino con il tema delle REMS. In Piemonte ce ne sono due e sono le strutture con cui si superano gli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG.) All'interno hanno circa venti posti l'una ed è previsto che in Piemonte il fabbisogno sia di circa due. Dalla relazione non ho compreso, non so se è prevista una replica, se è necessario averne altre. In tutta Italia ce ne sono 31.
Le carenze strutturali e logistiche nelle carceri, di cui la competenza è del Ministero, sono sotto gli occhi di tutti. Questo è un aspetto fondamentale su cui bisogna che lo Stato intervenga. Certamente lo Sato e la Regione devono lavorare per migliorare la fruizione della sanità penitenziaria e l'organizzazione della stessa. In effetti, prendendo un carcere a caso, quello di Vercelli, e guardando il dossier delle criticità strutturali e logistiche, vedo che c'è tanto lavoro da fare: realizzare la videosorveglianza, completare le sezioni maschili, recuperare, per esempio la sezione nido e tante altre ristrutturazioni che servono anche a ricollocare l'infermeria. Quello citato è un carcere medio, ma se altre carceri hanno tutte quelle carenze ben elencate nella relazione, tutti quegli aspetti strutturali da affrontare, è chiaro che c'è tanto lavoro da fare sull'edilizia sanitaria carceraria.
A termine del mio intervento ringrazio l'onorevole Mellano per il lavoro continuo e mantenendo il nostro interesse per continuare a fare sopralluoghi nelle strutture carcerarie, come da decisione prese dall'Ufficio di Presidenza e dalla IV Commissione. Siamo stati stoppati dalla situazione pandemica, ma vorremmo riprendere al più presto.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Stecco.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gallo; ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Grazie all'onorevole Mellano per la relazione e per gli stimoli e i tanti temi trattati. Questa è una relazione importante, ancora di più in un anno caratterizzato dal COVID e dall'impatto che ha avuto anche il COVID sul sistema carcerario. Ne abbiamo parlato nella Commissione sanità in questo periodo e ne abbiamo di nuovo letto dettagliatamente i riflessi nella relazione presentata oggi.
Credo che, in senso generale, è importante che noi ci ripetiamo una frase che conosciamo bene: "Il grado di civiltà di un popolo si misura anche attraverso il suo sistema carcerario". Questo deve essere sempre uno stimolo e un punto di riferimento per le istituzioni e per tutti noi per continuare a migliorare il sistema, correggere gli errori, fare gli investimenti necessari e fare in modo che il sistema carcerario penitenziario sia, effettivamente, un sistema di rieducazione, di reinserimento nella società, così come prevede la nostra Costituzione.
Questa è un'azione e un'attività che dobbiamo portare avanti costantemente, ognuno nel proprio ruolo; il Garante svolge nel suo ruolo un'azione importante, quotidiana, che ringraziamo anche per i tanti stimoli che ci indica all'interno della relazione.
La relazione è ampia e io citerò solo alcuni temi che mi sembrano più rilevanti e che, in questi pochi minuti, è utile portare all'attenzione del Consiglio regionale. Credo che non possiamo non parlare di diritto alla salute all'interno del sistema penitenziario sia lato COVID sia lato legato alla riforma del 2018, che ha conferito alle Regioni il servizio sanitario penitenziario. Questa è una riforma importante che pone al centro di questa attività proprio noi come istituzione, come Consiglio regionale (su questo tornerò alla fine).
La sanità carceraria è importante per la gestione anche del luogo chiuso - come ci ricorda il Garante - e deve essere potenziata con risorse addetti formati e adeguati per l'attività che devono svolgere. Ovviamente questo va a servizio sia delle persone che sono limitate nella loro libertà personale sia degli operatori della polizia penitenziaria, che svolgono un lavoro importante e fondamentale, molte volte in condizioni difficili sia per il sovraffollamento che, ovviamente, ha un impatto su tutto il sistema sia per la situazione in cui si trovano le nostre carceri. Quindi, sia per coloro che vivono il periodo di limitazione della propria libertà sia per coloro che operano nel sistema penitenziario è importante attivarci e continuare ad investire (e investire sempre di più) sia sulla manutenzione straordinaria sia sull'edilizia carceraria.
Il sovraffollamento è un tema che conosciamo: è un sovraffollamento cronico, che viene evidenziato in ogni relazione, anche se con differenti numeri, a seconda delle strutture. Come ho detto, è un tema che conosciamo rispetto al quale passi in avanti ne sono stati fatti, ma si deve lavorare ancora molto.
Dentro questo quadro, però, cerchiamo di capire cosa possono fare il Consiglio regionale e la Regione Piemonte - e mi avvio alla conclusione del mio intervento. Al riguardo, riprendo proprio alcune considerazioni che ha fatto il Garante, in particolare focalizzandomi sulla sanità penitenziaria.
Chiudo su questo, perché è intervenuto prima di me il collega Stecco e credo che il lavoro del Consiglio regionale e gli stimoli evidenziati in questa relazione debbano essere raccolti dalla Commissione sanità e debba essere avviato un lavoro in questa direzione, perché ne va della bontà del sistema penitenziario, ma ne va anche del ruolo che, effettivamente, la Regione Piemonte dal 2018 riveste in tema sanitario.
Raccolgo quindi l'appello del Garante di far sì che il Consiglio regionale e la Giunta possano rinnovare un'attenzione forte rispetto alla propria responsabilità specifica, che è quella di presidio sanitario dentro il carcere, per fare in modo che si mettano in atto azioni adeguate per migliorare la qualità della permanenza all'intero del sistema penitenziario e la risposta che noi effettivamente possiamo dare in termini concreti con le leve di cui disponiamo.
A mio avviso, questo dev'essere uno stimolo che lancio alla Commissione sanità del Consiglio regionale, rispetto al quale possiamo effettivamente fare qualcosa di concreto nella nostra azione quotidiana e con le leve di cui disponiamo. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Ringrazio, altresì, l'onorevole Mellano per la sua relazione.
Purtroppo il tempo è poco, vale per questa relazione, ma anche per quelle degli altri Garanti, per cui chiedo ovviamente di rimandare la discussione ad un approfondimento in Commissione.
Abbiamo appena sentito un'illustrazione che ovviamente si riferisce ad una comunità che dev'essere seguita da diversi punti di vista: si parla della sanità, quindi sarebbe utile un approfondimento in IV Commissione però si parla anche di lavoro, così come si parla di formazione e di istruzione; sono tante le competenze rispetto alle quali la Regione pu offrire approfondimenti e poi cercare di lavorare per apportare dei miglioramenti.
Il carcere è un mondo particolare, è un mondo che sembra distante dal nostro, ma in realtà è separato soltanto da mura, e appena si entra a farvi visita ci si rende conto di come la quotidianità, alla fine, sia quella che più influisce sulle condizioni di vita di queste persone. Parliamo di persone che, ovviamente, devono essere sostenute nel loro cammino e nel loro percorso di rientro nella collettività, quindi nel passaggio dalla chiusura tra quelle mura al ritorno alla vita in libertà. Ovviamente migliore è il percorso che si fa in carcere e migliore sarà la possibilità di reinserimento, a vantaggio per tutta la collettività. Peraltro, è uno dei principali motivi per cui la nostra attenzione verso questo ambiente dev'essere massima.
Parlavo di quotidianità perché, chiaramente, nel momento in cui si parla di sovraffollamento bisogna rendersi conto che la vita all'interno di quelle strutture, dove la convivenza è forzata e gli spazi sono ridotti diventa molto più complicata, sia per i detenuti sia per il personale.
Questo è il primo grande tema che non può essere affrontato solo a livello regionale, perché include interventi di livello nazionale e prevede anche degli interventi di tipo edilizio e strutturale sulle nostre carceri, per cercare di migliorarne l'abitabilità. Il tutto, poi, si va anche ad intrecciare con la possibilità di accedere a misure alternative che non sono sempre così semplici (lo dimostrano alcuni casi recenti anche nella nostra regione).
Ci sono, poi, degli aspetti della quotidianità a cui magari non si pensa se non si entra nel dettaglio della realtà: banalmente, durante la pandemia una delle emergenze che è emersa era relativa alla difficoltà di interagire con il mondo esterno nel momento in cui sono scattate le limitazioni alla circolazione anche sul territorio regionale, quindi non si poteva più avere neanche quel minimo di contatto con i familiari previsto nelle ore di colloquio.
Bisogna sopperire a queste difficoltà con delle dotazioni tecnologiche (un cellulare o un tablet) che però non sono disponibili. Nel momento in cui esiste soltanto la possibilità di utilizzare uno smartphone, un tablet o un PC per un'intera sezione del carcere, chiaramente la possibilità per i detenuti di mantenere dei contatti con i familiari viene fortemente limitata: questa è la situazione che si è verificata. A situazioni come queste si potrebbe porre rimedio: basterebbe semplicemente aumentare la dotazione di strumenti; ma anche qui, ovviamente, servirebbero risorse.
Poi ci sono altre difficoltà ancora più concrete. Nelle occasioni in cui sono stata in visita nella struttura mi sono imbattuta in persone che mi raccontavano le difficoltà più basilari, come il costo della spesa, ad esempio. All'interno del carcere, infatti, è possibile per i detenuti "fare la spesa", che però ha dei prezzi veramente alti. Effettivamente, ho visto il listino dei prezzi e pare che sia consentito fare la spesa soltanto da un elenco di prodotti, collegato ad un preciso punto vendita, ma a prezzi proibitivi. Mi chiedo, quindi, per quale motivo un detenuto che ha già delle difficoltà economiche, perché riesce ad accumulare un minimo di risorse economiche soltanto lavorando, si trovi a dover spendere delle cifre molto alte per avere anche solo un etto di prosciutto piuttosto che la sua frutta preferita.
Sembrano banalità, però sono difficoltà cui si potrebbe forse porre rimedio in modo molto semplice. Difficoltà anche nella disponibilità di certi alimenti, quando passa il carrello per il pranzo o per la cena: un detenuto può avere delle intolleranze, può seguire una dieta particolare ci sono detenuti che non mangiano alimenti di origine animale.
Tutte queste sfumature fanno parte della quotidianità di queste persone e possono sembrare niente a noi qui fuori, perché poi alla fine si arriva a pensare "va beh, ma non è in albergo". Però anche su queste piccole cose si può cercare di costruire la dignità di una persona che ha sbagliato, ma deve comunque ritrovare un suo percorso, sempre conservando in primis la sua dignità. Questo dovrebbe essere sempre il faro che illumina la nostra azione quando parliamo delle carceri.
Un altro tema che mi ha colpito è la differenza tra le sezioni maschili e femminili nella possibilità di accedere allo studio. Nella sezione maschile, dove ci sono più detenuti, la struttura riservata allo studio, in particolare agli studi universitari, è molto curata ed è accessibile ai professori che vanno a fare lezioni anche all'interno, mentre nella sezione femminile questa cosa non è prevista, perché per le donne, che sono in numero minore, non si riesce ad organizzare un servizio di questo tipo. C'è il tutor che segue e che interagisce con la persona, però chiaramente è un altro tipo di organizzazione, che è dettata dal numero di persone che seguono le attività. Quindi, anche questo porta ad una disparità.
Un'altra cosa che banalmente si nota quando si va ad ispezionare queste strutture sono le finestre. Le finestre hanno le sbarre, ma oltre alle sbarre hanno anche una rete, che oscura la stanza e questo comporta uno sforzo nella vista dei detenuti che, nel giro di pochi mesi, porta ad un calo di diottrie. Quindi, le persone perdono la loro capacità visiva per colpa del buio ed è una situazione che potrebbe essere migliorata.
Basterebbe magari modificare quelle finestre e fare in modo che entri più luce.
Si richiedono macrotemi e grandi interventi, però ci sono anche piccoli interventi - che ovviamente il Garante conosce meglio di me: è sufficiente conoscere le strutture per capire che con poco si potrebbe intervenire per migliorare queste situazioni.
Un'ultima cosa che mi ha stupito è l'assenza, almeno da quanto mi risulta e da quanto mi è stato riferito, di sportelli antiviolenza all'interno delle carceri. Non so se sia una situazione delle carceri di tutto il Piemonte, ma ad esempio nel carcere femminile di Genova è stato aperto uno sportello antiviolenza. Uno sportello di questo genere all'interno di una struttura carceraria è fondamentale, perché la maggior parte delle donne detenute all'interno delle carceri sono donne che magari hanno vissuto in contesti di degrado, contesti nei quali molto spesso sono costrette a rientrare nel momento in cui finiscono la loro pena.
Quindi, credo che sarebbe un aiuto uno sportello in cui si ascoltino le loro storie e si aiutino queste donne magari a superare le loro paure e la paura di denunciare. Infatti, anche queste donne vivono la paura di denunciare e soprattutto la paura di rientrare nell'abitazione, dove poi sono forzatamente costrette a convivere con le persone da cui magari sono fuggite. È chiaro che anche in questo caso bisogna cercare di dare un sostegno ed evitare che, uscendo, la donna ricada in un carcere ancora peggiore e che finisca di nuovo a convivere con il suo aguzzino.
I temi sono tanti e spero ci sia occasione di affrontarli, magari suddivisi per le diverse materie, discutendo anche con gli Assessori competenti e proponendo anche degli atti di indirizzo, come proponeva il Consigliere Stecco, cercando di ampliare i temi e di perfezionare analizzando bene a fondo tutti gli aspetti rispetto ai quali la Regione sicuramente può fare la sua parte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Intervengo dopo i colleghi, per cui il mio sarà un intervento meno nel merito, ma durante il quale farò qualche considerazione, prima di tutto per sottolineare - così come hanno fatto i Garanti che sono intervenuti l'importanza di questo momento per il Consiglio regionale. Stiamo affrontando dei temi - e adesso parlo in maniera specifica delle persone private della libertà - che definiscono, come ha ben detto il Presidente Gallo, il livello di civiltà del nostro Paese e della nostra Regione, e quindi interpellano o dovrebbero interpellare la parte più nobile di noi stessi, del nostro lavoro e del nostro impegno.
Comincio col ringraziare l'onorevole Mellano e insieme a lui tutta la rete dei Garanti comunali che ha richiamato e che noi troppo spesso dimentichiamo e diamo per scontata. In realtà, sappiamo quanto sia difficile arrivare ad avere una rete completa, avendo una persona per ogni carcere, e capace di collaborare, anche perché sono tutti impegni che vengono svolti con spirito di servizio nei confronti della comunità.
Pertanto è doveroso che quest'Aula ricordi il lavoro che queste persone fanno per la collettività.
Delle tante questioni che ha citato l'onorevole Mellano, vorrei fare solo alcune sottolineature. La prima è la questione del sovraffollamento che correttamente l'onorevole Mellano ha richiamato in Aula e che fa tutti gli anni. Perché dico questo? Perché rispetto al sovraffollamento, il rischio è che ci si abitui al fatto che sia normale e che quindi si releghi la questione ad una lamentatio da parte del Garante, cosa che invece dovrebbe non farci dormire di notte, tanto più dopo una pandemia come questa, che ci ha portato in dote l'opportunità per lo meno di rivedere e di ripensare gli spazi del nostro agire anche politico.
E qui vado al secondo passaggio, che per me oggi è stato il più provocatorio, cioè quando l'onorevole Mellano ha detto "le carceri sono state pensate in un'altra epoca e per un altro contesto sociale, in un momento in cui c'era il terrorismo italiano nel nostro Paese e per dei detenuti che avevano caratteristiche socio-culturali completamente diverse".
Stiamo utilizzando quello che dovrebbe essere un dispositivo e uno strumento che risponde ad un dettato costituzionale, soprattutto per quanto riguarda i fini di rieducazione del reo, pensato per un Paese che non c'è più; è inevitabile che, se utilizziamo uno strumento pensato per fenomeni che sono superati, è evidente che questo strumento o non funzionerà o funzionerà poco.
Cosa mi porto a casa - diciamo - oggi come impegno, prima di tutto per me stesso e poi da tradurre nell'azione politica? Come dobbiamo ripensare alla comunità penitenziaria in termini di struttura (su questo dirò una cosa finale, parlando di sanità), ma anche in termini, per esempio personali? Quest'anno, forse, abbiamo parlato meno dei pochi educatori, pochi assistenti sociali, dei pochi formatori, della mancanza di tutte quelle figure che dovrebbero lavorare soprattutto sul tema della rieducazione: tutto questo riguarda poco la Regione, riguarda di più probabilmente il livello nazionale, ma è vero che troviamo le contraddizioni di un pensiero di uno strumento inadeguato anche negli aspetti e negli ambiti che ci riguardano più da vicino, per esempio, quelli della sanità. Abbiamo toccato con mano, anche in questo momento di pandemia, non soltanto il problema della differente interpretazione delle vaccinazioni in carcere, su cui l'onorevole Mellano ha fatto un passaggio nella sua relazione e su cui anche alcuni di noi hanno provato a dare voce in quest'Aula e in Commissione durante i mesi che sono passati. Ma questa differente interpretazione, regione per regione, o addirittura carcere per carcere in alcuni casi, l'abbiamo vista anche sui tamponi: in alcune carceri i tamponi li faceva l'ASL, in altre non li faceva l'ASL, in alcune carceri gli operatori della Polizia penitenziaria venivano considerate forze dell'ordine e in altre no.
Sul tema della sanità carceraria, che è competenza delle Regioni, noi abbiamo il compito, l'obbligo - e bene ha fatto il Presidente Stecco nella Commissione a richiamare quell'inizio di percorso, che dovremmo continuare nei prossimi mesi, di confronto con quelle strutture, per dire che anche su quell'ambito possiamo fare meglio, dobbiamo fare meglio, a partire da indirizzi e coordinamenti più chiari. Certo, con la difficoltà (questo il Garante lo sa bene) che le strutture sanitarie dipendono dal livello nazionale. E abbiamo visto come in tantissimi aspetti quando non funziona bene il rapporto tra i livelli dello Stato a pagarne le conseguenze sono chiaramente i cittadini, gli utenti finali.
Mi ha colpito l'epigrafe della relazione, onorevole Mellano, che se non ho capito male è una frase del Garante nazionale. La voglio ripetere in Aula, la cito a memoria, spero di non sbagliare: "Si va in carcere, perch si è puniti e non per essere puniti". Il carcere è già una punizione quindi chi è in carcere e sconta la sua pena che è la sua punizione, non deve subirne altre, ma deve ricevere tutti quegli interventi che servono alla rieducazione e al reinserimento in società, come abbiamo detto altre volte in quest'Aula, altrimenti scontiamo due problemi (vado a chiudere Presidente): il primo è di natura etico-morale, cioè quale idea di giustizia nasconde il nostro sistema carcerario? È fondata sulla vendetta sulla sola punizione o è fondata sul fatto che noi crediamo nel fatto che l'uomo, anche se sbaglia, possa riavere una secondo, una terza possibilità e tornare ad essere una parte attiva e positiva nella società, al di là del fatto che sui diritti inviolabili, anche se una persona dovesse essere recidiva, ha comunque il diritto di essere rispettata? Poi, c'è anche un tema di costo sociale: quanto costa un sistema che non è capace di rieducare e di reinserire socialmente, anzi che in certi casi, abbiamo visto in altri anni, addirittura spinge alla recidiva, perch se il sistema non funziona produce un effetto contrario? Ed è un effetto che paga anche la società nel suo complesso, se quando mette mano al dispositivo della privazione della libertà nelle sue diverse forme, questo non funziona.
Chiudo, Presidente, ringraziando ancora il Garante per averci ricordato e su questo credo che si debba allargare un po' lo sguardo - che le persone private della libertà non sono solo le persone detenute in carcere.
Questo Consiglio già si occupa troppo poco di carcere, ma si occupa ancora meno (questo credo sia un limite) di tutte quelle situazioni di estrema fragilità, in un equilibrio difficilissimo, di persone private della libertà che non sono in carcere.
Su questo, e qui chiudo, sia sugli aspetti sanitari sia sulle politiche sociali, credo che con serietà questo Consiglio debba interrogarsi su come fare meglio e come collaborare affinché davvero tutti spingiamo nella direzione del reinserimento sociale e non della punizione delle persone private della libertà.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
In questa complessissima materia - chiamiamola "vita" - ci si rende conto che dietro a quel "Codice a sbarre", ci sono persone che hanno intrapreso una parte della loro vita fatta di libertà condizionata vigilata, sospesa. In alcuni casi, chi si occupa di quelle vite e di quelle vicende, si accorge che, com'è successo in tanti casi, la pandemia ha semplicemente fatto esplodere contraddizioni già esistenti, e che credo che la relazione pacata, ma molto rigorosa, da parte del dottor Mellano sia l'esempio di questa vicenda.
Come sapete, quel regime che non saprei come descrivere se non dicendo di parziale semilibertà, è un sistema complesso che mette dentro anche tanto volontariato, tanto Terzo settore, ma anche la stessa Polizia penitenziaria, che se erano fatiscenti prima, ovviamente la pandemia non ha certo rese migliori, anzi, ha sospeso la gran parte delle attività, per esempio più libere. Mellano lo sa, andiamo verso la stagione in cui si pu stare di più fuori, però sapete benissimo che per chi lì sta da qualche anno, e deve scontare pene lunghe, non avere la palestra, conquistata magari anche con investimenti pubblici e privati di quel territorio, non avere quelle due ore in cui si possono fare altri tipi di attività, è una restrizione ancora più importante.
Penso a luoghi complessi come la città di Torino, quindi la Casa Circondariale "Lorusso e Cutugno". Di certo, la sezione delle donne è gestita meglio dalle carcerate, da quelle donne che vivono quei luoghi dove funzionano di più anche le poche dotazioni sono esistenti. Penso alle televisioni, banalmente: se guardate le stesse sezioni del maschile, è normale sentirsi dire che le televisioni non sono state riattivate, perch a suo tempo, sono state smontate da qualcuno, o perché i nuovi inserimenti i nuovi arrivi spesso portano conflittualità maggiori e a non poter garantire continuo il ricambio, eccetera, eccetera.
Che cosa vi sto dicendo? Che questo è stato un anno ancora più terribile per alcune condizioni, e la relazione lo prova a spiegare bene con la paura anche dei detenuti stessi di essere più vulnerabili, anche per chi entrava e usciva, e anche perché lì dentro le condizioni sanitarie sono quello che sono. Lo erano già prima, non dico niente di nuovo.
Questa situazione, se è possibile, ci ricorda una volta di più che quelli sono cittadini, come tanti di noi, che, sì, certo, hanno commesso degli errori, ma stanno pagando il prezzo delle loro scelte in un modo che deve essere comunque sempre civile. Lo ripeto: per quanti investimenti facciamo su strutture che hanno più di 30/40 anni, spesso fatiscenti, sono investimenti comunque insufficienti.
Credo, quindi, che la parte della relazione che dobbiamo tenere sempre più in considerazione è quella propositiva, quella che ci parla di pene alternative, di tutto quello che sono le altre possibilità, quelle che chiamano tutti una responsabilità rispetto al numero di educatori, oltre che la possibilità di inserimenti lavorativi, la possibilità di un territorio e di dare anche possibilità di uscita, anche solo per iniziare a riappropriarsi della propria vita.
Mellano ce l'ha detto tante volte: dobbiamo uscire da una visione carcerocentrica della pena e provare a comprendere che c'è modo e modo di gestire il sovraffollamento; i vari sfollamenti che ci sono stati da parte delle grandi Case Circondariali nel Nord Italia, provando a non scaricare sui piccoli punti della nostra Regione condizioni che non sono facili.
Pensate a cosa è successo un po' di tempo fa a Ivrea e cosa continua a non funzionare in alcuni luoghi che, purché piccoli, non è detto che siano meglio di altri - anzi.
Nel ringraziare ovviamente il lavoro del nostro Garante e dei tanti Garanti in questa regione, nel ringraziare ovviamente chi da dentro il sistema ha fatto emergere le contraddizioni (non voglio ritornare sulla vicenda delicata che abbiamo già affrontato, del cambio ai vertici, ma soprattutto delle indagini e dei processi in corso), credo che occorra un ulteriore salto di qualità nell'analisi, del fatto che quel dentro e fuori continui ad avere una dignità istituzionale.
La pandemia cosa ci ha fatto notare? Che sembra che quel luogo non sia prioritario perché quelle persone hanno meno diritti di altri. C'è questa percezione diffusa, anche nelle Istituzioni, che vengono considerate persone che hanno meno diritti di altri perché hanno sbagliato.
Guardate, lo dico sempre, di sicuro se rubi o se vieni arrestato per danni verso la proprietà privata, ti accorgerai presto, soprattutto entrando in un carcere, di quanto l'errore sia stato pesante e di quanto rischi di pregiudicare la tua vita.
Ricordo anche sempre le più grandi ingiustizie di questa terra (e ne discuteremo qualcosa fra poco, quando parleremo di tasse e di mega profitti) e che eludere è spesso legale e spesso fa danni ben maggiori di quello che ha fatto metà di quella popolazione carceraria.
Dobbiamo tenere conto anche questo: quando vi dico che bisogna dialogare con tutti - e sono stato accusato di aver detto una frase fuori luogo - è perché nessuno dice che le persone non devono pagare il prezzo delle loro scelte, però ricordiamoci anche che, spesso, se nelle nostre carceri finiscono sempre i più poveri e gli ultimi, qualcosa non funziona nel nostro sistema. Di colletti bianchi che hanno "stuprato" il nostro ambiente, hanno devastato i nostri territori, hanno rubato miliardi e miliardi di tasse se ne vedono pochissimi nelle carceri piemontesi (non so se Mellano sia d'accordo).
Ragioniamo anche su questo, ricordandoci che quelle persone pagheranno fino all'ultimo giorno il prezzo delle loro scelte. Probabilmente, se non saremo capaci di reinserirli, purtroppo rischieranno di ricadere in quegli errori; siamo noi che non dobbiamo incorrere nell'errore di considerare quella partita come una partita persa, perché, in realtà può essere un nuovo inizio e, grazie a questa relazione, ce lo ricordiamo tutti noi.
Grazie.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste d'intervento? Altrimenti sospendo la seduta per lasciare lo spazio per la replica all'onorevole Mellano.



(La seduta è sospesa alle ore16.35 )



MELLANO Bruno, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale

Sarò velocissimo.
Ringrazio tutti per le considerazioni e per gli interventi. Soprattutto perché, a cominciare dal Consigliere Stecco, ma anche gli altri intervenuti, hanno preso spunto da un punto che nella relazione è molto corposo, ma poi qui, nella sintesi, ho in qualche modo tralasciato. La questione delle strutture. Siamo un po' tutti in una fase quasi "fideistica", una stagione in cui i Fondi europei previsti paiono giustificare le più ampie attese di intervento strutturali, epocali: anche il carcere attende interventi significativi, epocali. Una cosa è certa: interventi significativi su alcune carceri piemontesi sono programmate.
Alba: quattro milioni e mezzo di intervento per far ripartire il padiglione principale. Cuneo: un intero padiglione chiuso da dieci anni che, se riaperto, porta altri cento posti detentivi in un carcere che è ad un "tiro di schioppo" dall'ospedale ed è una struttura obiettivamente di livello che ci può permettere riflessioni interessanti di sviluppo e di innovazione trattamentale. Casale Monferrato: una caserma dismessa su cui procede una riflessione, voluta da due Governi fa, ma è sul tavolo e quindi potrà diventare, forse, qualcosa di più che un progetto.
Soprattutto Torino. Prima dell'inizio di questa riunione assembleare ho potuto parlare un attimo con l'Assessore Icardi. Mi son fatto latore di una richiesta di incontro fra l'Amministrazione penitenziaria e l'Assessorato perché, finalmente, anche dopo una serie di denunce del Garante nazionale della Corte Europea dei Diritti dell'uomo, si interverrà strutturalmente sul "Sestante" e sul "SAI", il Servizio di Assistenza Intensiva del carcere di Torino, per far sì che al nome altisonante corrisponda una struttura adeguata, struttura che è di competenza del Ministero della giustizia, ma è gestita dalla sanità regionale che, quindi, ha e dovrebbe avere un interesse deciso, prioritario affinché quella struttura sia adeguata alle esigenze di un servizio di livello, di qualità come quello che la Regione vuole offrire e che sicuramente in alcuni casi, non sempre, ha offerto.
Intervenire sulle strutture per permettere alla sanità in primo luogo ma anche alla formazione, al lavoro e alla scuola di poter usare gli spazi penitenziari - che certamente non sono nati per fare recupero e reinserimento, ma che, per legge, dal '75, devono offrire anche lavoro formazione, scuola, recupero e reinserimento, per permettere che l'esecuzione penale in carcere, laddove necessaria, laddove indispensabile abbia una potenzialità vera di essere efficace.
Chiudo dicendo che giovedì scorso ho potuto coordinare un importantissimo seminario sui sex offender, maltrattanti e autori di reati sessuali. In Piemonte sono 373 le persone attualmente ristrette nelle nostre carceri sulla base di articoli del cosiddetto "Codice rosso" o per reati di violenza di matrice sessuale: si tratta obiettivamente di persone ora escluse dalla società e detenute ma che, spesso, hanno pene medio-brevi perché quando la giustizia funziona, il sistema preventivo funziona i responsabili vengono intercettati in tempo, prima che commettano reati irrecuperabili.
Pensare che quel tempo della detenzione sia perso perché non si fanno progetti di recupero, di consapevolezza del reato, di supporto psicologico perché non ci sono risorse, non ci sono spazi, perché non ci sono operatori, e i progetti esistenti sono occasionalmente finanziati da una compagnia, una fondazione, una banca, dall'ente locale o dal Comune quando c'è e quando può - è il segno del fatto che abbiamo una disattenzione rispetto alle finalità dell'esecuzione penale in carcere e lo dico da Garante dei detenuti, siamo disattenti rispetto alle difficoltà operative, lavorative dei Direttori del carcere, dei comandanti, degli educatori che non hanno in mano gli strumenti per rendere davvero efficace quel periodo di detenzione che, quando termina, inevitabilmente finisce per rimette in società persone che rischiano di essere ancora di più esacerbate e quindi gravemente pericolose.



(La seduta riprende alle 16.39 )



MELLANO Bruno, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale

PRESIDENTE



MELLANO Bruno, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale

Comunico la riapertura della seduta.
Ringrazio l'onorevole Mellano per la relazione.
Procediamo alla successiva relazione annuale del Garante regionale per i diritti degli animali in base all'articolo 20, comma 1, lettera j) "istituzione del Garante per i diritti degli animali" che prevede che se ne predisponga annualmente una relazione sull'attività svolta e sulle condizioni degli animali in Piemonte, nonché sull'attuazione dei relativi diritti da trasmettere al Consiglio regionale entro il 30 aprile dell'anno successivo a quello di riferimento.
Il Presidente del Consiglio regionale dispone l'iscrizione della relazione all'o.d.g. affinché il Consiglio ne discuta. Il Garante dei diritti degli animali, il dottor Enrico Moriconi, ha depositato la relazione annuale riferita all'attività svolta nel 2019 e il documento è reperibile nella banca dati.
Invito il dottore Enrico Moriconi ad entrare in Aula per svolgere l'annuale relazione al Consiglio, richiedendo di mantenere l'intervento per 15 minuti.
Dichiaro sospeso la seduta.



(La seduta è sospesa alle 16.41)


Argomento: Benessere animale

Relazione annuale Garante regionale per i diritti degli animali


MORICONI Enrico

Buongiorno.
Ringrazio dell'occasione di presentare la relazione. Come prima osservazione permettetemi di dire che possiamo definirlo un momento storico: è la prima relazione presentata ad un Consiglio, dell'unico Garante dei diritti degli animali in Italia. Il Piemonte, come sovente accade, Torino, ha fatto un passo all'avanguardia. Passo all'avanguardia che, in questi giorni, se avete letto sulle notizie giornalistiche, viene valorizzato maggiormente dai tentativi di inserire gli animali all'interno della Costituzione.
Abbiamo i diritti degli animali inseriti all'interno dello Statuto regionale sia nel preambolo sia nell'articolo 7.
Devo dire che la definizione dei diritti degli animali è comunque ambiziosa, nel senso che prevedrebbe un tipo di struttura di società che al momento è inimmaginabile. Noi l'abbiamo inserito nello Statuto, anche perché il Consiglio regionale aveva ospitato, a suo tempo, Tom Regan, che assieme a Peter Singer, aveva coniato il termine "diritti degli animali".
Se parliamo della legge istitutiva, che è del 2010 - l'ho riportato nella relazione (anche nella prima, che risale agli anni 2017-2018) sappiamo che è stata approvata in maniera molto celere e alcuni problemi della legge istitutiva nel corso della sua applicazione si sono manifestati.
Ne voglio ricordare due: il primo riguarda il fatto che, comunque, il Garante dei diritti degli animali non ha un riconoscimento economico per la sua attività. Chiaramente non riguarda la mia persona, ma è una differenza rispetto agli altri Garantiti che, in parte, potrebbe anche significare una minore importanza rispetto alle altre figure di garanzia.
D'altra parte, la non retribuzione, diciamo così, condiziona la presentazione delle domande da parte delle persone che, evidentemente possono svolgere questa attività come secondaria o accessoria, essendo come me pensionati.
L'altro problema, evidenziato sempre nella legge istitutiva, è relativo all'ufficio del Garante, che non ha una propria dotazione di collaboratori.
Anche questo potrebbe configurare una minore importanza della figura del Garante, che diventa significativa nel momento in cui, da un lato il Piemonte ha fatto questo passo così importante, ma poi, dall'altro lato non garantisce la piena possibilità di effettuazione della sua attività.
Approfitto di questo accenno per ringraziare coloro che hanno collaborato comunque con me in queste anni in questo percorso, anche di istituzione di un ufficio. Perché, a differenza degli altri Garanti, si è trattato effettivamente di costruire un qualcosa partendo dal niente.
Per quanto riguarda l'attività del Garante e la relativa relazione sulla base della legge sappiamo che il Garante è anche incaricato di svolgere un'azione di informazione verso la cittadinanza. Si è dunque cercato di rispondere in parte a questa indicazione inserendo nella relazione alcuni dati che possono servire anche ai cittadini, come l'elenco dei canili pubblici e privati, delle associazioni di volontariato attive in Piemonte, l'elenco dei rifugi per animali domestici, degli zoo e dei parchi esotici e dei centri di soccorso per animali feriti.
Tra le attività propositive svolte vi è stata l'incentivazione di alcune iniziative, quali il progetto all'avanguardia della sterilizzazione delle nutrie nel Comune di Torino (argomento sul quale torneremo rapidamente), la realizzazione del progetto "Salviamoli insieme", con il Centro Animali Non Convenzionali (CANC) del Dipartimento di scienze veterinarie di Grugliasco, per il recupero delle fauna selvatica ferita, e la collaborazione per la realizzazione dell'ingresso dei cani in alcuni supermercati (anche questa è un'iniziativa sicuramente gradita ai cittadini).
Tra gli altri dati presenti nella relazione, ricordo, ad esempio quello relativo all'evoluzione della zootecnia. Il Piemonte, in termini di zootecnia per le specie bovine e suine, è tra le prime Regioni d'Italia. Vi è però un'interessante considerazione che si evidenzia nella relazione: dal 2005 al 2019 (cioè in 14 anni) gli allevamenti bovini in Regione Piemonte sono diminuiti del 40%, mentre il numero dei bovini allevati è rimasto praticamente costante. Peraltro, è un andamento che si sta osservando da un po' di anni: le dinamiche commerciali della grande distribuzione premono sulle attività produttive in allevamento, penalizzando le piccole aziende.
Come contraltare di questo dato emerge che in un solo anno gli allevamenti suinicoli sono aumentati del 13% (in questo caso perché sono aumentate le grosse concentrazioni di suini).
Questo dato ci deve far riflettere, perché non possiamo dimenticare che il Piemonte è la patria di Carlo Petrini, che giustamente fa le sue battaglie a difesa della zootecnia e dell'agricoltura rurale tradizionale puntando sulla difesa delle piccole realtà che sono sempre esistite.
Se noi abbiamo la consapevolezza che è importante salvare le piccole situazioni, l'economia di mercato spinge in tutt'altra direzione.
Se avete osservato negli ultimi mesi le segnalazioni che arrivano dalle investigazioni effettuate soventemente negli allevamenti, si evince che le economie di scala che spingono verso i grossi allevamenti possono portare a trascurare le vere condizioni degli animali. Perché per seguire tanti animali, spesso si risparmia sulla mano d'opera, con conseguenze che poi ricadono sulle condizioni degli animali.
Un altro dato di tipo generale, nonché particolare, è la situazione dei cani. Nel 2019, dai dati ufficiali abbiamo avuto circa 8 mila cani recuperati dal territorio e condotti nei canili e rifugi. Di questi 8 mila cani, circa la metà è stata restituita ai proprietari perché identificata essendo microchippata. L'altra metà, non identificata, è rimasta nei canili. Per cui il dato ci dice che sono ancora molti i cani in Piemonte che non sono identificati. Questo è un dato preoccupante, nel momento in cui ricorrono nel 2021 i 30 anni dall'emanazione della legge quadro n. 281 che prevedeva il recupero, la cattura dei cani vaganti e l'identificazione di tutti i cani. Questo fatto dimostra che, a distanza di trent'anni, in Piemonte c'è ancora molta strada da fare, anche se il Piemonte, come altre Regioni del nord, è abbastanza ben organizzata nel rispetto di questa legge.
Che c'è ancora molta strada da fare ce lo dice anche il fenomeno delle "staffette". Avrete sentito, qualche mese fa, di due persone morte in un incidente stradale mentre stavano portando dei cani dal sud verso il nord.
È il fenomeno che viene definito delle "staffette". In base alla legge nazionale non si potrebbero spostare cani da regione a regione, però i cani vengono spostati perché si fa un'intermediazione con delle persone e le persone possono spostare i cani. Ho parlato spesso con associazioni che lavorano al sud e loro la continuano a vedere come un grosso aiuto alla gestione dei cani, perché ci sono dei canili sovraffollati.
Non entro nel particolare di questo argomento, però è chiaro che la presenza di canili sovraffollati, che noi in Piemonte non abbiamo significa che altre regioni non stanno lavorando come si dovrebbe in base alla legge n. 281. Per cui questa è una sollecitazione che andrebbe fatta al Governo nazionale per produrre uno strumento legislativo che sia più attivo.
Ho parlato prima del progetto delle nutrie, che sono andato a presentare anche all'Istituto Zooprofilattico di Teramo, perché per la prima volta in Italia un ente pubblico - in questo caso era la Città metropolitana - invece di procedere all'abbattimento delle nutrie, ha pensato alla loro sterilizzazione.
Naturalmente il Garante, come gli altri Garanti, è un ufficio aperto alle sollecitazioni del pubblico. Nel 2019 le segnalazioni sono state 104 circa 8 al mese. Sono state tutte considerate ed è facilmente immaginabile che la maggioranza delle segnalazioni riguardavano i cani e i gatti. Sulle segnalazioni si può fare una considerazione, cioè che in Italia e in Piemonte la responsabilità della verifica, del controllo e del mantenimento degli animali ricade sulle ASL veterinarie. È chiaro che, qualora le segnalazioni arrivano all'Ufficio del Garante, se queste sollecitazioni sono giustificate e si reggono su dei dati reali, in questo caso pongono la problematica di come l'ASL territoriale veterinaria ha gestito la questione, perché o la conosceva e la giudicava sufficiente ed idonea oppure non la conosceva. E in entrambi i casi, se invece la situazione è negativa, è chiaro che possono esserci dei problemi.
Questo è sempre il problema che si pone quando ci sono delle criticità relative agli animali. Io ho partecipato al processo Green Hill - per chi lo conosce - e i veterinari che ci lavoravano hanno avuto dei problemi proprio perché la questione non era sostenibile.
Concludo, dicendo che abbiamo fatto anche quattro convegni e ricordo soprattutto un convegno in Sala Viglione dal titolo "Tutela a quattro zampe". È stato un incontro molto partecipato con tutte le associazioni del volontariato animalista piemontese.
Come ultima cosa, ringraziando ancora per l'invito, ricordo che come Garante abbiamo attivato un tavolo con il Tavolo (scusate l'assonanza) animali e ambiente del Piemonte. Questo Tavolo è aperto per tutti i Consiglieri regionali e per gli Assessori: per chi vuole partecipare l'invito si trova sul sito; naturalmente l'Ufficio può rispondere ed è a disposizione per comunicare la programmazione di questo Tavolo congiunto.
In conclusione, sulla base dei risultati che abbiamo avuto e anche dei riscontri da parte dei cittadini, credo si possa dire che la creazione del Garante per i diritti animali sia stata una scelta giusta da parte del Consiglio regionale. È una scelta che ha dimostrato di soddisfare una richiesta che c'era nella popolazione piemontese. Grazie.
(La seduta riprende alle ore 16.58)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Disabato.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Garante con il quale ho avuto il piacere d'interfacciarmi molte volte, anche durante le riunioni organizzate con le Associazioni di volontari, che a mio avviso sono molto utili e trattano tantissimi temi tant'è che nel mio intervento non riuscirò a toccare ogni tema presente in questa esaustiva relazione. Cercherò di approfondire alcune questioni per me fondamentali.
Intanto, viene segnalato un aumento della sensibilità e dell'empatia sotto diversi profili: animalista e zoofilo, ognuno l'affronta è un po' a suo modo, però questo aumento è riscontrabile soprattutto con il numero delle associazioni che si sono attivate in questi anni in Piemonte; sono segnalate 290 associazioni, di cui 112 iscritte all'Albo regionale, tant'è che prima il Garante citava proprio il Tavolo nato dall'unione di molte di queste associazioni; cito il Tavolo "animali e ambiente" che, a mio avviso dovrebbe essere consultato maggiormente, soprattutto su atti che riguardano la tutela degli animali, sotto tutti i profili e tutti i punti di vista.
Alcune associazioni, come dicevo, si sono associate e fanno sentire la loro voce coinvolgendo tantissimi cittadini; se le associazioni sono 290 pensate a quanti sono effettivamente i cittadini che non soltanto tengono alla tutela e al benessere degli animali, ma che si vogliono mettere in prima linea per potersi rendere utili in questo senso.
Spesso la tutela e il benessere degli animali viene demandata alla sensibilità dei cittadini e dei volontari e questo può essere un punto di pregio, ma a mio avviso è anche una carenza da parte delle istituzioni perché spesso queste delegano e tendono a non stanziare i fondi a sufficienza per poter garantire, invece, questa importante funzione. Noi ricordiamo che gli animali, in particolare, la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato e, a mio avviso, ogni ente se ne dovrebbe fare carico, dal livello nazionale a scalare fino agli altri enti dovrebbero essere stanziate ingenti risorse, soprattutto per garantire, per esempio funzioni come la sterilizzazione degli animali abbandonati, oppure la tutela della biodiversità.
Questo succede anche in Europa, dove invece i fondi, per esempio vengono stanziati in quantità maggiore e vengono trasferiti, per esempio alle Regioni come per le deleghe della tutela della biodiversità. Mi viene da pensare ai famosi progetti Life, in cui noi siamo tra l'altro coinvolti in Piemonte con il progetto "Life Wolfalps" che ha stanziato tantissime risorse utilizzate per la tutela della biodiversità. Abbiamo visto purtroppo, negli anni anche tanti tagli al riguardo; ma non è mio obiettivo dare la colpa agli Enti, però questo dev'essere un monito, secondo me perché ogni ente deve farsi parte attiva, anche stanziando risorse per poter tutelare e proteggere gli animali e la fauna selvatica. Ricordiamoci che tutelare la biodiversità vuol dire tutelare la varietà di organismi viventi nelle loro diverse forme, ognuna preziosa per il mantenimento di un equilibrio; prima facevo la differenza tra animalismo e zoofilia, perch chiunque la può vedere un po' a proprio modo.
Inoltre, secondo me, dovremmo chiederci quante volte le scelte della politica risultino dannose per la salvaguardia di questi equilibri e degli ecosistemi, quante arrechino disturbo o danneggino gli animali e la riproduzione delle specie; mi vengono in mente tutti quei casi dove, per esempio, è prorogato il termine per i tagli boschivi, e dove sono state disturbate le specie nelle loro fasi di riproduzione. Un caso emblematico ce l'abbiamo in questi giorni proprio in Val Susa, dove per il cantiere legato al TAV si sta procedendo con questi tagli, ma l'abbiamo visto anche in passato con delle proroghe, per esempio, per il COVID. Questi sono atti che vanno realizzati e studiati, perché impattano sull'ambiente e sulla biodiversità.
Un'altra azione che mi verrebbe da citare è, per esempio, quella del prolungamento del periodo di caccia nel periodo invernale, quando gli animali sono ridotti allo stremo e in assenza o quasi di risorse trofiche per la sopravvivenza, con la neve alta e il metabolismo a rilento, con nessuna possibilità di scampare o di sopravvivere di fronte a un uomo armato di fucile. Allora, ci dobbiamo chiedere effettivamente se una situazione di questo tipo sia etica o, non sia, comunque, un'evidente disparità.
Allo stesso modo, quando decidiamo d'inserire nuove specie nel calendario venatorio, senza tener conto dei dati a livello nazionale o le relazioni di ISPRA che ci dicono che quella specie è a rischio per la propria sopravvivenza e per la propria persistenza nell'ambiente. Come dicevo prima, ogni specie animale è preziosa per l'ambiente, sotto tutti i punti di vista; a è per questo che, a mio avviso, dovremmo valutare tutte queste azioni, soprattutto quando si parla di caccia; spesso, purtroppo quando si parla di tutela di fauna e di biodiversità lo si fa associandola soltanto alla caccia, e questo, a mio avviso, è un gran peccato.
Il Garante ha toccato anche il tema del recupero degli animali feriti o in difficoltà che viene demandata a degli Enti come possono essere i CRAS o il CANC (Centro animali non convenzionali) di Grugliasco, che io conosco molto bene e che ho avuto anche il privilegio di poter visitare, insieme all'Assessore Protopapa - che ringrazio per l'attenzione rivolta a questo tema specifico. Nella legge regionale sulla caccia è stato ridimensionato l'articolo che demanda al CRAS la tutela e il recupero della fauna in difficoltà, tant'è che ogni CRAS magari gestito da un'associazione animalista deve appellarsi ai Comuni per stipulare delle convenzioni che di solito, prevedono poche risorse per i Comuni i cui bilanci sono molto molto deboli. La Regione in passato stanziava delle risorse che adesso non stanzia più. Secondo me, sarebbe importante reinserire quel finanziamento senza delegarlo a Regolamenti o convenzioni che prevedano la soppressione di specie riguardanti magari la fauna cosiddetta "invasiva" o direi meglio alloctona. Questi Centri di recupero sono gestiti da associazioni animaliste che, quindi, non fanno distinzione tra fauna alloctona o autoctona, chiedere loro di uccidere o di sopprimere un animale perché non è giusto che si trovi sul nostro territorio, non essendo sua colpa, essendo stato immesso, abbandonato o per altre ragioni, è chiedere loro di fare qualcosa contro la propria natura, contro la propria etica e contro i propri statuti.
Quindi sarebbe bello che la Regione prevedesse nuovamente questi finanziamenti, senza guardare a quell'aspetto, anzi magari supportando una proposta di legge al Parlamento per il riconoscimento delle oasi e di quelle realtà che potrebbero ospitare questa tipologia di animali, senza che possano arrecare danno all'ambiente, alle attività o agli equilibri.
Penso, ad esempio, a un evento accaduto qualche tempo fa ad Agrate Conturbia del quale credo che il Garante sia a conoscenza, che riguarda lo spostamento di un branco di daini che erano in una proprietà che si occupava della macellazione di questi animali, tant'è che dei volontari si sono mobilitati e hanno chiesto il loro trasferimento. Peccato che le leggi non consentano di trasferire questi animali, se non ad un'attività analoga quindi di nuovo destinati alla macellazione. Anche quelle sono leggi che, a mio avviso, andrebbero cambiate, proprio perché la sensibilità sta mutando: le associazioni vogliono prendersi carico di queste situazioni e non vedere gli animali che decidono di tutelare o di salvare nelle mani di un'analoga attività, volta magari all'uccisione. Quello è un caso di cui mi sono occupata personalmente e so che anche il Presidente della Provincia ha avuto la nostra stessa sensibilità.
Attenzione a questi temi, cioè alla tutela degli animali che, in particolare, si misura anche con il livello della qualità della normazione delle leggi vigenti in materia. Il Garante, infatti, ci segnala una sua indagine svolta proprio sui Comuni dove è stato scoperto che pochi adottano regolamenti volti alla tutela e al benessere degli animali, sulla totalità dei Comuni presenti in Piemonte. Ho apprezzato molto l'azione di trasferire regolamenti quadro ai Comuni per aiutarli a dotarsi di questa formazione ma penso che questa sensibilizzazione possa provenire anche da parte della Regione, qualora si decidesse di aggiornare la legge ferma al 1993, quella per la tutela e il benessere degli animali. Infatti, chiederei al Garante di collaborare e di fornire a questa Giunta elementi volti all'aggiornamento di questa normativa.
Sarei fortemente favorevole, per cui direi che è un'azione che si rende necessaria.
La questione riguardante la normativa, come ci diceva prima il Garante riguarda anche la legge istitutiva del Garante, perché, come ho letto nella relazione, non vi è possibilità, per il Garante, di effettuare delle ispezioni, ad esempio su realtà private come possono essere alcuni canili o alcune realtà (penso a macelli o altro, dove persistano potenziali situazioni disagevoli o, comunque, dove si possa prefigurare un maltrattamento o una situazione di difficoltà).
Penso che anche alla legge istitutiva si debba mettere mano per dotare il Garante di strumenti pari a quelli delle altre figure di garanzia.
Vado alla conclusione, Presidente, dicendo che, secondo me, la tutela degli animali passa anche da molte azioni che la Regione mette in campo magari non direttamente sulla questione della tutela. Penso alla riduzione del consumo di suolo, alla riduzione della frammentazione e all'erosione degli habitat, o evitando di cacciare specie potenzialmente a rischio, che rischiano di andare incontro a estinzione o alla creazione e l'incentivo alla creazione di zone umide che possano portare gli uccelli a migrare nel nostro territorio, quindi arricchire la nostra biodiversità.
Ci sono molte cose a cui possiamo fare attenzione e con cui possiamo favorire direttamente la tutela della fauna selvatica. Un'ultima cosa, e poi concludo, mi auguro che in questi giorni si sblocchi al Senato l'inserimento della tutela degli animali e dell'ambiente in Costituzione che so essere bloccata da tanti emendamenti; come spero che vengano anche inasprite le pene per chi maltratta e uccide gli animali. Anche quella è una proposta ferma, ferma per volontà politica, ma io ritengo che la volontà politica su questi temi, invece, debba andare nella direzione opposta, come andare anche nell'ottica di abolire i circhi, che sfruttano e utilizzano animali contro natura.
Queste sono piccole suggestioni che ho voluto portare all'Aula e al Garante, anche se non di sua competenza, per dire che apprezzo e seguo con molta attenzione il suo lavoro.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sarno; ne ha facoltà.



SARNO Diego

Grazie, Presidente.
Ringrazio della relazione il dottor Moriconi, della relazione in Aula e delle relazioni che ci ha presentato e che sono state inserite nel nostro sistema interno.
La premessa di questo intervento è che siamo convinti che il Garante possa, come anche da legge e per quello che è lo spirito di queste funzioni, essere uno stimolo per il Consiglio e la Giunta, ed essere anche uno stimolo, come diceva già il Garante stesso, sulle considerazioni di carattere nazionale.
Come ha detto il Garante, il Piemonte è stato precursore rispetto ad alcune iniziative su questo tema, cioè la tutela degli animali. Pertanto visto che il Garante l'ha definito un momento storico di presentazione in Aula della relazione, vorrei usare questo momento anche per darci idee e suggestioni, che però poi da domani mattina dovremmo portare avanti con serietà.
Lo dico perché condivido la parte, quindi mi ha risolto un problema di tempo, la collega Disabato, relativa alla tutela degli animali autoctoni alla salvaguardia delle specie in libertà. Rispetto a quello che la Consigliera ha detto in quest'Aula, in questa legislatura ci sono già stati dibattiti intensi provvedimenti che questa Giunta ha preso, quindi crediamo che quel tema sia un tema da riprendere e da rimettere all'o.d.g. di questo Consiglio proprio perché - e questo è un po' l'intervento - occorre ridare forza e gambe alla cultura della tutela degli animali.
Perché questo? Perché a livello nazionale manca il Codice sui diritti animali. Manca a livello nazionale, ecco perché essere di stimolo per le politiche nazionali è un primo caso.
In questo momento, alle Regioni e agli Enti locali che hanno delle sensibilità (e su questo dirò dopo) su questo tema manca una cabina di regia, manca una cabina di regia nazionale, appunto con questo Codice sui diritti animali, che serve per tenere insieme le varie politiche che si possono mettere in campo e aumentare, sempre per la stessa funzione che dicevamo, la cultura della tutela verso gli animali.
Serve perché gli animali domestici - affronti in particolare questo tema - ancora oggi sono considerati dei beni soggetti alla compravendita.
Oggi, la nostra legislazione parla ancora degli animali in questo senso e non come, diversamente si auspica in alcuni anche trattati, esseri appartenenti alla famiglia.
Ecco perché altro stimolo - lo dico perché poi in conclusione cercher di trarre alcune conclusioni, soprattutto di metodo -sarebbe interessante lavorare sulla proposta di inserire gli animali nello stato di famiglia.
Questo è un elemento che prende spunto, ad esempio, da un dato importante: il 52% delle famiglie in Italia ha un animale a quattro zampe e che l'Italia, dagli ultimi dati Censis, è il secondo Paese in Europa per possesso di animali domestici.
Se questi dati sono veri - e lo sono - sarebbe proprio utile inserire nello stato di famiglia il nostro animale domestico di compagnia, perché è così che si restituisce dignità e anche tutela, nel vero senso della parola. Si stabilisce non quel bene soggetto alla compravendita, ma appartenente alla famiglia e quindi ha, evidentemente, dei diritti e deve essere tutelato. Per questo sarebbe anche utile, lo dico in particolare alla Giunta, istituire un servizio che possa guidare le famiglie alla scelta consapevole dell'adozione; proprio perché, come diceva il Garante, i quattro mila animali presenti all'interno dei canili sono un numero importante; avere la capacità - lo dico soprattutto all'Assessore di riferimento - avere la possibilità di costruire dei budget all'interno del bilancio regionale per accompagnare di nuovo la cultura all'adozione quindi al recupero, al rimettere all'interno delle famiglie quei quattro mila animali, sarebbe un elemento fondamentale.
Anche perché, altra suggestione e elemento di confronto, in molti Comuni si stanno sviluppando delle deleghe specifiche. Tanti Comuni oggi hanno degli assessorati che vengono chiamati o "politiche animaliste" o "politiche a tutela degli animali", che costruiscono un pezzo della loro responsabilità e della loro azione amministrativa, come Assessore espressamente delegato.
Credo che questo sia un elemento da tenere in considerazione e allora vado verso la conclusione Presidente - provo a sollecitare la Giunta, anche grazie alla relazione del Garante, a sperimentare alcune politiche anche da me in ultimo citate.
Provare - mi rivolgo al Presidente Cirio - ad avere una delega specifica alla tutela e strutturare, ad esempio, un ufficio regionale a tutela degli animali. In questo momento in molti Comuni del Piemonte si stanno fondando e stanno crescendo gli uffici comunali "tutela animale" che vanno oltre al tema del recupero degli animali randagi: una politica che si fa a partire dai luoghi di vita quotidiana, dai luoghi privati, dai luoghi commerciali. C'è una serie di Comuni che stanno lavorando proprio per ricostruire quel legame,per trasformare quella cultura dell'animale come oggetto di compravendita, come soggetto, come essere vivente all'interno dello stato di famiglia. Avere la possibilità - l'abbiamo fatto in altri casi, con altri temi - di un ufficio competente, anche per dare una mano al Garante che chiedeva anche nel suo intervento un aiuto compiuto di una piccola, seppure utile, struttura che possa accompagnarlo nel lavoro. Avere la possibilità di costruire questo ufficio "tutela animale regionale" potrebbe essere interessante, soprattutto mettendo al Tavolo tutti gli uffici locali provinciali e metropolitani - ma, soprattutto locali, che già oggi esistono.
In conclusione, la proposta che facciamo all'Aula e a chi è più interessato, in particolare al Garante, proprio perché è una legge che istituisce il Garante, propongo di costituire un gruppo di lavoro - c'è il Tavolo già citato a cui ho partecipato in un incontro, per alcune delle proposte che abbiamo citato sia io che la collega Disabato - per migliorare la legge oggi vigente in Piemonte e per costruire quelle sperimentazioni che abbiamo provato a citare.
Se da domani inizieremo un'azione in questo senso, credo che questo momento storico, come l'ha chiamato il Garante, non sarà stato solo, seppur positivo, un momento di presentazione, ma di reciproco impegno di lavoro per contribuire a dare delle risposte a tutte quelle famiglie e al nostro Piemonte che, oggettivamente merita, meritano gli animali, e che merita il tema fondamentale della tutela degli animali.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sarno.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Ringrazio il dottor Moriconi per la sua prima relazione e devo dire che ci sentiamo un po' parte di questo percorso che ha portato alla nomina del Garante perché, dopo l'approvazione della legge nel 2010, c'era stato un atto di indirizzo a prima firma del collega Grimaldi, se non sbaglio, per sollecitare la nomina e, successivamente, la nostra interrogazione per chiedere l'apertura del bando. Questo anche a testimonianza di come, quando si approva qualcosa in Consiglio, poi in realtà il percorso sia ancora lungo. Credo che il percorso non sia finito perché possiamo ancora fare molto per migliorare l'operatività di questa importantissima figura. Ad esempio, qualche settimana fa, ho depositato un'interrogazione per sapere per quale motivo non sia consultato il Garante quando in Aula si discutono delle leggi che vanno ad incidere sulla condizione degli animali nella nostra regione. Cedo che questo sia successo recentemente in alcune occasioni, quindi l'interrogazione è ancora inevasa, ma comunque è un modo per attirare l'attenzione su questo tema. Avendo a disposizione, unica Regione in Italia, una figura di questo tipo, credo che il minimo sia utilizzarla, quindi utilizzare le sue competenze e chiedere soprattutto il suo parere quando si va a toccare la sfera di sua competenza. Vedremo quale sarà la risposta della Giunta rispetto a questo tema.
Rispetto al lavoro che il Garante svolge, noi abbiamo avuto più volte modo di interfacciarci in questi anni, in particolar modo relativamente alle questioni relative al macello di Torino che più volte ha attirato la nostra attenzione, purtroppo a causa di alcune segnalazioni. Devo dire che la questione non è ancora del tutto chiusa perché, alla fine, non abbiamo avuto grandi rassicurazioni rispetto alle modalità in cui si opera in quella struttura, quindi credo che sia uno dei temi che bisognerebbe approfondire ulteriormente. In questo, ovviamente, chiederei anche massima attenzione da parte dell'Assessore Icardi che, peraltro, so che ha già avuto modo di occuparsi della questione, ma forse sarebbe il caso di entrare un po' più a gamba tesa sulla situazione all'interno del macello di Torino.
Ci siamo poi occupati anche delle condizioni di alcuni allevamenti nella nostra Regione. Credo che la sensibilità verso la condizione animale sia una cosa con cui si nasce: ci sono persone più sensibili, altre che vedono gli animali come semplici "animali", destinati quindi ad una certa vita; queste persone ritengono che alcune cose siano normali, quindi si pu anche pensare di non trattarli troppo bene.
Quando si nasce con la prima sensibilità si vive piuttosto male, perch quando ci si sofferma a pensare ad alcune situazioni, molto spesso ci si trova difronte dei muri invalicabili, al punto che sembra che la situazione non sia migliorabile in nessun modo.
Il tema degli allevamenti è proprio uno di questi. Io credo che intervenire quando ci sono di mezzo i soldi - detto proprio banalmente diventa ancora più complicato. E noi sappiamo che la nostra economia spinge per un tipo di allevamento che non è propriamente attento alle condizioni degli animali. Però bisogna fare attenzione, perché anche se non si ha la giusta sensibilità per capire che non è umanamente accettabile trattare gli animali in quel modo, ci pensa poi una pandemia a ricordarci che se non trattiamo l'animale nel modo corretto, l'impatto si vede anche sulla nostra salute! Al di là della sensibilità personale, credo che affrontare certi temi anche dal punto di vista della salute potrebbe essere un buon approccio per cui un approfondimento sulla situazione degli allevamenti nella nostra Regione, e anche su tutto il percorso, sarebbe auspicabile; percorso che molto spesso, tra l'altro, è certificato. Perché nel caso di un allevamento di cui avevamo avuto segnalazione qualche tempo fa (non ricordo se due o tre anni fa, perché il tempo passa e anche io perdo il conto) ricordo che quella filiera di allevamento era inserita all'interno di un prodotto di alta qualità di un'altra Regione: in quei casi ci si chiede anche a cosa fanno riferimento questi percorsi di certificazione di qualità. Fanno riferimento all'esito finale del prodotto oppure controllano anche il benessere animale? Credo che un controllo di qualità che tenga in considerazione anche il benessere animale potrebbe essere un passo in avanti per la nostra Regione che, tra l'altro, ha già fatto numerosi passi in avanti. Ricordiamo che nella scorsa legislatura avevamo anche approvato un provvedimento che consentiva l'accesso agli animali da affezione nelle strutture sanitarie era un modo per riconoscere all'animale un'appartenenza al nucleo familiare senza arrivare a metterlo nello stato di famiglia. Lo riconoscevano come "soggetto" facente parte della famiglia. Ci sono infatti persone anziane (o persone con patologie particolari) che sono ricoverate per lungo tempo in ospedale e che ne sentono la mancanza e che potrebbero trarre anche beneficio dal fatto di poter ricevere la visita dei loro compagni di vita.
Perché anche gli animali sono compagni di vita e fanno parte della famiglia. Ebbene, nella nostra Regione teoricamente sarebbe possibile. Dico "teoricamente" perché dopo l'approvazione del provvedimento, in realtà, il tutto si è un po' arenato negli uffici regionali; quindi, di fatto, non esiste ancora un Regolamento che consenta di attuare questa possibilità.
Ovviamente non è semplicissimo, perché subentrano problematiche di spazio e di igiene, e il tutto si incrocia anche con le istruzioni relative alla pet therapy, che comunque è un'attività già utilizzata in alcune struttura sanitarie nella nostra Regioni.
C'è poi il tema del randagismo, citato anche relazione. Nella nostra Regione con il COVID sappiamo che i dati sono diventati non dico preoccupanti come al sud, però comunque si sono aggravati. Noi abbiamo provato a proporre un emendamento al bilancio nel previsionale per chiedere fondi sul randagismo, ma è stato bocciato come tutti gli altri nostri emendamenti in aula, quindi pare che i fondi siano azzerati. Credo che questo sia un brutto segnale, perché ci preoccupiamo sempre del cinghiale che attraversa la strada - perché magari ci fa comodo andare a sparare al cinghiale - ma non ci preoccupiamo dei cani randagi che vivono per strada diventando essi stessi un pericolo. Anche qui c'è chi ha la sensibilità di dire "Povero cane abbandonato, lasciato solo in mezzo alla strada", e chi invece, pensa che i cani randagi che girano sulla strada diventano solo un pericolo per gli automobilisti. Alla fine, l'obiettivo potrebbe essere comune, sia che si abbia la giusta sensibilità, sia che non la si possieda: possiamo comunque lavorare tutti insieme nella stessa direzione.
L'ultima osservazione la rivolgo alla legge sui metodi sostitutivi alla sperimentazione animale, approvata nella scorsa legislatura, sulla quale siamo invece riusciti a stanziare delle risorse in questo previsionale.
La richiesta che rivolgo al Garante è di aiutarci a far sì che queste borse finalmente trovino realizzazione, e ci si possa mettere intorno a un tavolo, insieme a tutti i soggetti che devono lavorare su questa tema) per consentire finalmente agli studenti che hanno una visione diversa di scienza, una visione sostenibile, una visione senza crudeltà, una visione più moderna (perché di questo stiamo parlando), di utilizzare quelle risorse e formarsi in strutture che sono più all'avanguardia, perch iniziano ad utilizzare dei modelli che non prevedano crudeltà e sfruttamento animale.
Ho concluso, Presidente.



PRESIDENTE

No no, non è scaduto il suo tempo; anzi, se le serve, gliene concedo altro.
Volevo solo invitare i suoi colleghi ad indossare la mascherina. Non mi rivolgevo a lei, Consigliere Sarno, non abbia la coda di paglia! Casualmente la stavo guardando, ma mi ero accorto che si stava soffiando il naso.
Chiedo a tutti di mantenere la mascherina e di indossarla in maniera adeguata, coprendo naso e bocca. Grazie.
Mi scusi, Consigliera Frediani. Può proseguire.



FREDIANI Francesca

Avevo concluso, comunque.
Ringrazio ancora il Garante per il suo lavoro, che è veramente immenso anche perché è un mondo molto variegato e molto complesso: anche all'interno del mondo definito "animalista" ci sono varie sensibilità e io ho avuto modo di sperimentarne qualcuna quando ho organizzato anni fa un convegno proprio sui metodi sostitutivi; in quell'occasione mi sono resa conto che ci sono tantissime visioni e diversi approcci che vanno in qualche modo riequilibrati.
Un'ultimissima cosa: cercherò di partecipare al Tavolo animali (ho partecipato ad un incontro recentemente). Tra l'altro, ho depositato una proposta di legge per rivedere la legge n. 34. Ovviamente, questa proposta è a vostra disposizione per modifiche, proposte e integrazioni, perch dev'essere per l'appunto un testo condiviso, che riesca a vedere il tema da più punti di vista per arrivare ad una massima condivisione. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie e mi scuso ancora, Presidente Frediani, per averla interrotta ma sa benissimo che le disposizioni sanitarie stanno governando da oltre un anno le nostre vite e anche la conduzione di quest'Aula.
Ha chiesto di intervenire il Presidente Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Anch'io ringrazio il nostro Garante e sono felice di aver richiesto ancora come Sinistra Ecologia e Libertà, e poi averlo sollecitato con la Consigliera Frediani negli anni successivi, l'istituzione non solo di questa figura, ma di un punto di vista e di una necessità.
"Penso che tutti i soggetti che hanno bisogno di Garanti.": lo diceva con umiltà il dottor Moriconi, sembrava quasi un doversi giustificare perché abbiamo parlato fino adesso di cose complicatissime, come la difficoltà degli adolescenti dentro alla pandemia o delle persone private della libertà. Però fatemi dire che il compito che le abbiamo dato è un compito che richiede ovviamente tanta cultura, che lei ha, tanta responsabilità e sensibilità ambientale, che lei ha, ma anche tanto rispetto per la nostra umanità. Parlo della nostra, non parlo degli animali in senso lato. Sto parlando del fatto che questa pandemia - lo ricordava in parte anche lei - ci ha ricordato tante cose e ripartirei da quello, come ho fatto per tutti e tre i Garanti, cioè che la presenza massiccia di persone in ecosistemi prima indisturbati ha innalzato di sicuro, negli ultimi decenni, il numero delle cosiddette zoonosi, quelle infezioni umane di origine animale che, come è stato documentato anche per l'Ebola, per l'HIV e anche per la comparsa della SARS e del COVID, dimostrano che l'attività agro-industriale moderna sta contribuendo alla loro nascita.
Si pensi all'influenza, che con le sue circa 15 pandemie in cinque secoli, è ritenuta ad alto potenziale pandemico. E quindi il nesso tra la comparsa dei virus dell'influenza aviaria, assai patogeni, e l'allevamento intensivo del pollame è evidente. Non lo dicono gli ecologisti delle associazioni più animaliste. Non parliamo di Greenpeace, della LAV piuttosto che di associazioni che voi conoscete bene e con cui immagino il Garante si sia confrontate in questo anno, ma parliamo di studiosi e di ricercatori e, ormai ,anche delle istituzioni europee.
Credo che sia importante dotare il Garante di strumenti anche nuovi. Io l'ho sempre detto, non sono neanche d'accordo sulla gratuità del lavoro delle persone, figuriamoci di quello dei Garanti. Lo dico, perché per me se parliamo di inquinamento ambientale, di sfruttamento dei lavoratori, di problemi sanitari tanto quanto di frodi alimentari, sono tutte problematiche che negli allevamenti intensivi non sono affatto un'eccezione.
A me piacerebbe capire da quest'Aula davvero quanto vogliamo spingerci oltre. Lo dico così, perché una relazione come questa è la prima e ha bisogno di dotazione, di analisi e di strumenti che possono essere messi a supporto del Garante (penso al lavoro che possono fare tanto l'IRES quanto le Università e l'Istituto Zooprofilattico). Lo dico, perché credo che il lavoro che abbiamo davanti sia un lavoro esemplare, che mette assieme quello che possono fare le città con i loro regolamenti.
Io, ad esempio, da Presidente della Commissione ambiente, ho varato uno dei primi regolamenti, credo anche avanzati, di una città grande come Torino. Si possono fare tante cose: si può fare quello che abbiamo fatto in parte, per i circhi senza animali, per ridurre al minimo situazioni, che non sono certo quelle di Wuhan. Scherzavo prima con il collega Avetta sul mercato di Rivarolo, ma solo perché ho ancora negli occhi l'immagine di quando ero bambino e mi portavano in questi mercati del pollame, che ovviamente per un bambino cittadino era una cosa un po' strana.
Anche in quello sono cambiate tante cose, perché sono molto più controllati e c'è molta cultura, che è sempre più in contatto di quanto pensiamo con la sensibilità ambientale. Dico sempre - forse perché sto leggendo questo bellissimo libro sui cambiamenti climatici e la cultura contadina in Italia - che abbiamo ancora tanto da imparare dalla nostra terra e anche da chi la vive, come gli animali, in condivisione con noi.
Non bisogna essere per forza cattolici per capire il messaggio che c'è dietro alle ultime due Encicliche non solo di Papa Francesco, ma anche quella "Caritas in Veritate" di Papa Ratzinger.
Questo per dirvi che cosa? Che si può andare nel solco di questa relazione e spingerci oltre, anche capendo che ci sono limiti nei controlli, come diceva il nostro Garante, ed ovviamente tutto quello che viene dall'evoluzione delle Città metropolitane, delle Province e di quella che è stata la smobilitazione di molte figure che possono esserci d'aiuto.
Pensiamo a tutto il tema della caccia di cui abbiamo discusso. Non c'è qua il Consigliere Vignale, altrimenti ritorneremmo a discutere anche della salmo trutta - anche se l'ho sentita per un attimo nel question time della trota fario. Si può stare in quel solco e credo che questa relazione essendo la prima, ci dica tanto di quello che possiamo ancora fare.
Poi però c'è un salto di qualità che, secondo me - e lo dico con umiltà non è legato alla passione che il nostro Garante metterà, ma alla dotazione che noi vogliamo dargli. Se davvero vogliamo fare un salto di qualità anche sullo stato delle condizioni degli animali nella nostra Terra, vale tanto per quelli domestici, quanto per quelli selvatici, tanto per quelli degli allevamenti intensivi, tanto per quelli dentro, per fortuna, la nuova agricoltura biologica e i nuovi allevamenti più di tipo biologico. Per fare questo serve di più (lo dico all'Assessore presente) dando degli strumenti inediti, anche di ricerca e di analisi, che possono - io su questo sono convinto - migliorare anche la nostra qualità della vita e la qualità dello sviluppo sia dei settori strategici, quanto della vivibilità dentro le nostre città.
Quindi, la ringrazio davvero. Credo che i punti di vista più laterali quelli che vediamo meno dentro le nostre leggi, siano importanti. Perch mettiamo un Garante degli animali? Loro non verranno auditi, non verranno messi nelle condizioni di poter emendare; ma perché ci sia un punto di vista, che ci ricordi e ci aiuti a capire i nostri limiti; un punto di vista che sia figlio di una sensibilità che porterà all'umanità a emendare alcuni atteggiamenti predatori, che ci ricordano sempre che anche noi siamo ospiti, come altri, su questa Terra.



PRESIDENTE

Grazie.
Non essendoci altre richieste d'intervento da parte dei Consiglieri lascio la parola al dottor Enrico Moriconi, per la replica.



(La seduta è sospesa alle ore 17.40)



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Vorrei riprendere due concetti che ritengo possiamo condividere tutti.
Ribadisco l'importanza di questa discussione in Aula, perché è una discussione solo sugli animali, solo sui loro diritti, solo su tutto quello che c'è dietro la presenza degli animali nel nostro mondo - e lo ritengo un momento importante. È importante anche perché - spero - non soltanto richiami la maggiore attenzione dei Consiglieri e della Giunta, ma perch dimostra anche che è in crescita una sensibilità e un'attenzione verso il mondo animale nella società.
Tra le cose che sono state dette è chiaro che noi, come esseri umani siamo dentro a un mondo in cui c'è sia la parte vegetale sia altri animali; l'atteggiamento predatorio, com'è stato definito, che sovente caratterizza l'essere umano, non può che portare a dei problemi, tanto più che adesso gli strumenti di cui, come esseri umani, disponiamo sono molto più distruttivi di quelli che avevamo all'inizio dell'evoluzione della nostra specie. Tutti sappiamo delle prime pitture rupestri, che non a caso sono le figure di uomini primitivi che vanno a caccia con le lance, in tanti contro un solo animale, mentre adesso gli strumenti di distruzione che abbiamo sono tremendamente più efficaci e il loro effetto sul mondo è molto più devastante.
Ricordiamo che si parla di andare su Marte; non so se avete letto che si pensa che durante il viaggio di tre anni d'andata e di tre anni di ritorno le persone saranno alimentate con una dieta vegana, perché è l'unica che potrà essere sostenuta nella navicella per tre anni. Ecco pensando ad Heidegger, pensare che il nostro mondo è come una navicella perché noi tra trent'anni saremmo, secondo le stime della FAO, 9 miliardi di persone e 9 miliardi di persone che consumano con i ritmi attuali fanno sì che il nostro impatto sul Pianeta diventerà difficilmente sostenibile con questi indirizzi.
Chiudo, riprendendo un altro concetto che è stato espresso in tutti gli interventi, ovvero che il Consiglio regionale ha iniziato un percorso legislativo da anni e io credo che come hanno auspicato quelli che sono intervenuti, sollecitando anche la Giunta, che questo processo legislativo possa avanzare e, naturalmente, io e chi verrà dopo di me, sicuramente collaboreremo per quello che potremo, nell'aiutare il processo legislativo.



PRESIDENTE

Grazie.
Ringrazio il dottor Errico Moricone, per la relazione.



(La seduta riprende alle ore 17.45)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Essendo giunte le ore 17.45, essendoci necessità, per disposizioni igieniche, di ricambio d'aria, sospenderei la seduta, ma mi sembra che ci sia una volontà da parte dei Gruppi di maggioranza e di minoranza di chiudere la seduta.
Vorrei solo avere l'approvazione da parte dei Gruppi.
Se nessuno è contrario, chiuderei la seduta, ricordando la riunione dei Capigruppo di domani.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 17.46)



< torna indietro