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Dettaglio seduta n.115 del 23/02/21 - Legislatura n. XI - Sedute dal 26 maggio 2019

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Argomento:


GAVAZZA GIANLUCA



(I lavori iniziano alle ore 9.00 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENTE

Buongiorno a tutte e a tutti.
Per delega del Presidente Stefano Allasia, dichiaro aperta la trattazione delle interrogazioni e delle interpellanze.
In merito allo svolgimento delle interrogazioni e delle interpellanze, come recitano gli articoli 99 e 100 del Regolamento, iniziamo con l'esame delle interrogazioni pervenute.
Oggi si provvederà a rispondere come segue: interrogazione ordinaria a risposta orale n. 589, presentata dal Consigliere Maurizio Marello, cui risponderà l'Assessore Marco Gabusi; interrogazione indifferibile e urgente n. 586 presentata dalla Consigliera Francesca Frediani, cui risponderà l'Assessore Marco Gabusi; interrogazione indifferibile e urgente n. 593 presentata dal Consigliere Daniele Valle, cui risponderà il Vicepresidente Carosso; interrogazione indifferibile e urgente n. 539 presentata dal Consigliere Silvio Magliano, cui risponderà l'Assessore Vittoria Poggio.
Prego i Consiglieri e gli Assessori di attenersi rigorosamente ai tempi, ed è espressa richiesta della Presidenza l'invio delle risposte tramite posta elettronica agli interroganti.
Ricordo che per le interrogazioni indifferibili e urgenti è prevista l'illustrazione, da parte dell'interrogante, per due minuti, mentre per la risposta dell'Assessore sono previsti tre minuti e non è prevista replica.
Per quanto riguarda le interpellanze, è prevista l'illustrazione, da parte dell'interrogante, per cinque minuti, la risposta dell'Assessore per cinque minuti e la replica dell'interpellante, se richiesta, per cinque minuti.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione n. 589 presentata da Marello, inerente a "Le nuove strategie di potenziamento del servizio ferroviario post COVID e risposta della Giunta in merito al bando 'Recupero delle linee ferroviarie in disuso, con la realizzazione di piste ciclabili o altre forme di mobilità'"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori con l'esame dell'interrogazione n. 589, presentata dal Consigliere Marello, inerente a "Nuove strategie di potenziamento del servizio ferroviario post-COVID e risposte della Giunta in merito al bando 'Recupero delle linee ferroviarie in disuso con la realizzazione di piste ciclabili o altre forme di mobilità'".
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



GABUSI Marco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Ribadisco l'idea dell'Amministrazione regionale rispetto a questo bando e alla scelta che abbiamo fatto.
Giustamente, il Consigliere Marello chiede come si coniugano le idee di potenziamento del servizio ferroviario con questo bando. Noi abbiamo sempre detto e sempre rappresentato la realtà nel nostro territorio, che poi è la stessa che ha contraddistinto gli ultimi dieci anni di linea amministrativa della nostra Regione, seppur guidata da Assessori differenti.
Una delle condizioni del bando è che i Comuni sulla tratta siano tutti d'accordo, quindi non ci siamo avocati la possibilità di scegliere. Sulle linee per cui abbiamo fatto il bando, che sono undici/dodici linee sospese dal 2011, abbiamo chiesto ai Comuni se ci fossero idee diverse naturalmente compatibili con il mantenimento del sedime ferroviario.
Lo vedremo. È chiaro che l'interesse e lo sguardo è volto alla pista ciclabile, che è l'unico sistema, almeno a nostra conoscenza, che potrebbe essere compatibile con un non smantellamento del sedime, però non dobbiamo confondere i due temi.
Se pensiamo a un potenziamento indifferenziato e indistinto (urbi et orbi per intenderci), su tutto il territorio piemontese, è chiaro che siamo in difficoltà, perché, come ho sempre detto ed enunciato, abbiamo una difficoltà con il contratto di Trenitalia, in quanto l'Amministrazione precedente ha predisposto un contratto ponte di tre anni, più uno, con la maxi rata finale; perché siamo in causa con Trenitalia e perché il nostro sistema, obiettivamente, non è sostenibile con le risorse che ci sono a bilancio, che non sono state tagliate da questa Giunta, ma sono le stesse che sono a bilancio da almeno dieci anni.Tra l'altro, le stesse che attingono anche al Fondo Nazionale Trasporti, anch'esso invariato da dieci anni.
Pertanto, come cita nell'interrogazione il Consigliere Morello, certamente le politiche generali ci vedono tutti favorevoli a una mobilità sostenibile su ferro, poi però bisogna tradurle con atti concreti e, purtroppo, le difficoltà di bilancio, sia nostre sia dello Stato, in questi anni hanno imposto una serie di ragionamenti, che abbiamo fatto in maniera trasparente.
Dico di più. Il Ministro De Micheli aveva annunciato l'inizio di un tavolo che avrebbe dovuto rivedere i criteri di riparto del Fondo Nazionale Trasporti (tavolo che, evidentemente, non è partito,ma che speriamo parta anche con il Ministro Giovannini) e in cui si possa vedere, non solo di ripartire diversamente i fondi (sempre gli stessi cinque miliardi di Fondo Nazionale Trasporti), ma che veda incrementato quel fondo, perché voi sapete bene le differenze, che sono apparse evidenti, soprattutto in questo periodo, tra la capacità di spesa e d'indebitamento per spendere, da parte dello Stato, che è diversa da quella delle Regioni.
In un contesto come questo, in cui tutti parlano di mobilità sostenibile noi primi, come amministratori, giriamo lo sguardo al Recovery Plan, ma anche il Recovery Plan stesso, come sapete, non ha messo un euro in più (almeno nella versione che abbiamo a disposizione, quella elaborata dal Governo precedente) su questo tipo di linee, perché parla solo di linee concesse, quindi Torino-Ceres-Canavesa per noi, e alta velocità.
È chiaro che in un quadro in cui è evidente che si privilegiano la mobilità green e la mobilità su ferro, lo Stato e il Governo hanno dovuto scegliere e indirizzare le proprie scelte su alcune di queste tratte, perch finanziarle tutte non era possibile.
In maniera trasparente, abbiamo chiesto ai Comuni se qualcuno volesse immaginare una soluzione alternativa, visto che quelle linee, per noi, sono molto difficili da riaprire nel breve periodo. Pertanto riteniamo, come abbiamo sempre detto, che chi ha un sedime ferroviario, e non treno che gli passa in casa, possa anche valutare, se il territorio è consapevole e unanime (parlo di territorio inteso come amministratori, Sindaci e Consiglieri comunali) se su quel sedime, che purtroppo non è più utilizzato per il passaggio di un treno, in questo periodo si possa fare qualcos'altro.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Marco Gabusi per la risposta.
Se il Consigliere Marello lo richiede, ha facoltà di replica.
Prego, Consigliere; ne ha facoltà per cinque minuti.



MARELLO Maurizio

Grazie, Presidente.
Buongiorno a tutti e ringrazio l'Assessore per la risposta.
Non utilizzerò completamente tutti i cinque minuti a mia disposizione, ma vorrei partirei dalla fine della risposta dell'Assessore Gabusi.
La vicenda dei fondi europei non è ancora chiusa, quindi mi auguro che, se vuole entrare, in maniera incisiva, nel merito delle questioni della mobilità sostenibile, non può fermarsi esclusivamente ad alcune tratte siano pure esse strategiche per il Paese, ma occorre fare un discorso complessivo.
È vero che negli ultimi lustri c'è stata una penalizzazione del trasporto ferroviario e, più in generale, del trasporto pubblico, che è passata anche attraverso una consistente riduzione del fondo nazionale che hanno pagato sotto questo profilo, le Regioni, ma è altrettanto vero che, come se non bastasse l'esperienza passata, l'esperienza che stiamo vivendo e che abbiamo vissuto del COVID ha riportato al centro l'esigenza di avere un Paese che abbia una struttura, un'asse di trasporti pubblici, soprattutto quelli ferroviari. È la mobilità meno impattante e la mobilità generalmente più compatibile, che non ha soltanto un occhio di riguardo all'alta velocità e ai grandi collegamenti, ma sa rimettere in moto quelle reti che nel tempo, sono venute meno o sono state sospese, oppure la loro attività si è ridotta, ed è quello che è accaduto anche in Piemonte.
Questa mia interrogazione fa seguito a un question time che avevo presentato su questo tema e fa seguito anche a un ordine del giorno che grossomodo, ricalca quest'interrogazione ma che, purtroppo, è stato bocciato dalla maggioranza in Consiglio regionale.
Credo che la centralità dei trasporti non dovrebbe essere né di destra n di sinistra e credo che dovremmo fare un grande sforzo, anche alla luce del COVID, per riuscire a riorganizzare complessivamente il nostro trasporto in maniera integrata, ma che veda ovviamente al centro il trasporto ferroviario.
Ci sono linee sospese da tempo, linee che sono state sospese in occasione del COVID. Ci sono linee sulle quali i treni viaggiano, ma ne viaggiano di meno. C'è tutto un tema legato ai disservizi e accanto a questo poi c'è stato lo specifico - nell'interrogazione cito quest'iniziativa - del bando per le piste ciclabili, su cui l'Assessore mi ha già risposto.
Tutti questi aspetti messi assieme sono fonte di preoccupazione perch lungi dal vedere un impegno che possa magari coinvolgere anche l'opposizione, noi su questo siamo davvero molto sensibili, per costruire qualcosa di nuovo per questo nostro Piemonte nell'ambito del potenziamento dei trasporti pubblici.
Vediamo singole iniziative che, prese una alla volta, finiscono con indebolirli ulteriormente a danno dei servizi, degli studenti e dei pendolari, ma mi sento di dire anche dell'aspetto turistico. Nel rilancio del turismo che avremo di fronte e che dovremo portare avanti con il post COVID, la questione della mobilità, del poter raggiungere anche determinate aree del nostro bel Piemonte, non semplicemente in auto, ma anche attraverso mezzi pubblici efficienti, credo sia un elemento da prendere in considerazione.
Ringrazio della risposta, ma su questo tema la discussione non è finita continueremo a discuterne nelle sedi istituzionali.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Marello per la replica.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 586 presentata da Frediani, inerente a "Situazione aggiornata rimborso titolo di viaggio o abbonamenti ferroviari non fruiti a causa dell'emergenza epidemiologica da COVID-19"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 586.
Ricordo che per le interrogazioni indifferibili e urgenti è prevista l'illustrazione da parte dell'interrogante per due minuti e la risposta del componente della Giunta per tre minuti. Non è prevista replica.
Ha chiesto di illustrare l'interrogazione la Consigliera Francesca Frediani.
Prego, Consigliera; ha facoltà di intervenire per due minuti.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente, ma sarò molto più breve.
Intanto approfitto di qualche secondo per dire che non ho ricevuto la risposta scritta all'interrogazione della scorsa settimana rivolta all'Assessore Icardi. Vedremo se l'Assessore Gabusi sarà più diligente, ma immagino di sì, di solito è cosi.
La mia interrogazione è molto semplice e, tra l'altro, segue un'interrogazione che ho già presentato a settembre e riguarda i rimborsi per i titoli di viaggio, quindi biglietti e abbonamenti non utilizzati a causa del lockdown, in particolare gli abbonamenti degli studenti che avendo passato molti mesi in DAD, non hanno utilizzato dei titoli che perlopiù sono abbonamenti acquistati a inizio anno.
All'epoca della prima interrogazione, a settembre, l'Assessore aveva rassicurato rispetto alle procedure che la Regione Piemonte e l'Agenzia della mobilità avrebbero messo in atto. In realtà in questi ultimi mesi abbiamo ricevuto alcune segnalazioni rispetto ad alcuni ritardi, quindi significa che la situazione forse non è ancora del tutto conclusa e ci sono ancora alcuni utenti che attendono il rimborso. Si tratta semplicemente di un'interrogazione per capire a che punto siamo e, soprattutto, a che punto è la procedura.
Tra l'altro, so che non è competenza dell'Assessore, ma segnalo che sul sito di Trenitalia è piuttosto complesso usufruire dei rimborsi. L'ho sperimentato personalmente, non c'è possibilità di cumularli, quindi ogni biglietto viene caricato singolarmente e si può usufruire del bonus chiamiamolo così, separatamente, mentre sarebbe molto più semplice far confluire tutti i rimborsi, qualora si abbiano più biglietti da farsi rimborsare, in un unico calderone, in modo da attingere all'importo totale senza dover utilizzare, ogni volta, ogni singolo biglietto. Non so se sia un problema molto diffuso, ma nel mio caso l'ho potuto constatare di persona, perché avevo diversi biglietti per cui ottenere rimborso.
Ho concluso. La ringrazio per la risposta.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Francesca Frediani per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Marco Gabusi.
Prego, Assessore; ha facoltà di intervenire per tre minuti.



GABUSI Marco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente; grazie, Consigliera.
Cercherò di non deluderla, quindi risponderò seguendo gli appunti che mi hanno lasciato, perché ci sono un po' di numeri e vorrei essere puntuale e preciso.
Naturalmente, rispetto al tema di Trenitalia, credo che sia un po' sistematico e una problematica che riguarda il tema nazionale, ma domani pomeriggio vedrò il Direttore regionale e cercherò di far presente se è ancora possibile intervenire in merito al rimborso dei singoli ticket conuna procedura che possa, in qualche maniera, non far ripartire da zero il conteggio.
Nel caso specifico, comunque, lei potrà usufruire del trasporto del Consigliere Gavazza che la verrà aprendere, tutte le volte che vorrà, per il rimborso dei ticket! Come sapete, le Regioni, in sede di Conferenza delle Regioni, hanno spesso sottolineato, sin dall'emanazione del decretolegge n. 34 del 19 maggio, le difficoltà che potevano esserci in tema di rimborsi.
Detto ciò, abbiamo dato un'indicazione abbastanza chiara (con linee guida precise, direi) alle sessantacinque aziende di trasporto piemontesi, in modo che riuscissero a garantire un'uniformità di rimborso e un processo omogeneo su tutto il territorio piemontese. Ciascun'azienda ha dato ai propri utenti comunicazione su tempi e modalità di rimborso attraverso i propri canali; ha poi raccolto le domande di rimborso, le ha analizzate e ha erogato i rimborsi.
Diciamo che il processo, come ha detto bene la Consigliera Frediani sostanzialmente si sta concludendo, però ci sono ancora alcuni casi soprattutto relativi alle realtà più piccole, che devono essere completati.
Probabilmente, è anche per questo che ci sono ancora alcune segnalazioni (non sono molte, ma certamente importanti per gli utenti). Pertanto, stiamo ancora assistendo le aziende.
Per quanto riguarda GTT, che, evidentemente, è la realtà più corposa per tanti motivi, da settembre 2020 sono pervenute 58.509 richieste di rimborso per gli abbonamenti non utilizzati nel periodo di lockdown della primavera 2020. Il 100% delle richieste è stato vagliato e l'85% (50.000 pratiche) sono state ritenute valide. Tutte queste 50.000 richieste hanno ricevuto il rimborso sotto forma di voucher da spendere entro dodici mesi per l'emissione di un nuovo abbonamento, per un valore medio pro capite di 53 euro, e per un valore complessivo di 2.664.187 euro.
Sono invece 1.408 le richieste annullate, poiché non rientravano nei parametri del rimborso, e 7.101 quelle sospese, che richiedono ancora un approfondimento. In particolare, in quest'ultima categoria, 4.983 non hanno ancora ricevuto il voucher perché le richieste riguardano abbonati non pendolari, o situazioni particolari che devono ancora trovare una loro specifica modalità di rimborso. Si tratta, ad esempio, di studenti che hanno completato il ciclo di studi e che non rinnoveranno l'abbonamento, o di persone che hanno cambiato o perso il lavoro e quindi non hanno più l'esigenza di acquistare un nuovo abbonamento. Per questi casi è in corso un confronto per individuare una soluzione che possa soddisfare sia gli utenti sia l'azienda di trasporto; anche perché, come sapete sostanzialmente non è stato normato dal Governo.
Accanto a questi, ci sono casi specifici di altre aziende di trasporto che sono stati risolti con interventi mirati in coordinamento con l'Agenzia della mobilità piemontese, che ha sovrinteso, di fatto, tutta l'operazione.
Per quanto riguarda il trasporto ferroviario, Trenitalia ha ricevuto, a oggi, oltre 3.300 richieste di rimborso abbonamenti per il Piemonte e oltre il 90% delle richieste sono state trattate, riconoscendo il rimborso praticamente a tutte.
Trenitalia conferma che in alcuni casi è stato necessario richiedere successive integrazioni di documentazione da parte dei clienti, in seguito alle quali la richiesta è stata evasa.
Non è chiusa la partita per quello che riguarda, invece, gli abbonamenti non utilizzati dagli studenti dopo la chiusura di ottobre-dicembre chiusura che non è stata contemplata in quel decreto legge e che, per vari motivi, dev'essere trattata col Governo, per questioni che riguardano la normativa e i fondi, evidentemente. Come sapete, si è trattato di una quota di rimborso per mancata bigliettazione che era riferita a quei mesi là, e forse, sulla base delle proporzioni che abbiamo fatto, non era neanche sufficiente per i mesi di lockdown della primavera.
Naturalmente, con l'insediamento di un nuovo Governo, la Conferenza delle Regioni si premurerà di far presente anche questo lasso di tempo, sperando che non ce ne siano altri (nel senso che al lockdown dei mesi autunnali potrebbe aggiungersi qualche altra settimana di stop in primavera). È evidente a tutti, leggendo i giornali e confrontandoci, che l'irrigidimento di alcune misure, soprattutto in zona rossa o in zona arancio, potrebbe provocare altri stop.
Il Ministro De Micheli si era dichiarato "aperto" rispetto al fatto che ci sarebbero state altre risorse. Tuttavia, questo tema dell'autunno è da affrontare col nuovo Governo, per capire come sanare queste piccole settimane. Dico "piccole" perché dai nostri dati gli abbonamenti di settembre sono stati pochi, perché la gente era cosciente del fatto che la situazione era molto instabile, quindi non molti avevano fatto l'abbonamento.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Marco Gabusi per la risposta.


Argomento: Veterinaria - Parchi e riserve

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 593 presentata da Valle, inerente a "Situazione cinghiali Parco La Mandria"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 593 presentata dal Consigliere Valle.
Prego, Consigliere Valle; ha facoltà di illustrarla per due minuti.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Con l'interrogazione torno su una questione che avevo già sollevato con un'altra interrogazione sul finire della scorsa consiliatura, rispetto alla quale m'interessava ricevere un aggiornamento.
Non è un segreto per nessuno che il Parco La Mandria, inserendosi in un contesto estremamente antropizzato, ponga alcune problematiche sul territorio, legate in particolare all'entrata e all'uscita dei selvatici in particolare dei cinghiali.
Le zone limitrofe, come si diceva, sono molto antropizzate, in particolare destinate all'agricoltura anche di un discreto pregio. La presenza di questi animali ha ormai reso quasi impossibile l'attività dentro il parco ma presenta conseguenze significative anche fuori.
Negli anni passati erano stati messi in campo alcuni interventi: in particolare, avevamo dotato il Parco di gabbie ad hoc per la cattura di questi animali. Inoltre, c'erano (e ci sono ancora, immagino) problematiche legate al personale.
Ci interessava fare il punto su queste azioni di contenimento, sulla disponibilità del personale e sul suo possibile incremento (tra l'altro, è un tema che non riguarda solo il Parco La Mandria, ma l'intero comprensorio dei Parchi Reali). Quali sono le prospettive in questo senso? Approfitto degli ultimi trenta secondi, Presidente, per un ringraziamento non formale al Vicepresidente, che, per la seconda volta, riesce a rispondere a un'interrogazione prima della scadenza del termine. E poich capita davvero di rado con i suoi colleghi, voglio dare atto dell'estrema disponibilità del Vicepresidente Carosso. Perché non è scontato, ma aiuta noi Consiglieri nella nostra attività e dà rilievo anche alla funzione delle interrogazioni, perché spesso, quando si ricevono le relative risposte dopo mesi e mesi, perdono anche di significato e di attualità.
Invece, in questo modo, si riconosce davvero la centralità alla funzione del Consiglio.
Non voglio sembrare mieloso, però visto che è la seconda volta di fila che capita in tempo breve, penso che gli vada davvero dato atto. Anzi, penso che l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale dovrebbe portarlo a modello ad alcuni suoi colleghi, che invece fanno aspettare dei mesi.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Daniele Valle per l'illustrazione e per la sua onestà intellettuale. Grazie ancora.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando il Vicepresidente Fabio Carosso.
Prego, Vicepresidente; ne ha facoltà per tre minuti.



CAROSSO Fabio, Assessore ai parchi

Grazie, Presidente, e grazie, Consigliere Valle per le sue parole, che mi fanno molto piacere. Quando mi fa parlare, Consigliere Valle, io parlo.
Ogni tanto mi sgrida che non posso intervenire.
Scherzo, mi rivolgo a lei con grande simpatia.
In merito all'interrogazione in oggetto, si rammenta che l'attività di contenimento è esercitata ai sensi dell'articolo 33 della l.r. 19/2009 ed è regolamentata dal decreto del Presidente della Giunta regionale 24 marzo 2014, regolamento regionale recante "Attuazione dell'articolo 33 della legge regionale 29 giugno 2009 n. 19 relativo alla gestione faunistica all'interno delle aree protette". Una delle principali finalità di tale attività di contenimento è promuovere la funzionalità ecologica in rapporto di compatibilità con le attività antropiche e, in particolare, agricole e zootecniche.
Non sto a leggere tutta la risposta, perché non ne avremmo il tempo, per cui faccio una sintesi e poi manderò la risposta completa.
Il suddetto regolamento stabilisce che gli enti di gestione della aree protette regionali effettuino le attività di contenimento sulla base di uno specifico Piano di gestione faunistica.
In merito alla domanda, ovvero quanti cinghiali siano stati catturati e abbattuti con gabbie per l'anno 2020 nel Parco La Mandria, il totale dei cinghiali abbattuti con gabbie nell'anno 2020 è stato di 388 (su di un totale di 591), dunque circa il 65,6%. La restante parte (156 animali) è stata abbattuta con la carabina.
In merito a quali altre azioni di contenimento siano state messe in campo e quali implementazioni del piano, si segnala che, oltre all'impiego delle gabbie, sono proseguite le tradizionali attività di contenimento, come da risultati evidenziati in allegato. Tali attività sono attuate senza interruzioni, nonostante la pandemia e i conseguenti limiti e incombenze di vario genere. Nel corso del 2020 sono state implementate le gabbie di cattura, passate da venticinque a quarantacinque. Di queste, ventuno sono state date in affido ad aziende agricole, sulla base di protocolli di collaborazione e di specifica formazione per la relativa gestione.
Faccio presente che ho insistito moltissimo su questa soluzione e stiamo cercando di implementarla ancora, perché credo che il lavoro più grande lo possano svolgere proprio i proprietari delle aziende agricole, quelli che hanno il "danno".
Recentemente è stato possibile acquistare attrezzature volte a migliorare l'efficacia delle azioni di contenimento. Hanno comprato una termocamera sei visori notturni, sette moduli di pastori elettrici da tre ettari da assegnare in via sperimentale alle aziende agricole in corso d'individuazione. Pertanto, nei prossimi mesi avremo sicuramente anche altri risultati. In prospettiva potranno essere messe in campo implementazioni delle altane, aumentando il numero delle postazioni di appostamento. Recentemente ne sono state sistemate sette con manutenzione straordinaria, con la possibilità di realizzarne altre quattro, utili anche agli interventi faunistici svolti con operatori a titolo oneroso che l'ente sta impiegando in modo crescente.
La settimana scorsa ho personalmente incontrato tutti i Presidenti dei parchi e abbiamo compiuto un primo esame del problema. Abbiamo dovuto aumentare gli obiettivi minimi di contenimento, perché effettivamente era proprio il minimo indispensabile, ma alla Mandria si sta facendo un grandissimo lavoro, molto più che negli altri parchi.
In merito al discorso del titolo oneroso, avere tutti questi animali che sono abbattuti e poi "regalati" e non venduti è anche uno spreco di denaro pubblico. Crediamo che questi abbattimenti si possano tranquillamente effettuare da cacciatori selezionati insieme con i guardiaparco e che questi animali possano essere venduti, in maniera che si possano ricavare un po' di soldi per implementare magari i recinti. Sarà nostra cura adottare una nuova soluzione per vendere le carni di cinghiale piuttosto che di altri animali selvatici, con una filiera che potrebbe essere collegata a dei macelli piemontesi per fare questo tipo d'intervento, che mi sembra importante e che fanno già in tutti gli Stati europei e in molte Regioni italiane.
In merito a se ci siano problematiche relative alla disponibilità di personale interno da dedicare alle suddette attività, l'EGAP Parchi Reali segnala che, al momento, non risultano particolari problematiche relative alla disponibilità di personale interno da dedicare alle suddette attività.
L'ente nel corso del 2020 ha fatto fronte alla diminuzione di personale guardiaparco, dovuto a pensionamenti, con nuove assunzioni. Tale nuovo personale, a seguito della necessaria formazione e addestramento, è già stato reso pienamente operativo.
Si segnala, infine, che tutti i guardiaparco in servizio sono abilitati agli abbattimenti dei cinghiali catturati in gabbia e partecipano alle operazioni in un gruppo specializzato di guardiaparco che opera ulteriormente con carabina nelle ore notturne e mattutine.
Pertanto, stiamo facendo un grande lavoro e con tutti i presidenti che ho incontrato la settimana scorsa ci siamo prefissati che, una volta al mese ci incontreremo e condivideremo le buone azioni da fare per contenere questi animali selvatici, cosa che avevo già fatto in Provincia di Asti dove avevo la delega. Sicuramente, se stiamo molto attenti, riusciamo ad andare incontro ai nostri allevatori, ai nostri contadini e ai nostri agricoltori che veramente non ne possono più di questi incidenti e danni che subiscono ormai quotidianamente.
Grazie.


Argomento: Contributi alla cultura - Corsi e scuole musicali

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 539 presentata da Magliano, inerente a "Si sostengano le Scuole di Musica messe in ginocchio dalla crisi, per evitare un diminuendo, che sfocerebbe nel silenzio assoluto"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 539.
La parola al Consigliere Magliano per l'illustrazione.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente; buongiorno a lei e all'Assessora.
Il titolo oggettivamente dice già della portata di questo fenomeno.
Come l'Assessora sa, le scuole di musica purtroppo - alla luce del fatto che si è deciso, non per scelta regionale ma per scelta nazionale, di utilizzare il codice ATECO come riferimento - hanno i codici ATECO più svariati. Di solito, è il codice 85.59.90, che si riferisce a "Altri servizi di istruzione NCA". Ciò comporta che le scuole di musica - che peraltro hanno attivato tutte le modalità per continuare la loro attività in sicurezza, quindi con distanziamenti, mascherine e misurazione della temperatura - hanno ulteriormente investito nell'adeguamento dei loro locali in adeguati sistemi di disinfezione oraria delle strumentazioni musicali, al fine di riprendere la loro attività in sicurezza e nel rispetto delle misure di prevenzione anti COVID.
Tutte queste realtà hanno però registrato un 45% in meno di iscritti, un po' per paura e un po' perché fondamentalmente, nella fase economica decrescente dovuta alla pandemia, in un bilancio familiare questo tipo di attività, ahimè purtroppo, viene messo in secondo piano, soprattutto se il papà o la mamma riducono la loro capacità di entrate e, di conseguenza, la capacità di spesa.
Certo è che queste scuole fanno parte della nostra cultura e della nostra storia piemontese, che da questo punto di vista non può che essere fiera del fatto che nelle scuole sia presente questa modalità che continua ad avvicinare i nostri giovani all'arte della musica.
Questa mia interrogazione a risposta indifferibile e urgente ha una pecca.
L'Assessora conosce la stima che ho di lei e non ne faccio una polemica però quest'interrogazione è stata presentata il 15 dicembre 2020 e, pur discutendola quasi due mesi dopo, mi auguro possa comunque trovare una risposta positiva da parte dell'Assessora.
In conclusione, vorrei sapere se vi sia l'intenzione d'inserire tra i beneficiari di un'auspicabile prossima misura con impiego dei fondi rimanenti le scuole di musica con codice ATECO 85.59.90. Lo chiedo perché è evidente, Assessora Poggio, che, nel mare delle esigenze, non possiamo non ricordarci anche di queste attività che, spesso e volentieri, se non sostenute, facilitano qualcuno che esercita la stessa attività a casa sua con modalità anche illegittime, diciamo così. Sostenere la legalità vuol dire sostenere le scuole di musica, che seguono il loro tracciato, con tutti gli adempimenti di cui ho parlato in narrativa.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Poggio per la risposta.



POGGIO Vittoria, Assessore alla cultura

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Consigliere Magliano per l'interrogazione.
Sicuramente, le scuole di musica, come tante altre realtà formative, hanno grossi problemi di sopravvivenza, so che sono messe in ginocchio dalla crisi, pertanto comprendo il problema.
Al momento, correttamente e onestamente, devo sottolineare che, stante le risorse del bilancio, non è prevista una riapertura o una nuova edizione del "Bonus cultura". Si potrà vedere di qui in avanti se ci saranno stanziamenti anche da parte del nuovo esecutivo e sarà sicuramente mia cura cercare e, soprattutto, impegnarmi a indirizzare le risorse, qualora arrivassero, proprio a sostegno di queste realtà.
Per quanto concerne il sostegno mediante la legge regionale n. 11, la legge quadro, per le vie ordinarie, anche qui, non sono previsti interventi specifici da parte della Regione. Tuttavia, da parte mia c'è la volontà di apportare modifiche e integrazioni alla normativa regionale e, quindi, di tenerne in considerazione nel corso della scrittura della programmazione triennale 2022-2024, che è quella in cui rientrerà il piano della cultura triennale che mi riguarderà in prima persona, come Assessorato.
Vorrei anche sottolineare che la Regione Piemonte si è fatta parte attiva nelle sedi opportune, attraverso gli incontri della Commissione Beni e Attività culturali, richiedendo al precedente esecutivo, ma continuerò a farlo ancora con maggiore forza oggi al nuovo, di prevedere, all'interno dei vari criteri per i ristori, indennizzi anche per questo comparto di scuole di alta formazione musicale, che sono gestite da soggetti privati come lei ha ben indicato.
Inoltre, posso comunicarle che, a livello nazionale, era stato presentato da parte dell'Onorevole Sacconi l'emendamento n. 1411 al testo del decreto legge n. 137 del 28 ottobre 2020. Che cosa andava a sottolineare e che cosa chiedeva quest'emendamento? Ulteriori misure chiaramente d'urgenza in materia di tutela della salute e, soprattutto, di sostegno ai lavoratori e a quelle imprese. Nell'emendamento stesso, come lei ha indicato poc'anzi si chiedeva di aggiungere il codice ATECO 85.59.90, afferente a quegli altri servizi d'istruzione non correttamente descritti, tra cui c'è proprio il codice di riferimento relativo alle scuole di musica, con un indennizzo del 200%.
Su questa richiesta, m'impegno a portare avanti le istanze delle scuole stesse e, soprattutto, la richiesta che lei oggi mi ha posto e che condivido, alla luce delle evoluzioni governative durante la discussione su decreti e ristori. In Commissione Beni e Attività culturali chiederò che siano previsti indennizzi mirati a questa categoria.
Da parte mia, sottolineo la volontà d'inserire nella legge quadro (legge n.
11) tra i beneficiari anche questa realtà, che oggi non risulta essere presente. Inoltre, alla luce di eventuali ristori, come ho detto prima, che derivino da fondi statali, ci aspettiamo che siano corrisposti alle Regioni, con un impegno in questa direzione.



PRESIDENTE

Grazie.
Ricordo agli interroganti che il resoconto della seduta, trasmesso via e mail in visione a tutti i Consiglieri, è pubblicato in banca dati, dove è reperibile la trascrizione integrale di tutti gli interventi, sia degli interroganti sia dei componenti la Giunta.
Nel ringraziare il Presidente Allasia per la delega, dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.
A breve, il Presidente aprirà la seduta del Consiglio regionale.



(Alle ore 9.38 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta inizia alle ore 9.45)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Do il via allo streaming.
Comunico che, come stabilito in sede di Conferenza delle Presidenze dei Gruppi consiliari, la seduta si svolgerà mediante il collegamento in videoconferenza.
Per la gestione della seduta, si replicano le disposizioni delle deliberazioni dell'Ufficio di Presidenza a specificazione di quanto previsto dal Regolamento interno del Consiglio regionale.
Procederò all'appello nominale sia ai fini della conferma della presenza sia ai fini della votazione, chiamando prima i Gruppi maggioranze e poi i Gruppi di minoranza.
Ai soli fini dell'appello, comunico che sono in congedo Cirio, Ricca e Protopapa.
Il numero legale è, pertanto, venticinque.
Procedo all'appello nominale per l'identificazione dei partecipanti e chiamerò anche gli Assessori esterni all'esclusivo fine di consentire la rilevazione della loro presenza per il verbale.
Chiedo di mantenere attiva la telecamera e il proprio dispositivo e di rispondere all'appello in modo intelligibile e di confermare la presenza in chat.



(Il Presidente Allasia procede all'appello nominale e constata la presenza del numero legale)


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione dell'Ambasciatore italiano presso la Repubblica Democratica del Congo Luca Attanasio e dell'Appuntato dell'Arma dei Carabinieri Vittorio Iacovacci, deceduti nel corso di un attacco armato il 22 febbraio 2021


PRESIDENTE

A nome del Consiglio regionale, desidero esprimere profondo cordoglio per la tragica morte dell'Ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio e dell'Appuntato dell'Arma dei Carabinieri Vittorio Iacovacci, deceduti nel corso di un attacco armato a un convoglio dell'ONU, verificatosi ieri mattina nel paese africano.
Il diplomatico e il militare stavano viaggiando a bordo di un'autovettura in una colonna della MONUSCO, la missione dell'organizzazione delle Nazioni Uniti per la stabilizzazione della Repubblica Democratica del Congo.
Il nostro affetto e vicinanza va alle famiglie dei due caduti all'Ambasciata italiana, all'Arma dei Carabinieri e a tutto il personale diplomatico impegnato in difficili missioni in diverse parti del mondo.
Chiedo all'Assemblea di osservare un minuto di silenzio.



(L'Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'ordine del giorno è stato comunicato con la convocazione e chiedo se vi siano proposte di modifica.
Prego, Consigliere Bongioanni.



BONGIOANNI Paolo

Grazie.
Vista l'informativa della Giunta sulla problematica Embraco, chiederei l'iscrizione dell'ordine del giorno, del quale, mi scuso, non ho ancora il numero, perché è stato caricato solo questa mattina, ma dall'oggetto "Impegno della Regione Piemonte per la reindustrializzazione dell'ex Embraco".
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Anche noi abbiamo una mozione e a questo punto la collegherei a quella del Consigliere Bongioanni. Anch'io al momento non ho ancora il numero di riferimento.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Anche noi abbiamo un ordine del giorno sullo stesso oggetto.
Come lei sa, nelle scorse sedute abbiamo chiesto un'informativa indifferibile e urgente. Ringraziando l'Assessora Chiorino, con cui ci siamo già confrontati in questi mesi, anche noi abbiamo un atto d'indirizzo dal titolo "Piano di salvataggio per ex Embraco". Tuttavia, come l'Assessora sa, siamo disponibilissimi ad addivenire a un unico testo.
Abbiamo già illustrato gli oggetti e tutta l'impegnativa del nostro documento all'Assessora, quindi credo che, dopo l'informativa, o votiamo i tre atti separatamente, oppure troviamo una sintesi con un testo integrato unico.
Le chiederei, visto che siamo ancora sull'ordine dei lavori, come lei sa ci sono degli sviluppi...



(Audio mancante o non comprensibile)



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Grimaldi, è saltato l'audio. Non dipende dalla Presidenza se ci sono problemi ai sistemi informatici.
Sospendiamo la seduta cinque minuti per verificare il sistema. Nel frattempo comunico che sono presenti anche il Consigliere Salizzoni e l'Assessore Tronzano.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 9.57, riprende alle ore 9.59)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Non so dove era arrivata la richiesta d'informativa. Parlavo dei dipendenti della Cerutti di Casale, 130 lavoratori in cassa integrazione a zero ore aggiunti agli esuberi dell'anno scorso che hanno lasciato a casa 169 persone, ma che, a breve, resteranno senza cassa integrazione e che rischiano lo stesso destino perché, dopo la manifestazione d'interesse per l'acquisizione della Newco Gruppo Cerruti S.r.l., i commissari fallimentari hanno preteso un'offerta di acquisto vincolante che i rappresentati della nuova società non sono stati in grado di presentare in tempo. La Newco rischia, a breve, di essere messa in liquidazione e la situazione occupazionale di diventare ancora più drammatica.
Per questo chiediamo all'Assessora, ovviamente nei limiti delle disponibilità, visto che la richiesta è pervenuta solo adesso, se abbiamo ulteriori informazioni, perché le difficoltà di questa storica azienda durano ormai da più di dieci anni. Certamente hanno a che fare con la crisi della carta stampata, sono state aggravate dalla pandemia, ma anche dalla miopia e dalla spregiudicatezza di una dirigenza che da un decennio non ha saputo ripensare alla produzione e alla salvaguardia del lavoro.
Grazie.



PRESIDENTE

Non vedo altri iscritti a parlare sulle richieste di modifica dell'o.d.g.
L'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico: Congedi Hanno chiesto congedo Cirio, Protopapa e Ricca.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che è stato approvato il processo verbale del 3 febbraio 2021.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Situazione Embraco Ventures"


(Ordine del giorno n. 500 - atto d'indirizzo collegato)



PRESIDENTE

L'Assessore Chiorino è disponibile a rendere le comunicazioni della Giunta regionale, di cui al punto 3) all'o.d.g., in merito a "Situazione Embraco Ventures".
Prego, Assessore.



CHIORINO Elena, Assessore al lavoro

Buongiorno, Presidente, e buongiorno a tutti.
In merito alla Cerutti, mi riservo un secondo momento d'informativa, anche perché ci saranno degli incontri questa settimana. Pertanto è bene trattandosi di situazioni delicate, riuscire a comunicare informazioni puntuali e precise, cosa che facciamo adesso relativamente all'Embraco Ventures, ripercorrendone la storia - lo ritengo opportuno, per riprendere i vari passaggi - il perché e come si arriva alla grande ed ennesima criticità e drammaticità per i lavoratori coinvolti e le loro famiglie.
La prima crisi dell'Embraco risale al 2004, quando si annunciano esuberi per 812 dipendenti dello stabilimento di Riva Presso Chieri, a causa di un'apertura di uno stabilimento in Slovacchia. All'epoca la Regione stanzia 7,7 milioni di euro per un piano di reindustrializzazione del sito comprando parte dello stabilimento, con l'obiettivo poi di affittarlo ad altre imprese. Embraco decide, allora, di investire e far restare parte della produzione, licenziando comunque 420 persone. L'operazione di reindustrializzazione però non decolla e resta solo Embraco sul sito in questione.
Nel 2014, quindi dieci anni dopo, Embraco dichiara di voler spostare la produzione fuori dall'Italia. Viene siglato, a quel punto, un protocollo d'intesa con la Regione, dove, a fronte di due milioni di euro di finanziamenti, Embraco s'impegna nuovamente a fare investimenti e a restare in Italia.
Siamo nel novembre 2017 quando viene nuovamente dichiarata la volontà di ridurre la produzione nello stabilimento di Riva Presso Chieri.
Il Gruppo Embraco è un'azienda globale con varie sedi nel mondo (Brasile USA, Messico, Slovacchia, Italia, Russia e Cina) che produce compressori con una capacità produttiva di oltre trentasette milioni di compressori l'anno. Complessivamente, impiega circa 9.600 persone, di cui 535 nello stabilimento italiano, sito in Riva Presso Chieri. Embraco, attraverso la casa madre brasiliana, è parte del gruppo Whirlpool.
Detto questo, riprendiamo dall'ottobre 2017, quando, nel corso di un incontro svoltosi presso l'AMMA di Torino, l'azienda, per tramite della direzione dello stabilimento italiano, annuncia che l'attuale volume produttivo non consente il rinnovo del contratto di solidarietà e che la capogruppo non intende effettuare investimenti nello stabilimento italiano sino al 2020.
A gennaio 2018 l'azienda comunica formalmente alla Regione la decisione di spostare la produzione in alcuni stabilimenti già attivi e collocati in altri Paesi, tra i quali torna la Slovacchia, annunciando poi il licenziamento collettivo di 497 dipendenti su 535.
In data 7 febbraio 2018 il Ministero del lavoro e il Ministero dello Sviluppo Economico incontrano la società Embraco Brasil, proprietà di Embraco Whirlpool Europe, per un confronto fra le parti. A quel punto, il MISE apre un negoziato per trovare una soluzione, proponendo la concessione della cassa straordinaria (CIGS) a fronte della presenza di due aziende interessate all'acquisizione.
Il giorno successivo - quindi in data 8 febbraio 2018 - in Prefettura a Torino il Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, incontra le parti sociali, proponendo un accordo che prevede: la sospensione della procedura di licenziamento collettivo dei 497 lavoratori da parte della proprietà; la concessione della CIGS per ulteriori nove mesi, che rientra nei massimali previsti dal quinquennio mobile; il sostegno del Ministero e della Regione Piemonte per le attività di reindustrializzazione e l'impegno di ANPAL e Regione per l'attivazione di percorsi di formazione e riqualificazione.
Dopo una serie di passaggi e incontri viene convocato il Tavolo al MISE in data 19 febbraio 2018, nel corso del quale l'azienda conferma invece la sua intenzione di proseguire nei licenziamenti, respingendo la proposta di cassa integrazione.
In alternativa, offre invece l'opportunità di mantenere i lavoratori in carico fino a novembre 2018, ma con un nuovo contratto part time. Tutte le parti sociali e le istituzioni, evidentemente, dichiarano inaccettabile la proposta, che prevede oltretutto l'azzeramento dell'anzianità e di tutti i livelli.
Viene quindi dichiarato che entro il 27 febbraio la proprietà invierà la lettera in cui dichiara il mancato accordo. A valere da tale data scattano dunque i trenta giorni che porteranno all'avvio delle procedure di licenziamento dei lavoratori.
L'azienda dichiara inoltre di voler mettere a disposizione delle risorse per le seguenti voci: copertura di spese per lo smantellamento e chiusura dello stabilimento; incentivi all'uscita ai lavoratori licenziati o incentivi all'assunzione; servizi di outplacement per la ricollocazione dei lavoratori, facendo un accordo con il gruppo Randstad HR.
In realtà, le trattative proseguono sotto la regia del MISE e, passo dopo passo, si giunge a una possibile soluzione attraverso il coinvolgimento diretto di Whirlpool e del Ministero degli Esteri, per avviare un percorso di reindustrializzazione del sito. A quel punto, l'azienda congela i licenziamenti.
Arriviamo al 15 maggio 2018, quando al Ministero per lo Sviluppo Economico si svolge un incontro nel corso del quale sono illustrati i progetti di massima delle due aziende, Astelav e Ventures (Newco), che sono intenzionate a collocarsi presso la sede di Embraco, e di conseguenza pare favorire la reindustrializzazione del sito con il riassorbimento dei lavoratori in esubero. I percorsi erano diversi, così come l'intensità dei riassorbimenti occupazionali offerti: 370 erano i dipendenti per Ventures sessanta quelli destinati in Astelav.
I fattori che concorrevano alla riuscita dell'intervento erano diversi: per Ventures, ad esempio, tempi legati ai finanziamenti da Embraco e da Invitalia, se ne fossero ricorsi i vari presupposti; per Astelav tempi più dilazionati e disponibilità dell'immobile di Finpiemonte ed eventuali finanziamenti regionali o ministeriali.
La definizione del piano d'insediamento era coordinata dalla stessa Embraco, che nominò a tal fine un gruppo di consulenti (tramite Sofit Ranstad) per gestire i rapporti con le aziende interessate a Invitalia mentre proseguiva il confronto in sede sindacale per procedere alla definizione delle modalità di passaggio dei lavoratori da Embraco alle aziende.
Il 26 giugno 2018 viene firmato l'accordo sindacale per il passaggio di tutti i 417 lavoratori da Embraco a Ventures, per procedere nel piano di riorganizzazione o reindustrializzazione che si fosse definito, per cui Ventures procederà a presentare domanda per CIGS per ventiquattro mesi per riorganizzazione.
L'11 luglio 2018 c'è un incontro in sede regionale con Astelav e Finpiemonte per l'acquisto dell'immobile e la verifica di una questione inerente agli impianti dello stabilimento proposto in vendita, che rappresentano, evidentemente, una problematica finanziaria per entrambi. La soluzione proposta è una riduzione di prezzo d'acquisto dell'immobile da parte di Finpiemonte che, da 600 mila euro, chiede 500 mila euro e la possibilità di chiedere a Embraco di farsi carico dei maggiori oneri per la ripartizione degli impianti.
Questa seconda ipotesi non trova rispondenza in Embraco e, nel frattempo avviene uno screzio tra i titolari delle due aziende acquisitrici - quindi Ventures con Di Bari e Astelav con Bertolino - sulle modalità di passaggio degli ex dipendenti Embraco tra le due aziende stesse, poiché i dipendenti risultano in carico alla sola Ventures.
Ventures il 16 luglio 2018 subentra, attraverso cessione di ramo d'azienda all'Embraco di Riva di Chieri, attiva una CIGS per riorganizzazione della durata di ventiquattro mesi che terminerà il 15 luglio 2020, con un cronoprogramma di rientro in azienda e avvio delle linee di produzione che conferma i contenuti dell'accordo sindacale raggiunto il 6 luglio 2018 all'AMMA di Torino, che prevede un primo rientro al lavoro di novanta dipendenti per l'implementazione del piano industriale e la necessità del nuovo processo produttivo, cui avrebbe dovuto seguire gradualmente la ripresa delle attività per tutti i dipendenti.
Il 17 settembre 2018 viene informalmente dichiarato da Astelav il proprio disimpegno sulla partita Embraco. Da contatti avviati con Sofit si comprende che l'origine di tale scelta è duplice: sia lo screzio avvenuto nel periodo precedente sia una diversa valutazione dei figli di Bertolino rispetto all'investimento sul sito di Embraco. La vicenda non trova una ricomposizione e Astelav comunica formalmente la sua rinuncia al progetto.
Nel 2019 (siamo al 26 febbraio) il MISE convoca un incontro per verificare lo stato di avanzamento della riorganizzazione, nel corso del quale l'azienda ha esposto un cronoprogramma che evidenziava un ritardo nei tempi, ma che prevedeva sostanzialmente il mantenimento in ogni caso dei tempi previsti dal programma, perché annunciava una sorta di accelerazione delle fasi finali, garantendo sia l'avvio della produzione sia il rientro in produzione dei lavoratori.
Il MISE ha mantenuto aperto il tavolo di trattativa e monitoraggio con le parti e con le istituzioni e, a fronte di più richieste sia sindacali sia regionali, ha convocato più incontri senza giungere a una soluzione che consentisse però di capire quali fossero i tempi certi per far ripartire l'azienda.
Con l'insediamento della nuova Giunta regionale, la Regione Piemonte ha svolto incontri in sede aziendale e in sede regionale con la proprietà e i consulenti, ricevendo assicurazioni sulla continuità del programma e sul reimpiego dei lavoratori, ma senza che poi vi fossero effettivi riscontri.
Il 16 ottobre 2019 alla ex Embraco, quindi alla Ventures, vi è poi un'ispezione degli ispettori del lavoro che effettuano un sopralluogo, con l'obiettivo di verificare se l'utilizzo della cassa integrazione straordinaria, che dovrebbe servire a riorganizzare la fabbrica, sia corretto in tutte le varie procedure.
Ecco quindi che la situazione si fa sempre più grave. Nel 2020, dopo il tavolo al MISE del 14 aprile, Whirpool annuncia che farà causa ai vertici di Ventures, a Ronen Goldstain e alla famiglia Di Bari, con l'obiettivo di sbloccare quel che resta dei fondi stanziati per la reindustrializzazione cioè dieci sui diciotto milioni di euro iniziali, e annuncia di volerli poi versare nelle ultime buste paga dei 400 operai torinesi. Nei giorni seguenti lo studio Dla Piper depositerà per conto di Whirpool un'azione legale presso il Tribunale di Torino contro i vertici di Ventures.
All'attualità non si conoscono gli esiti di tale situazione.
Dopo questa serie di vicende, si è giunti al fallimento della Ventures quando il Tribunale di Torino, con la sentenza n. 105/2020 del 22 luglio 2020 depositata il 23 luglio 2020, ha dichiarato il fallimento della società, nominando il dottor Gili quale curatore fallimentare della stessa.
Il dottor Gili ha presentato in data 3 agosto 2020 al competente Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali un'istanza, al fine di espletare l'esame congiunto ai sensi dell'articolo 24 del decreto legislativo n.
148/2015, per la cessazione dell'attività produttiva, al fine di ottenere ai sensi dell'articolo 44 del DL n. 109/2018, convertito in legge n.
130/2018, la concessione della CIGS per un totale complessivo pari a 407 lavoratori occupati presso la sede anzidetta per la durata di dodici mesi a decorrere dal 23 luglio 2020, richiedendo contemporaneamente alla Regione Piemonte di attivare un intervento di politiche attive per il lavoro regionali per detti lavoratori.
L'esame congiunto si è svolto in data 13 agosto 2020. La Regione Piemonte in collaborazione con gli Enti locali, svolge un'attività finalizzata a informare i lavoratori delle caratteristiche e delle opportunità offerte dall'assegno di ricollocazione, che viene richiesto da 181 lavoratori su 407. Parallelamente viene svolto un incontro con le imprese del territorio per favorire la ricollocazione dei lavoratori e, a oggi, sono in corso contatti tra l'Agenzia Piemonte Lavoro e le imprese interessate. La Regione si attiva anche per favorire la possibilità ai lavoratori interessati di fruire dell'anticipo della CIGS, mediante i protocolli sottoscritti con le banche Intesa Sanpaolo e Banca Sella. Allo stato attuale, risultano trenta richieste in totale.
Nel corso dell'incontro svoltosi poi in Prefettura il 5 agosto 2020, viene annunciato dal MISE il progetto per una nuova possibile reindustrializzazione dell'Embraco, con rimando a successivo incontro per la presentazione del progetto. Il 15 settembre 2020, durante l'incontro che si svolge in Prefettura a Torino, la Sottosegretaria Todde annuncia che il nuovo progetto avrà il nome di ItalComp e sarà la nuova società che nascerà dalla fusione tra l'ex Embraco e l'ACC di Mel in Veneto, due realtà produttive unite da una vocazione comune, cioè dall'essere state a lungo parte dei due gruppi Embraco ed Electrolux che si sono contesi la leadership mondiale nel settore del compressore e ora in crisi profonda.
Embraco, infatti, è uno stabilimento con 406 dipendenti che, dopo l'addio della multinazionale del 2017, ha imboccato la strada dell'agonia, mentre ACC di Mel, come dicevo, in Veneto è un'azienda storica del territorio perché era la Zanussi Elettromeccanica per intenderci, ceduta dal Gruppo Electrolux del 2003 a un pool di fondi speculativi che l'hanno condotta in dissesto nel 2013. Posta in amministrazione straordinaria nel 2014, ACC è stata ceduta al gruppo pubblico cinese Wanbao, che è il quarto produttore mondiale di compressori e che ne ha poi annunciato la dismissione a fine 2019.
A questo punto, collocata di nuovo in amministrazione straordinaria affidata allo stesso commissario Maurizio Castro, ora è in fase di rilancio produttivo, grazie alla recuperata fiducia dei grandi produttori europei di refrigerazione domestica. L'ACC ha un portafoglio ordini di 2.372.400 compressori per il 2021, che significa un più 31,2% sul 2020, per un fatturato di 54,4 milioni di euro, quindi più 30,5% rispetto al 2020, e ha già proceduto alla riassunzione di quarantotto lavoratori che erano stati licenziati dalla precedente proprietà cinese.
Che cos'è, invece, ItalComp? ItalComp è un polo integrato per la produzione di compressori e di motori elettrici prevalentemente per la catena del freddo. È un piano presentato in Prefettura a Torino e ItalComp si propone di diventare un produttore leader di compressori in Europa nel segmento premium sia del comparto della refrigerazione domestica sia in quello della cosiddetta light commercial, apparecchiature per le comunità, accelerando in questo modo la diffusione del compressore a velocità variabile.
Il piano, dopo una sua ulteriore presentazione presso la Prefettura di Belluno del 2 ottobre, è stato infine illustrato nella sua versione completa al MISE anche il 12 novembre, quando il Governo ha potuto confermare, per dare esecuzione al piano medesimo, il ricorso allo strumento innovativo di politica industriale designato dall'articolo n. 43 del DL "Rilancio", divenuto operativo grazie alla costituzione del fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e, con le risorse di quest'ultimo, grazie all'attivabilità di società misto pubblico-privato con una partecipazione di Invitalia fino al 49,9%, delle finanziarie pubbliche regionali, con Invitalia fino al 70% e dei soci privati per almeno il 30 di quota da portare al 100% nei successivi cinque anni. L'obiettivo di ItalComp, in termini di produzione, è di sei milioni di compressori e di otto milioni di motori, diventando così il terzo polo sul mercato europeo in grado di competere con i vari colossi asiatici.
Lo sviluppo della nuova società è basato su una filiera a vocazione italiana ed europea e il sito di Riva Presso Chieri ha il ruolo di centro d'eccellenza per la produzione di motori elettrici, mentre il sito di Mel starebbe dedicato all'assemblaggio dei compressori.
L'amministrazione, la progettazione, il commerciale e le tecnologie saranno centralizzati a Mel nel progetto, quindi un modello che ha come piattaforma il piano economico di ACC presentato al MISE; a Riva di Chieri, sulla base del progetto, è previsto che arrivino investimenti per diciotto milioni di euro dei cinquantasei complessivamente previsti, concentrati in parte su una nuova linea di produzione per motori destinati al compressore a velocità variabile (circa sei milioni) e in parte, circa il restante, su una nuova linea di motori per lavatrici e asciugabiancheria.
L'installazione, secondo il piano presentato dal MISE, dovrebbe avere luogo nel 2022; tra gli acquirenti di questi compressori, oltre a Whirlpool, ci sono anche altri europei come Electrolux, Bosch e molti altri, cui si aggiungeranno clienti nordamericani mediorientali, tant'è che la stima è di arrivare a un fatturato di oltre 155 milioni di euro per il 2025.
Nella prospettiva del piano, il sito di Riva Presso Chieri diventerebbe dunque il centro di eccellenza per la produzione di motori, mentre il sito di Mel si confermerebbe nell'assemblaggio dei compressori.
Un'attenta analisi del mercato ha individuato lo scandito bisogno, da parte dei grandi marchi europei del freddo, di un polo di riferimento che possa garantire, attraverso autentici rapporti di partenariato tecnico personalizzato e non di mera fornitura standardizzata, quei livelli di elevata innovazione, qualità e flessibilità produttiva che il progetto ItalComp sarebbe in grado di offrire e che per i clienti di riferimento rappresenta un nitido vantaggio competitivo rispetto alla dominante presenza dei grandi produttori orientali. Analoghe considerazioni, sia di ordine tecnico sia di ordine commerciale, valgono per la produzione dei motori elettrici anche per altre applicazioni ELDOM (lavatrici asciugabiancheria, cappe) da collocare anch'esse in via esclusiva a Riva Presso Chieri.
Va segnalato inoltre come il piano preveda a Riva l'attività di produzione di motori elettrici eventualmente anche per destinazioni diverse dall'ENDOM (scooteristica, biking, nautica). Quest'attività, a differenza delle altre non è ancora stata quantificata nel piano, ma può rappresentare una linea di sviluppo significativa per il sito, sia in riferimento al fatto che intercetta tipiche competenze di matrice automotive, sia in riferimento al fatto che s'inserisce in uno dei mainstream dell'industria europea anche alla luce del Next Generation EU. Per specifiche attività di ricerche, di sviluppo, di marketing e di vendita relativa al motore elettrico extra ELDOM sarebbero insediati in Piemonte.
Gli Assessori regionali (la sottoscritta e la mia omonima della Regione Veneto) hanno confermato la disponibilità a intervenire in sinergia sia tra le Regioni sia anche rispetto al MISE a supporto del progetto industriale per la creazione di un polo di eccellenza per l'industria italiana.
Invitalia ha confermato il suo impegno all'agenzia del MISE nel supportare ItalComp e anche Whirpool; attraverso i suoi legali, ha dichiarato la disponibilità a sostenere un progetto di reindustrializzazione attraverso i fondi già dedicati e, inoltre, a interloquire al fine di agevolare ogni soluzione positiva per il territorio agli addetti coinvolti.
Poiché il rilancio dell'ex Embraco presuppone la messa in sicurezza dal punto di vista finanziario di ACC, questa diventa una questione dirimente che è sempre stata cruciale ed è sempre stata rappresentata dal finanziamento della procedura d'amministrazione straordinaria, sia ai fini della continuità produttiva sia ai fini dell'alimentazione del processo d'investimento sui nuovi prodotti a velocità variabile.
Il Governo aveva previsto il ricorso ai finanziamenti garantiti previsti dall'articolo n. 55 della legge Prodi bis, per i quali, in quanto aiuto di Stato, è necessaria l'autorizzazione da parte della Commissione europea. Il MISE ha avanzato la relativa istanza a Bruxelles ancora il 3 agosto 2020.
Dopo l'incontro del 12 novembre 2020, la vicenda ItalComp ha avuto un'ulteriore evoluzione, ovvero la direzione generale della concorrenza che avrebbe dovuto dare prima di Natale un parere positivo all'istanza del MISE sulla garanzia finanziamenti per 12,45 milioni di euro per erogare ad ACC attraverso tre istituti di credito già dichiaratisi disponibili (UniCredit, Intesa San Paolo e Banca Ifis), ha invece chiesto nuovi chiarimenti, oltre a quelli già richiesti sia il 23 dicembre 2020, sia poi ancora il 17 febbraio 2021, dimostrando così un atteggiamento ai confini dell'ostruzionismo rispetto all'iniziativa italiana. Ormai la risposta europea è attesa per la seconda metà di maggio e, quindi, ben oltre i termini utili per approvvigionare ACC della finanza essenziale per la sua sopravvivenza.
Per cercare una soluzione alternativa, ai primi di febbraio 2021, il MISE ha prefigurato il ricorso alla garanzia Italia prevista dall'articolo n. 1 del DL "Liquidità" nell'ambito del Temporary Framework autorizzato dalla Commissione europea per combattere la crisi economica indotta dalla pandemia da COVID. Allo stato tuttavia né SACE e nemmeno le banche coinvolte, quindi le tre appena ricordate, cui si è aggiunta banca Finint mobilitata nel progetto ItalComp da Finpiemonte, hanno dato conferma della loro disponibilità all'attivazione della Garanzia Italia, che prevede nel caso specifico di ACC l'erogazione di quindici milioni di euro, con la garanzia pubblica del 90%.
Contemporaneamente, il MISE e le Regioni Piemonte e Veneto hanno sollecitato, in modo pressante, tutto il sistema del credito, dalle banche già coinvolte nel dossier ACC ItalComp, a ogni altra banca interessata a dimostrare sul campo la propria responsabilità sociale, in una virtuosa azione di sistema a tutela dell'industria e dell'occupazione italiana ed erogare un finanziamento ponte ad ACC, per consentire di sopravvivere fino alla messa a regime della Newco ItalComp, prevista per maggio o per giugno al più tardi, di quest'anno.
La Newco acquisirebbe, dalla procedura di amministrazione straordinaria di ACC, gli asset industriali di quest'ultima e sarebbe immediatamente bancabile, facendosi così carico della continuità di Mel e anche della riconversione di Riva.
Il finanziamento ponte sarebbe d'importo pressoché bagatellare di tre/cinque milioni, ma gli istituti di credito non hanno ancora risposto positivamente alle sollecitazioni istituzionali ricevute per reperire la somma di risorse occorrenti per l'avvio della reindustrializzazione.
ACC, nel frattempo, ha comunicato di andare definitivamente in rottura di cassa, esaurendo ogni sua risorsa di liquidità, alla fine del prossimo mese di marzo. La società ha già dovuto da tempo, per non interrompere la fornitura di compressori ai clienti, sospendere tutti i pagamenti non essenziali e bloccare tutti gli investimenti di prodotto e di processo, con inevitabili ripercussioni negative sull'effettiva partenza dei programmi industriali iscritti nel perimetro di ItalComp.
Il 9 febbraio 2021, il curatore fallimentare, il dottor Gili, ha aperto la procedura di licenziamento collettivo per i lavoratori Ex Embraco, ovvero Ventures. Detta procedura ha la durata di settantacinque giorni e pu chiudersi con un accordo tra le parti, quindi curatela e organizzazioni rappresentanze sindacali, o senza accordo. Dopodiché, la curatela ha 120 giorni per procedere ai licenziamenti effettivi.
La procedura sarebbe stata aperta in anticipo dalla curatela per eventuali oneri derivanti dai mancati preavvisi, perché la curatela medesima ci dice di non disporre di alcun bene aziendale, in quanto sia l'immobile sia le risorse del fondo ISCOP, quello legato alla cessione del ramo d'azienda sarebbero in capo a Whirlpool. Sul punto, tra l'altro, è in atto un contenzioso giudiziario.
La procedura è comunque revocabile, così come la CIGS per cessazione di attività, che potrebbe essere prorogabile per altri sei mesi, se esistessero garanzie reali di prosecuzione del Progetto ItalComp.
Il MISE, peraltro, nei giorni scorsi ha proposto alla curatela, in una riunione svoltasi, con precisione, il 12 febbraio, dopo un'apposita verifica con il Ministero del Lavoro, di utilizzare la cassa COVID per prorogare la durata dell'ammortizzatore sociale in corso.
Da questo momento, quindi sostanzialmente dal 12 febbraio, si lavora a tutta una serie di altri incontri per tentare di capire come sciogliere nodi e criticità. Nella giornata di oggi, nello specifico, ci saranno due ulteriori incontri sui tavoli della Regione: uno, se vogliamo, per Embraco quindi Ventures, insieme al curatore dottor Gili, per capire e per cercare di definire un percorso che possa essere di massima tutela possibile, e alle 18 con il mondo degli istituti di credito, ovviamente insieme a Finpiemonte; entrambi anche alla presenza del Commissario Castro, quindi progetto ItalComp, per individuare tutti gli ulteriori passi possibili, in attesa di un tavolo urgentissimo che richiederemo al MISE di nuovo oggi stesso.
Questa è la situazione attuale e ci saranno questi due incontri nella giornata di oggi che, si spera, possano arrivare a sbloccare alcune situazioni e a definire un percorso che possa essere condiviso e che consenta ad ACC di superare, con un prestito ponte, il momento di criticità, in attesa della costituzione della Newco e del progetto ItalComp.
Presidente, la ringrazio. Ho terminato.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Chiorino.
Apriamo il dibattito sulle comunicazioni della Giunta.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Intanto, ringrazio l'Assessora per la lunga ed esaustiva relazione. Come l'Assessora saprà, da tempo chiedevamo di fare il punto in Consiglio regionale su questa vicenda, che stiamo seguendo praticamente dall'inizio.
Ci siamo ritrovati moltissime volte, sia davanti ai cancelli dell'azienda con i lavoratori sia ai tavoli. L'ultimo cui ho partecipato è stato proprio in Regione con l'allora Ministro Di Maio, tra l'altro con la presenza di molti colleghi: ricordo il Consigliere Valle, con il quale avevamo presentato un atto d'indirizzo per chiedere di verificare se sul territorio ci fosse possibilità di assorbimento dei lavoratori.
È una vicenda che stiano seguendo da tantissimo tempo; una vicenda che ha momenti esaltanti, perché sembrava che la soluzione fosse arrivata addirittura con festeggiamenti e brindisi dei lavoratori, che sembravano aver ritrovato finalmente un po' di serenità, ma questi momenti sono poi stati ampiamente compensati da altri momenti di abisso, perché sono sfumate tutte le prospettive di soluzione di una vicenda che è sempre più complessa, intricata e che va a coinvolgere sempre più soggetti.
Noi speriamo che questa giornata sia almeno l'inizio di una possibile via di uscita verso una soluzione che sia però definitiva, perché non possiamo lasciare queste persone per così tanto tempo in una situazione d'instabilità. Si sono avvicendati diversi Governi, sia regionali sia nazionali; adesso abbiamo un nuovo Governo, tant'è che nei giorni scorsi abbiamo visto diversi appelli, anche da parte di alcuni Parlamentari, verso il nuovo Presidente del Consiglio, per cercare di interagire con gli istituti di credito e per riuscire finalmente a sbloccare la situazione.
Abbiamo depositato una mozione. Abbiamo letto il testo depositato dal Consigliere Bongioanni e inserito nell'o.d.g., per cui saremmo anche molto contenti di trovare una soluzione comune che metta insieme maggioranza e opposizione per trovare un sostegno unanime di tutta l'Aula, perch crediamo che, in momenti come questi, sia assolutamente necessario mostrare unità e cercare di arrivare a una soluzione condivisa ma, soprattutto, far sentire una vicinanza reale e concreta ai lavoratori. Non occorre soltanto una posizione di vicinanza dichiarata a parole, ma che arrivare finalmente a una soluzione concreta per dare un futuro a questi lavoratori, che hanno vissuto veramente un'odissea che speriamo di non rivivere più sul nostro territorio.
Più volte in passato abbiamo ricordato come il problema delle aziende che sono sul territorio percepiscono dei fondi e poi spostano la produzione altrove, sia un problema piuttosto pesante e dovrebbe essere affrontato una volta per tutte. Ricordo che anche l'Embraco in passato ha utilizzato dei fondi regionali, tant'è che nella scorsa legislatura avevamo collegato questa discussione alla discussione della nostra proposta di legge per il contrasto alle delocalizzazioni produttive.
Noi speriamo che questa discussione possa ripartire e che si possano trovare degli strumenti per rendere la nostra regione attrattiva per le aziende e anche per evitare che, in futuro, si ripetano casi come questo.
Ringrazio nuovamente l'Assessore e ringrazio i colleghi che hanno presentato anche loro degli atti d'indirizzo, che in questi anni sono stati presenti davanti ai cancelli e con i quali, anche nella scorsa legislatura abbiamo presentato già diversi atti a sostegno di questi lavoratori.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Frediani.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come lei sa, poiché ci sente intervenire da anni, questa è una storia, come li abbiamo definiti noi, di "prenditori" interessati solo ai soldi pubblici e che spesso hanno lasciato per strada i lavoratori. La vicenda, che era terminata con un fallimento di Ventures, prendeva, come diceva bene la Consigliera Frediani, le mosse dalla delocalizzazione della produzione, da parte di Whirlpool, dall'Italia alla Slovacchia, e dal successivo passaggio di consegne, da parte della multinazionale che produceva compressori per i frigoriferi della Whirlpool, alla Newco Ventures, formata da un gruppo di israeliani, dalla famiglia Di Bari e da un terzo socio, un partner cinese.
I protagonisti negativi di questa bruttissima storia sono i "prenditori" coloro i quali, dietro a promesse di nuove linee produttive e nuovi mercati, ottengono spesso incentivi per poi abbandonare la nave. In questo caso, alle promesse della costruzione di nuove linee per la produzione di macchinari e per la pulizia dei vetri dei grattacieli, non è seguito nulla: i soci della Ventures avrebbero, invece, non reinvestito buona parte dei trenta milioni a disposizione per la reindustrializzazione del sito di Chieri e hanno abbandonato quei 400 dipendenti al loro destino.
Come sapete, c'era stata una svolta negli scorsi mesi e bene ha fatto l'Assessora Chiorino, che ovviamente ringraziamo, a ricordare tutti quei passaggi. Noi lo dicevamo già allora: dobbiamo smettere di vergognarci dell'intervento pubblico nelle aziende. In Francia è una pratica usale che ha dato alle imprese transalpine molti vantaggi competitivi e maggiore garanzie per i lavoratori coinvolti. Tra l'altro, la compartecipazione del pubblico è una soluzione che auspichiamo da tempo, perché il passato fatto di scelte capaci solo di cannibalizzare le aziende per poi abbandonarle a sé stesse una volta spolpate, non deve più ripetersi.
Se non ci occupiamo dei presupposti di fondo in cui avvengono queste storie di mala imprenditoria, se l'Embraco non diventa anche un simbolo di tutto quello che non va nel mondo del lavoro e dell'imprenditoria globale, se non ci occupiamo anche delle regole del gioco, i danni dei "prenditori" - che per le loro aziende non vengono mai perseguiti e di cui non pagano mai le conseguenze, tanto sono i lavoratori a pagarne il prezzo e lo Stato a ripianare i conti - sono destinati a ripetersi per il futuro.
Le ricostruzioni, come diceva bene la Consigliera Frediani, purtroppo sono tutte iscritte nelle discussioni di quest'Aula e, ripeto, oggi dobbiamo semplicemente aggiungere un tassello, quello che possiamo ancora fare per evitare ulteriori disastri.
Quello che diciamo nell'impegnativa e che abbiamo chiesto anche all'Assessora - ma, ripeto, siamo disponibilissimi ad arrivare a un testo unico - insieme con i Consiglieri del centrosinistra e delle opposizioni dal Movimento 5 Stelle fino al Movimento 4 ottobre - è molto semplice.
Intanto impegniamo la Giunta a sostenere con forza la necessità di un intervento da parte degli istituti di credito territoriali, affinch possano farsi parte in causa di un rilancio dell'intero settore elettrodomestico nella nostra regione e nel suo indotto, con l'obiettivo di rilanciare le competenze produttive nazionali sia in Piemonte sia nel Veneto e nella nostra regione che è filiera nel settore elettrodomestico in Piemonte e in Veneto.
Impegniamo la Giunta a farsi carico di sollecitare un intervento degli istituti di credito affinché concedano i finanziamenti necessari all'ACC di Borgo Valbelluna e, in prospettiva, all'ItalComp incaricata di reindustrializzare lo stabilimento ex Embraco di Riva Presso Chieri al fine di tutelare l'occupazione e le iniziative di produzione e di investimenti in corso, finalizzando una virtuosa operazione di sistema che possa garantire quanto abbiamo detto.
Impegniamo la Giunta a chiedere al Governo Draghi e ai Ministeri competenti aggiornamenti circa la pratica istruita per ottenere un prestito da SACE e il tentativo avviato di aprire linee di credito con banche del territorio bellunese, nonché rassicurazioni circa la ricerca di soluzioni concrete per il mantenimento occupazionale.
Infine, impegniamo la Giunta a chiedere al Governo e al Ministero competente l'impegno a procedere con il piano di rilancio di ACC ed Embraco nonostante l'ostruzionismo, come dicevamo anche nelle sedute scorse e nelle discussioni avute con l'Assessora Chiorino, purtroppo, in questo caso della Commissione europea accelerando la procedura per la costruzione della società ItalComp con un capitale sociale formato per il 70% da risorse pubbliche per superare la logica di due disgiunti interventi di salvataggio e realizzando, quindi, un progetto integrato di politica industriale per la creazione finalmente di un polo italiano.
La ringrazio e rimaniamo in attesa di sviluppi anche sulle votazioni di questi documenti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sarno; ne ha facoltà.



SARNO Diego

Grazie, Presidente.
Grazie inizialmente all'Assessore, che ha ricapitolato questa storia infinita dal 2004 a oggi. Storia che, come i colleghi hanno detto, molti di noi hanno seguito in propria competenza e per il proprio ruolo, il sottoscritto anche da amministratore locale con il Comune di Nichelino perché molti lavoratori arrivano anche dalla mia località di residenza.
Lo dico perché questa storia, come hanno ribadito i colleghi che mi hanno preceduto, e secondo la descrizione dei fatti dal 2004 a oggi dell'Assessore Chiorino, evidenzia molto bene il primo passaggio che vorrei sottolineare: dal 2004 a oggi la partecipazione pubblica c'è stata, sia pure con delle difficoltà. Sicuramente, in alcune circostanze si sarebbe potuto fare meglio, magari. Però la partecipazione pubblica c'è stata.
Tuttavia, questa partecipazione pubblica, che in altri Stati è consuetudine, non ha reso dignità alla stessa, in quanto, come diceva il collega Grimaldi, la responsabilità degli imprenditori rispetto all'utilizzo di fondi pubblici a volte non viene sottolineata o non viene presa in considerazione, anche a fronte di atti formali.
Dovremmo avere la capacità, a livello nazionale e poi, sul secondo passaggio che vorrò fare, a livello europeo, di sanzionare quell'irresponsabilità. Se, infatti, ottieni dei fondi pubblici per salvaguardare un'attività, quindi dei lavoratori e quindi delle famiglie, è ovvio che questo debba avere come conseguenza la salvaguardia dei posti di lavoro e di quell'economia che a volte non c'è.
È su questo, quindi, che bisognerebbe costruire un'alleanza trasversale che ribadirò a chiusura del mio intervento - proprio per avere lo stesso obiettivo, e cioè che i soldi pubblici, e conseguentemente l'intervento pubblico, abbia efficacia. E se questa efficacia non dovesse avvenire, gli imprenditori che usano questi soldi pubblici dovrebbero subire delle sanzioni. Questo è il primo passaggio.
Il secondo passaggio che ci tengo a fare (anzi, che ci teniamo a fare) verte sul ruolo dell'Europa. Come forza politica e come cultura politica crediamo, nonostante le difficoltà, che storie come queste debbano avere al centro delle politiche europee molto più aggressive, una presenza europea molto più importante, fondamentale e attiva. Perché solo con la forza dell'Europa si può riuscire a limitare l'irresponsabilità di alcuni imprenditori che, semplicemente, vanno in altri Stati anche fuori dall'Europa a costruire economie diverse, danneggiando o limitando le nostre.
Se avessimo un'Europa più forte, un'Europa con più potere e con più forza avremmo anche una capacità di controbilanciare le forze private o le forze pubbliche di altri Paesi fuori dal nostro continente. In tal senso, abbiamo tutti una grande responsabilità, quella di parlare di "più Europa", e non meno. Lo dico anche se sembra un ragionamento più generale.
Noi crediamo, da questo punto di vista, sia pure con i relativi limiti, che occorra avere la capacità di richiamare alle politiche europee tutta la forza per salvaguardare queste economie e i relativi posti di lavoro.
Vengo al terzo passaggio: sappiamo, come ha detto l'Assessore Chiorino, che la cassa integrazione scadrà a luglio. C'è la possibilità che questa forma di ammortizzatore sociale possa essere prorogata, ma dobbiamo avere la forza di arrivare a luglio con una soluzione. ItalComp può essere una soluzione; soluzione che ci vede ovviamente a sostegno di quello che gli ordini del giorno stanno chiedendo, con un intervento importante anche delle banche sul tema della garanzia, un intervento statale, quindi pubblico, che arrivi fino al 70%.
Auspichiamo - mi avvio alla conclusione - che questo modo di interagire possa finalmente rappresentare (forse, lo speriamo), come diceva la collega Frediani, la fine di un incubo che dura ormai dal 2004 per quelle famiglie per quei lavoratori e per quelle lavoratrici.
Anche perché, sia pure con una portata minore in termini di numeri, ma sempre con lo stesso dramma, di crisi aziendali ce ne sono diverse.
Pertanto, se trovassimo un buon metodo e una buona collaborazione tra le forze politiche per affrontare le crisi aziendali, sarebbe il modo migliore, a nostro avviso, per rispettare l'impegno e il servizio pubblico che noi stiamo assumendo pro tempore in questi anni in Consiglio regionale e che ciascuno di noi ha assunto in passato, in altri ruoli.
Peraltro, avevamo inteso che ci sarebbe stata la presentazione di un ordine del giorno unitario. È per quello che, come Gruppo del PD, non abbiamo presentato alcun atto d'indirizzo, anche se alcuni di noi hanno sottoscritto sia quello della collega Frediani sia quello del collega Grimaldi. A tal proposito, chiediamo che si arrivi a un unico testo affinché, soprattutto in questa fase, ci sia la forza di parlare con un'unica voce, visto che gli ordini del giorno sono abbastanza convergenti su alcuni temi. Per quanto possa valere - e, a nostro avviso vale! - in questo momento è auspicabile avere un ordine del giorno unico, un atto d'indirizzo trasversale, senza differenze.
Di conseguenza, chiediamo al Presidente Allasia, magari alla fine della discussione, di concedere una sospensione per trovare una quadra su un testo unico e arrivare all'approvazione unanime di tutte le forze politiche che, come in molti casi in questi anni, hanno dato prova di unità su questo tema.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valle; ne ha facoltà.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Intervengo anch'io perché penso che oggi, in questa discussione che ormai ci trasciniamo da anni, relativamente a una vicenda mai finita, ci sia la necessità, per chi ha responsabilità di governo (in questo momento l'Assessore Chiorino, ma anche il Governo nazionale che si è appena insediato, in particolare il Ministro Giorgetti), che la politica, con voce forte e, possibilmente, con una voce sola, mandi un messaggio forte dal territorio coinvolto da questa crisi aziendale.
Il primo messaggio forte che dobbiamo fare uscire da quest'Aula, ancorch virtuale, è che abbiamo bisogno che il sistema delle banche e del credito si metta a disposizione di questo progetto, che è un progetto sia industriale sia di salvataggio di un numero importante di lavoratori.
Parliamo di 400 lavoratori nel nostro territorio e di 300 lavoratori nel Nord-Est. Non si tratta di cifre significative, considerato che in altri momenti della storia di questo Paese abbiamo visto operazioni decisamente più spericolate e con cifre differenti, ma si tratta di quel ponte che serve a mantenere operativo lo stabilimento di ACC, che sarà poi il cardine del cosiddetto progetto ItalComp.
Il fattore tempo in questo, purtroppo, non è una variabile indipendente perché è chiaro che se quello stabilimento dovesse interrompere gli ordinativi o non riuscisse, come sarebbe in realtà auspicabile, ad aumentare la propria capacità di soddisfarli in questo periodo, perderebbe quell'avviamento e quella relazione con i clienti che è la dote principale che porterebbe poi al nuovo progetto e decisiva per la sua sostenibilità.
Il messaggio che deve uscire da quest'Aula al nostro sistema creditizio è una richiesta forte per un atto di coraggio, d'impegno e di rischio, ma che è proprio quello di accompagnare lo sviluppo di un tessuto produttivo e sociale di un territorio, offrendo quelle risorse e quelle liquidità che non sono immediatamente disponibili.
Il secondo messaggio che immagino sia necessario che esca dalla discussione di oggi è proprio per il Governo che si va a insediare adesso - ultimo di una fila piuttosto lunga di Governi che si sono succeduti - che si ritrova questa questione scottante da affrontare insieme a mille altre. Noi dobbiamo battere, come Piemonte, perché questa vicenda balzi immediatamente in cima alle priorità che il MISE si troverà ad affrontare.
Abbiamo dei lavoratori per i quali è già stata avviata una procedura di licenziamento. Abbiamo un termine per gli strumenti di sostegno e di cassa integrazione che è quello di quest'estate. Può darsi, in realtà, che siano sufficienti e che il progetto ItalComp si sblocchi prima di allora e che tutte le nostre preoccupazioni siano vane, ma non possiamo permetterci di lasciare questi lavoratori nell'incertezza fino all'ultimo e, soprattutto non possiamo correre il rischio di dover poi correre e inseguire con provvedimenti straordinari la sostenibilità di queste famiglie all'inizio dell'estate e magari ritrovarci nella situazione che servono ancora tre o quattro mesi per concludere il progetto di natura industriale.
Questo è un rischio che non possiamo permetterci di correre, proprio perch abbiamo in campo un progetto industriale serio e competitivo, che peraltro ha delle prospettive di sviluppo molto interessanti anche dal punto vista della politica industriale del nostro Paese e della nostra Regione, in particolare.
Pertanto, è evidente che c'è bisogno che dal Piemonte parta la richiesta molto chiara e forte al Governo di mettere questo punto al primo posto della sua agenda e, in particolare, di fare tutto quanto è nel suo potere non soltanto per accompagnarci in quello sforzo di persuasione con il sistema creditizio, ma anche per mettere i lavoratori in sicurezza, anche per quel tempo che eventualmente dovesse servire per raggiungere il compimento del progetto industriale. Questo spetta inevitabilmente al Governo, ma in quota parte anche alla Giunta regionale.
Sono due messaggi che credo quest'Aula sarà in grado di condividere fino in fondo. Auspico anch'io che ci possa essere tempo e modo di condividere un testo perché, considerato che nel merito siamo tutti d'accordo, presentarci con emendamenti e differenze di un rigo piuttosto che un altro potrebbe indebolire la nostra capacità di battere i pugni sul tavolo per far sentire anche ai lavoratori la nostra forte vicinanza. Però penso che è un qualcosa che quest'Aula ha già dimostrato in passato di saper fare e che potrà fare anche nella giornata di oggi.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Valle.
Non ho altre richieste d'intervento, per cui lascerei la parola all'Assessore Chiorino.



CHIORINO Elena, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Chiederei, se fosse possibile, di avere qualche minuto di sospensione per valutare insieme ai Capigruppo le varie proposte di ordini del giorno aperte, perché ritengo che tutta l'Aula possa convenire sul fatto che riuscire ad avere un'unica voce su questa tematica, a tutela sia dei lavoratori sia delle loro famiglie, ma anche della dignità di questo nostro territorio, possa sicuramente essere un'ottima cosa.
Ovviamente, c'è la massima disponibilità da parte mia e, se possibile questa è la mia proposta.
Grazie.



PRESIDENTE

Penso che ci siano le condizioni per sospendere la seduta dieci minuti, in modo tale da dare agli Uffici il tempo di inserire le eventuali modifiche.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.57, riprende alle ore 11.43)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Mi scuso per l'interruzione che si è protratta nel tempo, ma è servita per arrivare a una condivisione.
Se l'Assessore lo ritiene, può prendere la parola per esporre il contenuto dell'ordine del giorno con i vari impegni. L'ordine del giorno è già stato caricato e lo trovate in linea.
Prego, Assessore Chiorino.



CHIORINO Elena, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Ringrazio tutti i Gruppi del Consiglio regionale, perché siamo addivenuti a una sintesi; con le debite premesse che erano più o meno comuni, perch variavano veramente di poche sfumature, dei vari ordini del giorno presentati, si è ritenuto di mantenere gli impegni nei termini che provvedo a presentare.
Al punto 1), "Il Consiglio regionale impegna il Presidente e la Giunta regionale a rivolgere un appello pressante a tutti gli istituti di credito che operano sul territorio", andando a fare la considerazione per quanto riguarda il Piemonte, ma anche per quanto riguarda l'ambito di ACC Veneto in modo che siano garantite l'immediata accessibilità a tutela dell'occupazione e iniziative di produzione e d'investimento in corso.
Al punto 2), l'impegno è "ad attivarsi presso i Ministeri competenti, al fine di ottenere la proroga degli ammortizzatori sociali e l'utilizzo della cassa integrazione per COVID e tutto ciò che serve alla tutela dei lavoratori e che serve anche ad avere quel margine di tempo necessario a compiere le varie azioni che servono per la costituzione della Newco di ItalComp".
Al punto 3), l'impegno è "a chiedere al Governo, in particolare al competente Ministero dello Sviluppo Economico, di mantenere un costante rapporto informativo con la Regione Piemonte, in ordine all'erogazione dei finanziamenti necessari alla messa in sicurezza di ACC e al lancio di ItalComp, con particolare riferimento a quelli attivabili nell'ambito del Temporary Framework della Garanzia Italia, anche laddove siano coinvolte banche locali venete, nonché in ordine alla ricerca di concrete soluzioni per il mantenimento dei livelli occupazionali".
Al punto 4), l'impegno è "ad attivarsi presso il Governo affinché solleciti con ancora più forza la Commissione europea".
Infine, al punto 5), l'impegno è "a chiedere al Governo, in particolare a competente Ministero dello Sviluppo Economico, l'impegno a procedere con il piano integrato di rilancio dell'ex Embraco e di ACC, indipendentemente dall'atteggiamento sinora non collaborativo della Commissione europea accelerando la procedura per la costituzione di ItalComp, con un capitale sociale formato per il 70% da risorse pubbliche, come previsto dall'articolo n. 43 del decreto 'Rilancio', per superare la logica di due disgiunti interventi di salvataggio e per realizzare invece un progetto integrato di politica industriale per la creazione del polo italiano del compressore".
Questo è l'ordine del giorno, con primo firmatario Allasia e poi Bongioanni, Frediani e Grimaldi, così come da sintesi è emerso dal confronto con i Capigruppo, che ringrazio.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Vista la sintesi che tutti noi auspicavamo siamo, ovviamente, favorevoli.
Direi che, se tutti i colleghi sono d'accordo, possiamo ritirare i nostri atti d'indirizzo per addivenire a un documento unico, a prima firma dell'Ufficio di Presidenza e di tutti i Capigruppo coinvolti, a partire anche dai primi firmatari dei precedenti documenti.
Penso sia importante il ruolo del Governo che, tutti insieme, dobbiamo impegnare per addivenire al più presto non solo per aggiornare costantemente le istituzioni locali e le Regioni, ma appunto perché si proceda al piano di rilancio di ACC e di Embraco e, inoltre, perché la pratica istruita per ottenere il prestito e il tentativo di aprire linee di credito con le banche sia una soluzione concreta che possa mantenere l'occupazione.
Per questo, condividiamo il fatto che si siano inseriti i primi "impegna" di tutti e tre i testi depositati per chiedere con forza la necessità di un intervento da parte degli istituti di credito, ma anche di farsi carico di un intervento degli istituti, affinché concedano i finanziamenti in prospettiva all'ItalComp incaricata della reindustrializzazione.
Per questo motivo, credo che si possa addivenire a questa sintesi e speriamo il Consiglio regionale, come abbiamo dimostrato quest'anno continui a essere vicino a questa vicenda e continui a fare un appello a tutti noi, perché la vicenda di Embraco non si ripeta più. Pertanto dobbiamo trovare il modo per alzare la discussione anche a livelli più alti, per evitare che succedano ancora cose del genere.
Ringrazio tutti i colleghi per la sintesi e anche la collega Frediani che non era qui in Aula, ma che si è resa ugualmente partecipe.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Sacco.



SACCO Sean

Grazie, Presidente.
Non.



(Audio mancante o non comprensibile)



SACCO Sean

Annuncio la sottoscrizione dell'ordine del giorno da parte del Gruppo del Movimento 5 Stelle e di tutti i suoi componenti.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Preioni.



PREIONI Alberto

Grazie, Presidente.
A nome del Gruppo della Lega, anche noi sottoscriviamo con forza questo documento e riteniamo fondamentale la condivisione di tutta l'Aula in un momento drammatico per i lavoratori e, quindi, che tutta la politica e tutte le istituzioni per loro competenza possano lavorare per trovare una via d'uscita e una soluzione. Questo significa dare una prospettiva ai lavoratori e all'azienda e queste sono le cose che contano.
Siamo favorevoli che ci sia un momento di unità in un documento così forte e un impegno di Regione Piemonte verso il Governo affinché possa aiutare insieme all'azienda, a preservare maggiormente i posti di lavoro e l'azienda in un momento storico drammatico come questo.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Magliano.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Intervengo per annunciare la sottoscrizione dell'ordine del giorno. Chiedo di poter sottoscrivere l'atto a sua prima firma e per ringraziare i colleghi del lavoro svolto, perché mai.



PRESIDENTE

Bongioanni e Gallo.



MAGLIANO Silvio

Presidente?



PRESIDENTE

Sì, scusi, stavo verificando, perché nella chat ci sono un po' di richieste.



MAGLIANO Silvio

Pensavo che dicesse che non si capiva quel che dicevo.



PRESIDENTE

No, sono io che ho sbagliato e avevo l'audio accesso.
Mi scusi.



MAGLIANO Silvio

Ripeto, ringrazio i colleghi e l'Assessora per la disponibilità data. Mi pare che questo sia un bellissimo segnale che, come forze politiche, diamo su un tema assolutamente importante oltre che strategico. Questo mi pare veramente un buon inizio per mettere al centro le priorità e, in questi casi, eliminare le corrette e normali divisioni che vi sono in politica.
Pertanto, ringrazio i colleghi e, oltre ad annunciare il voto favorevole chiedo anche di sottoscrivere l'atto d'indirizzo.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto intervenire il Consigliere Bongioanni; ne ha facoltà.



BONGIOANNI Paolo

Molto velocemente.
Abbiamo dato una dimostrazione di attenzione e di maturità verso una problematica enorme che, comunque, il Consiglio regionale, in questi mesi ha costantemente presidiato e monitorato. Voglio fare i complimenti all'Assessore competente, l'Assessore Chiorino, che si è sempre rapportata sia con le sollecitazioni che arrivavano dall'Aula, sia con le forze lavorative che hanno subito un abbandono, industrialmente ingiustificabile da parte di una multinazionale e poi dopo quasi uno scempio, per il fallimento delle prospettive di riconversione ventilate dalla società Ventures.
Ora, ci sono attività in atto importanti: il progetto ItalComp e l'ACC, che va sostenuta, perché sta dando risultati positivi, ma perché questo possa avvenire, occorre che il sistema bancario si faccia partecipe di un'esigenza importante.
L'appello che tutte le forze politiche, unitamente, oggi lanciano da quest'Aula al Presidente della Giunta regionale è importante. Sono sicuro che lui si attiverà, nei tempi e nei modi più veloci possibili, per far sì che non andiamo a perdere quest'importante risorsa per i nostri lavoratori piemontesi e per le nostre produzioni e, soprattutto, saremo vicini, in un momento difficile, a famiglie che stanno soffrendo in un modo che nessuno dovrebbe mai vivere.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gallo; ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Solo per assicurarmi che avesse visto la mia sottoiscrizione, a nome del Gruppo PD e di tutti i colleghi che hanno scritto in chat, all'ordine del giorno, perché ho visto che c'è stata un po' di confusione nella chat, e un ringraziamento a tutte le forze politiche, perché siamo riusciti a trovare l'intesa su un documento unitario che dà forza al mandato e alle richieste che facciamo al Governo, ma fa sentire ancora di più la vicinanza a questi lavoratori e a questa vicenda che, speriamo, volga nel miglior modo possibile verso una conclusione e un rilancio complessivo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto intervenire la Consigliera Biletta; ne ha facoltà.



BILETTA Alessandra Hilda Francesca

Grazie, Presidente.
Anch'io volevo intervenire per segnalare la mia volontà di sottoscrivere quest'ordine del giorno, a nome di tutto il gruppo di Forza Italia.
Ringraziamo l'Assessore per il lavoro svolto e i colleghi per essere giunti a un documento unitario, perché su un tema così importante si possa davvero riuscire a trovare una soluzione a sostegno di tutti i lavoratori coinvolti.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Intanto ringrazio i colleghi che mi hanno rappresentato nella discussione non essendo io presente in Aula, e confermo, come ho scritto in chat, il ritiro della mozione a mia prima firma e la sottoscrizione dell'atto d'indirizzo unico.
Ringrazio tutti per il lavoro e la collaborazione.



PRESIDENTE

Grazie.
Se non vi sono altre richieste d'intervento, procederei con la votazione dell'ordine del giorno n. 500 presentato da Allasia, Grimaldi, Sarno Magliano, Leone, Gallo, Cerutti, Nicotra, Bongioanni, Mosca, Valle, Nicco Gagliasso, Frediani, Biletta, Avetta, Gavazza, Cane, Stecco, Preioni Giaccone, Marin, Fava e Bertola, inerente a "Impegno della Regione Piemonte per la reindustrializzazione dell'ex Embraco".
Indìco la votazione per appello nominale sull'ordine del giorno n. 500, il cui testo, come modificato, verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).


Argomento: Stemma - Gonfalone

Esame proposta di deliberazione n. 134, inerente a "Conferimento dell'onorificenza della Presidenza del Consiglio regionale per meriti civili agli ordini che rappresentano il personale sanitario sul territorio piemontese"


PRESIDENTE

Passiamo a esaminare la proposta di deliberazione n. 134, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La Presidenza del Consiglio regionale ha istituito l'onorificenza per meriti civili agli Ordini che rappresentano il personale sanitario sul territorio piemontese. La proposta è stata presentata dai Consiglieri com'è previsto dall'articolo 5 bis della legge regionale 31 maggio 2004 n.15 "Disciplina dello stemma, del gonfalone, della bandiera, del sigillo e della fascia della Regione Piemonte" e, come convenuto nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari, viene trattata direttamente in Aula nella seduta odierna.
Do per illustrata la delibera.
Passiamo alla discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ruzzola; ne ha facoltà.



RUZZOLA Paolo

Scusi, Presidente, vorrei solo sottoscrivere la proposta di deliberazione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ruzzola.
Ci sono richieste d'intervento in discussione generale? Ricordo che, ai sensi dell'articolo 5, comma 2 della legge regionale 15/2004, tale deliberazione dev'essere approvata a maggioranza assoluta dei Consiglieri assegnati, ossia con il voto favorevole di almeno 26 Consiglieri.
La delibera prescrive che l'onorificenza sia conferita ai seguenti Ordini: . all'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri delle province di Torino; Cuneo; Alessandria; Asti; Biella; Vercelli; Novara e VCO . all'Ordine dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione Torino-Aosta-Alessandria-Asti . all'Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione della provincia di Cuneo; delle province di Novara e Verbano-Cusio-Ossola; delle province di Vercelli e Biella . all'Ordine delle professioni infermieristiche di Torino; Biella Vercelli; Cuneo; Novara e VCO; Asti; Alessandria . all'Ordine professionale di ostetricia (FNPO) di Alessandria; Torino Asti e Cuneo; Biella, Novara, Vercelli e VCO . all'Ordine Farmacisti della Provincia di Torino; Cuneo; Vercelli e Biella; Asti; Novara e VCO; Alessandria . all'Ordine degli psicologi del Piemonte . all'Ordine Nazionale Biologi Delegazione Regionale Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta . all'Ordine Interregionale dei Chimici e dei Fisici del Piemonte e Valle d'Aosta.
Questi sono gli Ordini del personale sanitario sul territorio piemontese su cui si è convenuto di proporre il conferimento dell'onorificenza della Presidenza del Consiglio regionale per meriti civili.
Non essendovi richieste d'intervento, possiamo procedere con la votazione.
Indìco la votazione per appello nominale sulla proposta di deliberazione n.
134, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame disegno di legge n. 127, inerente a "Sviluppo delle forme associative della Medicina Generale"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 127, inerente a "Sviluppo delle forme associative della Medicina Generale", di cui al punto 5) all'o.d.g.
Comunico che il provvedimento è stato licenziato a maggioranza dalla IV Commissione il 9 febbraio scorso. Prima di dare la parola ai relatori ricordo che chi volesse intervenire può cominciare a prenotarsi sulla chat.
Do la parola al relatore di maggioranza, il Presidente della IV Commissione Stecco.
Prego, Consigliere; ne ha facoltà.



STECCO Alessandro, relatore

Buongiorno e grazie per la parola.
Gentili Presidenti, illustre Presidente, Assessori e Consiglieri, ho l'opportunità di presentare come relatore di maggioranza questo disegno di legge molto importante; una legge che rappresenta uno degli snodi cruciali per modificare l'assetto della sanità.
Veniamo da un 2020 devastante, a causa dell'emergenza pandemica, in tutti i campi, ma soprattutto in quello sanitario. Il fronte su cui si è combattuta e si combatte tuttora questa battaglia era profondamente impreparato a livello territoriale per questo tipo d'emergenza. A livello italiano ed europeo è emerso quanto sia importante la componente territoriale della sanità (peraltro, era cosa già nota, ma si è provato sul campo in questa emergenza); sanità territoriale che non è mai stata completamente sviluppata, nel senso che da anni manca uno sviluppo e una modernizzazione in termini di determinati nodi cruciali che la compongono.
Il Piemonte, infatti, ha visto un tasso di ospedalizzazione dei malati COVID tra i più alti d'Italia, soprattutto nella cosiddetta "seconda ondata" autunnale.
La "sanità territoriale" - è bene premetterlo - non sono solo i medici di famiglia. Sono anche i medici di famiglia, ma c'è tanto, naturalmente perché è un insieme di funzioni, di ruoli, di persone, di professionisti e di organizzazioni che collaborano e che devono, in qualche modo, funzionare in modo sincrono.
Però questi medici di famiglia e pediatri sono i cardini della stessa medici insieme con gli infermieri, il cui ruolo sta avanzando sempre di più nel ruolo di "infermiere di comunità" e di "infermiere di famiglia"; medici verso i quali questa legge si rivolge per potenziarne, progettarne e ottimizzarne l'attività.
La sanità territoriale, in breve sintesi, è composta da: . le cure primarie (i medici di famiglia, i pediatri, la continuità assistenziale, gli specialisti ambulatoriali e le forme di associazionismo) . l'assistenza domiciliare (altro capitolo, con l'ADI, Assistenza Domiciliare Integrata, il Servizio Infermieristico Domiciliare, la riabilitazione domiciliare) . l'assistenza ambulatoriale territoriale complessa (le case della salute, le comunità e gli ambulatori per la cronicità) . l'assistenza farmaceutica (la protesica, la farmaceutica territoriale la farmacia dei servizi, la farmacia ospedaliera) . le cure intermedie (la Continuità Assistenziale a Valenza Sanitaria gli ospedali di comunità) . la residenzialità e la semiresidenzialità (che abbiamo già conosciuto molto impattata dalla pandemia e da un'organizzazione che sicuramente dovrà essere rivista a livello nazionale oltre che regionale) . infine, le cure palliative.
In tutti questi macro settori esistono poi degli strumenti di coordinamento, che ne permettono il funzionamento (trail di coordinamento telemedicina, tecnologie e strumentazioni).
La sanità territoriale è strettamente correlata al quadro normativo nazionale, naturalmente, entro i cui paletti è ricondotta. Ma cosa può fare una Regione? Può riconoscere i punti di debolezza, analizzarli, affrontarli e cercare di superarli.
Orbene, signor Presidente e gentili colleghi, questo disegno di legge interviene nel capitolo delle cure primarie. Che cosa sono? È uno dei capitoli della sanità territoriale. Ma queste cure primarie sono fondamentali, perché operano a stretto contatto nelle comunità con soggetti dove questi vivono e lavorano; si occupano con continuità della salute della persona lungo il corso della vita; rispondono unitariamente ai bisogni di prevenzione, cura e riabilitazione; possono aiutare gli individui a muoversi appropriatamente tra i diversi livelli del sistema sanitario.
Sono dunque il primo punto di contatto tra le persone e il sistema sanitario. Quando parlavamo di "sentinelle" sul territorio, facevamo appunto riferimento a questo: sono un punto di contatto, la capillarità.
Inoltre, l'attività delle cure primarie riduce gli accessi non necessari ai servizi specialistici e garantiscono una maggiore equità nella distribuzione delle cure.
È stato valutato che il 20% degli accessi in pronto soccorso presentano un problema risolvibile a livello di cure primarie.
A livello europeo, secondo le organizzazioni internazionali un'assistenza territoriale ben organizzata può far ridurre del 6% i ricoveri ospedalieri per diabete, asma, DPCO e scompenso cardiaco. Alcune pratiche di medicina preventiva - vaccinazioni, screening, counseling, powering del paziente si sono dimostrate più efficaci e più eque se svolte in collaborazione con i medici delle cure primarie.
Si è visto come anche l'emergenza COVID abbia esacerbato questa necessità.
Si è anche visto che tra le cause del ritardo nella risposta all'emergenza a livello nazionale e internazionale vi siano stati il mancato ruolo e la fragilità dell'assistenza territoriale, chi più e chi meno. Difatti, alcune Regioni avevano un'assistenza territoriale più sviluppata, altre meno.
Per migliorare l'assistenza sul territorio, bisogna puntare al superamento del professionista che offre da solo, nel suo studio, le sue competenze.
Infatti, è stato visto che lavorando in gruppo è possibile fare maggiore sinergia tra medici generali, pediatri, specialisti ambulatoriali farmacisti, infermieri e operatori sociali.
In uno studio pubblicato in Gran Bretagna risulta che il 77% delle attività preventive e il 47% delle cure ai malati cronici può essere affidato a componenti non medici del team. Pertanto, sviluppare le forme associative e aggregative permette anche, successivamente, una maggiore sinergia con le altre figure.
L'altro elemento fondamentale per le cure territoriali è la tecnologia come la telemedicina (ma non solo, vi sono anche altre apparecchiature) che può essere maggiormente evidente in forme associative.
La terza condizione che migliora la risposta ai bisogni delle persone è la presenza di servizi per pazienti cronici, disabili, con disturbo mentale e non autosufficienti, per esempio incrementando anche le cure palliative (terapia del dolore). Fanno tutte parte delle cure primarie, che sono un nodo cruciale.
È anche necessaria la disponibilità di strutture intermedie - quindi c'è ancora tanto da fare - dove possono essere ospitati i pazienti dimessi dagli ospedali. Poi è necessario dare il giusto peso al tempo che l'operatore delle cure primarie riesce a dedicare a ogni singolo paziente per ascoltarlo e parlarci (il "tempo di cura", così definito dalla legge n.
219 del 2017).
Ecco perché è fondamentale considerare lo sviluppo di uno dei temi cardini della sanità territoriale come quello del potenziamento delle forme associative. In questi mesi, questo tema è stato sviluppato a livello regionale dal gruppo di lavoro coordinato dal professor Fazio e dall'Assessore Icardi, insieme con la sua struttura, ed elaborato nel disegno di legge oggi in discussione, dopo aver superato il passaggio in Commissione.
L'associazionismo non è un fenomeno recente, se ne parla dagli anni Ottanta, ma si è progressivamente configurato con una serie di atti tra il 2000 e il 2009. Sono quattro la modalità che si definiscono principalmente in Piemonte: la modalità di associazionismo di gruppo, la modalità di associazionismo di rete, l'associazionismo semplice e il medico che lavora da solo.
I quasi 3.000 medici operanti nella Regione Piemonte si distribuiscono secondo queste quattro modalità.
Il 31% lavora in medicina di gruppo, che condivide sede, orari, materiale e tecnologia, con i pazienti che possono fruire di un orario di apertura maggiormente ampio. Di questa struttura associativa sono condivise modalità e progetti di lavoro, ad esempio la gestione della cronicità.
Il 33% lavora in rete. Ognuno lavora nel suo studio, ma condivide software e protocolli e, in caso di assenza, il paziente può rivolgersi a un altro medico, tramite cartelle cliniche in rete.
L'11% lavora in una forma di associazione semplice e il 24% lavora singolarmente.
Le percentuali sopra riportate sono variabili nelle diverse aree del Piemonte, ma i tetti che ci sono oggi determinano l'impossibilità di evolvere, facendo aumentare le percentuali della medicina di gruppo e di rete, in particolare il 30% per la medicina di gruppo e il 40% per l'associazione semplice.
Analogamente succede per la pediatria, all'interno della quale dei quasi 400 pediatri solo il 30% lavora in gruppo e in rete e il resto no.
Pertanto, è necessario sviluppare meglio queste forme associative, alzando i tetti al 40% per quelli della medicina di gruppo e al 60% per quelli in rete, superando in questo modo l'associazione semplice e il medico isolato.
Questo permette anche di essere supportati da personale di studio e di segreteria e da personale infermieristico, che oggi ha una bassa incidenza.
Che cosa comporta questo disegno di legge? Poter passare a una medicina di iniziativa, superando il modello della medicina di attesa, che è anche quello che si è rivelato strategico nella lotta al COVID, ma lo è altrettanto nella lotta alla cronicità e alle altre malattie. Poterlo fare significa superare certi tetti e limiti e porsi al pari di altre Regioni che sono più avanzate, quindi porre una pietra fondante. Portare a cento la percentuale tra medicina di gruppo e medicina di rete, coinvolgendo la sanità territoriale e i medici di base, permette di affrontare queste sfide.
L'articolo 1 identifica la finalità della legge, incentrata sulle forme associative e una previsione dell'incentivazione delle forme associative di gruppo e di rete, così come previsto dal vigente contratto collettivo nazionale. L'articolo 2 declina nello specifico, a decorrere dal 2021 l'incremento del fondo di riparto di dieci milioni di euro. L'articolo continua identificando per ogni forma associativa l'entità specifica, nei limiti delle previsioni dei contratti collettivi nazionali.
Nell'articolo 3 si subordina il riconoscimento di queste forme d'incentivazione a specifici obiettivi e indicatori, nonché a soglie di raggiungimento definite secondo le linee di attività individuate dagli accordi integrativi regionali e declinati a livello aziendale. Rientrano tra queste la prevenzione e la medicina d'iniziativa, la presa in carico della cronicità, la partecipazione e la sostenibilità economica del sistema sanitario regionale, attraverso l'appropriatezza clinica prescrittiva l'informatizzazione, la formazione e l'audit.
Nell'articolo 4 si stabilisce che le ASL possono mettere a disposizione il personale per progetti di collaborazione e implementazione dell'attività delle medicine di gruppo, nell'ambito dell'assistenza distrettuale territoriale e domiciliare.
L'articolo 5 è un emendamento che è stato recepito, affinché la Regione adotti un piano di assistenza territoriale con costituzione di servizi a gestione infermieristica, in sede di distretto e potenziamento della figura dell'infermiere di famiglia e di comunità, al fine di implementare i servizi di assistenza territoriali e domiciliari. Su questo testo proposto dalla minoranza, in Commissione c'è stata un'ampia condivisione con l'Assessore e con la maggioranza.
L'articolo 6 è la norma finanziaria, mentre l'articolo 7 stabilisce che è condizionata all'approvazione della legge di bilancio di previsione.
Dopo attenta valutazione del testo vagliato dall'Ordine professionale degli infermieri, dalla FIMMG, dal sindacato NurSind e dai sindacati CGIL, CISL e UIL, l'iter di Commissione è stato intenso, sia come ore di lavoro per tutti i commissari e per gli uffici, sia per lo studio delle norme e la valutazione dei settantasei emendamenti presentati. È stata, comunque, una discussione ordinata e attenta nel pieno della mission del ruolo legislativo della Commissione e del confronto democratico, che ha permesso di migliorare il testo, recependo otto emendamenti prima discussi e poi condivisi.
Ritengo che questo fosse uno snodo critico bloccante, uno dei cardini della sanità territoriale da affrontare ad hoc e velocemente, per di più in relazione alla situazione pandemica che ci ha colpito duramente. Anche il rilanciare ed elevare le forme associative del Piemonte è un cruciale snodo che dovevamo sbloccare, senza rinunciare a una rivisitazione complessiva che è in corso presso l'Assessorato, di tutta la sanità territoriale che come ho enunciato, è un lavoro altrettanto fondamentale, ma non escludente la necessità di apporre immediatamente dei correttivi sulle fondamenta sulle quali poi dovrà appoggiarsi.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Stecco.
La parola alla Consigliera Disabato, relatrice di minoranza.



DISABATO Sarah, relatrice

Grazie, Presidente.
Purtroppo per problemi personali non posso accendere il video.
Spero non sia un problema.
Introduco questo disegno di legge già ampiamente dibattuto in Commissione consiliare, dicendo che il Movimento 5 Stelle esprime parere favorevole su questa singola misura nell'intento che rappresenta, cioè quello di incentivare e di rafforzare tutte le forme associative dei medici di medicina generale, in particolare quelle di gruppo e quelle di rete.
È uno stanziamento di dieci milioni che va a incentivare queste forme associative e che consentirà di scorrere quelle liste d'attesa alle quali i medici di medicina generale partecipano per avere l'incentivo per lo sviluppo delle stesse.
Si tratta di due forme importanti, come ricordava prima il Consigliere Stecco, nella nostra regione. Mi sono preoccupata di andare a vedere quali fossero le percentuali di queste forme associative ed effettivamente rispetto al resto d'Italia, devo dire che negli anni non abbiamo riscontrato una grande efficacia di queste forme. Bisognerebbe sicuramente sondare sul perché e abbiamo provato anche a porre delle domande in merito in sede di audizione delle sigle sindacali e delle associazioni che rappresentano gli ordini professionali.
Abbiamo immaginato che si trattasse magari di una questione territoriale ma in realtà si è parlato anche di carenze di risorse che, negli anni hanno portato i medici a non associarsi, quindi sull'intento primario del disegno di legge il mio Gruppo non esprime contrarietà.
Tuttavia, abbiamo analizzato il disegno di legge nel suo complesso e abbiamo constatato il fatto che rappresenta uno dei passaggi che pu contribuire al miglioramento della nostra sanità territoriale che, com'è stato elencato prima, è rappresentato da tante componenti, per cui non si può non vedere questo miglioramento in una delle sole componenti e non in tutto il complesso.
Quando penso al miglioramento dei servizi territoriali, penso anche a quanto sia importante rimuovere tutti gli ostacoli che, in questo momento rendono difficoltoso l'accesso alle cure e alle prestazioni per i cittadini.
Come Gruppo, abbiamo sempre portato all'attenzione del Consiglio regionale e dell'Assessore competenze tutte quelle criticità che riguardano la sanità territoriale. Una tra queste mi viene in mente da subito, perché stiamo realizzando un disegno di legge che va a incentivare delle forme associative, quindi prevede la partecipazione dei medici di medicina generale, ma mi chiedo come si possa realizzare nel concreto questo intento, quando i dati relativi ai pensionamenti, al calo di medici di medicina generale e alle carenze nella nostra regione, a mio avviso, nel futuro prossimo non permetteranno queste forme associative, semplicemente per il fatto che, secondo i dati ricavati dalla della FIMMG, 2.627 medici su 3.335, cioè il 78% dei professionisti, tra il 2017 e il 2032 andrà in pensione, quindi non saranno più in servizio.
Sappiamo benissimo quali sono i problemi relativi ai finanziamenti delle borse di studio per le specializzazioni e non mi riferisco soltanto ai medici di medicina generale, ma a tutte le specializzazioni. Abbiamo delle percentuali drammatiche e questo è sconfortante, perché purtroppo è inutile realizzare dei provvedimenti, è inutile mettere dei soldi o, comunque stanziare delle risorse quando, in realtà, non abbiamo le "cartucce" per sparare queste risorse, cioè i veri professionisti che dovrebbero associarsi, dovrebbero andare a rafforzare la sanità territoriale e a contribuire all'efficientamento della stessa. Questo è un problema che, a mio avviso, dovremmo affrontare adesso e non dopo, perché è chiaro che quest'intento non si potrà realizzare senza le risorse umane che non soltanto in tempi comuni, ma soprattutto durante la pandemia, hanno dimostrato di essere importanti e fondamentali.
Come diceva il Presidente di IV Commissione Stecco, i problemi della sanità territoriale non risalgono ad adesso, ma hanno radici più profonde, ma queste carenze hanno delle radici più profonde. Se pensiamo che abbiamo atteso fino adesso per scoprire che esistono questi dati allarmanti e che il Piemonte, a breve, sarà carente non soltanto di medici di medicina generale, ma anche di specializzazioni, come potremo garantire effettivamente un buon servizio ai cittadini? Come dicevo prima, occuparsi di sanità territoriale significa occuparsi anche delle altre componenti che lavorano in modo concatenato, quasi in quipe, perché benché ci siano diversi organi che sembrano operare in modo distaccato, questo è un lavoro di équipe ed è un lavoro che fa da filtro sul territorio al possibile accesso a prestazioni di tipo ospedaliero.
Ora, è chiaro che senza le risorse umane, se non ci occupiamo del problema primario della mancanza di personale, possiamo stanziare tutti i soldi che vogliamo, ma i medici, proprio perché non ci saranno, non si assoceranno causando una carenza maggiore nell'ambito di un servizio dell'assistenza al cittadino che, soprattutto, nel caso delle forme associative dei medici di medicina generale di gruppo, è molto importante. Infatti, consente di avere il servizio in più orari, quindi di avere una forbice più ampia di orario con diversi professionisti che hanno la certezza di avere l'assistente e il personale di studio.
Questo è un altro grande problema che assale, nella maggior parte dei casi i medici di medicina generale, cioè la carenza di questi professionisti che possano collaborare nell'intento di dare una mano, ma anche di sburocratizzare e rendere il lavoro del medico più incentrato sul paziente che non sulla burocrazia.
Parliamoci chiaro: anche lo stanziamento di dieci milioni, benché a mio avviso debba essere implementato nel tempo, dovrà essere atto sicuramente a incentivare queste forme associative, ma anche a consentire ai medici di potersi dotare di un proprio personale per sgravare di quelle forme di lavoro che sono importanti, ma secondarie in quanto la finalità primaria è quella di assistere il paziente. Questo è quanto noi pensiamo del disegno di legge.
L'intento è sicuramente buono e illimitato nelle sue componenti, quindi ci auguriamo ovviamente che nel breve tempo si possa mettere mano a tutta la situazione. Come abbiamo visto in tempo di pandemia, questo filtro è fondamentale, ma non soltanto in tempi di pandemia, perché dobbiamo rendere questo rafforzamento di carattere strutturale.
La seconda componente riguarda il finanziamento di questa legge. Noi ci siamo opposti dall'inizio al taglio dei dieci milioni di euro sui capitoli del trasporto pubblico, perché incentivare un servizio non deve passare dalla via dei tagli su un altro servizio essenziale, a maggior ragione se in questo momento, è fondamentale come quello del trasporto pubblico locale. Non riesco a immaginare come si possa pensare nei prossimi anni o nel prossimo anno di rinunciare a queste risorse e andare a gravare su quel capitolo per favorire effettivamente un altro servizio. Ci rendiamo conto che stiamo togliendo da una parte e mettendo dall'altra non sapendo che cosa provocherà questo taglio? Inoltre, c'è stata una ritrattazione e da dieci milioni siamo passati a otto, con la promessa, se così si può definire, con la dichiarazione dell'Assessore Tronzano, sicuramente rassicurante, sul fatto che arriveranno questi cinque milioni dal Governo nazionale e che la forbice si ridurrà ancora, ma dalle sedute di Commissione a oggi non abbiamo avuto più effettivo riscontro e, comunque, queste certezze non le abbiamo. Pertanto benché l'intento sia giusto, pensiamo che le risorse debbano essere trovate da un'altra parte.
Mi rendo assolutamente conto e lo abbiamo visto anche discutendo sul bilancio ieri di quanto si debba tirare purtroppo la cinghia, perché la pandemia ha gravato sicuramente sul benessere e sull'economia dei cittadini, ma grava anche sulle economie degli enti, che possono essere locali e regionali, quindi è chiaro che si dovranno fare delle scelte, ma ritengo che questa sia una scelta profondamente sbagliata, che non si possa correre il rischio di non poter garantire un servizio efficiente a tutti quei cittadini che, in questo momento, hanno l'esigenza di muoversi, magari non utilizzando il trasporto privato, e hanno bisogno di farlo soprattutto in sicurezza.
Abbiamo il dovere di metterli in sicurezza e questo taglio sicuramente non ci rassicura; quindi, prima di votare questo provvedimento, sul quale abbiamo presentato anche alcuni degli emendamenti presentati in Commissione, vorremmo delle certezze dall'Assessore Tronzano riguardo alla partita economica, ma vorremmo anche rassicurazioni dall'Assessore Icardi sul tema delle borse di studio che, benché non rappresentate in questo disegno di legge, per noi è fondamentale affrontare.
Pertanto, dobbiamo trovare una soluzione, sicuramente rafforzando e implementando le risorse che arrivano dal livello nazionale; richiedendo finanziamenti privati, ma, sicuramente, integrando anche a livello regionale, perché non possiamo più girarci dall'altra parte. Quando i professionisti non ci saranno più, sarà veramente il decadimento della sanità, non soltanto a livello territoriale, ma proprio a livello generale per la Regione Piemonte. Noi questo non lo possiamo permettere.
Queste certezze per noi sono importanti e spero di ricevere una risposta prima dell'apertura della discussione, anche sugli emendamenti, in modo da fare tutte le riflessioni, perché noi - ripeto - siamo favorevoli per quanto riguardo l'intento, però abbiamo bisogno di queste precisazioni da parte degli Assessori competenti, che spero pongano un'attenzione in merito.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Disabato.
La parola al Consigliere Grimaldi, secondo relatore di minoranza.



GRIMALDI Marco, relatore

Grazie, Presidente.
Ovviamente non voglio aggiungere troppa carne al fuoco, perché ci sono già tanti aspetti evidenziati fin qua, ancora per ultimo dalla Consigliera Disabato, e presto prenderà la parola il Consigliere Rossi.
Come appare evidente, la pandemia ha reso sempre più evidente come l'accesso alle cure e il diritto alla salute siano determinanti di benessere individuale e collettivo. In quest'ultimo anno abbiamo avuto la dimostrazione, qualora ve ne fosse ancora bisogno, di come porre questioni di natura economica davanti alla tutela della salute sia una ricetta destinata a peggiorare le condizioni di vita di tutta la nostra popolazione.
Una delle conseguenze più tangibili del finanziamento del sistema sanitario è resa ancora più evidente da due vicende complementari: una visione ospedalocentrica e i diversi piani di rientro, che hanno fatto sì che, da una parte, non ci fosse l'investimento necessario negli ultimi trent'anni per avere presidi ospedalieri dovunque, dall'altra il rafforzamento delle reti territoriali.
In tutto questo, una vicenda che prestissimo affronteremo con i nostri emendamenti (e ringrazio il Consigliere Rossi perché, già dalla scorsa legislatura, fa con me questa battaglia, con tanti di noi) riguarda il tema dell'imbuto formativo, di quello che è stato un combinato disposto tremendo fra il blocco del turnover, la chiusura, i numeri chiusi dell'università e ancora peggio, il tema delle borse di specializzazione.
Cos'è successo in questi anni? Migliaia di ragazzi che si sono formati nei nostri atenei hanno, spesso, preso la valigia e sono andati all'estero.
Alcuni di loro sono ritornati in Italia durante la pandemia, ma a loro è stato riservato un trattamento a dir poco scandaloso. Spesso, anche nella pandemia, abbiamo continuato a utilizzare contratti a tempo determinato o assunzioni ancora più precarie. Parlo, in generale, del mondo della sanità.
In questo caso parliamo della sanità territoriale, che su questo tema meriterebbe (e lo abbiamo detto in tanti emendamenti) una riflessione secondo le esigenze delle varie Regioni, sul mettere in campo strumenti per esempio borse di specializzazione pagate dalla Regione, proprio per questo settore, cioè la specializzazione di medicina generale.
I pediatri sono quelli meno scelti, anche perché la vicenda dell'intramoenia, di cui abbiamo parlato pochissimo in questo disegno di legge, spesso porta i ragazzi a scegliere soluzioni più remunerative e anche più interessanti per i doppi canali.
C'è poi un'altra vicenda, di cui non abbiamo parlato abbastanza, anche se alcuni nostri emendamenti sono stati approvati, sul mettere insieme la forza di un ricambio generazionale, di un'immissione in ruolo di migliaia di ex studenti oggi specializzati. Prima di arrivare a quella definizione che cosa occorre fare? Occorre unire le forze, come avete detto in tanti come abbiamo detto in tanti, anche se capiamo che il limite di questo disegno di legge è che l'abbia fatto solo tramite la forma, già conosciuta degli incentivi, fermi a delle passate riforme.
Ringrazio - e lo faccio per l'ennesima volta - l'Assessora Artesio, che già più di dieci anni fa aveva avuto questa felice intuizione, e lo dico perch ognuno di noi ha avuto delle storie personali in cui ha vissuto modelli più avanzati di medicina territoriale.
Lo dico spesso scherzando, ma mentre quindici anni fa vedevo delle formule di aggregazione, anche grazie a quegli incentivi, in seguito, anche a seconda dei vari traslochi della mia vita professionale, ho cambiato tante dimensioni di medicina territoriale diverse. È quest'aleatorietà che è inconcepibile, tanto nei grandi Comuni quanto in alcuni territori.
A fianco al tema del mettersi insieme, ovviamente, c'è tutto quello che c'è attorno ai medici di medicina generale, al medico di base e al tema dell'infermiere di comunità, che anche grazie ai nostri emendamenti, per fortuna, è rientrato in questa discussione in modo più rilevante.
Pensate a tutto il tema della prevenzione e dell'accordo, appena siglato oggi, dai medici di medicina generale, che giustamente si dicono soddisfatti dell'accordo sottoscritto tra il Ministero della Salute e le organizzazioni sindacali, ma ci ricordano che serve il rinnovo del contratto atteso da troppi anni, che definisce anche un punto di non ritorno per garantire l'applicazione uniforme degli attuali accordi collettivi, che possono servire a non rendere più rinviabile la sottoscrizione della parte normativa necessaria per uniformare e rendere esigibili, sul territorio nazionale, le tutele e i diritti dei medici.
Come dicevo, accanto a questo c'è tutto il tema degli infermieri di comunità, dell'infermiere di famiglia, tutto quello che può fare la prevenzione in questo campo ma, d'altro canto, un grande assente di questa discussione sono i luoghi.
Come sapete, abbiamo speso la scorsa consiliatura a uscire dai piani di rientro e a immaginare una sanità dentro anche dei luoghi nuovi, come le case della salute. Non si fa in tempo a organizzare quelle ipotesi di territorio che arriva un'altra legislatura che si dimentica anche gli avanzamenti e si rischia, in qualche modo, di non avere mai una risposta concreta.
Faccio un esempio, così rendo tutto più comprensibile. Io abito un territorio in cui c'è un luogo, il Maria Adelaide, che non è stato utilizzato né per divenire un COVID Hospital che poteva essere, in qualche modo, una risposta temporanea, ma neanche la riorganizzazione di una casa della salute del futuro, cioè utilizzare un luogo temporalmente dismesso per rimetterlo a norma e in sicurezza per utilizzarlo provvisoriamente per la bassa intensità, poi per i vaccini e, infine, farlo diventare la classica casa della salute dove medici di medicina generale e medici di base, insieme all'infermiere di comunità e ad alcune visite specialistiche potevano stare insieme.
Le visite specialistiche: altro tema di cui non possiamo non tener conto.
Se le case della salute funzionassero, anche alcuni imbuti dentro la nostra macchina organizzativa ospedaliera verrebbero meno. Pensate a tutto il tema che già i privati coprono ampiamente sui test e sulle analisi del sangue e delle urine. Credo che, a fianco a quello che già il sistema privato occupa, dovremmo capire che il pubblico deve non solo dare ai privati tutta la parte che fa utili, i cosiddetti solventi per tenersi solo la parte in debito, ma soprattutto deve analizzare quali sono gli altri imbuti. Ci sono anche nuove esigenze della popolazione e c'è tutto quello che sta al di fuori dei LEA. Anche questa discussione non è stata affrontata fino in fondo.
Penso a tutte le malattie della pelle, penso a tutte le malattie respiratorie che sono anche legate allo smog, purtroppo alla qualità della vita.
Penso a quello che sta fuori da sempre dai livelli essenziali di assistenza. Penso ai denti, penso a quello che questa pandemia ha fatto ancora vedere più plasticamente, cioè che non è vero che purtroppo siamo tutti sulla stessa barca, non è vero che la pandemia ha picchiato tutti allo stesso modo. In questa pandemia, chi aveva i soldi e chi aveva delle possibilità ha spesso scelto delle vie private che hanno fatto sì che alcune delle loro patologie venissero prese in cura da subito. Ne abbiamo parlato la scorsa settimana, ma mi direte: che cosa c'entrano gli screening con i medici di medicina generale? C'entrano, perché la medicina territoriale deve cambiare anche in questo senso.
È normale che la gran parte di queste donne piemontesi, figlie di malate oncologiche, donne alle cui madri hanno asportato entrambi i seni e che ovviamente, hanno dentro la propria testa la preoccupazione enorme di essere anch'esse, prima o poi, inserite negli screening, che hanno bisogno di quei codici per fare il prima possibile perché il fattore tempo soprattutto sull'analisi dei tumori, è fondamentale, siano ancora lì ad aspettare lo sblocco di quelle visite specialistiche? Quegli screening si possono e si devono fare anche a livello territoriale e dobbiamo far sì che questa vicenda si leghi anche, e non ne abbiamo parlato abbastanza, con il rafforzamento di altre strutture territoriali. Penso al tema dei consultori, penso al tema di quello che si può fare e si deve fare a partire dalle scuole.
Pensate bene a quale altro grande tema in cui siamo rimasti impigliati e non abbiamo ancora avuto soluzione. Se, possiamo dirlo, siamo un'eccellenza nel campo della vaccinazione di massa e alcuni vaccini obbligatori hanno dato dei grandi risultati - ognuno di noi in quest'Aula ha vissuto stagioni diverse - tutti noi siamo felici anche dell'avanzamento nella discussione sull'obbligatorietà di alcuni vaccini.
Se il nostro sistema era in grado di programmare alcune grandi malattie, e pian piano stavamo estendendo a nuove malattie, pensate alla difficoltà che adesso abbiamo di fronte, dal punto di vista vaccinale, con i più giovani e gli studenti, ma penso anche alla popolazione anziana. Questa discussione che credo che adesso anche il Consigliere Rossi sottolineerà, è uno dei grandi temi.
Non voglio portare sfortuna, ma non è detto che questa pandemia sia un caso unico nella nostra storia recente e futura. È possibile, per quanto siamo interconnessi, che avremo di nuovo di fronte queste sfide. Intanto speriamo di battere questa malattia e rallentare in fretta questa pandemia, ma questa dev'essere assolutamente una delle ultime occasioni che abbiamo per riorganizzare per sempre la nostra macchina.
Credo che questo testo sia solo un pezzettino della discussione. Abbiamo provato a mettere altri oggetti dentro, anche per non far sì che sia una foglia di fico (ogni tanto abbiamo avuto anche questo timore).
Anche le risorse - diciamoci la verità: trovate, tra l'altro, da capitoli sbagliati come quelli dei trasporti - ci fanno dire che c'era tanta fretta di dire che si era fatto qualcosa, ma non credo che siamo davvero di fronte a quel salto di qualità anche nell'analisi di cui abbiamo bisogno per l'oggi e anche per il domani.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
La parola al terzo relatore di minoranza, Consigliere Rossi.



ROSSI Domenico, relatore

Grazie, Presidente.
Provo a raccontare anche il punto di vista del Partito Democratico su questo disegno di legge che, per molti aspetti, Presidente, coincide con quello che già i colleghi Grimaldi e Disabato hanno esposto.
Anche per noi questo è un disegno di legge importante. Non c'è dubbio che la medicina di gruppo, così come quella di rete, rappresenti un tassello fondamentale per il potenziamento del territorio, di cui abbiamo molto bisogno in questo periodo. In realtà, ne avevamo bisogno anche prima diciamo che la pandemia da COVID ha rafforzato moltissimo questa consapevolezza, che, a dire il vero, negli anni passati non è sempre stata condivisa da tutti.
Detto questo, Presidente, dobbiamo però anche rilevare che, pur essendo un disegno di legge importante, ci sono dei "ma" attorno a questo testo; "ma" che noi abbiamo già sottolineato in Commissione e che, a partire da oggi continueremo a rimarcare anche in Aula.
Il primo "ma" è legato all'insufficienza di questo disegno di legge: è un tassello importante, ma troppo piccolo, che porterà probabilmente qualche beneficio nel giro di qualche anno, ma che comunque, se non sarà accompagnato da altre importanti azioni che poi proverò ad annunciare risulterà inutile. Ma ci tornerò dopo.
Noi continuiamo a dirvi che non possiamo affrontare questo periodo storico attraverso delle singole azioni. Ogni singola azione (ieri le RSA, oggi i medici di medicina generale, domani l'Azienda zero), da sola, a piccoli pezzi, fa perdere di vista la visione generale (a questo punto, ci chiediamo se la Giunta ne abbia una).
Ormai sono mesi che chiediamo di aprire un cantiere non soltanto con le forze politiche, ma anche con tutti gli interlocutori fuori dal Consiglio regionale, per ridiscutere del nuovo Piano Socio Sanitario della Regione Piemonte, che non solo è scaduto (quindi già avremmo dovuto farlo in condizioni normali), ma la pandemia che ci ha coinvolti tutti ci obbliga a rivedere in maniera rivoluzionaria il nostro sistema sanitario. Invece noi anziché riscrivere insieme il futuro della sanità piemontese, andiamo avanti a piccole azioni isolate, che chiaramente non aiutano. Perché, alla fine, potremmo aver costruito un disegno che, però, non avevamo previsto.
Questo è ciò cui possono portare le diverse azioni isolate, che, a nostro avviso, non vanno bene. Dobbiamo aprire il cantiere per la riscrittura del Piano Socio Sanitario.
Ci ha colpito - non posso non farne cenno, Presidente - il fatto che questo testo non sia arrivato privo di errori in Commissione. Ci ha stupito il fatto che lo stesso Assessore ci abbia poi detto che il testo pervenuto in I Commissione non coincideva con quello che, secondo lui, era stato approvato in Giunta. Abbiamo dovuto presentare anche degli emendamenti correttivi. Questo ci ha colpito, trattandosi di un tema così fondamentale.
Un altro aspetto che riteniamo manchevole riguarda gli elementi che, a nostro avviso, non ci sono in questo disegno di legge e che invece sono fondamentali. Su uno abbiamo posto rimedio con un emendamento in Commissione (ne hanno già parlato anche i colleghi che mi hanno preceduto) e mi riferisco alla figura dell'infermiere di comunità.
Sappiamo benissimo che oramai a livello europeo (e non solo nazionale) il futuro del territorio non passa solamente attraverso la figura del medico ma prevede questa figura di infermiere nella sua nuova accezione, quella di "infermiere di comunità", che lavora molto sul territorio. Ebbene, questo disegno legge non li menzionava neanche. Noi siamo riusciti, con un emendamento in Commissione, ad arricchire il testo.
Ci sono ancora, però, altre mancanze gravi. Ad esempio, nel testo non si fa riferimento ai pediatri di libera scelta: ne ha parlato molto bene il relatore di maggioranza, il Presidente di IV Commissione Stecco, quando ha descritto le varie componenti della medicina territoriale. Peccato che qui si stia facendo un disegno di legge sulla medicina generale e non siano stati inseriti i pediatri di libera scelta. Al riguardo, abbiamo presentato un emendamento in Aula, perché riteniamo assurdo andare a incentivare la medicina di gruppo solo per i medici di medicina generale e non per i pediatri di libera scelta, come se per i pediatri la stessa tipologia di medicina non fosse altrettanto necessaria! Ancora, come dicevano i colleghi, non c'è alcun riferimento alla formazione dei medici di base. Sappiamo che l'Assessore ha dato una certa disponibilità in tal senso, e ne siamo contenti, per cui ci metteremo sicuramente al lavoro. Però riteniamo che in questo disegno di legge almeno per quanto riguarda il tempo che ci separa da un'eventuale approvazione di una norma regionale specifica sulla formazione, non si possa non fare nulla, anche in maniera temporanea, per uno o due anni, il tempo di mettere in cantiere una nuova legge.
C'è uno studio molto interessante, per quanto crudo, di RIMeG (Ricerca e Innovazione Medicina Generale) e di FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale), nella sezione della Regione Piemonte, sulla carenza di medici nel periodo che va dal 2017 al 2032. Ebbene, Presidente, nei prossimi quindici anni (si parlava dal 2017, in ogni caso dai prossimi anni) la popolazione medica andrà incontro al cosiddetto fenomeno della "gobba previdenziale", ovvero il pensionamento dei medici nati tra la fine degli anni Quaranta e la fine degli anni Cinquanta, entrati nel Sistema Sanitario Nazionale tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, che sono in uscita esponenziale fra il 2018 e il 2030.
Tra il 2017 e il 2032 andranno in pensione 2.627 medici di medicina generale su 3.335 totali (il 78% in quindici anni!), ma se le cose non cambiano, avremo una carenza (ottimistica, perché non tiene conto di scelte diverse da parte di chi si diploma o si specializza come medico di medicina generale) di 706 medici, con circa 847 mila persone - cittadini piemontesi senza medico.
Questa è la necessità, Presidente, di intervenire sulla formazione. Non lo facciamo per bloccare il disegno di legge; lo facciamo perché siamo convinti che, senza un intervento serio e strutturale sul tema della formazione dei medici, la medicina di gruppo sarà inutile. Perché magari lavoreranno in gruppo, ma saranno comunque pochi e avremo quasi un quarto o un quinto della popolazione piemontese senza un medico di base.
Allora è inutile fare medicina di gruppo senza metterla assieme ad altre azioni. Ed è per questo che noi insistiamo: non andiamo avanti a piccoli passi isolati. Semmai, disegniamo insieme tutte le azioni necessarie. Ma su questo, purtroppo, la maggioranza è sorda.
C'è poi un tema che, dal nostro punto di vista, costituisce l'errore più grave, Presidente: mi riferisco alla norma finanziaria. Come abbiamo detto in tutte le salse possibili e immaginabili, è un errore grave finanziare questa norma tagliando il fondo regionale sul trasporto pubblico locale. Lo è per diverse ragioni, in primis perché il trasporto pubblico locale è un elemento strategico anche nell'ambito della salute. Lo abbiamo visto per quanto riguarda la gestione della pandemia: per permettere e fare in modo che studenti e lavoratori vadano a lavorare in sicurezza, è necessario avere più servizi di trasporto pubblico locale, più mezzi e più corse per evitare gli assembramenti. Invece, questo è un settore, che non solo non viene potenziato, ma addirittura decidiamo di tagliarlo.
In questo modo, incentiviamo il trasporto con auto, andando contro di quella che ormai è una coscienza collettiva sulla necessità di una transizione ecologica. Nonostante tutti gli investimenti che arriveranno in quella direzione e nonostante continuiamo a dirlo a parole, poi andiamo a tagliare un settore strategico per la questione ambientale, ma anche per la salute.
Questi sono i motivi per i quali, oltre a presentare degli emendamenti continuiamo a insistere. Siamo contenti del fatto che abbiamo trovato una soluzione dopo le nostre opposizioni almeno per ridurre da dieci milioni a otto milioni il taglio, ma non siamo ancora soddisfatti, per cui riproporremo altre iniziative.
Anche per quanto riguarda le rassicurazioni, per ora informali, perch mancano documenti, emendamenti e indicazioni precise su come saranno ristorati questi fondi, in ogni caso anche un eventuale ristoro manterrà il fondo a zero per quanto riguarda la differenza, mentre crediamo addirittura che bisognerebbe investire in quest'ambito. Da questo punto di vista, ci auguriamo che la discussione in Aula ci permetta di fare un passo avanti.
Abbiamo poi depositato degli atti d'indirizzo collegati a questo disegno di legge. Uno è proprio relativo al trasporto pubblico locale e all'integrità del fondo, mentre un altro contiene alcuni degli elementi che riteniamo necessari al potenziamento del territorio. Infatti, lo ripetiamo, questo disegno di legge da solo non potenzia nulla, perché ci vorranno degli anni per avere dei medici di gruppo, che saranno comunque troppo pochi. Non funziona, non serve e non è una risposta alla pandemia.
Abbiamo, invece, degli elementi anche nel Piano nazionale di resilienza e di ripresa, almeno nella versione che conosciamo oggi, ma per quanto sarà modificato, sicuramente l'aspetto d'investimento nella medicina territoriale resterà al centro. Si parla di cose molto chiare e specifiche di cui anche noi abbiamo provato a parlare in questi mesi, inascoltati. Si parla d'integrazione socio-sanitaria, di potenziamento della domiciliarità si parla di case della comunità come presidi d'integrazione socio-sanitaria (una ogni 24.500 abitanti) e degli ospedali di comunità come istituzione a metà tra il territorio e l'ospedale, per le basse acuzie e per il ricovero delle persone affette da cronicità, che magari hanno bisogno di piccoli ricoveri (uno ogni 80 mila abitanti). Nel Piano tutto questo va disegnato entro il 2022; peccato che in Piemonte, nonostante le nostre richieste, non ne stiamo ancora parlando.
Pertanto, ci auguriamo che, almeno su quest'aspetto, ci sia la condivisione sulla necessità di procedere con una visione globale al potenziamento del territorio, perché diversamente anche questo disegno di legge da solo sarà insufficiente.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rossi.
È aperta la discussione generale. Alcuni Consiglieri hanno già chiesto di intervenire, il primo dei quali è il Consigliere Gallo, che ha dieci minuti a disposizione. Considerato però che sono le ore 13, se vuole intervenire brevemente lo può fare adesso, altrimenti alla ripresa della seduta terminata la trattazione dei question time, che inizierà alle ore 14.
Alla ripresa della discussione sul disegno di legge n. 127, il primo intervento sarà quello del Consigliere Gallo.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 13.01)



GAVAZZA GIANLUCA



(I lavori proseguono alle ore 14.02 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)



PRESIDENTE

Per delega del Presidente Stefano Allasia, dichiaro aperta la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.
In merito allo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, come recita l'articolo 100 del Regolamento, iniziamo con l'esame delle interrogazioni pervenute.
Oggi si provvederà a rispondere come segue: interrogazione a risposta immediata n. 634 presentata dal Consigliere Martinetti, cui risponderà l'Assessore Gabusi; interrogazione a risposta immediata n. 625 presentata dalla Consigliera Disabato, cui risponderà l'Assessore Icardi interrogazione a risposta immediata n. 626 presentata dal Consigliere Gallo, cui risponderà l'Assessore Icardi; interrogazione a risposta immediata n. 630 presentata dal Consigliere Avetta, cui risponderà l'Assessore Icardi; interrogazione a risposta immediata n. 631 presentata dal Consigliere Salizzoni, cui risponderà l'Assessore Icardi interrogazione a risposta immediata n. 632 presentata dalla Consigliera Canalis, cui risponderà l'Assessore Icardi; interrogazione a risposta immediata n. 633 presentata dal Consigliere Magliano, cui risponderà l'Assessore Icardi; interrogazione a risposta immediata n. 635 presentata dalla Consigliera Disabato, cui risponderà l'Assessore Ricca interrogazione a risposta immediata n. 636 presentata dal Consigliere Grimaldi, cui risponderà l'Assessore Ricca; interrogazione a risposta immediata n. 637 presentata dal Consigliere Sacco, cui risponderà l'Assessore Ricca.
Prego i Consiglieri e gli Assessori di attenersi rigorosamente ai tempi ed è espressa volontà della Presidenza l'invio delle risposte tramite posta elettronica agli interroganti.
Ricordo che l'interrogante ha tre minuti a disposizione per l'illustrazione, mentre il componente della Giunta ha a disposizione cinque minuti per la risposta.
Ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento, sull'interrogazione a risposta immediata non sono previste repliche.


Argomento: Logistica

Interrogazione a risposta immediata n. 634 presentata da Martinetti inerente a "Piattaforma logistica Mondovì"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 634.
La parola al Consigliere Martinetti per l'illustrazione; ne ha facoltà per tre minuti.



MARTINETTI Ivano

Grazie, Presidente.
Sugli organi di stampa si torna a parlare, in questi giorni, di un eventuale progetto relativo a un Polo Logistico sito in Mondovì a supporto delle attività delle grandi portacointainer che operano nei porti liguri.
Dal 2012 è attiva la Piattaforma logistica intermodale Mediterraneo S.r.l.
(PLIM), una società di progetto che è costituita principalmente da due soci, da Fingranda (al 50%) e dalla Camera di Commercio di Cuneo, che si dovrebbero occupare della realizzazione di un centro logistico intermodale che possa valutare l'ipotesi di spostare le merci su rotaia, valutando i vari terminal intermodali e i vari spazi per la logistica necessaria per questo tipo di progetto.
Abbiamo trovato una deliberazione della Giunta regionale del 2012 in cui era approvato lo schema di protocollo d'intesa tra Regione Piemonte Provincia di Cuneo e il Comune di Mondovì, relativa alla costituzione di una cabina di regia per la realizzazione di questo polo logistico.
Questa società opera con capitali parzialmente pubblici con la finalità di studio, promozione, realizzazione e gestione del Progetto piattaforma logistica intermodale cuneese, anche in funzione di terminalizzazione retro portuale in collegamento con i porti di Genova e di Savona, destinato a ricevere un terminal intermodale su strada e su rotaia e la conseguente allocazione d'insediamenti destinati alla logistica, in grado di sviluppare e curare iniziative tendenti alla valorizzazione delle strutture industriali e del settore terziario, nonché le infrastrutture per il trasporto e la movimentazione delle merci, esistenti o da realizzare, e di realizzare siti per le lavorazioni e manipolazioni accessorie, che riguardano questo settore.
A noi risulta che nulla del protocollo approvato con deliberazione della Giunta regionale del 2012 sia stato messo in atto. Inoltre, da recenti articoli di stampa ci sembra sia ventilata la possibilità di trasformare la tratta ferroviaria Mondovì-Cuneo in pista ciclabile. Va ricordato che questo andrebbe a interferire con il progetto che è in atto ormai da anni.
Interroghiamo l'Assessore per sapere quali siano le intenzioni di questa Giunta, anche in applicazione di quella deliberazione del 2012, per dare seguito concretamente allo sviluppo di una piattaforma logistica, che riteniamo uno snodo importante per lo sviluppo e la movimentazione delle merci del nostro territorio.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Gabusi per la risposta.



GABUSI Marco, Assessore alle infrastrutture

Grazie, Presidente.
Cerco di essere molto puntuale, così rappresentiamo quello che sta succedendo e cosa stiamo facendo come Amministrazione regionale, che in tema di logistica sta procedendo all'attuazione del Piano strategico trasporti vigente, che era un po' datato.
Il suddetto Piano prevede per l'ambito territoriale del Cuneese un cluster potenziale d'infrastrutture logistiche da posizionarsi sul corridoio di secondo livello di connessione, che è la Torino-Savona. Il quadro di riferimento principale, peraltro, che è base per la pianificazione regionale, è costituito dal Piano territoriale regionale, che definisce strategie e obiettivi a livello regionale e che rappresenta anche il miglior strumento, il più utile ed efficace strumento di connessione tra le indicazioni derivanti dal sistema di programmazione regionale e il riconoscimento delle vocazioni del territorio, che sono quelle che ci devono ispirare e che sono quelle che, soprattutto in un tema come la logistica, sono in stretta connessione con le infrastrutture (il mondo pubblico), ma anche con il mercato privato, che possono essere l'unico modo per fare un piano davvero efficace.
Il Piano territoriale integrato regionale per l'ambito territoriale di riferimento (Cuneo, Fossano) individua attualmente un unico polo logistico cuneese nell'ambito d'integrazione territoriale e, per quanto riguarda la logistica aeroportuale, rimanda naturalmente all'aeroporto Levaldigi di Cuneo.
Non è intenzione della Regione procedere senza condivisione e consenso locale di tutte le parti coinvolte nel quadrante sud-ovest, in questo caso corrispondente con la provincia di Cuneo. Il Piano regionale dei trasporti e i piani attuativi saranno connotati, come abbiamo già detto in diversi incontri, cui hanno partecipato non solo gli Enti locali, ma anche le associazioni di categoria, da un principio guida, forte e chiaro, che è quello del confronto e della condivisione con i territori e gli attori di riferimento.
Nel corso di quest'anno, con tempi un po' dilatati rispetto a quello che ci aspettavamo, naturalmente sempre a causa COVID, in coerenza con il dialogo che abbiamo già iniziato in autunno con gli enti territoriali, si procederà ai necessari approfondimenti, per valutare quale sia la scelta territoriale migliore, quale sia la più matura scelta territoriale che risponda ai requisiti più variegati, ma, soprattutto, a quelli più opportuni, in tema di sostenibilità, di minimizzazione del consumo di suolo, di riuso e di recupero d'impianti o si limiti a compromessi.
La domanda è adeguata, quindi adeguati i livelli di domanda e di volumi di scambio e, naturalmente, anche il tema delle infrastrutture, per citare il tema che il Consigliere Martinetti ha sottoposto rispetto alla linea ferroviaria, con le prospettive trasportistiche dei corridoi di riferimento, che siano essi di gomma, di ferro o aeroportuali.
Naturalmente, il combinato disposto di questi canali, della vocazione di un territorio e delle scelte che quel territorio deciderà di fare, ci porteranno a individuare quel cluster (come l'abbiamo definito) e quel polo logistico che sarà quello su cui poi tutti gli attori dovranno convergere e, soprattutto, su cui dovranno basare le scelte - non solo loro, ma anche noi - logistiche di riferimento.
Questo serve per una pianificazione corretta e per evitare che ognuno ritenga di essere autoreferenziale e di definirsi il polo logistico del Piemonte, senza però poi avere davvero gli elementi per andare avanti.
Questo potrebbe essere un minimo risultato per gli enti nel breve periodo ma successivamente questa mancanza di programmazione potrebbe davvero essere compromettente per il risultato complessivo, che è quello di un Piemonte che avrà, nella logistica, la chiave del futuro per il prodotto interno, insieme con il turismo dell'enogastronomia dei prossimi anni.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Marco Gabusi per la risposta.


Argomento: Presidente della Giunta Regionale - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 625 presentata da Disabato, inerente a "Dichiarazioni Presidente Alberto Cirio - Vaccinazioni aziende private"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
625.
La parola alla Consigliera Disabato per l'illustrazione.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Mi sente?



PRESIDENTE

Forte e chiaro. Proceda.



DISABATO Sarah

Come ha letto nel titolo, la mia interrogazione verte sulle dichiarazioni del Presidente Ciro che, mio malgrado, non è qui. Ringrazio l'Assessore Icardi, sempre molto gentile e disponibile, però faccio presente che il question time si basa su delle dichiarazioni del Presidente. Attendo già dalla settimana scorsa questa risposta, speravo venisse lui a riferire sulle sue dichiarazioni, però mi tocca rimanere delusa da questo punto di vista.
Pertanto, ringrazio l'Assessore Icardi per essere presente.
Partirei dall'oggetto, che è l'acquisto dei vaccini sul mercato parallelo rispetto a quello che stanno seguendo i Governi. Ho chiesto delucidazioni su certe dichiarazioni del Presidente, riguardo alla possibilità di fare questi acquisti per le aziende e per i privati, per procedere alla vaccinazione in tal senso.
Ormai si tratta di circa dieci giorni fa e il Presidente aveva dichiarato (sono testuali parole, Presidente): "Siamo sabaudi e rispettiamo le regole ma anche oggi abbiamo proseguito nel lavoro di ricerca autonoma dei vaccini sul mercato internazionale. Non vogliamo perdere neanche un minuto e non stiamo ad aspettare Roma".
Va benissimo, però adesso bisogna vedere se con il cambio di Governo magari anche lui ha cambiato idea, però ha fatto questa fuga in avanti su un possibile acquisto dei vaccini su un mercato che non è quello seguito dai Governi.
Tutto questo ha comportato ovviamente delle reazioni, ad esempio nel mondo sindacale, dove i sindacati hanno sollevato la questione per quanto riguarda la vaccinazione dei lavoratori; addirittura la CISL ha affermato e ha chiesto al Presidente Cirio, sempre testuali parole: "Non facili annunci, ma rispetto delle regole e seri piani di fattibilità".
Io vi chiedo come non condividere queste affermazioni proprio sul tema degli annunci, perché che cosa è successo, nel frattempo, che non era nemmeno così non prevedibile? Pfizer, ovviamente non soltanto per le dichiarazioni del Presidente, ma per come si stava mettendo la situazione, ha dichiarato: "Durante la pandemia i nostri contratti sono fra i Governi." - come tutti quanti sapevamo quindi nulla di nuovo - "Forniremo i vaccini secondo il canale da loro prescelto e luoghi di vaccinazione designati, soggetti ad autorizzazione e approvazione regolatoria. Pfizer non sta fornendo il vaccino al mercato privato".
Successivamente, anche altre case si sono espresse in merito, quindi non esiste, a quanto detto dalle case farmaceutiche, quelle certificate, quelle che hanno visto approvare il proprio vaccino, alcun mercato parallelo.
Pertanto, no ci chiedevamo, intanto, quale via e quale mercato si stia cercando di intraprendere. Questo ci sembra molto rischioso, anche perch sono arrivati i moniti, da parte dell'Unione Europea, che ha messo in guardia i Governi e le Amministrazioni per la lotta antifrode e ha messo in allerta gli Stati sui rischi a comprare da canali diversi da quelli ufficiali.
C'è, insomma, già un rischio legato alla tipologia di vaccino. Qual è? Chi lo fornisce? Come fanno questi intermediari ad averli? Nel frattempo, sono partite anche indagini a livello nazionale, da parte della Procura, se non sbaglio di Perugia, con i NAS che si sono attivati anche presso gli Uffici del Veneto, per cui, in realtà, ci sono delle indagini in corso e si pensa che delle frodi siano già state perpetrate.
Abbiamo visto frodi analoghe sul tema delle mascherine. Immagino cosa possa succedere se questo accadesse con i vaccini, che sono farmaci, un qualcosa che dev'essere sicuro e deve rispettare la catena del freddo. In cose del genere non vedo alcuna sicurezza. Rammento ancora le dichiarazioni di Ursula von der Leyen, che dice che ci sono zero garanzie per questi vaccini.
A questo punto, mi chiedo: alimentando mercati fantomatici, che dovrebbero essere paralleli, si potrebbe andare ad aumentare le speculazioni, il costo del vaccino, il costo per i Governi e a rallentare il piano vaccinale nazionale? Togliendo (ovviamente ipoteticamente, anche se non è così perché è stato smentito) dei vaccini dai canali governativi, si andrebbe a rallentare il piano nazionale prestabilito dal Governo e seguito dalle Regioni, che prevede la vaccinazione dei soggetti deboli e a rischio magari per andare a spostare dosi da un'altra parte, anche se non è così? Alla luce di quali riflessioni il Presidente Cirio ha potuto dichiarare una cosa del genere? Dove pensa di trovare questi vaccini? Chi ha attivato per cercarli? Quali risposte sta ottenendo e, soprattutto, forse non era il caso di fare prima queste verifiche e tutti questi controlli? Queste dichiarazioni le ritengo assolutamente insostenibili, alla luce delle dichiarazioni di tutti gli attori coinvolti.
Intanto, come ha detto anche la CISL, non facili annunci, ma, soprattutto avere risposte serie e puntuali sul tema, onde evitare che si tratti solo di bufale.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Sarah Disabato per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Buongiorno, Consigliera Disabato.
Ho ricevuto la missiva del Precedente Cirio, che mi ha chiesto di leggere.
Lui oggi non è presente, ma leggo esattamente quello che mi ha detto il Presidente, quindi relata refero. Eventualmente parlerà poi con il Presidente.
"Desidero innanzitutto ringraziare per l'occasione che mi viene concessa e per ribadire il forte impegno della Regione Piemonte, affinché tutti i piemontesi siano vaccinati nel più breve tempo possibile.
Proprio l'altro ieri, il 21 febbraio, abbiamo avviato la campagna di vaccinazione di tutti i cittadini over ottanta, che ci consentirà di portare a compimento quest'operazione entro quaranta giorni, garantendo a oltre 370 mila persone l'immunità al COVID-19.
Stiamo, inoltre, chiedendo al Governo, unitamente ad altre Regioni, di valutare tutte le possibili vie utili per accelerare l'approvvigionamento delle dosi di vaccino perché, al fine di mantenere i risultati che il Piemonte ha già raggiunto in termini di inoculazioni, è necessaria che sia garantita la continuità delle consegne.
Come può immaginare, cara Consigliera, queste sono attività importanti e delicate che ci vedono impegnati, insieme alla struttura commissariale dedicata a questo, ventiquattr'ore su ventiquattro, attraverso le ASL e l'aiuto dei medici di medicina generale. Proprio a questi ultimi e alle loro associazioni di rappresentanza, voglio formulare anche in questa sede il nostro ringraziamento. Una gratitudine non formale, ma sostanziale anche in anticipo rispetto a quanto fatto a livello centrale, abbiamo concordato con loro lo sviluppo della piattaforma che è utilizzata per le prenotazioni di vaccino a favore della popolazione.
In questo contesto, abbiamo ritenuto di accogliere e di approfondire la disponibilità del settore privato a effettuare direttamente la vaccinazione, ho quindi convocato un incontro con il sistema camerale di tutto il Piemonte e avviato un confronto utile in tal senso, dal quale è scaturita la lettera all'allora Presidente incaricato che recita nel testo comunicato poi anche agli organi di stampa. Abbiamo rappresentato la volontà del mondo privato piemontese e abbiamo comunicato al Presidente di aver dato mandato alla nostra società di committenza SCR al fine di verificare la disponibilità di vaccini sul mercato mondiale, onde mettere a disposizione del sistema camerale queste informazioni.
Dal canto loro, le Camere di Commercio, insieme a Unioncamere, si sono fatte carico della verifica giuridica della possibilità, da parte dell'azienda, di somministrare direttamente il vaccino ai propri dipendenti. L'obiettivo è duplice: in primis di consentire al mondo contiguo di tornare a lavorare in un modo sicuro, assicurando ai lavoratori la massima sicurezza possibile; in secondo luogo, sgravare il sistema sanitario dell'incombenza di questa fase vaccinale consentendo di procedere più speditamente ancora nella vaccinazione delle fasce più fragili della popolazione.
Con questa lettera abbiamo richiesto al Presidente Draghi di voler prendere in considerazione la disponibilità del comparto privato, evidenziando la volontà della nostra Regione a operare esclusivamente nel quadro delineato dagli accordi internazionali sottoscritti dal nostro Paese e dall'Unione Europea, con il pieno accordo delle autorità nazionali, così da evitare eventuali difficoltà al sistema di approvvigionamento dei vaccini che sta operando dallo scorso mese di dicembre.
È importante sottolineare infine che, a differenza di altri territori, le Aziende piemontesi si sono dette disponibili all'acquisto diretto dei vaccini, sollevando l'Amministrazione regionale dai relativi costi.
Cordialmente. Il Presidente Alberto Cirio".
Grazie, Presidente. Ho concluso la lettura della missiva del Presidente Cirio.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Luigi Icardi per la lettura della missiva.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 626 presentata da Gallo, inerente a "È necessario e urgente conoscere la reale situazione dei conti 2020 della sanità piemontese nel suo complesso e nelle singole aziende, sia in termini di gestione ordinaria sia in termini di costi connessi all'emergenza COVID 19"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
626.
Ha chiesto di illustrare l'interrogazione il Consigliere Gallo.
Prego, Consigliere; ha facoltà di intervenire per tre minuti.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Oggi finalmente riusciamo a parlare della situazione dei conti della sanità piemontese. Noi abbiamo più volte richiesto un'informativa sull'inquadramento della situazione dei conti in Commissione e in Conferenza dei Capigruppo, soprattutto anche a seguito dei due disegni di legge che abbiamo discusso, quello sulle RSA, che stanziava circa 42 milioni di euro, e quello sui medici di medicina generale. Dopo un anno così complicato come quello che è stato il 2020, si è reso necessario avere un quadro complessivo dei conti della sanità per capire a che punto siamo e come ci stiamo strutturando per il 2021.
Abbiamo chiesto più volte questo dato, abbiamo utilizzato il question time di cui abbiamo dovuto modificare la domanda perché inizialmente era una domanda suddivisa per singole Aziende e per singole ASL. Rispetto al poter utilizzare un question time in questo senso, c'è stata qualche discussione con gli Uffici. Noi l'abbiamo modificato per sapere almeno com'è andato l'anno 2020, quindi se la sanità piemontese chiude con un risultato positivo o negativo, anche considerati, ovviamente, gli extracosti legati alla gestione della pandemia da COVID-19, considerato anche che, nel corso dell'anno, sono state stanziate delle risorse a livello di Governo per far fronte all'emergenza pandemica.
Questo è un dato necessario che rincorriamo ormai da due mesi. Ed è necessario perché nelle prossime settimane si discuterà di Recovery Fund d'investimenti sulla sanità, di pianificazione e di nuova governance della sanità. Parleremo, per esempio, dell'azienda zero, ma non possiamo parlare di tutto questo se non abbiamo contezza del quadro dei conti del 2020 e se non siamo tranquilli rispetto a un eventuale rischio di ritrovarci in una situazione, magari commissariale, sui conti della sanità, com'è stato negli anni precedenti, e rispetto alla quale abbiamo fatto grandi sforzi, tutti insieme, nella scorsa legislatura, per uscire e per restituire al Piemonte la piena e corretta gestione dei fondi della sanità che sono, ricordo, la prima voce di spesa della Regione Piemonte (pari all'80% del bilancio regionale).
Ringrazio l'Assessore, che giovedì scorso mi ha chiesto di rinviare a oggi il question time. Abbiamo fatto bene, perché oggi riusciamo a discutere almeno in senso più ampio, del quadro finanziario dei conti della sanità.
Inoltre, portandomi avanti, nelle Commissioni chiederemo un dettaglio e la possibilità di approfondire la situazione dei singoli territori e delle singole Aziende spacchettati sui risultati del 2020.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Raffaele Gallo per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Mi permetta, Consigliere Gallo, prima di cominciare sui numeri, una questione di forma: lei mi sta dicendo che voi rincorrete da due mesi questi dati. Solo per evitarci, anche per il futuro, che magari uno chieda i dati il giorno dopo la chiusura di un quadrimestre, faccio presente quanto segue. La chiusura del quarto trimestre del 2020, che peraltro è stato quello più complesso dell'anno, comporta una serie di accertamenti e di formalizzazioni di atti che avvengono nel mese di gennaio, quindi le Aziende chiudono questi atti nel mese di gennaio. Dopodiché, nel mese di febbraio tiriamo un po' le somme e vediamo quello che è successo.
Oggi le posso fornire i totali, perché anche con le risorse di quest'Assessorato, dal punto di vista della gestione economico-finanziaria non è così agevole fare tutti questi controlli.
Sui tempi, mi permetto di sottolinearle che non è che dobbiamo rincorrere l'Assessorato che non fornisce i dati: i dati sono disponibili appena adesso. Difatti, come ho premesso, al 31 gennaio c'è la formalizzazione di tutti gli atti del quarto trimestre e solo adesso disponiamo di quei dati che mi accingo a fornirle. Certamente, sarò ben disponibile a fare tutti gli accertamenti necessari, anche in Commissione, per esaminare i punti dolenti.
Parliamo di un conto economico al quarto trimestre che, dalla sommatoria dei dati dei bilanci delle Aziende sanitarie, si chiude con un passivo di 299 milioni, quindi il dato di perdita, cioè di debito strutturale delle Aziende, come abbiamo già detto molte volte, ammonta a 299 milioni.
Applicando delle risorse regionali disponibili dal Fondo sanitario indistinto a correre sul 2020, imputabili prevalentemente a minore spesa sostenuta dalle Aziende sanitarie pubbliche (per la gestione ordinaria, non di COVID), si è registrata una minore spesa. Al momento, nella GSA 2020 la perdita complessiva del consolidato si riduce a 116 milioni, perché la Regione (GSA) introduce risorse, non spese, su questo capitolo.
Considerando l'utilizzo del finanziamento statale non ancora assegnato per gli indennizzi ai trasfusi della legge n. 210/92 di dieci milioni di euro la perdita netta si assesta a 106 milioni di euro (considerando le due poste, una della GSA e una derivante dalla legge n. 210/92 sugli emotrasfusi, la perdita è quindi di 106 milioni).
Con riferimento alle coperture, voglio precisare quanto segue.
La prima copertura deriva dalla struttura commissariale di Arcuri. A livello nazionale lo Stato non ha ancora individuato le coperture per i cosiddetti "fondi Arcuri": parliamo della prima fase emergenziale, fino al 7 aprile, e "Arcuri 2", dall'8 aprile al 31 maggio 2020, per complessivi 3,37 miliardi di euro, di cui il Commissario avrebbe ammesso solo 2,39 miliardi di euro. Questo è il quadro nazionale dei fondi.
La Regione Piemonte ha rendicontato fra le spese ammissibili per i finanziamenti "Arcuri 1" e "Arcuri 2" - scusate l'abbreviazione - circa 120 milioni di euro; al momento, solo un milione è stato incassato. Pertanto, a oggi, siamo ancora in attesa di 119 milioni di euro, che non rientrano nel computo regionale (non ancora assegnati). Però abbiamo una richiesta di 119 milioni di euro. Poi ci sono coperture assai meno certe dei POR-FES. Si tratta di finanziamenti definiti a livello regionale per la copertura delle spese emergenziali (spese COVID), che potrebbero ulteriormente finanziare le spese dell'annualità 2020 sino a un massimo di ulteriori 120 milioni di euro. A questo proposito, è stato determinato il Disciplinare tecnico per le modalità di rendicontazione e sono in corso le verifiche istruttorie delle ASL. Certo si tratta di un finanziamento meno sicuro, nel senso che parliamo di un bando cui partecipano, ovviamente, anche i Comuni, per cui è una cifra tutta da verificare.
Il finanziamento a copertura della perdita di 106 milioni lo attendiamo dai fondi "Arcuri 1" e "Arcuri 2". Questo è il quadro complessivo.
Avremo poi occasione, magari in sede di Commissione, di farvi avere anche i conteggi più dettagliati, non appena gli Uffici saranno riusciti a concludere con le ASL tutte quelle attività di accertamento che, le assicuro, sono tutt'altro che semplici, anche aggiungendo il fatto che il personale scarseggia. Appena saranno disponibili, li comunicheremo.
Peraltro, è nel mio interesse averli disponibili al più presto, anche per adottare delle misure per il 2021.
Ho concluso. Spero di essere stato esaustivo.
Grazie, Presidente.


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Interrogazione a risposta immediata n. 630 presentata da Avetta, inerente a "L'Ospedale di Ivrea è ancora in attesa di RMN"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
630, presentata dal Consigliere Avetta.
Ha chiesto di illustrare l'interrogazione il Consigliere Alberto Avetta; ne ha facoltà per tre minuti.



AVETTA Alberto

Grazie, Presidente; grazie, Assessore, per la risposta che vorrà fornirmi.
Questo è un tema annoso, che però oggi assume e ha assunto negli ultimi tempi particolare rilevanza anche rispetto agli effetti che la pandemia genera, come ben sappiamo, sull'attività sanitaria ordinaria.
L'ospedale di Ivrea è uno spoke; peraltro, è l'unico ospedale spoke della TO4 ancora privo di apparecchiatura per la risonanza magnetica. Ivrea è anche un centro hub per la rete oncologica dell'area Torino Nord e dell'ASL TO4; è un polo oncologico, dispone, infatti, anche dei relativi posti letto.
Secondo i dati del 2018, nel presidio sanitario di Ivrea, che comprende anche Cuorgnè e Castellamonte, sono state prescritte oltre 12 mila risonanze magnetiche, che, per ovvie ragioni, sono state effettuate presso altri centri.
Risulterebbe che sia stato anche superato il problema tecnico della collocazione del dispositivo, che necessita di particolari strutture dal punto di vista infrastrutturale (scusate il bisticcio di parole), perch pesa molto. Per quanto è noto, la relativa domanda è in via di valutazione da parte dell'HTA regionale, l'ufficio competente.
Crediamo che le attività sanitarie cui ho fatto riferimento sinteticamente e anche i numeri, pur relativi all'anno 2018 ma che sicuramente non sono diminuiti negli anni successivi, confermino quanto sia urgente e anche indispensabile integrare, diciamo così, la dotazione tecnologica dell'ospedale di Ivrea con uno strumento diagnostico che è indispensabile per quel tipo di presidio ospedaliero.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Alberto Avetta per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
In riferimento alla citata DGR del 3 agosto 2017 "Governo delle tecnologie biomediche e dell'innovazione in sanità", modificata con la DGR n. 187208 del 2014, qual è l'indirizzo che emerge? Il principale obiettivo è quello di migliorare la programmazione degli investimenti in grandi tecnologie e in tecnologie innovative e favorire un utilizzo più efficiente di tali tecnologie da parte delle strutture sanitarie.
Per questa ragione, la Cabina di regia regionale HTA, alla quale è stata affidata anche la funzione del governo della dotazione di tecnologie biomediche in uso presso le ASL regionali, ha attivato già da ottobre un tavolo di lavoro, al fine di elaborare gli elementi utili alla definizione di criteri di appropriatezza allocativa delle grandi attrezzature - che sottolineo, sono anche grandi costi - o delle attrezzature innovative, in particolare a fronte dell'organizzazione della rete dell'offerta dei servizi e delle prestazioni ospedaliere e territoriali.
Tra le apparecchiature oggetto di approfondimento dal tavolo vi sono anche le risonanze magnetiche a 3 Tesla e a 1,5 Tesla. Al termine dei lavori concernenti le risonanze magnetiche a 3 Tesla, il gruppo di lavoro ha redatto un primo report, le cinque raccomandazioni finali sono state approvate dalla Cabina di regia e hanno stabilito che possono essere utilizzate per la valutazione di future richieste previste di risonanza magnetica a 3 Tesla. Sotto questo profilo, ci sono dei criteri, sulla base dei quali viene identificato, secondo i quadranti, il numero di attrezzature presenti, anche sulla base di una serie d'indicatori che vado a leggere.
Uno degli indicatori è: la presenza della richiesta di tecnologie simili su tutto il territorio regionale, l'installazione di tecnologie similari nei quadranti di riferimento. Tra gli approfondimenti che sono stati richiesti dal tavolo vi sono il numero di apparecchiature installate a livello di quadrante, il numero di esami di risonanza magnetica nucleare erogati nei presidi di Ciriè (installato di recente), di Chivasso e nei centri accreditati dell'area di riferimento, nonché il flusso dei pazienti che dall'area di Ivrea si spostano altrove, ad esempio a Torino, per eseguire questi esami.
La Cabina di regia regionale resta dunque in attesa degli elementi richiesti e degli ulteriori approfondimenti utili, richiesti da parte del tavolo di lavoro regionale, sulle grandi attrezzature, al fine di elaborare il parere richiesto per quest'attrezzatura dell'ospedale di Ivrea.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 631 presentata da Salizzoni inerente a "Quale futuro per la Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d'Aosta?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
631.
La parola al Vicepresidente Salizzoni in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



SALIZZONI Mauro

Nel 2002 e nel 2003 la Giunta regionale del Piemonte, insieme con quella della Valle d'Aosta, ha costituito la Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d'Aosta con la relativa organizzazione, in attuazione del Piano Socio Sanitario. La convenzione tra la Regione Piemonte e la Regione Valle d'Aosta del 2012 prevede che il Direttore del Dipartimento sarà indicato dall'unità di coordinamento della rete oncologica a maggioranza assoluta su proposta congiunta dei Direttori della sanità delle due Regioni.
Ricordo che l'attuale Direttore del Dipartimento è stato nominato nel 2016 e prorogato dal 1° luglio 2019.
Questa rete oncologica è la prima nata in Italia ed è il modello di riferimento nazionale. Considerato che ogni anno sono circa 35 mila i pazienti che usufruiscono dei suoi servizi e delle sue prestazioni e considerato che tale modello ha saputo offrire ai pazienti tempestività degli interventi, assicurando un coordinamento diagnostico, terapeutico e l'interdisciplinarietà del piano di cura, che grande rilievo è dato all'intensità attiva di ricerca sempre più all'avanguardia, con il conseguente trasferimento dei risultati ottenuti in ambito clinico, il ruolo del Direttore è centrale e indispensabile.
Preso atto che dal 1° marzo 2021 il posto del Direttore risulterà purtroppo, vacante, perché l'attuale Direttore andrà in pensione s'interroga l'Assessore regionale competente in materia su quali siano gli orientamenti della Regione in merito alla garanzia di continuità del servizio offerto, con particolare riferimento all'utilità di non disperdere il prezioso lavoro fin qui svolto.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Vicepresidente Salizzoni per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere alla sua interrogazione, delegando l'Assessore Icardi, che ha facoltà di intervenire per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Condivido con il professor Salizzoni il fatto che la Rete Oncologica del Piemonte e Valle d'Aosta, oltre a essere la prima rete a livello nazionale rappresenta sicuramente uno degli elementi più qualificanti e avanzati del nostro sistema sanitario.
Peraltro, il tema delle reti oncologiche nelle diverse Regioni è in evoluzione. Il 17 aprile 2019 la Conferenza Stato-Regioni ha approvato l'accordo, ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 281, tra Governo, Regioni e Province autonome, sul documento recante "Revisione delle linee guida organizzative e delle raccomandazioni per la rete oncologica", che integra l'attività ospedaliera per acuti e post-acuti con l'attività territoriale. Pertanto, è anche un tipo di normativa in evoluzione.
In Regione Piemonte il 19 febbraio 2021 è stata approvata la DGR che ha istituito il gruppo regionale multidisciplinare "Molecular Tumor Board" per la definizione dei profili personalizzati e la cura dei pazienti oncologici, per i quali sia opportuno avvalersi di analisi molecolari non routinarie.
Per quanto riguarda gli aspetti direzionali e organizzativi, allo stato attuale è in fase di consolidamento il sistema di governance e di organizzazione della rete in assestamento della DGR 1358 del 20 luglio 2010, con le successive modifiche.
Nello specifico e per quanto concerne gli orientamenti della Regione in merito alla garanzia di continuità del servizio offerto, si ribadisce che la rete oncologica proseguirà nel suo fondamentale ruolo nell'ambito del Servizio Sanitario Regionale. Pertanto, nelle more dello sviluppo degli atti di riorganizzazione, come sopra detto, sarà individuata una figura adeguata e rappresentativa in grado di assicurare ogni attività finora svolta dalla rete.
Ho concluso e spero di essere stato esaustivo.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 632 presentata da Canalis, inerente a "Attuazione del piano ristori a favore delle strutture sanitarie private accreditate con il Servizio Sanitario Regionale del Piemonte"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 632.
La parola alla Consigliera Canalis per l'illustrazione.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione a risposta immediata riguarda le strutture sanitarie private accreditate con il Sistema Sanitario Regionale del Piemonte e, in particolare, riguarda le strutture che aderiscono ad ARIS oppure ad AIOP quindi le strutture cattoliche e anche quelle laiche.
Sappiamo che durante il 2020 queste realtà sono state soggette a quattro fattori di stress che hanno messo in crisi i loro bilanci.
Il primo è il fatto di aver drasticamente ridotto l'attività ordinaria per la messa a disposizione di letti per reparti COVID.
Il secondo fattore riguarda le misure previste dalla normativa nazionale e regionale di cautela e prevenzione, quindi anche nelle strutture che non abbiano avuto reparti COVID: misure quali la pulizia aggiuntiva, la sanificazione, la gestione dei rifiuti, i costi aggiuntivi del triage eccetera.
Il terzo fattore, che appunto ha messo a repentaglio la sostenibilità finanziaria, è quello della tariffazione applicata alle singole prestazioni per i posti letto COVID che in tutte le Regioni è stata equiparata alla DRG delle polmoniti, però questa parametrazione non ha tenuto conto del fatto che la degenza COVID è in media molto più duratura rispetto a quella delle polmoniti.
Infine, ed è il quarto fattore, sappiamo che a ottobre 2020 (questa è stata una buona notizia) è stato siglato un nuovo accordo contrattuale nazionale per il personale della sanità privata, che ha comportato anche maggiori oneri di gestione di questi lavoratori.
L'accumularsi di questi quattro fattori suscita in noi una grande preoccupazione per il fatto che queste strutture possano arrivare, alla fine del 2021, con una sostenibilità finanziaria adeguata. Va anche aggiunto che il 18 dicembre 2020 è stata approvata la legge nazionale n.
176, che all'articolo 19 ter prevede che sia erogato uno specifico ristoro alle strutture sanitarie private accreditate che, durante il periodo COVID abbiano sospeso la propria attività ordinaria, e che sia chiesto alle Regioni, ferma restando la garanzia dell'equilibrio economico, un massimo del 90% del budget assegnato.
Che cosa sta accadendo? La Regione Piemonte sta erogando su base mensile in maniera regolare gli acconti previsti dal budget assegnato. Alla fine del 2020 non è stato fatto il conguaglio, perché lo si è rinviato per entrambe le annualità 2020-2021 alla fine del 2021. Fino a quando, però, non sarà data garanzia a queste strutture che la Regione applicherà la legge n. 176 del 2020, quindi riconoscerà il 90% del budget assegnato, resta il timore che al 31 dicembre 2021 la Regione possa chiedere un conguaglio che implichi una restituzione di parte di questi acconti già ricevuti dalle strutture.
Sappiamo che nelle strutture ARIS non si è raggiunto il budget complessivo per circa trenta milioni di euro e in quelle AIOP per quaranta milioni.
Abbiamo molti presidi ex articolo 42 del divario Provincia, quello di Candiolo, ma vorrei accendere la luce anche su quello di Verbania l'Istituto auxologico italiano, che hanno addirittura un mancato raggiungimento del budget per un 27% complessivo. Di conseguenza, rischiamo veramente che alcune di queste strutture, se non intervengono rassicurazioni dalla Regione a fine anno, chiuderanno.
La domanda che pongo è questa: sulla base dell'interlocuzione avuta dall'Assessorato con il Ministero, quali saranno le tempistiche di erogazione dei ristori previsti dall'articolo 19 ter della legge 176 del 18 dicembre 2020?



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Icardi per la risposta.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Devo dire con un certo piacere che lei e il suo partito vi preoccupate delle vicende delle strutture private e del privato in sanità; mi fa piacere, perché tutte le volte che lo faccio io mi aggredite. Allora, è chiaro che ci sono dei problemi anche nella sanità privata.
Inoltre, lei ha citato l'accordo del personale della sanità privata, cui ho partecipato personalmente in un anno di trattative e, alla fine, siamo riusciti a concluderlo con un grande sforzo delle Regioni. Su un aumento contrattuale per tutti i lavoratori della sanità privata, fermo da quattordici anni, le Regioni hanno stanziato 150 milioni su 300 di costo effettivo dell'aumento contrattuale, quindi un grande passo e una grande azione a sostegno anche delle strutture e dei lavoratori della sanità privata.
Questi costi sono già compresi negli stanziamenti che, a livello nazionale sono stati fatti per i vari fondi sanitari regionali a integrazione del contratto. Pertanto, il 50% degli aumenti li paga il sistema pubblico e questo permette di rinnovare un contratto fermo da quattordici anni.
Aggiungo, inoltre, che questi ulteriori oneri sono stati previsti nel rinnovo del contratto ARIS e AIOP, che abbiamo già firmato il mese scorso.
Per quanto riguarda il tema più specifico della sua interrogazione, la Regione Piemonte, con nota n. 4964 del 10 febbraio 2021, ha richiesto alla Direzione generale Programmazione sanitaria del Ministero della Salute delucidazioni in merito alla corretta applicazione e all'applicabilità, con le relative modalità, dell'articolo 9 del decreto legge n. 149 del 2020, il cosiddetto decreto "Ristori bis".
Il nuovo comma 5 bis dell'articolo 4 del decreto "Rilancio" ha riconosciuto un contributo, una tantum, a tutte le strutture private accreditate che, in virtù dei provvedimenti regionali che ci sono stati, anche in Piemonte abbiano sospeso, per effetto COVID-19, le attività di ricovero e ambulatoriali, contrattualizzate per l'anno 2020.
Quest'ultima locuzione sembrerebbe includere tanto le ordinanze regionali che hanno direttamente circoscritto le tipologie di prestazioni erogabili quanto i provvedimenti che hanno indirettamente limitato le attività delle strutture, attraverso l'obbligo di adottare delle misure volte a contenere la diffusione del virus, ad esempio il rispetto del distanziamento sociale nelle stanze di degenza dei pazienti, che ha ridotto il numero dei posti letto.
Si tratta di situazioni di sospensione parziale delle attività svolte che dal punto di vista economico, hanno arrecato, alla struttura sanitaria, il medesimo danno di una sospensione formalizzata.
Il contributo riconosciuto, che ha natura di ristoro e non di risarcimento quindi non è correlato a specifici e comprovati danni, fa riferimento a un arco temporale coincidente con l'esercizio finanziario 2020 e interviene previa rendicontazione di tutta la produzione della struttura.
In merito alla correttezza di tale interpretazione, che peraltro sembrerebbe suffragata anche dallo specifico documento del dicembre 2020 del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, la Direzione Sanità, con la citata nota, ha richiesto la conferma al Ministero per applicare questa metodica che credo, anzi sono certo, sia soddisfacente per le strutture.
A oggi, non è pervenuto ancora alcun riscontro, quindi attendiamo riscontro del Ministero per procedere con l'applicazione di questa normativa.
La ringrazio e ringrazio la Consigliera per avermi dato l'occasione di spiegare come le strutture private saranno ristorate non appena ci risponderà il Ministero. Vorrei anche ringraziarla perché in Piemonte non è stato necessario arrivare a provvedimenti coattivi, ma in piena collaborazione, specie nella seconda fase, abbiamo condiviso delle modalità dei posti letto da destinare alla cura del COVID, messi a disposizione delle strutture private che, ripeto, ringrazio ancora una volta.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Luigi Icardi per la risposta.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 633 presentata da Magliano, inerente a "Linee di indirizzo relative all'esecuzione dei tamponi nelle RSA, a seguito delle vaccinazioni anti COVID 2019"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
633.
La parola al Consigliere Magliano per l'illustrazione.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Ringrazio anche l'Assessore per essere qui oggi con noi in Aula per fornire risposta.
Come ben avrà capito, Assessore, la mia è una richiesta legata proprio al modus operandi che dovrà essere gestito all'interno delle RSA.
Come sappiamo, all'interno delle RSA c'era una pratica dettata dalla Regione, insieme alle linee guida ministeriali, su come effettuare i tamponi, soprattutto per tenere al sicuro sia gli operatori sia gli utenti delle RSA, quindi tutti coloro che le abitano (i nostri anziani e persone di età avanzata).
È evidente che con il piano vaccinale che lei, Assessore, ha iniziato a sviluppare sulle nostre RSA, lentamente arriveremo a una copertura totale degli anziani all'interno delle nostre RSA, nel senso che, come ho scritto la prima dose di vaccino contro il COVID-19 è già stata somministrata ai residenti e al personale delle RSA. Attualmente è in corso, almeno quando ho scritto il question time, quindi pochi giorni fa, la somministrazione della seconda dose e a breve, dunque, i residenti e il personale delle RSA avranno la copertura vaccinale.
Alcuni operatori delle RSA mi hanno posto questa domanda che rivolgo a lei proprio per capire quale sarà il modus operandi: dopo che il percorso vaccinale sarà concluso, quali saranno le linee d'indirizzo da seguire nelle strutture residenziali e semiresidenziali per persone disabili minori e anziani, relativamente all'effettuazione dei tamponi e alle tempistiche di esecuzione degli stessi? Sappiamo che, nell'allegato A della DGR 13-2568 del 18 dicembre 2020, la Regione Piemonte ha previsto, per gli ospiti e il personale delle strutture indicate in quest'atto, uno screening tramite tampone antigenico (test rapido) ogni quindici giorni per anziani autosufficienti e non, e ogni trenta giorni per persone con disabilità, minori e le donne inserite in casa rifugio e in strutture di prima e di seconda accoglienza ed eventuali figli.
I test rapidi mensili devono essere effettuati a tutti i minori accolti nelle strutture residenziali.
Alla luce di questa linea guida che lei ha dato, e alla luce del fatto che stiamo concludendo la vaccinazione di tutti i soggetti di queste strutture continueremo a farli questi test? Chiederemo al personale delle RSA di continuare a fare i test, oppure daremo, a questa popolazione delle nostre RSA e delle strutture a essa assimilabili, un way out, un via libera per non farli più? Questa è una richiesta che mi sembrava doveroso porre, per fare chiarezza rispetto al tema. È chiaro - e ho concluso veramente, Presidente - che, a oggi, siamo certi che il vaccino copra, dal punto di vista dell'immunità della persona che lo riceve, ma ci sono grandi dubbi sul fatto che la persona sia vaccinata, cioè immune, ma che invece possa infettare qualcun altro. Su questo, c'è ancora grande dibattito.
Volevo capire rispetto a questo, Assessore, qual è la linea guida che lei intende seguire.
Grazie, Presidente, e ringrazio anche l'Assessore.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Silvio Magliano per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Luigi Icardi.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente; grazie, Consigliere Magliano.
Le disposizioni normative lei le ha citate in parte: la DGR 1-2253 dell'11 novembre 2020, "Linee di indirizzo per le strutture residenziali e semiresidenziali per le persone disabili, minori, anziani, area dipendenze di prevenzione e di contrasto alla violenza nella fase di emergenza COVID 19", che sostituisce l'allegato A di una precedente DGR, la 2-1821 dell'agosto 2020, e la DGR 132568 del 18 dicembre, quindi dell'anno scorso "Linee di indirizzo per le strutture residenziali a contrasto dell'epidemia COVID-19 emergenza", di cui alla DGR 1-2253.
C'è tutto un aggregato di normative che però, come lei diceva, prevedevano un obbligo di procedere a screening tramite tampone antigenico, o tampone molecolare, da eseguire sul personale e ospiti delle strutture rispettivamente ogni quindici o trenta giorni, secondo il livello di rischio.
A oggi, non abbiamo ritenuto di dover modificare questa normativa, quindi fino al completamento dalla campagna vaccinale - che ormai è in fase di ultimazione, sono proprio le ultime dosi, abbiamo quasi coperto la totalità degli ospiti e del personale - non vi saranno particolari modifiche allo screening da effettuare con i previsti tamponi.
Lo dico perché, come il Consigliere ha rilevato, c'è un dibattito sulla contagiosità (anche se gli studi propendono sulla non contagiosità nel soggetto vaccinato), ma c'è soprattutto il tema delle varianti. Sappiamo che la variante inglese, che oggi desta molta preoccupazione, è, comunque intercettata dal vaccino, ma sembra invece che altre varianti, quali quella sudafricana o quella brasiliana, abbiano una maggiore resistenza al vaccino. In una condizione d'incertezza, riteniamo di dover mantenere il sistema di monitoraggio ancora attivo fino a quando le condizioni di sicurezza ci permetteranno di allentare questo sistema di monitoraggio.
In tal caso, vi sarà un adeguamento normativo e anche organizzativo, ma per il momento i nostri epidemiologi e i nostri tecnici ci consigliano di mantenere alta l'allerta sia nei comportamenti sia nel monitoraggio, anche se oggi possiamo dire che le strutture residenziali per anziani, sotto questo profilo, siano uno dei luoghi più sicuri, tuttavia manteniamo alta la guardia e manteniamo questo tipo di monitoraggio.
La ringrazio, Presidente. Ho concluso.



PRESIDENTE

Congediamo e ringraziamo l'Assessore Luigi Icardi per la risposta.


Argomento: Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Interrogazione a risposta immediata n. 635 presentata da Disabato, inerente a "Coinvolgere i Comuni di Grugliasco e Collegno nell'individuazione di possibili luoghi da recuperare e/o ristrutturare in vista delle Universiadi e degli Special Olympics 2025"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
635.
Ha chiesto di illustrare l'interrogazione la Consigliera Disabato.
Prego, Consigliera; ha facoltà di intervenire per tre minuti.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Il tema del question time riguarda la candidatura di Torino e del Piemonte alle prossime Universiadi del 2025, nonché la candidatura per gli Special Olympics. Due eventi di grande rilevanza, che possono portare sicuramente un valore aggiunto e delle ricadute positive sul nostro territorio. Tra l'altro, è una questione che va avanti da un po' di tempo: si è iniziato a parlare di candidatura ormai nel 2019, quando la Regione Piemonte ha dato la sua disponibilità a ospitare e sostenere le Universiadi invernali del 2025, oltre agli Special Olympics.
Ormai è da tanto che ci si lavora, tant'è che è stato costituito anche il Comitato promotore della manifestazione, che coinvolge diversi attori: le Università, l'EDISU, il CUS, la Regione, il Comune di Torino e anche altri ovviamente. Si è lavorato e si sta, comunque, ancora lavorando - il dossier non è ancora chiuso - alla stesura del progetto da presentare per la candidatura, ovviamente con l'avallo del Ministero, del Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha confermato ovviamente la volontà di sostenere l'iniziativa e la candidatura.
Proprio la settimana scorsa, abbiamo avuto una Commissione consiliare congiunta con il Comune di Torino, alla quale ha partecipato anche l'Assessore Ricca, dove abbiamo cercato di dare il nostro contributo positivo. Sicuramente tra gli obiettivi da perseguire, oltre ad accentrare e ad attirare ricadute economiche positive dal punto di vista turistico c'è quello di realizzare queste manifestazioni a un costo non troppo alto perché la sostenibilità degli eventi è sempre da perseguire.
Bisogna mettere in primo piano anche la realizzazione di stabili che prevedano il recupero d'immobili abbandonati o degradati, proprio per evitare nuove costruzioni e consumo di suolo zero, quindi recuperare delle strutture che, ovviamente, saranno utilizzate per le Universiadi per ospitare gli atleti, ma dovranno rimanere nel patrimonio disponibile, spero anche della Regione o dell'EDISU, per progetti di diritto allo studio.
Questi sono ovviamente gli obiettivi maggiori che la Regione si è posta di perseguire.
Tuttavia, durante il mio intervento in Commissione, ho constatato intanto l'assenza o la carenza di documentazione al riguardo, nel senso che, come sappiamo, il dossier è quasi chiuso, ma la Commissione consiliare e il Consiglio regionale del Piemonte non sono stati mai coinvolti in questo processo. Questo dispiace, soprattutto se si tratta, comunque, di eventi sportivi che puntano tanto sull'inclusione e sulla partecipazione, quindi dispiace non essere coinvolti e non poter dare il proprio contributo. Mi spiace, ad esempio, anche sapere che alcuni Comuni non sono stati interpellati.
Ho citato l'esempio di Grugliasco e Collegno, perché se dobbiamo lasciare un'eredità in termini di fruizione anche per gli studenti e le studentesse del Piemonte, ma soprattutto di chi arriva da fuori se parliamo di residenze, è chiaro che noi lasciamo un'eredità importante al Piemonte.
Certamente penso sia importante parlare o interfacciarsi con i Comuni di Collegno e Grugliasco per due ragioni: a Grugliasco arriverà il Polo delle scienze, quindi saranno trasferite diverse facoltà, e a Collegno c'è un corso di studi in Scienze della formazione primaria e questa zona è interessata dal prolungamento della metropolitana, quindi dal nuovo arrivo di studenti.
Mi chiedo come mai, ad esempio, nelle proposte del dossier non sia presente questa zona eventualmente per il recupero di stabili che, tra l'altro, ci sono. Sono degradati, alcuni sono di proprietà dell'ASL, ma secondo noi prima di valutare l'ipotesi di costruire o di prendere uno stabile come il Maria Adelaide che è destinato, invece, a un utilizzo sanitario, si sarebbe potuto valutare una qualche altra opportunità, soprattutto laddove i servizi universitari sono in fase di sviluppo.
All'Assessore chiediamo conto dello scarso coinvolgimento di cui siamo molto spiaciuti, ma soprattutto che cosa s'intende fare, se s'intende stabilire un dialogo e valutare l'inserimento di queste zone e di queste strutture nella pianificazione delle Universiadi e degli Special Olympics.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Disabato per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Fabrizio Ricca.
Prego, Assessore; ha facoltà di intervenire per cinque minuti.



RICCA Fabrizio, Assessore allo sport

Grazie, Presidente.
Ringrazio la Consigliera Disabato per il question time e, a riscontro dell'interrogazione n. 635, con cui si chiede di sapere se la Regione Piemonte intende attivare un dialogo con il territorio di Grugliasco e Collegno al fine di individuare i luoghi da recuperare e/o ristrutturare in occasione delle Universiadi e degli Special Olympics 2025, si comunica quanto segue.
L'individuazione dei siti che saranno adibiti a villaggio residenza per gli atleti che prenderanno parte ai due eventi e che saranno destinati alle residenze per studenti universitari, è frutto di un lavoro non ancora concluso, di un tavolo tecnico composto dai rappresentanti di tutti gli enti coinvolti nel comitato promotore per la candidatura alle Universiadi 2025.
Nella composizione del dossier tecnico, è stata svolta una comparazione fra le possibili ipotesi in campo, fra cui rientravano i siti indicati dalle Amministrazioni comunali di Grugliasco e Collegno, al fine di individuare la sintesi maggiormente funzionale alle necessità sportive espresse dal CUSI e alle indicazioni fornite da Atenei e EDISU più strettamente connesse a esigenze didattiche e logistiche.
Nel corso di questo complesso lavoro, incentrato su studi di fattibilità a cura delle Direzioni tecniche dell'Università di Torino, Politecnico di Torino e dell'Università del Piemonte Orientale, sono stati individuati siti e strutture che non contemplano aree nei territori del Comune di Grugliasco e Collegno.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Fabrizio Ricca per la risposta.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 636 presentata da Grimaldi, inerente a "Problematiche relative alla rendicontazione del 'Bonus Piemonte'"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
636.
Ha chiesto di illustrare l'interrogazione il Consigliere Marco Grimaldi; ne ha facoltà per 180 minuti, o secondi!



GRIMALDI Marco

No, per carità! Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie a lei; prego.



GRIMALDI Marco

Si tratta di una richiesta che abbiamo sollecitato più volte alla Giunta. A noi servirebbe sapere lo stato di avanzamento lavori dei cosiddetti "bonus". Lo abbiamo sollecitato ancora negli scorsi giorni, per sapere esattamente a che punto è la rendicontazione presso Finpiemonte.
Come ovviamente l'Assessore saprà, noi abbiamo più volte detto che c'è stato un fraintendimento iniziale. La stessa idea di chiamarlo "bonus" ha ingenerato quella che era una pratica sbagliata, cioè molti dei soggetti interessati, soprattutto artigiani e figure del mondo del commercio, hanno percepito questa iniziativa come un ristoro. Purtroppo, le modalità di erogazione erano assai diverse.
Come l'Assessore saprà, avevamo avvertito la Giunta che, in qualche modo avrebbero esposto le aziende a un utilizzo che non era, ovviamente, quello di una rendicontazione della spesa corrente, neanche per motivi COVID.
Stiamo parlando d'investimenti, quindi la richiesta è molto semplice: sapere, di tutti i milioni di euro messi inizialmente a bilancio (che sono più di 101, formalmente) e poi delle ulteriori tranche, quanti effettivamente sono stati erogati. Ma, soprattutto, abbiamo scoperto che nelle scorse settimane è stata avviata una serie d'indagini a campione, da cui risulta che molte imprese hanno purtroppo chiuso. Proprio perché non era un ristoro, le imprese non potevano percepire quel bonus e chiudevano poiché il bonus era finalizzato proprio al reinvestimento per la messa in sicurezza di quelle aziende.
Pertanto, vorremmo sapere quanti sono stati i beneficiari e quante sono state le rendicontazioni a oggi. Soprattutto, di queste analisi a campione se è vero quello che abbiamo anche letto sui giornali, cioè che molte aziende si trovano in difficoltà a rendicontare e che alcune di queste avendo chiuso, dovranno restituire questo bonus.
Come l'Assessore sa, abbiamo ribadito più volte di non "giocare" sulle parole, anche perché, in qualche modo, stiamo parlando di persone che avevano già l'acqua alla gola e sulle quali non bisognava insistere con provvedimenti che non c'entravano con il loro sostegno diretto. In questo anche la discriminazione fra i codici ATECO ci è sembrata un'altra modalità per non comprendere fino in fondo qual era l'oggetto dello scontro.
Lo stesso Capogruppo Preioni più volte ha spiegato quali erano le aziende più degne e meno degne di questi investimenti. Ma il problema fondamentale è che questa misura, che doveva essere universalistica, era tutta concentrata sulla messa in sicurezza di quegli spazi.
Le domande che poniamo, anche se non c'è l'Assessore Tronzano, sono molto semplici (peraltro, immagino che l'Assessore Ricca, avendo la delega alle partecipate, saprà risponderci esattamente). Quanti fondi sono stati erogati da Finpiemonte? Quanti di questi sono già rendicontati? Quante sono, appunto, le indagini a campione fatte? Quanti saranno i soldi da dover restituire alle casse di Finpiemonte, perché non ci sono state le pezze giustificative? Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Marco Grimaldi per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Fabrizio Ricca.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



RICCA Fabrizio, Assessore regionale

Grazie, Presidente, e grazie anche al Consigliere Grimaldi per non aver parlato per 180 minuti. So perfettamente che ne sarebbe in grado! Scherzi a parte, relata refero, leggerò la nota fornitami dall'Assessore Tronzano.
In relazione all'interrogazione del Consigliere Grimaldi, espongo di seguito il prospetto riepilogativo dei bonus erogati per fronteggiare la pandemia in Piemonte.
Legge regionale 12/2020, articolo 3, settori artigianato e commercio: dotazione iniziale 101.000.000 euro; erogati all'artigianato 32.213.5000 euro, per 14.276 posizioni; al commercio 49.910.400 euro, per 23.993 posizioni.
Legge regionale 12/2020, articolo 4, settori artigianato e commercio: dotazione iniziale 15.0000.000 euro; erogati all'artigianato 989.500 euro per 793 posizioni; al commercio 10.934.000 euro, per 7.287 posizioni.
Legge regionale 13/2020, articolo 14, settori artigianato e commercio: dotazione iniziale 15.000.000 euro; erogati all'artigianato 1.959.000 euro per 1.306 posizioni; al commercio 6.999.000 euro, per 4.466 posizioni.
A fronte di una dotazione iniziale di 131.000.000 euro, si registra un'erogazione di 102.005.400 euro per 52.121 posizioni.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Fabrizio Ricca per la risposta.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Interrogazione a risposta immediata n. 637 presentata da Sacco, inerente a "Imposta regionale sul consumo della benzina"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
637.
La parola al Consigliere Sacco per l'illustrazione.



SACCO Sean

Grazie, Presidente.
Ho deciso di depositare quest'interrogazione per esporre un quadro sull'utilizzo dell'imposta regionale sul consumo della benzina che non siamo riusciti a ricostruire con gli uffici del Gruppo consiliare.
Premesso che il gettito dell'imposta regionale sulla benzina per autotrazione, fino alla modifica di soppressione, in base all'articolo 5 della l.r. 47/1993 era destinato al finanziamento degli interventi verificatisi sul territorio regionale, il gettito dell'imposta confluisce nel capitolo 12185 del bilancio regionale "Imposta regionale sul consumo della benzina" per un ammontare, dal 2018 al 2020, di ventuno milioni di euro annui e una previsione, per gli anni 2021-2022, di altri ventuno milioni di euro annui.
Molteplici organi di stampa, anche negli ultimi giorni, hanno ripreso la notizia dell'abolizione dell'imposta, specificando che tale abolizione non inciderà sui bilanci regionali grazie al fatto che le minori entrate saranno ristorate dallo Stato.
Risulta molto complesso ricostruire gli interventi che fino al 2020 sono stati finanziati dall'imposta, come previsto dalla legge regionale 47/1993 (articolo 5), che era un'imposta di scopo, quindi erano fondi vincolati.
L'abolizione di tale imposta non è dovuta all'azione della Regione Piemonte, ma a un'azione dello Stato che, in ossequio alle norme e prescrizioni europee, l'ha abolita, ristorando contemporaneamente le Regioni. Ci risulta fondamentale conoscere come sono stati spesi questi ventuno milioni di euro annui dal 2018 al 2020, per capire l'efficienza della macchina amministrativa e il rispetto della norma, oltre che per chiarire come saranno utilizzati questi fondi dal 2021 in poi, considerato che non vi è più una norma regionale di riferimento. La nostra preoccupazione è che siano comunque finanziati quegli interventi che dovrebbero essere stati finanziati fino a oggi.
Pertanto, interroghiamo la Giunta per sapere il dettaglio delle spese del capitolo 12185 legato all'imposta sul consumo della benzina, dal 2018 al 2020, per chiarire come verranno spesi dal 2021 in poi i medesimi fondi previsti sul capitolo, ma non più condizionati da questa norma regionale che ne dava una destinazione vincolata.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Sacco per l'illustrazione.
La Giunta ha chiesto di rispondere all'interrogazione delegando l'Assessore Ricca.
Prego, Assessore; ne ha facoltà per cinque minuti.



RICCA Fabrizio, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Capogruppo Sacco per l'interrogazione a risposta immediata n.
637. Leggo la nota fornitami dall'Assessore Tronzano.
In merito all'interrogazione a risposta immediata n. 637 presentata dal Consigliere Sacco, avente a oggetto "Imposta regionale sul consumo della benzina" e alla richiesta ivi formulata, ovvero "il dettaglio delle spese del capitolo 12185 legate all'imposta sul consumo della benzina, dal 2018 al 2020, per chiarire come verranno spesi dal 2021 in poi i medesimi fondi previsti sul capitolo ma non più vincolati a una norma regionale che ne dava preciso indirizzo", si precisa che le entrate relative all'imposta sul consumo della benzina per autotrazione (IRBA) hanno finanziato nel 2018 2019 e 2020 spese per interventi necessari a fronteggiare gli eventi calamitosi verificatisi sul territorio regionale (articolo 5 della l.r.
47/93 e articolo 2 della l.r. 11/11) "Contributi agli investimenti ad Amministrazioni locali", come dalla seguente ripartizione: 2018, 4.761.523 euro; 2019, 4.535.529 euro; 2020,15.245.684 euro. La restante quota delle entrate ha finanziato la spesa indistinta dell'Amministrazione regionale.
Per quanto riguarda il 2021, le entrate provenienti dallo Stato a compensazione della mancata entrata dell'IRBA inserite nel titolo 2 del bilancio di previsione (trasferimento risorse dello Stato), finanzia con 3.258.796 euro le spese per interventi necessari a fronteggiare gli eventi calamitosi verificatisi sul territorio regionale e la restante quota finanzia la spesa indistinta.
Le entrate derivanti dalla suddetta compensazione ammontano per il 2021 a 18.300.000 euro come da maxiemendamento presentato in questi giorni in Commissione.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Ricca.



SACCO Sean

Presidente, mi scusi se la interrompo, ma non sapevo come richiamare la sua attenzione.
Viene inviata la risposta scritta via mail?



PRESIDENTE

Sì, come sempre.



SACCO Sean

L'ho chiesto solo perché l'ultima volta non l'ho ricevuta.
Grazie.



PRESIDENTE

Prima di chiudere la sessione relativa alle interrogazioni a risposta immediata, vista anche la domanda del Consigliere Sacco, ricordo agli interroganti che il resoconto della seduta, trasmesso via mail a tutti i Consiglieri, è pubblicato in banca dati, dove è reperibile la trascrizione integrale di tutti gli interventi, sia degli interroganti sia dei componenti della Giunta.
Nel ringraziare il Presidente Allasia per la delega, dichiaro conclusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata. Grazie a tutte e a tutti.
A breve il Presidente riprenderà la seduta del Consiglio regionale.
Buona salute a tutti.



(Alle ore 15.21 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



(La seduta inizia alle ore 15.29)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame disegno di legge n. 127, inerente a "Sviluppo delle forme associative della Medicina Generale" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 127, inerente a "Sviluppo delle forme associative della Medicina Generale", di cui al punto 5) all'o.d.g.
Nella mattinata odierna è iniziato l'esame del disegno di legge n. 127. I relatori Stecco, Disabato, Grimaldi e Rossi hanno svolto le relazioni.
È aperta la discussione generale. Ricordo a chi volesse intervenire che pu prenotarsi tramite la chat. Questa mattina avevo rinviato l'intervento del Consigliere Gallo, al quale ora lascio la parola per dieci minuti.
Prego, Consigliere Gallo.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Approdiamo in Aula con il disegno di legge n. 127, che abbiamo ampiamente discusso nella Commissione consiliare, che ha visto circa un mese di lavori, durante i quali abbiamo evidenziato due aspetti principali. Uno è di natura sanitaria che è l'oggetto del disegno di legge, l'altro è un aspetto più di carattere finanziario, ovvero sulla norma finanziaria su cui si basa l'intero disegno di legge.
Partendo dal quadro sanitario, mi preme dire, fin da subito, come ha già detto con precisione il mio collega Rossi, che il Partito Democratico non è contrario a questo disegno di legge a prescindere; diciamo che non è contrario al modello di aggregazione dei medici di medicina generale per favorire una rete territoriale più efficiente e più efficace che risponda alle esigenze e alle sfide di oggi e a quelle nuove che il COVID ci ha consegnato.
Tuttavia, abbiamo sempre (e continuiamo a farlo anche in questo momento in Aula e nelle prossime giornate) denunciato il fatto che, secondo noi, la revisione della rete territoriale e della governance sanitaria, che si vuole adottare con la proposta di legge a prima firma Preioni, depositata in questi giorni, sull'"azienda zero", e il disegno di legge così importante come quello che è stato sulle RSA che abbiamo discusso all'inizio di gennaio, dovevano restare all'interno di un quadro di revisione generale della sanità in Piemonte e dentro il quadro di un nuovo Piano Socio Sanitario, all'interno del quale discutere delle nuove sfide della rete territoriale, dei nuovi progetti di sviluppo, dei nuovi investimenti sulla rete ospedaliera, di dove vogliamo andare e degli obiettivi che ci vogliamo dare anche con le risorse del Recovery Plan che arriveranno in Piemonte; più in generale, di come correggere, se è necessario, la governance del nostro sistema sanitario.
Tutto questo si doveva fare e si deve fare. Noi continuiamo a chiederlo con forza in un quadro organico, in un nuovo Piano Socio Sanitario e non con tre disegni di legge separati, che ci fanno discutere i diversi aspetti in modo spezzettato e in modo settoriale. Abbiamo già discusso di RSA, adesso discutiamo dei medici di medicina generale in modo direi anche parziale perché non si toccano tutti gli aspetti che si dovrebbero toccare quando si parla di rete territoriale, poi parleremo di governance e di "azienda zero" nelle prossime settimane. Questa è una delle grandi questioni che poniamo ma, oltre ad averla denunciata e sottolineata di nuovo in Aula, non possiamo fare altro, per cui continuiamo a pensare che tre disegni di legge scollegati tra di loro non facciano bene al nostro sistema sanitario e non ci permettono di affrontare in modo organico le sfide.
La seconda questione sulla quale abbiamo concentrato di più la nostra attività in Commissione, ma continueremo a farlo anche in Aula, è la norma finanziaria sulla quale si basa questo disegno di legge.
Già nella scorsa legislatura avevamo pensato a questo disegno di legge e avevamo discusso e pianificato anche noi una qualche forma di sostegno e di aggregazione per migliorare la rete territoriale, perché effettivamente (come abbiamo sempre ripetuto) è uno degli aspetti che andava riorganizzato e riformato. In proposito, abbiamo incominciato, la scorsa legislatura, a fare un lavoro con le prime case della salute e con i primi finanziamenti alle stesse, ma oggettivamente non avevamo completato tale percorso; cosa diversa, invece, è successa sulla rete dell'emergenza/urgenza degli ospedali.
Pertanto, anche noi avevamo pensato a un modello e a un disegno di legge in questa direzione, ma ci siamo fermati, perché una delle questioni era proprio come finanziare questo disegno di legge e questo è il secondo nodo: il nodo finanziario.
La Giunta regionale, per scelta politica, ha deciso di finanziare questo disegno di legge tagliando dieci milioni all'anno al settore del trasporto pubblico locale, che oggi vive uno dei momenti più difficili per queste aziende. Per questo settore, a causa del COVID e della pandemia, in quest'anno di emergenza, di COVID, di operazioni di ristoro, di bonus e di operazioni di sostegno alle attività più colpite, non è mai stato inserito in un piano di sostegno, di bonus, d'intervento finanziario da parte della Regione stessa.
Ora, se uniamo la scelta di definanziare questo settore e dieci milioni all'anno, su un plafond complessivo di 520 milioni, dieci milioni potrebbero sembrare pochi, ma se pensiamo che di questi 520 milioni solo cinquanta sono le risorse regionali che, da sempre, storicamente mettiamo in più sul trasporto pubblico locale e ferroviario rispetto al Fondo nazionale, se noi rapportiamo questi dieci milioni soltanto alla quota regionale, perché il resto sono risorse nazionali che ci sono trasferite dal Governo ogni anno, sulla base di un meccanismo di perequazione, allora vedremo che dieci milioni su cinquanta è un impatto importante, è una scelta politica forte che si fa rispetto a un settore (dieci milioni su due anni).
Noi pensiamo sia un errore, perché pensiamo che in questo momento il trasporto pubblico locale non solo debba essere sostenuto, ma anche ristorato e aiutato nella revisione del modello di business, perché le abitudini di trasporto, le nuove abitudini legate al COVID, i problemi legati al COVID-19, ma anche il tema del trasporto studentesco sono temi amplissimi, sui quali dovremmo dibattere, perché i trasporti, dopo la sanità, è una delle grandi deleghe che abbiamo in mano. Di conseguenza, non soltanto dovremmo discuterne, ripensarlo e sostenerlo, ma dovremmo anche incrementare le risorse, perché se è vero che dobbiamo limitare gli assembramenti per favorire un trasporto più capillare, quindi un trasporto organizzato in modo diverso, dovremmo pensare a un'implementazione delle risorse per un maggiore sviluppo del servizio. Tutto questo non è stato fatto.
Dietro a ogni euro che tagliamo al trasporto pubblico locale, essendo un ambito d'impatto ad alto capitale umano, perché su ogni pullman c'è un autista, quindi per ogni euro che tagliamo e ogni chilometro che riduciamo c'è un impatto diretto sulla risorsa lavoro, sul lavoratore e sulle risorse umane, dovremmo fare molta più attenzione rispetto alle scelte che si vanno a fare per finanziare altri disegni di legge.
Questo è il secondo aspetto centrale sul quale noi continuiamo a dare battaglia per due motivi. Anzitutto, per azzerare questo prelievo, anche se la Giunta continua a dire che è temporaneo, sul trasporto pubblico locale.
La nostra battaglia in Commissione ha portato a ridurlo da dieci a otto milioni, con l'approvazione in Commissione di un emendamento delle opposizioni, che ha ridotto di due milioni questo prelievo, ma a noi questo non basta, perché vogliamo avere una certezza rispetto al fatto che vengano ripianate le risorse nel corso degli anni.
Inoltre, vogliamo essere certi che la priorità politica delle risorse che saranno destinate alla Regione Piemonte, ragionevolmente dal Governo, per ristorare le mancate entrate o per, come nel caso dei fondi della montagna dare alla Regione Piemonte disponibilità finanziaria per sostenere i settori maggiormente colpiti dalla pandemia, sia di ripianare questo fondo e, quindi, azzerare il prelievo che noi facciamo a favore del finanziamento di questo disegno di legge.
Da più parti ci è stato detto che stiamo fermando un disegno di legge importante per la revisione sanitaria e per la risposta sanitaria che dobbiamo andare alla pandemia. Noi abbiamo risposto, e continuiamo a farlo anche qui in Aula, dicendo che questo disegno di legge, così come quello delle RSA, andava discusso dentro un quadro più generale della legge di bilancio, perché andiamo a impegnare risorse 2021 ancora prima di approvare la legge di bilancio, così com'è stato fatto sui ristori delle RSA e così come si è voluto fare su questo disegno di legge per i medici di medicina generale.
A riprova del fatto che la discussione doveva essere fatta dentro il perimetro del bilancio, c'è stata l'approvazione dell'emendamento, che è diventato articolo 6, da parte della maggioranza, che ha traslato l'applicazione di questo disegno di legge a dopo l'approvazione della legge di bilancio, proprio perché non si possono impegnare e usare risorse del 2021 prima di approvare il bilancio della Regione Piemonte.
La discussione che abbiamo portato avanti nel merito della questione sanitaria e nel merito della copertura finanziaria non ha impattato rispetto ai tempi di risposta a quest'ambito e a questo settore sanitario.
In Aula, quindi, continueremo a ribadire la nostra contrarietà alla norma finanziaria e a chiedere certezza rispetto al ripiano del prelievo sul trasporto pubblico locale e a portare dei temi di merito, rispetto all'aspetto sanitario, per esempio con tutto il tema delle borse di studio degli specializzandi. Su questo, avremo modo di discutere affrontando i nostri emendamenti nel corso del pomeriggio.
Grazie.



GAVAZZA GIANLUCA



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Gallo per l'intervento in discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Avetta sulla discussione generale ne ha facoltà per dieci minuti.
Prego, Consigliere.



AVETTA Alberto

Grazie, Presidente.
Com'è già stato detto in questa giornata, questa mattina, nel lungo lavoro in Commissione abbiamo più volte avuto modo di affermare che gli obiettivi di questo disegno di legge, dal nostro punto di vista, sono condivisibili e lo sono - aggiungo io - per ragioni ovvie.
L'emergenza COVID ci proietta oltre un modello di sanità che avevamo probabilmente in mente fino a qualche tempo fa; oltre un'idea di sanità che avevamo pensato per il nostro futuro pre-pandemico e oltre un modello, per essere più chiari, in cui l'ospedale potesse essere considerato e considerarsi quasi come un elemento di autosufficienza nell'erogazione del servizio sanitario.
La pandemia, invece, ci pone di fronte a un contesto rivoluzionato, se così possiamo dire, e certamente il modello di sanità che abbiamo in mente deve essere modificato di conseguenza. Abbiamo quindi imparato a capire, a nostre spese, che, senza una rete territoriale adeguata e forte, il sistema ospedaliero non regge l'urto con vicende pandemiche come quelle che purtroppo, stiamo vivendo da più di un anno. Certamente ci ha fatto riscoprire quella centralità della medicina territoriale, soprattutto quando alla medicina territoriale affidiamo un compito molto gravoso e molto difficile, come abbiamo potuto sperimentare in questi mesi, cioè filtrare e contenere, per quanto possibile, gli accessi all'ospedale.
Addirittura, abbiamo scoperto (forse riscoperto) che per talune patologie in talune caratteristiche e a talune condizioni, la gestione del malato a casa propria, oltre che più sicura, si rivela spesso anche più efficace.
A questo, ossia al modo con cui siamo in grado di affrontare la pandemia e al modo con cui siamo in grado di prepararci per affrontare i prossimi mesi e i prossimi anni, si aggiunge anche la necessità di dare risposte a delle cronicità pluripatologiche, che richiedono risposte multiprofessionali interdisciplinari e anche organizzative adeguate. Questa necessità, se è rilevante in sé, se è rilevante come ragionamento generale, a maggior ragione è rilevante in un contesto e in una realtà territoriale come quella che caratterizza molti luoghi del Piemonte.
Come sappiamo, non tutti vivono in città, non tutti vivono nei pressi degli ospedali, ma molti piemontesi - dico io, per fortuna - continuano ancora a scegliere di vivere in luoghi straordinariamente belli, ma che spesso sono isolati nelle nostre vallate o nelle nostre montagne, quindi sono luoghi disagevoli. Questi piemontesi, che continuano a vivere in questi luoghi hanno pari dignità e pari diritti degli altri; forse potremmo anche dire che hanno qualche diritto in più, perché spesso rappresentano e interpretano quel ruolo di presidio che noi spesso enfatizziamo, di cui poi però, altrettanto spesso, ci dimentichiamo.
Per questa ragione, condividiamo il fatto che sia un obiettivo positivo quello di sostenere e di sviluppare una medicina territoriale attraverso le forme associative tra medici, che preveda la sempre più profonda integrazione socio-sanitaria tra l'assistenza ospedaliera e l'assistenza territoriale. Questi sono gli elementi di un sistema e di un modello nuovo che, insieme all'evoluzione e alle innovazioni tecnologiche, possono fare la differenza, rispetto a una crisi come quella che abbiamo vissuto nel corso dell'ultimo anno.
Non è un caso, tra l'altro, come ha detto il collega Rossi, che anche il Piano nazionale di rinascita e di resilienza, adottato recentemente dal Consiglio dei Ministeri e che, per quanto ne so, dal Governo Conte (per quanto ne so, il Governo Draghi non ha ancora espresso intenzione di modificarlo) prevede, nella missione dedicata alla salute, proprio un intervento significativo sulla medicina territoriale. Si tratta di venti miliardi destinati a finanziare l'innovazione tecnologica e medicina.
Pensate cosa significa e quanta importanza può avere la telemedicina nelle aree piemontesi cui ho fatto riferimento, le cui caratteristiche ho cercato prima di sintetizzare, ma prevede anche la realizzazione di una rete di ospedali di comunità, uno ogni 80 mila abitanti; il potenziamento dell'assistenza domiciliare integrata; la realizzazione delle case di comunità, una ogni 24.500 abitanti; l'integrazione, sempre maggiore, dei servizi socio-sanitari e l'integrazione tra i servizi sanitari e quelli ospedalieri. Certamente il potenziamento della sanità territoriale è ritornato a essere un elemento di grande attualità.
Il DDL 127 s'inserisce in un contesto che è molto interessante, che è quello del Next Generation Italia, in cui diventa un'opportunità fondamentale. Credo che per queste ragioni sarà necessario che la Regione abbia la capacità di elaborare anche un piano regionale di potenziamento dall'assistenza sanitaria, quindi di adottare un piano coerente di assunzioni di personale che vada in quella direzione.
Sto dicendo tutte queste cose per rimarcare che il contesto è cambiato, che il DDL che stiamo analizzando oggi s'inserisce in un contesto profondamente mutato rispetto anche solo a qualche mese fa, che può generare anche grandi opportunità e grandi potenzialità. Qui s'inserisce il lavoro che noi abbiamo svolto in Commissione, che è stato un impegno, dal nostro punto di vista, molto costruttivo, che tende a rendere questo disegno di legge migliore. Abbiamo cercato di renderlo più coerente con il contesto del tutto nuovo che ho descritto sia in termini d'interesse da parte dello Stato e da parte dell'Unione Europea, sia in termini di - elemento altrettanto importante - risorse che saranno a disposizione, per esempio quelle del Next Generation EU.
Abbiamo evidenziato alcune criticità che sono già state ampiamente richiamate, ma che voglio sinteticamente riprendere. Per esempio, manca un riferimento ai pediatri, così come non si è tenuto conto del fatto che i medici di famiglia, che sono stati assunti per gran parte tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, sono in uscita per così dire esponenziale di qui al 2030. Ragion per cui abbiamo proposto, attraverso un emendamento, di stanziare risorse per la formazione, quindi aumentando le borse che sono attualmente limitate a quelle finanziate con risorse statali.
Per esempio, abbiamo indicato, sempre attraverso la nostra attività emendativa, anche il sostegno all'esperienza cooperativistica tra i medici di medicina generale nella gestione dei loro pazienti, dei servizi, delle strutture e della diagnostica che si può rendere disponibile a livello di medicina territoriale. L'abbiamo evidenziato perché le esperienze che ci provengono da altre Regioni, sono molto positive in questa direzione. Credo che, nell'ambito di un DDL che si pone l'obiettivo di potenziare o di sviluppare le forme aggregative tra i medici di famiglia, non possano non essere prese in considerazioni le esperienze positive che sono maturate in altri contesti, in altre Regioni.
Infine, abbiamo evidenziato una criticità molto significativa che, in qualche modo, abbiamo anche corretto, seppur non in modo totale, e richiamata in modo molto significativo e molto determinato dal Consigliere Gallo, che è quella del finanziamento del DDL sanità attraverso il taglio dei fondi di dieci milioni per il trasporto pubblico locale che, di per s per le ragioni che sono già state ampiamente spiegate e che non voglio ripercorrere, è una scelta sbagliata. A maggior ragione, è sbagliata se non ci soffermiamo a considerare strategico il trasporto pubblico locale proprio per efficientare quella medicina territoriale che questo DDL si pone l'obiettivo di sviluppare e di favorire.
Quando diciamo che ci sono aree del territorio in cui dev'essere implementata la telemedicina, in cui devono essere implementati i servizi di carattere domiciliare, in cui dev'essere implementata la realizzazione di presidi che consentano di interfacciarsi con gli ospedali e di evitare a molte persone, di raggiungere le città e quindi gli ospedali se non nei casi delle acuzie, dobbiamo anche dire che ci sono molte persone che hanno difficoltà a spostarsi e a muoversi, ragion per cui in quei contesti - in particolare in quei contesti di provincia valli e montani - il trasporto pubblico locale svolge un ruolo di grandissima rilevanza, non è un tassello completamente slegato dall'efficientamento della medicina territoriale.
In altre parole, abbiamo lavorato e ci auguriamo che i nostri emendamenti possano ancora trovare accoglimento per migliorare questa legge e per renderla più coerente con un modello di sanità che sta cambiando molto repentinamente e profondamente. Credo che scrivere buone norme che portino con sé questa coerenza di contesto sia la precondizione per farci trovare pronti di fronte alle innovazioni e alle trasformazioni che ci attendono e che per certi aspetti già stiamo vivendo.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Alberto Avetta per l'intervento in discussione generale.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Canalis.
Prego, Consigliera; ha facoltà di intervenire per dieci minuti.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Vorrei anch'io intervenire in discussione generale su questo provvedimento che è molto importante e che nel merito della proposta non trova una contrarietà da parte del Gruppo del Partito Democratico. Non la trova nel merito, ma la trova nella contestualizzazione.
Nuovamente, anche questa legge sulla riorganizzazione delle forme associative dei medici di medicina generale, esattamente come quella che abbiamo approvato il 20 gennaio sui ristori alle strutture residenziali del Piemonte, è una legge che riteniamo frammentaria e isolata dal contesto.
Che cosa intendo dire? Che quello di cui avrebbe bisogno oggi la nostra Regione è una rivisitazione più possibile strutturale, organica e complessiva delle strutture e degli strumenti socio-sanitari. Avrebbe bisogno di un vero e proprio nuovo Piano Socio Sanitario che oggi il Piemonte non ha, perché quello che era in vigore è ormai scaduto da alcuni anni. Una misura come quella che stiamo discutendo rischia di essere non risolutiva e isolata da tutti gli altri bisogni che la sanità e il socio sanitario hanno manifestato, in particolare durante la pandemia.
Ad esempio, non si tiene conto di alcune altre realtà importantissime nel rafforzamento della medicina di territorio, che sono innanzitutto i SISP delle ASL. Se n'è parlato molto poco in Consiglio regionale, ma anche per le RSA, quella che abbiamo discusso a gennaio è semplicemente una misura di ristoro, ma non ci siamo ancora confrontati su come riformare la residenzialità in Piemonte.
Per non parlare della domiciliarità, che purtroppo è stata quasi completamente delegata al fondo per la non autosufficienza di origine statale e nazionale, verso cui c'è stato un sempre più forte disimpegno delle finanze regionali.
Per non parlare, ancora, degli ambulatori territoriali, che sono anch'essi una propaggine della sanità sul territorio, delle case della salute, della sanità privata accreditata, in particolar modo dei presidi ex articolo 42 e 43 della legge n. 833/78.
Dunque, quando abbiamo assistito alla conferenza stampa in cui questa legge veniva presentata con il titolo "Riforma della medicina di territorio", ci siamo sentiti anche un po' presi alla sprovvista. Perché la riforma della medicina di territorio prevedrebbe una presa in considerazione di tutti questi soggetti e di queste realtà, non soltanto delle forme associative dei medici di medicina generale, per quanto essi siano sicuramente tra i protagonisti della medicina di territorio, come hanno anche dimostrato con grande abnegazione, e a tratti con eroismo, durante il 2020 per difendere i cittadini dalla pandemia.
Oltre a trascurare completamente alcuni soggetti che compongono la medicina del territorio, questa legge trascura anche alcune specifiche figure professionali. Una, grazie anche a un emendamento del Partito Democratico siamo riusciti a farla rientrare per il rotto della cuffia, in zona Cesarini, ed è quella degli infermieri di comunità. L'altra, invece, che è quella degli psicologi, speriamo che possa essere fatta rientrare grazie all'approvazione dell'ordine del giorno a prima firma del nostro collega di Gruppo Domenico Ravetti.
Riteniamo che non sia sufficiente parlare dei medici di medicina generale ma che vadano considerate tutte le figure professionali, anche i pediatri di libera scelta, che, colpevolmente, sono assenti in questo provvedimento e che invece, al pari dei medici che si occupano degli adulti, svolgono un ruolo in prima linea e di primo piano per assistere la popolazione.
Queste assenze molto fragorose ci paiono essere dovute a una certa frettolosità nella redazione del testo; una frettolosità che ci pare tanto più incomprensibile se pensiamo che il gruppo di lavoro di riforma della medicina territoriale, presieduto da Ferruccio Fazio, si è insediato già nella prima metà del 2020, quindi in così tanti mesi di lavoro ci pare che la montagna abbia partorito il topolino, cioè che il risultato non sia equiparabile alle aspettative che erano state suscitate in tutti noi.
L'altra grandissima perplessità per il nostro Gruppo consiliare riguarda la fonte di finanziamento della norma che stiamo discutendo, cioè la norma finanziaria. Si sono già adeguatamente e appropriatamente soffermati su quest'aspetto i miei colleghi Rossi, Gallo e Avetta. Però mi permetto anch'io di fare una sottolineatura: fino a quando il gioco sarà a somma zero, cioè aumenteremo le risorse su un'importante partita di bilancio come quella della riforma delle forme associative dei medici, ma lo faremmo togliendo risorse a un'altra importante partita di bilancio come quella dei trasporti, credo che non ci sarà alcun avanzamento nelle politiche regionali. Anche perché il rafforzamento del TPL concorre alla salute dei cittadini, perché sappiamo che consente di ridurre l'inquinamento e quindi, di migliorare la qualità della vita e la salute delle persone.
Pertanto, in qualche misura, con il nostro contributo abbiamo ridotto il danno, perché perlomeno per l'annualità 2021 le risorse sottratte al TPL sono passate da dieci a otto, perché si è andati ad attingere due milioni dalla Corte dei Conti. Ma siamo preoccupati perché, comunque, otto milioni tolti al TPL sul 2021 e dieci sul 2022 sono, comunque, un danno molto grave che facciamo a un comparto di primaria importanza per le politiche regionali e che, lo ripeto, ha un legame indiretto anche con la salute. In altre parole, da un lato investiamo sulla salute, dall'altro disinvestiamo sulla salute: è un controsenso! E su questo ci auguriamo che durante la discussione sugli emendamenti si possa trovare qualche forma di mediazione.
Infine, un'ultima riflessione riguarda le persone di cui si occupa questa legge, ovvero i medici di medicina generale.
Come ha detto già molto bene il collega Domenico Rossi, se non si prevedono anche assunzioni, e con molta velocità, e investimenti sulla formazione delle nuove leve di medici, potremmo anche investire sulle forme associative, sulla medicina di gruppo e sulla medicina di rete, ma purtroppo questo nostro intervento rischierà di essere insufficiente e non incisivo, perché mancheranno proprio i medici con cui fare le forme associative.
Noi sappiamo che andiamo incontro a una carenza molto forte in cui, di fatto, ci siamo già imbattuti, ma anche che andrà crescendo nei prossimi anni, dovuta al pensionamento di un grandissimo numero di medici di medicina generale, che purtroppo farà a pugni con un non proporzionale ingresso di medici giovani dovuto proprio all'imbuto formativo di cui abbiamo già ampiamente discusso in passato.
Di conseguenza, se non interverranno misure urgenti e sostanziali sia sul piano regionale, sia su quello nazionale per aumentare le borse di studio per formare nuovi medici, anche in questa specialità, purtroppo, di fatto troveremo scoperte ampie aree del nostro territorio. E questo è un rischio di cui il presente provvedimento non tiene assolutamente conto. E per me questo è un limite che va in qualche maniera colmato.
Ne discuteremo ancora in fase di discussione degli emendamenti.
Grazie, Presidente.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALLASIA



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valle; ne ha facoltà.



VALLE Daniele

Ci sarebbe il collega Ravetti.



RAVETTI Domenico

Come volete. Non è un problema, intervengo anche dopo.



PRESIDENTE

Se volete fare i Presidenti, fate voi.



RAVETTI Domenico

Ci pensiamo, ci pensiamo.



PRESIDENTE

Ci pensate e alle prossime elezioni vedete un attimo di fare come volete.
Ho iscritto a intervenire il Consigliere Valle; basta solo che vi mettiate d'accordo. Essendo, poi, dello stesso Gruppo.
Consigliere Ravetti, vada. Non vorrei fare come la scorsa settimana, che poi mi dite che sono indisponente con i membri del Partito Democratico.
Prego, Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Ma no, si figuri. Era soltanto perché nella chat venivo prima del collega Valle, ma per me non è un problema.
Tanto avrà capito, Presidente, che.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Ravetti, abbiamo problemi con la chat. Inoltre, ci sono le sottoscrizioni degli emendamenti e altre discussioni, per cui a volte ci si perde un po'.
Prego, Consigliere.



RAVETTI Domenico

Non è assolutamente un problema. Ci si permette ogni tanto di utilizzare un filo d'ironia nella comunicazione tra noi, perché c'è un rispetto che non è soltanto istituzionale, per cui perdoni gli accenti con stile un po' meno istituzionale.
Tra l'altro, Presidente, lei avrà notato che in questa discussione gli interventi - perlomeno quelli del Gruppo del Partito Democratico - dopo le relazioni di maggioranza e di minoranza sul disegno di legge n. 127 sono legati da un filo unico, per cui è probabile che ognuno di noi svilupperà con accenti differenti medesimi argomenti.
Voglio cogliere quest'occasione per affrontare un tema con lei, Presidente e, se è in ascolto, con la Giunta, che non vuole per nulla essere critico.
Non ho alcuna intenzione, con il mio intervento, di accusare politicamente qualcuno. Colgo però l'opportunità di questi otto minuti che mi rimangono per provare a dire questo. Proviamo a immaginarci in un periodo senza pandemia, proviamo a cancellare questo incubo. È impossibile, troppa retorica, lo so.
Sono convinto che, al di là della pandemia, il Governo nazionale del Paese a prescindere dalla sua composizione, avrebbe avuto di fronte a sé il dilemma del cambiamento del sistema sanitario nazionale per mantenere il diritto costituzionale alla salute. La discussione che avremmo dovuto affrontare, a prescindere dalla pandemia nella sua dimensione nazionale sarebbe stata comunque quella della messa in sicurezza del sistema sanitario, cioè del cambiamento e come avremmo dovuto modificare dai fondamentali il nostro sistema, salvaguardando quanto di buono esiste ed esisteva e adeguando le nuove esigenze di una società che è cambiata rispetto a quarantuno anni fa, momento in cui è stato costruito e modellato attorno a quella società, il sistema sanitario nazionale, con Tina Anselmi allora Ministro della Sanità.
Poi è arrivato il virus, è arrivata la pandemia, che ha messo sotto stress il sistema sanitario e ha evidenziato tutte le debolezze e le lacune. Ha anche messo in luce quanto di buono abbiamo tuttora a disposizione, in primis i nostri operatori sanitari, tutti. Però ha messo sotto stress quel sistema. Di conseguenza, oggi non possiamo fare opera di rivisitazione parziale, ma in questa crisi mastodontica dobbiamo provare a mettere in campo una riforma che riguarda, è vero, il Piemonte, ma riguarda forse l'Occidente, se mi è permesso. Allora, limitiamoci all'Italia.
Come vede, non sono qui ad accusare nessuno sul piano politico. Dico che dobbiamo però essere molto coraggiosi e rispondere, da un lato all'emergenza con risposte emergenziali, ma provare a immaginare da subito come mettere in campo un modello completamente nuovo, più inclusivo, capace di non lasciare fuori nessuno. Guardi, è una vicenda per padri costituenti molto più grandi di noi, se posso permettermi, a meno che qualcuno nella maggioranza si giudichi come padre costituente, ma non credo.
Allora, c'è una sfida. Abbiamo capito che nel futuro avremo di fronte la necessità - a proposito del verbo modellare - di modellare il nuovo sistema sanitario sul territorio, ad esempio gestendo le cronicità. Quella italiana è una popolazione che più delle altre europee invecchia, ha un'aspettativa di vita più alta, però è pluripatologica, per cui mi riferisco alla gestione delle cronicità, in particolare sul territorio. Dell'ospedale parleremo in un altro momento.
Questa vicenda bisogna affrontarla nella sua dimensione completa. Abbiamo bisogno di capire in Piemonte - e, nel frattempo, anche in Italia, ma partendo dal Piemonte - come riusciamo ad adeguare il sistema piemontese nella sua complessità alle nuove esigenze. E lo possiamo fare, questo è il metodo, questo è il primo passo: il passo durante la pandemia, non dopo la pandemia. Noi dovremmo condividere il metodo e non lo stiamo condividendo.
Sono molto preoccupato per questo. Ecco, forse questo è il passaggio negativo che consegno alla maggioranza e alla Giunta: noi non stiamo condividendo il metodo, ma non lo stiamo condividendo neanche con i territori, con le amministrazioni, con le rappresentanze degli operatori sanitari, con i sindacati. Non lo stiamo condividendo. Non lo state condividendo.
Voi, purtroppo, in questa fase, ragionate in emergenza e noi vi chiediamo di ragionare anche in emergenza ma, come ho detto prima, parallelamente con un pensiero che riguarda la programmazione sul medio e lungo periodo, che ha un passo differente, ha tempistiche differente, per provare a costruire l'insieme delle risposte adeguate.
Quando affrontiamo con questo disegno di legge l'opportunità di dare forza a una professione fondamentale per le politiche territoriali, cioè i medici di medicina generale, noi vogliamo e voi volete - su questo c'è una condivisione di fondo - sostenere la rete e le aggregazioni, perché abbiamo capito e avete capito che, così facendo, diamo più forza e riusciamo a offrire più garanzie a quegli operatori, non soltanto trasferendo delle risorse ma garantendo servizi migliori ai cittadini.
Quando facciamo quest'operazione e la decontestualizziamo, non facciamo un favore ai piemontesi. Noi indeboliamo la proposta e perdiamo un'occasione per garantire strutturalmente e nel tempo, le risposte adeguate. Lo stiamo facendo, lo state facendo sui medici di medicina generale, tra l'altro, in un ambito dove, com'è stato già detto, prossimamente il numero di medici si ridurrà per l'età media che è prossima al pensionamento e non è possibile immaginare, a breve termine, un numero di sostituzioni adeguate.
Lo stiamo facendo di fronte a un sistema già di per sé numericamente indebolito e su questo non riusciamo, soltanto con i nostri emendamenti, a provare a metterci - a proposito di rete - in rete con voi, per trovare le soluzioni, peraltro, com'è già stato detto, con una sostenibilità economica che non ci convince nella parte della scelta che fate rispetto alle entrate.
Voi indebolite un altro diritto, che è il diritto al trasporto in un Piemonte che, tra l'altro, connesso anche alle politiche sanitarie territoriali, avrebbe bisogno di un sistema del trasporto pubblico locale più forte di quello che c'è, più ramificato, più presente per garantire un altro diritto che, come ho detto, è molto associato al diritto alla salute.
Ormai stiamo facendo la discussione e non c'è niente da fare sul disegno di legge n. 127; stiamo trattando in questo modo, perché lo avete deciso voi un pezzo delle politiche territoriali fondamentale, ma non il tutto.
Leggo dalla programmazione che, prossimamente, dovremmo affrontare altri disegni di legge o proposte di legge che riguardano altri pezzi del sistema sanitario piemontese e ancora fuori dal contesto del nuovo Piano Socio Sanitario, che potrebbe mettere in rete più condivisioni, però fermatevi e cogliete quest'occasione per provare ad affrontare i problemi con una prospettiva e non soltanto rispondendo alle domande di giornata, perché il momento è davvero per un pensiero lungo, il momento non è per la soluzione che porta verso la notte.
Infatti, sapete che c'è? Dopo, resta soltanto più il buio e non l'alba di un giorno nuovo.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Valle.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Partecipo volentieri anch'io alla discussione generale su questo progetto di legge.
Il primo punto che tocca notare è un prodotto decisamente al di sotto delle aspettative, perché noi oggi discutiamo di questo disegno di legge, ma dobbiamo inquadrarlo nell'ambito e nel percorso da cui questo progetto di legge arriva a essere discusso in Aula. Dovremmo tornare indietro a quasi un anno fa, quando intorno al picco dell'emergenza e del fenomeno pandemico della scorsa primavera, s'insediavano due gruppi di lavoro e uno di questi aveva tra le finalità proprio la revisione della rete di assistenza territoriale del nostro sistema sanitario.
Era un obiettivo ambizioso, altrettanto ambiziosamente declinato, perch mirava a "formulare proposte per l'organizzazione del sistema sanitario con particolare attenzione alla ricostruzione della medicina territoriale e formulare proposte su corretto rapporto tra assistenza ospedaliera e territoriale".
Lo stesso gruppo di lavoro, peraltro, in quei giorni veniva presentato - mi sento di dire quasi, anzi diciamolo pure - propedeutico alla Fase 2 dell'epidemia, se andiamo a vedere i comunicati di allora. Di conseguenza ci s'immaginava, insediandosi ad aprile, che le risultanze di questo gruppo di lavoro dovessero arrivare entro poche settimane, tant'è vero che, nella sua prima accezione, esso avrebbe dovuto terminare i suoi lavori alla fine di luglio, secondo la deliberazione della Giunta regionale. Sappiamo che così non è stato, che questo gruppo di lavoro, di fatto, non ha parlato della Fase 2 dell'epidemia e che, soprattutto (diciamo la verità) ha partorito, come dire, questo progetto di legge alla fine nello scorso anno.
L'abbiamo avuto in visione a dicembre, su un aspetto sicuramente significativo e problematico del nostro sistema di assistenza sanitaria e territoriale, non mi sento di dire marginale, ma sicuramente diciamo che è una tessera di un mosaico decisamente più ampio, che è il tema della medicina di base e della sua organizzazione a rete o a gruppo. Tutti gli altri problemi, con questo disegno di legge, ovviamente, restano sullo sfondo, perché non sono affrontati.
Per noi, è necessario rilevare in Aula come questo disegno di legge, che presto diventerà legge, evidentemente contiene strumenti e, in particolare risorse utili per migliorare la risposta del nostro sistema sanitario, ma se entriamo nel merito, si tratta di un aspetto di una soltanto delle tante questioni che avevamo sul tavolo e, peraltro, con un investimento che, a nostro modo di vedere, non soltanto è modesto, ma anche mal finanziato perché è finanziato a danno di altri settori, in particolare, quello del trasporto pubblico, che non meritavano questo tipo di atteggiamento; anzi non lo avrebbero meritato in nessun altro momento, ma soprattutto in un momento in cui la tematica del trasporto pubblico è così intimamente legata con la tutela della salute pubblica per via della facilità di trasmissione del virus sui mezzi di trasporto pubblico, tale scelta diventa ancora più peregrina.
Questo è il quadro sul quale non possiamo che dare un giudizio di sufficienza sul progetto di legge, ma di assoluta insoddisfazione circa la complessità dei problemi che questa Giunta si lascia alle spalle, senza affrontarli, cosicché rivendicando la necessità che questa discussione si sposti in Consiglio, al più presto, per prendere in esame tutto il resto.
Sappiamo che si è insediato un gruppo di lavoro in IV Commissione sul nuovo Piano Socio Sanitario ed è un importante passo avanti.
Se rivendicheremo con forza il lavoro di quest'Aula come luogo di confronto e di elaborazione sul punto, non potremmo che fare meglio. Anche in questo caso, mi sento di ribadire, come in tante altre occasioni, che si pensa sempre che la risposta alla lentezza e alla farraginosità del meccanismo politico sia di trovare soluzioni fuori e altri strumenti (Commissioni task force, esperti o quello che volete voi), ma poi la realtà è che non mi pare che la famosa convenzione extra Consiglio regionale, che, di fatto, ha assorbito un compito di proposte d'indirizzo che spetterebbe alla Giunta, e anche una parte di elaborazione che spetterebbe a questo Consiglio, abbia brillato per efficienza e celerità. Ci ha messo quasi un anno a partorire un disegno di legge di cinque articoli, che si occupa soltanto di una piccola questione (tra l'altro, per un investimento piuttosto ridotto).
In questo quadro, quali sono i punti che ci lasciano perplessi, al di là di questo di carattere generale? Uno è quello che richiamavo prima, cioè il tema del finanziamento di quest'investimento. Anche se il lavoro di Commissione ci ha permesso, grazie all'insistenza delle opposizioni e poi alla divenuta condivisione con la maggioranza, di ridurre da dieci a otto milioni la parte di finanziamenti provenienti dei fondi destinati al trasporto pubblico locale, continuiamo a ritenere quest'investimento ancora troppo alto.
Il bilancio della sanità è un bilancio molto complesso, ma molto ricco dove cifre di questo tipo, se non sono residuali, sono marginali o comunque, facilmente reperibili. Penso alle decine di milioni di euro che non più tardi di un paio di mesi fa sono state annunciate per il piano di screening sulla scuola, che non sappiamo come stia andando e con quali adesioni (ci pare di capire con meno adesioni di quello che prevedeva l'Assessore quando l'aveva lanciato).
Ne ho citato uno, ma ci sono tante altre occasioni in cui risorse più importanti sono state reperite con una certa facilità e poi non sempre sono state spese. Penso a tutte le risorse messe in campo, dal punto di vista economico, per la realizzazione dell'ex ospedale delle OGR, che poi, in realtà, sono state impiegate in misura molto inferiore di quelle preventivate (sempre troppe, senza considerare che poi l'abbiamo chiuso, ma è un altro discorso). In realtà, uno sforzo diverso per trovare finanziamento al progetto di legge, magari anche implementandolo, non avrebbe fatto male.
Abbiamo forti perplessità sulla risposta che questo finanziamento avrà, da parte della comunità medica, perché il nostro sistema di medici di base è costituito, per la gran parte, da medici appartenenti a una generazione che si sta avvicinando al momento della pensione, perché il grosso del nostro personale è nato fra la fine degli anni Quaranta e la fine degli anni Cinquanta.
Abbiamo, insomma, perplessità sull'accoglienza che un modello che rivoluziona e cambia significativamente il modo di operare e di lavorare potrà ottenere da persone che ormai vedono approssimarsi il termine del loro percorso lavorativo e che, probabilmente, non avranno tutta questa intenzione di rimetterlo completamente in discussione.
Questo si lega all'altro grosso problema: stiamo pensando a come organizzare la medicina territoriale, in particolare a come chiedere ai medici di base di mettersi in gioco sul modello nuovo di condivisione degli spazi, dell'attrezzatura, del personale, delle diagnostiche e quant'altro sostenendoli economicamente, e non ci stiamo preoccupando del fatto che tra qualche anno non avremo più medici da convincere a fare questo percorso perché ne avremo sempre meno a disposizione.
Ci sarà un'infornata di pensionamenti significativa nei prossimi cinque anni, cui non è posto rimedio né dal Governo né da questa Giunta regionale.
Siamo convinti che sia necessario - e se non lo faremo con questo disegno di legge oggi o la prossima settimana, lo riproporremo sicuramente in occasione del bilancio, che abbiamo iniziato ad affrontare ieri - investire con forza sulle borse di studio destinate ai giovani professionisti e andare a costruire, come anche sulle altre specializzazioni, il futuro vivaio dei medici del nostro sistema sanitario.
Diversamente, saremo costretti a lasciare, sui nostri territori, carenze molto importanti, che finiranno per penalizzare proprio quei territori marginali ed extraurbani, che sono quelli che, più di altri, si avvantaggerebbero di un sistema integrato di rete o di medicina di gruppo come quello di cui stiamo discutendo, perché ovviamente avrebbero nell'accessibilità di questi poli sanitari, un vantaggio, perché l'accesso all'ospedale, per chi non vive nella stessa città, ovviamente è più faticoso e impegnativo, soprattutto per tutti coloro che sul territorio vivono una dimensione di cronicità, che con l'invecchiamento progressivo della nostra popolazione finirà per acuirsi.
Tutto quanto premesso, siamo ancora fiduciosi che la discussione che avremo nei prossimi giorni sul disegno di legge possa portare a un'ulteriore implementazione del progetto e a un miglioramento. D'altra parte, il nostro forte auspicio è che si possa presto cominciare una discussione seria che riguardi l'impianto complessivo del nostro sistema e, quindi, un nuovo Piano Socio Sanitario.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Valle.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Magliano; ne ha facoltà.
Nel frattempo, volevo portare gli auguri a sua moglie, la signora Clara, e a sua figlia Maria Vittoria. Credo di parlare a nome di tutta l'Assemblea per la felicitazione di condividere con voi questa nuova nascita, in un momento così difficile.
Complimenti, le auguro ogni bene.
Prego, Consigliere Magliano.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Colgo l'occasione per ringraziarla di quest'augurio. Sarà mio piacere estenderlo anche a mia moglie e a mia figlia. Grazie, mi ha commosso.
Detto questo, ho chiesto la parola per intervenire in discussione generale su quest'atto. Un atto che, evidentemente, era richiesto da tempo soprattutto da tutti quei medici di base e medici di famiglia che non riuscirono - quando vi fu l'iniziativa di porre questa nuova strutturazione rispetto alla medicina di rete o la medicina di gruppo - per mancanza di risorse da parte della Regione, di potersi strutturare. Ragion per cui questo era un intervento necessario e doveroso.
Fondamentalmente, stiamo parlando di un intervento che sostiene il desiderio e la necessità di alcuni medici di potersi dare una conformazione strutturata (medicina di gruppo) all'interno dello stesso luogo e dello stesso ambito, condividendo costi per il personale, medicina di rete e informazioni.
Tuttavia, è innegabile che la nostra proposta di riforma del sistema sanitario, la nostra proposta di vicinanza a tutte quelle famiglie che oggettivamente, hanno vissuto un periodo decisamente faticoso a causa del COVID e a tutti quei medici di famiglia che sono stati la prima frontiera rispetto alla pandemia, è una risposta scarna, una risposta che fondamentalmente assomiglia molto di più alla montagna che partorisce un topolino, piuttosto che a un'idea diversa, nuova, con una concezione sottostante di sanità territoriale.
Perché dico questo? Perché i macrodati rispetto alla nostra regione rispetto alla popolazione della nostra regione, l'invecchiamento degli abitanti e dei piemontesi nella nostra regione e l'età dei nostri medici di famiglia, dicono che, forse, era necessario immaginare qualcosa di più qualcosa di diverso. Certo ci sarà un interesse, ho avuto modo di dialogare e interloquire con medici di famiglia che avevano chiesto, da tempo, di potersi mettere in rete, di iniziare a fare medicina di gruppo, e questa sarà la modalità con la quale permetteremo loro di farlo se ci saranno le risorse.
A questo punto, sarà interessante, questo sì, capire, com'è scritto nella legge, quali sono gli standard qualitativi che si riescono a raggiungere quanto la medicina di gruppo sarà in grado di fare quei passi in avanti che nella legge, in questo momento, sono richiesti e quanto - questo dobbiamo dircelo con chiarezza - gli obiettivi e il livello qualitativo di coloro che si sono già costituiti come medici di gruppo in rete, siano stati raggiunti o non siano stati raggiunti. Non c'è niente di peggio, da questo punto di vista, che fissare obiettivi, fissare possibilità di accertamento della qualità raggiunta e poi non monitorarla, monitorarla poco o non tenerne in considerazione.
Iniziamo a mettere risorse, anche se non entro nel merito da dove abbiamo reperito queste risorse perché, devo dire in modo molto preciso e puntuale i miei colleghi hanno sottolineato tutta la criticità della scelta politica di andarle a prendere dal trasporto pubblico, piuttosto che altrove.
In discussione generale, come Gruppo non possiamo non sottolineare quest'aspetto, cioè che dopo tutta una serie di ragionamenti e dopo tutta una serie di approfondimenti sia da parte politica sia da parte scientifica e tecnica, attraverso le task force che si sono cimentate con l'obbiettivo di rendere la sanità piemontese all'avanguardia, mi pare che sia poco quello che stiamo provando a fare con delle risorse importanti.
C'è tutto il tema, come ha ben esposto il collega Rossi, del collegamento tra sanitario e socio-assistenziale, c'è tutto il tema del territorio, c'è il grande tema della cronicità. Oggi affrontiamo un Piemonte che sarà sempre più diverso rispetto a quello che abbiamo vissuto negli ultimi decenni, con bisogni nuovi, con necessità d'interazioni nuove, con possibilità di lavoro multidisciplinare. Fortunatamente, la medicina fa passi avanti, però ci rendiamo conto che alcuni pazienti, alcune persone soprattutto chi vive con una disabilità, hanno bisogno di relazioni più strette sul territorio, hanno bisogno di collegamenti con professionisti.
Tutte le frontiere che dobbiamo poter affrontare ma che, in questo momento con questa legge, non affrontiamo.
Nello stesso tempo, a mio giudizio, sarà importante - cosa che, in questa fase, non abbiamo ancora affrontato - ragionare di tutto il tema della pediatria e del passaggio dalla fase pediatrica alla fase del medico di base. Sappiamo bene che, in questo momento, tanti bimbi e tanti ragazzi passano d'imperio al medico di famiglia perché il numero di pediatri che abbiamo sul territorio è troppo basso, ma sappiamo bene di tutta la fatica che fanno le famiglie di questi ragazzi a trovare un supporto territoriale adeguato rispetto alle loro patologie che, spesso, sono pluripatologie, con pluridisabilità. Ragion per cui le risorse di quest'atto potranno permettere ai medici di mettersi insieme sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista telematico, cercando di dare un servizio di maggior qualità ai cittadini.
Forse, in tutte le situazioni in cui si è chiamati a vivere delle condizioni particolarmente importanti come quelle che abbiamo vissuto durante la pandemia e che stiamo vivendo, avremmo dovuto pensare di più meglio e in modo più organico, in modo più strutturale a una riforma completa dei servizi territoriali, ma così non è stato. Tuttavia, capisco le esigenze della politica di dover dare risposte immediate.
Certo è che ci sono pieghe della storia, momenti della storia in cui la risposta immediata, forse, non è la risposta migliore che è necessario dare. Forse bisognava ragionare di più, prendersi più tempo, capire come fare nel percorso tra territorio, ospedale e casa della salute, se mettere insieme tutti i soggetti che in questo momento si occupano di salute e di benessere (come sapete, ormai questa è una delle tipologie di definizione che viene data anche alla salute).
Da questo punto di vista, forse fare un ragionamento un po' più complesso e un po' più articolato sarebbe stato doveroso. Doveroso proprio perch quando si mette mano al portafoglio di Regione Piemonte, è giusto spendere bene questi soldi e spenderli al meglio. Da parte nostra, c'è un assoluto riconoscimento della scelta politica per sostenere nuove forme aggregative e dare più forza alle forme aggregative previste a livello nazionale per i nostri medici di famiglia. Certo è, però, che non vediamo collegamenti, non vediamo nessi e non vediamo opportunità di collaborazione tra tutti gli altri soggetti del sistema sanitario.
Durante la discussione degli emendamenti, cercherò di provare a correggere il tiro, proverò a chiedervi di ripensare ad alcune cose o di mettere a tema altri elementi che, a nostro giudizio, sono fondamentali, sperando che possano essere assunti come elementi positivi da parte di questa maggioranza e di questa Giunta.
In conclusione di questo mio intervento, ci tenevo a rimarcare alcuni aspetti: aggiorniamo l'orologio della storia rispetto a tanti medici di famiglia che, da tempo, chiedevano di utilizzare questi strumenti, ma non si poteva farlo perché mancavano le risorse. Certo è che questo lavoro doveva essere inserito all'interno di una riforma più ampia. Inoltre, su come e su quali temi lavorare, non mi pare che le opposizioni non abbiano fornito elementi necessari per indurre la maggioranza a un approfondimento.
Sono mesi che proviamo a offrire il nostro contributo su tutti i temi, per cui il nostro non è un "no" a priori, ma è un tentativo di "costruzione".
Certo è che per costruire bisogna essere in due.
Grazie, Presidente. Ho concluso.
La ringrazio ancora per il pensiero che ha avuto per la mia famiglia.



PRESIDENTE

Grazie, anche di essere rimasto nei tempi. Faccio ancora gli auguri a tutti voi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Martinetti; ne ha facoltà.



MARTINETTI Ivano

Grazie, Presidente.
Ho seguito con molta attenzione tutta la discussione generale e credo che si stia ricalcando quello che è successo in Commissione, dove si era registrata una forte attività emendativa. Sebbene l'intenzione sia buona nel metodo si poteva avere, forse, un po' più di coraggio. Un'operazione di questo tipo, volta a rivedere il nostro sistema di medicina territoriale (con tutti i limiti che i Consiglieri che hanno parlato prima di me riconoscono, anche per com'è stato gestito questo settore nel passato), è un'impresa veramente complicata per chiunque si appresti o si cimenti a portarla avanti.
Dare questa possibilità di associarsi e andare a investire in questo settore è sicuramente un primo timido passo; passo che poteva invece dare una svolta se ci fosse stato un collegamento con tutti gli altri soggetti che si occupano di medicina territoriale. Questo è uno degli aspetti che è emerso in quasi tutte le discussioni.
Non posso che sottoscrivere quello che la mia collega di Gruppo, la Consigliere Disabato, ha esposto nella sua relazione. Questa è sicuramente la nostra posizione. E nell'ascoltare i miei colleghi, qualche spunto di riflessione mi è anche sorto.
Il Consigliere Magliano, cui vanno i miei auguri personali per il lieto evento, ha sottolineato un altro aspetto che non è da sottovalutare: non basta prendere delle risorse da una parte e provare a buttarle in un altro settore. Noi andiamo ad assegnare delle risorse a un settore per dargli più possibilità e più mezzi, quando, in realtà, quel settore avrebbe bisogno della risorsa più importante, che è quella umana. È su questo che, forse abbiamo peccato di coraggio, perché i dati riportati anche dalla maggioranza - ho seguito con attenzione anche la relazione del Presidente di IV Commissione Stecco - evidenziano che, a breve, risentiremo di una mancanza di personale, passatemi il termine. Ora, l'idea di potenziare la strumentazione o la possibilità di azione rischia di essere vanificata se non abbiamo chi questi strumenti e queste nuove possibilità le pu utilizzare.
Prendere delle risorse e buttarle lì per dire che si sta facendo qualcosa credo che sia la maniera meno corretta per risolvere dei problemi.
Pongo anche un piccolo esempio sul CUP regionale per le prenotazioni, che doveva dare una mano a ridurre le liste di attesa, ma continuo a ricevere diverse segnalazioni in merito, per cui non mi sembra che stia funzionando al meglio: anche in quel caso, perché non c'è un dialogo con i medici di medicina generale, c'è un grosso pasticcio con i codici. Eppure l'intenzione era sicuramente buona.
Sono anche Vicepresidente della Commissione trasporti, com'è noto a tutti quindi faccio riferimento anche ai miei colleghi di minoranza: quest'aspetto non può passare in secondo piano. Se n'è ampiamente dibattuto non solo in discussione generale, ma anche nelle varie Commissioni che si sono succedute. È da diverso tempo che discutiamo di questo disegno di legge n. 127: siamo partiti da dieci milioni, poi sono diventati otto, poi forse saranno cinque, poi si è parlato di compensazioni. Mi auguro solo che non diventi una sorta di "giochino delle tre carte" e che, per fare queste compensazioni, poi si vada a tagliare su altri servizi indispensabili e necessari.
Il trasporto pubblico è chiaramente collegato a tutti quelli che sono gli aspetti sanitari: in pratica, andiamo a togliere risorse a questo un settore, per cui si obbligheranno i cittadini a muoversi in maniera diversa, creando di nuovo una situazione ambientale che è sempre più complicata e che non è stato possibile migliorare con questa pandemia.
Mi rifaccio, in sostanza, alla relazione della Consigliera Disabato. So che sono stati presentati degli emendamenti, che peraltro ho sottoscritto. Mi auguro che alcuni di questi possano essere accolti, perché bisogna dare una configurazione diversa se si vuole veramente fare una riorganizzazione della medicina territoriale e potenziarla per il bene dei nostri concittadini.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Martinetti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marello; ne ha facoltà.



MARELLO Maurizio

Mi sente, Presidente?



PRESIDENTE

Sì, prego.



MARELLO Maurizio

Chiedo scusa, Presidente: non attivo il video perché ho poco campo e faticavo a seguire gli interventi che mi hanno preceduto.
Partirei da un fatto: questa mattina, alle ore 9 in punto, la prima interrogazione che si è discussa era stata presentata dal sottoscritto: era rivolta all'Assessore Gabusi e aveva a oggetto la situazione generale del trasporto pubblico locale in Piemonte, con particolare riferimento al trasporto ferroviario. È l'ennesima risposta, perché di questi temi abbiamo parlato e parleremo nuovamente forse già domani in occasione della II Commissione relativa alla sessione del bilancio.
La solita risposta dell'Assessore Gabusi è stata che i soldi sono quelli e finché il fondo nazionale non aumenta, non siamo nelle condizioni di riaprire linee sospese anche di recente. Poi ci ritroviamo a distanza di poche ore a discutere di questo disegno di legge, dove la fonte di finanziamento è proprio quella del trasporto pubblico locale, cioè si prendono dieci milioni all'anno per tre anni e quest'anno - per bontà della Banca d'Italia e anche dell'impegno delle opposizioni, che hanno presentato degli emendamenti - questi dieci milioni diventano otto, ma si vanno a prendere proprio nel trasporto pubblico locale. Come ricordava bene il mio Capogruppo Gallo, i soldi che la Regione mette, al netto del fondo della ripartizione del Fondo nazionale sul TPL, sono circa cinquanta milioni, poi ce ne sono 500 che arrivano dallo Stato.
Orbene, dieci milioni su cinquanta sono un quinto e credo che con una decina di milioni all'anno sarebbe possibile riaprire alcune linee che sono state sospese. Si tratta di sospensioni che hanno determinato disservizi agli studenti e ai lavoratori e che hanno indebolito e impoverito la rete dei servizi di trasporto, che già non gode di una grandissima salute in Piemonte.
Ho voluto citare questi due fatti per evidenziare il paradosso esistente su temi di fondamentale importanza - come lo è indubbiamente l'organizzazione della rete dei medici di medicina generale e dei medici di base - che attengono alla sanità e al diritto della salute delle persone. Affrontare un tema di questo tipo andando a trovare le risorse in un settore altrettanto fondamentale e strategico per una regione come il Piemonte è un approccio completamente sbagliato. Buona parte della nostra attività emendativa fatta in Commissione, che ribadiremo in Aula, è proprio tesa a cercare di far venire meno questo paradosso e per far sì che le fonti di finanziamento siano altre e non vadano a penalizzare il trasporto pubblico locale.
Una seconda questione riguarda il merito del provvedimento. Abbiamo svolto un'attività emendativa - che, ripeto, andremo a ribadire - volta quantomeno a rafforzare il provvedimento stesso, inserendo questioni importanti. Una di queste, quella degli infermieri di comunità, ha trovato accoglimento inserendo anche emendamenti che hanno a oggetto le case della salute e le borse di studio, che sono un elemento fondamentale se vogliamo recuperare risorse umane e se vogliamo far sì che nuovi medici possano entrare a operare nell'ambito della sanità.
Questo disegno di legge sarebbe dovuto - è stato detto con grande puntualità dai miei colleghi - entrare a far parte di una normativa più ampia. La grande ambizione che tutti dovremmo avere sarebbe quella di dare al Piemonte un nuovo Piano Socio Sanitario, perché è di questo che il Piemonte ha bisogno, soprattutto dopo l'esperienza del COVID. Ora per voliamo più basso e rimaniamo al fatto che la maggioranza ha voluto presentare questo disegno di legge, cui abbiamo tentato di dare un peso maggiore di quanto non possa avere dal punto di vista complessivo dell'organizzazione, visto che va a toccare un tema estremamente importante.
L'attività emendativa ha trovato qualche punto di contatto tra maggioranza e opposizione, così come qualche piccolo punto anche di accoglimento, ma auspichiamo che in queste giornate si riesca a livello d'Aula a far sì che alcune delle posizioni manifestate e che manifesteremo possano essere prese in seria considerazione, se, come credo, l'obiettivo di tutti è quello di produrre una legge che non sia semplicemente condivisa nelle finalità generali, ma possa esserlo nel merito delle questioni.
Pertanto, andremo ad affrontare tutta l'attività emendativa con uno spirito che non è assolutamente ostruzionistico, ma vuole essere un contributo costruttivo rispetto a un tema molto importante.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Marello.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sarno; ne ha facoltà.



SARNO Diego

Grazie, Presidente.
Nei dieci minuti che ho a disposizione volevo anch'io sottolineare alcune questioni utili rispetto a questa discussione generale. È una discussione generale nella quale stiamo cercando di farvi comprendere e far comprendere a chi ci ascolta un punto, cioè quello di non guardare il dito, ma guardare la luna. Guardare la luna rispetto a un tema fondamentale per la Regione Piemonte vuol dire avere una visione di futuro e una visione di cambiamento dell'importante settore della medicina del territorio e dei medici di base.
In questo senso, riprendo alcuni concetti già ben espressi dai colleghi e li risottolineo per tenere ferma la riflessione e coinvolgere la maggioranza in questa discussione in un'Aula seppur virtuale.
Il primo concetto è che il disegno di legge va bene, perché riguarda un tema importante, che doveva essere affrontato. È un disegno di legge che parzialmente può anche rispondere ad alcune esigenze, però fatto in questo modo guarda il dito e non la luna perché, come ha detto il collega Marello che mi ha preceduto, serve - e servirà - il Piano Socio Sanitario.
Serve il Piano Socio Sanitario, quindi la programmazione e l'approvazione del nuovo Piano Socio Sanitario, perché lì dentro poteva trovare ancora più ampia dignità gran parte del disegno di legge che stiamo discutendo, perché lì dentro poteva trovare priorità, come crediamo che meriti, ma qui non c'è, il tema della formazione dei medici. Il tema della formazione dei medici doveva essere preso in considerazione e tenuto parallelamente a quello che il DDL n. 127 si propone, e cioè un sostegno ai medici di base, anche attraverso la medicina di gruppo, quindi l'unione tra i medici per avere più efficacia nell'azione territoriale.
Un'altra priorità è proprio quella relativa all'infermiere di comunità, che abbiamo ottenuto, come ricordava il collega Marello, almeno per adesso in Commissione con una nota importante emendativa, che andremo ad approvare in Aula. Sappiamo quanto, in questo periodo pandemico, sia importante la vicinanza delle professionalità ai pazienti, anche per evitare il collasso delle strutture ospedaliere.
A tal fine, occorre curarsi quanto più vicino possibile al luogo di residenza e, quindi, costruire una relazione che permetta ai medici di base e, quindi, anche gli infermieri di comunità, di lavorare sul territorio, di lavorare a contatto con i pazienti, di lavorare, se del caso, all'interno delle strutture ospedaliere, ma avere la capacità, anche attraverso la formazione dei medici, di arrivare ai pazienti prima del ricovero, perch sappiamo quanto, in questo periodo, questo sia un elemento di difficoltà nella gestione della sanità e nella gestione delle strutture sanitarie.
In questo senso, questo disegno di legge è parziale, il che spiega perch ho incominciato con la metafora del dito e della luna. È parziale, perch avremmo voluto costruire un DDL, quindi magari ragionare insieme del Piano Socio Sanitario nella sua complessità, perché i medici parlano del rapporto nell'affrontare i pazienti cronici, parlano del rapporto di affrontare le liste d'attesa rispetto agli esami, parlano del rapporto con le Aziende Sanitarie Locali proprio sul tema delle visite specialistiche.
Insomma, questo disegno, che è tanto parziale, si basa, com'è stato detto più volte in questa discussione, ma lo ribadisco per darne maggiore forza su risorse economiche prese da altre poste di bilancio, in particolare dai capitoli che riguardano il trasporto pubblico locale. Questa scelta politica, secondo noi particolarmente sbagliata, quasi un mettere in alternativa la qualità del trasporto con la qualità del sistema sanitario è evidente che non può funzionare.
Allora, proviamo davvero a usare queste ore e queste sedute di Aula (non ce l'abbiamo fatta, se non parzialmente, in Commissione) per trovare una quadra anche su questo, perché avere quel taglio così importante (oggi sceso a otto milioni) sul trasporto pubblico locale ci sembra un elemento di difficile comprensione, sia da un punto di vista politico, sia da un punto di vista concreto e fattivo nella gestione. L'ha detto il mio Capogruppo all'inizio di questa discussione generale: sappiamo quanto in questo momento il trasporto locale sia un elemento di particolare attenzione, proprio a causa della crisi pandemica e in riferimento alla diffusione del virus da evitare.
In questi contesti e con queste considerazioni, ripetiamo che è un DDL parziale, ma vorremmo capire dalla maggioranza quali risposte alle molte sollecitazioni che sono arrivate in questa discussione generale possono trovare riscontro con risposte articolate e di contenuto puntuale. Le nostre richieste non sono, oserei dire, le richieste di una parte politica ma sono davvero le richieste dei medici e dei piemontesi che non vorrebbero subire un taglio così rilevante sul trasporto pubblico locale.
In questo senso, chiediamo veramente che su questi elementi ci sia un ripensamento. Inoltre, potremmo animare, noi per primi, questo dibattito con delle proposte rispetto al Piano Socio Sanitario, che dev'essere costruito e ragionato per tenere insieme tutti quegli elementi che ho cercato di raccontare in questo breve intervento, per provare a fare uscire dall'Aula un disegno di legge migliore di come è entrato, cosa che noi abbiamo già fatto con i due emendamenti presentati da tutte le opposizioni sia sul taglio al trasporto pubblico locale sia sull'infermiere di comunità.
Speriamo, Presidente, che questi interventi servano ad avviare un ragionamento all'interno della maggioranza, di modo che la maggioranza stessa possa dare risposte ai piemontesi per un'efficacia maggiore del servizio di medicina di base e con un ripensamento sui tagli al trasporto pubblico locale.



PRESIDENTE

Grazie.
Non essendovi altri iscritti nella discussione generale, prima di chiudere la discussione, chiedo alla Giunta se intende intervenire.
Non avendo ricevuto alcuna risposta, si proceda con l'esame dell'articolato.
Sono stati presentati gli emendamenti n. 4), n. 20), n. 2), n. 3) e n. 1).
Il primo è del Consigliere Grimaldi. Se vuole, può illustrarlo.
Sull'ordine dei lavori, Consigliere Grimaldi? Prego.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
La prossima volta starò a casa, dov'è più rapido nel segnalarglielo.
La discussione generale è chiusa, ma non abbiamo avuto nessuna replica alle tante sollecitazioni dei colleghi. Di solito, almeno nell'interlocuzione con le forze di maggioranza, questa serve anche per il tipo di dibattimento che si avrà durante la discussione in Aula.
Almeno noi relatori, di solito facciamo così: c'è una relazione di maggioranza e di opposizione e poi, durante la discussione generale, ci sono alcuni avanzamenti della discussione che permettono di avere un atteggiamento o un altro nell'esposizione.
Colgo l'occasione, poiché ho la parola, così non le faccio perdere tempo per sottoscrivere tutti gli emendamenti delle altre forze di opposizione così apriamo anche la discussione sull'articolato.
Volevo solo capire, prima di prendere la parola per illustrare gli emendamenti, se la Giunta, alla fine della discussione generale, prenderà la parola per dare dei segnali, altrimenti lo faremo articolo dopo articolo, fino agli ordini del giorno.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Non vedo richieste da parte dalla Giunta per intervenire a chiusura della discussione generale, per cui procediamo con l'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Emendamento rubricato n. 4) presentato da Grimaldi, Avetta, Sarno, Gallo Chiamparino, Ravetti, Canalis, Marello, Valle, Sacco, Disabato, Martinetti Rossi, Sarno.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Mi scusi, Presidente, solo un dubbio: ho scritto in chat, ma probabilmente non ha visto.



PRESIDENTE

Sì, ma è scritto solo "parola", ma dovreste scrivere di più. Pensavo volesse intervenire sugli emendamenti.
Prego, Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

No, era solo per sapere chi è presente della Giunta. Visto che non c'è risposta alle sollecitazioni, può venire il dubbio che la Giunta non sia presente.



PRESIDENTE

Vedo l'Assessore Caucino.
Come vedete anche voi, c'è l'Assessore Caucino, l'Assessore Ricca, il Vicepresidente Carosso. Li vedete anche voi.
L'Assessore Poggio.



FREDIANI Francesca

L'Assessore Icardi non c'è, vero? PRESDIENTE Stavo cercando, perché non sono.



FREDIANI Francesca

Siccome mi stupiva il silenzio della Giunta, mi era venuto il dubbio che la Giunta in realtà non ci fosse.
Potrebbe essere una spiegazione.



PRESIDENTE

C'è l'Assessore Tronzano.



FREDIANI Francesca

Sì, ma mi riferivo all'Assessore competente.



GRIMALDI Marco

Presidente, mi ha tolto la parola?



PRESIDENTE

No.
Prego Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie.
Volevo replicare a lei, nel senso che sono molto contento, come lei sa, di venire fisicamente in aula, ma, come lei vede, sono abbastanza da solo. Lo dico perché, a parte essere soli come Capogruppo, non essendoci neanche tutti i Capigruppo di maggioranza, mi pare che il suo appello non sia stato molto accolto ma, soprattutto, non è presente la Giunta. A questo punto, mi chiedo che senso ha farci venire in presenza per facilitare i lavori. Io non mi sento facilitato neanche nel dialogo della Giunta, che non c'è. Non la possono vedere i nostri amici concittadini e neanche i colleghi collegati.
Se vuole, adesso inizio con l'articolo 1 e con gli emendamenti di mia competenza, però a questo punto volevo dare un segnale, visto che ci sono state richieste alcune cose per finire presto i lavori, che non credo finiremo presto, anche perché pare non ci sia, da parte della Giunta disponibilità a interloquire sul punto.
Adesso inizio con l'emendamento 4), che tra l'altro ho già illustrato in Commissione, su cui ci eravamo detti che sarebbero state avanzate delle ipotesi e che, magari, avrà anche un voto positivo.
Il senso dell'emendamento all'articolo 1, comma 1, è che le parole "anche nei territori montani o con caratteristiche di zona disagiata" sono soppresse. L'emendamento ha lo scopo di garantire gli stessi standard di continuità delle cure, di presa in carico delle cronicità e di una migliore accessibilità alle prestazioni a tutta il territorio regionale. Se non si possono garantire esplicitamente anche i territori più periferici della nostra regione, tra quelli oggetto della presente legge, allora è necessario che i termini delle finalità siano più generici.
In questo senso, la riformulazione non è una riformulazione grammaticale ma è di sostanza, perché il senso dell'emendamento è di far sì che queste caratteristiche siano definite tanto nei territori montani o con caratteristiche zone disagiate, quanto in quelli più periferici e in tutti gli altri territori del Piemonte.
La ringrazio e spero che, durante l'esame dell'articolato, almeno dell'articolo 1, ci sia quella discussione che non c'è stata nella discussione generale anche con la Giunta.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
È un emendamento che abbiamo discusso anche in Commissione e non capisco perché non sia stato accolto. Il principio di eguale applicazione su tutto il territorio regionale credo sia un principio che non dovrebbe nemmeno essere preso per considerazione, nel senso che dovrebbe essere dato per scontato. Certo, si può poi sottolineare, al contrario, che dove ci sono difficoltà particolari si debba intervenire con un principio più di solidarietà.
Scritto in questo modo, secondo noi il disegno di legge ha poco senso.
Pertanto, riteniamo assolutamente che la dicitura dell'emendamento del collega Grimaldi sia migliore della versione attuale del disegno di legge e ci auguriamo venga accolta.
Mi permetta, Presidente, nel tempo che mi rimane, di sottolineare come la modalità a distanza sicuramente allunga i tempi sulle votazioni, per permette una discussione, ma poi non c'è ascolto. La questione è che l'Assessore competente il più delle volte probabilmente è al telefono e non sappiamo quanto stia seguendo perché non c'è un feedback. Questo è un po' umiliante per chi, magari, ci lavora ore, interviene continuamente e ha fatto degli emendamenti.
Credo che ormai siamo l'unico Consiglio regionale d'Italia a fare tutto da remoto e, per quello che vale l'opinione di un Consigliere, forse dovremmo anche valutare, al netto di tutte le misure di sicurezza necessarie, un rientro in Aula affinché la discussione fra di noi sia autentica e si possa anche verificare la presenza dell'Assessore competente.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rossi.
Nel frattempo, si è ricollegato l'Assessore Icardi, che ha avuto un problema di linea.
Mi scuso con tutti e lascio la parola all'Assessore.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Intanto.



(Audio mancante o non comprensibile)



PRESIDENTE

Assessore Icardi, la sentiamo poco.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Sono al massimo del volume, mi avvicino ancora al microfono.
Ho ascoltato con interesse tutto quanto è stato il dibattito fino a pochi minuti fa. Per quanto riguarda l'articolo 1, le zone montane.



(Audio mancante o non comprensibile)



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Agevolano e rendono più semplice anche dal punto di vista economico, danno incentivi per le zone montane, per cui nell'approvazione dell'articolo 1 abbiamo detto anche le zone montane, perché c'è già una legislazione a favore di queste aree che certamente faremo tutto il possibile per implementare.
Sull'articolo 3, che secondo me è uno degli aspetti più pregnanti della norma, abbiamo già detto la volta scorsa. Sugli obiettivi che dovremmo comunque, dare ai medici, altrimenti non sarebbe corretto soltanto.



(Audio mancante o non comprensibile)



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Con la medicina di rete e di gruppo senza indicare un indirizzo, un obiettivo, anche non particolarmente stringente, ma importante da raggiungere per dare anche un senso a questa norma. Non è una norma di poco conto perché raggiungiamo potenzialmente - poi vedremo le adesioni - il 100% di quello che l'ACN ci consente di raggiungere come medicina di gruppo e di rete, quindi è un provvedimento importante.
Alcuni emendamenti, come quello delle borse di studio, mi trovano d'accordo in linea di principio ma, come ho detto nella discussione articolata e complessa che abbiamo già fatto in sede di Commissione, richiederebbero non soltanto un interesse per quanto riguarda le specialità di medicina generale, ma anche delle altre specialità di cui siamo molti carenti (esempio anestesisti, medicina d'urgenza, pediatria). Pertanto, come ho detto in Commissione, magari proporrei un articolato specifico sulle implementazioni delle borse di studio, con dignità autonoma, senza inserirlo in questa norma.
Infine, la norma di valutazione, ma deve anche essere anche questa inserita in un più ampio complesso di un sistema di valutazione di quella che sarà la medicina territoriale, di cui quest'ultimo è un tassello importante.
Ricordo che sono dieci milioni di euro all'anno, che diamo ai medici per una medicina proattiva, per l'assunzione di personale che sgraverà il medico da molti compiti e permetterà anche una maggiore dedizione ai pazienti e al territorio.
D'altra parte, ritengo che questo potrebbe permetterci di sgravare non solo le liste d'attesa, ma soprattutto perché molti accessi alla specialistica potrebbero addirittura essere un'azione coordinata d'interventi anche diagnostici e di accertamento, quindi potremmo ridurre la specialistica, e anche a ridurre quegli accessi al pronto soccorso quando sappiamo bene che spesso le persone, quando non trovano una risposta sul territorio, trovano sbocco al pronto soccorso.
Credo che gli emendamenti siano stati costruttivi in alcuni parti, in altri ci hanno dato spunti per ulteriori provvedimenti, ma è una norma che ci permette davvero di incominciare a invertire la tendenza rispetto a tanti anni di tagli - ripeto, non per colpa di una o dell'altra fazione politica e di smantellamento di strutture, come ho visto dalla prima alla seconda ondata di COVID. Invertiamo la tendenza, cominciamo dai medici di base, ma parliamo già da subito di un altro provvedimento importante che serva davvero a una riorganizzazione più efficace della medicina territoriale.
Vi ringrazio per tutto il lavoro che è stato fatto fino adesso. Vediamo ancora gli ultimi emendamenti, tuttavia mi pare che la struttura del provvedimento sia già molto ben articolata e suscettibile, come sempre, di miglioramenti.
Presidente, ringraziando per il lavoro fatto da tutti, dalla maggioranza e dalla minoranza, concludo lasciando la parola per la discussione sugli emendamenti.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Icardi.
Riprendiamo l'esame degli emendamenti.
Passiamo all'emendamento rubricato n. 20) della Consigliera Disabato.



DISABATO Sarah

Scusi, Presidente, non si può intervenire sull'emendamento del Consigliere Grimaldi?



PRESIDENTE

Si, è firmataria, ma se nessuno mi chiede di intervenire, vado avanti.



DISABATO Sarah

Intervengo adesso perché l'Assessore ha terminato adesso.



PRESIDENTE

Si, va bene, c'è una chat e bisogna prenotarsi. Se non siete in aula, è difficile seguirvi.



DISABATO Sarah

Lei è troppo veloce.
Interverrei sull'emendamento del Consigliere Grimaldi anche perché è molto simile a un emendamento che abbiamo presentato e che avevamo esposto con il Consigliere Grimaldi in Commissione.
Non ritenevamo opportuna questa specifica in quanto, in un disegno di legge che prevede l'applicazione di una norma su tutto il territorio piemontese specificare che questa sia applicata anche in territori montani e in territori disagiati è un qualcosa che dovrebbe essere sottinteso, perché si tratta, comunque, di includere tutto il territorio piemontese e tutti i medici di medicina generale ivi presenti. Di conseguenza, a meno che non ci sia un intervento specifico su quelle zone - e non mi pare che sia questa la casistica - ritengo superfluo specificare quanto indicato nel disegno di legge.
Anche la nostra proposta era inizialmente abrogativa; poi abbiamo deciso di proporre una sostituzione, ma lo spiegherò nel prossimo emendamento: Volevo soltanto esprimere il nostro parere favorevole su quest'emendamento.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto la parola il Consigliere Gallo, sempre sull'emendamento rubricato n. 4); ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Grazie. Forse c'era anche il collega Sarno prima di me; in ogni caso intervengo io su quest'emendamento.
È un emendamento di pulizia legislativa ma, in realtà, è anche di merito nel senso che l'emendamento vuole evidenziare che non ci sono luoghi o località diverse o particolari, come i territori montani o le zone disagiate. La finalità di questo disegno di legge è di destinare queste risorse e quest'azione a tutti i territori del nostro Piemonte, senza esplicitare una cosa piuttosto che un'altra.
È un emendamento di pulizia legislativa, ma anche di merito rispetto al disegno di legge.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto la parola il Consigliere Sarno; ne ha facoltà.



SARNO Diego

Grazie, Presidente.
Anch'io intervengo a sostegno dell'emendamento rubricato n. 4) del collega Grimaldi, perché diversamente si rischia di esplicitare qualcosa e di escludere qualcos'altro. Crediamo, invece, che la dicitura generale sull'unicità del territorio regionale sia l'elemento fondamentale.
Altrimenti, si farebbe fatica a comprendere l'organicità di un intervento su tutto il territorio regionale.
Inoltre, mi faccia dire, Presidente, anche se non dovessimo rientrare tutti in Aula, che ha constatato anche lei le difficoltà con cui l'Assessore Icardi è intervenuto, anche in termini tecnologici. Lo dico per la bontà del ragionamento, perché altrimenti sembra davvero che, nella comprensione della discussione generale, magari per alcuni tratti l'Assessore Icardi non abbia avuto la possibilità di ascoltarci. Anche perché non ha risposto alle tante sollecitazioni che tutti i Consiglieri hanno fatto, ma ha risposto solo all'ultima. Forse perché, per problemi tecnologici ovviamente, ha sentito meglio solo l'ultimo pezzo delle riflessioni sull'emendamento.
Presidente, poiché lei è il Presidente di tutti, per la bontà del ragionamento, converrà che almeno gli attori principali di un disegno di legge dovrebbero essere messi nelle condizioni di ascoltare tutti i ragionamenti e di partecipare alla discussione. Se no, facciamo un po' fatica, non dico altro. Gli interventi che si fanno rischiano di essere un po' sviliti della sostanza e dell'importanza di un'Aula.
Chiudo davvero dicendo che anche lei ha constatato come, con difficoltà abbiamo capito quello che l'Assessore stava dicendo in risposta parziale molto parziale - alle sollecitazioni che abbiamo espresso. Lo dico solo per dare anche un'indicazione metodologica. Mi scusi se ho sforato di qualche secondo, però credo davvero che sia stato di difficile comprensione quello che l'Assessore ha detto.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Canalis; ne ha facoltà.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Anch'io vorrei commentare l'emendamento rubricato n. 4) a prima firma del collega Grimaldi. Credo che la sua osservazione di riformulazione del testo a beneficio di tutte le aree più svantaggiate, quindi con una dicitura più generica, vada accolto. Perché, oltre a non comportare oneri di bilancio quindi un impegno finanziario per la Regione, ritengo che siano garantiti gli stessi standard di continuità delle cure e di presa in carico dei pazienti a tutta la regione, senza fare dei riferimenti particolari ad alcune tipologie di territorio.
Noi sappiamo, ad esempio, che anche alcune aree cittadine e alcune periferie urbane hanno delle criticità molto forti. Anche per queste aree è necessario prevedere degli incentivi o delle richieste particolari per favorire la presenza dei medici di medicina generale. Lo abbiamo visto recentemente anche in alcuni quartieri di Torino, che sicuramente non è un'area montana, in cui spesso si fa fatica a collocare uniformemente gli ambulatori dei medici su tutto il territorio cittadino e non soltanto nelle aree più centrali o, comunque, meno periferiche.
Quest'emendamento merita attenzione prima di una frettolosa bocciatura perché credo che sia degno di nota.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto la parola il Consigliere Valle; ne ha facoltà.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento la nostra intenzione era volta a estendere gli standard relativi alla continuità delle cure, in particolare sulla presa in carico della cronicità e sulla maggiore accessibilità alle prestazioni anche ai territori più periferici. Ed è per questo che si parlava dei territori montani con le caratteristiche delle zone disagiate, aggiungendo la dicitura "in egual misura su tutto il territorio della nostra Regione".
In parte è quello che dicevo proprio nel mio intervento in discussione generale, cioè che questo disegno di legge ha senso se riesce in particolare ad andare incontro a quell'esigenza di servizi e di assistenza che hanno i territori più periferici del Piemonte, che sono quelli più svantaggiati per l'accesso alle infrastrutture già esistenti.
L'emendamento serve a rimarcare questo tipo di vocazione e di obiettivo al disegno di legge che stiamo discutendo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valle.
Emendamento rubricato n. 20) presentato da Disabato, Sarno, Ravetti Canalis, Marello, Valle, Sacco, Martinetti, Rossi, Sacco, Grimaldi.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Ha chiesto la parola la Consigliera Disabato per l'illustrazione; ne ha facoltà.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Come ho annunciato durante l'illustrazione dell'emendamento del Capogruppo Grimaldi, il nostro intento con quest'emendamento è di estendere l'effetto di tutto il disegno di legge a tutto il territorio piemontese, senza distinzione di zone.
Non ne vediamo assolutamente l'esigenza, in quanto questo disegno di legge dovrebbe applicarsi in modo uniforme e omogeneo su tutto il territorio. Poi sicuramente ci sono delle zone disagiate che dovrebbero meritare più attenzione, come le zone montane. Tra l'altro, per quanto riguarda le zone montane, abbiamo parlato della difficoltà di istituire queste forme associative, proprio per la complessità del territorio e per la rarefazione dei servizi. In alcuni casi, risulta davvero difficile associarsi.
Nonostante ciò, siccome non vi è un intervento specifico per quelle zone, o perlomeno nel disegno di legge non ne vediamo evidenza, è chiaro che si deve parlare di tutto il territorio piemontese, senza alcuna specifica, non essendoci previsto nulla nel contesto della norma.
Grazie.



PRESIDENTE

Vi sono altri interventi sull'emendamento rubricato n. 20)? Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 20) è molto simile al nostro emendamento. Il senso è di specificare ancora di più che la norma si rivolge a tutto il territorio piemontese. Come avrà colto, Presidente, le riformulazioni sono varie nell'articolo 1. Il senso però è lo stesso, cioè a livello legislativo specificare che "il territorio piemontese comprende anche i territori montani con caratteristiche di zona disagiata", secondo noi, ha poco senso a meno che non s'intenda prevedere una particolare forma di agevolazione.
Come giustamente ricordava la Consigliera Disabato, ben 558 Comuni sui 1.206 della Regione Piemonte presentano un territorio montano e molte altre zone presentano notevoli svantaggi per quanto riguarda i servizi riguardanti la medicina, i trasporti e i servizi scolastici ed educativi.
Per questo, si ritiene necessario che il testo si rivolga a tutto il territorio piemontese, altrimenti dovremmo aggiungere tante altre specificazioni che, se lei lo ritiene utile, proveremo a illustrarvi nei prossimi emendamenti.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Come hanno già detto i colleghi, quest'emendamento è molto simile a quello del collega Grimaldi. Intervengo per sottolineare quello che abbiamo detto prima, Presidente. Se andiamo a prendere questo comma 1, leggiamo che alla fine è scritto "la presa in carico della cronicità e una migliore accessibilità alle prestazioni anche nei territori montani o con caratteristiche di zona disagiata".
Continuo a ribadire che, al massimo, possiamo riferirci a tutto il territorio regionale, con particolare attenzione a quei territori altrimenti così sembra che in questo momento riusciamo a prenderci cura delle cronicità nelle zone non montane e in quelle montane no. Ma non è così, nel senso che questa è una legge che riguarda tutti e credo che l'incentivo sia importante anche per le zone non montane.
Vedo difficile il fatto che si possa realizzare la medicina di gruppo nelle zone montane, dove forse è più facile spingere sulla medicina di rete soprattutto perché nei paesi molto piccoli con una bassa densità di residenti non ci sono tanti medici di base per realizzare medicina di gruppo. Pertanto, il senso di questo comma scritto in questa maniera all'incipit della legge non ci è chiaro.
Bisognerebbe avere un'interlocuzione con l'Assessore e faccio appello anche ai colleghi delle forze di maggioranza: provate a capire se possiamo trovare una formulazione di questo primo comma dell'articolo 1 che sia più consona alla realtà piemontese, perché dal nostro punto di vista scritto così non è chiaro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Canalis; ne ha facoltà.



CANALIS Monica

L'emendamento n. 20) è molto simile a quello che abbiamo discusso prima cioè l'emendamento n. 4), e ci invita a soffermarci sull'articolo 1, comma 1, della legge in discussione. È l'articolo in cui si afferma che "la legge ha la finalità di sviluppare le attuali forme associative della medicina generale anche nei territori montani o con caratteristiche di zona disagiata". Crediamo che riformulare questa frase, sostituendo queste ultime parole con le parole "su tutto il territorio piemontese" sia più corretto sia con riguardo alle caratteristiche delle varie aree morfologiche e sociali del Piemonte, sia con riguardo a quello di cui stiamo parlando, cioè le forme associative dei medici di medicina generale.
Non sempre nelle aree montane, che sono poco popolate, è possibile favorire forme associative piuttosto che quelle di rete, e non sempre queste aree sono più svantaggiate di altre. Pertanto, ci sembra più coerente e più corretto utilizzare la formulazione presente nell'emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Sarno; ne ha facoltà.



SARNO Diego

Grazie, Presidente.
Anch'io intervengo a sostegno dell'emendamento n. 20), così come l'emendamento n. 4). È evidente che sia scappata un po' la penna a chi, da parte della maggioranza, ha redatto quest'articolo 1, così com'è evidente che questo disegno di legge debba avere effetto su tutto il territorio regionale, in quanto, come dicevamo per l'emendamento 4), la specifica rischia di escludere.
Di conseguenza, crediamo che la dicitura proposta dall'emendamento n. 20) "su tutto il territorio regionale", sia migliore, perché deve tenere insieme la complessità del nostro territorio. E mettendo insieme tutto il nostro territorio questo disegno di legge, seppur parziale, come abbiamo detto all'interno della discussione generale, può dare maggiore sostanza al sostegno dei medici di base.
Davvero ci sembra non vorrei dire paradossale, ma molto strano che in Commissione questa suggestione e questa modifica non sia già stata accolta nel senso che, se ci si fosse la volontà di ascoltare, crediamo davvero che quest'emendamento sia scontato nella sua approvazione e, magari, qualcuno può intervenire dalla maggioranza bloccando le nostre riflessioni e i nostri interventi e dare parere positivo per andare avanti, perché anche così si può procedere più velocemente per l'approvazione di questo disegno di legge.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Valle.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento andiamo a specificare che la portata del provvedimento riguarda tutto il territorio piemontese.
Penso che, da questo punto di vista, non cambi la sostanza del disegno di legge, ma si vada semplicemente a specificare che sono tutti i Comuni della nostra Regione a essere coinvolti e che parte di questi sono su territori svantaggiati.
In questo in questo senso, mi sento di dire, dal punto di vista del metodo nella categoria dei consigli non richiesti, che è proprio su emendamenti su aspetti più informale che altro, che però nascondono, come spesso capita anche questioni sostanziali, che si può trovare un terreno d'intesa e si possono rendere più fluidi i lavori di quest'Aula.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Icardi.



ICARDI Luigi Genesio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato le varie sollecitazioni, ma ad alcune ritengo di avere già risposto abbondantemente in Commissione, però repetita iuvant.
Anche sul tema del comma 1 dell'articolo 1, si era già spiegato che a me pare pleonastico inserire "su tutto il territorio piemontese", perché va da sé che le norme regionali vadano applicate su tutto il territorio piemontese. La differenza di aggiungere "anche sui territori montani", come avevo già spiegato in Commissione, è un rafforzativo che deriva dal fatto che l'ACN, l'accordo integrativo regionale dei medici di medici generale prevede già delle agevolazioni non solo economiche, ma anche organizzative per le zone montane e le zone disagiate, quindi scrivere "anche per il territorio montano" pone un rafforzativo all'applicazione di questa legge sul territorio montano, senza che ci possano essere eventuali contestazioni sul fatto che esistono già altre norme di agevolazione.
Noi vogliamo dire che vale su tutto il territorio piemontese, ma questo è implicito nello spirito della norma, aggiungendo un rafforzativo, e vale anche per le zone montane e, sottinteso, nonostante le agevolazioni che l'ACN già prevede per le zone montane disagiate. Questo è il senso e a me pare che quest'obiettivo sia raggiunto pienamente con tale formulazione quindi anticipo il parere della Giunta, che è contrario, sugli emendamenti al comma 1 dell'articolo 1.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Gallo.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Intervengo, anche se mi pare ormai inutile intervenire, dato che il parere della Giunta è già stato annunciato dall'intervento dell'Assessore Icardi che magari sarebbe stato più utile fosse arrivato al fondo della presentazione degli emendamenti su quest'articolo, perché magari si poteva convincere con delle argomentazioni che avrebbero portato nella discussione i Consiglieri intervenuti successivamente.
Registro, però, la volontà di non dare parere favorevole su questi emendamenti e me ne dispiaccio. Approfondiremo meglio gli emendamenti sul resto dell'articolato, perché ci sono questioni sostanziali che abbiamo posto, relative alle borse di studio degli specializzandi, ma anche relative alla norma finanziaria, sulla quale discuteremo più approfonditamente.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Avetta.



AVETTA Alberto

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato l'intervento, un po' irrituale, dell'Assessore Icardi preventivo rispetto alla conclusione dell'illustrazione degli emendamenti da parte di tutti coloro che hanno il piacere di esprimere la loro posizione.
Capisco la ratio di chi ha formulato l'articolo 1, che immagino sia quella almeno da quello che si capisce dal tenore lessicale, di marcare un'attenzione che, dal mio punto di vista, addirittura mi spingo a dire che è apprezzabile nei confronti delle aree montane e delle aree che hanno caratteristiche di zona disagiata sul piano territoriale, però lo si fa con una formulazione lessicale che si presta a una difficile interpretazione, a mio avviso.
Credo, diversamente da quanto ha detto l'Assessore Icardi, che non sia assolutamente chiaro quest'emendamento, cioè quel rafforzativo cui fa riferimento, del quale capisco la logica politica, ed è anche apprezzabile.
Tuttavia, se lo vogliamo mantenere, esplicitiamolo in modo in modo più comprensibile e, magari, non mettiamolo in modo così sintetico all'interno di un contesto in cui, dal mio punto di vista, appare decontestualizzato.
Sotto questo profilo, la formulazione dell'emendamento 20) mi pare più chiara e più netta. Se vogliamo, aggiungiamo, come credo abbia già suggerito, se non ricordo male, il collega Rossi, e riformuliamo l'articolo. Aggiungiamo un paragrafetto, un comma tipo "destinato alle aree montane, alle aree disagiate", con cui però si capisca cosa vogliamo dire.
Infatti, io lo capisco, noi che abbiamo discusso la legge tutti questi giorni lo capiamo, ma credo che un lettore, per tanto attento che sia sinceramente, avrebbe qualche difficoltà a capire per quale ragione, così com'è scritto, i territori montani con caratteristica di zona disagiata devono avere il migliore accesso alle prestazioni.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Non essendovi altri iscritti a parlare sull'emendamento 20), passerei all'emendamento successivo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi sull'ordine dei lavori ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Non so quanto perentoria sia la sua richiesta di ricambio d'aria dopo tre ore, ma possiamo anche aspettare fino alle 18 con la chiusura del Consiglio. Le chiedevo solo, visto che sono entrato alle 14, se possiamo prevederlo e darci un termine. Possiamo anche resistere venti minuti in più, tanto non.



PRESIDENTE

Abbiamo disposizioni dell'ARPA per quattro ore e i cambi dell'aria, dopo quattro ore, di mezzora e poi, dopo tre ore, di quindici minuti.



GRIMALDI Marco

Va bene, era solo per capire.



PRESIDENTE

Mi sembra che ci sia, senza entrare in questioni tecniche, un accordo anche per concludere prima.
Questi sono i dati con una popolazione all'interno dell'aula di circa sessanta persone. Oggi dovremmo essere dieci e quindi, essendoci anche un accordo per terminare i lavori alle 18, possiamo procedere.
Emendamento rubricato n. 2) presentato da Grimaldi, Avetta, Sarno, Gallo Chiamparino, Ravetti, Canalis, Marello, Valle, Sacco, Disabato, Martinetti Rossi, Sarno.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
A questo punto, se non siete d'accordo a una formulazione più estensiva l'Assessore diceva per una definizione pleonastica, anche se a noi convincevano di più i due emendamenti a mia prima firma e della Consigliera Disabato, perché erano quelli, secondo noi, più estensivi e anche più giusti e corretti, anche perché non stiamo parlando di livelli così alti dal punto di vista del registro legislativo - se non vi conviene e non vi convince emendare in questo senso, allora c'è la formula più estensiva con più peculiarità.
All'articolo 1, al comma 1, dopo le parole "nei territori montani" sono inserite le parole "quelli più periferici della nostra Regione".
Il senso dell'emendamento è di includere esplicitamente anche i territori più periferici del Piemonte, tra quelli oggetto della presente legge, in quanto sono spesso quelli più penalizzati nell'assenza di servizi nelle immediate vicinanze, con un'infrastruttura stradale carente o poco manutenuta e, in generale, anche più lontana dai grandi plessi ospedalieri dagli hub e dagli spoke.
Pertanto, se non vogliamo mettere una definizione più estensiva di tutto il territorio piemontese, allora continuiamo con queste specifiche tecniche e aggiungiamo anche quelli più periferici.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Gli Uffici mi dicono che siamo in venti e quindi, essendo un terzo del totale, possiamo stare tranquillamente dodici ore, ma c'è un accordo per chiudere alle ore 18.
La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Rispetto a quest'emendamento, vado in scia a quanto dichiarato poco fa dal collega Grimaldi. È chiaro che se voi non accettate la logica di riscrivere in maniera diversa il comma, in maniera che secondo me sarebbe più comprensibile, stando nella vostra logica di specificare la questione dei territori montani, allora occorre fare un'ulteriore chiarezza che, dal nostro punto di vista, l'emendamento del collega aiuta a farla.
I territori montani non sono tutti uguali, soprattutto per quanto riguarda i collegamenti, visto che in questa legge parliamo anche di TPL, tagliato con la norma finanziaria. È chiaro che ci sono territori montani meglio collegati con le aree urbane e con i servizi che queste possono offrire, e territori montani che lo sono di meno. È evidente che questo, fra l'altro nella scelta di un medico che deve scegliere se accettare o no un posto in un territorio disagevole per il suo raggiungimento, può fare la differenza.
In un contesto in cui vediamo i medici diminuire e una carenza delle disponibilità, vedremo soprattutto i territori montani e periferici in crisi, perché avendo noi meno medici di quelli necessari, le persone sceglieranno quelli più comodi, legittimamente fra l'altro.
Questo è uno dei motivi per cui questa legge da sola, senza un intervento serio sulla formazione e sul reclutamento delle figure mediche necessarie risulterà inutile, tanto più per i territori montani e quelli periferici.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Rossi.
Non essendovi altre richieste d'intervento sull'emendamento 2), passerei all'illustrazione dell'emendamento successivo.
Emendamento rubricato n. 3) presentato da Grimaldi, Avetta, Sarno, Gallo Chiamparino, Ravetti, Canalis, Marello, Valle, Sacco, Disabato, Martinetti Rossi, Sarno.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Questo mi sembra un esercizio non solo di stile. Se volete continuare ad andare sulla vostra versione, cioè quella che avete depositato, allora dobbiamo estendere questo tipo di incisi anche ad altre peculiarità. In questo caso, quindi, aggiungiamo "nei territori marginali o di confine".
Non è detto, ma ci sono anche alcuni territori considerati marginali all'interno della nostra Regione, anche all'interno di Province ben lontane dai confini con le altre Regioni. Basta conoscere un po' il territorio e pensare ad alcune situazioni difficili della medicina territoriale all'interno del nostro Piemonte: penso al Biellese, all'Astigiano e all'Alessandrino, che non per forza sono vicine ad altre Regioni.
L'emendamento ha il solo scopo di includere esplicitamente anche i territori di confine della Regione Piemonte tra quelli oggetto della presente legge, in quanto i cittadini che li abitano, trovandosi vicino al confine con altre Regioni, a causa di assenza di servizi nelle immediate vicinanze e d'infrastrutture stradali carenti e poco manutenute, si trovano costretti a ricorrere ai servizi sanitari di Aziende sanitarie non piemontesi.
Quando parliamo, invece, di territori marginali, parliamo anche di quelle altre peculiarità che vi spiegavo poc'anzi.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sarno; ne ha facoltà.



SARNO Diego

Grazie, Presidente.
Ho voluto convintamente sottoscrivere l'emendamento e, come il presentatore ha ben raccontato, se si vuole continuare sulla linea della forma originaria dell'articolo 1, è ovvio che, a questo punto, dobbiamo specificare tutta una serie di aree.
Se l'idea è proprio quella di inserire aree più periferiche e più difficili (ovviamente, data la sinteticità dell'intervento di due minuti, comprendete il significato del termine "difficili"), allora bisogna inserire delle maggiori specifiche, quindi "nei territori marginali o di confine" sono due specifiche. Una specifica con due definizioni alternative, si capisce bene anche rispetto a quello che diceva l'Assessore all'inizio, è una considerazione parziale, quindi se vogliamo stare sul ragionamento che l'Assessore ha fatto rispondendo agli emendamenti, la formula che si è intesa e si è scritta è una definizione parziale. Quest'emendamento cerca di completare e fare uscire questo disegno di legge un po' più efficace rispetto all'originale.
Spero che, davvero, in questo senso si comprenda il senso degli emendamenti.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Intervengo solo per ribadire un concetto, perché mi sembra davvero fondamentale, Presidente.
Se non affianchiamo a questa legge un ragionamento serio sul reclutamento della figura del medico di medicina generale, saranno proprio i territori montani di cui stiamo discutendo, a pagare il prezzo più alto. Infatti avremo una persona particolarmente appassionata della vita di montagna avremo qualcuno che diventa medico in quel posto, oppure, visto che avremo più posti che medici a disposizione, avremo un affollamento nelle città e nelle aree urbanizzate ma avremo penuria, se non assenza, nelle aree montane. Qui stiamo scrivendo un principio con il rischio che rimanga sulla carta, per cui invece vi saranno dei problemi.
Da questo punto di vista, Presidente, continuiamo a insistere, continuiamo a chiedere di rivedere quest'aspetto, ma anche di aprire immediatamente una discussione sul reclutamento dei medici di medicina generale.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare.
Passiamo all'esame dell'emendamento successivo.
Emendamento rubricato n. 1) presentato da Grimaldi, Avetta, Sarno, Gallo Chiamparino, Ravetti, Canalis, Marello, Valle, Sacco, Disabato, Martinetti Rossi, Sarno.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
All'articolo 1, comma 1, dopo le parole "anche nei territori montani o con caratteristiche di zona disagiata" sono inserite le parole "in egual misura tutto il territorio della nostra Regione".
In questo caso, invece di escludere, di fare una formulazione del tutto estensiva, proviamo a tenere entrambi i principi, cioè andare incontro a quello che diceva l'Assessore: continuare a evidenziare i territori montani o con caratteristiche di zona disagiata - anche se il termine "disagiata" non è quella che ci convince di più - ed equiparare in egual misura tutto il territorio della nostra regione.
Devo dire, qualora ci fosse un parere esplicitamente contrario dell'Assessore, che mi sembra una questione di puntiglio, cioè non volete modificare la legge neanche in queste formulazioni di senso. L'emendamento ha lo scopo di garantire gli stessi standard di continuità delle cure, di presa in carico della cronicità e di una migliore accessibilità alle prestazioni esplicitamente anche nei territori della nostra regione, non solo fra quelli in oggetto, quindi i più periferici, ma in egual modo in tutto il territorio. È vero che ci sono alcuni di questi assai penalizzati ma il riferimento, ovviamente, dev'essere in egual misura per tutto il territorio della nostra regione.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ci sono ulteriori interventi sull'emendamento rubricato n. 1)? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marello; ne ha facoltà.



MARELLO Maurizio

Grazie, Presidente.
Intanto registro anch'io che è da qualche ora che stiamo procedendo - per la verità, non è una novità - in maniera alquanto anomala, in quanto tutto il dibattito lo fa solo una parte dell'emiciclo, seppure virtuale, cioè quella dell'opposizione. Addirittura l'Assessore dà pareri preventivi prima ancora che gli emendamenti siano completamente discussi.
Questo la dice lunga sul fatto che tutta la buona volontà che ci stiamo mettendo, probabilmente sortirà ben poco. Speriamo che, grazie alla chiusura dei lavori alle ore 18, la notte e i prossimi giorni, possano portare consiglio. Anche perché, come ha detto molto bene il primo firmatario, Consigliere Grimaldi, se non viene neanche accettata questa formulazione, allora è una questione effettivamente di puntiglio, per cui diventa complicato provare ad affrontare costruttivamente degli argomenti se la controparte ne fa semplicemente una questione di principio.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Marello.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sarno; ne ha facoltà.



SARNO Diego

Grazie, Presidente.
Continuiamo sull'articolo 1, comma 1, quindi con quest'ulteriore emendamento che va a ribadire quello che abbiamo detto, cioè garantire tutti gli standard di continuità delle cure di presa in carico rispetto a tutti i territori, anche i più periferici della nostra regione.
In questo senso, anch'io credo che, visti i nostri interventi su quest'articolo 1 (e spero ancora di altri colleghi), ci sia, come lei ha annunciato, la chiusura dei lavori alle ore 18 e quindi la possibilità di ripensare alla prima risposta fornita dall'Assessore Icardi, magari formulata in maniera un po' frettolosa. Mi auguro che ci sia la possibilità di specificare meglio quei territori che si voleva evidenziare nell'articolo 1, comma 1, oppure di rendere onnicomprensiva l'efficacia dello stesso disegno di legge su tutto il territorio regionale, quindi anche sui territori più periferici, più disagiati e più in difficoltà quelli montani, eccetera.
Crediamo davvero che sia un buon modo di procedere, sperando di aver contribuito costruttivamente alla riflessione della maggioranza, magari chiudendo appunto alle ore 18 e avendo la possibilità di riflettere ancora sull'articolo 1, comma 1, e sugli emendamenti che abbiamo presentato.
Come avete visto, ci sono stati cinque emendamenti sull'articolo 1 che insistevano proprio su questa definizione, che rischia un po' di fare la differenza sull'applicazione di questo disegno di legge. Pertanto chiediamo davvero alla maggioranza di avere ancora la possibilità di approfondire questo tema.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Non vedo ulteriori iscritti a intervenire. Non essendovi altri emendamenti chiedo se vi siano interventi in discussione generale o per dichiarazione di voto.
Per quanto riguarda la Giunta, possiamo considerare valido il parere preventivo? Considero il silenzio un assenso.
Procediamo con la votazione degli emendamenti.
Indìco la votazione per appello nominale sull'emendamento rubricato n. 4) sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione per appello nominale sull'emendamento rubricato n. 20) sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione per appello nominale sull'emendamento rubricato n. 2) sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione per appello nominale sull'emendamento rubricato n. 3) sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione per appello nominale sull'emendamento rubricato n. 1) sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo 1, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Considerando le intese fra i Capigruppo, sospenderei la discussione sull'articolato e le votazioni e proseguirei l'esame del provvedimento nella prossima seduta di Consiglio, che sarà decisa domani alla Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 18.16)



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