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Dettaglio seduta n.97 del 17/12/81 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 3 e 10 dicembre 1981 si intendono approvati.


Argomento: Difesa idrogeologica

Interrogazione dei Consiglieri Devecchi, Genovese, Sartoris inerente l'applicazione della legge 54/75


PRESIDENTE

Circa il punto secondo all'ordine del giorno "Interrogazioni ed interpellanze", viene discussa l'interrogazione dei Consiglieri Devecchi Genovese, Sartoris inerente l'applicazione della legge 54/75.
La parola all'Assessore Salerno.



SALERNO Gabriele, Assessore alla tutela dell'ambiente

Il programma annuale delle opere di sistemazione idraulica e forestale prima della sua formale approvazione con D.G.R. n. 200 del 15.4.1981 è stato sottoposto ai Comitati comprensoriali piemontesi in apposita riunione il 9/4/1981 presso l'Assessorato ambiente ed energia.
Il merito di detto programma ha tenuto sostanzialmente conto delle linee d'intervento contenute nei piani di bacino finora redatti dalla Regione.
Le fasi di elaborazione di detti "Piani di bacino" sono sempre stati "punto d'incontro" tra l'Assessorato competente ed i Comitati comprensoriali interessati.
Avevo già dato tale risposta per iscritto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Sono spiacente di non aver ricevuto la risposta scritta, risposta che neanche i miei colleghi hanno ricevuta. Si sarà persa nei meandri del Consiglio regionale.
Forse il testo della risposta scritta era più esauriente della risposta orale dell'Assessore.
Nell'interrogazione si lamentava che la Giunta regionale aveva deliberato una serie di interventi economici di notevole entità, senza prima avere sentito né le Province né le Comunità montane, come prescritto dall'art. 1 della legge 54 del 16 ottobre 1975. In modo particolare poi per quanto riguarda l'erogazione effettuata alle Comunità montane e ai Comuni facenti parte delle Comunità montane della provincia di Alessandria, non si è tenuto conto delle priorità stabilite l'anno precedente. Di conseguenza anche a nome dei colleghi che hanno firmato l'interrogazione, debbo dichiararmi del tutto insoddisfatto e augurarmi che questo modo di agire che non tiene conto delle disposizioni che liberamente si è data l'assemblea regionale, non abbia più a verificarsi per l'avvenire.


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Interrogazione del Consigliere Vetrino Nicola inerente l'organizzazione del 1° Festival di Nancy


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Vetrino Nicola inerente l'organizzazione del primo Festival di Nancy.
Risponde l'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore alla cultura

La proposta presentata dal Cabaret Voltaire relativa all'organizzazione a Torino dell'intera sezione del Festival mondiale del teatro di Nancy dedicato quest'anno al teatro di ricerca e sperimentazione degli Stati Uniti d'America, è stata accolta e approvata nel quadro degli interventi culturali rivolti agli studenti degli atenei torinesi. A seguito dell'interpellanza abbiamo richiesto chiarimenti e verificato la congruità dei medesimi. Preferisco leggere direttamente la lettera di chiarimenti: "In base alla vostra richiesta vi specifichiamo quanto segue: 1) rispettando gli accordi presi con il vostro Assessorato che considerava tale rassegna nel quadro dei programmi culturali dell'Università, del Politecnico e dell'Isef sono stati praticati per gli studenti sconti particolarissimi sotto forma di abbonamenti a lire 10.000 complessive per quattro spettacoli, insieme a questi abbonamenti veniva allegata una tessera del Cabaret Voltaire per questa rassegna gratuita.
2) per il pubblico normale pagante è stata come al solito richiesta la normale tessera di associazione annuale che la legge italiana esige per l'effettuazione di spettacoli in locali non muniti di regolare licenza di locale pubblico. Per il teatro Eridano la pratica per l'ottenimento di tale licenza è attualmente in corso. La Commissione prefettizia competente ha già effettuato la regolamentare ispezione e tuttavia i ritardi burocratici consueti non hanno ancora permesso al Cabaret Voltaire di eliminare, come è nelle sue intenzioni, la sottoscrizione delle tessere per l'ingresso. Tanto vi dovevamo e cogliamo l'occasione per porgervi i nostri più cordiali saluti. Favini".
Le due considerazioni aggiuntive rispetto all'esposizione dei fatti sono queste: concordo con la signora Vetrino che nelle occasioni future quando pubblici di natura diversa possono essere compresenti all'interno della stessa tornata di spettacoli, sarà cura della Regione Piemonte di garantire che non si verifichino o troppo grandi disparità di trattamento tra i diversi tipi di pubblico o, quel che potrebbe essere peggio estensione dei malefici del pubblico non protetto magari a persone che avrebbero, secondo gli accordi con la Regione, diritto ad avere certe riduzioni. La cosa ha sempre un elemento di complessità perché si tende ad evitare le recite o le manifestazioni rivolte esclusivamente ad una certa categoria di persone, perché questo tende a determinare una sorta di troppo rigida barriera all'interno della città tra alcuni corpi sociali ed altri.
La seconda considerazione è attinente al teatro, molto correttamente il Consigliere interrogante non vuole esprimere delle opinioni nel merito dello spettacolo e delle occasioni che ha avuto perché ritiene che altri possano esprimerle.
Oggi in Piemonte vi è un numero molto alto di spettatori del circuito teatrale, sostanzialmente centrato attorno allo Stabile e, con la maggiore autonomia data ai Comuni attorno ad un sistema di distribuzione che vedrà dei programmi comprensoriali con spettacoli assai diversi da quelli a cui si riferisce l'interpellanza. Si tratta di capire se in una Regione come il Piemonte, quando all'anno si supera il mezzo milione di presenze a teatro paganti, sia pensabile una vita di teatro senza qualche iniziativa che si colleghi ad esperienze internazionali di avanguardia teatrale.
L'Università tiene corsi di teatro e di arte in generale e probabilmente gli studenti interessati a questo è giusto che vedano discutano, contrastino o approvino cose che in altre zone altri giovani della loro età fanno, disapprovano o approvano.
In sostanza, al di là di questa esperienza, si è valutata l'opportunità di inserire una sorta di struttura, alcuni dicono sperimentale, altri dicono di avanguardia (si tratta di valutare quanto è di carattere di distribuzione e quanto eventualmente di carattere filologico o produttivo) all'interno del circuito regionale del teatro attorno all'Università. E' intenzione comunque della Giunta discuterne e sentire le opinioni. Questa rassegna è nata nel tentativo di saggiare l'opinione pubblica, soprattutto quella degli studenti, su iniziative diverse dalla produzione teatrale a cui siamo abituati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Brevemente ringrazio l'Assessore per la risposta che ha voluto fornire e mi dichiaro soddisfatta. Lo scopo della nostra interrogazione era volto soprattutto a salvaguardare l'immagine della Regione nel momento in cui intraprende un'iniziativa di portata culturale importante, come quella che ha determinato la delibera della Giunta. Una cosa è il privato, un'altra cosa è l'ente pubblico e in questo caso ci sembrava che l'ente pubblico ne ricavasse un'immagine distorta.
L'Assessore ha detto che per il futuro si impegnerà a fare in modo che quando si verificheranno questi abbinamenti di pubblico con il privato,certi principi vengano maggiormente salvaguardati. Questo è il motivo di fondo per cui mi dichiaro soddisfatta della risposta. Nel momento in cui aggiorneremo gli indirizzi culturali del Consiglio rispetto a questo tema approfondiremo questo argomento per vedere la validità o la necessità di questi esperimenti, soprattutto se debbano essere fatti con il concorso dell'ente pubblico.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza dei Consiglieri Bruciamacchie e Ferro inerente l'insediamento nel Comune di Masone di una fabbrica per la lavorazione del cromo


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza dei Consiglieri Bruciamacchie e Ferro inerente l'insediamento nel Comune di Masone di una fabbrica per la lavorazione del cromo.
Risponde l'Assessore Salerno.



SALERNO Gabriele, Assessore all'energia

In merito all'interpellanza dei Consiglieri Bruciamacchie e Ferro inerente l'insediamento nel Comune di Masone di una fabbrica per la lavorazione del cromo ricordo che fin da quando il problema nacque, e cioè nell'estate dello scorso anno, l'Assessorato per l'ambiente e l'energia della Regione Piemonte si è fattivamente interessato al problema.
Questo interessamento ha avuto un fattivo riscontro quando il 13/11/1980, dopo un altro precedente incontro tenutosi a Genova a solo livello tecnico, incontrai i rappresentanti della Regione Liguria nella persona degli Assessori all'ambiente ed all'urbanistica, presenti anche i rappresentanti dell'Amministrazione provinciale e del Comitato comprensoriale di Alessandria e dei Comuni interessati.
Si decise a tal fine di costituire in seno alla stessa una Commissione tecnico amministrativa che avrebbe vagliato la possibilità di intervento diretto da parte della Regione Liguria, in sostituzione del Sindaco di Masone, nella revoca della concessione edilizia, pur non ritenendo la suddetta Amministrazione facilmente percorribile questa via in quanto non parevano evidenziarsi irregolarità formali. Quest'ultimo fatto parve confermato dalla mancata presentazione da parte dei Comuni piemontesi interessati del programmato ricorso al T.A.R. ligure avverso all'insediamento in Masone della ditta in questione.
Il 15/11/1980 durante una manifestazione ecologica tenutasi in Masone cui presenziai personalmente, i rappresentanti di entrambe le Regioni ribadirono il loro impegno per ritrovare soluzioni atte ad impedire l'insediamento della Cromium, impegno che sfociò in un nuovo incontro tenutosi il 27 gennaio 1981 a Genova, tra le Regioni interessate.
Nel corso di tale riunione, nella quale trattammo anche il problema del disinquinamento del fiume Bormida, emerse la disponibilità della Cromium a trasferirsi, previo reperimento di un'altra area idonea ed acquisto del fabbricato allora in itinere in Masone.
Alla luce di tale possibilità si ebbe l'impegno da parte della Regione Liguria a trovare un'area su cui potesse rilocalizzarsi la ditta in questione ed a ricercare destinazioni alternative al capannone, ora già costruito in Masone, impegno che anche la Regione Piemonte aveva fatto proprio attivando a tale fine, sempre a tutt'oggi senza concreti risultati l'Amministrazione provinciale ed il Comitato comprensoriale di Alessandria la Federpiemonte e l'A.P.I.
Nel corso dell'estate il problema, che ancora non aveva avuto una soluzione, si è ripresentato ed è stata mia cura nel corso di un incontro con la Regione Liguria tenutosi a Savona anche per il "caso Bormida" sollecitare gli Enti già precedentemente interessati affinché rinnovassero il loro impegno e ci tenessero informati dell'evolversi della situazione.
Il caso pare ora avviato ad una concreta soluzione in quanto, a seguito dell'interessamento degli Assessori all'ambiente, all'industria ed all'urbanistica della Regione Liguria, che ho provveduto a sollecitare personalmente, sembra che si possa reperire un'area in territorio ligure su cui possa rilocalizzarsi la "Cromium" e che ci sia la possibilità di utilizzo del fabbricato sito in Masone da parte della locale Comunità montana.
Da ultimo, a seguito di una comunicazione pervenutami per conoscenza dal Comune di Masone cui era allegata una lettera della Cromium indirizzata al Sindaco del Comune succitato che sollecitava una decisione definitiva circa l'insediamento, ho nuovamente sollecitato la Regione Liguria richiedendo una riaffermazione degli impegni presi.
Tutto ciò conferma l'interesse dell'Assessorato all'ambiente e all'energia della Regione Piemonte per la salvaguardia dei due corsi d'acqua interessati ed in generale per la risoluzione dei problemi legati all'inquinamento, che il versante ligure dell'Appennino riversa in territorio piemontese; interessamento confermato dai ripetuti contatti avuti anche per risolvere l'annoso problema degli scarichi dell'area di Cengio nel Bormida.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Ringrazio l'Assessore anche a nome del collega Ferro, per la risposta data e per l'impegno dimostrato e concretamente realizzato in questa vicenda attraverso le frequenti riunioni in loco con la Regione Liguria.
A me consta che non più di 10 giorni fa, le amministrazioni comunali di Ovada e di alcuni comuni facenti parte del comitato si siano incontrati con l'Assessore all'industria Garassino e abbiano concordato una serie di iniziative tra le quali quella tesa a revocare, da parte della Regione, la concessione rilasciata dal Comune di Masone sostituendosi di fatto al Comune che era in palese contrasto con il piano regolatore.
Questo sarebbe un primo atto particolarmente importante che significherebbe l'interruzione di un processo di insediamento di un manufatto che sembra aggirarsi attorno ad un costo di un miliardo e mezzo di lire.
Credo sia urgente procedere in questa direzione essendo trascorso un anno, non certo per responsabilità nostra, durante il quale si è costruita quella struttura con un impegno finanziario notevole che comunque impegnerà nuove risorse della Regione Liguria o della Regione Piemonte o dei comuni consorziati per ipotizzarne un utilizzo diverso.
Non pare che la Comunità montana possa utilizzare quella strutture come sembrava in un primo momento; quindi è opportuno insistere presso gli Assessorati a cui lei si è fatto riferimento perché la concessione venga revocata e si avvii una trattativa con il proprietario per trovare una soluzione sia relativamente all'area, sia relativamente all'utilizzo del manufatto.
Se non si procede in tempi rapidi l'unica prospettiva è quella di trasferire nell'arco di pochissimi mesi le attrezzature dalla vecchia alla nuova sede pregiudicando le possibilità di spostamento della fabbrica e pregiudicando le iniziative di ordine politico che le forze politiche hanno proposto.
Invito l'Assessore a seguire costantemente la questione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Psichiatria

Interpellanza dei Consiglieri Beltrami, Bergoglio, Devecchi, Lombardi Martinetti e Ratti inerente le condizioni del servizio di assistenza ai malati di mente


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza dei Consiglieri Beltrami, Bergoglio Devecchi, Lombardi, Martinetti e Ratti inerente le condizioni del servizio di assistenza ai malati di mente.
La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Il dibattito politico nella Regione Piemonte sull'assistenza psichiatrica sino al momento attuale è stato avviato o ripreso, nella larga maggioranza dei casi, in occasione di eventi tragici che vedono come protagonisti attivi e/o passivi persone ricoverate in ospedale psichiatrico ovvero con storie di psichiatrizzazione. Ciò è comprensibile, in quanto l'opinione pubblica viene turbata dagli episodi in cui si manifestano elementi che possono richiamare l'ideologia della pericolosità sociale del malato mentale; d'altra parte è opportuno che l'analisi dei dati e dei fatti sia scevra da fattori emotivi e sia fondata su una giusta valutazione sia degli avvenimenti che delle modalità e delle norme all'interno delle quali essi si sono realizzati.
E' altrettanto vero che nel nostro Paese ed in particolare in alcune realtà, il dibattito sulla riforma psichiatrica riveste il carattere di estrema attualità, anche oltre i momenti contingenti in cui si verificano fatti di sangue od episodi di violenza.
Nell'ambito di un dibattito sereno sull'argomento sollevato dall'interrogazione occorre preliminarmente constatare che episodi di violenza di ogni genere non sono certo una peculiarità dei soli malati di mente o delle sole istituzioni e strutture psichiatriche complessivamente considerate ma riguardano ormai un ampio ventaglio di rapporti sociali in cui i soggetti appartengono a categorie definibili (delinquenza comune terrorismo, ecc.) ovvero senza alcuna appartenenza ad organizzazioni criminali e senza avere dei precedenti di tipo psichiatrico o giudiziario.
Una seconda obiettiva constatazione riguarda il fenomeno dell'esplosione di momenti di violenza nell'ambito di istituzioni chiuse dove sono comuni situazioni di sovraffollamento, promiscuità e concentrazione di persone per vari motivi in difficoltà quali gli ospedali psichiatrici, gli stabilimenti carcerari, i campi profughi, ecc, in cui fra l'altro, i soggetti istituzionalizzati non possono, in linea di massima essere protagonisti di alcun processo di trasformazione della situazione esistente. Anche sulla base dei dati di realtà di cui sopra, la riforma psichiatrica ha previsto il graduale superamento delle istituzioni manicomiali, processo confermato in seguito dall'art. 64 della legge di riforma sanitaria.
La Regione Piemonte ha previsto quale modalità pratica di superamento degli ospedali psichiatrici di cui al citato articolo 64 della legge 833/78, l'istituzione dell'area socio-sanitaria ad esaurimento e contestualmente il completamento dei servizi di salute mentale territoriali che oltre a rispondere ai bisogni psichiatrici presenti nella USL di riferimento devono anche occuparsi della progressiva dimissione delle persone ancora degenti oppure ospitate negli ospedali suddetti.
Premesso che il processo di dimissione dagli ospedali psichiatrici avviato tendenzialmente sul territorio nazionale sin dai primi anni '70 e realizzato in particolare nella realtà torinese dove la volontà politica delle amministrazioni allora competenti aveva portato ad un drastico ridimensionamento dell'istituzione manicomiale (i degenti erano passati da 4633 alla data 1/1/1968 a 2041 alla data di applicazione della legge 13/5/1978 n. 180), si elencano di seguito alcuni dati relativi all'attività realizzata nella Regione Piemonte: al 16/5/1978 (data di applicazione della legge 180/78) i ricoverati negli ospedali psichiatrici erano 4639 mentre al 30/11/1981 gli stessi erano 2649 oltre a 626 persone in qualità di ospiti (di cui 614 nell'area socio sanitaria di Collegno), con una diminuzione di circa il 40% dei ricoverati in regime ospedaliero ai servizi territoriali di salute mentale sono assegnati 299 medici 56 psicologici, 83 assistenti sociali, 842 infermieri psichiatrici e 51 altri operatori per un totale di 1.331 dipendenti, mentre nei cinque ospedali psichiatrici piemontesi (Torino, Vercelli, Novara, Alessandria e Racconigi) sono ancora operanti circa 1.800 dipendenti nella quasi totalità delle UU.SS.LL. è operante un servizio di salute mentale con modalità diverse di presenza operativa dipendente dal numero di medici ed infermieri assegnati; in poche UU.SS.LL. particolarmente decentrate la presenza è minima; occorre comunque rilevare che conformemente alle norme di legge, nella Regione Piemonte sono stati utilizzati per la costituzione dei servizi territoriali quasi esclusivamente operatori precedentemente impegnati negli ospedali psichiatrici per quanto attiene all'attività dei servizi territoriali di salute mentale, nelle more dell'avvio della rilevazione su tutta l'utenza del servizio sanitario, che consentirà di fornire, nel settore specifico, dati anche sulla psichiatria territoriale è da rilevare comunque che da un'indagine campione effettuata dalla Provincia di Torino nell'aprile 1980 è risultato che gli utenti in carico attivo agli ambulatori erano mediamente 300 nelle UU.SS.LL. di circa 60.000 abitanti.
Per quanto riguarda i servizi di diagnosi e cura, i servizi attivati nella Regione sono 21 per un totale di 255 posti letto.
Nell'anno 1980 sono avvenuti 6.547 ricoveri di cui 726 trattamenti sanitari obbligatori (11% dei ricoveri totali). Nel primo semestre 1981 (periodo 1.1/30.6.1981) i ricoveri sono stati 3.183 di cui 278 TSO (8,7%).
Il riparto di fondo sanitario 1981 per capitolo di spesa "già di competenza delle Amministrazioni provinciali" per la Regione è 87.000.000.000 circa di cui 58 miliardi circa assegnati alle UU.SS.LL. 24 45, 51, 61, 70, sedi di ospedali psichiatrici, e 29 miliardi alle altre UU.SS.LL.
I dati concernenti le dimensioni attuali degli Ospedali psichiatrici per quanto riguarda degenti e personale, le attività svolte nel territorio le risorse finanziarie, sono indicativi del grosso sforzo che la Regione ha effettuato finora nella direzione del superamento, ma danno anche l'ordine di grandezza del lavoro che rimane ancora da fare.
1 - I degenti. Nonostante la diminuzione massiccia delle presenze negli ospedali psichiatrici della Regione che è stata come già detto del 43% a partire dal maggio '78, il processo di superamento procede con diverso andamento da ospedale a ospedale soprattutto per quanto riguarda l'istituzione delle aree socio sanitarie ad esaurimento, nonostante le direttive inviate alle Unità Sanitarie Locali in proposito. Il rapporto ospiti/degenti è del 43% a Collegno (614 su 803) ma solo del 1,2% a Racconigi (9 su 698), dello 0,7 % a Novara (3 su 426). Risultano ancora in regime di ricovero tutti gli assistiti ad Alessandria (484 degenti) e a Vercelli (238 degenti).
2 - Per quanto riguarda il personale, gli addetti agli ospedali psichiatrici in totale sono ancora 1.800 contro 1.331 operanti sul territorio. E' da tenere presente che finora il processo di trasferimento del personale dagli ospedali psichiatrici al territorio è avvenuto tramite accordi con le organizzazioni sindacali e quindi in gran parte attraverso la mobilità volontaria. A partire dal 1/1/1982 verrà applicato il D.P.R.
761/1979 che consentirà l'applicazione della normativa generale sulla mobilità del personale delle Unità Sanitarie Locali anche al personale psichiatrico e faciliterà quindi la soluzione del problema.
Ho voluto far precedere la risposta sul merito da questo esame sommario per collocare la specifica questione nel quadro generale.
Per quanto riguarda "l'assassinio ad opera di altro ricoverato considerato non pericoloso, di un giovane ricoverato al manicomio di Collegno" è opportuno fare un'analisi dettagliata della storia personale e della carriera psichiatrica dei due assistiti per capire che cosa rappresenta a tutt'oggi dal punto di vista assistenziale ciò che residua dell'ospedale psichiatrico in fase di superamento.
La vittima, Fiorenzo Tavernise, nato il 28/10/1954 a Cropalati (Cosenza), residente a Nichelino (To). Quinto di otto figli, ha avuto uno sviluppo psico fisico normale fino all'età di due anni, quando a seguito di un episodio febbrile-convulsivo non meglio diagnosticato, comparvero dei sintomi di regressione delle acquisizioni psico motorie. E' vissuto in famiglia sino all'età di 10 12 anni, poi è stato ricoverato in varie istituzioni.
Nel 1972 in seguito ad un nuovo episodio convulsivo viene ricoverato all'ospedale psichiatrico di Girifalco (CZ) e nel 1975 trasferito all'ospedale psichiatrico di Collegno a seguito dell'immigrazione della famiglia a Nichelino. La diagnosi di ingresso dell'ospedale psichiatrico di Collegno è di oligofrenia.
Gli elementi che si desumono dalla cartella clinica e dalle relazioni dei medici curanti non lasciano dubbi sul fatto che il ragazzo fosse portatore di uno stato di handicap su basi organiche. E non ci sono dubbi sul fatto che in tutto il mondo occidentale il trattamento degli handicappati, anche quando è centrato sull'istituzionalizzazione avviene per lo meno in strutture per handicappati e non in ospedali psichiatrici.
Fiorenzo Tavernise entra invece a Girifalco, il manicomio della Calabria all'età di sedici anni e tre anni dopo viene trasferito a Collegno.
E' l'anno 1975 ed in Piemonte già da alcuni anni si dibatte il problema dei manicomi, e anche coloro che sono incerti sulla nocività del manicomio per quanto riguarda il trattamento della malattia mentale, non contestano il fatto che per lo meno gli handicappati trovino nel manicomio una collocazione assurda e dannosa rispetto a qualsiasi tentativo di cure adeguate.
Già nel 1979, nel contesto di un'inchiesta sui giovani handicappati ancora ricoverati negli ospedali psichiatrici di Torino, era stata stilata una relazione sul Tavernise che individuava come possibili soluzioni "una struttura residenziale per handicappati gravi, oppure un adeguato sostegno economico e domiciliare in famiglia e contemporaneo inserimento presso i servizi diurni di riabilitazione".
Nel 1981 Fiorenzo Tavernise è ancora ricoverato in manicomio.
Andriano Rossetto, l'omicida, nato a Torino il 24/4/1947, residente a Bibiana.
Anche l'altro protagonista dell'episodio criminoso percorre un itinerario psichiatrico particolare.
Il 3/3/1981 la direzione dell'ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione dello Stiviere segnalava il caso di Adriano Rossetto, in previsione della scadenza delle misure di sicurezza nel mese di giugno. La sistemazione richiesta era di carattere semiprotetto (es, pensionato o comunità alloggio). Aggiungeva la relazione: "durante la permanenza in ospedale psichiatrico giudiziario non ha mai creato problemi di sorta né ha presentato disturbi psicopatologici e alterazioni comportamentali tali da pregiudicarne la normale coesistenza con gli altri internati".
Sulla base di questa proposta, l'equipe psichiatrica della Comunità montana della Val Pellice proponeva di inserire il Rossetto nel suo reparto di provenienza (appunto l'1) in qualità di ospite, previ accordi con il primario e l'equipe del reparto stesso.
In data 9/6/1981 il Magistrato di sorveglianza concedeva un periodo di licenza, in condizione di libertà vigilata, presso il reparto 1 dell'ospedale psichiatrico di Collegno, ordinando il rimanere in stato di libertà vigilata, affidandone la vigilanza alla stazione dei Carabinieri di Collegno, presso la quale l'interessato doveva presentarsi nei giorni prescritti. Nel testo della concessione della libertà vigilata è detto che il Rossetto "non presenta note morbose a carico della psiche, degne di rilievo, e che ha tenuto ottima condotta mostrandosi rispettoso e laborioso".
Occorre sottolineare che, anche in questo caso, l'equipe psichiatrica della Val Pellice ha dimostrato di saper organizzare il sostegno al proprio assistito con continuità e con un elevato impegno professionale.
Sull'episodio criminoso possono quindi essere fatte le seguenti considerazioni: 1 - L'esplosione del comportamento criminoso da parte di Adriano Rossetto è avvenuta in un quadro di relativa correttezza dei rapporti sociali, accertata non solo dalla Direzione del manicomio giudiziario e convalidata dal Giudice di sorveglianza che ha concesso il periodo di licenza, ma confermata anche dalle testimonianze del personale di reparto.
2 - Non sono state accertate carenze organizzative ed assistenziali o negligenze nell'espletamento del servizio da parte del personale, anzi vi è stata tempestività, prontezza e grande sensibilità in tutti gli operatori che si sono prodigati nelle ricerche per molte ore nella notte e hanno fatto tutto quanto era in loro potere per rintracciare Fiorenzo Tavernise allontanatosi dal reparto.
3 - Era in corso di studio, sia a livello tecnico che politico, da parte della USL 43, una soluzione che rispondesse adeguatamente alle esigenze di Adriano Rossetto. L'USL 43 chiedeva all'ospedale una sistemazione transitoria, data l'eccezionalità della situazione.
4 - Il Comitato di gestione della USL 24, nella seduta del 26/11/81 udita la relazione del prof. Agostino Pirella, sovraintendente degli ospedali psichiatrici, ne ha preso atto con approvazione. Il Presidente della USL 24 la presentava successivamente all'assemblea della USL la quale l'ha ritenuta esauriente.
E' necessario concludere che l'esperienza complessiva di superamento delle strutture manicomiali si configura attualmente come un intreccio di vecchio e di nuovo, di manicomiale e di territoriale.
Sul primo versante la residua chiusura di alcuni reparti, il ritardo nel rispondere ai bisogni assistenziali degli handicappati e dei lungo degenti ricoverati, sul secondo la presenza attiva delle equipes territoriali e delle Unità Sanitarie Locali. E' opportuno sottolineare come la drammaticità degli episodi di violenza che talvolta esplodono nei manicomi sia da ascriversi alla persistenza delle modalità tipicamente repressive del manicomio piuttosto che alla presenza della linea innovativa di superamento prescritta dalla legge 180.
Per quanto riguarda in particolare gli aspetti conoscitivi relativi al superamento degli ospedali psichiatrici di Torino e la sua programmazione è opportuno ricordare che l'USL 24 ha provveduto ad istituire una Commissione composta da membri nominati nell'ambito dell'assemblea dell'USL. della quale fanno parte tutti i Gruppi politici rappresentati.
Detta Commissione ha l'incarico di acquisire tutti i dati relativi al processo di superamento in atto e di approvare poi i piani per i prossimi anni.
L'Amministrazione è pienamente disponibile sulla base anche del lavoro che sarà compiuto dalla Commissione costituita dall'USL 24, a proseguire nei propri adempimenti.
Vorrei concludere esprimendo con una mia seria preoccupazione molto personale. E' in corso una campagna di criminalizzazione del mondo sanitario. Le legittime operazioni repressive che vengono condotte non possono essere assolutamente il pretesto per trasformare il mondo della sanità e dell'assistenza come un mondo di irresponsabili in cui gli elementi di illecito siano il dato prevalente. Voglio cogliere questa occasione per riaffermare la fiducia negli operatori sanitari o assistenziali del nostro Piemonte. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

L'insistenza con cui sottoponiamo interpellanze o interrogazioni per sottolineare la serie troppo numerosa di episodi di disfunzione del servizio psichiatrico nella Regione trova da parte dell'Assessore competente puntuali ed acritiche risposte: in sintesi l'Assessore ci dice che ci sono alcuni problemini, ma che in sostanza il sistema funziona.
L'ottimismo di queste risposte ci lascia innanzitutto preoccupati oltrech perplessi.
Ci colleghiamo a episodi di cronaca, ma non vorremmo che nell'aula del Consiglio regionale venissero lette le cartelle cliniche dei malati in violazione del segreto professionale e del rispetto della persona.
Intendiamo sottolineare gli aspetti della malattia, più o meno gravi. Non essendo né medici, né operatori sanitari non intendiamo sottolineare gli aspetti della malattia, più o meno gravi, ma intendiamo sottolineare le disfunzioni macroscopiche esistenti nel funzionamento dei servizi psichiatrici. L'Assessore dice che gli episodi di violenza non sono peculiari dei malati di mente, noi diciamo però che in quel settore dovrebbero esserci attenzioni e controlli non dico di tipo carcerario, ma comunque particolarmente stretti e reali.
Giorni fa, il giornale ci dava notizia di una persona senza documenti che è stata investita da un treno, probabilmente una ricoverata presso l'ospedale di Collegno. E' serio un servizio che consente ad un ammalato di uscire e che non si rende conto che un ammalato non è presente e non ne segnala l'assenza? Casi di questo genere se ne potrebbero citare tantissimi. Quanti sono gli ammalati che vengono rimandati alla famiglia ma che in realtà non sono più seguiti da nessuno? Che tipo di assistenza hanno? Lo sa l'Assessore che molti di essi sono ricoverati in pensioni senza un minimo di assistenza sanitaria? Che in alcune realtà periferiche nella provincia di Torino, ma anche in altre province sono stati messi in pensionati e in alberghi che da strutture per vacanze sono state trasformate in strutture permanenti per anziani? Non avverte l'Assessorato alla sanità che così facendo si riaprono sotto forma diverse le vecchie strutture con tutti i difetti del sistema manicomiale e senza alcun vantaggio sul piano dell'assistenza medica? Non attendiamo tante risposte su episodi del singolo ammalato che può commettere un atto di violenza o di chi lo subisce, ma attendiamo risposte sul problema dell'abbandono delle famiglie degli ammalati di mente, dell'assenza di assistenza in molti casi.
Medici e psichiatri ci dicono che ammalati bisognosi di ricoveri lunghi vengono ricoverati per 4-5-10 giorni perché mancano spazio e strutture adeguate.
L'ammalato di mente non ha bisogno di stare a letto tutto il giorno per cui le strutture degli ospedali normali idonee per i degenti non sono adatte ad ospitare questo genere di ammalati che hanno altre esigenze di tipo residenziale. Fermo restando il fatto che non siamo per il mantenimento delle vecchie strutture manicomiali, siamo però per una seria e qualificata assistenza e per una diversa impostazione del problema.
Chiediamo nella nostra interrogazione una Commissione d'inchiesta o semplicemente una Commissione regionale per l'impostazione e la programmazione dei servizi psichiatrici. Questo problema non è solo dell'Unità Sanitaria Locale n. 24 ma è problema che interessa tutto il territorio. La Commissione consiliare dovrà verificare la situazione degli emendamenti, il numero delle domande di servizio inevase. Qualche giorno fa i familiari di una persona seriamente ammalata, affetta da gravi crisi hanno segnalato il caso al centro di zona, dove si sono sentiti dire: "lo mandi qua". Che senso ha un'assistenza psichiatrica del genere? L'Assessore Bajardi certamente non la condivide.
Vogliamo sapere esattamente che cosa succede, non ci accontentiamo più delle relazioni e delle cifre, perché dietro le relazioni e dietro le cifre si nascondono realtà drammatiche, situazioni insostenibili, drammi familiari più gravi di quelli che c'erano prima.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Interrogazione dei Consiglieri Paganelli, Carletto e Picco inerente la situazione del personale e delle strutture regionali


PRESIDENTE

L'interrogazione dei Consiglieri Paganelli, Carletto, Picco inerente la situazione del personale e delle strutture regionali viene discussa nel dibattito sulla "Politica del personale nella III legislatura" di cui al punto quarto all'ordine del giorno.
Le interrogazioni ed interpellanze sono così discusse.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente" comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri: Bastianini Carazzoni, Simonelli, Turbiglio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 173: "Interventi regionali per la valorizzazione e lo sviluppo delle attività termali": presentato dai Consiglieri Genovese, Devecchi, Lombardi, Martinetti Martini, Paganelli, Beltrami e Borando in data 14 dicembre 1981 N. 174: "Interventi per contribuire allo sviluppo economico dell'area Verbano-Cusio Ossola", presentato dAlla Giunta regionale in data 14 dicembre 1981 N. 175: "Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno finanziario 1982", presentato dalla Giunta regionale in data 14 dicembre 1981 N. 176: "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1982" presentato dalla Giunta regionale in data 14 dicembre 1981 N. 177: "Istituzione del Comitato regionale di solidarietà e partecipazione della Regione a comitati di soccorso", presentato dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale in data 15 dicembre 1981.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Sospendo la seduta e convoco i Capigruppo per stabilire l'ordine dei lavori delle prossime sedute.



(La seduta sospesa alle ore 10,35 riprende alle ore 11,10)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Chiede la parola il Consigliere Viglione. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Ero fuori dall'aula e quando sono arrivato ho scoperto che i Capigruppo erano stati convocati. Apprendo ora che nella riunione si è discusso l'ordine dei lavori delle prossime sedute e io non ero informato di nulla.
Non sono d'accordo sulle decisioni che sono state assunte. O il Presidente mi assicura che le decisioni assunte, assente il Capogruppo socialista perché non preavvertito, sono poste nel nulla, oppure lascio quest'aula e non rientrerò fino a quando non avrò avuto soddisfazione per questo.



PRESIDENTE

E' opportuno avvisare il Presidente del Consiglio quando ci si assenta.



VIGLIONE Aldo

Partecipo a questa assemblea da quando è nata. Non sono mai mancato.



BONTEMPI Rinaldo

La riunione dei Capigruppo doveva decidere l'ordine dei lavori di oggi.
Per quanto riguarda le prossime sedute ci siamo dati degli orientamenti ma ci siamo impegnati a ridiscuterne.



PAGANELLI Ettore

Chiedo se la seconda parte della riunione dei Capigruppo, quella in cui si è fissato l'ordine del giorno delle sedute di lunedì, martedì, mercoledì è valida o non è valida.
Debbo inoltre rilevare ancora una volta la situazione di estremo disagio in cui si trovano i Gruppi di opposizione.
Signori della maggioranza, non si può continuare in questo modo. I Gruppi di opposizione non possono trovarsi continuamente a correre il rischio di essere scavalcati. Se ci sono delle incertezze all'interno della maggioranza, la maggioranza le chiarisca.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno di questa mattina rimane invariato.
Come richiesto dal Consigliere Viglione, ritengo opportuno riconvocare i Capigruppo per ristabilire l'ordine del giorno delle prossime sedute.



PAGANELLI Ettore

Allora, quello che abbiamo fatto cade nel nulla? Diciamolo chiaramente in quest'assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

La riunione dei Capigruppo si è svolta in un clima sereno, nella quale peraltro non c'è stato l'accordo completo sull'ordine dei lavori del Consiglio nelle prossime sedute. Per quanto mi riguarda mi ero permessa di fare osservare la ristrettezza dei tempi disponibili per esaminare il piano socio-sanitario che - ci è stato assicurato - verrà consegnato soltanto oggi.
Per quanto riguarda la conduzione dei lavori delle prossime sedute ritengo sia conveniente convocare i Capigruppo, così come ha proposto il Capogruppo Bontempi alla presenza di tutti i Capigruppo.
Mi auguro che nella seconda riunione si tenga maggiormente conto delle osservazioni che avevamo fatto e dei diritti dei Gruppi di minoranza di svolgere il loro ruolo politico e amministrativo in Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, ho il dovere di dichiarare che non tollero oltre questa situazione. Ha detto bene il Capogruppo della D.C.: c'è la volontà di difendere un'immagine di una maggioranza efficiente, di una Giunta unita, capace di rispettare gli obiettivi e le scadenze. Questo non è vero e lo si deve dire pubblicamente e questa difesa dell'immagine esterna la si ottiene comprimendo i diritti delle minoranze. Sono le ore 11,20 e prima di Natale dobbiamo riservare 2 o 3 ore da destinare al dibattito sul personale. Se rispettiamo l'ordine del giorno, questo discorso non troverebbe posto prima della discussione del piano sanitario.
La maggioranza non è stata nemmeno in grado di proporre sul piano procedurale un metodo di lavoro, lo stesso avvenne l'altro giorno sui fatti in Polonia Signor Presidente, questa non è l'assemblea della maggioranza, questa è l'assemblea dei 60 Consiglieri, dei Gruppi politici, dei cittadini piemontesi. Invitiamo lei ed il Consiglio di Presidenza ad assumere le responsabilità che ne conseguono.
Faccio una precisa richiesta di tipo formale. Chiedo che i Capigruppo siano subito convocati anche perché nella riunione testè conclusa si sono assunte decisioni di una certa delicatezza che attengono, per esempio, alle procedure da adottare per l'eventuale individuazione del sito della centrale nucleare.
Poiché queste determinazioni di carattere metodologico devono essere deliberate domani dalla Commissione da me presieduta e poiché non è mio costume far pervenire ai Consiglieri le proposte di lavoro poche ore prima della riunione come fa la maggioranza, chiedo che entro le ore 12 il sottoscritto sia nelle condizioni di poter far conoscere per iscritto ai propri Commissari il metodo di lavoro. Se si continuasse a ritenere che il dibattito sul piano socio-sanitario non tende al massimo approfondimento del tema, ma al risultato di fare apparire all'esterno un'immagine di una maggioranza unita e di una Giunta efficiente che entro il 1981, ha approvato il piano socio-sanitario, la minoranza in quest'aula ha i numeri la capacità e la volontà di far sì che il piano non passi o passi al costo di farlo nascere con Gesù Bambino. E' un volume di 4.000 pagine sul quale siete ritornati ad ogni seduta di Commissione perché bastava che un rappresentante della maggioranza si inalberasse, perché venisse stravolto.
Qualora lo vogliate forzare sappiate che c'è spazio all'opposizione per comportarsi come si comporta l'opposizione di ogni Paese democratico quando viene compressa nei propri diritti di espressione. Questa non è una minaccia, perché il mio Gruppo politico ritiene che i rapporti interpersonali e tra i Gruppi politici nelle istituzioni siano alla base della convivenza democratica, ma è una precisa assunzione di responsabilità: o la maggioranza ci mette nelle condizioni di lavorare serenamente, al di fuori di istrionismi di occasione, altrimenti l'opposizione adotterà comportamenti meno corretti di quanto ne abbia utilizzati in passato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Sono lieto che il dibattito abbia scoperto la verità delle intenzioni che prima venivano celate dietro l'incidente della riunione dei Capigruppo.
La riunione dei Capigruppo è nata per dirimere l'ordine dei lavori ed è proseguita su altri temi. Dovevamo decidere se si doveva discutere della criminalità come indicato nell'ordine del giorno oppure del personale.
Ripeto quello che ho già detto nella riunione dei Capigruppo: si è lavorato per sette mesi in Commissione, spendendo giorni e giorni in discussioni per arrivare al termine stabilito dell'1l dicembre per portare in aula il piano i giorni 21-22-23. Non accettiamo il discorso della compressione dei diritti delle minoranze e la minaccia di ostruzionismo che ci è venuta dal Consigliere Marchini. Non è assolutamente accettabile anche se è stata utile perché ha rilevato le reali intenzioni di alcuni Gruppi.
Su questo non è ammissibile giocare. Se errori ci sono stati nella convocazione delle riunioni rimediamoli, ma non si pretenda di far passare alcune cose sotto a specie di altre.
E' una decisione che si ha da prendere, una responsabilità di governo che noi comunisti dobbiamo affermare fino in fondo perché a queste cose crediamo.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Questa mattina abbiamo sentito dall'Assessore Bajardi che ha risposto ad un'interrogazione in ordine allo stato in cui si trova la sanità in Piemonte. Se ci fosse qualcuno che tenta di rinviare la discussione del piano socio.sanitario questi se ne assume la responsabilità gravissima nei confronti del Paese e del Piemonte.
Abbiamo sostenuto che i problemi della sanità si risolvono con l'approvazione del piano sanitario nazionale e del piano socio-sanitario della Regione Piemonte. Su questo la Giunta è totalmente unita e propone la discussione nelle giornate di lunedì, martedì, mercoledì. Se dovessero sorgere motivi di ulteriore approfondimento e di rinvio, lo si dica in maniera netta e pubblicamente di fronte a tutti i cittadini del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Non ho chiesto il rinvio della discussione del piano socio-sanitario.
Desidero però rimarcare quanto ha detto la collega Vetrino, e cioè la circostanza che il materiale completo venga consegnato solo oggi, o domani significa una violazione del principio più volte richiamato della centralità del Consiglio.
Il dibattito sarà indubbiamente importante e approfondito ma, in realtà, avrà come protagonisti la Giunta e quei Consiglieri che hanno partecipato ai lavori della Commissione e questa è una violazione di quel diritto-dovere che ogni Consigliere ha di intervenire, a ragion veduta e con cognizione di causa, su tutti gli argomenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi, mi stupisco che in aula si siano ripresi gli argomenti che abbiamo trattato nella riunione dei Capigruppo. E' stato un dibattito non conclusivo perché mancava un Gruppo, quindi quella discussione sarà ripresa in quella sede.
Non vedo perché si debba perdere del tempo in discussioni procedurali che sortiscono lo stesso effetto che ha sortito in tempi recenti l'ostruzionismo radicale alla Camera dei deputati. Nella riunione dei Capigruppo si è parlato di due problemi: la deliberazione sulla devianza e il dibattito sul personale che probabilmente non riusciremo ad esaurire nella giornata di oggi. I tempi sono stretti e stiamo perdendo del tempo prezioso senza entrare nel merito di problemi che vanno ben al di là di queste discussioni procedurali. Chiedo la convocazione dei Capigruppo per ridiscuterne su quanto abbiamo discusso in assenza di un Gruppo.



PRESIDENTE

Non apprezzo l'intervento del Consigliere Montefalchesi. Le discussioni che avvengono in questa aula sono espressione di democrazia e non perditempo.
La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

L'intervento del Presidente della Giunta e quello del Consigliere Montefalchesi richiedono che io esprima pubblicamente l'opinione della D.C.
Il Presidente della Giunta ha richiamato la gravità dei problemi sanitari e l'opportunità di discutere il piano socio-sanitario.
Nella riunione dei Capigruppo non ho avanzato alcuna ipotesi di ostruzionismo o di rinvii a vuoto, ma ho dichiarato, in continuità dell'atteggiamento che sei Consiglieri della D.C. hanno tenuto per mesi nella competente Commissione, la disponibilità della D.C. a discutere anche nei giorni a ridosso delle festività natalizie. Però mi sono fatto carico dell'opportunità e delle necessità che i Gruppi minori hanno di discutere volumi di migliaia di pagine. Il regolamento può essere rispettato, ma c'è il provvedimento, la deliberazione o la legge di un solo articolo e c'è il provvedimento ampio come il piano socio-sanitario della Regione Piemonte.
L'opinione del Gruppo della D.C. è che si continui nel rispetto dell'ordine del giorno stabilito (discussione della delibera delle devianze e discussione sul personale con l'ampiezza che questo problema ha). Anche questo ho detto e il Gruppo della D.C. ritiene che sia venuto il tempo di discutere a fondo dei problemi del personale della Regione. Il dibattito inizia oggi e dovrà continuare senza interruzione nelle sedute successive perché i problemi del personale devono essere affrontati anche in questa sede.
In questa aula la D.C., Gruppo di maggioranza relativa, sta al gioco democratico che lo vede collocato all'opposizione, ma ha la pretesa che la maggioranza non faccia maggioranza e opposizione nello stesso tempo. Il ruolo dell'opposizione deve essere lasciato ai Gruppi che siedono all'opposizione.



MARCHINI Sergio

Chiedo la parola per fatto personale.
Si è detto che da parte nostra si è minacciato l'ostruzionismo. Ma non è così; abbiamo sempre detto che il tempo è quello che è, ma che da parte nostra non avremmo richiesto alcun rinvio.
Il nostro Gruppo sarà presente quando lo convocherete, e farà le cose che riterrà di fare nell'ambito delle procedure adottate.
Non è l'opposizione che sta facendo perdere del tempo. Ha detto bene Montefalchesi: si discute sullo stravolgimento dell'ordine del giorno della seduta odierna, che in realtà non c'è stato. Questa assemblea è convocata per dibattere due argomenti e la riunione dei Capigruppo non ha alterato l'ordine del giorno. Ma si viene a dire che io intendo violentare il tempo del Consiglio. Prendo atto che il tempo viene violentato da qualcun altro.
Come ha detto il Capogruppo della D.C. la violenza al tempo a disposizione delle assemblee è un modo di fare politica delle opposizioni. Se all'interno della maggioranza si utilizza il metodo del tempo come strumento per fare opposizione non pensi che l'opposizione un giorno o l'altro non sia tentata di utilizzare lo stesso strumento. Discutere due ore su un ordine del giorno, che non è stato cambiato, vuol dire fare dell'ostruzionismo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Siccome l'ordine del giorno non è stato cambiato bisognerà affrontarlo e passare alla discussione. Per quanto riguarda gli altri problemi, essendo stato posto nel nulla quello che si è deciso, ci riuniremo per deciderlo.
Chiedo che si dia immediatamente inizio all'ordine del giorno che abbiamo di fronte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Chiedo la riunione dei Capigruppo per stabilire l'ordine dei lavori delle prossime sedute.



PRESIDENTE

La riunione dei Capigruppo si terrà alle ore 15.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame deliberazione Giunta regionale n. 261-82329: "Individuazione del progetto concernente 'Linee programmatiche di intervento su: disadattamento, devianza, criminalità "


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto all'ordine del giorno: "Esame deliberazione Giunta regionale n. 261-82329: 'Individuazione del progetto concernente 'Linee programmatiche di intervento su: disadattamento, devianza criminalità'" La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'assistenza

La tragicità della situazione in fatto di disadattamento, devianza e criminalità chiama in causa la responsabilità e la volontà politica della Regione e degli Enti locali che devono individuare, come è specificato nella riforma carceraria del 26 luglio 1975, interventi integrativi nel tentativo di risolvere problemi che ogni giorno diventano più gravi e che ogni giorno si fanno più urgenti.
La Regione non intende espropriare dei suoi compiti lo Stato per quanto riguarda la pena, intende soltanto porsi come ente referente collaboratore, perché i compiti siano esplicati nel modo migliore.
La Regione con questo progetto ha individuato le linee principali di intervento. Questo progetto è nato in strettissima collaborazione con gli organismi competenti. La Regione Piemonte, che ha iniziato il suo lavoro con piccoli interventi settoriali nel campo del disadattamento e nel campo della devianza, o nel campo della criminalità, a mano a mano che svolgeva la sua attività, si è convinta della necessità di sostituire interventi sporadici con la presentazione urgente di un progetto globale. Abbiamo cominciato ad agire in modo concreto e possiamo dire che, almeno in parte questo progetto si sta riempiendo di contenuti. Riteniamo inoltre che la Regione Piemonte, con la presentazione di questo progetto, anticipi quanto è auspicato dal Ministero di Grazia e Giustizia.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa deliberazione è estremamente importante perché tenta di dare delle risposte ai problemi del recupero sociale, del reinserimento dei detenuti.
Leggevo qualche giorno fa sui giornali che quest'anno ci sono stati 280 omicidi nelle carceri italiane. Riteniamo che l'iter in qualche modo accelerato di questo provvedimento sia conseguente al contributo di alcuni Consiglieri regionali e quindi dei Gruppi consiliari e della Giunta che hanno voluto vedere all'interno degli istituti di pena la reale situazione.
Il sottoscritto ed i colleghi Reburdo e Marchiaro hanno appunto fatto un sopralluogo e denunciato la situazione esistente alle Nuove e questa è la naturale prosecuzione di un impegno che tutti i Gruppi hanno assunto.
L'obiettivo fondamentale è la prevenzione e, sotto questo profilo, di grande importanza è l'accertamento della realtà, l'analisi delle cause dell'emarginazione e della criminalità. L'altro obiettivo fondamentale è quello della risocializzazione e del reinserimento. Il recupero sociale del detenuto deve consistere in alcune iniziative che gli consentano, nel momento in cui sconta la pena, di svolgere attività formative, ricreative e culturali che attenuerebbero le tensioni derivanti dallo stato di detenzione. Questo però si scontra con la situazione reale degli istituti di pena che non si pongono l'obiettivo del recupero sociale e che sono dei veri e propri luoghi che sfornano i delinquenti. Bisogna individuare le responsabilità e valutare le cause dell'affollamento e della promiscuità: infatti vi sono detenuti in attesa di giudizio, quindi innocenti e detenuti che hanno commesso reati relativamente lievi, insieme ai detenuti incalliti e i giovani che la riforma carceraria vorrebbe separati, insieme agli adulti; tutto ciò crea una situazione in cui delinquenti incalliti fanno scuola ai detenuti più giovani. Se non si interviene su questa situazione le cause della criminalità saranno difficilmente affrontabili, mentre l'80 dei detenuti è in attesa di giudizio, quindi c'è anche il problema grave della lentezza della macchina della giustizia. Nella deliberazione si dice che è necessario attivare corsi di formazione professionale, di lavoro, di attività ricreative, di attività scolastiche, ma per fare queste cose sono necessarie delle strutture che oggi non ci sono e, quel che è più grave è che non ci saranno nemmeno negli istituti di pena in costruzione se non si interviene in tempo. E' sufficiente il carcere che si sta ricostruendo a Torino per 750 posti, quando la popolazione carceraria a Torino è già di 1150? Quindi c'è un problema di consultazione con il Governo in ordine alla costruzione dei nuovi istituti di pena, rispetto alle dimensioni ed alle caratteristiche. E' opportuno fare un censimento degli istituti di pena esistenti in Piemonte che possono essere riattati al fine di iniziare un'opera di sfollamento da un lato, e dall'altro di raggiungere l'obiettivo di avvicinare il detenuto alla famiglia, che è una delle condizioni fondamentali per favorire il reinserimento ed il recupero sociale. Grande importanza ha quindi l'accelerazione dei tempi di costruzione di nuovi istituti penitenziari e tutto il discorso dell'edilizia carceraria.
L'altro scoglio da superare per raggiungere gli obiettivi della deliberazione è quello di aumentare il numero degli agenti di custodia e soprattutto degli addetti al servizio sanitario. Per esempio, alle Nuove non ci sono infermieri e nessuno intende andarci. La Regione, attraverso le proprie strutture, deve farsi carico di fornire un servizio sanitario efficiente all'interno delle carceri. La situazione degli agenti di custodia è esplosiva.
Questi lavoratori sono costretti a lavorare anche 10/11 ore al giorno per sette giorni alla settimana senza poter usufruire di riposo durante la settimana, tranne di una giornata ogni due o tre mesi.
Quale ruolo deve svolgere l'agente di custodia? Esso frequentemente è usato dal Ministero di Grazia e Giustizia come braccio repressivo nei confronti dei detenuti il che finisce di allargare sempre di più il baratro esistente tra detenuto e agente di custodia. Inoltre il suo livello culturale è assolutamente insufficiente (spesso è la quinta elementare) a reggere il rapporto con i detenuti che hanno anche istruzione superiore.
L'agente di custodia viene sottoposto ad un corso di tipo militare di tre mesi nel quale impara soltanto a sparare.
L'altro problema è costituito dalla carenza o addirittura dalla inesistenza di assistenti sociali. Tutti questi problemi vanno affrontati se si vuole avviare a soluzione alcuni gravi problemi delle carceri.
La deliberazione che stiamo affrontando rischia di cozzare contro una realtà drammatica e rischia di essere in gran parte inapplicabile. Il nostro Gruppo si sta impegnando a livello locale e a livello nazionale perché gli agenti di custodia siano smilitarizzati e riqualificati. Il Consiglio regionale deve mantenere l'impegno che si era preso nella riunione con gli agenti di custodia di un incontro con il Ministro di Grazia e Giustizia e con la Commissione Giustizia della Camera per prospettare i problemi che riguardano gli agenti e le condizioni dei detenuti, problemi strettamente congiunti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Viglione. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

L'Assessore Cernetti, nell'opera che svolge con capacità e intelligenza, dimostra di essere all'altezza della situazione che purtroppo, si fa ogni giorno più grave.
Nel campo delle devianze minorili e del recupero di quella che, forse erroneamente, viene definita delinquenza, la Regione non ha competenza quindi sappiamo i limiti entro i quali l'Assessore e la Giunta vanno a collocarsi. Il documento che ci viene presentato, che noi approviamo per l'ampiezza del disegno che contiene e per l'analisi acuta che compie, non è solo allargato al sistema carcerario, al recupero e al reinserimento di chi ha sbagliato nella società, ma si incentra sui limiti della Regione e sulle risorse finanziarie.
Ci riesce difficile comprendere come possa essere umanizzato il volto delle carceri essendoci in questo momento più di mille detenuti rinchiusi nelle Nuove, rinchiusi in celle che paiono tane con quattro letti a castello da un lato e quattro letti a castello dall'altro, per cui solo un detenuto può camminare e gli altri sette sono costretti a stare a letto e interscambiarsi reciprocamente. Questa situazione non l'abbiamo scoperta solo ieri. Sono decenni ormai che seguiamo le vicende delle carceri in Piemonte e compiamo opere di miglioramento edilizio in quelle di Ivrea, di Cuneo, di Vercelli, di Alessandria, di Fossano e di Saluzzo. Rifiutiamo l'ipotesi dell'isolamento del condannato e riteniamo che sia stata giusta e corretta la decisione del Governo italiano di chiudere il carcere dell'Asinara e di riportare in terra ferma i condannati dove possono espiare la pena nel proprio ambiente, vicino ai familiari, nei luoghi di origine, dove possono mantenere il contatto con la realtà.
In Piemonte sono stati compiuti molti interventi nell'ambito delle strutture, tanto che questa potrebbe diventare la Regione delle supercarceri.
Il carcere dovrebbe essere un luogo omogeneo e non differenziato dove chi ha compiuto un certo reato viene rinchiuso per ventidue ore al giorno in una cella e lasciato uscire per due sole ore al giorno. Se nel carcere deve avere priorità il concetto del reinserimento nella società e del recupero di chi ha sbagliato, debbono esistere delle strutture che in parte appartengano alla competenza regionale.
La competenza regionale si esprime nei modelli del lavoro, nei modelli della scuola, nei modelli professionali ed anche nei modelli sanitari seppure quest'ultimo sia stato attratto alla competenza nazionale e non sia stato devoluto in toto alla competenza regionale mediando alcuni rapporti come è avvenuto tra l'ospedale S. Giovanni Battista ed il carcere Le Nuove grazie ai quali la Regione ha costruito all'interno del carcere un reparto sanitario per la cura dei detenuti.
In Piemonte si sono fatti notevoli passi in avanti. Restano alcuni bubboni centrali come quello molto evidente delle Nuove che desta gravi preoccupazioni per le sorti di coloro che vi vivono ammassati in tane, che non hanno possibilità, tranne pochi, di partecipare ai processi nuovi di lavoro, di formazione professionale e di studio.
Il dibattito sulla situazione esplosiva delle carceri dovrebbe avere una maggiore partecipazione da parte del governo regionale che vedo qui rappresentato solo dall'Assessore Marchesotti e dall'Assessore Cernetti che ha presentato il documento. Questi richiami non hanno ormai più alcun rilievo nel nostro Consiglio, talché proporrei una forma costituzionale come quella degli Stati Uniti d'America dove il governatore non partecipa alle riunioni. Sembra un discorso amabile tra di noi che nessuno tradurrà in realtà: questi sfoghi non sono soltanto epidermici o episodici. Con l'anno nuovo avremo modo di perfezionarli in qualche modo perché non possiamo andare incontro a fatti distruttivi del Consiglio o del governo regionale e, dopo anni, chiederci chi aveva permesso che avvenisse questa forma distruttiva all'interno della Regione, come è avvenuto in Polonia. Io non cedo su questo punto. I cinquantamila elettori che mi hanno dato il voto non mi hanno chiesto di stare in queste condizioni, quindi adempier fino in fondo al mandato che mi è stato dato, qualunque cosa mi costasse.
Il discorso di oggi ha un'importanza eccezionale eppure avviene in assenza anche di coloro che hanno la responsabilità della formazione professionale che se ne stanno nei corridoi o che partecipano raramente ai lavori del Consiglio.
Tornando al tema in discussione, devo dire che l'Assessore Cernetti ha fatto bene a difendere queste iniziative che certamente porteranno dei risultati positivi. Il mio voto complessivo non è soltanto formale, ma è anche sostanziale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Prendo la parola con un certo imbarazzo perché all'ordine del giorno è iscritta una deliberazione proposta dall'Assessore Cernetti sulle linee di intervento sul disadattamento, la devianza, la criminalità, mentre, qui si sono trattati temi come quello della situazione carceraria degli agenti di custodia, problemi gravi, fondamentali, importanti che esistono qui in Piemonte come in altre Regioni, ma che più opportunamente e più correttamente si sarebbero dovuti trattare in un dibattito ad hoc, anche questo in omaggio all'iniziativa della Conferenza dei Capigruppo in ordine ai lavori del Consiglio. Cercherò di attenermi al tema oggetto della deliberazione rimandando ad altra occasione considerazioni su altri problemi sui quali il Consiglio regionale e la Giunta hanno scarse possibilità di intervento diretto.
Il contenuto programmatico della deliberazione merita alcune schematiche considerazioni. Ci riserveremo di entrare nel merito dei singoli punti quando l'Assessorato presenterà le proposte di attuazione rispetto agli obiettivi ed agli indirizzi che la deliberazione pone.
Questa deliberazione rappresenta un passo significativo nella collaborazione che si è andata instaurando tra Regione e Ministero di Grazia e Giustizia. Nell'applicazione della riforma carceraria la nostra Regione è stata scelta dal Ministero per avviare un esperimento pilota, che se funzionerà dovrà poi essere attivato in altre Regioni italiane, nel quale gli interventi vengono coordinati a livello locale e attivati sotto la responsabilità della Regione.
Desidero sottolineare l'opportunità di questa collaborazione che si è instaurata tra Ministero, Regione, Enti e istituzioni che operano in un settore così delicato e così difficile come quello del disadattamento della devianza e della criminalità. In linea di principio siamo concordi sul fatto che la Regione si ponga come punto di coordinamento delle iniziative che i vari enti assumono. Per noi è estremamente importante un intervento specifico nel campo della criminalità minorile. Ovviamente c'è il problema dell'applicazione di questi principi rispetto alle linee indicate nella deliberazione dove è previsto un coordinamento tra le forze per individuare i singoli e specifici interventi. Questo ci vede d'accordo.
Fermo restando il nostro giudizio positivo sull'impostazione della deliberazione, chiediamo che l'approfondimento sul piano della realizzazione concreta trovi ulteriori momenti di discussione e di approfondimento in sede di Commissione o in sede di dibattito in Consiglio.
Questa deliberazione è passata tra le pieghe del piano socio-sanitario e non ha potuto avere né in sede di Commissione né oggi in sede di Consiglio regionale, quegli approfondimenti e quelle puntualizzazioni che una materia così complessa richiederebbe.
Sono stati richiesti pareri e consigli a tutti coloro che in qualche maniera sono interessati a questa materia ed è probabile che qualche parere suggerisca ulteriori interventi migliorativi da inserire in questo documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchiaro.



MARCHIARO Maria Laura

Signor Presidente, signori Consiglieri, concordo con i colleghi Viglione e Bergoglio che hanno sottolineato come l'argomento sottinteso a questa deliberazione meriti uno spazio ben più ampio di quello che gli pu essere riservato oggi. Tuttavia non mi trovo d'accordo con il Consigliere Bergoglio quando ritiene che si debba fare un dibattito ad hoc, quasi estemporaneo rispetto ai temi che discutiamo.
Il riferimento sulla situazione carceraria e alle condizioni del disadattamento giovanile non può essere messo da parte quando si esamina un atto generale di indirizzo e di carattere amministrativo.
L'efficacia di un intervento come quello che la delibera delinea è largamente condizionato da situazioni di estrema gravità: siamo di fronte a un'istituzione - quella carceraria - che non provvede alla custodia e soprattutto pone problemi drammatici per l'incolumità e la sicurezza dei detenuti e del corpo delle guardie di custodia.
Sovraffollamento e promiscuità li abbiamo verificati alle Nuove, ma le notizie di cronaca che arrivano da tante altre parti d'Italia dicono trattarsi di situazioni generalizzate, nelle carceri delle grandi e piccole città.
Alcuni dati: nel 1981 si sono verificati 17 omicidi, 110 ferimenti, 38 suicidi oltre a manifestazioni gravi come lo sciopero della fame dei detenuti che chiedevano semplicemente di essere processati, nelle carceri di Milano e di Parma.
L'altro fenomeno grave è costituito dalla diffusione del disagio giovanile nelle aree urbane sul quale non possiamo non fermare la nostra attenzione quando affrontiamo problemi di recupero e di correzione della devianza. Né può essere dimenticata l'infezione della droga soprattutto nelle aree di emarginazione giovanile, ma non solo in quelle, e in aree dove la violenza è diventato un esercizio gratuito non finalizzato, una manifestazione drammatica e sconvolgente di incapacità a integrarsi nella realtà.
La deliberazione ci sembra positiva e interessante soprattutto per il fatto che pone come condizione la collaborazione con gli organi competenti.
L'Assessore ha voluto sottolineare, nell'introduzione, di voler essere un referente nell'attuazione della riforma carceraria, senza interferenze sui poteri che spettano agli organi che presidiano all'attuazione delle pene.
C'è stata una effettiva collaborazione con il Ministero di Grazia e Giustizia, ma anche in questo caso il potere centrale, di fronte a collaborazioni ed a fattive presenze degli enti locali, ha visto questi apporti non tanto come gesti di collaborazione, ma come gesti di interferenza.
La deliberazione indica come indirizzo il coordinamento tra diversi livelli e tra diverse competenze. L'intervento è soprattutto orientato ai temi di competenza: formazione professionale, attività ricreative e sportive, salute, e tende a integrare la realtà interna del carcere con l'esterno, quindi con le U.S.L., i centri di formazione professionale, ecc.
Abbiamo verificato che alle Nuove è assolutamente vanificata ogni possibilità di intervento per l'enorme sovraccarico del carcere e per le condizioni materiali in cui vivono i carcerati. L'elemento portante di ogni intervento di recupero è il lavoro, che io ritengo questione di fondo perché i nostri interventi siano efficaci sia nei confronti dei detenuti adulti, sia nei confronti dei detenuti minori. Abbiamo visto che la formazione professionale è significativa nelle sezioni penali, mentre non esiste nelle sezioni giudiziarie.
E' indispensabile che questi interventi vengano visti nell'ottica di revisione della condizione delle guardie carcerarie. Il Gruppo comunista pone le questioni della ristrutturazione del corpo delle guardie, del loro reclutamento, della loro formazione, della smilitarizzazione come elementi portanti per l'attuazione della riforma.
In ultimo, facciamo una proposta operativa. Poiché da più parti è stato chiesto un approfondimento della materia, propongo che la Regione promuova un Convegno a cui partecipino i diversi poteri che governano queste competenze per affrontare e verificare i problemi del Piemonte in ordine all'edilizia carceraria, alle dimensioni delle carceri esistenti all'organizzazione degli spazi ed anche alla localizzazione del carcere.
C'è poi il problema di un diverso utilizzo delle case mandamentali della reale efficacia dell'istituto della semi libertà, del lavoro interno ed esterno, della revisione dei codici che consenta tempi diversi per i processi (su mille detenuti delle Nuove solo 160 stanno scontando la pena gli altri sono in attesa di giudizio).
Invito la Giunta a promuovere questa verifica e a coinvolgere il più largamente possibile la comunità su queste questioni, sulle quali si misura la civiltà di una società.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Esprimiamo l'apprezzamento al lavoro che è stato compiuto dalla Giunta e dall'Assessorato per scandagliare una così complessa materia e per venire ad un ulteriore approfondimento e a una serie di proposte e di soluzioni.
Se qualche riserva dobbiamo fare sulla deliberazione è relativamente all'ampiezza ed alla indeterminatezza che nasce proprio dalla sua eccessiva determinatezza. In altri termini, pur concordando sugli obiettivi e sulla metodologia che tende al recupero dei protagonisti di una serie di fenomeni e al loro reinserimento nella società, rileviamo che l'avere ritenuto di poter portare in Consiglio una radiografia e una diagnosi così specifiche e dettagliate, probabilmente ci pone di fronte ad un rischio politico preciso: far nascere nella collettività delle aspettative alle quali non siamo in grado di dare risposte pronte e significative.
Faccio allora una proposta operativa: considerare questa delibera programmatica come primo livello di verifica della realtà e di indicazione di interventi e ipotizzare una serie di livelli successivi di maggiore approfondimento e di maggiore determinazione e, per quanto possibile raccordati con proposte operative.
Vorrei sapere perché si indicano con legge alcune cose e con deliberazione altre cose.
Questa deliberazione ha il senso della legge, perché non è rapportata a un fatto specifico, ma a un fatto che interessa tutti i cittadini: noi stessi siamo destinatari diretti di questa deliberazione che, al di là del fatto normale, ha lo spessore per ottenere attraverso il livello regionale tutti quegli approfondimenti e tutte quelle verifiche che normalmente si ritiene debbano essere fatte per una legge.
Non chiedo di ritornare indietro, ma affido alla sensibilità dell'Assessore l'opportunità di passare attraverso maglie successive di provvedimenti, da confrontare in Commissione, ad elementi di dettaglio sui quali si intende intervenire.
Sui problemi di merito, non concordo con la collega Marchiaro quando insiste sulla problematica delle grandi aree urbane. Ritengo sia un dato riduttivo della fenomenologia della quale ci stiamo occupando. Non dimentichiamo che i fatti del terrorismo non sono di estrazione urbana: le brigate rosse a Torino probabilmente sono un fatto importato; i fatti di prima linea si sono originati in Piemonte in fasce non urbane, in fasce umane non immigrate. Questo vuol dire che fenomeni di devianza e di criminalità avvengono anche al di fuori delle grandi aree urbane.
Alludo ai piccoli centri di provincia dove esiste meno letteratura e meno approfondimento e che richiedono da parte della Giunta una particolare attenzione.
Sul problema delle carceri concordo con quanto diceva Viglione: se non ci preoccupiamo di capire cosa non funziona nel nostro sistema, non stupiamoci della Polonia. L'Italia spicca per essere il Paese europeo che ha più innocenti in carcere poiché la Costituzione considera innocenti coloro che non sono stati condannati.
In questi giorni lo Stato sta per emettere una nuova amnistia.
L'amnistia è un fatto di clemenza ma è anche l'abdicazione dello Stato. Sin dall'età della pietra lo Stato era nato come necessità di giustizia e di garanzia dei rapporti fra i consociati per cui il consociato che rispettava un comportamento era tutelato dallo Stato rispetto a un comportamento abnorme tenuto da un altro consociato.
Quando si concede l'amnistia per svuotare le carceri, lo Stato riconosce il proprio fallimento e di questi problemi le forze politiche devono farsene carico.
Concordo sulle vie da percorrere per recuperare una serie di strutture indicate dalla deliberazione. Raccomando alla cortesia dell'Assessore di porre attenzione alle espressioni venute dalle colleghe Marchiaro e Bergoglio in modo che nei tempi e nei modi che la sua prudenza politica riterrà opportuni, sia coinvolta la Commissione o comunque quelle sedi in cui possano essere coinvolti sullo stesso piano di dignità i Gruppi consiliari e le forze reali della società per una verifica precisa e che da una panoramica di carattere generale che rischia di essere velleitaria e in qualche modo frustrante e controproducente, si possa pervenire a una maglia più stretta e più precisa di determinazione sulla quale riteniamo di dover essere più presenti di quanto le modalità di presentazione di questo documento e di discussione non ci hanno consentito.



PRESIDENTE

I lavori riprenderanno alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,00)



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