Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.94 del 10/12/81 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che i processi verbali delle adunanze consiliari del 3/12/1981 verranno approvati in una prossima seduta.


Argomento: Problemi energetici

Interpellanza dei Consiglieri Reburdo e Montefalchesi inerente le iniziative dell'ENEL circa l'installazione di centrali nucleari


PRESIDENTE

Proseguiamo con il punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze".
L'Assessore Salerno risponde all'interpellanza presentata dai Consiglieri Reburdo e Montefalchesi inerente le iniziative dell'ENEL circa l'installazione di centrali nucleari.



SALERNO Gabriele, Assessore all'energia

Rispondendo all'interpellanza dei Consiglieri regionali Montefalchesi e Reburdo mi preme sottolineare, in premessa, come le intese siglate con gli enti centrali, e quelle previste da stipularsi successivamente, siano la testimonianza di coerenza e concretezza della linea politica, peraltro già discussa ed approvata in un precedente dibattito consiliare, che la Giunta ha assunto con la precisa volontà di ricondurre ad unità organica lo studio e la soluzione di tutti i problemi relativi alla produzione di energia e ai riflessi ecologici di questa sul territorio.
Infatti, il ridimensionamento dei rapporti istituzionali tra l'Ente Regione e gli enti centrali è principalmente servito a favorire un riconoscimento non rituale, del ruolo democratico e partecipativo dell'istituzione regionale, abbattendo quei confini che ancora si imponevano tra programmazione nazionale e programmazione locale.
Per quanto riguarda le iniziative dell'ENEL che entrano nel merito delle cause dell'aumento del prezzo dell'energia elettrica, considerando la situazione di debolezza strutturale del sistema elettrico nazionale di produzione, condizionato soprattutto da una monocultura energetica basata su di un preponderante utilizzo di prodotti petroliferi costantemente sottoposti ad aumenti di prezzo, posso soltanto ribadire gli indirizzi assunti dalla Giunta, in materia di energia e confermati dal dibattito consiliare conclusosi il 18 marzo u.s., che prevedono il ricorso ad una politica di diversificazioni energetiche, priva di opzioni ma anche di atteggiamenti pregiudiziali.
Pur comprendendo, ma non condividendo, lo spirito con cui vengono portate avanti alcune iniziative che non ci coinvolgono né ci condizionano minimamente, voglio rassicurare i Consiglieri interpellanti dichiarando che la Giunta non accetta interferenze di alcun tipo, tanto meno da quegli enti che sono chiamati a cooperare nei Comitati misti e che soltanto in questi essi possono assumere iniziative che interessano direttamente i programmi regionali di sviluppo.
Gli enti energetici centrali di fatto si configurano come strumenti del Governo preposti all'attuazione delle scelte energetiche nazionali.
L'interlocutore privilegiato della Regione è quindi il Governo centrale tant'è vero che per bocca del Presidente della Giunta e del sottoscritto la Regione Piemonte ha ribadito, in più di un'occasione, gli indirizzi regionali in materia di energia, rivolgendosi direttamente al Ministro per l'Industria e allo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri.
Pertanto, l'unica iniziativa logica e corretta che intendo assumere è quella di rispettare il contenuto dell'accordo siglato con l'ENEL ed evitare brusche fughe in avanti, rimandando giustamente la discussione del problema nucleare all'attenzione dell'apposito Comitato che sarà prossimamente istituito in armonia con le determinazioni assunte dal Consiglio regionale il 18 marzo.
Inoltre, contestualmente al problema nucleare e in relazione alla materia più generale dell'energia, stiamo perfezionando con il CNEN un'intesa, sulla quale relazionerò in VII Commissione consiliare, le cui aree d'intervento sono prevalentemente finalizzate alla sicurezza all'attivazione di adeguati strumenti di controllo ambientale all'informazione e alla partecipazione delle comunità locali sui temi relativi all'energia nucleare e alle ipoteche d'uso che questa pone sul territorio.
In ultimo desidero ricordare che in questo primo anno di legislatura è stato considerato attentamente il problema dell'informazione nel settore dell'energia e dell'ambiente nei confronti dell'opinione pubblica, del cittadino e dell'operatore specializzato, nonché del mondo scientifico culturale ed accademico.
Le iniziative si sono sviluppate attraverso un costante e corretto rapporto con gli organi di stampa e di informazione, con i centri di ricerca ed università, con le organizzazioni scientifiche culturali ed attraverso una costante ed attiva presenza a convegni, seminari, conferenze e manifestazioni sia locali, che regionali, nazionali ed internazionali.
Riteniamo pertanto che i supporti informativi che abbiano fornito e che continueremo a fornire alla comunità piemontese possano aumentare la crescita culturale delle popolazioni le quali, attraverso scelte ed atteggiamenti sereni, sapranno da sole contrastare validamente qualsiasi tipo di pressione, anche psicologica, venga loro rivolta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

La nostra interpellanza è nata da una comunicazione dell'ENEL ai cittadini nella quale si individua la scelta nucleare come scelta obbligatoria per la soluzione del problema energetico.
L'iniziativa dell'ENEL si inquadra in una grave pressione psicologica nei confronti della popolazione in quanto tende ad accreditare decisioni rispetto alla scelta nucleare che non sono ancora definitivamente compiute e che comunque spettano all'istituzione regionale.
Questa pressione psicologica continua attraverso una campagna martellante e a volte sfiora quasi il ricatto.
Dobbiamo rilevare che questo condizionamento psicologico è stato in qualche modo assunto anche da parte della Giunta regionale che in tutte le occasioni e in tutte le sedi pone la scelta nucleare come decisiva ed obbligata.
Questo atteggiamento e questo modo di presentare il problema energetico è l'esatto opposto della partecipazione della popolazione alle scelte.
La naturale conseguenza di questo rapporto è il rinvio della discussione sul problema nucleare in sede di Comitato misto e la rimessa in discussione del Comitato stesso.
Ieri, infatti, alcune forze politiche hanno messo in discussione tale Commissione dichiarando di non voler fare da parafulmini. La nostra forza politica si è già assunta le sue responsabilità rispetto alla scelta nucleare, quindi, le altre forze politiche si assumano le loro responsabilità, attivino un rapporto corretto con la popolazione che permetta una partecipazione reale, recepiscano le opinioni della società e in base a queste facciano le scelte politiche senza condizionare la popolazione.



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore Salerno.



SALERNO Gabriele, Assessore all'energia

E' opportuno dare attuazione all'ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale il 18 marzo u.s. con il quale si prevede la costituzione del Comitato misto ENEL-Regione-CNEN quando fosse stato approvato il piano energetico nazionale. Questo è stato approvato dal CIPE, quindi credo si possa procedere su questa strada. Si dovranno chiarire le funzioni del Comitato misto. In quel momento si discuterà della scelta nucleare, dei contenuti di questa e dei dubbi che vi possono essere in questa materia.
Sarà comunque il Consiglio regionale, dopo che il Comitato misto avrà sentito le popolazioni interessate, ad esprimere il proprio parere.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Interpellanza dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente l'assistenza farmaceutica gratuita


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza presentata dai Consiglieri Bastianini Marchini e Turbiglio inerente l'assistenza farmaceutica gratuita.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Con riferimento all'interpellanza dei Consiglieri regionali, Attilio Bastianini, Sergio Marchini e Antonio Turbiglio, concernente l'assistenza farmaceutica gratuita, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'uso del ricettario unico da parte dei soli medici convenzionati discende dall'accordo nazionale dei medici generici stipulato nel 1979 e confermato con l'accordo nazionale dello scorso mese di agosto e dall'accordo nazionale dei farmacisti. Ciò per meglio governare e contenere la spesa farmaceutica attraverso il rispetto di precise regole, cui sono legati i medici convenzionati e non tutti i medici iscritti all'Albo (rispetto dei tre pezzi, del Prontuario Terapeutico Nazionale, ecc.).
Più tardi, con l'attivazione della convenzione per la specialistica esterna, l'uso del ricettario unico veniva anche esteso ad alcune branche specialistiche e ad altre strutture pubbliche abilitate alla prescrizione (guardia medica, consultori, ambulatori, ecc.).
L'iniziativa della Toscana di estendere il ricettario unico concordato anche ai medici non convenzionati, oltre ad essere avversata dal Ministero della Sanità e non condivisa dalle altre Regioni, ha portato alla prevedibile lievitazione della spesa farmaceutica nell'ambito regionale tant'è che oggi la Toscana si accinge a revocare il provvedimento ripristinando l'uso del ricettario unico ai soli operatori sanitari pubblici e privati convenzionati.
Giova inoltre ricordare che la stessa legge finanziaria in discussione al Parlamento, nel quadro delle iniziative tese a contenere la spesa sanitaria, ribadisce la necessità di ricettare sul modulo unico concordato servendosi dei soli operatori sanitari pubblici e privati legati da apposite convenzioni.
Ciò premesso, si ritiene che la Regione Piemonte, affidando il ricettario unico ai soli medici convenzionati, oltre a rispettare i criteri degli accordi citati, abbia anche assicurato la dispensazione di specialità medicinali previste dal vigente Prontuario Terapeutico Nazionale e pertanto, non ritiene opportuno consentire la prescrizione sul ricettario unico, da parte dei medici iscritti all'Albo, ma non convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

La risposta dell'Assessore è esauriente e non può che renderci soddisfatti dal punto di vista della comprensione delle ragioni che hanno indotto la Giunta a non percorrere la strada percorsa da altre Regioni.
Per correttezza di dialogo con l'Assessore facciamo peraltro presente che la nostra interrogazione intendeva anche essere uno di quei mattoni che di tanto in tanto cerchiamo di mettere per garantire il massimo di mobilità nell'ambito della classe medica. E' fuori di dubbio che l'impossibilità dell'uso del ricettario da parte dei non convenzionati esclude una fascia di professionisti, soprattutto giovani, da qualunque possibilità di intervento.
Prego l'Assessore, di considerare questa preoccupazione e farsene carico nelle sedi competenti.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente il Parco del Gran Paradiso


PRESIDENTE

L'Assessore Rivalta risponde all'interrogazione presentata dai Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente il Parco del Gran Paradiso.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Premesso che una legge nazionale attribuisce al Consiglio di amministrazione del Parco del Gran Paradiso il compito di autorizzare qualsiasi intervento nell'ambito del Parco e che le decisioni dei Comuni sono sottoposte a questa preventiva autorizzazione, tuttavia questa questione la Regione la segue da anni. Con il compianto collega Oberto avevamo discusso in proposito presso la Commissione parlamentare in occasione del dibattito sulla legge dei parchi nazionali, quelle modifiche che potevano consentire un atteggiamento diverso nei confronti dei Comuni.
Successivamente presso il Ministero dell' Agricoltura si è costituita una Commissione di cui facevano parte oltre il Ministero dell'Agricoltura le Regioni Piemonte e Valle d'Aosta e il Consiglio di amministrazione del Parco del Gran Paradiso per studiare le modifiche dei confini. In quella sede si era anche richiesto di apportare, attraverso la legge nazionale delle modifiche al regime di autorizzazione, sostenendo che non era possibile che la competenza comunale venisse sovrastata dalle decisioni del Consiglio di amministrazione del Parco.
Abbiamo anche detto che, poiché il Parco è una salvaguardia di difesa ambientale reale, è necessario continuare in questa azione di salvaguardia e abbiamo posto il dato di garanzia sulla politica di salvaguardia nell'approvazione o nell'aggiornamento dei piani regolatori dei Comuni con regolamentazioni specifiche, queste sì approvate dalle due Regioni e dal Consiglio di amministrazione, riportando la politica di tutela alle decisioni degli strumenti urbanistici e non all'autorizzazione del Consiglio di amministrazione del Parco in occasione di ogni licenza edilizia o autorizzazione di attività che si svolgono nell'area del Parco.
Della Commissione lavoro fanno parte funzionari dell'Assessorato all'urbanistica e funzionari dell'Assessorato alla pianificazione territoriale e parchi. La Commissione, costituita un paio di mesi fa, ha incominciato a lavorare anche a contatto con i Comuni.
Il piano dell'area del Parco che verrà presentato al Ministero dell'Agricoltura sarà una spinta perché a livello nazionale si faccia una legge che alleggerisca i Comuni dall'azione di tutela oggi esercitata dal Consiglio di amministrazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

La risposta dell'Assessore ci soddisfa perché centra gli obiettivi che con la nostra interrogazione volevamo venissero chiariti.
Una delle ragioni della nostra interrogazione era quella di riportare l'argomento in una sede non del tutto incompetente nel momento in cui questi problemi si dibattono in sedi che non sono assolutamente competenti.
Siccome è in corso il processo, che l'Assessore ci ha descritto, è opportuno che l'istituzione nel suo complesso segua questa materia per evitare che sia soltanto oggetto di diatribe di paese, soprattutto di discussioni in sedi che competenza non ne hanno.
Esprimiamo la nostra soddisfazione per la parte che ci riguarda e ribadiamo il nostro convincimento che il Parco debba essere difeso nella sua integrità, in una concezione attuale e moderna non come residenza del principe, ma di conservazione di un habitat in cui l'uomo è presente e la sua testimonianza e la sua presenza giustificano quel tipo di realtà che vogliamo difendere.


Argomento:

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente il Parco del Gran Paradiso

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bruciamacchie, Carazzoni, Reburdo e Turbiglio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 171: "Modifica ed integrazione dell'art. 15 della legge regionale 21/1/1980, n. 3", presentato dai Consiglieri regionali Valeri, Vetrino Bastianini, Carletto, Brizio e Bontempi in data 9/12/1981 N. 172: "Integrazione agli artt. 5 e 6 della legge regionale 11/8/1973 n.
17 concernente: Delimitazione delle zone montane omogenee. Costituzione e funzionamento delle Comunità montane' ", presentato dai Consiglieri regionali Valeri, Vetrino, Carletto, Brizio Bastianini e Bontempi in data 9/12/1981.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 5/12/1981: "Sottoscrizione di nuove azioni della S.p.A. Aeroporto Cuneo-Levaldigi" alla legge regionale del 5/11/1981: "Istituzione dell'Ufficio del Difensore Civico".


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Rendo note le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta dell'1/12/1981, in attuazione dell'art. 7, primo comma, delle legge regionale 6/11/1978, n. 65.



PRESIDENTE

Seduta dell'1/12/1981



PRESIDENTE

84 - Applicazione legge regionale 12/10/1978 n. 63, art. 41: "Interventi a favore della valorizzazione del patrimonio zootecnico piemontese".
Deliberazione n. 53/10613 del 13/10/1981. Rettifica.
FERRARIS Bruno 125 - Rinnovo convenzione con l'Istituto Gramsci di Torino per una ricerca su "I profili dell'autonomia regionale nei rapporti di collaborazione con lo Stato e nell'erogazione delle spese vincolate - l'esperienza della Regione Piemonte".
FERRERO Giovanni 141 - Istituzione della Commissione tecnico - scientifica per i settori della caccia e della pesca e affidamento incarico al prof L. Lantella.
Prenotazione di impegno di spesa di L. 8.636.905 (cap. n. 2250 - bilancio 1982).
MORETTI Michele 142 - Acquisizione dello studio pedologico di un'area del Comune di Mondovì, realizzato dall'Istituto per le piante da legno e l'ambiente.
Spesa complessiva presunta L. 26.450.000 (oneri fiscali inclusi) cap.
7010/81.
RIVALTA Luigi 145 - D.G.R. n. 39-24306 del 23/10/1979. Ricerca sul paesaggio fluviale come risorsa ricreativa per il Comprensorio di Torino - Fiume Po.
Integrazione di spesa L. 560.364 (oneri fiscali inclusi) per maggiori oneri relativi (Cap. 7050/81).
RIVALTA Luigi 148 - D.G.R. n. 19-1835 dell'11/11/1980 per l'affidamento della redazione dei piani naturalistici di aree a parco o riserva naturale. Liquidazione ai signori Arione e Ciani di parcelle. Spesa di L. 214.100 (cap. 7930/81).
RIVALTA Luigi 161 - Realizzazione del "Forum delle scienze energetiche". Approvazione convenzione con la Fondazione Giovanni Agnelli. Istituzione del Comitato di coordinamento. Individuazione della spesa necessaria per l'attuazione della prima fase della convenzione in L. 287.500.000 IVA inclusa. Impegni sul cap. 2250 del bilancio 1981 di L. 29.418.230 e sul cap. 8950 della somma di L. 114.033.770 e prenotazione sui capitoli corrispondenti al bilancio 1982.
SALERNO Gabriele 162 - "Programma di risanamento delle acque". Documentazione fotografica delle aree fluviali e lacustri Affidamento incarico allo Studio Fuocofisso.
Spesa di L. 6.325.000 (cap. 8950/81).
SALERNO Gabriele 170 - Legge regionale 19/12/1978 n. 77. Compenso ai relatori esterni di cui alle lettere c), d), e), f) ed m); nonché a quelli di cui al quinto comma dell'art. 76 della legge regionale 5/12/1977 n. 56 per la redazione delle relazioni. Spesa di L. 2.507.584 (cap. 7160/81).
SIMONELLI Claudio 180 - Liquidazione fatture al dr. arch. Emilio Sironi relative alla progettazione delle opere di ristrutturazione e riutilizzo globale dei fabbricati denominati "Centro d'Arte", "Posto di Ristoro" e "Casa del Prete" facenti parte del complesso immobiliare "Villa San Remigio" in Comune di Verbania. Spesa di L. 33.627.585 (cap. 1000/81).
TESTA Gianluigi 188 - Autorizzazione a costituirsi parte civile ed affidamento difesa e rappresentanza all'avv. Gerardo Serra. Procedimento penale pendente avanti il Tribunale di Acqui Tenne, a carico di Gandolfo Luigi per il reato continuato di truffa aggravata commesso in Spigno Monferrato dal 1972 al 1977 in danno della Regione Piemonte.
TESTA Gianluigi 189 - Autorizzazione a costituirsi in giudizio avanti il Tribunale di Torino ed affidamento incarico legale agli avvocati G. Scalvini e G. Borio ed al dott. proc. Tancredi Bruno di Clarafond. Ricorrenti Fenocchio dr.
Renato ed altri per il pagamento degli interessi compensativi e/o moratori sulle somme corrisposte dalla Regione a seguito di sentenza TAR-Piemonte 358/80 del 7/5 - 20/5/1980. Spesa presunta L. 300.000. Prenotazione di impegno sul cap. 1080/82.
TESTA Gianluigi 190 - Autorizzazione a costituirsi in giudizio ed affidamento incarico legale agli avvocati C.E. Maiorca ed A. Crosetti. Ricorrente spa Alpe Celle (avv. Cavalli) contro Regione Piemonte e nei confronti del Comune di Omegna per l'annullamento della D.G.R. n. 27/30178 del 30/5/1980, avente ad oggetto l'approvazione del primo piano pluriennale di attuazione del Comune di Omegna. Spesa presunta L. 300.000 (prenotazione di impegno sul cap.
1080/82).
TESTA Gianluigi 192 - Liquidazione onorari all'avv. Marco Casavecchia a seguito di consulenza legale e di assistenza in giudizio avanti il TAR-Piemonte nella causa Cemital/Regione Piemonte (spesa di L. 452.648 di cui L. 300.000 cap.



PRESIDENTE

12750/81 e L. 152.648 cap. 1080/81).
TESTA Gianluigi 193 - Liquidazione onorari all'avv. Marco Casavecchia a seguito di consulenza legale e di assistenza in giudizio nelle cause avanti il TAR Piemonte Cemital I Regione Piemonte. Spesa L. 1.198.164 (cap. 1080/81).
TESTA Gianluigi


Argomento: Questioni internazionali

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Enrietti per alcune comunicazioni.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Venerdì scorso nel Palazzo della Giunta vi è stato un incontro con i Presidenti delle Regioni delle Alpi occidentali per discutere un protocollo d'intesa circa la costituzione di una comunità delle Alpi occidentali. La bozza del documento, che è già a mani dei Consiglieri, dovrà essere dibattuta in Consiglio regionale.
La seconda comunicazione riguarda l'incontro di ieri mattina con il Presidente della Romania nato da un invito del Governo rumeno; tale incontro fa seguito agli ottimi rapporti che lo Stato italiano e la Regione Piemonte hanno con la Romania e fa seguito ai viaggi che le delegazioni guidate a suo tempo dal Presidente Viglione e recentemente dal Presidente del Consiglio Benzi, hanno compiuto.
La visita aveva lo scopo di esaminare lo stato dei rapporti culturali economici e turistici fra il Piemonte e la Romania.
Sono stato ricevuto dal Presidente Ceausescu, accompagnato dal Presidente del Parlamento europeo, dai due Vice primi Ministri, dal Ministro del Commercio estero.
Ci siamo intrattenuti su problemi di carattere generale e di politica della pace e di politica economica che riguarda direttamente i due Paesi.
Si è parlato della definizione di una delegazione commerciale del Piemonte che potrà incontrarsi con una delegazione commerciale della Romania. Di questo argomento saranno investite tutte le forze del Consiglio regionale.
Sono partito con un volo di linea in un giorno di vacanza alle 7 del mattino, con sosta a Zurigo perché Linate era chiuso, e sono arrivato in Romania alle 10 e mezza della sera. Sono stato ricevuto ieri mattina e sono ripartito da Bucarest ieri pomeriggio alle 15,30.
Ero accompagnato dal mio collaboratore, dott. Beconcini e dall'interprete dottoressa Amprimo. Del viaggio non ho potuto informare prima perché è stato stabilito soltanto nella giornata di sabato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Ringraziamo il Presidente della Giunta per questa comunicazione e per la risposta articolata sul viaggio. Forse è un'anticipazione alla risposta che il Presidente della Giunta stesso darà ad un'interrogazione presentata dal nostro Gruppo in ordine appunto a questa improvvisata visita in Romania. Fa piacere sapere che esistono buoni rapporti, e potenzialità, che però a noi sono sconosciuti.



ALASIA Giovanni

C'era la Vietti in delegazione con noi.



CERCHIO Giuseppe

Al collega Alasia faccio presente che la Regione ha da tempo instaurato scambi di carattere culturale e visite di cortesia con altri Paesi.
Questo viaggio, che non era da Torino alla frazione Baranda del Comune di La Loggia, ci pareva dovesse essere programmato per tempo e a conoscenza dell'istituzione, dando la possibilità di coinvolgere in termini produttivi e non estemporanei il Consiglio. E' un viaggio che si pone a metà strada fra il diporto e la promozionalità dell'iniziativa.
Attendiamo una risposta in questo senso.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione dei Consiglieri Cerchio e Sartoris inerente una guardia del Parco Bosco del Vaj incaricata di svolgere funzioni di rilevatore al censimento


PRESIDENTE

In merito ancora al punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze", esaminiamo l'interrogazione presentata dai Consiglieri Cerchio e Sartoris inerente una guardia del Parco Bosco del Vaj incaricata di svolgere funzioni di rilevatore al censimento.
Risponde l'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Con l'interrogazione n. 270/384 i Consiglieri Cerchio e Sartoris interrogano la Giunta regionale per sapere se risponde a verità la notizia secondo la quale una guardia della Riserva naturale del Bosco del Vaj sia stata incaricata di svolgere funzioni di rilevatore in occasione del recente censimento nazionale: in caso affermativo gli interroganti richiedono se tale incarico può essere ritenuto lecito e legittimo.
Da notizie assunte direttamente dall'Amministrazione comunale si pu confermare l'utilizzo del dipendente in questione per l'espletamento della funzione di rilevatore: peraltro va ricordato che il censimento della popolazione è stato indetto con la legge 18/12/1980, n. 864 e che, come previsto nella circolare della Presidenza, dl Consiglio dei Ministri dell'1/6/1981, "la legge succitata all'art. 4, comma terzo, stabilisce, al riguardo, che l'incarico di rilevatore sia affidato a personale dipendente dai Comuni ed a personale civile delle Amministrazioni dello Stato, delle Regioni, delle Province e di altri enti pubblici. Solo nel caso che per particolari esigenze in sede locale non sia possibile reperire tra il personale suddetto un numero sufficiente di rilevatori, i Comuni potranno far ricorso a persone estranee alla pubblica amministrazione, dando priorità ai giovani iscritti nelle liste di collocamento, purché in possesso dei necessari requisiti".
Bisogna inoltre sottolineare che il dipendente in questione è, a tutti gli effetti, a norma del secondo comma della legge regionale 5/5/1980, n.
35, dipendente del Comune di Castagneto Po e che il rapporto di lavoro è regolato da apposita convenzione tra Regione Piemonte e Comune di Castagneto Po: tale convenzione prevede, tra l'altro, che il personale di vigilanza della Riserva naturale deve svolgere una serie di compiti finalizzati alla tutela dell'area protetta, di cui si fa garante il Comune e può essere utilizzato dal Comune stesso, per un massimo del 20 dell'orario di lavoro, per altri servizi inerenti i compiti istituzionali dell'Ente comunale.
I dipendenti del Comune che svolgono attività di sorveglianza nella Riserva del Vaj possono essere permanentemente usati in ragione del 20 dell'orario di lavoro per attività comunali.
La disposizione della legge che ha promosso il censimento autorizzava il Comune a far ausilio dei dipendenti comunali. Pertanto è da ritenere legittimo l'utilizzo fatto dal Comune di Castegneto Po di questo dipendente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Questa interrogazione mirava soprattutto a richiamare l'attenzione della Giunta regionale sulla situazione piuttosto instabile o sulla difficile definizione del ruolo delle guardie addette alla vigilanza del Parco del Vaj.
L'Assessore ammette come in effetti il 20 % dell'orario di lavoro della guardia del Parco non è specificatamente mirato alla tutela del Parco.
Siccome questo personaggio, perché richiesto dall'Amministrazione comunale, svolge consuetudinariamente ruoli di elettricista, di elettrauto di stradino, di addetto alle pubbliche relazioni fra il Comune di Castagneto Po e gli enti superiori, segnaliamo la necessità di una regolamentazione del ruolo dei dipendenti che si trovano a metà strada fra il Comune e la Regione.
Sarebbe opportuno verificare se i diversi ruoli svolti dalla guardia al di là del controllo del Parco, siano della misura del 20% o se si sia verificato addirittura un ribaltamento dei ruoli stessi.
Siamo venuti a conoscenza successivamente di un altro caso di un Consigliere comunale di Castagneto Po che ha svolto anche ruoli di rilevatore. Sono situazioni che lasciano il dubbio sulla legittimità di queste attività.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione dell'agente di P.S. Ciro Capobianco e del carabiniere Romano Radici, vittime del terrorismo


PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, questa settimana è stata caratterizzata nel nostro Paese da nuove e gravi tragedie. L'agente di P.S. Ciro Capobianco e il carabiniere Romano Radici hanno pagato con la vita. Il terrorismo e l'eversione nera hanno fatto sentire in modo tremendo la loro presenza omicida.
La stessa morte del giovane Alibrandi, già conosciuto per le sue attività eversive, dimostra come non vi sia alcuna speranza nel nostro Paese per le forze che combattono contro la Repubblica e la democrazia.
Ma gli avvenimenti di questi giorni ci hanno riportato con la mente ai periodi più tetri della vita della nostra Repubblica, quelli che iniziati con la bomba di Piazza Fontana a Milano, sono stati caratterizzati per troppi anni da quella che abbiamo chiamato la strategia della tensione.
Allora furono le connivenze, le trame oscure, i servizi segreti che impedirono di andare a fondo nella scoperta rapida della verità. E ciò ha indubbiamente incoraggiato chi pensava di poter contare sulle debolezze di questa nostra Repubblica.
Oggi, tanti anni di terrorismo, di lutti, di eversione, dovrebbero insegnarci a non ripetere più i vecchi errori.
La Magistratura, le forze di P.S., le istituzioni democratiche l'Italia civile, ha dimostrato, pagando anche di persona, che non pu esistere nessuno spazio, nessuna tolleranza, nessun tentennamento nella lotta all'eversione e al terrorismo, non importa dietro quale colore cerchi di mascherarsi.
Indubbiamente però i fatti di questi giorni stanno a dimostrare la pericolosità dell'eversione di destra, che alcuni avevano ormai creduto di poter sottovalutare.
Noi crediamo di poter comprendere a pieno la rabbia e lo sdegno espresso dagli agenti durante i funerali di Capobianco.
Siamo tutti consapevoli dell'impotenza che si manifesta di fronte alla morte ingiusta e violenta. Siamo però altrettanto consapevoli che non esistono scorciatoie.
Contro il terrorismo ognuno deve saper fare la sua parte. Noi come assemblea regionale non vogliamo tirarci indietro nel nostro compito di saper indicare a tutta la collettività la difesa del sistema democratico contro la violenza e l'eversione.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione della scomparsa di Ferruccio Parri, personaggio della Resistenza e della guerra di Liberazione


PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, è con profonda commozione che abbiamo appreso la luttuosa notizia della morte di Ferruccio Parri, avvenuta martedì scorso all'Ospedale del Celio a Roma.
E' una perdita dolorosa per la Repubblica italiana e per tutti gli antifascisti perché con lui scompare una delle figure più significative della Resistenza e della Guerra di Liberazione, di cui fu uno dei capi e degli ispiratori, simbolo di intransigenza ed unità.
La sua vita fu intimamente legata con la storia dell'Italia contemporanea e fu mirabile esempio di coscienza democratica, forza morale coraggio e assoluta dedizione alla causa del rinnovamento nazionale nella Repubblica democratica.
Parri si rivela subito attivissimo esponente dell'opposizione al regime fascista. Nel 1926, con Pertini, Rosselli e Oxilia riesce a far espatriare Turati in Francia, ma viene arrestato al ritorno.
Dopo il carcere, fu inviato al confino a Ustica e a Lipari. Tornato a Milano nel 1933, continua la lotta clandestina, aiutando tra l'altro dall'Italia, l'attività di "Giustizia e Libertà" che intanto era stata fondata in Francia da Rosselli e Lussu.
Dopo un nuovo arresto e un secondo processo davanti al tribunale speciale, partecipa, con La Malfa, alla fondazione del Partito d'Azione nato dalla fusione di Giustizia e Libertà con i partiti liberai-socialisti.
Dopo L'8 settembre è tra i comandanti della Resistenza, impersonando gli ideali stessi della Resistenza, arrivando ad esserne considerato eroe leggendario ed esemplare. Fu conosciuto con vari nomi di battaglia: "Pozzi", "Arrigoni", "Elettrico", "Lo Zio" e, quello che è rimasto più famoso, "Maurizio".
Nel '44 fu vice comandante del Corpo volontari della Libertà, con Longo. Nel gennaio del '45 fu catturato dalla Gestapo, ma fu presto liberato per uno scambio di prigionieri.
Dopo la Liberazione, da giugno a settembre, fu alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, trovandosi a dover fronteggiare un momento durissimo, a capo di un Governo al quale era affidato un ruolo di transizione e di mediazione rispetto alle nuove forze cattoliche socialiste e comuniste e che esprimeva un'Italia diversa, non solo rispetto al fascismo, ma anche rispetto ai Governi prefascisti.
In quei pochi mesi si adoperò con strenuo impegno al rinnovamento del Paese, tentando di estirparne i mali e le secolari insufficienze, tendendo alla revisione radicale delle strutture e dei sistemi politici che erano già stati causa della rovina dell'Italia.
Dopo questa esperienza, numerosi altri momenti decisivi compaiono nella ricca biografia di Parri e in ognuno di questi momenti vi è la riconferma della sua costante lotta di rigore politico e intellettuale e di pulizia morale.
Parri fu indubbiamente uno dei maggiori protagonisti dell'epoca, un interprete della storia di tutti, mantenendo, allo stesso tempo, sempre inalterate per tutta la sua lunga vita le ben note qualità di modestia umiltà e salda onestà accompagnate dal tipico riserbo e intransigenza che gli provenivano dalle sue origini piemontesi.
Alla base della sua idea politica si è sempre manifestato un grande rispetto e una grande fiducia nell'uomo e nella sua capacità di autogovernarsi e, d'altra parte, il rifiuto più fermo ed intransigente di ogni compromesso e viltà. Sempre presente in lui era l'ideale di un'Italia unita, libera e democratica, volta, con il proprio lavoro e le proprie capacità, a trasformarsi in un Paese moderno, economicamente e socialmente sviluppato, consapevole della necessità di rinnovare profondamente il costume politico e la funzione dello Stato.
La vita di Parri è stata, dunque, la vita di un protagonista, di un protagonista, però, che non ha mai perseguito la realizzazione di ambizioni personali, ma che si è battuto sempre per le proprie azioni, per l'idea di un'Italia libera e giusta che non ha mai più abbandonata insieme ad una inesauribile fede nel futuro.
Parri resta oggi un punto di riferimento e un richiamo per tutti gli italiani. Credo che non potremmo onorare più degnamente la sua figura che rafforzando il comune impegno per il benessere e lo sviluppo del nostro Paese e per la difesa di quei principi di libertà e democrazia ai quali ha dedicato la vita.



(I consiglieri e i presenti in piedi, osservano un minuto di silenzio)


Argomento: Università

Esame deliberazione Giunta regionale n. 84-10498: "Diritto allo studio nell'ambito universitario. Legge regionale 17/12/1980 n. 84. Linee di indirizzo per la gestione delle funzioni delegate"


PRESIDENTE

Passiamo al punto sesti,o all'ordine del giorno: Esame deliberazione Giunta regionale n. 84-10498: "Diritto allo studio nell'ambito universitario. Legge regionale 17/12/1980 n. 84. Linee di indirizzo per la gestione delle funzioni delegate".
La VI Commissione in data 4 dicembre ha approvato a maggioranza la deliberazione della Giunta regionale n. 84-10498 relativa al diritto dello studio nell'ambito universitario.
La parola al relatore, Consigliere Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria, relatore

Di solito le deliberazioni non hanno un relatore, ma, in mancanza del Presidente della Commissione, mi assumo il compito di chiarire la situazione e nello stesso tempo di svolgere l'intervento del Gruppo comunista.
La presente deliberazione risponde a quanto previsto dalla legge regionale 17/12/1980 n. 84 che disciplina il diritto allo studio nell'ambito universitario e che attribuisce all'art. 7 alla Regione le funzioni di indirizzo e di coordinamento, anche mediante l'approvazione di linee di indirizzo e direttive pluriennali nelle quali rientra la definizione dei criteri da adottare per l'esercizio delle funzioni delegate.
Non intendo riaprire la discussione sulla delega, poiché l'argomento è stato ripreso più volte e in sedi qualificate, il Gruppo comunista si era già espresso chiaramente sulle motivazioni di questa scelta, che rimane sostanzialmente valida al di là e indipendentemente delle difficoltà momentanee presentatesi nella fase di passaggio delle funzioni e dei beni delle opere universitarie all'ente delegato, dovendosi inoltre applicare la legge 11/7/1980 n. 312 sul nuovo assetto retributivo e funzionale del personale civile e militare dello Stato, difficoltà che hanno portato alla nomina di un Commissario e allo scioglimento dei Consigli di amministrazione delle ex opere universitarie.
Più che soffermarmi sugli otto punti in cui sono specificati i singoli servizi e i relativi criteri di gestione, esame che è già avvenuto in Commissione in modo analitico ed approfondito, credo sia opportuno sottolineare alcuni elementi particolarmente significativi e che riappaiono come motivi costanti nel provvedimento.
1) Innanzitutto aver dato una maglia di riferimenti con indicazioni precise, ma sufficientemente articolate tali da cogliere una pluralità di ipotesi e di opportunità quali la concreta esperienza può suggerire. E' il caso dei servizi residenziali, dove è detto che Regione e Comune approntano un piano di strutture per il potenziamento dei servizi anche mediante convenzioni e con idonee strutture alternative, o del servizio editoriale librario programmato dall'ente delegato in accordo con gli Atenei, l'Isef e su conforme parere della Commissione per il diritto allo studio dove l'area di iniziativa è del tutto aperta.
2) Aver sottolineato in continuità con gli indirizzi già precedentemente affermati dalla Regione la necessità di attuare servizi unitari per gli studenti dell'Università, del Politecnico, dell' Isef.
3) Aver proposto il doppio parametro del reddito e del merito per usufruire di determinati servizi con opportuni correttivi in casi eccezionali.
4) Aver ribadito il tentativo di realizzare un sistema organico di attività e servizi integrati con quelli esistenti o da attuare sul territorio. E' il caso del servizio mensa o dell'utilizzo plurimo delle strutture.
5) Aver riaffermato un ampio spazio di potere decisionale alla Commissione per il diritto allo studio dopo che il rifiuto del Commissario di Governo al parere vincolante attribuito nella legge regionale alla Commissione, aveva costretto ad una formulazione che aveva scontentato tutti.
In questa deliberazione si sottolinea che le modalità organizzative dei servizi devono essere concordate tra Comune e Commissione per il diritto allo studio.
E' ovvio che un'azione decisiva per conquistare funzioni non semplicemente consultive ma concretamente decisionali, come auspichiamo tutti, le forze politiche più consapevoli, le componenti del mondo universitario e altre organizzazioni, quale la Consulta giovanile di Torino, deve essere condotta soprattutto a livello nazionale per introdurre sostanziali cambiamenti nel disegno di legge presentato dal Governo l' 11/9/1981 che, pur presentando interessanti punti di convergenza con le linee di fondo della legge regionale sul diritto allo studio e della presente deliberazione (merita ricordarne alcuni all'art. 2: punto b) "realizzare gli interventi a favore degli studenti di regola mediante erogazioni di servizi" punto d) "inquadrare gli interventi in una visione unitaria e coordinata del diritto allo studio in coerenza anche con gli interventi realizzati nel più ampio contesto di tutto il sistema scolastico" punto f) "assicurare che l'intervento avvenga mediante concorso in base ai combinati criteri del merito e delle condizioni economiche").
Nonostante questi punti, si esprime, in termini del tutto generici ed insufficienti, proprio per quanto riguarda il ruolo della componente universitaria. La dizione "assicurare la partecipazione alla programmazione e alla gestione degli interventi delle rappresentanze delle Università dei docenti e degli studenti" è infatti talmente indeterminata da prestarsi ad interpretazioni riduttive che certamente nessuno può condividere se si vogliono creare spazi effettivi di presenza e di azione al mondo della cultura che, oggi più che in altri momenti, ha bisogno di essere coinvolto in processi di programmazione ad ogni livello attorno ai grandi problemi economici sociali e civili, ma che esige giustamente il rispetto delle proprie autonomie e la garanzia di poter contare e pesare per quel che vale nella sua rinnovata consapevolezza di dover e poter offrire rigore scientifico, competenze, capacità progettuale.
Per i motivi che ho brevemente delineato e ritenendo che la Regione si muova sostanzialmente sulle linee ultimamente indicate, il Gruppo comunista dà parere favorevole alla deliberazione della Giunta.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Sulla relazione è aperta la discussione. Chiede di intervenire il Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Perviene in Consiglio per l'esame la deliberazione della Giunta regionale n. 84-10498 del 6 ottobre, nel testo approvato a maggioranza dalla VI Commissione il 4/12/81.
Sorvolo per carità di istituzione, sulla tipica maggioranza, anche se regolamentare, formata dalla diligenza del Consigliere Ariotti e dalla presenza, forzatamente pendolare, del Presidente Mignone contrapposta ai quattro Consiglieri di minoranza.
La discussione con l'Assessore Ferrero è stata ampia ed approfondita nell'intento nostro di migliorare, per quanto possibile, il testo propostoci, pur ancorati ad una posizione antagonistica derivante dalla nostra diversa soluzione della questione. E' onesto ammettere che i risultati da noi contrastati non sono certo stati l'esito di una frettolosa lettura o di abborracciate vicende procedurali, ma nel contempo richiamiamo l'esigenza di un lavoro su dettati chiari fin dalla prima stesura e su approvazioni, mai rinviate ad ulteriori definizioni.
Lascio alla collega Bergoglio la puntualizzazione su aspetti da lei particolarmente trattati in Commissione.
Brevemente mi limiterò a raccordare le linee di indirizzo al nostro voto negativo sulla legge regionale 84.
Nelle due sedute della prima metà di novembre del 1980, ci eravamo espressi in modo netto e con il consenso fin troppo acceso di molti studenti, contro il delegare ai Comuni sede di Ateneo e di Istituto di istruzione superiore l'esercizio delle funzioni amministrative in ordine agli interventi per il diritto allo studio. Proponevamo altra soluzione quale fu adottata e continua ad essere adottata all'unanimità da altre Regioni, richiamando, se non altro, la prudente ponderazione nelle Regioni Emilia e Toscana; ma, tant'è, la legge fu votata con l'appoggio della conversione di 180 gradi del PSDI. La delega fu concessa.
A un anno di distanza, dopo una decisione radicale di commissariamento con la congerie di 150 ricorsi su 250 unità di personale interessato al passaggio al Comune; senza alcun contatto del Consiglio regionale delegante, con il Consiglio Comunale di Torino, delegato che trattasse magari anche con la competente universitaria, sia docente che studentesca l'argomento, ci troviamo a dare le linee di indirizzo.
Segno è che i tempi per quella soluzione non erano maturi. Ad oggi ancora siamo convinti della loro acerbità per cui le domande senza risposta e i punti interrogativi permangono in attesa di una definizione che comunque adesso è obbligata ma che proprio per questo vincolo di necessita può risolversi prevalentemente in pedagogia o in dictat; ed è il giudizio di fondo che noi diamo alla proposta di deliberazione che stiamo discutendo senza dimenticare una ondeggiante disparità che va dalla proposizione di principio alle rifiniture di particolari, lasciando nel vago (non ritengo furbescamente voluto), dalla linea curva, indirizzi che devono essere assolutamente rettilinei e quindi coerenti anche nella formulazione e quindi congrui per i fini a cui si mira e quindi conseguenti nella loro derivazione da un dibattito partecipato di tutte le componenti che in qualsiasi maniera vengono interessate dalla gestione delle funzioni delegate.
Richiamo una nostra proposta, forzatamente disattesa e obiettivamente ora inattuabile, presentata nella discussione della legge. Dicevo il 13 novembre "comunque è d'obbligo un riesame e una verifica nel processo verso gli obiettivi e sono certo che questa verifica ci verrà proposta fra qualche mese.
La chiediamo non per un preconcetto traguardare l'opera dell'Ente delegato, ma chiediamo questa verifica della delega per una obiettiva dinamica sulla validità della meta prescelta sul suo problematico esaurire i bisogni".
Questo dissi a un anno data. E' vero che non vi è stata fuga in avanti.
Siamo ancora infatti fermi allo starter ma persistono tuttavia tutte le condizioni di allora perché l'esito funzionale della delega debba essere messo sotto controllo specialmente perché il mondo universitario che si afferma vada assumendo più decisi contorni di serietà e di produttività deve essere nel modo migliore possibile aiutato a procedere con strutture snelle e supporti adeguati.
La nostra opposizione a queste linee di indirizzo trae perciò spunto dalla coerenza con quanto abbiamo affermato nei riguardi della legge regionale sul diritto allo studio nell'ambito universitario, e si pone con maggior forza, se possibile, perché avvalorata dalle vicende lente e tormentate che ci portano oggi a discutere la gestione della delega nelle linee di indirizzo o direttive pluriennali, aspettando di essere investiti come Consiglio regionale, in omaggio a quell'araba fenice che è da noi la centralità del Consiglio, di quanto previsto dal secondo comma dell'art. 7 della legge 84 e cioè "sono di competenza della Regione la vigilanza ed il controllo sulla realizzazione delle linee di indirizzo di cui al precedente comma da parte degli Enti delegati".
Mi si perdoni una rapida divagazione che potrebbe sembrare eccesso di pignoleria, ma che ha una sua importanza a seconda dell'interpretazione che viene data ad una "o" della legge citata. Pongo una domanda alla quale sarebbe utile rispondere perché si conosca l'autentica valenza del dubbio del dettato legislativo: all'art. 7 della legge 84 si parla "di linee di indirizzo o direttive pluriennali". Quell' "o" è dichiarativa o disgiuntivo? "Le linee di indirizzo" significa la stessa cosa delle "direttive pluriennali" o si intende altro? Constatato che la proposta di deliberazione recita sempre e soltanto "linee di principio", c'é un pleonasmo e quindi qualche cosa di inutile nella legge o è una scelta? Mi scuso ancora se questo passaggio appare futile.
Prima di terminare, desidero proporre tre osservazioni che ritengo possano legittimamente scaturire dalla proposta di deliberazione. Per prima cosa sembra scorrere tra le righe dell'allegato documento relativo alle linee di indirizzo cui l'ente delegato deve attenersi nell'esercizio della delega delle funzioni del diritto allo studio, una attenuata considerazione della componente studentesca. D'altra parte un accenno di questi tipo si sentiva anche nelle parole del Consigliere Ariotti, mi sembra un sentore di insofferenza per una controparte con la quale si devono pur fare i conti ma poi senza troppo entusiasmo. Già la legge regionale, all'art. 9, dove statuisce la Commissione per il diritto allo studio, restringe a sette il numero degli studenti su diciannove membri: quattro per l'Università, due per il Politecnico e uno per l'ISEF.
Sarà compito dei giovani essere parte attiva nella formulazione del regolamento cui dovrà attenersi la Commissione nel proprio operato, secondo l'indicazione dell'ultimo comma del citato art. 9. A tal proposito siccome i due mesi previsti dalla legge per la costituzione della commissione passeranno con rapidità, fin d'ora noi sollecitiamo la nomina dei due membri di competenza del Consiglio in modo che anche in questo campo non venga a mancare la rappresentanza della Regione. Mi riferisco evidentemente al sempre più insplicabile ritardo di certe nomine.
E' stata accolta e codificata la nostra proposta, che fosse designata e composta da studenti l'apposita Commissione che deve garantire agli utenti idonee forme di controllo sulla qualità del servizio di mensa. Non è grande cosa, ma almeno un segnale che vengono tenuti presenti coloro che sono la parte viva dell'Università e per i quali si cerca di consacrare il diritto allo studio.
La seconda osservazione attiene ad una certa ambiguità o almeno ad una incertezza, (o forse potrebbe essere una incertezza voluta, ma sottintesa) nella linearità di indirizzo e cioè un pirandelliano gioco delle parti. E mi spiego.
Laddove si tratta di gestire i servizi materiali, ossia i servizi residenziali, di mensa, l'assegno di studio, i sussidi straordinari, le borse di studio, i premi d'incoraggiamento, la delega al Comune è totale appena attenuata di tanto in tanto dal richiamo alla Commissione. Si lascia all'ente delegato mano libera e responsabilità quasi assoluta, eccetto il piano delle strutture residenziali per le quali sottolineiamo l'accoglimento di un'altra nostra proposta circa lo sviluppo e il potenziamento dei servizi anche mediante convenzioni con idonee strutture alternative.
Quando però si perviene a trattare argomenti di fondo culturale, la Regione non solo si affaccia per un colloquio da delegante a delegato, ma riprende con vivace decisione un suo compito di guida. Non vogliamo segnare il fatto con una pietruzza nera, constatiamo semplicemente una riappropriazione, forse anche giustificata (ma allora sorge il dubbio di una limitazione di fiducia) di settori nei quali più profondamente incidono fattori spirituali e sociali e perciò formativi dell'uomo.
A proposito dei servizi culturali, turistici e sportivi e dei servizi di orientamento universitario, la stessa struttura sintattica della fase mette a soggetto la Regione e noi non ce ne lamentiamo se il termine Regione ci comprende tutti, non ce ne lamentiamo se la Regione, come è espressamente detto, opera in collaborazione con gli Atenei, con Enti pubblici e privati, con le varie componenti del mondo del lavoro, oltre che con l'ente delegato.
Non ce ne lamentiamo, ma non possiamo fare a meno di rilevare la discrasia che ne emerge e di percepire un certo tentativo di protettorato che certamente non riempirà di giubilo il protetto, per cui difficile potrebbe essere la composizione di possibili e probabili divergenze interpretative per cui rispunterebbe la giustificazione della nostra freddezza per la delega in questo specifico.
Terza e d ultima considerazione, il ritorno di una corretta e sacrosanta valutazione del merito che ci giunge dall'art. 34 della Costituzione della Repubblica Italiana, che passa attraverso il DPR 616 che è conforme all'art. 4 del nostro Statuto regionale e che acquista consistenza e insistenza nelle linee di indirizzo proposte. Si affida alla saggezza degli uomini cui compete la gestione dei servizi, il giusto oculato e critico esame dei veramente meritevoli che esaltano le loro doti con la costanza dell'applicazione e con il senso della responsabilità del sapere per sé e per gli altri con un curriculum di studi vissuto con serietà senza la minima indulgenza a propaggini ideologiche, senza commozione di fronte a teorizzazioni verbosissime, a pie illusioni patetiche, a vantaggi di promosse pubblicitarie commerciali.
Venga rintracciato il vero merito in ogni modo aiutato perché se è merito vero sarà un guadagno con interessi centuplicati per la società di domani.
Per quanto detto noi voteremo contro la proposta della Giunta regionale ma non abdicheremo al dovere che ci fu assegnato da tutti i nostri lettori tale dovere significa per noi seguire l'operato di coloro che devono applicare gli indirizzi che saranno votati anche se non ci aggradano.
Significa verificare e richiedere di verificare i risultati ai quali si perviene o non si perviene, significa confrontare i benefici che auguriamo agli studenti del presente e del futuro con i costi che la società deve sostenere.
Questo in fondo è il significato della nostra presenza in Consiglio e del nostro lavoro in Commissione, della nostra fatica individuale e della nostra elaborazione di Gruppo D.C. Solo chiediamo che il nostro pensiero non venga negletto per disattenzione né mistificato per opportunismo, ma possa portare, pur con l'opposizione, un suo contributo di positività e di speranza nell'interesse, nel presente dibattito, di coloro che devono in concreto avere il loro diritto allo studio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Forse se avessimo fatto uno strappo al regolamento e avessimo consentito all'Assessore di relazionare (a questo proposito quando daremo finalmente mano alla modifica dello Statuto e del Regolamento sarà bene che ci si ricordi che l'esecutivo molte volte dovrebbe avere la responsabilità della prima parola e quindi di non farsi mediare da argomentazioni filtrate dalle Commissioni), avremmo superato alcune perplessità che ci vengono dalla lettura del testo della deliberazione, perplessità che non sono soltanto conseguenza della lettura di una serie di frasi, ma anche dalla considerazione che queste frasi si inseriscono pur sempre in un processo che consideriamo in termini molto preoccupati. Questo processo si è aperto con la legge che in una qualche misura la deliberazione odierna stravolge e attua. Sentiremo l'Assessore come interpreta la deliberazione odierna, se è di stravolgimento o di attuazione della legge. Con l'approvazione di quella legge, alla quale abbiamo dato a suo tempo un contributo positivo, si era aperta una serie di problemi che questa deliberazione e la realtà ci confermano.
Ci era sembrato che la delega al Comune di Torino avrebbe comportato dei grossi problemi sul mantenimento dei livelli qualitativi delle prestazioni offerte e proprio il corpo della deliberazione ci fa pensare che questa preoccupazione non fosse del tutto fuori luogo: la preoccupazione che con una estromissione degli studenti dalle responsabilità gestionali e decisionali concrete, potesse in definitiva comportare il ritorno a sistemi superati, soprattutto, ad un sistema di rigidità di comportamenti e di decisioni politiche per non dire niente di diverso.
Ad un anno dall'entrata in vigore della legge ci sembra che queste preoccupazioni abbiano preso corpo essendo sotto gli occhi di tutti come il diritto allo studio, oggetto della presente deliberazione, è oggi gestito dai singoli Consigli di amministrazione che hanno operato per unificare gli interventi, però senza alcuna capacità programmatoria, soprattutto senza un intervento preciso e mirato degli studenti.
Farò ancora alcuni rilievi su quanto è avvenuto durante quest'anno.
Considerando che la deliberazione che oggi stiamo per esaminare è, dal punto di vista della programmazione delle grandi linee, ancora di tipo transitorio in quanto gestisce una realtà contingente, ma non individua indirizzi precisi, questo periodo di transizione è stato caratterizzato da fatti curiosi che avrebbero dovuto trovare riconoscimento in questa sede.
Per esempio, la nomina del Commissario. Ci sembrerebbe anche opportuno che l'Assessore nel suo intervento, oltre a motivare il ritardo della nomina del Commissario, ci relazionasse sul suo operato anche perché vorremmo capire in quale misura potremmo essere tutelati.
Queste considerazioni attengono al passato.
Per quello che attiene alla deliberazione, non fa merito ad un Assessorato, per molti versi pregevole, l'apprendere che andiamo a programmare senza avere una chiara conoscenza delle esigenze residenziali degli studenti.
Visto che si tratta di individuare strumenti di gestione, rileviamo che non vi è stato da parte dell'Assessorato alcun sforzo per introdurre servizi che non fossero quelli già preesistenti.
Inoltre il trasformare tutti gli strumenti di diritto allo studio in servizio, toglie allo studente quello spazio di libertà e di scelta che secondo noi, è una caratteristica della legge istitutiva del servizio che oggi stiamo attuando.
Questa deliberazione stravolge la legge richiamata in cappello in quanto non individua linee portanti per un arco di tempo significativo agli effetti del servizio e all'obiettivo che s'intende perseguire. In definitiva è una deliberazione di tipo gestionale che va a realizzare, a regolamentare e normare, anno per anno, interventi di carattere settoriale e specifico che dovrebbe essere rimessi all'ente delegato.
All'interno della deliberazione non vengono garantiti, come non venivano garantiti dalla legge, spazi sufficienti di decisione e di gestione alle rappresentanze studentesche, togliendo spazio di libertà. Non capiremmo a che cosa serva la cultura, se non a creare all'individuo spazi più ampi di libertà, di conoscenza, di vita e di prospettive. Quindi la cultura e lo studio, che è uno strumento per perseguire la cultura, la quale è uno strumento per acquisire spazi di libertà, sono caratterizzati dalla nostra legge, soprattutto da questa deliberazione, e sono provvedimenti che riducono questi spazi di libertà, questi spazi di cultura, questi spazi di garanzia.
Queste considerazioni ci fanno anticipare un voto negativo, che non sarà modificato, anche se non ci esimiamo dall'ascoltare con attenzione la replica dell'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Desidero innanzitutto sottolineare, che probabilmente per dimenticanza non sono stati corretti due o tre punti della delibera.
In particolare si era discusso del servizio di mensa e si era concordato di intendere che le iniziative di estensione del servizio dovessero essere comunque individuate nell'ambito delle iniziative volte a garantire il diritto allo studio o ad iniziative culturali di volta in volta concordate per evitare che in una fase successiva vi sia l'apertura delle mense universitarie a tutti i cittadini.
La seconda e la terza correzione dovrebbero essere apportate alle pagg.
9 e 11 dove si parla di assegno di studio o di borse di studio; si era detto di aggiungere dopo la frase: "a seconda che venga erogato in denaro o in servizi" le parola "gestiti direttamente o da enti convenzionati".
Sul problema in generale, sottolineata ancora una volta la nostra posizione sulla delega al Comune di Torino della gestione dei servizi del diritto allo studio, c'è una sostanziale incongruenza, in quanto questa delega è soltanto parziale e relativa ad alcuni servizi che vengono di fatto inseriti nei singoli settori dei vari Assessorati del Comune di Torino, quindi smembrando l'uniformità e la complessità degli interventi nei normali servizi gestiti dal Comune e disperdendo di fatto la loro specificità.
Inoltre alcuni servizi sono ancora gestiti dalla Regione. Questa osservazione non è in contraddizione con quanto abbiamo sostenuto al momento dell'approvazione della legge di delega delle funzioni al Comune cioè che nella fase transitoria i servizi venissero gestiti direttamente dalla Regione. Questa fase, che in parte delega al Comune e in parte trattiene alla Regione, mette in evidenza le preoccupazioni che l'Assessore probabilmente ha nel delegare e nell'applicare integralmente la legge. Qui bisogna che ci si capisca bene: o la legge viene applicata così com'é o non la si ritiene corretta e allora la si deve modificare. Noi lo riteniamo opportuno e chiediamo di riaprire il discorso perché non si può delegare ciò che si ritiene opportuno delegare e gestire direttamente il resto.
Fatta questa osservazione, desidero entrare in alcuni dettagli della deliberazione alla quale abbiamo proposto alcuni emendamenti, che in parte sono stati accolti, in parte respinti.
I punti più preoccupanti della deliberazione sono quelli che riguardano i servizi culturali e turistici, e i servizi editoriale e librario.
Desideriamo ribadire la nostra posizione e cioè che l'ente delegato, la Regione o chi gestisce direttamente questi servizi, abbia un ruolo promozionale e di coordinamento ma non diventi l'unico punto di riferimento e di gestione di tutti i servizi.
E' prevista l'introduzione di una variazione, la possibilità di concordare le iniziative utilizzando enti pubblici e privati e privilegiando le collaborazioni con gli Atenei e l'ISEF. Su questo siamo d'accordo, mentre siamo preoccupati in ordine al servizio editoriale e librario anche perché non è ancora sufficientemente chiara questa attività.
Noi riteniamo che debba essere un supporto e un sostegno ad iniziative sia di istituti universitari che di gruppi e di cooperative di studenti, ma non possiamo condividere una posizione che veda il Comune di Torino o la Regione come produttori e diffusori, nel senso di rivenditori, più o meno camuffati, di libri.
Con queste osservazioni che ribadiscono la nostra posizione assunta in Commissione, riconfermiamo il nostro voto contrario alla deliberazione perché non siamo favorevoli alla legge che questa Giunta e questo Consiglio hanno approvato, per le osservazioni e le preoccupazioni relative al discorso dei servizi culturali, per la scarsa presenza delle componenti universitarie nella gestione di questi problemi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la replica.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

Cercherò di rispondere alle osservazioni e alle richieste di precisazione che sono state avanzate da parte dei diversi intervenuti.
Vorrei soltanto fare una premessa. Il principio fondamentale della meccanica e che un punto materiale segue, dall'inizio alla fine della sua traiettoria, la linea che rende minima l'azione delle forze del campo sul punto materiale stesso.
Il principio di minima azione è universalmente riconosciuto all'interno della fisica moderna come una delle estensioni concettuali che permette di abbracciare la meccanica relativista e la meccanica galeriana all'interno di una unitaria impostazione. Quando le leggi sono in grado di determinare certezze è fatto obbligo a chiunque di rispettarle e di farle rispettare e questo obbligo si traduce in puntuale rispetto e applicazione. L'opinione del Consigliere Villa che si tratta di procedere linearmente è pienamente soddisfatta. Le condizioni che rendono minime le forze del campo sono effettivamente delle linee rette. Ma, qualora si introduca all'interno di questo campo la materia, o comunque qualcosa che piega e modifica le forze del campo, la linea più breve, quella che rende minime le azioni delle forze esterne, non è più una linea retta, ma è in qualche modo una curva più o meno diritta, più o meno storta, in dipendenza dei parametri e dei criteri con i quali si valuta quello spazio. Rispetto alla legislazione regionale, che ai sensi del DPR 616 è assolutamente autorizzata a portare decisioni, ordini, comandi, si sono introdotte delle novazioni e delle variazioni che hanno costretto un paio di curve. La prima curva - giova ricordarlo - riguarda il peso e l'intervento degli studenti all'interno della gestione di questa materia.
Dev'essere chiaro che la fase precedente dei Consigli di amministrazione delle Opere non vedeva né una maggioranza, né un ruolo dominante di studenti. Si trattava di un Consiglio di amministrazione composto secondo le ripartizioni tra le varie categorie interne dell'Università, che vedeva la parte più viva dell'Università in condizioni né maggioritarie né di peso dominante. La nomina dei Presidenti, dei Vicepresidenti, le scelte fondamentali delle Opere, la politica edilizia la distribuzione dei pre-salari dal 1967, ma penso già da prima, sono stati elementi di querela e di contestazione della componente studentesca rispetto alla politica delle Opere Universitarie.
La legge regionale votata alla fine della legislatura voleva affermare due estensioni in quella Commissione: un potere vincolante della Commissione su tutte le decisioni che attenevano gli studenti e una rilevante modificazione rispetto alle componenti che la legge nazionale prevede come normali nella ripartizione tra le categorie interne dell'Università nelle elezioni degli organismi universitari.
Su questo punto si è applicata con inflessibile durezza la ripulsa da parte del Governo. Questo primo elemento di flessione ci ha portato a costruire con una certa difficoltà un insieme di ripieghi e soluzioni in quanto non essendo riusciti ad affermare questo principio per la via maestra della legge, ci vedono nella deliberazione nella necessità di richiamare il ruolo della Commissione cercando di riprendere l'impostazione originaria sulla quale non ci siamo mai divisi.
La legge quadro nazionale non c'è. Ci sarà. Io auspico che ci sia. Non mi sembra che il Ministro della Pubblica Istruzione abbia avuto vita molto facile. Ricordo una riunione nella quale esisteva un fronte curioso. Le Regioni e il Ministro da una parte e dall'altra parte soggetti quali i direttori generali che non dovrebbero avere nel nostro ordinamento titolarità di decisione politica, ma che risultarono assai efficaci nel far sì che l'originaria proposta del Ministro Bodrato, non vedesse mai una luce chiara e precisa. Su quel testo c'era il consenso delle Regioni, del Ministro, quindi immagino dello stesso Governo.
C'è un'altra flessione e curvatura (uso questi termini eufemistici perché così come è stata garbata la sollecitazione nei miei confronti mi auguro che venga recepita la mia garbata sollecitazione) laddove atti meramente materiali, mi riferisco all'inquadramento del personale, in forza di un decreto che non è ancora uscito, del Governo o comunque in forza di poteri sostitutivi dei Consigli di amministrazione, alla ricognizione e alla trasmissione dei beni, mobili e immobili, che hanno avuto qualche difficoltà. I Consigli di amministrazione, dando una interpretazione possibile, hanno ritenuto di non poter procedere agli atti deliberativi con i quali si riconosceva a lavoratori che svolgevano lo stesso lavoro pari condizioni salariali.
Il funzionario del Ministero che doveva firmare la presa in consegna da parte del Commissario dei beni non ha firmato, è venuto in Piemonte, ha soggiornato un numero adeguato di giorni; il Commissario, il funzionario e i Consigli di amministrazione hanno compilato degli elenchi e quei documenti non sono stati firmati. Non vorrei che la non firma di quel documento stesse a significare un'altra violazione di legge, che gli atti che determinano la nomina del Commissario, che sono esecutivi e approvati dal Commissario di Governo e che sono a tutti gli effetti autoritativi per lo stato italiano, vengano riconosciuti da altri organi dello stesso Stato (che li ha approvati) come non adeguati.
Ho chiesto un parere giuridico per capire come si configura la situazione amministrativa dei diversi soggetti che hanno concorso al ritardo e alla dilazione dei termini in un atto dovuto. Questa delibera è stata fatta prima che si decidesse di commissariare, i tempi sono passati senza che si riuscisse a prendere in mano la materia, si è deciso di commissariare, si è illustrato il commissariamento in quest'aula. La motivazione derivava dalla necessità di assicurare alla Regione, che ha avuto trasferite le competenze e le materie, la conoscenza delle competenze, delle materie e la possibilità dei lavoratori di questo settore di continuare nella necessaria condizione di serenità la loro opera. E' interesse della Regione uscire dalla fase di commissariamento scaduti i termini che la delibera della Giunta regionale prevedeva.
Fatta questa premessa, le risposte sono: verifica tra qualche mese sull'attività.
Proporrei, e non vorrei che questa proposta venisse solo dalla Giunta di riprenderne i contatti con il Governo e per esso con il Ministro alla Pubblica Istruzione per le nuove sedi universitarie e per questa materia e di avviare quel confronto con le componenti studentesche e con le altre componenti universitarie, che era stato preventivato un anno fa. E' stata ripresa da più interventi la questione delle deleghe. Ho anticipato in Commissione le posizioni della Giunta.
Un'impostazione della Costituzione prevede un esercizio, attraverso lo strumento delle deleghe, delle competenze proprie delle Regioni. Sul tema della delega la prossima settimana discuteranno la Giunta e la I Commissione. La decisione di aprire sul problema della delega una discussione che parta anche dalla questione particolare delle Opere universitarie trova la Giunta pienamente disponibile. Nel caso delle Opere universitarie, che hanno la caratteristica di essere un ente sano e funzionante, che operano a ridosso del polo di Torino, in cui la delega è tra l'ente, la Regione ed il Comune di Torino, la delega non può essere considerata non fattibile. Questa materia ha tutti i connotati di continuità, rigore nella gestione precedente, partecipazione da parte degli studenti e semplicità istituzionale. La formazione professionale, tanto per fare un esempio, con circa 90 centri nella nostra Regione con strutture di tipo pubblico e di tipo privato, con una connessione complessa con le strutture decentrate dal Ministero del lavoro e del collocamento risulterebbe inattuabile.
Ho citato la formazione professionale perché me ne occupo io, ma potrei citare l'agricoltura e altre materie spinose. Non posso accettare che si possa semplicemente contrapporre la soluzione ente alla soluzione Commissione con poteri degli Enti locali.
E' vero che c'è stato un ruolo attivo dei Consigli di amministrazione ma è anche vero che le decisioni rilevanti per le quali l'ente dovrebbe garantire maggior presenza degli studenti, non sono state prese dai Consigli di amministrazione ma, avvalendosi di una deliberazione della Giunta regionale, sono state assunte in una sede mista che vedeva la presenza dei Consigli di amministrazione e della Giunta.
E' in quella sede che si sono sbloccate certe situazioni. Ho dei dubbi che laddove le questioni non siano di mera routine e di ordinaria gestione sia agevole per il soggetto politico, titolare della materia, delegare o affidare ad altri soggetti non politici, non elettivi di primo grado e non pienamente rispondenti di fronte alla cittadinanza, queste competenze.
Altro è il discorso di favorire attraverso il passaggio della Regione e attraverso la discussione in Consiglio regionale e il coinvolgimento di tutte le forze sociali, un rilancio forte ed unitario nella strumentazione generale della democrazia interna all'Università e delle forme di democrazia diretta e delegata che gli studenti intendono darsi.
Questo tipo di presenza e di partecipazione può benissimo attuarsi attraverso le cooperative librarie, attraverso altre forme e strumenti che attengono agli interessi generali della vita universitaria o particolari degli utenti del servizio. Un punto politico dobbiamo affermare e credo che tocchi affermarlo a chi ha avuto una parte nel mutamento delle forme preesistenti di democrazia rappresentativa. E' caduta rispetto agli anni '66/67 una metodologia e un'impostazione che prevedesse delle forme unitarie di rappresentanza studentesca.
Il problema fondamentale che si pone, non è la presenza in un Consiglio di amministrazione o il moltiplicarsi dei poteri di una Commissione, o il moltiplicarsi delle Commissioni attraverso le quali gli studenti esprimono la loro volontà, ma è quella di trovare forme di espressione non riducibili ai partiti, non riducibili a soli meccanismi di elezione in comitati settoriali della volontà e della capacità d'incidere e di decidere degli studenti.
Per questa ragione si è fatta differenza tra i servizi, come diritto allo studio, mense, alloggi, borse di studio, perché le componenti più culturali sono state quelle che sono meno strutturate all'interno delle attuali Opere: non fanno capo a servizi, strutture, uffici già consolidati sono materia che può essere più facilmente plasmata e modificata.
Noi abbiamo discusso una mattina intera su questa deliberazione e con molte difficoltà siamo riusciti a chiarire i riparti della legge 58.
Non potremmo operare attraverso una forzatura indiscriminata sul circuito regionale del teatro, ma attraverso l'apertura calibrata, con un rapporto con gli studenti, con i docenti universitari e con il mondo della cultura piemontese.
Sulle questioni della cultura la Regione vuole coinvolgere il Comune di Torino e moltissimi altri soggetti per tenere aperta una discussione e un dibattito.
Credo di aver risposto anche a chi ha detto che la materia delle deleghe è curiosa perché da una parte si ribadisce e dall'altra in parte si nega. Non è questa l'impostazione. Credo che non ci sia contraddizione nelle valutazioni espresse. Possiamo continuare ad affinare la discussione e il dibattito per vedere di unificare i diversi punti di vista. Mi sembrano orientati e preoccupati in modo non divergente.
La legislazione vigente stabilisce all'art. 6: "per il raggiungimento degli obiettivi di cui all'art. 2, gli enti delegati esercitano le funzioni loro delegate integrando i servizi e le strutture esistenti sul territorio con servizi residenziali di mensa, servizi culturali". Occorre distinguere due aspetti: il primo è che quando esistono trasferimenti di competenze dallo Stato alle Regioni, questi avvengono all'interno di fondi vincolati che non possono essere spesi al di fuori della destinazione. La materia Opere universitarie è di questo tipo. Se vi sono altri soggetti o altre Regioni che usano i fondi per il diritto allo studio per aprire mense ad altre categorie di persone è illegittimo. Non sarà una deliberazione del Consiglio regionale che rafforza o indebolisce giuridicamente la situazione: questo obbligo si trasmette anche agli enti delegati.
Non sarei d'accordo nel dire che esistono mense per i soli studenti universitari e mense per altre categorie.
Finora nelle Opere universitarie hanno avuto accesso altre categorie di persone, ricercatori e docenti di altre Università, per convegni e congressi, e altre categorie con una convenzione e con una corresponsione dei costi alle Opere stesse, quindi senza detrimento per gli studenti e con una migliore utilizzazione degli impianti.
C'é una delibera che prevede la costituzione a Torino di un comitato scientifico internazionale e l'avvio di scambi di studenti e di docenti con altre Università. Questi non avranno diritto di mangiare in quei posti? Non ho il testo dell'emendamento sotto mano, quindi mi riservo di valutare quanto viene proposto.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Sono stati posti alcuni quesiti e sono stati enunciati alcuni emendamenti. Sarebbe opportuno sospendere la discussione per verificare la possibilità di proporre un documento comune.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Mi sia consentito di rilevare, accedendo all'invito del Capogruppo socialista, che la proposta dell'avv. Viglione viene opportuna stante la situazione del Consiglio regionale in questo momento. Si dà il caso infatti che mentre il Consiglio è riunito, il Presidente della Giunta abbia invitato i Capigruppo a partecipare alla firma di un accordo, che magari domani farà più notizia sui giornali che non le discussioni che avvengono in Consiglio regionale. Noi preferiamo le discussioni del Consiglio regionale, in seduta pubblica o nel comitato più ristretto come ha richiesto Viglione, non abbiamo assistito alla firma, che magari sarà consacrata da qualche fotografia per la rivista del Consiglio regionale stiamo qui e richiamiamo la Presidenza del Consiglio regionale a battersi sempre per la centralità del Consiglio.



PRESIDENTE

Condivido quanto ha detto il collega Paganelli.
Se nessuno intende parlare sulla richiesta del Consigliere Viglione sospendo la seduta, per permettere alla Commissione competente di concordare un testo comune di tale deliberazione.



(La seduta, sospesa alle ore 12 riprende alle ore 12,25)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La Commissione ha raggiunto un accordo sulle modificazioni.
La parola all'Assessore Ferrero che leggerà gli articoli modificati.



(Vengono letti gli articoli modificati)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Mentre registriamo la disponibilità dell'Assessore, ci spiace di dover confermare il nostro voto negativo sul provvedimento. Non vuole essere cocciutaggine, la nostra. Le ragioni che abbiamo illustrato sono collegate a problemi più complessi rispetto al problema del diritto allo studio quali il commissariamento, la scarsa rappresentatività degli studenti nella fase di gestione, la questione delle deleghe.
Posticipare la discussione delle deleghe rischia di pregiudicare altre soluzioni che si potrebbero adottare nell'ambito del diritto allo studio.
Per queste ragioni diamo voto contrario al provvedimento.



PRESIDENTE

Vi do lettura della deliberazione: "Il Consiglio regionale vista le legge 22/11/79, n. 642 'Conversione in legge, con modificazioni, del D.L. 31/10/79, n. 536, concernente il trasferimento alle Regioni delle funzioni, dei beni e del personale delle Opere universitarie di cui all'art. 44 del D.P.R. 24/7/77, n. 616', che prevede, al sesto comma dell'art. 1, che le Regioni assicurino la continuità delle prestazioni erogate dalle Opere universitarie e che le Opere continuino a svolgere la loro normale attività in base alle disposizioni vigenti al 30/10/79, fino a quando le Regioni non avranno differentemente provveduto attesa la legge-quadro statale sul diritto allo studio nell'ambito universitario che emanerà criteri generali anche in ordine alla fruizione dei servizi vista la legge regionale 17/12/80, n. 84 che disciplina il diritto allo studio nell'ambito universitario e preso atto che l'art. 7 della legge regionale citata attribuisce alla Regione le funzioni di indirizzo e coordinamento anche mediante l'approvazione di linee di indirizzo o direttive pluriennali, nelle quali rientra la definizione dei criteri da adottare per l'esercizio delle funzioni delegate viste le deliberazioni della Giunta regionale n. 166-11983 del 27/10/81 e n. 189-10915 del 20/10/81, rispettivamente concernenti lo scioglimento dei Consigli di amministrazione delle ex Opere universitarie e la nomina del Commissario regionale per le ex Opere universitarie, per l'applicazione della legge 11/7/80, n. 312 relativa al personale e per la consegna dei beni mobili ed immobili delle ex Opere universitarie, ai fini di realizzare le condizioni necessarie per l'esercizio delle funzioni delegate ritenuto necessario specificare, come da documento allegato, servizio per servizio, gli indirizzi da seguire a partire dall'anno accademico 1981/82, in vista dell'esercizio diretto delle funzioni da parte dell'Ente delegato sentito il parere della Commissione consiliare competente delibera l'approvazione dell'allegato documento, qui di seguito riportato relativo alle linee di indirizzo cui l'Ente delegato deve attenersi nell'esercizio della delega delle funzioni del diritto allo studio nell'ambito universitario.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 25 voti favorevoli, 19 contrari e 2 astensioni.
Il Consiglio proseguirà i lavori nel pomeriggio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,40)



< torna indietro