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Dettaglio seduta n.9 del 23/09/80 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La seduta è aperta. La parola all'Assessore Ferraris per l'apertura del dibattito sulla situazione vinicola e prospettive della vendemmia in Piemonte.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Signor Presidente, colleghi, la difficoltà della situazione del settore vitivinicolo dovuta in parte a ragioni di carattere strutturale ed in parte a ragioni di carattere congiunturale rappresenta l'aspetto più grave e più drammatico del ritorno ad una fase di crisi acuta per l'agricoltura regionale e nazionale.
Con il cosiddetto autunno nero per l'industria ed in particolare per l'automobile si sta profilando un periodo non meno nero per l'agricoltura nel suo complesso, che trova i suoi punti di maggiore acutezza nei settori più delicati e trainanti dell'agricoltura, zootecnia, coltivazioni pregiate con particolare riguardo alla viticoltura e l'ortofrutta. Il fattore inflazione è fra le cause più immediate ed appariscenti, ma non è certo il solo ad incidere negativamente. A monte di tali fattori restano i nodi irrisolti della politica agricola comunitaria e nazionale e soprattutto la programmazione, il rinnovamento delle strutture produttive e l'assenza di una efficace politica di tutela contro le frodi e le sofisticazioni.
Che le cose stiano così, cioè che le attuali gravissime difficoltà che coinvolgono in modo drammatico il settore agricolo, non siano solo e tutte riconducibili al processo inflattivo, il quale certo pesa ed agisce esasperando tutti gli altri fattori negativi, emerge in modo netto dalla situazione drammatica che investe il settore vitivinicolo.
Alla base dell'attuale crisi stanno ragioni di carattere strutturale e congiunturale gravi e preoccupanti. Il collega Lombardi stava rilevando questa mattina che i produttori zootecnici non sono riusciti a ricuperare l'aumento dei costi, hanno quindi dovuto sopportare per intero il dato dell'inflazione; per quanto riguarda la viticoltura non si tratta di impossibilità a scaricare il dato dell'inflazione, ma si tratta di una forte riduzione dei prezzi di realizzò. Specie per alcuni tipi di vini barbera, freisa e dolcetto, il ribasso è andato via via aumentando oscillando tra il 20-30-40% rispetto ai prezzi degli anni precedenti.
Alla vigilia della nuova vendemmia la situazione si presenta con questi prezzi e con fortissime giacenze nelle cantine sociali ed individuali, si parla del 50-60%. Non credo siano dati esatti, se li depuriamo dalle denunce, dal vino mandato ad invecchiamento, dal vino venduto e non ritirato e se depuriamo le denunce dai vini extra regionali saremo al di sotto del 40%. Tuttavia, anche il dato del 30-35% è drammatico. Incidono la produzione abbondante dello scorso anno a livello regionale, nazionale e comunitario e la riduzione dei consumi. Dati recenti dicono che in questo periodo il consumo del vino è passato dai 13 litri a poco più di 90 litri pro-capite, mentre i dati della produzione sono aumentati. In Piemonte l'aumento è pur sempre contenuto in riferimento alla superficie vitata e alle rese, mentre a livello nazionale e comunitario l'aumento è determinato dall'estensione della coltivazione del vigneto in pianura e questo aumento è destinato a ingrossare con l'ingresso di Spagna, Grecia, Portogallo nella Comunità europea.
Al di là delle preoccupazioni attuali e di quelle per la prossima vendemmia che, nonostante la falcidia della grandine, si presenta abbondante sulla viticoltura di pregio, pesano serie preoccupazioni per il futuro, preoccupazioni che si ripercuotono sull'economia agricola collinare. Questo è un nodo da sciogliere. Non è ammissibile continuare questa commedia sulla base di una piattaforma sostenuta dalle altre Regioni e dal governo e recepita dalla Cee ; si sostiene di mantenere le coltivazioni collinari e nelle pianure aride e poi si assiste allo sviluppo, quasi selvaggio, degli impianti anche nelle zone dove esistono alternative produttive. E' problema di scelte, è problema di certezze, è problema di programmazione. Così come non è accettabile che gli altri prodotti agricoli abbiano libera circolazione all'interno della Cee: guai a chiedere misure per rallentare il flusso di latte o di carne in Italia.
Nonostante i trattati, nonostante i regolamenti, il vino non gode della libera circolazione e continua ad essere colpito da diversi balzelli a cominciare dalle cosiddette "accise" che nel Regno Unito superano le 1210 lire al litro, in Belgio 6/700 e così in quasi tutti gli altri Paesi, sia pure in forme più contenute.
Con il pacchetto sulla viticultura,approvato nel mese di febbraio doveva sparire il privilegio temporaneo che consente l'arricchimento del vino con saccarosio in soluzione acquosa, il che significa la possibilità di aumentare legalmente del 15-20% la produzione di quelle zone che fruiscono di questo privilegio.
Dirò che gli aspetti positivi, o più o meno positivi che il nostro Paese ha strappato con quel pacchetto. Intanto le richieste fondamentali che l'Italia aveva proposto non sono state accolte e i nodi che strozzano la viticoltura, specie quella collinare, restano. Imperversa la frode e la sofisticazione.
Dagli anni 68/70,da ogni parte,si chiede la revisione della legge 162 e del DPR 903 sulla repressione delle frodi. Sono state presentate decine di proposte di legge, ma nessuna ha visto concluso il suo iter. Da ogni parte si riconosce l'inadeguatezza strutturale dei servizi preposti alla vigilanza e repressione frodi, che sono divisi in tre corpi, M.F.A.
suddiviso in N.A.S. e Finanza, ma nessuno provvede. Anche queste questioni stanno alla base dell'attuale crisi, al di là delle questioni direttamente collegate al raccolto abbondante che, per il Piemonte, è assai limitato rispetto alle zone ove la viticoltura non avrebbe dovuto svilupparsi. I viticoltori piemontesi, scesi con i trattori a manifestare ad Asti trattenendo a stento la rabbia, chiedevano la fine di questa commedia e di questo continuo palleggiamento attorno alla ristrutturazione della legislazione e misure precise contro le frodi e le sofisticazioni e chiedono anche di essere partecipi dei meccanismi che dovranno sovrintendere alla politica contro le frodi e le sofisticazioni.
Esistono, poi ,problemi congiunturali determinatisi all'indomani della vendemmia del '79. In molti, allora,avevano proposto al governo un provvedimento aggiuntivo al premio Cee per le esportazioni e un congruo stanziamento alla Regione per misure straordinarie di stoccaggio.
Si tennero riunioni ed assemblee, si organizzò l'incontro con il Ministro dell'agricoltura dal quale scaturì, grosso modo, l'accettazione delle nostre richieste eccetto il premio sulla restituzione in quanto nel frattempo la Cee aveva elevato quel premio in modo consistente. Questo ha squilibrato la possibilità del nostro Paese di collocare il prodotto nell'area extra comunitaria.
Il Ministro stese il decreto (doveva segnare 50 miliardi ma in realtà ne portò 44) che una volta non passò perché il Ministro del Tesoro era ammalato, un'altra volta non passò perché era assente quello della Programmazione ed ora non passa neppure nel decretone che si sta discutendo, ove sono passati alcuni provvedimenti per l'agricoltura e, per merito dell'azione svolta dalle organizzazioni, passano, molto parzialmente, le rivendicazioni sostenute dai viticoltori e dalle organizzazioni di categoria per l'integrazione della legge 364 sul fondo di solidarietà. Da notizie di giornali risulta che un provvedimento analogo per 100 miliardi (50 per la viticoltura, 50 per la zootecnia) dovrebbe passare dopo il decretone. In ogni caso varie proposte di legge chiedono interventi di questa natura.
La Regione Piemonte ha fatto la sua parte pur non avendo potuto disporre delle risorse dello Stato, garantendo l'acconto ai soci delle cantine sociali (una prima tranche di 600 milioni, una seconda tranche con un onere a carico della Regione di 485 milioni). E' stata, inoltre adottata una deliberazione che concede un'altra tranche di acconto ai soci con un onere a carico della Regione di 105 milioni. Tale operazione ha rappresentato una messa a disposizione di denaro pari a 51 miliardi con un onere per la Regione di un miliardo e 197 milioni.
Nel mese di marzo era stata avviata l'operazione invecchiamento per circa 170 mila quintali di prodotto, con un onere a carico della Regione di circa 900 milioni. Trattandosi di un'operazione a lunga scadenza si è voluto intervenire con un concorso regionale maggiore. Le cantine hanno fruito anche del normale credito di conduzione con un onere a carico della Regione di 400 milioni.
Non sono stati risolti i nodi principali in ordine ai regolamenti comunitari si sono ottenuti alcuni provvedimenti straordinari provvedimenti per la distillazione preventiva e quella straordinaria di fine campagna.
Gli altri provvedimenti passano sulla testa della viticoltura piemontese, sia gli interventi di mercato, sia gli interventi di carattere strutturale (distruzione degli impianti per le zone non DOC e interventi per il reimpasto nelle zone DOC). Quindi sono provvedimenti più o meno positivi nel senso che rischiano di non incidere sufficientemente.
E qui torna il problema della frode e della sofisticazione. Non voglio arrivare a conclusioni apocalittiche, ma è certo che sarebbe utile e urgente un'indagine nazionale per appurare se di questi provvedimenti fruisce una produzione di vino non di uva o quella produzione di vini di uva che può andare alla distillazione rappresentando sempre una remunerazione per il produttore. E' un problema che compete allo Stato e che in Piemonte ci ha visti impegnati utilizzando mezzi inadeguati.
Dopo l'approvazione delle deliberazioni di costituzione delle Commissioni, è stata approvata la legge 39 con la quale si istituisce l'anagrafe viticola che coinvolge la responsabilità delle Commissioni comunali nelle quali oltre agli amministratori del Comune sono presenti a pieno titolo i rappresentanti delle organizzazioni.
La legge del Piemonte, che darà sicuramente dei risultati, non è sufficiente, deve essere estesa a livello nazionale. Con vivo compiacimento ho appreso che l'on. Bortolani e l'on. Lo Bianco hanno preso quel testo così com'era traducendolo in una proposta di legge nazionale.
Ci vogliono iniziative che risolvano problemi di carattere immediato incidendo sulle strutture. Ci auguriamo che il Consiglio regionale raccolga le rivendicazioni delle organizzazioni, ci auguriamo che il decreto o una legge dello Stato stanzi i 100 miliardi che chiede il mio Partito o i 50 che ha promesso il Ministro Marcora. La Regione come ha fatto in tutti questi mesi, si assumerà determinati oneri e cercherà di mantenere quei provvedimenti che ha garantito fino a questo momento. Un primo confronto avverrà con l'assestamento di bilancio. Qui si collega il discorso della promozione. Solo con gli acconti ai soci non si vive. Il vino deve essere venduto e quindi deve avere spazio e se risorse ci saranno, dovranno essere destinate a sostegno di iniziative promozionali. Si tratta di recuperare quelle già fatte e di allargarle. Le TV di Stato e quelle private e la stampa sono state criticate, ma le prime iniziative hanno suscitato tanto interesse. Dobbiamo riuscire ad articolare e a costruire un'immagine del prodotto creando canali di collegamento e una catena di distribuzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Il problema che viene discusso oggi ,per iniziativa dei Gruppi PSI e PSDI,è pari a quello della Fiat. Forse i viticultori non hanno fatto sentire sufficientemente la loro voce, perchè la crisi sembra sempre essere ad uno stato latente,senza che mai venga evidenziata troppo. I giorni e le settimane passano e noi speriamo sempre nella sorte benigna di un sole che ci dia dell'uva,in modo da fare del buon vino e che il mercato riesca ad assorbire i 2 milioni di ettolitri di vino ancora invenduti.
Il problema tocca circa 1000 miliardi; la viticultura riguarda non meno di 3/400 mila addetti tra produttori, famiglie, persone che comunque sono nell'ambito della produzione. Oggi questa dimensione è venuta alla luce in tutta la sua gravità.
Nel 1976 avevamo partecipato alle manifestazioni di Asti ed avevamo evidenziato la necessità dell'introduzione di alcuni obiettivi per far uscire il settore vitivinicolo dalla crisi in cui si trovava da lunghi anni.
Come dice l'Assessore Ferraris, non si tratta soltanto di trovare la soluzione per 2 milioni di ettolitri invenduti, sarebbe utopia se ci preoccupassimo solo di questa immediatezza e non ponessimo l'accento sulle prospettive di questo settore che quasi rappresenta la seconda partita della produzione agricola del Piemonte.
Dobbiamo vedere che cosa rappresenta il settore in Europa dove, se non vado errato, la produzione tocca i 260 milioni di ettolitri e l'Italia e la Francia sono presenti con una forte produzione (70/80 milioni di ettolitri a seconda delle annate). Riesce difficile comprendere come circa 300 milioni di abitanti della Comunità ,possano consumare un ettolitro di vino pro-capite annuo quando l'Italia non raggiunge nemmeno i 90 litri annui.
A questo punto o si va verso mercati all'infuori della Comunità Europea, come gli Stati Uniti, il Sud America, il Terzo Mondo, oppure si deve pensare quale sorte avrà settore, non soltanto nel nostro Paese.
Il Piemonte produce dai 5 ai 5 milioni e mezzo di ettolitri e il costo di produzione media, tra i vini più nobili e i vini meno nobili,si aggira attorno ai 500 miliardi di lire annue. La quantità di vino in invecchiamento, gli stock invenduti e la produzione 1980 comportano in Piemonte mille miliardi. In agricoltura ogni lira prodotta equivale a 10 lire dell'industria. Il ciclo naturale dell'agricoltura né si pu interrompere, né si può accelerare, semmai si può migliorare. La nostra attenzione deve essere rigorosa e attenta in ordine al reimpianto di vigneti, nobilitandoli, ed alla creazione di zone DOC.
Questa è competenza regionale. Faremo i reimpianti, limiteremo la produzione ai vini con le caratteristiche dei grandi vini dal gusto raffinato, omogeneo, dei vini che vanno per larghe zone, come quelli francesi. Dovremo decidere se andare verso una politica di allargamento di questo settore o se vorremo dare indicazioni di selettività.
E' inutile una larghissima produzione se poi non trova mercato e nel caso in cui non lo trova, i prezzi non sono remunerativi. Io non sono per le produzioni inqualificate. Per quanto riguarda le sofisticazioni dobbiamo chiederci se dopo molte riunioni con il NAS, con la Finanza, con la P.S.
con la Polizia stradale, se dopo l'azione a livello locale dei Comuni, non valga la pena di compiere un passo ulteriore presso il Presidente del Consiglio dei Ministri. E' impensabile che tutti quegli organi non siano in grado di stroncare il fenomeno delle sofisticazioni.
Il terzo nostro obiettivo è rappresentato dal sostegno alle cantine sociali. Già oggi sappiamo che l'uva dell'80 non potrà trovare accoglienza nelle cantine sociali e nelle cantine dei produttori perché esistono le giacenze del 1979. Allora, si devono dare indicazioni alle cantine sociali si deve dire che il prodotto va raccolto fino in fondo, si deve fare un'indagine sulla massa di uva che sta per arrivare.
C'è poi il problema della vendita, che abbiamo sperimentata nelle grandi aree urbane, ma che dobbiamo ripetere attraverso sistemi che permettano anche al singolo produttore di essere ammesso in mercato con prodotti genuini e garantiti. Sulla promozione ci hanno derisi, perch abbiamo venduto in Unione Sovietica milioni di ettolitri di vini. Non sarà stato tutto vino piemontese, ma intanto un poco ne abbiamo tolto dal mercato. La promozione della vendita può essere fatta anche attraverso sistemi di stampa e di pubblicità, attraverso radio e TV anche private che hanno un larghissimo ascolto.
Nel ringraziare l'Assessore Ferraris per la sua opera, diciamo che il Consiglio regionale deve dare il sostegno e il suo indirizzo, non solo per superare la crisi di oggi, ma per porre basi solide per gli anni che verranno.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO MARIA LAURA MARCHIARO

Chiede di intervenire il Consigliere Gastaldi. Ne ha facoltà.



GASTALDI Enrico

Signor Presidente, signori Consiglieri, il problema vitivinicolo in questo mese di settembre, vigilia della vendemmia '80 è duplice: vino del '79, vendemmia e vino dell'80; ed è un problema che investe tutta l'Italia e non soltanto il Piemonte.
Per il vino '79 il problema consiste nella cosiddetta giacenza, la quantità di vino non venduto che dai dati del luglio 1979 risulta: tale giacenza in questo mese in Italia è di circa 38 milioni di quintali rispetto ai 20 del '78. Essa è dovuta alla sovrapproduzione di uva del 1979 (14 milioni di quintali), alle giacenze del '78, al minor consumo di vino ed alla difficoltà dell'esportazione la cui causa è in parte da imputare alle "accise".
Per il Piemonte, stando ai dati pubblicati dai giornali, resta ora invenduto il 40 % del vino prodotto che corrisponde a poco più di tre milioni di quintali, sugli otto circa prodotti.
Per queste difficoltà di mercato si prevede che il prezzo che il produttore potrà realizzare, anche nelle cantine sociali, sarà di 200 lire al chilo per l'uva e 300 lire al litro per il vino, quando i calcoli regionali portano ad un costo di L. 500 al litro già per il vino barbera.
Questi dati di giacenza si potranno forse ridurre nei venti giorni che si prevedono di ritardo per la vendemmia 1980, però questo, in termini di prezzo oltre alla necessità di liberare i contenitori e alla conseguente speculazione dell'industria, non porterà vantaggio al produttore.
Vendemmia e vino dell'80. L'andamento climatico sfavorevole per le piogge protrattesi fino a fine giugno, fanno prevedere nella CEE e in Italia una riduzione della quantità di vino del 20%, pari alla produzione del '78 e in Piemonte, per l'aggiunta della grandine, una riduzione di oltre il 20% con produzione di poco meno di 6 milioni di quintali di vino in genere, di cui due milioni circa di barbera. E' evidente che questi dati portano a previsioni, per il costo dell'uva '80,pessime (non tanto per le cantine sociali che ritirano tutta la produzione) ma previsioni migliori per il mercato del vino dell'80.
Di fronte alla grave situazione del vino 1979 si impone naturalmente la ricerca di rimedi. La CEE, valendosi dei regolamenti e su richiesta del Ministro Marcora, è intervenuta con 230 miliardi (distillazione e stoccaggio 172, estirpazione vigneti e abbandono temporaneo o definitivo delle coltivazioni viticole 57 miliardi, attività promozionali (per esempio, vendita di vino alla Russia 3 miliardi e mezzo). La distillazione per il basso prezzo fissato per l'alcool da ritirare, dall'AIMA dal decreto legge governativo 69 del marzo 80 e il raddoppio della tassa sull'alcool viene frenata (dei dieci milioni di quintali permessi ne sono stati distillati cinque e mezzo).
Per gli stessi motivi la distillazione, anche se produce una riduzione della quantità del vino, non remunera il produttore, al quale,in pratica il vino viene pagato tra le 229 e le 300 lire al litro. Lo stoccaggio poi risolve per alcuni tipi di vini più difficili soltanto provvisoriamente il problema, perché lo procrastina fino al rientro alla scadenza dello stoccaggio stesso.
Tutti questi interventi hanno ridotto solo dieci milioni di quintali di vino rispetto ai trentotto di eccedenza, che è necessario puntualizzare sono aumentati in misura non identificabile dalla sofisticazione soprattutto da quella che produce vino artificiale. Quanto ho detto vale per gli interventi della CEE e dell'Italia.
E per la Regione Piemonte? Prima di tutto bisogna dire che essa non si è disinteressata del problema; attività di protezione ne sono state svolte molte, dagli accordi sui prezzi di qualche uva, per esempio moscato, a quello sui prezzi minimi da praticare dalle cantine sociali agli industriali nel 78, alle varie attività promozionali; agli interventi diretti e indiretti (con leggi) sulle sofisticazioni. C'è stato un interessamento notevole che se non ha ottenuto vantaggi è per motivi non dipendenti dalla Regione, ma dalla insufficienza delle leggi nazionali, dalla speculazione e dalla imprevedibilità dei fatti che l'hanno aggravata (il minor consumo, la riduzione dell'esportazione).
In secondo luogo bisogna dire che il problema non riguarda i vini più nobili, il barbaresco, il barolo e il dolcetto, la cui produzione è ora o consumata o avviata all'invecchiamento, ma vale soltanto per il barbera.
Questo è un vino che sta a mezza strada tra i vini DOC e i vini da tavola.
Questo spiega il disinteresse dei contadini all'iscrizione dei vigneti del barbera in quelli a DOC. Il vino a DOC corrisponde nelle cantine sociali al 20% del vino barbera prodotto. Nelle cantine sociali perciò né si applicano né si ottengono differenze sui prezzi dei due tipi di vino.
In terzo luogo bisogna precisare che la quantità di vino da smaltire ammonta in Piemonte a tre milioni di quintali di barbera che corrisponde al 40 %circa di quello prodotto.
Che cosa dovrebbe fare l'amministrazione regionale? Gli interventi devono essere immediati, a medio e a lungo termine: tra quelli immediati è stato proposta la vendita del barbera a prezzo ridotto dalle integrazioni economiche della Regione, più o meno palesi, con sconti ecc. Però, tale metodo giustificabile solo come provvedimento di urgenza in una situazione di emergenza quale l'attuale, non è certamente né il migliore né deve essere abituale per il futuro, perché oltre che ingenerare nel consumatore la persuasione che il prezzo praticato da certi produttori sia reale e giustificato e favorire la speculazione da parte dell'industria, innescherebbe un processo di protezionismo e di assistenza e di integrazione dei prezzi che impegnerebbe buona parte del denaro pubblico, anche perché tale metodo dovrebbe essere applicato a quasi tutti i prodotti agricoli.
Tra gli interventi immediati, il più importante è quello di aiutare lo stoccaggio del vino 1979 con gli interventi diretti, aiuti economici o all'acquisto di strutture idonee, o all'affitto di locali, vasi vinari ecc, utilizzando e ampliando i mezzi offerti dalla legge 63, e con interventi indiretti analizzando e pretendendo quanto spetta al Piemonte degli interventi CEE sullo stoccaggio.
Lo stoccaggio è utile anche perché la qualità del vino '80 si prevede molto scadente.
E' però soprattutto sui mezzi a medio e a lungo termine che bisogna insistere.
Il più importante è il catasto vigneti che oggi, anche secondo i responsabili delle Camere di Commercio, non esiste, per cui è impossibile precalcolare la quantità di barbera genuino che si può produrre e vendere in Piemonte.
Un altro mezzo è quello di ridurre la quantità di vino barbera per poter ottenere vino di qualità. Per questo bisogna applicare rigidamente e difendere da tutti gli ostruzionismi di qualsiasi origine, anche politica la legge sulle zonizzazioni, per identificare le zone dotate alla viticoltura e che diano vino di qualità. Si vedono infatti, purtroppo coltivazioni di barbera in terreni esposti a nord o nord est che non possono dare fini di qualità.
Con l'applicazione di questa legge sarà anche più facile identificare dove localizzare gli interventi CEE sulla estirpazione vigneti e per l'abbandono della viticoltura e quali zone da iscrivere per i vigneti a DOC. Questo tipo di intervento va potenziato da una parte con ricerche istruzioni e aiuti sull'utilizzazione di questi terreni per colture diverse e sulle tecniche più recenti (irrigazione, macchine, concimazione) da utilizzare per tali colture (si potrebbe ad esempio riconvertire a coltivazioni di cereali che porterebbero vantaggi alla produzione zootecnica di cui vi è carenza in Piemonte, e, dall'altra parte pretendendo da parte degli uffici preposti all'iscrizione dei vigneti a DOC quella rigidità necessaria per escludere le zone non dotate a produzione di vini di qualità.
Un altro mezzo è quello di facilitare il mercato del vino, attuando attività promozionali di vendita le quali naturalmente non devono rivolgersi alla quantità ma solo alla qualità perché altrimenti si provocherebbe una spinta all'etilismo che deve essere combattuto, e ricercando mezzi idonei a garantire la qualità del vino (tappi, etichette particolari, ecc.) facendo applicare i patti già fatti per certi mercati di uva e vino e attuarne chi nuovi. E' un impegno difficile. Si sa infatti che è male cronico dell'agricoltura italiana lo scarso potere contrattuale dei contadini con l'industria ed il commercio. Questo è dimostrato dalle vicende del latte e, per il vino, dalla disattesa applicazione dei patti per la vendita del barbera '78, quando con sotterfugi le stesse cantine sociali non si sono attenute ai prezzi pattuiti; ricercando e studiando tecniche nuove per la produzione di vini che soddisfino le esigenze del mercato, quali la spumantizzazione e l'imbianchimento; promuovendo la revisione dei disciplinari del DOC: attualmente il vino barbera fuori DOC e senza bollini viene venduto con nomi che creano confusione e non distinguono a sufficienza i vini (Barbera quello a DOC, Barbera del Piemonte quello non a DOC); promuovendo la vendita diretta da parte delle cantine sociali; promuovendo ancora la costituzione delle cooperative di secondo e terzo grado per la commercializzazione del vino; rilevando infine, il problema più importante, quello della sofisticazione. La sofisticazione ha vari aspetti: va dalla produzione di vino artificiale alla correzione con il saccarosio e la vendita di vino con nomi non esatti.
Per questo bisogna: richiedere la revisione delle leggi nazionali sulle sofisticazioni o leggi nuove che inseriscano tra i metodi di analisi del vino quelli più recenti, delicati e precisi e studiarne l'adattamento in sede regionale impedire l'uso del saccarosio e, per il barbera, limitare e regolamentare al massimo anche lo stesso zucchero d'uva quando sarà in commercio migliorare e potenziare i controlli attraverso le Commissioni comunali garantendone la funzionalità, inserendo anche dei consumatori non produttori ottenere anche attraverso lo Stato, una analisi per stabilire perch tra le settemila industrie denunciate dal '76 al '78 nessuna o poche sono state condannate.
In conclusione è il vino barbera che crea problemi per la Regione Piemonte nella difesa del produttore e della collina. E' un grosso problema che, però ,può essere risolto. La volontà non manca nei responsabili.
Mi pare che l'aver inserito tra i compiti della III Commissione quello della promozione e mercati sottintende l'intenzione di considerare l'attività dell'amministrazione passata come preparazione alla soluzione pratica dei problemi agricoli e quindi anche di quello del vino che quest'anno richiede interventi urgenti, che però non dovranno più essere necessari in futuro.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la discussione avviata alla vigilia della vendemmia ci induce a tracciare un quadro generale non roseo a causa delle giacenze del vino e delle previsioni sulla produzione di uva.
Occorre interrogarsi sulle cause delle giacenze e fare un'indagine sul tipo di vino che è ancora nelle botti (o in altri contenitori); in ordine poi alle previsioni della vendemmia occorre sgombrare il terreno da un atteggiamento che pare quasi dispiaciuto per l'abbondanza della vendemmia: non potrebbe esserci un'opinione più mortificante dei sacrifici, delle capacità e delle energie dei produttori. Ben altre sono le questioni.
Prima di addentrarmi nello specifico del tema,voglio fare due considerazioni di ordine generale. La prima riguarda l'esperienza che il nuovo Consiglio regionale, a pochi mesi dalla sua nomina, ha accumulato di fronte al concatenarsi e concentrarsi di situazioni di crisi: da un lato la vicenda Fiat, che interessa mezzo Piemonte, dall'altro la crisi generale dell'agricoltura che contribuisce a determinare i redditi agricoli e che interessa l'altra metà del Piemonte devono trovare azioni di politica regionale urgenti, decise e incisive in egual misura rispetto alle altre vicende che sono alla nostra attenzione. In due mesi abbiamo toccato con mano i due volti del Piemonte: su questi le forze politiche della terza legislatura regionale giocheranno larga parte della loro capacità di essere interlocutrici valide, centro capace di attivare accorte politiche, scelte e decisioni per rinsanguare il tessuto produttivo.
La seconda considerazione di carattere generale nasce da una valutazione sull'iter attraverso il quale si è giunti a questo dibattito.
Non vogliamo vantare primogeniture perché abbiamo rispetto per i problemi in discussione e per la gente che li vive sulla propria pelle, tuttavia l'iniziativa attivata con l'interpellanza del Gruppo che qui rappresento è stata recepita dalla Giunta regionale con pronta disponibilità da parte dell'Assessore competente e questo dimostra gli ampi spazi di collaborazione esistente tra i due massimi organi della Regione e la capacità propositiva dell'assemblea. E' un fatto positivo del quale dobbiamo rallegrarci.
Andando nello specifico dell'argomento in discussione, mi pare di poter condividere la quasi totalità delle indicazioni emerse in questo scorcio di dibattito, che ha valutato le proposte formulate in questi giorni,congiuntamente, dalle organizzazioni professionali associativistiche e cooperativistiche operanti in agricoltura, proposte che ci paiono per larga parte condivisibili. Da questo dibattito, che non pu essere solo espressione di mera solidarietà con i produttori in crisi devono sfociare proposte concrete e azioni attivabili rapidamente. Si devono precisare le aree di competenza regionale, nazionale e internazionale, gli aspetti strutturali, gli aspetti legati alla repressione delle frodi e gli aspetti legati alla promozione e all'incentivazione dell'esportazione.
Procederò per punti.
A livello regionale sarà necessario un impegno per la modifica parziale della deliberazione del Consiglio regionale pubblicata sui Bollettino Ufficiale del 7 maggio relativa ai programmi di settore 1979/1982 ai sensi della legge 984/77, al fine di riformulare alcuni indirizzi e obiettivi previsti dal programma "Coltivazioni pregiate" e al fine di concentrare maggiori risorse per sostenere questo particolare settore violentemente colpito dalla crisi. Riteniamo che si debba proseguire la politica regionale approvata con la legge 63 che favorisce le cantine sociali e le associazioni dei produttori, dando concreta attuazione alle disposizioni a favore dello stoccaggio e dell'invecchiamento, anticipando il denaro per i conferimenti, svolgendo una oculata campagna promozionale per favorire l'esportazione e ridurre l'intermediazione in modo da mettere in contatto diretto i produttori seri, sia i privati che le cantine sociali, ed i consumatori.
Si deve soprattutto proseguire l'azione in ordine alla repressione delle sofisticazioni e delle frodi, vero cancro da eliminare, anche attraverso il coordinamento regionale dei servizi antisofisticazione.
Sappiamo quali sono le competenze e quali sono i limiti nei quali è costretta ad operare l'amministrazione regionale.
E veniamo al secondo impatto della politica agricola. Sul tema delle sofisticazioni e delle frodi il governo non deve più dar luogo a dubbi.
L'urgenza e la gravità della situazione ci è stata dichiarata e espressa a piene lettere e l'abbiamo toccata con mano venerdì scorso ad Asti. Questo aspetto spiega tante cose sulle giacenze e sui prodotti non commerciati.
Per stroncare le frodi sono d'accordo con il Consigliere Gastaldi di dare l'incarico alle commissioni comunali.
A livello nazionale poi occorre maggior rigore nella programmazione agricola: occorrono scelte ben precise perché l'impianto sovvenzionato dei vigneti nelle pianure "ubertose" è in contraddizione con la politica qualitativa dei vino e toghe terreni ad altri settori agricoli, come alla zootecnia (70 (q.li di resa per ettaro in collina, 400 in vigneti di pianura). Occorre intervenire a livello di Comunità Economica Europea in ordine ad una migliore tutela della nostra agricoltura e in proposito sono state fatte ampie dichiarazioni.
La CEE ha già adottato alcune misure che sono in parte condivisibili: il magazzinaggio dei vini da tavola a breve o a lungo termine (art. 7 del regolamento del febbraio 1979) la distillazione.
Ma la crisi non si risolve con lo stoccaggio.
Inoltre la quintuplicazione della sovrimposta sugli alcoolici (bell'altro esempio delle politiche di Governo! ) ha in parte vanificato l'iniziativa dei contributi dati a livello CEE alla distillazione: soltanto tre milioni di ettolitri rispetto ai sette preventivati ton la prima tranche e soltanto due milioni rispetto ai dieci preventivati con la seconda tranche. E' un vero peccato incentivare la distillazione per i vini a denominazione geografica e mi pare sottoscrivibile l'indicazione data dall'Assessorato regionale competente. L'Italia dovrebbe chiedere che la politica agricola comune si orienti sempre più verso interventi sulle strutture, cioè volti a adeguare il potenziale viticolo alle reali esigenze del mercato, per evitare che le ricorrenti crisi del settore provochino guasti irreparabili.
Occorre puntare sugli aspetti promozionali e sull'esportazione e favorire un rapporto diretto tra produttori e consumatori. Occorre favorire l'organizzazione di vendita al dettaglio, che è controllata dal produttore che tratta direttamente con i dettaglianti e con i consumatori. Nella Regione vi sono cantine sociali deboli, isolate ed ancora più deboli sono i singoli viticoltori.
In una situazione di superproduzione gli acquirenti giocarlo al ribasso.
La debolezza commerciale dei produttori piemontesi ha avuto anche un altro effetto distorto: ha permesso che nelle grandi catene di distribuzione \entrassero in massa gli industriali del vino, i fabbricanti del "rosso da pasto", i quali fanno il mercato, vendono il Barbera a mille lire il bottiglione e il discorso potrebbe allargarsi se consideriamo che il Barbera rappresenta il 54 % della produzione vinicola del Piemonte.
Quando la produzione è scarsa il meccanismo funziona, c'è remunerazione per tutti; quando l'annata è più abbondante le vendite ristagnano, il gioco è al ribasso, la ricerca è affannosa per trovare rimedi immediati che spesso non si trovano. Allora non si sarà mai abbastanza duri nello stroncare le sofisticazioni del Barbera. Larga parte delle giacenze non sono di vini DOC, ma di vini catalogati genericamente "da tavola". Né vale il solo discorso della sovrapproduzione. Se il 1979 è stato abbondante, il '78 è stato un anno con una percentuale del 25/30 % al di sotto della media. E' chiaro che il miracolo di una commercializzazione superiore alla produzione stagionale non ha niente di trascendentale. Il fatto è che a livello CEE si deve tener conto degli altri partners europei che piano piano, ma sempre più aggressivamente, si fanno avanti. Ci si deve quindi preparare adeguatamente, puntando sulla qualità e sulla promozione.
Chiediamo a tutti di recitare la propria parte senza ambiguità, alla Regione, al Governo, al Parlamento e anche ai parlamentari europei perch si interessino anche di problemi "particolari".
Concludiamo, riconoscendo la validità delle indicazioni offerte dalle associazioni che ci auguriamo il Consiglio regionale farà proprie pur con gli opportuni adeguamenti legati a ciò che questa istituzione rappresenta.
Sono indicazioni di interventi strutturali, di contributi per nuovi impianti in zone vocate e per vini DOC, contributi per stoccaggio e per strutture che permettano lo stoccaggio, interventi sulle frodi ancor prima che sulle sofisticazioni, interventi per una politica promozionale a sostegno dell'esportazione con un rapporto diretto tra produttori e consumatori. In sostanza come dice l'ultima frase della nostra interpellanza: "...si intervenga con urgenza al fine di tutelare i redditi di un settore con consistente e importante dell'economia piemontese".



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Signor Presidente, colleghi, il dibattito odierno si svolge nell'aula consiliare dopo l'imponente manifestazione ad Asti dei 5000 viticoltori piemontesi di venerdì 19, manifestazione voluta da tutte le organizzazioni professionali ed economiche del settore, per attirare con forza l'attenzione sul gravissimo e drammatico momento che sta attraversando la nostra viticoltura.
Non è che la crisi sia scoppiata improvvisamente, in realtà il notevole incremento produttivo delle vendemmie 1979, dovuto ad un favorevole andamento stagionale, ha messo in crisi un delicato equilibrio tra domanda ed offerta, equilibrio trovato negli anni passati e che si è rotto favorendo speculazioni e difficoltà reali, al superamento delle quali la Regione deve offrire un contributo, tenendo presente le importanti specifiche competenze che essa ha nel settore agricolo.
Se è vero che la crisi trova la sua prima motivazione nella superproduzione 1979, specie per il vino barbera, è altrettanto vero che a questa causa principale se ne aggiungono altre che affondano le loro radici in tempi più lontani e per la cui soluzione sia a livello nazionale che regionale, sono state assunte iniziative che purtroppo ad oggi non hanno ancora conseguito risultati apprezzabili.
Il Piemonte è una delle regioni d'Italia caratterizzate da una situazione climatica che ci permette di ottenere vini che,pur invecchiati,mantengono la freschezza dell'origine.
Questi risultati si ottengono quasi esclusivamente, però,in aree collinari i cui costi di produzione sono largamente superiori a quelli di altre aree produttive del nostro Paese e all'interno stesso della nostra Regione.
E' indispensabile , pertanto, una programmazione del settore vitivinicolo che tenga conto di questa realtà per favorire le produzioni di qualità delle zone vocate e disincentivi l'allargamento della produzione in aree che, pur dando una produzione quantitativamente elevata, ma qualitativamente scarsa, per la loro ubicazione e vocazione possono offrire un grosso contributo a produzioni di cui il nostro Paese è largamente debitore nei confronti dei mercati esteri.
Il problema riguarda certamente in maggior misura altre Regioni italiane, ma può anche attraversare la nostra e può trovare soluzioni attraverso un pronto decollo dei piani agricoli zonali ed i piani di settore.
Non si può in merito non sottolineare il ritardo, le lentezze con le quali si procede su questa strada.
Gli atti consiliari della passata legislatura hanno ormai registrato il dibattito avvenuto in quest'aula, dibattito che si è poi spostato sulla realtà in cui i piani agricoli zonali dovevano inserirsi.
Voglio solo ricordare che la legge regionale sui piani agricoli è stata modificata per ben 2 volte e questo perché, nonostante la ferma opposizione del nostro Gruppo, si è voluto approvarne una legge confusa, per di più che non teneva presente le richieste della stragrande maggioranza del mondo agricolo. I ritardi ne sono pertanto la logica conseguenza e vanno ad aggravare una situazione che solo con una corretta programmazione pu trovare uno sbocco positivo.
In merito ai problemi della fase produttiva c'è poi da rimarcare il fatto che oltre il 50% della produzione vinicola piemontese, è rappresentata dal vino barbera che di conseguenza è il primo esposto alla crisi di mercato, ma che sta trascinando dietro ad uno ad uno gli altri nostri vini.
Sul problema vino barbera c'è un grosso dibattito in corso e pur con accenti diversi, c'è accordo nel sostenere che la produzione va gradualmente riconvertita, riducendola alle aree di maggior vocazione e cercando di incrementare la produzione dei vini bianchi, che stanno ottenendo per motivazioni che sarebbe lungo approfondire, notevole successo sul mercato interno ed internazionale.
E' indispensabile pertanto ed è compito della Regione in accordo con le organizzazioni dei produttori, offrire ai vitivinicoltori delle alternative valide, mediante una seria sperimentazione e ricerca per la sostituzione graduale della produzione barbera con altri vini più ricercati sul mercato.
Sempre per la fase produttiva è necessario sviluppare un'assistenza tecnica che sia in stretto collegamento con la ricerca e la sperimentazione a livello universitario e di Istituti specializzati, cercando altresì di incrementare e favorire la meccanizzazione specie nel settore della irrorazione degli antiparassitari, anche se gli eliconsorzi esistenti nella nostra Regione, costituiti in baie alla legge 51 della I Legislatura, hanno già raggiunto una notevole efficienza ed hanno ottenuto larga adesione specie in alcune aree.
I miglioramenti che saranno, speriamo presto, apportati alla legge 364 per la difesa dalle calamità naturali (in questo campo la Regione ha fatto la sua parte), dovrebbero infine completare il quadro di sostegno della fase produttiva, tenendo comunque presente che pur carente la 364 soprattutto attraverso i consorzi di difesa, è riuscita a sollevare in parte i produttori dal grave fenomeno della grandine.
Per quanto concerne la fase della commercializzazione si evidenzia in primo luogo l'esigenza di una lotta serrata alla sofisticazione e alla frode nel settore.
Alla fine della passata Legislatura la Regione Piemonte si è dotati col consenso unanime di tutto il Consiglio,di uno strumento legislativo che in attesa di una sollecita e valida legislatura a carattere nazionale affronti nell'ambito delle competenze regionali il problema.
E' necessario ora che la legge inizi ad operare e per poterlo fare occorre che l'Assessorato segua da vicino il problema, richiamando le province ai compiti loro attribuiti e soprattutto mettendo le previste commissioni comunali nella condizione di poter svolgere i compiti loro affidati.
I comuni vitivinicoli sono nella norma piccoli comuni con tutti i problemi che ben conosciamo; le commissioni hanno bisogno di essere assistite e non possiamo riversare sugli scarsi ed inadeguati organici dei comuni queste esigenze.
E' necessario trovare il modo di intervenire attraverso l'Assessorato all'agricoltura per concretizzare un'iniziativa valida che altrimenti rischia di rimanere inoperante, non dimenticando il grosso problema del catasto viticolo da estendere a tutte le varietà di uve e a tutta la superficie vitata.
E' indispensabile, quindi la ricomposizione degli albi dei vigneti,in molti casi non più rispondenti alla realtà ;con revisione periodica per verificare la rispondenza delle superficie denunciate e l'effettiva produzione ed a questo fine un grosso contributo può proprio venire dalle commissioni comunali.
Non va infine dimenticato il grave fatto che fortissime quantità di vino extra-regionale entrano in Piemonte ed escono poi dalla nostra Regione come vino piemontese.
E' chiaro che,viste le prime citate differenze dei costi di produzione questa situazione aggrava ulteriormente la posizione del nostro vino sul mercato.
Compito preciso della Regione è far sì che questo fenomeno venga controllato e seguito in modo tale da tutelare produttori e consumatori.
E' certamente materia delicata ma determinante per la tutela della nostra viticultura e che considerata l'accettazione da parte della CEE della possibilità di utilizzare lo zucchero d'uva può trovare sotto la spinta della nostra Regione una soluzione che non penalizzi la viticultura nel Sud.
Alla garanzia più ampia possibile di una produzione genuina, si devono affiancare campagne promozionali efficienti e che siano indirizzate a quei mercati ove lo spazio di vendita è maggiore.
In questo campo, come già stamattina, è stato ricordato, le iniziative assunte nella passata legislatura non sempre hanno avuto le caratteristiche richieste.
Vi è stata una sovrapposizione di iniziative scoordinate, portate avanti da enti diversi ed indirizzate spesso a mercati poco ricettivi.
E' ai verbali di questo Consiglio l'affermazione dell'allora Presidente della Giunta, in base alla quale, dopo il viaggio promozionale in Russia era necessario trovare Collegamenti con altre regioni vitivinicole per poter soddisfare quel grande mercato. (Il Presidente della Giunta è un ottimista per aver aumentato di cento milioni di quintali la produzione all'interno del Mercato Comune Europeo).
Purtroppo non solo non è stato necessario quel collegamento, ma il nostro ottimo vino è invenduto in percentuale preoccupante nelle cantine alla vigilia della vendemmia 80.
La Giunta dovrebbe ricercare le cause del notevole calo dell'esportazione del nostro vino ed approfondire tutti i problemi inerenti i mercati internazionali. Altre Regioni hanno ottenuto risultati ben diversi, proprio nel settore dell'esportazione. Purtroppo nella nostra Regione è mancato il coordinamento fra i vari enti interessati alla promozione e credo si possa sostenere che le ingenti spese sostenute non hanno raggiunto gli obiettivi.
La spesa per il settore vitivinicolo va pertanto razionalizzata e devono essere messe a disposizione maggiori risorse finanziarie. Conosciamo l'impegno,finora non concretizzato del Ministro dell'agricoltura, di realizzare un intervento a carattere nazionale specifico per i vini rossi ma dobbiamo anche dire che nei quasi 2.500 miliardi del bilancio 1980 della Regione, si possono e devono trovare i pochi miliardi indispensabili per sostenere l'agricoltura e in particolare la viticoltura in un momento tanto difficile.
I nostri vini possono invecchiare, specie la produzione Barbera del 1979, senza perdere nessuna caratteristica, anzi migliorando. E' necessario trovare i mezzi finanziari perché almeno le cantine sociali siano messe in grado di recepire la produzione '80, senza dover svendere la produzione 1979, il che sta avvenendo con possibili grosse ripercussioni negative sui prezzi delle uve e del vino della vendemmia 1980.
Il nostro Gruppo è impegnato perché a livello nazionale vengano concretizzati gli impegni assunti, ma chiede alla Giunta di fare il molto che le è possibile perché la crisi della vinicoltura venga superata positivamente anche in considerazione del fatto che lo spopolamento delle nostre colline si è in parte fermato proprio nel momento in cui si sono ottenuti, soprattutto per merito dei produttori, positivi risultati economici nel settore del vino, ma certamente ricomincerà se questo difficile momento non verrà superato.
Questa mattina si è affermato che ci sono dipendenti di enti pubblici che percepiscono lo stipendio senza lavorare. E' un problema che va risolto e tutte le forze politiche, credo, sono concordi. Ma non deve nemmeno succedere il contrario e cioè che una categoria di lavoratori come quella dei viticoltori abbia lavorato duramente senza stipendio, non solo, non essendo neanche in grado di ricuperare le spese sostenute per la produzione che hanno pagato per poter lavorare.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Presentazione progetti di legge Interrompo brevemente il dibattito per dare comunicazione dei progetti di legge che sono stati presentati.
N. 7 "Istituzione dell'area attrezzata della Villa San Remigio" presentato dalla Giunta regionale in data 23 settembre 1980 ed assegnato alla II Commissione nella stessa data N. 8 "Istituzione dell'area attrezzata della Collina di Rivoli"" presentato dalla Giunta regionale in data 23 settembre 1980 ed assegnato alla I Commissione nella stessa data N. 10: "Istituzione del parco regionale di Stupinigi", presentato dalla Giunta regionale in data 23 settembre 1980 ed assegnato alla II Commissione nella stessa data.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti - Cooperazione

Dibattito sulla situazione vinicola e prospettive della vendemmia in Piemonte (seguito)


PRESIDENTE

Riprende il dibattito sulla situazione vinicola. Ha la parola il Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Innanzi tutto,credo,sia doveroso dare atto alla Giunta e alla Presidenza del Consiglio della sensibilità dimostrata inserendo nell'ordine del giorno questo punto sulla situazione vinicola che prende spunto da un'interpellanza; sensibilità tanto più apprezzabile se si considera che questa decisione è stata assunta prima ed indipendentemente dalla manifestazione dei viticoltori ad Asti promossa unitariamente dalla organizzazioni sindacali ed associative, e che ha dato il segno del grado di esasperazione, di collera a cui si è giunti nelle campagne.
E' opinione diffusa che siamo di fronte all'aggravamento dei problemi di mercato, non solo in alcune fasce del settore vitivinicolo, nei settori che producono vini meno nobili, ma siamo di fronte all'aggravamento dei problemi dell'intero compatto agricolo, latte, carne, che presentano un grado di difficoltà e di crisi non meno rilevante rispetto al settore vitivinicolo. Certo, sulla crisi del vino incidono aspetti di ordine congiunturale; la produzione del 1979 e le prospettive quantitative della prossima vendemmia producono effetti congiunturali sul mercato,che non si possono ignorare.
Siamo davanti a una crisi che, proprio perché colpisce tutto l'arco dell'agricoltura ed è più pesante nei settori a maggiore intensità produttiva, è strutturale. Gli alti tassi di inflazione aumentano i costi produzione, mentre i prezzi non sono più remunerativi sul mercato interno e accentuano le divaricazioni della competitività dell'agricoltura italiana nella Comunità Economica Europea.
I dati che riportava il Consigliere Borando sono eloquenti, non solo ma direi che i risultati che si sono ottenuti nel settore vinicolo sono ancora più gravi rispetto agli altri settori. L'Assessore Ferraris ricordava alcune incongruenze della politica vitivinicola della CEE che fanno sì che gli indirizzi portati avanti in questo settore taglino di fatto completamente fuori il Piemonte, ma, con il Piemonte, tagliano fuori la Toscana, il Trentino, ossia la viticoltura collinare, quelle zone che con il superamento del blocco rigido degli impianti e seguendo il criterio di vocazione da parte della CEE, dovrebbero essere agevolate.
Di fronte alle eccedenze, si parla di distillazione, ma il prezzo delle uve portate alla distillazione viene stabilito attorno al 90/91 % del prezzo standard del vino da tavola.
Ebbene, quando si pensa che i costi accertati, secondo un'indagine fatta da esperti, variano dalle 526 lire al litro per la Barbera alle 722 lire per il Nebbiolo, è chiaro che la distillazione rappresenterebbe una perdita secca superiore al 50 %di quanto è stato speso per produrre. La distillazione - è risaputo - non penalizza la viticoltura di pianura, anzi è ancora remunerativa dove si hanno rese per ettaro 3/4 volte superiori alle nostre. Comunque è improponibile per il Piemonte.
Ma un altro aspetto vorrei sottolineare. La distillazione nelle intenzioni della CEE è una valvola di sfogo per togliere dal mercato eccedenze, di produzione, per riportare il mercato al suo equilibrio. In verità, questo non avviene nella misura in cui si vorrebbe perché sul mercato del vino agisce la sofisticazione nei vini poco nobili e la frode nei vini di pregio. E qui traggono origine in gran parte i due milioni di ettolitri invenduti. Se non ci fossero le sofisticazioni certamente non avremmo questa quota di invenduto, anche se questo non esclude la necessità che richiamava il Capogruppo del PSI di miglioramenti quantitativi nella produzione.
Questa variabile delle frodi e delle sofisticazioni incide perfino sulle percentuali di prodotto che vanno alla distillazione, perché è risaputo che nelle annate di grande produzione aumenta la frode e diminuisce la sofisticazione i in quanto i prezzi dei vini da taglio che vengono lavorati la rende più competitiva, mentre nelle annate di minore produzione si allarga la fascia della sofisticazione.
So bene che questo è un tasto delicato che gli stessi produttori onesti sono restii a voler toccare pubblicamente perché ogniqualvolta si parla di frode e di sofisticazione si rischia di dare un'immagine alterata dei vini piemontesi, di condizionare quegli sforzi promozionali che vengono fatti per valorizzarne le caratteristiche.
Sappiamo anche che la grande paura dei produttori onesti quando si denuncia questa grave piaga è che alla fine si colpisca il male minore: quello dello zuccheraggio. Oggi dovremmo uscire dall'antica polemica andata avanti per anni sullo zuccheraggio si, zuccheraggio no, dal momento che la CEE ha emanato il regolamento sul mosto concentrato da usare per l'arricchimento alcoolico dei vini. Oggi che il regolamento c'è, bisogna che la Regione e tutti insieme facciano la loro parte perché si creino gli impianti di produzione, che vanno localizzati nelle zone meridionali, dove i vini presentano un'alta concentrazione zuccherina. Così come dovremo fare la nostra parte perché si studino nella CEE e sul piano nazionale adeguati piani finanziari che consentano l'immissione sul mercato di questo prodotto a prezzi paragonabili al saccarosio; oggi il mosto concentrato ha un prezzo decisamente superiore al saccarosio; ma è indubbio che la sofisticazione più pesante, le frodi più diffuse sono ben altre, sono quelle dei banditi del vino, dei sofisticatori su vasta scala.
La rabbia che c'è oggi nei vitivinicoltori conferma quanto noi da tempo crediamo: la mala-pianta della frode e della sofisticazione va estirpata.
Certo, con le leggi 33 e 29 approvate alla fine della passata legislatura la Regione con l'anagrafe vitivinicola, con le commissioni comunali, con l'assegnazione ai Comuni e alle province di strumenti non indifferenti di vigilanza, affronta questi problemi dando il più alto grado di risposta.
Certo queste cose vanno avviate, come chiedevano i Consiglieri Lombardi e Gastaldi, tenendo conto che la legge 39 avrà i suoi primi appuntamenti e le prime verifiche nel 1981. Non a caso la legge 39, per la sua validità è oggi un riferimento a cui guardano i legislatori e le forze politiche in campo nazionale.
Ma è chiaro che la legislazione regionale non basta perché essa non pu organicamente affrontare la complessa materia delle frodi e delle sofisticazioni nei suoi vari aspetti disciplinari, dispositivi e relativi alle sanzioni.
I riferimenti legislativi sul piano nazionale sono quelli della legge 162 del 1965 che oggi molti riconoscono necessario rivedere perché troppo lacunosa nelle norme dispositive e carente nelle sanzioni.
Fatto sta che sia per le carenze legislative, sia per la dispersione esistente nel campo della vigilanza e della repressione, questa legge non ha dato i risultati che molti speravano.
Sulla revisione della legge 162 lavora la Commissione agricoltura della Camera. Intanto, però, credo si possa dire che i pubblici poteri non possano non sentire il bisogno di conoscere meglio il coacervo degli interessi, gli intrecci ed i canali attraverso cui si organizza il sottobosco della frode e della sofisticazione. Per questo,crediamo,siano maturi i tempi per chiedere al Parlamento, di avviare un'indagine conoscitiva in questo campo, che si avvalga del contributo delle Regioni Certo, le misure antifrode e antisofisticazioni hanno bisogno di tempi rapidi, ma anche di provvedimenti efficaci che siano in grado di stroncarle, se siamo convinti che da questo problema dipendono in larga misura anche le questioni strutturali del settore.
Occorrono misure immediate di stoccaggio e di invecchiamento delle eccedenze. Su questo problema la Regione ha fatto nello scorso anno la sua parte. Stando a come si prospetta la nuova vendemmia, corriamo il rischio di dover operare nuovamente dei massicci interventi che se non saranno confortati da misure governative, renderanno la situazione più pesante.
Per questo sorprende la decisione ,governativa della scorsa settimana di non aver accolto la richiesta di uno stanziamento di cento miliardi per interventi urgenti in favore delle cantine sociali e delle singole imprese agricole. C'è da sperare che il rifiuto sia da ricondurre alla volontà del Governo di presentare un proprio decreto di intervento sulla commercializzazione e sullo stoccaggio. Se così è, come speriamo, era meglio accogliere subito la proposta presentata dal Gruppo comunista in sede di emendamenti ai decreti governativi. Si sarebbe risparmiato tempo dando tempestività e immediatezza alle misure, che vanno prese subito perché la vendemmia è alle porte.
Concludendo, vorrei rimarcare un fatto che rappresenta una controprova reale e concreta di una vecchia polemica. In passato si è discusso molto soprattutto nel Cuneese e nell'Astigiano, sulla cooperazione e sul ruolo delle cantine sociali. Se ne è discusso negli anni in cui molte di esse chiudevano dopo una pessima gestione, se ne discute ancora oggi; dopo la selezione della prima fase, la politica regionale dei cinque anni passati è valsa, credo, a dare stabilità e sicurezza a una struttura corporativistica di cui oggi siamo in grado di constatare tutti gli aspetti positivi.
Si può ancora discutere se nelle zone in cui si producono vini nobili è giunta o meno la cooperazione di primo grado. Sono antiche polemiche che vanno avanti. E' certo comunque che quella stabilità con cui ha lavorato la Regione in questi anni, la stabilità dell'organizzazione cooperativistica è valsa sino ad oggi, di fronte ai problemi attuali, a evitare il crollo verticale dei prezzi che nell'attuale situazione di mercato e in quella dell'anno scorso, senza una struttura cooperativistica, sarebbe stato diffide presagire.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Macchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Prima di entrare nel merito, che è stato tra l'altro ampiamente dibattuto, vorrei fare alcune considerazioni di regolamento e di tipo politico che mi sono dettate dall'incauto ringraziamento alla Giunta e alla Presidenza del Consiglio fatto dal mio predecessore.
Un articolo del regolamento prevede che gli interventi non superino i dieci minuti. Non rimprovero i miei colleghi di occupare troppo tempo rimprovero invece la Giunta di non aver ancora portato al Consiglio argomenti tali da non dover passare le giornate su dibattiti che non hanno molto di attinente alla nostra presenza in quest'aula.
Ci era stato detto che entro il mese di settembre sarebbe stato presentato il piano programmatico della Giunta, visto che tale non possiamo considerare quella specie di documento di stato civile che è stato legato ai nominativi.
Constatato che si va perdendo molto tempo tanto che il Presidente non interviene (altrimenti i Consigli finirebbero nelle prime ore del mattino) proprio perché la Giunta continua a essere latitante al suo dovere di essere presente con i suoi documenti, al collega Ferro che mi ha preceduto devo dire che non capisco perché si debba ringraziare la Giunta e la Presidenza del Consiglio per questo dibattito.
Piuttosto dobbiamo ringraziare i Gruppi PSI e PSDI che ne sono i promotori e che sono riusciti a superare l'ostruzionismo della Giunta e la poca attivazione del Presidente perché questo dibattito avvenisse. Il senso politico di questi pochi minuti che riteniamo di dover dedicare non sono tanto la crisi del vino, che è un fatto ormai da letteratura e da enciclopedia, ma il fatto che la Giunta molto furbescamente ha cercato di far passare questa vicenda (e il Consigliere Viglione lo ha sottolineato episodicamente e per caso) in quel pamphlet che ci è stato presentato questa mattina sul controllo dei prezzi, col quale ci aspettavamo che ci venisse presentato un manifesto con il telefono e con scritto "telefona a Sanlorenzo che ti risponderà sui prezzi".
Avevamo considerato il contrasto avvenuto sull'ordine del giorno nella conferenza dei Capigruppo semplicemente un'esacerbazione di temperamenti nei caldi di fine estate, ma è qualcosa di diverso. I partiti, socialista e socialdemocratico, con questo documento attaccano la Giunta e l'Assessore competente pur dandogli atto sul piano umano di molta preparazione.
La forza politica a cui appartengo non può non sottolineare questa circostanza e chiedere che se ne traggano le dovute conseguenze.
Che cosa è stato rimproverato dalla maggioranza alla Giunta? ! Il Consigliere Viglione ammette che l'amministrazione regionale, questa e quella precedente, non hanno ancora impiantato una politica a lungo termine per il riciclaggio e per il recupero delle destinazioni ad uso viticolo della Barbera, vino ormai notoriamente superato dai vini di pregio e di qualità, e, in un'assemblea di tipo parlamentare, dove i rappresentanti del popolo traggono i loro giudizi sul comportamento del potere, certe situazioni non debbono passare sotto silenzio.
La polemica tra Sanlorenzo e il "non santo" Consigliere Viglione, è stata proprio su questi termini. Si è rimproverato alla Giunta di non fare niente in tempi stretti per rimediare, in vista della vendemmia che avremo di qui a poche settimane. E' un pentimento,fuori termine ,di Viglione che gli fa certamente onore.
E' stato detto che non è stata fatta un'adeguata indagine di mercato che la Regione non fa niente per promuovere la vendita nei grandi Comuni e che quel poco che si è fatto sul piano internazionale, come la vendita di vini all'URSS, non era di vino piemontese; si è detto che non si fa niente sulla promozione attraverso le TV private e si è imprudentemente richiamato come titolo di merito il fatto che l'Assessorato ha fatto una campagna per la pubblicizzazione del Barbera. Mi auguro che la propaganda che ho letto sulla Stampa, sia stata fatta anche su tutti i giornali stranieri perché i piemontesi già conoscono il Barbera; si tratta di sapere se piace o non piace.
Avevamo anche presentato un'interrogazione perché quando si fa campagna pubblicitaria non ci sembra opportuno che si cerchi di far credere che la produzione piemontese è soltanto quella delle cooperative, esistono anche i privati e le grandi aziende. L'attività promozionale e la pubblicizzazione dei nostri prodotti è un limite della Regione e il Capogruppo socialista richiamando la Giunta, ha fatto delle domande, che non erano retoriche come quelle che fa in Tribunale alludendo alle stimmate o alle caratteristiche somatiche dell'imputato, ed ha fatto un preciso attacco all'Assessore all'agricoltura e alla Giunta.
Che le forze politiche non traggano le conseguenze da questi comportamenti sta ad indicare che la democrazia non è più confronto di idee, ma semplicemente rispetto dei numeri e degli accordi di vertice. A questo punto, mi pare che si debba rispettar re di più l'orologio che dice che sono passati i dieci minuti concessi per argomento, dal momento che anche se il Capogruppo socialista con l'appoggio di quello socialdemocratico attacca la Giunta, questa non ritiene di essere messa in discussione e al Presidente non importa che si discuta del più grosso settore di competenza della Regione e che le conclusioni riguardino il Ministro.
Vengo al problema. In primo luogo, ringrazio un collega che non è più presente su questi banchi (però vivo ed operante nel settore) che mi ha ricordato che non dobbiamo dimenticare che tutta l'agricoltura italiana è in crisi. Torniamo al "caso Italia" che ricordava Bastianini. La svalutazione, alla base della vicenda Fiat, è alla base della crisi dell'agricoltura italiana che è penalizzata sui mercati internazionali dall'aumento dei costi, che non è remunerata dall'aumento dei prezzi.
Quindi non c'è da sperare che si possa rimediare a questa situazione se non si rimedierà nella complessità al "caso Italia".
Le organizzazioni sindacali di categoria hanno formulato una documentazione estremamente interessante che il Consiglio regionale dovrebbe assumere completamente.
Qualche collega crede,erroneamente,che la pubblicizzazione del vino potrebbe ridurre il problema. Siamo il terzo paese consumatore di vino nel mondo, dopo la Francia e il Portogallo, quindi a mio avviso, non è sulla via dell'incremento del consumo del vino che si risolverà il problema.
Il problema riguarda il Barbera che sta perdendo il suo premio sul piano internazionale, soppiantato come è dai vini bianchi che sul mercato statunitense vengono assorbiti in sostituzione di bevande che da noi sono meno usate. Non soltanto la qualità del Barbera, ma anche la sua immagine è compromessa dalle sofisticazioni: sembrerebbe che a fronte di una produzione di 1520 ettolitri vi siano sofisticazioni di 10 milioni di ettolitri, quindi non si riesce a capire come gli interventi dei vari enti addetti a questo non abbiano ancora sortito alcun risultato.
Al Ministro Marcora si sono fatte queste precise richieste: potenziamento del servizio repressione frodi alleggerimento del mercato attraverso stoccaggio AIMA predisposizione di interventi integrativi per l'esportazione dei vini da tavola nei paesi del MEC.
In questa sede il Ministro Marcora aveva fatto delle considerazioni pesanti sul comportamento dei pubblici poteri in ordine alle sofisticazioni, al punto che dobbiamo chiederci se la Magistratura fa il suo dovere. Se è così, non fare la causa è nella normativa esistente.
Ci sembra doveroso esprimere un nostro giudizio sulle proposte venute dalle organizzazioni di categoria, quindi proponiamo che venga immediatamente predisposto un finanziamento per lo stoccaggio del 30 % dei vini a denominazione geografica. Concordiamo sulla modifica della legislazione vigente, sulla prevenzione e repressione delle frodi. Siamo invece perplessi sulla costituzione di commissioni comunali ton il compito di controllare la corrispondenza fra le denunce di produzione annuali e i vigneti, ritenendo che se il Nucleo antisofisticazione, la Guardia di Finanza e gli altri funzionari preposti fossero nelle condizioni di fare il loro dovere senza ricorrere ad istituzioni succedanee, probabilmente risolveremmo questo problema.
Siamo d'accordo sulla richiesta di capsule e di contrassegni di Stato secondo il regolamento CEE 2183/74, sull'attuazione del catasto vinicolo sulla riforma del Fondo nazionale di solidarietà e sul suo adeguato finanziamento.
Ringraziamo i Partiti, socialista e socialdemocratico, che hanno messo il Consiglio regionale al centro di questa vicenda restituendogli le sue attribuzioni (anche se ho l'impressione - non se ne è fatto un uso adeguato, io per primo). In questo modo il Consiglio regionale si è sottratto al tentativo totalizzante della Giunta che voleva ridurre questo argomento, che noti è episodico e occasionale, in un impegno politico meno significativo, anche se altrettanto interessante dal punto di vista sociale, quale la lotta al carovita che è problema di tattica e non di strategia, mentre la politica del vino per il Piemonte ha un obiettivo strategico. Aspettiamo che la Giunta e l'Assessore rispondano al Capogruppo del PSI sulle inadempienze che sono state contestate.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente e signori Consiglieri, condividiamo le osservazioni iniziali fatte dal collega Marchini e se questa Giunta non ha la sensibilità di trarre le dovute conseguenze dalle dure e motivate critiche che sono state avanzate dal Capogruppo di una importante componente della maggioranza, quanto meno pensiamo che "sportivamente" il problema potrebbe risolversi concedendo la parola nei dibattiti agli oratori di opposizione innanzitutto, e da ultimo al collega Viglione che altrimenti, parlando per primo, regolarmente ci toglierebbe interessanti spunti di critica.
Fuori dallo scherzo e giunti a questo punto del dibattito, dopo una discussione ampia che si è protratta per due ore e mezza, saremmo forzatamente ripetitivi tali e tante cose sono state dette. Si è detto che la manifestazione di Asti è venuta ad evidenziare il drammatico problema della viticoltura piemontese. I 5000 viticoltori mobilitati, i 300 trattori, le quattro ore di blocco stradale hanno infatti fatto balzare all'attenzione dell'opinione pubblica questo problema che ha aspetti e dimensioni drammatiche al punto che potremmo anche noi condividere il paragone che è stato fatto con il caso Fiat.
In effetti, in questi ultimi mesi la situazione si è fatta disperata, i superbi vini subalpini non trovano più sbocco di mercato. Si dice che le cantine sociali abbiano una giacenza dell'ordine del 40/50% della produzione 1979.
L'Assessore in testa ha contestato queste cifre e noi, dal canto nostro, non abbiamo difficoltà ad ammettere che possono essere cifre per eccesso, ma ci sembra che, quand'anche si volesse limitare la percentuale delle giacenze al 30/35%, questa sarebbe già una cifra altamente preoccupante. Da questo punto di vista sono anche state dette le cause che hanno provocato tutto questo. Si è parlato di sofisticazione dilagante, di imbrogli commerciali, si è dato inizio alle speculazioni "al ribasso", come le ha definite l'Assessore (questi soprattutto sono gli imbrogli commerciali) e si è denunciata la mancanza di una concreta politica agraria. Per concreta noi intendiamo che non è stata posta attenzione, come era doveroso, alla produzione tipica del Piemonte, cioè ai vini di collina rispetto ai vini di pianura.
Dato che è stato detto tutto questo, a noi non resta che aggiungere che se si vuole salvare la viticoltura occorre agire subito e concretamente.
L'Assessore Ferraris ha distinto nella sua introduzione un momento congiunturale da un momento strutturale. Anche questo è vero. Siamo di fronte al problema contingente rappresentato dal surplus della produzione 1979 e dalla previsione di una raccolta che si preannuncia, grandine non mettendoci il segno, abbondante e sana. Siamo però di fronte a un problema che investe le strutture.
Per essere brevi pensiamo che si debba per l'immediato continuare nella politica di sostegno alle cantine sociali, incentivando lo stoccaggio, come è stato fatto con la deliberazione del 17 settembre 1980; ma, oltre questo bisognerà andare, perché è probabile che ci si trovi di fronte ad un periodo di vuoto non avendo disposto per tempo da parte del Governo uno stanziamento che sarebbe venuto a sostegno delle operazioni dello stoccaggio dell'invenduto. Pensiamo inoltre che si debbano attivare tutte le strade possibili per sollecitare un intervento della CEE perch predisponga interventi e misure speciali, soprattutto per lo stoccaggio.
Nel medio e lungo termine riteniamo invece che il problema della viticoltura, in particolare di quella piemontese, debba essere seriamente affrontato attraverso una politica di programmazione, attraverso una maggiore tutela della qualità, combattendo le frodi con la revisione della legge 162 e disponendo un inasprimento delle pene che hanno da essere definitive. Poi riteniamo che si debbano attuare altre misure quali quella dell'anagrafe vitivinicola e del catasto viticolo, oggi largamente superato secondo quanto risulta dalle Camere di Commercio. La terza misura da prendere è una campagna promozionale verso l'estero. Siamo critici e perplessi sui risultati che si sono conseguiti con le campagne promozionali del passato. L'Assessore ha detto che in quest'aula si affronterà quanto prima un dibattito sulla scorta dei dati, che è disponibile a portare alla nostra attenzione. Sarà quella l'occasione migliore per giudicare della validità di talune iniziative che sono state largamente prese dalla Regione.
Per concludere si può affermare che il rilancio della viticoltura debba impegnarsi su due poli che sono agli estremi: pensiamo che si debba andare anzitutto all'adattamento strutturale dell'azienda spingendo verso produzioni di qualità. Ha ragione il Consigliere Viglione che ha affermato il concetto che non basta dire ai produttori che esistono due possibilità: bisogna concretamente indicare quale sia la strada da percorrere. Noi - lo abbiamo detto - siamo dell'avviso che si debba puntare alla produzione di vini di qualità. Inoltre pensiamo che si debba andare all'allargamento delle aree di mercato, temi questi che dovrebbero avere spazio e priorità nel quadro della politica agraria, possibilmente più nei fatti che nelle parole, altrimenti tutto si ridurrebbe ad un inutile quanto accademico dibattito.
E' vitale una seria programmazione regionale in armonia con la politica comunitaria. Si deve bandire la politica assistenziale che ha agganciato gli interventi nel settore, dal dopoguerra in poi, e che gravi danni ha provocato all'intera economia nazionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris per la replica.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Tutti gli interventi hanno senz'altro contribuito a mettere a punto i problemi.
Al Consigliere Marchini rispondo che non posso interpretare l'intervento del collega Viglione come un attacco alla Giunta e alla politica vitivinicola che l'Assessorato alt agricoltura ha condotto: sarebbe un attacco alla politica che insieme abbiamo portato avanti; ma al Consigliere Marchini devo anche dire che non è coerente con se stesso perché, criticando le commissioni comunali, dimentica di aver approvato alcuni mesi fa una legge della Regione che istituisce quelle Commissioni e l'anagrafe viticola.
Le scelte che la Regione ha compiuto nel campo dell'agricoltura per quanto riguarda questo comparto furono sempre tese alla ricerca della qualità, così è la riconversione dell'agricoltura. Si tenga presente che i vigneti vanno impiantati ogni 30 o 50 anni e che la Giunta ha avviato una serie di atti politici operativi e che ha creato i presupposti anche per la modifica della viticoltura. Sono stati investiti 17 miliardi in favore delle cantine sociali. E' stato perfezionato a cura dell'Esap l'acquisto di due cantine; si operato per la costruzione di altre.
Quindi non si tratta di imprevidenza, ma di costruzione di una politica viticola, enologica e strutturale. E' noto che la maggiore esportatrice di vini negli USA è la Regione Emilia, regione che non intende spendere una lira per la promozione, Ottanta perché il tema è di competenza dello Stato poi perché non ne avverte la necessità dato che il 60 % del vino italiano esportato è il Lambrusco.
La Regione Piemonte invece tenta di far penetrare all'estero un prodotto difficile, non tanto diverso dal Chianti, che ha anche perso sui mercati. Abbiamo affidato alla Domoskopea l'incarico per un'indagine sui tipi di vino maggiormente richiesti nelle grandi città, prima che all'estero: il Barbera è gradito a molti, ma molta gente beve prodotti che Barbera non sono. Proprio in relazione a quell'indagine si sono avviate le azioni promozionali e le sperimentazioni enologiche. Le campagne promozionali sono utili e occorre operare in modo articolato andando nel particolare e dando le indicazioni delle reti di vendita nelle grandi città. La campagna promozionale e la campagna del carovita si collegano con una iniziativa che si sta avviando per aggredire le grandi città in base alle indicazioni date dall'indagine Domoskopea.
Nel corso del dibattito si è parlato spesso del catasto dei vigneti.
Facciamo attenzione perché ci è già stata respinta la legge sulle terre insufficientemente coltivate e questo è problema che appartiene alla comunità. Da dieci anni si va avanti di proroga in proroga. L'anagrafe viticola sarà di supporto al discorso più complesso del catasto. Il comitato vitivinicolo sta lavorando sul parere consultivo in ordine alla revisione dei DOC. Il parere definitivo spetterà al comitato nazionale e le decisioni verranno da un decreto ministeriale o dalla Modifica della legge statale. Il vino "Barbera da tavola" deve sparire e la produzione dovrà chiamarsi: "Barbera del Piemonte DOC".
Ciò che ha fatto e ciò che non ha fatto il Ministro Marcora lo sappiamo tutti. Ci auguriamo che ciò che non è stato fatto riesca a farlo il Consiglio dei Ministri e il Parlamento. Per quanto ci riguarda, abbiamo garantito il pieno rispetto della piattaforma che era stata concordata con le organizzazioni professionali ed economiche sia in relazione all'acconto ai soci che all'invecchiamento.
Nel corso della manifestazione tenutasi ad Asti abbiamo assicurato che la Regione Piemonte in ogni circostanza farà fronte alle esigenze fondamentali. L'occasione dell'assestamento di bilancio ci consentirà di definire le cifre e tanto meglio se quelle cifre saranno confortate dall'approvazione della legge statale o di un decreto ministeriale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti - Cooperazione

Ordine del giorno sulla grave crisi del settore vitivinicolo


PRESIDENTE

Erano stati presenta ti due ordini del giorno, uno firmato dal Gruppo D.C. l'altro dai Gruppi PSI. PSDI e PCI. Dopo una consultazione tra le forze politiche i due ordini del giorno sono stati ritirati in quanto è stato concordato un ordine del giorno unitario sottoscritto da tutte le forze politiche del Consiglio, che vi leggo.
"Ordine del giorno Il Consiglia regionale del Piemonte, di fronte alla grave crisi del settore vitivinicolo che tende ad aggravarsi esprime la piena solidarietà ai viticoltori ed il sostegno alle richieste avanzate nel corso della manifestazione di Asti e nell'odierno incontro con le Associazioni e le Organizzazioni sindacali.
Il Consiglio regionale rileva che la crisi, pur avendo elementi di aggravamento di carattere congiunturale, è causata da ragioni strutturali individuabili in: a) l'assenza di validi strumenti legislativi volto ad assicurare sul territorio nazionale una programmazione delle produzioni tenendo conto della vocazione di terreni e indirizzata al superamento degli squilibri settoriali e territoriali b) le difficoltà che le pesanti imposizioni fiscali frappongono all'esportazione del vino italiano nei Paesi della CEE c) la presenza sul mercato di una preoccupante area di frode e di sofisticazione verso la quale occorrono misure legislative adeguate per debellarla.
Il Consiglio regionale, sottolineando che le misure assunte dalla CEE per la distillazione delle eccedenze non sono sufficienti per i vini piemontesi in quanto coprirebbero meno del 50 % dei costi di produzione rilevando altresì che altrettanto si può dire per il decreto sull'immagazzinaggio dei vini da tavola auspica che il Governo provveda tempestivamente a promuovere idonei finanziamenti rivolti a favorire l'accantonamento del 30% dei vini a denominazione geografica e altri interventi straordinari a favore delle Cantine sociali evidenzia come con le leggi 33 e 39 del 1980 la Regione abbia indicato con le Commissioni comunali, con l'Anagrafe vitivinicola e con i controlli da parte del personale preposto, quegli strumenti che basandosi sul concorso dei Comuni e delle Province consentano interventi diretti contro la frode e la sofisticazione rileva le necessità: a) di applicare tempestivamente "la capsula o il contrassegno" di Stato sui recipienti in transito o esposti al pubblico recependo così il regolamento CEE 2133/74 b) di recepire tempestivamente il regolamento CEE n. 453/80 sul mosto concentrato rettificato avviando gli impianti di produzione nelle zone con uve ad alta concentrazione zuccherina e assicurando i necessari aiuti finanziari per renderne i prezzi di mercato competitivi con il saccarosio.
invita la Giunta ad assumere tutte quelle iniziative rivolte a qualificare la produzione, a promuovere la diffusione e la vendita sia sul mercato interno che sui mercati esteri valorizzando soprattutto il fatto che il vino non è un bene di consumo voluttuario, Ma un prodotto alimentare.
auspica che il Parlamento licenzi al più presto la nuova legge sulle frodi e sofisticazioni in grado di rendere più organiche le discipline, le disposizioni e più severe le sanzioni invita il Parlamento ad avviare una Commissione di indagine sulle frodi e sulle sofisticazioni nel settore vitivinicolo che, avvalendosi del contributo delle Regioni, permetta di conoscere più a fondo i problemi del settore e di avviare adeguate misure legislative.
invita altresì il Parlamento ed il Governo ad accogliere le modifiche proposte dalle Organizzazioni professionali, associative e cooperativistiche al testo unificato della Commissione agricoltura della Camera dei Deputati per la modifica della legge 364/70 provvedendo tempestivamente alla loro applicazione è dotandole dei necessari finanziamenti, da indicizzare a seguito delle variazioni dei capitali di conduzione valutati anno per anno dalla Commissione all'uopo prevista dalla legge 364/70.
Il Consiglio regionale invita la Giunta regionale ad assumere provvedimenti atti a sostenere le Cantine sociali e, per la vendemmia in corso e lo stoccaggio, a promuovere iniziative pubblicitarie anche a mezzo di televisioni private al fine di far conoscere i punti di vendita di produttori e cantine sociali ai consumatori a promuovere iniziative con i Comuni per la vendita diretta dai produttori ai consumatori specialmente nelle grandi aree urbane".
Chiede la parola il Consigliere Brizio, per la carrellata sulle dichiarazioni di voto.



BRIZIO Gian Paolo

La dichiarazione di voto del mio Gruppo è favorevole dato l'iter che ha avuto l'ordine del giorno.
Ci rendiamo perfettamente conto che ci sono carenze di iniziativa da parte del Governo, tanto che questo lo abbiamo recepito nell'ordine del giorno concordando sul testo che ora viene posto in votazione.
Sottolineiamo anche che l'ordine del giorno stesso e l'iniziativa assunta dai Partiti, socialista e socialdemocratico, invitano la Regione ad assumere tutte le iniziative che sono di sua stretta competenza per avviare a soluzione questo problema.
Il terzo aspetto dell'ordine del giorno riguarda le istanze delle associazioni e delle organizzazioni sindacali che vengono ampiamente recepite.
Per questa impostazione generale noi esprimiamo il voto favorevole della DC.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino Nicola.



VETRINO Bianca

Il Gruppo Repubblicano ha sottoscritto l'ordine del giorno e lo voterà per la sua sintesi politica e contenutistica, quale giusto coronamento delle diverse ore di dibattito che, pur tra qualche polemica, qualcuna inutile, è riuscito ad unire nei propositi e nelle prospettive le forze politiche del Consiglio, ma altresì a trovare la stessa intesa con le organizzazioni professionali, associazionistiche e cooperativistiche.
Infatti il documento recepisce in larga parte l'ordine del giorno di dette associazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Votiamo a favore perché siamo tra i presentatori dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha ora, la parola il Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Esprimo il voto favorevole del Gruppo liberale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Essendo fra coloro che hanno collaborato per arrivare ad un ordine del giorno unitario, voteremo a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Anche il Gruppo socialdemocratico voterà a favore con la raccomandazione che l'ordine del giorno venga inviato alle Presidenze del Consiglio e della Giunta delle altre Regioni, che hanno una prevalente agricoltura vitivinicola, oltreché al Parlamento e al Governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Anche il Gruppo del MSI - Destra Nazionale vota a favore per questo ordine del giorno, in quanto, per buona parte, sono state recepite le proposizioni da noi espresse durante la discussione.



PRESIDENTE

Dopo le dichiarazioni fin qui assunte, pongo in votazione per alzata di mano l'ordine del giorno.
Chi è favorevole alzi la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti in aula.
Sospendo la seduta per alcuni minuti e convoco i Capigruppo.



(La seduta, sospesa alle o e 18,40 riprende alle ore 19,05)


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Informazione della Giunta regionale sull'applicazione della legge nazionale 15/2/1980 n. 25 (mutui agevolati per la casa)


PRESIDENTE

Nel corso della riunione dei Capigruppo con la presenza della Giunta si è deciso di fissare le prossime sedute di Consiglio al 9 e al 10 ottobre, con la riserva che se le questioni inerenti alla Fiat dovessero peggiorare, il Consiglio sarà convocato con telegramma.
Passiamo al punto 5 all'ordine del giorno: "Informazione della Giunta regionale sull'applicazione della legge nazionale 15/2/1980 n. 25 (mutui agevolati per la casa)".
La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore all'edilizia residenziale

Entro il 20 settembre la Regione doveva formulare la graduatoria di cui alla legge 25. La Giunta regionale ha deliberato la graduatoria nella riunione del 16 settembre e in quella giornata si è premurata di far giungere ad ogni Gruppo l'elenco di coloro che sono entro ai punteggi che presumibilmente possono dare accesso al mutuo individuale. Giovedì prossimo uscirà un Bollettino straordinario con l'elenco degli ammessi alla fase successiva dell'istruttoria, nonché degli esclusi per inammissibilità delle domande.
Aggiungo alcune informazioni. Le domande esaminate sono state 15.518 una entità grande, ma molto limitata rispetto ai 130 mila moduli distribuiti in primavera: 9217 per l'acquisto e 5701 per le costruzioni.
Fatte le graduatorie, sono risultate ammissibili, stante le disponibilità finanziarie, 1767 domande riguardanti l'acquisto e 674 riguardanti la costruzione. Le prime corrispondono ai punteggi fra il 28 e il 22; quelle riguardanti la nuova costruzione ai punteggi fra 11 e 8.
I nominativi corrispondenti hanno quindi la certezza di avere la disponibilità del mutuo se, nella fase successiva dell'istruttoria dimostreranno di averne i requisiti dichiarati al momento della domanda. In questa fase abbiamo chiesto di consegnare la documentazione per la verifica dei requisiti anche agli elenchi dei nominativi che sono inclusi nel primo punteggio escluso (il punteggio 21 per l'acquisto e il punteggio 7 per la nuova costruzione) perché presumiamo che, al momento della verifica risulterà che un certo numero dei richiedenti non dispongano dei requisiti dichiarati, quindi dovranno subentrarne altri.
Al momento della graduatoria definitiva si farà l'esatto conto di quanti possono essere ammessi rispetto alla disponibilità (non tutti hanno chiesto i 30 milioni, quindi anche per questo si creeranno delle disponibilità finanziarie).
Se si esaurisse anche il numero dei richiedenti al punteggio 21 e al punteggio 7 a mano a mano che faremo l'istruttoria, quando ci accorgeremo che questo avviene, chiederemo ai punteggi successivi di presentarci le documentazioni necessarie per essere reinseriti (con sorteggio, nel caso che vi siano pari meriti).
Coloro che sono nell'elenco, nei punteggi dal 28 al 22 e dall'11 all'8 hanno la certezza di poter essere inseriti nella graduatoria definitiva, se dimostreranno di avere i requisiti richiesti, ma probabilmente anche altri potranno rientrare.
L'attribuzione dei punteggi da parte della Regione ha comportato spesso discordanza con la sommatoria che era stata operata dal richiedente e questo in ragione del fatto che il comitato per l'edilizia residenziale con proprio parere, ha escluso la cumulabilità di alcune caratteristiche (punteggi relativi all'acquisto dell'abitazione in cui si abita 15 punti con il provvedimento di rilascio dell'alloggio per sfratto avente carattere esecutivo - 8 punti - oppure con il preavviso di sfratto - 4 punti). Ciò ha richiesto agli uffici dell'Assessorato una revisione dei punteggi.
Avendo esaminato 16 mila domande in un periodo relativamente breve peraltro corrispondente alle ferie, quindi con strutture di uffici molto limitate, nello stesso Bollettino è indicata la possibilità di ricorrere entro trenta giorni per la riammissione all'istruttoria successiva, nel caso siano stati commessi errori.
La verifica dei requisiti, Ci permetterà di formulare entro i 90 giorni successivi al 20 settembre, l'elenco di coloro, fra i punteggi ora ammessi che potranno accedere al mutuo.
Questa legge mostra nella sua applicazione alcune imprecisioni rispetto alle finalità che si era proposta: consentire l'acquisto dell'alloggio da parte di chi è sfrattato: questo non sempre avviene perché è privilegiato chi acquista dove abita, quindi non è sfrattato (la legge opera a favore di chi acquista l'alloggio dove abita rispetto a chi è sfrattato). C'é poi il caso che abbiamo riscontrato, e che la legge consente, di figli che acquistano l'alloggio di proprietà del padre (di fatto è un introito di capitale da parte di una famiglia che già possedeva l'alloggio); al limite potrebbe succedere che acquisti l'alloggio il figlio che abita nell'alloggio del padre e che convive con il padre, ma, sotto il profilo anagrafico risulti unità familiare a sé.
Cito questi casi per dire che certamente la legge richiederà in futuro degli aggiornamenti e perfezionamenti di natura procedurale perché non si determinino delle deformazioni contrastanti rispetto all'obiettivo di consentire l'acquisto della casa da parte di chi ne ha bisogno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Chiedo la parola per completare l'informazione data dall'Assessore Rivalta sulla legge 25.
L'art. 26 di tale legge si riferisce all'edilizia rurale e quelle disposizioni sono state attuate con deliberazione della Giunta assunta il 31.10.1979 modificata con deliberazione del 22.4.1980.
Le domande pervenute e quelle trasferite (leggi 51 e 63) erano 2082 per un importo di 80 miliardi; le domande accolta sono 1597 per 38 miliardi e 788 milioni, quelle respinte o rinunciate 318.
La spesa ammessa è di 7 miliardi e 626 milioni; le domande da istruire sono 167 per una spesa di 3 miliardi e 990 milioni; i nulla osta ammessi sono 1210 per una spesa di 28 miliardi e 42 milioni; i mutui stipulati sono 235.



PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Bastianini. Ne ha facoltà.



BASTIANINI Attilio

Riconosco alla Regione Piemonte di essere stata la prima e la sola Regione in Italia ad applicare la legge 25 entro le scadenze previste dalla legge stessa. Da questo punto di vista la Regione Piemonte anche in passato ha dato segno di efficienza, purtroppo non imitata dalle altre Regioni.
Il mio intervento però vuole richiamare l'attenzione della Giunta sui problemi applicativi delle altre disposizioni per la casa vigenti nel nostro Paese, perché è nostra impressione che a valle dei provvedimenti regionale si incontrino rilevanti difficoltà di realizzazione e attuazione dei programmi.
Anticipo al Consiglio regionale che il nostro Gruppo presenterà una interpellanza relativa agli aspetti attuativi del secondo biennio della legge 457 e sollecitiamo l'Assessore Rivalta e la Giunta a portarla in discussione in tempi rapidi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Desidero dare atto all'Assessore Rivalta della tempestività con la quale ha svolto il complesso delle pratiche relative alla legge 25, entro la scadenza fissata del 20 settembre. E' un titolo di merito che va riconosciuto a questa come alla precedente Giunta.
Solo il Piemonte ha dato questo risultato, mentre altre Regioni non hanno nemmeno posto mano alla classificazione delle domande, come per esempio la Calabria.
Dal momento che l'Assessorato guidato da Rivalta è sempre stato puntuale e rigoroso nell'adempiere alle proprie incombenze; vorremmo che l'individuazione dei soggetti beneficiati dal finanziamento fosse fatta con altrettanta tempestività entro il mese di dicembre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Vorrei sapere con quale criterio verrà assorbita la fascia dei primi esclusi nell'eventualità che decadano coloro che sono vincitori.



RIVALTA Luigi, Assessore all'edilizia residenziale

A parità di punteggio, con il sorteggio.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 2: "Modifica articolo 8 Legge regionale 21.1.1980 n. 3 - Disciplina degli organi istituzionali del servizio sanitario regionale e relative norme transitorie"


PRESIDENTE

Esame progetto di legge n. 2: "Modifica art. 8 Legge regionale 21.1.1980 n. 3 'Disciplina degli organi istituzionali del servizio sanitario regionale e relative norme transitorie' ".
Il progetto di legge ha avuto l'unanimità dei pareri della Commissione.
Chiede la parola il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Nel dichiarare il voto favorevole del nostro Gruppo dobbiamo precisate che la nostra adesione è sostanzialmente tecnica in quanto questa variazione corregge un errore vistoso della precedente edizione della legge che, d'altra parte, il nostro Gruppo aveva già evidenziato.
Da parte nostra rimane la riserva più ampia circa il meccanismo di elezione previsto per le Associazioni dei Comuni, sostanzialmente analogo a quello usato per i Comprensori, ma che ha il grosso limite di non assicurare la partecipazione di tutti i Comuni, limite che abbiamo a suo tempo evidenziato e che anche in questa occasione vogliamo ricordare.
Pertanto il nostro voto favorevole è sulla modifica e non sull'impostazione generale delle modalità elettorali. Ci auguriamo che le elezioni possano tenersi al più presto, come già abbiamo detto ripetutamente in sede di Commissione.



PRESIDENTE

Procediamo alla votazione dell'articolato.
Articolo I - "Il secondo comma dell'articolo 8 della legge regionale 21 gennaio 1980 n. 3 è sostituito dal seguente: "Qualora l'ambito territoriale comprenda anche Comuni non facenti parte della Comunità montana, l'Assemblea viene costituita integrando quella della Comunità montana con i Consiglieri eletti dai Comuni interessati sempre che la popolazione della Comunità montana rappresenti almeno un terzo della popolazione dell'intero ambito territoriale definito dalla legge regionale 9 luglio 1976, n. 41.
Il numero dei Consiglieri da eleggere ad integrazione è uguale al rapporto tra gli abitanti dei Comuni stessi e gli abitanti della Comunità montana moltiplicato per il numero di componenti l'Assemblea della Comunità montana".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti n. 42 votanti n. 42 hanno risposto SI n. 42 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Articolo 2 - "La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi dell'art. 45, sesto comma, dello Statuto".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti n. 42 votanti n. 42 hanno risposto SI n. 42 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Passiamo alla votazione dell'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti n. 42 votanti n. 42 hanno risposto SI n. 42 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Dimissioni Consigliere Segretario e relativa surrogazione


PRESIDENTE

Passiamo quindi al punto 7 dell'ordine del giorno: "Dimissioni Consigliere Segretario e relativa surrogazione".
Poiché il Consigliere Segretario Gilberto Valeri, eletto in data 18/9/1980 alla Presidenza della I Commissione, ha rassegnato nella stessa data le dimissioni dall'incarico di Consigliere Segretario del Consiglio occorre quindi procedere alla votazione a scrutinio segreto per l'elezione di un nuovo Consigliere Segretario dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale in sostituzione del Consigliere Gilberto Valeri.
Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

PRESIDENTE



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti n. 43 votanti n. 43 hanno ottenuto voti: AVONDO Giampiero n. 29 ARIOTTI Anna Maria n. 1 BRUCIAMACCHIE Mario n. 1 VIGLIONE Aldo n. 1 schede bianche n. 11 Proclamo eletto il Consigliere regionale Avondo Giampiero Consigliere Segretario dell'ufficio di Presidenza del Consiglio regionale in sostituzione del Consigliere Gilberto Valeri.


Argomento: Nomine

Nomina di 8 Consiglieri nella Commissione consiliare per i gemellaggi


PRESIDENTE

Procediamo ora ad alcune nomine.
Nomina di 8 Consiglieri nella Commissione consiliare per i gemellaggi.
I nominativi proposti sono: Bianca Vetrino, Maria Laura Marchiaro, Andrea Mignone, Giorgio Salvetti, Luigi Petrini, Corrado Montefalchesi, Antonio Turbiglio e Carlo Carazzoni.
Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti n. 40 votanti n. 40 hanno riportato voti:



VETRINO NICOLA Bianca n. 36



MARCHIARO Maria Laura n. 34

MIGNONE Andrea n. 34 SALVETTI Giorgio n. 34 PETRINI Luigi n. 32 MONTEFALCHESI Corrado n. 36 TURBIGLIO Antonio n. 35 CARAZZONI Carlo n. 24 BORANDO Carlo n. 1 CERCHIO Giuseppe n. 1 VIGLIONE Aldo n. 1 MAJORINO Gaetano n. 1 Dalle risultanze dell'urna proclamo eletti i Consiglieri Vetrino Bianca, Marchiaro Maria Laura, Mignone Andrea, Salvetti Giorgio, Petrini Luigi, Montefalchesi Corrado, Turbiglio Antonio e Carazzoni Carlo nella Commissione consiliare per i gemellaggi.
A 12033 Nomina di 1 rappresentante per ciascun Gruppo consiliare nel Comitato regionale di solidarietà



PRESIDENTE

Nomina di 1 rappresentante per ciascun Gruppo consiliare nel Comitato regionale di solidarietà I nominativi proposti sono: Vetrino Nicola Bianca, Cerutti Giuseppe Montefalchesi Corrado, Marchini Sergio, Avondo Giampiero, Majorino Gaetano Viglione Aldo e Cerchio Giuseppe.
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti n. 39 votanti n. 39 hanno riportato voti: VETRINO Bianca n. 35 CERUTTI Giuseppe n. 32 MONTEFALCHESI Corrado n. 25 MARCHINI Sergio n. 34 AVONDO Giampiero n. 28 MAJORINO Gaetano n. 25 VIGLIONE Aldo n. 30 CERCHIO Giuseppe n. 32 REBURDO Giuseppe n. 1 CARAZZONI Carlo n. 1 SALVETTI Giorgio n. 1 In base alle risultanze dell'urna proclamo eletti i Signori Vetrino Bianca, Cerutti Giuseppe, Montefalchesi Corrado, Marchini Sergio, Avondo Giampiero, Majorino Gaetano, Viglione Aldo e Cerchio Giuseppe quali rappresentanti nel Comitato regionale di solidarietà.


Argomento: Nomine

Nomina di 7 rappresentanti del Consiglio regionale nel Comitato fondo di solidarietà Roberto Crescenzio, Emanuele Jurilli e Carmine Civitate


PRESIDENTE

Ed infine procediamo alla nomina di 7 rappresentanti del Consiglio regionale nel Comitato fondo di solidarietà Roberto Crescenzio, Emanuele Jurilli e Carmine Civitate.
I nominativi proposti sono: Vetrino Bianca, Cerutti Giuseppe Montefalchesi Corrado, Marchini Sergio, Avondo Giampiero, Viglione Aldo Bergoglio Cordaro Emilia.
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti n. 39 votanti n. 39 hanno riportato voti:



VETRINO NICOLA Bianca n. 33

CERUTTI Giuseppe n. 33 MONTEFALCHESI Corrado n. 26 MARCHINI Sergio n. 34 AVONDO Giampiero n. 28 VIGLIONE Aldo n. 30



BERGOGLIO CORDARO Emilia n. 34

GASTALDI Enrico n. 1 BRUCIAMACCHIE Mario n. 1 SALVETTI Giorgio n. 1 schede bianche n. 2 Proclamo eletti i Signori Vetrino Nicola Bianca, Cerutti Giuseppe Montefalchesi Corrado, Marchini Sergio, Avondo Giampiero, Viglione Aldo e Bergoglio Cordaro Emilia rappresentanti del Consiglio regionale nel Comitato fondo di solidarietà Roberto Crescenzio, Emanuele Jurilli e Carmine Civitate.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20)



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