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Dettaglio seduta n.82 del 22/10/81 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
I processi verbali delle adunanze consiliari del 7 ottobre 1981, sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna.
Se non vi sono osservazioni, si intendono approvati.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Sport - Tempo libero: argomenti non sopra specificati

Interpellanza del Consigliere Mignone, inerente la tutela sanitaria in attività sportive


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi, per rispondere all'interpellanza del Consigliere Mignone, inerente la tutela sanitaria in attività sportive.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

La tutela sanitaria sportiva dovrà trovare regolamentazione compiuta con apposita legge regionale, non appena il Ministro della sanità avrà fatto conoscere i criteri tecnici generali previsti dall'art. 5, ultimo comma, della legge 29.2.1980 n. 33.
Attualmente il Piemonte, per un accordo intervenuto con la rappresentanza medica e col CONI, formalizzato con la deliberazione n. 362 29034 del 22.4.1980, soddisfa l'esigenza della certificazione sportiva richiesta dalle varie Associazioni sportive, avvalendosi dell'opera del medico curante, il quale è tenuto a rilasciare un certificato attestante l'assenza di malformazioni controindicanti la pratica sportiva, ricorrendo solo in casi eccezionali, all'accertamento strumentale da espletarsi nell'ambito della struttura pubblica e privata convenzionata.
Ciò in considerazione che l'esecuzione generalizzata di accertamenti strumentali previsti dalla legge 1099/71, peraltro non sempre necessari avrebbe provocato un dissesto organizzativo delle strutture sanitarie pubbliche, pregiudicando anche la corretta utilizzazione delle risorse finanziarie.
Per quanto attiene il rapporto con i centri di medicina sportiva, non avendo il piano sanitario regionale previsto strutture sanitarie caratterizzate alla sola tutela sanitaria sportiva, nulla vieta che detti presidi sanitari, possano essere utilizzati dalle Unità Sanitarie Locali avanzando istanza di convenzionamento all'Unità Sanitaria Locale di competenza, che ne valuti la possibilità di utilizzazione, sussistendo tutti i criteri previsti dalla legge di salvaguardia, ovvero carenza di strutture e, se positivamente, utilizzarlo per l'intera domanda sanitaria del territorio e non soltanto per la tutela sanitaria sportiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Ringrazio l'Assessore per la rapidità con cui ha risposto all'interpellanza ed anche per il contenuto della risposta.
Effettivamente è un settore nel quale moltissimi giovani che si apprestano alla pratica dello sport hanno bisogno della prescritta certificazione. Mi risulta che in alcune realtà molte associazioni sportive trovano difficoltà a compiere i prescritti esami.
Prendo atto con piacere delle notizie riguardanti i centri di medicina dello sport utilizzabili attraverso il convenzionamento.
Anche noi siamo d'accordo sul fatto che non possano prevedersi strutture che svolgano solo funzioni sportive nell'ambito sanitario; dato però che in alcune realtà esistono situazioni pregresse, è opportuno che ci si avvalga di quelle strutture che hanno già acquisito un qualche grado di specializzazione.
Auspico che quanto prima si possa addivenire da parte dello Stato e della Regione ad un'opportuna legislazione che disciplini il complesso della materia.


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari

Interrogazione del Consigliere Chiabrando, inerente la situazione finanziaria dell'Unità Sanitaria Locale n. 44 di Pinerolo


PRESIDENTE

Ancora la parola all'Assessore Bajardi, per rispondere all'interrogazione del Consigliere Chiabrando, inerente la situazione finanziaria dell'Unità Sanitaria Locale n. 44 di Pinerolo.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Com'è noto all'interrogante, l'Unità Sanitaria Locale n. 44 pareggia il bilancio di previsione a suo tempo steso sulla base dei criteri previsti dalle leggi regionali in L. 21.891.580.570.
L'Amministrazione regionale, con deliberazione del Consiglio regionale del 29.7.1981 ha deciso il riparto del fondo sanitario tra le Unità Sanitarie Locali.
L'importo assegnato sulla base della nuova disponibilità al 29.7.1981 era di 23.776.312.000. Successivamente però sono intervenute le già ricordate decisioni del Consiglio dei Ministri che, in relazione all'assestamento di bilancio del 1981, introducevano rilevanti tagli alle spese sanitarie. Raccogliendo quelle indicazioni ed introducendo gli stessi parametri a suo tempo assunti, la somma prevista si ridurrebbe a L.
22.673.091.000.
Riprendendo il discorso avviato nella precedente seduta in relazione alla complessiva situazione economica ed ai riflessi dei tagli sulle risorse finanziarie, ricordo che la deliberazione assunta deve essere considerata come provvisoria e che una ripartizione più puntuale sarà proposta al Consiglio regionale non appena i dati del 1981 saranno attendibili. E' in corso una verifica tra le Regioni ed il Ministero sulla spesa del 1981; in ogni caso, il punto di partenza per la determinazione della spesa del 1982 è già diversa da quella su cui si sono innestati i provvedimenti di riduzione nel 1981.
Il Ministro del tesoro è impegnato a garantire le necessarie disponibilità di cassa, rinviando al 1982 i problemi di competenza, in quanto variazioni al bilancio dello Stato possono essere introdotte fino alla fine del mese di ottobre.
Informo inoltre che attendiamo ancora il pagamento degli importi del 1979 e degli anni precedenti (circa 90 miliardi); non sono cifre marginali specie per quanto riguarda le strutture ospedaliere.
Con la presentazione dei conti consuntivi del 1980 delle Unità Sanitarie Locali (ricordo che si era fatto riferimento ai preventivi del 1980 per determinare la spesa del 1981) saranno aggiornate le cifre della spesa storica del 1980, quindi, in ragione delle diversità delle cifre, si ricostruirà sulla base dei conti del 1980 la cifra che sarà assegnata alle Unità Sanitarie Locali. Sono possibili aggiustamenti in relazione anche alla risorsa accantonata a livello regionale, che speriamo possa rapidamente essere distribuita; ciò ha come presupposto che tutte le Unità Sanitarie Locali presentino i consuntivi del 1980. Non sono in grado di dire se l'Unità Sanitaria Locale di Pinerolo ha già provveduto.
Concludo, dicendo che esistono due problemi disgiunti, l'uno di competenza l'altro di cassa. Quello di competenza di innesta in un bilancio rigido dello Stato, quello del 1981 che non può essere modificato, e sul 1982, i cui problemi sono altrettanto complessi e tuttora in discussione al Parlamento.
Le soluzioni in termini di competenza dovranno essere ritrovate con riferimenti di compatibilità molto ristretti. Altra cosa è il problema della cassa. Siamo consapevoli che la situazione drammatica esistente non deve allargarsi nel corso dei mesi di novembre e di dicembre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

La risposta dell'Assessore Bajardi, mi pare accettabile.
Lo scopo dell'interrogazione non era tanto di porre il problema in termini generali, quanto di conoscere la situazione dell'Unità Sanitaria Locale n. 44 e di quelle altre Unità Sanitarie la cui dotazione di ospedali e servizi interessa Unità Sanitarie confinanti, con conseguente deficit di bilancio.
Mi pare di capire dalla risposta dell'Assessore che questo problema potrà essere risolto in sede di aggiustamento e di esame dei bilanci consuntivi, quindi le ripartizioni future terranno conto di queste situazioni.
Mi dichiaro soddisfatto e ringrazio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Viabilità

Interrogazione del Consigliere Montefalchesi inerente il collegamento delle Valli Anzasca e Sesia con la Svizzera


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Montefalchesi inerente il collegamento delle Valli Anzasca e Sesia con la Svizzera.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità e trasporti

La notizia apparsa sulla "Gazzetta del Popolo" dell'11.6.1981 non ha avuto seguito con passi né ufficiali, né a livello tecnico, da parte di autorità svizzere nei confronti della Regione Piemonte. Né risulta alla Regione che vi siano progetti che possono essere chiamati tali, anche se di massima, sufficienti a suffragare decisioni che parrebbero impegnative.
Dal suo canto la Regione ha promosso da tempo, e si appresta a ricevere le conclusioni, una ricerca sui collegamenti alpini, classificando e valutandone le prospettive e la loro rilevanza.
In proposito si può fin d'ora indicare che pare almeno azzardato trovare giustificazioni, se non per un lontano futuro in cui si collochi un grande sviluppo dei trasporti, per un traforo di grande impegno come quello prospettato. Da parte Svizzera, inoltre,lo sbocco va a collocarsi su una valle trasversale che richiede opere complementari non irrilevanti con grande ulteriore impegno di risorse.
Inoltre la direttrice del Monte Rosa è prossima alla vicina direttrice del Sempione, sulla quale entrambi i paesi hanno in corso opere stradali consistenti; già peraltro coesistenti con il più forte asse ferroviario italiano a carattere internazionale.
E' da ritenere ancora che i bacini di relazione economica che possono interessare un'opera di tale rilevanza non debbano essere limitati a vallate alpine delle dimensioni della Valsesia o della corrispondente Valle Svizzera e che quindi ogni decisione da assumere dovrà tenere conto di valutazioni di questo genere oltre a quella, necessaria, di tutela ambientale.
Infine l'impegno della Regione è sicuramente nella direzione indicata dal Consiglio regionale come peraltro più volte affermato, e che si realizza nel sostegno presso il Governo ed il Parlamento alle iniziative legislative sui collegamenti Voltri-Sempione (con la deroga all'art. 18 bis della legge n. 492/1975 e l'impegno finanziario dell'Anas di Gravellona al Sempione), sul collegamento Torino-Frejus (impegno finanziario Anas e progettazioni a concorso regionale) nei collegamenti con la Liguria (autostrada Torino-Savona - Statale 28 e statale 30).
Pertanto non è stato fatto nessun passo ufficiale in ordine a questo argomento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ringraziamo l'Assessore per la risposta ampia e documentata e ci dichiariamo soddisfatti.
La nostra interrogazione nasceva dalla preoccupazione di una possibile costruzione di una infrastruttura che fosse al di fuori delle priorità individuate e che l'Assessore ha riconfermato.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Majorino inerente i lavoratori in mobilità


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Majorino inerente i lavoratori in mobilità.
Risponde l'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

Gli andamenti del mercato del lavoro piemontese esplicitano un calo complessivo delle forze di lavoro dello 0,3% al quale fa riscontro un calo dell'occupazione del 6,6% (media '80 rispetto a media parziale '81) ed un aumento della disoccupazione globale del 19% circa.
Nell'industria la situazione è certamente più grave che altrove in quanto, oltre alla riduzione di occupazione esplicita (circa 20.000 addetti in meno), si registra un incremento enorme dell'entità di operai in Cassa integrazione a zero ore.
Su questo tema verrà oggi consegnato ai Consiglieri l'aggiornamento sulla rilevazione dei dati delle aziende in crisi e dei lavoratori in Cassa integrazione speciale. Come già è stato pubblicato sui giornali attualmente i lavoratori in Cassa integrazione sono 42.000.
Non si ritiene che il lavoro nero nelle piccole imprese sia provocato dalle attuali restrizioni previste dalla L. 264/49 circa le assunzioni nominative da parte di aziende con più di 3 dipendenti.
Si ricorda che, sulla base di dati ufficiali dell'Ufficio Provinciale del lavoro di Torino, che possono essere obiettivamente considerati come indicativi di tutta la realtà regionale, già oggi sul totale degli avviamenti effettuati in ciascun mese dagli Uffici di collocamento del Comune di Torino le assunzioni numeriche - poste sotto accusa dal Consigliere Majorino - pesano meno del 25%, mentre le assunzioni nominative e dirette superano il 40%, il ricorso a qualsiasi titolo a queste forme di avviamento è perciò già amplissimo, ma non sembra che finora ciò abbia influito positivamente su una riduzione del lavoro "nero" o ad altre forme caratteristiche dell'economia sommersa.
Questo risultato, secondo la Giunta regionale, si potrà ottenere solo attraverso opportune azioni di politica dell'impiego quali: una razionalizzazione delle procedure del collocamento; il miglioramento degli interventi di programmazione della formazione professionale ed il recepimento, da parte degli organi di governo del mercato del lavoro,di quanto di innovativo viene realizzato in questo campo; la realizzazione di azioni di riequilibrio del mercato del lavoro che attivano spinte concorrenziali, e non semplicemente punitive, rispetto all'economia sommersa nel suo complesso; il contenimento della ristrutturazione industriale che, espellendo sostanzialmente, con la forma mediata della Cassa integrazione guadagni, decine di migliaia di lavoratori, alimenta anche l'economia sommersa ed il mercato nero di forza lavoro.
Su questa linea si muovono globalmente le proposte della Giunta regionale del Piemonte. Speriamo nei prossimi due mesi di risolvere tale questione: da un lato ci sono i lavori della Commissione regionale per l'impiego, di cui mi occuperò fra poco rispondendo ad un'altra interrogazione, dall'altro c'è la legge 760 già licenziata da un ramo del Parlamento.
Il Ministro Di Giesi, nell'incontro con la Giunta regionale, reputava che questa legge, ancorché non di facile approvazione da parte del secondo ramo del Parlamento, non dovrebbe tardare di molto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Nel ringraziare l'Assessore per la risposta, desidero rilevare che nell'interrogazione non intendevo mettere in luce il fatto che il lavoro nero fosse una conseguenza immediata e diretta della mancanza della "chiamata nominativa", ma piuttosto, il fatto che questa mancanza potesse essere una concausa. Prendo atto dei dati forniti dall'Assessore secondo i quali non è (o può non esserne) una concausa.
Peraltro, mi ero riferito a notizie comparse sul quotidiano "La Stampa": stando ad una indagine conoscitiva dalla quale appariva che anche il lavoro nero fosse provocato dalla mancata possibilità della "chiamata nominativa". Mi ero anche riferito alle esigenze di parecchi piccoli imprenditori e artigiani i quali - piuttosto che avvalersi della "chiamata numerica" e non potendo assumere persone di loro potenziale od effettiva fiducia - preferiscono limitare le assunzioni. Questa era la ragione principale per cui avevo proposto l'interrogazione.
Ed ai fini di fare rilevare che non si trattava soltanto di un problema sollevato dai diretti interessati attraverso l'indagine conoscitiva, avevo anche richiamato un convegno di quadri e di esperti (socialisti) anche essi orientati sulla strada della "chiamata nominativa". Su questi presupposti avevo chiesto, nell'interrogazione, se la Giunta non ritenesse di inserire nel "pacchetto" di richieste al Governo anche questo provvedimento (nell'attesa di una riforma globale del collocamento) potrebbe essere limitato nel tempo e circoscritto alle sole imprese artigiane.
Prendo atto che la Giunta non ha ritenuto di inserire tale richiesta nel pacchetto esibito al Governo: ma prendo atto (con soddisfazione) che il Governo ha invece mandato avanti un disegno di legge in materia che peraltro (e non per fare questioni di "primogenitura") nel febbraio 1980 il Gruppo Parlamentare del Movimento Sociale alla Camera, aveva presentato e sollecitato. Grazie.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Interrogazione del Consigliere Montefalchesi inerente lo stabilimento Montedison di Villadossola


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Montefalchesi inerente lo stabilimento Montedison di Villadossola.
Risponde l'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro.

Quando si è venuti a conoscenza dell'iniziativa unilaterale di Montedison di fermare l'impianto di carburo di calcio di Villadossola, la Giunta regionale ha richiesto immediato incontro di chiarimento con la Direzione Montedison e che fosse riavviata quell'attività.
La Montedison Resem ha comunicato che sono in corso trattative per la cessione dello stabilimento a terzi, prevista per altro da accordi sindacali nazionali sui problemi relativi alla Resem e che essendo la quantità delle scorte eccessiva era necessario attendere qualche tempo prima di riprendere le produzioni.
Successivamente vi furono diversi incontri presso il Governo con i Ministeri industria e partecipazioni statali al fine di ricercare le adeguate soluzioni ai problemi del Gruppo Resem. La Regione ha sollecitato più volte, con proprie iniziative autonome, i Ministri competenti a far rispettare i precedenti accordi sindacali.
Il 7/10/81 si addiveniva ad un'ulteriore intesa sui problemi degli stabilimenti della Montedison Resem ed in particolare per Villadossola si confermava la necessità di far riprendere l'attività del forno carburo mentre proseguivano le trattative di cessione.
Nonostante ciò la Montedison ha continuato a mantenere chiuso tale reparto e né il Prefetto di Novara, né la Regione con i loro interventi hanno potuto far sbloccare la situazione. Tale gravissimo atteggiamento è stato denunciato al Governo anche nel recente incontro tra Giunta regionale e il Ministro del lavoro Di Giesi.
Sono ulteriormente stati sollecitati i Ministri De Michelis e Marcora in quanto firmatari dell'accordo ad intervenire affinché l'azienda rispetti quanto sottoscritto, e il Ministro delle Regioni Aniasi in quanto Ministro delegato dal Governo a dare risposte sui problemi del Verbano-Cusio-Ossola analizzati a suo tempo dalla Commissione Interministeriale per i problemi di questo Comprensorio.
L'Assessorato continua a seguire l'evolversi della situazione e ancora il 16/10/1981 vi è stata una riunione per discutere la complessa vicenda tra l'Assessore ed il Consiglio di fabbrica Montedison a Villadossola.
Colgo l'occasione per leggere testualmente il comunicato del Prefetto di Novara su questa questione. L'incontro che si è svolto a Novara tendeva non solo a rispettare ciò che era stato sancito a Roma, ma, in qualche modo a sbloccare una situazione assurda, per cui l'accordo firmato fra le parti veniva poi disdetto unilateralmente da una delle parti, creando una situazione di eccezionale tensione in quella fabbrica e nel Comune.
Il Prefetto dice: "Anche una proposta più possibilista formulata dal Prefetto, d'intesa con il direttore dell'Ufficio provinciale del lavoro imperniata sulla previsione di ripresa dell'attività produttiva al 1 gennaio 1982, dopo un esame congiunto della situazione aziendale e in particolare sullo stoccaggio del carburo, sulla promessa governativa di tariffe elettriche agevolate, sull'accelerazione delle trattative per la cessione dell'impianto, non è stata accolta soprattutto per l'irrigidimento dei rappresentanti Montedison. Dato atto che, a fronte dell'atteggiamento delle organizzazioni sindacali, si è dovuto constatare un sostanziale mantenimento delle posizioni iniziali della società Montedison, si è deciso di sospendere la trattativa".
Richiamo l'attenzione del Consiglio regionale e delle forze politiche affinché la Montedison, che spesso ha bisogno del denaro pubblico, sia ricondotta alle sue responsabilità rispetto agli accordi firmati e che non sia elemento fondamentale di acutizzazione dei contrasti in una città e in una zona che per altri versi hanno già più di un motivo per realizzare uno sciopero generale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Devo ringraziare l'Assessore della risposta. La nostra interrogazione nasceva dall'esigenza di denunciare e di far prendere coscienza alle forze politiche del Consiglio regionale di una situazione che, come giustamente ha evidenziato l'Assessore, è grave soprattutto dal punto di vista dei rapporti tra le parti, se si instaura la legge del più forte, vengono a mancare i presupposti di una società democratica come la nostra.
Il Governo deve concedere i finanziamenti a condizione che la Montedison rispetti gli accordi.
Questa, a nostro avviso, è l'iniziativa che la Giunta deve assumere nei confronti del Governo.
Ringrazio l'Assessore e richiamo l'attenzione della Giunta sulla necessità di un ulteriore confronto con il Governo in ordine a questo preciso vincolo per l'accesso ai finanziamenti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza dei Consiglieri Reburdo e Montefalchesi inerente la mobilità fra posti di lavoro


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Reburdo e Montefalchesi inerente la mobilità fra posti di lavoro.
Risponde l'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

In merito all'interpellanza in oggetto si rileva che la sperimentazione sulla mobilità, appena avviata in Piemonte sotto l'egida del Ministero del lavoro, si va costruendo su diversi canali operativi. Nella prima fase, il problema principale da affrontare è quello del quadro normativo di riferimento entro il quale la sperimentazione va sviluppata.
Come i Consiglieri sanno, la Commissione regionale per la mobilità ha tenuto sinora due riunioni. E' assai difficile fare un bilancio di come queste riunioni si stanno svolgendo. I punti acquisiti fino a questo momento sono i seguenti: acquisizione della lista dei 7.500 lavoratori della Fiat da parte delle forze presenti nella Commissione regionale per la mobilità che hanno la possibilità di valutarla.
Inoltre si sta lavorando su una bozza di deliberazione predisposta dal Ministero del lavoro la quale comprende principi di carattere generale e un articolato minuzioso sul quale è cominciato il confronto. Per il momento la Commissione si occupa della mobilità dei 7.500 lavoratori della Fiat. Con questo non è detto che la Commissione non voglia occuparsi dei problemi della mobilità che possono derivare da altri accordi in altre aziende voglio dire che per ora la Commissione dispone di quella lista che è stata determinata da un accordo di mobilità, quindi, il terreno di lavoro, di confronto e di costruzione di una metodologia deve partire di lì.
Altre due riunioni sono state fissate l'una il 28 ottobre, l'altra tra il 2 e il 5 novembre con l'impegno delle forze sociali e dei rappresentanti della Regione di considerare l'ultima riunione pressoché conclusiva.
Su questo però non tutti hanno assunto le medesime decisioni. E' positivo il fatto che si sia scesi sul terreno del confronto, della ricerca, della verifica minuziosa di tutte le complesse difficoltà e qualche passo in avanti in questa direzione è già stato compiuto.
Contestualmente, la Regione ha predisposto l'elaborazione dei dati dell'indagine Federpiemonte-Osservatorio RML sulle figure professionali maggiormente carenti dell'industria piemontese, al fine di redarre un progetto di massima per corsi di riqualificazione dedicati ai lavoratori in mobilità.
I dati di cui si tratta non sono di tipo quantitativo, ma indicano solamente quali tipi di ruoli professionali sono oggi prevalentemente richiesti dal mercato. L'indagine si basa su un campione di aziende (489) associate alle organizzazioni imprenditoriali territoriali.
La relazione che qui alleghiamo illustra in modo analitico i risultati principali del primo gruppo di elaborazioni.
L'indagine era stata promossa sin dall'inizio con lo scopo di essere funzionale alla programmazione delle attività di formazione professionale e pertanto non era destinata ad un'analisi previsionale della domanda in valori assoluti. Questo elemento, che sarebbe molto utile per orientare concretamente gli interventi in materia di mobilità e di politica del lavoro, dovrà emergere all'interno della Commissione regionale per l'impiego, con l'apporto costruttivo delle parti sociali ivi rappresentate particolarmente quelle imprenditoriali e degli organi tecnici a ci preposti (Segreteria Tecnica della Commissione).
Al Ministro del lavoro Di Giesi abbiamo consegnato lunedì il documento di base per la formazione e la riqualificazione, con relative richieste finanziarie, secondo gli impegni che ci eravamo assunti di presentare questo documento entro il 21 ottobre. La questione è più complessa di quanto possa apparire. Un lavoratore, già operaio qualificato della Fiat mi diceva durante una consultazione che aveva già frequentato un corso di riqualificazione professionale indetto dalla Regione nel settore dell'informatica, quindi in uno dei settori trainanti della qualificazione e dell'ammodernamento dell'industria piemontese, ma che non trovava lavoro in quel settore entro breve tempo, rischiava di perdere la qualificazione nuova (un tornitore è capace di svolgere la sua mansione anche se l'ha smessa da anni, un informatico che deriva da una qualifica di quel tipo se non trova lavoro nel giro di due o tre settimane dimentica ciò che ha imparato). Questo aspetto sottolinea la difficoltà di far coincidere la domanda del mercato con la qualificazione professionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

L'Assessore ha risposto soltanto parzialmente alla nostra interpellanza con la quale volevamo conoscere il numero e il tipo dei posti di lavoro disponibili nel sistema delle imprese private e nella pubblica amministrazione. Non a caso chiediamo questi dati, perché riteniamo che insieme al lavoro positivo della Commissione sulla mobilità debba andare avanti un confronto con la Federpiemonte per evidenziare se e dove ci sono posti di lavoro disponibili. In effetti, quando la Commissione avrà espletato il suo lavoro, scopriremo che non ci saranno posti dove mandare in mobilità i lavoratori, quindi questa operazione oltre ad alimentare illusioni nei lavoratori rischia di tradursi in un boomerang nei confronti della Regione.
La Giunta dovrà confrontarsi con la Federpiemonte invitandola a dichiarare quanti sono i posti di lavoro disponibili e a dire chiaramente se posti disponibili ce ne sono. Vedremo in quel caso come dovremo agire.
Ritengo, inoltre, che le scelte delle aziende debbono essere coerenti rispetto ai piani settoriali. Si vada ad un confronto serrato con la Fiat che sollecita i fondi sulla legge 675, e si stabilisca se questi finanziamenti sono coerenti con il piano di settore e si accompagnano all'allargamento dell'occupazione. Se non si fanno contemporaneamente queste due azioni, non si riuscirà a dare una risposta ai problemi e la Commissione della mobilità finisce per diventare la sede in cui si scaricano tutte le eccedenze, senza che le aziende si prendano delle responsabilità.
La mobilità, a mio avviso, deve marciare su questi due binari. Non voglio essere profeta di sciagure. Temo però che se la Giunta non farà questo secondo passo, presto ci ritroveremo di fronte ai cortei dei lavoratori che verranno a rivendicare alla Regione e solo alla Regione i posti di lavoro, quando invece questa risposta deve venire all'apparato produttivo.



PRESIDENTE

Termina qui l'esame delle interrogazioni.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Mancata risposta ad interpellanze ed interrogazioni


PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Nella conferenza dei Capigruppo precedente alla seduta del 7 ottobre avevo sollecitato la risposta all'interpellanza urgente presentata dalla D.C., sul riparto dei fondi e sull'invio delle deliberazioni ai comitati comprensoriali. Quella risposta aveva un significato se veniva discussa nella seduta del 7 ottobre o nella settimana successiva.
Siamo slittati al 22 e l'interpellanza è ancora senza risposta. Le forze politiche, la mia in particolare, dovranno adottare dei correttivi.
E' indispensabile che certi argomenti vengano trattati nel momento opportuno.



SANLORENZO Dino, Vice Presidente della Giunta regionale

Il Consigliere Paganelli ha pienamente ragione. L'Assessore Simonelli era incaricato a dare questa risposta. Certamente verrà in aula perché è opportuno rispondere oggi su questo argomento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Sempre in tema di interrogazioni, mentre constato che i Consiglieri della maggioranza esprimono soddisfazione, come ha fatto il Consigliere Mignone, per avere avuto tempestiva risposta alle interrogazioni, io, al contrario, esprimo insoddisfazione perché le interrogazioni presentate il 10 aprile scorso non hanno ancora avuto risposta e sono all'ordine del giorno di questa mattina.
C'è un'interrogazione che aspetta una risposta da sei mesi. Ne ho presentata una seconda un mese fa per sollecitare la risposta alla prima.



SANLORENZO Dino, Vice Presidente della Giunta regionale

Propongo di fissare nella Conferenza dei Capigruppo una o due sedute di Consiglio nelle quali si dia risposta a tutte le interrogazioni che, per qualsiasi motivo, siano giacenti. In effetti, queste questioni di disturbo dei lavori del Consiglio regionale rendono insoddisfatti i Consiglieri mentre, tutto sommato, la Giunta non impiega molto tempo a dare le risposte.



CERCHIO Giuseppe

Mi riferisco a quanto ha testè comunicato il Vice Presidente della Giunta in ordine alle interrogazioni. Sono d'accordo sulla proposta di fissare un paio di sedute per discutere tutte le interrogazioni giacenti.
Si tratta però anche di capire se le interrogazioni e le interpellanze istituto previsto e legittimato dello Statuto, creano disturbo. In questo caso possiamo anche usare il criterio di non più presentare le interrogazioni.



SANLORENZO Dino, Vice Presidente della Giunta regionale

Consigliere Cerchio, ho perfettamente capito che la questione non è questa. Avanzo una proposta di lavoro per dare risposta legittima alle interrogazioni (che sono legittime) e alle legittime attese dei singoli Consiglieri.


Argomento:

Mancata risposta ad interpellanze ed interrogazioni

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri: Enrietti, Moretti e Salerno.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 157: "Norme di contabilità regionale", presentato dalla Giunta regionale in data 7 ottobre 1981 N. 158: "Modifiche ed integrazioni al titolo IV della legge regionale 6 novembre 1978 n. 68 in materia di conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale" presentato dai Consiglieri Bruciamacchie, Avondo Bontempi, Ferro e Guasso in data 12 ottobre 1981 N. 159: "Modifiche alla legge regionale 4 giugno 1975, n. 43 (Norme per l'istituzione dei parchi e delle riserve naturali)", presentato dal Consigliere Majorino in data 14 ottobre 1981 N. 160: "Integrazioni alla legge regionale 3 settembre 1981 n. 37 concernente l'istituzione di controlli da parte della Regione Piemonte nei confronti della S.p.A. STEF (Studi Tecnici Economici-Finanziari) di Torino", presentato dal Consigliere Majorino in data 14 ottobre 1981.


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

La Giunta regionale in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6/11/1978, n. 65, ha adottato le seguenti deliberazioni:



PRESIDENTE

Seduta del 6 ottobre 1981 45 - Commissione consultiva per la classificazione delle Case di Cura privata.
BAJARDI Sante 49 - Rettifica alla deliberazione della Giunta regionale n. 100-8343 del 7.7.1981: "Costituzione di un Gruppo di lavoro per la determinazione di criteri omogenei per l'organizzazione e le attività dei Centri trasfuzionali".
BAJARDI Sante 92 - D.G.R. n. 1/19395 del 26/2/79 - Formazione gruppo di tecnici per la redazione dei primi schemi di Piani territoriali - Integrazione di spesa L.
4.551.896, oneri fiscali inclusi. Cap. 7050/81. Liquidazione fatture.
RIVALTA Luigi 96 - Affidamento esecuzione delle indagini, prospezioni geognostiche e geofisiche alle ditte Consonda SpA - Milano, Sicos SpA - Grugliasco (To) ISMES spa - Bergamo, nell'ambito degli studi sulla franosità per la definizione dei vincoli geologici del territorio regionale. Località Grange Sises (comune di Sauze di Cesana) e Millaures (Comune di Bardonecchia).
Spesa presunta L. 151.351.196 o.f.i. cap. 7000/81.
RIVALTA Luigi 120 - Procedura di rilascio di locali di proprietà regionale ubicati nell'immobile denominato "Villa Sacerdote" sito in Torino, Corso Casale 475. Affidamento di incarico all'Avv. Marco Casavecchia, con studio in Torino corso casale 476. Spesa di L. 500.000 cap. 1080/81.
TESTA Gianluigi 129 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il TAR-Piemonte ed affidamento incarico legale all'Avv. M: Casavecchia. Ricorrenti: SpA Immobiliare Tamerici e SpA Immobiliare Tre Torri avverso Decreto del Presidente della Giunta regionale 18/1/79. Spesa L. 300.000 cap. 1080/1981.
TESTA Gianluigi 130 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il TAR-Piemonte ed affidamento incarico legale al prof. Avv. Guido Sertorio. Ricorrente: Rubini Vittorio ed altri avverso Decreto del Presidente della Giunta regionale n. 5512 del 13/7/1981. Spesa L. 300.000, cap. 1080/1981.
TESTA Gianluigi 131 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il TAR-Piemonte ed affidamento incarico legale al Prof Avv. C.E. Maiorca. Ricorrente: Manassero Piera avverso Decreto del Presidente della Giunta regionale 1387 del 25/2/1980 concernente l'approvazione del P.R.G., del Comune di Oleggio.
Spesa L. 300.000. Cap. 1080/81.
TESTA Gianluigi 133 - Liquidazione della ritenuta di acconto del 15% relativa alla parcella n. 67/81 presentata dall'Avv. Antonio Astolfi (vertenza TAR-Bertolini) Li 14.415, cap. 1080/81.
TESTA Gianluigi 134 - Integrazione della deliberazione della Giunta regionale n. 136-8114 del 30/6/1981; liquidazione della ritenuta d'acconto del 15% sulle spettanze dovute al Prof. Guido Sertorio in relazione alle cause TAR Piemonte SIP e Garino. Spesa L. 383.265 cap. 1080 del bilancio 1981.
TESTA Gianluigi 135 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti la Pretura di Cartelli nel ricorso proposto dal Sig. Ghione Remo ai sensi della legge 24/12/1975 n. 706. Affidamento incarico all'Avv. Alberto Gay. Spesa di L. 400.000 al cap. 1080 del bilancio 1981.
TESTA Gianluigi 146 - Affidamento incarico per un'indagine sulla struttura produttiva del settore edilizio residenziale e attuazione art. 91 quater. Legge regionale 56/77 e successive modificazioni ed integrazioni al dott. Luca Vinay Spesa L. 6.654.700 (o.f.i.) Cap. 2250/81 L. 2.381.880 - Cap. 2250/82 L.
4.272.820.
RIVALTA Luigi 147 - Formazione dei piani territoriali dei Comprensori Piemontesi.
Affidamento incarico per un'indagine sulla struttura industriale regionale al Sig. Dott. Giovanni Antonio Leoni. Spesa L. 2.381.880 (o.f. i.) - Cap.
2250 bilancio 1981. L. 4.272.820 (o.f.i.) - Cap. 2250 bilancio 1982.
RIVALTA Luigi


Argomento: Commemorazioni

d) Commemorazione vittime del terrorismo


PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, ancora una volta, con profondo turbamento e commozione, ci troviamo ad esprimere il nostro sdegno ed il nostro cordoglio per quattro vittime del terrorismo.
Due nuovi e gravissimi episodi hanno insanguinato nella giornata di lunedì e di ieri il nostro Paese.
A Milano Carlo Buonantonio e Vincenzo Tuminiello, due giovani agenti della Digos sono caduti sotto i colpi dei terroristi, un terzo agente Franco Epifanio è rimasto ferito. Anche un passante è rimasto ferito nella tragica sparatoria che ha seminato attimi terribili di panico tra la gente nella zona del quartiere Lambrate.
Ad Acilia a pochi chilometri da Roma un capitano della Digos, Franco Straullu, ed un suo stretto collaboratore che gli faceva anche da autista Ciriaco Di Roma, sono caduti vittima di un agguato di un commando terrorista composto da almeno sei sette-persone.
Con questi due episodi sale a 34 il numero delle vittime fra le forze dell'ordine nei primi dieci mesi di quest'anno: un luttuoso primato che ha già superato quello dell'intero 1980.
Questo dato si commenta da solo - egregi Consiglieri - e conferma la linea dura del terrorismo che, attraverso l'attacco alle forze dell'ordine a quei giovani che sono chiamati in prima persona a presidiare e a vigilare su molti gangli vitali della nostra società, si propone di scardinare le istituzioni democratiche.
Queste morti ci lasciano muti - ha detto l'altro giorno il cardinale di Milano Carlo Maria Martini, portando l'estremo saluto ai due agenti uccisi.
Le nostre parole - voglio aggiungere - rischiano di diventare un rito al quale la nostra coscienza di democratici si ribella e ci danno al tempo stesso il senso dell'impotenza di fronte ad una strategia molto ampia che colpisce con la tecnica più efferata.
Nonostante gli sforzi che in questi anni sono stati compiuti, sentiamo più viva l'esigenza di un ulteriore impegno per combattere la mano armata che si abbatte sulle diverse istituzioni dello Stato.
Il Paese e la società da tempo hanno isolato i protagonisti di questa efferata violenza che si presenta senza sbocchi. Ma proprio per questo perché le azioni criminali dei terroristi sono respinte dalla comunità, c'è il rischio - ed i fatti di questi giorni in realtà lo dimostrano - che cresca la spirale della violenza.
Il nostro impegno, l'impegno della comunità piemontese per una ulteriore mobilitazione ed una più attenta vigilanza, in un momento come questo deve intensificarsi.
Colleghi Consiglieri, credo di interpretare il sentimento di tutti rivolgendo oggi alle vedove delle vittime ed ai loro familiari i sentimenti di profondo dolore, di profonda amarezza e del più vivo cordoglio per il grave lutto che le ha colpite, insieme ad un augurio sincero di rapida guarigione all'agente Epifanio e al cittadino milanese coinvolto nella sparatoria.


Argomento: Assestamento di bilancio

Esame progetto di legge n. 155: "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno 1981"


PRESIDENTE

Il punto quarto all'ordine del giorno ci richiama all'esame progetto di legge n.155: "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno 1981".
La parola all'Assessore Testa.



TESTA Gianluigi, Assessore al bilancio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel presentare l'assestamento al bilancio 1981, è necessario fare una premessa relativamente al momento di incertezza in cui esso viene presentato. Avevo preso l'impegno di presentare l'assestamento entro 30 giorni dalla conversione in legge del decreto 401 con cui il Governo ha apportato ai bilanci regionali i ben noti tagli.
Con il 26/9 il decreto 401 è decaduto non essendo stato convertito in legge entro i termini ed è stato sostituito dal decreto 539, avente identico contenuto e che dovrà essere convertito in legge entro 30 giorni quindi entro il 26 novembre 1981. Questa premessa è indispensabile per dire che l'assestamento al bilancio regionale si basa sui contenuti del decreto 401, ribaditi dal 539, ma che potrebbe anche trovare ulteriori variazioni qualora il decreto 539 non fosse convertito in legge o fosse convertito in legge con modifiche, oggi non pensabili.
Ciò nonostante l'Assessorato ha ritenuto doveroso presentare l'assestamento 1981 nei termini che erano stati promessi in sede di Consiglio, sottolineando l'incognita che permane relativamente ai dati qui contenuti.
Gli elementi fondamentali contenuti nell'assestamento al bilancio sono purtroppo di natura negativa per la riduzione delle risorse libere regionali che la Regione aveva a disposizione per un totale di 73 miliardi.
Questa diminuzione di risorse deriva dai tagli apportati ai fondi dell'ex art. 8 della legge 356, che portano ad un minor incremento di circa 34 miliardi sul bilancio regionale. Questo minore incremento e in realtà temperato dal fatto che in sede di bilancio avevamo prudenzialmente applicato un aumento del 36% basandoci sui documenti allora esistenti del Governo. L'incremento avrebbe dovuto essere del 45%. Essendo scesa questa cifra al 26% il taglio sostanziale è di 17 miliardi. Ciò ha sconvolto la logica dell'assestamento che dovrebbe di norma destinare le risorse emerse dal consuntivo e quelle aggiuntive derivanti dall'adeguamento della percentuale d'aumento al bilancio, alle nuove iniziative che la Giunta nel frattempo ha deciso.
Non ha portato miglior risultato il consuntivo del 1980, già approvato da questo Consiglio, da cui è emerso che vi è un minor avanzo pari a circa 46 miliardi. Sommando quindi il taglio dei 17 miliardi, il minor avanzo di 46 miliardi e i 10 miliardi in meno che vengono dalle ridotte entrate del fondo comune, ne deriva una minore disponibilità di 73 miliardi che viene apportata a questo assestamento nei fondi liberi regionali.
E' evidente che il taglio sui fondi liberi comporta dei problemi alla gestione regionale in quanto, anche se contemporaneamente sono aumentati i fondi vincolati statali di circa una quarantina di miliardi, la facoltà della Regione di stabilire la propria politica sul territorio è legata alla disponibilità di fondi liberi. Se questa tendenza dovesse proseguire siamo vicini al momento in cui non vi sarà nel bilancio regionale disponibilità di fondi liberi da destinare a manovre di politica economica regionale: in sostanza il bilancio diventerà un fatto meramente ragionieristico in cui si prenderà atto dei fondi trasferiti e della loro destinazione.
Questa ipotesi è considerata negativa in generale dall'istituto regionale e mi incombe l'obbligo di segnalarlo in questa sede come un fatto politico negativo rilevante per lo sviluppo e l'avvenire delle Regioni.
Pertanto le richieste di spesa degli Assessorati per nuovi programmi o per la prosecuzione di programmi precedenti sono state ridimensionate. In questa situazione è evidente che più alti sono i tagli alle somme libere del bilancio, più aumentano le percentuali delle spese correnti e delle spese fisse sul totale del bilancio, in quanto le spese correnti e le spese fisse hanno una forte rigidità e in presenza di tagli non possono essere modificate.
La conclusione è duplice. In sede di presentazione del bilancio avevo definito gli obiettivi fondamentali che la Giunta avrebbe perseguito. Il primo era la revisione degli impegni contenuti nel bilancio alla luce della situazione attuale. Tale revisione è stata fatta, ma una seconda andrà fatta dopo la presentazione de L bilancio di previsione 1982. La prima revisione ha recuperato circa 56 miliardi di risorse che non sarebbero state impiegate nell'anno in corso.
Il secondo impegno riguardava i meccanismi di controllo della spesa corrente. Anche questo impegno è stato attuato. La spesa corrente nei capitoli di beni servizio è diminuita, anche rispetto alle previsioni infatti, l'assestamento comporta un'ulteriore diminuzione di quasi 3 miliardi.
Il terzo obiettivo era di attuare dei meccanismi per il controllo della spendibilità degli stanziamenti. Da alcuni mesi viene attuato, in conformità all'art. 55 della legge di contabilità, un sistema rigido di controllo da parte della Ragioneria che consente di verificare su ogni deliberazione se la spesa stanziata è spendibile o meno nell'anno in corso.
Anche l'obiettivo della fluidificazione della spesa è stato conseguito nei primi mesi dell'anno; infatti, abbiamo pagato 375 miliardi al 31 luglio contro i 272 miliardi pagati l'anno precedente. Va però detto che il decreto Andreatta che limita la disponibilità delle Regioni rende questo obiettivo difficilmente perseguibile. A fine anno valuteremo come saremo riusciti a sottrarci a queste difficoltà.
L'ultimo impegno assunto era di presentare una nuova legge di contabilità. Tale legge è stata approvata dalla Giunta e presentata in Commissione e arriverà quanto prima in Consiglio. Altre considerazioni sarà opportuno portarle in sede di replica. Grazie.



PRESIDENTE

Ha la parola il Consigliere Biazzi che relaziona sul disegno di legge n. 155.



BIAZZI Guido, relatore

L'assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1981 avviene in un momento particolarmente delicato nella vita delle Regioni e più in generale, delle autonomie locali.
La crisi economica che attanaglia il Paese da anni, negli ultimi mesi si è fatta ancora più acuta, accompagnandosi all'inflazione una diminuzione della procedura e si intravedono i pericoli di una vera e propria recessione.
L'industria è tra i settori più colpiti ed il Piemonte, che fonda la sua economia per gran parte sul secondario, è certamente la Regione che più risente della crisi produttiva.
Bastano poche cifre a dare la dimensione della gravità della crisi: sono oltre 260 le aziende colpite e sono più di 42.000 i lavoratori in Cassa integrazione guadagni straordinaria, esclusi quelli della Fiat; tutti i settori sono coinvolti: dall'auto all'elettronica, dalla siderurgia alla chimica, al tessile e così via. Intere zone come il Verbano Cusio Ossola rischiano un degrado irreversibile se non si interviene con provvedimenti urgenti ed investimenti massicci.
E' in questo contesto che, purtroppo, vengono a cadere i tagli decisi dal Governo sui bilanci delle Regioni e degli Enti locali.
La riduzione delle risorse, per noi, diventa forse ancor più pesante e pericolosa che altrove, per la violenza della crisi che si è abbattuta sul Piemonte e che richiederebbe il massimo di possibilità di intervento riequilibratore da parte degli Enti pubblici, Regione ed Enti locali in primo luogo.
Con l'assestamento di bilancio, invece, si deve registrare una prima massiccia riduzione di disponibilità. Di norma, con l'assestamento, nuove risorse si rendevano disponibili per l'aggiornamento degli stanziamenti, in base ai risultati certi che si avevano in seguito alla predisposizione del rendiconto. Quest'anno si deve prendere atto che le nuove possibilità d'intervento sono ridotte a zero; anzi, che devono essere ridimensionate le pur prudenti indicazioni del bilancio di previsione.
La relazione della Giunta indica, nel dettaglio, le riduzioni di trasferimenti a seguito soprattutto delle disposizioni del D.L. n. 401 del 29 luglio scorso, non convertito in legge e sostituito dal D.L. n. 539 del 26 settembre 1981, e degli slittamenti delle assegnazioni relative agli anni 1979 e 1980 della legge n. 986/77, decisi con la legge finanziaria 1980 dello Stato.
Come specificato nella documentazione fornita, quest'anno, con l'assestamento si avrà una riduzione di risorse per complessivi 69.927 milioni, di cui 35.382 sulla competenza e 34.545 in conto residui, mentre le risorse liberamente disponibili della Regione sono ridotte di ben 73.778 milioni (Avanzo L. 45.496.653.817 - Fondo comune puro L. 17.377.740.110 Mutuo L. 10.904.000.000).
L'incidenza sulle risorse Il primo contraccolpo il bilancio di previsione 1981 lo riceve dalla diminuzione dell'avanzo finanziario, che passa dai 157.880 milioni di quello presunto, ai 121.383 di quello definitivo, con una riduzione di ben 45.497 milioni: Le risorse dell'avanzo, che sono destinate a finanziare le economie relative alle spese degli esercizi precedenti, finanziate con assegnazioni statali a destinazione vincolata, e che vengono reimpostate nella competenza dell'esercizio in corso, sono insufficienti ad assolvere tale compito, per cui la situazione di avanzo finanziario che il bilancio formalmente presenta, in realtà è una situazione di disavanzo finanziario.
Se si tiene conto che le economie del suddetto tipo reimpostate nell'esercizio 1981 ammontano a 176.381 milioni si ha che il disavanzo effettivo recepito con l'assestamento ammonta a 64 miliardi circa.
Un'altra grave riduzione, di cui si prende atto, è quella che riguarda la quota di riparto del fondo comune di cui all'art. 8 della legge 281/ 70 per un ammontare di 17.377 milioni.
Questa diminuzione va ad influire negativamente anche sulla capacità di contrarre mutui a pareggio del bilancio, in base alle attuali disposizioni sulla contabilità, per oltre 10 miliardi.
Un incremento si ha per quanto riguarda i trasferimenti di risorse che si riferiscono a funzioni trasferite in base al Decreto Presidente della Repubblica 616/77.
L'aumento è di complessivi 8.696 milioni e comprende la maggiore assegnazione per 7.617 milioni proveniente dalle entrate degli Enti della tabella B), di cui all'art. 113 del Decreto Presidente della Repubblica 616/77.
Le entrate del Titolo 11, che finanziano spese a destinazione vincolata presentano un minor accertamento per 30.753 milioni sui residui, ed un incremento di 29.004 milioni sulla competenza. Nei vari comparti si hanno le modifiche indicate di seguito.
a) Agricoltura Il settore agricoltura è quello che subisce le maggiori variazioni complessivamente, tra competenza e residui attivi, l'agricoltura perde la disponibilità di assegnazioni dello Stato a destinazione vincolata per 12.300 milioni circa, pari al 4% del complesso delle risorse disponibili nella competenza e sui residui.
Questa minor disponibilità di risorse statali è il risultato della differenza tra un complesso di variazioni negative per 27.800 milioni circa, ed un complesso di variazioni positive per 15.500 milioni circa.
Le principali variazioni negative riguardano: 1) la legge 403/77 relativa ai programmi di intervento nel settore agricolo, per 2.800 milioni circa 2) la legge 984/77 (o legge quadrifoglio), per la quale sono ridotte le riscossioni sui residui, per gli slittamenti decisi dal Governo al 1982 per un ammontare pari a ben 21 miliardi circa 3) la legge 364/70, concernente il finanziamento dei danni provocati dalle calamità atmosferiche, che vede una riduzione di risorse erogate per 4 miliardi circa.
Per contro le variazioni positive riguardano: 1) la legge 153/75 che pur essendo scaduta ripartisce ancora in conto degli esercizi precedenti, 14.700 milioni circa 2) la legge 984/77 per 500 milioni 3) i contributi CEE per il finanziamento del programma speciale forestale Piemonte per 292 milioni.
b) Trasporti Va segnalato che si è proceduto al recupero di 11.029 milioni, già anticipati dalla Regione nel 1980, sulle quote di riparto relative agli esercizi 1980 e 1981 di complessivi 31.641 milioni, assegnati alla Regione in base alla legge 151/81.
c) Edilizia Scolastica Si è avuta una maggiore erogazione di 7.856 milioni sulla legge 412/75 concernente l'edilizia scolastica a fronte di una previsione iniziale di 11.230 milioni.
d) Sanità Si prevede un minor accertamento di entrate relative agli anni 1977 e 1978 da parte degli Enti ospedalieri per 2.349 milioni.
Per quanto riguarda la quota di riparto del fondo sanitario nazionale, si avrà una maggiorazione sia per l'esercizio 1980 che per il 1981, per complessivi 11.293 milioni.
e) Interessi Attivi - Mutui e Contabilità Speciali Si hanno, inoltre, maggiori entrate per interessi attivi sui depositi bancari pari a 2.687 milioni.
I mutui a pareggio del bilancio contraibili nel 1981 sono ridotti di 10.904 milioni. Un'ulteriore diminuzione riguarda il minor provento dei mutui autorizzati nei passati esercizi con legge regionale a copertura di spese relative all'agricoltura per 3.360 milioni. Le contabilità speciali subiscono una riduzione di 1982 milioni, che grava esclusivamente sui residui.
L'incidenza sulle previsioni di spesa area di attività Si ha una riduzione sulla competenza per 6.474 milioni, pari al 5,48% delle previsioni iniziali, e una riduzione di 6.219 milioni sui residui, pari al 23,9%. In totale: 12.693 milioni in meno, che stanno anche a significare la volontà di contenimento delle spese correnti.
Area di intervento n. 1. (agricoltura) In conseguenza delle mutate disponibilità di risorse si ha una riduzione delle spese di competenza per 13.075 milioni, pari al 7,2% della previsione iniziale, e di quelle in conto residui per 14.525 milioni, pari al 1. 0,8 dell'ammontare presunto all'inizio dell'esercizio.
In totale sono dunque 27.600 milioni di interventi di spese che l'agricoltura effettua in meno nell'esercizio 1981, nei quali però sono comprese anche quelle quote di stanziamenti che, non potendo pervenire alla fase del pagamento entro la fine dell'esercizio, vengono fatte slittare all'esercizio successivo, nella cui competenza sono reimpostate.
Area di intervento n. 2 (attivita' secondarie e terziarie) Complessivamente le risorse diminuiscono di 8.526 milioni, di cui 6.588 in competenza e 1.938 sui residui, pari al 5,49% e all'8,53% rispettivamente dell'ammontare presunto iniziale.
Le diminuzioni più significative riguardano soprattutto: la viabilità, con 5.256 milioni in meno, pari al 17,6% della previsione iniziale trasporti pubblici e comunicazioni, con 817 milioni in meno sulla competenza e 4.099 in meno sui residui, in conseguenza degli slittamenti proposti, pari al 32,1% degli importi previsti all'inizio dell'esercizio.
Un aspetto positivo riguarda l'incremento delle risorse destinate al progetto autobus, con 3.216 milioni in più in competenza e 1.323 milioni in più sui residui per una maggiore disponibilità complessiva di 4.539 milioni, pari al 19,44%.
Altre variazioni riguardano: le spese per lo sviluppo industriale, 469 milioni in meno, 300 in competenza e 169 sui residui il programma lavoro, ridotto per 750 milioni, 193 in competenza e 577 sui residui il programma per la qualificazione e lo sviluppo dell'artigianato, con 932 milioni in meno, 507 sulla competenza e 425 sui residui il programma per la distribuzione commerciale, con ben 2.176 milioni in meno (1128 sulla competenza e 1048 sui residui) per una diminuzione complessiva pari al 28,70% delle previsioni all'inizio dell'esercizio.
Area di intervento n. 3 (gestione ed assetto del territorio) Complessivamente le risorse si riducono di 8.381 milioni, comprendendo un incremento dei residui passivi per 8.941 milioni, ed una diminuzione della competenza per 17.328 milioni.
Il recupero più significativo riguarda la legge 412/76, relativa all'edilizia scolastica, con 7.856 milioni in più di erogazioni da parte dello Stato.
I campi in cui, invece, si ha la maggiore falcidia sono in particolare quelli che riguardano: gli interventi sulle infrastrutture di acquedotti, fognature ed urbanizzazioni primarie delle aree destinate all'edilizia pubblica e residenziale, con 1 2.017 milioni in meno, pari al 42,8 il programma per l'edilizia residenziale pubblica che ha tagli per 6.161 milioni il programma d'intervento per lo sviluppo del turismo, con tagli per complessivi 4.400 milioni, 3.832 sulla competenza, pari al 34,55% e 568 sui residui il programma per lo smaltimento dei rifiuti solidi, con una diminuzione di 2.200 milioni, di cui 2.070 in competenza e 130 sui residui il programma di pronto intervento, che viene ridotto di 9.370 milioni pari al 18%, tra competenza e residui.
Area di intervento n. 4 (servizi sanitari e sociali) Complessivamente presenta un incremento di risorse pari a 29.651 milioni.
In particolare si hanno le seguenti variazioni che riguardano i seguenti progetti più significativi: progetto per la tutela materno-infantile con 3.656 milioni in più progetto anziani, con un aumento di 2.223 milioni in competenza, pari al 32,2% ed una limitata riduzione di 134 milioni sui residui programma di interventi per la riorganizzazione dei servizi socio sanitari di base per il quale ci saranno 8.616 milioni in più sulla competenza e 3.251 milioni in meno sui residui interventi per l'esercizio delle funzioni connesse all'attuazione del servizio sanitario nazionale, con una maggiore disponibilità complessiva di risorse per 24.739 milioni tra competenza e residui, maggiore degli incrementi che presentano le quote di riparto del fondo sanitario nazionale per gli esercizi 1980 e 1981 programma per l'assistenza sociale, con 1.700 milioni in più pari al 120,4%.
Per altri interventi in materia di assistenza, si prevedono minori risorse per complessivi 2.132 milioni, pari al 15,6% degli stanzia- menti iniziali.
Area di intervento n. 5 (formazione e cultura) Complessivamente presenta una maggiore disponibilità per 1.874 milioni, con un aumento di 4.670 milioni in competenza e 2.796 milioni in meno sui residui.
In particolare si ha che per il programma riguardante la formazione professionale c'è un aumento di 6.015 milioni, 8.776 in più in competenza e 2.761 in meno sui residui dovuto soprattutto ai maggiori oneri per il personale.
Si è già detto che quanto emerge con forza dall'analisi delle proposte di assestamento sono i pesanti tagli per il 1981; ma altrettanti, e forse ancor più incisivi dovranno essere apportati al bilancio per il 1982.
Sono riduzioni di risorse che colpiscono l'intera comunità regionale limitando al massimo le possibilità di intervento della Regione per il 1981 e per il 1982.
Se questa è certamente un'ulteriore spinta verso una gestione più che mai parsimoniosa, non va dimenticato però che si verrà ancora di più ad aggravare la condizione di vita di larghi strati delle nostre popolazioni già duramente colpite dalla crisi.
Ne consegue che mai come in questi momenti si richiede un'ampia consultazione ed uno stretto confronto con coloro che direttamente subiranno le conseguenze dei tagli: Enti locali, Associazioni di categoria forze sociali, ecc. Occorre fare il possibile perché le decisioni coinvolgano tutti. Si va a tagliare, ormai, non sul superfluo ma sul necessario e forse sull'indispensabile. E' chiaro a tutti che sarebbe necessario avere ben definito il quadro nazionale entro cui muoversi.
Purtroppo è stata presentata in Parlamento la legge finanziaria per il 1982 senza che si conoscano ancora quali saranno le proposte del Governo per i bilanci dei Comuni e delle Province per il 1982 ed oltre; e addirittura non sono ancora approvate le norme relative ai bilanci 1981. Ciò rende qualsiasi discussione in materia astratta, mentre la mancata soluzione dei problemi della finanza locale fa sì che la stessa legge finanziaria sia monca ed incompleta.
In questa situazione diventa oggettivamente più difficile coordinare ed indirizzare contro l'inflazione e la recessione l'insieme degli interventi in materia finanziaria ed i risultati saranno inevitabilmente più incerti e più precari.
Ma quello che va rimarcato, soprattutto, è che non si può discutere in termini generici dell'intervento pubblico e dei tagli, dimenticando le tensioni sociali ed i bisogni delle popolazioni, che devono trovare nell'azione concreta degli Enti locali le prime immediate risposte ai gravi problemi che la crisi va ponendo e la Cassa integrazione guadagni ha ammortizzato finora questo impatto violento.
Ma fino a quando questa ammortizzazione potrà avere effetto e fare fronte alle crescenti e spesso non giustificate richieste di intervento sulla Cassa integrazione ? Lo stesso Ministro Marcora ha ricordato che in 15 giorni sono state 153 le nuove richieste di accesso alla Cassa integrazione guadagni e non tutte potevano ritenersi completamente giustificate.
Le indicazioni della legge finanziaria prevedono, al momento, per Comuni e Province, nel 1982, le stesse risorse monetarie in valore assoluto che per il 1981. Ciò dovrebbe significare che tutta l'inflazione dovrebbe essere a carico degli Enti locali con la conseguente riduzione massiccia di beni e servizi a disposizione delle comunità. Molto incerte sono infatti le prospettive di recupero sull'area impositiva autonoma.
Si tratta di una posizione che dovrà essere necessariamente rivista e con forza si impone la soluzione proposta dall'A.N.C.I., a Viareggio: e cioè che ai Comuni ed alle Province sia assicurato un incremento di trasferimenti pari almeno al 16%, tasso di inflazione programmato dal Governo.
Già quest'incremento può significare che nella pratica si avrà una riduzione effettiva delle disponibilità di beni e servizi dal 10 al 20% in termini reali. Infatti in quell'aumento saranno compresi gli incrementi del costo del personale e degli oneri di ammodernamento dei mutui, di gran lunga superiori al 16%. Altre spese, inoltre, non potranno essere comprese come quelle per il pagamento di molti consumi i cui prezzi e le cui tariffe sono decisi dal Governo: elettricità, telefono, gasolio, ecc.
A Viareggio migliaia di amministratori di ogni parte politica hanno discusso con serietà i problemi della finanza locale e regionale ed all'unanimità hanno formulato proposte ed indicazioni precise.
In effetti, per garantire il pareggio dei bilanci rispetto alle spese del 1981 occorrono 2.500 miliardi ed il Governo non dice dove trovarli.
Si è parlato di una certa autonomia impositiva dei Comuni, ma essa non potrà avere effetto per il 1982; per non dire delle difficoltà che avrebbero numerosi Comuni a ritrovare le risorse necessarie ad assicurare il pareggio.
Il confronto è dunque aperto nel merito delle questioni.
Si è parlato anche di addizionali alle imposte esistenti. Non ci si pu certo rifiutare di misurarsi con queste proposte, ma nemmeno dimenticare come non esistono addizionali che, applicate ai singoli Comuni, mettano in grado il Mezzogiorno o le zone più deboli di raggiungere l'equilibrio dei bilanci, in quanto è ovvio che le eventuali addizionali sulle imposte statali devono essere tali da fornire a tutti i Comuni (e le Province?) un aumento di disponibilità monetaria pari almeno al 16%.
Per quanto riguarda lo specifico della finanza regionale l'assestamento e le prospettive per il bilancio 1982 indicano come ad essere sacrificate siano soprattutto le spese di investimento.
E questo avviene quando gli obiettivi dovrebbero essere quelli di contenere le spese correnti e di qualificare gli investimenti, il tagliare invece il fondo comune indiscriminatamente come è stato proposto e fatto non significa di per sé ridurre le spese correnti, perché il fondo ha una duplice natura, di fondo per spese correnti e per investimenti. Gli interventi di riduzione non finalizzati possono addirittura tradursi in un aumento di spesa corrente e di blocco degli investimenti.
Giustamente il relatore sulla finanza regionale, a Viareggio, il collega Simonelli, ha messo in evidenza come i criteri di rigore debbano essere coerenti con gli obiettivi che si vogliono raggiungere e soprattutto valere per tutti: Stato, Regione, Comuni.
Finora, invece, le proposte del Governo prevedono diverse percentuali di incremento delle disponibilità: per lo Stato una percentuale riferita al P.I.L.; per le Regioni solo una percentuale uguale al tasso d'inflazione.
Il confronto nel merito delle proposte governative non può prescindere da alcune precise condizioni, esposte chiaramente dal relatore a Viareggio: prendere atto di questa situazione difficile ma porre nello stesso momento le basi per poter impostare la riforma della finanza locale da una parte ed avere la nuova legge sulla riforma regionale dall'altra e cioè di non predeterminare con dei provvedimenti del 1982 quello che dovrà essere l'assetto definitivo della finanza regionale.
Le proposte indicano come le Regioni siano consapevoli della grave situazione dell'economia e della necessità di contenimento e risanamento della spesa pubblica, ma,al tempo stesso,non vogliono che le difficoltà costituiscano l'alibi per non fare nulla oppure siano la via attraverso la quale le forze neocentraliste tentano di riappropriarsi degli spazi loro strappati negli ultimi anni.
Oltre ai problemi di carattere finanziario altri non meno gravi incombono sulla vita delle Regioni e pesano sul loro futuro.
Si fa sempre più diffusa la convinzione che ci troviamo di fronte ad una crisi della Regione come Istituto. Una crisi grave che vede anche la presenza di un attacco neo-centralista tra i più pericolosi. Ne sono un riflesso sia i provvedimenti del Governo che i comportamenti del Parlamento, che spesso legifera senza tener conto delle autonomie regionali e addirittura in campi di stretta competenza delle Regioni.
E' vero che altre volte è la non adeguata efficienza di alcune Regioni a fornire l'alibi a chi tende ad emarginare le autonomie, come è accaduto per i ritardi di numerose Regioni nel rendere operativa la legge 25 sulla casa, anche se non possiamo ignorare le assurdità insite nella stessa legge che ha considerato le autonomie come semplici uffici periferici dell'apparato statale; ma che dire come è stata gestita la legge 457 da noi, con la moltiplicazione delle risorse che ci sono state nella dichiarazione di risorse in questo settore? Ma è appunto di alibi che si tratta, paraventi dietro i quali passa oggettivamente, il tentativo di mortificare e limitare le autonomie. Anzi non è quando sono state portate avanti decisioni che sono andate a colpire in modo pesante la vita stessa di tutti gli Enti locali.
La situazione è difficile, ma occorre partire da questa realtà per cercare di fare un salto in avanti, per costruire una piattaforma nuova che introducendo la necessaria austerità non trascuri però i problemi più urgenti delle nostre popolazioni e permetta un rilancio dello sviluppo.
I tagli di bilancio vengono a colpire e colpiranno tutti i settori dalle opere pubbliche all'artigianato, dalla cultura all'agricoltura, alla difesa del territorio, all'assistenza, alla sanità.
Si tratta allora di agire come Ente Regione sia nei confronti delle autonomie, cercando una nuova definizione di rapporti con gli Enti locali che verso il Governo, perché i progetti elaborati dalla Regione nella primavera scorsa, e che hanno riscosso ampi consensi, diventino fatti concreti.
Non ci si può dimenticare, inoltre, che un ruolo attivo, specifico lo devono svolgere gli Enti strumentali, per le maggiori possibilità di intervento loro derivanti dall'autonomia che è stata loro deliberatamente concessa. Forse non svolgono appieno il ruolo attivo che loro compete, di volano per nuovi investimenti, e per il quale sono stati creati e che costituisce la ragione stessa della loro esistenza.
In una situazione tanto difficile le risorse della comunità devono essere finalizzate e coordinate al massimo pur nel rispetto delle singole autonomie. E' più che mai necessario che la nostra Regione si doti in tempi brevi del secondo Piano di sviluppo, quadro di riferimento in cui gli Enti e gli operatori si ritrovino per meglio indirizzare le rispettive risorse.
Esistono le condizioni per arrivare entro la fine dell'anno alla sua presentazione in quanto da tempo sono stati presentati i criteri di formazione, mentre esiste l'elaborazione di base su cui si fonderà, che sarà costituita essenzialmente da progetti integrati che non possono che derivare dagli "84 progetti" e dagli schemi di Piano territoriale che hanno già avuto l'approvazione del Consiglio regionale.
Da una situazione di difficoltà estrema possono scaturire gli elementi perché da parte delle forze che hanno a cuore il ruolo delle autonomie si vada ad esaltare il ruolo della Regione come Ente di programmazione coordinamento e mobilitazione delle risorse.
Si tratta, forse, anche di avviare un nuovo rapporto con il Governo, da parte di tutte le Regioni, basato essenzialmente su progetti settoriali concreti e definiti. Ed in questo confronto la nostra Regione, per le elaborazioni già predisposte e per l'esperienza, se pur limitata acquisita, può svolgere un ruolo non secondario.
E' anche la via per la mobilitazione di risorse che permettano di rapportare i nuovi investimenti alle necessità dello sviluppo della lotta all'inflazione.
Alcune iniziative che stanno concretizzandosi, come il progetto Ignitor, indicano che è una strada percorribile.
La discussione sull'assestamento del bilancio 1981 è indubbiamente la sede opportuna per verifiche e critiche, ma anche l'occasione per avviare o continuare, il confronto tra le forze politiche su quello che sarà il modo di essere della Regione Piemonte negli anni '80. In quell'occasione si potrà anche dare un giudizio sull'operato della Giunta, della maggioranza e del Consiglio.
Le cause della difficoltà sono ascrivibili all'azione e alle scelte della Giunta e della maggioranza? In altre parole, c'è stata una finanza allegra? Se volessimo aprire un confronto approfondito nel merito delle scelte fatte, la risposta non può che essere negativa.
La situazione di molti Comuni è forse più grave e più difficile di quella della Regione Piemonte. Gli elementi che hanno contribuito ad aggravare la situazione nell'ultimo anno sono i tagli al bilancio l'appesantimento del mercato finanziario per i maggiori oneri sui mutui.
Dobbiamo ricordare che si taglia sulle leggi attualmente in vigore, in base alle quali sono stati fatti programmi ed investimenti. Dovere della Regione è di fare in modo che le risorse a disposizione diventino beni e servizi a favore della comunità e questo è maggiormente valido in periodi di inflazione quando la svalutazione brucia le disponibilità monetarie non investite. Indipendentemente da chi la formula, penso abbia poco fondamento scientifico la teoria che esalta l'opportunità di riempire i bilanci di residui passivi. Che cosa significherebbe questo? Cose promesse e non fatte, problemi non affrontati, risorse ferme. L'esempio ci viene dal piano integrativo delle ferrovie che in un anno ha bruciato 70 miliardi a causa dell'inflazione.
Il confronto va portato avanti anche sulla natura delle scelte delle spese fatte dalla Regione. Se non fossero state compiute le acquisizioni di immobili saremmo oggi in una situazione migliore? Se non si fossero incentivate le fognature, gli acquedotti ed altre opere pubbliche mobilitando risorse per centinaia di miliardi, come potremmo mettere in movimento una stessa quantità di investimenti? Sarebbe opportuno un rendiconto complessivo degli investimenti che sono stati mobilitati con intervento della Regione, come forza propulsiva.
Ci si poteva sottrarre a interventi nella ricostruzione di vaste zone disastrate come l'Alessandrino, l'Ossola e il Pinerolese? Potevano essere sottratti investimenti all'agricoltura? Non dovevano essere portate avanti le politiche nelle aree industriali attrezzate e per il riequilibrio territoriale? Siamo in una situazione di sostanziale riequilibrio finanziario, come hanno ripetutamente assicurato l'Assessore e la Giunta, pur in presenza dei pesanti tagli che tutti abbiamo ricordato.
A lato di questo una massa di investimenti e di acquisizioni che qualsiasi risparmio non permetterebbe di realizzare. Il giudizio sull'assestamento deve essere fondato anche su questo.
Le proposte formulate con l'assestamento al bilancio 1981 mettono in evidenza la potenzialità ed i limiti del bilancio regionale e forniscono la base indispensabile per un confronto. La maggioranza le propone all'approvazione del Consiglio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, signori Consiglieri, la discussione sull'assestamento al bilancio propone attente meditazioni. Stiamo andando a grandi passi verso l'ora della verità della finanza pubblica e non soltanto della finanza comunale e regionale. Il problema delle risorse non può più essere eluso e occorre fare scelte precise.
Biazzi ha detto giustamente che occorre tener conto dei bisogni. Sta bene. Però la filosofia dei bilanci impostati sui bisogni senza tener cont delle risorse è una filosofia ormai lontana che non può più essere accettata perché crea solo dissesto ed incertezza nella finanza pubblica.
Deve anche essere abbandonato il trionfalismo regionale del passato. L'ha detto l'Assessore nella sua relazione e noi conveniamo. Noi non abbiamo contribuito a creare l'immagine della Regione dispensatrice, capace di provvedere a tutto, anzi, abbiamo sempre cercato di frenare questa tendenza con giudizi attenti. Eppure questa immagine stenta a sparire, perché ancora oggi la si vorrebbe sostituire, attraverso una sponsorizzazione continua conferenze stampa e interviste, con l'immagine della "Regione pilota" della Regione esemplare - per usare un termine che piace a Bastianini immagine poco credibile e tutta da dimostrare.
Il Ministro Andreatta ha detto con molta efficacia che siamo tutti Ministri del tesoro, quindi dobbiamo tutti responsabilizzarci a fondo sulle possibilità finanziarie e sulla spesa reale del Paese. E' un richiamo generale alla responsabilità di tutti e di ciascuno, alla responsabilità dei cittadini, degli Enti locali, del Governo, delle Regioni, forse anche dei suoi colleghi Ministri.
Certo, la legge finanziaria è estremamente severa. Alcune variazioni saranno richieste per i Comuni e a questo proposito condivido in parte l'intervento del Consigliere Biazzi quando si riferisce all'aumento indiscriminato del 16%. Sarà però opportuno ricorrere rapidamente all'autonomia impositiva. Non ha senso essere contrari a quel tetto e nello stesso tempo essere contrari anche all'autonomia impositiva. Deve essere ricercata l'area impositiva dei Comuni se vogliamo essere credibili.
Si devono modificare talune impostazioni della legge per la finanza locale ma non possiamo estendere il tetto complessivo del disavanzo neanche con l'obiettivo di finanziare i Comuni. Lo Stato con la legge 153 ha fatto un grosso sforzo attraverso il fondo perequativo ed i mutui a carico di quei Comuni che hanno una spesa sotto la media, il discorso: "Siamo tutti Ministri del tesoro" lo riprende Mario Talamona in un articolo su Sole - 24 ore" intitolato proprio con quella frase.
In realtà, non siamo più nella condizione di scegliere tra inflazione accelerate e recessione, come si vorrebbe far credere, ma dobbiamo accettare o rifiutare un destino di inflazione e stagnazione con il conseguente arretramento economico e sociale del Paese. Se così è, non si dovrà scegliere l'appiattimento e l'austerità grigia, ma il rigore e la fermezza che ci permettano di riprendere e di risalire. Se non abbiamo questa convinzione non possiamo approcciare questa difficile fase con adeguato senso di responsabilità.
Questo giudizio sulla situazione complessiva è a nostro avviso preliminare all'esame del documento di assestamento al bilancio 1981.
In ordine a questo formuliamo innanzitutto un rilievo che riguarda la leggibilità e la trasparenza. Siamo ancora molto lontani dagli obiettivi che l'Assessore si era prefissati. E' difficile capire quali sono stati i meccanismi adottati per la copertura del disavanzo reale del 1980 anche la revisione degli impegni di spesa per 56 miliardi ci pare parziale.
L'impegno assunto in Consiglio regionale nel mese di marzo era di una revisione completa anche relativamente ai tre anni precedenti. Così dicasi sul controllo della gestione, che viene annunciato, ma che non sappiamo come viene attuato e come il Consiglio ne può essere investito nell'apposita Commissione.
Infine v'è il "malvezzo", entrato ormai nella prassi, delle variazioni all'ultimo momento. Poiché ero il primo iscritto a parlare, le ho avute qualche momento prima degli altri, grazie all'interessamento dell'Assessore. Mi domando però come il Gruppo può esprimersi su un documento che non conosce a fondo, che è in fieri. E' un problema di efficienza, che ci si è ripromesso di considerare come uno degli elementi primari, come elemento della questione morale secondo le affermazioni di Viglione nell'ultimo intervento. C'è ancora molto da fare su questo terreno anche se riconosciamo tutto l'impegno che l'Assessore ha posto in proposito.
Vengo al problema della crisi delle risorse. Si parla di un minor avanzo di 45,5 miliardi e qui ci troviamo di fronte ad un lapsus freudiano: perché nella prima relazione l'Assessore l'aveva chiamato disavanzo (intendeva forse disavanzo reale come noi avevamo sostenuto?) quindi il disavanzo non è di 111 miliardi come è stato scritto, perché c'è un minor avanzo di 45 miliardi. Secondo il calcolo da noi fatto nel momento dell'approvazione del bilancio, il disavanzo reale del 1980, che era di 58 miliardi, aumenta di 45 miliardi quindi, il disavanzo reale è di 104 miliardi, coperto con le reimpostazioni, inoltre appare evidente il pesante condizionamento della gestione 1980 sul bilancio 1981 e su questo assestamento: è un discorso che abbiamo già fatto e che ci par giusto ripetere.
Il fondo comune diminuisce di 17,3 miliardi, comunque, la Regione ha avuto un incremento di entrata del 26% per questa voce. Quindi è un dato sul quale dobbiamo meditare, certo è meno del 36% applicato al bilancio però è assai più del 18-19% attribuito agli Enti locali. E' un taglio sostanziale, ma è comunque un'attribuzione superiore all'incremento del prodotto industriale lordo del Paese e al tasso di inflazione, anche se inferiore al tasso di incremento delle entrate tributarie che avrebbero previsto il 46%. Questo è l'unico effettivo taglio conseguente, oltre all'altro successivo, all'intervento dello Stato. C'è una riduzione dei mutui di 10,9 miliardi derivante dal taglio statale perché in proporzione ha capacità di indebitamento essendo stati i mutui calcolati al massimo. Il calcolo è corretto, si è tenuto conto nel riesame, dell'osservazione da noi fatta quando nel corso dell'approvazione di bilancio sostenemmo che c'era una capacità di indebitamento superiore, tant'è vero che la riduzione di 17 miliardi sul fondo comune comporterebbe un'annualità di 3,5 miliardi, il che significherebbe una riduzione di 17 miliardi, mentre noi riduciamo soltanto di 10 miliardi, senza tener conto dell'aumento dei tassi calcolati dal 17,50% al 19,50% e della durata minore dei 5 anni. V'è anche il problema dei tassi sul quale richiamerei l'attenzione dell'Assessore.
Occorre provvedere rapidamente alla revisione delle convenzioni con gli istituti di credito. Non possiamo ricavare dai depositi il 12,50%quando tutti gli operatori economici traggono il 17 o il 17 o il 18%. E' vero che c'è l'aggancio con le anticipazioni, con lo scarto del 5%, però siccome le anticipazioni sono saltuarie e del tutto occasionali, malgrado il decreto Andreatta è più importante il tasso attivo e dobbiamo affrontare questo discorso rapidamente, Si deve infine riprendere il discorso dei mutui perché l'aumento del tasso del 2%lo paghiamo anche per il ritardo con cui i mutui vengono stipulati.
La questione dei mutui resta aperta anche nella sostanza, perché la copertura attraverso i mutui non può avvenire con un'interpretazione troppo larga dell'art. 47. Potrebbe essere rinviata la stipula e la decorrenza ma non la contrattazione, perché la contrattazione ci garantisce il tasso e la copertura finanziaria che non c'è e che ancora peserà sulla chiusura del bilancio del 1980. Si aumentano di 10 miliardi le entrate per mutui, i mutui non sono stati stipulati ed è facile presumere, come d'altra parte l'Assessore riconosce nel suo documento per il 1981, che i mutui non saranno stipulati. Si danno allora queste ipotesi: o si portano i mutui a residuo come è probabilmente l'intenzione dell'Assessore, visto il testo della nuova legge sulla contabilità, oppure si attuano economie, che non è possibile prevedere e se non è possibile prevederle si va in disavanzo cosa che si cercherà di evitare sul piano formale, ma che non si potrà evitare in termini sostanziali, portando una serie di slittamenti al 1982 di pari importo al quantum non ancora stipulato. L'Assessore ci ha detto in Commissione: "Avviamo il vero funzionamento del bilancio pluriennale". Pu essere un discorso nuovo, anche interessante in una certa misura, ma che comunque non ci consente di avere un confronto fra dati omogenei ed evidenzia che siamo in una sostanziale situazione di non copertura delle spese dell'esercizio che stiamo ultimando.
La variazione di bilancio si può leggere in molti modi, io la leggo in un modo che forse è più comprensibile a tutti: 45,4 miliardi di minor avanzo rispetto all'avanzo previsto di 45 miliardi. Di questi ultimi, 11 miliardi vengono coperti attraverso l'utilizzo di fondi statali destinati ai trasporti che vengono dirottati verso altri finanziamenti in quanto si recupera la cifra anticipata dalla Regione. Ne risultano 34 miliardi.
Questa cifra corrisponde in termini reali agli slittamenti del 1982. Nel 1982 sconteremo quindi ampiamente il disavanzo effettivo del 1980.
Poi ci sono 17,4 miliardi del fondo comune e 10,9 miliardi di mutui, 15 dei quali si recuperano attraverso il depennamento degli oneri finanziari dei mutui che non vengono accesi. Alla fine le riduzioni, effettive sono 13,3 miliardi sui quali si è operato con dei tagli che colpiscono in gran parte la spesa in conto capitale e solo marginalmente la spesa corrente. Di fronte ai 13,3 miliardi in meno ci sono 38 miliardi in più di fondi vincolati messi a disposizione per varie leggi attraverso la disposizione governativa.
Sui tagli che sono stati fatti non possiamo convenire sia perché non si penalizza la spesa corrente, sia perché sono state effettuate alcune scelte sulle quali chiediamo una precisa risposta in sede di replica. Non condividiamo per esempio, il taglio di 3 miliardi e mezzo sull'assistenza scolastica: in un primo tempo ci era stato motivato come taglio proporzionale sul taglio del fondo comune, stamane invece ci è stato correttamente motivato come richiesta dell'Assessore. Aspettiamo l'ultima interpretazione, che speriamo veritiera; comunque, che si tratti di una proporzione, che si tratti di un taglio, non condividiamo questa ulteriore penalizzazione dell'attività dei Comuni sui quali tanto ha pianto Biazzi nel suo appassionato intervento. Passando alle spese in conto capitale non condividiamo neanche il taglio dei contributi di annualità sulle case albergo e sulle case di riposo. Era stato preso l'impegno di integrare queste cifre in sede di assestamento; oggi rileviamo che non solo non si integrano, ma si depennano. Su questo punto vorremmo una specifica risposta.
Vorremmo anche fare un'analisi della spesa corrente e sulla spesa in conto capitale. Abbiamo cercato di analizzare i fondi "freschi" e le variazioni. Non abbiamo a disposizione tutti gli elementi, quindi i dati sono approssimativi, ma, sostanzialmente esatti. Dobbiamo rilevare che le variazioni nella spesa corrente sono in aumento del 7% mentre la parte in conto capitale si riduce del 19%.
C'è una riduzione del 5 lo delle spese di funzionamento dovuta in parte alla riduzione della quota di capitale relativa al patrimonio e in parte alla riduzione nell'acquisto di beni di servizi. Questo vorrebbe significare la volontà effettiva di ridurre la spesa fissa. I risultati li vedremo a consuntivo e sarà importante verificare le spese di funzionamento dei singoli Assessorati. Ed emerge, ancora una volta,la necessità di una riforma che consenta di analizzare l'andamento delle spese, attraverso le quali sfugge tutta una parte delle spese di funzionamento regionale. Non possiamo credere molto alla riduzione di spese, perché sono di ogni giorno esempi di spesa se non allegra, certamente facile: 10 milioni in due trimestri per il telefono sulle radio macchine degli Assessori, 7 milioni in due mesi per uso di auto a Roma. Non sono esempi di rigore.
L'Assessore dice che i tagli indiscriminati favoriscono la spesa corrente. E' un discorso tutto da verificare. C'è stato un ampliamento di fondi vincolati, una parte dei quali sono indirizzati verso gli investimenti, quindi non è che manchi completamente una politica di investimenti, va detto piuttosto che i tagli indiscriminati impegnano a scelte rigorose ed autonome, che non possono essere eluse e devono essere compiute. Se invece di tagliare il fondo comune, si fosse tagliata una legge di investimento avremmo inciso negativamente sugli investimenti.
Abbiamo scelto di attuare la riduzione della spesa autonoma agendo prevalentemente sugli investimenti anche per difficoltà operative, le richieste degli Assessori espresse stamattina, la difficoltà di controllare la macchina regionale. E' un discorso che riguarda principalmente la nostra responsabilità.
Lo stesso discorso si deve fare per quello che riguarda la capacità di spesa e la spendibilità. Il bilancio di cassa è ancora stato gonfiato di 15 miliardi, quando invece l'uscita ristagna.
Abbiamo confrontato i dati dell'andamento della spesa degli anni '79-80 81. La spesa, compresi i residui, è intorno al 40 Io esclusa la spesa sanitaria. Se inseriamo la spesa sanitaria il discorso cambia completamente. Lo stesso si può dire, sul grado dei residui: dove abbiamo delle percentuali intorno al 50%. Nell'ambito della competenza il rapporto pagamenti-somme stanziate è ancora molto basso e siamo a due mesi dall'ora della verità. Si spende di più sulla parte corrente che non sulla parte in conto capitale. Il rapporto tra pagamenti e stanziamenti è estremamente basso (intorno al 39%). La prova che non si può spendere quello che è stato scritto è data dall'impostazione dei mutui.
Quando abbiamo redatto il bilancio di cassa abbiamo previsto un incasso di 250 miliardi tra mutui di competenza e mutui per residui. Siccome l'incasso dei mutui è estremamente limitato, è evidente che la possibilità di spesa non c'è, senza anticipazioni di cassa, che non ci sono state.
Farò ancora alcune osservazioni sulle proposte di bilancio 1982. Il documento per il 1982 che l'Assessore Testa ci ha dato è estremamente interessante. L'aumento del 16% sul fondo comune è un condizionamento pesante, però l'ipotesi dell'Assessore è un'ipotesi di paralisi della Regione.
Su 395 miliardi di fondi liberi, 235 miliardi sono per spese fisse e per spese di personale (l'Ente si sta fortemente burocratizzando), 37 miliardi riguardano i consolidamenti delle annualità passate, 17 miliardi i fondi statali reimpostati, 54 miliardi saranno gli slittamenti previsti, 49 miliardi riguardano i finanziamenti, quindi siamo alla copertura.
Nel 1982 ci troveremo con un bilancio stretto agli estremi.
Tutto questo ci deve far riflettere sulla situazione regionale e sul ruolo della Regione. L'Assessore, nella parte finale del suo intervento, ci ha invitati a meditare sull'istituto della Regione per ridefinirne il ruolo. Ha parlato del superamento della Regione come istituto dispensatore di spese.
Noi in certa misura abbiamo già risposto a queste domande. Abbiamo detto che occorre più rigore e più coraggio, occorre frenare la pesante burocratizzazione dell'ente, ripartire da zero nell'impostazione del bilancio: meno gestione, più programmazione. V'è uno spazio di attività, un utilizzo più organico dei fondi vincolati che costituiscono una cifra urgente che non può essere ignorata e che deve essere svincolata se non nel settore di competenza almeno nelle modalità di azione.
Proprio sul terreno della programmazione abbiamo coerentemente presentato in questi giorni le nostre proposte per il piano di sviluppo del Piemonte. E' una proposta che in qualche modo vuole rilanciare la programmazione regionale. Non riteniamo che la progettazione episodica (mi riferisco agli 84 progetti!) possa essere sostitutiva del piano di sviluppo. Né riteniamo che gli 84 progetti possano costituire l'asse portante del Piano di sviluppo. Sono una proposta operativa che in qualche modo colma un vuoto sul terreno della programmazione e porta ad un ulteriore effettivo ritardo sul campo fondamentale di azione dell'istituto regionale. Quindi, Assessore Testa, non si tratta tanto di ricercare una nuova immagine della Regione, ma di riscoprire l'immagine originaria dell'Ente programmatorio dello sviluppo nel territorio regionale. E quando avanziamo queste nostre proposte ed evidenziamo il nostro impegno per garantire il funzionamento dell'ente, in un momento di incertezza e talvolta di confusione, non lo facciamo né con spocchia né con iattanza come taluno ha affermato in quest' aula con intolleranza, ma lo facciamo con la consapevolezza di quel che rappresentiamo nella realtà piemontese e nella vita delle autonomie locali nelle quali affondano ben salde le radici del nostro movimento e del nostro partito. Lo abbiamo già detto l'altra volta e forse non è inutile ripeterlo: non ci preoccupa la nostra collocazione in quest'aula perché sappiamo di poter svolgere un servizio alla comunità anche dall'opposizione, ci preoccupa, invece, il declino dell'Istituto regionale - l'ha accennato Biazzi - ci preoccupa l'arretramento del Piemonte: né l'uno né l'altro accettiamo con animo rassegnato. Li contrasteremo con tutto il nostro impegno, con il nostro lavoro. Non vogliamo restare né assenti né inerti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

La discussione sull'assestamento offre l'occasione per fare il punto della situazione finanziaria della Regione al fine di aggiornare il suo intervento di fronte ai problemi drammatici che stiamo attraversando.
Ci sono due ordini di problemi: da una parte la necessità di un ulteriore miglioramento e snellimento della macchina regionale, dall'altra il rapporto con il Governo in ordine alle scelte di fondo che permettono di riqualificare la spesa. Relativamente alla necessità di migliorare la macchina regionale vorrei soffermarmi sulla questione della spesa corrente.
Non siamo d'accordo sulla posizione "moralistica" che viene dall'opposizione. La spesa corrente è aumentata notevolmente in questi anni per vari motivi; si tratta di vedere in che modo è possibile intervenire.
Riteniamo che sia possibile fare delle altre economie senza trasformare l'Ente Regione in una struttura in qualche modo giacobina Le iniziative degli Assessori e del Consiglio vanno meglio ponderate sia in senso politico sia in termini gestionali.
Per esempio, l'Assessorato all'assistenza ha distribuito delle cartelline molto belle con scritto il nome dei Consiglieri: anche queste spese, sia pure minime, possono essere risparmiate. Ho fatto questo esempio perché ho sul tavolo questa cartella. L'altro tema da affrontare rispetto alla spesa corrente riguarda il personale regionale. Così come altre forze politiche l'hanno sollecitato più volte, anche noi ci auguriamo che in breve tempo il Consiglio affronti il dibattito sul personale.
Recentemente la Giunta ha presentato il disegno di legge 148, che poi fortunatamente ha ritirato. Riteniamo che sia necessario affrontare la questione del personale in tempi brevi in quanto conosciamo il disagio esistente tra i lavoratori, ma soprattutto perché si è fatto ormai un uso sproporzionato e spropositato dello straordinario che non sempre è finalizzato a vere esigenze di servizio. Questo assestamento di bilancio è qualificato dai tagli del Governo e da una sostanziale diminuzione delle entrate libere che permettono alla Regione di spendere nei settori che ritiene prioritari. Questi tagli alle Regioni hanno l'obiettivo di attaccare l'istituto regionale quale ente di programmazione. Sono d'accordo con l'Assessore Testa quando dice che presto i bilanci regionali non li faranno i politici, ma i ragionieri. Dovremo batterci affinché il decreto 539 sia modificato o perlomeno perché le cause che hanno prodotto quel decreto possano essere rimosse.
Dobbiamo batterci anche contro i tagli indiscriminati sulla sanità.
Rischia di scoppiare uno scandalo (ma forse non se ne accorgerà nessuno tanti sono gli scandali in Italia), voglio dire che quella della salute rischia di divenire una delle poche industrie produttive che generano profitto: sulla salute il Governo forse ci guadagna perché probabilmente incassa più di quanto spende. Questo fatto rende più gravi e indilazionabili le scelte che la Regione deve fare. Questo attacco all'istituto regionale, quale ente di programmazione, richiede una definizione urgente delle scelte di fondo che devono essere alla base dello sviluppo dei prossimi anni, permettendo alla Regione di riqualificare la sua spesa nei settori trainanti dello sviluppo, agricoltura e energia. Il piano regionale energetico non esiste ancora né si capisce come e quando possa essere elaborato: occorre riqualificare la spesa con scelte e programmi chiari. Riqualificare la spesa nel settore dell'energia non significa soltanto fare un piano energetico regionale o delegare questa partita al governo.
Qualificazione della spesa significa scelte precise e opzioni di fondo anche in ordine alla qualificazione dell'apparato produttivo. Si tratta anche di capire se siamo tutti d'accordo sulle scelte nell'ambito della riqualificazione dell'apparato industriale: questo è uno dei nodi decisivi della possibilità o meno di tamponare il degrado del Piemonte. Di qui discende la necessità di rendere coerenti le scelte delle aziende produttive andando al confronto serrato con il Governo non solo per chiedere che cosa il Governo intenda fare, ma per dire che le scelte dell'azienda debbono essere coerenti con gli obiettivi contenuti nei piani di settore, e nei piani di sviluppo occupazionale per alcuni settori, il Governo deve assumersi delle responsabilità. Il ruolo della Regione non pu essere neutrale, la Regione non può limitarsi a mettere insieme le parti ma deve prendere delle posizioni chiare rispetto alla coerenza delle scelte delle aziende e dell'apparato produttivo. Si va rafforzando in noi l'impressione di una falsa posizione di neutralità, che nasconde delle scelte politiche che non condividiamo, la scelta cioè di non intervenire sull'apparato produttivo per imporre coerenza con le scelte che facciamo ma la scelta di intervenire a valle. Se questa impressione diventerà certezza, diciamo subito che non siamo d'accordo, quindi, al di là del nostro voto di oggi, che per queste ragioni e per queste impressioni sarà un voto d'astensione, volendo contestare non tanto le cifre, ma il ragionamento che si va sviluppando all'interno della Giunta. Il nostro voto di astensione segnala l'esigenza di aprire un confronto su questi nodi che in qualche modo, imporranno delle scelte nei prossimi mesi e che riguarderanno il nostro atteggiamento su questi problemi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, signor Assessore al bilancio annuale, colleghi Consiglieri, per esprimere una valutazione politica corretta e completa del documento finanziario che abbiamo oggi di fronte è doveroso innanzitutto riferirci all'ordine del giorno votato all'unanimità dal Consiglio, in occasione della presentazione del bilancio di previsione 1981 e del bilancio pluriennale 1981/1983. Come è noto e come ci ricorda l'Assessore al bilancio, nella relazione d'accompagnamento, l'assestamento altro non è che l'adeguamento del bilancio preventivo alle necessità che emergono nel primo semestre, destinando le risorse evidenziate dal consuntivo e aggiungendo quelle risorse nel frattempo accertate.
Questo ordine del giorno impegnava la Giunta ad una serie di adempimenti che sostanzialmente la Giunta non ha rispettato. Nel seguito del nostro intervento toccheremo, a mano a mano e con mano, la veridicità della nostra affermazione. Siamo consapevoli che talune azioni previste da quell'ordine del giorno non potevano avere effetto entro la data odierna ma c'era tutto il tempo, oltreché le occasioni, di dimostrare la volontà di impostare effettivamente una politica di programmazione di bilancio e anche finanziaria. Di quest'ultima parleremo a fondo in occasione della predisposizione del secondo piano di sviluppo, quando affronteremo la tematica dell'uso delle risorse regionali, magari anche innovando profondamente i criteri ed i metodi finora adottati.
Oggi, presentando questo documento la Giunta regionale perde un'altra occasione per dimostrare al Consiglio, ma soprattutto alla comunità, la sua volontà di voltar pagina. Debbo dire che le condizioni nelle quali il Consiglio regionale viene oggi alla presentazione di questo documento di assestamento, sono ben diverse da quelle di un passato anche recente. Devo riconoscere che i Consiglieri regionali hanno avuto tutto il tempo e le opportunità non soltanto per esaminare il bilancio, ma anche per discuterlo con l'Assessore e con i suoi collaboratori per confrontarsi, per avere quelle informazioni, metodo che apprezzo, a parte la spinta di quest'ultima variazione di bilancio che - Consigliere Brizio - non è questione di inefficienza, ma è questione estremamente politica. Anzi, questo è un caso in cui si deve parlare di efficienza, perché ieri l'Assessore non era ancora in condizioni di darci la situazione completa; nel giro di 24 ore non soltanto sono state portate tutte le variazioni e si sono fatti i conti, ma si sono anche stampati, che - ripeto - l'Assessore è costretto a rifilare un minuto prima di prendere la parola.
L'Assessore Testa in occasione del dibattito sul bilancio preventiva aveva male interpretato una nostra affermazione che il bilancio 1981 fosse un bilancio vecchia maniera. Dobbiamo dire che anche questo assestamento si presenta come un documento vecchia maniera. La Giunta infatti ha continuato a perseguire in questo ormai abbondante scorcio di anno la pratica dell'assunzione degli impegni senza l'indispensabile copertura finanziaria e, alla faccia della programmazione e della chiarezza di bilancio, fa slittare gli oneri per gli impegni assunti per quadrare i conti.
L'Assessore Testa dice che questo succede perché non ha mai funzionato il bilancio pluriennale. Ma non è così: non ha mai funzionato la programmazione. Si decidono gli interventi in modo separato. Certo, che con 34 miliardi di slittamento solo sulle voci oggetto di aumento e di diminuzione il bilancio pareggia, ma si tratta di un pareggio solo formale che si traduce In vincoli per i prossimi anni. Si può dire quindi che sostanzialmente il bilancio 1981 non è in pareggio, se è vero come è vero che si sono assunti impegni che in esso non possono trovare copertura. Il che è grave di per se stesso, ma soprattutto perché si continuano a porre dei vincoli a quel povero bilancio 1982, il quale non solo dovrà sopportare gli slittamenti dell'assestamento del 1981, ma dovrà assorbire quegli impegni che per gli effetti della legge 15, approvata dal Consiglio, ma non dai repubblicani, si vedrà trasferire quote del 1980 per circa 13 miliardi ed inserire autorizzazione di impegni nuovi fino al limite di 21.280 miliardi. Questo fatto è stato oggetto della nostra polemica, avevamo espresso un giudizio sostanzialmente favorevole sul bilancio pluriennale nel momento in cui si interveniva con una nuova legge a correggere la buona volontà che la Giunta aveva dimostrato di voler mandare avanti attraverso il bilancio pluriennale, ma la legge 15 ha praticamente vanificato tutti gli sforzi.
Ecco quindi che l'anno di miseria annunciato dall'Assessore Testa in un'intervista a Stampa Sera del 15 ottobre, non sarà tanto tale per i tagli del Governo, quanto perché la Regione con le sue mani si è ridotta il campo di manovra dei suoi interventi, compromettendo, con i vincoli pregressi,l'autonomo utilizzo delle sue risorse per le scelte conseguenti alla sua politica. Oggi noi concordiamo con quanto dice e scrive Testa.
Quando un Assessore ha il coraggio di dire al Consiglio e alla comunità che nel prossimo anno ci saranno delle difficoltà anche per finanziare la legge 28 sulle opere pubbliche, la legge 47 sull'artigianato e il commercio, la legge 63 per le aziende agricole, la 58 e la 78 per le iniziative culturali, la 10 e la 56 per il turismo, la 9 per le aree industriali attrezzate, dobbiamo riconoscere che è di una onestà encomiabile.
Concordiamo sulla necessità, ormai irrinunciabile, di una spesa regionale programmata, qualificata e rigorosa. E' esattamente quanto nel marzo scorso abbiamo sostenuto durante il dibattito sul bilancio. Proprio in quella occasione abbiamo indicato alla Giunta la strada per superare il guado delle difficoltà finanziarie. Abbiamo proposto alla Giunta quelle che avevamo chiamato le tre scelte coraggiose. La prima riguardava l'assunzione del metodo della programmazione e quale banco di prova indicavamo il secondo Piano di sviluppo regionale.
Ad un anno e mezzo dall'insediamento della Giunta, la I Commissione ha sì ricevuto lo schema di metodologia, documento prezioso, ma teorico e il dibattito ancora non si è svolto. L'Assessore Simonelli ancora non è venuto in Commissione a chiedere il nostro parere su questo documento. Già si parla della primavera come stagione fortunata perché questo piano veda la luce.
Per quanto ci riguarda e pur apprezzando la volontà dell'Assessore di portare presto al dibattito del Consiglio il bilancio di previsione 1982 ci rifiuteremo di esaminare le cifre del bilancio del prossimo anno se non si saranno prima individuate almeno le linee di indirizzo del secondo piano di sviluppo e se queste non saranno accompagnate da un quadro di riferimento delle risorse disponibili nel periodo del piano. Anche perch persi ormai due anni, se disposti a perderne un terzo, questo significherebbe andare a definire un piano di sviluppo che questa legislatura non potrebbe quasi avviare.
La seconda scelta che la Giunta doveva adottare riguardava una revisione degli impegni di spesa assunti dalla Regione negli ultimi anni.
L'Assessore Testa ci dice che si è fatto qualcosa a questo riguardo.
Chiederemo nella Commissione di dimostrarlo presentando documenti e relazioni apposite perché anche il Consiglio abbia coscienza di questo nuovo modo di rivedere gli impegni, così come peraltro si prevedeva nell'ordine del giorno al quale ho già accennato.
Come conseguenza di questa revisione chiedevamo anche una riconsiderazione del ruolo degli enti strumentali, i quali continuano ad agire senza che il Consiglio definisca per ognuno di essi quelle linee di indirizzo che, soprattutto oggi, si rendono indispensabili. Se è vero che gli enti strumentali sono strumenti della Regione per qualificare o supportare i campi delle sue attività, ancor più dovrebbero esercitare questo ruolo in un momento di crisi quale l'attuale.
Niente è stato fatto per operare questo indispensabile raccordo. Non solo, ma ai Consiglieri regionali non si inviano nemmeno i documenti ufficiali redatti da questi enti, quei documenti che per contro vengono dati, e per fortuna, alla stampa. Valga per tutti l'esempio dell'Ires che ha recentemente prodotto documenti, anche importanti, ma che i Consiglieri regionali ignorano. Per consolarci posso dire che lo ignorano anche i Consiglieri del Consiglio di amministrazione dell'Ires, ovviamente quelli di minoranza. Tra l'altro questo Consiglio si riunisce anche molto poco.
Voglio fare un esempio. Quando abbiamo approvato il bilancio di previsione del 1981, abbiamo contestualmente approvato cosi come prevede la legge, il bilancio di previsione dell'Esap che conteneva, nella voce delle entrate un contributo di 2 miliardi e 800 milioni che dovevano pervenire all'Esap da parte della Regione. Ebbene nel bilancio dell'Esap c'erano i 2 miliardi e 800 milioni, ma questa uscita non era nel bilancio della Regione Piemonte! Oggi l'Assessore (per fortuna esiste la pratica dell'assestamento) è costretto probabilmente ad inserire quella cifra che mancava. Questo è un esempio dell'assenza assoluta di raccordo tra la Regione Piemonte, il Consiglio regionale, la Giunta e gli Enti strumentali.
Uno degli impegni adempiuti dalla Giunta è stato quello della revisione della legge di contabilità che è all'attenzione della I Commissione. Credo si tratti di una buona legge, sulla quale la Commissione potrà impegnarsi utilmente e raggiungere presto l'obiettivo che si è prefisso.
Nulla o poco è stato fatto per il riassetto organizzativo della macchina regionale, per i problemi del personale. Soprattutto la Giunta non ha accolto la terza scelta coraggiosa che indicavamo: la qualificazione e la razionalizzazione della spesa. Non contesto, anche se non ho avuto modo di verificare in profondità tutte le cifre, che si siano tentati dei risparmi. Si sono operate riduzioni, anche consistenti, sulla voce "Beni e servizi": questi risparmi sono rivolti a incrementare le spese per la propaganda, mentre l'unica spesa che si riduce nella voce personale è quella relativa alla formazione del personale.
Non credo occorra un commento.
Quanto poi allo spostamento che l'assestamento avrebbe potuto produrre con la compressione della spesa corrente a favore di quella per investimenti, in linea con la politica generale che si va facendo strada e che a livello nazionale è stata condivisa da un largo schieramento di forze politiche, sociali e sindacali, occorre dire che questo assestamento, dove ha operato variazioni, le ha operate in aumento sulle spese correnti ed in diminuzione proprio sugli investimenti. Per esempio, nel campo del turismo e parlo del turismo perché riteniamo che questo sia un aspetto dell'attività regionale che vada nel futuro incrementato, e al riguardo presteremo la nostra attenzione ed il nostro contributo con un progetto particolare in sede di piano di sviluppo, si sono operati aumenti per oltre un miliardo nella propaganda turistica, nei contributi "una tantum", mentre si sono ridotti gli investimenti nelle strutture.
Per avviarmi alla conclusione vorrei soffermarmi sui due aspetti più esclusivamente politici toccati dall'Assessore Testa nella sua relazione.
Il primo concerne i tagli apportati dal Governo, elemento che l'Assessore considera il più rilevante dell'assestamento.
Certo, i tagli ci sono stati o per lo meno verranno certamente confermati, ed io concordo quando si dice che un taglio al bilancio, mentre il bilancio è in itinere, può creare problemi di varia natura, ma non concordo quando si dice che questi tagli,aumentando la rigidità del bilancio, impediscono in sostanza di fare scelte legate alla programmazione regionale e alle necessità del territorio. Ciò è vero solo in parte, poich le rigidità del bilancio sono state determinate dalle decisioni di Governo degli anni passati, che oggi ci condizionano, che domani ancor più ci condizioneranno. Invece, si corre dietro a tutti i bisogni emergenti talvolta discutibili, senza operare le scelte in base a criteri di priorità e di compatibilità economica e finanziaria, si rinuncia, cioè, a svolgere un ruolo di guida e di indirizzo della domanda di intervento verso obiettivi,se non di sviluppo, almeno di razionalizzazione e di maggiore efficacia e si ripiega su un tipo di amministrazione dominata da tentazioni assistenziali,per non dire clientelari, di sapore demagogico. D'altra parte, è sufficiente che il Consiglio dia uno sguardo alle ultime leggi approvate (non dai repubblicani), da quella per i provvedimenti sull'attività turistico-ricettiva a quella dell'adeguamento dei contributi sui finanziamenti ai Comuni, legge 28, per scoprire che quelle leggi non avevano copertura e impegnavano i bilanci 1982/1983 alla faccia dei principi, anzi delle novità (come le chiama l'Assessore Simonelli) della nuova gestione, l'individuazione degli scenari economici possibili, la definizione di un pacchetto limitato di progetti prioritari, la definizione di procedure per il controllo e la verifica dei progetti durante la loro attuazione, la fissazione delle risorse dei soggetti coinvolgendo direttamente enti locali, privati ed enti strumentali. Tutte queste novità sono rimaste allo stato intenzionale.
In questa pratica delle autorizzazioni di spesa a livello politico occorre dire che le Regioni hanno saputo perfettamente imitare lo Stato, le cui leggi e leggine senza copertura sono diventate costume o malcostume fino ad obbligare la Corte dei Conti ad intervenire nei mesi scorsi e a deprecare simile comportamento.
Il secondo punto sul quale l'Assessore ha voluto focalizzare il suo intervento nasce dalla considerazione dello stato di crisi dell'istituto regionale e della necessità di uno sforzo e di una fantasia corale per uscire dal buio. Certo, occorre lo sforzo di tutti e di tutte le forze politiche. Ma perché questo sforzo abbia successo occorre una profonda volontà di cambiamento, anzi vorrei dire che non basta più nemmeno questa occorre riacquistare credibilità attraverso atti concreti, occorre anche un nuovo atteggiamento di maggiore sensibilità alle corresponsabilità. Un Assessore regionale non può più ragionare in termini settoriali, deve in ogni momento saper collocare opportunamente il suo tassello nel più ampio mosaico del bilancio e dell'attività regionale, così come una Giunta regionale non può più operare le sue scelte disgiungendole dalle scelte nazionali. Questa non è una mortificazione dell'autonomia assessorile o regionale, l'autonomia la si esalta attraverso un coordinamento più incisivo ad ogni livello, più necessario oggi per la scarsità delle risorse e per l'insorgenza di sempre nuovi e più drammatici problemi.
Poiché i repubblicani sono sempre tacciati di voler fare la morale - lo diceva, rivolgendosi all'opposizione in generale, Montefalchesi poco fa non so sfuggire a questa tentazione anche perché mi sembra questa una morale quanto mai opportuna. Se dovessi dirla con parole mie, vorrei dire che è proprio giunto il momento di voler e saper sostituire agli interessi di parte l'interesse generale della comunità. Ma poiché condivido profondamente quanto Spadolini ha avuto modo di affermare in questi giorni sulla necessità di un maggior rigore della spesa, i colleghi perdoneranno quella che Bastianini chiamerebbe civetteria repubblicana nel far mie quelle sue parole.
Una legislazione di spesa, incapace di rispettare precisi vincoli e precise compatibilità, oltreché demagogica e puramente illusoria per le aspettative create e destinate a restare tali, può ben essere definita oggettivamente reazionaria, in quanto ostacola ogni prospettiva di sviluppo e privilegia quegli interessi che per essere i più agguerriti non sono tuttavia da collocare fra i più bisognosi di tutela. Considero questo monito messaggio, uno stimolo al mio impegno in questo Consiglio regionale nella viva speranza che possa essere condiviso e fatto proprio da ognuno di noi. Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, farò una breve dichiarazione per precisare quale sia in argomento la posizione responsabile del Movimento Sociale Italiano.
L'assestamento 1981, previsto dalla legge regionale 14/3/1978 n. 12, è soprattutto rivolto all'aggiornamento degli stanziamenti che in fase di preventivo non possono che essere stimati.
Si tratta di correzioni, di aggiornamenti, che qualunque sia la loro portata, non incidono sull'intelaiatura e sull'impostazione di fondo che al bilancio si è voluta dare. O perlomeno, se vi incidono, vi incidono soltanto dal punto di vista meramente contabile, diremmo ragionieristico senza interessare le linee fondamentali del preventivo.
Per motivare il nostro voto contrario all'assestamento 1981 ci è sufficiente richiamare il giudizio negativo che, in termini politici, non ragionieristici né contabili, abbiamo dato a suo tempo al bilancio bilancio che - lo ripetiamo - questo assestamento lascia inalterato nella sua sostanza politica.
Potremmo anche aggiungere, riprendendo e sintetizzando critiche avanzate dalle forze di opposizione, che semmai la situazione oggi si presenta aggravata rispetto al passato perché ai precedenti vincoli, sono venuti ad aggiungersi i tagli del Governo.
La diminuzione di oltre 17 miliardi dai fondi ex art. 8 della legge 356, il minore avanzo pari a circa 46 miliardi del consuntivo 1980, la ridotta capacità di mutui di circa 10 miliardi, tutti questi fattori negativi hanno favorito, hanno incrementato la rigidità del bilancio rendendo vieppiù necessaria una rigorosa qualificazione e razionalizzazione della spesa ed imponendo una seria politica di sostegno degli investimenti che ancora si possono fare.
Sono condizioni che noi non avevamo visto presenti nel bilancio 1981 e che naturalmente non possono ora venire contemplate dall'assestamento e che si traducono come già detto in un'ulteriore diminuzione della risorse disponibili.
Ad illustrazione di questa situazione di bilancio l'Assessore Testa conclude la sua relazione con due annotazioni che non esistiamo a definire interessanti :sulla necessità di ridefinire il ruolo della Regione e sulla necessità di impegnare in questo compito la fantasia e la capacità dei governanti.
Sono giudizi sui quali, sia pure da angolazioni diverse, noi pure concordiamo, e su questo piano la nostra parte politica è presente al confronto.



PRESIDENTE

I lavori sono terminati e riprenderanno alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,35)



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