Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.80 del 07/10/81 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Il punto primo punto all'ordine del giorno reca: "Approvazione verbali precedenti sedute". I processi verbali delle adunanze consiliari del 22 settembre 1981 sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima della seduta odierna. Se non vi sono osservazioni, si intendono approvati.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Cerchio, inerente al bando di concorso dell'Istituto bancario S. Paolo


PRESIDENTE

Esaminiamo il punto secondo all'ordine del giorno: Interrogazioni e interpellanze. "Interrogazione del Consigliere Cerchio, inerente al bando di concorso dell'Istituto bancario S. Paolo".
Risponde l'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore ai problemi del lavoro

Il problema posto dall'interpellante nasce dal bando di concorso per l'assunzione a posti di impiegato di I categoria destinati ai residenti nella Regione Piemonte e Valle d'Aosta, emesso dall'Istituto bancario S.
Paolo di Torino alla fine del luglio scorso.
Fra i requisiti richiesti per essere ammessi alle prove di selezione ai fini dell'assunzione il bando prevede, per gli aspiranti in possesso di diploma di maturità, una votazione minima di 7/10 ovvero 42/60.
L'introduzione di una predeterminata votazione scolastica quale condizione per essere ammessi alle prove, costituisce un'innovazione rispetto alla situazione precedente, allorché era ritenuto sufficiente il semplice diploma di maturità senza l'indicazione di una votazione minima specifica.
Da questa innovazione è emersa una vertenza sindacale che ha avuto una certa risonanza anche all'esterno della Banca.
L'Assessorato, anche in relazione alla sollecitazione dell'interrogante, è intervenuto per acquisire gli elementi utili alla conoscenza dei diversi aspetti della vertenza sentendo sia l'Istituto bancario che le Organizzazioni sindacali, non appena è stato possibile assumere i contatti relativi al termine del periodo feriale.
La Direzione dell'Istituto bancario S. Paolo di Torino ha così riassunto le motivazioni che sono state alla base della decisione assunta dal Consiglio di amministrazione dell'Istituto stesso, di introdurre un limite di votazione per il diploma.
Intanto una considerazione di carattere generale e cioè che le assunzioni riguardanti gli impiegati di prima categoria avvengono con prove che si basano sul programma dei corsi di studio tipici dei diplomati ammessi, per cui puntualmente le prove hanno riproposto una selettività analoga a quella dei corsi scolastici ed hanno portato all'acquisizione dei posti stessi, nella stragrande maggioranza, coloro che avevano ottenuto i migliori risultati scolastici.
In secondo luogo l'Istituto bancario S. Paolo si rifà a sistemi già praticati presso numerose aziende di credito ed enti di settori diversi e sottolinea come questo suo comportamento in definitiva si risolve con un atto di fiducia nei confronti delle istituzioni scolastiche.
Inoltre, dice ancora l'Istituto in un'apposita memoria presentata all'Assessorato, "è apparso maggiormente responsabile porre il limite predetto piuttosto che continuare ad ingenerare aspettative in moltissimi candidati, portatori delle votazioni minime, ben sapendo - sulla scorta delle passate esperienze - quali fossero le reali possibilità di esito favorevole. Valga per tutte la situazione venutasi a determinare nella selezione Piemonte e Valle d'Aosta del 1980, ove numerosissime furono le domande di candidati con votazione di diploma inferiore a 42/60 (3038 pari al 40% delle domande) e solo un limitatissimo numero si è inserito tra i 200 vincitori (14 pari a circa il 7%) e fra i 200 idonei (25 pari a circa il 12%); oltre a ciò, l'introduzione del limite di votazione, con la conseguente presumibile diminuzione del numero delle domande, consente di più proficuamente utilizzare il complesso apparato organizzativo e tecnologico attraverso il quale le prove vengono gestite, costituito da attrezzature non solamente destinate a tale scopo, ma necessarie per la normale attività bancaria".
Le Organizzazioni sindacali, da parte loro, hanno ricordato all'Assessorato come fin dal 1978, allorché al tradizionale sistema del concorso a carattere nazionale si sostituì quello tutt'ora vigente regionale o pluriregionale, l'Istituto bancario S. Paolo avesse proposto l'elevazione della votazione del diploma di scuola media superiore quale requisito per accedere alle procedure concorsuali e come tale proposta fosse stata respinta dalle Organizzazioni sindacali stesse.
Lo stesso atteggiamento venne assunto dal Sindacato allorché, in momenti successivi, l'Istituto ripresentò la proposta.
Le motivazioni richiamate dai Sindacati e riportate in una nota da questi trasmessa all'Assessorato al lavoro, sono le seguenti: a) l'inserimento dei 42/60 esclude la partecipazione a procedure di assunzione in ente economico di diritto pubblico di circa il 50% di diplomati con titolo di studio statale b) è uno strumento di discriminazione nei confronti delle scuole considerate di "massa" (es. istituti tecnici) e di categorie sociali più deboli (nessun limite viene posto per i laureati) c) l'esito più d meno positivo della prova di maturità dipende da una serie ampia di fattori, non ultimi la differenza tra scuola e scuola, tra città e città, ecc.
d) l'inserimento dei 42/60 è un criterio inutile in presenza di una preselezione e prova di selezione altamente impegnative.
Il Sindacato sottolinea inoltre come anche la considerazione che l'elevato numero dei concorrenti rende difficilmente gestibile il concorso e che quindi è opportuno uno sbarramento costituito dal livello della votazione è superabile ove si consideri che le prove scritte sono strumentate in modo tale da essere gestite elettronicamente.
Per quanto poi si riferisce alle procedure in atto nelle altre aziende i Sindacati evidenziano la diversità e la specificità delle varie situazioni.
Queste in sintesi le posizioni delle parti rispetto alle quali, a completamento degli elementi informativi forniti, sarà opportuno precisare che la modalità per le assunzioni dell'Istituto bancario S. Paolo sono definite da un apposito regolamento per il personale, concordato fra le parti, che all'art. 19 recita: "Le condizioni di ammissioni e le modalità di svolgimento delle procedure di selezione. sono stabilite di volta in volta dal Consiglio di amministrazione; dette condizioni e modalità saranno preventivamente illustrate alla rappresentanza sindacale del personale onde raccogliere le sue osservazioni e valutazioni, di cui verrà informato il Consiglio di amministrazione".
Nella Commissione nominata dal Consiglio di amministrazione per la conduzione delle procedure concorsuali è inserito un membro designato dalle rappresentanze sindacali del personale.
In questo senso i diritti di uguaglianza e di libertà di tutti i cittadini all'attività economica richiamati dall'interrogante devono consentire la più ampia partecipazione ai concorsi, garantire la loro gestibilità in tempi ragionevoli e la sollecita copertura dei posti disponibili, favorire l'inserimento nelle delicate funzioni che la banca deve svolgere del personale più idoneo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Sulla vicenda del concorso presso l'Istituto S. Paolo, che è stato oggetto di una vivace protesta, occorre meditare giacché il criterio adottato dall'Istituto bancario S. Paolo rischia di innescare un processo al di là dell'Istituto in questione. L'indicazione della Direzione è insufficiente, in effetti, è provato che non è sufficiente avere ottenuto un ottimo risultato all'esame di maturità per essere degli ottimi impiegati sul lavoro. Né vale la giustificazione relativamente alla riduzione della partecipazione per noi ingenerare aspettative. Sosteniamo la posizione delle Organizzazioni sindacali perché la partecipazione di tutti i cittadini alle attività economico-sociali della comunità, anche attraverso una selezione regolata con criteri scolastici, deve essere una delle caratteristiche fondamentali della nostra società.
In sostanza, siamo di fronte ad una palese violazione dei diritti di uguaglianza e di libertà dei cittadini. Accolgo il giudizio della Giunta regionale, tuttavia non posso non rilevare che l'esecutivo, che è sempre pronto ad esprimere giudizi in situazioni di questo tipo, avrebbe dovuto assumere una presa di posizione pubblica e tempestiva, soprattutto in una Regione come il Piemonte dove il potere pubblico non sempre è in grado di incidere per la riduzione della sottooccupazione.
Questo fatto è un grave e pericoloso attacco all'occupazione.
Nel recepire il giudizio dell'esecutivo, ci auguriamo che la stampa pubblicizzi la nostra sollecitazione.


Argomento: Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Interrogazione dei Consiglieri Sartoris e Cerchio inerente le tariffe degli impianti di risalita


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Sartoris e Cerchio inerente le tariffe degli impianti di risalita.
Risponde l'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore allo sport

Rispondo all'interrogazione dopo aver acquisito alcuni elementi delle società francesi. E' però difficile paragonare le tariffe francesi con quelle italiane tenendo conto delle caratteristiche diverse.
Tuttavia si è cercato di fare un confronto tra il complesso delle tariffe praticate nelle stazioni di sport invernali del Piemonte e quelle praticate nelle stazioni francesi.
Dall'esame dei tariffari validi per la stagione 1980-81 si rileva che il costo del biglietto di libera circolazione giornaliera varia nella maggior parte delle stazioni piemontesi dalle 9.000 alle 11.000 lire con una concentrazione maggiore sulle 10.000 lire.
Lo stesso biglietto giornaliero costa nella maggior parte delle stazioni francesi dai 60 ai 70 franchi (circa 12.000 - 14.000 lire).
I prezzi superiori alla suddetta media per il biglietto giornaliero si riscontrano, in Piemonte, a Sestriere (L. 14.000), a Bardonecchia (L.
13.000), Sauze d'Oulx (L. 14.000), Limone Piemonte (L. 12.000), riferendosi tuttavia alla circolazione sul complesso degli impianti di risalita, pur di diverse società esistenti nelle varie località; nelle stesse località si può infatti acquistare un giornaliero limitato al prezzo di 7.500 - 9.500 lire.
Praticano invece prezzi inferiori alla media Frabosa (L. 8.000), St. Grée di Viola (L. 8.500) e pressoché tutte le altre località minori.
In Francia il massimo si rileva a Courchevel (79 fr. circa 15.800 lire) e i minimi a Chamreusse (46 fr. = 9.200 lire), Morzine (48 fr.= 9.600 lire).
Passando poi all'analisi del costo del biglietto settimanale si ha per il Piemonte una variazione per le località maggiormente attrezzate tra le 50.000 e le 70.000 lire, con la punta di Sestriere e Sauze d'Oulx che offrono un biglietto unificato a L. 79.000.
Nelle stazioni francesi si hanno le punte di Courmchevel (470 fr. = 34.000 lire), La Plagne (440 fr. = 88.000 lire), con una media di variazione per le altre stazioni dai 290 ai 390 fr. (dalle 58.000 alle 78.000 lire).
Pare quindi di poter dedurre che i prezzi nelle stazioni di sci piemontesi non soltanto non sono notevolmente superiori a quelle francesi ma anzi risultano mediamente più contenuti ed anche il raffronto fra i prezzi massimi si risolve a favore delle stazioni piemontesi.
Diverso è invece il discorso circa la perdita di competitività nel prezzo delle nostre stazioni rispetto a quelle d'Oltralpe cui penso possa riferirsi più propriamente l'interrogazione. In effetti esiste questo fenomeno di graduale avvicinamento dei costi dei servizi nelle località dei due versanti delle Alpi occidentali, fenomeno che rischia di incidere sulla competitività sul mercato straniero della nostra offerta turistica e quindi sulle presenze di stranieri nelle nostre località.
Le cause di tale perdita di competitività possono essere molte; ve ne sono però alcune evidenti sulle quali merita soffermarsi.
1) Il tasso di inflazione interno italiano degli ultimi anni, in presenza di una fissità di cambio con le altre monete europee ha fatto venir meno il vantaggio che il turismo italiano aveva in conseguenza del cambio enormemente favorevole per i turisti stranieri: l'Italia in genere cioè, costa ogni anno di più al turista straniero e quindi diventa meno appetibile.
Tale fenomeno si è già rilevato in termini percentuali anche dall'esame dell'andamento della stagione turistica estiva 1981.
2) Le stazioni francesi di solito sono state realizzate mediante criteri di programmazione socio-economica e di pianificazione territoriale che in Italia e in Piemonte ancor oggigiorno incontrano forti resistenze da parte di forze economiche e politiche: ciò ha consentito di localizzare opportunamente gli insediamenti e di dimensionare correttamente le strutture di vario genere realizzando delle vere operazioni di imprenditorialità turistica e delle conseguenti economie gestionali.
3) Le stazioni piemontesi si sono invece sviluppate in genere secondo un disegno casuale sia per quanto riguarda la localizzazione sia per quanto riguarda il dimensionamento, con le conseguenti disfunzioni organizzative ed economiche, si pensi, ad esempio, alla compresenza di diverse società di gestione in una stessa località spesso anche in concorrenza tra di loro.
Non solo, ma il non aver impostato la stazione sciistica come complesso organico comprendente territorio e ambiente, impianti di risalita, piste alberghi, residences, servizi vari di ricreazioni e di supporto ha fatto sì che: a) i costi per la realizzazione delle infrastrutture vengono a gravare sull'ente pubblico, con appesantimento del deficit pubblico e conseguenti fenomeni inflattivi b) i costi - di tutti i servizi connessi allo sci (battitura piste autobus navetta, organizzazione del soccorso, manifestazioni, ecc.) viene sostenuto in genere o dall'ente pubblico o dalle imprese di trasporto a fune e scaricato in tal caso sul prezzo del biglietto e quindi sull'utente c) si sono per contro realizzati degli utili enormi da parte di quanti con azione parassitaria e speculativa (in particolare nel campo edilizio ma anche in quello commerciale) hanno sfruttato questo stato di cose beneficiando di tutti gli effetti positivi della valorizzazione delle località, ma non compartecipando ad alcun onere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Riccardo

La nostra interrogazione intendeva appunto avere elementi utili per un confronto tra i prezzi praticati in Francia e i prezzi praticati in Piemonte, proprio per capire il motivo che induce i turisti italiani a frequentare gli impianti francesi. Mi riservo di esaminare la risposta scritta dell'Assessore, anche se, da quanto ci ha detto, non esisterebbe differenza di prezzi rilevanti.
Nelle sedi opportune si dovrà sviluppare il discorso generale sui Piani di sviluppo delle Comunità montane e sui rimedi agli insediamenti casuali degli impianti sportivi che continuano a sorgere in mancanza di un intervento regionale di raccordo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza del Consigliere Fassio Ottaviano inerente la IB-MEI di Asti


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza del Consigliere Fassio Ottaviano inerente la IB MEI di Asti.
Risponde l'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore ai problemi del lavoro

In relazione all'emanazione del Decreto Ministeriale di proroga del trattamento di disoccupazione speciale, relativo al trimestre 6/4/1981 5/7/1981, per gli ex dipendenti IB-MEI e DC-SERVOS di Asti, si informa che già allo scadere del trimestre precedente venivano esperite le opportune verifiche presso i competenti uffici ministeriali, sia locali che centrali.
A questo proposito si rammenta che proprio in occasione del Convegno sulla situazione economica comprensoriale svolto l'8 giugno ad Asti veniva trasmesso un telegramma a nostra firma, affinché la procedura fosse sveltita al massimo onde evitare il crearsi di ulteriori tensioni sociali che tra l'altro proprio in quella sede venivano manifestate. Ad ogni buon conto si rende noto che il decreto in questione è stato già emanato dal Ministro del lavoro in data 17/7/1981 e che sono attualmente in corso le procedure di legge al fine dell'approvazione della 14.ma proroga.
A questo scopo si è già svolta la consueta riunione per la raccolta dei pareri di competenza a cura e presso l'Ufficio regionale del lavoro di Torino in data 28/7/1981.
Si coglie comunque l'occasione per ribadire il fatto che le soluzioni delle situazioni produttive ed occupazionali degli ex dipendenti IB-MEI di Asti, sono strettamente legate alla definizione dei programmi di sviluppo del gruppo GEPI in Piemonte ed in particolare all'assolvimento degli impegni del gruppo stesso a suo tempo assunti a norma di legge. E' noto come lo sviluppo di questi impegni e programmi sia oggetto di confronto costante tra la Regione Piemonte e la GEPI al fine di conseguire una loro rapida e soprattutto reale attuazione.
Questa ed altre questioni simili saranno oggetto dell'incontro e del confronto che avremo con i Ministri Marcora e Di Giesi.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante, Consigliere Fassio Ottaviano.



FASSIO Luigia

Ringrazio l'Assessore per le assicurazioni che ha dato anche se devo dire che avendo presentato l'interpellanza il 22 luglio, la risposta è superata. A giorni circa 500 dipendenti purtroppo non riceveranno nemmeno il contributo minimo che potrà aiutare le loro rispettive famiglie.
Prego l'Assessore e quanti sono in grado dì interporre i propri uffici affinché non si ritorni ai momenti esasperati dell'8 giugno che tutti ricordiamo.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente l'incarico da parte della Provincia alla società Tecnostudio per studi sulla programmazione agricola


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente l'incarico da parte della Provincia alla società Tecnostudio per studi sulla programmazione agricola.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Rispondendo all'interrogazione n. 203/295 non ho alcuna difficoltà ad affermare che la Giunta regionale non era stata preventivamente informata dell'iniziativa della Provincia di Torino relativa all'affidamento a "Tecnostudio" di una ricerca sulla cooperazione e per il rinnovamento dell'agricoltura di Torino e non in senso specifico sui piani zonali di sviluppo agricolo, come si afferma nell'interrogazione.
In ogni caso devo anzitutto precisare che Province, Comuni e Camere di commercio sono autonome e non sono tenute a sottoporre le proprie iniziative all'esame della Regione, della Giunta e quindi dei singoli assessorati, se non in quei casi e per quelle iniziative in cui sia prevista qualche autorizzazione di legge o per le quali abbiano richiesto o intendano richiedere il concorso finanziario della Regione.
E non è certo il caso in questione.
Del resto non pochi sono gli interventi e le iniziative che Comuni Province o Camere di commercio assumono senza informare o chiedere il parere o concordarne l'attuazione con la Regione; a volte si tratta di semplici convegni di studio, dibattiti, ricerche, a volte anche di incentivi o interventi diretti.
Così è avvenuto per l'iniziativa assunta in data 4 giugno 1981, senza alcun voto contrario, dal Consiglio Provinciale di Torino, su proposta della Giunta provinciale e non vedo sulla base di quale principio o di quale procedura vi possa essere alcunché da eccepire.
Così, come non mi pare vi sia alcunché da eccepire sul piano politico programmatico o del coordinamento se si pone mente al fatto che nella delibera che affida l'incarico della ricerca a "Tecnostudio", fra le varie indicazioni ed i vari vincoli si precisa, fra l'altro, che la ricerca o studio sarà svolta - cito testualmente "in armonia con gli indirizzi che saranno formulati dalla Regione e dell'ESAP in materia di potenziamento della cooperazione e di sviluppo del settore agricolo".
Tutto ciò premesso credo di poter affermare che la ricerca affidata a "Tecnostudio" per il tema o i temi specifici che affronta e cioè: lo sviluppo della cooperazione e dell'associazionismo nei suoi vari aspetti dalla produzione alla trasformazione ed ai connessi problemi della commercializzazione dei mercati in una Provincia come quella di Torino, ove la cooperazione non è molto sviluppata ed ove i problemi della commercializzazione sono senza dubbio di dimensioni assai maggiori che altrove, essendo la città di Torino uno fra i più importanti centri commerciali agricol-alimentare non solo della Regione, ma del Paese, pu senz'altro rappresentare ed apportare un contributo importante e valido e non in contrasto con le iniziative dell'ESAP o della Regione e utilizzabile ai fini della stessa programmazione zonale. A tale proposito l'iniziativa se ben raccordata, potrà rivelarsi tanto più utile, quando si pensi al ritardo che, per i motivi che tutti conoscono dobbiamo purtroppo registrare nella direzione della programmazione zonale, in quanto soltanto nelle prossime settimane si arriverà all'insediamento delle Commissioni zonali di cui alla legge 20.
Naturalmente, e in questo senso intendo assicurare gli interroganti, se questo era il loro timore o la loro preoccupazione, che l'avvio dell'attività delle Commissioni zonali (che il Presidente del Comprensorio di Torino sta per procedere al loro insediamento) avverrà e proseguirà sulla base della legge regionale n. 20 ed in piena conformità con le metodologie a suo tempo predisposte ed approvate dal Consiglio di amministrazione dell'ESAP stesso.
Tutto ciò non soltanto per il rispetto formale della legge, ma altresì per l'ovvia esigenza di omogeneità metodologica su scala regionale, ma anche per una scelta politica più di fondo, insita nel concetto stesso della programmazione democratica: la necessità cioè che l'intero processo programmatico, dalla fase conoscitiva a quella delle scelte e degli obiettivi da realizzare, passi attraverso l'attività delle Commissioni e corrisponda alle reali acquisizioni delle stesse alle quali compete pertanto di costruire i contenuti cioè le scelte e gli obiettivi del piano zonale sulla base delle metodologie già predisposte dall'ESAP, al quale compete pure di assicurare alle Commissioni il necessario supporto metodologico organizzativo e tecnico.
Mi pare quindi che, proprio in questo campo, cioè di supporto organizzativo e tecnico e di raccolta di elementi di analisi di conoscenze capaci di evidenziare esigenze, carenze, possibilità e convenienze relative allo sviluppo del movimento cooperativo e ad altri problemi connessi all'ammodernamento agricolo, possa rilevarsi senz'altro utile la collaborazione della Provincia di Torino e quindi la ricerca affidata a "Tecnostudio".
Se infine gli interroganti volevano evidenziare l'esigenze di un sempre maggior coordinamento fra Regioni, Enti, Comuni, Province, Camere di commercio, Comunità montane e Comprensori sui problemi agricoli o soprattutto della programmazione in agricoltura, concordo senz'altro con essi e sono ad assicurare che la Giunta si muove in questa direzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

L'Assessore avrebbe potuto dire che gli enti sono autonomi, come lo è la Provincia, quindi, questa iniziativa è perfettamente legittima specialmente se, come in questo caso, l'affidamento è stato fatto con voto quasi unanime. Mi fa piacere invece che l'Assessore abbia affrontato il problema in modo serio accennando alla necessità di un coordinamento.
Questo è il punto. Non dubitiamo che siano necessari studi, indagini e supporti alla programmazione agricola, è però opportuno - come l'Assessore riconosce - non spendere troppo in questo campo, non fare due, tre anche quattro volte lo stesso lavoro, soprattutto perché disponiamo di un ente altamente qualificato, l'Esap che ha già realizzato studi pregevoli sulla programmazione. In questo caso sono stati fatti molti studi, che erano solo da aggiornare, pertanto questo incarico ci pare superfluo. Prendiamo atto che l'Assessore si impegna a verificare e a controllare queste iniziative sia pure rispettando l'autonomia degli Enti locali.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Cooperazione

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando e Penasso inerente la cooperativa "La Montaltese" di Montalto Dora


PRESIDENTE

L'Assessore Ferraris risponde all'interrogazione dei Consiglieri Chiabrando e Penasso inerente la cooperativa "La Montaltese" di Montalto Dora.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Come ho già avuto modo di informare gli interroganti, a seguito di altra loro interrogazione con risposta scritta, "la cooperativa Montaltese" di Montalto Dora venne costituita in data 3.7.1976 con atto notaio Liore reg. n. 10141 regolarmente iscritto al registro Prefettizio della Cooperativa, sezione agricola con decreto n. 2213/3341 del 10 marzo 1977.
La cooperativa in questione, avente per scopo acquisti collettivi conduzione di terreni in comune, valorizzazione e vendita dei prodotti dei soci, ecc., al momento della presentazione della domanda di finanziamento avvenuta il 23.3.1979 risultava costituita da 9 soci, di cui 8 coltivatori e uno non coltivatore o coltivatore part-time. Disponeva, come dispone tuttora, di 18 ettari di terreno di proprietà dei soci e di 23 ettari concessi in affitto dal Comune per la durata di 25 anni, con deliberarazione comunale n. 169 del 16.12.1976. All'anzidetta cooperativa è stato concesso con decreto del Presidente della Giunta regionale, n. 3116 del 25.6.1980, un contributo di 40 milioni ed un mutuo integrativo di altri 40 milioni a tasso agevolato per la costruzione di un capannone prefabbricato di metri quadri 500 e la messa in opera di un essiccatoio. Al momento del finanziamento la Cooperativa agricola la Montaltese di Montalto Dora possedeva pertanto tutti i requisiti previsti dalla legislazione nazionale e regionale, sia in ordine alla base sociale sia in ordine alle disponibilità di terreno. Anche se l'insediamento fosse stato previsto sul terreno in affitto (cosa che ignoro) una concessione per 25 anni da parte di enti pubblici, non mi page potesse rappresentare ostacolo di qualsiasi natura. In ogni caso, il sedime su cui sta sorgendo l'impianto, sarà acquistato da parte della cooperativa per un importo dì 4 milioni che sono sborsati dai soci senza finanziamento regionale. Il sindaco di Montalto Dora ci ha assicurato che la delibera di vendita è già stata approvata dal Consiglio comunale. E' invece vero che il socio Berton Giacchetti Giacomo pur essendo munito di C.D.4, quindi risultante coltivatore diretto, è poi risultato essere soltanto un coltivatore part-time in quanto si sarebbe successivamente occupato in un'azienda di marmi. E' inoltre vero che essendo recentemente deceduto il socio Giannotti Pietro, il medesimo è stato sostituito nella cooperativa dal figlio Attilio, il quale svolge attività agricola part-time. A questo punto si può discutere se con 6 coltivatori diretti, 3 coltivatori part-time sia o meno rispettata la prevalenza dei coltivatori diretti. In ogni caso la cooperativa "La Montaltese" di Montalto Dora è stata invitata ad allargare la base sociale o, se si preferisce, a regolarizzare la propria posizione, nel caso che si intenda che i 9 soci debbano essere tutti coltivatori diretti. Anche in quest'ipotesi, che se sarà necessario sarà vagliata dall'apposita Commissione assessorile per i ricorsi, credo si possa far valere la norma prevista dalla legislazione nazionale sulla cooperazione (art. 22 del decreto legge 14.12.1974 n. 1577) che recita testualmente: "Le cooperative che successivamente alla loro costituzione scendono al di sotto del numero dei soci minimo previsto dalla legge, possono provvedere entro un anno all'integrazione del socio o dei soci deceduti o decaduti". Va da sé che qualora la cooperativa "La Montaltese" dovesse essere riconosciuta non più in possesso dei requisiti di società cooperativa, ed essere cancellata dal registro Prefettizio delle Cooperative, o comunque non risultasse possedere i requisiti previsti dalla legge regionale n. 63, si assumeranno nei suoi confronti tutti i provvedimenti previsti dalla legislazione regionale vigente.



PRESIDENTE

La parola per la replica al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Ci siamo permessi di presentare una seconda interrogazione su questo problema, perché avevamo la sensazione che questa fosse una di quelle cooperative che avrebbero avuto i finanziamenti regionali senza avere i requisiti e senza produrre gli effetti previsti dalla legge.
La risposta dettagliata dell'Assessore ci conferma i nostri dubbi.
Ma, al di là degli aspetti di legittimità che, come l'Assessore ha detto, possono essere perfezionati prima o poi, l'attività di questa cooperativa pare piuttosto debole rispetto a quanto le leggi regionali prevedono e rispetto ai finanziamenti che sono stati promessi se non ancora riscossi. La qualifica dei soci è molto discutibile, l'attività agricola non risulta e nel capannone pare che i soci svolgano altre attività. Corre voce che sia una cooperativa forzata, fatta appositamente per ottenere i finanziamenti regionali: non c'è un'attività produttiva vera, c'è un capannone che non si sa bene a che cosa debba servire, c'è la qualifica dei soci. Per il momento registriamo questa situazione non chiara e invitiamo l'Assessore a seguirla con attenzione. Valuteremo in seguito se questa cooperativa, come altre, saranno entrate in una logica di attività e di produttività.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Interrogazione dei Consiglieri Bruciamacchie, Ferro, Revelli, Ariotti inerente il nubifragio che ha colpito la zona del Monregalese


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Bruciamacchie, Ferro Revelli, Ariotti inerente il nubifragio che ha colpito la zona del Monregalese.
La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Chiedo agli interroganti di consentirmi di dare le risposte richieste nell'ambito della comunicazione che farò fra breve, dopo che l'Assessore Cerutti avrà relazionato sui danni provocati dalle calamità atmosferiche.



REVELLI Francesco

In seguito alla dichiarazione dell'Assessore ed alle comunicazioni che ci verranno fornite dalla Giunta regionale, consideriamo discussa l'interrogazione.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione del Consigliere Sartoris inerente la linea ferroviaria Modane-Torino


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Sartoris inerente la linea ferroviaria Modane-Torino.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità

Il collega ci chiede se risponde a vero che le ferrovie francesi intendono trasferire il traffico merci dal Sempione a Chiasso e se la Regione ritenga, al di là delle sue specifiche competenze, di porre in atto ogni intervento perché questo non avvenga.
In esito a quanto richiesto dall'interpellante si informa che le ferrovie francesi non hanno mai espresso né ufficialmente né ufficiosamente l'intenzione di dirottare traffico merci su altri transiti svizzeri tantomeno su quello di Chiasso.
Per quanto attiene la riduzione del traffico al transito di Modane (circa il 10% nei mesi da maggio ad agosto), si ritiene debba essere attribuita alla crisi economica che perdura in tutti i Paesi europei e che inevitabilmente si riflette anche sul settore dei trasporti.
Le difficoltà incontrate nella movimentazione dei treni da e per il transito, nello stesso periodo, sono da ricercarsi essenzialmente nella carenza di personale di trazione, carenza che nei mesi estivi si è aggravata per la turnificazione delle ferie.
Per quanto riguarda il punto 2) dell'interrogazione, la Regione si è già fatta carico del problema, ponendo la questione in sede di Comitato di coordinamento tra Regione e FS.
A tal proposito, si fa presente che all'interno del coordinamento Regione-FS è stato creato un sottocomitato che si occupa delle problematiche inerenti il trasporto delle merci su strada ferrata.
Domani si inaugurerà il primo tratto della nuova linea da Bussoleno a Meana. Si tratta di un'alternativa per consentire il miglioramento della linea esistente. Il problema del collegamento ferroviario e della movimentazione merci da Modane a Torino potrà essere risolto soltanto quando il raddoppio sarà completato e il punto passante del quadrivio Zappata di Torino consentirà l'organizzazione del trasporto senza gli intoppi che oggi si verificano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Riccardo

Sono lieto di apprendere che le ferrovie francesi non hanno mai dichiarato di voler trasferire il traffico merci. La diminuzione del traffico è dovuta alla crisi economica generale, che tutti conosciamo, che evidentemente ha colpito anche il traffico merci.
Ringrazio l'Assessore dell'informazione che, in qualche misura tranquillizza le preoccupazioni soprattutto di ordine occupazionale sorte nella Valle di Susa.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente il nubifragio del 17 agosto che ha colpito i Comuni della provincia di Torino


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Cerchio inerente il nubifragio del 17 agosto che ha colpito i Comuni della provincia di Torino.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore al pronto intervento

In seguito alle precipitazioni di lunedì 17 agosto, sono pervenute a questo Assessorato segnalazioni di danni nei comuni di Lauriano Po e di Monteu da Po.
Sono stati predisposti, per il comune di Lauriano Po, finanziamenti per un totale di L. 47.000.000.
Relativamente al comune di Monteu da Po, sono previsti finanziamenti per opere varie di competenza regionale per un importo globale di L.
48.000.000.
Sono allo studio interventi a carattere di sistemazione idrogeologica per dare definitiva soluzione ai problemi posti dai corsi d'acqua presenti nella zona.
Per quanto riguarda gli altri comuni, non risultano essere pervenute segnalazioni di danni ad opere pubbliche.
Da informazioni assunte presso l'Assessorato agricoltura e foreste, non risulta inoltre che siano stati segnalati danni di rilievo a strutture rurali, coltivazioni, allevamenti in seguito al suddetto evento metereologico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore per la risposta. In effetti risulterebbero danneggiati alcuni allevamenti di poca importanza.
Sarà opportuno verificare queste notizie con l'Assessorato all'agricoltura giacché gli allevamenti pare abbiano subito danni ingenti.


Argomento: Università

Interpellanza del Consigliere Mignone inerente il decentramento delle sedi universitarie


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza del Consigliere Mignone inerente il decentramento delle sedi universitarie.
Risponde l'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

L'interpellanza solleva una questione che la Giunta aveva posto in inizio di legislatura in occasione del dibattito sulle attività culturali.
Il tempo a disposizione per la risposta e per la replica non consentono n a me né al Consigliere Mignone di sviluppare interamente la tematica.
Vorrei soltanto ribadire alcuni punti fermi e formulare una proposta. La Regione Piemonte negli ultimi anni non ha mai posto la questione del decentramento universitario in termini di mero rapporto: numero di atenei numero di allievi. Ha sempre avuto piena consapevolezza che le operazioni di decentramento universitario, in qualunque sede territoriale si collocano, sono operazioni culturali di creazione di una dialettica interuniversitaria, di attivazione e di stimolo per diversi atenei.
L'operazione di decentramento deve essere connessa allo sviluppo complessivo, e quindi non deve essere, in termini di materie e di contenuti, la riproposizione meccanica delle tendenze di sviluppo in atto né la riproposizione di alcuni corsi di laurea già sperimentati in altro luogo. In sostanza deve essere un'occasione per ripensare alla funzione che le diverse discipline universitarie possono svolgere in un ruolo creativo e di collegamento con le tendenze e gli andamenti che si vogliono introdurre.
Alla Giunta preme ricordare che insistere in termini di politica culturale sulla realizzazione di alcune grandi strutture localizzate per lo più a Torino è un tentativo di sopperire, attraverso la costituzione di organismi dotati di una capacità culturale e di proposta, a una carenza di intervento da parte del Governo e del Parlamento, quindi, l'insediamento di nuove Università, la costituzione del Centro di calcolo regionale e del Museo di scienze naturali devono essere visti nell'ottica di dotare la Regione grazie all'impegno degli Enti locali, della Regione Piemonte e della Comunità regionale, di strutture culturali che abbiano un libello e una dimensione adeguata allo sviluppo della scuola, della cultura dell'economia. A questo proposito voglio annunciare al Consiglio che essendosi conclusa positivamente la discussione con il CNEN e con altri organismi nazionali sull'ipotesi di avviare in Piemonte un'attività di ricerca scientifica a livello internazionale, nei prossimi mesi, questa ipotesi, nei modi e nelle forme ancora da discutere, diventerà una realtà.
Sarà opportuno pensare ad un incontro ufficiale e formale, non soltanto tra la Giunta e le Commissioni I e VI, ma con il Ministro e i Parlamentari piemontesi che si sono fatti portatori a livello nazionale di istanze regionali. In quella riunione si potrebbe dipanare un discorso territoriale che, nella situazione attuale, è poco chiaro nei rapporti a livello nazionale; potrebbe invece accendere illusioni senza poi fornire nessuna concreta possibilità di realizzazione. Il problema della localizzazione è importante.
Non vorrei soltanto che discutessimo la localizzazione di un ente che non esiste, cioè che procedessimo nella discussione sulle aree territoriali più idonee per collocare nulla: allora davvero, oltre ad illuderci tra di noi, manterremo con la comunità regionale un rapporto che alla fine logora la stessa immagine, lo stesso ruolo della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Concordo sui contenuti della risposta. Riconosco la necessità di fare un punto fermo sulla situazione e sugli orientamenti in ordine al decentramento universitario, posto che dalla deliberazione del Consiglio regionale dal 1974 ad oggi, da varie parti si sono avanzate proposte legislative che individuano una serie di sedi universitarie il che ha creato molta confusione. Sono d'accordo con l'Assessore Ferrero di fissare una riunione tra Giunta, Commissione, Governo e Commissione della P.I.
della Camera dei deputati per chiarire, una volta per tutte, la questione eventualmente riprendendo in esame i parametri in base ai quali nel 1974 si era arrivati alla citata deliberazione, posto che oltre a quello del numero di chilometri che gli studenti debbono percorrere, debbono intervenire altri parametri. Il Ministro all'istruzione ha fatto alcune dichiarazioni al riguardo che possono preoccupare chi è favorevole ad un'ipotesi di decentramento universitario.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Enti strumentali

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente l'attività degli Enti strumentali (Promark ed Esap)


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente l'attività degli Enti strumentali (Promark ed Esap).
Risponde l'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore agli Enti strumentali

La Giunta regionale è perfettamente a conoscenza della costituzione dell'Ufficio PROVIP, nell'ambito dell'organizzazione di cui si avvale la PROMARK spa., Società a cui, come noto, la Regione Piemonte partecipa.
Al riguardo si precisa quanto segue: nel dicembre del 1980, la PROMARK presentò alla Regione Piemonte - e per essa all'Assessorato al commercio, artigianato, fiere e mercati - una proposta concernente un articolato programma di iniziative per il 1981 rivolto a potenziare l'iniziativa Vinincontri ed a creare altri strumenti finalizzati alla ricerca di mercati per la maggiore diffusione e consumo dei prodotti vinicoli piemontesi (cfr. all. 1) l'iniziativa venne formalmente autorizzata con deliberazione n. 116-3380 assunta dalla Giunta regionale in adunanza 29 dicembre 1980 (cfr. all. 2).
Tale deliberazione autorizzò: l'adesione alla richiesta della PROMARK di un contributo finanziario per la realizzazione di un Centro di coordinamento, a livello regionale orientato alla commercializzazione dei vini piemontesi, messo a disposizione degli operatori commerciali il finanziamento dell'iniziativa, attraverso un contributo di L.
100.000.000 - a favore della PROMARK spa. - subordinato alla presentazione di un progetto dettagliato da parte della PROMARK stessa tale documentazione è stata regolarmente presentata (cfr. all. 3).
La PROVIP, è pertanto, non già un ente a sé, bensì un ufficio all'interno della PROMARK spa., gestito dalla PROMARK stessa, nell'ambito dell'attività d'istituto di tale spa.
Le iniziative di tale ufficio, concernenti lo sviluppo, sia in Italia che all'estero, dell'immagine del prodotto vitivinicolo piemontese e la conseguente azione di promozione dello stesso, sono state sviluppate in costante raccordo con i competenti organi della Regione (in particolare Assessorati al commercio ed all'agricoltura).
Nel merito, l'attività di ricerca realizzata dalla PROVIP nei confronti delle cantine sociali venne ristretta a tale ambito a causa dei brevissimi tempi a disposizione tra l'inizio dell'attività e l'apertura di Vinincontri '81, data entro la quale era necessario conseguire i primi risultati concreti da sottoporre agli operatori del settore.
Sono stati acquisiti i dati relativi alle produzioni giacenti, ai prezzi, alle condizioni di vendita ecc., di gran parte della produzione piemontese, dall'elaborazione dei quali si è ricavato un quadro generale circa la potenzialità dell'offerta. Tali dati sono stati pubblicati e diffusi tra gli operatori del settore.
Durante lo svolgimento di Vinincontri '81 venne, altresì, verificata la possibilità di coordinare la commercializzazione del prodotto di alcune cantine sociali.
Il progetto di lavoro, teso alla raccolta dei dati sopracitati, è orientato ora verso la fascia produttiva rappresentata dalle ditte individuali, singole od associate.
Sono, inoltre, allo studio progetti per l'incentivazione dei rapporti commerciali e per la promozione.
L'attività svolta ha riscosso lusinghieri apprezzamenti da parte dei dirigenti delle cantine sociali interessate alle operazioni.
Tale attività di ricerca, svolta dai collaboratori impegnati in PROVIP venne presentata e promossa dall'Assessorato all'agricoltura della Regione che ha interessato all'attività stessa tutti i Presidenti delle cantine sociali del Piemonte, con una comunicazione rivolta a precisare come l'azione di sostegno alla promozione non intendesse in alcun modo sostituirsi, né sovrapporsi, a quelle eventualmente previste da altri organismi, ma fosse indirizzata a realizzare un programma unitario a favore dell'immagine dei vini piemontesi.
L'ufficio PROVIP, presente a Vinincontri '81, ha, altresì, sviluppato importanti contatti con operatori commerciali, presentando vini piemontesi alle manifestazioni svoltesi: a Stresa, dal 27 giugno al 5 luglio all'Expotevere di Roma, dal 27 giugno al 19 luglio ed alla Fiera mondiale del vino di Bristol, dal 15 al 22 luglio 1981.
L'attività dell'ufficio è stata illustrata ai numerosi uffici e delegazioni ICE (Istituto del Commercio Estero) nel mondo ed alle Camere di commercio italo-straniere, molte delle quali hanno espresso la disponibilità a fornire dati e riferimenti utili agli scambi commerciali del vino piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Prendiamo atto che il Provit è un ufficio interno alla s.p.a. Promark tuttavia, ci chiediamo per quale motivo si sia data una nuova denominazione ad un ufficio che opera all'interno dell'ente. Rimane la preoccupazione in ordine al controllo perché anche la Promark non assuma iniziative in sovrapposizione ad altre. Sappiamo di iniziative dell'Assessorato in questa direzione, promozione dei vini, finanziamenti dell'ordine di alcuni miliardi o di centinaia di milioni a cantine sociali o ad organismi.
La risposta non dice se le iniziative dell'Assessorato siano state coordinate con quelle avviate dalla Promark e dalla Provit. Non mettiamo in discussione l'iniziativa della promozione, ma desideriamo controllare e verificare che gli enti che operano nello stesso settore, l'ente di sviluppo agricolo, la s.p.a. Promark e Provit e gli Assessorati al commercio e all'agricoltura, non assumano le stesse iniziative. L'Assessore fa un cenno affermativo, quindi ci rassicura; tuttavia anche in questa occasione raccomandiamo alla Giunta di evitare il più possibile le dispersioni di denaro, spese inutili e di creare una moltitudine di enti e organismi che consumano molta sostanza di per sé stessi, ancor prima di produrre effetti verso l'esterno.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione del Consigliere Vetrino, inerente il Parco del Gran Paradiso


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Vetrino inerente il Parco del Gran Paradiso.
Risponde l'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione e ai parchi

Con l'interrogazione n. 198/286, del 6 luglio 1981, la signora Bianca Vetrino richiede alla Giunta regionale se la stessa sia al corrente del fatto che il Consiglio del Parco Nazionale non sia praticamente più in grado di deliberare a causa della mancata presenza ai Consigli di alcuni membri che impedisce il raggiungimento del numero legale, se siano state condotte indagini presso i rappresentanti di nomina regionale per conoscere i motivi della destituzione da direttore del parco dell'ing. Framarin, se risultino iniziative relative ad impianti turistico-sportivi ai confini del parco, se si sia al corrente che, a causa della mancata applicazione del contratto di lavoro, che la nuova Presidenza sembra non volere applicare il parco stesso è privo da parecchi mesi della vigilanza.
In merito al complesso delle risposte che possono essere fornite dalla Giunta regionale va innanzitutto rilevato, come sottolineato dall'interrogante stessa, che la responsabilità amministrativa della Regione è praticamente nulla essendo il parco gestito da un ente che è diretta emanazione del Governo centrale. Peraltro, relativamente al primo quesito, le riunioni del Consiglio del parco non raggiungono spesso il numero legale, ma tale responsabilità può essere addossata esclusivamente ai singoli membri: va ricordato che i membri di nomina regionale (Rey Liberatori e Vallesano) sono tra i più assidui nella presenza (il prof. Rey è peraltro addirittura il Presidente del Consiglio e pertanto colui che lo convoca).
Per quanto concerne il secondo quesito, la decisione della destituzione da direttore dell'ing. Framarin è stata assunta dal Presidente (come già ricordato è membro di nomina regionale) per una diversa organizzazione dei servizi del parco, evidentemente ritenuta più funzionale dal Consiglio di amministrazione: su tale decisione ovviamente hanno influito opinioni dei Consiglieri che non possono essere altrimenti valutate. Un diverso atteggiamento da parte di qualsiasi altro ente costituirebbe un'ingerenza non ammissibile sugli affari interni dell'ente parco.
In merito al terzo quesito si fa presente che non risultano al momento iniziative di società immobiliari in corso nei pressi del confine del parco, anche se ci sono voci di possibili insediamenti nella zona di Chiapili, peraltro compresa nel confine del Parco Nazionale definiti con D.P.R. del 3.10.1979, e pertanto inconciliabili con il Parco stesso.
Relativamente al problema degli scioperi dei guardia-parco, va precisato che la mancata applicazione del contratto non discende dalla volontà dell'ente di non applicarlo, bensì dal mancato invio da parte del Ministero all'Agricoltura e Foreste del regolamento organico del personale.
Pertanto, in questo caso, le responsabilità sono da addebitare al Governo.
In conclusione, si può condividere l'osservazione dell'interrogante sulle responsabilità politiche generali, anche della Regione, rispetto al patrimonio ambientale costituito dal Parco Nazionale del Gran Paradiso. Al fine di consentire un intervento attivo di tutela peraltro la Regione sta attivamente collaborando con il Ministero all'Agricoltura e con l'Ente Parco per predisporre strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, conformi alle vigenti norme regionali, che consentano di superare una serie di problemi (confini, autorizzazioni edilizie etc.) che costituiscono elementi di difficoltà nella gestione del parco.
Si è costituita una Commissione mista tra funzionari designati dal parco del Gran Paradiso e funzionari degli Assessorati all'urbanistica e ai parchi per avviare la pianificazione territoriale dell'area del parco e per risolvere problemi controversi.
La settimana scorsa si è tenuto a S. Vincent un incontro delle Regioni Val d'Aosta e Piemonte e la Commissione parlamentare per i problemi dell'agricoltura, che sta discutendo la legge-quadro nazionale sui parchi.
In quella sede sia la Regione Val d'Aosta che la Regione Piemonte hanno riproposto il problema dell'adeguamento della legislazione nazionale che riporti alla pianificazione territoriale delle aree parco le definizioni delle politiche di quei territori e che liberi dall'autorizzazione del parco le concessioni edilizie. Con il prof. Rey e con il Presidente della Giunta regionale della Val d'Aosta faccio parte di una Commissione presso il Ministero per esaminare queste questioni. Le restrizioni finanziarie attuali non permettono di svolgere una politica a tutela dell'area del parco. Il bilancio del corrente anno del parco è stato ridotto di 13 milioni rispetto al passato, quindi non solo non contiene l'adeguamento dei finanziamenti rispetto all'inflazione, ma addirittura impone questa riduzione che è pesante se si considera che il parco del Gran Paradiso da sempre vive in grandi ristrettezze (il compianto collega Oberto spesso ce lo sottolineava).



PRESIDENTE

La parola alla signora Vetrino.



VETRINO Bianca

Mi dichiaro soddisfatta della risposta dell'Assessore. Come ho già ricordato, il mio intento voleva fare chiarezza nell'opinione pubblica dopo la campagna della stampa del mese di luglio. Riconosco che la Regione Piemonte non ha responsabilità amministrativa nel parco del Gran Paradiso tuttavia, proprio perché la Regione ha nominato tre rappresentanti all'interno di quel Consiglio di amministrazione, coloro che ci rappresentano dovrebbero costantemente tenerci informati dell'attività e dei problemi di conduzione del parco.
Sono lieta che, attraverso questa interrogazione, il problema dei confini sia venuto all'ordine del giorno. La Commissione che è stata costituita presso l'Assessorato all'urbanistica, che è presieduta dall'arch. Deorsola, dovrebbe quanto prima definirli e questo è importante in quanto i Comuni devono gestire il proprio territorio e redigere il piano regolatore. E' una zona che ha problemi di viabilità di una certa importanza, soprattutto nel tratto che conduce a Ceresole Reale.
Ringrazio l'Assessore per le sue informazioni e, come ho già detto, mi dichiaro soddisfatta.


Argomento:

Interrogazione del Consigliere Vetrino, inerente il Parco del Gran Paradiso

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio" comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Cernetti Bertozzi, Martini, Turbiglio, Viglione.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 153: "Assunzione per chiamata diretta di speciali categorie di personale addetto a mansioni elementari - Delega alle Unità Sanitarie Locali della selezione e delle procedure" presentato dalla Giunta regionale in data 24 settembre 1981 N. 154: "Modifica delle norme transitorie e finali della legge regionale 16 giugno 1981, n. 21, classificazione delle aziende alberghiere", presentato dalla Giunta regionale in data 1 ottobre 1981 N. 155: "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno 1981" presentato dalla Giunta regionale in data 2 ottobre 1981 N. 156: "Snellimento procedure attuative dei programmi di edilizia residenziale e costituzione di un fondo di rotazione per l'anticipata acquisizione di aree pubbliche", presentato dalla Giunta regionale in data 3 ottobre 1981.


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Rendo note le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute dell'1/8/15/22 settembre 1981 in attuazione dell'art. 7, primo comma della legge regionale 6/11/78, n. 65.



PRESIDENTE

SEDUTA DEL 1° SETTEMBRE 1981 5 - Deliberazione Giunta regionale n. 7-6448 del 12/5/1981 Affidamento alla Società cooperativa educazione progetto di Torino della rilevazione dei dati relativi alle imprese dell'industria manifatturiera piemontese con oltre 35 addetti presso gli uffici provinciali del lavoro.
Maggior spesa di L. 809.600 (Cap. 5040/81).
SANLORENZO Dino 112 - Corso di formazione professionale sulla distribuzione commerciale. Affidamento di consulenza per la realizzazioneal C.S.I.
Piemonte. Spesa complessiva L. 10.350.000 (di cui L. 5.175.000 sul cap.



PRESIDENTE

11550 e L. 5.175.000 sul cap. 5537 bilancio 1981).
MARCHESOTTI Domenico, FERRERO 135 - Affidamento alla CONSASS - INSURANCE BROKERS s.r.l. dell'incarico di consulenza ed assistenza assicurativa. Spesa di L. 4.025.000 oneri fiscali compresi (cap. 580/81).
TESTA Gianluigi 141 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il Tar ed affidamento incarico legale al prof. Ettore Gliozzi. Ricorrenti: Benetin Rosina e Maria avverso D.P.G.R. del 16.4.1973. Spesa L. 300.000 cap.
1080/81.
TESTA Gianluigi 142 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il Tar Piemonte ed affidamento incarico legale, al prof. C.E. Maiorca. Ricorrente: Gariglio Pietro ed altri avverso D.P.G.R. n. 1627 del 6.6.1974. Spesa L. 300.000 (cap. 1080/81).
TESTA Gianluigi 143 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il Tar Piemonte ed affidamento incarico legale ai proff. avv.ti C.E. Maiorca ed A. Crosetti.
Ricorrente sig. Zanoni Vanda (avv.ti Stendari Mirzan e Porcù) contro Comune di Arona e Regione Piemonte per l'annullamento delle D.G.R. dell'8/2/1 978 n. 4460/382 e 4464/383. Spesa L. 300.000 (cap. 1080/81).
TESTA Gianluigi 144 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il Tar Piemonte ed affidamento incarico legale all'avv. A. Comba. Ricorrente: Ocleppo Gino ed altri avverso D.P.G.R. n. 785 del 5/2/1980. Spesa L. 300.000 (cap.
1080/81).
TESTA Gianluigi 145 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il Tar Piemonte ed affidamento incarico legale al prof. Comba. Ricorrente: S.p.A. Nuova Cives avverso D.P.G.R. n. 8198 del 6/10/1980. Spesa di L. 300.000 (cap. 1080/81).
TESTA Gianluigi 146 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il Tar Piemonte ed affidamento incarico legale all'avv. M. Casavecchia. Ricorrente: Scribante Angelina avverso D.P.G.R. n. 10802 del 21/12/1979. Spesa di L. 300.000 (cap. 1080/81).
TESTA Gianluigi 147 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il Tar Piemonte ed affidamento incarico legale all'avv. M. Casavecchia. Ricorrente Ferraris geom. Mario avverso deliberazione della Giunta regionale n. 126 del 16/10/1979. Spesa di L. 300.000 (cap. 1080/81).
TESTA Gianluigi 148 - Liquidazione onorari all'avv. Marco Casavecchia a seguito di consulenza legale ed assistenza in giudizio avanti il Tar Piemonte nella causa promossa dal prof. Giuseppe Sella. Spesa L. 269.840 (cap. 1081/81).
TESTA Gianluigi 149 - Liquidazione onorari all'avv. Marco Casavecchia a seguito di consulenza legale ed assistenza in giudizio avanti il Tar Piemonte nella causa promossa dal prof. Giuseppe Sella. Spesa L. 301.610 (cap. 1080/81).
TESTA Gianluigi 150 - Liquidazione onorari all'avv. Marco Casavecchia a seguito di consulenza legale ed assistenza in giudizio avanti la Pretura di Torino nella causa promossa dal sig. F. Guzzardi. Spesa L. 353.920 (cap. 1080/81).
TESTA Gianluigi 151- Liquidazione onorario all'avv. G. Scalvini a seguito di consulenza legale e di assistenza avanti il Tar nella causa Bordino. Integrazione impegno di spesa L. 300.000 (cap. 1080/81).
TESTA Gianluigi 152 - Liquidazione onorari all'avv. Giuseppe Scalvini a seguito di consulenza legale e di assistenza in giudizio prestata alla Regione Piemonte avanti il Tribunale Civile di Torino nella causa Casa di Cura Bernini. Spesa L. 5.597.920 (cap. 1080/81).
TESTA Gianluigi 153 - Liquidazione di anticipi relativi a somme da liquidarsi al prof avv. Alberto Predieri per le spese ed onorari di causa. Spesa L. 434.800 (cap. 1080/81).
TESTA Gianluigi



SEDUTA DELL'8 SETTEMBRE 1981

38 - Ulteriore proroga al 31.12.1981 dell'incarico ai sensi dell'ar. 8 sesto comma della legge regionale 12/8/1971 n. 22 al dott. Domenico Zambruno. Spesa L. 2.484.000 Iva compresa. (cap. 106 70/ 81).



BAJARDI Sante

75 - Legge regionale 30.10.1979 n. 62. Commissione regionale consultiva per i mercati all'ingrosso. Liquidazione gettoni di presenza sedute dell'8/4 - 28/4 - 22/7 anno 1981, per L. 645.000 (cap. 1900/81).



MARCHESOTTI Domenico

79 - D.P.R. n. 616, art. 81 - Beni Ambientali - Autorizzazione e reiezione di interventi nelle zone soggette ai disposti della legge 29.6.39 n. 1497.



RIVALTA Luigi

87 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il Tar Piemonte ed affidamento incarico legale agli avv.ti C. Scalvini e G. Borio e al dott.
proc. Tancredi Bruno di Clarafond. Ricorrenti: Avidano ed altri contro provvedimento Co.Re.Co - Sezione di Asti, n. 16543/3435 del 18.3.1977.
Spesa prevista L. 300.000 (cap. 1080/81).



SIMONELLI Claudio

88 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche ed affidamento incarico legale all'avv.
Enrico Romanelli. Ricorrente: Grisolano Elsa e Giulio avverso D.P.G.R. n.
5568 del 15/7/1981. Spesa L. 300.000 (cap. 1080/81).



SIMONELLI Claudio

90 - Assunzione straordinaria di personale con incarico a termine per la durata massima di mesi 3. Spesa di L. 337.000. 000.



TESTA Gianluigi

113 - Elaborazione cartografica per la definizione di vincoli urbanistici di infrastrutture. Affidamento consulenza alla S.r.l. Istaco (Infrastrutture di trasporto e costruzioni) ai sensi della L.R. 6/11/1978 n. 65. Spesa complessiva L. 47.150.000 (Iva compresa) - Impegno per L.
23.575.000 (cap. 2250/81).



CERUTTI Giuseppe

114 - Riforma dell'intervento pubblico nel sistema regionale di autolinee. Affidamento consulenza alla S.p.A. Laris di Milano per la predisposizione di procedure automatiche per la rilevazione dell'offerta di trasporto. Spesa L. 55.200.000 (iva inclusa). Cap. 5810 - Bilancio 1981.



CERUTTI Giuseppe

115 - Individuazione delle procedure di intervento regionale nel settore edilizio, finalizzate al contenimento dei consumi energetici per usi termici. Affidamento d'incarico per la consulenza tecnica al profing.
Marco Filippi. Impegno di spesa L. 500.000 (iva inclusa) imputabile per L.
2.500.000 al cap. 2250 del bilancio 1981 e per L. 2.500.000 sul corrispondente capitolo del bilancio 1981.



SALERNO Gabriele

SEDUTA DEL 15 SETTEMBRE 1981 32 - Applicazione legge regionale 12/10/1978 n. 63 - art. 41 e 12/5/1980 n. 37. Integrazione di spesa L. 851.625 cap. 3750. Bilancio 1980 (imp. 2191).



FERRERO Giovanni

52 - Organizzazione manifestazioni sulla "Civiltà rurale dei carpazi".
Impegno di spesa L. 21.500.000 (cap. 11755/81).



FERRERO Giovanni

56 - Studio sulla consistenza del commercio ambulante al 31/12/1980 per la predisposizione delle direttive per il rilascio delle autorizzazioni al commercio ambulante valevoli fino al 31/12/1982. Affidamento di incarico al C.S.I. Piemonte e al dottor Alessio Lofaro. L. 9.062.500 del bilancio 1981.



MARCHESOTTI Domenico

100 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il Tar Piemonte ed affidamento incarico legale al prof, avv. Ettore Gliozzi. Ricorrente: Giachino Franco ed altri avverso D.P.G.R. del 30/10/1973. Spesa L. 300.000 (cap. 1080/81).



TESTA Gianluigi

102 - Liquidazione onorari all'avv. Paolo Scaparone a seguito di consulenza legale ed assistenza in giudizio avanti il Tar Piemonte nella causa promossa dalla sig. Viola Palmina per l'annullamento del D.P.G.R. n.
776 del 31/1/1979. Spesa L. 814.200 (cap. 1080/81).



TESTA Gianluigi

103 - Liquidazione onorari all'avv. Paolo Scaparone a seguito di consulenza ed assistenza in giudizio avanti il Tar Piemonte nella causa promossa dalla sig. Viola Palmina per l'annullamento del D.P.G.R. n. 8763 del 18/10/1979. Maggior spesa L. 419.200 (cap. 1080/81).



TESTA Gianluigi

104 - Liquidazione onorari all'avv. Metello Scaparone a seguito di consulenza legale e di assistenza in giudizio avanti il Tar Piemonte nelle cause promosse da E. Giargia e M. Racano c/o Regione Piemonte. Maggior spesa L. 980.000 sul cap. 1080 del bilancio 1981.



TESTA Gianluigi

105 - Liquidazione onorari all'avv. Metello Scaparone a seguito di consulenza legale e di assistenza in giudizio avanti il Tar Piemonte nelle cause Ospedale Maggiore della Carità di Novara, Gandini, Capra, Marzani Bertone, Marzani, Bertone, Martelli e nel ricorso straordinario al Capo dello Stato nella causa congregazione delle Suore di S. Giovanni Battista (L. 2.278.000 cap. 1080/81).



TESTA Gianluigi

106 - Liquidazione onorari all'avv. Enrico Romanelli a seguito di consulenza legale e di assistenza in giudizio nei ricorsi promossi dalla Soc' Industriale Italiana Petroli contro la Regione Piemonte ed il Comune di Serravalle Sesia, soc. Industria Italiana Petroli c/o Regione Piemonte e Comune di Vercelli, innanzi al Tar Lazio Sez. I, avverso la deliberazione C.R. n. 410 del 15 /12 /78. Maggior spesa L. 1.103.883 (cap. 1080/81).



TESTA Gianluigi

107 - Liquidazione onorari all'avv. Enrico Romanelli a seguito di consulenza legale ed assistenza in giudizio nel ricorso promosso dal dott.
Eraldo Zonta contro la Regione Piemonte, Ospedale Civile di Mondovì Co.Re.Co. Sez, di Mondovì, avanti il Consiglio di Stato, avverso la sentenza Tar Piemonte n. 448/79. Spesa L. 993.461. (cap. 1080/81).



TESTA Gianluigi

108 - Liquidazione onorari all'avv. Enrico Romanelli a seguito di consulenza legale ed assistenza in giudizio nel ricorso promosso, innanzi al Consiglio di Stato, dalla Regione Piemonte contro la Società Ecas S.p.A.
per l'annullamento della sentenza Tar Piemonte n. 13/79. Maggior spesa L.
360.250 (cap. 1080/81).



TESTA Gianluigi

109 - Liquidazione onorari all'avv. Enrico Romanelli a seguito di consulenza legale ed assistenza in giudizio nel ricorso promosso, innanzi al Consiglio di Stato, dalla Regione Piemonte contro la Sic. Casa di Cura Villa Augusta S.p.A. per l'annullamento della sentenza Tar Piemonte n.
12/79. Maggior spesa L. 390.380 (cap. 1080/81).



TESTA Gianluigi

SEDUTA DEL 22 SETTEMBRE 1981 17 - Riforma dell'intervento pubblico nel sistema regionale di autolinee di cui alla deliberazione n. 328/6215 del 29/4/1981.
Individuazione della ditta esterna.



CERUTTI Giuseppe

28 - Legge regionale 12/10/1978 n. 63 - art. 3. Impianti per energia alternativa. Nomina dei componenti il Comitato di esperti. Parziale modifica alla deliberazione G.R. n. 109 del 17/3/1981.



FERRARIS Bruno

74 - Affidamento alla Soc. Aquater di uno studio per la redazione di un piano delle cave di inerti site nel Comprensorio di Novara. Impegno di spesa di L. 49.910.000 Iva compresa (cap. 50/81).



MARCHESOTTI Domenico

96 - Maggior impegno di L. 502.722 per variazione percentuale Iva pagamento servizio raccolta, elaborazione e fornitura moduli rilevamento dati neve (cap. 8520 bilancio 1981).



MORETTI Michele

101 - Rettifica deliberazione della Giunta regionale n. 177-7466.
Attuazione programmi edilizi finanziati ai sensi dell'art. 9 legge 15 febbraio 1980 n. 25.



RIVALTA Luigi

113 - Problemi inerenti l'inquinamento atmosferico. Commissione tecnico consultiva per l'esame delle relazioni degli stabilimenti industriali (ex artt. 5 e 10 del D.P.R. 15.4.1971 n. 322). Integrazione di due funzionari regionali. Impegno di spesa di L. 1.500.000 per l'anno 1981 (cap. 1900/81).



SALERNO Gabriele

117 - Legge regionale 19 dicembre 1978 n. 77. Pagamento gettoni di presenza ai membri esterni del Cur e indennità di trasferta a quelli residenti fuori Torino quale rimborso spese per le sedute del primo semestre 1981. L. 5.775.161 (cap. 7160/1981).



SIMONELLI Claudio

137 - Liquidazione onorari all'avv. Enrico Romanelli a seguito di consulenza legale ed assistenza in giudizio nel ricorso promosso dalla S.p.A. Agip Petroli contro la Regione Piemonte e nei confronti del Comune di Santhià, innanzi al Tar Lazio, avverso i provvedimenti regionali in materia di regolamentazione degli orari di apertura e chiusura degli impianti di distribuzione di carburante. Maggior spesa di L. 102.095 (cap.
1080/81).



TESTA Gianluigi

138 - Liquidazione onorari all'avv. Enrico Romanelli a seguito di consulenza legale ed assistenza in giudizio nel ricorso promosso dalla S.p.A. Agip Petroli contro la Regione Piemonte e nei confronti del Comune di Crescentino, innanzi al Tar Lazio, avverso la deliberazione C.R. n.
410/78. L. 443.555 (cap. 1080/81).



TESTA Gianluigi

139 - Liquidazione onorari all'avv. Enrico Romanelli a seguito di consulenza ed assistenza in giudizio nel ricorso pro- mosso dalla Regione Piemonte avanti il Consiglio di Stato, avverso la senten- za Tar Piemonte n. 28/80, concernente l'accoglimento del ricorso proposto dai sigg.ri Silvio e Primina Lora. Maggior spesa L. 143.130 (cap. 1080/81).



TESTA Gianluigi

140 - Liquidazione onorari all'avv. Enrico Romanelli a seguito di consulenza legale ed assistenza in giudizio nel ricorso in appello avanti il Consiglio di Stato promosso dalla Regione Piemonte c/o Garro Rosanna ed Ospedale A. Carle di Cuneo avverso la sentenza Tar Piemonte n. 531/79.
Maggior spesa L. 358.785 (cap. 1080/81).



TESTA Gianluigi

141 - Liquidazione onorari all'avv. Enrico Romanelli a seguito di consulenza legale ed assistenza in giudizio nel ricorso promosso, innanzi al Consiglio di Stato, dalla S.p.A. Immobiliare Torinese n. 1 contro la Regione Piemonte ed il Comune di Torino, avverso la sentenza Tar Piemonte n. 121/78. L. 702.541 (cap. 1080/81).



TESTA Gianluigi

158 - Utilizzazione Istituto di Scienze sanitarie applicate dell'Università degli studi di Pavia per l'elaborazione dei dati relativi alla mortalità della popolazione italiana. Spesa di L. 724.500 (cap.
10670/81).



BAJARDI Sante


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale

Argomento:

d) Deliberazione assunta dall'Ufficio di Presidenza


BAJARDI Sante

Rendo nota la deliberazione assunta dall'ufficio di Presidenza nella seduta del 28/7/81 in attuazione della legge regionale 6/11/78 n. 65:



BAJARDI Sante

SEDUTA DEL 28 LUGLIO 1981 Affidamento al prof. Piero Piccatti ed agli avvocati Piero De Donato e Cesare Zaccone di incarico di consulenza in materia tributaria e di diritto del lavoro per problemi concernenti l'applicazione della l.r. 8/6/81, n.
20, relativa all'assegnazione di personale ai Gruppi consiliari.
Spesa da determinare in relazione all'effettivo impegno di lavoro derivante dai singoli quesiti che verranno proposti.


Argomento: Commemorazioni

e) Commemorazione del Presidente egiziano Anwar Sadat, assassinato durante una parata militare


BAJARDI Sante

Un altro attacco terroristico ha insanguinato ieri la scena mondiale uccidendo il Presidente egiziano Sadat e ferendo gravemente altre persone.
Le tragiche immagini che tutti noi abbiamo visto ci portano a ribadire ancora una volta la condanna della violenza e del terrorismo come metodo inaccettabile di azione politica.
Ma l'episodio di ieri presenta aspetti di preoccupante gravità.
L'attentato di cui è rimasto vittima Sadat suscita, infatti, in tutti non solo dolore e costernazione, ma anche preoccupazione per le conseguenze che potrebbe avere in una situazione internazionale già così gravida di minacce per la pace.
Sadat era innanzitutto l'uomo di Camp David, l'uomo che aveva fermamente voluto e operato per riportare la conciliazione e la pace nel tormentato scacchiere medio-orientale.
E per questo, insieme a Begin, era stato insignito del Premio Nobel per la pace nel 1978.
Non è qui la sede per dare un giudizio su questo grande leader ucciso.
Non possiamo però non riconoscergli un grande coraggio e una visione politica avanzata che gli ha fatto porre il ristabilimento della pace come obiettivo strategico della politica egiziana.
Purtroppo questo processo di pace tra due Paesi chiave del panorama mondiale, tra l'Egitto, un Paese economicamente povero, ricco però di millenni di storia e Israele era stato avviato, ma era ben lontano dall'essere concluso.
E l'attentato di ieri pone luci sinistre su questo processo di distensione e può avere ripercussioni gravissime per tutto il Medio Oriente e per l'area mediterranea, dove la pace è soprattutto in questo momento una variabile occasionale e precaria. C'è il rischio che l'assassinio di Sadat faccia prevalere quella parte che in Egitto non voleva la pace e rifiutava gli accordi con Israele. Quegli accordi che l'opinione pubblica mondiale aveva sperato costituissero infine la svolta decisiva dopo un trentennio di guerra arabo-israeliana, ma che erano stati capiti solo in parte nel suo Paese.
In questa sede voglio quindi ricordare Sadat, come ha fatto il Presidente Pertini, come l'uomo che ha sempre operato per la pace prodigandosi con un'azione intelligente di mediazione e di equilibrio.
Aggiungo l'auspicio che la pace non venga ulteriormente messa in forse e che questo gravissimo attentato non contribuisca a deviare il corso degli eventi verso un'aggravarsi della tensione mondiale.
Le comunicazioni del Presidente del Consiglio sono così esaurite.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazioni della Giunta regionale


PRESIDENTE

In merito al punto quarto all'ordine del giorno ci sono le "Comunicazioni della Giunta regionale".
Chiede di intervenire il Presidente della Giunta.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, desidero informare il Consiglio regionale sull'incontro che con l'Assessore Bajardi, i Presidenti e gli Assessori alla sanità delle Regioni abbiamo avuto con il Presidente del Consiglio dei Ministri. Nel primo incontro avevo espresso alcune valutazioni in ordine al problema della sanità che ritengo centrale non soltanto in termini oggettivi ma in termini di finanza derivante dallo Stato. Il Governo dopo aver chiamato le Regioni e gli Enti locali all'assoluta necessità di ridurre il deficit pubblico, ha proposto una manovra finanziaria che va in due sensi, un taglio per quanto riguarda le protesi e le cure termali e un aggravio delle imposizioni attraverso i ticket. Ho avuto modo di dire in maniera ferma al Presidente del Consiglio che la linea scelta dal Governo ha incontrato il consenso delle Regioni in tema di investimenti di carattere produttivo, quindi corresponsabilizzazione delle Regioni e in particolare della Regione Piemonte nel trovare soluzioni alla difficile situazione economica. Ho avuto però modo di esprimere unitamente ai Presidenti e agli Assessori delle altre Regioni, le riserve sui provvedimenti che il Governo sta assumendo in questo senso malgrado il Governo non si presti ad un'imposizione categorica con un decreto legge, bensì con una proposta legislativa che possa avere ulteriori perfezionamenti in sede parlamentare.
Due sono state le osservazioni principali delle Regioni. La prima riguarda il taglio e l'eccessiva penalizzazione nel settore sanitario rispetto ai tagli complessivi che si vengono a fare nella spesa pubblica. La spesa pubblica preventivata dai Ministeri del Tesoro e della Sanità è di 26 mila miliardi circa. Il Tesoro ne mette a disposizione, per il 1982, 21 mila miliardi circa, sostenendo che non è assolutamente possibile superare quel tetto. Le entrate sanitarie accertate e consolidate (anche se non è ancora definito l'accertamento) assommano a circa 18 mila miliardi. La differenza è di circa 8.000 mila miliardi. Il 60% di questa cifra rappresenta il taglio richiesto dal Governo. Quindi il primo prelievo di carattere generale, anche se siamo disponibili a discutere nel merito delle entrate e delle uscite, è che questo taglio sulla spesa sanitaria ci pare eccessivo rispetto agli altri tagli che vengono imposti sul debito pubblico. Detto questo e accettando la dichiarazione del Governo che comunque non ci sono disponibilità superiori ai 21.000 mila miliardi, le Regioni si sono poste l'interrogativo di come contenere le prestazioni nei limiti dei 21.500 miliardi. La strada seguita dal Governo è la più semplice, e la più facile 1700 miliardi vengono tagliati sulle protesi e sulle cure termali, 3000 miliardi vengono impegnati con l'imposizione dei ticket. Ci preoccupa molto e abbiamo sollevato con forza la voce del Piemonte pur mettendoci nei panni di chi costruttivamente vuole collaborare - la linea dei ticket che è una linea nettamente antiriforma. Voglio spiegarmi perché non voglio che si facciano illazioni o che si dica che questa è una richiesta di maggiori fondi.
La linea fondamentale della riforma sanitaria è stata quella dell'abbattimento della notula, ossia si è voluto togliere il rapporto finanziario tra medico e utente. Immettere oggi il concetto dei ticket sia di una lira sia di dieci mila lire, è chiaramente un segno di antiriforma.
Nessuno vuole uscire dicendo che è contro la riforma sanitaria. Ci sono delle posizioni che sono contrarie, posizioni anche valide e degne di essere prospettate.
Se si vuole raggiungere questo obiettivo il dibattito deve essere politicamente chiaro e onesto.
Vi è un altro dato estremamente preoccupante che va nella sostanza nella linea antiregionalistica: la volontà di permettere che le Regioni stabiliscano i ticket quando i bilanci sanitari non sono in pareggio con la legge regionale; questa misura è folle sia sul piano culturale che sul piano economico. Le risorse sanitarie del Piemonte e delle Regioni del nord costituiscono buona parte delle entrate della riforma sanitaria quindi dare a queste Regioni un'ulteriore possibilità di imposizione, senza dubbio sarebbe una grossa discriminazione sul piano della parità dei cittadini.
Non solo. Pensate che ogni Regione abbia la possibilità di fare la propria riforma sanitaria, i propri interventi in campo sanitario? Non mi sottrarrei di fronte a questa ipotesi, ma allora non dobbiamo fare a monte la scelta dello Stato unitario, ma la scelta di uno Stato diverso in cui le singole Regioni fanno, la loro politica sulla sanità, sull'istruzione e così via. Il Piemonte su questa strada non ci perderebbe e si avvicinerebbe sicuramente alla Svizzera: questa politica però in un discorso unitario non mi pare possa seguire. Questa credo dovrà essere la posizione del Piemonte nel dibattito che si svolgerà nel Paese. Un quadro chiaro di responsabilità precise, in cui non ci sia l'una o l'altra Regione che chiedono più quattrini. Dal dibattito deve venire l'indicazione di ciò che vogliamo fare di questa riforma sanitaria. A nostro avviso, il metodo c'è e il Piemonte ha già fatto delle scelte precise e chiare. Il piano sanitario nazionale è uno strumento vincolante per tutte le Regioni, anche per quelle che hanno costruito più ospedali di quanti erano necessari. Il piano sanitario nazionale vincoli quelle Regioni, le renda responsabili della loro gestione, altro che dar loro la possibilità di applicare i ticket! I quattrini sono quelli, quindi le prestazioni per la salute pubblica non possono superare determinati limiti: questa è una programmazione corretta e precisa.
La Regione Piemonte, anticipando il piano sanitario regionale, una scelta sanitaria precisa l'ha fatta con la chiusura dell'Ospedale di Pra Catinat; con quella operazione ha detto precisamente in quale strada vuole andare anche compiendo scelte non popolari e non facili. Pra Catinat è un simbolo dell'indirizzo che il Piemonte vuole perseguire; dare efficienza al servizio, recuperare razionalmente in tutte le cose, per recuperare quei 4/5 miliardi che si devono recuperare. In questo modo vogliamo costruire il rapporto con il Governo e con il Parlamento non in chiave di rivendicazione generica, ma in chiave di analisi costruttiva delle proposte che sono sul tappeto per arrivare a soluzioni diverse e concrete. Molti nel Paese non intendono portare avanti la riforma sanitaria. E' una posizione legittima che va però espressa chiaramente in un dibattito aperto non ricorrendo ai ticket alla "barella selvaggia", usando gli autonomi o altri mezzi. Questo Paese ha diritto di avere chiarezza sino in fondo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Aggiungerò qualche elemento di informazione e qualche opinione di ordine generale. Sulla spesa sanitaria si è discusso e scritto molto e si è perso il quadro generale delle vicende così come sono andate evolvendosi.
Le recenti misure finanziarie governative, che dovrebbero avere decorrenza dal 1.1.1982 sono contenute in una proposta di legge, quindi ancora aperte alla discussione e sono altra cosa da quelle misure rilevanti che il Consiglio dei ministri ha assunto il 18 luglio ultimo scorso, che si riferiscono esclusivamente al bilancio 1981. Le une però si collegano alle altre. Le misure del luglio scorso, le risorse della Regione Piemonte inizialmente configurate in una cifra a bilancio di 1553 miliardi sono state ridotte a 1463 miliardi, con una detrazione di circa 90 miliardi.
Tale riduzione, per esplicito riconoscimento dello stesso Ministro, è del tutto infondata. Non solo. Più volte è stata sottolineata l'insufficienza delle risorse iniziali del 1553 miliardi sia per la sottostima degli oneri del contratto del personale ospedaliero, sia per i maggiori oneri dovuti all'aumento dei farmaci, deciso dal Cipe, e all'aumento dei punti di contingenza maggiori del previsto e del complessivo aumento dei prezzi.
Sulla determinazione della vera spesa del 1981, a prescindere dalle decurtazioni che sono state determinate da esigenze finanziarie dovute all'assestamento del bilancio dello Stato, è in corso un lavoro comune tra Regioni e Ministeri. Dirò poi come questo lavoro comune abbia prodotto certi risultati nella determinazione del punto di partenza per la valutazione della spesa del 1982 che è nettamente superiore di 2000 miliardi rispetto alla cifra che è conseguita alla decurtazione del mese di luglio scorso. Il Governo, nella riunione richiamata dal Presidente Enrietti, ha assicurato la copertura di cassa di quanto sarà accertato dopo questo lavoro comune per non aggravare la situazione di cassa e di competenza che ci porta a registrare oggi gravissime difficoltà nell'erogazione del servizio e degli stipendi per il mese di dicembre e in parte per il mese di novembre. In termini di competenza il Governo provvederà successivamente evitando che si crei per il 1981 un passivo occulto perché ciò riproporrebbe di nuovo i problemi del passato.
Colgo questa occasione per informare il Consiglio che il consuntivo del 1980 è stato sostanzialmente nei limiti fissati a bilancio. Voglio dettagliare. Rispetto ai 1326,5 miliardi, che erano a bilancio, più di 25 miliardi di ulteriore accredito della somma che era stata accantonata a livello statale, il fabbisogno derivante dall'ultima certificazione trimestrale del 1980 delle Unità sanitarie locali, ci porta a registrare uno scoperto di 15,7 miliardi pari all'1% del bilancio complessivo, cifra su cui si dovrà operare ma che rappresenta sostanzialmente il risultato del controllo della spesa del 1980. Debbo aggiungere, per completezza di informazione, che è in corso l'approvazione dei bilanci consuntivi 1980 da parte delle USL e da parte degli ospedali di Torino che hanno ancora contabilità autonoma fino alla fine dell'anno. Procederemo ad una verifica puntuale detraendo i debiti relativi agli anni '79 e precedenti che molte USL conteggiano nel bilancio 1980; ma che, con regolare delibera regionale sono stati individuati in 88,4 miliardi, già regolarmente finanziati e che saranno nelle prossime settimane in erogazione agli enti ospedalieri e alle USL. Nella riunione dei Presidenti tenuta ieri, è emersa questa difficoltà di contabilità. Molte USL hanno incluso i debiti vecchi nella contabilità del 1980. Vi sono quindi buone ragioni di pensare che il 1980 si chiuderà in pareggio e la valutazione dei costi del 1.981 che deriverà da questo accertamento potrà essere corretta, esatta, potrà tenere conto dei reali incrementi, dei fattori di costo. Su questi dati, a livello regionale e a livello nazionale, si potrà fondare l'esatta previsione dei costi per il 1982. Il Ministro Altissimo ha dichiarato la sua disponibilità, in relazione all'accertamento dei costi del 1981 per evitare passività occulte, di riflettere su quel punto di partenza la costruzione del costo del 1982. Abbiamo fatto i conti del primo semestre del 1981 e ieri abbiamo sollecitato i conti del terzo trimestre appena scaduto, il primo semestre del 1981 conferma le previsioni degli incrementi dei costi dovuti all'applicazione del contratto di lavoro del personale ospedaliero, a suo tempo sottostimati; registriamo un incremento del 33%, quindi del 13 superiore alle previsioni a suo tempo indicate, sui farmaci si registra il 37% in più dovuto agli aumenti dei prezzi decisi a suo tempo dal Cipe e quindi come tale un fatto oggettivo, non avendo registrato nessun effetto sanitario in termini di riduzione di consumo per i precedenti livelli di ticket. E' da verificare se i nuovi livelli che si avvicinano al 30 possono avere un effetto dissuasivo oltre l'effetto sul piano finanziario.
Ho appreso dai giornali, dato che il testo della relazione finanziaria lo riceverò solo in questi giorni, che la previsione di spesa per il 1982 prevede 26 mila miliardi e 150 milioni. Questa somma è stata ottenuta incrementando la spesa presunta del 1981, non quella conseguente alla decurtazione degli 89,9 miliardi per il Piemonte, ma più elevata che considera una serie di incrementi dovuti a fattori esterni alla sanità che ho ricordato poco fa.
E' una cifra che si avvicina ai 23 mila miliardi come punto di partenza. Su questo si innestano 2 sostanziali indicatori, la scala mobile per la quale sono stati considerati 42 punti di aumento, e il tetto del 16 dell'inflazione che non poteva che essere identico a quello assunto dal Governo. Tale somma non è stata considerata compatibile con la proposta di bilancio preventivo. Nel bilancio quindi, è stata individuata la cifra di 22.075 miliardi, la cifra massima che può essere affrontata dall'erario e che, detratta dai 26.150, porta ad una cifra di 4085 miliardi quella che dovrebbe essere fronteggiata in altri modi. Per 1645 miliardi con risparmi veri o presunti. In questo ambito c'è il blocco dell'assistenza termale, il blocco dei progetti- obiettivo e delle spese finalizzate ad eccezione della formazione professionale, riducendo però nel contempo la percentuale all'1 del fondo sanitario nazionale. Sono sospesi i rimborsi per le protesi escluse quelle relative agli invalidi. Infine, la revisione del prontuario farmaceutico, la cui stampa è stata sospesa accogliendo implicitamente una richiesta che le Regioni avevano fatto quando avevano subito l'approvazione del nuovo prontuario terapeutico, depurandolo e ottenendone assieme ad altre politiche un risparmio che ci è stato detto dovrebbe essere di 410 miliardi, assieme ad un'economia nel campo della specialistica di cui non conosco i meccanismi di realizzazione.
In effetti si propone un risparmio discutibile, opinabile. La voce (80 miliardi) suscita profonde perplessità non solo negli alessandrini ma anche in me, perché certamente ci costerà molto di più perché trasferirà maggiori oneri anche nel settore dell'industria. Si sono tenuti alcuni incontri tra Ministero e la Federterme e ho ragione di pensare che si sceglierà la strada diversa. Non voglio dilungarmi su questo tema, certamente il danno nell'indotto e il danno che si avrà con la messa in cassa integrazione dei lavoratori del settore sono valutabili in due e o tre volte l'economia che si ottiene in campo sanitario.
Si è detto inoltre di voler ottenere 2440 miliardi con costi trasferiti all'utente. Mille miliardi saranno ottenuti con l'introduzione del ticket sull'assistenza medica generica e pediatrica (2000 lire in ambulatorio 4000 a domicilio), 675 miliardi con l'aumento dei contributi dei lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi e liberi professionisti, 765 miliardi autorizzando le Regioni ad introdurre un ticket qualora lo ritengano nella misura massima del 20% per le analisi e la diagnostica strumentale e sino a 4000 lire per visite specialistiche o a 6000 lire ogni giornata di degenza nell'ospedale. Vanno considerate altre questioni. Alla fine di luglio la Regione ha assunto una deliberazione relativa al riparto di 48 miliardi a disposizione, a seconda dei parametri a suo tempo fissati dalla proposta di bilancio, con successivi atti conseguenti agli orientamenti assunti dal Governo negli stessi giorni in cui deliberavamo, la cifra del 3% sul fondo era ridotta al 2% per il 1981, per cui i 48 miliardi diventavano 28 miliardi. La recente decisione di ridurre per l'82 quella cifra dal 2 all'1% e la destinazione alla formazione professionale dei 14-15 miliardi che usciranno, ha indotto il Ministero della sanità ad impartire in questi giorni nuove direttive sull'utilizzazione del 2% relativo al 1981. Se avessimo rideliberato all'inizio di settembre dovremmo rideliberare oggi.
Questi continui ondeggiamenti inducono il Consiglio a proporre continuamente atti di ordinaria amministrazione, ma tralascio queste considerazioni.
Informo i colleghi che per quanto riguarda il fondo del 2%, individuato per il 1981 in 28 miliardi, 14 miliardi saranno destinati alla formazione professionale, 3,5 miliardi (12,5%) all'educazione sanitaria, 3,5 miliardi (12,5%) alla ricerca finalizzata (di questa somma il 90% rimane a livello regionale, il 10% viene ritrasferito a livello ministeriale per la ricerca in quegli istituti che sono stati riconosciuti a carattere scientifico) 7 miliardi (25%) per il finanziamento dei tre progetti obiettivo. La deliberazione originaria dei miliardi ipotizzava di riservare circa 30 miliardi ai tre progetti obiettivo. Si tratta quindi di incidere profondamente in questo senso; comunque discuteremo sulla ripartizione dei sette miliardi per i 3 progetti obiettivo stabilendo quanto andrà al progetto anziani, quanto al progetto dell'ambiente di lavoro e quanto al progetto materno-infantile. Si potrà ipotizzare l'equa distribuzione della cifra tra i tre progetti oppure tra queste fare una scelta ulteriore proporrei 4 miliardi per il progetto: anziani, 1,5 miliardi per il progetto ambiente di lavoro e 1,5 per il progetto materno-infantile, ragionando per che, non essendosi alcun finanziamento per il 1982 per queste voci dovremo indicare i criteri per utilizzare queste risorse come ponte per il 1983 andando a scelte molto oculate di politica di investimenti.
Ho detto che in relazione ai provvedimenti governativi relativi al 1981 il Consiglio dovrà rideliberare fermo restando che, per quanto riguarda la spesa corrente ordinaria quando sarà concluso l'esame a livello statale si dovrà di nuovo deliberare sulla base degli accertamenti che si saranno fatti, prendendo decisioni sia in ordine di cassa che in ordine di competenza. In ogni caso dovremo rideliberare per quanto riguarda la risorsa di 28 miliardi di spesa finalizzata.
Dovremo anche rideliberare sulle piante organiche provvisorie. Non sarà sfuggito ai colleghi che il decreto sui farmaci ha introdotto all'art. 5 il blocco delle piante organiche anche per quelle Regioni che le hanno fatte.
La Regione Piemonte, da questo punto di vista,sarà penalizzata avendole approvate a suo tempo. Questo blocco sarà particolarmente pesante, perch agirà persino sul tournover; lo sblocco sarà rinviato all'approvazione del decreto previsto dall'art. 12 della legge 761.
La Giunta intende proporre un emendamento che tenga conto della situazione della Regione Piemonte che ha approvato le piante organiche, che quindi si è messa in una situazione di certezza giuridica.
Per quanto riguarda la situazione del 1982 il Governo ha presentato una legge ordinaria e ha dichiarato la sua disponibilità ad apportare le correzioni che si rendessero necessarie sia dal punto di vista dell'importo e sia dal punto di vista dei criteri. Nell'ambito della normale dialettica politica le forze politiche contribuiranno, nella loro autonomia, ad individuare la massa di risorse disponibili per il servizio sanitario nazionale tramite il bilancio dello Stato e quanto debba essere altrimenti recuperato. In relazione a ciò, mi pare doveroso rilevare però la costanza della spesa sanitaria che oscilla dal 1975 al 1980-81 secondo le previsioni, attorno al 6% del prodotto interno lordo. Non corrisponde quindi al vero una presunta espansione della spesa sanitaria che sia alla base dell'attuale difficile situazione del nostro Paese. La decisione di ridurre la spesa sanitaria e previdenziale è nelle facoltà del Governo e del Parlamento, ma trae origini da fattori esterni al servizio sanitario. E ancor meno lo è per il Piemonte la cui incidenza di spesa è inferiore anche nettamente alla media nazionale.
Altro discorso totalmente diverso è su come può avvenire il recupero.
Le Regioni hanno chiaramente detto che le proposte non devono andare nella direzione opposta a quanto indicato dalla 833, anzi si deve sostenere la linea della 833.
I ticket sui farmaci non hanno portato a nessuna riduzione dei consumi.
I prezzi sono rimasti costanti prima e dopo il ticket. Hanno invece avuto un effetto finanziario. Il ticket sulle prestazioni di analisi è stato un fallimento. L'incasso del 15% per gli aventi un reddito superiore a 12 milioni è stato inferiore alle spese che si sono dovute affrontare per la sua riscossione, Ciò è stato riconfermato nella riunione di ieri dalle Unità sanitarie locali. L'ipotesi di introdurre ticket nella medicina generica e pediatrica va nella direzione della vecchia notula rispetto alla quota capitaria - su questo si è soffermato ampiamente il Presidente voglio dire che ci allontana dalla concezione della difesa della salute rispetto alla cura come proposto dalla 833. La facoltà attribuita alle Regioni di introdurre ticket nelle prestazioni specialistiche ospedaliere è stata accolta negativamente da tutte le Regioni. Le Regioni hanno detto che se una misura di ordine finanziario ci deve essere, essa deve essere generalizzata su tutto il territorio nazionale, evitando di creare 20 servizi sanitari regionali che accentuerebbero ulteriormente differenziazioni e creerebbero inutili e dannose pendolarità tra le Regioni e, particolarmente, nelle Regioni di confine, creando un clima generale per cui nessuna Regione le introdurrà per paura di dovere pagare gli oneri degli altri. Le Regioni preciseranno tra alcuni giorni le loro proposte non voglio però sottrarmi ad esporre una mia personale opinione. Se si è individuata la forma dell'aumento dei contributi da parte dei lavoratori per fronteggiare una massa di risorse di 800 miliardi, essa deve essere portata a tutto l'importo che il bilancio non può fronteggiare, evitando ticket che hanno dimostrato di non avere efficacia sanitaria, ma di avere solo un'efficacia finanziaria, introducendo movimento di denaro ad ogni livello delle attività sanitarie complicano esclusivamente le attività del servizio sanitario.
L'eliminazione delle prestazioni termali pone problemi molto complessi per la nostra Regione. Ho recepito l'invito a discutere anche in questo ambito. La nostra Regione ha un ruolo minoritario nel campo termale (un'incidenza finanziaria di poco più di 3 miliardi) ma un movimento economico che raggiunge i 15-20 miliardi quindi ha motivo di ragionare su questa questione. Il Ministro ci ha detto che non saranno modificate le previsioni di spesa per gli investimenti. In effetti, la cifra degli investimenti è esigua per il 1982 (500 miliardi, pari per la nostra Regione a 40,7 miliardi) quindi è ragionevole pensare che questa dimensione sarà mantenuta.
Mi corre l'obbligo di informare il Consiglio che da accertamenti effettuati sulla situazione debitoria dovuta ai maggiori costi e alla varianti in corso d'opera, attualmente la cifra che deve essere fronteggiata è pari a 34 miliardi dì oneri, che matureranno per il 1981 nell'entità di 20,2 miliardi, e nei primi mesi del 1982, per 13,1 miliardi.
La somma complessiva degli stanziamenti a disposizione per il 1981 e 1982 quantificata nella cifra di 78 miliardi deve essere decurtata degli oneri di questi 34 miliardi. L'Assessorato e la Giunta sono in grado di avanzare in Commissione e in Consiglio, criteri per l'utilizzo perché si possa procedere rapidamente alle decisioni conseguenti nel corso del mese di ottobre.
Mi scuso di essere stato eccessivamente lungo. Mi impegno a far pervenire ai colleghi un'ampia documentazione su quanto ho detto in modo che ognuno possa compiere un esame approfondito ed eventualmente ribaltarne i propri comportamenti nel momento in cui discuteremo della proposta di piano socio-sanitario regionale.



MARCHIARO MARIA LAURA



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Sulle comunicazioni della Giunta è aperto il dibattito.
La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Può sembrare strano un mio intervento in materia di sanità che nel Gruppo viene seguita efficacemente dall'amico consigliere Marchini (il quale completerà queste mie considerazioni), ma il taglio delle dichiarazioni del Presidente Enrietti, più che quelle dell'Assessore Bajardi, e la mia recente responsabilità, quale coordinatore del Gruppo di lavoro finanza e sanità nel Convegno dell'ANCI a Viareggio, mi impongono di intervenire per esprimere la nostra differenziazione rispetto all'impostazione che al problema ha inteso dare il Presidente Enrietti.
Non credo che il modo migliore per costruire un futuro diverso dell'Italia, sia quello di esercitare in tutte le sedi una sorta di sindacalismo d'ufficio, quindi, non credo che il modo migliore per concorrere al potenziamento del sistema delle autonomie e al risanamento dell'economia italiana, sia quello di interpretare le proprie responsabilità sempre in chiave difensiva con ottica limitata ai problemi locali e personali, non partecipando ad una più generale visione di responsabilità.
A questa visione di responsabilità richiamo il Presidente Enrietti. E' evidente come l'obiettivo del Governo, (cui la sua forza politica responsabilmente partecipa) di far rientrare il disavanzo della finanza pubblica allargata nei 50.000 miliardi, sia un obiettivo prioritario rispetto ad ogni priorità di settore che possa essere posta, se è vero che ad esempio, il rilancio dell'edilizia passa attraverso il contenimento del tasso di inflazione e se è vero che, come i fatti della finanza internazionale hanno dimostrato, il permanere di un differenziale di inflazione non fa altro che alimentare una spirale perversa nella quale tutti rischiamo di essere travolti.
Allora, se l'obiettivo è quello di contenere il disavanzo pubblico, chi sostiene che tagliare 4700 miliardi nella sanità è eccessivo, deve (e su questa valutazione possiamo essere anche d'accordo) contemporaneamente indicare dove ritiene possibile effettuare altri tagli. Non si può dire che nella sanità non si può tagliare e contemporaneamente dire che occorre alimentare quel pozzo senza fondo delle Partecipazioni Statali all'interno del quale continuiamo a gettare migliaia di miliardi come in una voragine senza fondo.
D'altra parte sappiamo benissimo che il taglio dei finanziamenti alle Partecipazioni Statali vuol dire in termini secchi ed immediati una forte caduta dell'occupazione. Se si individuano altre zone di taglio diventa credibile e praticabile un rilancio della spesa sanitaria. Nel caso queste non si individuino, occorre avere sufficiente fiducia nella collegiale responsabilità delle forze di Governo o, almeno, chi a questo Governo partecipa dica che quella è la strada realisticamente praticabile a tempi brevi in attesa che vicende economiche migliori consentano di riprendere con ampio respiro un disegno di potenziamento dei servizi sociali.
Fatta questa considerazione preliminare, voglio ricordare che il clima di Viareggio, a cui partecipavano Regioni ed Enti locali, è stato, almeno nelle conclusioni, responsabile. Non sono emerse indicazioni rigide e vincolanti per fronteggiare questi temi e questi problemi.
Su questo tema voglio fare una considerazione critica all'intervento del Presidente della Giunta. La volontà di demonizzare chi propone la necessità, magari per doveri di ufficio, di tagli nel sistema sanitario non necessariamente deve essere interpretata come contraria allo spirito della riforma. E' una riforma di demonizzazione che non concorre alla soluzione del problema. Mi domando: è più contrario allo spirito della riforma chi responsabilmente si propone un suo contenimento, una sua finalizzazione o il sistema delle autonomie che con alcune eccezioni (Bajardi ha fatto bene a ricordare i dati del Piemonte) non ha ancora fornito al Ministero i dati del '79 e dell'80, sulla spesa sanitaria? Non è forse più contrario allo spirito della riforma Chi continua a interpretare le U.S.L. come la continuazione del vecchio spirito clientelare di chi, invece, si impone anche attraverso i tagli, di arrivare a una reale riqualificazione della spesa stessa? Non è più contrario allo spirito della riforma chi continua a tollerare che nel Paese la media delle radiografie per abitante sia oltre due volte quella dell'Europa e che il consumo di farmaci sia spaventosamente patologico rispetto alla media dell'Europa? Queste responsabilità non le può assumere il Ministro della sanità o il Ministro del tesoro perché sono responsabilità che passano attraverso il sistema delle autonomie, valorizzato dalle USL. Siamo convinti che una interpretazione delle USL in chiave di effettivo avvio della riforma possa portare a semplificazioni e riduzioni di spesa avvertibili e significative.
In questo senso dobbiamo muoverci, in questo senso il Governo responsabilmente ha dato un segno di allarme e di arresto, anche perch mentre i conti del Piemonte sembra che chiudano per l'80 e l'81 con assoluta tranquillità, la Liguria ha annunciato di aver sfondato di oltre 150 miliardi rispetto alle previsioni ottimali di spesa per l'81. C'è il timore che andando avanti di questo passo, la spesa sanitaria non si attesti sui 26.150 miliardi concordemente stimati dal Ministero e dalle Regioni, ma sfondi il tetto dei 30-32.000 miliardi. Ditemi voi quale spazio reale vi è per una manovra di rientro dell'inflazione e per un avvio sostanziale della riforma sanitaria stessa.
Dobbiamo dare atto di due fatti positivi nell'azione collegiale del Governo: 1) il bilancio 1981, come giustamente sottolinea Bajardi, è costruito su cifre a spesa rigida che porteranno nel complesso del panorama nazionale ad un disavanzo di circa 1700 miliardi complessivi, di cui mille per recuperare gli irrazionali tagli praticati nel luglio 1981 dal decreto Andreatta e circa 700/800 in relazione al lievitare di alcuni costi che non erano stati conteggiati nelle precedenti stime. Su questa questione la posizione del Ministro della sanità e del Governo è una posizione responsabile; Ministro e Governo dicono: non creiamo condizioni di deficit sommerso che sarebbe la fine di ogni possibilità di cambiamento del settore; prima di avviare meccanismi d'integrazione e di finanziamento operiamo con i residui di cassa. Ci sono situazioni di efficienza nella spesa diverse tra Regione e Regione: mentre alcune Regioni sono in sofferenza rispetto ad esigenze di spesa non rinviabili, ci sono Regioni che hanno giacenze eccedenti rispetto alla effettiva capacità di spesa.
Per quanto riguarda il 1982 nell'azione di Governo rilevo una limpidezza ammirevole. Nessuno nasconde che, stando così le cose, vi sarà un disavanzo tra risorse disponibili e spesa che si consoliderà attorno ai 4700 miliardi.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

A mio avviso, il Governo, doveva portare avanti il piano sanitario nazionale.



BASTIANINI Attilio

Ho poca fiducia nei piani. Se prendiamo atto che il piano socio sanitario oggi, con gli standards inseriti degli specialisti di tutti i settori porterà a una spesa di oltre 40.000 miliardi, i tempi, i modi e le battaglie politiche per ricondurre gli standards del piano socio-sanitario nazionale a livelli compatibili con le risorse che questo Paese facilone può destinare alla socialità vera e non presunta, sono ristretti. Non mi nascondo dietro a un dito. Il piano socio-sanitario-nazionale non va avanti, non perché non lo si sappia scrivere, ma perché è difficile ricondurre il disegno, ambizioso e ammirevole, di diffusione, di integrazione, di prevenzione a documenti reali. Ritengo che per il 1982 non sia praticabile la manovra di ricondurre gli standards a livelli credibili con le risorse disponibili. Questa riconduzione deve avvenire con il responsabile concorso delle strutture regionali e delle strutture locali altrimenti si continua a giocare sugli equivoci.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Il Piemonte l'ha fatto. Perché non lo hanno le altre Regioni?



BASTIANINI Attilio

Vallo a dire ai tuoi colleghi, Presidenti di Regione.
Per il 1982, il Governo chiede alle Regioni di assicurare una riduzione nella spesa dell'ordine del 3,5-4,5% il rinvio di determinate forme assistenziali secondarie di fronte alle difficoltà emergenti; rileva che riguardo ai progetti-obiettivo, la diminuzione di spesa di fatto non viene a gravare sui programmi avviati perché le Regioni sono in gravissimo ritardo nell'avviarli e chiede di operare su un doppio concorso di responsabilità elevando i contributi su datori di lavoro e sui lavoratori e con i tickets per garantire circa 1000 miliardi.
Una posizione sindacale ha fatto cadere la possibilità di elevare i contributi che gravano sull'industria e sui lavoratori; il recupero delle fasce che non hanno partecipato finora al pagamento delle cifre della riforma sanitaria di fatto si limita a poca cosa (60 miliardi volendo esentare le fasce di reddito sotto i due milioni e andando a colpire ceti sociali molto deboli).
Come chiudere il tonto? Personalmente ritengo che il sistema dei ticket sulle visite sanitarie sia l'unico sistema che possa portare a una disincentivazione di fatti patologici di prescrizione farmaceutica, di prescrizione di analisi, di ricoveri ospedalieri (elemento che spesso genera una domanda sanitaria ingiustificata) e ritengo che, per le quote differenziali, una responsabilizzazione delle Regioni riguardo al saldo dei propri conti non sia una manovra né antiregionalista, né di differenziazione fra le diverse Regioni, né di ordine anti-riforma sanitaria.
Gli amministratori locali credono di potersi far belli con le penne degli altri, scaricando sempre sul Governo centrale le responsabilità del prelievo e mantenendo a sé il piacere della spesa; noi liberali combattiamo questa logica. Chi vuole spendere deve anche informare i cittadini che cosa chiede per spendere. Ha più ragione Bajardi quando parla delle difficoltà di praticare queste strade e su questo occorrerà entrare nel merito e discutere.
L'uso dei ticket sulla visita sanitaria come strumento di disincentivazione della spesa e il grado di responsabilità degli amministratori regionali e locali sul prelievo connesso al grado di servizio offerto, sono due elementi che approviamo e riteniamo che, su questa linea, vi sia una solidale responsabilità del Governo centrale.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

La parola al Consigliere Gastaldi.



GASTALDI Enrico

Mi sento in dovere di intervenire sulla relazione del Presidente per esprimere un giudizio mio personale e della maggior parte dei medici di base. Questo non è corporativismo a favore dei medici ma a favore degli assistiti.
Sapevamo dai giornali e il Presidente l'ha confermato, che Roma ha rifiutato alle Regioni di attuare proposte in materia di assistenza sanitaria. E' opinione dei medici che i tagli sono necessari, per l'adozione dei tickets sulle visite dei medici generici e lo slittamento del progetto anziani al 1983 non siano misure del tutto giuste per diversi motivi.
I ticket non solo distruggono la filosofia della riforma sanitaria, ma distruggono il principio della mutualità, se per mutualità si intende che chi ha la fortuna di essere sano, aiuta e deve pagare per chi ha la fortuna di essere sano, aiuta e deve pagare per chi ha la sfortuna di non esserlo.
L'entità dei ticket (2000 o 4000 lire per le visite domiciliari) fa pagare all'assistito due volte l'assistenza generica: una volta con i contributi malattia, un'altra volta con i ticket: per dimostrarlo, faccio un semplice calcolo, il medico generico costa al sistema sanitario 25.000 lire pro-capite (non 32.000 perché 7.000 corrispondono al rimborso spese che torneranno in buona parte allo Stato perché difficilmente spendibili) inoltre ogni assistito pagherà con i ticket 24.000 lire in media all'anno.
Le statistiche infatti dicono che gli italiani ricorrono al medico di base in media 10 volte all'anno: otto volte in ambulatori, due volte a domicilio. Ogni italiano dovrà quindi pagare al medico generico 24.000 lire, di cui 16.000 per visite ambulatoriali e 8.000 per visite domiciliari. Se poi, dalle 25.000 lire che il medico di base ricava togliamo quanto pagherà di Irpef (in media il 25 cioè 6.000 lire) i tickets diventano addirittura una speculazione dello Stato sulle malattie degli italiani.
Le conseguenze più gravi e che più ripugnano, a mio giudizio, è che queste misure danno di nuovo al rapporto medico-ammalato il carattere di commercio e di fiscalizzazione togliendo quello di affettività, di umanità e di amicizia che la condotta medica prima, e la mutua, poi, malgrado tutti i difetti e le insufficiente, avevano creato.
A correggere questa conseguenza non vale il ripiego delle marche che l'assistito dovrà comprare, non si sa da chi e applicare non si sa su che cosa.
Per ridurre le spese sanitarie si devono adottare altri mezzi: il risparmio, l'eliminazione degli sprechi e delle spese inutili che non richiedono né tempi lunghi né leggi o decreti. Basterebbe esaminare controllare e analizzare i vari capitoli di spesa e concordare con i tecnici del settore e i medici gli opportuni rimedi.
Sprechi e manchevolezze ce ne sono tante nei pagamenti delle quote dovute, nelle prestazioni extra, private ed ospedaliere, nelle visite nelle analisi, nelle convenzioni con case di cura private, specialmente se specializzate, ad esempio quelle di ortopedia e di riabilitazione, nelle ospedalità, nel consumo di medicine, e in tanti altri capitoli di spesa.
Per quanto riguarda l'argomento dello slittamento al 1983 dei progetti sulla tutela materno-infantile, sull'ambiente di lavoro e sugli anziani pu essere accettato che slittino i primi due e quello per anziani autosufficienti, perché tali progetti hanno, anche se imperfetta, una soluzione. Non si può però accettare lo slittamento della parte del progetto che riguarda i non autosufficienti. Per essi non esiste assistenza e se esiste ha un costo che supera le possibilità economiche o dell'interessato o dei suoi familiari. Questo, anche in periodo di crisi economica nazionale, non è giustificabile.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

E' iscritto a parlare il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, il fatto che il Ministro della sanità non sia nostro collega di partito, ci induce a considerazioni diverse da quelle a cui è pervenuto l'amico Bastianini, le cui osservazioni in molte parti pure, ci sono apparse sensate ed acute. A nostro avviso, il Presidente della Giunta ha usato nella sua comunicazione un linguaggio sostanzialmente diverso da quello che ci era sembrato assumere alcuni giorni fa, quando non erano ancora noti i tagli alla spesa pubblica, e, in un'intervista alla Stampa, aveva preso posizione drastica contro la ventilata riduzione del 4700 miliardi nel settore sanitario. Stamane invece - e non si stupisca per il riconoscimento che gli giunge da parte nostra - ci è parso usare il linguaggio della concretezza e della ragionevolezza. Anche noi condividiamo il fatto che forse il settore sanitario è stato eccessivamente penalizzato e anche noi siamo d'accordo con lui nel lamentare le conseguenze che avranno non solo i tagli alle protesi e sulle cure termali, ma soprattutto l'imposizione del ticket, in particolare l'imposizione del ticket regionale sulle prestazioni specialistiche, il che minaccia appunto di creare l'istituzione in Italia di ben 20 servizi sanitari diversi. Siamo in sostanza d'accordo sull'analisi che qui è stata fatta.
Quello che ci preme rilevare è la domanda che, in conseguenza delle dichiarazioni fatte, il Presidente della Giunta poneva a se stesso e all'intero Consiglio. Enrietti diceva: "si vuole dunque arrivare all'affossamento della riforma sanitaria?".
Coloro che si dichiarano contrari alla riforma sanitaria possono avere delle opinioni valide e rispettabili, ma hanno il dovere di dirlo chiaramente e di venire allo scoperto. Non crediamo che il Presidente si rivolgesse nel dire questo, alla nostra forza politica, perché da sempre siamo stati contrari, e lo abbiamo documentato attraverso una lunga battaglia parlamentare, a questa riforma che era nei nostri giudizi fatalmente destinata ad arrivare là dove oggi sta giungendo, cioè al fallimento completo, per l'impossibilità di essere sostenuta a spese di tutto il popolo italiano, come si è voluto demagogicamente far credere. Non crediamo dunque di essere i destinatari di questa esortazione. Ci permettiamo a nostra volta di fare una domanda al Presidente Enrietti: "Perché non pone questo quesito al suo stesso partito, responsabile tra i primi di un servizio sanitario ormai chiaramente fallito?".



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

La riforma vuole così.



CARAZZONI Nino

Allora lei è in contrasto con le dichiarazioni del suo stesso partito quando dice che così sicuramente non si può andare avanti, che occorre una pausa di riflessione, che occorre rimeditare sulle conseguenze che la riforma sanitaria sta portando allo Stato italiano. Non siamo noi le forze che devono venire allo scoperto, sono tutti gli altri partiti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Ci sono dei quattrini in meno e ci sono gli standards dei livelli assistenziali da rispettare. Però i principi della riforma vanno mantenuti.



CARAZZONI Nino

E' esatto gli standards vanno rivisti e adeguati agli stanziamenti attuali di bilancio, ma questo vuole dire assumere a livello nazionale, e a livello regionale delle misure sicuramente impopolari. Chiediamo: Si ha a livello nazionale e a livello regionale il coraggio di praticare, di assumere, di operare queste scelte?



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Per noi si.



CARAZZONI Nino

Per voi si. Tutti i fatti, però, vanno contro questa sua affermazione.
Potrei citarle alcuni esempi recentissimi, riferiti in particolare alla mia zona, dove appunto si assiste in questi giorni ad una proliferazione di centri ospedalieri che non hanno alcuna giustificazione e ragione d'essere ma che vengono istituiti o vengono mantenuti in vita per semplici ragioni clientelari. Mi riferisco all'Ospedale di Domodossola e all'Ospedale di Omegna.
Sono esempi banali che danno però la misura delle scelte che occorrerebbe avere il coraggio di fare e che - non ci sembra che i partiti di governo abbiano deciso di assumere. Potremmo essere d'accordo, in linea teorica, con le sue conclusioni: una maggiore concretezza, una maggiore decisione, una maggiore scelta operativa in settori che vanno assolutamente posti sotto controllo. In pratica però, dobbiamo molto dubitare di quanto lei ha detto. I nodi comunque stanno venendo al pettine e ci fa piacere sentire che da altre parti giungono finalmente, non diciamo espliciti riconoscimenti, ma apprezzamenti, almeno, a posizioni che da sempre noi abbiamo sostenuto. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Beltrami.



BELTRAMI Vittorio

Chiedo scusa per un intervento piuttosto slegato ma lo faccio sotto forma di riflessione in una seduta interessante per gli interventi del Governo e dell'opposizione ma che lascia con la bocca amara per il ruolo svolto dalle forze politiche in questa sala che mal s'attaglia con lo stesso ruolo svolto dalle stesse forze politiche al di fuori di questa sala.
Se mi fossi preparato e se fossi introdotto particolarmente nell'economia di questo Paese, che sta andando sul piano inclinato verso il precipizio, prima di fare queste riflessioni, avrei introdotto con una premessa di carattere politico-generale per dimostrare che il Paese è colpito da un tornado. Nel giro di 6-8 mesi abbiamo subito due abbattimenti del valore della nostra moneta all'esterno del territorio nazionale, li abbiamo trangugiati e abbiamo avvertito che l'impatto della capacità di spesa del singolo cittadino con la realtà di ogni giorno che incontra nella vita organizzata diviene sempre più doloroso e più difficile.
Ma questo è un discorso che lascio fare ad altri, l'avrei fatto se fossi stato più preparato.
La realtà è che se il Governo centrale, in chiave di impopolarità, ha ritenuto di proporre delle misure piuttosto pesanti al Paese, lo ha fatto perché si è accorto che l'acqua è alla gola. Gli stessi contrasti politici entro il Parlamento ed entro la comunità nazionale, la stessa vivacità contrattuale delle forze organizzate del sindacato e dei partiti, segnano il passo davanti a questo quadro di rigidità, di pesantezza, nella possibilità di spesa. Da qui, la necessità che il Governo nazionale richieda dei sacrifici alla popolazione. Può rappresentare un momento antipatico per i partiti che fan parte di questo Governo, ma non può essere un fatto da riutilizzare in periferia dagli stessi partiti ritorcendolo sul Governo centrale.
Da parte dell'Assessore Bajardi abbiamo avuto delle comunicazioni che hanno quantificato il problema sottoposto oggi alla considerazione del Consiglio regionale. Una buna notizia in mezzo a tutte quelle grame è che il 1980 si chiuderà quanto meno in pareggio. Qualche mese fa, pensavamo che non fosse così. Bisognerà anche tenere presente che con tutta probabilità talune iniziative di organizzazione della spesa rivolta al territorio, in una mediazione tra la spesa storica e il rapporto con il singolo cittadino andrà a subire ulteriori modificazioni per la levitazione dei costi, per il processo inflattivo, per la scala mobile.
L'Assessore ha avvertito che il progetto governativo di appesantire la riforma sanitaria, attraverso un risvolto punitivo - sostengono taluni attraverso un motivo di attenzione necessaria - sostengono altri interverrà attraverso una proposta legislativa, in quella sede sarà ancora possibile trovare spazi per limare, contenere per cercare comunque di evitare il peggio, perché - penso - tutti sono per la riforma e forse torna solo comodo dire che ci sono gruppi dell'antiriforma.
Non sono perplesso sulle esigenze di capire che il Paese è in difficoltà e che deve trovare il modo per far fluire denaro nelle sue casse e per contenere il denaro che viene speso, quanto sull'organizzazione dei ticket che comporta naturali difficoltà; ritengo che un prelievo in conto spesa sanitaria debba essere costante e uniforme su tutto il territorio nazionale per evitare che in questa nazione delle Unità sanitarie locali abbiano ad animarsi delle raccolte tanto differenti l'una dall'altra. Temo anche che l'incasso di queste somme, possa essere tanto diverso nel rapporto con il cittadino da una Regione all'altra.
Detto questo, devo doverosamente dire che non posso accettare il senso di questa seduta del Consiglio regionale. Chiedo ai colleghi che sono nella maggioranza e che governano il Paese di affrontare e di rivolgersi alla comunità piemontese con un altro taglio a questo discorso. Se il Governo centrale avverte queste difficoltà e tenta di affrontarle, in maniera con congeniale e non razionale - ho testé detto che sono in disaccordo su talune iniziative - devo anche pensare che una Regione come governo locale possa rivolgersi con uguale messaggio e con eguale segnalazione alla comunità dicendo che le cose vanno non troppo bene e che è necessario chiamare a raccolta la comunità attorno ad un certo problema. Altrimenti l'impopolarità resta solo ed unicamente per il governo centrale e non si riesce, a capire come il ruolo delle diverse presenze in quest'aula possa ribaltarsi ed ancorarsi a diverse posizioni, a diversi raccordi che esistono a livello centrale.
Ho letto sulla Stampa che il Presidente Enrietti, al ritorno dal colloquio romano con gli altri Presidenti e con il Presidente del Consiglio, avrebbe fatto pubblica denuncia attorno a 5 milioni di cittadini evasori fisco-sanitari.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Non pagano perché nessuno gliel'ha chiesto. Sono 60 miliardi.



BELTRAMI Vittorio

Signor Presidente della Regione, in associazione con le altre presidenze delle Regioni d'Italia promuova una iniziativa perché questo aspetto negativo, che non individuo nella quantificazione con la stessa dimensione che è apparsa sui giornali, possa essere superata. Saremmo tutti assieme dei salvatori della patria se recuperassimo quelle somme denunciate e con tutta comodità i ticket potrebbero essere abbattuti. Parlando con il sottosegretario alla sanità questi, l'altro giorno, mi diceva che pesto è un falso scopo e comunque la dimensione del fenomeno è assai diversa da quella che è stata reclamizzata. Allora, direi che con la denunzia che è intervenuta in quest'aula si dovrebbe portare avanti un discorso costruttivo, facendo seguire alla denuncia di chi ha responsabilità di governo locale una serie di ipotesi, di suggerimenti, di indirizzi migliorativi del sistema stabilendo con l'apporto delle forze politiche organizzate il recupero in una dimensione di relativa serenità.
Facciamo attenzione a non creare situazioni che suonano come preallarme di uno stato di tragedia nel territorio. Ho letto su "Stampa Sera" l'allarme rivolto ai problemi degli anziani cronici ricoverati in istituti che dovranno pagare 30.000 lire al giorno. E' un discorso che riscopre taluni spazi e supera taluni limiti ristabilendo un'interazione tra sanità e assistenza. Taluni definiscono l'assistenza la "Cenerentola" del settore della sanità; addirittura un illustre uomo di punta del settore, non di area democristiana, l'avrebbe definita in una recente consultazione la "spazzatura della sanità".
Stiamo celebrando l'anno dell'handicappato. Oggi a Stresa è aperto un prestigioso convegno su questo argomento. La Regione Piemonte nel suo bilancio propone, a meno che siano intervenute modifiche di recente, 3 miliardi per tutto il complesso dell'intervento regionale, contro gli 11 miliardi che ha a disposizione il bilancio della Provincia di Torino.
Questo non lega con l'altro discorso al quale intendevo rifarmi: il tentativo di aggiungere guai a quelli che già animano il Paese, la denunzia che gli anziani subiranno lo scossone più grosso perché non verrà attuato il loro progetto-obiettivo o perché intervengono pesanti tagli, è stata, in parte minimizzata dall'intervento dell'Assessore Bajardi, ma all'esterno si è ribaltato con una dimensione decisamente preoccupante.
Se riscopriamo uno degli interventi meno esaltanti della Giunta regionale, quello fatto attorno alla vigilia elettorale dell'anno scorso quando sono stati distolti 8 miliardi dalla spesa sanitaria per essere introdotti nella spesa assistenziale, e se rivolgiamo questo intervento non uniformemente a tutto il territorio, ma solo ad una parte delle USL (23 torinesi più 12 o 13 nella periferia contro le 70 circa unità di tutto il territorio nazionale) e siccome il gruppo della DC su questo argomento propose un'interrogazione piuttosto precisa e dai contorni abbastanza definiti, l'Assessore Bajardi precisò che doveva ritenersi un elemento estemporaneo, episodico, e avvertiva che aveva carattere di sperimentazione e che non aveva carattere di continuità.
Nell'articolo che citavo poco fa, addirittura si pone in discussione la possibilità di continuare con questo tipo di intervento.
Diciamo che su questo tipo di intervento, dal risvolto episodico e di grossa occasionalità, non possiamo assolutamente essere d'accordo.
Dobbiamo tentare di operare con l'oculatezza tipicamente piemontese che in passato ha onorato e caratterizzato il modo di essere della nostra terra e della nostra gente, un recupero nel settore degli anziani.
Si parla di piano socio-sanitario ma la comunità piemontese forse non ha avvertito che nel primo piano socio-sanitario addirittura si diceva che obiettivo finale del piano era la chiusura di tutti gli istituti e delle case di riposo.
Perché non sfruttare le strutture esistenti, visto, che c'è una crescita zero della popolazione infantile e c'è un'esplosione della popolazione della terza e della quarta età? Ho paura persino a nominarle ma talune IPAB sono ancora funzionanti, sono al passo con i tempi (non cito la sentenza della Corte Costituzionale), costituiscono un grosso raccordo entro il quale, bon gré o mal gré, la comunità locale organizzata è costretta a riversarvi coloro che facciamo uscire dagli ospedali psichiatrici che demoliamo senza che sul territorio siano apprestate contemporaneamente e tempestivamente strutture operative al passo coi tempi.
Occorrerebbe anche far sentire agli operatori il gusto di lavorare molto e di lavorare con serietà. La Stampa quotidiana non ci risparmia cronache attorno a talune deviazioni del sistema. Non posso fare addebito a chicchessia su questo argomento. Lo faccio alla comunità, lo faccio a me stesso per la parte di responsabilità che posso avere. Certamente, il gusto di lavorare molto e con serietà dovremmo farlo riscoprire a coloro che operano entro il settore tentando per lo meno di garantire i livelli di assistenza che erano erogati dalle precedenti strutture socio assistenziali. Non ci si lagni se talvolta la realtà del privato si presenta con interesse, con prepotenza e con veemenza all'orizzonte socio sanitaria. Occorrerebbe riscoprire, attraverso la mobilità, l'utilizzazione delle forze lavoro non utilizzate entro il sistema regionale. Dovremo guardarci attorno, dovremo guardare alla produzione operativo-burocratica che interviene all'interno della Regione. Avverto le difficoltà che esistono su questo argomento, difficoltà legate al sistema e anche di ordine costituzionale, però qualcosa bisognerebbe fare.
Si dovrebbe anche riconsiderare il ruolo dell'opposizione al governo e il ruolo di quelle Regioni il cui raccordo politico con il Governo centrale, per fisionomia e immagine politico-partitica, non sempre è facilmente recuperabile.
Il Paese sta attraversando un'ora di gravità, ma recupero di solidarietà, che non può essere semplicemente formula di Governo interviene anche su queste cose concrete, con il senso di responsabilità del cittadino, dell'utente, dell'ammalato, dei partiti, delle autonomie locali e delle stesse Regioni. Non si dica soltanto: "Il Paese va male, la colpa è di Garibaldi e di chi governa". Semmai il giudizio del cittadino interverrà in prosieguo sul Governo e su chi ha avuto responsabilità di gestione e ha saputo gestire anche questa curva nella quale il Paese è andato ad infilarsi.
Sotto questo aspetto c'è la proposta di valutare con serenità le difficoltà che investono la Regione e il Paese.
Mi auguro che tutte le forze politiche presenti in quest'aula possano mettersi davanti a questo problema con la stessa apertura con la quale oggi ha inteso porsi il gruppo della DC.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, esprimo il mio assenso alla posizione della Giunta regionale espressa dal Presidente Enrietti e dall'Assessore .Bajardi. Farò poche valutazioni per riconfermare l'inaccettabilità della politica del Governo rispetto ai provvedimenti sulla sanità, l'inaccettabilità del tentativo di accreditare la tesi di una spesa sanitaria troppo larga quando si sa che nel nostro Paese la spesa sanitaria è molto più bassa rispetto a quella dei Paesi della Cee in rapporto al prodotto nazionale lordo, l'inaccettabilità della riduzione della spesa sanitaria attraverso i ticket che minano le fondamenta della riforma sanitaria. Sono da respingere queste misure inique perché il cittadino per una medicina che costa poche migliaia di lire rischierebbe di pagare di più del costo della medicina stessa, infatti, per avere la ricetta obbligatoria deve pagare il ticket al medico e al farmacista. Come è possibile ridurre la spesa sanitaria? Con la prevenzione e attuando la riforma. Qui sta la contraddizione profonda dei provvedimenti perché mentre si annuncia che c'è la volontà di attuare la riforma, si mandano avanti questi provvedimenti, pur sapendo che sono il contrario dei principi della riforma stessa. Questo è il nodo di fondo. Perché non si cerca di ridurre la spesa sanitaria attraverso la riduzione della spesa farmaceutica? Ci sono delle scelte da fare. C'è un problema di educazione sanitaria da parte delle istituzioni nei confronti della popolazione e c'è la necessità della revisione del prontuario farmaceutico.
Ci sono centinaia di medicine inutili se non addirittura dannose e che sistematicamente vengono prescritte dai medici.
Si tratta di colpire determinati interessi, C'è una scelta politica da fare. Se si vuole andare verso questa strada o si vuole continuare a colpire la popolazione e le fasce più deboli? Sono d'accordo che il momento è drammatico per il nostro Paese. Proprio per questo dobbiamo trovare il modo per uscire da questa crisi drammatica. Un modo per uscire dalla crisi potrebbe essere quello di usare la leva fiscale in modo egualitario. E qui alcuni nodi vengono al pettine. Perché si impone il ticket sulle medicine e sulle visite mediche minando la riforma sanitaria e non si mandano avanti i provvedimenti relativi ai registratori di cassa che possono portare denari nelle casse dello Stato? Perché dovendo recuperare 4000 miliardi per la sanità non si mette una tassa progressiva sul patrimonio? Si tratta di fare delle scelte egualitarie che non colpiscano sempre e soltanto i redditi più deboli. Sono scelte che sollecitiamo. La solidarietà non si può fare a scapito delle classi più deboli. Non si può proclamare la lotta all'inflazione e determinandone il tetto al 16 all'interno del quale far stare i contratti dei lavoratori dipendenti e siccome la scala mobile recupera il 14 ai contratti romane soltanto il 2, mentre è lo stesso Governo che provoca l'aumento dell'inflazione aumentando del 40 le tariffe elettriche. Ancora una volta l'inflazione pesa sui redditi più deboli ancora una volta sono i lavoratori dipendenti che pagano, ed i contratti dei lavoratori sono ingabbiati.
Esprimiamo l'inaccettabilità dei provvedimenti del Governo e la necessità che vengano radicalmente cambiati.



PRESIDENTE

La parola al collega Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, spero che non stupisca a questa assise il mio intervento dopo quello del collega Bastianini su questa materia. Non è segno di scorrettezza nei confronti del tempo che è prezioso a tutti, ma vuole essere un segno dell'attenzione e della preoccupazione che il Gruppo liberale pone a questi problemi.
Da parte mia lamento che il Presidente della Giunta non abbia ritenuto di tenere in alcun conto una voce, sia pure isolata, dell'opposizione, che aveva trovato nella DC qualche consenso, in ordine alle dichiarazioni, di tono molto simile a quelle di questa mattina, espresse nell'ultimo Consiglio regionale sempre dal Presidente della Giunta.
Faccio presente al Presidente della Giunta e all'Assessore che in questa sede il rappresentante dell'istituzione regionale non deve esprimere pareri personali quando si differenzia dai comportanti dei Ministri dello stesso partito, ma deve esprimere l'espressione dell'istituzione.
La nostra è una preoccupazione sul piano politico e istituzionale che in un momento così delicato si riapra nel Paese una guerra di bande, una specie di repubblica dei Comuni, nella specie, una repubblica delle USL.
Riteniamo che alcune forze politiche non riescano a maturare il senso dello Stato e a fare ognuna la propria parte istituzionale distinguendo tra la funzione dell'istituzione locale, il raccordo tra l'istituzione locale e il Governo nazionale, e la legittima e auspicabile dialettica tra le forze politiche.
Il Presidente della Giunta rappresenta un'istituzione, non rappresenta una forza politica. Se non governiamo in tempo il tentativo di slabbrare in periferia lo sforzo che si fa a livello centrale, non solo questo sforzo non perseguirà il risultato politico finanziario che si intende perseguire ma si otterrà il risultato ancora peggiore di slabbrare quel tessuto connettivo che esiste nello Stato delle autonomie che insieme vogliamo costruire. Ci vorrà scusare il Presidente della Giunta se su questo il linguaggio politico non sempre è forbito e non sempre è tenuto sulla chiave di violino.
In questa sede il Gruppo liberale rivendica l'onore che il Presidente Spadolini ha voluto attribuire al nostro rappresentante. Ci sembra significativo il fatto che l'onore di far decollare la riforma sanitaria sia stato dato a un rappresentante di un Partito che alto ha il senso dello Stato, a un personaggio e a un Partito che non avevano aderito a questa proposta quando era stata dibattuta in Parlamento. Non possiamo lasciar passare sotto silenzio in questa sede il dubbio o la preoccupazione di "manovre sotto banco" - lo si è detto nell'altra seduta - e oggi abbiamo sentito dire di "qualcuno che lavora contro la riforma". Né possiamo pensare che con queste affermazioni il Presidente si voglia riferire all'istituzione Piemonte o al Ministro della sanità o al Governo. Vogliamo che il Presidente, nella replica, dia assicurazione che non si riferiva n al Governo né in particolare al Ministro Altissimo. Che non si riferisce al Ministro Altissimo ci viene dalla responsabilità collegiale della Giunta regionale, ossia dalle dichiarazioni corrette dell'Assessore Bajardi quando ha detto che nel campo sanitario qualche cosa si sta muovendo e i conti si cominciano a capire.
Non voglio riferire i giudizi che qualcuno esprime sull'operato del Governo nella sua collegialità e del Ministro in particolare, ma mi pare che gli Assessori regionali abbiano potuto avvertire e segnare un'inversione di tendenza rispetto al tipo di processo che sta andando avanti.
L'esaltazione dello stato delle autonomie, che sta a cuore a tutto dovrebbe farci riflettere sul senso della proposta del ticket posto dalla Regioni qualora non riescano a ottenere il pareggio del bilancio.
Con questo si vuole rilanciare un concetto che, secondo me, è fondamentale; la responsabilità di chi governa e, in qualche misura, la meritocrazia nel senso che chi sa operare non paga e chi non sa operare paga. Nel meccanismo della sanità incominciamo a introdurre concetti di meritocrazia, in qualche misura quindi di imprenditoria e di responsabilità e, alla fine, la sanzione, e la sanzione più grave per un politico è l'impopolarità che deriva dall'opposizione di un balzello a carico del cittadino. Il Presidente Enrietti indica una via diversa e dice: "lo Stato attraverso il piano sanitario introduca degli strumenti di governo tali che non sia neanche possibile alle Regioni sbagliare". Ci sembra che, a tempi brevi, uno strumento che responsabilizzi le autonomie regionali sia uno strumento che politicamente e istituzionalmente, vada nel senso di esaltare e non di penalizzare la funzione e l'autonomia degli Enti locali. Questa impressione probabilmente non è condivisa dal Presidente. Noi ci sentiamo di sottoscriverla in totale tranquillità.
L'altra manovra governativa che tende a riportare a unicità e organicità le USL ci trova altrettanto consenzienti. Pare che Montanelli stia per aggiungere alla sua collana, così gustosa e così interessante, un altro libro: "L'Italia delle repubbliche sanitarie".
Dovremmo intervenire in modo preciso. L'Assessore Bajardi ci ha fatto una relazione sullo stato finanziario della sanità e siamo dolenti dell'impossibilità di intervenire adeguatamente sulle sue notizie. Ci sembra peraltro che la Regione Piemonte sia nelle condizioni di fare della sanità non tanto un problema finanziario e fiscale, quanto un problema politico. Le notizie che l'Assessore Bajardi stamattina ci ha dato e cioè che esiste ancora nella Regione Piemonte il margine per una dinamica politico-programmatoria sul piano sanitario esalta il dibattito che stiamo avviando in Commissione.
Come dobbiamo muoverci per far sì che la spesa, che è pure insufficiente, produca effetti corrispondenti alla sua entità? Facendo, per esempio, quanto meritoriamente ha fatto la maggioranza in Commissione abbandonando le trincee di retroguardia, rinunciando a vedere nella penalizzazione delle strutture private uno degli obiettivi del piano riconducendo la sfera privata e pubblica a una funzione di concorrenza evidentemente nell'ottica della maggioranza, privilegiando la mano pubblica, ma riconoscendo e promuovendo la funzione privata di ricerca e di promozione evidentemente con l'utilizzo della convenzione utilizzata in modo razionale, come qualcuno della maggioranza aveva detto, ma soprattutto motivata. Su questo versante ci sembra che ci si muova bene.
Mi pare tuttavia che non ci sia sufficiente attenzione e capacità da parte delle forze politiche di governare il fenomeno delle USL. Ho apprezzato un intervento che fece l'Assessore alla sanità quanto richiamava i componenti delle assemblee, all'opportunità di individuare "provocatoriamente" nel modello del Consiglio di amministrazione delle USL e non nel modello della Giunta comunale lo stato e il modo di essere degli esecutivi. Avverto però - e questa dovrebbe essere preoccupazione di tutti l'incapacità delle forze politiche a fare delle scelte. Negli statuti che si stanno elaborando e nei fatti reali che stanno avvenendo, sotto la scorta di uno pseudo premio alla capacità tecnica del singolo membro dell'esecutivo di gestire un settore, si tende a "parcellizzare" svuotando il senso della riforma: se all'interno delle USL creeremo le baronie dei singoli Assessori, andremo molto lontani dalla riforma. Quindi, in ordine alla riqualificazione dei servizi, qualcosa di positivo può venire dal confronto delle idee e non soltanto dalle risorse disponibili.
Ritengo poi che debbano essere tenuti sotto controllo certi comportamenti che le USL stanno assumendo. Non faccio scandalo del fatto che un esecutivo completo di una USL. di non so quale Regione, vada in Russia (probabilmente è opportuno che vada in Russia), non faccio scandalo ad esempio, che parecchi personaggi che sono scomodi negli esecutivi, siano nominati ambasciatori e partecipino a tutti i convegni, ma faccio scandalo per qualcosa che non attiene agli uomini, ma che attiene alle leggi che noi dobbiamo governare. Non possiamo certamente accettare che le deliberazioni delle USL vengano pubblicate in tutti i Comuni, il che significa che ogni esecutivo di USL. che si riunisce una volta alla settimana, costa 800 mila lire all'anno.
Faccio mia l'osservazione che faceva Bastianini poco fa conversando: che si mettano in movimento premi di efficienza a quelle USL che riuscissero a dimostrare capacità di risparmio "intelligente" intendo una capacità di risparmio, per esempio, attraverso una promozione culturale sulla spesa del farmaco.
In altri termini, si tratterebbe di far fare alla Regione quello che lo Stato non ha fatto a proposito dei recuperi dei crediti delle strutture sanitarie nei confronti dei responsabili civili. La nostra Regione recupera alcune decine di miliardi all'anno per crediti nei confronti dei responsabili civili. Peraltro, queste risorse ci venivano avocate dallo Stato con il risultato che la Regione Piemonte non aveva su questo una partita attiva, ma soltanto una voce attiva in bilancio.
Mi pare che l'individuazione di questo meccanismo possa essere molto significativa.
Alla base però di questa vicenda ci vuole chiarezza politica, il Presidente Enrietti la chiede al Governo e siamo solidali con lui nel chiederle, se esistono dei margini di dubbio; ma maggiore chiarezza ci deve essere anche a questo livello, nel ridurre lo spreco non occasionale, lo spreco provocato, organizzato, istituzionalizzato, per esempio, dell'uso della radiologia o di altri tipi di esami. Aspetto la maggioranza ad un appuntamento preciso. Su questo mi riservo di tenere, se sarà il caso, un comportamento personale. E' passato in Commissione il famigerato articolo che permette ai laboratori privati di avere punti di prelievo su tutto il territorio regionale. Questo fa a pugni con qualunque logica di programmazione legata al livello delle USL e indica chiaramente la volontà di qualche forza politica di permettere la continuità di un sistema che io non esito a definire mafioso.
Pensate che l'avanzata del piano sanitario avvenga a condizione che passi questa legge in aula, oppure che questa legge venga in aula solo a condizione che si passi il piano sanitario? E' un gioco che non ci piace.
Al PCI interessa il piano sanitario. A qualche altro partito forse interessa quell'articolo: su questo aspettiamo la maggioranza su questi banchi. La legge sui laboratori, è stata approvata dalla Commissione e il dibattito su questi banchi deve avvenire in tempi di regolamento. Non è materia che attiene alla maggioranza, ma attiene alla responsabilità del Presidente del Consiglio. La legge è licenziata, eppure rimane congelata (ma naturalmente il Presidente del Consiglio ha altro a cui pensare). Le leggi licenziati in Commissione non sono più appannaggio delle forze politiche di maggioranza, sono materia che attiene alle istituzioni e le istituzioni, Presidente del Consiglio in testa, hanno il dovere di portarle in aula in termini corretti.
La volontà politica di questa maggioranza la misureremo su poche cose.
In Commissione abbiamo dimostrato l'un l'altro che quando cadono queste riserve di tipo strumentale si può lavorare nell'interesse della Comunità nel modo migliore rispettando l'un l'altro le proprie prerogative certamente, cercando di portare al bene comune il meglio della nostra intelligenza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Informo i colleghi che alle 16 di oggi devo trovarmi a Stresa. La mia intenzione era di non replicare perché la mia era un'informazione al Consiglio. Il Presidente sarà presente e replicherà nome della Giunta e a nome mio.



PRESIDENTE

Posso assicurarle collega Marchini, che il portare in aula in modo corretto le leggi, è un di più nella sua brillantissima esposizione.
La seduta è tolta.
Il dibattito riprende alle ore 15,30.



(La seduta ha termine alle ore 13,10)



< torna indietro