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Dettaglio seduta n.8 del 23/09/80 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo con il punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute". Se non vi sono osservazioni, i processi verbali delle sedute dell'11 e 12 settembre 1980, si intendono approvati.


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Interpellanza dei Consiglieri Mignone e Viglione inerente la ricorrenza del trentennale della morte di Cesare Pavese


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni e interpellanze".
Iniziamo con l'interpellanza dei Consiglieri Mignone e Viglione inerente la ricorrenza del trentennale della morte di Cesare Pavese La parola al Consigliere Viglione che ha chiesto d'intervenire.



VIGLIONE Aldo

Vorrei sapere che cosa avviene nel caso di un'interpellanza a cui non è possibile rispondere perché manca l'Assessore. L'Assessore sa benissimo che c'è questa interpellanza e gli interpellanti sono qui seduti.



PRESIDENTE

Siamo d'accordo. Il torto in questo momento non è dell'amico Viglione.
Vedremo in seguito la procedura da seguire.
Chiede la parola il Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Ho già chiesto una volta che un'interrogazione di un rappresentante del mio Gruppo decadesse perché non era presente il Consigliere ed era presente l'Assessore. Però in questo caso il problema è duplice: mancano diversi Assessori che devono rispondere e mancano i Consiglieri.
I Consiglieri del mio Gruppo mi hanno fatto presente che, al mattino debbono girare non meno di mezz'ora per parcheggiare l'autovettura. Questo va tenuto presente perché è evidente che non si può chiedere ai Consiglieri di arrivare prima dell'ora stabilita per parcheggiare l'auto.



PRESIDENTE

In Via Arsenale c'è un garage che può accogliere 50 macchine. Di questo daremo anche comunicazione scritta.
La parola all'Assessore Ferrero che risponde, dopo questi preliminari all'interpellanza.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

Come i Consiglieri interpellanti sanno, la non approvazione dell'assestamento di bilancio per l'esercizio 1980, rende la situazione di alcuni capitoli di bilancio non del tutto florida. E' situazione non nuova comunque derivata dall'attuazione e dal completamento di iniziative di grande valore e rilievo già intraprese in passato. Si tratta solo di un dato temporaneo, che giustifica in parte la mancanza di iniziative nuove della Giunta in materia culturale.
Per quanto attiene invece l'argomento principale dell'interpellanza sarà impegno della Giunta tenersi informata delle iniziative assunte dal Centro Studi Pavese, sia per quelle assunte in passato per quanto attiene alla mostra bibliografica sia per altre iniziative che non sono ancora state formalizzate in termini di richiesta alla Regione Piemonte.
In questi ultimi mesi vi è stato su tale argomento un dibattito vivace sulla stampa quotidiana e soprattutto tra gli specialisti che hanno tentato, nell'anniversario della morte, un bilancio ed una valutazione critica della figura e del significato di Pavese nella cultura piemontese e in generale nella cultura italiana. Non ho sufficiente competenza per entrare nella discussione, voglio solo ricordare che Cesare Pavese faceva parte di un gruppo affiatato di intellettuali attorno alla casa editrice Einaudi. Pavese non è stato soltanto un intellettuale legato alla sua Langa e uno scrittore poeta di valore, ma è riuscito a costruire un pezzo rilevante della cultura italiana, dopo la caduta del fascismo, attraverso le sue opere e le traduzioni di letteratura anglosassone. Questo elemento può dare uno spunto di politica culturale forse più interessante di quello che può essere il ripensamento della storia del Piemonte attraverso la sua capacità di scrittore e di poeta. Quel periodo è particolarmente felice perché Pavese ha avuto non soltanto la capacità di rappresentare in modo originale e sincero la storia del suo popolo con i cambiamenti, i movimenti, le culture che internazionalmente si andavano affermando e che sono state la base importante della cultura post-bellica. Le traduzioni di Joyce fatte da Pavese sono state insuperate.
PRESIDENTE.
La parola all'interpellante Consigliere Mignone, per la replica.



MIGNONE Andrea

La risposta dell'Assessore Ferrero lascia ancora aperto il problema sul modo in cui celebrare uno scrittore che nel suo specifico campo ha portato lontano la conoscenza della storia e della cultura piemontese.
Posto che, ad avviso degli interpellanti, non si intendeva porre semplicemente una questione di carattere finanziario, né si voleva aprire in questa sede un dibattito fra specialisti e tecnici attorno al significato ed al contributo dato dall'opera di Pavese, scrittore e poeta del '900. E' un richiamo ad un'istituzione perché svolga una politica culturale che sottolinei le emergenze culturali che hanno dato significato e respiro alla cultura piemontese del '900.
Per quanto mi riguarda la risposta dell' Assessore mi lascia parzialmente insoddisfatto nei confronti del significato di un uomo che certamente ha aperto gli orizzonti culturali dell'Italia in un'epoca non facile. Pavese fu tra i primi ad intravvedere il difficile rapporto che si andava prefigurando tra città e campagna.
Al di là di questi aspetti, sui quali il Consiglio non è competente voglio ricordare quanto è stato fatto a Bucarest, a metà luglio, sul significato e sull'opera di Cesare Pavese, proprio perché fu un autore che si distinse per la serietà, per l'estremo impegno morale e civile e per il gusto della ricerca intellettuale.
Ci pare che debba essere fatto uno sforzo ulteriore della Regione Piemonte per ricordare questo autore; per riallacciare un nodo più stretto fra istituzioni e mondo della cultura attraverso rapporti più proficui con il Centro Studi ed iniziative che facciano risaltare maggiormente la figura di questo grande conterraneo.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione dei Consiglieri Picco e Cerchio inerente l'ampliamento del Parco Nazionale del Gran Paradiso


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione dei Consiglieri Picco e Cerchio inerente l'ampliamento del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Risponde l'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

La Giunta regionale, già in passato, operò per giungere ad una perimetrazione che godesse del consenso delle comunità locali. Contatti si ebbero a partire dal '79 e continuarono nell'80. Il Consiglio di amministrazione del Parco aveva deliberato il 28 marzo 1979 una proposta di ampliamento sul versante piemontese avanzandola al Ministero agricoltura e foreste, il quale, in data 16 luglio, richiedeva alla Regione un parere in merito.
L'iniziativa dell'aggiornamento della perimetrazione fu presa, sulla base di ampie valutazioni dei naturalisti e della Direzione del Parco, dal Consiglio di amministrazione del Parco stesso che era presieduto allora dal compianto collega Oberto.
Quando il Ministero dell'agricoltura, accogliendo quella sollecitazione a rivedere la perimetrazione, formulò una proposta (rappresentata su una cartografia a scala molto piccola e quindi in termini molto generici rispetto all'esigenza di definire sul suolo un perimetro con esattezza), la fece pervenire alla Regione e fu premura della Giunta di consultare le comunità locali. La proposta del Ministero fu trasmessa alla II Commissione del Consiglio regionale, la quale avviò la consultazione con le comunità locali. Nel valutare questa vicenda si tenga presente che trattandosi di Parco Nazionale non esiste una competenza di intervento della Regione. La consultazione si tenne il 15 ottobre 1979. In quella riunione emerse la volontà dei Comuni di approfondire il problema e di formulare una loro proposta di definizione dei confini: i Comuni si impegnarono a fornire una risposta entro il mese di novembre. Di ciò demmo immediata comunicazione al Ministero, con telegramma: avevamo sentore fu il collega Oberto a manifestare questa preoccupazione che il Ministero stesse per emettere il decreto. Questa preoccupazione trova riscontro nei fatti, poiché, come ci fu noto qualche tempo dopo, il Ministro Marcora aveva firmato il decreto fin dal 3 ottobre. Avuta tale notizia, sollecitammo i Comuni e la Comunità montana, con lettera del 13 novembre, perché formulassero immediatamente la loro proposta di perimetrazione in modo da presentarla al più presto al Ministero ed influire sull'effettiva individuazione sul suolo dei confini tenuto conto che la perimetrazione indicata dal Ministero non avrebbe potuto, senza un'ulteriore indicazione, tradursi sul terreno (la cartografia del Ministero, come ho detto, è a scala molto piccola per cui le possibilità di divaricazione nella definizione del perimetro sul terreno sono molto ampie).
Sulla base dell'esperienza già svolta dal Ministero per il Parco dello Stelvio, ritenevamo e riteniamo che a quella prima perimetrazione del Ministero debba seguire una successiva perimetrazione, indicata su una cartografia a scala più grande, che consenta una precisa individuazione dei confini da segnare sul terreno.
Alla nostra sollecitazione corrispose soltanto la risposta del Comune di Ceresole Reale, che ribadiva il parere contrario a qualsiasi ampliamento. Si è perciò provveduto, in data 22 gennaio 1980, a sollecitare nuovamente le altre Amministrazioni comunali alla formulazione di una proposta al fine di poter interloquire con il Ministero attraverso una proposta e non con il riduttivo diniego. Nonostante questa sollecitazione e solo in data 21 febbraio, la Comunità montana trasmetteva le deliberazioni dei vari Comuni interessati con cui si ribadiva il rifiuto assoluto agli ampliamenti. Successivamente la Comunità montana allegava una cartografia dei confini che la Comunità stessa sottoponeva all'attenzione degli organi competenti, in cui sostanzialmente si rifiutava l'ampliamento e si davano alcune indicazioni limitate di possibile modifica dei confini.
L'Assessorato alla fine di marzo ha provveduto ad inviare tale cartografia al Ministero proponendo che nella definitiva indicazione dei perimetri, tenesse conto della cartografia allegata che esprimeva il parere dei Comuni.
Il Ministero a tutt'oggi non ha fornito alcuna risposta.
La collocazione delle paline da parte dell'Amministrazione del Parco che ha sollevato le reazioni dei Comuni interessati, è stata attuata per ottemperare alla legge e in relazione al fatto che con l'apertura della caccia si rendeva necessario un provvedimento di tutela cautelativa. La Presidenza del Parco del Gran Paradiso ha svolto in queste ultime settimane numerosi incontri con le comunità locali e con le associazioni degli agricoltori e dei cacciatori e, a quanto mi è stato comunicato dal Presidente, avrebbe raggiunto una linea di intesa largamente accettata: le paline introducono il vincolo di tutela in vista del periodo della Caccia ed hanno il ruolo di interpretare, traducendoli sul terreno, i perimetri indicati nel decreto del 3 ottobre. Sulla base di questa individuazione, la Presidenza del Parco del Gran Paradiso propone un'ampia discussione per stabilire quali concrete modifiche debbono essere proposte al Ministero. Se non si raggiungerà un accordo, la Regione sarà chiamata a partecipare sul piano di un'iniziativa politica. E' tuttavia importante avere da un lato il consenso delle comunità locali e dall'altro una definizione dei confini tale che elimini l'irrazionalità di quelli attuali, che non consente la tutela della fauna del Parco.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

PRESIDENTE.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Le ultime affermazioni dell'Assessore sono di impegno di fronte al Consiglio regionale a voler ricomporre la vertenza colmando comunque un ritardo da parte della Regione. E dirò perché: il ritardo è stato enunciato dalle date esposte dall'Assessore.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Non ero a conoscenza che il Consiglio di amministrazione avesse proposto l'ampliamento nel mese di marzo del '79. Ne era a conoscenza il Consigliere Oberto, che nella sua veste di Presidente del Consiglio di amministrazione aveva avviato la proposta. Ne ho avuto conoscenza solo alla fine del mese di luglio, quando il Ministero propose i nuovi confini e, dal momento che ad agosto il Consiglio regionale è in ferie, le consultazioni con i Comuni sono state promosse a settembre.



PICCO Giovanni

Di fatto vi è stato un ritardo, perché rispetto al decreto del 3 ottobre la lettera per le consultazioni del 15 sono state inviate il 5 di ottobre.
Ma, al di là dell'aspetto temporale, il peggiore tipo di approccio ad una problematica di questo tipo è il rifugiarsi dietro l'alea delle competenze; non si tratta di competenze statali o regionali o di altri enti, si tratta di un problema specifico di pianificazione territoriale, di avvicinamento in termini di partecipazione delle comunità locali a decisioni che si prendono a livelli superiori, quindi siamo nell'ambito delle attività istituzionali della Regione, la quale, indipendentemente dalle competenze, si deve far carico di ricomporre queste vertenze e di mettere in condizioni le comunità locali di partecipare a decisioni che si prendono a livelli superiori, qualunque esse siano, fossero anche della Comunità Europea.
Quindi d'ora in poi l'atteggiamento della Regione deve essere diverso e non deve mirare a ricondurre ad unità i consensi che riguardano il proprio operato. Quando si tratta di problemi che riguardano lo Stato o altre competenze, il problema del ricondurre ad unità le posizioni delle Comunità e della Regione non riguarda,perché non si tratta più di organizzare il consenso, ma si tratta di esaltare il dissenso: questa è la posizione finora tenuta e va ribadito che è ora di finirla con questo atteggiamento.
Il problema del Parco del Gran Paradiso è un problema di pianificazione territoriale che, se fosse stato definito nel piano territoriale di coordinamento, avrebbe avuto dei precisi confini, indipendentemente dal fatto se questo Parco rimarrà, in via definitiva, un Parco Nazionale oppure se verrà trasferito alle competenze regionali. Si tratta di ricomporre una vertenza, non già per eludere il significato del decreto ministeriale che vuole allargare il perimetro del Parco, ma per cercare di ricondurla ad una obiettività di perimetrazione che metta in condizione la gente di capire che questo provvedimento è adottato con criteri di obiettività e non con criteri di assoluta indeterminatezza. Infatti, le reazioni delle Comunità montane sono nate dal fatto che i cartelli si spostavano a centinaia di metri senza un chiaro riferimento.


Argomento: Viabilità

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente la superstrada Caselle Lombardore


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dal Consigliere Cerchio inerente la superstrada Caselle-Lombardore.
Risponde l'Assessore Rivalta.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo che si risponda anche alla mia interrogazione più recente sullo stesso argomento.



RIVALTA Luigi, Assessore ai trasporti e viabilità

Devo anche in questo caso sottolineare i limiti delle competenze regionali in materia di viabilità statale. Richiamare questo, non vuol dire trincerarsi dietro agli aspetti istituzionali, ma mettere in evidenza la realtà oggettiva dei fatti. L'attenzione della Regione sul problema della statale 460 non è solo di queste settimane: è nata da tempo, almeno dal momento dell'interruzione al transito della statale 460 a causa dell'inagibilità del ponte nel Comune di Lombardore. D'intesa con i Comuni sistemati lungo la statale da Leinì a Ceresole, la Regione, la Provincia e l'Anas costituirono un gruppo di lavoro con il compito di esaminare tutti i problemi esistenti su tale asse. Il compito di capofila fu assegnato al Comune di Rivarolo.
La situazione fa rilevare: il tratto Locana Noasca Ceresole è soggetto a pericolose cadute da frane e valanghe che, insieme alle strettoie esistenti, rendono inagibile per una parte del periodo invernale la strada isolando le comunità che sono insediate al di sopra di Noasca. Il tratto della statale corrispondente all'attraversamento del Comune di Pont Canavese non è funzionante; infine, il tratto Leinì Torino, completamente urbanizzato e semaforizzato, non può più assolvere alle funzioni proprie di una strada statale. Rispetto a questi tre elementi di disfunzione da affrontare prioritariamente, emersi nelle varie riunioni, va rilevato che: l'Anas non è intervenuta e continua a non intervenire, nonostante le nostre sollecitazioni, sul tratto Noasca-Ceresole, malgrado siano pronti i progetti sulla circonvallazione di Pont Canavese si è solo arrivati in questo ultimo mese alla fase di definizione dei progetti sul tratto Leinì-Torino la situazione che si è venuta creando è determinata dal mancato controllo dello sviluppo urbanistico che ha reso la strada statale completamente urbanizzata per edifici di abitazione, per edifici industriali e per una serie di edifici di commercializzazione.
Dal gruppo di lavoro emersero questi impegni: l'Anas si incaricava di presentare un progetto di miglioramento della viabilità da Locana a Ceresole. Tale progetto è stato esaminato dalla Regione e dagli Enti locali e trasmesso a Roma per il finanziamento la Comunità montana Valle Orco si incaricava di far predisporre d'intesa con l'Anas, progetto della variante di Pont Canavese. Tale progetto, il cui finanziamento è previsto nel piano triennale Anas 1979 1981, è stato inviato per l'esame ai primi del mese di agosto all'Assessorato alla viabilità. Si è svolta nei giorni scorsi la riunione dei Comuni, della Provincia e della Comunità montana, presso il Comprensorio di Torino, per l'approvazione del progetto il gruppo di lavoro, con capofila a Rivarolo, doveva avanzare proposte relative alla variante di Lombardore e di Leinì, al fine di dirottare il traffico di transito sulla direttissima di Caselle, ossia su quella bretella viaria che è stata realizzata per raggiungere l'aeroporto di Caselle, ma che con solo questa funzione è sottoutilizzata. Nel merito di quest'ultimo aspetto fu data un'indicazione: fu consegnata all'Assessorato una planimetria che non si discosta in modo sostanziale dal progetto dell'Anas. Il Comune di Leinì, in particolare, con una nota del 16 gennaio 1980, espresse all'Anas il consenso, ribadendo la necessità dell'opera e fornendo indicazioni funzionali coerenti con l'impostazione sopra detta. Il 7 febbraio 1980 si svolse un incontro in Provincia, con i Comuni e la Regione, nel quale furono esaminati e ribaditi i diversi problemi della statale 460 e, cioè, l'innesto su Torino, il ponte di Lombardore, ora ricostruito, la variante di Pont Canavese e il tratto Locana-Ceresole.
A seguito dell'interruzione della strada Noasca-Ceresole causata dalla caduta di valanghe, il giorno 13 febbraio 1980, si è tenuta presso l'Assessorato,una riunione con l'Anas, il Comune di Ceresole, il Comprensorio ed il Comune di Rivarolo, nella quale sono stati precisati nuovamente i problemi della statale 460. Il 16 febbraio 1980, presso il Comune di Rivarolo, presenti la Comunità montana Valle Orco e Alto Canavese, i Comuni di Rivarolo, Valperga, Salassa, Oglianico, Forno Feletto, Bosconero, Lombardore , venne espresso il consenso sulla necessità e sulla priorità di intervenire sul tratto Rivarolo-Torino, con innesto sulla direttissima di Caselle. Il 20 febbraio con una convocazione che era stata inviata il 30 gennaio precedente dal Comune di Rivarolo, venne esaminato il progetto dell'Anas, relativo alla variante di Lombardore-Leinì e, in quella seduta, i Comuni espressero un parere favorevole. Alla riunione parteciparono i Comuni di Favria, Oglianico, San Benigno Canavese Bosconero, Lombardore, Ceresole Reale, Rivarolo, la Comunità montana Valle Orco e Alto Canavese, L'Anas e l'Assessore provinciale alla viabilità Eugenio Bozzello. Era assente il Comune di Leinì che tuttavia aveva espresso, con la nota del 16 febbraio precedente, un consenso sulla nuova strada. Devo dire che il Comune di Leinì appare spesso assente a queste riunioni.
Il progetto fu, successivamente a questi pareri, appaltato dall'Anas.
Senza questa premessa non assumerebbe significato il comportamento della Regione. La Regione dopo quelle riunioni, espresse in sede di valutazione tecnica, un parere favorevole a questo tracciato. Tale parere non costituiva assolutamente una richiesta di intervento immediato, e tale non lo si riteneva in quanto tra l'altro tale progetto non era previsto nel piano triennale 1978-1980, concordato tra Anas e Regione. Infatti, dopo la consultazione con il Comprensorio, gli interventi sulla statale 460 venivano collocati in ordine di graduatoria e di priorità al decimo punto.
Su questa questione la Regione si è nuovamente espressa in queste ultime settimane, nel momento in cui si è manifestata l'opposizione alla realizzazione del progetto, considerando inopportuna la stupefacente rapidità di finanziamento dell'opera, operato al di fuori del piano Anas e delle priorità convenute con la Regione, e ritenendo attendibili alcune osservazioni sollevate rispetto ai problemi agricoli (le associazioni contadine, la Regione ed alcuni Comuni hanno evidenziato che quei terreni soprattutto nella zona di Leinì, sono ad elevata fertilità). Su questa base, la Regione ha ritenuto utile promuovere un riesame del progetto.
D'altra parte i Comuni che avevano espresso parere favorevole chiedevano di ritornare sulle decisioni che erano state assunte e credo che sia stato quindi responsabile per la Regione, riunire i Comuni e le Comunità interessate e riaprire la discussione per un riesame da condurre con urgenza, poiché si era in presenza di opere in corso di appalto e di espropri da notificare.
Ripeto che le opere riguardanti la variante di Leinì-Lombardore erano state appaltate con una celerità inusitata, facendo ricorso a finanziamenti straordinari che non erano stati prospettati alla Regione, utilizzando in modo che ci pare non corretto una norma delle procedure di appalto: l'appalto è avvenuto chiamando ad operare nel tratto da Leinì a Rivarolo l'impresa che aveva realizzato la bretella da Falchera a Caselle, con una trattativa privata, avvalendosi di una norma che non ci pare applicata in modo appropriato.
I problemi agricoli ora sollevati, in effetti, non sono pretestuosi giacché i terreni interessati, come si evince dalla carta pedologica regionale, sono effettivamente di prima e seconda categoria, e tale quindi da richiedere una rigorosa salvaguardia. Va precisato ancora che tale carta si è resa utilizzabile pienamente soltanto in periodo successivo alle riunioni e alla formulazione delle prime valutazioni. Con il Presidente della Giunta, pertanto, mi sono fatto carico di convocare tutti gli enti interessati, concordando sulla costituzione di una Commissione tecnica composta da ingegneri della Provincia di Torino e dall'Assessorato ai trasporti regionali, con il compito di formulare delle possibili varianti ai progetto Anas; varianti da sottoporre entro dieci giorni all' esame dei Comuni e delle Associazioni interessate. A questa riunione era presente il Consigliere Cerchio. La data è stata rispettata; i tecnici hanno individuato tre soluzioni possibili che sono state presentate e discusse nell'ambito di un'assemblea tenutasi il 10 settembre 1980 nella sede di Corso Bolzano, alla quale erano presenti, oltre agli amministratori degli enti interessati, i Consiglieri Bastianini e Carletto. Fu unanime il consenso sull'esigenza di proporre ai Comuni le soluzioni alternative per cercare di dirottare sulle altre direttrici indicate gli appalti già avviati sulla 460. Tali proposte hanno il pregio di salvaguardare i terreni agricoli, di coordinarsi con la viabilità minore, aumentando complessivamente l'accessibilità di Leinì e di Lombardore, di allargare l'accessibilità all'ambito territoriale circostante nella direttrice di Cuorgnè e di facilitare i collegamenti da Brandizzo e Volpiano a Caselle e verso la zona ovest di Torino (Rivoli, Orbassano).
In tale assemblea i Comuni, le Associazioni di categoria e il Comitato di difesa, si sono impegnati a fornire, entro il 20 settembre, un parere ufficiale alla Regione. Stanno arrivando in questi giorni i pareri, che peraltro sono discordi.
Aggiungo che i Comuni di Leinì e Lombardore non dispongono di strumentazione urbanistica. Leinì ha adottato un piano regolatore nel quale non è prevista una viabilità di transito. Una serie di problemi nati attorno alla vicenda della 460 dipendono quindi da un modo davvero imprevisto di procedere dell'Anas e, d'altra parte, dall'incapacità di quei Comuni di gestire lo sviluppo urbanistico e di darsi degli orientamenti attraverso i piani regolatori. I Comuni, nonostante le larghe consultazioni effettuate, si sono mostrati impreparati a discutere questi problemi, e nonostante che l'attuale tratto della Torino-Leinì non consenta un traffico adeguato: sono numerosi gli incidenti, anche mortali. Gli allargamenti dell'attuale strada statale porterebbero effetti marginali, comunque porterebbero il traffico ancor più a ridosso dell'allineamento di case e di fabbricati disposti lungo la statale. Una soluzione alternativa si sarebbe in futuro, imposta. Da parte nostra abbiamo formulato proposte adeguate che salvaguardano i terreni più fertili.



RIVALTA Luigi, Assessore ai trasporti e viabilità

PRESIDENTE.



RIVALTA Luigi, Assessore ai trasporti e viabilità

La parola all'interrogante, Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

In finale l'Assessore Rivalta richiamava un'ipotesi: strano modo di procedere dell'Anas, ma, a nostro modo di vedere, strano è anche il modo di procedere della Regione Piemonte nel prendere delle decisioni e nel ribaltarle sulle popolazioni locali quando politicamente scottano.



RIVALTA Luigi, Assessore ai trasporti e viabilità

Non l'ho fatto. Ho anche detto che i Comuni sostengono dei problemi giusti.



CERCHIO Giuseppe

Sono però in contraddizione le voci delle Amministrazioni comunali e questo vuol dire che gli uni sostengono una tesi, gli altri ne sostengono un'altra. Se l'esecutivo ha la responsabilità di determinare le decisioni le stesse, quando vengono prese, devono essere suffragate dalla partecipazione, dal confronto, dallo studio e dall'analisi dettagliata dei problemi. Poiché l'esecutivo della Regione Piemonte ha dato il nulla-osta per la realizzazione dell'opera o ha dato un parere che non era suffragato da un'analisi approfondita dei problemi, deve rendersi conto che quel parere era stato dato in termini di leggerezza senza scaricare le responsabilità sulle popolazioni, il miglioramento della viabilità e del collegamento tra il Canavese e il capoluogo non è un problema rinviabile.
E' comunque necessario impedire che si perda il finanziamento che è stato realizzato in tempi veloci; di questo ci possiamo rallegrare dato che per anni abbiamo parlato di lentezze burocratiche. La Regione, che ha dato il nulla-osta, deve assumere con definitiva certezza e senza contraddizioni urgenti decisioni. Sono d'accordo su quanto è stato detto in ordine ai problemi riguardanti la circonvallazione di Pont Canavese e di Rivarolo e all'immediata soluzione della penetrazione da Lombardore a Torino.
Su questa vicenda si è accesa una polemica che ha i colori della problematica di Leinì, dove si è alla ricerca di una soluzione amministrativa comunale. Sul discorso dell'adesione da parte dell'Amministrazione comunale di Leinì per soluzioni migliorative nella penetrazione tra il Canavese e Torino bisogna fare chiarezza l'Amministrazione comunale di Leinì ha dato un parere favorevole ad una soluzione di viabilità, ma non certo a quel progetto di strada che non era ancora a conoscenza delle Amministrazioni comunali e tanto meno dell'Amministrazione comunale di Leinì.
Con questa considerazione auspico una soluzione del problema che tenga conto delle esigenze dei coltivatori della zona e che non faccia perdere il finanziamento per la soluzione di questo problema annoso per coloro che quotidianamente frequentano l'arteria n. 460.



CERCHIO Giuseppe

PRESIDENTE.



CERCHIO Giuseppe

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Per qualche disguido la mia interrogazione non è pervenuta. Sono comunque ugualmente soddisfatto della risposta della Giunta.



PRESIDENTE

Le interrogazioni ed interpellanze sono così state discusse.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente".
a) Congedi Comunico che ha chiesto congedo il Consigliere Gastaldi.
b) Presentazione progetti di legge Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: n. 5: "Istituzione dell'Ufficio del Difensore Civico", presentato dal Consigliere Carazzoni in data 11 settembre 1980 n. 6: "Interpretazione autentica e modifiche alla legge regionale 17 ottobre 1979 n. 60, recante norme per la tutela della fauna e la disciplina della caccia", presentato dalla Giunta regionale in data 18 settembre 1980.
c) Delibere assunte dalla Giunta regionale Rendo note le deliberazioni assunte dalla Giunta regionale nelle sedute del 4 e 9 Settembre 1980 in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6 novembre 1978, n. 65.
SEDUTA N. 4 DEL 4 SETTEMBRE 1980 23 - Corso di formazione professionale per guide turistiche per la Provincia di Alessandria. Impegno di spesa L. 1.380.000 sul capitolo 11620 del bilancio 1980. Moretti.
45 - Relazione sulla costituzione del laboratorio del servizio cartografico regionale e partecipazione ai lavori del XXV Convegno SIFET.
Spesa L. 6.000.000 - I.V.A. compresa Capitolo 7110 del bilancio per l'anno 1980. Simonelli.
67 - Conferimento incarico al dr, arch. Cesare Volpiano per la progettazione e la direzione dei lavori di risistemazione e di arredamento degli Uffici di Presidenza della Giunta regionale siti al secondo piano dell'immobile sito in Torino Piazza Castello n. 165. Spesa presunta di L.
2.300.000 oneri fiscali compresi. (Cap. 1000/1980). Testa.
68 - Conferimento incarico al dr, ing. Giovanni Inzerillo per la progettazione delle opere e dei lavori di protezione antincendio e per l'ottenimento dei relativi permessi da parte dei Vigili del Fuoco presso l'Ospedale Maggiore San Giovanni Battista di Torino. Spesa presunta di L.
1.150.000 oneri fiscali compresi (Cap. 100011980). Testa.
69 - Liquidazione parcella al geom. Franco Tiramani per la progettazione delle opere di sistemazione degli uffici del Comitato comprensoriale di Borgosesia. Spesa di L. 3.751.322 oneri fiscali compresi (Cap. 100011980). Testa.
98 - Liquidazione di onorari all'avv. Giuseppe Brocca a seguito di assistenza e rappresentanza dallo stesso prestata in ricorso avanti all'Autorità Giudiziaria ordinaria del Piemonte. Spesa di L. 359.220 oneri fiscali compresi. Testa.
SEDUTA N. 5 DEL 9 SETTEMBRE 1980 56 - Proroga incarico alla sig.na Mirella Fontana per la collaborazione presso il Comitato comprensoriale di Novara all'attività di formazione del bilancio consolidato e del programma pluriennale di intervento e di spesa della Regione e degli Enti locali del Comprensorio, legge regionale 6 novembre 1978, n. 65. Testa.
Le comunicazioni del Presidente sono così terminate.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazione del Presidente della Giunta regionale sulla situazione occupazionale Fiat


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale per una comunicazione sulla situazione occupazionale Fiat.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Sulla drammatica vicenda Fiat che occupa l'attenzione di tutta la Nazione e in maniera particolare del Piemonte, darà alcune brevi informazioni ,secondo l'accordo preso con i Capigruppo, in relazione a due fatti avvenuti dopo il dibattito tenuto in Consiglio regionale: l'incontro delle Regioni, sedi di stabilimenti Fiat, e l'incontro di ieri con il Sindaco Novelli, il Presidente dell'Amministrazione provinciale, Maccari il Ministro Foschi e i dirigenti sindacali, Lama, Benvenuto e Carniti. Le Regioni, che sono sedi di stabilimenti Fiat, hanno dato la loro solidarietà per un'azione svolta dalla Regione Piemonte ed hanno sottolineato la necessità che il caso Fiat si risolva mediante una strategia di sviluppo che non preveda momenti di recessione e quindi di licenziamento. La conferenza delle Regioni ha individuato nel Governo il punto sul quale si deve arrivare ad una positiva definizione della trattativa, insistendo in maniera particolare su questi punti: definizione immediata di una politica industriale per il settore dell'automobile definizione ed approvazione del piano autobus e del piano di intervento delle FF.SS.
Le Regioni hanno inoltre dato la loro adesione circa l'iniziativa della Regione Piemonte per quanto riguarda i rapporti con la CEE essendo il problema dell'automobile anche un problema europeo.
Infine, si è convenuto di dar luogo ad un organismo di coordinamento fra le Regioni e di designare capofila la Regione Piemonte.
In merito all'incontro con il Ministro Foschi, devo sottolineare il rapporto positivo esistente fra gli Enti locali del Piemonte ed il Governo sulla questione. Forse lo stesso rapporto positivo non esiste in altri settori, specie in quelli trattati nelle interrogazioni di questa mattina.
Il Ministro ha tenuto costantemente informati gli Enti locali sullo stato delle trattative. Si deve registrare in questo momento una rigidezza dell'azienda in particolare su due punti: la cassa integrazione la mobilità.
Su questi due punti vi sono concordanze di principio da parte delle due parti ma non vi è nell'applicazione tecnica, la possibilità di arrivare ad un'intesa.
Come anche i giornali hanno pubblicato, secondo dati ufficiali ottenuti dall'Inps, il pre-pensionamento per gli anni '80-'81 potrebbe riguardare circa 12.800 operai e 2.000 impiegati. Il Ministro avrebbe continuato la trattativa per tutta la notte, come è avvenuto, se nel contempo vi fosse stata una fumata bianca, il problema sarebbe stato risolto; se questo non fosse avvenuto, avrebbe sospeso la riunione ed avrebbe riconvocato le parti per questa sera. Il Ministro ha riferito che in quella sede si sarebbe fatto garante della posizione del Governo ed avrebbe presentato lui stesso una proposta di mediazione sulla quale avrebbe chiesto l'esplicita pronuncia delle parti. Nell'incontro avuto con Lama, Benvenuto, Carniti, i Segretari confederali hanno sottolineato l'opportunità che il Governo faccia una proposta di mediazione. Abbiamo detto che il Ministro era perfettamente d'accordo. Abbiamo inoltre fatto presente sia al Ministro che alle Confederazioni sindacali la necessità della massima urgenza per arrivare alla conclusione della trattativa, considerata la tensione che vi è a Torino e in Piemonte.
L'auspicio degli Enti locali del Piemonte è che si arrivi questa sera alla fumata bianca. Per questo ci adoperiamo con la massima intensità per raggiungere un accordo definitivo fra le parti.


Argomento: Commercio

Informazioni della Giunta regionale su iniziative sui prezzi e sul carovita


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il punto quarto all'ordine del giorno: "Informazioni della Giunta regionale su iniziative sui prezzi e sul carovita".
La parola al Vicepresidente della Giunta, Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino,Vicepresidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, mi pare che tre siano i problemi che in questo momento colpiscono direttamente la nostra Regione che, se anche sono comuni ad altre zone del nostro Paese, hanno qui una loro particolare gravità: da un lato la minaccia per il posto di lavoro per migliaia e migliaia di lavoratori (ne abbiamo parlato ininterrottamente in questa prima fase dell'attività della legislatura e ne abbiamo ancora parlato questa mattina), dall'altro la particolare aggressività dell'aumento del costo della vita ed, infine, (ne parleremo oggi pomeriggio), la crisi di sovrapproduzione del vino. La coincidenza di questi tre fenomeni fa sì che migliaia di famiglie, soprattutto dei ceti sociali più deboli, siano aggredite da due parti: minori entrate e maggiori uscite. E il bilancio non quadra più.
L'inflazione è alta non solo per l'ormai tradizionale scatto che essa ha, dopo il periodo delle ferie. Settembre è sempre stato un mese nero per i prezzi dato che le industrie ed i commercianti ritoccano i loro listini prima dell'autunno. Ma la situazione attuale è tale che non è semplicemente rimandabile a fattori stagionali.
In questo periodo, infatti, sono rincarati i giornali e le tariffe elettriche; tono scattati gli aumenti dei treni e quelli del canone Rai-Tv.
Ad ottobre ci sarà la rilevazione del prezzo degli affitti e sappiamo che è annunciato un rilevante aumento di tutti i prodotti derivanti dal gasolio e dal petrolio, forse un nuovo aumento della benzina e forse un ulteriore aumento dei telefoni.
Bastano poche cifre a documentare questa corsa al rialzo: benzina elettricità, telefono, canone d'affitto, giornali quotidiani e gas da cucina hanno avuto nell'ultimo anno aumenti che vanno dal 20 % al 57 quindi assai superiori anche al tasso d'inflazione media; pane, carne uova, pasta e generi di vestiario hanno avuto un aumento ché va dal 20 % al 36,3 % in un anno.
Tra l'altro non tutti questi aumenti peseranno sulla scala mobile anzi, quasi tutti i prezzi amministrati ne sono ormai fuori (giornali treni, telefono, ecc.), quindi tutto questo si configura in un salto netto di aumento del costo della vita.
In un'intervista riportata dal giornale "La Repubblica" il Governatore della Banca d'Italia, Ciampi, preoccupato per la crescente inflazione che ha: raggiunto il tasso annuo del 22 % ha dichiarato: "Negli ultimi quindici mesi l'accelerazione dell'inflazione è stata attribuita all'aumento dei prezzi delle materie prime e alla rapida espansione della domanda interna di beni di consumo e di investimento. Tuttavia, il fatto che l'inflazione italiana sia rimasta a due cifre anche quando, come nel 1978, la componente esterna era bassa e c'era un basso utilizzo di capacità produttiva dimostra l'esistenza di fattori strutturali interni di inflazione".
In questa situazione hanno peso notevole anche scandalosi episodi di speculazione. Credo che ogni collega abbia presente la recente vicenda degli estrogeni contenuti nella carne di vitello usata per gli omogeneizzati, ma vi sono altri fenomeni più modesti, ma più diffusi.
Abbiamo visto che i giornali si sono positivamente preoccupati di denunciare speculazioni anche sui prezzi al minuto per generi diversi certi tipi di pane, la tazzina di caffè, per i liquori (che non sono diminuiti quando pure è diminuita la tassa che era prevista nel primo progetto del decretane) e sappiamo quale peso ha nella nostra Regione il fenomeno della sofisticazione del vino, di cui parleremo in un punto apposito.
In generale per uno stesso prodotto si riscontrano a volte al dettaglio decine di prezzi diversi. Ma vi sono situazioni anche derivanti da modificazioni recenti avvenute proprio nella nostra Regione, in modo particolare nel capoluogo. A Torino, in questi anni, si è avuto un esodo di 50 mila persone e 50 mila abitanti in meno significano, ai valori del 1979 137 miliardi di lire sottratti ai consumi.
La diminuzione del monte salari, se per varie ragioni interessa migliaia di persone, significa minori consumi, minori vendite oltre a tante altre cose. E quindi c'è una forte tendenza a recuperare il tutto con l'aumento dei prezzi; ognuno cerca di salvarsi in questa situazione difficile per tutti, ma con la via che appare più semplice, che appare più facile.
Le ragioni, quindi, che hanno indotto la Giunta regionale a richiedere l'iscrizione all' ordine del giorno di un'informazione sulle iniziative possibili e sulla linea di politica economica e di interventi specifici che la Regione intende intraprendere sulle questioni del caro-vita sono talmente evidenti, persino nell'esperienza singola dei Consiglieri come cittadini e come consumatori che mi esimono da una lunga e dettagliata analisi.
Ciò che mi preme sottolineare, però, è che quella che noi svolgeremo dico noi perché alla mia breve introduzione seguirà quella dell'Assessore Ferraris, per tutta una serie di questioni che riguardano i generi alimentari e dell'Assessore Marchesotti per quanto riguarda l'impegno di iniziativa strutturale in questo campo è prima di tutto, una dichiarazione di intenti di volontà politica nel senso che non vogliamo dare un carattere solo episodico e straordinario alle iniziative pur necessarie che la Giunta ha inteso assumere. Vogliamo indicare come un punto programmatico importante :quello di dedicare alle riforme strutturali necessarie, e quindi alle iniziative legislative regionali idonee, e alle iniziative concrete, emblematiche, contro specifiche situazioni anormali di carovita e, più in generale, al problema dei meccanismi della formazione dei prezzi e del controllo sui prezzi, un impegno costante che abbia un respiro di legislatura. E, quindi, questa non è che la prima occasione di trattazione di questi argomenti, giacché, poi, in sede di programma della Giunta e in sede di verifiche periodiche di Commissione e di Consiglio, intendiamo sviluppare un'iniziativa ed un confronto, prima di tutto con le forze politiche del Consiglio e con le forze Sociali, sindacati, organizzazioni economiche di vario tipo e di vario genere in questo campo operanti consapevoli, da un lato, dei limitati poteri che, in questo campo istituzionalmente la Regione ha, senza tuttavia sottovalutarli e mettendoli in campo tutti e consapevoli, altresì, della necessità di un'iniziativa politica che abbia anche come obiettivo le riforme che il Parlamento deve approvare per dominare, nell'ambito delle possibilità nazionali, e di contribuire, nell'ambito delle possibilità internazionali (anche per la questione dell'automobile ci siamo scontrati per l'I.V.A. che nei vari Paesi ha quote diverse, ed è uno dei fattori non ininfluenti della grande guerra commerciale che è in corso fra le case europee) e combattere efficacemente i meccanismi dell'inflazione che sono alla base strutturale del carovita.
In sostanza, intendiamo assumere un impegno non episodico, perch sappiamo che queste cose fatte, anche soltanto in qualche occasione possono avere un risultato, ma se non sono accompagnate da un sistema di iniziativa da un vero e proprio piano di attività in queste direzioni, che abbia una durata permanente e che si ponga degli obiettivi anche intermedi e di lungo periodo, non possono incidere a fondo sulle situazioni.
E' nostro intendimento far assumere su questo tema alla Regione il suo proprio ruolo di coordinamento e di indirizzo. Le iniziative concrete che vengono qui illustrate hanno un valore emblematico. Vogliono essere la dimostrazione della possibilità di mobilitatele intelligenze e le fantasie delle autonomie locali, ben coscienti che non è la Regione Piemonte che pu debellare da sola il problema del carovita, e altresì coscienti che per non possiamo lasciare vuoti di iniziative e di presenza.
Non c'è, nel nostro intendimento, nessun significato punitivo verso qualsiasi grande componente sociale della nostra comunità. Vogliamo realizzare, cioè, una politica equa e che si regga, proceda e si attivi con il consenso dei produttori, dei settori commerciali e dei consumatori.
Nello stesso tempo è nostra ferma determinazione, per quanto ci è possibile, inserirci nei meccanismi speculativi ed anche sollecitare tutte quelle misure di repressione negli illeciti profitti, nelle frodi alimentari, chiudendo gli spazi (inesorabilmente ampi in periodo di inflazione) a coloro che in situazioni gravi, come quelle che stiamo vivendo, ricercano scandalosi ed illeciti profitti a danno della comunità.
Intendiamo fare della Regione (come abbiamo fatto per altri gravi argomenti) un'occasione di coordinamento e di impegno democratico, il punto di riferimento di un movimento di opinione pubblica e di effettiva partecipazione, non solo di stampa, Rai-Tv, che su questo tema hanno sinora condotto in queste settimane una positiva azione), ma dei consumatori singoli ed organizzati. Anzi, in questo campo, ci dichiariamo fin d'ora favorevoli a tutte le iniziative che tenderanno ad organizzare i consumatori secondo l'esperienza dei Paesi industrializzati più avanzati per far assumere loro tutto il ruolo importante che possono avete nella lotta, per una corretta revisione di tutti quei meccanismi che,dalla produzione al consumo, consentono a tutto il ciclo economico non solo di sussistere, ma di svilupparsi, liberandosi da ogni bardatura e struttura parassitaria. Questo è l'intento generale.
Detto questo, abbiamo quindi studiato delle iniziative contro le speculazioni dirette o indirette in atto: a) abbiamo assunto alcune iniziative tendenti ad evitare la distruzione di tutti i surplus alimentari (che eventualmente si realizzassero in Piemonte) o alla rinuncia ai raccolti perché non remunerativi. Anche qui per una ragione, direi morale, prima ancora che economica, politica, prima ancora che di intervento indiretto sui meccanismi dei prezzi. Questa periodica distruzione offende la coscienza comune. La televisione ci ha riportato ancora in queste settimane una serie di visioni,che si riproducono tutti gli anni,di immagini che offendono la coscienza del lavoratore, della famiglia, della casalinga, di chiunque ha a che fare con il costo della vita; immagini di prodotti ingenti del lavoro umano pomodori, pesche, uva, in diverse zone del Paese, che vengono mandate alla distruzione perché il "meccanismo economico" non consente di utilizzare queste ricchezze. L'impegno che assumiamo, in questo Consiglio, è quello di impedire che questo accada in Piemonte, di fare tutto ciò che è necessario perché questi prodotti vengano distribuiti gratuitamente agli Enti che ne fanno richiesta e che ne hanno bisogno, alleggerendo il peso dei bilanci di questi Enti. Per altro verso, questi prodotti saranno indirizzati verso la distillazione o la conservazione, ma dopo aver fatto tutto il possibile perché vengano inseriti in modo corretto sul mercato normale.
b) Abbiamo intrapreso ed intendiamo proporre iniziative dirette a realizzare un efficace controllo sulla formazione dei prezzi. Prima di tutto con un uso immediato degli strumenti di cui sono dotate le Regioni: i Comitati provinciali prezzi, nei confronti dei quali la Giunta ha predisposto, con un suo decreto, il rinnovo dei responsabili. Questi Comitati avevano recentemente perso parte delle loro funzioni, ora in parte reintegrate. Essi devono essere profondamente rinnovati nel senso di avere poteri reali e non solo notarili,di situazioni da altri determinate.
La Giunta si predispone a presentare al Consiglio appositi disegni di legge riformatori in questo campo. Ma intanto essi non possono rimanere passivi nell'immediato e devono intervenire per applicare ed utilizzare tinte le loro potenzialità. In questo campo noi dobbiamo però anche muoverci nella direzione di rendere trasparente il processo di formazione dei prezzi e di rendere "democratico e popolare" il controllo su questa formazione.
Non si vede perché la comunità piemontese e nazionale debba sapere tutti i giorni il listino di borsa e non debba sapere, per esempio, le quotazioni del listino prezzi dei Mercati Generali, e dico questo nel senso di una pubblicità estesa su tutti i giornali e con l'intervento anche delle radio e televisioni, private e pubbliche, che consentano questo controllo che consentano questo intervento per rendere possibile a tutti i cittadini di rendersi conto della differenza che c'è fra prezzo che viene formato ogni giorno al Mercato Generale sui prodotti di prima necessità e il prezzo che si riscontra in quello o in quel negozio. L'elemento di coscienza collettiva di questo fatto è la prima condizione per poter condurre una battaglia, non soltanto strumentale, non soltanto legislativa, contro l'aumento dei prezzi. Ed è una proposta che noi facciamo ,non soltanto al Consiglio regionale, ma di qui facciamo agli organi di stampa, alla televisione, alla radio, perché si incominci un'azione precisa ed intelligente in questo campo. Ed occorrerà potenziare il personale, le strutture di controllo, i vigili annonari, che a volte in questo campo sono in quantità irrisoria ed inversamente proporzionale alle necessità. Abbiamo dei Comuni anche grandi del Piemonte che hanno quattro o cinque vigili annonari: è del tutto impossibile svolgere una funzione seria in questo campo con dotazioni di personale specializzato di questo tipo naturalmente,questo non dipende solo da noi, c'è uno sforzo, la linea che deve essere portata avanti alle autonomie locali è una questione anche di carattere nazionale.
Abbiamo infine assunto iniziative specifiche su alcuni prodotti: i cosiddetti panieri, anche se avvertiamo che non sono certamente l'elemento risolutore, ma l'elemento emblematico sì, l'elemento dimostrativo della possibilità di intervenire in una determinata situazione sì; ad esempio l'iniziativa del Comune di Torino per gli articoli che servono ai ragazzi che vanno a scuola è , secondo noi, assolutamente esemplare, perché ha realizzato la fusione di interessi dei produttori, dei commercianti e dei consumatori, che è proprio quello che bisogna realizzare, che è difficile realizzare, ma in questa caso è stato realizzato su un genere, su una questione, su un aspetto, sul caro-scuola. Abbiamo proposto questo esempio nei grandi Comuni del Piemonte e c'è stato l'impegno di tutti a muoversi in questa direzione: il fatto che il tentativo sia riuscito in un comune, crea le condizioni perché si possa realizzare in altri Comuni.
L'Assessore Ferraris dirà poi come stiamo preparando delle iniziative precise per quanto riguarda la carne, i polli, il formaggio, le patate quello che sarà possibile fare e intraprendere nuovamente per il consumo del pesce azzurro, e dirà delle iniziative peculiari (più complesse di quanto non sia la campagna per il controllo dei prezzi) che verranno assunte nei confronti della crisi del vino, che ha un'altra dimensione altri aspetti ed altri problemi.
Un altro settore specifico di intervento, che fa già parte dell'esperienza realizzata da alcuni grandi Comuni del Piemonte, sarà la campagna per il consumo del latte. Verrà proposta come una campagna da estendere, da generalizzare in tutta la Regione sulla base di positivi risultati che hanno posto il Piemonte all'avanguardia di tutte le Regioni italiane, in una direzione che è stata suggerita e che è sostenuta finanziariamente dalla CEE. Quindi l'intervento della CEE è rilevante, crea le condizioni perché tutto questo possa diffondersi ampiamente, anche se questa campagna è stata portata avanti soltanto da una serie di Comuni del Piemonte. La nostra Regione è in testa a tutte le Regioni italiane in questo senso. Voi sapete che si interviene sul consumo, si interviene verso i consumatori, ma si interviene per alleggerire i surplus di produzione in questo campo,che sono i grandi guai irrisolti dalla Comunità Europea.
Infine, intraprenderemo iniziative che riguardano settori non direttamente alimentari.
Abbiamo aperto un'offensiva politica contro l'aumento dei biglietti dei cinema di prima visione. L'obiettivo, qui, è economico e culturale e dovrà tradursi in una serie di iniziative capaci ad un tempo di riaffollare le sale cinematografiche, dall'altro di contrastare la tendenza generalizzata della crisi del cinema.
Il problema da risolvere è questo: la tendenza è di aumentare i prezzi dato che diminuiscono gli spettatori; noi proponiamo una linea esattamente inversa: diminuire i prezzi per riaffollare le sale e in questo modo risolvere il problema anche dell'industria cinematografica che non ha soltanto problemi di costi, ha problemi di idee, di capacità di produrre films che siano adeguati alla crisi della società contemporanea, a prezzi non di élite, perché , è chiaro che del pane e della pasta non si può fare a meno, del cinema si può fare a meno; ma una società nella quale si pensasse di fare a meno di questo fattore di cultura sarebbe una società assai poco divertente, assai poco prospettabile come una società progressiva. Alcuni risultati sono già stati conseguiti nel senso che una serie di sale cinematografiche hanno accettato un coordinamento per svolgere delle proiezioni a fasce orarie differenziate e a prezzo differenziato. Anche in questo caso siamo sul piano degli esperimenti che possono indicare una strada da percorrere qui e in tutta la Regione,opponendoci alla tendenza che a Milano e a Roma porta i prezzi a 4.000/4.500 lire il biglietto di ingresso.
La Giunta dichiara inoltre la sua intenzione di ripresentare la legge contro il caro-riscaldamento a favore dei ceti più bisognosi, quella legge che ha avuto positiva applicazione lo scorso anno. Anche in questo caso,non siamo nel campo di interventi strutturali, ma data la situazione che stiamo vivendo in Piemonte, non si può pensare di fare diversamente per intervenire di nuovo in una direzione che già si annuncia gravissima perché l'aumento del gasolio e dei carburanti è tale da incidere su quella spirale che abbiamo detto prima, migliaia di famiglie che hanno meno introiti, meno salari o sono addirittura senza salario.
E' il corollario culturale di quelli che vengono indicati come i caposaldi di una complessa iniziativa. Non si tratta di inventare l'ombrello, ma di trarre esperienza e di generalizzare ciò che alcuni Comuni del Piemonte stanno già facendo, in modo particolare il Comune di Novara, che sta svolgendo questa azione da alcuni anni in collaborazione con le organizzazioni sindacali e i Consigli di fabbrica. Queste esperienze positive di educazione alimentare vanno estese , avendo ben presente quanto questo può incidere davvero per ottenere una corretta alimentazione, per ottenere una corretta spesa e per combattere, anche per questa via, le sofisticazioni in tutti i campi.
Devo dire, per finire, che in questo inizio di impostazione di una linea di intervento su questa materia, abbiamo trovato la piena disponibilità delle organizzazioni sindacali, abbiamo trovato le organizzazioni cooperative già concretamente impegnate, in quanto hanno garantito la stabilità dei prezzi per 230 prodotti, in qualsiasi circostanza, nei prossimi mesi.
Abbiamo trovato grande interesse per questa operazione in parecchi Comuni che hanno apprezzato questo impegno delle autonomie locali, non occasionale; coordinato; naturalmente sollecitano interventi strutturali.
Sta per essere presentato il piano di settore per i Mercati all'ingrosso. Il confronto che avverrà in questa occasione e il confronto che avverrà in occasione della presentazione del programma, sono dei momenti e degli appuntamenti per un dialogo di perfezionamento, critico autocritico, di proposte che chiediamo alle forze politiche del Consiglio.
Questo è un tema che non può non trovare l'adesione da parte di tutti. Ci auguriamo che dal primo dibattito che svolgiamo oggi e dall'arricchimento che verrà dal contributo dei Consiglieri, si possano precisare ulteriori spazi di intervento, limiti e possibilità di intervento della Regione su una materia estremamente complessa, ma di eccezionale importanza per produrre razionalità al nostro sistema economico.



PRESIDENTE

Prima di proseguire con il dibattito sul carovita, comunico che una delegazione della Fiat ha chiesto di incontrare il Consiglio e la Giunta.
Sospendo momentaneamente la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 11,05 riprende alle ore 11,35)


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione

Incontro con delegazione operai Fiat


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, l'Ufficio di Presidenza del Consiglio, la Giunta ed i Capigruppo hanno ricevuto la delegazione degli operai della Fiat Lingotto.
Ai lavoratori della Fiat è stata espressa la solidarietà della Giunta e del Consiglio, solidarietà espressa sin dal mese di maggio quando si ebbero le prime avvisaglie della crisi Fiat. E' chiaro che Consiglio regionale e Giunta non sono in condizione di provvedere a quanto viene richiesto saranno comunque intermediari nei colloqui con lo Stato e gli altri Enti.
Leggo la parte finale delle richieste dei lavoratori: "I Comitati di fabbrica ritengono che l'impegno ultimo di solidarietà debba essere espresso dagli Enti locali, Regione, Provincia e Comuni, nei confronti dei lavoratori con un impegno concreto. Per questo chiedono che intervengano presso la istituzioni dei proprietari di case, presso gli Enti che erogano servizi quali luce, gas, telefono, e anche presso le scuole per il rinvio dei pagamenti ai mesi successivi. 1 Comitati di fabbrica chiedono in questo senso che la Federazione CGIL CISL UIL prenda immediatamente contatto con gli Enti locali".
Il Consiglio e la Giunta si sono impegnati a prendere immediatamente contatto con gli Enti citati.
Ritengono inoltre opportuno tutelare, oltre i lavoratori Fiat, anche tutti gli altri lavoratori che sono coinvolti nella crisi dell' auto.
Invito i Capigruppo a recarsi nel cortile per spiegare ai lavoratori quanto ho accennato.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.40 riprende alle ore 11,45)


Argomento: Commercio

Informazioni della Giunta regionale su iniziative sui prezzi e sul carovita (seguito)


PRESIDENTE

Possiamo quindi proseguire il dibattito sulle iniziative sui prezzi e sul carovita.
La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Mi limito a sottolineare quanto il Vicepresidente Sanlorenzo ha detto in relazione alla volontà ed all'impegno di dare a questa iniziativa carattere di continuità superando l'episodicità che c'è stata in passato coinvolgendo tutta la rete distributiva, eliminando le interferenze e costituendo canali di contatto. Questa campagna va intesa come una grande occasione per valorizzare la produzione agricola regionale e ha lo scopo anche di fare conoscere le caratteristiche organolettiche e la genuinità delle produzioni immesse sul mercato dall'attuale rete distributiva. Con questa campagna si intende coinvolgere anche gli aspetti relativi alla tutela, alla vigilanza e alla lotta contro te frodi e le sofisticazioni dovrà avvalersi anche di un' azione di educazione alimentare, sul genere di quella fatta in passato nelle scuole. Le iniziative saranno quindi articolate secondo tre direttrici: tutela della genuinità del prodotto valorizzazione della produzione educazione alimentare.
Detto questo, sinteticamente darò alcune informazioni su delle questioni di cui ho la responsabilità diretta.
Forti di un recente decreto del Ministero dell'agricoltura (che tra l'altro è arrivato in ritardo ed ha creato alcuni problemi alle organizzazioni che richiedono l'intervento dell'AIMA) siamo orientati ad applicarlo in modo rigoroso e corretto. Certo il Piemonte non è nelle condizioni della Puglia, della Campania o dell'Emilia, comunque, opera e continua ad operare per impedire la distruzione delle produzioni dando,per quanto è possibile, la precedenza alla beneficenza e alla distillazione.
Il ritiro delle pesche da parte dell'AIMA si può considerare concluso: su 13.000 quintali ritirati, 11.000 sono andati alla distillazione, 1.800 alla beneficenza (1.000 su individuazione dei soggetti da parte della Regione, 800 da parte della Prefettura di Cuneo). Le difficoltà che si incontrano sono: la frammentazione delle richieste dei beneficiari la deperibilità del prodotto.
Per quanto riguarda le mele, ci auguriamo che la vendita possa essere esaurita e che non si debba ricorrere all'AIMA.
L'altro punto che intendo sottolineare è relativo al latte e ai prodotti lattiero-caseari indirizzati alle scuole. Non appena fu approvato il Regolamento, il Piemonte aveva colto il peso economico e sociale di quelle norme (che all'inizio prevedevano un concorso a carico della CEE di 224 lire al kg., ora è di L. 248) per farne un'occasione a sostegno di scelte di politica agraria e di politica alimentare (sostegno del latte fresco e della genuinità del prodotto, strumento a sollievo di situazioni difficili con particolare riferimento al settore zootecnico). Il Piemonte sia pure con soli 14 Comuni, secondo i dati AIMA, copre il 50-60 % di tutta l'operazione realizzatasi in Italia da quando è stato approvato il Regolamento CEE. Quindi, rispetto ai problemi economico-sociali, alle condizioni di vita dei consumatori e delle famiglie in continuo aggravamento e all'esigenza dl garantire sbocchi alla produzione agricola in questo caso si è messa a punto un'azione che tende a coinvolgere i Comuni al di sopra dei 10.000 abitanti.
Per quanto riguarda la parte più consistente dell'operazione relativa ai prodotti alimentari di origine piemontese, sottolineo che la campagna deve avere la caratteristica della genuinità e della qualità del prodotto deve creare canali di sbocco per le giacenze e deve avere un carattere continuativo, quindi deve articolare iniziative promozionali già assunte ed essere l'avvio di ulteriori sviluppi.
I prodotti presi in considerazione sono i vini da tavola Barbera e Freisa, i formaggi, la carne (la bistecca calibrata e surgelata), il riso le mele e le patate. Non è stato facile costruire un discorso di questo tipo, né è completamente costruito; per alcuni spezzoni sta dando il risultato sperato. Si è dato avvio all'iniziativa del vino attraverso una grossa catena di distribuzione, soprattutto in Lombardia e in Toscana, che acquista il vino dalle cantine sociali. Questa prima iniziativa consiste nella distribuzione di un bottiglione contenente il vino Barbera del Piemonte ,la cui autenticità è garantita da un'etichetta dell' ESAP e di un formaggio prodotto dal caseificio dello stesso Ente. Il concorso della Regione è di 100 milioni ed è sostenuto per il 60% dall'Assessorato al commercio e per il 40% dall'ESAP. Vi sono tre centri di imbottigliamento cioè tre cantine sociali che imbottigliano il proprio vino ed eventualmente per conto di altre cantine. Vi sono ancora problemi da risolvere, che per sono in via di soluzione. Si punta alla costruzione dell'immagine del prodotto genuino articolando il discorso attraverso la bottiglia l'omaggio, lo sconto, la locandina, con l'obiettivo di creare rapporti duraturi e di utilizzare le strutture esistenti coinvolgendo gli attuali operatori del commercio.
Per quanto riguarda gli altri prodotti sono in corso riunioni e contatti per definire le caratteristiche. Per quanto riguarda la carne, la Cuneo-carne distribuirà la bistecca calibrata surgelata, denominata "lamellina" puntando sui supermercati, con una quantità disponibile di 15.000 bistecche alla settimana. Il prezzo è ancora da concordare. Così per i prodotti avicoli l'operazione è realizzata dalla Cuneo-polli; per i formaggi sono interessati l'ESAP e le altre cooperative del Piemonte; così per il riso, per le patate e per le mele.
L'ultimo punto riguarda i prezzi amministrati. Si stanno studiando alcune modifiche legislative. Un gruppo di lavoro, insieme agli Ispettori ai costi, sta ricostruendo il dato di pianificazione, sta rilevando i prezzi della carne alla stalla e i costi di macellazione per procedere poi alle consultazioni previste dalla legge e riprendere l'azione di controllo cercando di contenere i prezzi e di avere la massima trasparenza nella formazione.
In questo campo per sorreggere e dare caratteristica di continuità alle iniziative,decisivi sono gli interventi strutturali della rete distributiva e dei mercati, di cui parlerà il collega Marchesotti, e della produzione agricola. Quindi è opportuno favorire lo sviluppo e il potenziamento della cooperazione,soprattutto nel settore della trasformazione, del confezionamento e della commercializzazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Se i Consiglieri sono d'accordo, rinuncio all'introduzione per dare spazio al dibattito. Se sarà necessario risponderò alle questioni che verranno poste nel dibattito. Aggiungo a quanto è già stato detto che il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato le indicazioni programmatiche per l'urbanistica commerciale, i criteri per il rilascio del nulla-osta per la grande distribuzione e le direttive per l'ambulantato. Inoltre è pronta la proposta di piano per i mercati generali: non appena la Giunta l'avrà esaminata, inizieremo le consultazioni.



PRESIDENTE

E' aperto il dibattito. La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

La Giunta regionale ha avanzato alcune ipotesi e proposto alcune iniziative contro l'aumento dei prezzi e il carovita. Esprimiamo un giudizio favorevole sull'iniziativa perché, almeno nelle dichiarazioni illustrate nelle relazioni degli Assessori, si dice di voler realizzare non iniziative episodiche, ma legate ad un discorso più organico, e non solo a livello stagionale, ma a livello annuale. Intendimento lodevole anche se è da verificare tutto questo nell'applicazione pratica ed operativa, tuttavia le proposte si collocano in una prospettiva globale e vorrei dire in misura differente dalle iniziative avviate da alcuni Enti locali, in particolare dal Comune di Torino. In quanto a questo, non sono d'accordo con le affermazioni del Vicepresidente della Giunta, che dichiara esemplare l'iniziativa del Comune di Torino, perché si collocano all'ultimo stadio della distribuzione commerciale e possono essere ipotizzate per un breve periodo di tempo, quale quello delle campagne promozionali, quindi non incidono in misura sostanziale nella politica contro l'aumento dei prezzi.
Occorre però sgombrare il campo da giudizi emotivi che possono condizionare atteggiamenti od indirizzi conseguenti a problematiche esistenti, molte volte ingigantite dalle periodiche campagne scandalistiche, necessarie quando servono a stimolare un problema, non positive se in funzione scandalistica, rischiano di toccare solo l'aspetto ultimo, il momento della distribuzione che, per molti versi, rappresenta la vittima innocente (a volte no) di tutta la problematica. Il costo dell'intermediazione in Italia dall'analisi dei dati, risulta essere il più basso dei Paesi industrializzati del mondo occidentale.
E' da tenere presente che l'indice di aumento dei costi per i generi di largo e generale consumo, negli ultimi dieci anni almeno, è stato inferiore all'indice di inflazione, all'indice del costo della vita su cui incide molto fortemente l'aumento dei costi dei servizi pubblici, dell'abitazione e della sanità, ed all'indice dell'aumento della scala mobile, per cui sui generi di largo e generale consumo si è avuto un incremento del potere d'acquisto del salario. E' ancora da rilevare come siamo in realtà nel nostro Paese in una società basata su di un'economia di mercato e che pertanto il prezzo raramente può diventare un prezzo politico, ma è sostanzialmente la sommatoria dei costi. Non è sufficientemente verificato che i rincari commerciali vengono limitati al giusto, ma è opportuno garantire sulla trasparenza della determinazione dei costi a monte (su questo concordiamo con le relazioni indicate), costi della produzione costi dei trasporti, costi della manodopera, ecc.
Si deve pertanto ritenere che un'efficiente azione contro il carovita può essere effettuata agendo a livello di produzione per la determinazione dei costi.
Un altro elemento importante è certo quello di un'educazione del consumatore, attualmente sviata verso i prodotti di marche di pubblicizzazione falsificata e non capace anche di scegliere il prodotto a costo molto più basso e certe volte persino di qualità superiore. Possiamo conseguentemente essere in buona misura d'accordo su una parte delle iniziative di intervento regionale presentate, ma vorremmo che fosse meglio studiata dalla Regione Piemonte una programmazione di interventi che incida decisamente sugli elementi della produzione. A tale proposito la D.C. nella prima legislatura aveva deliberato la costituzione di un Comitato regionale ritenendo che quello potesse essere uno strumento di aiuto anche in questo settore; ma, nella seconda legislatura, non ha avuto corso questa iniziativa.
Diverso è il problema che riteniamo estremamente importante di evitare la distruzione di surplus alimentari e di consentire un maggiore utilizzo con distribuzione ad Enti, a scuole ed a categorie. A tale proposito potrebbe anche essere studiato per tempi lunghi il metodo di mettere in rapporto produttori, industriali alimentari e commercianti, per l' eventuale trasformazione del prodotto o per l'incremento di determinati consumi alimentari.
Ci sembra estremamente importante l'iniziativa della valorizzazione e commercializzazione dei prodotti agricoli piemontesi. Su questo si devono però fare alcune osservazioni, per esempio, sulla campagna del vino, sulla campagna del "grana", sulla campagna del riso. Ci chiediamo, ad esempio, a proposito della campagna del vino, se sia necessario, in questo momento incentivare ulteriori campagne pubblicitarie ed esprimiamo le nostre riserve sulla campagna pubblicitaria fatta sul finire della seconda legislatura con un dispendio enorme di interventi finanziari che non ha dato una resa sostanziale. Ma di questo discuteremo più dettagliatamente nel dibattito pomeridiano.
Per il "grana padano", per esempio, attualmente già venduto a prezzi bassi (che poi in realtà nessuno vuole), forse può essere inopportuna una pubblicità in questo senso. Per il riso, viceversa, che è sostanzialmente poco conosciuto, poco apprezzato, poco commercializzato occorre avviare una pubblicizzazione intensa.
Il problema principale consiste nella conoscenza dei due poli estremi alla produzione e al consumo; il produttore, in sostanza, non conosce le esigenze dei mercati ed il consumatore non conosce la possibilità di utilizzare prodotti di alto valore qualitativo e proteico.
Su queste linee occorre dimensionale l'intervento della Regione Piemonte. Su questa strada la D.C. si muoverà in appoggio alle proposte e alle iniziative regionali se si indirizzeranno concretamente su queste ipotesi e se potrà verificare nella pratica interventi positivi e non solo indicativi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, è positiva la volontà della Giunta di aprire un dibattito sul carovita, anche se con il termine carovita si intendono molte cose, non soltanto quelle strettamente legate all'alimentazione.
Nel primo documento distribuito ai Consiglieri si ricorda che cosa significa lotta al carovita, mi pare che il termine usato sia riduttivo laddove si dice che l'iniziativa degli Enti locali non può essere risolutiva o comunque concorrere seriamente alla formazione dei prezzi nella lotta all'inflazione. Non sono di questo avviso, anche perché la storia del movimento operaio torinese e delle autonomie locali, specie in una grande area urbana come Torino, hanno dimostrato che le iniziative degli Enti locali erano un momento di lotta. Ricordiamo che cosa ha significato l'Alleanza Cooperativa Torinese, che venne poi smantellata.
Nella lotta all'inflazione non vi è nulla di risolutivo nell'azione che pu compiere un Governo o il Governatore della Banca d'Italia d il Ministro del tesoro: la lotta all'inflazione è un fenomeno complesso come ce lo dimostrano grandi Paesi come la Germania, la Svizzera e l'Austria nei quali l'inflazione tocca limiti e percentuali assai bassi, comunque non superiori al 5 o il 6 %. E' un intervento generale nel Paese che parte si dall'azione di Governo o del Parlamento, ma giunge fino alle ultime ruote delle autonomie locali che sono quelle che, a mio giudizio, possono dare risultati assai importanti. Dopo aver rivendicato per lunghi anni il ruolo delle autonomie locali non potremmo abdicare e rimetterci totalmente al Governo nazionale o al Governatore della Banca d'Italia.
Riteniamo invece che le autonomie locali, pur in carenza di specifiche competenze, abbiano in molte occasioni dato vita a movimenti che si sono dimostrati assai efficaci per la lotta al carovita.
Con l'azione di raccordo che la Regione compie con i Comuni e con le Comunità montane, con le Associazioni di categoria si possono acquisire importanti risultati, ma è necessario anche un raccordo con il Governo sollecitando quel piano agricolo alimentare, in discussione ormai da lunghissimi mesi e che non ha ancora trovato un veicolo portatore di soluzioni proficue per il Paese. Del piano agricolo alimentare non ho trovato alcun cenno nel documento, tuttavia esso dovrebbe essere l'elemento trainante nel settore alimentare per impedire che il deficit tocchi le punte del deficit petrolifero e, mentre al deficit petrolifero non possiamo rimediare non essendo detentori della Materia prima, al deficit alimentare possiamo invece rimediare come Paese eminentemente agricolo. Oggi importiamo da 7/8 mila miliardi, qualcuno parla di 9 mila miliardi, di prodotti agricoli. Capisco, esiste anche il caro-cinema, ma il peso di questo bene lo pongo dopo il latte, il formaggio, il burro, gli alimentari per i bambini e gli anziani, ossia pongo i beni indispensabili alla vita umana come componente del carovita.
Quali risposte possono dare la Regione e le autonomie locali? L'organizzazione nel campo dei mercati è una specifica competenza della Regione. Il vero nodo sta nel rapporto tra il produttore e il consumatore.
Quando il Vicepresidente in un'intervista ricordava che l'uva di Barletta veniva pagata al produttore 70 lire e dal consumatore di Torino 1.500 lire individuava la strozzatura vera per cui al produttore non viene data la remunerazione per il suo lavoro ed al consumatore viene richiesto un prezzo che colpisce e falcidia il reddito, anche di quelle famiglie in cui lavorano più persone. Per colpa della cosiddetta intermediazione parassitaria, la merce, sia che provenga dai vicini mercati piemontesi, sia che provenga da quelli più lontani, come la Sicilia, la Puglia e le altre zone che sono grandi produttrici di prodotti ortofrutticoli, giunge al mercato di Torino a prezzi raddoppiati e ai consumatori a prezzi quadruplicati. L'intermediazione parassitaria non paga le tasse, perché è nascosta, è invisibile, è sommersa.
Per rimediare a questa strozzatura occorre far accedere ai mercati i produttori e gli agricoltori specialmente nelle grandi aree urbane ed occorre andare incontro alla cooperazione. Nel documento offerto dall'Assessore Ferraris si ricorda la "Cuneo-polli", si ricorda Crescentino, Vigone a cui negli anni scorsi furono negati degli interventi in alcune parti. Riteniamo che la cooperazione, l'associazionismo possono anche coinvolgere grossi imprenditori agricoli e non soltanto piccoli produttori. La "Cuneo-polli", che comprende 43 o 44 soci, produce 120 mila polli e li pone in vendita direttamente sui mercati. Mi fa piacere che il documento dell'Assessore abbia ricordato la "Cuneo-polli", la Crescentino perché sono tappe importanti della discussione.
Non concordo con il Consigliere Cerchio quando dice che la comunicazione di massa non è stata adeguata. Alcune iniziative sulla Tv nazionale sono andate in porto, ma le televisioni private non sono state sfruttate adeguatamente. Per quanto riguarda l'attività dei Comitati prezzi, devo dire che non credo assolutamente alla loro efficacia addirittura nei Paesi socialisti dove l'economia avrebbe dovuto essere tutta controllata dallo Stato, si è formato un doppio prezzo e un doppio mercato. Questo vuol dire che l'economia di mercato è ancora un elemento determinante, quando il Governo impose i prezzi controllati le industrie chimiche, per esempio, furono appena in grado di cambiare la dizione sul sacco del concime per dire che non era più quello di ieri, ma era quello del giorno dopo e che costava di più. La politica del controllo dei prezzi ha una limitata efficacia ed i Comitati prezzi dovrebbero essere riconsiderati in un'ottica diversa. L'unica politica da perseguire, dunque è quella del raccordo dei vari Enti locali e la Regione ha la competenza e le leve per attuarlo. Non sarà un'azione risolutiva rispetto all'inflazione, certamente però comporterà dei benefici.
Ho citato l'Alleanza Cooperativa Torinese creata dal movimento operaio all'inizio del secolo; nel secondo dopoguerra fu messa in liquidazione quello era uno strumento molto importante, che andrebbe ricostituito sulla base delle mutare condizioni dei grandi movimenti associativi che, solo possono risolvere questo problema.



PRESIDENTE

La parola alla collega Bianca Vetrino Nicola.



VETRINO Bianca

Prima di addentrarmi nel contenuto della proposta fatta dalla Giunta vorrei intrattenermi sul metodo usato per introdurci in questo aspetto così importante per la vita della comunità.
Premetto che ogni iniziativa che tenda a stabilire un rapporto diretto con la gente, a dimostrare che la Regione si rende interprete di tutte le esigenze dei cittadini, trova la nostra incondizionata approvazione. Anzi quando il Presidente della Giunta nella sua relazione introduttiva, dopo essere stato eletto Presidente, disse che egli intendeva "governare con la gente", trovai quell'espressione non soltanto felice sotto il profilo espressivo, ma ricca di contenuto anche perché proponeva un metodo di lavoro sul quale siamo e saremo sempre d'accordo.
Devo però rilevare che sarebbe stato più giusto, proprio per rispetto alla centralità del Consiglio, prima di sviluppare un'azione promozionale così intensa, sollecitando articoli sui giornali, creando delle aspettative e forse anche degli allarmismi, che questo argomento fosse stato portato prioritariamente all'attenzione del Consiglio regionale stesso.
Fatta questa premessa generale passo agli obiettivi che la Giunta si propone.
La Regione ha dei compiti istituzionali di promozione commerciale e, in senso lato, compiti di tutela dei cittadini e quindi è sicuramente abilitata ad intervenire in questo campo. Giustamente la Regione si è posta questo obiettivo: infatti, nonostante il meccanismo della scala mobile, e nonostante il recente aumento degli assegni familiari (da 9.980 lire sono passati nel mese di luglio a 14.820 lire e, con il 1° ottobre, saliranno a 19.760 lire per moglie e figli a carico). Questi correttivi di adeguamento al costo reale della vita non servono anche perché arrivano sempre in ritardo e quindi non riescono a far superare alle famiglie le difficoltà contingenti. Gli obiettivi del programma della Giunta sono importanti: l'azione calmieratrice dei prezzi, l'azione contro le speculazioni e le sofisticazioni, l'azione sulla rete distributiva e l'azione sull'informazione in senso lato. Siamo d'accordo sulle iniziative tendenti ad evitare la distruzione dei surplus alimentari e non solo perché esiste un decreto ministeriale che indirizza le eccedenze verso altri aspetti assistenziali. A questo proposito vorrei dire che, mentre il decreto prevede che la distruzione venga curata dagli Assessorati all'agricoltura in accordo con le Prefetture, mi sembra corretta l'impostazione della Giunta che interessa l'Assessorato all'assistenza che è in grado di svolgere un'azione di coordinamento al fine di evitare distribuzioni indiscriminate (c'è stata, ad esempio, in passato una distribuzione di arance, a tutti i Comuni e molti Sindaci si sono trovati enormi quantità di arance da distribuire magari ad un solo Istituto di beneficenza con appena una trentina di ricoverati).
Ci lascia perplessi la proposta del cosiddetto controllo pubblico nel processo di formazione dei prezzi con la partecipazione dei consumatori. E' un regime generale dei prezzi amministrati? Questo è un problema delicato che va trattato con estrema attenzione. La Francia, molti anni fa, ed il Belgio, in questo momento, hanno ottenuto risultati positivi grazie ad una burocrazia amministrativa estremamente sofisticata e tale da consentire interventi efficaci sia nella fase di formazione del prezzo sia nella fase dei controlli. Quindi, prima di assumere iniziative a questo riguardo attrezziamoci adeguatamente.
Altra cosa sono le associazioni dei consumatori, che tanto successo hanno in molti Paesi europei e negli Stati Uniti e che, opportunamente gestite, possono realmente intervenire in un'azione calmieratrice non indifferente, non tanto per quanto si riferisce al processo di formazione dei prezzi, ma piuttosto per quanto si riferisce alla qualità del prodotto.
E' infatti noto che le azioni e gli interventi di queste associazioni si rivolgono piuttosto all'educazione del consumatore e presupposto della loro attività è una propaganda veritiera, che, più che stimolare al consumo informa; la loro attenzione è rivolta al controllo affinché quanto è propagandato sulle confezioni, sugli imballi e sugli incarti corrisponda alla realtà; sono attente all'uso di sostanze e additivi che possono essere nocivi, svolgono un'azione legale, autonomamente oppure in rappresentanza di uno o più cittadini, verso quelle aziende che possono avere delle responsabilità di danni verso il consumatore. Alcuni anni fa sono stata sorpresa nel vedere le massaie nei supermercati del Nord-America che facevano la spesa con la calcolatrice: non credo che le donne americane siano più intelligenti o più econome o più tirchie delle donne italiane, il fatto è che alla base hanno un'educazione permanente sui consumi che consente loro di comprare con la loro testa e non secondo gli avvisi pubblicitari.
Se la Regione farà delle proposte per stimolare, incrementare e supportare le azioni delle associazioni dei consumatori, troverà sicuramente il nostro consenso.
Non includerei, come peraltro fa il documento della Giunta, in queste iniziative il programma dell'Assessorato al commercio nel settore del mercato all'ingrosso o quello del commercio di Torino, intanto perché non credo che queste strutture sarebbero influenti sugli obiettivi contingenti che la Giunta si è posta, secondariamente perché queste iniziative sono già state previste alle pagine 76, 77 e 78 della relazione al bilancio di previsione e bene ha fatto l'Assessore a dire di non avere altro da aggiungere perché se l'Assessorato al commercio avesse già iniziato a svolgere tutto quello che è previsto in quelle tre pagine probabilmente oggi, il discorso sul carovita potrebbe essere in parte ridotto.
Per quanto riguarda le iniziative specifiche per alcuni prodotti lasciando da parte gli articoli per la scuola (per i quali siamo già in ritardo perché quello era un argomento contingente nel contingente) e lasciando da parte il caro-cinema, poserei l'attenzione sui prodotti alimentari agricoli ed ittici. Due, a nostro giudizio, sono i principi da salvaguardare: l'Ente gestore di eventuali iniziative di vendite promozionali non dovrà essere la Regione, ma saranno i Comuni. La Regione coordinerà e coinvolgerà Comuni, Associazioni di categorie commerciali, Associazioni di consumatori la promozione dovrà essere rivolta al prodotto, alla sua tipicità alla sua origine, alla sua validità sotto il profilo nutrizionale. Questo eviterà di privilegiare certi operatori od associazioni di operatori.
Certamente, tale principio impegnerà molto più l'Ente regionale in quanto la Regione non potrà permettersi di propagandare un prodotto e poi scoprire che quel prodotto non lo meritava.
Qui interviene il fondamentale discorso della sofisticazione che la Regione in passato ha già affrontato, con interventi appassionati e convinti dell'allora Presidente Viglione. Questo argomento va affrontato con estrema attenzione e con estrema prudenza perché una campagna antisofisticatoria che non tenga conto di alcune regole potrà ritorcersi contro la produzione di tutte le marche, quindi le nostre azioni potrebbero seminai incrementare le produzioni elitarie o di grandi aziende che con l'etichetta prestigiosa riescono a salvaguardare comunque il proprio mercato, danneggiando invece quelle piccole o medie aziende che producono altrettanto seriamente.
In merito al punto 4 della sintesi della Giunta, sarebbe interessante conoscere i risultati delle campagne (sempre che abbiano originato dei controlli) che dovrebbero darci i dati per impostare in modo serio nuove eventuali campagne su scala regionale. Nel caso che la Giunta ritenesse di gestire in proprio tali campagne il Consiglio dovrà essere messo in condizione di valutare programma, termini e costi.
Siamo favorevoli alle iniziative sul latte e sul riscaldamenti) che già negli anni passati sono state avviate con risultati positivi.
Siamo interessati e vogliamo anche essere propositivi rispetto alle iniziative previste al punto 6 del documento della Giunta, in ordine all'educazione alimentare. La relazione dell'Assessore Ferraris ha ripetutamente toccato questo argomento, quindi intravvediamo una sensibilità della Giunta a questo riguardo. Una campagna di educazione alimentare deve porsi come obiettivo non solo "di elevare la coscienza di una partecipazione diretta", ma deve arrivare a far concepire l'alimentazione quale fattore che condiziona l'equilibrio bio-psicologico dell'individuo; alimentazione quindi che rientra nel campo igienico sanitario e quindi educazione alimentare quale importante e fondamentale capitolo dell'educazione sanitaria con vantaggi indiretti per la collettività, anche sotto il profilo economico. L'individuo ché si nutre meglio si ammala meno. Rousseau diceva che l'unica parte importante della medicina è l'igiene. Non se ne abbiano a male i medici. Inquadrata in questi termini, la campagna per l'educazione alimentare troverà il suo naturale coordinatore, anche recuperando le iniziative svolte negli anni passati, nell'Assessorato all'istruzione di collegamento con l'Assessorato alla sanità.
Si tratterà di programmare le iniziative attraverso una campagna di stampa, una campagna redazionale con opuscoli, con lezioni didattiche utilizzando tutti gli strumenti a disposizione, coordinando le iniziative che in quasi tutti i Comuni vengono già attuate e che sovente sono affidate al volontarismo e all'iniziativa degli operatori della scuola. Una siffatta campagna andrebbe comunque impostata con il Provveditorato agli Studi coinvolgendo gli organi collegiali della scuola e, perché no, con gli operatori del commercio, con le associazioni di categoria, le associazioni dei consumatori.
Mentre esprimiamo un apprezzamento alla Giunta per la sensibilità su questi aspetti della vita economica e sociale, osserviamo che la sintesi che ci è stata illustrata non ha ancora i contenuti e la consistenza necessari per far prevedere un positivo raggiungimento degli obiettivi che si è posta. In ogni caso, a nostro avviso, il binario sul quale deve muoversi un intervento regionale nel presupposto di una indispensabile programmazione, non può prescindere dal perseguimento di un livello distributivo agile, moderno ed efficiente in grado di stimolare la concorrenza e comprendere quindi strutture ed organismi che possono svolgere azioni calmieratrici (cooperative, grandi organizzazioni); un comportamento responsabile del consumatore, guidato da un'informazione corretta; un controllo costante dell'Ente pubblico per l'introduzione di meccanismi in grado di correggere le distorsioni provocate dai condizionamenti che un settore fluido, come quello che abbiamo trattato subisce ogni momento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Apprezzo la tempestività con la quale la Giunta si è mossa su un aspetto importante come il carovita, dimostrando sensibilità nel voler instaurare un rapporto con la popolazione.
Sono d'accordo sulle iniziative che la Giunta propone con questo documento. Ci sembra però importante avviare una battaglia politica da parte degli Enti locali, della Regione e delle forze politiche perché il problema della formazione dei prezzi e del carovita venga affrontato in termini strutturali. Alle iniziative che la Giunta ha intrapreso va affiancata una serie di altri ragionamenti e battaglie politiche per arrivare al più presto alla definizione del piano agricolo alimentare.
Occorre cambiare il rapporto oggi esistente tra produzione, trasformazione e commercializzazione del prodotto e soprattutto intervenire sull'intermediazione, favorendo la commercializzazione diretta dei prodotti, favorendo la costruzione di strutture che pongano i produttori direttamente a contatto con i consumatori. Nel documento ci sono importanti affermazioni quando si parla della creazione di associazioni dei consumatori.
Ci sembra anche importante favorire la costruzione di strutture per lo stoccaggio e la conservazione del prodotto appunto per favorire il contatto diretto tra produzione e consumo, per evitare di passare attraverso il meccanismo di intermediazione che è la causa maggiore dell'aumento dei prezzi. Occorre intervenire presso il Governo perché si ridiscutano le norme del MEC che costringono ad importare prodotti esteri e nello stesso tempo a distruggere quelli nostrani. E' estremamente positiva la posizione della Giunta che si assume l'impegno di evitare la distruzione dei prodotti.
Aumentare la produttività che, anche per ammissione del Ministro Marcora, è causa dell'inflazione, significa anche smantellare carrozzoni clientelari quale quello della Federconsorzi per riorganizzare il settore affidando all'Esap poteri di intervento e di promozione su questa materia.
Non si può parlare di controllo dei prezzi e fare nella pratica l'esatto contrario attraverso l'azione di Enti come la Federconsorzi. E' anche necessario dare una risposta al problema dell'invecchiamento degli addetti nel settore agricolo, causa di abbandono di molte zone e di molte terre.
E' necessario intervenire per favorire l'immissione di giovani attraverso quelle esperienze positive attuate in passato dalle cooperative agricole tra giovani, favorendo la costruzione di strutture, agevolando la formazione professionale all'interno di un quadro di sviluppo del settore contribuendo a fare quel salto di qualità che auspichiamo per il futuro del nostro Paese, e a diminuire il deficit alimentare. In sostanza approvo l'unanimismo in quanto a controllo dei prezzi, non approvo l'unanimismo se significa non mettere i piedi nel piatto per dare una risposta a questi problemi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Il documento della Giunta sulle iniziative contro l'aumento dei prezzi ed il carovita è stato consegnato ai Consiglieri dopo che da parecchio tempo i giornali riportavano con un ampio spazio informazioni che potevano far pensare ad interventi ormai definiti ed assunti (qui mi collego con quanto diceva il Capogruppo del Partito Repubblicano).
Vale la pena di sottolineare che ancora una volta i Consiglieri vengono in possesso di informazioni su iniziative della Giunta già ampiamente dibattute sulla stampa, con notizie che, verificate, sono assai lontane dalla realtà dei fatti. In effetti, l'iniziativa della Giunta che affronta un problema certamente importante, per la cui soluzione la Regione deve offrire un contributo determinante, è appena abbozzata ed il sintetico documento consegnatoci ne è la riprova. Gli obiettivi in esso proposti sono in linea di massima condivisibili così come può essere accettata la metodologia prevista per raggiungerli.
Certo il problema è molto più complesso di quanto evidenzi il documento e nel mio breve intervento tenterò di approfondire alcuni aspetti legati soprattutto al problema dei prezzi dei prodotti alimentari.
E' noto a tutti che la nostra agricoltura sta attraversando, specie per alcuni settori, un momento di grossa difficoltà. La politica dei prezzi soprattutto i meccanismi che regolano i rapporti monetari per la determinazione dei prezzi delle produzioni agricole, stanno penalizzando notevolmente la nostra agricoltura che, mentre deve subire gli aumenti dei costi dei prodotti industriali (macchine, concimi, mangimi, manodopera indispensabili alla fase produttiva), non può scaricare tali aumenti sul prodotto offerto sul mercato; basti dire che per il secondo semestre 1980 nonostante l'aumento dei costi di produzione, il prezzo del latte è rimasto invariato e il prezzo dell'ottimo vino, produzione '79, è calato nei confronti dei prezzi della produzione '78.
Causa prima di questa situazione è pertanto l'alto tasso di inflazione che, collegato ai meccanismi della politica agricola comunitaria per lo scambio dei prodotti all'interno del MEC, inasprisce i difetti esistenti nella regolamentazione europea. Se non riusciamo a diminuire il tasso d'inflazione ed a riportarlo vicino ai livelli medioeuropei, la nostra agricoltura non potrà reggere la concorrenza delle altre agricolture europee, con la conseguenza che tutti possiamo immaginare; ricordando solo che nel settore agricolo l'integrazione europea è monto avanzata, ma il perdurare di questa situazione potrebbe far nascere proprio nel mondo agricolo le più grosse remore per un ulteriore avanzamento se non addirittura richieste protezionistiche.
La politica agricola comunitaria si sviluppa essenzialmente su due strade, quella dei prezzi e quella delle strutture, strade che, a nostro avviso, sono complementari ed in questo momento indispensabili.
L'affermare, pertanto, come fa il documento, che la Regione assumerà iniziative per evitare la distruzione di tutti i surplus alimentari significa voler escludere la politica dei prezzi nella nostra regione andando innanzitutto al di là di quelle che sono le competenze regionali ma soprattutto significa cancellare una politica, discutibile fin che si vuole, senza proporre alcuna alternativa, per affrontare in modo diverso ma almeno altrettanto valido, il grosso problema di garantire ai produttori agricoli un prezzo minimo delle loro produzioni. Garanzia che significa in definitiva certezza di un reddito, seppur minimo, per il produttore agricolo.
Considerato che una proposta alternativa non viene avanzata, è inaccettabile la volontà di rendere inoperante uno strumento che è pur sempre l'unica garanzia per una categoria di lavoratori che operano in condizioni di netta inferiorità, sotto quasi tutti gli aspetti, non dimenticando che la politica agricola comunitaria riguardo ai prezzi, se da una parte difende giustamente il lavoro dei produttori agricoli, dall'altra tende a garantire un plafond di produzione di derrate alimentari nell'interesse stesso dei consumatori che spenderebbero complessivamente nei tempi medi molto di più (e qui vorrei ricordare che la politica agricola comunitaria se in alcune situazioni favorisce i produttori all'interno dell'Europa, in altri casi non li favorisce. Basti ricordare il prezzo del grano che alcuni anni fa era molto più elevato sul mercato internazionale che all'interno della comunità).
Il meccanismo prevede, qualora i prezzi internazionali siano superiori ai prezzi della comunità, i rimborsi agli importatori, quindi il rispetto degli interessi dei produttori e dei consumatori. Ad esempio, alcuni anni fa, la produzione delle patate aveva subito cali di prezzo notevoli ed i consumatori per uno o due anni hanno pagato un prezzo che probabilmente non avrebbero pagato se la politica dei prezzi fosse stata più consona alle esigenze. Quindi, se non ci fosse questa remuneratività, le produzioni scenderebbero ed i costi per il consumatore tenderebbero ad aumentare.
E' pertanto doveroso da parte della Regione approfondire questo tema non portando acqua allo scandalismo sulla distruzione dei prodotti agricoli: tra l'altro negli ultimi anni in Piemonte non si è distrutto un solo chilogrammo di prodotto, quindi queste valutazioni sono frutto di scarsa informazione e non tengono conto della complessità del problema.
Ricordava l'Assessore che in Piemonte sono andati all'AIMA 13.000 quintali di prodotto, su una produzione che raggiunge milioni di quintali: questo significa che l'AIMA è intervenuta per quantitativi minimi e che quella produzione non è andata alla distruzione, ma è andata o alla distillazione per la trasformazione in alcool, che viene venduto nel mercato internazionale, od alle associazioni di assistenza secondo disposizioni del regolamento comunitario.
La Regione non solo può dare un contributo alla chiarezza della situazione, ma può, attraverso le iniziative già sottolineate dal collega Cerchio, offrire un grosso contributo per rendere meno grave la situazione.
Esiste un divario esagerato tra prezzi alla produzione e prezzi al consumo, specie per determinate produzioni. La Commissione Agricoltura della Camera ha svolto un approfondito studio che sarebbe utile poter fornire ai Consiglieri.
Per modificare questa realtà è certamente utile e necessario migliorare il controllo sui prezzi, educare i consumatori, anche attraverso opportune campagne pubblicitarie: è soprattutto importante avvicinare il produttore al consumatore. Sono perfettamente d'accordo con quanto diceva il Capogruppo del Partito Socialista. Troppi sono i passaggi perché il prodotto giunga dall'azienda agricola sul tavolo del consumatore. Questo è il problema di fondo; è quindi indispensabile programmare una serie di iniziative che favoriscano l'avvicinamento fra produttore e consumatore.
Bene quindi ha operato la Regione favorendo l'associazionismo e la cooperazione, programmando una distribuzione mercatale sia alla produzione che al consumo più razionale (anche se sulla legge approvata nella passata legislatura il nostro Gruppo si è astenuto per motivazioni che sono agli atti del Consiglio) ma, al di là di programmi teorici, in larga parte condivisibili, è indispensabile razionalizzare gli interventi concreti.
Non è in questa direzione che sono state finanziate certe iniziative nel settore della cooperazione, nello stesso campo dei mercati e delle campagne promozionali.
Sono state assunte o stanno per essere assunte iniziative scoordinate si sono finanziate cooperative capaci di lavorare e commercializzare gran parte delle produzioni locali e nello stesso tempo si sono finanziate strutture mercatali troppo grandi.
Sono finanziamenti che andranno ad aggravare la realtà, perché è certo che se prodotto va alle cooperative non può andare sul mercato e viceversa.
E' necessario pertanto rivedere certe iniziative, è indispensabile più coordinamento fra i vari Assessorati e soprattutto è logico tener conto della programmazione comprensoriale, che in alcuni casi è stata clamorosamente disattesa.
I problemi del carovita non si affrontano e risolvono con iniziative a carattere episodico e congiunturale, spesso con alto contenuto propagandistico per chi le propone, ma con una programmazione che destina ai meglio le risorse finanziarie della Regione, di quelle risorse che vanno ad incidere sulle strutture che portano il prodotto sul tavolo del consumatore.
E' quindi un'azione non certamente realizzabile a tempi brevi, anche se qualcosa si può concretizzare subito, come propone l'Assessore. Poiché in questa operazione sono state interessate tutte le organizzazioni economiche dei produttori agricoli, vorrei chiedere all'Assessore di non delegare troppo agli Enti strumentali della Regione, che sono già oberati da molti compiti, per cui rischiano di non portare in porto l'operazione. Queste iniziative, se portate avanti in collaborazione con le forze interessate produttori, commercianti, consumatori, possono migliorare la situazione in Piemonte.
In questa direzione il Gruppo D.C. è pronto ad offrire tutta la collaborazione che è in grado di offrire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerutti.



CERUTTI Giuseppe

Signor Presidente, signori Consiglieri, riteniamo che il dibattito di oggi non sia un atto di consuntivo ma sia un atto per ricercare soluzioni e proposte che consentano un ruolo diverso della Regione in un settore, quale quello del commercio, che investe il problema drammatico del carovita.
Certamente il ruolo che la Regione potrà svolgere in questo settore non sarà risolutivo, ma determinante, soprattutto nella distribuzione e nell'azione di coordinamento fra tutti gli interventi che i vari Enti locali possono svolgere.
Anche noi condividiamo quanto è stato detto sull'educazione alimentare.
Abbiamo seguito attraverso la televisione alcuni tentativi, peraltro timidi, dell'alternativa di carni bianche di nostra produzione alla bistecca per evitare il grave deficit alimentare. Sono però azioni frammentarie che hanno lasciato pochissimo spazio. Noi riteniamo che un'azione concreta debba partire dalla scuola dove i giovani devono essere educati a sistemi diversi di alimentazione ed informati sul tipo di produzione. In Italia però esiste anche il problema grave della distribuzione.
Il nostro Capogruppo ricordava il sistema parassitario esistente soprattutto nel settore agricolo, tra produzione e consumo; una specie di mafia, che sfugge ad ogni controllo, che evade le tasse; persone che non figurano in nessun organismo e che vivono alle spalle della produzione, si arricchiscono portando i prodotti a costi elevati. Non esiste più una legge vera e propria di mercato: a fronte di una consistente offerta di prodotto vi è un'azione continua che porta chi è chiamato a distribuire il prodotto ad azioni di cabotaggio, di acquisizione e di pressione tali da vanificare la produzione, valida sotto l'aspetto qualitativo. Mentre da un lato al consumatore viene offerta solo parte del prodotto per consentire questa azione di tipo piratesco, dall'altro si verificano giacenze di notevoli prodotti agricoli. La proposta della Giunta per evitare la distruzione del prodotto comporta la creazione di strumenti per far arrivare entro il minor tempo possibile il prodotto al consumatore. Si è parlato di cooperazione di associazione, tutte strutture che riguardano la produzione. Per l'esperienza che ho maturato come Sindaco di una città di 20.000 abitanti posso portare un secondo aspetto molto importante che è difficile da superare. Al commerciante singolo, legato a vecchi schemi, è difficile far intendere che agisce da solo comprando il prodotto in piccole quantità, che è utile l'associazione o la cooperazione anche nell'acquisto.
La Regione attraverso azioni effettive e non soltanto con semplici enunciazioni, può porre rimedio a queste situazioni non solo nel settore alimentare, ma in tutti i settori. Vi invito a registrare ciò che avviene nel settore dell'abbigliamento e in tutti gli altri settori collaterali dove esiste tra un negozio ed un altro disparità di prezzi notevole: un vestito venduto dal produttore a 150.000 lire, si trova nel negozio a 400.000 lire, secondo le etichette e l'apparato di vendita. Questo, al di là della giusta valutazione della merce, comporta un ingiustificato ricavo.
Intendiamo portare il nostro contributo perché l'intermediazione parassitaria che comporta sprechi e che dà spazio ai furti legalizzati, sia eliminata perché siano favorite le associazioni dei commercianti e dei consumatori per evitare grosse perdite di denaro che servono soltanto a qualcuno, ma che indubbiamente né servono alla produzione, né al consumatore.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio

A nome del mio Gruppo devo dire che siamo d'accordo sulle proposte sintetizzate nel documento della Giunta. Comprendiamo che tutto quello che si potrà e si dovrà fare è ancora in penare. Il problema non è nuovo, come è già stato detto dal Vicepresidente Sanlorenzo: ogni anno nel mese di settembre si scatenano gli aumenti dei prezzi e si registrano le reazioni sul carovita. Altre volte si sono assunte iniziative a questo riguardo anche da parte governativa.
Ricordo i manifesti con scritto: "Telefonate al Governo per evitare l'aumento del carovita" e mi ricordo anche i risultati.
Mi pare opportuno sottolineare una sua frase, Vicepresidente Sanlorenzo, quando disse che gli interventi della Regione sono una dichiarazione d'intenti, si riferiscono al controllo dei prezzi, vogliono coinvolgere le associazioni sindacali e di categoria, ma vogliono anche rivolgersi alle riforme proprie del Parlamento. E' proprio da quella sede che il problema potrà essere realmente affrontato ed avere possibilità di soluzione.
Gli aumenti, in questi ultimi tempi, hanno toccato molte voci di carattere pubblico: i tassi di interesse dille banche, la benzina, i trasporti, il canone Rai-Tv, le tariffe postali, i telefoni, l'energia elettrica, i giornali. Non era forse l'occasione più propizia per il Consiglio regionale di avviare un dibattito per sottolineare che tutti questi aumenti si sarebbero certamente riversati sul costo della vita? Il Consiglio regionale al di sopra dei discorsi che vengono ripetuti nei Consigli comunali e provinciali e nelle associazioni, dovrebbe accertare se molte cause di aumento forse non si stiano originando nella politica di governo. Il Consiglio forse è in grado di fare qualche proposta da portare a livello nazionale, criticando i numerosi gravami che pesano sull'esercizio di molte attività pubbliche.
Per esempio, ho letto sui giornali di ieri che nella Rai-Tv ci sono decine di giornalisti che prendono lo stipendio senza lavorare. E potremmo portare molti altri esempi che provocano un carico eccessivo al costo del lavoro. Il nostro discorso non deve ridursi ad un elenco sugli inconvenienti dei passaggi dalla produzione alla distribuzione che, anche se importante, non è sufficiente né determinante. Le lamentele salgono da parte dei produttori, da parte dei commercianti e non solo da parte dei consumatori. Parlare di parassitismo, parlare di problemi che riguardano soltanto una certa attività, è superficiale. Il nostro discorso, se si vuole elevare, dovrebbe riferirsi a tutte le categorie, a tutto il sistema impositivo, a tutte quelle spese inutili che vengono a gravare sull'attività nazionale e sugli sprechi che portano per forza all'aumento del costo della vita.
Voglio essere breve perché la proposta della Giunta è sintetica: un approfondimento del discorso verrà fatto quando invece di sintesi avremo proposte concrete, che affrontino i problemi più grossi che sono all'origine e che sono determinanti di questa situazione di difficoltà che d'altra parte, non riguarda soltanto l'Italia ma soprattutto l'Italia.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Ritengo innanzitutto di dover rilevare come fra le concause che hanno determinato la recente lievitazione dei prezzi e, quindi, l'aumento del costo della vita, vadano individuate alcune estemporanee iniziative dell'Ente pubblico, attraverso le quali si è proceduto all'aumento delle tariffe elettriche, del canone televisivo, del costo dei biglietti ferroviari e simili. Non senza rilevare che, recentemente, nella città di Torino, il costo del latte è salito a 750 lire il litro; il che è indubbiamente pregiudizievole, in maniera rilevante, per quelle categorie di meno abbienti che si avvalgono di questo bene di prima necessità. Al riguardo, va ancora rilevato che, stranamente, il Comune di Torino (che pur è azionista della Centrale del latte, sia pure in posizione minoritaria) non risulta abbia assunto degli atteggiamenti preclusivi a questo aumento.
Per quanto riguarda il problema concreto che viene oggi dibattuto riteniamo giusto affermare che, in linea di massima, un'iniziativa dell'Ente Regione e, in particolare, della Giunta, per lottare e combattere il carovita andava presa, anche se, fatalmente, è da prevedersi che alcuni provvedimenti troveranno, in concreto, un limite nelle leggi di mercato e nelle leggi economiche, mentre altri provvedimenti saranno condizionati dalla necessità del consenso delle categorie interessate. Per quanto riguarda i provvedimenti che sono stati accennati nella panoramica di queste iniziative, e dato che sono stati solamente sintetizzati e i documenti sono di recente confezione, da parte nostra ci riserviamo una presa di posizione più meditata e più concreta, allorquando saranno presentati, di volta in volta, all'esame del Consiglio.
Tuttavia sa una particolare iniziativa, esposta dal Vicepresidente vorrei brevemente soffermarmi, cioè su quell'iniziativa diretta ad impedire che si verifichino, in particolare nell'ambito della Regione Piemonte, quei fenomeni asociali e moralmente riprovevoli consistenti nella distruzione dei prodotti agricoli, o nella rinunzia a raccogliere i prodotti stessi.
Ovviamente, questo divieto va posto anche se; come osservava il Consigliere Lombardi, sarebbe opportuno studiare delle iniziative dirette non solo ad impedire che questo eventuale fenomeno asociale si verifichi, ma anche ad impedire quell'altra possibilità, cioè che il "surplus" dei prodotti venga (attraverso quella complessa procedura enunciata dal decreto 8 agosto 1980 cui si riferiva l'Assessore) dirottato attraverso l'AIMA, e attraverso la distribuzione ad Enti di beneficenza o simili.
Riteniamo che questo divieto abbia da esserci, proprio perché, come è stato giustamente osservato, le iniziative odierne non devono riguardare solo il contingente, non devono riguardare solo preoccupazioni derivanti dagli aumenti dell'estate 1980 (od, eventualmente, dell'estate-autunno 1981) ma devono essere provvedimenti che guardano al futuro, e devono guardare lontano; anche se si deve dare atto, com'è stato osservato, che gli agricoltori piemontesi hanno sempre avuto senso di responsabilità e non sono arrivati mai, finora, a quel deplorevole comportamento della distruzione dei prodotti; tuttavia, un divieto di massima è giusto che ci sia per il futuro.
Al riguardo, riteniamo, però, che la Regione non abbia concrete possibilità, al di fuori di enunciare intenti, al di fuori dell'educazione alimentare diretta verso i soggetti interessati. A nostro avviso, questo divieto, anche se, per il senso di responsabilità degli agricoltori piemontesi, non è di attualità, deve peraltro esserci per il futuro; il che, a nostro avviso, può verificarsi solamente attraverso una sanzione di carattere penale che la Regione Piemonte non può peraltro emanare in quanto è al di fuori delle sue competenze, ma che può sollecitare al Governo e al Parlamento, attraverso l'elaborazione di un progetto di legge, diretto a porre come divieto quello di distruggere prodotti agricoli.
Nel Codice vigente c'è già una norma penale che prevede la punizione per chi distrugge i prodotti agricoli in modo da recare un grave nocumento all'economia nazionale: ma escono da questa previsione tutti quei comportamenti minori, a livello regionale o locale; per cui, se fra le iniziative enunciate si vuole attuare anche il divieto della distruzione dei prodotti, è necessaria una precisa iniziativa in tal senso, non solo di vaga sollecitazione al Governo ed al Parlamento, ma di predisposizione di un progetto di legge che vieti queste distruzioni di carattere minore.
Per gli altri provvedimenti, come ho già detto, esporremo il nostro meditato giudizio di volta in volta, quando verranno presentati all'attenzione del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Bene ha fatto la Regione a guardare con molta attenzione all'andamento del processo inflazionistico in corso, alle sue cause ed alle conseguenze che ne derivano sia ai consumatori, sia al sistema produttivo.
Profonde sono, infatti, le contraddizioni esistenti fra la produzione ed il consumo, gli sprechi derivati dalla creazione di prodotti inutili, le distorsioni dei consumi, indotti anche da un'azione pubblicitaria non vera.
Tutto ciò rende necessaria una politica di qualificazione della produzione ed una trasformazione della rete distributiva in funzione di una più efficace lotta all'inflazione, alla speculazione e agli sprechi.
Anche da questo punto di vista è importante il superamento della "concezione residuale circa il terziario", per cogliere il rapporto tra processo di accumulazione e di sviluppo dei settori produttivi, il mercato del lavoro ed il ruolo del terziario nell'economia italiana.
Approfondire la ricerca sullo stato attuale della rete commerciale conte ha fatto la Regione Piemonte, è oggi più che mai necessario per realizzare un corretto intervento programmatico legislativo finanziario sia per gli effetti sui problemi occupazionali, sia sui costi complessivi del processo di circolazione delle merci.
Sappiamo che in una fase come questa, dove i processi inflattivi investono quasi tutte le economie dei vari Paesi, non va trascurato il fatto che la nostra rete distributiva è fuori dalla media europea e che l'obiettivo nostro è di "restare in Europa" come necessità vitale per il nostro Paese.
Si tratta allora di accompagnare una politica di riconversione produttiva con l'ammodernamento e la qualificazione dei vari comparti del terziario, a partire da quelli più arretrati, realizzando una più razionale organizzazione del mercato e del rapporto imprese e mercato.
Economisti e specialisti di varie tendenze sono concordi nel ritenere che nessuna politica di riconversione produttiva può ottenere un effetto positivo se non è accompagnata da una riforma della struttura distributiva.
Occorre, cioè, avere profonda consapevolezza che la crisi produttiva che investe il nostro Paese determina una situazione sociale che non è esagerato definire drammatica, e che per uscirne in positivo, è necessario un organico processo di programmazione democratica, un rinnovamento legislativo profondo, una scelta precisa sul come e cosa produrre, per incidere realmente sui costi del sistema e sulla qualità dello sviluppo.
Se il compito attuale di una politica economica è quello di combattere l'inflazione e, al tempo stesso, realizzare l'obiettivo dell' allargamento della base produttiva, allora occorre guardare in profondità alle cause strutturali dell'inflazione, di cui i prezzi sono l'espressione più evidente.
Due, secondo noi, sono le cause principali dell'alto tasso inflattivo che investe il nostro Paese: cause internazionali e causa interna.
Quando l'inflazione ha origine nella componente esterna con la crescita dei costi per l'aumento dei prezzi delle materie prime (petrolio) concentrati in un arco di tempo breve, un'efficace politica dei prezzi pu intervenire per realizzare il graduale trasferimento dei costi sui prezzi senza effetti traumatici, come si ebbero, invece, nel corso della crisi petrolifera nel 1973.
Ma altre cause interne sono all'origine del processo inflattivo. Esse sono rintracciabili nella struttura delle imprese italiane, nel costo del denaro, nella bassa produttività del sistema, nei livelli raggiunti dalla spesa pubblica, nell'arretratezza del sistema distributivo, nella persistenza di fenomeni di parassitismo che caratterizzano la società italiana, nell'insufficiente sviluppo della produzione agricola ed, infine nell'inadeguatezza delle politiche economiche e degli strumenti di analisi dei costi e di controllo della dinamica dei prezzi a disposizione dello Stato.
Sappiamo che l'Italia è il Paese europeo più colpito dall'inflazione fra quelli industrializzati. Se fino al 1973 rimaniamo nella media degli altri Paesi, dal 1973 al 1976 subiamo un'accelerazione vertiginosa dell'aumento dei prezzi che al consumo (base 1973) aumentano dell'80 % e quelli all'ingrosso del 30%.
Solo nel 1978 vi è una consistente riduzione dell'inflazione che scende al 12% per poi risalire nel 1979 e giungere al 22 %attuale.
Anche qui non è superfluo ricordare come questi periodi abbiano dei riscontri precisi con tempi e fasi della politica italiana.
Vorrei ricordare ancora che l'indagine della Commissione Agricoltura della Camera, condotta su un gruppo di prodotti e sulle strutture di commercializzazione, ha dimostrato come vi siano situazioni in cui la lievitazione dei prezzi avviene indipendentemente dal movimento dei costi e di questo ne abbiamo manifestazione evidente quasi quotidianamente.
Per questo è importante l'intervento dello Stato, del potere pubblico proprio mentre si riaccendono, come nella fase attuale, delle aspettative inflazionistiche, che determinano uno scarico anticipato di aumenti sui prezzi.
Questo intreccio di motivi e di cause internazionali ed interne, ci fanno rispondere positivamente a coloro che sollevano il quesito se sia possibile un controllo della dinamica dei prezzi nel quadro di una politica economica antinflazionistica.
Certo le esperienze del passato, ed in particolare quella fatta nel 1973, potrebbero indurre ad un certo scetticismo. Ma occorre rendersi conto che vi sono forze nel Paese che vedono nel processo inflattivo un mezzo per continuare ad acquisire sovraprodotti e rendite incompatibili con la necessità di uscire dalla crisi che ci attanaglia.
D'altra parte, la risposta non può essere quella di contrastare l'aumento dei prezzi lasciando alla "libera concorrenza" il compito di regolare il mercato. Questa tesi, in auge per qualche tempo nel nostro Paese, è crollata miseramente di fronte ad una crisi profonda e complessa come questa.
L'Italia, se vuole rimanere in Europa con un ruolo non marginale, deve avere la capacità di rinnovare profondamente il proprio apparato produttivo e nel contempo inaugurare una severa politica dei prezzi, così come hanno fatto la maggior parte dei Paesi industrializzati, come necessità per garantire un effettivo funzionamento del mercato.
Un flessibile e serio controllo dei prezzi diventa quindi uno strumento di politica economica, cioè uno strumento per conseguire dei risultati positivi nel quadro degli obiettivi di una programmazione economico democratica.
Siamo, d'altra parte, perfettamente consapevoli che ogni pretesa di determinare i prezzi senza rispettare le leggi economiche, costituisce un non senso, una forzatura che prima o poi conduce al fallimento.
Noi come comunisti abbiamo rivendicato e siamo impegnati affinché il Parlamento approvi una legge nazionale sui controlli dei prezzi la quale deve intervenire sui fenomeni distorsivi del mercato: manovre e spinte agli aumenti ingiustificati dei prezzi, propagazione degli aumenti senza motivi fondati sulla crescita reale dei costi, aumenti determinati da situazioni di monopolio di certi prodotti, oppure derivanti da accaparramenti o da difficoltà negli approvvigionamenti.
Riteniamo, inoltre, che sia necessario dare ai cittadini italiani tutti quegli elementi utili per capire il perché un determinato bene aumenta di prezzo. Per fare ciò occorre dare il massimo di pubblicità al processo di formazione dei costi, adattare metodologie sofisticate nell'analisi dei fattori che concorrono alla formazione dei prezzi, per costruire un sistema di vigilanza e di informazione che consenta al consumatore di accedere a tutti i dati relativi alla qualità, al peso, alla confezione dei prodotti ed alla formazione dei prezzi.
Ciò a vantaggio anche delle imprese stesse, che possono così difendersi dalla concorrenza sleale.
Del resto, è attraverso una partecipazione oltre ai consumatori, delle stesse imprese e degli operatori commerciali, che diventano così protagonisti della politica economica, che è possibile dare vita ad una disciplina dei prezzi che sia fondata su un controllo democratico e quindi su più efficaci strumenti nella lotta all'inflazione.
Una riforma della disciplina dei prezzi del nostro Paese, deve essere un vero e proprio strumento di politica economica, cioè un aspetto importante del piano che prospetta un insieme di interventi pubblici che agiscono sulle strutture economiche e, quindi, sulle condizioni dello sviluppo.
Certo, una disciplina così complessa ed articolata presuppone il massimo di democraticità, nel senso del coinvolgimento di tutte le categorie economiche e delle organizzazioni sociali, gli Enti locali e le Regioni; presuppone anche rigore e severità nelle adozioni di pene adeguate nei confronti dei trasgressori delle norme sulla disciplina dei prezzi.
Per portare avanti questa politica è però necessario che anche gli strumenti del potere pubblico abilitati ad intervenire in questo settore vengano democratizzati e meglio organizzati.
Ecco perché noi pensiamo che sia necessario giungere ad inserire la disciplina dei prezzi nel CIPE, ossia l'organo preposto al coordinamento della politica economica del Governo, alla costituzione dei Comitati Regionali Prezzi, collegati agli organi legislativi ed esecutivi della Regione, ed al profondo rinnovamento dei Comitati Provinciali Prezzi.
Le iniziative intraprese dalla Giunta regionale rientrano in questo discorso generale e riteniamo che siano indubbiamente, di grande valore emblematico, come ha affermato il Vicepresidente Sanlorenzo. Ma per i prodotti che vanno ad interessare le forze economiche e sociali che coinvolgono, assumono un grande significato politico, con dei riflessi economici benefici avvertibili immediatamente.
Intervenire nel settore del carovita, facendo assolvere a tutti i livelli statuali ruoli importanti; la Regione che coordina ed indirizza, ma è essa stessa promotrice ed organizzatrice di accordi con categorie produttive e cittadini (esempio vino); i Comuni che in un rapporto diretto tra produttori o rivenditori e cittadini, e con la partecipazione delle organizzazioni sociali; concordano il prezzo di vendita di determinate merci di largo consumo, è la dimostrazione che quando vi è volontà politica è possibile intervenire positivamente anche in campi difficili come questo.
Certo, l'intervento non può essere assolutamente risolutivo del problema del carovita, così come abbiamo visto in precedenza, ma non è nemmeno cosi velleitario o inefficiente come qualcuno pensa.
Non si tratta di demagogia populista, ma di azioni concrete che partono da bisogni reali delle masse e cercano di affrontarli nel limite dei poteri attuali.
La Regione e gli Enti locali, quando intervengono nel campo dell'alimentazione, della scuola, della cultura, ecc., con un'azione calmieratrice, non espropriando i soggetti titolari di queste funzioni, ma coordinando l'azione e favorendo forme di accordo tra di loro per una proposta unica ai consumatori, assolvono a quella funzione che la Giunta ha richiamato, e cioè di volere intervenire, in questi ed altri settori rendendo sempre di più i soggetti sociali veri protagonisti di una politica economica regionale e nazionale. Non, quindi, di ruoli od intenti punitivi contro qualcuno, anzi, valorizzazione di queste categorie economiche.
Dotarsi di strumenti, come le "Indicazioni programmatiche e di urbanistica commerciale per la redazione dei piani commerciali" o prepararsi a definire il piano di settore dei mercati all'ingrosso per l'ortofrutta ed altre iniziative come la politica agricola di questa Regione, rende concretamente credibile l'affermazione del Vicepresidente che l'iniziativa di oggi si collega al programma con cui la Giunta intende presentarsi al Consiglio.
I lavoratori italiani, forse 100.000 cittadini nella sola Torino rischiano di essere gettati, se i licenziamenti annunciati dovessero attuarsi, in una situazione disperata.
Importante è quindi il nostro contributo, anche su questo fronte del carovita.
Dobbiamo evitare che essi rimangano schiacciati da una società che ha nella sua classe imprenditoriale la punta avanzata di attacco alla classe operaia per ricacciarla indietro, e dall'altra che l'attuale struttura dei consumi faccia lievitare sempre più i costi e costringa a vivete fasce sempre più larghe di cittadini al limiti della sussistenza.
Per questo la nostra iniziativa ha un grande valore economico, politico e morale.
Allora anche nel fronte dei prezzi è importante agire, per renderli sempre più trasparenti, anche al fine di individuare e ridurre gli enormi sprechi.
Una tale azione sistematica non può essere condotta in modo organico e continuativo se manca un'organizzazione di massa che sappia e voglia mobilitare i consumatori per condurre in modo rigoroso e realistico la lotta sia sul fronte dei prezzi, per la trasparenza del mercato, che su quello della qualità dei prodotti, contro gli sprechi ed i miti mistificatori del consumismo, ed a favore invece della più razionale utilizzazione delle risorse.
Strati sempre più larghi di consumatori avvertono la necessità di una tale organizzazione, come è dimostrato dal fiorire di numerose associazioni di base che si vanno spontaneamente costituendo in molte Regioni.
Una forte ed autonoma organizzazione di consumatori può assolvere ad una grande funzione per la definizione e la pratica realizzazione di una nuova politica dei consumi.
I sindacati dei lavoratori ed il movimento cooperativo hanno recepito l'esigenza di promuovere un'organizzazione di massa ed autonoma dei consumatori.
E' auspicabile che l'iniziativa autonoma di Regioni ed Enti locali, dei sindacati e dei cittadini, attraverso un movimento di massa esteso ed unitario, riesca ad imporre al Governo, che ancora una volta si è dimostrato incapace di fare fronte ad una fase così acuta della crisi italiana, quelle leggi di riforma che anche in questo campo dei prezzi sono sempre più urgenti ed utili al fine di una fuoriuscita in positivo della crisi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per la verità non mi ero preparato ad intervenire su questo argomento perché altri colleghi l'avrebbero fatto in vece mia. Avendo però ascoltato tutti ed avendo sentito che la maggior parte degli intervenuti mette il dito sulla piaga dell'aumento dei costi, con particolare riferimento al settore alimentare mi sembra giusto tentare di rettificare il tiro, nel senso che non si possono attribuire alla produzione delle colpe gravissime, anzi direi che non se ne può attribuire nessuna; mentre le colpe vanno attribuite ad altri settori che compongono il costo di vendita dei prodotti.
L'altro giorno, uscendo di qui, sono passato nel bar qui vicino e ho consumato un'acqua tonica. Il costo era di 700 lire e me ne sono meravigliato; sapendo che l'acqua tonica viene acquistata da mio fratello "che commercia le acque minerali", a 80 lire, che poi lui rivende ai bar a 150 lire. Alla mia osservazione costui mi dice: "oggi non vendiamo più i prodotti, vendiamo i servizi" il discorso sta tutto qui.
Siccome questa è materia che tratto tutti i giorni, ho fatto dei conti: nel '77 il grano costava 19.000 lire il quintale, oggi costa 22.000 lire il quintale, quindi più 10-15%; il risone costava 30.000 lire il quintale oggi costa 39.000 lire il quintale, il riso bianco è passato da 400 a 600 lire quindi circa il 25 % in più; la carne dei suini a peso vivo era tre anni fa 1.200 lire il chilogrammo e 1.200 lire è ancora oggi.
Poi c'è il problema della casa che è il frutto di un'equazione trovata in sede parlamentare con l'equo canone, dove si sono stabiliti dei costi di costruzione di 250.000 lire al metro quadrato fino al 1975 per poi passare a 325 - 385 - 425 - 480 e 525.000 lire al metro quadrato.
Tutti sanno ,che per determinare l'equo canone di un alloggio si prendono le superfici convenzionali, depurate e aumentate di tutti i coefficienti, secondo la città, la zona, la vetustà e si arriva a stabilire l'equo canone.
Dare la colpa ai produttori non è giusto, specie se si fanno le comparazioni tra gli aumenti del '77 e quelli di oggi: gli oneri riflessi l'INPS, l'IRPEF e tutto quanto i datori di lavoro pagano sono aumentati del 40%; il costo della manodopera è aumentato del 40%; il costo del denaro è salito dal 17-18% al 22-23-24%; il costo dei trasporti è aumentato del 30 per non parlare dell'energia elettrica, del telefoni (a proposito dell'energia elettrica, le tasse sono applicate sul costo dei kwh consumati poi, dopo una serie di operazioni, viene applicata un'altra tassa per cui ci troviamo a pagare le tasse sulle tasse:, e l'Enel non è né Agnelli, n un industriale privato).
In sostanza, a creare questa situazione concorriamo tutti, concorrono anche i pubblici poteri: è questa la grande contraddizione. Da qui la necessità di fare tutto il possibile e aderisco ad ogni utile iniziativa che la Giunta ed il Consiglio regionale vorranno adottare per eliminare i costi dalla produzione al consumo. Sarà bene anche invitare la gente ad essere più spartana, più impegnata, più sacrificata a cercare di contemperare le proprie possibilità con il costo dei prodotti.
Leggo che nel Monferrato ci sono migliaia di ettolitri di vino invenduti, allora suggerisco a chi la domenica vuole fare una passeggiata in auto, di andare a Casale Monferrato a caricare due o tre damigiane di vino, portarle a casa, imbottigliare il vino ed ecco che il contatto tra il produttore ed il consumatore è subito fatto. Bisogna andare poco a spasso in Valle d'Aosta. Lo stesso dicasi per il riso che in riseria costa 600-700 lire al chilo, mentre in negozio costa 1.000 o 1.100 lire il chilogrammo.
All'amico Montefalchesi che in quella lezione che ha cercato di impartire, diceva che bisogna ricondurre i giovani all'agricoltura rispondo che il figlio del coltivatore diretto preferisce fare l'impiegato di banca piuttosto che coltivare la terra perché vuole il tempo libero; il reddito della cascina e il reddito della banca: gira e rigira il discorso è questo: o gli italiani lavorano tutti di più e si impegnano tutti di più, o si troveranno nella situazione di quel cane che cerca di mordersi la coda.
Tutto aumenta e tutto continuerà ad aumentare; il problema sta nell'educare la gente.
Negli ultimi tempi l'Italia ha importato il 50 % in più di carne suina quando potrebbe produrre tanta carne suina da spaventare. Mi sto interessando di un allevamento di 15-20 mila suini che, ai sensi dell'art 2 della legge 650 sull'inquinamento, deve installare gli impianti di depurazione. Ho trascorso tempo in Emilia e in quell'occasione ho visitato impianti di depurazione e impianti di biogas. Il costo di questo genere di impianti è circa di un miliardo e più, per cui è indispensabile l'intervento dello Stato e dei pubblici poteri; diversamente, il costo di produzione dei suini sarà costantemente in aumento: il salame con i fichi o il prosciutto con il melone nel piatto è una cosa bellissima, si tratta di vedere quali sono i costi che sono a monte ed allora molte cose si capiranno. Plaudo all'iniziativa della Giunta laddove essa può essere utile per eliminare la zavorra che contribuisce ad aumentare i costi di produzione e distribuzione ed invito la Regione ad assumere iniziative di propaganda per convincere la gente ad essere più moderata nel vuotare le tasche, più spartana; le vacche grasse sono finite e d'ora in avanti non possiamo che aspettarci periodi neri.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchesotti per la replica.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Il Consiglio ha approfondito i temi proposti dalla Giunta dando un concreto apporto e proponendo problemi nuovi. Siamo tutti consapevoli che l'intervento delle Regioni in queste materie è limitato essendo la materia del commercio trasferita e non delegata, per cui si pone il problema dei rapporti con il Governo e con il Parlamento. Dovremo condurre una battaglia di carattere politico e di merito per ottenere la riforma della legge 426.
Alcune proposte sono giacenti in Parlamento e su quelle dovremo confrontarci. La discussione di oggi, a mio modo di vedere, dovrebbe trovare un'altra sede di confronto e di esame, ossia dovrebbe investire le Commissioni III e IV.
Oggi abbiamo fatto un passo avanti perché abbiamo riscontrato una maggiore disponibilità dei produttori agricoli del Piemonte e degli operatori commerciali all'ingrosso ed al minuto, ad affrontare questo problema in termini razionali. E' vero, c'è ancora confusione; nelle riunioni della Commissione mercati i commercianti danno la colpa ai produttori ed i produttori danno la colpa ai commercianti all'ingrosso ed al minuto, ma, proprio in ragione di questa confusione, la Giunta ha proposto questa iniziativa per approfondire come concretamente è possibile portare qualche rimedio. Abbiamo bisogno, come giustamente ricordava il Consigliere repubblicano, di una burocrazia sofisticata come c'è in Francia ed in altri Paesi. Ci mancano le strutture capaci di individuare i canali ed i meccanismi di formazione dei prezzi; forse qualche spiraglio c'è perché l'ISTAT ha dato nuove direttive alle Camere di Commercio e probabilmente, approfondendo questa via potremo con le Camere di Commercio le Province ed i Comuni, individuare gli strumenti idonei. Occorre approvare una legge, intervenire, stanziare e questo serve anche a condurre delle campagne promozionali e giornalistiche per creare una conoscenza oggi inesistente nel Paese.
La Regione Piemonte e le altre Regioni hanno possibilità di intervento attraverso la programmazione del settore commerciale. C'è il problema dei rapporti, del coordinamento e dell'iniziativa politica, ma c'è anche il problema degli investimenti che possono dare risultati estremamente positivi anche con riferimento alla situazione occupazionale, quindi maggiore efficienza, riduzione dei costi e dei prezzi, trasparenza nella formazione dei prezzi, nuovi sbocchi per l'occupazione giovanile e femminile con buon livello di qualificazione, interventi per creare una domanda nel campo del settore edilizio, delle imprese di produzione e delle attrezzature, impianti e macchinari, compreso il campo dell'elettronica.
Se riusciremo a muoverci in questa direzione, così come abbiamo fatto in questi anni, faremo altri passi in avanti.
Importante è coinvolgere gli Enti locali: il piano di urbanistica commerciale è di competenza comunale quindi con i Comuni dobbiamo avere un rapporto sempre corretto. Dobbiamo chiedere al Parlamento ed al Governo che cosa intendono fare in questa direzione, perché la situazione così com'è genera solo confusione.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Non ho altro da aggiungere se non identificarmi nelle conclusioni concrete che ha tratto l'Assessore Marchesotti ed acquisire il senso del dibattito che è stato svolto finora: le osservazioni, le proposte, i suggerimenti, dando un appuntamento al programma che la Giunta deve presentare.
Il dibattito che si è svolto è un momento preparatorio per questi argomenti. Inoltre, l'esame delle singole iniziative e dei singoli provvedimenti, siano delibere, siano proposte di legge, va riportato in Commissione, per poter meglio approfondire e sottoporre al controllo del Consiglio le procedure delle iniziative, gli esiti, anche parziali recuperando ciò che è stato fatto in precedenza dalla Regione o dai Comuni valutando l'opportunità di proseguire su quella strada oppure modificarla.
Infine occorrerà elaborare tutti quei provvedimenti di carattere legislativo regionale e di proposta di carattere nazionale.
Vorrei rassicurare tutti gli intervenuti che l'iniziativa della Giunta non è punitiva nei confronti di nessuna categoria sociale: non si sono qui proposte iniziative contro i produttori, né contro il settore commerciale nel suo complesso. E' un settore questo che va sollecitato ad organizzarsi ed a ristrutturarsi in relazione alla dinamica dei problemi: a Torino abbiamo 50.000 abitanti in meno, ma abbiamo perso anche 2.000 negozi. C'è quindi, un processo di trasformazione silenzioso che va avanti e che deve essere seguito dalla comunità regionale. Abbiamo voluto sottolineare la volontà politica della Giunta nei confronti di una situazione che nella nostra Regione presenta due nodi gravi: attacco occupazionale e attacco ai salari.
Non possiamo che auspicare la ripetizione di dibattiti di questo livello. Non ricordo numerosi altri dibattiti che si siano conclusi ad un'ora così tarda e con un discreto numero di colleghi: questo dimostra che c'è l'interesse di tutti i Gruppi consiliari al tema. Troveremo quindi tutte le occasioni e le opportunità di trasferire questa attenzione nelle Commissioni, nei provvedimenti, nelle delibere, nelle leggi che dovranno seguire alla discussione di oggi.



PRESIDENTE

Il dibattito è così concluso. La seduta riprenderà alle ore 15,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,10)



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