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Dettaglio seduta n.72 del 23/07/81 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto primo all'ordine del giorno comunico che per difficoltà tecniche i processi verbali delle adunanze consiliari del 9 e 10 luglio non vengono distribuiti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Alasia inerente la situazione della Ceat


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo all'ordine del giorno: Interrogazioni ed interpellanze. Esaminiamo per prima l'interrogazione del Consigliere Alasia inerente la situazione della Ceat.
La parola all'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

Le apprensioni segnalate nell'interrogazione corrispondono dalle informazioni in nostro possesso, in linea di massima ad una realtà molto preoccupante. Risulta che il Gruppo versa in gravi difficoltà finanziarie dovute sia alla situazione debitoria precedente, sia agli attuali problemi di mercato.
La Ceat sta tentando di consolidare parte dei debiti a breve (circa 40 miliardi) utilizzando i benefici della legge 787 direttamente con Istituti di Credito locali non usufruendo quindi la possibilità della formazione di Consorzio per la quale occorre inoltrare domanda presso il CIPE ed è per questo che non può risultare alcuna procedura presso questa sede.
Sempre per far fronte alla grave situazioni finanziaria la Ceat ha ricercato, finora senza successo, ma sta provando ancora, nuovi soci che possano portare capitali freschi. Sono inoltre stati venduti gli stabili della vecchia sede di Via Leoncavallo di Torino al Comune e molti altri immobili delle sedi commerciali.
L'Azienda ha in corso la realizzazione di indispensabili piani di investimento che sono però ostacolati dalla estrema difficoltà di ottenere liquidità specialmente da quando è stata così drasticamente accentuata la stretta creditizia, per cui nonostante l'inflazione la possibilità di accedere al credito è diminuita.
Per questo insieme di fattori l'azienda si trova spesso d non avere la disponibilità di cassa per pagare in tempo gli stipendi (circa 8 miliardi al mese).
A fronte di questa situazione la Giunta regionale intende aprire un confronto con gli Istituti di Credito per verificare se esiste la possibilità concreta di risolvere almeno il problema della liquidità e capire quali difficoltà vi sono ancora per poter utilizzare i benefici della 787.
Non bisogna comunque dimenticare che anche sul piano produttivo il Gruppo deve affrontare diversi problemi sia di integrazione con altri Gruppi soprattutto per quanto riguarda l'innovazione tecnologica, sia di produttività acuiti in questa fase dalla difficoltà di mercato sia dei pneumatici che dei cavi.
Influiscono evidentemente su questi settori la crisi dell'auto ma anche la mancanza di progetti sia nel comparto agro-industriale sia nel piano di trasporti pubblici che potrebbero incentivare la produzione di gomme per trattori ed autobus. Per i cavi invece è la mancanza delle commesse pubbliche Stet, Enel, Sip e quindi del piano energetico a condizionare pesantemente l'avvenire della Ceat e degli altri produttori italiani.
Su questi temi la Giunta ha già sollecitato, e continua a farlo, il Governo perché prenda le opportune iniziative affinché questi piani vengano finalmente elaborati ed attuati sia per l'importanza strategica che hanno per lo sviluppo del Paese e della Regione, sia perché possono dare impulso all'attività produttiva di importanti comparti industriali come appunto questi in questione.
Ricordiamo che la Giunta sui problemi della Ceat ha già avuto incontri sia con l'azienda che con l'Organizzazione sindacale ed intende all'inizio di settembre aprire un confronto con le Regioni nelle quali hanno sede gli stabilimenti Ceat che occupano complessivamente in Italia circa 6 mila persone di cui 3.500 in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Alasia.



ALASIA Giovanni

Ringrazio l'Assessore per la risposta. Se siamo soddisfatti dell'impegno e della rapidità con cui ha avviato i contatti con l'azienda e con le organizzazioni sindacali, non siamo soddisfatti della situazione che è preoccupante non solo nel settore gomma, perché verrebbe in esaurimento una grossa commessa di cavi con la Libia, ma anche nel settore cavi.
Raccomando di tenere sotto controllo la situazione per due aspetti, per l'operazione con il San Paolo (la qual cosa è facile perché coinvolge la nostra area) per le eventuali trattative con altri partners, di cui, non si hanno notizie precise per non trovarci davanti a soluzioni a sorpresa.


Argomento: Viabilità

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente il pedaggio dell'autostrada Cambiano-Santena-Trofarello


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Cerchio inerente il pedaggio dell'autostrada Cambiano-Santena-Trofarello.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità

Con riferimento all'interrogazione del Consigliere Cerchio inerente alcuni problemi relativi all'uso della tangenziale di Torino (Ativa) ed al sistema tariffario in atto, si precisa quanto segue.
A seguito di numerose riunioni tenute, con il coordinamento della Regione, con l'Anas, la Provincia ed il Comprensorio ed i Comuni interessati e pervenute ad una soluzione concordata, si è recentemente dato avvio da parte dell'Anas ai lavori di sistemazione dell'accesso alla tangenziale in località Santena-Cambiano che consentirà l'ingresso e l'uscita per ogni direzione possibile in condizioni di accettabile sicurezza.
In merito al problema della penetrazione su Torino la Regione ha indicato nel Piano regionale dei trasporti di andare verso soluzioni che privilegiando al massimo l'utilizzo dell'esistente, consentono un miglioramento ed un maggior scorrimento dei flussi tangenziali e di penetrazione dei centri urbani.
Pertanto in tale ottica va collocato anche il problema della tangenziale di Torino per il quale in questi anni la Regione ha più volte proposto al Ministero lavori pubblici ed alla Direzione generale dell'Anas competenti in materia, proposte di diverse sistemazioni delle barriere di pedaggio e diversi sistemi di esazione con abbonamenti per i pendolari della cintura, ciò volto ad una successiva liberalizzazione della tangenziale con pagamento sugli attestamenti autostradali.
In parallelo a questa grande viabilità di scorrimento e penetrazione può sussistere, e in tal ottica si pone la proposta della Provincia, una viabilità locale di servizio delle aree produttive e residenziali dei centri della cintura torinese ed alle aree industriali attrezzate per servire la mobilità intercomunale, ed il collegamento con il centro metropolitano, senza che tali interventi per la loro funzione e per l'impegno finanziario occorrente, divengano onerose duplicazioni d' infrastrutture già esistenti e sottoutilizzate.
A tal fine la Regione ha in programma nel corrente mese riunioni con la Provincia, il Comprensorio ed i Comuni di Moncalieri e Trofarello volte ad analizzare tali proposte e realizzare con l'intervento congiunto dei vari Enti e con un ridotto impiego di risorse quelle soluzioni, quale ad esempio il completamento della strada di servizio delle aree industriali di Moncalieri e Trofarello (denominata via Portiglione ed indicata nell'allegata cartografia) atte a permettere a tempi immediati un miglioramento dei collegamenti dei traffici pendolari ed industriali di Trofarello e Moncalieri con Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Quando nel 1975 sperimentavo i primi approcci all'apparato regionale presentai una interrogazione sulla pene trazione a Torino attraverso la tangenziale in discussione.
Questa è la quarta o la quinta interrogazione che viene presentata sull'argomento, dopo impegni, incontri e promesse sempre disattese.
Vi sono responsabilità e competenza intrecciate dell'Ativa, dell'Anas della Regione.
La situazione del casello di Santena è anacronistica, discriminatoria ed assurda perché mentre si eliminavano i pedaggi in altri caselli, veniva inserito il pedaggio al casello di Santena. Forse in questo c'era un desiderio di penalizzazione di aree bianche ancora esistenti nella cintura torinese ma che stanno cambiando attraverso sperimentazioni laiche con l'appoggio del P.C.I. e questo potrà soddisfare alcune teorie.
La risposta dell'Assessore è duplice: parla di lavori che l'Anas sta realizzando per garantire uno svincolo e un accesso sicuro al casello di Santena-Cambiano e parla delle ipotesi sul pedaggio e soprattutto sulla viabilità di servizio che dalla zona industriale di Moncalieri e di Trofarello permetterebbe una maggiore penetrazione a Torino.
Siamo completamente in disaccordo sulle iniziative dell'Anas che sta realizzando alcune rampe di accesso. La zona del Chierese non viene servita, l'iniziativa è assai dispendiosa tant'è vero che costerà decine di milioni. Il problema si sarebbe risolto, come hanno chiesto i Comuni di Cambiano e di Santena, con un semaforo e una spesa di pochi milioni.
Vi è una soluzione che da anni andiamo sostenendo e che non costa niente: l'uso liberalizzato della tangenziale. Il mio Capo gruppo, che arriva da Alba, dice che ad ogni mia interrogazione l'aumento del pedaggio è dell'ordine di 200/300 lire, infatti, essendo questa la quarta o la quinta interrogazione il pedaggio è di 1.200 lire per percorrere tre chilometri! L'Ativa, l'Anas e la Regione si mettano attorno ad un tavolo e prendano una decisione perché non è pensabile che gli utenti, soprattutto i lavoratori che debbono utilizzare diverse volte la tangenziale debbano pagare oneri che incidono in misura notevole sulla busta paga. Bisogna allora adottare un criterio molto semplice: riservare una corsia agli abbonamenti, ossia a quei pendolari che usano il passaggio al casello per ragioni di lavoro. Saremmo all'assurdo se si spendessero oggi dei milioni per risolvere un problema che potrebbe essere risolto semplicemente sul piano della sicurezza con un semaforo e che invece si risolve con Un impiego di centinaia di milioni dietro la proposta di un Assessore provinciale e che, guarda caso, vive a Moncalieri e che insiste su questa proposta che non risolve né il problema di Moncalieri e tanto meno il problema di Trofarello. Oggi la tangenziale è sotto-utilizzata, nessuno vi passa perché gli oneri sono elevati, tutti si trasferiscono sulla statale provocando intasamenti e paralisi complete dei centri urbani di Trofarello e di Moncalieri.
Poiché l'Assessore ha annunciato che ci saranno prossimi incontri con le Amministrazioni di Moncalieri e di Trofarello e con la Provincia, lo invito a tener conto di questi suggerimenti che sono gli stessi che avevamo dato negli scorsi anni.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente l'Ospedale San Luigi


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente l'Ospedale San Luigi.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Con riferimento alla nota del 2/7/81, prot. 7300, relativa all'oggetto si precisa quanto segue.



DISSERVIZI DENUNCIATI DAGLI ORGANI DI STAMPA

A) Problemi del vitto: si è accertato che la cucina è stata completamente rinnovata sia come locali (importo L. 371.538.000 più Iva), sia come attrezzature (importo L. 624.462.000 più Iva) nel 1980 e gli impianti sono in corso di collaudo.
Si tratta di un impianto, tra i più aggiornati tecnologicamente che interessa tutte le varie fasi di lavoro, conservazione, preparazione cottura, distribuzione e lavaggio stoviglie.
Tale impianto, denominato "a vassoio personalizzato", consente di fornire con tutte le garanzie igieniche ed alle idonee temperature, il cibo preventivamente prenotato dall'ammalato.
Per il funzionamento di tale impianto è richiesta peraltro una rigida organizzazione del personale addetto, per cui la mancanza di alcuni elementi determina l'immediato inceppamento del funzionamento. A detta degli interlocutori contattati, la causa delle disfunzioni denunciate parrebbe da imputarsi anche al fenomeno di assenteismo verificatosi tra il personale dopo l'entrata in funzione del nuovo impianto, nella misura oscillante tra il 45-50% di assenze per ogni turno, per cui si è stati costretti a confezionare cibo unico e meno impegnativo.
Per ovviare a tale inconveniente l'Amministrazione dell'Ospedale ha dovuto assumere immediati provvedimenti consistenti nel convenzionare alcuni cuochi esterni ed affidare a ditta esterna il compito del lavaggio delle stoviglie nella linea degli "specifici" (infetti).
B) Problema del collegamento con il territorio: il presidio ospedaliero concepito come Ospedale monospecialistico di pneumologia è stato ubicato in aperta campagna in zona decentrata rispetto al centro urbano.
Attualmente i collegamenti sono mantenuti da un servizio ad intervallo di un'ora da Torino; senza collegamenti diretti con i centri abitati circostanti. Essendo ora in programma la riconversione dell'Ospedale da monospecialistico a ospedale di zona, l'Amministrazione dell'Unità Sanitaria Locale ha in previsione di predisporre un servizio di bus tra l'Ospedale e i centri più importanti dell'Unità Sanitaria Locale stessa per la cui realizzazione stanno collaborando gli Assessorati alla sanità ed ai trasporti.
A tale proposito, a seguito di deliberazione dell'8/11/79 n. 804 questo Assessorato aveva autorizzato con lettera protocollo n. 2306 del 30/1/1980 la spesa di L. 365.000.000 per la realizzazione del progetto delle opere di sistemazione della viabilità di accesso all'Ospedale e per la costruzione di due portinerie, di cui una dotata di pensilina destinata agli utenti in attesa dell'autobus. Detti lavori sono ultimati.



REALI CONDIZIONI DEL PRONTO SOCCORSO

Nell'Unità Sanitaria Locale n. 34, anche sulla base della proposta di piano socio sanitario regionale non è prevista l'istituzione di un D.E.A.
attualmente l'Ospedale è solo dotato di alcuni locali di ricezione degli ammalati pneumologici: trattasi di tre medicherie con la dotazione di lettini da visita, vetrinette e servizi igienici.
Ad avvenuta riconversione in Ospedale generale di zona si dovrà provvedere a realizzare un servizio di Pronto Soccorso, pur sempre limitato alle caratteristiche zonali dell'Ospedale.



DISTANZA TRA IL LABORATORIO RADIOLOGICO E LA SALA OPERATORIA

Il Laboratorio radiologico è costituito da cinque sale di diagnostica e dalla medicina nucleare ubicati al piano terreno immediatamente sottostante al gruppo operatorio del primo piano (2 f.t.).
Il collegamento tra i due servizi è assicurato da una scala e da due montalettighe.



APPARECCHIATURE PER IL REPARTO DI RIANIMAZIONE E TERAPIA INTENSIVA

Al piano terreno del secondo padiglione zona nord, si trovano i locali destinati ed arredati per la rianimazione e terapia intensiva costituiti da: zona per isolamento con due posti letto attrezzati ed annessi ai servizi igienici sala di rianimazione con tre posti letto attrezzati sala di terapia intensiva post-operatorio con quattro posti letto attrezzati sala di terapia semi-intensiva con sei posti letto attrezzati ed un polmone d'acciaio nuovo sala intensiva cardiologica attrezzata e monitorizzata quattro camere a tre letti cadauna per degenza post-intensiva.
Tale reparto, realizzato e completamente attrezzato nel 1978, non è mai entrato in funzione per assoluta carenza di personale paramedico qualificato: attualmente, nell'Ospedale, sono in servizio 60 infermiere professionali su 180 previste in organico.
Per quanto riguarda gli infermieri professionali posso informare che il programma di formazione prevede una crescita nel quinquennio da circa 570 del 1980/81 ai circa 2.500 creando le condizioni di un graduale disfacimento dei bisogni di operatori.
Concludendo si può dire che i problemi che interessano il San Luigi sono rilevanti e in larga parte connessi alla fase di transizione in cui si trova l'Ospedale San Luigi, essendo ospedale sanatoriale, non più rispondente ai bisogni della nostra comunità, proiettato verso una "generalizzazione" capace di favorire anche la decongestione delle strutture urbane di Torino.
L'avvio di funzionamento della USL 34 di Orbassano ha creato la condizione per una più accelerata integrazione dell'ospedale del territorio già preventivamente avviata per quanto riguarda l'utilizzo del laboratorio di analisi.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

E' regola che si debba esprimere un giudizio di soddisfazione o di non soddisfazione da parte dell'interrogante alla risposta dell'Assessore.
Questo rito si dovrà celebrare anche in questa occasione anche se è ovvio che scopo della nostra interrogazione non era quello di esprimere un giudizio sull'operato dell'Assessore ma sul problema. Se la risposta dell'Assessore è puntuale ed articolata, il nostro giudizio sul tema rimane quello che ha motivato la nostra interrogazione: c'è una incapacità da parte del nostro sistema di rendere puntualmente gestibili ed operabili strutture complesse come quelle ospedaliere. Questo dato di fatto emerge anche dalla risposta dell'Assessore.
Mettendo insieme, come noi pensiamo di mettere con un lavoro che abbiamo iniziato, alcune tessere di questo mosaico regionale e misurandolo con gli indirizzi del piano sanitario che l'Assessore ha depositato sui nostri banchi in versione purgata e speriamo definitiva, ci sembra di dare un contributo serio per far emergere una realtà ormai consolidata: il rischio pur nei lodevoli intendimenti di perseguire la riforma anche nei suoi obiettivi di socializzazione e di prevenzione, di perdere la capacità di governare, di modernizzare e di attualizzare le grandi strutture ospedaliere che sono poi anche lo strumento definitivo attraverso il quale si interviene sulla salute nei momenti più cruenti.
Indicando l'Ospedale San Luigi abbiamo evidenziato uno degli aspetti più delicati e più preoccupanti.
Ci auguriamo che sulla scorta delle testimonianze che stiamo portando (si ricordi il dibattito sul Centro Blalock) si possa convincere la maggioranza, la Giunta e l'Assessore in particolare, al di là dell'approvazione o meno del piano, che la medicina si fa anche tutelando promuovendo e cercando di realizzare il massimo sul piano delle strutture sul piano della ricerca, sul piano della capacità di intervento, in definitiva, anche sul piano della scienza e della cultura.


Argomento: Interventi fondiari

Interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Chiabrando, Penasso inerente i contributi per il reimpianto dei vigneti


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Chiabrando, Penasso inerente i contributi per il reimpianto dei vigneti.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

Sono lieto di constatare che anche l'esame delle pratiche singole sono andate in porto rapidamente rispetto a quelle collettive. Posso anche assicurare gli interroganti che non ci sono grandi ritardi nemmeno nell'istruttoria e nel pagamento delle pratiche per gli impianti collettivi.
Nei primi sei mesi del 1981 sono state esaminate e finanziate pratiche per 730 milioni di impianti collettivi per una superficie di 150 ettari (400 aziende).
Per quanto riguarda i pagamenti, sempre nello stesso periodo, sui fondi del bilancio '80, sono state erogate L. 341.701.000, mentre per altri 35.576.750 lire l'Assessorato ha già predisposto per gli atti per la liquidazione.
Sui fondi del bilancio 1981 alla data odierna l'Assessorato ha già autorizzato per le pratiche e ha collaudato un totale di pagamento di 302 milioni. Credo che l'interrogazione si riferisca alla discussione della volta scorsa. C'è una pratica che doveva essere pagata nel mese di gennaio e che invece non è stata pagata per motivi diversi come spiegai allora. Il Commissario di Governo ha richiesto dei chiarimenti, che sono stati dati in un incontro con il Capo Gabinetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Ancora una volta le informazioni che ci vengono date dall'Assessore non corrispondono alla realtà perché mentre le singole domande hanno ottenuto il pagamento da più di un anno, le domande presentate attraverso le associazioni (che sono centinaia) non lo hanno ottenuto.
Anche se qualcuno tra le righe fa credere che mettiamo le aziende singole in scala di priorità, rispetto alle aziende associate, riteniamo che le aziende singole e quelle associate, salvo le priorità stabilite dalle leggi, debbano avere lo stesso trattamento. In questo caso non l'hanno avuto. Si parla di privilegiare la cooperazione e l'associazionismo poi nella realtà spesso succede che proprio le associazioni che sono agli inizi dell'attività e che hanno bisogno di essere incentivate e di acquisire credibilità, vengono punite. Nell'altra seduta del Consiglio era stata discussa un'interrogazione su determinazioni successive che erano passate davanti a d altre precedenti creando difficoltà all'interno delle Comunità montane. In questo caso non si tratta di leggi o di regolamenti, si tratta di errore di gestione. Questa non è una politica di gestione seria perch mette in pericolo la credibilità sul funzionamento delle istituzioni.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Comprensori

Interrogazione dei Consiglieri Devecchi, Chiabrando e Penasso inerente le spese editoriali dei Comprensori


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione dei Consiglieri Devecchi, Chiabrando, Penasso inerente le spese editoriali dei Comprensori.
Risponde l'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore agli Enti locali e decentramento

L'interrogazione mi offre un' occasione per informare sull'insieme delle operazioni tipografiche di stampa che vengono condotte in sedi regionali decentrate con autonomia politica, ma che debbono essere ricondotte all'interno dei criteri generali che il Consiglio regionale e la Giunta dettano per il complesso dell'attività della Regione.
Il materiale, che consiste nella riproduzione di testi di quotidiani, è stato stampato in numero di mille copie; il costo è di lire 5.202.600.
In via formale la Giunta ha proceduto soltanto e sempre all'assegnazione ai Comitati comprensoriali di un fondo economale che può servire, oltre che per le minute spese, alla riproduzione di un numero limitato di esemplari di materiale di lavoro per le consultazioni o per altri momenti istituzionali dei Comitati stessi.
I Comitati comprensoriali hanno la tendenza, che personalmente non condivido, di promuovere iniziative che generalmente non si possono deprecare per la loro natura e la loro sostanza, ma che per una serie di altri elementi istituzionali o di spesa possono destare preoccupazioni.
Nella sede della Commissione si potrà aprire una discussione in merito ai criteri che potrebbero poi tradursi in disposizioni amministrative per i funzionari. E' ovvio che chi ha l'iniziativa non deve essere spinto fino al punto da penalizzare chi, avendo dei criteri più rigidi e più rigorosi, non si spinge in iniziative che altri praticano.
Comunicherò le iniziative che sono state promosse e se il Consiglio sarà orientato in questo senso, la Giunta sarà pienamente disponibile a disciplinare in via amministrativa questi costi. Per quanto riguarda l'Assessorato, ho proceduto ad una diminuzione drastica delle spese di stampa, in molti casi ho addirittura preso accordi con società editrici di distribuzione per far sì che gli oneri della stampa non fossero pagati dalla Regione ma seguissero una dinamica di mercato. Non vi è nessuna difficoltà da parte mia a muovermi in modo che anche altri soggetti connessi e collegati alla Regione procedano in tal senso.
In questo caso non ci troviamo di fronte ad uffici periferici della Giunta regionale, ma ci troviamo di fronte a soggetti che esprimono una volontà politica autonoma. La Giunta ha sempre cercato di procedere in modo delicato, perché è difficile, con un solo atto di Giunta, toccare spinte e pressioni che emergono non soltanto nel Comprensorio in questione, ma anche in tutto il tessuto dei comitati comprensoriali.
Una indicazione del Consiglio in tal senso rafforza un orientamento sul quale ci troviamo concordi.



PRESIDENTE

La parola al collega Devecchi.



DEVECCHI Armando

Anche se la risposta all'interrogazione è giunta con più di tre mesi di ritardo, sento il dovere di ringraziare l'Assessore Ferrero per il contenuto della risposta in quanto egli ha chiaramente dichiarato che non condivide l'iniziativa che è stata assunta dal Comprensorio di Alessandria.
Per la verità, la raccolta di un insieme di fotocopie di articoli di settimanali e di giornali locali sa di iniziativa di carattere propagandistico. Essa però ha richiesto un impegno finanziario notevole di 5 milioni e 200 mila lire alla Regione. L'iniziativa è quanto meno squallida; è nata soltanto e soprattutto per cercare di propagandare l'immagine di determinate persone.
Dal punto di vista amministrativo, c'è stata poi una scorrettezza grave.
Infatti, la lettera inviata dal Presidente del Comprensorio alla tipografia è datata 30.12.1980, quando cioè il Presidente era già scaduto e non più rieletto. Era cioè in carica una nuova assemblea comprensoriale rinnovata.
Mi auguro che iniziative del genere, che non giovano né all'organismo che le ha promosse, né alla Regione, non abbiano più a ripetersi quanto meno in questa forma.


Argomento: Formazione professionale

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Bergoglio, Sartoris e Villa inerente il Centro professionale "Giulio Pastore" di Torino


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Bergoglio, Sartoris e Villa inerente il Centro professionale "Giulio Pastore" di Torino.
Risponde l'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

Il "Giulio Pastore" è stato costituito dalla Cassa del Mezzogiorno ed è retto oggi da uno statuto che prevede la presenza gestionale del Comune e della Provincia e marginalmente la presenza della Regione, con poteri sostitutivi del Consiglio di Amministrazione.
Esistono poi le normative delle leggi 8 e 845 che attengono ai rapporti della Regione con le attività di formazione professionale.
Cercherò di trattare le questioni alla luce di questi due distinti aspetti.
Il Consiglio provinciale, ravvisata la impossibilità di procedere ulteriormente alla gestione, aveva chiesto alla Giunta regionale di procedere all'atto sostitutivo. Analogo provvedimento era in corso di approvazione da parte del Consiglio comunale ma non aveva ancora avuto l'approvazione da parte dell'organo di controllo come invece era accaduto per il Consiglio provinciale.
Era intendimento della Giunta valutare contestualmente le deliberazioni del Comune e della Provincia per procedere, sulla base delle motivazioni, ad un idoneo atto sostitutivo.
La valutazione della gestione dei costi ha indotto la Giunta regionale a procedere al commissariamento utilizzando soltanto una delle deliberazioni: la tempestività dell'intervento sembrava più importante che non la compiutezza delle motivazioni.
Rispondo alla questione dell'insegnante che ha incassato una cospicua somma senza avere svolto le lezioni. Mi sarebbe facile dire che, data la rilevanza gestionale, questa questione più propriamente competerebbe al Comune e alla Provincia. Tuttavia voglio rispondere dicendo che è stata effettuata una ricognizione di tutti gli aspetti amministrativi, contabili e gestionali che attenevano alla Regione e che la situazione avanzata dai giornali, forse con qualche forzatura rispetto alle dichiarazioni fatte in altra assemblea elettiva, non corrispondono alla documentazione. Il Consiglio regionale nella passata legislatura ha discusso la costituzione di un Centro di informatica, con compiti di assistenza e di supporto tecnico in connessione con imprese e con il Politecnico di Torino e attività di formazione professionale per diplomati.
Il Centro era dotato di attrezzature e di organico a consulenza (l'ipotesi di legge che il Consiglio regionale in quel momento valutava era di una differenziazione dei salari dei dipendenti sulla base di esperienze e qualificazioni particolari. Si era deciso di avere un atteggiamento interlocutorio in attesa dell'esito della legge. La legge non ha avuto l'approvazione, quindi gli inquadramenti degli organici sono stati diversi da quelli previsti dalla Giunta). Si tratta di una struttura di elevato livello di qualificazione che trovava una collocazione anomala in una sede che era in diretto collegamento con la Giunta regionale dal punto di vista amministrativo. La Giunta regionale decise di trasferire al "Giulio Pastore" le funzioni amministrative di quella attività.
Questo trasferimento è stato sofferto e travagliato per molteplici considerazioni; la Giunta con successivi atti deliberativi ha approvato un meccanismo gestionale ponte in attesa della sistemazione definitiva. In sostanza, la non modificazione dello Statuto "Giulio Pastore" aveva impedito l'attuazione della prima ipotesi avanzata dalla Regione, quindi la Regione ha dovuto compiere ulteriori atti amministrativi: è una questione complessa dovuta a questioni esterne alla Regione.
La questione sollevata si riferisce alla predisposizione di corsi e di una indagine conoscitiva che nasceva da un rapporto con il CNR da una parte e con l'Assessorato alla sanità dall'altra per dei tecnici competenti in alcune materie di interesse ospedaliero.
La corresponsione delle cifre si riferisce ad un programma di attività reale, giusto e serio. Non sempre corsi di questo tipo si articolano in prestazione diretta di attività docente nei confronti degli allievi.
Molti aspetti della formazione professionale prevedono fasi di formazione di indagini conoscitive, ecc. Questo è tanto più necessario quanto più elevato è il titolo di studio degli allievi.
Il lavoro svolto è di eccellente qualità. Tengo a precisare che le persone interessate hanno incarichi universitari quindi, dal punto di vista del curriculum scientifico, non c'è nulla da eccepire.
Abbiamo individuato come Commissario quella persona all'interno del Consiglio di amministrazione che garantisse continuità e conoscenza delle situazioni e che fosse dotata dei poteri e degli strumenti di iniziativa che i poteri commissariali permettono.
La Regione ha versato le quote relative ai corsi ordinari e, per un altro versante, aveva messo a disposizione i fondi per pagare le persone e per acquisire il materiale. Sono due partite non collegate: l'una riguarda le deliberazioni per il mantenimento del Centro del Bit, l'altra riguarda i finanziamenti ad un Centro di formazione.
La deliberazione di commissariamento prevede una relazione alla Giunta da fornire entro 90 giorni dalla data del commissariamento sugli aspetti finanziari, amministrativi, didattici e gestionali del "Giulio Pastore."



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

E' ammirevole lo sforzo che l'Assessore Ferrero fa nel rispondere esaurientemente cercando di essere convincente. L'Assessore Ferrero ha giustificato l'insegnante del "Giulio Pastore" in qualità di consulente dell'Ente. Posso accettare che formalmente e giuridicamente la questione possa anche quadrare. Permetteteci però di dichiarare che le consulenze non sono rapporti che ci convincono molto: in alcuni casi sono valide necessarie e giustificate, in altri casi invece sono modi comodi per aggirare ostacoli formali, per risolvere dei problemi.
Nella sostanza la risposta, non mi convince.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

Sulla competenza non ci sono dubbi. In quanto al lavoro, è stato fatto.



CHIABRANDO Mauro

La maggior parte dei consulenti non ha i titoli. In questo caso ci sarebbero i titoli. Ne prendiamo atto. Riteniamo però che il modo di affidare le consulenze riesca sempre ad aggirare determinati problemi.
L'Assessore non ha risposto alla questione dei rendiconti. E' vero che da anni il "Giulio Pastore" non dà i rendiconti? Inoltre, la Regione, era informata di questa situazione, che non era chiara da tempo? Tra le altre cose i giornali hanno detto che la Regione avrebbe omesso alcuni atti.
Rimangono questi punti interrogativi sull'interrogazione. Esistono altri Enti in situazioni analoghe sui quali la Regione dovrebbe vigilare? Lascio questa domanda all'Assessore.
Lo ringrazio per le notizie che ci ha dato e mi dichiaro non completamente soddisfatto della risposta.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Interrogazione dei Consiglieri Devecchi, Genovese e Martini inerente la lettera del Signor Bottazzi


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Devecchi, Genovese e Martini inerente la lettera del Sig. Bottazzi. Risponde l'Assessore Testa.



TESTA Gianluigi, Assessore al personale

Premesso che il contributo in parola consta di tre annualità (rispettivamente per gli anni 1979/80/81) di L. 7.957.600 ciascuna, si rileva come per la prima, per cui l'Assessorato competente con deliberazione n. 68-5136 del 24/3/1981, divenuta esecutiva il 9/4/1981 e trasmessa alla Ragioneria, per la liquidazione, con nota n. 5917 del 23/6/1981, ha provveduto al reimpegno della somma relativa, andata in perenzione agli effetti amministrativi, ai sensi del secondo e quarto comma della L.R. 12/78, è stato emesso, in data 15/7/1981, mandato di pagamento n. 16534; per la terza, riferentesi all'anno in corso, è stato pure emesso in data 15/7/1981, mandato di pagamento n. 16914.
Ancora in sospeso risulta la seconda annualità, per la liquidazione della quale è necessaria le predisposizione da parte dell'Assessorato competente di una deliberazione, peraltro di imminente presentazione, di reimpegno non essendo più disponibili a capitolo i fondi relativi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Ringrazio l'Assessore Testa per la risposta. Dalla lettera che è arrivata in circolare a tutti i Consiglieri, si traggono delle considerazioni di carattere generale abbastanza scoraggianti.
E' vero che l'Assessorato alle finanze ha provveduto a corrispondere le rate della prima e terza annualità, però sta di fatto che un cittadino ha aspettato tre anni per poter usufruire dei contributi previsti e che gli erano dovuti.
Chiedo all'Assessore e alla Giunta se non ritengano opportuno di mettere in atto leggi o procedure tali che salvaguardino il cittadino dal duplice danno della lunghezza dei tempi e dell'inflazione che falcidia l'entità del contributo.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente il Quartiere E/2 della Falchera


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Cerchio inerente il Quartiere E/2 della Falchera.
Risponde l'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai piani territoriali

Il Consigliere Cerchio accenna al problema d'ordine generale del riscatto del patrimonio degli IACP da parte degli utenti. Sono avanti al Parlamento numerosi disegni di legge. Dobbiamo attendere le decisioni che verranno prese nella sede competente del Governo nazionale e del Parlamento.
E' un problema annoso che deve trovare una soluzione che tolga qualsiasi elemento di equivoco. A parere mio, è però necessario che l'azione parlamentare e del Governo non scelga la linea dell'eliminazione di un patrimonio di edilizia residenziale pubblico a fini sociali. E' necessario che uno Stato disponga di un patrimonio, che oggi ha raggiunto una certa consistenza, per poterlo utilizzare ai fini sociali più urgenti.
Bisognerà d'altra parte evitare che il riscatto degli alloggi si traduca in una sorta di regalo della casa o che possa tradursi in un'azione speculativa sui contributi dello Stato quindi sui contributi versati dai lavoratori.
Nella gestione della legge 25, fra i tanti casi anomali che abbiamo rilevato, uno riguarda il riscatto del patrimonio edilizio residenziale pubblico. L'alloggio è stato riscattato al prezzo capitale di L. 1.800.000 ed è stato venduto a L. 48.000.000, come risulta dal contratto, ma chi l'ha comprato l'ha pagato anche di più.
L'assurdo è che lo Stato ha pagato 2 volte lo stesso alloggio, nel senso che prima ha lasciato riscattare l'alloggio a cifre relativamente basse poi ha concesso un contributo di 30 milioni ad un acquirente che l'ha comprato da chi l'aveva riscattato.
Per quanto riguarda i problemi della zona E/2 della Falchera di proprietà dello IACP di Torino, sottolineo che la zona, comprendente più edifici per un totale di circa 1370 alloggi, è stata realizzata nell'ambito di un piano straordinario finanziato ai sensi della legge 14/2/1963 n. 60, per questo comparto il Consiglio di amministrazione della Gescal stabilì che l'intervento fosse finalizzato alla costruzione di alloggi da assegnare in locazione, e per ciò nel 1974, a lavori ultimati, gli alloggi furono assegnati con tale criterio.
La richiesta di trasformare l'assegnazione in locazione in assegnazione in proprietà ha posto rilevanti problemi di ordine giuridico, circa la corretta interpretazione della legge 60/63.
In questo senso auspico che a livello nazionale si arrivi al chiarimento degli equivoci che sono all'interno della legge 60/63.
La questione, attualmente all'esame della Magistratura, dovrà essere superata in quella sede e consentirà allo IACP di Torino di assumere un atteggiamento univoco e corretto nei confronti degli inquilini richiedenti.
Risulta comunque che lo IACP di Torino abbia già richiesto al competente U.T.E di procedere alla valutazione degli alloggi.
In merito ai problemi relativi alle manutenzione si informa che gli interventi si sono susseguiti dal 1974, secondo le esigenze via via emerse nell'ambito delle consuete attività che lo IACP svolge su tutto il patrimonio immobiliare.
C'è da tener presente che l'Istituto Autonomo Case Popolari di Torino è stato soggetto alla situazione di morosità del pagamento dei canoni e questo ha indebolito le possibilità di intervento dell'Istituto stesso.
In particolare risultano eseguiti interventi sugli impianti idraulici interventi di sostituzione dì pavimentazioni interne, interventi di ripristino di alcune parti del manto di copertura, attualmente è in corso un intervento per il rifacimento degli impianti di scolo delle acque piovane di alcuni edifici, sono frequenti gli interventi sull'impianto di fognatura che, per incuria dell'utenza, superano il limite dell'ordinaria manutenzione.
In merito alla proposta di realizzare un sistema di riscaldamento, singolo ed autonomo in sostituzione dell'impianto esistente, occorre premettere che, in considerazione delle caratteristiche tipologiche dei singoli edifici e della loro ubicazione, le attuali quattro centrali utilizzate a servizio dell'intera zona E/2 hanno fatto registrare un rendimento medio annuo soddisfacente e comunque tale da garantire la loro efficienza sia per quanto concerne l'impianto generale, sia per quanto riguarda i consumi di combustibile.
Ciò premesso è necessario sottolineare che da stime fatte dai tecnici dell'Istituto tale intervento comporterebbe una spesa media per ogni singolo alloggio di circa L. 2 milioni e globalmente di L. 3 miliardi.
Risulta pertanto che l'Istituto, di fronte a tali costi e ad analoghe richieste avanzate da gruppi di inquilini residenti in altri grandi complessi di sua proprietà, abbia manifestato la propria disponibilità a fornire l'assistenza tecnica necessaria per garantire la verifica e l'eventuale corretta esecuzione della trasformazione dell'impianto ponendo però come condizione la disponibilità al 100 dell'inquilinato e l'impegno del medesimo ad accollarsi totalmente il costo dell'intervento.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Il problema è annoso per cui anche la voce, in questo caso modesta, da parte dell'Ente Regione, può accelerare l'iter delle proposte di legge citate e giacenti avanti alla Commissione lavori pubblici.
Lo stesso Ministero dei lavori pubblici ha presentato una proposta di legge che è soprat- tutto mirata al futuro e che non tiene conto dei diritti acquisiti. Al dibattito aperto può servire anche questo cenno a livello regionale.
Sui problemi specifici del riscaldamento e della manutenzione del quartiere della Falchera, i giudizi non sono concordi. Noi, in assonanza con molti utenti, sosteniamo la necessità di realizzare il riscaldamento singolo ed autonomo per ogni alloggio.
Sulla questione della manutenzione si auspicano delle iniziative che permettano un vivere civile in quelle zona che hanno già degli handicaps sociali non indifferenti da superare.
Ringrazio l'Assessore per la risposta e lo prego di sollecitare L'IACP in questo senso.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Carletto e Vetrino Nicola .


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 125: "Integrazioni e modificazioni dell'art. 85 della L.R n. 56 del 5/12/1977 e successive modificazioni e integrazioni per consentire un immediato recupero dei centri perimetrati e storici", presentato dai Comuni di Silvano d'Orba, Montaldo Bormida, Mornese, Rocca Grimalda e Trisobbio in data 19 giugno 1981, dichiarata ricevibile ed ammissibile dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale in data 14 luglio 1981 N. 126: "Istituzione del Consiglio regionale di sanità e assistenza e della conferenza permanente dei Presidenti delle Unità Sanitarie Locali" presentato dalla Giunta regionale in data 20 luglio 1981 N. 127: "Seconda variazione al bilancio per l'anno 1981", presentato dalla Giunta regionale in data 21 luglio 1981 N. 128: "Modifica all'art. 10 della legge regionale 17/12/1979 n. 73 per quanto attiene le dotazioni organiche del secondo e terzo livello funzionale", presentato dalla Giunta regionale in data 22 luglio 1981.


Argomento:

c) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto alla legge regionale dell'11 giugno 1981: "Modificazione alla legge regionale 25 marzo 1974, n.
8".
Le comunicazioni del Presidente sono così terminate.


Argomento: Rapporti con altre Regioni - Rapporti Regioni - Governo

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Devo fare alcune comunicazioni relativamente agli incontri che ho avuto in questi giorni.
Incontro dei Presidenti delle Regioni Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte sui problemi del fiume Po.
E' un fatto di grande importanza e rilevanza che i Presidenti delle quattro Regioni attraversate dal fiume Po si siano costituite in un comitato politico per approfondire tutte le problematiche inerenti al fiume Po.
Hanno deciso di costituire una segreteria tecnica che, entro un mese dovrà inventariariare i Comitati, gli Enti, gli organismi interessati al Po catalogare gli studi e le ricerche, accogliere la documentazione concernente le iniziative in atto per la conoscenza, la gestione e l'uso del fiume Po Con tale iniziativa le Regioni intendono costituire un organismo unitario anche di tipo consortile, che sia in grado di valorizzare pienamente tutte le esperienze e le capacità tecniche via via consolidatesi, in primo luogo quelle del Magistrato del Po.
Incontro dei Presidenti delle Regioni con il Presidente del Consiglio e con il Ministro delle Regioni, Aniasi.
L'incontro è stato indubbiamente proficuo sul piano dei rapporti generali tra Governo centrale e Regioni avendo questo Governo dimostrato grande interesse alle problematiche delle Regioni (non a caso l'incontro è stato fissato a dieci giorni dalla fiducia del Parlamento. Non così si deve dire e abbiamo avuto modo di sottolinearlo al Presidente del Consiglio - del Ministro del Tesoro, Andreatta), ma interlocutorio per quanto riguarda la sostanza stessa delle problematiche che i Presidenti delle Regioni hanno evidenziato.
Abbiamo affrontato il problema dei tagli alla finanza regionale ed il Presidente del Consiglio, ascoltate le nostre tesi, si è limitato a dire che è contrario all'emanazione dei decreti legge e che cercherà di recuperare quelli passati. Il decreto legge sulla finanza locale scade il 28 luglio, quindi martedì prossimo.
Il Presidente del Consiglio avrà un confronto su questo nel Consiglio dei Ministri.
Mentre si discuteva questo argomento con il Presidente del Consiglio, ho avuto modo di incontrare, a latere, il Ministro Aniasi al quale ho sottoposto il problema della legge votata dal Consiglio sulla società Stef rinviata dal Commissario di Governo.
Ho illustrato le posizioni della Regione e ho avuto assicurazione che entro oggi l'avrebbe riesaminata. Ho parlato anche con il Prefetto. Domani dovrebbe arrivare la risposta alle argomentazioni che ho fornito che sono appunto di riproposizione della legge.
Non appena saranno giunte le osservazioni del Governo riproporrò alla conferenza dei Capigruppo il riesame della legge al Consiglio della prossima settimana.



PRESIDENTE

Chiede di intervenire il collega Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Sono stupito dell'ultima comunicazione del Presidente della Giunta: la legge della Società Stef, rinviata all'esame del Consiglio regionale, viene trattata dal Presidente della Giunta con il Ministro delle Regioni.
Questo è uno stravolgimento di ogni principio istituzionale. Ci riserviamo di esprimere il nostro parere nel momento in cui la legge ritornerà nella sua sede naturale che è il Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al collega Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, con riserva di intervenire più ampiamente nel merito chiedo alla sua cortesia di precisarmi se l'annunciato Comitato interregionale per la navigazione del fiume Po, terrà conto anche delle eventuali vie affluenti al Po. Mi riferisco in particolare ai progetti sulle idrovie che in parte vanno a sfociare, nel fiume Po e che sono quindi attinenti alla materia.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Il Comitato non si assume nessuna iniziativa al riguardo.



CARAZZONI Nino

La ringrazio e mi riservo di valutare poi questa decisione.



PRESIDENTE

La parola al collega Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signori Consiglieri, ritengo che il Presidente della Giunta faccia bene ad intensificare i suoi rapporti con il Governo e con il Ministro delle Regioni. Questo metodo è stato introdotto dalla Presidenza Calleri, è stato seguito dalla Presidenza Oberto, dalla mia gestione ed ora dalla gestione del Presidente Enrietti.
I rapporti con il Governo non sono così semplici e netti come potrebbero apparire. Le questioni da esaminare a volte hanno connessioni specificazioni, competenze chiare, a volte no. La lotta che le autonomie locali conducono dal 1970, non sempre è stata vittoriosa, non sempre ha avuto successo. L'epoca più produttiva fu quella del Presidente Andreotti che addirittura aveva fissato una conferenza mensile tra il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Presidenti delle Regioni. A nostro giudizio tutte le questioni non devono essere separate dal contesto nazionale, anzi debbono trovare un momento di raccordo generale così come più volte è stato detto in quest'aula.
Quindi, non vedo questo fatto come una espropriazione della competenza specifica del Consiglio regionale.
Approviamo l'azione condotta dalla Giunta in questa direzione, ne apprezziamo il significato, ne condividiamo gli obiettivi, e diciamo che se la Regione non avesse questo tipo di raccordo con il Parlamento, con il Governo e con gli organismi dello Stato sarebbe un corpo separato, come ce ne sono nel nostro Paese dando cattivi risultati.
Vorrei chiarire al collega Paganelli che andare in quella direzione significa percorrere una strada giusta. Apprezziamo quei Presidenti del Consiglio dei Ministri e quei Ministri che comprendono la lotta che le Regioni conducono e il momento importante che esse rappresentano e sotto questo aspetto non vogliamo demordere, non vogliamo arrivare allo scontro non vogliamo che questa collaborazione abbia ad esaurirsi.
Auspico che gli Assessori, il Presidente del Consiglio, le Commissioni consiliari e quanti rappresentano i Gruppi politici, attivino questi rapporti che ci portano ad essere un momento concreto e a dare un contributo importante alla vita nazionale anche per il superamento delle condizioni difficili oggi presenti nel paese.
Vorremmo dire al collega Paganelli, per la stima che portiamo alla sua persona e al suo Gruppo, che non c'era l'intendimento di superare il Consiglio. Anche nel periodo cavouriano molte decisioni che venivano assunte spesso erano state elaborate e trattate, senza manifestazioni esterne.
Un Governo deve muoversi, trattare, elaborare. Perché chiediamo la fantasia dei governi, dei gruppi politici, delle assemblee se poi, quando ce l'hanno, andiamo a tarpar loro le ali? Mettiamoci sulla strada di un governo che deve agire, che - deve promuovere dei fatti, che deve essere presente in ogni momento della vita regionale e della vita nazionale. Assicuro il collega Paganelli che di oscuro non c'è niente (di oscuro abbiamo avuto alcune trame nel Paese che pensiamo di sgominare nel futuro).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

intervengo brevemente su questa questione perché è di indubbio rilievo.
Concordo con le valutazioni fatte da Viglione e aggiungo che, a nostro avviso, quando una legge viene rinviata dal Governo, è dovere preciso di tutti gli organi regionali fare valere la volontà legislativa espressa dall'istituzione. Inoltre la caratteristica di Presidente della Regione che lo Statuto dà al Presidente della Giunta, concretezza in maniera chiara una facoltà che dovrebbe essere esercitata anche più frequentemente.
Attraverso il fenomeno delle iniziative legislative, delle leggi rinviate dal Governo, passano da un lato larga parte delle questioni politiche sui rapporti tra Regioni e Governo e dall'altro lato questioni come i rapporti tra le forze politiche che, in maniera difforme, contribuiscono alla formazione della volontà legislativa.
Devo semmai dare atto che questo è un comportamento corretto sul piano istituzionale, al quale vorrei richiamare le altre presenze regionali come giustamente il collega Viglione sottolineava. Tutte le forze politiche attraverso le loro espressioni istituzionali, le Commissioni e le varie presenze regionali, devono essere altrettanto sollecite e, di fronte ad una legge rinviata, si devono mettere nella condizione per farla riapprovare.
Il rinvio di una legge è un fatto anomalo nei rapporti tra autonomia regionale e funzioni statali; troppe leggi non rinviate, con motivazioni quanto mai alterne nella loro sostenibilità, e tutte mirate ad un intervento che lede notevolmente l'autonomia di decisione delle Regioni.
E' un tema sul quale potremmo ritornare, che non può non partire dal riconoscimento del ruolo statutariamente attribuito al Presidente della Giunta. Le forze politiche stesse, anche se erano contrarie nel momento in cui la legge veniva approvata, sono in qualche misura garantiti delle volontà delle istituzioni regionali.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

I maligni che avevano qualche dubbio sull'apprezzamento che il Capogruppo socialista poteva fare al Presidente della Giunta devono ricredersi perch il nostro encomiabile Presidente è stato paragonato a Cavour e, in queste stanze, essere paragonati a Cavour vuol dire avere il massimo dei complimenti. Non solo, ma chi ancora teme che la grande alleanza tra socialisti e liberali non si farà, non può non prendere atto che ogni volta che il Consigliere Viglione o gli esponenti socialisti vogliono una indicazione precisa fanno riferimento ad un personaggio liberale.
Al di là di queste facezie, devo respingere quanto è stato detto. Il Capogruppo democristiano non ricorda che in passato è avvenuto molto di peggio. In questo caso, quanto meno, l'iniziativa è stata presa dal massimo organo della Regione. Ricordo di avere in passato presentato una interrogazione (che non venne mai discussa) perché i partiti della maggioranza avevano chiesto un incontro con il Governo su una legge. Lo avevamo saputo dagli organi di stampa e non direttamente. Quindi c'è un miglioramento.
Indubbiamente il problema esiste e non si può rivolgere con empirismo o con un escamotage dicendo: "andiamo tutti a Roma", quasi che ognuno dovesse fare la propria crociata presso il proprio Ministro, o il proprio Segretario, o il proprio amico.
Questo modo di concepire i rapporti tra le istituzioni è del tutto fuori luogo e, visto che il problema si è posto, poniamo mano all'indicazione di strumenti istituzionali e scegliamo una volta per tutte il latore delle richieste di chiaramente e, molto cavourianamente, troviamo gli spazi delle trattative con il governo.
A me pare che questo problema debba essere risolto sul piano istituzionale in favore del Presidente del Consiglio, che della funzione legislativa ha la massima responsabilità, e non in favore del Presidente della Giunta.
Non vedrei il Presidente della Giunta preoccupato di attivare il suo tempo per un pacchetto di leggi bocciate, in cui vi sia, per esempio, quella sul Forte di Exilles. Il Presidente della Giunta sarà tenuto istituzionalmente nel senso concreto del termine, a privilegiare la contrattazione su leggi che hanno soprattutto attinenza alla gestione regionale. Esistono per anche leggi di non minore importanza, che certamente sono meno apprezzabili da parte del Presidente della Giunta dal punto di vista istituzionale.
Suggerisco che la I Commissione esamini una ipotesi di contrattazione legislativa e istituzionale tra il Governo e istituzione in senso stretto cioè il Consiglio regionale. Peraltro, con realismo cavouriano, devo ricordare che il Consigliere Viglione che sui problemi particolarmente delicati un momento di verifica c'è sempre stato: una volta avveniva nel salotto di Madame Poumpadour, oggi avviene nell'anticamera dei ministeri o nei salotti di Via Veneto. Questo momento c'è sempre stato e continuerà ad esserci.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Avevo fatto un'osservazione di principio e avevo rinviato ulteriori osservazioni alla discussione di questa legge. Dato però che il dibattito si è ampliato, desidero dire qualcosa anch'io. Ritengo quanto mai necessario ed urgente il dibattito sul funzionamento del Consiglio regionale, che abbiamo sollecitato più volte, ma che non siamo ancora riusciti a fare e sul quale intendiamo dire molte cose.
Ha detto il collega Bontempi che le leggi, quando sono votate, sono leggi di tutti. E' vero: sono leggi anche di coloro che hanno votato contro. Su questo non ci sono questioni. Però sull'iter di formazione della legge sull'iter di controllo ci sono dei momenti nei quali il Consiglio non pu essere spogliato.
Vediamo intanto che nel nostro Consiglio regionale non si dà ai Consiglieri copia delle osservazioni del Governo, quando una legge non viene approvata.
Il Consigliere ne viene a conoscenza magari da una comunicazione del giornale, ma non ufficialmente. Non appena giunge la comunicazione che una legge non è stata approvata dal Commissario di Governo si deve dare ai 60 Consiglieri regionali copia delle osservazioni, perché in questo modo il Consigliere regionale si pronuncerà e se il Governo non avrà ragione il Consiglio regionale lo dirà. Se il Governo entrerà nel merito cosa che non può fare, il Consiglio regionale lo dirà, se il Governo, invece, farà delle osservazioni sulla legittimità, sulla Costituzione o sui principi legislativi dello Stato, allora sarà opportuno che il Consiglio regionale riesamini la legge, e, dopo che il Consiglio regionale si sarà nuovamente pronunciato sulla legge, il Presidente del Consiglio e il Presidente della Giunta avranno tutti i diritti di far sì che la legge (che sarà legge di tutti, anche di coloro che avranno votato contro) venga approvata. Ci stupisce che il Presidente del Gruppo socialista, così tenace propugnatore delle prerogative del Consiglio regionale, per amore di partito, si sia appiattito su una tesi che è calpestatrice della libertà e della volontà del Consiglio regionale.
Su questo ci batteremo fino in fondo. Riteniamo che il Presidente della Giunta abbia anticipato la volontà che il Consiglio regionale poteva, con una successiva votazione, esprimere e che questa trattativa così ufficializzata sia una spogliazione del Consiglio regionale. Su questo protestiamo oggi e protesteremo in ogni occasione. Sulle prerogative del Consiglio regionale, signori della maggioranza, non potete farci dei soprusi. Questi soprusi, in ogni momento, in ogni discussione, non li accetteremo.



PRESIDENTE

La parola al collega Revelli.



REVELLI Francesco

Sono d'accordo con Paganelli perché quando ero nella sua condizione già facevamo questi discorsi, quindi, pur condividendo le cose dette dal Consigliere Bontempi, non posso non ricordarmene.
Allora, signori, bisogna mettere mano a qualche cosa di diverso, bisogna guardare in faccia Io Statuto della Regione. Si potrebbe dire quello che ha detto Mitterand: "Queste istituzioni non le ho volute, ma mi stanno bene".
Tutti voi, con una certa imprecisione, parlate sempre del Presidente della Giunta. Il Presidente della Giunta non esiste, non è un organo della Regione. C'è il Presidente della Regione che è l'unico organo ad avere una rappresentanza esterna. Tutto quello che ha ottenuto il Consiglio (che va migliorato) è una conquista dopo la battaglia che abbiamo fatto noi dall'opposizione, contrastando la tendenza un po' troppo presidenzialista che si era manifestata al momento dello Statuto. Non ero presente alla celebrazione del decennale, forse in quell'occasione valeva la pena di discutere di queste cose. Sul piano della correttezza istituzionale Consigliere Paganelli, non solo è un diritto, ma è un dovere. E' anche sbagliato ciò che fa il Commissario del Governo che indirizza le osservazioni sulle leggi al Presidente del Consiglio. Secondo lo Statuto le deve indirizzare prima al Presidente della Regiome e poi agli altri per conoscenza. Non l'ho voluto io questo. Sapete che abbiamo votato contro, e siamo disposti a ridiscutere tutto. C'è un solo organo che ha rappresentanza esterna: il Presidente della Regione.
Vogliamo mettere mano a questo? C'è la disponibilità per ampie alleanze ed ampie discussioni? D'accordo ma non facciamo delle polemiche fuori posto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Non è un problema dello Statuto, ma è un problema della Costituzione, è un problema della legge 53 sulla sistemazione degli organi della Regione. Non vedo poi come vi sia tanta presidenzialità nello Statuto, io, semmai, ne vorrei una ancora maggiore, quindi su questo non concordo con il Consigliere Revelli. Dovremo dire che la Costituzione francese, che ha permesso a Mitterand di essere Presidente, è una Costituzione da rifiutare? Io ritengo che sia una Costituzione da mantenere, anzi da rafforzare.
Non riteniamo che il Presidente della Giunta regionale abbia espropriato il Consiglio dei suoi poteri, ma riteniamo che egli abbia assunto un'iniziativa che spetta a ciascun Gruppo, sia esso politico sia esso istituzionale. Respingiamo nettamente questa protesta per un intervento che il Presidente della Giunta regionale ha ritenuto di fare.
Approviamo l'azione del Presidente della Giunta che ha assunto iniziative in quanto Presidente della comunità regionale, quindi come rappresentante di tutti i Gruppi politici. Condividiamo l'opinione espressa dal Consigliere Revelli, siamo dell'opinione che lo Statuto, al di là di quelle che possono essere le modificazioni da apportare, non abbia quasi nulla di presidenziale, e che sia invece uno Statuto nato in un momento storico importante e approvato da gran parte delle forze politiche.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

E' fuor di dubbio che in me prevale più l'anima pragmatica che quella bizantina e sono convinto di aver fatto sino in fondo il dovere del Presidente della Regione che raffigura anche il Presidente della Giunta regionale.
In una riunione, convocata dal Presidente del Consiglio dei Ministri, alla presenza del Ministro, per le Regioni, ho sollevato una questione che era stata esaminata dal Ministro per le Regioni che ha rimandato la legge chiedendo spiegazioni. Credo pertanto di aver fatto fino in fondo il mio dovere rappresentando la volontà del Consiglio regionale del Piemonte e sottolineando la necessità della riapprovazione della legge.
L'approvazione della legge era la volontà di tutto il Consiglio regionale pur nella sua diversità fra maggioranza ed opposizione. Ho adempiuto a queste funzioni avvisando puntualmente il Consiglio regionale. Credo che ogni Consigliere possa rendersi conto di questa correttezza.



PRESIDENTE

L'Ufficio di Presidenza accoglie le sollecitazioni che sono venute dal dibattito sia per quanto riguarda la programmazione del dibattito sul ruolo del Consiglio e sulle proposte di modifica dello Statuto, sia per quanto riguarda l'aspetto particolare sul quale il dibattito di questa mattina si è soffermato. Prendiamo impegno con l'Ufficio di Presidenza di valutarne le conseguenze anche rispetto alle proposte che sono state fatte.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Proposte della Giunta regionale per una politica industriale


PRESIDENTE

In merito al punto quarto all'ordine del giorno, si apre il dibattito sulle: "Proposte della Giunta regionale per una politica industriale".
Il primo iscritto a parlare è il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signori Consiglieri, per avere un quadro esatto della situazione esistente nella nostra comunità regionale dal punto di vista industriale e per produrre proposte e non solo analisi, occorre partire da qualche considerazione.
In Piemonte non esiste un'industria di Stato (tranne l'Italsider di Novi Ligure e qualche piccola industria di trascurabile importanza) a differenza di altre Regioni come la Liguria, la Sicilia, la Lombardia, ecc, quindi occorre partire dalla considerazione che nessun fenomeno di dislocazione industriale è governabile dall'alto.
In Piemonte la grande industria, la media e la piccola industria sono invece nel settore privato.
Il Piemonte ha anche la particolarità che grossa parte dell'industria è incentrata nella "grande industria" della Fiat, per il settore del veicolo e dell'Olivetti per il settore elettronico. Le altre industrie ruotano attorno a queste e hanno dimensioni che non superano le migliaia di occupati. In Lombardia invece la piccola e la media industria è rappresentata da 30-35.000 aziende con 4/4.000 unità.
Le Regioni hanno lottato lunghi anni per avere delle competenze nel settore industriale, ma dal parlamento e dal Governo vi è stato un sostanziale rifiuto, anzi, abbiamo assistito ad una riappropriazione di quel poco che era stato ipotizzato nell'ambito regionale. Nè alle Regioni è demandata la manovra sul credito o sui contributi all'industria. Lo Stato, con il dominio del credito o dei contributi all'industria, non sempre ha giocato favorevolmente com'è dimostrato dall'IMI o dalle altre banche che hanno finanziato gruppi o industrie chimiche nel Sud, che poi sono fallite clamorosamente lasciando voragini di immensa portata. La Sardegna soffre di una crisi terribile, la Sicilia non di meno. Alle Regioni è negata anche la manovra del collocamento.
E' inutile ogni richiamo in tal senso. Le Regioni sono soltanto chiamate a dare dei pareri su determinati aspetti della politica industriale, ma sono sostanzialmente lasciate lontane da veri processi che le permettano di poter dominare la materia industriale. Le Regioni sono lasciate allo sbando, sono abbandonate a gestire la tragedia, la disoccupazione, la caduta delle aziende e ad affrontare le grandi assemblee nelle fabbriche.
A questo punto, dovremmo dire che non c'è nulla da fare? Non diciamo questo. Ma non vorremmo neanche cadere nel velleitarismo. Che cosa propone il Gruppo socialista? Noi socialisti diciamo che questa situazione è in qualche modo dominabile. Intanto la Regione è chiamata al piano di sviluppo. Proprio oggi siamo chiamati a discutere i piani socioeconomici comprensoriali. Questo è un motivo di fondo che ci porta a ritenere che qualcosa possiamo fare. Ma dobbiamo andare al nodo della questione. Il piano di sviluppo è difficile che possa determinare insediamenti, perch questi sono rimessi ai privati quindi al capitale di rischio.
Il territorio può essere governato nella misura in cui vi è disponibilità e contrattazione vera fra la parte industriale e la parte politica. La parte imprenditoriale non è un nemico con il quale non dobbiamo parlare, è invece una componente viva della nostra società con la quale abbiamo aperto un dialogo che vogliamo proseguire. Credo sia importante, quando andiamo ad elaborare i piani della comunità regionale, ottenere il consenso da parte di imprenditori e di sindacati. Per esempio, i centri storici non possono sempre e solo essere indirizzati al pubblico, ma devono essere attivati per essere rimessi anche al settore privato.
Non dimentichiamo la collocazione geografica del Piemonte. Se vogliamo attirare capitali e proporre soluzioni industriali che risolvano la crisi occupazionale e che assorbano la manodopera licenziata e in Cassa integrazione, dobbiamo avere riguardo alla situazione geografica del Piemonte all'interno dell'Europa. Quindi dobbiamo avere riguardo alle grandi vie di trasporto, al Frejus, al Sempione ed alle altre infrastrutture. Se non indirizziamo la nostra attenzione verso questi temi perderemo ogni possibilità di soluzione.
Signori Consiglieri, la Regione non ha la possibilità di incidere direttamente sui credito agevolato alle industrie, perché questo è rimesso interamente al Ministro dell'industria, al Consiglio dei Ministri, la Regione però, ha la possibilità di incidere sul credito delle banche locali. Gli amministratori del sistema del credito nella nostra comunità regionale provengono tutti dai partiti, così è all'Istituto S. Paolo, alle Casse di Risparmio e in altre banche (non ci siete voi della fiammella perché avete bruciato una volta il sistema del credito e adesso dovete aspettare un secolo per accedervi! ).
Questi amministratori però, non appena sono nominati dimenticano tutti i discorsi che avevano fatto quando erano nei consessi comunali e provinciali. Diventano banchieri, cercano il profitto aziendale della banca e non pensano alla finalizzazione pubblica della banca. C'è una banca torinese che ha guadagnato in un anno 400 miliardi. Non sarebbe stato più interessante destinare quella cifra al credito agevolato e agli investimenti anziché accumulare tanto tesoro? Questo discorso lo facciamo anche alla Democrazia Cristiana che ha quasi il 90% del credito piemontese in mano.



(Voci dall'aula)



VIGLIONE Aldo

Superiamo il tema dell'attribuzione delle casse alla Democrazia Cristiana e andiamo al nodo del problema. Andrebbe bene anche così, solo se le banche sostenessero il sistema industriale dando la capacità di gestire alle aziende e non il denaro alla speculazione. E' un discorso che abbiamo fatto molte volte, è un discorso che spesso non viene percepito, ma che è fondamentale per una politica industriale.
Per quanto si riferisce al collocamento, stiamo presentando un disegno di legge al riguardo che modifica il meccanismo attuale. Faccio un esempio che vale per l'azienda, ma che vale anche per un gruppo politico. E' assurdo che l'Ufficio di collocamento avvii i lavoratori secondo l'ordine della lista assegnando magari una persona che appartiene al M.S.I., alla D.C., e una che appartiene alla D.C. al P.C.I. Per quanto riguarda poi le piccole industrie artigiane e industriali solo la chiamata nominativa potrebbe risolverne i problemi. Moltissime piccole aziende non assumono più a causa di questo meccanismo.
L'onorevole Spadolini, nel discorso di investitura, ha accennato a questo problema.
E' già stata trattata la formazione professionale. In questo campo la Regione ha invece specifiche competenze. La formazione professionale, pero deve fare dei veri balzi in avanti per arrivare a processi di massa formativi, perché molta parte della disoccupazione è inqualificata.
La precedente Amministrazione regionale ha operato in questa direzione riconvertendo molti processi nel campo meccanico, nel campo informatico lasciando il campo dei servizi. Questo processo deve essere ulteriormente qualificato e andare verso quei modelli che l'industria richiede. Sono fermamente convinto che se vi fosse un rapporto diretto tra formazione professionale ed occupazione, in Piemonte vi sarebbero pochi disoccupati. I disoccupati sono maestri, ragionieri, coloro che dopo la scuola dell'obbligo non hanno frequentato nessuna scuola professionale, coloro ai quali è mancata fin dalla scuola elementare una direzione nella formazione professionale. Sotto questo aspetto la Regione può dare un contributo notevole. Altro tema importante è il rapporto fra la grande industria, la piccola e la media industria. La realizzazione di questo disegno è difficile e il discorso si incentra nuovamente sulla Fiat la quale in Piemonte e a Torino, direttamente o indirettamente, fa muovere l'economia attorno a un milione di persone.
Ci sono coloro che dimenticano questo, che fanno delle proposte strane e bizzarre, come abbiamo sentito nei mesi scorsi e che respingiamo. La Fiat e l'automobile non sono 'defunte, la Fiat e l'automobile non sono né un prodotto maturo né obsoleto. Mentre noi sosteniamo questo, altri sostengono il contrario: il risultato è che oggi l'Italia produce un milione e 250 mila automobili e il Giappone ne produce 12 milioni.
Si tratta invece di richiedere alla Fiat di diventare competitiva in campo internazionale, si tratta di richiedere alla Fiat di fare oggi le automobili del futuro.
Il Ministro Marcora ha detto: a Cuneo che se la Fiat farà subito questo, il Governo è disposto a finanziare questa ricerca. Il Gruppo socialista chiede di far crescere questo settore, non chiede di diversificare. Quando questo settore ha diversificato, ha perduto competitività, ha perduto risorse, si è dissanguato. Spetta agli altri industriali del Piemonte andare avanti in questo processo, spetta alle banche finanziare i processi di diversificazione. Chiediamo all'Alivar la trasformazione e la conservazione dei prodotti agricoli, chiediamo che il movimento industriale sia legato al movimento contadino. Non possiamo chiedere alla Fiat di trasformare il latte ed i peperoni di Carmagnola o di fare il Vermouth che ha la Cinzano.
La Fiat è nata per l'automobile e deve fare l'automobile nella misura in cui può essere competitiva con la Germania, la Francia, gli Stati Uniti ed il Giappone. Non accettiamo una riduzione del processo Fiat, ma chiediamo la crescita della fabbrica d'automobile e del veicolo, chiediamo che la Fiat si specializzi sempre più, che promuova ricerche e che sia competitiva sulla base mondiale. Richiedere ancora alla Fiat la diversificazione vuol dire provocare ancora quella situazione che ha prodotto tanti guasti e così tremendi. Abbiamo espresso questa opinione nel corso del Convegno del P.S.I. in quest'aula e questa opinione la manteniamo. Se questa opinione non è accolta nel documento, il documento non ci va bene.
L'ultimo problema è quello della mobilità.. Se non arriviamo ad una mobilità contrattata il processo del lavoro si arresterà sui nodi dell'assistenzialismo, e la Cassa integrazione lo dimostra, senza che si possa uscire dalla stretta nella quale ci troviamo.
Questo è il nostro contributo per la soluzione del problema che va sotto il titolo: "Elementi per una proposta di politica industriale". Ringraziamo l'Assessore competente che ha promosso questo tema.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gastaldi.



GASTALDI Enrico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il documento predisposto dalla Giunta relativo a proposte di politica industriale da fare al Governo e ad iniziative da attuare dalla Regione stessa per superare la crisi dell'industria, merita un'attenta valutazione.
Si deve subito dire che, a fronte di una situazione eccezionalmente grave e progressivamente cadente, come è dimostrato nella prima parte del documento, dipendente da cause non solo nazionali, ma internazionali, il compito è oltremodo difficile, ma con poteri e possibilità di intervento limitati anche per quanto riguarda i rapporti con lo Stato ed il governo centrale perché tali rapporti sono difficili e defatiganti.
I risultati raggiunti sono spesso rimessi in discussione e non vi è mai certezza di quanto si possa effettivamente acquisire in termini di investimenti e di recupero di occupazione.
Più importante è la parte che riguarda le proposte che sono di competenza regionale, anche se limitate, perché la situazione congiunturale dell'industria piemontese ha grandi e necessarie connessioni con i provvedimenti presi o da prendere dal governo centrale: stretta creditizia ed altri.
In questo capitolo noi consideriamo il documento proposto in parte come una ricapitolazione ed una storia del lavoro fatto specie verso le industrie in crisi nei tempi scorsi, con un lavoro, dobbiamo ammettere, molto attento e responsabile del Consigliere Alasia prima e del Vice Presidente ora. E, in parte, come un documento sintetico che riporta a sommi capi proposte che trovano sviluppo o in documenti precedenti o, crediamo, troveranno sviluppo in documenti successivi più precisi e più ampi.
Su questi ultimi tentiamo una serie di rilievi e di osservazioni. Quando si parla, ad esempio, di nuove aree industriali attrezzate non si scende ad una analisi degli strumenti concreti e nuovi che si potrebbero mettere a disposizione degli imprenditori al di là di quelli già previsti.
Sono state poi individuate nuove aree di crisi. Bisognerebbe, a nostro giudizio, delimitarne correttamente le zone e addivenire nell'ambito delle stesse ad un chiaro disegno urbanistico compiendo scelte in merito all'alternativa tra nuove grandi aree industriali e più piccole aree localizzate a margine dei Comuni interessati ed integrati nel loro tessuto urbanistico.
Soprattutto aspettiamo iniziative nuove ed una considerazione più ampia per le piccole e medie industrie, settore che ha, come ammette lo stesso documento, un valore fondamentale nell'economia industriale piemontese. Ad esempio, tra gli incentivi che la Regione può disporre per una maggiore penetrazione delle piccole imprese sui mercati esteri, ci pare fondamentale il raccordo programmato tra le strutture pubbliche piemontesi, o a partecipazione regionale, agenti in Italia ed all'estero, ad esempio, tra Promark e Union Camere che troppo spesso agiscono senza programmazione reciproca e concordata. Ancora, ad esempio, per quanto riguarda la promozione di operazioni di leasing, di factoring e di garanzia fidi, già attuati per l'artigianato, concordiamo che potrebbero essere utilmente allargati alle piccole imprese, vista la natura di questo strumento che ben si adatta ai loro investimenti, però lo vedremmo bene in rapporto al ruolo che la Finpiemonte è finalizzata a svolgere.
Concordiamo poi che è necessario ampliare i rapporti tra agricoltura specie cooperativistica ed associata, e industria agro-alimentare e consideriamo il confronto con l'Alivar un esperimento e un inizio di altri rapporti con altre industrie di trasformazione o già esistenti o da creare e ci pare da non dover limitare al problema mense e ristorazione collettiva il rapporto tra industria agro-alimentare e le altre industrie.
Vogliamo però richiamare l'attenzione della Giunta su di un settore non ricordato nel documento, sul quale però la Regione ha larghi poteri di incidenza, quello dell'edilizia soprattutto per i comparti ad essa connessi.
In un paese privo di materie prime e quindi artificiosamente impostato come paese industrializzato, ci pare di primaria importanza volgere l'attenzione e far premio sui settori che di materie prime e di fonti energetiche da importare dall'estero hanno scarso bisogno ai fini non solo occupazionali ma di promozione per le industrie connesse a tali settori.
in questo quadro si pone l'urgenza della messa a punto della legge 56 per renderla maggiormente rispondente alle esigenze degli operatori pubblici e privati.
Bisogna snellire le procedure di formazione ed approvazione degli strumenti urbanistici ed amministrativi e migliorare per quanto riguarda l'industria l'art. 53, che stabilisce le modalità da seguire nel trasferimento delle attività produttive perché, così com'è, propone una normativa tale da rendere difficile l'iter di trasferimento delle aziende e che grava in maniera eccessiva sull'imprenditore proprietario dell'immobile lasciato libero.
In conclusione si può dare atto alla Giunta regionale di una valutazione corretta ed esatta della realtà economica ed industriale del Piemonte e di una espressa volontà di intervento.
Noi chiediamo risolutezza, incisività, puntualità e precisazioni nell'attuare gli strumenti abbozzati e riportati in modo sintetico nel documento proposto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dobbiamo in premessa dichiarare che molte delle cose che intendevamo dire sono state brillantemente anticipate dal Consigliere Viglione. Che poi certe valutazioni siano fatte non da noi, che dichiaratamente e orgogliosamente stiamo a destra, ma piuttosto da chi sta o dovrebbe stare a sinistra, questa ci sembra essere una questione di coerenza personale sulla quale abbiamo il buon gusto di non volerci pronunciare, ma che comunque tenevamo a sottolineare alla vostra attenzione.
Il dibattito sulle proposte della Giunta regionale per una politica industriale, così come lo si è voluto titolare nell'ordine del giorno, si sviluppa in una situazione che è notevolmente modificata rispetto a quella che 15 giorni fa ci era stata illustrata dalla relazione introduttiva dell'Assessore al lavoro.
A livello regionale, infatti, i fattori di tensione sociale nel frattempo sono venuti in parte ad attenuarsi per il raggiunto accordo alla Fiat nonché con la soluzione, almeno temporanea, di alcuni nodi caldi che interessavano la nostra Regione, vedi ad esempio, quelli dei reparti nylon della Montefibre di Verbania dove il lavoro è ripreso. A livello nazionale invece, accanto ad una ripresa peraltro debole e fluttuaria borsistica, che 15 giorni fa era giunta al limite del tracollo, nonché alla persistente offensiva del dollaro, confermata dalla politica monetaria degli Stati Uniti, uscita rafforzata anche dal recente vertice di Ottawa, si sono avuti purtroppo provvedimenti restrittivi del governo Spadolini che, cedendo ingiustificatamente alla richiesta di ulteriori aumenti, in particolare per quanto si riferisce al prezzo della benzina, hanno determinato un'altra preoccupante spinta inflazionistica. Di questi fatti nuovi occorre indubbiamente tenere conto nell'avviare la discussione che, per quanto riguarda la nostra parte politica, vorremmo fare precedere da una sola considerazione quasi fosse una dichiarazione pregiudiziale, ricordando a noi stessi ed ai colleghi che la Regione, secondo l'art. 117 della Costituzione, non ha alcuna competenza in materia di politica industriale e, di conseguenza, come sia chiaramente anticostituzionale o comunque possa diventare velleitario qualsiasi intervento regionale nel settore dell'industria.
Tuttavia - e questa - da parte nostra è un'affermazione carica di una certa novità - ribadito e riaffermato questo, non possiamo dire, a meno di essere sordi o ciechi o fuori dalla realtà, che, al di là del discorso costituzionale, la Regione è ormai diventato un insopprimibile punto di riferimento in ogni processo industriale che si agita entro la società moderna. Che poi assolva più o meno bene questo compito, è un discorso che si può fare da diversi aspetti per giungere a diverse conclusioni. Ci limitiamo a prendere atto delle cose così come stanno, per cui, pur non condividendo il documento interregionale presentato al governo nel febbraio scorso, auspichiamo anche noi che siano ridiscussi e realisticamente riformulati i nuovi compiti della Regione in materia di politica industriale. Così facendo si potrà dare certezza al quadro istituzionale e in ultima analisi, motibilitare correttamente di fronte al dramma della disoccupazione o della sottoccupazione e più generale al grosso problema del lavoro, tutte le energie disponibili.Questa è la premessa che poniamo a cappello del nostro intervento.
Passando ora alla relazione introduttiva dell'Assessore al lavoro intendiamo subito sottolineare gli elementi più interessanti e dialetticamente più stimolanti che in essa abbiamo creduto di poter individuare. Sono tre, per la precisione riguardano: 1) la constatazione che l'attuale crisi ha investito tutto il territorio piemontese, compreso quindi il polo di Torino già simbolo nel passato di un certo tipo di sviluppo, magari disorto, magari selvaggio, ma comunque pur sempre sviluppo. E' stato ricordato, infatti, che di 186 aziende in crisi 77 sono comprese nel territorio della Provincia di Torino.
45.143 lavoratori sono in cassa integrazione speciale, ma di questi ben 36.215 sono residenti nel territorio provinciale di Torino.
2) Il rilievo che la questione piemontese, il "caso Piemonte" come lo ha definito il Presidente Enrietti, assurga a questione italiana. Perché? Perché l'attuale crisi colpisce non soltanto la più grande concentrazione industriale, ma anche tutti i settori fondamentali e significativi dell'industria privata e pubblica, dalla elettronica al tessile, dalla chimica al siderurgico.
3) La denuncia che l'attuale crisi segna la fine di un certo modello di sviluppo.
Avremmo voluto sapere se, per esempio, il Consigliere Viglione, intendeva polemizzare o mettere in discussione questa affermazione della crisi di un certo modello di sviluppo.
Il passato, ha detto il Vice Presidente Sanlorenzo, non ritorna; almeno in questo ha ragione. Anche noi siamo perfettamente d'accordo, e lo andiamo da tempo sostenendo che al Piemonte e all'Italia occorre un nuovo modello di sviluppo e potrebbe essere interessante fermarsi ad analizzare perché e da chi e per quali interessi pubblici e privati, forse più privati che pubblici, sia stato imposto negli anni '50 quel modello di sviluppo che oggi si riconosce essere in crisi irreversibile. La nostra analisi ci porterebbe a conclusioni lontane, dal Vice Presidente Sanlorenzo, ma in questo momento sarebbe discussione oziosa. Ci basti dire che noi concordiamo nella richiesta al patto che si precisi meglio che cosa intendasi per nuovo modello di sviluppo.
Riprendiamo quanto abbiamo detto l'altra volta. Sarebbe assurdo pretendere di fermare il processo tecnologico essendo del tutto impensabile che l'uomo moderno, che ha inventato la rivoluzione industriale e che si è diretto verso il mondo dell'energia, adesso di colpo possa fermarsi ritornando ad abitudini rurali od assumendo gusti turistici.
La nostra, piaccia o non piaccia, è comunque la civiltà dell'auto. Le strade sono state costruite per le macchine, le città sono state costruite per le macchine. Si tratta semmai, di puntare alla valorizzazione di altri settori senza la pretesa però che questi settori abbiano a sostituirsi a quello che rimane un elemento fondamentale della nostra società.
Passiamo alle proposte di politica industriale che la Regione intende avanzare e che sono state illustrate dal Vice Presidente nell'incontro con il Ministro Marcora e dal Presidente della Giunta nell'incontro con il Presidente del Consiglio dei Ministri.
Si chiede innanzitutto la revisione e la rapida attuazione di alcuni strumenti legislativi. Non possiamo che essere consenzienti, in particolare con la richiesta di profondi ritocchi al Decreto Legge 285 che di fatto ha paralizzato l'erogazione del credito agevolato alla piccola e media industria.
Quanto poi alla legge 675 pensiamo che non si tratti tanto di chiederne una più corretta applicazione, quanto di procedere alla scadenza, a una sostanziale riformulazione essendosi rivelata uno strumento inadeguato per i fini per i quali era stata varata la riconversione industriale.
Per la Fiat e per le aziende dell'indotto è ovvia l'esigenza di rendere operativi i finanziamenti finalizzandoli ad una politica di sviluppo, di riqualificazione produttiva e di difesa dell'occupazione, con la richiesta del piano auto, a proposito del quale però, siamo venuti a sapere dai giornali di questa mattina che mancherebbero i miliardi necessari. Il discorso ritorna in alto mare perché continuiamo a formulare delle ipotesi su dei fatti che non si verificano o sono destinati a slittare nel tempo.
Pare invece che i fondi ci siano per la ricerca tecnologica e vogliamo augurarci che la Regione impieghi tutto il suo potenziale di convincimento e di stimolo affinché questi fondi vengano correttamente utilizzati secondo piani preventivamente da approvarsi.
Mentre viene ribadita la richiesta di provvedimenti che valgano a sostenere il settore dell'auto, dobbiamo però rilevare che ancora una volta, l'auto è stata penalizzata con il rincaro ingiustificato del prezzo della benzina.
Il ritocco deciso dal Consiglio dei Ministri è il terzo di quest'anno.
All'inizio del 1980 il costo della super è aumentato di 275 lire al litro pari al 42 . Abbiamo conquistato nel campo un primato mondiale, ma un primato non certo individuabile .che deriva dallo spirito persecutorio degli utenti dell'automobile, la cui passione fu pure alimentata negli anni passati da coloro che oggi straparlano di privilegiare il trasporto pubblico ed è alimentata dalla classe di governo la quale non trova di meglio che affidarsi a questa continua rapina, a danno dei cittadini.
Tornando alla Fiat ci corre l'obbligo di dire sul recente accordo sindacale. Quindici giorni or sono, quando ci fu presentata la relazione introduttiva, la vertenza era ancora in fase acuta, oggi invece è stata positivamente risolta, così come dicono i rappresentanti della triplice ed i delegati dell'avv. Agnelli. Buon per loro - ci verrebbe di dire sennonché valutando più da vicino il merito dell'accordo, veniamo a scoprire che il documento di intesa siglato ha l'aria di essere ben povera cosa; di essere in sostanza soltanto un prolungamento della Cassa integrazione. Non vi è dubbio infatti che almeno fino al 1983 alla Fiat le assunzioni saranno chiuse; questo non rappresenta certo un contributo determinante alla risoluzione del problema, anzi è una risposta a priori negativa, alla richiesta di inserimento nel processo produttivo, che avanza da parte dei giovani completamente tagliati fuori e dimenticati dalla trattativa.
Non indulgeremo a fare dell'ironia su quella che sarebbe una conquista vantata dalla triplice sindacale, passeremo invece alle altre proposte di politica industriale. Per quanto riguarda la Olivetti, prendiamo atto che si intende richiamare il Governo e finalmente attuare gli accordi già da tempo sottoscritti e fino a questo momento sempre disattesi.
La soluzione prospettataci per la Indesit, che con la Elcit si vorrebbe far entrare in consorzio con la Voxon e con la Emerson, è senza dubbio auspicabile, ma per concretarla noi crediamo che molte sono le difficoltà che hanno da essere superate, soprattutto temiamo che si tratti di un provvedimento tampone che consentirebbe di risolvere il problema di alcune migliaia di lavoratori della Indesit, ma che in prospettiva, non darebbe la soluzione adeguata al problema stesso.
La verifica degli impegni presi dal gruppo Montedison dopo la privatizzazione è corretta ed urgente, specie per quanto riguarda gli stabilimenti Montefibre di Verbania, di Vercelli e di Ivrea. Non deve illudere il ritorno all'attività normale nei due reparti di Pallanza.
Pensiamo che il problema sia stato solo temporaneamente accantonato e che la situazione a settembre o a ottobre tornerà ad esplodere in tutta la sua drammaticità. In sede di Comprensorio il Movimento Sociale Italiano ha approvato il documento della Commissione interministeriale per l'area del Verbano-Cusio-Ossola cui è dedicata l'ultima parte del pacchetto di proposte al Governo. Vogliamo ribadire, non tanto la drammaticità crescente della situazione occupazionale di quella zona ormai a tutti nota, quanto piuttosto sostenere la necessità assoluta ed incalzante che si passi ai fatti concreti, che non si perda altro tempo.
Nell'Alto Novarese si è giunti veramente al limite di rottura: studi analisi, ricerche sono stati ormai condotti a termine e in questo momento non servono più. Occorre muoversi al più presto con concrete azioni di sostegno in una realtà che va ogni giorno deteriorandosi sempre di più.
Approfittiamo della circostanza per richiamare l'attenzione degli organi regionali sul caso fattosi esplosivo della Pietra di Omegna che sta dando vita a fenomeni anche di grave turbativa pubblica.
Al Governo bisogna chiedere un intervento nell'Alto Novarese e pensiamo che la Regione possa e debba far valere in questa azione tutta la propria forza propositiva, sotto il proprio peso.
A conclusione di questa parte del nostro intervento ci permettiamo annotare che nella relazione dell'Assessore al lavoro non abbiamo trovato alcun cenno sulla situazione della Michelin, già fatta oggetto di una nostra interrogazione urgente presentata sin dal 9 giugno scorso, alla vigilia del primo periodo di Cassa integrazione, nel frattempo conclusosi, ma rimasta a tutt'oggi senza risposta. La multinazionale francese denuncia difficoltà dei mercati esteri. Non vorremmo però che come suo primo regalo il socialista Mitterand intendesse far pagare le conseguenze di questa crisi esclusivamente ai lavoratori italiani.
Sul capitolo relativo agli interventi diretti della Regione in politica industriale abbiamo poche osservazioni da esporre anche perché le indicazioni date, specie per quanto riguardava la piccola e la media azienda, sono estremamente vaghe e generiche. Su questo terreno sarebbe auspicabile una maggiore concretezza in particolare sui modi attraverso i quali ci si propone di rendere operante la nuova legge 240 per la costituzione dei consorzi e sugli indirizzi innovativi che appare sempre più opportuno vengano dati agli Enti strumentali della Regione. Più in generale vogliamo annotare che dalla crisi la piccola e media azienda, che rappresenta un tessuto fondamentale della Regione, potrà e dovrà essere aiutata da alcune iniziative: agevolazioni del credito, riforma del collocamento, ecc. che non rientrano, purtroppo, nelle possibilità decisionali delle Regioni, ma verso la quale la Regione può solo limitarsi ad un'azione di stimolo, di sollecitazione e di pressione nei confronti del legislatore nazionale Una direzione in cui è più ipotizzabile un ruolo regionale antinflazionistico è quella degli investimenti direttamente produttivi. Qui si hanno gli strumenti, bilancio pluriennale e piano di sviluppo, atti a realizzare una tale possibilità. Sugli 84 progetti di pronto avvio, che dal secondo piano di sviluppo rappresentano un'anticipazione, abbiamo già avuto modo di esporre le nostre valutazioni (si conoscono a sufficienza anche grazie alla copiosa distribuzione che il Presidente della Giunta ha voluto farne a tutti i dipendenti regionali con il proprio biglietto da visita).
Non ripeteremo le osservazioni fatte allora. Quanto alle nuove iniziative ora proposte, ci sembra interessante la volontà della Regione di favorire un coordinamento tra l'Ente di sviluppo agricolo e l'Alivar operante nel settore industriale per una migliore utilizzazione dei prodotti piemontesi.
Dal canto nostro vorremmo ancora proporre ed è proposta che la Regione potrebbe facilmente accogliere, due modeste iniziative suscettibili però di interessanti sviluppi. Ne abbiamo già parlato l'altra volta: si tratta di un intervento diretto a favorire l'estensione della rete di gas metano alla piccola e media azienda nella zona di Castelli Cusiani, e più ancora si tratta di una opportuna azione di sostegno delle- industrie della Valle d'Ossola che sollecitano il ripristino di tariffe elettriche differenziate come già avvenuta in passato prima della nazionalizzazione del settore.
Da ultimo, richiamandoci al breve accenno che ha fatto verbalmente il Vice Presidente Sanlorenzo e ricordando una dichiarazione fatta dal Presidente Enrietti dopo l'ultimo incontro con i dirigenti Fiat, vogliamo cogliere l'occasione di questo dibattito per ritornare sul progetto Ignitor, della cui fattibilità, assicurata a tempi brevi, sono insorte in noi alcune perplessità che richiedono, o perlomeno impongono, un chiarimento.
Stante la nostra assoluta incompetenza in materia abbiamo dovuto affidarci ad indicazioni di esperti. Ci si dice che l'esperimento Ignitor anzitutto avrebbe un costo dell'ordine dei 30/40 miliardi, ma soprattutto ci si fa notare che trattasi di una esperienza ancora rischiosa dal punto di vista della riuscita. Insomma, il valore e la credibilità del professor Bruno Coppi è in campo scientifico, fuori discussione, ma l'Ignitor negli stessi ambienti scientifici, riscontra e incontra ancora riserve ed opposizioni perché si afferma che la già raggiunta conoscenza di fusione del plasma lo rendono ormai superato dalla costruzione di macchine sempre più grandi, le Ioacamach, di cui una L'FT da tempo già realizzata a Frascati e un'altra L'FTU in progettazione, sempre a Frascati. Siamo dichiaratamente in un campo che ci è ostile e ci è ostico e precluso ad ogni conoscenza, però non sarebbe male che su questo progetto di cui molto si è parlato, venisse fatta una comunicazione chiarificatrice, anche perché non vorremmo che restando così nel vago e nell'impreciso, avessero a sorgere illusioni inutili.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, giunti alla conclusione, noi ci permettiamo far osservare che abbiamo cercato - e speriamo d'esserci riusciti - di dare un nostro contributo al dibattito seguendo ordinatamente, diremmo quasi disciplinatamente, i limiti entro i quali si è voluto restringere il dibattito stesso Giunti però a questo punto e prima di concludere definitivamente, vogliamo ripetere una volta ancora come, a nostro giudizio, sia infondata ed assurda la pretesa, od anche solo la speranza, di superare la crisi piemontese, se non quando sarà superata e risolta la crisi italiana. Intendiamo dire che nessuna azione, nessuna iniziativa, nessun slancio a livello regionale potrà avere successo senza il supporto a livello nazionale di un'altra situazione, a determinare la quale occorre una politica economica e sociale radicalmente diversa da quella sin qui seguita.
L'economista Paolo Glisenti scriveva qualche tempo fa sul "Corriere della Sera" quando ancora ne era garante il comunista sen. Branca: "Si è garantita a tutti l'assistenza sanitaria gratuita, ma questa grande conquista ha comportato l'impossibilità di decidere da chi e come farsi curare. La gratuità dell'istruzione si è accompagnata ad uno scadimento qualitativo dell'educazione scolastica. Il sequestro del risparmio privato da parte dello Stato ha tolto forza agli investimenti produttivi.
L'interpretazione rigida e schematica della tutela del posto di lavoro per legge ha penalizzato soprattutto i disoccupati ed i giovani in cerca di impiego. L'impresa tutta ha sostituito l'esigenza fisiologica del profitto con obiettivi sociali sino a perdere pressoché totalmente la capacità di generare reddito".
Colleghi, la crisi economica e sociale, ma anche politica e istituzionale e soprattutto crisi morale, è nata da qui, da questa visione distorta e demagogica che ha stravolto le grandi riforme della società moderna. La crisi del mondo industriale, che proprio in Piemonte noi avvertiamo e sentiamo con particolare sensibilità, sarà vinta quando in Italia si tornerà a ridare fiducia al risparmio e al risparmiatore, quando in Italia si tornerà a combattere senza quartiere le suggestioni dell'egualitarismo a favore di chi vuole migliorare con il lavoro e attraverso il lavoro la propria posizione, quando in Italia si ritornerà, in, un quadro di certezza del domani, a guardare con rispetto al rischio, anzi al gusto del rischio dell'uomo nell'impresa. Collaborazione e partecipazione delle categorie anziché lotta di classe: questa è la sola ricetta anticrisi.
Se ci è consentito aggiungere sulla scia del precedente intervento del collega Viglione, con le parole becere della canzone "o padrone dalle belle braghe bianche" ma con qualche cosa di diverso, con un piccolo tricolore come a Torino nella marcia dei 40 mila. Queste le osservazioni, i rilievi e le annotazioni che abbiamo ritenuto di dare al Consiglio regionale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

Chiudiamo qui il dibattito. I lavori riprenderanno alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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