Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.66 del 11/06/81 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Università - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Diritto allo studio nell'ambito universitario. Attività di indirizzo e coordinamento (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Prosegue l'esame dei punti quarto e quinto all'ordine del giorno: "Diritto allo studio nell'ambito universitario. Attività di indirizzo e coordinamento (seguito)." Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ariotti. Ne ha facoltà.



ARIOTTI Anna Maria

Le due deliberazioni riguardanti i problemi del diritto allo studio rispondono ad alcuni principi più volte discussi con le varie componenti il mondo universitario, docenti e studenti, e sono condivisi dalla maggior parte di coloro che hanno presente la realtà torinese: uniformare il trattamento tra Università e Politecnico, favorire la politica dei servizi rispetto all'elargizione di denaro, rivedere la definizione delle fasce di reddito per l'attribuzione dell'assegno di studio, tessere-mense ed altri servizi a prezzi differenziati, nonché la determinazione dell'ammontare dell'assegno di studio in base ai nuovi livelli di retribuzione economica.
Non ripeterò, perché già esaurientemente enunciati dal Presidente della Commissione, i limiti di reddito stabiliti.
Vorrei semplicemente sottolineare un elemento importante che non è stato fatto presente: l'esclusione dal beneficio dell'assegno di studio e di altri sussidi e servizi a prezzi politici degli studenti iscritti ad un corso di laurea per il conseguimento della seconda laurea.
La discussione in Commissione è stata tesa ad introdurre miglioramenti al fine di una maggiore giustizia distributiva, difficile da conseguire in questo particolare settore, per motivi che non dipendono né dalle strutture universitarie né dalle strutture o dalla volontà della Regione. Le deliberazioni rispondono, per quanto possibile, a criteri di equità. Si è convenuto sulla necessità di una verifica, successiva a questa prima introduzione di modifiche, con eventuale correzione. In particolare, per quanto riguarda le linee di indirizzo per la definizione del merito scolastico, necessario per l'attribuzione dell'assegno della borsa di studio, nell'esame in Commissione si sono delineate posizioni volte ad introdurre, accanto al criterio del numero degli esami, il criterio della votazione conseguita per ogni insegnamento, così come già annunciato dalla deliberazione stessa.
Condividendo questi principi (adozione di nuovi limiti di reddito sulla base di criteri di equità e di gradualità delle modificazioni, verifiche ed eventuali correzioni sulle innovazioni introdotte ed ovvi aggiornamenti rispetto ai nuovi livelli retributivi, introduzione per l'anno '82-83 di criteri di merito)e valutando in modo positivo questo inizio di riordino di una materia delicata e complessa condotto in accordo e usufruendo delle esperienze di chi ha retto le Opere Universitarie per tanti anni, lavoro di riordino su cui saranno necessari approfondimenti e incontri successivi anche per affrontare il complesso di questi problemi (Ente Collegi studenti stranieri, strutture universitarie, ecc.), il Gruppo Comunista si dichiara favorevole alle deliberazioni in discussione.
Vorrei aggiungere un'osservazione sull'intervento della collega Bergoglio. Gran parte delle proposte che ha portato erano state già delineate in Commissione, alcune no. Sarebbe stato preferibile che fossero tradotte in proposte concrete, per dare la possibilità di una valutazione preventiva e di una traduzione in termini tecnici, non sempre facili quando si tratta di questioni di calcolo. Aumentare le contribuzioni, così come è stato proposto dalla collega, temo voglia dire diminuire il numero degli assegnatari, tenendo presente il volume complessivo degli investimenti possibili in questo settore. Preferirei quindi una verifica sulle modifiche presentate dalla Giunta ed eventuali successive correzioni con una gradualità prudente. Ad ogni modo lascio all'Assessore la possibilità di intervenire e di puntualizzare le posizioni della Giunta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la replica.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

Forse, a seguito del mio intervento e prima di passare alla votazione sarà opportuna una pausa per riflettere su alcune questioni e sugli emendamenti che verranno proposti.
Le considerazioni che svolgeva questa mattina il Consigliere Bergoglio, per lo più degne della massima attenzione, debbono essere valutate sotto due punti di vista: di impostazione di principio in quanto applicabili di conseguenze pratiche e tecniche che esse determinano. Come il Consiglio noterà è più sulle seconde che non sulle prime che esiste una differenza di vedute.
Il punto di partenza nell'esaminare queste deliberazioni è sicuramente quello di muoversi nell'interesse degli studenti. Non si tratta con una deliberazione per il diritto allo studio di rivolgersi solamente agli studenti che ne fruiranno, ma si tratta di stabilire un rapporto chiaro e corretto anche con quegli studenti che per un insieme di ragioni dipendenti o indipendenti dalla loro volontà, non potranno comunque accedere ai benefici previsti dalla legislazione nazionale e regionale, che saranno comunque la grande totalità. Un'assemblea elettiva nel rivolgersi agli studenti deve mettere al centro un criterio di equità e di giustizia anche per cogliere un'aspirazione sicuramente molto forte tra i giovani e che, se non è soddisfatta, porta poi a tensioni, dissapori, divergenze di vedute che sono molto più ampie di quanto non sia la materia in sé.
Qualunque iniziativa che eroghi nei confronti di un numero limitato di persone un beneficio e che quindi fissi dei criteri, il più obiettivi possibili, ma sempre discrezionali, deve garantirsi di essere collocata e costruita in modo da non far nascere, proprio sulle questioni di principio delle ulteriori difficoltà rispetto a quelle che esistono.
Molte erogazioni si basano sulla dichiarazione di redditi. E' noto che la dichiarazione dei redditi pone dei problemi di giustizia, prescindendo dal diritto allo studio, proprio per il modo con cui il reddito viene oggi dichiarato ed accettato. In tutte le assemblee studentesche in cui ho partecipato, prima di quantificare l'entità del presalario o le modalità di erogazione, viene posto il problema di quelle persone che hanno reddito da lavoro autonomo e che ottengono dei benefici e di quelle molte persone anche in condizioni sostanzialmente modeste, ma che, avendo un reddito da lavoro dipendente e completamente dichiarato, sfuggono ai benefici della legge. La legislazione nazionale prevede che le Opere Universitarie e comunque gli Enti locali possano avvalersi degli strumenti propri (che sono quelli della finanza) per compiere degli accertamenti, che non potranno essere a tappeto e che devono suonare come impegno della nostra serietà e come garanzia a far rispettare la legge. Deve essere chiaro che chi modifica artatamente una dichiarazione rischia di perdere il presalario e di avere una revisione generale del suo nucleo familiare con il fisco.
Questo problema non possiamo pensare di risolverlo con questa deliberazione.
Il Ministro della pubblica istruzione, onorevole Bodrato, ha presentato una proposta di legge di grande interesse e di grande positività. E' stata sottoposta ad una discussione collegiale con le Regioni dalla quale è emerso un consenso unanime. Quindi esiste questo quadro nazionale ed è reale la possibilità amministrativa, per quanto limitata, di interpretare i propri poteri al meglio per assicurare la giustizia.
Si è volutamente deciso di non introdurre in questa disciplina amministrativa innovazioni per quanto attiene il problema degli studenti stranieri. Non perché il problema non esista o perché la Consulta regionale non l'abbia già esaminato, ma perché anche in questo caso si aprono problemi sui quali dovranno decidere il Ministero della pubblica istruzione e il Ministero degli Esteri perché, di nuovo, non si possono risolvere in modo affrettato e soltanto con della clausole. La Giunta e la Commissione quando hanno discusso, si sono trovate di fronte ad una sostanziale alternativa: affrontare in modo il più possibile organico tutte le questioni di principio e tutte le soluzioni amministrative che l'esperienza ci metteva innanzi. Oppure decidere di limitare allo stretto necessario la potestà deliberativa della Giunta prima e del Consiglio regionale poi per permettere risultati parziali, ma significativi a tempi ragionevolmente brevi. Il secondo orientamento mi sembra il più positivo. Oggi nell'imminenza dell'unificazione della struttura amministrativa delle Opere, è indispensabile che emergano segnali chiari e limpidi di maggiore giustizia e di unità di trattamento tra gli studenti dei diversi Atenei. E' opportuno affrontare in un seminario di studi e senza l'affanno dei tempi la materia che attiene agli indirizzi di principio per limitare l'obiettivo a quegli aspetti che sono indispensabili per ottenere quanto amministrativamente è oggi ottenibile. Le due deliberazioni nascono proprio dall'esigenza di unificazione. Le mie non sono quasi mai obiezioni di principio, ma di opportunità nei confronti delle proposte avanzate. Se si tende all'unificazione del trattamento, obiettivo prioritario è quello di avere delle fasce di reddito a cui collegare i benefici uguali per tutti gli studenti; quindi bisogna trovare fasce di reddito con il criterio più obiettivo e più tecnico possibile. E' opportuno arrivare alla definizione unificata delle fasce delle ex-Opere, dell'Università e del Politecnico e rivalutare il livello delle fasce sulla base della svalutazione. C'è la disponibilità della Giunta a rivedere il livello della prima fascia introducendo quest'anno una variazione rilevantissima rispetto all'anno passato che recupera in un colpo la svalutazione di cinque anni sia sui livelli delle fasce che sul livello del presalario. Quest'anno avremo dei maggiori oneri derivanti dall'estensione delle persone che ne fruiscono e derivanti dall'incremento del fondo del presalario. Potremmo discutere e valutare insieme con i tecnici la portata reale di questo cambiamento. La logica di queste deliberazioni è quella di giocare sul contenimento dei non aventi pieno diritto attraverso molti concomitanti strumenti che sono: il reddito, l'introduzione di alcuni criteri che riguardano il merito l'esclusione di quelli che chiedono la seconda laurea e che possono accedere soltanto al servizio mensa, ecc, attraverso un vincolo che nasce da una motivazione politica. Non v'è dubbio che, per quanto buona sia la mensa, una persona facoltosa difficilmente gradisce avvalersene e le elargizioni in denaro possono essere molto più appetibili per chiunque qualunque siano le condizioni di reddito. L'operazione che viene fatta è quella di impegnare una parte del presalario a servizi e di mantenere in piedi una prospettiva in cui si sviluppi il servizio rispetto all'erogazione finanziaria. Sono d'accordo sul fatto che debbano essere sviluppate e rilanciate le cooperative, ma non vedo come questo si possa realizzare.
Agli obiettivi di rivalutazione dei lavoratori a reddito fisso vorrei si arrivasse attraverso un'impostazione più articolata e più graduale. In via di principio avrei molte difficoltà ad accedere ad un'ipotesi di due tipi di presalario perché questo, al di là degli aspetti amministrativi aprirebbe l'area del contenzioso e renderebbe ancora più difficile la gestione della materia.
Sulla questione della fascia devo dire che queste piccole decisioni portano gli uffici che dovranno esaminare i talloncini ad ulteriori aggravi. Uno dei problemi attuali deriva proprio dal fatto che dalla disposizione all'esecuzione passa un numero di giorni tale da produrre delle complicazioni. Mi pare che non si modifica la questione di principio.
Sulla questione del merito si tratta di conciliare l'equità con il realismo. Equità vuol dire che non è possibile considerare allo stesso modo il caso della Facoltà di Ingegneria, dove se non si sono dati e superati certi esami si perde il presalario e una serie di altri diritti; è il caso di altre Facoltà in cui il combinato disposto di un'articolazione dei piani di studio e di una scelta oculata degli esami può permettere, a uno studente, almeno per 3 anni, di dare un esame all'anno. Si è detto allora di adottare le indicazioni delle Facoltà, usando i piani di studio ufficiali che hanno almeno la caratteristica di ripartire il numero degli esami con una cadenza ragionevole.
La tabella a cui si riferisce il Consigliere Bergoglio è costruita in modo che la data del 31 agosto tenga conto della fattibilità. In questo modo riconduciamo le Facoltà ad un criterio minimo di equità ed evitiamo la questione spinosa della valutazione del punteggio conseguito agli esami.
Siccome la Regione insieme con il CSI, le Opere Universitarie e l'Università sta operando la meccanizzazione delle segreterie universitarie, credo sia realistico pensare che entro un anno possiamo avere dei dati informativi sugli iscritti, sui voti, sul numero dei fuoricorso, cosa che sarebbe utile, giusta anche agli effetti di una programmazione regionale. Risulta per esempio un aumento consistente dei fuoricorso, localizzati soprattutto in altre Facoltà.
Sarei del parere che venga lasciata l'affermazione di principio che la Regione intende operare sul merito, non soltanto per l'aspetto organizzativo; vorrei se ne discutesse. Ritengo che molti problemi di tipo finanziario degli studenti si possono risolvere giocando sulla leva del merito.
Sono del parere - come giustamente il Consigliere Bergoglio rilevava che le parole "esame sostenuto" possano dare adito ad incertezze. In passato si dava al termine "sostenuto" il significato di "superato", per siccome con altra Amministrazione dello Stato il termine "sostenuto" è stato interpretato come "essersi recato e con ignominia cacciato", sarei del parere di introdurre i termini "sostenuto con esito positivo".
Questione Enti-Collegi. Sono del parere che l'Ente Collegi, a seguito delle disposizioni del decreto presidenziale debba essere riconosciuto a tutti gli effetti come Ente pubblico. Siccome, in via di principio, tutto quanto attiene agli studenti universitari è trasferito alle Regioni, ma, in via di fatto, una delle strutture più rilevanti della Città di Torino rimane pubblica, sottratta alla potestà regionale, non credo che si possa far carico alla Regione di problemi che sono di altra natura. Quando il Consiglio regionale deciderà di nominare un suo rappresentante in seno al Consiglio di Amministrazione dell'Ente Collegi, avrà acquisito una possibilità in più di controllare validamente ed indirizzare la politica di quell'Ente. Se l'Ente Collegi determina fasce, criteri, spese ed aggancia i suoi criteri ai criteri della Regione, la Regione non può non essendo n tutrice né sovrana nei suoi confronti, rispondere alle conseguenze degli atti dell'Ente che è libero e autonomo.
Sul punto che riguarda la parte del presalario che viene destinata a servizi sono del parere che, così come è attenuata, a seguito della discussione in Commissione, è difficile recedere da quella minima definizione di principi. Diciamo che 300 mila lire su 850 mila lire devono essere vincolate a servizi (libri, tasse, spese per la mensa, spese per l'alloggio compreso l'alloggio all'Ente Collegi, che da solo costa quella cifra se non di più).



PRESIDENTE

L'Assessore tenterà con alcuni Consiglieri di unificare le varie richieste, per giungere ad un voto unico.


Argomento: Zootecnia

Esame deliberazione Giunta regionale n. 87-5561: "L R. 15/6/1979 n. 29 artt. 2 e 9 Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta Ripartizione rappresentanti Organizzazioni professionali agricole, Associazione dei produttori zootecnici e dell'ARA (Associazione Regionale Allevatori) in seno al Comitato consultivo del Centro interregionale per la riproduzione ed il miglioramento animale"


PRESIDENTE

Passiamo al punto sesto all'ordine del giorno: "Esame deliberazione Giunta regionale n. 87-5561: L.R. 15/6/1979 n. 29, art. 2 e 9 Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta Ripartizione rappresentanti Organizzazioni professionali agricole Associazione dei produttori zootecnici e dell'ARA (Associazione Regionale Allevatori) in seno al Comitato consultivo del Centro interregionale per la riproduzione e il miglioramento animale".
La parola al relatore, Consigliere Ferro.



FERRO Primo, relatore

Con questa deliberazione si ripartiscono i rappresentanti delle Associazioni da nominare nel Comitato consultivo del Centro interregionale per la riproduzione e il miglioramento animale istituito nell'ambito dell'Istituto Zooprofilattico.
La delibera è stata accolta in III Commissione con voto favorevole dopo che la Giunta ha informato sulle consultazioni sviluppate con le Associazioni interessate durante le quali sono stati discussi e concordati i criteri da seguire per giungere ad una designazione democratica e rappresentativa.
I risultati di rappresentatività a cui si è giunti - qualora si volessero valutare le designazioni sulla base dell'appartenenze alle Organizzazioni professionali - di fatto privilegiano leggermente una organizzazione a scapito delle altre due. In sostanza quindi non riflettono compiutamente i reali rapporti di forza esistenti nelle campagne.
In Commissione si è fatto osservare che in alcune Associazioni dei produttori zootecnici la rappresentatività della base sociale da un punto di vista sindacale non si riflette automaticamente o con uguali rapporti di forza nella composizione della Presidenza.
Prendendo atto di come si configura oggi la realtà delle Associazioni dei produttori zootecnici e rispettarne la loro autonomia significa seguire criteri che mettono in secondo piano altri aspetti.
Questi criteri sono stati accettati dalle Organizzazioni professionali con la consapevolezza che essi determinano un risultato sul piano dei rapporti di forza, che comunque non può essere considerato come riferimento generale a cui guardare e da far valere in altre circostanze in occasione di altre nomine da effettuare sulla base della designazione delle Organizzazioni professionali.
Con queste precisazioni la terza Commissione ha valutato e approvato la delibera della Giunta.



PRESIDENTE

Non ci sono richieste di parola.
Pongo quindi in votazione la deliberazione.
"Il Consiglio regionale vista la deliberazione della Giunta, di proposta al Consiglio n. 87-5561 del 7 aprile 1981 delibera ai sensi della legge regionale 15/6/1979 n. 29, articoli 2 e 19, ultimo comma, la ripartizione di seguito riportata, dei rappresentanti in seno al Comitato consultivo del centro interregionale per la riproduzione ed il miglioramento animale, istituito nell'ambito dell'Istituto Zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta: 1) Organizzazioni Professionali agricole più rappresentative: n. 2 rappresentanti Federazione regionale Coltivatori diretti n. 1 rappresentante Confederazione regionale Coltivatori (Confcoltivatori) n. 1 rappresentante Federazione regionale degli agricoltori del Piemonte.
2) Associazione dei Produttori Zootecnici (Legge regionale 45/76): n. 7 rappresentanti così distinti: n. 1 Associazione provinciale produttori Latte-AL n. 3 scelti di comune accordo tra le seguenti Associazioni: Associazione produttori zootecnici "L'Astesana" - AT Associazione "Cuneo - Asprozoo" - CN Associazione Produttori zootecnici "Novara Asprozoo" - NO Associazione "Va-Tor" - TO Associazione Produttori zootecnici "Asprozoo" - VC n. 2 scelti di comune accordo tra le seguenti Associazioni: Associazione produttori zootecnici associati "Prozoo-A" - CN Associazione produttori zootecnici associati "Prozoo-A" - AL Associazione produttori zootecnici associati "Prozoo-A" - TO Associazione produttori zootecnici associati "Prozoo-A" - BIELLA - VC n. 1 Associazione "Piemontese Zootecnica" - TO 3) Associazione regionale allevatori A.R.A.-Torino n. 1 rappresentante.
La presente deliberazione verrà pubblicata sul B.U. ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Esame deliberazione Giunta regionale n. 86 5560: "L.R. 15.6.1979 n. 29 Istituto Zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta. Determinazione ai sensi dell'art. 16 dei limiti massimi misura indennità di carica, gettoni di presenza, spese di viaggio e indennità trasferta"


PRESIDENTE

Il punto settimo dell'ordine del giorno reca: Esame deliberazione Giunta regionale n. 86-5560 : "L.R. 15.6.1979 n. 29 Istituto Zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta.
Determinazione ai sensi dell'art. 16 dei limiti massimi misura indennità di carica, gettoni di presenza, spese di viaggio e indennità trasferita".
A tale proposito è a vostre mani la relazione scritta del Consigliere Valeri.
La parola al collega Lombardi. Ne ha facoltà.



LOMBARDI Emilio

L'importanza della delibera è tale da non lasciarla passare sotto silenzio. L'Istituto Zooprofilattico ha svolto sino ad oggi un importante ruolo nell'ambito della zootecnia piemontese, zootecnia che ha caratteristiche specifiche in quanto largamente basata su una razza autoctona, la piemontese, che deve trovare all'interno della Regione gli strumenti per essere conservata e migliorata. Siamo quindi favorevoli ad ogni iniziativa che offra validi strumenti di sperimentazione e ricerca in particolare nel campo della zootecnia.
Non siamo invece d'accordo sul testo della delibera che viene proposta per numerose motivazioni. Precisiamo subito che la richiesta di inserire questa delibera in un quadro globale per affrontare in modo equiparato l'attribuzione delle indennità e dei gettoni di presenza nei vari Enti in cui sono presenti i rappresentanti della Regione, non è una richiesta dilatoria, soprattutto se teniamo conto che non abbiamo ancora provveduto alla nomina dei membri del nuovo Consiglio di amministrazione, che è un problema prioritario rispetto al riconoscimento delle indennità e dei gettoni di presenza al Presidente e ai componenti del Consiglio di Amministrazione.
L'altro aspetto che non ci trova d'accordo è l'eccessiva disparità sul piano del riconoscimento economico che viene a crearsi tra Presidente e membri del Consiglio d'Amministrazione, non soltanto per l'Istituto Zooprofilattico, ma per quasi tutti gli Enti regionali. Con questo sistema si vengono a prefigurare Enti a struttura presidenziale che non offrono garanzie di reale partecipazione e di pari dignità alle componenti che negli Enti sono rappresentate. L'avere riconosciuto anche ai membri del Consiglio di Amministrazione lo stesso gettone di presenza spettante al Presidente, che comunque li assommerebbe all'indennità pari al 65 % di quella spettante ai Consiglieri regionali, non è una norma sufficiente a superare questa situazione di inferiorità e oltretutto contrasta con quanto previsto dall'art. 1 della legge regionale n. 33 del 2.7.1976. Non riteniamo poi che una delibera possa modificare un articolo di legge. La legge n. 33 prevede per i componenti i Consigli di Amministrazione un rimborso giornaliero di L. 15.000 e non di L. 20.000. Siccome la delibera prevede invece di innalzare questa cifra a L 20.000 anche per i componenti contrasta chiaramente con quanto previsto da quella legge.
Riteniamo altresì in contrasto con la legislazione che regola il compenso ai Presidenti dei Collegi sindacali l'aver stabilito al punto 2 della delibera di assegnare un'indennità di carica al Presidente del Collegio sindacale pari al 20% di quella spettante al Presidente dell'Istituto. Infatti la misura del rimborso spettante al Presidente ed ai componenti del Collegio sindacale deve essere fissa come stabilisce la legge in proposito per tutta la durata del mandato, anche per mantenere un'autonomia del Collegio sindacale nei confronti dell'Amministrazione.
Infine riteniamo si debba riconoscere un gettone di presenza anche ai componenti il comitato consultivo di cui all'art. 19, intanto perché lo consideriamo estremamente importante quale momento di partecipazione degli allevatori alle iniziative del centro interregionale per la riproduzione del miglioramento animale ed anche perché ci pare giusto valutare allo stesso modo il tempo dedicato per gli stessi scopi.
Chiediamo pertanto la revisione della delibera sulla base di quanto abbiamo sostenuto. Il problema può sembrare di scarsa importanza, ma racchiude questioni di principio che debbono essere tenute nella debita considerazione.
Se la maggioranza intende approvare la deliberazione nel testo proposto, il nostro voto sarà contrario.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della prima Commissione consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Nel corso della seduta precedente, si erano sollevate alcune obiezioni sulle quali sono state compiute alcune riflessioni che, a questo punto diventano motivo di dibattito. Le esprimo personalmente e non come Presidente della Commissione, non essendo più ritornate in discussione in sede di Commissione.
Per quanto riguarda il punto 1, relativo all'indennità di carica al Presidente dell'Istituto entro la percentuale massima del 65% non erano emersi elementi tali da contestare l'opportunità di un compenso adeguato all'importanza dell'Istituto e all'attività che il Presidente è chiamato a svolgere. Per quanto riguarda i gettoni di presenza era ragionevolmente emersa l'opportunità di escluderne il Presidente dalla riscossione. Il punto in questione è il punto 3 che, se fosse accolta questa proposta rimarrebbe invariato salvo che per quanto riguarda i gettoni al Presidente del Consiglio d'Amministrazione.
Sul punto 2), laddove si dice che al Presidente ed al Consiglio dei Sindaci viene riconosciuta un'indennità di carica pari al 20% di quella spettante al Presidente dell'Istituto, le obiezioni erano state di duplice natura: una sull'ammontare dell'indennità, l'altra sul meccanismo di variabilità che la deliberazione viene ad istituire. In effetti la legislazione nazionale che regola la materia non comprende questo meccanico adeguamento con indennità di altri soggetti, per cui il rimborso al Collegio dei Sindaci potrebbe essere tenuto entro i massimali fissati dalla legislazione nazionale che sono nell'ordine delle 120 mila lire mensili non indicando più la misura del 20 % che configurerebbe questo adeguamento automatico.
Per quanto riguarda il punto 4) mi pare corretto prevedere il pagamento del gettone di presenza ai Sindaci proprio per la rilevanza che essi debbono avere nella vita dell'Istituto, per converso questo trattamento mi pare abbastanza forzato per quanto riguarda la Giunta esecutiva, la quale ha compiti gestionali e quindi attuativi di deliberazioni sulle quali deve esercitarsi il controllo dei Sindaci.
A questo riguardo nell'ultimo paragrafo della deliberazione si dice: "Qualora il Consiglio d'Amministrazione ritenesse opportuno prevedere un'indennità mensile per i componenti la Giunta esecutiva, l'indennità dovrà essere contenuta entro la misura massima del 20% dell'indennità del Presidente dell'Istituto". A mio avviso, sulla base anche della discussione avvenuta in Commissione, sarebbe più opportuno prevedere un compenso ai membri della Giunta esecutiva che vengano incaricati di compiti particolari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

In questa vicenda c'è stata una specie di empasse che mi ha lasciato un po' interdetto. Ho apprezzato la capacità del Presidente Valeri di parlare con tempi da avanspettacolo, quello cioè che si consuma prima dello spettacolo che, se gli attori sono in ritardo prosegue, quindi la marcetta degli elefanti viene ripetuta anche due volte.
Le motivazioni specifiche della deliberazione andrebbero approfondite.
Abbiamo infatti l'impressione che essa si inserisca in un processo di professionalizzazione dell'attività "parapolitica". Non riteniamo che l'attenzione a questi centri gestionali, di indagine e di studio, debba avere tra le ragioni di interesse anche quello economico: o esiste un interesse specifico di settore, di categoria, di operatori e di cittadini (e concordiamo nel fatto che tale interesse non debba tradursi in un costo personale e approviamo la remunerazione a rimborso) ma, quando questi centri di indagine, di interesse e di intervento finiscono di prefigurare centri di potere, di sottopotere e di sottogoverno (non è raro che in società di intervento o di iniziativa regionale il gettone superi il milione al mese) abbiamo l'impressione che si stia realizzando nella nostra Regione un sistema di sottogoverno o di paragoverno che è un po' lontano dal costume liberale nella politica.
Esprimiamo voto contrario perché questa delibera si inserisce in un processo che ci trova estremamente critici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Farò alcune osservazioni che attengono a una questione di principio e che motivano il nostro voto. Riteniamo che l'incarico di Presidente di un Ente rilevante per l'economia piemontese sia importante e che costringa chi vi è delegato ad un numero di ore considerevole e che quindi queste ore devono in qualche modo essere remunerate. Finora il volontariato è stato prerogativa di persone che potevano permettersi il lusso di dedicare volontariamente alcune ore senza retribuzione, quindi era destinato alle categorie più favorite della società; ma i tempi del volontariato sono finiti. Quindi, qualora le retribuzioni siano date in un contesto serio rigoroso e ben definito, noi siamo, il linea di principio, favorevoli.
Questo tema evidenzia però la necessità di un riesame globale della retribuzione dei gettoni di presenza all'interno dei vari Enti della Regione, per differenze sostanziali che si vanno verificando (per esempio i rappresentanti del CUR per ogni seduta hanno un gettone di presenza di 15.000 lire lorde. Considerando che molti rappresentanti vengono dalla provincia, la remunerazione non serve nemmeno a rimborsare le spese di viaggio).
Mi auguro che la I Commissione voglia quanto prima affrontare rigorosamente questi aspetti che sono importanti per quella azione di moralizzazione che vogliamo fare e per la giusta informazione che deve avere il cittadino a questo riguardo. Per l'incertezza nella quale questa deliberazione si colloca, pur ribadendo la nostra convinzione che i membri del Consiglio di Amministrazione debbano avere opportune retribuzioni, il nostro voto sarà di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Forse non è stato colto dagli ultimi due interventi il senso delle parole del Presidente della I Commissione che proponeva un confronto per definire i punti su cui si è incentrata l'attenzione. Non accettiamo il discorso del Consigliere Marchini, discorso che possiamo perdonare per la totale improvvisazione.
Propongo che i Consiglieri che si sono occupati di questa materia si riuniscano per concordare le proposte avanzate.



PAGANELLI Ettore

Sono d'accordo.


Argomento: Piani pluriennali

Esame progetto di legge n. 42: "Partecipazione della Regione Piemonte alla S.p.A. STEP (Studi Tecnici Economici Finanziari) di Torino"


PRESIDENTE

Passiamo al punto nono all'ordine del giorno: Esame progetto di legge n. 42: "Partecipazione della Regione Piemonte alla S.p.A. STEF (Studi Tecnici Economici Finanziari) di Torino".
La parola al relatore, Consigliere Biazzi.



(Il Consigliere Revelli esce dall'aula)



BIAZZI Guido, relatore

Con il disegno di legge n. 42 si propone di acquisire, dalla Stef, fino ad un massimo di 200 milioni, l'intero capitale sociale. Si tratterà successivamente di verificare i problemi che ne potrebbero nascere dal fatto che si diventa socio unico di una società per azioni.
In pratica si vengono a salvaguardare due esigenze: da una parte si recupera il patrimonio tecnico accumulato dalla Stef in questi anni, i progetti relativi alla viabilità in Valle Susa e dei collegamenti con il traforo del Frejus, dall'altra si soddisfa l'esigenza della S.I.T.A.F. di essere sgravata dall'onere di tenere in vita una società che non corrisponde più alle sue ragioni sociali.
Che cosa potrà fare la Stef quale organo-strumentale della Regione? Si potrebbero configurare i seguenti momenti di intervento: completare le progettazioni che riguardano la Valle di Susa e cessare ogni attività con il raggiungimento dello scopo stesso utilizzare l'esperienza acquisita in Valle di Susa anche per la viabilità regionale più generale allargare gli interventi all'intero campo delle opere pubbliche, ivi comprese quelle relative alla viabilità e ai trasporti.
A noi sembra che la seconda ipotesi sia quella su cui la Regione dovrebbe muoversi e questa ipotesi troverà una precisazione ulteriore nella modifica dell'art. 1. Una parte rilevante del Piano di sviluppo riguarda la viabilità, quindi c'è ampio spazio per utilizzare la specializzazione acquisita dalla Società Stef. Spesso l'Anas pone la Regione e gli Enti locali di fronte a scelte obbligate: o accettare i progetti e le condizioni o perdere i finanziamenti.
D'altra parte si tratta anche di far valere le priorità che indica la Regione che molto spesso rischiano di essere vanificate per la mancanza di progetti esecutivi mentre i finanziamenti rischiano di essere dirottati.
Nello Statuto della Stef non esistono limitazioni all'attività nei diversi settori delle opere pubbliche. Si tratterà di adeguare lo Statuto della Stef alla volontà della Regione, che è chiaramente espressa con la riformulazione dell'art. 1. La società Stef potrà svolgere un'azione di supporto tecnico nel campo della viabilità in modo da facilitare la Regione per quanto riguarda la formulazione delle committenze ed i controlli in materia di opere pubbliche.
Le esperienze acquisite dalla Società rimarranno a disposizione dell'Ente pubblico e potranno fornire un'utile base per colloquiare in modo più adeguato con il mondo professionale e per formulare meglio le committenze . Si propone pertanto di sostituire le prime quattro righe con le seguenti: "La Regione in relazione alla esigenza di disporre di un Centro di progettazioni tecniche ed economiche per la realizzazione di interventi nel settore della viabilità, a sostegno del sistema regionale dei trasporti in armonia con gli obiettivi ...".



PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questo disegno di legge lascia adito a diverse perplessità. La prima consiste nella mancanza di una certezza della normativa principale, cioè di quella normativa che prevede la partecipazione azionaria della Regione nella Stef. Infatti contrariamente a quanto è avvenuto in occasione di altri analoghi disegni di legge - non viene precisato se la partecipazione della Regione sarà minoritaria, maggioritaria o addirittura totalitaria. Anzi, attenendosi al testo di legge, il fatto solo di consentirsi con l'acquisizione di azioni possa arrivare fino ad un massimo di duecento milioni, sta a significare che la Giunta, autorizzata dalla legge a compiere questa operazione, potrà acquisire addirittura l'intero pacchetto azionario.
Ma questa facoltà non è consentita per due considerazioni: l'art. 72 dello Statuto (cui ci si richiama nella relazione) prevede la partecipazione della Regione in società per azioni già costituite, ma la prevede accanto alla partecipazione di altri Enti pubblici o privati. Con la conseguenza che nell'ipotesi in cui la Giunta si avvalesse della facoltà di acquisire l'intero pacchetto azionario, andrebbe al di fuori della previsione statutaria perché la Regione diventerebbe "unico azionista". Ma c'è una altrettanto rilevante perplessità sulla giuridica possibilità che la Regione diventi unico azionista: e ciò per la considerazione che, come è noto, il vigente Codice Civile prevede espressamente che, nel caso in cui la gestione di un'impresa in generale (e di una società per azioni in particolare) entri in dissesto, l'unico azionista risponde illimitatamente di tutte le obbligazioni, oltre la perdita di capitale azionario. Lo Statuto della Stef prevede inoltre le committenze di studi e di progetti di opere civili e industriali a qualsiasi soggetto, sia nel territorio nazionale sia all'estero. Ma il ricevere committenze dall'estero, da soggetti pubblici o privati, non è un fine istituzionale della Regione. Il relatore ha accennato alla possibilità - sul punto - di modificare lo Statuto sociale, ma questa è una cosa al di là da venire. In ogni caso, per una corretta e migliore soluzione della questione, è opportuno prima pretendersi dall'unico azionista (attuale proprietario delle azioni) un mutamento dello Statuto sociale tale da rimanere nei limiti di quelli che potrebbero essere i fini istituzionali della Regione.
Ma c'è una terza considerazione che, a mio avviso, è assorbente e che suggerisce di non passare all'esame del disegno di legge: ed è una considerazione che si basa sull'infortunio legislativo subito, nel 1973 dalla Regione Friuli-Venezia Giulia, la cui Giunta propose un disegno di legge sostanzialmente identico a quello odierno, ai fini di partecipare ad una società per azioni che progettava opere industriali ed opere pubbliche infrastrutturali, avente il medesimo oggetto sostanziale della Stef.
Quella legge venne respinta dal Commissario di Governo (ed a mio avviso, fondatamente) non perché "ipse dixit" ma perché c'erano delle ragioni convincenti, che sussistono tuttora e che risiedono nel divieto posto dalla vigente legge 23 novembre 1939 (divieto sanzionato anche penalmente) con la quale si vieta alle società per azioni di svolgere una attività sostanzialmente professionale: in quanto con detta legge si stabilisce che l'attività professionale o viene svolta dai singoli in base alle norme che disciplinano le libere professioni, oppure in forme associate, oppure attraverso Enti pubblici all'uopo costituiti.
Ma è chiaro il divieto (messo in rilievo in quella sede dell'infortunio subito dalla Regione Friuli-Venezia Giulia) che vieta alle società per azioni di poter avere come oggetto un'attività sostanzialmente professionale.
Quindi, per queste tre considerazioni, il nostro voto sarà negativo: mentre mi permetto infine di rilevare che fra tutte quante le considerazioni svolte, quella che concerne la possibilità e la liceità che la Regione diventi "unico azionista" di una società per azioni, pone un problema di contrasto con la lettera dello Statuto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Vorrei fare un intervento generale che si ricollega a quanto ho detto in sede di dibattito sul bilancio relativamente agli Enti strumentali.
Questo provvedimento, così come la costituzione dell'Istituto cartografico, così come la proposta di aumento di capitale della Promark sono provvedimenti che richiedono una meditazione. In un momento difficile come quello che stiamo attraversando, in un momento nel quale l'Ente Regione e l'Ente pubblico in generale devono dimostrare ai cittadini la capacità di sintesi nella spesa e di raccordo con i bisogni reali della società, in un momento nel quale dobbiamo fare i conti con i tagli che il Governo propone, nel momento nel quale vediamo la realtà torinese tanto colpita sul piano dell'occupazione (si parla di 100.000 posti di lavoro che nel giro di pochi mesi salteranno) qualificare la spesa regionale, saper entrare nel merito dei problemi della società, far fare un salto di qualità alla Regione nel contesto sociale, economico, finanziario, è un dovere.
Per la partecipazione alla Stef si richiede un impegno di 200 milioni circa, per l'aumento del capitale alla Promark si richiede un impegno di altri 200 milioni, per la costituzione dell'Istituto cartografico si parla di una spesa di 700 milioni (che potranno passare al miliardo o forse più).
Ci chiediamo fino a che punto le scelte che il Consiglio regionale sta per fare sono necessarie e sono fondate. In sede di discussione sul bilancio chiesi al Presidente del Consiglio e al Presidente della Giunta di fissare un dibattito sugli Enti strumentali regionali, dibattito che riteniamo utile ed indispensabile per capire come gli Enti strumentali si raccordano con la politica della Regione. Forse non siamo riusciti a dare il senso della nostra preoccupazione o forse la maggioranza e la Giunta non hanno inteso raccogliere quella nostra proposta, sta di fatto che oggi dobbiamo registrare la sottoscrizione del capitale della Stef, la costituzione dell'Istituto cartografico, la sottoscrizione per l'aumento di capitale della Promark.
La posizione del mio Gruppo non è aprioristicamente contraria.
Prendiamo atto della modifica dell'art. 1 e del fatto che gli interventi saranno limitati al settore della viabilità . Questa modifica ci vede d'accordo. Ci rendiamo conto che la SITAF ha dei problemi di personale e finanziari, sappiamo che i Consiglieri della SITAF hanno espresso nel Consiglio di amministrazione un parere favorevole al passaggio della STEF alla Regione Piemonte, ma ci rendiamo anche conto che il non fare chiarezza su questi temi, il continuare a proporre la partecipazione in Enti e organismi senza verificarne l'utilità delle operazioni per la collettività piemontese, il continuare ad assumere provvedimenti tampone per risolvere i problemi di alcune società per azioni, è un modo inaccettabile di procedere che dimostra l'incapacità della maggioranza di presentarsi con un progetto complessivo.
Questo discorso vale per tutti gli Enti strumentali nei quali la Regione è impegnata. Per queste ragioni il nostro Gruppo non può votare a favore di questo provvedimento.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Apprendiamo che l'operazione dell'acquisizione del pacchetto di maggioranza della STEF verrebbe finalizzata alla realizzazione di infrastrutture di trasporto e viabilità, limitando quindi il campo che precedentemente era esteso alle opere pubbliche in genere. Nel ricollegarmi alle considerazioni che facevano i colleghi Carletto e Majorino, pongo due ordini di considerazioni relativamente alle giustificazioni che si avanzano sia per quanto attiene ai compiti che sono affidati alla società, sia per quanto attiene agli obiettivi politici ed istituzionali.
Per quanto attiene ai compiti non possiamo non ricondurci allo Statuto della STEF che con le sue imprecisate dilatazioni di possibilità di intervento nel campo della progettazione, della direzione dei lavori e dell'operatività, configura un tipo di struttura che una volta acquisita al capitale pubblico dovrebbe essere totalmente ridefinita o per lo meno limitata. Non riteniamo che le precisazioni contenute nella stesura letterale dell'art. 1 possano essere soddisfacenti.
La seconda considerazione si riferisce agli obiettivi politici ed istituzionali e al tipo di raccordo tra queste strutture e quelle regionali. E' un problema sempre aperto che non ci stancheremo di denunciare, non perché non ci rendiamo conto che la struttura regionale ha delle insufficienze che debbono essere colmate, ma perché non possiamo non intravvedere e denunciare il pericolo di una completa estraneità e sovrapposizione della capacità, anche decisionale, di queste strutture, una volta create, con degli input e degli indirizzi di tipo politico che finiscono per essere pericolose diaspore nell'unitarietà che invece si dovrebbe poter dare all'intervento regionale, anche in compiti di gestione e in ruoli operativi.
Do atto al collega Biazzi di avere steso la relazione in termini così ottimistici da far prefigurare questa operazione come un'operazione che non si giustifica tanto negli obiettivi genericamente intesi e genericamente denunciati, quanto in un pericolo che possano essere dispersi patrimoni di personale, esperienze acquisite e di attività svolte in settori che sono di interesse della Regione.
Voglio dimostrare come tutto questo non sia vero.
Partirei dal tema che si connette non solo e tanto al problema della società della quale stiamo parlando, quanto al problema della SITAF e degli interventi che la Regione intende coordinare nel settore infrastrutturale e dei trasporti della Valle di Susa. Su questo problema non abbiamo mai avuto modo di confrontarci. Abbiamo sentito molte voci, molti "si dice", "si vuole", molte ipotesi di carattere operativo e di organigrammi di tipo politico, ma in realtà non siamo in grado di valutare le intenzioni della Regione nei confronti della società di gestione SITAF. Nella relazione viene denunciato il pericolo di perdere chissà quale patrimonio di opere e di disponibilità di personale, in fondo è un atto che ci dovrebbe mettere al riparo da qualsiasi pericolo: la Sitaf ha sottoscritto le azioni necessarie perché questa società potesse avere i titoli formali di qualsiasi altra S.p.A. Che tipo di interesse ha la Regione a continuare a proliferare tipi di partecipazioni e di nuove strutture, quando nel quadro delle partecipazioni che già ha in atto e che si potrebbero rafforzare questi problemi si potrebbero benissimo risolvere? Il problema della partecipazione degli Enti pubblici territoriali della SITAF è un problema aperto che non possiamo pensare possa perdurare nei rapporti attuali nonostante l'ipotesi politica operativa degli anni del centro-sinistra avesse prefigurato una certa ipotesi di partecipazione privati-pubblico. Rispetto a quella impostazione sono trascorsi 7 o 8 anni quindi le ipotesi di partecipazione di capitale pubblico per la realizzazione delle infrastrutture rispetto ad ipotesi di altri tipi di partecipazione,che si davano per scontate nel sistema classico di investimenti sulle autostrade, non è modificato.
Questo problema è il cappello di tutta l'operazione che dovrebbe essere chiarito per poter capire fino a che punto l'operazione di partecipazione della Regione nella STEF ha un senso e una prospettiva. Le ragioni sociali della SITAF possono essere ridefinite e modificate e vi è tutto lo spazio necessario per garantire la continuità e l'utilizzo delle esperienze che ha acquisito la società figlia (STEF), per garantire il posto di lavoro per i non molti dipendenti, per garantire flessibilità sulla loro utilizzazione.
Non è nemmeno detto, visto che pensiamo ad un intervento pubblico con capitale pubblico, che questo personale possa essere tutto adeguato.
Trarremo alcune considerazioni sui costi e sulle possibili modificazioni dei costi.
Non solo, ma un'operazione di ridefinizione della ragione sociale della SITAF, non solo società che potrebbe avere compiti di intervento operativi (il discorso dei rapporti con lo Stato è tutto ancora da definire) permetterebbe di avere maggiore chiarezza di compiti e di controlli in un quadro di obiettivi che leghino la gestione operativa delle infrastrutture del Frejus al più generale problema di interventi infrastrutturali che si rendono necessari per assicurare che quella infrastruttura di determinate importanza abbia sul territorio i legami opportuni per quanto attiene all'assetto urbanistico.
Abbiamo l'impressione che questo argomento non sia stato assolutamente preso in considerazione. Assistiamo ad una latitanza della maggioranza e della Giunta su queste tematiche e noi dobbiamo denunciare come questa carenza rischi di avventurarci chissà su quale strada se non quella degli obiettivi politici di allargare e di dilatare compiti e ragioni sociali nella loro imprecisione, per offrire degli strumenti operativi di grande rilevanza politica che possono intervenire nei settori che saranno ritenuti più opportuni.
La Giunta si rende conto che con un'operazione di questo tipo finisce per eludere ulteriormente le risposte che dovrebbe dare ai grossi nodi che esistono sul problema della viabilità in Valle Susa? E' pur vero che vi sono dei ritardi sul piano dei finanziamenti e dei grossi nodi e difficoltà sul piano istituzionale e legislativo, però i compiti che la Regione ha nel settore (questo è stato il leitmotiv che ha caratterizzato tutta la nostra impostazione nei 5 anni passati) dovrebbero essere stati assolti con tale puntualità da essere in condizione di disporre di un progetto esecutivo della superstrada della Valle di Susa immediatamente. Sappiamo invece qual è lo stato della progettazione e qual è lo stato delle incertezze sulla progettazione di alcune opere, che pure sono addirittura finanziate. Se ci si fosse mossi (al di là delle posizioni assurde prese nel '75 poi in gran parte rimangiate) apportando almeno un contributo patrimoniale in termini di progettazione alle infrastrutture che sono oggetto degli interventi in Valle di Susa, ne sarebbero derivate delle grandissime utilità sia per gli strumenti urbanistici che devono essere predisposti sia per tutte le attività connesse (interporti) che sono legate a tali decisioni, le quali non sono di poco conto sia per quanto riguarda le previsioni di spesa sia per quanto attiene al supporto idrogeologico che è parte determinante della realizzazione di queste infrastrutture e che non è quantificato in termini di spesa e di investimento.
La partecipazione, che la Regione si accolla interamente, costerà alla comunità regionale per almeno 4 o 5 anni non meno di un miliardo all'anno.
E' un conto prudenziale che fa riferimento alle 20-25 persone che gravitano attorno alla struttura attuale. Un ufficio di progettazione con le spese connesse costa almeno il 100% della spesa del personale. Vi sono poi esigenze di adeguamento della struttura perché non è ipotizzabile che si possa pensare ai pensionamenti, alle modificazioni di vertice che verranno apportate, delle quali già si ipotizzano nomi e cognomi, che comunque determineranno un alto costo. Tutto questo a fronte di una incertezza assoluta sui riscontri di finanziamento che, nella migliore delle ipotesi potranno avere certezza nel 1982 o forse nel 1983. Quindi quest'operazione non costerà alla comunità regionale i 200 milioni della sottoscrizione del capitale sociale, ma costerà 4 o 5 miliardi, nella migliore delle ipotesi per mettere in condizione la struttura di poter operare e di poter incominciare a dotarla di committenze pubbliche, di giustificazioni e di contropartite dal punto di vista finanziario.
Ad esempio, la campagna geologica, che viene evidenziata come preliminare e determinante per la progettazione infrastrutturale, non riteniamo che sia compito affidabile a questa società, la quale non è in condizione di realizzarla, se non avvalendosi di consulenze esterne. Quindi ricadiamo nella solita logica di committente professionali.
Viste queste incertezze, perché questa fretta? Si vuole affrettare questa operazione per finalità politiche di gestione di una struttura che consenta di collocare ai giusti posti alcune persone per ipotizzarne l'utilizzazione in direzioni che non sono ben certe? Questa è la risposta che si deve dare a questa operazione.
Noi esigiamo impegni precisi che concernono un preciso rapporto al Consiglio di come intende la Regione collocare la sua partecipazione nella SITAF, di come intende modificare lo Statuto della STEF, di come intende gestire la parte che concerne l'uso della struttura resa disponibile dall'acquisizione patrimoniale. Ad esempio, se si decidesse per caso che la progettazione e la direzione dei lavori vengano affidate all'Anas, la STEF potrebbe rimanere completamente priva di affidamenti di questo genere.
Nella legge non si fa riferimento all'acquisizione del patrimonio progetti già elaborati dalla STEF. Anche su questo chiediamo notizie perch non vorremmo trovarci di fronte ad una finzione di affidamenti di progettazioni che sono già state eseguite per conto della STEF proprietaria della SITAF, con una doppia committenza o con un doppio costo.
La seconda considerazione si riferisce al secondo capoverso dell'art.
2, laddove si parla di garanzie fidejussorie. Non sono un esperto del settore, però anche all'interno dei colleghi specialisti in questa materia vi sono forti dubbi che questo tipo di garanzia possa incidere sulla spesa che viene denunciata dalla legge. Sarebbe stato opportuno che questa garanzia fosse precisata nei suoi limiti e nei suoi contenuti, in modo tale da prefigurare una previsione di spesa credibile, che non debba quindi avventurarsi verso ipotesi che sono ben diverse da quelle che vengono denunciate nella legge.
Non abbiamo sfiducia delle risposte che ci verranno date, ma la logica di questa operazione, i modi ed i tempi con i quali si colloca, ci inducono, anche per le considerazioni giuridiche che si riferiscono alla ragione sociale enunciate dal Consigliere Majorino, ad un voto negativo su questo disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola alla Signora Vetrino Nicola.



VETRINO Bianca

Se è vero che lo Statuto regionale contempla la costituzione di supporti all'attività della Regione e se è vero che tali supporti debbano tendere alla soluzione dei problemi socio-economici della comunità, questi strumenti però dovrebbero essere tali da garantire sempre la possibilità di perseguire dei criteri di efficienza gestione. Su ripetute richieste dei Commissari della I Commissione ci sono stati fatti pervenire i bilanci e tutti i documenti atti a darci una fisionomia della società. Li abbiamo considerati con attenzione.
Credo di poter dire tranquillamente che questa acquisizione ci sembra il classico salvataggio che spesso lo Stato ha fatto negli anni passati e che tanti guai ha prodotto alla nostra economia.
Negli ultimi 10 anni si è realizzato in Italia un certo equilibrio fra settore privato e settore pubblico dell'economia. I repubblicani, che credono in questo tipo di economia mista, hanno concorso in modo decisivo a fissare quei confini.
Oggi, però, quel complesso e delicato equilibrio si è spezzato con un allargamento indebito della sfera dell'economia non tanto pubblica quanto assistita. Ecco perché non possiamo essere d'accordo su questa acquisizione che ci sembra voler collocare la Regione in quella logica che a livello nazionale abbiamo tanto criticato, proprio in un momento in cui a livello statale si sta cercando di restituire le partecipazioni dello Stato ad una logica economica capace di rendere competitive e in grado di contribuire al rilancio del sistema produttivo in un momento nel quale la Giunta regionale, con la presentazione del programma di emergenza, sembra voler dare concretezza di discorsi di rigore amministrativo e di abbandono delle opportunità indifferenziate.
In occasione della presentazione dei progetti di emergenza rilevammo che un'operazione come quella della quale stiamo trattando ci sembrava incoerente rispetto alle linee nuove di programmazione e di scelta di progetti prioritari che la Giunta indicava. Il Presidente della Giunta in sede di conferenza dei Capigruppo ha detto che prossimamente ci sarà una riunione del Consiglio tesa ad approfondire le linee di politica degli Enti strumentali, soprattutto perché alcuni di essi necessitano di nuovi indirizzi o addirittura di ripensamenti sulla loro stessa esistenza.
Tenuto conto che eravamo alla vigilia di un dibattito consiliare e considerato che un maggior raccordo ed un maggior controllo da parte degli organi regionali è stato chiesto dagli stessi enti strumentali, riteniamo che in questo momento di incertezza un'operazione come quella della STEF e quella che dibatteremo prossimamente dell'Istituto Cartografico vadano accantonate e che la Giunta debba usare quella prudenza che ci eravamo permessi di indicare in occasione dei dibattito sui programmi di emergenza.
Per questi motivi e per l'incertezza nella quale ancora ci muoviamo nonostante ci troviamo di fronte ad una decisione che ci sembra molto definita, noi voteremo contro.



PRESIDENTE

La parola al collega Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale esprime un giudizio estremamente critico sulla proposta che ci viene sottoposta per le ragioni espresse dal collega Picco per le ragioni di contingenza espresse dalla collega Vetrino, ma anche per considerazioni molto più banali, che attengono alla funzionalità ed all'organizzazione della macchina regionale in generale.
In sostanza, con questo Ente strumentale si toglie spazio e legittimazione a due settori ben precisi: alla libera professione e ai dipendenti regionali. Se la STEF ha una sua giustificazione per la sua professionalità, se esistono le committenze nella realtà pubblica e privata regionale, ci chiediamo perché tutto questo si debba trasferire in un Ente strumentale della Regione. Ricordiamoci che le società di libero mercato della libera ricerca e della libera scienza trovano nella libera professione i loro punti avanzati e di progresso. Se mortifichiamo i più grandi livelli di ricerca tecnica, il momento professionale e privilegiamo il momento burocratico, non facciamo un buon servizio alla professione.
Questo potrebbe essere un argomento sufficiente per una risposta negativa da parte del mio Gruppo, ma esiste anche un'altra considerazione che non so se può trovare il conforto dell'Assessore all'assistenza. Certamente troverà quello dell'Assessore alla sanità. E' bastato che si realizzassero le strutture del personale delle USL sul territorio che si è verificata la fuga dall'istituto regionale dei cervelli dei nostri collaboratori migliori. I nostri collaboratori optano per le USL non tanto per un problema finanziario, quanto perché vanno in una categoria che ha maggiore capacità e potestà contrattuale. La nostra struttura e la nostra politica non dà ai dipendenti regionali quelle prospettive e quelle remunerazioni che si meritano, non solo, ma che abbiamo bisogno che meritino e quindi dobbiamo promuovere.
Assisteremo a un'ulteriore mortificazione di collaboratori della Regione che si troveranno a dover fare i confronti, purtroppo a fine mese con i loro pari grado, pari laurea, pari capacità, pari serietà, pari attaccamento al lavoro e che hanno avuto la fortuna di essere ospitati presso un Ente strumentale.
Introduco un altro argomento. Nella discussione sul piano di emergenza abbiamo dissertato abbastanza a lungo sul concetto di delega volendo in sostanza far crescere le autonomie locali in capacità di gestione, di decisione e di esame delle loro problematiche. Se mettiamo in piedi una struttura pararegionale di indagine, di studi e di progettazioni, la capacità di decisione degli Enti locali sarà soggetta alle scelte fatte da professionisti che, inseriti in una struttura parapubblica, avranno maggiori titoli di incidenza. Qualcosa del genere era delineato nella prima proposta della legge 56, dove si ipotizzava un intervento regionale diretto nella progettazione dei piani regolatori. Quindi, a mio avviso con questa decisione andiamo ad incidere anche sull'autonomia degli Enti locali, in particolare dei Comuni.
Mi rendo conto che questa società ha acquisito qualità professionali non comuni sulla problematica specifica della Valle di Susa e posso capire che forse ragioni contingenti stanno alla base di questa deliberazione.
Da parte del nostro Gruppo avevamo suggerito che questa società rimanesse in vita fin quando poteva utilizzare la professionalità acquisita in Valle di Susa. Chiusa quella operazione, la STEF si doveva sciogliere.
Quali sono le competenze specifiche della viabilità che giustificherebbero la messa a regime di una società che costa 1 miliardo al mese? La soluzione che ci viene proposta è migliore di quella precedente, ma è ancora troppo lontana dalle nostre posizioni per giustificare una modificazione del nostro atteggiamento contrario.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

La prima puntualizzazione che intendo fare è che né la SITAF né la sua società figlia, la STEF, sono state promosse da questa maggioranza. Ci sono stati accenti polemici che sembrano voler accusare questa maggioranza di un peccato originale che in realtà non ha commesso.
Quando sono state costituite la SITAF e la STEF le assemblee elettive sono state escluse dagli esecutivi di allora da qualsiasi discussione in merito. Questa reticenza dipendeva dal fatto che chi presiedeva la Giunta regionale presiedeva o dirigeva anche quelle società. Sulle questioni del Frejus e della SITAF abbiamo incontrato i Parlamentari piemontesi più volte e abbiamo verificato l'impossibilità di trovare una linea unitaria di soluzione, a causa soprattutto delle aperte contraddizioni interne al Gruppo parlamentare democristiano. Correttezza vuole, pertanto, che nell'aula del Consiglio regionale non si nascondano o si ribaltino le contraddizioni che altri hanno.
Vengo alla questione di merito: problema STEF.
La STEF costituisce un'occasione per rispondere ad esigenze già manifestate in passato. Questa maggioranza infatti, già sul finire della passata legislatura, si era resa conto dell'opportunità di disporre una struttura di progettazione e di direzione dei lavori nell'ambito delle opere pubbliche, in particolare di quelle stradali e viarie. Proprio per quanto riguarda i problemi della viabilità, toccando con mano, verificammo che vi era una realtà operativa da controllare. L'ANAS operava sui tronchi di strada, dei quali spesso non c'era immediata necessità, tralasciandone altri più urgenti; e ciò non sulla base di decisioni delle assemblee elettive, né del Parlamento, né del Governo, ma di sollecitazioni di parlamentari locali vari. Queste sollecitazioni trovavano affetto nella misura in cui i progetti erano pronti; e molto spesso questi erano predisposti dalle stesse imprese che realizzavano le opere. Cito l'esempio della statale Leinì-Lombardore, per la quale si è deciso che l'impresa che aveva operato per il tratto di collegamento con l'aeroporto di Caselle operasse per il tratto verso Leinì, pur non essendo esso prioritario nel piano dei trasporti.
Ci siamo resi conto che non era sufficiente redigere i piani dei trasporti e della viabilità, che non era sufficiente discuterli convenirli, approvarli nell'ambito dell'assemblea elettiva. I piani possono essere sopraffatti se la Regione, i Comprensori e la comunità regionale non ha capacità progettuale delle opere. Di qui l'esigenza di offrire all'ANAS non soltanto le indicazioni di piano ma anche i progetti.
L'esperienza ha mostrato che la Regione non può essere soltanto propositrice e definitrice di piani, ma deve garantirsi della realizzazione a partire dal momento della progettazione.
L'operazione proposta è quindi utile alla comunità, anche se costosa ma si tratta di costi non eliminabili perché le parcelle dei progetti comunque si devono pagare.
E vengo al problema che solleva il Consigliere Marchini. Nessuno più di me vorrebbe che l'apparato tecnico progettuale dell'Ente pubblico fosse quantitativamente più adeguato e più qualificato rispetto a quello privato.
Allora, devo dire che se si vuole affrontare il problema dell'apparato pubblico, bisogna affrontarlo in termini seri. Quando l'Ente pubblico retribuisce i propri funzionari regionali con qualificazione di elevata professionalità e con grande esperienza, ventennale o venticinquennale se provenienti da altri organismi amministrativi, con stipendi di 800/850 mila lire al mese, non è pensabile che esso possa diventare il depositario e l'accentratore di capacità tecniche elevate. Rimangono all'interno dell'Ente pubblico solo alcuni funzionari di elevatissima capacità professionale, capaci di far concorrenza con le strutture professionali esterne più qualificate, solo se essi hanno fatto dell'impegno di lavoro in un ente pubblico la loro ragione di vita e di gratificazione.
Avevamo già deciso di costruirci una struttura di progettazione di tipo privatistico capace anche di retribuire equamente i tecnici; la STEF è un'occasione per attuarla.
Porta via lavoro ai professionisti? Non credo. Non si pensa di esaurire il lavoro progettuale di cui gli enti pubblici hanno bisogno, neanche per quanto concerne il campo della viabilità. Credo che una società per azioni a partecipazione regionale con compiti di progettazione possa diventare utile anche al fine di far fare un salto di qualità nei rapporti tra le strutture professionali private e gli enti pubblici. La Regione spesso si rivolge a professionisti che non hanno una sufficiente esperienza alle spalle e che per la politica di distribuzione degli incarichi operata dall'Ente pubblico, non verranno probabilmente reincaricati altre volte. Da questo tipo di apporto professionale non emerge un accumulo di esperienze che faccia qualificare l'intervento e la committenza.
Con la STEF intendiamo far sedimentare, attraverso una struttura non molto grande, ma stabile, le esperienze più produttive; ciò può rendere più intelligente la Regione nel momento in cui promuove committenze ai progettisti esterni. In quel momento la Regione sarà in grado di indicare gli elementi specifici della progettazione da compiere, si imporranno vincoli e norme di capitolato in modo che la progettazione risponda alle caratteristiche volute.
Tutto questo potrà essere fatto nella misura in cui la Regione dispone di una struttura, appunto la STEF, che accumula le esperienze, le evolve e le mette a disposizione del progettista. Per l'esperienza professionale che ho maturato prima di passare all'attività amministrativa, posso dire che la deficienza più grossa rilevabile nella committenza pubblica consiste proprio nell'incapacità di definizione della propria volontà e nell'incapacità di controllare lo sviluppo del lavoro progettuale e di esecuzione. Quando si è costituito il servizio geologico si è detto che avrebbe tolto lavoro ai geologi. Il Presidente dei geologi, Zanella, ha invece ultimamente confermato che l'intervento della Regione non ha tolto lavoro ai geologi, anzi, ha introdotto una politica di attenzione ai problemi geologici e ha incentivato la domanda di progettazione.



PICCO Giovanni

Questo conferma che non è necessario fare delle società per azioni.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Ho spiegato il motivo della società per azioni. Il lavoro in sede di Commissione ha portato a restringere il campo d'azione della società impedendo di lavorare per altri al di fuori della Regione. Questi vincoli tolgono la naturale libertà d'azione che una società per azioni dovrebbe avere.
Non si tratta di promuovere il salvataggio di 15 persone, che tra l'altro hanno capacità professionale per trovare lavoro. La qualificazione professionale acquisita è giusto sia continuata ed utilizzata. La società può rispondere alla necessità di attuazione dei piani dei trasporti e della viabilità che la Regione si è data e può diventare uno strumento importante per collaborare con le altre strutture pubbliche, a partire dall'ANAS.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

Possiamo passare alla votazione dell'articolato.
Art. 1 "La Regione, in relazione all'esigenza di disporre di un Centro di progettazioni tecniche ed economiche per la realizzazione di interventi nel settore della viabilità, a sostegno del sistema regionale dei trasporti, in armonia con gli obiettivi delineati dalla programmazione e dai piani di settore, assume una partecipazione azionaria nella STEF (Studi Tecnici Economici Finanziari) S.p.A., con sede in Torino" Viene presentato dai Consiglieri Viglione e Biazzi il seguente emendamento: sostituire le prime quattro righe con le seguenti: "La Regione in relazione all'esigenza di disporre di un Centro di progettazioni tecniche ed economiche per la realizzazione di interventi nel settore della viabilità, a sostegno del sistema regionale dei trasporti, in armonia con gli obiettivi ..." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Tale emendamento è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 48 Favorevoli 26 Consiglieri Contrario 1 Consigliere Astenuti 21 Consiglieri Passiamo alla votazione dell'art. 1 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 22 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "La Giunta regionale è autorizzata a compiere tutti gli atti necessari per l'acquisizione al patrimonio della Regione di azioni della STEF-S.p.A. per un valore nominale complessivo massimo di lire 200 milioni.
La Giunta è altresì autorizzata a prestare alla S.p.A. STEF garanzie fidejussorie, entro i limiti degli stanziamenti di bilancio annualmente fissati, con le leggi di approvazione dei bilanci, per eventuali necessità di finanziamento".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 22 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "I membri del Consiglio di Amministrazione e del Collegio sindacale della STEF-S.p.A., la cui nomina sarà riservata alla Regione Piemonte, ai sensi degli artt. 2458 e seguenti del Codice Civile, saranno designati dal Consiglio regionale, assicurando la rappresentanza della minoranza.
I Consiglieri di Amministrazione come sopra nominati sono vincolati nell'esercizio del mandato, all'osservanza degli indirizzi e delle direttive impartite dai competenti organi della Regione".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 22 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "Per l'attuazione della presente legge è autorizzata, per l'anno finanziario 1981, la spesa di lire 200 milioni.
All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante una riduzione, in termini di competenza e di cassa, del Fondo speciale di cui al Cap. 12600 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1981; e mediante la istituzione, nello stato di previsione medesimo, di apposito capitolo con la denominazione: 'Oneri relativi alla sottoscrizione o all'acquisto di quote del capitale azionario della S.p.A. STEF (Studi Tecnici Economici Finanziari) di Torino' con lo stanziamento, in termini di competenza e di cassa, di lire 200 milioni.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare con proprio decreto le occorrenti variazioni di bilancio".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 22 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Procediamo ora alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 22 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.



(Il consigliere Revelli rientra in aula)


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Esame deliberazione Giunta regionale n. 86-5560: "L.R. 15/6/1979 n. 29 Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta. Determinazione ai sensi dell'art. 16 dei limiti massimi misura indennità di carica, gettoni di presenza, spese di viaggio e indennità trasferta" (seguito)


PRESIDENTE

Torniamo per un momento al punto settimo dell'o.d.g.: "Esame deliberazione Giunta regionale n. 86-5560: 15/6/1979 n. 29 Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta.
Determinazione ai sensi dell'art. 16 dei limiti massimi misura indennità di carica, gettoni di presenza, spese di viaggio e indennità di trasferta".
La parola al collega Valeri.



VALERI Gilberto

Desidero informare il Consiglio delle modifiche concordate da apportare alla deliberazione. Esse riguardano il punto 2). L'indennità di carica per il Collegio dei Sindaci è proposta in misura fissa di L. 120.000 mensili.
Punto 3). La modifica riguarda il rispetto della legge regionale n. 33/76 nella quale si fissano i compensi per i partecipanti a consigli, comitati organi di varia natura. I gettoni saranno corrispondenti a quelli previsti per i componenti degli organi collegiali, di cui alla legge 33.
Punto 4. I gettoni di presenza vengono dati ai sindaci per la partecipazione alle sedute di Consiglio e non della Giunta esecutiva, in Commissione si era concordato unanimemente sull'opportunità di non prevedere compensi straordinari ai membri dei Consigli di Amministrazione al di fuori dei Consiglieri delegati (in questo caso l'amministratore delegato non esiste ma esiste il Presidente al quale è riconosciuto il compenso). Si propone la cancellazione di questo punto.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Considerato che la maggior parte delle modifiche da noi proposte sono state accolte, considerato che c'è l'impegno della maggioranza a rivedere globalmente il quadro delle indennità ai componenti dei vari Consigli di amministrazione di nomina della Regione, diamo voto favorevole a questa delibera.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Il nostro Gruppo si asterrà in sede di votazione.



PRESIDENTE

Vi do lettura della deliberazione: "Il Consiglio regionale vista l'intesa raggiunta tra le Regioni Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta vista la L.R. n. 29 del 15/6/1979 ed in particolare gli artt. 16, 14, 10 visto il parere favorevole della I Commissione delibera i seguenti limiti massimi della misura dell'indennità di carica, gettone di presenza, spese di viaggio e indennità di trasferta per il Presidente dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, il Presidente del Collegio dei Sindaci, i Consiglieri i componenti esterni del Comitato tecnico scientifico: 1) al Presidente dell'Istituto viene riconosciuta un'indennità di carica entro la percentuale massima del 65% di quella spettante ai Consiglieri regionali della Regione Piemonte 2) al Presidente del Collegio dei Sindaci viene riconosciuta una indennità di carica pari a lire 120.000 mensili 3) ai Consiglieri ed ai componenti esterni del Comitato tecnico scientifico spetta per ogni seduta del Consiglio di Amministrazione, della Giunta esecutiva e del Comitato tecnico scientifico, un gettone di presenza pari a quello spettante ai componenti di organi collegiali previsto dalla L.R.
2/7/1976, n. 33, art. 1 4) ai Sindaci che ai sensi dell'art. 14 della legge 15/6/1979, n. 29 presenziano alle sedute del Consiglio di Amministrazione viene riconosciuto il gettone di presenza di cui al precedente punto 3) 5) al Presidente dell'Istituto, ai Consiglieri, al Presidente del Collegio sindacale, ai Sindaci, ai componenti esterni del Comitato tecnico scientifico di cui all'art. 15 della L.R. 15/6/1979, n, 29, nonché ai componenti del Comitato di cui all'art. 19 stessa legge, spetta il rimborso delle spese di viaggio oppure l'indennità per il mezzo di trasporto, nonch l'indennità di trasferta prevista all'art. 3 della L.R. 2/7/1976, n. 33".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 46 voti favorevoli e 2 astensioni.


Argomento: Università - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame deliberazione Giunta regionale n. 64-5538: "Diritto allo studio nell'ambito universitario. Attività di indirizzo e coordinamento. Definizione, per l'anno accademico 1981/82 dell'ammontare dell'assegno di studio, dei limiti di reddito per beneficiare dello stesso e di altri servizi a prezzi differenziati"- Esame deliberazione Giunta regionale n. 177-7056: "Diritto allo studio nell'ambito universitario. Attività di indirizzo e coordinamento. Definizione, per l'anno accademico 1981/82 del merito scolastico necessario per beneficiare dell'assegno di studio e della borsa di studio" (seguito)


PRESIDENTE

Torniamo ai punti quarto e quinto dell'ordine del giorno con l'intervento dell'Assessore Ferrero, che comunica le modifiche da apportare alle delibere.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

In sede di Commissione abbiamo cercato di tenere in considerazione le questioni di principio poste, senza per questo arrivare a modificare il complesso delle deliberazioni.
I cambiamenti vanno nella direzione di aumentare il livello delle fasce. E' stata anche modificata la parte introduttiva per quanto riguarda il voto conseguito; si è fatto riferimento alla media delle votazioni. Il problema fondamentale è quello di acquisire delle informazioni attraverso una modifica delle procedure amministrative attuali senza la quale la stessa affermazione della deliberazione non potrebbe avere esecutività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Era mia intenzione fare un intervento più preciso, ma purtroppo, nel momento in cui avrei avuto la parola, ero assente, quindi questa opportunità e saltata.
Non ho partecipato alla riunione che si è appena conclusa e non vorrei che le correzioni apportate non risultassero come effettivi miglioramenti.
Quando una delibera garantisce il diritto allo studio si inquadra in una logica tesa ad operare concretamente per garantire la parità delle opportunità degli studenti; è quindi un principio costituzionale sul quale non possiamo che essere d'accordo, anzi, ci impegniamo politicamente proprio per raggiungere questi obiettivi nella società.
Su taluni strumenti che la Giunta intende proporre per arrivare a questi obiettivi politici non siamo d'accordo, così come non lo siamo stati in sede nazionale negli anni passati. Per esempio, il presalario, che fu istituito nel '63 e che non era mai stato più ritoccato, rappresentava nelle intenzioni del legislatore lo strumento principale attraverso il quale garantire l'eguaglianza delle occasioni di accesso e di frequenza agli studi universitari, però il risultato di questo strumento è stato assai carente intanto perché si è sempre rivelato insufficiente alla consistenza economica e poi perché il più delle volte è arrivato tardi o è stato improduttivamente erogato. Tuttavia ponendoci nella logica di accettare il presalario, l'aumento del tetto del reddito ci sembra giusto così come siamo d'accordo sui criteri di merito che la delibera intende introdurre per avere la possibilità di usufruire delle facilitazioni allo studio. Credo che sul criterio del merito sia bene insistere, non in occasione di questa delibera, ma tutte le volte che avremo per riscoprire i valori della meritocrazia.
Ci sembra anche di poter dire che il numero degli esami sostenuti richiesto per avere diritto all'assegno o alla borsa di studio sia addirittura basso, ma questi sono problemi che si sono già risolti, sui quali eventualmente interverremo in altre occasioni. La differenza delle 300.000 lire tra l'assegno di studio fuori sede e l'assegno di studio in sede ci pare sproporzionata, rispetto al tipo di servizi erogabili per tale cifra, tenendo conto che questi assegni di studio sono già comprensivi dell'importo delle tasse universitarie. Questa deliberazione ci sembra poco coerente con gli indirizzi attuali di una sempre più graduale demonetizzazione dell'assegno di studio per sostituirlo con l'erogazione diretta di servizi, da creare o da potenziare alla luce della legge quadro statale, quindi più mense e particolarmente curate, più posti letto, più trasporti, più sedi destinate alle attività culturali, ricreative e sportive per gli studenti.
Nell'apprezzare lo sforzo che la Commissione ha voluto fare perch attorno alla deliberazione si coagulasse il maggior numero di consensi tenendo conto che essa va ad influenzare in modo cospicuo l'attività degli studenti, il nostro Gruppo si colloca in posizione di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Noi dichiariamo in premessa, e lo segniamo per memoria, la nostra denuncia nei confronti della mancanza di una legge quadro su questa materia. Per quanto riguarda le delibere in discussione, vogliamo dare atto che, al di là del principio costituzionale di assicurare a tutti il diritto allo studio, principio che anche la nostra parte politica non può non condividere, miravamo giustamente ad unificare il trattamento riservato agli studenti in previsione di una possibile unificazione delle Opere Universitarie. Ciò non di meno, le delibere portate all'esame nostro contenevano indubbi motivi di perplessità, che abbiamo sentito qui in aula far presenti anche da altre forze politiche. L'intervenuto accordo ha portato ad un miglioramento del contenuto delle delibere stesse ed è per questo che sui singoli emendamenti che saranno presentati il nostro Gruppo darà voto favorevole. Sul complesso della delibera, invece, non essendo del tutto superati gli argomenti di perplessità che avevamo annotato all'inizio di questo intervento, daremo complessivamente voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Devo dare atto che in sede di Commissione e poi in sede di Consiglio si è lavorato con serietà e questo va riconosciuto ai membri della Commissione e dell'Assessorato.
Esprimiamo un voto di astensione al quale intendiamo dare un significato positivo. Riteniamo utile, giusto e opportuno affrontare i problemi attraverso lo studio e l'approfondimento. Alcuni aspetti però non ci vedono ancora totalmente soddisfatti e poiché non possiamo graduare il voto avendo su alcuni punti delle perplessità, traduciamo questa in una votazione di astensione che ha il significato positivo per i motivi che ho accennato.



PRESIDENTE

La parola alla Signora Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria

Ho già motivato il voto favorevole del Gruppo comunista dal momento che le modifiche concordate non alterano i criteri informatori generali delle delibere.
Riconfermo il voto positivo.



PRESIDENTE

Vi do lettura della deliberazione n. 64-5538: Il Consiglio regionale "vista la legge 22.12.1979, n. 642 di conversione in legge con modificazioni del D.L. 31.10.1979, n. 536 concernente il trasferimento alle Regioni delle funzioni, dei beni e del personale delle Opere Universitarie di cui all'art. 44 del D.P.R. 24.7.1977, n. 616 preso atto che la legge regionale 17.12.1980, n. 84 relativa a "Diritto allo studio nell'ambito universitario" all'art. 7 attribuisce alla Regione la funzione di indirizzo e coordinamento anche mediante l'approvazione di linee di indirizzo o direttive pluriennali ritenuto necessario, in vista dell'emanazione dei bandi di concorso per i vari servizi a favore degli studenti universitari per il prossimo anno accademico 1981/1982, modificare i limiti di reddito per poter beneficiare dei servizi stessi nonché l'ammontare dell'assegno di studio in quanto gli stessi non risultano più congrui ed adeguati sentito il parere della Commissione consiliare competente delibera di stabilire, secondo le modalità di cui in premessa, per l'anno accademico 1981/82 le seguenti fasce di reddito, al netto dei contributi assistenziali e previdenziali, per l'attribuzione delle tessere mensa e di altri servizi a prezzi differenziati: limite di reddito per la 1^ fascia: L. 10.000.000 limite di reddito per la 2^ fascia: L. 13.000.000 limite di reddito per la 3^ fascia: L. 16.000.000 il limite di reddito per la 1^ fascia è anche quello fissato per l'attribuzione dell'assegno di studio per l'anno accademico 1981/82 di stabilire per l'anno accademico 1981/82 l'ammontare dell'assegno di studio in lire 850.000 per gli studenti fuori sede ed in lire 550.000 per gli studenti in sede.
Sono esclusi dal beneficio dell'assegno di studio e di altri sussidi e servizi a prezzi politici gli studenti iscritti ad un corso di laurea per il conseguimento della seconda laurea.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10.2.1953 n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli e 17 astensioni.
Pongo ai voti per alzata di mano la proposta che tale deliberazione venga dichiarata immediatamente esecutiva.
E' approvata con 48 voti favorevoli e 2 astensioni.
Vi do lettura della deliberazione n. 177-7056: Il consiglio regionale "vista la legge 22/12/1979 n. 642 di conversione in legge con modificazioni del D.L. 31/10/1979, n. 536, concernente il trasferimento alle Regioni delle funzioni, dei beni e del personale delle Opere Universitarie di cui all'art. 44 del D.P.R. 24/7/1977, n. 616 preso atto che la legge regionale 17/12/1980, n. 84, relativa al 'Diritto allo studio nell'ambito universitario' all'art. 7 attribuisce alla Regione la funzione di indirizzo e coordinamento anche mediante l'approvazione di linee di indirizzo e direttive pluriennali ritenuto necessario, in vista dell'emanazione dei bandi di concorso per i vari servizi, a favore degli studenti universitari per il prossimo anno accademico 1981/82, definire le condizioni di merito necessarie per poter beneficiare dell'assegno di studio, della borsa di studio e del servizio mensa sentito il parere della Commissione consiliare competente delibera di stabilire per i corsi di Laurea delle Facoltà dell'Università, del Politecnico e dell'ISEF, per l'anno accademico 1981/82 le condizioni di merito, per poter beneficiare dell'assegno di studio e della borsa di studio, di cui alla tabella allegata alla presente deliberazione per farne parte integrante.
La certificazione del merito dovrà far riferimento all'ultimo piano di studi approvato dalla Facoltà o, in assenza di piano di studio individuale si farà riferimento a quello dello Statuto.
Nel periodo transitorio, in attesa che venga raggiunto il pieno regime di tale meccanismo di merito, valgono per lo studente le condizioni di merito a lui più favorevoli.
A partire dell'anno accademico 1982/83 sarà introdotto anche il criterio della votazione conseguita per ogni esame superato; votazione che dovrà essere pari a quella media registrata l'anno precedente per ciascun insegnamento. Per beneficiare del servizio mensa lo studente deve sostenere con esito positivo almeno un esame all'anno.
Per tutto quanto non contemplato nella presente deliberazione valgono le disposizioni della legislazione precedente e da quanto specificato nei bandi di concorso.
Considerata l'urgenza di emanare bandi di concorso in tempo utile perch gli studenti ne prendano visione, la presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art.
65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli e 17 astensioni.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Esame deliberazione Giunta regionale n. 24-5706: "Legge regionale 25 febbraio 1980 n. 9 . Interventi per il riequilibrio regionale del sistema industriale - Approvazione dello Statuto tipo delle Società di intervento di cui all'art. 8 e dei Consorzi misti di cui all'art. 5, terzo comma"


PRESIDENTE

Esame deliberazione Giunta regionale n. 25-5707: "Legge regionale 25 febbraio 1980 n. 9 Interventi per il riequilibrio regionale del sistema industriale - Approvazione della proposta da presentare al Consiglio regionale per la formazione del programma pluriennale degli interventi e del programma annuale di attuazione (1981)"



PRESIDENTE

Esaminiamo i punti dodici e tredici dell'ordine del giorno rispettivamente relativi a: "Esame deliberazione Giunta regionale n. 24 5706: 'Legge regionale 25 febbraio 1980 n. 9 Interventi per il riequilibrio regionale del sistema industriale - Approvazione dello Statuto tipo delle Società di intervento di cui all'art. 8 e dei Consorzi misti di cui all'art. 5, terzo comma', e "Esame deliberazione Giunta regionale n. . 35 5707: 'Legge regionale 15 febbraio 1980 n. 9 - Interventi per il riequilibrio regionale del sistema industriale - Approvazione della proposta da presentare al Consiglio regionale per la formazione del Programma pluriennale degli interventi e del Programma annuale di attuazione (1981 )".
La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Do per letta la relazione che riguarda le due deliberazioni.



PRESIDENTE

La discussione è aperta. La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Nella riunione dei Capigruppo il nostro Gruppo aveva richiesto il rinvio di queste due deliberazioni.



PRESIDENTE

C'è una richiesta di rinvio dell'esame di queste deliberazioni, chiedo ai Capigruppo di pronunciarsi su quest'ipotesi.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Il Consigliere Bastianini aveva appunto avanzato tale richiesta motivandola con la sua assenza nella seduta del Consiglio regionale di oggi. In quella sede era stata però espressa l'urgenza del provvedimento.



PRESIDENTE

La parola alla signora Vetrino Nicola.



VETRINO Bianca

Effettivamente c'era con il Consigliere Bastianini questo accordo. Pu darsi che siano intervenute successivamente altre decisioni. Mi rendo peraltro conto che l'argomento è estremamente importante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Vorrei rassicurare i colleghi che non ritengono di aderire alla mia richiesta che questo non comporta alcun problema di delicatezza né nei confronti del collega Bastianini, né nei confronti del Gruppo. Quindi non c'è alcuna scortesia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Il problema venne discusso lungamente in Commissione da tutte le forze politiche. Le forze economiche e imprenditoriali chiedono che si proceda a questo adempimento, quindi ritengo che non sarebbe giusto fermare ulteriormente questi provvedimenti dal momento che creano occasioni di investimento e di occupazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta che relazionerà sulle due deliberazioni.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Il mio intervento vuol richiamare l'importanza della prima applicazione di questa legge che supera i limiti di rigidezza e di predeterminazione che erano insiti nella legge 21. Questa - come ricordate - era inizialmente orientata su quattro sole aree industriali a cui si aggiunse poi quella di Verbania.
Si è messa in atto un'azione di programmazione settoriale che contribuisce a realizzare, ad aggiornare e ad approfondire il Piano di sviluppo regionale e al tempo stesso che attua le indicazioni che si stanno elaborando a livello di comprensorio. La delibera segna un passo nella politica di programmazione della Regione traducendo le indicazioni di carattere generale in indicazioni di carattere specifico e settoriale.
Per presentare questa delibera al Consiglio regionale, la Giunta ha preso in esame le varie ipotesi proposte dai comprensori ed ha valutato le situazioni, ricercando quelle che presentano le maggiori opportunità di intervento. In questo modo si è giunti ad una delimitazione restrittiva delle aree di intervento. La Commissione ha poi allargato l'ottica di intervento e in qualche misura ha rotto quella rigorosa delimitazione che era stata formulata. Dopo che il provvedimento è stato licenziato dalla Commissione sono avvenuti ulteriori rapporti interlocutori nell'ambito del Consiglio regionale e, tenuto conto del superamento di certi rigorosi criteri di delimitazione, a me pare doveroso proporre ora, per equità ulteriori modifiche della delibera su tre punti: passaggio dal piano pluriennale al piano annuale per l'area industriale di Villar Perosa. Siamo in presenza di una situazione di immediata operatività (strumenti urbanistici che consentono interventi immediati, situazione industriale che richiede urgenza di interventi) aggiunta dell'area del Pinerolese. Non è ancora stata individuata la localizzazione dell'area ma sono già in atto alcune iniziative, quindi mi sembra importante che tale area venga introdotta nel piano pluriennale in connessione con la politica di riequilibrio che da Torino deve coinvolgere la zona del Pinerolese riordino della Val Cerrina nel Comprensorio di Casale. Mi sembra opportuno, alla stregua di altri inserimenti, come Garessio, Dogliani Capriata d'Orba, che venga inserita l'area industriale di riordino della Val Cerrina, che in un primo tempo non era stata inserita. Ciò è giustificato anche dalla recente approvazione dello schema di piano comprensoriale che affida la ripresa del tessuto economico del Casalese anche all'intervento di riordino e di razionalizzazione del piccolo sistema industriale in Val Cerrina.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo

L'atto deliberativo proposto dalla Giunta consente di collegare il primo programma pluriennale ed il primo piano annuale di attuazione della legge n. 9, agli interventi avviati con la legge n. 25 e quindi configura un'organica politica tendente al riequilibrio del sistema industriale regionale.
Prendiamo atto che le proposte di modifica e di integrazione che l'Assessore Rivalta ha avanzato in aula corrispondono largamente ai problemi che avevamo sollevato in sede di Commissione puntando non già ad alterare una definizione rigorosa e contenuta, in una strategia precisa di riequilibrio territoriale, delle previsioni di nuove aree industriali attrezzate o di aree di riordino, bensì a prevedere un'articolazione contenuta degli interventi della Regione in presenza di una situazione economica che non consente di puntare ad operazioni di massiccia rilocalizzazione, ma che induce invece a valorizzare anche i fenomeni di ristrutturazione industriale che localmente assumono un significato positivo.
Giudichiamo quindi positivamente le proposte dell'Assessore Rivalta, in particolare quelle riguardanti gli interventi per l'area attrezzata della Val Cerrina e del Pinerolese.
Per quanto riguarda l'area del Comune di Capriata d'Orba, riteniamo che gli interventi debbano essere necessariamente raccordati a quelli riguardanti le aree industriali della Valle Scrivia, anche tenendo conto di un dibattito che localmente si è avviato e che troverà un momento di approfondimento in un convegno diretto dall'Amministrazione provinciale unitamente alla Regione per la giornata di sabato prossimo. E' difficile poter concepire, per la contiguità delle aree, un intervento nella Valle d'Orba slegato dall'intervento più importante e ancora tutto da definire nella Valle Scrivia, asse portante dello sviluppo e di raccordo tra l'economia della Liguria e l'economia del Piemonte meridionale.
C'è poi il problema che riguarda la zona di Acqui Terme, dove sono presenti fenomeni urgenti e rilevanti di rilocalizzazione industriale che trovano delle difficoltà a realizzarsi per motivi di carattere urbanistico il Comune di Acqui Terme ha proceduto ad una variante del programma di fabbricazione, ma poiché la legge 56 di tutela ed uso del suolo non consente di procedere ad ulteriori processi di variante, l'assenza di strumentazione urbanistica pone problemi gravi in ordine alla tenuta occupazionale e alle possibilità di sviluppo della zona. Questo è un ulteriore motivo che richiama l'urgenza della modificazione della legge 56.
Tale carenza di strumenti urbanistici, che ora sottolineo per il caso di Acqui ma che potrebbe esistere per altri casi, se protratta oltre certi limiti temporali è destinata a creare ulteriori difficoltà, soprattutto nelle aree critiche della realtà regionale.
Con queste osservazioni e precisazioni riconfermo il voto favorevole del Gruppo della D.C.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Il Gruppo socialdemocratico da una valutazione positiva alle deliberazioni all'esame del Consiglio regionale che sinteticamente riassumo nei seguenti punti: consentono di concretizzare la legge 9 attraverso la predisposizione di un quadro complessivo di riferimento in un'ottica programmatoria dell'uso del territorio e delle possibilità insediative e produttive consentono, attraverso il filtro degli schemi di piano territoriale elaborato dai Comprensori, di avviare in modo concreto il riordino ed il riequilibrio territoriale. Tutto questo va collegato tuttavia all'individuazione di aree laddove esista un effettivo interesse da parte degli Enti locali e, soprattutto, un effettivo interesse da parte delle forze produttive.
Per quanto riguarda la Val Cerrina sarebbe forse opportuno inserire nella deliberazione un riferimento, così come per il problema dell'Acquese legato agli aspetti che ha ricordato il collega Genovese e che non riprendo. Occorre tenere in conto quanto indicato nel primo schema di piano territoriale del Comprensorio di Alessandria, che individua aree attrezzate privilegiate di aggregazione per possibili rilocalizzazioni e per nuovi insediamenti: tra queste aree il piano territoriale del Comprensorio di Alessandria individua proprio la zona di Acqui-Cassine. Purtroppo vi sono aspetti urbanistici che non consentono l'inserimento di questo problema nella delibera in oggetto.
Chiedo tuttavia all'Assessore di inserire nella deliberazione una indicazione di area che tenga conto anche del problema dell'Acquese o quanto meno un impegno in questo senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Prego il Consiglio di consentirmi due brevi osservazioni in aggiunta alle dichiarazioni che ha fatto a nome del nostro Gruppo il collega Genovese.
Esprimo intanto il compiacimento per il fatto che la Giunta ha inserito nel programma alcuni interventi di propria iniziativa anche non corrispondenti a domande avanzate dai Comuni o dai Consorzi (si tratta della prima applicazione quindi era presumibile qualche carenza da parte degli Enti locali) riferendosi agli schemi di piani comprensoriali. Parlo per quanto concerne la mia provincia, dell'area del Dronerese, per cui è già avviata la costituzione del consorzio che è contenuta come ipotesi importante e prioritaria nel piano del Comprensorio di Cuneo. Così pure mi compiaccio che siano state accolte le richieste emerse in sede di consultazione in ordine alle aree di Dogliani e di Garessio.
La seconda osservazione si collega alle ragioni di urgenza che il Capogruppo del Partito Comunista, Bontempi, ha illustrato quando ha motivato la necessità di passare alla discussione dell'argomento. Ci sono veramente delle ragioni di urgenza in operazioni come questa. Vorrei raccomandare alla Giunta di tener fede a questa volontà, di essere sollecita e tempestiva anche nel successivo iter delle iniziative. Questo lo dico sulla base di un'esperienza che ho patito e sofferto in questi anni passati. Con uno sforzo congiunto fra gli Enti locali e gli Assessorati competenti, abbiamo portato faticosamente avanti, e con una Via Crucis durata 4 o 5 anni, l'area attrezzata di Mondovì. Per quanto concerne l'area di Ceva debbo ricordare che il Consorzio per l'area industriale del Monregalese ha presentato la domanda ai sensi dell'art. 4 della legge 21 fin dal 10 marzo 1980. A tutt'oggi non si è avuta la risposta che è vivamente attesa. A fine febbraio l'Assessorato al lavoro ha assicurato una sollecita definizione della questione. I problemi che sono stati illustrati e discussi in una riunione avvenuta ieri, su richiesta del Consorzio, non debbono essere trascinati, ma essere portati a soluzione. Quando i problemi relativi alla collocazione urbanistica di un'area sono già stati affrontati e risolti in sede di variante di piano regolatore generale, addirittura in sede di programma pluriennale di attuazione, non vedo come organismi tecnici differenti debbano ritornare continuamente ad esaminare e a valutare le stesse cose. Per quanto riguarda l'area di Mondovì le grosse difficoltà erano nate proprio negli aspetti urbanistici. Nel caso di Ceva la situazione urbanistica è chiara.
Mi permetto di raccomandare vivamente agli Assessori competenti che a questa domanda, che risale ai progetti della legge 21, si dia la dovuta risposta, in modo che possa essere attuata e realizzata a beneficio di zone sulla cui necessità questo Consiglio più volte ha già avuto modo di convenire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Il Gruppo comunista concorda con le deliberazioni presentate e con le proposte integrative formulate dall'Assessore Rivalta. Dopo i primi interventi di carattere congiunturale di cui alla legge 21, comincia a delinearsi un vero sistema di aree ed il passaggio dall'enunciazione di principi e di scenari alternativi di carattere programmatorio all'attuazione di quei principi anche in termini di modifica dei cosiddetti spontaneismi di mercato in ordine all'allocazione territoriale delle risorse. La costituzione di un quadro complessivo, che prescinde dalla verifica di prerequisiti urbanistici di progettualità e di compatibilità finanziaria, comporta una selezione successiva. Non è pensabile che il quadro che esce delineato sia in tutto coerente con le politiche di bilancio discusse in quest'aula ancora stamattina, non fosse altro che in ragione delle minacce che si profilano con il decreto governativo. Occorre avere consapevolezza, anche per non ingenerare attese spropositate, che l'inclusione nel piano pluriennale di questi programmi non può significare di per sé impegno finanziario.
Sotto questo profilo va vista l'area di Acqui. La domanda che pongo è se questa ulteriore selezione la demandiamo alla Giunta o la richiamiamo in Consiglio. Credo opportuno che la Giunta in chiusura di discussione si impegni a riproporre questa selezione al dibattito del Consiglio.
Farò altre brevissime considerazioni. Perché nella politica industriale non sono impegnati i Comuni e le Province? Quando la Provincia di Cuneo decide di destinare 250 milioni alla costruzione di un'area attrezzata in quel di Dronero, compie autonomamente un atto che concorre alla costruzione della politica industriale, pertanto a questa politica occorre fare riferimento non pensando soltanto alla risorse regionali, ma all'insieme delle risorse pubbliche che è possibile allocare sul territorio.
Ciò anche per far sì che attorno a questo argomento si realizzi un rapporto tra Regione, Autonomie locali, Comuni e Province, che non sia fatto soltanto di domande e di attese.
Farò infine una riflessione sull'uso delle risorse che la Regione impegna o impegnerà. E' importante sottolineare quanto di innovativo stabilisce la legge 9, la quale, rispetto alla legge 21, prevede che i contributi non sono a fondo perduto, ma debbono ritornare alla Regione. E' importante sottolineare che questo ritorno non significa riutilizzo per regalie mascherate di carattere finanziario e per abbattimenti artificiosi del costo delle aree. Sono d'accordo su una tale impostazione anche le organizzazioni imprenditoriali. Infatti nella seconda deliberazione in votazione, relativa allo statuto tipo delle società di intervento, è previsto che il funzionamento di queste società di intervento avvenga in condizioni di economicità quindi senza gravami di carattere finanziario. Mi pare importante sottolineare questo aspetto per garantirci, anche nei limiti di bilancio nei quali siamo costretti a muoverci, risorse atte a sostenere una politica di potenziamento infrastrutturale e di costruzione di progetti integrati intorno alle aree, che non siano soltanto di razionalizzazione insediativa ma un momento di intervento sull'insieme dei fattori produttivi e di creazione delle condizioni per un governo reale del mercato del lavoro.



PRESIDENTE

La parola alla signora Vetrino.



VETRINO Bianca

Anche noi attribuiamo molta importanza a questa deliberazione. Ho già avuto modo di dire che queste operazioni erano previste nel piano di emergenza presentato dalla Giunta alcuni giorni fa, anzi, in quelle pagine queste operazioni erano anche più circostanziate, più precise, perch venivano anche indicati i costi di questa operazione, cosa che non appare nella delibera che ci viene presentata.
L'Assessore ha detto che il programma ha dovuto scegliere pochi e limitati punti sui quali intervenire e non ha scelto giustamente domande che prevedono insediamenti di attività industriali e artigianali. Per le aree artigiane la legge 64/79 potrebbe opportunamente intervenire. Cogliamo l'occasione per chiedere ancora una volta il raccordo e l'unificazione di talune leggi regionali. E' vero che ci sono delle esigenze artigianali peculiari che non possono essere conciliabili con quelle industriali tuttavia riteniamo che, nel momento in cui la Regione affronta il problema generale delle aree, debba tener conto nei suoi atti legislativi di questa unitarietà di indirizzi.
Auspichiamo che queste aree si realizzino nella concretezza nonostante che in questo momento l'imprenditorialità non goda di eccessivi entusiasmi anche a causa della restrizione del credito. Di questa esperienza potremo tener conto nella predisposizione del secondo piano di sviluppo soprattutto se si sarà attivata preventivamente e più approfonditamente una verifica delle effettive disponibilità delle aziende ad inserirsi.
Nell'area di Vercelli, malgrado che da alcuni anni ce ne stiamo occupando, soltanto 12 imprese hanno dimostrato la disponibilità ad inserirsi. In futuro una verifica preventiva di queste disponibilità sarà necessaria.
Il nostro voto è positivo sulle due deliberazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi



MONTEFALCHESI Corrado

Sono d'accordo sui contenuti delle deliberazioni e sulle premesse fatte dall'Assessore Rivalta. Ritengo opportuno sottolineare due aspetti. Non voglio mettere in dubbio la necessità di inserire nel piano quelle aree voglio però sottolineare che un ragionamento equilibrato sullo sviluppo regionale viene svilito se ognuno porta avanti il discorso della propria area e della propria zona. E' necessario rapportare il discorso delle aree al secondo Piano di sviluppo, concentrare le risorse in alcune zone che riteniamo meritevoli per uno sviluppo equilibrato del Piemonte, superando la tendenza dei Comuni e dei Comprensori a tenere le mani su vari tasti l'area attrezzata industriale, l'area attrezzata artigianale l'insediamento commerciale, sperando che tra tante possibili fonti di finanziamento qualcosa arrivi. Questa è una delle principali risposte che deve dare il secondo Piano di sviluppo. E' altresì importante, una volta realizzata l'area attrezzata, dare un supporto in termini di servizi in comune, ricerche di mercato, promozionalità dei prodotti, ecc.
Il nostro voto è favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Le due deliberazioni sollevano molte ragioni di perplessità. Se l'occasione non fosse così significativa anche dal punto di vista dell'immagine esterna di questa vicenda, probabilmente il nostro atteggiamento sarebbe stato diverso da quello che invece sarà, cioè favorevole.
Abbiamo la sensazione che di fatto la politica delle aree attrezzate che voleva essere una serie di attestamenti sul territorio, abbia in sostanza perso la sua gerarchia di comportamenti e di governo. Dobbiamo richiamare l'attenzione della Giunta sul pericolo, se non sulla realtà già consolidata, che in luogo di una politica di governo del territorio sufficientemente oculata e a lungo termine per poter produrre, governare e raccordare i fenomeni di rilocalizzazione, il tutto evidentemente armonizzato con la necessità della flessibilità che le vicende di questi giorni rivelano ogni giorno più necessaria, si sia in presenza di un ribaltamento dei livelli di governo e di decisione e sostanzialmente ci si trovi disattrezzati sul piano della capacità di governo di questa vicenda rispetto alle opzioni degli Enti locali. Quindi, questa significativa politica delle aree attrezzate, fondamentale rispetto alle scelte della programmazione regionale del Piano di sviluppo, riteniamo non sia più conseguenza delle indicazioni strategiche del Piano di sviluppo approvato o in via di formazione, ma sia la sommatoria delle realtà che nascono a livello locale senza una visione d'insieme. La preoccupazione che stiamo vivendo un processo di deterioramento della capacità della Regione di essere titolare del governo della programmazione regionale, si trasferisce anche sulla deliberazione che ha per oggetto il regolamento delle società di intervento. A noi sembra che si stia andando più verso società di realizzazione che verso società di governo. Ritenevamo che le aree attrezzate fossero non solo aree strategiche della programmazione regionale, ma soprattutto aree strategicamente realizzate e strategicamente gestite. La nostra preoccupazione è che di fatto andiamo a realizzare una serie di opere di urbanizzazione surrettizia e che in sostanza si vadano ad investire le aree dove la pressione locale è stata più puntuale, più attenta, più intelligente e più preparata, e che questa attività surrettizia rischi di far saltare la ragione che era a monte della legge che stiamo gestendo.
Questa preoccupazione non giustifica un voto sfavorevole, che probabilmente determinerebbe degli interrogativi che sarebbero difficili da sciogliere rispetto a una problematica che ci ha visti sempre estremamente attenti e preoccupati.
Preghiamo la Giunta di voler considerare più che il voto favorevole la nostra preoccupazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta per la replica.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Penso che debba essere tenuto in conto quanto diceva il collega Valeri: la formulazione del programma deve essere compatibile con la spesa regionale. E' un fatto positivo che a Vercelli alle cinque strutture industriali già realizzate o in corso di realizzazione si aggiungano dodici convenzioni per l'insediamento di altrettante industrie. E ciò nonostante che quell'area dalle 7000 mila lire al metro quadro del 78/79 ad oggi, a infrastrutturazione completata, presenta un costo di 18.000 lire al metro quadro. Questo ci dimostra che l'esperienza di Vercelli è stata positiva e non limitata come diceva la collega Vetrino, e ci dice che la costituzione di un'area industriale, dotata di urbanizzazione primaria e di una serie di strutture di servizio che permettono l'allacciamento all'energia, alla struttura fognaria di depurazione ed altri, rende appetibile un'area anche quando il prezzo è elevato.
Richiamo in sintesi le modifiche apportate oggi alla delibera, in modo che il voto sia chiaramente relazionato ad esse.
A pag. 11 si inserisce: "Realizzazione dell'area di Pinerolo in relazione ai contenuti dello schema di piano comprensoriale, agli approfondimenti e alle verifiche che in ordine a tali contenuti sono stati e saranno effettuati anche in sede di pianificazione urbanistica locale" (questo è il primo punto da inserire).
Il secondo punto va inserito a pag. 12: "Realizzazione di intervento per il riordino e il rafforzamento dell'area industriale della Val Cerrina in relazione ai contenuti dello schema di piano comprensoriale e agli approfondimenti che in ordine a tali contenuti saranno effettuati in sede di pianificazione locale".
In accoglimento alla sollecitazione che veniva dai colleghi Mignone Genovese e Valeri, relativamente all'area di Acqui l'indicazione è in questi termini: "Predisposizione di un'area industriale attrezzata nell'Acquese per rilocalizzazione di nuovi insediamenti in relazione ai contenuti del piano comprensoriale e alle verifiche che in ordine a tali contenuti saranno effettuate anche in sede di pianificazione locale. La realizzazione di tale area si collega agli obiettivi del riequilibrio territoriale e di sostegno all'occupazione e all'economia locale".
A pag. 15 si aggiunge il punto 3 a): "al Comprensorio di Pinerolo la realizzazione dell'area di Villar Perosa".



PRESIDENTE

Pongo in votazione le due deliberazioni separatamente.
Vi do lettura della prima deliberazione: Il Consiglio regionale "visto l'articolo 8 della legge regionale n. 9/1980 relativo alla costituzione di Società di intervento tra Consorzi di Enti e soggetti economici interessati, per la realizzazione e la gestione degli interventi in materia di aree attrezzate per insediamenti industriali oltre che di razionalizzazione di aree industriali già esistenti visto lo Statuto-tipo di dette Società (allegato A alla presente deliberazione) visto l'articolo 5, terzo comma della legge regionale n. 9/1980 relativa all'equiparazione dei Consorzi misti tra operatori ed Enti pubblici alle Società di intervento visto lo Statuto-tipo di detti Consorzi (allegato B alla presente deliberazione) considerato che tali Statuti devono essere sottoposti al Consiglio regionale per l'approvazione, ai sensi dell'articolo 8, legge regionale n.
9/1980 viste le modifiche apportare dalla I Commissione permanente del Consiglio regionale ai testi degli Statuti tipo (allegati A e B) visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione permanente del Consiglio regionale delibera di approvare lo Statuto-tipo delle Società di intervento previste dall'articolo 8 della legge regionale n. 9/1980 e lo Statuto-tipo dei Consorzi misti di cui all'articolo 5, terzo comma della stessa legge, nei testi allegati, rispettivamente sub A e sub B, alla presente deliberazione perché ne formino parte integrante.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953 n. 62, e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione a norma dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
Vi do ora lettura della deliberazione n. 25-5707: Il Consiglio regionale "visti gli articoli 1, 2, 3, 7 e 13 della legge regionale 25/2/1980, n. 9 relativi alla formazione del I Programma pluriennale e del Programma annuale di attuazione relativo all'anno 1981 degli interventi per la predisposizione o l'ampliamento di aree attrezzate per insediamenti industriali, nonché per la realizzazione di infrastrutture finalizzate alla razionalizzazione di zone industriali già esistenti vista la proposta di Programma pluriennale e di Programma annuale di attuazione predisposta dall'Assessorato all'industria e lavoro di concerto con gli Assessorati alla pianificazione territoriale e alla programmazione ed urbanistica vista l'approvazione di tale proposta da parte della Giunta regionale viste le modifiche apportate dalla I Commissione permanente del Consiglio regionale al punto A del Programma di attuazione per l'anno 1981 visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione permanente del Consiglio regionale delibera di approvare l'allegato documento che forma parte integrante della presente deliberazione, riguardante la formazione del 'I Programma pluriennale' degli interventi per la predisposizione o l'ampliamento di aree attrezzate per insediamenti industriali, nonché per la realizzazione di infrastrutture finalizzate alla razionalizzazione di zone industriali già esistenti, da realizzare ai sensi della legge regionale n. 9/1980 e del 'Programma di attuazione' relativo all'anno 1981.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata Sul Bollettino Ufficiale della Regione a norma dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione e approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Modificazione alla legge regionale 25/3/1974 n. 8


PRESIDENTE

Passiamo ora alla votazione della legge n. 72: "Modificazione alla legge regionale 25/3/1974 n. 8".
Art. 1 "Il secondo comma dell'art. 2 della legge regionale 25 marzo 1974, n. 8, è sostituito dal seguente: "il contratto di assicurazione, senza diritto a rivalsa, è cumulativo e deve prevedere indennità non superiori ai seguenti massimali: L. 150.000.000 in caso di morte L. 150.000.000 in caso di invalidità permanente L. 50.000 per ogni giorno di invalidità temporanea".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 41 hanno risposto SI n. 41 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "L'onere derivante dall'applicazione della presente legge fa carico al Cap.
10 del bilancio regionale 'Spese per indennità di carica e di missioni spettanti ai componenti il Consiglio regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto 41 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Passiamo alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto 41 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Modificazione alla legge regionale 25/3/1974 n. 8

Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

In merito al punto diciassettesimo all'ordine del giorno vengono effettuate le seguenti nomine:


Argomento: Nomine

Nomina di cinque esperti di ingegneria o di chimica con voto limitato a tre nella Commissione smaltimento rifiuti solidi.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 43 hanno riportato voti: Vanni Adriano n. 25 Daffara Giovanni n. 24 Favrin Giuseppe n. 24 Michellone Giancarlo n. 15 Sappa Enrico n. 14 Schede bianche n. 4 Li proclamo eletti.


Argomento: Nomine

Nomina di cinque esperti in chimica, biologia o medicina con voto limitato a tre nella Commissione scarichi industriali.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 43 hanno riportato voti: Romano Paolo n. 25 Genon Giuseppe n. 25 Ruggeri Bernardo n. 25 Fornaro Dario n. 15 Maritano Ermanno n. 14 schede bianche n. 4 Li proclamo eletti.


Argomento: Nomine

Nomina di cinque esperti di igiene ambientale o di ingegneria civile con voto limitato a tre nella Commissione risanamento acque.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 42 hanno riportato voti: Garberoglio Sergio n. 24 Pizzimbone Emmanuele n. 24 Roveri Carlo n. 24 Viazzo Giuseppe n. 14 Gagliardi Enrico n. 13 schede bianche n. 4 Li proclamo eletti.


Argomento: Nomine

Nomina di cinque esperti nella disciplina di ingegneria idraulica, scienze ecologiche e forestali, con voto limitato a tre nella Commissione regionale per la sistemazione idraulica e forestale.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 42 hanno riportato voti: Salandin Roberto n. 24 Rispoli Gabriele n. 24 Cottini Mario n. 24 Cappello Riccardo n. 15 Renacco Riccardo n. 14 schede bianche n. 3 Li proclamo eletti.
Le nomine sono così terminate.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Regolamento di attuazione dell'art. 2, ultimo comma, della legge regionale n. 5/1981


PRESIDENTE

Passiamo al punto quindicesimo all'ordine del giorno: "Regolamento di attuazione dell'art. 2 ultimo comma della legge regionale n. 5/1981".
Art. 1 (Finalità) "Il presente regolamento, in attuazione dell'art. 2 u.c. della l.r. 27/1/81 n. 5, determina le peculiari professionalità per le quali prevedere modalità particolari di selezione e conseguenti modalità di reclutamento".
Art. 2 (Peculiari professionalità) "Si definiscono peculiari quelle professionalità al cui conseguimento sono contemporaneamente necessarie una preparazione di base di tipo scolastico ed una specializzazione successiva acquisita: a) nell'aver maturato una esperienza lavorativa e professionale specifica per un periodo non inferiore a due o tre anni, a seconda dei profili e dei livelli richiesti ovvero b) nell'aver maturato almeno il 50% dell'esperienza professionale indicata al punto a) integrata dal possesso di una specializzazione strettamente inerente la professionalità, conseguita a seguito del superamento di uno o più specifici corsi di durata almeno pari all'esperienza mancante al candidato.
Le peculiari professionalità sono individuate nell'ambito dei livelli dal IV all'VIII e sono elencate nell'allegato A) al presente regolamento per farne parte integrante. Periodicamente l'elenco delle professionalità viene aggiornato con deliberazione del Consiglio regionale".
Art. 3 (Modalità di selezione) "Fermo restando quanto previsto dall'art. 12 della l.r. 17/12/79, n. 74 per il reclutamento del personale con peculiari professionalità si possono adottare procedure articolate nelle due fasi di seguito illustrate: a) la prima consistente in una verifica preventiva dei titoli professionali e di servizio dei candidati e in un colloquio di accertamento dei requisiti professionali richiesti per l'ammissione ad un corso finalizzato alla formazione specifica dei candidati stessi b) la seconda consistente nello svolgimento del corso selettivo la cui durata e le cui caratteristiche vengono determinate a seconda dei profili professionali e dei livelli con deliberazione di Giunta. Al termine del corso viene effettuata una prova finale di accertamento sulla formazione conseguita con predisposizione di una graduatoria di merito per il conferimento dei posti messi a concorso.
L'accertamento della formazione conseguita avviene in base a due prove d'esame che consistono in una prova scritta, o, a seconda dei profili e dei livelli, pratica attitudinale e in un colloquio.
I requisiti di ammissione ai corsi sono gli stessi stabiliti per l'assunzione agli impieghi regionali.
Il bando può richiedere il possesso di ulteriori requisiti specifici di studio e/o di esperienza professionale.
Il numero dei candidati da ammettere al corso di formazione non dovrà essere superiore al numero dei posti messi a concorso aumentati del 40%.
La disponibilità come sopra determinata è ripartita fra i candidati esterni e fra i dipendenti di ruolo che siano in possesso della peculiare professionalità prevista dal bando e che di conseguenza hanno titolo a fruire della riserva tenuto conto dell'aliquota dei posti che fra quelli messi a concorso è attribuibile a ciascuna categoria secondo le norme vigenti (articoli dal 3 al 10 nonché 12 della l.r. 17/12/79, n. 74)".
Art. 4 (Bandi concorso per l'ammissione ai corsi) "I bandi relativi ai concorsi per l'ammissione ai corsi sono adottati con deliberazione della Giunta regionale.
Nel bando sono precisati: il numero dei posti messi a concorso nel livello il numero complessivo degli allievi utilmente collocati nella graduatoria di idoneità che possono essere ammessi al corso i requisiti giuridici ed i titoli per l'ammissibilità al concorso con la precisazione dell'anzianità in connessione con il livello funzionale o al profilo professionale relativo al concorso stesso i criteri di valutazione dei titoli professionali e di servizio e per lo svolgimento del colloquio di accertamento il termine per la presentazione delle domande di ammissione corredate dai documenti eventualmente richiesti, non superiore ai 30 giorni dalla data di pubblicazione del bando la durata e le caratteristiche dei corsi ogni altro elemento ritenuto utile ai fini della stesura del bando di concorso e delle sue forme di pubblicità".
Art. 5 (Commissione giudicatrice) "La Commissione per la valutazione dei titoli, per il colloquio di accertamento per l'ammissione al corso, nonché per la valutazione della prova finale del corso è composta secondo quanto previsto dall'articolo unico della L.R. n. 3 del 19/1/1981.
Gli esperti componenti della Commissione sono scelti tra i docenti dei corsi".
Art. 6 (Svolgimento dei corsi) "La durata e le caratteristiche dei corsi vengono individuate in relazione ai profili professionali ed ai livelli messi a concorso, con deliberazione della Giunta regionale.
Agli allievi esterni viene corrisposta una borsa di studio a carico della Regione, il cui ammontare è determinato dalla Giunta regionale, in relazione anche alla durata dei corsi medesimi ed in misura comunque non superiore al 60% dello stipendio iniziale del livello funzionale per il quale è indetto il concorso.
Può essere prevista per gli allievi esterni che risiedano fuori Torino una percentuale di aumento della borsa di studio, commisurata alla distanza dalla sede dei corsi, che non può comportare comunque una misura complessiva della borsa di studio superiore all'80% dello stipendio iniziale del livello per il quale è indetto il concorso.
Durante il periodo di frequenza al corso di formazione, il personale regionale è considerato in servizio a tutti gli effetti ed ha diritto all'intero trattamento economico".
Livello Peculiari Esperienza lavorativa Professionalità e professione specifica 8°- Esperto rapporti finanziari: 3 anni con Enti esterni Programmazione della spesa pubblica 3 anni 7° - Addetto Ufficio Stampa(giornalista/pubblicista) Analista di organizzazione Procuratore legale 3 anni Analista di bilancio- Addetto ai rapporti e alle relazioni esterne dei Gruppi consiliari 6° - Addetto alla raccolta ed elaborazione della documentazione dei Gruppi 2 anni Docente per i centri di Formazione professionale formativi Informatori socio-economici agricoltura 5°- Docenti di Centri di formazione professionale 2 anni Programmatore di sistemi formativi Addetto alle attività operative dei Gruppi consiliari Addetto a resocontazione delConsiglio 2 anni Informatori socio-economici agricoltura 4°-Stampatore 2 anni Compositore 2 anni (1) Per i concorsi di ammissione che si svolgeranno nei primi due anni di attuazione dei presente regolamento, nel bando di concorso può essere stabilito che: dei due anni formativi richiesti almeno l'ultimo deve essere stato svolto a tempo pieno di specifica esperienza professionale di docente e, sempre nei due anni formativi, almeno uno deve essere svolto nell'anno 80/81 nei Centri di formazione professionale (ovvero nell'anno 81/82) l'anno formativo si considera espletato a condizione che l'assunzione sia avvenuta entro i termini previsti ai sensi dell'art. 13 della l.r, n. 22 del 1974 e successive modifiche l'anno formativo per il 1981 e il 1982 si intende completo al 30 di giugno.
Chi approva è pregato di alzare la mano.
Tale regolamento è approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Informazione

Ordine del giorno inerente la presentazione di un disegno di legge di regolamentazione dell'emittenza radiotelevisiva firmato dai Consiglieri Viglione, Bontempi, Paganelli, Mignone, Marchini, Vetrino Nicola e Montefalchesi


PRESIDENTE

Vi do lettura infine dell'ordine del giorno inerente la presentazione di un disegno di legge di regolamentazione dell'emittenza radiotelevisiva firmato dai Consiglieri Viglione, Bontempi, Paganelli, Mignone, Marchini Vetrino Nicola e Montefalchesi.
"Il Consiglio regionale del Piemonte rilevata la perdurante carenza di una normativa statale di regolamentazione dell'emittenza radiotelevisiva privata e l'estrema urgenza di una definizione legislativa del sistema radiotelevisivo italiano che - sulla base delle indicazioni della sentenza n. 202/1976 della Corte Costituzionale - consenta la costruzione di un equilibrato sistema misto pubblico e privato, che riaffermi la centralità del servizio pubblico nazionale radiotelevisivo e riconosca nel contempo l'importanza ed il ruolo del settore privato, garantendone le possibilità operative considerato che tale soluzione legislativa può costituire la più ampia garanzia del pluralismo, della libertà e dell'obiettività del sistema radiotelevisivo dell'informazione e della libertà di espressione e di pensiero costituzionalmente sancita, assicurando al tempo stesso un uso razionale dell'etere ribadita la posizione unitariamente espressa dalle Regioni al recente Convegno di Perugia che riafferma la validità di un'attiva presenza dell'Istituto regionale e più in generale del sistema delle Autonomie nel Governo e nella programmazione del sistema delle comunicazioni, ed in particolare nella delicata fase futura dell'assegnazione e della gestione delle frequenze visto che la mancanza di normativa nel settore privato ha portato, nella situazione piemontese, ad un sostanziale snaturamento del carattere di stazione televisiva privata in ambito locale - previsto dalla citata sentenza 202/1976 - con la conseguenza che alcune emittenti operino nell'etere piemontese come semplici ripetitori di reti e di stazioni televisive extra-regionali, contraddicendo con ciò sia al concetto di ambito locale previsto per l'operatività dei privati nel settore radiotelevisivo, sia all'esigenza che le emittenti siano veramente espressione della realtà culturale e sociale in cui operano ritenuto che il servizio pubblico nazionale deve svolgere ogni possibile sforzo anche sul piano dei necessari investimenti, per un sollecito raggiungimento dei seguenti risultati: 1) estensione a tutto il territorio ed in particolare alle aree ancor oggi non servite delle reti nazionali 2) riqualificazione e rilancio della Terza Rete televisiva, anche attraverso il ruolo che la Regione può svolgere mediante la promozione di convenzioni specifiche su programmi di interesse regionale, in modo da assicurare tramite essa il raggiungimento degli obiettivi di diffusione dell'informazione regionale, della cultura e delle problematiche locali che erano stati sulla base della sua creazione e che la sua attuale ricezione limitata non consente di raggiungere 3) ristrutturazione aziendale che consenta finalmente di attuare concreti processi di decentramento ideativo e produttivo; più stretti rapporti di collaborazione tra RAI-TV e Autonomie locali; potenziamento e autonomia delle sedi regionali; avvio di forme di collaborazione tra emittenza pubblica e privata, capaci di rispondere alle esigenze di espressione e comunicazione delle comunità locali riaffermata come pregiudiziale rispetto al raggiungimento di questi obiettivi l'esigenza di mantenere ed anzi potenziare le strutture della RAI presenti a Torino, e quindi in particolare chiedendo che vengano mantenute quelle strutture come gli Uffici amministrativi attualmente siti nel palazzo di Via Cernaia, l'Orchestra sinfonica e il centro ricerche su cui sono in atto voci di smantellamento, nonché la garanzia che venga confermata nel piano di investimenti dell'Azienda la decisione di costruire il nuovo studio TV4 del Centro di produzione RAI di Torino ribadita la necessità che, anche attraverso il mantenimento di queste strutture venga rilanciato il ruolo culturale di Torino e del Piemonte in un settore come quello dell'informazione, in cui la nostra città e la nostra regione rischiano di essere relegate ad un ruolo marginale che contraddice la storia e la potenzialità presenti nella nostra comunità esprime preoccupazione per la grave situazione che si sta creando in Piemonte e in tutto il Paese per la mancanza di una normativa dell'emittenza televisiva privata che oggettivamente favorisce operazioni oligopolistiche, tendenti alla creazione di reti ad estensione nazionale, valutando che - qualora perdurasse l'attuale situazione - il fenomeno dell'emittenza televisiva privata rischierebbe di diventare un'occasione perduta per il pluralismo dell'informazione chiede che tra i punti di priorità del programma del futuro Governo sia prevista la presentazione del disegno di legge di regolamentazione dell'emittenza radiotelevisiva, in modo che possa aprirsi un sollecito processo formativo della legge statale in materia che coinvolga attivamente le Regioni riafferma l'esigenza di un ruolo attivo delle Regioni per la realizzazione dell'obiettivo generale di un decentramento dell'informazione e della comunicazione radiotelevisiva che risponda alle attese della società civile sottolinea la necessità di ricostruire un equilibrato sistema radiotelevisivo misto pubblico e privato - nel nostro Paese, in cui l'emittenza privata operi in piena autonomia, in condizioni di economicità di gestione, tramite stazioni di ambito locale che siano espressione delle diverse realtà socio culturali, in numero tale da garantire il necessario pluralismo, che operino all'insegna dei criteri di completezza ed obiettività dell'informazione si impegna ad assumere opportune iniziative per il sostegno della produzione locale informativa pubblica e privata del Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'Ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti in aula.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

Comunico ai presenti che il Consiglio verrà convocato per il giorno 18/6/81.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,30)



< torna indietro