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Dettaglio seduta n.65 del 11/06/81 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta. Per quanto concerne l'approvazione dei verbali delle precedenti sedute, quelli del 4 giugno 1981 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna. Se non vi sono osservazioni, si intendono approvati.


Argomento: Ristrutturazione industriale

Interrogazione dei Consiglieri Montefalchesi, Alasia e Valeri circa il piano di ristrutturazione dell'Indesit


PRESIDENTE

Discutiamo ora le interrogazioni e le interpellanze, come dal secondo punto all'ordine del giorno. Interrogazione dei Consiglieri Montefalchesi Alasia e Valeri circa il piano di ristrutturazione dell'Indesit.
Risponde l'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

L'Indesit attualmente si prefigura nel seguente modo: occupati nel gruppo n. 11.000, occupati in Piemonte n. 6.000. Occupati presso l'indotto prevedibili n. 7.000, 60 % del personale, femminile. Dal giugno 1980 è in vigore la Cassa integrazione guadagni speciale, dalla quale sono rientrati 6.000 dipendenti. Il trattamento è in vigore ancora per 5.000 unità delle quali circa il 50 % è previsto esuberante nelle prospettive aziendali.
Il costo complessivo della Cassa integrazione guadagni fino ad oggi risulta di circa 70 miliardi di lire di cui il 40 % di oneri indiretti è in carico all'Azienda.
Per il primo trimestre 1981, per il prodotto elettrodomestico, vi sono buoni segni di ripresa. In questa direzione viene avanzata all'IMI una richiesta di finanziamento per il sostegno della ricerca e dell'adeguamento tecnologico, di circa 100 miliardi.
Per queste ragioni, però, non essendo i dati della ripresa assoluti o certi, è auspicabile e per questo obiettivo sarà necessario operare raggiungere un programma di iniziative di settore, se non un vero e proprio piano, entro le quali ricorrere all'applicazione della legge di ristrutturazione 675.
Per la parte elettronica è in esame una proposta di sviluppo tramite la costituzione di un consorzio con le consorelle Emerson e Voxon (attualmente in crisi), attraverso la ristrutturazione delle unità produttive di tutte le società (Napoli, Roma, Siena, Torino); la costituzione di una società per la programmazione produttiva, la progettazione, la ricerca, la commercializzazione associando un partner straniero ad alta tecnologia; la richiesta di una partecipazione alla GEPI per gli stabilimenti localizzati al Sud (all'occasione è stata costituita la Indesit elettronica Sud) facendo rientrare nell'operazione la Elcit di Sant'Antonino di Susa.
Su questa proposta l'azienda stessa ricerca adesioni e l'approvazione del Governo, prima di muovere ogni passo per la richiesta di finanziamenti.
In prima osservazione che risale al maggio scorso, risulta che il Ministero dell'industria fosse favorevole. Mentre non lo era la ANIE, che tutela essenzialmente gli interessi Zanussi e di alcuni grandi produttori stranieri, ma che anzi tende a creare le condizioni per la costituzione di un unico polo attorno alla Zanussi stessa con la cancellazione delle concorrenti.
A questo proposito data l'importanza che si annette alla necessità di legare la ripresa della Indesit ad un programma di sviluppo, e che questo possa attuarsi nella misura in cui sia possibile fare convergere più forza la Giunta ritiene di promuovere un'iniziativa per il prossimo 24 giugno a Torino, di incontri tra le Regioni Piemonte, Lazio, Toscana e Campania, le organizzazioni sindacali nazionali e locali e le tre citate aziende, al fine di affrontare nel merito la natura dell'ipotesi consortile e di attuare successivamente una incisiva politica verso il costituendo o neo eletto Governo al fine di raggiungere una equa distribuzione delle risorse pubbliche nazionali in materia di sviluppo industriale tra tutte le società industriali che presentano programmi nazionali di ripresa.
In questo senso oltre al polo Zanussi è possibile creare in Italia un secondo punto produttivo nelle specifiche aree di mercato.
Strade per altro obbligatorie se si vuole ipotizzare intanto il risanamento Indesit, salvaguardando al massimo i livelli di occupazione.
Qui si realizza una condizione particolarmente favorevole e cioè la possibilità di una convergenza di intenti delle proprietà, delle organizzazioni sindacali, e delle autonomie locali che non è sempre facile trovare. Se ne possono trovare due non tutte e tre.
Qui invece c'è la possibilità di realizzarle tutte e tre e il 24 tenderemo a compiere questo obiettivo a livello nazionale, di modo da presentare al Governo che nascerà, fra i punti del programma, l'utilità di questo polo da crearsi in Piemonte, elettronico e pubblico dal quale dipende una entità così rilevante di occupazione percentualmente più grave della situazione di questo complesso e di quello della Fiat. C'è un punto importante della politica governativa e nostra che viene in discussione.
Crediamo che ci siano le condizioni perché questa operazione si realizzi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ringrazio l'Assessore per l'esauriente risposta e per le positive iniziative che la Giunta intraprenderà.
Conosciamo tutti la grave situazione e il travaglio dell'azienda e conosciamo tutti la positiva azione svolta dall'Assessorato regionale che ha permesso di trovare la soluzione dell'amministrazione controllata avviando il discorso della ripresa aziendale. Una parte dei lavoratori secondo l'azienda è esuberante, quindi ad aggravare la situazione già disastrata del Piemonte concorreranno altri 3000 lavoratori. Il 24 luglio sarà possibile sciogliere alcuni nodi, dei quali il più importante è quello relativo a un credibile piano aziendale che affronti i problemi immediati e quelli in prospettiva, in termini di riqualificazione del prodotto, di ricerca, di un'adeguata struttura di marketing, di rilancio del prodotto Indesit sul mercato italiano e internazionale.
L'azienda ha chiesto un finanziamento di 100 miliardi, una parte del quale a fondo perduto. E' opportuno che questo finanziamento sia vincolato a precisi obiettivi in ordine al rientro dei lavoratori in Cassa integrazione.
Il problema di un piano aziendale credibile dovrebbe anche favorire la ricerca di Enti di credito disposti ad aiutare l'azienda ad uscire dall'amministrazione controllata. C'è poi il problema del consorzio. La Zanussi e tutti i settori politici che le stanno dietro non vedono di buon occhio la nascita di un secondo polo dell'elettronica. Dobbiamo invece sostenere ogni iniziativa perché il Consorzio vada in porto, perché oltre all'Indesit ci sono la Voxon Emerson e la Elcit che rischiano il fallimento. Non si sa se le aziende hanno la volontà di costituire il Consorzio.
Gli atteggiamenti delle aziende sono contrastanti. Il ruolo della GEPI non può essere solo quello di liquidare le aziende, ma deve essere un incentivo a trovare soluzioni adeguate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Alasia.



ALASIA Giovanni

Ringrazio l'Assessore e la Giunta per l'impegno che hanno posto al problema. Dalla data di presentazione dell'interrogazione ad oggi ci sono stati nuovi sviluppi che vanno considerati nella discussione, quindi mi dilungherò per qualche minuto. Anche il Consiglio provinciale ha dibattuto questo argomento avendo trasformato le interrogazioni in un dibattito aperto. La vertenza ha registrato qualche parziale miglioramento dall'estate scorsa. Ricorderete con quanta insistenza la Regione, il Comprensorio, i Comuni di Pinerolo e di Orbassano si erano opposti all'operazione di scorporo tra Nord e Sud. L'aver mantenuto l'integrità del Gruppo consente di registrare i primi risultati: il rientro parziale dei sospesi che erano in Cassa integrazione, previsto dall'accordo dell'autunno, sostanzialmente è stato mantenuto.
Oggi siamo all'inizio di una fase nuova che si presenta delicatissima.
Faccio rapidissimi richiami. Il PCI dà un giudizio positivo alla proposta di costituzione del consorzio per l'elettronica perché consentirebbe la presenza di un secondo polo al Sud che potrà permettere integrazioni produttive fra Indesit, Voxon, Emerson, e, nel caso di ingresso della GEPI della Elcit di Sant'Antonino. Ecco perché deve essere affrontato il non facile problema della presenza GEPI tenendo conto che la costituzione della Indesit Sud dovrebbe rimuovere quelle obiezioni di carattere giuridico che a suo tempo sono state avanzate; grande importanza hanno in questo settore le aziende dell'indotto che, come ha ricordato Sanlorenzo, hanno un'ampiezza occupazionale fra Torino, None e il Casertano che equivale a quella della casa madre.
L'amministrazione controllata e il congelamento dei crediti hanno creato difficoltà per i fornitori e alla Indesit stessa che è costretta a pagamenti alla consegna. Consistenti crediti sono immobilizzati e purtroppo, in via di svalutazione a causa dell'inflazione. Un concordato preventivo sarebbe gradito dalle parti perché libererebbe i fornitori e l'indotto da gravami. Naturalmente si apre il problema del "quantum" ma, da quanto ho sentito, non mi pare ci siano grandi distanze: gli uni parlano del 50 %, gli altri del 40 %. Consiglierei all'Assessore ed alla Giunta di riprendere i contatti che avevamo già avviato a questo proposito con l'Api e con il prof. Treves.
Detto questo, non possiamo sottrarci da una preoccupazione che, a nome del PCI, rappresento qui e che ho sentito riecheggiare nel dibattito del Consiglio provinciale da parte della D.C. e da altri ambienti. Nel caso in cui tutta la vertenza proceda secondo il piano, avremo due presenze Gepi.
L'una è in combinazione con la Zanussi per la componentistica. Questo aspetto va chiarito con il Governo affinché non si aprano situazioni conflittuali. L'altra questione importante per la Regione è quella della formazione professionale. Ne parleremo con l'Assessore competente. Il progetto per 100 tecnici di alto livello è già alla CEE e questo dovrebbe aprire la fase dei successivi progetti.
I progetti per il primo semestre dell'82, dovrebbero essere presentati alla CEE entro il 15 settembre dell'81. Invito pertanto la Giunta a sollecitare all'azienda tali progetti perché ormai il tempo stringe.
Sarà molto utile la prevista riunione del 24 prossimo per l'elettronica. Analoga iniziativa dovrebbe essere avviata per il settore elettrodomestico con la Regione Friuli con la quale avevamo già avuto incontri ai tempi della vertenza aziendale Zanussi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati - Veterinaria

Interrogazione dei Consiglieri Chiappando, Penasso, Lombardi, Martini e Beltrami inerente la diffusione della rabbia silvestre


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Penasso Lombardi, Martini e Beltrami inerente la diffusione della rabbia silvestre.
Risponde il Presidente della Giunta.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Rispondo con piacere a questa interrogazione anche perché leggo proprio in questo momento che c'è alla Procura della Repubblica un decreto contro di me per falsa applicazione e travisamento del regolamento di Polizia veterinaria. Il Direttore generale Bellani, a nome del Ministro della sanità, indica alle Regioni il decreto che ho firmato come strumento per la battaglia contro la rabbia. Ho pure ricevuto una lettera del Commissario di Governo il quale si complimenta per l'azione incisiva svolta dalla Regione in questo campo. E rispondo all'interrogazione.
Vista l'evoluzione dell'infezione della rabbia che in quest'ultimo periodo si è diffusa in provincia di Sondrio e considerata la situazione presente negli stati confinanti con la Nostra Regione, si è ritenuto fin dal mese di marzo di predisporre l'attuazione, in accordo con gli Uffici veterinari provinciali, di un piano di profilassi pre-infezionale in tutta la Regione.
In data 30 marzo 1981 è giunta a questo Assessorato da parte dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte la comunicazione di un sospetto caso di rabbia in una volpe catturata in provincia di Cuneo nel Comune di Castellino-Tanaro.
Del caso sono stato tempestivamente informato dall'Ufficio veterinario provinciale e ho chiesto al primo l'immediata intensificazione della profilassi preventiva e al secondo la valutazione della consistenza del patrimonio volpino tramite gli uffici provinciali competenti.
In seguito alle direttive impartite dal Ministero della sanità si è considerato il caso di cui sopra come positivo procedendo alla stesura di un decreto che prevede la vaccinazione obbligatoria pre-contagio dei cani nei Comuni e nelle ULS maggiormente esposti.
Si è passati in seguito alla seconda fase del programma con decreto, al quale hanno collaborato funzionari dell'Assessorato all'ecologia e alla caccia, predisponendo interventi profilattici di più ampia portata: a) di riportare a valori normali il numero delle volpi presenti sul territorio regionale (un capo ogni 5 kmq) tramite l'abbattimento graduale ed omogeneo dei soggetti in soprannumero dandone incarico ai competenti organi provinciali b) il potenziamento dei servizi di accalappiamento e di custodia dei cani randagi catturati c) il controllo e la ristrutturazione delle discariche di rifiuti solidi urbani ove questi siano carenti dal punto di vista igienico-sanitario.
Quanto sopra, essendo la volpe il serbatoio naturale del virus rabbico e le discariche incontrollate il possibile tramite tra rabbia silvestre e rabbia urbana.
La vaccinazione antirabbica pre-infenzionale dei gatti è ritenuta opinabile ma attuabile solo come profilassi volontaria in quanto non sarebbe sufficiente l'emanazione di un decreto quando questo risulti inattuabile dal punto di vista pratico.
Nelle zone rurali infatti, tale specie vive allo stato semi selvatico e difficile sarebbe il contenimento dei soggetti da sottoporre a vaccinazione.
La rabbia silvestre è un problema complesso che investe tutto il centro europeo e gli stati confinanti; da questo è giunto in Italia via Veneto e Lombardia.
E' necessaria una strategia articolata senza illusione risolutiva a tempi brevi come il massacro delle volpi; bisognerà seguire il manifestarsi dei casi sul territorio, essere attrezzati per analisi immediate.
In proposito è stata resa funzionante una prima parte del laboratorio di analisi dell'Istituto zooprofilattico a cui farà seguito un ulteriore potenziamento a tempi più lunghi unitamente a un migliore raccordo con l'Università, nonché valersi delle esperienze affrontate dagli altri Stati e Regioni mobilitando le popolazioni e le loro categorie per la risoluzione del problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

La risposta è puramente tecnica e forse manca di qualche spunto che vorrei suggerire. Contro l'azione avviata dalle pubbliche Amministrazioni si sono sollevati gli Enti protettori degli animali. Circola una voce secondo la quale mancherebbe il siero per le vaccinazioni. Il Presidente non ha accennato a questo e vorrei che si verificasse se è vero e anche se spetta allo Stato fornirlo. Chiedo al Presidente come è possibile stabilire il rapporto di un capo ogni 5 kmq.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Ci sono parecchie volpi.



CHIABRANDO Mauro

Comunque non ritengo che quel rapporto possa risolvere il problema.
La terza osservazione riguarda le discariche. Ho già avuto occasione di intervenire su questo tema.
Le discariche arrecano un gravissimo danno e, nonostante le leggi regionali, continuano ad aumentare e a costituire un problema generale.
La legge 68 stabilisce che i Comuni dovrebbero eliminare le discariche lungo le strade o in luoghi non consentiti.
Non mi risulta che la Regione abbia richiamato i Comuni o abbia interessato qualche altro soggetto a intervenire. Se gli Assessorati competenti non provvedono, intervenga la Presidenza o la Giunta nel complesso, perché il problema è urgentissimo, al di là del problema delle volpi e della rabbia silvestre.



PRESIDENTE

La parola al Presidente per una breve replica.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Mi occuperò personalmente per verificare se è vero che manca il siero.
E' fuori di dubbio che le volpi sono troppe e il rapporto di 1 capo ogni 5 Kmq deriva da una valutazione del Ministero della sanità e della Regione Piemonte.
Per quanto riguarda le discariche, nel decreto che ho firmato si è precisato che: "Le discariche dei rifiuti solidi urbani autorizzati dall'amministrazione comunale devono essere convenientemente recintate condotte a seconda...".
Ovviamente interverremo nei confronti di coloro che non osserveranno tali norme.


Argomento: Trasporti a fune

Interrogazione dei Consiglieri Cerchio e Sartoris inerente la crisi delle aziende ad impianti a fune


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione dei Consiglieri Cerchio e Sartoris inerente la crisi delle aziende ad impianti a fune.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

L'Assessorato, intendendo fare un censimento generale delle strutture esistenti sul territorio, ha invitato le imprese ad impianto a fune a fornire dati relativamente ai capitali impegnati, all'entità occupazionale all'adeguamento annuo degli impianti per un corretto funzionamento.
L'inchiesta mi ha lasciato alquanto deluso. Le società operanti sul territorio sono 131. Hanno risposto solo 59, per un totale di 250 impianti contro i 466 operanti. Siamo al di sotto del 50 %, di conseguenza ci vengono a mancare i dati indispensabili per un esame globale della situazione anche in previsione di un provvedimento legislativo.
Probabilmente hanno risposto soltanto quelle imprese che sono state toccate direttamente dalla crisi di innevamento.
Tuttavia, alla luce delle risposte, l'Assessorato ha elaborato una serie di dati. Le persone trasportate nel periodo invernale sono state, in provincia di Alessandria, il 44,34 % in meno; in provincia di Cuneo il 68,78 % in meno; in provincia di Novara l'88,43 % in meno; in provincia di Torino il 57,85 % in meno; in provincia di Vercelli il 99,5 % in meno.
Abbiamo elaborato anche un calcolo sulla manutenzione degli impianti.
Nel 1980 sono stati effettuati adeguamenti alle strutture per un miliardo e 568 milioni. Per il 1981 sono necessari un miliardo 630 milioni e 475 mila lire. Entro il 1982 sono necessari 907 milioni e 600 mila lire.
Fino al 1981 sono stati contratti mutui per 3 miliardi e 744 milioni e un utilizzo di fidi bancari per un miliardo 740 milioni. Si deve aggiungere una società che ha attinto al leasing e che ha scadenze di canoni bimestrali di 27 milioni.
Questa è purtroppo una valutazione ridotta e non sufficientemente articolata per consentire un esame corretto.
E' intenzione dell'Assessorato, di concerto con l'Assessorato allo Sport, di utilizzare meglio la legge 56 o di formulare una legge specifica per gli impianti a fune al fine di controllare perché tali strutture crescano in luoghi turisticamente idonei e in stretta assonanza con la programmazione regionale in materia di sport.
Alla fine di questa settimana o all'inizio della prossima avremo un incontro con le associazioni delle imprese per definire per quanto possibile alcuni interventi in favore delle aziende maggiormente colpite al di là dello slittamento dei ratei dei mutui o del leasing. Si potrebbe ammettere a contributo agevolato quegli impianti che non hanno ancora ottenuto contributi visto che l'entità dei sussidi e dei contributi e delle sovvenzioni ammonta a tutt'oggi a 627 milioni e 865 mila lire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Riccardo

Ringrazio l'Assessore per l'informazione sui dati risultati dall'indagine promossa dal suo Assessorato.
Ci meraviglia il grave ritardo con cui non tanto l'Assessorato alla viabilità, quanto l'Assessorato competente, sono intervenuti.
La situazione è grave, specie per gli impianti di piccole dimensioni che non hanno possibilità di ricapitalizzazione. Per alcuni impianti si è già verificata la chiusura; probabilmente non riapriranno alla prossima stagione invernale. Il personale addetto non può usufruire della Cassa integrazione e la disoccupazione è un fatto grave in quanto spesso con la sua presenza rappresenta l'unico presidio umano in quelle zone. Il costo del denaro è elevato e il credito bancario è più difficile per la mancanza di garanzia. Constatiamo l'assoluta mancanza di iniziative concrete, al di là delle riunioni e degli incontri annunciati. C'è stato per un certo periodo, sotto la pressione del mancato innevamento, un certo interessamento alla questione, ma poi sono mancate le iniziative per cui le aziende non hanno beneficiato di alcun intervento da parte della Regione.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Interrogazione del Consigliere Montefalchesi inerente il patrimonio archeologico rinvenuto nella Città di Vercelli


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione del Consigliere Montefalchesi inerente il patrimonio archeologico rinvenuto nella Città di Vercelli.
Risponde l'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore alla cultura

La risposta di oggi può darsi che veda una situazione diversa rispetto a quella che ha motivato l'interrogazione. La Regione, ai sensi delle leggi nazionali vigenti, non ha competenza in materia di tutela dei beni archeologici e il potere di vincolo archeologico nonché la facoltà di provvedere alle opere necessarie per assicurare la conservazione ed impedire il deterioramento delle cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnografico spettano al Ministero per i beni culturali ed ambientali che le esercita attraverso le Soprintendenze (legge 1089 del 1.6.1939).
Vi è da parte del Ministero competente una proposta di revisione della legge per la modifica delle competenze delle Regioni e degli organi decentrati dello Stato. Trattasi per ora soltanto di argomentazione politica e culturale e non già di vincolo di legge.
Il Soprintendente alle antichità del Piemonte, dottoressa Liliana Mercando, ha dato una risposta in merito alla questione in oggetto, a mio avviso esauriente attraverso un articolo pubblicato sulla Stampa del 31.5.1981. Il Soprintendente, in sostanza, illustra le procedure adottate e sostiene che la garanzia su quell'area è stata assicurata ai sensi della normativa vigente. Sono convinto che in diverse parti del Piemonte si svolgano attività di scavo in modo non sempre coerente con la legislazione nazionale di tutela. Sarebbe opportuno uno scambio di vedute tra i Consiglieri interessati soprattutto se il Consiglio adotterà la decisione di votare i membri della Commissione paritetica. Argomenti come questo troverebbero in quella sede una delle naturali possibilità di sviluppo. Si tratterà di predisporre una delegazione tecnicopolitica regionale che sia in grado di affrontare una molteplicità di casi, come quelli che giustamente il Consigliere Montefalchesi avanza, che non sono né singoli n isolati e che pertanto richiederanno una presenza attiva della Regione in quella sede.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ringrazio della risposta e concordo totalmente su quanto riferisce l'Assessore. Il problema esiste perché mentre la Sovrintendenza asserisce di aver effettuato delle ricerche e di non aver trovato nulla, singoli cittadini, anche a rischio di denunce, continuano a trovare reperti. I tempi di intervento dello Stato sono estremamente lunghi; è opportuno individuare un ruolo attraverso gli Enti locali, anche se non hanno specifiche competenze. La discussione in seno alla Commissione potrà individuare il modo per intervenire. Nel caso specifico ci sono state conferenze stampa, assemblee con la partecipazione di "Italia Nostra", di tecnici e di studiosi che asseriscono che in quelle zone ci sono reperti archeologici.
In attesa della legislazione nazionale che dia specifiche competenze alle Regioni e che permetta una reale partecipazione dei cittadini rispetto a questo tema, dovremmo capire se è possibile "forzare" alcune circolari ministeriali per riuscire a recuperare reperti e patrimoni di grande interesse culturale ed artistico. E' opportuno evitare una contrapposizione tra sequestri cautelativi e area attrezzata, ossia avviare una bonifica del territorio che permetta di continuare a costruire l'area attrezzata.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interrogazioni dei Consiglieri Lombardi, Chiabrando e Penasso relative ai danni arrecati all'agricoltura dai cinghiali nella provincia di Cuneo


PRESIDENTE

Passiamo alle interrogazioni dei Consiglieri Lombardi, Chiabrando e Penasso relative ai danni arrecati all'agricoltura dai cinghiali nella provincia di Cuneo.
Risponde l'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla caccia

Il cinghiale è una specie erratica che si sposta anche fuori dal territorio della Regione Piemonte. Non possiamo fare molto in questo campo salvo esprimere preoccupazioni all'Amministrazione regionale della Liguria e chiedere che adotti provvedimenti conseguenti così come adotta il Piemonte.
L'art. 22 della legge sulla caccia attribuisce alle Amministrazioni provinciali il controllo venatorio attraverso gli abbattimenti selettivi.
Abbiamo invitato l'Amministrazione provinciale di Cuneo a controllare il numero dei cinghiali e ad adottare provvedimenti nel caso in cui il numero superi i livelli di guardia. I danni causati dai cinghiali o sono già liquidati o sono in via di liquidazione.
Per quanto attiene ai problemi generali del risarcimento dei danni provocati dalla selvaggina, la Giunta regionale, con deliberazione del 22.12.1980, ha provveduto alla ripartizione tra le Province di 612 milioni così come stabilisce la legge.
Con deliberazione dell'11 maggio è stato costituito il Comitato il quale dovrà dare delle indicazioni in ordine alla liquidazione. Ci rendiamo conto che il rapporto tra l'esercizio dell'attività venatoria e l'esercizio dell'attività agricola è decisivo per garantire le categorie dei cacciatori e degli agricoltori. Abbiamo intenzione di affrontare questo problema fin dalla prima riunione della Consulta venatoria che è convocata per il 22 prossimo alle ore 15. Il tema all'ordine del giorno è: "Attuazione della legge regionale sulla caccia". Si discuterà sulla disciplina venatoria nella zona Alpi e nelle zone a gestione sociale, dei regolamenti per le aziende faunistiche venatorie, dei rapporti con l'agricoltura, delle zone autogestite, ecc.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Le due interrogazioni toccano problemi di carattere generale e problemi di carattere specifico, che sono molto sentiti dai produttori agricoli della provincia di Cuneo. Sulla questione generale, ricordo che la legge stabilisce che la ripartizione dei fondi venga effettuata, sentita la Consulta. In questo caso la ripartizione è stata fatta senza tale parere e a nostro giudizio, ciò non è condivisibile. Infatti essa è stata fatta in parti uguali per tutte le province del Piemonte quando sappiamo quanto siano diverse le varie realtà agricole provinciali. Da questo fatto risulterà che alcune province potranno affrontare il problema del risarcimento in termini corretti, mentre altre non avranno fondi sufficienti. Pertanto chiedo all'Assessore di valutare la situazione in termini adeguati dal momento che la Consulta è stata costituita.
I danni del 1979 sono stati liquidati in misura simbolica tanto è vero che ci sono state dure critiche nel corso delle assemblee.
I danni del 1980 non sono ancora stati liquidati e nella provincia di Cuneo per molte aziende il raccolto del mais e delle patate è andato completamento distrutto.
Il problema è grave perché può portare a contrapposizioni fra cacciatori e agricoltori che non devono sussistere perché agricoltura e caccia possono coesistere: la caccia trae vantaggio da un'agricoltura valida e l'agricoltura trae vantaggio da una caccia corretta.
Non c'è solo il problema del cinghiale. Anche i corvi sono aumentati in maniera impressionante e varrebbe la pena di verificare i motivi di questo aumento massiccio che determina grossi danni specialmente al mais. In certe zone di ripopolamento la presenza anche dei fagiani determina dei grossi inconvenienti al mais. E' necessario definire con le Amministrazioni provinciali un quadro preciso e azioni preventive. La risposta dell'Assessore all'altra interrogazione è condivisibile. Lo prego però di tenere presente la realtà di quei due Comuni che si trovano ai confini del Piemonte con la Liguria e che hanno zone di ripopolamento e di riserva costituite con il consenso della Regione ligure.
I cinghiali sono animali che si spostano per chilometri e chilometri durante il giorno e la notte sul territorio della provincia di Cuneo. Non appena l'Amministrazione provinciale di Cuneo tenta delle azioni selettive i cinghiali si spostano. E' necessario tutelare le popolazioni di quei due Comuni intervenendo presso la Regione Liguria affinché sposti la zona di ripopolamento.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Penasso.



PENASSO Alfredo

Ancora una volta dobbiamo constatare con amarezza il ritardo dell'Assessorato. Riteniamo che c'era la possibilità di superare l'impasse delle procedure burocratiche in quanto le Province, al termine della campagna venatoria 1980, avevano pronta la documentazione per ottenere il risarcimento dei danni. Il ritardo nella nomina della Commissione comporterà tempi lunghi prima di veder indennizzati i danni.
Chi vive la realtà agricola sa che quando si sostituisce il seme si perdono dai 15 ai 20 giorni di produzione e si verifica un calo reale di un terzo di produzione. Invitiamo l'assessore a controllare, sistematicamente e continuamente attraverso le province, l'espandersi degli animali protetti. La cornacchia grigia, per esempio, è una specie protetta che non si può abbattere se non dietro modifica della legge. Invito l'Assessore a farsi promotore a livello nazionale di una proposta di modifica della legge, se non vogliamo che l'espandersi di questa specie crei danni disastrosi all'agricoltura.


Argomento: Informazione

Interrogazione del Consigliere Salvetti sul nuovo studio TV 4


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Salvetti sul nuovo studio TV 4.
Risponde l'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

L'ipotesi di soppressione del nuovo studio TV nel piano di investimenti si inquadra all'interno dell'interesse e dell'impegno che la Giunta ed il Consiglio regionale hanno avuto in passato e devono ribadire in questo momento perché non vengano unilateralmente assunte decisioni di smantellamento di un potenziale tecnico-produttivo e occupazionale senza che se ne discuta globalmente e apertamente con le amministrazioni locali interessate, con le forze politiche e sociali. All'interno della Giunta non esiste una delega specifica sulle questioni dell'informazione, proprio perché esiste la Commissione consiliare dell'informazione e, per altro verso, non è questa materia riducibile a questo o a quell'Assessorato, ma semmai riguarda il Presidente della Giunta e l'esecutivo nella sua interezza.
Accanto a queste voci, localizzate ma assai significative (Palazzo Rai Studio TV 4), dovremmo anche affrontare il complesso delle strutture di produzione della Rai e i rapporti che dovranno intercorrere tra la Regione Piemonte e la Rai per altre attività più direttamente inerenti l'informazione. Il Piemonte non può essere indifferente di fronte a qualunque ipotesi attorno all'Auditorium o all'orchestra sinfonica della Rai. Anticipo che avevamo già valutato opportunità di incontri per offrire agli Enti locali, e in generale al circuito musicale piemontese, la ricca potenzialità che, in termini di uomini, competenze e mezzi, l'Auditorium della Rai possiede.
L'opinione della Giunta è che debba essere fatta chiarezza al più presto su questi punti e che il Consiglio, la Commissione e la Giunta si impegnino fermamente per realizzare non già un tendenziale smantellamento ma bensì un pieno uso e, nelle aree in cui lo si ritiene importante, un potenziamento della struttura pubblica di informazione costituita dal complesso radio televisivo torinese. Nel dibattito specifico sui punti sollevati dal Consigliere Salvetti sarà possibile assumere posizioni di merito e di dettaglio coerenti con un'impostazione generale di difesa e di potenziamento, ma più analitiche e più precise.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salvetti.



SALVETTI Giorgio

Di questo problema ho avuto occasione di occuparmi quando ero Consigliere di un'istituzione infraregionale.
La realizzazione del centro denominato TV 4, di sostegno al TG 3, è un'operazione che ha avuto un excursus procedurale in questi anni. Si trattava di ristrutturare il cosiddetto ex Teatro. Scribe, fra le vie Montebello e Verdi, e di realizzarvi questo studio a sostegno del TG 3. La pratica ha avuto, come sempre succede quando si tratta di focalizzare una struttura nel centro storico, un excursus difficile. Devo però riconoscere che il Comune di Torino, soprattutto nel corso degli ultimi anni, ha dato tutto l'appoggio e il sostegno a questa iniziativa. Oggi mi risulta che gli atti progettuali si trovano, per l'ultimo placet all'interno di un Assessorato regionale competente.
Questo discorso era allarmato e allarmante nei motivi che hanno determinato la mia interrogazione. Era il giorno 21 maggio ed il 26 ci doveva essere un Consiglio di Amministrazione della Rai che avrebbe dovuto siglare una riduzione di un piano di interventi, spostandone alcuni dalla fascia degli anni '80/'81, alla fascia '81/'82. Mentre il Teatro Verne di Milano, la sede di Bologna, quella di Palermo erano ancora ipotizzati come possibili finanziamenti nel piano 81/82, questo, che pure apparteneva al piano di investimenti 80/81 e già con il parere favorevole del Ministero competente, era stato stralciato.
Ecco i motivi che hanno determinato la mia interrogazione.
L'interrogazione non nasce dal discutere sul sesso degli angeli dell'informazione. Non ne ho né la capacità né le attitudini, altri hanno avviato questo discorso e il mio Capogruppo su questo problema porterà presto in Consiglio una proposta di ordine del giorno; né voglio ripetere i concetti che recentemente ho avuto modo di leggere in una pubblicazione dell'editrice Feltrinelli sulla politica dei mass media che ci porterebbe ad un discorso comparativo a livello societario e a confronti con altri paesi. Credo invece che debba essere presa una posizione da parte del Consiglio regionale del Piemonte perché non sia tolto questo strumento collaterale, parallelo, certo non primario, ma che priverebbe ancora quelle risorse del terziario superiore, di cui si parla molto ma di cui nessuno vede l'esempio con riferimenti al reale. Nel primo quadrimestre del 1981 c'è stata la prima caduta verticale del terziario in Piemonte, come mai si era registrata in questi ultimi venti anni.
Siccome le parole sono pietre quando hanno punti di riferimento, credo che l'azione, perché l'iniziativa non venga cassata, debba partire dall'accelerazione a livello di pareri. Sarebbe inutile parlare di un allargamento della nostra interrelazione, di informazione tramite l'Ente pubblico e tramite il TG 3, se facessimo mancare il sostegno concreto e operativo e se non accelerassimo l'approvazione e non mettessimo in breve volgere di tempo il Comune di Torino in condizione di rilasciare la concessione. Nel documento proposto dal Presidente della Commissione informazione e dalle forze politiche, credo debba essere fatto un accenno sia pure collaterale e parallelo, al discorso che con questa interrogazione ho ritenuto di sollevare.


Argomento:

Interrogazione del Consigliere Salvetti sul nuovo studio TV 4

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri: Bastianini, Ferraris, Salerno.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 101: "Inquadramento infermieri generici e psichiatrici delle Unità Sanitarie Locali, riqualificati ex lege 3 giugno 1980, n. 245", presentato dalla Giunta regionale in data 3 giugno 1981 N. 102: "Modifica dell'articolo 5 della legge regionale 22 novembre 1978, n. 69, in materia di cave e torbiere", presentato dai Consiglieri Biazzi, Ferro e Acotto in data 4 giugno 1981.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto alla legge regionale del 30 aprile 1981: "Assegnazione di personale ai Gruppi consiliari".


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

La Giunta regionale ha adottato le seguenti deliberazioni: SEDUTA DEL 20 MAGGIO 1981 98 - Allestimento, confezione e consegna del primo e secondo volume "Comunità montane in Piemonte". Impegno di spesa L. 17.020.000. Affidamento alla Publimark. Pubblicità e marketing. (Cap. 620/81).
Ferraris Bruno 131 - Assunzione di impegno di L. 14.160.000 sul cap. 7930 bilancio 1981 in attuazione della deliberazione n. 19-1835 dell'11.11.1980 per incarico affidato all'Ipla S.p.A.
Rivalta Luigi SEDUTA DEL 22 MAGGIO 1981 33 - Affidamento di consulenza per l'espletamento di studi e ricerche sui problemi e le tematiche relative al restauro al Sig. Francesco De Bartolomeis ed alla signora Edi Baccheschi. Impegno di spesa L. 1.800.000.
(Cap. 2250 anno 1981) Ferrero Giovanni 32 - Affidamento di consulenza per l'espletamento di studi e ricerche nel campo dell'orientamento scolastico professionale al sig. Dario Rei. Impegno di spesa L. 1.000.000 (Cap. 2550 anno 1981) Ferrero Giovanni 34 - Pulizia locale urbana e rurale, costituzione Commissione per la predisposizione di proposte legislative e regolamentari. Spesa L. 4.000.000 (Cap. 1900/81).
Ferrero Giovanni 35 - Erogazione di un contributo finanziario alla Società Telco s.r.l. per la preparazione e sperimentazione di un manuale per l'orientamento professionale nelle scuole medie inferiori. Impegno di spesa L. 50 milioni (Cap. 11615 anno 1981).
Ferrero Giovanni 39 - Stipulazione convenzione con S.p.A. Comau. Divisione mezzi di movimentazione di Beinasco per tondo aziendale a favore degli insegnanti dei CFP. Spesa prevista L. 3.432.500.
Ferrero Giovanni 43 - Rinnovo convenzione con l'Università degli Studi di Torino per una ricerca su "Il Piemonte fra le due guerre: 1919/1940". Spesa L. 20.000.000 (Cap. 11755/81) Ferrero Giovanni 45 - Deliberazione n. 39-15476 del 25.7.1978. Ricerca sulla storia del movimento operaio a Torino ed in Piemonte. Erogazione di L. 9 milioni all'Istituto piemontese di scienze economiche e sociali "Antonio Gramsci" (Cap. 11755/81).
Ferrero Giovanni 57 - Liquidazione parcella al Dr. Arch. Angelo Gerbi relativa all'accertamento della consistenza e determinazione del valore del compendio immobiliare costituente il "Castello di Racconigi" e dei beni mobili in esso esistenti. Spesa di L. 18.196.213 oneri fiscali compresi.
Testa Gianluigi 73 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il C.D.S. ed affidamento incarico legale agli avv. M. Casavecchia e E. Romanelli. Appellante: Ozella Maria Teresa avverso sentenza TAR Piemonte n. 91 concernente la reiezione del ricorso proposto per l'annullamento del DPGR n. 2545/79. Spesa L.
600.000 (Cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 74 - Liquidazione onorari all'Avv. M. Casavecchia a seguito di consulenza legale e di assistenza in giudizio avanti il Tribunale di Torino nella causa Padovan. Lire 1.011.360 (Cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 75 - Liquidazione onorari all'Avv. Marco Casavecchia a seguito di consulenza legale e di assistenza in giudizio avanti il TAR Piemonte nella causa Cristiglio ed altri. L. 711.425 (Cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 93 - Affidamento al sig. Luigi Padovani, ai sensi dell'art. 4 della Legge regionale 6.11.1978 dell'incarico di collaborazione con il Servizio Stampa della Giunta regionale per mesi sei. Spesa L. 7.500.000 (Cap. 2250/81).
Testa Gianluigi SEDUTA DEL 28 MAGGIO 1981 104 - Incarico per l'esame degli aspetti giuridici relativi al piano dell'area del Parco regionale La Mandria. Affidamento al prof. Guido Sertorio ed all'Avv. Giorgio Santilli. Spesa L. 3.450.000 (Cap. 2250/81).
Rivalta Luigi 105 - Affidamento incarico al sig. Fiorenzo Ottina per l'analisi e collaudo del sistema informativo territoriale (Sinter). Spesa L. 4.386.000 (o.f.i.) Cap. 2250/81).
Rivalta Luigi 128 - Conferimento incarico agli Architetti Angelo Gerbi, Bruno Arione e Alessandro Tropea per la progettazione delle opere di ristrutturazione manutenzione e sistemazione degli edifici facenti parte delle tenute "Millerose" in comune di Torino e "Spazzacamini" nei comuni di Grignasco e Prato Sesia. Spesa presunta di L. 30.000.000 oneri fiscali compresi.
Testa Gianluigi 129 - Conferimento incarico all'architetto Bruna Bassi ed allo studio A.I.
Architettura Ingegneria Urbanistica nella persona dell'architetto Paride Strobino per la progettazione esecutiva delle opere di sistemazione e riutilizzo dell'immobile sito in Biella tra le Via Q. Sella, Gromo Lamarmora, denominato ex "Palazzo Ferrero della Marmora". Spesa di L.
20.000.000 oneri fiscali compresi (Cap. 1000/81).
Testa Gianluigi 130 - Ristrutturazione e riutilizzo dell'edificio sito in via Dominioni n.
4 Novara, per sistemazione uffici regionali. Approvazione progetto esecutivo e nomina direttore dei lavori. Spesa complessiva L. 462.666.017 oneri fiscali compresi. (Cap. 1000/81).
Testa Gianluigi 145 - Deliberazioni n. 7-18834 del 30.1.1979, n. 5-19560 del 6.3.1979, n. 7 20764 del 30.4.1979 e n. 18-28139 dell'1.4.1980.
Testa Gianluigi 146 - Liquidazione di onorari e spese di causa allo "Studio legale Bodino Vercellotti, Barale, Pasi, s.s." a seguito di assistenza giuridica e rappresentanza prestata dall'Avv. Bodino in ricorsi avanti all'Autorità Giudiziaria ordinaria del Piemonte. Spesa di L. 462.060 (Capitolo 1080/81).
Testa Gianluigi 147 - Liquidazione onorari all'Avv. Metello Scaparone. Integrazione di spesa L. 300.000 (Cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 148 - Liquidazione onorari all'Avv. Enrico Romanelli. Integrazione di spesa di L. 2.369.975 (Cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 149 - Parziale modificazione delle deliberazioni della Giunta regionale relative alla liquidazione onorari agli avvocati G. Borio e C. Scalvini.
Testa Gianluigi 150 - Autorizzazione a restere in giudizio avanti il T.A.R. Piemonte ed affidamento incarico legale all'avv. M. Scaparone. Ricorrente Comune di Vercelli avverso deliberazione Co.Re.Co. Sez. VC. n. 3004/3 del 15.5.79 concernente l'annullamento della deliberazione della Giunta municipale n.
424 del 30.3.1979 relativa alla nomina di una Commissione giudicatrice.
Testa Gianluigi 151 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il T.A.R. Piemonte ed affidamento incarico legale all'avv. Casavecchia. Ricorrente: S.p.A.
Società Terreni Industriali STI avverso D.P.G.R. n. 8862 del 20/10/79 concernente l'approvazione parziale del P.I.P. del Comune di Rivoli.
Testa Gianluigi 161 - Approvazione del conferimento al prof. Mario Rey dell'incarico di relatore al ciclo di seminari istituiti con deliberazione n. 10/26115 del 16.1.1980.
Testa Gianluigi 162 - Affidamento incarico di consulenza alla Società "Futura pianificazione e controllo s.r.l.", con sede in Milano - Via Amadei n. 15 per la predisposizione di uno studio concernente l'analisi del lavoro presso alcuni uffici della Regione Piemonte. Spesa L. 80.500.000 (Cap.
2250/81).
Testa Gianluigi 163 - Affidamento incarico di consulenza alla S.R.P. "FIN 4" con sede in Milano Via M. Gonzaga n. 7 per la predisposizione di uno studio per l'introduzione del controllo di gestione presso la Regione Piemonte - Spesa L. 4.300.000 (Cap. 2250/81).
Testa Gianluigi 164 - Affidamento incarico di consulenza all'ing. S. Papetti per la predisposizione di uno studio che consenta la revisione delle procedure di automazione attualmente in uso presso la Regione Piemonte. Spesa L.
19.400.000 di cui L. 5.100.000 sul cap. 2250/81 e L. 14.300.000 sul cap.
2250/82.
Testa Gianluigi


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Comunicazione della Giunta regionale


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Simonelli per una comunicazione sulla riunione che si è tenuta a Milano tra gli Assessori regionali al bilancio.



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio

Gli Assessori al bilancio e alla programmazione delle Regioni sono stati convocati su iniziativa del Presidente della Giunta regionale del Piemonte che ha avuto l'incarico di coordinare il gruppo di lavoro per l'esame dei problemi della finanza regionale e dei decreti 246 e 248 relativi al contenimento della spesa del bilancio statale e regionale e ai problemi di gestione delle Unità Sanitarie Locali.
Per questo secondo aspetto le Regioni avevano deciso di impugnare il decreto avanti la Corte Costituzionale. Gli Assessori, i tecnici e i funzionari delle Regioni hanno esaminato in particolare il decreto 246 che agli artt. 8, 9, 12 determina il blocco dei fondi previsti dagli artt. 8 e 9 della legge 281.
Le Regioni hanno avanzato una serie di proposte. Sostanzialmente sono queste.
La linea che il Piemonte ha adottato di non fare una legge di assestamento del bilancio è stata condivisa dalle altre Regioni, quindi si è definito un atteggiamento comune. Per quelle Regioni che avevano già impostato o addirittura approvato leggi di assestamento, queste leggi non saranno portate all'esame ed all'approvazione del Consiglio entro i 60 giorni entro i quali vige il decreto. Le Regioni hanno convenuto di approvare, ove fossero necessitate, semplici leggi di variazione del bilancio per sistemare le questioni pendenti ponendo una clausola con la quale fanno esplicita riserva di adeguare successivamente il bilancio. Ci per impedire che le leggi di variazione siano bocciate dal Governo.
Gli Assessori presenti si sono pronunciati all'unanimità chiedendo che le Regioni presentino ricorso alla Corte Costituzionale anche contro il decreto 246 sotto il presupposto della sua illegittimità costituzionale in relazione alla norma che prevede come entrate proprie della Regione i tributi propri. Il combinato disposto delle leggi 281 e 356 ancorava la formazione del fondo ex art. 8 alle entrate tributarie prima di un pacchetto di tributi successivamente dell'intero gettito delle entrate erariali. L'avere stabilito viceversa una quota di incremento del fondo non più ancorato ai tributi, a tutti o ad alcuni di essi, ma ancorato ad una percentuale prefissata del 18 del fondo dell'anno prima, pare integrare gli estremi di una violazione del disposto costituzionale che appunto prevede che questo fondo sia costituito da entrate tributarie e quindi con criteri che seguono quelli delle entrate tributarie. Si è convenuto anche di assumere una iniziativa nei confronti del Governo e nei confronti del Parlamento per entrare nel merito del decreto 246 e formulare delle proposte alternative. A questo fine è già stato preso contatto con la ragioneria generale dello Stato, che dovrebbe fissare un appuntamento nei prossimi giorni a livello tecnico coi funzionari regionali. La settimana prossima ci sarà un altro incontro tra gli Assessori che prepareranno il documento da consegnare ai Presidenti per un incontro che si spera prossimo col Presidente del Consiglio.
Contemporaneamente le Regioni si fanno promotrici di un incontro anche in sede parlamentare sia con la Commissione interparlamentare per le questioni regionali, sia con la Commissione bilancio della Camera dei deputati presso la quale è giacente il decreto per essere discusso e convertito in legge.
Le Regioni sono partite dal documento dei Presidenti approvato nell'ultima conferenza, hanno approfondito le proposte là contenute che vanno nel senso di riconoscere la necessità di un'operazione di risanamento ed anche di contenimento della spesa pubblica. Rifiutano però il meccanismo di ridurre i fondi a disposizione delle Regioni. Si è rilevato che contemporaneamente alla riduzione dei fondi, che si aggira attorno ai 750 800 miliardi, si assiste ad un incremento di alcune leggi o provvedimenti di settore giacenti presso il Parlamento che ripartiscono risorse alle Regioni per interventi nella competenza regionale.
Tra tutte cito i due casi più macroscopici: il fondo nazionale dei trasporti e la legge Marcora sull'agricoltura. Le Regioni sono disponibili ad accettare slittamenti in avanti, che risolverebbero problemi di cassa, e anche tagli su alcuni stanziamenti limitatamente all'81 che risolverebbero anche i problemi di competenza del bilancio dello Stato, ma chiedono che questa operazione venga condotta non sui fondi ex artt. 8 e 9, ma sui fondi delle leggi statali a destinazione vincolata che invece predeterminano l'utilizzo di quelle risorse, impegnandosi a destinare una quota dei loro fondi ad interventi che siano nella stessa direzione di quelli previsti dalle leggi statali, di cui si chiede la riduzione, anziché subire questo ruolo di anello terminale di una legge che decide spesa e procedura di spesa a livello centrale.
Queste conclusioni di ieri, che verranno messe a fuoco nei prossimi giorni e delle quali daremo notizia al Consiglio non appena ci saranno altri elementi di valutazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Prendiamo atto di questa comunicazione importante. Riteniamo che le Regioni debbano intervenire di fronte a questa limitazione delle risorse in modo da garantire possibilità di movimento ma riteniamo anche che debbano tener conto della complessiva situazione del Paese. I temi che l'Assessore Simonelli ha esposto sono di grande interesse, non soltanto per quello che riguarda i due decreti in via di conversione, ma anche per quello che riguarda la proposta di mantenere inalterati i fondi ex artt. 8 e 9 ed eventualmente di ridurre gli stanziamenti sulle leggi vincolate.
E' un tema che richiede ampio approfondimento. Il nostro Gruppo chiede che in merito si discuta in I Commissione prima che il parere definitivo sia portato avanti perché la posizione che la Regione assumerà non pu escludere il Consiglio.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

La Giunta è d'accordo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

La posizione del Governo è quella già annunciata di un taglio indiscriminato delle risorse da destinarsi alle Regioni. Non riteniamo che l'antica manovra di Einaudi, di dare un taglio netto a tutto, di impedire che la macchina giri più velocemente sia risolutiva delle crisi in atto. La manovra monetaristica può essere portata alle estreme conseguenze, è sufficiente che la Banca d'Italia dia precise indicazioni perché i crediti vengano tagliati e che chi abbia esposizioni bancarie debba rapidamente rientrare, che la macchina non gira più, cade il tenore di vita, cade l'occupazione, gli investimenti non vengono più effettuati e si ritorna al discorso di Pesaro del 1929. Però dal discorso di Pesaro ad oggi, si è fatto strada il concetto della programmazione, il concetto di interventi selettivi, la misura del credito data per destinazioni effettive, atte a produrre occupazione e ricchezza. Il Governo invece non ha seguito le tre fasi annunciate e ha chiuso inesorabilmente ogni credito. Non facendo più girare la macchina non si ottiene alcun risultato in termini di sviluppo in termini di investimenti e in termini di occupazione. Non siamo per una politica meramente monetaristica, non ci ancoriamo a forme liberistiche e neanche a fattori estremamente vincolati in un mondo in cui la variabile economica è sempre presente. Il Governo faccia delle scelte e le scelte sono gli investimenti. Esportiamo ingegneria, capitale-lavoro, esperienze.
Centinaia di nostre imprese lavorano per Stati esteri, nel Terzo Mondo nell'Arabia Saudita, negli stessi Stati Uniti d'America e nel Canada e non lavorano nel nostro Paese.
Il nostro Paese assorbe dal punto di vista assistenziale il 90 % delle sue risorse: 6 milioni di pensionati per invalidità, i cosiddetti iscritti nel gran libro dello Stato. All'investimento rimane il 10 %. Non vogliamo una politica assistenziale, vogliamo rompere con l'antico modello che è quello di uno stato assistenziale, vogliamo la programmazione degli investimenti. Su questo terreno, sono certo, troveremo molti consensi e molta unità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

La scorsa settimana noi comunisti avevamo espresso un giudizio fortemente critico nei confronti del provvedimento governativo. La decisione unitaria assunta dagli Assessori regionali nella riunione di ieri a Milano è la conferma della posizione netta che le Regioni hanno dovuto assumere di fronte alla abnormità di quel provvedimento.
Forse sui rapporti Stato-Regione è giunto il momento di fare qualche salto di qualità.
Siamo usciti da una fase di mera rivendicazione e credo che all'interno delle Regioni ci sia l'aspirazione di conquistarsi un ruolo di compartecipazione nelle decisioni dello Stato. Siamo favorevoli alla proposta di discussione in I Commissione. Ricordo come sia opportuno che così come si è iniziato a fare a Milano, l'azione delle Regioni sia rapida ed incisiva.
Crediamo di avere qualcosa da dire anche sulle proposte antinflazionistiche perché è un'esperienza che abbiamo praticato e che continuiamo a praticare tutti i giorni.
La discussione in sede di I Commissione è utile per un confronto tra le forze politiche, per la proposizione di indicazioni tempestive e tali da influire sul programma del governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Sono d'accordo su quanto ha comunicato l'Assessore Simonelli. Questa occasione deve indurci a fare una riflessione sulla spesa pubblica improduttiva, sui fondi che lo Stato eroga in termini assistenziali per la Cassa integrazione. Dovremmo poter dire al Governo non in termini rivendicativi, ma in termini propositivi, che le Regioni e le forze sociali riescono a presentare proposte di intervento per ridurre il numero dei lavoratori in Cassa integrazione e per favorire la ripresa produttiva. Lo Stato deve porre dei vincoli precisi in ordine all'erogazione dei fondi della legge 675 alle aziende, dei vincoli precisi che riguardano l'allargamento della base produttiva e l'innovazione tecnologica.
Questo è l'unico modo decisivo per incidere sull'inflazione. Non si risolvono i problemi aumentando le tariffe il giorno prima che il Governo se ne va. Il ruolo delle Regioni non è rivendicativo, ma propositivo. Il Governo deve accettare le indicazioni che vengono dalle Regioni, deve dare loro più potere, più competenze in ordine alla politica industriale e produttiva. Si parla di spesa pubblica, ma non si fa niente o si fa ben poco in termini di stimolo, di vincoli per quelle aziende che continuano ad avere fondi dallo Stato e contemporaneamente pongono in Cassa integrazione i lavoratori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Capogruppo del PCI ha colto il vero nodo del problema: si tratta di riaffrontare il ruolo e la funzione Stato-Regione. Questo problema si è posto ben prima che nascessero le Regioni. Ricordo le dispute alla Costituente sulla funzione del Senato che già allora era in una qualche misura individuabile come il Senato delle Regioni, una stanza di compensazione delle esigenze di uno Stato che si riproponeva centralizzato ma che si voleva far crescere come Stato delle autonomie.
Questi problemi non si sono risolti. Siamo in una struttura di tipo istituzionale. Ho apprezzato l'invito del Capogruppo comunista a cogliere questa occasione di tipo economico e gestionale per fare un dibattito di tipo politico e di tipo istituzionale. Una riflessione su questi temi non può non partire da una rimeditazione sullo stato della Regione a dieci anni dalla sua fondazione. Non è detto che parte delle risorse che utilizzeremo per il decennale dello Statuto non possano essere destinate ad una riflessione scientifica e culturalmente affidabile sul ruolo e sullo sviluppo della Regione così com'era inteso nel dettato della Carta costituzionale e nelle leggi istitutive. In quale misura la Regione ha concorso al processo di maggiore democratizzazione e responsabilizzazione della base popolare e alla razionalizzazione del sistema? Da questo punto di vista qualche autocritica andrà fatta. Il taglio che stiamo subendo sul piano della spesa sta ad indicare che il processo di razionalizzazione del nostro sistema complessivo non c'è stato. Dovranno essere individuate delle responsabilità istituzionali (Stato, Regioni Comuni ed altri Enti locali), politiche in ordine alle scelte che si sono fatte, culturali per la non sufficiente attenzione a questa problematica nel suo complesso.
Siamo favorevoli a che la I Commissione approfondisca maggiormente queste argomentazioni.
L'esasperazione della spesa pubblica non è soltanto un fatto economico.
L'ingovernabilità della spesa pubblica è un vero e proprio "colpo di stato sotterraneo" inteso come cambiamento di regime. Il Parlamento non verifica più, di anno in anno, quello che il "principe" vuole dalla collettività e come lo vuole. Il sistema Stato ormai ottiene attraverso l'inflazione dai propri cittadini quello che vuole e spende quello che ritiene nei confronti dei cittadini senza più questo rapporto che è la base e l'origine della democrazia: la democrazia è nata come controllo da parte dei cittadini e dei suoi rappresentanti di quanto dal "principe" è chiesto ai cittadini e di quanto al cittadino deve ritornare al principe. Se Parlamento, Stato Governo non riescono a governare questa fetta della nostra ricchezza significa che il 50 % di noi stessi non è più gestibile da noi stessi quindi siamo in uno Stato che ha rinunciato ad essere democratico.
Nel dibattito di ieri alla CEE sui provvedimenti presi dal nostro Paese, si è individuata ancora una volta, al di là del costo del lavoro, al di là della produttività, nella spesa pubblica la grossa palla al piede del nostro Paese. A Montefalchesi che sollecita la revisione del sistema e la garanzia che gli interventi non siano assistenziali, ma produttivi, faccio osservare che siamo in uno stato difficilmente governabile posto che lo Stato fa razzia sul mercato finanziario con i BOT mettendosi in concorrenza con il risparmiatore, con il produttore e con l'imprenditore. Sono finite le 7 vacche grasse, probabilmente siamo nella seconda fase magra e probabilmente assisteremo ad una magrezza progressiva. Non si tratta di risparmiare, si tratta di utilizzare nel modo migliore. Non siamo nell'austerità. Nell'austerità non si fa niente: ci si copre il capo di cenere e ci si ritrova ogni giorno più poveri e meno liberi. Si tratta di avere la capacità di un disegno complessivo di rilancio economico e politico del nostro Paese. In questo le Regioni devono svolgere il loro ruolo. Ripeto quanto diceva il collega comunista: dobbiamo uscire da un momento di mera rivendicazione, rivisitare la nostra istituzione e verificare nel decennale quale responsabilità abbia sul piano istituzionale, politico, culturale, rispetto a questo quadro che ci vede tutti quanti preoccupati e attenti.



PRESIDENTE

Possiamo ritenere la discussione conclusa.
L'Assessore Simonelli terrà informata la I Commissione delle iniziative che verranno intraprese. Il Presidente della I Commissione, Valeri stabilirà una data concorde per una discussione sul merito. Per quanto riguarda il suggerimento del Consigliere Marchini di destinare una quota delle risorse che si ipotizza di riservare per la celebrazione del decimo anniversario dello Statuto ai temi che ha indicato, faccio presente che un programma di massima di questo tipo l'Ufficio di Presidenza l'ha già delineato e sta stabilendo dei contatti con la Giunta ed i Capigruppo per una messa a punto del problema.
Certamente i suggerimenti dati sono puntuali e significativi in un momento come quello che è stato sottolineato nella discussione.


Argomento: Università - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Diritto allo studio nell'ambito universitario. Attività di indirizzo e coordinamento


PRESIDENTE

Passiamo ai punti quarto e quinto all'ordine del giorno: "Diritto allo studio nell'ambito universitario. Attività di indirizzo e coordinamento.
Definizione per l'anno accademico 1981/82, dell'ammontare dell'assegno di studio, dei limiti di reddito per beneficiare dello stesso e di altri servizi a prezzi differenziati.
Definizione, per l'anno accademico 1981/82 del merito scolastico necessario per beneficiare dell'assegno di studio e della borsa di studio".
La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le due deliberazioni possono essere discusse ed esaminate contestualmente, trattandosi di deliberazioni che riguardano l'applicazione, seppur parziale per alcuni aspetti specifici, della legge relativa al diritto allo studio. Si tratta di provvedimenti che discendono dal riordino che sta avvenendo in materia a seguito della legge statale 642 con la quale veniva stabilito il trasferimento alle Regioni delle funzioni, dei beni e del personale delle Opere universitarie. Con la legge regionale che approvammo alla fine del 1980 attribuiamo la delega di queste funzioni al Comune di Torino. All'art.
7 si prevedeva che tra i compiti della Regione vi fossero anche le funzioni di indirizzo e di coordinamento mediante l'approvazione di linee, e di piani pluriennali, all'interno dei quali rientravano anche le definizioni degli argomenti che sono oggi in discussione, per quanto riguarda la determinazione delle fasce di reddito per l'attribuzione dell'assegno di studio, della tessera mensa e di altri servizi, nonché per la determinazione dell'ammontare dell'assegno di studio.
Le fasce di reddito sono state individuate tenendo conto della media delle retribuzioni percepite nel corso del 1980 dai lavoratori dipendenti al netto dei contributi assistenziali e previdenziali, retribuzione che è stata determinata per quanto riguarda la prima fascia in lire 9 milioni. La seconda fascia è stata individuata in 12 milioni e 500 mila; la terza fascia in lire 15 milioni e 500 mila. Questo per poter accedere alle tessere mensa che sono fissate per quanto riguarda la prima fascia in 600 lire, per quanto riguarda la seconda in mille e per la terza fascia in 1500 lire. Queste deliberazioni sono un primo avvio di coordinamento e di omogeneizzazione dei servizi prestati dalle diverse Opere Universitarie, in attesa che l'Ente delegato subentri a pieno titolo e che si addivenga a quel piano pluriennale di attività e di indirizzo previsto dall'art. 7 della legge regionale.
In sede di Commissione vi è stata una discussione attorno alle fasce di reddito e attorno ad una possibile differenziazione a seconda del numero dei figli a carico. Vi è stato un'ulteriore precisazione secondo la quale è previsto l'aumento del limite di reddito di 300 mila lire per ogni figlio a carico. Si è ritenuto di non ulteriormente elevare le fasce di reddito, che già rappresentano un'elevazione consistente rispetto ai limiti di reddito fissati negli anni precedenti. A monte vi è un problema legato agli accertamenti fiscali, del quale però in questa deliberazione non ci si pu far carico, anche se si dice che il punto di riferimento sono le denunce ai fini IRPEF ma non si escludono anche altri tipi di accertamento.
I limiti dell'assegno di studio vengono fissati in lire 850 mila per gli studenti residenti fuori sede e in 550 mila per gli studenti residenti in sede. La differenza deriva dal calcolo effettuato sulle spese di viaggio e di residenza che debbono sostenere gli studenti che risiedono fuori sede.
Siamo in una fase di prima attuazione delle deliberazioni. Si tratterà di verificare l'anno prossimo l'andamento del servizio applicando queste nuove determinazioni per opportuni eventuali aggiustamenti. Anche per quanto riguarda il merito scolastico siamo in una fase transitoria. Viene fissato il numero minimo degli esami per poter accedere all'assegno di studio ed alla borsa di studio. Per l'anno scolastico 82/83 si introduce il sistema della votazione media conseguita dallo studente per poter beneficiare dell'assegno di studio.
La stessa cosa vale per quanto riguarda il servizio mensa, per il quale si chiede che lo studente debba sostenere almeno un esame nel corso dell'anno accademico. Vi è stata una discussione approfondita in seno alla VI Commissione. Non sono state fatte delle osservazioni nello specifico delle deliberazioni. I rappresentanti del Gruppo della D.C. si sono riservati di esprimere le loro valutazioni in sede di Consiglio. Alla fine del dibattito credo si debbano trarre le valutazioni in ordine agli atteggiamenti attorno alla presente deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Come ha già accennato il collega Mignone le due deliberazioni sono state oggetto di discussione in sede di Commissione. Di fatto non si è ancora potuto arrivare a quelle modifiche che il nostro Gruppo intende proporre per la regolamentazione della materia. Le due deliberazioni non assolvono alle funzioni di indirizzo a cui accennava il collega Mignone, ma sono l'indicazione di punti che dovranno essere collocati in un'impostazione più ampia e più complessiva rispetto al problema del diritto allo studio.
La legge quadro, che sta andando avanti in sede nazionale, ci consentirà di approfondire ulteriormente in questa sede i compiti di indirizzo e di coordinamento che la Regione dovrebbe più ampiamente e più correttamente assumere.
Restando agli argomenti che sono oggetto delle deliberazioni di oggi vorrei ricordare alcune osservazioni che in sede di Commissione abbiamo portato ai documenti stessi e formulare di conseguenza una serie di proposte di variazione delle delibere stesse.
Siamo, in linea di principio, favorevoli a regolamentare questo servizio e ad unificare il livello di servizio e di intervento tra i vari organismi universitari, riteniamo che oltre alla gradualità si debba anche tener conto delle effettive esigenze degli studenti e delle famiglie.
La prima fascia di retribuzione presa come limite per ottenere l'assegno di studio, è di 9.000.000. Partendo dalla base dell'anno scorso che era di 7.800.000. I 9 milioni corrispondono ad un aumento medio del 20 sostanzialmente analogo al tasso di inflazione, quindi agli aumenti degli stipendi legati all'aumento della contingenza. Quindi non si pu parlare di aumento della fascia, ma semplicemente di adattamento automatico agli aumenti dei prezzi. Questo livello, se non sono male informata, è inferiore a quello previsto da recenti norme nazionali per le tasse universitarie che parlano di un livello di 10 milioni per le maggiorazioni di tasse.
In sede di Commissione avevamo chiesto di tener conto della composizione del nucleo familiare, la quale è tenuta presente per ogni figlio a carico, trecento mila lire per ogni figlio a carico, corrispondono a 25.000 lire al mese. Il problema si fa più serio quando una famiglia abbia a carico due figli magari entrambi studenti universitari. C'è il nucleo familiare con figli studenti elementari o medi che gode della gratuità o che comunque ha una incidenza minima del costo dello studio, e c'è il nucleo familiare che ha uno o due figli studenti universitari con un carico notevole di spese. Non sono previste sotto questo aspetto agevolazioni o maggiorazioni dei livelli minimi. Abbiamo proposto di aumentare la quota per ogni figlio a carico a 600.000 con la disponibilità a rivedere tale quota nei prossimi anni. L'altra proposta è di aumentare fermi restando i 9 milioni, l'assegno di studio da 850.000 a 1.000.000.
(850 mila lire non coprono l'aumento dei costi reali anche perché sappiamo che questi parametri si basano su costi dell'Opera Universitaria che sono molto più bassi di quelli praticati in altri collegi che pure garantiscono la copertura del servizio), oppure la suddivisione dell'assegno di studio in due fasce ulteriori: una fascia minima di 1 milione e una fascia sopra il minimo (per esempio 10 milioni e mezzo) sulle 850 mila lire: una differenziazione dell'importo dell'assegno di studio collegato alla differenza dei redditi minimi familiari.
L'altra osservazione è collegata al rimborso mensa per le varie fasce di reddito. Abbiamo una fascia di rimborso di 600 lire per coloro che sono sui 9 milioni, di 1000 lire per i 12 milioni e mezzo e di 1500 per i 15 milioni e mezzo; oltre a questo reddito si propone il pagamento di 4500 lire che è il costo di un pasto al Politecnico (mentre sappiamo che il costo del pasto all'Opera Universitaria si aggira attorno alle 3600 lire.
Sarebbe utile vedere se sono possibili delle economie, ma questo non è di competenza della Regione). Proponiamo l'istituzione di un'ulteriore fascia intermedia tra i 15 milioni e mezzo e i 20 o 21 milioni di reddito stabilendo il costo del pasto a 2500 lire.
Vorremmo un chiarimento in merito a quanto è indicato a pag. 3 della deliberazione sull'utilizzo dei servizi, di una somma non inferiore a 300.000 lire. Si intendono servizi unicamente quelli gestiti da Enti pubblici o si intende tutte quelle forme associate che gli studenti potrebbero autonomamente darsi? Perché non dobbiamo incentivare forme associative libere di studenti che, anziché andare al collegio universitario, intendono gestire in proprio un'abitazione privata? A meno che per "servizi" si intenda parlare di libri che possono essere acquistati in tutte le librerie ma che essendo obbligatori per lo svolgimento dell'attività di studio diventino di fatto un servizio pubblico. Noi riteniamo che si debba lasciare allo studente, nelle condizioni previste la possibilità di usufruire dell'assegno di studio come meglio ritiene. E' opportuno precisare meglio questo concetto o addirittura cancellare questa clausola di obbligo.
In ordine alla delibera si definiscono le condizioni necessarie per beneficiare dell'assegno e delle borse di studio, l'Assessore ha predisposto nella relazione e nella delibera una serie di principi che dovrebbero essere verificati. Il limite del 31 agosto, entro il quale gli studenti per mantenere l'assegno di studio o la borsa di studio devono aver superato un certo numero di esami, sembra restrittivo rispetto alla possibilità di poter sostenere gli esami in due sessioni anche perché un esame dato nella sessione estiva potrebbe essere non superato per cui sarebbe opportuno dare la possibilità di ripeterlo nella sessione autunnale.
Proponiamo di fissare il termine al 31/10.
Siamo perplessi sulla dizione: "una votazione superiore di un punto o di frazione di punto rispetto alla votazione media registrata nell'anno precedente". Riteniamo che il criterio di merito possa essere "il mantenimento della media". Temo che questa norma, ancorché corretta secondo la modifica da noi proposta, sia di fatto molto difficile da applicare per questioni di carattere amministrativo. Le segreterie dell'Università sempre molto oberate di compiti, saranno in grado di aggiornare la media delle votazioni per ogni singola materia? In alcune facoltà gli esami sono più semplici, in altre facoltà sono più complessi e la votazioni sono diverse, quindi una media generale sarebbe sperequata, ma è anche vero che tale norma creerebbe delle difficoltà procedurali.
Vorrei soffermarmi su un ultimo argomento, che non è contenuto nelle delibere, ma che indirettamente le riguarda. Il Consiglio di Amministrazione dell'Ente collegi ha recentemente approvato alcune norme che saranno applicate sulla base delle fasce del reddito stabilite da queste deliberazioni. C'è inoltre l'obbligo della media delle votazioni del 24 o 48/60 per l'anno iniziale. Ho già detto che il 24 di media è un dato sperequato perché non tiene conto delle differenze fra le varie Facoltà e tra i vari insegnamenti, ma questa norma crea anche una sperequazione di tipo sociale tra gli utenti del servizio, perché chi ha la media del 24 e si trova in una fascia di reddito alta può accedere al Collegio, mentre chi non raggiunge la media del 24 e si trova in una fascia di reddito medio basso, non viene accettato. Questo criterio dovrebbe essere differenziato ed articolato, anche perché c'è il rischio che coloro che sono ammessi un anno al collegio e che non riescono a mantenere la media del 24 non siano più accettati l'anno successivo. Su questo la Regione non ha potere decisionale, ma può esercitare un potere di indirizzo. Mi permetto inoltre di ricordare che la Regione, il Comune e la Provincia hanno il diritto e l'obbligo di nominare un rappresentante. Solo il Comune ha nominato il proprio (un rappresentante del PCI che ha votato a favore di quei provvedimenti), mentre Regione e Provincia devono ancora provvedere.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

Sospendo la seduta.
Il dibattito riprenderà alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,15)



(La seduta ha termine alle ore 12,15)



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