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Dettaglio seduta n.64 del 04/06/81 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Programma 1981 del patrimonio regionale (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Prosegue l'esame del punto quarto all'ordine del giorno: "Programma 1981 del patrimonio regionale".
La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Il 22 gennaio 1981, come gruppo liberale, abbiamo inviato una lettera al Presidente Enrietti sul problema degli investimenti patrimoniali nella Regione Piemonte.
Nella lettera si precisava: "La Regione, nella passata legislatura, si è impegnata in una massiccia opera per la tutela ed il recupero di molti dei fabbricati di valore architettonico e storico presenti nel nostro territorio.
L'intervento non poteva e non può non essere condiviso, data l'importanza del patrimonio da tutelare e lo stato di pericolosa degradazione cui si era giunti. Queste condizioni hanno giustificato in alcuni casi (e per questi casi è stato ed è pieno il consenso dei liberali su questa materia) il ricorso anche a procedure straordinarie, al fine di assicurare la tempestività e l'efficacia degli interventi".
La lettera continuava: "Sembra però ora necessario passare ad una seconda fase, in primo luogo programmando in un arco poliennale gli interventi realizzabili in rapporto alle risorse di cui la Regione disporrà e che potrà destinare al settore".
La lettera precisava inoltre: "In secondo luogo sembra opportuno che i lavori di salvaguardia e di recupero siano affidati sulla base di progetti esecutivi (che riducano la necessità di varianti in corso d'opera e di perizie supplettive) e, fatti salvi casi particolari e documentati, in applicazione delle norme ordinarie per l'aggiudicazione dei lavori pubblici, secondo quanto disposto dalla legge 584/1977 per l'adeguamento alle disposizioni delle Comunità europee".
Concludevamo: "Per meglio valutare i temi del problema, ti saremo grati se ci vorrai fare avere un progetto dei lavori in corso, degli impegni di spesa già assunti e delle previsioni di necessità finanziarie necessarie per completare organicamente i singoli interventi".
Su questo stesso tema tornavamo in sede di discussione sul bilancio del marzo 1981. Una delle sei "tesi" era dedicata agli investimenti patrimoniali.
Oltre a richiamare quanto sopra indicato, si specificava che "ad ogni investimento deve poi corrispondere una riutilizzazione economicamente autosufficiente, per evitare che alle spese patrimoniali facciano seguito spese nate per giustificare l'investimento patrimoniale. Si tratta di spezzare una spirale perversa, in cui non è la funzione a creare l'organo ma l'organo a creare la funzione" A queste nostre posizioni ed interrogativi la Giunta dà risposta fornendo, tramite l'Assessore Testa, una documentazione ampia, precisa coraggiosa e fornendo linee per ampliare utilmente il dibattito.
La relazione Testa ci pone di fronte a tre problemi, chiedendo giudizi e contributi alle forze politiche.
In particolare si tratta: in primo luogo, di valutare l'opportunità di un impegno della Regione di investimenti patrimoniali, individuando le priorità più opportune per l'impegno delle risorse disponibili in secondo luogo, di esprimere un giudizio sulle procedure più opportune da seguire in materia di aggiudicazione dei lavori in terzo luogo, di individuare le linee per riorganizzare le sedi della Regione, mettendo sul tappeto opzioni alternative di grande rilievo per la riorganizzazione dell'area metropolitana torinese.
Cercherò di precisare con chiarezza la posizione del gruppo liberale su questi tre gruppi di problemi.
Il consenso all'azione patrimoniale.
Il PLI valuta con favore un impegno della Regione nel settore patrimoniale, in ordine a tre obiettivi: primo - dotare la Regione e gli organi regionali decentrati di sedi di attività funzionali e qualificanti secondo - attrezzare la Regione di sedi per la formazione professionale, capaci di sostenere una politica di grande impegno su questa area di intervento, che giudichiamo fondamentale per un diverso futuro del Piemonte terzo - concorrere, per quanto nelle nostre capacità, alla salvaguardia di un patrimonio monumentale troppe volte abbandonato al degrado.
Nella terza linea, ove non si individuino utilizzazioni funzionali e prioritarie, chiediamo però esclusivamente interventi di salvaguardia.
Interventi di recupero risultano spesso troppo onerosi rispetto all'utilità conseguente. Un esempio per tutti: il recupero del forte di Exilles (del costo sicuramente superiore ai 10 miliardi di oggi indicati) quale sede di un istituto per l'architettura militare europea sembra, nell'attuale situazione economica, impegno sproporzionato ai vantaggi per la collettività. L'istituto, le cui finalità condividiamo, può trovare sede anche in altri fabbricati.
Nella seconda linea l'impegno deve essere totale. Ogni lira investita per la costruzione di sedi per la formazione professionale avrà il pieno e totale appoggio dei liberali, che ritengono anzi che su questa materia sia opportuno individuare importanti priorità.
Per la prima linea (le sedi della Regione e degli organi decentrati) vi è una nostra convinta adesione, anche in quanto questo impegno consente non solo di far funzionare gli strumenti della democrazia, ma di recuperare nuova utilità a palazzi e a costruzioni di valore storico ed architettonico. Ma questa politica di recupero, che è sembrata guidata più dalla disponibilità di beni che da una logica coordinata, deve essere, in questa seconda fase, ricalibrata su due considerazioni fondamentali. In primo luogo deve dipendere da scelte di organizzazione territoriale delle sedi della Regione, come occasione di una politica di riorganizzazione metropolitana.
In secondo luogo deve essere spartanamente impostata, nella riduzione delle opere da eseguire, nelle tecnologie da impiegare, nei materiali e nelle soluzioni di progetto.
Il dissenso all'aggiudicazione lavori a trattativa privata.
Il secondo gruppo di problemi riguarda le procedure da seguire per dare seguito all'aggiudicazione dei lavori. Anche su questa materia voglio essere chiaro, con valutazioni non semplicistiche, ma documentate.
Intendo in questa sede esprimere ancora una volta il consenso sull'impegno di azione patrimoniale della Regione, ma il dissenso circa le procedure seguite.
Dalle schede che sono state fornite risulta che sono stati affidati lavori per circa 20 interventi, con ammontare complessivo attorno ai 40 miliardi. Tutti questi lavori sono stati affidati in base a trattative private: 35,0 miliardi su 40 hanno interessato quattro aziende; 17 miliardi su 40 hanno interessato una sola azienda.
Tutti i lavori hanno avuto avvio affidando le opere ad un'impresa per importo dell'ordine di un centinaio di milioni e per lavori accessori di pronto intervento. Una volta insediata un'impresa, la stessa (salvo due casi) ha avuto affidati i lavori successivi (sempre a trattativa privata) per importi molto maggiori e con successive perizie supplettive di grande importo.
Noi crediamo che non possa essere sostenuto che per il cento per cento dei casi era indispensabile il ricorso alla trattativa privata, ma che per la maggioranza dei casi, fatti salvi gli interventi di emergenza, vi erano le condizioni per procedure su progetti completi ed esecutivi e mediante gara ai sensi della legge 584/1977. Voglio anche ricordare che la legge stessa specifica che non è legittimo il frazionamento dei lavori.
I fatti dimostrano che la strada della legge 584 del 1977 era ed è percorribile: il palazzo sede del Consiglio è stato ristrutturato, nei modi e nei tempi previsti, in rigido rispetto delle disposizioni delle norme ordinarie di aggiudicazione lavori. Pubblicazione del banco di gara svolgimento dello stesso ed esecuzione lavori hanno portato via non più di 22-24 mesi, ponendo l'amministrazione in condizione di conoscere, fin dall'inizio, il costo dell'intervento.
La strada di immettere un'impresa in un cantiere per opere secondarie e per bassi importi, per trattativa privata e la sua stabilizzazione ancora per trattativa privata è pericolosa perché non dà garanzie di confronto tra le aziende di settore, lascia disarmata l'amministrazione che non conosce il piano globale delle opere da realizzare, rafforza la posizione dell'impresa in sede di varianti ai lavori e perizie supplettive. Rende infine, incontrollabili i costi globali di intervento; i consuntivi del costo a mq. dei palazzi ristrutturati sembrano molto elevati, concorrendo in questo due fattori: la tendenza ad opere di alta qualificazione e la difficoltà di definire da parte dell'amministrazione, quali e quante varianti risultino effettivamente necessarie.
Un esempio per tutti. La brutta sistemazione del cortile del palazzo di Piazza Castello (incolta perché mai si è visto un cortile storico torinese così maltrattato) è stata affidata in trattativa privata per circa 120 milioni, ma ha avuto una perizia supplettiva di ulteriori 130 milioni.
Si deve anche riconoscere, per non essere semplicistici, che spesso ci si trova di fronte ad opere particolari. Questo ha riflesso sul numero delle imprese interessabili alle opere, in quanto si tratta spesso di fare riferimento non solo alla categoria II, ma alla categoria IV a e IV b relative ad edifici monumentali e al loro restauro, dove meno numerose sono le imprese qualificate per importi adeguati.
Ma il numero di imprese disponibili, pur ridotto, non giustifica che a trattativa privata oltre il 90 % dei lavori abbia interessato quattro imprese ed il 50 % circa una sola impresa. Questa considerazione è tanto più vera se si ricorda che i bandi di gara sono aperti a tutte le imprese italiane ed europee.
L'orientamento degli anni passati crea, dobbiamo dirlo con franchezza e malgrado le indicazioni molto chiare e coraggiose dell'Assessore, riserve anche per il futuro. I 100 miliardi di massima stimati per gli anni a venire sono assorbiti per oltre il 50 % dai completamenti degli interventi affidati alle quattro imprese, mentre l'impresa che ha già svolto lavori per 17,0 miliardi ha interventi per il completamento che assorbono oltre 15 miliardi. Già nelle somme per l'80 e l'81, questi lavori (affidati a trattativa privata) assorbono ben 10 miliardi delle risorse complessivamente disponibili (circa 20 miliardi).
Noi chiediamo all'Assessore di essere fermo e seguire la strada della 584 per ogni nuovo intervento, partendo solo quando siano disponibili progettazioni complete ed esecutive. Ma chiediamo di più. Chiediamo di azzerare la situazione per gli interventi avviati, utilizzando il 1981 per definire progetti esecutivi per il completamento delle opere e procedendo poi ad aggiudicazioni dei lavori che per organicità e completezza riaprano un reale confronto tra le forze produttive.
Le sedi della Regione: Giunta, Consiglio, Assessorati.
Il terzo gruppo di problemi infine. L'organizzazione delle sedi della Regione, gli enti strumentali e degli organi decentrati.
Le indicazioni dell'Assessore presentano due alternative e una subordinata (in realtà, ove si avverasse, prevalente).
Cominciamo dalla subordinata: se fosse possibile trovare, in Torino zona centrale, un fabbricato di adeguata dimensione e livello per ospitare gli uffici della Regione, questa sarebbe la soluzione prescelta. Si parla di trattative in corso; il gruppo liberale esprime riserve per due motivi: la scelta impoverirebbe la città di Torino di sedi per una direzionalità privata, più legata alla centralità urbana, e verrebbe meno l'opportunità di utilizzare quella direzionalità pubblica come strumento di migliore articolazione nel territorio.
L'invito è quindi a decidere per l'eventuale acquisizione solo in quanto si sia deciso di concentrare nella città le sedi della Regione e non decidere di fare questa scelta di concentrazione nella città solo in quanto si possa acquisire un immobile.
Tra le due alternative (il raggruppamento in alcuni poli nella città o la concentrazione in un nucleo decentrato) siamo decisamente a favore della seconda.
Palazzo Carignano per il Consiglio Regionale.
Vogliamo chiudere con una proposta. Vediamo le sedi della Regione articolate in tre nuclei: il palazzo del Governo, il palazzo del Consiglio la sede degli Assessorati. Per questi ultimi il decentramento in uno o più dei grandi contenitori di valore storico, eventualmente integrati. Per il primo la permanenza in Piazza Castello.
Per il secondo, i liberali, rilevata l'insufficienza di Palazzo Lascaris, propongono Palazzo Carignano. Recuperare il Palazzo, realizzare l'aula del Consiglio, dare spazi ai gruppi è possibile ed opportuno. Le risorse possono anche essere trovate, se necessario, dall'alienazione di parte delle sedi attualmente utilizzate, ivi compreso, se necessario, lo stesso Palazzo Lascaris.
A noi sembra che ricollegare questa Regione alla sede prima della democrazia in Italia sia un modo dovuto per dare un segnale di fiducia nella forza e nella continuità delle istituzioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi avvertiamo tutta la difficoltà del dovere intervenire a questo punto del dibattito. E questa nostra dichiarazione vuole essere un leale e corretto riconoscimento alla validità dell'intervento che ci ha preceduto e che è stato svolto con la consueta abilità e con la riconosciuta conoscenza dei problemi, a fronte dei quali, pur tuttavia, noi ci poniamo in posizione diversa. E' comunque un riconoscimento che va onestamente fatto e che, per quanto ci riguarda siamo anche lieti, di poter rendere. Non abbiamo purtroppo da richiamare interpellanze come è stato fatto stamane dal collega Villa, né da citare lettere come or ora ha fatto il collega Bastianini.
Tuttavia riteniamo che sia cosa ovvia, ancorché doverosa, dare atto in premessa della cospicua documentazione fornita dall'Assessore al Patrimonio, in quanto finalmente - e ci sembra questo un indice di novità perché mai accaduto nel passato recente o lontano - abbiamo da essa avuto modo di constatare con sufficiente chiarezza la consistenza attuale del patrimonio regionale. Subito ne deriva un'osservazione o, meglio un'impressione: la Regione, anche in questo campo, è diventata - ci si passi il termine - un "mostrum", ha allargato a dismisura le proprie competenze andando ad accollarsi - per acquisti o comodati di immobili responsabilità ed oneri da capogiro.
Allora, una domanda d'apertura: è stata veramente saggia la politica che si è seguita sino qui? Noi pensiamo che a questo interrogativo si debba rispondere con riflessione e con serietà, fuori da ogni aspro giudizio come abbiamo sentito adombrare in qualche intervento ma, al pari, al di là di ogni facile trionfalismo. Per parte nostra, diciamo che è stata cioè una politica condivisibile e saggia sino a quando ha mirato a far acquisire al patrimonio regionale stabili o palazzi o castelli che fossero veramente rispondenti alle necessità funzionali dell'ente oppure che necessitassero di un concreto intervento per il recupero di valori artistici, storici e culturali. Ma, con uguale franchezza, ci sentiamo di dire che tale non è più stata, cioè non è più stata una politica condivisibile e saggia allorquando ha perso di vista le reali possibilità finanziarie dell'ente finendo con il gravare in modo insostenibile sui bilanci regionali sì da ipotecarne il futuro, dopo aver suscitato - proprio a seguito della esagerata imponenza di tali acquisizioni - speranze ed attese in tutta la comunità piemontese, che sarebbe stato fatale, come in effetti oggi avviene, deludere e disattendere.
Dunque, una politica anche valida o, comunque, non contestabile nelle sue intenzioni ma i cui risultati ci lasciano alquanto perplessi e impongono un realistico riesame. Del resto, questo nostro appunto critico ci sembra essere sostenuto - al di là dei riconoscimenti formali per le tante, troppe, iniziative intraprese nel corso della seconda legislatura regionale - anche dall'Assessore Testa - il quale nella sua relazione afferma, in buona sostanza, come adesso sia giocoforza fermarsi "per un momento di riflessione e di razionalizzazione" anzitutto perché si deve procedere "ad una attenta verifica di compatibilità sulla capienza dei bilanci".
Colleghi, quando si ha la ventura di avere come compagno di strada il simpatico collega Viglione, questo è il minimo che si poteva dire, per criticare indirettamente la politica che nel passato è stata svolta.
Quindi, nei prossimi cinque anni - questa è la morale! - stop forzato a nuovi acquisti, essendo tutte le risorse disponibili - circa 100 miliardi già impegnate per le opere di recupero e di manutenzione del patrimonio acquisito. Ritorna, a questo punto, la domanda iniziale: non si è corso troppo nel periodo 1975-1980 e, in particolare, non si è corso con troppa leggerezza, se oggi - sia pure giustificandolo con "il consolidamento di quanto fatto" e con "il ricupero pieno di quanto acquisito" - si è costretti ad ammettere che sarebbe follia, o perlomeno irresponsabilità proseguire lungo la strada sin qui seguita? Sinora seguita - vogliamo qui riprendere un'osservazione che abbiamo già fatto in precedenti occasioni in altre legislature - non sulla base di un preciso e definito programma di interventi e di investimenti immobiliari, ma affidandosi di volta in volta a scelte che avevano tutto il carattere dell'estemporaneità o della improvvisazione. Denunciamo questo come critica di fondo nella politica del patrimonio regionale. Circa gli intendimenti futuri dell'esecutivo in ordine al suo utilizzo funzionale ed alla sua destinazione, - mentre riteniamo di doverci soffermare sulle linee del piano a breve termine (anche perché, essendo ormai stati quasi tutti realizzati gli interventi previsti, noi veniamo messi di fronte a fatti compiuti), resta - e condividiamo qui le perplessità che abbiamo sentito esprimere stamane dal Consigliere Villa - l'incerta e confusa e ancora aleatoria sistemazione 'dei 3 Assessorati e, in particolare, di quello della Sanità. Noi abbiamo fermato la nostra attenzione sulle linee del piano a medio e lungo termine particolarmente sul proposito espresso - citiamo testualmente - "di puntare entro la scadenza di questa legislatura, all'unificazione di tutti gli uffici centrali regionali in una sola sede, o in alternativa, in poche sedi". Questa è stata da sempre la tesi del Movimento Sociale Italiano che sin dagli anni '70 si è battuto perché fossero evitate quelle dispersioni periferiche degli Assessorati dalle quali non potevano non derivare quelle conseguenze negative che oggi troviamo sottolineate anche nel documento dell'esecutivo: e, cioè, massimo disagio per l'utenza, costretta ad orientarsi "in una giungla di stabili" (ricordava stamattina l'Assessore Testa che le sedi regionali sono ben 15 nel complesso urbano di Torino) impieghi dispendiosi di personale dipendente, gravi difficoltà nelle comunicazioni interne. Proprio per evitare tutto questo noi avevamo sostenuto l'opportunità - e in questo divergiamo profondamente, e ne diremo anche i motivi, da quanto sosteneva prima il collega Bastianini - di una sede regionale unica, in Torino, o, al limite, di poche sedi frazionate sempre in Torino, che accorpassero per competenza i vari dipartimenti. In questa iniziativa crediamo giusto insistere, prendendo atto che anche l'esecutivo adesso mostra di volere privilegiare questa ipotesi tra le molte altre presentate e questo dopo le incertezze del passato. Ribadiamo il nostro punto di vista. La sede unica o le 3 o 4 sedi centralizzate della Regione, a parte le sedi di rappresentanza che noi riteniamo possano benissimo rimanere in Piazza Castello, cioè laddove sono oggi, devono essere ricercate in Torino. Siamo infatti, dell'avviso che sarebbe un errore andare a cercare soluzioni decentrate e lontano dal contesto urbano torinese. Vorremmo ricordare un esempio che ci pare debba militare a favore di una sede centralizzata in Torino, l'esempio cioè della Regione Lazio che ha spostato le sue sedi nella località periferica della Magliana, con tutti gli inconvenienti che si possono facilmente constatare. Certo, a questa sistemazione ostano non poche e non piccole difficoltà: ci rendiamo conto come la possibilità di reperire in Torino una struttura quale quella indicata di 15/18.000 mq. sia alquanto limitata. Tuttavia, questo è l'obiettivo che noi riteniamo si sarebbe dovuto perseguire fin dal passato e al quale, comunque, oggi noi daremo attenzione prioritaria per evitare anzitutto, gli oneri di affitto delle molte sedi disperse (oneri che ammontano annualmente ad oltre 775 milioni l'anno), per rendere più agevole di quanto ora non sia l'accesso da parte dell'utenza alle sedi regionali per dare anche fisicamente l'immagine di una Regione che è giunta ad attrezzarsi in modo organico e funzionale.
L'Assessore Testa ci comunica che, in questa direzione, l'esecutivo ha allacciato alcuni contatti dai quali è sperabile possano sortire risultati positivi. Comprendiamo benissimo le ragioni di riservatezza che impongono al momento di non dire di più, vogliamo però augurarci che le trattative siano condotte con intelligenza e che, soprattutto, possano concludersi entro breve tempo. Il problema, come facevamo notare, è assolutamente prioritario.
La relazione della Giunta - per rispetto all'autonomia del Consiglio non entra nel merito della futura sistemazione di Palazzo Lascaris. Anche qui cogliamo l'occasione per dire che non condividiamo assolutamente il parere che abbiamo sentito esprimere di, una convenienza di alienazione di questo Palazzo per la sistemazione di sedi e di uffici altrove e più precisamente a Palazzo Carignano.
Su Palazzo Lascaris ci pare comunque - anche se la relazione non l'ha affrontato - di dover aggiungere a questo dibattito qualche parola.
Noi siamo dell'avviso che, nonostante le molte perplessità che abbiamo avuto per le ingenti spese di restauro, il recupero di questa struttura settecentesca abbia rappresentato non soltanto un'operazione di grande rilievo culturale, ma anche sia stato un intervento valido agli effetti di una radicale sistemazione del Consiglio. Così come oggi realizzata, per ci sembra una sistemazione lasciata a metà. Gli uffici dei Gruppi Consiliari sono ancora collocati in uno stabile diverso, spesso in condizioni disagiate, secondo un criterio che non possiamo condividere.
La nuova legge sul personale ai Gruppi - recentemente vistata dal Commissario di Governo - impone, per venire applicata, l'esigenza di una diversa strutturazione delle sedi, nella maggior parte dei casi oggi insufficienti. Ma - accanto ed oltre a questa revisione strutturale - si propone l'opportunità di un trasferimento dei Gruppi stessi entro Palazzo Lascaris, trasferendo altrove quegli uffici regionali che adesso vi sono ospitati e che potrebbero benissimo svolgere la loro funzione in altro stabile.



PRESIDENTE

Vorrei che mi venisse chiarito quali sono gli uffici da spostare.



CARAZZONI Nino

Il Centro stampa potrebbe essere sistemato altrove.



PRESIDENTE

Recuperi solo due stanzette!



CARAZZONI Nino

Andiamo oltre. Gli uffici economato e ragioneria possono benissimo essere collocati in altre sedi.
Presidente, comunque io ho espresso un'opinione, anzi che approfitto per rivolgermi, in particolare a Lei e a tutto l'Ufficio di presidenza perché voglia riflettere su questo problema. L'entrata in vigore della nuova legge sul personale, che imporrà fatalmente una diversa sistemazione dei Gruppi da quella che i gruppi stessi hanno oggi, imporrà una nuova soluzione. Pensiamo che questo non sia un problema marginale e che lo si debba avviare a soluzione al più presto, proprio riportando i Gruppi consiliari, e facendo quanto è possibile per ottenere questo risultato entro Palazzo Lascaris che consideriamo sede naturale e idonea all'uopo.
Infine vogliamo fare un'ultima annotazione prima di concludere, circa il contenuto dell'ultima pagina della relazione Testa, riguardo alle modalità di gestione del programma 1981. Se n'è parlato. Ne ha parlato diffusamente stamattina il collega democristiano Villa. L'esecutivo afferma che i punti cardine della nuova politica della Giunta saranno rappresentati dalla trasparenza, dai pubblici appalti, dalla pluralità dei progettisti dal rigore della spesa.
Come al solito, i propositi enunciati sono buoni. Ma non diremo che il fatto di averli sottolineati adesso, nell'anno 1981, sta a significare che validi non erano negli anni precedenti. Diremo soltanto e soprattutto che i negativi esempi forniti nel passato legittimano le più ampie riserve sul credito da darsi a tante buone intenzioni. Verificheremo nei fatti se e quale rispondenza queste promesse potranno avere nella realtà. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone



MIGNONE Andrea

Il Gruppo socialdemocratico rileva innanzitutto la serietà e l'onestà politica della relazione che rappresenta non soltanto una puntuale e precisa ricognizione dello stato attuale del patrimonio regionale, ma delinea anche un'obiettiva e realistica politica di interventi fattibili.
In primo luogo si ribadisce la validità di una politica regionale per il patrimonio. Non è, come ha detto il collega Villa, una difesa d'ufficio ma la riaffermazione della necessità e dell'importanza del ruolo svolto dalla Regione in questo settore togliendo dall'abbandono e dal decadimento un patrimonio non solo architettonico, ma anche storico e culturale per le esperienze ad esso connesse.
In questo quadro va segnalato come fatto positivo il rilievo di aver agito come stimolatori nei confronti di altri enti, e dello Stato in primo luogo. Le recenti intese relative a Palazzo Carignano ne sono un valido esempio.
Certo, di fronte a una situazione economica difficile, non si può non condividere l'esigenza di una pausa di riflessione, che vada nell'ottica di intervenire dove già vi è stata un'iniziativa avviata frenando l'intenzione verso nuovi interventi, giustificati soltanto quando si tratti di interventi straordinari di emergenza e limitati ad evitare deterioramenti irrecuperabili degli immobili.
Per il resto, occorre privilegiare gli interventi che consentano un miglioramento funzionale delle attività regionali, interventi specie nelle sedi decentrate acquisite che consentono l'accorpamento degli uffici regionali per dare modo ai cittadini amministratori di avere la concentrazione degli uffici regionali in una o poche sedi, in modo da non obbligarli a girovagare per sedi ed edifici.
Per la sede del Consiglio regionale è opportuno e necessario l'intervento che è legato al problema dei Gruppi ma non solo a questo, se vogliamo davvero ridare al Consiglio quella centralità dichiarata.
Avremo occasione di approfondire gli aspetti legati al funzionamento del Consiglio stesso e delle sue articolazioni, e quindi legati anche al problema della disponibilità e delle caratteristiche degli spazi.
In questo quadro va vista positivamente l'esigenza di riaccorpare gli uffici regionali sparsi in Torino lasciando a Piazza Castello la sede della direzione politica regionale.
Riteniamo che anche in Torino per le sedi degli Assessorati si possano trovare adeguate soluzioni.
L'importante è, a nostro avviso, non fare politica patrimoniale fine a se stessa, ma una politica senza gigantismi e nel contempo senza rinunce con prudenza estrema nelle nuove acquisizioni, sistemando le necessità più urgenti, dando priorità agli interventi funzionalmente collegati alle attività regionali. E, come giustamente è ricordato nella relazione, anche correggendo le tendenze del passato per ciò che riguarda il dichiarato pluralismo sia per ciò che attiene all'affidamento dei lavori (non sto a ripetere le osservazioni in merito che balzano evidenti dalle schede che dicono molto più di quanto le semplici cifre parrebbero circoscrivere), sia per ciò che attiene la pluralità dei progettisti. Per il primo aspetto si chiede maggiore chiarezza e maggiore certezza fra spese preventivate all'inizio e quella che è la risultanza finale.
Infine siamo ancora d'accordo per interventi dignitosi, non inutili ed eccessivi comunque improntati alla massima funzionalità degli uffici.
Con questi riferimenti, con queste indicazioni e dentro questo quadro di priorità, il Gruppo socialdemocratico condivide la relazione della Giunta.



PRESIDENTE

La parola alla collega Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prima di intervenire nel merito e nel dettaglio della relazione dell'Assessore Testa, desideriamo evidenziare l'opportunità di questo dibattito, opportunità peraltro già confermata dall'impegno con il quale i partiti hanno affrontato il dibattito stesso, dibattito che noi avevamo sollecitato in questi mesi e soprattutto in occasione del dibattito sul rendiconto consuntivo del '79 quando ci permettevamo di indicare nella relazione dell'Assessore - a proposito del patrimonio - dei motivi di superficialità, in quanto dicevamo testualmente che non si poteva "liquidare in uno sterile elenco allegato alla relazione", il problema per noi fondamentale del patrimonio regionale e della sua gestione. Nello stesso tempo vogliamo considerare la relazione dell'Assessore Testa anche risposta ad un'interrogazione mai evasa dalla collega Vaccarino che, nel settembre del 1979, chiedeva alla Giunta (allora l'Assessore Testa non c'era ma c'era una Giunta più o meno come questa almeno nella sua coalizione politica) non soltanto informazioni su recenti acquisizioni patrimoniali, ma anche un elenco degli appalti per le ristrutturazioni, dei modi di appalto, delle ditte incaricate ecc.
L'odierna relazione che esaurisce una parte delle richieste contenute in quella vecchia, interrogazione, non affronta il secondo problema, quello della specificazione degli appalti, anche se implicitamente, laddove l'Assessore Testa ci enuncia le modalità di gestione del programma '81, ci offre una speranza che le preoccupazioni che erano alla base della nostra interrogazione, quando si afferma di voler procedere con lo strumento della pubblica gara (attribuisco alla pag. 16 molta più buona fede di quella che hanno finora attribuito i colleghi che mi hanno preceduta) e cioè la licitazione privata e - aggiunge l'Assessore Testa - limitando la trattativa privata a quei casi in cui ragioni d'urgenza o di particolare connessione ne consiglierà l'uso. Non ci sentiamo di chiedere alla Giunta di assumere sempre e soltanto il metodo della gara pubblica, perché ci rendiamo conto che questo limiterebbe in qualche caso l'operatività e forse la stessa economicità di talune operazioni, ma certo insistiamo sui casi limitati.
Ho desiderato fare questa premessa, ricordando questa nostra attenzione antica al problema del patrimonio regionale, non per voler polemizzare subito con l'Assessore Testa o con la Giunta, ma perché siamo convinti che quella del recupero dei beni culturali sia una battaglia da combattere con convinzione e con impegno. Vorrei anche dire che questa è una grande battaglia. I repubblicani per la loro esiguità numerica (ovunque e anche in questo Consiglio regionale) non possono fare tutte le battaglie che vorrebbero fare, hanno però l'ambizione di fare delle grandi battaglie e quella dei beni culturali è considerata da noi una grande battaglia. Mi riferisco soprattutto al nostro impegno a livello nazionale, giacché uno dei meriti del mio Partito è certamente quello di aver contribuito in prima persona a concretizzare in un nuovo strumento di governo lo sforzo teso a restituire agli italiani il loro patrimonio di storia e di civiltà. Non ho alcuna intenzione retorica nel ricordare in questa occasione come il Ministero per i beni culturali ed ambientali con cui pure la nostra Regione ha dovuto e dovrà ancora confrontarsi se vorrà portare avanti il suo programma a questo riguardo possa essere considerato una creature repubblicana. E non intendiamo con queste parole rivendicare paternità o accreditare visioni in qualsiasi modo esclusivistiche, semplicemente ribadiamo di ritenere questa battaglia un passo decisivo compiuto dall'Italia verso quello Stato moderno e veramente europeo che riconosce ed assume le proprie responsabilità in materia di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale. Ecco perché abbiamo seguito e seguiamo quello che in Piemonte si fa in tema di recupero, di conservazione e anche di fruizione dei beni culturali pubblici e privati.
Credo che si debba innanzitutto parlare del passato ed è indubbio che aver ottenuto negli anni passati la disponibilità di palazzi, la cui valutazione attuale per gli effetti inflazionistici, fa apparire irrisorie le cifre per le quali vennero acquisite è stato un fatto positivo. Inoltre non è soltanto un intento patrimoniale quello che noi attribuiamo ad operazioni di questo tipo, ma è forse e soprattutto il suo intento politico quello che apprezziamo e cioè quello di restituire alla comunità quello che la comunità nei secoli aveva costruito e dalla cui fruizione era stata esclusa. Oggi, di fronte alle difficoltà economiche che a tutti i livelli si fanno più gravi e pregnanti è dunque l'intento squisitamente politico di un programma di recupero patrimoniale di beni culturali ad essere esaltato ed a dimostrarsi valido nonostante tutto, talmente valido da stimolare tutti a trovare le risorse necessarie, senza che queste siano sottratte alla soddisfazione di bisogni sociali più immediati.
E per riferirmi ancora al passato, vorrei parlare non con parole mie ma con quelle dell'assessore Ferrero, che, durante il dibattito sulla cultura ebbe a dire che gli interventi della seconda legislatura sul patrimonio artistico in Piemonte erano nati soprattutto da domande o da sollecitazioni della comunità, il che evidentemente non ci sembra il criterio più razionale per un programma importante, quale quello di cui stiamo parlando.
Ma per tornare al tema del nostro dibattito che sono i beni patrimoniali della Regione, anche se taluni di essi per la loro qualificazione di bene culturale attengono al patrimonio artistico della Regione stessa, i problemi di fondo che la relazione Testa evidenzia sono sostanzialmente due: il primo esplicita la preoccupazione che è dell'Assessore Testa, ma che è anche nostra e di tutti che è quella di verificare se le capacità di bilancio della Regione saranno compatibili con un programma di questo tipo e cioè intanto di recuperare e far funzionare tutto il patrimonio esistente. Sappiamo che questa capacità non dipende soltanto da noi, mentre noi giudichiamo pochi i 100 miliardi stimati per recuperare e far funzionare quello che già c'è, anche se sono considerati costanti - come diceva l'Assessore - abbiamo anche criticato, in occasione della presentazione del bilancio '81, i 20 miliardi impegnati che ci sembravano molti, non soltanto in relazione all'incapacità o all'impossibilità della Regione di spenderli nell'anno in corso, ma soprattutto in relazione al fatto che venivano sottratti ad esigenze più immediate.
Indubbiamente, dovendo anche agire in un quadro legislativo incerto a questo riguardo, la situazione non si presenta favorevole; è vero che il problema centrale affrontato dalla nuova legge in itinere di tutela è quello del rapporto e della divisione delle competenze fra amministrazioni dello Stato e Enti locali, ma la legge non è ancora andata in porto.
Riteniamo che anche i Comuni dovrebbero più autonomamente e più direttamente attivarsi a questo riguardo, non limitare la loro azione a segnalare alla Regione (quando lo fanno) i casi degni di considerazione ed attendere che la Regione intervenga. Conosciamo le difficoltà finanziarie dei Comuni, ma oggi essi attraverso gli oneri delle opere d'urbanizzazione hanno delle disponibilità che debbono evidentemente essere impegnate nei bilanci comunali per le opere di urbanizzazione. Questa capacità impositiva che loro deriva dalla legge 56, art. 52, può forse trovare un ambito più allargato di utilizzo delle conseguenti disponibilità qualora si contemplasse nella legge che una quota percentuale di quegli oneri deve essere indirizzata al recupero del patrimonio storico artistico ambientale.
E' questo un contributo che intendiamo dare nell'ambito di corresponsabilità che stiamo cercando per un discorso che riguardi tutta la Regione e tutti i Comuni, e perfezioneremo questo nostro contributo in un disegno di legge di integrazione alla legge 56, nel momento in cui questa legge verrà riproposta all'attenzione del Consiglio, per quelle modifiche che sono in itinere o nelle intenzioni di molti gruppi. Il richiamo alla sensibilizzazione di tutti a questo riguardo ci trova consenzienti e cogliamo l'importanza delle disponibilità che possono venire dai privati e credo che la futura legge dello stato preveda una serie di concreti meccanismi incentivanti, per stimolare la loro partecipazione. Incentivi che vanno da mutui agevolati e contributi statali a fondo perduto a esenzioni di imposte dirette, di successione IVA, ad agevolazioni in materia di atti di liberalità, deducibilità IRPEF all'esclusione dall'attivo ereditario dei beni culturali all'imposta di successione meccanismi che noi valutiamo con favore. In ogni caso pur trovando soggetti corresponsabili o compartecipi, il problema già oggi per la Regione, non è poi soltanto quello dei 100 miliardi, ma è anche quello di tutta quella spesa corrente che discenderà dalla gestione del patrimonio recuperato.
Ecco perché la prudenza che l'Assessore Testa lascia percepire tra le righe della sua relazione ci sembra più che mai opportuna, così come opportuna ci sembrerebbe una verifica delle acquisizioni o degli appalti in corso.
Faccio qualche esempio che ha il solo scopo di sollecitare l'esecutivo su talune verifiche, anche perché gli esempi ormai sono già stati molti. Per esempio, l'edificio del Buon Pastore, che parrebbe adatto per la sua dimensione a concentrare nella totalità gli uffici dell'Assessorato alla Sanità e all'Assistenza. E' così economico e giusto il suo recupero? Siamo così sicuri che al recupero a volte non si accompagni lo sperpero proprio per l'impossibilità della Regione di attivare poi i meccanismi di controllo e di verifica dei suoi impegni di spesa, in molti casi di ingenti impegni di spesa comportanti centinaia di milioni per l'unità recuperata, quando non miliardi e miliardi.
Un altro esempio per il quale vorrei alcune spiegazioni dall'Assessore è questo: il castello d'Ivrea che la relazione Testa dà come acquisito. Si possono avere rassicurazioni certe che il castello, cui notoriamente la città d'Ivrea è molto affezionata per le sue storiche vicende, sta per essere recuperato come sede del Comprensorio o sono esatte le voci che i finanziamenti regionali abbiano preso una diversa strada? Ho detto che avrei fatto degli esempi che non hanno altro scopo se non quello di evidenziare all'Esecutivo la necessità di controllo e di verifica anche sugli atti discendenti da queste decisioni. Volevo fare l'esempio del cortile di Piazza Castello che tralascio perché Bastianini mi ha anticipato.
Il collega Bontempi, in occasione della presentazione del bilancio del 1981, invitava l'opposizione a collaborare con l'esecutivo in quelle azioni di controllo che un bilancio di oltre 2700 miliardi facevano diventare fondamentali da parte di tutti. Questa nostra raccomandazione unita alla prudenza, che pure l'Assessore Testa dimostra di perseguire, rientra in quello spirito, nella convinzione che ad una forza politica di opposizione competa questo obbligo, quanto quello di una stimolante e contributiva azione politica.
Passo al secondo problema posto nella relazione Testa, quello dell'interrogativo che lo stesso Assessore si pone se in prospettiva a lungo termine - egli dice - la Regione debba vedere la sua sede in uno stabile.
Abbiamo sempre pensato alla Regione come ad un ente moderno e inserito in una realtà di governo decentrata e aperta, accessibile e disponibile alla comunità, con governo e direzioni sburocratizzate e quindi efficiente e tempestiva nella soluzione dei suoi problemi e con un personale che ha preso sul serio il suo mestiere, rinunciando a correre dietro a un secondo o a un terzo lavoro o a passare le mattinate tra un corridoio e l'altro, un personale cioè che si considera parte viva e corresponsabile dell'ente regionale e non solo a mezzo servizio. Ebbene noi crediamo che questo tipo di Regione abbia bisogno anche di strutture e strumenti idonei per poter funzionare e non credo si possa parlare di struttura funzionale quando le nostre sedi (ho segnato 12 poi ho sentito dire 15) tendono anche nella loro ambientazione ad esaltare le differenze di ospitalità dei dipendenti differenze a volte determinate dalla personalità o dal gusto dell'Assessore di turno, quando nella maggioranza dei casi non hanno considerato e quindi risolto il problema del parcheggio per nessuno, teniamo conto che buona parte del nostro personale proviene da fuori Torino. La soluzione intermedia può essere quella 'ai un accorpamento in 3/4 sedi, definendo finalmente quei dipartimenti, che avevano lo scopo di accorpare Assessorati omogenei e servizi collegati (il fatto che l'Assessorato alla programmazione urbanistica sia così fisicamente lontano dall'Assessorato alla Pianificazione territoriale credo che crei non pochi problemi). Questa soluzione dell'accorpamento ci sembra la più opportuna in questo momento e credo che sforzo della Giunta e del Consiglio per un programma a medio termine debba essere quello di verificare questo programma intermedio.
Ci sembra che anche questo problema non possa essere disgiunto dalle previsioni delle realizzazioni del secondo Piano di sviluppo e anche dalla definizione dei problemi aperti nei rapporti tra le autonomie locali e gli altri soggetti, province, comprensori, enti intermedi, Usl.
Per questo riteniamo più che mai opportuno un momento di riflessione e di razionalizzazione, che l'Assessore Testa ha avvertito, ma che per i repubblicani è più che mai attuale. Il PRI invita l'esecutivo a ponderare esattamente anche i vincoli che possono derivare negli anni a venire di una politica patrimoniale pur corretta, nei criteri politici che la ispira, ma che rischia di condizionare scelte prioritarie o socialmente irrinunciabili.



PRESIDENTE

La parola al collega Avondo.



AVONDO Giampiero

Il Gruppo comunista condivide totalmente l'impostazione e il contenuto della relazione presentata dall'Assessore Testa.
E' una relazione pregevole non solo per l'esauriente informazione al Consiglio, ma perché affronta con metodo i problemi relativi al patrimonio regionale, sottolineando positivamente la politica patrimoniale che la precedente legislatura ha condotto. La Giunta regionale ha privilegiato la scelta del recupero e del restauro del patrimonio storico-culturale piemontese e questo non può essere messo in secondo piano. Non è fuori luogo ricordare che negli anni trascorsi, anche recenti, varie amministrazioni locali hanno privilegiato strutture nuove dimenticando il patrimonio del Piemonte.
Nella provincia di Novara sono stati compiuti investimenti cospicui per la creazione di strutture che dovevano servire alla collettività ma che, a opera conclusa, fatti i conti con la realtà, non erano rispondenti alle esigenze. Le esperienze compiute dalla Regione Piemonte, alcune già ultimate altre in fase avanzata di restauro, hanno dimostrato che è possibile un recupero di molte strutture in modo funzionale anche per le esigenze della pubblica amministrazione. Noi crediamo di dover leggere nelle scelte compiute dalla precedente Giunta la volontà di lanciare un segnale alla pubblica amministrazione affinché incominci a guardare a queste esigenze in termini diversi rispetto al passato. E' venuto il momento che ognuno faccia la propria parte rispetto a questo tipo di discorso e non si guardi più e soltanto alla Regione come l'ente che pu fare tutto per tutti. L'Ente Regione ha dimostrato con la politica intrapresa che è possibile percorrere una certa strada e che in questo momento, proprio perché questa linea è fattibile, è necessario l'impegno e lo sforzo di tutti.
La relazione dell'Assessore Testa, pone altri interrogativi e altri obiettivi precisi. Come rispondiamo alle attese della comunità regionale quali risposte diamo alle questioni che si pongono rispetto alla funzionalità della macchina regionale? Condividiamo la scelta di privilegiare nel corso di questa legislatura il recupero di tutto il patrimonio acquisito e il suo concreto utilizzo anche per evitare di divenire responsabili o corresponsabili di un ulteriore degrado del patrimonio stesso.
Riteniamo interessanti le linee generali che l'Assessorato propone laddove dice di voler recuperare i beni storici, artistici e culturali per dotare gli uffici regionali di sedi idonee, di puntare sulla proprietà e solo in subordine, di ricorrere a comodati di lunga durata con altri enti pubblici. Ci pare infine condivisibile la scelta di garantire spazi più idonei di lavoro a tutti i dipendenti che consentiranno una diversa funzionalità degli uffici regionali.
E' interessante l'obiettivo di unificare tutti gli uffici regionali e questo a nostro avviso vale anche a livello periferico, permettendo una razionalizzazione dell'attività regionale, il coordinamento dei vari uffici, una migliore fruizione da parte dell'utenza.
Condividiamo le proposte avanzate dal Consigliere Bastianini, che individuano tre sedi regionali: una sede per il governo, una sede per il Consiglio, una sede unica per gli Assessorati.
Crediamo sia opportuno individuare al più presto una soluzione che consenta di privilegiare il momento interno a Torino che non escluda per nel, caso questa soluzione non sia percorribile, una scelta per l'immediata periferia. Le questioni inerenti alla sede del Consiglio regionale non sono di semplice soluzione tenendo conto che il reperimento di locali comporta difficoltà nel funzionamento generale del Consiglio.
Siamo d'accordo sulla metodologia che la Giunta intende perseguire e sulle indicazioni contenute nella pag. 16 della relazione, sulle quali si è incentrato il dibattito oggi.
Credo sia indispensabile fissare nel breve periodo una discussione generale sul patrimonio regionale, includendo anche quel patrimonio acquisito con i trasferimenti delle IPAB, dell'Enal, da troppo tempo dimenticato dagli enti pubblici ma che potrebbe svolgere un'importante funzione per la politica e per l'attività complessiva della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, nel ringraziare la Giunta e per essa l'Assessore Testa della relazione, voglio ricordare lo sforzo generoso e nobile che gli altri Assessori hanno dedicato a questo problema, Rivalta Moretti, Simonelli e quanti altri si adoperano nel campo del patrimonio.
La relazione dell'Assessore Testa sostanzialmente si colloca nell'indirizzo che la precedente Giunta aveva individuato.
Ricordo che le famiglie del Comune di Morozzo, che durante l'epoca fascista vendette le montagne di Frabosa, erano adirate a causa della svendita di quel patrimonio che era indispensabile per l'attività zootecnica del comune. Questi ricordi giovanili mi hanno indotto a ripensare e a rimeditare su che cosa voglia dire un patrimonio per un ente.
Che cosa ha fatto lo Stato? Lo Stato, al di là di quello che fecero i piemontesi quando arrivarono a Roma nel 1870 che costruirono il Palazzo del Viminale, il Palazzo del Tesoro, il Palazzo delle Finanze, ecc., non fece una vera politica patrimoniale, e scelse la politica dello "Stato in affitto". Esiste un'organizzazione che costruisce gli uffici per affittarli agli enti pubblici per ragioni di profitto, di capitale maggiormente retribuito, con nessuna noia da parte di inquilini privati e così via dicendo.
Dobbiamo uscire dal concetto dello Stato e delle istituzioni in affitto, e indirizzare le nostre scelte ai grandi modelli tradizionali alla politica in casa propria.
Allora, ci sono delle scelte da fare, come ogni società deve fare.
Abbiamo discusso del palazzo unico, abbiamo discusso dell'area del gas, di Palazzo Carignano, di un palazzo formicaio come il grattacielo Pirelli. Lo stesso Pirelli però, dopo avere costruito il grattacielo, lo ha abbandonato e la Regione Lombardia, dopo averlo acquistato, lo sta compravendendo: l'epoca dei grattacieli e dei formicai piramidali è ormai abbandonata e superata per tante ragioni. Ne è possibile a Palazzo Carignano, l'aula storica non si può toccare né si possono utilizzare le stanze attorno all'aula storica per cui, così com'è strutturato, può servire per alcuni uffici, ma non può servire per le attività del Consiglio regionale. E' invece possibile strutturare la Regione attraverso tre o quattro sedi per ragioni di opportunità, per ragioni di sicurezza, e così via.
La nostra politica patrimoniale comprende un complesso di valori identificabile in 600 miliardi tra il concesso e la proprietà. Non si dimentichi che la Regione è tra i più grossi proprietari di terreno (20 mila ettari). Quando mai si è parlato di demanio regionale? Acquistereste oggi la Mandria (14 milioni di mq. di terreno) per due miliardi e 600 milioni? Si è fatta la questione di Pinerolo: ma è stata proprio la D.C. di Pinerolo che ha spinto perché il Palazzo Bricherasio fosse recuperato per dare una sede al Consorzio dei trasporti, al Comprensorio, al Co.Re.Co.
alle USL. Con la D.C. di Pinerolo si parlano sempre due linguaggi: da una parte si dice che questa politica è mastodontica poi Villa introduce "il gancetto": su 20 miliardi si sono spesi appena un miliardo e mezzo. Ecco il gancetto. Prima questa politica era da fermare, era da tagliare, poi si dice: perché non si sono spesi i 20 miliardi? Proprio da Bastianini mi sento dire che la ristrutturazione di Palazzo Reale costa 2/3 milioni al mq. quando Palazzo Reale è di 18 mila metri quadrati complessivi.
Non si possono introdurre questi argomenti pensando che ci sia una ignoranza bestiale dappertutto. Con una spesa di 40 miliardi ne abbiamo realizzati 600 di patrimonio: non si può dire che tutto questo sia stato mastodontico, dispersivo e dispendioso. Abbiamo realizzato in 11 mesi il Consorzio del Centro di calcolo e tu, Bastianini, come Consigliere Comunale di opposizione hai criticato questa linea. Se il Comune avesse seguito la tua linea si entrava nel Centro nel 1983, pagando tre volte il prezzo iniziale, mentre la Regione lo fa funzionare da tre anni. Vuoi dire che il metodo sia sbagliato? E' giusto spendere tre volte?



BASTIANINI Attilio

Lo dico!



VIGLIONE Aldo

Ma non venirla a raccontare, a noi! L'Assessore ci dirà quanto abbiamo pagato di variazioni in aumento dei prezzi: qui sta il nodo centrale: abbiamo realizzato le opere, abbiamo pagato 3/4 miliardi di variazioni in aumento dei prezzi, il che vuole dire solo il 10 % in più; quando sappiamo che altre amministrazioni non riescono a pagare le variazioni in aumento. Quale politica ci viene a proporre Bastianini? Quelli che io sostengo sono principi liberistici, quelli che in genere Bastianini sostiene in altre occasioni.
A quanti dicono che la nostra politica patrimoniale è mastodontica vorrei ricordare che il Governo non è stato in grado di trovare a Torino 27 camere per la Commissione Tributarie e le pratiche di coloro che devono pagare centinaia di miliardi di tasse giacciono nei cassetti perché non si trovano 27 camere! Si tenga conto delle osservazioni che sono venute dal dibattito, ma non ci si lasci intimidire da argomenti che non hanno alcun senso. Se non avessimo proceduto così come abbiamo proceduto se ci ritrovassimo ancora in Piazza Castello nella sede dell'amministrazione provinciale, dove ogni giorno si faceva la rissa contro il governo che era incapace di trovare una sede per il Consiglio regionale, oggi saremmo là a sentire il contrario di questo discorso: e cioè che non eravamo stati capaci di fare niente. Si tratta di fare la politica delle scelte. Noi scegliamo di andare avanti senza dubbi tenendo conto delle osservazioni, e confrontandoci. Non sono per la politica mastodontica, me per una politica di recupero ben fatta che dia alla Regione la possibilità di essere attiva.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signori Consiglieri credo di dover iniziare questo intervento cercando non già di tranquillizzare il Consigliere Viglione visto che il dibattito è riuscito a porlo in un determinato stato di tensione per il giudizio critico che è venuto su una serie di interventi che si sono succeduti sulla passata gestione, ma per dire che se non riusciamo a svincolarci dal rapporto di un riferimento personale nei confronti di un giudizio sul modo con il quale si deve gestire la pubblica spesa, difficilmente riusciremo serenamente a fare delle valutazioni e quindi anche a collocarci in quell'atteggiamento che lui rivendicava di "conoscenza per imparare" che come giustamente ha il diritto di rivendicare, può anche nei nostri confronti cercare di sollecitare. Siamo qui per sentire le ragioni che sono state espresse a giustificazione del comportamento e degli atteggiamenti seguiti. Non vogliamo liquidare sommariamente tutte le considerazioni che Viglione ha fatto anche con riferimento all'aspetto più scottante e sconcertante relativamente alla gestione amministrativa.
Dobbiamo rivendicare come nella gestione della spesa pubblica vi siano delle regole e delle norme che vanno rispettate per tutti, sia per il manager come per i burocrati di livello comune i quali però tutti quanti l'uno come l'altro, devono rendere conto con chiarezza della consistenza del proprio operato e quindi anche della limpidezza dell'amministrazione.
Ci troviamo di fronte a un programma di attività, con un taglio palesemente critico e con degli intenti costruttivi non per demolire tutto ciò che è stato fatto, per una parte del quale abbiamo dato degli assensi ma per cercare di vedere che cosa di questo "tutto" non può continuare in questa direzione salvo i pericoli che sono stati chiaramente denunciati dall'Assessore e che sono stati commentati dai precedenti interventi.
Dobbiamo dire che qui interviene una componente negativa nei rapporti con il Consiglio. Questo lo dobbiamo rivendicare con forza perché la Giunta avrebbe dovuto presentare questo programma con dati e certezze, già molto tempo fa. Anche nella passata legislatura abbiamo più volte richiamato l'opportunità dell'osservanza di certi principi.
Questo ritardo non può essere riferito solo all'attività di questa Giunta e quindi il giudizio critico non può prescindere dalle scelte sbagliate nel merito e nella gestione né nella difesa con la quale l'esecutivo attuale si dispone a distinguersi rispetto al passato. Dobbiamo anche dire senza reticenza che complessivamente il giudizio non pu risultare positivo nonostante le positività degli elementi acquisiti. Si è voluto fare un'enfatizzante diaspora di investimenti che in alcuni casi non sono stati moltiplicatori né di nuovi posti di lavoro, né di servizi sociali per la comunità, ma per lo più di ulteriori spese per giustificare quegli investimenti, per giustificare l'uso, di quegli immobili, i quali sono divenuti maggiormente costosi perché non coordinati e programmati con sufficiente rigore. Di questo Viglione deve darci atto perché, altrimenti non possiamo pensare di stabilire nessun confronto positivo anche rispetto alle cose nuove che si possono intraprendere o al completamento di quelle già avviate.
Non sono stato un sostenitore della politica dell'affitto, però se alcune amministrazioni pubbliche hanno dovuto subirla era certamente in una condizione di disponibilità della finanza pubblica locale ben diversa da quella della quale ha potuto disporre il Presidente della Giunta della passata legislatura, quindi non so se, alla verifica del comportamento rispetto alla disponibilità, l'atteggiamento di Viglione sarebbe stato altrettanto coraggioso nella politica di acquisizione e di sistemazione degli immobili. Il rispetto del denaro pubblico deve essere il punto di riferimento anche nel metodo della programmazione della Regione che ha dei precisi contenuti nel Piano di sviluppo 1976/80. Ho voluto rivedere quei documenti per cercare di capire in che misura ci si era mossi e confesso che non sono riuscito a ritrovare giustificazioni anche rispetto a destinazioni elencate in quel documento con riferimento a precisi settori di sviluppo delle attività sociali ed economiche della Regione.
Il nostro compito nella passata legislatura, al di là del fatto che alcune amministrazioni comunali possono aver sollecitato il recupero di determinati beni, non è mai stato quello di sollecitare o di interferire rispetto all'operato della Giunta. Anche se queste interferenze sarebbero state gradite, abbiamo evitato di volerci confondere rispetto a determinate scelte; oggi, però, non possiamo non valutare il pericolo di continuare su questo piano inclinato, ancorato più ad ineluttabilità di conclusioni che si devono comunque portare a compimento piuttosto che non a scelte precise e finalizzate. Siamo disponibili a distinguere scelte e scelte ma non possiamo denunciare quelle di maggiore peso qualitativo che innanzitutto non sono state mai sottoposte ad un vaglio critico del Consiglio né sono state sottoposte al vaglio di priorità rispetto alle esigenze effettive da assolvere rispetto a determinate carenze.
Sul tema della programmazione questa materia non ha alcuna attinenza.
Vogliamo proprio continuare sempre a coprire con il simulacro di un Assessorato preposto principi e metodi che sono ormai morti e sepolti semmai sono esistiti? E' possibile che non si possa rivendicare un minimo di riferimento che sia tale da giustificare determinate scelte costosissime e quindi comportanti delle ipoteche sui bilanci successivi di non poco rilievo? Il ricorso alla partecipazione delle forze politiche è uno dei metodi all'interno del quale il rispetto dei principi della programmazione poteva essere assolto. Non possiamo relegare anche questo principio solo e sempre al gargarismo che vuole comunque affermare che vi deve essere pluralismo nelle scelte e quindi capacità acritica di far crescere una determinata politica regionale. A prescindere da questo disagio non possiamo concorrere a perfezionare i vostri errori e quindi dobbiamo onestamente dirvi qual è oggi la nostra posizione per il futuro.
Siamo disponibili a modificare tale atteggiamento se possiamo concorrere a determinate priorità, a costruire assieme un'ipotesi di interventi che approdi ad obiettivi perseguibili nell'arco di validità temporale che possa giustificare e anche legittimare le nostre scelte. Con i tempi che corrono non possiamo dare un avallo a questo comportamento. Non dimentichiamo che siamo di fronte a disponibilità che non saranno quelle degli ultimi 4/5 anni. Siamo di fronte ad investimenti regionali falcidiati dall'inflazione, quindi non può essere traguardato con obiettivi e tempi lunghi ciò che negli anni passati poteva essere una scelta responsabile anche se delineata ancora con delle conclusioni incerte: o vi è una risposta in questa legislatura a questo discorso, oppure la programmazione finalizzata a superare attuali congiunture di riconversione fallisce ineluttabilmente.
Noi riteniamo di doverlo denunciare con tutta la responsabilità del caso.
Voglio riprendere questo discorso soffermandomi sul ruolo che la Regione può svolgere in termini di qualificazione dell'assetto complessivo dei servizi, sui quali la Regione può avere compiti istituzionali e li ha può avere ed ha risorse opzionali destinabili a strutture amministrative già attivate. Quale ruolo possono svolgere gli investimenti immobiliari su questo tipo di attività e quali risposte pensate possano essere credibilmente accettate dalla gente? Non certo questo continuo accorpamento e disfacimento di assessorati e di super assessorati in funzione di lottizzazioni di partiti, di spazi di potere per assecondare disegni di autonomia funzionale che in realtà potrebbero essere assolti molto meglio,con continuità maggiore e spazi molto più ridotti.
Diciamo subito che sulla scelta relativa all'ipotesi di acquisizione di 18/20 mila metri quadrati per nuovi uffici regionali la nostra risposta, in questo momento congiunturale, rispetto agli investimenti che si devono affrontare, non può essere positiva, proprio perché riteniamo che in ordine all'acquisizione patrimoniale e agli investimenti immobiliari la Regione può svolgere ruoli attivi, tali da incentivare nuovi posti di lavoro, nuove capacità produttive coprendo un compito integrativo tra il pubblico ed il privato non pensando con questo di continuare nella solita politica delle denunce, delle necessità, dell'esigenza del potenziamento del terziario superiore o pensando di rinviare questo problema a una responsabilità di privati o al governo o ad altri livelli come la Cee, in termini di finanziamento. Vi sono dei settori sui quali questo tipo di intervento si qualifica e si attualizza in termini precisi.
Li indichiamo nella ricerca universitaria, nella ricerca applicata nella qualificazione delle strutture socio-sanitarie, nelle banche dei dati necessari per conoscere e modificare il rapporto del sistema produttivo rispetto alle nuove valenze e ai nuovi rapporti di carattere internazionale, nel settore della qualificazione del trasporto pubblico e del trasporto merci, nella ricettività qualificata per obiettivi, della quale dirò ancora qualche cosa proprio perché ha un riferimento specifico ai beni culturali ed ambientali, che sono parte degli investimenti dei quali ci occupiamo.
Se è vero che la Regione ha questi compiti e queste urgenti necessità rispetto ad una drammatica prospettiva di perdita di decine di migliaia di posti di lavoro e se è vero che rispetto a questa realtà e a questo quadro è necessario operare anche una verifica di costi-beneficio rispetto agli investimenti che stiamo facendo, permettetemi che estragga alcune considerazioni a campione dalle schede che l'Assessore Testa ci ha fornito.
Palazzo Reale: investimento di 6 miliardi e mezzo con un recupero di un migliaio di metri quadri per uffici: un investimento di 6 milioni e mezzo per metro quadrato per insediare i degnissimi collaboratori regionali con i loro Assessorati: obiettivo quanto mai interessante ai fini di un recupero complessivo del bene patrimoniale, ma era questo l'investimento più opportuno per insediare degli uffici regionali? Investimento che riguarda una manica dei "Poveri Vecchi". L'Assessore ci propone i dati relativi agli investimenti immobiliari edilizi ma in questo costo, non è compreso l'arredamento del Centro di Calcolo. Anche in questo caso siamo nell'ordine di investimenti superiori ai 2 milioni per metro quadrato. C'è da chiedersi se il recupero di questi edifici finalizzati ad investimenti per strutture di questo tipo, è il più opportuno.
Mancano i dati relativi agli investimenti fatti dal BIT per il Centro Cartografico. Le stime in nostro possesso valutano questi investimenti attorno ai 500/600 milioni per impianti, arredamenti, ecc.
Non denunciamo la scelta del Centro di Calcolo, perché è un investimento produttore e volano di nuovi posti di lavoro e quindi di benefici per la comunità piemontese, semmai la critica è alla localizzazione e quindi al tipo di spesa che si è fatta su quell'edificio.
Tralascio le considerazioni sulle modalità di gestione di questa operazione immobiliare (né, d'altra parte, è la prima volta che ne parliamo in quest'aula) e vengo alle proposte finali della nostra parte politica.
Sulle sedi decentrate riteniamo che il riferimento enunciato da Villa alla prefigurazione dell'ente intermedio possa essere significativo di investimenti articolati, però questi recuperi, significativi ai fini culturali, debbono essere associati a recuperi e ad usi finalizzati e di sviluppo sociale ed economico quindi con attività che non siano meramente di uffici o di accorpamento funzionale di strutture che in realtà non esigono, alla scala regionale, delle grandi dimensioni; mentre invece una struttura regionale che in ogni sede articoli delle altre funzioni, tipo ricettivo qualificato, intendendo con questo la possibilità di attivare convegni, manifestazioni, sarebbe utile poterla realizzare con l'obiettivo della sede regionale connessa alla sede dell'ente locale intermedio.
Per contro, non possiamo essere d'accordo sull'opportunità di proliferare ad ogni costo il patrimonio regionale per volerlo risistemare e gestire, ad es. per quanto riguarda gli enti sciolti (Gioventù Italiana ed altri).
Riteniamo che non sia onesto né opportuno attivare una concorrenzialità o un contrasto con gli Enti locali, quando invece le province e i Comuni possono avere necessità di disporre di sedi. E' inutile continuare ad acquisire beni per poi non avere la possibilità di sistemarli, anzi, per andare a litigare con gli Enti locali per la loro disponibilità.
Vengo al problema della sede regionale. Ho già detto che per noi è ingiustificato, rispetto agli investimenti che sono stati fatti nel centro di Torino, che sono in atto e che hanno quindi un ammortamento che non è prefigurabile a tempi più ridotti dei 15/20 anni, ipotizzare grandi investimenti per sedi regionali. Siamo per la connessione del terziario pubblico alle aree centrali, questo l'abbiamo sostenuto già in occasione della discussione relativa alle sedi giudiziarie e in particolare lo rivendichiamo anche per le sedi amministrative regionali, cercando di dare ovviamente continuità funzionale a queste strutture.
Ci sta bene la proposta che è stata ripresa da Bastianini, che d'altra parte è la più logica, dell'individuazione di tre nuclei. Siamo anche disposti ad ipotizzare a tempo medio-lunghi un accorpamento più consistente purché non vada ad insediarsi in strutture tipo quella della Rai che depaupererebbero ineluttabilmente la struttura pubblica terziaria di Torino, oppure che allontanino comunque la struttura terziaria privata la quale deve rimanere componente essenziale dello sviluppo della città e dell'area metropolitana. Siamo tutt'al più disposti a considerare come ipotesi realizzabile a tempi medio-lunghi il vecchio centro direzionale come localizzazione che possa connettere l'esigenza dell'accorpamento all'esigenza del riferimento alle attività centrali amministrative e pubbliche già esistenti nel centro di Torino, ma siamo contrari a decentramenti assurdi, come già sono stati sperimentati da altre Regioni e che comunque non conseguirebbero quegli effetti di razionalità che si vorrebbe enunciare.
Le strutture pubbliche amministrative regionali debbono almeno conseguire tre tipi di connessione: la ricettività che consente di connettere il riferimento esterno degli utenti e degli operatori alle nostre strutture; l'ipotesi, ad esempio, di affiancare ad una struttura regionale accorpata un centro di congressi che non sia in affitto e tale da attivare una serie di relazioni con il privato. Siamo anche per l'accorpamento degli enti strumentali perché, ai fini anche di una corretta gestione e di un rapporto unitario, è necessario connettere le strutture amministrative con gli anti strumentali.
Siamo per la conclusione dei recuperi avviati, in particolare il San Giovanni come museo delle scienze, Rivoli come significativo esempio di emblematico recupero culturale purché definito nei dettagli rispetto all'utilizzazione che se ne vuole fare. Siamo per le sistemazioni delle sedi universitarie che sono anche parte degli investimenti che sono stati avviati rispetto ai quali un ruolo di supplettivo della Regione anche nei confronti dello Stato ha delle giustificazioni in prospettiva come investimento sociale ed economico.
Per quanto riguarda Palazzo Carignano concordo con le opinioni espresse dall'avv. Viglione.
Il nostro atteggiamento critico vuole soprattutto cercare di recuperare nella prospettiva di destinazioni immediate di risorse l'essenziale rispetto alle elencazioni che ho fatto per l'area torinese, proprio perch si evitino altri investimenti in altri immobili che poi non possono essere conclusi in archi di tempo e in prospettive credibili rispetto alle decisioni che stiamo per prendere che purtroppo investiranno questa se non ancora la prossima legislatura.
Abbiamo ritenuto di richiamare il ruolo della Regione per quanto riguarda le funzioni che può svolgere in prospettiva ed immediatamente rispetto alla drammatica situazione sociale ed economica cercando quindi di riconsiderare e di finalizzare a questi obiettivi le scelte immediate che dovremo compiere anche con i bilanci 1981 e seguenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, mi preme riprendere alcune considerazioni al termine di un dibattito vivo e di grande interesse per noi addetti ai lavori, ma anche per i cittadini perché sulla politica del patrimonio, delle sedi, del riutilizzo si fonda la riorganizzazione della città e della Regione.
Vorrei innanzitutto sottolineare che la politica svolta nei cinque anni passati è stata una grande politica che ha dimostrato che nel Paese si pu fare sia pure a costo di grossi sforzi. In questo campo inerzia, assenze latitanze hanno fatto sì che molti palazzi rischiassero di andare irreparabilmente in rovina.
L'aver fatto questa politica nei cinque anni passati ha dimostrato alla gente che questa strada paziente ed ostinata è coraggiosa.
Lo dice uno che non ha il feticcio né del mattone né delle costruzioni e che per formazione mentale cerca sempre di ritrovare fini ed obiettivi attorno cui aggregare progetti di cambiamento della società e anche dei rapporti tra le persone e tra le classi. Quindi non sono certamente sospetto di una lode aprioristica di aspetti così evidenti dei manufatti invece voglio trarre dalla concretezza di questi processi il segno del rinnovamento, della funzione dirompente, nuova e grande.
Mi è piaciuta la relazione dell'Assessore Testa perché ha colto con molta intelligenza ciò che è stata questa funzione, la prosecuzione cioè per portare alla fine certi processi, il rilancio sulla base delle capacità, un invito, una provocazione a quegli organi dello Stato o allo Stato che non hanno mai provveduto. La nostra programmazione, i nostri interventi debbono soprattutto smuovere, dimostrare che le strade sono percorribili, aprirle, armarle di risultati e debbono chiamare in causa troppi anni di inerzie, di assenze, di latitanze molto gravi in questo settore.
Si è parlato molto delle sedi della Regione. Voglio rendere l'opinione del nostro Gruppo. Mi pare giusto ripercorrere questo schema: Governo Consiglio, Assessorati, è una idea che da tempo stiamo sviluppando. Mi pare giusto e corretto il principio dell'accorpamento, della non dispersione.
Vorrei solo sottoporre alla riflessione dei colleghi un tema che è stato poco presente nel dibattito. Non dobbiamo guardare solamente al domani, non dobbiamo avere visioni corte, dobbiamo invece pensare alla consequenzialità e alla coerenza con cui per tutti gli aspetti, anche quelli delle strutture, pensiamo alla Regione futura. Quando parliamo di Regione che deve decentrare, di Regione che deve delegare, di Regione che non deve essere di amministrazione e di gestione dobbiamo fare qualche ripensamento non solo sui contingenti numerici dei funzionari regionali, sulle loro funzioni, sull'intreccio tra funzioni dei Comuni e degli Enti locali e funzioni della Regione, ma anche sulla questione delle sedi.
Abbiamo già avuto occasione di dirlo altre volte: la Regione pu scoppiare o può morire di gestione attiva. Noi stessi ci stiamo misurando in questo Consiglio con fatica e difficoltà per avere ancora un intreccio di amministrazione attiva che tende a crescere in vece delle funzioni primarie legislative, di programmazione e di coordinamento.
L'Assessore si è posto degli interrogativi, ma ha parlato di azione a tempi brevi, di necessità che si pongono immediatamente.
C'è in ballo la questione della sede di Via Cernaia. Senza ideologismi e senza schematismi questo problema va esaminato in tutta la sua pregnanza e in tutti i suoi aspetti potenzialmente positivi. Pensare ad una città che si qualifichi attraverso un terziario pubblico nei suoi modelli o negli indirizzi di espansione è giusto. Se Torino, che è una città monocentrica sviluppa un'idea di città policentrica, credo che sia rivitalizzazione e politica che va verso il futuro e che non guarda al passato. Dobbiamo avere una strategia complessiva in cui pubblico e privato, hanno funzioni fortemente attraenti l'uno sull'altro. Una struttura è determinata dalla sua funzione e la funzione della Regione deve essere di interfaccia a servizio degli amministratori, è una funzione di raccordo, di informazione insieme al sistema di deleghe e di decentramento che abbiamo ipotizzato, ma che stentiamo a mettere in moto.
In questo senso luoghi più accessibili, luoghi non dispersi, dove un amministratore, per le diverse provenienze dai micro, dai medi, e dai grandi Comuni sia messo in condizione di essere accompagnato in maniera non casuale, ma in maniera precisa e chiara. Il collega Bastianini, con la consueta abilità, ha parlato di condivisione sulla politica e di dissenso sui modi. Sono state avanzate alcune questioni. Siamo convinti che in questo, come in altri settori si sia agito con chiarezza, con correttezza con trasparenza in funzione dell'interesse generale.
Questo è stato uno degli elementi caratterizzanti del cambiamento del '75 e vorremmo che continuasse ad esserlo in modo permanente nella comunità piemontese e in tutte le forze politiche.
Siamo disponibili per qualsiasi approfondimento, per qualsiasi incontro per determinare i criteri e le regole che debbono presiedere a tutte le procedure di affidamento di incarichi a imprese, a professionisti qui e altrove. Ricordo comunque una cosa: questa politica non è stata vaniloquio o di intenzione. Si è voluto correre per ottenere dei risultati che purtroppo avrebbero potuto anche mancare.
Riconfermo una disponibilità piena a qualsiasi approfondimento su questi temi ritenendo che la chiarezza delle regole, il rispetto di queste da parte di tutti noi a qualsiasi livello sia uno dei punti qualificanti del nostro impegno come comunisti nelle istituzioni a cominciare dalla Regione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Testa.



TESTA Gianluigi, Assessore al patrimonio

Desidero innanzitutto ringraziare gli intervenuti al dibattito che hanno dato un contributo fattivo e utile sul problema del patrimonio.
Se dovessi dire che le idee sono più chiare dopo il dibattito sarei insincero. Le posizioni dei partiti soprattutto in ordine alla sede torinese della Regione sono divise e questo responsabilizza ancora di più la Giunta a fare le scelte di governo che le competono. La relazione che ho presentato, nonostante le interpretazioni che ne sono state date, si colloca nella prosecuzione della linea della precedente Giunta innanzitutto perché il programma che è stato presentato è possibile solo in quanto la precedente Giunta ha acquisito alla Regione Piemonte una serie di beni patrimoniali, in secondo luogo perché la relazione configura una metodologia di intervento a tempi diversi. In certi momenti determinate modalità di intervento sono giustificate, in momenti diversi lo sono meno.
Non bisogna fare di ogni erba un fascio valutando le cose del passato con il criterio di oggi. Quindi non vi è una politica del patrimonio di Viglione o una politica di Testa, vi è una consecutività logica della politica del patrimonio, pur con le variazioni che a questa politica vengono apportate. Non condivido, ad esempio, quanto diceva Viglione relativamente all'esperienza della Regione Lombardia.
Semmai l'esperienza negativa della Regione Lombardia deriva più dalle caratteristiche costruttive del grattacielo che non dal fatto che tutti gli uffici sono concentrati in un unico punto. Ritengo invece che il concentrare gli uffici in una unica sede dia molti più vantaggi di quanti possono essere gli svantaggi. Quando a scuola studiavamo Dante ci insegnavano che su ogni terzina vi possono essere diverse interpretazioni e l'intervento del Consigliere Villa mi ha permesso di capire come delle stesse parole possa essere data talvolta una interpretazione diversa. Tengo invece a confermare che l'interpretazione è quella delle cose scritte quindi della continuità che rivendicavo prima.
Prima di passare su alcuni punti specifici, credo sia opportuno fornire un dato che non era contenuto nella documentazione in ordine alla revisione prezzi; su 45 miliardi circa di lavori effettuati, la revisione prezzi è stata circa di 4 miliardi, con una media inferiore al 10 % quando la rivalutazione è passata negli anni 75/80 dal 15 al 20 %.
Voglio ora entrare in alcuni punti specifici che sono stati posti sul tappeto.
Villa diceva che il quadro delle esigenze degli Assessorati è incerto perché gli Assessorati hanno una diversa configurazione, io credo invece che la scelta degli accorpamenti degli Assessorati non dipenda dal patrimonio, ma viceversa, gli accorpamenti degli Assessorati avvengono in relazione alle esigenze di funzionalità della Regione e a queste scelte politiche deve seguire una politica di patrimonio.
Alcune scelte sono ormai configurate in modo preciso e confermo che per quanto concerne l'ecologia, la sanità e l'assistenza esiste una soluzione che ho definito a breve periodo (nell'arco di un anno). La sede dell'ecologia è quella di Via Principe Amedeo, mentre la sede dell'assistenza e della sanità sarà quella del Buon Pastore. Mi corre anche l'obbligo di dare una precisazione al Consigliere Vetrino il quale relativamente al Buon Pastore ha espresso dei dubbi circa la convenienza dell'operazione. Ricordo che la spesa complessiva per la sistemazione del Buon Pastore ammonta secondo la valutazione odierna di circa 7 miliardi, la superficie recuperata è di 10.850 mq per cui il costo per metro quadro è di 620 mila lire. Non dimentichiamo che si tratta di un complesso inserito in una realtà armonica caratterizzata da verde, spazio per parcheggi, ecc.
Al Consigliere Villa, che faceva delle riserve circa l'operazione del Buon Pastore per l'incertezza del quadro giuridico in cui quell'operazione si situa, voglio precisare che è stato raggiunto un accordo, che sarà prossimamente ratificato con il Comune di Torino, in base al quale l'operazione del Buon Pastore si configurerà come un comodato dato dal Comune alla Regione per 29 anni; quindi le somme che abbiamo investite saranno ampiamente ammortizzate in questo arco di tempo.
Per quanto riguarda il Palazzo Reale l'architetto Picco, che a differenza di me ha molta più competenza in questi temi, forse è incorso in un errore nel senso che la superficie recuperata non è di mille metri quadrati, ma di dieci mila, quindi il costo che lui ha calcolato va diviso per 10 a cui però andrebbero anche aggiunti 4 mila metri quadrati di soppalco, che, per buona grazia, non considero.
Per quanto riguarda il castello di Ivrea, vorrei precisare che il recupero come bene culturale proseguirà. L'utilizzo del castello come sede comprensoriale non trova l'assenso dell'Assessore al patrimonio che essendo anche l'Assessore al personale non se la sente ancora di condannare alla galera il personale (il castello di Ivrea ha la struttura della galera ed è stato tradizionalmente usato come galera).
Recuperare quel castello vuol dire recuperare un pezzo di storia del Piemonte, mentre il recupero come sede di Comprensorio non è condiviso dall'Assessorato. Verso la fine giugno potremo aggiornare le evoluzioni avvenute rispetto ai dati forniti. Preciso che l'Assessorato era pronto da un paio di mesi a svolgere questo dibattito che invece impegni diversi hanno rinviato.
Gli interventi previsti ad Exilles sono di salvaguardia del patrimonio.
Per quanto riguarda poi la formazione professionale la Giunta condivide le indicazioni date da Bastianini circa l'importanza degli interventi sugli stabili di formazione professionale. Rispetto al documento che è stato portato all'attenzione del Consiglio vi è un elemento di novità nel senso che, in accordo con l'Assessore Ferrero, partirà la progettazione di una nuova scuola professionale a Biella che viene a completare un progetto di cui la precedente amministrazione, in collaborazione con la Finpiemonte, si era fatto carico.
Per quanto riguarda il discorso delle procedure per l'affidamento dei lavori, nonostante la scarsa fiducia dell'ing. Bastianini, confermo quanto è scritto nell'ultima pagina della relazione, anche se vi potranno essere affidamenti a trattativa privata in numero limitato laddove esistano delle condizioni iniettive perché ciò avvenga; mi riferisco a quelle situazioni in cui l'intreccio tra i lavori già eseguiti e i lavori che sono da eseguire non consente di separare i due momenti. Devo però anche dire che questi casi sono estremamente limitati, e che verranno sottoposti all'attenzione della Commissione.
Il fatto di partire avendo solo le progettazioni esecutive, quindi con chiaro riferimento alla spesa è un consiglio da accogliere anche perché la nostra situazione di bilancio non consente di partire al buio, salvo trovarci in situazioni difficili.
In sede di replica vorrei confermare le scelte prioritarie della Giunta sulla sede della Regione. Non condivido quanto Picco diceva relativamente al fatto che l'acquisto di una sede per accorpare tutta la Regione sarebbe una spesa non tollerabile rispetto alla situazione economica o rispetto alla situazione di bilancio. Farei una distinzione fra spesa e investimento e questo lo definirei un investimento e non una spesa. In secondo luogo, la somma dei vantaggi ricavabili da questa opzione compenserebbe ampiamente nell'arco di pochi anni, le spese che altrimenti sosteniamo. Per soli affitti paghiamo quasi 800 milioni all'anno ed è facile fare un conto di capitalizzazione per rendersi conto che l'acquisto di una sede costa in termini di mutuo una cifra non molto diversa fermo restando il fatto che l'acquisto di una tale sede libererebbe la Regione da altre sedi che non hanno più una loro funzionalità; questo trasformerebbe la Regione Piemonte in un operatore immobiliare, non per trarne dei guadagni, ma vendendo a prezzo di mercato.
Tengo a confermare che se si presentasse l'occasione la Giunta punterebbe sull'accentramento della Regione. Personalmente propendo per una sede all'interno della città di Torino. Non è errato dire che in relazione alle possibilità concrete si fanno le scelte. E' un metodo pragmatico che ho imparato dalla cultura liberale. Mi ha stupito che proprio Bastianini facesse delle obiezioni L'ipotesi dei tre nuclei la consideriamo di secondo livello, qualora non fosse possibile realizzare la prima ipotesi.
E' stata fatta l'obiezione circa l'eventualità che una sede in Torino di 15/18 mila metri quadrati svuoterebbe una funzione terziaria all'interno della città. Non confonderei l'effetto con la causa o la causa con l'effetto. La Regione non ha nessuna intenzione di cacciare il terziario dalla città. Se il terziario spontaneamente o per altre ragioni ritenesse opportuno di lasciare liberi dei contenitori, la Regione potrebbe essere disponibile a esaminare i contenitori. E' stata fatta da qualcuno l'osservazione che i fondi stanziati per il 1981 non sono sufficienti a completare alcune sedi periferiche. Ho già precisato in apertura di dibattito che abbiamo previsto nel Bilancio 1981 le somme che pensiamo di spendere realisticamente nell'anno ma le opere per le sedi decentrate che sono indicate nel programma 81 saranno ripetute e completate nel bilancio 1982.
Per quanto concerne il sollecito fatto dal Consigliere Villa sul personale non vi è nessun ostacolo da parte della Giunta a calendarizzarlo.
Si tratterà di aggiornare gli elementi.
Ringrazio gli intervenuti per il loro contributo al problema.


Argomento:

Programma 1981 del patrimonio regionale (seguito)

Argomento:

Esame del disegno di legge n. 61


PRESIDENTE

Il punto decimo all'ordine del giorno reca: "Esame del disegno di legge n. 61".
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

L'Assessore Salerno mi fa presente che, per inderogabili impegni, la prossima settimana non potrà essere presente. Chiedo pertanto se è possibile esaminare oggi il disegno di legge n. 61.



PRESIDENTE

Se i colleghi non hanno nulla in contrario, sono d'accordo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno sulla situazione occupazionale nel Verbano-Cusio-Ossola firmato dai Consiglieri Alasia, Biazzi, Montefalchesi e Salvetti


PRESIDENTE

Passiamo ora all'ordine del giorno sulla situazione occupazionale nel Verbano-Cusio-Ossola.
La parola al collega Alasia per l'illustrazione.



ALASIA Giovanni, relatore

Nel Verbano-Cusio-Ossola attualmente ci sono 23 fabbriche assistite dalla legge 675. Questa sera si terrà la riunione del Comitato di Comprensorio, dopo che il Presidente della IV Commissione ha tenuto una riunione nella zona. E' in corso l'operazione cessione del pacco Sogan.
Sono in corso verifiche su ipotesi di accordo alla Ferroleghe e alla Carburo di Villa e di Domo. Nei prossimi giorni è previsto un incontro per la Pietra di Omegna ma intanto c'è la minaccia del taglio dell'erogazione del metano. Sabato si terrà a Stresa una tavola rotonda sulle aree attrezzate. Sarà bene svolgere anche un esame della situazione industriale se non vogliamo fare - come diceva il compagno Pajetta - molte tavole rotonde per teste quadre.
La situazione del Verbano-Cusio-Ossola è conosciuta perché ne abbiamo discusso in Consiglio più di una volta anche su punti specifici. Mi limiterò a ricordare, per chi non lo avesse presente, che la crisi investe settori merceologici importanti, il siderurgico, il chimico, la fibra, il tessile, l'abbigliamento, il casalingo, il cartario e investe piccole medie e grandi aziende, pubbliche e private o pubbliche che stanno diventando private. Sono settori decisivi perché collegati a processi di ristrutturazione industriale a livello internazionale.
In questi anni si è registrato nel Comprensorio un calo occupazionale pauroso e non è il caso di ripetere Cifre e dati già troppo noti.
Credo invece di dover insistere sulla parte propositiva dell'ordine del giorno.
Il Governo nei mesi addietro ha costituito una commissione interministeriale con il concorso di tutte le forze politiche istituzionali e sociali per la situazione occupazionale e industriale del Verbano-Cusio Ossola. Le ragioni della costituzione della Commissione risiedono nella necessità di predisporre accertamenti tecnici e nella consapevolezza della complessità dei problemi aperti e della varietà delle situazioni che richiedono un intervento coordinato fra più Ministeri. E' la prima volta che si forma una commissione di tale natura. Il 26 maggio il Presidente della IV Commissione, Montefalchesi, ha convocato a Verbania la Commissione con la partecipazione del Presidente della Commissione interministeriale dott. Scollica, che è anche Direttore dell'Ufficio regionale del lavoro.
Purtroppo in questo momento, la situazione si sta aggravando. Non si possono nascondere i limiti di una Commissione che è tecnica e che non è sede decisionale. Molte volte nel nostro Paese di Commissioni si vive e si muore. Tuttavia intendiamo dare il nostro appoggio alla Commissione e aggiungo, a scanso di equivoci, che non pretendiamo che la Commissione interministeriale faccia sue le nostre proposte: pretendiamo semplicemente che le nostre proposte siano considerate, che non si perda tempo. Chiediamo che la Commissione si tenga sempre aggiornata sugli avvenimenti di questi ultimi tempi.
Mi limiterò a richiamare alcune questioni chiave.
Pietra di Omegna. C'erano due accordi, uno dei quali è del mese di marzo e ora viene disdettato. L'azienda aveva confermato che la produzione del lingotto 300 avrebbe consentito una ripresa. E' stato prodotto con risultati soddisfacenti e ora si dice che non bastano i previsti investimenti. Chi dice questo non si sa giacché non si riesce a trattare con nessuno. Forse il giorno 9 ci sarà un incontro. Chi lo dice? il 41 rappresentato dai signori Pietra o l'altra quota rappresentata dagli istituti di credito? Se è così, è possibile attraverso la Regione Lombardia contattare gli istituti di credito bresciani per sapere se ci sono altri investimenti previsti, quali sono e quale collegamento eventuale si profila fra il piano aziendale e il piano siderurgico? Stanno tagliando il metano e mi dicono i tecnici che la produzione della Pietra è di qualità elevata non ottenibile nei moderni impianti a colata continua.
La Regione, ai tempi della liquidazione Ex Egam, e prima della costituzione della Finanziaria Spi, era stata richiesta di parere così come stabilisce la legge. Il parere era pienamente condiviso dalla direzione dell'azienda, dai tecnici. Che io sappia, nessuno ci rispose, eppure lo avevamo sostenuto sulla base di considerazioni tecniche e produttive.
Montedison e Montefibra nel settore della chimica e nel settore della fibra. Da ieri si profila un accordo per il carburo di Villadossola e per la Ferroleghe di Domo. Si tratta però di un accordo di puro rinvio. Restano i problemi produttivi, di assetto proprietario e occupazionali.
La Montedison negli ultimi tempi ha venduto i gioielli di famiglia. La Smiel è stata ceduta ai tedeschi. Nessuno era d'accordo, né la Regione Piemonte né la Provincia autonoma di Bolzano né la provincia di Novara né i singoli ministri interpellati dal sottoscritto. L'operazione però si è fatta ugualmente.
Dopo i gioielli di famiglia si svende tutto.
I giornali scrivono le condizioni che avrebbe posto il Ministro De Michelis. A quali condizioni si attua l'operazione? Non parlo delle condizioni poste dal Ministro De Michelis per la cessione, sulla base dei prezzi borsistici (205/207/260 lire) per i quali, visto che siamo uomini che amministriamo la cosa pubblica, dobbiamo pur avere qualche preoccupazione, ma parlo delle questioni di natura produttiva e occupazionale. Il nuovo gruppo subentrante ha qualche cosa da dire alla Ferroleghe di Domo? La Montedison non ha mai posto la questione produttiva ha detto semplicemente che non intendeva più occuparsi di siderurgia. I subentranti (visto che c'è la Fiat) hanno progetti al proposito? A Villadossola per il carburo si vogliono discutere le proposte fatte dal Centro ricerca? Se si, siamo disposti a discutere. Se no, ci dicano quali altre proposte hanno; a Pallanza, per la fibra, il Ministro De Michelis ha dato un giudizio positivo sull'accordo fra i due gruppi (nella Montedison prevarrà la produzione di poliesteri e all'Eni l'acrilico). Queste erano le cose che la Regione Piemonte ha sostenuto in difesa di Pallanza. Questo significa un impegno del gruppo subentrante per Pallanza? Queste domande sono doverose. Queste, e altre che per brevità ho risparmiato, ci paiono le questioni da risolvere per la politica industriale e occupazionale del Verbano-Cusio-Ossola.
Molti altri provvedimenti potranno essere utilmente attivati, credito aree attrezzate, formazione professionale, servizi, infrastrutture terziario, artigianato, turismo: ne abbiamo parlato molte volte e non ci ritorno: fuori della difesa della struttura produttiva industriale portante, ogni altro discorso diventa parziale e al limite elusivo.
I provvedimenti di mobilità legati alla 760 (e al suo destino se avrà un destino), di prepensionamento che sembra diventato la panacea di tutti i mali, che va utilizzato come alleggerimento contingente vanno correttamente intesi e valutati. Il prepensionamento disgiunto da una programmazione di ripresa industriale e dalla previsione di recupero nel tempo lungo, sarebbe un impoverimento della zona, del patrimonio produttivo e della forza lavoro.
L'abbassamento dell'età lavorativa a 45 anni e l'allungamento dell'età pensionabile sono discorsi che non hanno senso.
La questione del turismo e del terziario è una questione seria se è vista nel quadro del rinnovamento della struttura produttiva portante, per ora è solo una fuga in avanti sulla bocca di certi profeti della società postindustriale che non conosciamo ancora: il rinnovamento dobbiamo farlo sul serio, la qualificazione del terziario va fatta sul serio, ma la sua realizzazione è collegata all'ammodernamento della struttura produttiva perché su questa si definiscono i nuovi ruoli e la qualificazione del terziario.
Nell'ordine del giorno abbiamo posto due questioni: 1) di intervenire nell'immediato perché nessuna situazione sia pregiudicata da atti unilaterali. Per quello che riguarda le Ferroleghe e la chimica della Montedison, questa richiesta sarebbe soddisfatta in base agli accordi che si stanno discutendo in queste ore. Resta il problema di estendere questa richiesta a tutte le altre situazioni fino a quando la Commissione interministeriale avrà finito i suoi lavori.
2) indire una riunione a livello interministeriale, che, per competenze e per autorità, esamini prontamente ogni proposta. E' una richiesta che a nome degli altri colleghi che hanno firmato l'ordine del giorno manteniamo interamente, anche se siamo in presenza di una crisi di governo. Dal momento che il governo ogni giorno fa dichiarazioni relativamente all'operazione Montedison, ci pare giusto e legittimo pretendere questo impegno.



PRESIDENTE

La parola al collega Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Mozione d'ordine. Chiedo che questo ordine del giorno sia ritirato, e ripresentato nel suo testo con la firma di tutti i partiti.



PRESIDENTE

La parola al collega Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Siamo d'accordo sul contenuto dell'ordine del giorno. Beltrami che doveva partecipare alla riunione del 26 maggio e non era presente in quanto nella stessa giornata ha presieduto le consultazioni della V Commissione.
Certamente in quella sede avremmo sottoscritto l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al collega Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Nel condividere quanto il compagno Alasia ha detto ritengo sia di grande importanza svolgere un dibattito sulla situazione disastrosa in cui versa la zona, del Verbano-Cusio-Ossola sia in termini occupazionali che rischiano di travolgere l'intera economia sia in ordine agli sviluppi della situazione dopo la costituzione della Commissione interministeriale la quale la Regione non è presente per cui quelle popolazioni rischiano di avere come interlocutore solo il governo, attraverso la Commissione interministeriale.
Il nostro Gruppo durante il dibattito sui provvedimenti di emergenza ha già detto che ritiene giusto parlare di terziario, di viabilità, di turismo ma che questo non è sostitutivo dello sviluppo industriale e che può essere di supporto allo sviluppo dell'industria. La Commissione è uno strumento tecnico. Il dott. Scollica ha assicurato che nell'arco di una quindicina di giorni farà le sue proposte. Ci sono le proposte delle Organizzazione sindacali, della Regione alcune delle quali sono contenute nei progetti di pronto intervento. Credo che ci si debba riferire all'insieme delle proposte per dare una risposta ai problemi della zona. E' necessario trovare una sede politica nella quale aprire il confronto e predisporre gli strumenti perché le proposte vengano selezionate e attuate.
C'è un'ipotesi di accordo per la Montedison che garantisce un certo respiro ad alcune azienda, ma che non individua nessuna soluzione all'infuori delle ipotesi di nuovi acquirenti. Ci sono problemi di assetto proprietario, di privatizzazione della Montedison sul cui merito non voglio entrare: un dato è certo, che la Montedison, sia che rimanga allo Stato, sia che vada ai privati, deve avere progetti e programmi produttivi che permettano la ripresa delle aziende. Propongo di integrare l'ordine del giorno nel modo seguente: "Il Consiglio regionale ritiene altresì che gli assetti proprietari delle aziende vadano strettamente collegati ai programmi produttivi ed ai piani di settore al fine di individuare prospettive certe di rilancio produttivo ed occupazionale".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salvetti.



SALVETTI Giorgio

Rinuncio all'intervento per un fatto positivo: la partecipazione attiva a questa proposizione di ordine del giorno da parte di tutti i Gruppi. Far una sola precisazione: capisco che c'erano molti problemi importanti in discussione oggi, tuttavia, a titolo personale, dissento per la marginalità e lo spazio temporale dato alla discussione di contenuti che attengono alla sfera dell'occupazione, della produzione e del riequilibrio di un'area di emarginazione.



PRESIDENTE

La parola al collega Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Desideriamo far precedere la nostra dichiarazione di voto da un'osservazione preliminare che richiama e ripropone le osservazioni pertinenti che abbiamo sentito muovere or ora dal collega Salvetti.
L'alto novarese è, senza dubbio alcuno, una delle aree più in crisi, se non la più in crisi, in tutta la Regione. Meriterebbe quindi una maggiore attenzione e la discussione in un'ora più comoda.
Detto questo voteremo l'ordine del giorno, non nascondendo per un'osservazione che è forse presente alla mente dei colleghi ma che non abbiamo sentito enunciare: votando questo ordine del giorno compiamo un atto puramente accademico. Ordini del giorno, mozioni, documenti si sono andati succedendo ma hanno pressoché sempre lasciato il tempo che trovavano.
Tanto più ci sembra grave che l'ordine del giorno venga presentato (questo non per colpa nostra) in un momento di assoluta latitanza del Governo.
L'unico risultato positivo che si è riusciti ad ottenere è di aver portato nell'alto novarese a contatto diretto con le realtà della zona il Ministro del lavoro Foschi. Oggi pure lui è travolto dai colpi della P2. Si tratta quindi di andare a riprendere il lavoro dall'inizio.
Mi auguro e auguro a tutti che si trovi il modo di dare una risposta concreta, reale, effettiva ai drammatici problemi dell'alto novarese. E' giunto il momento di passare dalle parole ai fatti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Voglio sottolineare alcuni elementi in ordine alla situazione drammatica della zona del Verbano-Cusio-Ossola. L'Assessorato al lavoro ha fornito al Consiglio alcuni dati disaggregati per province. Se disponessimo di un'aggregazione per Comprensori vedremmo che la punta che riguarda il Verbano-Cusio-Ossola sarebbe la più alta di tutto il Piemonte. Al primo maggio 1981 su 167 aziende in crisi nella Regione, 40 erano della provincia di Novara, oltre 30 sicuramente nel Verbano-Cusio-Ossola. Dei lavoratori in cassa integrazione e guadagni 4740 erano della provincia di Novara, nel resto del Piemonte, esclusa la provincia di Torino, erano 3489. Questo ci dà anche la dimensione della drammaticità della situazione.
E' positiva l'unitarietà degli intenti non solo nell'approvazione dell'ordine del giorno, ma anche nell'iniziativa della Regione nel perseguire la politica del riequilibrio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

E' evidente che la situazione del Verbano-Cusio-Ossola non può che destare grandi preoccupazioni nelle forze politiche regionali. Situazioni di questo genere si sono create e si creano in quanto si tratta di aree estremamente decentrate. Per anni la Provincia di Novara, in particolare la nostra parte politica, hanno sostenuto che era assolutamente necessario puntare sui collegamenti con quella zona, che dista 200 chilometri da Torino e dista 100 chilometri dal capoluogo e dall'autostrada Torino Milano. Oggi si piange sul latte versato perché abbiamo insistito per anni e non siamo mai riusciti a collegare quella zona in maniera decente. Ho sempre sostenuto che un imprenditore non va ad impiantare un'industria dove il costo del prodotto grezzo o lavorato, è maggiore di due o tre volte rispetto al prodotto proveniente da altre zone.
Mi associo agli auspici di tutti sulle risultanze dei lavori della Commissione interministeriale, sulla sensibilità dei Ministri dell'Industria e delle Partecipazioni statali. Intanto la Regione intervenga per quanto le compete e cioè in tema di sistemazione di aree attrezzate, in tema di collegamenti e di comunicazioni tra Domodossola e Novara, Torino, Milano e intervenga presso i Ministeri e il governo perch provvedano per quanto di loro competenza in maniera concreta.



PRESIDENTE

La parola al collega Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Chiedo che nel corso della prossima riunione del Consiglio, l'Assessore riferisca sulle eventuali iniziative che la Giunta assumerà nei confronti del Governo.



PRESIDENTE

D'accordo. Pongo in votazione l'ordine del giorno.
Il Consiglio regionale del Piemonte denuncia con viva preoccupazione la gravità della situazione industriale e occupazionale del Verbano-Cusio-Ossola che in queste ultime settimane si è ulteriormente inasprita.
Si sono infatti registrati atti unilaterali delle direzioni di aziende rivolti alla riduzione della produzione e della occupazione.
La preannunciata cessione del pacco azionario SOGAM a gruppi privati se si realizzerà, proporrà a nuovo l'esigenza di una verifica dei programmi produttivi ed occupazionali per la Fibra a Pallanza, per la Chimica a Villa e per la Ferroleghe a Domodossola, mentre per la SISMA vanno definiti sia i programmi produttivi che l'assetto proprietario.
Eguale aggravamento si registra alla Pietra di Omegna ove l'accordo del marzo '81 non è più ritenuto valido, mentre alla Piero Maria Ceretti assieme ai problemi occupazionali e produttivi è del tutto aperto il problema del definitivo assetto proprietario.
Tutto ciò mentre nell'area del Comprensorio sono aperte da lungo tempo crisi in numerose altre aziende senza che si intravvedano proposte e linee di politica industriale.
Ciò determina un preoccupante prolungarsi di situazioni assistenziali tanto che in questo momento sono 20 le aziende assistite dalla 675, con inesorabile calo dell'occupazione e la cessazione di attività produttive fondamentali nell'area.
Il Consiglio regionale del Piemonte deve rilevare dopo la riunione tenutasi presso il Comprensorio a Verbania il 26 maggio - che la Commissione interministeriale istituita dal Governo, con il consenso e l'appoggio di tutte le forze istituzionali, sociali e politiche ha abbozzato schede informative sulle singole situazioni aziendali che mentre non presentano ancora linee di politica industriale per l'uscita dalla crisi, possono costituire una seria base di discussione.
"Il Consiglio regionale ritiene a questo proposito che data la natura e complessità dei problemi aperti, e al di là dei limitati compiti "tecnici" della Commissione, resti più che mai valida l'esigenza di un tempestivo e coordinato esame interministeriale che consenta decisioni operative.
Per queste ragioni il Consiglio regionale del Piemonte chiede al Governo: a) di intervenire nell'immediato affinché nessuna situazione sia pregiudicata da atti unilaterali in attesa dell'esame e delle decisioni del Governo secondo gli impegni assunti con la costituzione della Commissione interministeriale b) di indire una riunione a livello interministeriale che per competenza e autorità esamini prontamente ogni proposta, ad incominciare da quelle avanzate dalla Regione, dalle Organizzazioni sindacali e dalle risultanze della Commissione interministeriale, onde pervenire ad impegni operativi da parte del Governo.
Il Consiglio regionale del Piemonte ricorda che tali impegni sono essenziali anche ai fini di una positiva attivazione dei "progetti" già decisi dalla Regione Piemonte a sostegno dell'economia.
Il Consiglio regionale ritiene altresì che gli assetti proprietari delle aziende vadano strettamente collegati a programmi produttivi ed ai piani di settore, al fine di individuare prospettive certe di rilancio produttivo e occupazionale.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 48 Consiglieri presenti.


Argomento:

Ordine del giorno sulla situazione occupazionale nel Verbano-Cusio-Ossola firmato dai Consiglieri Alasia, Biazzi, Montefalchesi e Salvetti

Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

In merito al punto quattordicesimo procediamo alle nomine:


Argomento: Nomine

a) Consiglio Direttivo del parco naturale dell'Alpe Veglia: tre rappresentanti (sentito il parere del Comitato comprensoriale del Verbano Cusio-Ossola).


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 37 hanno riportato voti Stefanetti Ferruccio n. 36 Brocca Giuseppe n. 35 Lincio Arturo n. 35 scheda bianca n. 1 Li proclamo eletti.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione a norma dell'art. 65 dello Statuto.


Argomento: Nomine

b) Consiglio direttivo del parco naturale delle Lame del Sesia e delle riserve naturali speciali: tre rappresentanti (sentito il parere dei Comitati comprensoriali di Vercelli e Novara).


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 37 hanno riportato voti: Macco Pier Luigi n. 36 Ambrosini Maurizio n. 36 Nodaro Pier Francesco n. 36 scheda bianca n. 1 Li proclamo eletti.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione a norma dell'art. 65 dello Statuto.


Argomento: Nomine

c) Consiglio Direttivo della riserva naturale speciale della Garzaia di Valenza: tre rappresentanti (sentito il parere del Comitato comprensoriale di Alessandria).


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 37 hanno riportato voti: Raspagni Dario n. 36 Arlandini Angelo n. 36 Perrone Pietro n. 36 scheda bianca n. 1 Li proclamo eletti.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione a norma dell'art. 65 dello Statuto.


Argomento: Nomine

d) Consiglio direttivo della riserva naturale del Bosco e dei Laghi di Palanfè: tre rappresentanti (sentito il parere del Comitato comprensoriale di Cuneo).


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 37 hanno riportato voti: Bocus Ettore n. 36 Giordano Mario n. 36 Bottasso Costanzo n. 36 scheda bianca n. 1 Li proclamo eletti.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione a norma dell'art. 65 dello Statuto.


Argomento: Nomine

e) Consiglio direttivo della riserva naturale speciale del Sacro Monte di Orta: tre rappresentanti (sentito il parere del Comitato comprensoriale del Verbano-Cusio-Ossola).


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 37 hanno riportato voti: Gemelli Giovanni n. 36 Carcano Cesare n. 36 Buzio Alberto n. 36 scheda bianca n. 1 Li proclamo eletti.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione a norma dell'art. 65 dello Statuto.


Argomento: Università - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame deliberazioni della Giunta regionale n. 64-5538 e n. 177-7056 relative a: "Diritto allo studio nell'ambito universitario. Attività di indirizzo e coordinamento. Definizione, per l'anno accademico 1981/82 dell'ammontare dell'assegno di studio, dei limiti di reddito per beneficiare dello stesso e di altri servizi a prezzi differenziati" e "Diritto allo studio nell'ambito universitario. Attività di indirizzo e coordinamento. Definizione, per l'anno accademico 1981/82 del merito scolastico necessario per beneficiare dell'assegno di studio e della borsa di studio"


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per una dichiarazione relativa alle deliberazioni sul diritto allo studio nell'ambito universitario della Giunta regionale n. 64-5538 e n. 177-7056.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

I Consiglieri devono sapere che se non si approvano questi provvedimenti, tutti i meccanismi che avevamo deciso di adottare non si potranno applicare. Quindi, nella prossima riunione si dovrà votare l'immediata esecutività delle deliberazioni.



PRESIDENTE

La parola alla collega Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

In aggiunta alla dichiarazione fatta testé dall'Assessore Ferrero vorrei esporre l'opinione del Gruppo D.C. su questo argomento. Siamo d'accordo che la discussione su questo provvedimento venga rinviata alla prossima riunione, perché farla a questo punto della giornata sarebbe sprecare un argomento di un certo rilievo.
Vorrei però raccomandare all'Ufficio di presidenza: 1) che le deliberazioni stesse vengano messe al primo punto dell'ordine del giorno onde non ricadere negli inconvenienti in cui siamo incorsi oggi 2) quando si stabiliscano gli argomenti da iscrivere all'ordine del giorno non si includano problematiche che a priori si sa di non riuscire a smaltire. Anche perché i Consiglieri, che programmano la loro attività sono costretti a trattenersi in aula per ore nella totale assenza della Giunta a sentire discussioni su molti argomenti, mentre nelle sale adiacenti si svolgono altri incontri e altre riunioni.



PRESIDENTE

Il calendario è deciso dai Capigruppo i quali non sono in grado di stabilire a priori la durata della discussione. Le delibere pertanto sono rinviate alla prossima seduta.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame progetto di legge n. 61: "Integrazioni e modificazioni alle leggi regionali 4/6/1975 n. 46 e 5/6/1979 n. 28, relative allo smaltimento dei rifiuti solidi"


PRESIDENTE

Il punto decimo all'ordine del giorno ci richiama all'"Esame progetto di legge n. 61: 'Integrazioni e modificazioni alle leggi regionali 4/6/1975 n. 46 e 5/6/1979 n. 28, relative allo smaltimento dei rifiuti solidi'". La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario, relatore

Il disegno di legge è composto da tre articoli. L'art. 1 sostituisce l'art. 3 della legge regionale 46 e prevede il contributo regionale in conto, interessi anche per l'allestimento di discariche consortili: l'art.
2 riguarda il funzionamento della Commissione tecnica regionale prevista all'art. 6 della legge 46; l'art. 3 sostituisce la lettera a) del secondo comma dell'art. 2 della legge 28 e prevede la concessione di contributi in conto capitale nella misura dell'80 % per l'acquisto delle attrezzature necessarie al trasporto dei rifiuti.
In ultimo, viene abolita la condizione che i centri di raccolta distino più di 15 chilometri dagli impianti di smaltimento.
Questo disegno di legge è passato all'unanimità in sede di VII Commissione, dopo che il collega Petrini ed il sottoscritto avevano richiesto all'Assessore un impegno preciso rispetto a tre ordini di problemi: 1) l'esigenza che si passi rapidamente alla stesura di una legge quadro che disciplini lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani e dei fanghi 2) che questa legge quadro non abbia solo caratteristiche finanziarie ma anche di programmazione, di indirizzo e di normativa 3) che la legge deve comprendere la revisione del piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti solidi e urbani e dai fanghi civili.
A fronte di questa richiesta, espressa in Commissione dai componenti del mio partito ma recepita da tutta la Commissione, l'Assessore con un appunto presentato alla Commissione stessa ha dichiarato la disponibilità della Giunta a procedere rapidamente alla stesura della legge quadro.
Chiedo al Consiglio di approvare queste integrazioni e modificazioni puramente finanziarie, in attesa di discutere la legge-quadro.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'articolato.
Art. 1 L'art. 3 della legge regionale 4/6/1975 n. 46 è così costituito: "Gli Enti di cui al precedente art. 2 possono richiedere alla Regione per la realizzazione di impianti di trattamento dei rifiuti solidi, la concessione di contributi costanti venticinquennali nella misura di seguito fissata, in relazione al tipo di opere. Gli oneri ammessi a contributo comprendono la spesa per l'acquisizione dei terreni inerenti agli impianti.
I contributi potranno essere concessi: a) nella misura del 6,50 % della spesa riconosciuta ammissibile per la realizzazione di impianti di incenerimento o di compattazione dei rifiuti solidi b) nella misura del 7 % della spesa riconosciuta ammissibile per la realizzazione di impianti di incenerimento dei rifiuti solidi con recupero di energia o di calore c) nella misura del 7,50 % della spesa riconosciuta ammissibile per la realizzazione di impianti di trattamento volti al ricupero ed alla trasformazione dei rifiuti solidi.
Gli Enti di cui al precedente art. 2 possono altresì richiedere all'Amministrazione regionale, per l'allestimento di discariche controllate dei rifiuti solidi, la concessione di contributi in capitale nella misura del 90 % od in interesse nella misura del 70 % della spesa riconosciuta ammissibile.
I contributi di interesse di cui ai commi precedenti si intendono elevati rispettivamente al 9,50 %, al 10 % e al 10,50 %, qualora i mutui siano contratti con Istituti di Credito diversi dalla Cassa DD.PP.
Le spese per l'allestimento di discariche controllate dei rifiuti solidi sono comprensive dei costi riguardanti: studi geologici ed idrogeologici del sito acquisto del terreno opere accessorie opere speciali di salvaguardia ambientale acquisto di macchine per movimento di terra".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 38 Consiglieri hanno risposto SI 38 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 All'art. 6 della legge regionale 4/6/1975, n. 46, è aggiunto il seguente comma: "Le riunioni della Commissione sono valide con la presenza di un terzo dei membri ed i pareri espressi sono validi quando vengano adottati con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei presenti alla riunione, a norma dell'art. 9, 2 comma, della legge 3/1/1978, n. 1".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 38 Consiglieri hanno risposto SI 38 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 La lettera a) del 2 comma dell'art. 2 della legge regionale 5/6/1979 n. 28, è così costituita: "a) nella misura dell'80 % della spesa riconosciuta ammissibile per l'acquisto delle attrezzature (cassoni con capacità pari o superiore a 3 mc. compattatori stazionari, autocompattatori, automotrici) necessarie al trasporto dei rifiuti solidi urbani dei centri di raccolta agli impianti di smaltimento".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 38 Consiglieri hanno risposto SI 38 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione dell'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 38 Consiglieri hanno risposto SI 38 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Variazioni di bilancio

Esame della deliberazione della Giunta regionale n. 82.6523 relativa a: "Prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1981, della somma di L. 11.617.025.577, per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui e delle competenze"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la deliberazione della Giunta regionale n. 82-6523 relativa a: "Prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n.
12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1981, della somma di L. 11.617.025.577, per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui e delle competenze" che testé vi leggo.
"Il Consiglio regionale vista la relativa deliberazione della Giunta regionale n. 82-6523 delibera 1) dell'istituzione dei seguenti capitoli nello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1981 al fine di consentire le necessarie liquidazioni dei residui passivi accertati alla chiusura dell'esercizio finanziario 1980 il cui ammontare è a fianco di ciascuno indicato: cap. 7280 con la denominazione: "Erogazione di fondi per la definizione di provvedimenti relativi a spese per l'anticipata esecuzione delle opere straordinarie concernenti acquedotti e fognature. Somma assegnata ai sensi della legge 16/10/1975 n. 492 per l'esercizio 1963" e con le dotazioni di L. 15.715.059 cap. 7290 con la denominazione: "Erogazione di fondi per la definizione di provvedimenti relativi a contributi in capitale a favore di Comuni ed Enti autorizzati per acquedotti e fognature previsti nel piano regolatore generale. Somma assegnata ai sensi della legge 16/10/1975 n. 492 per l'esercizio 1971" e con le dotazioni di L. 55.154.788 cap. 9250 con la denominazione: "Spese per gli oneri supplettivi per il completamento del programma di interventi straordinari avviati ai sensi della legge 22/7/1966 n. 614, con il finanziamento statale di cui alla legge 20/10/1971 n. 912 (legge regionale 16/5/1975 n. 28 e art. 55 della legge regionale 22/1/1979 n. 2)" e con le dotazioni di L. 106.961.048 2) dell'incremento delle previsioni in termini di cassa per l'anno finanziario 1981 in relazione al corrispondente incremento dell'ammontare presunto dei residui passivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1980 relativamente ai capitoli e negli importi sotto indicati: Ammontare presunto Previsioni dei residui passivi In termini di cassa n. 2981+ L. 38.498.500 + L. 38.498.500 n. 3100+ L. 91.713.280 + L. 91.713.280 n. 3200+ L. 162.569.253 + L. 162.569.253 n. 3215+ L. 53.937.095 + L. 53.937.095 n. 3305+ L. 18.430.225 + L. 18.430.225 n. 3765 + L. 477.353.750 + L. 477.353.750 n. 3790 + L. 218.418.276 + L. 218.418.276 n. 4127 + L. 289.389.070 + L. 289.389.070 ti. 5200 + L. 181.050.000 + L. 181.050.000 n. 5840 + L. 400.000.000 + L. 400.000.000 n. 6210 + L. 14.611.197 + L. 14.611.197 n. 7270 + L. 169.646.721 + L. 169.646.721 n. 8185 + L. 10.000.000 + L. 10.000.000 n. 9230 + L. 67.293.102 + L. 67.293.102 n. 9568 + L. 1.104.000 + L. 1.104.000 n. 10440 + L. 103.738.125 + L. 103.738.125 n. 10470 + L. 629.754.500 + L. 629.754.500 n. 10735 + L. 25.503.410 + L. 25.503.410 n. 10800 + L. 32.601.044 + L. 32.601.044 n. 11615 + L. 83.600.000 + L. 83.600.000 n. 11895 + L. 20.000.000 + L. 20.000.000 n. 14150 + L. 8.299.983.134 + L. 8.299.983.134 L. 11.389.194.682 + L. 11.389.194.682 3) dell'incremento pari a SO milioni delle previsione in termini di cassa iscritta al capitolo 11720 dello stato di previsione delle spesa del bilancio per l'anno finanziario 1981, per adeguarla alla previsione in termini di competenza 4) della riduzione complessiva di L. 11.617.025.577 del fondo di riserva di casse di cui al capitolo 12900 dello stato di previ-sione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1981.
Di autorizzare il Presidente della Giunte regionale ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni al bilancio." Chi è d'accordo è pregato di alzare mano.
La delibera è approvata per alzata d mano di 38 Consiglieri presenti in aula.
Comunico che il Consiglio è convocato per il giorno 11/6/1981.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,30)



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