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Dettaglio seduta n.63 del 04/06/81 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Passiamo al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute".
Se non vi sono osservazioni i processi verbali delle sedute del 21 e 22 maggio sono approvati.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione presentata dal Consigliere Carazzoni relativa alla ditta Monter di Novara


PRESIDENTE

Il punto secondo all'ordine del giorno reca: "Interrogazioni ed interpellanze".
Esaminiamo l'interrogazione presentata dal Consigliere Carazzoni relativa alla ditta Monter di Novara.
Risponde l'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

In riferimento all'interrogazione in oggetto, si precisa che non appena è venuta a conoscenza dell'Assessorato la notizia dell'avvio delle procedure di licenziamento della Monter, gli uffici hanno preso i contatti con azienda e con Governo per verificare le possibili soluzioni al problema. Vista l'impossibilità, rilevata nella stessa interrogazione, di risolvere la questione in sede locale, sono state convocate le parti tramite l'Ufficio regionale del lavoro di Torino.
Il 15 maggio 1981 è stato quindi sottoscritto dopo lunga trattativa un accordo tra le parti, la Regione e l'Ufficio regionale del lavoro, che prevede l'utilizzazione della Cassa integrazione straordinaria fino a quando non vengano trovati adeguati sbocchi occupazionali e vengano sospese le procedure di licenziamento.
Nello stesso accordo si rimanda per la discussione sul futuro dell'azienda ai Ministeri competenti unitamente alle altre questioni Montedison del Piemonte (Ferroleghe di Domodossola e Forno al carburo di Villadossola).
L'Assessorato si sta anche occupando di numerosi altri punti di crisi della zona di Novara (Montedison, Pan Electric, Union Gomma, Fonderie Sorgato, ecc.) che destano per motivi diversi preoccupazioni sul piano produttivo ed occupazionale. Particolare attenzione è data, congiuntamente al Comune di Novara, alla Pan Electric dove è stato recentemente nominato il Commissario straordinario che dovrà predisporre un piano che permetta all'Azienda di superare l'attuale difficile situazione.
Colgo l'occasione per annunciare che sabato mattina a Stresa si terrà il convegno per l'area attrezzata e quindi è un altro degli interventi che compiamo in una delle zone che sappiamo essere particolarmente colpite dai processi di ristrutturazione con pericoli seri di disoccupazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni, per la replica.



CARAZZONI Nino

Ringrazio per la risposta che mi è stata data, di cui non posso che prendere atto.
L'interrogazione era stata da me presentata in data 9 maggio, quando era più acuto il problema tanto alla Monter quanto alla Pan Electric perché in quel momento la Direzione della Monter si rifiutava di trasformare le procedure annunciate di licenziamento in provvedimenti per la messa in cassa integrazione (l'Assessore ricorda un incontro svoltosi in Prefettura, andato praticamente deserto dalle parti che non avevano trovato possibilità di colloquio e di intesa); e la Pan Electric sollecitava da tempo la nomina di un Commissario. Adesso, come lei mi ha confermato entrambe le situazioni non sono felicemente risolte, ma si sono create almeno le possibilità per studiare con calma e attenzione le possibili soluzioni.
Mi riallaccio ad una sua considerazione per osservare che se un punto di crisi si chiude, altri di continuo se ne aprono. E' una situazione sulla quale dovremo particolarmente fermare la nostra attenzione.
Mi risulta che un ordine del giorno sia stato presentato sulla situazione specifica dell'alto novarese. Non so se sarà discusso in questa seduta. Comunque, oltre alle affermazioni verbali, ritengo opportuno e necessario che la Regione effettui una presa di posizione politica precisa nei confronti di tante situazioni che restano aperte.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Interrogazione del Consigliere Montefalchesi inerente il personale del II livello funzionale


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione del Consigliere Montefalchesi inerente il personale del II livello funzionale.
Risponde l'Assessore Testa.



TESTA Gianluigi

Assessore al personale. La Giunta aveva già dato risposta positiva prima che l'interrogazione fosse presentata nel senso che l'interrogazione è del 12 maggio e la Giunta il 23 febbraio, con proprio regolamento, aveva disciplinato le mansioni e le qualifiche degli addetti alla funzione di custode, portiere, usciere e commesso.
Nel regolamento era appunto previsto che la mansione di commercio venisse riqualificata come "addetto alle informazioni" e passasse al III livello. Poiché nel regolamento non era detto il modo in cui questo sarebbe avvenuto, in data 2 giugno è stata inviata ai responsabili dei servizi, al Segretario del Consiglio regionale, nonché alle Organizzazioni sindacali una circolare a firma dell'Assessore al personale in cui si stabiliscono anche le modalità attraverso cui vi sarà il passaggio del commesso dal II al III livello.
In particolare cogliamo questo passaggio di livello come un'opportunità di qualificazione migliore del personale regionale, in modo che possa sempre e meglio rispondere ai compiti che gli sono affidati, che sono anche dedicati in particolare nei confronti dell'esterno e delle persone che vengono a contatto con la Regione ed hanno un primo impatto proprio con i commessi addetti all'informazione.
La disciplina del modo con cui i commessi accederanno al III livello tiene conto della volontà di qualificazione dell'Amministrazione. I commessi hanno 30 giorni di tempo per presentare domanda per essere ammessi alla qualifica superiore. I criteri di ammissione sono un concorso per titoli in cui il titolo fondamentale sarà l'aver partecipato con profitto ad apposito corso che sarà organizzato.
Crediamo in tal modo di aver da un lato dato risposta a una giusta esigenza del personale e dall'altro di aver ribadito che ogni qualvolta si risponde a un'esigenza debba essere soddisfatta anche la necessità di miglior funzionalità che, nel caso specifico, può essere garantita appunto attraverso apposito corso di addestramento professionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Era nostra intenzione intervenire presso la Giunta perché trovasse una soluzione. L'Assessore ci ha esposto la situazione e lo ringraziamo. Sarà utile conoscere i tempi occorrenti per questo passaggio. Grazie.


Argomento: Organizzazione turistica

Interrogazione del Consigliere Carazzoni relativa al problema del vincolo a destinazione alberghiera


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Carazzoni relativa al problema del vincolo a destinazione alberghiera.
Risponde l'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore al turismo

A seguito della sentenza della Corte Costituzionale sul vincolo alberghiero, le Regioni dovevano riproporre una loro legge, ma quella del Consiglio regionale della Valle d'Aosta che l'ha riproposta, è stata respinta dal Governo. La Giunta nella seduta di ieri ha approvato una circolare con la quale si invitano i Comuni ad inserire nei piani regolatori quelle aree che saranno e sono destinate ad alberghi. Si tenta così di evitare una nuova legge sul vincolo alberghiero. Nella legge urbanistica regionale n. 56 è contemplata la struttura alberghiera, ma non vengono date indicazioni ai Comuni.
Credo che questa sia l'unica via per conservare il patrimonio alberghiero di cui il Piemonte sente l'esigenza, in particolare nelle zone a vocazione turistica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Voglio chiarire la mia posizione in ordine all'interrogazione presentata. L'Assessore ricorderà che ogni qualvolta veniva ripresentato all'esame del Consiglio regionale un provvedimento di proroga del vincolo alberghiero, sistematicamente io votavo contro, perché sostenevo, così come sostengo oggi, che un vincolo predeterminato in periodo prebellico non potesse più avere valore e conservare efficacia, visti i mutamenti di indirizzi e di correnti di traffico turistico nel frattempo intervenuti.
A fronte di questa sentenza, che ha definitivamente cancellato la possibilità di qualunque vincolo alberghiero, mi è parso doveroso e giusto interessarmi e sottoporre il problema all'attenzione dell'esecutivo.
Prendo atto che è stata diramata ai Comuni una circolare con invito a non mutare la destinazione degli stabili adibiti ad uso alberghiero e mi rendo anche conto che non c'erano vie diverse da poter percorrere.
Voglio tuttavia far presente che la misura di salvaguardia (se così la si può chiamare) è molto debole e poco efficace. Quindi, mi pare che un'opportuna opera di vigilanza, che io stesso però non saprei indicare come potrebbe essere svolta, sia doverosa e necessaria. Il problema di fondo è, in una Regione dove già difetta la ricettività alberghiera, quello di conservare all'industria turistica il patrimonio acquisito negli anni passati, soprattutto in quelle zone che sono ad alta vocazione turistica e che non hanno bisogno di vedere minacciata o impoverita da speculazioni edilizie quella che è sempre stata e che deve continuare ad essere la loro base di attività.


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza - Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Interrogazione dei Consiglieri Villa, Beltrami, Bergoglio, Cerchio Ottaviano, Martini relativa alla rassegna cinematografica "Ombre elettriche cinquant'anni di cinema cinese 1930-1980"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione dei Consiglieri Villa, Beltrami Bergoglio, Cerchio, Ottaviano, Martini relativa alla rassegna cinematografica "Ombre elettriche. Cinquant'anni di cinema cinese 1930 1980".
Risponde l'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore alla cultura

Ringrazio gli interpellanti perché permettono di svolgere, in Consiglio, almeno parzialmente, quello che lamentano non essere stato svolto in Commissione. Ringrazio di meno i giornali locali che, prima di attendere una risposta dell'Assessore, aggiungendo non poche considerazioni a margine e attorno al testo dell'interrogazione, qui presentata, hanno ritenuto opportuno parlare di "ombre cinesi" o di altre cose del genere.
Risponderò quindi analiticamente ai diversi punti che mi vengono proposti e dirò le ragioni di carattere regionale che hanno privilegiato la scelta in oggetto tra le varie iniziative culturali interessanti il Piemonte. A questo riguardo voglio precisare che è una deliberazione di impegno e non di liquidazione e che è stata fatta onnicomprensiva e in grado di coprire tutte le spese possibili al suo livello massimo, quindi già anticipando la risposta su un punto successivo, non ci sono preoccupazioni da parte mia sul fatto che la cifra sia particolarmente rilevante per l'iniziativa.
E' nostra intenzione, ove l'iniziativa si svolga, reperire una parte dei fondi della Regione in ritorno da altri Enti con i quali siamo in discussione e in trattative.
Ritengo che, a seguito della visita del Presidente della Repubblica in Cina e del riaprirsi di un insieme di contatti e di rapporti con la Repubblica e con il popolo cinese, sia di grande interesse ed importanza anche per questo Assessorato alla cultura, tentare di procurare in prima istanza per i cittadini piemontesi e poi, a livello italiano, una rassegna che si caratterizzerebbe come la prima rassegna a livello internazionale in grado di rappresentare la storia intera del cinema cinese dal muto fino al cinema dei giorni nostri.
Il carattere, la motivazione sostanziale è l'amicizia con il popolo cinese ed i buoni rapporti con l'Ambasciata e con le altre istituzioni della Repubblica Popolare Cinese in Italia. Per quanto attiene la specificazione culturale, è nostro intendimento realizzare la rassegna qualora questa si caratterizzi nel modo in cui ho detto sopra e non invece come una iniziativa limitata e settoriale di alcuni periodi assai limitati della storia della cinematografia cinese.
Sul secondo punto non posso che convenire che una discussione in Commissione è proficua. Questa è un'affermazione generale e vale anche sul fatto specifico.
Per quanto attiene la Provincia di Milano, la Regione Emilia Romagna la Provincia di Bologna, il Comune di Bologna, il Comune di Venezia, a oggi, così come non vi sono erogazioni se non per la parte organizzativa iniziale da parte nostra, così non è nemmeno possibile determinare quale quota dei 210 milioni verrà assunta da questi Enti interessati.
Per quanto riguarda la costituzione e la gestione dell'apposito ufficio di segreteria e di informazione, si potrebbe discutere con più ampiezza in una sede che non sia solo quella della risposta. Il punto centrale è questo; una scelta operata dall'Assessorato e coerentemente perseguita: garantire che queste iniziative abbiano una direzione, un coordinamento ed una responsabilità all'interno degli apparati della Regione Piemonte e quindi dei funzionari preposti alle diverse materie. Va da sé, che ad esempio la traduzione delle lettere del Vice Ministro della cultura cinese o un insieme di altri rapporti e relazioni, trovano qualche difficoltà nella situazione attuale ad essere tenute personalmente dall'Assessore o dai funzionari di cui si dispone. E quindi l'individuazione del prof.
Muller, di cui non si fa riferimento nell'interrogazione, ma di cui si è fatto riferimento sui giornali e, in qualche misura, lo stesso coinvolgimento che pure in deliberazione è implicito, dell'Arci, derivano dal fatto che noi ci siamo trovati ad ereditare - e di questo voglio ringraziare chi lo ha fatto, un'iniziativa della passata Legislatura che era stata portata ad un certo stadio di approfondimento da un comitato internazionale, presieduto e diretto dal Prof. Muller che il cinese e la Cina conosce bene e dall'ARCI, che a suo tempo aveva sollecitato l'allora Assessore Fiorini ad interessarsi della possibilità di avere in esclusiva comunque in un ruolo preminente per la Regione Piemonte, questo tipo di iniziativa. Credo poi che altri ed ulteriori chiarimenti, proprio accogliendo il suggerimento che è stato avanzato dall'interrogazione possano essere svolti in Commissione, sede che permette probabilmente a chi parla di dettagliare maggiormente un insieme di rapporti che, oggi, non possono essere compendiati altrimenti che dal ribadire la necessità e l'impegno mio personale di mantenere e di sviluppare i rapporti di amicizia e di collaborazione con il popolo e con il Governo della Repubblica Popolare Cinese.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Villa.



VILLA Antonino

L'abilità dell'Assessore è conosciuta ed è difficile incrociare le lame o di fioretto o di piattonata.
Ringrazio l'Assessore che rinvierà la deliberazione a un ulteriore esame nella sua esplicazione e nella sua realizzazione. Evidentemente, se c'è stata una certa eco sui giornali, ciò è dovuto alla sensibilità dei giornalisti che hanno colto un motivo per accostare l'opinione pubblica, la quale forse è stata non piacevolmente interessata dalla spesa di 210 milioni per un argomento che, pur con tutta la validità che ogni aspetto culturale può avere, lì per lì lascia interdetti. Quando si accenna nella deliberazione alla "viva domanda che cresce dappertutto", alle "tematiche prese in esame", sarebbe interessante sapere chi le ha prese in esame al posto del Consiglio o al posto della Giunta: problematiche che credo avessero un ventaglio molto più largo di tematiche e di quadri di riferimento.
Non si è risposto al concetto fondamentale, che probabilmente riprenderemo in Commissione, in ordine agli interessi regionali riguardanti il cinema cinese. Quando la Regione spende 210 milioni per assumere delle iniziative, che con ogni probabilità hanno una cerchia, un panorama di interventi molto più largo e superiore all'Ente Regione, c'è da chiedersi se è corretto istituzionalmente, per la possibilità che la Regione ha, di intervenire in questi campi.
E' stato assicurato che il tetto dei 200 milioni è indicativo e mi auguro che non sia superato. Ha accennato l'Assessore che il prof. Marco Muller, giovane di 28 anni che viene assunto come direttore, è uno dei massimi studiosi ed esperti a livello mondiale. Mi auguro di potere apprendere da lui un'infinità di cose: se c'è da una parte invidia per l'età, c'è dall'altra ammirazione per questa sua posizione emergente nella cultura mondiale.
Le Province piemontesi hanno detto qualche cosa circa questo argomento? Questo è un tema che potrà essere dibattuto.
Con tutte queste precisazioni non posso dichiararmi soddisfatto della risposta ed accetto volentieri la proposta di riparlarne in Commissione.


Argomento: Organizzazione turistica

Interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Lombardi, Martini e interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini, Turbiglio relative alle difficoltà di alcune aziende turistiche per la scarsa stagione invernale


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente l'interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Lombardi, Martini e l'interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini, Turbiglio relative alle difficoltà di alcune aziende turistiche per la scarsa stagione invernale.
Risponde l'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore al turismo

Prima di rispondere alle due interrogazioni ho voluto procurarmi i dati relativi ai danni verificatisi in seguito alla non caduta della neve, che sono rilevanti dal punto di vista economico. La Regione, circa due mesi fa è intervenuta presso le banche, le quali hanno accettato la dilazione dei pagamenti.
Il problema è soprattutto negli investimenti nel settore del trasporto a fune e nel settore scio-viario. La Giunta, nella seduta di martedì scorso ha approvato la legge n. 56 di finanziamento ed incentivazione e nel contempo ha chiesto alle banche di rinviare le prime scadenze dei mutui agevolati contratti con la Regione. Il rinvio scade a fine anno.
A mio avviso, si dovrà affrontare con maggiore impegno per il prossimo anno, il tema della promozione e dell'incentivazione, con un maggiore impegno finanziario per evitare di intervenire con contributi a carattere assistenziale. Si sta inoltre portando avanti (capofila la Finpiemonte e le altre banche) il discorso sulla creazione del fondo di rotazione. Il problema interessa la Cassa di Risparmio, l'Istituto Bancario S. Paolo, la Banca Popolare di Novara ed altri Istituti di credito non piemontesi quindi non è di facile soluzione.



PRESIDENTE

La parola al collega Marchini.



MARCHINI Sergio

Devo dare atto all'Assessore della globalità della risposta e devo dire che i risultati dell'attività della Giunta sui problemi concreti non sono quelli che lo zelo e l'iniziativa dell'Assessore avrebbero meritato.
In effetti, mentre possiamo considerarci soddisfatti dell'impostazione a medio ed a breve termine, non possiamo essere soddisfatti per quel che sta avvenendo nella contingenza immediata. Nonostante tutte le assicurazioni delle banche e degli Enti pubblici, siamo in presenza di aziende elettriche comunali che interrompono l'erogazione dell'energia alle società che non sono in grado di pagare.
La difficoltà a cui accennava l'Assessore di avere a mani i dati significa sostanzialmente che da parte degli interessati a questa interrogazione c'è difficoltà a capire la diversa articolazione della problematica.
L'Assessore parla di interventi con procedure immediate per quanto attiene agli investimenti: questo mi pare l'argomento specifico della programmazione regionale. Non possiamo permettere che una stagione infelice non prometta tutta una serie di iniziative di ristrutturazione delle strutture turistiche.
Consideriamo anche che questi interventi di riconversione o di ammodernamento fanno pur sempre carico al capitale d'impresa che è stato distrutto per almeno tre esercizi da una stagione totalmente negativa. Non illudiamoci che ci sia un grosso ricorso al credito agevolato da parte di aziende che in questo momento sono in stato di decozione, per non dire d'insolvenza.
Se sui tempi lunghi possiamo ritenere che la funzione regionale sia quella congrua di dare un quadro di programmazione, sui tempi immediati c'è la preoccupazione da parte degli interessati che si pervenga non più tanto sul piano istituzionale e legislativo, ma sul piano di intervento personale, telefonico, presso le banche perché se i vertici bancari fanno un discorso, gli operatori bancari di periferia ne fanno tutto un altro.
Quindi nel corso dell'estate probabilmente una decina di società rischieranno di fallire: questa è la situazione, nuda e cruda, senza eufemismi. Il problema immediato è di garantire la sopravvivenza di sette o dieci società. Queste società agiscono su stazioni turistiche (a un'amministrazione di sinistra la cosa dovrebbe interessare) in cui mancano due fenomeni: grosse presenze turistico-residenziali e grosse presenze turistico-alberghiere. Quindi il rischio lo corre anche quel turismo sociale che coltiva l'Assessore. Consideriamo poi che l'esercizio dello sci è lo sport più diffuso e più praticato in Piemonte.
Pur rendendomi conto che i limiti istituzionali della Regione sono oggettivi, che le difficoltà di ordine normativo sono rilevanti, auspico che l'Assessore non venga meno all' impegno dimostrato fino ad ora passando da una fase di grosso intervento a livello promozionale ad un'attività più incisiva, più specifica e più particolare anche se meno premiante.
Colgo l'occasione per richiamare l'opportunità che l'Assessore rifletta, assieme con il collega addetto ai trasporti, sulla necessità di ripensare, in questo caso sì attraverso un convegno di carattere internazionale, per verificare quale debba essere il ruolo dell'Ente pubblico periferico, di quello regionale per l'Italia, di quelli austriaci dei cantoni svizzeri, dei dipartimenti francesi, anche in ordine alla tariffe. Stiamo avvertendo, infatti, che la Francia, paese ad alto reddito personale, pratica tariffe per lo sport invernale di quasi il 50% inferiori a quelle italiane. Qualcosa nel processo normativo della vicenda deve essere messo a fuoco.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Mi associo alle considerazioni del Consigliere Marchini, in particolare all'ultima proposta. I dati acquisiti dimostrano la gravità delle condizioni in cui molte aziende si trovano, che forse è peggiore di quanto potessimo prevedere.
Prendiamo atto che l'Assessorato ha attuato l'azione che aveva promesso agli operatori ed agli amministratori locali, anche se i risultati non sono quelli che ci potevamo aspettare, per la difficoltà della Regione ad intervenire direttamente e per certe perplessità che l'Assessore già aveva manifestato, ed ora ha rinnovato, circa la possibilità che si presentino casi analoghi e che gli interventi regionali si debbano moltiplicare.
Vorrei fare osservare che l'attività turistica alpina riguarda territori che sono, per altro verso, in gravi difficoltà. Nelle vallate del Cuneese questo rappresenta uno dei pochi elementi positivi che hanno evitato le più drammatiche conseguenze del degradamento sul piano demografico, sul piano economico e sul piano sociale. Quindi si tratta di un'attività economica che svolge anche una funzione di supplenza, di integrazione, di recupero di certe zone del Piemonte, particolarmente indebolite, verso le quali la Regione ha sempre manifestato la volontà di intervenire. Ci sembra che, in questo specifico caso, qualche iniziativa, anche eccezionale, possa essere assunta. Si era chiesto la costituzione di un fondo per integrare gli impegni che non possono essere assolti dalle aziende per la grave evenienza, si era chiesto un intervento della Finpiemonte e la costituzione di un Comitato con la partecipazione degli Enti locali interessati per affrontare più decisamente il problema. Comunque l'azione dell'Assessorato non è finita, anzi, è nel pieno del suo svolgimento e credo che possa portare a qualche conclusione più promettente e più consolante di quelle che finora abbiamo potuto riscontrare.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Interrogazione dei Consiglieri Sartoris e Petrini relativa ai contributi concessi dalle Casse Depositi e Prestiti per riattamenti e bitumatura di strade


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Sartoris e Petrini relativa ai contributi concessi dalle Casse Depositi e Prestiti per riattamenti e bitumatura di strade.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore al pronto intervento

I colleghi il 31 marzo scrivevano che la Cassa Depositi e Prestiti dal 1° gennaio aveva operato delle modifiche per quanto riguardava l'erogazione dei mutui e la riduzione a 10 anni per quanto riguardava ristrutturazioni riattamenti, bitumature strade.
La Giunta ha voluto aspettare gli atti ufficiali della Cassa Depositi e Prestiti perché il riferimento al 1° gennaio derivava da un ordine di servizio interno che la Cassa aveva diramato ai propri uffici, senza rendere ufficiale questa posizione sia per la riduzione decennale, sia per la seconda riduzione a 20 anni riferita alle nuove opere.
E' un grosso giro di vite che il Ministero del Tesoro ha operato e indubbiamente, ha ribaltato una serie di problemi notevoli sotto l'aspetto finanziario sulle Regioni.
Inoltre la Gazzetta Ufficiale del 10.5.1981 pubblica il Decreto che eleva il tasso al 10,50% rispetto al 9,36%, tutti questi provvedimenti hanno posto l'Amministrazione regionale nelle condizioni di modificare l'aspetto economico della legge 28. La Giunta infatti ha presentato un disegno di legge per adeguare i propri contributi a questa nuova realtà. La Cassa Depositi e Prestiti prevede di elevare al 7,50% i tassi per mutui ventennali e al 10% i tassi per mutui decennali.
Il grosso limite di investimenti per il Piemonte porterà necessariamente parecchie Amministrazioni comunali ad attingere la possibilità di mutuo anche al di fuori della Cassa Depositi e Prestiti. Ci troveremo di fronte a tassi differenziati fra istituti di credito diversi e mutui normali di intervento. Ho chiesto che la proposta venga esaminata in Commissione con procedure di urgenza. Porteremo un'ulteriore aggiunta per una proposta che eleva al 12% il contributo regionale nel caso di mutui con finanziamento normale. I colleghi del Consiglio si renderanno conto che elevare i tassi di interesse a questo livello comporterà necessariamente una diminuzione di possibilità di intervento: da una parte, come ci fa presente il collega addetto alle finanze, i tagli si aggirano attorno ai 100 miliardi, dall'altra, un maggior impegno dei tassi di interesse dimezzerà la possibilità di investimenti o di interventi a favore dei Comuni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Riccardo

Ringrazio l'Assessore Cerutti per la tempestività della risposta e di intervento. Il disegno di legge della Giunta ci consentirà di valutare in quale misura siano significativi gli interventi previsti in ordine al problema segnalato.
Ci riserviamo di valutare la volontà della Giunta in sede di esame del disegno di legge.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione presentata dai Consiglieri Paganelli, Picco, Ratti, Sartoris sul rapporto di pianificazione e di gestione urbanistica in Piemonte negli anni 1975/1980


PRESIDENTE

L'ultima interrogazione è presentata dai Consiglieri Paganelli, Picco Ratti, Sartoris, sul rapporto di pianificazione e di gestione urbanistica in Piemonte negli anni 1975/1980.
Risponde l'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore all'urbanistica

Il progetto editoriale dell'Assessorato alla gestione urbanistica fu impostato da una serie di deliberazioni della Giunta nel corso degli anni 1979 e 1980 con l'obiettivo di rendere conto del complesso di iniziative e di attività con le quali la Giunta regionale aveva messo a punto nel corso della legislatura, quel grosso, impegnativo lavoro di innovazione legislativa con la predisposizione della legge 56 e una serie di iniziative ad essa correlate di attività in vari ambiti.
Il progetto inizialmente prevedeva la messa a punto di dieci volumi con l'esposizione completa delle iniziative assunte dalla Giunta e dall'Assessorato in questo ambito. A seguito poi della lievitazione dei costi che, strada facendo, si è rivelata assai cospicua, il progetto è stato ridimensionato nel numero dei volumi e ha dato vita a sei volumi più un manuale con un costo complessivo di 688 milioni 330 mila lire, IVA compresa.
Al costo complessivo concorrono per 66 milioni e 866 mila 500 lire gli oneri di competenze professionali ai collaboratori; per 103 milioni 613.500 per spese vive (materiale, disegnatori e rimborso spese); 10 milioni 550 mila lire per spese intervenute nella fase ultima del lavoro, ancora da deliberare.
Le spese di stampa, che ammontano complessivamente a 445 milioni più 62 milioni 300 mila lire di IVA, per un totale di 507 milioni 300 mila lire sono così distribuite: il primo volume che contiene la legislazione urbanistica, stampato in 3 mila esemplari ad un costo unitario di 29.920 lire, costa complessivamente 89.760.000 il secondo volume relativo alla pianificazione urbanistica comunale, pure in 3 mila copie a 33.500 lire di costo unitario costa complessivamente 100.500.000 lire il terzo volume che contiene i programmi di attuazione e la simbologia relativa, stampato in 3.000 copie, costa complessivamente 79.089.750 lire il quarto volume che contiene le perimetrazioni degli abitati dei centri storici dell'area torinese, stampato in sole 1.500 copie, costa complessivamente 17.310.000 lire il quinto volume che contiene lo stato delle reti infrastrutturali sotterranee, le tavole tematiche, i volumi di commento, la documentazione e la cartografia, pure stampato in 3.000 copie per quanto riguarda il volume e in 1.500 copie per quanto riguarda gli altri documenti, costa complessivamente 111.440.000 lire il sesto volume, ancora in corso di stampa e che contiene il laboratorio cartografico, costa 22 milioni.
Oltre ai sei volumi è stato stampato un manuale sulle opere pubbliche di urbanizzazione primaria e secondaria in 3.000 esemplari con un costo di 22 milioni.
Sono previsti 2.550.000 per quanto riguarda la confezione e si arriva a quella spesa totale che ho sopra richiamato.
Se nel rilievo degli interroganti c'è un richiamo alla necessità che opere di questa mole e di questo impegno vengano impostate sin dall'inizio con un preventivo di spesa attendibile, credo che questo rilievo sia fondato. Però credo che nessuno possa mettere in discussione l'alta qualità dal punto di vista dei contenuti e dal punto di vista della presentazione grafica dell'insieme delle opere che sono, tra l'altro, di utile consultazione da parte degli Enti locali che ci hanno fatto pervenire in questi mesi numerose richieste.
Desidero rendere conto in modo analitico delle consulenze che sono state predisposte e che rientrano nei 66 milioni che riguardano i compensi professionali (un lavoro di questo tipo non avrebbe potuto essere svolto dagli uffici che sarebbero rimasti paralizzati).
Nelle successive deliberazioni della Giunta gli incarichi sono stati affidati agli architetti Matassi e Piazza, quali coordinatori, all'arch.
Giuliana Chiappoiorio, alla dott. Vera Quaranta e al dott. Luigi Mingozzi per una prima deliberazione; alle dott. Angela Barbanente, Sandra Camicia Rosaria Cefalù con una seconda; agli arch. Sandro Fubini, Ruggero Artico all'ing. Ciro Perusini e all'arch. Roberto Zandigiacomi con un'altra mentre il volume che riguarda le indagini sulla consistenza delle opere infrastrutturali sotterrante è stata affidata ad un'altra equipe: Marzi Priante, Morello e alle ditte Idrodata Consult e C.R.C.P. - Piemonte.
I compensi sono stati modesti, al di sotto di qualunque tariffa professionale: all'arch. Matassi L. 8.000.000 all'arch. Piazza L. 5.000.000 alle dott. Camicia e Barbanente L. 8.065.000 al dott. Mingozzi L. 5.545.000 alla dott. Cefalù L. 4.000.000 all'arch. Fubini L. 3.000.000 agli arch. Artico, Perusini e Zandigiacomi L. 1.500.000 Sono compensi che non meritano particolare censura. Il grosso della spesa è stato assorbito dalla stampa. D'altra parte, nel momento in cui si sceglie di pubblicare un'edizione impegnativa come questa, che comporta costi elevatissimi per la riproduzione di cartografie e di documenti, mi pare non sia scorretto il voler compiere un lavoro che sia intelleggibile e di livello anche graficamente.
Condivido la necessità che operazioni di questo genere vengano discusse nella Commissione competente.
Non credo sia possibile apportare delle modifiche al rapporto nel senso che il prodotto è un corpus organico stampato, e come tale, viene distribuito. Credo che nel corso di questa legislatura possa anche essere assunta un'iniziativa che consenta di riprendere i temi contenuti nel rapporto soprattutto quelli che racchiudono delle valutazioni politiche e dei commenti, più che non una valutazione scientifica, asettica e neutrale di ciò che è stato fatto.
Il lavoro è stato giudicato utile, e, senza dubbio rappresenta la conclusione di un lavoro che l'Assessorato alla gestione e pianificazione urbanistica ha condotto per un'intera legislatura. Mi pare un lavoro meritevole di uscire dalla semiclandestinità in cui sono destinate le iniziative culturali nell'ambito di materie per molti versi riservate agli addetti ai lavori, e di essere portato a conoscenza degli Enti pubblici che sono i destinatari delle norme e della politica di gestione del territorio.
A questo fine è stata proposta una distribuzione gratuita del materiale ai Comuni.
Si pensava di inviare una copia completa di tutti i volumi ai Comuni al di sopra dei 5.000 abitanti, due copie complete ai Comuni al di sopra dei 20.000, cinque copie complete ai Comuni al di sopra dei 100.000. Per i Comuni inferiori ai 5.000 abitanti, si pensa di mandare una copia dei volumi contenente la disamina della normativa ed i problemi dei PPA; una copia del primo volume contenente la normativa ed il commento legislativo ai Comuni inferiori ai 5.000 abitanti e non obbligati al PPA. Cinque copie complete alle Province, cinque copie complete ai Comprensori, tre copie complete alle Comunità montane, due copie complete alle Unità Sanitarie Locali, una copia ad ogni Consorzio per la pianificazione intercomunale una copia ad ogni Consigliere, una copia al Commissario di Governo, una copia alle categorie, alle Camere di Commercio, all'Università, ecc.
Si prevede la distribuzione di circa 1.200 copie di tutti i volumi di 1.200 copie del primo volume, di 750 del terzo, di 400 del secondo, di 200 degli altri volumi.
Resterebbero alcune centinaia di copie a disposizione per l'Università e le altre Regioni che ne hanno fatto richiesta. Si possono mettere in vendita le copie che vengono richieste da operatori che sono al di fuori dell'ambito regionale.
La Giunta non ha ancora preso in considerazione l'ipotesi della vendita perché pensa che, comunque, i proventi che ne fossero ricavati sarebbero del tutto marginali.
Il finanziamento di queste iniziative è stato in parte deliberato nel corso degli anni 1979 e 1980 con deliberazioni che hanno complessivamente impegnato 353.226.260 lire. Sono ancora da impegnare per completare la cifra complessiva, compresa l'IVA, 335.103.000, in quanto le deliberazioni relative agli ultimi volumi furono fatte slittare nel corso del 1980 in relazione degli slittamenti degli impegni del bilancio e quindi sono venute a gravare sull'anno 1981.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

La gravità delle notizie che abbiamo testé sentito in risposta alla nostra interrogazione sono il migliore commento all'assurdità nella quale si è mossa questa vicenda sia sul piano politico, sia sul piano etico, come anche sul piano scientifico e di merito. La nostra interrogazione risale al 21 gennaio 1981 e l'imbarazzo della risposta dell'Assessore, forse per prendere conoscenza nel merito di cosa si trattava, non è certamente stato sciolto nei dubbi e nelle incertezze. Mi auguro che l'Assessore abbia trovato il tempo di leggere nel merito quelle pubblicazioni perché le valutazioni che dobbiamo fare sul complesso dell'operazione non debbono investire solo aspetti amministrativi, oppure di comportamento operativo sulla gestione di questa operazione, ma debbono anche investire un giudizio di merito sui contenuti.
Vorrei che i Consiglieri facessero una valutazione su queste pubblicazioni, dando i dovuti riconoscimenti distinguendo nettamente due aspetti, l'aspetto di contenuto scientifico e quindi un giudizio critico storico rispetto al rapporto che aveva appunto questo obiettivo dal punto di vista della pianificazione urbanistica in Piemonte, e l'aspetto che concerne il modo con il quale è stato presentato questo contributo critico storico in una serie di volumi i quali, non volendo generalizzare il giudizio, ci lasciano esterrefatti per il modo con cui è stata condotta l'operazione. Riteniamo che la situazione urbanistica non dovesse necessariamente essere corredata da cartografie o da elaborazioni cartografiche, che peraltro non hanno nulla di originale se non un tipo di presentazione più costosa di quelle che normalmente vengono utilizzate per pubblicazioni scientifiche. Questa operazione di confronto critico-storico poteva essere elaborata con ricercatori di livello universitario oppure con equipe interdisciplinari che consentissero una valutazione complessiva dello sviluppo urbanistico connesso, ad esempio, alle componenti socio territoriali oppure alle componenti geofisiche del territorio.
Vediamo invece come i giudizi espressi soprattutto nel rapporto sulla pianificazione (e lo stesso vizio di fondo incombe su altre pubblicazioni come quella relativa alle perimetrazioni dei centri storici), siano unicamente finalizzate ad obiettivi politici, quando non addirittura di parte, all'interno di una dimensione politica. E questo lo si vede chiaramente leggendo anche solo alcune valutazioni sui piani principali che concernono i capoluoghi di provincia, per non andare ad altre dimensioni di pianificazione sulle quali, probabilmente l'appunto rispetto alla contrapposizione di parte politica poteva essere attenuato.
A tutti è noto - me lo segnalava adesso il Consigliere Bastianini e me lo ha segnalato il Consigliere Martinetti - come alcuni Comuni abbiano reagito a questa impostazione. Alcuni giudizi ed alcune valutazioni sono false, non corrispondono ad obiettività né dal punto di vista storico, n dal punto di vista del giudizio di merito. L'Assessore deve con l'aiuto del Consiglio o della Commissione, leggere che cosa è scritto nei rapporti. In quanto ai costi, le cifre enunciate non ci convincono per una serie di valutazioni: abbiamo 4 anni ancora davanti prima di arrivare al consuntivo finale sui costi di questa operazione, a parte gli aspetti meramente amministrativi sui quali mi soffermerò successivamente.
Se analizziamo le pubblicazioni dal punto di vista storico-critico dobbiamo considerare come alcune cose siano state strumentalmente organizzate e sistematizzate in funzione solo del giudizio che si doveva dare al periodo 1975/1980.
Se un partito o una certa parte vuole sottoporre all'opinione pubblica della comunità regionale questa tesi, lo faccia con mezzi propri, con mezzi di partito e non utilizzando le finanze pubbliche per strumenti pre elettorali, che in realtà sono venuti alla luce solo successivamente.
L'operazione era partita un anno e mezzo prima, quindi se il problema ha ritardato credo che tutto questo non possa essere imputato ad assoluzioni sul contenuto delle pubblicazioni stesse.
Ma quest'analisi critica è anche superficiale, perché, ad esempio, per quanto concerne il problema dello sviluppo urbanistico non penso possa essere analizzato solo alla luce di comparazione sulla strumentazione urbanistica. Innanzitutto perché bisognerebbe poter leggere e radiografare che cosa dice questa strumentazione urbanistica, quindi non bastano le pezze colorate solo per mettere in luce aspetti che hanno in realtà un retroterra anche di sofferta decisione politica delle comunità. Questo è solo un aspetto del giudizio che si può dare sullo sviluppo urbanistico.
Bisogna che questo giudizio sia complessivamente valutato rispetto allo stato di fatto dell'attuazione avvenuta sul territorio. Quindi non esitiamo a definire privi di serietà questi studi e invitiamo l'Assessore a volere riconsiderare questo aspetto per il buon nome di tutte le forze politiche della Regione Piemonte. Qui non si tratta di voler dare una paternità ad un certo Assessorato, piuttosto che ad un altro.
Riteniamo che le persone che sono state scelte non avessero particolari qualificazioni scientifiche o professionali da poter essere indiscutibili dal punto di vista del giudizio che esse esprimono. I giudizi sul Piano regolatore di Torino e su ciò che Torino ha sofferto per pervenire alle decisioni finali degli anni '70 - '75, non sono accettabili come patrimonio di un livello istituzionale come la Regione, la quale, avendo delle competenze su questi aspetti, deve farsi carico anche di ciò che affida alle proprie pubblicazioni. C'è lo strumento delle Commissioni consiliari permanenti, c'è il Consiglio, pronto a discutere nel merito di questi problemi, non vedo perché tutto questo debba essere tirato in causa solo in funzione di un'interrogazione espressa da un Gruppo del Consiglio regionale.
Queste valutazioni concernono le responsabilità amministrative perch non è accettabile che una pubblicazione che comprende volumi che costano ognuno mediamente dalle 35.000 alle 80.000 lire non sia ancora coperta da provvedimenti formali di autorizzazione della spesa. La parte scoperta da autorizzazione della spesa, secondo l'Assessore, sarebbe di 335 milioni contro i 353 già deliberati. In realtà, riteniamo che queste cifre non corrispondano al vero e vorremmo che ci fosse anche fornita la data delle varie delibere che sono state prese. Diversamente, riteniamo ci debbano essere delle responsabilità, personali su queste esposizioni non autorizzate che non credo si possano tranquillamente sistemare a posteriori. L'Assessore alle finanze e al patrimonio credo debba essere investito su questi aspetti. Non è pensabile e non è accettabile che si possa continuare su questa strada.
Su questi argomenti il Gruppo della D.C. presenterà una mozione.
Riteniamo che in questa vicenda ci sia l'emblematicità di un tipo di conduzione rispetto alla quale o il Consiglio si pone con prese di posizioni precise e con attenzione, anche nel merito delle decisioni e del modo in cui esse incidono sulla qualità della spesa e sui frutti politici che producono nella comunità regionale, oppure possiamo chiudere ed andare a casa.
Per quanto riguarda le distribuzioni che l'Assessore ha enunciato riteniamo di porre un formale veto su questo tipo di operazione. Finché la Commissione non avrà dibattuto il problema relativo al rapporto storico critico sulla pianificazione degli anni '75-'80, che come ho detto, investe aspetti di valutazioni critiche che comportano giudizi falsi in alcuni casi, imprecisi, incompleti e strumentali in altri, non è ammissibile che queste pubblicazioni vengano distribuite.



PAGANELLI Ettore

Riprenderemo l'argomento, in quanto il nostro Gruppo presenta una mozione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Vista l'importanza dell'interpellanza discussa e visto l'annunciato proposito di presentare da parte della D.C. una mozione in argomento chiedo che sia messo a disposizione dei Gruppi il testo della risposta data dall'Assessore Simonelli.



PRESIDENTE

Ha ancora la parola l'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore all'urbanistica

La mozione annunciata ci consentirà di precisare molte considerazioni sulle quali Picco si è soffermato, comprese le considerazioni sui contenuti che ognuno è libero di interpretare come crede, ma che debbono essere conformi ad una onesta valutazione di quello che in quei volumi è scritto.
Se Picco si lamenta che siano stati dati dei giudizi negativi sull'operato e sulla politica urbanistica di amministrazioni che male hanno operato, questo appartiene al giudizio storico, che potrà anche non essere neutrale ma questo non significa che debba essere fazioso. Lo stato della pianificazione urbanistica ereditato nel '75 dalla Regione era deplorevole.
L'assenza di strumenti, il caos urbanistico, la degradazione delle nostre città per motivi diversi era ad un punto tale che credo non esimesse dall'assumere determinate considerazioni. Ripeto, questa questione è opinabile e la potremo discutere nelle sedi appropriate.
Un fatto non può essere rimproverato: la scelta dei collaboratori. E' stata fatta sulla base di competenze professionali già sperimentate, di titoli scientifici, di disponibilità a lavorare per parecchi mesi con un compenso modesto.
E' opinabile l'affermazione sulla presunta operazione preelettorale e propagandistica dei volumi, vuoi per la loro natura che non attiene al depliant elettorale o al messaggio facilmente recepibile dalle grandi masse, vuoi soprattutto per il fatto che la pubblicazione è stata successiva alle elezioni.
Ho indicato una serie di costi analitici, che trovano conforto in parte nelle deliberazioni già approvate in parte nelle spese che sono state sostenute; le deliberazioni sono state tutte predisposte, qualcuna di esse non è stata finanziata per lo slittamento degli impegni di spesa operati fra il bilancio 1980 e il bilancio 1981. I volumi sono stati consegnati in tempi successivi e quindi dal punto di vista della correttezza formale non c'è dubbio che l'impegno di spesa possa essere assunto anche successivamente per lavori in itinere.



PRESIDENTE

Le interrogazioni ed interpellanze sono così discusse.


Argomento:

Interrogazione presentata dai Consiglieri Paganelli, Picco, Ratti, Sartoris sul rapporto di pianificazione e di gestione urbanistica in Piemonte negli anni 1975/1980

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto terzo dell'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente".
Comunico che è in congedo il Consigliere Ariotti.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 93: "Ulteriori modificazioni ed integrazioni alla legge regionale 12/10/1978 n. 63 'Interventi regionali in materia di agricoltura e foreste', presentato dalla Giunta regionale in data 21 maggio 1981 N. 94: "Norme per la regolamentazione, la tutela e lo sviluppo dell'apicoltura in Piemonte", presentato dalla Giunta regionale in data 21 maggio 1981 N. 95: "Modifica alla legge regionale n. 42/1978 in materia di movimenti migratori", presentato dai Consiglieri Viglione, Salvetti e Salerno in data 22 maggio 1981 N. 96: "Partecipazione della Regione Piemonte alla Società Aeroporto di Torino (S.I.T.0.) S.p.A.", presentato dalla Giunta regionale in data 25 maggio 1981 N. 97: "Modifiche alla legge regionale 16/5/1975 n. 28", presentato dalla Giunta regionale in data 29 maggio 1981 N. 98: "Istituzione dell'Ufficio del Difensore Civico", presentato dalla Giunta regionale in data 29 maggio 1981 N. 99: "Proroga e modifiche della legge regionale n. 56 del 31/8/1979 'Provvedimenti per l'incentivazione turistico-ricettiva'", presentato dalla Giunta regionale in data 29 maggio 1981 N. 100: "Adesione all'intesa interregionale per la navigazione interna sul fiume Po ed idrovie collegate", presentato dalla Giunta regionale in data 29 maggio 1981.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 30 aprile 1981: "Proroga del termine di scadenza delle riserve di caccia" alla legge regionale del 7 maggio 1981: "Autorizzazione all'acquisto di un immobile da destinare a sede di Centro di Formazione Professionale" alla legge regionale del 7 maggio 1981: "Modifiche alla legge regionale 17/12/1979 n. 73 'Istituzione di due nuovi servizi a supporto delle Commissioni permanenti VI e VII del Consiglio regionale".


Argomento: Commemorazioni

d) Commemorazione della morte del senatore Giuseppe Pella


PRESIDENTE

Il senatore Giuseppe Pella, Presidente Presidente del Consiglio nel '53 e più volte Ministro, è morto domenica scorsa a Roma: con lui, un altro piemontese della vecchia guardia se ne è andato.
Biellese di nascita, figlio di contadini e fiero di esserlo, tra i principali protagonisti della vita politica italiana e uno dei maggiori esponenti della Democrazia Cristiana nel primo dopoguerra, il Senatore Pella ha legato il proprio nome alla fase politica del "centrismo", al miracolo economico, ai duri momenti della guerra fredda, distinguendosi per la preparazione nel corso della lunga esperienza nei governi degli anni '50.
Lo ricordiamo in particolare alla guida del Governo, successore di Alcide De Gasperi, nel 1953. Il suo fu un ministero di breve durata, ma diede un apporto determinante per la preparazione del ricongiungimento di Trieste all'Italia, operazione poi conclusa l'anno successivo dal governo Scelba.
La presenza di Pella al governo aveva anche consentito di superare senza traumi un periodo di forti contrasti tra i partiti, di tensioni e di incertezze che era seguito alle elezioni di quello stesso anno. Ma il contributo maggiore, Pella lo diede alla politica economica e finanziaria dell'Italia dell'immediato dopo guerra, quando il nostro Paese non era solo da risollevare dalle rovine morali e materiali, ma era da costruire nella nuova immagine democratica in cui giustizia e libertà dovevano trovare valide garanzie.
L'ingresso nella vita politica di Pella, avviene dopo la Liberazione proprio per la sua solida competenza in materie finanziarie e tecnica bancaria che lo porta ad assumere un ruolo fondamentale nella politica economica del governo De Gasperi, prima con Einaudi e Del Vecchio e poi con Vanoni: con quest'ultimo diede l'impostazione a tutta la politica economica degli anni della ricostruzione.
Negli ultimi anni, dopo essere passato all'Assemblea di Palazzo Madama continuò ad intervenire alla vita pubblica italiana, mettendo a disposizione la vasta esperienza accumulata nei più importanti organismi di programmazione economica e finanziaria.
La notizia della morte di Pella ha suscitato commosso rammarico in tutto il mondo politico italiano, ma in modo particolare in Piemonte e a Torino, alla quale egli era molto legato e dove molte delle sue iniziative erano nate.
A nome della comunità piemontese, esprimo, dunque, il cordoglio più sincero e partecipe per la scomparsa di Giuseppe Pella, al quale continueremo ad essere riconoscenti per il suo attaccamento e costante impegno a favore della nostra Regione e per l'esempio di onestà preparazione meticolosa, probità che ha lasciato dietro di sé.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Comunicazioni della Giunta regionale


PRESIDENTE

Ha ora la parola l'Assessore Testa per comunicazioni.



TESTA Gianluigi, Assessore al bilancio

La Giunta intende fare una comunicazione relativamente ai ventilati tagli di bilancio, contenuti nel decreto di legge 246 del 28 maggio 1981 anche per informare il Consiglio delle conseguenze che ne derivano, sia in termini di documenti contabili, sia in termini economici, alla Regione stessa.
Lo spirito dell'operazione governativa è facilmente comprensibile se si legge la relazione che accompagna il disegno di legge presentato alla Camera. Questa relazione, riferita ai fondi ex art. 8 dice: "Con l'art. 8 la percentuale di incremento per l'anno 1981 del fondo comune regionale viene limitata al 18% del corrispondente fondo dell'anno 1980. Come è noto la crescita del fondo è commisurata ai sensi dell'art. 1 della legge 10 maggio 356, all'aumento che si registra nelle previsioni delle entrate tributarie dello Stato. In base a tale automatismo la crescita del fondo avrebbe dovuto assumere dimensioni veramente abnormi dato che le entrate tributarie dello Stato, in forza di particolari fattori, presentano rispetto all'evoluzione del prodotto interno lordo, una crescita di gran lunga superiore. Trattasi di un meccanismo perverso che dovrà assolutamente essere debitamente corretto in sede di riscrittura della predetta legge 356 che giunge a scadenza con il 1981".
Consentitemi una breve nota relativamente a questa relazione del Governo in quanto i dati sono citati a favore del Governo stesso ma non in termini obiettivi. Infatti, da un rapido calcolo che può essere fatto relativamente al trasferimento di fondi regionali, ex art. 8, noi potremmo ipotizzare che questi fondi potevano essere trasferiti alla Regione in base a tre criteri: 1) criterio dell'inflazione, cioè che venissero mantenuti i fondi previsti originariamente dalla legge e venissero rivalutati solo in base all'inflazione 2) in base al criterio che la legge stabiliva che era quello della crescita del fondo in relazione alle entrate tributarie dello Stato 3) alla proposta di cui il Governo si fa oggi portavoce di legarlo al prodotto interno lordo.
Nelle ipotesi che il fondo fosse incrementato solo in base all'inflazione, il fondo regionale ex art. 8 ammonterebbe oggi a 2631 miliardi per tutte le Regioni, contro i 2761 che sarebbero dovuti se fosse applicato l'incremento del 36% in base all'incremento delle entrate tributarie. L'applicazione del 36% è già riduttiva in quanto le entrate tributarie dell'anno 1981 sono previste dalla relazione di bilancio al 45 e quindi teoricamente al fondo ex art. 8 avrebbe dovuto essere applicato un aumento del 45%.
Se avessimo applicato costantemente il prodotto interno lordo, oggi il fondo ammonterebbe a 2682 miliardi. Applicando invece il taglio che il Governo propone, il fondo ammonta a 2390 miliardi (18%).
Dal confronto di queste cifre, la cifra che il Governo propone è arbitraria nel senso che non si lega a nessun meccanismo ed è comunque la più bassa di tutte quelle previste dagli altri meccanismi.
Le Regioni non possono accettare che venga applicato un criterio peggiorativo e che non venga applicato un criterio coerente. Se la legge prevedeva che doveva essere applicato il criterio delle entrate tributarie lo si applichi. Se il Governo vuole applicare il prodotto interno lordo, lo ricalcoli sin dall'inizio. Nessuna di queste tre scelte viene fatta, viene invece tagliato il fondo. La valutazione negativa della Giunta è stata sul fatto che il Governo nel momento in cui veniva sciolto, sia ricorso allo strumento del Decreto legge.
Il Decreto legge contiene cinque articoli che concernono la finanza regionale: l'art. 8 che è quello che prevede che l'incremento del fondo comune ex art. 8 della legge 281, sia portato al 18%. Il danno per la Regione Piemonte ammonta a 32 miliardi (sulle entrate ex art. 8), a cui vanno aggiunti 30 miliardi di minor capacità di mutuo che la Regione viene ad avere l'art. 9 che prevede che il fondo ex art. 9 della legge 281 rimanga invariato al 12,7%, mentre avrebbe dovuto andare al 20,9. Non abbiamo in questo caso un danno nel senso che sul bilancio avevamo già applicato il 12,7% però in realtà abbiamo un danno occulto nel senso che teoricamente in sede di assestamento avremmo dovuto accertare l'aumento dal 12 al 20% e quindi iscrivere le risorse relative l'art. 10 che impone dei limiti di cassa aggravando ulteriormente quanto già era contenuto nella legge finanziaria dello Stato, sottoponendo a decreto del Ministero del Tesoro le erogazioni di cassa alle Regioni.
Ricordo che nella legge finanziaria dello Stato era previsto che l'ammontare delle casse delle Regioni non potesse superare il 12 dell'importo globale del bilancio della Regione sottratto il Fondo sanitario nazionale (sono 120/130 miliardi). I danni che derivano alla Regione Piemonte rispetto al bilancio che è stato formulato sono circa di 14 miliardi di diminuzione di interessi attivi l'art. 11 del Decreto che spinge le Regioni ad operare per avere i fondi della Comunità Europea l'art. 12 che stabilisce che le Regioni modifichino il bilancio.
Va ancora osservato che con la legge finanziaria dello Stato, i fondi dei trasporti erano slittati dall'80 all'83 e avendo la Regione Piemonte già speso questi fondi poiché li aveva scritti nel bilancio 1980, si ha un danno di altri 15 miliardi. Il totale dei tagli che dovrebbero essere apportati al bilancio della Regione Piemonte, ammonta a circa 90 miliardi al di là di eventuali altri tagli che dovessero essere apportati in relazione al rendiconto che è stato presentato alla I Commissione consiliare. Questo taglio di oltre 90 miliardi va ad incidere su quei famosi 230 miliardi di disponibilità che la Regione aveva, in quanto il taglio non può essere fatto sui fondi a destinazione vincolata, quindi va quasi a dimezzare la discrezionalità della spesa regionale. Riteniamo molto grave questo provvedimento e, il giorno in cui questo provvedimento fosse confermato, vi sarebbero grossissime difficoltà nel rivedere il bilancio regionale, intanto perché lo rivediamo a giugno quando una serie di spese sono già state fatte, in secondo luogo perché il bilancio era già tirato rispetto alle esigenze.
Sulla base di queste indicazioni, la Giunta ha deciso di proporre al Consiglio il rinvio dell'assestamento di bilancio. I colleghi Consiglieri ricorderanno che in sede di presentazione del bilancio, avevamo detto che la Giunta avrebbe presentato entro i termini di legge, sia il rendiconto che l'assestamento. Il rendiconto è stato presentato il 30 aprile dalla I Commissione consiliare, mentre per quanto riguarda l'assestamento la Giunta ha deciso di non presentarlo in quanto essendo pendente questo decreto di legge e non sapendo che il decreto legge andrà a buon fine o se sarà modificato, ci sembra inutile fare un'operazione così importante sul bilancio che poi dovrà essere modificato successivamente. La Giunta si limiterà quindi a presentare una variazione al bilancio entro il 30 giugno variazione che concernerà solo i capitoli che sono strettamente indispensabili per la gestione della Regione e che sono andati ad esaurimento, impegnandosi peraltro nell'arco di 30/40 giorni dalla data della conversione in legge del decreto, a presentare il documento dell'assestamento.
Domani vi è una riunione dei Presidenti delle Regioni, a cui parteciperà anche il nostro Presidente, per trovare una posizione unitaria nei confronti del Governo su questo argomento.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Ringraziamo l'Assessore Testa per la sua lucida e puntuale relazione per quanto attiene ai problemi che riguardano il suo Assessorato, ne condividiamo le opinioni e condividiamo anche le preoccupazioni sui tagli che il Governo dimissionario ha inserito in un decreto legge quasi furtivamente.
Riteniamo che si possa concorrere al superamento della crisi del Paese.
Certo, c'è l'inflazione, c'è un problema di rottura nell' economia. Occorre ricostituire un rapporto corretto all'interno della società dal punto di vista economico e sociale, attraverso il riequilibrio e il riordino generale degli interventi che Stato e Regioni, Comuni e Autonomie locali debbono portare avanti. Non condividiamo questo taglio indiscriminato della spesa che passa dal 27/38% al 18/20%. Le Regioni fecero anni addietro in sede di governo la proposta di agganciare la percentuale delle risorse finanziarie al prodotto interno lordo e non alle previsioni di bilancio.
Chiediamo la selettività degli interventi, alcune parti debbono essere ridotte e contenute, le spese correnti o gestionali, altre invece, le spese di investimento, vanno potenziate: se il Governo avesse fatto questo ragionamento alle Regioni avrebbe trovato rispondenza. Tuttavia non siamo qui per piangere o per rendere doglianza costantemente, vogliamo invece essere propositivi di soluzioni nella direzione che ho indicato. Ad esempio, abbiamo il coraggio di dire che vi sono dei settori come quello della sanità che non sono di spesa corrente, ma settori di investimento.
Abbiamo il coraggio di dire che l'introduzione del ticket sui medicinali dovrebbe essere molto più elevata di quella proposta dal Governo per chi abbia un reddito superiore a determinati parametri e riteniamo che questo potrebbe portare ad una corretta gestione della sanità. Se si operasse concretamente sui redditi più alti, risparmieremmo centinaia di miliardi che potrebbero essere recuperati per spese di investimento.
Il nostro Paese è diventato un Paese assistenziale dove le iscrizioni nel bilancio dello Stato sono dirette, per i tre quarti, o i quattro quinti, in forme più o meno larvate, più o meno dirette, più o meno apparenti, all'assistenza. Non abbiamo quasi più forme di investimento.
Merita tenere in piedi un sistema di questo genere dal punto di vista finanziario e della struttura della società, quando il contribuente viene pagato soltanto per assistere altri che tutto sommato, per una certa parte potrebbero anche non esserlo? Bisogna avere il coraggio di dire che tutto questo va abbandonato e che si deve percorrere una strada diversa. E' la politica governativa che va modificata, è la politica governativa che ha creato in Italia un carrozzone di 6 milioni di invalidi, di centinaia di migliaia di iscritti nel grande libro dello Stato. E' quanto il nostro Partito sta dicendo con forza in questi giorni nelle trattative per la formazione del Governo: o cambiamo politica o giriamo pagina, ma la giriamo davvero totalmente oppure questi fenomeni sono destinati ad allungarsi nel tempo o, se vogliamo, a diventare crisi perenne.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Ringraziamo l'Assessore Testa di aver voluto assolvere con puntigliosa precisione al suo dovere di Assessore (cosa che sembra invece non essere malattia comune all'interno di questa Giunta), ed esprimiamo la preoccupazione del nostro Gruppo su questa materia. Crediamo che la difficile situazione economica debba impegnare tutti ad una valutazione attenta dei canali di spesa. Ci sembra che l'imposizione contenuta nel decreto risulti di fatto insostenibile per la conservazione di funzionalità reale all'Ente Regione. Su questa materia, come forza politica, dovremo anche noi intervenire e fare la nostra parte.
Vorrei concludere con una preghiera all' Assessore Testa. E' ben vero e siamo d'accordo - che non esista oggi l'opportunità di mettere mano in modo formale al bilancio in pendenza di una definizione certa del taglio del fondo comune, però è altrettanto vero che, al di là della specificazione di questo taglio, la cinghia dovrà essere stretta. Chiediamo all'Assessore Testa di presentare nella sede della I Commissione delle prime ipotesi degli orientamenti che la Giunta intenderebbe seguire per dare corso alla riduzione del bilancio in modo che anche le forze politiche sappiano quali sono i settori di difesa prioritaria e quali sono invece i settori che la Giunta si propone di alleggerire di fronte alle ipotesi di rientro.



PRESIDENTE

La parola alla Signora Vetrino.



VETRINO Bianca

Questa mattina salutando l'Assessore Testa ed avendo chiestogli come stava, mi disse che personalmente stava bene ma che il bilancio regionale stava male. Effettivamente, di fronte alle cifre che egli ci ha confermato le preoccupazioni che egli ha, devono essere preoccupazioni di tutto il Consiglio regionale.
Non credo, avendo letto una dichiarazione a caldo dell'Assessore Testa che nel provvedimento del Governo ci sia un colpo all'autonomia delle Regioni e quindi una spinta neocentralistica. Il momento che stiamo attraversando è grave. L'emergenza di questo momento è un'emergenza morale ma anche e soprattutto economica e deve richiamare la nostra responsabilità non soltanto come rappresentanti della comunità regionale, ma anche come rappresentanti della più ampia comunità nazionale. Dobbiamo guardare le cifre. Sappiamo che nei primi quattro mesi del 1981 il disavanzo pubblico è di 15 mila miliardi (il doppio di quello del corrispondente periodo dell'anno scorso). L'obiettivo di arrivare ad un disavanzo annuale sui 37.500 miliardi è ormai un sogno tanto più che saranno gli ultimi mesi dell'anno a determinare il disavanzo effettivo per cui si può avanzare l'ipotesi che alla fine del 1981 il disavanzo sarà di 60 mila miliardi.
Il recupero di 5 mila miliardi che si proponeva la fase 2, è quasi un'ironia e la fase 3, la quale aveva soprattutto un contenuto politico quello cioè di portare sul tavolo comune di discussione il raffreddamento della scala mobile, finisce per essere allontanata nel tempo e di conseguenza di fare a distanza constare i suoi effetti.
E' con questo spirito che noi dobbiamo affrontare questa emergenza economica, che peraltro il Governo Forlani, caduto sull'emergenza morale aveva affrontato portando in Parlamento il piano a medio termine con alla base una politica di sviluppo rivolta a contrastare l'inflazione senza mortificare lo sviluppo degli investimenti, riaprendo peraltro la porta ad un dialogo tra le parti sociali, un confronto aperto su un argomento che nel passato non era mai stato toccato e con delle riforme di grande rilievo (l'avvio del piano auto, il risanamento del settore siderurgico, la riprivatizzazione della Montedison).
Il taglio è certamente un taglio indiscriminato, un taglio affrettato un taglio che non ha tenuto conto dell'inflazione. Il problema è grave. Una presa di responsabilità dei Presidenti delle Regioni, che avverrà domani dovrà porsi in questa linea, cioè nella logica che gli interessi delle Regioni, e segnatamente gli interessi dei piemontesi, vanno difesi, tenendo conto che non tutte le Regioni sono Piemonte (per esempio, il piano auto ha avuto un privilegio dalla politica economica del Governo) e quindi ponendoci nella logica che fare gli interessi degli italiani, fare gli interessi dei piemontesi, deve essere un obiettivo nazionale.
Quindi se vogliamo dare un consiglio a chi rappresenterà il Piemonte è quello di difendere gli interessi della comunità, ponendoci però di fronte alle responsabilità più gravi che ha la Nazione. L'emergenza economica continua, quindi con questo spirito andiamo a questo incontro.
Sui ridimensionamenti che prevede l'Assessore alle finanze non possiamo che essere d'accordo in quanto questa non è solo una via razionale, ma è l'unica possibile.
Grazie per l'informazione che ci ha dato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

La riduzione della spesa pubblica crea dei problemi a tutti i livelli quindi anche a livello regionale. In via di principio non si può negare che, in un quadro complessivo di revisione della spesa, alcuni sacrifici debbano essere richiesti anche alle Regioni. Il punto è come questi sacrifici siano richiesti e come questi sacrifici debbano realizzarsi. La situazione è all'esame di tutte le forze politiche. Oggi i rappresentanti dei Gruppi regionali della D.C. esamineranno a Roma questa situazione in vista della riunione di domani dei Presidenti delle Giunte regionali.
Certamente il decreto è stato emesso in modo affrettato, nel momento in cui il Governo stava per rassegnare le sue dimissioni, Ci auguriamo che dal dibattito parlamentare possano essere apportati correttivi. L'ipotesi di un rallentamento nella predisposizione degli strumenti di bilancio, è stata annunciata dall'Assessore Testa: anche se in questo momento non esprimo adesione piena alla sua proposta, debbo riconoscere che è un'ipotesi che deve essere tenuta in debita considerazione per non lavorare inutilmente.
Ringrazio l'Assessore per le informazioni che ci ha dato, ma devo fargli un piccolo appunto. Egli nella fase iniziale del suo intervento ha detto che i tagli erano a favore del Governo e contro le Regioni. Noi in questa discussione come in tutte le altre discussioni che riguardano il rapporto Stato-Regioni non ci attestiamo in posizione di contrasto indipendentemente dalla coloritura di coloro che reggono le sorti dell'uno o dell'altro Ente, perché siamo consapevoli di essere tutti membri della comunità nazionale.
Ci deve essere il giusto equilibrio e ci deve essere disponibilità di finanziamenti là ove c'è l'immediata possibilità di spendere. Questi devono essere filoni su cui dobbiamo camminare in questa difficile congiuntura e personalmente mi batterò per questa soluzione



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Nel ringraziare l'Assessore per l'informazione, desideriamo fare una breve dichiarazione politica.
Diciamo innanzitutto con molta franchezza che non siamo sorpresi del provvedimento di riduzione dei fondi alle Regioni; era un provvedimento che si sentiva nell'aria al di là della crisi economica e dell'emergenza che oggi hanno colpito la nazione. Abbiamo più volte avuto modo di osservare che in qualche misura si sta operando a livello centrale contro la Regione.
Ripetiamo qui, proprio noi che non siamo mai stati ammalati di regionalismo, un convinto nostro concetto e, cioè, che lo Stato, dopo avere costituito le Regioni contro la nostra volontà, oggi si preoccupa di farle funzionare bene, laddove invece questa è l'esigenza primaria che dovrebbe essere avvertita. Nessuna sorpresa quindi per questo provvedimento. Siamo invece indignati per il modo e per i tempi in cui il provvedimento di riduzione dei fondi regionali è stato assunto: nel corso dell'ultimo Consiglio dei Ministri, da un Governo già dimissionario senza dare modo di condurre a termine una trattativa che le Regioni avevano pure avviato e che avrebbe dovuto essere portata alla conclusione. Su questi due concetti, non sorpresa, ma indignazione. Vorremmo fermare il nostro giudizio su quanto è accaduto. Aggiungiamo che è oggi sicuramente tempo di austerità ed auspichiamo anche che simili provvedimenti possano essere rivisti, perch anche da parte nostra non è assolutamente accettabile il taglio indiscriminato ai fondi regionali.
Diceva poco fa il Consigliere Paganelli, e noi siamo perfettamente d'accordo con lui, che in un momento di austerità i sacrifici vanno richiesti a tutte le parti, allo Stato come alle Regioni; ma che il vero problema è quello di vedere come si intendono e in che misura si intendono imporre certi sacrifici e allo Stato e alle Regioni. Ebbene, ci pare che in questo caso il concetto non sia stato osservato e tenuto presente, perch abbiamo assistito ad un taglio indiscriminato dei fondi destinati alle Regioni.
Ci auguriamo che, come è stato detto, il successivo dibattito parlamentare consenta di apportare al decreto quelle modifiche che sono assolutamente necessarie perché la nostra Regione e le altre Regioni non vengano a perdere il loro carattere di piena funzionalità. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Anch'io svolgo alcune considerazioni che si raccordano all'economia del tempo per questa doverosa presa d'atto del Consiglio di una situazione nuova e delle sue conseguenze. A me sembra che di questo argomento si debba riparlare, forse non solo a decreto convertito, ma anche sulla base dell'evoluzione della situazione per fare il punto sulla questione che, a mio avviso, non può essere ricondotta facilmente allo schema venuto da molti interventi: la crisi è grave, sacrifici dobbiamo farne tutti, quindi giustificando le ragioni del provvedimento governativo. I dati di fatto sono questi, nessuno li vuole negare, ma sarebbe un grosso errore non denunciare il metodo usato dal Governo e non rilevare un elemento di grande pericolosità rispetto al ruolo delle Regioni.
Questa concezione della stretta, del rigore, dei tagli, ignora che oggi l'ordinamento nazionale è fondato sulla pluralità delle istituzioni. Le Regioni ed i Comuni sono Enti gerarchicamente sottordinati allo Stato centrale (anche se rifiuto questo termine), ma se confrontiamo questi tagli con quelli fatti ai Ministeri, le differenze a sfavore delle Regioni sono molto grandi. Vorrei rilevare le grandi incoerenze che hanno accompagnato questa vicenda. Abbiamo avuto, or sono 2-3 mesi, un'audizione alla Commissione del Senato per gli affari regionali. Il Ministro Mazzotta ha fatto delle proposte di notevole interesse per quanto riguarda il raccordo con le Regioni, la messa in opera di una strumentazione tecnica, sedi istituzionali per dare vita a quello che noi chiamiamo il principio dell'ordinamento statuale, fondato su una pluralità di istituzioni, che concorrono a determinare la politica e le decisioni amministrative. Nel momento stesso in cui il Ministro formulava queste proposte e annetteva rilievo e peso alle Regioni, cercando addirittura di istituzionalizzare (semmai la nostra osservazione è sui rischi di un'istituzionalizzazione di una simile istanza), la sede dei Presidenti delle Giunte regionali, veniva smentito in maniera clamorosa sulla questione dei tagli che erano contenuti nel disegno di legge presentato dal Governo, quando i Presidenti delle Regioni si erano già espressi criticamente. Ci chiediamo se non ci sia una profonda incoerenza tra la volontà di ascoltare, addirittura di istituzionalizzare una sede in cui i Presidenti delle Regioni e per essi le Regioni, possano contribuire a determinare le decisioni di fondo, e un decreto che ha neanche preso in considerazione le proposte dei Presidenti delle Regioni. Il Ministro Mazzotta era partito con un'affermazione molto pericolosa: occorre mettere una pietra sopra la fase romantica dell'Istituto regionale. In questo aggettivo si condensa un giudizio sbagliato. Non c'è stata né una fase romantica né una fase classica, c'è stata unicamente una fase costituente di grande rilievo, un ordinamento in cui i processi di decisione, di spesa, di programmazione fossero fortemente integrati tra il momento centrale, con alcuni compiti e il momento delle Regioni. Abbiamo accettato la logica del piano triennale, ma, negli ultimi tempi durante le fasi 1, 2, 3, il piano triennale rischiava di allontanarsi e la logica di questi tagli è profondamente contraria ai punti positivi di riforma della proposta di piano triennale. Se passano questi tagli, saranno proprio gli investimenti sui quali volevamo puntare per il rilancio dello sviluppo, ad essere bloccato; se passa questa logica, nel 1981, non partirà nessuna di quelle opere necessarie, per esempio, nel campo dell'edilizia che è uno dei volani del rilancio della nostra economia.
Possiamo condividere una linea governativa, che tende a ricondurre i suoi provvedimenti ad una logica di sottordinazione delle Regioni, di loro blocco nell'autonomia propositiva e progettuale? Ritengo che nel non accettare questa logica dobbiamo rilanciare una nostra proposta sulla base di progetti, assumendoci tutto il carico del rigore e del controllo della spesa regionale e infraregionale. Il Gruppo comunista non solo è disponibile, ma è disposto a farsi autore di precise proposte metodologiche in capo a tutti i capitoli di spesa, ai modi con cui i soldi vengono spesi, alla trasparenza e al massimo rigore. Permettetemi di chiudere richiamando una valutazione politica. Una questione come questa non può non essere riconnessa alla grande questione morale; in altre parole, non possiamo essere convinti dei provvedimenti, che in sé hanno una loro logica, se nel quadro generale non chiamiamo tutte le forze al lavoro ai sacrifici, al rigore, all'autocontrollo, all'autodisciplina, se la grande questione morale su cui si fonda la credibilità di uno Stato che dia concreta governabilità non viene sciolta.
Non è possibile sconnettere questi due elementi. Il nostro Paese vive una grave crisi di governabilità per la questione morale, accoppiata all'inefficienza e all'incapacità di rispondere ai problemi dello Stato. Mi permetto di dire che a uno Stato centralizzato che, per ragioni strutturali difficilmente riuscirà a risolvere il problema morale, è preferibile uno Stato-ordinamento che, nel massimo di pluralismo e di trasparenza può dare un contributo serio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Testa per la replica.



TESTA Gianluigi, Assessore al bilancio

Al Consigliere Bastianini voglio dire che già stiamo valutando le ipotesi di taglio che porteremo in I Commissione. I tempi non sono ancora maturi, ma contiamo di farlo a breve distanza.
Alla signora Vetrino Nicola vorrei dire che il discorso dei neocentralismi dello Stato non emerge solo da questo provvedimento, ma da una serie di leggi che a mio giudizio danno il segno di un cambio di orientamento. Ad esempio, la legge quadro sul pubblico impiego è un altro segno trasparente della volontà dello Stato di accentrare determinate cose.
Sono personalmente d'accordo, e lo ha espresso l'avvocato Viglione come Capogruppo del nostro Partito, sul fatto che bisogna farsi carico dei sacrifici e dei tagli. Non accettiamo il metodo e non accettiamo il fatto che, nel momento in cui si porta avanti un discorso di programmazione economica, come il piano triennale, non vi siano delle contropartite in termini di risorse vincolate a progetti di programmazione e quindi coerenti con la programmazione nazionale.
A Bontempi rispondo che è benvenuto il contributo del P.C.I. circa la trasparenza e il rigore del bilancio, anche perché l'Assessorato si muove in questa linea.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Programma 1981 del patrimonio regionale


PRESIDENTE

Punto quarto all'ordine del giorno: "Programma 1981 del patrimonio regionale".
La parola al relatore, Assessore Testa.



TESTA Gianluigi, Assessore al patrimonio e demanio

Un dato di fatto di grande importanza che emerge dalla seconda legislatura, è l'avvio di una imponente politica del patrimonio regionale ispirata a linee e criteri di ampie vedute, orientate al futuro.
Negli anni dal 1975 al 1980, attraverso acquisti, comodati od altre analoghe forme giuridiche, la Regione ha acquisito la disponibilità di numerosi palazzi destinati per lo più a sedi di uffici regionali, ed è intervenuta nel recupero e nel restauro di pregevoli parti del patrimonio artistico, storico e culturale del Piemonte.
L'inizio della terza legislatura ha coinciso con il momento in cui queste operazioni di grande respiro e di rilevante Valore richiedevano un momento di riflessione e di razionalizzazione.
La forte volontà di procedere su questa strada, la decisione con cui la precedente Giunta aveva affrontato questi problemi, il pregevole desiderio di non lasciare che la storia stessa del Piemonte cadesse in rovina avevano portato infatti ad una quantità di acquisizioni così rilevante da richiedere un'attenta verifica di compatibilità sulla capienza dei bilanci regionali.
Era indispensabile quindi che, alla fase caratterizzata dalle rilevanti iniziative di acquisizione, succedesse un momento di pausa e riflessione che avesse il significato di garantire il consolidamento di quanto fatto ed il recupero pieno di quanto acquisito, prima di iniziare una nuova fase di espansione.
E' inutile qui ricordare, tanto i fatti sono noti, nomi di celebri monumenti acquisiti ed in via di recupero, quali Palazzo Carignano, il Castello di Rivoli, quello di Ivrea, il San Giovanni Vecchio o quelli il cui recupero è già ultimato, come la Manica Nuova di Palazzo Reale.
Razionalizzare, sistematizzare, porre le basi per un nuovo momento di acquisizione: queste le linee perseguite sin dall'inizio di questa legislatura e che caratterizzeranno con ogni probabilità l'intera durata della stessa.
Questa scelta viene fatta pur sapendo che in molte parti del Piemonte sono maturate attese molto vive per quest'azione di recupero del patrimonio storico ed artistico ed a riprova giungono da più parti pressioni perché si proceda a nuovi ed importanti interventi.
A queste richieste vanno però fatte presenti alcune considerazioni: 1. le capacità di bilancio regionali riferite al patrimonio saranno interamente assorbite nei prossimi cinque anni dall'azione prioritaria di recuperare e di far funzionare tutto il patrimonio acquisito.
Lo sforzo finanziario in questo senso è oggi valutabile, a lire costanti, in circa 100 miliardi 2. la Regione si è fatta carico, anche allo scopo di risvegliare l'opinione pubblica e le coscienze, di un compito certo di grande rilievo ma solo in parte rientrante nelle proprie competenze.
Noi continueremo a fare la nostra parte, ma sollecitiamo anche gli altri Enti pubblici, dallo Stato alle Province, ai grandi Comuni, a svolgere la loro e riteniamo indispensabile che si attivino, allo stesso fine, anche i privati, che spesso posseggono un significativo patrimonio 3. un eventuale sforzo al di sopra del limite massimo delle nostre capacità avrebbe effetti opposti a quelli desiderati, in quanto porterebbe nelle mani regionali strutture che la Regione non sarebbe poi in grado di recuperare, divenendo così responsabile del loro deterioramento, quando altri, magari, avrebbero potuto eseguire, nel frattempo, almeno quelle opere di manutenzione atte ad impedire un irreparabile processo di degrado.
Sulla base di queste considerazioni saranno fermate le nuove acquisizioni e, salvo casi eccezionali, questa linea sarà perseguita per tutta la legislatura, durante la quale, però, si procederà senza sosta al recupero di tutto quanto acquisito.
Inoltre, per affiancare all'azione di recupero attuale la continuazione di un più ampio discorso di prospettiva, si proseguirà, in questi anni, nel finanziamento delle progettazioni di ristrutturazione e risanamento di stabili che, avendo un valore storico ed artistico, possano essere ricompresi, sempre alla luce di una loro funzionalità per iniziative regionali, in programmi di recupero previsti per gli ultimi anni di questa legislatura od i primi della successiva.
Sempre nell'ambito dei programmi previsti dall'Assessorato va infine ricordata la disponibilità ad interventi per la progettazione o la costruzione di nuovi stabili, a fronte di impellenti esigenze regionali, in particolare in quei settori, come la formazione professionale, ove i complessi immobiliari devono rispondere a requisiti tecnico-costruttivi di particolare specificità.
Questo discorso sulle grandi acquisizioni patrimoniali, che hanno caratterizzato la seconda legislatura, ha posto in secondo piano problemi che sono pur sempre di grande rilevanza e che si riferiscono al patrimonio quale mezzo funzionale, tramite il quale la Regione può conseguire meglio gli obiettivi per cui opera e svolgere più puntualmente i propri compiti in altri termini alla destinazione del patrimonio ed al suo utilizzo.
Va infatti sottolineato che la gran parte delle acquisizioni patrimoniali cui abbiamo fatto cenno si riferisce a possibili sedi di uffici regionali centrali o periferici.
L'insieme di queste due grandi scelte ha portato ad individuare alcune linee lungo le quali la Giunta ha deciso di muoversi in questi prossimi anni.
Tali linee sono: 1. privilegiare, sin dove possibile, il recupero di beni storici artistici e culturali, per dotare gli uffici delle sedi necessarie 2. puntare sulla proprietà o su comodati di lunga durata con altri Enti pubblici per le sedi centrali e periferiche 3. garantire a tutti i lavoratori idonei spazi di lavoro (piano a breve) tramite l'ampliamento degli uffici a disposizione nelle sedi centrali 4. puntare, entro il termine della legislatura (piano a medio-lungo) all'unificazione di tutti gli uffici centrali regionali in una sola sede o in alternativa, in poche sedi (3-4) 5. creare per gli uffici periferici un'unica sede in ogni località, in cui tutti gli uffici possano confluire; operare nei lavori in corso affinché gli spazi necessari siano al più presto a disposizione degli uffici, rinviando a più tardi tutti gli altri lavori 6. considerare l'ottica dell'efficienza e dell'economicità delle scelte come la base sulla quale agire, subordinata solo al punto 1), ossia all'effettuazione di significativi recuperi di beni di valore storico artistico e culturale.
Esaminiamo ora come queste scelte si traducano nella pratica ed, in particolare, come il programma 1981 ne sia una diretta conseguenza.
Le sedi centrali della Regione.
Il piano a breve termine Uno dei problemi fondamentali affrontati all'inizio di questa legislatura è stato quello di dare a tutti gli organi centrali della Regione gli spazi sufficienti per garantirne il funzionamento operativo ed al contempo, per accorparne le competenze, così come erano emerse dal nuovo quadro delle deleghe assessorili.
Fu redatto un piano a breve periodo (sei-nove mesi) che può dirsi ora quasi integralmente realizzato e che prevedeva: 1. l'accorpamento dell'intero Assessorato programmazione ed urbanistica in Corso Bolzano in parte degli spazi lasciati liberi dal Genio Civile trasferito al Buon Pastore 2. il trasferimento dell'Assessorato alla pianificazione a Palazzo Reale 3. l'allargamento degli spazi a disposizione dell'Assessorato formazione e cultura, attraverso il reperimento in affitto di nuovi locali in Via Meucci, ove parte dell'Assessorato attualmente risiede 4. l'ampliamento degli spazi dell'Assessorato commercio e artigianato nella sede di Palazzo Reale, mediante il recupero dell'ultimo piano 5. l'allargamento degli spazi a disposizione dell'Assessorato all'agricoltura, attraverso il trasferimento in altra sede di Torino 6. l'allargamento degli spazi a disposizione della Presidenza, della Vice Presidenza e dell'Assessorato finanze e bilancio, tramite il trasferimento della programmazione, della pianificazione territoriale e prossimamente anche della Finpiemonte da Piazza Castello 7. l'allargamento degli spazi per l'Assessorato viabilità e trasporti in parte dei locali lasciati liberi dal Genio Civile di Torino.
Da questo quadro sono rimasti fuori: l'Assessorato all'ecologia l'Assessorato alla sanità l'Assessorato all'assistenza.
Prima di accennare alle modalità con cui si è pensato di risolvere anche questi problemi, vale ancora la pena di ricordare che in tutti questi spostamenti ed ampliamenti si sono tenuti presenti alcuni parametri di rapporto tra metri quadri disponibili e numero di persone al servizio dell'Assessorato, che consentissero la massima perequazione possibile tra tutte le unità centrali regionali, al fine di evitare che a fronte di insopportabili ammassamenti, purtroppo ancora esistenti in parte della Regione, vi fossero situazioni di privilegio altrettanto intollerabili (il piano è allegato alla presente relazione).
Ma veniamo agli Assessorato per cui il piano a breve termine non prevedeva soluzioni.
Per l'Assessorato all'ecologia si è reperito uno stabile di proprietà regionale, utilizzato un tempo per la formazione professionale ed ora praticamente vuoto, sito in Via Principe Amedeo, e quindi in posizione centralissima. E' stato fatto uno studio di ristrutturazione, già approvato dalla Giunta ed i relativi lavori andranno prossimamente in appalto: si prevede che lo stabile potrà essere completato entro un anno.
Più complesso ed articolato il problema sanità-assistenza: questa è l'area della Regione in cui la densità di persone e quindi le condizioni di lavoro sono più critiche.
La prima attenzione della Giunta, per risolvere questo problema, fu posta allo stabile di Via San Secondo, che con lo scioglimento degli Istituti mutualistici avrebbe dovuto essere liberato. La sua posizione e la sua struttura lo indicavano come particolarmente adatto per i due Assessorati che avrebbero potuto comodamente sistemarsi, pur lasciando sussistere una parte delle attività sanitarie oggi esistenti.
Questo progetto non potrà essere realizzato per l'intrigo giuridico che ancora oggi sta dietro a queste proprietà, il cui passaggio ai Comuni è stato contestato dal Ministero del tesoro, con la conseguenza di aprire un contenzioso che sarà certo di lunga durata.
Nel frattempo, però, l'Assessorato alla sanità del Comune di Torino ne ha occupate ampie porzioni. Fu chiesto allora al Comune di cedere qualcuno degli altri spazi disponibili sempre per lo scioglimento degli Enti mutualistici: ma finora senza risultato alcuno.
Questa difficoltà a reperire una valida soluzione a breve, consiglia oggi la Giunta ad accelerare gli sforzi per giungere, nel minor tempo possibile, a quella già più volte prospettata come la soluzione che, per molti versi, potrebbe assumere anche un carattere definitivo, o comunque di lungo periodo, sempreché non si realizzi quell'ipotesi di accorpamento generale di cui parleremo appresso.
Tale soluzione consiste nel recupero totale degli stabili formanti il complesso del Buon Pastore, che per la loro dimensione sarebbero adatti a concentrare, nella loro totalità, gli uffici degli Assessorati alla sanità ed all'assistenza.
In tal modo il piano a breve, nell'arco di un anno, andrebbe a completamento, ponendosi poi il problema di passare da una soluzione soddisfacente, in termini di spazi ma con parziale ricorso a stabili in affitto, ad una ancora più ottimale in stabili di proprietà regionale o a disposizione della Regione in virtù di lunghi contratti di comodato stipulati con altri Enti pubblici.
Il piano a medio-lungo termine Il problema delle sedi centrali della Regione va però visto in un contesto più ampio, a medio e lungo termine, una volta risolti i problemi immediati e garantito a tutti gli organismi quel minimo di spazio che consenta loro di poter proficuamente operare. E qui si pongono alcune opzioni, che sono: 1. la Regione, al di là di una sede di rappresentanza per la Presidenza, che può essere Piazza Castello o Palazzo Reale, deve essere accentrata in un unico stabile? 2. questa localizzazione deve essere in città o potrebbe anche essere in aree periferiche o limitrofe a Torino, purché facilmente accessibili dalle grandi aree di traffico? Esaminiamo questi due grandi problemi con l'intento di dare le linee delle relative scelte e di offrire un quadro di opzioni su cui i Gruppi politici possano esprimere la loro opinione.
1. Non vi è dubbio che al raggiungimento di un più alto grado di efficienza delle strutture regionali, la loro attuale dislocazione fisica costituisca un elemento di ostacolo.
Basti pensare al numero di custodi, fattorini, centralinisti, che l'attuale dislocazione comporta: alla ben più grave difficoltà di comunicazioni tra Assessorati: alla creazione, all'interno della Giunta, di compartimenti stagni, favoriti dal fatto di stare ognuno nel proprio palazzo; al crescente spezzettamento delle rivendicazioni sindacali, che possono portare alla lunga al crearsi di corporazioni sempre più rigide ed armate l'una contro l'altra, con il risultato di accrescere la conflittualità interna, l'incomprensione e l'incomunicabilità. Tutto questo sta avvenendo e più l'Ente Regione accresce le proprie dimensioni, più questi fenomeni si manifestano in tutte le loro conseguenze negative.
A queste considerazioni di carattere organizzativo, altre ne vanno aggiunte, sia di carattere economico che riferite all'utenza. Per le prime va ricordato che la Regione sopporta ogni anno, per affitti delle sedi centrali, oneri pari a L. 755.874.137. E' evidente la convenienza di capitalizzare tali somme e procedere ad operazioni immobiliari che, in questo momento, sono della massima convenienza.
Ma vi sono altre considerazioni da fare e concernono l'utenza. Questo argomento è della massima importanza, considerato il numero elevato di persone che da ogni parte della Regione vengono quotidianamente nelle sedi regionali di Torino e che perdono gran parte della loro giornata a girare da uno stabile all'altro, a cercare impossibili spazi di parcheggio, ad orientarsi in una giungla di stabili, cercando spesso, nonostante le numerose guide edite dalla Regione, l'Assessorato di loro interesse dalla parte opposta a dove si trova.
Concludendo, la Giunta ritiene che l'accentramento degli uffici in un unico stabile non potrebbe che portare a dei vantaggi da numerosi punti di vista.
Ma si pone il problema fisico di dove trovare una struttura così capace e così ampia (sono necessari circa 15.000/18.000 mq) e questo problema potrebbe trovare una risposta solo in una circostanza fortunata che rendesse libero uno dei pochi stabili di questa dimensione esistenti in Torino.
La Giunta ha già allacciato in proposito alcuni contatti, su cui per ragioni evidenti non possiamo dire altro, e non è da escludere che qualche risultato positivo possa sortire anche a breve scadenza. Ma qualora esperiti tutti i possibili tentativi, l'esito fosse negativo, rimane l'alternativa tra cercare una sistemazione unitaria fuori dalle mura di Torino, oppure concentrare gli uffici regionali in pochi stabili (3-4 al massimo) all'interno della città.
2. Relativamente all'ipotesi di una concentrazione fuori Torino, va ricordato come l'utenza regionale provenga da ogni parte del Piemonte e si tratti, per lo più, di amministratori dei vari Enti locali, che utilizzano il mezzo privato per raggiungere la Regione.
Ciò farebbe apparire come possibile, almeno dal punto di vista dell'utenza, la collocazione della Regione o di parti significative della stessa al di fuori della città, purché in località ampiamente collegate con la grande rete viaria e quindi in prossimità dei grandi raccordi autostradali e degli svincoli. Questa scelta consentirebbe di esaminare la possibilità di recuperare alcuni grandi complessi, oggi in fase di abbandono, e di trasferirvi tutti gli uffici regionali, ad esclusione di quelli di rappresentanza.
3. Una terza ipotesi va infine segnalata ed è quella di giungere ad accorpamenti per grandi dipartimenti, in modo da diminuire il numero di sedi e di raggiungere un'integrazione almeno per grandi aree di attività.
Si potrebbero, in questo senso, identificare tutti gli Assessorati connessi al territorio, alle attività economiche, a quelle assistenziali e socio-sanitarie e, da questo punto di vista, potrebbe promuoversi una vasta operazione di compravendita di stabili sino a giungere a disporre, oltre che della solita sede di rappresentanza, di altre tre grandi sedi situate all'interno o all'esterno di Torino.
Tra queste opzioni, di soluzione non facile e non immediata, la Giunta ha indicato quella della ricerca di una sede torinese complessiva, la prima scelta su cui muoversi, ed in questo senso sta procedendo l'Assessorato.
La completa attuazione del piano a breve termine, che potrà avvenire entro un anno, ma che già oggi è avviata, potrà dare una situazione di sufficiente funzionamento, che costituirà ideale presupposto per muoversi con sufficiente serenità e tranquillità, per trovare, entro il termine della presente legislatura, una soluzione definitiva ai problemi delle sedi centrali regionali.
La sede del Consiglio.
Nel quadro delle cose sinora dette, non va certamente ignorato il problema della sede del Consiglio, che, se trova oggi dignitosa e funzionale sistemazione a Palazzo Lascaris, crea egualmente alcuni rilevanti problemi, quali quelli dell'accorpamento degli uffici dei Gruppi consiliari, oggi in stabile diverso, con immaginabili conseguenze dal punto di vista della funzionalità, dei collegamenti e delle comunicazioni.
A questo problema la Giunta non ha posto mano, nel rispetto delle autonomie riconosciute al Consiglio stesso, anche se ritiene opportuno, per desiderio di completezza, ricordare ai colleghi l'opportunità che, su questo punto, si faccia opportuna meditazione.
Il programma 1981.
Il programma 1981 deriva, di conseguenza, da tutto quanto sopra affermato.
1. Per le sedi della Giunta vengono portati ad ultimazione i lavori della Manica Nuova di Palazzo Reale, del Buon Pastore, di Via Principe Amedeo, di Corso Bolzano e del San Giovanni Vecchio, quest'ultimo destinato, come è noto, al Museo regionale delle scienze.
2. Per sedi di altri uffici o società regionali, verranno svolti lavori, sempre nell'area torinese, alla Tenuta Millerose, occupata dall'Ipla, ed alla Cascina del parco "Le Vallere" di Moncalieri.
3. Viene inoltre confermata l'iniziativa di contribuire al recupero di Palazzo Carignano.
4. Particolare rilievo viene dato nel programma 1981 anche alla sistemazione delle sedi regionali periferiche, in coerenza con quanto in precedenza affermato, circa la necessità di dare ai Comprensori una loro sede e di concentrare tutte le sedi regionali di una stessa città, ove possibile, nello stesso stabile.
Questa scelta costituisce al tempo stesso testimonianza concreta della volontà di continuare nell'esperienza comprensoriale, così come si è attuata in questi anni, evitando lo spreco di risorse, energie ed esperienze preziose per il cammino della programmazione piemontese.
Interventi in questo senso verranno svolti a: Casale, Biella, Novara Borgosesia, Ivrea e Saluzzo e, per importi minori, in altri uffici regionali.
5. Vi sono altre opere che, per il loro particolare significato, la Giunta intende portare avanti nel corrente anno, e sono: a) i centri di formazione professionale di Vercelli, Orbassano e Verzuolo b) la colonia Medail di Bardonecchia, sede della futura Scuola Europea c) il recupero funzionale dell'ex ospedale di Pra Catinat, destinato al turismo sociale d) i lavori di manutenzione per evitare la compromissione definitiva degli stabili di Bardonecchia (Palazzo delle Feste), Claviere (ex colonia) Exilles (Forte), nonché di altri immobili su cui l'intervento ha peso minore e) la prosecuzione dei lavori al Castello di Rivoli.
6. Una considerazione a parte merita il problema della conservazione dei documenti, che già oggi sono sparsi ovunque, in locali per lo più inadatti e comunque di capacità nettamente inferiore ai crescenti fabbisogni. E' in atto la ricerca di una soluzione globale di locali adatti allo scopo e dotati della capienza necessaria a prevedere anche le necessità future.
Modalità di gestione del programma 1981.
E' intenzione della Giunta garantire la massima trasparenza a tutte le attività connesse con la gestione del patrimonio, mantenendo periodicamente informato il Consiglio su quanto fatto dalla Giunta. In particolare, per quanto riguarda l'affidamento dei lavori, è decisione della Giunta di procedere con lo strumento della pubblica gara (licitazione privata) limitando le trattative private a quei casi, sicuramente limitati, in cui ragioni d'urgenza o di particolare connessione ne consiglierà l'uso.
Alle licitazioni saranno invitate indistintamente tutte le imprese iscritte nella categoria prevista dai lavori. Eguale pluralismo sarà adottato nei confronti dei progettisti: in particolare si cercherà di affidare i progetti ad equipe, composte da due o più progettisti, al fine di favorire un più largo coinvolgimento della categoria interessata.
Infine, nella verifica dei progetti, sarà adottata una linea di grande rigore circa le opere da realizzare, gli arredi e le forniture.
Le nuove costruzioni e le ristrutturazioni dovranno consentirci di disporre di uffici altamente funzionali, concepiti secondo i più moderni criteri ergonomici, ma, al tempo stesso, senza inutili eccessi, il cui costo non è giustificato in termini di funzionalità. In questo senso già sono stati rivisti alcuni progetti per sedi comprensoriali, in piena intesa con gli organi politici dei Comprensori stessi.
Trasparenza, pubblici appalti, pluralità di progettisti, rigore nella spesa, sono dunque i punti cardini del modo di gestire il programma 1981.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Il 5 febbraio i Consiglieri democristiani Picco, Paganelli, Villa e Martini, rifacendosi a richieste che avevano già avuto modo di esprimere in Consiglio, presentavano un'interpellanza che poneva a fuoco un problema della massima importanza per un'oculata e corretta conduzione della cosa pubblica a livello regionale.
Siamo lieti che quella nostra intraprendenza, che nell'articolazione dell'interpello accumulava una vasta gamma di problemi in un tutto che si richiamasse a principi di un democratico dibattito, abbia portato alla discussione odierna.
Sarebbe certo stato un non piccolo merito della Giunta se spontaneamente e non ripetutamente sollecitata, fosse uscita dalla sua torre d'avorio nella quale costruiva il suo programma, e ne avesse fatto partecipe il Consiglio di cui continuiamo a proclamare la centralità.
Perdonateci pertanto l'orgoglio, in questo caso non affatto meschino di questa provocazione al discutere un tema basilare del processo regionale. Si tratta infatti di un argomento che riassume per un verso una caratteristica propedeutica in quanto sostanza di strutture strettamente funzionali all'esercizio stesso della vita del nostro Ente, e per un altro verso, l'esponenzialità di scelte che ci auguriamo non vengano considerate etichettature da primi della classe, ma che innervino tutto un organismo pulsante senza aritmie.
Indubbiamente saranno molteplici le voci. Per quanto riguarda la D.C.
cercherò di concludere il mio intervento in rapidi tocchi in riferimento alla relazione dell'Assessore del bilancio e alle finanze: "La politica del patrimonio nella III legislatura" lasciando inoltre all'amico Picco spazio per riassunti e approfondimenti tecnici e proposte ulteriori alla stregua di quanto gli interlocutori presenteranno.
Francamente sono rimasto in uno stato di incertezza interpretativa al termine della lettura, chiedendomi se la chiave che mi appariva più evidente non fosse esclusivamente collegata alla mia posizione di oppositore e perciò con golosità assaporavo una concordanza critica sul passato prossimo parecchio accentuata.
Quel dubbio, se cioè la relazione è altra cosa, o di più, altro stile dall'azione della Giunta 1975/80, è diventato certezza ad un più meditato accostamento corredato di alcuni dati che ho cercato di consultare. E spero di poter provare tale affermazione.
Si incomincia intanto con la constatazione che all'inizio della III legislatura in punto patrimonio occorre un "momento di riflessione e di razionalizzazione" mettendo quindi immediatamente un robusto freno agli exploit dignitosi e pieni di estemporanea aspirazione alle grandi cose, che accompagnarono una pur meritoria e scientifica ricerca delle tante espressioni da salvare nel nostro Piemonte. Quella Giunta "razionale" all'entusiasmo del proporre forse più che del fare, è acqua fredda sui clamori del passato; acqua che diventa gelida e raggelante quando con l'ausilio di ineccepibile logica l'Assessore Testa presenta alcune considerazioni smorzanti le maturate attese molto vive. Egli, infatti, ci obbliga a fare i conti, in senso letterale, quando si rifà alle disponibilità possibili nell'arco dei 5 anni. Cento miliardi fanno colpo anzi fanno titolo giornalistico, ma tra due virgole con onestà, senza dubbio non con fiducia profetica (sarebbe troppo bello) si sottolinea "a lire costanti".
Un'altra tirata di redini, certo senza ripudiare nulla del passato (si può dire è un obbligo di fair play) è l'accento che viene messo sulle "competenze" della Regione, usufruito anche giustamente come richiamo alle responsabilità altrui: Stato, Province, Comuni fino ad arrivare anche ai privati.
La terza considerazione tuttavia è quella che lascia sbigottimento perché nella sua esattezza di pensiero e di formulazione ci costringe agli antipodi della politica patrimoniale della Giunta precedente. In buona sostanza ci avvisa con piglio neanche troppo esitante, che si può giungere ad "effetti opposti a quelli desiderati", in quanto le eccessive acquisizioni di strutture impedirebbero un razionale recupero delle stesse precludendo altri eventuali interventi.
Interviene però un aprirsi di prospettiva, uno spiraglio, ma potrebbe avere tratti positivi pur lasciandoci pensierosi: si proseguirà cioè "il finanziamento delle progettazioni di ristrutturazione e risanamento di stabili" (magari dall'acquisizione futuribile).
E' questo un tema che può portare lontano, che passo volentieri ai tecnici, che necessita di essere con competenza sviscerato specie se avesse appendici che coinvolgono anche il punto sesto all'ordine del giorno che stiamo discutendo.
Per quanto attiene alla disponibilità di interventi per nuovi stabili dirò in seguito nella parte di proposta, specie circa la formazione professionale.
L'affermazione che la destinazione del patrimonio ed il suo utilizzo vada nella direzione di "possibili sedi di Uffici regionali centrali o periferici", lascia intravvedere poca fiducia nell'azione programmatoria del passato ed è allora perfettamente giusto tracciare le linee che sono poi le "scelte di fondo della Giunta".
L'uso per sedi uffici deve essere ponderato con oculatezza quando si riferisce a beni ricchi di storia, armoniosi di arte: non si può prendere comprare, a scatola chiusa senza una proiezione verso l'avvenire anche se un discorso di investimento sostiene a iosa oggi qualsiasi operazione di questo tipo. Non so, o è perlomeno da discutere, se rientra nei confini statutari che la Regione si è imposta in piena autonomia; non è lecito in questo settore, imprestare all'Ente pubblico una mentalità privatistica attenta all'utile, se l'utile è un aumento improduttivo di valore e non si impernia invece sul bene comune dei cittadini.
"Puntare sulla proprietà o su comodati di lunga durata" è cosa saggia ma con scoperta malizia voglio ricordare a questo proposito l'emblematico caso dell'Istituto del Buon Pastore concesso in uso gratuito alla Regione dal primo aprile 1978 al 31/3/1987 dove i lavori continuano e continueranno ancora per un po' di tempo e per il quale la Regione seguita a prendere delibere (una del 24 marzo di 250 milioni; un'altra, la 52 del 22 maggio di 34 milioni e siamo già vicini ai 3 miliardi). Quando avremo finito di lavorarci e di pagare staranno per scadere i termini della concessione in uso gratuito. Lo stesso ragionamento, non in termini temporali (la concessione scade nel 2007), ma finanziari, con la deliberazione 99 del 24 marzo di 400 milioni, è valido per le ex "Caserme Bricherasio" di Pinerolo.
Più che d'accordo sui criteri spaziali ed ergonomici, sui quali sarebbe anche ardua una discussione con l'Assessore in considerazione della sua competenza specifica, ma non vorrei che venisse dato eccessivo ed esclusivo rilievo a fattori e a scopi di dinamica operativa, pur puntando al traguardo ottimale dell'efficienza e dell'economicità.
Particolare attenzione in ogni modo noi ci auguriamo venga dedicata ai tratti fisionomici di ogni località, dove si arriva con realizzazioni: non dovunque sono buone identiche soluzioni, l'urbanistica, la storia e la socialità di ogni centro ha una sua prospettazione di cui è indispensabile tener conto e dove non è lecito giungere dall'esterno, che meno dall'alto con soluzioni precostituite.
Clou della discussione, ritengo, possono diventare i ragionamenti attorno al problema della o delle sedi centrali della Regione. Nella visione del termine breve è difficile non lasciarsi tentare dal mettere in evidenza una anomalia manifestatasi già anche in questa legislatura. Mi chiedo e chiedo alla Giunta come è possibile avere un "quadro" (virgolettato perché è preso dalla relazione) delle esigenze dei vari Assessorati, quando le deleghe non hanno una costanza di riferimento ai vari Assessori, tanto più quando le composizioni e le scomposizioni variano al tremulo o impetuoso spirare delle varie aspirazioni. Finché non c'è un logico, duraturo, dipartimentale accorpamento di competenze, è impossibile tracciare le linee direttrici di un programma serio con le stigmate dell'efficienza e dell'economicità che Testa richiede.
Nel piano a breve termine si incontrano più sforzi che punti fermi; è una rincorsa ansimante da supplizio di Tantalo, dietro le esigenze; è una parametrazione manualistica che, pur valida, batte contro i muri, proprio muri reali, letterali; ma soprattutto è l'uscita nel vuoto per ecologia sanità ed assistenza; è arzigogolare contenzioso col Ministero del tesoro è un gioco a tira e molla con il Comune di Torino: insomma è una scacchiera mobile sulla quale i pezzi impazziscono e difficilmente vengono collocati al posto giusto.
Allora la soluzione richiama il piano a medio-lungo termine che prospetta le tre ipotesi: unico accentramento in città, concentrazione fuori Torino, accorpamenti per grandi dipartimenti. Probabilmente non basta l'odierna discussione per dare una consacrazione definitiva ad una delle riferite ipotesi non solo per la difficoltà intrinseca del problema e per la mancanza rilevante di possibili sbocchi, ma anche per la stessa necessità di conoscere dati di determinante rilievo che investono particolarmente la sfera tecnica dell'argomento.
Pensiamo tuttavia di avanzare alcune preoccupazioni.
Indubbiamente a Torino la ricerca di una struttura di 15/18 mila metri quadri è quasi disperata, ma l'accenno a "una circostanza fortunata che rendesse libero uno dei pochi stabili di questa dimensione esistenti in Torino" ci soddisfa perché porrebbe la parola fine a una lunga e faticosa questione (vedi, per esempio, il grattacielo della Regione Lombarda), ma assolutamente non vorremmo che ciò avvenisse a spese di un ulteriore depauperamento di Torino, con l'espropriazione o l'allontanamento di qualche Ente od organismo di livello superiore. Torino e il Piemonte hanno certo bisogno della sede centrale della Provincia, ma non potrebbero pagarla con privazioni industriali, terziarie, culturali.
Comprendiamo inoltre l'indispensabile riserbo dietro cui si chiude la Giunta, accennando al fatto di aver allacciato contatti, ma non vorremmo trovarci imbambolati a bocca aperta di fronte al coniglio che spunta improvviso dal cappello del prestigiatore. Poco prestigio ci sarebbe se il Consiglio, almeno a livello dei Capigruppo consiliari o di Commissione, si trovasse di fronte al fatto compiuto.
Altra preoccupazione che investe un argomento diverso, seppure in qualche modo collegata, è quella che ci procura l'osservazione dell'Assessore Testa, circa "la conflittualità interna", l'incomprensione e l'incomunicabilità del personale, preoccupazione maggiore perché ci viene dall'Assessore al personale. Ognuno di noi non può certo nascondersi quanto ardua sia l'organizzazione di questo personale, soprattutto quando ha una consistenza di migliaia di persone.
Per questo cogliamo l'occasione per sollecitare un dibattito sulla politica del personale, per il personale, pur dando atto da una parte dell'impegnata attività e dell'Assessore e delle forze sindacali dall'altro delle intrinseche difficoltà del problema. Non si può per pensare ai muri senza preoccuparci di chi entro vi lavora ed è per questo che ci preoccupa vivamente la situazione denunciata.
Da ultimo, ci permettiamo un chiaro scetticismo (felici d'altronde di essere smentiti non dalle assicurazioni della Giunta, ma dai fatti), di fronte al traguardo annuale posto per la definizione completa del piano a breve termine, per cui la sufficiente serenità e tranquillità presupposte ci sembrano forse aleatorie.
Passiamo al Presidente del Consiglio, tutore delle autonomie, che si dice nella relazione, riconosciute al Consiglio stesso, l'esercizio di una "opportuna meditazione" perché si faccia promotore di necessarie proposte circa i problemi della sede del Consiglio.
Il programma 1981 viene indicato dalla Giunta sulla scia di quanto sta già avvenendo e ne prendiamo atto. Vorremmo però rilevare due aspetti lacunosi. Mancano affidamenti certi sui lavori indispensabili già programmati. E' vero che il fascicolo degli immobili regionali datato febbraio 1981, riporta scrupolosamente le scadenze dei vari contratti, ma ci piacerebbe essere confortati dalla sicurezza che quelle date non slittano o non sono slittate e siccome quasi tutte sono già scadute sarebbe interessante una verifica e soprattutto sapere anche i tempi dei termini in sospeso.
Manca inoltre (o non sono stato capace di rintracciarlo) il rapporto con il finanziamento. Le scarsissime indicazioni mi sono venute dalle cifre del capitolo 1000 dello stato di previsione della spesa, comparate con l'ultima pagina del fascicolo citato. Ci trasciniamo circa 11 miliardi di residui (per la precisione 10.708.168.783). La competenza del 1980 era di 13 miliardi, sono stati impegnati 12.184 milioni. Imputati nella previsione del 1981: 20 miliardi (il quinto giusto dei 100 miliardi della relazione).
Impegnati 1 miliardo e mezzo. Capisco che occorra un aggiornamento, ma dalla deliberazione di Giunta mi è parso che siamo ancora lontani dai 20 miliardi previsti ed è ignota l'aliquota di cassa già spesa sulla previsione dei 24 miliardi.
Nell'impossibilità pratica di seguire il flusso di impegno e più ancora di cassa circa questi lavori, ci affidiamo con non completa sicurezza alla gestione della Giunta quale ritengo non debba sentirsi offesa dall'attenuazione di fiducia, ma semmai spronata a conquistare la fiducia nostra (è quello che più conta dei piemontesi) con la perspicuità delle operazioni. Ma di questo parlerò fra breve, chiudendo.
A questo punto ci sono filoni che attendono non solo un nostro giudizio, ma una nostra presa di posizione. Penso che l'amico Picco sarà più preciso, più completo ed esauriente su questo punto. Desidero soltanto fare alcuni accenni quasi telegrafici.
Circa le sedi decentrate riteniamo debbano essere queste idee-guida nell'attuazione delle strutture, sia per uffici per, servizi (e raccomandiamo secondo competenze istituzionali): 1. accordo, per quanto possibile, con l'Ente locale perché più fervida è la percezione dei bisogni, perché più maturato è l'assetto culturale perché così più partecipato sarà l'uso 2. occorre riferirsi comunque (anche se non nell'immediato) alla prefigurazione dell'Ente intermedio che sarà unico per cui in questa ottica si deve porre mano alle strutture 3. punto focale dell'apprestamento di strumenti e servizi è la concezione che abbiamo delle deleghe e la volontà che ci anima di pervenirvi.
Circa i recuperi dei beni culturali penso ci si debba guardare dall'indulgere conquidente a gusti o a mode e più ancora in tonalità più seria a preparazione di studi, senza evidentemente abiurare alle proprie concezioni letterarie ed artistiche. E' necessario, pur nell'armoniosità della bellezza, dare una finalizzazione al bene, senza stravolgerlo, ma senza scandalizzarci se l'uso non sarà quello originario per non essere costretti ad inventare fruizioni che possano blandire l'ambizione di un giorno, ma che si risolvono in definitiva in una improduttiva fissità. Ne è lecito dimenticare il senso realistico dei costi nella convinzione che le nostre fonti sono il denaro del contribuente, che non sempre quando fa il suo dovere, si acquieta di fronte ai bei discorsi.
In principale modo è da credere che questi beni, queste ristrutturazioni, questi recuperi, queste costruzioni abbiano il loro senso politico esclusivamente se vengono inseriti in un tutto programmato.
Come sarà il secondo piano del Piemonte? Come si collega col primo o con la parte del primo attuata? Stiamo convincendoci che pilastri portanti saranno la formazione professionale (e non limitata all'attività industriale) e il terziario superiore. Per quest'ultima attività in Liguria si spende dalla Regione il triplo pro-capite e in Lombardia il doppio di quanto si spende in Piemonte. E' tempo di risalire. Ci sono una sessantina di immobili regionali in cui non sono state ancora iniziate opere di ristrutturazione, quali i beni dell'ex Gioventù Italiana, Enal, Onpi Enaoli, Opera Universitaria; hanno una loro destinazione, bisogna coordinarla con le scelte di politica del territorio e dei servizi che si vuole sviluppare anche con queste strutture. Lo stesso discorso (anche se un po' indirettamente) vale per le proprietà immobiliari degli ex Ipab.
Non posso chiudere questo intervento, e mi scuso di rubare ancora qualche istante, senza riferirmi all'ultima pagina della relazione Testa: modalità di gestione del programma 1981.
E' una pagina che fa pensare, una pagina che, rapportata ai documenti che ci sono stati consegnati, fa paura; una pagina che nell'anodina, anche se persuasa stesura, forse rivela un profondo bisogno di revisione; una revisione che è condanna. Colleghi Consiglieri, rileggiamola. E' già perlomeno inusitato indicare delle modalità che non sono altro che i più elementari adempimenti di legge, ma riflettendo sui quattro punti richiamati, e cioè: trasparenza, pubblici appalti, pluralità dei progettisti, rigore nella spesa, viene spontaneo di chiederci: "Ma perch non è sempre stato così?".
Il prospetto del febbraio 1981 grida che non è così: 1) Trasparenza: la Giunta ha deciso per la licitazione privata limitando la trattativa privata a casi sicuramente limitati. Nel prospetto sono "tutte" trattative private, non c'è una licitazione privata. Di più: la trattativa privata si faceva su una cifra iniziale, poi con perizie suppletive di varianti, si arriva a decuplicare e più, il costo iniziale.
Clamoroso esempio: la manica nuova dell'ex Palazzo Reale: prima deliberazione del 30/1/1978, trattativa privata per lavori di circa 100 milioni; tre mesi dopo deliberazione del 26/4/1978, un miliardo e 150 milioni. Contando le ultime deliberazioni (due del 17 marzo, una del 24 marzo, una del 22 maggio) siamo ormai a più di 6 miliardi e mezzo.
2) Pubblici appalti invitando indistintamente tutte le imprese. Nel prospetto risultano poco più di una dozzina. Vengono invitate imprese tutte di Torino e una di Alessandria: le altre Province probabilmente sono completamente vuote di imprese.



VIGLIONE Aldo

Sono iscritte nell'Albo piemontese.



VILLA Antonino

Vorrei vedere se l'Albo piemontese è costituito da dodici righe o da dodici pagine.
3) Pluralismo dei progettisti. Nel prospetto è un pluralismo ridotto all'osso.
4) Rigore nella spesa: è indispensabile che i Consiglieri abbiano facile accesso alla consultazione aggiornata, pur senza asserire che non vi sia la possibilità, ma occorrerà studiare qualche nuovo sistema perch nella sede dei Gruppi si possa con calma studiare i principali documenti deliberativi.
Questi concetti sono un esame neanche troppo approfondito della documentazione messa a disposizione dei Consiglieri.
Ho iniziato facendo riferimento alla nostra interpellanza, termino richiedendo le stesse cose della relazione, circa le modalità di lavoro che, se sono richieste adesso, probabilmente erano disattese qualche tempo fa.
Sia vista senza preconcetti la soluzione migliore della politica del patrimonio, sia perseguita con trasparenza, senza lasciare il minimo appiglio, neanche per le procedure, al dubbio.
Sia allargata con chiara visione dei bisogni sparsi in ogni angolo del territorio piemontese, sia seguita nel suo evolversi con l'impegno che non trascuri i tempi, sia vigilato con rigore l'andamento della spesa inerente sia fatta conoscere al Consiglio con tempestività e completezza.
Così forse riusciremo in uno sforzo comune, anche se difficoltoso è il procedere, a dare concretezza ai sogni del passato, a dare risposta a chi ci presenta le sue domande, a dare un volto al Piemonte non indegno di quello che nei secoli ha consacrato la sua originalità e la sua forza di lavoro e di cultura.



PRESIDENTE

Vista l'ora, la seduta viene sospesa e riprende alle ore 15,30.



(La seduta termina alle ore 12,45)



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