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Dettaglio seduta n.62 del 22/05/81 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Organi, strumenti e procedure della programmazione - Piani pluriennali

Provvedimenti di politica economica di pronto avvio. Anticipazioni del secondo piano di sviluppo regionale (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Riprende il dibattito di cui al punto 3) dell'ordine del giorno: "Provvedimenti di politica economica di pronto avvio. Anticipazioni del secondo piano di sviluppo regionale" con le repliche della Giunta.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti e viabilità

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la mia non sarà una replica vera e propria al dibattito, ma sarà una semplice puntualizzazione su alcuni aspetti che riguardano il settore a cui sono preposto.
Il settore dei trasporti svolgerà un ruolo decisivo nello sviluppo che il Piemonte intende darsi per uscire dalla crisi, per inserirsi nel discorso europeistico di cerniera con lo Stato italiano, attraverso le strutture ferroviarie, le strutture per il trattamento delle merci e i collegamenti aereoportuali.
Dai progetti che riguardano la viabilità emerge in gran parte degli interventi la dipendenza della Regione dallo Stato. I capitoli che riguardano la viabilità del Frejus e quella della Voltri-Sempione sono già stati oggetto di lunghi dibattiti in Consiglio. Il Consigliere Revelli nel suo intervento ha sottolineato che dal 27 settembre 1979 che la legge presentata dall'allora ministro Nicolazzi, in forma disgregata in quanto il Frejus è contemplato da una parte e la viabilità autostradale dall'altra ha avuto un iter parlamentare sfortunato tanto che oggi, a distanza di due anni, ci si trova nelle stesse condizioni di allora se non in situazioni peggiori.
Per difendere certe situazioni regionalistiche si sono uniformati i due disegni di legge nella speranza che con quei due punti fondamentali, che nulla hanno a che fare con la problematica autostradale italiana, si potessero approvare (solo perché il Ministro è piemontese), altre situazioni importanti, ma certamente diverse dalla tematica del Frejus e della Voltri-Sempione. Il 15 maggio la Commissione avrebbe dovuto rassegnare definitivamente i suoi lavori, sull'ultima proposta di mediazione del Ministro che conteneva la soluzione del Frejus e della Voltri-Sempione. L'unica giustificazione per tenerle ferme deriva da interessi regionalistici che vanno a penalizzare rapporti di carattere internazionale e a rallentare ulteriormente gli investimenti che, se fossero stati attivati a suo tempo, avrebbero risolto problematiche indispensabili per i collegamenti e per lo sviluppo. Due anni fa 350 miliardi consentivano la soluzione dal Traforo a Torino, oggi, con quella cifra, si arriva a mala pena a Susa e saranno necessari altri 150 miliardi per completare quello che poteva essere fatto due anni fa. La stessa cosa vale per la Voltri-Sempione. Per quanto riguarda il Frejus c'è un altro aspetto che va attentamente valutato dai deputati e dal Governo.
La convenzione internazionale ha raggiunto costi altissimi (i primi 100 miliardi sono già superati) e prima che si concluda l'iter raggiungerà costi quasi pari alla realizzazione dell'opera.
La Regione cosa può fare? La Giunta ha avuto un incontro con il Ministro competente nel corso del quale si sono esaminati vari problemi di viabilità, di lavori pubblici. Abbiamo detto chiaramente al Ministro che la Regione potrà attendere fino alla fine di questo mese. Cercheremo di farci ricevere dal Presidente della Camera e dal Presidente del Consiglio dei Ministri.
Nel frattempo la Regione non è stata passiva ad aspettare il finanziamento. Nel progetto di lavori che è stato sottoposto al Consiglio c'è anche un grosso sforzo finanziario assunto come impegno della Regione.
Entro il mese di giugno saremo in grado di consegnare l'intero progetto fino a Susa. L'amministrazione provinciale di Torino sta completando il tratto fino a Bussoleno. L'ANAS sta predisponendo la circonvallazione ad Avigliana. Se l'operazione finanziaria verrà sbloccata saremo in grado di dare il via ai lavori in un arco di tempo stretto.
Se addirittura la modifica della legge presentata del Ministro Nicolazzi per lo snellimento delle procedure avrà un seguito, saremo in grado di attivare la cifra messa a disposizione nel corso di quest'anno. Si tratterà di superare il problema dei sondaggi del terreno che ci impegnerà finanziariamente.
Per quanto riguarda l'autostrada della Voltri-Sempione il problema è legato alla 18 bis; per quanto riguarda il tratto GravellonaSempione, la Regione sta anticipando con finanziamenti propri la progettazione e anche in questo caso se verrà sbloccato il provvedimento si potrà dar corso immediatamente ai lavori.
A fianco di queste due strutture fondamentali per la vita del Piemonte i progetti sottoposti dall'Assessorato alla viabilità è compresa la viabilità in collegamento con la Liguria, la Pedemontana, viabilità nelle aree urbane.
Anche in questo caso si tratta di grossi finanziamenti e di grossi impegni che riguardano la programmazione ANAS, quindi la programmazione ministeriale che, ci auguriamo, trovi soluzione con l'inizio dell'82. In primo luogo vogliamo privilegiare i collegamenti con la Liguria in quella indicazione generale Centro Europa-Piemonte-porti liguri aree del Mezzogiorno. Non è pensabile distogliere quelle risorse se non sono finalizzate a questi collegamenti e a queste priorità.
Il collega Genovese nel suo intervento ha parlato della necessità di istituire una Commissione per definire i rapporti con la Liguria. Tale Commissione è già stata insediata, con la rappresentanza del cuneese e dell'alessandrino, le Camere di Commercio, i Comprensori, l'Amministrazione provinciale. Intendiamo predisporre una serie di indicazioni e di progettazioni, basate sulle indagini e sulle fattibilità, relativamente alla Pedemontana, che riteniamo una struttura indispensabile per il coinvolgimento di aree emarginate che riguardano soprattutto le valli e che attraverso un sistema a pettine potranno avere tutti i collegamenti con i vari centri del Piemonte e con le grosse infrastrutture viarie. Voglio sottolineare che alcune scelte comporteranno sacrifici anche alle Province a importanti nodi viari per i quali ci sarà la piena disponibilità finanziaria della Regione ma che comporteranno anche uno sforzo finanziario da parte loro.
In ordine alla problematica dei finanziamenti per la viabilità comunale, la Giunta sta predisponendo l'aggiornamento del capitolo finanziario che riguarda la legge 28. L'attiva, zione dei finanziamenti non è facile non solo nel sistema viario ma in tutta la struttura dei lavori pubblici. La Cassa DD.PP, ha ridotto i finanziamenti da 35 a 20 anni, e per quanto riguarda sistemazioni e aggiornamenti di strutture ha ridotto la possibilità finanziaria a soli 10 anni. E' di questi giorni l'aumento del tasso dal 9,36 % al 10,5 %. Pertanto i Comuni dovranno affrontare con i mezzi propri mutui e finanziamenti ad un tasso che si aggira attorno al 16,30 % il che diventa insopportabile per i bilanci, anche i più piccoli.
Di qui la necessità di adeguare, pur nelle ristrettezze finanziarie, il contributo della Regione. Mi auguro che, con procedura di urgenza, si possa avere questo strumento indispensabile per attivare tutto il meccanismo programmatico che i Comprensori attendono.
Vorrei brevemente parlare del trasporto su gomma. Anche in questo campo siamo in una fase di transizione e di confusione. E' stata approvata la legge sul fondo nazionale trasporti che, quest'anno, interessa la Regione per quanto riguarda la quota degli investimenti. Le Regioni stanno studiando la suddivisione delle quote, mentre sta avanzando un'ipotesi del Ministro.
Le notizie di ieri davano quasi per scontato un decreto ministeriale prima che si sia raggiunto un accordo interregionale. Mi auguro che questo non avvenga sulla testa delle Regioni. Riteniamo giusto che venga assegnato al Mezzogiorno il 40 % dei finanziamenti e al centro-Nord d'Italia il 60 perché non servono 4 autobus in più per risolvere i problemi del Mezzogiorno, ma perché era più serio richiedere che gran parte della produzione degli autobus fosse fatta nel Mezzogiorno al fine di consentire lo sviluppo industriale in quell'area. Purtroppo le nostre indicazioni difficilmente trovano applicazione quando si tratta di dividere qualche miliardo. Stiamo a vedere che cosa succederà.
Con il nuovo fondo nazionale trasporti anche il problema della quota gestionale per i servizi sarà di tipo diverso e avrà caratteristiche diverse.
L'impegno della Giunta e dell'Assessorato è quello di delegare nel più breve tempo possibile ai Consorzi dei trasporti, che faticosamente vengono costituiti non per colpa regionale ma per carenza nell'interno delle strutture comunali e comprensoriali per difficoltà di nomina dei membri. Ci auguriamo che vengano attivati in breve tempo, e di conseguenza si possano dare le deleghe per quanto riguarda la prima organizzazione e razionalizzazione dei trasporti. Per quanto riguarda il trasporto su ferro stiamo gestendo il piano integrativo. Il Piemonte è la prima Regione che con grandi sforzi finanziari ha affiancato e anticipato le FF.SS. nella predisposizione di progetti.
Abbiamo sottoposto all'attenzione delle FF.SS. il progetto di massima per la soluzione del nodo di Torino con il quadruplicamento, oggetto di studio e di discussione per l'innovazione di certe indicazioni date in passato.
Siamo dichiaratamente disponibili nei confrott ti delle FF.SS. ad aggiungere altre progettazioni e altri impegni visto che la nuova legge integrativa consente il rimborso delle spese di progettazione.
Nodo di Torino, scalo di Orbassano, Domo 2 sono tre strutture fondamentali sulle quali sono concentrate le maggiori risorse oltre ai miglioramenti di altri assi ferroviari. Per quanto riguarda i centri intermodali la legge 17 stabilisce l'avvio di alcune opere fondamentali a Susa e a Orbassano. L'Assessorato intende seguire le indicazioni che gli sono state demandate dalla legge. Posso anticipare che prossimamente verrà portata all'approvazione del Consiglio la deliberazione per l'attivazione dei lavori su Susa, mentre per quanto si riferisce ad Orbassano verrà approvata nei prossimi giorni la legge che consentirà di avviare la programmazione che è stata predisposta, ovvero la progettazione definitiva.
Settori degli autoporti. La Giunta ha avuto alcuni contatti con il Ministero dei trasporti, con il Presidente dell'Alitalia per verificare una serie di richieste e di studi preliminari, seppure sommari, che la Regione aveva raccolto nei mesi scorsi perché riteniamo che anche il collegamento aeroportuale sia un obiettivo fondamentale per lo sviluppo del Piemonte.
Sono stati chiesti alcuni collegamenti Torino-Barcellona Torino Bruxelles, Torino-Ginevra e Torino-Losanna. Il discorso con l'Alitalia è difficile. Sembra che l'aereoporto di Torino rientri nelle merci di scambio e di penalizzazione che l'Alitalia intende fare con le compagnie di bandiera estere. Fa dell'aeroporto di Torino una struttura di protezionismo che evita collegamenti con aereoporti europei per non perdere il suo traffico aereo internazionale. Abbiamo detto che questo protezionismo ha un senso se la compagnia di bandiera riprenderà la sua funzione, la sua capacità operativa, la serietà che in passato ha dimostrato.
Ho voluto fare queste brevi sintesi dei programmi che sono elencati nella proposta della Giunta. Non si tratta di semplici enunciazioni, sono invece impegni che la Giunta intende perseguire e realizzare. I problemi finanziari sono stati dibattuti recentemente; sulla Regione Piemonte, come sulle altre Regioni, pesano i tagli della nuova legge finanziaria. Ci auguriamo che questa nostra predisposizione trovi conforto da parte dello Stato e del Parlamento italiano che devono dare una risposta ai problemi della crisi.



PRESIDENTE

Il Consiglio ora attende la dichiarazione dell'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione socio-economica

Il dibattito di ieri ha messo in luce con precisione, con ricchezza di argomenti le caratteristiche, i pregi e anche i limiti del pacchetto di misure predisposte dalla Giunta regionale. Mi soffermerò su alcuni elementi, che costituiscono pregio e novità del documento, come non hanno mancato di rilevare gli organismi, le forze sociali e gli stessi rappresentanti del Governo.
Il primo elemento di pregio che si deve sottolineare è stato il rifiuto, di fronte ad una situazione per molti versi difficile, di un ruolo della Regione di mera attesa e l'assunzione invece di una precisa responsabilità. Va inoltre rilevato che l'operazione ha consentito la messa a fuoco delle possibilità operative da inserire nel Piano regionale di sviluppo; va ricordato il metodo della consultazione ampia, la chiamata a raccolta delle forze disponibili, l'invito senza pregiudiziali al concorso di tutte le energie.
Non ultimo fra i motivi di interesse delle valenze del documento è il collegamento sotto il profilo del metodo e dei rapporti istituzionali e finanziari tra l'attività della Regione, quella dello Stato e quella della Cee: una saldatura tra le iniziative a diverse livello in tema di programmazione che rappresenta il punto di passaggio, la novità più significativa con la quale ci dovremo confrontare nei prossimi tempi.
I limiti sono riconosciuti nell'introduzione e sono legati alla rapidità della formazione del documento, alla necessità di approfondimento di selezione e di priorità dei progetti: operazioni che saranno compiute nella logica del secondo Piano di sviluppo.
Credo che vada dato atto, alla Giunta, in particolare al Presidente e al Vice Presidente che hanno curato questo documento, di aver compiuto nei tempi previsti con puntualità e con risultati soddisfacenti un compito difficile. Giustamente il Presidente nella sua introduzione ha richiamato non la casualità del documento, ma il suo carattere di momento di passaggio di un'attività di gestione di governo complessiva della Giunta regionale attività che si è sviluppata in modo operoso, anche se non sempre l'operosità si può tradurre in fatti eclatanti e come tali diffusibili dai mass-media che sono diventati ormai la pietra di paragone per valutare la bontà e il funzionamento delle istituzioni, attività che avrà occasione di manifestarsi nei prossimi mesi attraverso la predisposizione del Piano regionale di sviluppo, la revisione e l'integrazione del sistema normativo regionale, con un'azione di coordinamento dell'insieme delle leggi, ma anche con un'azione dichiarata di revisione e di miglioramento di alcune leggi, a cominciare dalla legge 56, per la quale la Giunta si è impegnata formalmente per la quale sono graditi gli stimoli, le proposte, le iniziative che sono giunte da parte dei Gruppi e che ci auguriamo possano essere nei prossimi mesi, fatto, oggetto di un confronto ampio, non affrettato.
La Giunta sta lavorando anche attorno alla legge 28 che disciplina procedure, finanziamenti delle opere pubbliche regionali e che introdurrà degli elementi innovativi collegati con la stessa novità della legislazione urbanistica e con le procedure di finanziamento e di snellimento della spesa regionale. Va inteso come un altro adempimento significativo la prossima adozione degli schemi dei piani comprensoriali, che consentiranno di dare corso a questa esperienza dei Comprensori piemontesi, che, non per caso e non per pigrizia, abbiamo voluto conservare nel sistema istituzionale e nella operatività di gestione della nostra Regione considerandoli non un accidente o un prezzo pagato alla moda di metà degli anni '70, ma un qualche cosa che aveva e continua ad avere una sua validità nei processi di formazione e delle decisioni di allocazione ottimale delle risorse, di partecipazione delle comunità locali al processo di programmazione.
Nello stesso filone si situano importanti appuntamenti come la revisione della legge di contabilità e del complesso degli impegni di spesa. L'attuazione del sistema organico di deleghe agli Enti locali il potenziamento e la qualificazione delle strutture regionali, tutti i problemi tra loro collegati, tutti problemi che trovano in un dibattito come questo un momento di approfondimento, tutti problemi ai quali noi guardiamo consapevoli delle difficoltà e della gravità del momento consapevoli della caduta di credibilità dell'istituto regionale quindi della consapevolezza che, accingendoci a questa opera di profonde trasformazioni e di rinnovamento nei modi di gestire e nei modi di organizzare le attività della Regione, non possiamo avere alibi di sorta perché non siamo più nella fase costituente; è già stagione di consuntivi per le Regioni.
Nella rivista: "Le Regioni dieci anni dopo" viene fatto, in modo anche impietoso, un consuntivo sui limiti dell'esperienza regionale, pur senza dimenticare le responsabilità che a diversa scala sono da attribuire, al Governo, al Parlamento, al sindacato. Le Regioni non hanno saputo esercitare le possibilità innovative che avevano e il Governo ha fatto di tutto per settorializzare, bloccare, comprimere questa capacità di autonomia. Il Parlamento negli ultimi tempi si è mostrato non rispettoso delle competenze della Regione. Le organizzazioni sindacali nella politica del personale, delle strutture, hanno accentuato le tendenze alla chiusura all'irrigidimento, alla perpetuazione di modelli organizzativi superati bloccando, anche attraverso questa via, i processi di costruzione di una Regione diversa, di un ente che innovasse rispetto alle tradizioni della pubblica amministrazione del Paese.
Però, alla luce di questa esperienza dobbiamo anche stare attenti a non cadere nell'errore di pensare che il problema sia di verificare quanto le Regioni di oggi abbiano risposto alle attese della fine degli anni '60; il problema è di vedere come le Regioni sono in grado di affrontare i problemi dell'oggi e di vedere i problemi del domani. I problemi vecchi e irrisolti tendono a presentarsi sullo scenario spesso in termini nuovi: il nostro è un Paese che vede persistere i profondi dualismi del Nord-Sud, dei diversi settori produttivi: nello stesso loro interno si esamina e si analizza, si presenta all'insegna dell'ambiguità. Tutti i fenomeni possono permettere doppie letture ed essere interpretati in modo e in luce diversa. I grandi problemi sono ancora lo sviluppo economico, il ruolo del Paese, della divisione internazionale del lavoro; la necessità di modernizzazione e di innovazione; il rapporto tra pubblico e privato; il tipo di intervento pubblico, il rapporto tra l'intervento nella forma della nazionalizzazione e dell'assunzione di proprietà da parte della mano pubblica e l'intervento di strumenti diversi di programmazione, la quale conosce un rilancio nel momento in cui le forze politiche della sinistra dichiarano non essere nei loro programmi un aumento della sfera di diretta pertinenza della mano pubblica nell'economia. La fine del mito delle nazionalizzazioni si deve accompagnare ad una consapevole assunzione di responsabilità del potere pubblico sul terreno della programmazione.
Forse io sono più mediterraneo di Revelli, tuttavia erano stimolanti le considerazioni che faceva su questo terreno.
La crisi del Welfar State, le difficoltà che in uno Stato ad economia avanzata si pongono ad uno sviluppo continuo, dei servizi prestati alla generalità dei cittadini l'estendersi del disavanzo del settore pubblico allargato, la necessità di una politica fiscale sempre più severa (che masse crescenti di cittadini non sopportano più e che è uno dei motivi fondamentali per cui il Welfer State è andato in crisi nei paesi che tradizionalmente lo hanno conosciuto); pensiamo che cosa tutto ci significa per le Regioni e per gli Enti locali che nel settore dell'erogazione dei servizi sono i canali fondamentali nel nostro sistema e come tutto ciò si ripercuota nel rapporto tra le istituzioni e i cittadini a livello periferico; cerchiamo di correlare questo discorso a quello della finanza pubblica; di enti che sono chiamati a gestire i servizi che non potranno più essere gestiti nella forma della generalità e della gratuità indiscriminata, ma a fronte di risorse che non hanno più o avranno sempre meno da erogare in misura discrezionale con il rischio che si ripercuota sui livelli periferici di governo l'impopolarità di misure, peraltro necessarie, senza che ci sia la possibilità di adottare delle decisioni sull'entità delle risorse che sono disponibili.
E così il tema dell'evoluzione delle realtà urbane, dei problemi del riequilibrio si pone in termini per molti versi nuovi anche nella nostra Regione, il rapporto tra l'area metropolitana e il resto della Regione, le difficoltà di innescare processi di riequilibrio, il raccordo tra processi di riequilibrio e processi di qualificazione dell'area metropolitana e dell'area urbana, che non devono essere viste come antitesi dialettiche, ma come momenti di una stessa politica territoriale ed economica. Tutti questi problemi pongono interrogativi pesanti, a tutte le forze politiche.
In una intervista (che credo non abbia scandalizzato nessuno) ricordavo che è in crisi la cultura su cui si sono costituite le Giunte di sinistra.
Ponevo l'accento sull'impossibilità di vedere questi problemi alla luce di una visione basata sull'ottimismo, sulla semplificazione delle scelte sulla facilità dei processi di correzione rispetto agli sbandamenti e alle contraddizioni di un sistema, contraddizioni e sbandamenti che non erano casuali, ma che erano legati a meccanismi complessi, difficili da rimuovere, a meccanismi non sempre conosciuti in tutte le loro implicazioni. Se è in crisi la cultura tradizionale su cui si sono costituite le Giunte di sinistra, credo che riconoscere lo stato di crisi,sia un atto non solo di onestà ma di forza culturale.
E' anche in crisi, dopo l'effimera ventata che pareva averlo riportato di moda, il neoliberismo, la riscoperta del mercato come unica pietra di paragone, la politica del laisser faire e del laisser passer, l'ideologia del nouveaux economistes di scuola francese, il monetarismo spinto.
Non è passando dal Welfar State al Far West che possiamo uscire dalle crisi, ma è nell'introduzione di nuovi meccanismi di controllo e di guida di un potere pubblico responsabile e cosciente, capace di fare i conti con il mercato, capace di non subire i ricatti e le deformazioni del mercato.
Una parte dei mali del Paese e una parte dei ritardi con cui si sta modernizzando è dovuta al fatto che il Paese non ha manifestato la capacità di valorizzare le differenze della sua realtà e si è mostrato incapace di suscitare ed incanalare le molteplici energie che si possono mobilitare nelle sue diverse realtà.
C'è stato dunque un consapevole o inconsapevole rischio di compattamento al centro, di centralismo ora manifesto ora strisciante, di rifiuto della diversità nel modo di organizzare l'economia, nella distribuzione dei poteri, nella stessa formazione delle leggi. Una pretesa di omogeneità e di uniformità che ha schiacciato e che schiaccerà, se dovesse continuare ancora di più, le Regioni ed Enti locali. Quando invece proprio la valorizzazione delle differenze, la distinzione dei ruoli, la mobilitazione delle risorse, la capacità di trovare soluzioni diverse anche sotto, il profilo legislativo ed istituzionale, per problemi che sono diversi può rappresentare una forte spinta, una forte molla a cambiare e a migliorare le cose.
Ecco allora il ruolo nuovo delle Regioni legato alla loro capacità di entrare dentro i problemi, di farsi portatrici di idee, oltre che di gestione di competenze, anche perché, sul terreno delle competenze, non c'è più materia, non c'è più problema che si possa in qualche modo ritenere sottratto all'interesse e alla competenza delle Regioni. Tutto si intreccia e le materie dell'art. 117, incastrate tra loro, danno spazio per poterci occupare in verità di tutto.
Come possiamo non occuparci dei problemi dell'industria? Di questa industria che si presta a tutte le letture, di questa industria che ha le caratteristiche del passaggio ad una fase di società industriale avanzata in persistenza di fattori di grave arretratezza, che presenta da un lato la faccia moderna dell'industria mondiale e dall'altra la faccia arretrata delle zone di crisi o dei vecchi settori che faticano a tenere il passo con i tempi. Di un'industria, soprattutto, che pur in una spinta allo sviluppo e alla modernizzazione si mostra sempre più incapace di garantire il mantenimento dei posti di lavoro e l'assorbimento delle nuove leve che ogni anno si presentano sul mercato del lavoro.
Le contraddizioni del sistema mostrano una vitalità e una tenuta dell'economia reale, sorprendenti persino agli interpreti economici.
I dati dei consuntivi di fine anno ci mostrano che l'80 è stato un anno buono, che ha visto l'economia italiana registrare uno dei tassi di incremento più alti di tutta l'economia industriale, e che persino il primo quadrimestre 1981 ha registrato un andamento della produzione industriale soddisfacente (più 0,6 % rispetto all'ultimo quadrimestre 1981). La prospettiva è che l'81 si riveli ancora una volta migliore a consuntivo di quanto le più rosee delle previsioni a preventivo facessero intravvedere.
Le stesse difficoltà della bilancia valutaria paiono in fase di attenuazione (3 mila miliardi di deficit nei primi tre mesi, 59 miliardi di deficit nel mese di aprile), per non parlare poi di altri indici di dubbia generalizzazione, ma tuttavia significativi. Per restare ad un tema di moda nella Regione, i dati relativi alla domanda di automobili registrata nel primo quadrimestre 1981 dimostrano che la domanda di automobili continua "a tirare" anche nel 1981.
Parlando della crisi dell'auto a Bruxelles, parlandone recentemente in Francia, si nota una particolare attenzione, interesse e curiosità degli ambienti politici ed economici sul fenomeno del sommerso, inteso come capacità del sistema di adattarsi ai vincoli, alle difficoltà sgusciando attraverso scorciatoie, per lo più non valide, ma prova in qualche caso di vitalità e di fantasia. Come recuperare gli elementi positivi contenuti nei fenomeni dell'economia sommersa facendoli emergere in un contesto in cui però, bisognerà incominciare a porre mano a qualche cosa che non possa essere ricondotto soltanto alla logica della continua ricerca di una produttività crescente? La forbice che sempre più si allontana tra le esigenze di dare il pieno impiego ai fattori della produzione e le esigenze di trovare forme crescenti di produttività, significa in tutte le economie industriali l'incapacità di soddisfare i fabbisogni delle forze di lavoro.
Allora bisogna incominciare a ragionare in termini nuovi, quei termini che un pensiero della sinistra democratica da molti anni viene individuando in forme diverse ricollegandoli al terzo settore, ad un terzo filone dell'economia e dei servizi tra il pubblico ed il privato, in cui non sia soltanto la logica della produttività a predominare, ma in cui ci sia spazio per forme di autogestione, per forme di gestione collettiva e cooperativa, per forme diverse di organizzazione della produzione di beni e di servizi.
I problemi che pone il mercato del lavoro sono oggi diversi. Nessuno può porsi l'obiettivo idilliaco di fare incontrare la domanda e l'offerta di lavoro come se fossero due entità facilmente riconducibili. Dobbiamo prepararci ad affrontare i problemi che pone il mercato del lavoro sapendo che la sua segmentazione è un dato non ricomponibile in termini tranquillanti, in termini validi una volta per tutte, e che le ricerche vanno condotte in modo da ridurre gli attriti. Come possono le Regioni non entrare nelle problematiche della mobilità, delle agenzie del lavoro, della riforma del collocamento? Come possono le Regioni non entrare nella gestione dei servizi e nel rapporto tra politica dei servizi e finanza locale, nel rapporto del riequilibrio, tra grandi aree e resto del territorio, nel rapporto della gestione delle risorse primarie, non ripetibili, delle risorse dell'agricoltura, dei beni dell'ambiente dell'energia? Come possiamo non porci il problema del funzionamento delle istituzioni, della formazione corretta dei processi decisionali, dei nuovi livelli istituzionali, dei rapporti tra programmazione e gestione e controllo? Dobbiamo porci il problema dei rapporti procedurali con la programmazione nazionale, della possibilità di inserire i progetti, di cui le Regioni sono portatrici, dentro la filosofia e la logica del piano triennale, il quale deve essere non soltanto un modo per organizzare l'offerta dell'amministrazione centrale, ma deve essere un modo per organizzare l'offerta di tutto il settore pubblico allargato. Se questa filosofia non centralista cominciasse a prendere corpo in occasione della discussione dell'approvazione parlamentare e poi dell'attuazione del piano triennale, noi avremmo trovato un terreno sul quale collocare in modo appropriato il ruolo e le pretese delle Regioni.
Ha ragione il collega Revelli quando dice che il piano triennale pu essere criticato. Certo, del piano triennale accettiamo l'impostazione, la metodologia, la filosofia, l'immagine del contenitore di una politica qualificata dell'offerta, ma, nel merito e nei contenuti vogliamo entrare discutere, argomentare, vogliamo soprattutto avere un ruolo, vogliamo soprattutto rompere con la visione completamente centralistica con la quale la programmazione è stata sempre concepita nel Paese. Il Piano di sviluppo non dovrà essere Soltanto l'approfondimento e la discussione di questi scenari per i grandi problemi che abbiamo di fronte, ma anche costruzione di progetti partendo dal documento che la Giunta ha presentato approfondendo, valutando, sottoponendo a verifica l'insieme dei progetti che già sono stati raccolti e che in qualche caso sono già in stato avanzato di elaborazione e di attuazione, costruendo una scala anche di priorità, arrivando a definire un numero limitato di progetti prioritari che possono entrare a pieno titolo nel piano triennale, sui quali non è velleitario o pretestuoso, non è pura demagogia, chiedere che sui progetti che la Regione mette a fuoco, ma che investono grandi questioni all'attenzione del Paese sia chiesto il finanziamento dello Stato, entrino nella logica del piano triennale e vengano assunti direttamente dal Governo come progetti di gestione regionale o di gestione congiunta e che lo Stato concorre a finanziare con le sue risorse.
Così come altri progetti invece si tradurranno ad una scala diversa in opere di riorganizzazione complessiva dell'attività regionale e così come dovranno scaturire stimoli verso proposte e orientamenti verso gli altri soggetti.
Giungono opportune tutte le iniziative di ammodernamento, di trasformazione e di introduzione di nuove iniziative legislative annunciate durante il dibattito.
Il collega Bastianini ha preannunciato la presentazione di un pacchetto di proposte del Gruppo liberale su temi attinenti alla gestione del territorio, la legge urbanistica, alcuni interventi fondamentali sulla casa: siamo aperti e disponibili ad una verifica su questo terreno.
Non c'è paura di confronto su questi temi anche perché nessuno pu presumere di avere in tasca la ricetta per tutti i problemi. Certo, ci sono gli orientamenti, le linee politiche, la storia, la cultura, il retroterra in cui ogni forza politica affonda le sue radici. Il Capogruppo Viglione richiamava nel suo intervento in modo appassionato il ruolo e l'importanza che i socialisti pensano di avere in questo momento di fronte ai problemi che la società attraversa. Condivido quelle osservazioni. Ogni Gruppo ha la sua capacità di portare avanti proposte.
La Giunta, in occasione di questo dibattito, ha avuto il merito di aver presentato, ricercato, in modo non strumentale, la partecipazione delle forze politiche. Non c'è stata alcuna chiusura, né alcuna presentazione di ricette miracolose nell'introdurre questo dibattito: c'è stata invece l'indicazione dei problemi che ci preoccupano e che ci appassionano, la ricerca quindi di proposte, da qualunque parte esse venissero, lo sforzo per elaborare proposte per fare nascere progetti, idee che abbiano anche la capacità di guidare e di indirizzare i processi che avvengono nella nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, aveva ragione ieri il Consigliere Petrini quando esordendo parlò della genesi dell'iniziativa della Giunta e sostenne che non era preordinata.
E' vero. La proposta di un'iniziativa nacque in Consiglio come atto di volontà, come reazione a una situazione economica, che si sapeva difficile (e che si prevedeva potesse diventarlo di più) come invito ad una reazione e ad una mobilitazione di tutte le energie della comunità regionale e come proposta di assunzione di responsabilità collettiva, senza confusioni di ruoli, per un tentativo di governo democratico dell'economia. E' importante che l'invito sia stato raccolto, che lo scatto di volontà ci sia stato, che un pezzo di strada sia stato percorso. Il più, è vero, rimane da fare.
Nessuna illusione è consentita. La situazione è grave, anzi, alcuni elementi di questa situazione ci dicono che è più grave oggi del 23 marzo quando abbiamo affrontato il problema. Da questo punto di vista dobbiamo riconoscere che vi sono elementi di emergenza che vanno governati nel breve periodo, persino in un periodo più breve di quanto non sia il decollo dei progetti di pronto avvio.
I costruttori edili ci hanno detto 48 ore fa che, se non si sblocca la situazione, i cantieri si fermeranno: le cose e le case decise non si fanno. Le notizie apparse sulla Stampa di ieri non rassicurano, perché le cose stanno diversamente. Anch'io condivido la proposizione del Consigliere Bastianini per quanto riguarda la questione edilizia ripresa ora dall'Assessore Simonelli. Non si tratta tanto di aprire nuovi cantieri quanto di impedire che si chiudano quelli già aperti.
In agricoltura, se non fluisce il credito sia di esercizio che di miglioramento, non si fanno mutui, non si fanno né gli investimenti dell'81 né quelli già decisi nell'80.
C'è un'emergenza che va gestita subito e che va sbloccata.
I giornali di oggi ci informano che aumentano il telefono, la luce e la bolletta del gioco del lotto. Questa terza cosa non ci preoccupa, ma i telefoni e la luce sì, "24 ore" pubblica quello che sta succedendo ancora nel fronte energetico: "Per il nostro Paese la fattura energetica sta assumendo dimensioni sempre più allarmanti: nei primi tre mesi dell'anno in base ai dati provvisori resi noti ieri dall'ISTAT abbiamo avuto importazioni di olii combustibili, minerali e derivati per 6072 miliardi di lire, con una crescita del 31,8 % nei confronti del primo trimestre 1980.
Tenendo conto del calo delle esportazioni scese del 4,1 % nei confronti del periodo gennaio-marzo 1980 a 907 miliardi di lire, il saldo passivo per questo solo settore è di ben 5156 miliardi".
Nell'industria, senza indulgere a nessuna tesi di crisi generale, senza concedere nulla al catastrofismo, senza diminuire la carica di ottimismo che si sente nel dibattito non soltanto di oggi, ma in quelli avuti nei 37 giorni di questa avventura, bisogna guardare in faccia senza abbellimenti le cose come stanno, così come le cifre indicano. Sono stati resi noti i dati del Piemonte 49.000 lavoratori in Cassa Integrazione, che significano 45 miliardi al mese di salari oneri diretti e indiretti. Sono sintomi di un'economia profondamente malata. Si fa riferimento ai lavoratori in Cassa Integrazione a zero ore e non ai lavoratori in Cassa Integrazione ordinaria (più di 100.000 nell'economia generale della nostra regione).
Ma la situazione è seria non solo per questi dati e non solo per l'entità e il numero delle aziende nelle quali i lavoratori sono in Cassa Integrazione straordinaria (167), ma per la loro localizzazione: per la prima volta nella storia dell'industria piemontese del dopoguerra 92 aziende tra le più importanti del tessuto industriale sono concentrate nel Comprensorio di Torino. Per la prima volta, dal 1945, gli elementi di crisi strutturale vengono delle industrie dal loro addensamento.
E' in discussione il ruolo di Torino e non è in discussione nei termini di un decentramento industriale che progredisca verso altre zone del Piemonte per assicurare uno sviluppo equilibrato, ma è in discussione una crisi che va al basso sia per quanto riguarda la Fiat e altre aziende. I lavoratori Fiat in Cassa Integrazione a zero ore sono 18.000 e quelli della provincia di Torino sono 41.000 (settore metalmeccanico, settore tessile settore elettronico).
Oggi è in crisi questo polo. Non si può dire a un ferito sull'autostrada che potrà guarire facendogli vedere un volantino sulla riforma sanitaria e non si può dire ai lavoratori che possono stare tranquilli perché se chiuderà la loro fabbrica ci sarà il terziario superiore che ci penserà di occuparli.
Qualunque ipotesi di ripresa della Fiat non può puntare a un recupero o a uno sviluppo dell'unità di produzione rispetto al passato. Oggi, intanto si pensa di poter tenere riducendo drasticamente l'unità produttiva.
Questo è l'elemento di drammaticità immediato e questa novità dovrà essere al cento dell'analisi del secondo Piano di sviluppo. Occorrono approfondimenti e aggiornamenti culturali. Condivido l'opinione del Consigliere Genovese e cioè che, tutto sommato, il terziario non "tira" se l'economia è bloccata e se l'industria è in crisi. Si può e si deve perseguire l'obiettivo di un superiore sviluppo dell'economia piemontese anche sulla base delle esperienze dei paesi industrialmente avanzati. La gestione di questo processo è incombente per questa maggioranza o per qualsiasi maggioranza che intenda intervenire nel governo dell'economia.
Dal '77 all'80 c'è stata una caduta dell'industria e un grande sviluppo del terziario. Tutto questo però è avvenuto in una fase di espansione e i ritmi di espansione sono quelli che ricordava l'Assessore Simonelli ma gli elementi che riguardano il Piemonte all'interno dei dati nazionali cominciano a segnare delle peculiarità che ci preoccupano. Non è così in Lombardia, non è così nel Veneto, non è così nella struttura della piccola e media industria dell'Emilia e della Toscana.
La questione del Piemonte va posta all'ordine del giorno attorno alla quale dobbiamo investire gli uomini di cultura, i politici, i parlamentari.
Abbiamo cercato di investire i Ministri per farne apprezzare gli elementi peculiari, senza esagerazioni ma senza abbellimenti.
Esiterei ad usare il termine "recessione" perché non tutta l'industria piemontese è in crisi. C'è la Cassa Integrazione ordinaria e quella straordinaria, c'è la disoccupazione giovanile, c'è il doppio lavoro, c'è il lavoro nero. Tutte questioni contraddittorie. C'è la coesistenza di tutti questi elementi e noi dovremmo poter intervenire sugli uni e sugli altri perché questi processi non possono andare avanti in eterno in direzioni tanto differenti. Non ci sono cortei di disoccupati ma ci sono cortei di lavoratori in Cassa Integrazione e la cosa è diversa. C'è il pericolo che si passi dalla condizione di occupati alla condizione di disoccupati senza passare attraverso la Cassa Integrazione. La Cassa Integrazione veniva concessa quando c'era un progetto di risanamento e di ristrutturazione ma anche quando non c'era più tanto da garantire per il futuro. Adesso però o perché la Cassa Integrazione viene corrisposta da due anni e non c'è più alcun appiglio per poter chiedere il rilancio o perch non vengono proposte gestioni intermedie ci sono i sintomi di precipitazione immediata con fabbrica aperta o fabbrica chiusa che possono portarci a una situazione di tensione molto seria e acuta.
Quando la CEAT dice the non vuole più occuparsi della manifattura di Giaveno perché ha difficoltà finanziarie per il consolidamento dei suoi deficit ci fa intravvedere il pericolo che a Giaveno si passi dalla condizione di 500 occupati, alla condizione di 500 disoccupati e dietro a questo non c'è manovra della direzione dell'azienda: è una realtà. Due giorni fa i lavoratori della GIMAT dopo settimane e mesi di discussione e di trattative, hanno occupato la Regione per 4 ore in attesa che si risolvesse una questione che manifesta la tendenza di alcuni gruppi finanziari non tanto a vivere nella crisi ma a speculare su di essa.
Se entro il mese di luglio non si trova una soluzione per la Venchi Unica, dopo le soluzioni parziali trovate, finirà la Cassa Integrazione per quei lavoratori e torneranno i vecchi problemi per donne e lavoratori che pur, essendo anziani, non possono essere considerati nella fascia del prepensionamento, che comunque passerebbero dalla condizione di assistiti alla condizione di disoccupati.
Fuori c'è una delegazione della SISMA che ci viene a raccontare una situazione ancora diversa da quella che sto illustrando: l'azienda intende cedere a un'immobiliare gli alloggi di 1500 famiglie (anche di pensionati) per ricavare attraverso quell'operazione i miliardi necessari per assicurare la produzione.
I giornali di questa mattina ci informano che per la fine di giugno non ci saranno soltanto i 61 mila lavoratori Fiat in Cassa Integrazione, ma ci sarà una Cassa Integrazione aggiuntiva che scatterà dopo le ferie e il rientro dei lavoratori per la fine di giugno previsto dai punti dell'accordo, non ci sarà perché la ripresa si prevede per il 1983. Tutto questo è ben presente alla maggioranza delle forze politiche del Piemonte alle forze sociali, alle autonomie locali. Ad Asti, ad Alessandria, a Ciri nel corso di questo mese si affronteranno questi problemi. Si sta facendo strada la cultura della difficoltà e della necessità di una mobilitazione di tutte le energie per far fronte con le idee e con le iniziative a una situazione che alla fine di giugno o a settembre potrà essere molto più seria di quella che viviamo oggi.
Questa situazione ci suggerisce di chiamare a raccolta tutte le energie in una forma diversa da quella che è stata sperimentata finora, in una forma simile a quella che fu nel '75 la conferenza sull'occupazione e sullo sviluppo economico, una conferenza che esprima la situazione e che rilanci una cultura comune per uscire dalla crisi senza accettare lo sviluppo zero reagendo all'ipotesi della recessione.
Signori Consiglieri il dibattito sta per concludersi e qualche riflessione su questa esperienza può essere fatta. Chi ha compiuto questa esperienza? Solo la Giunta? Solo i Gruppi consiliari? Davvero no. Questa esperienza l'hanno compiuta le forze economiche, le organizzazioni sociali più importanti della Regione in un rapporto nuovo e con un metodo diverso.
Ringrazio tutti coloro che hanno collaborato in questa chiave nuova di partecipazione non equivoca. Ho tenuto il conto di tutto ciò che è avvenuto in 37 giorni: si sono tenute 14 consultazioni con le Organizzazioni sociali in due fasi, nella fase propositiva e nella fase dei progetti; 8 incontri con i gruppi consiliari di minoranza in due fasi, nella fase di raccolta di idee generali e nella fase dei progetti; 5 riunioni interassessorili; sono arrivati 20 documenti da ogni parte delle Organizzazioni sociali del Piemonte; continuano ad arrivare proposte, suggerimenti, idee che riflettono l'iter di maturazione dei pensieri.
Tutto questo non può e non deve finire. Il Consigliere Marchini ha detto che questa esperienza è il primo lavoro serio della legislatura. Lo ringrazio per l'apprezzamento, ma penso che questo non sia il primo lavoro serio della Giunta. Le lezioni che da tutto questo abbiamo tratto sono che il metodo seguito deve continuare altrimenti non si attuerà nemmeno uno dei progetti che sono stati presentati; che i progetti devono andare all'esame delle Commissioni per realizzare quello che il Consigliere Genovese auspicava e cioè il coinvolgimento fino in fondo di tutti i Consiglieri e non soltanto dei Gruppi per realizzare la partecipazione nella logica della rivalutazione delle istituzioni, che sia effettuata una verifica periodica sullo stato di avanzamento dei progetti stessi (una verifica deve essere fatta prima delle ferie). Il quarto punto è il collegamento da tutti auspicato fra questi progetti e le procedure della programmazione e del Piano di sviluppo.
Sono d'accordo su questo collegamento però vorrei sottolineare una questione importante perché può darsi che vi sia un equivoco fra di noi nella concezione delle scelte e delle priorità. Qualche Consigliere ha negato che nella filosofia dei progetti esista una priorità. Se la questione della priorità consiste nell'individuazione dei grandi settori di intervento, mi pare che anche il modo con cui i progetti sono stati presentati indichi la priorità dell'energia e dell'agricoltura, scelte condivise da tutte le forze politiche, dal mondo sindacale e imprenditoriale, che ci portano su una strada non facile né per le forze politiche né per la maggioranza né per le forze imprenditoriali, né per le forze sindacali. Insieme con queste scelte sono indicati dei progetti o la conferma di scelte precedenti fatte dal Consiglio. C'è una scelta in ordine alle priorità possibili che in parte dipendono dalla Regione e sono quelle che concernono i progetti che non comportano aggravi finanziari che si potranno attuare se ci sarà il consenso delle forze politiche. C'è una priorità che deriva dal fatto che sono finanziati dai fondi regionali e a volte questa priorità può non coincidere con la priorità dell'energia e dell'agricoltura. Cammineranno intanto quei progetti che possono essere attivati subito dei fondi della Regione. Ci sono però delle priorità che dipendono dal modo in cui si concluderanno le trattative con tutti coloro che abbiamo riconosciuto nostri interlocutori. La questione delle priorità ha delle variabili che devono essere viste in relazione alle dipendenze.
Infine c'è la questione delle conclusioni che dobbiamo trarre da questa esperienza. Non si devono avere certezze su ciò che pensiamo, ma avere l'agilità mentale di avvertire che ci troviamo in una crisi di idee che per molto tempo sono state o hanno creduto di essere a sostegno di culture, di metodologie, persino di prassi. Sappiamo quanto la tecnocrazia in una società industriale avanzata conti e pesi, ma non è sufficiente. Sappiamo quanto la disponibilità finanziaria sia importante per attuare qualsiasi idea, ma anch'essa non è sufficiente. Sappiamo come la cultura della programmazione sia da rilanciare, ma sappiamo anche come sia difficile tradurre la cultura della programmazione in progetti e in fatti. Sappiamo che i problemi di schieramento politico sono importanti ma a volte non bastano le grandi maggioranze a realizzare e ad incidere nella realtà.
Sappiamo che le idee senza mezzi non fanno strada, ma sappiano anche che i mezzi senza idee non danno a nessuna maggioranza la legittimità di governare. Ma sappiamo qualche cosa di più se vogliamo vedere il modo di essere del Paese nel sistema europeo come economia italiana. Non c'è Paese più della Francia che abbia saputo in questi ultimi anni portare avanti una tecnocrazia sofisticata ed efficientistica. In Francia i treni arrivano in orario, i servizi pubblici funzionano. Come interpretare allora il desiderio di mutamento che è venuto da una società dove le cose sono andate avanti così? Il popolo francese, malgrado tutto questo, ha detto che bisogna cambiare.
Non c'è paese più dell'Inghilterra che abbia titoli di nobiltà sui diritti civili, sull'alternanza di maggioranze e di opposizioni. Sappiamo però che anche questo non gli è stato sufficiente né per governare né per dominare l'inflazione e la disoccupazione e il problema dell'autonomia e delle nazionalità, se è vero come è vero che là i morti del terrorismo sono 2.500 (10 volte quelli italiani).
Sappiamo anche che non possiamo guardare al modello del socialismo reale per garantire occupazione e democrazia e persino per garantire uno sviluppo e una qualità della vita che possa essere condivisa.
Allora dobbiamo avvertire che quanto abbiamo messo in piedi in questa esperienza è qualche cosa di prezioso, è la paziente ricerca dei punti di convergenza, il non rifiuto delle idee che vengono da qualunque parte, il sottoporre le idee alla verifica minuziosa. Sarà necessario sapere il giorno in cui verrà avviato il progetto, quale sarà l'organismo interessato a realizzarlo, stabilirne funzioni e costi: quindi, una paziente analisi su ciascuno di questi momenti talché da stabilire se una iniziativa segue o no il proprio iter e questo cammino deve compiersi con il consenso del maggior numero delle forze sociali e politiche, senza proprietà ideologiche o schemi che possono essere imposti o sovrapposti, né quelli del passato n quelli del presente. Ricordare Galbraith o ricordare gli economisti che cercano di dare qualche indicazione, vuol dire avere coscienza che siamo in una fase di transizione che forse durerà molto a lungo.
Dobbiamo fare in modo che i progetti non rimangano sogni nel cassetto.
Forse non rimarranno se continueremo il metodo che abbiamo avviato e se realizzeremo un impegno superiore da parte di tutte le forze sociali e politiche. L'impegno che dipende da noi sarà portato avanti fino in fondo.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri. Abbiamo ascoltato con grande attenzione e con la tensione morale che si conviene alla delicatezza degli argomenti che stiamo discutendo, tutti gli interventi che si sono susseguiti in questi due giorni.
Sono stati interventi appassionati e puntuali, che sono entrati nel merito dei problemi che riguardano il Piemonte e la sua economia in un quadro di sviluppo organico nel contesto nazionale ed europeo.
Sono stati all'altezza delle nostre aspettative ed hanno contribuito sicuramente a recuperare quel ruolo nuovo e più alto che il Piemonte si merita nel contesto dell'Italia e dell'Europa e come è stato richiesto in questa aula.
L'intervento del capogruppo del PSI Viglione, che richiedeva un Piemonte protagonista ha messo a fuoco che tutti i gravi problemi affrontati vanno posti all'interno di una cornice generale di azione di governo che la Giunta ha svolto in questi nove mesi difficili, per il Piemonte ed intende proseguire.
Da qualche parte, sottovoce, venivano dei rimproveri di immobilismo ed accuse di non risolvere o addirittura di non affrontare i problemi concreti.
Con la presentazione di questo documento e con il riconoscimento che abbiamo avuto in quest'aula riteniamo di aver fugato i rimproveri e le accuse e di aver svolto quell'azione di governo, che è stata richiamata molte volte nei vari interventi.
In questi nove mesi abbiamo lavorato con modestia e passione, studiando attentamente la nuova fase di scontro e di confronto sociale in atto nel Piemonte, ed i vari fenomeni economici e abbiamo scelto nella congiuntura presente di presentare questo primo progetto che vuoi combattere l'inflazione e sostenere l'occupazione in un'ottica di anticipazione del II Piano di sviluppo, inserendolo nel piano a medio termine presentato dal Governo.
Abbiamo scelto questa strada perché la riteniamo la più idonea per entrare decisamente nel concreto dei problemi ed incidere così positivamente sulla realtà socio-economica del Piemonte.
Il Consigliere Marchini ha definito questo nostro atteggiamento un atto di autorità di governo positivo ed apprezzabile.
Noi rispondiamo con rispetto alle sue osservazioni, e gli diciamo che siamo grati per il suo apprezzamento.
Vorrei dire al Consigliere Genovese e al Consigliere Petrini che mai come in questo momento si è coinvolta tutta l'Assemblea nella discussione di problemi concreti, di progetti precisi, come forse mai nel passato.
Ricusiamo quindi il discorso dello scadimento dell'assemblea, riteniamo al contrario che l'Assemblea sia stata chiamata ad un momento decisionale tra i più importanti nella vita di questo Consiglio regionale, con un rapporto aperto e complessivamente positivo tra esecutivo ed Assemblea.
Un particolare ringraziamento mi preme di dover rivolgere al Partito Repubblicano, che negli interventi della signora Vetrino e del Consigliere Gastaldi hanno dato un grande ed importante contributo al dibattito.
Il metodo della programmazione, come ha sottolineato la signora Vetrino, è ormai un metodo culturalmente acquisito dalla classe dirigente del Piemonte.
Noi ci siamo collocati in questo sforzo di programmazione nell'ottica di un disegno politico che parte dalla necessità della costruzione di un'alternanza e dalla spinta al cambiamento che è presente nella società piemontese.
Abbiamo redatto questo documento dopo un confronto serrato costruttivo, impegnato con tutte le forze sociali: dagli imprenditori alle Organizzazioni sindacali, dagli artigiani ai commercianti, ai costruttori a tutti coloro che sono impegnati nello sviluppo dell'economia piemontese.
Mi preme sottolineare una dichiarazione di grande importanza politica che il Consigliere Revelli ci ha fatto, ossia la necessità che non tutto debba essere gestito dalla mano pubblica e soprattutto, là dove la mano pubblica ha fallito, debba ritornare l'iniziativa privata.
Prima di dare delle risposte sulle questioni politiche, che d'altronde avevo introdotto con la mia relazione, vorrei soffermarmi su alcuni problemi che riguardano il rapporto della Regione con il Governo, e puntualizzare alcuni problemi inerenti il piano presentatovi, che del resto hanno già avuto risposta puntuale e precisa da parte degli Assessori Cerutti, Simonelli e Sanlorenzo.
Dal dibattito ho raccolto soprattutto alcuni temi di ampio respiro che pure sottendono ai provvedimenti presentati.
Il primo di questi aspetti è quello del necessario raccordo con la politica economica nazionale, sia per la fenomenologia, sia per le azioni intraprese dal Governo.
Questo tema affrontato pressoché in tutti gli interventi è stato una nostra scelta nella formulazione dei progetti, e nell'impegno di un confronto con il Governo, già avviato.
Questo non solo e non tanto per la consapevolezza che la Regione è, e non può non essere un'articolazione dello Stato, quanto perché qualunque azione che non tenga conto del quadro reale del territorio regionale nell'ambito del quadro reale del territorio nazionale e della politica complessiva del Paese, non può che sortire effetti velleitari e improduttivi.
Allo stesso modo, non appare possibile per il Governo centrale operare scelte che non siano suscettibili di essere recepite e attuate nella programmazione regionale.
Questa è stata la tematica di fondo che ha ispirato la Regione Piemonte insieme con le altre Regioni in questa terza legislatura e che assume come elemento di riferimento centrale il confronto con il Governo sui contenuti.
Azione di raccordo significa, volta a volta, coordinamento con gli indirizzi del Governo quando questi appaiono come direttrici necessarie e condivise da tutti per ristabilire l'equilibrio economico complessivo. E' il caso del Piano a Medio Termine che informa necessariamente, e per obiettivi e per metodologia, ogni scelta, progettuale o programmatica a livello regionale.
Significa anche opporsi ad alcune scelte del Governo quando c'è la condivisa certezza in sede regionale ed interregionale che possano danneggiare non solo situazioni locali ma riflettersi in modo negativo sull'intera economia.
E' il caso dei tagli proposti dall'esecutivo nazionale al fondo comune che limita l'autonomia di scelta della Regione e, con questa, la possibilità di una manovra che possa concorrere, per la capacità di interpretare direttamente le esigenze dell'economia locale, a raggiungere gli stessi obiettivi posti dal Governo.
Significa un'azione di stimolo quando una scelta condivisa appare risponde e necessaria.
E' il caso dell'autostrada del Frejus che diventa indispensabile in una logica certo non solo piemontese ma italiana, per quello che rappresenta anche nel collegamento e nel rilancio dei porti liguri.
L'azione di raccordo è dunque, al di là degli schieramenti e degli equilibri politici, un confronto chiaro e al tempo stesso approfondito, sui problemi, non condizionato da alcuna pregiudiziale.
Non è senza significato che tutte le Regioni italiane, senza distinzione di orientamento politico, abbiano consapevolmente scelto questa strada, allorché si sono costituite come Conferenza dei Presidenti, quali interlocutori permanenti del Governo, del Parlamento e delle altre amministrazioni locali, anticipando la previsione della legge di riforma istituzionale.
Questo ruolo appare quanto mai indefettibile specie nei momenti di maggiore tensione, di attacco alle istituzioni, di difficoltà economiche e monetarie.
Ed è in questa logica che abbiamo sollecitato e ottenuto incontri con il Governo e con i suoi Ministri sia come Conferenza dei Presidenti sia come Giunta regionale, in occasione della presentazione dei progetti di pronto avvio.
In questo caso abbiamo sollecitato un confronto e una verifica preliminare alla richiesta di incontro con il Governo, pure già avanzata ai Ministri piemontesi che hanno tempestivamente accettato e colgo oggi questa prima occasione pubblica per ringraziarli a nome non solo della Giunta regionale, ma della Comunità piemontese.
Gli incontri ravvicinati con i Ministri Reviglio, Romita, La Malfa Bodrato, Nicolazzi e il sottosegretario Magnani Noja sono stati estremamente positivi sia per l'approfondimento dei temi generali da loro illustrati sia per l'opportunità avuta dalla Giunta di segnalare situazioni concrete e gli effetti specifici della crisi sul territorio.
E' stato uno scambio di informazioni di prima mano per entrambe le parti e un terreno di confronto reale tra responsabili del Governo centrale e locale al di là di qualunque schieramento politico.
Era altresì la prima volta che una Regione si presentava ad un dialogo con il Governo offrendo un contributo concreto di idee, di disponibilità e di elaborazione progettuale non per una rivendicazione economica, generica e protestataria.
Questo metodo è stato da tutti apprezzato ed è stata sollecitata la raccomandazione affinché fosse adottato anche dalle altre Regioni.
E' stato colto in particolare dal Ministro La Malfa il metodo coerente con il piano triennale che potrebbe rappresentare per la nostra Regione un esperimento pilota di raccordo con il Governo.
Il secondo aspetto è quello che pure ha ispirato il programma della Giunta e ha informato le successive azioni intraprese dal Governo regionale nella strategia dell'inserimento del Piemonte nell'Europa.
Questa strategia, di cui sono anche a livello personale convinto assertore, nell'interesse dell'intero Paese e del suo Mezzogiorno, dovrà essere realizzata tenendo conto di alcuni dati di fatto.
Ci sono in Europa alcune aree forti cui il Piemonte deve agganciarsi.
L'area di riferimento per il Piemonte non può che essere quella individuata nella Svizzera, nel Sud della Francia e per l'Italia nella Lombardia e nella Liguria, contrapposta al polo che gravita sull'alto Adriatico.
Per questo giudichiamo indispensabile realizzare la completa viabilità del Frejus e quella del Sempione, mentre non riteniamo utile condividere il progetto di navigabilità del Po agganciata al traforo dello Spluga.
Per questo, in perfetta intesa con la Regione Liguria ci batteremo per il rilancio e il potenziamento dei porti liguri, essenziali nel sistema produttivo del Paese e supporto indispensabile per la produzione energetica.
Il terzo aspetto è il rapporto con gli Istituti di credito.
Non v'è dubbio che gli Istituti di credito in questo difficile momento dell'economia non possono svolgere un ruolo aziendale di tipo miope, in una logica economica che non sia raccordata, da un lato, con il Governo centrale, dall'altro con il sistema economico e con il quadro istituzionale del territorio di riferimento.
Ritengo che sia compito, anche se non facile, del Governo regionale svolgere un'azione serrata di coinvolgimento, nella consapevolezza che questo compito è stato da tutti sollecitato che è nell'interesse generale nazionale e locale un sistema bancario efficiente ed equilibratore sintonizzato agli obiettivi di politica economica.
E' essenziale che gli Istituti di credito svolgano un'azione di supporto, resa possibile anche dalla loro organizzazione di studi e di ricerca, divenendo soggetti attivi nella politica di Piano.
Questo dialogo è già iniziato, come è noto: oltre che su temi specifici, su questa serie di progetti, hanno già avuto luogo due incontri interlocutori: proseguiremo questi incontri, forti del vostro mandato e di quello delle forze economiche e sociali che ci hanno avanzato la stessa richiesta.
Nel settore creditizio intendiamo coinvolgere sempre di più anche la Finpiemonte e svolgere, anche nei confronti del Governo un'azione, peraltro già iniziata, di verifica e di collegamento con il sistema produttivo e con quello creditizio della nostra Regione.
Riteniamo altresì necessario garantire una continuità di rapporto al di là di confronto occasionale in momenti contingenti perché la nostra azione abbia un'efficacia generale e di programmazione.
Così come intendiamo accentuare il ruolo di raccordo con la Comunità Europea, esigenza avvertita anche a livello centrale, perché l'intera politica della Comunità Europea si connette strettamente con i due livelli nazionale e regionale e intraprendere, come del resto abbiamo già fatto tutte le iniziative nelle sedi necessarie per ottenere i finanziamenti comunitari.
Il quarto tema che emerge forte e chiaro dal dibattito è il nodo energetico.
L'avvio alla soluzione di questo problema è, davvero improcrastinabile.
Al di là dei progetti di pronta fattibilità già presentati e di altri che pure sono allo studio, non voglio sottrarmi ad una risposta sul nodo del nucleare nel documento non presente, solo perché in uno sforzo rigoroso abbiamo presentato progetti già elaborati, non condizionati da piani o programmi non ancora presentati dal Governo.
Due mesi fa circa, la Giunta regionale ha incontrato nella propria sede il Ministro Pandolfi il quale aveva comunicato nel giro di due o tre settimane l'approvazione da parte del Governo del Piano energetico nazionale. Nell'incontro, come risulta anche dai resoconti giornalistici la Regione aveva, da parte sua, assicurato l'impegno che ove la decisione governativa avesse individuato l'insediamento di una centrale nucleare sul territorio regionale, la Regione avrebbe immediatamente risposto, pronta a fare la sua parte nell'interesse generale, chiedendo ovviamente alcune garanzie di ordine ecologico, produttivo ed economico per le aree interessate all'insediamento.
Il Piano che avrebbe dovuto essere presentato contestualmente a quello triennale non è ancora venuto alla luce.
La nostra disponibilità e la nostra posizione responsabile rimangono comunque quelle già illustrate al Ministro dell'Industria e ribadite nei recenti incontri con i Ministri piemontesi. Faremo la nostra parte nell'interesse del Paese, del Piemonte e delle aree interessate.
Il quinto tema è collegato alle deleghe alle autonomie locali.
E' stato qui rimarcato che la pagina dedicata al documento è scarna.
E' vero, ma è altrettanto ferma la scelta e la volontà di attuarla in un quadro concordato, anche con le Autonomie, destinatarie delle deleghe in tempi rapidi.
L'esame deve essere approfondito tenendo conto di una realtà regionale estremamente articolata e disciplinata a diversi livelli.
E' un problema centrale: dipenderà dalla nostra capacità di risolverlo con serietà e con tempestività, giovarsi di un sistema raccordato di tutte le autonomie locali, condizione indispensabile per un'azione pubblica snella ed efficiente che accompagni ai momenti di programmazione quelli di attuazione rapida, e quindi, produttiva.
Il contributo propositivo di tutte le forze presenti in Consiglio è pertanto ben accetto nella logica della ricerca del sistema più razionale.
Vorrei ancora riprendere un tema essenziale: questi progetti non sono e non possono essere il secondo Piano di sviluppo annunciato dall'Assessore Simonelli ma un modo di attuarne una delle proprietà fondamentali: quella di essere enucleati in rapporto alla necessità e alle diverse dinamiche del quadro complessivo della realtà concreta.
Pensati in chiave di una programmazione più complessiva, in alcuni casi già elaborati, confrontati e parzialmente attuati (è il caso dell'edilizia residenziale) fanno parte di un disegno generale o già verificato (I piano regionale di sviluppo) o già abbozzato (II piano regionale di sviluppo).
Rispondono in ogni caso agli obiettivi del II piano regionale di sviluppo che, coerentemente, sono quelli definiti nel programma di legislatura della Giunta regionale e nel Piano Nazionale a Medio Termine.
Non mi sembra che da questo dibattito sia emersa una non coerenza con gli obiettivi, lotta all'inflazione, sostegno dell'occupazione, nell'ottica del riequilibrio della bilancia dei pagamenti. Sono emersi dubbi sulla possibilità di una totale realizzazione.
Dipenderà dalla nostra capacità di trovare i mezzi per realizzare le proposte, secondo una scala di priorità che la Giunta preciserà, anche se è già insita nella presentazione che ne è stata fatta, in coerenza con il Piano regionale di sviluppo, sul quale si sta già lavorando e con l'approfondimento dei Piani comprensoriali.
Lo sforzo è stato, ed è, di attivare, nel quadro di una programmazione complessiva, progetti certi, concreti, risposte pronte alla Comunità piemontese.
Riteniamo indispensabile una programmazione articolata, integrata, di ampio respiro; riteniamo altrettanto essenziale dare risposte tempestive non settoriali, ma progettuali alle domande emergenti.
Queste due esigenze non sono tra loro antitetiche, sono solo più difficili da soddisfare contemporaneamente, ma sono ugualmente non rinunciabili, quando dobbiamo, come ho già avuto modo di dire nel mio primo intervento di presentazione dei progetti di pronto avvio, abituarci a convivere con la "crisi"; questo nuovo fattore è un dato ormai permanente della nostra realtà e richiede il costante ricorso a tutto il nostro potenziale di idee, di lavoro, di duttilità per farvi fronte.
Signor Presidente, signori Consiglieri, ho avuto modo di dire che le Regioni vivendo un momento di grande difficoltà e di attacco da parte forse del Governo, forse del Parlamento, forse delle Province, forse di tutti quanti insieme. E poiché noi siamo profondamente convinti della validità degli istituti regionali, vogliamo rispondere a questi attacchi con metodo e con serietà non lasciandoci andare ad isterismi o a risposte inconsulte ma volendo portare tutti sul piano del ragionamento e della disamina dei problemi.
Ed allora diciamo che siamo contro la legge finanziaria che il Governo ha presentato, per il metodo e per la sostanza.
Per la sostanza perché siamo convinti che la strada per combattere l'inflazione e sostenere l'occupazione non deve portare a tagliare indiscriminatamente i fondi alle Province, ai Comuni e alle Regioni.
E' questa una strada sbagliata che non porterà ai risultati sperati.
Ci rendiamo conto della drammaticità del problema di reperire risorse e soprattutto risorse per l'economia meridionale, ma occorre che il Governo faccia delle scelte di priorità. E quando vi sono investimenti che si collocano nella logica del riequilibrio del bilancio dei pagamenti essi vanno sostenuti.
Ci rendiamo conto che siamo alla fine o al superamento del "Welfare State" per addivenire ad una più moderna e duttile concezione dello Stato.
Su questo argomento siamo impegnati a dare il nostro costruttivo contributo e a partecipare al dibattito politico e culturale avviato nel nostro Paese.
Signor Presidente, signori Consiglieri, ho ascoltato con attenzione la parte politica dei vari interventi, ma desidero soffermarmi un momento su quella parte che il Consigliere Bastianini ha sollevato.
Egli nel suo discorso ha affermato che esistono due problemi: 84 progetti presentati; una proposta politica di collaborazione che la Giunta ha avanzato al Partito repubblicano ed al Partito liberale.
Sul primo il giudizio è stato sostanzialmente positivo, sul secondo negativo.
Vorrei quindi rispondere con altrettanta chiarezza.
La linea del coinvolgimento di altre forze politiche a sostegno di questa maggioranza è scaturita dall'esigenza posta dall'elettorato l'8 giugno 1980.
Noi abbiamo fatto allora come oggi una offerta di collaborazione ai partiti laici. Non era e non è nostra debolezza. Ci rammarichiamo che sia stata data questa interpretazione.
Ci conforta però il dato politico che sui contenuti concreti della nostra azione programmatica troviamo convergenze in questo Consiglio ben più vaste di quanto non sia la forza di questa maggioranza.
Condivido l'analisi secondo cui i partiti laici oggi pesano più di ieri nei vari Consigli comunali, provinciali e regionali. Riconosco che vi sono momenti importanti di incontro fra le forze laiche, ma da ciò non traggo la convinzione che possono formarsi maggioranze alternative.
E vorrei soprattutto contestare con pacatezza, ma con fermezza, la sua affermazione secondo cui il disegno politico di questa maggioranza è stanco e confuso.
Lo stesso dibattito di oggi, le sue stesse affermazioni ed il suo stesso prezioso contributo dimostrano che la maggioranza ha un disegno politico preciso, lo svolge con puntualità e lo sta portando sul piano della realizzazione concreta.
Emerge dal Consiglio la richiesta che questa maggioranza sia sempre più aperta.
Voglio assicurare i Consiglieri che lo saremo, come d'altronde lo siamo stati nel passato, nei vari settori con ogni forza di opposizione che intenda confrontarsi con noi, e che non ricorreremo ai numeri per far passare le nostre proposte se non saremo più che costretti, e che lavoreremo nella logica del coinvolgimento, del ragionamento, della convinzione e del confronto.
Diciamo al Consigliere Genovese che il disegno strategico della centralità del Partito socialista avanza perché sorretto da grandi movimenti di idee e anche dagli avvenimenti politici.
Personalmente ritengo che questa sia una esigenza dell'Italia articolata nelle varie Regioni, Comuni, Province: le fasi storiche passano crediamo di essere alla fine di una fase storica per entrare in un'altra come la Francia di Mitterand ci ha insegnato.
Ma i socialisti non si fanno illusioni e non si lasciano prendere da cieche e ottuse volontà di egemonia.
Essi vogliono svolgere adeguatamente il ruolo che milioni di lavoratori gli hanno assegnato, e che la società nel suo complesso richiede al Partito socialista.
Riteniamo d'altra parte di dover fare una precisazione nei confronti della Democrazia Cristiana, ribadendo però le stesse argomentazioni che ho avuto modo di dire nella mia relazione.
Non abbiamo inteso sicuramente dare un giudizio negativo sul gruppo della D.C. presente in Consiglio, anzi riconosciamo ad esso molte individualità positive come mai forse vi erano state in questo Consiglio regionale e un ruolo di governo seppure all'opposizione.
Avremo sicuramente modo di incontrarci e di confrontarci e far valere gli aspetti positivi su quelli negativi.
Noi, come ci è stato chiesto in molti interventi, non vogliamo chiudere la porta in faccia a nessuno, anche se sappiamo che altri sanno aspettare per modificare, come giusto che sia un regime democratico, questa maggioranza.
Ma pure noi, consentiteci, sappiamo aspettare fiduciosi di compiere giorno per giorno il nostro dovere, forti del consenso dell'elettorato del Piemonte.


Argomento: Comprensori

Proseguimento esame ricorsi presentati avverso le operazioni elettorali ai sensi dell'art. 9 del Regolamento per le elezioni dei Consigli dei Comitati comprensoriali, di cui alla legge regionale 4 giugno 1975, n. 41


PRESIDENTE

Passiamo al punto 5 dell'ordine del giorno: "Proseguimento esame ricorsi presentati avverso le operazioni elettorali ai sensi dell'art. 9 del Regolamento per le elezioni dei Consigli dei Comitati comprensoriali di cui alla legge regionale 4 giugno 1975, n. 41".
La Commissione degli esperti ha presentato il proprio parere che il Consigliere Valeri esporrà.



VALERI Gilberto, relatore

La commissione degli esperti, composta dai proff. Casetta, Ferrero Maiorca, Romano, Scaparrone, ha rassegnato il seguente parere indicando le due alternative che ci stanno di fronte: "La Commissione, pur consapevole delle incertezze derivanti da un testo legislativo non perspicuo, riafferma che l'art. 12 della legge regionale 4 giugno 1975 n. 41 debba essere interpretato nel senso che non solo è necessaria l'osservanza della regola procedurale del voto limitato ai due terzi, ma anche il rispetto del criterio sostanziale della proporzionalità tra i gruppi, eventualmente tra le liste concorrenti.
Questo criterio sostanziale di proporzionalità non implica affatto che ogni gruppo abbia almeno un rappresentante. Sembra che la minoranza possa pretendere che venga ri, spettato il rapporto proporzionale tra maggioranza e minoranza, ma non anche il riparto dei seggi tra la maggioranza".
Questa parte non si riferisce tanto al nocciolo del ricorso, ma si riferisce al fatto che un altro Gruppo aveva potuto ottenere il riconoscimento di un rappresentante attraverso un "apparentamento". Gli esperti dicono a questo riguardo che gli apparentamenti non possono essere oggetto di appunto discrezionale da parte di altri. Sembra che un singolo gruppo di minoranza abbia interesse a chiedere che il criterio sostanziale di proporzionalità sia applicato a favore della minoranza globalmente intesa, solo in quanto tale gruppo ne riceve specificamente un vantaggio.
Di conseguenza il ricorso presentato merita di essere accolto nei limiti in cui, dall'applicazione del criterio di proporzionalità sostanziale, il gruppo ricorrente ne riceve vantaggio.
Le due alternative che ci stanno di fronte sono o l'accoglimento del parere espresso dagli esperti, quindi la espressione da parte del Consiglio di un mandato al Presidente della Giunta ad emettere i decreti di nomina dei Consiglieri comprensoriali sulla base dell'accoglimento, oppure la reiezione del ricorso.



PRESIDENTE

La parola al collega Viglione.



VIGLIONE Aldo

Il parere dei giuristi dà ragione alla tesi che io sostenevo. La minoranza può pretendere il rispetto del rapporto proporzionale tra maggioranza e minoranza ma non anche il riparto dei seggi tra la minoranza.
Che il Partito repubblicano di Asti abbia formato una lista non so con quale formazione di maggioranza o che i partiti di minoranza abbiano fatto altre liste è problema che rientra nella realtà locale in cui noi non possiamo scendere. L'unica verifica che possiamo fare è quella dei 2/3.
Quindi accogliendo questo ricorso ripercorreremmo una strada che già ci siamo trovati di fronte. Ricordo che non abbiamo potuto risolvere le nomine delle minoranze in certe Comunità montane in cui in certi Consigli comunali,la maggioranza sceglieva la minoranza. Era sorta questa questione nei Comuni della Val di Susa. Il parere non lascia dubbio.



PRESIDENTE

La parola al collega Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Con amarezza devo parlare di questo argomento. Chiedo alle forze politiche di riflettere su questo problema spogliandosi dalle considerazioni contingenti o dal richiamo a torti fatti o subiti in materia analoga, per cercare di attenersi al problema in sé, al testo della legge allo spirito e alla lettera di un parere dato da cinque illustri giuristi scelti dalla Presidenza del Consiglio e dalla Giunta.
L'art. 12 della legge 41 del '75 stabilisce il criterio e il metodo per la designazione dei rappresentanti nei Consigli comprensoriali da parte dei Comuni capoluogo di provincia. Il criterio è quello della rappresentanza proporzionale tra i gruppi consiliari, il metodo è quello del voto limitato ai 2/3. E' evidente che questa norma porta o può portare a situazioni contraddittorie perché ove l'applicazione del metodo indicato non porti al riparto proporzionale tra i Gruppi consiliari viene disattesa una delle due affermazioni della legge, mentre viceversa, se il riparto proporzionale fra i Gruppi consiliari porta a un rapporto diverso dei 2/3, si mette in crisi il metodo che la legge individua per la votazione.
Senza alzare la voce e senza pretendere, in questa materia, di avere delle certezze, si tratta di decidere politicamente quale dei due criteri debba prevalere in attesa di una modifica della legge che, a questo punto si rende tanto più opportuna. Mi riservo alla fine di spendere qualche parola sull'interpretazione politica più opportuna.
Abbiamo avuto un parere dell'ufficio legislativo della Regione a cui si è conformata la prima decisione del Consiglio, il quale ha deciso che prevale la sostanzialità del rapporto proporzionale e che il metodo si applica in quanto consegua a quella proporzionalità sostanziale. Abbiamo avuto un secondo parere dell'Ufficio legale della Regione, oggetto della discussione di oggi, in cui si afferma il rovescio, cioè che prevale il metodo rispetto alla proporzionalità sostanziale.
Devo dare atto che si poteva risolvere questa vicenda 15 giorni fa con una votazione che ci avrebbe visti soccombenti, peraltro restando a noi la strada di ricorrere al Tribunale amministrativo regionale, strada che abbiamo già avviato perché non decorressero i termini.
I giuristi affermano che la proporzionalità sostanziale tra i Gruppi non porta, come conseguenza, che ogni gruppo debba avere un rappresentante (e questo mi sembra giusto), afferma, però, che non solo è necessaria l'osservanza formale dei 2/3, ma anche il rispetto del criterio sostanziale della proporzionalità tra i gruppi o eventualmente tra le liste concorrenti. Afferma che un gruppo di minoranza può chiedere il rispetto del voto limitato a 2/3, ma solo in quanto ne abbia un vantaggio. Il Gruppo liberale non chiede l'applicazione dei 2/3, in quanto non ne abbiamo un vantaggio, e il parere dei cinque esperti afferma in modo non equivoco che il ricorso presentato merita di essere accolto nei limiti in cui dall'applicazione del criterio di proporzionalità sostanziale il gruppo ricorrente ne riceva vantaggio.
Se, applicando la proporzionalità sostanziale, al gruppo liberale nel Comune di Asti spetta un seggio, il ricorso, secondo il parere degli esperti (che può anche essere sbagliato perché magari il TAR si pronuncerà diversamente) deve essere accolto.
Se applichiamo la proporzionalità sostanziale tra le liste concorrenti (3), i numeri parlano chiaro, la prima ha avuto un quoziente di 7,07, la seconda un quoziente di 4,30, la terza, quella del Gruppo liberale, 0,70 quindi, se ci deve essere una proporzionalità sostanziale finisce 7,4, 1, e non 8,4. Ma se anche si dovesse dire che non si deve fare riferimento alle liste concorrenti, ma ai gruppi, applicando, com'è previsto dal regolamento di attuazione della legge per il riparto dei seggi, le norme che valgono per l'elezione del Consiglio regionale, cioè dividendo per il numero di seggi da attribuire aumentato di 1, il resto che spetta al Partito liberale, che è uguale a quello che spetta al Partito repubblicano più l'indipendente di sinistra, porta a calcolare, anche applicando questo criterio, che al Gruppo liberale, tocca un seggio. Il problema di fondo è che ci sono due norme, una di riparto proporzionale sostanziale tra i Gruppi e l'altra di metodo dei due terzi, che sono tra loro a volte in contraddizione. Si deve decidere quale delle due debba essere fatta prevalere. Questa è l'unica ragione del contendere di quest'oggi. I Comitati comprensoriali non sono un'autorità politica autonoma, sono un organo della Regione affidato alla gestione di membri eletti dalle assemblee di primo grado, cioè dai Consigli comunali. Quindi, c'è un evidente interesse e opportunità che in quell'organo siano presenti nella massima misura possibile rappresentanze della totalità delle forze politiche; e siccome nei comuni capoluogo di provincia i rapporti tra maggioranza e minoranza sono costantemente più equilibrati rispetto ai 2/3 per prassi consolidata in tutti i Comuni capoluogo di provincia non si è mai votato a 2/3, ma sempre sulla base del riparto sostanziale di proporzionalità fra i seggi, cioè si è deciso prima sulla base dei seggi complessivamente disponibili quanti posti spettavano ai singoli gruppi dopo di che si è proceduto alla designazione.
Vi assicuro che il mio Partito accetterà con serenità quanto le altre forze politiche, decideranno su questa materia. I fatti e le interpretazioni che vengono date dimostrano che la nostra azione non era pretestuosa, che aveva un fondamento reale.
Richiamo ancora che, dall'applicazione del criterio di proporzionalità sostanziale, il Gruppo liberale trae vantaggio, sia ove si faccia riferimento alle tre liste presentate, sia ove si faccia riferimento alla composizione dei gruppi così come è verbalizzata all'atto della formazione del Consiglio comunale di Asti, pur tenendo conto che altri gruppi si sono apparentati al momento della formazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Richiamo quanto avevo già avuto occasione di dire negli incontri che ci sono stati su questo problema. Mi pare di ricordare che in questo caso si doveva prestare attenzione al ricorso presentato dai liberali, perché la contraddittorietà dell'art. 12 non presentava particolari difficoltà in quanto la presentazione di liste nel Comune di Asti rendeva chiaramente determinabile la proporzionalità tra i Gruppi. Avevo fatto presente la difficoltà che ci sarebbe stata in una diversa situazione consiliare ove ci fossimo trovati con numerosi gruppi tutti composti di un solo Consigliere a fronte di altri Gruppi più cospicui e questo avrebbe determinato un difficile accertamento della proporzione.
Il parere dei giuristi mi pare vada nel senso che avevo esplicitato: non solo è necessaria l'osservanza della regola procedurale del voto limitato ai 2/3, che è stata rispettata nel momento del voto, ma è anche necessario il rispetto del criterio sostanziale della proporzionalità dei Gruppi o eventualmente tra liste concorrenti.
Mi soffermerei su queste ultime parole. C'erano tre liste concorrenti.
O facendo la determinazione sui 40 Consiglieri assegnati o sui 39 Consiglieri che hanno votato in quella particolare votazione, si determinano dei quozienti che rendono inequivocabile che ad una lista spettano 7 seggi, ad un'altra ne spettano 4 ed alla terza spetta un seggio.
So benissimo tutto quello che c'è giuridicamente dietro all'interpretazione dell'art. 12 che in altre fattispecie potrebbe essere più difficile, ma in questo caso, e a maggior ragione alla luce del parere che è stato dato dagli esperti, mi pare che non ci debbano essere dubbi.
Comunque, per quanto riguarda il nostro Gruppo, senza opporci a richieste che altre forze politiche potranno fare, la nostra opinione è che il ricorso, e a maggior ragione alla luce del parere degli esperti, debba essere accolto e che il Consiglio debba dare mandato alla Giunta regionale di rideterminare la distribuzione dei seggi nel senso di accoglimento della proporzionalità: quindi 7 seggi ad una lista, 4 all'altra e 1 alla lista ricorrente.



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Si devono stabilire i due terzi e il terzo. Il parere deve dirci se i due terzi sono fatti da 7 o da 8 o se sono fatti da 4 o da 5. Questo parere non chiarisce il problema di fondo.
Aggiungo che il Consiglio regionale non può entrare nel merito e non può biasimare che non si facciano delle trattative politiche. Questo è un altro problema. Non dò torto a Bastianini, ma trovo anche che il parere è sostanzialmente ambiguo. Evidentemente gli esperti sono professori di diritto, ma non di politica e, con un escamotage chiaro evitano di pronunciarsi su questo fatto.
E' una questione elettorale e non di designazioni.



PRESIDENTE

La parola al collega Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Gli antichi cristiani dicevano: "mangiateci pure ma non convinceteci che lo fate per il nostro bene". Voi avendo i numeri potete benissimo decidere che, il ricorso non viene accolto e che i professori non sono competenti, ma non cercate di convincermi, perché potrei irritarmi. In questa questione il problema del decidere quant'è due terzi e quant'è un terzo non si pone perché, fortunatamente o sfortunatamente, due terzi di 12 fa 8 e un terzo fa 4 senza resti.
Non posso dimenticare che l'art. 12, fonte delle nostre sciagure, non dice soltanto che si vota due terzi ed un terzo, ma, al capoverso precedente, afferma che deve essere garantita la rappresentanza proporzionale tra i Gruppi.
Il problema che abbiamo è che, nel caso di Asti, se si applica la regola dei due terzi ed un terzo vanno 8 seggi alla maggioranza e quattro all'opposizione, ma se applico il riparto della proporzionalità sostanziale tra i Gruppi, i seggi vanno 7 ai partiti di maggioranza e 5 ai partiti di opposizione. Sono due norme che, nel caso di Asti, sono in contraddizione.
E' inutile girare attorno all'ostacolo. Sono due norme in contraddizione: decidiamo quale delle due deve prevalere. La le lite stabilisce che deve esserci il riparto proporzionale tra i Gruppi.
Concordo che il richiamo alle liste concorrenti è impreciso e tende a sanare una situazione di fatto già creata ad Asti per un errore procedurale.
Invito a far prevalere il buon senso almeno nella discussione per decidere se, in questa vicenda, tra due norme oggettivamente in contraddizione, si fa prevalere quella precedente o quella conseguente.



BONTEMPI Rinaldo

Credo sia giunto il momento anche per la dignità di questa assemblea di risolvere questo problema che ci trasciniamo da tre sedute. Voglio esprimere con molta chiarezza la posizione del nostro Gruppo.
Ci troviamo di fronte ad un dato interpretativo incerto rispetto ad una norma che determina l'attribuzione dei seggi nei capoluoghi e nei Consigli provinciali.
Su questa base il Gruppo comunista ha ritenuto in sede di Commissione di attribuire in prevalenza al criterio dei due terzi: interpretazione che riconosciamo non essere motivata né da capriccio né da un'iniziativa libera del Gruppo in questione. Neanche dal parere dei giuristi abbiamo tratto un'interpretazione autentica e così forte da poter costituire un precedente utilizzabile in qualsiasi altra situazione. Poiché in altre situazioni, in cui si è già proceduto al voto e per le quali in verità non c'è stato ricorso ma che, almeno in sede politica potrebbero essere impugnate riteniamo che allo stato degli atti debba essere data prevalenza al criterio dei due terzi.
Il Gruppo comunista pur nel pieno rispetto delle motivazioni addotte ritiene di esprimersi per la reiezione del ricorso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore agli Enti locali e decentramento

Va bene.



VIGLIONE Aldo

La votazione può, a mio avviso, risolversi in due formule: chi accoglie il ricorso e chi non lo accoglie. Chi lo accoglie alza la mano (e accoglie le ipotesi formulate nel ricorso). Per chi non lo accoglie tutto rimane come prima.



PRESIDENTE

Vi leggo la deliberazione inerente al ricorso del sig. Pasta Guglielmo: "Il Consiglio regionale vista la legge regionale 4 giugno 1975 n. 41 vista la deliberazione del Consiglio regionale 16 ottobre 1980 n. 6558 udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 16 aprile 1981 dal signor Pasta Guglielmo delibera di non accogliere il ricorso in oggetto, che si allega alla presente deliberazione, in quanto contrastante con l'art. 12 della legge regionale 4 giugno 1975 n. 41 di dar mandato alla Giunta regionale per gli ulteriori adempimenti del caso".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 52 favorevoli n. 21 contrari n. 28 astenuti n. 3 Il ricorso è respinto.
Per quanto riguarda il ricorso inoltrato dal signor Arrigo Filippo: "Il Consiglio regionale vista la legge regionale 4 giugno 1975 n. 41 vista la deliberazione del Consiglio regionale 16 ottobre 1980 n. 6558 udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 10 aprile 1981 dal signor Arrigo Filippo delibera di non accogliere il ricorso in oggetto, che si allega alla presente deliberazione, in quanto contrastante con l'art. 12 della legge regionale 4 giugno 1975 n. 41 di dar mandato alla Giunta regionale per gli ulteriori adempimenti del caso".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 52 favorevoli n. 21 contrari n. 28 astenuti n. 3 Tale ricorso è quindi respinto.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Esame progetto di legge n. 81: "Inquadramento del personale comandato ai sensi delle leggi 17.8.74 n. 386, 29.6.77 n. 349, 23.12.78 n. 833, e del personale messo a disposizione ai sensi del D.P.R. 24.7.77 n. 616"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 6) all'ordine del giorno: "Esame progetto di legge n.
81: 'Inquadramento del personale comandato ai sensi delle leggi 17.8.74 n.
386, 29.6.77 n. 349, 23.12.78 n. 833, e del personale messo a disposizione ai sensi del D.P.R. 24.7.77 n. 616'".
La parola all'Assessore Testa.



TESTA Gianluigi, Assessore al personale

Chiedo un nuovo rinvio del punto all'ordine del giorno in quanto il testo di accordo che era definito con il Governo e con i sindacati è messo in dubbio dal Governo e dai sindacati. Le Regioni unitariamente hanno inviato un telegramma di protesta per il comportamento del Ministero in quest'occasione. La prossima settimana si terrà una riunione presso il Ministero per discutere su questo accordo.


Argomento: Comunita' montane

Esame progetto di legge n. 60: "Aggiornamento dell'art. 1 della legge regionale 28.8.1979 n. 50. Modificazione della zona montana omogenea n. 11 dei Comuni delle Valli monregalesi (provincia di Cuneo)"


PRESIDENTE

Il punto ottavo si richiama all'ordine del giorno relativo all'"Esame progetto di legge n. 60: 'Aggiornamento dell'art. 1 della legge regionale 28.8.1979 n. 50. Modificazione della zona montana omogenea n. 11 dei comuni delle Valli monregalesi (provincia di Cuneo)'".
Relatore è il Consigliere Bastianini che ha facoltà di intervenire.



BASTIANINI Attilio, relatore

Nel relazionare su questa legge vorrei approfittare della modifica del perimetro della Comunità montana del monregalese per fare il punto sulla situazione delle perimetrazioni degli enti subordinati alla Regione Comprensori, Comunità montane, USL. al fine di verificare o, per lo meno di sollevare il problema tra le forze politiche della difficoltà che si incontra a trasformare la perimetrazione da un atto statico di programmazione ad un atto dinamico capace di tenere presente le esigenze delle comunità locali.
Non è questa la sede e il momento per discutere di questo argomento, e preavviso che trasmetterò il testo della relazione di inquadramento all'esame della Commissione. Mi limito ora a dire che il provvedimento in questione è un atto dovuto, in quanto si sono modificati i coefficienti socio-economici per i Comuni e per le parti di comuni interessati alle modifiche del perimetro della Comunità montana. Il Consiglio regionale non fa altro che prendere atto della modifica di perimetrazione che avviene in forza di legge.



PRESIDENTE

Vista la relazione del Consigliere Bastianini, vi illustro l'articolato: Articolo Unico "Il punto 11) dell'art. 1 della legge 28.8.1979, n. 50, è sostituito dal seguente: 11) Comuni delle Valli monregalesi: Briaglia, Frabosa Soprana, Frabosa Sottana, Magliano Alpi, Monasterolo Casotto, Monastero Vasco, Montaldo, Mondovì, Pamparato, Pianfei, Roburent Roccaforte Mondovì, San Michele Mondovì, Torre Mondovì, Vicoforte Villanova Mondovì.
La presente legge sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 49 Consiglieri hanno risposto SI 49 Consiglieri L'articolo unico è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame deliberazione della Giunta regionale n. 102- 5576: "Regolamento del Parco regionale 'La Mandria'"


PRESIDENTE

Circa il punto nono all'ordine del giorno: "Esame deliberazione della Giunta regionale n. 102 - 5576: 'Regolamento del Parco regionale La Mandria'", vi illustro la deliberazione da porre in votazione: "Il Consiglio regionale vista la legge regionale 21 agosto 1978 n. 54, 'Istituzione del parco regionale La Mandria', ed in particolare l'art. 9, comma 4, della legge medesima; vista la proposta di deliberazione della Giunta regionale relativa al regolamento del parco regionale La Mandria visto il parere favorevole del Consiglio di Amministrazione dell'Azienda regionale per la gestione della tenuta La Mandria e del Comitato Direttivo del parco regionale La Mandria; sentita la competente Commissione consiliare delibera per alzata di mano, all'unanimità dei 49 Consiglieri presenti di approvare il regolamento del parco regionale La Mandria, allegato alla presente deliberazione per farne parte integrante.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 49 Consiglieri presenti.


Argomento: Università - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Deliberazione Giunta regionale n. 64 - 5538: "Diritto allo studio dell'ambito universitario. Attività di indirizzo e coordinamento. Definizione, per l'anno accademico 1981/1982, dell'ammontare dell'assegno di studio, dei limiti di reddito per beneficiare dello stesso e di altri servizi a prezzi differenziati"


PRESIDENTE

Il punto decimo all'ordine del giorno ci richiama alla "Deliberazione Giunta regionale n. 64 - 5538: 'Diritto allo studio nell'ambito universitario. Attività di indirizzo e coordinamento. Definizione, per l'anno accademico 1981/1982, dell'ammontare dell'assegno di studio, dei limiti di reddito per beneficiare dello stesso e di altri servizi a prezzi differenziati'".
Chiede la parola l'Assessore Ferrero. Ne ha facoltà.



FERRERO Giovanni, Assessore alla cultura e all'istruzione

Chiedo che questo punto, sul quale si è avviata la discussione in Commissione venga esaminato nella prossima seduta del Consiglio regionale per consentire appunto alla Commissione di valutare ulteriormente alcune possibili modificazioni del testo della deliberazione al fine di tenere conto dei suggerimenti in corso.



PRESIDENTE

Il rinvio è accordato.


Argomento: Zootecnia

Deliberazione della Giunta regionale n. 87 - 5561: "L.R. 15.6.1979 n. 29 artt. 2 e 9 - Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta - Ripartizione rappresentanti Organizzazioni professionali agricole, Associazioni dei produttori zootecnici e dell'ARA (Associazione Regionale Allevatori) in seno al Comitato consultivo del Centro Interregionale per la riproduzione ed il miglioramento animale"

Argomento: Zootecnia

LR. 15.6.1979 - n. 29 - Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d'Aosta - Determinazione ai sensi dell'art. 16 dei limiti massimi della misura indennità di carica, gettoni di presenza, spese di viaggio e indennità trasferta


PRESIDENTE

Circa il punto undicesimo all'ordine del giorno esaminiamo ora la "Deliberazione della Giunta regionale n. 87-5561: 'L.R. 15.6.1979 n. 29 artt. 2 e 9 - Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta - Ripartizione rappresentanti Organizzazioni professionali agricole, Associazioni dei Produttori zootecnici e dell'ARA (Associazione Regionale Allevatori) in seno al Comitato consultivo dei Centro Interregionale per la riproduzione ed il miglioramento animale'".
Mi viene inoltre richiesto di iscrivere all'ordine del giorno la deliberazione della Giunta regionale n. 86-5560 relativa a: "L.R. 15.6.1979 n. 29 - Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta - Determinazione ai sensi dell'art. 16 dei limiti massimi della misura indennità di carica, gettoni di presenza, spese di viaggio e indennità trasferta".
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Nella conferenza dei Capigruppo si era convenuto di procedere alle nomine dell'Istituto Zooprofilattico.



PRESIDENTE

Nella riunione di questa mattina prima che lei, Consigliere Viglione fosse presente, si è deciso questo.
La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

In I Commissione ci eravamo riservati di esprimere il nostro giudizio in aula sulla deliberazione relativa all'adeguamento dell'indennità di carica e del gettone di presenza dell'Istituto Zooprofilattico.



VIGLIONE Aldo

Credo che siano sospese tutte le nomine.



BONTEMPI Rinaldo

Data l'importanza, l'urgenza e il grave ritardo di alcune nomine, come quelle dell'Istituto Zooprofilattico, chiedo che si proceda in tempi più rapidi.



PRESIDENTE

Consigliere Bastianini, proceda.



BASTIANINI Attilio

Grazie. Preciso che, per quanto riguarda il nostro Gruppo, il nome designato per l'Istituto Zooprofilattico è stato da tempo fornito alla Presidenza del Consiglio.
Sul merito dei compensi ai responsabili amministratori e sindaci dell'Istituto Zooprofilattico, ci eravamo riservati di esprimere in aula il nostro parere, dopo aver richiesto al Presidente della Commissione di fornirci alcuni elementi informativi.
Il Presidente della Commissione ci ha fornito tempestivamente questi elementi informativi the ci portano a fare queste osservazioni: 1) non siamo d'accordo nel riconoscere al Presidente del Collegio sindacale il 20 % del compenso riconosciuto al Presidente e chiediamo che sia riconosciuto il compenso minimo previsto dalle tariffe professionali sulla materia (un compenso di 1.200.000 contro un compenso previsto dall'attuale disposizione di 2.100.000 circa) 2) non siamo d'accordo che al Presidente dell'Istituto venga corrisposto, oltre all'indennità del 65 %, anche il gettone di presenza per la partecipazione alle sedute. I due fatti non devono essere cumulativi. Il compenso per il Presidente deve essere stabilito in modo adeguato con un'indennità pari alla responsabilità e alla professionalità che è chiamata ad esercitare. Non approviamo il cumulo dei gettoni di presenza che invece devono essere riconosciuti agli altri amministratori e ai membri del Comitato tecnico scientifico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

La deliberazione a cui fa riferimento Bastianini è stata assunta dalla Regione Piemonte unitamente alle Giunte della Valle d'Aosta e della Liguria. Ritengo che il moralismo vada fatto in altri momenti. Mi dolgo che al Presidente di un Istituto così importante sia dato un compenso pari al 65 % dei compenso del Consigliere regionale quando sappiamo che per svolgere quella funzione correttamente occorre stare legati dal mattino alla sera per sette giorni alla settimana seduto in un ufficio. Il gettone di presenza viene attribuito per le sedute che sono stabilite in tre quattro all'anno. Facendo così si sconfessano i democristiani della Valle d'Aosta e quelli della Liguria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Il Gruppo democristiano non vuol fare né del moralismo né sconfessare i Gruppi democristiani di Regioni limitrofe.
Il Gruppo democristiano vuole che funzioni il Consiglio regionale della Regione Piemonte. Siccome questa deliberazione è stata messa sul tavolo dei Consiglieri regionali nel corso della seduta di questa mattina, non si deve discutere in questo momento, perché i Gruppi devono valutare gli argomenti per poter venire in Consiglio regionale in condizioni di esprimere validamente il loro parere.
Questo, Signor Presidente del Consiglio regionale, è il sistema per far funzionare le istituzioni.



PRESIDENTE

La parola al collega Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Credo sia bene non farsi prendere dalla emotività ma ragionare. Il ragionamento ci pone alcune questioni: la funzionalità il riconoscimento di adeguate indennità per assicurare la funzionalità modi trasparenti e certi per riuscire a conoscere l'ammontare dell'indennità.
E' preferibile la via che indica il collega Viglione piuttosto di ricorrere ad una indennità formalmente bassa e ai gettoni di presenza che è un sistema poco trasparente. Per quanto riguarda la carica del sindaco è difficile stabilire se sia congrua una cifra piuttosto di un'altra. Certo è che la presenza del sindaco deve essere assicurata in tutte le sedute. La nostra posizione è di netta preferenza per il riconoscimento di indennità adeguate agli scopi dell'Istituto piuttosto di un sistema misto come nel caso del Presidente.
La terza questione è che siamo legati alle due deliberazioni assunte da altri due Consigli regionali e mettere in forse, un sistema che deriva da espressioni di volontà di altri consigli è una responsabilità che non assumerei. Invece, data l'urgenza, riterrei opportuno confermare il meccanismo per il sindaco, rivedere il duplice meccanismo, indennità e gettone, e addivenire ad accordi con le altre Regioni per determinare un criterio unico per il funzionamento dell'Istituto Zooprofilattico.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

L'entità delle indennità corrisposte in Piemonte è pari a quella liquidata negli Istituti Zooprofilattici dell'alta Italia. Si tenga presente che al momento dell'approvazione della legge dell'Istituto, non adeguammo le indennità degli amministratori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Quando si discusse questo argomento in Commissione emersero due posizioni sul compenso al collegio sindacale, quella di Viglione tesa ad aumentano e quella di Bastianini che chiedeva la verifica del minimo previsto dalla legge. Personalmente ho dei dubbi sul fatto che il compenso del Presidente del collegio sindacale possa essere variabile perché la legge stabilisce che venga fissato per tutto il periodo. La proposta invece non indica un compenso fisso. Il compenso del Consigliere regionale è variabile e una percentuale pura su un importo variabile determina un compenso normale.
Chiedo il rinvio del documento per un ulteriore attento esame.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Non ho nulla in contrario a che si approfondisca il tema. Faccio intanto alcune precisazioni di merito. Attualmente per le S.p.A. e per i sindaci è in vigore una normativa nazionale. Si attende però il codice civile e i suoi aggiornamenti. E' stata emanata dagli organi governativi una disposizione circolare che permette un aumento in attesa del mutamento delle leggi. E' certo che ci si è sempre tenuti nei limiti di un aumento minimo sostanziale.
Al di là del problema procedurale sollevato da Paganelli, rimane il fatto che si legano il compenso al Presidente e il gettone di presenza.
L'Istituto Zooprofilattico è ente regionale che interessa tre regioni con legge regionale ma che è agganciato al codice civile. Il codice prevede un compenso globale ma c'è anche il compenso obbligatorio per legge e non soggetto a tassazione dei Consigli. Infatti in alcune società per azioni a partecipazione regionale o comunale, dove il compenso è stato maggiormente integrato, si è considerata la partecipazione e non la raccolta dell'emolumento quando l'emolumento generale del Presidente era già alto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Propongo di approvare la deliberazione oggi e le eventuali modifiche al fine di far funzionare l'Istituto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Non vedo il collegamento di questa deliberazione con il funzionamento dell'Istituto Zooprofilattico. Si tratta di stabilire l'entità del gettone di presenza. L'Istituto ha funzionato sino ad oggi con gettoni di presenza molto modesti. Ci sono problemi, che avevamo evidenziato al momento dell'approvazione della legge e che si collegano al fatto di non aver voluto staccare l'amministrazione dell'Istituto Zooprofilattico dal Centro Tori così che ogni decisione deve avere l'accordo delle tre Regioni.
Questa mattina abbiamo parlato di programmazione generale del Piemonte dimenticando le piccole programmazioni che sono anche quelle dei riconoscimenti alle persone, ai rappresentanti che operano all'interno degli enti. Se eleviamo le quote spettanti agli amministratori dell'Istituto Zooprofilattico dobbiamo anche porci il problema di altri Istituti che si trovano in situazioni ben diverse.
Credo sia opportuno riesaminare la deliberazione e approfondire questo prbblema nella globalità.



PRESIDENTE

Mi è giunta la deliberazione solo questa mattina: malgrado il parere favorevole della I Commissione essa non aveva ottenuto l'accordo generale.
Questo fatto mi ha un po' sorpreso. E' un episodio che mi costringe a respingere qualsiasi deliberazione che mi venga portata a seduta inoltrata.
La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, non vorrei che passassimo il tempo a rimpallarci eventuali responsabilità. Non so chi gliel'ha messa sul tavolo un quarto d'ora fa. Certo non il sottoscritto. La I Commissione ha trasmesso la deliberazione all'Ufficio di presidenza ieri con una lettera scritta a mano perché purtroppo manca la dattilografa. Se l'Ufficio di Presidenza gliel'ha portata poco fa, il fatto non può essere addebitato alla I Commissione.
La I Commissione ha espresso quel voto con le riserve del Gruppo Liberale.



PRESIDENTE

La lettera di accompagnamento non dice che il Gruppo liberale non era d'accordo. Questo è il motivo.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Se tutti concordano possiamo rinviare la votazione alla prossima seduta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

La deliberazione non può tornare in Commissione. Chiedo venga iscritta all'ordine del giorno nella prossima seduta.



PRESIDENTE

D'accordo.


Argomento: Comprensori

Parere in merito alla modifica del regolamento del Comitato comprensoriale di Casale Monferrato


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il punto dodicesimo all'ordine del giorno: "Parere in merito alla modifica del regolamento del Comitato comprensoriale di Casale Monferrato".
La parola al Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo

E' una proposta di modifica al regolamento che riguarda il numero e le competenze delle Commissioni consiliari del Comitato comprensoriale e la convocazione per le sedute. Ne raccomandiamo l'approvazione.



PRESIDENTE

Vi illustro ora la deliberazione da approvare: "Il Consiglio regionale visto l'articolo 20 della legge regionale 4.6.1975 n. 41, relativo all'approvazione del regolamento comprensoriale visto l'articolo 48 del regolamento del Comprensorio di Casale Monferrato relativo alle modifiche del regolamento stesso vista la deliberazione n. 4 del 23.2.1981 del Consiglio del Comitato comprensoriale del Casale Monferrato visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione permanente del Consiglio regionale delibera per alzata di mano, all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti di approvare la richiesta del Comitato comprensoriale di Casale Monferrato riguardante le modifiche del proprio regolamento comprensoriale secondo quanto di seguito riportato: L'articolo 11 viene interamente abrogato e sostituito come segue: 'Il Consiglio si articola nel suo interno in Commissioni che, per numero ed ambito di competenza, corrispondono alle Commissioni permanenti del Consiglio regionale'.
Il 3 comma dell'articolo 28 viene interamente abrogato e sostituito come segue: 'L'ordine del giorno delle sedute convocate a domicilio è comunicato ad ogni Consigliere comprensoriale a mezzo raccomandata da spedirsi almeno sette giorni prima'.
La delibera è approvata all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.


Argomento: Comunita' montane

Parere in merito alla Modifica dell'articolo 1 dello Statuto del Consiglio della Comunità montana Val Ceronda e Casternone


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto tredici all'ordine del giorno: "Parere in merito alla modifica dell'art. 1 dello Statuto del Consiglio della Comunità montana Val Ceronda e Casternone".
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, relatore

Si raccomanda l'approvazione tenuto conto del consenso espresso dai Comuni e della motivazione di carattere tecnico, in quanto il Comune di La Cassa ha costruito una nuova sede idonea ad ospitare anche la Comunità montana che prima aveva sede a Givoletto.



PRESIDENTE

Vi illustro la deliberazione da approvare: "Il Consiglio regionale visto l'articolo 10 della legge regionale 10.8.1973, n. 17, relativo alle modifiche ed alle integrazioni degli Statuti delle Comunità montane vista la deliberazione n. 32 del 14.11.1980 del Consiglio della Comunità montana Val Ceronda e Casternone visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione permanente del Consiglio regionale delibera di approvare la richiesta della Comunità montana Val Ceronda e Casternone di modificare il proprio Statuto, secondo quanto di seguito riportato: Il 1 comma dell'articolo 1 è sostituito dal seguente: 'Tra i Comuni di Givoletto, La Cassa, Val della Torre, Vallo e Varisella, i cui territori classificati montani ai sensi degli articoli 1 14 e 15 della legge 25 luglio 1952, n. 991 e dell'articolo unico della legge 30 luglio 1957, n. 657 ricadono nella zona montana omogenea n. 30 delimitata con l'articolo 1 della legge regionale n. 17 dell'11 agosto 1973, è costituita ai sensi dell'articolo 2 della suddetta legge regionale la Comunità montana Val Ceronda e Casternone, ente di diritto pubblico con sede in La Cassa'".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

Il punto quindicesimo dell'ordine del giorno reca: nomine.
La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Quelle di questa mattina sono nomine che vengono proposte in adeguamento al parere dei comitati comprensoriali, tranne una che riguarda la sostituzione di un rappresentante del mio Gruppo con un rappresentante di altro gruppo.
Allora i casi sono due: o recepiamo le segnalazioni dei Comprensori o approfondiamo e trattiamo le nomine.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

La legge stabilisce che il Consiglio regionale proceda alla nomina sentiti i Comitati comprensoriali. Non ci sono dei vincoli per il Consiglio regionale, d'altra parte non mi sentirei di votare sulle parole "sentiti" i comitati comprensoriali. In questo caso era stato depennato un rappresentante designato dal PRI che per tre anni aveva svolto con competenza e capacità il suo ruolo all'interno del Parco della Valle Pesio.
A questa persona ora diamo l'addio e dobbiamo comunicarglielo dicendo che non ci ricordiamo dei meritevoli, dei professionalmente preparati che hanno saputo interpretare una certa realtà del parco.
Difendo la professionalità di una persona che si è dimostrata estremamente capace e non difendo gli interessi di qualcuno particolarmente vicino al mio Gruppo.



PRESIDENTE

La questione posta dal collega Paganelli è diversa. Se accettiamo il suo punto di vista, si dovrebbero rivedere i principi generali delle nomine relative ai Parchi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

La questione si pone in modo nuovo rispetto alla prassi consolidata.
Possiamo ritenere che l'espressione data dai Comprensori sia recepibile con un altro atto di volontà da parte della Regione. Per una serie di ragioni possiamo ritenere di avere delle indicazioni da dare in alternativa o in discordanza rispetto a casi determinati. Non a caso Viglione ha introdotto il motivo di sostanza: non è un rappresentante del Partito socialista o del Partito comunista ma è persona che nella vita del parco ha esercitato una funzione propulsiva importante. Invito i Consiglieri a tenere conto delle prassi e a considerare che comunque un'espressione di volontà diversa non va in violazione della legge e chiedo alle forze politiche interessate alla cosa di effettuare una variazione.
L'osservazione di Paganelli indurrebbe all'esame di tutte le nomine.
Possiamo anche farlo però, in casi eccezionali come questo, credo che sia opportuno introdurre nel Consiglio del Parco un rappresentante che ha svolto una funzione importante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Si possono condividere le motivazioni del Capogruppo del PSI, sul fatto di sostituire qualcuno senza specificare i motivi della sostituzione. Dal Consiglio di amministrazione della Valle Pesio verrebbero tagliati fuori non solo il rappresentante segnalato dal collega Viglione ma anche altri rappresentanti. Pertanto, anziché un atto di imperio da parte del Consiglio regionale, sarebbe più opportuno il rinvio della questione al Comprensorio con invito alle forze politiche comprensoriali di valutare le indicazioni date dal Capogruppo del PSI, alle quali mi associo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gastaldi.



GASTALDI Enrico

A nome del Partito non posso non far rilevare che nella distribuzione dei rappresentanti del Consiglio direttivo del parco di Chiusa Pesio fosse stato escluso il Partito repubblicano che nel primo Consiglio era rappresentato dal signor Rosso di Moron. Devo anche rilevare che il posto che era ricoperto da un rappresentante repubblicano sarebbe ora dato a un rappresentante della D.C. che verrebbe ad avere due rappresentanti nel Consiglio direttivo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

La decisione deve essere presa dal Consiglio regionale oggi o la prossima volta dato che il Comitato comprensoriale ha già dato le sue indicazioni.



PAGANELLI Ettore

Il Gruppo D.C. non partecipa alle votazioni perché non si è risolta la questione di principio.



PRESIDENTE

Lasciamo in sospeso la nomina relativa al parco di Chiusa Pesio e procediamo alle successive nomine.


Argomento: Nomine

a) Commissione per l'adozione dello stemma della Regione Piemonte: un rappresentante per ciascun Gruppo consiliare


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 41 hanno riportato voti: Marchiaro Maria Laura n. 37 Solvetti Giorgio n. 37 Benzi Germano n. 35 Montefalchesi Corrado n. 37 Picco Giovanni n. 40 Marchini Sergio n. 39 Vetrino Bianca n. 39 Majorino Gaetano n. 32 Testa Gianluigi n. 1 Revelli Francesco n. 1 Ratti Aldo n. 1 Proclamo eletti i Consiglieri Marchiaro, Salvetti, Benzi Montefalchesi, Picco, Marchini, Vetrino e Majorino.


Argomento: Nomine

b) Consiglio di Amministrazione dell'E.S.A.P.: sostituzione di Giovanni Turello, dimissionario


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 42 ha riportato voti: Mondo Leandro n. 40 schede bianche n. 2 Proclamo eletto il signor Mondo Leandro. Ha la parola il Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Invito le forze politiche a non trovare delle occasioni di rottura su questa materia e a rinviare queste nomine alla prossima seduta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo ufficialmente a nome del mio Gruppo e della maggioranza che vengano fatte nella prossima seduta tutte le nomine che riguardavano i Consigli di gestione dei parchi se non vogliamo che si inceppi tutta la politica dei parchi che abbiamo approvato.



PRESIDENTE

Le nomine sono così terminate.



(La seduta termina alle ore 13,45)



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