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Dettaglio seduta n.57 del 22/04/81 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Università

Interpellanza del Consigliere Viglione inerente la trattativa tra l'Università di Torino e l'Ospedale S. Giovanni per l'impiego clinico del cuore artificiale esterno


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo con il punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze".
Discutiamo per prima l'interpellanza del Consigliere Viglione inerente la trattativa tra l'Università di Torino e l'Ospedale S. Giovanni per l'impiego clinico del cuore artificiale esterno.
La parola al Consigliere Viglione per una breve illustrazione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le interpellanze da me presentate si riferiscono l'una al funzionamento del Blalock, l'altra all'impiego clinico del cuore artificiale esterno. Credo che l'Assessore voglia rispondere ad entrambe.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

In occasione della presentazione ufficiale della nuova attrezzatura frutto dell'intelligenza di un piemontese che svolge l'attività in Svizzera, ho avuto contatti con il Direttore del Blalock. Sono in attesa di una proposta da parte del Direttore del Blalock, prof. Morea, per l'utilizzazione di questo importante strumento che pone però alcuni problemi in relazione alla fase di sperimentazione in ordine alla nostra situazione organizzativa e legislativa.
L'Assessorato ha espresso la sua disponibilità ad operare a sostegno di questa iniziativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione per la replica.



VIGLIONE Aldo

Nel dichiararmi soddisfatto della risposta dell'Assessore, vorrei puntualizzare ai colleghi presenti l'importanza della vicenda.
Il cuore artificiale totale esterno costituisce una tecnica di efficace assistenza circolatoria sostitutiva a breve termine e trova un giustificato impiego in un'associazione con un'adeguata terapia farmacologica in talune situazioni transitorie e temporanee di insufficienza cardiocircolatoria manifesta, con importanti alterazioni del ritmo cardiaco.
Spiace dover rilevare che l'ing. Bosio per porre a disposizione la sua tecnica raffinata, ormai conosciuta anche attraverso pubblicazioni di valore mondiale, abbia dovuto varcare i confini.
Il governo regionale è favorevole al fatto che si concreti la trattativa tra l'Ospedale S. Giovanni e l'Università perché l'ing. Bosio possa mettere a disposizione del Centro Cardiochirurgico di Torino le sue conoscenze.
Vorrei sottolineare la necessità di accelerazione di alcuni momenti importanti nel campo della ricerca, le cosiddette punte della medicina. La scuola medica di Torino ha altissime tradizioni nel nostro Paese e in campo internazionale malgrado alcune ombre. Vorremmo vedere conclusa la trattativa fra l'Università e il S. Giovanni entro un mese. Se entro questo termine la questione non dovesse trovare soluzione, saremo costretti a trasformare l'interpellanza in mozione.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interpellanze ed interrogazioni presentate rispettivamente dal Consigliere Viglione, dai Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio, dai Consiglieri Bontempi e Revelli e dai Consiglieri Beltrami, Bergoglio Cordaro, Devecchi Lombardi, Martinetti e Ratti tutte relative al Centro di Cardiochirurgia Blalock


PRESIDENTE

Passiamo ora alle interpellanze ed interrogazioni presentate rispettivamente dal Consigliere Viglione, dai Consiglieri Bastianini Marchini e Turbiglio, dai Consiglieri Bontempi e Revelli e dai Consiglieri Beltrami, Bergoglio Cordaro, Devecchi, Lombardi, Martinetti e Ratti, tutte relative al Centro di Cardiochirurgia Blalock.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Quando nel mese di gennaio o febbraio informai il Consiglio sulla situazione del Blalock, ricordavo che nella seconda metà dell'anno i reparti di Cardiochirurgia e di Nefrologia e di Chirurgia sarebbero stati spostati in locali provvisori per permettere l'esecuzione delle opere di ristrutturazione previste che consistevano nella sistemazione del reparto di rianimazione (portando i posti letto da 8 a 10/12), nella revisione del blocco operatorio e nell'avvio del funzionamento della emodinamica. Questi lavori sarebbero stati ultimati entro il 1981 ed avrebbero comportato all'attività operatoria limitazioni per cui sarebbe stato necessario adottare conseguenti provvedimenti. Dissi allora che si trattava di una fase che guardava al futuro, che oltre ad accrescere l'efficacia e l'efficienza del Blalock avrebbe rimediato al problema delle infezioni post operatorie.
Aggiungevo che sarebbe stata necessaria una riflessione sulla situazione generale del Centro di Cardiochirurgia.
L'attuale utilizzo è più rispondente alle esigenze piemontesi. Qualche riserva per le prestazioni richieste dal resto d'Italia.
Ho avuto alcuni incontri con l'Amministrazione dell'Ospedale. La progettazione del Blalock già nella fase finale ha risentito la necessità di misure necessarie che garantissero nei confronti dei fenomeni che si erano manifestati nel mese di gennaio.
Sorgeva l'esigenza di una più puntuale progettazione delle opere. E' stata richiesta una relazione all'Amministrazione dell'Ospedale Maggiore che sommariamente riporto all'attenzione del Consiglio: "Nel 1980 presso il Centro di Cardiochirurgia Blalock dell'ospedale Molinette sono stati eseguiti complessivamente 545 interventi chirurgici di cui 502 in circolazione extra-corporea (CEC), ed è stato quindi raggiunto l'obiettivo di 500 interventi annui, che era stato indicato nella relazione 'Stefanini' per il Centro Blalock dopo potenziamento.
L'attività chirurgica del Centro, a seguito di alcuni episodi di infezioni post-operatorie, è rimasta sospesa durante tutto il mese di gennaio 1981 ed è stata ripresa il 3 febbraio u.s. con un andamento prudenzialmente ridotto nei mesi di febbraio e marzo. Dal corrente mese di aprile si va gradualmente normalizzando intorno ad una media di 10 interventi settimanali.
A tutt'oggi nel corrente anno sono stati eseguiti complessivamente 77 interventi, di cui 75 in CEC, e si presume che entro il prossimo mese di luglio si possa arrivare a 200 interventi complessivi.
La programmata ristrutturazione del Centro, che riguarda soprattutto il settore della rianimazione post-operatoria, impone il trasferimento della divisione di cardiochirurgia in una sede provvisoria, già individuata al terzo piano del padiglione di chirurgia Abegg dove già era stata temporaneamente trasferita la divisione di chirurgia vascolare durante i lavori di ristrutturazione di quel reparto.
Nella sede provvisoria la cardiochirurgia disporrà di una sala operatoria e potrà usufruire di 618 letti di rianimazione post-chirurgica nell'ambito della sezione centralizzata di rianimazione, ubicata al piano soprastante.
Nelle predette condizioni l'attività di cardiochirurgia dovrà necessariamente subire una sensibile riduzione, essendo previsto che non possano essere eseguiti più di 5 interventi settimanali.
Proprio per consentire un recupero nel numero degli interventi eseguiti e la ricerca di eventuali soluzioni integrative dell'attività cardiochirurgica, durante la ristrutturazione del reparto, è stato deciso di rinviare al mese di agosto p.v. l'inizio dei lavori ed il trasferimento della divisione nella sede provvisoria, che in un primo tempo erano previsti per il mese di maggio.
I lavori di ristrutturazione che non modificheranno la potenzialità complessiva del Centro (500-550 interventi in CEC all'anno), avranno una durata presumibile di 8/10 mesi, sicché è da prevedersi che l'attività cardiochirurgica rimarrà ridotta per tutto il primo semestre 1982.
Le liste di prenotazione del Centro Blalock comprendono ad oggi circa 150 pazienti in attesa di intervento chirurgico, 130 dei quali potranno presumibilmente essere operati entro il prossimo mese di luglio".
Le infezioni di gennaio hanno positivamente influito perché si predisponesse una più puntuale progettazione delle opere e si attuasse una più tempestiva esecuzione dei lavori Voglio sperare che gli organi amministrativi e tecnici dell'Ospedale S.
Giovanni sapranno trarne stimolo perché i lavori siano contenuti in breve periodo. L'Assessorato si impegna a mantenere i rapporti avviati con l'Amministrazione dell'Ospedale e a informare il Consiglio sulle conclusioni.
I massimi esponenti della Cardiochirurgia piemontese hanno esperito per conto loro (forse sarebbe stato più corretto congiuntamente con l'Assessorato onde evitare diverse interpretazioni) una verifica sulla possibilità di utilizzare le strutture dell'Ospedale di Novara. Nel successivo colloquio avuto con il responsabile della Cardiochirurgia, gli stessi hanno sollecitato un intervento della Regione, affinché si rispettino i tempi di esecuzione dei lavori. In quell'occasione il responsabile del reparto di Cardiochirurgia mi ha informato dell'impossibilità, dopo i contatti avuti con l'Ospedale di Novara, a sostenere soluzioni integrative di emergenza rispetto a quelle provvisoriamente individuate alle Molinette, per ragioni generali e anche di ordine didattico.
Una esecuzione sollecita dei lavori che vogliamo e dobbiamo contenere all'essenziale, mi pare contraddica all'indicazione prospettata di attivare in questo breve periodo strutture private, non autonome (se esistessero in Piemonte strutture funzionanti di cardiochirurgia il problema si porrebbe in termini diversi) nelle quali, a parte le considerazioni or ora fatte in relazione all'impossibilità di operare in altre strutture oltre a quelle delle Molinette, dovrebbero lavorare operatori pubblici. Le strutture private legittimamente ci richiederebbero la prosecuzione del rapporto il che potrebbe andare certo in assonanza con quanti preoccupati dei tempi lunghi di lavoro possono sollecitare il lancio di un'iniziativa privata nel settore cardiochirurgico.
A parere della Giunta una strategia corretta di fronte a questa situazione potrebbe così articolarsi: 1) una puntuale progettazione dei lavori alla tedesca o all'americana non all'italiana; quindi non progetti di massima, ma progetti esecutivi tempi di attuazione, programmi di esecuzione; il tutto realizzabile entro sei mesi. In questo ambito ci starebbe la chiusura tradizionale del mese di agosto e delle feste di Natale 2) puntare al massimo utilizzo della soluzione provvisoria tentando di elevare il tetto dei 5 interventi settimanali con un serio rapporto con gli operatori 3) stabilire rapporti con altre Regioni al fine di sopperire ad una parte del fabbisogno con strutture già funzionanti pubbliche e private 4) utilizzare con maggiore elasticità i ricoveri all'estero, come tra l'altro è stato in questo primo trimestre, fornendo ai malati supporti tecnici, ricorrendo oltre che a Lione anche a Nizza e a Londra.
I ricoveri all'estero per cardiochirurgia sono stati: nel 1976:29 nel 1977: 132 nel 1978: circa 200 nel 1979, l'anno in cui si è registrata la ripresa dei lavori del Blalock: 57 nel 1980: 29 nel 1981: a tutt'oggi 29.
L'estensione degli interventi potrebbe essere affrontata senza raggiungere assolutamente le cifre del periodo che va dal 1977 al 1978.
Intorno alla questione delle cardiopatie vanno colti alcuni elementi nuovi.
L'assistenza ospedaliera ai cardiopatici - compito al quale sono principalmente chiamate le divisioni di cardiologia e di cardiochirurgia presenta oggi aspetti di grande novità. Il trattamento delle affezioni coronariche, già di tradizionale competenza medica, tende ad assumere rilevanza, superata una doverosa fase sperimentale, come momento più spiccatamente chirurgico. In questo momento di modificazione dell'uso degli strumenti di intervento tutte le precedenti valutazioni di fabbisogno sono entrate in crisi e non è più possibile fare riferimento ai soli parametri fino ad ora usati nelle più diverse sedi, ivi compresa la Commissione Stefanini, sui quali fino ad oggi si sono basate tutte le valutazioni in materia.
Il fenomeno che investe oggi la cardiologia ha interessato in passato altre discipline e non è detto che, in futuro, non possa riguardare altri settori della medicina.
Di qui la necessità di operare, in questa come in altre materie, con doverosa cautela ed elasticità nel senso di essere pronti ad operare i necessari interventi, fermo restando il principio che occorre correttamente qualificare sempre e dovunque l'azione dell'ospedale.
Tutto ciò richiede, per le alte specializzazioni, l'evitare la proliferazione dei centri di intervento, fino a che non sia stata verificata correttamente ogni necessità di loro moltiplicazione.
Ed è su questa linea che si muove la proposta di piano socio-sanitario triennale che non codifica un assetto rigido del sistema ospedaliero, ma partendo dai dati conosciuti, individua tipi e quantità degli strumenti di risposta.
La previsione di sviluppare nel territorio regionale un sistema ospedaliero che si fonda su - nove poli di cardiologia - completi di servizi e laboratori connessi - e su un polo di cardiochirurgia a Torino pone le basi per l'organizzazione di una corretta risposta alla specifica domanda emergente.
Per quanto riguarda in particolare la cardiochirurgia nel polo di Torino vengono confermati sia il Centro Cardiochirurgico Infantile (con un potenziale di 150 interventi annui) sia il Centro Blalock che nell'attuale assetto ha raggiunto i 545 interventi nel 1980.
L'amplificazione della rianimazione del Blalock consente non solo di stabilizzare il suo potenziale, ma costituisce altresì la base per un aumento della sua attività, stimabile nell'ordine del 15-20.
Le esperienze di questi due centri - con l'allargamento della loro attività al settore della chirurgia coronarica che è meno complessa di quella già esercitata - consentiranno di approfondire la conoscenza degli aspetti quantitativi.
L'applicazione del metodo sperimentale si presenta come la via più corretta da seguire per garantire ai cittadini del Piemonte la necessaria tutela sanitaria in materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Siamo solo parzialmente soddisfatti e rassicurati dalle parole dell'Assessore in relazione ai tre motivi che la nostra interpellanza poneva: quello relativo al modo con cui si intende affrontare il periodo di emergenza a cui il Centro Blalock andrà incontro; quello relativo alla capacità dell'azione regionale di sostenere una medicina qualificata nella nostra Regione; quello relativo ai collegamenti del settore della cardiochirurgia in generale con il settore della cardiochirurgia neonatale pediatrica ed infantile. Le parole dell'Assessore non ci tranquillizzano perché abbiamo il dubbio che non si sia fatto tutto quanto era possibile nei mesi passati, per ridurre al minimo i disagi dei malati, conseguenti alle opere di ristrutturazione necessaria al Centro. Anzi, dalle sue parole traspare quasi sorpresa rispetto a quanto avvenuto. Le esigenze di razionale e di incisiva programmazione delle opere di ristrutturazione dell'ossatura del Centro Blalock potevano essere avvertite tempestivamente e far sì che una programmazione incisiva fosse posta alla base degli interventi non come un fatto da riconquistare a posteriori. Probabilmente un'attenzione maggiore ai problemi di questo Centro avrebbe portato a richiedere alla struttura amministrativa ospedaliera di avvicinare questo tema con incisività maggiore rispetto a quanto è stato finora fatto.
La seconda considerazione è che siamo nel campo delle speranze, di poter riuscire ad avere una gestione dei lavori di ristrutturazione che si limiti a tenere fermo il Centro per circa sei mesi. Nel frattempo non viene assunto nessun provvedimento incisivo per garantire un periodo transitorio senza sostanziali traumi per gli ammalati che si rivolgono al Centro. In questo senso riteniamo che un uso coordinato delle attrezzature, anche presso case di cura private, debitamente convenzionate possa dare delle risposte migliori, naturalmente dove vengono garantite tutte le condizioni di controllo necessarie, rispetto al semplice potenziamento del trasferimento all'estero di questi ammalati.
Passo al secondo punto della nostra interrogazione. C'é un elemento di fondo su cui vorrei richiamare l'attenzione del Consiglio. In fondo non dobbiamo discutere se ce la faremo o non ce la faremo a ridurre i lavori nel Centro Blalock nei sei mesi. Dobbiamo invece cogliere l'occasione di questo dibattito, sollevato tra l'altro da organi esterni all'Amministrazione regionale, per riflettere sull'intero problema dell'assistenza sanitaria in Piemonte. Stiamo mettendo in piedi un sistema sanitario che garantisce; in forme demagogiche, un trattamento di base incapace di esprimere e di mantenere quelle punte di medicina a cui faceva riferimento il Consigliere Viglione che costituiscono l'elemento vero qualificante dell'assistenza sanitaria.
Dobbiamo cercare tutti insieme di trasformare da una parte le Unità Sanitarie Locali da elemento di confronto tra posizioni politiche e di trasmissione di decisioni burocratiche e dall'altra a far sì che la spesa sanitaria che è rilevantissima, sostenga, mantenga e rilanci una medicina di punta, capace di garantire un'assistenza sanitaria diversa. Ci riserviamo di approfondire questo problema. Riteniamo che nell'ambito della riforma debbano essere ricercati tutti gli spazi di autonomia per strutture altamente specialistiche. Crediamo che le strutture altamente specialistiche muoiano se risucchiate nelle sabbie mobili della gestione ordinaria. La medicina di punta, come la chiamava Viglione, ha bisogno di autonomia, deve al limite anche sbagliare, ha bisogno di dispersione di risorse.
Ormai la cardiochirurgia non fa più parte della medicina di punta tanto che i centri cardiochirurgici europei di alto livello sono ormai decine, è un settore ormai con una capacità di intervento consolidata quindi non si tratta più di scoprire o fare delle ricerche, di muoversi in un campo praticamente rarefatto.
Invitiamo l'Assessore a reinventare nell'ambito della riforma sanitaria spazi di autonomia per la medicina di punta.
Crediamo infine che un'attenzione particolare e preminente debba essere data alla cardiochirurgia neonatale, pediatrica ed infantile, che non va confusa con la cardiochirurgia generale. Ho delle conoscenze in questo settore fortunatamente felici. Si tratta di un campo che ha spazi di azione medica rilevanti in cui occorre impiegare molte risorse. Vorremmo che il dibattito sul Blalock fosse contemporaneamente occasione per ribadire l'impegno a favore del settore della chirurgia neonatale, pediatrica ed infantile. Le parole dell'Assessore in qualche misura ci hanno tranquillizzato, a differenza di quanto apparso in alcune informazioni giornalistiche. Si ribadisce l'intenzione di mantenere l'individualità di questa struttura, che ha una sua particolare peculiarità che non può essere confusa con altre strutture cardiochirurgiche. In conclusione abbiamo inviato all'Assessore una lettera con la quale chiediamo informazioni proprio sull'organizzazione delle strutture della cardiochirurgia neonatale, pediatrica ed infantile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signori Consiglieri, colleghi, se non vogliamo essere ipocriti dobbiamo dire alcune cose. Nel momento in cui avvenne la rivolta nel carcere di Torino, correva l'anno 1976, ci impegnammo con l'allora Sottosegretario Dellandro e con i dirigenti della Polizia e della Prefettura a mettere a disposizione nell'Ospedale S. Giovanni 22 posti letto. Da allora ad oggi i 22 posti letto non sono ancora stati messi a disposizione e il Questore tutti i giorni si lamenta perché 150 agenti debbono presidiare cliniche e ospedali vari. L'ottimismo dell'Assessore potrebbe anche coinvolgermi, ma le esperienze che ho vissuto in passato mi inducono ad essere più cauto.
La cardiochirurgia è la branca della medicina che ha fatto passi da gigante, però a questi passi da gigante non corrisposero nel nostro Paese attrezzature e momenti di individuazione concreti. L'aspetto mitizzante del Centro Blalock, che ha dominato la scena per 20 anni, deve essere a nostro giudizio cancellato per far posto a un modello territoriale che abbracci tutto il Piemonte. Tutti i giorni giungono innumerevoli richieste per i Centri di Lione, di Parigi, di Zurigo, di Nizza coinvolgendo le finanze regionali in modo rilevante. E' possibile che la Regione debba finanziare pazienti che pure hanno diritto di essere curati, per milioni e milioni quando nella stessa città di Torino potremmo mettere a disposizione strutture adeguate? Abbiamo anche detto nei nostri documenti che non vi è difficoltà ad andare a momenti di competizione con il privato. Dobbiamo verificare tutte le possibilità esistenti nel pubblico e nel privato diversamente andremo a mitizzare Centri come quelli di Novara, Alessandria Cuneo comportando tempi lunghissimi, mentre la Regione eroga ogni giorno milioni e milioni a cittadini che vanno a curarsi a Lione, a Nizza, a Zurigo, a Parigi.
Dobbiamo sperimentare tutte le strade esistenti che pongono il Piemonte e la città di Torino in condizioni di essere ad un livello adeguato fra le varie cardiochirurgie d'Europa. Di questo è la terza volta che discutiamo ma l'argomento non è migliorato nel complesso, anzi, nel corso degli anni ha avuto un deterioramento. Se davvero i lavori cominceranno nell'82 probabilmente nel 1983 non avremmo in Piemonte e nella città di Torino un Centro efficiente, dovremo perciò percorrere e sperimentare altre strade.
Non ci riteniamo soddisfatti della situazione del Centro di Cardiochirurgia di Torino. Sappiamo che vi sono altri modelli in Europa che con investimenti minori e con un'organizzazione perfetta e rigorosa danno dei risultati soddisfacenti. Noi vogliamo andare in quella direzione perch siamo nell'Europa e nell'Europa vogliamo rimanere dal punto di vista del valore e del livello della cardiochirurgia. Quindi, più che dichiararci soddisfatti, siamo in attesa di questi risultati, ma ahimè, caro amico Assessore Bajardi, se le cose non dovessero modificarsi all'interno delle Molinette e quindi del Blalock, dovremo assumere, non soltanto nei confronti del Blalock e delle Molinette (molte altre cose non sono state affrontate negli anni scorsi) altre iniziative.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ratti.



RATTI Aldo

Signor Presidente, signor Assessore la risposta ricevuta non dà alcuna tranquillità sui vari punti che ci eravamo permessi sottoporre. Il problema c'era e il problema resta. Il Blalock, principale ed unico Centro di Cardiochirurgia del Piemonte, ha avuto una storia piuttosto disgraziata.
Periodicamente entra in crisi...



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Questa non è la crisi periodica: è l'attuazione del piano di ristrutturazione.



RATTI Aldo

Comunque, ristrutturazione porta crisi anche se era prevista nella discussione del 20 gennaio. La relazione dell'Ospedale del resto non è affatto tranquillizzante, infatti con la ristrutturazione si passa dalle 2 operazioni attuali al giorno ad una sola compiuta in locali provvisori.
Condivido completamente le preoccupazioni espresse dal collega Viglione. Abbiamo una triste esperienza sull'edilizia ospedaliera, com'è stato ricordato nella discussione del mese di gennaio. Emblematica è la ristrutturazione del Centro di chirurgia vascolare, le cui previsioni erano di alcuni mesi e i tempi di realizzazione sono stati di quasi quattro anni.
Non credo che la ristrutturazione del Centro Blalock potrà realizzarsi in sei mesi. Al nostro interrogativo voi esprimete soltanto la speranza che finalmente si possa avere una progettazione ed un'esecuzione in tempi brevi. Sono d'accordo con i Consiglieri Viglione e Bastianini sul fatto che il Centro Blalock aveva acquisito un tale prestigio da attirare alla scuola medica torinese malati provenienti da tutta Italia: il che era anche di stimolo per il funzionamento del Centro. Questo certamente non si verificherà più: non solo non potremo operare i malati di Torino e del Piemonte, ma li dovremo mandare all'estero, né riceveremo più quelli delle altre regioni d'Italia.
Si è detto che la cardiochirurgia è uno dei settori che ha preso il maggior slancio, questo dimostra che dobbiamo dare adesso la maggiore attenzione a quelle strutture di cui il Centro ha bisogno. Non spezziamo nessuna lancia a favore delle strutture private, diciamo che a Torino ci sono delle ottime cliniche che potrebbero dare ospitalità per tutto il tempo in cui il Blalock sarà ristrutturato. Sarebbe saggio verificare se ciò è fattibile o no anche per mantenere in piena efficienza l'equipe chirurgica del Blalock. Mi pare che ciò venga escluso con estrema semplicità, senza una verifica approfondita. Chiedevamo inoltre se questi saranno i lavori definitivi al Centro di Cardiochirurgia piemontese nell'ambito di una visione di assistenza sanitaria globale in tale settore.
I professori Morea e Angelino e gli esperti della cardiologia e della cardiochirurgia avevano posto il problema dell'eventuale costituzione di un "Ospedale del cuore" che raccogliesse forze diverse in un'azione coordinata. Su questo punto l'Assessore ha dato una risposta negativa indiretta dicendo che sono previsti nove poli di cardiologia, un polo di cardiochirurgia al quale si affianca il polo della cardiochirurgia infantile neonatale. Questa idea è già stata esaminata, vagliata e scartata? il Centro Blalock sarà per ora e per i prossimi dieci anni un Centro valido ed efficiente della cardiochirurgia piemontese? Gradiremmo avere una risposta a questa domanda. Nella risposta dell'Assessore era evidente il suo disagio di non poter dare delle risposte più soddisfacenti.
Non vogliamo tormentarlo di più. Dico solo che l'Assessore e la Giunta non devono accontentarsi delle relazioni che provengono dall'Amministrazione dell'Ente ospedaliero perché queste relazioni non sempre sono state valide nel passato, non credo che lo siano oggi e non credo che lo saranno domani: "Cicero pro domo sua" non è mai stato estremamente obiettivo. La Regione deve fare azione di controllo, di stimolo e di indirizzo, in attesa che il Comprensorio di Torino possa finalmente vedere attuate quelle strutture previste dalla riforma sanitaria che sono ancora per aria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Concordo con i colleghi che mi hanno preceduto che rilevavano come su un argomento di questo genere, emblematicamente raffigurato come una delle punte più alte delle specializzazioni in medicina, ci sia un interesse e che questo interesse ci porti a discutere spesso. Dobbiamo rifare il punto della situazione. La nostra valutazione è molto diversa da quella che è stata esplicitata dal Consigliere Ratti e dall'interpellanza del Gruppo liberale. Il processo di ristrutturazione del Centro iniziato nel 1978 è un processo che ha permesso di voltare pagina rispetto al passato; è un processo in grado di determinare la stabilità degli interventi, migliori condizioni di operatività dei medici, dei chirurghi, quindi non capisco il Gruppo liberale che parla quasi di rimpianto dei tempi in cui questo settore godeva del prestigio nazionale della medicina, prestigio che dal '78 in poi, da quando ci si è messi su una strada radicalmente nuova, ha prodotto quei numeri che citava l'Assessore: dal '72 al '77 la media annuale degli interventi è stata di 160, mentre nel '79 gli interventi sono stati 436 e nel 1980, 502.
Vorrei dire al Consigliere Ratti che nemmeno allora, quando si dovevano affrontare situazioni gravi, c'era tranquillità, certezza, sicurezza. C'era invece una grande volontà, un grande impegno, un lavoro comune per portare il Centro di Cardiochirurgia da una situazione gravemente deteriorata ad una situazione radicalmente nuova. Guai a noi se intravedessimo nella linearità delle certezze a priori, specie in questi argomenti, la soluzione dei problemi! Guai se non ci ponessimo realisticamente gli obiettivi in coerenza con il quadro generale di politica sanitaria e se su questi obiettivi non lavorassimo chiamando in causa, in un rapporto fecondo e non burocratico e gerarchico, gli operatori interessati! E questo non è di poco conto. Non solo auspichiamo l'accelerazione dei lavori, ma ci impegnamo a stare rigorosamente nei termini brevi. E' anche una sfida. Purtroppo il passato non parla a favore; comunque compito delle istituzioni e certamente del mio partito e delle forze progressiste che si riconoscono nell'obiettivo del cambiamento, della trasformazione, è di partire dal passato, sfidare i risultati negativi e superarli. Giustamente, finora si è operato avendo presenti le cifre, i dati, gli elementi della relazione Stefanini. Vale anche la pena di tener conto che nella ripartizione territoriale geografica va mantenuto un equilibrio. Credo però che, dopo la ristrutturazione celere su cui vanno spese parole di richiesta, ma anche di impegno, un gap ci sia sempre rispetto alle cifre del rapporto Stefanini.
Abbiamo due strade aperte, quella del potenziamento ulteriore con la concentrazione a Torino di energie scientifiche e specialistiche e quella della creazione di un altro Centro in Piemonte che, a mio giudizio introduce elementi di concorrenzialità e di competitività scientifica. Ci preoccupa molto il problema transitorio. Il limite più grosso che vedo in questa vicenda, anche se non incontra a priori contrarietà ideologiche, è nel ricorso al convenzionamento con cliniche private. Mi è parso di capire in alcuni interventi che non sarà un ricorso solo per il periodo transitorio, ma sarà un convenzionamento a regime. A noi sembra nettamente preferibile una soluzione diversa. Si dovrà discutere sugli obiettivi generali della programmazione sanitaria e sulla collocazione del pubblico e del privato in questo settore. Proprio per le considerazioni che faceva Bastianini, non vorrei che l'operazione riforma sanitaria si risolvesse nella creazione di servizi pubblici in grado di dare le aspirine e che per tutto il resto inducesse al ricorso a servizi di alta specializzazione. Noi comunisti sosteniamo la riforma perché, sia pure nel tormento della sua attuazione, crediamo ai suoi grandi obiettivi di fondo: una maggiore diffusione dell'opera di prevenzione e di base e la presenza di grandi strutture delle cosiddette punte della medicina. Questa scommessa la dobbiamo vincere. Non abbiamo tranquillità su questo, ma abbiamo molte preoccupazioni perché temiamo una sconfitta, a volte dichiarata a priori per alcuni consistenti interessi. Ci batteremo e ci impegneremo per far coesistere questi due momenti, ma per farli coesistere occorre rafforzare nel campo specifico le esperienze, consolidarle sia attraverso un ulteriore futuro potenziamento oppure attraverso un secondo Centro stabilendo i rapporti che si debbono stabilire con le strutture private, ma non ponendo all'inizio dell'attuazione della riforma, le questioni così come le ha poste il Consigliere Bastianini. Gli spazi di autonomia vanno garantiti da un sistema in cui il riferimento alla democrazia sia anche la condizione per mettere in campo il maggior numero possibile di energie altamente specializzate e non sia invece quello di rimettere in sesto un regime separato, partendo dalle difficoltà e dai tormenti della riforma. Alle difficoltà e ai tormenti per il cambiamento si deve rispondere guardando avanti e non percorrendo vie traverse.



PRESIDENTE

L'Assessore desidera replicare? Chiede ancora dì parlare il Consigliere Viglione. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Sono gli interpellanti che sentono il governo e poi gli rispondono. Non è il governo che sente l'interpellante e che gli risponde. Questa è la centralità del Consiglio, indipendentemente dalla figura dell'Assessore che ho sempre lodato ed apprezzato.



PRESIDENTE

Prego, quindi l'Assessore di voler prendere atto di questa posizione corretta espressa dal Consigliere Viglione.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Beltrami, Bergoglio Cordaro, Devecchi Lombardi, Martinetti e Ratti inerente agli esperimenti su feti umani


PRESIDENTE

Discutiamo l'interrogazione presentata dai Consiglieri Beltrami Bergoglio Cordaro, Devecchi, Lombardi, Martinetti e Ratti inerente agli esperimenti su feti umani.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

In risposta all'interrogazione presentata dai Consiglieri Beltrami Bergoglio Cordaro, Devecchi, Lombardi, Martinetti e Ratti, a proposito della sperimentazione su feti nell'ambito dell'Ospedale S. Anna, si precisa quanto segue.
Risponde certamente a verità che si sono svolte nell'ambito dell'Ospedale S. Anna alcune sperimentazioni tendenti alla rianimazione dei feti. Sono stati per l'occasione sperimentati prototipi di sistemi tesi alla rianimazione di feti al di sotto della ventiquattresima settimana di gestazione e derivanti da aborti avvenuti spontaneamente o da aborto terapeutico.
Tali sperimentazioni, secondo quanto affermato nel rendiconto sullo stato dei lavori circa le metodologia di rianimazione per la sopravvivenza di feti in stato di non vitalità, si sono svolte nell'aprile 1980 (per un totale di n. 2 casi), nell'agosto 1980 (1 caso) e nel febbraio 1981 (1 caso).
La relazione - rendiconto stilato dai professori Data e Morra - afferma che la sopravvivenza è oscillata da un minimo di 28 minuti ad un massimo di 3 ore.
Dalla documentazione in possesso dell'Assessorato quindi non risulta assolutamente che la sperimentazione sia avvenuta come emerge dall'intervista pubblicata dal settimanale "Oggi", e in parte smentita dal prof. Data con lettera al Presidente del S. Anna in data 20 marzo 1980. Dal settimanale "Oggi" emergerebbe che sono stati fatti esperimenti su 50 feti.
Non risulta assolutamente che 10 di questi sarebbero sopravvissuti per alcune settimane in quanto le sperimentazioni riguarderebbero solo 4 casi.
A riguardo dell'autorizzazione che la Regione Piemonte ha concesso è possibile richiamare la nota datata 7 agosto 1980 ed indirizzata dal Medico Provinciale alla Direzione sanitaria dell'Ospedale S. Anna. Tale lettera allegava il parere pervenuto dal Ministero della Sanità.
Il Medico Provinciale si era avvalso inoltre del parere del prof. Renzo Ordinario di Medicina Legale dell'Università di Torino il quale ritenne di poter affermare: "Quando il feto non abbia ancora raggiunto quel minimo di sviluppo somatico che è indispensabile per una sia pur transitoria vita autonoma, non può essere ammessa la vita del feto. In tali casi la morte del prodotto del concepimento è infatti l'inevitabile diretta conseguenza della prematura interruzione della gravidanza, ed eventuali manifestazioni di vita extra uterina altro non sono che fenomeni di vita residua del tutto sovrapponibili alla sopravvivenza di singoli organi, sopravvivenza che non è vita e non è quindi degna di protezione giuridica". Il professor Gilli continuava non esitando a dire che "ogni tentativo sperimentale, ed in particolare quando questo sia volto a prolungare ed eventualmente a salvare feti di peso non superiore ai 700 grammi e che non abbiano ancora superato la ventiquattresima settimana di vista gestazionale, non è in contrasto con la legge penale e civile. In conclusione - terminava il prof. Gilli ritengo di dovere quindi affermare che le indagini che presso codesto Ospedale in collaborazione con il prof. Data, titolare della cattedra di fisiologia umana dell'Università di Chieti sono pienamente lecite tanto sotto l'aspetto penalistico che sotto quello morale".
Gli interroganti chiedono di sapere se esperimenti tanto importanti siano sottoposti a controlli ed eventualmente quali. Credo che su questo punto occorra richiamare che, trattandosi di sperimentazioni dichiarate lecite sotto il profilo medico-legale, nessun particolare strumento di controllo venne previsto sulla sperimentazione in sé.
Non fidandomi delle notizie di stampa che davano per cessate tutte le sperimentazioni, ho richiesto al Presidente dell'Ospedale S. Anna di soprassedere ad eventuali al tre sperimentazioni. Questo poiché ritengo che l'attento esame dei risultati ottenuti dalle quattro sperimentazioni effettuate consenta di sollecitare un giudizio che deve essere il più articolato possibile.
Rispondo al quarto quesito. Sono evidentemente d'accordo sulla necessità che l'opinione pubblica venga informata sulla reale portata di tale sperimentazione e non appena sarà possibile disporre di quegli articolati pareri che prima richiamavo, sarà data una corretta informazione al di fuori di ogni polemica pretestuosa e scandalistica su di un argomento così delicato come quello su cui si sono sofferma ti gli interroganti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ratti.



RATTI Aldo

Ringrazio l'Assessore Bajardi per la risposta che è pienamente soddisfacente soprattutto nell'ultima parte che però - se mi è consentito è leggermente in contraddizione con quanto aveva detto prima.
L'informazione giornalistica è stata ridimensionata a quattro casi, quindi le ipotesi sono due: o il giornalista è ricco di fantasia o il prof. Data prima ha detto una cosa, poi si è spaventato; c'è stato un ridimensionamento e questo ridimensionamento l'abbiamo notato in tutte le interviste che sono state rilasciate dai medici responsabili dell'Ospedale S. Anna. Che si tratti di pochissima cosa è ancora tutto da accertare.
La contraddizione sta nel fatto di aver invitato l'Ospedale a soprassedere ad ulteriori sperimentazioni che, se effettivamente erano così modeste, avrebbero anche potuto continuare.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Ho voluto metterlo per iscritto in modo che non si dicesse che questa disposizione non era stata data.



RATTI Aldo

Siamo d'accordo su questo. Siamo d'accordo non tanto perché abbiamo paura del progresso scientifico e delle sperimentazioni. Ben vengano le sperimentazioni, purché siano valide e serie, tanto più quando sono orientate alla conservazione della vita. E' evidente che il trovare delle incubatrici così perfette da consentire il mantenimento della vita dei feti nati da aborti spontanei o terapeutici ci trova perfettamente d'accordo.
Non siamo invece d'accordo, se vere le affermazioni riportate dai giornali, su sperimentazioni di aspetto fantascientifico, che non avevano nessuna serietà e che preoccupavano l'opinione pubblica.
In altre nazioni europee e in America esiste una normativa precisa sull'uso che può essere fatto di un feto umano. In Italia non esiste pertanto dal Consiglio regionale piemontese potrebbe partire un'iniziativa in questo senso.
Ritengo che i normali controlli sulle sperimentazioni scientifiche siano inadeguati ed insufficienti, quindi invito la Giunta e l'Assessore a controllare perché l'invito rivolto all'Ospedale venga recepito e quelle sperimentazioni avvengano sotto il controllo di scienziati i quali possono garantire che non vengono fatti degli abusi.
Il citato parere, poi, del Docente di Medicina Legale è un parere tutto del prof. Gilli, che non ci trova certamente con senzienti, come forse non troverà concordi altri giuristi di diverso orientamento politico.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Interrogazione dei Consiglieri Chiappando, Lombardi e Penasso inerente alla campagna promozionale del vino


PRESIDENTE

L'Assessore Ferraris risponde all'interrogazione presentata dai Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente alla campagna promozionale del vino.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Lo stanziamento di 550 milioni per la campagna promozionale dei vini del Piemonte, effettuato con deliberazione di impegno n. 231 del 23/2/1981 fa seguito ad un precedente impegno a carattere programmatorio che la Giunta regionale aveva assunto nel corso del 1980. Con deliberazione n. 96 del 19/2/1980 era stato stanziato 1 miliardo per una campagna pubblicitaria e promozionale a favore del "barbera" che allora, così come oggi, si trovava in difficoltà. Centocinquanta milioni di risorse erano presenti nel bilancio 1980 e rappresentavano una prenotazione di impegno per il 1981.
Dietro osservazioni del Commissario di Governo venne presentata un'altra deliberazione per la quota effettivamente utilizzata nello scorso anno.
L'attuale deliberazione ha ancora un valore di prenotazione di impegno e si riferisce però oltre che al barbera, al freisa e al dolcetto che nel corso del 1980 e quest'anno hanno incontrato difficoltà di vendita.
E' una deliberazione quadro per separare i fondi che si destinano ai vini. Altre deliberazioni riguarderanno il latte e altri prodotti.
E' in corso la concretizzazione e si arriverà a deliberazioni specifiche appena le agenzie incaricate presenteranno i progetti e le indicazioni per valorizzare il barbera, il dolcetto e il freisa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Per la promozione del vino nella nostra Regione sono stati spesi nel passato ingenti fondi sia per le campagne di promozione sul mercato interno che sul mercato estero. E' stata un'azione opportuna e valida, così come riteniamo valide le iniziative assunte in materia di promozionalità come la legge che istituisce le strade del vino, le botteghe del vino e tutte le iniziative della passata legislatura sui controlli nelle aziende notoriamente sofisticatrici. Tuttavia, queste iniziative non hanno dato risultati soddisfacenti perché il consumo del vino barbera non è cresciuto anzi è diminuito, sia sul mercato interno che su quello estero.
Prendiamo atto della risposta dell'Assessore che dice che questa delibera verrà scorporata in altri provvedimenti inerenti le campagne promozionali portate avanti dai vari enti. Il problema di fondo rimane quello di verificare, nonostante gli sforzi della Regione sul piano finanziario, i motivi della riduzione del vino piemontese sia sul mercato interno sia sul mercato estero. La scelta dei grandi centri internazionali dove la presenza di iniziative di questo tipo è già ampia, non è stata giusta: occorre studiare ipotesi diverse puntando su sedi meno vistose ma forse più rispondenti alle esigenze dei nostri viticoltori.
Ci dichiariamo soddisfatti della risposta dell'Assessore e lo invitiamo a coordinare iniziative nel settore della promozionalità coinvolgendo gli enti strumentali della Regione, Esap, Promark e le Camere di Commercio.


Argomento: Zootecnia

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso relativa all'Istituto Zooprofilattico


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso relativa all'Istituto Zooprofilattico.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Presso l'Assessorato c'è stato un incontro fra le Regioni Piemonte Liguria e Valle d'Aosta al fine di definire i termini per la ricostituzione degli organi dell'Istituto Zooprofilattico.
Inoltre, l'Assessorato all'agricoltura e foreste ha inviato, con nota n. 7570 del 2/4/1981, al Presidente della III Commissione del Consiglio regionale copia della proposta di deliberazione avente per oggetto: legge regionale 15/6/1979, n. 29: "Istituto Zooprofilattico e sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta - Determinazione ai sensi dell'art. 16 della misura di indennità di carica, gettoni di presenza, spese di viaggio e indennità di trasferta".
E' stata pure presentata una proposta relativa alla ripartizione dei rappresentanti delle organizzazioni professionali agricole, delle associazioni dei produttori zootecnici, dell'Associazione regionale allevatori, del Comitato consultivo del Centro Interregionale per la riproduzione ed il miglioramento animale.
Sempre in data 2/4/1981, con nota n. 7579, l'Assessorato all'agricoltura e foreste ha inviato al Presidente del Consiglio regionale e per conoscenza al Presidente della III Commissione, i prospetti sugli adempimenti del Consiglio regionale circa la composizione e la competenza per le nomine degli organismi deliberativi e consultivi dell'Istituto Zooprofilattico: Comitato di Controllo, Consiglio di Amministrazione Collegio dei Sindaci, Comitato tecnico-scientifico, Comitato consultivo.
Non appena la Commissione Nomine avrà terminato i suoi lavori, informer gli interroganti.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Il ritardo di questi adempimenti è da attribuire al fatto che la Giunta ha voluto istituire il Centro di fecondazione artificiale a carattere interregionale e non a carattere regionale, come il nostro Gruppo aveva proposto.
Crediamo di aver contribuito con la nostra interrogazione ad accelerare i tempi e ci auguriamo che questi atti abbiano la conclusione nel più breve tempo possibile. Anche in questa occasione, proprio per gli intralci che dobbiamo registrare, riteniamo di dover proporre un'eventuale modifica.


Argomento: Viabilità

Interrogazione dei Consiglieri Martini, Lombardi, Martinetti e Paganelli concernente la circonvallazione di Dronero


PRESIDENTE

Continuiamo con l'interrogazione dei Consiglieri Martini, Lombardi Martinetti e Paganelli concernente la circonvallazione di Dronero.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità

La Regione Piemonte, Assessorato alla viabilità e trasporti, con delibera n. 18-22670 del 30/7/1979 ha assegnato al Comune di Dronero un contributo di L. 120.000.000 per la realizzazione di "'viabilità di interesse comunale".
Il Comune con deliberazione n. 14 dell'11/2/1980 ha approvato il progetto di nuova circonvallazione nel centro storico di Dronero.
La Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Piemonte con nota del 4/4/1980 prot. 2073 esprimeva parere negativo.
Il T.A.R. per il Piemonte accoglieva il ricorso n. 15/7/79 contro la deliberazione n. 72 del 30/6/1979, la deliberazione n. 5 del 3/4/1979, la deliberazione n. 4 del 3/4/1979 rispettivamente di riadozione del primo P.P.A., di adozione del primo P.P.A., di adozione del progetto preliminare del P.R. intercomunale della Comunità montana Valle Maira.
Il Comune di Dronero con deliberazione CC n. 62 del 23/4/1980, tenuto conto della sentenza del T.A.R. Piemonte, approvava la variante specifica del P.P.A. ai sensi della legge regionale n. 56/1977.
Il Comune di Dronero con deliberazione CC n. 63 dei 23/4/1980 adottava il primo P.P.A. recependo le osservazioni formulate nell'atto del T.A.R.
Il Comitato comprensoriale di Cuneo con parere in data 17/7/1980 prot.
n. 2108 di cui alla delibera n. 30 del 16/7/1980, approvava il P.P.A. di Dronero evidenziando che: "l'intervento pubblico per il tratto di circonvallazione nel concentrico comporta la demolizione di parte di edifici del centro storico e delle antiche mura".
Il C.U.R. nella seduta del 6/10/1980 esprimeva parere favorevole all'approvazione del primo P.P.A. con variante specifica: "a condizione che sia stralciato l'intervento n. 3 relativo alla realizzazione del tronco di circonvallazione est".
La Giunta regionale con delibera n. 152-1968 dell'11/11/1980 approvava il primo P.P.A. di Dronero con le condizioni proposte dal C.U.R.
L'Assessore regionale ai trasporti e viabilità con nota 23/2/1981 prot.
3944, in risposta all'ordine del giorno del Consiglio comunale di Dronero in data 30/1/1981, precisava che in presenza di pareri negativi sull'opera e di oggettive difficoltà esecutive, il contributo concesso con deliberazione n. 18-22670 di L. 120.000.000 poteva essere utilizzato per altre opere viarie di interesse comunale.
Il C.U.R. in data 9/2/1981 del P.R.C. intercomunale per il Comune di Dronero esprimeva parere favorevole all'intervento nonché di addivenire ad uno studio particolareggiato di salvaguardia del tessuto del centro storico e ricucitura e recupero dell'edilizia eventualmente danneggiata per il ripristino delle condizioni ambientali del tessuto urbano di pregio esistente.
La Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Piemonte con nota 23/3/1981 prot. 2033 ribadiva l'autonomia dell'Ente sui provvedimenti di vincolo, ai sensi dell'art. 21 della legge 1/6/1939 n.
1982, formulati in Comune di Dronero sugli edifici Castello di Dronero Villa Denina, edificio comunale, ex scuole, edificato sulla cinta muraria di Dronero e invitava la Regione Piemonte a tenere conto di ciò nelle proprie determinazioni. Suggeriva altresì soluzioni alternative.
Ciò premesso questo Assessorato, con esami sopralluogo e consultazioni degli Amministratori locali osserva che: le soluzioni alternative proposte dalla Sovrintendenza, che comportano un allacciamento fra la SP per Dronero e la SP per Cuneo e dunque l'esecuzione di un rilevante viadotto sul torrente Maira si richiedono ingenti opere certamente non collocabili in tempi brevi e comunque da studiare con attenzione sia con riguardo ai problemi tecnici che con riguardo ai problemi estetici ed ambientali.
La soluzione proposta con il Comune di Dronero può essere di molto migliorata sul piano della tutela ambientale con opportuni ritocchi sulla parte esterna alle mura e resa meno compromettente per il tessuto del centro storico con opportuni recuperi di tracciato e geometrici che tuttavia salverebbero il significato tecnico e funzionale dell'opera.
Tuttavia resta il problema dell'attraversamento della cinta muraria sul quale solo la Sovrintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici del Piemonte può esprimere giudizio sulla compatibilità di soluzioni tecniche che esistono e che rappresentano tuttavia modificazioni non dell'assetto complessivo della zona tutelata bensì di alcuni singoli elementi. Si ritiene pertanto di dover confermare le condizioni espresse dal C.U.R. nel voto del 9/2/1981 invitando tuttavia la Sovrintendenza ad esaminare secondo criteri non restrittivi le proposte tecniche e progettuali che il Comune di Dronero si è impegnato a fornire. L'opera costava 120 milioni, ma questa ulteriore dilazione di tempo comporterà un costo maggiore di qualche milione. L'Assessorato non pone riserve alla realizzazione dell'opera anche in ordine all'integrazione della spesa visto che il percorso toccherebbe solo marginalmente alcune vecchi fabbricati, fienili, cascine di valore storico. Non appena si sarà superato il parere negativo della Sovrintendenza, l'opera potrà trovare la sua realizzazione concreta.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Ringrazio l'Assessore in modo particolare perché ha cercato di dare una risposta amministrativa esauriente, non polemica nei confronti della Sovrintendenza, ma in chiave dialettica.
Qualche tabù è già caduto, mentre qualche altro lo si è creato in questi ultimi anni. Visto che viviamo in un'epoca in cui si sconfessa tutto quello che si è fatto in passato e che bisogna recuperare il tempo perso stiamo creando il tabù della Sovrintendenza.
C'è un'istituzione che deve esprimere un parere vincolante e che ritiene più importante un vecchio e decrepito muro, che di storico ha ben poco se non la sua fatiscenza, che non invece la fruizione da parte dei cittadini del contesto storico di una delle più nobili cittadine del Piemonte. Nei giorni feriali (per non parlare dei giorni di mercato o delle domeniche) una delle principali cause di distruzione della vita comunitaria è il traffico. Dobbiamo respingere il giudizio burocratico non riservando la responsabilità sull'autonomia di giudizio dell'Amministrazione comunale ma assumendo l'impegno di appoggiare quell'autonomia di giudizio di fronte alle Sovrintendenze, sostenendola in chiave dialettica e se è necessario trasformando la chiave dialettica in chiave di polemica politica, quindi appoggiando una proposta che anche se viene da inesperti amministratori è indubbiamente molto più intelligente della controproposta di carattere burocratico fatta da un'istituzione.
Mi dichiaro soddisfatto dell'operato dell'Assessore e vorrei che ci fosse questa correzione finale da parte dell'Assessore che si impegna a vagliare con l'Amministrazione comunale l'ulteriore proposta per ridurre al minimo i danni di un vecchio muro fatiscente che, tra l'altro, non ha neanche la possibilità di inserimento nel contesto storico della cittadina di Dronero, e ad appoggiare la proposta stessa di fronte alla Sovrintendenza.



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore Cerutti per una breve replica.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità

Assicuro la piena disponibilità dell'Assessore. Si era suggerito al Sindaco di mantenere una porta per assicurare la continuità del muro che è considerato di grande pregio.
Ritengo che il percorso sia ottimo, seppure sfiori marginalmente il centro storico; tuttavia la viabilità attuale interna crea a Dronero difficoltà superiori a quelle che provocherebbe questa piccola circonvallazione.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Interpellanza dei Consiglieri Picco, Paganelli, Villa e Martini inerente al recupero dei beni culturali e al patrimonio edilizio regionale


PRESIDENTE

Passiamo infine all'interpellanza dei Consiglieri Picco, Paganelli Villa e Martini inerente al recupero dei beni culturali e al patrimonio edilizio regionale.
Risponde l'Assessore Testa.



TESTA Gianluigi, Assessore al patrimonio e al demanio

La risposta a questa interpellanza giunge alla vigilia del dibattito che il Consiglio terrà prossimamente sul patrimonio. Ciononostante ho ritenuto opportuno fornire in questa sede gli elementi richiesti nell'interpellanza.
Con l'interpellanza prot. n. 1023 del 5/2/1981, i Consiglieri Picco Paganelli, Villa e Martini hanno chiesto di conoscere: 1) a quali criteri si siano ispirate le scelte per la politica di recupero e di successiva utilizzazione dei beni architettonici 2) lo stato di definizione delle condizioni d'uso, proprietà, ecc, per i singoli immobili 3) la documentazione relativa ai progetti di ristrutturazione, nuove costruzioni ed arredamenti finora predisposti 4) i documenti relativi agli appalti in corso di realizzazione, alle modalità di affidamento, alle scadenze dei contratti 5) un aggiornato stato di impegno della spesa regionale dal 1975 ad oggi 6) le scelte e le priorità individuate dalla Giunta sul patrimonio edilizio regionale per la legislatura in corso 7) quali modalità di informazione la Giunta regionale intenda stabilire con il Consiglio e la competente Commissione consiliare.
Con riferimento al primo quesito, si fa presente che la Regione, nel corso della seconda legislatura, ha visto notevolmente incrementate le competenze proprie e quelle delegate. Ciò ha comportato la costituzione di nuovi servizi ed uffici, nonché di enti ed organismi regionali, senza che per le loro sedi si disponesse di alcuna idonea struttura immobiliare.
Infatti, gli immobili trasferiti alla Regione a seguito della soppressione di uffici ed enti vari, sia per la loro ubicazione fuori delle sedi di Comprensorio, sia per la loro composizione architettonica non sono risultati adatti a sede di uffici.
Impegno primario, pertanto, dell'Amministrazione regionale è stato quello di acquisire nei capoluoghi di provincia e nelle sedi di Comprensorio stabili di capacità tale da consentire la concentrazione di tutte le attività svolgentisi nell'ambito comprensoriale, sia per ottenere una razionale funzionalità dei servizi, sia per consentire una maggiore economia nelle spese di gestione dei locali.
Al fine di soddisfare tali esigenze, è stata effettuata in tutte le sedi di Comprensorio del Piemonte una ricerca di locali di proprietà prevalentemente pubblica.
Tale ricerca ha consentito di acquisire la disponibilità, a volte per acquisto, più spesso per assunzione in uso gratuito da enti pubblici, di complessi edilizi in quasi tutte le sedi di Comprensorio.
Atteso che il principio eseguito per il reperimento degli stabili da destinare a sede di uffici e servizi regionali è stato quello di recuperare il patrimonio edilizio pubblico esistente, con particolare riguardo ai beni di notevole interesse artistico e storico, l'Amministrazione regionale ha acquisito un ingente patrimonio, che richiede interventi di sistemazione e di ristrutturazione, sia per impedirne l'ulteriore degrado, sia per renderlo man mano idoneo alle esigenze regionali.
L'opera di recupero di tali beni è già stata iniziata ed è tuttora in corso.
Con riferimento ai quesiti di cui ai punti 2), 3), 4) e 5) dell'interpellanza in oggetto, i dati richiesti sono contenuti nell'allegato prospetto, nel quale sono riportati, per ogni singolo immobile, lo stato giuridico, gli estremi delle deliberazioni di approvazione dei progetti di ristrutturazione o di nuova costruzione l'indicazione dei progettisti, degli importi impegnati, delle modalità di affidamento dei lavori, delle imprese aggiudicatarie e delle scadenze contrattuali, l'elenco degli immobili sui quali non sono stati finora effettuati interventi, nonché l'ammontare annuo degli impegni di spesa assunti dal 1975 ad oggi.
Per quanto concerne il programma di interventi sul patrimonio regionale, l'attuale Giunta ha dovuto constatare che l'entità dei lavori da eseguire è imponente e lo sforzo finanziario da sostenere è notevole.
Pertanto, nei limiti della disponibilità all'uopo destinabili nel corso della presente legislatura, si cercherà di portare a compimento il recupero di tutto il patrimonio regionale, dando priorità agli edifici in grado di soddisfare le esigenze più immediate e cioè a quelli destinabili a sede di uffici o comunque utilizzabili per lo svolgimento di attività di interesse regionale.
Tuttavia per quanto concerne una scelta definitiva delle priorità e le modalità di informazione, la Giunta ha deciso di promuovere, prima in sede di Commissione e poi in sede di Consiglio, un ampio dibattito durante il quale presentare le proposte per questa legislatura. Questa risposta datata 11 marzo, non fu iscritta all'ordine del giorno in quell'epoca. Nel frattempo, venne deciso il dibattito sul patrimonio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Nel ringraziare l'Assessore per la documentazione che ci ha fornito non posso non lamentare il ritardo della risposta. L'interpellanza era datata 5 febbraio e, se avessimo potuto disporre di tempi migliori certamente le nostre valutazioni avrebbero potuto essere più precise.
Ciononostante, pur dovendo rinviare alla discussione del 30 analisi e valutazioni più complessive, non possiamo non rilevare l'utilità della nostra iniziativa e l'urgenza rispetto ad una serie di problemi, che l'Assessore non ha voluto evidenziare ma che certamente sono eloquenti.
Siamo di fronte ad un complesso di risorse impegnate di notevole rilievo rispetto alle disponibilità della finanza regionale e ad una serie di problemi che discendono dall'impegno di queste risorse che non concernono solo aspetti meramente amministrativi, ma che investono rilevanza politica notevole. L'Assessore non ha dato una risposta al punto primo dell'interpellanza. Le acquisizioni di edifici da destinare ad uffici regionali e a sedi comprensoriali in realtà non trovano rispondenza nella concreta attuazione degli interventi fatti. E' eloquente il fatto che il Comprensorio di Torino non ha una sede in un edificio regionale né è stata data negli ultimi anni una risposta adeguata alle strutture e agli uffici della Regione se pensiamo alle innumerevoli locazioni che si stanno ancora attuando. Abbiamo investito risorse in stabili che potevano o che avrebbero potuto divenire proprietà regionale assumendo impegni che riescono faticosamente a trovare rispondenza nei capitoli della finanza regionale e non si sa in prospettiva quale possa essere la conclusione di questa operazione.
Quindi alla carenza di certezza sul primo punto si aggiungono le carenze di contenuti di cui ai punti 3) e 4) dell' interpellanza. Riteniamo che nella documentazione presentata, nonostante i dati che riguardano i progettisti, l'oggetto dei lavori, gli impegni impiegati, manchino elementi di informazione al Consiglio per quanto attiene ai progetti, agli avvii che sono stati operati, agli sbocchi finali delle operazioni che si intendono affrontare.
Tutto questo potrà avvenire successivamente, ma sarebbe opportuno premettere all'appuntamento del giorno 30, una precisazione, una maggiore certezza di indirizzo da parte della Giunta regionale in ordine ai criteri che hanno guidato l'affidamento dei lavori, le scelte delle imprese e dei progettisti. Rileviamo, scorrendo brevemente le informazioni che ci sono state date, che gli affidamenti di determinati lavori sono avvenuti in larghissima misura, se non quasi totalmente, con trattative private e questi affidamenti riguardano impegni di spesa rilevanti (ci sono impegni di 6 miliardi e più per un solo edificio, senza pensare agli affidamenti collaterali). Tutta questa materia richiede l'impegno di una sistemazione dal punto di vista normativo e dal punto di vista amministrativo, cosa che non riteniamo non possa sfuggire alla definizione anche di un contenuto legislativo apposito. Con queste valutazioni ringraziamo l'Assessore per i dati forniti e ci riserviamo di sviluppare più articolatamente i nostri giudizi rispetto agli elementi acquisiti nella discussione che in proposito verrà affrontata in Consiglio regionale.
C'è un aspetto che riguarda le modalità di informazione e i rapporti con il Consiglio e la competente Commissione consiliare.
Comprendiamo che, avendo l'Assessore acquisito da poco questa competenza, gli sia mancata l'occasione di un'informazione e di un rapporto diretto con il Consiglio. Riteniamo comunque di dover sottolineare come sia abbastanza strano che si debba ricorrere estemporaneamente all'istituto dell'interpellanza o dell'interrogazione per conoscere questi dati. Questo ci deve indurre ad una valutazione generale che riguarda la conduzione delle Commissioni e i rapporti tra Giunta e Commissioni. Credo che si debba porre attenzione anche a quei contenuti che non sono oggetto di provvedimenti legislativi e normativi, ma che tuttavia debbono essere sottoposti con una certa regolarità all'esame delle Commissioni e del Consiglio. Con queste osservazioni rinviamo le valutazioni di merito alla discussione che si terrà prossimamente.



PRESIDENTE

Le interrogazioni ed interpellanze sono così discusse.


Argomento:

Interpellanza dei Consiglieri Picco, Paganelli, Villa e Martini inerente al recupero dei beni culturali e al patrimonio edilizio regionale

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Esaminiamo il punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale".
Comunico che sono in congedo i Consiglieri Benzi, Bergoglio Cordaro Cernetti Bertozzi, Enrietti, Ferrari, Montefalchesi, Moretti, Reburdo Salerno, Sanlorenzo e Simonelli.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di N. 78: "Recupero sociale dei minorati fisici e psichici", presentato dal Consigliere Carazzoni in data 6 aprile 1981 N. 79: "Modifiche alla legge regionale 17/12/1979, n. 73 'Istituzione di due nuovi servizi a supporto delle Commissioni permanenti VI e VII del Consiglio regionale' presentato dalla Giunta regionale in data 8 aprile 1981 N. 80: "Integrazione agli arti. 26, 39 e 40 della legge regionale 16/1/1973 n. 4 'Iniziativa popolare e degli Enti locali e referendum abrogativo e consultivo', modificata con legge approvata dal Consiglio regionale in adunanza del 1 aprile 1981", presentato dalla Giunta regionale in data 9 aprile 1981 e già approvato in data 10 aprile 1981 N. 81: "Inquadramento del personale comandato ai sensi delle leggi 17/8/1974 n. 386, 29/6/1977 n. 349, 23/12/1978 n. 833 e del personale messo a disposizione ai sensi del D.P.R. 24/7/1977 n. 616", presentato dalla Giunta regionale in data 9 aprile 1981 N. 82: "Interventi per la prevenzione di pubbliche calamità, per l'organizzazione dei servizi di soccorso, per l'organica ricostruzione dei territori colpiti", presentato dai Consiglieri Ferro, Biazzi, Bontempi Bruciamacchie, Ferrari e Guasso in data 16 aprile 1981 N. 83: "Provvedimenti per favorire l'inserimento di handicappati in attività lavorative", presentato dal Consigliere Carazzoni in data 17 aprile 1981.
Le comunicazioni del Presidente sono così terminate.


Argomento: Questioni internazionali

Esame mozione D.C., P.L.I. e P.R.I. sull'Afghanistan (rinvio)


PRESIDENTE

Il punto quarto all'ordine del giorno reca: "Esame mozione D.C., P.L.I.
e P.R.I. sull'Afghanistan".
La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Sembra opportuno rinviare questo tema per inserirlo come primo punto nell'ordine del giorno del prossimo Consiglio. Il nostro Gruppo che ne è proponente, non è contrario al rinvio.



PRESIDENTE

Se non vi sono obiezioni il punto quarto all'ordine del giorno è rinviato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO


Argomento: Albo professionale agricolo

Esame deliberazione Giunta regionale n. 90-2067 concernente il "Regolamento di attuazione dell'Albo professionale degli imprenditori agricoli (leggi regionali 12/5/1975, n. 27, 23/1/1979, n. 4 e 16/5/1980, n. 44)"


PRESIDENTE

Passiamo al punto quinto all'ordine del giorno: Esame deliberazione Giunta regionale n. 90-2067 concernente il "Regolamento di attuazione dell'Albo professionale degli imprenditori agricoli (leggi regionali 12/5/1975, n. 27, 23/1/1979, n. 4 e 16/5/1980, n. 44".
La parola al relatore, Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio, relatore

La presente proposta di deliberazione trae origine dalla duplice esigenza di adeguare il Regolamento di attuazione dell'Albo professionale degli imprenditori agricoli, da un lato, alla legislazione successiva a quella istitutiva, e dall'altro alla già significativa esperienza di cui si sono fatte portavoce le organizzazioni professionali e le rappresentanze delle Commissioni provinciali per la tenuta dell'Albo.
Dell'ampia problematica interpretativa, di cui la materia è costellata l'Assessorato all'agricoltura ha ricavato una proposta di articolato su cui la III Commissione ha operato con l'intento di giungere alla maggior chiarezza possibile.
Tale risultato, oggi sottoposto alla valutazione del Consiglio, va indubbiamente correlato con la natura stessa dello strumento "Albo professionale" su cui si registrano opinioni discordi riflesse in non meno discordi comportamenti delle Regioni italiane.
Questo aspetto generale, invero presente anche nel dibattito del nostro Consiglio regionale al momento dell'approvazione della legge 27 del 1975 va registrato poiché è indispensabile apprezzare gli eventuali limiti e pregi di fondo da quelli strettamente regolamentari. Di questi ultimi si è occupata la Commissione, che ha incrociato nel corso delle numerose sedute dedicate all'argomento alcuni problemi di non semplice soluzione tra i quali merita sottolineare quelli relativi alle cosiddette "aziende zootecniche senza terra" e ai salariati agricoli. Circa le aziende agricole senza terra, si propone di adottare una soluzione che consenta di valutare il significato quali-quantitativo del fenomeno, una volta acquisiti quegli elementi di base di cui oggi non si dispone e che la richiesta di iscrizione può mettere in evidenza.
Raccolti questi elementi, il Consiglio sarà chiamato ad uno specifico esame per i relativi ed eventuali aspetti regolamentari.
Ai salariati agricoli dipendenti è stata riconosciuta la capacità professionale ai fini delle successive iscrizioni all'Albo degli imprenditori agricoli al momento del possesso a qualsiasi titolo di un'azienda, mentre per i salariati soci di cooperative agricole di produzione (che hanno la doppia figura di socio-coimprenditore e di dipendente) viene previsto l'inserimento nella sezione coltivatori diretti considerandoli imprenditori agricoli a titolo principale.
Giova infine cogliere l'occasione dell'esame dell'approvazione del presente Regolamento di attuazione dell'Albo professionale, che è finalizzato a favorire e ad uniformare il lavoro delle Commissioni preposte alla sua gestione, per sollecitare quelle Amministrazioni comunali che non hanno ancora provveduto a costituire le apposite Commissioni comunali nella convinzione che tale strumento è quello che più di ogni altro opera sulla base di una conoscenza diretta e, è il caso di dire, sul campo dei richiedenti l'iscrizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Il documento, superati i punti di divergenza emersi durante il lungo iter che ha dovuto seguire, è stato approvato all'unanimità.
Le divergenze erano sorte su un requisito aziendale. Per il momento la questione è stata rinviata e, quando saranno pervenute le domande degli interessati, sarà fatta una valutazione approfondita dei requisiti degli imprenditori agricoli e, in quel momento, il Consiglio regionale potrà dare un parere ed un assestamento definitivo all'Albo. Questo Regolamento non avrà una durata eccessivamente lunga, perché quanto prima saremo chiamati a ridiscutere questo problema anche in base all'esperienza che nel frattempo avremo acquisito.
Il parere del nostro Gruppo è favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio

Siamo sottoscrittori questo documento, approvato all'unanimità in sede di Commissione.
Nel corso delle discussioni era stato sollevato il problema del riconoscimento della qualifica degli allevatori. L'Assessore aveva portato i pareri espressi presso altre Regioni. L'argomento ci aveva messo in difficoltà, per cui decidemmo di rinviare pronunciamento, di accettare le domande e di riparlarne successivamente.
Il nostro Gruppo ha poi avuto qualche ripensamento ed ha elaborato un emendamento che non vuole avere carattere di opposizione a quanto è stato stabilito unanimemente dalla Commissione, ma che vuole avere carattere di prudenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Voteremo a favore dell'emendamento presentato dal Gruppo liberale.
Siamo indotti a questo atteggiamento da effettivi motivi di perplessità in ordine alla legittimità di questa deliberazione che potrebbe, se approvata in questo testo, venire a porsi in contrasto con l'ordinamento legislativo nazionale.
Riteniamo opportuno il richiamo all'art. 2135 del Codice Civile che definisce le qualifiche proprie dell'imprenditore agricolo. Riteniamo invece che sia indubbiamente una forzatura - ci si consenta di usare questo termine - l'avere inserito il disposto secondo il quale condizione per l'iscrizione all'Albo deve essere la produzione sui terreni propri di 1/4 del mangime per il proprio allevamento. Né ci pare che questa discriminante venga ad essere in tutto attenuata dalla norma successiva, che demanda dopo la presentazione di eventuali domande alle Commissioni provinciali l'esame finale al Consiglio regionale. A nostro avviso resta valido il principio che si stabilisce pur sempre una quasi espulsione secondo noi immeritata, dall'Albo di allevatori. Questo è un provvedimento che ci sembra ingiusto e discriminante. Per questo daremo voto favorevole all'emendamento del Gruppo liberale e, nel caso in cui lo stesso sia respinto, nella votazione finale sulla delibera ci asterremo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gastaldi.



GASTALDI Enrico

Il nostro Gruppo darà voto favorevole al Regolamento dell'Albo professionale agricolo. Anche se non è indispensabile l'esistenza dell'Albo per la concessione dei benefici di legge (vedi art. 11, primo comma), esso rappresenta un'utilità in quanto accorcia i tempi per la verifica del diritto dei richiedenti degli interventi promessi dalle leggi regionali agricole.
Delle questioni sorte e proposte dalle varie organizzazioni agricole quella dell'allevamento senza terra è stata salomonicamente risolta tramandando il problema.
E non poteva che essere così. I Regolamenti CEE, la difficile interpretazione del Codice Civile, le varie leggi e circolari ministeriali e nazionali, le sentenze del Consiglio di Stato, le sentenze date in materia nei vari tempi e nei vari casi dai Tribunali sono talmente discordanti da creare più confusione che certezza.
Le leggi regionali agricole 15 e 63 non affrontano il problema e definiscono l'imprenditore agricolo solo in funzione del tempo di lavoro e del reddito.
E' stato quindi giusto e necessario tramandare la soluzione del problema ad un altro documento specifico, che stabilisca dei criteri esatti di distinzione tra gli allevamenti con figura prevalentemente commerciale e quelli invece con figura agricola.
La questione poi dei salariati, che nella prima stesura del Regolamento aveva trovato soluzione nella collocazione in una sezione speciale, pare anche legislativamente, sufficientemente ed esattamente risolta con il riconoscimento ai salariati della capacità professionale e con l'iscrizione tra gli imprenditori di quei salariati che prestano non solo lavoro manuale, ma anche attività di gestione nelle cooperative agricole di produzione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris per la replica.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

L'orientamento positivo è pressoché generale quindi non riprendo le questioni di carattere generale che stanno alla base dell'Albo degli imprenditori agricoli.
Nel corso della rielaborazione del Regolamento si è proceduto all'istituzione dell'Albo degli imprenditori. Le domande presentate sono 120 mila, di cui 40 mila sono state esaminate positivamente.
Sono sorti alcuni problemi di interpretazione che per la maggior parte sono stati risolti, tranne quello relativo agli allevamenti senza terra. In merito ho rilasciato alcune dichiarazioni che ritengo di mantenere. E' stato detto agli allevatori senza terra che la Regione Piemonte non si sarebbe comportata in modo difforme dalle altre Regioni (anche se questa versione dell'Albo potrebbe lasciar pensare il contrario, ma non è così).
Ci sono orientamenti che cercano di garantire che la qualifica di imprenditore agricolo non venga data ad aziende come "Pollo Arena" o a ditte come quella che alleva polli a Trofarello.
Occorre un'iniziativa legislativa nazionale che stabilisca o meno l'annessione dell'agro-industria nel settore dell'agricoltura.
La nostra soluzione ci pare sufficientemente ampia in quanto raccoglie le domande e consente di analizzarle, di trovare la soluzione. La questione fondamentale è di carattere urbanistico e c'è una proposta di revisione della legge urbanistica, quindi il problema potrà essere risolto in quella sede. Sono in atto iniziative parlamentari, segno che il problema non è risolto dal punto di vista giuridico.
Si parla molto di riforma della politica comunitaria europea. Si paventa il continuo sviluppo nei Paesi comunitari dell'allevamento senza terra e lo si indica come uno di quei settori che hanno assorbito gran parte delle provvidenze agricole.
Quindi è un discorso aperto sia per quanto riguarda gli aspetti economici sia per quanto riguarda gli aspetti giuridici (che oltretutto non sono di competenza regionale).
La soluzione che proponiamo tiene aperto il problema, non danneggia nessuno e consente di arrivare o contemporaneamente con il Parlamento o ancor prima, ad una soluzione corretta ed equa.



PRESIDENTE

Prima di passare alla votazione della deliberazione vi do lettura dell'emendamento presentato dal Gruppo liberale: Il punto 2) della lettera b) dell'art. 2 è sostituito con il seguente: "2. Definizione di attività agricola.
Ai fini del riconoscimento della qualifica di imprenditore agricolo a titolo principale, si fa riferimento all'art. 2135 del Codice Civile, che recita: 'Imprenditore agricolo.
E' imprenditore agricolo chi esercita un'attività diretta alla coltivazione del fondo, alla silvicoltura, all'allevamento del bestiame e attività connesse.
Si reputano connesse le attività dirette alla trasformazione o all'alienazione dei prodotti agricoli, quando rientrano nell'esercizio normale dell'agricoltura' ".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 4 voti favorevoli e 33 contrari.
Passiamo ora alla votazione della deliberazione. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge regionale 12/5/1975, n. 27 dal titolo: 'Istituzione dell'Albo professionale degli, imprenditori agricoli' visto il Regolamento di applicazione della legge approvata dal Consiglio regionale (deliberazione n. 175 del 26/5/1977 e n. 285 del 26/1/1978) vista la legge regionale 23/1/1979, n. 4 dal titolo: 'Modificazioni alla legge regionale 12/5/1975 n. 27 Albo professionale degli imprenditori agricoli' vista la legge regionale 16/5/1980, n. 44 dal titolo: 'Modificazioni ed integrazioni alle leggi regionali 12/5/1975, n. 27 e 23/1/1979, n. 4 Albo professionale degli imprenditori agricoli' ritenuto necessario apportare le conseguenti modificazioni ed integrazioni al sopraccitato Regolamento per adeguarlo alle leggi regionali n. 4/79 e n. 44/80 visto l'art. 9 della legge regionale 27/75 il quale prevede che il Regolamento sia approvato con deliberazione del Consiglio regionale, su proposta della Giunta regionale; presa in esame la bozza di Regolamento che l'Assessorato all'agricoltura e foreste ha elaborato con il concorso delle Organizzazioni Professionali Agricole regionali, della Commissione regionale ricorsi, prevista dall'art. 6 della legge regionale 27/75 nonch dei Presidenti delle Commissioni provinciali per la tenuta dell'Albo professionale degli imprenditori agricoli prevista all'art. 3 della legge regionale 27/75 vista la deliberazione della Giunta regionale di proposta al Consiglio n. 90 del 18/11/1980 delibera l'adozione del Regolamento allegato alla presente deliberazione relativo all'applicazione della legge regionale 12/5/1975 n. 27 modificata ed integrata con leggi regionali 23/1/1979 n. 4 e 16/5/1980 n. 44.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 35 voti favorevoli e 2 astenuti.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Esame deliberazione Giunta regionale n. 61-4487 relativa a: "Legge regionale 29/6/1978 n. 38, integrata e modificata dalla legge regionale 20/12/1979 n. 79. Riconoscimento di calamità grave della bufera di vento abbattutasi nei Comuni di Frossasco, Piossasco, San Secondo di Pinerolo Usseaux, Piscina, Garzigliana e Cercenasco nei giorni 4 e 5 gennaio 1981"


PRESIDENTE

Il punto sesto all'ordine del giorno recita: Esame deliberazione Giunta regionale n. 61-4487 relativa a: "Legge regionale 29/6/1978 n. 38 integrata e modificata dalla legge regionale 20/12/1979 n. 79.
Riconoscimento di calamità grave della bufera di vento abbattutasi nei Comuni di Frossasco, Piossasco, San Secondo di Pinerolo , Usseaux, Piscina Garzigliana e Cercenasco nei giorni 4 e 5 gennaio 1981".
La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

La deliberazione, che si riferisce ai danni del 4 e 5 gennaio, ha avuto l'approvazione unanime in sede di Commissione, quindi, a nome del Gruppo D.C. dichiaro voto favorevole.
In ordine agli eventi calamitosi che si sono verificati con le piogge di venti giorni fa e che hanno provocato notevoli danni, sappiamo che la Giunta ha raccolto i dati utili ai fini dell'inclusione dei Comuni nelle aree che hanno subito forti calamità. Giungono notizie di opere pubbliche che hanno subito danni gravissimi, di strade che sono state parzialmente interrotte, di ponti che richiedono immediati interventi. A nostro avviso è opportuna una visione completa dei problemi esistenti e che la Giunta dia la garanzia di aver dato disposizioni al Genio Civile perché, d'accordo con le Amministrazioni comunali, si ripristini immediatamente la viabilità.
Oltre alla garanzia di pronto intervento è anche opportuno che la Giunta esprima il proprio parere in merito alle richieste da più parti avanzate di grave calamità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Mi spiace constatare che, nel momento in cui si discutono problemi che riguardano particolari settori, gli Assessori competenti sono assenti.
L'esperienza che la Regione Piemonte ha maturato in altre dolorosissime occasioni, ha mostrato la capacità dell'impianto regionale a far fronte immediatamente a queste necessità: Genio Civile, Comunità montane, Comuni e Consorzi di Comuni, Forestale, ma, per intervenire, l'Assessorato competente deve essere dotato di risorse finanziarie immediate e adeguate.
In altre occasioni abbiamo anche utilizzato l'arma dello "scoperto" quasi un gioco d'azzardo, che però di fronte a calamità eccezionali, a momenti drammatici, a Sindaci in difficoltà, è servito a rimuovere cause immediate e visibili, a seguito degli eventi alluvionali, e anche a garantire per il futuro attraverso il ripristino delle opere.
Nel momento in cui approviamo delle deliberazioni parziali dobbiamo fare un discorso generale.
Siamo per l'efficienza, ma l'efficienza ha bisogno di mezzi: attraverso la mobilitazione generale e intelligente delle Comunità montane, dei Comuni, dei Consorzi, delle Province, occorre raccordare le iniziative anche con una modificazione degli impegni da attuarsi in occasione dell'assestamento di bilancio perché l'Assessore Cerutti disponga dì consistenti somme che gli permettano di compiere quell'opera che in epoche precedenti fu compiuta da altre Amministrazioni.
Il governo regionale ha il compito specifico di essere momento di sintesi delle aspirazioni popolari e con l'attrezzatura, la capacità tecnica, la lunga esperienza che sono presenti all'interno della comunità può andare serenamente incontro a queste necessità.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore al pronto intervento

Chiedo scusa ai colleghi per la mia momentanea assenza, ma pensavo che non si sarebbe parlato dei danni dei mese di marzo.
Il censimento operato dai Geni Civili ha dato una dimensione dell'entità dei danni che si aggira attorno ai 3 miliardi.
Ringrazio il Consigliere Viglione per la disponibilità che come Capogruppo del Partito Socialista intende dare. L'avevo chiesta nell'ultima riunione della Giunta perché non mi sentivo di assumere impegni gravosi prima di conoscere l'entità dell'intervento dello Stato.
Leggo alcuni dati significativi. Per la provincia di Cuneo sono richiesti 2 miliardi e 200 milioni di pronto intervento per situazioni gravi, documentate e fotografate come risulta agli atti, più 2 miliardi per ripristinare definitivamente gli interventi prioritari. A queste cifre si aggiungono 7 miliardi e mezzo richiesti dalla Provincia di Cuneo per viabilità e competenze della Provincia stessa.
Per la provincia di Torino vengono richiesti un miliardo e 600 milioni di pronto intervento e altri 2 miliardi per la sistemazione definitiva del pronto intervento. Sono da aggiungere le richieste dell'Amministrazione provinciale nell'ordine di 6 miliardi.
Nelle province di Alessandria e di Novara l'entità dei danni è di 450 500 milioni; nella provincia di Vercelli di 650 milioni circa, salvo l'entità richiesta dall'Amministrazione provinciale non ancora giunta.
Nella provincia molti interventi per un ammontare di 4/5 miliardi sono di competenza del Magistrato del Po (interventi da attuarsi sui tratti classificati di terza categoria).
A fronte di queste cifre e delle incertezze sulla disponibilità finanziaria dopo i tagli che il Governo ha operato, ho impartito disposizioni in ordine a pronti interventi per circa 500/600 milioni riservandomi di conoscere la cifra esatta del taglio e la possibilità di intervento concreto della Regione. Mi auguro in settimana o entro 15 giorni di poter presentare al Consiglio regionale la documentazione degli interventi richiesti e delle coperture finanziarie. Forse in questo momento l'immagine della Regione non è troppo efficiente ma, data la situazione finanziaria preferisco in questi giorni far brutta figura nei confronti dell'opinione pubblica, per poter con l'intero Consiglio regionale valutare attentamente l'eventuale possibilità di variazione di bilancio e per avere coscienza reale dell'entità del danno e della prassi che ho imposto ai Geni Civili. Per esempio, dal Comprensorio di Pinerolo è giunta una richiesta di 7 miliardi di danni (ci sono Comuni che chiedono un miliardo e mezzo, altri 700/800 milioni). Si è dovuto fare un taglio netto valutando l'entità del pronto intervento e l'entità delle necessità pregresse.
La deliberazione in discussione oggi riguarda 4 o 5 Comuni che hanno presentato le richieste quando già era stata assunta la deliberazione di delimitazione delle zone di pubblica calamità. Di fronte alle esiguità delle cifre e ad aventi di questa natura ritengo che il Consiglio debba valutare i termini della legge 38 perché dei 3 miliardi di cui è dotato il fondo del pronto intervento un miliardo e mezzo dovrebbe andare al Pinerolese secondo la delimitazione dei danni assunta tempo fa.



PRESIDENTE

Procediamo con la votazione della deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale viste le leggi regionali 29/6/1978, n. 38 e 20/12/1979, n. 79 preso atto della proposta della Giunta regionale n. 61-4487 del 3/3/1981 di includere i territori dei Comuni di Frossasco, Piossasco, S.
Secondo di Pinerolo, Usseaux, Piscina, Garzigliana e Cercenasco tra quelli per i quali è stata dichiarata grave la bufera di vento dei giorni 4 e 5 gennaio 1981 sentita la competente Commissione consiliare delibera 1) è dichiarata grave la bufera di vento dei giorni 4 e 5 gennaio abbattutasi sui territori dei Comuni di Frossasco, Piossasco, S. Secondo di Pinerolo, Usseaux, Piscina, Garzigliana e Cercenasco.
2) Nell'ambito dei predetti territori si applicano le disposizioni dell'art. 9 della legge regionale 29/6/1978, n. 38, integrato dall'art. 5 della legge regionale 20/12/1979, n. 79.
La presente deliberazione viene dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62, e del penultimo comma dell'art. 17 della legge regionale 29/6/1978, n. 38, e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame deliberazione Giunta regionale n. 146-5214 relativa a: "Rideterminazione annuale dell'indennità di trasferta ai dipendenti regionali"


PRESIDENTE

Esaminiamo, infine, il punto settimo all'ordine del giorno: Esame deliberazione Giunta regionale n. 146-5214 relativa a: "Rideterminazione annuale dell'indennità di trasferta ai dipendenti regionali".
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto il primo comma dell'art. 10 della legge regionale 5/12/1978 n.
74, così come sostituito dall'articolo unico della legge regionale 5/12/1978 n. 75, che dispone che il Consiglio regionale con propria deliberazione ridetermini annualmente le misure dell'indennità di trasferta, in relazione all'indice rilevato per la maggiorazione dell'indennità integrativa speciale, e comunque in misura non superiore a quella stabilita con decreto del Ministro del Tesoro a nonna dell'art. 1 della legge 26/7/1978 n. 417 visto il decreto ministeriale 9/2/1981 che fissa nel limite del 10 l'aumento nella misura dell'indennità di trasferta e delle altre indennità ad essa connesse in particolare ai punti: a) eleva da L. 23.300 a L. 25.700 l'indennità di trasferta per le qualifiche a cui sono equiparabili i livelli regionali VIII - VII - VI e V da L. 17.000 a L. 18.700 l'indennità di trasferta per le qualifiche a cui sono equiparabili i livelli regionali IV - III - II b) eleva da L. 73 a L. 81 l'indennità per il trasporto di mobili e masserizie su percorsi serviti da ferrovia (art. 8, comma terzo, legge 26/7/1978 n. 417) c) eleva da L. 121 a L. 134 l'indennità per percorsi o frazioni di percorso non serviti da servizi di linea (art. 8, quinto comma, legge 26/7/1978 n. 417 e art. 5, quarto comma, D.P.R. 16/1/1978 n. 513) d) eleva da L. 182 a L. 201 l'indennità per percorsi effettuati a piedi (art. 8, quinto comma, legge 26/7/1978 n. 417 e art. 5, quarto comma D.P.R. 16/1/1978 n. 513) e) eleva da L. 182 a L. 201 l'indennità per il trasporto di mobili e masserizie su percorsi non serviti da ferrovia (art. 8, sesto comma, legge 26/7/1978 n. 417 e art. 5, quinto comma, D.P.R. 16/1/1978 n. 513).
Ritenuto di adeguare con decorrenza 1/1/1981 l'indennità di trasferta e delle altre indennità ad essa connesse nella misura stabilita dal decreto ministeriale citato il Consiglio regionale delibera di elevare così come previsto dalla legge regionale 5/12/1978 n. 75 con decorrenza 1/1/1981 l'indennità di trasferta per i livelli VIII - VII - VI e V da L. 23.300 a L. 25.700 e per i livelli IV - III - II da L. 17.000 a L. 18.700 in base all'indice fissato dal decreto ministeriale 9/2/1981.
Per quanto attiene alle altre indennità connesse allo svolgimento della trasferta o di trasferimento, di elevare: l'indennità per il trasporto di mobili e masserizie su percorsi serviti da ferrovia (art. 8, terzo comma, legge 26/7/1978 n. 417) da L. 73 a L. 81 l'indennità per percorsi o frazioni di percorso non serviti da servizi di linea (art. 8, quinto comma, legge 26/7/1978 n. 417 e art. 5 quarto comma, D.P.R. 16/1/1978 n. 513) da L. 121 a L. 134 l'indennità per percorsi effettuati a piedi (art. 8, quinto comma legge 26/7/1978 n. 417 e art. 5, quarto comma, D.P.R. 16/1/1978 n. 513) da L. 182 a L. 201 l'indennità per il trasporto di mobili e masserizie su percorsi non serviti da ferrovia (art. 8, sesto comma, legge 26/7/1978 n. 417 e art. 5 quinto comma, D.P.R. 16/1/1978 n. 513) da L. 182 a L. 201 così come stabilito dal decreto ministeriale 9/2/1981.
La Giunta regionale è delegata a provvedere con proprio atto alla determinazione dei maggiori costi derivanti, relativamente all'anno 1981 dall'applicazione della presente deliberazione, imputando la spesa conseguente al capitolo 300 del bilancio 1981.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.


Argomento:

Esame deliberazione Giunta regionale n. 146-5214 relativa a: "Rideterminazione annuale dell'indennità di trasferta ai dipendenti regionali"

Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Prima di concludere la seduta, pongo in votazione i processi verbali relativi alle sedute del 1, 9 e 10 aprile 1981. Non essendovi osservazioni si intendono approvati.
Il Consiglio è convocato per il giorno 30 aprile 1981.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,50)



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