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Dettaglio seduta n.54 del 09/04/81 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente l'assistenza dell'ex ONIG


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo con il punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze".
Discutiamo per prima l'interrogazione presentata dai Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente l'assistenza dell'ex ONIG.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Il terzo comma dell'art. 57 della legge 833, facendo salve le erogazioni delle prestazioni sanitarie specifiche, preventive, ortopediche e protesiche a favore degli invalidi di guerra, non fa cenno di quelle prestazioni di tipo socio-assistenziali previste dal disciolto ex ONIG.
Questo Assessorato ha provveduto a regolamentare con direttiva n. 9 del 16/3/1981 oltre che l'accesso ai diversi tipi di prestazioni sanitarie protesiche e specifiche anche le cure climatiche, termali e soggiorni terapeutici e l'erogazione del rimborso delle spese di viaggio per motivi sanitari e protesici.
Per quanto concerne invece gli altri tipi di assistenza, di tipo socio assistenziali non esplicitamente previsti dal terzo comma del citato art.
57, in un recente incontro avvenuto alla presenza del Ministro Aniasi, si è avuta da quest'ultimo l'assicurazione che dopo l'approvazione del piano sanitario nazionale, il Governo provvederà ad emanare un decreto per regolamentare la materia.
Pertanto, in attesa di tale provvedimento si sono garantite agli invalidi in oggetto tutte le prestazioni già erogate nel corso del 1980.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

La risposta dell'Assessore, precisa e puntuale, chiarisce come in questa materia si debba lavorare molto.
L'interpretazione della legge è diversa da Regione a Regione, quindi c'é l'aspettativa di una direttiva dal Ministro Aniasi che tenda ad uniformare i comportamenti delle Regioni sul caso specifico e sulla materia.
Nel prendere atto che con la direttiva n. 3 un passo avanti si è fatto auspichiamo che la Regione Piemonte si allinei in termini di interpretazione il più estensiva possibile, posto che altre Regioni si siano mosse in questo senso.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Carazzoni inerente il personale dell'ex UMA


PRESIDENTE

L'Assessore Testa è pregato di rispondere all'interrogazione del Consigliere Carazzoni inerente il personale dell'ex UMA.



TESTA Gianluigi, Assessore al personale

In riferimento all'interrogazione del 16 marzo u.s., comunico che la situazione di disagio lamentata è stata ampiamente superata in quanto la Giunta regionale ha approvato, nella seduta del 7 aprile u.s., il disegno di legge regionale che prevede l'immissione nei ruoli regionali del personale proveniente dal disciolto UMA e che riguarda non solo questo personale ma tutto quello trasferito da altri enti.
Tale disegno di legge, che scaturisce da un accordo nazionale fra Regione, ANCI e organizzazioni sindacali, ha soddisfatto le legittime aspettative del personale ex UMA, che lamentava, infatti, il ritardo della ruolizzazione, ritardo che, com'è noto, era dovuto alla mancanza di intesa nazionale considerata vincolante dal Governo e ripetutamente sollecitata dalla nostra Regione.
La piena soddisfazione del personale ex UMA è dimostrata dal fatto che in data 3 aprile u.s., a seguito dell'illustrazione del disegno di legge e quindi ancora prima della sua approvazione in Giunta, è stata revocata ogni forma di agitazione.
Inoltre l'Amministrazione regionale in data 1 aprile u.s. ha avuto un incontro con una rappresentanza del personale stesso per una valutazione complessiva dei problemi aperti e conclusosi con piena soddisfazione di entrambe le parti e con la soluzione dei problemi medesimi.
Si ritiene, pertanto, superata la presente interrogazione essendo venuti meno i motivi che l'hanno ispirata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Devo prendere atto e rallegrarmi per la felice conclusione di questa vertenza.
Il disegno di legge regionale è stato approvato recentissimamente.
Ringrazio l'Assessore per la soddisfacente risposta.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interpellanza del Consigliere Viglione inerente l'Ospedale di Rivoli


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza del Consigliere Viglione inerente l'Ospedale di Rivoli.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

A questa interpellanza si è risposto nel corso della precedente riunione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Ringrazio l'Assessore che in precedenza ha risposto alla mia interpellanza.
Tuttavia sarebbe opportuno spendere alcune parole per quanto riguarda l'Ospedale di Rivoli.
Mi è parso di cogliere nelle parole dell'Assessore che per l'Ospedale di Rivoli ci fossero i finanziamenti per portarlo a ultimazione nei prossimi cinque anni con un progetto che prevede l'ultimazione graduale delle opere. Vorrei che l'Assessore confermasse queste dichiarazioni.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Non ho motivo per modificare le informazioni date nel corso della precedente riunione. Avevo riferito al Consiglio che è in corso una verifica di tutte quelle opere i cui lavori hanno comportato notevoli oneri a carico del Fondo sanitario nazionale.
Entro un paio di mesi ritengo possa essere prospettata al Consiglio un'ipotesi di utilizzo delle previste risorse e degli investimenti con il Fondo sanitario nazionale nel triennio. Si tratterà di verificare insieme le scelte prioritarie. Tra queste non ho dubbio di annoverare l'Ospedale di Rivoli.



VIGLIONE Aldo

Ringrazio l'Assessore Bajardi che è tempestivo in ogni momento della vita del Consiglio regionale.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando e Penasso inerente le discariche dei fanghi industriali a Poirino


PRESIDENTE

Circa l'interrogazione dei Consiglieri Chiabrando e Penasso inerente le discariche dei fanghi industriali a Poirino do la parola all'Assessore Salerno.



SALERNO Gabriele, Assessore alla tutela ambientale

Comunico ai due interroganti di aver loro risposto per iscritto.



PRESIDENTE

Le interrogazioni ed interpellanze sono così discusse.


Argomento:

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando e Penasso inerente le discariche dei fanghi industriali a Poirino

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale".
Comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Ferrari, Paganelli e Simonelli.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 74: "Stemma, gonfalone e marchio della Regione Piemonte" presentato dai Consiglieri Marchini e Viglione in data 31 marzo 1981 N. 75: "Esercizio delle funzioni medico legali del servizio sanitario regionale", presentato dalla Giunta regionale in data 1 aprile 1981 N. 76: "Riordino delle funzioni in materia di igiene e sanità pubblica, di vigilanza sulle farmacie, polizia e servizi veterinari" presentato dalla Giunta regionale in data 1 aprile 1981 N. 77: "Disciplina degli organi collegiali sanitari", presentato dalla Giunta regionale in data 1 aprile 1981.


Argomento:

c) Deliberazioni assunte dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Rendo note le deliberazioni assunte dalla Giunta regionale nelle sedute del 17, 23 e 29 marzo 1981 in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6 novembre 1978, n. 65.
Seduta del 17 marzo 1981 2 - Lavori di ristrutturazione di Palazzo Lascaris in Torino.
Progettazione delle verifiche strutturali. Liquidazione del saldo prestazioni professionali alla progettista prof, arch. Mariella De Cristofaro. Importo L. 13.349.002 IVA compresa (Cap. 1000/79).
Presidente 84 - Liquidazione in via di sanatoria di compensi e spese varie relativamente all'attività svolta dai consulenti sigg. Rolando Angeletti Lamberto Briziarelli, Paolo, Verde, Vincenzo Bentivegna, Carlo Campagna Giuseppe Salerno, Gian Carlo Vanini e Mario Corrado, componenti del gruppo di lavoro per la redazione del piano socio-sanitario regionale, nei mesi di settembre e ottobre 1980 - Spesa complessiva di L. 15.614.423 - Cap. 10677 bilancio 1981.
Bajardi Sante 85 - Impegno di spesa di L. 138.540.000 sul cap. 10677 del bilancio 1981 per il conferimento di consulenza ed incarichi ad un gruppo di esperti per lo svolgimento di attività di attuazione della legge 833/78, di cui alla deliberazione della Giunta regionale 25/11/1980 n. 51-2211.
Bajardi Sante 97 - Realizzazione di un sistema informativo presso l'Assessorato agricoltura e foreste. Approvazione programma 1981 - Impegno di L.
500.000,000 sul cap. 2630 dell'anno 1981.
Ferraris Bruno 156 - Liquidazione parcella al dr, arch. Cesare Volpiano relativa alla progettazione e direzione dei lavori di risistemazione e di arredamento di uffici siti nell'immobile di Piazza Castello n. 165 - Torino - Spesa di L.
7.187.500 oneri fiscali compresi, di cui L. 2.300.000 già impegnate con D.G.R. 67-508 del 4/9/1980 e L. 4.887.500 da imputarsi al cap. 1000/81.
Testa Gianluigi 172 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il Tar Piemonte ed affidamento incarico legale. Ricorrente: Berruti dott. Paolo avverso provvedimento del Medico Provinciale di Torino concernente l'autorizzazione all'apertura della Casa di Cura "La Quiete" a condizione che la Direzione sanitaria fosse affidata al dott. Santoro anziché al ricorrente. Spesa L.
300.000 (Cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 173 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il TAR ed affidamento incarico legale. Ricorrente: Guidobono Cavalchini Garofoli Luisa, ed altri avverso D.P.G.R. n. 472 del 411011972 concernente l'occupazione di urgenza di aree di proprietà dei ricorrenti site in Comune di Collegno - Spesa L. 300.000 (Cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 174 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il TAR ed affidamento incarico legale. Ricorrente: Guidobono Cavalchini Garofoli Luisa ed altri avverso D.P.G.R. n. 388 del 17/8/1972 concernente la fissazione dell'indennità d'espropriazione - Spesa L. 300.000 (Cap.
1080/81).
Testa Gianluigi 175 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il TAR ed affidamento incarico legale. Ricorrente: Palazzi dott. Enrico avverso D.P.G.R. n. 1337 del 21/2/1980 concernente l'approvazione del progetto dei lavori per l'ampliamento del cimitero del Comune di Pino Torinese - Spesa L. 300.000 sul cap. 1080/81.
Testa Gianluigi 176 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il Tar Piemonte ed affidamento incarico legale. Ricorrente: Veglia dott. Mario avverso la deliberazione della Giunta regionale n. 5 del 3112/1980 concernente l'esclusione del presidio sanitario di cui il ricorrente è titolare, dal rapporto di convenzionamento esterno di cui al D. P. R. 1 61511 980 - Spesa L. 300.000 (Cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 178 - Affidamento incarico legale per consulenza, all'avv. Marco Casavecchia in materia di contratti d'affitto - Spesa L. 238.300 (Cap.
1080/81).
Testa Gianluigi 179 - Liquidazione onorario all'avv. Marco Casavecchia a seguito di consulenza legale e di assistenza in giudizio avanti il Tar nella causa Alessandro Rebuffo (L. 75.445 cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 180 - Liquidazione onorario all'avv. Marco Casavecchia a seguito di consulenza legale e di assistenza in giudizio avanti il Tar nella causa Cenacchi (L. 421.160 cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 181 - Liquidazione all'avv. Marco Casavecchia a seguito di consulenza legale e di assistenza in giudizio avanti, il Tar nella causa Cristiglio (L. 711.425 cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 182 - Liquidazione onorario all'avv. Marco Casavecchia a seguito di consulenza legale e di assistenza in giudizio avanti il Tar nella causa Padovan (L. 1.012.050 cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 183 - Liquidazione onorario agli avvocati V. Scalvini e C. Borio a seguito di consulenza legale e di assistenza in giudizio avanti il TAR nella causa V. Perino (L. 691.790 cap. 1080/81).
Testa Gianluigi



PRESIDENTE

Seduta del 23 marzo 1981 36 - Straordinaria riqualificazione infermieri generici e psichiatrici.
Corsi di preparazione all'esame colloquio di cui all'art. 1 della legge 3/6/1980 n. 243. Nomina insegnanti. Spesa L. 120.000.000. Cap. 10720 (43317). Anno finanziario 1979.
Ferrero Giovanni 37 - Corsi di riqualificazione a favore dei lavoratori ex Reximi di Rivoli (Cascine Vica). Spesa L. 72.000.000 (capitoli vari bilancio 1981).
Ferrero Giovanni 38 - Progetto di riqualificazione e aggiornamento per docenti tecnici del settore automazione industriale. Convenzione con la Soc. Siempi. Spesa L. 8.280.000 (Cap. 11540/81).
Ferrero Giovanni 48 - Formazione professionale. Legge 285/77. Assunzione di impegno di spesa anno 1981 relativo al corso n. 13, anno 1979/81, per giovani assunti mediante contratto di formazione-lavoro. L. 2.500.000 (cap. 11610/81).
Ferrero Giovanni 55 - Promozione di attività culturali presso musei e mostre.
Approvazione di convenzione con Cooperativa Esedra s.r.l. - Corso Turati 11/C - Torino.
Ferrero Giovanni 56 - Promozione di visite guidate presso musei e mostre. Impegno di spesa L. 59.507.000 IVA compresa. Cap. 11755/81.
Ferrero Giovanni 105 - Opere di consolidamento e rifacimento del solaio sottotetto del "Castello di Revigliasco". Interventi di somma urgenza per l'esistenza di pericolo imminente. Affidamento, a trattativa privata, all'Impresa Ing.
Zoppoli e Pulcher S.p.A. Spesa di L. 444.245.910 oneri fiscali compresi (cap. 1000/81).
Testa Gianluigi 106 - Liquidazione fattura della Prodim s.r.l, per prestazioni professionali specialistiche relative al recupero ed al restauro delle ex "Caserme Bricherasio" site in Pinerolo. Spesa di L. 5.130.000 oneri fiscali compresi (cap. 1000/81).
Testa Gianluigi 109 - Liquidazione di onorari all'avv. Paolo Frau a seguito di assistenza giuridica e rappresentanza dallo stesso prestata in ricorso avanti all'Autorità Giudiziaria ordinaria del Piemonte. Spesa di L. 308.390 oneri fiscali compresi. Cap. 1080/81.
Testa Gianluigi 110 - Liquidazione di onorari agli avvocati Giuseppe e Vittorio Giordanengo a seguito di assistenza giuridica e rappresentanza dagli stessi prestata in ricorsi avanti all'Autorità Giudiziaria Ordinaria del Piemonte.
Spesa di L. 526.500 oneri fiscali compresi (cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 111 - Liquidazione onorari all'avvocato G. Scalvini a seguito di consulenza legale e di assistenza in giudizio avanti il Tar nella causa Gubetta. Spesa L. 520.630 (cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 112 - Liquidazione onorario all'avvocato G. Scalvini a seguito di consulenza legale e di assistenza in giudizio avanti il TAR nella causa Pizzimbone. Spesa L. 497.440 (cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 113 - Liquidazione onorario all'avvocato G. Sertorio a seguito di consulenza legale e di assistenza in giudizio avanti il Tar nella causa Franciscono. Spesa L. 1.138.060 (cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 114 - Rettifica delle deliberazioni della Giunta regionale n. 163 dell'11/3/1980 e n. 105 e 106 del 18/3/1980 di autorizzazione a resistere in giudizio e di affidamento incarico legale all'avv. Alberto Romano.
Testa Gianluigi 115 - Autorizzazione alla costituzione in giudizio avanti la Corte costituzionale nel giudizio di legittimità costituzionale sollevato dal TAR Piemonte con ordinanza n. 109/81 (pronunciata sul ricorso proposto da Barberi Vittoria ed Antonietta) ed affidamento incarico legale. Spesa L.
500.000 (cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 116 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il TAR piemontese ed affidamento incarico legale. Ricorrente: Fiocco Mario avverso Regione Piemonte e S.p.A. Fiat Auto concernente annullamento dell'atto emesso dal Collegio Medico Provinciale in data 16/10/1980 nel procedimento ex art. 20 legge 2/4/1968 n. 482.
Testa Gianluigi 146 - Rideterminazione annuale dell'indennità di trasferta ai dipendenti regionali. Proposta di deliberazione al Consiglio regionale.
Testa Gianluigi 160 - Deliberazione G.R. n. 159-3091 del 22/12/1980, consulenza tecnico programmatica per la predisposizione di piani per settore del commercio e dell'artigianato ai dr. Antonio Naretto e, Giovanni Presbitero.
Provvedimenti. Cap. 2250 Esercizio 1981.
Testa Gianluigi 122 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il Tar piemontese ed affidamento incarico legale. Ricorrente: dottori Pistone Francesco e Fracica Salvatore avverso la deliberazione della Giunta regionale piemontese n. 5/2546 del 3/12/1980 concernente i rapporti convenzionali con i soggetti mutualistici. Spesa L. 300.000 (cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 123 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il TAR piemontese ed affidamento incarico legale. Ricorrente: Mariano Aldo avverso la deliberazione della Giunta regionale n. 166 del 29/8/1979 concernente l'approvazione del P.E.E.P. del Comune di Arquata Scrivia. Spesa L. 300.000 (cap. 1080181).
Testa Gianluigi 124 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il TAR piemontese ed affidamento incarico legale. Ricorrente: S.p.A. Società Autoporto Torino S. Didero avverso la deliberazione della Giunta regionale n. 91 del 20/9/1979 concernente l'approvazione del Piano Regolatore Generale del Comune di S. Didero. Spesa L. 300.000 sul cap. 1080/81.
Testa Gianluigi 125 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il TAR piemontese ed affidamento incarico legale. Ricorrente: s.r.l. Immobiliare Week End avverso la deliberazione della Giunta regionale del 22/12/1980 concernente l'annullamento della concessione edilizia n. 84/77 rilasciata dal Comune di Monastero di Lanzo - Spesa L. 300.000 (cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 126 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il TAR piemontese ed affidamento incarico legale. Ricorrente: Pozzo li Onorino avverso D.P.G.R. n. 9083 del 31/10/1979 concernente la dichiarazione di pubblica utilità della costruzione di una teleferica per il trasporto di merci in Comune di Piedimolera. Spesa L. 300.000 (cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 127 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il Tar piemontese ed affidamento incarico legale. Ricorrente: De Matteo Pacifico Giovanni avverso D.P.G.R. n. 6862 del 2/8/1979 concernente l'autorizzazione all'occupazione d'urgenza degli immobili necessari per gli studi della diga sul torrente Srona di Guardabosone. Spesa L. 300.000 (cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 128 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il Consiglio di Stato ed affidamento incarico legale. Ricorrente: Franciscono geom.
Giuseppe avverso sentenza TAR piemontese 13/1/1981 n. 81 concernente il piano di accorpamento e riordino fondiario dei terreni interessati dall'invaso del torrente Ostola. Spesa L. 500.000 (cap. 1080/81).
Testa Gianluigi 129 - Autorizzazione a resistere in giudizio avanti il TAR piemontese ed affidamento incarico legale. Ricorrente: Torriani Carlo avverso decreto del Presidente della Giunta regionale della Regione Piemonte del 9/12/1980 concernente la mancata autorizzazione al ripristino di una serie di recinzioni in territorio del Comune di Cameri e di imporre il ripristino dell'area che dovrà essere realizzato alle condizioni che saranno dettate dal Consorzio Parco Naturale Valle del Ticino. Spesa L. 300.000 (cap.
1080/81).
Testa Gianluigi



PRESIDENTE

Seduta del 29 marzo 1981 162 - Affidamento incarico alla S.r.l. "Futura" - Via Amadei, 15 Milano, sul tema: "Intervento organizzativo degli uffici regionali di ragioneria incaricati dell'attuazione di impegni, liquidazioni ed ordinativi di pagamento". Spesa presunta L. 11.909.745. Cap. 2250 del bilancio 1981.
Testa Gianluigi 163 - Affidamento al sig. G.F. Ziccaro incarico per l'attuazione del progetto formativo nel settore tessile e meccano-tessile presso il Centro di Formazione Professionale regionale di Biella - Spesa L. 18.400.000 (cap.
2250/81).
Ferrero Giovanni Le comunicazioni del Presidente sono così terminate.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Dibattito sui problemi dell'agricoltura


PRESIDENTE

Passiamo quindi al punto quarto all'ordine del giorno: "Dibattito sui problemi dell'agricoltura".
La parola al Presidente della Giunta regionale, Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

La Giunta ha chiesto di inserire all'or dine del giorno il dibattito sull'agricoltura per la sua rilevanza nell'economia del Piemonte.
Vogliamo dare a questo dibattito il significato del rilancio dell'agricoltura del Piemonte nel contesto dell'economia nazionale. In questo senso, a conclusione del dibattito, proporremo una conferenza nazionale da tenersi di concerto con le altre Regioni italiane in Piemonte.
Ricordo al Consiglio che in questi giorni abbiamo ricevuto le rappresentanze dei coltivatori e abbiamo avuto incontri con i rappresentanti della Comunità Economica Europea.
Non entro nel tema specifico che stiamo per trattare e lascio la parola all'Assessore Ferraris. Mi riservo eventualmente di replicare sull'argomento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore all'agricoltura e foreste, Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel corso di quest'ultimo quadriennio l'agricoltura italiana e quella piemontese in particolare hanno registrato un consistente aumento della produzione lorda vendibile e un incremento dei redditi agricoli. Sono risultati attribuiti non solo al rialzo dei prezzi dei prodotti agricoli che si è verificato sin dal 1979 ma anche ad un processo di ammodernamento strutturale che ha come protagonisti principali i produttori agricoli singoli ed associati.
Non ripeterò i molti dati che più di una volta abbiamo dibattuto e discusso sul credito per il miglioramento, sugli investimenti, sui risultati della produzione lorda vendibile che, del resto, è possibile ritrovare nei documenti che abbiamo distribuito per la discussione sul bilancio e per questa occasione.
Nel corso del 1980 si sono: aggravati i sintomi negativi che erano emersi verso la fine della campagna agraria del 1979 con la crisi del grana padano, del parmigiano reggiano e con le prime difficoltà nel settore vitivinicolo.
La crisi del grana padano e del parmigiano reggiano ha provocato ripercussioni al settore zootecnico e lattiero-caseario, appesantendo il mercato del latte alla stalla e comprimendo i prezzi del bestiame da macello. Nel settore vitivinicolo si è verificata una vera e propria caduta dei prezzi e delle vendite del vino (il 30/35% del vino era invenduto nelle cantine). Di qui le attuali drammatiche difficoltà dei viticoltori singoli ed associati nonostante tutti gli sforzi compiuti dalla Regione per alleggerirne e sostenerne il mercato.
Difficoltà meno gravi, ma pur sempre preoccupanti, hanno colpito i comparti produttivi dell'ortofrutta e preoccupazioni e difficoltà sovrastano l'intera zootecnia.
Ricordo che, nel corso del 1980, a fronte di un contenuto aumento dei prezzi del latte alla stalla e alla flessione dei prezzi del vino, si è avuto invece un aumento generalizzato di tutti i costi di produzione e soprattutto del costo del denaro.
il mancato equilibrio fra costi e ricavi, anzi, la paurosa divaricazione della forbice fra costi-ricavi, fra i costi sui quali si scarica interamente l'inflazione e i ricavi che sono rimasti bassi o che sono lievitati in modo inadeguato, sta producendo effetti destabilizzanti sulla gestione delle aziende agricole.
Tale situazione si sta facendo drammatica per le produzioni più esposte alle frodi o momentaneamente eccedenti sui mercati, come quella del vino in generale per le zone collinari e montane dove sono più marcate e diffuse le carenze strutturali e ove si hanno costi di produzioni mediamente più elevati.
Nella situazione attuale, di fronte alla restituzione del credito sia d'esercizio che di miglioramento e di fronte al forte aumento registrato nei prezzi dei beni di investimento ( + 21%) e alla contrazione dei redditi, sorgono forti preoccupazioni sulla possibilità di mantenere l'elevato trend di sviluppo che si era verificato nel corso degli ultimi anni nel Paese e specialmente in Piemonte.
Nel bilancio avevamo dato gli indici somatici di questo particolare intenso sviluppo degli investimenti in Piemonte, segno del processo di ammodernamento.
Tuttavia la domanda di investimenti soprattutto nelle Regioni del nord ed in particolare in Piemonte, continua a mantenersi assai alta. Ci troviamo infatti di fronte ad una richiesta al 31 dicembre 1980 per il solo Piemonte che supera i 500 miliardi fra investimenti agrari e fondiari.
Questa domanda pone grossi problemi non soltanto per l'inadeguatezza delle risorse regionali, ma per quanto riguarda la rarefazione del credito e le difficoltà che le banche incontrano nelle operazioni di provvista del denaro da prestare o da mutuare, difficoltà che per il credito di esercizio sono collegate alla stretta creditizia e per il credito di miglioramento fondiario alla crisi del mercato finanziario, alla difficoltà di collocare le obbligazioni.
Conosciamo la drammatica situazione in cui si è venuto a trovare il maggiore Istituto operante nel settore del credito agrario del Piemonte (30 miliardi di mutui deliberati e stipulati, 30 miliardi di mutui da stipulare e circa 50 miliardi di mutui in istruttoria).
Se queste difficoltà non saranno rimosse avremo una caduta degli investimenti in agricoltura che, come sappiamo, non ha ancora risolto tutti i suoi problemi strutturali, e a questa seguirebbe quella delle produzioni e dei redditi agricoli con gravissime conseguenze nell'economia nazionale e sul piano sociale.
Non si dimentichi che l'agricoltura concorre soltanto per l'8% alla formazione del prodotto lordo e che le attività ad essa collegate (industrie di produzione dei beni di servizi dell'agricoltura, macchine agricole, industrie sementiere, dei concimi e dei mangimi) concorrono per il 35%.
Se queste difficoltà non saranno rimosse, si accentuerà ulteriormente il deficit agro-alimentare che nel 1980 ha già superato i 6.500 miliardi e si aggraveranno gli squilibri sociali e la compromissione dell'assetto territoriale e certamente i livelli di occupazione.
Avremo u n ulteriore degradamento dell'economia agricola con conseguenze fatali soprattutto nelle zone collinari e montane, che nessuna politica assistenziale, per quanto dispendiosa, sarebbe più in grado di salvare. Va peraltro rilevato che il deficit agricolo alimentare non è dovuto semplicemente a circostanze di carattere congiunturale e monetario ma soprattutto a cause riferibili al regime fondiario e ai problemi generali in ordine alla migliore utilizzazione dei terreni agricoli e all'ammodernamento strutturale a cominciare dai grandi problemi dell'irrigazione, a quello delle strutture di allevamento, della tra s formazione, raccolta e conservazione della produzione agricola, alla ricerca e alla sperimentazione che deve essere collegata alla divulgazione e all'assistenza tecnica per concorrere alla riduzione dei costi di produzione.
Ecco allora l'esigenza di una politica organica a livello comunitario nazionale e regionale.
Le linee di tale politica erano già state tratteggiate nella proposta del piano agricolo alimentare nazionale.
Le Stesse forze politiche avevano richiesto in quel tempo una profonda revisione della politica comunitaria. Purtroppo sono trascorsi tre anni e del piano agricolo alimentare si è persa ogni traccia. La sola testimonianza di quell'impegno resta affidata alla legge 984 del 1977 meglio nota come legge Quadrifoglio, che anche se è una legge fortemente innovativa ed importante rispetto al piano, che aveva l'ambizione di portare al 90% il tasso d i approvvigionamento alimentare del Paese, di assicurare un quadro di certezze per i produttori agricoli sulla base di ben individuati obiettivi di produzione attraverso la programmazione e che aveva l'ambizione di orientare i consumi attraverso un'appropriata azione di educazione alimentare e di affrontare in forma organica il problema dell'import ed export agricolo, di fronte a questi obiettivi, è pochissima per non dire miserissima cosa, indipendentemente dal modo in cui ha potuto essere applicata.
E' certo che la realizzazione di un simile disegno presupponeva e postulava però la rinegoziazione della politica agricola comunitaria e nello stesso tempo, poteva rappresentare un punto di forza da parte italiana per ottenere la riapertura di quel negoziato che, comunque, si è imposta e si impone per la crisi di identità e per l'esplosione delle contraddizioni che sono nate all'interno della comunità sia per la crisi finanziaria, sia per la crisi di risorse.
Ma la riapertura del negoziato si impone anche perché è in atto l'allargamento della comunità nei confronti della Spagna, della Grecia e del Portogallo. La trattativa è stata imposta dal movimento sviluppatosi nelle campagne, e ne abbiamo avuto testimonianza anche nella nostra Regione dalle grandi organizzazioni dei coltivatori che hanno compreso che il problema non poteva più essere soltanto quello del regime e del livello dei prezzi. L'elemento scatenante sono state le proposte inadeguate ed inaccettabili per il nostro Paese e per altri Paesi. Le maggiori organizzazioni professionali dell'agricoltura hanno posto con forza nella piattaforma uno, di quei punti che erano il cardine della mozione approvata dal Parlamento italiano .nel 1977 che è stata sottoscritta da tutte le forze politiche dell'arco costituzionale.
Il problema, quindi, è nella ridefinizione della politica comunitaria e non tanto nella modifica dei suoi presupposti o dei principi e dei punti individuati nel Trattato di Roma, quanto nella definizione di politiche, di strumenti atti a realizzare quegli obiettivi. I fatti di questi anni hanno dimostrato che si è andati nella direzione opposta: non c'è stata la cosiddetta solidarietà finanziaria, o per quanto c'è stata, ha gravato sui Paesi più deboli e i benefici sono andati a favore dei Paesi più forti, le agricolture forti sono diventate più forti e quelle deboli sono rimaste più deboli.
L'incontro a Bruxelles è stato utile ed importante perché ha consentito di scambiare le nostre posizioni con un autorevole membro responsabile del riequilibrio regionale dei Paesi della Comunità.
La prima fase della trattativa si è conclusa. Ognuno è in grado di esprimere il suo giudizio.
Credo che il giudizio più equilibrato possa essere quello del Ministro dell'Agricoltura Bartolomei: "poteva andare peggio." Credo che le elezioni francesi hanno consentito di raggiungere un compromesso per quanto riguarda i prezzi. Però, com'era ben precisato nell'ordine del giorno delle Regioni, nei documenti delle maggiori organizzazioni professionali, nelle linee del Governo e del Ministro Bartolomei, si prevedeva la riapertura del negoziato. Questo negoziato si aprirà nel mese di maggio.
Di qui la proposta del Presidente, che io riformulo a nome della Giunta, e cioè di utilizzare questo periodo per mettere a punto un'iniziativa che veda riuniti i rappresentanti delle Regioni, delle organizzazioni professionali, i presentatori delle tre più significative proposte di modifica della politica comunitaria, l'eurosocialista Pisanì l'on. Vitali Barbarella e l'on. Diana.
La Regione Piemonte, che ha dibattuto in questa sede con i parlamentari europei il problema dell'auto, che si è rapportata con il Parlamento europeo, credo possa e debba assumere un'iniziativa di questo genere. Il Piemonte da tempo ha consumato tutte le risorse della legge 153 in attuazione delle direttive CEE, anzi, ha predisposto una seconda le e in attesa che le direttive siano rifinanziate. Alcune piccole proposte elaborate dalla Giunta hanno avuto successo a Bruxelles (per esempio, la riforma delle strutture che si doveva discutere in Consiglio, dietro richiesta del compianto ex Presidente del Consiglio e della Giunta, avv.
Oberto, e che, nonostante avessimo preparato tutto il materiale, non si trovò il tempo per discutere) e sono state accolte al 70/80%.
Prima di affrontare i problemi sollevati dalle mozioni sul problema del latte, del vino, della forestazione, ritengo di dover sottolineare, anche se sarò, noioso, il problema principale per il quale occorrono iniziative e provvedimenti immediati: il problema del credito che supera tutti gli altri sia pure gravi.
Pur conoscendo le ragioni che hanno determinato la stretta e pur sapendo che le possibilità non sono molte, credo che si debbano avviare tutte le iniziative possibili nei confronti del Ministero del Tesoro e delle autorità monetarie per ottenere un alleggerimento dell'attuale stretta e la modifica dei meccanismi di provvista del credito. Si tratta di assicurare all'agricoltura quella quota di credito pari al suo apporto alla formazione del prodotto interno lordo (8/10% contro il 2,50% attiene sulla crescita dei depositi).
La seconda linea è quella di chiedere agli istituti di credito del Piemonte e alle Casse di Risparmio (che raccolgono in misura preponderante i risparmi dal mondo agricolo e rurale) che compiano qualche sacrificio e vadano oltre l'obbligo di legge.
L'altra linea è di indurre gli istituti di credito a ricorrere a prestiti presso la BEI o a prestiti da parte del Consiglio d'Europa attraverso la Banca di Parigi. Con uno di questi istituti l'Assessorato ha avviato una pratica, che va felicemente a conclusione, per 56 miliardi al tasso agevolato del 13%, che può essere fruito senza ulteriore agevolazione da parte della Regione.
Naturalmente, gli istituti portano a termine questa pratica nella misura in cui esiste la garanzia statale sul cambio, quindi occorrerà un intervento presso il Tesoro e il Ministero degli Esteri.
Da parte nostra occorrono scelte rigorose che possano contribuire al raffreddamento dell'inflazione: concentrazione quindi delle risorse sugli investimenti produttivi capaci di produrre beni, ricchezza, maggiore esportazione e risparmio energetico. Per esempio, tutte le domande sulle leggi 63 e 33 per il recupero del biogas, dovranno essere valutate ed avviate a realizzazione. La prossima riunione che sarà dedicata ai problemi dell'emergenza, sarà occasione opportuna per discutere su questo tema.
Sono prioritarie le opere di irrigazione (e cito la questione del Moiola e le opere del Tanaro, la questione del Molare), le strutture produttive alla produzione e alla trasformazione, le stalle sociali che rispondono ai criteri stabiliti. Si stanno smantellando le stalle in altre Regioni, ma in Piemonte questo ancora non è avvenuto, segno forse del carattere tipico dei piemontesi che sono più di altri attaccati alla propria attività.
Occorre ulteriormente sviluppare tutto ciò che ha attinenza alla trasformazione e alla commercializzazione della produzione. Abbiamo fatto larghi ponti ed abbiamo dato un quadro di riferimento all'industria privata, all'agro-industria perché si impegni in questo settore. Purtroppo in Piemonte non si può dire di avere un grande impegno da parte dell'imprenditoria privata nel settore della trasformazione. Quindi dobbiamo incentivare la verticalizzazione della produzione agricola e quindi la cooperazione di primo, secondo e terzo grado per la trasformazione e la commercializzazione della produzione agricola.
Emergono gli impegni delle organizzazioni professionali e della cooperazione e le responsabilità della Giunta e dell'Assessorato, il ruolo dell'ESAP.
Le nostre risorse possono inoltre essere concentrate per lo sviluppo l'esaltazione, la ricerca, la sperimentazione che è strettamente collegata ad un'azione di divulgazione e di assistenza tecnica.
Vi sono infine i problemi della valorizzazione e della tutela della produzione agricola, dalle frodi, alle sofisticazioni. La Giunta sta varando nel campo dell'alimentazione, dell'educazione alimentare e della promozione, alcune iniziative. Sono in atto impegni che coinvolgono le Camere di Commercio, gli Assessorati interessati, l'Unione Industriale Enti che hanno partecipato alla definizione delle linee, non in concorrenza o in contrasto con le strutture dello Stato, ma in accordo con esse.
L'ordine del giorno dei liberali dà un giudizio sbrigativo al programma della Giunta. Vorrei Ricordare che nell'aggiornamento del piano di sviluppo e in tutti gli atti successivi, la Giunta ha sempre concentrato su questi quattro punti la sua azione, proprio partendo dalla valutazione della gravità della crisi.
Per quanto riguarda il vino, la Regione ha assunto iniziative a medio termine relativamente al parziale impianto di vitigni alternativi soprattutto per la produzione dei vini bianchi (pinot). Il problema di fondo della viticoltura regionale è quello del bar ber a che rappresenta il, 50 % della produzione.
Di qui l'esigenza di operare. La sperimentazione è avviata in 11 cantine con risultati tecnologici positivi e con f or tanti. L'indagine organizzata con l'Istituto sperimentale di enologia di Asti, in accordo con grandi industriali e commerciali del settore, è ancora in corso.
Altre iniziative in questo campo non possono che essere quelle di un ulteriore sviluppo della promozione in collaborazione tra gli Assessorati al commercio e all'agricoltura che coinvolgono anche l'Assessorato al turismo, l'ESAP e la Promark.
Per quanto riguarda il problema delle strutture di trasformazione e di commercializzazione, nel corso dei cinque anni trascorsi, sono state ammodernate tutte le cantine sociali, come risulta dai dati forniti ai Consiglieri.
La situazione del latte attualmente non è drammatica, ma potrebbe diventarlo fra un mese.
Il prezzo alla stalla era stato a suo tempo definito e sottoscritto (non da tutti gli industriali). L'aumento di 28 lire che porta il prezzo alla stalla a 355 lire è stato considerato moderatamente soddisfacente in relazione agli altri settori che non hanno avuto neppure questa possibilità, di crescita.
Il problema vero è invece nei termini di pagamento. La stretta creditizia verrà probabilmente impugnata dalle imprese: carenza di liquidità e scorrimento dei termini di pagamento. Sarebbe un'altra iattura per il produttore che da una parte non trova credito e dall'altra non riesce ad incassare.
Qualora si verificasse questa deprecabile situazione due sono le vie da percorrere: continuare il processo avviato del rafforzamento delle strutture cooperative per la raccolta e la trasformazione del latte ed avviare interventi di emergenza.
La debolezza strutturale del Piemonte rispetto ad altre Regioni è nella dispersione e nella minore dimensione degli allevamenti, nell'assenza di un'industria forte del settore nella precarietà del movimento cooperativo che è appena agli inizi (di fronte ad una produzione di 30 quintali al giorno il movimento cooperativo attuale riesce a raccogliere, a trasformare e a commercializzare 4 mila quintali circa di prodotto).
L'ESAP ha acquistato l'ex Caseificio Passeri di Crescentino, lo ha ristrutturato e ha acquisito San Matteo.
Occorre raddoppiare il potenziale cooperativo o pubblico nel settore.
Sono contrario all'intervento pubblico attraverso le partecipazioni statali. Finalmente nella zona del Cuneese sta emergendo un'iniziativa di questo tipo. L'azione dell'Assessorato è andata in questa direzione. I contatti portati avanti con il movimento cooperativo nazionale sono tali da garantire il ritiro di 1.500 quintali al giorno e vanno avanti contatti per perfezionare attraverso la consociazione un rapporto di acquisto biennale per 1.000 quintali.
I problemi della zootecnia e quelli del latte devono trovare risposte a monte in tutto quel discorso che riguarda le strutture di allevamento, il completamento del risanamento, lo sviluppo della selezione e della lotta contro l'ipofecondità. E' opportuno sottolineare l'importanza dei centri di risanamento, di quelli autonomi che agiscono direttamente e di quelli promossi dall'ESAP.
La Giunta ha operato anche in direzione dell'estensione della campagna per il latte fresco nelle scuole. In tale campagna l'anno scorso erano impegnati 14 Comuni, quest'anno sono 32.
Il problema della forestazione, sollevato dal Presidente del Gruppo socialista, interessa la Giunta nel suo complesso, in gran parte il mio Assessorato e gli Assessorati al territorio e/o all'ecologia. Non possono che concordare pienamente sulle proposte e sulle sollecitazioni che emergono dalla mozione.
Prima di passare al tema della funzionalità degli uffici dell'Assessorato, mi pare di dover sottolineare due questioni: il riequilibrio territoriale e la programmazione zonale. Ho ripetutamente affermato l'esigenza della massima concentrazione delle risorse negli investimenti immediatamente produttivi. Questo tema verrà meglio definito al termine di questo dibattito e nella seduta del 29 aprile prossimo.
Quando si uscirà da questa stretta tremenda, le zone e i territori più sfavoriti e svantaggiati saranno ancora più impoveriti. Di qui l'esigenza di non abbandonare il concetto del riequilibrio degli investimenti di carattere infrastrutturale e strutturale nelle zone montane per le quali sono in corso di attuazione opere programmate sulla base dei programmi dell'Assessorato e del Regolamento CEE (1760) per un importo di 18 miliardi di lire che, sommati agli interventi previsti sul Regolamento 269 per la forestazione (13 miliardi) e sommati ai progetti FEOGA, antica versione, ad alcuni interventi infrastrutturali minori, alle opere di sistemazione e miglioramento del pascolo, fanno ascendere l'intervento complessivo per le zone montane a 50 miliardi per il 1981 e 1982.
Per quanto riguarda la pianificazione zonale da tempo è completata, ad eccezione della Provincia di Torino, la fase preliminare ed organizzativa relativamente all'insediamento delle Commissioni di zona, all'elezione degli organi esecutivi, alla costituzione dei supporti tecnici a livello zonale e comprensoriale. Le Commissioni di zona stanno ora lavorando sulla base della metodologia n. 2 elaborata dall'ESAP, a cui va dato atto del costante impegno nel difficile coordinamento della complessa attività.
L'obiettivo è quello di arrivare ad un primo documento che indichi i problemi da affrontare prioritariamente sia in termini di interventi sia in termini di indagini o di ricerca in direzione del piano zonale.
Nel n. 281 di "Piemonte Agricoltura" è stato presentato un dettagliato esame dello stato dei lavori e dell'impegno che centinaia di operatori agricoli ed amministratori stanno approfondendo sulle numerose questioni emerse relativamente all'irrigazione, all'inquinamento, all'assistenza tecnica e agli squilibri esistenti all'interno delle zone.
Perché la pianificazione zonale abbia a consolidarsi e a permanere divenendo un reale punto d'incontro e di incastro tra gli obiettivi regionali e le possibilità di sviluppo locali, è necessario un immediato coinvolgimento delle forze locali, dei Comuni, dei Comprensori e delle Province per una coordinata gestione di fatto dei primi documenti. Si tratta di rendere esplicito il rapporto tra deleghe regionali e sub regionali e appunto i piani zonali, di avviare il processo di decentramento degli uffici amministrativi, di procedere nei tempi e nelle forme opportune alla disaggregazione territoriale del bilancio regionale, di avviare gli approfondimenti su temi diversi, strutture produttive, aziendali territorio, comparti vari, irrigazione per la redazione del piano vero e proprio e per nuove linee di intervento pubblico nel settore. Si tratta ancora di avviare l'organizzazione e la ristrutturazione dei servizi di sviluppo che attengono al problema dell'assistenza tecnica.
Con riferimento ai problemi sollevati chi] Gruppo D.C. e nell'ordine del giorno del Gruppo P.L.I. sulla questione dei ritardi, delle insufficienze ed altre presunte disfunzioni nell'attività dell'Assessorato mi sento di poter dire che queste disfunzioni ed inefficienze, se esistono sono né più ne meno eguali a quelli esistenti nell'intera area della macchina regionale. Se esiste una specificità per l'Assessorato all'agricoltura, essa è strettamente collegata al settore primario, alla mole e alla frantumazione delle domande (20 mila domande per 500 mila miliardi, senza conteggiare le domande dei ricorrenti per le avversità atmosferiche; 61 mila domande dal 1976 al 1980 frazionate in 7/8 interventi per un importo di 344 miliardi), domande da selezionare, istruire accogliere o respingere, collaudare e pagare.
L'al tra specificità che può apparentemente comportare le, sollevate sta nella mole dei residui passivi, che è più alta rispetto a quella degli altri Assessorati, come del resto, è più alta in tutte le Regioni.
In ordine ai problemi dei residui passivi ho avuto modo di spiegare durante il mio intervento sul bilancio, che essi sono in via di superamento e che entro il corrente anno potranno essere riportati ad una dimensione del tutto fisiologica. Si dirà: "sulla base di che cosa l'Assessore ha tanta sicurezza?".
Sulla base di ciò che è stato ratto con il contributo di tutti per snellire le procedure e sulla scorta _dei risultati ottenuti nel 1980, anno "disgraziato" sotto l'aspetto dei pagamenti a causa del rinvio dell'assestamento di bilancio. Nonostante il disservizio accennato dal Consigliere Chiabrando, è stato possibile pagare in agricoltura 140 miliardi, il doppio di quanto era stato pagato nell'anno precedente.



MARTINI Mario

C'erano le elezioni.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Le elezioni hanno bloccato l'assestamento nel mese di maggio, che avevo chiesto di discutere in una seduta consiliare e che l'Assessore al bilancio aveva promesso di fare. Tra l'altro questi pagamenti sono stati fatti nel mese di dicembre quando le elezioni erano concluse.
Ci sono altre peculiarità, i cosiddetti tempi tecnici, altre inefficienze, ma queste vanno ben separate se non si vuole fare il solito polverone e della demagogia: sono le inefficienze che vanno ricondotte agli operatori esterni, al beneficiario, al professionista, all'impresa che deve svolgere i lavori. Da un'indagine da me svolta rispetto ai termini entro i quali si devono presentare i documenti, risulta che il 30 % dei documenti arrivano in ritardo. Le richieste di proroga che sono vistate dal Presidente della Giunta, investono, secondo gli IPLA, il 30/40% delle pratiche.
Ma la causa fondamentale deriva dall'Istituto di credito che causa ritardi di sei mesi con gravi ripercussioni in agricoltura.
Vi sono poi alcune insufficienze all'interno dell'Assessorato per risolvere le quali saranno accolti tutti i contributi venuti dal dibattito e vi sono insufficienze interne alla Regione che non possono essere scaricate sull'Assessorato all'agricoltura: se non funziona qualche cosa nella gestione degli accrediti e delle restituzioni nell'Assessorato al bilancio è chiaro che gli uffici non possono pagare.
L'Assessore Testa sta finalmente mettendo a punto l'istituzione del ruolo di spesa fissa che, per un Assessorato come quello all'agricoltura significa pagare con una o due operazioni 40 miliardi di limite di impegno.
La Giunta sta affrontando e risolvendo questi problemi.
Non escludo che ci siano anche problemi che riguardano il personale e mi pare che sia prevista una seduta di Consiglio regionale su tali questioni. Si devono definire gli organici, si devono nominare i capi servizio, si devono avviare iniziative per l'aggiornamento e la qualificazione professionale: sono problemi di carattere generale che riguardano tutta la macchina regionale.
Vi sono alcuni problemi che investono la riorganizzazione degli uffici e c'è il discorso di grande respiro politico che riguarda la delega.
Ritengo che la delega debba essere ampia, articolata per tipo di funzioni e per territorio. Non la vedo tanto come strumento di snellimento, ma la vedo in funzione dell'esaltazione delle autonomie locali, della loro più diretta partecipazione alla definizione degli indirizzi e dei programmi e di una coerente, gestione delle risorse.
Nel quadro della riorganizzazione ritengo debbano essere risolti alcuni problemi di carattere generale che riguardano il discorso della forestazione e dei suoi servizi. I servizi sono ancora diretti da personale statale, le guardie sono statali, il 70% del personale che svolge il lavoro è regionale. Separiamo gli uffici nel senso che istituiamo i servizi previsti dalla legge 73 con solo personale regionale; al personale statale alle guardie che hanno dato un grande contributo e che hanno una grande esperienza, affidiamo i compiti di vigilanza che cornpetono allo Stato oltre a compiti di vigilanza che competono alla Regione (gestione della legge 57). Mi riferisco al sistema difensivo e protettivo in ordine agli incendi.
L'Assessorato all'agricoltura, che ha una mole rilevante di annualità che ha intensi rapporti con le banche per la gestione del credito, credo debba avere un servizio apposito per curare le convenzioni, i rapporti con gli istituti, per essere in grado di regolamentare e sveltire il, flusso del denaro.
Farò ancora un riferimento all'intensa attività di consultazione e di partecipazione svolta dalla Giunta regionale e dall'Assessorato all'agricoltura che mi porta a formulare una proposta.
E' cresciuto in questi anni il processo di partecipazione dei coltivatori è delle loro organizzazioni, delle Amministrazioni comunali.
Valgono le iniziative e gli esempi dei Comitati di zona, delle Commissioni consultive comunali per l'attuazione dell'Albo, per l'attuazione della legge 39, per le calamità, attività che vedono impegnate 8.500 persone.
Credo sia utile, giusto ed opportuno proporre alla Giunta ed al Consiglio l'istituzione di una vera e propria Consulta dell'agricoltura ove siano presenti i rappresentanti delle organizzazioni di categoria, della cooperazione, dei sindacati, degli enti strumentali (ESAP, IPLA, Istituto Zooprofilattico) degli Assessori provinciali all'agricoltura, dei rappresentanti dell'UNCEM e dell'ACI. Un organismo di questo tipo potrà dare un grosso contributo in ordine agli orientamenti e agli indirizzi, ma in particolare potrà essere un momento di raffronto e di confronto importante per il coordinamento di tutti gli enti operativi in agricoltura e per il giusto collocamento della politica agricola nel contesto europeo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Cercherò di essere breve e conciso perché su questo problema molti Consiglieri vorranno intervenire.
Spesso critichiamo a questo Consiglio regionale o ad altri organismi il fatto che su questi argomenti importanti si danno brevi cenni sull'universo dimenticando la realtà del Piemonte e che del Piemonte dobbiamo trattare. Diceva il Ministro della Giustizia, Sarti, che quando si vuole eludere il problema si danno brevi cenni sull'universo e noi, dati questi brevi cenni, possiamo andare a pranzo mangiando la nostra fettina di vitello non chiedendoci come questo vitello viene prodotto nelle cascine e ci mettiamo il cuore in pace.
Tutto questo al Gruppo socialista non sta bene. Noi diciamo invece Che vogliamo calare nella realtà regionale e dalla nostra realtà regionale risalire ai fatti esterni.
il programma della Giunta regionale per quanto concerne il settore agricolo va, nel suo complesso, approvato Anche se non mancano motivi di insoddisfazione.
Appare positivo soprattutto l'impegno esercitato attraverso alcuni enti strumentali, a suo tempo predisposti: l'ESAP è riuscito in breve tempo a decollare e ad incidere profondamente nella realtà agricola piemontese.
Anche se, per i piani agricoli zonali, va segnalato un rallentamento, non solo dovuto alla mancanza di collaborazione di talune organizzazioni professionali in alcune province, ma anche ad una certa inconsistenza dell'indirizzo attuativo, teso più a mobilitare persone e a suscitare consensi, che a dare contenuto ed operatività a tali piani, va comunque rimarcato che la nostra Regione si pone all'avanguardia nel Paese, per quanto riguarda la pianificazione del territorio agricolo. L'ESAP è intervenuto opportunamente e tempestivamente, sia pure nei limiti imposti dalla sua fase di avvio, a sostegno del mercato del latte, dei prodotti derivati, di quello del vino e più in generale della valorizzazione, e della commercializzazione della produzione agricola piemontese, specie .di quella cooperativa. L'ESAP ha inoltre predisposto taluni servizi fondamentali per l'ammodernamento del settore ed avviato altre iniziative che potranno ulteriormente svilupparsi in questi prossimi anni.
Un secondo ente strumentale che ha dato buona prova di sé, è l'IPLA anch'esso incisivamente presente nella realtà regionale specie nei due settori dello sviluppo forestale e nella migliore conoscenza del territorio.
L'azienda regionale "La Mandria" ha corrisposto fondamentalmente alle attese della Regione, anche se va rimarcato un suo troppo limitato impegno a favore del settore agricolo.
Vediamo prima, com'è giusto, gli aspetti positivi: il Piemonte, tra tutte le Regioni italiane, è sicuramente quella che maggiormente ha accettato in concreto la "filosofia comunitaria".
La legge 63 infatti rappresenta indubbia mente uno sforzo encomiabile episodio quasi unico nel nostro Paese, di attuare le "Direttive socio strutturali", anche se ciò ha determinato notevoli inconvenienti, dovuti essenzialmente alla persistente concezione assistenzialistica.
Essendo mancata una reale opera di divulgazione dei principi e della "filosofia" comunitaria (ed essendosi troppo spesso bloccati di fronte alle difficoltà che nel nostro Paese una tale filosofia incontra), non poteva che emergere un'applicazione della legge che, vista soprattutto dall'utente, non h a fatto altro che rendere più complicato e lento l'iter di concessione dei contributi pubblici.
Alcuni momenti strutturati vanno rivisti. Vogliamo affrontare con una discussione aperta il problema dei CATA, servizio che lascia adito a numerose critiche.
La maglia dell'assistenza tecnica non tocca che una parte del territorio regionale. Non sempre il servizio è soddisfacente. Mancano un sufficiente coordinamento con l'Assessorato e un sufficiente collegamento con l'Università e gli Istituti di ricerca e sperimentazione agraria. Un altro aspetto critico dell'impostazione dell'Assessorato all'agricoltura (che coinvolge anche in parte la responsabilità dell'Assessorato al commercio) è quello della carenza di una politica per la commercializzazione dei prodotti agricoli.
La centralità dell'agricoltura non si realizza parlando ogni giorno dei suoi problemi, ma si realizza nel momenti in cui non solo gli agricoltori ma tutto il Paese si farà carico dei processi produttivi dell'agricoltura e dei suoi momenti sociali che vanno dalla casa per l'agricoltore all'assistenza medica, dalla scuola, alla strada, al tempo libero.
La centralità dell'agricoltura riguarda anche i mercati. In questi giorni, in occasione del dibattito sull'agricoltura, ho frequentato i mercati generali di Torino dove ho potuto vedere come in tre ore di passaggi una merce sale da 500 lire a 4.000/5.000 lire al chilo.
I mali che affliggono la nostra comunità non sono in uno scarso slancio produttivo, ma sono nell'impianto delle aziende agricole che nel processo di mercato vedono delle strozzature enormi.
Ho citato il caso dei mercati generali di Torino, ma potrei parlare della zootecnia dove la media dei capi bovini venduti (tranne quelli piemontesi che sono più pregiati) si aggira intorno alle 2.700 lire al chilo e il prezzo al consumatore è intorno alle 13 mila e 17 mila lire al chilo.
Chiedere semplicemente più soldi per l'agricoltura è un errore, vuol dire tornare agli errori dell'Italsider, della chimica. Perché chiedere più soldi? Dobbiamo stabilirlo.
Il Paese ha affrontato in questi ultimi anni una serie di richieste di risorse finanziarie che sembravano poter risolvere i problemi dell'acciaio del ferro, della chimica, divorando 20 mila miliardi, ma che in effetti non hanno risolto i problemi, e dove attualmente tutto è chiuso e tutto è sbarrato e non se ne parla più.
L'elemento strutturale in agricoltura è un elemento portante, quindi il recupero dell'imprenditore in agricoltura, il conseguente fenomeno della cooperazione, dell'associazionismo per la trasformazione del prodotto, il legame tra produttore e consumatore costituiscono elementi determinanti di una politica di programmazione. Senza questi presupposti il produttore non avrà mai il giusto prezzo del prodotto, il consumatore non r avrà mai un risultato.
La Fiat stessa è inserita profondamente nel fenomeno dell'agricoltura non soltanto perché produce trattori, ma perché questo grande complesso è indispensabile per la vita umana, perché coinvolge e attrae tutti i settori produttivi del Paese sia dal punto di vista del legame esistente nei prodotti compravenduti, sia dal punto di vista dei valori che la Fiat porta in sé di un rapporto diverso di una necessità fondamentale per la vita umana.
Detto questo, formuliamo sostanzialmente queste proposte: 1) va innanzitutto chiarito che occorre essere coerenti con le posizioni che da tutte le parti sono assunte a proposito della politica agricola comunitaria. Non si può andare a Bruxelles a reclamare per ottenere incentivi strutturali e - a casa nostra - non predisporre le conseguenti politiche. Non si può essere critici verso le politiche assistenziali e protezionistiche della CEE e, in Italia, continuare a perseguire obiettivi che continuano ad essere appunto di tipo assistenziale. Anche se non si può ignorare che un certo tipo di aiuti occorre continuare ad elargirli, specie laddove (come in montagna e collina) le condizioni socio-economiche paiono particolarmente precarie e non si presenta facilmente risolvibile il problema strutturale.
2) L'azione pii importante e qualificante che può svolgere la Regione è quella dell'iniziativa economica-tecnica, rivedendo profondamente gli attuali strumenti e ipotizzando un'utilizzazione dei piani agricoli zonali.
In effetti quanti (oltre alle Comunità montane) coprono tutto il territorio regionale e possono interessare tutte le aziende agricole? Ai tecnici dei piani zonali e delle Comunità montane occorre affidare il compito dell'assistenza. In effetti che cosa può essere la predisposizione e l'attuazione di un piano di sviluppo (zonale e di valle) se non, in concreto, un'azione volta al coinvolgimento degli stessi operatori, unici veri artefici e protagonisti di tali piani? Si potenzino dunque le strutture tecniche dei piani di zona e delle Comunità montane, evitando le attuali dispersioni ed inefficienze dei CATA. I Comitati dei piani zonali e le Comunità montane sono ampiamente rappresentativi delle forze agricole e possono offrire la garanzia per un'assistenza tecnica fornita con criteri adeguati ; e senza discriminazione alcuna.
3) Va predisposta ogni azione possibile per la ristrutturazione e l'organizzazione della produzione e della commercializzazione agricola.
Questo è già stato detto, però non si vedono i risultati. Vorrei che qualcuno mi spiegasse i meccanismi che fanno sì che i prezzi del primo mattino sono anche decuplicati quando arrivano al consumatore e vorrei che mi si spiegasse perché ciò accade e quali iniziative si sono assunte per rimuovere questo fenomeno. Alle cooperative vanno garantiti non soltanto i finanziamenti, quanto anche un'adeguata assistenza che incentivi una corretta gestione delle iniziative, nonché la formazione dell'associazionismo e della cooperazione di secondo e terzo grado. La predisposizione degli incentivi e la loro applicazione va del tutto demandata ai piani agricoli zonali, nel quadro delle impostazioni regionali . In tal modo si potranno realmente concentrare gli sforzi per la soluzione dei problemi locali, secondo una scala di priorità elaborata direttamente dagli interessati (ma in una visione globale ed operativa e non soltanto particolare e soggettiva).
4) Va garantito un migliore coordinamento tra Assessorato ed ESAP per quanto concerne: le politiche di mercato e di valorizzazione dei prodotti ad evitare inutili e costosi doppioni e per assicurare che le azioni promozionali si svolgano in modo efficiente e "professionale" le politiche delle infrastrutture, in particolare per l'irrigazione attraverso la formulazione di un piano regionale dell'irrigazione, questo attraverso la legge Quadrifoglio che fissi criteri e scale di priorità e che si coordini con la pianificazione regionale nel campo delle acque e dell'ecologia.
5) Per quanto concerne la "zootecnia", colonna "portante" dell'economia agricola del Piemonte, va avviata, d'intesa con l'Associazione Allevatori l'ESAP e le altre istituzioni interessate (tra cui "La Mandria") un'efficace politica di miglioramento delle razze indigene, particolarmente della "piemontese", attraverso una diffusa e massiccia azione di selezione nuclei di selezione potrebbero impiantarsi anche nelle aziende pubbliche come "La Mandria".
L'ultimo argomento riguarda il problema del latte. Nel corso degli ultimi cinque anni si sono create, pur con mille difficoltà per superare le resistenze, le strutture del Latte Verbano, di Crescentino, di San Matteo ma non si è dato uno sguardo particolare alle cooperative. Ne cito una, di cui con il Consigliere Revelli sono stato fondatore, quella della Valle Iosina che, nei momenti di maggiore produzione del latte, lavora, 280/300 quintali di latte. Sappiamo quanto gli industriali hanno premuto l'acceleratore sul supero di produzione per pagare solo 200 lire al litro il latte e sappiamo quanto questo fenomeno abbia contribuito a smobilitare le stalle e a influire negativamente sullo spirito di iniziativa degli agricoltori.
Proponiamo che il supero di produzione del latte venga trasformato in grana padano, anche attraverso iniziative dell'ESAP, di Crescentino, del Latte Verbano, delle municipalizzate. Non credo che le difficoltà per realizzare un simile progetto siano insormontabili.
Queste sono le indicazioni che il Gruppo socialista intende dare ribadendo che la centralità dell'agricoltura è una complessità di temi e non l'erogazione di qualche fondo, anche se può essere necessario per aiutare l'agricoltore, in un grande processo di indirizzo, di ricerca, di programmi che veda i settori terziari dell'industria in unione con l'agricoltura perché questo processo si avveri non in fasi separate, ma in fasi unite.
Queste sono le proposte del Gruppo socialista.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione dell'agente di custodia Raffaele Cinotti


PRESIDENTE

Egregi colleghi, interrompo brevemente questa discussione per commemorare un'altra vittima delle brigate rosse.
All'alba di martedì 7, un giovane agente di custodia nel carcere di Rebibbia è stato vilmente massacrato dai sicari delle brigate rosse.
A pochi giorni dall'operazione condotta a Milano dalla Digos, che ha portato alla clamorosa cattura di Mario Moretti, le b.r. hanno voluto dare una risposta al colpo subito, confermando la loro strategia.
Ancora una volta la rappresaglia è diretta nei confronti di un innocente, Raffaele Cinotti, vittima del terrorismo e di una logica che in Italia abbiamo conosciuto solo all'epoca dei nazisti.
Ancora una volta, troppe in questi anni, abbiamo visto un uomo stroncato e la famiglia sconvolta dal dolore. Parole di consolazione non riusciamo a trovarne.
I terroristi, con questo infame agguato, hanno voluto portare l'attacco alla struttura carceraria colpendo i suoi anelli più deboli e sfruttati. La vittima ha rappresentato un obiettivo facile e poco protetto, adatto per portare a termine un'azione bassa e vile come questa.
Questo ennesimo delitto, caratterizzato dalle solite regole dell'infamia e della ferocia, impone a tutte le forze democratiche di avvertire che, malgrado i parziali successi ottenuti nella lotta al terrorismo, il problema si presenta con immutata gravità ed è più che mai necessario che la vigilanza democratica e l'impegno di tutti si manifestino con determinatezza contro la strategia del terrore.
Vi prego di osservare un minuto di silenzio in memoria di Raffaele Cinotti.



(I presenti, in piedi osservano un minuto di silenzio)


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Dibattito sui problemi dell'agricoltura (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo con il dibattito sui problemi dell'agricoltura.
La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'odierno dibattito sullo stato dell'agricoltura piemontese, voluto con la presentazione di numerose mozioni ed ordini del giorno da quasi tutti i Gruppi presenti in Consiglio viene a collocarsi a breve distanza dalla conclusione a livello CEE delle trattative sui prezzi comuni agricoli per il 1981.
Uno dei motivi di maggior preoccupazione presente e nelle mozioni presentate e soprattutto nel mondo agricolo ha già, pertanto, trovato una soluzione che, seppur valutata più o meno positivamente dalle forze interessate, rende superfluo soffermarsi sui problemi contingenti che la trattativa appena conclusa doveva affrontare.
I risultati ottenuti dal nostro Paese, tenendo conto dell'oggetto della trattativa, sono, a nostro giudizio, da ritenersi complessivamente positivi, soprattutto se si considerano le prospettive iniziali.
L'esigenza di una revisione globale della politica agricola comunitaria rimane però in tutta la sua gravità e le difficoltà che si sono evidenziate nell'ultima trattativa la rafforzano ulteriormente.
A questo fine, tenendo presente dell'ormai avvenuto ingresso nel Mercato Comune Europeo della Grecia e quello prossimo della Spagna e del Portogallo, è necessario che il nostro Paese si faccia promotore di un'iniziativa, tendente ad un riequilibrio fra le agricolture ricche dei Paesi del centro-nord Europa e quelle povere del sud, non tanto per privilegiare la politica delle strutture o quella del prezzi in quanto le riteniamo strettamente connesse ed interdipendenti, ma per migliorare la difesa e gli interventi per le produzioni tipiche mediterranee e per migliorare aumentandone gli stanziamenti, la politica del fondo sociale e di quello regionale.
Tutto questo può diventare possibile se le forze politiche e sociali passano da una vuota contestazione della, politica agricola comunitaria certamente ; non ideata né voluta né condivisa dalla Democrazia Cristiana a delle proposte puntuali e concrete che tengano conto dell'esigenza di rimanere nel Mercato Comune Europeo, esigenza oggi condivisa da tutte le forze politiche.
La premessa indispensabile per l'attuazione di un simile progetto è comunque la riduzione del tasso d'inflazione interno al nostro Paese, tale da riportarlo a livelli medi europei. Senza tale condizione qualsiasi progetto è destinato al fallimento e l'economia agricola italiana continuerà a pagare per un male, che oltretutto essa non contribuisce a creare e che deve completamente subire.
I produttori agricoli non possono continuare a sostenere aumenti dei costi di produzione notevolmente superiori a quelli, dei prezzi dei loro prodotti, tanto più se consideriamo che la produttività - e siamo d'accordo con il Capogruppo del P.S.I. - rapportata alle condizioni naturali in cui i nostri produttori agricoli operano, ha raggiunto nella Regione livelli ottimali.
Riteniamo pertanto che a livello nazionale, accanto alla sollecita approvazione di leggi importanti quali la riforma del credito agrario, dei patti agrari, la modifica della 364 sul fondo di solidarietà, la repressione frodi e sofisticazioni, debba essere portata avanti una dura lotta all'inflazione che parta da una maggiore efficienza nella gestione della spesa pubblica nella conduzione di importanti settori produttivi spesso a partecipazione statale, che oltretutto scaricano sui costi dei prodotti destinati all'agricoltura le loro inefficienze.
Certo, se l'impegno lavorativo in qualità e quantità, profuso dai produttori agricoli e da altre importanti componenti produttive, fosse generalizzato, la nostra economia, potrebbe velocemente lasciarsi crisi ed inflazione alle spalle.
In questo quadro di politica agricola comunitaria e nazionale, si collocano le competenze regionali che - è bene ribadirlo - sono, specie per le strutture, determinanti.
Certo, la Regione non può con le sue forze e competenze affrontare e risolvere i grossi problemi che travagliano la nostra agricoltura, ma non è accettabile la tesi di chi vorrebbe scaricare esclusivamente sulle carenze comunitarie e nazionali le difficoltà che il settore sta attraversando soprattutto se si considera il notevole sforzo fatto a livello nazionale nel destinare all'agricoltura, specialmente attraverso la legge Quadrifoglio, grosse risorse finanziarie.
La mozione presentata dal Gruppo comunista, a differenza di quelle presentate dagli altri Gruppi, dedica troppo spazio alle richieste da presentare al Governo nazionale e troppo poco spazio alle proposte di modifica e miglioramento dell'intervento regionale.
Noi riteniamo che i Gruppi presenti in Consiglio, senza dimenticare quanto deve essere fatto sia a livello nazionale che comunitario, debbano innanzitutto preoccuparsi che la Regione faccia bene la sua parte anche per avere le carte in regola per chiedere agli altri di fare altrettanto.
E' fin troppo noto che la D.C. non ha condiviso la politica agricola portata avanti nella passata legislatura e progettata nella presente legislatura, anche se a chi ci accusa di opposizione preconcetta dobbiamo ricordare che molte leggi e provvedimenti sono passati con il nostro voto favorevole e che il contributo offerto dalla D.C. in III Commissione è sempre stato puntuale e propositivo.
Le motivazioni della nostra opposizione sul piano delle leggi approvate sono agli atti del Consiglio ed è inutile rifare gli stessi discorsi, così come le proposte da noi presentate e- non accolte.
In sintesi, si può dire che il problema agricolo non può considerarsi risolto solo con l'approvazione di leggi che affrontino l'aspetto produttivo, ma vi deve essere una politica complessiva che, partendo da una visione generale delle esigenze, non dimentichi nessun aspetto della complessa realtà agricola piemontese.
L'azienda diretto-coltivatrice, che il nostro Statuto e tutte le leggi indicano come struttura portante, come modello da privilegiare nell'economia agricola della nostra Regione, ha come problema prioritario quello di conseguire redditi adeguati; ma a fianco esistono altre esigenze che nella passata legislatura sono state troppo spesso dimenticate. Un solo esempio: nella prima legislatura fu concesso un premio di natalità alle donne coltivatrici; nella seconda legislatura: non solo non fu adeguata la svalutazione, ma la legge non fu più rifinanziata. Sappiamo che questi provvedimenti possono essere considerati assistenziali e non produttivi, ma se un bambino nato in città fra riconoscimenti assicurativi alla madre lavoratrice, l'asilo nido, la scuola materna costa alla comunità parecchi milioni, perché non riconoscere alla donna coltivatrice, che pure lavora spesso nelle condizioni più difficili e che vivendo in zone ove non esistono né asili nido, né scuole materne, deve allevare ed educare i figli, perché non riconoscere il diritto ad un intervento economico adeguato? I problemi assistenziali e previdenziali vedono il mondo agricolo in notevole stato di inferiorità e non accettabile, ad esempio, che esso venga messo sotto accusa per il deficit dell'INPS.
Chi muove queste critiche e propone determinate soluzioni non sa che in agricoltura, a fronte di una unità attiva, vi è un pensionato, a differenza del settore industriale, ove il rapporto è di 7 a 1. Non possiamo caricare sui pochi giovani rimasti i costi di un esodo e di un conseguente invecchiamento degli addetti al settore.
Su questi problemi riteniamo che vi sia scarsa sensibilità da parte della maggioranza che tende a considerare i produttori agricoli puri fattori produttivi, dimenticando gli aspetti umani e sociali pure cosi presenti nel mondo agricolo.
Sottoscrivo quanto ha affermato poco fa il Capogruppo del P.S.I. Non sono stati affrontati con sufficiente chiarezza i rapporti tra agricoltura e assetto del territorio. La legge 56 dice chiaramente che bisogna tutelare i terreni più fertili. Ebbene, posso testimoniare (perché l'ho controllato) che sono stati approvati piani regolatori, sono state date autorizzazioni di occupazione di urgenza per costruire strade, laddove la produzione agricola raggiunge i massimi livelli. Non sono stati affrontati i rapporti tra agricoltura e mercato. Ha ragione Capogruppo del P.S.I. quando afferma che il grosso problema della nostra agricoltura passa attraverso un diverso rapporto fra produttore e consumatore. Non voglio però dilungarmi su questo problema, ma ricordo che nel dibattito sul costo della vita abbiamo fatto le nostre proposte.
Le strutture mercatali devono offrire più spazio ai produttori agricoli, devono soprattutto offrire più spazio alle iniziative di carattere associativo e cooperativistico. Non sono stati affrontati e chiariti i rapporti tra turismo ed agricoltura nelle zone montane. Abbiamo fatto una legge che è inapplicata. E' necessario che questo problema venga affrontato in termini nuovi, con una volontà politica nuova perch l'agricoltura montana non può sopportare una pressione di presenza umana che molto spesso non è riguardosa degli interessi dei produttori agricoli.
Così come riteniamo che il rapporto caccia-agricoltura vada ulteriormente specificato: troppe zone accusano danni notevoli alle produzioni agricole e i produttori attendono i risarcimenti che non arrivano mai.
Al di là però delle carenze delle:leggi emanate o della mancata approvazione dei provvedimenti necessari, la nostra opposizione si è soprattutto concentrata nella gestione della politica agricola regionale.
La progressiva riduzione degli stanziamenti, a favore del settore agricolo è certamente l'aspetto sul quale la D.C. ha richiesto e richiede un'inversione di tendenza senza la quale la conclamata centralità dell'agricoltura, inserita nel primo piano di sviluppo ed in tutti i documenti programmatici, perde ogni significato e credibilità.
Operiamo in una Regione altamente industrializzata, ma con vocazione e possibilità notevoli nel settore agricolo. Il riequilibrio passa anche attraverso un potenziamento della nostra agricoltura, specialmente di quella collinare e, montana.
Chi ha avuto occasione di visitare le vallate del Trentino, in condizioni naturali così vicine alle nostre, può tranquillamente affermare che è possibile invertire la tendenza in atto nelle nostre vallate a condizione che vi siano adeguati mezzi economici a disposizione e una chiara volontà politica che si esprima in provvedimenti programmati e che veda la partecipazione delle popolazioni residenti. Ma sui problemi dell'agricoltura, montana e collinare intendo ritornare per formulare proposte concrete.
Quindi più finanziamenti al settore agricolo, sottraendoli, com'a già stato sostenuto in occasione del dibattito sul bilancio dal collega Chiabrando, a settori di spesa improduttivi; comunque, riprendere in considerazione quando il periodo delle vacche magre sia finito.
La riduzione degli stanziamenti ha determinato un blocco nell'erogazione dei finanziamenti quale non si era mai verificato. Le domande giacenti in attesa di essere istruite e finanziate, ce lo dice l'Assessore con le statistiche, sono parecchie migliaia.
E' necessario che la Giunta prenda rapidamente una decisione: o si trovano i mezzi per dire di "sì" oppure il coraggio per dire di "no"; non si può continuare a lasciare migliaia di famiglie nel dubbio e nell'incertezza sull'esito di domande presentate da anni.
Così come devono essere erogati in tempi stretti i finanziamenti già garantiti attraverso il nullaosta e i collaudi già avvenuti.
Colleghi Consiglieri, credo si sappia che la Regione è gravemente inadempiente su impegni precisi assunti con centinaia di aziende agricole che rischiano il fallimento se l'Assessorato non provvede in tempi stretti alle erogazioni dei finanziamenti. Una simile situazione non solo discredita una maggioranza, ma mette in discussione la credibilità dell'istituzione che non può compiere simili errori di gestione; non si possono firmare cambiali e non onorarle.
Sappiamo che la Regione non è la Befana, come giustamente afferma l'Assessore Simonelli; certamente non lo è per i produttori agricoli.
Conosciamo le difficoltà per reperire i fondi destinati al credito agrario in una situazione di stretta creditizia come quella che sta attraversando il nostro Paese, ma vanno innanzitutto onorati gli impegni assunti e poi prese decisioni in merito alle domande giacenti.
L'Assessore ci ha riferito, ed ha insistito sulla difficile situazione degli Istituti che esercitano il credito agrario, ma sappiamo anche che questi Istituti attendono il saldo di parecchi miliardi loro dovuti dalla Regione. Ed allora, con questi miliardi è possibile far fronte e pagare i nullaosta che già sono stati concessi.
Insomma, la situazione dei finanziamenti per il settore agricolo, anche per cause che vanno oltre le competenze regionali, nel nostro Piemonte è drammatica.
La Giunta, che pensiamo si, renda conto di questa situazione insostenibile - e la relazione dell'Assessore ce lo conferma - deve proporci delle soluzioni. Da parte nostra siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità e ad offrire un attivo contributo - per uscire da questo difficile momento.
L'agricoltura piemontese aveva riposto grosse speranze nella Regione.
Non vogliamo, al di là del ruolo che in questo momento ricopriamo, che queste speranze si tramutino in sfiducia e delusione e si rimpiangono i tanto criticati Ministeri dell'Agricoltura.
Certo, per riacquistare credibilità è necessario riconoscere che si scino commessi errori e non sostenere, come , ha fatto la maggioranza sino ad oggi, che tutto va bene; che sono aumentati gli occupati, il reddito, la produzione e che se qualche cosa non ha funzionato, la responsabilità è delle inadempienze del Governo e della politica agricola comunitaria.
L'ultimo numero di "Piemonte Agricoltura" che, invece di essere uno strumento di informazione socio-economica diventa sempre più, nonostante le nostre prese di posizione, uno strumento di propaganda gestito dalla Giunta, senza alcun controllo da parte del Consiglio, è la prova di quanto affermiamo.
Si è parlato molto in questi anni di programmazione. A che punto sono i piani agricoli zonali? Il Presidente del Gruppo socialista ha affidato ai piani agricoli zonali grosse responsabilità nella Soluzione di parecchi problemi del settore agricolo; ma forse il Capogruppo del P.S.I. non sa che siamo appena agli inizi, che affidare la soluzione dei problemi agricoli agli interventi previsti dai piani agricoli zonali, significa dilazionare le soluzioni dei problemi agricoli in tempi che oggi realisticamente non è possibile programmare.



VIGLIONE Aldo

Bisogna pur incominciare.



LOMBARDI Emilio

Siamo perfettamente d'accordo, anche se bisognerebbe fare tutta la cronistoria della legislazione che è stata voluta in merito ai piani agricoli zonali. E' una legge che abbiamo dovuto rifare per ben due volte e, nonostante questo, ancora oggi ci sono grosse difficoltà a far funzionare le assemblee previste dalla legge, L'aver imposto assemblee di centinaia di persone ha reso inagibile ed impraticabile la soluzione prevista per i piani agricoli zonali.
Le Comunità montane si sono dotate dei piani di sviluppo. Che prospettive di realizzazione esistono per il settore agricolo? Riteniamo che per l'agricoltura delle zone montane e collinari sia necessario proporre e realizzare iniziative di tipo eccezionale, se non vogliamo che lo spopolamento continui inesorabile e con esso cessi ogni attività agricola.
Ci rendiamo conto delle difficoltà soprattutto in una Regione largamente montagnosa come il Piemonte, per affrontare il problema in termini globali. Proponiamo di scegliere una Comunità montana e di intervenire massicciamente ed in modo integrato fra le varie attività produttive, incominciando dal settore della forestazione per verificare la possibilità di invertire la tendenza ed acquisire un'esperienza utile per intervenire sull'intera area montana.
Riteniamo indispensabile un miglior coordinamento fra tutti gli enti che operano nel settore della sperimentazione e dell'assistenza tecnica.
Sono stati finanziati studi, sono stati effettuati esperimenti con il finanziamento regionale ed i risultati non vengono divulgati e messi a disposizione dei produttori. Spesso avviene che sullo stesso problema siano impegnati enti diversi, operanti nella nostra Regione, finanziati con i fondi regionali; si fa sperimentazione sulla zootecnia attraverso le organizzazioni dei produttori, si fa sperimentazione attraverso l'azienda IPLA, si fa sperimentazione attraverso "La Mandria", non c'è mai un momento di raccordo, di confronto e soprattutto non c'è mai un momento di divulgazione, di dibattito tra i produttori.
Per quanto concerne il problema dell'assistenza tecnica, riteniamo che se è vero che non tutti i CATA hanno offerto il servizio e le prestazioni per i quali erano stati istituiti, è anche altrettanti) vero - e inviterei il Presidente del Gruppo socialista, che è cuneese come me, di prendere contatto con alcuni CATA nella Provincia di Cuneo per rendersene conto che è stata importante l'azione promozionale nel settore dell'assistenza tecnica da parte di alcuni CATA.
Siamo d'accordo di verificare la funzionalità di ogni CATA; di non continuare a finanziare centri di assistenza tecnica, che non funzionano ma non possiamo essere d'accordo di cancellare le realtà che invece funzionano e che in questi tempi hanno dato un grosso contributo all'assistenza tecnica nelle campagne.
Bene hanno fatto i Capigruppo del P.S.I. e del P.S.D.I. a chiedere .un incontro della Giunta con le aziende trasformatrici a partecipazione pubblica e con le aziende private che sottoscrivono, determinati impegni per programmare interventi coordinati nel settore del latte; ma lo stesso discorso deve essere portato avanti negli altri settori, specie in quello del vino.
La proposta, che ci è stata fatta questa mattina dall'Assessore dell'istituzione di una Consulta regionale che veda la presenza delle associazioni professionali, delle associazioni cooperative, degli Assessori all'agricoltura delle Amministrazioni provinciali, degli enti strumentali è valida anche se sarebbe opportuno che le relazioni venissero consegnate prima, in modo che su determinate proposte sia possibile riflettere per offrire dei contributi: Comunque riteniamo che sia una proposta valida che nello spirito del coordinamento tra tutte le iniziative che la Regione finanzia o direttamente o indirettamente, sulle quali deve esercitare un'azione di controllo, di stimolo e di coordinamento.
Non deve succedere che le iniziative cooperativistiche si facciano reciproca concorrenza e che le vendite promozionali del barbera, finanziate dalla Regione, anziché tonificare il mercato e promuover- ne la vendita facciano invece il gioco di chi in questa situazione di crisi specula abbondantemente.
Per quanto si riferisce all'ESAP, sappiamo le vicissitudini nella sua gestione e riteniamo che possa migliorare la sua azione. Non vediamo l'ESAP come ente che gestisce aziende di trasformazione dei prodotti, in questo siamo perfettamente d'accordo con l'Assessore, allora è necessario che velocemente l'ESAP dia delle indicazioni per trovare soluzioni alle iniziative già assunte. Non possiamo arrivare alla scadenza dei cinque anni senza sapere quello che si potrà fare nelle varie azioni di carattere produttivo che l'ESAP ha intrapreso.
Siamo all'inizio della terza legislatura. Crediamo sia utile un bilancio dei risultati ottenuti nel settore agricolo negli anni in cui la Regione ha operato. Per il nostro Gruppo questo bilancio presenta molte lacune, errori e grosse zone d'ombra. Riteniamo che la Regione possa fare di più e meglio per l'agricoltura piemontese e siamo pronti ad offrire il nostro contributo per superare le difficoltà e rendere l'azione della Regione più incisiva ed efficace.
Se la maggioranza continua invece a ritenere di aver fatto bene quanto era possibile fare, saremo obbligati a continuare, anzi, accentuare la nostra posizione che, probabilmente, non otterrà risultati positivi, ma quanto meno non ci vedrà coinvolti nel fallimento della politica agricola regionale.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Noi avvertimmo a suo tempo la necessità di presentare durante la discussione sul bilancio una nostra mozione perché sia dal dibattito di esso che dalle mozioni presentate da altri Gruppi, a nostro parere emergevano intendimenti e finalità che, pur avendo una loro dignità che nessuno vuole misconoscere, richiedevano una più puntuale messa in ordine delle idee, una più esatta definizione, In ultima analisi di quello che è l'oggetto del contendere.
Presunzione dei comunisti di fare i primi della classe? Tentativo del P.C.I di correggere il tiro chiamando in causa la CEE e il Governo per ridurre la pressione sulla Giunta e sull'Assessorato all'agricoltura? Nella nostra mozione, la si legga come si vuole, proprio perché occorre dare a Cesare quel che è di Cesare, chiamiamo in causa la CEE, il Governo ma anche la Giunta per quanto riguarda le deleghe e sulla necessità di indire una conferenza agraria che, preparata dovutamente con il taglio da noi proposto, implica il superamento di una concezione settoriale che in qualche modo abbiamo avvertito in questi mesi.
Che cosa vuol dire mettere ordine nelle idee? Vuol dire esaminare spazio che le mozioni dedicano alla Regione, alla CEE, al Governo, come in qualche modo ci richiamava il collega Lombardi? Non credo, o meglio questo non è il punto. Mettere ordine nelle idee significa in primo luogo aver chiaro sino in fondo il rapporto tra agricoltura e programmazione, anzi, il ruolo che l'agricoltura, nella sua articolazione più ampia e completa pu avere, può svolgere per fare andare avanti la programmazione economica, per aprire protessi in grado di portarci fuori dalla crisi.
Questo rapporto non è né chiaro né scontato. In linea teorica di principio si ha l'impressione che su questi concetti di fondo si sia tutti d'accordo, ma nei fatti così non è. Guardiamo ai fatti. Da qualche tempo assistiamo in Italia ed in Europa a quella che è stata definita una sfrenata campagna neoliberista in campo economico, una campagna che colpisce l'agricoltura come settore più debole e all'interno dell'agricoltura colpisce e penalizza le categorie più povere, comunque aggrava ancora di più la crisi del cosiddetto "stato assistenziale" e la sua ramificazione molto fitta in settori deboli qual è quello agricolo.
E di fronte a questa campagna che muta le ragioni di scambio tra nord e sud, che mette ancora più in crisi i meccanismi su cui si è costruita la politica agricola della CEE, le risposte sono diverse. Come leggere, per esempio, alcuni interventi, anche di rappresentanti della D.C. in questo Consiglio, che pongono o che hanno posto esclusivamente l'accento sull'efficienza dell'Assessorato (per carità, cose interessanti) ma per dire che cosa? Per dire che la crisi esiste, l'agricoltura è colpita l'agricoltura non regge se non si interviene con più rapidità ed efficienza in una politica indifferenziata di passaggio di risorse dal pubblico al sistema delle imprese agricole piemontesi. Quasi come se nei fatti questa fosse l'unica strada percorribile.
Come leggere poi altre proposte che nei fatti vengono avanti, non esplicitate sino in fondo, presenti anche in alcune realtà della sinistra che passano in mezzo alle forze politiche, che danno per scontata ed in arrestabile l'ondata neoliberista che, giustamente, negano la validità degli interventi a pioggia e che, siccome la crisi è anche trasformazione questa ondata neoliberista andrebbe assecondata in qualche modo per uscire dalla crisi con un sistema di imprese agricole più competitive, in grado di reggere il confronto nella CEE. Ed allora se le ristrutturazioni vengono avanti in virtù di una dinamica spontanea del mercato, il ruolo delle istituzioni quale sarebbe se non quello di garantire questi processi tenendo fermi degli indirizzi protezionistici verso la CEE e magari quando i meccanismi comunitari penalizzano i nostri prezzi, intervenendo con dei contributi integrativi.
Non voglio entrare nel merito di queste posizioni; il fatto però che esse diano per scontata ed inarrestabile l'ondata neoliberista, che rifiutino nei fatti una cultura della programmazione intesa come presenza decisiva delle istituzioni nel governo dei processi economici, finisce con il dare un'interpretazione ;riduttiva allo stesso concetto di centralità dell'agricoltura.
Voglio dire in sostanza che la centralità dell'agricoltura è veramente tale se essa diventa un punto di riferimento strategico, il tema di fondo su cui si porta avanti la politica economica e sociale a tutti i livelli istituzionali, una politica che consenta di aggredire i nodi strutturali.
E qui, non possiamo, nascondercelo, l'approccio che le forze politiche hanno su questo punto non è uguale né unitario per tutti.
Per fare un esempio che renda l'idea. Si è parlato molto della legge 63 e della legge 15. Io posso condividere molte delle preoccupazioni di quanti denunciano un ritardo, un iter troppo lungo: nell'erogazione dei contributi, di chi chiede più efficienza, ma i dati fornitici dall'Assessore dimostrano come la realtà piemontese non è certo peggiore a quella di altre Regioni, anzi, tutt'altro. Ma se alla verifica dei fatti l'applicazione di queste leggi dà dei risultati inferiori comunque a quelle che erano le aspettative e le attese del Consiglio e di noi tutti, se ne possono ricondurre le ragioni quasi esclusivamente ad una procedura farraginosa, alla lentezza ,degli uffici o comunque a motivazioni che rientrano quasi esclusivamente in questo ordine di ragioni? Perché i piani regionali non vanno avanti? Procedure troppo lunghe si è detto e si dice. Ma in molti casi non vanno avanti e vengono sconsigliati addirittura dagli uffici perché l'azienda che li fa alla fine non è in grado di assicurare il reddito che la legge impone.
Ecco una delle ragioni per cui non vengono incoraggiati e si preferisce orientare il finanziamento sui vari capitoli della legge 63 con le conseguenze inevitabili che ne derivano di offuscare con l: il contributo il rapporto costi-benefici che l'azienda ne ricava.
Legge 63. Io credo che sia stata e sia tuttora una grande legge. Una legge che recepiva il Quadrifoglio, fatta negli anni della politica di unità e di solidarietà democratica. Una legge che in Piemonte ha consentito anche di realizzare risultati di una certa portata. Ma non possiamo nasconderci questa legge oggi ha le gambe tagliate, perché l'assenza di un piano agricolo alimentare a livello nazionale continua a rendere insicure e fragili le strutture, rende il mercato privo di certezze, aperto alle contraddizioni, permette il sorgere di attività speculative come quelle che si registrano in alcuni campi degli allevamenti intensivi che hanno una loro fragilità perché basta che mutino le ragioni di scambio a livello internazionale perché queste attività vengano meno e siano disincentivate.
Ecco allora la fragilità della 63, il venir meno, come qualcuno dice, della "filosofia" a cui dovrebbe ispirarsi, cioè di quella filosofia che dovrebbe orientarla a garantire lo sviluppo e non solo a distribuire finanziamenti pubblici.
Come interpretare questi fatti se non dicendo che in so stanza l'agricoltura piemontese, i o meglio, la legislazione regionale e la politica che la Regione porta avanti, è sottoposta a questa duplice morsa derivata da condizioni generali, dalla disorganicità delle politiche che vengono avanti ad ogni livello, da quello comunitario a quello nazionale da un lato dalle direttive della CEE che hanno, certo, il pregio di mettere al centro come riferimento l'azienda agricola, ma che rispondono di più a concezioni e a realtà di altri Paesi che non al nostro e quindi diventano di difficile applicazione anche se su questo in Piemonte, contrariamente ad altre Regioni, ci si è impegnati sino in fondo; dall'altro, l'assenza di un piano nazionale di riferimenti più certi per quanto riguarda il mercato e la sua proiezione agro-industriale, fatti che creano insicurezza, disagio instabilità, che peraltro ancora più gravi dall'inflazione che oltre a penalizzare l'agricoltura, come peraltro ricordava Viglione poc'anzi e come la manifestazione a Torino ha testimoniato, indebolisce il sistema delle imprese, ma in pari tempo apre maggiori varchi a politiche speculative.
A questo punto allora diventa difficile dividere il sistema delle imprese tra quelle che presentano un piano per alimentare la propria capacità competitiva che i peraltro, è data dalle condizioni generali del mercato e quelle che invece vedono nel piano un pretesto per ottenere degli aiuti regionali. Non solo, ma come interpretare di fatto che siamo oggi davanti ad una richiesta di finanziamento da parte delle imprese agricole alla Regione che si aggira sui 500 miliardi? Come dividere questi 500 miliardi tra chi punta alla competitività e chi invece punta solo ad avere finanziamenti pubblici? Sarebbe imperdonabile se non i vedessimo dietro a questa cifra la sua realtà. La realtà di un sistema di imprese che si dimostra vitale, che vuole stare sul mercato, che intende resistere ai contraccolpi della crisi.
Ma un ricorso così massiccio alla richiesta di finanziamento pubblico non lo si può spiegare in termini politici, e sociali se non come un tentativo, di resistere all'inflazione, di ridurre lo squilibrio nel rapporto costi-ricavi dell'azienda e le c o n seguenti possibilità ridotte di autofinanziamento attraverso :; il ricorso massiccio al credito agevolato.
Ed allora è chiaro che non può esserci una centralità della questione agraria se si parte dalla convinzione che bisogna assecondare l'onda lunga del neoliberismo, della centralità del mercato. Perché poi i fenomeni vengono fuori. Tutte le contraddizioni da quelle aperte dei meccanismi della CEE, a quelle derivate dall'inadeguatezza della politica agraria del Governo, finiscono con lo scaricarsi sulla Regione che a questo punto n'on ce la fa più; e non può essere diversamente, perché voglio vedere come si può reggere ad una richiesta di finanziamenti che chiede la messa in moto di 500 miliardi di risorse.
Per intanto questi dati che ci offriva l'Assessore Ferraris pongono al Consiglio anche qualche problema di pronunciamento politico a cui non possiamo sottrarci, anzi, un pronunciamento politico che abbiamo il dovere di esprimere come Consiglio e come forze politiche che qui rappresentiamo.
In sostanza voglio dire: si può ancora fare finta di niente o lasciare che le cose in materia di credito agrario vadano avanti come sono andate avanti sino adesso? E' ancora tollerabile, per esempio, che il Federagrario continui ad applicare burocraticamente la legge e a destinare all'agricoltura il 2,50 dei nuovi depositi quando, a parole, tutti condividono o dicono di condividere le considerazioni fatte dal CNEL in un suo studio che ritiene che all'agricoltura debbano andare almeno il 10 % dell'insieme delle risorse creditizie? Non solo, ma ci sono cifre, se vogliamo di poco conto rispetto a quelle citate prima, ma che dimostrano come il nodo del credito agrario debba essere aggredito e lo si debba aggredire come forza. Lo scorso anno il Federagrario ha distribuito 400 milioni di utili: 200 sono stati distribuiti per favorire la promozione e le fiere e cose di questo tipo.
Gli altri 200 sono stati distribuiti come utile alle banche cioè agli azionisti partecipanti.
Sono cifre da poco, ma dietro queste cifre c'è la dimostrazione che il credito agrario, considerato dalle banche o remunerativo, è un settore che non va privilegiato. Non va privilegiato in tempi normali ed ancor meno in periodi come questi dove i depositi ed il mercato di capitali cercano una maggiore remuneratività.
Lo stesso dicasi per il San Paolo che nei periodi di alta liquidità durante i quali favorisce una rapida distribuzione dei crediti, butta molto sull'agricoltura, indirizza capitali in questo settore e, invece, in anni come questi, nei periodi di stretta, chiude o limita all'osso gli interventi.
Ed allora, qui si pone veramente la questione del che fare. E non basta dire che la legislazione in questo settore è arretrata, è del 1928, che da dieci anni sono un cassetti progetti di legge di riforma che non vanno avanti.
Le maggiori resistenze alla riforma vengono dai Consigli di amministrazione delle banche. E l'impressione che noi abbiamo è che queste resistenze siano da ricondurre ad un motivo di, molto semplice. Al fatto cioè che il credito agrario non è contrattato nei suoi tassi, è fisso mentre l'altro credito è contrattato e quindi è possibile portare avanti una politica che tenga conto della consistenza del cliente.
Le banche non sono enti di beneficenza, d'accordo. Ma neanche, specie quelle di diritto pubblico, citi che possono portare avanti una politica con l'ottica dell'azienda privata che guarda esclusivamente ai costi, ai ricavi e alla remuneratività.
Voglio dire che su questi problemi c'è da aprire un ragionamento molto serio che intanto ci porta ad una Conclusione: la Regione deve porsi con maggiore forza la centralità della questione agraria. Non c'è dubbio. Così come non c'é dubbio ci sia una volontà in questo senso, ma da sola la Regione non ce la fa, se non c'è un indirizzo unitario in questo senso che coinvolga il Governo, altri enti, le stesse forze politiche, che qui magari siedono all'opposizione ma che pure esercitano un potere reale ed effettivo nella società e sul piano nazionale, con la loro presenza non solo al Governo, ma enti che sono decisivi.
Quando noi poniamo, come abbiamo posto nella nostra mozione, la necessità di una conferenza sull'agricoltura che non abbia un carattere settoriale, ma abbia il taglio di una vera e propria conferenza economica che affronti il ;nodo strategico dell'agricoltura e dei comparti produttivi collaterali dall'agro-industria ai beni strumentali, è perché vogliamo siano affrontati in modo organico questi nodi, quelli del credito, ma anche quelli che si presentano in molti settori produttivi.
Prendiamo il nodo lattiero-caseario. Ha fatto bene l'Assessore Ferraris a dedicare un largo spazio della sua relazione a questo nodo e a ricordare che esiste in questo settore una scarsa presenza dell'industria privata di trasformazione, scarsa presenza che è accompagnata alla assai poca consistenza del movimento cooperativistico nel campo della raccolta, della commercializzazione e della trasformazione del prodotto.
La tensione che si registra oggi nel momento che si tratta di rispettare gli accordi sui prezzi al di là del giudizio che si può dare essere più pessimisti o più ottimisti, prevedere se tra un mese queste tensioni esploderanno o meno, ha comunque una sua origine nella disorganizzazione dell'offerta, nella sua articolazione così molecolare e nel modo in cui è organizzata la domanda.
Sono convinto che il movimento cooperativo e l'ESAP possono dare un forte contributo a concentrare l'offerta, ma anche le cose che vengono avanti, specie quelle che ci venivano ricordate per il Cuneese da Ferraris concorrono a rendere meno assillante il problema dei prezzi, certo, ma spingono ad un punto .più alto le contraddizioni di mercato, i rapporti all'interno della CEE, nel senso che i Consorzi emiliani che assicurano l'acquisto di 1.500 quintali al giorno, si dibattono anch'essi in una crisi contrassegnata da un lato dalla stagnazione del mercato per quanto riguarda il grana padano, dall'altro dalla competitività e dalla capacità di penetrazione sul mercato che si sono dati i formaggi francesi e tedeschi ed, infine, dai problemi sollevati dal modo in cui sono venute avanti concentrazioni finanziarie ed organizzazioni produttive con dimensioni multinazionali che controllano il mercato.
La controprova di tutto questo, per esempio, sta nel fatto che nelle aziende a partecipazione ESAP le cose vanno molto bene per quanto riguarda il latte Verbano dove, peraltro, si può puntare su prodotti caseari con un'immagine consolidata, ma non altrettanto bene, qualche difficoltà la si riscontra a Crescentino e a Vigone. E questo perché il mercato risente di taluni effetti depressivi sui prezzi del formaggio che si sono registrati prima sul grana e sul parmigiano e che però oggi colpiscono anche con percentuali superiori i cosiddetti formaggi freschi.
Le stesse cose valgono per il vino. Non voglio ripetere le cose dette dall'Assessore Ferraris. Voglio solo fare un inciso molto velocemente.
Credo sia stata giusta la politica portata avanti in questi anni di crisi e di difficoltà rivolta con diverse misure a sostenere le cantine sociali in modo che le eccedenze non venissero immesse sul mercato a prezzi tali da creare situazioni di tensione superiore ancora a quelle registrate.
Tutto giusto. Ma oggi ci sono cantine che .si disfano di barbera e di dolcetto a prezzi stracciati ed in alcuni casi gli acquirenti sono quelli che agivano sul mercato come frodatori e sofisticatori e che dalla commercializzazione di questo vino traggono una, quota di valore aggiunto superiore a quella che in un mercato meno teso si potrebbe ricavare.
Certo, in questo si riconferma una vecchia regola che in annate di crisi e di eccedenze, l'area della frode si restringe. E' una verità anche questa. Ma tutto questo in fondo dimostra, comunque lo si guardi, che non si possono aggredire i nodi dell'agricoltura se non si aggrediscono i nodi della politica agro-industriale e della politica agro-alimentare, della commercializzazione e della trasformazione agro-industriale.
Anzi, al punto in cui sono giunte le contraddizioni nona solo esistono concretamente i rischi , che l'andamento dell'agricoltura segua direttrici che accentuano la sua emarginazione, ma che essa finisca con l'essere penalizzata ancora dalle situazioni di contraddizione che si registrano nella sfera agro-alimentare.
Quando pensiamo ad una conferenza economica sull'agricoltura, pensiamo alla necessità di una politica organica a livello comunitario, nazionale e regionale, alla realizzazione di un disegno che presuppone una strategia che il Governo deve darsi e che consenta la rinegoziazione della politica agricola comunitaria nell'ambito delle riforme a cui la Comunità Economica Europea non può sottrarsi.
I dati e le argomentazioni contenute nella relazione dell'Assessore dimostrano che una Regione come la nostra ha tutte le carte in regola per promuovere questa conferenza.
Non in tutte le Regioni si è applicata la legge Quadrifoglio; - non in tutte le Regioni si sono recepite e portate avanti le direttive della CEE non in tutte le Regioni si sono ottenuti i risultati realizzati in Piemonte per quanto riguarda il credito di miglioramento fondiario.
Ma oltre a questi risultati a noi pare sia necessario dare dei segni e degli indirizzi che affrontino essenzialmente tre questioni: la prima è quella della Consulta a cui si riferiva la parte finale della relazione di Ferraris. Noi siamo del parere che questa Consulta non solo dovrebbe garantire una maggiore organicità nella politica agraria che il sistema delle autonomie, gli enti strumentali e le organizzazioni professionali portano avanti. Si tratta di dare dei segni che l'agricoltura esce da una visione settoriale. Noi crediamo che la centralità della questione agraria sia una questione che tocca il Consiglio, le forze politiche che lo compongono, ma che questa centralità debba essere anche recuperata appieno dalla Giunta. E ha fatto bene il Presidente Enrietti in apertura del dibattito a paragonare lo spessore della crisi dell'agricoltura e quello dell'industria.
La seconda questione sono i piani di settore. Le cose messe in moto dalla legge 63 e dalle politiche dell'Assessorato non sono da sottovalutare.
Oggi gli enti strumentali sono in grado di dare un grosso contributo non solo in termini di ricerca, ma anche in termini di definizione e di Realizzazione più articolata dei piani di settore che dovranno intrecciarsi con i piani di zona se vogliamo ottenere il massimo risultato possibile evitando quella dispersione in mille rivoli dell'intervento pubblico a- cui si riferiva il compagno Viglione, in questo modo è possibile ricondurre ad una filosofia dello sviluppo la politica dell'intervento pubblico su cui prima veniva posto l'accentò; diversamente diventa difficile stabilire meccanismi di selezione che siano coerenti con le finalità che perseguono.
Quando pensiamo che l'ESAP nel bilancio '81 stanzia 2 miliardi per portare avanti i piani zonali .e che le prime scadenze saranno la preparazione delle deliberazioni programmatiche, è evidente l'intreccio che ne deriva tra piani zonali e piani di settore nel senso che i pini zonali rappresentano un supporto reale e decisivo alla realizzazione dei piani di settore, al loro passaggio concreto da progetti di massima, come a suo tempo erano stati elaborati, alla loro vera e propria realizzazione con tutti gli elementi di verifica che la concretizzazione comporta.
Lo stesso dicasi per l'IPLA. La scelta compiuta a suo tempo da Viglione per il suo acquisto si è dimostrata una scelta giusta e non solo per il fatto che questo ente ha dimostrato la- sua alta professionalità con i contributi che ha dato in diversi settori, compresa la realizzazione della carta dell'uso dei suoli. Consentitemi un inciso da questo punto di vista: Piange il cuore, per esempio, vedere a Cherasco, a Marene, a Pocapaglia Come sono state utilizzate le norme transitorie della legge 56 da Sindaci non certo amici della maggioranza, per strappare all'agricoltura terreni ad alta fertilità. Questa è una parentesi per dire che condivido le cose dette dal Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

C'è un controllo della Regione su queste cose.



FERRO Primo

Ho parlato delle norme transitorie della legge 56. L'IPLA per le ricerche nel campo dell'energia alternativa e per l'impegno sulla forestazione può dare un contributo tecnico-politico non secondario alla politica di forestazione.
Sempre per quanto riguarda i piani di settore occorrerà pensare nel prossimo futuro ad un progetto intersettoriale per la montagna. Sono convinto che il rischio reale è che si esca dall'attuale ciclo con l'agricoltura più povera e più emarginata ma con un'emarginazione ancora superiore per le agricolture ancora più povere.
Tutto questo, di fronte anche alla massiccia richiesta di intervento della Regione in agricoltura, aprirà e apre dei problemi di selezione, di interventi finalizzati. Ma per la montagna credo che questo non sia ancora sufficiente se non si avviano dei veri e propri progetti integrati che consentano di concentrare e finalizzare le risorse sull'uso plurimo delle acque, sull'agricoltura, sul turismo, ossia, sui vari campi delle politiche settoriali.
L'ultima questione è quella delle deleghe. Anche alla luce delle considerazioni fatte poco fa, concordo con l'Assessore quando afferma che le deleghe possono permettere procedure più rapide, ma debbono comunque essere orientate ad esaltare le funzioni di programmazione e di gestione degli Enti locali.
C'è quindi un problema di riorganizzazione dei servizi, ma c'è anche un problema di organizzazione della gestione della politica agraria regionale nelle sue espressioni periferiche, nelle sue articolazioni provinciali e a livello di Comunità montana. Su questo terreno si tratta di segnare dei passi in avanti significativi. La nostra mozione a questo proposito è assai precisa: chiediamo in tempi ragionevoli che la Giunta presenti un progetto di riorganizzazione della gestione delle funzioni amministrative e dell'intervento pubblico in agricoltura definendo in modo chiaro il ruolo che devono avete i Comuni, Comunità montane e Province.
Come si vede non si tratta di ripartire da zero né di rinnegare, come qualcuno sembra volerci chiedere, i il passato più recente o quello più antico della politica agraria che la Giunta e l'Assessorato hanno portato avanti. Anzi, la relazione che abbiamo sentito dimostra che abbiamo momenti e certezze saldi a livello di politica regionale.
Si tratta di ripercorrere le rivendicazioni sollevate dal complesso del movimento dei produttori agricoli per cogliere i mutamenti profondi che stanno avvenendo nelle aziende agricole, nella cultura, nelle condizioni di vita e il lavoro della famiglia diretto-coltivatrice.
La recente manifestazione può anche averci divisi sul giudizio che le diamo: erano tanti, erano pochi.
Per noi è un dato preoccupante che non fossero di più, perché sappiamo cosa pensavano quelli che vi hanno partecipato, ma non possiamo interpretare i sentimenti e il pensiero di quelli che non c'erano.
Forse l'aver volto anche in quella circostanza rimarcare le divisioni esistenti nel movimento sindacale e professionale, ha finito con il favorire assistenze che non crediamo siano da annoverare nella scelta della rinuncia e della rassegnazione. Se è vero che da un lato la crisi produce ed alimenta il rifugio nel particolare proprio perché concorre a Scomporre l'identità di settori come quello agricolo, dall'altro rende più pregnante e più viva la domanda di trasformazione.
Non azzerare passato e guardare in avanti al nuovo che la crisi produce, dare le risposte che si impongono, vuol dire per la Regione fare la propria parte per realizzare obiettivi e finalità che si collocano nel solco della cultura di trasformazione.



PRESIDENTE

Considerata l'ora tarda, i lavori sono sospesi e riprenderanno alle ore 15,15 mentre i Presidenti dei Gruppi sono convocati per le ore 15 nel mio ufficio La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,50)



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