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Dettaglio seduta n.52 del 01/04/81 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo con il punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute". Se non vi sono osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 18, 19 e 23 marzo 1981 si intendono approvati.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi, Penasso, Borando e Devecchi inerente prestiti e mutui agevolati ai sensi delle leggi n. 63/78 e 153/75


PRESIDENTE

Procediamo con il punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze".
Discutiamo per prima l'interrogazione dei Consiglieri Chiabrando Lombardi, Penasso, Borando e Devecchi inerente prestiti e mutui agevolati ai sensi delle leggi n. 63/78 e 153/75.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

In merito all'estinzione e cancellazione delle ipoteche avevo chiesto informazioni all'Istituto S. Paolo ancor prima della presentazione di questa interrogazione avendo appreso che in Commissione si era parlato, in mia assenza, di inceppamenti e di blocchi dei mutui di cui alla legge 457.
L'Istituto S. Paolo assicura di non aver frapposto difficoltà alle procedure.
Per quanto riguarda il secondo aspetto sollevato dall'interrogazione l'Istituto dice: "Per quanto riguarda invece le problematiche relative all'estinzione anticipata dei mutui agrari si fa presente che l'Istituto ha sempre provveduto ad evadere le domande pervenute procedendo contestualmente alla cancellazione delle garanzie ipotecarie o alla restituzione di eventuali garanzie di altra natura acquisite. Si ritiene pertanto che le notizie pervenute a codesto Assessorato siano prive di fondamento e possano essere state originate da malintesi o da errate interpretazioni, non corrispondono comunque a indicazioni di questa Direzione né a posizioni ufficiali assunte da organi dell'Istituto.
Eventuali problemi tecnici connessi al meccanismo di attualizzazione delle annualità di concorso pubblico di competenza delL'azienda bancaria risultano in corso di definizione con i superiori organi di vigilanza. Su tale aspetto l'Istituto si riserva quanto prima di fornire ulteriori indicazioni." Questa risposta mi aveva lasciato abbastanza tranquillo. Essendo intervenuta l'interrogazione ho risentito l'Istituto per la questione specifica.
Ho potuto appurare che esso procede all'evasione delle domande di estinzione anticipata con relativa cancellazione delle ipoteche ai sensi dell'art. 10 della legge 63 o dell'art. 19 della legge 15. E' vero che ha sospeso o rallentato l'attuazione del concorso regionale.
Le ragioni di tale atteggiamento non sono però da imputarsi alle presunte difficoltà o rischi che l'Istituto potrebbe correre come si dice nell'interrogazione per il recupero delle annualità da parte della Regione.
In quanto rischi di tale natura non esistono né l'Istituto S. Paolo n altri ne possono correre. Le ragioni che hanno indotto l'istituto S. Paolo sono invece da imputarsi a perplessità ed a scrupoli sulla legittimità delle procedure ed anche di merito, cioè collegate alla forte variazione intervenuta nel tasso di interesse fra il momento della stipula del mutuo e quello dell'attuazione, cioè di oggi.
A me pare che sul piano della legittimità delle procedure non ci siano problemi, del resto l'Istituto avrebbe sbagliato in precedenza e starebbero sbagliando tutti gli altri che continuano ad attuare. Posso comprendere le ragioni di merito, cioè la perdita di qualsiasi vantaggio a favore degli Istituti di credito o addirittura le loro difficoltà stante la crisi del mercato finanziario e la carenza di liquidità. Ad ogni modo i dirigenti del S. Paolo si sono impegnati a risolvere in un senso o nell'altro il problema a brevissima scadenza.
Quando dico in un senso o nell'altro mi riferisco al fatto che hanno posto il problema agli organi di vigilanza della Banca d'Italia.
Appena avranno un riscontro alla loro richiesta scioglieranno le riserve e se positivamente, come io mi auguro, sarà tutto risolto. In caso contrario inizierà evidentemente un contenzioso con la Regione in una situazione certamente non troppo facile né troppo favorevole.
Una tale vertenza su questioni di cosi grande importanza per il singolo, avviene in uno dei peggiori momenti in quanto tentiamo di ottenere dagli Istituti una grande liquidità.
La legge regionale e quella statale prevedono l'estinzione, la cancellazione delle ipoteche e l'attuazione e noi non possiamo che chiedere il rispetto della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Devo precisare che non abbiamo sollevato problemi sul comportamento degli Istituti bancari quindi la risposta non è dovuta in questa sede a parte il fatto che le banche non hanno nulla a che fare con l'attuazione della legge per la casa, semmai compete alla Regione, ma di questo riparleremo a tempo debito.
Vorremmo invece discutere del problema dell'estinzione di cui ha maggiore competenza la banca. Mi pare strano che un Istituto come il S.
Paolo venga a porre dubbi di legittimità sull'estinzione dei mutui dal momento che queste cose avvengono dal 1928. La Regione ha il dovere di attuare le leggi in cui si dice che le estinzioni sono possibili e che gli agricoltori hanno il diritto di averle. Se questo diritto esiste per legge dobbiamo farlo valere. Mi rendo conto che siamo in un momento di stretta creditizia, però il discorso risale a molto tempo addietro e il problema si protrae da mesi. Quindi mi dichiaro insoddisfatto della risposta che è interlocutoria e non definitiva e chiedo alla Giunta di prendere posizione appoggiando le domande su altri Istituti.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Ci sono motivi di interesse.



CHIABRANDO Mauro

Allora non si dica che sono motivi di legittimità.
Colgo l'occasione per ricordare all'Assessore che ci deve ancora la risposta scritta che la scorsa volta ci ha anticipato verbalmente.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Ho chiarito che la Regione difende le sue leggi. Attendiamo la replica perché quando si chiedono all'Istituto 40 miliardi mi pare che questo argomento diventa secondario, anche se importante.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente la determinazione del tetto pensionabile


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente la determinazione del tetto pensionabile.
Risponde il Vicepresidente della Giunta regionale, Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

L'interrogazione in esame si riferisce ad una delle norme contenute nel provvedimento approvato dal Senato nella seduta del 22/1/1981 n. 2282 ed attualmente all'esame della Commissione Lavoro della Camera, concernente "adeguamento delle strutture e delle procedure per la liquidazione urgente delle pensioni e per i trattamenti di disoccupazione e misure urgenti in materia previdenziale e pensionistica" e precisamente al disposto dell'art.
19 con il quale si stabilisce che "per le pensioni a carico del fondo pensioni dei lavoratori dipendenti, liquidate con decorrenza successiva al 31/12/1980, il limite massimo di retribuzione annua pensionabile ai fini della determinazione del relativo importo, è fissata in L. 18.500.000".
Gli interroganti sottolineano come, fissando la decorrenza del nuovo tetto pensionabile dal 1, gennaio 1981, risultino danneggiati i lavoratori che sono andati in pensione negli anni precedenti ed in particolare nel 1980, anno in cui la nota situazione di difficoltà di grandi gruppi industriali, in particolare Fiat e Olivetti, ha indotto al prepensionamento ed alle dimissioni volontarie molti lavoratori.
Per questi lavoratori, infatti, il tetto pensionabile rimarrebbe fermo a L. 12.600.000 anziché essere elevato a L. 18.500.000, fatto questo molto più grave in presenza di una pesante situazione inflazionistica.
La Giunta condivide le valutazioni espresse dai Consiglieri interroganti, valutazioni che hanno formato oggetto di ampia discussione anche in Senato nel corso dell'esame del provvedimento.
In quella sede, da parte di diverse forze politiche, sono stati proposti emendamenti correttivi ed integrativi su questo tema, proponendo in particolare che la decorrenza dell'elevazione del tetto pensionabile fosse arretrata al 1° gennaio 1980 ma il Governo non ha ritenuto di poter accogliere queste proposte ed il testo è stato approvato dal Senato mantenendo la formulazione della decorrenza dal 1° gennaio 1981.
Il problema si ripresenta di fronte alla Commissione Lavoro della Camera, peraltro nell'ambito di una problematica assai più ampia che interessa tutto il disegno di legge in esame che, com'è noto, è molto articolato, in quanto tocca diversi aspetti della materia previdenziale e pensionistica, nonché dell'adeguamento delle strutture e delle procedure per la liquidazione delle pensioni, con delicati aspetti anche di natura costituzionale che hanno rallentato l'iter dell'esame del provvedimento.
La Giunta è consapevole, come sottolineato dagli interroganti, che il problema di retrodatare la decorrenza dell'elevazione del tetto pensionabile al 1980, per quanto sia un problema di carattere nazionale interessando i pensionati di tutto il Paese, presenta un'importanza particolare per il Piemonte, proprio in considerazione del fatto ricordato dagli interroganti e cioè l'elevato numero, peraltro attualmente non definibile in termini quantitativi, dei lavoratori anziani che hanno abbandonato, proprio nel corso del 1980, imprese che nel corso di quell'anno hanno attraversato i momenti più delicati della loro crisi.
Si tratta, peraltro, di un problema che sfugge alle possibilità di intervento diretto dell'Amministrazione regionale, esulando del tutto dalle sue competenze.
Si è ritenuto, peraltro, in forza delle considerazioni su esposte, di porre il problema all'attenzione dei parlamentari piemontesi nel corso del periodico incontro fra questi ultimi e l'Assessorato al lavoro della Regione, svoltosi lunedì 30 marzo 1981, richiamando la loro attenzione sull'opportunità di correggere, nel senso indicato, il testo approvato dal Senato all'atto del suo esame in corso presso la Commissione Lavoro della Camera.
Colgo l'occasione per ricordare ai Gruppi qui presenti che questa riunione periodica con i parlamentari piemontesi si svolge regolarmente e se fosse possibile, sarebbe opportuna la presenza dei parlamentari almeno di tutti i Gruppi perché si è rilevato un sistema di raccordo efficace mensile fra l'attività parlamentare e l'attività della Regione.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Il Vicepresidente Sanlorenzo ha colto lo spirito della nostra interrogazione e l'ha sintetizzato nelle linee essenziali. Prendiamo atto del consenso della Giunta sul problema sollevato dal Gruppo liberale prendiamo atto delle iniziative di sensibilizzazione svolte nei riguardi dei parlamentari piemontesi ma riteniamo che la capacità di incidere o di premere da parte dell'istituto regionale possa manifestarsi in modo diverso.
Proponiamo, quindi, al Consiglio regionale di trasformare la nostra interrogazione in un ordine del giorno da sottoporre alla votazione del Consiglio in chiusura di seduta e da inviare agli organi di Governo.
Non vi è contraddizione tra le due posizioni del nostro partito in quanto nel caso in esame si tratta di diritti dei lavoratori maturati sulla base delle contribuzioni dagli stessi versati nel corso degli anni ed amputati traumaticamente con decisione retroattiva. L'importanza del problema ci ha indotti a predisporre l'interrogazione.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Chiabrando, Penasso, Cerchio e Brizio inerente la sostituzione del Direttore de "La Mandria"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Chiabrando Penasso, Cerchio e Brizio inerente la sostituzione del Direttore de "La Mandria".
Risponde l'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

In merito al primo quesito posto dall'interrogazione: "conoscere le motivazioni delle dimissioni del Direttore de 'La Mandria' ", preciso che il dott. Boasso ha inviato al Consiglio di amministrazione della tenuta una prima lettera di dimissioni datata 30 giugno 1980 in cui specificava che la decisione di dimissione da direttore de "La Mandria" era giustificata da motivi personali.
Il Consiglio di amministrazione invitò il dott. Boasso a ritirare le dimissioni. Il dott. Boasso inviò una seconda lettera datata 18 luglio 1980 che specificava la sua inderogabile volontà di dimettersi e che conteneva ulteriori motivazioni delle sue dimissioni che possono essere riassunte in divergenze nel modo di Conduzione dell'azienda. In questo senso lamenta che le scelte di conduzione dell'azienda favoriscono le attività di fruizione del parco a sfavore delle attività produttive.
Richiamo il fatto che dal momento dell'acquisizione de "La Mandria" e della costituzione dell'azienda, nelle discussioni relative alla gestione ed organizzazione del Parco, sono rimaste vive due anime: l'una riguardante l'attività zootecnico-agricola, l'altra riguardante la fruizione pubblica.
La scelta del primo direttore de "La Mandria" avvenne facendo riferimento alle capacità tecniche di tipo agricolo-zootecnico, ritenendo in quella prima fase più urgente la soluzione dei problemi inerenti alla gestione delle attività produttive, peraltro messe in crisi dalle conduzioni precedenti e sottomettendo a questa prima impostazione la parte inerente alla fruizione pubblica.
Le scelte di gestione, come stabilisce la legge, sono demandate al Consiglio di amministrazione. Il Consiglio di amministrazione ha teso pertanto a salvaguardare il carattere economico dell'azienda zootecnica e contemporaneamente ad avviare l'attività de "La Mandria" come parco naturale.
Con questi fini è stata approvata la legge istitutiva.
L'obiettivo dell'Assessorato e anche del Consiglio di amministrazione è stato quello di far convivere questi due aspetti dell'attività.
Credo di poter dire, a distanza di tre anni, che le due attività hanno entrambe dato risultati positivi, e la finalità di fruizione pubblica non ha mortificato l'attività agricola.
Il dott. Boasso, peraltro, ha dato le dimissioni scegliendo e preferendo un'altra occasione di attività, come è dimostrato dagli stessi verbali del Consiglio di amministrazione. Di fatto ha scelto di andare a dirigere l'azienda agricolo-zootecnica Pirollo con sede a Broni (Pavia); si tratta di una grande azienda che ha strutture e articolazioni anche in Sud America, con un livello di attività notevolmente superiore a quella dell'azienda de "La Mandria". Peraltro il dott. Boasso seguiva già quelle attività, ed ogni anno approfittando del periodo feriale, si recava a questo scopo in America.
La seconda motivazione che il dott. Boasso mette in evidenza è quella di una sovrapposizione di ruoli e di responsabilità tra Regione, Consiglio di amministrazione, direzione de "La Mandria" tale da creare confusione con il risultato di una gestione non chiara.
La terza motivazione è una situazione di disagio dovuta all'assoluta mancanza di poteri discrezionali e decisionali. Preciso che la le 2: e regionale fissa i ruoli del direttore che sono di esecuzione dei mandati del Consiglio di amministrazione.
Un quarto punto è relativo alla negazione delle ore straordinarie e dello stipendio per il periodo dal 6/10/1976 al 3/3/1977; si tratta cioè di prestazioni di servizio senza stipendio. Questo fatto è di esclusiva competenza del Consiglio di amministrazione de "La Mandria" che ha autonomamente risolto il problema nel modo che ha ritenuto più corretto ed opportuno.
Per quanto attiene alla sostituzione del dott. Boasso, poiché eravamo nell'immediata fase post-elettorale, nel periodo feriale e alla scadenza del Consiglio di amministrazione, ho ritenuto opportuno proporre che non si accelerassero decisioni in merito alla nomina di un nuove) direttore, ma che si garantisse una funzione direttiva scegliendo la persona all'interno de "La Mandria" o delle strutture regionali.
Consultati gli uffici regionali, si è deciso di addivenire ad una soluzione provvisoria per lo svolgimento delle funzioni direttive dell'azienda, ricorrendo al direttore dell'IPLA, prof. Bruno Fassi.
Nello stesso modo ci sì è comportati, ricorrendo al vice direttore delL'IPLA, quando dopo un periodo di attività il direttore ha dichiarato di non poter reggere le due funzioni. Con questo, pur nell'urgenza e nella temporaneità dell'incarico si è ritenuto opportuno affermare il principio che i compiti di direzione venissero affidati a persone di provata ed accertata capacità professionale.
L'IPLA nel passato ha formulato il piano di assestamento forestale de "La Mandria" ; ne sta redigendo il piano naturalistico; ha fatto interventi di dendro-chirurgia e fitosanitari sul complesso forestale de "La Mandria" vi raccoglie semi di varie essenze forestali per la produzione vivaistica.
Il prof. Fassi, inoltre, essendo stato membro del Comitato tecnico politico, ha una completa conoscenza dei problemi de "La Mandria". Questa è la ragione per cui ci siamo rivolti all'IPLA e al suo direttore.
Il rapporto tra IPLA e azienda "La Mandria" non si è formalizzato in una convenzione, in quanto l'Istituto ha ritenuto che l'affidamento al prof. Fassi e al dott. Rota potesse tradursi in un rapporto collaborativo tra un'azienda pubblica e una società per azioni a capitale pubblico entrambe regionali.
Si aggiunge che nello stesso periodo, sempre a cura dell'IPLA, sono stati impostati e si sono svolti alla Mandria corsi di formazione professionale per operai e istruttori forestali, su finanziamento dell'Assessorato all'istruzione. I corsi si sono svolti nel mese di marzo con la partecipazione di istruttori dell'organismo forestale svizzero.
Dal punto di vista professionale e promozionale, tenuto conto dei compiti istituzionali dell'IPLA, tale collaborazione ha sortito risultati positivi consentendo di attivare nuove iniziative da parte dell'IPLA alla Mandria con beneficio sia dell'attività de "La Mandria" sia dell'attività dell'IPLA. E' pertanto in considerazione di tale rapporto collaborativo che, per quanto concerne al prof. Fassi, l'azienda "La Mandria" non ha erogato contributi finanziari all'IPLA: è stato tenuto in conto il reciproco vantaggio. Il medesimo comportamento ha ispirato il rapporto nei confronti del dott. Rota. Questi ha richiesto all'IPLA dalla data del 2 febbraio u.s., data di inizio dell'incarico provvisorio, a tempo pieno presso l'azienda "La Mandria", il congedo a lui spettante per un mese e dalla data del 4 marzo, scadenza del congedo, l'aspettativa.
Anche in questo caso non vi è mai stata retribuzione nei confronti dell'IPLA, né il dott. Rota ha mai goduto di un duplice trattamento economico; né d'altra parte si è manifestato un sub-appalto di personale da parte dell'IPLA nei confronti dell'azienda.
Ritengo pertanto di avere operato positivamente, intessendo un rapporto collaborativo ed operativo fra due enti strumentali, senza accelerare, al di là dei tempi necessari, la nomina di un nuovo direttore.
E' stato ora nominato il Consiglio di amministrazione de "La Mandria" che è entrato in funzione il mese di gennaio scorso. L'interrogazione dei colleghi mi ha sollecitato a chiedere alla Mandria di designare finalmente il nuovo direttore. La designazione del dott. Rota, scelta sulla base delle sue qualità e dell'esperienza da lui condotta alla Mandria, è stata sottoposta favorevolmente all'esame dell'ultima seduta del Comitato tecnico scientifico. Aspetta ora di avere l'ulteriore svolgimento previsto dalla legge per giungere poi al decreto di nomina. In questo modo si passerà dalla soluzione provvisoria alla soluzione definitiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Sulla parte dell'interrogazione inerente alle motivazioni delle dimissioni del Direttore la risposta dell'Assessore è soddisfacente, anche se sono stati dimenticati alcuni aspetti della lettera del 18/7/1980.
Infatti l'Assessore dice che il problema della coesistenza delle due gestioni era emerso all'inizio dell'attività de "La Mandria", mentre il Direttore parla di divergenze di questi ultimi tempi nella conduzione dell'azienda. Se è vero che il Direttore deve portare a compimento le indicazioni del Consiglio di amministrazione de "La Mandria", è altrettanto vero che non può essere scavalcato nella gestione. Come la lettera dell'ex Direttore sottolinea vi è una gestione di tipo presidenziale sensibilizzata da un Consigliere che preventivamente concorda con la gente la fruizione, del Parco, senza sentire la direzione, che viene scavalcata.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Avresti dovuto vedere le cause per cui succedevano queste cose.



LOMBARDI Emilio

Credo che l'Assessore sia stato in grado di accertare se queste motivazioni c'erano o meno.
In ordine poi al secondo punto dell'interrogazione riteniamo che, di fronte a dimissioni cosi motivate, la nomina della direzione provvisoria del dr. Fassi prima e del dr. Rota poi, avrebbero dovuto richiedere la convocazione del Comitato tecnico-politico. Ho partecipato alla discussione del Comitato tecnico-politico sulla nomina definitiva della direzione de "La Mandria" e ho potuto constatare che i problemi erano scarsamente conosciuti dai componenti il Comitato stesso.
Poiché la legge istitutiva del parco all'art. 9 prevede la convocazione del Comitato tecnico-politico qualora si debbano trattare problemi inerenti alla direzione de "La Mandria", ritengo che sarebbe stato opportuno convocare il Comitato, informando delle decisioni che venivano prese. Siamo all'ultimo atto di questa vicenda e gli interessati non conoscono realmente i termini del problema.
Non posso dichiararmi soddisfatto sull'ultimo punto della risposta dell'Assessore.
La scelta del dr. Fassi e successivamente del dr. Rota, direttore l'uno e vice direttore l'altro dell'IPLA, può anche essere giustificata sotto l'aspetto tecnico-scientifico ma poiché queste due persone dirigevano un ente che nello stesso tempo aveva consulenze dalla Mandria, questa decisione doveva essere attentamente valutata proprio in ordine a questa commistione e sovrapposizione di competenze. Non mi sembra corretto che la stessa persona possa essere titolare di una consulenza ed avere l'incarico provvisorio della Direzione dell'ente che la consulenza aveva concesso.
Voglio infine sottolineare che non mi sembra del tutto opportuna la scelta dei direttori de "La Mandria" fra gli ex componenti del Consiglio di amministrazione come se per diventare direttori de "La Mandria" fosse necessario passare attraverso il Consiglio di amministrazione...



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Potevate presentare qualche altra candidatura.



LOMBARDI Emilio

Assessore, questo problema è stato gestito in modo così chiuso, che n io che faccio parte del Comitato tecnico-scientifico né i giornali sono venuti a conoscenza dei problemi della direzione de "La Mandria".
Probabilmente, se fosse stata data pubblicità al problema non ci saremmo orientati su un nominativo solo. Sarebbe opportuno in questi casi allargare il discorso.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

I componenti del Consiglio di amministrazione potevano fornire altri nomi.



LOMBARDI Emilio

Ci sono state due gestioni provvisorie portate avanti nel modo che ho sottolineato ed è arrivata la nomina del Direttore de "La Mandria" senza offrire alcuna possibilità di scelta. Con questo non voglio significare che la persona in discussione non abbia i titoli per affrontare in termini concreti la direzione de "La Mandria", va comunque sottolineato che le persone in discussione sono state nominate dopo aver fatto parte del Consiglio di amministrazione e che la giusta prassi sarebbe invece quella di poter scegliere fra varie persone interessate. Non vorrei che tra qualche mese dovessimo risolvere problemi per cui prima si è fatta la scelta in direzione della produttività dell'azienda e poi in direzione della fruizione del parco.


Argomento: Cooperazione

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando e Penasso relativa alla Cooperativa agricola "La Montaldese" di Montaldo Dora


PRESIDENTE

Esaminiamo, infine, l'interrogazione dei Consiglieri Chiabrando e Penasso relativa alla Cooperativa agricola "La Montaldese" di Montaldo Dora.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

La Società Cooperativa agricola "La Montaldese" di Montaldo Dora (To) è stata costituita in data 8/7/1976 con Atto Notaio Liore rep. 10141. Gli scopi della Cooperativa sono: tutelare gli interessi dei produttori associati acquisto prodotti agricoli vendita dei beni della produzione dei soci aumentare il reddito della Cooperativa anche attraverso la promozione dei soci iniziative di conduzione in comune dei terreni e di ogni altra iniziativa di utilità generale.
La Cooperativa è costituita da nove soci di cui 8 coltivatori diretti e 1 non imprenditore agricolo. Dispone di 18 ettari circa di proprietà dei soci e circa 23 ettari concessi in affitto dal Comune di Montaldo Dora con deliberazione n. 169 del 16/12/1976.
Alla Cooperativa, a seguito della domanda presentata il 23/3/1979, è stato concesso, ai sensi della legge 12/10/1978 n. 63, art. 39, con Decreto P.G.R. n. 3116 del 26/6/1980, un contributo di L. 40.000.000 ed un mutuo integrativo di L. 40.000.000 a tasso agevolato del 5,65% per la costruzione di un capannone prefabbricato di mq 500 e la messa in opera di un essiccatoio su una spesa complessiva preventivata di L. 83.000.000 circa.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Ringrazio l'Assessore e lo prego di darmene risposta scritta.



PRESIDENTE

Le interrogazioni ed interpellanze sono così discusse.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

a) Congedi Passiamo al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale".
Comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Borando, Carletto Enrietti, Picco e Ratti.



PRESIDENTE

b) Presentazione progetti di legge



PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 69: "Iniziative ed interventi della Regione per il risparmio energetico e per la valorizzazione e lo sfruttamento di risorse energetiche rinnovabili", presentato dai Consiglieri Paganelli, Genovese, Carletto Petrini, Chiabrando, Borando e Fassio Ottaviano in data 23 marzo 1981 assegnato alla Commissione VII in sede referente e alla Commissione I in sede consultiva in data 27 marzo 1981 N. 70: "Disposizioni finanziarie concernenti autorizzazioni di spesa per gli esercizi 1982 e 1983, nonché modifiche alla normativa contabile di leggi di settore e devoluzione di quote di assegnazioni statali nell'area di intervento agricoltura", presentato dalla Giunta regionale in data 23 marzo 1981 ed assegnato alla I Commissione nella stessa data N. 71: "Svincolo di destinazione dell'Ospedale di Pra Catinat e sua ristrutturazione a fini socio-assistenziali", presentato dalla Giunta regionale in data 24 marzo 1981 ed assegnato alla I Commissione nella stessa data N. 72: "Modificazioni alla legge regionale 25 marzo 1974, n. 8" presentato dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale in data 25 marzo 1981 ed assegnato alla I Commissione in data 27 marzo 1981 N. 73: "Integrazioni all'art. 39 della legge regionale 1 611/1 9 73 n. 4 'Iniziativa popolare e degli Enti locali e referendum abrogativo e consultivo' ", presentato dalla Giunta regionale in data 31 marzo 1981 ed assegnato alla I Commissione nella stessa data.



PRESIDENTE

c) Comunicazione ordinanza T.A.R.



PRESIDENTE

Comunico, infine, che è in visione, presso il Servizio Aula del Consiglio regionale, copia dell'ordinanza T.A.R. n. 109/81 sul ricorso n.
590/80 a nome di Barberi Vittoria ed Antonietta.
Le comunicazioni del Presidente sono cosi terminate.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Iniziative della Giunta regionale circa i danni causati da calamità naturali


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Vorrei sapere se di fronte alle gravi situazioni di allagamenti, frane ponti pericolanti, strade bloccate, la Giunta ha programmato degli interventi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore per gli interventi in materia di calamità naturali

Dai dati in nostro possesso la situazione non è per il momento allarmante, anche se si segnalano casi di allagamento e di interruzione di comunicazioni soprattutto dalle province di Torino, Novara e Cuneo. Gli uffici regionali stanno trasmettendo i dati e credo che prima di sera sarà possibile informare il Consiglio in modo più analitico e dettagliato.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Interventi per calamita' naturali

Informazione della Giunta regionale sulle iniziative della Regione per il piano di emergenza in relazione ai provvedimenti del Governo


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto all'ordine del giorno: "Informazione della Giunta regionale sulle iniziative della Regione per il piano di emergenza in relazione ai provvedimenti del Governo".
La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, com'è noto la Giunta regionale ha avviato nei giorni scorsi una serie di consultazioni con le organizzazioni economiche e sindacali dell'industria, dell'agricoltura, dell'artigianato e del commercio, con tutti gli enti strumentali della Regione e con gli Istituti bancari, in una prima fase, e con tutti i Gruppi politici presenti in questa assemblea regionale. Sono stati sentiti anche alcuni economisti di scuola e di orientamenti diversi. Scopo e oggetto di queste consultazioni sono state la necessità e l'opportunità, ravvisate dalla Giunta regionale di rendersi interpreti delle diffuse preoccupazioni esistenti in tutte le organizzazioni sociali, sia dei produttori che dei lavoratori, ma soprattutto negli strati più deboli e meno protetti della comunità regionale, siano essi piccoli risparmiatori o più semplicemente la povera gente che non ha risparmi.
Le preoccupazioni sorto per la gravità della situazione economica del Paese ed anche per la peculiarità delle conseguenze nell'attuale situazione, del sistema produttivo della nostra Regione.
La richiesta di pareri è sulle proposte di carattere generale e particolare che tutte le principali espressioni della comunità regionale sono in grado di avanzare per contribuire a far superare prontamente al Paese e alla nostra Regione la situazione attuale.
Le questioni sottoposte all'attenzione di enti, organizzazioni e gruppi consultati sono state: 1) proposte per l'adozione di provvedimenti coerenti nella lotta contro l'inflazione nei suoi aspetti strutturali 2) proposte e suggerimenti di intervento sul meccanismo crescente di disavanzo nella bilancia dei pagamenti sia in generale, che per quanto concerne l'economia piemontese, con particolare riferimento alla questione centrale dell'agricoltura e dell'alimentazione.
All'interno di queste due questioni che caratterizzano il momento grave della situazione del Paese, sono state sottoposte all'attenzione degli organismi consultati l'opportunità di interventi a breve e medio termine sui temi fondamentali. La produzione di energia (una delle fonti essenziali del processo inflazionistico per l'entità del costo e per l'entità del disavanzo fra produzione - consumo e conseguente importazione: l'ENEL perde 5 miliardi al giorno più gli interessi passivi); la necessità di interventi nell'ambito delle competenze regionali per diminuire per le nostre aziende il costo per unità di prodotto (questione essenziale per riprendere competitività). L'individuazione dei settori di intervento che possono meglio rispondere all'eventuale caduta della produzione del nostro sistema produttivo piemontese, caratterizzato sia dalla crisi delle grandi aziende (Fiat, Montedison, Montefibre), sia dalle difficoltà vecchie e nuove dell'insieme delle altre 9.000 aziende con dipendenti che variano da 10 a 200, delle centinaia di migliaia di artigiani, di coltivatori diretti degli addetti al commercio. L'individuazione e le proposte operative per interventi urgenti tesi a correggere quell'altra fonte di inflazione permanente che le storture e le relative inefficienze della pubblica amministrazione, sia nazionale che regionale. L'individuazione delle possibili alternative nell'utilizzo pieno di tutta la capacità di intervento della Regione, del sistema delle autonomie locali e del Governo per gli investimenti produttivi con progetti pronti per il decollo per altre iniziative (trasporti, case) che si reputassero necessari ed urgenti con l'eventuale ricorso a fonti di finanziamento straordinario con prestiti regionali o internazionali per quanto non risultasse possibile provvedere con le risorse normalmente disponibili.
Naturalmente il tutto finalizzato a progetti precisi nei contenuti e nei tempi di attuazione e adeguatamente garantiti.
Lo scopo di "questo gran consulto" ravvicinato, che è avvenuto in pochi giorni e che avrà altri appuntamenti a cominciare da venerdì, è quello di arrivare entro il 29 aprile a presentare in Consiglio un piano di provvedimenti, di misure, di proposte, di disegni di legge che risultino coerenti con i presupposti e di pronta realizzazione e quindi tali da configurare interventi significativi ed emblematici di una linea di politica economica che in qualche modo anticipi i tempi del secondo piano di sviluppo e quindi non rassegnazione o un'ordinaria gestione della crisi ma una piena mobilitazione delle risorse, delle volontà, delle intelligenze e delle coscienze.
La Giunta regionale è pienamente consapevole che: 1) sarebbe deleterio in una situazione come l'attuale seminare illusioni sul fatto che si possa con le sole nostre forze dominare processi che hanno origini e cause che attengono a processi e decisioni che vengono peraltro assunte sia a livello nazionale, ma soprattutto su scala internazionale e mondiale (Modigliani ha ricordato che a differenza di altre crisi economiche italiane, l'economia mondiale questa volta non tira).
2) Nello stesso tempo il complesso di proposte che si intende avanzare con il concorso di tutte le componenti sociali e politiche della Regione non intende rappresentare un'evasione dal fondamentale e prioritario impegno delle nostre risorse, della nostra capacità di rigore e di coerenza, attuando pienamente innanzitutto le nostre competenze regionali secondo le norme, la lettera e lo spirito dello Statuto.
3) Che esiste uno spazio (e la Regione deve colmarlo) dove la mobilitazione delle intelligenze e delle volontà deve esprimersi perch venga "dalla" nostra Regione, ma non solo per la nostra, un contributo alla capacità di governo complessivo dei gravi processi in atto che possono essere influenzati anche dal comportamento collettivo di milioni di uomini che, con le insufficienze a tutti ben note, noi qui dobbiamo avere la coscienza di rappresentare.
infine, alcuni impegni per il metodo che viene proposto per raggiungere questo obiettivo. Anche la prassi deve essere coerente con la gravità della situazione. Entro questa sera tutte le organizzazioni sociali faranno pervenire le loro valutazioni e le loro proposte scritte alla Giunta regionale; entro lunedì verrà consegnato a tutti i Gruppi del Consiglio il complesso delle proposte per rendere loro possibile una meditata, accurata e comparata valutazione. Venerdì prossimo avverrà un primo incontro con le grandi banche.
Le forme e i tempi della successiva elaborazione (prima di arrivare alla presentazione in aula delle proposte il 29 aprile) la Giunta propone che siano esaminate nella conferenza dei Capigruppo.
Non è compito di questa informazione entrare nel merito delle proposte che sono già state avanzate nel corso delle consultazioni. La Giunta intanto intende esprimere il suo apprezzamento e l'alto valore politico e morale per la disponibilità dimostrata con i fatti dalle organizzazioni economiche e sindacali e indistintamente da tutti i Gruppi del Consiglio in questa fase.
Consideriamo questo buon avvio un elemento essenziale per arrivare a produrre con il confronto e nella distinzione dei ruoli, il migliore esito possibile ed anche per creare nel Consiglio e nella Regione quel particolare clima di impegno che ha permesso nel recente passato alla nostra comunità di superare altre gravi e drammatiche prove.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signori Consiglieri, nell'apprezzare lo sforzo che la Giunta compie in questo momento così difficile vorremmo aggiungere qualche osservazione alle informazioni che sono state date oggi al Consiglio regionale.
Come partners del Governo nazionale riteniamo che le autonomie locali e la Regione, dove i socialisti sono al Governo, possano dare un contributo perché il Governo riesca a varare i provvedimenti che ha messo in atto o che comunque metterà in atto.
Siamo consci che alcuni provvedimenti del Governo sono stati assunti con ritardo; siamo consci che alcuni provvedimenti non sono popolari, ma siamo anche consci che accanto al movimento monetario deciso dal Consiglio dei Ministri si è portato avanti il piano triennale sul quale si sono espresse le Regioni attraverso il metodo della consultazione che dovrebbe finalmente riuscire a dare un assetto di pianificazione e dì programmazione come nel nostro Paese non era mai passato neanche all'epoca del "padre" della programmazione, l'onorevole Giolitti, e del piano triennale di Pandolfi.
Fino ad oggi è mancato il raccordo tra la programmazione regionale e quella nazionale, cioè l'unione di tanti tasselli che giungono dalle autonomie locali, dalle Regioni viste come elemento di sintesi all'interno della comunità regionale. Il Gruppo socialista individua l'azione della Regione in due momenti: nel momento produttivo e nel valore reale dei salari; due momenti individuati anche nella conferenza dei Presidenti delle Regioni, momenti in cui la Regione si esprime con gli investimenti che vanno dalla formazione professionale fino al mattone pur sapendo che vale più la costruzione dell'uomo quanto non quella del mattone, fino alla difesa del valore reale del salario.
Noi rileviamo ancora che il piano di sviluppo della passata legislatura ha già evidenziato una serie di indicazioni e di obiettivi nell'agricoltura, nei lavori pubblici, nella cultura, nella formazione professionale, nell'ambiente, nell'energia e questa legislatura è la continuazione della precedente.
Il Gruppo socialista darà tutto il suo contributo in questo processo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Il dibattito di questa mattina sull'iniziativa della Giunta per la formazione di un programma straordinario credo debba limitarsi esclusivamente agli aspetti politici per rimandare in altra sede la presentazione delle linee di indirizzo che le diverse forze politiche propongono e per giungere all'appuntamento del 29 aprile per definire le convergenze e le divergenze sui provvedimenti che saranno assunti.
Per limitarmi a questo tema e per rimanere nei tempi consentiti a questi interventi affermiamo che l'iniziativa della Giunta è da valutarsi positivamente, soprattutto se non dissocerà una maggiore responsabilizzazione regionale in questa materia da una precisa individuazione delle cause lontane che ci hanno portato a questo stato di crisi. Diciamo quindi con franchezza che nelle premesse del programma di intervento regionale dovrà esservi la ferma denuncia dell'inflazione come male centrale di cui soffre l'economia italiana. E' grave per l'ordine di grandezza a cui si è arrivati, ma è grave soprattutto perché creando una forbice rispetto ai Paesi partners delle Comunità europee pone le nostre strutture produttive in un permanente stato di crisi rispetto ai Paesi concorrenti. La crisi dell'agricoltura è crisi da differenziale di inflazione, non crisi da malvagità CEE nei confronti italiani; la crisi delle esportazioni Fiat nel settore dell'auto è crisi da differenziale di inflazione. Questa situazione è grave e il dibattito di questi giorni e l'opportunità di sviluppare un programma straordinario di azione regionale confermano quanto fossero miopi le critiche ai primi provvedimenti Andreatta cioè al primo tentativo di sottoporre sia pure con una semplice manovra monetaria a raffreddamento di una situazione economica che tendeva chiaramente al peggio.
Occorre affrontare il nodo dell'inflazione che, come indica chiaramente il dr. Whithome del Fondo monetario internazionale, si contrasta operando esclusivamente su due elementi: il disavanzo della spesa pubblica e l'allineamento delle meccaniche di dinamica salariale ai comportamenti medi dell'Europa delle libertà. Noi liberali siamo per dare la priorità alla prima manovra: il contenimento del deficit pubblico, perché solo il contenimento del deficit pubblico potrà consentire spazi di manovra per adeguamenti ai meccanismi di scala mobile che non incidano nel potere reale di acquisto dei salari, che come ha detto il Consigliere Viglione devono essere tutelati. Ma ci sono altre due considerazioni che ci confermano in questa linea. In primo luogo rilevare che la pressione fiscale nel nostro Paese è cresciuta nello scorso anno di oltre il 38%, quindi ad un tasso doppio dell'inflazione: oggi il partito dell'inflazione è lo Stato, non le lobbie economiche od altri operatori.
La seconda considerazione è che l'elemento di speranza contenuto nei provvedimenti governativi è certamente il piano predisposto dal Ministro La Malfa, che ha avuto da parte del nostro partito un'attenzione ed un giudizio positivi, ma che si basa su una premessa, rispettando la quale è possibile parlare del risanamento dell'economia italiana, non tenendo conto della quale è impossibile parlare di risanamento dell'economia italiana, e cioè il contenimento del deficit del disavanzo pubblico consolidato nei 37 38 mila miliardi di cui si parlava, e già con i provvedimenti successivi si è abbondantemente sfondata questa cifra.
Vogliamo che la Regione, nel momento in cui assume responsabilmente con il nostro consenso, salvo il dettaglio dei provvedimenti, un impegno uno sforzo di operare incisivamente per attivare ogni risorsa disponibile per tonificare lo stato della nostra economia, esprima con chiarezza anche questo punto di fondo: o questo Paese rientra nel differenziale di inflazione europeo o noi saremo permanentemente in una condizione di grave crisi economica. Chi oggi crea problemi a questa politica al di là delle dichiarazioni di parola? Stamattina ho ascoltato una dichiarazione del socialista Labriola, il quale ha affermato con chiarezza che gli sembra di rilevare nel comportamento, nei fatti dei comunisti un sistematico tentativo di impedire ogni provvedimento che realmente incida nell'ordine della soluzione dei problemi di fondo del nostro Paese, Questo non lo dichiara un liberale.
Ritornando ai problemi della nostra Regione, diciamo con chiarezza a questa Giunta che, pur non facendo parte di questo Governo, pur criticandolo aspramente, pur essendocene allontanati progressivamente perché ci sembra che manchi la capacità di passare dalla manovra monetaria alla manovra strutturale, non ci presteremo ad usare dell'emergenza regionale come strumento di ulteriore indebolimento del quadro politico nazionale.
In parte le parole del Vicepresidente Sanlorenzo ci hanno tranquillizzato; il programma straordinario deve essere fatto da pochi ed incisivi atti di reale effetto a tempi brevi e medi. Noi esprimiamo con franchezza il timore che l'iniziativa della Giunta si possa risolvere più in conferenze, in comunicati stampa che in scelte incisive. Vi rivolgiamo un invito con molta pacatezza a parlare non delle intenzioni, ma dei risultati solo quando questi saranno misurabili.
In ultimo c'è l'iniziativa della Giunta di coinvolgere le forze politiche d'opposizione nelle consultazioni per la predisposizione dei provvedimenti che si intendono assumere. E' un'iniziativa che ha portato all'incontro di ieri tra la Giunta ed il nostro Gruppo che è confermata dall'intenzione di sentire la conferenza dei Capigruppo preventivamente alla definizione operativa delle misure di intervento. Rileviamo in modo favorevole questa iniziativa perché conferma le indicazioni emerse nel dibattito sul bilancio con una chiara distinzione di ruoli (la democrazia vive del governo della maggioranza e del controllo dell'opposizione), ma con un riconoscimento di pari dignità al ruolo che le forze politiche hanno nel determinare le scelte importanti per il Governo regionale. Intendiamo anche dare una nostra interpretazione. Questa disponibilità della Giunta è intesa da noi come un segno di movimento del quadro politico in questa Regione, cioè come una constatazione che le forze politiche di opposizione possono concorrere alle decisioni del Governo in un quadro di sintonia sui grandi temi e quindi come premessa per garantire governabilità anche in presenza di modificazioni del quadro politico.
Il Partito Liberale Italiano si è presentato alle consultazioni con un proprio documento che sarà trasmesso oggi in via ufficiale alla Giunta e agli altri Gruppi politici. Il P.L.I. non si considera parte della società piemontese, ma, come tutte le forze politiche, potenzialmente in tutta la società piemontese. Non siamo consultati a pari ruolo e a pari grado con le organizzazioni di categoria e le organizzazioni economiche, ma siamo consultati per un disegno complessivo di governo della Regione Piemonte e per questo ci riserviamo sulle nostre proposte, indipendentemente da quanto sarà accolto o non accolto dalla maggioranza, di avviare ogni verifica con forze sociali ed economiche operanti nella Regione.
L'ultimo richiamo è una nota di critica che richiama cose già dette durante la discussione sul bilancio. Crediamo che la Regione debba essere impegnata attraverso questo programma straordinario a recuperare una propria figura originale (originale perché questo distingue l'Ente Regione dal governo centrale e dal governo degli Enti locali) e ad operare per programmi sulle linee tracciate dal piano di sviluppo, che ha un consenso maggiore di quello della maggioranza attuale, superando la tendenza a settorializzare i propri interventi.
Se la capacità di governo di non lasciar cadere per strada le grandi attese del piano di sviluppo non si fosse sbiadita nel tempo e particolarmente nell'ultimo anno, non vi sarebbe ora la necessità di predisporre un programma straordinario o sarebbe comunque più facile individuare campi di azione concreti ed immediati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Anche il nostro Gruppo è stato consultato su questa iniziativa della Giunta. Riteniamo sia importante proporre oggi un piano di emergenza iniziativa che però conferma tutte le nostre critiche formulate nel dibattito sul bilancio. In sostanza noi riteniamo che di colpo si sia modificata la valutazione e la diagnosi sull'economia piemontese.
Da mesi il nostro Gruppo ha richiamato l'attenzione sulla crisi del Piemonte. Nella parte introduttiva dell'intervento sul bilancio abbiamo valutato attentamente i tempi della crisi economica piemontese, soprattutto abbiamo evidenziato come fosse "improponibile ed impossibile un anno di transizione nella situazione presente". Approvato il bilancio ispirato alla filosofia di transizione, la Giunta propone degli incontri per provvedimenti di emergenza. Non c'è nulla di più contraddittorio. Non c'è nulla che avvalori maggiormente le critiche che noi abbiamo condotto all'impostazione del bilancio e all'azione della Giunta regionale.
Dire che i provvedimenti governativi modificano completamente il quadro è sostenere cosa inesatta, che noi respingiamo.
La crisi del Piemonte da tempo esige una diversa consapevolezza, una diversa presa di coscienza della situazione economica, un diverso approccio alla soluzione dei problemi. La nostra disponibilità c'è: l'abbiamo dimostrata partecipando all'incontro e facendo alcune proposte che stenderemo in un documento operativo.
Però sia chiaro, l'emergenza non nasce oggi, la crisi era ben presente.
I provvedimenti di stretta monetaria risalgono a tre mesi .fa. Noi, quando se ne discusse, dicemmo, contrariamente a tanti altri, che non erano eccessivi e ne sarebbero occorsi ulteriori, accompagnati, però, da provvedimenti di carattere strutturale.
Il Governo intende accompagnare i provvedimenti monetari con provvedimenti di carattere strutturale, il primo elemento è stata la contestuale approvazione di un piano di sviluppo a livello governativo. Gli altri elementi sono gli annunciati provvedimenti di taglio della spesa pubblica che nei prossimi giorni saranno approvati dal Consiglio dei Ministri.
L'intervento della Regione deve avvenire soprattutto nei settori di sua competenza. Le nostre indicazioni saranno soprattutto in questo senso e poiché il Vicepresidente Sanlorenzo ha rinviato l'esame del merito a successivo dibattito ci limitiamo per ora ad enunciare le linee di fondo che dovrebbero, a nostro avviso, ispirare un intervento di pronto avvio: variazioni di bilancio in modo da trasferire quanta parte possibile della spesa corrente verso gli investimenti. Le possibilità ci sono, le abbiamo indicate e le preciseremo nel nostro documento indirizzo di gestione del bilancio che deve essere improntato alla consapevolezza della crisi, al massimo rigore, a facilitare l'erogazione di cassa verso i settori economici più colpiti, all'accelerazione dei progetti, all'accelerazione della spesa nei confronti degli Enti locali e degli operatori economici. Trecentoventicinque miliardi sono messi a disposizione dallo Stato per investimenti. Altre centinaia di miliardi sono reperibili tra i fondi della Regione. Tali fondi devono essere rapidamente distribuiti con procedura d'urgenza perché gli Enti locali possano rapidamente mettere in moto la spesa. Dopo le ferie o a fine anno questi contributi non sarebbero più un apporto tempestivo al superamento della crisi interventi a medio termine che modifichino l'azione della Regione nel campo urbanistico, in tema di deleghe, di efficienza dei servizi, settori nei quali la Regione può contribuire ad accelerare la spesa. A nessuno sfugge che, in questo momento di crisi, manca la possibilità di mobilitare il volano dell'edilizia. Credo che nelle consultazioni con gli economisti di varia provenienza questo tema sia stato toccato così come abbiamo recepito da più parti.
Farò un ultimo accenno al problema politico della consultazione.
Questo è un programma di emergenza che vuole essere di modifica di una posizione precedente che non ha tenuto conto della reale situazione del Piemonte. In questo senso, la nostra disponibilità è completa nel ruolo di opposizione che ci caratterizza. Potremmo comportarci come il P.C.I. a livello nazionale e chiedere che questa Giunta si dimetta dato che propone un piano di emergenza dopo aver approvato il bilancio di previsione 1981: queste cose però non interessano in questa sede.
Anche dall'opposizione diamo e daremo la nostra collaborazione anche se non riteniamo che questa Giunta sia in grado di far superare la crisi del Piemonte, senza danni e senza ritardi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Alasia.



ALASIA Giovanni

Signori Consiglieri, il nostro Gruppo ritiene che la Giunta abbia avviato in modo responsabile e con un metodo corretto questa iniziativa avviando dei rapporti intesi ad accertare opinioni, pareri, proposte disponibilità delle componenti sociali, politiche ed istituzionali della Regione e non certo per compiere un atto propagandistico. Anche noi, come Bastianini, avremmo preferito intervenire in modo argomentato sul contenuto e sul merito delle cose, quindi, oggi, avremmo preferito tacere.
Tuttavia dal momento che questa discussione si è aperta ci permettiamo di fare alcune brevi osservazioni sul piano del metodo rispettando il carattere di informazione fornita dalla Giunta.
A fronte della gravità della situazione e a fronte di provvedimenti nazionali questo piano di emergenza è un atto di responsabilità che continua il discorso iniziato con l'approvazione del bilancio per intervenire nei settori di nostra competenza che sono finalizzati all'emergenza. E' sempre stato sostenuto da tutte le parti politiche che si affronta efficacemente l'eccezionalità e l'emergenza se si incomincia a incidere nelle antiche e vecchie ragioni strutturali dell'inflazione e della crisi. Sono le cause lontane di cui parlava Bastianini.
Siamo preoccupati per le fasce più deboli delle categorie e anche in termini zonali. Siamo reduci dal convegno del Verbano - Cusio - Ossola dove 36 aziende, grandi, medie e piccole sono in crisi e questo pone un problema che travalica le dimensioni amministrative.
E' molto importante che la Regione faccia direttamente la propria parte, senza pretestuosi discorsi generali e false politicizzazioni non demandando ad altri ciò che istituzionalmente le compete.
I campi di intervento sono stati ricordati più volte.
Proprio per non seminare quelle facili illusioni a cui faceva riferimento il Vicepresidente, io credo che abbiamo un dovere di chiarezza analizzando tutti i fattori, da quelli generali a quelli locali che incidono e concorrono a determinare crisi ed inflazione. Il Presidente Enrietti ha illustrato al Presidente del Consiglio Forlani un argomentato documento sugli interventi possibili la cui attivazione è legata a comportamenti nazionali. Ricordo, per esempio, la questione dei consorzi che è stata sollevata dal P.C.I., dal P.S.I., e dal P.L.I. Ricordo il problema della formazione professionale, il problema della definizione delle fasce di nuova professionalità senza delle quali si farà una formazione vecchia ed obsoleta che è demandata dalla le:te quadro al Governo nazionale.
Queste correlazioni non le inventiamo pretestuosamente per "fare della politica".
Ricordo la questione dell'energia, la questione relativamente alla mancata attivazione del comparto della legge 675 che nei progetti cosiddetti orizzontali riguarda il risparmio energetico.
Il quadro dell'industria in Piemonte, dall'auto alla siderurgia, alla fibra è un quadro pesante ed occorrono molti miliardi per interventi assistenziali che rappresentano un pesante fattore di carattere inflazionistico. Questo dato va tenuto presente, così come non va dimenticato che le nostre competenze sono limitate.
E' con questo spirito e con questa impostazione metodologica, che mette in primo piano gli impegni della Regione, ma che non li confina in una sterile visione autarchica, noi crediamo si debba andare all'annunciato dibattito del 29 aprile e alla definizione degli interventi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare la collega Vetrino Nicola. Ne ha facoltà.



VETRINO Bianca

L'analisi che i repubblicani hanno fatto della situazione economica che ha, tra l'altro, determinato la necessità di queste misure, delle quali tanto si parla per porre rimedio alla crisi che investe il nostro Paese non poteva che essere realistica e di conseguenza spietata. D'altra parte il nostro atteggiamento non è nuovo e non deve stupire. Su "La Stampa" di qualche giorno fa Gorresio, parlando di Ugo la Malfa, di cui in questi giorni ricorre il secondo anniversario della morte, ebbe a scrivere che per la sua serietà nel valutare impietosamente il cattivo andazzo della politica economica, si guadagnò un prestigio che, con il passare degli anni, continua ad ingrandire. Però con gli anni sono ingranditi anche i problemi del Paese. Non sto ad elencarli, perché li abbiamo ripetutamente detti e valutati. Occorre pensare alle conseguenze e quindi ai rimedi. Ne consegue quindi che una ripresa del processo di sviluppo a tassi adeguati in termini reali, presuppone innanzitutto la riduzione delle tensioni inflazionistiche e contemporaneamente lo sforzo per affrontare l'insieme dei problemi del settore produttivo, del settore pubblico e del sistema finanziario. In questo quadro le misure del Governo sono apparse indispensabili anche se forse non ancora le più idonee ad affrontare la globalità dei problemi. Il ruolo di fondo della politica economica del piano triennale rivela delle precise volontà e nei suoi obiettivi si può o non si può concordare. Se si concorda, occorre essere coerenti con le manovre di politica economica che si propongono. Tra l'altro, l'obiettivo fondamentale di integrare la politica monetaria con quella più ampia di un indirizzo economico complessivo è stato anche alla base dell'ultima recente legge finanziaria. In altre parole, anche se non è più di moda parlarne quindi anche sfidando l'impopolarità del termine, è solo attraverso un patto sociale rigoroso ed ampio, attraverso una corretta ridistribuzione delle risorse pubbliche e private, concordate con le parti sociali, che si potrà imboccare la strada maestra per uscire dalla crisi.
Ma veniamo a noi e ai problemi del Piemonte e della nostra comunità.
Mentre abbiamo apprezzato la tempestività ed il metodo della maggioranza nell'affrontare i problemi che di riflesso interessano i vari settori economici del Piemonte in questa escalation verso il basso del disastro economico, quindi nel prospettare il ruolo della Regione rispetto alle attività economiche, occorre dire subito che la Regione non ha competenze dirette sul settore industriale, anche se deve darsi un indirizzo di politica industriale. Non diciamo che la Regione non può fare nulla diciamo che la Regione deve innanzitutto porsi degli obiettivi fondamentali impellenti che in questa situazione sono: la riduzione drastica della spesa corrente improduttiva, l'accelerazione e l'espansione di programmi di investimento in grado di sostenere la domanda e di determinare il miglioramento della dotazione di infrastrutture e servizi della comunità regionale, la realizzazione dei servizi capaci di agevolare inevitabili processi di ristrutturazione del comparto industriale. Su questi tre obiettivi si inseriscono tutti gli altri provvedimenti che abbiamo esaminato ieri nell'incontro con la Giunta. Sono però altre cose che la Regione non solo può, ma deve fare sempre, segnatamente in un momento in cui la situazione è forse più grave di quella che tutti stiamo cercando di valutare.
in un momento come questo non si può non ribadire le cose che la Regione deve fare innanzitutto e cioè l'individuazione di obiettivi prioritari con programmi e progetti finalizzati e con garanzie di fattibilità sui quali andare alla predisposizione del secondo piano di sviluppo. Il Vicepresidente della Giunta, nella sua introduzione, ha detto di anticipare addirittura i tempi di questa predisposizione. I nostri interventi prioritari sono lo sviluppo delle attività produttive, le infrastrutture connesse allo sviluppo del terziario e la formazione professionale.
Non voglio però dilungarmi su questi aspetti, anche se diamo estrema importanza al riassetto organizzativo della macchina regionale. Soprattutto vorremmo più attenzione e responsabilità verso le spese di qualunque tipo e di qualunque entità. Gli altri interventi che andremo a determinare in questi giorni saranno validi se si innesteranno su questo substrato regionale efficiente, coerente e produttivo. Apprezzeremo anche la fantasia e cercheremo in questo senso di contribuire, ma non si potrà comprendere l'improvvisazione o il pressapochismo, da qualunque parte provengano, anche perché l'improvvisazione è l'esatto contrario di programmazione. E' ormai acquisito da tutti, anche per le dichiarazioni che ripetutamente abbiamo sentito in Consiglio in occasione del dibattito sul bilancio, la programmazione è un patrimonio di cui non si può più fare a meno.
Credo che lo sforzo che sta facendo il Consiglio nell'affrontare con decisione i problemi, senza velleitarismi ma con grande sforzo di volontà e di rigore, sia apprezzabile. E' interesse di tutti che questo sforzo abbia un esito positivo e lo sforzo deve essere anche quello di assumere delle decisioni che si pongano nella giusta logica di difesa della comunità regionale piemontese e di coloro che più marcatamente subiranno i contraccolpi della crisi e delle misure introdotte per fronteggiarla, ma anche con un atteggiamento di obiettività, di responsabilità nella consapevolezza che questa Regione è parte, e non tra le meno importanti dell'Italia. Responsabilità che anche gli oppositori di questa maggioranza sentono, responsabilità alla quale tutte le forze non possono sottrarsi. A livello locale come a livello nazionale. Questo significa, per esempio, che il P.C.I., che in questo Consiglio ha responsabilità di Governo e che responsabilmente con gli altri partiti compagni di maggioranza intende affrontare la situazione, si ponga in quella stessa logica di responsabilizzazione e di impegno anche nella sede nazionale.



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, ci sia permesso anzitutto rilevare che questa discussione si è andata, secondo noi, sviluppando, almeno in alcune sue parti, anche oltre i limiti che era auspicabile fossero rispettati da interventi su una semplice informazione della Giunta.
Per quanto ci riguarda noi faremo una dichiarazione brevissima sintetizzandola per chiarezza in tre punti: 1) Crisi economica. E' già stato detto che essa ha origini vecchie e lontane. Infatti, pensiamo che qualunque discussione quando questa avverrà si è 'detto il 29 aprile, non potrà per forza di cose prescindere dall'accertamento delle responsabilità politiche che sono all'origine di essa. Una crisi che è nata da gran tempo e non è vero che ha avuto inizio in Italia soltanto con la crisi energetica come oggi si tenta di far credere. E' dal 1964 infatti che si stanno domandando sacrifici e rinunce agli italiani. Noi pensiamo che dalla crisi economica si potrà uscire solo mutando radicalmente la politica economica che in questi anni è stata seguita dai Governi.
2) Proposte della Giunta. Ieri nella consultazione che anche il nostro Gruppo ha avuto, abbiamo ascoltato una serie di indicazioni, di intenti che l'esecutivo intende perseguire. Abbiamo fatto presente che le possibilità di intervento della Giunta sono oltremodo limitate. Diamo atto che, tanto ieri quanto stamane nella dichiarazione del Vicepresidente, si è detto abbastanza esplicitamente che la Giunta opererà senza creare illusioni e senza fomentare attese che potrebbero essere, soprattutto in questo momento, di grande pericolo. Non vogliamo anticipare giudizi su quella che sarà la portata dei provvedimenti della Giunta, non diciamo neppure che abbiamo il timore e la paura che tutto si risolverà in conferenze o in comunicati stampa. Sarà nostra premura controllare che non vengano alimentate speranze inutili.
3) Consultazioni politiche dei Gruppi presenti in assemblea. Riteniamo che la Giunta abbia in questa circostanza correttamente agito. Dal canto nostro, pur nella diversità dei ruoli, che teniamo a riconfermare, siamo disponibili a fornire alla Giunta le nostre indicazioni per rispondere all'indirizzo corretto che è stato seguito e che vogliamo, per quanto ci riguarda, corrispondere, dimostrando senso di responsabilità in un'ora che è indubbiamente grave e pesante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Esprimo la piena adesione all'iniziativa della Giunta che è estremamente importante e può far fare un salto di qualità al governo regionale.
La maggior parte delle forze politiche sono concordi nel ritenere che questi siano provvedimenti tampone, che non intervengono sulle cause strutturali e che sono a valle delle ragioni della crisi stessa; per questo sono inefficaci ad agire profondamente per rinnovare la struttura economica del nostro Paese.
Una delle cause maggiori della crisi è l'inflazione. Essa deriva dalla crisi di settori fondamentali che questo e gli altri governi non hanno saputo risolvere, crisi che deve essere affrontata con l'emanazione dei piani di settore (chimica, auto, agro-industria) che languono nei cassetti o che addirittura non sono ancora stati predisposti. La stretta creditizia imposta dal Governo non può non avere una dura critica perché impedirà alle piccole e medie aziende di accedere al credito e produrrà licenziamenti e ulteriori tensioni sociali. Anche il taglio agli Enti locali è un fatto gravissimo, perché rischia di lasciare le autonomie locali senza disponibilità finanziarie, emarginandoli. E' necessario cambiare profondamente i provvedimenti del Governo, è necessaria la mobilitazione di tutto il Paese e una politica fondata sui sacrifici. Dove saranno indirizzati questi sacrifici? Saranno finalizzati ad una politica di sviluppo che permetterà di intravvedere in futuro tempi migliori? E' necessario che la Regione si doti di uno strumento che le permetta di intervenire nel campo dell'energia. Rispetto alle piccole e medie aziende c'è l'esigenza di una legislazione nazionale, c'è il problema della legge sui consorzi (la 374) che deve essere rifinanziata; c'è il problema di intervenire nel campo della formazione professionale. Le aziende debbono adeguare la formazione professionale alla qualità dei problemi e alla trasformazione dell'apparato produttivo. Anche il nostro Gruppo formulerà un documento sulle iniziative che la Regione può assumere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione socio-economica ed al bilancio pluriennale

L'intervento della Giunta è reso necessario dalla necessità di fare fronte ad una situazione che è mutata e che le misure prese dal Governo e quelle che prenderà venerdì prossimo ci offrono in un quadro più chiaro.
La Giunta regionale non si pone nell'ottica di "circuitare" le decisioni del Governo. Ogni forza politica ha le sue responsabilità e sarebbe velleitario e sbagliato se le istituzioni si ponessero l'obiettivo di vanificare le manovre complessive del Governo inventando politiche alternative e contraddittorie, volte a porre nel nulla quelle sviluppate dal Governo. Non sono queste le intenzioni della Regione Piemonte. Si vuole anzi collocarsi in un quadro, ora più definito. Conosciamo le misure e possiamo prevederne gli effetti. Intendiamo utilizzare tutti i poteri diretti e indiretti, della Regione per far sì che l'insieme di queste misure non penalizzi la comunità piemontese e per consentirci di mettere in moto risorse, energie, iniziative capaci di far pesare il meno possibile sulla comunità piemontese gli effetti che ne conseguono. Le misure governative che il Consiglio dei Ministri definirà conterranno oltre ai tagli della spesa anche un pacchetto di provvedimenti in positivo che dovrebbero riguardare l'avvio di finanziamenti in alcuni settori industriali portanti con prospettive di sviluppo e di risanamento.
Quando presentammo il bilancio della Regione dichiarammo esplicitamente che il quadro generale sarebbe peggiorato entro breve tempo e che avremmo dovuto modificarlo in senso più restrittivo. E' probabile che tra i tagli che verranno decisi ci sarà la riduzione dei fondi ex artt. 8 e 9. In un contesto di questa natura che vede ulteriormente resi difficili i normali rapporti di gestione della Regione acquistano ancora più senso e significato quelle scelte prioritarie rivolte a privilegiare interventi collocati nella logica della programmazione.
Il ricercare su questo terreno opinioni, disponibilità, stati d'animo i consensi delle forze sociali, del mondo della cultura e delle categorie è un atto ricognitivo doveroso su cui è possibile costruire un intervento non velleitario. La scelta di un bilancio prudente, di attesa, ci pare giusta.
Se avessimo inventato le priorità 15 giorni fa, ci troveremmo oggi nella necessità di contraddire quello che avremmo detto o fatto e doverci di nuovo correggere. Proprio per la consapevolezza dei tempi che stanno venendo, abbiamo preferito non fare scelte improvvisate ma lasciarci lo spazio per mobilitare tutto il mobilitabile sulle priorità che via via andremo individuando.


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Piano regionale per la qualità delle acque - Legge 10 maggio 1976, n. 319 e legge 24 dicembre 1979, n. 650


PRESIDENTE

Il punto quinto all'ordine del giorno ci richiama all'esame del "Piano regionale per la qualità delle acque - Legge 10 maggio 1976, n. 319 e legge 24 dicembre 1979, n. 650".
La parola al relatore, Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio, relatore

La VII Commissione ha licenziato all'unanimità la relativa deliberazione. Peraltro ho il dovere di rappresentare la motivazione specifica del Gruppo democristiano, motivazione alla quale anche il nostro Gruppo si associa, e cioè "si condivide la filosofia del piano ma ci si riserva come forze di opposizione, la massima attenzione nei momenti attuativi della complessa materia".
Questa materia è stata portata a conoscenza dei colleghi attraverso la consultazione pubblica e il convegno che certamente tutti avranno seguito.
Quindi mi preme richiamare il principio ispiratore che è caratteristico del piano delle acque rappresentato dalla stretta correlazione tra i due capisaldi di tutta la tematica che sono l'esame del corpo idrico del suo impatto sul sistema socio-economico. La Commissione ha piena consapevolezza della complessità del problema dal punto di vista tecnico, amministrativo giuridico e finanziario, abbiamo anche piena consapevolezza della necessità che la Regione su questa materia abbia l'umiltà di riconoscere la necessità di chiamare a partecipare la società civile produttiva, culturale ed economica e soprattutto tutti i livelli del potere intermedio, Comuni Comprensori e Province. Come Presidente della Commissione devo ringraziare i colleghi che hanno accettato i tempi stretti di lavoro per approvare questo piano. Riteniamo che anche in questo settore la nostra Regione abbia segnato un punto a suo vantaggio nel rispetto di una norma statale che stabiliva nella data di ieri la data di presentazione del piano. Abbiamo svolto un dibattito sulla necessità di intervenire in termini anticongiunturali. Il Vicepresidente chiudendo il convegno aveva rilevato che queste cose si riescono a gestire anche in momenti economici difficili dando la dimostrazione che la nostra istituzione a prescindere dalla maggioranza che la governa, intende andare avanti un quadro programmatico non lasciandosi sommergere dall'emergenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi

Signor Presidente, signori Consiglieri, a pochi giorni di distanza dal convegno regionale per la presentazione agli amministratori ed operatori del settore del "Piano regionale per la qualità delle acque", credo siano concessi, al dibattito consiliare, ben pochi spunti di novità. Anzi, a ben vedere, il dibattito odierno - in sede istituzionale - viene nettamente a cadere di tono se non altro per la ripetitività di temi e di considerazioni.
Perciò, con la premessa della massima sinteticità, vorrei occuparmi del piano regionale di risanamento delle acque negli specifici riflessi che esso ha sul piano programmatico ed operativo per la Regione Piemonte.
Chiediamoci prima di tutto che significato può avere l'odierna approvazione del piano della qualità delle acque; se, in altre parole possiamo ritenerlo come un passo, una fase essenziale del nostro impegno di amministratori regionali per un più corretto, più appropriato utilizzo delle risorse idriche della nostra Regione. E' chiaro che ci compete una risposta attenta e meditata.
E' giusto innanzitutto dare atto dell'impegno dell'Assessore all'ambiente Salerno a togliere la materia dalla fase di ricerca per portarla all'esame del Consiglio regionale nella consapevolezza della crescente importanza della risorsa "acqua" nelle diverse articolazioni della vita contemporanea e della indispensabilità di disinquinarla anche se questo comporta tempi lunghi e spese notevoli.
Per contro devo obiettivamente far rilevare che questo piano discende e ottempera all'art. 8 della legge n. 319 del 1976 e all'art. 1 della legge n. 650 del 1979.
Se consideriamo che è sin dal 1976 che si deve predisporre ed inviare al Comitato dei Ministri il piano regionale delle acque il ritrovarsi ad un giorno dal 31 marzo a discutere del "Piano acque" testimonia che non tutto è andato per il giusto verso e che questo piano è in grave ritardo rispetto ai tempi stabiliti.
Esso richiedeva, secondo la legge 319 del 176, la consultazione dei Comuni interessati e la consultazione di mercoledì 25 marzo con i Comuni e gli Enti locali del Piemonte, oltre a presentarsi purtroppo fallimentare sotto tutti i punti di vista, ci fa concludere che volendo rispettare la scadenza del 31 marzo - intento apprezzabile per rimanere (e forse saremo i soli) - nei termini di legge ed arriviamo ad approvare un documento che certamente avrebbe meritato un maggiore approfondimento.
Quanti tra i Consiglieri regionali hanno avuto non dico l'opportunità quanto piuttosto il tempo materiale per un approccio meno superficiale alla ponderosa mole di dati e di valutazioni che l'Idrodataconsult ha prodotto con un lavoro serio, ampio, organico, ma sicuramente di non facile accesso? Il tema dei tempi, che noi ci sentiamo come Gruppo consiliare politico di rispettare perché previsti dalla legge, è argomento vecchio.
Vorremmo che, sinceramente, la maggioranza modificasse l'andazzo, per i Gruppi politici del Consiglio e per quanto riguarda gli Enti locali e in definitiva per la comunità regionale non desiderando più ascoltare durante le consultazioni - osservazioni maliziose ma rispondenti alla realtà delle cose che "la Regione chiede pareri e consulti per il giorno precedente a quello della lettera di richiesta"! Tutto questo non è disimpegno, ma puntualizzazione che ho voluto accentuare qui al Consiglio regionale più che in altre sedi tecniche (come il recente convegno). E se non è disimpegno eccoci a fare alcune considerazioni nel merito, considerazioni forzatamente sintetiche ma disposti ad ampliarle nelle ulteriori fasi sia di analisi che esecutive.
Riteniamo infatti questo piano un documento obiettivo che si rivolge al complesso delle risorse idriche, ma non uno strumento attuativo, che demanda anzi ad atti futuri e successivi la sua concreta realizzazione: ed in quei frangenti riteniamo di poter fornire ancora il nostro contributo.
L'acqua è un fattore fondamentale per lo sviluppo economico e la qualità della vita ovunque sul nostro pianeta. Il suo valore non è più da considerarsi (se mai lo è stato) come secondario, marginale rispetto alle componenti socio-economiche sul territorio. Perciò è giusto attribuire importanza ad un piano che costituisce un atto di programmazione regionale fondamentale allo scopo di conseguire in Piemonte l'obiettivo "qualità delle acque".
Anzi, l'obiettivo finale, siamo concordi con l'Assessore Salerno, deve essere quello di una gestione integrata del sistema idrico, contemperando l'aspetto risorsa con quello qualitativo del livello di. "purezza" o se vogliamo di "minor inquinamento" con cui la risorsa stessa è presentata alla collettività.
Ma il problema ambientale, tanto più in questo momento di crisi, è necessariamente e strettamente collegato con le scelte ed i problemi economici nella nostra Regione non solo gli investimenti richiesti al settore produttivo per la tutela dell'ambiente raggiungono cifre elevatissime, ma anche gli oneri a carico dei soggetti pubblici per il risanamento ecologico attingono a valori assai consistenti.
Anche gli obiettivi di questo piano cosiddetto della qualità delle acque presuppongono un grosso sforzo che è finanziario (e quindi difficile nell'attuale congiuntura) ma anche organizzativo, tale da farci ritenere che sia assai improbabile che la sua gestione, a qualunque livello, possa essere patrimonio di un solo momento decisionale, soprattutto se centralizzato. Ecco il perché del coinvolgimento dell'Ente locale, delle Province, dei Comprensori e delle U.S.L. come momenti integranti delle scelte che gli obiettivi di piano comporteranno.
In particolare va sottolineato che attualmente il ritaglio di competenze oggi assegnate all'Ente Provincia è estremamente consistente e qualificante, tale da configurare un ruolo di protagonista soprattutto nella delicata fase dei controlli. E dagli interrogativi finali che la Provincia di Torino pone alla fine del suo documento-analisi del piano e letto durante la recente consultazione, pare di cogliere anche a noi non solo la preoccupazione finanziaria ma anche quella più strettamente esecutiva.
Il piano, lo ripetiamo, avrà necessità di adeguati strumenti operativi (leggi, regolamenti, organismi tecnico-gestionali) per evitare di restare a livello enunciazione per quanto riguarda gli obiettivi e di indicazione per quanto attiene criteri e modalità di applicazione.
Come secondo punto di rilievo, che certamente non può apparire estraneo anche ad un piano dedicato alla "qualità" delle acque, vorrei introdurre il dato della "quantità" delle acque, di estrema attualità sino a pochi giorni fa a fronte di un andamento climatico eccezionale, che aggrava e rende probabilmente superiori agli indici accertati i diversi livelli di inquinamento.
E' indispensabile acquisire a mio giudizio un quadro complessivo delle risorse idriche richieste, necessario al sistema socio-economico, elemento che ci consentirebbe di determinare anche un interessante parametro, certo agganciato a talune variabili, che esprima il legame "disponibilità necessità - grado di inquinamento - possibilità di risanamento".
E' importante conoscere la domanda d'acqua per usi civili, agricoli industriali, nella nostra Regione sia per il suo valore intrinseco, sia per l'indubbio significato ai fini della programmazione della qualità delle acque.
Credo di poter suggerire l'introduzione di questo dato nel piano in esame con lo scopo di fornirgli un elemento obiettivo di più ampia base analitica e soprattutto di compatibilità con gli obiettivi indicati.
Ed ancora alcune osservazioni per una più attenta puntualizzazione.
Sono convinto che il piano debba fissare una scala di priorità per quanto concerne la realizzazione di pubblici impianti di raccolta e risanamento delle acque, per evitare che la data finale del compimento degli impianti stessi diventi un limite lontano e, tutto sommato, non richiedente una gradualità di impegni. Proprio la mancanza di progressiva dotazione di infrastrutture pubbliche potrebbe essere causa di disfunzioni sia in termini di ritardi generali nel conseguimento degli obiettivi di piano, sia di una politica di rinvio che ci porterebbe a ridosso della scadenza senza un'adeguata articolazione degli interventi. E, allo stesso modo, pur partendo dalla considerazione dell'estrema importanza del risanamento delle acque e della gestione integrata delle risorse, occorre rilevare che sotto il profilo "inquinamento" molti fattori convergono nel determinare gli indici negativi rilevati nelle acque della Regione. Ecco perché pare opportuno dirigere l'attenzione anche su settori quali lo smaltimento dei fanghi di origine industriale, quale che ne sia la provenienza (depurazione o lavorazione delle acque). Così pure il problema dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani pare assumere aspetti temporalmente più urgenti e di più stringente attualità.
Già nel passato abbiamo avuto modo di porre l'accento su un ordine di problematiche più diretto al concreto. Anche oggi, in presenza di un piano per la qualità delle acque, dei suoi obiettivi, dei successivi provvedimenti da adottare, credo ancora che, sotto il profilo giuridico quali che possano essere le valutazioni circa le leggi operanti, c'è da constatare che il problema non è tanto della disponibilità di strumenti Legislativi o di un loro perfezionamento, quanto quello della loro effettiva applicazione.
Rendiamo allora conto che l'attuazione del piano difficilmente risulterà agevole e sollecita. Occorre, ad esempio, affermare che se il piano, da considerarsi esteso anche alle reti fognarie che stanno a monte (da finanziare con altro provvedimento) non potrà essere attuato nei tempi previsti (entro il 1985), gli insediamenti produttivi esistenti dovranno forzatamente scegliere altra via e risanare totalmente con propri impianti le acque di rifiuto. Tale evenienza potrà da un lato rendere vano l'obiettivo più corretto di risanare insieme tutte le acque di rifiuto e dall'altro porre in grave difficoltà gli Enti locali nella gestione di impianti giunti a funzionare troppo tardi e quindi, per tale motivo costretti ad esercizio ridotto.
Infine, sono concorde con l'Assessore Salerno quando nella sua relazione al convegno affermava in materia di risparmio di energia e di utilizzazione razionale di questa, che se il piano contiene alcune valutazioni di carattere energetico queste vanno perseguite per ottenere criteri di massima efficienza e al fine di ottenere concreti risultati in materia di risparmio di energia così come dovranno essere in particolare evidenza le attività agricole del Piemonte (e gli apporti inquinanti sul sistema idrico) per la notevole importanza che questo settore riveste nel sistema economico sociale del Piemonte.
Colleghi Consiglieri, la coscienza ecologica del nostro Paese è stata di difficile formazione passando attraverso silenzi, omissioni e superficialità di diverso tipo ed origine.
Eppure la natura non ha risorse illimitate e non possiede energie inesauribili o rinnovabili all'infinito.
Nel nostro Piemonte (ove il consumo, scriveva un giornalista piemontese in questi giorni, si aggira su 1 miliardo, 1 miliardo e mezzo di litri di acqua al giorno), evidentemente ci fa osservare che l'acqua è protagonista quotidiano di vita e di sviluppo socio-economico.
Si tratta di una risorsa decisiva senza la quale non è possibile lo sviluppo dell'economia agricola ed industriale né il miglioramento del vivere civile privato e collettivo.
Eppure, non sempre il valore di questa risorsa è tenuto nel debito conto dalle varie categorie di utenti: molti la reputano ancora un bene a basso prezzo quando in effetti non lo è, altri la considerano disponibile in quantità illimitata, la usano e spesso la sprecano senza pensare che si tratta di un patrimonio collettivo di pubblica utilità.
Oggi tutto ciò si rivela incompatibile con la nuova coscienza di tutela dell'ambiente maturata anche sotto la spinta degli evidenti limiti delle risorse e dell'esigenza di modelli di crescita diversi e più razionali.
Per questo mi pare giusto riprendere e ribadire una considerazione emersa proprio dal convegno della scorsa settimana, che in definitiva sintetizza il significato di un modo di operare.
Sul tema dell'utilizzo e del risanamento delle acque occorre ci sia una collettiva consapevolezza dell'impegno richiesto alle Regioni, ed alla Regione Piemonte in particolare, in quanto tra le Regioni "produttive" per eccellenza e pertanto pressata dalla problematica ambientale in maniera specifica.
Il Gruppo democristiano, pur con le riserve formali e sostanziali fin qui espresse, riconosce con il proprio voto favorevole il dato oggettivo della validità dello strumento di piano prodotto: voto favorevole che non significa avallo anche per il futuro, vale a dire per le fasi successive organizzative e gestionali del piano stesso, per le quali saremo puntuali con le nostre osservazioni e le nostre critiche.
Il nostro voto è, infine, favorevole anche perché siamo convinti che la Regione Piemonte sul terreno della difesa dell'ambiente giocherà in questi anni, e in particolare in questa terza legislatura, molto della sua credibilità. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

L'intervento che intendo svolgere a nome del Gruppo non ruberà molto spazio alla discussione non perché si voglia sottovalutare l'importanza del piano regionale per la qualità delle acque, ma perché mi pare di ravvisare un orientamento unitario del Consiglio.
Il piano in sostanza si divide in due parti, quella che discutiamo oggi di indirizzo generale e quella che verrà discussa successivamente che si riferisce ai provvedimenti attuativi che il Consiglio sarà chiamato ad assumere. Il piano in discussione oggi assume il ruolo di riferimento generale per le disposizioni e le normative future, ma i due tempi non si susseguono con meccanica sistematicità. Nel passaggio dalla prima alla seconda parte ci sono alcuni nodi che hanno un loro riferimento nella legislazione nazionale e nei finanziamenti e occorrerà lavorare per superarli.
Allo stato attuale dei fatti il nodo del finanziamento del piano non è per nulla scontato se pensiamo che nell'arco di 15 anni il volume di spesa previsto sarà di 3.000 miliardi, di cui 1.800 per realizzare opere nel settore pubblico.
Il reperimento delle risorse, dal momento che la legge 650 ha un arco di validità triennale e la vicenda di questa legge e della 319 dimostrano che se lo Stato non mette a disposizione risorse come si è fatto peraltro nella prima parte della legge Merli, sarà impossibile concretamente realizzare gli obiettivi che la legge si prefigge. Non solo, ma la messa in moto di così ingenti risorse, qualora si riuscisse a conquistarla realizzando sul piano nazionale nuove leggi di finanziamento, crediamo debba aprire immediatamente il problema della realizzazione del piano di settore orizzontale previsto dalla legge 675 di riconversione industriale a cui si riferiva peraltro in un precedente intervento il Consigliere Alasia.
Se pensiamo che in questi anni solo in Piemonte sono stati avviati e spesi per risanamento delle acque 200 miliardi, con tutto quello che sul piano delle tecnologie e dello sviluppo delle industrie specializzate questi investimenti hanno messo in movimento, mi chiedo se il non aver avviato sinora il piano di settore della 675 sul piano nazionale non rappresenti già ora un'occasione perduta, con tutte le conseguenze che ne derivano sia per quanto riguarda la ricerca e lo sviluppo tecnologico del settore; sia per quanto riguarda i problemi che il tessuto industriale del settore stesso presenta.
Il secondo nodo è quello che il piano apre per la sua gestione con il sistema delle autonomie. Non mi riferisco solo al fatto che oggi, secondo disposizioni della legge 650, ci troviamo di fronte a settorializzazioni nel rapporto tra Comuni e i loro consorzi da un lato e Unità Sanitarie Locali dall'altro che rischiano di creare dei doppioni nella politica dei controlli. Mi riferisco anche alle richieste e alle domande poste dall'Unione Regionale delle Province in sede di consultazione, che rivendica alle Province o comunque al futuro ente intermedio un ruolo di coordinamento della politica territoriale, di interazione tra l'uso del territorio e la politica della qualità delle acque. E' lontana certamente da noi l'idea di entrare oggi nel merito di questi problemi, su cui peraltro, il nostro orientamento generale l'abbiamo espresso durante il dibattito sul bilancio. Voglio solo richiamare la complessità di alcuni ordini di problemi che oggi sono ancora insoluti e che con i provvedimenti attuativi del piano dovranno trovare una soluzione.
Entrando nel merito del piano di risanamento, credo si debba dare atto all'Assessorato di aver compiuto uno sforzo inteso a superare gli stessi limiti della legge 319 costruendo attorno al problema dell'acqua una nuova cultura. Infatti nella legge 319 l'intero ciclo dell'acqua dall'approvvigionamento alla restituzione è preso in considerazione limitatamente agli usi pubblici (acquedotti e fognature) restringendo per il resto la competenza delle Regioni alla fase finale del ciclo rappresentato dalle modalità di smaltimento di scarico. E' una legge che come tutti sappiamo, concentra la sua attenzione sugli impianti e sui limiti tabellari, ossia su questioni che sono certamente importanti, ma che non esauriscono del tutto il vasto arco dei problemi del risanamento. Il piano parte un po' dalla consapevolezza che l'acqua è una grande produttrice di risorse, ma, in situazioni di dissesto idrogeologico, di inquinamento e di deterioramento della qualità dell'ambiente, l'acqua diventa una grande distruttrice di risorse. Partendo da questa consapevolezza il piano dà delle risposte che sono e che hanno l'ambizione giusta di essere inquadrate in un piano di settore. Occorrerà vedere in futuro come il piano di risanamento si aprirà in una giusta interrelazione con le elaborazioni in corso di censimento sulla potenzialità idrica del territorio, sui problemi dell'uso plurimo delle acque, anche in termini energetici. Questa interrelazione non è di poco conto dal momento che da essa può uscire la politica dell'acqua che corregga da un lato non la crescita della domanda, piuttosto le folli distorsioni che l'inquinamento ha generato e che affronti il problema dell'uso delle acque di riciclo nel campo, per esempio, dell'irrigazione, in una visione cioè di uso plurimo che consenta la piena utilizzazione della risorsa acqua. Dall'altro lato tenga conto che si tratta anche di correggere un andamento che di fatto ha portato alla riduzione dell'offerta dell'acqua, riduzione determinata dal dissesto idrogeologico, che rende più gravi nelle loro conseguenze i periodi di alluvione e di siccità (e credo che i problemi che stiamo vivendo in questi giorni sotto questo punto di vista lo dimostrino) espropriando la natura di quei meccanismi eco-ambientali delle acque che si era data; riduzione determinata dall'inquinamento delle falde, al quale anche se si pone mano o i con un'opera di prevenzione, non è detto che si riesca a produrre risultati immediati di inversione di tendenza dal momento che in molti casi si valuta che per riportare allo stato naturale rimuovendo una falda inquinante occorrono almeno vent'anni. Occorre avere una proiezione sulla domanda e sull'offerta.
Crediamo che l'insieme complessivo della filosofia del piano cerca una proiezione in tal senso. Infatti il piano vuole essere qualcosa più di un semplice atto dovuto per adempiere alle disposizioni della legge 319 e intende collegare e comprendere le interazioni tra l'uso del territorio e la qualità delle acque per definire una corretta ed organica gestione dei corpi idrici. Una politica di gestione integrata del sistema idrico impone iniziative ed interventi che tengano conto delle interrelazioni esistenti tra il sistema dei corpi idrici e il sistema socio-economico. Questa interrelazione, che accompagna tutta la filosofia del piano e che produce una sua qualificazione, richiederà in futuro di entrare nel merito con disposizioni attuative, provvedimenti di prevenzione, di controllo dei carichi inquinanti delle industrie e delle tecnologie industriali alternative e richiederà di entrare nel merito dell'applicazione di normative vincolistiche su aree di elevato grado di vulnerabilità richiederà anche di entrare più nel merito di alcune revisioni che si impongono per quanto riguarda, ad esempio, la legge 23, di rivedere la normativa sullo smaltimento dei rifiuti. Su questi temi avremo modo di discutere In futuro.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Iniziative della Giunta regionale circa i danni causati da calamità naturali


PRESIDENTE

Prima di concludere il dibattito sul piano delle acque passo la parola all'Assessore Cerutti per una breve in formazione sulla situazione che si è verificata nella nostra Regione a seguito delle piogge di questi giorni.



CERUTTI Giuseppe, Assessore per il pronto intervento

Chiedo scusa per questa breve interruzione ma ritengo opportuno informare i colleghi sulla situazione che si è verificata con le piogge di questi giorni. La precipitazione di acqua varia dai 260-300 mm, avvenuta in tre giorni. La situazione più grave si registra, per la provincia di Torino, in Val di Lanzo e nel Canavese, per la provincia di Vercelli l'Alta e la Media Val Sesia, per la provincia di Novara, nell'Ossola.
Situazione del Po: a Moncalieri siamo a 4,30 metri sullo zero (a 5,50 scatta la guardia della seconda categoria e viene messa in preallarme la parte nord della città di Torino). La crescita è di 30 cm all'ora, pertanto si presume che oggi pomeriggio potrebbe scattare l'allarme di guardia.
Il Pellice, alto e medio, è in continua piena crescente. La Stura l'Orco, Chiusella, il Malone, la Dora Baltea, il Banna, il Tesso e la Ceronda sono in piena e hanno causato esondazioni. Il Tanaro è in piena crescente.
Comuni: nella provincia di Torino sono in parte inondati i Comuni di S.
Mauro, Lanzo, Balangero, Levone, Conio Canavese, Noie, Pavone, S. Benigno S. Antonino, Trausella, None, Front, Luserna e Rocca Canavese. Una frana a Salbertrand.
Nella provincia di Novara: a Bognanco, a Villadossola, a Baceno e a Soriso una frana, a Masera, a Beura, a Cavaglietto una inondazione.
Nella provincia di Cuneo: Vinadio una frana, a Revello un'inondazione.
Nella provincia di Vercelli: a Crevacore e a Mongrando un'inondazione a Varano una frana.
Strade. Sono attualmente chiusi: in provincia di Torino, a Villanova un ponte sulla Stura, a Robassomero il ponte sulla Stura, a Foglizzo il Ponte sull'Orco, a Luserna il Ponte sul Pellice, a Settimo la passerella sul Po a S. Mauro il Ponte sul Po. A Ribaldona è interrotta la strada. In provincia di Novara interruzione della strada provinciale a Baceno e a Beura. Sono interrotte le strade Anas: a Macugnaga le statali 25, 24, 460 la 21 del Colle di Tenda per una valanga, per precauzione il Viadotto sul torrente Cervo. Sono danneggiate la statale 10, la Padana inferiore, la 142 del Biellese, la 299 ad Alag-na, la 337 della Val Vigezzo, la 33 del Sempione.
Oggi pomeriggio terremo una riunione con gli Assessori Rivalta, Salerno e Simonelli con i tecnici, con le Prefetture, i Vigili del Fuoco, la Forestale per coordinare una specie di guardia continua nei punti più pericolosi che sono già inondati o che potrebbero rischiare inondazioni.
Mi riservo di tenere informato il Consiglio sugli sviluppi dell'operazione.


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Piano regionale per la qualità delle acque - Legge 10 maggio 1976, n. 319 e legge 24 dicembre 1979, n. 650 (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il punto quinto all'ordine del giorno: "Piano regionale per la qualità delle acque - Legge 10 maggio 1976, n. 319 e legge 24 dicembre 1979, n. 650".
Ha chiesto di parlare il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Colleghi Consiglieri, mi limito ad una breve dichiarazione di voto per precisare che il nostro Gruppo voterà a favore del piano regionale per la qualità delle acque principalmente perché rappresenta il puntuale adempimento di un obbligo di legge. L'aver voluto essere puntuali ha rappresentato un encomiabile intento ma è, peraltro, andato a discapito sia delle consultazioni in sede di Commissione e sia di una previa informativa ai Consiglieri, in quanto i complessi studi e gli atti sono stati distribuiti soltanto poche settimane fa. Peraltro, il convegno tenutosi venerdì e sabato scorso (estremamente interessante sotto il profilo giuridico - amministrativo) non ha potuto supplire alle consultazioni, in quanto non era possibile, in quella sede, incidere sul piano ed eventualmente suggerire delle modifiche o delle revisioni.
A mio avviso, l'ossatura giuridico - amministrativa del piano pu essere approvata in quanto il piano prevede quello che viene definito "il primo livello tecnico istruttorio" relativo all'acquisizione dei dati del sistema idrico; il secondo livello si concreterà nell'attuazione delle delibere regionali.
Il nostro Gruppo si riserva - in questa seconda delicata fase - di fare eventuali osservazioni.
Rilevandosi sin d'ora che, nel momento in cui la Giunta proporrà le deliberazioni di attuazione del piano, non dovrà lasciarsi tentare dal proporre un disegno di legge sulla creazione di un ente strumentale ad hoc: in quanto l'art. 72 dello Statuto stabilisce che l'ente strumentale è legittimo, ma a condizione che la Regione non disponga di proprie strutture per portare avanti, in questo caso, l'attuazione del piano.
Ritengo invece auspicabile (anche se questo è un discorso che verrà in sede di attuazione delle delibere) che ci si avvalga - in materia dell'istituto della delega più di quanto non ce ne si sia avvalsi in altre occasioni: anche perché lo spirito dello Statuto regionale tende a privilegiare il Consiglio regionale per la funzione legislativa ed a consentire alla Giunta di snellire le sue funzioni amministrative attraverso le deleghe agli Enti locali, in particolare alla Provincia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Salerno per la replica.



SALERNO Gabriele, Assessore all'ecologia

Signor Presidente, egregi colleghi, certamente la presentazione in Consiglio regionale del piano è avvenuta a tempi stretti e ciò è dovuto al fatto che entro il 31 marzo doveva essere approvato. Per questo la Giunta regionale si è limitata ai contenuti e alla filosofia di indirizzo rinviando gli atti operativi a momenti successivi. Le poche cose che desidero aggiungere sono sostanzialmente queste. La filosofia di indirizzo del piano prevede l'uso completo dell'acqua, prevede l'indagine sugli inquinamenti in Piemonte, gli interventi da operare in tre zone del Piemonte, nella zona dei laghi, nelle zone ad alta intensità industriale (Valle Scrivia, Bormida, al Comprensorio torinese) nelle grandi aree metropolitane.
Prevede inoltre la creazione di un'entità tecnico - politico amministrativa che coordini gli interventi sia per quanto riguarda la depurazione delle acque sia per quanto riguarda l'uso plurimo delle acque in merito all'irrigazione, alla potabilità, al disinquinamento e alla possibilità di utilizzo delle acque per produrre energia. Questo piano verrà attuato con provvedimenti successivi, leggi e deliberazioni di Consiglio regionale, che saranno portate alle opportune consultazioni con i tempi dovuti. Mi voglio scusare per la fretta con la quale abbiamo dovuto presentare il piano. Va detto però che il convegno di venerdì e sabato ci ha consentito, in sede tecnica e in sede politica, di approfondire gli interventi fatti in passato e le previsioni future.
E' stato un convegno che ha avuto una larga presenza: rappresentanti delle Regioni Valle d'Aosta, Lombardia, Marche, Emilia, Veneto e Sardegna membri del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, il Magistrato del Po il Prefetto di Vercelli, rappresentanti di 5 Province, di 4 Comprensori, di 4 Comunità montane, di 17 U.S.L., di 54 Comuni e di qualche circoscrizione del Comune di Torino; 37 rappresentanti di aziende municipalizzate, 85 rappresentanti di aziende industriali, 21 docenti e ricercatori universitari e 94 operatori del settore.
Avremo ancora tempo per approfondire la materia sul piano tecnico e politico nel momento in cui predisporremo gli interventi attuativi del piano.
La Regione con le leggi n. 23 del '75 e n. 22 del '79 si è dotata di strumenti legislativi per intervenire nel settore della depurazione delle acque con contributi per l'80 e il 90 % in conto capitale per la realizzazione di impianti consortili e non di depurazione e con interventi in conto interessi. Sono già stati investiti 45 miliardi in conto capitale e 65 miliardi in conto interessi. Quest'anno, con i fondi dati dal Governo sulla legge 650 avremo un ulteriore investimento. Dei 79 miliardi, dati dal Governo ì 50 sono già stati approvati dalla competente Commissione regionale. Tutto questo lo potremo visualizzare alle popolazioni per far capire che cosa significa investire, realizzare impianti di depurazione per pulire le acque, che cosa significa creare, predisporre impianti di depurazione e gestirli.
Il piano prevede nei prossimi 15 anni 3.000 miliardi di investimenti per il ciclo completo delle acque, di cui 1.800 per interventi nel settore privato.
Termino leggendo alcuni passi dell'intervento che ha svolto il Ministro Nicolazzi venerdì sera al convegno: "Nel settore delle acque il Governo si muove lungo due direttrici: una di primo tempo, che riguarda impianti e limiti tabellari che costituiscono il punto di partenza, l'operazione preliminare al risanamento globale delle risorse idriche; il secondo tempo dovrà essere costituito da un esame capillare e settoriale delle interazioni e compatibilità degli scarichi con i recipienti nel contesto ecologico e socio-economico in cui si opera. Il 'Piano regionale per la qualità delle acque', che la Regione Piemonte presenta a questo convegno opera già nel secondo tempo e fornisce un primo contributo essenziale al superamento di una visione limitativa del problema 'risanamento risorse idriche' attraverso una maggiore articolazione di proposte e parametri.
Inoltre, queste lodevoli iniziative pongono la Regione Piemonte all'avanguardia in Italia nel settore della difesa delle risorse idriche maturando esperienze, la cui utilità si rifletterà anche su tutta la comunità nazionale".



PRESIDENTE

Possiamo passare alla votazione della deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la proposta di deliberazione della Giunta regionale 'Piano regionale per la qualità delle acque - Legge 10 maggio 1976, n. 319 e legge 24 dicembre 1979, n. 650' adottata in data 23 febbraio 1981 (n. 95-4217) tenuto conto che le Regioni devono presentare al Comitato Interministeriale di cui all'art. 3 della legge 10 maggio 1976, n. 319 entro il 31 marzo 1981, il 'Piano regionale per la qualità delle acque', ai sensi dell'art. 1, primo comma, della legge 24 dicembre 1979, n. 650, e dell'art. 8 della legge 10 maggio 1976, n. 319 sentita la competente Commissione consiliare delibera di approvare il 'Piano regionale per la qualità delle acque' costituito da:



PARTE A

A1) Relazione sul rapporto della qualità del sistema idrico A2) Relazione sulle linee per lo sviluppo delle procedure e dei mezzi destinati al controllo della qualità ambientale dei corpi idrici A3) Relazione sulla sintesi dello stato di qualità ambientale dei corsi d'acqua piemontesi A4) Relazione sullo stato di qualità ambientale dei laghi piemontesi A5) Serie di tavole illustrative.



PARTE B

B1) Rapporto sul sistema socio-economico in relazione ai problemi di qualità delle acque B2) Caratterizzazione delle attività produttive e degli scarichi idrici relativi B3) Stato di attuazione degli interventi (canalizzazioni consortili e impianti di trattamento) di cui alle leggi regionali n. 23/75 e 22/79 B4) Serie di tavole illustrative.



PARTE C

1 - Obiettivi e criteri di impostazione del PRQA 2 - Aspetti relativi al sistema idrico (parte A) vulnerabilità, stato di qualità, problemi emergenti 3 - Aspetti relativi al sistema socio-economico (parte B) fattori di generazione, legislazione e fattori amministrativi interventi in attuazione e problemi emergenti 4 - Criteri per la formulazione delle strategie di intervento 5 - Avvio del sistema organizzativo a livello regionale per la gestione del PRQA 6 - Iniziative per la raccolta ed il trattamento delle acque reflue urbane 7 - Iniziative per il controllo degli scarichi da insediamenti civili 8 - Iniziative per il controllo degli scarichi da insediamenti produttivi 9 - Iniziative per il controllo dei fattori di generazione non puntuali, rivolte all'attività agricola e zootecnica 10 - Iniziative per il controllo delle modalità di smaltimento dei fanghi residui 11 - Avvio di procedure e mezzi per il monitoraggio della qualità ambientale dei corpi idrici 12 - Introduzione di procedure e normative per la valutazione ed il controllo dell'impatto ambientale 13 - Iniziative per il risanamento ambientale di corpi idrici degradati 14 - Iniziative rivolte a prevenire e controllare la formazione di carichi inquinanti 14.1 - Tecnologie industriali alternative 14.2 - Applicazioni di normative vincolistiche su aree ad elevato grado di vulnerabilità 14.3 - Orientamento delle iniziative rivolte alla realizzazione di utenze idriche 14.4 - Implicazioni del PRQA nel 'settore energetico e orientamento sotto il profilo energetico, delle iniziative finalizzate all'ambiente 14.5 - Iniziative di coordinamento interregionale 15 -Implicazioni economiche del PRQA: impegno finanziario e impatto sull'economia regionale.
Appendice I: Sintesi dei principali contenuti relativi alla strategia di piano finalizzata alla formulazione degli strumenti attuativi.
Appendice II: Sintesi degli elaborati grafici relativi alle ricerche conoscitive effettuate per la messa a punto del PRQA.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 45 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Criteri, priorità e modalità di attuazione della legge regionale 19/1/1981 n. 4, concernente i provvedimenti per la realizzazione di impianti di depurazione degli scarichi degli insediamenti produttivi in attuazione dell'art. 20 della legge 319/76 e dell'art. 5 della legge 650/79


PRESIDENTE

In merito al punto sesto all'ordine del giorno: "Criteri, priorità e modalità di attuazione della legge regionale 19/1/1981, n. 4, concernente i provvedimenti per la realizzazione di impianti di depurazione degli scarichi degli insediamenti produttivi in attuazione dell'art. 20 della legge 319/76 e dell'art. 5 della legge 650/79", do la parola al relatore Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio, relatore

Alcune notazioni di tipo politico-operativo vanno rassegnate a verbale.
I tempi stretti hanno fatto sì che la Commissione chiudesse questa vicenda. La Commissione si è però resa conto nel corso della consultazione che alcuni punti rimanevano aperti, quindi ha il dovere politico di richiamare la Giunta ad alcuni impegni precisi che, peraltro, la Giunta stessa ha dichiarato di accettare ma che è opportuno verbalizzare sul delicato problema dei criteri innovativi per la determinazione delle spese riconoscibili, criteri che la Commissione ha apprezzato per la loro novità (consistente nel fatto che gli eventuali residui passivi, se ci saranno saranno la sanzione al privato e non la conseguenza della non capacità di spesa). La determinazione dell'ammissibilità delle spese attraverso parametri significa che la loro indeterminatezza dovrà essere superata attraverso un processo e la Commissione richiede alla Giunta che verifichi ed informi sul processo di determinazione dei parametri.
L'esame finale, quindi il certificato di agibilità delle strutture di disinquinamento è rimesso ai laboratori sanitari provinciali. Questo comporta una serie di preoccupazioni derivanti dallo stato di questa vicenda anche sul piano istituzionale. Quindi rivolgo una precisa raccomandazione alla Giunta perché si attivi affinché questi elaborati siano messi in tempi strettissimi nelle condizioni di adempiere all'incarico che viene loro affidato. Ricordo alla Giunta e al Consiglio che in Comune non si è avuta l'occasione di approfondire la tematica relativa alla fidejussione da parte della Finpiemonte attraverso l'opportuna costituzione di eventuali consorzi per poter far confluire su questa materia la maggiore quantità di risorse.
Con queste raccomandazioni alla Giunta che mi auguro l'Assessore vorrà fare proprie, rassegno il parere favorevole ed unanime della Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Il Presidente della Commissione ha anticipato il voto favorevole a questo regolamento di attuazione della legge regionale n. 4 sugli impianti di depurazione.
La legge n. 4 è figlia ed è attuazione delle leggi statali 650 e 319 (legge Merli) sulla tutela delle acque dagli inquinamenti. Della legge 319 si è parlato molto avendo introdotto grosse innovazioni in materia di tutela delle acque.
La nostra parte politica ha dato un contributo notevole alla formulazione di questa legge, che porta il nome di un democristiano, e così in sede regionale dove il nostro Gruppo ha avviato concrete iniziative quasi anticipando quelli che sarebbero poi stati i principi informatori della legge statale 319: fin dal 1973 venne avviato il primo piano di depurazione delle acque che oggi sta per essere attuato con l'individuazione delle aree più colpite dagli inquinamenti.
Non possiamo che compiacerci per questa azione che si è svolta congiuntamente con quella dello Stato portando il Piemonte in posizione di avanguardia in questa materia.
Approviamo la deliberazione anche se con qualche riserva sui criteri e sulle priorità indicate nella deliberazione in modo generico. Attendiamo che la Giunta ci informi sull'istruttoria.
C'è poi il problema dei laboratori che non sappiamo se saranno in grado di sostenere il pesante onere che verrà loro affidato. Ci rimettiamo alla Giunta perché valuti attentamente questo problema.
Poche saranno le aziende agricole che chiederanno tali benefici stante che possono ottenere i finanziamenti quelle aziende che hanno costruito impianti successivamente al 13 giugno 1976. Si porrà il problema dell'utilizzazione dei 6 miliardi destinati dallo Stato. Difficilmente riusciremo ad utilizzare queste somme, quindi si porrà il problema di un eventuale trasferimento parziale delle somme già destinate all'agricoltura e non utilizzate al settore industriale dove i 22 miliardi saranno certamente insufficienti.
Sono state espresse alcune riserve sulle modalità di calcolo del costo del disinquinamento. Chiediamo che la Giunta si faccia carico di questo problema nella fase attuativa. L'altra riserva avanzata dalle organizzazioni agricole è in ordine all'eccessiva complessità della documentazione richiesta a tale settore che notoriamente non è attrezzato di personale, di uffici e di esperti.
Invitiamo la Giunta a collaborare.
Con queste osservazioni, confermiamo la nostra adesione a questa importante iniziativa e restiamo in attesa di essere informati sulle successive fasi di attuazione della legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Salerno per la replica.



SALERNO Gabriele, Assessore all'ecologia

La deliberazione è piuttosto complessa, in essa però viene stabilito di costituire un gruppo tecnico, del quale faranno parte funzionari dei vari Assessorati competenti in materia con il compito di verificare con obiettività la possibilità di erogazione dei finanziamenti. Questi verranno erogati nel momento in cui gli impianti daranno garanzia di funzionamento secondo la tabella prevista dalla legge.
L'Assessorato è a disposizione per eventuali problemi nella compilazione delle domande. Nelle priorità vi sono due aspetti importanti: il risparmio idrico e la possibilità di recupero energetico.
Ho assunto l'impegno di verificare periodicamente con la Commissione competente i problemi che via via dovessero insorgere anche perch conosciamo oggi il numero delle domande, l'importo e la mole dei finanziamenti che ci verranno richiesti, le tipologie degli impianti.
Eventualmente, d'intesa con la VII Commissione, apporteremo le dovute modifiche alla deliberazione.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione della deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la proposta della Giunta regionale relativa all'approvazione dei criteri, priorità e modalità di attuazione della legge regionale 19/1/1981 n. 4 concernente i provvedimenti per la realizzazione di impianti di depurazione degli scarichi degli insediamenti produttivi in attuazione dell'art. 20 della legge 319/76 e dell'art. 5 della legge 650/79 tenuto conto della procedura prevista dall'art. 3 della legge regionale 19/1/1981, n. 4 sentita la competente Commissione consiliare delibera 1) di approvare i criteri, le priorità e le modalità di attuazione della legge regionale 19/1/1981, n. 4, contenuti nell'allegato A 2) di approvare: lo schema di domanda per la richiesta di contributo regionale (allegato B) le note esplicative per la compilazione della domanda (allegato B1) lo schema di relazione informativa da allegare alla domanda di contributo (allegato B2) le istruzioni riservate per la compilazione della relazione informativa (allegato B3) 3) di adottare la classificazione delle industrie manifatturiere di cui all'allegato C.
Gli allegati A, B (B.1, B.2, B.3) e C costituiscono parte integrante della presente deliberazione.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62, e sarà pubblicata integralmente sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 45 Consiglieri presenti in aula.
I lavori riprenderanno oggi pomeriggio alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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