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Dettaglio seduta n.51 del 23/03/81 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo con il punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute". Se non vi sono osservazioni, i verbali delle adunanze del 12 marzo 1981 si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

a) Presentazione progetti di legge Passiamo al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente".
Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 66: "Valorizzazione a livello locale delle forme di volontariato singolo e associato nel campo socio-assistenziale e sanitario", presentato dai Consiglieri Reburdo, Marchiaro, Ariotti, Bontempi, Ferrari, Acotto Avondo in data 18 marzo 1981 ed assegnato alla V Commissione in data 20 marzo 1981 N. 67: "Autorizzazione all'acquisto di un immobile da destinare a sede di Centro di Formazione Professionale della Regione", presentato dalla Giunta regionale in data 18 marzo 1981 ed assegnato alla I Commissione in data 20 marzo 1981 N. 68: "Terza nota di variazione al bilancio di previsione 1981" presentato dalla Giunta regionale in data 19 marzo 1981 ed assegnato alla I Commissione.



PRESIDENTE

b) Apposizione visto Commissario del Governo



PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 13 febbraio 1981: "Proroga fino al 30 aprile 1981 dell'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1981".



PRESIDENTE

c) Mancata apposizione visto Commissario del Governo



PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto: alla legge regionale del 13 febbraio 1981: "Integrazione e modifiche della legge regionale 12 agosto 1976, n. 42 concernente 'Norme per il funzionamento dell'Organo Regionale di Controllo'".



PRESIDENTE

d) Delibere adottate dall'Ufficio di Presidenza



PRESIDENTE

Rendo nota la delibera assunta dall'Ufficio di Presidenza in attuazione della legge regionale 6 novembre 1978, n. 65.



PRESIDENTE

SEDUTA DEL 10 MARZO 1981 Integrazione della convenzione per l'affidamento al signor Angelo Mannino dell'incarico di provvedere al riordino delle raccolte delle "Leggi d'Italia" (EDIPEM) in dotazione agli uffici del Consiglio regionale.
Le comunicazioni del Presidente sono così terminate.


Argomento: Bilanci preventivi

Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1981 (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo con il punto quinto all'ordine del giorno: "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1981".
La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Dalla consultazione e dal dibattito sui problemi dell'agricoltura sono venuti molti contributi che, al di là delle critiche sulla quantità delle risorse o sugli aspetti che non sono stati colti nel programma, hanno un taglio nuovo: è emersa l'esigenza di collocare il problema dell'agricoltura non in termini settoriali, ma in modo organicamente integrato nel contesto della politica generale e complessiva della Giunta.
Del resto questi concetti sono stati rilevati nella relazione del compagno Aldo Viglione e su questa linea si sono mossi con vigore i Consiglieri Gastaldi, Ferro, Turbiglio, Montefalchesi e Borando sia pur con angolazioni diverse ed osservazioni critiche e costruttive.
Accogliamo alcune osservazioni portate dal collega Borando e ne respingiamo altre. Egli rappresenta la parte più ricca dell'agricoltura piemontese che si richiama alle posizioni della Confagricoltura; ha riconosciuto che l'assistenzialismo e il protezionismo sono giustificati fino ad un certo limite; ha ammesso che per le aziende minori la strada giusta è quella dell'associazionismo e che non possiamo accettare di garantire i finanziamenti a chicchessia, purché sia garantita la produttività. Queste sono le posizioni di una parte della Confagricoltura.
A Montefalchesi vorrei ricordare che proprio le voci che lui dichiarava meno pingui sono state arricchite. Questo è dovuto alle diverse variazioni che, forse, hanno messo in difficoltà il collega Turbiglio, il quale ha preferito rinunciare a contare e ha fatto un complimento all'Assessore Testa.
Infatti, il bilancio e le risorse per l'agricoltura vanno visti complessivamente con le variazioni e in stretto collegamento con la legge finanziaria e con il bilancio pluriennale.
Non ho trovato questa critica costruttiva e il confronto nell'intervento del collega Chiabrando e me ne dispiace, in quanto egli ha parlato a nome del maggiore Gruppo di opposizione che, pur non potendo pretendere di possedere da solo la capacità e la sensibilità per capire la gente dei campi e i problemi dell'agricoltura, è vicino al mondo rurale e ne rappresenta buona parte.
Non ci si può, infatti, confrontare con l'assenza di proposte, di idee di indirizzi alternativi alla politica agraria della Giunta e non credo sia un'alternativa la nenia sui ritardi e sullo sfascio, peraltro da dimostrare, sulla riduzione delle risorse regionali destinate all'agricoltura. Con disinvoltura ha definito un "diversivo" parlare della politica comunitaria e del piano agricolo alimentare. Non è un diversivo.
E' invece un diversivo affermare, in una situazione come l'attuale, che le competenze in materia di agricoltura sono tutte della Regione dimenticando che le Regioni vivono di finanza trasferita dallo Stato e soprattutto dimenticando che lo sviluppo dell'agricoltura è fortemente condizionato non solo dalla politica agraria nazionale, ma dalla politica economica e dalla politica agricola comunitaria. Se la zootecnia, il settore del latte, delle colture mediterranee, del vino, dei prodotti ortofrutticoli sono in crisi la causa non è della politica agraria nazionale, ma della politica economica e della politica comunitaria.
Non avere sensibilità su questi problemi significa non cogliere la portata e il senso delle manifestazioni, a cui Chiabrando ha fatto riferimento, sull'Europa verde: sono le manifestazioni a livello nazionale e altre a livello regionale, alle quali auguriamo successo. Oggi sta per scoppiare la rabbia contadina e non affrontare questi problemi significa non cogliere neppure la portata e il senso delle frasi pronunciate a Verona dal Presidente nazionale della Coldiretti quando ha detto: "la pace nelle campagne sarà un ricordo del passato. Allora, altro che vertenza Fiat!".
Sono parole gravi, pronunciate non senza buone ragioni.
Pertanto la Giunta non ritiene che sia stato un diversivo l'aver affrontato i problemi della politica agricola comunitaria e l'aver approvato un documento che va oltre le questioni urgenti del livello dei prezzi per la campagna di commercializzazione 1980-'81.
Non considero una manifestazione di indifferenza o un attacco alla Giunta la mozione presentata dal compagno Viglione sui problemi del latte del vino e della forestazione. Anche le mozioni presentate dal mio Gruppo affrontano problemi reali, sui quali è necessario avviare quanto prima un ampio dibattito.
Ho parlato di politica comunitaria e di politica economica nazionale prima ancora che di politica agraria. Questo Consiglio è consapevole di quanto sta avvenendo in ordine ai problemi del credito? Stretta creditizia crisi del mercato finanziario, un certo disimpegno degli istituti di credito hanno provocato una drastica riduzione della base monetaria, specie di quella a disposizione degli istituti speciali per il credito agrario che sta bloccando gli investimenti fondiari rallentando il flusso del credito di esercizio, vanificando le possibilità di pronto impiego e di piena utilizzazione delle risorse regionali o statali destinate al credito agevolato.
E' certo che avremo un nuovo aumento dei tassi e la restrizione del credito di esercizio.
I compagni Biazzi e Ferro nel loro intervento hanno citato alcuni dati significativi ed importanti che possono dare una chiave di lettura al collega Chiabrando sui risultati delle leggi 51 e 15, sul grado di investimento realizzato in Piemonte che è passato dal nono al sesto posto per l'esercizio raggiungendo nel 1979 il primo posto per quanto riguarda gli investimenti fondiari: quindi scelte non assistenziali, quindi politica delle strutture di produzione o di trasformazione che la Giunta ha sempre detto di voler agevolare.
L'anno 1980 rappresenterà un ulteriore passo avanti. Nel 1979 il miglioramento in Piemonte ha rappresentato il 15,5 % del miglioramento in Italia. I 100 miliardi del 1980 prevediamo che passino a 130 miliardi. Per il 1981, sulla base dei nulla osta emessi dalle ultima tranches dei piani di sviluppo della legge 15, delle prime tranches dei piani di sviluppo della legge 63, del miglioramento fondiario di cui alla legge 457 si poteva pensare che il Piemonte avrebbe continuato a mantenersi in testa con quote sempre maggiori.
Siamo in una situazione nuova che ci avverte come stiamo per arrivare ad una caduta repentina determinata dalla crisi del mercato finanziario.
Per concludere su questa questione (sulla quale però si misura la centralità dell'agricoltura) è bene che si sappia che un solo istituto, il più colpito dalla crisi del mercato finanziario e delle obbligazioni, si trova di fronte a questa drammatica situazione: importo di mutui deliberati e stipulati 32 miliardi; importo di mutui in istruttoria, quindi già muniti di nulla osta per la quota parte di credito agevolato rilasciato o dagli I.P.A. o dall' Assessorato, 50-60 miliardi; risorse disponibili 10 miliardi, quindi non sufficienti a coprire 1/3 dei mutui già deliberati e stipulati.
Spero che questa drammatica situazione possa risolversi rapidamente e la Giunta sta operando in tal senso, cercando di fare la propria parte contattando le Casse di Risparmio, le altre banche, i Ministeri competenti.
La soluzione è però nelle mani degli istituti di credito. Non dimentichiamo, poi, i condizionamenti della politica del tesoro e del Governo.
Indubbiamente influiranno i provvedimenti della scorsa notte; in bene se l'aumento dei depositi può creare spazio per l'acquisto di obbligazioni e in male per quanto riguarda il credito di esercizio.
Poiché è stata innestata la marcia di rallentamento, siccome stanno arrivando le richieste di proroga dei nulla osta, mi auguro si riesca ad evitare che le cose si aggravino o quanto meno che non venga imputato alla Regione questo ritardo.
Nel corso del 1979 l'Assessorato all'agricoltura e gli uffici periferici hanno pagato un importo di 70 miliardi; nel corso del 1980 nonostante l'interruzione della passata legislatura e le deficienze di cassa conseguenti, hanno pagato 138 miliardi e 443 milioni, oltre 3/4 pagati dalla Ragioneria centrale sui residui perenti (cap. 12750); insomma è stata raddoppiata la capacità di pagamento. Questo sta a dimostrare che la legge 63 e le modifiche della legge 33 hanno incominciato a dare i loro frutti e che nel corso di quest'anno i residui in agricoltura potranno essere risolti o ridotti.
Sul problema delle risorse mi pare abbia già risposto l'Assessore al bilancio. Non c'è una riduzione effettiva di spese regionali; c'è un leggero aumento. I confronti vanno fatti sulle spese non vincolate, c'è attualmente una riduzione dello stanziamento statale, ma anche questa è normale perché è determinata dall'iscrizione di una sola annualità anzich di due. Non c'è stato l'adeguamento necessario, il quale potrà avvenire con il riparto dei fondi di cui alla legge finanziaria.
Desidero sottolineare la qualità della spesa del bilancio 1981, la quale va vista contestualmente con quella del bilancio pluriennale. Se si analizza il bilancio in quest'ottica vediamo che non sono solo previsti 1 miliardo e 300 milioni di limiti di impegno, ma 5 miliardi e 700 milioni di limiti di impegno nel triennio, che con la legge finanziaria si possono impegnare immediatamente, determinando investimenti per 60/70 miliardi.
Se guardiamo le cose sotto questo profilo possiamo rispondere a chi ha parlato di qualità della spesa. E' vero, questo non è un bilancio di espansione, così come non può esserlo per nessuna altra Regione.
Occorre quindi fare scelte più rigorose, occorre concentrare il massimo delle risorse sugli investimenti per la produzione, e forse ancor più per la trasformazione, sempre che le iniziative siano valide: la priorità sarà data alle grandi strutture per la raccolta e la trasformazione del latte del vino, della frutta, all'irrigazione, alle infrastrutture, ai problemi della ricerca, all'assistenza tecnica, alla sperimentazione, alla valorizzazione delle produzioni agricole, alla promozione collegata al programma di educazione alimentare (che il collega Chiabrando ritiene inutile ed invece il collega Borando auspica).
Certo, siamo al di sotto delle risorse necessarie per soddisfare la domanda: a maggior ragione, allora, ci vuole rigore.
Informo, infine, il Consiglio che con un accordo con l'Istituto Federale di Credito Agrario è stato avviato un prestito per 57 miliardi e 600 milioni presso il Fondo del Consiglio d'Europa, per il finanziamento di un piano della Regione, per il potenziamento e l'ammodernamento delle strutture zootecniche, delle strutture abitative agricole, piano che è già stato predisposto nelle linee generali dell'Assessorato all'agricoltura.
Sono risorse monetarie che derivano da un fondo di rotazione, ad un tasso che era dell' 11/12 % nel momento in cui abbiamo avviato la pratica e che ora a causa dell'apprezzamento del dollaro è del 13,50%. Sarà possibile selezionare e definire meglio la politica del riequilibrio territoriale nel senso di destinare la maggior parte delle risorse regionali a credito agevolato a favore dei territori collinari e montani e dei comparti in crisi ed adoperare i circa 60 miliardi a disposizione per le iniziative inquadrate nell'ambito della programmazione nelle zone meno colpite. A tale programma vanno aggiunti i progetti avviati per l'irrigazione che rientrano nell'ambito della politica di programmazione dell'Assessore Simonelli.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio e all'artigianato

I provvedimenti assunti questa notte dal Governo, specificatamente l'aumento del tasso di sconto dal 16,50 al 19% e l'aumento delle riserve obbligatorie delle banche dal 15,75 al 20 %, aggraveranno ulteriormente la condizione degli artigiani italiani e, quindi, anche della regione Piemonte, perché in concreto questi due provvedimenti vogliono dire che c'è una minore quantità di capitali a disposizione per il credito agevolato ed il credito stesso costa il 2,50 in più.
Avevamo venerdì una situazione grave, oggi, una situazione ulteriormente aggravata. Credo che dovremo ritornare su queste questioni e penso che la Giunta proporrà (è già orientata a discutere nel corso del mese di aprii; in occasione della presentazione della relazione sulla gestione della 47, per il credito agevolato e la relazione già presente alla Presidenza del Consiglio per la gestione delle leggi sulle aree, a cui bisognerà aggiungere anche il problema delle deleghe) un dibattito in merito per poter approfondire e valutare meglio ciò che deve essere fatto.
Ci troveremo in una condizione in cui potrebbe avvenire che oggi gli stanziamenti a bilancio sono meno dell'anno scorso (vedremo, poi, perch in quanto sono uguali all'altr'anno) e noi trovarci nell'impossibilità di gestirli, non perché come Regione non decidiamo di assegnarli, ma perch gli artigiani diminuiscono la richiesta o perché le banche bloccano (come diceva l'Assessore Ferraris) gli stessi crediti agevolati agli artigiani.
Situazione, quindi, da approfondire in modo chiaro e con un'azione che deve svilupparsi a favore degli artigiani.
Per quanto riguarda il giudizio per il 1980, si è detto giustamente che il residuo è diminuito e questo dimostra che la gestione dei fondi messi a disposizione dal bilancio è stata oculata, seria, perché siamo stati capaci anche di calcolare bene le nostre necessità; se non fosse stato così, certo avremmo avuto dei residui: ad esempio, se nell'assestamento non avessimo tolto i 600 milioni che avevamo a bilancio nel 1980, accettando anche le proposte che venivano dall'opposizione (visto che eravamo in campagna elettorale, pur sapendo che quei 600 milioni non sarebbero stati investiti perché prevedevamo che le richieste degli artigiani non sarebbero state tali da impegnarli tutti) avremmo avuto i residui che, invece, sono diminuiti, grazie alla gestione "di cassa" e, poi, con la gestione razionale fino in fondo, per quanto riguarda le aree, ciò che era stato messo a stanziamento è andato a buon fine.
Stanziamenti '81: si è detto che sono pochi, lo ho già assunto l'impegno, insieme alla Giunta, che se a giugno riscontriamo che sono pochi, la disponibilità politica è di fare quelle variazioni nell'assestamento che consentano di rispondere alle richieste che gli artigiani avanzeranno. Ma, quegli stanziamenti, sono pochi rispetto a che? Secondo noi sono adeguati alla situazione attuale, anche perché quel miliardo che manca non riguarda i capitoli del credito agevolato, ma il capitolo delle aree: c'è un miliardo in meno perché tra le domande fatte entro il luglio 1980 soltanto una è in grado di partire, le altre no. E' inutile mettere a disposizione dei fondi a fronte di domande che non possono essere evase nel 1981. Comunque, nel caso in cui riuscissero ad avere una situazione che ne consentisse il finanziamento, provvederemo con l'assestamento, oppure con la variazione di novembre. A noi pare che un'impostazione di questo tipo sia corretta, che risponda adeguatamente alle esigenze che vengono poste senza impegnare dei fondi che possono essere riportati a residuo o che, invece, possono essere messi a disposizione di altri comparti in modo più razionale. Concordo con coloro che hanno detto, nel dibattito in Consiglio, in particolare con Bruciamacchie (che ha ripreso l'intervento di Valeri) sulla necessità delle deleghe e sull'orientamento espresso.
Vorrei aggiungere un'informazione: siamo per il credito agevolato a circa 14 mila domande; i nostri collaboratori addetti a questo Servizio artigiano sono cinque; questa situazione non può essere ulteriormente portata avanti così; o deleghiamo (e noi siamo per delegare), oppure quei cinque collaboratori dovranno aumentare, in rapporto alla quantità di domande che arriveranno alla Regione. Ritengo, però, che in quest'ultimo caso avremo una situazione che la Regione invece di mantenerla come potere di direzione e di programmazione, arriva a gestire in termini diretti: ci che riteniamo non debba essere fatto. Pertanto, l'organismo che in tempi brevi può avere la possibilità di gestire una delega di programmazione è la Provincia, anche perché poi c'è l'esigenza immediata, politica e sociale di avvicinare i poteri decisionali agli artigiani, alle organizzazioni, a coloro che operano in questo settore, per dare la possibilità agli artigiani stessi, così articolati in vari settori, di sviluppare la loro autonomia ed il loro autogoverno partecipando a quei momenti decisionali perché partire da Domodossola per presentare alla Regione Piemonte una domanda di credito agevolato è una cosa assurda: bisogna che troviamo delle soluzioni che avvicinino il potere decisionale ai lavoratori. Se questo sarà fatto (e pensiamo che debba essere fatto nel corso del 1981) sia fatto nella direzione giusta di una programmazione.
Riteniamo, inoltre, che entro il 15 giugno debba essere organizzata la seconda conferenza Regionale dell'artigianato, che deve trovare al centro queste questioni ed un dibattito serio e concreto. Il collega Chiabrando sostiene, per la seconda volta in Consiglio regionale, che si è speso troppo. E' stata la prima conferenza regionale dell'artigianato organizzata in Piemonte e se il Consigliere Chiabrando vorrà rettificare la delibera che è a sua disposizione, nel senso di indicare dove è possibile ridurre le spese, noi siamo a completa disposizione. Non vorrei, invece, che ci fosse una posizione politica sbagliata, da respingere, quella di dare per scontato che si è speso troppo e, quindi, non si deve organizzare un'altra conferenza. Discutiamone invece in Consiglio, dove presenteremo un progetto dettagliato per avere da parte di tutte le forze un apporto. Altrettanto pensiamo debba essere fatto per altri settori, per i quali le delibere debbono essere viste altrettanto attentamente ed un impegno in questa direzione dobbiamo assumerlo tutti. Invito Chiabrando, quindi, a fare ulteriori passi in avanti in questa direzione, se lo ritiene, per darci un contributo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità e alla sicurezza sociale

Le poche cifre incluse a bilancio per la sanità non devono indurre in errori ed essere considerate più rigide di quanto siano o, il loro utilizzo, considerato questione di ordinaria amministrazione.
Già l'interruzione del collega Chiabrando ha riportato il problema non tanto al numero delle cifre quanto alla loro entità complessiva che, per ragioni contabili previste nazionalmente, debbono essere così organizzate: 1.554 miliardi per le spese correnti e 30 miliardi per investimenti; sono cifre ragguardevoli, anche se le une confrontate alle altre sproporzionate. Per le spese correnti va detto che, alla luce del tasso di inflazione e degli altri oneri aggiuntivi, le risorse forse saranno certamente insufficienti, ma per questo non dobbiamo lasciarci scoraggiare dalla linea maestra che dobbiamo perseguire, che è quella di impegno sui servizi di base, tramite il quale possiamo realizzare una profonda riorganizzazione della spesa sanitaria, in particolar modo per quella farmaceutica e quella delle prestazioni integrative. I servizi di base possono contribuire anche a realizzare una nuova collocazione meno onnicomprensiva, ma più pregnante dell'ospedale nel complesso della sanità e alla realizzazione di ciò possono dare certamente un grande contributo i medici sia dei servizi di base sia ospedalieri. Si tratta, in sostanza, di usare meglio le risorse che nel complesso abbiamo. I cardini per procedere rapidamente in questa direzione mi pare siano quelli dell'approvazione da parte del nostro Consiglio regionale della proposta di piano regionale socio-sanitario, concludendo il confronto in atto.
Mi auguro che la fase che si inizierà di consultazioni, nel periodo post feste pasquali, sia quella che preluda all'approvazione della proposta di piano prima delle ferie e delle numerose leggi di attuazione. Non posso nascondere la mia preoccupazione, di fronte alle già numerose leggi presentate in Commissione (quella del piano socio-sanitario, quella dell'assistenza, quella del volontariato e quella del laboratorio di analisi) di fronte all'imminente presentazione nel corso delle prossime settimane di quelle relative ad altri settori di analisi (radiologia fisiochinesiterapia, medicina nucleare) delle leggi per il riordino delle funzioni (dei medici provinciali e veterinari, della medicina legale, delle Commissioni connesse a queste funzioni), di fronte alla ripartizione delle risorse del piano alle U.S.L. (quella già ricordata in occasione di un'interrogazione, sulla quota sanitaria per i non autosufficienti in condizioni di degenza) e, più ancora, quella della riorganizzazione dello strumento tecnico politico della nostra Regione, Consiglio regionale sanitario o so c i o- assistenziale, vedremo poi la più corretta denominazione.
Di fronte a questo lungo elenco di leggi sorge in me una fondata preoccupazione e la necessità, forse, di una riflessione, affinché il lavoro che viene sottoposto all'esame della Commissione possa, in parallelo, sia nei documenti di piano, sia nelle stesse leggi, concludere il suo iter prima della fase estiva, in modo che con l'anno 1982 le nostre U.S.L. possano, nella loro pienezza di competenza giuridica, svolgere il loro lavoro.
il secondo cardine è il funzionamento a regime delle U.S.L.: credo che l'approvazione da parte del Governo delle leggi sulle piante organiche provvisorie (di cui abbiamo sentito l'annuncio nella scorsa seduta) ci apra una fase nella quale possiamo puntare ad un riequilibrio sul territorio del personale e ad un riequilibrio delle stesse funzioni. Lo sforzo in atto per l'elaborazione dei programmi di riordino dei servizi da parte delle U.S.L.
sulla base dei distretti, apre la possibilità per una fase nuova, io vorrei sottoporre al Consiglio la necessità di una campagna, promossa e sostenuta dal Consiglio - com'è avvenuto per la campagna relativa all'elezione degli organi - per una serie di conferenze di U. S .L., per richiamare anche a livello periferico quell'impegno costituente, che abbiamo sottolineato essere necessario in questa fase della riforma, per realizzare programmi di riordino sotto una triplice parola d'ordine: riorganizzazione e miglioramento dei servizi, da ravvicinare agli utenti e con orari più accessibili umanizzazione delle prestazioni, in particolare negli stabilimenti ospedalieri avvio della prevenzione sul territorio e nelle zone a più alto rischio.
In questo lavoro un prezioso contributo credo ci possa venire dall'azione di coordinamento dei Comprensori e delle Province, mentre a livello di distretto altrettanto importante può essere il contributo delle Comunità montane.
Per quanto riguarda la spesa in capitale, le previsioni nel bilancio non potevano che riferirsi alla proposta di piano nazionale '80-'82; ma nel pluriennale è stato possibile riferirsi alla nuova proposta '81-'83, che è ben diversa dal punto di vista delle previsioni di investimenti. E' già stato ricordato in altra occasione in Consiglio che le risorse fresche del 1981, il massimo 30 miliardi (di cui 20 per le strutture e 10 per le attrezzature sanitarie) non potranno che essere largamente ipotecate dalla necessità di affrontare i maggiori oneri. Ma io credo che sia possibile, e necessario, fin d'ora elaborare i programmi sulla previsione della nuova proposta '81-'83 e credo che nel momento in cui approveremo la proposta di piano (prima delle Serie) essa sarà accompagnata da un preciso programma di investimenti, in modo che possa essere uno strumento importante di lavoro.
il cardine del lavoro nuovo sta nel distretto, ove operatori tutti ed utenti possono anche costruire momenti di vera partecipazione di base. Un riequilibrio della presenza sul territorio degli ospedali, a cui siano garantiti i reparti ed i servizi fondamentali, e più ancora un riequilibrio sul territorio dei poliambulatori, con un'intelligente opera di recupero delle sedi possono garantire assistenza e prestazioni non in condizioni di degenza. La nostra attenzione sarà portata al problema dei D.E.A.
(Dipartimenti di emergenza e di accettazione) in una verifica integrata con il soccorso urgente, per tentare di portare tutta quanta la Regione a sistema, come doveroso è un approfondimento maggiore, a cui si sta lavorando, su alcuni temi cruciali della nostra epoca: il cuore, i tumori i trapianti. Ciò doverosamente, ma senza avanguardismi, con la modestia e la prudenza d'obbligo in questi casi.
Io credo che - com'é emerso da questioni poste da alcuni colleghi - sia da porre con estrema attenzione il problema del rapporto tra sanità ed assistenza. In noi vi è la profonda consapevolezza che, - solo con l'approvazione della proposta di legge in sede nazionale e con la corrispondente a p p r ovazione della legge regionale sull'assistenza, si possa passare ad una fase finalmente nuova, una fase in cui al di là delle competenze primarie della Regione nel campo della sanità - e lo dimostrano le stesse cifre - primaria agli Enti locali nel campo dell'assistenza, si possa creare quella condizione di una gestione congiunta di tutte quante le competenze, al di là del livello istituzionale a cui esse sono affidate, e di tutto - quanto il personale, collocato sì in una condizione giuridica omogenea (e che quindi possa correttamente operare) ma anche in una visione congiunta delle risorse; nel massimo di limpidezza amministrativa, ma anche nella consapevolezza che non vi è una muraglia dove termina l'azione di assistenza ed inizia quella della sanità, ma vi è la necessità di trovare un modo di raccordo anche nell'uso delle risorse che, è fuor di dubbio compete anche alla sanità, per quanto riguarda le spese sanitarie - come ho già ricordato - per gli utenti in condizione di non autosufficienza e di degenza; ma è altrettanto vero che senza una corposa presenza della legge sull'assistenza elementi di incertezza possono ostacolare il lavoro dei nostri amministratori delle U.S.L.
Poche parole di conclusione in relazione allo stato di tensione sindacale esistente nella sanità in questi giorni e sui suoi riflessi sull'opinione pubblica, che può portare anche ad una valutazione non sufficientemente obiettiva della situazione e della prospettiva. Che questo stato di tensione coincida con l'avvio della riforma non si può dire che non sia casuale, ed è difficile anche respingere tesi di strumentalizzazione in questo determinato momento. Ce n'è a sufficienza secondo me, per sottolineare la necessità, da una parte, di un'estrema prudenza nel linguaggio e nei comportamenti da parte dei vari livelli istituzionali e degli stessi operatori e delle loro organizzazioni; e dall'altra parte, di una forte riaffermazione del carattere eccezionale della fase che viviamo. In occasione del dibattito di ottobre già ricordammo e definimmo la fase come fase costituente, a cui si sono aggiunti oggi altri motivi per riaffermare il valore di quel giudizio per un più lungo periodo non solo per l'elezione degli organi delle U.S.L., ma per realizzare la principale riforma avviata nel corso di questi anni. In ciò si spiega il deciso intervento della Giunta di fronte allo stato di agitazione avviatosi nelle settimane passate negli ospedali; e, anche se tardivo, mi preme ricordare il riconoscimento dato alla Giunta regionale (l' hanno detto i dirigenti delle associazioni mediche ospedaliere) di aver operato in quell'unica direzione, quella del contratto unico, che ci permetterà, mi auguro da domani, con la ripresa delle trattative, di andare ad una composizione delle tensioni createsi nell'ambito ospedaliero ma, più in generale, della situazione esistente nel comparto sanitario. Ciò, mi preme ricordare, era stato richiesto dalle Regioni nel novembre - dicembre scorso, prima della siglatura delle convenzioni, i cui livelli economico finanziari, fissati dal Governo in una complessa situazione quale quella del fine anno, inizio 1981, in ogni caso al di fuori di un quadro globale di compatibilità, hanno provocato la rincorsa ben nota di tutte le categorie sanitarie. Oggi, con il ritorno dell'assistenza indiretta da parte dei medici generici e pediatri, voglio esprimere la convinzione che al di là dei comprensibili problemi tattici, sappiano anch'essi collocarsi in una dimensione nuova, da costruire assieme, tale da determinare senza riserve un impegno di tutti quanti, operatori ai vari livelli, nelle sedi tecniche ed in quelle istituzionali, un serio impegno per l'attuazione della riforma: un impegno che deve e può esserci sul piano tecnico, sul piano culturale, su quello politico ed organizzativo, da vivere con ottimismo, con la carica morale ed umana che è dovuta affrontando il tema così delicato della salute.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione economica

Ancora una volta, tra l'inizio e la fine del nostro confronto sui documenti contabili fondamentali della Regione, si assiste ad un mutamento importante dello scenario e del quadro generale in cui essi si vengono a collocare, con le misure severe adottati ieri dal Consiglio dei Ministri che ci richiamano all'opportunità di un'estrema prudenza nel formulare previsioni e valutazioni di impegno della Regione e che, almeno su un punto, confortano il tentativo della Giunta di non gonfiare e non enfatizzare le possibilità e le capacità di spesa della Regione e quello di attenersi prudenzialmente ai dati esistenti al momento in cui i bilanci sono stati redatti, prudenza che oggi viene confermata e che ci richiamerà da qui all'assestamento di giugno, alla necessità di rimettere mano ancora una volta ai documenti contabili stessi, per adeguarli alle conseguenze dei provvedimenti economici decisi dal Consiglio dei Ministri. Cioè, quella caratteristica che vengono assumendo ormai i bilanci e i provvedimenti finanziari, di essere sempre in itinere, di essere continuamente sottoposti a variazioni, a revisioni e ad aggiornamenti, trova conferma drammatica dalle misure adottate dal Governo e sulle quali qualche brevissima considerazione deve essere pur fatta, seppure in attesa di conoscere i dettagli delle misure stesse e le altre che ad esse necessariamente dovranno essere collegate.
In un contesto nel quale, io credo, non possa essere negata da nessuno la gravità della situazione, almeno sul fronte dell'inflazione, sul fronte dell'indebitamento con l'estero, sul fronte del disavanzo della bilancia dei pagamenti, sul fronte dell'impossibilità a sostenere a queste condizioni il cambio della lira, le misure di contrazione adottate rispetto alla domanda complessiva ed alla spesa pubblica, certo appaiono gravissime e tali da determinare il rischio di una recessione, anche se, in un contesto come quello caratterizzato dalle altre misure adottate nei mesi scorsi, appare estremamente saggio aver rifiutato come misura di contenimento della domanda globale l'inasprimento del prelievo fiscale, le cui caratteristiche, collegate all'incremento dell'inflazione, sarebbero apparse particolarmente punitive nei confronti dei ceti medio-bassi dei percettori di reddito.
Quello che deve essere rimarcato è che gli effetti di misure così drastiche e così severe possono essere traumatizzanti per l'economia ed anche per il sistema economico piemontese. Da questo punto di vista conforta, nell'insieme delle misure adottate, il fatto che sia stato contestualmente varato il piano triennale, cioè che ci sia stata a livello di Consiglio dei Ministri, la consapevolezza di accompagnare alla frenata brusca, alla gelata sul piano del costo del denaro, sul piano del contenimento della spesa pubblica e sul piano del, contenimento della domanda aggregata, con il varo del piano triennale, un'ipotesi di interventi selettivi a sostegno dello sviluppo, anche se di fronte alle misure adottate il piano triennale sarà probabilmente, in questa fase almeno, più un contenitore, più l'indicazione di un percorso, di metodologie, di procedure che non ancora una scatola piena di contenuti e sarà compito del dibattito dei prossimi mesi riempire questa scatola di progetti precisi, di programmi. In questo senso è importante che le Regioni trovino spazio per collocare i loro interventi all'interno di questo contenitore che è il piano a medio termine. Questo ci richiama alle responsabilità di affrontare, con il secondo piano regionale di sviluppo le problematiche che sono emerse, anche con i provvedimenti e con la crisi evidenziata dai provvedimenti stessi a livello nazionale. Il secondo piano di sviluppo sarà anche, nella sua veste formale, diverso dal primo piano perché è la stessa legge, quella sulle procedure della programmazione, che individua nel secondo piano di sviluppo un insieme di documenti diversi da quelli del primo piano, che aveva un carattere sperimentale. Nel secondo piano di sviluppo vengono in evidenza con maggiore puntualità alcune cose che nel primo non c'erano, e cioè la necessità di individuare in modo più rigoroso scelte e priorità di intervento e modalità organizzative dell'intervento, come recita il primo comma dell'art. 3 della legge sulle procedure. Cosicché, l'insieme dei documenti che dovranno costituire il secondo piano di sviluppo è rappresentato: dalla relazione sulla situazione economica e territoriale della Regione, dalla relazione sullo stato di attuazione dei piani precedenti, dalle indicazioni di indirizzi socio economici ed amministrativi (con articolazioni territoriali e temporali specifico riferimento alle risorse finanziarie ed ai soggetti erogatori) dalle linee di assetto territoriale regionale, dai piani settoriali e dall'indicazione delle priorità di intervento della Regione. Ciò ci richiama alla necessità di approfondire alcuni aspetti: innanzitutto di accompagnare la relazione sulla situazione socio-economica e territoriale della Regione, che l'Ires sta redigendo con particolare cura ed attendibilità (qui vorrei richiamare il Consigliere Carletto ed il suo intervento, peraltro ampio e stimolante e ricco di spunti che non è possibile cogliere interamente in questa sede, che l'Istituto regionale di ricerca sta tornando ad assolvere ad un ruolo importante per la Regione, e lo avrà certamente nel contesto del secondo piano di sviluppo; ha formalmente avuto l'incarico, intanto, di redigere questa relazione sulla situazione socio-economica della Regione, che forse meriterebbe da parte di tutti noi letture più attente ed uso, anche, nel confronto e nel dibattito che periodicamente abbiamo in quest'aula, perché non basta fare i documenti se poi questi non diventano alimento del confronto, non possiamo produrre studi, documenti, relazioni ed indagini e confrontarci sulla base degli stereotipi che ognuno si porta dentro per effetto della sua formazione dobbiamo anche aggiornare i livelli nei quali ci confrontiamo e nei quali anche, polemizziamo) con l'individuazione degli scenari che abbiamo di fronte a noi, maggiormente oggi con il quadro nazionale mutato.
Allora, abbiamo intenzione di proporre in I Commissione anche una individuazione degli scenari possibili nei quali collocare l'azione della Regione. Accanto a questo quadro di riferimento, alla relazione sullo stato dì attuazione del piano precedente, che dovrà essere un aggiornamento di quella che pure è stata fatta (nel dibattito si è sentito dire che non è stato mai dato conto dello stato di attuazione dei programmi e dei progetti: non è vero, esiste una pubblicazione che è stata distribuita ai Consiglieri, che deve essere aggiornata, ma che conteneva già una prima indicazione sullo stato di attuazione dei programmi e progetti) il nodo del piano regionale di sviluppo dovrà essere l'indicazione dei progetti regionali, recuperati dal primo piano, in corso, in via di completamento, o da mantenere; progetti compresi nei piani comprensoriali, che presentino aspetti di rilevanza regionale e compatibilità con le strategie di fondo del piano di sviluppo; progetti nuovi, proposti ad hoc, sia dalla Regione sia dagli enti strumentali.
E' opportuno recuperare un ruolo degli enti strumentali, nel contesto della programmazione, e io concordo con le preoccupazioni che si sono espresse circa il rischio che c'è nelle cose e nelle istituzioni, cioè che gli enti strumentali una volta avviati rischino di camminare in modo disarticolato rispetto a quello che dovrebbe essere il modo in cui la programmazione regionale dovrebbe farli camminare. Questo rischio è insito in qualunque organismo. Occorre, allora, recuperare la capacità progettuale degli enti strumentali dentro le linee del piano di sviluppo, cioè farne dei soggetti partecipi alla definizione dei progetti da contenere nel piano regionale di sviluppo.
In questo discorso dei progetti si porrà con grande forza la necessità di una selezione e di una individuazione dei progetti prioritari. La limitatezza sostanziale di risorse, che si evince dal quadro complessivo della manovra economica e finanziaria, della quale ci siamo lamentati qui in questi giorni, ma ci lamenteremo ancor più nei prossimi mesi, esige che vengano individuati dei progetti prioritari sui quali mobilitare la strategia di interesse e di intervento della Regione.
Il secondo discorso da fare è quello dell'innesco di procedure di controllo dei progetti. Noi solleciteremo che si definiscano procedure a tale scopo, che si richiamino alla strategia, molto opportunamente individuata nel piano a medio termine, di controllo e di rispondenza dei progetti e programmi alle logiche che li hanno determinati, in modo da poterli seguire nelle varie fasi, da valutare l'opportunità delle loro modifiche, da controllare periodicamente il perseguimento degli obiettivi del piano.
in terzo luogo, come altro criterio innovativo del piano di sviluppo la mobilitazione di tutti i soggetti che possono essere coinvolti nell'attuazione dei progetti. Questo discorso richiama in causa la necessità di uno stretto collegamento con gli Enti locali e con i loro programmi di spesa, nonché un serrato legame con il livello nazionale, che noi intendiamo perseguire, al di là dei rapporti che talvolta possono essere duri, con le scelte compiute di volta in volta dal Governo.
Nel momento in cui si avvia la programmazione nazionale non vi è dubbio che si esige da parte delle Regioni un tentativo per cercare di collegare le loro indicazioni e le loro scelte di piano con quelle del livello centrale di governo del Paese. Infine, la necessità di collegare a questi progetti delle precise indicazioni finanziarie, oltre che l'individuazione dei soggetti che ne sono coinvolti. Dovremo dare ai progetti delle caratteristiche di certezza sui finanziamenti che sono necessari e di certezza sui soggetti che devono erogare questi finanziamenti, pubblici o privati che essi siano. Il che significa richiamare la necessità di una politica complessiva delle risorse, che comprenda certo i bilanci della Regione, ma anche il bilancio consolidato degli Enti locali operanti nella realtà regionale, che miri a moltiplicare le risorse a disposizione attraverso un rapporto sempre più stretto con i fondi comunitari, che in qualche modo vengono ad essere sempre più coinvolti nelle nostre scelte.
Penso che si debba guardare non solo alla BEI ed ai fondi della CEE, ma al fondo di ristabilimento, cioè fondi che già in parte vengono usati, anche se in modo discontinuo e che, quindi, si debba proporre questa complessiva mobilitazione delle risorse.
Per questo occorre mettere a punto, subito dopo il dibattito sul bilancio, il discorso degli schemi comprensoriali socio-economici e territoriali, per i quali la Giunta consegnerà nei prossimi giorni alla I Commissione il documento che è stato indicato e sul quale - voglio rassicurare il Consigliere Picco - inizierà immediatamente il confronto per dare la possibilità ai Comprensori di lavorare all'adozione definitiva dei piani, in armonia con il piano di sviluppo che sta nascendo, in modo da fare dei piani di Comprensorio l'anello di congiunzione tra il primo ed il secondo piano di sviluppo ed inserirli già in questa logica dei progetti prioritari. Si farà poi, in conformità a questi, il bilancio pluriennale che, mi consenta Brizio, sarà certamente lo strumento portante della politica della Regione nel quinquennio, ma oggi non poteva non essere - e la collega Vetrino Nicola ha accolto la correttezza del procedimento - una registrazione degli impegni assunti e di ciò che questi impegni fanno scaturire per i prossimi bilanci, senza alcuna velleità di inventare livelli di entrate che non era possibile prevedere, così come non è possibile prevedere oggi, in assenza del quadro normativo complessivo ed in un contesto che le misure di ieri cambiano un'altra volta.
Quello che mi pare non sia stato colto completamente nel dibattito è che in realtà a criteri non diversi si è ispirato anche il bilancio dell'81, seppure con una difficoltà più rilevante, dovuta al fatto che essendo uno strumento più direttamente operativo, le operazioni "gioco della verità", "taglio delle esigenze", "riconduzione del bilancio ad una logica molto rigorosa", diventavano più difficili sul bilancio dell'81.
Però, se lo si legge attentamente e lo si valuta, si rileva che anche il bilancio '81 si ispira ad una logica attenta a contenere le spese, a selezionarle, a ricondurre tutte le risorse possibili alla logica della programmazione. E' un bilancio di raccordo tra il primo ed il secondo piano di sviluppo - e quindi non poteva che mandare ad esaurimento le scelte già avvenute - ma si ispira alla stessa logica di non pregiudicare il futuro.
Questo è il senso che rende simili, raccordati ed ispirati alla stessa visione politica il bilancio '81 ed il bilancio pluriennale: registrazione di ciò che si è fatto e degli impegni che devono maturare, non pregiudizio per il futuro, che deve essere messo a fuoco con il piano di sviluppo e con il bilancio pluriennale che accompagnerà l'assestamento di giugno.
Questa è la linea sulla quale ci siamo attestati, linea che troverà purtroppo, ulteriori motivi di conferma nei prossimi tempi, quando analizzeremo gli effetti delle misure restrittive adottate dal Governo, le quali richiameranno in causa, con più forza ancora di quanto noi stessi abbiamo sostenuto, la necessità di selezionare e migliorare la spesa della Regione. Da questo punto di vista occorrerà che il Consiglio, nell'insieme delle forze politiche, faccia uno sforzo ancora per non considerare l'attività della Regione semplicemente limitata ad un'erogazione di risorse. Se calcoliamo la spesa aggregata che va ai diversi settori, non possiamo limitarci a considerare i blocchi di spesa storicamente determinati ed ogni anno pretendere di applicare ad essi un coefficiente di aumento. Se i tempi si faranno stretti, come rischiano di farsi, dovremo porci il problema, addirittura, in certi anni, di accantonare o di ridurre all'osso gli interventi per interi settori, se vogliamo dare ai criteri di selezione e di priorità un significato; dobbiamo sapere che nel momento in cui vi sono comparti produttivi o settori che ricevono un finanziamento dallo Stato, perché si concorda a livello nazionale di erogare risorse a destinazione vincolata, è assurdo chiedere alle Regioni di intervenire con risorse proprie in quegli stessi settori, perché questo non è compatibile con un'allocazione di risorse che deve essere sempre più severa e che sarà sempre più determinata.
Ecco, allora, l'opportunità di distinguere, nel quadro delle risorse complessive, ciò che appartiene alla gestione che la Regione fa praticamente per conto dello Stato. Noi vogliamo, con la riforma della finanza regionale che andremo a discutere nei prossimi mesi, cambiare questo stato di cose; però, oggi come oggi, la Regione gestisce gran parte delle sue risorse per conto dello Stato e in questa gestione non ha senso andare a discutere della globalità delle cifre. Bisogna discutere - ripeto delle leggi, dei criteri di allocazione delle risorse, della programmazione, della ripartizione territoriale degli interventi. La globalità delle cifre non ha senso. Dalla parte, invece, delle risorse proprie della Regione, queste le dovremo destinare, ma senza scandalo se esse dovessero essere destinate, in alcuni anni, ad alcuni settori e non ad altri: le priorità significano anche individuare i punti dolenti, gli aspetti più drammatici ed affrontarli e risolverli.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Credo che dobbiamo dedicare qualche minuto per valutare gli effetti che avranno le misure decise ieri sera, misure senza precedenti nella vita economica del nostro Paese. Dobbiamo vederle non solo in senso generale ma anche per quanto riguarda la modestia del bilancio regionale e le nostre ipotesi di programmazione. Sono effetti che si faranno sentire a distanza di cui dobbiamo avere la piena coscienza per adeguare, - anche rispetto a quelle che potevano essere le nostre idee di alcuni mesi fa, le iniziative che vorremo portare avanti.
Avremo l'aumento degli oneri finanziari per I e imprese, avremo il calo degli investimenti e della produzione industriale (che in parte è un obiettivo voluto), avremo una perdita di risparmio per le famiglie, avremo un rincaro di alcuni prodotti e tariffe: tutto sommato questo avverrà in uno scenario politico e sindacale caratterizzato da uno scontro acuto fra le piattaforme sindacali e le posizioni del mondo industriale, per cui non si può neppure fare il riferimento ad altri periodi in cui sono state prese misure del genere, ma in un quadro politico e sindacale differente da quello che oggi caratterizza la situazione del Paese.
I provvedimenti presi ieri possono non provocare eccezionali ripercussioni in una Regione dove non ci sia un grande assetto industriale e dove, anche se fossero auspicabili rilevanti investimenti, non ci sono i soggetti che potrebbero investire. Tutto questo, invece, calato in una realtà regionale caratterizzata da un forte assetto industriale, che è in crisi, dove tuttavia esistono possibilità di ripresa (che però vengono colpite da queste misure), colpisce in modo grave la nostra Regione.
Di qui traggo subito una conclusione: la necessità di un'autonomia di giudizio e di proposta della Regione e delle autonomie locali nei confronti di queste misure e di un'autonomia che sia capace di fare fronte alla concreta situazione che si verrà a determinare nella nostra Regione.
Noi dobbiamo preoccuparci di due cose: di una situazione di austerità imposta senza sviluppo che le misure non siano soltanto di carattere monetario e che tutto quello che sta succedendo non impedisca la strada che abbiamo imboccato nell'altra legislatura e in questa, di lottare per imporre una politica di programmazione a noi stessi nella nostra Regione e al nostro Paese.
Da questo punto di vista credo che l'intuizione che ha guidato il piano annuale e le linee del piano triennale siano drammaticamente confermate.
Con una parola che sembrava impropria lo abbiamo chiamato "bilancio di transizione", ma le misure che sono state proposte dal Governo ci lasciano intendere che questo è un bilancio di emergenza. Forse dovremmo presentare in Consiglio regionale un piano di emergenza per la nostra economia. Non siamo stati noi a seminare ottimismi e tranquillità nell'opinione pubblica non siamo stati noi a rilanciare dichiarazioni come quella del Presidente del Consiglio Forlani, nella quale diceva che l'economia tira e va bene non siamo noi a formare gli indici dell'ISTAT che dicono che alla fine dell'anno 1980 l'occupazione in Piemonte è aumentata. E' stata la Giunta regionale piemontese, prima dei sindacati, a indicare con chiarezza la situazione della Fiat, delle piccole e medie industrie con i confronti con la Montedison, la Montefibre, con i confronti con la GEPI. Le cifre che la Giunta regionale ha fornito sono divenute le cifre su cui ragionano i sindacati e gli imprenditori i quali, per un verso o per un altro, erano interessati a dare una versione diversa della situazione rispetto a quella in cui stavamo operando. Tutto questo è documentato dagli atti, dalle dichiarazioni, dagli incontri. Quindi, non è facile trionfalismo, anzi severa preoccupazione per una situazione che stava manifestandosi in modo diverso da quella che l'opinione pubblica e la cultura economica del Piemonte stava diffondendo e cioè di una Regione dove c'era una piena occupazione, una disoccupazione frizionale e dove la questione era in via di soluzione, tant'è vero che c'era un recupero del 2 % nella produzione.
Ci sarà ancora il ricorso alla cassa integrazione prima del mese di luglio in modo massiccio e, per la prima volta, ci saranno dei veri e propri licenziamenti.
Nel corso del convegno sull'automobile abbiamo indicato in 8 milioni e 400 mila il numero dei disoccupati nell'ambito della CEE e nel mese di febbraio il numero è aumentato di altre 100 mila unità. Le soluzioni a questo problema non sono né facili né teoriche né ideologiche: non si tratta di scegliere tra il neoliberismo da una parte e le ricette miracolistiche sperimentali in altri Paesi. L'immagine dell'Inghilterra è di fronte a noi con tanti milioni di disoccupati che aumentano di 2/3.000 unità al giorno. Alcuni elementi di quella politica sono stati riproposti nelle deliberazioni assunte dal Governo ieri. In Inghilterra dopo quei provvedimenti l'inflazione è aumentata dal 12 al 16%.
Quindi si tratta di percorrere delle strade nuove in parte inesplorate.
Ho cercato di capire perché in Italia il disavanzo commerciale ha raggiunto i 18 mila miliardi di lire. Tutta la questione riguarda i grandi settori industriali e commerciali. Il disavanzo del settore chimico nel 1980 è stato di 2.800 miliardi e questo inverte la possibilità di una soluzione dei problemi aperti nel settore chimico piemontese, a seconda che il piano chimico decolli o non decolli e diventi qualche cosa di concreto o meno in risposta, almeno, alle misure accennate ieri. Abbiamo chiesto che si deliberassero rapidamente le misure per il piano auto (al di là delle divergenze abbastanza nominalistiche su questo terreno) perché non si pu affrontare una situazione di questo genere solo con manovre monetarie o solo imponendo un'austerità che colpisce indifferentemente tutto e tutti.
Partendo dalla situazione dell' Italsider, abbiamo chiesto che il piano siderurgico venisse messo a punto. Si tratta di trovare e investire 6 mila miliardi.
Ci siamo occupati più volte della questione Fiat; qualora siano investiti i 5 mila miliardi che la Fiat vuole investire e siano messi a disposizione i 1.700 miliardi per la ricerca, che i nuovi modelli siano modelli azzeccati e che la riproduzione riprenda, sappiamo che tutto questo non porterà ad un solo occupato in più alla Fiat, mentre abbiamo il problema che la disoccupazione non potrà essere sempre protetta dalla cassa integrazione.
La prima consapevolezza che dobbiamo avere è quella di dare coscienza all'opinione pubblica, alle autonomie locali, a noi stessi della dimensione effettiva del nostro bilancio.
Il dibattito sul bilancio non è stato scarso di livello culturale e politico né inutile e stanco perché i contributi che sono stati prodotti da tutti i Gruppi hanno portato alla conquista culturale della disponibilità finanziaria della Regione, disponibilità che qualcuno ha calcolato in 400 miliardi, qualcuno in 280. Io credo che sia corretto parlare di 230 miliardi. Questo lo dico perché né nelle coscienze delle autonomie locali piemontesi, né nella coscienza dell'opinione pubblica c'è il fatto che quando discutiamo di autentica volontà di intervento, discutiamo di una cifra attorno ai 230 miliardi. Bisognerebbe ricordarsi delle cifre che ho citato prima. Dovremmo fare i conti per vedere in concreto che cosa perderemmo se passasse una qualunque delle linee che propone la CEE.
E' stata utile l'azione delle Regioni italiane presso il Governo perch intervenga affinché la CEE cambi politica. Qui, se si sposta qualche cosa si recuperano migliaia di miliardi, altro che i nostri 240 miliardi! L'altro intervento positivo che abbiamo fatto è stato l'incontro con Pandolfi. Se il Governo manterrà la promessa di presentare il piano energetico e di dare alle Regioni la facoltà e i mezzi per intervenire in questo settore, allora, per l'altra via, svolgiamo la funzione fondamentale propria della Regione, cioè di essere grande ente di programmazione, di mobilitazione delle risorse e di ricerca di unità per ottenere mutamenti che rendano meno sussultoria e contraddittoria la gestione della politica economica del Paese. Dobbiamo però fare di più.
Dobbiamo cogliere dal dibattito l'invito al rigore della spesa. Nel momento in cui si prende consapevolezza che le nostre disponibilità sono modeste (anche se le nostre possibilità di intervento politico e di mobilitazione delle risorse, modeste non sono), dobbiamo acquisire la cultura del rigore. In questo senso i contributi dei Gruppi sono preziosi quando sono precisi, quando indicano con chiarezza là dove si può e si deve risparmiare, là dove si può e si deve incrementare. Qualunque passo sia fatto con chiarezza in questa direzione non troverà assenza di risposta da parte della Giunta regionale.
La seconda cosa che dobbiamo fare è di rispondere senza esitazione ad una sollecitazione, anzi, ad una manovra che viene portata avanti in queste settimane contro la Giunta regionale, che potremmo essere indotti quasi di accogliere perché una situazione di questo genere vuol dire tanti cortei davanti alla Regione, tante tensioni sociali di vario tipo e di vario genere nei confronti delle quali non tutte le forze politiche che compongono questa Giunta possono ritenersi di avere eguale responsabilità.
A questa sollecitazione e a questa manovra, che mi permetto di giudicare priva di prospettiva e di intelligenza, rispondiamo assumendoci tutta la nostra responsabilità di governo. E' nell'interesse di tutti che questa Giunta sia messa in grado di assumersi le sue responsabilità e di fare il suo dovere di fronte alla crisi, che ha subito il terremoto Fiat, che ha subito il terremoto del Mezzogiorno e che si trova di fronte ad un terremoto monetario.
Quale governabilità sarebbe garantita al Piemonte se ci fosse un mutamento, se qualcuno che lavora per questo mutamento non si rendesse fino in fondo conto che lavora per il re di Prussia? Noi ci assumiamo tutte le responsabilità, che sappiamo essere aspre affronteremo il dialogo con i sindacati, con le forze imprenditoriali, per procedere lungo una strada di dominio dell'economia, di governo dell'economia con i mezzi che abbiamo. Certo, non possiamo stampare carta moneta (anche se lo volessimo), e non lo vogliamo; non possiamo agire sulla fondamentale manovra del credito che, in una situazione come questa potrebbe essere uno degli strumenti fondamentali per intervenire; non possiamo aumentare le tasse perché non abbiamo capacità impositiva; non possiamo nemmeno avere la possibilità di ricorrere ai crediti come i Comuni.
Badate che i 230 miliardi che abbiamo a disposizione quest'anno, sono la metà di quello che il Comune di Milano ha potuto investire lo scorso anno! Naturalmente se queste sono le cose che non possiamo fare, le cose che possiamo fare sono tante e alcune le ho indicate prima.
Dobbiamo riprendere con coraggio e senza illusioni la programmazione che è indispensabile perché alle misure di stretta creditizia si accompagni una linea di sviluppo che ci faccia uscire dalla crisi. In Italia non possiamo scegliere il modello giapponese, né quello americano, né quello tedesco. Non possiamo scegliere quella strada che è contraria al volere della Giunta e credo anche delle altre forze. Sulla questione della Montedison non c'é stato nessun sfaldamento delle forze politiche. Dopo il dibattito sul bilancio dovremmo presentare un piano di emergenza della Regione che sappia indicare i filoni che si possono coltivare. Il primo passo è già iscritto all'ordine del giorno, anche se dovrà subire delle modificazioni, ed è l'informazione sulla situazione delle piccole e medie imprese del Piemonte e sulla politica che si intende svolgere. Chiedo che quel punto all'ordine del giorno sia trasformato in un dibattito vero e proprio fornendo ai Consiglieri il materiale e le proposte che si possono fornire per dare una risposta adeguata alla situazione nuova che si è venuta a creare.
Naturalmente la sfida culturale e politica, che impegna tutti sul nuovo piano regionale di sviluppo, deve vedere da un lato l'autonomia propositiva nei confronti del Governo e dall'altro la fantasia necessaria per affrontare il periodo estremamente severo e duro che hanno di fronte Giunta, Consiglio e comunità regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Testa.



TESTA Gianluigi, Assessore al bilancio

Chi mi ha preceduto ha sottolineato come le misure prese dal Consiglio dei Ministri hanno dei riflessi immediati e diretti sul bilancio regionale.
A me preme sottolineare un aspetto delle conseguenze di queste misure che è quello relativo ai problemi del credito e del costo del denaro, t' fuor di dubbio che l'aumento del tasso inciderà pesantemente sui bilanci regionali per quanto riguarda la possibilità di contrarre i mutui e il costo dei mutui stessi.
Questo inciderà anche sui Comuni perché la manovra di stretta che la Cassa Depositi e Prestiti sta facendo è destinata ad accrescere dopo gli ultimi provvedimenti.
Il dibattito sul bilancio è stato molto ampio e io vorrei chiarire alcuni punti.
Innanzitutto, a me pare che il problema della valutazione della libertà di spesa della Regione sia stato confuso con quello della sua capacità di spesa.
Nel precisare che 230 miliardi sono la cifra libera di cui il bilancio regionale dispone e di cui la Regione può decidere la destinazione, non abbiamo detto che 230 miliardi sono l'unica cifra che la Regione pu spendere, come purtroppo è apparso sui giornali in questi giorni dando alla collettività piemontese un dato falsato della realtà.
La Regione può spendere 2.700 miliardi, che sono indicati nel bilancio.
Il fatto poi che all'interno di questi solo 230 miliardi siano destinati in base alle scelte fatte dalla Regione, è un fatto negativo che è stato opportuno segnalare. Questo volevo sottolinearlo perché in questo dibattito e nell'eco che hanno avuto i giornali questi due termini del problema sono stati confusi dando l'impressione che la Regione voglia spendere quest'anno solo 230 miliardi.
A questo proposito è anche opportuno sottolineare la contraddizione emersa nel dibattito. Mentre da un lato l'opposizione ha sottolineato che la Regione non mobilita tutte le risorse che ha a disposizione, dall'altro lato la stessa opposizione ha rimarcato che il bilancio di cassa, a giudizio di alcuni, sarebbe sovradimensionato. Anche questo è un equivoco da chiarire. La Regione mobilita risorse attraverso il bilancio di cassa.
L'accusa che il bilancio di cassa è sovradimensionato assorbe completamente l'accusa che la Regione non sarebbe in grado di mobilitare le risorse semmai l'accusa che ne deriva dalla sintesi di queste due osservazioni fatte dall'opposizione è che la Regione mobilita il massimo di risorse possibili e questo, ammesso che sia vero (e può darsi che in parte lo sia) sta a significare la volontà della Regione, attraverso l'unico strumento che ha a disposizione, di mettere in circolo tutte le risorse disponibili.
Questa osservazione automaticamente fa cadere l'osservazione precedente.
Tengo a sottolineare che il bilancio di cassa è di 2.784 miliardi; la volontà della Regione non è tanto di stanziare delle somme che poi non verranno spese nel 1981 (lo stanziamento di queste somme peraltro corrisponde a fatti illusori e non ad un'effettiva capacità di spesa) quanto invece di iscrivere nel bilancio di cassa e mobilitare delle effettive risorse per 2.784 miliardi. Sono queste le risorse che corrispondono alla situazione di crisi e non quelle che sono iscritte nel libro delle buone intenzioni come sono in genere i bilanci di competenza.
L'Assessore Simonelli ha già precisato, per quanto concerne il discorso del collegamento tra bilancio pluriennale e bilancio annuale, come la logica che ha ispirato i due bilanci sia la stessa e come ci sia una continuità tra la stesura dell'uno e la stesura dell'altro.
Per quanto concerne poi l'osservazione secondo cui questo sarebbe un bilancio di vecchia maniera, quindi lontano dalle mete programmatiche terrei a rimarcare che il bilancio è fatto per progetti e per programmi cioè è fatto sulla base del primo piano di sviluppo che ne ricalca l'andamento. Di conseguenza, ad un'attenta analisi del bilancio, non sfugge che le somme sono imputate non in base a generici capitoli, ma in base ad una divisione per programmi e per progetti che realizza questa attività di programmazione.
Per quanto riguarda le spese di funzionamento è già stato detto nella relazione iniziale che esse sono compresse in modo da ridurle a quel minimo possibile che consenta il funzionamento della macchina regionale. Comunque le spese di funzionamento della Regione Piemonte, pur necessitando di essere ulteriormente compresse per una spinta di rigore da parte nostra sono in percentuale, sul totale delle spese regionali, più che sopportabili e sicuramente inferiori rispetto a tanti altri enti o ad altre Regioni.
Per quanto riguarda il discorso delle scelte coraggiose che la Giunta deve fare, direi che delle tre scelte che il Gruppo repubblicano indica come scelte coraggiose della Giunta, due erano già contenute nella revisione degli impegni di spesa e qualificazione della spesa. La terza che è quella di adottare il metodo della programmazione, è contenuta nella logica stessa della composizione del bilancio laddove le spese non sono aggregate per capitoli ma per programmi e per progetto. Credo che la linea della Giunta di qualificazione di spesa, di rigore degli interventi, delle imputazioni delle spese in competenza, solo per quelle spese che si verificano nell'anno, della dilatazione del bilancio di cassa, del collegamento fra bilancio annuale e bilancio pluriennale, esca da questo dibattito confermata. In particolare, viene evidenziata la necessità che la Giunta, attraverso i successivi provvedimenti, dia attuazione a queste scelte che sono state qui enunciate, nel contempo operando insieme a tutte le altre forze politiche a livello governativo perché il capitolo della finanza regionale, che costituisce il vero punto interrogativo, venga risolto nel minore tempo possibile e con la maggior coerenza logica possibile fra i compiti che alla Regione sono affidati e le risorse che alla Regione devono essere date.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, alcune riflessioni finali su questo dibattito sul bilancio regionale, senz'altro utilissimo, che ci ha permesso di meditare sulla drammatica situazione in cui si trova il nostro Paese e, in maniera particolare, sulle notizie che ci sono giunte questa mattina a conclusione del Consiglio dei Ministri di ieri sera.
Le mie brevi riflessioni entrano nel solco delle precise e puntuali osservazioni che i colleghi Assessori hanno testé fatto. Siamo fuori dubbio e questo ce lo ripetiamo da parecchio tempo - di fronte ad una situazione del Paese drammatica e difficile. Vorrei fare alcune riflessioni sul ruolo delle Regioni, perché pure esse vivono momenti drammatici e difficili. E' fuori dubbio che se la prima e la seconda legislatura - la prima d'impianto, la seconda di programmazione - sono stati elementi di slancio per le Regioni, oggi ci troviamo di fronte ad un attacco generalizzato nei confronti dell'istituto regionale.
La presenza qui del Presidente della Repubblica ed il fatto di inviare al Presidente della Regione il ringraziamento per la visita, è un atto di grande rilevanza politica, che va inserito nel collegamento che le Regioni hanno con le istituzioni e nella valorizzazione del loro ruolo. Siamo comunque, però, di fronte ad un attacco deciso all'istituto regionale, che viene da settori dell'opinione pubblica e dal Parlamento e se non reagiscono con grande energia le forze che hanno voluto le Regioni, le cose nel nostro Paese rischiano di andare ancora peggio.
Combattere questa tendenza non è compito soltanto di una maggioranza ma di tutto il Consiglio regionale, ossia dell'istituto regionale. La Giunta ha dei compiti esecutivi di grande proposta politica che deve assolvere con grande energia e con grande impegno e noi vogliamo fare ci quotidianamente, con impegno e con energia, senza arroganza, n presunzione, ma con la consapevolezza di fare giorno per giorno, minuto per minuto, il nostro dovere a favore della comunità piemontese.
Questa maggioranza lega la sua azione politica ad un dibattito politico nazionale ed europeo, culturale che si svolge nel nostro Paese e non soltanto nel nostro Piemonte. Ci sforziamo cioè di allargare la visione della nostra azione politica e di recepire con grande tensione e con grande rispetto ogni fermento culturale ed ogni proposta politica che deve venire nel campo del nostro dibattito. Non siamo sordi a quanto di nuovo emerge nella società, nel Paese, inserito il Piemonte nella visione nazionale ed europea, ma siamo attenti a recepire sempre quanto di nuovo e di giusto emerge per raccogliere il tutto in una visione globale che consenta anche al dibattito politico piemontese di dare un contributo a livello nazionale ed europeo.
L'anno 1981, che è di fronte a noi, è un anno drammatico sul piano economico, sul piano sociale e sul piano politico. Credo che ognuno di fronte a problemi del genere debba fare la propria parte; noi la vogliamo fare e prima di tutto ci siamo posti il compito di svolgere un'azione di governo nei confronti della comunità piemontese, sempre, in ogni luogo in cui l'azione di governo è richiesta, e di porci come punto di riferimento ad ogni tensione sociale che si dovesse creare nel territorio piemontese.
In questo senso abbiamo svolto la nostra azione nei confronti dei terremotati del sud, nei confronti della drammatica vertenza Fiat, in questo senso abbiamo svolto quotidianamente la nostra azione per dare indicazioni di carattere programmatorio generale alle genti del Piemonte.
Abbiamo pure svolto non soltanto un'azione di governo, che deve essere la massima azione dell'istituto regionale, se questo vuole avere una funzione di rilancio, ma una grande azione di confronto quotidiano e continuo con il Governo nazionale. Un'azione non di contrasto, ma di stimolo, di puntualizzazione dei problemi. Quando sono venuti in Piemonte i Ministri per proporre cose serie, per trovare consensi, per chiedere contributi abbiamo risposto loro aprendo con piacere le nostre porte, tanto che su una questione drammatica e difficile come quella del nucleare si è potuta registrare una perfetta sintonia di idee fra il Governo nazionale e quello regionale.
La nostra azione anche nei confronti delle altre Regioni è stata di stimolo, di coordinamento e di iniziativa. La stessa conferenza dei Presidenti delle Regioni ha visto la Regione" come elemento trainante di coordinamento, di coesione tra tutti i Presidenti delle Regioni. Abbiamo svolto un ruolo nazionale quale compete ad una Regione così importante così impegnata quale è il Piemonte. Abbiamo insieme, non solo come maggioranza, dato contributi importanti alla politica economica e nazionale, in maniera particolare nel piano dell'auto, nel piano a medio termine, in tutta la problematica politica riguardante la finanza nazionale. Abbiamo svolto queste azioni - dicevo prima - con serietà e con modestia, cercando di fare quotidianamente il nostro dovere. Abbiamo anche svolto un'azione importante e determinante nei confronti del rapporto con tutti gli Enti locali del Piemonte. Qui vorrei aprire una parentesi: le funzioni della Regione e la capacità della Regione di delegare sempre di più nei confronti degli Enti locali è il nodo politico posto di fronte alla terza legislatura, ossia, la Regione non deve limitarsi alla gestione sempre di più deve invece esaltare il ruolo di azione di governo, di programmazione, di azione legislativa.
La nostra azione, anche se non si è tradotta ancora in termini concreti in deleghe precise, si svolge, però, in una costante azione politica di delega sempre maggiore agli Enti locali del Piemonte, nella visione della costruzione di un ente intermedio che trova poi risoluzione fra le Province ed i Comprensori.
Un'altra azione che vogliamo svolgere e che, se non ha ancora avuto effetti immediati del tutto positivi, è già iniziata, riguarda la macchina regionale. Molti problemi sono stati risolti nelle precedenti legislature oggi il problema della funzionalità della macchina regionale è urgente pressante e determinante, noi ci siamo fatti carico di ciò sia con un'azione rigorosa nei confronti della macchina regionale in tutte le sue parti, sia con un'azione rigorosa per rivedere le leggi di procedura che spesso rallentano i rapporti che deve avere l'istituto regionale con gli Enti locali.
Una grande attenzione vogliamo dare alla centralità del Consiglio. E' una cosa che forse non ha soddisfatto ancora tutti, anzi, si ritiene che questa centralità sia più verbale che sostanziale. Da parte nostra, invece vi è la volontà di dare al Consiglio la centralità che deve avere e, in questo senso, vorremmo proporre al Consiglio un maggiore coordinamento fra la Giunta ed esso stesso, in modo che la sua centralità si evidenzi maggiormente nelle azioni concrete e nella sua capacità di essere al centro dell'istituzione regionale. Su questo va fatta un'osservazione collegiale non per dare lezioni, ma per portare un modesto contributo: sempre più e tutti insieme dobbiamo fare in modo che questo Consiglio regionale abbia la statura del Consiglio regionale e sempre meno la statura del Consiglio comunale. Dobbiamo dargli la capacità e la levatura del nostro dibattito tali che questioncine possano essere risolte in altre sedi.
Dicevo, limpidezza nella nostra azione di governo giorno per giorno rigorosità di bilancio, così come le cifre hanno denunciato, utilizzazione al massimo e al meglio delle risorse, capacità di stimolare in tutta la Regione, con le nostre iniziative e con le nostre leggi, le grandi risorse che ci sono nel nostro Piemonte. Tutto questo inquadrato in una politica di programmazione che sempre più - e in questo concordo con la collega Vetrino Nicola - deve avere una capacità culturale tale da poter essere accettata da tutta la comunità piemontese. In questo senso il piano di sviluppo che ci apprestiamo ad elaborare deve essere l'elemento di prova per ottenere questi risultati.
Ultime osservazioni sul rapporto che la maggioranza vuole avere con l'opposizione: un rapporto corretto ed aperto, mai fazioso, ma sempre impostato alla ricerca dei punti di convergenza così che questi possano dare dei frutti positivi all'intera comunità piemontese. Mai da parte nostra l'arroganza della maggioranza per un voto in più, ma la convinzione che quando intraprendiamo un argomento vogliamo portarlo a termine, pur nella divisione delle varie valutazioni, perché siamo convinti che quella è la scelta giusta, non perché abbiamo un voto o due in più.
Ho apprezzato l'intervento del Consigliere Turbiglio - come molti altri per una frase che ha detto: "il Piemonte sicuramente funziona meglio delle altre Regioni, ma c'è molto ancora da fare".
Concordo, Consigliere Turbiglio, con questa sua impressione; io ne sono convinto.
Abbiamo tutti insieme delle grandi capacita culturali, politiche ed economiche tali da far dire che la Regione Piemonte, rispetto alle altre Regioni, funziona meglio, nella totalità e complessività dei problemi, ma vi sono ancora molte cose da fare.
Nella presentazione di questo bilancio, che sicuramente non vuol essere enfatico, che sicuramente non vuol essere di proposta per la risoluzione di tutti i problemi, riteniamo che ci siano ancora molte cose da fare. Da questo dibattito sono emersi molti spunti positivi che raccogliamo e mettiamo in conto per gli indirizzi futuri da dare alla nostra azione. Ma nel momento in cui rileviamo che vi è ancora molto da fare, diciamo pure che questo bilancio è serio e corretto, elaborato di fronte a gravissime difficoltà di carattere economico. Di fronte a questo bilancio ci sono venuti suggerimenti per modificare questo impegno di spesa o quell'altro ma non ci sono venute linee alternative, ossia, non vi è una proposta politica complessiva alternativa. Ci sono stati offerti suggerimenti che accogliamo con piacere, nel senso di convogliarli e di correggerli tutti nella logica di dare sempre maggiore funzionalità al nostro Piemonte, di dare sempre più slancio alla nostra azione economica, politica e culturale nell'interesse della comunità piemontese.



PRESIDENTE

Prima di sentire le dichiarazioni di voto, sospendo la seduta per alcuni minuti e convoco i Capigruppo per concordare le modalità di votazione.



(La seduta, sospesa alle ore 11,50 riprende alle ore 12,10)



PRESIDENTE

La seduta riprende con l'intervento del Consigliere Viglione per dichiarazione di voto.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, io non vorrei riprendere gli argomenti che furono oggetto della mia relazione al bilancio, e pertanto cercherò di dare un contributo nella dichiarazione che vado a fare per il Gruppo socialista.
Il Gruppo socialista darà il voto favorevole al bilancio di previsione 1981 ed al pluriennale. Manifesta il proprio apprezzamento per il lavoro che la Giunta ha compiuto e, in particolare, i ministri finanziari Testa e Simonelli.
Dobbiamo dire che, nelle difficoltà che hanno caratterizzato quest'anno, ogni sforzo sia stato compiuto per dare un bilancio non ideale ma ragionevole alla Regione Piemonte. Questo sforzo si è esternato in una serie di atti compiuti fin dai lontani mesi di settembre, ottobre novembre, dicembre; non vi è stato bilancio che abbia avuto, qui in Piemonte, un processo così lungo e così fortemente partecipato come quello del 1981. Ripeto, l'apprezzamento è tanto più valido, quanto più è stato difficile, per tutta una serie di condizioni che si sono verificate nel nostro Paese, a cominciare da eventi calamitosi quali mai si erano riscontrati (il terremoto); a cominciare dai fatti finanziari e monetari che hanno evidenziato una situazione nel nostro Paese di implicita debolezza del sistema economico. Per questi motivi, tanto più, ritengo di dare il mio apprezzamento ai due Assessori, all'intera Giunta, alle relazioni che sono state fatte dagli altri Assessori.
A nome del Gruppo socialista voglio anche manifestare l'apprezzamento per il lavoro che l'opposizione ha compiuto. Nel corso della discussione in Commissione del bilancio ho costantemente rilevato che tutta l'opposizione era presente; essa ha partecipato a tutte le sedute della Commissione, a tutte le consultazioni e, debbo dire, sotto questo aspetto ha dato anche in aula un importante contributo al dibattito.
Il Gruppo P.S.I. ritiene di aver anche contribuito a sciogliere alcuni nodi - dirò poi quali sono - e cioè, sempre il rapporto che esiste fra la presentazione del bilancio, il suo iter processuale e, sostanzialmente l'accoglimento o meno delle tesi che sono poi emerse anche dall'opposizione.
L'ultimo bilancio, che è di 2.770 miliardi circa, e che parte invece da 2.213 miliardi circa, ha avuto nel corso di questi quattro mesi un suo processo vero, io sono stato alla Provincia di Cuneo dal 1951, quando si sono ricostituite le Amministrazioni provinciali (e sono stato ancora eletto nell'ultima tornata) ma il bilancio veniva presentato e, tale e quale, alla fine votato, lo non ho riscontrato, durante la mia permanenza in quella gestione, una modificazione che si sia verificata sostanziale dalla presentazione alla votazione del bilancio. In questo caso, invece, le con sul t azioni, l'apporto dell'opposizione, sono stati recepiti se un bilancio nel corso del suo processo ha avuto modo di passare da 2.213 miliardi iniziali ai 2.770 circa.
Debbo dire ancora, a nome del mio Gruppo, che il bilancio non è fine a se stesso, ma è un reale processo politico. Noi rifiutiamo il termine di un bilancio tecnico (che avremmo anche potuto fare) presentato, ad esempio, a settembre, con un'assenza di scelte e, quindi, dire che era tecnico per le difficoltà che attraversava il Paese o la nostra economia. Il bilancio è un reale processo politico, attuativo di linee e di piani che la Giunta si è data fin dalla seconda legislatura.
La prima osservazione che vorrei introdurre e che mi pare puntuale è questa: si è detto da parte di alcuni che il bilancio, pur essendo un fatto politico, non si lega a delle scelte di piano che siano state già deliberate ed individuate da parte della maggioranza. Se questa osservazione ha delle ragioni (perché un bilancio fine a se stesso non pu esistere, esiste soltanto un bilancio con degli obiettivi), la Giunta è correlata a quella precedente, è nell'onda delle scelte che furono operate nel piano di sviluppo del 1977-'78-'79-'80; pertanto le scelte che furono allora formulate restano le scelte attuali che la Giunta e la maggioranza qui hanno fatto. Non si può, quindi, richiedere che una maggioranza che governa da quattro, cinque mesi già si sia dotata di un piano di sviluppo già abbia attivato tutti gli strumenti esterni (l'IRES, il CSI, la Finpiemonte) per preparare un piano di sviluppo: a noi sembra che tutto questo avrebbe significato le zerezza estrema, non scelte oculate meditate, consultate; per cui diciamo che oggi questo bilancio si colloca ancora nell'onda della legislatura 1975-1980. Ci pare di cogliere una correlazione che esiste tra le due Giunte ed una volontà politica è quella di portare avanti non soltanto il programma ma, evidentemente, anche la formula. Noi siamo perché la formula funzioni e, cioè, sostanzialmente perché le attuazioni che sono alle spalle della formula siano concrete e reali e, come Gruppo socialista, sosteniamo che non abbiamo alcuna velleità crisaiola, ma siamo perché le cose funzionino, procedano ed abbiano quei salti ai quali noi tendiamo e che furono propri della legislatura 1975 1980.
Altro argomento, l'integrazione europea e la scelta occidentale del Piemonte. E' stato introdotto già dal Presidente il motivo di fondo anche per l'uscita da una nostra debolezza economica e strutturale del /losco Paese. Noi riteniamo che certamente l'isolamento oggi, e la solitudine, non gioverebbero al nostro Paese: si è detto da alcune parti che non gioverebbe neanche la politica comunitaria agricola o, magari, quella monetaria, ma noi affermiamo che la separatezza di un Paese all'interno dell'Europa non gioverebbe assolutamente. Ecco perché abbiamo detto nei nostri documenti che la scelta occidentale europea, cioè l'inserimento, l'integrazione ad ogni livello nella scelta europea costituiva un elemento non di debolezza ma di forza per il nostro Paese. Allora, concordiamo perfettamente con quanto detto dal Presidente riguardo all'utilizzazione dei fondi europei della banca europea, del FEOGA e degli altri numerosi strumenti oggi esistenti in Europa.
Detto questo, vorrei introdurre che il tema centrale di un bilancio che è politico, non vorrei che si avvertisse come un modello assistenziale per dire che il nostro Paese ha un'incapacità a procedere da sé, per cui ci poggiamo sull'Europa come mezzo di assistenza e non come partner a livello degli altri Paesi europei. Ecco perché diciamo, ancora una volta, che nella difficoltà che travaglia il nostro Paese noi non cavalchiamo la crisi sappiamo ed abbiamo coscienza della realtà del nostro Paese, della sua debolezza, della debolezza della sua economia, ma diciamo che tutto questo deve essere visto all'interno della Comunità Europea. Il Piemonte non ha mai richiesto questa assistenza o sussistenza; riteniamo che, invece, sia stato un partner effettivo nell'ambito europeo.
Ecco che il bilancio, che riteniamo rigoroso e puntuale, ed il migliore che oggi potesse essere fatto, continuerà a non farci apparire come derelitti in cerca di un lazzaretto dove ricoverarsi, ma come gente viva che vuole partecipare alla costruzione ed all'integrazione dell'Europa. A questo modello europeo-occidentale, in cui si colloca anche la politica di questo bilancio, il Gruppo socialista darà il voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Per accordi intervenuti farò una breve dichiarazione di voto ed un intervento.
Mi sono però impegnato con me stesso ad usare educatamente di questa opportunità per non creare difficoltà ed imbarazzi agli Assessori e al Presidente della Giunta che sono già intervenuti sulla materia.
Il dibattito sul bilancio, al di là dell'importanza che assume la discussione sulla gestione finanziaria della Regione, è una delle occasioni che periodicamente si offrono alle forze politiche per fare il punto sul governo regionale e per misurare la temperatura dei rapporti tra i partiti.
Il P.L.I. non si sottrae a questo appuntamento e, dopo gli interventi documentati sui principali settori dell'azione regionale degli amici Marchini e Turbiglio, affida al mio intervento un compito di sintesi e di valutazione politica delle cifre e della struttura di bilancio.
"ESPERIENZA ESEMPLARE" E BILANCIO Il Gruppo liberale, nell'intervento sul programma, aveva proposto alle forze politiche di costruire, nel Piemonte degli anni '80, un'esperienza esemplare, come sforzo di trasformare la funzione dell'istituto regionale in cerniera di raccordo tra un sistema potenziato di autonomie locali ed uno Stato costretto anche dalla razionalità del comportamento regionale a rendere più logico il proprio comportamento.
La nostra chiave di lettura dei documenti di bilancio è proprio la capacità delle cifre e delle linee del bilancio stesso, di dare corpo a questa esperienza esemplare.
Una considerazione preliminare deve essere fatta, proprio a partire dalla allarmante esiguità delle risorse globalmente disponibili, specie di quelle direttamente manovrabili e se si raffrontano tali cifre alla complessità della domanda in infrastrutture nel sostegno dei settori produttivi, nello sviluppo della presenza nel sociale che emerge dalla comunità piemontese.
Matura in poi la convinzione (ma sembra che questa convinzione inizi a farsi strada anche nelle componenti più attente della maggioranza) che la Regione sia giunta ad un punto di non ritorno. Se si prosegue su un trend che si è venuto consolidando, la Regione sarà risucchiata su linee di comportamento tradizionali alla macchina amministrativa italiana, sia in sede centrale che decentrata.
Una Regione che disperda le sue risorse in troppi campi di azione, che non riesca a garantire efficienza alla spesa, che conservi ancora troppe zone di spreco non serve ad un futuro diverso della comunità piemontese non serve ad un Piemonte che attraversa un difficile momento congiunturale (che mette in crisi le colonne portanti di un sistema economico un tempo invidiato nel panorama europeo) non serve a costruire uno Stato che riavvicini i cittadini alle istituzioni.
Serve una Regione diversa e un bilancio diverso, che affronti con coraggio i nodi irrisolti della comunità piemontese e concentri su tali nodi la totalità delle risorse regionali, in uno sforzo di concertazione con le forze sociali ed economiche operanti nella Regione.
La complessità del problema deve imporre a tutti dubbi e non certezze.
Non voglio sottrarmi a questo impegno, di serietà e di rispetto, e dichiaro fin d'ora che le critiche al bilancio non sono critiche all'azione dell'Assessore (chiamato a registrare, nelle cifre del bilancio, la somma delle impostazioni degli Assessorati e la linea di indirizzo che probabilmente contro le stesse iniziali speranze di chi governa, la Regione ha preso). Dichiaro fin d'ora che non riteniamo questa la peggior Regione possibile, né che, nelle tasche dei liberali, vi è la ricetta per la migliore Regione possibile. Ma vi è in noi la convinzione, già echeggiata in alcuni interventi dei Gruppi di maggioranza e di opposizione, che sia maturato il tempo e le condizioni per un ripensamento critico dell'azione regionale e che questo ripensamento critico chiami a pari responsabilità e dignità le forze di governo e di opposizione.
Di fronte a questo problema grande (sentire il ruolo centrale che hanno le Regioni nel rinnovamento dello Stato e sentire, con orgoglio, la nostra responsabilità di divenire classe dirigente) sembra paravento fragile e pericolosamente fuorviante la permanente tentazione di scaricare sullo Stato ogni responsabilità.
Le risorse manovrabili affidate alle Regioni sono probabilmente oltre le attuali disponibilità di un Paese in crisi, che fatica a non perdere il passo con i Paesi dell'Europa delle libertà e che è chiamato periodicamente, con il pieno consenso dei partiti maggiori, a gettare migliaia di miliardi in settori industriali parassitari. Ma la Regione sono anche le risorse manovrabili che per i diversi settori lo Stato affida proprio nei campi cruciali delle responsabilità regionali. Le risorse regionali, nel complesso, non sono irrilevanti e varrebbe forse la pena non tanto aprire una polemica frontale sul trasferimento di risorse ad autonomia di gestione regionale, quanto richiedere, per le spese vincolate una maggiore responsabilità regionale nelle procedure di gestione e di spesa, in modo da rendere più flessibili le risorse, più penetrate le procedure alle realtà locali, più responsabilizzato il ruolo regionale.



BILANCIO PLURIENNALE E BILANCIO ANNUALE

Il bilancio pluriennale presentato ha ricevuto, per la sua esiguità fisica e per la sua apparente rassegnazione ad un'esiguità economica commenti amichevolmente ironici, rafforzati dalla simpatia che ispira l'Assessore responsabile e dal ritardo che ne ha accompagnato la presentazione. Questa "sfida alla gravità" (disporre di un bilancio annuale prima del bilancio pluriennale) ha divertito tutti.
Ma il bilancio pluriennale merita invece un'attenzione maggiore, perch contiene, nella lettura che ne danno i liberali, tre elementi politici rilevanti. In primo luogo segnala obiettive preoccupazioni sulla continuità dell'azione regionale in assenza di un più chiaro e continuativo indirizzo per la tendenza del governo locale. In secondo luogo, con la brutalità delle cifre, pone tutti di fronte alla realtà di una Regione che non ce la fa più a far credere di poter coprire tutti i bisogni, ma che è chiamata di conseguenza, a fare scelte per la qualificazione del proprio intervento pena il definitivo decadimento dell'istituto. In terzo luogo segna, con l'educazione dovuta a chi lealmente partecipa alle responsabilità di questa maggioranza, il punto di crisi cui è giunto il rapporto tra azione regionale e piano di sviluppo. Un bilancio pluriennale può essere costruito se e solo se agli indirizzi di programmazione si è riusciti a far decollare "progetti" per aree di intervento, capaci di dare portanza all'azione regionale e di individuare le occasioni per una continuativa capacità di spesa.
Il piano di sviluppo, costruito alla metà degli anni '70, con la leale partecipazione delle componenti sociali ed economiche, aveva avuto ed ha ancora attenzioni e consensi maggiori rispetto all'area della maggioranza costituisce ancora, nelle sue luci ed ombre, una grande speranza della comunità piemontese. L'impossibilità di collegare bilancio pluriennale a piano di sviluppo conferma che il piano di sviluppo tende a trasformarsi in una "scenografia di contrasto", un richiamo di rito che poco ha a che fare con la concreta azione degli Assessorati e della Giunta nel suo complesso.
La colpa non è del piano di sviluppo (e, per inciso, ricordo che il programma presentato da questa Giunta individuava alcuni progetti complessi che non hanno eco nelle cifre del bilancio annuale), né del bilancio pluriennale che non può recepire ciò che non c'è. Le responsabilità sono del governo regionale che, credo contro il proprio stesso intendimento, ha progressivamente abdicato ad una capacità di intervento per grandi progetti complessi, vedendo invece crescere le spinte di un'amministrazione per settori.
Ai liberali non sembra giusto né opportuno contrapporre (ed è l'unico punto di divisione delle valutazioni della collega Vetrino Nicola) bilancio pluriennale e bilancio annuale, lodando il razionale pessimismo del primo e criticando la scarsa incisività del secondo. Sono due strumenti diversi difficili da collegare per carenze esterne nella programmazione statale della finanza degli Enti locali e per ritardi interni, legati all'abbandono di una politica per progetti.
L'Assessore Testa, se si vuole portare rispetto al suo difficile lavoro, deve essere letto più nelle cose che lascia intendere che in quelle che dice o nelle cifre che scrive. Non è un caso che abbia voluto aprire il dibattito con una lunga e documentata relazione, che schiudeva preventivamente l'ombrello sulle principali aree di critica dell'opposizione e su temi che vedono l'Assessore, nella sostanza, concorde nella necessità di un cambiamento per il futuro nelle linee e nella struttura del bilancio.



SEI TESI PER LA LETTURA DEL BILANCIO

L'analisi politica delle linee di bilancio non può essere svolta nel dettaglio delle cifre, ma ha tuttavia, nella lettura dei liberali, sei tesi di fondo che desidero chiarire: 1) l'esiguità delle risorse manovrabili autonomamente dalla Regione tende a ridursi anche per effetto della politica errata che la Regione sta compiendo.
2) La mole complessiva delle risorse che la Regione può utilizzare è ben vero che è in gran parte vincolata, ma è altrettanto vero che riguarda proprio i principali settori dell'azione regionale. Le risorse di cui complessivamente la Regione dispone sembrano adeguate ai bisogni, solo che si sapesse qualificare la spesa per settori.
3) L'efficienza della spesa regionale è ancora ben lontana dall'aver raggiunto risultati accettabili, il volume dei residui passivi è ancora elevato, il rendiconto medio è basso e permangono aree di inefficienza patologiche.
4) Per troppi settori si assiste a spreco di denaro pubblico. La tendenza dei singoli Assessorati ad operare come corpi separati esalta questo problema e si hanno vere e proprie aree di spreco, da condannare non solo in quanto si tratta di uso improprio del denaro pubblico, ma in quanto si raggiungono, anche in valore assoluto, cifre preoccupanti.
5) La politica patrimoniale della Regione deve essere messa a regime facendo attenzione che ad ogni investimento corrisponda un'utilizzazione economicamente autosufficiente.
6) L'organizzazione delle società strumentali e il loro funzionamento deve essere mantenuto e, ove occorra ricondotto alle sue impostazioni originarie. E' in atto la tendenza ad una degenerazione delle condizioni di funzionamento di tali organismi, con la perdita di autonomia e di economicità di gestione.
Devo ora documentare queste linee di interpretazione.
LE RISORSE MANOVRABILI Le cifre del bilancio regionale, per le risorse manovrabili, parlano chiaro. Entrate per 310 miliardi per l'81, mutui attivabili stimati in 170 miliardi, danno, al netto delle spese di funzionamento, delle annualità dei ratei dei mutui, delle coperture e dei residui presenti, una massa di manovra di soli 230 miliardi (mutui compresi).
Certo margini di manovra su queste cifre esistono (come dimostrano le continue note di variazione presentate negli ultimi giorni). Certo la manovra sui mutui avrebbe potuto essere diversa e più incisiva, essendo discutibile l'immissione della potenzialità totale di indebitamento a bilancio, specie in presenza di un deciso orientamento, espresso dall'Assessore e da noi condiviso, per una modifica della legge di contabilità, capace di slittare competenza e cassa e di prevedere stanziamenti solo all'atto della loro effettiva spendibilità. Ancora sui mutui è discutibile l'iscrizione a spesa dell'intera annualità, per operazioni che comunque interesseranno il secondo semestre.
Ma non è questo quello che conta. Conta la lievitazione delle spese di funzionamento, che sfonderanno sicuramente il tetto degli 86 miliardi, se è vero che nel 1980 ne sono stati spesi già 78 e che si dovrà, nell'81 recuperare almeno l'andamento dell'inflazione. Ma c'è da temere di peggio.
Dal '78 all'80 si è passati da 53 a 78 miliardi, con un incremento di poco meno del 50%, mentre l'inflazione saliva del 20%.
Contano altre cose, che si possono ben valutare solo se (elemento non contenuto nei documenti di bilancio) si analizzano alcune aggregazioni delle voci di spesa. L'aggregato delle spese per interventi in campo sociale (assistenze varie, cultura, ecc.) passa (pur essendo diminuite le risorse complessive della Regione) da 50 miliardi a 65 miliardi, con un aumento percentuale del 31%; l'aggregato delle spese per interventi in campo economico (agricoltura, commercio, turismo, formazione professionale ecc.) cala nello stesso periodo del 25% (passando in valore assoluto da 122 a 92 miliardi), mentre le spese per il territorio calano da 74 miliardi a 38 miliardi, con un decremento percentuale di quasi il 50%.
La strada di dilatare l'assistenza è quella che più procura clientele e consensi, ma non è quella che serve a sostenere la speranza di un Piemonte diverso.
Questa politica contiene anche un altro pericolo, che le cifre analizzate per settori mettono in evidenza. E' proprio nell'impegno nei settori di azione sociale che la spesa regionale tende a divenire rigida (spese correnti per 26 miliardi nel campo del diritto allo studio, 20 miliardi nel campo dell'assistenza sociale e sanitaria), 13 miliardi nel campo della cultura.
La posizione liberale è seria e meditata e non può, lo dico fin d'ora essere liquidata con semplicistici richiami sulla socialità. Di falsa socialità il Paese sta morendo. Non ci sentiamo meno sociali di altri, solo perché riteniamo più utile alla comunità piemontese un più difficile impegno a risolvere i nodi di fondo dell'economia e del territorio, che una demagogica tendenza a dilatare, ben al di là del necessario, i campi dell'assistenza e della sovvenzione.
LE RISORSE A DESTINAZIONE VINCOLATA La seconda tesi non ha bisogno di molte cifre a commento. La somma delle risorse che la Regione programma (termine ben diverso- da "trasferisce") è, al netto del settore sanitario, pari a poco meno di 800 miliardi. I settori interessati sono proprio quelli cruciali per una politica regionale e centrali per i progetti del piano di sviluppo. Due altre considerazioni devono essere fatte. Si tratta spesso di somme in conto interessi (che inducono quindi una mobilitazione ben maggiore di risorse private) e si tratta prevalentemente di risorse vincolate al settore, ma per le quali è libera la capacità di programmazione regionale.
Su queste cifre può essere costruita una reale politica regionale; se questo non avviene è per la difficoltà ed i ritardi che il governo regionale incontra nel passare dalle politiche di settore ad una politica di programma. Un esempio per tutti, richiamando proprio un settore dove le cose vanno, rispetto alla media delle realtà regionale e come ho più volte avuto occasione di dire e di scrivere, bene. Per l'edilizia abitativa l'impiego delle risorse pubbliche è sufficientemente tempestivo e analogamente, apprezzabile è lo sforzo di coinvolgere risorse e capacità imprenditoriali private. Ma l'impegno della Regione non riesce a rendere qualificante l'uso delle risorse disponibili.
La somma di tanti cantieri per la costruzione di case non fa politica per il territorio e per la casa. Questa richiederebbe, alla Giunta nel suo complesso, uno sforzo di qualificazione e di trasformazione delle condizioni di intervento, una preventiva capacità di programmare. Il piano di sviluppo indica le linee di questo impegno, ma l'attuazione di questi indirizzi richiede una coerenza, una convinzione e un pragmatismo che in questa Giunta non solo non sono risultati sufficienti, ma che tendono addirittura a sfumare.
LE AREE DI INEFFICIENZA La terza tesi liberale (la permanente inefficienza della spesa regionale) susciterà certo smentite e polemiche, più appoggiate ad artifici formali di bilancio che alla realtà delle cifre.
Noi confermiamo in questa sede ed invitiamo l'Assessore competente ad un confronto con noi, alla presenza della stampa, che la consistenza reale dei "residui passivi" al 31 dicembre 1980 era di oltre 530 miliardi, dovuti a circa 175 miliardi di residui ante 1980 (al netto delle somme pagate nell'anno) e a più di 350 miliardi maturati nel corso dell'esercizio 1980.
Di fronte a queste cifre sembra fuori luogo l'ottimismo del relatore Viglione e deve invece maturare la convinzione, propria ai liberali e da essi già espressa in sede di dibattito sul programma, che la terza legislatura regionale debba vederci impegnati in una radicale opera di semplificazione e di potatura delle normative nei diversi settori, oltre ad incisive deleghe agli Enti locali.
Per tale legislazione di semplificazione e di delega non sembra esserci abbastanza sensibilità e disponibilità dell'attuale maggioranza, troppo spesso arroccata su una difesa di comodo dell'attuale situazione, fonte di sicuri ritardi, ma anche garanzia certa per l'esercizio discrezionale del potere.
Ma i liberali intendono fare di più. Il tema dell'efficienza è centrale alla nostra azione politica e, sulla materia, abbiamo avviato un osservatorio in alcune principali aree di inefficienza, valutando mese per mese l'andamento della spesa ed impegnandoci con l'opinione pubblica a rendere note le cifre dei ritardi e delle inadempienze dell'azione regionale. I settori sotto controllo sono l'agricoltura, la formazione professionale, la politica per il territorio e per la casa.
LE AREE DI SPRECO Accanto all'area dell'inefficienza giudichiamo grave e in pericoloso aumento l'area dello spreco. Si tratta della quarta tesi in cui si costruisce la linea liberale in tema di bilancio. Per spreco intendiamo l'uso improprio od inutile delle risorse pubbliche, spesso occasione di sostegno a logiche clientelari.
Anche su tale materia i liberali annunciano un'iniziativa forte di controllo all'operato della Giunta, ponendo sotto esame alcuni settori ed impegnandoci a rendere periodicamente pubbliche cifre e valutazioni. Le aree di spreco soggette a verifiche sono il settore della spesa per la stampa di atti e di pubblicazioni e le spese per l'organizzazione e l'adesione a convegni. Nel primo filone sono stati spesi nel 1980 oltre 4,3 miliardi e non crediamo ci sia la reale volontà di rientrare da tale ordine di grandezza negli 800 milioni iscritti a bilancio per il 1981. Nel secondo filone la spesa per il 1980 è stata di oltre 2,3 miliardi e analogo è il nostro pessimismo sulla capacità di rimanere, per l'anno in corso, nella previsione di 640 milioni. I liberali pongono sotto controllo due aree di spreco che sono, nel 1980, costate ai piemontesi oltre 6,5 miliardi. I liberali rispettano le spese giustificate da una reale utilità, ma ritengono che altri, e più importanti, siano i settori ove impegnare le risorse regionali. E su questo chiedono, con forza, il consenso dell'opinione pubblica.



GLI INVESTIMENTI PATRIMONIALI

La quinta tesi riguarda il nodo degli investimenti patrimoniali della Regione. Nella passata legislatura la Regione si è impegnata in una massiccia azione per la tutela e il recupero di molti dei fabbricati di valore architettonico e storico presenti nel nostro territorio.
L'intervento non poteva e non può non essere condiviso, data l'importanza del patrimonio da tutelare e lo stato di degradazione cui si era giunti.
Queste condizioni hanno giustificato, in alcuni casi, il ricorso anche a procedure straordinarie, al fine di assicurare tempestività ed efficacia agli interventi.
Ma la seconda fase deve essere diversa. Non possiamo limitarci a conoscere che nell'esercizio '81 sono disponibili circa 20 miliardi per il settore. E' necessario avere un quadro completo degli interventi, da correlare in un arco poliennale alle risorse di cui la Regione potrà disporre. E' poi necessario che ogni lavoro sia affidato sulla base di progetti esecutivi e, fatti salvi casi particolari e documentati, in applicazione delle norme ordinarie della legge 584/1977 per l'adeguamento alle disposizioni della Comunità Europea.
Ad ogni investimento deve poi corrispondere un'utilizzazione economicamente autosufficiente, per evitare che alle spese patrimoniali facciano seguito spese nate per giustificare l'investimento patrimoniale.
Si tratta di spezzare una spirale perversa, in cui non è la funzione a creare l'organo, ma l'organo a creare la funzione.



GLI ENTI STRUMENTALI

La sesta tesi riguarda il ruolo e le funzioni degli enti strumentali. I liberali credono e ripetono in questa sede il loro giudizio positivo sull'opportunità di articolare la presenza della Regione attraverso società di diritto privato, capaci di assicurare trasparenza all'economicità di gestione e di incrociare risorse pubbliche e capitale privato su progetti concreti. Proprio per questa convinzione, esprimiamo la nostra preoccupazione per l'impostazione del bilancio sulla materia e per l'andamento delle consultazioni. Mentre la Finpiemonte sembra avere totalmente inteso la propria funzione ed assicura un impegno, che richiederebbe forse maggiore fiducia da parte della Giunta, a dare seguito ai pochi progetti del piano di sviluppo avviati ad esecuzione, altri enti strumentali sembrano pericolosamente deragliare. Esprimiamo preoccupazioni e dissenso dalla linea di gestione dell'ente di sviluppo agricolo, che vediamo pericolosamente avviato ad investimenti in aziende senza alcuna reale prospettiva di economicità di gestione. Esprimiamo preoccupazione e dissenso per i ritardi che incontra l'IRES nel passare dalla richiesta indifferenziata di finanziamenti per garantire la propria sopravvivenza, ad una proposta organica di studi e di ricerche conosciute nei piani di spesa e capaci di supportare realmente l'azione regionale. Esprimiamo preoccupazione e dissenso per l'azione della Promark, dai connotati incerti e dal ruolo da definire, se è vero che è impegnata ad organizzare l'anno dell' handicappato, più che a proporsi come reale strumento di commercializzazione della produzione piemontese. Esprimiamo preoccupazione per lo stato del Centro di elaborazione dati, la cui efficienza e funzionalità di gestione non può portare a trascurare gli interrogativi sulle finalità politiche della gestione. La stessa efficienza e funzionalità del Centro tono ora messe in forse dalle divisioni della maggioranza, che hanno portato al grave ritardo nel rinnovo degli organi di amministrazione.
Ma su questa materia due nuove manovre (l'Istituto cartografico e lo STEF) vedono i liberali su posizione di grande attenzione. Per l'Istituto cartografico non vi è posizione preconcetta, ma non intendiamo accettare la politica dei fatti compiuti. Desideriamo che ogni provvedimento regionale sulla materia sia preceduto da un'approfondita analisi sull'organizzazione della società, sulla possibilità di coinvolgere capitali privati, sulle previsioni di lavoro, sui costi che verranno nel tempo a ricadere sul bilancio regionale.
Il nodo della STEF porta, in modo ancora più marcato, ad accentuare un giudizio politico sull'opportunità di impegnare una partecipazione regionale in nuovi settori.
Vi è, a nostro avviso, una tendenza ad interpretare il ruolo degli enti strumentali non come braccio secolare di un'azione regionale programmata concentrata sui grandi progetti portanti del piano di sviluppo, ma piuttosto come strumenti ed occasioni di penetrazione e controllo del pubblico nella società civile.
Il proliferare delle partecipazioni strumentali sembra rispondere non tanto all'obiettivo di colmare lacune nel sistema esistente o di fornire reale supporto all'azione regionale, quanto completare, nella realtà piemontese, una sistematica rete di organi a controllo pubblico capaci di condizionare pesantemente le diverse sfere di attività economica e professionale.
LE CONDIZIONI DEL CAMBIAMENTO POLITICO Sei tesi su cui costruire la linea liberale di confronto con le forze politiche presenti nel Consiglio.
Ma queste tesi portano ad una sintesi, che ho già in parte anticipato su cui costruire, invece, la proposta liberale per la modifica degli equilibri politici.
Le cifre e l'impostazione del bilancio sono lo specchio dell'azione di questa maggioranza. Noi rispettiamo il lavoro di questo governo regionale ma riteniamo che questa maggioranza abbia perso la capacità di operare per grandi progetti, abbia lasciato cadere le grandi speranze del piano di sviluppo che pure essa stessa aveva contribuito a creare, non abbia saputo utilizzare a fondo la grande disponibilità delle organizzazioni sociali ed economiche presenti nella Regione.
Cade una grande speranza ed emerge una politica per settori, dove gli egoismi delle categorie, degli Assessorati, delle forze politiche trovano spazio ed occasione di maggior peso.
Riteniamo inoltre che questa maggioranza non abbia possibilità di recupero su questa linea, perché questa involuzione non è occasionale, ma risponde al mutamento del quadro politico, intervenuto nel Paese dal 1975 ad oggi. Queste contraddizioni, inoltre, saranno tanto più gravi quanto più stretti saranno gli effetti della pesante situazione congiunturale.
Questa preoccupazione non è solo nostra, ma attraversa le diverse forze politiche e la stessa compagine del governo regionale. Il Presidente Enrietti ha spesso rivendicato per la Giunta l'impegno a ricondurre ad un disegno globale l'azione di governo. Nel P.C.I. stesso si confrontano ancora la tentazione di operare per settori, utilizzando la macchina della Regione, saldata agli Enti locali, per trasformare e controllare zone di attività sociali ed economiche, e l'ambizione di credere di più in se stessi e in questa società, dando risposte modernizzanti ed aperte. Nella Democrazia Cristiana cresce, e il dibattito sul bilancio è da valutare positivamente, una concezione dei problemi della società piemontese complessa, superando le semplificazioni egoistiche che avevano, nel passato, allontanato la Democrazia Cristiana da una piena comprensione dei problemi del governo.
L'intervento del relatore della maggioranza, Viglione, ci sembra che apra in questa direzione. E' un fatto politico che rileviamo positivamente il richiamo alla necessità di un diverso rapporto tra maggioranza ed opposizione, per ridare respiro ad una funzione regionale più completa.
La nostra disponibilità a questo confronto esiste, ma richiede alle forze di maggioranza un impegno serio a scegliere tra questa ambiziosa funzione regionale, richiamata con forza, e le troppe contraddizioni che rispetto a questa linea, emergono dalle cifre del bilancio.
Per questi motivi il voto liberale di opposizione al bilancio.
Per questi motivi il senso e la dignità dell'opposizione liberale ad una maggioranza che rispettiamo. Per questi motivi l'indicazione liberale per un cambiamento.
Il P.C.I. non può ritenersi condizione necessaria per la governabilità.
Non può inoltre, specie quando parla con responsabilità di Giunta, far trasparire un'arrogante capacità di ritorsione nel caso di un cambiamento.
Il tono della replica del Presidente Enrietti è quello che noi riteniamo più funzionale. Ci divide il suo giudizio sulla mancanza di un disegno politico alternativo, che a noi sembra più complesso e maturo di quanto non si voglia far credere, per la convergenza di molte diagnosi e valutazioni emerse nel dibattito sul bilancio.
Ma i liberali non cadranno nella tentazione semplicistica di utilizzare dei diversi accenti di questo o quel componente della maggioranza, di questo o quell'esponente.
E' con questa maggioranza nel suo insieme che intendiamo lealmente confrontarci, convinti come siamo che le ragioni del suo superamento sono non nelle ripicche, nei tranelli e nelle imboscate, ma nel progressivo maturare nella società italiana e piemontese di un quadro politico diverso più funzionale ad un rinnovato disegno riformatore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, soltanto una brevissima dichiarazione di voto, perché il Gruppo socialdemocratico ha già avuto modo durante le precedenti tornate di illustrare ampiamente le motivazioni che sottendono al parere favorevole sulla previsione di bilancio 1981 ed io stesso ho già avuto modo di esprimere le valutazioni.
Dal dibattito, vivace e serio emerso in queste giornate, sono emerse al di là di quello che è stato definito un mero rituale che, a nostro avviso, invece non è, caricandosi la discussione di un preciso significato politico, indicazioni e spunti interessanti che credo debbano essere tenuti nella massima considerazione per il concreto dispiegarsi, nel corso dell'anno, delle azioni regionali che dovranno tramutare in fatti le cifre che oggi andiamo ad approvare.
Già sono state ricordate le carenze di risorse finanziarie rispetto ai grandi problemi ed ai grandi temi oggi in discussione, alle grandi difficoltà della nostra Regione. Occorre pertanto puntare sempre più per una qualificata attività dell'istituto regionale, attraverso il perseguimento di obiettivi strategici di grande respiro, con destinazione particolare ai settori che possono generare occupazione ed aumento della produttività, puntare cioè sulla qualificazione della spesa regionale.
In questo quadro deve essere sottolineato il ruolo del metodo programmatorio, che deve essere il metodo oggi più che mai guida nelle azioni regionali, attraverso l'esaltazione di organismi come i Comprensori attraverso il coinvolgimento degli enti strumentali. Al riguardo, quindi occorre anche avere un rapporto più stretto con quelle che sono le disponibilità e le risorse a disposizione degli altri enti, siano essi pubblici che non pubblici, presenti nella nostra regione, perché attraverso un coordinamento delle varie risorse finanziarie si possa, a parità di risorse, raggiungere migliori risultati.
Per realizzare questi obiettivi certo non è secondario il discorso attorno allo snellimento delle procedure burocratiche, cosa che è stata ripresa e ribadita da tutti i Gruppi qui presenti, sia di maggioranza che di opposizione; uno snellimento di procedure che eviti, da un lato, degli ingolfamenti e, dall'altro, eviti dei vuoti. Al riguardo occorreranno delle periodiche verifiche attorno alla gestione delle risorse ed al concretizzarsi delle varie politiche regionali predisposte. Occorre anche definire, nell'ottica dell'equilibrio regionale, che è uno degli obiettivi che abbiamo posto fra i principali nel programma, le leggi che più concretamente possono dare il segno del riequilibrio territoriale, nonché i criteri per l'applicazione della legge 9 (per il sistema industriale) e della legge 64 (per le aree attrezzate nel settore artigiano).
Per quanto riguarda, quindi, il discorso della macchina regionale, noi siamo certamente per uno snellimento delle procedure, per una razionalizzazione della legislazione esistente; occorre quindi una macchina regionale che funzioni, concentrata sempre più sull'elaborazione delle strategie da concretizzare, sempre meno impegolata nella spicciola gestione burocratica, esaltata nelle sue capacità professionali, svincolate dalle voglie più o meno proconsolari di questo o quel personaggio. Da questo punto di vista, per alcuni aspetti, siamo d'accordo con quanto diceva il Consigliere Bastianini nel condannare la politica dei corpi separati perché questo va nel senso di una necessità di qualificare al massimo la spesa regionale, in quanto evidentemente quando le risorse si fanno più preziose, occorre far sì che siano dirottate in prevalenza sugli obiettivi strategici da perseguire (il nodo energetico; la legislazione urbanistica più agile e meno punitiva; il rapporto con le grandi democrazie europee attraverso anche un'adeguata rete di collegamenti e di infrastrutture).
Con tutte queste indicazioni, comunque, il Gruppo socialdemocratico posto che parte importante dovrà essere sottoposta alla verifica periodica del concretizzarsi di queste posizioni strategiche - esprimere il proprio parere favorevole sul bilancio 1981 e sul pluriennale.



PRESIDENTE

La parola alla collega Vetrino Nicola.



VETRINO Bianca

E' mia intenzione approfittare di questi pochi minuti che mi sono riservati per ribadire la posizione del Gruppo repubblicano rispetto al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1981.
Vorrei innanzitutto ripetere che il metodo adottato dalla Giunta nella predisposizione del bilancio 1981, secondo noi, ha ignorato ancora una volta la razionalizzazione e la programmazione della spesa regionale. Le risorse sono state distribuite seguendo la logica degli interventi disgiunti da un disegno complessivo di obiettivi e di priorità che noi da tanti anni invochiamo e che purtroppo non abbiamo trovato riscontro nemmeno nel bilancio di quest'anno. Questo è il motivo di fondo per cui i repubblicani voteranno contro il bilancio di previsione del 1981.
Questo metodo ci sembra più grave di fronte ad un bilancio pluriennale che, proprio per la sua ristrettezza, ha posto le forze politiche di fronte ad una situazione drammatica, situazione tra l'altro peggiorata dopo le ultime notizie romane sulle vicende della situazione economica finanziaria del Paese.
Non è possibile non condividere gli obiettivi contenuti nella relazione al bilancio, ma quegli obiettivi non hanno trovato traduzione nel bilancio 1981, mentre avevamo ravvisato nel bilancio pluriennale l'intenzione della Giunta di voltare pagina.
Mi chiedo allora se sia corretto votare il documento che ci è stato dato questa mattina che, da una rapida scorsa, lascia intravedere un nuovo tentativo della Giunta di andare a precostituire altre situazioni.
Noi avevamo chiesto di ripartire da zero e cioè di porsi di fronte al bilancio pluriennale su un campo bianco e di definire in quel momento le priorità e gli obiettivi. Questo non è avvenuto perché ormai in questi vari articoli si sono già definiti degli interventi che ripropongono, anche per il bilancio pluriennale, le critiche che abbiamo fatto per il bilancio del 1981.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione economica

Sono gli effetti delle variazioni che si ripercuotono nel pluriennale.



VETRINO Bianca

Lo so. Si vanno però a riproporre altri stanziamenti e ancora una volta si subisce il passato, anche se nelle dichiarazioni di questa mattina da parte degli Assessori si afferma la volontà di una politica rigorosa della spesa.
Per tutte le cose che sono state dette in quest'aula, per le nuove responsabilità che derivano a tutti noi, in maggioranza o in opposizione soprattutto in presenza delle misure drastiche del Governo, la spesa regionale in futuro non potrà che essere programmata, qualificata rigorosa.
Proprio per questo sono imperative quelle scelte di fondo che il Partito repubblicano aveva indirizzato alla Giunta di assunzione del metodo della programmazione, di revisione degli impegni di spesa, di qualificazione della spesa. Soprattutto va perseguita con tenacia dalla Giunta e dal Consiglio la volontà di definire gli obiettivi prioritari nello sviluppo tecnologico delle attività produttive, nella realizzazione di grandi infrastrutture connesse allo sviluppo del terziario, nella riorganizzazione e razionalizzazione dell'attività di formazione professionale, nella riconsiderazione del ruolo degli enti strumentali della Regione alla luce dell'esigenza obiettiva di meglio raccordare la loro attività con quella dell'Ente Regione nella riorganizzazione della macchina operativa che deve essere finalizzata essenzialmente al ruolo programmatorio con particolare riguardo ai problemi del recupero di professionalità e di responsabilizzazione del personale.
In questo senso si muove il nostro ordine del giorno che abbiamo sottoposto al Consiglio, che deve anche essere un documento di prospettiva di speranza, ma anche di verità e di credibilità, oltre che occasione di verifica. Questa verifica obbliga ad una grande consapevolezza tutti, sia coloro che governano sia coloro che ambiscono governare.
Il momento ci obbliga ad una grande solidarietà per utilizzare al massimo tutte le risorse, tutte le idee della collettività. Se è vero che l'emergenza nazionale è già emergenza regionale, questa emergenza esige un grande e generale impegno affinché i presupposti di ragione, di revisione e di rigore, che abbiamo voluto riaffermare ancora in questa occasione possano diventare finalmente patrimonio del Consiglio e della comunità piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, noi occuperemo soltanto pochi minuti per questa dichiarazione di voto, non ritenendo di dover modificare, pur dopo aver ascoltato le repliche - alcune anche esaurienti - degli Assessori, il giudizio decisamente negativo già espresso in sede di dibattito generale.
Confermiamo quindi il nostro "no" ad un bilancio velleitario, assolutamente inadeguato alla realtà piemontese, che vede la situazione economica nazionale e regionale farsi di giorno in giorno - dovremmo anzi dire di ora in ora, attese le ultime decisioni assunte dal Consiglio dei Ministri - più grave e più difficile.
In questo quadro, che denuncia - come avvertito esattamente da più parti, come anche scritto nell'editoriale di ieri de "La Stampa" - tutti gli allucinanti sintomi di una catastrofica bancarotta, il Piemonte ha perduto ormai il suo ruolo di Regione guida e sempre più si va integrando nella crisi che ha colpito tutto il resto della Nazione. Al governo regionale si chiedeva, e da esso si attendeva, un bilancio preventivo che esprimesse in termini concreti, tenuto conto delle difficoltà congiunturali, una decisa volontà di ripresa o, quanto meno, una chiara intenzione di fronteggiare l'emergenza in modo adeguato.
Occorreva dare qui realmente contenuto ed applicazione ad una frase usata spesso dal Vicepresidente Sanlorenzo, di memoria gramsciana, di agire, cioè, con il pessimismo dell'intelligenza, ma con l'ottimismo della volontà. Vale a dire, di predisporre un bilancio che da un lato puntasse ad un rigoroso riesame della spesa regionale e, dall'altro, mirasse intelligentemente alla mobilitazione di tutte le risorse disponibili. Ci è stato presentato, invece, un documento che altro non rappresenta se non una pausa di ordinaria amministrazione; un bilancio di transizione (lo hanno definito così gli oratori della stessa maggioranza) da un piano di sviluppo scaduto e largamente disatteso ad un altro piano di sviluppo, tutto ancora da pensare e da elaborare. In realtà sembra a noi che questo bilancio sia l'espressione soltanto di una maggioranza che a parole dichiara fra le sue ragioni di essere la continuità di gestione fra la seconda e la terza legislatura ma, nei fatti, riesce soltanto a dare prova della sua stanchezza e del suo logoramento, rivelando crudamente tutti i limiti di un continuo compromesso fra i partiti che la compongono e che, invano, si cerca di far passare per omogeneità.
Quanto al bilancio pluriennale, ci limiteremo a dire che noi lo consideriamo, visto il suo ammesso stato di provvisorietà, un documento puramente indicativo, del tutto insufficiente a dare credibilità a qualsiasi ipotesi seria di programmazione della spesa.
Nel riaffermare la nostra opposizione al governo di sinistra concludiamo annunciando che il M.S.I. voterà contro il bilancio annuale e pluriennale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Le misure restrittive del Governo saranno decisive anche per la nostra Regione in quanto incideranno, in termini produttivi e sociali notevolmente sulle iniziative che la Regione vorrà assumere.
Collega Bastianini, non si tratta di scaricare tutte le responsabilità sul Governo, ma si tratta di fare le critiche al Governo per individuare responsabilità e di coinvolgere la comunità nella battaglia contro scelte sbagliate. O riusciamo a farci portatori di una battaglia di rinnovamento e di sviluppo che si fondi sull'occupazione e non sulla cassa integrazione e sui licenziamenti oppure lo scontento e la sfiducia travolgerà necessariamente anche le Regioni e le istituzioni locali che ancora godono di una certa fiducia tra i cittadini. Per rilanciare una politica di sviluppo sono inevitabili i sacrifici. Ma, quale fiducia e quale prestigio può avere un governo che chiede il blocco dei contratti del pubblico impiego dopo aver dato ai medici aumenti per decine di milioni, quale fiducia e quale prestigio può avere un governo che parla di sviluppo e non è in grado di emanare piani nei settori produttivi che sono fondamentali per la nostra economia? Nel momento in cui dichiaro il voto favorevole al bilancio che è stato presentato, non posso non richiamare l'esigenza di un giudizio profondamente negativo alle scelte del Governo. Chi ha portato il Paese allo sfascio e sull'orlo della bancarotta dovrebbe anche avere la dignità di farsi da parte e lasciare che altri che godono di credibilità e di fiducia abbiano il compito di portare il Paese fuori dalla crisi.
La nostra posizione all'interno di questa maggioranza l'abbiamo espressa alla presentazione del programma e la confermiamo, non facendo delle divaricazioni sulle cifre, ma individuando alcuni aspetti: maggiore selezione della spesa su settori chiave e richiamo primo fra tutti quello della formazione professionale che ha un ruolo decisivo nell'apparato produttivo. Questo discorso vale anche per altri settori fondamentali dove la mancanza di risorse da una parte e la mancanza di poteri di intervento delle Regioni dall'altra, limitano notevolmente la possibilità di operare.
Si tratta allora di operare su alcuni aspetti fondamentali, ribaltando il rapporto tra risorse vincolate e risorse liberamente gestibili dalle Regioni. I partiti che sono in maggioranza a livello governativo quali impegni assumono? Il secondo piano di sviluppo e il bilancio pluriennale sono, a nostro avviso, i momenti di vero confronto per far uscire il Piemonte dalla crisi.
Di questi documenti vogliamo discutere, e ad essi vogliamo porta- re il nostro contributo.
E' anche necessario che la Regione sia dotata di strutture che permettano di operare le scelte in termini programmatici. Che senso avrebbe rivendicare maggiori possibilità di intervento se non si hanno adeguati strumenti per intervenire? In ordine al tema dell'energia che senso avrebbe richiedere possibilità di intervento se la Regione non ha strumenti per operare? Che senso avrebbe avere strumenti e possibilità finanziarie se il Comune di Novara è costretto a commissionare alla Regione Lombardia uno studio di prefattibilità sul teleriscaldamento? Il nostro contributo, anche critico, in questa maggioranza lo vogliamo dare su problemi concreti e non sulle etichette.



PRESIDENTE

Ha ora facoltà di intervenire il Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, signori Consiglieri, la mia dichiarazione di voto sarà ampia secondo l'intesa tra i Capigruppo.
Il giudizio della D.C. in riferimento al bilancio per l'anno 1981 è un giudizio preoccupato e non positivo. Senza voler puntigliosamente considerare tutti i capitoli e tutti i settori, siamo venuti a questo dibattito con significativi interventi, da quello iniziale del Consigliere Brizio che ha considerato il bilancio nella sua ampiezza a quello del Consigliere Carletto che si è preoccupato degli enti strumentali a quelli più settoriali dei colleghi Picco, Chiabrando, Devecchi e Borando. Abbiamo cercato, attraverso questi interventi, di dare una valutazione complessiva che ci vede in una posizione critica.
Nella dichiarazione di voto ci limiteremo pertanto a richiamare quegli aspetti finanziari e politici che legittimano il nostro voto e che come dicevo ci portano ad essere preoccupati sul quadro di assieme e quindi sul futuro delle Regioni e del Piemonte.
La situazione che si è determinata con i provvedimenti governativi di questa notte ci potrebbe portare molto lontano, ma avendo presente il quadro che tali provvedimenti hanno determinato, riteniamo di discutere di cose nostre-. D'altra parte con l'intervento del Consigliere Brizio avevamo già raccordato la posizione del bilancio con la difficile situazione nazionale. Certo, dobbiamo aggiornare le nostre posizioni alla situazione che di ora in ora emerge, senza dover avanzare delle primogeniture sull'analisi della crisi o sulle dichiarazioni di salute che sono state fatte, se è vero che proprio il reggitore della programmazione regionale che non è nella materia uno sprovveduto avendo reso il 31 dicembre 1980 a un quotidiano la dichiarazione sullo stato della Regione alla domanda: "c'è crisi?" rispondeva "per me no".
Quindi non richiamiamo primogeniture in questa materia, ma esaminiamo le situazioni così come si evolvono, preoccupati di affrontarle e di risolverle.
Nel convegno di contabilità svoltosi a Firenze più di una voce si è levata sullo stato complessivo delle Regioni e si è dichiarato non a torto che ci troviamo di fronte ad un bivio decisivo: o si imbocca la strada giusta, larga, maestra che porta lontano o si sbaglia e si imbocca il vicolo cieco al fondo del quale vi è un muro contro il quale si infrangono le grandi speranze di riforma dello Stato attraverso le Regioni.
La prima valutazione che facciamo è proprio questa. I ritardi, le incertezze che hanno caratterizzato la presentazione del bilancio, le modalità e la partecipazione alle consultazioni denotano una caduta di tensione che non lascia sereni coloro che credono nell'istituto regionale.
Ha detto molto bene il Consigliere Viglione che il governo regionale non ha compreso che le incertezze sono un dato costante della vita regionale e che non bisogna adagiarsi alle stesse, ma invertire la tendenza. In effetti coltivare e legittimare ritardi per mancanza di qualche dato che è facile segnare per previsione sta ad indicare al tempo stesso l'insufficiente capacità politica e l'inadeguato impianto strutturale per affrontare problemi di bilancio che sono problemi di vita e di essenza della Regione.
Anch'io, come il Consigliere Bastianini, riconosco all'Assessore Testa lo sforzo che ha compiuto nel portare avanti il bilancio, soprattutto gli do atto d'aver detto che in materia di leggibilità di bilancio volteremo pagina con documenti che siano comprensibili alla comunità regionale.
Ma mi chiedo se è veramente questa la partecipazione e il coinvolgimento delle varie articolazioni della comunità regionale che abbiamo prefigurato nel momento in cui abbiamo votato lo Statuto? Ho già detto che non concordo con i giudizi totalmente favorevoli che sono stati dati sulla consultazione tranne rare eccezioni e tra queste quelle organizzazioni che hanno attrezzati e capaci uffici - studi. Noi ci troviamo di fronte ad assenze significative, a presenze frettolose e inadeguate specie se riferite ad alcuni enti collegati con la Regione, a richieste settoriali a volte non armonizzate al quadro di assieme. Né si dica che il problema riguarda semmai i consultati e non il consultante perché il compito di suscitare interesse e partecipazione con se stessa è proprio della Regione e di chi all'interno della Regione ha istituzionalmente la responsabilità - di governarla. Quel patto esterno a cui si riferisce il Consigliere Viglione nella sua relazione, penso debba essere rivolto a coloro che si consultano quando si fa un bilancio.
La consultazione va suscitata con tempestive proposte e chiari documenti. Se invece passa la linea, che purtroppo sta emergendo, di cittadini che si sentono staccati dall'Amministrazione regionale, di Enti locali in difficoltà nel colloquio con la Regione, già in fase di rimpianto di quello Stato che pure li aveva fatti soffrire, allora, il pericolo paventato a Firenze è qualche cosa di più di un pericolo e la terza legislatura regionale non si appresterebbe a far decollare le Regioni.
Se la Giunta, la maggioranza non si soffermano a meditare su questa calata di tensione, sul perché di questa situazione, sui correttivi eventuali, anche noi avremmo dato il contributo alla mancata crescita della riforma regionale.
La seconda considerazione con la quale motiviamo il nostro voto riguarda il bilancio vero e proprio.
E' l'impianto del bilancio che difetta. Si chiude con un notevole disavanzo. Se l'avanzo finanziario è inferiore alla somma reimpostata, nel raffronto delle cifre si ha un disavanzo notevole. L'equilibrio del bilancio 1981, è risultato nel dibattito, si è ottenuto con l'iscrizione quasi al massimo dei mutui contraibili. Noi diciamo che con questa iscrizione il discorso si apre e non si chiude perché se si contraggono tutti non si intacca il pareggio del bilancio, ma si chiude la nuova possibilità di ricorso ai mutui avendo toccato il tetto massimo tanto che l'anno successivo ci si ritroverà con una trentina di miliardi di spesa corrente in più. Se non si contraggono e si fanno spese, il disavanzo è destinato ad aumentare, in ogni caso il discorso di questo bilancio è quello della spesa corrente che è quanto mai di viva attualità proprio in una giornata come quella che stiamo vivendo.
Non ci stancheremo mai di battere su questo tasto. Ai propositi, alle dichiarazioni di principio fanno seguito comportamenti diametralmente opposti da parte dell'esecutivo: le nostre interrogazioni ed interpellanze hanno il compito di sottolineare queste contraddizioni (quella sulle pubblicazioni relative all'urbanistica, alla caccia). Sono queste le spese che irrigidiscono il bilancio, assieme alle spese eccessive sui convegni.
Il Vicepresidente nel suo intervento ha fatto un invito rivolto alle forze di opposizione di essere puntuali su questa materia. Assicuriamo che nei limiti delle nostre possibilità di controllo e di lettura delle deliberazioni e dell'attività regionale saremo puntuali.
Bisogna ricordare che mentre due anni fa le spese per il personale venivano sostenute con gli interessi attivi (allora erano sui 23 miliardi) oggi, a fronte di circa 47 miliardi per il personale sono previsti 22 miliardi di interessi attivi. Discuteremo del personale quanto prima con dati ravvicinati ed ognuno potrà raffrontare questi 47 miliardi con i dati che vorrà, con i 230 miliardi di spese direttamente attivabili dalla Regione, con l'intera spesa della Regione, con la spesa della Regione dedotta la spesa sanitaria, comunque, la spesa per il personale comincia ad essere un dato su cui bisogna soffermarsi.
Sulla spesa corrente richiamo l'osservazione fatta dall'Unione Edilizia e cioè che non si può fare riferimento tra la spesa corrente dell'ultimo mese o dell'ultima variazione e quella che si inserisce nel bilancio, Il raffronto tra le spese correnti deve essere tra quelle iniziali dell'80 e quelle iniziali del 1981 e l'aumento è del 46%. Altro motivo di meditazione: i 230 milioni direttamente gestibili, nell'anno 1980 erano 217, nel 1979 erano 322. Sono dati sui quali bisogna soffermarsi, ma bisogna anche soffermarsi su di un altro dato e cioè che mentre nel 1972 la maggior parte di queste somme erano destinate ad investimenti e la parte inferiore andava per le spese correnti, nel 1981 il 58% di questa spesa va nella spesa corrente e - solo il residuo nelle spese di investimento.
L'analisi per settori rivela che manca un'armonia tra i vari comparti.
Salgono alcuni settori, diritto allo studio, assistenza, mentre calano altri, viabilità, opere pubbliche, agricoltura.
Dirò soltanto due parole sull'agricoltura che è stata tante volte oggetto del dibattito consiliare e lo sarà ancora (sono state presentate mozioni dal Consigliere Viglione, dai Gruppi comunista e democristiano).
L'agricoltura è l'area che ha ricevuto meno fondi rispetto ai 230 miliardi. Se si sono fatte delle variazioni con la terza nota di variazione, è segno che le osservazioni che principalmente erano state portate avanti avevano un senso e un certo fondamento.
Il collega Chiabrando ha citato i vari livelli di - responsabilità; il Governo, la comunità, la Regione. La Regione però non può scaricare tutto sugli altri.
Le critiche che facciamo al bilancio sono critiche di fondo sull'impostazione e sull'equilibrio complessivo che legittimano il nostro atteggiamento negativo. Non mi soffermo oggi su un argomento che ho portato avanti con vigore in passato, ossia sui residui passivi, perché va riconosciuto che nel quadro complessivo del bilancio questo discorso oggi ha una minore incidenza rispetto al passato. Quello che dobbiamo avere presente è che i residui passivi non sono i 328 miliardi indicati, ma quella che nei precedenti interventi chiamavo "somma non spesa" che supera i 500 miliardi. Dico queste cose non per fare delle polemiche dato che ormai sui residui passivi ci siamo intesi. Né lo superiamo come fa il collega Montefalchesi che ha nei nostri confronti una distorsione politica quella di vedere solo nella Democrazia Cristiana la responsabile di tutto.
Gli ricordo che la Democrazia Cristiana non ha governato da sola. Certo guardiamo anche le Regioni in cui siamo in maggioranza, ma questa non è una giustificazione per assolvere in altri casi. Torno a ripetere che questo discorso, che oggi ha dimensioni diverse, lo dobbiamo tenere presente perché si tratta di una massa di 500 miliardi non spesa.
Il discorso sul finanziamento delle Regioni è un problema aperto scadendo quest'anno la legge 356.
Anche la nostra forza politica è impegnata per il corretto e adeguato finanziamento delle Regioni per un "allentato vincolo" nel finanziamento come l'ha chiamato l'Assessore Testa, ma la nostra non sarà una battaglia a sé stante, ma avrà due limiti uno è quello dell'economia della Nazione già richiamata dal Consigliere Brizio, l'altro è un invito a non fare discorsi rivendicazionisti per avere somme senza controllare poi l'assoluta correttezza della spesa.
La terza considerazione che facciamo nel motivare il nostro voto è di ordine politico. Il bilancio non è solo un documento contabile, ma è lo specchio di una politica, di un'azione di governo. Il bilancio è accompagnato da una rilevante relazione del Consigliere Viglione, di ampio respiro politico (é più zoppicante sul piano tecnico, ma non è un appunto: anche il collega che qui indegnamente sostituisco in questa legislatura l'amico Bianchi, quando scendeva nei particolari tecnici del bilancio si trovava in difficoltà). La relazione è comunque condivisibile in alcune parti. Lo è meno in altre. Tuttavia merita attenzione anche perché il relatore, più che nel passato, riesce a dare un'esatta e corretta collocazione all'Ente Regione nella multiforme e complessiva realtà regionale.
Come non essere con Viglione quando dice che il modello cui ispirarsi è quello delle democrazie dell'Europa o quando afferma che potremmo pervenire ad un grosso risultato con un'intesa più vasta, economia e istituzioni che colga tutti gli aspetti di una società democratica ed europea come la nostra e la conduca a livelli di efficienza, stabilità, ordinato progresso intenso lavoro? Ma è proprio il modello che il Consigliere Viglione delinea che ci fa sentire tutta la debolezza della Giunta che ci governa nonostante le buone intenzioni della stessa.
E' una Giunta debole nel recepire le presenze istituzionali.
Intendiamoci, anche se per la mia forza politica resta valido l'obiettivo di realizzare nel governo della Regione il mandato che il corpo elettorale ci ha affidato (guai, Vicepresidente Sanlorenzo, se passasse in assoluto la linea che solo questa Giunta, come lei ha affermato questa mattina, è in grado di governare il Piemonte e di reggere l'urto che il Piemonte deve subire! ), anche se resta valido questo obiettivo, dicevo, noi siamo all'opposizione. Non vogliamo confusioni di ruoli. Anche se ci giungono notizie di contrasti tra le forze che compongono la maggioranza non auspichiamo, anche solo per un momento, anche solo per un giorno, una Regione senza guida. Ma un conto è la collocazione istituzionale, altro conto è la rappresentanza che ogni forza politica ha e deve far valere.
Questa Giunta non ha finora saputo attuare un effettivo dialogo costruttivo.
Il Presidente questa mattina ha ancora fatto riferimento a questa sua intenzione, ma questa Giunta non l'ha attuata, certamente non l'ha attuata con la nostra forza politica. Dico con franchezza che il prolungarsi di questa situazione imporrà a noi di ripensare modi e toni della nostra opposizione.
Questa Giunta è stata debole nel momento più difficile del suo operato durante la vicenda Fiat. Il Presidente in più occasioni ha fatto riferimento alla collocazione della Giunta in questa vicenda.
Ebbene, noi diciamo che tutto aveva pensato la Giunta regionale tranne che quella vicenda avesse l'epilogo della marcia dei lavoratori per le vie di Torino. Eppure nei dibattiti noi l'avevamo invitata a tener conto dei problemi complessivi che una difficile vertenza occupazionale poneva. A proposito della vicenda Fiat e dei recenti rapporti tra Regione e Fiat signor Presidente della Giunta, quando lei diceva: "non creda la Fiat che noi ci accontentiamo di conoscere dai giornali...", parafrasando le dico: "certo, le forze politiche del Consiglio regionale non possono venire a conoscenza degli accordi tra Regione e azienda dalla lettura dei giornali perché questa non è la strada corretta per un sereno confronto".
E' debole questa Giunta nella sua amministrazione quotidiana. Non sarebbe scoppiato nel modo clamoroso dei giorni scorsi il problema del personale solo che si fosse tenuto conto di qualche critica, di qualche suggerimento fra i molti che abbiamo cercato di dare sull'argomento, non sarebbe dura la polemica sulla gestione se alle dichiarazioni di rigore non seguisse poi una serie di deliberazioni di segno nettamente opposto.
Queste debolezze o le incertezze in tema di bilancio di cui ho parlato nella prima parte del mio intervento, ci sono perché la Giunta non riesce o per una fredda forma di distacco o per una presunta superiorità intellettuale o manageriale a recepire quello che le forze di opposizione esprimono. Recepire non vuol dire per noi accogliere semplicemente quello che diciamo, ma vuol dire valutare, vagliare. Il non recepire quello che le opposizioni sostengono nella varie situazioni vuoi dire ignorare metà del Piemonte, a volte vuol dire governare contro metà del Piemonte.
Non basta che il Presidente Enrietti ripeta e sostenga come ha fatto nel recente dibattito sul piano auto che questa Giunta vuole essere la Giunta dei piemontesi, che vuoi rappresentare gli interessi di tutti.
Certo, istituzionalmente questa rappresentanza l'ha e noi la rispettiamo certo, è lodevole il suo proposito, signor Presidente, ma nella sostanza questo titolo di piena rappresentanza la Giunta non se lo è guadagnato e la D.C., per la sua parte, non glielo può riconoscere.
Il nostro "no" sul bilancio vuoi dire anche questo. Se questo è il rapporto Giunta-opposizione, diverso è il rapporto tra le forze e i Gruppi all'interno del Consiglio regionale.
Quando Viglione parla di grande intesa nella realtà regionale per un minimo di programma da attuarsi nel corso della legislatura, di un patto esterno ed interno, senza inversione di ruoli, che offra condizioni di vera partecipazione alle forze politiche e di controllo al Consiglio regionale noi sottoscriviamo appieno.
Nella diversità dei ruoli, riteniamo positivo il rapporto con il Gruppo comunista. Non ricerchiamo ad ogni costo confluenze, ma nemmeno le rifuggiamo sul terreno operativo. L'ho già detto nel dibattito sul programma, avendo ben presente tutto ciò che ci divide. Abbiamo la consapevolezza di essere una grande forza popolare. Registriamo con soddisfazione la posizione assunta negli ultimi tempi dal Gruppo socialista, l'interesse verso la nostra forza politica, le idee aggreganti che vengono portate avanti.
La relazione sul bilancio del Consigliere Viglione è la manifestazione di questa linea.
Siamo in attesa, invece, di conoscere quale ruolo, anche nei nostri confronti, intende esercitare il Gruppo socialdemocratico. Sappiamo che cosa pensa. Come si colloca questo partito a livello nazionale? Sappiamo che si preoccupa se Forlani parla di "coesione nazionale" temendo "confuse unità con il P.C.I."; ma non sappiamo che cosa pensa qui in Piemonte dove è alleato dei comunisti e del PDUP. Che cosa significa la presenza socialdemocratica in Giunta? Che segno ha dato al bilancio? Che indirizzo lascia? Sono domande che attendono risposte e ce le darà il tempo, tanto i nostri discorsi non si chiudono oggi, ma continuano.
Viglione propone un grande patto istituzionale. Al Capogruppo comunista che parlerà dopo di me e che forse potrà già dirci qualche cosa in merito diciamo che questo patto (questa mattina il Vicepresidente parlava di un piano di emergenza) che in una certa misura può intravedersi tra le forze politiche, si interrompe allorquando deve necessariamente parlare per il Governo, per la Giunta. Mi pare che ci sia un tratto di questo circuito in cui la circolazione di corrente si interrompe.
Si interrompe, a nostro giudizio, per quei motivi di incertezza e di debolezza dell'esecutivo che abbiamo cercato di illustrare.
Questo è il problema istituzionale insoluto della Regione: rapporto tra Giunta e Consiglio e, d'altra parte, l'operare del Consiglio come piena garanzia e rispetto delle forze.
Nella discussione di questo bilancio è stata avanzata dal relatore di maggioranza un'idea-guida. Alla stessa abbiamo cercato di dare la nostra valutazione e risposta. Il discorso forse proseguirà.
Nel frattempo il Gruppo D.C. non rimane inerte, ma porta avanti la sua linea. Ce lo ha ricordato il Partito repubblicano. Lo ringraziamo di questo ricordo fatto a noi, come Gruppo di maggioranza relativa in questo Consiglio e come Gruppo attorno al quale si deve coagulare tutta l'opposizione.
Noi portiamo avanti la nostra linea, quella che annunciammo nel dibattito sul programma, linea di presenza, di partecipazione, di iniziativa, di impegno, di controllo.
Questa linea ci porta ad esprimere un voto negativo, ma mentre esprimiamo questo voto, con tutta umiltà, diciamo all'esecutivo che qualche volta farebbe bene a considerare le cose che diciamo.
Erra, a nostro avviso, in prospettiva la Giunta nel considerarci marginalmente. Gli anni del nostro isolamento (il 1975 e il 1976) sono ormai passati. Certo, abbiamo anche noi tanti problemi, siamo consci dei limiti e delle insufficienze, ma sappiamo che in questa Regione c'è nei nostri confronti interesse, attenzione da parte dell'opinione pubblica, dei giornali, di molti ambienti che sentiamo di nuovo a noi vicini.
La gente ci cerca, ci sollecita, indicando anche battaglie di principio e di costume: c'é - possiamo dirlo tranquillamente - un'atmosfera nuova attorno a noi. Il nostro impegno è volto a tradurre nell'attività di ogni giorno queste attenzioni e sollecitazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, chiudere questo dibattito con una dichiarazione di voto, che anche io non renderò tanto breve, è certamente impegnativo non solo perché lo è da sempre in materia di bilancio, ma perché la giornata di oggi è una giornata in cui non possiamo assolutamente astrarre dai provvedimenti assunti ieri dal Governo per poter leggere quali sono i nostri impegni, i nostri comportamenti, le valutazioni politiche che dobbiamo fare della situazione.
E' stato giusto l'aver dato quel taglio, che Simonelli chiamava "di prudenza", al bilancio. La situazione fluida, molto incerta, le preoccupanti, negative decisioni del Governo ci imporranno una grande riflessione di fondo su tutta la situazione economica della Regione.
Non voglio entrare nel merito di un discorso generale, se non per la parte che mi può servire, per entrare nel merito di questo bilancio o meglio della politica che dobbiamo attuare nella terza legislatura.
Giudichiamo negativo e in modo molto preoccupato le misure del Governo perché ci sembrano l'espressione, ancora una volta, di un intendimento di mero ricorso ai ripari, con misure sbagliate, nel momento sbagliato, quando per troppo tempo non si è posto mano per affrontare alla radice il problema della società e dell'economia italiana.
Non è con misure parziali e contraddittorie, spesso indici di preoccupanti divisioni, che si può riuscire ad arrivare nel concreto al tema della nostra economia e della nostra società, che resta il tema della trasformazione dell'economia e della società.
I comunisti due anni fa hanno lanciato la proposta dell'austerità.
Chiedo se in questa proposta di nuovi fini e di nuove regole del gioco non avessimo creduto un po' di più tutti a quella proposta di cambiamento strutturale che era un grande accordo, un grande patto per uscire dalle secche di una situazione drammatica, non avremmo perso un'occasione storica.
Oggi sono riecheggiati motivi, suggestioni, proposte sul nostro aggancio all'Europa, che condivido pienamente, ma dobbiamo avere coscienza che nella situazione in cui si trova l'economia e la società italiana il nostro rischio è di un ridimensionamento politico tale che in Europa già entriamo in condizioni di enorme debolezza; c'entriamo soprattutto di fronte ad una crisi di cui non sappiamo prospettare ragionevoli e convincenti motivi di uscita.
Siamo contrari alle misure per il modo e il momento in cui sono state prese. In questi mesi si è ignorata l'esigenza di fondo di riuscire attorno ad una prospettiva di sviluppo, di uscita dalla crisi a cercare un coagulo sociale che prima di tutto si doveva fondare su un rapporto di fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni.
Quando abbiamo posto con drammaticità, che forse qualcuno non ha condiviso, la questione morale volevamo sottolineare il rapporto completamente distorto tra partiti e istituzioni e abbiamo posto le condizioni di fondo di convinzione, di speranza della società per trovare una via di uscita dalla crisi anche economica.
Troppi ottimismi sono stati fatti, troppe cose sono state ignorate nel conto di una situazione la cui gravità e il suo progredire verso lo sfascio stiamo rilevando oggi. L'entità e la gravità di queste misure ce lo mettono davanti agli occhi. Credo sia molto pericoloso un atteggiamento che pensa di uscire anche in questa condizione con una prova di forza.
Valter Mandelli questa mattina diceva che il problema è produrre di più e guadagnare di meno. Se non si fa un'analisi delle storture e delle distorsioni di questa società, analisi che è contenuta nell'indagine della Banca d'Italia sulla distribuzione del reddito e della ricchezza nel nostro Paese, se non si ha presente che si può chiedere a tutta la società una grossa mole di sacrifici, se delle condizioni elementari di equità vengono ripristinate nel prelievo fiscale, nella formazione della domanda, se non si fa questo, credo sia molto difficile poter andare avanti a colpi di forza. In altri termini, se si ritiene di poter cogliere questa occasione di grave crisi per riproporre in temi rinnovati, senza la parola, senza sostantivo o senza l'aggettivo, i termini del neoliberismo, che pare essere la strada su cui il nuovo gruppo dirigente della Confindustria cerca di dare una risposta (che abbiamo letto come una provocazione), ebbene, credo che non si sia fatta un'analisi seria della società italiana.
I problemi sono altri. I problemi sono quelli di rimboccarci tutti le maniche, innanzitutto per determinare elementi di coesione su un'ipotesi di trasformazione strutturale.
La questione che abbiamo posto dell'equità, che trova in un momento di grave inflazione, di colpi duri ai redditi più bassi, l'abbiamo posta perché dobbiamo avere presente che il nostro aggancio all'Europa, la condizione per poter essere protagonisti di un processo complessivo di sviluppo, passa attraverso una grande operazione di riconversione, passa attraverso una grande operazione sotto il profilo sociale e politico di trasformazione dei metodi, e negli indirizzi, negli obiettivi, nei fini dell'azione di governo.
Ho fatto questo ragionamento non per sfuggire al tema. Ho sentito con molto interesse e molto rispetto l'intervento del collega Bastianini. Al di là delle valutazioni di merito su molti aspetti e delle proposte che intendiamo fare, credo di avere il diritto di porre questo interrogativo: com'è possibile governare profittevolmente uno sviluppo senza avere presenti dei cambiamenti radicali politici, sociali ed economici a livello nazionale? Il richiamo al confronto, che è stato il modo costante di operare del nostro Gruppo e della maggioranza, non può essere invocato come elemento di non discriminazione ed essere invece non portato avanti, essere ignorato essere denegato nei confronti del nostro partito e di quello che il nostro partito rappresenta a livello nazionale. Riteniamo che questo momento debba indurre a profonde riflessioni anche su queste questioni, che hanno una stretta attinenza con la Regione e la sua vita.
Rapporti Stato-Regione. Sarebbe riduttivo sotto il profilo dell'intelligenza critica pensare che si possa uscire da un dibattito sul bilancio avendo buttato tutte le colpe sul livello statale o sul Governo.
Certo, alcuni punti fondamentali sono dati di fatto. Non è un'invenzione né tattica, né polemica, quella di denunciare come gravemente lesivo, non dell'autonomia in astratto, non di un valore formale, della sostanza stessa, della possibilità di avere un ruolo di governo; ebbene, questo atteggiamento che sta venendo avanti pesantemente dal Governo e anche da larghi settori del Parlamento nei confronti delle Regioni.
Per le Regioni occorre una linea di programmazione. Simonelli sa quanto è stato grande il nostro contributo alla programmazione nazionale con il nostro piano di sviluppo. Oggi, a distanza di quattro anni dall'approvazione del piano di sviluppo, registriamo che non esiste a livello nazionale una linea di programmazione.
Questo condizionamento per le Regioni è pesante. Non basta fare degli interventi di settore, più o meno buoni, vincolare in quell'ambito la possibilità di intervento delle Regioni, quando, poi, insieme non si concerta un quadro reale di obiettivi, di compatibilità su cui determinare gli interventi dei vari livelli istituzionali.
Non dobbiamo avere timore di una nostra "lettura autonoma" della vicenda. Questo è tanto più importante in un momento in cui c'è il rischio di un nuovo centralismo. C'è la sfiducia della gente, c'é la sfiducia nei livelli inferiori, c'è la sfiducia nelle Regioni, nei Comuni.
L'abbiamo detto tante volte: non è la programmazione coercitiva o vincolistica che ci interessa, non la riteniamo possibile né giusta. Queste regole fondamentali del gioco vengano date e non siano spezzettate nel tran tran del caso per caso.
Abbiamo visto quali sono state le intenzioni, anche oggi, tra le misure mi pare ci siano quelle che riguarderanno le Regioni ed i Comuni (il Ministro Manca non ha specificato meglio). C'è una compressione della spesa pubblica, ma noi - lo abbiamo detto anche nel dibattito sul terremoto possiamo anche farci carico di tutte le compatibilità da rispettare, dentro un quadro in cui vediamo chiaramente i fini, gli obiettivi e queste ipotesi di aggressione dei nodi strutturali della nostra società e della nostra economia.
Chiediamo che in questo ambito - anche cogliendo l'occasione di questo bilancio - dobbiamo avere la convinzione ed anche la speranza di rilanciare una battaglia autonomistica corretta, perché il rischio è che si instauri nel Paese una prassi di considerazione endemica, in tutti, di inutilità delle Regioni. Io, ripeto, sono molto preoccupato di questo, ma quella che è l'originalità, la vivacità dell'esperienza democratica del nostro Paese perderebbe un tassello enorme e, forse, sarebbe un guaio irreparabile se si facesse colare a picco questa esperienza.
Vorremmo ricordare che la conquista della riforma e la legge sulle autonomie tarda, non va avanti, ci sono problemi più urgenti. Io dico che però, il problema dell'assetto dei poteri, della determinazione dei ruoli e delle funzioni per governare è uno dei problemi prioritari. Ritengo che i ritardi sulla finanza locale, le strade cieche imboccate, siano strade da cambiare e per far ciò è necessario un accordo tra le forze politiche. Noi non vediamo nessun elemento positivo né auspicabile nella conflittualità con il Governo su queste cose.
Crediamo che la nostra iniziativa debba svolgersi soprattutto sul versante dell'azione politica, ma certo è che occorre fare molto di più molto più precisamente, cambiare aria, cambiare il segno.
La discussione sul bilancio, peraltro, è anche occasione per la riflessione su alcuni altri temi di fondo. Credo che sia stato colto da tutti come elemento peculiare di questa discussione il fatto che si è parlato dell'altra legislatura e di questa, si è parlato di confronti, di continuità, di prosecuzione, di innovazione. Se permettete, vorrei - per fare il punto sulle questioni richiamate da Bastianini e da Paganelli nei loro interventi - indicare quali sono le questioni che ci si pongono oggi.
La scorsa legislatura si è qualificata come legislatura delle grandi lei (come diceva Carletto), ma anche dell'avvio ostinato, paziente, con metodo originale, della programmazione; certo in un quadro in cui mancava a livello nazionale.
Nella seconda legislatura ci si è caratterizzati attraverso un raccordo con la comunità regionale, attraverso la conquista di un ruolo politico radicalmente nuovo rispetto al passato, autonomo, dignitoso dell'Ente Regione, avviando una politica di programmazione e cercando di determinare un quadro di riferimento delle politiche, degli obiettivi, dei progetti. E' stata la legislatura , in cui si sono avviati alcuni enti strumentali altri se ne sono creati. E' importante cogliere le peculiarità di questa legislatura, perché - noi l'abbiamo detto nel programma - tutte quelle analisi oggi non necessariamente sono più valide; oggi c'é una necessità di traguardare l'impegno, l'iniziativa politica, il lavoro quotidiano a problemi nuovi, posti per esempio dalla crisi della grande industria, ad un rapporto con l'Europa e con- il Mezzogiorno che in qualche misura, anche con coraggio, abbiamo cercato di reinterpretare. Vuol dire anche chiederci se certe azioni, certi interventi, certi comportamenti concreti, non siano stati in qualche misura un modo - e questa, secondo me, è una responsabilità dei partiti di opposizione - per svuotare di contenuti concreti la programmazione.
Quando la signora Vetrino Nicola ci richiama ad una coerenza con l'impostazione di piano, con un richiamo anche alle politiche del passato noi siamo d'accordo in questa funzione di controllo, di stimolo, di promozione. Poniamo, però, una questione che aleggia da tempo nella società e che rischia di fare affondare la programmazione. Non é, com'è stato detto, una scarsa volontà della maggioranza e della Giunta, ma è quel modo che passa spesso per il senso comune, per le battute, secondo cui la programmazione può essere ignorata; che passa attraverso il ricorso al caso per caso, al pragmatismo senza principi e senza fini. Se passa la legge del più forte, il rischio grosso è che non si riesca più a governare. Interessa invece riprendere il discorso della seconda legislatura, del suo programma delle azioni concrete che la Giunta sta ponendo in essere.
Qui forse abbiamo commesso qualche errore, nel senso che abbiamo avuto molto spazio noi come Capigruppo per i nostri interventi, mentre quelli della Giunta sono stati un po' compressi. Di questo chiedo scusa al Presidente Enrietti, proprio perché dalle politiche che la Giunta intende mettere in moto vengono le condizioni di credibilità per il nostro progetto di governo.
Il mio timore è che l'uscita dalla crisi legittimi in realtà una tendenza a far passare davvero uno sgretolamento indolore della programmazione e dei progetti integrati di intervento, che si basano sulla nostra programmazione e che hanno quell'impostazione che richiamavo precedentemente.
Gli impegni presi da Simonelli qui ci paiono di grande rilievo: credo che dobbiamo avere presto questo confronto sui piani comprensoriali, aprire presto la fase del piano di sviluppo. L'emergenza oggi è tale che non dobbiamo pensare alla riscrizione di un altro volume, ma dobbiamo pensare quali pretti vanno fatti ed essere messi in moto, sapendo che le nuove condizioni che abbiamo sono quelle che ci siamo dati nella legislatura precedente, l'aver creato degli strumenti.
La programmazione nazionale stenta a decollare proprio perché non è mai stato posto il problema degli strumenti, noi invece, abbiamo realizzato anche queste condizioni strumentali. Vediamo - sono con Carletto - un dibattito sugli enti, non tutto è perfetto; ma proprio con essi si è avviato in questa Regione più che in altre, e comunque in maniera radicalmente diversa rispetto al livello nazionale, un programma di riqualificazione in senso terziario qualificato; facciamo discorsi sul terziario e credo che dobbiamo presto addivenire a delle ipotesi concrete.
Certo, dobbiamo partire da tutto quello che in questo settore si è realizzato (attraverso lo CSI, l'IPLA, la Finpiemonte); sono cose di grande portata, che inducono anche la possibilità di intravedere strade in alternativa, o complementari, allo sviluppo monoindustriale che si è avuto nella nostra Regione.
Il modo con cui si è lavorato per dare attuazione ai programmi che ci siamo dati ritengo sia un elemento che racchiude in sé tutti questi significati. A questo proposito Bastianini, ed anche Picco, in maniera diversa, ponevano la questione della casa: io credo che il problema sia molto grosso, non penso che la scala regionale, a livello di risorse, sia tale da poter soddisfare le esigenze. Oggi abbiamo da presentare dei conti che sono ragguardevoli e significativi.
Al secondo progetto biennale della 457, che finanziava 5.600 alloggi abbiamo aggiunto con il finanziamento della nostra legge 28 1.050 alloggi con autofinanziamenti. 3.400 alloggi, per un totale di 10 mila alloggi in Piemonte.
Risale ad una settimana fa la notizia che mi dava prima l'Assessore Rivalta: si è giunti, sia pure faticosamente, all'assegnazione delle aree per 8.500 alloggi; manca l'assegnazione di 1.500 alloggi, ma, se si pensa che il programma della sola 457 prevedeva 5.600 alloggi, oggi abbiamo già avviato un programma per 8.600 alloggi e non diamo per persa la possibilità di realizzare anche gli altri 1.400.
Si tratta di partire da qui; ed i processi più ampi e più complessi di cui parlavi, Bastianini, credo trovino spazio sulle basi già poste dal nostro partito, che ha fatto una conferenza a questo riguardo.
Per quanto riguarda questa Regione e per la funzione efficiente di governo che ha avuto su questo argomento, vorrei ancora ricordare un dato sul risanamento, un dato di solito sempre difficile e complesso: con i programmi di questi anni si stanno avviando interventi e si è già intervenuti su 30 mila vani circa. Non è un dato da poco.
Ho ricordato questo esempio, non per chiedere delle lodi - che peraltro nessuno mai dà se non nel quadro di altri rilievi - ma per rendere conto di come attraverso questa politica, che ha avuto come elemento determinante una programmazione concertata, abbiamo in Piemonte oggi le condizioni per avviare quella politica di trasformazione, certo facendo la nostra parte e nei limiti che ci sono dati, ma senza assolutamente atteggiamenti rinunciatari, né remissivi.
Alcune proposte intendiamo fare, molto nette, intanto proprio sui temi che altri interventi hanno sollecitato, in particolare l'intervento interessante del Consigliere Bastianini, con il suo modo molto chiaro di porre attraverso le tesi (molto di moda in questi tempi) delle questioni.
Noi non parliamo di tesi, ma di impegni che chiediamo al governo regionale al nostro Gruppo, al nostro partito a tutti i livelli.
Sulla programmazione abbiamo rivolto un interrogativo che non è da poco. C'é chi pensa che si possa uscire dalla crisi senza programmazione c'è sfiducia, c'é addirittura una rinuncia. Noi la riproponiamo ai livelli nuovi di cui si ha bisogno, ma la proponiamo partendo dalle iniziative largamente innovative che abbiamo realizzato. L'impegno di arrivare all'approvazione degli schemi dei piani comprensoriali è un impegno cruciale e fondamentale. Occorre avere il quadro territoriale e mettere in moto, con il nuovo piano di sviluppo, quei progetti integrati che attraverso la proposta della Giunta ed un ampio dibattito in Consiglio regionale e nella comunità, indichiamo come prioritari.
Gli enti strumentali siano raccordati, per il significato che hanno avuto nella loro ispirazione e per le potenzialità che possono dare.
Dobbiamo avere in qualche misura il coraggio di passare ad una fase nuova, ma che voglio precisare un po' meglio. La programmazione viaggia sulle gambe della convinzione della gente, sulle gambe delle categorie, dei soggetti sociali, soprattutto viaggia sulle gambe dei soggetti istituzionali. Ebbene, è giunto il momento perché la programmazione non sia soltanto il metodo di governo, ma sia la qualificazione esclusiva principale dell'Ente regionale. E credo che vada posta davvero la questione delle deleghe.
Ma non mi limito a parlare delle deleghe. A nome del Partito Comunista ritengo di dover formulare alcune proposte. Riteniamo che la nostra parte nell'assetto complessivo la dobbiamo fare anche senza attendere la legge di riforma. Il rischio di avere una Regione assediata dal sistema delle Province che chiede deleghe, anche un po' a casaccio, dei Comuni che rischiano a staccarsi, proprio per questa dialettica perversa e sbagliata è un rischio grosso. Dobbiamo riprecisare chiaramente che in questa fase alcune importanti deleghe di programmazione vanno date alle Province oltre ad alcune deleghe di gestione in alcuni settori (Marchesotti questa mattina si riferiva al settore dell'artigianato), come l'ecologia e l'agricoltura.
I Comprensori rimangono come perno fondamentale della nostra attività.
La loro attività deve essere però concentrata soprattutto per rendere effettivo e reale il processo di programmazione attraverso i piani comprensoriali e attraverso i bilanci consolidati.
Siamo anche per una proposta a livello nazionale perché l'esperienza originale del Piemonte non sia dispersa. Non abbiamo inventato i Comprensori in sommatoria delle Province esistenti, ma abbiamo consolidato una realtà. Siamo per fare una proposta al Governo nazionale perché in Piemonte non si applichi il sistema numerico (1/3 in più che vorrebbe dire una Provincia in più). Siamo per dieci Province e una considerazione specifica dell'area metropolitana. Per quanto riguarda le quattro nuove Province di Verbania, Biella, Alba, Casale...



VIGLIONE Aldo

Questa è una proposta del Partito Comunista.



BONTEMPI Rinaldo

Proponiamo dieci enti intermedi. Su questo ci misureremo.
Personale e macchina amministrativa. Questo è un altro problema di fondo. Il problema del personale deve essere affrontato cori il problema della produttività della macchina amministrativa se non vogliamo che rimangano due problemi profondamente distinti.
Anche in questo campo va fatta una proposta: sburocratizzare l'ente rendendolo più efficiente. Certo, ci sono questioni di procedure, di revisione legislativa.
Alcune proposte sono state fatte dalla Giunta. L'Assessore Cerutti ha parlato di un disegno di legge allo studio sulle opere pubbliche. Riteniamo però che questo non basti.
Insieme con l'operazione di delega e di decentramento, riteniamo che sia fondamentale riportare correttamente l'assetto dell'istituzione regionale ai motivi per cui è nata la Regione per i quali tutti ci battiamo. Questo vuol dire anche riduzione degli organici con la contemporanea qualificazione: molti dipendenti regionali vanno collocati in funzione del decentramento e della delega. Non credo che sulla strada dell'ampliamento dell'organico e delle funzioni si possa reggere a lungo.
L'ultima mia considerazione è in ordine al rigore nel modo di governare. Dobbiamo porre l'accento sulle componenti strutturali. Un modo di governare rigoroso e corretto deve essere argine ai possibili sprechi: questo modo di governare passa attraverso il sistema diffuso e sistematico della partecipazione a tutti i livelli istituzionali.
In particolare, dobbiamo cogliere fino in fondo il richiamo al rigore nei comportamenti di tutti: chi amministra e chi è su questi banchi. Le leggi, i provvedimenti, la coerenza di questi con gli obiettivi e con la compatibilità, criterio di fondo che permetta da un lato il massimo di esplicazione della Regione nei suoi rapporti con la gente, e dall'altro la piena consapevolezza che non può essere spesa una lira in più di quello che si deve.
Il miglior modo per raggiungere questi obiettivi è una struttura che porti a livello di protagonisti, attraverso deleghe, decentramento e partecipazione, tutti i livelli istituzionali.
Gli interrogativi che nel dibattito sono stati posti debbono avere da parte del nostro partito una risposta chiara. Nella discussione sul programma ponemmo l'esigenza di apertura. Un programma così ambizioso ha come coronario un rapporto di confronto e di apertura reale sui contenuti con tutte le forze politiche del Consiglio e con le forze sociali. Superata la tornata del bilancio, a questo elemento di fondo ci potremo tranquillamente richiamare. Noi comunisti lo possiamo fare con tanta più forza e con tanta più convinzione proprio perché a noi comunisti a livello nazionale ed anche qui si guarda come a dei vigilanti speciali, proprio perché abbiamo questa consapevolezza e combattiamo una battaglia politica nella nostra autonomia e nella nostra identità politica. Per risolvere i problemi della gente noi crediamo ad un progetto che vede alti livelli di confronto e di raccordo con tutta la comunità e con le altre forze politiche.
Alle altre forze politiche chiediamo, però, quegli elementi di coerenza nei fatti rispetto alle parole, quell'assunzione comune di alta responsabilità, anche di tipo ideale e culturale sulle questioni che abbiamo toccato. Fischiare ai falli su una programmazione, che qualche volta può zoppicare, è un espediente tattico da aula consiliare; se invece è frutto di una convinzione e di una speranza, ebbene, noi di questa speranza, di questa rabbia di batterci contro le mille difficoltà del momento ne abbiamo ancora tanta e, insieme a questo, abbiamo una grande fiducia nelle possibilità di questa comunità, delle parti sociali della classe operaia.
La questione del risanamento e della riforma delle istituzioni, i grandi interrogativi dei partiti, i rapporti dei partiti con lo Stato, il coraggio nel recidere il cordone ombelicale con il sistema di potere che ha provocato tanti guasti al Paese, sono condizioni per farci ritrovare in campo aperto. Il Partito Comunista crede che in questo momento difficile per la Repubblica si possano dare espressioni concrete di innovazioni, di nuove forme, di contenuti, di fini della vita sociale e del modo di lavorare. Come rappresentanti non esclusivi ma importanti del movimento operaio riteniamo che questo compito e questo fine possa richiamare alle prospettive la gente ed anche i giovani. Ho letto con grande interesse la sentenza di Catanzaro e ho letto dei 25 mila giovani che sono sfilati a Milano con il consenso e la simpatia della gente. Erano giovani che esprimevano in un momento di crisi di valori, di identità delle nuove generazioni la volontà di opporsi a che in questo Paese non si fa giustizia, non si risolvono i grandi problemi del terrorismo, non si risolvono i grandi problemi della società. A questi giovani dobbiamo guardare per farci credere; ma per farci credere ci vuole una tensione, ci vuole la prospezione di una grande speranza. Noi comunisti questo compito in questa maggioranza lo faremo. Chiediamo a tutti di fare il proprio.



PRESIDENTE

Terminate le dichiarazioni procediamo per appello nominale alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 (Stato di previsione dell'entrata) "Il totale generale delle entrate della Regione Piemonte per l'esercizio finanziario 1981 è approvato in L. 2.721.868.000.000 in termini di competenza e in L. 2.874.539.000.000 in termini di cassa.
Sono autorizzati, secondo le leggi in vigore, l'accertamento e la riscossione dei tributi istituiti dalla Regione, ed il versamento nella cassa della Regione, delle somme e dei proventi dovuti nell'anno finanziario 1981".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Stato di previsione della spesa) "Il totale generale delle spese della Regione Piemonte, per l'esercizio finanziario 1981, è approvato in L. 2.721.868.000.000 in termini di competenza ed in L. 2.874.539.000.000 in termini di cassa.
E' autorizzata l'assunzione di impegni di spesa entro i limiti degli stanziamenti di competenza dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1981.
E' autorizzato il pagamento delle spese entro i limiti degli stanziamenti di cassa dello stesso stato di previsione della spesa per l'anno 1981, in conformità delle disposizioni di cui alla legge regionale 14 marzo 1978, n. 12".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Quadro generale riassuntivo) "E' approvato il quadro generale riassuntivo del bilancio per l'anno finanziario 1981 con gli allegati prospetti 1 e 2 di cui all'art. 31 secondo e terzo comma, della legge regionale 14 marzo 1978, n. 12".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Bilancio pluriennale) "E' approvato il bilancio pluriennale della Regione per il periodo 1981 1983 allegato alla presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Riclassificazione della spesa) "Sono approvati, ai sensi dell'art. 30, penultimo ed ultimo comma della legge regionale 14 marzo 1978, n. 12, i quadri di riclassificazione e di riassunto delle spese, allegati allo stato di previsione della spesa".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Spese obbligatorie e d'ordine) "Sono considerate spese obbligatorie e d'ordine, ai sensi e per gli effetti dell'art. 36 della legge regionale 14 marzo 1978, n. 12, quelle descritte nell'elenco n. 1, allegato allo stato di previsione della spesa".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Variazioni di bilancio) "Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, ai sensi dell'art. 15, primo comma, della legge 19 maggio 1976, n. 335 e su conforme deliberazione della Giunta regionale, le variazioni al bilancio dell'esercizio in corso per l'istituzione di nuovi capitoli di entrata, per l'iscrizione di somme derivanti da assegnazioni dello Stato destinate a scopi specifici e per l'iscrizione delle relative spese quando queste siano tassativamente regolate dalle leggi statali o regionali in vigore".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Garanzie prestate dalla Regione) "E' approvato ai sensi dell'art. 49, terzo comma, della legge regionale 14 marzo 1978, n. 12, il prospetto delle garanzie principali e sussidiarie prestate dalla Regione a favore di enti e di altri soggetti, di cui all'elenco n. 2, allegato allo stato di previsione della spesa".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Pagamenti mediante aperture di credito) "E' approvato, ai sensi dell'art. 61, primo comma, della legge regionale 14 marzo 1978, n. 12, il prospetto dei capitoli delle spese alla cui gestione si può provvedere mediante aperture di credito a favore di funzionari delegati della Regione, di cui all'elenco n. 3, allegato allo stato di previsione della spesa".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Fondi globali) "Ai sensi e per gli effetti di cui agli artt. 39 e 40 della legge regionale 14 marzo 1978, n. 12, è autorizzata l'iscrizione, nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1981: a) del capitolo n. 12500 denominato: 'Fondo occorrente per far fronte ad oneri dipendenti da provvedimenti legislativi che si perfezioneranno dopo l'approvazione del bilancio recanti spese di parte corrente attinenti alle funzioni normali' (elenco n.
4, allegato allo stato di previsione della spesa) b) del capitolo n. 12600 denominato: 'Fondo occorrente per far fronte ad oneri dipendenti da provvedimenti legislativi che si perfezioneranno dopo l'approvazione del bilancio, recanti spese per investimenti attinenti ad ulteriori programmi di sviluppo' (elenco n. 5, allegato allo stato di previsione della spesa)".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Fondo di riserva di cassa) "Il fondo di riserva di cassa di cui all'art. 38 della legge regionale 14 marzo 1978, n. 12, destinato a far fronte al maggior fabbisogno di cassa che si manifesti nel corso dell'esercizio finanziario 1981, sui singoli capitoli di spesa, è determinato in L. 41.529.016.382 ed è iscritto al capitolo n. 12900".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Art. 12 (Autorizzazione a contrarre mutui a ripiano del disavanzo) "Per far fronte al disavanzo esistente fra il totale delle spese di cui si autorizza l'impegno e il totale delle entrate che si prevede di accertare nel corso dell'esercizio finanziario 1981 è autorizzata, ai sensi dell'art. 47 della legge regionale 14 marzo 1978, n. 12, la contrazione di mutui per un importo complessivo di 169.070 milioni.
I mutui saranno stipulati ad un tasso massimo del 17,50°4, annuo, oneri fiscali compresi, e per la durata massima dell'ammortamento di 35 anni.
La Giunta regionale è autorizzata a provvedere alla stipulazione dei mutui predetti nei limiti, alle condizioni e con le modalità previste dal presente articolo.
Agli oneri derivanti dall'ammortamento dei mutui di cui al presente articolo, previsti in L. 15.436.000.000 per l'anno 1981 e in L.
31.133.000.000 per l'anno finanziario 1982 e per ciascuno degli anni finanziari successivi si provvede per l'anno finanziario 1 9 81, con le disponibilità iscritte in corrispondenza dei capitoli n. 13050 e n. 13060 del bilancio per l'anno finanziario 1981, nella rispettiva misura di L.
15.172.000.000 e L. 264.500.000 e, per gli - anni finanziari 1982 e successivi, con le somme che sono iscritte, nell'ambito delle disponibilità esistenti alla voce 'Oneri non ripartibili' del bilancio pluriennale 1981 1983.
Le spese al cui finanziamento è possibile provvedere mediante l'assunzione dei mutui a pareggio del bilancio di previsione per l'anno 1981 sono quelle iscritte, nello stato di previsione della spesa del bilancio medesimo, ai capitoli numero 1000 - 1020 - 1060 - 1680 - 1790 2690 (nella quota di L. 1.553.265.600) - 2775 - 2815 - 2880 - 2975 - 3085 3170 - 3320 - 3350 - 3395 - 3410 - 3460 - 3480 (nella quota di L.
764.544.404) - 3535 - 3560 - 3650 (nella quota di L. 295.105.400) - 3670 3715 - 3765 - 3840 - 4240 - 4250 - 4260 - 4270 - 4545 - 5001 - 5010 - 5025 5165 - 5175 - 5200 - 5285 - 5300 - 5305 - 5420 - 5640 - 5650 - 5663 5680 - 5700 - 5750 - 5760 - 5820 - 5925 - 6005 - 6010 (nella quota di L.
2.911.260.786) - 6015 - 6020 (nella quota di L. 1.516.359.857) - 6025 7110 - 7140 - 7250 - 7260 (nella quota di L. 5.954.178.620) - 7590 - 7611 7730 - 7760 - 7770 - 7780 - 7800 - 8350 - 8370 - 8450 - 8510 - 8530 - 8540 8600 - 8610 - 8620 - 8900 - 8960 - 8970 - 8995 - 9100 - 9110 - 9130 9180 - 9300 - 10110 - 11400 - 11500 - 11505 - 11690 - 11695 - 11765 - 11785 12600 - 12760".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
Art. 13 (Organizzazione e partecipazione a convegni) "La spesa per la realizzazione degli interventi di cui agli artt. 1 lettera a), e 2 della legge regionale 14 gennaio 1977, n. 6, é determinata per l'anno finanziario 1981, in 490 milioni ed è iscritta al capitolo n.
520.
La spesa per la realizzazione degli interventi di cui agli artt. 1 lettera b), e 3 della legge regionale 14 gennaio 1977, n. 6, è determinata per l'anno finanziario 1981, in 150 milioni ed è iscritta al capitolo n.
760.
La spesa per la concessione dei contributi di cui agli artt. 1, lettera c), e 4 della legge regionale 14 gennaio 1977, n. 6, è determinata per l'anno finanziario 1981, in 100 milioni ed è iscritta al capitolo n. 780".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 13 è approvato.
Art. 14 (Contributo all'Istituto di Ricerche Economico-Sociali del Piemonte) "La spesa per la concessione all'Istituto di Ricerche Economico-Sociali (I.R.E.S.) del contributo di cui all'art. 12, lettera b), della legge regionale 2 settembre 1974, n. 29, è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 1.250 milioni ed è iscritta al capitolo n. 1300".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 14 è approvato.
Art. 15 (Contributo al Consorzio per il trattamento automatico dell'informazione) "La spesa per la concessione al Consorzio per il trattamento automatico dell'informazione del contributo di cui all'art. 9 della legge regionale 15 marzo 1978, n. 13, è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 600 milioni ed è iscritta al capitolo n. 1400. E' altresì autorizzata, per lo stesso anno finanziario, la spesa di 350 milioni per la concessione, al Consorzio medesimo, di un contributo per le spese di sorveglianza, ed è iscritta al capitolo n. 1405".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 15 è approvato.
Art. 16 (Contributi alle Comunità montane per le attività divulgative di cultura e informazione televisiva) "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge 10 dicembre 1979, n. 72, è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 500 milioni, ed è iscritta al capitolo n. 1790".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 16 è approvato.
Art. 17 (Oneri generali per l'attuazione di iniziative a favore dei terremotati) "Ai fini dell'attuazione degli interventi di cui alle leggi regionali 10 dicembre 1980, n. 79 e 22 dicembre 1980, n. 87, è autorizzata, per l'anno finanziario 1981, per gli oneri di carattere generale, la spesa di 130 milioni ed è iscritta al capitolo n. 2290".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 17 è approvato.
Art. 18 (Provvedimenti a favore del movimento cooperativo) "La spesa per la concessione dei contributi alle Sezioni regionali delle Associazioni Nazionali di Rappresentanza e Tutela del Movimento Cooperativo di cui alla legge regionale 15 maggio 1978, n. 24, è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 250 milioni, ed è iscritta al capitolo n. 2320".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 18 è approvato.
Art. 19 (Promozione e diffusione del verde ambientale) "La spesa per gli interventi, di cui alla legge regionale 16 maggio 1979, n. 24, è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 70 milioni, ed è iscritta al capitolo n. 2340".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 19 è approvato.
Art. 20 (Interventi in materia di agricoltura e foreste) "Ai fini dell'attuazione della legge regionale 12 ottobre 1978, n. 63 e successive modificazioni ed integrazioni, sono autorizzate, per l'anno finanziario 1981, le seguenti spese: 700 milioni, iscritti al capitolo n. 2630, per gli oneri di carattere generale 400 milioni, iscritti al capitolo n. 2680, per i contributi in conto interessi di cui all'art. 14 400 milioni, iscritti al capitolo n. 2690, per i contributi in capitale di cui all'art. 14 250 milioni, iscritti al capitolo n. 2720, per i contributi in conto interessi di cui agli artt. 14 e 39 lettera a) 3.000 milioni, iscritti al capitolo n. 2815, per i contributi sussidi, premi ed indennizzi di cui all'art. 17 50 milioni, iscritti al capitolo n. 3020, per i contributi negli interessi di cui all'art. 18 500 milioni, iscritti al capitolo n. 3 0 8 5, per i contributi negli interessi attualizzati di cui all'art. 20 200 milioni, iscritti al capitolo n. 3140, per i contributi negli interessi di cui all'art. 39, lettere b) e c) 3.000 milioni, iscritti al capitolo n. 3170, per i contributi in capitale di cui agli artt. 39, lettere b) e c) e 45 50 milioni, iscritti al capitolo n. 3260, per i contributi negli interessi di cui all'art. 24, lettera b) 50 milioni, iscritti al capitolo n. 3285, per i contributi negli interessi di cui all'art. 23 400 milioni, iscritti al capitolo n. 3400, per i contributi di cui all'art. 28 50 milioni, iscritti al capitolo n. 3450, per i contributi negli interessi di cui all'art. 30 100 milioni, iscritti al capitolo n. 3460, per i contributi in capitale di cui all'art. 30 600 milioni, iscritti al capitolo n. 3480, per i contributi in capitale di cui all'art. 31 100 milioni, iscritti al capitolo n. 3586, per i contributi negli interessi di cui all'art. 35 150 milioni, iscritti al capitolo n. 3630, per i contributi negli interessi di cui all'art. 36 800 milioni, iscritti al capitolo n. 3650, per i contributi in capitale di cui agli artt. 31 e A 100 milioni, iscritti al capitolo n. 3670, per i contributi di cui all'art. 37 1.945 milioni, iscritti al capitolo n. 3750, per i contributi di cui all'art. 41 1.500 milioni, iscritti al capitolo n. 3 7 6 5, per i contributi negli interessi attualizzati di cui all'art. 42 L. 262.500.000, iscritti al capitolo n. 3783, per le sovvenzioni di cui all'art. 46, prima comma, punto 1) 62 milioni, iscritti al capitolo n. 3785, per le sovvenzioni di cui all'art. 46, primo comma, punto 2) 2.000 milioni, iscritti al capitolo n. 3790, per le spese di cui agli artt. 47 e 48 500 milioni, iscritti al capitolo n. 3840, per i contributi di cui agli artt. 53, 56 e 57 50 milioni, iscritti al capitolo n. 3645, per i contributi negli interessi di cui all'art. 31".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 20 è approvato.
Art. 21 (Elaborazione di piani agricoli zonali) "La spesa per l'attuazione della legge regionale 27 aprile 1978, n. 20 è stabilita per l'anno finanziario 1981 in 1.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 3825".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 21 è approvato.
Art. 22 (Interventi per la prevenzione ed estinzione degli incendi forestali) "Ai fini dell'attuazione della legge regionale 6 maggio 1974, n. 13 e successive modificazioni ed integrazioni, sono autorizzate, per l'anno finanziario 1981, le seguenti spese: L. 600 milioni, per gli oneri correnti di cui agli artt. 2, ultimo comma, 4, 6, lettere f), h), i) ed L), iscritti al capitolo n. 3310 L. 1.200 milioni, per le spese di cui agli artt. 3 e 6, lettere a), b) c), d), e), g) ed l), iscritte al capitolo n. 3320 L. 5 milioni, per contributi di cui all'art. 8, iscritti - al capitolo n. 3350".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 22 è approvato.
Art. 23 (Le enoteche regionali, le botteghe del vino o cantine comunali, i musei etnografico-enologici, le strade del vino) "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 12 maggio 1980, n. 37, è stabilita, per l'anno finanziario 1981, in 350 milioni ed è iscritta al capitolo n. 3755." Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 23 è approvato.
Art. 24 (Repressione delle frodi in materia di prodotti vinicoli) "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 13 maggio 1980, n. 39, è stabilita, per l'anno finanziario 1981, in 350 milioni ed è iscritta al capitolo n. 3780".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 24 è approvato.
Art. 25 (Trasferimento al 1981 di somme già impegnate in precedenti esercizi) "In relazione alla mancata accensione di mutui autorizzati negli esercizi precedenti, sono trasferite alla competenza del bilancio per l'anno finanziario 1981, nei capitoli a fianco di ciascuna indicati, le seguenti somme già impegnate nei precedenti esercizi, la cui copertura finanziaria era assicurata dai mutui medesimi: L. 1.553.265.600 al capitolo n. 2690 L. 1.901.647.000 al capitolo n. 2775 L. 600.000.000 al capitolo n. 2880 L 218.758.200 al capitolo n. 3410 L. 1.480.624.200 al capitolo n. 3460 L. 764.544.404 al capitolo n. 3480 L. 1.465.072.300 al capitolo n. 3560 L. 264.105.400 al capitolo n. 3650 L. 671.300.907 al capitolo n. 4240 L. 1.199.146.400 al capitolo n. 4250 L. 1.993.847.458 al capitolo n. 4260 L. 2.746.944.050 al capitolo n. 4270" Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 25 è approvato.
Art. 26 (Infrastruttura di trasporto del metano nel Comprensorio di Mondovì per l'area industriale attrezzata) "La spesa per gli interventi di cui alla legge regionale 24 aprile 1979, n. 20 è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 500 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5001".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 26 è approvato.
Art. 27 (Interventi a favore dei Comuni e dei Consorzi di Enti locali per la costituzione di aree industriali attrezzate) "La spesa per la concessione dei contributi di cui all'art. 1 della legge regionale 9 aprile 1975, n. 21, integrata dalla legge regionale 11 agosto 1978, n. 50, è determinata, per l'anno finanziario 1981, in L.
2.818.579.500, ed è iscritta al capitolo n. 5010.
La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 25 febbraio 1980, n. 9, è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 4.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5025." Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 27 è approvato.
Art. 28 (Contributi agli Istituti di Patronato e di Assistenza Sociale) "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 21 maggio 1975, n. 31, è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 350 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5070".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 28 è approvato.
Art. 29 (Interventi regionali in materia di migrazioni) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 6 luglio 1978, n. 42, è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 200 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5080".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 29 è approvato.
Art. 30 (Interventi per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato) "Per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 28 luglio 1978, n. 47 sono autorizzate per l'anno finanziario 1981, le seguenti spese: 400 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 13 (iscritti al capitolo n. 00) 500 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 15 (iscritti al capitolo n. 5150) 10 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 11 (iscritti al capitolo n. 5165) 30 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 12 (iscritti al capitolo n. 5170) 50 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 17 (iscritti al capitolo n. 5175) 200 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 4 (iscritti al capitolo n. 5193) 800 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 9 primo comma (iscritti al capitolo n. 5200) 713.000.300 per la concessione dei contributi di cui all'art. 9 secondo comma (iscritti al capitolo n. 5205)".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 30 è approvato.
Art. 31 (Costituzione di aree attrezzate per insediamenti artigiani) "La spesa per la concessione dei contributi in capitale di cui alla legge regionale 14 novembre 1979, n. 64 è determinata per l'anno finanziario 1981, in 2.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5285.
La spesa per le ricerche di cui all'art. 2 della legge regionale 14 novembre 1979, n. 64 è determinata per l'anno finanziario 1981, in 50 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5290".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 31 è approvato.
Art. 32 (Revisione degli Albi Provinciali delle Imprese Artigiane) "Le spese per la revisione degli Albi Provinciali delle Imprese Artigiane, di cui alla legge regionale 14 marzo 1980, n. 14, sono stabilite per l'anno finanziario 1981, in 200 milioni ed iscritte al capitolo n.5295".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 32 è approvato.
Art. 33 (Interventi per lo sviluppo della rete distributiva) "Le spese per la concessione dei contributi di cui all'art. 6, lettere a), b) e c) della legge regionale 4 giugno 1975, n. 47, sono determinate per l'anno finanziario 1981, rispettivamente in 10 milioni, 120 milioni e 5 milioni, e sono iscritte ai capitoli n. 5325, n. 5386, n. 5420.
La spesa per la realizzazione degli interventi di cui all'art. 6 lettera b), della legge regionale 4 giugno 1975, n. 47, è determinata per l'anno finanziario 1981, in 300 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5430".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 33 è approvato.
Art. 34 (Funzioni subdelegate in materia di distribuzione automatica di carburanti ad uso di auto trazione) "La spesa per l'esercizio delle funzioni subdelegate, di cui alla legge regionale 10 dicembre 1979, n. 69, è determinata per l'anno finanziario 1981, in 50 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5535".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 34 è approvato.
Art. 35 (Predisposizione del piano di settore dei mercati all'ingrosso) "La spesa per l'attuazione della normativa dei mercati all'ingrosso e l'applicazione del relativo piano di settore, di cui alla legge regionale 30 ottobre 1979, n. 62 è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 130 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5538".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 35 è approvato.
Art. 36 (Contributi per l'acquisto di scuolabus) "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 4 giugno 1975, n. 40, è determinata per l'anno finanziario 1981, in 800 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5640".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 36 è approvato.
Art. 37 (Intervento nel settore del trasporto pubblico di persone) "La spesa per la concessione dei contributi in capitale, per il rinnovo e potenziamento del materiale rotabile, di cui alla legge regionale 2 gennaio 1980, n. 1, è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 1.500 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5650.
La spesa per l a concessione dei contributi negli oneri di esercizio di autoservizi di linea, dì cui alla legge regionale 2 gennaio 1980, n. 1, è determinata per l'anno finanziario 1981, in L. 37.140.261.590 ed è iscritta al capitolo n. 5855.
La spesa per la concessione dei contributi di cui al Titolo VI della legge regionale 2 gennaio 1980, n. 1, è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 700 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5920".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 37 è approvato.
Art. 38 (Interventi per la realizzazione di infrastrutture per il trattamento delle merci e per l'interscambio fra sistemi di trasporto) "Per la concessione dei contributi in capitale di cui alla legge regionale 6 marzo 1980, n. 11, per l'anno finanziario 1981, è stabilita la spesa di 2.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5680".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 38 è approvato.
Art. 39 (Formazione dei piani comprensoriali di trasporto e per la redazione dei programmi d'esercizio) "Le spese di cui agli artt. 14 e 20 della legge regionale 22 agosto 1977, n. 44, sono determinate, per l'anno finanziario 1981, in L.
886.400.000, 40 milioni, 60 milioni e 1.000 milioni e sono rispettivamente iscritte ai capitoli n. 5810, n. 5820, n. 5830 e n. 5875".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 39 è approvato.
Art. 40 (Albi provinciali degli autotrasportatori di merci) "Gli oneri derivanti dall'applicazione della legge regionale 5 giugno 1978, n. 30 sono stabiliti, per l'anno finanziario 1981, in 150 milioni e sono iscritti al capitolo n. 5935".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 40 è approvato.
Art. 41 (Museo Ferroviario Piemontese) "Il contributo per il funzionamento del Museo Ferroviario Piemontese istituito ai sensi della legge regionale 26 luglio 1978, n. 45, è determinato, per l'anno finanziario 1981, in 25 milioni ed è iscritto al capitolo n. 5940".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 41 è approvato.
Art. 42 (Contributi per lo sgombero della neve) "La spesa per la concessione dei contributi di cui all'art. 6, lettera b), della legge regionale 4 settembre 1979, n. 59, è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 100 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5840".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 42 è approvato.
Art. 43 (Interventi per l'esecuzione di opere pubbliche ai sensi della legge regionale 16 maggio 1975, n. 28) " Le spese per la concessione alle Province dei contributi di cui all'art. 2 (manutenzione ordinaria strade) è determinata per l'anno finanziario 1981 in 1.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 6000.
Le spese per la concessione dei contributi in capitale di cui all'art.
2, n. 3 e n. 4 (costruzione e sistemazione strade) sono determinate per l'anno finanziario 1981, in 800 milioni, 800 milioni, 1.300 milioni e 650 milioni e sono iscritte ai capitoli n. - 6010, n. 6015, n. 6020 e n. 6025.
La spesa per la concessione dei contributi in conto interessi di cui all'art. 3, lettera a) (costruzione e sistemazione strade) è determinata per l'anno finanziario 1981 in 200 milioni ed è iscritta al capitolo n.
6075.
La spesa per la concessione dei contributi in conto interesse di cui all'art. 3, lettera g) (costruzione, completamento e adeguamento delle opere occorrente per il rifornimento di energia elettrica) è determinata per l'anno finanziario 1981, in 50 milioni ed è iscritta al capitolo n.
6240.
La spesa per la concessione dei contributi in capitale di cui all'art.
2, n. 1 e 2 (costruzione, ricostruzione, ampliamento e potenziamento acquedotti e fognature) è determinata per l'anno finanziario 1981 in 8.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7260.
La spesa per la concessione dei contributi in conto interessi di cui all'art. 3, primo comma, lettera c) (costruzione, sistemazione o ampliamento di cimiteri, mattatoi, ambulatori ed altri presidi sanitari) è determinata per l'anno finanziario 1981 in 150 milioni ed è iscritta al capitolo n. 11138".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 43 è approvato.
Art. 44 (Trasferimento al 1981 di somme già impegnate in precedenti esercizi) "In relazione alla mancata accensione di mutui autorizzati negli esercizi precedenti, sono trasferite alla competenza del bilancio per l'anno finanziario 1981, nei capitoli a fianco di ciascuna indicati, le seguenti somme già impegnate nei precedenti esercizi, la cui copertura finanziaria era assicurata dai mutui medesimi: L. 2.121.483.930 al capitolo n. 5300 L. 2.164.340.916 al capitolo n. 5305 L. 572.597.000 al capitolo n. 5925 L. 2.611.260.786 al capitolo n. 6010 L. 1.516.359.857 al capitolo n. 6020 L. 784.248.269 al capitolo n. 6025" Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 44 è approvato .
Art. 45 (Piani di coordinamento territoriale) "La spesa per la predisposizione dei piani di coordinamento territoriale di cui ill'art. 80 della legge regionale 5 dicembre 1977, n.
56 è stabilita per l'anno finanziario 1981 in 480 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7050".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 45 è approvato.
Art. 46 (Contributi per la formazione di strumenti urbanistici) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 23 maggio 1975, n. 34, modificata dalla legge regionale 7 giugno 1976, n.
31 è determinata per l'anno finanziario 1981 in 1.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7140".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 46 è approvato.
Art. 47 (Funzionamento del Comitato Urbanistico Regionale) "La spesa di cui alla legge regionale 19 dicembre 1978, n. 77, è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 100 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7160".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 47 è approvato.
Art. 48 (Interventi per l'edilizia residenziale agevolata) "Per l'attuazione della legge regionale 14 aprile 1980, n. 21 è autorizzata, per l'anno finanziario 1981, la spesa complessiva di 3.046 milioni, iscritta per 340 milioni al capitolo n. 7710, per 1.500 milioni al capitolo n. 7720, per 200 milioni al capitolo n. 7730, per 906 milioni al capitolo n. 7735 e per 100 milioni al capitolo n. 7740".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 48 è approvato.
Art. 49 (Interventi per l'edilizia scolastica minore) "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 12 giugno 1978, n. 31, è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 3.200 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7800".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 49 è approvato.
Art. 50 (Contributo all'Azienda Regionale per la gestione della tenuta "La Mandria") "La spesa per la concessione del contributo di cui all'art. 12 della legge regionale 25 giugno 1976, n. 32 è stabilita, per l'anno finanziario 1981, in 600 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7920".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 50 è approvato.
Art. 51 (Interventi per i parchi e le riserve naturali) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 17 agosto 1977, n. 42 è stabilita, per l'anno finanziario 1981, in 500 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7930.
La spesa per l'attuazione della legge regionale 20 marzo 1978, n. 14 (istituzione del Parco Naturale dell'Alpe Veglia) è stabilita per l'anno finanziario 1981 in 150 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7940.
La spesa per la gestione della riserva naturale speciale del Bosco del Vaj è stabilita per l'anno finanziario 1981, in 30 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7950.
La spesa per la gestione del parco naturale della Valle del Ticino è stabilita per l'anno finanziario 1981, in 300 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7960.
La spesa per la gestione del parco regionale 'La Mandria' è stabilita per l'anno finanziario 1981 in 300 milioni ed è iscritta al capitolo n.
7970.
La spesa per la gestione del parco naturale delle Lame del Sesia e delle riserve naturali speciali dell'Isolone di Oldenico e della Garzaia di Villarboit è stabilita per l'anno finanziario 1981 in 80 milioni ed è iscritta ai capitolo n, 7980.
La spesa per la gestione del parco naturale dell'Alta Valle Pesio è stabilita, per l'anno finanziario 1981, in 150 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7990.
La spesa per la gestione del parco naturale Alta Val Sesia è stabilita per l'anno finanziario 1981, in 100 milioni ed è iscritta al capitolo n.
8010.
La spesa per la gestione del parco naturale della Garzaia di Valenza è stabilita, per l'anno finanziario 1981, in 70 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8020.
La spesa per la gestione del parco naturale di Rocchetta Tanaro è stabilita, per l'anno finanziario 1981, in 25 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8025.
La spesa per la gestione del parco naturale dell'Argentera è stabilita per l'anno finanziario 1981, in 220 milioni ed è iscritta al capitolo n.
8050.
La spesa per la gestione della riserva naturale speciale dell'Orrido e stazione di Leccio di Chianocco è stabilita, per l'anno finanziario 1981 in 30 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8085.
La spesa per la gestione della riserva naturale speciale del Sacro Monte di Orta è stabilita, per l'anno finanziario 1981, in 50 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8120.
La spesa per la gestione del Parco Naturale della Rocca di Cavour è stabilita, per l'anno finanziario 1981, in 30 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8148.
La spesa per la gestione del Parco Naturale del Sacro Monte di Crea è stabilita, per l'anno finanziario 1981, in 30 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8180.
La spesa per la gestione del Parco Naturale della Val Troncea è stabilita, per l'anno finanziario 1981, in 20 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8185.
La spesa per la gestione della riserva naturale speciale del Parco Burcina è stabilita, per l'anno finanziario 1981, in 100 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8190.
La spesa per la gestione della riserva naturale speciale del Sacro Monte di Varallo è stabilita, per l'anno finanziario 1981, in 50 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8195".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 51 è approvato.
Art. 52 (Interventi per la promozione della domanda turistica) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 26 giugno 1979, n. 35, è determinata per l'anno finanziario 1981, in 1.500 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8230".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 52 è approvato.
Art. 53 (Contributi per l'incentivazione turistico-ricettiva) "Le spese per la concessione dei contributi di cui all'art. 3, lettera c), lettera d), lettera e), lettera a), lettera b), della legge regionale 31 agosto 1979, n. 56, sono determinate, per l'anno finanziario 1981, in 1.500 milioni, 900 milioni, 40 milioni, 300 milioni, 30 milioni e sono rispettivamente iscritte ai capitoli n. 8370, n. 8380, n. 8400, n. 8435 e n. 8450".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 53 è approvato.
Art. 54 (Interventi per il turismo alpino e speleologico) " La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 30 maggio 1980, n. 67, è stabilita, per l'anno finanziario 1981 in L. 467.500.000 ed è iscritta ai capitoli n. 8510, n. 8520, n. 8530 e n.
8540, nella rispettiva misura di 100 milioni, L. - 77.500.000, 250 milioni e 40 milioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 54 è approvato.
Art. 55 (Contributi per il completamento e il recupero di impianti sportivi) "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 10 marzo 1979, n, l 0, è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 1.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8610".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 55 è approvato.
Art. 56 Contributi per l'allestimento di aree per il tempo libero) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 22 malti() 1980, n. 56, è stabilita, per l'anno finanziario 1981, in 500 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8620".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 56 è approvato.
Art. 57 (Contributi per l'incentivazione dell'attività degli Enti di promozione sportiva) "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 1° marzo 1979, n. 9 è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 300 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8680".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 57 è approvato.
Art. 58 (Contributi per la programmazione sportiva) "La spesa per la concessione dei contributi di cui al Titolo II della legge regionale 1° marzo 1979, n. 10, per l'anno finanziario 1981, è determinata in 500 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8690".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 58 è approvato.
Art. 59 (Interventi per la sistemazione di bacini montani e opere idraulico forestali) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 19 novembre 1975, n. 54. è determinata per l'anno finanziario 1981, in 14.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8900".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 59 è approvato.
Art. 60 (Disciplina degli scarichi delle attività produttive) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 8 novembre 1974, n. 32, è determinata per l'anno finanziario 1981 in 550 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8950".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 60 è approvato.
Art. 61 (Provvidenze speciali per il risanamento delle acque) "La spesa per la concessione dei contributi in capitale di cui all'art.
2 della legge regionale 29 aprile 1975, n. 23, modificata con la legge regionale 10 marzo 1979, n. 22 è determinata per l'anno finanziario 1981 in 2.500 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8960".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 61 è approvato.
Art. 62 (Interventi per lo smaltimento dei rifiuti solidi) "La spesa per la concessione dei contributi in conto capitale di cui all'art. 3, secondo comma, della legge regionale 4 giugno 1975, n. 46, è determinata per l'anno finanziario 1981 in 600 milioni ed è iscritta al capitolo n. 9100.
La spesa per la concessione dei contributi in capitale di cui all'art.
2, lettera a), della legge regionale 5 giugno 1979, n. 28 è determinata per l'anno finanziario 1981, in 300 milioni ed è iscritta al capitolo n.
9130.
La spesa relativa alla concessione dei contributi per l'integrazione dei costi annui di gestione, di cui all'art. 2, lettera b), della legge regionale 5 giugno 1979, n. 28, è determinata, per l'anno finanziario 1981 in 150 milioni ed è iscritta al capitolo n. 9140".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 62 è approvato.
Art. 63 (Prevenzione e controllo dell'inquinamento atmosferico e acustico) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 21 agosto 1978, n. 52, è determinata per l'anno finanziario 1981 in 350 milioni ed è iscritta al capitolo n. 9150".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 63 è approvato.
Art. 64 (Conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 6 novembre 1978; n. 68, è determinata per l'anno finanziario 1981 in 440 milioni ed è iscritta per 300 milioni al capitolo n. 9170 e per 140 milioni al capitolo n. 9180".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 64 è approvato.
Art. 65 (Interventi per la tutela del patrimonio speleologico) "La spesa per gli interventi di cui alla legge regionale 30 maggio 1980, n. 69, è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 30 milioni ed è iscritta al capitolo n. 9290".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 65 è approvato.
Art. 66 (Pronto intervento) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui all'art. 2, lettere a), b) e d) della legge regionale 29 giugno 1978, n. 38, è determinata per l'anno finanziario 1981 in 6.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 9300.
La spesa per la concessione dei contributi di cui all'art. 2, lettera c), della legge regionale 29 giugno 1978, n. 38, è determinata per l'anno finanziario 1981 in 450 milioni ed è iscritta al capitolo n. 9600".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 66 è approvato.
Art. 67 (Trasferimento al 1981 di somme già impegnate in precedenti esercizi) "In relazione alla mancata accensione di mutui autorizzati negli esercizi precedenti, sono trasferite alla competenza del bilancio per l'anno finanziario 1981, nei capitoli a fianco di ciascuna indicati, le seguenti somme già impegnate nei precedenti esercizi, la cui copertura finanziaria era assicurata dai mutui medesimi: L. 1.839.241.832 al capitolo n. 7110 L. 1.954.178.620 al capitolo n. 7260 L. 628.653.074 al capitolo n. 7590 L. 1.915.643.000 al capitolo n. 7800 L. 694.756.854 al capitolo n. 8350 L. 1.133.942.450 al capitolo n. 8370 L. 1.076.418.082 al capitolo n. 8600 L. 1.834.148.501 al capitolo n. 8610 L. 775.688.227 al capitolo n. 8900 L. 6.699.755.377 al capitolo n. 8960 L. 7.289.881.453 al capitolo n. 8970 L. 1.776.316.424 al capitolo n. 9100 L. 1.236.611.000 al capitolo n. 9119" Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 67 è approvato.
Art. 68 (Riorganizzazione e gestione dei servizi socio-sanitari) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 8 agosto 1977, n. 39, è stabilita per l'anno finanziario 1981 in 4.000 milioni ed è iscritta ai capitoli n. 10180 e n. 10405, nella rispettiva misura di 1.000 milioni e di 3.000 milioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 68 è approvato.
Art. 69 (Interventi per la promozione dell'assistenza domiciliare agli anziani agli inabili ed ai minori, nonché per il funzionamento di centri d'incontro) "Le spese per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 4 maggio 1976, n. 19, sono determinate per l'anno finanziario 1981, in 2.250 milioni e sono iscritte ai capitoli n. 10140 e n. 10150, nella rispettiva misura di 2.000 milioni e 250 milioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 69 è approvato.
Art. 70 (Fondo di solidarietà Roberto Crescenzio Emanuele Jurilli e Carmine Civitate) "La spesa per gli interventi previsti dall'art. 1 della legge regionale 22 agosto 1979, n. 46, è stabilita per l'anno finanziario 1981, in 10 milioni ed è iscritta al capitolo n. 10836".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 70 è approvato.
Art. 71 (Trasferimento al 1981 di somme già impegnate in precedenti esercizi) "In relazione alla mancata accensione di mutui autorizzati negli esercizi precedenti, è trasferita alla competenza del bilancio per l'anno finanziario 1981, nel capitolo n. 10110, la somma di L. 6.245.83 9.467, già impegnata nei precedenti esercizi, la cui copertura finanziaria era assicurata dai mutui medesimi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 71 è approvato.
Art. 72 (Interventi per la formazione, sperimentazione e ricerca fra i settori tessili e meccano tessili) "Ai fini dell'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 12 giugno 1978, n. 33, è autorizzata, per l'anno finanziario 1981 l'ulteriore spesa di 330 milioni che è iscritta al capitolo n. 11400".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 72 è approvato.
Art. 73 (Attività ed interventi di formazione professionale) "Le spese per l'attuazione delle attività e degli interventi di cui alla legge regionale 25 febbraio 1980, n. 8, sono stabilite, per l'anno finanziario 1981, in 13.900 milioni e somme iscritte ai capitoli n. 11500 n. 11505, n. 11510, n. 11520, n. 11550, n. 11590, n. 11615 e n. 11630 nella rispettiva misura di 1.200 milioni, 1.500 milioni, 400 milioni, 600 milioni, 7.450 milioni, 2.300 milioni, 400 milioni, 50 Milioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 73 è approvato.
Art. 74 (Formazione professionale degli operatori degli asili-nido) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui all'art. 17 della legge regionale 15 gennaio 1973, n. 3, è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 100 milioni ed è iscritta al capitolo n. 11600".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 74 è approvato.
Art. 75 (Insegnamento dello sci in Piemonte) "La spesa per gli interventi di cui all'art. 15 della legge regionale 13 agosto 1979, n. 41, è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 150 milioni ed è iscritta al capitolo n. 11620".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 75 è approvato.
Art. 76 (Museo Regionale di Scienze Naturali) "Le spese per l'attuazione della legge regionale 29 giugno 1978, n. 37 sono determinate per l'anno finanziario 1981, in 3.050 milioni e sono iscritte ai capitoli n. 11665, n. 11690 e n. 11695, nella rispettiva misura di 300 milioni, 2250 milioni, 500 milioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 76 è approvato.
Art. 77 (Promozione delle attività del teatro di prosa) "Le spese per l'attuazione della legge regionale 30 maggio 1980, n. 68 sono determinate, per l'anno finanziario 1981, in 2.500 milioni e sono iscritte ai capitoli n. 11710, n. 11715 e n. 11720, nella rispettiva misura di 500 milioni, 700 milioni e 1.300 milioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 77 è approvato.
Art. 78 (Interventi per la realizzazione del servizio di lettura) "La spesa per l'attuazione della legge regionale 1° aprile 1980, n. 19 è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 800 milioni ed è iscritta al capitolo n. 11740".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 78 è approvato.
Art. 79 (Promozione della tutela e dello sviluppo delle attività e dei beni culturali) "Le spese per l'attuazione degli interventi di cui alle leggi regionali 28 agosto 1978, n. 58 e 19 dicembre 1978, n. 78, sono determinate, per l'anno finanziario 1981, in 7.400 milioni e sono iscritte ai capitoli n.
11755, n. 11765, n. 11785 e n. 11795 nella rispettiva misura di 2.500 milioni, di 750 milioni, di 1.150 milioni e di 3.000 milioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 79 è approvato.
Art. 80 (Contributo all'Ente autonomo Teatro Regio di Torino) "Le spese per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 25 febbraio 1980, n. 10, sono determinate, per l'anno finanziario 1981, in 1.400 milioni e sono iscritte ai capitoli n. 11845, n. 11850 e n. 11855 nella rispettiva misura di 1.000 milioni, di 350 milioni e di 50 milioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 80 è approvato.
Art. 81 (Contributi agli istituti Storici della Resistenza in Piemonte e all'Archivio Nazionale cinematografico della Resistenza in Torino) "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 22 aprile 1980, n. 28, è determinata, per l'anno finanziario 1981, in 210 milioni ed è iscritta al capitolo n. 11860".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 81 è approvato.
Art. 82 (Contributo alla fondazione Architetto Enrico Monti) "Il contributo di cui alla legge regionale 13 maggio 1980, n. 43, è determinato, per l'anno finanziario 1981, in 20 milioni ed è iscritto al capitolo n. 11895".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 82 è approvato.
Art. 83 (Contributi al Museo di Arti e Culture extraeuropee di Biella) "I contributi di cui alla legge regionale 22 maggio 1980, n. 57, sono determinati per l'anno finanziario 1981, in 10 milioni e sono iscritti al capitolo n. 11897".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 83 è approvato.
Art. 84 (Limiti d'impegno autorizzati ai sensi di precedenti leggi regionali la cui decorrenza è trasferita all'esercizio finanziario 1981) "Al fine di consentire l'osservanza delle disposizioni di cui all'art.
24, primo comma, della legge regionale 14 marzo 1978, n. 12, la decorrenza di limiti d'impegno autorizzati ai sensi di precedenti leggi regionali è trasferita all'esercizio finanziario 1981, nell'ammontare iscritto ai seguenti capitoli: 2890 - 2896 - 2907 - 2965 - 4295 - 4345 - 4355 - 4422 4458 - 4518 - 4343 - 5260 - 5660 - 5845 - 6040 - 6065 - 6070 - 6080 - 6150 6180 - 6220 - 6230 - 7320 - 7360 - 7405 - 7440 - 7450 - 7490 - 7530 7540 - 7550 - 7650 - 8295 - 8963 - 9010 - 9035 - 9240 - 9310 - 9320 - 9385 9400 - 10200 - 10240 - 10260 - 11010 - 11030 - 11070 - 11090 - 11103 11120 - 11135 - 11940 - 10220".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 84 è approvato.
Art. 85 (Annualità pregresse) "Al fine di consentire il pagamento di rate di ammortamento riferite ai limiti d'impegno trasferiti ai sensi del precedente articolo, nel bilancio per l'anno finanziario 1981, sono iscritti i seguenti capitoli: 5180 - 6031 - 6060 - 6069 - 6145 - 6175 6215 - 7315 - 7355 - 7391 7435 - 7485 7525 - 7537 - 9317 - 9380 - 9395 - 10205 - 10245 - 11015 11040 - 11075 - 11100 11125 - 11935 - 10230".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 85 è approvato.
Art. 86 (Utilizzo dell'avanzo finanziario presunto alla chiusura dell'esercizio 1980) "L'avanzo finanziario presunto alla chiusura dell'esercizio 1980 ed applicato al bilancio di previsione per l'anno 1981, nell'ammontare di L.
157.880.498.739, è utilizzato per la copertura delle spese iscritte ai seguenti capitoli: 590 (per la quota di L. 3.841.537.544) - 2525 - 2530 - 2550 - 2565 2575 - 2584 - 2589 - 2594 - 2599 - 2610 - 2651 - 2652 - 2690 (per la quota di 400 milioni) - 2753 - 2780 - 2799 - 2829 - 2840 - 2855 - 2860 2976 3150 - 3155 - 3214 - 3255 - 3330 - 3340 - 3345 - 3365 - 3370 - 3423 - 3469 3480 (per la quota di 600 milioni) - 3509 - 3540 - 3650 (per la quota di 769 milioni) - 3655 - 3685 - 3695 - 3710 - 3759 - 3770 - 3793 - 3798 - 3835 3860 - 3880 - 3910 - 3920 - 3930 - 3950 - 3975 - 3981 - 4013 - 4015 4050 - 4075 - 4080 - 4090 - 4115 - 4123 - 4126 - 4135 - 4138 - 4155 - 4195 4207 - 4209 - 4225 - 5053 - 5559 - 5849 - 5930 - 5932 - 6010 (per la quota di 500 milioni) - 6020 (per la quota di 1.300 milioni) - 7260 (per la quota di 4.000 milioni) - 7620 - 7680 - 7700 - 7745 - 7755 - 9255 - 9425 9445 - 9455 - 9530 - 10045 - 10065 - 10100 - 10105 - 10445 - 10460 - 10480 - - 10495 - 10525 - 10540 - 10580 - 10730 - 10740 - 10770 - 10980 - 11153 - 11566 - 11611 - 11641 - 11642 - 12500 (per la quota di 5.000 milioni)".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 86 è approvato.
Art. 87 (Bilancio degli Enti dipendenti) "Sono approvati i bilanci di previsione per l'anno finanziario 1981 allegati alla presente legge dell'Azienda Regionale per la tenuta 'La Mandria' e dell'Ente Regionale di Sviluppo Agricolo per il Piemonte".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 87 è approvato.
Passiamo ora alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita - Interventi fondiari

Esame progetto di legge n. 70: "Disposizioni finanziarie concernenti autorizzazioni di spesa per gli esercizi 1982 e 1983, nonché modifiche alla normativa contabile di leggi di settore e devoluzione di quote di assegnazioni statali nell'area di intervento agricoltura"


PRESIDENTE

Pongo ora ai voti con le medesime modalità precedenti il progetto di legge n. 70: "Disposizioni finanziarie concernenti autorizzazioni di spesa per gli esercizi 1982 e 1983, nonché modifiche alla normativa contabile di leggi di settore e devoluzione, di quote di assegnazioni statali nell'area di intervento agricoltura".
Art. 1 (Interventi in materia di agricoltura e foreste) "Nel biennio 1982-1983, per gli interventi di cui alla legge regionale 12 ottobre 1978, n. 63 sono autorizzate le seguenti spese: a) concessione di contributi negli interessi su mutui per l'acquisto la costruzione, l'ampliamento e l'ammodernamento di strutture per l'allevamento zootecnico.
(Articolo 14) L. 1.600.000.000 per l'anno 1982 L. 2.700.000.000 per l'anno 1983 (Capitolo n. 2680).
b) Concessione di contributi negli interessi su mutui per strutture collettive di allevamento, ecc.
(Articoli 14 e 39, lettera a) L. 500.000.000 per l'anno 1982 L. 500.000.000 per l'anno 1983 (Capitolo n. 2720).
c) Contributi negli interessi su mutui per la sostituzione di colture frutticole, il reimpianto di vigneti, l'acquisto e l'impianto di strutture ed attrezzature stabili per le colture floricole poliennali.
(Articolo 18) L. 200.000.000 per l'anno 1982 L. 300.000.000 per l'anno 1983 (Capitolo n. 3020).
d) Contributi negli interessi su mutui, per l'acquisto, la realizzazione, l'ampliamento e l'ammodernamento di strutture ed attrezzature per la raccolta, la lavorazione, la trasformazione, la conservazione e la commercializzazione dei prodotti vegetali.
(Articolo 39, lettere b) e c) L. 400.000.000 per l'anno 1982 L. 450.000.000 per l'anno 1983 (Capitolo n. 3140).
e) Contributi negli interessi su mutui, per la ricerca, la raccolta e la distribuzione di acque a scopo irriguo, per l'acquisto delle relative attrezzature e per la realizzazione o la sistemazione di laghetti artificiali e per la sistemazione idraulico-agraria del suolo.
(Articolo 30) L. 200.000.000 per l'anno 1982 L. 300.000.000 per l'anno 1983 (Capitolo n. 3450).
f) Contributi negli interessi su mutui, per la formazione l'ampliamento e l'arrotondamento delle aziende diretto-coltivatrici nelle zone collinari e montane.
(Articolo 33) L. 280.000.000 con decorrenza dal 1982 (capitolo n. 3555) L. 380.000.000 con decorrenza dal 1983 (capitolo di nuova istituzione n. 3556).
g) Contributi negli interessi su mutui, per il recupero, la ristrutturazione, il risanamento di fabbricati ad uso di abitazioni, nonch per la costruzione di nuovi fabbricati ad uso di abitazione, ecc.
L. 250.000.000 per l'anno 1982 L. 500.000.000 per l'anno 1983 (Capitolo n. 3586) h) Contributi negli interessi su mutui, per la realizzazione e la sistemazione di strade interpoderali e vicinali, di acquedotti e di elettrodotti rurali.
(Articolo 36) L. 400.000.000 per l'anno 1982 L. 500.000.000 per l'anno 1983 (Capitolo n. 3630)".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Interventi in materia di artigianato) "Per l'anno 1982 ai fini dell'attuazione degli interventi di cui agli artt. 4 e 21 della legge regionale 28 luglio 1978, n. 47 è autorizzata la spesa di 400 milioni, relativa alla concessione di contributi in conto interessi per finanziamenti decennali o quinquennali relativi all'ammodernamento e al miglioramento della produttività delle imprese artigiane (Capitolo di nuova istituzione n. 5194)".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Interventi in materia di opere pubbliche) "Con decorrenza dall'anno 1982 per gli interventi di cui alla legge regionale 16 maggio 1975 n. 28 sono autorizzate le seguenti spese: a) contributi costanti trentacinquennali per la costruzione, la ricostruzione, l'ampliamento ed il potenziamento degli acquedotti, delle fognature, compresi gli impianti di depurazione.
(Articolo 2, n. 1 e n. 2) L. 1.50.000.000 (capitolo di nuova istituzione n. 7458).
b) Contributi in interesse per la costruzione o l'ampliamento, il consolidamento, la ristrutturazione e la sistemazione di sedi municipali.
(Articolo 3, lettera d) L. 300.000.000 (capitolo di nuova istituzione n. 7542).
c) Contributi costanti trentacinquennali per la costruzione l'ampliamento e la ristrutturazione di case albergo, ecc.
(Articolo 3, terzo confina) L. 1.750.000.000 (capitolo di nuova istituzione n. 10720).
d) Contributi costanti trentacinquennali per la costruzione, la manutenzione o l'ampliamento di cimiteri (esclusa la costruzione e la manutenzione di loculi), di mattatoi e di altre opere igieniche, di ambulatori e di altri presidi sanitari.
(Articolo 3, lettera c) L. 250.000.000 (capitolo di nuova istituzione n. 11140).
e) Contributi costanti trentacinquennali per la costruzione l'ampliamento ed il completamento di opere sanitarie ospedaliere.
(Articolo 3, quarto comma) L. 500.000.000 (capitolo di nuova istituzione n. 11170).
f) Contributi costanti trentacinquennali a Comuni, loro Consorzi e Comunità montane, nella spesa per la costruzione, il completamento e la sistemazione di strade comunali.
(Articolo 2, n. 3) L. 1.000.000.000 (capitolo di nuova istituzione n. 6078".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Interventi in materia di edilizia residenziale) "Con decorrenza dall'anno 1982, per gli interventi di cui alla legge regionale 17 maggio 1976, n. 28 e successive modificazioni e integrazioni sono autorizzate le seguenti spese: a) contributi in annualità per l'integrazione di finanziamenti già concessi per la realizzazione di programmi di edilizia abitativa.
L. 1.040.000.000 (capitolo di nuova istituzione n. 7722).
b) Contributi quinquennali oltre il periodo di preammortamento per agevolare la realizzazione di programmi di edilizia abitativa.
L. 2.000.000.000 (capitolo di nuova istituzione n. 7736).
c) Contributi ventennali per agevolare la realizzazione di programmi di edilizia abitativa.
L. 100.000.000 (capitolo di nuova istituzione n. 7742)".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Interventi per lo sviluppo del turismo e dell'industria alberghiera) "Con decorrenza dal 1982, per gli interventi di cui alla legge regionale 31 agosto 1979, n. 56, sono autorizzate le seguenti spese: a) contributi costanti di durata non superiore a 15 anni in relazione a mutui per la realizzazione ed il miglioramento di strutture ricettive e di impianti complementari all'attività turistica.
(Articolo 3, lettera a) L. 900.000.000 (capitolo di nuova istituzione n. 8437).
b) Contributi costanti della durata massima di 10 anni nelle spese di ristrutturazione e adattamento di immobili rurali a scopo turistico ricettivo.
(Articolo 3, lettera b) L. 10.000.000 (capitolo di nuova istituzione n. 8465)".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Interventi per le calamità naturali) "Con decorrenza dal 1982, per gli interventi di cui all'art. 2, lettera c), della legge regionale 29 giugno 1978, n. 38, è autorizzata la spesa di 3.000 milioni per la concessione di contributi in annualità per sopperire alle necessità derivanti da eventi alluvionali (capitolo di nuova istituzione n. 9610)".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Trasferimento al 1982 di quote di limiti d'impegno iscritti nel bilancio per l'anno finanziario 1980) "E' autorizzato il trasferimento all'anno 1982 della decorrenza di quote di limiti d'impegno iscritti nello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1980 nell'ammontare ed ai capitoli di seguito indicati: L. 100.000.000 al capitolo n. 5525 L. 1.000.000.000 al capitolo n. 6065 L. 100.000.000 al capitolo n. 6235 L. 4.300.000.000 al capitolo n. 7455 L. 1.400.000.000 al capitolo n. 7555 L. 600.000.000 al capitolo n. 8433 L. 3.286.311.000 al capitolo n. 8964 L. 1.100.000.000 al capitolo n. 9313 L. 1.500.000.000 al capitolo n. 9325 L. 200.000.000 al capitolo n. 10243 L. 100.000.000 al capitolo n. 10265" Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Diritto allo studio nell'ambito universitario) "Il secondo comma dell'art. 16 della legge regionale 17 dicembre 1980 n. 84 è sostituito dal seguente: A decorrere dall'anno finanziario 1981 negli stati di previsione della spesa del bilancio saranno istituiti i seguenti capitoli: Capitolo n. 11960 'Contributi agli enti delegati per l'esercizio delle funzioni in materia di diritto allo studio nell'ambito universitario'.
Capitolo n. 11970 'Spese per la realizzazione, l'ampliamento, la ristrutturazione e l'ammodernamento nonché per l'arredamento di strutture idonee all'espletamento dei servizi per il diritto allo studio nell'ambito universitario'.
Capitolo n. 11980 'Spese per l'organizzazione di seminari e convegni per pubblicazioni ed attività di carattere culturale, ricreative e turistiche di supporto all'attuazione del diritto allo studio nell'ambito universitario anche in collaborazione con Comuni ed enti'.
La somma complessiva di L. 9.183.776.000, iscritta al capitolo n. 197 dello stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 1981, è iscritta ai capitoli n. 11960, n. 11970 e n. 11980 dello stato di previsione della spesa per lo stesso anno, in termini di competenza e di cassa, nella rispettiva misura di L. 7.683.776.000, L. 1.000.000.000 e L.
500.000.000.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio" Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Devoluzione di quote delle somme assegnate ai sensi della legge 9 maggio 1975, n. 153) "Le somme assegnate alla Regione ai sensi degli artt. 30 e 41 della legge 9 maggio 1975, n. 153 ed iscritte nello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1981 rispettivamente al capitolo n. 4207, nella misura di 315 milioni in termini di competenza e di 200 milioni in termini di cassa, ed al capitolo n. 3710, nella misura di 5.213 milioni in termini di competenza e di 4.000 milioni in termini di cassa non utilizzate per gli scopi precisati dalla legge 9 maggio 1975, n. 153 per carenza di domande, sono devolute come di seguito indicato: 1) per gli interventi di cui all'art. 29 della legge 9 maggio 1975, n.
153 ed iscritte al capitolo n. 2520 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1981, nella misura di 3.000 milioni in termini di competenza e di 1.700 milioni in termini di cassa 2) per gli interventi di cui all'art. 54 della legge 9 maggio 1975, n.
153 ed iscritte al capitolo n. 4206 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1981, nella misura di 117 milioni in termini di competenza e di 89 milioni in termini di cassa 3) per gli interventi di cui all'art. 15, lettera b), della legge 10 maggio 1976, n. 352 ed iscritte al capitolo n. 3700 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1981, nella misura di 2.211 milioni in termini di competenza e di cassa 4) per gli interventi di cui all'art. 4 della legge 10 maggio 1976, n.
352 ed iscritte al capitolo n. 3690 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1981, nella misura di 200 milioni in termini di competenza e di cassa.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Trasferimento dei limiti di impegno autorizzati ai sensi della legge 9 maggio 1975, n. 153 e della legge 10 maggio 1976, n. 352) "La decorrenza dei limiti di impegno autorizzati ai sensi dell'art. 18 della legge 9 maggio 1975, n. 153 e dell'art. 10, lettera a), della legge 10 maggio 1976, n. 352, è trasferita all'esercizio finanziario 1982.
Sono conseguentemente ridotti gli stanziamenti dei seguenti capitoli del bilancio di previsione per l'anno 1981 e per gli importi rispettivamente in termini di competenza e di cassa, a fianco di ciascuno indicati: capitolo n. 2550 L. 1.020.000.000 e L. 200.000.000 capitolo n. 2565 L. 1.235.000.000 e L. 150.000.000 capitolo n. 2575 L. 1.544.250.000 e L. 160.000.000 capitolo n. 2584 L. 3.088.000.000 e L. 450.000.000 capitolo n. 2589 L. 104.685.000 e L. 40.000.000 capitolo n. 2594 L. 198.903.000 e L. 90.000.000 capitolo n. 2599 L. 279.668.000 e L. 135.000.000 capitolo n. 2610 L. 172.164.000 e L. 20.000.000 Totale L.7.642.670.000 e L.1.245.000.000 Le somme di cui al precedente comma saranno iscritte in appositi capitoli dello stato di previsione dalla spesa del bilancio per l'anno finanziario 1982.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni al bilancio per l'anno 1981".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Utilizzo delle disponibilità derivanti dal trasferimento delle somme di cui al precedente articolo) "Le disponibilità derivanti dalle riduzioni di cui all'articolo precedente vengono utilizzate quale incremento degli stanziamenti dei seguenti capitoli dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1981, nell'ammontare in termini di competenza e di cassa, rispettivamente a fianco di ciascuno indicato: capitolo n. 2690 L. 1.000.000.000 e L. 300.000.000 capitolo n. 2735 L. 3.142.670.000 e L. 400.000.000 capitolo n. 3030 L. 500.000.000 e L. 145.000.000 capitolo n. 3220 L. 1.000.000.000 e L. 200.000.000 capitolo n. 3480 L. 1.000.000.000 e L. 100.000.000 capitolo n. 3560 L. 1.000.000.000 e L. 100.000.000 Totale L.7.642.670.000 e L.1.245.000.000 Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Art. 12 (Utilizzazione dell'assegnazione disposta per gli esercizi 1979 e 1980 quale reintegrazione delle spese già erogate alle Associazioni Provinciali Allevatori) "In applicazione dell'art. 21, terzo comma, della legge 19 maggio 1976 n. 335, la somma di L. 2.341.000.000, assegnata dal Ministero Agricoltura e Foreste per la concessione di contributi alle Associazioni Provinciali degli Allevatori per la tenuta dei libri genealogici e per l'effettuazione dei controlli funzionali del bestiame, relativa agli esercizi 1979 e 1980 ed iscritta in termini di competenza e di cassa al capitolo n. 2800 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1981, è utilizzata ai fini dell'aumento degli stanziamenti dei seguenti capitoli dello stato di previsione medesimo, nella misura a fianco di ciascuno indicata: capitolo n. 2735 L. 541.000.000 capitolo n. 2775 L. 500.000.000 capitolo n. 3290 L. 400.000.000 capitolo n. 3460 L. 400.000.000 capitolo n, 3590 L. 500.000.000 Totale L.2.341.000.000 Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
Art. 13 (Utilizzazione delle quote assegnate alla Regione ai sensi della legge 9 maggio 1975, n. 153) "Le somme assegnate alla Regione ai sensi dell'art. 60 della legge 9 maggio 1975, n. 153 ed iscritte nello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1981 al capitolo n. 3835 nella misura di L.
918.068.000 in termini di competenza e di L. 500.000.000 in termini di cassa e non interamente utilizzate per gli scopi precisati dalla legge 9 maggio 1975, n, 153 per carenza di domande, sono devolute agli interventi previsti dall'art. 36 della legge regionale 12 ottobre 1978, n. 63 ed iscritte al capitolo n. 3655 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1981 nella misura di L. 800.000.000 in termini di competenza e di L. 381.932.000 in termini di cassa.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 13 è approvato.
Art. 14 (Interventi in materia di protezione e risanamento delle acque) "Con decorrenza dal 1982, per gli interventi di cui alla legge regionale 29 aprile 1975, n. 23, modificata con la legge regionale 10 maggio 1979, n. 22, è autorizzata la spesa di 3.500 milioni per la concessione di contributi in annualità a favore di Consorzi e di altri Enti locali, nelle spese per la costruzione di collettori e di impianti di depurazione degli scarichi di acque reflue (capitolo n. 8965)".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 14 è approvato.
Art. 15 (Interventi per lo smaltimento dei rifiuti solidi) "Con decorrenza dal 1982 per gli interventi di cui alla legge regionale 4 giugno 1975, n. 46, è autorizzata la spesa di 1.200 milioni per la concessione di contributi negli interessi a favore di Consorzi fra Enti locali nelle spese per la realizzazione di impianti per il trattamento di rifiuti solidi (capitolo n. 9050)".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 15 è approvato.
Passiamo ora alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 58 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Bilanci preventivi - Bilancio pluriennale

Ordine del giorno dei Consiglieri Vetrino Nicola, Paganelli, Bastianini Viglione, Valeri e Mignone relativo al bilancio di previsione 1981 e pluriennale 1981/1983


PRESIDENTE

Passiamo, infine, alla votazione dell'ordine del giorno firmato dai Consiglieri Vetrino Nicola, Paganelli, Bastianini, Viglione, Valeri e Mignone relativo al bilancio di previsione 1981 e pluriennale 1981/1983.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale considerate le valutazioni emerse nel corso del dibattito sul bilancio di previsione 1981 e pluriennale 1981/1983 considerate le disposizioni contenute nella legge di contabilità regionale ed in particolare gli artt. 3, 5, 69 e nella legge regionale sulle procedure della programmazione ed in particolare gli artt. 20, 22 23 impegna la Giunta regionale 1) a predisporre ed a presentare al Consiglio regionale entro 90 giorni tutti gli elementi utili per una revisione degli impegni di.spesa che la Regione ha assunto negli ultimi tre anni nonché per una revisione degli strumenti normativi delle procedure di spesa, per verificare se l'efficacia e gli effetti di tali impegni giustifichino la loro conferma o non consiglino una loro riconsiderazione, e in particolare a presentare: a) lo stato di attuazione del piano di sviluppo nell'anno 1980 accompagnato dalla relazione al rendiconto generale 1980 di cui all'art. 69 della legge di contabilità regionale, che costituisce punto di riferimento essenziale per l'aggiornamento dei programmi di intervento in quanto momento di verifica e di controllo politico - amministrativo b) anche ai sensi di quanto disposto al punto 6) della deliberazione del Consiglio regionale n. 2641341 approvata all'unanimità il 9/2/1979 entro la scadenza di legge del 30 aprile, una relazione sui risultati di cassa dell'Amministrazione regionale al 31/12/1980 contenente anche i dati aggregati relativi agli incassi ed ai pagamenti effettuati e che indichi la consistenza globale dei depositi specificando l'ammontare di quelli presso la Tesoreria Centrale dello Stato, di quelli presso la Tesoreria Regionale nonché dei fondi accreditati ai funzionari delegati 2) a presentare al Consiglio regionale entro un mese uno schema per la predisposizione del secondo piano di sviluppo che contenga la metodologia per la determinazione degli indirizzi programmatici ed i criteri per la valutazione di fattibilità e di compatibilità dei programmi e progetti anche rispetto alle risorse finanziarie disponibili nel periodo e tenuto conto che essi dovranno essere finalizzati al raggiungimento di obiettivi prioritari che si andranno ad individuare 3) a predisporre di conseguenza l'assestamento di bilancio di previsione 1981 operando una netta distinzione tra risorse destinate al finanziamento di nuovi interventi e risorse già vincolate alla realizzazione di interventi precedentemente decisi in particolare raggruppando gli stanziamenti relativi a slittamenti operanti con le leggi regionali 811978 e 211979, reimpostazioni di assegnazioni statali e di fondi regionali, annualità passive e residui perenti agli effetti amministrativi in appositi capitoli a fianco o al di fuori dei singoli programmi e progetti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 58 Consiglieri presenti in aula.
Informo i presenti che il Consiglio verrà convocato a domicilio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 15)



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