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Dettaglio seduta n.45 del 12/03/81 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Beltrami, Bergoglio Cordaro Martinetti, Ratti e Devecchi inerente i contributi per il riordino dei servizi ambulatoriali agli anziani


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo con il punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze".
Discutiamo per prima l'interrogazione dei Consiglieri Lombardi Beltrami, Bergoglio Cordaro, Martinetti, Ratti e Devecchi inerente i contributi per il riordino dei servizi ambulatoriali agli anziani.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Con riferimento all'interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Beltrami Bergoglio Cordaro, Martinetti, Devecchi e Ratti, inerente le spese sanitarie e sociali nelle indicazioni del piano sanitario nazionale, si precisa quanto segue: 1) si confermano i dati presentati dagli interroganti tanto per quanto attiene i Comuni beneficiari tanto per quel che riguarda l'entità dei contributi assegnati. Occorre comunque rilevare che con deliberazione n. 12 del 29/12/1980 della Giunta regionale è stato concesso un contributo integrativo di L. 1.000.000.000 al Comune di Torino. Risultano pertanto complessivamente stanziati L. 8.004.600.000 a favore di 34 Unità Sanitarie Locali (23 in Torino più 11 nel rimanente territorio regionale). Dalla somma suindicata risultano, alla data odierna, ancora non erogate L.
400.000.000 al Comune di Vercelli in quanto lo stesso non ha provveduto a trasmettere il programma di intervento richiesto dalla deliberazione della Giunta regionale 26-25966 del 27/12/1979, e L. 1.000.000.000 al Comune di Torino che ancora non ha presentato la necessaria integrazione al programma di interventi già finanziato per un importo di L. 4.700.000.000.
2) Tutti i Comuni beneficiari del finanziamento hanno provveduto a presentare direttamente, o tramite l'U.S.L. di appartenenza, gli specifici programmi di intervento, come risulta dalla documentazione agli atti dell'Assessorato all'assistenza. A ciò fanno eccezione, come già si è detto, il Comune di Vercelli al quale pertanto la somma di L. 400.000.000 non è stata erogata, ed il Comune di Torino per la quota aggiuntiva di L.
1.000.000.000 stanziata con deliberazione n. 12 del 29/12/1980.
3) La deliberazione n. 26-25966 ha rappresentato, a parete della Giunta regionale, una positiva occasione di sperimentare sul territorio regionale le indicazioni contenute nella proposta di piano sanitario nazionale per gli aspetti relativi agli Istituti di ricovero per gli anziani.
I programmi di intervento presentati dagli interessati prefigurano infatti precise linee di riordino del settore tese ad elevare gli standards qualitativi dell'assistenza socio-sanitaria alla popolazione anziana. In modo particolare va rilevato che l'intervento finanziario della Regione si è rivolto non ad una copertura del deficit di bilancio bensì ha consentito di avviare processi di riorganizzazione delle attività di qualificazione delle prestazioni facendosi carico della quota sanitaria delle rette di degenza. Da tali premesse risulta evidente che l'orientamento della Giunta regionale è di non circoscrivere l'iniziativa e che pertanto programmi di intervento fatti secondo le linee del progetto anziani e nell'ambito della citata deliberazione n. 26-25966 del 27/12/1979 troveranno sicuramente possibilità di adeguato finanziamento, in quanto tali programmi rappresentano anche precisi elementi di riordino zonale.
In tal senso verranno pertanto considerate le richieste nel frattempo già pervenute e presentate dalla Comunità montana Val Pellice, dai Comuni di Biella, di Varano, di Santhià, di Chieri e dall'U.S.L. n. 55 (Verbania).
Evidentemente però occorre superare l'attuale fase di sperimentalità pervenendo ad una definizione in chiave legislativa dei criteri di utilizzazione di quote del fondo sanitario nazionale indirizzate alla riorganizzazione delle attività sanitarie agli Istituti di ricovero per anziani, privilegiando gli interventi a favore dei soggetti non autosufficienti. Ciò comporta la predisposizione di uno specifico testo di legge regionale, attualmente in fase di predisposizione da parte degli Assessorati alla sanità e all'assistenza.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Lombardi



LOMBARDI Emilio

Mi sono recato presso gli Assessorati alla sanità e all'assistenza per avere la documentazione che l'Assessore dice essere allegata agli atti delle deliberazioni, ma non sono riuscito a prenderne visione dietro motivazioni che non posso condividere; in qualche caso mi è stato detto che il funzionario responsabile era impegnato, in altri casi mi è stato detto che era necessario radunare la documentazione che in quel momento era sparsa in vari uffici dei due Assessorati. Non avendo avuto quindi la possibilità di controllare la documentazione prevista dalla deliberazione del 27/12/1979, con i colleghi membri della V Commissione ho ritenuto di presentare questa interrogazione. Le motivazioni per approfondire questo problema ci sono perché 8 miliardi per determinate IPAB sono una cifra non indifferente.
La deliberazione era estremamente chiara in quanto stabiliva che le IPAB per ottenere i finanziamenti dovevano Presentare specifici programmi di intervento attraverso le associazioni dei Comuni, le Comunità montane qualora coincidenti con le Unità Locali dei Servizi e nel caso del Comune di Torino, il Comune di Torino stesso.
Sono stati erogati dei fondi nel mese di gennaio, malgrado la deliberazione fosse datata fine dicembre. Questo significa che i programmi non potevano essere conformi alla deliberazione considerato anche che ci sono IPAB che hanno richiesto il contributo all'inizio del 1980 ed ancora non hanno presentato un programma specifico. Poiché queste erogazioni sono avvenute nel periodo pre-elettorale lasciando fuori parecchie aree del Piemonte, ci sorge il dubbio fondato che qualcuno avesse rapporti privilegiati con l'Assessorato. Chiedo inoltre la documentazione relativa ai programmi delle U.L.S. che hanno ottenuto i finanziamenti, taccio ancora rilevare che molte erogazioni sono avvenute al di fuori degli specifici programmi previsti dalla deliberazione, quindi sono in contrasto con la deliberazione stessa in quanto sono assegnate o dietro domanda dell'IPAB o dietro domanda del Comune. Mi dichiaro invece d'accordo con l'Assessore quando dice che il problema va visto in chiave legislativa in modo che si definiscano gli Enti che hanno diritto agli interventi e la documentazione da presentare. In futuro si dovranno tenere presenti quelle realtà che hanno già ottenuto i finanziamenti e quelle realtà Fhe invece i finanziamenti non li hanno ancora ottenuti. Riteniamo che tutte le IPAB abbiano diritto di ottenere i finanziamenti dietro presentazione dei programmi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi per una precisazione.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

La materia interessa due Assessorati, ossia la politica degli anziani e il ricorso alla quota del fondo sanitario regionale: questa è la spiegazione per cui il collega non è riuscito ad avere la documentazione.
Posso assicurare che oggi la documentazione è raccolta in un unico punto e disponibile per tutti i Consiglieri.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Interpellanza dei Consiglieri Paganelli, Cerchio, Brizio e Carletto inerente i bandi di concorso per il V, VI, VII e VIII livello


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza dei Consiglieri Paganelli, Cerchio Brizio e Carletto inerente i bandi di concorso per il V, VI, VII e VIII livello.
Risponde l'Assessore Testa.



TESTA Gianluigi, Assessore al personale

I concorsi pubblici predisposti per l'attribuzione dei livelli direttivi e dirigenziali sono stati banditi prima dell'attribuzione dei contingenti del personale regionale ai servizi, ma tenuto conto del quadro generale organizzativo che l'Amministrazione regionale stava delineando da circa due anni, la cui documentazione, nota a tutte le forze politiche e sindacali, dà atto che posti liberi negli uffici centrali della Giunta ve ne sono innumerevoli sia per I'VIII che per il VI livello.
Inoltre risultano disponibili, in base alla surriferita documentazione i posti messi a concorso proprio nei settori per i quali erano stati individuati i bandi di cui trattasi.
Anche attualmente i posti di cui trattasi risultano disponibili in riferimento alle ipotesi di ripartizione delle dotazioni organiche che sono in avanzato stato di definizione e all'esame delle organizzazioni sindacali.
Tuttavia l'Amministrazione ha ritenuto, in considerazione del fatto che la nuova Giunta non ha previsto l'individuazione dei dipartimenti e sono mutate le aggregazioni di materie negli incarichi assessorili, dover provvedere alla modifica dei bandi di che trattasi allo scopo di puntualizzare le professionalità richieste ed i settori di destinazione e per rendere i bandi più aderenti alle esigenze dei diversi servizi previsti dalla legge n. 73 del 1979.
Per quanto riguarda poi i criteri di definizione di procedure di selezione cui la Giunta intende attenersi, questi sono in avanzato stato di determinazione in relazione alla recente legge di recepimento del contratto che, com'è noto, prevede all'art. 2 anche l'adozione di metodi e forme particolari per specifiche professionalità.
Inoltre si stanno definendo, in parallelo all'attuazione degli organici, i contenuti, livello per livello, dei profili professionali con l'indicazione per ognuno dei requisiti di preparazione culturale esperienza o specializzazione richiesti nel nostro ordinamento.
Saranno questi provvedimenti (nel primo caso regolamento ai sensi dell'art. 2 e nel secondo caso delibera di Giunta - art. 33, legge regionale n. 6/1979) che detteranno le norme base per la formulazione dei bandi di concorso per la copertura di posti previsti dalla pianta organica specificati per determinati profili professionali.
Per quanto riguarda i criteri previsti dall'art. 10 della legge regionale si fa presente che questi sono stati tenuti in considerazione.
Infatti nei bandi di concorso per l'attribuzione dell'VIII livello approvati con deliberazione n. 3-30392 del 6/6/1980, l'Amministrazione non ha ritenuto inserire nei requisiti di ammissibilità alcuna specializzazione o abilitazione previste, oltre al diploma di laurea, ai sensi dell'art. 10 legge regionale n. 74 del 17/12/1979, ove richiesto dagli ordinamenti, in quanto nei bandi stessi, all'art. 5, è stata riservata espressamente l'attribuzione di un punteggio considerevole ai titoli di merito (70 punti rispetto ai 50 di ogni prova) per consentire alle Commissioni giudicatrici di valutare in modo congruo le specializzazioni e abilitazioni conseguentemente a parità di punteggio nelle prove, gli elementi a favore dei candidati sono legittimamente i titoli di merito: abilitazione o specializzazione documentate.
Si precisa che nelle deliberazioni (n. 3-30392 del 6/6/1980) di approvazione dei bandi di concorso per l'attribuzione del VI, VII e VIII livello è stato indicato nella premessa quanto segue: "Che l'Amministrazione ha facoltà di conferire, ai sensi dell'art. 12 legge regionale n. 74 del 17/12/1979, oltre ai posti messi a concorso anche quelli che risultano disponibili entro un anno dalla data di approvazione della graduatoria utilizzando, secondo l'ordine, la graduatoria medesima; nel caso in cui alcuni dei posti messi a concorso restino scoperti per rinuncia, decadenza o dimissioni dei vincitori l'Amministrazione stessa ha facoltà di procedere sempre nei termini di un anno dalla data di approvazione della graduatoria ad altrettante nomine secondo l'ordine della graduatoria medesima" inoltre nel deliberato è stato indicato quanto segue: "di attribuire, ai sensi dell'art. 12, settimo ed ottavo comma, della legge regionale n. 74 del 1711211979, alle graduatorie di idoneità validità di un anno dalla data di adozione dei provvedimenti con i quali l'Amministrazione regionale approverà le graduatorie stesse".
Nei bandi approvati con le succitate deliberazioni, all'art. 10 è stato scritto quanto segue: "per quanto non previsto espressamente nel presente bando, si fa riferimento alle norme della legge regionale n. 22/1974 e successive modifiche nonché alla legge regionale n. 74 del 17/12/1979 e alle norme dello Statuto degli impiegati civili dello Stato - D.P.R. n. 3 del 10/1/1957 e successive modifiche ed integrazioni in quanto applicabili".
Ora il fatto di non aver citato per esteso il settimo e l'ottavo comma dell'art. 12 della legge regionale n. 74 del 17/12/1979, nei bandi di che trattasi, non modifica certamente il contenuto o la legittimità degli stessi; tale precisazione, trattandosi chiaramente di una facoltà - a norma di legge (art. 12, legge regionale n. 74 del 17/12/1979) - della Giunta regionale di utilizzare la graduatoria e non già di un obbligo, non ha potuto certamente influire sugli aspiranti ai posti, messi a concorso dalla Regione Piemonte, in quanto, ai sensi dell'art. 12, settimo ed ottavo comma della legge regionale n. 74 del 17/12/1979, la Giunta regionale ha facoltà e non già l'obbligo di utilizzare la graduatoria sempre nei limiti precisati dal succitato articolo di legge.
Tuttavia nella delibera di modifica dei bandi sopraddetti si preciserà che l'Amministrazione (esclusivamente per i bandi di che trattasi) non eserciterà la facoltà di utilizzare la graduatoria se non per i casi tipici di sostituzione per decadenza, rinuncia, decesso dei vincitori nominati.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consiglierei Paganelli.



PAGANELLI Ettore

L'interpellanza acquista oggi un significato particolare, o se si vuole marginale rispetto al problema del personale che è scoppiato in questi giorni a seguito della posizione del Consiglio dei delegati.
Lo scopo dell'interpellanza era di segnalare alcuni fatti: bandi di concorso di VIII livello prima della definizione dei contingenti all'interno dell'Amministrazione mancato rispetto di criteri previsti dalla legge per i concorsi titoli di studio non confacenti ai posti messi a concorso intendeva cioè segnalare fatti che dimostrano un'eccessiva discrezionalità dell'esecutivo in questa materia.
Così come sono congegnati alcuni concorsi, non è difficile prevedere in anticipo il nome del vincitore o pensare che siano banditi per questa o quella persona.
Vi è un punto, sul quale si è intrattenuto l'Assessore nella fase finale della risposta, che potrebbe apparire irrilevante, che invece non lo è: quello di pilotare con delle modalità i concorsi. Il mancato richiamo nel bando all'apertura della graduatoria per un anno (che viceversa è contenuto nelle deliberazioni) ha un significato profondo. Quando si leggono i bandi che mettono a concorso due posti non si è invogliati a concorrere ma se nel bando è indicato che la graduatoria avrà validità per un anno l'incentivo a concorrere è maggiore.
L'insoddisfazione che manifesto a nome del Gruppo non è tanto per le precisazioni che l'Assessore ha dato quanto sulla gestione amministrativa del personale.
Parleremo del personale dato che vi è un'interpellanza di un altro Gruppo, vi è una nostra mozione e questi aspetti li approfondiremo anche se non nutriamo eccessiva fiducia che le cose cambino. Avremo comunque occasione di denunciarle ancora una volta all'opinione pubblica.


Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali

Interrogazione del Consigliere Paganelli inerente l'autorizzazione a resistere davanti al TAR. ricorso promosso da F. Giardini e altri


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Paganelli inerente l'autorizzazione a resistere davanti al TAR. ricorso promosso da F. Giardini e altri.
Risponde l'Assessore Testa.



TESTA Gianluigi, Assessore al legale e contenzioso

1) Gli avvocati G. De Costanzo e L. Bardi sono iscritti all'Albo degli avvocati di Milano; ora proprio perché sono avvocati e non solo procuratori legali, la legge nazionale forense li abilita al patrocinio e alla difesa su tutto il territorio nazionale senza distinzione e limite di giurisdizione territoriale (come invece avviene per il procuratore che è abilitato alla difesa solo nel distretto della Corte d'Appello presso il quale è iscritto).
2) Agli avvocati G. De Costanzo e L. Bardi sono stati affidati un gruppo di ricorsi (per l'esattezza nove) radicati avanti il TAR da alcuni dipendenti regionali con riferimento alle recenti procedure concorsuali espletate tra il marzo e il maggio 1980. Trattandosi di predisporre una difesa sostanzialmente omogenea per contrastare un attacco processuale effettivamente unitario, si è ritenuto di affidare l'incarico legale, in una materia alquanto delicata e complessa come quella del pubblico impiego regionale, ad avvocati esterni non solo all'Amministrazione regionale, ma anche all'ambiente locale, al fine di poter garantire e quindi assicurare una difesa il più possibile asettica ed imparziale in un settore di per s già così contrastato e controverso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Ringrazio per le precisazioni che l'Assessore mi ha fornito, ma poich sono avvocato t Presidente di un Consiglio dell'Ordine, conoscevo le informazioni di carattere generale che l'Assessore mi ha dato.
Mi sarei augurato però che l'Assessore rispondendo all'interrogazione mi avesse detto che avvocati di altra regione o di altra sede di Corte d'Appello erano stati assunti al patrocinio della Regione in quanto erano specialisti della materia e la cosa avrebbe chiuso ogni discussione. Invece si è data una risposta che conferma il carattere di assoluta discrezionalità che anche in questa materia viene portato avanti.
Nel dichiararmi insoddisfatto della risposta dell'Assessore, vorrei segnalare un altro particolare che involge non soltanto la Giunta, ma anche coloro che sono chiamati a controllare le deliberazioni della Giunta. In questa deliberazione è scritto: "attesa la disponibilità degli avvocati B.
De Costanzo e L. Bardi" ovvero non è indicato né il nome di battesimo, n il luogo di residenza né il Foro a cui sono iscritti: è una deliberazione di una genericità assoluta che dimostra un modo di procedere contro il quale eleviamo anche in questa occasione una vibrata protesta.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente i canali demaniali


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione presentata dai Consiglieri Chiabrando Lombardi e Penasso inerente i canali demaniali.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Rispondo in parte, anche senza averlo consultato, per l'Assessore Testa, in quanto gli argomenti sollevati da questa interrogazione riguardano, per le questioni sostanziali, l'Assessorato all'agricoltura per le questioni relative ad alcuni adempimenti, l'Assessorato al patrimonio.
E' vero che l'Amministrazione del Canale Cavour ha sollecitato la Regione. E' vero che la Regione ha resistito o ha proposto resistenze, e questo è stato fatto con il pieno consenso dell'Assessore all'agricoltura in quanto si tratta dell'art. 12 della legge Quadrifoglio la quale ha trasferito alla Regione i canali demaniali senza trasferire i capitoli del bilancio, né il personale: pertanto quella legge andava, a mio parere impugnata di fronte alla Corte Costituzionale. Tuttavia, poich nell'insieme la legge era valida e positiva, superammo la questione del non ricorrere che io avevo proposto alla Giunta ed anche alle altre Regioni interessate, dopo aver ottenuto pareri da illustri esperti di legislazione e di giurisprudenza, e si iniziò la discussione per il trasferimento. Vi fu un'interpretazione diversa fra Ministero dell'Agricoltura e Ministero del Tesoro che si concluse poi con una comunicazione del Consiglio dei Ministri (precisamente di un piccolo Comitato incaricato di dirimere queste questioni): anche questa soluzione, a mio parere, andava ricorsa, ma toccava al Ministero delle Finanze, che fu soccombente procedere, in definitiva alla Regione viene trasferita la semplice titolarità patrimoniale del nudo canale, con l'obbligo di trasferirla, a sua volta, al Consorzio.
Pur condividendo questa scelta, riteniamo che dovesse rimanere autonoma da parte dei Consigli regionali, i quali avrebbero potuto concordare con i Consorzi questioni che rimangono aperte. Comunque, i colleghi sanno, per quanto riguarda questo aspetto, di una delibera che accettò questo trasferimento ai Consorzi. Purtroppo, però, in Piemonte non esistono Consorzi in grado di gestire totalmente i canali: esistono Consorzi che già li gestivano in parte, i quali chiederanno poi alla Regione aiuti che prima potevano avere sui fondi del Ministero del Demanio; mentre rimane una quota di canali per i quali non sono mai esistiti i Consorzi, pertanto si tratta di costituirli (due, per la verità, sono stati costituiti con il contributo della Regione, quello di Caluso e quello di Gazzelli). Si è dato incarico all'ESAP di operare in questa direzione.
Vi è ancora un altro punto indicato nell' interrogazione, quello relativo alla modalità di trasferimento di questi canali, in quanto nei primi decreti venivano trattenuti all'Amministrazione demaniale persino le sponde, le strutture, non soltanto il nudo canale come proprietà (così, per esempio, tutto il complesso di Chivasso, per chi lo conosce).
La Regione ed i Consorzi, come faranno, nel breve tempo a gestire questi canali? Mazzè, invece, che rappresenta una grossa grana per tutti pur essendo una centrale elettrica che non dovrebbe essere trasferita, ma che rappresenta la passività che tutti conoscono da oltre dieci anni, viene trasferito. Vi è stata quindi una discussione che ha consentito di ottenere adesso i canali sono stati trasferiti e l'Assessore alle finanze o i suoi delegati hanno firmato - cose che prima erano escluse; per altre questioni sulle quali non concordavamo, abbiamo interposto ricorso al TAR. perché non è giusto che non vengano cedute tutte le attività collaterali che ridurranno le passività o, per lo meno, permetteranno di gestirle al meglio, sia nel breve tempo di una gestione regionale (che ci auguriamo sia di un anno) sia nel tempo illimitato del successivi:, passaggio di questi canali ai Consorzi che si vanno a costruire.
Ultima questione era quella del personale: a gestire l'insieme di questi canali unitamente ad altre attività pare che vi fossero 130 persone noi avevamo chiesto l'uso limitato di 23, anche soltanto comandati, ed il problema è stato risolto 15 giorni fa, nel corso della visita del Ministro Reviglio in Comune, dove ci siamo incontrati. Immediatamente si è provveduto ad emanare il decreto da parte del Ministero e la delibera da parte nostra per quelle 23 persone trasferite. Abbiamo già provveduto alla loro convocazione in Assessorato, per lunedì, per avviare la gestione che mi auguro, sia a tempi più brevi possibili.
Riguardo alle opere che questi canali richiedono, noi abbiamo sempre sottoscritto ed autorizzato, caricandoci le spese, altrimenti non venivano fatte nemmeno le opere di manutenzione straordinaria, rinviando il pagamento da parte, della Regione a quando tutta la partita fosse stata finita. Poiché il Demanio non aveva intenzione di trasferirci i fondi doveva procedere nell'esecuzione di questi lavori nei tre anni, non avendoci ancora trasferito i canali. In ogni caso, la Regione ha autorizzato le spese necessarie, per evitare che fossero i produttori agricoli a perderci, dichiarando che "se compete" alla Regione il pagamento, la Regione pagherà. Ho poi dovuto togliere questa clausola cautelativa "se compete" nelle lettere successive (a firma di Viglione ancora) in quanto ai funzionari del Ministero non pareva che quella parole fosse sufficiente a "manlevare" l'Amministrazione dello Stato. Comunque posso assicurare il collega Lombardi che firma è avvenuta in testa ai Consorzi che erano già istituiti o per i due che si sono recentemente istituiti, il resto in testa alla Regione; alcuni di quei grossi problemi che noi avevamo impugnati sorto stati composti, altri saranno oggetto di una sentenza del TAR; il problema fondamentale della gestione del personale è pure risolto, da ieri. A questo punto, se quella frase finale dell'interrogazione si riferisce non tanto agli adempimenti ma alle strutture, vediamo che cosa lo Stato in questo periodo ha fatto e ciò che non ha fatto sarà contenuto in un programma annuale.
C'è da aggiungere che, non essendo ancora risolta la questione di qualsiasi trasferimento di fondi, questa rischia di capovolgere tutto il programma che ci eravamo già fatto per quanto riguarda l'utilizzazione dei fondi della Quadrifoglio. Devo rilevare che Marcone, a suo tempo, resosi conto che questa era un'ingiustizia, aveva predisposto un disegno di legge che io ho visto e che ho concorso a determinare nelle cifre, ma che non è mai arrivato in Parlamento. Un gruppo parlamentare ha presentato una proposta di legge perché alle Regioni Lombardia, Piemonte e, in parte Emilia e Toscana, vengano attribuiti fondi, recuperando e riparando a quel torto fatto nella legge Quadrifoglio, nella quale, invece, fondi assegnati non ve n'erano.
Ritengo che questo argomento, contrariamente a quanto può sembrare, sia di grande rilievo: pertanto mi auguro che al più presto si possa svolgere in Consiglio un dibattito sull'irrigazione, che coinvolga anche questo problema. Credo che questa sia un'occasione per far prendere coscienza anche a livello nazionale che i problemi non stanno più come stavano 30 o 50 anni fa: il Piemonte era la Regione che aveva le maggiori strutture, le maggiori disponibilità e la maggiore superficie irrigua; non è più così e a dimostrarlo saranno le difficoltà che l'agricoltura andrà ad incontrare perdurando questa siccità. Pertanto tutto concorre a spingerci verso un dibattito che affronti questi problemi ed io lancio già qui la proposta di una conferenza regionale sui problemi dell'irrigazione.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Lombardi



LOMBARDI Emilio

Non entro nella polemica tra Stato e Regioni, sono d'accordo con l'Assessore nel dire che in questo braccio di ferro derivante dalla poca chiarezza di un articolo della legge Quadrifoglio chi rischia di pagarne le conseguenze sono gli utenti e credo che la nostra azione debba tendere soprattutto ad affrontare il problema per rendere possibile l'irrigazione attraverso gli ex canali demaniali.
Pur condividendo larga parte della risposta dell'Assessore, debbo per rilevare che la legge 984 è del 1977. Che l'art. 12 non fosse chiaro, che ci fossero dei problemi lo sapevamo. L'Assessore ci ha detto che negli anni scorsi l'operatività è stata garantita attraverso accordi che hanno permesso di continuare la realtà preesistente. Certamente dovevamo fare tutte le azioni promozionali possibili per arrivare ad una soluzione definitiva del problema pur restando aperti i problemi sui rapporti tra Regioni e Ministeri.
Qualche cosa, è stato fatto, ma .non è stato fatto tutto il possibile: era necessario coinvolgere le forze interessate all'irrigazione, utenti ed organizzazioni professionali, in modo che tutti avessero la possibilità di dare il loro apporto costruttivo.
Mi sembra invece che ci siano delle perplessità sul tipo di soluzione gestione diretta? Gestione attraverso i Consorzi? Questi sono i motivi che hanno determinato perdite di tempo e che hanno creato perplessità e preoccupazioni per il 1981.
Nell'interrogazione chiedevamo di conoscere gli interventi urgenti, non si parlava di questioni strutturali, ma di questioni di ordinaria amministrazione, perché molti canali non avevano compiuto i lavori indispensabili.
Nel dichiararmi parzialmente soddisfatto della risposta rilevo l'esigenza di affidare la gestione di questi problemi ai Consorzi degli utenti.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente l'assistenza sanitaria a favore di mutilati ed invalidi di guerra


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dai Consiglieri Bastianini Marchini e Turbiglio inerente l'assistenza sanitaria a favore di mutilati ed invalidi di guerra.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Con riferimento alla nota del 6/2/1981, prot. n. 1431, relativa all'oggetto, si precisa quanto segue.
Il trasferimento delle funzioni sanitarie erogate dal disciolto O.N.I.G., ha posto alcuni problemi organizzativi, soprattutto per quanto concerne l'assistenza protesica ed integrativa.
Tali prestazioni regolamentate dall'O.N.I.G. prevedono modalità di erogazione e livelli assistenziali nettamente differenziati rispetto a quelli previsti per altre categorie di invalidi.
Il Comitato di coordinamento tra le associazioni rappresentanti le varie categorie di invalidi, preoccupato per l'imminente trasferimento di tutte le funzioni dell'ex O.N.I.G. alle U.S.L., richiede, con nota scritta e successivamente in un Colloquio don l'Assessore alla sanità in data 7/11/1980, che fosse istituito presso le U.S.L. comprendenti i capoluoghi di provincia un ufficio che per conto delle U.S.L. facenti parte del territorio provinciale erogasse l'assistenza di cui sopra.
Inoltre fu richiesto che tali uffici si avvalessero del personale già dipendente dell'O.N.I.G.; in pratica quindi si richiese di lasciare alle sezioni provinciali dell'O.N.I.G. l'esercizio delle funzioni per conto delle U.S.L.
Tenuto conto che nell'ambito del riparto del F.S.N. i fondi per tali prestazioni sono assegnati alle U.S.L., l'Assessorato alla sanità con nota 2/12/1980 ai Presidenti delle U.S.L., pur accogliendo le richieste di cui sopra, precisava che la firma degli ordinativi doveva essere apposta dal responsabile dell'U.S.L. di appartenenza dell'utente e competente per il pagamento.
Tale disposizione non ha causato inconvenienti rilevanti per tutto il territorio regionale eccezione fatta per l'U.S.L. di Torino 1-23 in quanto alla data 1/12/1980 non era ancora stato individuato l'organo di gestione e i referenti sanitari e amministrativi a seguito di questa situazione peraltro completamente sbloccata nei giorni immediatamente successivi alla nomina del Comitato di gestione provvisorio dell'U.S.L. di Torino, le pratiche concernenti l'assistenza protesica sono state regolarmente istruite dagli uffici della sede provinciale, ma non hanno potuto essere emessi gli ordinativi fino alla fine di gennaio '81.
A tutt'oggi risulta che la situazione è completamente normalizzata e che l'U.S.L. di Torino ha delegato il dirigente provinciale dell'ex O.N.I.G, all'emissione degli ordinativi per le piccole e grandi protesi.
Si fa inoltre presente che quanto prima verrà diramata la direttiva regionale per l'erogazione dell'assistenza integrativa alle predette categorie, fermo restando il mantenimento dei livelli assistenziali ai sensi dell'art. 57 della legge 833/78.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

La risposta dell'Assessore è ovviamente compiuta e aiuta il collega a comprendere l'origine e la natura del problema. Senza mettere in dubbio n la buona fede dell'Assessore né la capacità degli uffici di ricerca, dubito però fortemente che la situazione si sia normalizzata: si sarà probabilmente normalizzata a Torino dove l'Assessorato ha individuato il punto di crisi, ma mi consta che questa situazione di crisi è presente tuttora soprattutto nelle zone periferiche in specie nel Cuneese. Quindi invito l'Assessore a voler fare una più approfondita ricerca sullo stato della situazione specie nelle zone periferiche.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio concernente il tirocinio pratico ospedaliero


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio concernente il tirocinio pratico ospedaliero.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

L'attivazione delle procedure per l'effettuazione della prima sessione anno 1981 (marzo - agosto) del tirocinio pratico ospedaliero è stata lungamente incerta in sede nazionale in relazione ai presunti tempi di emanazione del D.M. ex art. 12 del D.P.R. 20/12/1979 n. 761 cui compete disciplinare le nuove procedure ed i requisiti per la copertura dei posti vacanti nelle piante organiche dei servizi sanitari gestiti dalle U.S.L.
D'altra parte il Ministero della Sanità, nonostante reiterati interventi delle Regioni, ha assunto un indirizzo al riguardo soltanto in data 9/1/1981 con telegramma di cui si riporta di seguito il testo: "At riferimento richiesta chiarimenti circa svolgimento corsi tirocinio ospedaliero et in relazione at orientamenti espressi con telegramma questo Ministero del 291711980 virgola comunicasi che non essendosi verificati presupposti operatività nuovi regimi giuridici per disciplina requisiti specifici concorsi assistenti di cui at articolo 12 D.P.R. 20/12/1979 n.
761 virgola questo Ministero est avviso che tuttora possono essere emanati bandi per procedure concorsuali at fine ammissione tirocinio et fino a quando non verrà emanato predetto Decreto previsto articolo 12 punto.
Ministro Sanità Aniasi".
In relazione all'orientamento ministeriale finalmente esplicitato l'Assessorato alla sanità dava immediata disposizione per l'attivazione tempestiva del tirocinio pratico ospedaliero per la prima sessione anno 1981.
Ciò premesso sotto l'aspetto generale si precisa altresì che le Amministrazioni competenti hanno effettivamente poste in essere le procedure per assicurare lo svolgimento del tirocinio e che, in particolare, ciò è stato fatto anche dall'Amministrazione dell'Ente ospedaliero "Ospedale Maggiore di S. Giovanni Battista della città di Torino".
Non corrisponde pertanto al vero che l'Assessorato alla sanità abbia con propria circolare, invitato le Amministrazioni ospedaliere a non dar luogo ai concorsi per il tirocinio post-lauree, semmai è vero il contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ringrazio dell'informativa e come Gruppo ci dichiariamo soddisfatti non essendo in grado di controbattere argomentazioni che sono di tipo notiziario.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Fondi sanitari

Interpellanza inerente i finanziamenti per le istituzioni sanitarie ospedaliere e interpellanza relativa alla situazione del nuovo ospedale di Rivoli, entrambe presentate dal Consigliere Viglione


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'interpellanza inerente i finanziamenti per le istituzioni sanitarie ospedaliere e l'interpellanza relativa alla situazione del nuovo ospedale di Rivoli, entrambe presentate dal Consigliere Viglione.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Le interpellanze a cui ho chiesto di rispondere congiuntamente, che richiedevano informazioni sul complesso delle opere ospedaliere finanziate dal 1975 a tutt'oggi, hanno comportato una profonda rielaborazione dei dati anche perché l'interrogante chiedeva notizie sullo stato di avanzamento delle opere. Trattandosi di centinaia di opere è stato necessario fare questo esame puntuale che il sottoscritto in occasione della discussione sul prossimo bilancio farà pervenire ai Consiglieri per un'eventuale verifica o inesattezze.
Da questo esame è risultato che dal 1975 ad oggi sono state finanziate opere ospedaliere pari a 92,5 miliardi. L'importo dei lavori collaudati e funzionanti è pari a 31 miliardi. Quelli ancora in corso di esecuzione 34,5 miliardi. Lavori appaltati, aggiudicati, ma non iniziati 9 miliardi; lavori non appaltati 18 miliardi.
Dai dati summenzionati risulta che il 70-71% delle opere finanziate è in corso di esecuzione e di queste il 33 % ultimate. Il 9,5% è costituito da opere non ancora iniziate ma già appaltate o aggiudicate. Il residuo 20 è rappresentato da lavori non appaltati, ma in conseguenza del mancato accoglimento da parte della Cassa DD.PP, delle istanze di mutuo avanzate dalle Amministrazioni ospedaliere interessate, inizialmente assentite e per la modificazione degli orientamenti generali della Cassa DD.PP.
successivamente rifiutato.
Per collegarsi alla seconda interpellanza va detto che sorge la necessità di dare risposta a situazioni urgenti quali quella che il collega Viglione ha sollevato relativa all'ospedale di Rivoli. Ma vorrei citare un altro caso limite: l'ospedale di Ceva oltre ad altri casi: situazioni pesanti che si riferiscono ad opere nuove finalizzate al riequilibrio territoriale il cui stato di avanzamento non è ancora giunto alla fase di utilizzazione fisica delle strutture. Questo problema va collegato ad un'altra esigenza inderogabile per la Regione, fissata da legge nazionale connessa alla necessità di adeguar si alle normative di sicurezza nazionale ed internazionale per una serie di impianti, in particolare di impianti elettrici e per fronteggiare i maggiori oneri maturati dalle previsioni rispetto alle impostazioni iniziali.
A ciò voglio fare riferimento in relazione alla disponibilità per investimenti capitali che sono stati iscritti sul bilancio 1981 e che non possono essere altro che quelli previsti dal piano nazionale 1980-1982 mentre sappiamo già che il piano nazionale è stato sostituito da una nuova proposta 1981-1983 i cui limiti non sono ancora operativi per le Regioni.
Avremo quindi a disposizione per l'anno 1981, 30 miliardi per il complesso delle competenze che si riferiscono a strutture sanitarie nell'accezione più generale non solo ospedaliera, ed attrezzature sanitarie.
Quindi l'esigenza di fornire alla Commissione e al Consiglio un quadro completo della situazione per poter decidere con correttezza sulle priorità, ci ha indotto a compiere un'indagine, un censimento ed un controllo per aggiornare i valori monetari delle varie richieste integrative che, sono state avanzate fino al 31/12/1980, i cui oneri assommano a circa 88 miliardi.
Si tratterà di affrontare il complesso di queste necessità. Credo che l'ipotesi di lavoro realisticamente perseguibile sia quella di lavorare non solo sulle risorse a disposizione per l'anno 1981, ma guardare anche alle proiezioni 1982-1983 della nuova stesura del piano sanitario nazionale che prevede un investimento complessivo nel triennio, di 3.500 miliardi ed un'ipotesi di attribuzione alla Regione Piemonte nel triennio di una cifra non inferiore a 200 miliardi.
Il sottoscritto ha proposto di inserire queste cifre nel bilancio pluriennale sottoponendo alla Commissione e al Consiglio quelle scelte che non potranno ignorare i tre grandi capitoli: pagare i debiti, dare garanzie di sicurezza degli impianti aggiornandoli alle normative di sicurezza nazionale ed internazionale, rendere agibili quelle opere parziali finalizzate al riequilibrio regionale. Tra queste vi è l'ospedale di Rivoli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Ringrazio l'Assessore Bajardi che puntualmente ha dato risposta alle interpellanze che avevamo presentato.
Per memoria del Consiglio vorrei riassumere queste notizie: dei circa 100 miliardi per l'edilizia ospedaliera il 71% è già stato appaltato, di cui il 33% è già stato ultimato, il resto è in via di ultimazione, solo il 9% (circa 10 miliardi) deve ancora trovare una collocazione.
E' prevista per il 1981 una somma sul fondo sanitario di 30 miliardi.
In secondo luogo, secondo un processo che veda una previsione pluriennale nei prossimi anni possiamo arrivare a circa 200 miliardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

La destinazione del piano nazionale è per edilizia ospedaliera ambulatoriale, poliambulatoriale ed attrezzatura di qualsiasi tipo per ospedali, impianti radiologici, ecc.



VIGLIONE Aldo

Se abbiamo capito bene, non vi sono in corso ipotesi di nuove costruzioni edilizie. Ed è giusto. Riteniamo che la situazione di edilizia esistente sia più che sufficiente a dare delle risposte, se razionalmente collegata ed esaltata. Nei 200 miliardi rientra l'ospedale di Rivoli che alla fine di quest'anno o ai primi di gennaio, potrà avere i primi 100 posti letto, quindi non sarà soltanto presidio ospedaliero ma elemento importante dell'Unità Sanitaria Locale e concluderà il suo disegno storico intorno agli anni '83/'84 come altre entità minori come l'ospedale di Ceva.
Quindi entro il 1983 avremo la definizione di questo quadro che inizi nell'anno 1975 e che troverà, in mutata sorte, la sua collocazione definitiva nelle Unità Sanitarie Locali.



PRESIDENTE

Le interrogazioni e le interpellanze sono così discusse.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Comunicazione dell'Assessore alla pianificazione territoriale, Rivalta e del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Il Presidente Benzi riferirà sulla visita del Presidente della Repubblica, Pertini non appena rientrerà in aula.
L'Assessore Rivalta ha chiesto di fare una breve comunicazione sui poligoni militari, per una scadenza che si impone nei prossimi giorni della quale deve dare notizia al Consiglio.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Martedì scorso, nel corso di un incontro con il Gen. Pezzopane (incontro richiesto dal Generale medesimo, che è Vice Comandante della Regione Militare Nord-Ovest) ci è stata data comunicazione che nei giorni 2 e 3 aprile si svolgerà a Roma nella scuola Allievi Ufficiali dei Carabinieri, una conferenza indetta dal Ministro Lagorio, avente lo scopo di mettere a contatto il Ministero della Difesa e le Forze Armate con le Regioni al fine di discutere i problemi riguardanti i poligoni militari e le servitù militari. Di questa conferenza era già stata data notizia al Presidente Enrietti, qualche giorno prima, da parte del Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa e del Comandante della Regione Militare Nord-Ovest.
Per la partecipazione a questa conferenza è previsto che ogni Regione invii una delegazione di 20 persone: si tratterà di procedere, quindi, alla definizione di questa delegazione, tenendo presente che sarà opportuno includervi non soltanto Consiglieri regionali, ma rappresentanti delle Comunità interessate (Comprensori e Comuni ove sono dislocati i poligoni di tiro e ove sono presenti le servitù militari). In preparazione di questa conferenza, con un calendario molto denso di impegni, è previsto che il 23 marzo ci sia presso il Ministro Lagorio un incontro di tutti i Comandanti delle varie Regioni Militari del nostro Paese e, successivamente, il 26 marzo, un incontro di tutti i Presidenti delle Regioni. Tema in discussione nelle due riunioni, oltre al problema delle servitù militari, quello dei piani di esercitazioni militari che devono essere svolte nell'ambito di ciascuna Regione. Ci è stato consegnato, martedì scorso, il programma delle esercitazioni militari che si devono svolgere nella nostra Regione: esso prevede, rispetto al passato, un ampliamento delle giornate di tiro sui vari poligoni. Sui fattori che determinano tale situazione non so entrare nel merito, né è di nostra competenza la politica di difesa del nostro Paese. Uno di questi fattori, però, è costituito dal decentramento di queste attività dal Friuli e dalla Sardegna, due Regioni fortemente gravate da queste servitù. Ci viene richiesto, nel calendario di preparazione di questa conferenza, di esprimere entro il 20 marzo un parere della Regione: a questo scopo ho convocato per lunedì pomeriggio i membri della Commissione paritetica di nomina regionale competente su questi problemi ed i Comuni interessati. La riunione avverrà qui, nella sede di Palazzo Lascaris.
Lascio tutta la documentazione all'Ufficio di Presidenza a disposizione di chiunque la voglia consultare, ed invito i Consiglieri interessati e la II Commissione ad essere presente lunedì pomeriggio: non avremo altri tempi ed altri modi per poter affrontare l'argomento.


Argomento:

Comunicazione dell'Assessore alla pianificazione territoriale, Rivalta e del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente".
Comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Acotto, Chiabrando Penasso, Sartoris e Simonelli.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 62: "Interventi della Regione per lo studio e la promozione di iniziative volte al risparmio energetico ed allo sfruttamento di risorse energetiche rinnovabili", presentato dal Consigliere Montefalchesi in data 3 marzo 1981, assegnato alla VII Commissione in sede referente ed alla I Commissione in sede consultiva in data 9 marzo 1981 N. 63: "Costituzione dell'Istituto Storico per l'Architettura Militare Europea", presentato dal Consigliere Viglione in data 3 marzo 1981 N. 64: "Seconda nota di variazione al bilancio per l'esercizio 1981" presentato dalla Giunta regionale in data 6 marzo 1981 N. 65: "Proroga del termine di scadenza delle riserve di caccia" presentato dalla Giunta regionale in data 11 marzo 1981.
Le comunicazioni del Presidente sono così terminate.


Argomento: Problemi energetici

Dibattito sul problema dell'energia


PRESIDENTE

Procediamo con il punto quinto all'ordine del giorno: "Dibattito sul problema dell'energia".
La parola all'Assessore Salerno per l'illustrazione del documento presentato a suo tempo ai Consiglieri.



SALERNO Gabriele, Assessore all'energia

In questi ultimi dieci anni le economie forti dell'area occidentale del mondo, ma non soltanto esse, hanno moltiplicato gli sforzi e gli investimenti finanziari e la mobilitazione degli scienziati per fronteggiare un fenomeno la cui acutezza non accenna a diminuire di intensità: la rapidità straordinaria della rarefazione delle risorse energetiche complessive della terra, in relazione agli enormi consumi industriali, domestici e per trasporti delle nazioni più sviluppate del mondo.
Inoltre questo progressivo impoverimento di risorse di energia e di materie prime di origine fossile si accompagna ad un allargamento ancor più accentuato della forbice fra le condizioni opulente dei Paesi industrializzati, affiancati dai Paesi produttori di petrolio e quelli una volta denominati sottosviluppati del terzo e quarto mondo.
Intanto la presa di coscienza dei Paesi medio-orientali del valore strategico ed economico del possesso del petrolio per qualunque tipo di sviluppo economico e di crescita sociale ha determinato una formidabile redistribuzione delle ragioni di scambio con l'occidente e di conseguenza ha costretto i Paesi capitalisti occidentali a ritenere per sempre esaurito il ciclo storico del petrolio a volontà e a buon mercato per le insaziabili esigenze di questa parte del mondo.
Non è poi molto tempo fa allorquando il prezzo dell'energia elettrica fornito alle imprese industriali era tanto basso da risultare insignificante per i costi d'impresa. Ebbene ora l'occidente ha acquisito la piena consapevolezza che il costo dell'energia è una importante variabile economica con cui deve farei i conti per mantenere alto il livello di competitività dei suoi prodotti sul mercato internazionale ed avendo un occhio di riguardo per migliorare di molto l'efficienza dei consumi di energia.
Via libera quindi alle risorse creative ed intellettive degli specialisti dell'energia nel suo insieme per progettare nuovi sistemi di produzione, di distribuzione e di consumo elettrici tali da consentire alle nostre società energivore di saziare i loro bisogni.
Per la verità c'è ancora adesso qualcuno che si illude ancora di poter leggere un bel mattino sul giornale la lieta novella e cioè che finalmente è stato inventato un modo nuovo di produrre energia elettrica in quantità indefinita e a costi economici trascurabili.
In fondo la "società del benessere" era imperniata sul concetto di abbondanza e ci aveva abituati così bene a non considerare neppure il problema tanto che una soluzione tecnica che ripristinasse un accesso incontrollato ed opulento alle fonti di energia non spiacerebbe davvero a nessuno.
Purtroppo così non è e non sarà, è bene togliersi dalla testa che esistano risposte facili a quesiti difficili, anzi difficilissimi.
In questa cornice mondiale assai preoccupante per le prospettive energetiche si inserisce in modo addirittura drammatico, la situazione della Comunità Europea, dell'Italia e per le interconnessioni con il sistema energetico nazionale, la regione Piemonte.
Intanto giova ricordare che fra gli Stati della CEE l'Italia è fra quelli più fortemente esposti verso l'estero in materia di approvvigionamenti di materie prime fino a raggiungere nel '79 una dipendenza energetica pari al1'82,7 % del fabbisogno globale, di cui il 70,4 % è rappresentato da petrolio greggio.
Di certo un simile dato proprio per la sua dimensione quantitativa sconta una filosofia ed una volontà politica dei governi degli anni '80 che, per eccesso di miopia e di semplificazione, hanno voluto ricorrere alla scelta del "tutto petrolio" per la produzione elettrica e per il trasporto ed il riscaldamento domestico senza badare contestualmente alla programmazione di una sana ed economica politica di risparmio, di ottimizzazione dei consumi di energia e di estrema incentivazione tecnico finanziaria del ricorso alle risorse energetiche nazionali, in ispecie quelle allora considerate, alternative ed integrative dispetto al petrolio.
Ora, per non dilungarsi troppo sugli errori del passato è necessario valutare attentamente il presente panorama energetico per progettare e realizzare un riequilibrio dei nostri conti con i fornitori di materie prime nell'ottica di una complessiva governabilità e sicurezza produttiva e sociale del sistema energetico.
Nel campo scientifico non ci si perita di ipotizzare talvolta con intenzione strumentale, apocalittici scenari dei fabbisogni energetici italiani nei prossimi 10, 20 anni, spesso con malcelato desiderio di persuasione psicologica e agitando le corde delle nostre angosce più recondite.
Tuttavia un dato accomuna tutte le analisi scientifiche del problema e le proposte di soluzione: il risparmio e la conservazione dell'energia.
Bisogna porre l'accento sul concetto di risparmio di energia che non significa affatto restringere ad oltranza la domanda di energia, magari mediante il ricorso reiterato ai black-out programmati dall'Enel. Al contrario si tratta di attingere l'utilizzazione dell'energia con l'ausilio di tecnologie di produzione e di consumo drasticamente meno energivore di quelle attuali.
In questa direzione lo spazio di manovra è notevole ed una politica ben articolata potrebbe mostrarsi efficace anche nel breve periodo.
Voglio chiarire con un esempio di immediata comprensione la ragione per cui è necessario intervenire strutturalmente per migliorare l'efficienza energetica.
Considerata 100 la domanda di risorse energetiche italiane, l'energia finale utilizzata è pari soltanto al 28,2%.
Le parti rimanenti sono rappresentate da bunkeraggi ed usi non energetici per l'8,9%; perdite ed autoconsumi di produzione per il 25,4 perdite di utilizzo per il 37,5%. Quindi ben il 62,9 % dell'energia consumata non viene utilizzata ma va persa.
Ancor meglio possiamo renderci conto della situazione se osserviamo i consumi finali di energia nei diversi settori.
L'uso domestico rappresenta il 34% dei consumi finali e di questi oltre la metà, il 55%, va perso.
L'uso industriale rappresenta il 40% dei consumi finali e le perdite di utilizzo raggiungono il 44%. Ancor più eclatante è la perdita di utilizzo del settore dei trasporti: 1'80%; settore che rappresenta il 26% dei consumi finali di energia.
Il quadro tecnico risultante, arido come tutti i dati statistici, è tuttavia illuminante sulla profondità dell'intervento da effettuarsi per razionalizzare l'uso dell'energia.
Le strategie da mettere in atto per fronteggiare adeguatamente il fenomeno sono di due tipi: 1) di breve periodo 2) di medio-lungo periodo.
Nel medio-lungo periodo vanno intraprese iniziative tendenti a ridurre le perdite nel settore di produzione dell'energia stessa e le perdite di utilizzo nel settore dei trasporti individuando una complessa politica di innovazione tecnologica.
Nel breve periodo si devono collocare azioni tendenti a modificare la composizione nella domanda finale di energia e a ridurre le perdite di utilizzo nel settore domestico ed industriale.
Inoltre va perseguita con fermezza la politica di risparmio netto di energia derivante da utilizzazioni combinate di energia e calore.
In particolare assume un significato interessante l'esperienza di teleriscaldamento urbano, laddove sembra fondamentale il ruolo dell'Enel con il coinvolgimento delle aziende municipalizzate preposte a questo, per la ricerca delle compatibilità della cogenerazione locale con il sistema elettrico nazionale e di garanzie a supporto tecnico di queste iniziative.
Tuttavia volendo anche ottimisticamente considerare il risparmio di energia immediatamente conseguibile con le politiche di razionale utilizzazione delle risorse ed aggiungendo altresì tutta l'energia recuperabile con la riattivazione delle centrali dismesse all'epoca (151 "petrolio facile" l'Italia non può fare a meno di potenziare la sua struttura di produzione di energia elettrica per fronteggiare il normale incremento dei fabbisogni di energia anche riferendosi ad ipotesi minime di incremento.
Per quanto riguarda la nostra Regione sembra particolarmente difficile il bilancio energetico del Piemonte che ha fatto registrare nel '79 e nell'80 un pesante deficit elettrico compensato dalla produzione termoelettrica delle centrali liguri e dal surplus idroelettrico della Valle d'Aosta.
L'anno in corso peraltro non si preannuncia positivo per la quasi totale assenza di precipitazioni atmosferiche le quali stanno causando una modestissima idraulicità.
Se a tutto ciò si i aggiunge l'indisponibilità degli impianti per motivi di manutenzione programmata, cause accidentali, ecc., che nel '79 ha costretto alla messa fuori servizio del 14% degli impianti idroelettrici ed al 28,3 % degli impianti termoelettrici, si ha ragione di temere parecchio una grave carenza di energia elettrica anche se dovessero migliorare la funzionalità e l'efficienza degli impianti.
I dati di produzione netta e di consumi totali della nostra Regione negli ultimi cinque anni hanno evidenziato un crescente deficit di produzione fino a raggiungere in questi ultimi tempi l'ordine di grandezza di quasi 9.000 gigawattora.
Una lettura disattenta e sommaria del dato numerica può far credere che gli utenti piemontesi, industriali e domestici, siano sciuponi o incapaci di disciplinarsi.
In verità i consumi medi annui per utente domestico nel distretto torinese dal 1969 al 1979 sono passati da 1.358 Kwh del '69 a 1.862 Kwh del '79; incremento più che scontato in relazione allo sviluppo degli elettrodomestici e molto al di sotto dei Paesi della Comunità Economica Europea.
Piuttosto un grande incremento di prelievo di forza motrice si è verificato nell'industria tessile, siderurgica, cartaria, meccanica ed elettromeccanica.
D'altronde una Regione che tende al pieno sviluppo industriale ed alla medesima occupazione della forza lavoro non può non prevedere un incremento anche sostenuto dall'impiego di energia elettrica, volano straordinario di crescita industriale per le sue qualità di flessibilità d'uso e di energia pulita.
Vale la pena infine di soffermarsi un momento sui costi di produzione elettrica poiché solo a partire da un bilancio costi-benefici si pu decidere obiettivamente quale scelta di produzione sia più opportuna ed adeguata alla situazione determinata.
Intanto si deve sottolineare che nel '79 il costo unitario del Kwh prodotto lordo del Piemonte è stato di L. 18,04 con un incremento di oltre il 28 % rispetto al '78 (14,08, L/Kwh).
All'interno poi di questo costo globale vanno individuate le articolazioni di costo per tipo di produzione per ottenere un giudizio critico sulla dinamica di questi parametri economici ed altresì per assumere decisioni operative strettamente conciate alle problematiche degli approvvigionamenti di materie prime.
La produzione idroelettrica nel '79 ha avuto un costo unitario per Kwh prodotto di L. 6, 41 (1,38 lire più dell'anno precedente).
Il Kwh termoelettrico è costato 22,10 lire a fronte delle 18,88 del '78 e gli incrementi del prezzo del greggio avvenuto sul mercato internazionale nel 1980 faranno lievitare abbondantemente il costo del Kwh termoelettrico.
Il Kwh nucleotermoelettrico si è attestato nel '79 intorno alle 14,45 lire, costo molto contenuto e competitivo rispetto alle altre forme di produzione elettrica, tuttavia anch'esso destinato a lievitare nei prossimi anni per il naturale incremento di prezzo della materia prima d'importazione.
Il quadro complessivo della situazione piemontese nel settore dell'energia, in particolare della preziosa energia elettrica, non consente tergiversazioni di sorta o rinvii di decisioni tecnico-operative: è comprovata la necessità di migliorare l'efficienza degli impianti esistenti ma è altresì necessario aumentare la potenza installata per arginare non tanto ipotetici deficit futuri, sempre difficili da predeterminare anche in sede scientifica, quanto invece per far fronte agli attuali fabbisogni industriali e domestici.
La Regione Piemonte deve prendere in attenta considerazione due fatti importanti per la sua autosufficienza energetica: 1) il sistema di interconnessione elettrica con gli altri Paesi della CEE non ci darà alcun diritto a perpetuare l'importazione dall'estero di energia elettrica, anzi per un caso patologico come l'Italia non sembra lontano il momento dell'interruzione della fornitura 2) la valutazione di convenienza tecnico-economica e politica del mondo di Produzione elettrica deve essere la premessa di successive ed immediate decisioni di programmazione di costruzioni di nuovi impianti, senza interporre questione a questione, tempo a tempo.
Gli amministratori regionali per primi devono avere a cuore la salvaguardia dell'habitat e della salute fisica dei cittadini per cui ogni decisione in proposito dovrà rendere compatibili le esigenze nazionali e regionali di energia con la protezione ecologica dei luoghi indicati per l'insediamento di produzione elettrica.
IL RUOLO DELLE AUTONOMIE LOCALI E I POTERI REGIONALI Il problema che abbiamo di fronte è quello di saper approfondire ed elaborare un insieme articolato e complesso di risposte che affrontino coerentemente questa stessa problematica a sua volta complessa ed articolata che ci si pone di fronte quando parliamo di politica energetica.
Una politica che solo per semplificazione possiamo chiamare settoriale, ma che in realtà incide e si collega a più generali aspetti di politica economica, industriale, di politica sociale, di articolazione democratica delle nostre strutture politiche, di scelte produttive; in sostanza si tratta di un complesso di elementi che qualificano lo sviluppo politico sociale ed economico di un Paese.
A fronte, dunque, di una situazione energetica complessa e ampiamente influenzata dall'attuale forte livello di dipendenza per quanto riguarda la disponibilità di materie prime e di tecnologie energetiche, è essenziale individuare un obiettivo centrale.
In questo senso occorre riconoscere nella situazione della nostra dipendenza energetica il criterio intorno al quale impostare e attuare una politica concreta, fondata soprattutto sulla diversificazione delle fonti di energia, sull'uso razionale di questa e sul risparmio energetico.
La presentazione di un nuovo piano energetico nazionale, che speriamo divenga presto esecutivo, rappresenta un corretto se pur tardivo adempimento formale agli appelli che stanno giungendo da tutte le forze sociali ed economiche del Paese, e soprattutto dalle autonomie locali le quali hanno finora mantenuto nello scenario energetico italiano il ruolo di semplici comparse dove invece avrebbero dovuto possedere legittimamente quello di protagoniste.
Semplificare il problema ponendo ai due estremi, da un lato un potere centrale che ha sempre guardato agli interessi del Paese e dall'altro Io stato delle autonomie con i suoi problemi di "campanile" incapace di farsi carico di quegli stessi interessi, è uno stravolgimento di una realtà ben più complessa che non considera, ber esempio, l'estraniazione dei poteri regionali da una fase di elaborazione di un P.E.N., ma che vengono chiamati in causa nella sua fase di attuazione.
Realtà che significa fino ad oggi aver visto il perdurare di quello stato di sub ordinazione sofferto dalle autonomie locali nei confronti del Governo centrale e che ha posto interrogativi inquietanti sulla limitatezza dei compiti istituzionali assegnati alle Regioni e sulla loro supposta incompetenza ad affrontare problemi di rilevanza strategica nazionale, le cui soluzioni si ripercuotono peraltro sui processi di riequilibrio socio economico e territoriale contenuti nei programmi e nei piani di sviluppo di cui le istituzioni regionali si sono dotate.
Le Regioni non hanno mai avuto competenze vere e proprie in materia di energia.
Nei settori di produzione e - distribuzione di energia la competenza è allo stato attuale, riservata al livello di Governo centrale nonostante l'ampia incidenza di questo settore sul territorio.
Il dato normativo più recente al quale occorre fare riferimento per verificare il ruolo della Regione nel settore energetico è rappresentato dal D.P.R. 24/7/1977, n. 616, con il quale si è completato il trasferimento delle funzioni amministrative alle Regioni. Nonostante l'energia non sia compresa fra le materie elencate nell'art. 117 della Costituzione, il suddetto decreto avrebbe comunque potuto attribuire qualche competenza in materia.
Tale possibilità derivava dal fatto che il disegno della legge 382, di cui il D.P.R. 616 è il decreto attuativo, prevedeva il trasferimento delle funzioni indicate nell'art. 117 della Costituzione "in base a criteri oggettivi, desumibili dal pieno significato delle materie medesime" e dalla più stretta "connessione esistente tra funzioni affini, strumentali e complementari", così da "assicurare una disciplina ed una gestione sistematica e programmata delle attribuzioni costituzionalmente spettanti alle Regioni per il territorio e per il corpo sociale".
Nonostante l'ampio trasferimento alle Regioni di alcune materie strettamente collegate all'energetica, si pensi al territorio e all'ambiente, nel settore energetico ha invece trovato riconferma l'impostazione che vede le Regioni estranee all'amministrazione dell'energia.
Queste sono state invece oggetto di un conferimento di compiti derivati e di oneri attuativi attraverso provvedimenti centrali che giova qui ricordare.
Le leggi 880/1973 e 393/1975 riguardanti la localizzazione degli impianti per la produzione di energia elettrica e degli impianti elettronucleari, fanno sorgere alcune perplessità in ordine allo stesso procedimento di localizzazione che è caratterizzato dalla possibilità d'intervento sostitutivo dello Stato in caso di mancato accordo, nonostante si verta in una materia - il territorio - di competenza locale.
Le leggi 457/1978 e 373/1976 trasferiscono alle Regioni e agli Enti locali funzioni primarie anche in tema di risparmio energetico, così come la legge 650/1979 offre spunti interessanti per il recupero di energia degli impianti di trattamento dei reflui liquidi.
A prescindere da altri provvedimenti sul contenimento dei consumi energetici, quello che le Regioni chiedono oggi è uno sviluppo dell'informazione e della partecipazione, un potere decisionale determinante allargato ai grandi temi di interesse nazionale e direttamente connesso allo sviluppo socio-economico delle Regioni stesse un'acquisizione quindi di un ruolo dei livelli regionali adeguato, più partecipe e quindi più responsabile.
A fronte di questo panorama e nel quadro della conservazione e dell'uso razionale dell'energia nonshè della diversificazione delle fonti energetiche, la Regione Piemonte, attraverso l'azione di promozione e coordinamento dell'Assessorato per l'ambiente e l'energia, coerentemente con le politiche ambientali fino ad oggi realizzate, si è assunta il preciso impegno di raccordarsi in maniera concreta ed efficiente con i programmi del Governo centrale, rivendicando un proprio ruolo integrativo e partecipativo alla definizione e alla soluzione dei problemi energetici attraverso gli apporti collaborativi degli Enti centrali, in primo luogo di quelli energetici.
Le dichiarazioni programmatiche dell'inizio della terza legislatura regionale si stanno oggi concretizzando attraverso gli accordi con alcuni di questi Enti.
Questa operazione ha visto l'assenso ufficiale e la piena soddisfazione dello stesso Ministro dell'Industria, onorevole Pandolfi, che in occasione di una riunione con le Regioni a Roma, si è felicitato, per questa iniziativa, generalizzando a tutte le istituzioni regionali convenzioni e protocolli analoghi a quelli recentemente stipulati fra l'Enel e la Regione Piemonte, anticipando una sua prossima visita per discutere con gli amministratori regionali piemontesi la problematica energetica in generale e fornendo una traccia del bilancio energetico regionale, in termini di offerta e consumo di energia, onde poter meglio concretizzare le iniziative regionali in materia.
IL RACCORDO CON GLI ENTI CENTRALI Il raccordo con gli enti centrali in materia di energia è articolato così come segue.
Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (C.N.R.) è l'organismo di Stato cui sono stati affidati i compiti di attuazione e promozione della ricerca scientifica in Italia nei vari settori della scienza e svolge la propria attività soprattutto attraverso l'adozione di progetti finalizzati.
Il Progetto Finalizzato Energetico (P.F.E.) è teso alla formulazione di proposte per la riduzione di voci importanti nel bilancio energetico nazionale.
E' interesse della Regione stabilire adeguate forme di cooperazione con il C.N.R. ed i suoi ricercatori, al fine di utilizzare i dati esistenti sul patrimonio energetico del territorio piemontese, per poi impostare studi di fattibilità ed iniziative sperimentali riguardanti il contenimento dei consumi negli impianti di riscaldamento, l'utilizzazione dei rifiuti solidi e liquidi di origine civile ed industriale, lo sfruttamento dell'energia solare e l'utilizzazione di altre tecnologie, alla luce anche degli Interventi contributivi previsti dalla Comunità Economica Europea.
Si sta inoltre perfezionando proprio in questi giorni una convenzione quadro con PENI che renderà disponibile quest'ultimo ad erogare alla Regione Piemonte una vasta gamma di servizi e prodotti.
La collaborazione potrebbe essere articolata attraverso convenzioni specializzate con le società del gruppo, in grado di fornire elementi informativi e progettuali nei settori dell'energia e della tutela dell'ambiente.
Particolare attenzione sarà rivolta al settore della divulgazione attraverso campagne che sensibilizzino l'opinione pubblica sul tema dell'energia, e a quello della formazione professionale di operatori energetici operanti presso la Regione, in maniera tale da garantire un servizio energetico decentrato, per esempio a livello comprensoriale, per meglio assorbire l'impatto che tale trasferimento tecnologico comporta sul territorio.
L'approvvigionamento dei prodotti petroliferi, nonché il risparmio e la riduzione del consumo dei medesimi sarà un altro aspetto irrinunciabile dell'accordo.
Fuggendo il carattere dispersivo che avrebbe un'articolazione di interventi settoriali scollegati tra loro, riconducendo ad una unità organica lo studio e la soluzione dei problemi relativi alla produzione di energia elettrica e mettendo fine alle polemiche che hanno ultimamente caratterizzato i rapporti tra Regioni, autonomie locali ed enti centrali soprattutto in tema di impianti di elettroproduzione, il Presidente della Giunta regionale ha sottoscritto, insieme al Presidente dell'Enel, il 23 febbraio ultimo scorso, un protocollo d'intesa in cui si stabiliscono modalità e termini per una stretta e reciproca collaborazione finalizzata all'individuazione di soluzioni idonee e alla loro tempestiva traduzione in decisioni ed azioni, concrete.
Nella volontà di fornire alla comunità regionale intera tutte le informazioni tese a garantire la partecipazione popolare e lo sviluppo di una consapevolezza e di responsabilità maggiori in ordine,al problema energetico, si procederà alla realizzazione di opportune campagne informative, di dibattiti e di conferenze.
La programmazione di nuovi impianti di elettroproduzione sarà comunque affiancata dalla possibilità di procedere ad interventi di ristrutturazione, di ripristino e riattivazione di quegli impianti, piccoli o, grandi che siano, che possano in, qualche misura garantire un nuovo gettito di energia in termini economicamente accettabili.
Una particolare attenzione sarà rivolta alla possibilità di realizzarci iniziative volte al risparmio energetico e allo studio del trasferimento di nuove tecnologie sul territorio che interesseranno la produzione combinata di energia elettrica e calore per usi civili e industriali, ampliando nello stesso tempo il discorso sull'utilizzazione plurima delle acque Così concretizzando gli obiettivi del piano regionale delle risorse idriche attraverso un'articolazione di interventi nei settori irrigui, industriali idro-potabili e per produzione di forza motrice.
Ma la programmazione di nuovi impianti di elettroproduzione deve essere necessariamente condizionata da precise garanzie e prescrizioni in ordine alle esigenze di sviluppo socio-economico del territorio e alla salvaguardia dell'ambiente.
I programmi nucleari ripetutamente proposti hanno sempre trascurato i problemi della sicurezza e dei rapporti con le autonomie locali; la necessità del ricorso all'energia nucleare deve essere attentamente soppesata al fine di evitare che tale ricorso si presenti in termini inaccettabili sotto il profilo della sicurezza degli impianti e dell'impatto ambientale, così come non è possibile pretendere di superare le opposizioni locali alle centrali nucleo - termoelettriche con incentivi di tipo assistenziale e demagogico.
Su questo tema la Regione Piemonte rifiuta di percorrere la strada dei silenzi e dei rinvii, e vuole assumersi direttamente la responsabilità che una tale scelta comporta chiamando il Governo centrale e, in prima persona il Ministro dell'Industria a partecipare anche in sede di consultazioni locali ai dibattiti che su questo tema saranno organizzati. E per meglio rappresentare la volontà, più ampia e seria, di affrontare il nodo nucleare in termini partecipativi e democratici verrà prossimamente istituito un Comitato misto che, unitamente alla Giunta regionale e agli enti centrali responsabili, quali l'Enel e il CNEN, sarà allargato a tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale, con lo scopo di costruire rapporti continuativi con le autonomie locali e di richiedere un pacchetto irrinunciabile di garanzie, alla cui formulazione sarà richiesta la partecipazione della comunità regionale intera.
Il Comitato dovrà valutare tutti quegli atti già elaborati nel 1977 dall'apposita Commissione tecnica allora costituita e richiedere alla DISP cioè l'organo del CNEN preposto ai controlli sulla sicurezza nucleare il quale, ne siamo sicuri, ha sempre funzionato e funziona con grande senso di responsabilità, tutti gli elementi tecnici relativi alla sicurezza e il massimo grado d'informazione sull'impatto ambientale, che l'uso di tale tecnologia comporta, nonché i vincoli e le ipoteche d'uso che pone sul territorio.
A questo proposito, approfittiamo dell'occasione per richiedere che sia accelerato l'iter per la riforma istituzionale del CNEN, proprio in questi giorni all'esame del Parlamento, affinché la DISP possa operare in piena autonomia, così da meglio garantire la capacità di adottare o elaborare senza condizionamenti, criteri e norme di sicurezza sempre più rigorosi le stringenti, anche in conformità con gli standards internazionali.
Nessuna scelta nucleare cadrà sul Piemonte senza che prima siano resi pubblici tutti gli elementi tecnici relativi alla sicurezza e sulla scorta dei quali avverrà il dibattito con tutta la comunità piemontese che non ha bisogno di promesse o partecipazioni rituali, bensì richiede concretezze.
Ma proprio perché non vogliamo offrire l'immagine di una Regione permanentemente dubbiosa e di una democrazia incapace di decidere, noi dimostrarlo che siamo in grado di assumerci oggi quella responsabilità che ci impone di risolvere il buco energetico ed anche di colmare quell'intervallo di dieci anni, che sarebbe comunque necessario per edificare un insediamento nucleare, promuovendo iniziative che .tendono al contenimento dei consumi e alla realizzazione di progetti, dimostrativi utilizzanti le energie integrative e rinnovabili.
Verificheremo prossimamente la disponibilità del Governo a risolvere problemi e inquietudini locali, in occasione della visita che l'onorevole Pandolfi ha preannunciato di voler fare in Piemonte, per affrontare le questioni più urgenti e delicate che scaturiscono dall'attuazione, della politica energetica nazionale.
Si ribadisce quindi Come le direttrici fondamentali della politica energetica regionale siano costituite da due momenti, uno teso al raccordo permanente con gli enti strumentali di Stato, l'altro concentrato sulla battaglia che la Regione vuole combattere con il Governo e il Parlamento al fine di poter intervenire puntualmente sia in sede centrale sia a livello locale con proprie iniziative e provvedimenti legislativi, di concerto con le altre Regioni.
Un primo gesto di concretezza, a livello centrale, è stato quello di creare la conferenza permanente dei Presidenti delle Regioni per l'energia in occasione della quale lo stesso Ministro dell'Industria ha richiesto la partecipazione degli amministratori regionali con la delega specifica per l'energia.



INIZIATIVE LEGISLATIVE

La soluzione dei problemi energetici regionali e nazionali dipende quindi anche dal contributo delle Regioni alla promulgazione di una specifica legislazione di settore che consenta di predisporre ed adeguare gli idonei strumenti di programmazione e pianificazione regionale.
La posizione del Governo non ha consentito, sino ad ora, alla Regione Piemonte di dotarsi di una propria legge regionale in materia di energia.
Il disegno di legge n. 442, presentato dalla Giunta regionale ed approvato dal Consiglio regionale il 12 ottobre 1979: "Promozione di studi per il risparmio delle risorse energetiche e di impianti sperimentali per lo sfruttamento di risorse energetiche rinnovabili", è stato rinviato dal Governo ad un nuovo esame del Consiglio regionale per motivi relativi all'esclusività .della competenza dello Stato in merito ad alcuni articoli della legge.
L'assenza di strumenti e di norme atte ad avviare processi reali di risparmio energetico e di sfruttamento delle energie rinnovabili ha indotto i Gruppi consiliari di maggioranza a riproporre all'esame del Consiglio il provvedimento già approvato nella seconda legislatura, opportunamente aggiornato ed integrato anche da un titolo inerente al "Servizio risparmio energetico" inteso come struttura di consulenza e verifica, al servizio dei Comuni e dei cittadini.
Il progetto di legge regionale "Promozione di studi per la realizzazione di impianti sperimentali per lo sfruttamento di risorse energetiche rinnovabili e per il risparmio delle risorse energetiche e avvio di iniziative per il contenimento dei consumi e l'eliminazione degli sprechi", si configura come elemento fondamentale di attuazione del "Programma della Giunta regionale per il quinquennio 1980-1985", per quanto attiene al settore energia.
L'attività legislativa regionale in materia di energia, si esplica anche in quanto contributo completo alla formazione della legislazione statale in materia.
Il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore per l'ambiente e l'energia si sono fatti promotori, nei confronti del Ministero dell'Industria, della convocazione della conferenza dei Presidenti delle Giunta regionali e degli Assessori con deleghe specifiche sull'energia, per proporre, in modo coordinato, le osservazioni della Regione al disegno di legge n. 655/bis "Norme sul contenimento legge, consumi energetici, Io sviluppo delle fonti rinnovabili di energia e l'esercizio di centrali elettriche alimentate con combustibili diversi dagli idrocarburi".
Le osservazioni, tempestivamente formulate e precisate, soni, già state accolte in parte nel testo proposto dalla Commissione del Senato, che ha costituito la base della discussione in aula ed è ora giunto all'approvazione del Senato e alla trasmissione alla Camera dei Deputati.
Il Ministro dell'Industria ha recepito con grande interesse la rimanente parte di osservazioni al disegno di legge n. 655/bis e si è impegnato a proporle e sostenerle quali emendamenti ed integrazioni di carattere fondamentale in sede di discussione del disegno di legge alla Camera dei Deputati.
Il disegno di legge, ora contraddistinto dal numero 2383 della Camera dei Deputati, individua la Regione dome soggetto di importanti deleghe per l'attuazione della politica energetica dello Stato, attraverso il movimento di rilevanti risorse finanziarie da investire nei settori delle residenze dell'industria, dell'agricoltura, della ricerca, della progettazione e realizzazione di opere.
Le osservazioni e le integrazioni proposte dalla Regione tendono ad assegnare alla Regione stessa Un ruolo ancora più attivo e strategico, non solo per quanto attiene all'attuazione e realizzazione della politica energetica dello Stato, ma soprattutto per quanto riguarda la fase costitutiva degli strumenti di programmazione energetica a livello nazionale. Inoltre, tendono a porre la Regione come elemento di coordinamento e di raccordo tra lo Stato e gli enti territoriali interessati.
Aspetto fondamentale delle osservazioni della Regione, riveste la precisa azione in merito alla fase attuativa della le e medesima: la facoltà di emanare da parte della Regione, ai sensi dell'art. 117 della Costituzione, leggi regionali di attuazione delle disposizioni della legge dello Stato, sancirebbe finalmente la possibilità della Regione di legiferare in materia di energia.
Altre proposte regionali rendono obbligatoria l'assistenza degli enti energetici di Stato alla Regione, nella fase attuativa della legge attraverso la stipulazione di apposite convenzioni; in questo senso la Regione, Piemonte ha già sottoscritto il 23 febbraio 1981 il protocollo d'intesa con l'Enel.



PROGETTI ED INIZIATIVE SETTORIALI

Nell'ambito della politica energetica che la Giunta regionale sta fattivamente conducendo nel tentativo di attivare tutte le possibili fonti di energia alternativa e/o integrativa, particolare attenzione merita il capitolo sul "teleriscaldamento" e la "produzione combinata di energia elettrica e calore".
La conoscenza di tale tecnologia non è recente, infatti esistono numerosi esempi applicativi sia in Italia che all'estero. Essa è divenuta di attualità in questi ultimi tempi sia a causa della crisi energetica sia per l'attenzione che vi ha posto la Commissione delle Comunità Europee la quale, come noto, ha deciso di stanziare notevoli somme da destinare a progetti dimostrativi che permettano risparmi energetici, fra i quali si possono annoverare proprio le tecniche del tele riscaldamento e della produzione combinata di energia elettrica e Calore.
La tecnica attualmente proponibile può essere sintetizzata nelle seguenti soluzioni alternative più comunemente adottate: l) cessione di calore da impianti termoelettrici tradizionali, mediante spillamento di vapore 2) utilizzazione del calore di scarico di gruppi turbogas esistenti e/b da realizzare 3) utilizzazione del calore di scarico da impianti termoelettrici 4) utilizzazione del calore di scarico da gruppi dieselelettrici.
Ognuna delle soluzioni sopra indicate presenta ovviamente vantaggi e svantaggi, ma tutte sono finalizzate alla riduzione dei consumi energetici rispetto alle tecniche tradizionali o i normalmente in,uso.
L'adozione di una o l'altra tecnologia dipende ovviamente da numerosi fattori che devono essere attentamente e preventivamente valutati; primo fra tutti l'effettivo risparmio energetico per raggiungere gli stessi obiettivi ottenibili con le tecniche tradizionali.
E' in questa direzione che la Giunta regionale tramite il coordinamento dell'Assessorato per l'ambiente e l'energia, ha già iniziato un'indagine conoscitiva nel territorio regionale, finalizzata ad individuare quelle aree potenzialmente idonee all'adozione di tale tecnologia.
Uno studio più approfondito è' in corso nell'area metropolitana torinese e in particolare nel Comune di Torino, ove si pensa di giungere in breve tempo ad uno studio di fattibilità dell'utilizzazione del calore di scarico della centrale termoelettrica di Moncalieri, dell'Azienda Elettrica Municipale di Torino per fornire calore di riscaldamento, per uso idrico sanitario, ecc., all'area sud di Torino, ove sono ubicati i maggiori centri ospedalieri della città e altre potenziali utenze di notevoli dimensioni.
L'indagine viene condotta di concerto con le Amministrazioni comunale e provinciale di Torino, con il Comprensorio di Torino e con l'Azienda Elettrica Municipale, nell'ipotesi di utilizzare ricercatori del C.N.R.
del Politecnico e di altre realtà, al fine di concorrere con la Regione alla realizzazione del progetto di fattibilità. Gli studi preliminari e la successiva progettazione esecutiva dei piani di risanamento edilizio del centro storico che sono in corso a Torino come in altre città, nonché dei programmi di attuazione di edilizia pubblica dovranno tener conto della nuova realtà venutasi a creare con la crisi energetica, e quindi prevedere tutti quegli accorgimenti tecnici che consentono un effettivo risparmio di energia e, fra questi, la tecnica del teleriscaldamento e la produzione combinata di energia e calore là dove le dimensioni dell'area lo consentano, dovrebbe essere sempre tenuta presente.
Sempre attraverso l'azione dell'Assessorato per l'ambiente e l'energia la Giunta regionale intende anche assumere il coordinamento di alcune iniziative, già in corso, che studiano la possibilità di sviluppare l'uso di quel combustibile, di origine urbana, derivante dal trattamento delle acque reflue nei grandi impianti di depurazione e dallo smaltimento dei rifiuti solidi nelle grandi discariche controllate, chiudendo il ciclo del rifiuto nell'ottica di contenere lo spreco di quell'energia, che si sviluppa sotto forma di bio-gas e che potrebbe rendere autosufficienti i servizi e i macchinari degli impianti stessi.
Iniziative di questo tipo sono già partite, presso il Consorzio Po Sangone per la depurazione delle acque e presso l'Azienda Municipalizzata Raccolta Rifiuti di Torino e vedono la felice congiunzione delle politiche ambientali, fino Ad oggi impostate dalla Regione Piemonte, con gli indirizzi programmatici in materia di risparmio energetico e contenimento dei consumi.
La Giunta regionale, inoltre, per l'attuazione degli obiettivi che si è posta con il programma quinquennale, dovrà dotarsi di uno strumento particolarmente idoneo ad attuare la propria politica ed i propri interventi nel settore energetico, con gli Enti locali sul territorio piemontese.
L'esempio di altre Regioni,i che hanno già avviato il processo di concreta attuazione della programmazione energetica regionale secondo interventi specifici e settoriali sul territorio, induce ad individuare la necessità di dotare la Regione Piemonte di uno strumento finanziario che unitamente agli Enti locali, Possa affrontare seriamente i problemi dell'energia.
Esso dovrà avere finalità pubbliche e, avvalendosi di una struttura operativa agile, qualificata e specializzata per settori di intervento dovrà configurarsi come strumento tecnico-scientifico e di intervento della Regione Piemonte per l'attuazione dei programmi e dei progetti regionali che abbiano l'energia come elemento centrale e comune.
In particolare esso dovrà tendere alla sperimentazione, informazione ed utilizzazione di tecnologie avanzate, verifica di fattibilità tecnica ed economica, assistenza finanziaria; ali azioni dovranno svolgersi prioritariamente nei settori di intervento del riciclaggio e recupero dei rifiuti solidi urbani ed industriali e delle tecniche per il risparmio e l'utilizzazione delle fonti energetiche rinnovabili.
Le iniziative e i progetti previsti, unitamente all'azione degli enti pubblici, locali e privati, dovranno avvalersi, sia nella fase formativa che in quella realizzativa, di un'azione di coordinamento regionale, che meglio consentirà ai medesimi il raggiungimento delle necessarie condizioni di economicità, tempestività e riuscita, nonché alla possibilità di accedere a finanziamenti extra regionali, in speciale modo per ciò che attiene agli interventi che comportano rilevanti investimenti di risorse finanziarie.
Per il raggiungimento di tali obiettivi e dei più ampi, contenuti nel programma quinquennale della Giunta regionale, gli interventi in materia di energia sul territorio piemontese dovranno essere programmati, individuando il momento di coordinamento dei medesimi.
Il coordinamento, effettuato dall'Assessorato per l'ambiente e l'energia, dovrà garantire non soltanto la verifica tecnica e progettuale degli interventi, ma soprattutto la fattibilità economica e finanziaria dei medesimi, attraverso il collegamento con gli organi competenti della Comunità Economica Europea e con gli Istituti Finanziari Europei, al fine di beneficiare dei finanziamenti comunitari, indispensabili alla realizzazione dei grandi progetti, che possono realmente incidere sulla realtà energetica piemontese.



INIZIATIVE DI PROMOZIONE E INFORMAZIONE

Il problema dell'energia non potrà essere risolto se non attraverso il coinvolgimento e la partecipazione della popolazione piemontese.
L'azione regionale, quindi, dovrà orientarsi alla predisposizione di iniziative idonee a creare una coscienza energetica, attraverso una corretta informazione sui problemi e sulla natura dell'energia.
La Giunta regionale e per essa l'Assessorato per l'ambiente e l'energia, per dotarsi di uno strumento idoneo a fornire al pubblico una corretta ed esauriente informazione sui temi dell'energia, sta predisponendo lo studio per l'allestimento del "Forum permanente sull'energia", concepito come momento e luogo altamente qualificato di informazione, aggiornamento e confronto sulle scienze energetiche.
Tale iniziativa si compone di diversi aspetti complementari e nuovi alle esperienze italiane del settore; il "Forum", infatti, dovrà, essere in grado di ospitare una mostra permanente sull'energia, illustrata ed analizzata nella sua natura, nelle sue varie forme, nelle sue risorse e nelle possibilità del suo risparmio, oltre che - nel rapporto dell'uomo con essa.
La mostra, che avrà carattere permanente, ospiterà anche sezioni specializzate itineranti e sarà realizzata al fine di coinvolgere attivamente il visitatore, anche per mezzo di tecniche espositive nuove e momenti di animazione e spettacolari.
La mostra sarà realizzata tenendo in particolare considerazione la realtà storica, sociale, economica e produttiva piemontese, esponendo all'attenzione del visitatore esempi ed oggetti che illustrino, con particolare significatività, la realtà energetica regionale passata presente e scenari della medesima, proiettati nel futuro e comparati con altre realtà sociali, economiche e territoriali.
Il "Forum", oltre alla mostra ed alle attività ad essa più direttamente connesse, quali documentazioni ed informazione, sarà la sede più idonea per lo svolgimento di attività di aggiornamento didattico, scientifico culturale e professionale, per ciò che attiene l'energia; quindi il "Forum" ospiterà convegni specializzati, corsi di aggiornamento, attività di informazione quali biblioteche e centri di informazione, oltre a proiezioni ed altre attività direttamente rivolte al cittadino piemontese.
Il progetto che non ha precedenti in Italia, sia Per la dimensione che per la molteplicità degli aspetti che lo caratterizzano, si configura come un'iniziativa, che rivolgendo un essenziale servizio alla comunità regionale piemontese, assume una rilevanza che supera i confini regionali.
Tale progetto dovrà essere realizzato, per meglio valorizzarne i caratteri specifici, in una sede idonea allo scopo.
L'attuazione a breve termine, di una politica di contenimento dei consumi energetici per usi termici negli edifici, è subordinata all'effettuazione di un massiccio intervento sul patrimonio edilizio esistente e sui sistemi impiantistici ad essi relativi.
Alla luce di queste considerazioni e delle disposizioni previste dal disegno di legge dello Stato, all'esame della Camera dei Deputati, n. 2383 (ex disegno di legge n. 655/bis del Senato), che delegano alla Regione adempimenti tecnici in materia, dovrà essere costituita l' "Agenzia regionale per il, controllo degli stabili", intesa come strumento della Regione Piemonte in grado di fornire un servizio pubblico di consulenza energetica nel settore abitativo.
Tale servizio, a disposizione del pubblico, dovrà fornire indicazioni documentate sugli interventi da adottare in tema di risparmio energetico nel settore civile e sarà in grado di fornire, sia le indicazioni sui provvedimenti da adottare, che tutti gli elementi tecnici ed economici necessari per consentire all'utente di valutare la convenienza di mettere in atto gli specifici provvedimenti allo scopo predisposti.
Per, la realizzazione di queste iniziative sarà richiesta la collaborazione di quelle forze scientifiche, accademiche ed economiche che sapranno estendere studi ed analisi che privilegino la reale fattibilità degli interventi.
L'attuazione del programma della Giunta regionale per l'energia e la positiva realizzazione delle relative iniziative, sono subordinate al corretto recepimento delle politiche regionali da parte della popolazione piemontese.
Le: iniziative intraprese, infatti, potranno innescare nuovi processi di sviluppo, fondati su un più corretto uso delle risorse energetiche soltanto se, attraverso una politica di corretta informazione e sensibilizzazione della pubblica opinione, si riuscirà a mutare il corrente modello comportamentale, orientato allo spreco di energia alla sua irrazionale utilizzazione ed alla carente conoscenza della sua natura e dei suoi processi di produzione e trasformazione, nel senso di una maggiore razionalità e responsabilità orientata a finalità sociali.
Per raggiungere tale obiettivo saranno predisposte adeguate campagne di sensibilizzazione, che utilizzino mezzi di informazione ritenuti più idonei, condotte anche in modo coordinato, nell'ambito di apposite convenzioni e accordi, con analoghe iniziative degli enti energetici centrali e di altri enti interessati.



PRESIDENTE

Sentita l'illustrazione del documento da parte dell'Assessore, possiamo dar corso alla discussione. Il primo iscritto a parlare è il Consigliere Petrini. Ne ha facoltà.



PETRINI Luigi

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, abbiamo già espresso nell'ultimo dibattito sul programma del quinquennio le aspettative del Gruppo regionale democristiano e le nostre indicazioni sul grande tema dell'energia, coscienti e consapevoli Come siamo dell'incidenza del costo aggiunto energia sul prodotto finito, il quale, unito al peso degli altri costi, rischia di far perdere competitività: al nostro sistema produttivo e convinti del grande vincolo esternò rappresentato dal costo energetico sulla nostra economia in generale. Infatti, la nostra bilancia estera è drammaticamente appesantita dalle importazioni petrolifere e, quindi pressata dall'urgente necessità di allentare tale vincolo per sostenere un reale, regolare processo di sviluppo che allarghi la base produttiva e l'occupazione.
Il problema energetico, infatti, è uno dei maggiori problemi che la nostra società ha di fronte oggi e la sua soluzione condizionerà non solo il nostro sistema produttivo, ma tutto il nostro sistema di vita. E' quindi bene affrontare questo problema senza demagogia, ma con grande senso di responsabilità, riflettendo sul fatto - come già ricordava l'Assessore Salerno - che dipendiamo troppo dal petrolio e che i nostri approvvigionamenti energetici dall'estero sono ormai giunti all'83 % del fabbisogno globale, di cui il 70 % è rappresentato dal petrolio. Ancora nel dibattito sul programma concludevamo che la nostra risposta, pur non dovendo aver paura di dire sì anche al nucleare, doveva essere articolata ed aperta ad una gamma di interventi e di comportamenti alquanto diversificati: identificavamo allora le seguenti cinque linee di azione per una politica dell'energia regionale: valorizzazione dello sfruttamento delle fonti alternative al petrolio (non solo carbone ed acqua, ma anche energia solare ed energia biotermica) con conseguente incentivo alla ricerca applicata ulteriore sensibilizzazione sull'opportunità di contenimento dei consumi energetici inevitabilità di una scelta nucleare coerente al piano energetico nazionale per una riduzione molto sensibile dei costi dell'energia adottando in proposito ogni precauzione atta ad inserire la costruenda centrale in maniera non traumatica nel contesto ambientale, sociale ed economico della nostra regione predisposizione dei conseguenti strumenti giuridici e legislativi che, nel quadro delle competenze assegnate alla Regione, consentano una forma di programmazione di tutte le iniziative atte a fronteggiare i rischi di una nuova, imminente crisi energetica e a predisporre l'avvio del progetto nucleare collegamento con, le iniziative nazionali ed internazionali soprattutto di marca CEE - siamo lieti che oggi questo argomento sia ripreso - intraprese allo scopo di risolvere globalmente il problema energetico necessità, infine, di individuare un momento istituzionale di coordinamento delle varie componenti interessate al problema.
E' invece dei giorni scorsi la notizia apparsa sui quotidiani di un protocollo di intesa tra la Regione Piemonte e l'Enel e dell'istituzione di un Comitato misto Giunta - Regione - Enel. Dico subito che, secondo il parere del Gruppo democristiano, è un fatto negativo non aver fatto precedere la firma da un momento di riflessione e di discussione comune, in quanto non solo così si sarebbe potuto interessare tutte le forze politiche del Consiglio regionale, con indubbio vantaggio di coinvolgerle in un importante atto, ma si sarebbe potuto in quest'aula ed in Commissione individuare contestualmente prima le scelte l complessive di politica energetica del Piemonte, per poi giungere a firmare un protocollo parziale e particolare. Ma tant'è.
Credo che dovremo richiamare spesso la centralità del Consiglio e le tematiche connesse, forse fino alla noia di qualcuno, Senza che, purtroppo si modifichino atteggiamenti che ormai stanno divenendo cronici, se è vero com'è vero che prima di decidere di firma e poi, a ; distanza di settimane quando ormai gli atteggiamenti sono definiti, si discute.
Abbiamo preso nota dell'intesa che, Indubbiamente, darà il via ad una serie di importanti appuntamenti e del documento di intenti, documento base, sull'energia redatto dalla Giunta regionale, invero assai generico nelle impostazioni propositive, per essere il primo programma generale operativo sull'energia (integrato solo Stamattina, alle 9,30, da una relazione dell'Assessore Salerno) ed ambiguo, a nostro avviso, per alcuni aspetti che desidero sottolineare. Nell'accordo con gli enti centrali si legge che il Comitato misto Regione - Enel per l'energia dovrà formulare le linee generali di intervento interessanti la programmazione, lo sviluppo e l'impatto ambientale socio-economico degli impianti a produzione di energia ed è, a nostro avviso, incredibile che della Commissione facciano parte per la Regione, solo i membri dell' esecutivo. Soprattutto per quanto riguarda l'impatto ambientale, che è poi in definitiva la ricerca delle aree e dei siti per i nuovi impianti, escludere le forze politiche del Consiglio regionale mentre la Regione nel suo complesso ha competenze per quanto concerne il territorio e, quindi, la localizzazione degli impianti delle centrali, dovendo dare tutti noi insieme chiarezza assoluta sui problemi della sicurezza, e massimo di garanzia per le popolazioni residenti, escludere, dicevo, le forze politiche, pare espressione di un atteggiamento di assoluta indifferenza verso gli apporti del Consiglio vero organo centrale della Regione. Come pure è scorretto coinvolgere le forze politiche nel gruppo misto Regione - Enel CNEN per valutate tutti gli aspetti afferenti la tecnologia nucleare ed interessarle limitatamente almeno così si legge dietro una terminologia oscura - alle vere scelte che coinvolgono il territorio e le nostre comunità. Abbiamo la sensazione che sulle aree e sui siti per questo delicato problema non vi siano ancora orientamenti definiti né per le centrali nucleari, né per quelle a carbone e quindi bisognerà giungere all'individuazione.
Comunque, desidereremmo conoscere il parere della Giunta al riguardo che, a nostro avviso, dopo i necessari approfondimenti, ad esempio e tra gli altri, quello relativo alla compatibilità con le produzioni agricole deve garantire gli aspetti dell'informazione, della partecipazione delle popolazioni interessate, coinvolgendole, se è vero, com'è vero, che una politica per l'energia non avrà successo in una società democratica senza il coinvolgimento di utenti e di cittadini. Se c'è il problema concreto delle aree e dei siti in Piemonte ove localizzare le nuove centrali, la Commissione dovrà con cautela verificare ed indagare, per dare soprattutto tranquillità e dati oggettivi alle nostre popolazioni, convincendole a vedere, superati i dubbi reali, gli insediamenti energetici come un'occasione di sviluppo e di assetto del territorio. Ma la cautela non deve e non dovrà mai causare rinvii sine die, ma tempi prefissati è e r concludere in breve gli importanti lavori della Commissione investita al riguardo.
Ma che senso ha, in definitiva, istituire due Commissioni apposite quando da poco, iniziata la terza legislatura, si è voluta una Commissione permanente, la VII, specifica per la tutela ambientale ed i problemi energetici? Che se ne vuole fare di questa Commissione istituzionale, che con strutture adeguate per funzionare può dare correttamente indicazioni pareri e suggerire le scelte opportune? A che pro moltiplicare i centri di consultazione e di approfondimento? Soprattutto su questo vorremmo una parola chiara e definitiva.
Dalla lettura del documento si apprende, poi, che è in corso di perfezionamento uno schema di convenzione-quadro con l'ENI: anche su questo argomento vorremmo conoscere dalla Giunta qualcosa di più di un telegrafico annuncio senza commenti.
Si legge, poi, nel documento Salerno di stamattina, che si tratta di convenzioni specializzate con le società del gruppo, in grado di fornire elementi informativi e progettuali nei settori dell'energia e della tutela dell'ambiente. Ma in quali settori, essendo questi così numerosi in un comparto tanto diversificato? Sulle iniziative legislative in corso va ricordato che, durante la seconda legislatura, dopo diversi dibattiti ed un confronto culminato con la conferenza regionale sull'energia, era starà presentata una proposta di legge sul risparmio energetico, sulla cui strategia di fondo concordavano in larga misura: tutte le forze politiche, ma l'aver avocato come Regione competenze di stretto riferimento governativo, aveva poi provocato la reiezione dell'intero disegno di legge da parte del Governo. Sono ora all'esame della VII Commissione alcuni disegni di legge che intendono promuovere iniziative in due settori fondamentali: nel campo del risparmio energetico e nel campo dell'energia rinnovabile; iniziative non solo utili ma doverose nel confronti della comunità regionale. Il Gruppo della D.C.
intende dare tutto il contributo della sua capacità e della sua esperienza per far sì che tali provvedimenti vengano redatti con la maggior compiutezza di contenuti ed il totale rispetto dei riparti delle competenze. Vorremmo però che la Regione Piemonte, con i suoi uffici competenti, faccia la sua parte con celerità., su tutti i versanti della problematica energetica, al di là del giusto problema del risparmio energetico e di quello della sperimentazione dell'energia solare o quello ancora, della riattivazione delle centrali idroelettriche minori, o nell'utilizzazione delle potenzialità residue dell'energia idraulica, o nello stesso recupero del calore negli impianti di produzione di energia elettrica o, infine, nel finanziamento per il conseguimento di risparmi energetici nel campo dell'edilizia residenziale, tenendo in particolare considerazione gli interventi negli edifici esistenti.
Se si devono impostare dei bilanci energetici regionali, come sta richiedendo il Ministro Pandolfi, collegati ai piani regionali di sviluppo e alle singole risorse, - con l'obiettivo di realizzare una politica dei consumi, uno sviluppo economico e sociale delle comunità interessate sarebbe imperdonabile farsi cogliere alla sprovvista. Desideriamo cioè specifici impegni ed interventi regionali in settori in cui la Regione pu operare subito e con celerità: penso, ad esempio, ad una sorta di banca lei dati sui consumi e sui bisogni, valutando :osti e benefici, sulle necessità del Piemonte, ma anche degli stabili regionali, parlando di mi, delle scuole professionali, degli ospedali regionali, degli uffici regionali, che pure dipendono dalla Regione, ove si registrano ogni giorno sprechi di energia. Ma di tutto ciò parlerà più diffusamente il collega Carletto.
Mi permetto solo di accennare ad un argomento. Osserviamo che è più problematica la conoscenza da parte dell'ente pubblico del dove e come l'energia sia consumata. E' indispensabile, quindi, a nostro giudizio, che anche la, legge statale del '76, la n. 373, venga attuata in tutti i suoi dettati anche nei Comuni più piccoli, posto e noti accertato che ci avvenga in quelli medio-grandi. Su questo tema, il rispetto della 373, la Regione può e deve offrire, nel suo complesso, alla comunità regionale un significativo aiuto ed è soprattutto per questo che la costituzione di un servizio "risparmio energetico" deve essere varata in tempi brevissimi anche a livello comprensoriale, come ricordava l'Assessore Salerno. E' indispensabile che gli enti pubblici, la piccola e la media industria ed i privati in genere, incapaci di accedere a finanziamenti agevolati sia statali che comunitari, siano incentivati all'adeguamento ed alla trasformazione degli impianti, nell'ottica del minor consumo energetico.
Ancora sul documento base della Giunta, nelle iniziative di promozione ed informazione, si legge di un'agenzia regionale per il controllo degli stabili, che dovrebbe fornire consulenza tecnica per una migliore e più razionale utilizzazione degli impianti di riscaldamento. Ma che cosa è concretamente? Com'è strutturata? Esiste già quest'agenzia? Nei progetti ed iniziative settoriali si parla di coordinamento di iniziative in atto nell'area urbana di Torino; ma ci sono pure, Assessore Salerno, iniziative diffuse nel resto del territorio piemontese, perché dimenticarle? Ancora queste iniziative sono state precedute da studi di fattibilità, da studi condotti con serietà di intenti e tenendo conto del rapporto costi benefici? Su questi argomenti ritengo che una risposta della Giunta sia quanto mai opportuna, anche perché qualcuno potrebbe chiedersi che senso abbia, in definitiva, questo documento, che implica un impegno di risorse finanziarie, quando nel bilancio 1981 non sono state previste spese per interventi in campo energetico. Certo, ci vuole un impegno anche del Governo, per un più stretto contatto Governo - Parlamento - Regioni, per accelerare quelle soluzioni senza le quali il Paese verrebbe fortemente penalizzato nel suo sviluppo economico e sociale. Bisogna, cioè, dare il via, concretamente, alla realizzazione di nuovi impianti. Ma, sempre dalla stampa quotidiana e dall'agenzia giornalistica Italia, di giovedì 26 febbraio, abbiamo appreso dell'incontro del 25 febbraio, interlocutorio ma sostanzialmente positivo, tra le Regioni, il Governo e gli enti interessati sul piano energetico nazionale. Si sarebbe cioè riscontrata una maggiore intesa sui temi energetici, in quanto sta prendendo - così scrivono il quotidiano e l'Agenzia - sempre più corpo la convinzione della necessità della scelta nucleare, così come le Regioni hanno fatto presente che la legge n. 655, attualmente in discussione alla Camera, non sembra offrire garanzie sufficienti per ottenere la razionalizzazione dei consumi energetici; hanno pertanto chiesto degli emendamenti che saranno concordati in sede tecnica alla Camera.
Anche su questo importante incontro desideriamo essere informati ufficialmente, in maniera esauriente, non conoscendo direttamente gli argomenti oggetto della trattazione.
Per ciò che si conosce sul piano governativo, il piana a medio termine '81-'83, redatto dal Ministero del Bilancio e finora approvato solo dal CIPE, ma al quale sono in molti a richiamarsi in questi mesi dell'81, si concreta in piani di intervento che tra gli obiettivi prioritari hanno quello di ridurre la dipendenza dall'estero per le fonti di energia, per i prodotti alimentari e per i prodotti legnosi, di incrementare le esportazioni di manufatti ed il turismo. Tra i citati piani di intervento c'è il piano triennale dell'energia, un succinto allegato al piano a medio termine che è utile richiamare qui nei suoi termini essenziali. Si descrive lo stato del settore, tra cui il grado di dipendenza energetica dall'estero, che abbiamo già ricordato, se ne fissano gli obiettivi così: diversificazione energetica, attraverso l'impiego delle fonti alternative e concorrenti del petrolio (soprattutto carbone, gas, nucleare e fonti rinnovabili) massimo ricorso possibile alle font energetiche nazionali e creazione di adeguato riserve strategiche; riduzione della domanda di energia.
Nel triennio '81-'83, tra gli altri aspetti del piano, avremo che l'apertura dei cantieri delle centrali nucleari a carbone impiegherà in modo diretto 15 mila unità circa. Vi sarà cioè un notevole effetto indotte sull'industria elettromeccanica, le cui attuai capacità produttive sono ampiamente sottoutilizzate. Si avrà inoltre, un effetto diffusivo di nuovi servizi energetici, la cu gestione ed il cui controllo incrementeranno l'occupazione per una cifra non valutabili esattamente.
Nel piano si legge che la mancar autorizzazione degli Enti locali per le nuove centrali elettriche dell'Enel, non consenti ancora di conoscere esattamente la distribuzione regionale di rilevantissimi ammontare di investimenti per impianti idroelettrici e, nucleari a carbone. Infine, s afferma che tra le condizioni necessari, perché le azioni del piano si realizzino in tempi brevi, vi sono la presa in esame, d, parte del CIPE, e della Commissione interregionale, delle valutazioni dei Comitati misti Regione - Enel - CNEN, per sollecita localizzazione delle centrali; 1 possibilità dell'Enel di intervenire nella scelta delle aree proposte dalle Regioni l'approvazione tempestiva dal Parlamento de contributi da corrispondere da parti dell'Enel alle Regioni. Mi sembra che il questi ultimi passaggi vi siano indicazioni per dei precisi comportamenti anche d parte della Regione Piemonte, tra l'altro, il attuazione delle linee programmatiche formulate dalla Giunta regionale, se non s vuole andare avanti verso la condizione d un Paese senza energia, per colpi di un classe politica dominata dalla sterilità decisionale e avvelenata dalla demagogia quotidiana. Così ha scritto un settimanali economico, ed ha anche aggiunto: "Scemai i primi facili entusiasmi sulle fonti alternative ecologiche restano solo le due opzioni del carbone e del nucleare, ed è qui che conosciamo certamente l'opinione del Ministro Pandolfi, ma non certo quella definitiva della Regione Piemonte".
Signor Presidente, signori Consiglieri, ho concluso. Ancora nel dibattito sul programma avevamo occasione di rilevare che il Piemonte è una regione con un bilancio energetico in deficit, e le cifre del debito energetico della regione sono purtroppo destinate ad aumentare, se non si attiveranno nuove fonti. La crisi energetica impone quindi tempi stretti: indugiare e rinviare nel tempo non sarà la nostra politica. Auguriamoci che questo assunto sia di tutte le forze politiche che siedono in questa assemblea. Auguriamoci che la recente convenzione sottoscritta dalla Regione Piemonte consenta un dialogo più disteso e producente che non in passato, recuperando il tempo perduto e facendo della Regione il vero elemento propulsivo e di raccordo tra i cittadini piemontesi e le istituzioni e, soprattutto, che il risparmio energetico e le centrali da costruite, siano esse a carbone, a petrolio o nucleari, non rimangano mai materia di oziosi ed inutili dibattiti o conflitti politici.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signori Consiglieri, nel ringraziare l'Assessore Salerno per la sua relazione molto interessante e che condividiamo appieno, e nel voler dare un contributo al piano energetico, dobbiamo sapere a quale modello di sviluppo economico e sociale vogliamo andare incontro. Un piano dell'energia a se stante, che convogli tutte le forze che producono energia, senza che sia correlato ad un modello di sviluppo non può avere n successo né futuro. Anche il nuovo piano di sviluppo della Regione dovrà fare questa correlazione tra gli obiettivi e, il processo formativo dell'energia. Quindi è indispensabile un raccordo generale della comunità regionale con il Paese. Siamo una parte del Paese che sa di avere dei limiti rispetto al Processo formativo i dell'energia che, ma nello stesso tempo, vuole contribuire alla crescita generale del Paese attraverso un piano generale di sviluppo e attraverso un supporto energetico. Non vi pu essere un piano di sviluppo senza energia, ma non vi può essere energia senza un piano di sviluppo.
Occorre intanto prendere coscienza del problema. Ha ragione il Consigliere Petrini quando ha parlato di una certa forma di sterilismo parolaio. Negli anni passati abbiamo sentito esprimere concetti di "cretinismo storico alla base dei modello di sviluppo" per cui lo sviluppo avrebbe dovuto avvenire in una società pastorale senza prospettive di sviluppo industriale.
Poiché la nostra scelta è per un modello di ambiente vivibile di qualità della vita come è la scelta dei Paesi avanzati dell'Europa dobbiamo pensare che l'obiettivo del piano di sviluppo deve essere correlato al processo formativo dell'energia.
Né è possibile introdurre delle argomentazioni che portino ad una società pastorale in cui non vedremmo né ciminiere né fabbriche, ma soltanto casolari.
La Lombardia può essere definita il cuore finanziario del Paese ed il Piemonte il cuore industriale.
Dobbiamo esaminare il problema nell'interezza non mitizzando determinati momenti produttivi, alcuni individuandoli nel vento e nel sole altri individuandoli nella scelta nucleare, ma cercando di ricavare tutti gli elementi utili ed oggettivamente apprezzabili e sostenibili in una produzione di carattere energetico.
Sotto questo aspetto il nucleare "sì" o nucleare "no" ha scarsa rilevanza perché in tutti i settori, quello idroelettrico, quello del carbone, quello nucleare hanno pari opposizioni nella formazione della produzione energetica.
Conosciamo i problemi della produzione idroelettrica nella Valle Gesso che non è fattibile oltre certi limiti perché distruggerebbe l'ambiente conosciamo i problemi del bacino del Moiola che potrebbe divenire un impianto pilota, ma incontra molte opposizioni.
Le previsioni sono che dopo il 2000 scarseggerà l'acqua dolce, quindi !dovremo formare nuovi bacini; nel campo della trasformazione del carbone sappiamo quante sono le opposizioni relativamente alla centrale di Chivasso. Non parliamo del nucleare che ormai tutti conoscete, quindi lo tralascio. In sostanza, tutte queste scelte portano dietro delle opposizioni. I Coltivatori Diretti negli anni che vanno dal 1976 al 1977 furono i primi ad alzare la bandiera nei confronti di quanti volevano aprire un dialogo sul nucleare.



PETRINI Luigi

Non attribuiteci delle cose che non abbiamo detto. Anche noi abbiamo parlato di garanzie.



VIGLIONE Aldo

Tutti convengono, come avete sentito l'interruzione del Consigliere Petrini che l'energia debba essere prodotta, però molti convengono che l'energia, debba essere condotta lontano da casa propria.
Signori Consiglieri, questa è anche l'ora delle decisioni. La discussione di oggi, che consegue a d altre discussioni e alla preparazione di documenti attuali e precedenti, portano alle scelte che il documento della Giunta indica.
La situazione di oggi è preoccupante, ma quella di domani lo sarà ancora di più perché il deficit di oggi è paragonabile intorno al 40 quello di domani sarà superiore al 60%.
Dobbiamo valutare il medio termine e il lungo termine. Il medio termine comporta l'attivazione di tutte le fonti energetiche che possono essere catturate o riattivate. Sul risparmio tutti discutono, ma poi nessuno si adopera a farlo applicare in termini efficienti. Non: si tratta tanto di chiudere le luci in casa, ma di assumere il concetto del risparmio nella costruzione delle abitazioni nel rapporto di fornitura sui grandi utenti nei trasporti, nelle industrie in un nuovo modello del processo del lavoro.
Se il quadro che è Stato prospettato dall'Assessore Salerno dovesse realizzarsi nei prossimi 10/15 anni avremmo uno sviluppo di altra tecnologia e un'occupazione com'è stata indicata dal Consigliere Petrini attorno alle 15/20 mila unità.
Ultimo resta il problema del nucleare. La Giunta precedente, con uni ordine del giorno, decise la sospensione di ogni decisione in materia in attesa che fossero date sicurezze maggiori in ordine alla costruzione delle centrali nucleari anche dopo gli incidenti che si erano verificati nel mondo, ma non intendeva togliere di mezzo il problema nucleare, voleva anzi, avere la sicurezza che gli impianti non avrebbero dato inconvenienti gravi come in altri siti hanno dato.
Approviamo la relazione perché porterà occupazione e sviluppo. Tutti i partiti socialisti europei operano per una qualità di vita più alta, anche noi perseguiamo questo obiettivo perché in questo obiettivo sta lo sviluppo industriale e lo sviluppo di un migliore modello della vita sostanzialmente la politica a misura d'uomo.
Il nostro Gruppo darà pieno appoggio alla relazione dell'Assessore Salerno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, da anni si parla del problema energetico e, anzi, è al centro dell'attenzione generale, fatto oggetto di studi .più o meno approfonditi, di ricerche più o meno documentate, di interessi più o meno nobili. Attorno a questo argomento, complesso e delicato, sono state fatte scorrere parole a fiumi, tant'è che - e non facciamo che ripetere una frase che abbiamo udito da Viglione - "è l'ora delle decisioni": non servono più tanto altri dibattiti, quanto, piuttosto interventi concreti.
Noi non ci sottrarremo al dovere di pronunciarci pure in questa occasione - anche se per farlo dovremo ancora ripetere le denunce che da lungo tempo andiamo sviluppando, innanzitutto collegando ed inquadrando il problema alla situazione nazionale - per dire che la crisi non è da o i che si registra, va fatta risalire ad un preciso momento, ma, guarda caso, le altre forze politiche non individuano questo momento con esattezza e con sufficiente precisione. Allora, diciamo noi, che alla crisi si giunse proprio nel momento in cui, in modo radicalmente sbagliato, si volle provvedere alla nazionalizzazione dell'energia elettrica. Il nostro Paese anche per i contrasti allora sorti tra Mattei, tra Ippolito ed il nuovo CNEN, vide introdotte sostanziali e profonde modifiche nel quadro energetico nazionale, costretto a passare dalla sua fonte primaria, che in quel momento era idroelettrica, e dall'uso di risorse ritrovabili sul territorio italiano (o comunque presenti in Stati vicini, come il carbone) ad un'energia basata quasi esclusivamente sul petrolio, che allora era prodotto a buon prezzo e che era tale soprattutto da garantire il potentato di un ente che divenne poi caposaldo del regime politico - finanziario negli anni tra il '50 ed il '70. Fu il risultato di quella scelta che per l'Italia segnò l'inizio della crisi energetica, perché, infatti, l'Italia venne da allora a dipendere successivamente e progressivamente dal petrolio (oggi siamo giunti ad una dipendenza pari al 70-75%) e, in ultima analisi è da quel momento che furono dimenticate le altre fonti di sfruttamento. Ma allora non vi era tempo per pensare a quello che sarebbe accaduto poi: si viveva nell'ebbrezza del cosiddetto miracolo economico; le industrie funzionavano, l'esportazione andava a gonfie vele.eppure una classe politica saggia e responsabile avrebbe dovuto preoccuparsi sin da quel momento delle condizioni che si dovevano poi verificare, soprattutto delle misure che in seguito si sarebbero dovute adottare. Bisognava mettere a frutto il capitale che era nelle mani del popolo italiano e bisognava fare allora le case, le strade, gli ospedali, cioè; in una parola, pensare al domani dell'Italia. Non vi fu, invece, né saggezza, né responsabilità e per dirla con Borando, neanche previdenza. Più comodo era lasciar correre permettere alla gente di fare ciò che voleva, che ciascuno procedesse investisse, spendesse come meglio gli pareva. Poi venne la crisi, con tutti i provvedimenti che portarono, man mano, il prezzo del petrolio a diventare proibitivo. Fu una crisi, dunque, non soltanto economica, di cui, specie si faticò a comprendere l'esatta dimensione, al punto che si pensò di superarla i o quanto meno di contenerla - con modeste è in fondo risibili proposte, quali quella delle domeniche tutte a piedi, dichiarando guerra al mito dell'automobile, un'assurdità questa, senza senso, perché, piaccia o non piaccia, questa è una civiltà dell'automobile: le città sono sta te fatte per l'automobile, le autostrade sono state fatte per l'automobile, la Fiat è l'a prima industria italiana e fabbrica automobili. Si teorizzò (o si farneticò, secondo noi) il nuovo modello di sviluppo, quasi fosse possibile fermare il processo tecnologico e quasi fosse pensabile che l'uomo moderno, questo uomo che ha inventato la rivoluzione industriale che si è diretto verso il mondo dell'energia, che ormai è prigioniero del suo stesso pensiero scientifico, potesse prendere abitudini rurali. Follie deliranti, secondo noi, farneticazioni da utopisti, che purtroppo valsero a far perdere tempo prezioso e che servirono soltanto ad aggravare la crisi energetica.
Noi non; staremo adesso a rifare la storia delle misure disorganiche dei provvedimenti-tampone, dei piani energetici non approvati oppure disattesi, delle polemiche rissose - e spesso pretestuose - che si sono avuti e che si hanno tuttora attorno al tema delle centrali nucleari. Il perché ed il come tutto questo sia potuto accadere già lo abbiamo detto accusando la superficialità, l'irresponsabilità di una classe dirigente che ha collezionato errori su errori sino a portarci nell'allarmante situazione odierna. L'Italia è oggi stretta dalla mancanza di forniture petrolifere (e pensare che in Libia avevamo il petrolio - dice Viglione - ...ma comunque potremo ritornarci adesso, stanti i buoni rapporti del Partito Socialista con Gheddafi! ). Le grandi potenze mondiali hanno avviato per tempo la predisposizione di misure idonee al futuro affrancamento dal ricatto dei Paesi produttori. Noi, invece, siamo - e lo si è riconosciuto, per lo meno nei due soli interventi che mi hanno preceduto - nella fase dei convegni preparatori, dei seminari di studio o, se si vuole, delle conferenze per l'energia. E quando, per avventura, a qualche risultato preciso si riesce a pervenire, o si è pervenuti, o vi si è arrivati attraverso un ritardo di anni, oppure è mancata la volontà politica di darvi un seguito: il caso del Piemonte al riguardo è emblematico. Noi abbiamo letto sui giornali in proposito, nei giorni scorsi, di un interessante studio compiuto dalla Federazione Industriali per il recuperò alla piena attività di un certo numero di impianti idroelettrici privati: rimettendoli in sesto si potrebbero - dice lo studio - produrre oltre un miliardo di kilowattora l'anno, con un risparmio di 335 mila tonnellate di petrolio. Ma questa situazione - domandiamo - era ignota alla Giunta regionale, agli organi regionali? Non era possibile cioè, muoversi prima, senza attendere l'aiuto apprezzabilissimo, della Federazione Industriali? E se invece era conosciuta, perché mai gli organi regionali non si sono mossi? Altra domanda: si è parlato del protocollo di intesa tra Regione ed Enel, protocollo quanto mai opportuno, specie alla luce dei dati che dimostrano come il bilancio energetico del Piemonte presenti un deficit di 9 miliardi di kilowattora. Non stiamo adesso a discutere se la convenzione raggiunta tra Enel e Regione doveva o non doveva essere allargata ad altre forze politiche presenti in Consiglio o, in particolar modo, alla VII Commissione che, giustamente, ha protestato attraverso una presa di posizione del suo Presidente: non è questo il problema di fondo. Noi vogliamo chiedere, piuttosto: non si sarebbe potuto stipulare già da tempo una simile convenzione? Non si sarebbe guadagnato almeno qualche anno, solo che si fosse riusciti a superare le reciproche diffidenze tra politici e tecnici? E, ancora: veniva citato poc'anzi il caso del progetto Enel per il raddoppio della centrale di Chivasso e per la sua trasformazione a carbone se ne parla da anni; e continueremo a parlarne per anni? E intanto, più i giorni passano, più il deficit energetico aumenta, con un'incidenza sempre maggiore sulla bilancia dei nostri pagamenti! Ecco, colleghi Consiglieri, sono queste incertezze, questi ritardi questa mancanza di una linea politica chiara e definita quella che noi denunciamo. Troppo, ormai, si è indugiato a discutere sulla crisi energetica e sulle fonti alternative, siano esse il sole, le alghe marine o il vento (che citava Viglione), la geotermica o l'idraulica. Adesso, noi lo ripetiamo, è tempo ormai di passare a fatti concreti, tenendo presente che la diversificazione delle fonti alternative può e potrà portare ad "una" soluzione del problema, ma certamente non sarà "la" soluzione del problema energetico. La tanto magnificata energia solare, per fare un esempio, non sembra essere utilizzabile che almeno tra un decennio e solo per una limitata possibilità del fabbisogno. Occorre, dunque, questa è la fatale, inevitabile conclusione, prendere in considerazione anche l'atomo cioè l'energia nucleare, senza rinunzie aprioristiche che condizionerebbero pesantemente le sorti del nostro Paese e delle future generazioni. Ci pare che questo lo abbiano finalmente capito anche le Regioni: infatti nell'incontro con il Ministro, ricordato dall'Assessore Salerno, hanno presentato un documento unitario per chiedere la realizzazione in comune di una politica che affronti finalmente in modo concreto il problema energetico. Il punto è proprio questo. E c'è da augurarsi che queste manifestazioni di rinnovata coscienza energetica, dimostrate dalle Regioni non si rivelino poi, alla prova dei fatti, una mossa per il solito gioco dello scarica barile. Ma, se le intenzioni sono buone, è indispensabile sciogliere alfine il nodo delle centrali nucleari, dissipare, cioè, i troppi falsi equivoci frutto di ignoranza, di disinformazione o, molto spesso, anche di sottili calcoli, che ancora insistono su questo argomento.
L'equazione apocalisse atomica (Hiroshima, Nagasaki) = energia nucleare è pazzescamente ridicola e, tuttavia, viene accettata dai più come una verità inoppugnabile. Termini quali atomo, fissione, fusione dei nuclei erano e restano, è vero, entità ostiche, non comprensibili facilmente, ma sul loro conto non si può continuare a dire e a permettere che vengano dette le più grandi, sciocchezze possibili. Diceva l'Assessore Salerno che esiste un preciso impegno della Regione di un'accurata, puntuale tempestiva opera di informazione: ebbene, ci sembra quanto mai opportuno che questo sia fatto. Doveva, semmai, essere ancora di più fatto anche nel passato perché, certamente, non saremmo arrivati nella situazione di ancora quasi totale disinformazione odierna. Quindi, noi diciamo che occorre fare qualcosa per legittimamente difendersi dal pressapochismo e dalla presunzione di tanti improvvisati esperti, i quali hanno capito che dal punto di vista della notorietà (loro, però) è più facile ed è più redditizio dire chiacchiere di ecologia piuttosto che fingere di avere approfondito il Capitale di Marx o glorificare, come novelli Michelangioli coloro che sanno fare un buco nella tela o tracciare tre strisce di colore su una tavola incorniciata.
Va detto che i tanto pretesi ecologisti, contro i quali - lo diciamo apertamente - noi crediamo sia ormai giunto il momento di procedere e di muovere senza alcun complesso di inferiorità, hanno poi obiettivi che coincidono troppo e, quindi, a nostro avviso, in modo troppo sospetto, con quelli che sono gli interessi delle industrie americane operanti nel settore tecnologico. Altre volte in passato gli Stati Uniti si sono serviti dell'ecologia per impedire ai Paesi europei di sfruttare commercialmente situazioni di temporanea superiorità. Ricordiamo, ad esempio, che gli aeroporti americani non concessero il diritto di atterraggio agli aerei a reazione fabbricati in Inghilterra, considerandoli inquinanti. Guarda caso però, il divieto fu sfrontatamente revocato non appena l'industria degli Stati Uniti si mise in grado di costruire un tipo Uguale di aereo. Lo stesso pare si stia ripetendo adesso con l'energia nucleare, che consentirebbe all'Italia ed all'Europa di uscire da uno stato di particolare sudditanza. Infatti, gli assalti degli ecologisti contro le centrali atomiche in Germania, in Arancia o in Giappone, o le scampagnate a Montalto di Castro, vengono puntuali a Servire gli interessi delle grandi corporation americane: le compagnie petrolifere, infatti, non vedono certo di buon occhio la produzione dell'elettricità attraverso l'atomo, a scapito di quelle che sono le loro attuali forniture di petrolio. E se poi si va a vedere più da vicino chi sono gli ecologisti più scalmanati, scopriamo in essi molti rivoluzionari mimetizzati che strumentalizzano il tema dell'inquinamento per dimostrare il carattere criminale della Società. Ed è questo eterogeneo sodalizio tra "gruppettari" e le aborrite multinazionali che, in fondo, non ci deve molto sorprendere, perché è comune l'interesse degli uni e degli altri di perpetuare nel tempo l'impotenza dell'Italia e quindi, dell'Europa, perché questo è il loro unico fine.
Occorre dunque muoversi senza paura lungo la strada del nucleare, fuori dagli equivoci, fuori dai complessi, con la coscienza che dalla soluzione che daremo o non daremo a questo problema dipendono il livello dell'occupazione, il tipo dei consumi, in una parola il destino stesso della società. Qui, ancora una volta - e concludo, Presidente - il discorso viene a cadere sul Piemonte dove, a conferma di quanto già prima dicevamo da anni si va avanti in tema di centrali nucleari all'insegna della confusione e dell'incertezza. La vicenda è anche troppo nota: in base alla legge 393 del 2/8/1975 ed alla successiva delibera del CIPI, del 9/10/1976 la nostra Regione avrebbe dovuto indicare, entro il 1977, due luoghi ("siti", si dice) alternativi per l'installazione di una centrale nucleare di 2.000 Mw. Da allora sono passati cinque anni; si sono fatti studi, si sono nominate Commissioni e Sottocommissioni, si sono ascoltati tecnici ed esperti, ma, in concreto, nulla o ben poco si è realizzato.
L'indicazione delle aree di possibili localizzazioni delle centrali, la Po 1 vicino a Trino Vercellese, la Po 2 alla confluenza con il Tanaro, è un'indicazione, infatti, puramente platonica. Ma che cosa si è prodotto, al di fuori di tante costose pubblicazioni, per accertare le, reali disponibilità di questi siti, per assicurarsi della loro effettiva sicurezza ambientale ed umana, per prendere gli opportuni e gli indispensabili accordi con le popolazioni interessate, per garantire gli interessi delle economie locali, in particolare quelli dell'agricoltura? Sono domande, queste, che attendono ancora una risposta e, intanto, come ricordavamo, il deficit energetico del Piemonte è salito a 9 miliardi di kwh, contro una richiesta di 18 miliardi annui.
Signor Presidente e signori Consiglieri, in questo dibattito sul problema energetico noi siamo entrati senza una specifica competenza, lo confessiamo, per esprimere soprattutto alcune valutazioni politiche.
D'altra parte, non crediamo che spetti all'Amministrazione regionale esaminare una questione soltanto dal punto, di vista tecnico, né crediamo che i Consiglieri regionali possano trasformarsi in, scienziati. Siamo per perfettamente convinti che l'Italia debba decidersi ad affrontare il problema energetico in condizioni di parità con tutti gli altri Paesi del mondo e, nel contesto italiano, quanto detto vale anche per il Piemonte. Se la nostra economia, la nostra scienza, la nostra tecnologia, non sapranno restare al passo con quelle delle altre Nazioni, noi crediamo che sia la nostra stessa partecipazione alla Comunità Europea ad essere compromessa: è questo il senso, primo ed ultimo insieme, della nostra scelta nucleare ed è per questo che la nostra denuncia dei ritardi, delle incertezze, delle contraddizioni che si registrano tanto a livello nazionale quanto a livelli) regionale nel dare soluzione ai problemi energetici, viene ad assumere il significato ed il valore di un fondato atto di accusa contro questo regime e contro i rappresentanti di esso, siano essi a livello nazionale come a livello locale.


Argomento: Varie

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale inerenti alla visita del Presidente della Repubblica a Torino


PRESIDENTE

Faccio due comunicazioni: la prima riguarda la visita del Presidente della Repubblica a Torino per la parte che riguarda la cerimonia a Palazzo Lascaris. Il corteo presidenziale arriva alle Ore 11,30. I Consiglieri devono arrivare un quarto d'ora prima.
Il Presidente della Repubblica viene ricevuto dal Presidente del Consiglio e dalla Giunta all'ingresso e accompagnato con l'ascensore al piano superiore. Verrà ricevuto nella stanza del Presidente del Consiglio dove gli saranno presentati i Capigruppo e l'Ufficio di Presidenza.
Dopodiché il Presidente passa nella stanza centrale per salutare e a parlare con i vari Consiglieri. La visita durerà mezz'ora.
Ricordo inoltre che alle, ore 14,30 di oggi il Comitato regionale di solidarietà si riunirà per definire il fondo raccolta per gli operai della Fiat. Alle ore 15 si terrà la riunione della Commissione Nomine.
Il Consiglio riprenderà alle ore 15,30. La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,10)



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