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Dettaglio seduta n.37 del 05/02/81 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Verifica del numero legale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Su richiesta del Capogruppo D.C., Paganelli, prego un Consigliere Segretario di procedere all'appello nominale per verificare se il numero dei presenti è legale, secondo le norme regolamentari.



(Si procede all'appello nominale)



PRESIDENTE

Esaurita la richiesta, possiamo considerare legale il numero dei presenti in quanto, secondo le norme, 28 sono i Consiglieri presenti e quelli in congedo entro il limite massimo di 1/5 dei componenti il Consiglio.


Argomento: Interventi fondiari

Esame deliberazione n. 76-3008: "Aiuti agli investimenti - agevolazioni creditizie - determinazione della misura ai sensi dell'art. 10 della legge regionale 12/10/1978, n. 63"


PRESIDENTE

Possiamo, quindi, procedere all'esame dell'ordine del giorno che al punto sesto ci richiama all'approvazione della deliberazione n. 76-3008: "Aiuti agli investimenti - agevolazioni creditizie - determinazione della misura ai sensi dell'art. 10 della legge regionale 12/10/1978, n. 63".
La parola al relatore, Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio, relatore

La relazione è in possesso dei Consiglieri: siamo tutti d'accordo la diamo per letta.



PRESIDENTE

Vi do lettura della deliberazione: "Il Consiglio regionale, visto l'art. 10 della legge regionale 12/10/1978, n. 63, che stabilisce che l'esatta misura del consorzio regionale negli interessi è fissata con deliberazione del Consiglio su proposta della Giunta vista la propria deliberazione n. 575 - C.R.. 2371 del 19/3/1980 con la quale sono state determinate le misure del concorso regionale nel pagamento degli interessi tenuto conto della misura massima del tasso di interesse da praticare per il periodo residuo dell'anno in corso, per le operazioni di credito agrario di esercizio, fissata dal D.M. 18/11/1980 nel 19 % annuo posticipato vista la deliberazione della Giunta regionale n. 76 in data 22/12/1980 delibera di fissare, ai sensi dell'art. 10 della legge regionale 1211011978 n.
63, a parziale modifica della deliberazione del Consiglio regionale n. 575 C.R. 23 71 del 19/3/1980, per i settori enologico, zootecnico e frutticolo, per le operazioni con decorrenza dal 1 811 111 980 e sino a nuova determinazione del Consiglio regionale, le seguenti misure delle agevolazioni creditizie: per i prestiti agrari o per i finanziamenti contratti per la corresponsione di acconti ai produttori agricoli conferenti di cui all'art. 42 e per i prestiti di conduzione concessi a cooperative agricole ai sensi dell'art. 50 della legge regionale 12/10/1978, n. 63, la quota interessi a carico della Regione è pari a 11 punti per le zone di montagna, a 10,50 punti per le zone di collina e a 9 punti per le zone di pianura.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.
Tale deliberazione è ritenuta valida ai sensi dell'art. 50, quarto comma, del Regolamento del Consiglio regionale, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 28 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale


PRESIDENTE

La parola al Presidente Enrietti per alcune comunicazioni sull'attività della Giunta.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, non certo perché costretto, ma per precisa volontà politica ed autorizzato dalla conferenza dei Capigruppo, procedo alle comunicazioni che avrei voluto illustrare questa mattina.
Devo rilevare, innanzitutto, che è mia ferma intenzione - così come ho avuto modo di dire nel discorso programmatico - essere il Presidente della Regione Piemonte e, quindi, di tutto il Consiglio regionale del Piemonte e mai penserei che alcuni Consiglieri per avere informazioni debbano rivolgersi ad altri Presidenti di Regioni. Ho avuto modo di essere comunque partecipe attivo alla conferenza dei Presidenti delle Regioni del nostro Paese, e dico attivo perché finalmente, dopo dieci anni di istituto regionale, si è costituita la conferenza dei Presidenti delle Regioni. Ho detto attivo perché mi sono adoperato, con i contatti politici necessari perché questo diventasse realtà, come oggi la conferenza dei Presidenti delle Regioni è diventata anche per il comportamento tenuto dagli stessi Presidenti e nella modalità con cui essi hanno risolto il problema della Presidenza della conferenza dei Presidenti delle Regioni: a ciò credo che la Regione Piemonte abbia dato tutto il suo contributo, che non vuol essere certamente determinante ma, sicuramente, costruttivo.
Il primo dato, quindi, di cui volevo informare il Consiglio è la formazione di questa conferenza dei Presidenti. Di questo argomento abbiamo particolarmente parlato nell'ultima riunione convocata a Roma la settimana scorsa, alla presenza dell'on.le Mazzotta che è Ministro per i rapporti con le Regioni. In questo senso abbiamo fatto presente al Ministro Mazzotta la necessità che la conferenza dei Presidenti fosse regolata da un disegno di legge che il Governo si è preso l'impegno di predisporre, presieduta dallo stesso Presidente del Consiglio.
Altri argomenti che abbiamo trattato in quell'occasione sono stati appunto i problemi dell'artigianato, della Montedison, della finanza locale, del terremoto, dei rapporti con la CEE. Brevemente vorrei informare su questi argomenti e sull'orientamento che i Presidenti di Regione hanno avuto, concordemente ed all'unanimità.
Per quanto riguarda l'artigianato la necessità di insistere perché il Governo revochi immediatamente il decreto e proceda ad una rapida approvazione della legge di principio sull'artigianato, perché si dia la piena regionalizzazione dell'Artigiancassa; nel contempo, tutte le Regioni hanno deciso di fare ricorso al TAR su questo argomento, ed alla Corte Costituzionale, cosa che la Giunta nella riunione di martedì ha recepito dando incarico ai propri uffici di predisporre questi ricorsi.
Per la crisi Montedison, è stato approvato un documento che ricalcava d'altronde, le linee emerse nella riunione degli Assessori al lavoro e all'industria delle varie Regioni, ossia insistere sul Governo prima negando la possibilità dei Licenziamenti alla Montedison e, secondo definire la questione nel quadro generale della risoluzione dei problemi della chimica. Sulla finanza locale si è trattato, in particolare dell'art. 9 del decreto legge 901, il quale prevede l'impegno che i finanziamenti della Cassa Depositi e Prestiti agli Enti locali siano vincolati, rispetto ai piani di sviluppo regionali, almeno per il 40 % e concordemente abbiamo rilevato come questo aspetto fosse nettamente positivo: quindi si è deciso di insistere sul Governo in questo senso.
Per quanto riguarda la CEE si è stabilito - e sempre di concerto con il Ministro Mazzotta - che è opportuno che non vi siano slegamenti di iniziative con il Governo centrale e con le varie iniziative delle Regioni.
Ho messo al corrente che il Consiglio regionale del Piemonte aveva approvato una legge in tal senso e non sono mancati i complimenti da parte di tutti i Presidenti delle Regioni e dello stesso Ministro Mazzotta.
Sul terremoto vi è stato uno scambio di valutazioni reciproche e, in questo senso, si è avuta la conferma da parte di tutte le Regioni, dopo un attento dibattito, che il problema dell'emergenza nelle zone terremotate non è ancora concluso e, quindi, nella fase di allaccio alla fase di ricostruzione, è necessario un impegno da parte di tutte le Regioni e di tutti gli Enti locali.
Vi è stato ancora, martedì scorso, un incontro tra la Giunta regionale del Piemonte e quella della Liguria, al quale abbiamo partecipato con gli Assessori Rivalta e Cerutti. Abbiamo affrontato in maniera particolare il problema del Frejus e delle autostrade che collegano il Piemonte alla Liguria, nonché quello dei porti, alla luce del documento votato dal Consiglio regionale che vede come scelta prioritaria del Piemonte la costruzione dell'asta del Frejus che lo collega con Torino. In questo senso abbiamo ricevuto - fatto estremamente importante - il consenso anche della Regione Liguria, ferma restando la nostra forte intenzione (manifestata nell'incontro) per il potenziamento dei porti liguri, visti in un quadro di sviluppo economico di tutta la Nazione, non soltanto del Piemonte e della Liguria. Abbiamo ribadito anche, in quella sede, la necessità del potenziamento e del raddoppio della Torino - Savona, del potenziamento della SS 28 ed abbiamo programmato una riunione specifica tra l'Assessore Salerno e l'Assessore Meoli della Regione Liguria, per la risoluzione del problema del Morvit.
Un ultimo problema riguarda il Palazzo Carignano, oggi alla ribalta delle cronache. Su questo vi è stata, oltre la riunione con i Ministri competenti, lunedì scorso, una consultazione tecnica, ieri pomeriggio, che è terminata con questi impegni di carattere generale: per la ristrutturazione di tutto il tetto e delle facciate di Palazzo Carignano occorre, in linea di massima, una spesa di 2 miliardi e mezzo; circa un miliardo e mezzo dovrebbe venire dal Ministero dei Lavori Pubblici ed in tal senso ho avuto modo di essere già in contatto con il Ministro Nicolazzi. La parte che riguarda le facciate, per cui non è possibile l'intervento dello Stato, prevede l'impegno della Regione per circa un miliardo. Nel contempo, vi è la possibilità di avere un impegno di 200 milioni da parte della Sovrintendenza ai Monumenti (ossia dal Ministero dei Beni Culturali) per la sistemazione della volta dove vi è la mostra delle bandiere. In questo senso il progetto esecutivo per il primo lotto (la parte che riguarda il Guarini) è già a disposizione, la Giunta lo esaminerà nella prossima seduta di lunedì e lo potrà inviare al Provveditorato alle Opere Pubbliche, in maniera da bandirsi immediatamente gli appalti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Il Presidente della Giunta sostiene che era sua intenzione fare queste comunicazioni stamattina, ma che aspettava la riunione dei Capigruppo per porre questo problema.
La prassi di questo Consiglio è che il Presidente della Giunta fa le comunicazioni senza dover ricorrere alla conferenza dei Capigruppo.
Egli ha dato un'informativa panoramica e, per quanto ci riguarda, la procedura può essere giusta. Se però ci sono degli argomenti che hanno avuto una trattazione più ampia, il Presidente della Giunta deve trovare l'opportunità di darne informazione scritta.
Tutti gli argomenti sono di vitale importanza e se su alcuni necessita un pronunciamento da parte delle forze politiche, l'informazione eventualmente scritta, deve essere più ampia. Ripeto che c'erano canali attraverso i quali potevo essere informato sulle cose che sono state discusse, ma desideravo che ciò avvenisse attraverso il canale istituzionale.



PRESIDENTE

La parola al collega Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, ringrazio il Presidente Enrietti di aver fatto la sua comunicazione, che considero tempestiva. Mi riferisco in particolare a tre punti della s t essa di cui il primo è la conferenza dei Presidenti delle Regioni.
Questo è stato un disegno che già animò il primo ed il secondo momento delle due legislature precedenti, ed è bene qui ricordare alcuni nomi prestigiosi: l'età dei Bassetti, dei Golfari, dei Carossino, dei Lagorio e tanti altri, sotto le cui Presidenze si tracciò il futuro delle Regioni.
Il primo aspetto - che è stato giustamente messo in rilievo dal Presidente Enrietti - è quello di non avere la separatezza tra le Regioni ed il Governo, ma invece ci sia quel raccordo generale che è poi quello che fa crescere il Paese; quindi, non elemento di scontro, m a di confronto costante e continuo.
Mi fa piacere rilevare che il Gruppo del P.S.I. abbia contribuito perché crescesse questa linea che era stata perseguita, attraverso anche una forma di maggiore istituzionalizzazione. Con il Presidente Andreotti uomo peraltro sensibile a tutte le istanze delle autonomie, si era già disegnato un incontro periodico con il Presidente del Consiglio dei Ministri da parte delle Regioni, che avvenne in più occasioni, anzi, mi pare che ad uno di questi fosse presente proprio l'attuale Presidente Enrietti. Molti nodi vennero sciolti in quélle riunioni, nodi che attenevano alla vita delle Regioni, che trovavano insoddisfazione insofferenza, ma non vedevano mai un punto di riferimento istituzionale attraverso questo modello che, invece, si va creando.
Il secondo elemento che può essere introdotto nelle prossime riunioni è quello di una partecipazione più attiva ancora, attraverso la presenza nel Consiglio dei Ministri, allorché si discute di questioni regionali, di una rappresentanza delle Regioni, come oggi avviene - pur in un modello costituzionale diverso - nella Germania Federale, attraverso la presenza dei Lander all'interno del Consiglio dei Ministri quando si trattano problemi che riguardano le singole realtà regionali, o anche sotto diversa ottica costituzionale. Questa è una questione da portare avanti, per il semplice fatto che spesso decisioni vengono a cadere sulle Regioni e queste non ne sono a conoscenza sé non il mattino dopo, leggendo i quotidiani di informazione.
Il terzo problema è quello che riguarda i rapporti con la Comunità Europea. Molte decisioni che riguardano la vita e la competenza specifica esclusiva, diretta e primaria delle Regioni vengono assunte nell'Europa. A questo punto, evidentemente, le Regioni sono assenti da questo processo formativo e di partecipazione, per cui è opportuno trovare, attraverso questo raccordo, che non sia esclusione del Governo o, comunque, dello Stato nel quale noi operiamo per avere un rapporto diretto, una comunanza di interessi e di confronto. Ringrazio, quindi, il Presidente di aver raccolto il patrimonio ché in precedenza le Regioni, unitariamente, avevano visto come punto di sintesi, attraverso la formazione proprio di questi modelli di incontro e non di scontro, come invece era avvenuto in tanti anni precedenti tra le autonomie locali e lo Stato.
In ultimo lo ringrazio per l'informazione fornita riguardo a Palazzo Carignano. Dobbiamo però rilevare alcune cose che forse non sono state, nel momento informativo generale, puntualizzate. La Regione per quanto riguarda Palazzo Carignano aveva fatto da tempo, compiutamente, il proprio dovere: non era certo di competenza regionale l'assumere direttamente un patrimonio storico, architettonico, che apparteneva al Demanio e, per di più, nelle sue linee generali, alla Sovrintendenza; ma nel momento in cui un patrimonio così grande veniva lasciato al tempo che lo divorava via via dobbiamo dire che, trattandosi di patrimonio stesso della nostra regione l'averlo raccolto è stato un momento altresì significativo degli anni scorsi.
Probabilmente non è stata posta l'attenzione della comunità sugli sforzi che la Regione aveva compiuto in precedenza, sia pure intervenendo a copertura di strutture che si andavano irrimediabilmente deteriorando (ivi compresa l'Aula del Parlamento e le sale del Museo Storico del Risorgimento) attraverso una concessione che il Demanio aveva dato (sia pure in via provvisoria, in attesa che diventasse definitiva) fornendo i mezzi, pur di non grosso rilievo, e tutta un'opera di progettazione che ha posto in condizioni ora di procedere a forme più incisive di intervento quali quelle che ha disegnato il Presidente della Giunta e quindi di aver consentito una visione generale, storica, di recupero di un monumento così importante, sia pure nel tempo.
La cittadinanza deve conoscere questo nostro intervento degli anni scorsi e che intendiamo, oggi, proseguire. Il fatto, quindi, della spesa di 3 miliardi - che potrà anche salire, se vorremo ricostruire tutto questo patrimonio nei suoi disegni architettonici e disporlo per l'uso, attraverso un progetto correlato tra tutte le istituzioni - rende la Regione più forte in questo suo intendimento, ne rilancia l'attività precedente, raccoglie questa voce che è stata portata avanti anche da organi di stampa.
Ringraziamo il Presidente, la Giunta tutta, l'Assessore Rivalta che ha dedicato tanto tempo a questo e ad altri beni monumentali, con la speranza che per il futuro si giunga al compimento di questa importante opera.
Sottolineerei il fatto che, oltre a Palazzo Carignano, andassimo ad una discussione sul recupero generale dei beni attualmente esistenti nel nostro Piemonte di tipo storico - monumentale. Questo disegno, che è stato sorretto da tutte le forze politiche nelle due passate legislature attraverso una documentazione che abbiamo preparato nel corso dei cinque anni trascorsi, porta ad una individuazione - mi pare che proprio l'Assessore Rivalta abbia in corso uno studio di identificazione di quelli che possono essere i patrimoni oggetto di recupero - di una realtà piemontese che vediamo giorno per giorno di fronte a noi nei suoi valori architettonici, ma anche soggetta alla corrosione del tempo, che ne rende via via più difficile il recupero. Il disegno a cui andiamo incontro partendo proprio dalla comunicazione di oggi che io reputo importantissima in quanto riavvio di questa politica, deve portarci poi ad un quadro complessivo per non lasciar decadere quella che è la nostra stessa storia l'identificazione della nostra realtà piemontese. Per esempio, signor Presidente, quando si parla della Toscana la si identifica attraverso i suoi monumenti, così pure per il Lazio; il Piemonte ha bisogno nuovamente di essere identificato nel suo patrimonio, attraverso la sua ricostruzione e l'opera che, a mano dell'uomo ozi, può essere di aiuto a quanti due, tre quattrocento anni fa, hanno reso così bella la nostra città e la nostra regione.
Noi non abbiamo monumenti inferiori alla Toscana, per esempio, ma che possono essere pari: solo che in quella regione vi fu, per lunghi decenni l'opera dell'uomo che non li lasciò decadere; dobbiamo quindi fare in modo che anche in Piemonte si possa procedere a dei fatti concretamente visibili che consentano l'identificazione della nostra realtà regionale.



PRESIDENTE

La parola al collega Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, signori Consiglieri, credo che l'accenno che è stato fatto su Palazzo Carignano non possa passare senza una precisazione sui limiti delle comunicazioni del Presidente e sulle conclusioni della vicenda esposta.
Palazzo Carignano è una chiara testimonianza della politica velleitaria, carente e deficitaria, delle istituzioni piemontesi e torinesi in questi ultimi cinque anni.
Conoscendo bene la composita realtà delle occupazioni e delle utilizzazioni di questo Palazzo, era necessario, negli anni in cui fu deciso ('78-'79) un consistente intervento di recupero da parte della Regione, vi fossero sufficienti e chiare previsioni di come potevano essere finalizzate queste spese; cosa che noi già avevamo denunciato a suo tempo senza aver trovato alcuna risposta. La logica conclusione è che, di fronte ad un intervento finanziariamente impegnativo e certamente utile, gli obiettivi di recupero del Palazzo sono rimasti del tutto elusi: il Palazzo giace in uno stato di conservazione e di utilizzazione che è quanto meno deprecabile.
Ho voluto precisare ciò, affinché non si pensi che il problema dello stanziamento di risorse per il Palazzo sia di per sé risolutorio di una serie di decisioni che devono essere prese e che riguardano non solo questo bene, ma tutti i beni per i quali la Regione tende intervenire.
I colleghi converranno su questo giudizio: proseguire su una politica di eccessiva velleitarietà, cioè voler fare ciò che non compete o che non è possibile poi controllare in fase di utilizzazione del bene, ci porterà come ci sta già portando per altri beni, alla constatazione che gli obiettivi di questi investimenti rischiano di essere elusi con il sostanziale spreco delle risorse.
Un richiamo anche all'opportunità di una verifica giuridica, per non continuare a stanziare risorse regionali su beni non di proprietà regionale, almeno fino a che questo non venga sancito con un apposito provvedimento formale (che ha già caratterizzato l'utilizzazione di altri beni). La Regione potrà così fare i precisi programmi di utilizzazione, sia pure coordinandosi con gli altri Enti locali.
Comunque, su tutto il problema (anche in riferimento a quanto sollecitava Viglione, con implicito riconoscimento dell'insufficienza della sua stessa politica patrimoniale) chiederemo, con un'articolata richiesta di documentazione alla Giunta, la possibilità di discutere.
Il Consiglio su questi temi fino ad ora ha avuto pochissimi elementi per poter esprimere valutazioni, sufficientemente complete ed estese non solo agli aspetti che riguardano il modo con cui la spesa è stata affrontata, ma altresì gli obiettivi che si intendevano perseguire.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Desidero precisare alcune questioni dopo l'intervento del collega Picco partendo dalla sottolineatura che, a parer mio, il problema dovrebbe essere assunto dal Consiglio regionale sotto questo profilo: si vuole o non si vuole operare per salvare alcuni importanti monumenti della Regione Piemonte? Se si vuole intervenire dobbiamo muoverci in fretta per salvaguardare e recuperare gli edifici storici, alcuni dei quali stanno degradando al punto da essere irrimediabilmente perduti. Poiché il problema culturale e politico non è eludibile, credo che il Consiglio regionale dovrebbe discutere per operare con determinazione e non per introdurre elementi distorcenti e dilazionanti.
Credo che la Regione debba essere orgogliosa degli interventi che si sono operati in questi anni.
Il comodato probabilmente verrà firmato in questi giorni. Voglio ricordare che il comodato che era stato convenuto con il Ministero delle Finanze venne approvato con una delibera dell'autunno 1979 e a tutt'oggi siamo in attesa della firma. Caso mai ci si deve rammaricare non dell'iniziativa della Regione, ma del fatto che proprio attorno a Palazzo Carignano vi è una disattenzione che sta al di fuori della nostra Regione.
Abbiamo incominciato a parlare di Palazzo Carignano nel 1972, quando si discutevano le linee per dare soluzione ai problemi logistici della Regione Piemonte; allora fu già posto il problema di Palazzo Carignano, tant'è vero che prendemmo contatti con gli enti che lo amministravano, incaricammo alcuni progettisti per una possibile ristrutturazione con il fine di realizzare la sede per l'aula consiliare, chiamammo docenti del Politecnico per esaminare i problemi acustici inerenti l'uso della grande sala prospiciente Piazza Carlo Alberto.
Dobbiamo pertanto rammaricarci del ritardo con cui si arriva alla firma del comodato e del fatto che, nonostante le molte peregrinazioni a Roma i Ministri si siano mossi solo ora sulla base di una campagna giornalistica.
Questi sono gli elementi da porre alla base delle valutazioni e meditazione che il Consiglio regionale voglia fare sul fatto che nella passata legislatura si sia avviata, magari forzando sui tempi, un'opera di risanamento urgente seppur ancora non organicamente inserita in una competenza amministrativa e in un progetto globale di recupero del bene culturale rappresentato da Palazzo Carignano.
Oggi il Consiglio regionale deve marciare in fretta per trovare una possibilità reale di compiere un intervento completo e definitivo e per individuare delle funzioni che siano in grado di mantenere al Palazzo un'attività viva ed una condizione di manutenzione continua ed ordinaria.
Credo valga la pena riproporre quanto era stato proposto nel passato e cioè che l'ultimo piano del Palazzo Carignano, oggi occupato da istituti universitari che devono trasferirsi nella Caserma Podgora messa a loro disposizione dal Comune di Torino, sia dato in uso all'Assessorato alla cultura; intanto perché è un Assessorato che non ha rapporti con la comunità che richiedono afflussi di persone come altri, e poi perch potrebbe per competenze istituzionali garantire il Miglior uso dell'edificio e l'opera di manutenzione permanente. Al primo piano la sede del Museo del Risorgimento; il grande salone verso la Piazza Carlo Alberto opportunamente ristrutturato ed articolato con strutture leggere che lo suddividano in più piani, potrebbe divenire un centro per esposizione e per attività culturali, e così il pianterreno, per la parte non occupata dall'alloggio reale, e i sotterranei, oggi utilizzati già da centri di cultura ma in modo parziale e con soluzione non organica rispetto alle potenzialità funzionali dell'edificio. Nel complesso, Palazzo Carignano potrebbe diventare una piccola, ma importante struttura di iniziativa culturale per Torino e per la Regione governata dall'Assessorato alla cultura della Regione Piemonte.
Tutte le altre discussioni sono soltanto polemiche e rischiano di mettere in second'ordine la validità e il significato dell'operazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Non intendo addentrarmi nel merito dell'argomento, ma tengo a ribadire solo due indicazioni che sono già emerse dall'intervento del collega Viglione. In primo luogo, mi pare estremamente importante la costituzione della conferenza dei Presidenti delle Regioni, sapendo che con questo non si crea un nuovo organismo sindacale delle Regioni, ma si compie un salto in avanti di grande qualità per dar corpo ad un lavoro difficile (che ha segnato negli ultimi tempi dei punti di caduta non indifferenti) e per la ripresa di un'iniziativa regionalistica a livello nazionale. Ci rendiamo conto delle profonde diversità nelle condizioni strutturali e politiche delle Regioni ed una sede come quella potrebbe riuscire a dislocare a livelli più elevati il comportamento medio delle Regioni nei rapporti con lo Stato. Oggi, è particolarmente difficile riuscire a far giocare alle Regioni un ruolo determinante nelle decisioni e nelle programmazioni nazionali. In questo senso, la conferenza di Presidenti è un'acquisizione di grande importanza. Uno dei punti di rilevante novità per tutte le Regioni nella terza legislatura è appunto il rapporto con il livello statale, un rapporto non rivendicativo, ma costruttivo e critico, anche in ordine a problemi finanziari, di bilancio e di piano di sviluppo.
Per quanto riguarda l'altra comunicazione, credo che occasioni per potere sviscerare le questioni sul recupero del patrimonio artistico ed architettonico della nostra Regione ci saranno quando, come è stato richiesto, si arriverà ad un dibattito in materia. Va tuttavia affermato che l'attività della Regione nei cinque anni passati e in questa legislatura ha dato il segno che si può anche intervenire, in questa materia, di fronte alla carenza, ed ai ritardi spaventosi da parte di chi ha la massima competenza in materia. L'opera della Regione, al di là dei limiti che può avere avuto, è stata importantissima e decisiva. Voglio ancora ricordare l'esempio di Palazzo Reale: 14.000 metri quadri salvati perché rischiavano di deperire definitivamente, tolti dalle condizioni di privilegio per pochi funzionari dello Stato che vi abitavano, riappropriati alla città o alla comunità per essere adibiti ad uffici e servizi. Le nostre disponibilità finanziarie sono molte e forse abbiamo speso parecchio ma anche dimostrato che qualcosa si poteva fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Desidero aggiungere due considerazioni sulla parte della comunicazione del Presidente che riguarda il recupero del Palazzo Carignano, e lo faccio più come risposta all'intervento dell'Assessore Rivalta che non, invece alla comunicazione del Presidente stesso, perché ho avuto ancora una volta la sensazione che nell'intervento dell'Assessore Rivalta ci sia una posizione della Giunta che il nostro Gruppo non può accettare.
Il Gruppo consiliare della Democrazia Cristiana, più che cercare una politica di scontro, cerca una politica di confronto: questo lo possiamo dire perché è provato dai fatti. Ci sarà occasione in un intervento che dovrò fare in relazione alla modifica della legge sulla coltivazione delle cave e torbiere che permetterà di evidenziare questo aspetto.
C'è stato l'intervento dell'amico Picco che ha messo in rilievo secondo me, un fatto incontestabile, cioè che il recupero del Palazzo Carignano, pur essendo auspicabile e condiviso da tutte le forze politiche non si inserisce in una politica generale di recupero dei palazzi storici.
Ha fatto una constatazione che corrisponde al vero perché io vorrei vedere un documento organico presentato dalla Giunta sii questo settore: se c'è farò ammenda, e penso che l'amico Picco farà altrettanto ; se non c'è invece, bisogna quanto meno ammettere che in questa risposta alle dichiarazioni del Presidente della Giunta non voleva esserci niente di polemico, ma l'esercizio puro e semplice di una funzione che spetta in modo particolare ai Gruppi di opposizione.
Noi queste cose le abbiamo evidenziate anche nel passato, perché è vero che il Presidente Viglione ha presentato nella legislatura trascorsa un documento di ipotesi di acquisto di palazzi di un certo rilievo storico architettonico, sparsi un po' in tutta la regione, e naturalmente alcuni di essi localizzati anche in Torino, perché c'è una politica di decentramento che viene portata avanti dalla Giunta regionale e, visto che questo decentramento deve trovare una localizzazione, giustamente l'allora Presidente Viglione sceglieva di procedere a degli acquisti e poi a dei successivi recuperi.
Siamo però arrivati a questo documento dopo che le cifre stanziate a bilancio avevano cominciato stranamente a gonfiarsi in questo settore perché è evidente che una volta acquistato un palazzo di rilievo storico ad Alessandria, si pone la stessa esigenza, per esempio, nelle vicinanze del Lago Maggiore: visto che c'era una disponibilità di fondi, ecco che con assestamenti di bilancio veniva notevolmente (rapportata alle altre spese che si sono fatte nel quinquennio passato, sicuramente in modo sproporzionato) rimpolpata la voce del bilancio che si riferiva a questi acquisti.
Però non siamo riusciti ad avere un analogo documento che si rapportasse ad una politica di recupero di questi palazzi storici che venivano acquistati, tant'è vero che non sappiamo ancora con esattezza come possiamo impegnare le risorse di bilancio della Regione per la ristrutturazione di questi palazzi che siamo andati qua e là acquistando.
Mi fermo qui, ma voglio aggiungere che ho la sensazione che su alcuni argomenti, in certi determinati casi, sovente rapportabili purtroppo anche a determinati Assessorati, quando si svolge quello che è un diritto al quale non possiamo venir meno se non mancando al nostro dovere, ci si inalberi con una suscettibilità che secondo me non ha ragion d'essere.
Ripeto, cerchiamo il confronto e non lo scontro, ma è evidente che se questo scontro ci viene quasi richiesto, allora scattano anche altri meccanismi che potrebbero indurci ad assumere atteggiamenti, in qualche caso, non dico meno responsabili, ma più duri di quelli che noi normalmente assumiamo in questa sede.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione per un chiarimento.



VIGLIONE Aldo

Chiedo la parola per fatto personale. Proprio per dimostrare che in noi non c'è alcuna animosità e tutto quanto si è fatto è stato finalizzato.
Sarebbe utile che il Presidente della Giunta aprisse un'indagine attraverso una consultazione preventiva sull'acquisizione, sul valore dell'acquisizione, sull'utilizzo delle acquisizioni e sui fatti che hanno reso possibile l'utilizzo dei beni. Gli esempi sono molti: Palazzo Lascaris, il Centro di Calcolo, Palazzo Reale il cui recupero è costato quanto per tutti gli altri recuperi.
La Regione ha un patrimonio generale che si aggira attorno ai 500 miliardi ed ha speso nemmeno il 10 % di questa somma. Qualunque Consigliere di amministrazione avesse fatto questo, in una società privata, si troverebbe ad essere Presidente onorario delle società, ma siamo in un Consiglio regionale dove le opinioni politiche sono vivaci ed il confronto non è unitario come all'interno di un Consiglio di amministrazione di una società privata. Dal volume che è stato dato al Consiglio si ricavano i valori e le indicazioni su ciò che occorre fare.



PRESIDENTE

Mi pare che le comunicazioni del Presidente siano state ampiamente discusse, pertanto possiamo passare al punto successivo all'ordine del giorno.


Argomento: Cave e torbiere

Esame progetto di legge n. 36: "Modifica dell'art. 15 legge regionale 22/11/1978, n. 69 - Coltivazione di cave e torbiere"


PRESIDENTE

Passiamo quindi al punto quinto all'ordine del giorno: Esame progetto di legge n. 36: "Modifica dell'art. 15 legge regionale 22/11/1978, n. 69 Coltivazione di cave e torbiere".
La parola al relatore, Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, loro ricorderanno che la 69 è una legge organica che la Regione Piemonte ha emanato su una materia trasferita dal D.P.R. 616. Con l'emanazione di questa legge si andava a delegare, per questa competenza, le Amministrazioni comunali, le quali sono appunto autorizzate ad operare in questo settore. A distanza di due anni sorge la necessità di introdurre questa modifica, in quanto l'art. 15, che regola in regime transitorio la legge, recita appunto che "per le coltivazioni in atto all'entrata in vigore della legge il coltivatore è tenuto a presentare entro un anno la domanda del rilascio dell'autorizzazione", ed il Comune stesso ha un anno ancora a disposizione per rispondere in modo affermativo o no. Ci troviamo in presenza di una situazione di questo tipo: cioè, che l'anno a disposizione dei coltivatori di cave, è stato consumato totalmente e solo negli ultimi giorni di scadenza di questo termine sono pervenute alla Regione le domande (nel mese di gennaio); quindi la Commissione Tecnica Consultiva prevista dall'art. 6 si era trovata ad esaminare le domande nei mesi precedenti le elezioni amministrative e questo ha inciso nei suoi lavori. Successivamente, per abbiamo anche, nel settembre 1979, la legge 57 sul vincolo idrogeologico che introduce nuovi elementi di valutazione oltre a quelli previsti dalla legge 56. Vi sono pertanto una serie di elementi di natura urbanistica, di pianificazione territoriale, di tutela dell'ambiente, che devono essere valutati e tutto questo ritarda, obiettivamente, il funzionamento della Commissione, che ha il potere di esprimere un parere su quanto viene trasmesso dalle Amministrazioni comunali. Allo stato attuale sono giacenti ben 750 domande, sempre riguardanti il regime transitorio, le quali devono essere esaminate in tempi brevi, essendo scaduto il termine nel mese di dicembre. L'Assessorato ha avanzato allora una proposta e la Commissione l'ha esaminata, di andare ad una modifica di quel paragrafo che i Consiglieri hanno già avuto la possibilità di leggere e questo termine ultimo viene spostato, come si evince dallo stesso articolo modificativo al 31 marzo 1982.
C'è da rilevare che il testo che viene sottoposto al Consiglio è stato modificato e l'Assessore, che era presente alla riunione, concorda con esso; inoltre la Commissione lo ha approvato all'unanimità. La Commissione ha fatto qualche considerazione, con il proposito di ritornare a discutere su questo argomento, in riferimento al piano che la Regione stessa dovrebbe elaborare e che è previsto dalla legge n. 69. In questo caso credo che l'Assessore sia impegnato a riferire sia in Commissione che in Consiglio.
C'è da rilevare, però, che durante questo anno trascorso, 250 sono state le domande esaminate e licenziate da parte della Commissione Tecnica Consultiva; sono in corso studi abbastanza importanti, come quello, per esempio, commissionato al Politecnico per l'estrazione lungo le fasce ed i laterali del Po, nonché studi, in fase di svolgimento, che permetteranno di giungere in tempi abbastanza brevi a delineare gli orientamenti attorno al piano che l'art. 2 della legge prevede.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo voterà a favore di questo progetto di legge in quanto è senz'altro necessario e indispensabile uscire dalla situazione di stallo che era venuta a crearsi in quanto i titolari delle cave e torbiere in atto al momento dell'entrata in vigore della legge, avevano tempestivamente provveduto, entro il 13 dicembre 1979, a presentare la domanda per proseguire la loro attività mentre i Comuni delegati non sono stati in grado, per ragioni diverse, di emanare nel termine che la legge aveva fissato del 13 dicembre 1980 i provvedimenti autorizzativi; la responsabilità dei Comuni per questo ritardo è peraltro da ritenersi incolpevole in quanto, come è risultato dalle informazioni che aveva dato l'Assessore, le domande erano pervenute da parte dei titolari delle cave nell'imminenza dello scadere del termine e dal canto suo l'Assessorato non era stato in grado di concludere per tempo l'istruttoria di propria competenza, in quanto la Commissione tecnica consultiva, a sua volta, non era stata in grado, di fronte alla mole di domande, di esprimere sollecitamente il proprio parere; quindi, necessità di prorogare, e pare congrua la proroga al 31 marzo 1982.
Per rispettare questo nuovo termine sarà però necessario che si proceda, nel più breve tempo possibile, al rinnovo della Commissione tecnico-consultiva la quale è de caduta insieme allo scioglimento del Consiglio; e la stessa dovrà esprimere i propri pareri entro il termine massimo del 31 gennaio 1982, in modo che i Comuni abbiano quell'altro lasso di tempo di 60 giorni (previsto dalla legge) per emanare, o non emanare, i loro provvedimenti autorizzativi.
Mi spiace che non sia presente l'Assessore Marchesotti, comunque confido che leggerà il verbale di questa seduta, in particolare questa parte che concerne il suo Assessorato. Sempre a proposito dell'art. 15 avrei voluto prospettargli l'opportunità di emanare una circolare ai Comuni che dovranno concedere le autorizzazioni, invitandoli a largheggiare nelle concessioni del regime transitorio in quanto ci si trova di fronte alla prima fase della legge, con la quale si passa dal regime di piena libertà in materia di cave e torbiere, prevista dal R.D. del 1927 (libertà sia pure condizionata dall'obbligo del coltivatore di procedere ai lavori estrattivi), ad una normativa di libertà condizionata dall'autorizzazione.
In secondo luogo, avrei voluto suggerire l'opportunità di far rilevare sempre con circolare, ai Comuni (che non hanno dimestichezza con la materia delle cave e torbiere) che l'ultimo comma dell'art. 15 della legge esonera quel coltivatori, che abbiano ottenuto in regime transitorio l'autorizzazione, dal doveri richiedere anche la concessione prevista dalla legge urbanistica.
A questo proposito, vorrei ricordare che è insorto il problema di dovere armonizzare la legge regionale sulle Cave con la legge urbanistica regionale, in quella parte in cui prevede l'obbligo della concessione edilizia anche per coloro i quali abbiano ottenuto l'autorizzazione del competente Assessorato a coltivare cave e torbiere. L'art. 1 della legge Bucalossi è stato pressoché unanimemente interpretato dalle Magistrature dei Tribunali amministrativi (e recentemente anche dal Consiglio di Stato) nel senso che non prevede e non richiede la concessione edilizia urbanistica per coloro i quali devono procedere all'estrazione nell'ambito delle cave e torbiere. In altri termini, se la legge Bucalossi (che pur senza essere una vera e propria legge-quadro è pur sempre legge statale che pone certi principi in materia urbanistica) non impone l'obbligo per l'escavatore della cava o della torbiera di richiedere la licenza urbanistica, necessariamente dovrà essere modificata, su iniziativa della Giunta o dei Gruppi politici interessati a questa tematica, la legge urbanistica regionale in quelle norme con le quali si sancisce l'obbligo per chi ottenga nuove autorizzazioni estrattive a richiedere la licenza urbanistica. Questo problema è sul tappeto ed anche noi ci riserviamo le opportune iniziative per questa doverosa armonizzazione legislativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Mi pare che il caso sollevato dal collega Majorino in margine alla discussione di quest'oggi abbia una sua rilevanza e meriti, quanto meno, di essere preso in seria considerazione dalla Giunta regionale. Poi le risposte potranno essere nel senso indicato dal collega Majorino, oppure nel senso contrario, ma la Regione ha il dovere di dare per la propria legislazione la certezza del diritto ai cittadini del Piemonte, se no finiamo per assumere quei comportamenti che continuiamo a denunciare e che sono tipici delle gestioni centralizzate e lontane dalle realtà locali. E' un problema che è stato sollevato in Commissione, quindi mi associo al collega Majorino al quale voglio anche dare atto che sulla sua proposta di variazione dell'art. 15 abbiamo poi finito per accedere concordemente.
Detto questo, di fronte alla modifica dell'art. 15 della legge 69 il Gruppo D.C. ha avuto un momento di tentazione (che è una tentazione che ha delle motivazioni politiche), cioè di votare contro questa variazione perché ci troviamo davanti ad una legge che va interamente rivista, in quanto è una di quelle leggi che non possono diventare operative (intendo nei limiti di una risposta quanto più pronta possibile alle istanze degli operatori economici). Inoltre, vi era una motivazione contingente, legata al fatto che la proroga viene richiesta dalla Giunta regionale, in quanto non è stato sufficiente un periodo di due anni per riuscire a sbrogliare questa matassa che si voleva cercare di regolarizzare.
Ricordo quando un certo gruppo di cultori di cave hanno chiesto una proroga del termine del 13 dicembre 1979: ho presentato, assieme al colleghi del Gruppo della Democrazia Cristiana, un'interrogazione per vedere se era possibile far scivolare questo termine, considerate le difficoltà oggettive a presentare un certo tipo di documentazione. Mi è stato risposto di no ed io ho preso atto di questa risposta, perché tutto sommato si faceva capire che l'importante era che fosse presentata la domanda, mentre i documenti potevano essere presentati in un momento successivo. Abbiamo visto in questo "no" della Giunta una volontà di arrivare a definire le pratiche nei termini previsti dalla legge, e cioè dicembre 1980. Invece ci troviamo nel febbraio 1981 e veniamo a conoscenza che le domande sono state 750, che quelle evase sono 250 (andiamo sulla fiducia reciproca, in quanto un dettaglio su queste pratiche non lo abbiamo ancora ottenuto). Allora la tentazione era quella di dire: se pretendiamo dal cittadino il rispetto della legge, dobbiamo esigere che l'ente pubblico rispetti i termini di legge, perché il rapporto di fiducia tra il cittadino e l'istituzione non nasce soltanto nella misura in cui l'istituzione avvalendosi di certi principi di legge, si impone al cittadino, ma nella misura in cui l'istituzione è per prima ottemperante alle disposizioni della legge che si è data. Per cui, poteva venire la tentazione di chiedere visto che non siamo stati in grado di dare quel parere che la legge prevedeva doversi dare tramite la Commissione Consultiva - che i Comuni fossero autorizzati a concedere la coltivazione delle cave esistenti.
Subentra, però, quel senso delle istituzioni e quel senso dello Stato che sovente ci vediamo negato in sedi ufficiali e non, di partito ed istituzionali, quando ci viene detto che siamo una specie di "longa manus" del Vaticano e che il senso dello Stato non possiamo averlo.abbiamo la sensazione che il collega liberale Marchini quando pensa alla Democrazia Cristiana pensa un po' in questi termini.., oppure quando altre forze politiche ci parlano di poco rispetto delle istituzioni perché negli anni d'oro del potere democristiano ci saremmo impadroniti delle istituzioni.
Queste cose possono essere anche in parte vere, perché nessuno sfugge a certe tentazioni ed è sufficiente che la Giunta attuale faccia un suo esame di coscienza. Vorrei, però, che ci fosse anche riconosciuta una componente quella di un rispetto delle istituzioni che ha caratterizzato i momenti migliori e la parte più sana del movimento politico dei cattolici. Qui lo dimostriamo dando dei "sì" che nella sostanza hanno motivazioni che porterebbero a dei "no": ma vogliamo che le istituzioni funzionino, che la Regione non perda i contatti con la propria popolazione. Precisato che si tratta di un "sì" tecnico, vorrei aggiungere altre due osservazioni.
Perché non ha funzionato questa legge? Perché è destinata a non funzionare? Qui emergono alcune carenze che noi avevamo già a suo tempo rilevato (Bianchi le aveva evidenziate): qui si dà la delega ai Comuni ma se c'è un caso in cui la delega non può essere esercitata, è proprio questo, perché le cave si fanno nei piccoli Comuni delle nostre campagne e delle nostre vallate, che non hanno neanche un ufficio tecnico. Di fatto poi, si è verificato che questi Comuni, per la logica stessa della legge non solo non hanno avuto la possibilità di esercitare quel minimo di delega che era loro consentito, cioè quello di cominciare ad istruire le pratiche per presentarle alla Commissione Consultiva regionale, ma si sono limitati a prendere la documentazione che arrivava dai privati e a trasmetterla alla Regione. Una delle carenze poi evidenziate è il fatto che anche se la legge prevede la formulazione di un piano di sfruttamento delle cave, questo piano non c'è. E' vero che vi sono degli studi iniziati nel .1975, altri che sono stati avviati solo in questi giorni, ma la sostanza è che il piano dello sfruttamento delle cave non c'è. Allora si avviano degli studi, si dà la sensazione che questi studi siano dei carrozzoni, perché uno studio avviato nel 1975 che non sia ancora stato verificato nelle sue risultanze finali, è uno studio che non ha ragion d'essere, è un carrozzone che continua la sua strada fino a quando non avrà trovato un intoppo che lo fermerà.
Ora, noi abbiamo bisogno che il piano di sfruttamento delle cave e delle torbiere venga realizzato, perché allora avremo lo strumento idoneo.
per mettere in condizione chiunque - escludendo il Comune, in questo caso Ma quanto meno l'ente intermedio - di esercitare la delega, perché con un piano di sviluppo che rapporti l'utilizzo delle cave al piano economico della Regione Piemonte si possono dare degli indirizzi di carattere generale che permettono l'esercizio della delega da parte dell'ente intermedio. In questo caso la delega diventa un fatto di carattere politico rilevante, e non un puro e semplice elemento di passacarte.
Ci auguriamo che queste considerazioni vengano tenute presenti, visto che nelle dichiarazioni programmatiche della Giunta si parla di allargare l'esercizio della delega da parte degli enti infraregionali; ci auguriamo che ci sia una discussione in sede di Consiglio che metta a fuoco alcuni momenti fondamentali dell'esercizio della delega affinché la stessa abbia un significato: in questa discussione, con ogni probabilità, tutte queste pseudodeleghe cadranno, perché si tratta di accollare, in questo caso, ad enti responsabilità che poi non sono in grado di portare avanti.
Ci sarebbero elementi sufficienti per dire "no" alla modifica dell'art.
15, per delle ragioni che coinvolgono una problematica che va al di là dei termini da prorogare. Riteniamo tuttavia che, visto che questo processo di collaborazione, sia pure stentata, tra la Regione e i piccoli Comuni è stato messo in essere, le piccole Amministrazioni comunali non devono essere mortificate; è necessario che si dia la certezza del diritto anche in questo settore, che i termini del marzo 1982 siano rispettati, ma facciamo anche presente che prima del marzo dell'anno prossimo noi ci faremo carico come Gruppo di una modifica sostanziale di questa legge, per le motivazioni che ho evidenziato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Desidero anch'io ringraziare il collega Majorino per avere introdotto di questa vicenda, l'aspetto più significativo che fa correre i maggiori rischi ai privati operatori, alle istituzioni ed ai Comuni. Sarà certamente necessario uscire o con una legge di interpretazione autentica, o con una riscrizione delle norme controverse, che definisca se prevalga nella specie la specificazione della legge regionale n. 56 o della lette statale n. 10.
La finalità della legge 56 sembra implicare quelle attività di trasformazione ed utilizzazione del territorio non in senso strettamente abitativi) tale da far ricadere sotto la necessità dell'istituto della concessione tutte le attività sul territorio stesso. Per nostra fortuna dobbiamo dire che all'estrosità del gruppo di lavoro che aveva operato sulla legge 56 ha fatto da contraltare la capacità e la serietà della Magistratura piemontese che è stata estremamente serena nel riconoscere le differenze sostanziali. Mi pare che sia stata promossa un'iniziativa perch esca un primo parere delle Commissioni competenti che dovrebbe dar luogo ad una proposta di legge o ad un deliberato di altra natura.
Su quanto ci viene sottoposto esprimeremo un voto di astensione perch non possiamo non sottolineare che non si è andati a regime. Peraltro ci sembra che la soluzione suggerita sostanzialmente non pregiudichi alcuno degli interessi in contrasto.
Il collega democristiano in , modo approfondito ha esteso il nostro discorso ad una problematica che attiene ad un'ipotesi di radicale trasformazione della legge sulle cave e torbiere. Buon per noi che non abbiamo il petrolio perché se per estrarlo dovessimo rispettare la legge urbanistica 56, la legge 10 e la legge sulle cave e torbiere, esso rimarrebbe dov'è! Qualcuno ritiene che la più grossa fortuna dei Montgolfier sia stata quella di essere nati prima del Ministro della Motorizzazione, diversamente, la mongolfiera non avrebbe mai potuto decollare perché sarebbe stato considerato un veicolo, un proietto o qualcosa del genere per il quale ci vuole una serie di licenze! La disciplina al riguardo è partita dal presupposto di considerate l'oggetto della cava e della torbiera come un bene la cui coltivazione è un dovere preciso dei cittadini qualora sia sul loro territorio o della collettività comunale e ogni volta che non sia nel territorio del privato.
Non allontaniamoci troppo da questo nella consapevolezza o nella speranza che una programmazione di tali risorse esistenti nel territorio possa essere affinata al punto da essere specificatamente armonizzata alle esigenze delle attività produttive o edilizie in genere.
E' una tematica che ti auguriamo venga ripresa e daremo il nostro contributo all'elaborazione della modifica della legge, se la D.C. la proporrà con spirito aperto. Mi permetto di non essere d'accordo con il collega democristiano quasi mio omonimo: questa non è responsabilità della Giunta, ma è responsabilità della Regione; chiunque è libero di farsi carico di una norma di interpretazione autentica di questa materia senza però far ricadere sulla Giunta né questa responsabilità, né questa funzione. Auguriamoci che il bisticcio tra le norme regionali e le norme statali venga superato su iniziativa legislativa. Concordo anch'io che se la proposta verrà dalla Giunta, probabilmente sarà grazie all'acquisizione di maggiore materiale di quello che potrebbe avere un Gruppo consiliare. In questo senso potrei accedere all'invito che è stato fatto dal collega Martini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche il Gruppo socialdemocratico esprime il suo voto favorevole sulla proposta di modifica dell'art. 15 della legge sulla coltivazione di cave e torbiere. Questo articolo forse è stato elaborato in termini un po' ottimistici e non ha tenuto conto della situazione reale. Del resto è una normativa che si colloca in un rapporto dialettico cori la società civile, con le sue articolazioni economiche, e la società politica non deve soffocare, semmai promuovere, disciplinare e correggere anche se - voglio ricordare al collega Marchini - da quando esistono le regie patenti, da sempre, si è cercato di incapsulare le libere espressioni della società civile.
Del resto, scontiamo anche la verifica della prima applicazione della legge che ha certamente patito delle difficoltà per le innovazioni derivanti da una disciplina nuova rispetto ad una normativa precedente che lasciava ampi spazi e che era comunque carente nei confronti di un disegno complessivo di tutela del territorio. Queste preoccupazioni erano già state evidenziate dal compagno Debenedetti, quando era Presidente della IV Commissione nella precedente legislatura. Tali difficoltà sono dovute anche al fatto che è emerso un mondo del quale non si conoscevano i confini nonché la complessità e la varietà delle posizioni. Di qui la positività della ricerca di una razionalizzazione e di un coinvolgimento degli Enti locali anche se l'impatto non è stato facile in carenza di strutture tecniche adeguate.
Riteniamo che sia opportuna un'armonizzazione di questa legislazione con quella urbanistica e che debbano essere apportati alcuni aggiustamenti nei rapporti fra la legge 56 sulla tutela del suolo e la legge 69 sulla coltivazione delle cave e torbiere.
Con questa raccomandazione il Gruppo socialdemocratico voterà favorevolmente il disegno di legge in esame.



PRESIDENTE

Il disegno di legge è discusso.
Passiamo alla votazione.
Articolo unico "L'ultimo periodo del primo comma dell'art. 15 della legge regionale 69/78 è così modificato: 'L'Amministrazione comunale provvede in merito, a norma dell'art. 7 entro 60 giorni dal pervenimento del parere della Commissione tecnico consultiva ed in ogni caso entro il 31 marzo 1982'.
La presente legge è dichiarata urgente ed entrerà in vigore nel giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi dell'art. 45, sesto comma, dello Statuto".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 43 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri Il disegno di legge è approvato.


Argomento: Nomine - Norme generali sull'agricoltura

Esame deliberazione n. 57-3631: "Legge regionale 25/12/1977, n. 51. Rinnovo Consiglio di amministrazione E.S.A.P. Modalità relative all'applicazione dell'art. 3, comma quarto, lett. b) e c). Riconferma organizzazioni professionali agricole e organizzazioni sindacali agricole"


PRESIDENTE

Procediamo con il punto settimo all'ordine del giorno: Esame deliberazione n. 57-3631: "Legge regionale 25/12/1977, n. 51. Rinnovo Consiglio di amministrazione E. S.A. P. Modalità relative all'applicazione dell'art. 3, comma quarto, lett. b) e c). Riconferma organizzazioni professionali agricole e organizzazioni sindacali agricole".
La parola al relatore di maggioranza, Consigliere Ferro.



FERRO Primo, relatore

La delibera proposta dalla Giunta è un atto inteso a dare applicazione per il prossimo quinquennio all'art. 3 della legge 51 del 1977. Questo articolo prevede che, tra gli altri, fanno par te del Consiglio di amministrazione dell'E.S.A.P., 12 membri delle organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative in Piemonte ed un rappresentante del personale, designato dall'E.S.A.P.
Vista l'esperienza degli anni passati, che noi riteniamo positiva pensiamo sia giusta la proposta della Giunta di riconfermare le stesse modalità adottate nel 1978 (tali modalità prevedono che dei 12 membri delle organizzazioni agricole 9 siano assegnati alle organizzazioni professionali e 3 alle organizzazioni sindacali), anche perché ogni proposta rivolta ad elevare il numero di designati dalle organizzazioni professionali e a ridurre quello dei sindacati, introdurrebbe uno squilibrio tale da rendere simbolica la presenza dei sindacati nel Consiglio di amministrazione dell'E.S.A.P. Certamente le organizzazioni professionali in Piemonte sono largamente rappresentative del mondo agricolo, ma non totalmente o quasi totalmente.
Il Consiglio di amministrazione dell'E.S.A.P., come ente strumentale che opera nel settore della programmazione, non può che riconoscere al proprio interno una giusta e dignitosa rappresentatività di quelli che nella nostra regione consideriamo i soggetti sociali della politica di programmazione. Il mantenere ferme le modalità assunte nel 1978 vuol dire in sostanza, riconfermare un principio, una coerenza corretta rispetto alle ispirazioni di fondo che presiedono ad una politica di programmazione democratica.



PRESIDENTE

La parola al relatore di minoranza, Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio, relatore

Il provvedimento che stiamo esaminando era stato discusso nel 1978. Già allora il nostro Gruppo espresse le motivazioni per cui votava contro all'impostazione data alla rappresentanza delle organizzazioni professionali e delle organizzazioni sindacali. La legge prevede che tali nomine vengano fatte un mese dopo la formazione della nuova Giunta. Il nostro voto contrario non deriva da questo né dal fatto che di un così importante ente per la vita della nostra Regione, non abbiamo mai parlato in Consiglio nonostante l'incidenza da esso rivestita nella realtà agricola.
Sollecitiamo all'Assessore questa informazione perché sappiamo che l'ente, negli ultimi anni, ha assunto notevoli Iniziative di carattere economico che non hanno dato i frutti auspicati e questo trae la sua motivazione dal fatto che le organizzazioni professionali dovevano essere in maggioranza all'interno del Consiglio.
La legge nazionale ha modificato l'impostazione iniziale data dalla Regione all'ente. Non dobbiamo però dimenticare che quella legge dà alle rappresentanze esterne al mondo agricolo la maggioranza, quindi, non si pu dire che tutte le rappresentanze e tutti i ceti sociali non siano rappresentati. Tredici rappresentanti su 25 vengono eletti dalle forze politiche che hanno la possibilità di fare le scelte che ritengono più opportune. Noi discutiamo il problema all'interno della rappresentanza che spetta alle organizzazioni professionali. D'altra parte la legge stabilisce che la rappresentanza di ogni organizzazione deve essere proporzionata alla rappresentatività regionale di ciascuno di esse. Se verifichiamo questo dato vediamo che dare una rappresentanza ai sindacati di 3 sui 12 rappresentanti totali nel Consiglio dell'E.S.A.P. è una prevaricazione nei confronti delle rappresentanze reali delle organizzazioni professionali.
D'altra parte su questa impostazione non ci sono divisioni: tutte le organizzazioni professionali agricole hanno rivendicato l'esigenza che venga loro garantita una maggiore rappresentatività.
Ci rendiamo conto che ridurre la rappresentanza sindacale determina dei problemi all'interno delle loro organizzazioni. Ma siccome su questo terreno i passi verso l'unitarietà sono superiori a quelli avvenuti nel settore delle organizzazioni professionali agricole riteniamo che la possibilità di arrivare ad una conclusione unitaria sulla rappresentanza delle organizzazioni sindacali sia possibile.
Il nostro voto è motivato da questo fatto fondamentale e mentre così ci dichiariamo, chiediamo all'Assessore di dedicare, in occasione della discussione sul bilancio o in momenti successivi, una seduta o parte di una seduta del Consiglio all'informazione su quanto l'E.S.A.P. ha fatto e sta facendo.
I Consiglieri hanno diritto di conoscere come l'E.S.A.P. è stato gestito. Stiamo rinnovando l'ente e ci auguriamo che l'E.S.A.P. possa interpretare sempre meglio le esigenze dell'agricoltura piemontese.



PRESIDENTE

La replica all'Assessore Ferraris che ha facoltà di parlare.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Alcuni aspetti sono di competenza, ormai, del collega Rivalta in quanto Assessore agli enti strumentali ma poiché qui si ribadisce l'impostazione precedente, ritengo di dover chiarire qualche affermazione.
Concordo con il collega Lombardi che dell'E.S.A.P. non si è parlato abbastanza, mi domando però perché non è stato sollecitato prima questo interesse. Ogni qualvolta presentato relazioni sull'agricoltura o erano in discussione i bilanci si parlava dell'E.S.A.P. o da parte mia o da parte dell'Assessore al bilancio Simonelli: in quelle occasioni era possibile aprire una discussione. Sono comunque disponibilissimo per un dibattito a parte.
La delibera individua norme e criteri, riconfermando quelli adottati nell'altra occasione. Ci è parso che le norme stabilite allora furono tali da soddisfare, sia pure non interamente, le organizzazioni professionali e sindacali che la legge contempla. Non esisteva e non esiste spazio per una soluzione diversa, in guarito essendo 12 i rappresentanti, si è scelto di assegnarne 9 alle organizzazioni dei produttori e 3 alle organizzazioni sindacali le quali, in questo senso, non possono essere unificate ad una sola organizzazione perché hanno la loro autonomia e perché hanno, piaccia o no, un atteggiamento ed una funzione diversa nel mondo dell'agricoltura: la CIGL rappresenta unicamente i lavoratori dipendenti e recentemente ha addirittura staccato il sindacato dei mezzadri e dei coloni lasciando che si costituissero in organizzazioni autonome: sono poi confluiti nelle Confcoltivatori; la CISL rivendica la rappresentanza non soltanto dei lavoratori autonomi (10 %) ed una quota di coltivatori; la UIL. che ha un'organizzazione che si chiama UILMEC rappresenta anche i coltivatori.
Tutte e tre le organizzazioni sindacali, non senza qualche ragione individuano nell'Ente di Sviluppo (che non è ente di gestione di provvedimenti o di finanziamenti alle aziende singole ma che è istituzione di programmazione con funzione di intervento anche in settori di cooperazione), rivendicano un interesse complessivo nel rapporto dell'agricoltura con gli altri settori. Ecco perché la Giunta ha ritenuto di confermare metodologie, scelte ed indirizzi pèr le singole Organizzazioni.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione della deliberazione. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge regionale 24/4/1974, n. 12, che ha istituito l'E.S.A.P.
vista la legge regionale 25/10/1977, n. 51, che ha apportato modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 12/1974 in attuazione della legge n. 386/1976 visto che il Consiglio di amministrazione dell'Ente deve essere rinnovato ai sensi dell'art. 3 della legge regionale 15/1977 , primo comma essendo stato rinnovato il Consiglio regionale con le elezioni del giugno 1980 visto l'art. 3, quarto comma, lett. b), lett. c), della legge regionale n. 5111977 che prevede, tra l'altro, che fanno parte del Consiglio di amministrazione: 'b) dodici membri designati dalle organizzazioni professionali e sindacali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale, in proporzione all'effettiva rappresentatività regionale di ciascuna di esse;' 'c) un membro in rappresentanza del personale designato dall'E.S.A.P.' visto l'art. 3, commi quinto e sesto, della legge regionale n. 51/1977 che prevede: 'Le modalità relative all'applicazione di quanto previsto dalle lettere b) e c) saranno definite dal Consiglio regionale, su proposta della Giunta regionale entro un mese dall'entrata in vigore della presente legge. Per il rinnovo del Consiglio di amministrazione normalmente scaduto, le modalità di cui al precedente comma, saranno definite entro un mese dall'insediamento della nuova Giunta regionale' vista la deliberazione del Consiglio regionale n. 257 in data 26/1/1978 con la quale sono state definite le modalità sopra previste, per la prima applicazione della legge regionale 51/1977 ritenuto opportuno riconfermare, per il rinnovo, le modalità contenute nella citata deliberazione del Consiglio regionale facendo riferimento per anche ai dati dell'anno 1979 per quanto riguarda la individuazione e l'assegnazione del numero di rappresentanti alle organizzazioni professionali agricole ritenuto opportuno inoltre riconfermare le stesse organizzazioni professionali agricole e le stesse organizzazioni sindacali agricole presenti nel vecchio Consiglio di amministrazione e il numero dei membri ad ognuna assegnato (decreto P.G.R..n. 2069/1978) poiché risultano essere ancora le organizzazioni più rappresentative; nonché risultano avere ancora sostanzialmente lo stesso grado di rappresentatività presa in considerazione in particolare ai fini della riconferma delle organizzazioni professionali agricole la documentazione, giacente presso l'Assessorato agricoltura e foreste e l'istruttoria effettuata ai fini della concessione alle organizzazioni professionali agricole dei Coltivatori Diretti delle sovvenzioni annuali ai sensi dell'art. 12 della legge regionale 51/1977 (anni 1975 - 1976 - 1977) ed ai sensi dell'art. 46 della legge regionale 63/1978 (anni 1978 - 1979) considerato che nella riconferma del numero dei membri alla Federazione Regionale degli Agricoltori del Piemonte si tiene conto che questa organizzazione associa oltre ai coltivatori diretti anche i conduttori agricoli come risulta dai dati forniti ufficialmente dalla stessa organizzazione in più occasioni (legge regionale n. 51/1977 art. 13, legge regionale n. 63/1978 art. 46; rinnovo Consiglio di amministrazione E.S.A.P.
1978); non ritenuto pertanto più necessario richiedere alle organizzazioni la presentazione della documentazione e della relazione prevista nella deliberazione del Consiglio regionale n. 257-775 del 26/1/1978 poiché i dati giacenti presso l'Amministrazione regionale si ritengono sufficienti fermo restando però la facoltà per le organizzazioni di fornire tutti i dati che ritengono necessari vista la legge regionale 25/10/1977 n. 51, art. 3 Vista la deliberazione del Consiglio regionale n. 257-775 del 26/1/1978 di determinazione delle modalità ai sensi dell'art. 3, quarto comma, lett.
b) e c) visto il decreto del Presidente della Giunta regionale n. 2069 del 7/4/1978 di nomina dell'attuale Consiglio di amministrazione; visto che ricorrono le condizioni di urgenza del rinnovo del Consiglio di amministrazione dell'E.S.A.P. al fine di non bloccare l'attività dell'Ente ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 vista la deliberazione della Giunta regionale, di proposta al Consiglio, n. 57 del 20 gennaio 1981 il Consiglio regionale delibera ai sensi della legge regionale 25/19/1977, n. 51, art. 3, ai fini del rinnovo del Consiglio di amministrazione dell'E.S.A.P.: 1) la riconferma delle modalità adottate per la prima applicazione della legge regionale n. 51/1977 previste nella deliberazione del Consiglio regionale n. 257 del 26/1/1978 con le modificazioni contenute in premessa alla presente deliberazione 2) la presa d'atto che vengono riconfermate le stesse organizzazioni professionali agricole e le stesse organizzazioni sindacali agricole con l'assegnazione dello stesso numero di rappresentanti, come previsto nel decreto del Presidente della Giunta regionale n. 2069 del 7/4/1978 relativo alla prima applicazione della legge regionale n. 51/1977.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 22 voti favorevoli, 17 contrari ed 1 astenuto su 40 Consiglieri presenti e votanti.


Argomento: Calamità naturali

Esame deliberazione Giunta regionale relativa agli indennizzi per i danni causati dagli incendi boschivi e dalla bufera di vento


PRESIDENTE

Analizziamo ora il punto ottavo all'ordine del giorno che prevede l'esame della deliberazione della Giunta regionale relativa agli indennizzi per i danni causati dagli incendi boschivi e dalla bufera di vento.
La parola all'Assessore Cerutti per l'illustrazione.



CERUTTI Giuseppe, Assessore al pronto intervento

Intervengo brevemente, per un doveroso ringraziamento per la disponibilità dimostrata dalla Commissione che poco fa ha preso atto del lavoro che è stato fatto e della preparazione che, sia i responsabili del Genio Civile 'di Torino, Sia i membri del Comprensorio e della Comunità montana, oltrechè dei Comuni, stanno svolgendo per consentirci nello stesso istante che veniamo a proporre la delimitazione della zona colpita con l'elenco dei vari Comuni - anche di quantificare, con un'approssimazione quasi completa per quanto riguarda le opere pubbliche, tutti i danni che la bufera di vento dei giorni 4 e 5 gennaio ha causato a questi Comuni.
I Comuni interessati sono circa 26-27, con l'ultima aggiunta del Comune di Macello, che non risultava tra le comunicazioni, ma che mi è stato segnalato dal Consigliere Chiabrando e sono stati censiti danni per opere pubbliche di tipo vario (da fabbricati comunali a scuole, impianti sportivi, cimiteri, pubblica illuminazione, ecc.) per un totale di circa 360 milioni.
I danni maggiori si sono verificati nelle proprietà private, per le quali è bene precisare che la delibera che viene assunta dal Consiglio consentirà ai singoli Comuni di farsi parte diligente e concreta nella verifica e nella gestione di questi danni, nonché di fornire alla Regione la certificazione necessaria per ottenere il pagamento dei danni stessi in misura realmente corrispondente.
L'ammontare dei danni che i privati hanno subito è di circa. 1 miliardo 470 milioni ai quali si aggiungono 650 milioni circa per danni arrecati ad edifici industriali; per questi l'approvazione di questa deliberazione consentirà l'attivazione di mutui agevolati attraverso operazioni bancarie o la predisposizione di leggi regionali: in riferimento a ciò il collega Assessore all'industria, Sanlorenzo, si è impegnato per una definizione immediatamente dopo l'assunzione della delibera da parte del Consiglio.
Mi limito a leggere l'elenco dei Comuni che risultano interessati da questo provvedimento: Comprensorio di Torino: Sparone.
Comprensorio di Pinerolo: Angrogna, Bibiana, Bricherasio, Buriasco, Cumiana, Inverso Pinasca Luserna San Giovanni, Lusernetta, Macello, Osasco, Perosa Argentina Pinasca, Pinerolo, Porte, Pramollo, Prarostino, Roletto, Rorà, Roure, San Germano Chisohe, San Pietro Val Lemina, Torre Pellice, Villar Pellice Villar Perosa.
Ritengo, anche a nome della Giunta, di aver assolto al mandato che ci era stato sollecitato nell'ultima tornata consiliare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Non sono d'accordo.
Può darsi che in uno di questi Comuni la calamità abbia determinato un danno di 5 milioni, per esempio, alla casa di Brizio, mentre un colpo di vento nella Valle Ossola può aver provocato un danno cinque volte superiore: questo cittadino non riceverebbe l'intervento della Regione mentre Brizio lo riceverebbe.
Capisco gli interventi sulle entità produttive, quali le aziende artigianali, commerciali, agricole.



PRESIDENTE

La parola al collega Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Il collega Borando ovviamente non ha sentito il soffiar del vento e la bufera che c'è stata nel Pinerolese e non ha visto i danni gravissimi che si, sono verificati i quali risultano dall'indagine che l'Assessorato ha svolto. Devo dare atto della tempestività degli accertamenti da parte dei Comuni, dei Comprensori, dell'Assessorato ed è stata proposta questa delibera, con riconoscimento, quindi, della calamità, ai sensi della legge regionale n. 38.
Vorrei sollecitare la trasmissione immediata ai Comuni delle istruzioni che l'Assessorato dovrà dare, in ordine agli accertamenti ed alle perizie da svolgersi per valutare concretamente i danni. Inoltre - come ha già accennato l'Assessore - sottolineo anch'io l'urgenza d i concordare con le banche le modalità per il finanziamento del settore industriale, per il quale la legge dà delle indicazioni più generiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Rispondo brevemente all'amico Borando che ha introdotto un argomento in cui parrebbe riscontrarsi uno spreco di denaro pubblico. L'Assessore Cerutti ha sottolineato che il risarcimento è a seguito di Una calamità quindi non è dato per aggiustare i tetti della casa dell'amico Brizio! Il problema sta tra calamità ed usura del tempo.
La deformazione mentale che hanno i tecnici ha portato il collega Borando a ritenere che Sia dispersivo l'intervento per le calamità naturali. Qui si parla invece di un fatto grave, paragonabile ad un fatto imprevedibile ed indominabile a cui il cittadino non può in alcun modo porre rimedio e per cui la collettività si esprime nel senso del risarcimento.
Mi è parso opportuno intervenire per non lasciare che Borando, andando nella ,terra di Cerutti, alimentasse la voce dello spreco del nuovo Assessore che invece a noi risulta essere rigoroso e tempestivo in ogni iniziativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Il Presidente Viglione ha volutamente, anche se in modo educato deformato il mio concetto. Non si può fare un paragone tra quello che dicevo qui e quanto è avvenuto nell'Ossola: là l'alluvione ha distrutto le case, le ha rase al suolo; qui, invece, l'agente è stato il vento...
Non sono stato in loco, quindi non sono in grado di giudicare l'entità dei danni. Mi sono meravigliato perché quando si parlava di censimento ci si riferisse ad entità produttive, opifici, industrie, fabbriche artigianali, aziende agricole. Invece ho sentito che si tratta anche di privati e si interviene per risarcire anche i loro danni. Il mio timore è che ad ogni stormir di fronda vi siano zone che rivendicano interventi della Regione, per cui sarebbe un problema seguirle tutte.
Con questo non escludo che la calamità in questione sia di dimensioni tali da richiedere interventi della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ricordo che nell'interrogazione da me presentata e nel dibattito susseguentemente sviluppatosi ero intervenuto per mettere l'accento sul fatto che non è possibile, da parte del Consiglio regionale, correre dietro a qualsiasi fenomeno dannoso che si manifesti ed automaticamente delimitarlo come calamità naturale.
Lo spunto che ci viene dall'intervento del Consigliere Borando è occasione per arrivare ad una riflessione ulteriore sulla legge 38 che stabilisce in modo generico il concetto di calamità naturale. In realtà essa ha interessato una zona intera provocando in maniera generalizzata danni a tutte le case. Quali fattispecie può concretare gli estremi per delimitare una zona di calamità? Credo che gli elementi che possono rendere concreta questa fattispecie, siano l'entità del danno complessivo e l'ampiezza della zona. E' ingiusta l'osservazione sul singolo che viene colpito dall'evento e che non viene compreso nel risarcimento, siamo per costretti a procedere in linea generale.
Vorrei dire a proposito delle stime che la parcellizzazione dei danni sarà tale da rendere non motivabile il ripristino delle 50/60 mila lire di danno. Valvola importante è l'accertamento e la certificazione dei Comuni e la responsabilità nei rapporti con le Comunità. Pur avendo nel mio intervento sollevato la questione dell'attenzione che dobbiamo dare alla delimitazione, credo che essa sia giusta ed opportuna.
Anch'io mi associo alle dichiarazioni di Chiabrando per dare atto all'Assessore di una particolare tempestività ed anche del modo democratico con cui ha impostato il lavoro per arrivare con puntualità al traguardo.
Per quanto riguarda i privati credo che l'attivazione data dalle comunità locali ci permetterà di uscire in maniera chiara e corretta per non dar luogo ad abusi e riuscire ad indirizzare gli interventi laddove si riscontra il bisogno. Mi rendo conto che non è possibile delimitare a priori le fattispecie, però sarà possibile operare su criteri anche empirici, rapporto tra popolazione colpita ed entità dei danni nell'intento di dare una risposta alla questione posta dal collega Borando.
Il nostro Gruppo approva la deliberazione e prende atto della sollecitudine, della tempestività e della correttezza con cui l'Assessore ha svolto il suo lavoro.



PRESIDENTE

Brevemente, la parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore al pronto intervento

Ringrazio gli intervenuti e desidero fornire solo alcune precisazioni.
Il Consigliere Borando nel suo intervento ha giustamente ipotizzato il fatto che altri privati potessero avere dei danni. La dimostrazione ci viene data dal fatto che, per esempio, gli incendi che hanno colpito l'Ossola hanno causato danni a privati per 30 milioni, nella zona di Belgirate, nel Comune di Inverso Pinasca per 18 milioni. Ci sono casi in cui è difficile giustificare il danno perché, per esempio, provocato dall'incuria del fabbricato, e che pertanto non possiamo far rientrare in questa legge. Comunque, posso far tesoro delle indicazioni che mi sono state formulate oggi, per vedere, nel contesto della legge sulla Protezione Civile, di portare delle correzioni o delle precisazioni alla legge 38 che consentano di individuare meglio i casi specifici delle gravi calamità.
Vorrei chiedere al Consigliere Bontempi se ritiene automaticamente esauriente questa presentazione ad una sua interrogazione del giorno 8 e se la delibera oggi presentata possa essere considerata già come risposta.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione della deliberazione. Leggo il dispositivo: "Il Consiglio regionale viste le leggi regionali 29/6/1978, n. 38 e 20/12/1979, n. 79 preso atto della proposta della Giunta regionale per dichiarate grave la bufera di vento dei giorni 4 e 5 gennaio 1981 che ha interessato alcuni Comuni della provincia di Torino e precisamente i territori dei Comuni di cui all'elenco predisposto dalla Giunta stessa delibera 1) è dichiarata grave la bufera dei giorni 4 e 5 gennaio 1981 abbattutasi sui territori di cui all'elenco che alla presente deliberazione si allega per farne parte integrante.
2) Nell'ambito dei predetti territori si applicano le disposizioni dell'art. 9 della legge regionale n. 38 del 29/6/1978, integrato dall'art.
5 della legge regionale 20/12/1979, n. 79.
La presente deliberazione viene dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953 n. 62 e del penultimo comma dell'art. 17 della legge regionale n. 38".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 39 voti favorevoli ed 1 astensione.


Argomento: Comprensori - USSL: Elezioni

Esame ricorsi presentati, ai sensi dell'art. 9 del Regolamento per le elezioni dei Consigli dei Comitati comprensoriali e delle Assemblee generali delle U.S.L., avverso le operazioni elettorali


PRESIDENTE

Passiamo al punto nono all'ordine del giorno: "Esame ricorsi presentati, ai sensi dell'art. 9 del Regolamento per le elezioni dei Consigli dei Comitati comprensoriali e delle Assemblee generali delle U.S.L., avverso le operazioni elettorali".
Prego il Presidente della I Commissione di riferire in merito.



VALERI Gilberto, relatore

I ricorsi presentati sono 7, riguardanti le elezioni per i Comitati comprensoriali e 11 per le elezioni delle Assemblee delle U.S.L.
Uno di questi ricorsi, e precisamente del signor Pedroni Romeo Maria avverso la mancata nomina nell'U.S.L. di Verbania, non reca il timbro di arrivo alla Presidenza della Giunta, pertanto si propone che venga accolto non essendo l'Amministrazione in grado di provare l'eventuale ritardo nella presentazione.
In merito ai singoli ricorsi sono a mano dei Consiglieri i pareri predisposti, che trovano poi riscontro nelle proposte di deliberazione. Si tratta quasi in tutti i casi di ricorsi per il conteggio dei voti di lista o delle preferenze; in merito le proposte formulate dalla Commissione si basano su una verifica dei conteggi effettuati in occasione dello scrutinio. Di alcuni di questi ricorsi si deve dichiarare la non ricevibilità, in quanto non riguardano le operazioni elettorali (come richiesto dal D.P.G.R. 28/10/1980, all'art. 7) bensì situazioni di incompatibilità. Per alcuni di essi, invece, il problema sollevato si riferiva a questioni interpretative delle leggi istitutive e dei regolamenti per le elezioni: la Commissione ha sentito l'Ufficio Legislativo del Consiglio regionale, integrato da consulenti esterni.
Dirò poi, le proposte di deliberazione per i singoli ricorsi. Vale però, aggiungere che a conclusione dei propri lavori la Commissione ha ritenuto di evidenziare l'opportunità che, sulla base delle perplessità emerse in occasione dell'esame di alcuni ricorsi, soprattutto con riferimento alle modalità di costituzione dei seggi e di rispetto dei criteri di proporzionalità previsti dalla legge, nonché alla necessità di uniformare tutti gli aspetti relativi alle due elezioni (Comprensori ed U.S.L.) qualora dovesse in futuro verificarsi nuovamente una concomitanza tra le stesse, si proceda ad una modifica dei due regolamenti, nel senso di maggiore specificazione sui punti citati.
In merito ai singoli ricorsi, per quanto riguarda i 7 ricorsi relativi ai Comprensori, la Commissione propone: di respingere il ricorso n. 1; di accogliere i ricorsi n. 2 e 3; di non accogliere il ricorso n. 4; di accogliere il ricorso n. 5 ed i ricorsi n. 6 e 7.
Il ricorso n. 1 riguarda l'elezione nell'U.S.L. di Verbania; il ricorso n. 2 è inerente all'elezione del Consiglio comprensoriale da parte del Comune di Ceva; sul ricorso n. 3 vi è un parere non unanime della Commissione: vi sono i Gruppi di maggioranza che hanno ritenuto di accoglierlo e vi sono, invece, delle obiezioni da parte del Gruppo della Democrazia Cristiana in modo particolare, che ritengo saranno oggetto di discussione in Consiglio, non essendo stato possibile aggiornarle in sede di Commissione.
Più in specifico, per quanto riguarda i ricorsi relativi alle U.S.L.
la Commissione, unanimemente, propone di respingere il n. 1; di accogliere il n. 2; di respingere il n. 3; per il n. 4 valgono le argomentazioni illustrate riguardo al ricorso n. 3 relativo all'elezione dei rappresentanti del Comune di Ceva in seno all'U.S.L. Inoltre, a maggioranza, la Commissione propone di accogliere il ricorso n. 5; di non accogliere il n. 6; di non dichiarare ricevibile il ricorso n. 7, né il n.
7/bis, né il n. 8; di respingere il ricorso n. 9 e il ricorso n. 10; di accogliere il ricorso n. 11.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Il Presidente della I Commissione ha sostanzialmente anticipato le posizioni del mio Gruppo. Dobbiamo dare atto all'Ufficio Legislativo di aver predisposto un parere documentato per ogni ricorso.
Accogliamo i pareri espressi dall'Ufficio Legislativo e fatti propri dalla maggioranza, tranne il ricorso n. 3, per quanto riguarda le elezioni comprensoriali e n. 4 per quanto concerne le elezioni delle U.S.L. La motivazione del non accoglimento è la stessa che l'Ufficio Legislativo dà nella prima parte del parere (anche se poi con una scivolata d'ala passa a considerare altri aspetti).
In sostanza, ci troviamo di fronte ad un ricorso che non attiene a motivi precisi che possono portare a invalidazione di elezioni, ma che si riferisce ad un aspetto che è certamente più formale di quelli che abbiamo visto. Si dice che il decreto del Sindaco di Ceva, che ha determinato la composizione dei seggi, manca quanto meno di motivazione perché non spiega il motivo per cui i Consiglieri comunali che avrebbero dovuto comporre i seggi sono sostituiti da impiegati comunali. Quindi si tocca un aspetto formale. Ma l'Ufficio Legislativo sostiene che questo ricorso sotto l'aspetto formale inceppa, a sua volta, in alcuni vizi. In pratica, impugna il decreto del Sindaco di Ceva, ma non quelli derivati dal Presidente della Giunta che ha nominato i componenti dei Comitati comprensoriali e delle U.S.L.; inoltre dice che il rigore formale avrebbe dovuto portare non ad un solo ricorso contro due elezioni distinte (proprio nel momento in cui era stato fatto un solo seggio per i Comprensori e per le U.S.L.).
Noi ci sentiamo di accogliere un ricorso che, sotto il profilo formale non è ricevibile e che vorrebbe censurare, sotto il profilo della forma, un altro atto. Questa è la motivazione per cui non siamo favorevoli all'accoglimento dei ricorsi n. 3 e n. 4 del Comprensorio e delle U.S.L. in relazione alle elezioni svoltesi nel Comune di Ceva.



PRESIDENTE

Procediamo alla votazione sui ricorsi relativi ai Comprensori e alle U.S.L.
"Il Consiglio regionale vista la legge regionale 4 giugno 1975 n. 41; vista la deliberazione del Consiglio regionale 16 ottobre 1980 n. 6558 udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 9 gennaio 1981 dall'Unione Ossolana per l'Autonomia delibera di non accogliere il ricorso in oggetto, che si allega alla presente deliberazione, in quanto contrastante con l'art. 6, lett. b), del Regolamento per le elezioni dei Comitati comprensoriali di dar mandato alla Giunta regionale per gli ulteriori adempimenti del caso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
"Il Consiglio regionale vista la legge regionale 4 giugno 1975 n. 41; vista la deliberazione del Consiglio regionale 16 ottobre 1980 n. 6558 udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 23 gennaio 1981 dal signor Anfossi Argo Lucio delibera di accogliere il ricorso in oggetto che si allega alla presente deliberazione, in quanto il ricorrente dagli accertamenti eseguiti è risultato più anziano del candidato che, a parità di voti, è stato eletto di dar mandato alla Giunta regionale per gli ulteriori adempimenti del caso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
"Il Consiglio regionale viste le leggi 'regionali 21 gennaio 1980 n. 3 e 4 giugno 1975 n. 41 vista la deliberazione del Consiglio regionale 16 ottobre 1980 n. 6558 visto il D.P.G.R. 28 ottobre 1980 n. 8871; visto il D.P.G.R. 27 novembre 1980 n. 10259 visto il decreto del Sindaco di Ceva in data 13 dicembre :1980 udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 24 gennaio 1981 dal signor Anfossi Argo Lucio delibera di accogliere il ricorso in oggetto, che si allega alla presente deliberazione, per irregolare costituzione del seggio elettorale del Comune di Ceva ai sensi dell'art. 5 del Regolamento per le elezioni dei Consigli dei Comitati comprensoriali di dar mandato alla Giunta regionale per gli ulteriori adempimenti del caso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 20 voti favorevoli e 17 contrari.
"Il Consiglio regionale vista la legge regionale 4 giugno 1975 n. 41; vista la deliberazione del Consiglio regionale 16 ottobre 1980 n. 6558 udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 17 gennaio 1981 dal signor Astori Gianfranco delibera di non accogliere il ricorso in oggetto, che si allega alla presente deliberazione, in quanto si è accertato che dalla verifica dei voti di lista, pur essendo emerse anomalie rispetto alle risultanze elettorali queste non vengono a modificare i risultati definitivi della votazione di dar mandato alla Giunta regionale per gli ulteriori adempimenti del caso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
"Il Consiglio regionale vista la legge regionale 4 giugno 1975 n. 41; vista la deliberazione del Consiglio regionale 16 ottobre 1980 n. 6558 udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 21 gennaio 1981 da Di Pasquale Vincenzo, Gerbi Giovanni Variala Giovanni, Borroni Attilio e Travasino Guglielmo delibera di accogliere il ricorso in oggetto che si allega alla presente deliberazione, in quanto è risultato che le operazioni di spoglio delle schede sono state effettuate in contrasto con quanto disposto dagli art. 5 settimo comma, e 7 del Regolamento per le elezioni dei Comitati comprensoriali di dar mandato alla Giunta regionale per gli ulteriori adempimenti del caso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
"Il Consiglio regionale vista la legge regionale 4 giugno 1975 n. 41; vista la deliberazione del Consiglio regionale 16 ottobre 1980 n. 6558 udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 19 gennaio 1981 da Berzano Guglielmo delibera di accogliere il ricorso in oggetto, che si allega alla presente deliberazione, in quanto è risultato che la designazione dei Consiglieri comprensoriali in rappresentanza del Comune è avvenuta in modo difforme da quanto disposto dall'art. 12, terzo comma, della legge regionale 4 giugno 1975 n. 41 di dar mandato alla Giunta regionale per gli ulteriori adempimenti del caso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
"Il Consiglio regionale vista la legge regionale 4 giugno 1975 n. 41; vista la deliberazione del Consiglio regionale 16 ottobre 1980 n. 6558 udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 22 gennaio 1981 da Pasta Guglielmo delibera di accogliere il ricorso in oggetto, che si allega alla presente deliberazione, in quanto è risultato che la designazione dei Consiglieri comprensoriali in rappresentanza del Comune è avvenuta in modo difforme da quanto disposto dall'art. 12, terzo comma, della legge regionale 4 giugno 1975 n. 41 di dar mandato alla Giunta regionale per gli ulteriori adempimenti del caso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
"Il Consiglio regionale vista la legge regionale 21 gennaio 1980 n. 3 visto il D.P.G.R. 28 ottobre 1980 n. 8871; visto il D.P.G.R. 27 novembre 1980 n. 10259 udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 17 gennaio 1981 dal signor Alberti Mauro delibera di non accogliere il ricorso in oggetto, che si allega alla presente deliberazione, in quanto alla verifica dei voti di preferenza non sono emerse anomalie rispetto ai dati relativi alla proclamazione degli eletti di dar mandato alla Giunta regionale per gli ulteriori adempimenti del caso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
"Il Consiglio regionale vista la legge regionale 21 gennaio 1980 n. 3 visto il D.P.G.R. 28 ottobre 1980 n. 8871; visto il D.P.G.R. 27 novembre 1980 n. 10259 udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 14 gennaio 1981 dalla signora Mars Paola delibera di accogliere il ricorso in oggetto, che si allega alla presente deliberazione, in quanto dalla verifica dei voti di preferenza il ricorrente è risultato eletto di dar mandato alla Giunta regionale per gli ulteriori adempimenti del caso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
"Il Consiglio regionale vista la legge regionale 21 gennaio 1980 n. 3 visto il D.P.G.R. 28 ottobre 1980 n. 8871; visto il D.P.G.R. 27 novembre 1980 n. 10259 udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 23 gennaio 1981 dal signor Peretti Marcellino delibera di non accogliere il ricorso in oggetto, che si allega alla presente deliberazione, in quanto dalla verifica dei voti di lista non sono emerse anomalie rispetto ai dati relativi alla proclamazione degli eletti di dar mandato alla Giunta regionale per gli ulteriori adempimenti del caso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
"Il Consiglio regionale viste le leggi regionali 21 gennaio 1980 n. 3 e 4 giugno 1975 n. 41 vista la deliberazione del Consiglio regionale 16 ottobre 1980 n. 6558 visto il D.P.G.R. 28 ottobre 1980 n. 8871; visto il D.P.G.R. 27 novembre 1980 n. 10259 visto il Decreto del Sindaco di Ceva in data 13 dicembre 1980 udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 24 gennaio 1981 dal signor Anfossi Argo Lucio delibera di accogliere il ricorso in oggetto, che si allega alla presente deliberazione, per irregolare costituzione del seggio elettorale del Comune di Ceva non risultando essersi verificate le condizioni di cui al D.P.G.R.
27 novembre 1980 n. 10259 di dar mandato alla Giunta regionale per gli ulteriori adempimenti del caso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 20 voti favorevoli e 18 contrari.
"Il Consiglio regionale vista la legge regionale 21 gennaio 1980 n. 3 visto il D.P.G.R. 28 ottobre 1980 n. 8871; visto il D.P.G.R. 27 novembre 1980 n. 10259 udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 21 gennaio 1981 dal signor Brocchetti Biagio delibera di accogliere il ricorso in oggetto, che si allega alla presente deliberazione, in quanto dalla verifica dei voti di preferenza il ricorrente è risultato eletto di dar mandato alla Giunta regionale per gli ulteriori adempimenti del caso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
"Il Consiglio regionale vista la legge regionale 21 gennaio 1980 n. 3 visto il D.P.G.R. 28 ottobre 1980 n. 8871; visto il D.P.G.R. 27 novembre 1980 n. 10259 udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 21 gennaio 1981 dal signor Grattone Giovanni delibera di non accogliere il ricorso in oggetto, che si allega alla presente deliberazione, in quanto si è accertato che dalla verifica dei voti di lista pur essendo emerse anomalie rispetto alle risultanze elettorali queste non vengono a modificare i risultati definitivi della votazione di dar mandato alla Giunta regionale per gli ulteriori adempimenti del caso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
"Il Consiglio regionale vista la legge regionale 21 gennaio 1980 n. 3 visto il D.P.G.R. 28 ottobre 1980 n. 8871; Visto il D.P.G.R. 27 novembre 1980 n. 10259 udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 17 gennaio 1981 dal signor Paseri Giuseppe delibera di dichiarare non ricevibile il ricorso in oggetto che si allega alla presente deliberazione, in quanto non riguardante le operazioni elettorali come richiesto dall'art. 7 del D.P.G.R. 28 ottobre 1980 n. 8871".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
"Il Consiglio regionale vista la legge regionale 21 gennaio 1980 n. 3 visto il D.P.G.R. 28 ottobre 1980 n. 8871; visto il D.P.G.R. 27 novembre 1980 n. 10259 Udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 19 gennaio 1981 dalla signora Solaro Berta Germana delibera di dichiarare non ricevibile il ricorso in oggetto che si allega alla presente deliberazione, in quanto non riguardante le operazioni elettorali come richiesto dall'art. 7 del D.P.G.R. 28 ottobre 1980 n. 8871".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
"Il Consiglio regionale vista la legge regionale 21 gennaio 1980 n. 3 visto il D.P.G.R. 28 ottobre 1980 n. 8871; visto il D.P.G.R. 27 novembre 1980 n. 10259 udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 15 gennaio 1980 dal signor Fantino Mauro delibera di dichiarare non ricevibile il ricorso in oggetto che si allega alla presente deliberazione, in quanto non riguardante le operazioni elettorali come richiesto dall'art. 7 del D.P.G.R. 28 ottobre 1980 n. 8871".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
"Il Consiglio regionale vista la legge regionale 21 gennaio 1980 n. 3 visto il D.P.G.R. 28 ottobre 1980 n. 8871; visto il D.P.G.R. 27 novembre 1980 n. 10259 udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 20 gennaio 1981 dal signor Barone Giovanni delibera di non accogliere il ricorso in oggetto, che si allega alla presente deliberazione, in quanto alla verifica dei voti di preferenza non sono emerse anomalie rispetto ai dati relativi alla proclamazione degli eletti di dar mandato alla Giunta regionale per gli ulteriori adempimenti del caso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
"Il Consiglio regionale vista la legge regionale 21 gennaio 1980 n. 3 visto il D.P.G.R. 28 ottobre 1980 n. 8871; visto il D.P.G.R. 27 novembre 1980 n. 10259 udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 20 gennaio 1981 dal signor Gualino Lelio delibera di non accogliere il ricorso in oggetto, che si allega alla presente deliberazione, in quanto dalla verifica dei voti di lista non sono emerse anomalie rispetto ai dati relativi alla proclamazione degli eletti di dar mandato alla Giunta regionale per gli ulteriori adempimenti del caso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
"Il Consiglio regionale vista la legge regionale 21 gennaio 1980 n. 3 visto il D.P.G.R. 28 ottobre 1980 n. 8871; visto il D.P.G.R. 27 novembre 1980 n. 10259 udita la relazione della I Commissione consiliare relativa al ricorso presentato in data 19 gennaio 1981 dal signor Pedroni Romeo Maria delibera di accogliere il ricorso in oggetto, che si allega alla presente deliberazione, in quanto dalla verifica dei voti di preferenza il ricorrente è risultato eletto di dar mandato alla Giunta regionale per gli ulteriori adempimenti del caso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Proposta d'iscrizione all'ordine del giorno di due leggi rinviate dal Governo:


PRESIDENTE

"Norme provvisorie per il regime autorizzativo delle strutture e personale del servizio sanitario regionale"



PRESIDENTE

"Norme straordinarie per l'approvazione di pianta organica provvisoria da parte delle Unità Sanitarie Locali ed il conferimento di incarichi nelle more delle graduatorie regionali"



PRESIDENTE

Questa mattina, nella riunione dei Capigruppo, l'Assessore alla sanità aveva chiesto che si votassero gli emendamenti a due le ti:i respinte dal Governo: " Norme provvisorie per il regime autorizzativo delle strutture e personale del servizio sanitario regionale" "Norme straordinarie per l'approvazione di pianta organica provvisoria da parte delle Unità Sanitarie Locali ed il conferimento di incarichi nelle more delle graduatorie regionali".
Poiché non tutti i Gruppi erano d'accordo, chiedo al Consiglio se ritiene di inserire all'ordine del giorno l'argomento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La proposta ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 38 favorevoli 22 Consiglieri contrari 14 Consiglieri astenuto 1 Consigliere non partecipa alla votazione 1 Consigliere Vengono sollevate delle proteste circa la votazione effettuata e la sua regolarità: alcuni Gruppi ne chiedono la ripetizione. Il Regolamento stabilisce che le votazioni, una Volta fatte, non possano essere ripetute.
La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Con questa logica stabiliamo un precedente pericoloso: Indipendentemente dai tempi di presentazione delle leggi presso gli organi competenti, purché ci sia la maggioranza, il fatto viene superato. La posizione che abbiamo assunto come forze politiche di Opposizione è che in queste condizioni non accettiamo di continuare a lavorare. Non credo che questa vicenda, che vuol essere significativa ed esemplificativa, possa essere risolta con una votazione che faccia verificare se la maggioranza vuole discuterne. Se l'opposizione reagisse a questa "forzatura" di una discussione con un'uscita dall'aula si creerebbe di nuovo un precedente gravissimo che renderebbe difficile il funzionamento dell'istituzione.
Pertanto, come noi responsabilmente non scegliamo questa strada, chiediamo alla maggioranza di non voler giustificare il proprio comportamento semplicemente con la forza dei numeri, perché qui non siamo contro la legge, ma contro le condizioni in cui, come opposizione, siamo posti ad operare. Vorrei inoltre chiedere al Capogruppo socialista quante volte lui stesso ha sollevato, in Commissione, questo problema.



PRESIDENTE

C'è stato un errore di procedura che mi spiace i Consiglieri non abbiano rilevato. Secondo il Regolamento è richiesta, per la votazione per alzata di mano, la maggioranza, cioè 31 voti; pertanto, 22 voti erano insufficienti e la proposta è da considerare respinta.



VIGLIONE Aldo

Se non andiamo verso il numero, che non è mai un buon elemento di convinzione e di consenso, se l'urgenza della legge consigliasse di trovare tra di noi un consenso, potrebbe determinarsi una generale adesione al fatto che ci troviamo al momento di fronte a delle scadenze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Io credo che anche questo episodio sia istruttivo nella nostra vita. Ho avuto prima il disappunto di un collega del mio Gruppo che, credo non a torto, ha chiesto urta verifica. In questi giorni ripasserò il Regolamento del Consiglio regionale per essere più preciso e puntuale ad ogni momento.
Io non so se la revisione del voto (non una rivotazione, ma una verifica) possa essere richiesta, ma ad una certa ora, quando per stanchezza si crea una certa confusione, può anche essere difficile interpretare esattamente un voto, specie quando il distacco è minimo, come si è proprio verificato prima.
In questo momento credo emerga una situazione di fatto, ma soprattutto una situazione politica: se si vuole esercitare strettamente la maggioranza, se si vuole portare avanti strettamente un disegno di maggioranza, occorre che la stessa sia presente e seduta nei banchi del Consiglio. Oggi vediamo che colleghi solitamente presenti sono assenti; ci sono anche dei colleghi che in quest'aula stanno assai poco e la presenza numerica per portare .avanti tanti provvedimenti spesso la garantisce l'opposizione. Non so quale sarà la decisione che prenderemo al termine dei chiarimenti che sono stati chiesti dal Capogruppo socialista all'Assessore Bajardi: sarà una decisione, come sempre, responsabile; rileviamo però che la maggioranza, così come presente in questo momento, con il suo voto non è in grado di imporre la discussione di questi argomenti. L'opposizione anche numericamente, tante volte svolge un ruolo determinante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Francamente mi spiace che per effetto di un'interpretazione che mi sembra equivoca si scarichino gli effetti sui provvedimenti che hanno un aggancio diretto con grandi urgenze presenti nella comunità regionale. Sul primo tema c'è stato un equivoco. Mi pare che il Regolamento permetta di richiedere la verifica e dico subito ché se avessi meglio conosciuto il Regolamento e fossi stato puntualmente presente; evidentemente la cosa non si sarebbe verificata. Non è stata una prova di forza. D'altra parte, dopo il difficile avvio dei lavori della nostra assemblea, stiamo cercando di stabilire quel rapporto corretto che vede opposizione e maggioranza su posizioni diverse sì, ma nella dialettica possibile e tendenti a costruire dei provvedimenti ed una politica. Questo è un indirizzo a cui non intendiamo assolutamente venir meno. Credo che l'asprezza e la durezza del confronto vada a tutto onore di una democrazia che funziona dentro questo quadro in cui non ci sono prove di forza. Questo invito va rivolto a tutti.
Da parte nostra ce ne facciamo carico e credo debbano farsene carico anche le altre forze politiche. Prove di forza possono essere anche quelle di richiamarsi in modo pignolo ad articoli di Regolamento, quando la collegialità dell'assemblea ha l'interesse di promuovere i provvedimenti.
Gli equivoci, una volta spiegati, possono essere rimossi. L'interesse generale dell'assemblea è di fare in modo che questi provvedimenti, votati tempo fa e rinviati dal Governo, riprendano, con le osservazioni che abbiamo recepito, l'immediato vigore per potere operare nella comunità. Se invece si ritiene, pur con i chiarimenti dati sull'antefatto, di far valere condizioni numeriche di Regolamento, ne prendiamo atto e li rinviamo alla settimana prossima.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Le ragioni di queste leggi furono a suo tempo illustrate e tendevano a creare le condizioni affinché le U.S.L. potessero operare, in carenza di provvedimenti legislativi statali annunciati, ma purtroppo in ritardo (l'ultima proposta era quella di inserire nel decreto 900, attualmente in discussione in Parlamento, quelle stesse procedure che noi abbiamo elaborato a suo tempo, discutendole con il Ministero della Sanità). E' proprio in questa travagliata vicenda di rapporti tra leggi statali in ritardo e situazioni regionali che esigono risposte concrete che - i Consiglieri sono a conoscenza - le U.S.L. periferiche non possono essere dotate di personale e non sono in grado oggi di gestire né capitoli amministrativi, né capitoli sanitari.
In più occasioni ho cercato di spiegare che questo non è un problema di maggioranza. I colleghi avranno notato la mia assenza stamattina in buona parte del Consiglio, tallonato da tutti i Presidenti delle U.S.L. (non certamente chiamati dal sottoscritto) per la risoluzione dei problemi drammatici di molte U.S.L., che sono, prive dei quadri dirigenti sia sul piano amministrativo, sia sul piano sanitario, e per cercare di superare i vincoli che la legge statale ci pone riguardo allo spostamento di personale da una U.S.L. all'altra e riguardo all'assunzione di personale.
Le leggi ci sono state restituite ed io mi riserverò in una riunione successiva di spiegare alcuni aspetti più particolari relativi al loro rinvio. Dopo aver trattato di nuovo (mi permetto di dire che è umiliante dover andare a trattare le parole per essere in grado di esercitare il proprio mestiere) ed avuta l'ultima conferma, lunedì mattina dell'approvazione di uh analogo testo presentato dalla Regione Toscana, in ritardo, ma con il vantaggio di essere stata trattata in precedenza, noi riproduciamo qui esattamente le stesse formulazioni per quanto riguarda aspetti che sono contenuti nella legge toscana.
Lunedì ho chiesto al Presidente della Commissione, poi alla Presidenza del Consiglio, che se maturavano le condizioni del consenso su queste questioni, si esaminasse l'opportunità di metterle all'ordine del giorno di questa seduta perché su questa materia anche otto giorni hanno il loro peso; questa legge doveva essere operativa già da quindici giorni, noi dovremo attendere la restituzione da parte del Governo, arriveremo così alla fine di febbraio, potremo prendere qualche provvedimento ai primi di marzo.
Si potrebbe muovere qualche obiezione in relazione a quelle che sono chiamate norme provvisorie per il regime autorizzativo delle strutture personale, ecc. Le variazioni introdotte riguardano una la fissazione di una data: non oltre il 31 dicembre, un impegno per dare certezza e garanzia nell'applicazione di questa che si può anche chiamare norma di salvaguardia. La seconda è la riproposizione dello stesso capitolo delle piante organiche, perché è finalizzata esclusivamente alla messa a disposizione di personale per i servizi di base, ancora quel noto problema su cui mi sono già soffermato prima, del facilitare il lavoro di quanti prenderanno le responsabilità delle nuove U.S.L., per le quali sono stati eletti gli organi nuovi con decisione assunta dal nostro Consiglio. Nella grande campagna della riforma, i cui tempi li valuteremo a mesi e ad anni tutto sbramato penso che otto giorni non cambino nulla. Decida il Consiglio.



PRESIDENTE

Se non vi sono interventi modificativi della posizione del Presidente del Consiglio, passiamo all'esame di alcuni ordini del giorno rimasti in sospeso, dopodiché possiamo chiudere la seduta.



PAGANELLI Ettore

Chiedo una breve sospensione della seduta.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa per pochi minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 18,15 riprende alle ore 18,20)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

I signori Consiglieri sono pregati di riprendere posto.
Il Consigliere Paganelli ha facoltà di parlare.



PAGANELLI Ettore

Ho chiesto la sospensione perché le sospensioni consentono, intanto, a Gruppi numerosi di consultarsi, perché il Capogruppo della D.C. non vuole mai imporre nulla ai suoi colleghi, ma vuole essere, interprete della volontà del Gruppo. La sospensione serve anche, forse, a scaricare le tensioni che a volte si possono creare: i problemi sono grossi, sono molti ed investono tutti. L'episodio precedente mi pare sia stato sufficientemente chiarito con l'intervento del Capogruppo del P.C.I.
Io ho molta stima per il lavoro, la capacità dell'Assessore Bajardi, ma non direi che il suo ultimo intervento sia stato accattivante: è stato un intervento duro, che si è concluso con parole che certamente l'Assessore non voleva dire: "...otto giorni più, otto giorni meno in queste leggi non hanno importanza...". Sono convinto che l'Assessore Bajardi crede nella necessità di votare in questa seduta quei provvedimenti presentati certamente il mio Gruppo ritiene che sia opportuno votarli in questo momento e non rinviarli di otto giorni.
Il problema dei rapporti all'interno del Consiglio, della possibilità per ognuno di svolgere il compito cui istituzionalmente è preposto (la Giunta di portare avanti un peso certamente non indifferente, ma anche i Gruppi che rispondono a larghe fette di opinione pubblica, di portare avanti un atteggiamento responsabile e coerente) richiede sempre, su ogni provvedimento, il tempo per esaminare, il tempo per pronunciarsi. E' certamente necessaria l'adesione del mio Gruppo per discutere questi argomenti; ed allora il mio Gruppo, che precedentemente aveva votato contro questi provvedimenti, chiarita la situazione, precisate le cose che andavano precisate in questo momento, è d'accordo per procedere alla discussione dei provvedimenti che il Presidente del Consiglio ha chiesto siano discussi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Aderiamo alla richiesta di discussione dei provvedimenti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Non è la Giunta che ha fretta, Ma sono i problemi che incalzano. Prendo atto con soddisfazione delle decisioni che hanno assunto i Gruppi. Se il sottoscritto si è fatto carico di sollecitare l'approvazione di queste leggi, è perché è personalmente convinto che sono necessarie ed urgenti. Ci si adatta alla realtà della situazione.



PRESIDENTE

Rimetto in votazione l'iscrizione delle due leggi all'ordine del giorno della seduta. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La proposta è approvata all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti in aula.
La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Una svista ha fatto sì che nel testo non sia stata inclusa la frase per l'immediata esecutività. Prego l'Ufficio di Presidenza di introdurre tale formula di rito.



PRESIDENTE

Mi stanno dicendo i funzionari che l'immediata esecutività era già indicata nella legge precedente perciò non è necessario ripeterla qui.
Chiede la parola il Consigliere Beltrami. Ne ha facoltà.



BELTRAMI Vittorio

Misi consenta una spiegazione. Poiché ho notato preoccupazione nell'Assessore che aveva richiesto lunedì mattina l'iscrizione di questo provvedimento all'ordine del giorno dei lavori della Commissione e alla Presidenza del Consiglio stesso.
Non avevamo riserve sul contenuto di quanto ci veniva proposto all'esame ed all'approvazione perché, nella sostanza, erano osservazioni sulle quali nel passato c'era stato un confronto in Commissione; di fatto erano calzanti con l'impostazione da noi data ai lavori. Già la prima volta sulla legge per la pianta organica era stata data assicurazione che quel tipo di impostazione avrebbe incontrato i favori romani. Così non è stato.
L'Assessore si è dichiarato disponibile a rivedere le cose. Noi abbiamo valutato il tutto e convenimmo all'interno della Commissione che alla fine gli otto giorni potevano essere recuperabili. La curva ultima nella quale è insorta una difficoltà era strettamente connessa alle notizie che ci erano pervenute, in quanto il primo Consiglio successivo doveva trattare altri problemi alla presenza dell'on.le Zamberletti. C'è stata una certa animazione, c'è stato un certo confronto, c'è stata anche l'interiore sofferenza per ognuno di noi di non poter dare con immediatezza la risposta a precise domande che venivano poste oltre alla salvaguardia, non tanto di quella frase sulla centralità del Consiglio che ricorre con una certa facilità, che, anzi, sta cadendo in disuso, ma del rispetto minimo delle procedure.
Il modo di muoversi di Bajardi in questi ultimi tempi è all'insegna di una cavalcata che talvolta sa di fuga, talvolta di aggressione, talvolta di rissa. La verità è che le Commissioni devono poter stabilire ogni approfondimento sui singoli provvedimenti. D'altro canto bisognerà convenire che le osservazioni del Governo, accettate totalmente dall'Assessorato, alla fine ci ripropongono schemi e proposte d'intervento che ci erano appartenute nel precedente confronto e dibattito. Da qui la nostra adesione, che era di sostanza e che non poteva essere formale.
Formale lo diviene questa sera, superata la buriana che c'è stata. Mi si consenta di sottolineare che la V Commissione è sempre stata sollecita nel tentativo di dare una risposta ad ogni urgente proposta che veniva dall'Assessore. La sola galoppata che abbiamo fatto, per esempio, per licenziare in due o tre sedute la legge di contabilità che conta 100 articoli, non è cosa da poco oltre ad altre che devo necessariamente omettere. Esiste un aspetto metodologico che va rispettato. Non è stato un incidente, è stato un atto di forzatura al sistema per un'esigenza che riconoscevamo obiettiva. All'ultimo momento un recupero ha portato in aula questa proposta. Il nostro Gruppo assicura l'adesione a queste proposte proprio per le motivazioni che ho offerto prima. Il nostro Gruppo chiede che ci venga consentito di lavorare con la dovuta calma nell'imperiosità delle domande e dell'esigenza di dare delle risposte ad una materia che è freneticamente in movimento.



PRESIDENTE

Concordo con quanto ha detto il Presidente della V Commissione che i lavori vanno fatti con una certa calma, rispettando le norme che ci siamo dati Qualche volta però è difficile da attuare.
Passiamo alla votazione degli articoli emendati della legge: " Norme provvisorie per il regime autorizzativo delle strutture e personale del servizio sanitario regionale".
Art. 1 "Fino alla data di entrata in vigore della legge di approvazione del primo piano triennale socio-sanitario regionale, secondo le statuizioni degli artt. 55 e 56 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, l'autorizzazione ad istituire, ampliare, trasformare strutture, presidi e servizi a carattere sanitario a gestione pubblica, o assumere personale a rapporto di impiego ex art. 47 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, o a rapporto convenzionale ex art. 48 della sopraccitata legge, mediante finanziamenti della quota di riparto del Fondo sanitario nazionale, per sopperire a specifiche, inderogabili ed improcrastinabili esigenze di assistenza sanitaria delle comunità locali, è concessa alle Unità Sanitarie Locali e agli Enti pubblici che ancora esercitano funzioni sanitarie dalla Giunta regionale, sentita la competente sezione del Consiglio regionale di sanità.
La Giunta regionale, su proposta dei competenti organi della Unità Sanitaria Locale, sentita la competente sezione del Consiglio regionale di sanità, autorizza, nel rispetto dei posti di cui agli artt. 6 e 8 della legge 17 agosto 1974, n. 386 e dell'art. 11 della legge 29 febbraio 1980 n. 33, di conversione del D.L. 30 dicembre 1979, n. 663, le variazioni delle dotazioni organiche del personale assegnato e trasferito alle Unità Sanitarie Locali per effetto degli artt. 67 e 68 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, nonché autorizza l'instaurazione di nuovi rapporti di collaborazione libero professionale ex art. 48 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, al fine di assicurare una uniforme distribuzione dei servizi sanitari di base sul territorio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 39 Consiglieri si è astenuto l Consigliere L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "Fino alla data di entrata in vigore della legge di approvazione del primo piano triennale socio-sanitario regionale, nonché fino alla data di entrata in vigore delle leggi regionali di cui agli artt. 43 e 44 della legge 23 dicembre 1978, n. 833 e comunque non oltre il 31 dicembre 1981, è sospesa l'autorizzazione all'apertura, ampliamento, trasferimento modificazione funzionale e strutturale dei gabinetti di analisi per il pubblico a scopo di accertamento diagnostico, sia per gli aspetti concernenti le attività di esecuzione che le attività di prelievo, e delle strutture di diagnostica e terapia strumentale, nonché l'autorizzazione ad instaurare nuovi rapporti convenzionali con istituzioni sanitarie private e liberi professionisti per l'erogazione di prestazioni sanitarie in regime di convenzionamento esterno, ex D.P.R. 16 marzo 1980, o secondo le Statuizioni del sopraccitato art. 44.
Per sopperire a specifiche, inderogabili ed improcrastinabili esigenze di assistenza sanitaria, su proposta dei competenti organi delle Unità Sanitarie Locali, può provvedere la Giunta regionale, sentita la competente sezione del Consiglio regionale di sanità e su conforme parere della Commissione consiliare competente".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 39 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 2 è approvato.
Art. 4 "La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto ed entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 39 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 4 è approvato.
Si passi alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti è votanti 40 hanno risposto SI 39 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'intero testo della legge è approvato.
Passiamo alla votazione degli articoli emendati della legge: "Norme straordinarie per l'approvazione di pianta organica provvisoria da parte delle Unità Sanitarie Locali ed il conferimento di incarichi nelle more delle graduatorie regionali".
Art. 1 (Predisposizione pianta organica provvisoria) "L'Unità Sanitaria Locale, entro quattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, predispone la pianta organica provvisoria da valere fino all'approvazione della pianta organica definitiva, da adottare ai sensi dell'art. 6 del D.P.R. 20 dicembre 1979, n. 761, ai fini della istituzione e gestione del ruolo nominativo regionale del personale del servizio sanitario nazionale di cui alla legge regionale 20 maggio 1980, n.
52.
Il numero complessivo dei posti della pianta organica, di cui al precedente comma, deve corrispondere, per i singoli ruoli, ai posti previsti negli organici degli enti ed istituzioni di cui agli artt. 2, 8 e 9 della citata legge regionale n. 52, del territorio di riferimento, avuto riguardo alle qualifiche funzionali desumibili dalle tabelle di cui agli allegati '1' e '2' del D.P.R. 20 dicembre 1979, n. 761, fermo restando l'obbligo dell'eventuale adeguamento delle qualifiche stesse, conseguente all'emanazione del D.P.R. previsto dall'art. 63, ultimo comma, del richiamato decreto n. 761.
Al fine di attivare i servizi obbligatori di cui al terzo comma dell'art. 3 della legge regionale 22 maggio 1980, n. 60, in carenza dei sufficienti Posti di qualifica apicale, sono istituiti i necessari posti tramite opportuna variazione alla pianta organica determinata ai sensi di cui al precedente comma e fermo restando il numero complessivo dei posti della stessa".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 39 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere. L'art. 1 è approvato Art. 4 (Conferimento incarichi) "E' consentito ai Comitati di gestione delle U.S.L., in attesa dell'espletamento dei pubblici concorsi, coprire per incarico temporaneo semestrale, non rinnovabile né prorogabile, i posti di cui ai concorsi suddetti previa utilizzazione delle graduatorie di cui all'art. 78, terzo comma, del D.P.R. 20 dicembre 1979 n, 761, oppure, in mancanza di esse mediante indizione di pubblico avviso da deliberarsi nei modi e nelle forme di legge.
L'incarico decadrà in ogni caso con la nomina del vincitore del concorso, nonché con il venir meno dei motivi che resero necessario il ricorso all'avviso stesso.
L'incarico è conferito al candidato che, in possesso dei requisiti generali e specifici, presenti maggiori titoli valutabili secondo i criteri fissati per il pubblico concorso, facendo rinvio a quanto contenuto nell'art. 3 del D.P.R. 27 marzo 1969, n. 130.
Il conferimento dell'incarico non dà titolo di valutazione alcuna ai fini del concorso bandito.
Le norme di cui ai precedenti commi sono applicabili solo nell'attuale regime transitorio e si intendono automaticamente abrogate nel merito nel momento in cui intervengono norme statali a disciplinare l'affidamento degli incarichi provvisori di cui al presente articolo".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 39 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 4 è approvato.
Art. 5 "La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art, 45 dello Statuto ed entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione".
Si passi alla votazione.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 39 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 5 è approvato.
Passiamo ora alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 39 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Nomine

Sul rinvio delle nomine


PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

L'ordine del giorno reca anche il punto: "Nomine", sul quale desidero fare una breve puntualizzazione. Ho cercato da alcuni mesi di mettere alla frusta i dirigenti del mio partito per voler essere sempre puntuale agli impegni che si assumono in tema di nomine.
Oggi avremmo dovuto procedere alla votazione dei membri dei Comitati di Controllo. Non si può arrivare a questa votazione. Ci sono obiettive ragioni di alcuni Gruppi politici che ne hanno chiesto il rinvio.
Voglio sottolineare che, sia per quanto riguarda i Comitati di Controllo, sia per quanto riguarda il Comitato che controlla gli atti della Regione, è necessario provvedere con urgenza. Impegno inderogabile è quello che nella prossima seduta si proceda a queste votazioni.



PRESIDENTE

Concordo con le premure fatte dal collega Paganelli. Ritengo che nella seduta del 12 queste votazioni possano essere effettuate.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Ordine del giorno sulla Tavola Valdese


PRESIDENTE

Passo ora alla lettura dell'ordine del giorno sulle Chiese Valdesi e Metodiste: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto che l'intesa tra lo Stato e le Chiese Protestanti rappresentate dalla Tavola Valdese non è stata ancora ufficialmente conclusa e firmata in sede di Governo per la sua presentazione in Parlamento, pur essendo stato ormai da tre anni definito di fatto un progetto di intesa con le Chiese Valdesi e Metodiste rilevato che, a tal proposito, l'art. 8 della Costituzione che sancisce l'uguale libertà delle confessioni religiose è tuttora inattuato sottolineata la gravità del fatto che, ad oltre trent'anni dalla promulgazione della Costituzione Repubblicana, tali Chiese rimangono soggette alla legislazione fascista sui 'culti ammessi', legislazione gravemente limitativa delle libertà religiose memore che il prossimo 17 febbraio ricorre il 133° anniversario del riconoscimento ai Valdesi dei diritti civili auspica che il Governo porti a sollecito compimento - secondo gli impegni dichiarati - la trattativa di intesa tra la Repubblica e le Chiese Valdesi e Metodiste dando così attuazione ad un dettato costituzionale ancora disatteso".
La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Questo ordine del giorno mi è stato consegnato questa mattina dai colleghi proponenti. Nel corso della giornata ho dichiarato la posizione del mio Gruppo, nel senso che tutte le religioni possano svolgere nella massima libertà la loro azione.
A questo proposito ho presentato informalmente ai colleghi proponenti una Modifica da introdurre nella parte centrale dell'ordine del giorno che consente al Gruppo della D.C. di firmare, aderire e votare.
Lei, signor Presidente, ha però letto il vecchio testo.



PRESIDENTE

Chiedo scusa. Pensavo fosse il testo concordato.
Il nuovo testo, nella parte centrale, recita: "sottolineato che, ad oltre trent'anni dalla promulgazione della Costituzione Repubblicana, pur essendo di fatto gradualmente mutate la condizione e la libertà di tali Chiese nella vita repubblicana, dette Chiese sono pur sempre soggette alla legislazione fascista sui culti ammessi, legislazione gravemente limitativa delle libertà religiose;" Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Questioni internazionali

Ordine del giorno sul plebiscito costituzionale effettuato dal popolo uruguayano


PRESIDENTE

Passiamo infine alla votazione dell'ordine del giorno sul plebiscito costituzionale effettuato dal popolo uruguayano. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte constatato con soddisfazione che con il plebiscito costituzionale del 30 novembre 1980 il popolo uruguayano si è pronunciato per il ripristino della libertà e per un processo di ricostruzione nazionale e contro la continuità del regime militare che governa il Paese dal colpo di stato del 27 giugno 1973 evidenzia come il 30 novembre abbia segnato una grande vittoria nazionale e democratica di un popolo rispettoso dei diritti Umani e della convivenza civile e come questa vittoria sia frutto dell'unità e della convergenza di tutte le forze democratiche, dei partiti politici, dei lavoratori, dei contadini, degli uomini di cultura, delle forze religiose e di tutte le forze rappresentative della Nazione sottolinea come nonostante questo esito i partiti politici siano ancora costretti all'illegalità, che vi siano tuttora 2.000 prigionieri politici e sindacali, e 10.000 persone private dei diritti civili, che la stampa e i mezzi di comunicazione siano monopolizzati dalla dittatura condanna con fermezza questa inaccettabile situazione invita le forze politiche e sociali italiane, gli uomini di cultura, la stampa ad intensificare le dimostrazioni di solidarietà con questo popolo affinch si realizzi la partecipazione, senza discriminazioni, dei partiti, la libertà dei prigionieri politici, un'ampia amnistia e il ristabilimento di un clima di convivenza democratica e delle libertà costituzionali si impegna a sviluppare tutte le iniziative atte a dare un contributo attivo affinché la volontà democratica del popolo uruguayano venga sollecitamente rispettata".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.
Ricordo in chiusura che il Consiglio regionale è convocato per i giorni 12 e 13 febbraio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,40)



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