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Dettaglio seduta n.36 del 05/02/81 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Per quanto attiene il puntò primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", i processi verbali dell'adunanza consiliare del 20 gennaio 1981 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'odierna seduta. Se non sono soggetti ad osservazioni, si intendono approvati.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Calamità naturali

Interrogazione dei Consiglieri Bergoglio Cordaro, Devecchi, Martinetti e Petrini inerente la mancata partecipazione alla manifestazione organizzata dalla Regione Piemonte a favore dei bambini terremotati


PRESIDENTE

Il punto secondo all'ordine del giorno richiama la discussione delle interrogazioni ed interpellanze.
Iniziamo con l'interrogazione presentata dai Consiglieri Bergoglio Cordaro, Devecchi, Martinetti e Petrini inerente la mancata partecipazione alla manifestazione organizzata dalla Regione Piemonte a favore dei bambini terremotati.
Risponde l'Assessore Cernetti Bertozzi.



CERNETTI Elettra, Assessore all'assistenza

Questa interrogazione è oggi scaduta, in quanto la risposta era stata immediata, ma l'assenza di chi l'aveva posta ha fatto ritardare la sua formulazione in Consiglio.
In seguito al terremoto del 23 novembre, l'Assessorato all'assistenza si era trovato nella necessità di predisporre alcuni interventi per le persone provenienti dalle zone terremotate per cercare ospitalità nella nostra regione. Molti nuclei di famiglie terremotate si presentarono spontaneamente al nostro Assessorato, per chiedere sussidi, viveri indumenti, od una sistemazione alloggiativa. Non potendo prevedere quali sviluppi potesse avere questo fenomeno immigratorio, si è predisposto un Coordinamento Accoglienza Terremotati che ha preso contatti con tutti gli Assessorati all'assistenza delle Province per reperire nel territorio regionale posti disponibili o prontamente allestibili in Istituti, onde accogliere temporaneamente persone terremotate.
In data 4 dicembre si erano censiti in tutta la regione circa 3.300 posti in strutture pubbliche. Inoltre, tutte le volte che i terremotati richiedevano una sistemazione alloggiativa immediatamente ne veniva ricercata una, in collegamento con il Centro di prima accoglienza terremotati allestito a Porta Nuova dalla Regione e dal Comune di Torino con i funzionari responsabili del servizio terremotati nelle varie province. Questi ultimi, infatti, sono Stati sempre in contatto con il nostro Coordinamento per informare, a loro volta, direttamente i Comuni. Si sono tenute due riunioni (il 29 novembre e il 17 dicembre 1980) con Presidenti ed Assessori all'assistenza delle Province e con Sindaci ed Assessori all'assistenza di Comuni superiori ai 10.000 abitanti, per coordinare, non solo l'accoglienza e la sistemazione dei terremotati nel nostro territorio, ma anche gli aiuti inviati al sud. Inoltre, in accordo con Comune, Provincia di Torino, con i rappresentanti della Croce Rossa della. Croce Verde, dell'AVIS, della S. Vincenzo, della FAIP, della FILEF si sono immagazzinati i generi in eccedenza od in attesa di spedizione nelle zone terremotate, nel magazzino comunale ex Lancia, per effettuare una distribuzione unica ai terremotati bisognosi ospiti della nostra regione, che certificavano tale loro stato negli uffici del nostro Assessorato o negli uffici del Comune di Torino.
Un nostro coordinamento, aperto tutti i giorni, ininterrottamente dalle 8 alle 24 la prima settimana, e in seguito dalle 8 alle 20, compresi i sabati e le domeniche, fino al 23 dicembre, ha offerto ai terremotati buoni per viveri e vestiario che potevano essere ritirati al magazzino, dove è stato predisposto uno schedario generale di controllo per evitare doppioni ed abusi.
Tenendo presente che al 30 dicembre 1980 i terremotati censiti dal Comune di Torino ospiti presso parenti erano 2.212, di cui 777 nuclei familiari, gli ospiti presso gli Istituti erano 440, di cui 127 nuclei familiari, al 6 gennaio 1981 il Comune di Torino ha censito circa 3.200 persone; mentre nella provincia possiamo calcolare circa 650 terremotati in quanto la provincia di Alessandria registrava la presenza di 100 terremotati, Asti 346, Cuneo 171, Novara 200, Vercelli 250; si possono pertanto, calcolare complessivamente 4.817 persone al 6 gennaio 1981 in tutto il territorio della Regione Piemonte.
Questo Coordinamento ha preso anche nota dei nominativi di tutte le persone terremotate venute a chiedere assistenza, per poi inviare tali elenchi ai servizi sociali dei Comuni ospitanti.
In una riunione di fine dicembre, tenuta in Provincia, i Comuni capofila delle U.S.L. della provincia di Torino sono stati invitati ad espletare le richieste direttamente al magazzino viveri e indumenti per i terremotati, perché il Coordinamento presso il nostro Assessorato, ad un mese esatto dal terremoto, cessava l'attività di assistenza diretta rimanendo attivo per tutto quanto riguardava l'informazione agli amministratori locali ed agli operatori, nonché per il coordinamento.
Infatti, l'assistenza diretta offerta ai terremotati dal nostro Assessorato non ha più ragione d'essere, in seguito alle disposizioni circa i contributi economici da elargire ai terremotati ospiti, impartite dal Commissario Zamberletti, per cui i Comuni elargiscono contributi economici ai nuclei familiari ospiti nel loro territorio, facendosi rimborsare dalle Prefetture competenti. In seguito a questa disposizione l'Assessorato predisponeva un coordinamento con le Prefetture ed i vari Assessori contattarono direttamente i Prefetti.
Si è provveduto, inoltre, a ricevere tutte le offerte, numerosissime di privati disponibili ad ospitare bambini, anziani, adulti ed anche a raccogliere gli elenchi delle offerte pervenute a varie associazioni nonché quelli di alcune Prefetture, per farne uno unico e generale. Nello stesso tempo si stanno predisponendo gli elenchi delle famiglie disposte ad adottare bambini terremotati, per inviarli ai Tribunali dei minorenni competenti.
Con il 6 gennaio 1981 è stato chiuso il Centro di prima accoglienza terremotati. Ora, in collaborazione con i rappresentanti del Comune di Torino, si sta predisponendo una chiusura definitiva del magazzino, per delegare completamente ai rispettivi Comuni ospitanti l'assistenza dei terremotati.
Per quanto riguarda la manifestazione di solidarietà che è stata organizzata il 22 dicembre 1980, al 5° Padiglione di Torino Esposizioni essa ha visto la collaborazione di tutte le organizzazioni di cui prima ho parlato ed ha riscosso pieno successo, rispondendo allo scopo per il quale era stata ideata: offrire ai bambini ed ai genitori ospiti nella nostra regione un ricordo piacevole del soggiorno: il parco giostre, messo a disposizione gratuitamente dagli esercenti, è stato preso d'assalto da 1.200 bambini, i doni ricordo sono stati accolti con gioia. L'osservazione sul ritardo dell'Assessore, fatta dalla "Gazzetta del Popolo", non aveva ragione d'essere, perché non era stavo fissato l'orario d'inizio della distribuzione, né quello della mia presenza, che era stata semplicemente assicurata ed è poi regolarmente avvenuta. Quello che non è stato rispettato è stato, invece, l'orario di chiusura della manifestazione poiché i bambini si sono attardati sulle giostre, dimostrando, assieme ai genitori, di aver ampiamente gradito l'iniziativa.
Colgo l'occasione per ringraziate quanti hanno collaborato a questa accoglienza dei terremotati, assieme alla Regione Piemonte, alla Provincia di Torino, soprattutto al Comune di Torino. Ringrazio, inoltre, le organizzazioni S. Vincenzo, Charitas, Croce Rossa, Croce Verde, l'AVIS, le Associazioni Immigrati ed un ringraziamento particolare va anche a tutti i numerosi volontari, in gran parte giovani, studenti e non, che validissimamente hanno contribuito all'organizzazione di questa accoglienza sul nostro territorio. Mi pare anche doveroso un ringraziamento ai funzionari della Regione, che si sono prodigati particolarmente ed hanno dato tutta la loro disponibilità di tempo libero.



PRESIDENTE

La parola alla collega Bergoglio Cordaro.



BERGOGLIO Emilia

Ringrazio l'Assessore per aver risposto esaurientemente alla nostra interrogazione, soprattutto per la parte che si riferisce all'attività svolta nella nostra. Regione per l'accoglienza ai terremotati che sono temporaneamente, o per più lunghi periodi, qui convenuti.
Ovviamente, insieme con altri colleghi, si era tratto spunto dalla notizia apparsa sulla "Gazzetta del Popolo", ricordata ora dall'Assessore per ampliare i termini del discorso, chiedendo che in Consiglio venisse fatta tempestivamente una relazione sull'attività di prima emergenza effettuata in questa occasione anche perché pareva - almeno da queste notizie - che quel coordinamento così funzionale delle attività, così non fosse, considerati gli inconvenienti verificatisi.
C'è un problema che a nostro avviso deve essere sottolineato: quello dell'intervento sostanzialmente unico delle associazioni e dei volontari che in questa, come in altre circostanze, ha consentito di svolgere un'attività, diversamente impossibile. Noi riteniamo che una volta di più questo tipo di attività di gruppi e di iniziative spontanee, molte di parte cattolica, altre di parte laica, siano una riprova (se ce ne fosse bisogno) dell'esigenza di valorizzare e potenziare queste forme di intervento soprattutto in momenti così gravi. Di qui, quindi, un, suggerimento che vorremmo dare - se ne potrebbe parlare con più tempo a disposizione - per impostare - sappiamo, purtroppo, che episodi tipo questo, magari meno gravi e meno estesi, ma comunque calamità naturali di vario tipo sono ricorrenti e svolgere un ruolo attivo: sarebbe importante studiare forme di coordinamento e di "addestramento" per renderle più funzionali rispetto a future possibili evenienze. Questo eviterebbe quanto è avvenuto in alcune occasioni anche qui, in Piemonte, cioè scoordinamenti e duplicazioni di interventi o episodi (sia pure marginali) che si sono verificati (i giornali ne hanno parlato) riguardo ad indumenti e generi vari che, dati per i terremotati, hanno preso altre vie.
Rileviamo ulteriormente come il ruolo del volontariato in queste occasioni dimostri la sua validità, la sua capacità di impegno e soprattutto, la sua adattabilità alle emergenze che nessuna struttura pubblica e nessun intervento diretto potrebbe comunque garantire. Come l'Assessore si è preoccupato di ringraziare, anche pubblicamente, in sede ufficiale, questi gruppi, ovviamente noi aggiungiamo il nostro ringraziamento e la nostra stima e solidarietà per questi impegni.
Vorremmo soltanto dire all'Assessore che quando si partecipa a manifestazioni, eventualmente si possono concordare gli orari, per evitare inconvenienti; ma, ripeto, l'interrogazione era un'occasione non di polemica personale, ma per raccogliere uno spunto per un'informazione più dettagliata al Consiglio.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione del Consigliere Montefalchesi, interrogazione dei Consiglieri Acotto, Bontempi, Ferrari, Reburdo, Revelli e interrogazione dei Consiglieri Bergoglio Cordaro, Beltrami, Devecchi, Lombardi, Martinetti e Ratti relative allo sciopero dei medici generici


PRESIDENTE

Discutiamo ora l'interrogazione del Consigliere Montefalchesi l'interrogazione dei Consiglieri Acotto, Bontempi, Ferrari, Reburdo Revelli e l'interrogazione dei Consiglieri Bergoglio Cordaro, Beltrami Devecchi, Lombardi, Martinetti e Ratti, tutte concernenti lo sciopero dei medici generici.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Le organizzazioni maggioritarie della categoria dei medici generici convenzionati, FIMMG, ANMC e SNAMI, hanno comunicato il passaggio all'assistenza indiretta dal 26 gennaio scorso. Essa è durata 5 giorni infatti l'agitazione è cessata il 30 gennaio con la firma dell'accordo nazionale unico.
Gli italiani, informati dalla radio, dalla Tv e dalla stampa, non sono riusciti a darsi ragionevoli spiegazioni sulla vicenda in quei giorni. Va detto che essa ha risentito del vizio della trattativa finale di fine anno quando, risolta la parte economica senza nessuna eccezione di compatibilità con la più generale situazione del Paese e con l'assenso pieno del Governo in prima persona, si pensava che i lunghi mesi di trattativa tra Regione e categorie mediche sulla parte normativa fossero acquisiti. Rottura vera e propria non ci fu perché si seppe, poi, che un equivoco fece sì che la delegazione pubblica attendesse invano, per ora, il ritorno di quella privata dopo la sospensiva richiesta per fare il punto sulla trattativa.
L'attesa fu sospesa dall'annuncio alla stampa che era stata rotta la trattativa. La conclusione della convenzione nella parte normativa, ci permette di fare chiarezza sui punti, del contendere: il rientro nei massimali, l'onnicomprensività della retribuzione. E' noto che in Piemonte i medici percepivano, in aggiunta alle quote nazionali, 1.000 lire in più per assistito per la cartella sanitaria e 1.000 lire per la certificazione generica di idoneità alla pratica sportiva. Sono convinto che con la conclusione della convenzione generica si sono create basi serie per un rapporto nuovo con la categoria dei medici generici, per un miglioramento dell'assistenza, per il loro inserimento corretto nel processo di riforma dei servizi di base.
Nella giornata di sabato 24 sono stati presi accordi con le associazioni dei farmacisti per evitare ogni inconveniente nell'erogazione gratuita dei farmaci. Infatti non ve ne sono stati. Con I e categorie mediche, i cui rappresentanti torinesi partecipavano alle trattative romane, si è dovuto attendere il rientro da Roma (avvenuto in auto a causa dello sciopero degli aerei).
Sulla scia dei generici è cresciuto lo stato di agitazione dei medici di guardia notturna pre-festiva e festiva sui quali si è riversato un maggior onere di lavoro. Tralasciando gli aspetti sindacali, normativi e salariali dei medici di guardia ed il tema più generale della Guardia Medica, dei suoi limiti, delle condizioni di inserimento dei giovani medici aperte dalla firma della convenzione, con opportuni contatti si è concordata la revoca dello sciopero della Guardia Medica, garantendo l'erogazione di un delicatissimo servizio di emergenza che faceva sorgere anche seri problemi di ordine giuridico.
Ai Presidenti delle Unità Locali sono state impartite direttive in una riunione appositamente convocata in Torino il 27 gennaio, innanzitutto per garantire agli utenti, senza ulteriori spese ed ulteriore disagio, quelle prestazioni di tipo specialistico e farmaceutico che avrebbero potuto essere in qualche modo pregiudicate o condizionate dall'agitazione dei medici generici. Dobbiamo registrare un'ampia iniziativa autonoma delle rispettive U.L.S. per fronteggiare con fantasia le situazioni diverse che si sono venute a presentare nelle rispettive zone.
Per quanto riguarda il rimborso delle spese sostenute da chi ha pagato la visita medica, oltre all'indicazione alle U.L.S. fornita nella riunione del 27, di raccogliere le richieste di rimborso, la Giunta ha deliberato l'effettuazione dei rimborsi in regola con le norme fiscali, ha indicato una procedura estremamente rapida: il ricorso all'art. 44 della legge regionale n. 2 del 13 gennaio 1981 che prevede la figura del funzionario delegato in grado di effettuare immediatamente i pagamenti. Nella stessa deliberazione è stata fissata la misura del rimborso tenendo conto di quanto mediamente richiesto dai medici e cercando di evitare effetti incentivanti del ricorso all'indiretta. Si è stabilito un limite massimo di L. 15.000 relativamente alle visite domiciliari e di L. 10.000 per quanto riguarda le visite ambulatoriali e queste cifre corrispondono alle indicazioni date dagli Ordini dei Medici. Queste indicazioni conseguono ad un coordinamento tra le Regioni per evitare le difformità di comportamento emerse nei primi giorni. Le U.S.L. sono state ufficialmente informate con telegramma e poi con lettera di tale provvedimenti, anzi, queste misure erano già state concordemente ipotizzate nella riunione del 27; in settimana si sono avviati i pagamenti.
In un'interrogazione si chiede il giudizio della Giunta. Esso emerge chiaramente, dalla mia premessa. L'agitazione della categoria non è giustificata dall'andamento della trattativa che aveva già registrato l'accoglimento di importanti richieste sul piano economico ed è immotivata anche nella forma. Il medito generico non è un lavoratore dipendente e pertanto il mancato rispetto della normativa convenzionale non pu configurarsi come sciopero. Anche in ragione di ciò, lo stesso Procuratore della Repubblica si interessò al problema e convocò il sottoscritto per avere elementi e la documentazione relativa al rapporto tra medici ed istituzioni.
Sul piano giuridico diventa problematico censurare l'atteggiamento dei medici ed assumere iniziative conseguenti. Riserve sul piano giuridico sono da formularsi verso l'ipotesi di un azzeramento d'ufficio delle scelte, che peraltro provocherebbero sul pian o sostanziale, gravi problemi di soluzione di continuità nell'assistenza agli utenti e complicazioni burocratiche che porterebbero ulteriori disagi all'utenza stessa. Una volta in possesso degli elenchi dei medici che hanno aderito all'agitazione elenchi che sono già stati richiesti alle U.L.S. per predisporre le trattenute sugli emolumenti per le giornate di agitazione e confrontando il tutto con i pagamenti di farmaci prescritti, in quelle giornate potremo trarre elementi per considerazioni di ordine più generale sull'effettiva caduta dei livelli delle prestazioni, sull'onere dell'agitazione, sul comportamento della categoria e sui riflessi sull'utenza. Sono convinto che, ragionando a freddo e lontano dalle impellenze propagandistiche, le categorie mediche abbiano materia su cui riflettere. Non applicare una convenzione liberamente siglata, quando essa è scaduta, è certamente cosa diversa dal punto di vista giuridico della sua non applicazione come è capitato nel novembre scorso, quando la convenzione non era scaduta, forse l'azzeramento d'ufficio delle scelte poteva essere sostenuto non con il mancato rinnovo della trattativa, ma con la rottura unilaterale da parte della categoria della convenzione. Il problema è però politico. La riforma può e deve procedere in un corretto rapporto con le categorie mediche anzi, la riforma non può fare a meno dei medici. Bisogna superare riserve preconcette, velleitari e ritorni ad un passato non più proponibile di "libera professione".
La riforma, ossia la chiara assunzione del tema della promozione e della tutela dello stato di salute psichico e fisico, come garanzia del momento pubblico, sposta l'asse del problema in avanti e chiama ognuno anche noi amministratori regionali, a fare la propria parte con impegno rispettando i tempi e gli obiettivi della riforma.
I giornali ci danno oggi alcune informazioni sull'avvenuta rottura delle trattative per il contratto dei dipendenti ospedalieri e della trattativa per la convenzione della specialistica. Alcune dichiarazioni mi paiono doverose. Si sta riproponendo negli stessi termini l'approccio che si è verificato sabato 24 gennaio per le convenzioni. Si sta prospettando al Paese l'ipotesi di un Ministro disponibile, di un Ministero del Tesoro rigido che non accetta le discussioni delle Regioni che sono oltranziste nel non voler trovare delle soluzioni. La vertenza dei medici generici ha dimostrato poi che le cose non stavano così e i fatti parlano chiaramente.
Si può ragionare sui documenti, sulle informazioni stampa, ma ho la netta impressione che le cose si pongano nello stesso termine in cui erano maturate per la convenzione generica. Penso di voler riaffermare qui anche per i medici, per il personale i cui rapporti sono regolati dalla convenzione specialistica e per l'altro personale che in relazione alla chiusura della convenzione ha riaperto la discussione del con tratto dei lavoratori ospedalieri sulla base delle conclusioni che erano state determinate da quel livello, che si sta effettuando una rincorsa sulla parte salariale lasciando gli aspetti della riforma e i contenuti delle prestazioni. La vertenza dei generici ha dimostrato che dopo un lungo lavoro sulle parti normative, sbarazzando la strada dai falsi problemi, dai bravi e dai cattivi, è stato possibile affrontare il problema e risolverlo.
Per la specialistica le trattative durano da mesi sulle parti normative e le questioni sono limitate da alcuni aspetti finanziari. Non vorrei che si prendessero a pretesto le legittime posizioni delle Regioni e degli Enti locali che devono gestire il servizio, erogare le prestazioni che, dall'una o dall'altra soluzione, troveranno difficoltà nell'applicazione delle convenzioni. Occorre molta prudenza su questa materia. L'annunciata riunione tra le Regioni ed il Ministro e le altre riunioni convocate per i problemi del contratto del personale medico ospedaliero, dimostra la volontà della parte pubblica di operare in questa direzione e l'inopportunità di una dichiarazione di stato di agitazione così grave e così rilevante da paralizzare il sistema ospedaliero italiano e il sistema poliambulatoriale. Vale la pena di riflettere anche in chiave di forze che vogliono correttamente operare nella direzione della riforma.



PRESIDENTE

La parola ai Consiglieri interroganti.
Nessuno chiede di parlare. Significa che tutti sono soddisfatti, quindi possiamo procedere...
Consigliere Paganelli, ha facoltà di parlare.



PAGANELLI Ettore

Chiedo la parola per una mozione d'ordine. Siccome in genere, gli interroganti rispondono se sono soddisfatti o meno, si potrebbe adottare il metodo di far parlare per primo chi ha presentato per primo l'interrogazione e per ultimo chi l'ha presentata per ultimo.
Regolamenteremo anche questo, così il tatticismo su questo punto verrà eliminato.



PRESIDENTE

L'ordine di presentazione è stato il seguente: P.C.I., P.D.U.P. e D.C.
Chiede di parlare il Consigliere Acotto. Ne ha facoltà.



ACOTTO Ezio

Non ci sottraiamo all'opportunità di esprimere il nostro giudizio circa la presentazione dei fatti che l'Assessore ha voluto recidere al Consiglio sull'argomento specifico dell'agitazione dei medici generici e l'aggiornamento rispetto alle ultime prospettate iniziative di sciopero dei medici ospedalieri e della medicina specialistica.
Lo spirito della nostra interrogazione mi pare fosse appunto quello di dare la possibilità al Consiglio di conoscere l'andamento di quella fase difficile di confronto, di tipo sindacale ed anche le iniziative che in quel periodo la Regione ha assunto per rendere meno gravosa possibile l'agitazione.
Nell'ascoltare la risposta e l'illustrazione dei fatti e delle iniziative da parte dell'Assessore, abbiamo potuto cogliere il ruolo attivo svolto dalla Regione su questa materia e, insieme con essa, quello altrettanto attivo delle U.S.L. prontamente coinvolte nell'operato dell'Assessorato e, quindi, rese parte positiva in iniziative alla periferia, nei confronti delle categorie dei medici; il che ha consentito di alleviare il disagio dei cittadini.
I dati che l'Assessore ci preannunciava daranno poi conto di una realtà in cui questa iniziativa congiunta della Regione e delle U.S.L. ha permesso di ridurre al minimo gli effetti negativi sulla popolazione. Nel contempo la vertenza ha avuto uno sbocco che possiamo considerare positivo, anche perché lo spirito con cui si è conclusa è quello di vedere una categoria e la funzione medica nel suo complesso, come una funzione che si vuole considerare dentro il processo di riforma e che, quindi, vuole svolgere questo suo ruolo fondamentale ai fini dell'attuazione della riforma medesima. Ma, al di là di queste considerazioni più generali sull'andamento dell'agitazione, che comporterebbero altri tipi di sottolineature, che l'Assessore, d'altra parte, ha già fatto, vorrei concludere brevemente esprimendo sostanzialmente il nostro consenso , e la nostra soddisfazione nei confronti della risposta fornita dall'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ringrazio l'Assessore per la risposta esauriente sul ruolo attivo svolto dalla Regione, soprattutto in ordine alle procedure di erogazione dei rimborsi. La salute dei cittadini può essere giocata sugli aspetti salariali. Approvo l'Assessore quando dice che agitazioni di questo tipo non sono mai auspicabili. Il rinnovo delle convenzioni e le trattative debbono puntare prioritariamente all'applicazione della riforma sanitaria e al modo in cui viene erogata l'assistenza. E' noto che, in certi casi l'assistenza viene effettuata con la somministrazione di pastiglie, senza alcuna visita.
Non possiamo esimerci dall'applicare alcune misure che scoraggino questo tipo di iniziative né possiamo sottrarci a provvedimenti in qualche modo drastici. Il senso della nostra richiesta era appunto di vedere se c'è la possibilità di azzerare d'ufficio le convenzioni.



PRESIDENTE

La parola alla collega Bergoglio Cordaro.



BERGOGLIO Emilia

La discussione di queste interrogazioni, avvenendo certamente in un clima più disteso per là, soluzione della vertenza dei medici generici evita il rischio di spunti più polemici o più duri che anche da altre parti politiche avrebbero potuto emergere.
In realtà, anche dal tono della nostra interrogazione, noi non intendevamo entrare troppo nel merito della vertenza sul piano sindacale per rispetto di una prassi consolidata in cui nessuno degli Enti locali nelle istituzioni dà dei giudizi su una vertenza in atto tra categorie professionali, lasciando pieno spazio all'autonomia delle contrattazioni e dei vari ruoli.
E' indubbio, però, che nella vicenda di agitazione di alcune categorie dei servizi pubblici, e dei medici in particolare, l'interesse e l'attenzione della popolazione è maggiore che per altre. Da un lato quindi, noi siamo soddisfatti della soluzione positiva della vertenza anche se non siamo del tutto d'accordo ton quanto ha accennato l'Assessore circa lo svolgimento dei tempi precedenti della vertenza e la rottura delle trattative, perché abbiamo notizie sull'andamento della trattativa leggermente diverse rispetto a quelle che abbiamo sentito dall'Assessore Bajardi.
Un dato, però, dobbiamo sottolineare: quando al termine dell'anno scorso i giornali diedero notizia della soluzione della vertenza, in seguito ad una trattativa diretta tra il Ministro Aniasi ed i rappresentanti della categoria medica, notammo in quella fase l'assenza di rappresentanti delle Regioni. Pertanto, se lezione si può trarre da questa vicenda e suggerimento si può dare, è opportuno dire che, poiché le Regioni hanno, attraverso un coordinamento dei vari Assessorati e la presenza nel Consiglio Superiore di Sanità, un'esigenza di partecipare a queste fasi delle trattative, occorrerà essere più tempestivi, per evitare che le soluzioni adottate vedano presenti soltanto alcune delle controparti.
Ciò anche perché si è verificata una strana situazione in cui la controparte Ministero si è posta poi in una posizione di mediazione rispetto alla vertenza stessa che, per quanto mi risulta sul piano della prassi sindacale, è una situazione un po' anomala. Comunque, questa vicenda, sotto il profilo normativo e dell'accordo per le convenzioni relative ai medici generici, è andata in porto.
Noi, che eravamo preoccupati (e il senso della nostra interrogazione credo lo facesse rilevare) del disagio che poteva venire ai cittadini in questa fase della vertenza, avevamo sollecitato l'Assessorato - cosa che ci è stato assicurato essere stata fatta - a farsi parte attiva e diligente per evitare tutte quelle possibili difficoltà di tipo burocratico ed amministrativo, quali la distribuzione dei farmaci senza ricetta regolare un tempestivo rimborso delle visite pagate dagli utenti; nonché, una corretta e rapida applicazione delle norme che consentono di mettere in piedi dei risultati positivi che sono quelli, da un lato, di ridurre il numero delle scelte, così come previsto nelle convenzioni e, dall'altro immettere con una graduale preparazione ed associazione allo studio di medici neolaureati o di giovani medici, perché c'è un problema di occupazione, in questo settore, abbastanza urgente.
Vorrei ancora sottolineare un ultimo aspetto perché mi pare di un certo rilievo e riguarda il meccanismo innestatosi con la soluzione della vertenza dei medici generici. E' indubbio che questa soluzione ha creato una situazione di attesa in tutte le altre categorie mediche e paramediche perché sappiamo che allo stato attuale un primario ospedaliero guadagna quanto un medico generico con 500 mutuati; questo è un aspetto del problema che va rilevato, non tanto per interferire rispetto a delle trattative di tipo economico e normativo, ma per dare delle indicazioni che, a mio avviso, dovrebbero essere quelle di una trattativa più globale e più complessiva, in ordine anche al settore del pubblico impiego in generale perché se così non fosse il settore riforma sanitaria - personale finirebbe per assorbire tutte le risorse disponibili nei prossimi due o tre anni soltanto per pagare gli stipendi al personale medico e paramedico.
E' chiaro allora che, proprio affinché la gestione della riforma sanitaria sia avviata in termini corretti, occorre fare una programmazione dei settori &spesa per evitare appunto il rischio che una sola parte (sia pure la più rilevante sotto ogni profilo) della spesa finisca per assorbire tutte le risorse disponibili.
Credo che su questo sarà necessario anche un ruolo attivo da parte della Regione e delle U.S.L., anche perché nei prossimi mesi le vicende della normativa del personale proveniente da enti diversi, con stipendi diversi, operante nelle U.S.L., creeranno una serie di problemi ed un tentativo di uniformarsi ai livelli più elevati attualmente esistenti, con ulteriore aggravio dei costi di gestione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi per una breve chiarificazione.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Assicuro il Consiglio che le Regioni e l'ANCI sono state presenti a tutte le riunioni convocate e di questo si potrà avere conferma telefonando all'Assessore Frattura della Regione Abruzzo o al Vicepresidente del Consiglio Sanitario Nazionale, Melotto Assessore della Regione Veneto. Non sono invece state presenti alle riunioni di mediazione. Tutte le Regioni hanno unanimemente protestato contro il Governo e le associazioni mediche che hanno accettato siffatto comportamento.


Argomento: Boschi e foreste

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente l'impianto dei pioppeti


PRESIDENTE

Infine esaminiamo l'interrogazione presentata dai Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente l'impianto dei pioppeti.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Normalmente in questo Consiglio le interpellanze sono state di natura opposta, nel senso di espressione da parte dei Consiglieri della preoccupazione del dilagare della pioppicoltura a danno delle colture più pregiate. Comunque, l'interrogazione chiede se la Giunta è a conoscenza che i Comuni stanno deliberando. In preparazione del materiale che portò al varo di una legge che fu qui approvata all'unanimità, ma che poi fu respinta dal Governo (come era suo diritto) effettuai un'inchiesta dalla quale risultò che 918 Comuni avevano risposto, di cui 563 avevano normato cioè erano andati oltre le misure previste dall'art. 892 del Codice Civile e 352, invece, non avevano adottato nessuna deliberazione. La nostra legge per volontà unanime del Consiglio, avrebbe quindi impegnato i Comuni a deliberare tutti e con quei criteri; venne poi respinta, per cui appartiene ai Comuni la facoltà di deliberare in materia. Io non so se poi un maggior numero di Comuni ha comunque deliberato; credo che lo abbiano fatto, per non ritengo che possiamo adottare alcuna misura, né ricorrere al CO.RE.CO.
in questa materia. L'unica soluzione, che già del resto io anticipavo quando aderii alla presentazione di una legge di iniziativa regionale in una materia che non ci competeva, è che si proceda rapidamente all'elaborazione dei piani zonali di sviluppo e che questi diventino vincolanti, in certo qual modo, per quel consenso che si deve realizzare per la gestione dei piani stessi. Proprio per questo abbiamo voluto quella presenza pubblica e la presenza sociale, in modo che tutte le parti siano vincolate. Per cui, non vedo quale tipo di intervento si possa porre in atto, salvo quello della programmazione, in quanto vanno indubbiamente salvaguardate da una parte le produzioni più pregiate e, dall'altra parte terreni non più destinabili (ma credo che questo già avvenga, perché è l'interesse economico quello che poi decide) devono essere lasciati liberi per la produzione di legname, che è pure un'altra delle risorse di cui il Paese è deficitario, ma limitatamente alle zone ove tradizionalmente scienza tecnica e pratica consiglia che il pioppo possa essere più utile che altre colture.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

La risposta dell'Assessore all'agricoltura e foreste non poteva non essere nei termini nella quale è stata indicata, cioè il rinvio a scelte di programmazione sulla "convivenza" di diverse destinazioni del territorio agricolo.
Pur avendo riscontrato convincente ed apprezzabile l'argomentazione dell'Assessore, mi accorgo di non avere centrato il problema nell'interrogazione.
Il problema è di tipo istituzionale nella misura in cui il CO.RE.CO. o giudica e verifica le deliberazioni dal punto di vista giuridico e/o dal punto di vista della congruità della disciplina regionale rispetto alla programmazione. Quando però i CO.RE.CO. utilizzano uno strumento che è a metà fra le due situazioni, la Regione deve preoccuparsi.
Nella specie che cosa avviene? Avviene che il CO.RE.CO. considera vincolante il parere consultivo della Camera di Commercio. Il parere consultivo della Camera di Commercio che indica in 15 metri la distanza ottimale del piantamento dei pioppi dai confini, è diventata di fatto norma regolamentare della Regione Piemonte, nel senso che i CO.RE.CO. respingono con assoluta fermezza tutte le deliberazioni che prevedono una distanza inferiore. Piaccia o no dalla Regione sta venendo, in termini surrettizi una normativa sul pioppeto che trova la sua ragione non in una legge di Consiglio regionale, ma in una valutazione della competente Commissione della Camera di Commercio.
Dal punto di vista istituzionale non è opportuno e corretto instaurare un metodo di formazione sul territorio della Regione, attraverso il CO.RE.CO., il quale fa proprie e le rispetta, con assoluta continuità determinazioni della Camera di Commercio che sono di ordine tecnico.
Mi interessa il comportamento dei CO.RE.CO. non il problema dei pioppeti. Con quale criterio i CO.RE.CO. bocciano le deliberazioni comunali che indicano una distanza dal confine inferiore ai 15 metri? Questo comportamento, che è criticabile e censurabile, lo affido alla Giunta, .e per essa a chi la rappresenta in questa sede, perché richiami i CO.RE.CO.
ad un comportamento più rispettoso della loro funzione che è un giudizio di legittimità per quanto ancora rimasto e un giudizio di coerenza programmatoria per quanto sarà possibile.



PRESIDENTE

Le interrogazioni sono così discusse.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

a) Congedi Passiamo al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente".
Comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Ariotti, Ferrero Marchesotti e Revelli.
b) Presentazione progetti di legge Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 45: "Contributo della Regione alla promozione di iniziative volte a favorire il risparmio delle risorse energetiche e lo sfruttamento di risorse energetiche rinnovabili", presentato dai Consiglieri Bastianini Marchini e Turbiglio in data 20 gennaio 1981, assegnato alle Commissioni VII in sede riferente e I in sede consultiva in data 22 gennaio 1981 N. 46: "Attribuzione ad un solo capitolo del bilancio regionale di tutte le spese relative al conferimento di incarichi e consulenze di cui alla legge regionale 6 novembre 1978, n. 65", presentato dai Consiglieri Paganelli, Brizio, Carletto, Genovese, Picco e Villa in data 20 gennaio 1981 ed assegnato alla I Commissione in data 22 gennaio 1981 N. 47: "Proposta di legge al Parlamento del Consiglio regionale del Piemonte 'Abrogazione della legge 22 maggio 1980, n. 193, e integrazioni all'art. 2 del Testo Unico delle leggi recanti norme per la disciplina dell'elettorato attivo e pér la tenuta e la revisione delle liste elettorali, approvato con D.P.R. del 20 marzo 1967, n. 223' ", presentato dal Consigliere Montefalchesi in data 21 gennaio 1981 ed assegnato alla I Commissione in data 26 gennaio 1981 N. 48: " Costituzione delle Commissioni comunali per la casa, il censimento del patrimonio edilizio e l'utilizzo, in situazioni di emergenza, delle case sfitte", presentato dal Consigliere Montefalchesi in data 21 gennaio 1981 ed assegnato alla II Commissione in data 26 gennaio 1981 N. 49: "Scioglimento degli I.A.C.P., il passaggio del patrimonio alla Regione e ai Comuni e l'attuazione del canone sociale", presentato dal Consigliere Montefalchesi in data 21 gennaio 1981 ed assegnato alle Commissioni I e II in data 26 gennaio 1981 N. 50: "Prima nota di variazione al bilancio per l'esercizio 1981" presentato dalla Giunta regionale in data 22 gennaio 1981 ed assegnato alla I Commissione nella stessa data N. 51: "Normative inerenti alle modificazioni del suolo in terreni sottoposti al vincolo idrogeologico", presentato dalla Giunta regionale in data 22 gennaio 1981 ed assegnato alle Commissioni II, III e VII in data 26 gennaio 1981 N. 52: "Istituzione dell'Assessorato per la condizione della donna" presentato dal Consigliere Carazzoni in data 29 gennaio 1981 ed assegnato alla I Commissione in data 3 febbraio 1981 N. 53: "Promozione di studi per la realizzazione di impianti sperimentali per lo sfruttamento di risorse energetiche rinnovabili per il risparmio delle risorse energetiche e avvio di iniziative per il contenimento dei consumi e l'eliminazione degli sprechi", presentato dai Consiglieri Viglione, Bontempi, Bruciamacchie, Ferro e Mignone in data 2 febbraio 1981, assegnato alle Commissioni VII in sede referente e I in sede consultiva in data 4 febbraio 1981 N. 54: "Indirizzi e normative per il riordino dei servizi socio assistenziali della Regione Piemonte", presentato dalla Giunta regionale in data 4 febbraio 1981 N. 55: "Costituzione dell'Istituto Cartografico Regionale" presentato dalla Giunta regionale in data 4 febbraio 1981.
c) Apposizione visto Commissario del Governo Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 23 dicembre 1980: "Recepimento dei contenuti del II° accordo nazionale per il personale delle Regioni a Statuto ordinario - Modifiche alla legge regionale 17/12/1979, n. 74".



PRESIDENTE

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo



PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto: alla legge regionale del 18 dicembre 1980: "Norme provvisorie per il regime autorizzativo delle strutture e personale del servizio sanitario regionale" alla legge regionale del 23 dicembre 1980: "Integrazione alla legge regionale 13/8/19 79, n. 41 (Disciplina dell'insegnamento dello sci in Piemonte)".


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

e) Delegazione dell'Ufficio di Presidenza a Bologna


PRESIDENTE

Informo il Consiglio che una delegazione dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale guidata dal Presidente Benzi, presenti il Vicepresidente Picco ed i Consiglieri Segretari Vetrino Nicola e Turbiglio della quale faceva parte anche il Sindaco di Torino Novelli, si è recata a Bologna per consegnare all'Amministrazione comunale i fondi (oltre 100 milioni) raccolti nei mesi scorsi in favore delle vittime del tragico attentato alla stazione del 2 agosto 1980.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Calamità naturali

f) Seduta straordinaria di Consiglio il 16 febbraio 1981


PRESIDENTE

Comunico altresì che lunedì mattina, 16 febbraio, si terrà una seduta straordinaria di Consiglio in occasione della visita a Torino dell'on.le Zamberletti, Commissario straordinario per le zone terremotate dell'Italia meridionale: il relativo programma verrà comunicato successivamente.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

g) Elenco trasferte effettuate dai Consiglieri regionali


PRESIDENTE

Ai sensi dell'art. 2, primo comma, del Regolamento missioni, l'Ufficio di Presidenza informa che è a disposizione l'elenco delle trasferte effettuate dai Consiglieri regionali nel secondo semestre 1980.


Argomento:

h) Delibere adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Rendo note le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 20 gennaio 1981 in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6 novembre 1978, n. 65.



PRESIDENTE

SEDUTA DEL 20 GENNAIO 1981 59 - Corso di riconversione specifico Società I.C.P. S.p.A. Tortona settore meccanico. Approvazione programma e convenzioni relative. Spesa L.
50.000.000 (Capitoli vari bilancio 1981).
FERRERO Giovanni 142 - Spese varie inerenti all'elaborazione dei piani di sviluppo e alla programmazione regionale. Accredito di un fondo di L. 3.000.000 all'economato per il rimborso spese ai consulenti esterni.
TESTA Gianluigi Le comunicazioni del Presidente sono così terminate.


Argomento: Presidente della Giunta Regionale

Mancata comunicazione del Presidente della Giunta regionale, richiesta di chiarimenti


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Prendo la parola perché pensavo che in questa seduta ci fossero, dopo le comunicazioni del Presidente del Consiglio, delle comunicazioni del Presidente della Giunta. Vedo che, invece, si passa al punto quarto all'ordine del giorno.
Noi leggiamo sui giornali che si sono svolte, molto opportunamente credo, conferenze tra i Presidenti delle Giunte regionali, dove si prendono decisioni importanti. Leggiamo che si è tenuta una riunione tra la Giunta regionale del Piemonte e rappresentanti della Giunta regionale della Liguria, su argomenti che sono altrettanto importanti. Sono argomenti questi che non possono però essere sottratti alla diretta informativa del Consiglio; leggiamo stamattina sui giornali che la Giunta regionale - penso opportunamente - anche in riferimento a quanto discusso nella conferenza dei Presidenti delle Giunte regionali, predispone un ricorso contro un provvedimento governativo limitativo - e proprio il nostro Gruppo fu, a suo tempo, quello che portò avanti questo discorso - degli interventi della Regione nel settore artigiano. Ora, si parla molto di centralità del Consiglio: ma la centralità del Consiglio, è l'informativa diretta, è il dibattito più ampio nel Consiglio, che consente un raccordo tra le forze politiche. Ho invece l'impressione di essere parte di quel gioco che da bambini si fa, di essere delle belle statuine: noi non siamo belli, ma statuine, certo, non vogliamo essere e del movimento ne creeremo se questa centralità del Consiglio resta una parola vuota. Noi abbiamo, ad esempio la possibilità di rivolgerci al Presidente della Lombardia, al Presidente del Veneto per avere informative su quanto si discute nella riunione dei Presidenti; certo, il nostro Gruppo è parte di maggioranza in Liguria ed anche là potremmo attingere informazioni, ma non vogliamo farlo, perch vogliamo che ci sia un rapporto corretto. Queste sono le questioni che deve discutere il Consiglio regionale, altrimenti è qualcosa di vuoto, di sfilacciato. Ecco, Presidente Enrietti, ecco, Presidente Benzi, le cose che dobbiamo anche guardare, assieme a quelle di consentire ai Gruppi regionali di lavorare al di là delle ore 19, perché mi pare che adesso alle ore 19 debbano terminare i nostri lavori se non si vuole restare chiusi nelle sedi che sono affidate ai Gruppi regionali.
Mi si scusi lo sfogo, ma quelli segnalati sono problemi vitali per i rapporti in seno al Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Per la verità il metodo instaurato questa mattina è un po' curioso. Al Presidente della Giunta spettava di partecipare alla riunione dei Capigruppo e vi ha sempre partecipato, per porre la necessità dell'informazione. La cosa non è avvenuta. Alle 9,30 ero presente in Consiglio ed aspettavo che si tenesse la riunione dei Capigruppo nella quale avrei posto questo argomento. Questo mi pareva un metodo corretto da seguire per rispettare le forze politiche. Ed è questo che sollecito al Presidente del Consiglio.



PRESIDENTE

I Capigruppo saranno convocati dopo la discussione del punto quarto all'ordine del giorno. Non l'ho fatto prima perché alle 9,30 erano presenti in aula 5 o 6 persone. Invito i colleghi a rispettare l'orario di inizio delle sedute consiliari.
Il collega Paganelli sarà pertanto informato dal Presidente della Giunta sulle richieste formulate.
Per quanto riguarda le sedi dei Gruppi, effettivamente ci sono delle grosse sfasature, ne discuteremo onde pervenire ad una soluzione soddisfacente.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame progetto di legge n. 33: "Interventi straordinari a favore dei cittadini con redditi insufficienti per sostenere prioritariamente il rincaro del riscaldamento per l'inverno 1980/1981"


PRESIDENTE

Esaminiamo quindi il punto quarto all'ordine del giorno: Esame progetto di legge n. 33: "Interventi straordinari a favore dei cittadini con redditi insufficienti per sostenere prioritariamente il rincaro del riscaldamento per l'inverno 1980/1981".
La parola al relatore, Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe, relatore

La legge regionale 5/12/1979 n. 67 "Interventi straordinari a favore di cittadini con reddito insufficiente per sostenere prioritariamente il rincaro del Costo del riscaldamento per l'inverno 1979/1980" ha permesso di intervenire su 37.136 casi, per una spesa complessiva di 4 miliardi 675 milioni, con un contributo medio pro-capite di 126 mila lire circa. I Comuni interessati all'iniziativa sono stati 1.118 e tutte le Unità Sanitarie Locali l'anno provveduto alla formulazione dei programmi di intervento, secondo i criteri stabiliti dalla citata legge e dalla relativa circolare esplicativa.
Nella sostanza la legge ha permesso di intervenire su casi difficili e disagiati, non in grado di far fronte ai pesanti rincari del costo del riscaldamento, che vengono ad incidere in nodo non sopportabile sulle condizioni di vita in particolare degli anziani, degli invalidi, dei disoccupati, delle persone sole o nuclei familiari in ristrettezze economiche.
La legge ha, quindi, in linea di massima, realizzato gli obiettivi di fondo, obiettivi di grande rilevanza sociale, politica ed economica.
Nonostante le difficoltà che essa ha rappresentato, le U.S.L. ed i Comuni hanno saputo nel complesso, pur con qualche incertezza, coglierne la sostanza, e cioè gli aiuti reali e concreti che gli interventi hanno permesso di sviluppare, sia pure in modo ancora non sufficientemente organico e complessivo.
D'altra parte, siamo, oggi, di fronte ad un gravissimo attacco alle capacità di acquisto del salario e delle pensioni, dovuto ad un processo inflazionistico incontrollato e tale da rendere sempre più disagiate e quasi impossibili le condizioni di vita di migliaia di persone e di famiglie, al limite della sussistenza e del minimo vitale.
Ciò, da un lato, stimola l'intervento immediato ed urgente che rinnovi anche per il 1980/1981 le provvidenze straordinarie previste dalla leve regionale 5/12/1979 n. 67, con uno stanziamento di almeno 5 miliardi e dall'altro, richiede, però, una proposta globale a partire da interventi economici a carattere continuativo, che consentano il soddisfacimento dei bisogni fondamentali di vita ed il superamento dello stato di bisogno straordinario, al fine di promuovere l'autonomia degli interessati.
Per permettere di realizzare questi obiettivi di fondo, la Giunta regionale, nonostante la deprecabile e persistente assenza della legge quadro nazionale sull'assistenza, ha provveduto proprio in questi giorni a riprendere e ripresentare, dopo che la conclusione della passata legislatura non aveva permesso di concluderne l'approvazione in Consiglio aggiornato e rivisto, un disegno di legge per il riordino dei servizi socio assistenziali della Regione Piemonte, che tende appunto a muoversi sulla linea del superamento del settorialismo e della categorizzazione, sui quali si è quasi sempre basato l'intervento assistenziale.
Rimanendo l'esigenza di evitare nel limite del possibile per il futuro interventi settoriali, si propone di approvare il presente provvedimento stante l'urgenza dei problemi economici che drammaticamente assillano la vita di tanti cittadini piemontesi che vogliono, accanto alle parole, anche i fatti.
La V Commissione ha pertanto esaminato il disegno di legge presentato dalla Giunta e, di fronte all'indispensabilità dell'intervento, ha ritenuto di licenziarlo, pur con alcune modifiche contenute negli articoli 2 e 3 modificativi della legge 5/12/1979 n. 6 7 e nonostante esso sollecitasse un approfondito dibattito sulla Materia socio-assistenziale, dibattito che d'altra parte, potrà e dovrà svilupparsi anche in occasione della prossima discussione sul recente e già citato disegno di legge relativo agli indirizzi e normative per il riordino dei servizi socio-assistenziali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Concordo con la relazione del Consigliere Reburdo in ordine al riordino dei servizi socio-assistenziali per superarne il settorialismo ed apprendo con favore che verrà ripresentata una legge a questo proposito. Questo provvedimento è parziale, però è atteso da una categoria di cittadini disagiata.
Concordo con la Giunta quando dice che è necessario un maggiore controllo dei soggetti che dovranno beneficiare di questo provvedimento sono invece profondamente contrario a quanto è detto nella circolare laddove si invitano le U.S.L. e gli Enti locali ad erogare un intervento massimo di 100.000 lire per ogni soggetto, con la Motivazione che ci sono limitate disponibilità finanziarie per effetto degli interventi nelle zone terremotate. Non credo Che il problema del terremoto possa essere fatto pagare ad una categoria sociale che non ha sufficienti mezzi di sostentamento. Ritengo che si debba erogare la cifra dell'anno scorso che di fatto, risulta già ridotta per il diminuito potere d'acquisto. Invito quindi la Giunta a rivedere la sua posizione in questo senso che, tra l'altro, è un segnale diverso da parte di una Giunta di sinistra rispetto ai provvedimenti che in questi giorni sta assumendo il Governo sulla materia fiscale.
Se la Giunta non rivedrà la sua posizione prima della votazione della legge, annuncio fin d'ora che il mio voto sarà di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Signor Presidente, signori Consiglieri, nel momento in cui viene all'esame del Consiglio il disegno di legge n. 33 sugli interventi straordinari a favore dei cittadini con redditi insufficienti per sostenere prioritariamente il rincaro del costo del riscaldamento per l'inverno 1980/1981, riemergono le perplessità e le riserve che i rappresentanti di tutti i Gruppi non avevano mancato di sottolineare nella seduta del 31 ottobre 1979 nel corso del dibattito sullo stesso provvedimento riferito all'inverno 1979/1980.
Lo stesso Assessore Vecchione aveva riconosciuto il carattere eccezionale e transitorio del provvedimento, che doveva essere limitato all'inverno scorso in attesa di una normativa generale dell'intervento assistenziale. Tale carattere di straordinarietà è ribadito anche nella relazione del Consigliere Reburdo che accompagna il disegno di legge licenziato dalla V Commissione.
Il quadro generale di intervento nel settore assistenziale non è stato ancora definito né dalla legislazione statale né dalla legge surrogatoria regionale, di cui l'attuale Assessore ha ribadito la necessità, nella relazione presentata al Consiglio il 30 ottobre scorso e la cui presentazione da parte della Giunta è stata annunciata proprio stamattina.
Nel frattempo il costo della vita ed in particolare quello del riscaldamento è andato aumentando e con esso sono cresciute le difficoltà di determinate categorie di cittadini, pensionati, disoccupati sottoccupati, per cui non si può negare l'opportunità dell'intervento che la legge in esame prevede pur riconoscendone i limiti, così come hanno fatto osservare i sindacati regionali dei pensionati in un ordine del giorno, che è stato trasmesso a tutti i Gruppi consiliari.
Daremo il nostro voto favorevole, come abbiamo fatto nel 1979, anche perché questa volta in Commissione abbiamo avuto il tempo necessario per discutere, per proporre e vedere accolte, alcune modificazioni che riteniamo serviranno a rendere più adeguata la gestione del fondo stanziato.
Il tempo avuto a disposizione non lo dobbiamo a particolari considerazioni della Giunta, la quale non avrebbe certamente rinunciato alla sua frequente richiesta di procedure urgenti od urgentissime, ma al fatto che la stessa si è trovata di fronte ad imprevisti problemi per il finanziamento della legge, sui quali e sulle soluzioni adottate, certamente laboriose se hanno richiesto uno slittamento del dibattito dal 25 novembre ad oggi, riteniamo dovrebbe essere fornita, al Consiglio, qualche spiegazione.
Non si può certo dire oggi, come il 31 ottobre 1979 diceva l'allora Consigliere Rossotto, che ci troviamo di fronte all'incalzare dell'inverno 'anzi, non si può non rilevare l'intempestività di un provvedimento destinato a sovvenire alle necessità della stagione fredda che viene posto in discussione e deliberato il 5 di febbraio. La Giunta regionale peraltro con un comportamento che non è esagerato definire imprudente, ha alimentato in modo aperto le aspettative dei Comuni e delle Unità Locali a cui due mesi fa, com'è già stato ricordato, ha inviato la circolare n. 6950 dando le direttive per l'applicazione di una legge della quale, in quel momento era del tutto incerta la copertura finanziaria e, almeno formalmente imprevedibile l'approvazione dell'organo statutariamente competente. Non parliamo poi del manifesto pubblicitario che i Consiglieri, convocati oggi per esaminare ed eventualmente approvare la legge proposta dalla Giunta hanno potuto ammirare da qualche giorno sui muri di Torino e delle altre città del Piemonte con lo slogan: "Per un inverno più caldo" si potrà addirittura convincere qualcuno che la Regione ha potestà taumaturgiche persino sul clima, ma non si può certamente convincere nessuno che propagandare una legge non ancora approvata e diffondere a firma dell'Assessore competente norme applicative che ancora non ci siamo date sia un modo per esaltare la centralità del Consiglio e dimostrare rispetto per l'organo a cui spetta legiferare.
Votiamo a favore, dunque, ma non rinunciamo ad esprimere le nostre riserve vecchie e nuove; tra le altre quella che riguarda l'esclusione dal beneficio dei cittadini che sono ricoverati nelle Case di Riposo, i quali a nostro parere, vengono ingiustamente emarginati dall'intervento assistenziale, oggetto di questa legge.
Non abbiamo ritenuto di ripresentare l'emendamento che avevamo proposto nel 1979 essendo facile prevedere la conclusione di una nostra eventuale iniziativa in proposito, ma vogliamo qui richiamare la Giunta ed il Consiglio alla serietà del problema da noi, allora ed oggi, sollevato.
In Piemonte ci sono 480 istituzioni per anziani che assistono oltre 30.000 nostri concittadini, molti dei quali in condizioni di bisogno e spesso in difficoltà ad assolvere alle pur modeste rette che spesso proprio per il riscaldamento, vengono ancora aumentate.
Possiamo renderci conto che il semplice allargamento dei benefici della legge in esame a questi nostri concittadini potrebbe creare problemi tecnici non indifferenti e forse sarebbe incompatibile con la stessa misura del finanziamento previsto. Ma ricordiamo che l'allora Assessore Vecchione nella più volte citata seduta del 31 ottobre 1979, respingendo l'emendamento presentato dal nostro Gruppo, faceva dichiarazioni importanti e per ora inadempiute dicendo testualmente: "Il problema delle istituzioni pubbliche o private e dei cittadini che vi sono ricoverati va visto sotto il profilo della situazione di bilancio delle istituzioni e delle funzioni che i Comuni hanno, attraverso l'erogazione delle proprie spese di carattere assistenziale anche per i cittadini che sono ricoverati. E' un problema che va affrontato in quella sede". E continuava proponendo un dibattito in Consiglio su tali problemi perché - sono ancora parole testuali dell'Assessore Vecchione - "riguardano migliaia di cittadini in istituzioni, in ordine alle quali, forse, l'attenzione del Consiglio regionale non si è ancora manifestata in forma adeguata". O i, ad oltre un anno di distanza, tali constatazioni sono ancora pienamente attuali, anzi sono rese più pertinenti dalle maggiori difficoltà in cui le Case di Riposo si trovano ad operare dopo che da troppo tempo si trascina una situazione di incertezza che blocca ogni possibilità di iniziativa è di movimento almeno per quanto riguarda le IPAB che assistono 22.000 dei 30.000 ricoverati, in vista del previsto, seppure per noi discutibile trasferimento ai Comuni, problema questo sul quale, data l'abbastanza diffusa contrarietà che in proposito viene manifestata dalle comunità locali, senza distinzione di colore politico, auspichiamo siano ancora possibili verifiche approfondite e magari ragionevoli ripensamenti.
Se non si vuole e non si può estendere i benefici della legge in esame ai ricoverati nelle Case di Riposo, ne consegue che particolare cautela dovrà essere usata nell'assegnazione dei contributi ammessi della legge alle comunità-alloggio, ai gruppi famiglia e ai gruppi appartamento. Queste particolari istituzioni pér lo più sono patrocinate ed organizzate quando non direttamente gestite da enti pubblici locali, i quali vi concorrono spesso con contributi e personale, con oneri non indifferenti per la collettività. Sembra pertanto ingiusto che, mentre ai cittadini ricoverati nelle Case di Riposo viene negato il contributo di cui oggi discutiamo tale ausilio sia concesso ad altri che per essere assistiti nelle forme diverse, delle comunità-alloggio o gruppi famiglia, ecc., attingono già per altra via all'assistenza pubblica. Molto più equo sarebbe, e chiediamo venga stabilito come direttiva ai Comuni e alle Unità Locali, limitare i contributi a quelle comunità-alloggio, gruppi famiglia o gruppi appartamento che già non ricevano finanziamenti pubblici di altra provenienza. Ovviamente, vorremmo la garanzia, in questi casi, di una rigida applicazione, al principio affermato nella seduta del 31 ottobre 1979 dall'allora Assessore all'assistenza, che la Giunta considererà le comunità-alloggio ed i gruppi suddetti come unità e che quindi non sono possibili somme di contributi di più persone al loro interno.
Siamo venuti così a parlate della gestione del fondo e delle modalità di assegnazione dei contributi da cui in gran parte deriverà, se le finalità della legge saranno adeguatamente perseguite. Abbiamo cercato di contribuire suggerendo modificazioni, che sono state accolte, alla norma della legge 67 che stabiliva i criteri di ripartizione nella ricerca di una procedura, efficace. Le diversità fra il vecchio ed il nuovo testo dell'art. 4 della legge 67 non sono rilevanti ma hanno una portata sostanziale che non va trascurata in quanto nella norma precedente, ben poco spazio restava alla Commissione consiliare nel fissare gli indirizzi dato che la ripartizione doveva avvenire in base alla popolazione e ai programmi di intervento. Nel nuovo testo si dice, più genericamente, che si deve tener conto della popolazione e dei programmi. Come, in quale misura fino a che punto se ne debba tener conto, in che modo tali criteri debbano essere corretti da altri parametri - ad esempio l'appartenenza alle diverse fasce climatiche stabilite per la limitazione dei consumi petroliferi - è appunto materia da valutarsi nella fissazione di indirizzi da parte della V Commissione, la quale dovrà esprimersi con la dovuta tempestività prima che il procedimento di ripartizione, praticamente e prematuramente già avviato dalla Giunta, pregiudichi e vanifichi le eventuali indicazioni.
Vale la pena infine di richiedere da parte della Giunta, come è dovuto il pieno rispetto delle norme che la legge stabilisce. L'esperienza dell'anno scorso lascia qualche dubbio in proposito. La distribuzione dei contributi è avvenuta, evidentemente, senza tener conto del limite dello stanziamento dei 3 miliardi, coperto con il finanziamento della legge tanto che nel maggio 1980 la Giunta si è trovata nella necessità di reperire altri fondi per un miliardo e 675 mila lire, che significa oltre il 50 % della previsione. Così pure sembra che nel complesso si sia tenuto ben poco conto del secondo comma dell'art. 2, secondo cui nessun contributo poteva essere inferiore alle 100 mila lire o superiore alle 150 mila. Il prospetto dei contributi erogati alle varie Unità Locali dimostra che in alcuni casi la somma di L. 150 mila rappresenta l'ammontare medio del contributo, per cui si può supporre che una parte degli stessi abbia superato il tetto delle 150 mila lire. In altre Unità Locali invece la media risulta inferiore alle 100 mila, il che prova che non si è rispettato il minimo fissato dalla legge.
Con il nostro voto favorevole, Comunque, riconosciamo l'opportunità dell'intervento assistenziale proposto e chiediamo un'applicazione lineare e chiara delle norme di legge, che non solo eviti ogni ombra di sospetto sulle possibilità di utilizzazioni clientelari da parte di chiunque, ma dia anche la garanzia del massimo sforzo per raggiungete nella ripartizione dei fondi il massimo di equità e di giustizia distributiva. Con il nostro atteggiamento positivo vogliamo anche dichiarare la piena disponibilità del nostro Gruppo ad affrontare i problemi generali e strutturali dell'assistenza in un confronto aperto con tutte le forze politiche di questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola alla collega Vetrino Nicola.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è già stato ricordato il manifesto che l'Assessorato all'assistenza ha ritenuto di far affiggere in occasione di questo provvedimento sull'assistenza. Bisogna dire che se qualcuno aveva dei dubbi sull'obiettivo sociale che si proponeva questa maggioranza relativamente a questa iniziativa lo slogan "un inverno più caldo" può in parte averlo soddisfatto, anche se, probabilmente, questo era un manifesto studiato: per un inverno più rigido e, quindi, probabilmente sarebbe stato più azzeccato se effettivamente l'inverno fosse stato tale.
Ma io non vorrei tanto intervenire sul fatto che l'Assessorato all'assistenza abbia ritenuto di fare un manifesto, anzi, credo che bene faccia la Giunta, la Regione nella sua interezza, a propagandare le sue iniziative anche attraverso i manifesti. Vorrei parlare, invece dell'inutilità di questo manifesto. Nel momento in cui la Regione Piemonte decide di comportarsi come una grande azienda, ossia di pubblicizzare i suoi prodotti, in questo caso i servizi, attraverso i pezzi propagandistici di una grande azienda, allora deve sapersi inserire nel mercato della propaganda, della pubblicità con lo stesso stile, con la stessa evidenza con la quale si inseriscono le altre aziende, altrimenti rischia di far cadere gli obiettivi per cui, per esempio, si stampa un manifesto, perch questo, nel fatto specifico, passa assolutamente inosservato, perché in una città come Torino non si mette un manifesto di 70/100 perché, soprattutto in un manifesto che tende ad evidenziare un servizio si indica, forse, con caratteri più piccoli l'intestazione è la firma e più in rilievo i modi attraverso i quali i cittadini hanno la possibilità di accedere a questo servizio. Inoltre, si cerca di effettuare una distribuzione più ordinata e con un maggior numero di manifesti.
Ritengo, quindi, che questo manifesto, che ha pure un suo costo, più un costo riflesso per non aver raggiunto il suo obiettivo di informazione, sia stato assolutamente inutile.
Viene qui riproposto il tema dell'immagine della Regione, di come essa intende proiettarsi all'esterno, di come intende informare e raggiungere l'obiettivo previsto dallo Statuto di stabilire un rapporto costante diretto con la cittadinanza. Ma di questi argomenti credo parleremo in occasione delle prossime riunioni della Commissione Informazione, anche perché l'immagine che la Regione intende dare sia corretta e, soprattutto nella direzione di pubblicizzare i servizi, affinché i servizi e le iniziative che la Regione attua per la comunità vengano recepiti nella loro interezza ed utilizzati.
Per quanto riguarda, viceversa, la sostanza di questo provvedimento che ripete, tra l'altro, iniziative già assunte dalla Regione nella scorsa legislatura che sono state a suo tempo gradite, noi ribadiamo che questo è ancora un ennesimo intervento assistenziale che, tuttavia, ha una sua validità perché va a coprire delle carenze che esistono ed è gradito ed atteso dalla comunità. Però, credo che tutti dobbiamo lavorare per una società nella quale lo Stato garantisca redditi di salario e di pensione tali per cui l'Ente locale non sia costretto ad intervenire con un provvedimento di tipo assistenziale, che si presta anche a delle manovre clientelari e che rischia, appunto, di non raggiungere quegli obiettivi sociali che alla fine si ripropone.
Per questo motivo noi ci asterremo da questo provvedimento, che riteniamo ancora eccezionale e transitorio, affinché si verifichino delle condizioni migliori perché queste esigenze che esistono nella comunità piemontese possano essere soddisfatte negli anni a venire con modi più dignitosi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Visto che questo è diventato il dibattito del manifesto, prego i Consiglieri di osservare da chi il manifesto in questione è stato firmato.
Questo, per me, non è un manifesto dell'Assessorato all'assistenza, ma è un manifesto della signora Elettra Cernetti Bertozzi.
La vicenda ha anche un lato umoristico perché se questo manifesto fosse uscito nei Comuni di montagna probabilmente saremmo accusati di essere i responsabili di un inverno estremamente clemente e dovremmo in qualche modo risarcire i danni alle stazioni invernali disastrate.
Mi spiace che il discorso finisca per essere un discorso "ad personam".
Certamente, si doveva per lo meno riconoscere che esiste l'Assessorato tanto più che è sempre detto che la Regione Piemonte non conosce Ministri quindi gli Assessori sono parte del tutto e della Giunta.
Non manteniamo la nostra considerazione sul piano meramente folcloristico, ma facciamo una precisa richiesta che su questo la Commissione Informazione si pronunci. Anticipo che chiederò una censura formale della Commissione Informazione al comportamento dell'Assessorato e conseguentemente, al Presidente della Giunta che non ha ritenuto di richiamare l'Assessore ad un comportamento più rispettoso delle istituzioni. Quindi in quella sede le forze politiche valuteranno la necessità di pronunciarsi con un tipo di provvedimento, perché queste situazioni non potranno continuare ad essere oggetto di considerazioni più o meno umoristiche, ma dovranno essere obiettivo di valutazione politica e produrre, in sede di Commissione Informazione, un giudizio sul comportamento della Giunta che non controlla e dell'Assessore che si comporta in modi non ortodossi.
Vengo al provvedimento. Avremmo fatto qualche sforzo per modificare il nostro giudizio su di esso però, quanto più lo si esamina, tanto più si rivela non in linea con la politica e la ragion d'essere della Regione. Non compete ad essa provvedere ad assistere a situazioni di indigenza che ormai, sono a regime; infatti, se per provvedere a momenti di eccezionalità (ma che si superano nel tempo perché si va a regime) può essere comprensibile un intervento della Regione, diventa impossibile, vista la politica dei prezzi dei combustibili, pensare che la Regione Piemonte possa considerare nel bilancio consolidato un intervento a sostegno del costo del riscaldamento. Una voce stabile di tipo assistenziale, fa a pugni con la logica d'essere dell'istituzione regionale piemontese. In questo senso confermiamo la nostra astensione.
A confronto della nostra posizione, si debbono fare altre due considerazioni. A differenza della D.C., siamo contrari a che là Commissione abbia maggiori poteri. A noi sembra che l'Assessore debba rispondere di quanto fa in questa sede; se, poi, in quest'aula si verificano comportamenti duri, e qualche volta anche poco civili, questo rientra nella logica della lotta politica. La commistione tra la funzione legislativa e la funzione esecutiva nella Commissione modifica, giorno per giorno, la logica dello Statuto regionale piemontese: se questo si Ha da fare, lo si faccia. Se lo Statuto sembra inadeguato, lo si riveda ed i partiti di opposizione non cerchino di raccattare pezzi di potere gestionale andando ad imbrigliare gli Assessori nella loro attività. E' un processo che si è aperto; l'Ufficio di Presidenza ha allo studio un documento pregevole che probabilmente sboccherà in una modifica dello Statuto. Fin quando questo non avverrà la commistione di funzioni non è certamente auspicabile.
Inoltre sono convinto che questa non è più una voce "una tantum", ma è una voce di grosso spessore rispetto al budget dell'Assessorato. In Commissione abbiamo chiesto al funzionario di descriverci l'Assessore assente e lo stesso non è stato in grado perché non è fisionomista; abbiamo chiesto di spiegarci se il programma per gli interventi nell'edilizia per gli anziani era stato rifinanziato e non ci è giunta risposta; abbiamo chiesto quale era il budget dell'Assessorato scoprendo che lo stesso non arriva a 50 miliardi. Questo vuol dire che questa voce, quantitativamente non alta, assorbe il 10% e, con le spese di gestione della voce stessa assorbe circa il 12% delle competenze della Regione Piemonte in materia assistenziale. A questo punto, l'impegno è compatibile con una corretta funzione programmatoria della Regione.
Sulla scorta di queste considerazioni, richiamando l'impegno del mio Gruppo a riproporre nella Commissione Informazione la questione, con richiesta di mozione e di censura all'Assessore e al Presidente della Giunta, anticipo il voto di astensione.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Mignone. Ne ha facoltà.



MIGNONE Andrea

Spiace che un provvedimento atteso dalla comunità locale, che comunque nel suo primo anno di funzionamento ha riscontrato il consenso ed ha contribuito a sostenere le categorie economiche, seppur parzialmente e nella sua limitatezza, sia oggi circoscritto e ridotto ad una discussione sull'opportunità e sulla qualità di un manifesto fatto predisporre dall'Assessorato competente.
E' un manifesto sul quale magari qualche dubbio lo abbiamo sulla forma grafica in cui è stato realizzato, ma certamente riteniamo che l'obiettivo abbia una sua validità; vale a dire l'informazione alla comunità piemontese, che tante volte abbiamo rivendicato per la conoscenza di provvedimenti regionali, è un fatto positivo; poi, riguardo alla composizione del manifesto, evidentemente i gusti artistici possono essere anche diversi.
Ma, al di là di questo aspetto particolare, il nostro Gruppo è favorevole al provvedimento oggi in esame, perché nella sua prima attuazione ha dimostrato di essere uno strumento valido, a fianco delle categorie più colpite dalla crisi economica e non riteniamo che oggi possa essere bollato come intervento di tipo clientelare, se ricordiamo che il 616 stabilisce in modo preciso, tra le competenze regionali, anche quelle relative al settore dell'assistenza economica. Certamente alcune cose debbono essere riviste in ordine a come la varietà dei Comuni si è posta di fronte a questo provvedimento, ma vi è ancora l'autonomia comunale e sarà poi responsabilità del singolo amministratore l'utilizzo più o meno corretto di questi soldi.
E' indubbio che in ordine alla materia ci deve essere garantito da una legge generale un quadro complessivo ed abbiamo appreso con piacere nelle comunicazioni del Presidente che la Giunta ha presentato un provvedimento di riordino generale della materia socio-assistenziale, entro cui questa iniziativa particolare deve trovare la sua giusta collocazione.
In questo ambito, credo, si avrà modo di ripensare a questo settore portando quegli aggiustamenti che l'esperienza del primo anno di vita della legge ha suggerito, come una maggiore omogeneità di criteri, senza con questo voler costringere tutti in una gabbia, perché la realtà dei Comuni del Piemonte è estremamente varia riguardo all'ubicazione geografica, alla composizione sociale della popolazione residente. E' quindi assai opportuno che sia la V Commissione ad indicare gli indirizzi ed i criteri lungo i quali si devono muovere le singole Amministrazioni nel predisporre l'intervento concreto discendente dalla legge.
Per quanto riguarda il limite delle 100 mila lire, credo che la circolare regionale consenta di variare all'interno di questa cifra ed abbia dato appunto solo un'indicazione di massima lungo cui i Comuni possono muoversi, che comunque non deve essere presa come limite tassativo perché se così fosse anche noi non saremmo d'accordo, in quanto vi potrebbe essere uno scarto rispetto a queste indicazioni; ma se, invece, va ritenuto come media, credo sia accoglibile.
In base a queste considerazioni il nostro Gruppo esprime voto favorevole sul provvedimento in esame.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, al di là delle polemiche, che peraltro riguardano solo marginalmente questo provvedimento, rileviamo con soddisfazione che la Giunta regionale propone una somma di ben 5 miliardi per un problema così importante.
Il Gruppo socialista ha sostenuto questo provvedimento a suo tempo e tanto più lo sostiene oggi. La vicenda del manifesto è del tutto particolare e senza significato rispetto alla realizzazione dell'iniziativa. Il Gruppo socialista auspica che il provvedimento sia ulteriormente potenziato dal punto di vista finanziario, anche se conosce qual è la dotazione finanziaria dell'Assessorato. Non posso quindi trovarmi d'accordo con il caro amico e collega Marchini, con il quale spesso condivido opinioni diverse, e mi trovo invece d'accordo con la parte più socialmente sensibile degli altri Gruppi che disegnano un atteggiamento positivo nei confronti di migliaia di persone.
L'anno scorso non ero favorevole al primo provvedimento in materia perché ritenevo che l'Assessorato all'assistenza potesse prevedere finanziamenti alle istituzioni locali, case di riposo o alberghi attraverso contributi in conto interessi per attivare dei capitali presso la Cassa Depositi e Prestiti generando un impianto di case di riposo di valore superiore a quello che può dare l'erogazione del contributo per il riscaldamento; però durante il corso degli anni 1979 e 1980, via via che lo precedevo nelle consultazioni con i Comuni, mi rendevo contò che quel provvedimento non era di carattere populistico e clientelare, come si era detto, ma veniva a coprire un'area di bisogno notevole,: pensionati e gente anziana con scarse possibilità finanziarie.
Invito, quindi, le forte politiche non tanto a riconoscere se un manifesto possa essere o no accettato, bensì a valutare a fondo il provvedimento che stanzia una somma così massiccia, come mai è stata stanziata dalla Giunta. Quindi dimentichiamo i particolari che possono sembrare folcloristici e badiamo alla sostanza del provvedimento.
Il Gruppo socialista darà la sua piena adesione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nella seduta del 31 ottobre 1979, in sede di discussione di un progetto di legge sostanzialmente identico a quello odierno, avevo dichiarato, a nome del M.S.I.
l'astensione per ragioni tecniche, in quanto, in allora, avevo fondati ed oggettivi dubbi che nonostante l'entrata in vigore del decreto 616 persistesse l'incompetenza della Regione a legiferare in materia di assistenza e, in particolare, in materia di provvedimenti settoriali limitati a determinate categorie.
C'erano, allora, dei precedenti e precisamente quello di una legge regionale del 1975, approvata da questo Consiglio, respinta dal Commissario del Governo ed impugnata davanti alla Corte Costituzionale, che ne dichiar l'illegittimità in quanto si ritenne che la materia rientrasse nella competenza statale, trattandosi di materia pensionistica - sociale, in senso lato.
La legge approvata il 31 ottobre 1979 ebbe il visto del Commissario del Governo, quindi, ogni dubbio sulla legittimità costituzionale può anche ritenersi superato e non pare il caso di riproporlo in questa sede.
Tuttavia, dichiaro che il nostro Gruppo mantiene l'astensione ancora oggi in quanto, pur rendendomi conto che i motivi ed i moventi del provvedimento sono suggeriti e consistono nella necessità di venire incontro a determinate categorie di meno abbienti (che più di altre subiscono non solo il rincaro dei prezzi in generale, ma il rincaro del riscaldamento in particolare), l'astensione è motivata perché si tratta di un provvedimento settoriale ed avulso da una legge statale-quadro in materia di assistenza ed anche da una qualsiasi legislazione regionale in materia. Inoltre desidero sottolineare che la nostra astensione vuol significare decisa protesta per la violazione del principio della centralità del Consiglio che si è attuata in primo luogo attraverso l'emanazione di una "istruzione" ai Sindaci per l'applicazione della legge, istruzione che è già avvenuta prima ancora che la legge venisse approvata e che entrasse in vigore, e questo è indubbiamente un modo di procedere, a mio avviso, abnorme; in secondo luogo per quel famoso manifesto sul quale non voglio dilungarmi perché condivido quanto già è stato espresso dalla collega Vetrino Nicola e dal collega Mar chini, nel senso che con esso si pubblicizza una legge prima ancora che sia entrata in vigore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la valutazione positiva del nostro Gruppo sulla ricomposizione di questo provvedimento, deriva dal fatto che questa fu una proposta formulata dal Gruppo P.C.I. Proprio la sua applicazione ha permesso di verificare l'esistenza di un'area di bisogno richiedente interventi concreti e rapidi che non sono assolutamente da slegare da una politica delle strutture e che, in qualche misura sono anche la condizione per portarla avanti.
In realtà questo provvedimento venne assunto con l'obiettivo strategico di concorrere a determinare le condizioni di mantenimento degli anziani nel loro ambiente familiare. Come diceva il Consigliere Viglione, la nostra necessità nel fare politica e nel programmare gli interventi è di coordinare linee strategiche che cambino totalmente la situazione attuale.
Quindi si dovrà coniugare la politica strutturale con la capacità di intervenire sui crescenti casi di bisogno che sono al di sotto dei limiti di sussistenza: linee strategiche, provvedimenti che ci mettano in condizione di cambiare la struttura, ma anche capacità di intervenire nei numerosi casi concreti che si presentano. Il numero di 460 mila piemontesi in possesso della pensione sociale può anche essere ampiamente dimezzato se pensiamo che alcuni hanno altri redditi. Tuttavia al di sotto della metà non si potrà andare: questa è la realtà dell'altro Piemonte di cui dobbiamo prendere atto.
Un provvedimento del genere è da collegare alle carenze obiettive del sistema produttivo e di quello statale. Non possiamo porci di fronte al problema degli anziani, se non attraverso grandi forme di struttura interventi che agiscano sul complesso rapporto tra produzione e collettività oltre alla massima attenzione perché certe condizioni, sia pure minime, siano mantenute. Non può essere ignorato il minimo vitale. Lo scopo della legge fu quello di dare impulso a che tutte le Amministrazioni locali si dessero una normativa generale sul minimo vitale e questo è stato utile. Quindi non sono d'accordo con chi ha voluto vedere questo provvedimento scollegato dalle finalità e dagli obiettivi strategici e politici.
Un altro elemento importante è dato dal fatto che attraverso comunità locali si è determinato un processo democratico di scelta, che può non essere scevro di errori o di limitatezze, ma che pone le autonomie locali nella pienezza della loro autorità e potestà. Quel supposto pericolo di clientelismo che è stato richiamato viene a cadere perché la Regione ha assunto un provvedimento generale demandandone la completa applicazione alle comunità locali. In alcune Comunità montane il procedimento è stato attuato con l'intervento delle Commissioni anziani e dei Comuni, che per la prima volta hanno verificato l'oggettiva area di bisogno e questo è un grande fatto che può servirci per prendere conoscenza dell'altro Piemonte.
Per quanto riguarda le modifiche, sono d'accordo con 41 Consigliere Martinetti; permane comunque il problema istituzionale, come dice Marchini.
Quante volte abbiamo discusso sull'opportunità o sulla legittimità che le Commissioni assumano determinate funzioni e certi poteri. Lo scopo però che si vuole raggiungere in questo campo è di riuscire a determinare sulla base di programmi e di indirizzi un rapporto conoscitivo tale da rafforzare la correttezza e l'incisività del provvedimento. In questo senso voterà a favore della modifica che è stata apportata.
Per quanto riguarda le case alloggio e le case albergo, sono d'accordo sull'unità del provvedimento.
Sulla questione del manifesto, ritengo che sia uno spunto polemico preso dall'opposizione nonostante concordi sulla legge. Nella scorsa legislatura abbiamo votato la legge il 31 ottobre e i meccanismi di applicazione riuscirono a intervenire proprio nel momento del bisogno.
L'anticipo da parte dell'Assessorato, nella presunzione di una rapida approvazione della legge, era dettato dalla volontà di non aspettare il momento in cui il problema sarebbe venuto a cadere, per mettere in moto un meccanismo. Anche l'anno scorso era stato affisso un manifesto per rendere edotti i possibili fruitori del beneficio e così si è deciso di fare quest'anno. La mia opinione è che queste cose vadano fatte con un carattere istituzionale ed arido: l'informazione deve attenere ai criteri di utilizzo ed ai soggetti istituzionali che hanno proposto e deciso l'iniziativa. In sede di Commissione Informazione parleremo di tutte queste questioni.
Credo, però, che uno sforzo culturale vada fatto da tutti. Quante volte un Consigliere fornisce un'informazione diretta su un contributo. Il padre dell'Assessore Ferraris ricevette la comunicazione di un contributo da un Consigliere democristiano.



LOMBARDI Emilio

Sono casi non paragonabili.



BONTEMPI Rinaldo

Sono del tutto paragonabili: Mi sono riferito ad un atteggiamento culturale che, secondo me, deve far ripensare sul rapporto che i rappresentanti dell'istituzione hanno con i cittadini sui provvedimenti che vengono assunti dalle istituzioni stesse.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti Bertozzi.



CERNETTI Elettra, Assessore all'assistenza

Vorrei dire con estrema sincerità che qualche iniziale perplessità c'è stata anche da parte della Giunta nell'andare a riproporre questa legge: perché eravamo perfettamente coscienti che era una legge "una tantum" la quale, come tale, dichiarava la propria eccezionalità; qualche perplessità in merito al fatto che fosse settoriale ed avremmo preferito qualcosa che tenesse conto dei bisogni visti nella loro globalità. Per questo indubbiamente, era mancata la legge sul riordino dei servizi; il cambio di legislatura è incontestabile ha in parte rallentato il tutto; altre perplessità erano date anche dalla spesa, visti i tagli consistenti di bilancio per il 1981, dove vige per la Regione lo slogan di economia, che essa comportava. Il tutto, però, è stato superato dall'attesa che c'era nella popolazione, perché questa legge fosse riproposta ed anche dal fatto che la situazione economica dall'anno scorso certo non è andata migliorando, anzi è consistentemente peggiorata, e per una maggiore disoccupazione, e per una maggiore inflazione.
Pertanto si è addivenuti alla decisione di proporre nuovamente questa legge. La circolare, inviata alle U.S.L., voleva essere di riflessione e di maggiore ponderazione sui beneficiari della le e stessa; quindi non propone rigidamente - come ha detto il Consigliere del P.D.U.P. - che dalle 150 mila lire dello scorso anno si passi alle 100 mila lire. Se il Consigliere ha letto bene, accanto alle raccomandazioni perché ci sia un'attenzione ben precisa nel dare il contributo a chi sia veramente bisognoso, c'era l'avverbio "possibilmente" contenere il contributo nella cifra delle 100 mila lire. Questo perché siamo ben consapevoli che lo scorso anno una legge che prevedeva uno stanziamento di 3 miliardi aveva poi visto la cifra dilatarsi a 4 miliardi 600 milioni. Vista l'economia che la Regione deve fare in questo 1981, ci siamo preoccupati che la spesa non fosse dilatata in limiti difficilmente sostenibili, anche perché quest'anno la le ;ne sarà maggiormente conosciuta, grazie all'esperienza dello scorso anno. Ecco la conseguente preoccupazione da parte della Giunta di andare a contenere la spesa e di fare in modo che i contributi fossero effettivamente devoluti a persone bisognose.
Circa l'osservazione fatta che cioè il contributo non viene erogato anche alle persone in istituto, è forse il caso di ricordare le linee programmatiche della Regione che puntano sulla deistituzionalizzazione cioè praticamente sul fatto che l'anziano deve vivere possibilmente nella propria abitazione, nel proprio contesto sociale. Proprio per incentivare queste linee programmatiche (è questo che noi riteniamo giusto concetto dell'assistenza) i contributi vengono dati proprio agli anziani e alle persone che non sono ricoverate in un istituto. Prenderemo poi in debita considerazione quegli anziani in comunità-alloggio, i quali logicamente non abbiano contributi integrativi delle spese da parte dei Comuni.
Per quanto riguarda invece la circolare ed il manifesto, che indubbiamente hanno operato una certa anticipazione sull'approvazione della legge stessa, devo dire che c'era la necessità di ridurre a tempi brevi questo contributo; altrimenti si rischiava di elargire il contributo nel mese di maggio, il che sarebbe veramente tardivo.
Una breve osservazione mi sia consentita anche per quanto riguarda la distribuzione che, contrariamente a quanto qui detto, è stata ordinatissima, tempestiva ed addirittura anticipatoria, fatta a tutte le U.S.L.; tanto è vero che, mentre lo Scorso anno mi pervenivano denunce dai vari Enti locali, secondo cui non tutti avevano ricevuto i manifesti per poter propagandare la legge stessa, quest'anno, invece, basta fare un giro nella nostra regione per vedere fuori, in tutti i Comuni e con abbondanza il manifesto che rende nota alla popolazione questa iniziativa della Regione.
Per quanto riguarda, poi, il manifesto in particolare, ritengo che anche un manifesto, il quale visualizzi determinate iniziative, attiri l'attenzione anche su una lettura (che forse un manifesto più arido non farebbe) possa essere, tutto sommato, bene accetto. Quanto al nome apposto sotto, devo confessare la mia ingenuità: mi sono trovata ad avere in mano un manifesto dello scorso anno del Comune di Torino sul quale erano apposte le firme dei due Assessori ed ho semplicemente ripetuto quello che era già stato fatto, ritenendo che fosse nei limiti della legge.
Devo inoltre dire che per quanto riguarderà il prossimo anno, date per scontate le perplessità della Giunta circa la settorialità dell'intervento (sul quale abbiamo però giustamente ritenuto di dover privilegiare il bisogno), speriamo di prendere provvedimenti su quello che riguarderà i bisogni, visti nella loro globalità. In questo saremo aiutati dalla legge di riordino che finalmente è stata consegnata alla Giunta, in gran parte rifatta in quanto le cose procedono anche con una tale velocità, per cui una parte di essa era ormai decisamente invecchiata. Invece abbiamo dovuto aggiungere una parte che riguarda il personale ed il bilancio, che non aveva trovato posto nella stessa legge. Questo, logicamente, ha richiesto determinati tempi, noi speriamo che trovi un consenso pressoché immediato ed un varo altrettanto immediato.
Concordo, invece, con il Consigliere liberale quando dice che questa legge stanzierà una quota-parte consistente del bilancio sull'assistenza.
Mi rendo esattamente conto - e la Giunta con me - che il bilancio sull'assistenza è un bilancio minimale; ritengo che anche in vista del 1981, che sarà l'anno internazionale dell' handicappato e dovrà vedere da parte della Regione, nonostante l'economia che si propone di fare, un grosso sforzo perché se determinate opere pubbliche possono essere rimandate di un anno, questo diventa enormemente più difficile quando il materiale è umano: quando gli handicappati attendono che una sperimentazione (oggi riguardante il 50 % del territorio) sia estesa a tutto il territorio, quando tante attese sono state suscitate anche per quanto riguarda il settore anziani. Queste attese non devono andare deluse ed io spero che la sensibilità della Giunta sia tale da dare all'Assessorato all'assistenza, in sede di assestamento del bilancio quello che ora, per l'economia di cui ho parlata, non ha potuto essere dato in questa sede di bilancio.



PRESIDENTE

La parola al collega Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Il voto del Gruppo D.C. è stato preannunciato nell'intervento ampio ed articolato fatto dal collega Martinetti. Voglio solamente precisare con chiarezza il senso e i limiti di questo voto. Lo spiccato senso del sociale della nostra parte politica, la nostra tradizione cattolica, volta anche all'elevazione materiale di coloro che più soffrono, fanno premio sull'esibizionismo pubblicitario, sui pericoli di gestione clientelare (se questi fatti sono stati in passato addebitati a qualcuno, oggi devono essere superati altrimenti non vi è coerenza), sui limiti della legge sul contributo ai ricoverati nelle Case di Riposo.
Il nostro è un voto favorevole e sarà accompagnato dalla vigile e particolare attenzione con cui seguiremo nei fatti la gestione della legge e soprattutto dalla riserva di una precisa posizione nelle sedi in cui i colleghi liberali solleveranno il problema del manifesto pubblicitario.



PRESIDENTE

La parola al collega Marchini.



MARCHINI Sergio

Intervengo per la dichiarazione di voto del Gruppo liberale.
Confermiamo il nostro voto di astensione. Aggiungerei brevissime partile per rifiutare la contrapposizione manichea che da parte del Consigliere Viglione e di altre forze politiche si vuole porre tra chi vota a favore e chi no: quasi che chi vota a favore è a conoscenza delle situazioni di indigenza e chi vota contro non è a conoscenza e non è sensibile a questi problemi.
Presidente Viglione, amici della Democrazia Cristiana, noi conosciamo come voi la tristezza delle soffitte di Torino, siamo al corrente forse più di voi della tristezza di certe situazioni di indigenza, spesso nascosta con molto pudore sotto l'apparenza di dignità esterna, che forse sono le più drammatiche e le meno conosciute; certamente come voi ci rendiamo conto delle situazioni di piccoli centri di campagna dove non esiste l'acqua potabile; peraltro contestiamo questo metodo e diciamo, intervenendo sull'ultima parola del Capogruppo democristiano, che noi siamo certi che coloro che più hanno bisogno - visto che questa è una tragica corsa a privilegiare chi più ha bisogno - probabilmente sono gli handicappati, che non hanno garanzia per il loro recupero, sono gli anziani, ma non in riferimento a questo bene del riscaldamento, ma all'aspettativa che abbiamo fatto sorgere in loro di un futuro con più accettabili condizioni di vita.
Quindi, la battaglia che noi, e probabilmente altri Gruppi che si astengono, vogliamo fare in quest'aula è perché le poche risorse della Regione siano destinate ad una prospettiva di recupero della qualità della vita per questi nostri fratelli e non certamente ad interventi settoriali che non modificano, se non marginalmente, e soltanto in questo caso, un quadro desolante del quale tutti quanti, favorevoli e contrari, siamo ben consapevoli.



PRESIDENTE

La parola al collega Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Farò una breve dichiarazione di voto per spiegare il senso della nostra posizione. Non sto a ripetere che il provvedimento è parziale e che si opera in assenza della legge-quadro nazionale. Pur condividendo il provvedimento, il mio voto sarà di astensione in quanto la Giunta non ha modificato la sua posizione, ossia non ha invitato le U.S.L., Comuni e gli Enti locali ad erogare gli importi dello scorso anno. Le scarsità finanziarie dovute al terremoto non si fanno pagare alle categorie sociali più deboli.
Le U.S.L. di Torino infatti hanno deciso di erogare 100 mila lire nonostante che l'anno scorso abbiano erogato 150 mila lire.
Per questo motivo il nostro voto è di astensione pur condividendo totalmente il provvedimento.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'articolato.
Art. 1 "Le provvidenze di , cui alla legge regionale 5 dicembre 1979, n. 67 sono estese al periodo invernale 1980/1981.
Ai fini dell'attuazione della presente legge è autorizzata, per l'anno finanziario 1981, la spesa di 5.000 milioni.
All'onere di cui al precedente comma si provvede con le disponibilità in termini di competenza e di cassa esistenti al capitolo 10375 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1981 la cui denominazione è così modificata: 'Interventi straordinari a favore dei cittadini con redditi insufficienti per sostenere il rincaro del riscaldamento per l'inverno 1980/1981' ".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "L'art. 4 della legge regionale 5 dicembre 1979, n. 67, è sostituito dal seguente: 'l fondi di cui alla presente legge vengono ripartiti con provvedimento della Giunta regionale, in base agli indirizzi stabiliti dalla competente Commissione consiliare, fra le Unità Sanitarie Locali, tenendo conto della popolazione e dei programmi di intervento di cui ai successivi commi.
I programmi di intervento, predisposti dalle Unità Sanitarie Locali devono pervenire alla Regione entro il termine di 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge.
La Giunta regionale provvede ad assegnare e, contestualmente, ad erogare le quote attribuite alle singole Unità Sanitarie Locali entro 15 giorni dalla scadenza del termine, di cui al precedente comma.
Le Unità Sanitarie Locali, in base al piano zonale di intervento provvedono all'erogazione delle quote ai singoli Comuni interessati ' ".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Passiamo ora alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.
I Capigruppo sono convocati nel mio ufficio.
I lavori riprenderanno alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,30)



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