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Dettaglio seduta n.35 del 20/01/81 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Pesca

Emendamenti al testo della legge regionale approvata dal Consiglio regionale il 22 aprile 1980 e rinviata dal Governo il 28 maggio 1980 relativa a "Norme per la tutela del patrimonio ittico e per l'esercizio della pesca nelle acque della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo con il punto quarto all'ordine del giorno: Emendamenti al testo della legge regionale approvata dal Consiglio regionale il 22 aprile 1980 e rinviata dal Governo il 28 maggio 1980 relativa a Norme per la tutela del patrimonio ittico e per l'esercizio della pesca nelle acque della Regione Piemonte.
Riferisce l'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore alla pesca

La legge oggi riproposta riguardante la pesca è stata già discussa la scorsa legislatura ed è stata approvata dal Consiglio all'unanimità. Poich si è ritenuto opportuno, nel dare una normativa alla Regione in ordine alla pesca, di accettare tutte le osservazioni indicate dal Governo, abolendo il limite dei rappresentanti (che nella prima stesura era limitato alle associazioni che raggiungevano il 15 % ) ed accettando l'osservazione riguardante le norme CEE.
La legge da parte della Commissione è stata licenziata all'unanimità pertanto vengono riproposti articoli soggetti alle osservazioni e non si apportano altre modifiche, anche perché è opportuno definire questa legge tenendo conto che a partire dai prossimi mesi ci sarà l'apertura della pesca.
Non si è ritenuto opportuno accettare l'osservazione riguardante i pescatori di professione e le cooperative: i pescatori di mestiere in Piemonte sono ormai in estinzione e le cooperative (tre in Alessandria, una a Novara) sono già rappresentate nell'ambito del Comitato perché facenti parte delle associazioni, per cui un'altra rappresentanza significherebbe duplicare la presenza nella Consulta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Nella mia veste di Presidente della VI Commissione, confermo il voto unanime da parte della stessa nel licenziare gli emendamenti approntati dalla Giunta in ordine alle osservazioni fatte dal Commissario del Governo.
L'articolato che si propone all'esame del Consiglio riprende puntualmente, le osservazioni formulate dal rappresentante del Governo.
Qualche incertezza sussisteva sul numero dei rappresentanti nelle Consulte regionali e provinciali per quanto riguarda le associazioni e le cooperative perché si era in carenza di una serie di dati conoscitivi, che sono stati però acquisiti agli atti della Commissione ultimamente: per cui la Commissione, pur ritenendo di recepire le indicazioni del Commissario di Governo, ritiene di lasciare immutato il numero dei rappresentanti delle cooperative, per quanto riguarda i Comitati tecnici provinciali, perch nella maggior parte delle realtà è pressoché insignificante la presenza delle cooperative di mestiere, tranne che nella provincia di Novara.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Noi interveniamo soltanto per alcune precisazioni sull'atteggiamento che andremo ad assumere e che, altrimenti, potrebbe risultare inspiegabile o, addirittura, contraddittorio.
Allorquando venne approvata, il 22 aprile 1980, la legge recante Norme per la tutela e l'incremento del patrimonio ittico e per l'esercizio della pesca nelle acque della Regione Piemonte noi non facevamo più parte di questo Consiglio regionale; non abbiamo quindi avuto la possibilità di esprimere il nostro giudizio in ordine ad una normativa alla quale non avremmo concesso il nostro voto favorevole se fossimo stati presenti perché la consideriamo sotto molti aspetti carente. Talune di queste carenze sono state rilevate dal Commissario del Governo che, appunto, in data 28 maggio 1980, ha rinviato a riesame la legge. Gli emendamenti ora portati alla nostra analisi accolgono le osservazioni governative e contribuiscono senza alcun dubbio a migliorarne il testo.
Non riteniamo, quindi, di avere osservazioni da avanzare, pertanto daremo il nostro voto favorevole. La legge, però, anche dopo le modifiche apportate agli articoli 3, 7, 9, 20, 22, 24 e 29, continua a rimanere, a nostro giudizio, largamente insufficiente, anche se su altre parti il Commissario del Governo non ha ritenuto di presentare osservazione. E' un'insufficienza proprio dal punto di vista tecnico. Non ci è consentito prendere in esame articoli che l'assemblea ha già approvato e che, dal canto suo, il Commissario del Governo non ha ritenuto sottoporre a riesame.
Tuttavia, ci sia permessa una sola citazione, per dare un minimo di motivazione logica alla posizione da noi assunta: la citazione di alcune incongruenze riportate dalla legge, anche se contenute in parti che non sono ora in discussione. Guardiamo soltanto alle disposizioni contenute nell'art. 16, tanto per fare un esempio; in proposito annotiamo: 1) è assurdo fissare per legge le date precise ed immutabili per i divieti di pesca. Questi devono poter mutare di anno in anno, essendo dipendenti dall'andamento climatico delle stagioni, dalle piogge, ecc.
2) è assurdo, oltre che ridicolo, statuire per legge ché gli attrezzi professionali da posta devono essere collocati un'ora prima del levare del sole e prelevati un'ora dopo il tramonto; è il contrario: la pesca con le reti si fa di notte, non di giorno 3) è assurdo fissare il divieto di pesca del cavedano, pesce nocivo alle altre specie ittiche, perché le distrugge mangiandone le uova. In Svizzera addirittura la pesca del cavedano viene incentivata con premi e remunerazioni per il pescato 4) è assurdo fissare il divieto di pesca del persico al 25 aprile; già oggi è al 10 aprile, sarebbe ancora meglio anticipare.
Sono assurde alcune delle misure minime fissate per le specie pescabili: non lo diciamo solo noi, ma lo dice lo stesso Istituto Idrobiologico Italiano (l'anguilla a 30 cm., il luccio 40 cm.; il salmerino 18 cm., sono misure fuori dalla norma).
Non ci dilunghiamo oltre. Quanto detto ci basta per precisare il nostro voto: sarà favorevole agli emendamenti perché, in quanto recepiscono le osservazioni del Commissario del Governo, contribuiscono a migliorare il testo della legge; ma sarà negativo per il testo di legge complessivo che obiettivamente, risente ancora di talune incongruenze e di talune contraddizioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Il Gruppo democratico cristiano esprime voto favorevole agli emendamenti proposti dalla Giunta. In effetti, pur rilevandone la settorialità, il problema acquista per gli operatori un certo significato ed una comprensibile attesa. Il discorso del patrimonio ittico e dell'esercizio della pesca nelle acque del Piemonte vede, attraverso le osservazioni del Commissario di Governo, un perfezionamento della legge stessa. Per questi motivi esprimiamo un voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, come Gruppo esprimiamo voto favorevole agli emendamenti proposti. Rileviamo che va apprezzata, innanzitutto, la volontà di arrivare al più presto a dotarci di uno strumento legislativo almeno a livello regionale, mancando ancora, purtroppo, come ha già ricordato l'Assessore, una legge-quadro nazionale di riferimento, senza la quale diventa difficile dare una regolamentazione adeguata alla materia. Tra l'altro, le Regioni stanno legiferando con elementi di notevole divergenza tra di loro. Ci sono dei punti che potranno essere approfonditi quando sarà emanata la normativa nazionale.
All'art. 19, là dove si dice: Alla Federazione Pesca Sportiva e a singole associazioni sportive regolarmente costituite potrebbe essere più opportuno usare la dizione mutuata dall'art. 20: Associazioni di pescatori che va oltre la limitazione implicita nella dizione precedente.
Rimane aperto il problema delle misure regolamentari per alcune specie ittiche. Il discorso è importante, potrebbe essere eventualmente ovviato avvalendoci dell'art. 15 della stessa legge, che già attribuisce un certo mandato alla Giunta regionale per intervenire in questo settore, per adeguare la legge alle varie realtà della nostra regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Colleghi Consiglieri, il problema della pesca è più importante di quanto non possa sembrare a prima vista. Si attribuisce scarsa importanza ad un fenomeno come quello della pesca, che interessa 200 mila persone nella regione ed assume, quindi, importanza sia dal punto di vista del tempo , libero che da quello alimentare.
L'aumentato numero di pescatori, l'inquinamento delle industrie, le zone limitate impongono la necessità di ripopolare in modo massiccio le acque di alcune specie ittiche. Occorre una politica regionale in questo campo che dia l'avvio a stabilimenti di produzione ittica di quelle specie più rare che vanno in estinzione, prendendo l'esempio da alcune zone del Veneto o della Jugoslavia dove specie preziose di pesci vengono riprodotte in cattività nei fiumi di alta montagna come, per esempio, la trota locale la trota puntinata, la trota nera.
La legge sulla pesca non è tanto importante perché stabilisce le modalità della pesca, quanto per il ripopolamento delle acque, da essa disciplinato: senza questi provvedimenti sarebbe inutile ed i pescatori con amo e canna farebbero un puro esercizio fisico senza possibilità alcuna di catturare pesci. Massicci investimenti in questo campo daranno due risultati importanti per chi esercita questo tipo di sport nel tempo libero e nel settore alimentare. In Corea del nord le dighe sono polivalenti servono per l'energia elettrica e per la pesca.
Che cosa si darà al pescatore? A monte riprodurremo quelle specie rare che sono scomparse dai fiumi e dai laghi. Questo lo dico come pescatore e se volete, anche come riservista per il fatto che ho una riserva nella zona del Cuneese (pago al Comune di Chiusa Pesio una consistente somma, quindi non è privata). Sotto questo aspetto ritengo il problema molto importante.



PRESIDENTE

La parola, per la replica, all'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore alla pesca

Volevo evitare l'intervento, in quanto la scorsa legislatura è stato affrontato il problema della pesca. Con questo non è che volessi soffocare il dibattito ma, anzi, credo che questo problema sarà riproposto in Consiglio, perché a livello di Ministero dell'Agricoltura si sta predisponendo una legge-quadro. I motivi che ci hanno portato all'approvazione di questa legge stanno, come ho detto, nella sua utilità.
Però bisogna anche dire, collega Viglione, che ci troviamo di fronte ad una difficoltà di intervento, per quanto riguarda la materia pesca, nello stabilire un minimo di programmazione. Se si pensa che le acque sono del Comune, della Provincia, della Regione, dei privati e del Demanio, come è possibile fare una programmazione di attività e regolamentarla? L'inquinamento delle acque è inserito nella legge Merli (riguardo agli scarichi). Le Province e le associazioni provvederanno al controllo delle acque. Nell'articolato della legge ci sono già delle indicazioni, si parla di stabilimenti ittici per la sperimentazione della specie in relazione al problema della climatologia; si faranno delle sperimentazioni coinvolgendo l'Università. Il patrimonio ittico del Piemonte non è distrutto, anzi abbiamo tuttora un patrimonio in alcune valli del Piemonte validissimo.
Quindi, secondo me, la sperimentazione deve essere fatta in relazione alle condizioni naturali non con l'immissione di avanotti che non fanno parte dell' habitat. Non vi sono, pertanto, delle improvvisazioni per quanto riguarda l'impostazione della legge; la Regione vuole affrontare questo problema perché da decenni si è in attesa di una normativa. Anch'io sono convinto di alcune carenze: però se oltre a tener conto delle osservazioni del Commissario del Governo vogliamo anche considerare le osservazioni emerse nell'ambito del Consiglio, non riusciremo a far approvare la legge.
Non appena saremo di fronte ad un nuovo dibattito affronteremo gli altri problemi.
Limitiamoci, quindi, a recepire queste osservazioni; nella fase successiva esamineremo con maggiore impegno anche eventuali proposte che potranno emergere attraverso la legge-quadro.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione degli articoli modificati Art. 3 (Comitato consultivo regionale e Comitati consultivi provinciali per la pesca) Il Comitato consultivo regionale per la pesca, quale organismo di coordinamento dei Comitati provinciali, è composto da: 1) l'Assessore regionale alla pesca, o suo delegato, che lo presiede 2) gli Assessori provinciali alla pesca, o loro delegati 3) l'Ispettore regionale delle foreste, o suo delegato 4) un rappresentante delle Comunità montane designato dalla Delegazione regionale dell'U.N.C.E.M.
5) due rappresentanti delle cooperative dei pescatori di mestiere operanti nella Regione 6) tre rappresentanti della Federazione Italiana Pesca Sportiva (F.I.P.S.) ed un rappresentante per ciascuna delle associazioni riconosciute ai sensi dell'art. 20 7) il Direttore dell'Istituto italiano di idrobiologia De Marchi 8 ) tre esperti nelle discipline naturalistiche e forestali scelti dal Consiglio regionale, con voto limitato a due nominativi, su proposta delle Facoltà universitarie di Scienze matematiche, fisiche, naturali, di agraria e di veterinaria 9) un rappresentante della Federazione sindacale unitaria designato dall'organizzazione regionale.
Le funzioni di segretario del Comitato sono esercitate da un funzionario addetto agli uffici regionali della pesca.
I Comitati consultivi provinciali per la pesca sono composti da: 1) il Presidente della Giunta provinciale, o suo delegato, che lo presiede 2) un rappresentante dei pescatori di mestiere operanti nella provincia 3) tre rappresentanti della Federazione Italiana Pesca Sportiva (F.I.P.S.) ed un rappresentante delle associazioni riconosciute ai sensi dell'art. 20 in quanto operanti a livello provinciale 4) l'Ispettore ripartimentale delle Foreste, o suo delegato 5) l'Ingegnere capo della sede provinciale del Genio Civile, o suo delegato 6) un rappresentante della Federazione sindacale unitaria designato dall'organizzazione provinciale.
Le funzioni di segretario del Comitato provinciale sono esercitate da un funzionario addetto all'Ufficio provinciale della pesca.
Ai Comitati sono conferiti compiti di studio e di ricerca per: a) la valutazione della consistenza della fauna ittica nelle acque interne pubbliche e private b) la protezione e la tutela della fauna di cui all'art. 1 della presente legge c) la regolamentazione nell'uso in agricoltura di sostanze chimiche che possano compromettere la consistenza della fauna ittica ed alterare gli ambienti naturali d) la valorizzazione degli ambienti naturali e) la formulazione di pareri sulle materie previste dalla presente legge.
I Comitati sono costituiti con decreto del Presidente della Giunta regionale o della Giunta provinciale, nell'ambito delle rispettive competenze, sulla base delle designazioni delle istituzioni, delle federazioni, delle associazioni e delle organizzazioni interessate.
I Comitati eleggono nel proprio seno un Vicepresidente scelto fra i rappresentanti dei pescatori.
Non possono fare parte dei Comitati coloro che siano stati condannati con sentenza irrevocabile per reati in materia di pesca.
I Comitati sono costituiti entro tre mesi dall'entrata in vigore della presente legge, durano in carica cinque anni e scadono comunque con lo scioglimento del Consiglio regionale o del Consiglio provinciale territorialmente competente.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 46 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 7 (Strumenti e mezzi di pesca) Nelle acque interne, principali e secondarie, della Regione è consentita la pesca sportiva con: a) la canna lenza, con o senza mulinello b) la tirlindana, limitatamente ai laghi classificati tra le acque principali c) la bilancia.
Il Consiglio regionale emana disposizioni contenenti la descrizione, il numero degli attrezzi e dei mezzi consentiti per l'esercizio della pesca le località nelle quali questi possono essere usati, i limiti ed i periodi di tempo per il loro uso.
Nelle acque principali la pesca di mestiere può essere esercitata con rete o altri attrezzi elencati nell'apposito regolamento regionale.
Gli attrezzi professionali devono essere contrassegnati dai servizi di controllo la cui effettuazione è delegata alle Province.
Il titolare della licenza di pesca è autorizzato a portare, per l'esercizio piscatorio, utensili da punta e da taglio atti alle esigenze della pesca.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 46 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 9 (Tipi di licenza) Licenza di tipo A: autorizza il pescatore di mestiere all'esercizio della pesca mediante l'uso delle reti ed altri attrezzi elencati dall'apposito regolamento regionale.
Licenza di tipo B: autorizza il pescatore dilettante all'esercizio della pesca con canna, anche attrezzata con mulinello e con più ami tirlindana, bilancia di lato non superiore a metri 1,50.
La licenza di tipo A può essere rilasciata soltanto a cittadini italiani.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 46 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 20 (Riconoscimento) Le associazioni istituite con atto pubblico che perseguono finalità relative alle attività dei pescatori nelle acque interne della Regione e che abbiano un ordinamento democratico, possono richiedere il riconoscimento agli effetti della presente legge al Presidente della Giunta regionale.
Qualora vengano meno, in tutto o in parte, i requisiti previsti per il riconoscimento, il Presidente della Giunta regionale revoca il riconoscimento stesso.
Ai fini di quanto previsto dal primo comma del presente articolo, non è consentita l'iscrizione a più di una associazione pescatoria riconosciuta.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 46 Consiglieri L'art. 20 è approvato.
Art. 22 (Vigilanza) La vigilanza sull'osservanza della presente legge e l'accertamento delle violazioni relative sono affidate al personale del Corpo forestale alle guardie di caccia e pesca, agli agenti di polizia locale, urbana e rurale, e a guardie giurate volontarie.
Le guardie giurate volontarie sotto nominate su proposta del Presidente della Giunta regionale, della Comunità montana e delle Amministrazioni provinciali, della Federazione Italiana Pesca Sportiva (F.I.P.S.
C.O.N.I.), fra coloro che abbiano seguito i corsi istituiti dalla Regione ai sensi dell'art. 32 della legge regionale 6 novembre 1978, n. 68.
Le guardie giurate volontarie devono possedere i requisiti determinati dall'art. 138 del Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con R.D. 18 giugno 1931, n. 773 e prestare giuramento davanti al Pretore.
Su segnalazione e denuncia presentata da enti, associazioni o da singoli cittadini che dichiarino la loro identità, i Comuni, le Province le Comunità montane e i Consorzi dispongono, mediante il personale di cui al primo comma, immediati sopralluoghi e verifiche per pervenire all'accertamento di eventuali trasgressori.
Della segnalazione o della denuncia, nonché dell'esito dei conseguenti accertamenti, viene fatta annotazione su apposito registro comunale, con l'indicazione dell'ente, dell'associazione b della persona da cui proviene.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 46 Consiglieri L'art. 22 è approvato.
Art. 24 (Procedure amministrative) Alle violazioni di cui alla presente legge si applica la procedura di cui alla legge 24 dicembre 1975, n. 706.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 46 Consiglieri L'art. 24 è approvato.
Art. 29 (Personale dei Consorzi) il personale dipendente dai Consorzi di cui al precedente art. 25, con rapporto continuativo di impiego in servizio alla data del 31 marzo 1980 è assegnato alle Province nel cui territorio presta servizio, con effetto dalla data di entrata in vigore della presente legge, previa intesa con le Province stesse.
Le Amministrazioni provinciali nel garantire la continuità delle funzioni loro delegate si avvarranno di tale personale che continuerà pertanto ad esercitare le funzioni svolte presso i soppressi Consorzi.
Il personale dei disciolti Consorzi assegnato alle Province è inquadrato nei ruoli delle medesime dalla data di assegnazione, in base al livello posseduto presso l'ente di provenienza alla data di entrata in vigore della presente legge, sulla base dell'allegata tabella di corrispondenza e fatte salve le posizioni economiche acquisite nell'ente di provenienza.
La posizione giuridica ed economica viene determinata nel livello di inquadramento sulla base delle norme previste dal contratto nazionale di lavoro per i dipendenti degli Enti locali siglato in data 7 febbraio 1979 punto 4, con effetto dalla data di assegnazione alle Province.
A decorrere dalla data di assegnazione alle Province il personale sarà iscritto ai fini del trattamento di quiescenza, previdenza e assistenza alla C.P.D.E.L. e all'I.N.A.D.E.L.
Tabella di corrispondenza dei livelli funzionali del personale dei Consorzi Tutela Pesca ai livelli previsti dal contratto per il personale degli Enti locali siglato in data 7 febbraio 1979.
Livello funzionale Consorzi Tutela Pesca: Guardiapesca Livello Enti locali: IV livello (L. 2.556.000) Livello funzionale Consorzi Tutela Pesca: Personale amministrativo con mansioni esecutive Livello Enti locali: IV livello (L. 2.556.000) Livello funzionale Consorzi Tutela Pesca: Personale amministrativo con mansioni di concetto Livello Enti locali: V livello (L. 2.790.000).
Si passi alla votazione.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 46 Consiglieri L'art. 29 è approvato.
Passiamo ora alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 44 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario

Esame progetto di legge n. 17: Istituzione del servizio per il coordinamento delle funzioni di competenza regionale in materia di attuazione dei regolamenti e delle direttive C.E.E.


PRESIDENTE

Il punto undicesimo all'ordine del giorno ci richiama all'esame del progetto di legge n. 17: Istituzione del servizio per il coordinamento delle funzioni di competenza regionale in materia di attuazione dei regolamenti e delle direttive C.E.E.
La parola alla relatrice, signora Vetrino Nicola.



VETRINO Bianca, relatore

Non vorrei dare per letta la relazione, poiché è stata consegnata ai Consiglieri soltanto questa mattina, d'altra parte non vorrei nemmeno tediare l'assemblea con, la lettura delle tre pagine. Cercherò quindi di sintetizzarle.
Innanzitutto vorrei mettere in evidenza il motivo fondamentale per cui il Consiglio regionale è chiamato a discutere sull'istituzione del servizio per il coordinamento delle funzioni di competenza regionale in materia di attuazione dei regolamenti e delle direttive C.E.E.
Al di là dell'attenzione del Consiglio regionale ai problemi europei alla vocazione europea della nostra Regione, ci sono motivi li tipo tecnico amministrativo che hanno consigliato la Giunta a presentare questo disegno di legge, tra l'altro quale bozza, aperta al contributo delle forze politiche presenti nella I Commissione. Il motivo sostanziale è quello di dotare la comunità regionale di uno strumento operativo perché gli enti pubblici, le aziende e i cittadini siano in grado di usufruire dei regolamenti, delle leggi, dei finanziamenti che la C.E.E. assegna alle Regioni. Anche in questo Consiglio abbiamo lamentato l'incapacità e l'impossibilità dei soggetti poc'anzi citati di avvalersi degli strumenti della C.E.E., proprio per mancanza di informazione e di riferimenti.
Questo è un modo per attuare i compiti che le leggi delegate, la 382 e il D.P.R. 616, stabiliscono per le Regioni, relativamente alle funzioni amministrative sulle applicazioni dei regolamenti C.E.E. Va da sé che l'indirizzo e il coordinamento è un fatto della politica estera nazionale mentre l'applicazione pratica di quelli che sono i regolamenti e le funzioni amministrative è un atto regionale. La Commissione, nel suo complesso, ha ritenuto questo strumento indispensabile e perciò ne propone una definizione attraverso un ufficio di Coordinamento.
La preoccupazione fondamentale di tutte le forze politiche presenti in Commissione, è stata quella di sentire il parere della Consulta europea regionale la quale, in un documento, ha espresso alcune precisazioni sull'articolato del disegno di legge stesso dimostrando la sua disponibilità a collaborare. Anzi, nella lettera di accompagnamento all'ordine del giorno, votato dalla Consulta in una riunione apposita c'era un plauso ed un riconoscimento della validità di questo strumento e quindi si auspicava che la Regione assumesse prontamente il provvedimento.
Il servizio nasce come servizio comune della Giunta e del Consiglio regionale e non è ancora stata precisata la sua strutturazione. In occasione della discussione, in proposito sviluppatasi in I Commissione, si è stabilito che questa definizione sarà compito della Commissione stessa.
Tuttavia, da parte dei Commissari, è venuta una calda raccomandazione a fare in modo che questo sia un organismo snello, eminentemente tecnico, che non riproduca l'ente burocratico, ma che, viceversa, proprio nella sua snellezza e nella sua elasticità, abbia la possibilità di assolvere i compiti per i quali è istituito e soprattutto che sappia procurarsi apporti professionalmente validi tali da sfruttare le opportunità di collaborazione in merito a questi problemi, esistenti nella comunità piemontese.
Credo doveroso sollecitare l'approvazione del provvedimento, che è stato esaminato con particolare attenzione in sede di Commissione, e raccomandare il voto favorevole dopo la discussione, che mi auguro produttiva in vista del fine perseguito a favore di tutta la comunità piemontese cioè, di avere uno strumento idoneo e riconosciuto per consentire al Piemonte di rappresentarsi degnamente in Europa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

La valutazione data come Gruppo liberale, quando questo provvedimento è stato presentato in Commissione per l'esame, è stata contemporaneamente di consenso e di preoccupazione.
Il consenso - in un momento in cui l'economia italiana e piemontese, in particolare, incontrano gravi difficoltà a stabilire ed attivare canali che consentano alla società italiana nel suo insieme di avvalersi nella massima misura possibile delle opportunità finanziarie offerte dal mercato dei capitali europei, attraverso i canali comunitari - non può essere considerato un elemento negativo.
E' giusto anche dire come in passato il Piemonte abbia già avuto occasione di rivolgersi a questi canali e mi piace ricordare, in questa sede, uno degli aspetti più positivi della mia esperienza quale amministratore delegato dell'area attrezzata di Vercelli (carica che ho ricoperto dalla costituzione della società fino al 1979), perché proprio su mia insistenza venne presentata dall'AIAV una domanda di finanziamento al fondo di ristabilimento della Comunità Europea, che ha avuto esito positivo proprio in questi giorni, recando ad un'importante iniziativa per il riequilibrio piemontese un finanziamento con garanzia di rischi di cambio a carico dello Stato di dimensioni rilevanti, quindi concorrendo a migliorare l'offerta per l'insediamento industriale nell'area di Vercelli.
Pertanto, il nostro apprezzamento per questa attenzione della Giunta affinché l'economia piemontese possa avvalersi di tutte le possibilità offerte dai canali comunitari, non può che essere confermato in questa sede.
Dicevo anche preoccupazioni, che sono di doppio ordine. Il primo riguarda l'applicazione di una delle regole della Morale Kantiana, cioè cosa capiterebbe se 20 Regioni d'Italia decidessero di aprire degli uffici di rappresentanza presso gli organi della Comunità. Un comportamento singolarmente buono, indubbiamente verrebbe a creare una serie di problemi in quanto non c'è dubbio che le risorse europee sono limitate e che il loro impiego deve essere visto nel quadro complesso, in particolare nel rapporto nord-Mezzogiorno del Paese. E' di questi giorni la notizia che il Ministro del Tesoro Andreatta ha sospeso l'emanazione dei decreti di copertura di rischio-cambio sui programmi già approvati in accesso agli istituti della Comunità Europea, perché è stata compiuta in questo momento una scelta del Governo italiano di concentrare le risorse disponibili in quella sede verso i programmi di ricostruzione del Mezzogiorno.
Dobbiamo essere anche molto chiari: il capitalismo è spietato (fortunatamente) ; il denaro disponibile sui mercati internazionali è molto; il fatto che rende interessante l'accesso ai mercati dei finanziamenti degli istituti della C.E.E. è che il Governo italiano si assume le garanzie di rischio-cambio. Ecco, allora, la nostra preoccupazione è che questa azione del Piemonte possa trovare delle garanzie di correlazione alle strategie generali, che il Governo si darà riguardo all'impiego delle risorse assumibili a quei livelli e che non si crei una sorta di assalto alla diligenza da parte di 20 Regioni, le quali indipendentemente da ogni disegno di correlazione, cerchino di portare più acqua al loro mulino per risolvere i problemi oggettivamente esistenti sul loro territorio.
La seconda preoccupazione è connessa all'istituzione di un nuovo servizio all'interno della Regione Piemonte. Esiste il timore, da una parte, che si scivoli nelle ambizioni da ambasciata, quindi in una funzione più di rappresentanza che di promozione e di stimolo; dall'altra la preoccupazione che questo Ufficio venga ad essere costruito più al servizio di chi detiene il potere, piuttosto che non dell'intera comunità piemontese e che possa, invece, assumere delle caratteristiche e delle dimensioni di ordine troppo elevato.
Ci sembra che il livello di consenso raggiunto nella Commissione grazie anche al paziente lavoro della relatrice Vetrino Nicola ed alla disponibilità della Giunta - sia a garanzia del fatto che questo servizio non è della Giunta ma della Giunta e del Consiglio, e che comunque le decisioni sull'organizzazione dell'organo passeranno attraverso una verifica di Commissione. Questa posizione ha permesso di superare diverse perplessità per cui, noi liberali, confermiamo, in questa sede, il parere positivo seppure dopo aver espresso le nostre riserve su di un tema così importante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

L'iniziativa che stiamo per avallare con questo provvedimento legislativo, come è già emerso nelle discussioni affrontate in Commissione e nella Consulta Europea, si presenta con obiettive motivazioni di tipo funzionale. La rilevanza politica del provvedimento, al di là delle giuste considerazioni fatte dal Consigliere Bastianini, deve essere ricondotta nella definizione formale del provvedimento ad un quadro di compatibilità e di correttezza che faccia salve le competenze di tipo istituzionale che la Regione ha in materia unitamente anche ai ruoli propri di iniziativa politica che sono assegnati agli organi consultivi della Regione quali la Consulta su problemi dell'unificazione europea.
La Consulta regionale, che si è ricostituita il 25 ottobre 1980, deve essere intesa come lo strumento attraverso il quale realizzare il massimo coordinamento possibile dell'attività europea, da parte degli Enti locali dei partiti, dei sindacati, dei parlamentari europei e delle organizzazioni federaliste. E' chiaro conte un'iniziativa di questo tipo non possa adombrare il ruolo di iniziativa e di raccordo nelle azioni di tipo promozionale e conoscitive che sono state a suo tempo assegnate alla Consulta e che la stessa deve poter svolgere, proprio perché ha investito e coinvolto componenti esterne alle istituzioni in modo corretto ed inequivocabile.
Per quanto riguarda questo provvedimento, la Consulta si è espressa nella sua ultima riunione e le conclusioni della stessa hanno appuntato l'attenzione sull'allegato A) e sono note ai Consiglieri Considerato che questo allegato diverrà parte integrante del provvedimento legislativo e sarà sostitutivo del precedente che la legge specifica del 1979 richiamava per i servizi comuni, Giunta e Consiglio, è chiaro come la Consulta, con quelle indicazioni, intendesse sopprimere le ultime tre articolazioni che erano State delineate o perlomeno modificarne alcune.
In sostanza, riteniamo, e la Consulta ha richiamato questi concetti che la diffusa rappresentatività della Consulta stessa, le garanzie di conduzione esistenti in Italia da parte delle forze politiche all'interno della Consulta, devono consentire che le iniziative politiche di coordinamento di attività esterne agli stretti compiti di istituto della Regione (azioni promozionali di diffusione della tematica europea organizzazione di convegni, manifestazioni, opera di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, raccordi tra le associazioni e le istituzioni locali) siano svolti dalla Consulta. Tutti aspetti che invece paiono essere assorbibili, sia pure in chiave meramente funzionale e tecnica, ma con pericolose possibilità di essere inghiottiti anche in chiave politica, dal nuovo servizio in istituzione.
E', quindi, indispensabile che si provveda ad una rilettura dell'allegato A) e ad una ricomposizione corretta.
Dichiariamo la nostra soddisfazione sui punti: raccordo delle attività dei competenti servizi della Regione per l'attuazione dei regolamenti e delle direttive comunitarie rapporti con gli uffici statali per le materie e le attribuzioni di competenza della Comunità Europea attività di documentazione ed informazione della legislazione comunitaria e di quella statale attuativa (raccolta delle normative comunitarie-direttive, raccomandazioni, decisioni, pareri, bollettini ufficiali della Comunità e delle leggi e regolamenti nazionali in materia di competenza C.E.E.); integrando questo punto, come la Consulta suggerisce, con l'informazione e la consulenza degli Enti locali e dei cittadini del Piemonte sull'accesso ai fondi comunitari e le relative normative assistenza ai servizi regionali competenti durante l'iter delle domande inoltrate alla Commissione.
Richiamiamo l'indispensabile esigenza di togliere la parte che si riferisce all' organizzazione di incontri, convegni, seminari attinenti le problematiche in raccordo con gli altri servizi e di lasciare il punto che riguarda la divulgazione e pubblicizzazione dell'attività C.E.E.
soprattutto per quanto attiene la sfera di collegamento con la realtà regionale in quanto lo riteniamo coerente con i principi già enunciati precedentemente. Il raccordo con le organizzazioni a livello regionale, che operano con la Comunità Europea, deve intendersi per i problemi specifici di cui al punto 4) dell'allegato.
Questo per noi diviene uno dei punti caratterizzanti, sui quali desideriamo accentrare l'attenzione del Consiglio, dell'esecutivo e della maggioranza perché l'enunciazione dei compiti del servizio sia coerente con le impostazioni politiche da tutti sottoscritte.
Quindi, impregiudicate le possibilità di attivare all'interno di questo servizio o di questa struttura un sostegno funzionale anche alla Consulta riteniamo che a quest'ultima non debbano essere tolti compiti riconosciuti snaturandone il funzionamento.
La seconda condizione che riteniamo irrinunciabile è quella che la struttura concepita e voluta dalle forze politiche congiunte, Giunta e Consiglio, sia un organismo agile che non si ingigantisca inutilmente in funzione di compiti che non sono necessari e che comunque la sua definizione numerica e funzionale, proprio perché vi possa essere l'assenso sia dell'esecutivo, sia delle forze politiche del Consiglio, avvenga con deliberazione del Consiglio regionale. Presentiamo un emendamento aggiuntivo all'art. 2 sottoscritto dal nostro Capogruppo, dal sottoscritto dal Consigliere Carletto e dal Capogruppo repubblicano, Consigliere Vetrino Nicola, che indica: La struttura del servizio sarà definita con deliberazione del Consiglio regionale.
L'ultima condizione che chiediamo come garanzia perché i presupposti richiamati siano rispettati, è che la struttura non preveda delle articolazioni esterne alla Regione, anche fisicamente e che, quindi, quelle ipotesi, avanzate già in altre condizioni ed in altri tempi, di un ufficio rappresentativo vero e proprio della Regione a Bruxelles, non siano attivate: ci sia assicurato perché rischieremmo, in questo modo, di invalidare i contenuti propri del supporto istituzionale del servizio ed ingenereremmo una deformazione rispetto alla riconduzione ad Una gestione unitaria (Giunta e Consiglio regionale).
Con le modificazioni che ho suggerito all'allegato, il quale anzich essere titolato Servizio funzionalmente dipendente dal Presidente della Giunta regionale dovrà essere Servizio comune al Consiglio ed alla Giunta regionale, chiediamo un pronunciamento della maggioranza per una valutazione finale sul voto da esprimere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente e colleghi, un brevissimo intervento per chiarire la posizione del nostro Gruppo. Noi rileviamo, anzitutto, che questo disegno di legge è soltanto, al momento, una dichiarazione di principio - se si vuole, una dichiarazione di intenti - in quanto tutti i successivi approfondimenti sui compiti che dovrà avere questo servizio vengono demandati alla I Commissione.
Davanti alla dichiarazione di principio, da una parte noi condividiamo la necessità di un servizio di raccordo con gli organi della Comunità Europea. Ormai i rapporti sono diventati di una tale complessità - come abbiamo avuto occasione di notare alcuni anni or sono quando fummo in visita al Parlamento Europeo, con una delegazione guidata dall'allora Presidente del Consiglio Sanlorenzo - che si rende indubbiamente necessario questo servizio. Inoltre va rilevato che (questo non è sicuramente il caso del Piemonte) gran parte delle Regioni d'Italia lasciano tuttora inutilizzati molti fondi, messi a disposizione dalla C.E.E. Ben venga dunque, questo servizio, che non ci può, sotto questo aspetto, non trovare favorevoli. D'altra parte, facciamo nostre le stesse perplessità che abbiamo sentito qui enunciare, prima dal collega Bastianini, poi anche dal collega Picco: che cosa potrà diventare in futuro questo servizio? Non lo sappiamo, perché tutti i compiti vanno ancora definiti in sede di I Commissione. Tuttavia, alcune frasi pronunciate dalla collega Vetrino Nicola ci inducono a confermarci in questo nostro atteggiamento di perplessità: ha detto la collega Vetrino Nicola che con questo servizio il Piemonte deve sapersi degnamente rappresentare in Europa. Sì, ma che cosa significa esattamente? Significa mantenere sempre una visione strettamente limitata alla Regione, per ciò che riguarda il servizio che si va ad istituire; o non c'è, invece, il progetto di qualcosa che travalichi i confini regionali, che si ponga in antitesi allo stesso Stato Unitario? In questo, non sarebbe da noi, ovviamente, accettabile.
Pertanto riteniamo che, posti di fronte ad un articolato che indubbiamente contiene molti elementi di incertezza, ed anche davanti alle sollecitazioni di revisione e di correzione che sono giunte da molte parti (ricordiamo gli emendamenti adesso proposti dal collega Picco), pensiamo che non si possa attribuire a questo disegno di legge altro che un voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Vorrei rispondere in ordine ad alcune osservazioni che sono state fatte. Non h o dubbi rispetto a quanto il Consigliere Bastianini ha prospettato. Esiste certamente l'intenzione di non travalicare i limiti del piano generale del Governo e del Parlamento.
D'altronde nella precedente legislatura non abbiamo compiuto un atto che fosse contrario all'indirizzo generale che Parlamento e Governo si erano dati.
Le umiliazioni e le minacce che sono state formulate contro di noi perché promuovevamo iniziative atte ad esaltare i prodotti piemontesi in Europa ed anche fuori, non ci hanno scoraggiato nel nostro intento, che era quello sancito con la legge-quadro della Regione Piemonte per il personale.
Molte materie sono di competenza della Regione in tema di agricoltura di formazione professionale, di cultura, di economia, di finanziamenti, che investono anche problematiche regionali; quindi, sotto questo aspetto, il servizio è assolutamente giustificato.
Non ho risolto i dubbi che Picco giustamente poneva in ordine ad una struttura esterna. Nel 1975 il Piemonte e la Lombardia disegnarono un progetto del genere che aveva un duplice momento; l'uno riproduceva il sistema tedesco, l'altro proponeva un ufficio di appoggio a Bruxelles che consentisse un dialogo ed un confronto con la Comunità e che non fosse mediato da interlocutori statali, spesso inesistenti.
Né concordo, Consigliere Picco, con il fatto che questa struttura debba avvenire per deliberazione del Consiglio. Nessuno meglio di me ha per tanti anni sostenuto la centralità del Consiglio regionale, ma non ritengo che il Consiglio regionale debba assumere una deliberazione su ogni fatto dell'esecutivo perché il Parlamento ha una sua rappresentanza politica che si esprime con le leggi e con i provvedimenti. Chi è al Governo governa chi è al Parlamento, sia in maggioranza sia in opposizione, deve sostanzialmente andare più nella direzione del controllo dell'esecutivo che non della deliberazione.
Semmai dobbiamo rivendicare, nell'ambito della Commissione, di aver conoscenza di quanto accade cioè, il controllo.
Si tratta di attivate questo servizio che già nella legislatura 1975/1980 avevamo tentato di portare avanti con il raccordo generale delle Regioni, che avvenne all'assemblea nazionale di Parigi, presenti tutte le Regioni d'Europa, nei giorni 6/7/8 dicembre 1976. Ancora recentemente a Bruxelles si è sottolineata la necessità di non saltare l'aspetto statuale e parlamentare del nostro Paese, sottolineando invece l'importanza di un raccordo e di un confronto con la realtà europea.
Per questo riteniamo che la legge sia rilevante e necessaria, pertanto il Gruppo socialista darà il suo voto favorevole.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Non mi dilungherò nel rilevare quanto già il relatore ha sottolineato circa l'importanza dell'atto che si va a compiere, della scelta sottopostaci attraverso l'iniziativa della Giunta. Del resto, il plauso espresso anche dalla Consulta Europea del Consiglio regionale contraddistingue il significato della proposta di legge in discussione.
Credo valga la pena soltanto aggiungere che il Piemonte - non tanto in una corsa a chi arriva primo, ma in termini di scelte operative atte a dare consequenzialità alle affermazioni che già nel corso del dibattito programmatico si erano venute facendo da parte di tutti i Gruppi, cieca il rapporto tra la nostra Regione e la nuova realtà europea - è la Regione che, in primis, si procura un provvedimento organico, volto a rispondere compiutamente alle esigenze che altri colleghi hanno sottolineato più ampiamente in precedenza.
Crediamo sia giusto che l'iniziativa della nostra Regione debba andarsi, nel prosieguo di tempo, a misurare con l'esigenza di un coordinamento con le altre Regioni italiane.
E' un'esigenza oggettiva che, peraltro, non può portare a decisioni a priori, le quali dovranno essere oggetto di discussione: mi riferisco alla condizione (così la definiva il Consigliere Picco, io mi auguro che fosse soltanto un'espressione di volontà) di non decidere di aprire nessun punto di rappresentanza. E' una delle materie in discussione, sulla quale influirà notevolmente la possibilità o meno di creare questi momenti di collegamento con altre Regioni, ma sulla quale non si può discutere come condizione a priori, ma come esigenza, alla pari di altre prospettate nel corso del dibattito, sulla quale andarsi a confrontare nel momento in cui si tratterà di discutere la struttura operativa del servizio che, si è detto, agile e funzionale. Come Gruppo concordiamo su questa posizione anzi, la Giunta stessa nel corso dei lavori della Commissione ha proposto che questa struttura fosse oggetto di un apposito lavoro da compiersi congiuntamente tra la Giunta stessa e la Commissione.
Valutando appieno questo impegno espresso dalla Giunta credo si possa anche convenire sulla proposta qui formulata circa il fatto che poi questo lavoro possa concludersi con una deliberazione del Consiglio regionale.
D'altra parte, occorre però che alcuni aspetti siano resi più chiari ad ognuno di noi: in modo particolare, che la materia che la legge in discussione tende a normare è quella relativa ad un servizio della Regione non ad un organo deliberante, quindi sostitutivo di altri momenti politico istituzionali della Regione; una struttura funzionale operativa al servizio dei momenti istituzionali di governo e di consiglio.
Credo che questo vada colto ed assunto in tutto il suo significato nel momento in cui, accanto alla dizione servizio si è anche andato a precisare che si tratterà di un servizio che potrà supportare non soltanto le iniziative che la Giunta si appresta a prendere, ma anche le eventuali iniziative che il Consiglio, nella sua forma assembleare, o attraverso le sue articolazioni politiche interne e consultive, potrà assumere.
Occorre avere presente, con chiarezza, che il rispetto dei reciproci spazi di iniziativa non può in alcun modo prefigurare una sorta di limitazione a priori degli spazi di iniziativa altrui. Se il servizio verrà interessato a proposte operative di questa assemblea o della Consulta, si tratterà di verificare che esso sia in grado di supportare con tutta l'efficacia e la capacità funzionale necessaria; ma, evidentemente, non si può artificiosamente o surrettiziamente porre dei vincoli all'iniziative dell'esecutivo e del Consiglio che non sarebbero in alcun modo giustificati. Nello stesso tempo, tutti concordiamo sull'importanza della Consulta regionale europea, ma anche in questo caso non è pensabile che l'enfatizzazione di questo pur importante momento di iniziativa possa essere inteso quasi come sostitutivo, se non contrapposto, ad altri momenti e che sul terreno dell'informazione e dell'approfondimento dei problemi sia auspicabile che vi siano iniziative del Governo regionale, credo che non vi dovrebbero essere dubbi. Il problema è, appunto, di uscire da una sorta di contrapposizione che rischia di vanificare il pur meritorio sforzo di valorizzazione della capacità di iniziativa del Consiglio regionale, il ruolo e la centralità del Consiglio stesso.
Sul fatto che il servizio deve far capo alla Giunta, io invito a riflettere il Gruppo della D.C., che per bocca dell'arch. Picco ha espresso opinioni diverse circa il soggetto a cui deve fare capo dal punto di vista funzionale il servizio stesso. Ora, dico che dovrebbe essere pacifico perché si tratta di una struttura che non può essere concepita né in modo acefalo, e neppure in modo disorganico e confuso, ma deve essere concepita in termini di unicità funzionale, che non contraddice l'essere al servizio delle iniziative che il Consiglio e la Consulta potranno assumere; deve avere una chiarezza - come tutti i servizi - di indirizzi, di direzione e di funzionalità che non può che trovare punto di riferimento nella Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Il Gruppo socialdemocratico voterà il disegno di legge in esame ravvisando la necessità di disporre a livello europeo di una struttura regionale capace di suggerire iniziative e rappresentare il Piemonte, che costituisca un anello di congiunzione tra l'attività comunitaria e le attività regionali. Non è altro che l'adeguamento, da parte delle istituzioni pubbliche, rispetto ad un tipo di attività che le associazioni private da anni svolgono da questo punto di vista; anche la Regione costituisce un gruppo di pressione pubblico, occorre, quindi, una struttura che sappia rappresentare le esigenze, gli interessi e le motivazioni dell'istituto regionale nelle varie fasi di predisposizione, elaborazione ed attuazione delle politiche comunitarie.
Questo provvedimento può correttamente inserirsi nel programma approvato dal Consiglio regionale in ordine all'inserimento a pieno titolo del Piemonte nell'Europa. Oltretutto, con la costituzione del Fondo europeo di sviluppo regionale, attivato nel 1975, questo provvedimento serve anche per compensare singole e particolari politiche comunitarie nei diversi settori di intervento. Talvolta non vi è stato il completo utilizzo delle possibilità comunitarie ed alcune cause possono essere ricondotte a motivazioni di carattere istituzionale ed organizzativo. Spesso i diversi soggetti non hanno compiuto gli atti necessari o per intempestività o per scarsa conoscenza dei meccanismi e degli iter procedurali od addirittura perché ignorava le opportunità offerte a livello comunitario.
Oltre alla buona volontà, è necessario anche rispondere con un richiamo alla qualificazione del personale della struttura pubblica in Italia, anche se non si possono disconoscere le difficoltà di un rapporto istituzionale generalizzato su scala comunitaria per là peculiarità dell'ordinamento istituzionale regionale italiano.
Vi è qualche preoccupazione di ordine giuridico, che tuttavia riteniamo possa essere superata alla luce degli articoli 4 e 6 del D.P.R. 616, che lasciano intravedere margini di competenza per l'attività di promozione delle Regioni a livello comunitario attinenti le materie trasferite o delegate. E' questa una vecchia questione sulla quale nel 1972 la Presidenza del Consiglio dei Ministri ebbe una presa di posizione restrittiva, poi Modificata con il D.P.R. 616, che lascia spazi di partecipazione alle Regioni per la determinazione delle politiche comunitarie.
Pertanto siamo favorevoli all'istituzione di questo servizio con l'augurio che esso possa favorire lo sviluppo degli scambi internazionali rilanciando il Piemonte nell'Europa, favorire un raccordo con la programmazione nazionale ed interregionale per evitare spezzettamenti e doppioni a livello comunitario, recuperare l'apporto delle associazioni e degli enti che tanto hanno contribuito alla realizzazione dell'unione europea.
Per tutte queste ragioni il Gruppo socialdemocratico voterà a favore del disegno di legge in esame.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Credo abbiano avuto ragione tutti quei Consiglieri che hanno rilevato l'importanza politica del provvedimento, per la sua qualità ed anche nei suoi limiti. L'importanza politica deriva dal fatto che è il primo che le Regioni cercano di darsi, e in questo senso ha anche una funzione di avanguardia: noi auspichiamo che il Governo lo approvi e approvandolo sempre nel quadro dei poteri trasferiti alle Regioni dal D.P.R. 616 - si porti un po' d'ordine in questa materia cercando di elevare l'efficienza delle Regioni nel rapporto con la Comunità Europea.
Quello che viene presentato, è un progetto di legge tendente ad istituire uno strumento, come è stato ben rilevato da tutti; nient'altro che questo. Tuttavia, è uno strumento che si inserisce in una situazione politica di rapporto fra il nostro Paese e la C.E.E., per la quale purtroppo, non vige il principio della filosofia Kantiana (come diceva Bastianini). Io ritengo che ci si debba ispirare per i rapporti dei vari apparati dello Stato italiano nei confronti della Comunità Europea piuttosto all'Abate Galliari: Sol chi sa che non sa ne sa più di chi sa che è la filosofia dei saggi ma, ad un tempo, degli ignoranti.
A metà del 1979, in Italia, gli stanziamenti non utilizzati ammontavano per il fondo sociale al 58%, per il fondo regionale al 52 %, per il FEOGA al 57% : nessuna paura, quindi, Consigliere Bastianini, che creando questo strumento l'efficienza delle Regioni italiane sia così alta da portare a predominare nell'utilizzo dei fondi. In compenso, però, la situazione ha anche l'altro risvolto della medaglia, come sempre succede nel nostro Paese in tanti altri settori: il colmo dell'esasperazione centralistica sta, ad esempio, nel fatto che con decreto ministeriale del 27 luglio 1976, per il Mezzogiorno d'Italia, che dovrebbe essere sempre il favorito dai meccanismi della Comunità Europea, è stato stabilito che è la Cassa per il Mezzogiorno che propone, dispone, istruisce, decide, respinge i progetti, li accetta incassa i contributi e poi le Regioni ed i Comuni, su domanda alla Cassa ottengono i finanziamenti. Bisogna allora liquidare un centralismo di questa natura, bisogna muoversi nell'ambito della coscienza di creare non ambasciate, consolati o rapporti diretti con la Comunità Europea, ma fare in modo che lo stato delle Regioni, delle autonomie, anche nei rapporti con la Comunità abbia degli strumenti efficienti. Non possiamo nemmeno dire che la Regione Piemonte non possegga canali efficienti, né che sia stata priva di iniziativa politica, per esempio, per quanto riguarda la Consulta europea, in questi anni; da questo punto di vista, quindi, ce l'avremmo fatta anche così come eravamo (l'Assessorato all'agricoltura i suoi canali li ha, così anche l'Assessorato all'istruzione.); voglio dire, non è che non si svolga il lavoro, né mi pare che la Consulta sia ferma, né mi pare che siamo in una Regione nella quale manchi l'iniziativa europeista. Ma, il problema è proprio un altro: quando siamo andati a Bruxelles l'ultima volta, c'è stato un appunto con il quale veniva fotografata la situazione attuale, per esempio degli investimenti della BEI in Piemonte ed i vari titoli degli stessi che comunque arrivavano nella Regione Piemonte, per effetto dell'utilizzo totale o parziale dei diritti che possiamo avere in questo campo: la BEI ha fatto numerosi e rilevanti investimenti in questi anni; ma vi sono altri settori che sono stati sfruttati: il FEOGA è un fondo importante, per esempio (fra il '77 ed il '79 il Piemonte ha ricevuto complessivamente 7 miliardi 373 milioni, che è una quota del 3,75 rispetto a tutti gli aiuti dati all'Italia in questo campo); abbiamo ricevuto contributi anche nel settore dell'energia, per progetti sperimentali (la Fiat ha ottenuto una serie di rilevanti contributi nel settore della siderurgia, ecc.). Tutto questo, però, è avvenuto senza una conoscenza né preventiva, né consultiva in tempi utili per una programmazione regionale che non può non tener conto anche degli investimenti che già sono decisi e di quelli che si possono concordare ed attivare, se si ha una conoscenza dei meccanismi di intervento.
Mi riferisco qui alla questione essenziale, di carattere economico e sociale, però vi sono altri aspetti da analizzare: la crescita della coscienza comunitaria, seguire il processo di costruzione comunitaria, che il Parlamento in qualche modo ha attivato su basi nuove; tutto questo abbisogna di un coordinamento. Non è neppure vero che all'interno della Regione non abbiamo funzionari che si sono specializzati in questo campo: si tratta di raccordarli, di farli operare meglio.
L'istituendo servizio, quindi, ha una rilevanza politica ed una funzione di coordinamento non indifferente, a disposizione delle strutture già esistenti, prima di tutto quelle istituzionali, cioè la Giunta ed il Consiglio, poi, della Consulta europea che, d'altra parte, non ha bisogno né di essere spogliata, né di essere integrata di competenze, perché nel documento con il quale si costituì vi sono dei compiti fissati che sono grandi e dipende dalla sua iniziativa, coprirli tutti.
Quindi, credo che l'oggetto del contendere su questa materia non esista, ma se non esiste sul piano politico, non vedo perché dobbiamo dividerci su un altro piano. Possiamo avere dubbi su come deve essere impostato il servizio: la Giunta decide subito che la formulazione della strutturazione sia presentata dalla Commissione; non ha nessun interesse particolare se non quello del rigore, della qualifica del personale che deve essere destinato a questo servizio; la Giunta si rimette a ciò che la I Commissione elaborerà in questo senso, avendo ben chiaro che essendo le intenzioni convergenti, troveremo l'intesa. Che debba decidersi con una delibera del Consiglio regionale, ha già spiegato il Consigliere Viglione mi pare emerge non solo l'inopportunità, ma anche l'illegittimità: c'è una legge che dice: La Giunta decide per il personale con delibera propria e l'Ufficio di Presidenza decide per il personale che fa parte del Consiglio con delibera propria. Quando c'è l'intesa politica non vedo perché la si debba ancora formalizzare con una delibera del Consiglio regionale. Il dissenso è più netto per quanto riguarda, invece, la non attribuzione nell'allegato A) alla Presidenza della Giunta del servizio, perché il servizio serve tutti, ma per norma, regola, per struttura, per convenienza per opportunità, non può essere che attribuita alla Giunta la dipendenza del servizio.
Per quanto concerne le funzioni dei tre organi che si occupano delle questioni della Comunità Europea (la Giunta, il Consiglio, la Consulta), ho già detto prima, non può che esserci, caso mai, emulazione nella qualità e nella quantità delle iniziative; non darei preminenza di qualcosa a qualcuno perché la Consulta ha già tutto affidato dalla sua delibera istitutiva, dal suo programma; la Giunta sa quella che è la sua competenza il Consiglio ha le sue attribuzioni fissate dallo Statuto, e da ciò che si produrrà sul piano legislativo a livello nazionale ed anche europeo in questo campo; cioè, tutto è già stato stabilito o lo sarà, da norme che sono persino superiori a quelle che potremmo stabilire noi. Dobbiamo fare attenzione, invece, che il provvedimento oggi all'esame abbia tutte le caratteristiche per essere approvato dal Governo per cui se c'è qualche modifica da apportare, facciamolo; però solo questa deve essere la preoccupazione, stante il fatto che la volontà politica qui è stata espressa nel senso dell'opportunità di questo strumento.
Per quanto ci concerne, dobbiamo rilevare il fatto che si tratta del primo provvedimento legislativo che la Giunta regionale ha discusso dall'atto della sua costituzione; inoltre che la Giunta comincia l'attuazione del suo programma, in questo campo, dandosi gli strumenti per essere in grado di sviluppare questa politica con la massima efficienza possibile in tutto il quinquennio di legislatura. L'intento è questo. Gli apporti diti, in sede di Commissione, dai singoli Gruppi, dalla Consulta regionale (la quale ha inserito opportunamente quell'emendamento, che la Giunta ha accolto pienamente, che modificava in parte il capitolato dell'allegato n. 4), mi pare siano stati ispirati al principio di far sì che la legge sia la migliore possibile e che passi. Io auspico che non ci si divida nel voto, ma neanche con l'astensione, su un provvedimento di grande rilevanza politica che, credo, potrà avere una qualche validità nella crescita complessiva dello Stato delle Regioni anche in questo settore così delicato e così importante.



PRESIDENTE

Per dichiarazione di voto chiede di intervenire il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Poiché il Vicepresidente Sanlorenzo ha terminato il suo intervento auspicando unitarietà sul voto, per chiarezza, desidero esprimere immediatamente la posizione del Gruppo D.C.
Sovente ci lagniamo di disegni di legge esaminati affrettatamente: non è certamente questo il caso, perché è stato presentato da tempo.
Nell'approfondimento dello stesso, in sede di Commissione, da parte delle forze politiche è stata manifestata l'opportunità di ulteriori approfondimenti. Vi è anche l'esigenza, certamente legittima e che non ci siamo sentiti di contrastare, di votare oggi, proprio perché, fra qualche giorno al convegno che si terrà a Firenze, questo disegno di legge, se sarà diventato legge, potrà assumere precedente importanza per altre Regioni.
A questo desiderio legittimo il nostro Gruppo risponde con quella serietà di posizione che crede di aver sempre avuto consapevole che il suo voto potrà avere influenza sugli indirizzi e sugli intendimenti che i Gruppi della D.C. potranno avere in altre Regioni, anche dove fanno parte di governi regionali.
In sede di Commissione abbiamo sottolineato l'importanza che questo disegno di legge non sminuisca minimamente il peso politico della Consulta europea creata nella passata legislatura. Esso rappresenta un passo in avanti molto ampio sul terreno operativo e conoscitivo, ma la Consulta europea deve conservare il peso politico che le è stato riconosciuto con il quale ha operato in questi anni. Abbiamo chiesto che inizialmente non fosse preminente la creazione di un ufficio regionale, quasi un'ambasciata, a Bruxelles. Forse un momento operativo di tutte le Regioni potrà essere il punto di partenza in questa materia, ma noi desideriamo che sia ben chiaro nella mente del legislatore regionale che questo non è uno dei punti fondamentali e, com'è sottolineato nella relazione della collega Vetrino Nicola, che ci sia l'intenzione di una limitatezza iniziale di questa struttura tenendo sempre ben presente un quadro di serietà generale amministrativa ed operativa.
Abbiamo chiesto la deliberazione del Consiglio regionale in ordine alle strutture.
Mentre il Capogruppo Viglione parlava, ricordavo quando il Consigliere Bianchi interveniva ogni qualvolta si cercava di coinvolgere il Consiglio regionale e le forze politiche inserendo in varie leggi la frase sentita la I Commissione. Noi eravamo sostanzialmente d'accordo con lui avendo perplessità sul punto, proprio perché le Commissioni sono organismi legislativi. Il controllo lo esercita il Consiglio e le Commissioni e il Consiglio non devono diventare momento amministrativo ed operativo. In questo caso abbiamo proposto la deliberazione del consiglio regionale perché questo è un servizio comune della Giunta e del Consiglio regionale.
Alle osservazioni che in aula sono state egregiamente svolte dal consigliere Picco, si risponde che l'allegato A) non sarà modificato e che la Consulta europea mantiene tutte le sue attribuzioni. In quale modo visto che nel documento si scrive che compito di questo servizio è l'organizzazione di incontri, di convegni, di seminari e che questo ufficio terrà i raccordi con le organizzazioni? Si badi che bisogna distinguere tra organizzazioni ed organizzazioni. Se, per esempio, attribuiamo a questo ufficio il compito di raccordo tra le organizzazioni dei coltivatori diretti e le organizzazioni europeistiche, la Consulta regionale è certamente svuotata del suo compito politico.
Per quanto si riferisce all'ufficio di Bruxelles mi è parso di cogliere che non è l'intendimento principale; sulle strutture non si dice nulla sulla deliberazione del Consiglio vi è una posizione difforme: il Consigliere Valeri mi è parso favorevole, il Consigliere Viglione, forse non ha sufficientemente valutato che la nostra proposta della deliberazione del Consiglio regionale non vuole stravolgere i compiti del Consiglio regionale e risponde addirittura dicendo che si mantiene la dicitura: Servizio funzionalmente dipendente dal Presidente e dalla Giunta regionale.
L'art. 12, quarto comma, della legge 6 sull'ordinamento degli uffici prevede strutture comuni tra Giunta e Consiglio. E' evidente che tali strutture devono avere una loro autonomia e non debbono essere strettamente collegate, non perché non si voglia collegarle al Presidente della Giunta regionale, ma perché in questo modo non si esalta la parte dovuta al Consiglio regionale. Pur valutando gli aspetti positivi sul terreno dell'operatività che il disegno di legge rappresenta, se non vengono accolte le nostre posizioni, che hanno una loro fondamentale rilevanza, con rammarico il Gruppo D.C. non può andare oltre ad un voto di astensione.
Ho voluto dirlo ora perché non ci fossero delle schermaglie e perch questo voto non venisse annunciato solo al termine degli articoli.



PRESIDENTE

La parola alla collega Vetrino Nicola.



VETRINO Bianca

Vorrei esporre la posizione del mio Gruppo relativamente a questo argomento, condividendo l'illustrazione che è stata fatta sul disegno di legge. Credo che al di là dell'obiettivo tecnico di creare questo strumento, siamo favorevoli a questa iniziativa perché crediamo che con essa si raggiunga un obiettivo profondamente politico: cioè quello di avvicinare di più, se vogliamo, la comunità piemontese all'Europa, di farle recuperare quella carica, quella tensione che avevamo molto sentito nel momento in cui siamo andati a votare per l'Europa, ma che poi, via via abbiamo perso. Forse va recuperata anche attraverso strumenti di questo genere, facendo così in modo che provvedimenti e finanziamenti europei a favore del nostro Paese vengano realizzati nella loro compiutezza e non lascino quelle analisi di mancate utilizzazioni elencatesi dal Vicepresidente della Giunta. Credo anche sia occasione per rivalutare la Consulta europea; forse non ne ha bisogno, perché com'è stato detto, ha svolto molto bene il suo ruolo ma, probabilmente, attraverso questo nuovo strumento ha anche occasione per aggiornare e riaffermare la validità della sua presenza. Quindi, non penso che la Consulta europea si senta in qualche modo deturpata, anzi, credo che si sia rivalutata e mi è parso di capire da parte dei membri della Consulta stessa, del Movimento Federalista dell'Associazione dei Comuni europei (che si sono riuniti sabato per la loro assemblea annuale) un'attesa, per questo provvedimento. Ora, le forze politiche hanno espresso quella prudenza che sembra giusta nel momento in cui si va a varare un provvedimento che coinvolge temi che sono amministrativi, ma anche politici. Però, siamo nel momento finale ed a questo punto è importante che questa legge abbia presto le gambe per camminare, che il Governo ce l'approvi e che, quindi, vengano salvaguardate le raccomandazioni fatte da tutte le forze politiche. Nel momento in cui approviamo l'art. 2, credo che abbiamo salvaguardato tutte quelle che erano le nostre preoccupazioni di un'eccessiva ingerenza di strumento essenziale prioritario, della Giunta e, quindi, di possibilità di intralcio anche con la Consulta europea, che è organo, viceversa, del Consiglio regionale.
Credo, quindi, che se si attua completamente questo provvedimento, non c'è possibilità di creare disaccordo all'interno delle forze; in questo spirito, però, ritengo possa essere accolto l'emendamento che la D.C. ed io stessa abbiamo presentato; un'altra raccomandazione che come Partito Repubblicano mi permetto di ribadire è appunto quella riguardante la struttura di questo servizio: essenzialmente agile, snella, con personale professionalmente qualificato. Non escludo che il futuro possa anche determinare la necessità di un ufficio a Bruxelles, ma in questo momento può essere un augurio, perché significherebbe che il servizio era necessario.
Detto questo, dichiaro il nostro voto favorevole al provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ho chiesto la parola pur avendo, in verità, poco da aggiungere a quanto detto dai miei colleghi di maggioranza e soprattutto dal Vicepresidente Sanlorenzo. Mi preme, però, ricordare che tutti abbiamo messo al centro delle nostre preoccupazioni il fatto che la legge passi, sottolineando l'importanza del provvedimento, vedendo in questo un terre no di lavoro comune delle forze politiche, con la piena disponibilità della Giunta.
La variazione del testo è avvenuta in Commissione con la presenza del Vicepresidente. Vorrei richiamare in particolare il Capogruppo della D.C.
che si è espresso su alcuni punti facendo, una discriminante che non ha luogo di essere se riportiamo correttamente anche questo provvedimento nel quadro dei compiti e delle funzioni degli organismi della Regione. Non capisco perché un servizio di questo genere venga ritenuto sospetto di ingerenza rispetto ad altri organismi, come la Consulta, quando i piani sono completamente diversi: l'uno è organizzativo e strutturale i cui input vengono dalle direttive politiche della Giunta, dal Consiglio; l'altro invece, la Consulta, è un'emanazione politica di cui abbiamo ricordato ruolo e funzioni. Non c'è assolutamente una contraddizione, anzi, proprio nel momento in cui si è acceduto ad una formulazione di servizio, che è anche del Consiglio, è chiaro che le emanazioni dell'organo Consiglio potranno avvalersi non solo, ma anche di questo servizio.
L'allegato avrebbe potuto non contenere nessuna declaratoria, perché il raccordo delle attività dei competenti servizi, i rapporti con gli uffici statali sono compiti della Giunta. Solo che c'è un livello organizzativo ed un livello politico. Questo è il punto.
Credo che i motivi addotti, al di là della legittimità di vedere questo compito collocato in materia diversa, non siano tali da poter inficiare da una parte un atteggiamento sulla legge che già nello spirito e nella lettera ha recepito certi allargamenti di funzioni, vedi, per esempio, il documento della Consulta, e dall'altra le preoccupazioni delle forze politiche di essere presenti su una politica che non può vedere solo l'esecutivo; ma su questo concordiamo, anzi, abbiamo ben volentieri accolto le variazioni.
Non dobbiamo costituire dei precedenti che sarebbero sfalsanti anche dei rapporti corretti tra gli organi, quindi oltre che ribadire questi concetti, auspico che ci sia un ripensamento da parte del Gruppo D.C. in ordine ad un voto comune. Comunque, mi pare si possa raggiungere un accordo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Nel mio intervento intendevo sollecitare tutte le forze politiche a ricercare un'intesa su questo provvedimento legislativo: si tratta di materia importante e delicata, di cui le prospettive di una navigazione agevole nelle maglie delle competenze statali e regionali suscitano, per lo meno, alcune preoccupazioni. Pertanto, credo si debba fare ogni sforzo per ricercare una soluzione di voto unitario. Mi sembra possano esservi ancora dei margini per una riunione ristretta, nell'intento di ricercare, al limite, delle soddisfazioni di tipo formale che consentano un voto unitario.



PRESIDENTE

Mi pare che il collega Bastianini abbia proposto una riunione ristretta: se intende per i Capigruppo, non ho nulla in contrario. Chiedo pertanto, ai Capigruppo della maggioranza e della D.C., se ritengono utile questo incontro, di riunirsi subito. Se, invece, non lo ritengono opportuno, proseguiamo.
Chiedo ai colleghi Paganelli e Bontempi se la richiesta può essere accolta.



PAGANELLI Ettore

Intanto credo che si debba chiedere a tutti i Capigruppo e non soltanto ai due Gruppi maggiori; per quanto riguarda il Capogruppo della D.C., lo stesso non rifiuta mai gli incontri. Voglio aggiungere una battuta: siccome il collega Bastianini diceva che questo disegno di legge potrebbe avere un cammino periglioso, la certezza perché venga approvato è l'astensione o il voto contrario della Democrazia Cristiana.



PRESIDENTE

Sospendiamo per mezz'ora la seduta, per concordare con i Capigruppo su questo punto. La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17,50 riprende alle ore 18,30)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Prima di continuare la discussione e la votazione della legge 17, per cui abbiamo riunito i Capigruppo, vorrei esprimere il mio rincrescimento per una mancanza, involontaria, che ho compiuto nei confronti del collega Viglione e del P.S.I. onestamente, in quanto chiamando gli altri Capigruppo mi sono dimenticato, in buona fede, di questo. Chiedo pertanto al collega Viglione di credere nell'assoluta involontarietà della dimenticanza, sia nei suoi confronti che del suo partito, perché è troppa la stima che ho per loro.



VIGLIONE Aldo

Ringrazio il Presidente, d'altronde così cortese ed attento. Non è per la mia persona, ma ciascun Gruppo rappresenta fette importanti dell'elettorato e ad esso deve rispondere dei comportamenti, delle azioni del prestigio che sa conquistarsi. Noi crediamo di avere, come tutte le altre forze politiche, conquistato queste posizioni e siamo convinti di essercele meritate con tanti sacrifici e rinunce. Quindi, questo fatto ci aveva lasciati perplessi perché rispondendo ai nostri elettori dobbiamo compiere interamente il nostro dovere. Ringrazio il Presidente per le espressioni di stima verso la nostra parte politica.



PRESIDENTE

Possiamo passare alla votazione. Nel corso della riunione dei Capigruppo si è raggiunta una formulazione che ha accontentato un po' tutti. Pregherei il Vicepresidente Sanlorenzo di illustrare queste modifiche.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Il titolo dell'allegato sarà: Servizio comune degli organi della Regione, funzionalmente attribuito al Presidente della Giunta. In capo alle attribuzioni del servizio ci sarebbe questa dizione: Ausilio tecnico alle iniziative del Consiglio, della Giunta, del Presidente della Giunta e della Consulta europea. L'altra variante riguarda il punto che recita: Raccordo con le organizzazioni, a livello regionale, che operano con la Comunità Europea per i problemi specifici di cui al punto 4.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Mi è spiaciuto che il Consigliere Viglione non abbia partecipato alla riunione dei Capigruppo. Comunque prendo atto con soddisfazione del chiarimento da parte del Presidente del Consiglio.
Il Gruppo D.C. voterà a favore del provvedimento a seguito delle modifiche avvenute, segnatamente per la modifica, che viene inserita come primo punto, in ordine alle competenze di questo istituendo servizio laddove si dice che esso è di ausilio tecnico al Consiglio, alla Giunta, al Presidente ed alla Consulta europea. In questo modo noi riteniamo che la Consulta europea abbia riconosciuta quella dignità politica per la quale ci siamo battuti.
Per quanto riguarda il nostro emendamento relativo alla deliberazione del Consiglio regionale, il funzionario, dott. Clemente, citando l'articolo della legge regionale sul personale, ci ha già ricordato che questo è esplicitamente richiesto dalla legge stessa; ritiriamo quindi l'emendamento in quanto il principio è già stabilito con legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Confermiamo il nostro voto favorevole alla legge e, con soddisfazione sottolineiamo come il nostro invito alle forze politiche a responsabilizzarsi per trovare un'intesa su questa legge abbia avuto esito favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Volevo far osservare al cortese collega Paganelli che non era posta in discussione la questione specificamente prevista dalla legge per il personale, perché tale dispositivo dell'impianto del personale, lo attribuisce per certe parti, anche all'atto del Consiglio. Era l'orientamento di un Consiglio che sceglie o di essere Parlamento, o di essere commisto, perché altrimenti la scelta non è quella delle grandi democrazie occidentali che hanno questa netta separazione in cui il Consiglio ha determinate attribuzioni, l'esecutivo ne ha delle altre.
Vorrei aggiungere, inoltre, che sono proprio le Commissioni che invece, hanno questo potere di indagine e di deliberazione delle questioni principali che devono essere poi rimesse al Consiglio come momento di controllo, perché non è che il Consiglio possa sempre prendere cognizione nella sua interezza, immediata di tutto se non vi è prima una deliberazione precedente, nell'ambito della Commissione. Quindi, il valore della Commissione è un valore conoscitivo, che si trasporta in aula nel momento in cui l'approfondimento si è realizzato, per cui l'aula, poi, sceglie una sua strada.
Se con questo fossimo andati incontro alla deliberazione specifica, non generale, della legge sul personale, che attribuisce nel dettaglio le funzioni, quindi al fatto di espropriare la Giunta delle sue attribuzioni per attribuirle al Consiglio, non diventiamo centralità del Parlamento, ma diventiamo una Commissione a metà tra la Giunta ed il Consiglio, per cui però la maggioranza assume tutte le sue responsabilità, il Consiglio viene chiamatO a decidere su problemi dell'esecutivo, lasciando sempre la responsabilità alla maggioranza e pur avendo partecipato sostanzialmente alle deliberazioni dell'esecutivo. Pertanto, ciò vorrebbe dire che in ogni legge metteremo che tutto avviene con la deliberazione del Consiglio, per cui ad un certo momento avremo questa commistione che non realizzerà più la separazione tra i poteri parlamentari del Consiglio e quelli dell'esecutivo, talché le responsabilità, a questo punto, verrebbero anche ad essere divise equamente; io non sono per dividere nessuna responsabilità: la Giunta che noi sosteniamo ha la sua responsabilità ed il suo governo, l'opposizione ha il suo compito. Questa è la regola che vige nelle grandi democrazie.
Se questo si realizza nell'ambito generale della legge sul personale questa legge ha altri momenti, perché essa allargava questa sfera l'impianto stesso della Regione.
Questo è il motivo che mi ha portato a non ritenere fattibile in questa legge tale azione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Prendiamo atto che l'accordo intervenuto nella riunione dei Capigruppo è valso a fugare alcune perplessità. Altre tuttavia ne restano: pertanto confermiamo la nostra astensione.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'articolato Art. 1 La Regione Piemonte istituisce nei limiti di quanto previsto dal D.P.R.
24/7/1977, n. 616, un servizio per il coordinamento delle funzioni regionali in materia di attuazione dei regolamenti e delle direttive della Comunità Economica Europea.
Tale servizio, le cui attribuzioni sono descritte nell'allegato A) della presente legge, opera, secondo i principi di cui alle leggi regionali 20/7/1979 n. 6 e 17/12/1979 n. 73, per garantire l'integrazione degli interventi di competenza regionale nei diversi settori di attività connessi all'attuazione di normative statali e comunitarie, per garantire il collegamento con l'organizzazione statale competente in materia.
Si passi alla votazione.
(Si procede alla Votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 42 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 Il servizio istituito con la presente legge costituisce servizio comune al Consiglio ed alla Giunta regionali ai sensi dell'art. 12, quarto comma della legge regionale 20/2/1979, n. 6.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 42 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 Dopo l'art. 6 della legge regionale 17/12/1979 n. 73 è aggiunto il seguente art. 6/bis: 'Servizi comuni al Consiglio ed alla Giunta: la Giunta regionale si avvale dei servizi comuni di cui all'allegato n. 5/bis'.
L'allegato n. 5/bis della legge regionale 17/12/1973 n. 73, è costituito dall'allegato A) alla presente legge.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 42 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Passiamo ora alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 42 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Esame deliberazione Giunta regionale n. 312-3244: Prelevamento dal fondo di riserva di cassa per L. 1.441.000.000


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare la deliberazione della Giunta regionale n.
312-3244: Prelevamento dal fondo di riserva di cassa per L. 1.441.000.000.
Ve ne do lettura: Il Consiglio regionale delibera di approvare il prelevamento di L. 1.441.000.000 dal fondo di riserva di cassa di cui al cap. 12900 del bilancio per l'anno 1980 ad integrazione dello stanziamento di cassa ai seguenti capitoli del bilancio per l'anno 1980 e per gli importi a fianco indicati: capitolo n. 5615 + 1.240.000.000 capitolo n. 7110 + 201.000.000 Totale + 1.441.000.000 Chi approva è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno presentato dai Consiglieri Viglione, Mignone Montefalchesi, Brizio, Bastianini, Alasia e Vetrino Nicola sulla crisi Montedison


PRESIDENTE

Mi è stato presentato dai Consiglieri Viglione, Mignone, Montefalchesi Brizio, Bastianini, Alasia e Vetrino Nicola un ordine del giorno riguardante la crisi Montedison che di seguito vi leggo: Il Consiglio regionale del Piemonte in relazione ai cospicui licenziamenti richiesti dalla Direzione Montedison in stabilimenti, centri di ricerca situati in numerose regioni, tra cui gli stabilimenti piemontesi di Novara, Villadossola, Domodossola, Spinetta Marengo, Mentre permangono gravi ed incerte le prospettive occupazionali e produttive di Montefibre di Pallanza, Ivrea, Vercelli esprime profonda preoccupazione per le decisioni dell'azienda che incidono negativamente sui livelli occupazionali in un momento di grave debolezza del mercato del lavoro respinge la decisione unilaterale dei licenziamenti nella persuasione che possano essere esplorate vie diverse per corrispondere all'esigenza vitale di ridurre i costi di produzione manifesta ai lavoratori Montedison che hanno respinto i licenziamenti la propria solidarietà invita il Governo ed il Ministro dell'Industria ad avviare il confronto circa l'impegno sui piani di investimento del settore chimico e della ricerca attraverso iniziative tese allo sviluppo dell'occupazione e alla riqualificazione dell'intero settore chimico, a cominciare dalla Montedison in relazione alla preponderante presenza di capitale pubblico nell'azienda.
Ne propongo l'approvazione per alzata di mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti in aula.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,50)



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